Reliquie

di cassiana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Seminare e raccogliere ***
Capitolo 2: *** Contando le foglie che tremano all'alba ***
Capitolo 3: *** Mal d'Amore ***
Capitolo 4: *** Di attese in aereoporto e idee pessime - NSFW ***
Capitolo 5: *** Legami d'amore - NSFW ***
Capitolo 6: *** All’alba i sogni non scompaiono ***
Capitolo 7: *** Volti di pietra ***
Capitolo 8: *** Una promessa mantenuta ***
Capitolo 9: *** Spavalderia orale - NSFW ***
Capitolo 10: *** Di fenicotteri e maiali volanti ***
Capitolo 11: *** Delizioso ***
Capitolo 12: *** Piccoli gesti ***
Capitolo 13: *** Un maiale che non vola è solo un maiale ***
Capitolo 14: *** Un ragazzo ostinato - NSFW ***
Capitolo 15: *** Abbastanza comodo ***
Capitolo 16: *** Momenti rubati e cose perdute ***
Capitolo 17: *** Con il mio amore al mio fianco ***
Capitolo 18: *** Un dono è un dono ***
Capitolo 19: *** Pausa caffè ***
Capitolo 20: *** Scaldati dall’amore ***
Capitolo 21: *** You’re the kind of girl that fits in with my world ***
Capitolo 22: *** Nessun Pentimento ***
Capitolo 23: *** Ginger lo sa - NSFW ***
Capitolo 24: *** Di cruciverba e leccalecca - NSFW ***
Capitolo 25: *** Baci come lacrime ***
Capitolo 26: *** Feral - NSFW ***
Capitolo 27: *** Dolcetto o scherzetto ***
Capitolo 28: *** Pinprick ***
Capitolo 29: *** La miaoledizione della tredicesima luna - NSFW ***
Capitolo 30: *** Luna oscura - NSFW ***



Capitolo 1
*** Seminare e raccogliere ***


Titolo: Seminare e raccogliere
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relazione: /
Personaggi: David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason, Rick Wright
Note: "Opera creata per il Writeptember H/C edition del gruppo FB Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO "
Prompt: “Non sono così forte” + “Questa non è una prigione” + Caratteraccio + Ciò che resta
Warning: Hurt/Comfort, slice of life, missing moment, friendship fluff, time line 1977 durante la registrazione di Animals
Sinossi: Un nuovo litigio tra Roger e David porta alcune verità a galla e delle spiacevoli conseguenze.




Seminare e raccogliere




Se qualcuno avesse avuto il potere di trasformare la tensione tra persone in energia elettrica quel pomeriggio la Battersea Power Station sarebbe esplosa in mille scintille. E il motivo di tale energia repressa erano i due uomini che si fronteggiavano a un paio di kilometri di distanza, in uno degli studi di registrazione di Britannia Row. Non era di certo una novità che il bassista, nonché leader creativo, e il chitarrista dei Pink Floyd fossero ai ferri corti e paradossalmente quel dissidio, ormai nemmeno troppo sotterraneo, era uno dei motivi del successo del gruppo. Nella sala di controllo Snowy White, Nick e il nuovo ingegnere del suono stavano aspettando con una rassegnazione mista a pazienza di poter ricominciare il lavoro. Le voci maschili filtravano dalla porta chiusa, sommesse nonostante i toni accesi.

"Ti ho già detto che non avevo intenzione di cancellare quello stramaledetto assolo! D'altra parte se tu non fossi così fottutamente lento…"
"Mi stai dando dell'indolente Roggah? Perché sono dannatamente stufo di te e delle tue cagate!"

Roger aveva incrociato le braccia e squadrava l'uomo più basso con un sorrisetto di scherno che gli sollevava appena l'angolo delle labbra:

“La verità è che ci costi un sacco di soldi: più ti gingilli con la tua chitarra, più tempo ci mettiamo a registrare. Ce ne siamo andati da Abbey Road per avere più libertà artistica, non più tempo da sprecare. E a questo punto non so se ne vali la pena.”

David giocherellava nervoso con una matita, tentato di infilzarla in uno degli occhi del collega. L’ostilità sembrava essersi gonfiata e gravava sulla stanza come una nebbia soffocante. Il silenzio fu interrotto dal rumore di legno che si spezzava:

"Mi vuoi fuori dal gruppo, Roger?"

Roger allargò le braccia e incurante rispose, più calmo:

"Che vuoi che ti dica, Dave? Questa non è una prigione. Ma una volta fuori, rimani fuori."
“Sai che ti dico? Fottiti! Ho finito per oggi.”

Con un gesto secco David chiuse la custodia della chitarra e tempestò fuori dallo studio, sbattendo la porta. Roger gli urlò dietro, le vene del collo grosse come corde, risaltavano rosse sulla pelle pallida:

“Non abbiamo ancora finito: sarà meglio che torni o sei fuori. Mi hai sentito? E voi altri, forza: abbiamo del lavoro da fare!”

Rick arrivò un’ora più tardi e la situazione non era migliorata di un millimetro: Nick e Roger stavano lavorando al sintetizzatore, Snowy stava provando un assolo e quando Rick chiese loro dove fosse David nessuno seppe dargli una risposta precisa. Lo trovò in uno dei bagni del magazzino, al secondo piano.

“Che diavolo è successo?”

David era seduto su una sedia, frammenti di vetro circondavano i suoi piedi. Si teneva premuto un malloppo di carta igienica, ormai zuppo, sulla mano sanguinante. La pelle del viso pallida sotto la barba, le spalle tremolanti e gli occhi febbricitanti denunciavano quanto fosse sconvolto sotto la calma apparente. Ghignò amaro:

“Solo un altro piccolo scazzo con quello stronzo di sotto.”

Rick guardò lo specchio in frantumi, un portarotoli divelto dalla sua postazione e penzolante dal muro, le mattonelle ammaccate:

“E la cosa ti ha trasformato in un berseker, vedo. Aspetta qui, vado a prendere la cassetta del Pronto Soccorso.”

Dopo qualche minuto Rick stava pulendo la ferita frastagliata sul palmo della mano di David. Immerse una garza nel disinfettante e la poggiò con delicatezza sul taglio, David ispirò a denti stretti. Rick era concentrato sulla mano mentre chiedeva:

“Per fortuna non serve dargli dei punti. Davvero, cosa è successo? Non sei il tipo che distrugge i bagni quando s’incazza. E’ Roger quello che ha un caratteraccio.”
“Ha minacciato di mandarmi via o io ho minacciato lui che me ne sarei andato, non ricordo.”

Rick sollevò il viso, gli occhi colmi di paura mentre gli chiedeva:

“Ma, non lo farai, vero?”
“Che importa, tanto ha già un sostituto, no?”

Rick tornò a concentrasi sulla mano di David per non fargli vedere quanto tremassero le sue labbra. Si impose di tenere le mani ferme, mentre lavorava su quella rovinata dell’amico: applicò una garza sulla pelle asciutta e la fermò con un giro di cerotto.

“Ti riferisci a Snowy? Ma non è bravo quanto te…. non è te!”

David si strinse nelle spalle, e appoggiò la testa al muro chiudendo gli occhi.

“Dio, ho voglia di fumare.”

Sollevò di nuovo la testa e guardò il viso preoccupato dell’amico che intanto stava accendendo uno spinello:

“Sono stanco Rick, davvero. Sono sempre e solo io che faccio da parafulmini, forse se qualcuno mi desse man forte, mi affiancasse per una volta, invece di farmi combattere sempre da solo…”
“Non sono così forte. Nick potrebbe…”
“Nick ha sempre e solo fatto i suoi interessi e non lo biasimo nemmeno per questo.”

Rimasero in silenzio per qualche minuto a fumare, passandosi la canna dall’uno all’altro. David sospirò osservando quel che rimaneva del bagno devastato:

“Cristo. Sarà meglio dare una sistemata qui, che dici?”
“Già. E tu controllati quella mano, ci manca solo che per fare il coglione non riuscissi a suonare.”

David allargò e strinse il pugno con una smorfia: gli faceva un po’ male, ma non avrebbe pregiudicato la sua capacità di chitarrista. Sorrise:

“Col cavolo che dò una scusa a Roger!”

I due sghignazzarono per qualche momento fino a che Rick tornò serio:

“Non te ne andrai, vero?”
“Non lascerò a quel coglione tutta la gloria, tranquillo. E poi dove andrei mai senza voi altri scemi?”

Sorridendo uscirono dal magazzino, per il momento il gruppo era ancora salvo.

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Capitolo 2
*** Contando le foglie che tremano all'alba ***


Titolo: Contando le foglie che tremano all'alba
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relazione: /
Personaggi: Roger Waters, Nick Mason
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa LEAVESCHALLENGE @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Prompt: 1. È strano come le cose, d'un tratto, tornino com'erano con la stessa rapidità con cui erano cambiate.
2. "Insomma, cos'hai da dirmi di così importante?"
3. “Los consejos que el vejo te dio
Se quedaron en la basura
Y los libros de tu educacion
Se empolvaron, se perderion”
(Magia Escondida - Khafra)
Warning: missing moment, slice of life, introspettivo, timeline da qualche parte nel 1981
Sinossi: Durante uno degli ultimi concerti del tour di The Wall Nick riflette sulle implicazioni di quell’album sulla vita professionale e personale dei Pink Floyd e ha una chiacchierata illuminante con Roger.




Contando le foglie che tremano all'alba




Il palco era ancora ingombro delle macerie del muro crollato poche ore prima. Nick lo guardava assente da un lato delle quinte. I roadies stavano procedendo a rimettere tutto insieme e qualcuno del pubblico stava ancora sfilando verso l'uscita, con la speranza di catturare ancora un piccolo scorcio dei suoi idoli. Era strano come le cose, d'un tratto, tornassero com'erano state con la stessa rapidità con cui erano cambiate, pensò oziosamente il batterista mentre si voltava per infilarsi nello stretto corridoio che avrebbe portato ai camerini. Ogni sera costruivano quel muro che li separava dal pubblico e ogni sera lo distruggevano, in un ciclo quasi perverso di isolamento e redenzione. Nick si deterse la fronte con l'asciugamano che portava con negligenza intorno al collo, scambiando cenni di saluto con i tecnici e le maestranze della produzione, infilandosi sempre più a fondo nelle budella del teatro. Scosse la testa facendo volare le goccioline di sudore che gli inzuppavano la frangia. Quel tour stava diventando sempre più simile alla farsa che mettevano in scena ogni sera: come una maledizione tutto sembrava crollare intorno a loro e Nick aveva la sottile sensazione che quel poco che teneva si reggesse in piedi solo grazie alla pura forza di volontà del bassista. Tutto si poteva dire di Roger: che fosse un bastardo arrogante, un prepotente aggressivo, uno stronzo piagnucoloso anche, ma nessuno poteva negare il suo genio visionario, la forza dei suoi testi e il coraggio di essersi rovesciato fino alle viscere in ogni cosa che componeva. Questo Nick glielo aveva sempre riconosciuto.

"Mi hanno detto che mi cercavi: insomma, cos'hai da dirmi di così importante?"

Ed eccolo, il lupus in fabula, zanne, artigli e tutto. Si era già cambiato e aveva smesso il lungo cappotto di pelle per un più comodo giubbetto di jeans.

"Rick ha fatto un gran lavoro alle tastiere stasera, vero?"

Tergiversò Nick infilandosi in uno dei camerini seguito da Roger.

"Vorrei vedere."
"Voglio dire: è stato davvero bravo durante tutto il tour. L'ho visto davvero centrato."
"Taglia corto e sputa il rospo. Voglio andare da Carolyn"

Carolyn era la nuova moglie di Roger. Come avesse fatto una ricca ereditiera come lei a incastrare un socialista convinto come Roger era un mistero che Nick ancora non riusciva a dipanare. Nel frattempo Roger aveva tirato fuori dalla tasca le chiavi della porsche e ora stava giocherellando con il portachiavi. Nick si grattò una guancia e allungò le labbra in un sorrisino insicuro.

"Voglio dire, che potresti dargli un'altra possibilità…"
"Ti ha chiesto lui di parlare con me?”
"Lo sai, non lo farebbe mai. A Rick basta solo suonare."
"Si e tirarsi su mezza Colombia col naso. Allora, ti ha detto David di venire da me?"

Nick sussultò. In effetti si.

"No! È che più andiamo avanti e più Rick migliora come qualità del suono, tenuta del ritmo e penso che potresti reintegrarlo nella band. In fondo quel che conta è che ora sia abbastanza concentrato."
"Parli come se io avessi fatto tutto da solo. Ma c'eravate anche voi. Tu e Dave, che ora si atteggia a paladino dei deboli. Avete votato anche voi per buttare fuori Rick, non fatemi passare per il cattivo della situazione."

Era la verità, ma tra le pressioni della casa discografica che voleva il disco finito entro il Natale dell’anno prima e il fallimento finanziario che li stava logorando e li aveva costretti di fatto a un lungo esilio da casa, nessuno di loro era stato esattamente nelle condizioni più lucide per prendere una decisione migliore di quella. Dovevano salvare il salvabile e avevano sacrificato Rick, come anni prima avevano sacrificato Syd, per il bene del gruppo. Eppure i Pink Floyd stavano cadendo a pezzi, esattamente come quello stramaledetto muro e Nick sospettava che non ci sarebbe stato nessun tecnico capace di rimettere insieme i pezzi e la band come l’avevano conosciuta non esisteva già più. Nick non era sicuro di essere capace di lasciare andare tutto.
Roger si era accorto dell’espressione turbata dell’amico, lo conosceva da così tanti anni, si fidava di lui perciò ammorbidì i tratti del viso in un piccolo sorriso:

“Ti vedo turbato amico mio.”
“E’ che mi sembra di vivere la fine di un’era, come se tutto stesse scivolando via.”

Nick si lisciò i baffi inesistenti in un antico vezzo ormai inutile che faticava a dimenticare. Roger gli diede una pacca sulle spalle:

“Non farti deprimere dall’atmosfera del Muro, c’è sempre speranza alla fine. E poi abbiamo ancora un mucchio di cose da fare: il film, tutti gli annessi e connessi e ho altra musica in mente. Ci inventeremo qualcosa. Lo abbiamo sempre fatto. Avanti vecchio, vai a farti una birra, prenditi una ragazza e rilassati!”

Il che detto da Roger era tutto dire, Nick rilassò le labbra e abbassò le spalle contratte. Alcune voci da fuori li distrassero dalla conversazione e Roger ne approffittò per salutare l’amico. Rimasto solo Nick osservò il proprio volto glabro allo specchio e fece spallucce: ma si, in fin dei conti Roger aveva ragione e per quanto lo riguardava lui era sempre caduto in piedi. I Pink Floyd erano sempre sopravvissuti e lui si sarebbe assicurato che rimasessero in vita, in un modo o nell’altro.





Angolo Autrice:

la citazione mi ha ricordato in qualche modo l’atmosfera di The Wall, in particolar modo di Another Brick in the Wall. Il titolo invece è un verso di Set the controls for the heart of the sun e mi sembrava appropriato dato il tema della challenge.

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Capitolo 3
*** Mal d'Amore ***


Titolo: Mal d'Amore
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relazione: /
Personaggi: David Gilmour, Roger Waters, Rick Wright
Note: "Opera creata per il Writeptember H/C edition del gruppo FB Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO "
Prompt: “Non dirglielo” + “Fogli strappati” + “E’ bravo con queste cose” + “Ma”
Warning: Hurt/Comfort, slice of life, missing moment, friendship fluff, time line da qualche parte prima agli inizi degli anni ‘70
Sinossi: David sta cercando di scrivere una canzone d’amore per la sua nuova ragazza, ma ha qualche difficoltà, Rick viene in suo soccorso.




Mal d'Amore




Finalmente i ragazzi potevano trascorrere un po’ di tempo a casa dopo un anno praticamente trascorso sulla strada e negli studi in giro per l’Europa e David si era anche portato come souvenir dagli USA una ragazza deliziosa che ora era tornata per due settimane dai genitori. Si prospettava un inverno abbastanza tranquillo e felice per tutti loro. Se non fosse che David vagava come un’anima in pena per gli studi di Abbey Road in attesa di un’ispirazione diceva lui, malato d’amore secondo i suoi compagni di band. Roger lo aveva definito un vero strazio e aveva proclamato che non voleva avere nulla a che fare con lui fino a che fosse rimasto in quello stato. Nick lo aveva invitato nella sua casa alle porte di Londra per distrarlo, ma il clima chiassoso delle sue feste lo aveva fatto sentire peggio. Solo Rick cercava di stargli vicino senza pretendere nulla e senza spingerlo a dover reagire al suo umore malmostoso.
Quella mattina Rick era andato a trovare David con il vago sentore che l’amico stesse attraversando una crisi: la sua voce al telefono, quando lo aveva chiamato per sapere se gli servisse qualcosa, non gli era piaciuta affatto. E infatti ora David era sulla porta con un debole sorriso sul volto pallido, i capelli unti tutti schiacciati da una parte e gli occhi cerchiati di scuro iniettati di sangue.

“Dio, hai un aspetto orribile!”
“Si, anche io sono contento di vederti! Vieni, entra. Vuoi qualcosa, una birra?”

David si trascinò con Rick al seguito verso il salotto ingombro di chitarre, pedali, amplificatori e altro materiale tecnico, il tavolo era sepolto da un mucchio di cartacce appallottolate, fogli strappati in malo modo, lattine di birra schiacciate, fazzoletti stropicciati e un posacenere colmo di mozziconi freddi e maleodoranti. David fece un sorrisino imbarazzato e liberò una sedia da un cumulo di vestiti sporchi.

“Spero che quando tornerà Ginger non le farai trovare questo casino. Cos’è che stavi facendo comunque, lavoravi a qualcosa?”

Lo apostrofò Rick dando una lettura veloce a uno dei fogli strappati coperto dalla scrittura aguzza di David, pieno di cancellature. David gli sfilò il foglio di mano e si accasciò sul divano esausto.

“Sto cercando di scrivere una canzone…per Ginger.”

Si vergognava un po’ a dire il vero, ma sapeva che Rick non lo avrebbe preso in giro. Si chinò in avanti mettendosi le mani nei capelli e scompigliandoli in un gesto di esasperazione:

“Solo che non riesco a trovare le parole, Roger è quello bravo con queste cose.”
“Perchè non glielo chiedi?”
“Scherzi? Mi direbbe sicuramente di no. E io sono così stanco.”

Si accasciò sui cuscini sospirando e tirando su col naso. Rick sedette accanto a lui:

“Vuoi che che glielo chieda io a Roger?”

David sgranò gli occhi:

“No, non dirglielo! Per favore. Ho solo bisogno di un po’ di riposo…mi sento le ossa tutte rotte e mi scoppia la testa.”
“Credo che non sia solo stanchezza. Fammi sentire la fronte: sei bollente!”

David fece un gemito sommesso e chiuse di nuovo gli occhi. Rick lo guardò preoccupato e gli chiese dove tenesse il termometro.

“Non ti preoccupare, amico. Ora mi metterò un attimo qui sul divano e mi farò una bella dormita. Vedrai che domani sarò come nuovo.”

La voce di David si fece sempre più flebile mentre parlava. Rick non gli diede retta, ma lo costrinse ad alzarsi per andare a letto, nonostante le sue proteste:

“Ma…”
“Avanti niente storie!”

A fatica David si infilò sotto le coperte mentre Rick tornava dal bagno con una confezione di paracetamolo e un termometro in una mano e un bicchiere nell’altra. Appoggiò pastiglie e bicchiere sul comodino e con mossa sicura scosse il termometro:

“Là, metti questo.”

David mogio mogio s’infilò il termometro sotto un’ascella. Rick sedette accanto a lui sul letto aspettando di poter leggere la temperatura. Dopo cinque minuti David gli passò il termometro e Rick lo mise alla luce per osservare dove fosse arrivata la colonnina di mercurio.

“38,2. Ci credo che non riuscissi a lavorare!”

David sentiva la testa scoppiare e gli occhi farsi sempre più pesanti, voleva solo dormire un po’, la voce di Rick gli arrivava ovattata e fece giusto in tempo a ingoiare il paracetamolo che l'amico gli aveva schiacciato sul palmo della mano prima di cadere addormentato esausto e febbricitante. Si risvegliò solo molto più tardi e pensò di essere in preda a uno dei deliri della febbre perché gli sembrò di scorgere la lunga figura di Roger chinata su di lui. Il bassista allargò le labbra in quel suo sorriso sghembo:

“Tranquillo non sono venuto a svaligiarti casa: mi ha fatto entrare Rick. Judy ti manda del brodo di pollo, te l’ho lasciato in cucina. Bevilo tutto.”

David ebbe a malapena la forza di annuire sussurrando un grazie con le labbra screpolate. Roger gli lasciò un foglio vergato della sua scrittura sottile sul comodino:

“Non ti ci abituare.”

David ridacchiò e ricadde nel sonno.





Angolo Autrice:

Questa è la seconda storia che scrivo dove David è il sick e Rick il care, mi sa che ormai i ruoli si sono definiti così! Mi piace pensare che la canzone scritta per David sia Stay che è stata davvero composta da Roger e Rick insieme.

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Capitolo 4
*** Di attese in aereoporto e idee pessime - NSFW ***


Titolo: Di attese in aereoporto e idee pessime
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Relazione: David/Ginger
Personaggi: David Gilmour, Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa O’ FAMO STRANO - HOT WEEKEND CHALLENGE @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Prompt: “Hai meno di un’ora, poi dovremo imbarcarci.” - Aivy Demi
“Mi sembra che è una pessima idea.”
“Ma?”
“Ma non posso farne a meno.” - Artemìs Karpusi Vargas
Warning: It’s quickie time! Smut, Lemon, PWP chiamatelo come volete: fanno robbah!
Sinossi: I Pink Floyd stanno aspettando il momento di salire sull'aereo che li porterà alla prossima tappa del loro tour giapponese. L’attesa rischia di diventare parecchio noiosa e snervante specie per Ginger e David che si sentono particolarmente vivaci. Finché a David non viene un'idea.




Di attese in aereoporto e idee pessime




Il viaggio in pullman per l'aeroporto di Osaka era stato una specie di tortura per Ginger. In realtà un piacevole tormento: lei e David si erano accoccolati sui sedili sul fondo incuranti che fossero ingombri di borse, giacconi, custodie di strumenti e altre cose che il gruppo non voleva lasciare nella stiva dell'aereo e avevano proceduto ad un'intensa sessione di limone duro che li aveva lasciati eccitati e frustrati. Ora erano seduti sulle morbide poltroncine dell'area VIP dell'aeroporto coccolati dalle hostess di terra che provvedevano a rifornirli di tè caldo, dolcetti, onigiri, plaid e tutto ciò che potessero desiderare. Ma David era inquieto, Ginger poteva dirlo da come si arruffava i capelli e agitava la gamba su e giù. Lei si passò la lingua sulle labbra ancora gonfie di baci e si accorse dello sguardo che le scoccò il fidanzato. Gli sorrise maliziosa e si morse il labbro inferiore.

"Non farlo"

Le disse David in tono d'avvertimento.

“Altrimenti?”

Replicò lei con un sorrisetto birichino. David non rispose, ma si avventò contro il suo collo mordicchiandolo e sussurrandole cose sconce all’orecchio. Ginger sentiva il desiderio insoddisfatto pulsarle tra le gambe, le dita di David s’insinuarono sotto la sua gonna coperta dal cappotto che teneva in grembo. Lei ansimò sorpresa, mentre il polpastrello di David lambì in piccoli cerchi la sua perla segreta da sopra le mutandine inumidite. Sibilò il nome di David imbarazzata e ancora più eccitata.

“Sei così carina quando arrossisci.”
“Smettila, siamo in… pubblico!”
“Veramente, hai iniziato tu.”

Ginger dovette soffocare un gemito e non potè rispondere alla provocazione di David. Lui si fermò e ritirò in fretta la mano lasciandola sgomenta. Il suo volto era serio mentre si appoggiava il dito sulle labbra con aria pensierosa:

“Però hai ragione, qui non possiamo fare niente. Ho un’idea, vediamo se…”

Le sue labbra si allargarono in un sorriso storto.

“Che hai intenzione di fare? Hai meno di un’ora, poi dovremo imbarcarci.”
“Me la farò bastare, ora aspetta qui.”

Le fece un’occhiolino mentre andava a confabulare con Steve e poi con una delle hostess. Ginger sentì le guance in fiamme quando il manager la guardò da lontano e divenne rossa come una barbabietola quando Steve le si avvicinò con lo sguardo preoccupato:

“Che succede? David mi ha detto che non ti senti per niente bene, in effetti sembri così accaldata. Ce la fai a imbarcarti?”

Ginger deglutì, ma fece del suo meglio per incurvare le labbra in un debole sorriso e mettere insieme una risposta plausibile:

“Credo di avere qualche linea di febbre, ma ce la faccio. Grazie Steve, non preoccuparti.”

Gliel’avrebbe fatta pagare a David, ma non in quel momento: era troppo arrapata per pensare a un modo di vendicarsi. Quando lui tornò prendendola per mano, era ancora così agitata che non chiese nemmeno dove la stesse portando. Erano davanti a una porta che David aprì con una chiave magnetica, le lanciò un’occhiata da sopra una spalla con fare cospiratorio, le labbra leggermente sollevate. Era una delle cose che Ginger ammirava in lui, riusciva sempre ad ottenere ciò che voleva solo col suo pacato carisma, una dote davvero notevole per un ragazzo giovane come lui. Scivolarono in una stanza in stile minimale dai colori naturali e terrosi: pavimento coperto da linoleum beige, pareti di un caldo marrone, un letto appoggiato da un lato, un lavandino sormontato da un piccolo specchio, uno stipo dagli angoli arrotondati e una lampada a piantana dal paralume a fungo di un verde intenso. David spiegò che era una delle camere private dei piloti quando erano troppo stanchi, ma non avevano il tempo tra un volo e l’altro per andare in albergo a dormire. Le avvolse le braccia intorno alla vita, stringendola a sé:

“Allora, che ti sembra?”
“Mi sembra che è una pessima idea.”
“Ma?”
“Ma non posso farne a meno.”

Capitolò Ginger schiacciando le labbra contro quelle di David. Si baciarono con furia, David fece scivolare le mani lungo i suoi fianchi e le premette contro il suo sedere sollevandola con urgenza verso la sua durezza. Per essere un ragazzo così timido si accendeva con una certa velocità, cosa di cui Ginger non si lamentava di certo. Ringhiando lui la spinse contro il letto, dandole a malapena il tempo di slacciarsi la camicetta. Liberò un tenero seno pallido dal pizzo nero del reggiseno e prese a succhiarle il capezzolo dolorante, l’altra mano fermamente appoggiata sul seno ancora coperto, le dita che rotolavano l’altro bottoncino tirandolo piano. Ginger mugolò pietosamente mentre si strofinava contro la patta ruvida dei suoi pantaloni, scopandosi a secco. David ringhiò sbavando e si sollevò da lei, gli occhi oscurati di desiderio come oceani in tempesta. Lei gli spinse la maglietta sopra il torace desiderando il contatto con la sua pelle bollente e stampandogli piccoli baci e morsi. David si strappò la maglietta di dosso e abbassò la zip dei jeans liberando la sua asta dolorante rossa e già umida. Ginger si tirò in fretta la gonna sopra le cosce e sfilò solo un lato delle mutandine che rimasero appese ad una gamba. David non si mosse:

“Merda!”
“Cosa?”
“Ho lasciato la scatola delle gomme in valigia.”
“Nella mia borsa.”

Rantolò Ginger.

“Cosa?”
“Nella mia borsa… ne ho un paio di riserva. Dai, sbrigati!”

Ma David sorrise malizioso:

“Ragazza furba.”

Rotolò giù dal letto e si precipitò verso la grossa borsa che giaceva a terra dove Ginger l’aveva lasciata cadere. Rovistò con furia e lanciò un’esclamazione di vittoria quando riemerse con il quadrato di plastica in mano come un trofeo. Ginger si morse il labbro inferiore strusciando un dito sulle pieghe di carne fradicie:

“Dai, zucchero, finisci quello che hai iniziato.”

David non l'aveva mai sentita usare quella voce roca, torreggiava su di lei con il sangue che gli ruggiva nelle orecchie, ogni pensiero razionale spazzato via dal bisogno sfrenato:

“Dio, ti fotterò così forte che quando ti tirerò fuori da questa stanza Steve si preoccuperà per davvero.”
“Meno chiacchiere Gilmour. Vieni qui.”

David si liberò delle scarpe e dei jeans in pochi movimenti convulsi e si inginocchiò tra le gambe della ragazza allineandosi alla sua entrata:

“Pronta?”

Lei annuì leccandosi le labbra e lui affondò in lei con un gemito. Si spinse annidandosi profondamente nel suo grembo con colpi duri e profondi. Ginger aveva la testa inarcata all’indietro aggrappata alla schiena di David si premeva contro di lui assecondando i suoi movimenti. Erano così pronti e saturi di lussuria che non ci volle molto perché raggiungessero il culmine finale del loro piacere. David si accasciò contro il corpo di Ginger e la baciò teneramente sulle labbra, poi rotolò via da lei con un sospiro. Lei sorrise sazia e gli scansò con un gesto delicato i capelli zuppi dal viso. Ginger lasciò che i minuti scorressero e i loro respiri tornassero regolari prima di appoggiarsi sul petto di David, con un dito disegnava piccoli cerchietti tra la peluria bionda e chiese:

“Mi spieghi come hai fatto?”
“A fare cosa?”
“A farti dare questa stanza”
“Merito del mio fascino…e della promessa di un paio di pass al backstage all inclusive”

Ridacchiarono saturi di endorfine e amore. Dopo qualche minuto si districarono dalla loro confortevole posizione e a malincuore procedettero in fretta e furia a radunare tutte le loro cose e lasciare la stanza. Quando raggiunsero gli altri nella sala lounge furono approcciati da Roger che aggressivo domandò:

“Ma dove diavolo vi eravate cacciati? Stiamo per imbarcare!”
“Tranquillo, siamo qui ora, no?”

Rispose David con un sorrisetto sornione stringendo la mano di Ginger che ridacchiò, le guance tinte delicatamente di rosa intenso. Steve li radunò come un gregge riottoso e li guidò verso la pancia dell’aereo. Si prese solo un momento per chiedere a Ginger se stesse bene e finse di non notare i riccioli scompigliati e la gonna storta della ragazza e la maglietta indossata al contrario di David.

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Capitolo 5
*** Legami d'amore - NSFW ***


Titolo: Legami d'amore
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Relazione: David/Ginger
Personaggi: David Gilmour, Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa O’ FAMO STRANO - HOT WEEKEND CHALLENGE @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Prompt: Alcune cose le riesce a stento a immaginare, figurarsi dirle ad alta voce - Gi Weasley
Warning: Smut, Lemon, PWP chiamatelo come volete: fanno robbah! Kinkysh, leggerissimo quasi impalpabile gioco di dominazione, bondage (sort of)
Sinossi: David si è ritrovato per le mani un libro che gli ha fatto venire certe idee, Ginger sembra più che disposta a provare.




Legami d'amore




Da quando si era ritrovato tra le mani quel libro David non riusciva a smettere di pensare alle sue illustrazioni: donnine discinte in vari gradi di nudità disposte plasticamente, alcune come se fossero oggetti di arredamento, tipo una sedia o un tavolo. Vedere quelle donne costrette in quelle posizioni umilianti abbigliate solo di quello che sembrava vinile nero gli aveva agitato qualcosa nel basso ventre e tinto le guance accaldate di un rosso delicato.
Come fosse finito quel libro negli studi di Abbey Road non riusciva a immaginarlo, forse era di uno dei ragazzi o forse di Maben che stava facendo ancora riprese per il film del live a Pompei. Lui e Roger avevano sghignazzato come stupidi mentre lo sfogliavano davanti alle camere e per fortuna con il casino che c’era stato durante le riprese nessuno aveva avuto modo di accorgersi del suo turbamento. Ma poi aveva fatto l'errore di immaginare Ginger in quelle posizioni e la situazione era diventata nettamente più… dura da dissimulare e con una scusa era dovuto correre in bagno ad allentare la tensione.
Il fatto era che David si sentiva in colpa, non è che non avesse avuto le sue esperienze o la sua buona dose di libri erotici: la prima cosa che aveva fatto non appena arrivato in Francia era stata quella di procurarsi tutti i libri proibiti che aveva potuto. Ma la verità era che da bravo giovane inglese di quegli anni alcune cose le riusciva a stento a immaginare, figurarsi dirle ad alta voce e non avrebbe mai avuto il coraggio di proporre a Ginger qualcosa di così perverso, anche se la sola idea di vederla in vinile lo accendeva di brutto.
Dal canto suo la ragazza si era accorta che lui fosse da un paio di giorni più silenzioso del solito e un po’ distratto mentre avevano fatto l’amore la sera precedente, così aveva pensato di fargli una sorpresa e rendere le cose un po’ più piccanti. David sedeva in mutande sul letto, i capelli sciolti, arruffati come al solito, gli pendevano ai lati del bel viso, le lunghe gambe distese sul lenzuolo, i piedi che strofinavano l'uno contro l'altro, in attesa. Ginger si avvicinò al letto indossando una vestaglia di raso nero, gli occhi di David fissi su di lei brillavano. David si morse il labbro inferiore, il cuore accelerò il battito mentre osservava Ginger muoversi sinuosa verso di lui accennando qualche mossetta di danza. Ginger ridacchiò e si abbassò la vestaglia denudando una spalla, David allungò una mano per accarezzarla, ma lei gli sfuggì con una risatina. A una distanza di sicurezza lasciò scivolare la vestaglia rivelando le lunghe gambe inguainate in un paio di calze nere sorrette solo da un reggicalze di pizzo nero e nient'altro. A David quasi cadde la mascella nel vedere il corpo glorioso di Ginger, i suoi seni pieni con i capezzoli all'insù, i fianchi delicatamente arrotondati, il piccolo ciuffetto biondo scuro circondato dal pizzo. Non potè fare a meno di lasciarsi andare a un piccolo ululato. Ginger sorrise deliziata di aver raggiunto l'obiettivo e notò con piacere la tenda di stoffa all'altezza dell’inguine di David. Lui si era spostato a sedere sul bordo del letto, a gambe larghe e si protese verso di lei:

"Dai, vieni qua baby."
"Non ho ancora finito!"

Guardandolo fisso appoggiò un piede velato vicinissimo alla sua virilità, le dita solleticarono i testicoli e gli provocarono un brivido che gli rizzò i peli sulla nuca. Lei stava per sganciare gli occhielli del reggicalze quando lui con un no brusco le fermò le mani, Ginger fece balenare i dentini aguzzi e rimise il piede a terra, allontanandosi di nuovo dalla presa di David:

“Mmmmh, ti senti un po’ avventuroso stasera?”
“Se non la smetti di provocarmi…”
“Cosa? Mi sculaccerai…o vorresti legarmi?”

Ginger aveva sfilato la cintura di raso dai passanti della vestaglia e se faceva scivolare tra le dita, lanciando un’occhiatina in tralice a David che aveva gli occhi grandi come piattini, il cervello offuscato da una nube di ormoni. Deglutì e chiese piano:

“Tu…vorresti?”

Ginger si era inginocchiata sul letto e si era avvicinata carponi a lui, gli offrì la cintura con un sorrisetto:

“Si…o vorresti essere legato tu?”

Un lento sorriso aprì le labbra di David, in effetti non gli sarebbe dispiaciuto provare:

“Forse un’altra volta. Ora vieni qua!”

Si gettò addosso alla ragazza che offrì solo un po’ di resistenza ridacchiando, le bocche si scontrarono in un turbinio disordinato di denti, lingua, labbra, saliva. I baci si fecero più profondi e teneri, i tocchi più pressanti mentre i corpi si strofinavano l’uno contro l’altro. Ginger dopo un po’ rotolò via da David senza fiato e gli porse i polsi con un visino corrucciato. Gli occhi di David fiammeggiavano mentre si leccava le labbra. La fece sdraiare e le incrociò i polsi assicurandoli con la cintura, che passò anche intorno a una delle colonnine della testiera in ferro battuto. Avvicinò la bocca al suo orecchio:

“Dimmi se è troppo stretto o se ti fa male, va bene tesoro?”

Ginger annuì e si contorse sotto di lui, David le premette contro l’interno delle ginocchia forzandola ad aprire le gambe. Vederla così, completamente spalancata, la dolce conchiglia rosa scuro lucida di umidità e le braccia costrette in posizione lo mandò quasi fuori di testa. Doveva darsi una calmata se non voleva esplodersi dentro le mutande così David affondò il viso tra le cosce di Ginger dedicandosi ad adorare con le labbra e la lingua quel giardino succulento. I gemiti sempre più alti di Ginger davano solo più carburante alla sua lussuria, la lingua che leccava e succhiava la gemma gonfia e trasudante. David infilò le braccia sotto le cosce della ragazza tenendola ferma contro le sue labbra fameliche, la sorbì e mordicchiò e leccò finchè lei si contorse in spasmi d’amore. La rilasciò solo quando lei si rilassò esausta tra le sue braccia vinta dal piacere. Lui sollevò la testa e le sorrise con dolcezza, le labbra lucide del suo miele. Poi le sfilò gentilmente le calze accarezzando con le unghie le cosce pallide. Diede un’occhiata al volto di Ginger per assicurarsi che stesse bene: lei aveva gli occhi socchiusi e le labbra rosa intenso inarcate all’insù. Annuì per indicargli che stava bene e David sollevò una gamba per la caviglia, le baciò la pianta dei piedi facendo scorrere la lingua intorno a ogni dito. Ginger scoppiò in una risatina arricciando le dita. Con il volto attento David usò le calze per legare le gambe spalancate alle colonnine del letto. Si prese un momento per ammirarla:

“Sei così bella, cazzo.”

Di nuovo le sue unghie corte rasparono la pelle delicata dei seni e del ventre lasciando leggere striature rosse sulla pelle eburnea, i suoi denti si chiusero intorno alla carne palpitante lasciando morsi e succhiotti e sempre David le chiedeva se stesse bene adorando vedere la sua pelle segnata dai suoi marchi d’amore. Si dedicò in particolare ai capezzoli rosei, torcendo e tirando, spingendoli all'indietro con i polpastrelli callosi e risucchiandoli fuori con le labbra tumide. Ginger tubava pateticamente il suo nome, a ogni graffio, ogni livido, ogni segno doloroso il suo fiore sbocciava più palpitante.

“Ti prego David, ti voglio adesso!”

Ma lui si stava divertendo e sollevò un angolo delle labbra:

“Quanta fretta, amore. Pensi di essertelo meritato?”

Con un dito solleticò la pancia della ragazza che suo malgrado ridacchiò. David infilò due dita nella sua apertura senza avviso e lei gridò di sorpresa e piacere. Lui la guardava in volto, bevendo con gli occhi ogni espressione del suo viso contorto dal desiderio. Le dita si arricciavano e pompavano e ruotavano e sfregavano e Ginger costretta dai legami non poteva fare altro che dimenarsi e piagnucolare mentre le ondate di piacere si infrangevano implacabili e David si prendeva un orgasmo dopo l’altro. Decisamente gli piaceva stare al comando. Il cazzo spingeva dolorosamente contro la stoffa ormai umida delle mutande così lui se ne liberò e torreggiò sul ventre di Ginger, lei gli si offrì inarcandosi verso di lui, ma David aveva un’altra idea. Ginger era uno spettacolo patetico e glorioso, un pasticcio arruffato e sudato che implorava di essere usato ancora.
Con il polpastrello del pollice David la costrinse ad aprire le labbra, le dipinse con la punta umida della sua asta, lei fece per chiudere le labbra intorno alla punta, ma David le diede un buffetto sulla guancia per indicarle che doveva tenere la bocca aperta. Infilò il cazzo più a fondo che poteva scopandole la gola, adorava sentire quei piccoli versi di soffocamento e vedere le lacrime che le inumidivano le ciglia. Si tirò fuori imbevuto di saliva e Ginger tossì. Lui si fermò e preoccupato le accarezzò il volto con la punta delle dita. Lei lo rassicurò:

"Sto bene amore, vai avanti, ti prego!"

David contorse le labbra in un piccolo sorriso malizioso e finalmente affondò in lei con un ringhio animalesco. Ginger gemeva mungendolo e risucchiandolo nelle sue profondità. Uno dei nodi delle calze si sciolse e Ginger ne approfittò per avvolgere la gamba libera intorno alla vita di David spronandolo spingendo il tallone contro un gluteo. Con un ruggito strozzato David rilasciò tutto se stesso mentre Ginger si stringeva intorno a lui nell'ultimo spasmo dell'orgasmo. Per qualche minuto rimasero abbracciati, il respiro corto, i cuori accelerati.

"David…"
"Oh, piccola, scusa: ti libero subito!"

Con delicatezza David slegò la cintura che si era allentata dai polsi e la calza, le massaggiò dolcemente gli arti indolenziti e la prese tra le braccia. Si scambiarono piccoli baci teneri dopo la tempesta di poco prima, sonnolenti e disfatti.





Angolo Autrice:

Perché dopo giornate pesanti non c'è niente di meglio che un po' di pr0n di conforto. C'è questa scena nel film di Maben in cui i ragazzi sfogliano con interesse questo libro. Sono andata a curiosare e ho scoperto che Allen Jones è uno scultore autore di opere che fecero piuttosto scalpore all'epoca, appunto la serie delle donne oggetto. Io aspettavo solo l'occasione giusta per tirarlo fuori! Ma soprattutto vi prego, guardate la faccia di David! 😆

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Capitolo 6
*** All’alba i sogni non scompaiono ***


Titolo: All’alba i sogni non scompaiono
Fandom: Pink Floyd
Rating: T
Relationship: David Gilmour/Ginger Gilmour
Personaggi: David Gilmour, Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 4. Soulmate lista pumpAU
Warnings: fluff and angst, fluff fluffity fluff, sappy soulmates au
Sinossi: In una notte disperata c’è ancora posto per sognare e forse all’alba quel sogno diverrà realtà.




All’alba i sogni non scompaiono




Le stelle sembravano una manciata di diamanti deposti su panno di velluto blu scuro, stracci di nuvole coprivano a intermittenza la luce lattiginosa della luna. Lo spettacolo della notte stellata sarebbe stato magnifico, se Ginger non si fosse sentita così piccola e sola. Sospirò asciugandosi con il palmo delle mani le lacrime che continuavano a scendere sul suo viso affranto. Era da così tanto tempo che si sentiva isolata e infelice, una tristezza profonda e senza speranza che le faceva bagnare il cuscino e rendeva i suoi occhi spenti. Era nel piccolo parco dietro casa, un luogo sicuro e quasi magico dove si andava a rifugiare quando si sentiva disperata, nel peggiore degli abissi. Le radici di un’antica quercia creavano come una cavità, in cui Ginger usava nascondersi sin da quando l’aveva scoperta da bambina. Era bello respirare l’umido profumo terroso, raccogliere i piccoli ranuncoli che nascevano ai suoi piedi per crearne coroncine o far scrocchiare il tappeto di foglie gialle e rosse rotolandoci sopra. A volte le sembrava di scorgere una figura maschile mimetizzata con la corteccia, veniva trovarla nei suoi sogni, quando si addormentava ai piedi dell’albero: un ragazzo dal volto finemente cesellato, gli occhi ridenti come fiordalisi e il sorriso più dolce. A volte indossava una corona di foglie sui soffici capelli biondi e sempre le parlava con voce morbida in una lingua liquida che lei non riusciva a capire e cantava per lei. Ginger aveva iniziato a chiamarlo l’Uomo della Quercia e il suo cuore si apriva in un dolce dolore quando pensava a lui. Ora la ragazza si sdraiò ai piedi dell’albero centenario e desiderò con tutta te stessa di addormentarsi per poter essere consolata dalla sua visione e magari non svegliarsi più. Una voce morbida, ma spaurita la riscosse. Ginger aprì gli occhi e lui era lì, proprio di fronte a lei. Questa volta indossava una camicia a righe e un buffo cappello floscio. Appena si accorse che la ragazza era sveglia le sorrise con evidente sollievo:

“Stai bene? Ti ho vista qui sdraiata e pensavo fossi ubriaca o drogata…”

Ginger attonita non riucivai a parlare perchè questo sconosciuto era del tutto uguale all’Uomo della Quercia, ma parlava la sua stessa lingua. Lui si morse il labbro inferiore mentre Ginger si sollevava mettendosi a posto i biondi riccioli.

“Io…devo essermi addormentata.”

Mormorò lei con voce fioca, ancora incredula. Lui sorrise un po’ incerto:

“Oh, è solo che ho avuto paura che non stessi bene. Sono David, comunque”

Ginger gli disse il suo nome e lo rassicurò che stesse bene, almeno fisicamente. Lui aveva una chitarra con sè, sedette accanto alla ragazza e si mise a strimpellare:

“Sai, quando sono stritolato dalle emozioni trovo sempre un conforto nella musica.”
“Puoi cantare per me?”
“Non vuoi che ti riaccompagni a casa?”
“Per favore.”

Ginger insistè. Lui si strinse nelle spalle e la sua voce si levò nella tenera notte, lei si sentì avvolta in un caldo benessere come quando l’Uomo della Quercia cantava per lei. David cantò per lei ancora e man mano che il tempo passava i due giovani si avvicinavano sempre più vicini fino a che Ginger si trovò tra le braccia di David al posto della chitarra. Ora lui cantava direttamente al suo orecchio e il suo fiato sul collo le lasciava dolci brividi. Quando terminò l’ultima canzone, David le accarezzò il viso e baciò la fronte di Ginger con tanta tenerezza che lei sentì le lacrime premere contro le palpebre.

“Sai, mi ricordi lei.”
Lei?”

Ginger si districò da lui, come scottata, il cuore stretto nella morsa dell’ennesima delusione. David se ne accorse e con urgenza la prese per le spalle.

“Aspetta! - si grattò la nuca con una smorfia - So che può sembrare pazzesco ma…ecco.”

Le raccontò che era un musicista in un gruppo ed era la prima volta che venivano a suonare in quella città. Eppure lui, dopo il concerto, si era sentito attirato da questo luogo, fino a che non l’aveva trovata addormentata. Ed era così spaventato e felice perchè Ginger era proprio come la donna dei suoi sogni. Si torse le dita per un momento portando le labbra in avanti in un piccolo broncio:

“C’è un grande albero vicino a dove abitavo da bambino e quando voglio stare in pace vado sempre a suonare ai suoi piedi. E ogni volta che mi addormentavo veniva a visitarmi questa fata bellissima e…sei tu? Perchè ti amo da così tanto tempo.”

I suoi occhi traboccavano di speranza e amore e Ginger sentì il cuore gonfiarsi di un sentimento così travolgente che quasi smise di respirare. Lo abbracciò stretto annuendo tra le lacrime. David sollevò il suo viso e la baciò dolcemente sulle labbra, la mandibola, le palpebre, portando via con le sue labbra carnose tutte le sue lacrime.

“Ma come, David. Come può essere possibile?”

Lui passò i pollici ad accarezzare le guance di Ginger ancora umide:

“La mia tata mi raccontava che due anime gemelle sono destinate a visitarsi in sogno e che prima o poi il loro Amore avrebbe trovato il modo di farle incontrare.”
“Allora siamo anime gemelle, David?”
“Si, amore mio.”

In quel momento le labbra di Ginger si sono aperte in un sorriso di pura felicità come non ne aveva mai provata in tutta la sua vita, finalmente poteva percepire l’Amore riempirle il cuore e tutta l’anima.

“Non sarai mai più sola, piccola.”
“Nemmeno tu, David. Ti amo tanto.”

Le labbra di David erano di nuovo su quelle di Ginger, si baciarono con passione sempre più urgente e David la sospinse nei recessi più profondi della quercia premendo il suo corpo contro la terra morbida e odorosa: il loro talamo d’amore. Ginger gli aprì la camicia facendo scorrere le labbra contro la pelle del torace. Lui lasciava dolci segni d’amore contro il suo collo e le clavicole. Le sollevò la blusa e assaporò la pelle della ragazza con la lingua. Piccoli brividi percorrevano il corpo di Ginger, perpepì la passione di David premere contro il suo bocciolo segreto e allargò le gambe.

“Vuoi fare l’amore con me?”

Le chiese David con il più dolce dei sospiri e lei soffiò di si, abbracciandolo stretto. David spogliò il suo corpo con la più lenta gentilezza mormorando quanto fosse bella e preziosa e lei tremò d’attesa, la ricoprì di baci e lodi, facendola fremere d’emozione e impazienza. Quando Ginger vide il corpo nudo di David le sembrò la più squisita delle opere d’arte. Lo accarezzò e baciò ovunque potesse arrivare con una gioia febrile. David sorridendo la rotolò sotto di sè:

“Sei pronta, Ragazza Fata?”
“Si, oh si, per favore!”

Quando entrò in Ginger, annidandosi profondamente nel suo grembo, David pensò di aver trovato finalmente il suo posto nel mondo. Le loro anime si incastrarono con così indissolubile dolcezza che nessuno dei due avrebbe potuto più distinguere dove finisse l’una e cominciasse l’altra. Si amarono fino a che l’ultima stella della notte non si fu spenta e una calda luce ambrata orlò l’orizzonte trovandoli nudi e abbracciati, ubriachi d’amore. David baciò Ginger sul naso e sorrise:

“Verrai con me?”
“Si, ovunque andrai.”

Era l’alba, ma il sogno non era svanito

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Capitolo 7
*** Volti di pietra ***


Titolo: Volti di pietra
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relationship: /
Personaggi: David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason, Rick Wright
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 5. Sinners lista pumpNEON
Warnings: flash fic, gig related, timeline inizi anni 70, doppia drabble
Sinossi: Non c'è davvero luogo che sia troppo sacro o abbastanza suggestivo per i Floyd




Volti di pietra




Peccatori, tutti loro, erano solo peccatori. Roger guardò verso i compagni impegnati ad accordare gli strumenti e sogghignò. Era così ironico che rockstar dedite a alcol, droghe e sesso promiscuo stessero per suonare in un'abbazia come quella.

"Hey Rog, hai bisogno che ti accordi il basso?"

La morbida voce di David interruppe le sue riflessioni. Roger annuì distratto mentre mollava lo strumento al compagno e si dedicava al suo amato gong. Il pubblico vociava tra gli scranni dell'antica chiesa sconsacrata in attesa che il concerto iniziasse.

"Fanno venire un po' i brividi, eh?"

Nick ammiccò verso i gargoyle che facevano loro le linguacce dall'alto delle volte. Rick annuì accennò un brano barocco sul suo farfisa, ridacchiando. Guardò David che si metteva in posizione dall'altro lato del palco, annuì a Nick pronto dietro le pelli. Roger aspettò un momento che il brusio del pubblico si quietasse e diede l'attacco. Le note si libravano tra le antiche volte stillanti umidità e antichi peccati, la voce morbida di David cantava di angoscia e farfalle dalle ali distrutte, corvi in attesa e apprensione trisciante. Implorava che qualcuno lo svegliasse da quell’incubo. Una lacrima scese lungo il mostruoso volto di pietra di una dei gargoyle.



Nota Autrice:

Infatti i Pink Floyd tennero uno dei loro concerti alla Royaumont Abbey in cui David cantò anche Cymbaline

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Capitolo 8
*** Una promessa mantenuta ***


Titolo: Una promessa mantenuta
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Personaggi: Roger Waters, Nick Mason
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 6. Scheggia PumpNight
Warnings: flashfic, friendship fluff
Sinossi: Se non fosse arrivato in tempo Roger non se lo sarebbe mai perdonato, per fortuna Nick si è offerto di dargli un passaggio




Una promessa mantenuta




Se gli avessero chiesto cosa si ricordasse di quel viaggio Roger non avrebbe saputo cosa rispondere. Il verde ai bordi del sentiero fangoso sfrecciava dal finestrino della Porsche argentata che Nick stava guidando con assoluto ardire. Come una scheggia l’auto sportiva filava lungo le stradine della campagna inglese, spaventando con il suo rombo le mucche che brucavano ai margini dei verdi campi e i disperdeva i greggi di pecore che belavano miserevoli. Nick prese una curva in velocità sbandando leggermente e Roger impallidì aggrappandosi al sedile. Il batterista gli lanciò un'occhiata obliqua, in fondo non gli dispiaceva vedere l'amico scombussolato, una volta tanto.

"Tranquillo, ti ho detto che ti avrei portato in tempo e così farò."
"È che vorrei arrivarci tutto intero!"

Replicò Roger a denti stretti. Nick ghignò e scalò una marcia diminuendo di poco la velocità del bolide argentato. Il turbamento di Roger non derivava solo dallo stile di guida disinvolto di Nick: quella mattina lo avevano chiamato dall'ospedale avvisandolo che Carolyn era entrata in travaglio. Quello era il suo primo figlio e Roger voleva essere assolutamente presente. Il problema era che la sera prima avevano avuto un concerto, ci sarebbero volute delle ore per tornare a Londra e Roger rischiava di perdersi la nascita del primogenito. Per questo aveva accettato il suggerimento di Nick che aveva avuto pietà di lui (e anche di tutti gli altri dato che un Roger nervoso era un Roger ingestibile) e si era offerto di accompagnarlo. Di certo il futuro padre non aveva immaginato che rischiava di non vederlo proprio il figlio, intrappolato in quella scheggia impazzita alla mercè di un autista psicopatico! Nick rideva esilarato dalla velocità, divertendosi un mondo a spingere l’auto alla massima velocità consentita.
Roger riuscì a respirare solo quando entrarono nella periferia di Londra dove Nick fu costretto ad adottare una guida leggermente meno spericolata, ma non meno aggressiva.

"Dai, fra un po' siamo arrivati! Hai visto: è andato tutto bene, puoi tranquillizzarti adesso."
"Sarò tranquillo solo quando sarò sceso da questa trappola."

Ma Nick mantenne la promessa e Roger era lì quando suo figlio venne al mondo.

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Capitolo 9
*** Spavalderia orale - NSFW ***


Titolo:Spavalderia orale
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Relazione: David Gilmour/Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa#writober2022 @fanwriter.it col prompt 7.photoshoot lista BlankList
Warning: time line nel 1984, linguaggio esplicito
Sinossi: David è un po’ infastidito durante la preparazione per un servizio fotografico e ne approfitta per lasciarsi andare a qualche intemperanza verbale.




Spavalderia orale




C'era abbastanza trambusto intorno a loro, mentre veniva sistemato il set per lo shooting fotografico di David. Servivano un po' di foto promozionali che accompagnassero il suo nuovo disco in uscita e naturalmente lo studio Hipgnosis era stato incaricato del servizio fotografico. Ginger ogni tanto lavorava per Storm come modella e le capitava a volte di aiutare il marito sui set, mettendo a frutto la sua esperienza. Ora David se ne stava seduto con un’espressione seria sul viso mentre lei gli sistemava i capelli ormai corti. Storm gli aveva raccomandato di farsi crescere un po' di barba e Ginger era davvero intrigata da quell'aspetto trasandato e ispido. David ne sembrava consapevole perché la notte prima le aveva già dato una bella ripassata che ancora le rendeva rigide le gambe. D’altra parte tra di loro erano state subito scintille: dallo stuzzicarsi sempre più sfacciato allo scopare come conigli non c'era voluto molto. Si avvicinò al suo volto con un eyeliner in mano e lui sbuffò:

“Non credo che sia proprio necessaria la matita.”
“Lo sai, Storm vuole un look più drammatico.”
“Beh, non sono uno di quei ragazzini wannabe alle prime armi che hanno bisogno di certi mezzucci.

Dal modo in cui tirava le “z” Ginger comprese quanto fosse irritato, il che lo rendeva ancora più sexy e lei non riuscì a evitare di stuzzicarlo un po’:

“Oh no: tu sei David Gilmour - calcò con sarcastica enfasi sul suo nome - il dio della chitarra che sul palco si è sempre nascosto dietro ai fumi e alle luci!”

David le lanciò un’occhiata assassina, ma non potè controbattere alla sua affermazione così allungò le labbra in un sorriso tirato e si passò la lingua lungo il labbro inferiore:

“Siamo in forma oggi: non provocarmi.”
“Altrimenti cosa, mi metterai sulle ginocchia e mi sculaccerai?”

Gli rispose sfrontata applicando il colore lungo la rima palpebrale. David ghignò:

“Scommetto che ti piacerebbe. Se non fossimo in pubblico, ora avrei la testa fra le tue gambe.”

Gli occhi di Ginger si allargarono per la sorpresa, mentre lui le faceva un occhiolino sfacciato.

“E’ un bene che tu sia rimasta senza parole perché ti farò urlare più tardi.”

Lei a quel punto si era ripresa abbastanza da aver capito che provocarla era il suo modo per scaricare la tensione, così rispose in tono tranquillo:

“Ti senti così sicuro di te, vero?”
“E’ un dato di fatto.”

Asserì David mentre Ginger si piegava su di lui e gli truccava l’altro occhio. La scollatura della sua camicetta si era allargata quel tanto da mostrare le morbide collinette dei seni racchiuse nel pizzo e David vi gettò un’occhiata impudica.

“Occhi in alto.”
“Oh, andiamo: non sarai diventata pudica, ora?”
“Mnhf, devo passarti la matita, scemo.”

Una mano dalle lunghe dita scivolò lungo il fianco e palpeggiò spudorata una natica. Ginger sibilò sorpresa e si guardò intorno:

“Siamo in pubblico, che ti viene in mente!”
“Oh, parecchie cose se devo dirti la verità - la voce di David era diventata un sussurro roco - per esempio quella tua fica così succosa, a quanto mi piacerebbe succhiare quel tuo bel bottoncino gonfio fino a farti sbrodolare sulle mie labbra.”
“David…”

Piagnucolò lei stringendo le cosce, il suo fiore che iniziava a inumidirsi.

“Infilerei la lingua tra quelle labbra deliziose e ti leccherei tutta e poi t’infilerei le dita dentro. Quante ne vorresti, maialina? Scommetto quattro, così ti sentiresti bella larga, pronta per il mio cazzo, eh?”

A Ginger girava la testa a quelle parole, le guance infuocate guardava David senza neanche più la scusa di doverlo truccare e si mordeva le labbra. A quel punto non sapeva nemmeno lei se avrebbe voluto rifilargli due ceffoni o davvero solo sedersi su di lui e farsi scopare senza senso. Il volto di David era incredibilmente serio, solo un luccichio negli occhi tradiva la sua malizia.
In quel momento l’assistente del fotografo lo chiamò e lui si alzò. Si piegò verso la moglie mormorando al suo orecchio:

"Scommetto che sei fradicia e non ti ho nemmeno toccato, ancora.”

Le lasciò un leggero bacio sulle labbra e percorse con passo elastico la breve distanza fino al set. Ginger guardò la sua schiena ampia fasciata dalla camicia bianca e la sua andatura sicura e si sentì tremare le ginocchia. Quell’uomo era in assoluto il più gentile, adorabile, sfacciato mascalzone sulla terra e lei era ancora innamorata pazza di lui.



Angolino Autrice:

Ogni tanto capita che David sia sfacciato! Comunque questa è una delle foto del photoshoot per About a Face …io davvero *drool*



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Capitolo 10
*** Di fenicotteri e maiali volanti ***


Titolo: Di fenicotteri e maiali volanti
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Personaggi: Syd Barrett, Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason, Rick Wright
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt Uno di loro vuole fare un acquisto improbabile e gli altri cercano di dissuaderlo lista BlankList
Warnings: timeline da qualche parte durante il 1968, sillly floyds, friendship fluff
Sinossi: Syd ha delle idee grandiose quando si tratta delle esibizioni dei Pink Floyd, ma i ragazzi non sono molto convinti questa volta.




Di fenicotteri e maiali volanti




David entrò in cucina seguito da Rick e trovò gli altri tre assiepati intorno ad un qualche tipo di rivista. Stavano discutendo e le loro voci concitate si sentivano fin dal corridoio. Rick, che l'aveva fatto entrare in casa, si appoggiò con una spalla allo stipite della porta e si accese una sigaretta. Appena lo vide Nick sollevò la testa e sorrise con aria speranzosa:

"Oh, Dave. Forse tu puoi farlo ragionare!"
"Che succede?"
"Succede che Sidney ha trovato questo catalogo e ora gli è partito lo shopping compulsivo."

Rispose Roger con un mezzo sospiro di rassegnazione e un mezzo ringhio di esasperazione. Syd ghignò e fece l'occhiolino a David che aveva preso il catalogo e lo stava studiando. “Hawlett Burroughs & Co. Prodotti fieristici e da circo e gonfiabili” urlava a grandi lettere la copertina, all’interno c’era tutto un florilegio di tende, tendoni, gazebo, stand di vari tipi e dimensioni, giostre, travestimenti, strumenti da giocoleria, materiale di scena più o meno stravagante. Syd si piegò sulla la rivista e la sfogliò per David fino ad arrivare alle pagine con i gonfiabili.

“Eccolo qui, guardalo e dimmi se non è una figata assurda!”

Il suo indice picchiettava sull'immagine di un enorme fenicottero rosa che si librava a pochi metri da terra, tenuto fermo a un picchetto a righe rosa e bianche.

“Non lo so Syd…cosa dovremmo farci?”

Rispose diplomatico David sollevando le sopracciglia. Roger scosse la testa e rubò una sigaretta dal pacchetto di Rick. Syd incrociò le braccia e piegò la testa da un lato spiegando con pazienza come se stesse parlando con qualcuno non particolarmente sveglio:

“E’ per i concerti Dave. Se non possiamo avere i giochi di luce dobbiamo dare al pubblico qualcosa di fantastico da guardare. Potremmo usare questo quando cantiamo Flaming - ridacchiò al suo stesso gioco di parole - o anche uno gnomo e una bicicletta, un gatto, pure uno spaventapasseri…le possibilità sono infinite!”

Syd si era animato e gli occhi gli brillavano mentre spiegava la sua visione. Nick si lisciò i baffi ed esasperato esclamò:

“Ti ricordo che siamo una rock band non un circo. ”
“E’ che non hai la visione d’insieme Nicholas! NOI siamo lo spettacolo!”

Roger ridacchiò, quando Syd era così eccitato era davvero incontenibile ed era anche il motivo per cui gli voleva così bene, anche se ovviamente non l’avrebbe mai ammesso. Rick si allontanò dalla porta:

“E a proposito di questo, è quasi ora di andare.”

I ragazzi raccolsero le loro cose e sfilarono verso l’ingresso con Syd che, tornato in possesso del catalogo, continuava a parlare dei gonfiabili:

“Pensavo a un polipo gigante anche, eh Roger?”
“Certo e perchè non anche un maiale gigante volante allora?”

Tutti scoppiarono a ridere mentre si chiudevano la porta alle spalle.




Angolo Autrice:

Avete capito il riferimento al maiale volante? *wink*
Ai Floyds i gonfiabili e gli effetti scenici particolarmente spettacolari sono sempre piaciuti. Nel corso del tour del ‘77 useranno davvero diversi gonfiabili: la famiglia atomica, il frigorifero con i vermi, la cadillac. Per non parlare di Algie il maiale volante sulla copertina dell’album Animals e che sarà uno dei protagonisti di tutti i loro concerti.

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Capitolo 11
*** Delizioso ***


Titolo: Delizioso
Fandom: Pink Floyd
Rating: T
Relationship: David Gilmour/Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa #flufftober2022 col prompt 9. Game day (sports)
Warnings: accenni di smut, timeline tra il 75 e il 77
Sinossi: Una giornata afosa, una partita a pallone e pensieri impudici.




Delizioso




Quel giorno era afoso e disgustosamente umido. Ginger si sventolava il viso con un foglio di carta rimediato da qualche parte mentre rivoli di sudore le scorrevano sulla schiena e le goccioline si accumulavano dietro le ginocchia e nel solco dei seni. Era al tavolo con parte della crew, Juliette, Judy e Libby che spilluccavano gli ultimi avanzi del pranzo mentre guardavano gli uomini rincorrere il pallone lungo il prato. Si chiese come David e gli altri avessero la forza di voler giocare a calcio in un momento come quello. La sera prima erano stati come al solito meravigliosi sul palco e oggi era un giorno di riposo che avevano deciso di trascorrere tutti insieme. L’albergo dove alloggiava il gruppo con tutto lo staff aveva questa veranda che dava direttamente su un prato che al momento era occupato dai vocianti ragazzi Floyd. Ginger sorseggiava la sua limonata ghiacciata e chiacchierava con le altre mogli del più e del meno commentando l’esibizione della sera prima e lamentandosi del caldo. Nel frattempo con gli occhi seguiva David palleggiare lungo il campo: indossava solo una salopette che aveva agguantato la mattina nella fretta di scendere a mangiare e le scarpe da ginnastica. La vista dei suoi lunghi capelli al vento, del torso seminudo velato di sudore, delle braccia tornite che alzandosi rivelavano un ciuffo di peli scuri sotto le ascelle, le fece stringere le gambe. Si affrettò a sorseggiare ancora la bibita e si appoggiò il bicchiere freddo sul collo consapevole che il calore che sentiva in quell’istante non aveva nulla a che fare con il caldo stagionale. Non solo Ginger era perdutamente innamorata di lui, era un artista straordinario e un ragazzo meraviglioso, ma oltre al resto le causava pensieri impuri tutto tempo. E ora era uno di quei momenti. La ragazza si mordicchiò il labbro inferiore cercando di calmarsi, ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Qualcuno fece goal e David esultò girandosi per cercare il viso di Ginger. Lei gridò battendo le mani e facendo il tifo per lui e venne ricompensata dal suo sorriso. Juliette le si era avvicinata nel frattempo e le aveva offerto una pesca. Ginger l’addentò stando attenta a non sporcarsi con il succo. Juliette seguì il suo sguardo avido e si avvicinò all’orecchio dell’amica:

"Sono deliziosi, non è vero?"

Sussurrò con un sorriso complice osservando Rick che calciava il pallone verso David. Ginger sussultò e fece un sorrisino imbarazzato.

"Si vede così tanto?"
"Sei innamorata, è normale. Ci siamo passate tutte qui, con i nostri mariti. Tranquilla.”

Le diede una pacchetta sul ginocchio e aggiunse:

“Sai, probabilmente è uno di quei giorni del mese.”

Poi si alzò a raggiungere le vocine dei figli che reclamavano la sua presenza. Ginger rimase interdetta e iniziò a fare i conti per capire in quale momento del ciclo fosse. Ci fu una pausa di gioco e gli uomini ne approfittarono per riprendere fiato e rifocillarsi. David si versò una bottiglia d’acqua sulla testa e lei rimase senza fiato nel vedere i rivoletti ruscellare lungo la sua barba e il torace: cavolo, allora lo faceva apposta! Lui scosse la testa come un cane per togliersi l’eccesso d’acqua dai capelli e il gioco ricominciò. Ma Ginger non riusciva più a seguirlo distratta dalle immagini lussuriose dei loro corpi nudi intrecciati nelle posizioni più erotiche.

“Amore, hai visto: ho fatto goal!”

David la distrasse dai suoi pensieri, non si era accorta che la partita era terminata e gli uomini si erano assiepati ai tavolini, asciugandosi alla meglio il sudore e avventandosi sulle birre e sugli avanzi di cibo.

“Sei stato bravo!”

Disse abbracciandolo stretto e baciandolo sulle labbra, lui sorrise compiaciuto, ma si divincolò un po’:

“Eh dai, sono tutto sudato!”

Infatti una zaffata del suo sudore muschiato raggiunse le narici della ragazza, ma questo le provocò piuttosto un effetto afrodisiaco, si strinse di più a lui e mormorò contro l’orecchio del ragazzo:

“Voglio assaggiarti.”

Strusciò la lingua contro la pelle sottile del collo, gustando il suo sapore salato. David si irrigidì e dardeggiò gli occhi intorno:

“Siamo in pubblico, sai.”
“Non è colpa mia se sei così appetitoso.”

Ginger gli diede ancora un piccolo morso al lobo dell’orecchio e spavalda gli infilò una mano dentro la salopette palpandogli il culo. David allargò gli occhi, ridacchiando imbarazzato.

“Sta attenta…”

L’avvertì con un luccichio malizioso negli occhi imbronciando le labbra. Lei sogghignò, entrambi sapevano dove sarebbe andato a finire quel gioco e lo adoravano. Infatti David attirò Ginger a sè e le invase la bocca con la lingua in un bacio divorante, solo in parte consapevole dei gridolini e delle prese in giro che li circondavano. David infine la lasciò andare con un occhiolino arrossendo delicatamente sotto la barba. Lei si morse il labbro inferiore mentre il cuore le batteva forte contro le costole. Aspettò che il clamore intorno a loro diminuisse e che gli altri si distraessero per tornare alla carica. David si era stravaccato su una delle poltroncine di paglia e lei si era seduta sulle sue cosce dure. Premette il viso contro il collo di David e infilò le mani sotto la pettorina: era caldo e sudato e la faceva impazzire. Mentre la lingua della ragazza disegnava arabeschi di saliva sulla pelle fragrante di David, le sue dita giochicchiavano con uno dei suoi bottoncini gonfi. David fece un sospiro tremulo mentre intrecciava le dita tra i capelli di Ginger. Lei si dondolò un po’ contro il suo bacino e sogghignò:

“Credo che il piccolo Gilmour si stia risvegliando.”
“Oh, ora ti faccio vedere quanto è piccolo!”

Grugnì David contro l’orecchio della ragazza. La fece scivolare dalle gambe e la prese per mano.

“Vado a fare la doccia!”

Annunciò rivolgendosi a nessuno in particolare, trascinando Ginger con sè e quasi inciampando nella fretta di raggiungere la loro camera.

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Capitolo 12
*** Piccoli gesti ***


Titolo: Piccoli gesti
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relationship: David Gilmour/Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #flufftober2022 col prompt 10. Love language
Warnings: fluff, fluffety fluff, slice of life
Sinossi: Oggi è proprio una giornata no, Ginger è di pessimo umore e mille contrattempi contribuiscono a innervosirla ancora di più. Per fortuna David è a casa e sa come farle tornare il buon umore!



Piccoli gesti




Ginger era tornata a casa con la fronte aggrottata, mentre chiudeva la porta diede un calcio alle scarpe da ginnastica e lasciò cadere con noncuranza la borsa sul pavimento. Niente di quella giornata sembrava essere andato bene, una miriade di piccoli contrattempi si erano susseguiti in maniera così implacabile da lasciarla sfinita per il nervosismo. Come se ora avesse bisogno di altro cattivo umore oltre ai problemi che già aveva. Sentì David suonare nell'altra stanza, biascicò un vago saluto senza curarsi di essere sentita e si lasciò ricadere sul divano sbuffando. Lui la trovò così, le sopracciglia aggrottate, le mani allacciate intorno alle ginocchia piegate contro il petto.

"Sei tornata, allora! Mi era sembrato di aver sentito sbattere la porta!"

Ginger borbottò un saluto senza nemmeno alzare il viso; lui fu subito al suo fianco:

"Che succede? Non stai bene?"
"Mmphf, solo una giornata schifosa."

Rispose lei tentando un sorrisetto, ma non le andava molto di parlare. David la guardò accigliato:

"Vado a fare un po' di tè, te ne porto una tazza?"

Lei rispose solo con una scrollata di spalle, un dolore sottile iniziò a spiraleggiare subdolamente dalle spalle contratte alla testa. David era ancora in piedi e la osservava con apprensione:

"Non stai avendo..."
"No, non ho le mestruazioni! Sono solo stanca e arrabbiata e... e..."

Ginger strinse le labbra quasi minacciando di piangere, sapeva che anche se avesse avuto un crollo David sarebbe stato al suo fianco, ma cercò di resistere. Lui le si sedette accanto, le massaggiò la schiena e la tenne tra le sue braccia. Le posò un bacio sulla testa tubando parole di incoraggiamento. Ginger si lasciò andare e si appoggiò al suo petto, sentendo il profumo confortante di David:

"Grazie che mi sopporti sempre."
"No, tesoro mio. Ti amo e sai che ti starò vicino per qualsiasi cosa."

Le sue labbra si separarono in un sorriso e Ginger sollevò il viso. Le bocche sorridenti si sfiorarono l'un l'altra in tanti piccoli baci a fior di labbra, finché i due non crollarono in una serie di risatine. Si strofinarono naso contro naso e Ginger adorò il modo in cui lui arricciava il suo. Gli rimboccò le sue lunghe ciocche dietro le orecchie mentre lui accarezzava con i pollici le sue guance. I suoi occhi erano due frammenti di cielo limpido nel grigiore della giornata. Era questo che Ginger amava in lui, sapeva sempre come sollevarle il morale, la sua calma presenza, la sua voce dolce, tutti i piccoli gesti che compieva nei suoi confronti la facevano sentire speciale e amata. David alzò un sopracciglio e si animò un po':

"Aspetta, vado a prendere una cosa!"

Si alzò e scomparve in un'altra stanza.

"Chiudi gli occhi!"

Gridò prima di entrare.

"Perché?"
"È una sorpresa, dai!"

Quando ritornò Ginger si stava mordendo l'unghia per la curiosità e aveva una mano sugli occhi.

“Stai guardando?”

Le agitò una mano davanti alla faccia e Ginger fece una risatina:

“Quante sono queste?”
“Dai, non lo so!”
“Va bene, allora apri!”

Lei si tolse la mano dagli occhi e la prima cosa che vide fu il viso di David, i suoi occhi sbrilluccicosi e il sorrisetto compiaciuto sul suo viso. Poi notò l'oggetto che teneva tra le mani: una grande scatola piatta di legno con un logo che conosceva molto bene. Ginger saltò dal divano e si avvicinò a David con le mani tese:

“E’ davvero…? Ma come?”
"Ho visto che lo guardavi l'ultima volta che eravamo nel negozio insieme, così te l'ho preso".
“Oh, David…”
"Aspettavo l'occasione giusta per dartelo, ma penso che oggi vada bene lo stesso."

Ginger appoggiò la scatola sul tavolo e la aprì: dentro c’era una selezione di pennelli, colori a tempera, acquerelli, matite, gessetti e altri prodotti per il disegno. Accarezzò con dita reverenti i legni colorati. David conosceva la sua passione per il disegno e non avrebbe potuto farle regalo migliore. A Ginger venne di nuovo da piangere, dalla gioia stavolta e pensò che amava davvero questo dolce uomo.

“Non ti piace?”

Il tono di David era preoccupato, si morse incerto il labbro inferiore, ma Ginger gli volò contro e lo tempestò di baci:

“E’ stupendo amore mio. Grazie, grazie!”
Tu sei stupenda e farei di tutto per vedere un sorriso risplendere sul tuo bel visino.”
“Ti sei meritato un ritratto!”

Lui rise e si abbracciarono stretti.

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Capitolo 13
*** Un maiale che non vola è solo un maiale ***


Titolo: Un maiale che non vola è solo un maiale
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Personaggi: Roger Waters, Nick Mason, David Gilmour, Rick Wright, Storm Thorgeson, Aubrey Po Powell
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt incidente lista BlanckList.
Il titolo è una citazione da “Porco Rosso” di Myazaki
Warnings: missing moment
Sinossi: Di quella volta in cui i Pink Floyd hanno davvero rischiato di essere "la causa del peggiore disastro di aviazione della storia del pianeta".




Un maiale che non vola è solo un maiale




Lo squillo del telefono rimbombò nella cucina della casa di Powell dove i floyd si erano rifugiati dopo il disastro di quella giornata. Al tavolo c'erano Storm e Nick che fumavano pesantemente, David era già alla terza lattina di birra e sembrava come al solito incredibilmente calmo, ma da come stringeva e leccava in modo compulsivo le labbra si capiva quanto fosse agitato. Roger che non riusciva a stare seduto che per pochi minuti di fila, era appoggiato al frigorifero e raccontava in modo ossessivo cosa fosse accaduto, mentre Po faceva la spola tra cucina e salotto dove alcuni ragazzi della crew aspettavano le novità.

"Cioè era un cazzo di cavo d'acciaio …e si è strappato così come se fosse una cordicella. Diglielo Dave!"

David mugolò il suo assenso stanco di stare a sentire la voce di Roger che gli trapanava il cervello.

"E poi con tutto il fottuto cielo a disposizione dove cazzo fila? Direttamente verso Heathrow, dannato maiale!"

Continuò querulo Roger. Nick aspirò un lungo tiro dalla sigaretta e si scompigliò i capelli:

"Cristo, ha rischiato di essere il peggiore disastro di aviazione del pianeta."

Si lamentò reggendosi la testa a due mani con i gomiti sul tavolo.

"Continuo a ripetere che quella di far volare un maiale gigante sia un'idea quantomeno azzardata."

Storm lasciò cadere la sigaretta nella sua lattina di birra vuota e rubò quella di David.

"Povero Algie."

Mormorò Rick dal fondo della cucina dove si era rifugiato e guardò dalla finestra come se si aspettasse di vedere veleggiare il maiale nel cielo sopra di loro. Roger scosse la testa:

"Non cogli tutte le implicazioni evidentemente, Stormy."

E si lanciò in una lunga e contorta dissertazione su capitalismo, canzoni, società, fortuna, Orwell, fascismo e maiali volanti.

"E poi le quattro ciminiere sono un simbolo fallico e sono quattro come i nostri sai…membri."

Concluse con un sorrisino. David sbarrò gli occhi e scambiò un'occhiata con Storm. Nick sussultò e si rimise dritto. Cercò di non guardare David per non scoppiare a ridere, ma bevve invece un sorso di birra. Con quanta più calma riuscì a mettere insieme domandò:

"E dimmi Rog, pensi spesso ai nostri…uh, falli?"

Rick dovette soffocare una risatina, Storm quasi si strangolò con la birra e David allungò le labbra in un largo sorriso, totalmente sveglio ora. Roger fece per rispondere, ma fu interrotto da Po vhe tornava dalla telefonata:

"Era un tizio del Kent. Ha detto che c'è un maiale gigante sul suo campo che sta terrorizzando le sue mucche."

Tutti sghignazzarono a quell'immagine e i roadies partirono in missione di recupero. L'indomani mattina Algie era di nuovo in piena forma pronto per un altro volo.




Nota Autrice:

Adoro questo episodio dei Pink Floyd…solo loro potevano avere l’idea di far volare un maiale gigante! XD
Oh, riguardo la questione dei falli Roger l’ha detto davvero. Nell’ultimo documentario per l'uscita del Remix di Animals Roger ha detto che le quattro ciminiere della Battersea Power Station avevano qualcosa di fallico e che i membri (dei membri?) dei Pink Floyd erano giusto quattro e che il quattro è un simbolo porta fortuna. Va bene Roger…

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Capitolo 14
*** Un ragazzo ostinato - NSFW ***


Titolo: Un ragazzo ostinato
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Relationship: David Gilmour/Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 12.orgoglio lista pumpInk
Warnings: UST, succedono cose ma nulla di grafico, Time line nel '72
Sinossi: Da quando erano tornati dalla tournée in Giappone i ragazzi floyd avevano voglia di trascorrere le serate insieme a fare baldoria. Quella sera toccava a David mettere a disposizione la sua casa, ma a un certo punto il chitarrista sparisce e Ginger va a cercarlo.




Un ragazzo ostinato




Ginger lo trova che sta strimpellando alla chitarra, i capelli gli coprono parte del viso concentrato. Chiude la porta dietro di sè.

"Ecco, dov'eri!"

David ferma un momento le dita e le sorride. Si tira dietro l'orecchio una ciocca di capelli che, ribelle, ricade subito allo stesso posto di prima.

"Mi ero rotto le palle di tutta quella gente."

Risponde stringendosi nelle spalle. Sono da poco tornati dal tour giapponese e i ragazzi hanno voglia di passare la sera insieme. Anche più di una e Alan, Peter e gli altri roadies ne approfittano per portare sempre alcolici e ragazze. Questa volta tocca a David mettere a disposizione la sua fattoria. Ginger siede di fronte a lui, ammirando le sue dita che danzano sulle corde.

"E lasci così le tue groupies? Potresti perdere qualche occasione."

Lo stuzzica, ma lui inarca un sopracciglio:

"Preferisco suonare che scopare."

Gli si arriccia un labbro all'insù consapevole lui stesso della cazzata che ha appena detto. Ginger ghigna:

"Ah, è così? Vediamo se è vero."

Lui solleva gli occhi chiari interrogativo e smette di suonare. Lei si alza e lo aggira lentamente:

"Continua a suonare: vediamo se riesci a finire la canzone."

David la guarda apertamente con la testa piegata da un lato, le labbra aperte in un sorriso. Di certo lei non è Roger, anzi Ginger è decisamente molto più appetibile di Roger, ma lui non sa rinunciare a una sfida. Così sogghigna:

"Qual è la ricompensa se vinco?"

Ginger si avvicina a lui mormorando nell'orecchio:

"Puoi farmi tutto quello che vuoi."
"E se vinci tu?"
"Posso farti tutto quello che voglio."

David si lecca le labbra, ben disposto e inizia una melodia nuova.

"Va bene, dai. Provaci."

Ginger si porta davanti a lui di nuovo e con un gioco di prestigio si sfila il reggiseno da sotto la maglietta. David deglutisce:

"Stai giocando sporco."
"Perché, c'è un altro modo di giocare?"

Risponde divertita, lui imbroncia le labbra e inarca un sopracciglio. Lei si mordicchia le labbra indecisa su come iniziare. Oggi lui indossa la sua maglietta "Thats all, folks" che gli lascia scoperte le spalle. Ginger si è sempre chiesta se David si sia mai reso conto della differenza tra maglie da uomo o da donna. In ogni caso questo le procura un vantaggio perché lo accarezza delicata con un'unghia e nota la sua pelle incresparsi. Bacia l'incavo tra collo e spalle inalando il suo odore di sapone e sudore, mentre David inclina un po' la testa da una parte. Con le labbra Ginger circumnaviga la nuca del ragazzo spostando i capelli da una parte e la sua lingua struscia sulla pelle fino ad arrivare all'altra spalla. Mordicchia e bacia e lecca il suo collo e le sue orecchie, la sua mandibola e sa che gli sta provocando qualcosa: lo capisce da come lui si schiarisce la gola e da come si dimena sulla sedia. Ma David guarda fisso davanti a sé continuando a suonare ostinato. Lei canticchia tra sè e sè vibrando contro la sua nuca. I suoi seni premono contro la schiena di David e le sue mani si fanno strada sotto la maglietta. David chiude gli occhi per un momento. Ma non ferma le dita anche se ogni tanto perde una nota. Le mani di Ginger accarezzano il ventre piatto, salgono su e le dita arrotolano i suoi piccoli capezzoli duri. David si lascia scappare un lamento.

"Oh, ti piace questo?"

Ginger gli mordicchia di nuovo la nuca continuando a stuzzicarlo sul torace con le unghie. David si sta divertendo, anche se è una situazione in cui non c'è un reale perdente, ha comunque intenzione di vincere.

"Sei un ragazzo testardo."
"E tu una ragazza cattiva."
"Vedrai come sarò cattiva ora."

Lui sposta un poco la chitarra e Ginger ne approfitta per stringere la sua coscia dura, ma non ha accesso alle sue parti inferiori. Pensa a come puoi provocarlo di più: in tempi disperati...infila una mano sotto le mutandine e inizia a sfregare con due dita il suo bocciolo fradicio. Si lascia scappare un lamento, il pomo d'adamo di David sussulta. Lei continuia a gemere nel suo orecchio, mentre si preme alla sua schiena, i capezzoli contro le sue scapole.

"Cosa...cosa stai facendo?"
"Indovina."

Esala lei contro il suo collo. Toglie la mano dal suo fiore e passa le dita profumate sotto il naso di David, gli dipinge le labbra col suo miele.

"Cristo."

Geme lui passando la lingua ad assaporarla. Ma ancora non ha fermato le dita anche se oramai sta suonando a casaccio. Ginger si porta di nuovo di fronte a lui ora e si sfila i pantaloni rimanendo con solo le mutandine bianche. Mugolando si porta le dita ricoperte del suo nettare alla bocca e le ripulisce voluttuosamente succhiandole e leccandole. Non distoglie mai gli occhi dal viso angelico di David: ha la bocca socchiusa, le sopracciglia aggrottate e gli occhi scuri di desiderio fissi su di lei. Le mani si sono finalmente fermate.

"Fanculo!"

Esclama mentre mette via la chitarra e sollevandosi a metà trascina la ragazza sul suo grembo, lei fa un gridolino divertito.
David la bacia feroce, le labbra s'incastrano così bene e Ginger non può evitare di mordicchiargli il carnoso labbro inferiore. David geme e infila una mano calda sotto la maglietta. Le palpeggia un seno, mentre col pollice stuzzica uno dei suoi bottoncini eretti. Ginger si dimena e falsamente indignata lo redarguisce:

"Hey, sono io che ho vinto!"

Lui toglie la mano e lei prova immediatamente una sensazione di freddo. David si prende un labbro tra i denti:

"Oups! Scusa. Allora dimmi."

Ginger si passa la lingua sulle labbra e gli mormora all'orecchio:

"Vorrei fare…e poi..."

David ride deliziato:

"Oh, allora in questo caso accomodati pure!"

Esclama slacciandosi il primo bottone dei jeans, mentre Ginger scivola ridacchiando tra le sue cosce.

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Capitolo 15
*** Abbastanza comodo ***


Titolo: Abbastanza comodo
Fandom: RPF BAND Pink Floyd
Rating: G
Relazione: David Gilmour/Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it 13. Dormiveglia lista PumpINK
Warning: fluff, fluffity fluff
Sinossi: Ginger è da sola a casa, in attesa che David torni da uno dei concerti dei Pink Floyd.




Abbastanza comodo




La stagione dei tour è arrivata quasi al termine. A volte Ginger ha accompagnato la band per qualche data, ma ora che sono tornati per gli ultimi concerti in UK preferisce rimanere a casa e aspettare sveglia David, se riesce. Questa è una di quelle sere, Ginger ha già indossato la camicia da notte da un pezzo, fatta la sua beauty routine e accomodata a leggere un libro con la tv accesa in sottofondo. È molto tardi quando sente le chiavi girare nella toppa e la porta aprirsi. Rumore di scarpe lanciate a caso, lei solleva gli occhi al cielo, qualcuno inciampare e imprecare e poi più nulla. Aspetta un minuto poi si alza per vedere che cosa sia accaduto. Accende la luce in salone e David è sdraiato a terra, i capelli sparsi in lunghe ciocche sulla moquette e sul viso, gli occhi chiusi. Si precipita verso di lui chiamandolo col cuore in tumulto:

"David, amore! Stai bene?"

Lui apre un occhio, fa come una risatina.

"Oh, dolcezza. Ciao!”
“Stai male?”
“No, no. Sono solo stanco."

Uno sbadiglio enorme gli allarga la mandibola. È fatto, di erba, alcool, stanchezza o un insieme delle cose, Ginger non lo sa, ma si mette le mani sui fianchi:

"David Jon Gilmour, tirati su da lì. Mi hai fatto prendere un colpo!"
"Sto abbastanza comodo qui, grazie. Torna a letto piccola."

Si rigira su un fianco e chiude gli occhi. Lei si accuccia accanto alla forma sdraiata a terra, gli toglie i capelli da viso, lo bacia sulla fronte:

"David, non puoi dormire sul pavimento."
"Non posso?"
"No, amore. Ti aiuto ad alzarti."

Con lentezza David si mette carponi, Ginger lo aiuta a tirarsi su incoraggiandolo con parole dolci. Insieme barcollano verso la camera padronale. David riesce a malapena a togliersi i jeans che collassa sul letto. Per un momento lei osserva i lineamenti scolpiti del suo viso stanco, le labbra aperte in un russare leggero, gli toglie i capelli dalla faccia lisciando le sue lunghe ciocche e scuote la testa con un sorriso indulgente: ah, musicisti!

"Buonanotte, David."

Si china a baciare le sue belle labbra, poi spegne la luce e si accoccola accanto a lui. Con le ultime forze David allunga un braccio per tenerla più vicino e bofonchia qualcosa. Lei sorride mentre cade nel sonno.

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Capitolo 16
*** Momenti rubati e cose perdute ***


Titolo: Momenti rubati e cose perdute
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relationship: David/Ginger
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 16. Perso lista pumpInk
Warnings: un po' di fluff c'è sempre! missing moment, photo insp
Sinossi: Un dolce momento di tenerezza tra David e Ginger viene interrotto con conseguenze inaspettate!




Momenti rubati e cose perdute




La soffice luce del tramonto entrava obliqua dalle tapparelle e proiettava lame dorate sulle lenzuola sgualcite e i corpi nudi abbandonati al sonno. David sbadigliò e si stiracchiò, aprì pigramente gli occhi e voltò la testa, sorrise nel vedere il visino di Ginger rilassato. Era così bella anche con i riccioli biondi schiacciati sul cuscino e le labbra socchiuse. Le sfuggì un piccolo lamento e accartocciò il viso in una smorfietta. David avrebbe potuto trascorrere ore a guardarla, il cuore sciolto negli occhi, l'anima piena di lei, il suo angelo, il suo amore perfetto. Ginger aprì gli occhi e sorrise.

"Ciao."
"Ciao a te, tesoro!"

Lei allungò la mano in una carezza e David le baciò le dita, facendola ridacchiare. Adoravano entrambi questi momenti rubati alla routine dei tour, dove era tutto uno scappa e fuggi da una tappa all'altra, una città e l'altra, un albergo all'altro. Come quel pomeriggio in cui avevano già preparato le loro cose ed erano pronti a partire. E ne avevano approfittato per fare la doccia insieme e poi una coccola aveva tirato l'altra, finché non si erano trovati a rotolarsi sul letto. La quiete della prima sera venne distrutta da una serie di colpi pesanti alla loro porta, la voce stentorea di Roger filtrò dal legno:

"Stiamo per partire, spicciatevi!"

David roteò gli occhi:

"Che palle. Eccoci, arriviamo!"
“Vedi di muoverti che dobbiamo fare anche il checksound e sistemare tutto!”

Ginger stava già radunando le sue cose ed era in cerca delle mutandine. Con indolenza David si aggirava per la stanza cercando di catturare nel frattempo Ginger che era abbastanza disposta a perdere altro tempo tra le sue braccia, ma si lamentò:

“Amore, non trovo le mutandine!”
“E tu non le mettere!”
“Sfacciato! Dai, faremo tardi!”

David sbuffò sarcastico:

“Vorrei proprio sapere dove cazzo pensano di andare senza di me. Dai, un altro bacetto!?”

Ginger non sapeva resistere all’espressione da cucciolo negli occhi chiari di David e gli concesse il suo piccolo premio e poi un altro e un altro ancora, mentre lui manovrava per riportarla a letto. Un altro colpo rimbombò sul legno della porta:

“Ragazzi, davvero. Stiamo aspettando solo voi, un minuto e si va.”

Le parole più concilianti ma dal tono deciso del manager Steve convinsero Ginger a districarsi dalle braccia di David e a finire di prepararsi pescando delle nuove mutandine dalla valigia. David a quel punto dovette seguire il suo esempio e in un minuto scarso si era infilato i calzini e la maglia. Si guardò un attimo in giro, grattandosi la testa e scompigliandosi i già disordinati capelli. Poi pressato dalla compagna sollevò le spalle, agguantò un pezzo di stoffa bianca e scivolò nei jeans. Scesero di corsa e s’infilarono giusto in tempo nel pulmino tra i fischi e le prese in giro dei compagni.
Come al solito David aveva dato il meglio di sè, anche se qualcosa lo perturbava: si sentiva costretto e scomodo e non vedeva l’ora di togliersi i jeans. In un momento di distrazione pensò che forse avevano ragione i suoi compagni di band e lui era effettivamente ingrassato un po’.
Fu solo a concerto terminato, non appena tornati in camera, che Ginger ridendo scoprì il motivo dei turbamenti di David: quando lui si abbassò i pantaloni rivelò la sua virilità fasciata da una delicata trama di pizzo bianco, le sue mutandine perdute!




Angolino Autrice:

Non io che ho le idee più bislacche nei suoi confronti, ma guardate come se ne andava in giro! XD

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Capitolo 17
*** Con il mio amore al mio fianco ***


Titolo: Con il mio amore al mio fianco
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relationship: Richard Wright/Juliette Wright
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 17. giardino lista pumpInk
Il titolo è molto originalmente un verso della canzone A Pillow Of Winds dell’album Meddle
Warnings: fluff, fluffety fluff, davvero non c’è altro
Sinossi: Rick e Juliette si prendono qualche momento solo per loro.




Con il mio amore al mio fianco




Sleeping time when I lie
With my love by my side

(A Pillow Of Winds)




Juliette si portò i lunghi capelli castani su una spalla e annuì con soddisfazione alla piccola mise en place che aveva preparato. La tovaglia di cotone grezzo a piccoli disegni era distesa sull’erba verde, punteggiata da piccoli cuscini. Piattini e posate erano disposti ordinati da un lato e i tovagliolini e i bicchieri era sistemati dall’altro. Era tarda estate, ancora abbastanza caldo per un picnic in giardino, ma non così afoso da far rimpiangere l’aria condizionata. Presto arrivò Rick con la cesta che lei aveva riempito poco prima. Si lasciò cadere accanto a lei e le diede un bacio sulla fronte. Una piacevole brezza smuoveva loro i capelli e i gli angoli dei tovaglioli.

“Tesoro, fammi vedere cosa c’è qui di buono!”

Esclamò Rick ficcando la testa nella cesta.

“Sono tutte le tue cose preferite”
“Sei tu la mia cosa preferita!”

E le diede un altro lieve bacio a fior di bocca facendola arrossire. Juliette aveva preparato sandwich dolci e salati, una fragrante chicken pie e in piccolo termos c’era una limonata ghiacciata. Era una giornata davvero molto quieta, mangiarono e chiacchierarono delle loro piccole questioni, Juliette era contenta di vedere Rick rilassato e che potesse trascorrere del tempo solo con lei, dopo i concerti e i tumulti del nuovo album della sua band. Si rattristò un momento nel ripensare a quanto avessero penato l’ultimo periodo con il povero Syd, per fortuna David lo aveva sostituito ed era contenta che Rick avesse trovato in lui un amico oltre che un collega. Rick le aveva offerto uno spicchio di uva e Juliette pensò che forse quello che fosse un buon momento per rivelargli il dolce segreto che custodiva da qualche settimana.
Rick scosse il pacchetto e ne lasciò uscire fuori una nuova sigaretta come un illusionista. Juliette si era lasciata cadere accanto a lui, il visino dolcemente rilassato e si era addormentata vinta dal frinire costante delle cicale e il pancino pieno. La guardò con gli occhi pieni di amore e dopo aver spento la sigaretta, si lasciò cadere accanto a lei e chiuse gli occhi, pacificato.

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Capitolo 18
*** Un dono è un dono ***


Titolo: Un dono è un dono
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Personaggi: Roger Waters, Syd Barrett, David Gilmour
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 18. I licked so it’s mine lista pumpNeon
Warnings: kid!fic, friendship fluff, slice of life
Sinossi: Quel sabato mattina al club di pittura diventa un po’ movimentato e ovviamente la colpa è sempre dei soliti tre!




Un dono è un dono




Il ragazzino tirò un calcio a un sasso, sbuffando: avrebbe preferito di gran lunga trascorrere quel sabato mattina giocando a calcio col fratello John piuttosto che al club di pittura dove si ostinava a mandarlo la madre. L'unico motivo per cui il piccolo George Roger Waters si sottoponeva a quella tortura era che avrebbe incontrato il suo migliore amico Roger. La sua mamma era a sua volta molto in amicizia con la signora Barrett e così loro passavano gran tempo fuori dalla scuola insieme.
La mattina trascorse come ogni sabato con i piccoli impegnati nei loro progetti e a battibeccare occasionalmente per un pennarello conteso o un foglio stropicciato. Il momento che tutti i bambini aspettavano con più impazienza era quello della merenda delle undici. Allora venivano fatti sfilare con ordine, sempre che si potesse mantenere l'ordine con una mandria di bambini dai sei ai dieci anni scalpitanti per il cibo, nella sala mensa. Quel sabato ad accompagnare il tè c'erano i soliti biscotti e una stravaganza insolita come cupcake al cacao, dono di una benefattrice. George si riempì una mano con quanti più biscotti riuscisse a tenere e aspettò il suo turno per i cupcake. Accanto a lui c'era un bambino biondo più piccolo con la boccuccia imbronciata. George lo apostrofò:

"Beh, Dave che ti piglia?"
"Mi passano tutti avanti!"

In quel momento un ragazzino più grosso e alto di loro li superò e George berciò:

"Hey, Jack questa è la terza volta che passi, ti ho visto!"
"E che farai?"

Rispose quello con un sorrisetto squadrandolo dall'alto in basso.

"Magari questo!"

Rispose George tirandogli un calcio allo stinco mentre David faceva il tifo. Per un po’ ci un bel trambusto finchè la signorina Pritchard non tirò per le orecchie i due contendenti e li mandò agli angoli opposti della stanza. George era faccia al muro, le labbra piegate all’ingù e le orecchie rosse, meditava vendetta.

“Georgie?”

Il richiamo di David era poco più di un sussurro.

“Non chiamarmi così. Cosa c’è?”
“La Pritchard non sta guardando…”

Era la voce di Roger che spinse George a voltarsi. Gli altri due bambini erano lì, David aveva la manina piena di biscotti un po’ molli per il sudore e un po’ sbriciolati dalla sua stretta per niente delicata. Roger aveva un largo sorriso sul volto e teneva un cupcake per mano. Entrambi porsero al loro eroe i dolciumi. David gli allungò i biscotti:

“Tieni, per ringraziarti!”

Il viso di George si ammorbidì e accettò di buon grado quel che rimaneva dei biscotti. La stessa cosa fece Roger con uno dei cupcake:

“Ecco, prendi anche questo! L’ho leccato prima così è mio, ma lo puoi mangiare tu, ora.”

David ridacchiò mentre il viso di George si contorceva in una smorfia di disgusto:

“L’hai davvero leccato? Dio Rog, non puoi semplicemente andare in giro a leccare le cose!”
“Lo mangio io se tu non lo vuoi!”

Gli saltellò intorno il bambino biondo, mentre Roger scosse i riccioli scuri stringendosi nelle spalle. Divise a metà il suo cupcake e ne diede un pezzo a David che non era riuscito ancora a mangiare nemmeno un dolcetto. L’altra metà la porse a George che sollevò gli occhi al cielo e diede un morso … come si diceva: a caval donato





Angolino Autrice:

Si, il livello di zuccherosità che mi sollevano a volte questi tipini rasenta il molesto! Syd, Roger e David come sappiamo erano tutti originari di Cambridge e tutti frequentavano le stesse scuole o ritrovi, in particolare Roger e Syd che erano grandi amici sin dall’infanzia. Ma anche David e Syd che hanno stretto ancor più la loro amicizia soprattutto dai 14 anni in poi. David Gilmour ha raccontato che anche lui come Syd e Roger ha frequentato il club di pittura dell’Homerton College il sabato mattina, senza rendersi conto che all’epoca c’erano anche Syd e Roger. Inoltre all’epoca sia Roger che Syd non avevano ovviamente ancora adottato i propri nome d’arte, per questo ho utilizzato i loro nomi di battesimo George e Roger…un po’ straniante in effetti!

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Capitolo 19
*** Pausa caffè ***


Titolo: Pausa caffè
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Personaggi: David Gilmour, Nick Mason, Virginia Hasenbein (Ginger Gilmour), Roger Waters
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 19. Office lista pumpAU
Warnings: AU - Ufficio, flirting, slice of life
Sinossi: Una pausa al distributore del caffè è sempre un’ottima occasione per scambiare pettegolezzi e flirtare alla Floyd Inc.




Pausa caffè




"Non mi pagano abbastanza per questo."

Mormorò David fermo davanti al distributore del caffè. Si allentò leggermente la cravatta del completo blu e si passò una mano a scompigliarsi gli ancora folti capelli castani. Aspettò pazientemente che la macchina vomitasse la bevanda calda nel bicchieretto di carta: qualsiasi momento rubato al lavoro era un buon momento.

"Non sei pagato abbastanza per cosa?"

Nick lo aveva raggiunto e stava aspettando il suo turno per spingere i tasti adatti e ordinare il la sua bevanda.

"Per lavorare con quella piaga di Waters. Non capisco proprio come ci riesci.”
“Oh, Roger ha i suoi momenti, ma non è male se sai come prenderlo.”

A calci nel culo ecco come lo prenderebbe David, ma si limitò a scrollare le spalle. Nick sorbì con cautela un sorso del suo caffè bollente e si asciugò un baffo. Per un momento entrambi rimasero in silenzio persi nei propri pensieri; Nick stava meditando se permutare la sua Audi con una nuova auto, magari un'Alfa Romeo: quelle auto italiane avevano un fascino e un gusto spettacolari, anche se il suo sogno era una Ferrari, ma naturalmente col cavolo che poteva permettersela. David beveva il caffè a piccoli sorsi cercando di allungare il più possibile la pausa. Di certo l'unico vantaggio di lavorare con Roger era quello di avere un ufficio tutto per loro e non dovere subire la confusione del pollaio come chiamavano il grande open space dove erano assiepati in minuscoli cubicoli decine di impiegati della Floyd Inc. Sporse in avanti le labbra in un broncio: e pensare che fino a pochi anni prima era un musicista capellone…

"Hai sentito di Rick? È a rischio di licenziamento."

La voce del collega Interruppe le sue elucubrazioni, David storse le labbra:

"Già, non capisco che gli succede."
"A quanto sembra il suo matrimonio sta andando a rotoli e lui è poco produttivo. O almeno fatica a raggiungere gli standard di produzione."
"Te l'ha detto Waters, questo? Quello stronzo: hanno lavorato insieme per anni!"

Nick si strinse nelle spalle, non aveva una risposta per quello, l'unica cosa che poteva fare era navigare a vista nelle politiche aziendali sperando che la crisi non picchiasse troppo duro.

“Sono sicuro che se la caverà, in fondo non è Roger che prende queste decisioni.”
“Ci mancherebbe.”

Brontolò David che si illuminò in volto quando vide una ragazza dai vaporosi riccioli biondi e un tailleur ciclamino percorrere il corridoio nella loro direzione.

"Buongiorno Mr Mason, Mr Gilmour."
"Buongiorno Virginia!"

Salutò Nick sorridendo, mentre David si raddrizzava e aggiustava la cravatta. Virginia si avvicinò al distributore: era la nuova centralinista su cui David aveva già messo gli occhi addosso e sperava di poter mettere anche le mani, il prima possibile. Nick ridacchiò e si sfilò dalla situazione:

"Sfortunatamente devo tornare al lavoro: ci vediamo dopo. Virginia."

David si appoggiò alla macchinetta distributrice e sfoderò il suo sorriso più affascinante:

"Allooora, posso offrirti un caffè?"

La ragazza abbassò un momento le lunghe ciglia prima di puntare gli sfacciati occhi azzurri su di lui:

"Non ne hai appena finito uno? Sai, troppo caffè fa male agli uomini di una certa età."

Rispose puntando il bicchierino che David stringeva ancora tra le dita. Questo era un colpo basso e poi lei non era tanto più giovane di lui. David accartocciò il bicchierino in modo arrogante e sorrise con lentezza senza scomporsi:

"Beh, quest’uomo ha ancora un cuore più che resistente.”

Le fece l’occhiolino e Virginia fece una risatina per il doppio senso: flirtare con il collega al distributore del caffè era diventato uno dei suoi modi preferiti di trascorrere la pausa di un lavoro altrimenti noioso e sottopagato. Si tirò dietro l’orecchio un ricciolo e rispose lasciando cadere la provocazione:

“Davvero. In realtà volevo solo prendere dell’acqua.”

Fece per infilare una monetina nella fessura, ma David fu più lesto e inserì lui una moneta. Virginia sorrise compiaciuta, ma si schernì:

“Oh, grazie, ma non dovevi!”
“Sciocchezze!”

Rispose deciso David con un largo sorriso sul volto. La macchinetta fece un rumore raschiante e la bottiglia restò incastrata tra la vetrata e la rastrelliera.

“Oh, no!”
“Nessun problema.”

Senza perdere il sorriso David diede un colpo secco col pugno al distributore e la bottiglietta precipitò nell’apposito cassettino. Virginia con tutta la grazia di cui era capace raccolse il prezioso tesoro e nel piegarsi la scollatura della sua camicetta si allargò un po’. David non potè evitare che l’occhio gli cadesse nello scollo e sentì che la cravatta gli cominciava a stringere la gola. Tossicchiò imbarazzato e la ragazza finse di non accorgersi della sua occhiata impudica. Si risollevò portandosi la bottiglia al seno esitando, come se fosse in attesa:

“Va bene…allora vado. Grazie per l’acqua.”

E si voltò per tornare alla sua postazione. David che era rimasto imbambolato per un momento, si riscosse e in due passi la raggiunse:

“Aspetta! Pranziamo insieme?”

Con un sorriso Virginia annuì e girò l’angolo scomparendo alla vista di David. Lui si appoggiò al muro con un sorriso enorme, esultando dentro di sè.

“Ma dove diavolo sei finito? Hai fatto la pausa caffè più lunga della storia e abbiamo del lavoro da finire! O devo fare tutto da solo come al solito?”

La voce stentorea di Roger fece cadere David dalla sua nuvoletta rosa e lui scosse la testa: decisamente non era pagato abbastanza.

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Capitolo 20
*** Scaldati dall’amore ***


Titolo: Scaldati dall’amore
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relationship: Richard Wright/Juliette Wright
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa Fictober 2022 col prompt 20."There's only us."
Warnings: Fluff, Slice of Life, Cuddling & Snuggling
Sinossi: Juliette e Rick trascorrono del tempo di qualità nella loro barca a vela sperduta nel mare della Grecia.




Scaldati dall’amore




Juliette era seduta sul ponte di legno mentre la barca filava sul mare greco. Il vento salato scompigliava i suoi lunghi capelli scuri e sorrideva al calore del sole che le baciava la pelle. Impegnato al timone c'era il suo ragazzo che le dava le spalle. Era stupendo: la pelle ormai dorata dal sole era come un ricco caramello che Juliette non vedeva l'ora di assaggiare, i lunghi capelli castani schiariti dal sole si muovevano con la brezza che accarezzava le gambe e le braccia magre e tornite.

"Farai meglio a metterti la crema solare: non vorrei che il tuo bel faccino si scottasse."

Sorrise appena sentì la voce educata di Rick e chiese con una punta di sfida:

"Come fai a sapere che non l'ho messa?"
"Perché non sento l’odore."

Rick agganciò il timone e si voltò, sul suo viso si allargava un tenero sorriso e i suoi occhi brillavano, rivaleggiando con l’azzurro del mare. Si muoveva con passo reso sicuro dalla lunga pratica marinara attraverso il ponte e si sedette accanto alla ragazza. Le labbra si incontrarono in un tenero bacio. Juliette si leccò le labbra:

"Sei salato!"
"E tu sei dolcissima. Mi fai venire voglia di mordicchiarti tutta."

Subito mise in pratica le sue parole e iniziò a mordere con delicatezza una spalla di Juliette proseguendo lungo il collo a cui aggiunse qualche piccola leccata leggera. Lei rabbrividì e ridacchiò. Appoggiò una mano alla sua coscia calda, massaggiando la carne soda di Rick. Un gabbiano volteggiava piangendo su di loro. Con un ultimo piccolo morso al lobo dell'orecchio Rick si allontanò da Juliette.

"Dov'è la lozione solare? Ti aiuto a spalmarla."

Lei gli passò il flacone e lui annusò con voluttà l'odore di cocco e fiori tropicali. Si spremette la lozione sulle mani e le fece cenno di sdraiarsi sulla pancia. Juliette obbedì e ti slacciò i lacci del costume. Sentì Rick ridacchiare e mugolò quando lui appoggiò le sue dita forti sulla schiena. Le massaggiò la lozione coscienziosamente lungo le spalle e la colonna vertebrale, il retro delle cosce e lungo i fianchi, dandole qualche bacio a sorpresa qua e là. Juliette chiuse gli occhi e appoggiò la guancia agli avambracci incrociati sotto la testa sentendosi amata e confortata dai tocchi di Rick. Lui le sussurrò che era bellissima e che aveva davvero una pelle liscia e stupenda e che l’amava.

“Anche io ti amo tanto.”

Gli confessò mentre lui le diede un piccolo bacio sulla tempia canticchiando.

“Su, è ora di mettere la crema davanti!”

Juliette piagnucolò un po’ al pensiero di districarsi da quella comoda posizione, ma Rick le fece il solletico dietro le ginocchia e ridendo e protestado lei finalmente si rivoltò sulla schiena. Si coprì pudicamente il seno con un braccio, ma Rick ticchettando con le labbra glielo spostò con delicatezza:

“Non coprire questi due bei tesori. E poi qui ci siamo solo noi."

Juliette arrossì compiaciuta e lui non potè fare a meno di affondare con il viso tra le sue colline e baciare la pelle salata. Lei gli circondò il torso con le braccia e lo attirò su di sè. Per un bel po’ rimasero lì a pomiciare dimentichi della crema solare, del sole che picchiava sui loro corpi seminudi, del vento che trasportava i loro gemiti e del dolce sciabordio del mare. Erano solo felici di essere lì insieme riscaldati dal loro amore.

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Capitolo 21
*** You’re the kind of girl that fits in with my world ***


Titolo: You’re the kind of girl that fits in with my world
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relationship: Roger Waters/Judy Trim (Waters)
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 21. Appuntamento BlanckList
Il titolo è un verso della canzone Bike dei Pink Floyd
Warnings: slice of life, pre canon (si usa per le RPF?), roba molto fluff!
Sinossi: Un giovanissimo Roger Waters passeggia con la sua migliore amica e cerca di trovare il coraggio per chiederle una cosa a cui tiene molto.




You’re the kind of girl that fits in with my world




Camminavano lungo il vialetto che li avrebbe portati alla chiusa del fiume Cam dove se non ci fosse stata troppa confusione avrebbero forse fatto un tuffo. Era una bella giornata di fine giugno, Roger era appena tornato da Londra dove seguiva le sue prime lezioni all'istituto politecnico, Judy chiacchierava al suo fianco delle sue lezioni d'arte e di politica. Roger le lanciò un'occhiata in tralice, lei era diversa da tutte le altre, non le interessavano cose frivole come trucchi o capelli. Oddio, i suoi capelli: Roger quasi ci era rimasto secco quando mesi prima aveva visto la sua stupenda capigliatura ridotta a una corta zazzera bionda che pure faceva risaltare i suoi occhioni castani. E quando le aveva chiesto perché avesse li avesse tagliati lei aveva risposto con un'alzata di spalle che i capelli lunghi erano un retaggio del patriarcato.

“Allora, mi hai fatto uscire così di corsa, che avevi da chiedermi?”
“Io, no. Vabbè non è così importante.”
“George Roger Waters, o come vuoi farti chiamare questo mese, non prendermi in giro. Lo vedo che ti frulla qualcosa in quella testolina matta.”

Amore, ecco come vorrebbe che lei lo chiamasse pensò Roger sentendo le orecchie farsi bollenti. Non sapeva nemmeno lui quando aveva iniziato a provare quel sentimento nei confronti della ragazza. Judy era la sua amica d'infanzia, la sua migliore amica, letteralmente la ragazza della porta accanto: avevano giocato e studiato insieme, scalato alberi e nuotato nudi nel Cam, lottato per le stesse cose e litigato furiosamente e pianto l'uno sulla spalla dell'altra. Roger sentiva che lei non l'avrebbe mai giudicato nonostante il suo carattere storto e aveva dato dimostrazione di saperlo capire come nessun altro, persino più di sua madre che la tollerava a stento, il che aggiungeva punti al fascino della ragazza. Era da un bel po’ ormai che era innamorato di Judy e aveva sempre pensato che non valeva la pena farsi avanti dato che tutto gambe e denti com'era pensava non avesse molto altro da offrirle. Ma aveva una band adesso e finalmente si sentiva piuttosto figo, così aveva deciso di provarci. Judy si era fermata e lo stava squadrando:

"Allora?"

Roger si passò una mano dietro al collo imbarazzato:

"Riguardo al nome? Puoi chiamarmi Roger."
"Riguardo la cosa che volevi chiedere. Sei esasperante Waters!"

Lui sogghignò amando come lei si scaldasse se provocata.

"No, era solo un'idea. Ouch - si massaggiò una spalla contusa - Va bene, va bene non mi picchiare!"

Avevano ripreso a camminare e Roger si era ficcato le mani in tasca, fece un sospiro e esclamò tutto d'un fiato:

"Usciamo insieme uno di questi giorni?"
"Che domanda è? Se usciamo insieme in continuazione!"

Un gruppo di ragazzini sciamò correndo lungo il marciapiede e Roger le allacciò un fianco per evitare che fosse travolta. Si accostarono di più al muro che costeggiava la strada e Judy si sciolse lentamente da quella specie di abbraccio, sovrappensiero continuò:

"Intendevi come un’escursione? Sai, è una bella idea, è un po’ che non ne facciamo: potremmo prendere le biciclette e…"
"Intendevo come un appuntamento."

La interruppe Roger con voce piatta.

"Oh."
"Senti, lascia perdere, ok?"

Judy sorrise colpita dalla rivelazione e allungò le labbra in un sorrisetto. Era da un po’ che guardava Roger con altri occhi e aveva sempre sperato che lui ricambiasse. Ma poi era partito per Londra e ora che aveva una sua rock band sicuramente aveva un sacco di ragazze a sua disposizione, così Judy aveva cercato di mettersi il cuore in pace, ma ora i giochi si erano riaperti e lei non riuscì ad evitare di stuzzicarlo un po’:

"Sei piuttosto permaloso."
"Non sono permaloso!"
"Il che è esattamente quello dicono i permalosi."

Roger si era fermato e guardava Judy che lo prendeva in giro bella e sfacciata. Ammorbidì le labbra e rispose a sua volta:

"E tu sei una ochetta"
"Non è vero!"

Judy aveva spinto Roger contro il muro, anche se era più minuta di lui era piuttosto forte e a lui non dispiaceva essere un pò sbatacchiato da lei. Con la sua espressione più supponente le ritorse:

"Chi è il permaloso adesso?"
"Non sono un'oca!"
"Qua qua qua!"

Continuò a prenderla in giro mentre Judy lo spingeva ancora di più contro il muro, realmente arrabbiata ora, senza rendersi conto che gli era praticamente schiacciata contro:

"Rimangiati quello che hai detto George o io…"

Roger la trovò irresistibile con gli occhi che sprizzavano scintille e le guance arrossate, in un impeto di coraggio le beccò un piccolo bacio a fior di labbra. La rabbia di Judy si sgonfiò all’istante e lei si portò due dita a toccarsi le labbra.

“Scusa!”

Esclamò Roger già pentito del suo gesto audace, ma Judy aveva il volto illuminato da un sorriso:

“Sei uno scemo, Waters.”

Si alzò sulle punte dei piedi e premette le labbra su quelle di Roger cingendogli le spalle con le braccia. Dopo un primo istante di sorpresa lui sorrise e ricambiò il bacio.

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Capitolo 22
*** Nessun Pentimento ***


Titolo: Nessun Pentimento
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relazione: David Gilmour/Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it 22. Doccia lista PumpINK
Warning: fluff, leggerissimo UST
Sinossi: Immagina di stare dormendo e venire disturbata da qualcuno che vuole entrare nel letto con te…




Nessun Pentimento




Ginger stava dormendo così bene, al calduccio sotto le coperte, facendo dei sogni meravigliosi che coinvolgevano lei e il suo ragazzo, quando una corrente fredda le colpì la schiena. Rabbrividì mentre qualcuno tentava goffamente d'infilarsi sotto le coperte con lei.

"Umpf, David. Che ore sono?"
"Le quattro passate. Continua a dormire, dolcezza."

Rispose con voce impastata dalla stanchezza e dall'alcol, di ritorno da uno dei suoi concerti. Ma un odore sgradevole fece arricciare il naso di Ginger: sudore, erba, birra e sigarette stantie colpirono le sue narici.

"Và a farti una doccia...sei lurido."
"Si si, domani."

Rispose David acciambellandosi intorno a lei, i lunghi capelli tutti arruffati che creavano come una sciatta sciarpa intorno al collo. Ginger si rivoltò, sveglia ora e gli mise una mano sul petto per allontanarlo:

“Gesù, David non ti sei nemmeno svestito e ho cambiato le lenzuola questa mattina.”
“Ma ho sonno!”

Esclamò lui con il broncio e gli occhi da cucciolo che lo facevano assomigliare a un bambino piccolo. Un sorriso increspò le labbra della ragazza, intenerita dalla sua espressione, ma decisa a non demordere:

“Vai a fare la doccia David, per favore. Non te ne pentirai.”

David sapeva che quando Ginger aveva quel tono irremovibile non c’era nulla che potesse farle cambiare idea: con un gemito si alzò e strascicando i piedi si diresse verso il bagno.

“Cattiva!”

La insolentì facendole la linguaccia prima di sparire nel corridoio. Ginger sghignazzò tra se e se e tirò via le coperte mentre lo scrosciare dell’acqua la guidava verso il bagno.
Il corpo nudo di David era sempre uno spettacolo delizioso per lei: era girato di spalle, la fronte appoggiata al muro, i capelli fradici tutti appiccicati scendevano lungo le spalle larghe in volute sinuose. Ginger si morse le labbra mentre lasciava cadere il pigiama a terra e entrò nella doccia con lui. David s’irrigidì quando percepì una mano scivolare lungo i muscoli della schiena, ma si rilassò e ridacchiò nel sentire la voce della ragazza:

“Te l’avevo detto che non te ne saresti pentito.”

Gli sussurrò lei in un orecchio, lui si rigirò e la strinse fra le braccia. Si baciarono con passione, mentre l’acqua ruscellava sui loro corpi.

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Capitolo 23
*** Ginger lo sa - NSFW ***


Titolo: Ginger lo sa
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Relazione: David Gilmour/Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it 23. Tensione lista PumpINK
Warning: It's quickie time! Smut, lemon, PWP…insomma lo sapete, linguaggio esplicito, tanto amore
Sinossi: Il concerto di quella sera era teso, il pubblico turbolento e i musicisti nervosi. Come ragazza di uno dei membri della band Ginger aveva il pieno accesso al backstage e aveva pensato a un modo per aiutare David a rilassarsi.




Ginger lo sa




In quanto ragazza di uno dei membri della band a Ginger era permesso avere l'accesso ad ogni parte del backstage, per questo quando Roger annunciò l'intervallo scivolò via, verso l'area relax. Il concerto quella sera era teso, il pubblico era turbolento e i musicisti nervosi. Si affacciò al corridoio e vide David camminare veloce, zuppo di sudore, il bel volto incupito. Lo richiamò e quando lui si voltò verso di lei la sua espressione sorpresa si aprì in un largo sorriso di riconoscimento. Ginger lo agguantò e lo sospinse dentro uno dei minuscoli camerini avendo cura di chiudere a chiave la porta dietro di sè. Sapeva come avrebbe potuto aiutare David a scaricare la tensione e suonare al meglio.

"Tesoro…"

David esclamò mentre lei lo tempestava di baci sul volto, accarezzando la sua morbida barba e scostando i capelli dagli occhi, lo abbassò sull’unica poltrona.

"Pubblico difficile, amore? Ecco, lascia che ti aiuti a rilassarti."

David ridacchiò quando gli mise una mano sull'inguine, per nulla dispiaciuto dalla proposta, ma puntualizzò:

“Abbiamo solo quindici minuti, sai.”
“Ce li faremo bastare.”

Mormorò Ginger contro il suo orecchio lasciando scivolare la mano dentro i jeans ad afferrare la sua mascolinità che si stava risvegliando.

“Aspetta, sarà più facile così.”

David si slacciò i pantaloni e abbassò le mutande. La ragazza lo accarezzò per qualche minuto mentre lo sentiva ingrossarsi nella sua presa. David reclinò la testa guaendo, godendosi le cure manuali della ragazza e gemette più forte quando sentì la sua lingua strusciare lungo la pelle setosa. Ginger inalò il suo odore aspro mentre cingeva la punta tra le labbra increspate. Lasciò che una copiosa scia di saliva scendesse a lubrificarlo e gli manipolò le palle tese. Lui le accarezzava i riccioli biondi perso nel piacere, Ginger sollevò lo sguardo e si accorse che la stava guardando, si leccava le labbra, gli occhi enormi nel viso stanco. Gemette:

“Voglio toccarti.”

Cambiarono posizione e la ragazza si arrampicò su di lui. David le infilò la lingua in bocca, in un bacio bagnato e disperato mentre lei continuava a masturbarlo. Infilò una mano sotto il suo vestito e fece un verso sorpreso:

“Niente mutandine?”
“Era più veloce così.”

Sorrise e infilò due dita invadendo la fradicia cavità di Ginger, lei ansimò mentre lui le mordicchiava il collo e ruotava le dita dentro di lei, veloce.

"Sei la mia sporca ragazzina sempre così fradicia per me, vero?"
“Ti voglio ora, amore.”

Rispose lei tra gli ansimi persa nel piacere che le stava dando e consapevole del poco tempo che ancora avevano. David tirò fuori le dita ricoperte dei succhi della ragazza e le leccò con voluttà:

“Mmmmh, se avessi tempo ti leccherei la figa fino a farti squirtare su tutta la mia faccia.”
"Sei davvero un ragazzaccio."
"Disse la brava ragazza senza le mutandine. Ora vieni qua: salta su sto bel cazzo duro per te."

Lei ubbidì lasciando che la sua durezza l’allungasse, David le teneva le mani sui fianchi e la sbatteva contro il bacino in spinte sempre più poderose. Bastò loro davvero poco per essere annegati dal piacere, le pareti di Ginger palpitarono frenetiche intorno all’asta di David, mungendola furiosamente mentre lui si svuotava con un grugnito. Ginger appoggiò la testa contro il suo torace mentre lui le accarezzava le spalle, entrambi ansimanti e saturi di endorfine. Ridacchiarono e David le sollevò il viso per darle un bacio affettuoso sulle labbra. In quel momento risuonò la campanella del fine intervallo.

"Ooops, appena in tempo!”

Esclamò David facendo l’occhiolino. In fretta si ricomposero e si fecero strada verso il palco. Poco prima di salire, lui si voltò verso Ginger:

“Sei la migliore, tesoro. Ti amo.”

Lei gli soffiò un bacio augurandogli in bocca al lupo.

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Capitolo 24
*** Di cruciverba e leccalecca - NSFW ***


Titolo: Di cruciverba e leccalecca
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it 24. Leccalecca lista PumpINK
Relazione David Gilmour/Ginger Gilmour
Warning: PWP, lemon, smut, insomma come al solito ci danno dentro! Un po’ di kinkiness, time line anni 80
Sinossi: È una calda domenica d'agosto, Ginger e David non hanno nulla da fare: lui fa il cruciverba e lei succhia un leccalecca.






Di cruciverba e leccalecca





E’ una pigra domenica d’agosto e Ginger e David sono entrambi a casa, per una volta, senza avere nulla da fare. Fa caldo, lei indossa il suo vestito prendisole preferito a quadretti vichy bianchi e arancioni e si aggira per casa per le sue faccende. Incrocia David seduto al tavolo in veranda: è a piedi nudi, come al solito, indossa solo un paio di pantaloncini bianchi e una maglietta azzurra. Sta leggendo qualcosa e si porta una matita alle labbra imbronciate. Il sole crea come un’aureola intorno ai suoi corti capelli arruffati, sbionditi dal sole e non si è fatto ancora la barba. Le piace con questo aspetto trasandato e si avvicina da dietro per baciarlo sulla tempia, lui la cattura per la vita e la stringe contro il torace ampio.

“Cosa stai facendo?”
“Cruciverba, ma non riesco a incrociare queste.”
“Fa vedere…”

Ginger si sporge un po’ verso il foglio e casualmente struscia uno dei seni contro il suo braccio. Lui le bacia una spalla, non può fare a meno di mettere la sua bocca o le sue mani sulla moglie non appena ne ha l’occasione. Ginger sogghigna. Ha ancora le cosce arrossate dalle cure orali che David ha profuso quella mattina al suo fiore. La sensazione della sua mascella ruvida contro la morbidezza dei suoi petali l’aveva fatta impazzire. David allarga le gambe e la fa sedere su una delle sue cosce solide. Il suo pancino grassoccio preme contro il fianco Ginger. Lui è caldo, lei è calda. Appoggia il capo alla spalla del marito inalando l’odore inebriante della sua pelle sudata e per un po' si impegnano nel risolvere il cruciverba.

"Vedi: 3 verticale. Pensavo a “organo”, ma non riesco a farlo entrare."
"Strano, di solito ci riesci benissimo."

Risponde lei con un tono serissimo, ma con gli angoli delle labbra che tremano. David le scocca un'occhiata divertita sogghignando.

"Tu dici?"

Le dà un piccolo morso sulla spalla, una mano s'insinua sotto la gonna ad accarezzare la carne delicata dell'interno coscia. Ginger fa una risatina e struscia la guancia contro il suo mento ruvido.

"Vuoi giocare? - Soffia David con voce bassa e arrochita contro il suo collo - Non ti è bastato questa mattina?"

Ginger passa la lingua sulla mascella fino alle labbra polpose ingaggiando con lui un lento bacio lascivo, confondendo sospiri e saliva.

“Tesoro.”

Mormora David con tono carezzevole, abbassa la testa e allaccia le sue grandi labbra intorno a un capezzolo ancora coperto sferzando, attraverso la stoffa leggera, il dolce bocciolo eretto con la lingua talentuosa. Ginger sospira piano mentre il cotone s’inumidisce e la suzione della bocca si fa più rude. Le dita dell’altra mano soppesano la forma del seno, scorrono lungo la pelle coperta, il pollice giocherella con l’altro capezzolo. Lui la guarda con gli occhi più dolci, la passione che scurisce lentamente le iridi fiordaliso. Lei si morde il labbro inferiore e un’idea si fa strada nella sua mente, altrimenti annebbiata dal desiderio. Si districa dall’abbraccio e si alza. David la guarda con curiosità e con una punta di delusione. Lei gli dice di aspettare e torna con un leccalecca in mano. Lo succhia con voluttà mugolando. David sorride:

"Sei una dolce puttanella viziosa. Lo sai?"
“Avevo voglia di dolce.”

Risponde Ginger con l’aria più innocente che riesce a mettere su, gli occhi che tradiscono la sua lussuria. Trascina la delizia appiccicosa lungo il collo, le clavicole, la parte superiore del petto, mugolando di piacere. David ha gli occhi spalancati davanti a quello spettacolo, non può fare a meno di leccarsi le labbra. Lei si piega su di lui e trascina il leccalecca lungo la sua pelle, la sua lingua guizza fuori dalla bocca e frusta il lollipop con la punta. La guarda fisso sapendo benissimo che Ginger ricorda alla perfezione cosa le ha fatto con quella stessa lingua poche ore prima. Lei ridacchia e scappa da lui verso la camera. Quando David la raggiunge lei è nuda in ginocchio sul letto, sta succhiando quel povero leccalecca nel modo più porco che riesce a immaginare. David sogghigna e si prende tra i denti il labbro inferiore, adora vedere la moglie così dissoluta e pronta per i loro giochi. Ginger nota la tenda dei suoi pantaloni all’altezza del pube bisognoso d’affetto e con uno schiocco lascia perdere il leccalecca:

“Vieni qui, amore.”

Lo chiama invitante e si distende a gambe larghe, pronta per lui. David si spoglia rapidamente e le è addosso. Il suo peso adorato la schiaccia contro il materasso e lei lo sente, il suo testosterone che le penetra le narici, le sue dita che l’accarezzano ovunque, la bocca sul suo collo, viso, seni. David la vuole, Ginger lo vuole. Ma prima David vuole vendicarsi un po’ delle sue prese in giro e le ruba il leccalecca. Lo trascina sulla pelle accaldata lasciando strie appiccicose che fanno rabbrividire Ginger. Sul suo torso, intorno ai suoi seni, circumnaviga le areole increspate per approdare ai capezzoli molto eretti e sensibili. Lei è così bagnata e vogliosa che balbetta il suo nome. Ma David non risponde limitandosi a passare la sua lingua calda leccando via tutto lo zucchero appiccicoso. Bacia e solletica i boccioli di carne, affonda il viso nel solco tra le tette facendola ridere. Solleva il viso per baciarle le labbra inzuccherate:

"Come sei dolce, bambina."

Non ha ancora finito con lei e torna a dedicarsi al suo gioco. Trascina il leccalecca esausto lungo le cosce, la sensazione di freddo combinata al solletico del tocco delicato fa ridacchiare Ginger. David sorride, si sta divertendo e anche lei. Dà una leccata al leccalecca e inizia a rotearlo intorno alla tua perla rugiadosa.

"David, ti prego."
"Hai tanta voglia, eh porcellina?"

Ginger si lamenta in risposta e lui finalmente lancia da qualche parte il leccalecca ormai quasi sciolto e le allarga le gambe, posizionandosi tra le sue cosce. Ginger lo fa entrare con un sospiro accogliendo la sua durezza nel suo calore. David annida la testa contro il suo collo e lei allaccia le braccia intorno alla sua schiena. Si muovono insieme a un ritmo usuale accordato dalla lunga pratica, lui cambia angolazione per colpire il punto segreto che sa la farà impazzire. Continuano la loro danza finché il fuoco che hanno acceso non li consuma. Ora distesi, sudati e disciolti sorridono.

"Hai visto che alla fine ce l'hai fatta?"

Esordisce dopo un po’ Ginger, David le scocca un'occhiata:

"A fare che?"
"A fare entrare ‘organo’."

Risponde seria con un luccichio negli occhi che tradisce il suo divertimento. David scoppia a ridere e la bacia ancora.

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Capitolo 25
*** Baci come lacrime ***


Titolo: Baci come lacrime
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 25. Sangue lista pumpNIGHT
Relazione David Gilmour/Ginger Gilmour
Warning: fluff, angst, fluff & angst, pregnancy issues
Sinossi: E’ un giorno difficile per Ginger, qualcosa la sconvolge e David la trova in lacrime sul divano. Cercherà di fare del suo meglio per farle tornare il buonumore.










Baci come lacrime





La trova in lacrime, raggomitolata in un bozzolo di coperte, gli occhi gonfi e rossi. Subito David si precipita da lei chiedendole cosa sia accaduto, con la voce più soffice. Ma Ginger non fa altro che singhiozzare più forte.

"Che cosa c'è amore? Respira, così. Vieni qui, da me."

Lei si è stretta al suo petto, annidandosi nel suo abbraccio. David le accarezza i capelli mormorando dolci parole di incoraggiamento. Piano piano, il battito del suo cuore e il calore del suo abbraccio riescono a calmarla. Ginger tira un lungo sospiro tremulo e alza il viso. David la osserva attentamente, passando i pollici lungo le guance ad asciugare le lacrime residue. La bacia sulla fronte:

"Meglio?"

Lei annuisce provando a fare un sorriso:

"Scusa, mi sento così patetica."
"Non dirlo nemmeno per scherzo. Che è successo?"

Ginger abbassa lo sguardo, le labbra si incurvano all'ingiù. Un'altra crisi di pianto minaccia di esplodere da lì a momenti, ma lei stringe le labbra decisa. David si tira indietro una lunga ciocca di capelli aspettando, paziente. Lei sospira e una lacrima le scivola sul naso:

"Mi sono venute le mestruazioni."
"Oh, piccola…"

David esala stringendola di nuovo a sé. È un po' che stanno provando ad avere un figlio, Ginger era stata così titubante quando gli aveva confessato che se lui fosse stato pronto lei avrebbe voluto avere il loro bambino. E lui l’aveva guardata con enormi occhi pieni di paura e trepidazione. All'inizio l'avevano presa quasi come un gioco, facendo le loro prove con entusiasmo e ardore. E piano piano a David l'idea di mettere un bambino dentro di Ginger era iniziata a piacere davvero, rendendolo pazzo di desiderio. Ma come trascorrevano i mesi e i test continuavano ad essere sempre negativi, la delusione era passata da strisciante a cocente.

"Mi dispiace così tanto, David. Sono così inutile e tu lo vuoi tanto e io non sono in grado…"

La sua voce viene rotta di nuovo dai singhiozzi. David la prende per le mani, le accarezza i riccioli biondi.

"Oh, no no no, amore mio. Non fare così. Ascolta: possiamo fermarci per un po' se questo ti fa soffrire…"

Ma questo crea un'altra crisi di pianto e David ammutolisce afflitto non sapendo che altro fare se non stringere ancora Ginger e massaggiare con lentezza la sua schiena, mentre lei si scioglie in lacrime. Per un po' rimangono così, imprigionati in un bozzolo d'infelicità. L'orologio batte l'ora col suo cucù stonato che fa sempre ridacchiare Ginger: l'avevano trovato durante una delle loro sortite a uno dei mercatini delle cianfrusaglie in cui amano perdersi quando David è a casa durante le pause tra un tour e l'altro o non lavora. Anche adesso quel suono sortisce il suo effetto e senza volerlo le spalle della ragazza tremano in una risatina. Dal torace di David proviene un lungo sospiro.

"Quello stupido cucù non ha mai imparato a cantare come si deve."

Dice con la voce venata di sarcasmo. Lei solleva finalmente la testa, gli occhi annacquati e tenta coraggiosamente di sorridere. David le solleva gli angoli della bocca con due dita:

"Qualsiasi cosa accadrà, nulla cambierà l'amore che ho per te. Capito?"

Lei annuisce:

"Lo so, David. È che ci speravo così tanto stavolta."

David sorride e sporge le labbra in avanti nel suo piccolo broncio caratteristico che Ginger adora. Si allunga a baciarlo con le labbra che hanno ancora il sapore delle lacrime. Gli accarezza il viso e gli sistema le ciocche di capelli dietro le orecchie. Lui le trattiene la mano e bacia con tenerezza il dorso e l’interno del polso dove una vena batte ancora affrettata.

"Ti senti meglio? Vado a fare un po' di tè, che dici?"
"No, io vado a fare il tè. Tu vorresti suonarmi qualcosa, per favore?"

David annuisce mentre si sollevano dal divano:

"Sei la mia brava ragazza coraggiosa."

Le pianta un bacio sul naso arrossato. La luce azzurrognola della sera s'infiltra nel salotto, Ginger accende la piantana vicino al divano. Sta sorbendo il suo tè e ascolta le note della chitarra coccolarle le orecchie. David solleva la testa e accortosi che lei lo sta osservando, le fa l'occhiolino. Ginger sorridendo gli lancia un bacio. Le cose andranno meglio, se lo sente e con lui non ha bisogno di nient'altro.

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Capitolo 26
*** Feral - NSFW ***


Titolo: Feral
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Relationship: David Gilmour/Ginger Gilmour
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 26. Omegaverse lista pumpAU
Warnings: temi delicati, Omegaverse, dinamiche A/B/O, smut lemon pwp…insomma il solito! prima volta (sort of), alpha!David (ovviamente) u.u Omega!Ginger
Sinossi: David è abbastanza riluttante a seguire le imposizioni a cui lo costringe la sua natura, ma con l’aiuto di Ginger verrà a patti con il suo essere.




Feral




David si guardò intorno nella stanza asettica della clinica dove lo aveva trascinato Steve per il suo controllo annuale: muri bianchi e verde pallido decorati da poster con infografiche sulla anatomia e i comportamenti corretti da tenere, una piccola pila di riviste sul tavolino basso, poltroncine e divanetti di pelle beige. Era tutto ad un tempo familiare e straniante. A David ricordava le prime visite che aveva fatto da bambino quando i genitori, due beta, avevano scoperto che era un alpha e lo avevano portato in un istituto con altri bambini come lui, dove gli avevano insegnato la sua natura e come avrebbe dovuto comportarsi. David si grattò il naso e sbuffò, odiava essere un alpha, odiava la società che stentava ancora a ordinarsi in una struttura più civile delle caste biologiche, soprattutto odiava l’istituto dell’accoppiamento statalizzato, lo trovava appena poco meno di uno stupro legalizzato quando lui avrebbe voluto legarsi solo per amore e non per un imperativo biologico. A volte si trovava a invidiare Nick e Rick che erano beta, sembravano così liberi e pacifici e con loro riusciva a lavorare molto meglio che con Roger che era come lui. Steve gli lanciò un’occhiata di avvertimento, era il solo che potesse mediare tra Roger e David e tenerli a bada in effetti. David fece per alzarsi, ma Steve lo bloccò:

"Siediti."

David non poté fare altro che obbedire all'ordine dato con la voce di comando, detestava quando Steve la usava, lo faceva sentire un cucciolo.

"Come sta la tua omega?"
"Ha un nome, si chiama Ginger. E non è la mia omega: è la mia compagna."

Steve scrollò le spalle, come a significare che per lui le due parole si equivalevano. David sorrise sarcastico: alla fine, per quanto lui e Ginger avessero provato ad avere relazioni con beta, si erano trovati e innamorati al di là del puro bisogno biologico. Ginger che era una omega molto consapevole, era stata cresciuta in modo più liberale rispetto a quello di David. Gli States erano molto più disinibiti del puritano Regno Unito e lei sapeva quello che voleva: vivere una vita normale senza dover sottostare ai cicli di calore e accoppiamento. Per questo entrambi prendevano soppressori e inibitori. Convivevano da due anni e non avevano mai attraversato un ciclo di calore insieme, limitandosi a fare l’amore come persone normali. Finalmente venne chiamato il suo nome e David potè entrare nella stanza delle visite. Il medico, un uomo dallo sguardo mite si alzò in piedi ad accoglierli: era uno dei migliori specialisti del settore e la sua voce era autorevole anche se l’atteggiamento mite ne tradiva la natura di beta. Fece accomodare entrambi gli alpha di fronte alla sua scrivania e lesse qualche riga dai referti che aveva davanti:

“Da quanto non hai un accoppiamento?”
“Intende dire da quando non faccio sesso? Una settimana, credo.”

Il medico strinse le labbra e si sollevò gli occhiali sulla pelata:

“Qui dice che hai una compagna, una omega, giusto?”

David annuì e il medico proseguì:

“Te lo dico chiaro: il tuo nodo è molto infiammato e se non trattato rischia di rilasciare endotossine che attraverso il circolo ematico possono raggiungere il sistema nervoso centrale e provocare ascesso cerebrale, febbre, convulsioni, endocardite, perfino setticemia e shock emodinamico.”

David impallidì e inghiottì un grumo di saliva chiedendo cosa dovesse fare con voce tremante. Il medico lanciò un’occhiata a Steve che annuì:

“Non c’è una cura, vero dottore?”
“Purtroppo l’unico trattamento efficace è l’accoppiamento. Ragazzo - il medico si chinò sulla scrivania avvicinandosi a David - anche la tua compagna rischia grosso. Un calore troppo rimandato non solo può provocare irritabilità, cistite cronica, emicranie, febbre, ma anche gravidanza isterica e tumori delle ovaie o all’utero. Non ti ha mai detto niente dei suoi malesseri?”

David si masticò l'interno della guancia, tra i tour e il lavoro in studio non aveva mai davvero prestato attenzione a eventuali problemi di Ginger, pensava fossero i normali malesseri femminili e come tutti gli uomini aveva evitato accuratamente di interessarsene. Scosse la testa in preda al senso di colpa. Forse avrebbero dovuto parlarne, presto.
Ma il momento adatto non sembrava presentarsi mai, il nuovo album si stava rivelando più difficile da mettere insieme di quanto tutti si aspettassero e lui tornava a casa troppo stanco e immusonito limitandosi a spaccarsi di canne e a qualche carezza distratta. Ginger non diceva nulla, inghiottendo lacrime e soppressori, disobbedendo a un imperativo biologico che si faceva sempre più pressante e ingestibile. Aveva iniziato a dipingere e lavorare la creta, come le stava insegnando Judy e trovava nel fare arte uno strano conforto.
Quella settimana David sarebbe stato via per un giro promozionale e lei stava lavorando a un progetto particolarmente impegnativo, si era dimenticata di prendere i soppressori e che sarebbe presto andata in calore che la colse di sorpresa prima del previsto, non aveva nemmeno avuto il tempo di prepararsi un nido. Stoicamente Ginger continuò a dipingere anche se sentiva la temperatura interna alzarsi sempre di più, il sudore freddo che ruscellava da sotto le ascelle e lungo la schiena. Si morse un labbro cercando di ignorare il desiderio animalesco che iniziava a ottenebrarle le facoltà, si agitò sullo sgabello strusciando tra di loro le cosce cercando un minimo di attrito che desse un poco di sollievo, il suo fiore era sbocciato esigente colando senza freno il suo miele profumato. Ginger si tolse tutti i vestiti tranne le mutandine zuppe cercando di rinfrescare il corpo rovente di febbre da accoppiamento, era fradicia di sudore e la sua essenza aveva imbrattato le sue cosce e la seduta dello sgabello. La sua ghiandola pulsava e tirava richiamando disperata il suo alpha, o anche uno qualsiasi a quel punto, che la montasse e mettesse fine a quel tormento. Piagnucolò stringendo il pennello tra le dita, non osava muoversi dallo studio che era posto in una posizione strategica abbastanza protetta per evitare che qualche alpha di passaggio la trovasse e la prendesse con la forza. Cosa di cui lei sarebbe stata grata in quel momento tanto era disperata. Quando aprì la porta di casa David fu investito da una ventata di feromoni, le sue narici si dilatarono nel percepire l’odore di Ginger: era appena entrata in calore e lui già stava andando fuori di testa. La trovò seminuda nel suo studio, ricoperta di sudore che piagnucolava e cercava di darsi un sollievo che non sarebbe mai arrivato. Lei si voltò non appena sentì l’odore di David. I suoi occhi erano febbricitanti, il viso smunto e le labbra rosse e gonfie. Con un ringhio David le ordinò:

“In camera. Ora.”

Sarebbe venuto il tempo delle spiegazioni e delle parole, ma ora tutto ciò che entrambi percepivano era il puro bisogno. Quando entrò in camera David era già nudo, a Ginger sembrò enorme anche se sapeva che era la percezione omega a darle quell’impressione. Si avvicinò al letto, i capelli sciolti che svolazzavano sulle spalle larghe, la barba incolta e l’espressione predatoria negli occhi lo facevano sembrare un animale selvatico e Ginger si strusciò le cosce tra di loro. Era esattamente quello che desiderava, si morse le labbra e implorò. Lui sogghignò:

“Cosa vuoi, piccola omega? Vuoi essere scopata come meriti, vuoi essere riempita e ingravidata?”

La voce di David era un basso ringhio e Ginger non poté fare altro che annuire e implorare ancora, allargò le cosce che brillavano della sua essenza. David le fu addosso, la mente annebbiata dal desiderio, Ginger guaì quando lui la penetrò in un colpo solo e continuò a martellarla senza pietà. La rigirò sulla pancia e lei sollevò il piccolo sedere mettendo in mostra la sua femminilità gonfia e lucida.
La voce rotta di Ginger gli giunse smorzata, mentre lo implorava di marchiarla e reclamarla, la sua ghiandola pulsava rosa e lo richiamava col suo odore irresistibile. Di solito lei la teneva sempre celata sotto un nastro di velluto e lui non aveva mai osato scoprirla, nemmeno nei momenti più intimi. Ora David grugnì e ci passò la lingua sopra, Ginger rabbrividì mentre lui gemeva, aveva un sapore paradisiaco di miele salato vanigliato, di sole, di cose oscure e marine. Entrò in lei, spingendosi nelle sue profondità femminili, ancorandosi con le mani ai suoi fianchi, affondò i denti nella ghiandola e la reclamò, lei si rivoltò e a sua volta morse la ghiandola di David legando indissolubilmente i loro destini mentre raggiungevano l'ultimo bagliore insieme.
Quando finalmente il nodo di David si fu ridotto abbastanza da permettergli di staccarsi da Ginger, lui rotolò accanto a lei e se l’accomodò contro il petto. Erano entrambi stremati e bagnati fradici, l'odore greve di sesso permeava la camera come una nebbia untuosa dopo ore di accoppiamento ininterrotto.

"Oooouf, mi gira la testa e sono affamato, cazzo."
“Scusami non ho fatto in tempo a preparare il nido.”

Si scusò Ginger con una vocina mortificata. David le disse che ci avrebbe pensato lui e che non si preoccupasse. A fatica si trascinò fuori dal letto, le gambe gli tremavano e rischiò di cadere un paio di volte: ecco perché gli omega preparavano quel loro stramaledetto nido, pensò. Arrivò in cucina senza forze e si lasciò cadere in terra nella dispensa, rovesciando pacchi di biscotti e patatine, cioccolata, barrette proteiche, carne secca, salame, pane, ingurgitò tutto quello su cui riusciva a mettere le mani, tracannò due intere bottiglie d'acqua e ruttò felice. Tornò in camera rifocillato e rimesso in forze con un cesto nel quale aveva messo viveri e acqua anche per Ginger. Lei lo aspettava, gli occhi semichiusi, il viso soffuso di appagamento, sazia. Il corpo bellissimo brillante di sudore e dei loro fluidi, era coperto di segni e lividi. Gli occhi di David si riempirono di lacrime e si precipitò da lei:

"Tesoro mio, mi dispiace così tanto. Scusa, scusa."
“Va bene, amore. Sto bene.”

Ginger sollevò una mano e accarezzò il viso amato del suo alpha. David la prese tra le braccia, l’aiutò a bere e la imboccò, le passò un panno asciutto e le massaggiò il corpo con una crema lenitiva.

“Ti ho fatto soffrire, piccola. Mi dispiace, non volevo che accadesse così.”
“Non volevi accoppiarti, mai?”

Si sedette sul bordo del letto e si scompigliò i capelli, frustrato. Per lui era già difficile esprimere a parole i propri sentimenti, figurarsi a parlare di un argomento come quello:

“Io…non lo so, veramente. Perché tu…volevi?”
“Tesoro, io sono nata per questo. Certo che volevo, anche se ovviamente volevo essere amata come persona prima che come omega.”
“Ma pensavamo che fossimo d’accordo!”

Ginger si sollevò un po’ sui cuscini e allargò le labbra in un sorriso:

“Oh, David. Sei un alpha: non hai idea di quanto sia forte la tua volontà? Soprattutto per una come me.”
“Sono uno stupido alpha arrogante…e lo odio.”
“Sssh, shh amore. Sei il mio dolce, incredibile, amorevole David e lo sarai sempre per me.”

Gli prese la mano e baciò le dita un po’ ruvide, capaci di strappare lamenti e sospiri ai suoi strumenti e a lei. Lui fece un broncio, si lasciò ricadere di nuovo accanto a lei che si annidò contro il suo petto.

“Non credevo potesse essere…così.”

Proseguì dopo un po’ e Ginger sorrise:

“La mamma non ti ha detto niente?”

David scoppiò a ridere:

“Sei una piccola omega sfacciata! E sei mia veramente, adesso.”
“Sì, lo sono e tu sei mio.”

Mormorò Ginger. David le carezzò il piccolo rigonfiamento di pelle che ora portava il segno dei suoi denti e il suo odore. Si baciarono con dolcezza sulle labbra e aspettarono di essere investiti dalla nuova ondata di feromoni.




Angolo Autrice:

La mia prima Omegaverse! Ovviamente David e Roger non potevano che essere degli alpha e sospetto che Rick sia un omega più che un beta, in realtà. Ma il focus qui era tutto dedicato a David e Ginger. Ho letto diverse omega (quelle het non sono così comuni) e devo dire che il concetto stranamente mi intriga anche se decisamente estremo. Per questo ho voluto creare un David che sia un alpha leggermente riluttante e che tra lui e Ginger ci fosse prima di tutto un amore romantico e non solo un bisogno animale. E niente, spero sia venuta abbastanza carina e non troppo cringe!

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Capitolo 27
*** Dolcetto o scherzetto ***


Titolo: Dolcetto o scherzetto
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Personaggi: Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason, Rick Wright
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #writober2022 @fanwriter.it col prompt 27. sensibile lista pumpNight
Warnings: silly floyd, spooky floyd, friendship fluff, halloween story (sort of), timeline dalle parti dei primi anni ‘70
Sinossi: Si diceva che quella casa fosse infestata, che una sposa fantasma si aggirasse per le sue stanze, quale luogo migliore quindi per organizzare un party di Halloween? Peccato che Roger npn creda a una parola della storia raccontata da Nick.




Dolcetto o scherzetto




I tre ragazzi sghignazzavano e si spintonavano mentre salivano di corsa le scale della casa dove si sarebbe tenuto il party di Halloween. L’aveva trovata Nick, una vecchia casa in vendita il cui agente immobiliare era un amico e aveva acconsentito a usare per quella notte. David sbuffò e tirò il voile:

“Questo coso mi pizzica.”
“Silenzio e muoviti dai!”

Lo redarguì Nick mentre si infilavano in una camera da letto addobbata in modo particolarmente lugubre. Mentre si infilava nell’armadio David bofonchiò:

“Si, ma non capisco perché devo farlo io.”
“Perchè tu hai i capelli lunghi…”
“Anche Rickaroo ha i capelli lunghi.”

Fece il broncio David mentre Rick sogghignava dietro la sua schiena, per fortuna quella volta non era toccata a lui e Nick rispondeva:

“Si, ma Rick ha la barba.”
“Roger quando verrà?”

Cambiò discorso il tastierista, Nick guardò l’orologio:

“Fra meno di mezz’ora.”
“E tu gli hai raccontato di questa storia della casa infestata. E lui?”

David si contorse per infilarsi nell’armadio. Nick sogghignò:

“Ovviamente non ci ha creduto, facendo il gradasso e sfidandomi a provare che fosse vero. Va bene, fermo e zitto. Fra un po’ porterò Roger su e poi con una scusa lo lascerò qua dentro da solo.”
“Si, si e io sbucherò fuori dall’armadio vestito da sposa fantasma.”

Ricapitolò David mentre gli altri due si perdevano in una esplosione di risatine e anche lui si trovò a sogghignare: nonostante la ridicolaggine del travestimento in effetti non si sarebbe perso per niente al mondo la possibilità di far cagare sotto quel pallone gonfiato di Roger. Così si posizionò il velo sulla testa, si tirò l’anta dell’armadio dietro di sè e rimase in attesa.
Più tardi nella stanza da letto si sentivano solo i singhiozzi di Roger seduto sul letto che si copriva la faccia equina con entrambe le mani. Nick, seduto accanto a lui, cercava di consolarlo dandogli pacche leggere sulle spalle tremanti e mormorando parole di conforto. Più discosti gli altri due erano in silenzio, in piedi accanto alla porta. Rick si grattava la barba e distolse imbarazzato lo sguardo da quello spettacolo penoso, mentre David con il velo di tulle a penzoloni in mano imbronciò le labbra con uno sbuffo. Nick scoccò loro un’occhiata come a spronarli a dileguarsi e David mormorò mentre spariva dietro la porta:

“Beh, chi l’avrebbe mai detto che Roger fosse così sensibile.”





Angolino Autrice

Ed ecco qui la mia storia dedicata a Halloween!

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Capitolo 28
*** Pinprick ***


Titolo: Pinprick
Fandom: Pink Floyd
Rating: G
Relazione:
Personaggi: Roger Waters, David Gilmour
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa TOO SICK TO SPOOK! - THE BIG H/C HALLOWEEN RUSH @Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction con il prompt Fobia di Aténé Bálint
Warning: h/c (sort of), friendship fluff (più o meno), silly floyd, aghi e iniezioni, slice of life
Sinossi: David è l’infermiere del gruppo e Roger deve fare l’eparina.




Pinprick




Roger era seduto sul letto e si mordeva nervoso il labbro, David accanto al comò stava preparando tutto il necessario per l’iniezione e stava parlando di come avrebbe prodotto il nuovo brano. Quando si voltò con la siringa in mano, Roger impallidì con lo sguardo fisso sull’ago.

“Dì un po’: non avrai mica la fobia degli aghi?”

Roger deglutì ed esalò con voce tremula:

“Cazzo dici, non ho la fobia.”
“Mi sembri un po’ spaventato, no?”

Replicò David con un sorrisetto sadico sul viso, si avvicinò a Roger con una luce sinistra nello sguardo:

“Tira su la maglietta così facciamo st’eparina, dai.”

Roger ubbidì con mani tremanti:

“Non…non farà male vero?”

Odiava farsi vedere così debole, soprattutto da David. Quello si chinò sul compagno e mormorò al suo orecchio agitandogli l’ago di fronte gli occhi:

“Tranquillo, ci vorrà solo un attimo.”

E lo infilzò nella pancia dell’altro. Roger rovesciò gli occhi terrorizzati all’indietro e mugolò nel sentire l’ago penetrare la carne. Dopo qualche istante David si era allontanato da lui e stava rimettendo a posto la siringa nel suo apposito astuccio.

“Hai visto? E’ stato un attimo: ho o non ho una mano delicata?”

Divertito fece l’occhiolino a Roger che si stava riabbassando la maglietta:

“Non una parola, Dave o…”
“Tranquillo, non dirò a nessuno che il superbo Roger Waters ha la fobia degli aghi!”
“Tu…David, ti ammazzo, sul serio…!”


Ma il chitarrista sghignazzando era già sparito fuori dalla stanza.




Angolo Autrice:

Scritta di corsissima per la sfida, tra l’altro bucata clamorosamente, non è horror e manco tanto h/c forse ma sti due idioti mi hanno praticamente costretto a scriverla!

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Capitolo 29
*** La miaoledizione della tredicesima luna - NSFW ***


Titolo: La miaoledizione della tredicesima luna
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Relazione: Rick Wright/OFC
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa IT IS WEIRD HERE? OR IT'S JUST ME? UNCONVENTIONAL FANFICTION CHALLENGE @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Questa storia potrebbe essere un ideale seguito di Di come Rick imparò a non mangiare mai più bacche sconosciute ma può essere… ehm, goduta anche da sola!
Warning: Vabbè, ma che vi devo dire? Weird sex, supernatural elements, smut, fluff, gente stranah che fa robbah, ma neanche troppo grafica alla fine.
Sinossi: Rick conosce una graziosa ragazza a uno degli after party della band, ma si dimentica che la luna piena è imminente. Forse lei potrà aiutarlo a risolvere un certo problema.




La miaoledizione della tredicesima luna




Rick si lasciò cadere pesantemente sul divano della sua camera d’albergo, le tende tirate a nascondere la notte nebbiosa: San Francisco era umida e calda e lui era stanco e snervato dopo il concerto di quella sera e relativo after party. Si accese una sigaretta e offrì il pacchetto alla ragazza che lo aveva seguito dalla festa. Lei scosse la testa facendo svolazzare i capelli neri tenuti fermi da un cerchietto decorato da due piccole orecchie da gatto. Aveva colpito subito Rick per il suo fare spontaneo e il suo abbigliamento singolare, lei si era definita una maiden loli, qualsiasi cosa avesse voluto dire: indossava un grazioso abito nero tutto merletti con colletto e grembiulino bianchi come se fosse una camerierina vittoriana, ai piedi portava delle baby-jane nere dalla suola spessa e tacco alto da cui spuntavano calze altrettanto nere con due graziosi fiocchetti proprio sopra le ginocchia. Insomma era un gradevole cambiamento rispetto alle solite fatalone che usavano frequentare i backstage. Avevano iniziato a parlare di Giappone e di gatti, un argomento particolarmente caro al tastierista dei Pink Floyd, soprattutto da quella malaugurata volta in cui aveva mangiato una bacca dai poteri sorprendenti quanto indesiderati durante un tour proprio in terra nipponica. Noriko si adagiò accanto a Rick e con fare sognante iniziò ad accarezzargli i capelli e fargli i grattini sul collo, lui chiuse gli occhi deliziato e rabbrividì un poco al contatto delle dita fresche della ragazza:

“Nee, non avevo notato che anche tu avevi indossato le orecchie, sei un neko-boy?”
“Un che?”

Le sopracciglia di Rick si sollevarono un poco mentre Noriko spiegava:

“Ma si, un neko-boy, un ragazzo gatto. Mmh, ma sono veramente morbide e ben fatte…uh, si muovono! Sono vere!”

Rick si tirò su allarmato dal tono della ragazza, ma quando si voltò a guardarla lei sembrava entusiasta. Si mise una mano sulla testa e constatò che gli erano spuntate le orecchie da gatto:

“Oh no, cazzo cazzo cazzo!”

Noriko lo guardava incuriosita socchiudendo i grandi occhi a mandorla con la testa piegata da un lato, mentre Rick si agitava.

“Che giorno è oggi? C’è la luna piena? Cazzo, è un fottuto disastro…devi, devi andare via. Per favore.”
“Calmati, vieni qua.”

Noriko fece lentamente distendere Rick sulle proprie gambe e iniziò ad accarezzarlo sulla testa e sotto al mento. Rick si sentiva sempre più rilassato da quelle carezze, il tono di Noriko era dolce e carezzevole:

“shii, shii…ecco qui. Domani sarà luna piena. Ecco, ecco: sei un così bravo micetto.”
“Io devo… puuur puur… devo…oh, siiii.”

Per un po’ Rick si godette semplicemente le carezze della ragazza che aveva preso a massaggiargli anche la pancia.

“Come mai sei diventato un neko-boy?”
“Io ho mangiato una…purrr purrr purr…cough…una bacca qualche anno fa. E da allora ogni tredicesima lunazione ho questa miaoledizione.”

Noriko ridacchiò teneramente:

“Ma sei così carino, ragazzo-neko.”
“Ma non voglio trasformarmi in un gatto!”

Rick si divincolò dalle braccia di Noriko e cercò di mettersi dritto, aveva già voglia di tonno e dovette tirare fuori la coda che gli gonfiava il dietro dei jeans, facendo esplodere la ragazza in una nuova scarica di risatine.

“E’ un completo disastro.”

Rick sconsolato iniziò a leccarsi una mano e passarsela sulle orecchie. Noriko lo osservò pernsierosa per un momento e si illuminò in viso:

“Yatta! Mi è venuta in mente un’idea per bloccare la trasformazione!”

Rick interruppe la sua toletta e la guardò speranzoso mentre la ragazza spiegava:

“Bisogna che tu scarichi un po’ la tua essenza vitale.
“Tipo, come vomitare? Potrei mangiarmi un po’ di capelli, aspetta…”
“No! Non vomitare, basta farti, come dite voi, sbor…”
“Ho capito!”

La interruppe Rick ancora più agitato, se possibile, la coda che frustava nervosamente l’aria. Ma forse aveva senso, in effetti non ci aveva mai pensato.

“Ok, ok. Allora vado di là e …e…provvedo.”
“Posso darti una mano se vuoi.”

Si offrì candidamente Noriko con un’espressione del tutto ignara sul visetto. Gli occhi di Rick si fecero grandi come piattini a quella proposta e lui si rese conto che non erano l’unica parte del corpo a essersi ingrandita. Dio, si vergognava così tanto…

“Vieni qui, gattino, da bravo. Lascia che ti aiuti.”

Come ipnotizzato Rick non potè fare altro che obbedire alla voce melodiosa di Noriko, con lentezza sedette sul divano e lasciò che lei gli sbottonasse i jeans prendendo in mano la situazione.

“Ooooh, mio…oh si…dio…”

Per un po’ entrambi osservarono le dita delicate di Noriko manipolare l’asta di Rick e scorrere sulla pelle vellutata. Rick chiuse gli occhi e lasciò cadere la testa all’indietro, miagolando il suo piacere. La presa si fece più salda in un lento movimento a spirale dalla base alla punta, poi accelerò mentre Rick muoveva il bacino scopando praticamente la mano della ragazza che non era tanto ingenua come lui aveva creduto. Ma ora non c’era più alcun pensiero nella testa di Rick, solo bisogno di scaricarsi, presto, presto, presto. Con un gemito prolungato raggiunse il colmo del piacere e si abbandonò disfatto sui cuscini. Le parole gli uscirono tremanti tra un ansito e l’altro:

“Meow! Grazie, è stato davvero…Oh, cazzo.”

Noriko si era sbottonata la pettorina mettendo in mostra due belle mezzelune notevoli imbrattate dal seme copioso di Rick, con un dito ne raccolse un po’ e guardandolo fisso se lo portò alle labbra piegate in un sorrisetto malizioso.

“Sai, si dice che i gatti possono arrivare ad accoppiarsi persino dieci volte in un'ora. Mi chiedo se…”

La reazione di Rick fu un palpito al basso ventre, il suo viso si allargò in un sorriso malvagio, gli occhi celesti sfavillarono in un lampo pericoloso:

“Beh, possiamo sempre provare e vedere se è vero!”

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Capitolo 30
*** Luna oscura - NSFW ***


Titolo: Luna oscura
Fandom: Pink Floyd
Rating: M
Relazione: David Gilmour/Ofc
Note: Questa storia partecipa all’iniziativa IT IS WEIRD HERE? OR IT'S JUST ME? UNCONVENTIONAL FANFICTION CHALLENGE @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB
Questa storia è il seguito di Luna di gennaio, ma può essere anche letta da sola.
Warning: werewolf!David, weird sex, smut & fluff
Sinossi: Julia e David convivono da poco, da quando lei lo ha trovato che gironzolava intorno al suo pollaio e lo ha accolto nel suo cottage e nella sua vita. Ma David ha un segreto che ha paura di confessare.




Luna oscura




Una volta l’anno il mutalupo David andava in calore trasformandosi in una sorta di licantropo assetato di sesso, insaziabile finchè non avesse sfogato tutta la sua lussuria. La prima volta che era accaduto da quando stavano insieme Julia era in visita dai parenti nella vicina città e David era scappato il più lontano possibile dal piccolo cottage che condivideva con la compagna. Il secondo anno aveva dovuto confessarle quella sua ulteriore difficoltà e avevano concordato che non poteva correre in giro per i boschi seminando terrore tra gli armenti col rischio di farsi scoprire. Questo era uno dei motivi per cui David, prima di essere stato addomesticato da Julia, aveva condotto una vita nomade da quel nefasto giorno in cui aveva contratto la maledizione dei mutalupi. Così David si era chiuso nel garage annesso al cottage per tre fatidici giorni in cui aveva ululato e sbattuto se stesso contro le pareti, distruggendo nella furia della lussuria repressa tutto ciò che aveva a portata di mano. Julia lo aveva trovato la mattina esausto, dolorante e febbricitante e si era ripromessa che non lo avrebbe più lasciato affrontare quell’ordalia da solo. Quell’anno a ridosso della luna piena di maggio David iniziò a vagare tra casa, orto e pollaio sempre più inquieto.

“Tra poco sarà Beltane.”

Gli disse una sera Julia accarezzandogli la barba infoltita, David s’infilò un pezzo di pane in bocca annuendo distratto. Masticò per un po’:

“Hai intenzione di festeggiarlo in qualche modo?”
“Ci sarà il plenilunio, sai.”
“Oh, allora niente festeggiamenti in pubblico, a meno che tu non ti voglia portare appresso un grosso lupo spaventoso.”

David sogghignò e Julia gli mise nel piatto una grossa bistecca su cui si avventò vorace. Julia sospirò: quello era un altro degli effetti collaterali della sua convivenza con lui. Praticando la wicca lei era pressochè vegetariana, ma non poteva chiedere a un mezzo lupo di astenersi dalla carne. Oh, non che David non ci avesse provato, povero caro, ma la sua metà lupigna si era ribellata a un tale regime rendendolo aggressivo, rabbioso e insolente. Julia si chinò da dietro la sua spalla e gli sussurrò con fare suggestivo:

"Pensavo a dei festeggiamenti più…privati."

David smise di masticare e allargò gli occhi celesti quando la consapevolezza delle sue intenzioni lo colpì:

"No."
"Andiamo, ti ho visto l'anno scorso: hai sofferto così tanto. E voglio aiutarti."

David le prese entrambe le mani, un piccolo sorriso a piegargli le labbra piene:

"Dolce strega, non hai idea. In quei momenti sono come un animale. Ho…ho il terrore di farti del male o peggio. Non me lo perdonerei mai. Tu…"

Senza altre parole la avvicinò a sé e sprofondò il viso contro il suo collo, Julia gli massaggiò la schiena tornita, gli accarezzò la testa, pettinandogli le lunghe ciocche biondo cenere. Lo sentì fare un sospiro e con dolcezza si staccò da lui.

"Non mi farai del male: hai questa - gli tirò su la catenella d'argento con cui lo aveva addomesticato anni prima - e l'hai detto tu: sono una strega, mi proteggerò."

David si limitò a fare un broncio non del tutto persuaso, ma già incantato dalla magia della luna e dalle esigenze del suo estro imminente.

La notte successiva avevano deciso di trascorrerla nel garage reso più confortevole e trasformato in una sorta di nido: avevano parcheggiato la mini malandata di Julia nel vialetto e eliminato tutte le cose più pericolose e taglienti. Avevano steso a terra un materasso con una trapunta pesante e lo avevano circondato di grandi e morbidi cuscini. Avevano acqua e cibo. Julia aveva fatto scorta di bistecche per David. Lui vagava inquieto su e giù aiutando a spostare le cose pesanti mentre Julia tentava di rassicurarlo. Il fatto era che non solo lui aveva paura di farle del male, ma non si era mai nemmeno trasformato in sua presenza.

“E se ti facessi ribrezzo… e se mi odiassi?”
“Non mi farai ribrezzo e non ti odierò: ti amo, David. Questo non cambierà mai, capito? Ora aiutami a spalmare questo.”

Seduto in mutande sul materasso David storse il naso all’odore pungente dell’unguento:

“Che roba è?”
“Aconito, ti aiuterà a evitare la trasformazione completa.”

David si lasciò ungere le braccia e le gambe, il torso e la schiena con la pomata magica, approfittando per strappare baci alla ragazza. Allungò un braccio per cingerla a sé, mordicchiandole il collo:

“Muoviti, ho voglia.”

Sussurrò in piccolo ringhio e Julia non capì se fosse l’eccitazione per essere manipolato da lei o uno dei primi sintomi del suo calore imminente. Si divincolò ridacchiando:

“Aspetta, aspetta ragazzo lupo!”
“Spogliati.”
“Ma…”
“Così non ti strapperò i vestiti, dopo.”

Julia rimase in intimo, si era spogliata tante volte davanti a David, ma lo sguardo rapace nei suoi occhi la fece tremare e sebbene fosse consapevole della pericolosità intrinseca della situazione in cui era non poteva evitare di sentirsi eccitata. Sedette a sua volta sul materasso con un vasetto di miele, immerse due dita nella sostanza viscosa, mentre gli occhi di David scintillavano:

“Vuoi nutrirmi con quello?”
“In realtà serve per me…”

Mentre spalmava il miele sul proprio corpo, come letto in uno dei libri della nonna strega, Julia spiegò che in quel modo lui, ingolosito, non l’avrebbe morsa:

“Ma solo, sai… leccata.”
“Mmmmh, ancora meglio.”

Julia sentì un flusso di calore salirle dai lombi alle guance tinte di un rosa delicato. David borbottò piano:

“Vieni qui, dammi un ultimo bacio da essere umano.”

Attirò nuovamente Julia contro di sè stringendola al petto, le labbra si incontrarono per un tenero bacio, David con gli occhi pieni di amore e paura rabbrividì:

“Eccolo, inizia.”

Con un rantolo si allontanò da Julia e si addossò contro la parete.

“Non…non guardarmi, ti prego.”

La sua voce uscì soffocata tra un ringhio e l’altro e Julia si coprì il volto con entrambe le mani lasciando tuttavia un pertugio tra le dita. Un odore di sudore rancido e selvatico le raggiunse le narici, David si contorceva ringhiando e ansimando bagnato fradicio, i capelli sconvolti. Le membra si allungarono con spasmi dolorosi, le mani artigliarono un cuscino riducendolo a brandelli, lui urlò e urlò fino a farsi diventare roco. E poi giacque silenzioso, a occhi chiusi, il respiro affrettato. Julia fece per avvicinarsi alla figura immota e si ritrasse spaventata quando lui si sollevò all’improvviso incombendo su di lei. Era più massiccio, le mani terminavano con unghie aguzze come artigli, così come i piedi più simili a zampe ora, una fitta peluria bionda gli copriva il torace, le cosce, le braccia, i capelli erano uniti a una ricca criniera che scendeva fino alle natiche per diventare una grossa coda. David aveva gli occhi giallo ambrato spalancati sulla ragazza, sollevò il labbro carnoso in un ringhio, come se non la riconoscesse.

“David, amore, sono io: Julia.”

Lui si inginocchiò davanti a lei, le annusò il viso, il collo:

“Julia.”

Rantolò in un minimo cenno di riconoscimento:

“Bella, dolce, amata Julia…scusa, scusami così tanto…”

Si lanciò addosso alla ragazza costringendola con le mani sollevate contro il materasso, affondò il muso sul suo seno, ma invece di mordere iniziò a leccare il miele. La forma pelosa pesava su di lei, ma le leccate vigorose e raspose della sua lingua dura la facevano gemere deliziata. Il poco barlume di umanità di David stava guidando le sue mosse, permettendogli di baciare e leccare il corpo della ragazza. Era ruvido e forte e i suoi artigli lasciavano graffi invece di carezze, le sue labbra dure succhiavano e lasciavano impronte livide sulla pelle della ragazza. Eppure Julia gemeva a tempo con i suoi ringhi, pur nella sua forma trasformata quello era il suo David e lei lo amava con tutta se stessa, il suo miele si mischiava con quello che aveva spalmato e lui la stava ripulendo con il più vigoroso impegno, strusciandosi su di lei e facendole sentire il grosso membro duro. Poi con forza la rivoltò sulla pancia, costringendola a sollevare il sedere:

“Voglio scoparti.”

Ringhiò ruvido e affondò in lei ancora e ancora e ancora. E quando Julia venne David era ancora ben lontano dall’avere finito con lei. I suoi ululati e ringhi si mischiarono alle grida e poi ai rantoli esausti della ragazza in una lunga notte di luna e frenesia.

Ci volle una settimana perché Julia si riavesse da quella notte folle, il corpo segnato dai lividi e dai graffi, il ventre dolorante. David le girava intorno sollecito, le massaggiava il corpo con unguenti lenitivi, le portava zuppa calda imboccandola tenero, cantava per lei le canzoni che più le piacevano. Una mattina, dopo averle portato la colazione, era rimasto a sedere accanto al suo letto in silenzio. Julia si stiracchiò e emise un piccolo lamento:

“Non guardarmi così, va tutto bene.”
“Sei sicura che non vuoi andare dal dottore? Mi sento così…”

David si chinò in avanti prendendosi la testa tra le mani, la catenella d’argento gli scivolò fuori dalla scollatura della maglietta. Julia lo abbracciò:

“Lo so che ti senti in colpa, ma è stata una mia decisione. Volevo aiutarti e ci sono riuscita, non è così? Guardami. Non è così?”

David aveva gli occhi celesti pieni di rimorso:

“Ma ti ho fatto del male. E non voglio più: preferisco soffrire io che far soffrire anche te.”
“Guarda che non mi hai fatto soffrire, cioè questi sono solo gli effetti collaterali, ma mi hai dato anche tanto piacere.”

Entrambi sorrisero e si scambiarono un piccolo bacio a fior di labbra.

“Vorrà dire che la prossima volta studierò di più e preparerò un unguento più forte e qualche altra protezione in più per me.”
“Vuoi dire che anche al prossimo…”
“Certo testone! Ora, aiutami ad alzarmi, mi sento bene e ho un sacco di cose da fare. Dai ragazzo lupo, ho intenzione di andare a cercare qualche fungo per stasera e tu hai un ottimo…fiuto!”

In un impeto David sollevò Julia tra le braccia facendola volteggiare per tutta la stanza tra le loro risate.





Angolo Autrice:

Si vede che questa challenge mi ha ispirato…e poi mi piace tanto scrivere di werewolf!David ^__^
La cosa di spalmarsi il miele a quanto pare era una pratica usata nel Sud Italia, mentre l'aconito detto anche wolfsbane era ben conosciuta come pianta velenosa per i lupi.
Un’altra piccola noticina che fa ridere solo me probabilmente, ma nell’ig di Polly, la moglie di David, sono due mesi che condivide foto di David che va per funghi, pulisce funghi, mangia funghi…volevo trovare il modo di inserire questa sua passione! XD

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