Frammenti

di CatherineC94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Frammenti ***
Capitolo 2: *** Impulsi, rimorsi e calore residuo ***
Capitolo 3: *** Tiepide Primavere in Gelidi Inverni ***
Capitolo 4: *** Il delirio, la tristezza e i pensieri affollati. ***
Capitolo 5: *** Di graffi e ultimi istanti ( plus Aberforth) ***



Capitolo 1
*** Frammenti ***


~Frammenti


Prima drabble:
Le sue mani sono sul corpo di Barty. 
Ancora ne avverte il calore che la cosparge creando scottature sulla pelle e molto più in profondità.
” Domani?” chiede Barty.
Bellatrix non risponde, poggia la testa dall’altra parte.
Barty la sta ancora osservando, la mano sfiora la schiena liscia e profumata.
“Ogni volta mi fai la stessa domanda” osserva lei.
Lui si perde nei suoi occhi e la voce muore in gola.
Non vuole dirle che sa già come andranno a finire e domani è l’unica consolazione che ha.
“Vorrei andare solo ad Hogsmeade” mente lui.
Lei sorride gelida, sa che come la bugia, sono niente.
“Un giorno, forse”aggiunge.
  

Seconda drabble:
Il cielo scosso dai tuoni, la sua mente scossa da lei.
Tutto è un tumulto, le onde impetuose  sbattono contro il muro e il vento scuote ogni cosa che incontra.
I suoi occhi sono tempesta, come quelli di Marlene. La riesce ad intravedere tra le onde che urlano, urlano come lui stesso.
Le mani scheletriche stringono le grate che lo tengono imprigionato.
Sirius però è sempre stato libero e in balia del mare, in balia di lei, si sottomette.
“Sei uno stupido se credi che io cadrò ai tuoi piedi” gli ha detto un tempo.
Il vento ancora urla, Sirius sta ridendo come un forsennato e in quella cella oscura pensa ancora a lei.

Terza Drabble:
Aberforth guarda la porta.
Grugnisce piano, la riguarda e poi fa un passo indietro.
“ Che accidenti ci faccio qui?” esclama.
Il corridoio del suo pub è vuoto, come vuota è la sua testa. Si sente uno scemo, o forse davvero lo è. Si trova lì, parla da solo e ormai è certo, si sente più fuori di un balcone.
Sulla porta consunta c’è solo un numero giallo sbiadito, il numero quattro. 
Sospira, grugnisce ancora e bussa.
Poco dopo la porta si spalanca con uno strano cigolio e un profumo intenso.
“Giusto in tempo per l’interrogazione dell’oracolo” sussurra Sibilla eterea.
“Dannazione” gracchia lui.
Il numero quattro si chiude nel corridoio come la sua mente.

Quarta drabble:

Allunga la mano veloce, tende l’indice sulla guancia di Dora e l’accarezza.
Ne apprezza ogni angolo, sfumatura, simmetria.
Spesso Remus si sente in difetto, non è mai stata una novità; guardandola, in quel grande letto, il loro letto si permette di sorridere e forse essere felice.
“Remus, cosa fai? Torna a dormire” farfuglia lei.
Lui sorride, Dora non può capire quanto ogni suo respiro sia linfa per lui. La stringe forte, assapora il suo odore; di lato, il piccolo Teddy sonnecchia tranquillo.
Remus chiude gli occhi e sorride; agli angoli sente qualche lacrima rivelatrice.
“ Dora? “sussurra.
“Mmh?” mugugna lei.
“Nulla”mente Remus, con il cuore colmo di felicità.



Note.

Queste drabbles nascono per l'iniziativa "Serate Drabble" indetta da BessieB su Facebook, spero vi piacciano.

 

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Capitolo 2
*** Impulsi, rimorsi e calore residuo ***


   Impulsi, rimorsi e calore residuo.



1. Le lacrime scendono lente.

Sul suo braccio avorio si possono contare, quasi come piccoli lapislazzuli incastonati. Nel silenzio tombale di quel luogo, che non può conoscere alcuna vita sulla superficie, non riesce a far uscire un suono.

Gli occhi color della pece fissano quel volto con estrema ferocia e tristezza. Straziato, cade a terra e gli occhi sono cosparsi di ricordi.

Il verde si fonde nel freddo ebano del suo sguardo, del suo cuore.

Severus sfiora il suo nome, chiare lettere sulla lapide.

Nel cimitero c’è solo il sole e un suono straziato, soffocato.

Il suo lamento.

 

 

2. L’osserva attento.

Quando Sibilla si muove, con lei un fruscio assordante la circonda. Abertforth indugia sul suo corpo esile, nascosto da quella strana veste che la fa sembrare lo spaventapasseri con la testa di zucca che quel babbeo di Hagrid ha nel suo giardino.

Ma quando arriva la notte gelida, nel profondo tumulto del cielo e a volte della sua anima, quando la ritrova alla sua destra si sente avvolto dal calore.

“Potresti anche pettinarti qualche volta, sembri una balla di fieno”grugnisce spazientito.

Sibilla mette il broncio che tanto adora e si siede lontana.

Lui non risponde, sta ancora pensando che il calore in fondo gli piace molto.

 

3. Al tocco il suo corpo è scosso da brividi. La sua mano è tremante mentre ne percorre la gamba longilinea di Bellatrix.

“Sei troppo debole”dice lei con voce incrinata e provocatoria.

Rodolphus fa finta di non sentire, la bocca vuole percorrere il suo corpo con mite dolcezza. Lei però non è dolce e tantomeno mite, avverte il suo ringhio sommesso dal profondo.

Ride.

Bellatrix fissa il suo volto famelica.

La stanza è satura di gemiti, sospiri che forse sente solo lui.

Bellatrix spalanca le gambe ed avvicina un dito nel suo incavo nascosto.

“Sei troppo debole”ripete leccandosi il labbro inferiore.

 

4. “Cosa vuoi?”.

La sua voce è gelida, quasi come il leggero vento che sferza le mattine d’inverno.

Ted muove le mani frenetico, si dondola prima su un piede e poi su un altro.

Andromeda invece lo guarda. Attenta, sceglie con cura i particolari che avrebbero colmato la sua mente quella sera nelle calde coperte del suo letto a baldacchino.

“Vorrei andare ad Hogsmeade, insieme”dice lui.

Andromeda si volta di scatto, sul volto un largo sorriso e gli occhi lucidi e lui ne ammira la figura elegante.

“Perché ti ostini con me?”sussurra.

“Vale la pena”risponde.

È gelida anche la lacrima che solca la sua guancia.


Note.
Queste drabbles nascono nel gruppo “Serate Drabbles”. Ringrazio Gaia che ha organizzato tutto, ma soprattutto le ragazze che hanno proposto questi prompt. Ad essere sincera, non so come siano venute fuori, spero che siano di vostro gradimento. Per questione di comodità ( sto scrivendo col telefono) ho inserito le virgolette alte nei dialoghi, non me ne volete. Un abbraccio forte

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Capitolo 3
*** Tiepide Primavere in Gelidi Inverni ***


Tiepide Primavere in Gelidi Inverni
 
  1. Fabian/Dorcas
 Cosa potrebbe cambiare quel momento?
Nulla.
Le sue spalle sono poggiate sul muro ruvido, mentre lo sguardo si posa su ciò che lo circonda.
Nei suoi pensieri, lei fa capolino ogni tanto, quasi come se volesse ricordargli cosa ha fatto.
Fabian trattiene una risata, quando pensa a Dorcas arrabbiata; lui non le ha mai promesso eterna fedeltà.
I suoi occhi si posano sui pochi resti di neve ormai quasi sciolti; aspira l’ultimo impeto di fumo della sigaretta che sta assaporando.
Ride.
Il suo viso arrossato, le sue parole taglienti lo scuotono ancora. Non avrebbe mai pensato che lei si sarebbe arrabbiata.
La neve si è sciolta, come lui.
 
 
  1. Sirius Black
 Sono le prime luci dell’alba.
Lo sa, anzi lo sente quell’odore di speranza che invade il suo corpo stanco e sfiancato.
Un’onda forte quasi lo fa affogare, ma muovendo senza sosta le zampe si riporta a galla. Quel giorno il lago è ghiacciato, la sua idea bislacca-come quasi tutte d’altronde, lo sta riportando alla morte come quel giorno. Quel momento che ricorderà per sempre, quando dopo dodici anni di macigni sull’anima finalmente ha riassaporato l’aria aperta. Felpato fiuta finalmente il suo obbiettivo, scattante cinge con i canini il pesce e speranzoso si trascina fino a riva. Respira a fatica, debole. Osserva il castello, costellato dalla luce di marzo.
Speranza.
 
  1. Regulus Black
 Immergersi in quel mare immenso sembra l’unica soluzione.
Non ne ha mai viste alternative, o almeno non ci sono altre possibilità. Respira, lentamente e senza pensare che il tempo, quello scorrere a volte effimero, a volte lento sta per finire.
I capelli gli ricadono disordinati, nella loro sinuosa eleganza, le veste nera quasi sfiora l’acqua. Se chiude gli occhi Regulus riesce solo a vedere un mattino di primavera; una distesa immensa ed infinita. Il sole lo sta avvolgendo in quel momento, oppure sono quelle mani morte che lo lambiscono?
Quella mattina di primavera è dolce, non appiccicosa come quelle grinfie; l’inverno finalmente è stato annientato.
Sorride, affogando in quella primavera eterna.
 
  1. Aberforth Silente
Nel corridoio solo grugniti, imprecazioni e qualche altra vuota minaccia.
La lunga barba che arriva fino alla pancia si muove furiosa, a ritmo del suo respiro.
“ Dannato stupido, odio questa situazione!” urla Aberforth.
Ricorda ancora quella mattina, quando quello strampalato di suo fratello con un sorriso malefico gli ha proposto di fare uno scambio. In un primo momento ha pensato che qualche knarl ubriaco avesse deciso di ballare il valzer nella sua testa, poi pensandoci su ha deciso che essere il preside di Hogwarts per un giorno fosse una gran bella cosa. Quando però ha visto Gazza con una strana gatta in mano, ha grugnito rapido ancora scappando via.
 
5. Aurora Sinistra/ Quirinus Raptor
Il bicchiere è mezzo vuoto, sulla bocca ancora quel gusto amaro del liquido appena bevuto e di lei. Seduto malamente sulla poltrona, i suoi occhi sono ridotti a fessure. Lei non lo degna di uno sguardo, i lunghi capelli mulinano al vento e una scia del suo profumo lo investe.
Deglutisce.
Aurora morde il labbro inferiore con i denti, gli occhi li punta sul suo viso.
Quirinus geme.
“Sembri un Troll di Montagna”  dice piano avvicinandosi.
Lui ai Troll nemmeno ci pensa, ma ha i sensi annebbiati come se uno di loro l’avesse colpito.
“Che fai dopo?” balbetta lui.
“Un pò di tutto, ma non con te” ride lei.
Quirinus mugola.
 

 
Note.
Altro giro di drabbles, altre storie e frammenti. Grazie a Gaia per l’opportunità e grazie alle ragazze per i meravigliosi prompts proposti.

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Capitolo 4
*** Il delirio, la tristezza e i pensieri affollati. ***


 
Il delirio, la tristezza e i pensieri affollati.
 
 
 
1.“Che vuoi?”.
La sua voce è graffiante, il tono gli arriva diritto al cuore.
Si dondola avanti ed indietro, la veste color azzurro polvere sembra vorticare attorno alla sua esile figura.
Lo sguardo freddo di Severus non lascia intendere nulla di buono, ma Gilderoy che di ogni situazione riesce a tirare il meglio sorride smagliante.
“Non ti ho visto alla festa” ammette cinguettando.
I suoi occhi sono ridotti a fessure.
“E quindi?” sputa velenoso.
Gilderoy ride smanioso e si avvicina rapace.
“ Quindi vengo io da te!”ammette sfacciato.
“ Ho di meglio da fare che giocare con una principessa in calore” ribatte.
Ma dopo spalanca la porta, pigro.
 
2. La sua pelle è così liscia,dolce e nivea che stenta quasi a crederci. La percorre con sapienza, come se ne conoscesse ogni centimetro.
Invece sa davvero poco di quella filigrana, che per quanto riesca ad afferrare in quei silenziosi momenti di passione alla fine la lascia sola,senza nulla tra le mani.
“Stanotte hai detto che mi ami” sussurra Marlene.
Sirius fa finta di niente, per un attimo che sembra infinito.
Si gira rapido, con un sorriso mesto, negli occhi una luce ironica.
Marlene segue il profilo della schiena, accarezzando un lembo più scuro che sembra una vecchia cicatrice.
“Non ti fermare” la prega, voltandosi senza ammettere quanto dolore senta dentro.
 
3. Si tortura le mani incessantemente.
Seduto su quella piccola sedia nel corridoio pensa a tutte le possibili variabili, senza in realtà trovarne una fattibile.
Remus si alza di scatto, comincia a camminare senza una meta ben precisa fino a quando non si trova davanti al grande specchio del piano di sotto. L’immagine sbiadita della sua faccia lo sta fissando,impaurita. Uno strano strappo allo stomaco lo scuote, per un attimo si vede circondato dai loro volti sorridenti che come sempre scompaiono subito dopo. Avvolto in un vestito da cerimonia sbiadito si sente misero, stupido e non abbastanza.
“ Remus, muoviti se non vieni non possiamo iniziare!” urla Dora.
Cammina piano, misero come sempre.
 
 
4. La quiete notturna è interrotta da uno schiocco potente.
“Piano!”.
Una voce soffocata tra i gemiti irrompe in quel misterioso tedio estivo, riempiendo l’aria di lascivia voluttà.
“Ferma così, non ti muovere!” esclama burbero Aberforth tentando di afferrare la sua natica destra.
“Basta! Per questa sera basta! Il mio occhio non riesce a trovare le energie necessarie!” mugugna Sibilla lamentosa.
Aberforth fa finta di niente e riesce, con un gesto fermo a stringere l’esile bacino della donna.
“Lascialo stare l’occhio, stasera ti faccio andare in paradiso!” grugnisce.
“Ma la capra ci sta guardando!” protesta Sibilla atterrita.
“ Ti morde se tenti di scappare!” sghignazza perso nel dolce etere dei suoi seni.
 
5. Da giorni la segue silenzioso, Milly le ha già riferito che quel martedì ha attraversato il villaggio con quel fare da mosca impazzita. Ha sentito il suo balbettare da kilometri ma non ha fatto una piega, mantenendosi sulle sue posizioni dopo la litigata di domenica quando non ha voluto pascolare la capra.
Quando però, l’ha vista sgambettare con quel buono a nulla di Bagman non ha capito più nulla. Si è messo a correre, con l’aria di gennaio insita sotto il kilt e l’ha preso per la collottola.
“Lui almeno mi sta a sentire!” piagnucola.
“Almeno ti fa urlare come si deve?” dice malevolo.
Lei sta zitta e lui la trascina via trionfante.
 
 


Note.
L’ultima serata drabble è stata molto divertente, come potete notare ho dato il meglio di me scrivendo almeno tre drabbles su cinque dementi. Allora io non so se si tratta in realtà del calore, dell’estate ma ho riso come una scema. Alla fine sono riuscita a tornare alla Testa di Porco in versione hot ed ero felicissima, ho anche immaginato una sorta di tradimento che molto probabilmente amplierò. Ricordo che ho inserito le virgole alte solo perché ho scritto con l’iphone, un abbraccio.
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Di graffi e ultimi istanti ( plus Aberforth) ***


Di graffi e ultimi istanti (plus Aberforth)



1. Le sue mani sono fredde, come la neve in inverno.
Niente suggerisce che in lui ci sia un lampo di vita,
un sorriso tiepido. Gli occhi sono enormi pozze perse,
come la sua voce che a stento riesce ad uscire.
Ha le labbra appiccicaticce, mentre il cuore batte all’impazzata, incredulo.
«James, non fare l’idiota. Coraggio, alzati» biascica.
Nessuno risponde, i suoi indumenti sono stropicciati, coperti di polvere e le lacrime di Sirius che non riescono a scendere si tramutano in una risata gelida.
James, suo fratello è morto. Il mondo l’ha portato via e sembrano perduti quei giorni di sole colmi di risate.
Il tempo è scaduto, il silenzio l’annienta.
 
2. La coperta non basta.
Andromeda si stringe forte, graffia le braccia ossute nel vano tentativo di riscaldarsi.
«Che mi venga un colpo, Meda lascerai i segni sulla pelle» esclama Ted alzando gli occhi.
Andromeda non risponde, anche perché per un attimo vorrebbe solo scomparire in quell'immenso calore che suo marito sprigiona.
Anni dopo la coperta non basta ancora.
Fuori c’è la neve e Ted, chissà dove si trova.
Andromeda, quasi soffocata dall’abito nero del lutto si stringe ancor di più, mentre sente la carne lacerarsi.
«Meda!».
Sembra un sussurro, Ted non c’è più.
Le sembra che la neve la stia ricoprendo, certa che la coperta non sarà mai abbastanza.
 
 
3. Così è deciso mi pare di capire» sussurra mesto.
Ginny vorrebbe dire tanto, spiegare che chi decide da tempo è sempre e solo lui; invece si limita ad osservare come gli occhi di Harry siano colmi di tristezza.
«Harry, non possiamo» gli dice, anche se il tono fermo vacilla quando avverte il calore delle sue mani sul viso.
«Andrà meglio» promette, il respiro caldo sulla guancia.
Ginny tenta di non muoversi, anche se le pare l’atto più difficile al mondo.
Harry trattiene un singhiozzo, la stringe forte premendo il suo corpo contro quello di Ginny che pensa di fondersi in quell’istante.
«Non andartene» la implora Harry.
Ginny lo stringe piano.
 
 
 
4.Arriva sempre quel momento, quando Aberforth sente che le mani gli prudono e nel fondoschiena un brivido l’assale furtivo.
Tutto inizia dalla mattina, quando esce coperto dalla leggera e consunta trama del suo kilt.
Aberforth l’avverte, nell’aria. Quel puzzo di guai, che permane nelle sue narici e non se ne va.
Poi scende, grattandosi il deretano con una grazia immane e se lo ritrova fermo, appollaiato come un gufo saccente sul trespolo.
« Aberforth» dice affabile.
«Buongiorno un cavolo» abbaia invece lui.
«Ti ricordi della cena con Caramell, vero?» chiede Albus.
Aberforth sbuffa sonoro, afferra la sua capra pestifera dirigendosi verso la porta.
«Vacci tu, ne ho abbastanza» urla andando via.


 
Come scrivevo l'altra sera ho provato a scrivere qualcosa di serio però alla fine la mia vena demenziale appare. Scusate
 

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