Please, don't leave me! (provvisorio)

di ronloveshermione
(/viewuser.php?uid=141654)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'eravamo tanto amati... ***
Capitolo 2: *** Guardarsi dentro ***
Capitolo 3: *** Need You Now ***
Capitolo 4: *** Buonanotte Dodger ***
Capitolo 5: *** Uomo ***
Capitolo 6: *** Il locale ***
Capitolo 7: *** Donna ***
Capitolo 8: *** Lacrime ***
Capitolo 9: *** Persuasione ***
Capitolo 10: *** Stars Hollow ***
Capitolo 11: *** 11. Quattro sotto un tetto ***



Capitolo 1
*** C'eravamo tanto amati... ***


Capitolo I - C'eravamo tanto amati

J: Non dirmi no solo per farmi smettere di parlare. Dì no solo se vuoi che io vada via!
r: NO!
 
Erano passati molti anni dall'ultima volta che l'avevo vista. Dopo quella sera a Yale, tra scatoloni e urla, c'eravamo visti un paio di volte (una delle quali le avevo anche rimproverato le sue scelte di vita...) e spesso per qualche ora.
Adesso lei era qui, qui a New York, qui di fronte a me e non sapevo cosa fare.
Le stavo fissando le spalle da circa 5 minuti: portava un vestito stretto che le fasciava il corpo, lungo fin sopra il ginocchio. Era nero, ma con una fascia fucsia sotto il seno. Indossava dei tacchi molto alti e mi domandai se quella mattina non avesse frugato nell'armadio della madre.
Poi lei girò lentamente la testa verso di me e io non feci in tempo a distogliere lo sguardo. Mi trovò quasi come un ladro colto nel momento della fuga dai padroni di casa. E non potei far altro che sorriderle.
 
Qualche minuto dopo eravamo seduti in un bar della Grande Mela. Il silenzio stava avendo la meglio e io decisi di fare un pò di conversazione.
"Cosa ci fai qui?" chiesi, mentre torturavo un fazzoletto che aveva come unica colpa quella di essersi trovato sotto ai miei occhi nel momento sbagliato.
"Ci vivo." disse lei sorridendomi. Io sgranai gli occhi e credo che la mia espressione fosse molto buffa perchè Rory rise e poi mi chiese "Pensavi che non potessi riuscire nel mio intento?" io scossi la testa per discolparmi, ma cercai di tenere a freno la lingua prima di combinare altri disastri. "Scrivo per il New York Times da un pò ormai."
"Logan?" chiesi mandando giù un sorso d'acqua. Mi era costato molto chiederle di quel tipo: non mi era mai piaciuto e sicuramente aveva rovinato la sua vita.
"Mi ha chiesto di sposarlo..." 
"COSA?" ecco: di nuovo l'espressione da idiota, e per di più avevo quasi sputato quel poco d'acqua che avevo appena bevuto. "Non starai dicendo sul serio..."
"Sono seria, Jess. Lui mi ha chiesto di sposarlo, ma come vedi non indosso nessun anello: sono stata colpita dalla maledizione di Lorelai Gilmore!" rise divertita e anche io risi, un pò divertito un pò sollevato.
"So che non sono affari miei, ma lui non era il tipo adatto a te..."
"E chi sarebbe il mio tipo?" mi interruppe lei, e giuro di averle anche visto una luce un pò maliziosa negli occhi.
"Dean o Logan non andavano bene per te. Uno troppo provinciale, l'altro il classico figlio di papà che si crede il padrone del mondo. No..." scossi la testa quasi a voler dare rilievo alle mie parole "No. tu sei una Gilmore, una Lorelai Gilmore. Per te ci vuole un uomo, un uomo vero. Prendi tua madre: tanti anni a cercare l'uomo della sua vita, prima tua padre, poi Max, poi ancora tuo padre, il nanetto, ma non si accorgeva che aveva già un uomo che le preparava il caffè tutte le mattine, che aggiustava tutto ciò che si rompeva in casa vostra. Bastava un battito di ciglia e zio Luke era lì da lei. Le ci è voluto un pò di tempo per capirlo, ma poi quando l'ha capito non l'ha lasciato più andare." Avevo parlato di corsa, quasi senza respirare. E lei non mi aveva interrotto, nè aveva scosso la testa. Ero forse sulla strada giusta? Ma poi parlò "Jess..." disse sospirando e io le misi un dito sulle labbra.
"Non devi dire nulla Rory. Noi ci siamo molto amati in passato. Lo sai. E credo che potremmo ancora amarci, forse più di prima! Non devi rispondermi, io non ti ho chiesto nulla." feci un mezzo sorriso che lei ricambio. Frugò nella borsa e ne estrasse un cartoncino rettangolare bianco con qualche parola sopra: era il suo bigliettino da visita.
"Chiamami, quando vuoi, quando hai tempo. Io sono qui, non vado più da nessuna parte. Però adesso devo andare perchè rischio di fare tardi a lavoro." Si alzò, si sporse sul tavolino e mi stampò un pò di rossetto sulla guancia destra.
"Ciao Jess, a presto!" disse, scuotendo la mano.
La guardai allontanarsi: era una donna ormai, ma in lei vedevo ancora la ragazzina che scendeva dall'autobus nella sua uniforme blu, i capelli raccolti, lo zaino colmo di libri e lo sguardo perso nei suoi sogni da realizzare.
"Ciao Rory." sussurrai, mentre lei era già lontana. E mi toccai la guancia, proprio lì dove lei aveva lasciato il segno del suo passaggio.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Guardarsi dentro ***


 

Capitolo II - Guardarsi Dentro

“Ho assolutamente bisogno di bere un caffè! Si devo farlo. Certi incontri non capitano tutti i giorni. Certi incontri ti scombussolano la giornata.” Parlo piano, per non farmi sentire dai miei colleghi: sto parlando con una macchinetta del caffè, roba da matti!
Mi muovo verso la mia scrivania, sorseggiando il caffè e cercando di non sporcare il vestito di mamma. Mamma, giusto! Devo telefonarle immediatamente. Premo il tasto con su scritto 1, quello più ovvio per registrare la chiamata rapida. Squilla tutto e so che non è giusto che io la disturbi durante la sua luna di miele: spero proprio che Luke mi perdoni. Ma Luke non perdona e mamma non risponde, così decido di scriverle un messaggio rapido, conciso, senza interpunzione. Senza messaggio in realtà perchè l'unica cosa che riesco a scrivere è Jess, so che lei capirà!

Lei capisce e dopo qualche minuto mi chiama.
"Mamma?"
"Shhhhhh!!!!! Sono chiusa in bagno. Il tiranno dorme e solo adesso posso parlare con te evitando di veder morire il mio cellulare. Hai incontrato Jess?" 
"Si!" adoro mamma e il suo modo di afferrare ogni cosa al volo "Nella caffetteria vicino all'ufficio. è stato come vedere un fantasma, ma uno tipo Casper: piacevole..."
"Rory..." il tono perentorio con cui lei pronuncia il mio nome mi fa capire che sta scuotendo la testa come a volermi trasmettere il suo dissenso. "Non farlo."
"Fare cosa, mamma?"
"Non lasciarti abbindolare da lui. Partirà come ogni volta, lui parte, le persone partono: vanno sempre via, non importa cosa tu stia provando, la gente non prova quello che provi tu."
"Non dovevo scriverti." sono seccata con mamma. "Proprio tu non puoi farmi la ramanzina. Lui è come Luke..."
"Lui non è Luke! Luke è suo zio ed è l'uomo più adorabile al mondo! Dio come mi odio per averlo fatto soffrire e per questo non voglio che tu ricada nella trappola di Jess: lui è come me, non come lui. Lui non ti sposerà mai..."
"Ma chi ha parlato di matrimonio!" quasi strillo e la ragazza della scrivania accanto mi guarda con aria incuriosita. Mi alzo, mi posso concedere una brevissima pausa, e mi avvicino alla finestra. "Non parliamo di mettere un anello al dito! Lui non è Logana..."
"Rory, paragonato a Jess anche Logan sembra perfetto!" ride. Cosa ci trovi di divertende in questa conversazione io non lo capisco! Dannazione come vorrei strangolarla!
"Ma tu odiavi Logan!" sono infuriata con lei! 
"Odiavo anche Jess se non ricor..." mamma si interrompe. L'ho sentito anche io: Luke si è svegliato e ha chimato il suo nome. "Tesoro, devo chiudere. Il tiranno sta per scoprire il mio sotterfugio!"
"Non chiamarmi tesoro." e le chiudo il telefono in faccia.

Mi guardo allo specchio. Non so cosa voglio, non so chi sono, non ricordo il mio nome. Nella mia mente solo Jess e quella volta che gli dissi di sparire, di lasciarmi in pace. Poi l'immagine cambia e lo vedo fare a pugni con Dean. Dean... ora capisco che quello che provavo per lui non era paragonabile a quello che sentivo per Jess, che era pur sempre meno presente di lui. Partiva, tornava, picchiava, beveva, fumava. Ma mi amava. Dio solo sa quanto mi amava.
Mi scosto una ciocca bagnata dal volto, poi raccolgo tutti i capelli in un turbante. 
Mi guardo ancora allo specchio. Sono buffa così e mi viene da ridere.
Ricordo tutti: Mi chiamo Rory e sono una giornalista del New York Times.
Ma è solo questo ciò che voglio essere? è solo questo ciò che voglio?
Non so rispondere a questa semplice domanda: Dean, Jess, Logan. Ognuno di loro aveva rappresentato qualcosa di importante. Avevo cambiato la mia vita. Mi avevano fatto crescere.
Dean adesso era sposato. Logan aveva ancora l'anello che voleva mettermi al dito, ma conservato in una scatolina mentre chiudeva affari in qualche parte del mondo.
E Jess, invece, era lì. Era tornato ancora una volta da me e nei suoi occhi e nelle sue parole non avevo letto altro che essere di nuovo accolto da me. 
Avevo bisogno di fare chiarezza. La testa cominciava a farmi male. Essere o non essere: essere la Rory di sempre con la testa sulle spalle e una vita così ben programmata da seguire, oppure non esserlo e tornare ad essere l'adolescente che baciava Jess vicino ad una pompa di benzina? 
"Ahhhh! Ho un disperato bisogno di caffeina!" e sapevo che questo l'avevo preso da mia madre!


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Need You Now ***


 
Capitolo III - Need you now

è tardi. Molto tardi. Guardo l'orologio sopra la porta di ingresso del mio appartamento, che sto fissando da un pò, e le lancette mi avvisano che sono l'una e un quarto passate, di notte ovviamente.
Sto qui seduto e intorno a me parecchie foto sono sparse sul pavimente. Foto... qualcosa che permetteranno ai posteri di ricordarci o qualcosa che permette alla malinconia di avvolgerci in qualunque momento?
Tengo stretta in una mano una bottiglia di birra e nell'altra una foto. La guardo: siamo io e lei, credo la prima foto insieme, vicino al gazebo della piazza di Stars Hollow. Butto giù un sorso attacandomi direttamente al collo della bottiglia e mi lascio avvolgere dai ricordi...
 
"Jess, ti prego!" Rory piagnucola come ho visto fare solo ai bambini al supermarket quando la mamma non vuole comprare loro le caramelle.
"No!" sono brusco, lo so, ma è più forte di me: odio le foto. Lei mi guarda e mi fa gli occhi dolci. Dio quanto li amo quegli occhi, di un azzurro che ho visto solo nei suoi e in cui potrei perdermi...
"Per favore..." arriccia le labbra in un'espressione troppo buffa. Mi viene da ridere e lei crede di averla avuta vinta. "Grazieeeee!" dice, aprendosi in un sorriso e gettandomi le braccia intorno al collo.
"Mi manderai all'inferno, lo sai?" le dico vicino ad un orecchio. Il mio respiro la fa sussultare e io la stringo più forte a me. Non le dirò mai che con l'uniforme della sua scuola è dannatamente sexy.
"O forse ti condurrò in paradiso..." dice lei, con una voce in cui noto una punta di malizia. Poi ride, e con la bocca ancora piena di risate mi stampa un leggero bacio sulle labbra, per poi correre a chiedere a un passante di scattarci questa foto.
 
Mi guardo ragazzino, senza rughe e con quell'espressione da schiaffi che ormai non ho più e mi trovo anche abbastanza carino. Rory è tenera in questa foto: ha il cappello di lana azzurro calcato sulla testa e mi cinge la vita con un braccio, aggrappata al mio giubbotto di pelle: che fosse il suo modo per dirmi di non andare via? 
Mi maledico per tutte le volte che l'ho fatta soffrire, tutte le volte che sono partito, tutte le volte che non ero lì a festeggiare una sua vittoria o a consolarla per un suo piccolo fallimento. 
Mi odio perchè ho permesso a qualcuno prima di me di farla sua, di amarla, di avvolgerla, di chiederle di essere sua per tutta la vita... ma lei ha rifiutato. 
Una punta di speranza mi riempie il cuore al solo pensiero che ancora ci potrebbe essere per noi una speranza. E quella speranza è rappresentata da un bigliettino da visita abbandonato nella tasca della mia giacca. 
Guardo il mio cellulare che sembra fissarmi, lì tutto solo sul tavolino, e quasi sembra dirmi Jess, cosa aspetti? Non fare lo stupido, è la tua occasione. Poggio sul pavimento la birra e prendo il cellulare. Non so cosa fare. Fisso l'orologio: è tardi. L'una è mezza. Scendo giù e guardo la porta. Immagino che lei entri, ora, subito. Che mi prenda per mano e mi porti in posti in cui non sono stato mai.
Ma lei non entra. Lei non è qui. 
Mi domando dove sia, se mi abbia mai immaginato come io ora sto facendo con lei e se adesso mi stia pensando. 
Vorrei chiamarla, ma è troppo tardi. 
Oggi è troppo tardi, ma domani sarò ancora in tempo? Lo spero. E con questa speranza nel cuore mi butto sul letto, con la foto di noi stretta al petto e un unico pensiero per la mente: ho bisogno di lei. La prima, l'ultima, il tutto... 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Buonanotte Dodger ***


 
Capitolo IV - Buonanotte Dodger

Mi ero alzata con una strana voglia di fare attività fisica. Avevo bisogno di muovermi, di correre, di sentire vorticare le idee che mi ronzavano nel cervello.
Così avevo indossato la tuta nera, che fino a quel momento non avevo mai usato, e mi ero diretta verso la palestra. Dentro il mio borsone però oltre al cambio avevo anche messo un bel libro, non si sa mai mi fosse venuta voglia di leggere tra un attrezzo e l'altro... Non era stata proprio la migliore delle mie idee: infatti la mia meta era subito cambiata e invece di andare in palestra, mi ero diretta verso il parco vicino casa.
Mi sono seduta sotto l'albero che più preferisco quando voglio stare sola e sono qui che rigiro tra le mani il libro di Jess, nella mente tanti ricordi e tra questi quello più limpido, il bacio che ci scambiammo a Philadelphia: se solo lo avessi ascoltata, se solo mi fossi guardata dentro, se solo non mi fossi convinta che Logan era quello giusto. Avevo pure sbattutto in faccia a Jess il fatto che io fossi innamorata di Logan e lui mi aveva guardato con uno sguardo pieno di dolcezza, di amore...
Non avevo saputo capirlo, mai. E invece forse lui era l'unico che mi aveva davvero capita...
"Ciao!" sobbalzo. Chi osa distrarmi dal mio farneticare mentale? "Cosa leggi?" Chiede una voce che ormai è diventata fin troppo chiara.
"Jess! Santo cielo, mi farai prendere un infarto!" Nascondo il libro, mi sembra da stupidi farmi trovare da lui con il suo lavoro tra le mani. Ma lui è attento e non gli sfugge niente.
"Spazzatura?" chiede ironico, ma io credo che lui abbia visto bene la copertina. "Te l'ho detto tempo fa che l'unica cosa che vorrei salvare di quel libro è il retro della copertina." Ride del suo miglior lavoro. Lui è così: non prende mai nulla sul serio, nemmeno se stesso.
"Ma cosa dici..." io scuoto la testa, molto imbarazzata. Tengo lo sguardo basso, fisso le mie scarpe da tennis (anche quelle immacolate), per timore che le mie guance possano prendere fuoco da un momento all'altro. 
"Forse il prossimo verrà fuori meglio..." Butta lì per fare conversazione, o forse sa che così non potrò sottrarmi al suo sguardo. Infatti alzo la testa e finisco a guardarlo con aria truce e con un punto interrogativo stampato in fronte. 
"Davvero? Caspita Jess Mariano, sei un uomo pieno di risorse!" gli do una leggera pacca sulla spalla, roba da uomini va... Lui sorride, misterioso come sempre. "Posso sapere di cosa si tratta? Magari ho l'occasione di pubblicare un'anteprima." Ammicco un pò, ma non lo convinco. Fa cenno di no con la testa, fermo nella sua decisione. Io sospiro e aggiungo un uffa
"La solita bambina!" Ride lui. Io gli faccio una linguaccia, proprio per sottolineare il concetto. Jess fa uno slancio in avanti, come se volesse afferrarmi, ma prima 
che il movimento sia stato effettuato e arrivato a segno si blocca. "Che c'è?" Chiedo perplessa.
"Niente..." aggiunge lui, sollevando le spalle. Mi scruta per un pò, mi osserva dalla punta delle scarpe all'ultimo capello. 
"Che c'è?" ripeto io, questa volta con tono un pò scocciato.
"Credevo che voi Gilmore non andaste in palestra!" e scoppia a ridere indicando la mia mise. 
"E io credevo che New York fosse una città abbastanza grande, ma noi ci siamo già scontrati due volte in due giorni. O devo forse sospettare che lei, signor Mariano, mi stia seguendo?" controbbatto io, come un detective durante un interrogatorio.
"Chi lo saprà mai... Potrebbe essere, come potrebbe essere che tu ti stia sbagliando." Adesso e lui a guardarsi le scarpe, imbarazzato. Poi i suoi occhi fissano le mie mani e il suo libro, che tengo ancora stretto, e in un attimo me lo ruba.
"No, Jess... ne avrai un centinaio di questi a casa. Io ne ho solo uno!"
"Beh...ma qui manca la dedica dello scrittore!" dice guardando la prima pagina. "Male, male. Malissimo!" dice scuotendo la testa. Lo sfoglia per un pò, poi aggiunge "Credo che anche qui io debba intervenire con l'aggiunta di qualche nota a margine." Sorride. E lo faccio anche io, ricordando un momento passato, un bel ricordo di uno dei nostri primi incontri. "Allora ci si rivede Dodger!" Io scoppio a ridere. Lui mi saluta con la mano e sparisce. Come sempre. Come solo lui sa fare!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Uomo ***


 
Capitolo V - Uomo

Non so se il mio istinto quella mattina mi avesse portato in quel parco perchè sapeva che avrei potuto incontrare Rory, ma New York era la mia città da molto tempo ormai e capitava spesso che uscendo da casa mi lasciassi guidare da lei, piuttosto che avere una meta ben precisa.
Quando avevo lasciato Stars Hollow per l'ultima, e anche definitiva, volta avevo promesso a me stesso che sarei andato a vivere in un posto affollato, dove nessuno potesse scrutare ogni tuo movimento, spiarti ed essere sempre pronto a puntarti contro il dito.
Se mi oggi mi chiedessero cosa mi manchi di quella città so esattamente cosa risponderei: mio zio Luke, Lorelai (anche se a lei non credo di mancare più di tanto) e Rory. Nient'altro. Nessun altro.
 
"Alle 18.30 al Coffee and Reading. Ho aggiunto qualche nota a quel disastro di libro. I tuoi gusti sono notevolmente peggiorati. Jess." premo invio e aspetto che la busta sparisca dallo schermo, e immagino che stia volando verso quello del cellulare di Rory. Salvo il suo numero in rubrica e poso velocemente il cellulare sotto il bancone.
 
Le ore scorrono lente quando aspetti qualcuno che ti sta a cuore, qualcuno che il cuore te lo fa battere all'impazzata, ma il lavoro è molto e la mia mente riesce a distrarsi facilmente: la solita vecchina che viene a pranzare qui ha il vizio di macchiare tutti i miei libri preferiti e l'uomo dell'edicola qui di fronte si abbuffa di patatine. 
"Signora Scott, come andiamo oggi?" domando a una donna che non supera la quarantina, ma che ha un numero abbastanza elevato di figli da poter formare una squadra di calcio a cinque con riserve. Alla faccia della crisi! 
"Bene Jess. Ti ho restituito il libro di fiabe per bambini che avevo portato a casa l'ultima volta. I miei figli sono impazziti quando l'hanno visto e per riportarlo qui ho dovuto dire loro che anche il libro ogni tanto ha bisogno di mangiare!" La signora ride, ma ha una faccia stanca, di chi fa fatica ad arrivare a fine mese e cerca di non andare mai in rosso. 
"Può tenerlo se vuole, tanto qui non lo legge quasi mai nessuno!" Dico con aria gentile, mentre poggio sul bancone l'ordinazione che lei non ha ancora fatto, ma che ormai conosco a memoria: ciambelle con ogni tipo di glassa per i figli, e due caffè forti per lei e per il marito.
"Sei un angelo, Jess!" dice lei come se le avessi fatto il più bel regalo al mondo, ma che a me non è costato nulla. La signora mette tutto dentro un carrello che porta sempre con sé, stringe per mano il più piccolo dei suoi figli, restio a camminare. "Avanti Lucas, ti prego! Mamma oggi è stanca..." si passa una mano disperata tra i capelli e capisco che la crisi la sentono e come queste famiglie allargate, ma che dare alla luce un figlio è forse l'unica gioia a cui non hanno voluto rinunciare. E penso a mia madre, che mi avrebbe volentieri buttato via, che mi aveva spedito a vivere con Luke solo per non avermi tra i piedi, e immagino di averla io una madre così premurosa.
"Sigora Scott..." richiamo la sua attenzione verso di me, che nel frattempo ho fatto il giro del bancone per portarmi un pò più vicina a lei. "Deve prendere la metro?" Lei fa segno di si con la testa, ormai stremata, senza più nemmeno la forza di aggiungere una parola. Guardo il mio orologio da polso che segna le 15.00. Ce n'era ancora di tempo e Rory non mi aveva nemmeno dato una risposta. "La accompagno io." Dico con un mezzo sorriso sulle labbra. 
"Tyler?" chiamo il mio cuoco, che fa sbucare solo la sua testa dalla cucina. "Torno fra un pò. Ti affido la Baracca. Non mandare in fumo anni di lavoro!"
 
Ho lasciato la signora Scott alla fermata della metro proprio qui dietro l'angolo. Nonostante il breve tragitto ho scoperto molte cose di questa famiglia: il marito in cassa integrazione, un figlio al college, gli altri piccoli da mandare a scuola e i salti mortali di una donna con il carico di una famiglia sulle spalle. Ho provato un'immensa tristezza per loro e mi sono offerto di dare una mano in qualsiasi momento e a qualsiasi riguardo. La donna, che mi ha ripetutamente chiesto di darle del TU, alla fine mi ha pure abbracciato, stringendomi con tutto l'amore di una mamma e io mi sono sentito protetto, protetto nell'amore di una sconosciuta!
Svolto l'angolo appena in tempo per non andare a finire contro una vecchina e mi rifugio nella piccola piazzetta alberata proprio di fronte al mio locale. Ironia della sorte quando avevo cercato un posto ero finito in uno dannatamente simile a quello di zio Luke: si vede che quello che fai nell'adolescenza finisce per segnare il resto della tua vita. Io da spaccone sopra le righe, ragazzo di città senza regole e senza famiglia ero finito per essere l'uomo che ogni mamma vorrebbe dare in sposa alle proprie figlie, responsabile e con un posto fisso che può garantire un minimo di comodità. Almeno Kate (la signora Scott) mi avrebbe fatto sposare la piccola Rose... peccato che fosse davvero troppo piccola e la pedofilia non volevo proprio farla rientrare nel mio Curriculum.
Scruto dentro il mio locale e vedo, per quel poco che da qui riesco a vedere, che Tyler sta facendo infuriare un cliente. Oddio: ha appena sbattutto un piatto sul tavolo e il cliente si è alzato. 
Ok. è il momento di andare a rimprendere in mano le redini della baracca. Il fumo comincia a farsi vedere, almeno dalle orecchie di Ty!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il locale ***


 
Capitolo VI - Il locale

Ho appuntamento con Jess fra poco meno di un'ora e io sono ancora a casa, in preda ad una crisi esistenziale provocata dal mio esiguo numero di vestiti.
"Ucciderò mamma per avermi plasmata a sua immagine e somiglianza!" prendo al volo qualcosa dall'armadio, un maglioncino verde petrolio che metto sopra i jeans che avevo precedentemente scelto. Corro in bagno a dare una sistemata a trucco e parrucco. Il mio cellulare segna le 17:45. Perfetto, posso anche arrivare in tempo... ma le cose non vanno mai per il verso giusto. Infatti nel momento stesso in cui poso il cellulare, questo mi scivola dalle mani, urta contro la boccetta di profumo che avevo molto poco ragionevolmente posato sul bordo del lavandino e mi finisce dritta dritta addosso. "Dannazione!"
 
Sono arrivata davanti al Coffee and Reading stranamente in perfetto orario nonostante abbia dovuto sostituire il mio bel maglioncino verde petrolio con uno blu cobalto: bel colore, ma non adatto al mio umore. L'ho messo solamente perchè ricordavo che Jess adorava questa tonalità di blu.
Il locale visto da fuori è davvero molto carino: delle vetrate lo illuminano di giorno e delle tendine permettono ai commensali di non essere spiati dai passanti. Devo segnarmelo un posto come questo.
Mi guardo intorno e non vedo Jess. Mi domando se non stia proggettando qualche entrata con effetto sorpresa delle sue, ma poi penso che ormai non è più un bambino e che queste cose spero non siano più da lui. Il mio cellulare segna le 18:40 e penso che il messaggino diceva di vederci in questo locale, non fuori, così decido di entrare.
Non appena apro la porta una bellissima sensazione mi pervade, scuotendo tutti i miei sensi in modo sicuramente positivo: l'odore del caffè, il rumore di padelle sul fuoco, la vista invasa da un numero enorme di libri, in ogni angolo, sui tavoli, sul bancone. Non sono sparsi in modo confusionario, ma sono ordinati in pile perfette. 
Jess aveva scelto alla perfezione il luogo del nostro appuntamento... beh, non era proprio un appuntamento, però...
"Jess!" esclamo quando lo vedo improvvisamente spuntare con un piatto in mano e una tovaglietta incastrata nella tasca posteriore dei jeans: santo cielo, aveva sempre lo stesso fondoschiena da urlo! Lui mi fa segno di attendere un attimo, poi sparisce dentro la cucina e ne esce con un libro tra le mani, il mio libro. Lo guardo con aria perplessa e lui mi indica un tavolo con su scritto riservato. Io prendo posto e mi levo la giacca.
"Spero che il posto sia di tuo gradimento. Ho scelto il tavolo vicino ai Grandi Classici..." mi volto e alle mie spalle una libreria contiene i libri più belli, in edizioni esclusive, ordinati per ordine alfabetico. Ero forse finita in Paradiso? "Ti piace qui?" chiede lui, per riportare la mia attenzione su di lui.
"Si!" accompagno la mia esclamazione con un cenno della testa. "Vorrei lavorare anche io in questo posto! Ma tu perchè lavori qui? Pensavo che il lavoro di scrittore rendesse molto..." Jess ride e blocca il fiume di parole che escono dalle mie labbra. "Che c'è?"
"A parte che il lavoro di scrittore non frutta chissà cosa quando hai scritto un unico libro." e dicendo questo mi mette il mio, il suo, libro sul tavolo. "E comunque in questo posto non ci lavoro. Questo posto è mio."
"Seriamente?" dico io con un'espressione ebete in faccia. Lui ride e fa cenno di si con la testa, allargando le braccia come a voler dire che non aveva potuto fare di meglio. "Ma è stupendo! Dovevo capirlo che era opera tua: la lettura è farina del tuo sacco, ma nel cibo c'è lo zampino di Luke. C'è molto di familiare qui dentro..." e dicendolo indico le vetrare e il bacone. Poi il mio sguardo si sposta su una tendina vicino alla cucina. "Non ci posso credere." Dico alzandomi. 
"Dove vai?" nella voce di Jess un pò di sgomento. 
"Vivi sopra il locale? Dio mio, sei diventato la copia di Luke..." mi fermo. Se lui era la copia di Luke, e io ero la copia di mia madre...
"Rory?" chiede Jess con il terrore nella voce. "Stai bene?"
 Ma io non lo stavo più ascoltando. Se eravamo la copia di Luke e Lorelai, saremo finiti come loro. E io non volevo di certo sposarmi, non così presto. Avevo già rifiutato una proposta di matrimonio e non volevo riceverne altre per almeno un paio di anni.
"Jess?" dico io con un filo di voce. "Potrei avere un caffè?"
 
Avevo finito in fretta il mio caffè e avevo chiesto a Jess se potevo vedere casa sua. Lui si era mostrato riluttante all'idea di avermi nella sua umile dimora (parole sue!) ma io da brava ragazza Gilmore avevo insistito e mi ero ritrovata a passare la parte restante del pomeriggio seduta su una poltrona a leggere le note che lui aveva sapientemente aggiunto in qualche posto. Oserei dire che erano le stesse pagine che anche io avrei voluto modificare.
Poi verso le 20:00 un rumore insistente, proveniente dal mio stomaco, mi aveva costretto ad alzarmi e a frugare nel suo frigo.
"Non sapevo fossi una ladra!" dice Jess, sbattendo la porta alle sue spalle.
"E io non sapevo che tu avessi un locale. Quindi siamo uno pari." mi giro e gli faccio una linguaccia. "E comunque mi hai lasciata tutta sola in casa tua, così mi sono rimboccata le maniche e ho preparato la cena. Per due. Non puoi rifiutarti."
"Rory, ti giuro che se il cibo ha lo stesso sapore di quello del cestino che mi sono azzardato a comprare in quella stupida asta io e te abbiamo chiuso!" Si siede a tavola, nel posto che avevo immaginato fosse il suo e si stende il tovagliolo sulle gambe.
"Non è una cena di gran lusso." dico io, indicando il suo fazzoletto. "Ma ti assicuro che le mie doti culinarie sono molto migliorate da quella volta..."
"Mmm... maccheroni al formaggio. Ben fatto signorina!" dice lui addentando una pennetta. Io rido perchè è buffo e perchè mi sembra che il tempo sia tornato indietro.
"è strano stare qui..." mi guardo intorno mentre lo dico, intenta a cercare non so cosa.
"No." Jess scuote la testa e prende un'altra forchettata di pasta. "Non è strano: è bello averti qui!"
 

Note d'autrice:
Ringrazio Dreams_queen per aver recensito la mia storia. Grazie per ogni cosa che mi hai scritto e per aver inserito la mia storia tra le seguite.
Ringrazio Luna per aver recensito la mia storia. Grazie per i consigli: le critiche di un'autrice sono sempre ben accette.
Ringrazio tutti coloro che leggono questa storia. Vedere il numero di lettori aumentare mi riempie di gioia *___*

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Donna ***


 

Capitolo VI - Donna
 

L'avevo guardata finire il suo piatto di maccheroni e avevo ritrovato in lei la stessa voracità di quando aveva 16 anni: niente era cambiato in lei, se non nell'aspetto estiore. Adesso Rory era una donna. Ed era forse la prima donna che metteva piede in quest'appartamento.
"Allora Jess, spiegami com'è che sei diventato Luke due la vendetta." dice poggiando i gomiti sul tavolo e intrecciando le mani.
"Io non sono Luke due la vendetta!" mi guarda con un sopracciglio alzato, e io capisco che non posso controbbattere: deve avere lei l'ultima parola in questa discussione. "Ok, diciamo che ho aperto un locale e la mia casa è sopra di questo, ma sono solo coincidenze. E poi il mio non è un monolocale: è un appartamento. Costava la metà se prendevo entrambe le cose."
"Quando lo dirò a mamma schiatterà a terra, morta. Luke non mi aveva detto nulla di questo tuo impiego..." si versa del vino rosso in un bicchiere di plastica e lo beve come se fosse al ristorante.
"Non lo sa." dico io, mentre comincio a sparecchiare. Rory si alza per aiutarmi, ma io le faccio segno di restare seduta. Ha già cucinato per me, in casa mia: non le permetterò di fare altro. "Ho aperto da poco il locale e non volevo disturbarlo dal suo idillio d'amore con tua madre."
"Perchè non c'eri al matrimonio?" dice Rory, improvvisamente seria.
"Stars Hollow mi ha ripudiato..."
"Jess..."
"Che c'è, Rory? Sai che in quella cittadina mi odiano tutti e io non volevo rovinare a zio Luke il giorno più importante di tutta la sua vita. E comunque non sapevo a chi lasciare il locale..." Metto tutto nella lavastoviglie e sbatto con violenza lo sportello. Zio Luke mi aveva invitato, ma sapevo che vedere Rory con Logan sarebbe stato troppo difficile per me e sicuramente Lorelai sarebbe stata più felice della mia assenza che del contrario. Se solo avessi saputo della rottura con Logan avrei avuto un buon motivo per essere presente...
"Ti sei perso una bella cerimonia, sai?" dice Rory, adesso vicino a me, seduta sul marmo vicino al lavello e il solito bicchiere di vino in mano.
"Non stai bevendo troppo?" Le chiedo, togliendole il vino dalle mani.
"No!" dice lei, come una bimba seccata a cui è stato tolto un peluche dalle braccia. Scuoto la testa: è grande ormai, che faccia quello che vuole.
"Allora...dicevi, questa cerimonia?" cerco di cambiare discorso perchè non voglio sembrarle eccessivamente apprensivo.
"Ah si! Ma ci vorrebbe troppo tempo e si sta facendo tardi, forse è meglio che io vada..."
"O forse puoi restare qui." Non è un'affermazione la mia, ma una domanda piena di timore.
"Oh..." dice lei, stupita. "Ok! Ma è meglio che tu ti sieda perchè non sai quello che sto per raccontarti!"
 
Rory rideva, parlava e rideva. Anche io ridevo, ma la mia felicità era derivata dalla sua presenza in casa mia, nel mio mondo. Adesso era vicina a me come non mai perchè respirava la mia stessa aria, mangiava il mio stesso cibo, sedeva sul mio divano e poggiava i piedi su quel tavolino dove pochi giorni prima avevo sparpagliato le nostre foto.
"Jess? Non ho ancora visto il resto della casa." mi chiede improvvisamente. 
"Che scortese che sono!" Mi sbatto la mano sulla fronte, enfatizzando questo gesto e lei continua a ridere. "Rory? Sicura di non aver esagerato con il vino?"
"Naaaa!" fa lei e mi liquida con un gesto della mano. Le faccio vedere il resto della casa: il bagno, il ripostiglio, il mio studio, la camera degli ospiti e tengo per ultima la mia camera.
"é molto bella Jess!" dice Rory, stupita non so da cosa, visto che la mia stanza è molto semplice: c'è dentro il minimo indispensabile.
"Almeno qui non dormo su un materassino!" dico sorridendo.
"Che scemo che sei! Luke ti aveva comprato un letto..." lei si sposta, prendendo possesso del mio piccolo regno: sfiora il cassettone, poggia le mani sull'armadio e fissa la libreria. "Ne hai una anche qui?" Si gira e mi guarda, negli occhi la felicità. 
"Si, è una deformazione professionale." mi lascio cadere sul letto ammettendo la mia colpa e la guardo da qui. Anche lei mi guarda per un pò, poi si gira e fissa gli scaffali a braccia conserte.
"Manca qualcosa, ma si può sempre rimediare!" dice lei, lasciando scivolare le braccia lungo i fianchi. "Posso?" mi chiede indicando il letto.
"Certo..." dico e mi sposto, come a volerle fare spazio nonostante il letto sia abbastanza grande per entrambi. Ma Rory prende posto proprio vicino a me, si siede e saltella. "Che fai? Romperai le molle del materasso."
"Test della comodità! Io e mamma abbiamo provato così tutti i letti del Drangonfly Inn!"
"Poveri ospiti!" sussurro io.
"Vedi che ti sento Jess!" Mi rimprende con tono da maestrina e mi salta addosso, cosa che una maestra con un alunno non farebbe mai.
"Che fai?" sono molto in imbarazzo in questa posizione: non mi piace essere sovrastato, soprattutto dalle donne. Se dai loro un punto di vista favorevole riescono a leggerti anche l'anima.
"Il solletico!" e mi si butta addosso. 
"Rory! Per favore!" Io tossicchio e la imploro di smetterla, perchè se c'è una cosa che odio è il solletico. E lei lo sa.
"Mi piace vederti implorare!" ride, ma lascia la presa su di me, così in un attimo le prendo i polsi e rovescio la situazione. Adesso sono io che la sovrasto, che le leggo l'anima e riesco a vedere nei suoi occhi la maturità: non era più quella ragazzina che in una camera da letto mi chiedeva di smetterla, non aveva più paura di me. Mi avvicino piano al suo viso e le sfioro una guancia con le labbra, piano per farle sentire la dolcezza che un tempo non sapevo di avere.
"Sta ferma un attimo." le sussurro in un orecchio, per poi tornare sulla guancia e finire sulle labbra, per permettere alle nostre anime di toccarsi, ancora e ancora.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Lacrime ***


 
Capitolo VIII - Lacrime
 
Ho fatto un bel sogno ieri, di quelli che ti fanno svegliare felice ma con l'amaro in bocca perchè in fondo sai che quello che hai vissuto è solo finzione. 
Nel sogno c'era Jess e c'ero anche io. Lui era diventato l'uomo perfetto, aveva un locale perfetto e io ne ero rimasta incantata. Come suo zio, poi, viveva sopra il suo locale e io avevo cucinato per lui. Avevo assaporato ogni momento in quell'appartamento e quando era arrivata l'ora di andare via Jess mi aveva chiesto di restare: mi aveva mostrato la sua stanza e poi mi aveva baciata e io avevo provato sensazioni che nessuno mi aveva fatto mai provare prima di quel giorno: il cuore mi batteva tanto forte che avrebbe potuto spaccarmi il petto, le nostre labbra erano diventate un'unica cosa e io mi ero lasciata avvolgere da un calore che non sentivo più da molto tempo.
Poi il sogno era diventato meno limpido ed era arrivato, al suo posto, il sonno.
 
Era ora di alzarsi, lo sapevo e anche il mio corpo lo sapeva, ma io non volevo aprire gli occhi. Mi rigiro per un pò tra le lenzuola e premo la faccia contro il cuscino: ha un odore diverso del solito, però è piacevole e ne respiro ancora un pò. Allungo la mano verso il mio comodino per prendere il cellulare, ma non trovo nulla se non una lampada. Qualcosa non va in casa mia oggi e costringo i miei occhi ad aprirsi: mi guardo intorno, non riconosco la camera da letto, ma mi è familiare. Il posto accanto al mio è disfatto e questo significa che ho dormito con uno sconosciuto. O Dio! Mi guardo e mi ritrovo, fortunatamente, addosso gli stessi vestiti di ieri. Fisso la parete di fronte al letto e individuo la libreria di Jess.
"Certo!" Dico, sbattendomi una mano in fronte "Ho bevuto troppo ieri!" scuoto la testa e mi alzo, diretta in cucina. "Jess? Jess!?" lo chiamo più volte, ma lui non risponde. Mi avvicino al frigo per prendere un pò d'acqua e su questo trovo un foglietto con su scritto la risposta alle mie domande: Sono giù. Il lavoro, a differenza tua, mi chiama. Ieri mentre farneticavi hai anche detto che il sabato è il tuo giorno libero. In frigo c'è la colazione. Sorrido: era proprio diventato Luke due la vendetta!
Prendo dal frigo la mia colazione e mi trascino, con una guerra in corso nella mia testa, verso la stanza di Jess. Mi accoccolo nella poltrona vicina alla libreria e poggio la mia ciambella sul tavolino: questa stanza trasmette molte sensazioni e quella più bella è la sua presenza viva. Ci sto bene qui, forse perchè io e lui abbiamo molto in comune...
Addento l'ultimo pezzo di ciambella, triste del fatto che sia già finita, e mi butto sul letto. Con troppa violenza però: infatti faccio cadere i cuscini di Jess. 
"Sono un disastro!" Mi sporgo dalla sua parte e rimprendo i cuscini, ma quando sto per posarli ecco che sbuca una foto, che fino a poco prima questi avevano celato. E sono piacevolmente sorpresa quando scopro che Jess dorme con una nostra foto sotto la testa.
 
"Questa me la devi spiegare!" scendo allegra, sventolando la foto nella mano sinistra e sistemandonomi i capelli con la destra.
"Buongiorno anche a te!" Jess mi saluta da un tavolo vicino all'ingresso. 
"ops!" mi porto una mado davanti la bocca. Avevo dimenticato che qui sotto c'è una parte di New York che fa colazione e che adesso ha gli occhi puntati su di me. Sguscio veloce dall'altra parte del bancone e prendo posto. Jess ride scuotendo la testa e mi versa una tazza di caffè in cui, se fosse possibile, sprofonderei molto volentieri.
"Cos'è che dovevo spiegarti?" senza nemmeno dire una parola faccio scivolare la foto sul bancone, continuando a bere la mia droga quotidiana. "Ah, questa."
"Si, questa."
"Dove l'hai trovata?" Jess comincia a pulire freneticamente il bancone, in cerca di una macchia inesistente. 
"Beh... è scivolata da sotto i tuoi cuscini. Che dolce che sei dormi: con la mia, la nostra foto sotto il cuscino..."
"Non è come sembra!" mi interrompe brusco Jess. 
"Ah..." faccio eco io. E in questo momento regna il silenzio, solo tra noi due. Mi guardo intorno alla ricerca di un appiglio, di qualcosa che possa far nascere una conversazione: cazzo avevamo dormito nello stesso letto e non sapevamo cosa dirci? Grandioso: uno scrittore e una giornalista senza parole. Sembrerebbe un paradosso se non lo stessi vivendo in prima persona. "Bene. Forse è meglio che io vada." Aggiungo in fretta. "Devo solo prendere le mie cose al piano di sopra."
"Va bene." dice Jess, per poi avvicinarsi ad un altro tavolo e prendere velocemente un ordinazione. 
Io sparisco su per quelle scale, che poco fa avevo percorso con la gioia che sprizzava da tutti i pori, adesso con una lacrima che scivola giù per le mie guance e non mi premuro di toglierla, anzi le lascio solcare il mio volto per poi morire sulle mie labbra.
Apro la porta di questo appartamento che mi sembra improvvisamente ostile e raccolgo le mie cose.
"Rory?" Jess entra e mi chiama. Io non rispondo, non ne ho voglia. "Dove sei? Lasciami spiegare..."
"Cosa vuoi spiegarmi?" Mi giro, ho il volto bagnato e ogni lacrima mi ricopre come una cascata. "Ieri io sono rimasta qui e mi sono svegliata felice. Tu mi hai rovinato la giornata e voglio andare via di qui." Prendo la borsa che avevo lasciato sul tavolo della cucina e cerco disperatamente un fazzoletto. "Dannazione!" mi lascio cadere sulla sedia e mi porto le mani davanti il viso per coprire questo scempio.
"Possiamo parlare?" mi chiede lui. Si è accovacciato vicino a me e stringe le sue mani intorno ai miei polsi, che dolcemente attira a sé. Io cerco di nascondere il volto tra i miei capelli e lui mi bacia le mani che sanno di lacrime e sale. "Io non dormo con la nostra foto sotto il cuscino... Io dormo abbracciato a quella foto da qualche giorno. Ieri tu eri qui e non ho avuto la necessità di abbracciare un pezzo di carta." Lo guardo: non importa se le lacrime hanno segnato il mio viso, non importa se il trucco mi cola sulle guance, non importa nulla. Ciò che in questo momento conta sono le sue parole e io mi sciolgo. 
"Non è stato un sogno allora..." dico sorridendo e abbandonandomi contro lo schienale della sedia.
"Cosa?" chiede Jess mentre si solleva e prende posto nella sedia di fronte alla mia.
"Ieri sera abbiamo davvero dormito abbracciati." Lo guardo e lui scoppia a ridere. "Che c'è?"
"Prima ridi, poi piangi. Tu sei pazza Lorelai Gilmore!"
"Hey! Non chiamarmi in quel... Diamine! Mamma!" e scappo in bagno, lasciandolo lì a guardarmi con una faccia da ebete!
 
 
Note d'autrice:
Ringrazio Dreams_queen per aver recensito la mia storia. Sei una fedelissima ormai! Spero che anche questo "Chappy" sia di tuo gradimento.
Ringrazio sincopina e titti90 per aver inserito la mia storia tra le seguite.
Ringrazio FedericaWesley per aver inserito la mia storia tra le preferite.
Ringrazio poi tutti coloro che leggono ogni giorno la mia storia: state diventando davvero tanti e la cosa mi coglie sempre di sorpresa.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Persuasione ***


 
Capitolo IX - Persuasione

"Pronto mamma? Devo parlarti assolutamente di una cosa che mi è successa ieri sera!" Parlo senza prendere nemmeno un respiro.
"Calmati tesoro! Paul Anka smettila!"
"Mamma, ma mi stai ascoltando?"
"Si, ma il cane mi stava mangiando gli stivali nuovi! Stavi dicendo?" mamma chiede con aria premurosa, anche se so che in questo momento vorrebbe fare il funerale alle sue scarpe.
"Sei seduta?"
"Perchè?" questa volta nella sua voce sento un pizzico di preoccupazione.
"AH! Odio parlare con te al telefono, lascia perdere..." ho cambiato idea: so che mamma si infurierebbe se sapesse che ho dormito con Jess, dormito nel senso più letterale del termine e ciò implica che i miei vestiti non si sono mossi dal mio corpo. Ma preferisco evitare drammi telefonici.
"No! Ora pretendo di saperlo!" la immagino mentre sbatte i piedi per terra, come una bimba e mi domando chi delle due sia la madre e chi la figlia.
"Lorelai Gilmore, ti ordino di non fare la bambina perchè la tua figliola preferita..."
"L'unica!" mi interrompe mamma.
"Mamma!"
"Scusa tesoro. Continua, continua."
Scuoto la testa e riprendo la conversazione "Dicevo, la tua figliola preferita verrà a trovarti per un paio di giorni la prossima settima!"
"NOOOOOO!!!! Non ci posso credere! La mia figlia preferita, e unica, sempre impegnata, con uno stuolo di corteggiatori a seguito avrà un pò di tempo da passare con la sua mammina triste e sola?" 
"Non sei sola: c'è Luke. E Paul Anka!" aggiungo io.
"Si, ma sai come sono: uno non parla e uno è sempre impegnato sul lavoro. E non arrivare subito a conclusioni troppo affrettate perchè non sai chi dei due può fare l'una o l'altra cosa!" Mi viene da ridere perchè mamma è sempre la solita! "Posso stilare un programmino? Potremmo affittare tutti i film de Il Padrino, ingozzarci di schifezze e doppiare il film..." mi chiede e già me la immagino con carta e penna che scrive cose improponibili. 
"Ehm... mamma, a proposito del programmino..." sono costretta a interromperla. "Non fare troppi programmi: forse avremo ospiti."
"Chi è lui?" chiede mamma con la voce piena di curiosità.
"Cosa ti fa dire che sia un lui? Potrebbe essere una lei!"
"Hai cambiato gusti?"
"Assolutamente No!" Oddio! Mamma è impazzita! 
"Allora è un lui... Ma se vuoi mantenere il segreto, rispetterò i tuoi desideri." Fa una vocina triste per intenerirmi, ma non ci riesce.
"Grazie!" aggiungo io trionfante.
"Ma nemmeno un indizio? Uno piccolo piccolo!"
"No!"
"Colore dei capelli? Numero di scarpe? Libro preferito?"
"Mi sono già espressa in merito."
"Ok, signora padrona!" e mi chiude il telefono in faccia.
 
Esco sventolando il cellulare per far capire a Jess che ho compiuto la mia Mission Impossible. Lui mi guarda con le sopracciglia aggrottate e delle rughe di espressione si formano sulla sua fronte: prima non le avevo mai viste, ma devo dire che gli danno l'aria di uomo un pò maturo... poco però
"Non gliel'hai detto." afferma lui scuotendo la testa.
"Cosa?" chiedo io, fintamente stupita.
"Questo." indica con un gesto delle braccia prima sè, poi il resto della casa.
"Si, e l'ha presa anche molto civilmente..." Jess alza un sopracciglio, incrocia le braccia e si siede sul bracciolo della poltrona. L'unico suono che esce dalla sua bocca è un mmm di disappunto. "Ok, ok! Non le ho detto niente, ma perchè voglio bene a tuo zio Luke e ho temuto per la sua vita." Jess ride, si tiene la pancia e muove le spalle su e giù. "Ma cosa ti ridi! Vorrei vedere te ad avere una madre pazza come la mia..."
"Io ho Liz!" dice lui, e il suo tono non ammette repliche.
"Oh, hai ragione. Touchè..."
"Io forse dovrei tornare giù al locale, ma noi dovremmo parlare..." Jess si alza, improvvisamente serio, e viene verso di me, le mani in tasca e lo sguardo basso.
"Di cosa?" chiedo io, con aria fintamente perplessa.
"Di questo..." e indica, di nuovo, sè stesso e la sua casa.
"Stai diventando ripetitivo, caro." é così vicino al mio viso che sussurro, perchè mi sembra stupido sprecare fiato, data la nostra vicinanza.
"Se vuoi posso ripetere qualcos'altro..." la sua voce è di nuovo dolce, languida; le sue mani lasciano le tasche dei jeans per stringersi intorno ai miei fianchi. Jess mi spinge contro di sè, io sussulto e un rantolo mi esce dalla bocca, come se l'aria mi si fosse strozzata in gola. L'unica cosa che riesco a dire è il suo nome, sussurrato nel suo orecchio. Dovevo dirgli che volevo andare a Stars Hollow e che volevo che lui venisse con me, ma chiamarlo in quel momento aveva fatto sì che le mie intenzioni fossero fraintese e che le labbra di Jess fossero vicine al mio collo, improvvisamente colte da un attaco di fame violenta e passionale.
"Jess..." lo chiamo ancora, e metto le mie mani tra i nostri corpi: vorrei allontanarlo, ma non sono abbastanza forte e finisco con l'accarezzare i suoi addominali perfettamente scolpiti.
"Rory, ma non riesci proprio a stare zitta..." lui ride e nel frattempo sale verso le orecchie e mi morde il lobo sinistro. Lo spingo ancora e questa volta con più forza riuscendo finalmente ad allontanarlo da me. "Che c'è?" Mi chiede, gli occhi sbarrati e la bocca aperta.
"Devo andare a Stars Hollow..." 
"E allora?" sembra infastidito dal fatto che io abbia interrotto le nostre effusioni per una cosa così stupida.
Prendo fiato, ci vorrà coraggio per quello che devo dirgli o meglio ci vorrà coraggio per sopportare la sua reazione. Così le parole mi escono tutte d'un fiato, senza che avessi deciso cosa dire nè il momento esatto. "E mi farebbe piacere che tu venissi con me!"
"Non se ne parla nemmeno!" Jess scuote la testa. E già tanto che non abbia spaccato qualcosa.
"Per favore!" provo a sfoderare i più dolci dei miei occhi dolci.
"Non ci casco Rory, sai che con me gli occhi dolci non funzionano." Dice che gli occhi dolci non funzionano? Così mi avvicino un pò e gli metto una mano tra i capelli, e gli baccio piano le labbra. "Rory..." lui non sussurra il mio nome, lo pronuncia con forza e lascia celare tutta la forza che sta mettendo per non cadere lì ai miei piedi.
"Ci sarà tuo zio, mia madre..." mentre parlo continuo a baciarlo. Apro gli occhi un attimo per guardarlo: i suoi occhi sono chiusi, ma l'espressione del suo volto è rilassata e mi sembra ancora più bello. La mia professoressa di storia dell'arte si sbagliava quando diceva che gli amanti si baciano con gli occhi chiusi perchè una distanza così ristretto avrebbe deformato l'oggetto di osservazione: Jess era anche più bello visto da qui, a dispetto di prospettive o coni ottici!
"Odio quella città..." non aveva rifiutato ancora la proposta: dovevo continuare su quella strada.
"Non hai rifiutato." dico io, soddisfatta della mia opera di persuasione.
"Non ho nemmeno detto si!" aggiunge rapido lui.
"Dovrei regalarti una camicia di flanella a quadretti." mi scosto un pò e lo guardo come se stessi prendendo le misure per scegliere la misura esatta. "E anche un berretto blu!" Dopo queste parole Jess si scosta da me, si dirige verso la porta e esce, chiudendosela alle spalle e borbottando qualcosa del tipo và al diavolo.
"Partiamo giovedì!" Urlo contro una porta chiusa, consapevole del fatto che riuscirà a sentirmi.
 
Note d'autrice:
Ringrazio Dreams_queen per aver recensito puntualmente la mia storia.
Ringrazio _Luna_ per aver recensito anche questi ultimi capitoli della mia storia: il tuo entusiasmo che sprizzava da ogni parola mi ha riempito di carica!
Ringrazio martinapellizzzer per aver inserito la mia storia tra i preferiti.
Ringrazio, come sempre e come non mi stancherò mai, tutti coloro che passano per caso di qui e leggono tutti i capitoli che la follia della mia mente partorisce (Soprattutto di notte >.<)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Stars Hollow ***


Cari lettori, prima di lasciarvi al nuovo capitolo volevo raccontarvi una cosa che mi è successa e di cui sono rimasta piacevolmente sorpresa.
Su La5 stanno trasmettendo la serie e adesso sono arrivati alla seconda stagione. Ieri sera hanno mandato in onda la puntata A lezione da Rory (per chi non ricordi è quando Luke chiede a Rory di dare ripetizioni a Jess e poi finisco con il fare un incidente.) e in una scena c’è Luke che chiede e Jess dove finirà se continuerà a trascurare gli studi. E sapete lui cosa gli risponde? Perché cambiare? lavorerò in un locale come questo! Cioè vi rendete conto? Io ero con una faccia mista tra una del tipo 0.o e una :O, seriamente! Ci sono due opzioni: o la mia mente, nel migliaio di volte che ho visto la serie, ha assimilato informazioni che saltano fuori nel momento giusto, oppure non lo so… saranno coincidenze, ma se volete posso anche sceneggiare un’ipotetica ottava serie XD. 
Ok, ora ho finito. Volevo solo comunicarvi il mio shock/sorpresa/felicità nell’essere venuta a conoscenza di questa cosa. Vi lascio alla lettura.
 
Capitolo X – Stars Hollow
 
Quando avevo diciassette anni pensavo che non ci fosse nulla per cui valesse la pena vivere. O meglio pensavo che vivere al meglio fosse provare il brivido ogni giorno, rubare nei negozi, fumare e stare fuori a non fare nulla: ero convinto che buttarsi via fosse meno impegnativo, ma sicuramente più figo, del costruirsi una vita vera, di quelle che valesse la pena di essere vissuta.
Poi un giorno Liz non aveva più voluto avere nulla a che fare con me e mi aveva spedito in un buco di città, a passare le mie giornate in un buco di appartamento con zio Luke che borbottava dalla mattina alla sera e che mi diceva di fare qualcosa per rendere la mia esistenza degna di questo nome: lui che nella vita non aveva visto altro che quella città mi voleva spronare a fare qualcosa, lui che non sapeva nemmeno prendersi una donna.
Lui, però, era finito per essere il mio modello, da seguire e emulare, perché era la persona più buona e onesta che avessi mai incontrato.
Così quando un giorno conobbi la ragazza che poteva dare un senso alle mie giornate, quando l’avevo guardata dentro quei suoi occhi blu, quando l’avevo vista piangere, ridere, studiare, amare, solo in quei momenti ero riuscito a capire il senso della parole di Luke: dovevo salvare la mia vita per lei, anzi volevo che fosse proprio lei a salvarmi. E fu così: Rory mi tese una mano e mi strappò via da quelle tenebre che pian piano, senza che io me ne potessi accorgere, mi stavano risucchiando e rosicchiando l’esistenza. 
Oggi, che ho venticinque anni, sono diventato proprio come mio zio: magari borbotto meno di lui e ho venduto un paio di copie del mio libro, ma lavoro in un locale e non ho saputo tenere con me la donna che mi aveva permesso di vivere. Per questo non avevo saputo resisterle quando mi aveva chiesto di andare con lei a Stars Hollow ed ero finito a passare il Giovedì notte seduto sul sedile passeggero.
“Spiegami di nuovo perché non posso guidare io!” le chiedo per la centesima volta. “Almeno mi distraggo e impongo alla mia mente di non pensare che presto mi ritroverò in prigione.”
“Ma quanto la fai lunga!” lei ride, io no. Sono serio e non sa quanto: questo viaggio mi sta uccidendo! “Comunque ti ricordo che mi hai già distrutto un auto una volta e il tragitto era sicuramente più breve. Preferisco evitare: per la macchina e per la mia vita!”
“E per la mia no?” chiedo guardandola mentre lei non mi degna di uno sguardo, tutta presa dalla guida.
“No! Tu la stavi buttando via, una volta, la tua vita; magari questa è l’occasione buona per avverare i tuoi desideri.” Mi guarda. E io la guardo. E stiamo lì a guardarci, mentre le sue mani stringono forte il volante. 
“Guarda la strada, va…” le dico mentre distolgo il mio sguardo per fissare gli alberi sfrecciare ai lati della strada.
 
Il preside aveva parlato con Luke e lui aveva subito provveduto a trovarmi un’insegnante di sostegno: Rory. Mai insegnante era stata più gradita ai miei occhi. Avevo provato a fare di tutto per distrarla dalla sua missione: avevo fatto comparire una mela da un fazzoletto, avevo fatto trucchi con le carte, le avevo proposto di prestarle un libro, ma lei era impassibile e io ero a corto di idee.
“Fatto!” avevo finito di scrivere qualcosa che lei mi aveva chiesto.
“Questo non è Shakespeare!”
“Ah no?” chiedo io, fintamente perplesso.
“Sono le parole di un pezzo dei Clash…” dice, fissando il foglio e con una voce scocciata.
“Ma quale pezzo dei Clash?”
“Non sono io che devo essere interrogata!” Rory protesta e io comincio a fare il conto alla rovescia. Al due lei indovina il pezzo. 
“Hey! Dieci e lode! Brava...” mi complimento io. Adoro il modo strabiliante in cui ci somigliamo in queste cose.
Lei parla, mi chiede perchè ho accettato questa storia delle ripetizioni e poi non avevo studiato per niente. Io non l'ascoltavo già più, mi ero alzato e guardavo fuori dal locale. "é la tua macchina?" le chiedo. lei mi risponde di si. Decido di proporle di uscire a prendere un gelato: un cono, che qui da zio non c'è, e poi studierò tutta la sera come uno studente perfetto. Lei non ci credeva più di tanto, ma aveva accettato lo stesso e mi aveva addirittura lasciato guidare!
"Gocciola! Tieni il volante!" con una mano tengo il cono, ma si è rotta la punta e mi viene male, così lascio la guida e chiedo a Rory di prendere il controllo dell'auto.
"Non posso! Chi guida tiene il volante. é la prima cosa che ti insegnato a scuola guida!" Santo cielo! La detesto quando fa la saputella su tutto.
"Ah! Dovrò frequentarla un giorno o l'altro..." queste semplici parole generano il panico nella mia piccola Rory, che spaventata, mentre minaccia di uccidermi, e progetta il modo in cui farlo, prende in mano il volante.
"Morirai. E sarà doloroso!" dice altezzosa.
"Perchè? Vuoi uccidermi davvero? Pensa che noia la vita senza di me..." e alzo le sopracciglia per evidenziare il tutto. Lei mi guarda, ho magnetizzato la sua attenzione e so che non riesce a staccarmi gli occhi di dosso. Potrei fare qualcosa per rendermi più figo...
"Una domanda seria." Le sue parole bloccano il mio farneticare mentale. "Potresti essere facilmente il primo della classe. Perchè non lo fai?" é seria e nella sua voce sento l'apprensione di chi ci tiene a te, anche se ti conosce da così poco tempo. "Potresti essere quello che vuoi, diventare quello che vuoi..."
"Rory!" la interrompo io. La conversazione si sta facendo un pò troppo seria per i miei gusti. Non personale o intima, perchè sento che con lei posso essere me stesso. Solo seria.
"Non sarà che vuoi fare il ribelle?"
"Non me ne importa niente di fare il ribelle! Non andrò mai al college..."
"Tu sei un tipo in gamba e devi andare al college." 
"No. Tu devi andare al college." Parliamo un pò delle sue ambizioni, del suo sogno di fare la corrispondente estera. Io la prendo un pò in giro, non perchè credo che lei non possa farlo, ma perchè so che sarebbe pericoloso e che ne soffrirei se le succedesse qualcosa. Dio! sto diventando una femminuccia! Alla fine mi propongo di farle fare una prova di sopravvivenza: lei si mette in mezzo alla strada e io le vengo addosso sbraitando in una qualche lingua straniera.
"Dovrai prima impararla una lingua straniera." Dice Rory divertita.
"Allora è un bene che io stia prendendo ripetizioni." La guardo, lei mi guarda. Sembra che ci stiamo leggendo dentro, come due libri aperti. Poi lei distoglie lo sguardo. "Ok. Adesso ritorniamo alla base. Ho promesso di studiare se venivi a prendere il gelato con me. Ma potrei anche svoltare a destra e potremmo girare intorno per un altro bel pò..." le propongo. Ma so che non accetterà mai. Lei ci pensa su, ma per poco: infatti con mia enorme sorpresa mi dice di svoltare a destra. E io lo faccio e rido perchè sono contento che le piaccia passare del tempo con me. 
Ma poi un animaletto ci taglia la strada, la macchina sbanda ed è distrutta, il polso di Rory fratturato. Io mi assicuro che lei stia bene e zio Luke mi spedisce a calci in culo da mamma a New York. E il mio cuore va in frantumi, lo sento mentre si spezza in mille pezzi nel mio petto.
 
"Jess? Mi stai ascoltando?" La voce di Rory si fa strada nelle mie orecchie e mi riporta alla realtà.
"Si..." mento spudoratamente; lei se ne accorge e mi guarda con un sopracciglio alzato.
"Cosa ti ho detto?" mi sfida e io cedo. Non so mentirle, purtroppo.
"Ero distratto, scusa..." mi scuso senza nemmeno sapere bene perchè.
"Ti perdono." Mi guarda e si apre in un sorriso. "Comunque volevo dirti che siamo arrivati." Batte le mani, felice; io scuoto la testa, irritato da questa città.
"Non disturberemo a quest'ora della notte?" chiedo, intimorito da Lorelai, più che dall'ora.
"Naaaa! Sono tuo zio e mia madre, mica estranei." dice lei, scendendo dall'auto.
"Appunto!" sussurro io mentre chiudo lo sportello, e so che non mi ha sentito perchè ha già attraversato il giardino, correndo alla porta e cercando le chiavi nella sua borsetta.
"Mammaaaaaa!" Rory urla ripetutamente, cercando di attirare l'attenzione della madre; io, invece, entro piano perchè so che questo non è il mio territorio e, soprattutto, so di essere poco gradito.
"Oddio!" sento la voce di Lorelai provenire dalla trombra delle scale. "La mia Rory! Spero per te che tu sia in compagnia: voglio un pò vedere chi è questo bel fusto che mi hai portato in casa..." la voce le si strozza in gola non appena vede che il fusto sono io, un misero fustino, al massimo, ai suoi occhi. "Jess!" dice con voce scocciata, poi guarda la figlia come a volerla rimproverare. 
"Lorelai!" dico io, facendo un cenno con la mano per salutarla.
"Fai piano perchè tuo zio sta dormendo." dice indicando le valige che sto per mettere giù. "Sai, torna sempre stanco da lavoro..." e lo dice con il tono di chi sa che tu non fai nulla dalla mattina alla sera e quindi non puoi capire. Vorrei dirle che la prima a fare caciara è stata proprio lei, ma non lo faccio.
"Immagino." mi limito a dire io.
"Davvero?" dice lei, sarcastica e ironica, come sempre.
"Si. Ho un locale anche io a New York." Lorelai sbuffa trattenendo dal ridere, guarda Rory che annuisce seria con la testa e poi torna a guardarmi. Non è imbarazzata per avermi insultato, mi guarda solo in cagnesco. "Pensavi che non fossi in grado lavorare?" chiedo. Rory mi stringe un polso, per farmi capire che è meglio non scatenare una guerra.
"No, cioè si..." Lorelai si passa una mano tra i capelli. "E come vanno gli affari?" mentre parla si sposta verso la cucina. Noi la seguiamo e lei mette sopra del caffè.
"Bene!" rispondo, cercando di essere il più cortese possibile.
"Il suo negozio è spettacolare!" Si intromette Rory. "Simile al locale di Luke, ma in più è pieno di libri: proprio da Jess."
"Già, proprio da Jess." dice lei, mettendo delle tazze in tavola.
"Ma cos'è questo trambusto?" Improvvisamente zio Luke entra in cucina: è in pigiama, senza pantofole e senza berretto. Strana visione. Si stropiccia gli occhi e poi si guarda in torno con aria perplessa.
"Oh! Chi si rivede!" dice lui verso Rory. "Ma tu che ci fai qui?" chiede poi a me, veramente sorpeso di vedermi lì a quell'ora della notte. Io mi limito ad indicare Rory con un cenno del capo: con Luke non c'è bisogno di molti giri di parole. "Ah! Ma avete un posto dove dormire?" 
"Rory in camera sua, Jess sul divano?" Lorelai parla con il volto nascosto nella sua tazza. 
"Stai scherzando?" Luke la guarda storto; si allontana, per poi ricomparire qualche minuto dopo con una mazzo di chiavi in mano. "Ci sarà un pò di polvere, ma l'appartamento sopra il locale è a tua, a vostra disposizione." Mi tira le chiavi, che prendo al volo.
"Grazie zio Luke."
"Di nulla!" dice lui. "Sono stanco, torno a dormire." Non appena varca la soglia della cucina, il silenzio regna sovrano. Lorelai, stranamente, non parla; Rory va a recuperare della roba in camera sua e io mi guardo le mani.
"Jess?" fortunatamente lo zio mi chiama e mi dà l'opportunità di sottrarmi a questa tortura. 
"Si?" è affacciato dalle scale, vedo solo la sua testa.
"Bentornato a Stars Hollow!"
 
 
Note d'autrice:
Ringrazio dreams_queen per aver recensito un altro capitolo della mia storia.
Ringrazio jeginnybells, Liil e susina per aver inserito la mia storia tra le seguite.
Ringrazio inoltre tutti coloro che leggono la mia storia.
P.s.: questo capitolo è l'ultimo per questa settimana perchè sono in fase di partenza e non posso scrivere altro o scrivere mentre sono in viaggio. Don't Worry! appena torno metto nero su bianco tutte le idee e vi pubblico un capitolo. kissssssss.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11. Quattro sotto un tetto ***


“Lorelai non fare così” sento i sussuri di Luke, che dal piano di sopra cerca di calmare la mamma.
“Tu non capisci! Quel ragazzo… ” la immagino mentre alza gli occhi al cielo e fa svolazzare i suoi polsi per aria. “… quel ragazzo mi manderà al manicomio!”
“Lorelai….”.
“Luke…” c’è un attimo di silenzio, in cui immagino che lui la stia fulminando solo con lo sguardo. “Luke dimmi quello che pensi e mettiamo fine a questa tortura di sguardi e nomi trascinati!” ecco, avevo ragione! Mi sento una spia, rannicchiata sul primo gradino delle scale, con l’orecchio teso per captare ogni sussurro, nemmeno se avessi dodici anni e i miei genitori stessero litigando in merito a quella festa a cui io voglio tanto andare e loro non voglio. Ma poi penso che non ho mai avuto la possibilità di origliare mamma e papà in una circostanza come quella e mi godo questo momento un po' infantile.
“Quel ragazzo è mio nipote e non mi va che tu lo tratti male solo per un tuo preconcetto legato a quando era un adolescente. So che avete avuto problemi in passato e so che non ti è mai piaciuto. Ma è cresciuto ed è cambiato. È maturato, ha un lavoro, ha un locale tutto suo. Si è trasformato in me! È un uomo ormai.” immagino Luke passarsi una mano tra i capelli, per scacciare via la fatica che gli costa questa discussione per lui inutile. “Devi avere fiducia in Rory e nelle sue capacità di scelta. E poi non sono venuti qui a dirci che si sposeranno domani.” ben detto paparino. Mi scappa una risata, che soffoco immediatamente per paura di essere scoperta. “Sono solo venuti insieme, magari volevano ammortizzare il costo del carburante!” Luke strappa una risata a mamma adesso. Sono così contenta che si siano innamorati, che abbiano capito che erano fatti l’uno per l’altra.
“Gli do una settimana. Se in sette giorni non mi dimostra che è cambiato…” attimo di silenzio “ non alzare gli occhi al cielo Luke! Sette giorni sono anche troppi per i miei standard. E ti dirò di più: se alzi di nuovo lo sguardo li dimezzo!”
“Va bene sergente! Ma facciamo un’ipotesi: se avesse bisogno di otto giorni per dimostrarti questo cambiamento?”
“Non si discute. Se è davvero così maturo come dite tutti, gliene basterebbe solo uno. Ora andiamo a dormire. Si è fatto tardi!”

“Rory, credo sia meglio che io vada a dormire al locale” Jess esce da camera mia con in spalla il suo zaino. Mi alzo dal gradino su cui sono rimasta seduta per tutto il tempo e gli vado incontro.
“Jess, non è necessario. Puoi rimanere qui. Ti porto le coperte e i cuscini: questo divano è più comodo di quanto possa sembrare.”
“Rory davvero, non mi va di restare in un posto in cui non sono il benvenuto…” lo interrompo poggiandogli un dito sulle labbra.
“Credimi: se mia madre domani mattina ti troverà qui, a dormire sul divano, sarà il primo passo verso il suo cuore.” lui mi guarda con un punto interrogativo stampato in fronte “fidati di me! E poi è tardi… se stanotte non riuscirai a dormire e se domani mattina mia madre non ti offrirà il caffè appena sveglio, da domani sarai libero di dormire nel vecchio appartamento di Luke, ma per questa notte resta qui.” Gli poggio una mano sul petto, per trasferirgli un po’ della mia speranza. Lui mi guarda, mi sorride e ho capito di aver fatto breccia nel mio cuore.
“Va bene, ma se domani mattin…”
“Grazie! Grazie! Grazie!” gli schiocco un bacio sulla guancia e corro in camera. Riemergo qualche minuto dopo con in mano tutto il necessario per farlo dormire al meglio. “Buona notte Jess.” Gli sfioro le labbra con un tenero bacio. Lui chiude gli occhi e mi sorride sulle labbra.
“Buona notte Rory!”.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1157489