Remnant [INTERROTTA]

di Mixxo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Quarta Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Remnant Kaedra si ferma sulla soglia della zona relax, una ragazzina dai capelli candidi è di spalle seduta su uno dei divani. Cammina verso di lei, si sorprende nel rendersi conto di star trattenendo il respiro. La ragazzina è concentrata su qualcosa che ha per le mani, un rompicapo di legno di forma rettangolare, forse opera di Selene.
“Non è troppo diversa da Prim.”
Kaedra appoggia le mani sullo schienale dietro di lei. La ragazzina agita la scatola, qualcosa sbatte sulle pareti. Passa la mano sopra di essa e si ferma al centro del lato ispezionato, le spalle si alzano con un lieve sussulto, china la testa sull’oggetto e preme con il pollice sullo stesso punto. Un lieve click, la superficie si muove di qualche centimetro, la ragazzina cerca di sbirciare dentro il rompicapo per vedere la ricompensa, un mormorio raggiunge le orecchie di Kaedra.
Kaedra sorride. Ora ricorda come si risolve. La ragazzina alza la testa, le sue attenzioni sono sull’ombra che le sta proiettando addosso.
«Ciao.» Le si rompe la voce mentre parla. “Eppure pensavo di essere pronta ad incontrarla.”
La ragazzina la fissa con la perplessità di chi non sa con chi sta parlando o perché. «Ciao.» mormora poco convinta, gli occhi rossi alternano lo sguardo tra lei ed il rompicapo.
«Come ti chiami?»
«Hitomi.»

Hitomi apre le porte, Kaedra la guarda schizzare giù per la discesa costeggiata da faretti fluttuanti. Una delle luci artificiali sfarfalla, le lancia un’occhiata.
«Dina.» Chiama ad alta voce. Una scia elettrica si alza da una delle tante dimore del paesello, punta verso di lei. All’ultimo istante scende a terra con un angolo retto, le scariche si compattano in una figura umanoide, bassa, capelli biondi ribelli, occhi verdi, due simbolini a forma di fulmine sulle guance. I nanobot compongono il resto della figura minuta, pelle scura, polsi sottili.
Kaedra indica con il pollice il faro che ciondola a destra e sinistra sul punto di cadere.
«Riferirò a Selene.» Dina si volta.
«Aspetta.»
La bambina si volta. «Si?»
Kaedra si avvicina. «La ragazzina nuova... È importante, sii sempre a sua disposizione.»
Dina fa un passo verso di lei. «Dovrò memorizzare la sua voce.»
«Lo farai da Selene. Stiamo andando lì.»

Selene è seduta a gambe incrociate sul divano, segue con lo sguardo Hitomi andare da una parte all’altra del suo laboratorio. Kaedra nota la sua fronte corrugata, inizia a parlare prima che decida di buttare fuori la ragazzina.
«È una delle sue creature.»
Due scrivanie sbattono tra loro. Kaedra deglutisce mentre Selene stringe i pugni irritata. «Immaginavo.»
“Huh, nervosa.” Kaedra sa che Selene non ha mai sopportato granché le creazioni di Prim.
«Cosa vuoi da me?»
Kaedra abbassa lo sguardo sulle sue mani. «Credo che ci sia ancora qualche traccia in lei...»
«Hm.»
«...Potresti tenerla d’occhio quando sono via?»
Il rumore di vetri infranti fa alzare lo sguardo di entrambe. Hitomi sta trattenendo una serie di lastre di materiale cristallino con le mani, una di esse è infranta ai suoi piedi.
Selene si afferra il ponte del naso. «Ok. Portala via per favore.»

Kaedra guarda Hitomi mentre escono dalla dimora di Selene. Testa incassata tra le spalle, sguardo basso, un lieve broncio.
«C’è qualcosa che vuoi dire?» Le domanda mentre scendono verso il gruppetto di case.
«Scusa,» dice abbacchiata.
Kaedra allunga la mano, le scompiglia un po’ i capelli. «Non è successo nulla di grave.»
Hitomi annuisce.
Si fermano davanti una delle casette. “Dovrebbe essere questa.” Abbassa la maniglia della porta e spinge.
Nel villaggio della Corona le abitazioni sono tutte uguali: non sono fatte perché qualcuno ci rimanga, hanno il minimo indispensabile. Un bagno, una stanza da letto, un androne con un tavolo per far appoggiare ai viaggiatori dimensionali le loro cose. Tre ampie stanze ridotte all’osso. Prim sperava sempre che qualcuno rimanesse.
Kaedra poggia la mano sulla schiena di Hitomi e la spinge oltre la porta. «Questo posto sarà la tua casa d’ora in poi.» Hitomi si guarda attorno, ha uno sguardo poco convinto, forse la sensazione di vuoto la stava disorientando. Sta per aprire bocca, ma la richiude. Il suo sguardo va oltre le sue spalle.
«Abbiamo un problema.»
Kaedra si volta. Dina la fissa neutrale.
«Un momento e arrivo.» Kaedra si avvicina ad Hitomi. Si abbassa in ginocchio e le mette una mano sulla spalla. «Ho delle cose da fare. Tornerò il prima possibile. Se ti serve qualcosa puoi chiamare Dina,» vede con la coda dell’occhio Dina salutare amichevole. «D’accordo?»
Hitomi annuisce.
«Un’ ultima cosa. Nella stanza da letto da qualche parte si trova un tastino segreto, vediamo se riesci a trovarlo?» Kaedra le fa l’occhiolino, si alza dopo averle dato un’altra carezza, si dirige verso la porta.
«Torno presto, promesso.»





Note di Mixxo:
Ancora vivo! Cerco di non dilungarmi troppo. A causa di alcune complicazioni, la storia precedente "Darkraria, Regno di Ombre" è interrotta fino a nuovo ordine.
Questa storia è l'inizio di un progetto che cercherò di portare poco a poco alla luce, non so se riuscirò ad essere costante con le pubblicazioni, ma posso assicurarvi che non è qualcosa che interromperò questa volta.
Per stavolta è tutto.
Mixxo

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Remnant 2 La zona superiore della Corona è stata costruita attorno a un precipizio. Le strade selciate e le abitazioni formano un anello, solo una decina di metri di terreno sabbioso le separano dal vuoto. Sporgendosi da esso ciò che si vede è una distante piana di verde.
Kaedra cerca un punto dove atterrare. Stringe appena gli occhi, le serve un posto libero dalle chiome o da larghe foglie di piante di dimensioni notevoli. Una lieve brezza scuote i rami, creaturine spuntano da un cespuglio e si rincorrono tra loro.
«Uh, spappolare di nuovo qualche animaletto potrebbe non essere il modo migliore per presentarmi ad Ostara.»
Ricorda ancora quando Prim le aveva detto di saltare. Lei si era fidata, era finita su un nido di qualche specie di volatile, schiacciando le uova e perdendo il saluto di Ostara per qualche anno.
Stende la mano in avanti, linee luminose appaiono sotto di essa tracciando una serie di cerchi concentrici. Due linee brillanti appaiono sul terreno sabbioso, parallele tra loro. Nel loro percorso si avvicinano sempre più al bordo. Altre linee vengono tracciate: delineano ruote collegate da bielle, una struttura imponente e una cabina abbastanza grande per una persona nella parte posteriore della struttura.
“Una FS 800 uguale fino all'ultimo bullone. Che Cubo perfetta."
Kaedra chiude la mano, i cerchi luminosi spariscono. Gli occhi le brillano, un sorriso si delinea sul suo viso. Appoggia la mano sulla locomotiva, la lascia scivolare sul metallo fresco, sale i due gradini che la portano dentro la cabina di pilotaggio. Guarda la rotaia che ha appena creato, sorride. La allunga verso la leva dei comandi, l’altra tira la cordicella mentre spinge in avanti la leva. Il fischio annuncia la partenza della locomotiva.

I binari scendono per l’immenso fossato, girando attorno alla base del paese. Kaedra lancia un’occhiata fuori mentre la locomotiva viaggia spedita sui binari agganciati alla roccia. La vegetazione è quieta, nessuna creatura grossa è stata allertata dal rumore del veicolo.
Kaedra vede il fondo del precipizio, tira la leva di controllo. Lo stridere dei freni le ferisce le orecchie, la locomotiva rallenta sempre più fino a fermarsi. Salta i due gradini ed atterra sull’erba. Il muschio azzurrino sugli alberi illumina la radura.
“Possiamo fare di meglio.” Chiude di colpo la mano, una linea di luce sgorga tra le dita. Si solidifica nell’asta della lancia. Dà un colpetto per terra, la lama inizia a brillare di luce propria. «Meglio.»
Fa un passo in avanti, rametti scricchiolano alle sue spalle. Si volta.
Due occhi gialli sono sospesi in mezzo ad una nube di denso fumo nero che la scrutano vacui.
Kaedra s’inumidisce le labbra. «Liliyan.»
La nube nera si condensa in una forma minuta, una ragazzina avvolta in un giaccone nero sagomato sulle spalle. Alza una mano guantata, una tazza fumante compare sul suo palmo. «Reggente.»
Kaedra fa un cenno con il capo, gira i tacchi e s’incammina nella radura. I passi leggeri di Liliyan la seguono. «Rapporto.»
«Selene dice che si tratta di una capsula. Probabilmente non doveva nemmeno aprirsi in questo momento.» Il sorseggiare di Liliyan raggiunge le sue orecchie.
«Certo che non doveva aprirsi in questo momento,» ribatte secca.

«Sarà l’ultima che libererò prima di... lasciare il lavoro.»

Sente ancora la risata di Prim. Stringe la presa sulla lancia, si morde l’interno della guancia.  «Dove l’avete trovata di preciso?»
«Nella punta della Corona, l’ingresso della stanza era sepolto. Ostara pensava si trattasse di un animaletto incastrato.»
Kaedra spicca un saltello per superare un dislivello. L’albero di fronte a loro troneggia sul resto della foresta. Le sue enormi radici spuntano dal terreno e si dipanano per la piana.
«Saprò di più direttamente da lei.»

Visto dalla sua base, l’albero di Ostara sembra in grado di circondare il mondo intero, piccole luci colorate di qualche specie sconosciuta a Kaedra svolazzano tra la chioma rendendo il panorama un dipinto cangiante di luci.
Appoggia la lancia alla sua spalla. Abbassa lo sguardo su un alberello più piccolo, vicino alla base di quello gigante. Mentre si avvicina prende a occhio le misure, l’alberello è ad altezza d’uomo. Appoggia la lancia sul tronco.
Un ramo si piega, la punta metallica scivola e cade a terra.
Kaedra piega le labbra in un sorriso divertito. «Ostara.»
I rametti alle estremità dell’albero diventano dita lunghe e affusolate, i due rami si trasformano in braccia con liane legate attorno per formare un guanto, l’edera sul tronco copre il corpo di donna in cui si è tramutato.
Gli occhi placidi verde palude fissano Kaedra. «L’unica cosa che voglio che si posi su di me è la pioggia proveniente dal cielo.»
Kaedra s’inumidisce le labbra. «Capisco che i dizionari sono di carta, ma questo linguaggio forbito da quando?»
Ostara alza un braccio, sulle sue dita si appoggia un minuscolo grifone dalle piume ramate. «Non sei a conoscenza di quante cose siano state scritte sui miei fratelli.»
“Inquietante.” Pensa Kaedra. «La stanza nascosta? Hai scoperto altro?»
Ostara muove le dita, il minuscolo grifone vola via. Lo guarda raggiungere con un paio di colpi d’ala un ramo basso per poi spiccare un salto da esso e scomparire tra le foglie. «...Risale alla creazione della Corona, ho percepito il cambiamento di forze al suo interno immediatamente.»
Kaedra stringe la mano sulla lancia. «Vuoi dire che sapevi che era lì? Da quanto?»
Ostara abbassa il braccio e rivolge lo sguardo verso Kaedra. «Da quando mi hai scelta, Reggente.»
Kaedra abbassa gli occhi, li stringe appena. “Inizio a pensare di sapere troppo poco di questo luogo nonostante tutto il tempo che ci passo.”
«Portami lì.»
«Sei certa di essere pronta per queste risposte?»

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


Remnants 3 Kaedra apre la botola con una manata, gli odori della foresta le riempiono le narici. Piazza la mano sul terreno, respira affannata.
«...è un’arma.»
Fissa Liliyan, quella chiude gli occhi, sorseggia dalla tazza. Sposta lo sguardo su Ostara che ricambia lo sguardo placida.
«La ragazzina è un’arma.»
«Lo è.» Si limita a ripeterle.
Le mani di Kaedra tremano, si tira su dalla botola e la chiude sbattendola. «Lei non ne è consapevole, giusto?»
Liliyan alza le spalle. «Chiedi cose che non sappiamo, Reggente.»
«Dovete saperlo!» Kaedra si avvicina a passi rapidi, le si ferma di fronte. «Sei l’archivista della Corona, dovresti avere tutte le informazioni riguardanti il passato!»
Liliyan abbassa lo sguardo sulla tazza di caffè, fa oscillare il liquido nerastro. «Il lavoro affidatomi dal vostro predecessore è più lungo di quello che sembra, Reggente. Specie per una persona sola.» Alza lo sguardo. «Non devo catalogare solo gli avvenimenti di questo piccolo mondo, ma anche i fatti di quelli adiacenti. Attualmente i dati riguardanti la Corona sono parecchio arretrati, più o meno a quando siete diventata Reggente.»
Kaedra si morde il labbro, apre la mano, su di essa appare un diario. Lo tende verso Ostara. «Questo l’ho trovato lì sotto, sai dirmi cosa c’è scritto in breve?»
Ostara chiude gli occhi. «Quando tornerò un essere umano, la Corona avrà bisogno ancora di protezione. Spero che possa crescere felice lo stesso... Kaedra sarà con lei, in fondo. Penso la chiamerò Hitomi.»
Kaedra stringe il diario. «...Voleva andarsene? Perché?!»
«Il compito di Aegis è magnifico, dare vita a nuovi mondi e seguirli nel loro sviluppo... Ma penso che ogni creatura vivente debba compiere il suo ciclo vitale nella sua interezza.»
Kaedra deglutisce, scuote la testa. «N-non ha senso...» La mano che tiene il diario trema. Respira a denti stretti, la vista si appanna, serra gli occhi e porge a Ostara il diario. Appena sente la mano leggera si volta e inizia a camminare a passo spedito, le lacrime le scorrono sul viso.
Sente la voce di Liliyan mentre si allontana. «Non era pronta.»

Kaedra si siede sul divano, raccoglie le ginocchia al petto, fissa lo schermo di fronte a sé.
Hitomi sta ancora cercando il tastino segreto all’interno della casetta. Chissà se aveva provato a chiedere a Dina. Un bicchiere di carta pieno di liquido fumante entra nel suo campo visivo. Sposta lo sguardo, Selene si stravacca sul divano accanto a lei. «Ti hanno fatto deragliare un treno?»
Kaedra rimane a fissarla critica. “Ci sta almeno provando a tirarmi su il morale. Dovrei esserle grata.” Lo sguardo torna sullo schermo.
Selene si schiarisce la voce. «La bambina non è chi pensavi.»
Kaedra annuisce.
«E ti senti una merda per aver tentato di sostituire Prim con lei.»
Kaedra nasconde il viso tra le ginocchia. “Ci ha provato a tirarmi su di morale ma ha il tatto di un treno in corsa.”
Selene appoggia il bicchiere sul tavolino di fronte al divano, tira fuori da una tasca un sacchettino, lo apre lentamente. «O meglio ti senti una merda per aver creduto che lei fosse Prim.»
Kaedra piega le labbra in una linea. “Ha fallito miseramente a tirarmi su il morale, e sta mettendo il carico sopra.” Alza la mano ed afferra il bicchiere abbandonato sul tavolo. Lo porta alle labbra. Amaro, fin troppo.
«Questo non è tè.»
«Ma dai.»
Gli occhi di Kaedra tornano sullo schermo a fissare la ragazzina dai capelli candidi intenta a ribaltare la stanza in cerca del pulsante.
«...Pensi di passare il resto della giornata a fare la stalker, o pensi di voler agire effettivamente, così da non sembrare una gattara depressa su un divano?»
Kaedra si gela sul posto, sbatte gli occhi e si volta verso Selene. «Ouch.»
Selene si alza, si afferra un polso e si stiracchia, inarcando la schiena. «Andiamo a vedere la placca della città?»
«A che scopo?»
«Per te non lo so, a me piace ricordarmi i successi che ho avuto.»
Kaedra socchiude gli occhi. «Come mai niente placca per l’orso?»
Vede la calma sparire degli occhi spalancati di Selene. L’Ohi! nervoso che le esce dalla bocca le provoca una risata incontrollata. Batte le mani divertita.
«Non una parola su quell’orso!»

Kaedra si chiede da quanto tempo non percorreva le strade della Corona con effettiva calma. Le casette bianche tutte uguali tra loro non avevano alcun tratto distintivo se non i numeri sequenziali fissati accanto all’entrata delle porte. Ogni quattro abitazioni vi era una statua con le fattezze di Selene, ma con abiti più eleganti di quelli che la ragazza indossava normalmente.
«Come mai non ti vesti più in quel modo?» Domanda Kaedra indicando una delle statue.
«Una gonna così lunga e spalle coperte con questo caldo? Ci sono metodi più efficienti per torturarsi.»
«Ma ti sta tanto bene.»
Selene porta la mano ai capelli e li scuote. «Potrei andare in giro vestita con un costume da pollo e mi donerebbe comunque.»
«Un giorno lo farai davvero.»
Selene deglutì «...Dammi una settimana per farmelo da sola.»
«Una tuta mech non vale.»
«Ricordami perché ti sto aiutando.»
«Perché mi vuoi bene?»
«...No è perché occupavi il divano.»

Kaedra si ferma davanti una casa bianca dagli infissi esterni in legno. I due piani e le dimensioni di ognuno fanno sembrare l’edificio molto più grande delle altre abitazioni. Vicino alla porta, oltre al numero “1” scritto con caratteri lievemente più grandi vi è una placchetta di legno. Ricordava ancora i cerotti che aveva dovuto applicare sulle dita ustionate di Prim, ma la ragazza non aveva ammesso repliche riguardo al come fare la placchetta.
«La pirografia è un’intricata forma di masochismo,» sentenzia Selene.
Kaedra annuisce mentre appoggia la mano sulla scritta.
«Pinguino grasso.» Rilegge. Emette uno sbuffo divertito. Come le era venuto in mente qualcosa di così stupido?
«Continuo a non trovarci un senso.»
Kaedra si volta. «Un pinguino grasso rompe il ghiaccio!»
Selene inarca un sopracciglio.
«Ogni volta che Prim iniziava a creare il suo mondo si fermava sulla sua progettazione,» Kaedra passa la mano sulla scritta, una vena malinconica traspare nella voce. «Passava giorni a fissare fogli con appunti su religioni dei mondi degli altri aegis, le loro mappe, le usanze...»
“Non stava creando qualcosa di suo.”
«...Io le ho detto di cominciare a creare qualcosa. Non le mancava il tempo per correggere più avanti.»
«Ed il pinguino?»
«Era una metafora! Devi iniziare da qualche parte, e cosa si fa quando si inizia a conversare con qualcuno? Si “rompe il ghiaccio”!»
Selene è passata da uno sguardo perplesso ad uno esasperato. Apre e richiude la bocca un paio di volte in cerca di una reazione. «Avete una linea di pensiero tutta vostra voi.»
«Lo leggo come un complimento.» Canticchia Kaedra.
Selene vorrebbe ribattere, ma il ruggito che si estende per tutta la Corona la fa voltare di scatto.
Kaedra aguzza la vista verso il cielo stellato. Spalanca gli occhi. «Quello è un problema con un pessimo tempismo!»

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Capitolo 4
*** Quarta Parte ***


Remnant Cap4 Kaedra chiude gli occhi di fronte all’improvvisa quantità di luce. Un ruggito fa tremare la Corona.
Una figura scura emerge dal bagliore. Pelle nera e lucida simile a metallo, diverse parti dell’immensa creatura sono argentate, come se indossasse un’armatura malmessa. Spalanca le fauci, vomita un bolide di luce.
Kaedra salta, la lancia si materializza nella sua mano, vola verso il mostro. La sfera fiammeggiante si schianta su qualcosa, una barriera composta di esagoni traslucidi si manifesta. Crepe frastagliate si formano sulla superficie.
“Non regge.” Kaedra afferra la lancia con entrambe le mani.
La barriera esplode. Le fiamme le arroventano la pelle. Stringe gli occhi irritati, si sposta di lato. Punta la lancia contro la sfera. Un raggio di luce azzurra scaturisce dall’arma, si dirama in una serie di fasci luminosi che si chiudono attorno al bolide. Kaedra ruota il busto, tira verso l’esterno. Il colpo cambia traiettoria, la luce azzurra si tende come la lenza di una canna da pesca.
«Riprenditela!» Agita la lancia davanti a sé con un colpo deciso. Il bolide vola verso la creatura. L’esplosione illumina il cielo a giorno. Kaedra si copre gli occhi con il braccio. Quando lo riabbassa la creatura ha tagliato le distanze, le sue fauci sono spalancate di fronte a lei.
Sgrana gli occhi. “Via da qui!”
L’aria le fischia nelle orecchie. S’irrigidisce, stringe la lancia tra le mani e la punta verso l’alto. Le fauci si richiudono.
Non un filo di luce passa tra i denti della creatura. Kaedra affonda la lancia tra le zanne, ma rimbalza per il contraccolpo. Perde la presa sull’arma, apre e richiude le mani: le braccia le tremano, ma non sente le dita.
«Lero viverna!» Stringe il pugno e tira un altro colpo. La gola della creatura vibra, l’alito le pizzica le narici. Preme una mano contro il naso.
Caccia un urlo quando le perfora lo sterno, un dolore acuto , un sapore metallico sale dalla gola, qualcosa le scivola dalle labbra. Stringe le dita attorno alla cosa che l’ha ferita. Fredda, liscia, scivolosa a causa del suo sangue.
“Non dovrebbe potermi ferire fino a questo punto.” Tenta di premere contro la base del metallo per spezzarlo, ma lo spuntone non dà il minimo segno di cedimento. Una seconda fitta le trapassa il polpaccio. La gamba cede. Kaedra stringe i denti, esce un gemito strozzato. Il terzo spuntone mira al petto. Riesce solo a piegarsi di lato a causa del primo spuntone ancora conficcato dentro di lei. Il terzo le trapassa la spalla, urla. Stringe gli occhi, chiude la mano che s’illumina di luce tenue.
Delle piccole protuberanze appuntite tremano, pronte a scattare.
“...L’intera bocca è piena di questi affari.” Kaedra soffia a denti stretti. «...è così che te ne sei andata?»
Una delle protuberanze si allunga di scatto. In quella condizione riesce a malapena a capire cosa sta accadendo. Le costole le si spezzano, la punta lacera il polmone ed esce dalla sua schiena. Sputa un conato di sangue.
“Forse hai scelto la persona sbagliata...”
Socchiude gli occhi, la testa cala in avanti, la presa sullo spuntone si allenta.
Un forte boato rieccheggia attorna a lei, si fa tutto nero.


Kaedra apre gli occhi. Una stanza completamente bianca. Sa di essere seduta su un divano, ma non percepisce il ruvido della copertura. Altri due divani si trovano ai lati di quello in cui è seduta, al centro tra essi un tavolino.
“è la zona relax?” Si volta verso la finestra che dà sulla Corona, vede solo una luce accecante.
Gli occhi scorrono in cerca di qualcosa. «...Credo di essere morta.»
«Hmm, no. Non ancora.»
Un cilindro di luce appare di fronte a lei. Una figura siede sopra uno sgabello a tre gambe. Alta, dai lunghi capelli candidi, gira sulla seduta come una ragazzina spensierata.
Kaedra apre e richiude gli occhi un paio di volte per cercare di metterla a fuoco. La figura si ferma, mette le mani sulle ginocchia, distingue un sorriso.
«...Prim?»
La figura mette un dito sotto la bocca. «Forse? Chissà, so solo che questa è la forma che vuoi vedere più di tutte.»
Kaedra stringe i pugni. “Cerco di non negarlo. Almeno a me stessa.”
Alza lo sguardo, Prim ha la testa inclinata di lato. «Teheh. Ti sei offesa?»
Kaedra mette su un sorriso, cerca di parlare ma non riesce ad emettere fiato di fronte a quello scherzo della mente.
«Daiii, rispondimiii.» Prim si avvicina e la pungola, le ferite le vanno a fuoco le fanno stringere i denti.
Alza il braccio, lo posa sulla testa di Prim. Richiude la bocca e le accarezza i capelli. Prim, o qualunque cosa sia, sembra apprezzare, le mostra il suo sorriso. Erano anni che non lo vedeva.
 «...Sto morendo vero?»
«Yup e sono un’immagine del tuo subconscio.»
Kaedra continua ad accarezzare la testa di Prim.
“Prim normalmente non si faceva neanche toccare i capelli. Chissà se anche Hitomi è così...”
Kaedra ferma la mano, sbarra gli occhi. «Dov’è Hitomi?»
I capelli di Prim scivolano dalle sue dita, Prim si spinge indietro. «Come mai ti interessa?»
«Se muoio adesso la lascerei sola.» Stringe le dita sulle ginocchia. “L’ultima creazione di Prim. Dovrei proteggerla.”
«Ma tu l’hai lasciata sola,» ribatte.
Kaedra emette un gemito. Non sa se la fitta al cuore è reale o emotiva. «Dammi tregua, stavo morendo.»
Prim gonfia una guancia, si avvicina a passi decisi. «Non stavi morendo quando cercavi i miei segreti nelle profondità della Corona.»
Kaedra indietreggia con la testa.
«O quando hai urlato contro le tue collaboratrici.»
Kaedra prende un respiro profondo. “Inizio a sentirmi orribile.”
«O prima di decidere di caricare quell’esterno senza pensare che se fossi morta, lei sarebbe rimasta da sola.»
Gli occhi le si inumidiscono “...Teoricamente ci sono Ostara e Selene, ora sei tu a non cons-“
«Sai cosa intendo, non sono la vera Prim, ricordi? Sai quello che voglio dire, perché è quello che senti di dover fare.»
Kaedra abbassa la testa, annuisce appena.
Prim mette le mani sui fianchi. «Quindi?»
Kaedra ciondola un po’ con la testa, mette su un sorriso forzato. «Sono morta ormai...»
La luce della finestra diventa più intensa. Prim incrocia le braccia mentre sparisce dalla sua vista. Le fischiano le orecchie, come se stesse precipitando.
«Certo che non sei morta ancora! Apri gli occhi e azzecca quell’atterraggio!»

Kaedra riapre gli occhi di scatto.
La figura della creatura, piegata di lato come se avesse ricevuto un ceffone diventa sempre più piccola alla sua vista. Una sensazione di freschezza la avvolge. I graffi ed i tagli sulle braccia stanno lentamente scomparendo. “Devo essere rientrata nell’atmosfera della Corona.”
Punta i piedi all’indietro, la caduta si arresta, porta la schiena in avanti e si raddrizza. In quel momento vede la figura sospesa di fronte alla bestia.
«Hitomi.» Le esce strozzato.
La ragazzina è di fronte alla creatura, una lunga sciarpa nera attorno al suo collo che emette scintille verdi.
Kaedra si spinge verso quella scena, il cuore le inizia a batterle violentemente. Urla. «Vattene da lì!»
La bestia si volta nuovamente verso la ragazzina, la fissa con gli occhi vuoti. Hitomi alza il braccio, scintille si staccano dalla sciarpa concentrandosi sulla sua mano formando una sfera. Hitomi affonda la mano nella luce, tira indietro il braccio, impugnando un tridente di luce verde. La creatura spalanca le fauci e si spinge in avanti.
«No!» Kaedra tende la mano verso la scena.
Hitomi scaglia il tridente e contemporaneamente si spinge all’indietro. L’arma sparisce all’interno delle fauci della creatura, la quale viene attraversata da una luce simile a quella delle scintille.
“Devo raggiungerla subito!” Kaedra si dà un’altra spinta.
La bestia sgrana gli occhi. Un suono ovattato proviene dal suo corpo. Scintille verdi si espandono dalla creatura. Kaedra fissa la bestia rigida scomparire come se si stesse sgretolando. Tira un sospiro di sollievo, cambia traiettoria per raggiungere Hitomi.
La ragazzina si volta, la sta fissando. Gli occhi cremisi hanno una pupilla così ristretta da sembrare assente.
“Ma cosa le succede?” Kaedra si avvicina a lei. Accade tutto in un attimo. La sciarpa sparisce dal collo della ragazzina, le pupille tornano normali ed inizia a precipitare urlando.
Kaedra rimane intontita un secondo. “Si è appena dimenticata di saperlo fare o cosa?”
Si spinge verso il basso, la ragazzina in caduta libera sta tendendo le mani tremanti verso di lei. Ha le lacrime agli occhi.
Kaedra dà un ulteriore spinta verso il basso, afferra Hitomi e la stringe tra le braccia, sente la sua stretta ferrea attorno a lei. Le appoggia una mano sulla testa. «Va tutto bene.»
Guarda la pavimentazione avvicinarsi fin troppo rapidamente.
“Farà male.”
Kaedra dà la schiena al terreno e si prepara a sentire le proteste della spina dorsale. Chiude gli occhi.

Si sente afferrare, due grosse zampe si stringono delicate su di loro. Sente la pressione dell’aria sulla testa anziché alla schiena. Apre gli occhi, sta volando per le strade della Corona a pochi metri dal terreno. Abbassa lo sguardo, l’ombra sotto di loro è grande e provvista di due grosse ali. Alza lo sguardo, un drago azzurro delle dimensioni di un cavallo abbassa la testa verso di loro.
Kaedra sorride. «Ti ha mandato Ostara?»
Il drago sbuffa annuendo mentre prende quota puntando verso la dimora di Selene.

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