L'Ultima Grindelwald

di lulu05555
(/viewuser.php?uid=1172680)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il piacere della dannazione ***
Capitolo 3: *** Fuori dal tempo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era strano, nemmeno nelle sue migliori fantasie aveva mai immaginato di ritornare in quel posto. Erano passati anni dalla prima volta che ci aveva messo piede e mai avrebbe potuto pensare cosa avrebbe portato il destino dopo... Era sempre stato affascinante il concetto di massa, bastava uno che si fermava e anche gli altri man mano lo facevano, come in quel momento. Se proprio doveva dirla tutta, non molti avevano avuto l'onore di comparire in prima pagina sulla "Gazzetta del profeta", anche se nel suo caso non fu per qualche straordinario merito. Girò il capo verso la statua che si trovava al centro dell'atrium e un leggero sorriso si impossessò delle sue labbra... ah, la gioventù, mai nessuno aveva provato a farla sotto il naso come loro. Il sorriso sembrò sparire... erano un noi, adesso era un io... lottavano l'uno per l'altro, uno per tutti, tutti per uno... erano stati complici, amici, fratelli, litiganti, ma principalmente una cosa sola, una semplice famiglia senza padri o madri... senza nessun legame di sangue... ma anche come degli scavezza collo non erano stati male e c'era da dire...

Erano passati degli anni e forse troppi, aveva preferito allontanarsi come facevano i peggiori traditori, i suoi occhi avevano visto troppo: urla, sangue, dolore e morte. Aveva ancora impressa nella mente dei capelli rossi, dispersi sul pavimento e occhi privi di vita... occhi ghiaccio, tempesta, nocciola, smeraldo, ... ne aveva visti di ogni tipo e ognuno aveva perso un barlume di vita o sanità mentale ed era cosciente che anche una sua parte se ne era andata con loro.

Arrivò senza rendersene completamente conto davanti alla sua destinazione, il suo cuore sembrò perdere dai battiti e senza nemmeno bussare entrò.

- Malocchio- richiamò l'uomo di spalle appoggiato alla scrivania, poche persone avevano il coraggio di affibbiargli quel nomignolo quando lui era nei paraggi, sapeva che aveva sentito i suoi passi e visto... perché lui sapeva sempre tutto con quel suo maledetto occhio magico.

Deglutì aspettando una risposta, gli altri presenti in quell'ufficio sembravano essersi ammutoliti mentre si guardava con interesse la punta delle scarpe. La porta era rimasta aperta, sapeva chi c'era alle sue spalle, sapeva che era caduta una pila di fogli e pergamene per terra, sapeva che avevano messo le mani sulla bocca e avevano gli occhi sgranati. Si girò lentamente consapevole del fatto che valanga di insulti era pronta ad imbattersi sulla sua figura, ma ciò non avvenne, un abbraccio. Un semplice abbraccio come ai vecchi tempi e anche alcune lacrime... che non guastavano mai, segno che ognuno nel profondo è umano e ha dei sentimenti.

- Era ora!- esclamò a un certo punto Alastor Moody girandosi.

Aveva deciso di prendere in mano la sua vita... guardandosi allo specchio quella mattina si assestò due bei ceffoni, ora era il momento di riiniziare, ne aveva abbastanza di ripensamenti e notti insonni. Era la sua vita, la stava riprendendo in mano e mai avrebbe rifatto gli errori di una volta. Era giunto il momento di dare un bello schiaffo morale alla sua esistenza e tutto quello che era intorno.

La storia che vi sto per raccontare è quella di maghi e streghe che hanno rivoluzionato uno dei periodi più brutti della Gran Bretagna, si sono affiancati a un bene superiore e gli sono rimasti fedeli fino all'ultimo. Molti hanno perso la vita, ma anche donato vita, ma le loro tracce non si sono perse nel corso di questi anni, una in particolare vi salterà all'occhio, una giovane strega proveniente da un'antica discendenza, il suo nome? Lo ha odiato fino all'ultimo... ma se siete curiosi continuate con questa storia.

Torniamo indietro nel tempo...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il piacere della dannazione ***


In una mattinata di mezza estate, mentre le luci dell’alba facevano capolino sulla città di Londra, sul suo viso comparve un lieve sorriso. Il balconcino sul fiume Tamigi aveva un splendida visuale e permetteva alla giovane donna di godere dei lievi rumori che producevano le prime auto messe in moto.
Il sorriso le increspava ancora le labbra quando un’altra giovane si avvicinò a lei. Grace era una veela e come tale era eterea, personificava perfettamente l’ideale della donna-angelo che, i componenti del dolce stilnovo  perseguivano secoli prima. I lunghi capelli color oro erano stati divisi in ciocche e poi sistemati in morbidi bigodini rosa. La vestaglia azzurrina le fasciava perfettamente il fisico, sottolineando il delicato punto vita, i fianchi e i seni proporzionati.
  • Già sveglia?- chiese alla collega appoggiandosi mollemente allo stipite, con le braccia incrociate.
  • Già.
Grace era abituata alle risposte asciutte prima di una missione, si limitò semplicemente a puntare il suo sguardo sul fiume che percorreva la città placidamente.
  • Credi che sia l’ultima volta?- chiese la bionda avvicinandosi alla ringhiera.
  • Probabilmente sì. Non saprei dove andare a cercare una profezia del genere.- la ragazza scrollò appena le spalle.
  • Sei stanca- azzardò la bionda- avresti bisogno di riposo. Avremmo bisogno di riposo.
  • Già.
  • Sarebbe stato bello avere una vita normale. Frequentare scuole prestigiose, avere un’esistenza monotona e priva di problemi.
  • La avremo- concluse l’altra.
  • È quello che ci ripetiamo sempre prima di una missione, Ell- sbuffò Grace osservandosi le unghie fresche di smalto.
  • È la volta buona Grace- ed Ell sembrò volersi convincere di quelle parole.
Alle loro spalle, il corpo di un ragazzo era immerso in un profondo stato di sonno, reduce di una lunga notte a fare da guardia e garantire la sicurezza della piccola squadra.
La domanda che vi sorgerà spontanea miei cari lettori è: chi sono?
In breve… erano dei delinquenti. Rapidi, precisi e soprattutto invisibili alla legge. I loro piani erano studiati nei minimi dettagli e ogni colpo che facevano risultava pulito, niente che potesse condurli a loro. Perché? Teoricamente loro non esistevano.
Entravano e uscivano dai ministeri, “prelevavano” il giusto per sopravvivere e vagavano per il mondo da qualche anno. Partendo dal Nord America agli stati europei (una volta c’era stata una tappa per il Brasile).  
 
La loro infanzia non era una di quella che facevano gola: violenta e tormentata. Erano cresciuti seguendo degli standard, selezionati per essere i membri di una razza pura e forte. Poi un giorno, come in un gioco di domino, un componente era crollato, provocando la fine della realtà che avevano conosciuto e l’entrata a una nuova. Ma avevano tante domande a cui rispondere, tanti segreti da svelare e della bugie da smascherare… bastava una profezia.
  • Allora come siamo messi?- la voce di Damian era impastata nel sonno e le ossa del collo scrocchiarono a un suo minimo movimento.
  • La sicurezza oggi è bassa… al  posto di quattro guardie agli ingressi se ne presentano solo 2, le uscite di fuga si sono raddoppiate rispetto al mese scorso.
  • Falla nel sistema- notò il ragazzo adocchiando una tazza di caffè.
  • La sicurezza al ministero è stata allentata… causa mancanza del ministro della magia, momentaneamente in Francia per accordi, si è portato dietro gran parte degli auror. Ha lasciato i principianti- la voce di Grace era calma e sicura- Inoltre, grazie a quell’elfo domestico abbiamo scoperto che il capo del dipartimento auror è assente… quindi…
  • È troppo facile- dichiarò Ell avvicinandosi al tavolino al centro della stanza, dove erano stati appoggiati vari schemi e mappe.
  • Suvvia- minimizzò Grace con un gesto della mano- Pensi che ci possano aspettare?
La domanda posta dalla ragazza era chiaramente ironica, ma qualcosa non tranquillizzò Ell. Forse qualcosa nel tono della voce e nelle risate dei suoi amici, forse era l’ansia prima della missione, forse erano tante cose.
  • Se avessero percepito la magia mia e di Damian… siamo sempre minorenni.
  • La magia di una veela copre quella dei maghi… ed è praticamente invisibile.- ribatté Grace convinta.
  • Se quell’elfo avesse parlato?- il dubbio si insinuava ancora dentro Ell.
  • Gli ho fatto l’incantesimo di memoria personalmente- Grace si osservò ancora una volta lo smalto sulle unghie- Sei paranoica oggi.
  • Sarà- Ell si passò una mano sul volto stanco e si lasciò cadere sul letto accanto a Damian- Tu cosa pensi, Dam?
  • Penso che non sapremmo che fare dopo- rispose il ragazzo guardando il soffitto bianco- quindi è normale un po' di preoccupazione.
Damian era quello paziente, senza fretta e che comprendeva bene i sentimenti degli altri.  I modi e il carisma che lo contraddistinguevano erano fonte di invidia anche per un perfetto gentleman inglese. La sua figura era snella, alta il giusto e sul suo viso spiccavo due occhi color caffè, su cui ogni tanto ricadevano ciuffi di capelli castani. La sua terra natia non era quella inglese come per Grace, ma le coste francesi che davano sul Mediterraneo. E lì sarebbe voluto andare una volta completata la missione.
  • Dove vorresti andare Ell?- chiese Dam. A differenza degli altri Ell non conosceva esattamente le proprie origini, sapeva solo che il padre era nato nell’Europa Centrale.
  • Forse in Grecia o in Italia, magari a Roma… mi piace- rispose la ragazza- dovunque ti giri c’è il piacere di osservare, curiosare, sentire…
  • Troveresti il piacere in tutto- esclamò Grace buttandosi in mezzo ai due.
  • Il piacere c’è anche nella dannazione.
∆∆∆∆∆
  • Identificazione- chiese l’addetta masticando una cicca.
  • Mary-Anne McCartney- rispose Ell toccandosi i suoi nuovi capelli corvini.
  • E lei sarebbe diretta a?- chiese l’impiegata alzando un sopracciglio e abbassandosi gli occhiali verdi per vedere meglio.
  • All’ufficio misteri- rispose la ragazza di fronte.
La donna schioccò le labbra rumorosamente, la squadrò un altro secondo prima di timbrare un cartellino.
  • Buona fortuna signorina McCartney- le disse porgendogli il pezzo di pergamena.
  • La ringrazio.
Un sospiro di sollievo fuoriuscì dalle sue labbra non appena fu all’interno dell’ascensore. Appoggiato alla parete un uomo dagli occhi azzurri e i capelli biondicci, la osservava con le braccia conserte.
  • Ce ne hai messo di tempo- mormorò Damian non appena le porte si furono chiuse.
  • Per un attimo ho pensato che la polisucco non avesse funzionato- ribatté Ell.
  • La pozione ha chiaramente dei difetti… per questo abbiamo predisposto 30 minuti per l’intera operazione, di cui 10 sono già passati.
“Terzo livello” disse la voce metallica.
  • Mi chiedo solo dove sia Grace.
  • Vorrai dire la signorina Sidney Callaghan- la corresse Damian ridacchiando- L’ho delegata di un’importante commissione, signorina McCartney.
“Quarto livello” li informò la voce metallica facendo aprire le porte. Un uomo dai capelli biondissimi entrò al suo interno, i suoi occhi grigio-azzurri vagarono sui due prima di tirare il naso e battere un paio di volte il suo bastone da passeggio.
Al “Settimo livello” l’ascensore si fermò di nuovo, l’uomo uscì dalla cabina con estrema lentezza, prima di rivolgere una strana occhiata ai due.
  • Simpatico Lucius Malfoy, vero?- chiese Dam non appena le porte si furono chiuse.
  • Ha la faccia di uno con le emorroidi- rispose Ell guardando il pezzo di pergamena che aveva tra le mani.
 “Nono livello” disse la voce meccanica aprendo le porte.
Ad aspettarli fuori c’era Grace, i suoi capelli biondi erano diventati di un bel rosso ciliegia, il suo volto era coperto di lentiggini ed era di 10 centimetri più bassa del normale.
  • Signor Evans, le ho preso il caffè macchiato come richiesto- disse educatamente porgendogli la tazza.
  • Questa era l’importante commissione?- chiese Ell alzando un sopracciglio contrariata.
  • Entro nella parte di Evans- esclamò il ragazzo entrando nell’ufficio- Comunque ti aspettavamo al settimo piano.
Grace non rispose, si limitò ad alzare le spalle ed indicare loro la Stanza del Tempo, da cui poi sarebbero entrati per la Stanza delle Profezie.
Flashback
Quasi un anno prima... Prigione di Nurmengard
Ell si era stancata di girare per il mondo. Arrivare in Austria non era stato particolarmente difficile e tantomeno aggirare la misera sicurezza di quella prigione. Damian la guardava contrariato e Grace si stringeva in un pesante mantello, mentre il gelido vento proveniente da nord e si insinuava nelle ossa.
Si era fatta avanti, era entrata e aveva girovagato un po' nell’edificio. Una volta era una residenza sfarzosa, ma il tempo aveva portato con sé la decadenza e la miseria. E in quei momenti, Ell trovò solamente i segni dei topi.
C’era solo un prigioniero, motivo di quella visita: suo padre.
Quando uscì da lì, aveva un’importante informazione…Ministero della Magia, Londra, reparto 54 della stanza delle profezie.
 
La Stanza delle Profezie era fredda, con un soffitto alto come quello di una cattedrale, dove la tenue luce proveniente dalle sfere di cristallo illuminava l’ambiente.
  • Suggestivo- commentò Grace facendo alcuni passi in avanti.
Damian la vide esporsi sotto la luce di una profezia. Notò che i capelli, fino a quel momento rossi, stavano tornando lentamente del loro colore naturale e inoltre, stava lentamente tornando alla sua altezza.
  • La pozione dura meno del previsto- la considerazione del ragazzo arrivò appena ad Ell che si era avventurata tra gli scaffali.
Grace poggiò il suo sguardo su Damian, negli occhi c’era una certa malinconia eppure sulle sue labbra c’era il cenno di un timido sorriso. Ma prima che la veela potesse dire qualcosa, la voce gioiosa di Ell arrivò alle loro orecchie e perse l’attenzione di Damian.
  • L’ho trovata- esclamò Ell piena di gioia mostrando la sfera di cristallo. Anche su di lei l’effetto della pozione stava svanendo, ma l’allegria di quel momento non le fecero notare quel piccolo particolare.
  • Se questa è la dannazione anche a me piace- commentò il ragazzo facendo riferimento a quanto detto quella mattina.
Le urla di gioia dei due ragazzi oscurarono il malumore di Grace, che si unì a un abbraccio di gruppo. Circondata dall’affetto e dal calore di quella sorta di famiglia, si maledisse mentalmente per aver provato a ostacolare quella felicità con qualche suo pensiero malevole. Ma dentro di sé, sapeva che le cose sarebbero presto cambiate.
Prima di chiudere la porta e di dare inizio a una nuova fase della loro vita, Ell notò qualcosa nella Stanza del Tempo. Un movimento che non le era piaciuto, qualcosa che poteva essere solo di derivazione umana. Ma solo quando una voce giunse alle loro orecchie, fredda e oscura, proveniente da una maschera d’argento, i tre si resero conto del pericolo.
  • Non male Grindelwald- aveva sussurrato allungando una mano verso di loro- ma ora te ne vieni con noi.
Gli effetti della polisucco erano finiti. Ell era stata presa con le mani nel sacco, aveva infranto chissà quante leggi ed era stata beccata. I lunghi capelli ramati le ricaddero sulle spalle, i suoi occhi ghiaccio si puntarono in quelli del mangiamorte e si illuse che sarebbe stato facile sconfiggerlo. Ma degli applausi provenienti dagli angoli della stanza, le fecero intuire che quell’uomo non era solo.
Con le spalle al muro, si sentì come poche volte nella vita in gabbia.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Fuori dal tempo ***


Gli occhi di Ell vagarono da un mangiamorte ad un altro. Un grosso e preoccupante ostacolo da aggirare… non sarebbe finita affatto bene. Damian si spostò appena, tanto quanto bastava per rimuovere la ragazza dalla visuale di quegli individui loschi. Sul volto di Grace, invece, c’era il più unico e puro sgomento.
Il mangiamorte fece un passo in avanti con la mano ancora tesa. La sua voce era così melliflua, piena di falsa innocenza… così losca. Le figure dei due uomini appresso a lui erano grandi come due armadi, con le spalle quadrate e le braccia sproporzionate, tanto da sembrare due scimmie ben cresciute.
  • Ci sarà posto anche per i tuoi amici- insistette ancora.
  • No grazie, non siamo ancora in vendita- lo scaricò Dam con un gesto della mano- Preferiamo vivere ancora come degli onesti criminali.
In quel momento, approfittando di quel secondo di sgomento, dalla tasca del ragazzo caddero due boccette e un agre fumo invase la stanza. Abbagliando la vista e pervadendo gli altri sensi, la foschia permise al trio di fuoriuscire dalla stanza costeggiando il muro. Non appena la porta si richiuse con un tonfo, sentirono provenire da dietro a essa una forte serie di imprecazioni.
  • Pivelli- considerò Damian fiero delle proprie pozioni- dovrebbe stordirli per una ventina di minuti.
  • Il tempo di scappare…- esclamò Grace afferrando la mano di Ell e dirigendosi verso la via di fuga.
  • Aspetta…- la bloccò Ell- c’è qualcosa che non mi quadra.
La presa sul polso della ragazza era ancora salda, come forse lo erano ancora i suoi nervi. Sul volto della veela, un’espressione indecifrabile che non permetteva di comprendere quello stato d’animo.
  • Perdonami ma non vorrei rimpiangere nessuno di voi…- ribatté Grace decisa girandosi per guardarla meglio negli occhi. E fu in quel frangente che nelle sue iridi verdine qualcosa si mosse.
  • Non abbiamo pozione polisucco- urlò Damian disperato. Le sue mani avevano vagato inutilmente in un vecchio portamonete, su cui giorni prima aveva fatto un incantesimo di estensione. - È vuoto- l’aveva detto con sconforto, l’aveva rigirato inutilmente tra le mani, fino a gettarlo per terra con collera.
  • Perché mancano delle boccette di polisucco?- chiese Ell sicura di aver visto il ragazzo inserirle la sera precedente.
Una serie di tonfi provenne dalla porta appena chiusa, era chiaro che la pozione di Dam non avesse fatto effetto per il tempo necessario a una buona fuga. Niente stava andando secondo i piani, le pozioni non funzionavano come loro solito e quella seria di imprevisti gli aveva destabilizzati. Perché un piano così perfetto era fallito?
Il rumore si fece più forte, Damian fece un paio di passi indietro, gli occhi delle due ragazze si incontrarono e Grace mimò con le labbra un “C-O-R-R-I”. Non se lo fece ripetere due volte, la rossa afferrò la mano di Dam e seguendo l’amica uscì dall’Ufficio Misteri. Appena in tempo per sfuggire dalle grinfie dei tre mangiamorte e di finire in quelle degli auror.
∆∆∆∆∆
  • Quindi?
  • Quindi cosa? Ci è sfuggita Albus- Malocchio Moody aveva appoggiato i propri stivali sulla scrivania, e tenendosi in equilibrio sulla sedia si puliva tranquillamente la bacchetta.
  • Nell’ufficio misteri?- chiese Apollo storcendo il naso a quel comportamento poco degno.
Albus Silente guardò il volto contrariato di Newt Scamander, il magizoologo aveva le braccia conserte e guardava il cielo grigio di Londra.
  • C’è stato uno scontro… brutta roba. La Grindelwald non è stata niente male, ha atterato un paio di deficienti e ha avuto un buon duello con i tre leccapiedi di noi-sappiamo-chi. Neanche i due complici sono stati male, poi sono scomparsi… pluf- fece un gesto con le mani e l’auror ritornò a guardare la propria bacchetta- Tutti spariti, pure i mangiaca…
  • ALASTOR!- lo richiamò Apollo indignato.
  • L’ipotesi è che abbia toccato accidentalmente una giratempo- Silente diede una risposta alla domanda che frullava in testa al povero Apollo.
  • Un viaggio nel tempo è sempre una brutta storia- considerò l’uomo- toccandosi i capelli quasi del tutto bianchi- Siamo sicuri che sia davvero la figlia di Gellert Grindelwald?
  • Il protego diabolica era quello- Newt non aveva dato un cenno di vita fino in quel momento. Si girò appena verso i tre uomini immersi nella conversazione e fece un sospiro- Probabilmente non è finita nel passato, non ci sono stati dei cambiamenti nella storia. Un viaggio nel futuro è l’idea più probabile.
  • Non devi essere a Hogwarts, Albus? È il primo settembre- considerò Moody facendo appoggiare i piedi della sedia a terra e togliendo le gambe dalla scrivania- La Grindelwald non dovrebbe comparire né qui, né a Hogwarts… Sta tranquillo, rilassati e quando torna ci sarò io a prenderla.
∆∆∆∆∆
Sentiva il sapore del sangue. Il vento sferzava gelido, grosse lacrime di pioggia colpivano il suo volto miste a un denso fumo nero. Provò a muoversi, ma le vertebre fecero uno strano rumore e non poté escludere l’ipotesi di essersene rotte un paio.
Ell provò ad alzarsi, ma l’instabilità e l’insicurezza le fecero capire che non erano sulla terra ferma, ma su qualcosa in movimento. Grace era a poca distanza da lei, con il corpo rivolto alle intemperie e il volto coperto dai capelli biondi. Bella come un angelo caduto, le sue palpebre si aprirono con lentezza e i suoi occhi vagarono con stanchezza.
  • Ell- la sua voce era roca, come se si fosse appena svegliata da un sonno tranquillo- Stai bene?- si era voltata verso l’amica e la guardava con sincera preoccupazione.
  • Si- la gola di Ell era in fiamme, le labbra secche e qualcosa ad ostruirle quasi del tutto le vie respiratorie. La testa le girava, sentiva un rivolo di sangue bagnarle la fronte e i capelli ramati, intrisi della sua linfa vitale, volteggiavano nell’aria.
  • Dov’è Dam?- chiese la bionda tenendosi la fronte con una mano.
  • Qua- esclamò il ragazzo a poca distanza da loro.
Il fischio di un treno.
Lo stupore di Grace fu particolarmente evidente, le scorrazzava di tutto nella sua testolina dorata. Ma principalmente una sola cosa l’assillava: come avevano fatto a essere su un treno?
  • Ti prego dimmi che è un brutto sogno-supplicò all’amica una volta che furono all’interno di una carrozza.
  • Vorrei tanto… magari abbiamo toccato qualcosa che riguardava lo spazio e il luogo…- Ell alzò le spalle. Una ventata di aria tiepida l’avvolse e l’atmosfera fu particolarmente piacevole, i vestiti si trasfigurarono e quando si voltò verso Grace avevano un aspetto più che decente.
  • Potresti incontrare il padre dei tuoi figli- esclamò Grace posando la bacchetta- vorrai farti trovare un minimo decente, no?
  • Ahah… simpatica- Ell roteò gli occhi prima di voltarle le spalle.
Non era stato particolarmente difficile trovare l’entrata, era bastato calarsi attraverso una finestrina posta sopra il piccolo bagno. Grace rise di gusto alla faccia dell’amica, mentre Dam malediceva l’essere che non aveva abbassato la tavoletta e tirato lo sciacquone.
  • Esseri incivili- borbottò togliendosi le scarpe zuppe- scommetto che siamo ancora in Inghilterra.
  • Suvvia.
  • Erano le mie scarpe buone, Grace- rispose trucidandola con lo sguardo.
La bionda roteò appena gli occhi e si appoggiò divertita allo stipite della porta. L’atmosfera all’interno della locomotiva era piacevole e rilassante, si avvertiva quel pizzico di magia che non guastava mai e dei lievi sussurri provenienti dai diversi scomparti riempivano gli spazi. Dove si stavano dirigendo?
Ell osservava con genuina curiosità il luogo in cui si trovavano, decisamente imprevista era la loro presenza ma non le dispiaceva. Un paio di ragazzini le sfrecciarono davanti, al seguito uno ragazza dai capelli rosso mogano gli sbraitava contro.
  • Non correte, andate nel vostro scompartimento!- la voce irritante di una ragazza dai capelli rosso scuro li richiamò. In tutta risposta, ebbe una bella linguaccia con tanto di pernacchia- Sono un prefetto! Avrete una punizione esemplare quando arriverete!- urlò con foga.
  • Lasciali stare, sono dei bambini- li difese Ell.
  • E tu saresti?- chiese l’altra guardandola dall’alto al basso.
  • La regina d’Inghilterra, piacere tuo.
  • Interferenza al normale corso della giustizia- decretò l’altra estraendo un quadernino- di che casa sei?
Ell la guardò con un sopracciglio alzato:- Devo rendere a te dove abito?
I ragazzi risero di gusto prima di dileguarsi mentre l’altra assottigliò gli occhi sprezzante. I due si dileguarono in un batter d’occhio, lasciando le due a bisticciare bellamente.
  • Sono il prefetto Lily Evans, Grifondoro, sesto anno- disse fieramente la rossa.
“Grifondoro” quella parola attirò subito l’attenzione di Grace poco distante. “Grifondoro” aveva avuto l’effetto di un incantesimo, poteva spiegare qualcosa?
I litigi del prefetto Lily Evans sembravano riscuotere sempre del pubblico, alcuni si affacciarono incuriositi. Grace impallidì, aveva forse capito che treno era, che giorno era soprattutto? Aveva cercato disperatamente lo sguardo di Dam, forse anche lui sembrava aver connesso.
  • Che giorno è?- chiese a un ragazzo paffuto lì vicino.
Il treno stava rallentando. Fuori la luce del sole stava scomparendo e dava spazio all’oscurità della notte.
  • Che diamine di giorno è?- lo prese per il colletto disperata.
  • I-il p-primo settembre.
  • Di che anno? L’anno!- lo scuoteva con vile rabbia.
  • 1° settembre 1976.
Il sole era scomparso, dai vetri entrava solo l’oscurità. Ma non era dovuta alla sera, figure umane si materializzarono, nei lunghi e pesanti mantelli neri come la notte, mascherati d’argento.
  • Ci hanno trovati- la voce di Damian non vacillò, era pronto a uno scontro non sapendo l’esito che dopo si sarebbe trovato di fronte.
Lily Evans guardò Ell interrogativa, il loro litigio si era bloccato un paio di minuti prima. le sue iridi smeraldo cercarono qualcosa in quelle color ghiaccio di Ell, non sapeva chi era e cosa stesse succedendo. Cosa nascondevano quegli occhi? Cosa c’era celato lì dietro?
Non potè dare voce a un suo pensiero, sdegnarsi per il comportamento di Grace difronte al povero Peter Minus così ingiustamente maltrattato…
Crucio
E poi il fuoco.
 Blu.
Scintillante.
Vivo.
Come uno zaffiro.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4032238