Dentro le Ombre

di Sleepesleep
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La strana coppia ***
Capitolo 2: *** File 452 #1 ***
Capitolo 3: *** File 452 #2 ***



Capitolo 1
*** La strana coppia ***


Circa cinque anni fa a causa di una tormenta che minacciava di strapparmi la pelle dalle ossa mi rifugiai in un pub, odorava di fumo e alcol rancido, era uno di quei posti dove normalmente non sarei mai entrato per paura che il soffitto mi cadesse in testa. Mi sedetti al bacone nervoso, non c'erano molti cliente, al mio fianco accomodato c'era solo un uomo sulla sessantina, aveva la faccia solcata da rughe e dalla stanchezza di notti passate. Il barista era anche lui un uomo anziano sulla ottantina, svogliato verso la birra nel boccale e prima che potessi dir nulla me lo porse senza neppure che ordinassi. << In realtà.. >> provai a dire dubbioso ma l'anziano mi aveva già rivolto le spalle tornando a sedersi per lucidare i bicchieri. Una risata roca giunse al mio fianco, l'uomo accanto mi rivelo placido << Qui si beve solo birra >>. Mi limitai ad annuire e a raccogliere la bevanda ancora confuso. Non vi so dire come, forse fu a causa della musica di sottofondo quasi inudibile o della batteria del mio telefono che mi abbandono ma cedetti al chiacchiericcio da bar. L'uomo al mio fianco si chiama Gordon Bills, era camionista per una grande azienda e per lui un tempo come quello che si scatenava fuori dalla taverna era normale. Parlammo di molte cose in quelle ore, di vita e di futuro, di mia moglie incinta e della sua ormai morta, mi confido di credersi un pessimo padre a causa della sua continua assenza e io lo consolai raccontandogli della mia infanzia, di come mio padre mi avesse cresciuto a fatica dopo la morte di mia madre. Infine gli rivelai la mia paura inziale di quel posto dato l'aspetto e lui ridendo senza emozioni  mi racconto che aveva incontrato diversi tipi di persone durante i suoi viaggi ma che gli unici che gli erano rimasti dentro le ossa terrorizzandolo erano una giovane coppia. Li aveva incrociati durante il suo tragitto per Las Vegas, aveva notato in lontananza una Cadillac ferma al ciglio della strada così si era affiancato per vedere se c'era bisogno di una mano. Mi disse che la ragazza gli aveva sorriso, cercò di descrivermi quel sorriso a suo dire distorto e strano ma si arrese presto, continuò dicendo che non aveva mai visto nessuno sorridere in quel modo, era come se quel sorriso emanasse calore. Così in un impeto di gentilezza che neppure lui mi seppe spiegare, era sceso a controllare il motore ma purtroppo non era possibile far nulla. Con una smorfia aggiunse che il ragazzo invece era l'opposto, non gli aveva neppure rivolto la parola e quando si era avvicinato per controllare al suo fianco il motore aveva percepito come un ondata di freddo irradiarsi sotto la pelle. La sua voce tremò prima di continuare esaurendosi, scosse la testa contrariato e ammise che nessun evento avrebbe potuto prepararlo a quel viaggio in loro compagnia. Infatti senza esitare, Gordon si era offerto di portarli a Las Vegas, dandogli un passaggio. La donna accetto ringraziandolo ripetutamente mentre l'uomo a quelle parole sembro risvegliarsi dal suo torpore e allora sussurro qualcosa di bizzarro 'Non può portarci dove dobbiamo andare', la ragazza rise piano a quelle parole senza però dir nulla. Il viaggio di per sé fu piacevole mi disse, converso amabilmente con la donna per tutto il tempo, il ragazzo invece era rimasto silenzioso ad osservare lo scorrere della strada in una posizione rigida quasi gelida. Ricordo che gli chiesi il perché di tanto nervosismo? Non scorgevo nulla di strano in quei due, forse il ragazzo era timido mentre la giovane era più estroversa, anche io stesso non ero certo un uomo socievole quindi potevo capire il giovane, il silenzio mi tranquillizza. Lui abbasso la voce e placido riprese rivelando che anche lui fino ad allora li aveva trovati solo strani ma nulla di più, però giunti al kilometro 43 il ragazzo gli aveva ordinato autoritario di fermarsi. Gordon aveva inizialmente esitato ma il giovane aveva ripetuto quasi robotico di fermarsi e così fece, prima di scendere l'uomo disse serio << La sua ombra si sta diradando >>. La donna a quelle parole inclinò la testa e squadrò Gordon con sguardo freddo quasi analitico ma poi riapparve veloce quel sorriso a solcare il volto << Ha le transaminasi alte, stia attendo durante la strada rimasta >>.  Un leggero respiro sfuggi dalle sue labbra tremanti, all'epoca non si era fatto molte domande su quelle parole, era molto più interessato al luogo dove li aveva lasciati dato che erano in mezzo al deserto e mancavano ancora 20 kilometri per giungere alla città vicina, con orrore notò che la ragazza sorrideva in quella maniera distorta camminando al fianco dell'uomo che canticchiava fischiando un motivetto malinconico mentre si dirigevano verso il deserto. Terminata la storia il suo volto si era sbiancato avvolto dall'orrore del ricordo e aggiunse piano che il mese successivo gli fu diagnostica la cirrosi epatica, io al contrario non ero per nulla sconvolto dalla sua storia. Forse Gordon aveva accennato ai suoi problemi con l'alcol o forse la donna era un dottore, inoltre si i due avevano un comportamento bizzarro ma io vivevo a New York che era la patria delle stranezze quindi mi limitai a fingere comprensione. Era ormai l'alba quando uscì da quel pub, mi beai dell'odore fresco della mattina e con simpatia salutai il mio nuovo amico. Dopo pochi minuti di cammino, fui richiamato da una voce profonda vicina << Ha da accendere? >>. Osservai curioso il ragazzo che silenzioso era apparso nella mia visuale, annuì di riflesso cercando nelle tasche il mio fedele accendino e glielo porsi, lui sussurro un flebile grazie prima di avvicinarlo alla sigaretta dimenticata sulle labbra rosa. Notai solo allora la ragazza al suo fianco che sorridendo ammise << Che fortuna averla incontrata >>.  Il suo sorriso era strano quasi distorto, la mia mente rievoco le parole di Gordon riguardati la strana coppia ma veloce scaccia quel pensiero e risposi educato << Felice di essere stato utile >>, l'accendino riapparve nella mia visuale, lo raccolsi e percepì una fitta di freddo al tatto, fu come essere punto da centinaia di spilli di ghiaccio sulla pelle. << Arrivederci >> saluto la donna e aggiunse sorridendo in quel modo strano ma piacevole << Mi scuso per lo spettacolo che vedrà. In compenso sua figlia avrà dei bellissimi occhi blu come quelli di sua madre >>. Confuso la fissai mentre raggiungeva il fianco dell'uomo che iniziò lentamente a fischiettare un motivetto malinconico, una serie di brividi si diffuse sotto la mia pelle ma cercai di ignorare i campanelli di allarme che si diffondevano nelle mie orecchie, le ultime parole forse le avevo immaginate, sicuramente era stato l'alcol che scorreva nel mio corpo a farmi travisare tutto. A passo lento mi avviai verso la mia macchina, ma prima di giungere notai con orrore una donna accasciata al bordo del marciapiede, quel giorno fu uno tra i più terrificanti della mia vita, tutt'ora mi rifiuto di passare ancora per quella periferia terrorizzato dall'idea di poter rivedere quel corpo ma soprattutto di incrociare quei due. Tre mesi dopo mia moglie partorì, mia figlia nacque sana e con due bellissimi occhi blu come quelli della mia povera madre....

 

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Capitolo 2
*** File 452 #1 ***


Le urla della donna riempirono l'abitacolo costringendo il bambino a premere con maggior pressione sulle orecchie, desiderava solo poter aprire gli occhi e far sparire l'orrore che si stava formando intorno a lui. Con voce flebile ancora infantile sussurro a sé stesso << Starai bene, starai bene, smetterà presto >>, e quelle semplici parole si mescolarono ovattate alle preghiere della donna.

Infastidito osservò quel corpo riverso sul marciapiede, un moto di disgusto e orrore avvolse le sue viscere, percepì la bile risalire bruciando alla base della gola. << Non vomitare >> lo ammonì divertita la donna al suo fianco. << Com'è finita così? >> chiese dubbioso fissando il corpo esamine nudo. Lei si abbassò pigramente, i guanti avvolgevano le mani che esperte si posarono sul torace aperto << Chissà, forse era solo nel posto sbagliato al momento sbagliato, non sarebbe la prima >>. Lui inclinò la testa facendo scorrere lo sguardo sul volto intatto, forse era una delle poche parti che non era stata maciullata, non doveva avere più di 30 anni, gli occhi erano sbarrati a fissare un punto sopra di lui, le labbra socchiuse in un ultimo urlo << Sembra giovane >>. << Lo era >> rispose lei calma e aggiunse << L'hanno strangolata >> mentre lo diceva le sue dita toccarono il collo contratto, indicando i segni di una corda o forse un laccio. << Prima o dopo averla aperta? >> chiese senza troppo tatto lui. << Non saprei, secondo il mio modesto parere in contemporanea >> disse lei delineando con le dita i lembi di pelle tagliati e aggiunse << Un lavoro rozzo, chi ha usato la lama era inesperto, guarda i tagli >>. Lui annuì tossendo, l'odore della morte iniziava a irritargli le narici << L'hanno messa in posa però >>. Lei alzò lo sguardo su di lui confusa mentre l'uomo si limitò a continuare << L'hanno lasciata su un marciapiede di una strada principale nuda e sventrata, molto scenografico >>. Lei fece spallucce asserendo << In realtà ha ancora addosso le mutandine >>. Lui si costrinse a focalizzare meglio la vittima, con ribrezzo osservò il torace sollevato aperto, veloce si apprestò a fissare le gambe piene di lividi e tagli, notò rincuorandosi il tessuto bianco, beh a quanto pare le avevano lasciato davvero della biancheria addosso. << Gli hanno dislocato il ginocchio >> disse incerto l'uomo. << Non solo il ginocchio, hanno slogato ogni articolazione, non ne capisco il motivo ma non credo ne serva uno >> ammise lei pacata. << Hai ciò che ti serviva? >> chiese impaziente lui. Lei annuì piano, con una leggera pressione chiuse gli occhi del cadavere prima di rialzarsi << Possiamo andare >>. Il lampione si spense mentre le prime luci dell'alba solcarono il cielo, lui si incamminò placido asserendo << Vuoi un caffè? >>. Lei lo seguivano sbadigliando << Magari >>. Lui sembrò approvare continuando << C'è una tavola calda all'angolo, penso sia decente >> e aggiunse frugando tra le tasche del lungo capotto << Hai un accendino? >>. Lei stiracchiandosi rivelò << No, ho lasciato la borsa in macchina >>. Lui sbuffo sonoramente e si portò la sigaretta spenta alla bocca << Ti avevo detto di portatela dietro >>. Lei lo ignorò stringendosi addosso il capotto scuro infreddolita << Odio la brezza mattutina >>. Un ragazzo traballante sbandava poco più avanti, lui si apprestò ad avvicinarsi per chiedere annoiato << Ha da accendere? >>. L'uomo sconosciuto frugo nelle tasche veloce ed estrasse un vecchio accendino di plastica di color verde sbiadito. << Grazie >> sussurro lui arpionandolo e portandolo sotto la sigaretta. Lei rise piano schernendo la sua dipendenza da nicotina e rivolgendosi allo sconosciuto ammise << Che fortuna averla incontrata >>, le labbra si alzarono disegnando il suo tipico mezzo sorriso vuoto. Il suo interlocutore la fissava con attenzione, quasi volesse leggere nei suoi lineamenti un qualche segreto << Felice di essere stato utile >>. Lei dedusse che probabilmente lui sapesse di loro, non che la cosa la riguardasse, il detto 'sapere è potere' a suo parere era sopravvalutato, gli uomini possedeva la conoscenza ma la maggior parte di loro non aveva idea di come usarla e il resto era troppo occupato a metterla in discussione per poter davvero far qualcosa con quel 'sapere' , era paradossale eppure sorprendente. << Arrivederci >> saluto lei e aggiunse allargando il suo sorriso << Mi scuso per lo spettacolo che vedrà. In compenso sua figlia avrà dei bellissimi occhi blu come quelli di sua madre >>. La confusione solcò il volto del giovane ma lei non se ne curò, veloce si apprestò a raggiungere il suo compagno di viaggio, l'uomo la fisso brevemente con la coda degli occhi prima di fischiettare quel motivetto malinconico che tanto lei adorava...

Il rumore di sirene riempì il quartiere rischiando di svegliarne i residenti. Lei notò pacata << Credo lo abbiano trovato >> mentre mescolava senza energie il suo caffè. << Sono stati più rapidi della scorsa volta >> disse lui osservando l'orario riportato dall'orologio a muro della tavola calda. << Te l'ho sempre detto, è più facile uccidere nelle grandi città, nelle periferie la gente è pettegola >> ribatte lei portando alla bocca il caffè amaro. La cameriera entrò nella loro visuale poggiando i pancake al mirtillo sorridente << Volete altro? >>. L'uomo scosse leggermente la testa mentre lei rispose educata << No grazie >> e gli rivolse il suo solito sorriso di circostanza. La cameriera annuì nervosa e si dileguo veloce. << Avevi ragione come sempre >> disse lui masticando il soffice dolce e aggiunse annoiato << Sarebbe bello se qualche volta ti sbagliassi >>. Lei rispose per nulla colpita da quella parola << Accadrà, infondo sbagliare è nella mia natura >>. Lui sembrò soddisfatto di quella risposta dato che sussurro << Errare è umano, perseverare è diabolico >>. Lei lasciò andare una flebile risata incolore << Bacco, Tabacco e Venere riducono l'uomo in cenere >>. Lui gli regalo un'occhiataccia offeso...

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Capitolo 3
*** File 452 #2 ***


Cliffort aprì le scatole svogliato, frugo in esse alla ricerca di qualche oggetto da poter esporre dando le spalle alla porta, non che si aspettasse che qualcuno entrasse a quell'ora del mattino, infondo aveva aperto solo da qualche minuto. Contento estrasse una palla di neve dall'aspetto piacevole, a fatica si rimise in piedi facendo leva sulle ginocchia e alzò lo sguardo. Un verso sorpreso lasciò le sue labbra mentre notò confuso una ragazza fissarlo sorridendo, aveva un bel sorriso quasi dolce. << Salve >> lo salutò Lei vivace. L'uomo si irrigidì ancora incerto ricambiò << Benvenuta alla in Cose&Cose di Clif, cerca qualcosa di speciale? >>. La giovane scosse leggermente la testa e chiese << In realtà no, ha qualcosa di carino che possa piacermi? >>. Cliffort spolverò veloce la vetrinetta al suo fianco e dubbioso propose indicando una piccola catenina << Le piacciono i medaglioni? Giusto ieri un ragazzo mi ha dato in pegno questo spettacolare esemplare >>. Lei lo analizzo curiosa << Preferisco gli anelli sinceramente >>. L'uomo ragionando estrasse l'astuccio con i vari anelli << Ne ho molti, sa anche mia moglie adora gli anelli, odia indossare le collane, dice che la soffocano >>. Lei inclinò la testa, il sorriso svanì mentre le sue labbra divennero una linea chiusa adesa, gli occhi marroni senza emozioni si incatenarono ai suoi per qualche secondo gli sembro di aver davanti agli occhi una persona diversa, come se qualcuno si fosse divertito a svuotare quel volto da ogni espressione. La ragazza poi riprese a sorridere in quel modo tutto distorto e disse << Io al posto di sua moglie mi preoccuperei più delle macchine che delle collane >> e aggiunse indicando un piccolo anello senza pietra anonimo << Potrei provare questo? >>. Cliffort non fece caso alle parole precedenti e si limitò ad estrarre l'anello << Ecco a lei >>. La donna lo indosso contenta e alzò la mano per analizzarlo attenta << Ti piace? >>. Cliffort rispose veloce << Certo, le sta una meraviglia >>. << No >> ribatte una voce maschile profonda dalla parte opposta, un ragazzo si avvicinò a passo lento al bancone poggiando su di esso un accendino e una ciotola di terracotta che non ricordava neppure fosse tra le cose del negozio, Cliffort per poco non ebbe un attacco al cuore, non aveva per nulla notato la sua presenza, che strano. << Allora lo prendo >> rispose allegra la ragazza, ignorando il commento dell'altro e aggiunse << Quanto viene il tutto? >>. Mentre lo diceva il ragazzo spinse verso di lui gli oggetti, Cliffort non se lo fece ripetere e disse << Trenta dollari, signorina >>. Lei raccolse il portafoglio e pagò, l'uomo rimase teso finché i due non lasciarono il locale, la sensazione di pericolo che si era insinuata tra le vertebre si dissipò, quel ragazzo non gli piaceva proprio, aveva un volto così strano. Lei rise uscendo << Non credo che tu gli sia piaciuto molto >> disse. Lui alzò leggermente le spalle << Non che mi importi davvero >>. Lei rise piano e si tolse l'anello facendolo scorrere tra le dita. << C'è una foresta a quanto ricordo verso nord, quello è il posto perfetto >> riprese lui serio. Lei si bloccò e disse << Mano >>. Lui confuso distese la mano verso di lei, la ragazza contenta gli infilò l'anello, poi si allontanò di poco osservando la sua opera << Sapevo che ti sarebbe stato bene >>. Lui roteò gli occhi << Concentrati >>. Lei rindosso il suo solito sorriso prima di dire << Foresta, posto perfetto, rituale. Non ti preoccupare, ho ascoltato tutto >>. << Bene >> ammise l'altro muovendo leggermente la chioma scura e aggiunse << Manca ancora un ora a mezzogiorno, faremo in tempo a raggiungerla >>. Lei rise piano come sempre seguendolo verso la macchina spensierata.

I lunghi rami spogli doloranti si ripiegavano su loro stessi, gli alberi sembravano assenti, spenti. << Non è un buon segno >> disse lui sfiorando la corteccia secca e aggiunse << Qualcuno si sta nutrendo di loro >>. << Chissà >> disse lei girovagando intorno alle radici infantile e aggiunse << Qui mi piace, lo faremo qui >>. Lui squadro il luogo dubbioso anche se un posto valeva l'altro, estrasse la ciotola di terracotta e la posizionò tra le radici mentre la donna frugava nella sua borsa attenta. Una polvere dal colore scuro fu riversata nel contenitore << Mi daresti il pugnale? >> disse lei tendendo la mano. Riluttante lui estrasse la sua amata lama e gliela porse ribadendo << Non esagerare con il taglio, l'ultima volta ci ha messo due settimane per guarire >>. Lei ridacchio mentre affondava la lama sul suo palmo senza davvero molta cura << Sei davvero carino quando ti preoccupi >> disse. Il sangue si mescolo con la polvere nera amalgamandosi in maniera innaturale, sembrava quasi fosse viva. Il pugnale ritorno nelle mani del proprietario che attento si premuro di ripulirlo prima di posarlo  nel fodero, lei immerse la mano ferita nel miscuglio che iniziò ad evaporare. Nessuna reazione, pessimo segno. << Non ci sono ombre >> asserì stancamente lui e aggiunse << Ergo dobbiamo cercare un Anomalo >>. Lei non si scompone, ormai la ciotola era vuota, un'impronta di mano era impressa nel fondo. Lui raccolse il contenitore alzandosi e con poca cura lo sbatte contro il tronco dell'albero, mille cocci di terracotta si depositarono sul suolo. << Ho fame >> annunciò lei stiracchiandosi. Lui le arpiono il polso << Prima dobbiamo tornare al motel per disinfettarla >> mentre lo diceva avvolse il palmo ferito con un fazzoletto di seta bianco. Lei fece una smorfia evidente << Non possiamo fare dopo il pranzo? >> chiese. << No >> asserì lui liberandola dalla stretta e incamminandosi verso la loro auto.

Le patatine aveva un odore tipico, grasso che gli fece storcere il naso, non era particolarmente amante del fritto. Lei invece non sembrava farci caso, masticava contenta la sua dose di cibo spazzatura senza battere ciglio. << La foresta sembrava morente, qualcuno sta usando l'energia della natura, una Strega quasi certamente >> disse Lui mescolando la sua insalata. << Sei incredibile, lo sai >> lo riprese la donna divertita << Tra le migliaia di cose buone e grasse presenti in questo locale hai scelto quella più triste e sana >>. << Corpo sano, mente sana >> ribatte Lui infastidito e aggiunse << Anche tu dovresti mangiare meglio >>. << Nah >> rispose con convinzione lei dando un morso al suo panino, quello si che era il paradiso. << Ritornando alla strega, perché uccidere una donna con tale violenza? >> sussurro Lui dubbioso. << Potrebbe non essere stata lei >> disse vaga Lei. L'uomo la osservò curioso << Hai sentito qualcosa? >>. << Non proprio >> rispose Lei e aggiunse porgendogli una patina << Ne vuoi un po'? >>. << Potresti rispondermi >> disse Lui spazientito scacciando la mano di Lei. La donna rise leggermente senza però dir nulle e riprese a mangiare. 

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