La Tela del Ragno

di Huffelglee2599
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo Anno ***
Capitolo 2: *** Erbologia ***
Capitolo 3: *** Pozioni ***
Capitolo 4: *** Ritrovamento ***
Capitolo 5: *** Soffocante Incombenza ***
Capitolo 6: *** Obbligata Collaborazione ***
Capitolo 7: *** Incontro Mortale ***
Capitolo 8: *** Il Covo Nascosto (Parte 1) ***
Capitolo 9: *** Il Covo Nascosto (Parte 2) ***
Capitolo 10: *** Illusorio Equilibrio ***



Capitolo 1
*** Nuovo Anno ***


Nuovo Anno


Ancora una volta, le verdi iridi di Quinn, furono obbligate a rivolgere la propria attenzione al regolare movimento di una sottile lancetta nera, il cui perpetuo avanzare, non faceva altro che mettere in evidenza il progredire di un tempo a cui quei secondi stavano per elargire una imminente fine.
Difatti, mentre un cumulo di vapore emergeva dal camino della locomotiva, accompagnato dallo stridio assordante di un fischio, sintomo di una incombente partenza, una irrequieta ed ansiosa movenza indusse le gambe della giovane Corvonero a vibrare di un incontrollato nervosismo.
Il suo labbro inferiore venne racchiuso tra i suoi denti, intanto che la tensione manifestata dal suo corpo trovava un minimo di ristoro nel ferreo intrecciarsi delle sue dita.
Il lieve elevare della sua figura, sospinta in alto dal rapido innalzare dei suoi talloni, concesse al suo impaziente sguardo la possibilità di soffermare il proprio interesse sulla zona retrostante del treno, in parte celata dal continuo e frenetico passaggio di studenti, alla ricerca di una famigliare figura.
Una leggera riduzione del campo visivo venne protratta dalle palpebre di Quinn, costrette a limitare la loro percezione visuale a causa della densa coltre di fumo che avvolgeva con prepotenza la parte inferiore del binario.  
La bocca della giovane Corvonero si dischiuse, lasciando andare un tenue sbuffo di insofferenza, mentre il solerte vagare dei suoi occhi non sembrava incontrare alcun atteso epilogo.
Per una manciata di istanti, i muscoli del suo corpo rimasero contratti nel loro stato di immobilità, permettendo così alle verdi iridi della ragazzina di continuare a perlustrare la vasta area di fronte a sé, nel tentativo di scorgere la sua fisionomia.
Ciò nonostante, nessuna speranzosa apparizione coinvolse lo sguardo attento di Quinn, inducendo la giovane Corvonero ad abbandonare la sua condizione di staticità, in un graduale ripristino della sua corretta altezza, al quale, tuttavia, dovette imporre un arresto.
Il risoluto irrigidimento delle sue spalle, determinato dalla veemente agitazione in cui sostava il suo smanioso animo, venne meno, sostituito da un progressivo rilassamento, innescato dal profondo sospiro di sollievo che fece fremere di benessere le sue labbra, dinnanzi alla sua agognata comparsa.
Ad un centinaio di metri da Quinn, una ragazzina dalle bionde trecce, camminava a passo incerto lungo la piattaforma adiacente al convoglio, con lo sguardo smarrito e le dita impegnate a torturare il bordo di un sacchetto bianco, il cui appetitoso contenuto era il risultato di una intera giornata di amorevoli saluti.
Sebbene, le sue azzurre iridi non fossero nuove al contesto che circondava la sua figura, il tragitto, a cui il suo progredire avrebbe dovuto sottostare, non aveva fatto altro che assumere le sembianze di un contorto labirinto, al cospetto di una totale mancanza di orientamento, unita ad una estrema timidezza, in base alla quale, la sua lingua non era riuscita ad esprimere una sensata richiesta di aiuto.
Di conseguenza, le sue gambe si erano ritrovate ad avanzare senza effettivamente conoscere la reale direzione del suo itinerario, auspicando in una sorta di miracolo che avrebbe condotto la cecità della sua rotta verso il grande e rotondo orologio, la cui ubicazione, secondo le parole di Quinn, risultava affiancare la metallica insegna del binario.
Tuttavia, la mente della ragazzina era ben lontana dal riuscire a valutare la sua posizione, non aveva una concreta idea sulla esattezza del lato perseguito dai suoi piedi: la sola cosa che era in grado di determinare era il suo gigantesco ritardo.
-“Britt!”-
Il suo corpo venne attraversato da un breve sussulto, effetto di un inatteso richiamo, la cui famigliare voce condusse il volto della giovane Tassorosso, contratto in una espressione di turbamento, a dipanare la sua confusione, liberando così il suo animo dalla condizione di incertezza in cui sostava, mentre le sue iridi trovavano terreno nelle consuete sfumature verdastre del suo sguardo.
Con genuino entusiasmo, le labbra di Brittany, sollevarono i relativi angoli, dando vita ad un ampio e raggiante sorriso, la cui origine, non poteva che risiedere nella ritrovata fisionomia del suo viso, nella consuetudine di quei lineamenti, a cui lo scorrere del tempo, aveva destinato un modesto processo di crescita.
Improvvisamente, il timoroso ed insicuro progredire della ragazzina dalle bionde trecce venne a mancare, rimpiazzato da un deciso e risoluto scatto in avanti, un veemente slancio che indusse le sue gambe a cimentare la propria articolazione muscolare in una solerte ed eccitata corsa.
Nonostante, il periodo estivo aveva restituito alla giovane Tassorosso la presenza dei suoi genitori e donato alle sue vacanze la desiderata esperienza di un viaggio in Giappone, la sensazione di vuoto, generata dal distacco con Quinn, era rimasta racchiusa nel suo stomaco.
Pertanto, malgrado la promessa di un settimanale scambio di lettere e cartoline aveva trovato il suo riscontro, mantenendo vivo il loro rapporto di amicizia, il bisogno di tornare ad un vero e proprio contatto non aveva mai lasciato il cuore di Brittany.
Di conseguenza, le sue braccia non attesero oltre, prima di circondare il corpo della sua amica nel loro calore, in un poderoso e soffocante abbraccio, di fronte al quale, le corde vocali di Quinn non poterono fare a meno di vibrare, colte alla sprovvista dal fervore di quel benvenuto e sorprese nel  constatare che il ricordo della statura di Brittany non corrispondesse alla realtà, almeno di un paio di centimetri.
Per la seconda volta, il tonante richiamo del treno avvolse la stazione di King’s Cross, riecheggiando con forza tra le pareti di mattone che delimitavano il binario, in un improvviso e fragoroso fischio, dinnanzi a cui, la prolungata stretta delle due ragazzine non ebbe la possibilità di protrarre la propria durata: il convoglio era in partenza.
Così, lasciando ad un momento successivo il verboso racconto della rispettiva estate, Quinn strinse la mano libera di Brittany, trascinandola in direzione del primo varco di accesso disponibile.
 


Un continuo scricchiolio, risultato di una oramai antiquata pavimentazione di legno, accompagnava il costante procedere dei loro passi, indirizzati alla ricerca di un vagone ancora fruibile.
Tuttavia, dato il minimo intervallo di tempo intercorso tra il precipitoso ingresso nella carrozza più vicina e il rumoroso cigolio delle ruote, segno di un irremovibile avviamento, la maggioranza delle cabine era occupata, costringendo le due giovani studentesse ad inoltrare il loro progredire verso la zona remota della locomotiva.
Lo sguardo accorto di Quinn assunse un tono di concentrazione superiore, mentre la relativa assenza di schiamazzi induceva la mente della giovane Corvonero ad ipotizzare un prossimo incontro con uno scompartimento disimpegnato.
Difatti, le sue verdi iridi non dovettero indugiare ancora a lungo, prima di scorgere, dalla trasparente vetrata dello sportello scorrevole, la parvenza di un paio di posti vuoti.
Il suo braccio destro venne proteso in avanti, pronto ad afferrare la maniglia di acciaio, ma, intanto che le sue dita racchiudevano il freddo manico nel palmo della sua mano ed il suo cervello diveniva consapevole della presenza di uno spazio vacante, a cui loro avrebbero potuto elargire una effettiva utilità, un lieve sgranare delle sue orbite, suscitato dalla comparsa di una inattesa figura, indusse i suoi polpastrelli ad allentare la pressione intorno alla solida impugnatura.
Per un lungo istante, il suo corpo rimase immobile, frenato dalla condizione di intensa rigidità in cui erano assoggettati i suoi muscoli, uno stato di indesiderato stallo, la cui fonte riscontrava la propria dimora ad un paio di metri da lei.
Una leggera contrazione condusse la mascella di Quinn a subire un tenue indurimento, sotto la netta consapevolezza che la cabina dinnanzi a loro fosse la sola ad essere ancora dotata di due sedili privi di un proprietario.
Per un breve attimo, la linea del suo sguardo venne indirizzata alla propria destra, dove il lampante turbamento mostrato dal volto di Brittany non faceva altro che mettere in evidenza il vivido ricordo del primo anno trascorso ad Hogwarts, un periodo travagliato, in cui la costante presenza di un certo individuo aveva decretato il carattere infernale della loro permanenza.
Il flebile dischiudere delle sue labbra concesse al suo petto la possibilità di allontanare dal proprio inquieto animo una parte del feroce nervosismo che lo attanagliava, una minima percentuale della soffocante morsa nella quale il suo stomaco era precipitato non appena il riflesso dei suoi lineamenti aveva sfiorato le sue verdi iridi.
Tuttavia, una frazione alquanto necessaria per il fiorire della sua celata mole di coraggio, essenziale di fronte al nitido pensiero della sua prossima azione.
Di nuovo, le dita della giovane Corvonero contrassero i loro muscoli, racchiudendo con decisione il manico dello sportello, prima di eliminare il velo di protezione che le separava dalla causa del loro tormento.
Un tenue corrugare della fronte, accompagnato da un rapido sbattere di palpebre, infastidite dalla inaspettata manifestazione di un acuto cigolio, indusse lo sguardo di Santana a trascurare il denso inchiostro delle pagine, rivolgendo la sua attenzione allo spazio dinnanzi a lei.  
Un lieve accenno di stupore pervase le sue oscure iridi, di fronte al risultato di una constatazione che vedeva incarnare in quelle due ragazzine le sue future compagne di viaggio.
Il suo sopracciglio sinistro venne innalzato, mentre, restando immobile nella sua consueta posizione, con la schiena appoggiata alla parete e le suole delle scarpe posate sul morbido e bluastro tessuto del sedile vicino, osservava le due figure entrare nel suo abitacolo.
Nonostante, il tragitto in direzione delle prime poltrone libere mostrasse la sua assoluta irrilevanza, un senso di dilatazione temporale coinvolse la mente della giovane Serpeverde, dovuto al persistere di un contatto visivo con i pungenti occhi della mezzosangue, i quali, non abbandonarono nemmeno un singolo istante il suo vigile sguardo.
Il sommesso abbozzare di una divertita smorfia distese le labbra di Santana, nel momento in cui il fievole aleggiare di una silenziosa sfida aveva spinto la coraggiosa Fabray ad occupare esattamente il posto dinnanzi al suo.
Trascorsero ancora una notevole quantità di secondi, durante i quali, la rievocazione di un tacito accordo, dove la giovane Corvonero aveva concesso a Santana la sua totale estraneità al verificarsi dei fatti che avevano coinvolto la Professoressa del Monico alla fine del periodo scolastico, in seguito alla sua azione salvifica, persuase la ragazzina dai capelli corvini a distogliere le sue tenebrose iridi dal provocatorio sguardo di Quinn, consapevole della tutela fornita da quel sottinteso ricatto, così da riportare il suo interesse alle dettagliate descrizioni delle più letali creature oscure.
 

 
Un assordante riecheggiare di entusiaste conversazioni faceva da sottofondo al sublime banchetto di pietanze che avevano colmato le disadorne tavolate della Sala Grande al termine della consueta cerimonia dello smistamento.
Un clima di calore e ritrovato affetto avvolgeva la postazione di Quinn, dove il suo eccitato racconto sulla scoperta di una nuova pozione curativa infervorava le luccicanti iridi di Mike e Tina, totalmente assorbiti dal fascino delle sue parole.
Ad un tavolo di distanza da lei, una sensazione di timidezza, data da una serie di insolite attenzioni, racchiudeva in una singolare morsa di benessere lo stomaco di Brittany, il cui sguardo, era incantato ad ammirare la delicatezza con cui Sam e Blaine, due giovani novizi Tassorosso, accarezzavano il suo topolino, domandandole quale nome gli avesse dato.
Solamente, Santana, immobile, con le braccia incrociate ed una evidente apatia a definire le ombre dei suoi occhi, sembrava non avvertire alcuna emozione, eccetto un preludio di crescente nausea, la cui origine, non era ancora stata in grado di riscontrare la sua adeguata collocazione, divisa tra il continuo e rumoroso deglutire di cibo, da parte di Puckerman, accomodato al suo fianco, oppure il ricorrente pensiero di essere costretta ad iniziare un nuovo anno ad Hogwarts.

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Capitolo 2
*** Erbologia ***


Erbologia


Il rapido ed inatteso accelerare della placida e regolare andatura del ritmo cardiaco di Santana indusse il corpo intorpidito della ragazzina a subire un violento sussulto, la cui improvvisa irruenza, costrinse le sue palpebre ad abbandonare il piacevole stato di sonno in cui sostava.
Una smorfia di insofferenza contorse la bocca della giovane Serpeverde, mentre le sue esasperate iridi ruotavano attorno alla propria cavità oculare, già adirate nei confronti del responsabile di quella illegittima offesa.
Le sue corde vocali vibrarono, in un greve e frustrato lamento di irritazione, intanto che il suo viso affondava nel morbido tessuto del suo bianco cuscino ed il suo braccio sinistro, una volta recuperato un minimo di robustezza, sollevava la coperta verde scuro fino ad avvolgere completamente la sua figura, in maniera tale da attutire lo sgradevole suono di cui il suo apparato uditivo era ormai saturo.
Difatti, lo stentoreo riecheggiare di una altisonante voce, la cui sfrenata potenza non accennava ad allentare il ritmo del suo gorgoglio, colmava con assidua indifferenza la quiete della camerata, dando al flemmatico momento del risveglio una nota di necessaria energia.  
Le labbra di Santana fremettero, scosse dalla pesantezza di uno spazientito sospiro, dinnanzi ad una circostanza a cui il suo volere non aveva potuto avanzare alcuna opposizione, costringendo così la giovane Serpeverde ad accettare la venuta di una nuova compagna di stanza: un petulante gnomo, dalla folta frangetta e dal naso aquilino, la cui riformata ubicazione, trovava il proprio riscontro nel totale rifiuto, da parte delle precedenti coinquiline, di trascorrere ancora un intero anno in sua presenza.
Un lieve movimento indusse la lingua di Santana a dare vita ad un sommesso borbottio di protesta, nei riguardi di una situazione, di fronte alla quale, il notevole livello di tolleranza, di cui disponeva la ragazzina dai capelli corvini, era già stato ampiamente superato.
La giovane Serpeverde contrasse la propria mascella, mentre il fragore di un penetrante ed intenso acuto, recideva il suo udito, malgrado lo strato di protezione a cui si era affidata, portando il braccio sinistro di Santana ad allontanare di scatto la calda trapunta ed il suo corpo ad innalzare la propria figura, fino a prendere posto sul suo letto.
-“Benedetto Salazar vuoi tacere?!”-
La collera delle sue oscure iridi venne indirizzata alla minuta ragazzina dinnanzi a lei, il cui sguardo, rivolto al riflesso dello specchio appeso di fianco al suo giaciglio, era intento a controllare la linea dei suoi capelli, insieme al costante movimento delle sue dita, concentrate a dissipare la presenza di eventuali nodi.  
Nonostante, il brusco e furente grido di Santana aveva ridotto al silenzio il deleterio cantare della piccola Serpeverde, frenando il culmine della sua crescente modulazione vocale, il volto della nuova arrivata era rimasto incollato al riflesso della propria fisionomia, continuando la diligente ispezione del suo aspetto, in alcuna maniera turbato dalla risoluta e categorica richiesta giunta di improvviso alle sue spalle.
La bocca della bambina delle castane ciocche venne dischiusa, abbandonando il suo lungo e usuale sospiro di frustrazione, sintomo di un implacabile sdegno nei confronti di quella mole di individui a cui la sua nobile dote non era in grado di essere riconosciuta come tale.
-“Perché nessuno lo capisce?”-
Il lieve elevare delle sue braccia, in una sorta di disperata supplica, non fece altro che sottolineare il tono di assoluta indignazione del suo ricorrente interrogativo, una semplice domanda, alla quale, la sua intelligenza non riusciva a conferire una risposta.   
Uno sbuffo di irritazione fece vibrare di risentimento le sue sottili labbra, mentre la sua mano destra veniva allungata in avanti, così da afferrare il manico della spazzola appoggiata al comodino di legno, alla sinistra del suo letto.
-“Il mio talento deve essere coltivato”-
Così, intanto che le rigide setole del suo pettine tentavano di modellare il tratto inferiore dei suoi capelli, il rumoroso schiarimento della sua voce diede adito al preludio di una seconda fase di tonanti gorgheggi.
Per un breve istante, Santana rimase immobile, con la bocca spalancata e le iridi sgranate, alquanto stizzita dinnanzi al completo ignorare del suo ordine, una considerevole mancanza di rispetto di cui la sua memoria avrebbe ricordato la rilevante portata nei momenti a venire.
Infatti, la necessaria urgenza di azzittire le corde vocali di quel presuntuoso nano da giardino indusse lo sguardo della giovane Serpeverde ad orientare la propria attenzione verso le altre tre brande che occupavano la sua camerata, alla ricerca di un aiuto.
Tuttavia, le sue sopracciglia non poterono fare a meno di aggrottare la loro confusione, al cospetto delle coperte ripiegate e degli appendiabiti vuoti.
Con una nota di smarrimento a contornare i tratti del suo volto, Santana, condusse le sue perplesse iridi in direzione del suo comodino, posizionato alla sinistra del suo giaciglio, dove le nere lancette di un orologio, incastonato tra due verdeggianti serpenti, segnavano un intervallo di dieci minuti a precedere l’inizio della prima lezione.
Nonostante, la mente della giovane Serpeverde non fosse alimentata da alcun genere di interesse nei confronti di una superflua e tediosa materia come Erbologia, le sue gambe si ritrovarono indotte ad abbandonare la confortevole morbidezza del suo candido materasso e ad allontanare la sua pelle dalla condizione di calore in cui erano avvolte le sue lenzuola, colte da un violento senso di angoscia, la cui origine, rintracciava il seme della sua paura nel vivido ricordo delle parole di suo padre.
Difatti, il Signor Lopez non aveva gradito la mancata riuscita del suo elaborato piano, attribuendo a Santana la colpa del completo fallimento della missione, andata interamente in malora a causa della totale inettitudine di sua figlia, ancora ricolma di una inesperienza, dinnanzi alla quale, non avrebbe mostrato alcuna indifferenza.
Di conseguenza, la giovane Serpeverde era stata estromessa da qualsiasi forma di coinvolgimento, in relazione alla successiva strategia offensiva che suo padre era riuscito ad ideare, ed obbligata a trascorrere un altro anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, malgrado le sue intenzioni avevano chiaramente espresso il desiderio di apprendere le sue abilità di futura strega, rimanendo a casa, data la sua assoluta incertezza nei confronti del livello qualitativo di insegnamento concesso dal loro antiquato sistema scolastico.
Invero, il forzato ritorno ad Hogwarts di Santana, non era altro che il risultato di un meritato castigo, al quale, suo padre era stato entusiasta di conferire il proprio adito, nel momento in cui era venuto a conoscenza del rifiuto della ragazzina di voler intraprendere un secondo ciclo di lezioni in quella insulsa scuola.
Inoltre, tenendo conto del ragguardevole valore della sua decisione, visto il pericolo in cui avrebbe potuto incorrere la sua famiglia, se la lingua della giovane Serpeverde non fosse stata abbastanza scaltra da essere in grado di tacere la sua implicazione nel progetto della Professoressa del Monico, il Signor Lopez non aveva esitato a ricordare a sua figlia le dolorose conseguenze delle sue trascorse azioni.
Per un breve istante, le palpebre di Santana non produssero alcun movimento, rimanendo immobili, mentre il suo vitreo sguardo indugiava sul disfatto letto davanti a lei, immerso nelle memorie di quei sofferenti giorni d’estate.
In seguito, la violenza di un brivido, a cui il suo corpo non era stato in grado di porre un freno, così improvvisa da indurre le sue labbra a dischiudere il loro turbamento, trattenendo a stento un ansito di pura afflizione, travolse la sua spina dorsale, contraendo con decisione i muscoli della sua schiena, in un brusco raggrinzare di pelle, dinnanzi al quale, la gola di Santana dovette soffocare il preludio di uno struggente gemito.
Di colpo, la condizione di staticità in cui erano avvolte le sue oscure iridi venne a mancare, sostituita da un frenetico sbattere di palpebre, la cui infernale solerzia, concesse alla sua mente la possibilità di allontanare la propria attenzione dalle immagini di un passato non troppo lontano, riacquisendo così i contatti con la realtà.
Un tremante sospiro di inquieta consapevolezza venne liberato dalla sua arida bocca, intanto che la direzione dei suoi smarriti occhi tentava di focalizzare la loro concentrazione sulla ragione del suo avventato elevarsi, individuando nel lucente nero della sua divisa, ancora avvolta nella trasparente custodia, la risposta al suo interrogativo.   
Pertanto, lasciando da parte una ulteriore perdita di tempo, le dita di Santana si avventarono verso il morbido tessuto che ricopriva la stoffa della sua toga, ricordando a sé stessa il suo dovere di evitare ogni genere di attenzione, altrimenti altre cicatrici sarebbero state aggiunte alla sua collezione.  
 


Il rapido picchiettare di un paio di suole riecheggiava tra le marmoree pareti di una insidiosa scala a chiocciola, la cui funzione di transito, permetteva agli studenti della casata Serpeverde di giungere  al piano sopraelevato, dove risiedevano i dormitori, interrompendo il rigoroso silenzio della austera Sala Comune.
Le labbra di Santana incrementarono la pressione attorno al manico della sua bacchetta, alla ricerca di conservare una solida morsa sulla impugnatura della propria arma, dando vita ad uno strozzato mugugno di insofferenza, mentre le sue dita tentavano di infilare il bottone della propria mantella dentro al relativo pertugio.
Sebbene, la concentrazione della ragazzina dai capelli corvini fosse alquanto distante dal pensiero di essere sul punto di affrontare una pubblica apparizione, data la totale indifferenza che nutriva nei riguardi della materia, il suo corpo sembrava agire in maniera autonoma, come se la forza di una ripetuta abitudine avesse assoggettato la sua mente, rammentando al suo cervello la necessità di serbare, in qualsiasi situazione, un decoroso aspetto, degno del nome a cui apparteneva.
Tuttavia, il movimento dei suoi polpastrelli era talmente convulso da non riuscire a conferire alla sua facciata la giusta dose di perfezione, inducendo la trachea della giovane Serpeverde ad emettere un rassegnato lamento di frustrazione.
Così, abbandonata la consueta teoria del categorico raggiungimento di una concreta eccellenza, la mano sinistra di Santana avvolse il rigido materiale della sua bacchetta, colmando il sottile spazio vuoto alla sua destra, nascosto tra le piaghe del suo pesante manto.
Ancora una manciata di angusti gradini, dovettero attendere i passi di Santana, prima che le piante dei suoi piedi potessero trovare ristoro sulla solida e robusta superfice di nero marmo a cui la Sala Comune dei Serpeverde aveva destinato il ruolo di nobile e solenne fondo.
Per un fugace attimo, lo sguardo della ragazzina venne indirizzato alla sua sinistra, dove il bisbigliare serrato di un incomprensibile borbottio aveva attirato l’interesse del suo udito.
Il lieve contorcere delle sue labbra, in una accennata smorfia di commiserazione, fece da sfondo ad un inatteso incrociare di famigliari lineamenti, il cui improvviso allontanamento, non aveva suscitato altro che una sensazione di offesa nello sterile animo della giovane Serpeverde.
Difatti, durante il lungo periodo di silenzio, in cui la mente di Santana era stata attraversata da una serie di articolate ed aleatorie domande, dovute alla enigmatica affermazione enunciata dalla ex Professoressa del Monico, il rapporto di vicendevole ammirazione e deferenza che aveva creato una connessione tra le quattro nuove reclute della casata dei Serpeverde, sancita dal profondo disprezzo nei confronti di tutti gli individui sprovvisti di una aristocratica discendenza, era venuto a mancare.
In particolare, Dave e Sebastian non avevano ritenuto più opportuno seguire le orme di una persona, la cui assoluta attenzione, non fosse orientata al necessario mantenimento di una certa tipologia di status sociale tra le mura del castello di Hogwarts.
Di conseguenza, la premessa di un prevedibile distacco aveva trovato terreno alla fine del secondo semestre scolastico, attribuendo alla elitaria dinastia dei Lopez la presenza di una estranea.  
Le labbra di Santana fremettero, abbandonando un tenue sbuffo di disapprovazione, mentre le sue oscure iridi restituivano il loro interesse alla lineare direzione intrapresa dai suoi passi, riprendendo così il cammino verso la lontana meta.
Infatti, la zona in cui avrebbe avuto luogo la vana lezione di Erbologia, riscontrava la sua ubicazione al limitare del confine della scuola, in un modesto complesso di serre, il cui principale incarico, era quello di accudire un considerevole numero di insolite piante.
Nonostante, le gambe della giovane Serpeverde non fossero dotate di una significativa estensione, la rapidità con la quale la sua figura era avanzata tra i lunghi corridoi del castello aveva permesso ai suoi passi di raggiungere, in un ridotto lasso di tempo, il piano sopraelevato, dove un consistente numero di studenti era intento a varcare la soglia della Sala Grande, in direzione delle relative aule.
Una trentina di metri, era stata percorsa dai piedi di Santana, assecondando il medesimo tragitto di alcuni dei suoi compagni, prima che la venuta di una inattesa voce ponesse un freno al suo solerte progredire.
-“Santana!”-
Un leggero aggrottare di sopracciglia, sintomo di un principio di confusione, venne ad accompagnare il flemmatico movimento che condusse lo sguardo della ragazzina a rivolgere la propria attenzione al caotico spazio dietro di sé, dove i suoi perplessi occhi riuscirono ad individuare la sagoma di Noah Puckerman, intenzionata a procedere rapidamente verso di lei, con la bocca impegnata a masticare la soffice pastafrolla di un muffin al cioccolato.
Un flebile sospiro di insofferenza diede al petto della giovane Serpeverde la possibilità di elevare la propria seccatura, mentre le sue annoiate iridi ispezionavano la parte superiore della relativa orbita oculare, dinnanzi alla indesiderata consapevolezza di essere costretta a subire la compagnia di quel fanatico ragazzino dalla oscena capigliatura.
Invero, al contrario del comportamento adottato da Karofsky e Smythe, in seguito alla prolungata assenza di Santana, il ragazzino dalla folta cresta aveva deciso di rimanere al fianco del suo modello di ispirazione, conscio del fatto che anche la migliore seguace dei valori della propria stimata famiglia potesse essere assoggettata ad un periodo di smarrimento, in cui la consueta direzione del proprio dovere non veniva assecondata, a favore di un avulso interesse.  
Solamente, una manciata di metri separava il giovane Serpeverde dalla statica figura di Santana, nel momento in cui le sue labbra vennero dischiuse, desiderose di enunciare la sua ammirazione, una smania a cui, tuttavia, la ragazzina dai capelli corvini non concesse alcuna occasione di avvenimento, dando le spalle alle fastidiose attenzioni di Puckerman, così da riprendere il cammino verso il vivaio.
Un obbligato silenzio, impose alla lingua del caparbio sostenitore, di rimanere racchiusa all’interno della sua elogiativa bocca, mentre il costante avanzare delle loro gambe conduceva le lucide suole delle rispettive scarpe ad attraversare una rigogliosa distesa di erba, il cui florido perdurare, aveva contribuito alla nascita di un abbondante insediamento di disgustosi e saltellanti insetti, di fronte ai quali, il dinamico progredire dei passi di Santana assunse le sembianze di un preludio ad una isterica corsetta.
Per sua fortuna, la deleteria ed umida superfice da oltrepassare non aveva un raggio di estensione troppo elevato, permettendo alla inorridita pelle del suo vigile corpo di rilassare il proprio strato di orrore, nel ricercato attimo in cui le sue oscure iridi incrociarono il varco di accesso della fatidica serra.
Il fiorire di una inconscia sensazione di sollievo tra le viscere dello stomaco della giovane Serpeverde, risultato di una immagine che sottolineava un attuale esordio della lezione, concesse al veemente cadenzare delle sue pulsazioni cardiache, soggette ad una inconsapevole accelerazione, la possibilità di una lenta e discontinua riduzione del proprio impetuoso ritmo.
Difatti, il risuonare di un generale chiacchiericcio aleggiava ancora tra le trasparenti pareti del vivaio, intanto che il Professore sistemava il suo borsone a tracolla sulla cattedra alle sue spalle ed alcuni allievi si apprestavano a rivolgere il loro interesse in direzione della lunga tavolata, disposta al centro della stanza, conferendo allo sguardo di Santana la percezione che il suo leggero ritardo non sarebbe stato nemmeno notato.
Con un sentore di conforto ad alleviare il suo inquieto animo, la ragazzina dai capelli corvini, diede adito alle sue gambe di procedere in avanti, introducendo la sua figura nella soffocante ed umida atmosfera di quel mediocre vivaio.
Nonostante, il trascorrere di un tempo, in cui il clima di terrore imposto dalla giovane Serpeverde era stato accantonato, un senso di turbamento parve cogliere la maggioranza degli studenti, davanti al suo ingresso, inducendo il vociare di sottofondo ad acquietare il suo fragore e le irrequiete iridi dei suoi compagni a cercare riparo tra le nere piastrelle del pavimento.
Dinnanzi, al lampante senso di angoscia che aveva costretto il volto di quegli alunni ad abbandonare la precedente condizione di rilassamento, a favore di un evidente stato di tensione, la cui veemenza, aveva ridotto il loro intimorito sguardo a scrutare sottomesso il polveroso suolo, le arcuate vertebre della spina dorsale di Santana subirono un graduale raddrizzamento, rinvigorite dal tangibile sentore di agitazione che la sua sola presenza era stata in grado di suscitare, una palpabile sensazione di autentica paura, il cui netto avvertimento, indusse gli angoli della sua bocca ad innalzare la propria superbia, dando forma alla sua consueta smorfia di superiorità.
Così, mentre il suo animo tentava di soffocare il residuo sentimento di inquietudine, in cui le viscere del suo stomaco erano ancora avvolte, le oscure e taglienti iridi della giovane Serpeverde vennero elevate, restituendo alla mansueta fisionomia del suo viso le corrette fattezze dei suoi lineamenti, i quali, ritrovarono in un arrogante ed austero profilo le adeguate sembianze.
Lentamente, il costante progredire dei suoi passi, condusse la figura di Santana ad arrestare il suo elogiativo cammino ad una manciata di metri dalla scrivania del Professore, esattamente al centro della lunga tavolata, dove, in quel momento, sostava il corpo di una gracile e minuta ragazzina, la cui attenzione, rimase ancorata ad un cumulo di terriccio abbandonato sulla superfice sottostante, intanto che le sue tremanti gambe cedevano il loro posto al crescente incombere di un paio di oscuri ed opprimenti occhi.
Il lieve incurvare delle sue labbra, in un crudele sorriso di trionfo, non fece altro che anticipare la necessaria dipartita della insolita condizione di timore in cui il suo spirito era stato inghiottito non appena la sua mente aveva donato voce al ricordo delle parole di suo padre.
Tuttavia, il recupero di una familiare percezione di egemonia nei confronti di un innegabile essere inferiore, dovette subire il presagio di un tenue soccombere, dal preciso istante in cui il suo sguardo venne a conoscenza di una sagoma, ormai fastidiosamente nota, la cui posizione, fronteggiava con un indistinto accenno di dominio la sua.
Difatti, il perentorio scrutare delle verdi iridi di Quinn non concesse al nascente bagliore di autorità, il cui riflesso, illuminava di beatitudine la tenebra degli occhi di Santana, la possibilità di estendere il proprio fervore oltre alla semplice natura interna del suo sussistere, imponendo alla velenosa lingua della giovane Serpeverde di restare immobile, in maniera tale da scongiurare la venuta di un derisorio commento sul precedente accaduto.
Ciò nonostante, la parvente posizione di controllo, di cui la giovane Corvonero era detentrice, non ebbe alcuna influenza sulle corde vocali di Santana, le quali, vibrarono di un perfido ghignare, effetto del violento spintone che Puck aveva deciso di aggiudicare al mingherlino ragazzo, la cui ubicazione, affiancava la sinistra della nobile Lopez.
Il sottile socchiudere delle palpebre di Quinn, accompagnato da un leggero scuotere del suo capo, in una sorta di sentenza che giudicava come totalmente irrecuperabile la crudele condotta portata avanti dalla giovane Serpeverde, indusse le spalle della ragazzina dai capelli corvini ad innalzare la propria indifferenza, mentre le sue labbra non potevano fare a meno di tratteggiare i contorni di un malevolo sogghigno.
Ancora una volta, il perdurare del loro ostinato contatto visivo, assunse il tono di una silenziosa ed intensa sfida, la cui costanza, venne interrotta dalla entusiasta voce del Professore che annunciava il tanto agognato esordio della lezione.
-“Buongiorno miei cari ragazzi!”-
Così, con un profondo sospiro di inevitabile rassegnazione, la giovane Corvonero venne costretta ad indirizzare il suo sguardo verso sinistra, dove il preludio di una inesorabile spiegazione del docente avrebbe sperato potesse distrarre la sua mente dalla sgradevole presenza di fronte a lei.
Allo stesso modo, le maligne iridi di Santana orientarono la loro concentrazione alla propria destra, rimanendo alquanto interdette, nel ritrovare a qualche metro di distanza dai suoi aristocratici occhi, la turpitudine di un ridicolo gilet a quadri, il cui anonimo color kaki, cozzava in maniera antisociale contro il bordo tinteggiato di un vivido arancio.
I lineamenti del suo volto, contratti in una espressione di puro smarrimento, adottarono una forma di autentico ribrezzo, nel momento in cui il suo esterrefatto sguardo venne colto da uno smisurato quantitativo di gel, la cui provenienza, non poteva che risiedere nella folta ed asfissiante chioma di capelli ricci del Professor Schuster.
Dinnanzi, alla dimostrazione della sua supposizione, in base alla quale, il sistema scolastico non era in grado di garantire un encomiabile livello di istruzione, dato il fatto che il medesimo docente era costretto ad insegnare due materie sufficientemente distinte per essere considerate detentrici di una differente laurea, un leggero sbuffo di consapevole ragione fece vibrare le labbra della giovane Serpeverde, la quale, ridiede la sua vuota attenzione al tavolo davanti a lei.
-“Benvenuti alla prima lezione di Erbologia..”-
I palmi del professore sfregarono tra di loro, in un rapido gesto di incontenibile euforia, mentre le sue luccicanti iridi dedicavano la loro evidente eccitazione alle due file di studenti di fronte a lui, alla ricerca di un identico esaltato riscontro che venne individuato nel giocondo ed elettrizzato volto di Brittany, il cui smagliante sorriso, abbinato ad un appassionato sguardo, davano conferma della sua notevole mole di coinvolgimento.
Difatti, nonostante la ragazzina dalle bionde trecce nutrisse un profondo interesse nei riguardi delle creature magiche, in particolare era avvezza al desiderio di comprendere le loro abitudini e le ragioni del loro peculiare comportamento, la sua concentrazione non poteva fare a meno di vertere anche sulle implicazioni del mondo vegetale, ugualmente racchiuso nel sistema della natura.
Pertanto, il fervore di un esaltato scalpitio indusse le sue gambe a fremere di una incontrollata gioia, laddove, le radiose sfumature dei suoi azzurri occhi condussero la propria attenzione sulla affollata scrivania sottostante, il cui ripiano, era occupato da una serie di vasi in ceramica, alcuni contenenti una sorta di pianta dalla media grandezza, altri invece completamente vuoti.
-“..oggi imparerete come rinvasare una giovane Mandragola..”-
Un lieve mormorare di indistinte parole fece da seguito alla entusiasta dichiarazione del maestro, la quale, racchiuse il volto di numerosi studenti in una espressione di autentico smarrimento, come ad esempio Brittany, il cui esitante, ma al tempo stesso curioso sguardo, venne accostato al bordo del recipiente, così da acquisire una migliore immagine della protagonista di quella lezione, in maniera tale da tentare di cogliere le dinamiche del meccanismo.
Al contrario, nemmeno una nota di incertezza contrasse il rilassato viso di Quinn, già ampiamente informato sulle caratteristiche della creatura: nome, integro aspetto e specifiche funzionalità.
Di conseguenza, le sue verdi iridi, oramai intrise di conoscenza, rimasero inchiodate sulla figura del professore, in attesa delle successive istruzioni.
Diversamente, uno stato di assoluta confusione travolse la noncurante mente di Santana, portando le distratte tenebre dei suoi occhi a risvegliare la loro attenzione, attraverso la quale, il perplesso sguardo della giovane Serpeverde ebbe la lucidità di focalizzare il suo interesse su un contenitore di terracotta dinnanzi a lei, al cui interno, una strana e disgustosa erbaccia sembrava osservare il suo volto.
Un immediato brivido di avversione recise la sua spina dorsale, inducendo le sue labbra a dare vita ad una smorfia di assoluto orrore, mentre le sue inorridite iridi puntavano la loro ripugnanza sul viso del docente, disorientate dalle sue intenzioni con quel raccapricciante vegetale.
-“..innanzitutto è necessario armarsi di guanti e paraorecchie..”-
Il leggero accenno del suo capo, associato al movimento della sua mano destra, la quale, indicava il centro della lunga tavolata, condusse la vivida concentrazione degli ignari allievi ad oltrepassare il grande vaso di ceramica dinnanzi a loro, in un tenue cambiamento di prospettiva che cedette al loro anelante sguardo la visione degli oggetti enunciati dal professore.
Così, mentre le parole del maestro risuonavano tra le trasparenti pareti del vivaio, sottolineando la notevole importanza di indossare in maniera adeguata il paraorecchie, le piccole dita degli studenti trovavano contatto con il rigido tessuto dei guanti, una stoffa decisamente troppo opprimente per la delicata pelle di Santana che non attese neanche una frazione di secondo, prima di borbottare a denti stretti una astiosa rimostranza nei confronti di quel ruvido materiale, ed il loro udito veniva racchiuso in una morbida ed isolante bolla acustica, essenziale di fronte al prossimo passaggio.
Difatti, il cosciente intelletto di Quinn, sospinse lo sguardo della giovane Corvonero ad orientare la sua attenzione verso la propria destra, dove la certezza di riscontrare un principio di disattenzione non ebbe alcuna difficoltà a risultare concreta.
Invero, il suo braccio destro dovette allungare la sua mano in direzione del paraorecchie sinistro di Brittany, in modo tale da sistemare la sua errata collocazione, la quale, non sarebbe stata in grado di garantire una idonea copertura al suo apparato uditivo.
-“..in seguito, bisogna afferrare con forza la mandragola, estrarre il suo corpo dal vaso e riporlo nel recipiente accanto..”-
Con una notevole dose di curioso interesse, le attente iridi degli alunni, non abbandonarono la figura del docente, il quale, continuava a mimare le tre necessarie fasi del procedimento, nel tentativo di imprimere nella mente dei suoi studenti la corretta sequenza di azioni da eseguire.
Considerato ultimato il momento della spiegazione, la soddisfatta voce del professore concesse alle mani dei suoi giovani scolari la possibilità di adempiere al loro compito.
Improvvisamente, un violento ed agghiacciante stridore di penetranti grida invase con veemenza la ristretta area della serra, inducendo il suo acuto fragore ad echeggiare in ogni singolo anfratto della modesta stanza.
Di conseguenza, la rinnovata mole di coinvolgimento e partecipazione, a cui la maggioranza degli alunni aveva destinato i lineamenti delle loro affascinate espressioni, venne totalmente inghiottita da una serie di atterriti sguardi, risultato di un inconsapevole esito che aveva condotto il loro volto ad assumere una fisionomia alquanto somigliante ad una manifestazione di puro terrore.
Tra coloro, il cui ritmo cardiaco era stato costretto a subire una inattesa ed irruenta accelerazione, vi era il cuore della giovane Tassorosso, la quale, ghermiva la parte superiore della Mandragola con la sua tremante mano destra, mentre il palmo della sinistra era schiacciato furiosamente contro il timpano del suo orecchio, alla disperata ricerca di attenuare il frastuono del suo grido.
Di fianco a lei, il viso di Quinn, conscio della conclusione a cui avrebbe portato la lezione del docente,
non era turbato dal devastante urlo della giovane Mandragola, tuttavia, un senso di preoccupazione sembrava attraversare le sue verdi iridi, concentrate ad osservare la spaventata reazione della sua amica.
Diversamente, non vi era nessuna traccia di timore o paura ad assoggettare il risentito animo della giovane Serpeverde, colto da un preludio di assoluta insofferenza che vedeva nelle torve e nauseate sfumature del suo sguardo il sorgere di un autentico stato di incontenibile collera, la cui origine, non trovava riscontro solamente nella mancata avvertenza di una possibile frantumazione del sensibile apparato uditivo, ma anche nella completa assenza di una sopravveste che avrebbe potuto impedire al lurido terriccio, fuoriuscito senza alcun indugio dal contenitore di terracotta, di sporcare la sua immacolata divisa.
La condizione di sgomento ed inquietudine, di cui il mediocre spazio del vivaio era oramai saturo, venne spezzata dal risuonare di un inaspettato e sonoro tonfo, il quale, indusse la concentrazione degli studenti a rivolgere il loro stato di smarrimento in direzione del vertice della tavolata, dove la previsione di scorgere la figura del maestro non ottenne neppure la parvenza di un riscontro.
Difatti, nonostante la conoscenza del professore in merito al pericoloso effetto prodotto dal grido della Mandragola, durante il fervore della sua illustrazione il ricordo di indossare le sue conclamate protezioni era passato in secondo piano, trascinando così il suo corpo in un annunciato svenimento.
Dinnanzi, alla imprevista dipartita del loro insegnante, il rapido dilagare di un nascente sentimento di angoscia spinse un notevole numero di alunni ad unire le loro impaurite urla al costante ed infinito grido delle Mandragole, mentre una inferiore porzione di allievi abbandonava le proprie corde vocali ad una divertita ed irrisoria risata.
Soltanto, Santana non pareva mostrare alcuna reazione, rimanendo immobile a rimuginare su una situazione in cui non avrebbe voluto affatto ritrovare nemmeno un frammento della sua persona, una circostanza imposta, a fronte della quale, la giovane Serpeverde poteva unicamente sperare di non commettere alcun errore.
Così, innervosita dal fragore di un eterno schiamazzo ed adirata dalla evidente inconcludenza di una scuola come Hogwarts, diede al continuo gracchiare della sua insulsa pianta la possibilità di tacere, gettando con violenza il suo orrido corpo dentro al secondo recipiente.

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Capitolo 3
*** Pozioni ***


Pozioni


Un altro angolo venne svoltato dalla sfibrata andatura di Quinn, il cui affaticato progredire, non era altro che il riflesso della precipitosa e disperata corsa a cui aveva dovuto sottoporre le sue minute ed esili gambe, dal momento in cui, in seguito alla improvvisa ed inaspettata perdita di coscienza del Professor Schuster, nemmeno uno studente era sembrato prendere in considerazione la logica idea di cercare un necessario aiuto.
Di conseguenza, mentre i suoi compagni erano stati troppo impegnati a cedere il loro animo ad un profondo stato di terrore o le loro corde vocali ad un incontrollabile sghignazzare, la soffocata mente della giovane Corvonero si era ritrovata costretta ad agire, lasciando da parte il suo senso di timore nei riguardi di Brittany, in maniera tale da focalizzare la sua attenzione sulla fondamentale assistenza alla salute del docente.
Così, abbandonata la sua Mandragola nel vuoto contenitore, aveva dato adito alla sua inconsistente abilità di resistenza polmonare, lanciando il suo impreparato corpo in una spasmodica ed affannata missione di salvataggio.
Le dita della sua mano sinistra vennero infilate al di sotto dello zigrinato tessuto della sua tracolla, tra la umida stoffa della toga ed il ruvido materiale della lunga fascia marrone, avvicinando la solida porzione della cintola alla dolente giuntura fra il suo collo e la sua spalla destra, intanto che il flebile dischiudere delle sue inaridite labbra concedeva al suo avvizzito fiato la possibilità di allontanare dal suo petto la pesantezza di un estenuato sospiro di persistente stanchezza.
Al suo fianco sinistro, il periodico e sommesso rumore di un tenue brontolio, la cui sorgente trovava terreno nel bisognoso stomaco di Brittany, sottolineava la rapida ed insufficiente assunzione di cibo a cui le due ragazzine erano state obbligate a sottostare, colte alla sprovvista da un solerte scorrere del tempo che non aveva elargito loro alcuna occasione di assaporare con la giusta calma il gustoso pranzo nella Sala Grande.
Difatti, nonostante la durata delle manovre di soccorso non aveva tenuto impegnato il personale infermieristico oltre ad una manciata di istanti, il momento successivo al ritrovamento del maestro era risultato carico di una sequela di scrupolose domande, essenziali, a dire del corpo insegnante, per cogliere la gravità della sua condizione e procedere con il corretto apporto curativo.
Pertanto, le parole di ogni alunno erano state ascoltate, sancendo il principio di un interrogatorio che aveva portato avanti la sua fase di minuziosi quesiti fino ad una ventina di minuti a precedere la seguente lezione.
Così, con un senso di spossatezza ad appesantire ogni avanzare delle loro gambe e con il ventre in subbuglio, desideroso di colmare un dolorante vuoto, le due giovani studentesse stavano dirigendo i loro instabili passi in direzione della classe di Pozioni.
Solamente, un paio di metri attendevano il vacillante progredire della loro flemmatica andatura, nel momento in cui, il sonnolento sguardo di Quinn, la cui attenzione era inevitabilmente rivolta verso il pavimento, dato il precario avanzare dei suoi piedi, venne attirato da un indistinto movimento alla sua destra, il quale, indusse le sue verdi iridi a dislocare il proprio campo visivo sulla sfocata scia di quella confusa movenza.
Il lieve sbattere delle sue palpebre, associato ad un perplesso aggrottare di sopracciglia, non erano altro che le conseguenze di una inconsueta visione, la quale, individuava la sua particolarità nella rettilinea ed incessante progressione di una ventina di piccoli ragni che percorrevano indisturbati il fianco interno del muretto, orientando il loro itinerario nei pressi del giardino della scuola.
Per un lungo istante, la concentrazione della giovane Corvonero rimase ancorata ad osservare la singolare condotta adottata da quel conforme gruppo di aracnidi, il quale, marciava in fila indiana, lasciando soltanto un centimetro di spazio tra le loro zampette, intenta a considerare la reale natura delle immagini di cui i suoi occhi erano testimoni.
Infatti, nonostante il curioso intelletto di Quinn fosse stato colmato da una discreta padronanza del vasto mondo degli artropodi, attraverso la lettura di un peculiare libro durante il lungo periodo delle vacanze estive, le informate iridi della ragazzina non avevano mai incrociato una comitiva di ragni, il cui comportamento, distanziasse dalla solita costruzione di ragnatele, deposizione delle uova e dal comune abbandono della relativa pelle.
Pertanto, concesse al suo debilitato sguardo un valido beneficio del dubbio, dinnanzi ad un inusuale atteggiamento a cui la sua indebolita mente non era in grado di accampare alcuna spiegazione.
Così, il suo interesse ridiede il proprio riguardo allo strisciante progredire dei suoi passi.
Raggiunta la famigliare aula di Pozioni, Quinn e Brittany, accomodarono le loro affaticate figure nella medesima scrivania dello scorso anno, esattamente al centro della stanza, a metà strada tra la porta di ingresso e la cattedra del docente.
Invero, malgrado la giovane Corvonero avrebbe di gran lunga preferito stabilizzare la sua posizione in un luogo migliore, come lo scrittorio al primo banco, la sua ricercata intenzione non aveva mai ottenuto il tanto agognato successo, ostacolata dal necessario attendere della sua amica al di fuori della sua Sala Comune, in maniera tale da evitare la sua ennesima perdita di orientamento.
Un tenue barlume di benessere comparve tra le assonnate sfumature degli occhi di Quinn, di fronte al modesto calderone che occupava la parte centrale del tavolo, sintomo di una lezione, il cui tema, avrebbe avuto come principale argomento la preparazione di un qualche infuso.
Al contrario, un profondo sospiro di insofferenza fece vibrare le assetate labbra di Brittany, la quale, indusse il suo corpo ad incurvare la relativa schiena in avanti, fino ad appoggiare la sua fronte sulla fredda superfice della scrivania, in un afflitto gesto di disperazione che evidenziava il totale senso di tedio a cui il suo assopito cervello stava andando incontro.  
-“Buon pomeriggio..”-
Improvvisamente, la tenue aurea di un affievolito chiacchiericcio, il cui sottofondo colmava il silenzio della stanza, venne a mancare, interrotta dalla solenne voce della professoressa, la cui inaspettata comparsa, indusse lo sguardo della maggioranza degli studenti a rivolgere la loro attenzione verso la soglia di entrata, dietro alle loro spalle, dove era eretta la autoritaria ed esile figura della Signorina Pillsbury.
Per un breve istante, il minuto corpo della docente rimase immobile, in taciturna attesa, osservando il vuoto di alcune sedie acquisire la propria funzione. In seguito, le sue gambe iniziarono ad avanzare lungo una delle corsie laterali della classe, in corrispondenza del lato destro di Quinn, lasciando al lembo inferiore della sua bluastra mantella la possibilità di assecondare la cadenza del suo passo, in un accennato sventolio, mentre la sua mano destra infilava le proprie dita nella tasca interna della sua toga, estraendo da essa il castano legno della sua bacchetta.
-“..in queste due ore di lezione..”-
Il sottile polso della professoressa venne indotto a cimentare la sua abilità di flessione, in un delicato movimento di muscoli che diede adito ad un silenzioso incantesimo, la cui formula, concesse ad una trentina di esigue cassette di ferro, disposte ordinatamente sulla cattedra della Signorina Pillsbury, la possibilità di innalzare la propria base, così da raggiungere il banco di ogni singolo alunno.
-“..apprenderete come creare una corretta pozione curativa con soli tre ingredienti..”-
Il modulato risuonare dei suoi tacchi, segno di un lento e regolato procedere, cedette il posto ad un brusco arresto, il quale, condusse la figura della docente a rivolgere il proprio interesse in direzione della numerosa classe alle sue spalle, elargendo loro un cordiale sorriso ed un rassicurante sguardo.
-“..la ricetta la trovate a pagina trecento sei del vostro libro..”-  
Per un lungo attimo, la concentrazione degli allievi non venne allontanata dal confortante volto della professoressa, talmente abbacchiata dal caotico evento di quella mattina da non essere riuscita ad ottenere una lucida comprensione della sua richiesta.
Difatti, un costante sbattere di palpebre, accompagnato da uno smarrito corrugare di sopracciglia, faceva da sfondo alle loro confuse espressioni, obbligando la Signorina Pillsbury a schioccare le dita della sua mano destra, in un fragoroso ed assordante boato che costrinse la assoluta condizione di inerzia degli studenti a subire un fulmineo tracollo, imponendo al loro apparato uditivo di ricercare un aiuto nel funzionale palmo delle loro mani.
Ancora una volta, un cortese ed affabile sorriso diede forma alle affusolate labbra della insegnante, al cospetto di una totale riacquisita attenzione.
-“..buona fortuna..”-
Il candore emanato dal suo soave tono di voce riecheggiava tra le rocciose pareti della stanza, dando una parvenza di sollievo al martoriato timpano degli alunni, intanto che le sue gambe orientavano il rispettivo cammino in direzione della cattedra, dove fece accomodare la sua gracile figura.
Solamente, una manciata di secondi assecondarono il fugace momento in cui le turbate iridi di Quinn soffermarono il proprio timore sulle impaurite sfumature del celeste sguardo di Brittany, prima che il suo riguardo non venne completamente indirizzato alla piccola scatoletta di ferro, posizionata alla destra del calderone.
Abbandonata la sensazione di veemente torpore, di cui la sua mente era rimasta assuefatta fino a qualche precedente attimo, le mani della giovane Corvonero avvolsero con una morsa di ordinaria curiosità le zone laterali del modesto cofanetto, trascinando il contenuto del recipiente dinnanzi ai suoi bramosi occhi verdi.
Una entusiasta distensione degli angoli della sua bocca, in un raggiante sorriso di evidente gaudio, seguiva la solerte ispezione, effettuata dal suo avido sguardo, delle sostanze racchiuse dentro alla scatola: una radice di Mandragola, una coda di lucertola ed un affilato dente di pipistrello, insieme ad una serie di utensili, probabilmente necessari alla preparazione del composto.
Per la prima volta, da quando aveva cominciato a frequentare il tanto desiderato corso di Pozioni, il suo intelletto si ritrovava obbligato ad impiegare tutto il proprio ingegno, nel tentativo di realizzare una miscela finita, a partire da elementi del tutto differenti.
Infatti, durante il primo anno di scuola, sotto la didattica della Professoressa del Monico, la mente di Quinn non aveva dovuto fare altro che assimilare innumerevoli nozioni di teoria, abbandonando la sua anelata idea di esercitare la propria conoscenza in materia di magici intrugli.
Una leggera stretta contorse le viscere del suo stomaco, dinnanzi alla tragica sequenza di immagini a cui il suo nome era associato, un angosciante ricordo di morte che attraversava ancora i meandri dei suoi pensieri, in particolare, nel consueto attimo in cui le sue palpebre cedevano al sonno.
Per una frazione di secondo, il rievocativo sguardo della giovane Corvonero concesse adito alla sua riaffiorata memoria, in un accennato volgere del proprio capo verso sinistra, in direzione del solito banco in ultima fila, dove sarebbe stata certa incrociare la sua figura.
Difatti, con una indiscreta smorfia di tedio a contornare il suo rigido volto, le annoiate iridi di Santana osservavano noncuranti la scrivania di fronte a lei, affidando a nessuna delle sue braccia, intrecciate davanti al suo petto, il compito di guidare le sue mani ad una realizzazione della mansione affidata.
Come, ad assecondare il principio di un sentore che avvertiva la presenza di un invadente guardare, il tenebroso sguardo della giovane Serpeverde venne indotto ad elevare la sua indifferenza, la quale, fece in tempo a soffermare la propria parvenza di apatia su un paio di riflessive sfumature verdastre, prima che la concentrazione della Fabray restituisse la sua precedenza alla inattesa esercitazione.
Così, lasciando da parte il preludio di una superflua reminiscenza del passato, la mano destra della giovane Corvonero estrasse dalla sua tracolla il voluminoso libro di Pozioni, alla ricerca della corretta pagina, in modo tale da immergere la sua allenata mente nella complessa codifica di quelle arcane parole che davano forma ad ogni singola ricetta di pozioni.
 


Il tempo scorreva, cadenzato dalle nere lancette di un orologio, ubicato esattamente al centro della cattedra, in maniera tale da comunicare il suo costante ticchettio, segno di un inarrestabile avanzare dei secondi, al vigile udito di ciascuno studente.
Il lieve dischiudere delle labbra di Quinn, conseguenza della necessaria espirazione di un profondo sospiro di veemente tensione, accompagnato da un lento abbassare delle sue palpebre, anticipava il cruciale e conclusivo movimento a cui le sue dita avrebbero dovuto sottostare tra una manciata di istanti.
Invero, era alquanto essenziale, essere in grado di ottenere dal dente di pipistrello la giusta dose di tessuto osseo da combinare con gli altri ingredienti.
Pertanto, la giovane Corvonero fu costretta a serrare la sua mascella, contraendo ogni muscolo del suo corpo, nel momento in cui un lieve tremore recise la fermezza del suo polso destro, inducendo il piccolo scalpello, stretto tra i suoi rigidi polpastrelli, a traballare.
Ancora, un secondo prolungato respiro, concesse al suo affannato petto la possibilità di allentare la sensazione di angoscia che lo attanagliava, un gesto essenziale, dinnanzi alla delicata operazione a cui era sul punto di dare inizio.
Contrariamente, al suo fianco sinistro, non vi era alcun sentore di agitazione da inalare, risultato di una totale mancanza di coinvolgimento, nei confronti di una materia di cui la mente di Brittany non era mai riuscita a comprendere la logica.
Di conseguenza, in seguito ad una rapida e casuale introduzione delle varie sostanze all’interno del calderone, la giovane Tassorosso aveva assunto una posizione di attesa, con il gomito del braccio destro appoggiato alla fredda superfice dello scrittoio, in maniera tale da abbandonare sul dischiuso palmo della sua mano il peso della propria testa, e il consapevole sguardo rivolto al fremente bollore a cui la sua massa liquida aveva dato adito non appena il dente di pipistrello era caduto dalle dita di Brittany, ancora completamente integro.
Così, al termine della lezione, mentre le parole di un entusiastico elogio risuonavano nelle orecchie di Quinn, la quale, era stata in grado di ottenere una eccellente soluzione curativa, una leggera nota di rimprovero echeggiava nel rintronato udito di Brittany, la cui errata integrazione degli ingredienti, aveva dato vita ad un informe ammasso di gelatina, il quale, una volta liquefatto il solido ferro del calderone, era precipitato sul pavimento della stanza, iniziando a strisciare rapidamente tra i piedi dei suoi compagni.
Pertanto, la Professoressa Pillsbury le aveva intimato di rimanere in classe, fino a quando non fosse riuscita a rientrare in possesso di quella amorfa creatura.
Le labbra di Santana vennero distese, in un divertito sorrisetto di derisione, intanto che le sue oscure iridi abbandonavano la figura della babbana, inginocchiata al suolo, tornando a concentrare la loro attenzione sul lungo corridoio di fronte a lei, necessario da attraversare se la meta da raggiungere era la Sala Comune dei Serpeverde.
Solamente, un angolo mancava da svoltare, prima di concedere al sonnolento sguardo di Santana la possibilità di soccombere alla pesantezza delle sue palpebre ed ai suoi logorati timpani il permesso di azzittire il fastidioso blaterale della voce di Puckerman, nel raro attimo in cui il suo totale stato di egoismo venne accantonato, a causa di un vago movimento che aveva interferito con la condizione di apatia dei suoi occhi, conducendo la sua attenzione a seguirne le orme.
Il preludio ad una lampante espressione di puro disgusto non poteva fare a meno di coinvolgere gli aristocratici lineamenti della giovane Serpeverde, dinnanzi ad una infinita accozzaglia di orridi ragni che risalivano velocemente il muro di pietra dei sotterranei, fino a scomparire dentro ad una fessura.

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Capitolo 4
*** Ritrovamento ***


Ritrovamento


Il costante ondeggiare del sottile stelo di una rossastra foglia, risultato di una ricorrente brezza a cui non era stato ancora concesso un minimo di tregua, venne a mancare, interrotto da una impetuosa folata di vento che convenne alla precaria resistenza di quel marroncino gambo alcuna possibilità di obbiettare il suo inevitabile distacco dal proprio ramo.
Difatti, accompagnata nella sua caduta da una leggera corrente di aria fresca, la cui tenue veemenza cullava con parsimonia la sua discesa, la rosseggiante foglia di acero fece capolino su una ordinata chioma di biondi capelli.
Per un breve istante, le distinte e scure striature del vegetale entrarono in contrasto con il chiarore di alcuni ciuffetti, tinteggiati dal colore del grano, dando vita ad una gradazione di arancio, la quale, sembrava riflettere le sfumature di un cielo prossimo al tramonto. In seguito, il lento elevare di un braccio indusse la delicatezza di un paio di polpastrelli ad avvolgere il gracile fusto, alla ricerca della causa di uno strano sentore al di sopra del proprio capo.
Il lieve dischiudere della bocca di Brittany, associato ad un flebile innalzare delle sue sopracciglia, in una accennata espressione di stupore, fece da sfondo alla inattesa visione a cui le azzurre venature dei suoi occhi dovettero assistere, dal momento in cui, una volta condotto lo sconosciuto intruso di fronte al proprio sguardo, le incantate iridi della giovane Tassorosso rimasero alquanto meravigliate dalla singolare miscela di calde tonalità che rivestiva la zigrinata superfice di quella foglia, sintomo di una stagione appena iniziata.
-“È bellissima”-
Un rapido sbattere di palpebre, conseguenza di un improvviso ridestare della sua mente dallo stato di contemplazione in cui era assuefatta, ridiede al suo sguardo la possibilità di tornare ad indirizzare la sua attenzione sulla circostanza che la attorniava, in particolare sul ragazzino alla sua sinistra, la cui voce, era stata la ragione del suo risveglio.
Il delicato elevare delle labbra di Brittany condusse il suo volto ad assumere la forma di una radiosa espressione di gioia, dinnanzi al raggiante ed entusiastico sorriso di Sam, il cui intenso ed autentico bagliore, riscontrava il relativo terreno nel confortante e famigliare celeste delle sue iridi.
Per una frazione di secondo, la vivida condizione di venerazione, a cui il turchese dei suoi occhi aveva ceduto una considerevole mole di spazio, rimase ancorata alla soave fisionomia dei sottili lineamenti della giovane Tassorosso, in un dissimulato momento di genuino ossequio che indusse le candide guance del ragazzino a sottostare al principio di un caloroso sentore.
In seguito, il rapido movimento del suo capo, costrinse il prolungato ammirare del suo ammaliato sguardo ad allontanare la sua concentrazione dal dolce viso di Brittany, in maniera tale da imporre il suo interesse verso il basso, in direzione del minuto topolino grigiastro, le cui zampette, giocavano con i slegati lacci neri delle sue scarpe.
Di nuovo, le affascinate iridi della ragazzina dalle bionde trecce adagiarono la loro attenzione sulle straordinarie venature della foglia di acero, prima di riporre il suo stelo sulla inumidita superfice del giardino interno alla scuola, completamente rivestita da un autunnale strato di fogliame.
Una leggera inclinazione sospinse la schiena di Brittany ad orientare il suo baricentro in prossimità della folta coltre di erba, costringendo così le sue braccia a distendere la loro lunghezza ai lati del suo bacino, in modo da rendere i palmi delle sue mani un valido sostegno alla sua odierna posizione, mentre il lieve innalzare del suo petto dava adito al graduale abbandono di un profondo sospiro di letizia, conseguenza della venuta di una insolita situazione.
Difatti, durante le prime settimane del nuovo anno scolastico, la sua modesta cerchia di amici aveva subito una tenue crescita, inglobando al suo interno la presenza di due giovani ragazzini, Sam Evans e Blaine Anderson, novizi della casata dei Tassorosso.
Dunque, nel consueto attimo in cui Quinn le aveva comunicato la sua intenzione di trascorrere tutto il pomeriggio in Biblioteca, insieme a Tina e Mike, in vista degli esami di metà semestre, la sua solita sensazione di solitudine e tedio, frequentemente dovuta al suo obbligato aggregarsi a quelle sedute di studio, in maniera tale da non rimanere da sola, non ebbe il tempo di affiorare, immediatamente sostituita dal ricordo di una precedente proposta.
Di conseguenza, il trepidante sgambettare dei suoi passi non aveva tardato a dirigere il suo cammino in direzione del grande albero di acero rosso nel cortile della scuola, dove sarebbe stata consapevole riscontrare la presenza di Sam e Blaine, in compagnia dei loro animali.
La tenerezza di un dolce sorriso prese forma sul volto adorante di Brittany, le cui azzurre iridi, non distoglievano la loro concentrazione dal baffuto e rosato musetto del topolino di Sam, il cui continuo e solerte respirare, non era altro che il tentativo di cogliere informazioni sullo sconosciuto odore di un neonato rospetto, il quale, sostava immobile tra le incrociate gambe di Blaine.
Al contrario, le zampette del giovane Fievel sembravano alquanto indisposte ad abbandonare la loro consueta posizione, rimanendo saldamente ancorate alla sensazione di sicurezza offerta dalla spalla destra della sua padroncina.
-“Guarda Britt..”-
Ancora una volta, la garbata ed affabile voce di Sam condusse la mente della giovane Tassorosso ad allontanare il suo attento sguardo dalla circostanza in cui era immersa, dedicando le sue azzurre iridi al viso del ragazzino al suo fianco, la cui scaltra espressione, diede alle serene sfumature degli occhi di Brittany un rinnovato sentore di curiosità che sospinse la sua concentrazione ad abbassare la linea del suo interesse verso il movimento della mano destra di Sam, celata nella tasca dei suoi pantaloni.
-“..ho sgraffignato del formaggio dalla cucina..”-
Estratte dalla fessura della sua nera divisa, le dita del giovane Tassorosso, vennero dischiuse, dando al pezzetto di grana al centro del suo palmo la possibilità di rivelare la sua esistenza.
Una nota di stupore ed ammirazione comparve tra i lineamenti del volto della ragazzina dalle bionde trecce, la quale, tuttavia, non ebbe il tempo di esprimere a parole la sua approvazione, totalmente distratta dalla condizione di incertezza con la quale le zampette del suo topolino avanzavano lungo il bordo della sua toga, attraversando le pieghe del suo cappuccio, fino ad arrivare al livellato ripiano della sua spalla sinistra.
Con un amorevole ed affettuoso sorriso a solcare le labbra di Sam, una esigua porzione del trafugato formaggio venne rimossa dai polpastrelli del giovane Tassorosso, così da porgere una fetta di cibo davanti al titubante muso di Fievel, indeciso se assecondare il volere del suo stomaco, assoggettato al sublime profumo emanato dal suo prediletto alimento, oppure, rimanere diffidente nei confronti di una mano ancora non troppo conosciuta.
Ciò nonostante, la continua presenza della sua padroncina, segno di una situazione completamente avulsa dal pericolo, diede al rapido palpitare del suo cuore la forza di estendere la sua zampa destra in avanti, in modo da agguantare il modesto pezzetto di formaggio e portare il suo sapore alla bocca.
Di nuovo, dal momento in cui la figura di Brittany aveva preso posto sulla umettata superfice di erba, al di sotto del rossastro acero, il preludio ad una sensazione di benessere e gratitudine fece elevare gli angoli delle sue labbra, in un sincero sorriso di ringraziamento.
Per un fugace istante, le azzurre iridi della giovane Tassorosso non allontanarono la loro attenzione dal benevolo e premuroso sguardo di Sam, le cui celesti venature, sembravano intente ad indugiare con perseveranza sulle sfumature dei suoi occhi, alla ricerca di qualcosa al loro interno, prima che il fragore di un assordante tuono spezzasse il contatto visivo, obbligando la relativa concentrazione a rivolgere il loro interesse in direzione del cielo, dove un ammasso di grigiastre nuvole attendeva il momento di rovesciare sulla terra la propria furia.
Così, con il sentore di un crescente picchiettare di gocce di pioggia sul loro capo, i tre giovani ragazzi, abbandonarono il giardino esterno, cercando un rifugio dal temporale imminente sotto il porticato della scuola.
 

 
Un intenso bagliore, seguito dal frastuono di un veemente boato, diede alla modesta illuminazione della Biblioteca la folgorante potenza della sua luce, il cui improvviso ed abbagliante apparire tra il riflesso delle verticali vetrate della enorme stanza, costrinse le palpebre di alcuni studenti a sbattere con solerzia, nel tentativo di riparare le loro impreparate iridi dal suo inatteso fervore, intanto che il nero inchiostro di qualche piuma tracciava una irregolare linea sul foglio del quaderno, risultato di un brusco sussultare del corpo, di fronte allo strepitio di un inaspettato tuono.
Per la seconda volta, le dita di Quinn furono obbligate a svoltare la imbrattata pagina del suo libretto degli appunti, alla ricerca di un nuovo ed immacolato spazio nel quale avrebbe potuto proseguire la necessaria raccolta delle sue innumerevoli annotazioni sul contorto e verboso capitolo delle pozioni curative.
Le sue labbra fremettero, scosse da un sonoro sospiro di insofferenza ed irritazione, mentre la sua mano sinistra affondavano i relativi polpastrelli tra le bionde ciocche dei suoi capelli, in un evidente stato di nervosismo che indusse la irremovibile concentrazione di Mike e Tina a distogliere interesse dal corpulento volume di Erbologia, abilmente collocato in mezzo a loro, in maniera tale da rivolgere la preoccupazione del rispettivo sguardo verso lo stizzito volto della giovane Corvonero.
Difatti, la condizione di lampante irrequietezza in cui sostava il suo animo, pareva assoggettare la sua figura da quando Brittany aveva dichiarato il suo intento di impiegare, il lungo periodo in cui lei sarebbe stata occupata a scrivere e rileggere le sue note, in compagnia dei suoi nuovi amici.
Invero, nonostante un senso di gioia ed orgoglio fosse affiorato nel lieto cuore di Quinn, al cospetto della consapevolezza che lei non sarebbe stata una delle poche persone a cui la giovane Tassorosso avrebbe permesso di conoscere la reale natura del suo essere, era emerso nel suo spirito un violento sentore di angoscia ed inquietudine, conseguenza di un incontrollato dubitare del comportamento degli individui che incrociavano il cammino di Brittany, in particolare di coloro di cui non era stata concessa una vera conoscenza.
La sottile punta della sua penna d’oca venne leggermente incrinata, sotto il peso di una accentuata pressione a cui i suoi polpastrelli non sembravano in grado di porre un freno, portando la formazione di un esiguo foro a danneggiare la indenne superfice del suo foglio.
Di nuovo, il quadernetto degli appunti della giovane Corvonero venne indotto a subire una ulteriore perdita di pagine che condusse il nero inchiostro della sua piuma ad essere costretto a macchiare il seguente pezzo di carta.
Inoltre, la mente di Quinn non poteva fare a meno di immaginare la possibilità di un fortuito incontro con la perfida Santana Lopez, la quale, a dispetto del loro tacito accordo di non aggressione verbale, né tantomeno fisica, avrebbe potuto comunque agire, data la sua totale assenza.
Un flebile gemito di dolore fece vibrare le corde vocali della sua gola, effetto del violento conficcare delle sue unghie nel sinistro palmo della sua mano, mentre il ricordo delle numerose angherie subite durate il loro primo anno scolastico, insieme ad una serie di attacchi di panico, di cui Brittany era la principale vittima, conduceva la cadenza cardiaca di Quinn ad accelerare le relative pulsazioni, ed il regolare ritmo del suo respiro a sottostare ad un fulmineo incremento che costrinse la sua bocca a dischiudere il proprio affanno.
Ancora una volta, la considerevole presa attorno al ristretto manico della sua penna d’oca, indusse il lineare procedere del suo appuntare ad interrompere la scrittura della giovane Corvonero, a causa del comparire di una circolare chiazza di inchiostro, la cui solerte espansione, aveva già annerito una buona parte della frase.
Per un breve attimo, con il dinamico movimento del suo petto a scandire la instabile andatura del suo corto fiato, le azzurre iridi di Quinn rimasero ad osservare il foglio sottostante, segnato nella sua purezza da una orrida patacca nera, prima di chiudere di scatto il suo quaderno delle note ed elevare la sua figura.
-“Ci vediamo domani”-
Così, senza nemmeno degnare di uno sguardo il turbato volto dei suoi amici, le gambe della giovane Corvonero lasciarono indietro il lungo corridoio centrale della Biblioteca, dirigendo il loro cammino alla ricerca di Brittany.

 
 
Di nuovo, un marcato roteare delle irritate iridi di Santana, accompagnato da un enfatico e profondo sospiro di surclassata impazienza, condusse lo sguardo della ragazzina a rivolgere la disperazione di una insofferente occhiata al tenebroso soffitto della sua Sala Comune, nel tentativo di reclamare il necessario intervento del grande e potente Salazar.
Difatti, nonostante il sensibile ed elitario udito della giovane Serpeverde non avesse atteso oltre una manciata di secondi, prima di tutelare il delicato timpano delle sue orecchie dal preludio imminente di un insostenibile gracchiare, allontanando il suo fragile ed esigente apparato acustico dal fragore di un perforante echeggiare di avverse note, il deleterio risuonare della sua stridula voce non aveva subito alcuna mitigazione, dato il semplice fatto che il petulante gnomo di nome Rachel era spuntato senza preavviso nel centro del salone, annunciando ad una immaginaria platea la sua totale esigenza di continuare il suo vitale allenamento canoro tra le mura della Sala Comune, visto la naturale cassa di risonanza a cui davano adito.
Una prolungata vibrazione delle sue corde vocali, in un infastidito lamento di frustrazione, fece da sottofondo al bisognoso rannicchiare del suo corpo verso destra, in direzione della morbida spalliera del divanetto, dove il volto di Santana venne seppellito, alla ricerca di un minimo di sollievo.
Tuttavia, sebbene il palmo della sua mano sinistra era entrato in contatto con il soffice tessuto di un verdastro cuscino, conducendo il sedante oggetto ad avvolgere la sua scoperta nuca, il frastornante strepitio del suo costante gorgogliare non sembrava trovare nessuna forma di miglioramento, in un continuo e devastante eco di uno sgradevole gridare a cui solamente la morte avrebbe potuto dare un freno.
Eppure, malgrado il pensiero di concedere alla salvifica prospettiva il tempo di una reale riflessione nella sua martoriata mente aveva portato la mano destra della giovane Serpeverde ad insinuare i suoi polpastrelli dentro la fessura della sua toga, la rimanente parte di raziocinio aveva suggerito al suo deflagrato intelletto di perseguire una seconda possibilità, come allontanare il suo essere dalla terribile afflizione emanata da quel micidiale luogo.
Ancora una volta, il vigoroso innalzare del suo petto, sintomo del preludio ad un perpetrante stato di tedio, diede adito ad un greve sospiro di nervosismo, conseguenza di una intollerabile condizione di noia a cui non era in grado di imporre una doverosa tregua.
Invero, a dispetto dello scorso anno, dove le giornate non avevano fatto altro che trascorrere senza alcuna difficoltà, mediante il totale dispendio di energie nei confronti di una essenziale ricerca alla sconfinata occasione di divertimento, tra marachelle e monellerie, il primo mese di scuola era stato caratterizzato da una irrevocabile monotonia, causata dalla sottintesa convenzione alla quale aveva dovuto sottostare, altrimenti la mezzosangue impicciona non avrebbe tenuto chiusa la sua dannata boccuccia.
Pertanto, il ricorrente ed opportuno manifestare della sua inevitabile ed indiscussa supremazia, con il tassativo impiego di eloquenti parole e dimostrative azioni, era stato costretto a subire un brusco ed indesiderato arresto che aveva condotto il velenoso cuore di Santana ad avvizzire il suo fervore.
Improvvisamente, la regolare andatura delle sue pulsazioni cardiache venne indotta ad accelerare il relativo ritmo, mentre il riflesso di un sussulto conduceva i muscoli del suo corpo ad irrigidire la sua figura, risultato di un inatteso contatto a cui il suo sguardo convenne una immediata attenzione.
Il lieve accenno di un sorriso diede agli angoli della sua bocca la possibilità di innalzare la loro genuina letizia, dal momento in cui, una volta abbandonata la vana protezione del cuscino, le sue oscure iridi ritracciarono la corvina sagoma della sua gatta, il cui minuto capo, strusciava con dolcezza nella zona interna della sua coscia sinistra.
Di conseguenza, una tenue distensione del suo braccio sinistro, concesse ai polpastrelli della giovane Serpeverde di scorrere lentamente tra il morbido e delicato pelo del suo felino, il quale, continuava ad avanzare sulla tenera superfice del divano, fino a celare la propria presenza al di sotto del cuscino, tra la spalliera ed il petto di Santana, come se anche lei avesse voluto cercare un rifugio contro la conturbante voce di Rachel.
La gola della ragazzina fremette di un flebile ridacchiare, dinnanzi ad una famigliare condotta a cui avrebbe destinato una migliore sorte.
Così, in seguito al suo elevare, le dita della mano destra di Santana picchiettarono sul suo fianco, in maniera tale da richiamare Ombra alla sua attenzione, prima di incamminare i suoi passi in direzione della porta di ingresso, alla ricerca di una qualche distrazione.
 


Il lungo corridoio centrale del primo piano risuonava del lento e regolare ticchettio delle lucide suole delle scarpe di Santana, un costante rumore che faceva da sottofondo al fragoroso scrosciare di una incessante pioggia, la cui inattesa venuta, aveva portato la maggioranza degli studenti a consumare il loro pomeriggio dentro le mura del castello, tra un silenzioso studio in Biblioteca, una chiacchierata con gli amici nella Sala Comune, oppure, la necessità di un totale riposo nella camera del dormitorio.
Difatti, nonostante mancassero soltanto una ventina di minuti al consueto orario di cena, non vi era alcun particolare rumore a mettere in evidenza il solito caotico vociare, accompagnato dalla usuale marcia di un concitato e smanioso scendere di scale, di cui Hogwarts era sempre stata artefice.
Così, ancora una volta attorniata da una sgradita condizione di irrevocabile monotonia, le gambe di Santana limitavano il loro movimento ad una flemmatica ed indolente avanzata, intanto che il suo contrariato sguardo vagava con una nota di assenza nello spazio vuoto dinnanzi a lei e le sue mani venivano infilate nelle tasche della sua toga, in maniera tale da conferire una effettiva funzione alle sue oziose e fiacche braccia.
Per una decina di minuti, il suo solitario e taciturno procedere venne protratto senza essere soggetto ad alcuna particolare interruzione, dato il mancato sopraggiungere di un qualunque sentore di vita, fino al momento in cui le inavvedute orecchie della giovane Serpeverde, ormai assuefatte nella loro bolla di quiete, furono raggiunte dal rumore di un penetrante ed intenso soffiare, il quale, condusse le sue oscure iridi ad indirizzare la loro attenzione verso la sua sinistra, dove il suono aveva trovato origine.
Di nuovo, un contorcere delle sue labbra, in una smorfia di puro disgusto, accompagnato da un lieve aggrottare delle sue sopracciglia, divenne la conseguenza alla orrida visione di una famigliare sfilza di inquietanti ragni che risalivano indisturbati lungo la rocciosa parete al lato sinistro del corridoio, oltrepassando il ristretto balcone di pietra, fino ad insinuare il loro esiguo corpo in una sottile crepa della finestra.
Per un breve istante, la concentrazione di Santana non venne allontanata dal costante ed omogeneo movimento di cui la simmetrica fila di aracnidi era responsabile, uno strano progredire a cui la mente della ragazzina sembrava intenta ad associare una indistinta pagina del suo libro sulle letali creature oscure.
Tuttavia, il confuso ricordo delle informazioni a cui i suoi occhi avevano elargito una rapida lettura, accostato al timoroso ed incosciente avvicinare della sua gatta alla insolita formazione protratta dal conforme gruppo di ragni, indusse le gambe della giovane Serpeverde a ponderare la concreta idea di distanziare la loro presenza da quel luogo.
-“Vieni Ombra”-
Ciò nonostante, appena il solerte muovere in avanti dei suoi passi diede adito al seguente corridoio, la cui ampia estensione attraversava in maniera orizzontale il precedente, la figura di Santana venne costretta ad arrestare il suo lesto procedere.
Per una frazione di secondo, il tenue stato di accelerazione, a cui il ritmo crescente del suo cardiaco pulsare era stato assoggettato, in seguito alla lieve condizione di tensione affiorata nel suo animo dinnanzi ad una estranea circostanza, non concesse credito ad alcuna occasione di incremento, del tutto liquidato da una improvvisa mancanza di fiato che impose alla bocca della giovane Serpeverde di dischiudere il suo sgomento.
Difatti, esattamente al centro della corsia, ad un modesto intervallo di spazio dalla irrigidita sagoma di Santana, era disteso il corpo di uno studente, rannicchiato in posizione fetale.
Improvvisamente, il familiare silenzio di cui il suo udito era diventato testimone durante il tragitto, venne a mancare, costantemente interrotto dal rapido ed affannato respirare della ragazzina, le cui sgranate iridi continuavano ad osservare turbate la minuta figura sdraiata davanti a lei.
Nonostante, il primordiale desiderio della giovane Serpeverde fosse stato strettamente legato alla doverosa necessità di lasciare indietro il ricordo del nero profilo di una sconosciuta figura, in modo da beneficiare di una apparente occasione di salvezza, il crescente manifestare dentro al suo animo di un ambiguo sentore di curiosità indusse il totale stato di inerzia dei muscoli delle sue gambe ad un parziale abbandono del suo ferreo mordente, consentendo alla sua instabile sagoma di avanzare.
Così, malgrado il ritorno di un veemente battere del cuore, seguito da una patina di freddo sudore, la cui intensità, aumentava ad ogni suo passo, conferendo alla mente di Santana una acuta forma di malessere, conforme ad una sorta di vertigine, il precario progredire dei suoi passi ebbe la resistenza di azzerare la modica distanza che la separava dal corpo inerme.
Le sue ginocchia vennero ripiegate in direzione del pavimento, in maniera tale da permettere al suo inquieto sguardo di osservare con una nota di attenzione maggiore la natura della possibile causa di quella totale condizione di immobilità.
Di conseguenza, mentre la accortezza delle sue iridi percorreva la mingherlina figura del ragazzino, indugiando sul giallastro stemma della sua divisa, un insolito rigonfiamento nella parte retrostante del collo, appena sotto la nuca, indusse il volto della giovane Serpeverde ad accostare la confusione dei suoi incerti occhi alla zona presa in esame.
Un accentuato aggrottare delle sue sopracciglia, accostato ad una improvvisa e violenta contrazione del suo stomaco, in una incontrollata e soffocante morsa, era il risultato di una anomala circostanza che vedeva la rossastra punta del gonfiore come una sorta di induttore, un punto iniziale da cui una serie di oscure linee venivano diramate dentro al suo organismo.
Sebbene, la percezione di un senso di evidente allarme continuasse a sussurrare alla sua mente di evitare qualunque tipologia di contatto, data la mancata conoscenza di eventuali ripercussioni, un incerto movimento del suo braccio sinistro diede alle sue dita una ravvicinata occasione.
Tuttavia, il tocco imminente dei suoi tentati polpastrelli non ebbe alcuna opportunità di compiere il suo intento di comprensione, frenato dal giungere di un inatteso vociare, accompagnato dal fragore di un solerte avanzare di passi, la cui improvvisa interruzione, condusse il turbato sguardo di Santana ad elevare la sua attenzione, trovando ad attendere il disorientato sconcerto delle sue smarrite iridi le terrorizzate espressioni di una atterrita folla di studenti, tra i quali, vi era Brittany, con un velo di lucidità a contornare il celeste dei suoi arrossati occhi e i palmi delle sue mani a soffocare il principio di un agghiacciante grido.
Per un indefinito momento, un inquieto silenzio carico di un crescente sentore di angoscia, scandito solamente dal costante ed affannato respirare della giovane Serpeverde, fece da sfondo al surreale istante di assoluta staticità a cui diedero adito le incredule ed impreparate iridi dei novelli alunni, prima che il rumore di un rapido ed inaspettato ticchettare di scarpe costrinse la irrigidita figura di Santana a voltare di scatto il suo capo.
Alle sue spalle, una ulteriore moltitudine di impauriti allievi veniva forzatamente divisa dalle gracili braccia della Professoressa Pillsbury, il cui smanioso procedere, assunse le sembianze di una vera e propria ansimante corsetta, non appena la preoccupazione del suo irrequieto sguardo raggiunse il corpo inerme del ragazzino.
La concentrazione di Santana rimase ancorata alla fitta calca di ragazzi che torreggiava dietro di lei, mentre la docente faceva scorrere le sue esperte mani sulla immobile sagoma del giovane studente, alla ricerca di una qualche spiegazione al suo evidente stato di incoscienza, tenuta in ostaggio dalle indagatrici iridi di Quinn, continuamente indotta a credere ad una sua presunta colpevolezza.

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Capitolo 5
*** Soffocante Incombenza ***


Soffocante Incombenza


La bocca di Santana venne dischiusa, abbandonando una tenue nuvola di vapore, intanto che le dita della sua mano sinistra incrementavano la pressione attorno al manico di una mazza da Quidditch, in maniera tale da preparare il muscolo del suo braccio ad un ennesimo impatto con la travolgente violenza di un incontrollabile bolide.
Invero, a dispetto delle rigide temperature di metà Gennaio, di cui la resistente corporatura della giovane Serpeverde era alquanto avvezza a subire il loro penetrante gelo, il suo tediato animo non aveva potuto rifiutare la distraente offerta di allontanare la sua assuefatta mente dal persistere di un angosciato clima di tensione tra cui le mura del castello di Hogwarts erano precipitate dal fatidico giorno del ritrovamento.
Un lieve assottigliare delle sue palpebre, seguito da un accentuato innalzare del suo petto, risultato del profondo rilasciare di un preparatorio sospiro, anticiparono il momento in cui la suola della sua scarpa sinistra diede adito ad un tenue strisciare sulla raggelata superfice del fangoso campo, così da spostare il baricentro della sua veemenza sulla robustezza del bicipite della sua gamba, ed il suo apparato addominale venne assoggettato ad una ferrea contrattura, dinnanzi al rapido giungere di una impetuosa collisione.
Il risuonare di un flebile gemito, conseguenza di un accennato vibrare delle corde vocali di Santana, accompagnato da un volitivo digrignare dei suoi denti, fece da sottofondo al notevole sovraccarico di irruenza con il quale il braccio sinistro della ragazzina indusse la sua mazza a scontrare la propria estremità con il brutale ed indomabile roteare del bolide, in un poderoso slancio, a cui un rilevante spostamento d’aria diede alle ciocche corvine dei suoi capelli un considerevole ondeggiare di punte, che sospinse la traiettoria della indomita palla a raggiungere la significativa altezza delle tre grandi anelle, collocate al vertice del campo da gioco, in una perfetta virata, grazie alla quale, il bolide fu in grado di circumnavigare, da sinistra a destra, il consistente spazio aereo occupato dai cerchi, ed in seguito, riprendere il tragitto in direzione della giovane Serpeverde.
Il sottile distendere delle sue labbra, in un indistinto sorrisetto di trionfo, non attese nemmeno una frazione di secondo, prima di assumere le sembianze di una marcata smorfia di presunzione, appena il fragore di un improvviso ed acuto fischio di ammirazione giunse al suo udito, trasferendo la linea delle sue oscure iridi verso la sua sinistra, dove la meraviglia di una incredula espressione continuava a solcare il volto attonito di Puckerman.
-“Benedetto Salazar, sei stata fenomenale!”-
Il grido di autentica esaltazione del ragazzino dalla folta cresta, le cui gambe non tardarono ad essere soggette ad un solerte incremento del loro lento ed incerto avanzare, dal momento in cui un debole ridacchiare delle corde vocali di Santana concesse al giovane Serpeverde la possibilità di riacquisire un reale contatto con lei, venne aggregato ad un frastornante e violento battere di mani, la cui velata allusione irrisoria, costrinse il compiaciuto sguardo della ragazzina a sfumare il suo istante di piacere, a favore di una graduale contrazione del suo volto che cedette alla tenebra dei suoi occhi il riflesso di torve venature di intimidazione, il cui principio di antipatia, diede il suo manifestare alla relativa destra, da dove il rintronante applaudire era sopraggiunto.
Un vigoroso irrigidire della sua mascella indusse la ferrea compattezza della sua dentatura a domare il preludio di un inconscio stato di irritazione, scaturito dallo sfrontato ed irriverente atteggiamento con il quale Smythe e Karofsky procedevano nella sua direzione, un insolente progredire evidenziato dalla canzonatoria espressione vigente sul loro derisorio viso.
Il penetrante strepitio del prolungato scontrare dei resistenti palmi di Sebastian diede il suo spazio al beffardo tono di voce del giovane Serpeverde, mentre la sua esile ed allungata figura riduceva la distanza che separava le sue allietate iridi castane dalle ombreggianti striature di sdegno di Santana, sovrastando di una manciata di spanne la sua minuta sagoma.
-“I miei complimenti Lopez..”-
Le sottili labbra del ragazzino acquisirono la forma di un malevolo sorrisetto di innegabile sarcasmo, dinnanzi alla evidenza di una condizione di risentimento di cui il suo truce sguardo non era in grado di nasconderne nemmeno una minima parte, attraversato da un incontrollabile sentore di offesa a cui il loro obbligato abbandono faceva da univoca causa.
-“..ma..”-
Il movimento del braccio destro di Sebastian, in una lenta e risoluta distensione, condusse la stessa attenzione del giovane a perseguire la sua movenza, al contrario delle oscure iridi di Santana, il cui stato di trattenuta collera, non venne allontanato dal suo strafottente volto.  
-“..non vorrai derubarci del nostro ruolo..”-
Il lieve dischiudere delle lunghe dita del ragazzino, in un sottinteso invito a colmare il vuoto del suo palmo, ridiede alla concentrazione del suo sguardo la irremovibile espressione di ostinazione della giovane Serpeverde.
Per un dilungato istante, il temerario perseverare di un incrollabile contatto visivo, convenne alla indomita mente di Santana la possibilità di avanzare la recondita ipotesi di dare vita ad uno scontro, una sanguinosa e violenta battaglia a cui affidare alle mazze da Quidditch il ruolo da protagoniste.
Ancora una volta, le dita della sua mano sinistra accentuarono la stretta attorno al manico di legno del bastone, mentre una sensazione di furente ira accresceva nel suo adirato animo, incrementando il suo desiderio di rimuovere a violente sferzate di duro manganello la boriosa ed arrogante faccia di quel damerino di Sebastian.
Tuttavia, il delineare della sua tanto agognata ambizione rimase soltanto una dolce ed irrealizzabile fantasia, conseguenza di una essenziale necessità di mantenere un basso profilo, altrimenti sarebbe stato sicuramente il solido ferro del bastone di suo padre a percuotere il suo volto, e della lampante considerazione di un inarrestabile progredire del tempo che aveva reso la massiccia corporatura di Karofsky, già alquanto voluminosa, di gran lunga più mastodontica, riducendo al minimo qualunque occasione di vittoria in un combattimento.
Così, evitando accuratamente di distogliere la stizzita tenebra delle sue iridi dal caparbio sguardo di attesa del giovane Serpeverde, il suo braccio sinistro venne sollevato, lasciando ricadere senza alcun preavviso la mazza da Quidditch, la quale, rinvenne nella mano destra di Sebastian una salda presa, fondamentale di fronte al veemente ed aggressivo giungere del bolide.  
Un colpo, secco e deciso, fece rispedire la roteante palla in direzione dei grandi anelli, portando le labbra del ragazzino a tracciare la forma di un superbo sorrisetto, intanto che un rumoroso sbuffo di derisione abbandonava la compiacente bocca di Karofsky.
I lineamenti del viso di Santana assunsero la fisionomia di una infastidita smorfia di consapevolezza, dinnanzi alla nauseante prospettiva di essere costretta a fare ritorno tra la soffocante atmosfera del castello.
 


Il nervoso ed irrequieto scorrere di polpastrelli tra le ordinate ciocche bionde di Brittany, accostato ad un accentuato innalzare del suo petto, sintomo del doloroso affiorare di un profondo sospiro di acuta insofferenza, non convenne altro che una ulteriore condizione di inquieto scompiglio, a fronte della quale, un solerte e convulso elevare ed abbassare della sua gamba destra, in uno spasmodico picchiettare del suo tallone sul pavimento, concesse al costretto silenzio della Biblioteca il costante cigolare di una sedia di legno.
Ancora una volta, le sue azzurre iridi tornarono ad indirizzare la loro attenzione sulle sbiadite pagine di una Enciclopedia, oramai soffermate sulla sezione degli aracnidi, in un disperato intento di trovare una qualche possibile informazione di cui il suo meticoloso sguardo non era stato in grado di rendere alcun conto.
Tuttavia, a dispetto della singolare accortezza con la quale il suo sguardo esaminava il contenuto di ogni singola frase, alla vitale ricerca di una fonte di essenziale novità, il consueto susseguire di una famigliare sequenza di parole, la cui nota articolazione non avrebbe fornito alla affollata mente della giovane Tassorosso nemmeno la parvenza di uno sconosciuto tassello, indusse le dita della sua mano destra a stringere con rabbiosa veemenza il sottile e labile bordo del giallastro foglio, mentre le sue unghie conficcavano la loro frustrazione nella irritata cute del suo cranio.
La regolare cadenza delle sue pulsazioni cardiache venne indotta a subire una leggera alterazione, accelerando il ritmo del suo battito, di fronte ad una indubbia aspettativa di inevitabile morte.
Di nuovo, il tenue dischiudere delle sue labbra diede adito ad un intenso sospiro di afflizione, intanto che una lieve patina di rossore contornava il celeste dei suoi occhi, in un incontrollato stato di cieca agitazione che spinse le tremanti mani della ragazzina ad allontanare con stizza il voluminoso libro davanti a lei, facendo così cadere la mappa della Foresta Proibita.
In seguito, concesse al suo avvilito corpo un momento di necessario abbandono, lasciando andare la sua indolenzita schiena contro la spalliera della sedia ed appoggiando la sua nuca sul bordo della seggiola.
Per un breve istante, il lento abbassare delle sue palpebre, cedette al frastornante vibrare delle sue tempie un secondo di meritata quiete, immediatamente stroncato da un indistinto frusciare di carta.
-“Britt..”-
Ricondotta la sua attenzione sulla circostanza in cui sostava, una genuina ed affaticata distensione delle sue labbra, in un debole sorriso di gratitudine, fece da sfondo alla lieta visione di Sam, il quale,
sorreggeva tra le dita della sua mano sinistra la carta topografica appena raccolta e nel palmo della destra una fumante tazza di cioccolata calda.
Dinnanzi, la riconoscente espressione di Brittany, il velo di titubanza sul volto inquieto del giovane Tassorosso, dovuto ad una incertezza sulla possibilità di avere il diritto di disturbare lo svolgere del suo compito e sullo sfrontato presumere dei suoi gusti personali, venne totalmente dipanato, dando alla fisionomia del suo viso una soddisfatta patina di gioia.
Di conseguenza, le sue gambe avanzarono, fino a raggiungere la superfice della cattedra, sulla quale i suoi polpastrelli deposero con cura la mappa, prima di proseguire, oltrepassando il lato sinistro del tavolo, in maniera tale da giungere al fianco di Brittany e porgere a lei la sua bevanda.
Il lieve elevare della sua figura, in un parziale riposizionamento del suo intorpidito corpo sulla rigida sedia, diede allo sfibrato allungare delle sue braccia l’opportunità di ottenere la tazza senza suscitare alcuna occasione di pericolo.
-“Grazie”-
Per un fugace attimo, il sereno sguardo di Sam rimase a soffermare la sua premura sulle logorate, ma allo stesso tempo incantevoli, sfumature delle sue azzurre iridi, nel tentativo di cogliere in esse il preludio di un suo medesimo sentore.
Tuttavia, la mancanza di un adeguato intervallo di osservazione, data da un immediato distacco dal contatto visivo da parte della giovane Tassorosso, non concesse al ragazzino la possibilità di carpire la presenza di un eventuale ricambio.
Di conseguenza, mentre un delicato soffiare sul rovente contenuto era intento ad attenuare il levare di brucianti lingue di fumo, la speranzosa figura di Sam non ebbe altro da aggiungere che prendere posto al fianco di Brittany.
Solamente, un esiguo sorso di bollente cioccolata discese la sua gola, subito collocata al lato destro di un manuale a cui il suo stremato sguardo era obbligato ad elargire la sua ennesima dose di lettura.
Ancora una volta, la sua bocca dovette rilasciare un lungo ed estenuante sospiro di insofferenza, di fronte ad una ulteriore forzatura di una peculiare indagine, la cui certezza di una sterile conclusione, sarebbe stata soltanto in grado di incrementare il malessere del suo esausto cervello.
Al cospetto, di una evidente condizione di malevola stanchezza, la preoccupata mente di Sam diede al suo sollecitato pensiero il fiorire di una valida idea che avrebbe potuto attirare il solito interesse della giovane Tassorosso.
-“Magari converrebbe fare una pausa..”-
La delicata venuta di una sottile proposta, accennata con una nota di modestia, dovuta alla rilevanza della mansione di cui Brittany aveva deciso di incaricare la sua conoscenza sul mondo animale, diede al consumato bagliore delle sue indebolite iridi un luminoso riverbero di desiderio, il quale, indusse la smorzata cadenza del suo ritmo cardiaco ad una improvvisa accelerazione.
Per un silenzioso istante, il suo esaurito raziocinio concesse una considerevole manciata di secondi al suo abbozzato suggerimento, già immaginando il rapido ed ineluttabile calo di angoscia e tensione da cui il suo martoriato animo sarebbe stato liberato, almeno in parte.
Ciò nonostante, era di fondamentale importanza essere in grado di identificare la esatta ubicazione in cui la presunta colonia di ragni aveva sedimentato le loro radici, in modo da riuscire ad avere un soggetto dal quale estrarre il suo stesso sangue, unico ingrediente mancante della pozione curativa, necessaria da ultimare per salvare la vita dei ragazzi.
Pertanto, senza tenere conto del suo urgente bisogno di allontanare il relativo ininterrotto periodo di concentrazione dalla identica sequenza di ripetute informazioni, la fetta ancora funzionante della sua ragione convenne di rimanere ancorata al suo indispensabile incarico.
-“Non posso..”-
Il sommesso mormorare di una ardua rinuncia, accostato ad un lungo sospiro di sconforto, ridiede al delirante intelletto di Brittany il dovere di restituire la sua attenzione alle memorizzate notizie del libro.
Il lieve sentore di aspettativa, a cui la fiduciosa espressione di Sam aveva conferito la ottimista attesa dei suoi lineamenti, ebbe un fremito di cedimento, portando il lucente chiarore delle sue celesti iridi a perdere un pezzetto del suo nascente seme di entusiasmo.
Tuttavia, il suo benevolo intento di sottrarre la debilitata mente della ragazzina ad un continuo ed inutile approfondimento di qualcosa a cui era già stato concesso un tempo alquanto sufficiente, fece condurre la lingua del giovane Tassorosso a formulare una sequela di fittizie parole, il cui istantaneo coinvolgimento, non avrebbe di certo mancato la celebre attrattiva da cui sapeva dipendere il cuore di Brittany.
-“Nemmeno se ti dicessi che io e Blaine abbiamo avvistato una renna..?”-
Immediatamente, le azzurre venature dei suoi occhi, colmate da una leggera patina di inaspettata meraviglia, rivolsero il loro barlume di ritrovato interesse sul compiaciuto volto di Sam, in silenziosa attesa del suo responso.
Come era accaduto in precedenza, la solerzia di un improvviso affiorare di una sensazione di intensa frenesia indusse la ordinaria modulazione del suo ritmo cardiaco ad incrementare la sua andatura e la soffocante pesantezza del suo cervello ad anelare un agognato spiraglio di liberazione, dinnanzi a cui il consumato corpo della ragazzina decise di cedere, dopotutto non avrebbe potuto perdere la sua occasione di incontrare una vera renna di Babbo Natale.
Così, in seguito ad uno snervante ed infinito pomeriggio di lettura, la mente di Brittany concesse al suo avvilito animo il limitato tempo di una essenziale pausa.
Invero, erano alquanto scarse le probabilità che qualcosa sarebbe potuto avvenire.
 


Le grinzose dita di Quinn strinsero tra le loro bagnate mani un pesante panno bianco, imbevuto di gelida acqua, mentre il rotatorio movimento dei suoi polsi rimuoveva dal morbido tessuto di cotone la dose di liquido in eccesso.
Per un breve istante, le sue addolorate iridi verdi restarono ad osservare una manciata di filamenti, oramai completamente disgiunti dalla consumata stoffa del saturato oggetto, prima di abbandonare un profondo ed affranto sospiro di sgradita rassegnazione.
In seguito, il dispiacere del suo sguardo venne indirizzato alla sua sinistra, dove la inerme figura di una ragazzina dai lisci capelli castani sostava immobile su di un candido lettino della infermeria della scuola, attendendo il consueto giungere di un freddo sentore sulla sua fronte madida di sudore.
Con estrema delicatezza, i ruvidi polpastrelli della giovane Corvonero, appoggiarono il fradicio pezzo di ovatta sulla bollente pelle della bambina, in un vano intento di ridurre la elevata temperatura del suo corpo.
Di nuovo, la zelante concentrazione di Quinn diede adito ad uno sconsolato indugiare sul sofferente volto della studentessa, alla ricerca di una qualche parvenza di sollievo, ma non rintracciando alcun segnale di un minimo conforto, il demoralizzato sguardo della giovane Corvonero dovette transitare al paziente successivo.
Difatti, il numero delle degenze era arrivato a raggiungere la considerevole quota di venti ragazzi, a partire da quel fatidico pomeriggio, il quale, aveva scatenato una veemente ondata di panico tra le mura di Hogwarts, un violento ed incontrollato clima di terrore a cui lo scorrere del tempo non aveva dato altro che una serie di ragioni per confermare la sua presenza.
Il lieve arricciare del suo naso, accompagnato da un tenue aggrottare delle sue sopracciglia, in una sottile smorfia di ribrezzo, era la conseguenza del necessario e giornaliero rituale di applicazione di un marroncino e pastoso intruglio di erbe lenitive e piante analgesiche, indispensabile da spalmare sul vibrante rigonfiamento del collo, in maniera da rallentare il costante processo di avvelenamento, indotto dal morso di un ragno.
Infatti, durante il lungo e tormentato periodo, seguente alla rinvenuta della prima vittima, era stata individuata la causa che aveva portato il ragazzino ad essere assoggettato ad una totale condizione di immobilità, uno stazionario stato a cui erano serviti solamente un paio di giorni per conferire alla sua consueta rigidità un brutale ed incessante susseguirsi di feroci spasmi ed intense convulsioni, di fronte ai quali, non venne data altra conferma che alla già enunciata tesi, secondo cui, vi era di certo la presenza della zanna di un aracnide.
Ancora una volta, le labbra di Quinn fremettero, sfiorate da un ennesimo sospirare di un crescente sconforto, rimarcato da un doloroso considerare delle sue turbate iridi sulla circostanza da cui era attorniata, una situazione di cui non conosceva il possibile perdurare, mentre la meccanica movenza delle sue mani faceva scorrere la salvietta tra le sue sporche dita, prima di lasciarla cadere nella vicina cesta dei rifiuti ed allontanare la sua figura dalla caotica stanza di infermeria, dopotutto il suo turno era terminato.  
 


Le gambe della giovane Corvonero avanzavano tra la anomala desolazione dei silenziosi corridoi del castello, dirette alla Biblioteca, dove sapeva avrebbe trovato Brittany intenta a sfogliare il manuale enciclopedico nella sezione dei ragni, alla ricerca del loro nascondiglio.
Tuttavia, il solerte procedere dei suoi passi venne indotto a bloccare il relativo progredire, di fronte ad una improvvisa sensazione di bruciore sulla zona retrostante del collo, la quale, indusse il braccio destro di Quinn a cogliere la necessaria intenzione di elevare il rispettivo arto superiore, in maniera tale da comprendere la ragione di quel doloroso sentore.
Ciò nonostante, nemmeno un singolo millimetro venne conquistato dal suo muscolo, colto da una condizione di totale inerzia che insidiava nella conscia mente della ragazzina una insolita percezione di assoluto distacco dal suo medesimo corpo, abbandonando interamente il controllo del suo stesso essere.
Soltanto, la parvenza di un debole accelerare del suo battito cardiaco, accostata ad un impercettibile sgranare delle sue verdi iridi, diede il suo preannuncio ad una involontaria ed irrefrenabile caduta.
Il risuonare di un soffocato gemito di angoscia cedeva alla fredda ombra dello sguardo di Quinn solo un inconsueto gruppo di aracnidi che camminava sulla gelida superfice del pavimento.   

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Capitolo 6
*** Obbligata Collaborazione ***


Obbligata Collaborazione


Il lieve corrugare di un paio di bionde sopracciglia, seguito da un sommesso vibrare di corde vocali, in un tenue mugugno di protesta, non era altro che il riflesso di un inatteso ridestare di un intorpidito apparato uditivo, ancora immerso in una assonnata atmosfera, a causa della quale, la percezione di un consapevole giungere di una sequela di ravvicinati rumori risultava essere alquanto indistinta.
Con lentezza, uno stanco e flebile sbattere di appesantite palpebre, concesse alle arrossate venature delle azzurre iridi di Brittany la graduale possibilità di condurre il suo annebbiato sguardo alla sfocata immagine dinnanzi a lei.
Inizialmente, un leggero contrarre della sua fronte, in un preludio ad una accennata condizione di smarrimento, diede ai lineamenti della sua sonnolenta espressione una sottile forma di turbamento,
al cospetto delle sue dita intrecciate ad una mano sconosciuta, una inaspettata visione che indusse il capo della giovane Tassorosso ad allontanare il suo volto da una indefinita sensazione di leggiadra morbidezza, in un veemente scatto da cui le confuse sfumature dei suoi occhi ebbero l’occasione di trarre una delucidazione sulla circostanza nella quale sostava.
Difatti, mentre la irrequietezza delle sue timorose iridi vagava attorno alla stanza, abbozzando alla mente della ragazzina un vago ricordo sulla ragione che vedeva la sua presenza nella camera adibita ad infermeria, la consueta andatura del suo ritmo cardiaco venne costretta a subire una progressiva accelerazione, di fronte ad un indesiderato acquisire delle devastanti conseguenze a cui aveva dato adito il morso di un ragno, un costante e sofferente mormorare di disperato supplizio, accentuato dal violento ed improvviso giungere di incontrollate convulsioni, da cui il regolare respiro di Brittany era stato indotto a cogliere un principio di irrefrenabile affanno.               
Improvvisamente, dinnanzi al solerte avanzare di un ragazzino dai folti capelli corvini, il cui smanioso ed impaziente sopraggiungere aveva portato il suo instabile corpo a sbattere la relativa spalla destra contro le indaffarate figure delle infermiere, fino al momento in cui il suo angosciato sguardo aveva individuato tra le file di brandine la inerme sagoma di una ragazzina, conducendo così il suo precario progredire ad abbandonare la corsia centrale, in direzione della sua amica, davanti alla quale, le sue tremanti ginocchia trovarono soltanto la forza di cedere, seguite nella loro caduta dal preludio di un incontenibile pianto, il nebuloso intelletto della giovane Tassorosso ricondusse alla memoria del suo inquieto animo la riposta allo sfuggente motivo del suo stesso sussistere in quel luogo.
Di colpo, la sostenuta cadenza delle sue pulsazioni cardiache venne meno, sostituita da una totale assenza di movimento da parte del suo avvizzito cuore, intanto che il debole dischiudere delle sue screpolate labbra lasciava andare un tremolante sospiro di afflizione, dinnanzi alla oramai evidente consapevolezza di colei a cui i suoi polpastrelli stavano sfiorando il dorso della sudaticcia mano.
Un incontrollato affiorare di un accennato velo di lucidità diede al tenue gonfiore delle azzurre iridi della ragazzina il contorno di un bruciante rossore, diretta conseguenza del coraggioso rivolgere del suo conscio sguardo alla relativa destra, dove la sofferenza del contratto volto di Quinn spiccava tra la umida patina dei suoi addolorati occhi.
Le sue dita affondarono nel rovente strato di pelle della giovane Corvonero, in un flebile accentuare della sua presa attorno alla pallida e madida cute della sua amica, mentre il bordo della manica del suo turchese maglione faceva scorrere la morbidezza del suo pesante tessuto sulla viscosa guancia destra di Brittany, in maniera tale da frenare la inesorabile discesa di una affranta lacrima di assoluto sconforto.
Ancora una volta, come era accaduto la sera precedente, nel momento in cui era stata avvertita del ritrovamento di Quinn, esattamente sulla via da cui avrebbe potuto soltanto giungere ai pressi della Biblioteca, un violento e nauseante sentore di colpevolezza travolse il suo turbato animo, inducendo la sua gola a fremere di un veemente ed acuto singhiozzo.
Di nuovo, il germogliare di una asfissiante sensazione di ineluttabile avvilimento cedette il suo fiorire al contrito spirito della giovane Tassorosso, trascinando il tumulto del suo essere nel preludio di uno straziante stato di profonda depressione, nel quale non vi era altra prospettiva che il pensiero di una inesorabile morte.
Così, colmata da un violento senso di evidente sconfitta, di fronte ad una situazione a cui non era in grado di porre alcun concreto rimedio, Brittany condusse la pesantezza del suo capo ad appoggiare la sua fronte sulla soffice stoffa delle bianche lenzuola, lasciando alle sue gote la calda percezione di un consistente riversare di gocce salate.
Ciò nonostante, malgrado un perpetuo ed inesorabile tracollo stesse guidando la sua mente dentro ad un oscuro abisso di crudele sofferenza, dove solamente un doloroso avvertire avrebbe trovato il suo adito, il tenue ed improvviso sussultare del suo angosciato cuore, dovuto ad un distinto sentore di incremento della pressione attorno alla mano sinistra della giovane Tassorosso, come in una sorta di stretta di incoraggiamento, indusse il silenzioso pianto della ragazzina a rallentare il suo ingente versamento, intano che lo stravolto viso di Brittany abbandonava il contatto con il delicato tessuto della trapunta, rivolgendo il chiarore delle sue arrossate iridi al grondante volto di Quinn, nella celata speranza di ammirare le sue palpebre ritornare a dischiudere il loro verdeggiante bagliore.
Tuttavia, alcun accenno di elevazione parve cogliere il velato sguardo della Corvonero, lasciando allo stomaco della giovane Tassorosso la sensazione di un soffocante vuoto, dinnanzi a cui, il suo ancora non compiuto agire avrebbe potuto mettere un freno, colmando la desolazione in cui era avvolta attraverso la restituzione della sua amica.
Per un breve istante, la concentrazione del suo sguardo rimase ancorata alla deformata fisionomia dei consuetudinari delicati lineamenti di Quinn, mentre il suo affievolito battito cardiaco riacquisiva la corretta cadenza, sospinto da un insolito sentore di sconosciuta determinazione che condusse le dita della sua mano sinistra ad accrescere la morsa del suo intreccio con il bruciante dorso della giovane Corvonero, laddove invece, i suoi destrorsi polpastrelli allontanavo dalle sue guance i residui di un demoralizzante pianto.
Il lieve tremore di una profonda carezza fece vibrare le dischiuse labbra di Brittany, conseguenza del lungo e profondo rilasciare di un consapevole sospiro, sintomo di una decisione da cui la sua mente non aveva alcuna possibilità di essere sottratta, dato il sussistere di una urgenza a cui era necessario non fornire altro tempo.
Di conseguenza, la indolenzita figura della ragazzina dalle bionde trecce venne distaccata dal ripiano della sedia di legno, in modo da inclinare il suo busto in direzione del corpo inerme della sua amica, arrivando a pochi centimetri di distanza dalla sua sofferente espressione.
-“Andrà tutto bene Quinn..”-
Il suo tono di voce non era altro che il mormorare di un tenue e flebile sussurro, seguito dal morbido contatto di un dolce bacio sulla sua umida fronte.
-“..te lo prometto..”-
Ancora una volta, le arrossate striature dei suoi limpidi occhi indugiarono sulle distorte sembianze di quel tormentato volto, in un tacito impegno di restituire al suo dolorante aspetto la sua originaria distensione, prima di allontanare il relativo torace dalla sagoma di Quinn e sfilare la sua mano dalla ferrea stretta, in maniera tale da consentire alla ritrovata fermezza delle sue gambe di guidare il suo cammino al di fuori della stanza, alla ricerca della sola persona da cui sarebbe stata certa ottenere un aiuto.
 

 
Di nuovo, la mano destra di Brittany venne indotta a posizionare il suo palmo sulla tasca esteriore dei suoi jeans, in un rinnovato intento di verifica della necessaria presenza del contenuto, mentre le suole delle sue scarpe procedevano lungo il corridoio esterno, circostante al quadratico giardinetto della scuola, in direzione del tronco di una possente quercia, collocata sul lato sinistro della fangosa ed assiderata superfice del modesto prato.
Difatti, nonostante la rigida temperatura non fosse affatto predisposta ad un piacevole sostare del corpo in una gelida e tetra atmosfera invernale, la mente della giovane Tassorosso non aveva potuto fare a meno di formulare una breve nota di autocritica, nel momento in cui, la difficoltosa indagine sul fondamentale ritrovare del suo essenziale soggetto non aveva dato alcun frutto dentro alle mura del castello, inducendo la ragazzina a credere di conoscere la sua ubicazione.  
Invero, il peso di un denso alito di vapore, abbandonato dal calore interno della sua socchiusa bocca, venne librato nella freddezza della accerchiante atmosfera, dinnanzi alla sua tanto agognata figura che sedeva sul robusto ramo di un rovere, con la gamba sinistra distesa sulla legnosa estensione e la destra intenta a dondolare pigramente nel vuoto.
Per una frazione di secondo, il sostenuto avanzare del suo solerte passo diede adito ad una doverosa frenata, esattamente sul bordo del moderato gradino da cui era stabilito il termine del cementato pavimento del corridoio, a favore di uno stagnante suolo, luogo in cui, le azzurre iridi della ragazzina soffermarono il loro velo di incertezza, dovuto al ricordo di un intero anno di vessazioni ed angherie, accompagnato da un silenzioso semestre di atteso tormento, mai direttamente sopraggiunto.
Tuttavia, il continuo senso rievocativo della memoria di Brittany, insieme ad un costante e pungente sentore di paura, sarebbero dovuti rimanere celati nei meandri del suo animo, altrimenti nemmeno una occasione sarebbe stata concessa alla sua docile indole.
Così, intanto che le infreddolite dita della giovane Tassorosso agganciavano il nero cordoncino ovale della sua mantella al rispettivo bottone, in maniera tale da impedire alle discontinue folate di vento di nuocere alla sua gola, le gambe della ragazzina oltrepassarono il lieve dislivello, inducendo la nera pianta della sua calzatura ad immergere il suo saldo progredire in un melmoso terreno.
Solamente, una manciata di metri distaccava il risoluto sguardo della ragazzina dalle bionde trecce da un presunto contatto con la tenebra delle sue oscure iridi, talmente concentrate a rimuovere dai fragili rametti il sottile stelo delle mediocri foglie rimaste, in modo da piegare le loro esili nervature e lasciarle acquisire vita, portando il rinsecchito fogliame a svolazzare attorno alla spoglia quercia, da non prestare una minima parvenza di attenzione al suo sussistere.
Ciò nonostante, malgrado un lieve accenno di interesse avesse indotto la curiosa mente di Brittany a domandare al suo inesperto intelletto la sorgente di quella straordinaria magia, il sostare immobile del suo corpo ridiede alla sua ragione il motivo del suo vitale avvicinamento a lei, dando così alla sua bocca dischiusa un intenso sospiro di nervosismo da abbandonare, seguito da un alquanto obbligato schiarimento di voce.
-“Santana..”-
Un leggero ed incontrollato incrementare della cadenza cardiaca della giovane Tassorosso, associato ad un tenue avvertire di una soffocante morsa alla base dello stomaco, era la conseguenza del lieve arrestare del ricorrente movimento della ragazzina dai capelli corvini, sintomo di una presenza a cui non poteva essere elargita una seconda possibilità di venire occultata.
Una corposa nuvoletta di aria condensata venne rilasciata dalle dischiuse labbra di Santana, risultato di un sonoro sbuffare di irritazione, mentre il suo sguardo trovava nel marcato elevare dei suoi occhi un minimo sentore di riduzione della sua già crescente condizione di insofferenza.
Le stizzite sfumature delle sue iridi non allontanarono neanche un mezzo frammento di secondo la loro concentrazione dalla ruvida ed essiccata foglia che ruotava lentamente tra le rossastre dita della sua mano sinistra, oramai consce sulla identità della figura sottostante e sulla monotona e tediosa richiesta a cui avrebbe dato adito, vista la somiglianza con una precedente situazione.
-“Non ho io il tuo stupido ratto”-  
La lapidaria intonazione della sua asserzione rimase ancorata al flemmatico dondolare del fino stelo tra i suoi polpastrelli, senza mai concedere una celere occhiata alla zona inferiore della sua destra, anche nel momento in cui la presa intorno al rugoso gambo venne a mancare, conducendo la foglia a dispiegare le sue immaginate ali e a volteggiare serafica alla medesima altezza dei suoi occhi.
Un sommesso movimento della gola di Brittany, in un accennato ripristinare della giusta salivazione, cedette il suo sfondo al preludio di una passata reminiscenza, dove il suo animo era stato colto da un violento sentore di angoscia, di fronte al ritratto della nera punta di una bacchetta rivolta contro il suo volto, una circostanza che era sopraggiunta proprio in seguito ad una similare conversazione.
Per un fugace attimo, il velo di sommaria risolutezza in cui il suo mansueto ed emotivo carattere era stato avvolto venne costretto ad increspare la sua limitata stratificazione, facendo emergere la reale natura del suo temperamento, dinnanzi a cui, un tenue abbassare delle sue palpebre, accostato ad una flebile esalazione di un essenziale respiro profondo, produsse un effetto alquanto necessario al suo stesso essere, ripristinando la parvenza di un fondamentale ardire.
-“Non..non sono qui per questo..”-
Al contrario della precedente dichiarazione, un indistinto tremore aveva fatto incespicare la lingua di Brittany, intanto che le sue inquiete iridi restituivano la loro attenzione alla indifferente sagoma, situata al di sopra del suo capo, sintomo della comparsa di un principio di agitazione, derivato dalla consapevolezza del significato delle parole a cui era sul punto di convenire la loro enunciazione.
- “..io..ho bisogno del tuo aiuto..”-
Un leggero soffio di vento fece scivolare dalle rigide dita di Santana il grinzoso picciolo di una foglia, lasciando alla tenebra del suo sguardo solamente il vuoto da osservare.
Per un intero giro di orologio, alcun accenno di un minimo movimento venne a cogliere lo statico corpo della giovane Serpeverde, a differenza del debole tumulto a cui il suo animo era obbligato ad essere soggetto, un fioco sentore di turbamento che aveva attorcigliato le viscere del suo stomaco, conducendo il suo capo a dare adito ad un lento e graduale voltare in direzione della sua destra, fino al momento in cui le sconcertate ombre dei suoi occhi incrociarono il chiarore di un incerto azzurro.
Ancora una volta, un indeterminato tempo, accompagnato dal protrarre di un gravoso silenzio, fece scorrere le sue lancette, accrescendo il senso di smarrimento nella mente di Santana e la condizione di apprensione nel cuore di Brittany.
Tuttavia, mentre il prolungare della statica situazione aveva cominciato a ridurre il nervosismo della giovane Tassorosso, inducendo la sua ragione a credere nella concretezza di una dissimile reazione, a dispetto delle trascorse occasioni, il sopraggiungere di una sguaiata e caotica risata, traboccante di scherno e derisione, non fece altro che sussultare il rabbonito corpo della ragazzina dalle bionde trecce, riportando il suo placato animo ad uno stato di violenta ed improvvisa angoscia.
Dal canto suo, la condizione della giovane Serpeverde non era mai stata così vicina ad una gaudente sensazione di benessere, dinnanzi alla inverosimile stranezza di una assurda rivendicazione a cui le sue corde vocali avevano elargito la loro ovvia risposta.
-“Del mio aiuto?”-
Il divertito formulare della sua implicita domanda riecheggiava con fragore, scortato dal persistente eco del suo canzonatorio sogghignare, talmente intenso e carico di estrema veemenza da condurre le dita della sua mano sinistra a rimuovere dal contorno delle sue umide iridi la inattesa comparsa di un velo di irrisorie lacrime.
Santana scosse lievemente il capo, in un rimarcato accenno di immeritata sopportazione, mentre il sonoro sospirare di una impaziente rassegnazione incontrava il timoroso sguardo della babbana.
-“Credevo che il tuo bacato cervello non potesse spingersi ancora oltre..”-   
Il rapido ed inaspettato contrarre del ventre di Brittany, in una vigorosa e soffocante morsa, seguito da un brusco e veemente accelerare del suo ritmo cardiaco, condusse i muscoli delle sue intorpidite braccia a modificare la loro rettilinea posizione, in maniera da collocare il mediocre calore emanato dalla sua assiderata pelle in corrispondenza del suo gracile torace, in un vano abbraccio protettivo a cui venne dato un necessario cenno di incremento, dinnanzi al continuo sghignazzare della giovane Serpeverde.
Un lieve inspirare del suo naso, in un debole intento di restituire alla sua narice sinistra una esigua porzione del suo cadente muco, associato ad un solerte sbattere delle sue palpebre, nella speranza di riuscire a contenere il cospicuo giungere di una patina di calorosa lucidità, concesse il suo sfondo al preludio di una incombente sensazione di asfissiante sofferenza, derivata dalla consapevolezza che il suo proposito di mettere in evidenza il suo frammento di risolutezza era stato completamente sgretolato.
Invero, di fronte al persistere del grossolano e frastornante ghignare di Santana, accompagnato dal doloroso rammentare delle sue dure ed offensive parole, il contrito cuore della giovane Tassorosso supplicava alla sua costernata mente di tornare indietro, consentendo così al suo sconfortato animo di non annegare ulteriormente nella tenebra di un desolante oblio.
Tuttavia, la tenue parvenza di intelletto, di cui ancora disponeva il suo avvilito spirito, non concedeva alle tremolanti gambe della ragazzina il permesso di abbandonare il sentore di mortificazione che la circondava, alquanto cosciente della sostanziale esigenza della sua collaborazione.
Difatti, nonostante la presenza di Mike e Tina, a cui Brittany avrebbe potuto rivolgere serenamente la sua essenziale richiesta di aiuto, il suo istintivo raziocinio la spingeva a ritenere plausibile una loro declinazione nei riguardi del suo appello, dato il florido criterio di razionalità che contraddistingueva la casata dei Corvonero, una frequente ed assidua logica, secondo cui, sarebbe stato fondamentale attendere il sostegno di un personale adeguato.
Inoltre, la sua concentrazione aveva adagiato il suo interesse anche sulle figure dei suoi due nuovi amici, Sam e Blaine, ma non sarebbe mai riuscita a domandare loro assistenza, visto il fugace tempo in cui avevano vissuto ad Hogwarts, partecipando a lezioni da cui avevano appreso solamente una minima base di incantesimi.
Di conseguenza, il solo conosciuto individuo sul quale la Tassorosso avrebbe avuto occasione di fare affidamento risultava essere Santana.
Ancora una volta, un obbligato celare delle arrossate sfumature delle sue iridi, seguito dal doveroso abbandonare di un lungo sospiro di anelante conforto, venne portato avanti dalla angosciata anima di Brittany, alla ricerca di una vitale forza a cui aggrappare il suo medesimo essere, in maniera tale da consentire al suo arduo obbiettivo di guadagnare una indispensabile opportunità.
Così, elevate le sue palpebre, la ragazzina dalle bionde trecce rivolse il suo fiducioso sguardo al volto beffardo della giovane Serpeverde.
-“Ma..Quinn..lei..”-
Il suo fragile tentativo di fornire una valida ragione da cui Santana avrebbe potuto cogliere la gravità della circostanza in cui sostava la sua amica, insieme ad altri venti ragazzi, in modo da comprendere la rilevanza del suo contributo, non ebbe alcuna possibilità di terminare, frenato dal rapido mutare della sua espressione, le cui fattezze, erano alquanto lontane dalla precedente manifestazione di un derisorio sentore.
Infatti, il consueto tratto delle sue labbra, innalzato dalla feroce ampiezza delle sue risate, non era altro che una linea retta, vicina alla formazione di una disgustata smorfia, mentre il disseccato strato di umidità tra le sue nere ciglia aveva lasciato il posto al riflesso di una offesa ed adirata occhiataccia, conseguenza del taciturno affiorare di una sottintesa condizione che indicava la giovane Serpeverde come una insulsa idiota, sottomessa ad un futile ed insignificante piagnisteo di una inutile babbana a cui non avrebbe di certo concesso alcun riscontro.
-“Non me ne frega niente di quella lurida mezzosangue..”-
La tagliente durezza della sua affermazione, risultato di un crescente sentore di ignara stupidità, dal quale la sua avveduta e sagace mente aveva tutto il diritto di fuggire, venne accostata ad un celere ed improvviso elevare della sua figura, le cui gambe, non persero tempo ad indirizzare le suole delle sue scarpe verso la paludosa superfice, atterrando ad un metro di distanza dalla fastidiosa sagoma della Tassorosso.
La compattezza del difensivo intreccio delle braccia di Brittany venne indotta ad abbandonare la sua condizione, intanto che la solerte andatura della sua cadenza cardiaca cedeva credito ad una nuova mole di accelerate pulsazioni, lasciando alla sua dischiusa bocca il compito di sfogare il suo affanno, e le viscere del suo stomaco contraevano il soffocante preludio di una irruente sensazione di terrore, dinnanzi alla crudele tenebra dello sguardo di Santana che avanzava nella sua direzione.
Per un indeterminato lasso di tempo, il cuore della ragazzina dalle bionde trecce smise totalmente di funzionare, danneggiato da una inattesa ed estrema vicinanza da cui le sue atterrite iridi erano in grado di scandagliare ogni centimetro della freddezza dei contratti lineamenti del suo nauseato viso.   
 -“..men che meno di te..”-
Una leggera nuvoletta di vapore, dovuta al sottile contrarre della mascella della giovane Serpeverde, in un vigoroso digrignare dei suoi denti, fece capolino tra il mediocre spazio lasciato dai loro limitrofi volti, sfiorando la rossastra punta del naso della giovane Tassorosso.
Per una frazione di secondo, il repulsivo ed irato sguardo di Santana rimase ancorato alle impaurite sfumature dei celesti occhi della babbana, abbandonando il contatto solamente un breve istante, in modo da permettere alle sue elitarie iridi di squadrare con evidente avversione la anonima figura davanti a lei, prima di sollecitare le sue gambe ad orientare il loro passo in direzione della rispettiva sinistra.
Le screpolate labbra di Brittany vennero accarezzate da un lungo e tremolante sospiro di accennato sollievo, sinonimo della presenza di un abbondante fiato da cui la sua ostruita gola era stata in grado di liberare ogni porzione del suo trattenuto respiro soltanto nel momento in cui il soffocante gravare del giudicante ed oppressivo sguardo della ragazzina dai capelli corvini aveva deciso di ritrarre il suo schifato ed asfissiante scrutare, concedendo così alle dissolte pulsazioni cardiache della Tassorosso la possibilità di ricominciare a battere.
Di nuovo, il tremante ed infreddolito corpo della ragazzina dovette cedere al suo inquieto animo un considerevole attimo di tregua, in maniera tale da consentire al minimo sentore di determinazione, a cui il suo remissivo temperamento aveva elargito una esigua collocazione, di riacquisire un modico controllo sulla sua costante condizione di angoscia.
Di conseguenza, mentre la sua medesima essenza tentava di ridurre il veemente irrigidimento in cui sostava il suo stomaco, contratto in una dolorosa morsa di profondo turbamento, la concentrazione delle azzurre iridi di Brittany, avvolte da una flebile parvenza di audacia, da cui il loro concreto timore era celato, venne indirizzata alla sua destra, dove il dinamico ondeggiare del morbido tessuto della nera mantella di Santana faceva da sottofondo ad un sostenuto procedere a cui era indispensabile imporre un arresto.
Così, il solerte ed atteso affiorare nella sua mente della risaputa coercizione protratta da Quinn nei confronti di Santana, un implicito ricatto che la giovane Corvonero aveva rivendicato durante tutto il primo semestre, in un realizzato intento di ostacolare il probabile avvenire del famigliare senso di tirannia ed ingiustizia di cui la sola presenza della giovane Serpeverde era sempre stata una concreta artefice, indusse la restia lingua della ragazzina a formulare il preludio di una sottile minaccia.
Tuttavia, la sua socchiusa bocca non diede adito ad alcuna sorta di intimidazione, trattenuta nel suo vitale obbiettivo da un generale malessere interiore, derivato dal doveroso compiere di una azione di cui il suo benevolo carattere non riusciva a riscontrare neanche una causa comune, e dal giungere di un inaspettato pensiero, il cui contenuto verteva sulla nascita di quel tacito accordo, generato da una indistinta ed estranea condotta tenuta da Santana dalla quale era sopraggiunta la loro insperata salvezza.
Pertanto, al contrario di incanalare il suo conquistato barlume di risolutezza nella esternazione della necessaria avvertenza, il suo incurioso intelletto decise di domandare il motivo da cui il suo avulso agire fosse stato scaturito, dato il suo precedente affermare di una totale indifferenza nei riguardi della loro stessa esistenza.  
-“Perché allora non hai lasciato che accadesse?”-
Immediatamente, la solerzia del celere avanzare della giovane Serpeverde venne meno, rimpiazzata dal fulmineo pervenire di un assoluto stato di immobilità, conseguenza del sorgere di un imprevisto ricordo, di fronte a cui, la caotica mente della ragazzina dai capelli corvini non era in grado di fornire alcuna logica spiegazione al suo medesimo comportamento.
Invero, nonostante il tenue fiorire di una condizione di turbamento avesse colto il suo gelido cuore, dinnanzi al significativo disprezzo enunciato dalle dure parole della mezzosangue, imponendo al suo progredire di rintracciare il suo immeritato slancio di arroganza, in maniera tale da restituire alla sua personale essenza la corretta ubicazione a cui avrebbe dovuto sottostare, il reale fulcro del movente che aveva indotto la sua mano sinistra a ghermire la bacchetta e la sua voce a pronunciare il salvifico incantesimo non trovava nessuna risposta.
Difatti, come era accaduto in relazione alla precedente circostanza, il manifestare di una inconsueta sensazione di smarrimento diede al suo disinteressato animo un fugace momento di incertezza sulla effettiva natura della sua indole, tendenzialmente predisposta alla cieca spietatezza.
Tuttavia, a dispetto del lieve accenno di titubanza in cui era avvolto il suo stesso essere, il corpo di Santana costrinse il relativo operare a non mostrare alcun segnale di insicurezza, intimando così alle sue labbra di contorcere la loro forma, fino ad assumere le fattezze della sua inimitabile smorfia di presunzione, e al suo sopracciglio sinistro di innalzare la sua ineguagliabile sfrontatezza.
-“Semplice..”-
Le oscure iridi di Santana tornarono a rivolgere il loro interesse in direzione della sgradevole figura della babbana, dove incrociarono le azzurre sfumature del suo esitante sguardo, mentre il distinto sentore del sopraggiungere di una ennesima mortificazione trovava riscontro nel provocatorio tono della sua goliardica voce.
-“..voglio essere io la sola a godere del vostro ultimo istante di vita..”-
Ancora una volta, la cadenza del battito cardiaco di Brittany venne costretta a modificare la sua già vacillante andatura, lasciando al suo irregolare palpitare soltanto la percezione di un vuoto assoluto, esattamente come la ferrea stretta attorno alle viscere del suo stomaco, condotta in un precedente tentativo di alleggerimento della violenta pressione sul suo soffocato ventre, dal quale, non ottenne altro che un travolgente ed incontrollato incremento del vigore della medesima costrizione.
Per un indefinito intervallo di tempo, il tremante corpo della ragazzina rimase ancorato ad una totale condizione di immobilità, conseguenza di un vorticoso ed aggressivo subbuglio interiore da cui il suo atterrito animo era brutalmente braccato, dinnanzi alla implicita allusione appena accennata nella sua agghiacciante dichiarazione.
Ciò nonostante, a differenza del consueto senso di generale soggezione, a cui era indotta ad essere sottomessa, nel momento in cui la natura del suo spirito era ghermita da una profonda sensazione di angosciante terrore, il singolare affiorare di un insolito stato di crescente risentimento venne ad accostare il comune approdare della sua ordinaria paura, conducendo le unghie della Tassorosso ad affossare il loro anomalo rancore nella fredda e delicata pelle dei suoi racchiusi palmi.
Pertanto, mentre la costanza della divertita e boriosa espressione di Santana non abbozzava alcun segnale di alterazione, continuando a solcare con orgoglio la fisionomia del suo canzonatorio volto, il veemente ed inatteso emergere di un intenso sentimento di rabbia nel contrito ed incredulo cuore di Brittany, riguardo ad una acquisizione di consapevolezza della concreta esistenza di un disumano menefreghismo, sospinse le sue corde vocali a cedere un suono alla tanto taciuta convenzione di cui Quinn era responsabile.
-“Lo sai cosa accadrà se non mi aiuti..”-
Di nuovo, la fuggente figura di Santana, impegnata a dare adito al preludio di una rotatoria movenza, venne obbligata a mettere da parte il famigliare intento di congedare la sua inesperta indole da una scomoda situazione, forzando il volgere del suo corpo ad arrestare a metà strada il suo desideroso proposito di allontanamento.
Tuttavia, contrariamente alla trascorsa circostanza, dove il giungere di un inaspettato interrogativo dalla tediosa babbana aveva indirizzato la sua mente in un tenue vortice di scompiglio, dal quale il suo accorto intelletto non era stato costretto a prodigare la sua scaltrezza, in maniera tale da riuscire a scampare al suo infido inganno, dato il mediocre effetto del suo quesito, il lampante enunciare di un sottinteso ricatto, a cui la giovane Serpeverde era ben consapevole di non avere alcuna possibilità di elevare una sola obiezione, vista la dolorosa ripercussione che avrebbe elargito, condusse il ritmo del suo battito cardiaco a subire una accelerazione talmente rapida ed improvvisa da rendere il suo fiato un esiguo barlume di un dissolto respiro.
Per un breve istante, le oscure iridi della ragazzina dai capelli corvini soffermarono le turbate ombre del suo sguardo sulla paludosa superfice del terreno sottostante, in un abituale intento di impedire al fiorire delle sue emozioni di evadere dalla loro interna condizione, sopprimendo così il soffocante tumulto dentro al suo animo.
In seguito, una volta assicurate che le fattezze del suo volto non mostrassero neanche una minima parvenza di agitazione, restituendo ai suoi lineamenti la ordinaria sembianza di una imperturbabile indifferenza, la concentrazione di Santana venne indirizzata alla sua destra, dove ad attendere il suo arrivo vi era la inconsueta espressione di Brittany, un concentrato di assoluta risolutezza ed ostinata irremovibilità dal quale il perspicace raziocinio della giovane Serpeverde comprese di non detenere alcuno scampo.
Così, il lieve dischiudere della sua bocca, in un lungo e profondo sospiro di insofferenza, susseguito da un irritato incrociare di braccia davanti al suo petto, diede adito alla sua apparente resa.  
-“Allora? Cosa devo fare?”-
 


Il lieve sporgere del busto di Brittany in avanti, in un accennato inclinare della sua figura, concesse alle dita delle sue mani di distendere un ripiegato pezzo di carta, in precedenza estratto dalla tasca destra dei suoi jeans, sulla ruvida e rocciosa estensione del muricciolo, collocato attorno al giardino interno della scuola.
Le socchiuse labbra della giovane Tassorosso vennero accarezzate da un tenue sospiro di rinnovata stanchezza, dinnanzi alla miriade di tratteggiate linee che percorrevano circa ogni centimetro della discreta grandezza della mappa, raggiungendo una sequela infinita di nere croci, da cui non era mai risultata nessuna traccia di esistenza della fatidica colonia di aracnidi.
-“Questa è..”-
Il preludio della sua intenzione di rendere partecipe la conoscenza di Santana sulla grave circostanza in cui sostava Hogwarts da almeno mezzo semestre, fornendo al suo totale disinteresse una serie di utili informazioni nei riguardi della cartina topografica a cui stavano concedendo la loro attenzione, non certa del fatto che la giovane Serpeverde fosse conscia del significato di tutte quelle indicazioni, ebbe solamente la possibilità di rimanere incastrato nella lingua della ragazzina dalle bionde trecce, sgarbatamente interrotta dalla durezza del suo tono di voce.
-“Lo so..”-
Il tenue roteare delle sue orbite oculari, accompagnato dal distinto vibrare delle sue corde vocali, in un sonoro sbuffare, fece da sfondo al suo inconsistente avanzare in direzione del muretto, prima di curvare il suo torace verso la piantina della Foresta Proibita.
Il rapido vagare delle sue oscure ed attente iridi sulle numerose demarcazioni tracciate tra le varie zone della mappa cedette alla sua mente il valore ed il senso di quelle interminabili linee, totalmente accavallate fra loro, cogliendo il motivo dal quale avesse trovate origine la richiesta di sostegno della babbana, nonostante non fosse affatto chiara la ragione che vedeva lei come la destinataria.
Difatti, era alquanto evidente la tipologia di supporto a cui la Pierce faceva riferimento, una anelata rivendicazione di aiuto, di cui usufruire, in maniera tale da essere in grado di rintracciare il misterioso nascondiglio dei ragni.
Tuttavia, sebbene il lungimirante intelletto di Santana stesse cercando nei meandri del suo cervello il sorgere di una qualcheduna erudizione, in riferimento al vasto e, per la maggioranza delle specie, inutile mondo degli animali, nulla di rilevante sopraggiunse alla sua rievocativa memoria, inducendo il suo capo a scuotere la sua impossibilità di collaborazione.
Il flebile risuonare di un affranto sospiro, dovuto alla evidenza di un mancato appoggio, condusse il distaccato sguardo della giovane Serpeverde a rivolgere il suo fittizio interesse in direzione della sua destra, addentrando la tenebra dei suoi occhi tra la rammaricata fisionomia dello sfibrato volto della babbana, la cui attenzione, verteva ancora sulle intrecciate rette della cartina.
-“Qualcosa mi sfugge..”-
Il braccio destro di Brittany venne innalzato, in modo da dirigere le dita della sua mano nel retro del suo collo, in corrispondenza della nuca, dove le sue unghie iniziarono a grattare il loro irritante stato di confusione.
-“..insomma..”-
Di nuovo, il fiorire di una accentuata condizione di nervosismo fece fremere le pareti della sua gola, in uno stizzito alito di acuto sfinimento, mentre il marcato spalancare delle sue braccia dimostrava la sua condizione di imminente esaurimento.
-“..avrò letto almeno una decina di libri riguardo alla famiglia degli Argyroneta..eppure..niente..”-
Il sorgere di un sottile velo di umidità tra le bionde ciglia della Tassorosso costrinse i suoi polpastrelli a tamponare il bagnato contorno delle sue azzurre iridi, sintomo di una incontrollabile frustrazione a cui la ragazzina dai capelli corvini non convenne alcun genere di conforto, troppo occupata a dare alla sua mente una riformulazione del nome a cui la razza di quegli aracnidi apparteneva.
Invero, la denominazione della loro categoria non risultava affatto nuova al suo acculturato cervello, il cui assiduo riflettere, venne ricondotto al ricordo di un libro, consultato durante il viaggio di andata verso Hogwarts, un consistente manuale sulle peculiari caratteristiche delle creature oscure, da cui, era stata in grado di apprendere una cospicua dose di notizie sul microcosmo che governava il loro universo, in particolare una inaspettata rivelazione aveva catturato il suo intelletto, ovvero, la reale esistenza di una sottospecie di ragni a cui era possibile rimanere sotto la superfice di uno specchio d’acqua per un periodo di tempo molto lungo, addirittura giorni.
Per un breve istante, il meditativo sguardo di Santana ridiede la sua attenzione alle linee raffigurate sulla carta topografica, alla ricerca della paludosa e stagnante zona della Foresta Proibita, un luogo di cui le croci avevano segnato la porzione circostante, lasciando vuoto lo spazio interno.
Di conseguenza, il territorio limitrofo al laghetto era stato controllato nel momento in cui la colonia di aracnidi aveva immerso tutta la sua famiglia nelle profondità dello stagno, riuscendo così a celare la loro presenza da una serie di occhi inesperti.
Infatti, era piuttosto improbabile che qualcheduno degli studenti, ed anche parte del corpo docente, avessero avuto l’opportunità di sfogliare un volume di illegale natura sulla origine delle bestie a cui Voldemort aveva fatto affidamento durante la battaglia finale.
Le labbra di Santana contrassero la loro forma nella sua tradizionale smorfia di immodesto orgoglio, accompagnate dal solito elevare del suo sopracciglio sinistro, dinnanzi alla evidente manifestazione del suo superbo ingegno.
-“So dove si trovano..”-
Per un fugace attimo, il costante battere del cuore di Brittany venne a mancare, mentre, rivolgendo il chiarore delle sue arrossate iridi in direzione della giovane Serpeverde, la speranza del suo sguardo trovava un possibile riscontro nel solerte picchiettare del suo dito indice su una specifica area della  mappa.
Tuttavia, il preludio di una travolgente condizione di incontenibile entusiasmo, preannunciata da un rapido ed improvviso riacquisire della regolare cadenza delle sue palpitazioni, accostato al pervenire di un incredulo sentore di benessere a cui le viscere del suo stomaco erano state sottoposte, dovette interamente rinunciare a qualunque intenzione, di fronte alla certezza di un territorio sul quale era già stata compiuta una considerevole operazione di ricerca.
Le confuse sfumature dei suoi occhi concretarono il loro smarrimento sulla altezzosa tenebra delle soddisfatte iridi di Santana, in un timoroso intento di comprendere se la natura del suo gesto fosse legata ad un canzonatorio proposito, oppure semplicemente associata ad un suo errore, nonostante non credesse alla sua supposizione nemmeno lei stessa.
Pertanto, la lingua di Brittany costrinse la sua bocca a dischiudere il suo vitale bisogno di chiarezza, domandando alla ragazzina al suo fianco la concreta risposta alla sua allarmante congettura, eppure, alcun suono venne rilasciato dalle sue labbra, bloccate nella sua idea da un inatteso ricordo, derivato da una inconscia valutazione della zona a cui la Serpeverde aveva concesso il suo riguardo.
Invero, dinnanzi al tumultuoso turbinare della sua mente, in relazione alla restituita memoria delle parole di Quinn, incentrate su una eventuale scoperta della maniera in cui il singolare gruppetto di ragni era stato in grado di muovere la sua comitiva dentro alle mura del castello, evitando così una possibile individuazione, il cosciente cervello della ragazzina dalle bionde trecce ebbe la prontezza di carpire che la titubante teoria di un verosimile passaggio nei condotti idraulici, avanzata dalla sua amica, era del tutto veritiera.
Un accentuato ed istantaneo sgranare delle sue attonite iridi diede alla stessa Brittany la incredula consapevolezza che Santana avesse realmente scovato il tanto bramato nascondiglio.  

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Capitolo 7
*** Incontro Mortale ***


Incontro Mortale


Con una sottile rotazione del polso destro, le infreddolite ed arrosate dita di Brittany, accentuarono la delicata distensione del gelido bordo della cartina topografica, in maniera tale da consentire alle sue incerte iridi di cogliere la corretta direzione del loro avanzare.
Tuttavia, la caotica superfice della mappa, contrassegnata dal confusionario accavallare di una serie di sovrapposte ed intrecciate linee nere, allontanava la dubbiosa mente della giovane Tassorosso da una qualche possibile soluzione, obbligando così il suo cammino a rimanere sospeso al centro di una netta biforcazione.
Una tenue nuvoletta di vapore venne liberata dalle sue rosee e sottili labbra socchiuse, sintomo del leggero rilascio di un flebile sospiro di crescente esitazione, dinnanzi al continuo e solerte vagare del suo titubante sguardo sulle aggrovigliate ed intricate rette della mappa, alla disperata ricerca di un indizio che avrebbe indotto la condizione di smarrimento, in cui sostava il suo competente intelletto, a sottrarre la sua indesiderata presenza, così da condurre il loro necessario progredire ad individuare il giusto tragitto verso la meta.
Ciò nonostante, il diligente tentativo della ragazzina dalle bionde trecce di recuperare la sua abituale conoscenza sul complicato orientamento dello scuro tracciato rappresentato sulla piantina, dato il suo stesso coinvolgimento nella realizzazione di una sequela di segmenti, essenziali nella formazione di un distinto percorso, non ebbe il tempo di avvalere la sua concentrazione neanche di un modesto secondo del suo proposito, completamente interrotto dal sopraggiungere di un improvviso gridolino alle sue spalle.
-“Qualcosa mi ha sfiorato la caviglia!”-
Uno stanco elevare delle infastidite orbite oculari di Brittany, in una famigliare rotazione di evidente scocciatura, accompagnato dal sonoro abbandonare di un profondo sospiro di innegabile irritazione, diede il suo adito al prevedibile giungere della consueta e monotona circostanza, da cui era oramai assoggettata, dal fatidico inizio del loro viaggio.
Difatti, le azzurre iridi della giovane Tassorosso non convennero alcun genere di attenzione, di fronte al solito schiamazzare dalla sua voce, mantenendo il suo tediato sguardo rivolto al risolutivo incrocio davanti a lei, prima di restituire il suo interesse alle articolate indicazioni della mappa, in modo da distaccare il suo apparato uditivo dallo scontato preludio di un lamentoso e monocorde borbottare dietro di sé.
Invero, la lingua di Santana muoveva tagliente la sua velenosa punta, in un sommesso mormorare di una indistinta sequela di oscuri sortilegi ed antichi malefici, mentre le dita della sua mano sinistra incrementavano la pressione della loro stretta attorno al manico della sua bacchetta, nella presumibile evenienza che qualche orrida creatura sarebbe potuta emergere dal fangoso strato al di sotto della suola delle sue scarpe.
Eppure, nulla di rilevante venne colto dalla tenebra delle sue prudenti ed avvedute iridi, sebbene il lieve innalzare della melmosa patina del terreno avesse elargito al diligente osservare della giovane Serpeverde il possibile affiorare di un raccapricciante animale, costringendo le oscure sfumature dei suoi occhi a ritrarre la loro attenzione dalla acquitrinosa superfice sottostante e la estensione della sua arma a fare ritorno dentro alla tasca posteriore dei suoi jeans.
Il fragore di un marcato sospiro di inevitabile insofferenza cedette alle corde vocali della ragazzina dai capelli corvini un profondo stato di intenso fremere, dinnanzi al verosimile vano scrutare dello sprovveduto sguardo della babbana sulla contorta composizione della cartina, in una futile speranza di riuscire ad ottenere dalla sua totale mancanza di intelligenza una credibile risposta sulla strada in cui continuare a dirigere il loro procedere.
Per un fugace attimo, la figura di Santana rimase nella silenziosa attesa di un miracolo, con le braccia incrociate e la punta del piede destro intenta a battere ritmicamente il celere progredire dei secondi sulla paludosa area della Foresta Proibita.
In seguito, di fronte alla sottintesa comparsa di alcun fenomeno sovrannaturale, come ad esempio la ottusa mente della Pierce che affrontava qualcosa di diverso dal solito chiacchierare amabilmente con il suo stupido topo, le gambe della Serpeverde decisero di rivolgere la loro esasperazione verso la statica sagoma di quel incompetente individuo.
Improvvisamente, la contratta fisionomia del concentrato volto di Brittany, assorto in una doverosa indagine sul complesso itinerario assegnato alle innumerevoli linee, venne a mancare, sostituita da un graduale sgranare delle sue azzurre iridi, accostato al tenue dischiudere della sua bocca, dinnanzi al progressivo costruire nella sua meravigliata mente del celato percorso a loro destinato.
Una accennata distensione delle sue labbra, in un tenue sorgere di un entusiastico sorriso, derivato dalla completa acquisizione del tortuoso cammino a cui avrebbero dovuto sottostare, diede credito al ricercato momento in cui la condizione di incertezza, nella quale sostava la sua edotta conoscenza, non detenne più alcun barlume del suo inatteso sussistere, inducendo così il suo corpo ad orientare la direzione dei suoi passi alla relativa destra.
Tuttavia, le calzature della giovane Tassorosso avevano lasciato solamente un paio di impronte sulla infangata superfice, prima che il suo risoluto avanzare venne costretto a subire un ulteriore arresto, dovuto al pervenire di un brusco ed inaspettato movimento, a causa di cui, la violenza di un fulmineo strappo, aveva trascinato il freddo contatto con il bordo della cartina topografica a svanire dalle sue mani.
-“Dammi qua!”-
Il debole ed improvviso socchiudere della rosea bocca di Brittany, conseguenza di un irruento risalire del suo fiato, fino al centro della sua soffocata gola, era il risultato del travolgente fiorire di un rapido incremento della regolare andatura del suo battito cardiaco, la cui imprevista accelerazione, aveva indotto la costanza del suo respiro a perdere una manciata di secondi.
Ancora una volta, a seguito della veemente ed aggressiva azione di Santana, il giungere del comune sentore di una asfissiante morsa alla base dello stomaco, accompagnata da un solerte sbattere delle sue palpebre, essenziale di fronte al meccanico manifestare di un umido velo di turbamento a cui il contorno dei suoi occhi non era in grado di porre alcun freno, fece da sfondo al lento voltare del suo capo in direzione della giovane Serpeverde, situata al suo fianco sinistro, assorbita in una scrupolosa riesamina delle indicazioni tratteggiate sulla mappa.
Il graduale aggrottare della levigata fronte della ragazzina dai capelli corvini indusse la sua liscia pelle a corrugare la relativa cute, dinnanzi ad un arzigogolato intruglio di infinite rette ed incomprensibili segni da cui il suo perspicace intelletto non sembrava riuscire a cogliere neanche una nitida notizia sulla loro stessa ubicazione, conducendo la sua mascella a serrare con forza il preludio di un intenso stato di irritazione.
Invero, solamente il manifestare nella sua incredula mente del paradossale pensiero che il sussistere di un esiguo accenno di intelligenza nel bacato cervello della babbana potesse riscontrare un minimo fondamento di veridicità, faceva sprofondare il suo animo in un inconsueto complesso di inferiorità, a fronte del quale, il suscettibile temperamento di Santana trovava alquanto vitale rispondere con la sua solita arroganza.
Di conseguenza, malgrado il suo considerevole ingegno non avesse indentificato alcuna traccia della strada da perseguire, le sue gambe decretarono come univoca possibilità di percorrenza il melmoso sentiero alla sua sinistra, dato il presumibile addentrare della Pierce nella diramazione opposta.   
-“Dobbiamo andare in questa direzione”-
Così, senza nemmeno concedere il tempo di avanzare una futile replica, la figura della Serpeverde diede adito ad un frettoloso e contrariato progredire dei suoi passi, sostenendo la rotta da lei stessa ordinata.
Ciò nonostante, mentre il lieve dischiudere delle labbra di Brittany abbozzava un timoroso tentativo di rendere noto il suo erroneo procedere, la punta del piede destro della ragazzina dai capelli corvini venne privata della ordinaria assenza di ostacoli sul suo paludoso tragitto, scontrando il vertice della sua scarpa addosso ad una indistinta barriera.
Pertanto, totalmente sprovvisto di una adeguata base di appoggio, il muscolo della gamba sinistra di Santana non ebbe la prontezza di mantenere la sua struttura fisica in equilibrio, trascinando così il suo corpo in una rovinosa caduta.
Il violento fremere delle sue corde vocali, in un profondo gemito di dolore, contenuto dal veemente digrignare dei suoi denti, cedette il suo principio di sofferenza alla lancinante fitta a cui la sua spalla destra aveva dato adito non appena il peso del suo fianco era stato interamente incanalato sul suo braccio.
Le dita della sua mano sinistra, oramai libere dalla costrizione di tenere tra i loro polpastrelli il freddo bordo della cartina, circondarono con vigore la parte superiore del suo arto, intanto che il dolorante contrarre del suo addome cominciava a ruotare la sua rannicchiata sagoma, innalzando il suo busto, fino a restituire al suo corpo una sedentaria posizione.
-“Ma che caz..?”-
Il desiderato intento di imprecare contro la vergognosa progettazione di una foresta, la cui eccessiva altezza degli alberi non permetteva al celeste del cielo di filtrare la luce del sole, lasciando il percorso in una totale condizione di penombra, in modo da non concedere agli occhi dei passanti la possibilità di verificare la sicurezza del loro progredire, aggravata dalla paludosa superfice, in particolare verso la presunta radice sulla quale il dorso del suo piede era inciampato, trattene la sua smania racchiusa nei meandri della sua gola, completamente strozzata dal comparire di una inattesa movenza.
Le oscure iridi di Santana vennero attraversate da una insolita ombra di paura, dinnanzi alla putrida fanghiglia del terreno che spostava sinuosa la sua melma, sollevando progressivamente lo strato di pantano dal suo stesso suolo.
Il leggero allentare della sua mandibola, in un lento ed incredulo dischiudere della sua bocca, seguito da un, apparentemente calmo, movimento del suo braccio sinistro, il quale, scioglieva la pressione delle sue dita attorno alla spalla destra, rivolgendo la sua mano in direzione del limaccioso terriccio, dove le sue unghie affondarono la loro crescente condizione di sgomento, riscontrava come univoca ragione il graduale scemare di una torbida poltiglia dalla ondeggiante massa sottostante, il cui fiacco innalzare, aveva condotto il dilatato sguardo della giovane Serpeverde ad incrociare un paio di tondi occhi gialli.
Il collo della ragazzina dai capelli corvini dovette reclinare lievemente la sua diritta disposizione, così da consentire alla intimorita tenebra delle sue iridi di elevare le sue espanse pupille nere fino ad una manciata di centimetri al di sopra del suo capo, esattamente nel punto in cui il muso affusolato di un serpente attendeva il suo arrivo.
Per un breve istante, il solerte ed impetuoso tamburellare del suo accelerato battito cardiaco nelle vibranti tempie del suo cranio, accompagnato dal comune sopraggiungere di una asfissiante stretta tra le viscere del suo ventre, il cui incontrollato fervore, riusciva a ridurre il suo respiro ad un soffio di alito appena accennato, condusse il tentato sforzo di riflessione della sua mente, sulla necessaria elaborazione di una salvifica tattica, ad annebbiare ogni sua intenzione, creando un tremendo senso di vuoto nel suo sagace intelletto.
Tuttavia, il penetrante giungere di un freddo ed irruento brivido di acuta tensione, talmente ricolmo di ferocia da recidere ciascuna vertebra della sua spina dorsale, scaturito dal fulmineo ed aggressivo mostrare di una letale dentatura, diede alle anestetizzate sinapsi di Santana la furia di una violenta scossa da cui il suo dormiente senno venne ridestato, inducendo il muscolo del suo braccio sinistro a contrarre il suo bisogno di agire, consapevole che nella tasca posteriore dei suoi jeans fosse celata la sua bacchetta.
La densa e soffocante coltre di turbamento ed angoscia, a cui lo spazio circostante aveva ceduto il suo adito, repressa in un inquieto silenzio di attesa, trovava un barlume di fievole vita nel veemente affanno del rapido ed incontrollato respiro di Brittany, le cui azzurre iridi, non avevano mai rimosso il loro terrore dal preoccupante scenario a qualche metro di distanza da lei.
Ancora una volta, la concentrazione del suo atterrito sguardo convenne una diligente dislocazione dalla intimorita espressione sul volto di Santana, allo squamoso profilo della mortale creatura, prima di soffermare le impaurite sfumature dei suoi occhi sulla sagoma del serpente, alla disperata ricerca di cogliere un qualche genere di informazione sulla sua specie di appartenenza.
Così, con il riverbero delle sue irregolari pulsazioni cardiache a cadenzare il costante elevare del suo petto, sintomo del germogliare di un irrefrenabile stato di agitazione, ed il pervenire di una distinta sensazione di irrequieta freddezza sulla umida pelle delle sue mani, la meticolosa attenzione del suo accorto sguardo diede credito ad una accurata ispezione della fisionomia del rettile.
Lentamente, malgrado lo spasmodico scorrere di un prezioso tempo, a cui non era consentito offrire il sopraggiungere di un ulteriore istante, una sequela di notizie iniziarono a riempire la edotta mente  della giovane Tassorosso, a partire dal colore del suo manto, giallo e dorato, cosparso da un notevole numero di nere striature, alla grossa testa, ma al corpo sottile, lungo circa nove metri, fino alle narici, disposte lateralmente rispetto al muso arrotondato.
Per un fugace attimo, le inaridite pareti della sua gola contrassero il loro passaggio, trattenendo nel centro della trachea il fiato della ragazzina, colta da una improvvisa illuminazione.
Invero, dinnanzi alle peculiari caratteristiche riscontrate nella sua minuziosa indagine, vi era soltanto una categoria a cui il serpente avrebbe potuto aderire: era sicuramente un Pitone Reticolato.
Il celere ed incontrollato ritmo del suo cuore venne indotto a subire una lieve riduzione della sua andatura, sotto la parvenza di un flebile sentore di sollievo, derivato dalla considerevole conoscenza che il consapevole cervello di Brittany possedeva nei riguardi della sua razza.
Infatti, nonostante la sua famiglia non fosse affatto attigua alla definizione di rettile dalla mansueta indole, la affilata dentatura del pitone era difficilmente utilizzata come strumento di attacco, tranne durante il necessario momento della caccia ed il doveroso difendere la propria vita dalle sporadiche occasioni di aggressione da parte di creature esterne.
Inoltre, il suo stomaco non aveva alcuna abitudine alimentare in relazione alla carne umana.
Pertanto, Santana avrebbe dovuto solamente mantenere completamente immobile il suo corpo, in maniera tale da lasciare al serpente il compito di verificare la totale assenza di pericolo.
Un sottile rivolo di saliva discese lungo la sua arida faringe, immediatamente seguito da un tremante sospiro di lacerante agitazione, nel momento in cui, le sue azzurre iridi rivolsero la loro coscienza in direzione dei lineamenti del volto della giovane Serpeverde, contratto in una intimidita espressione, non del tutto preparata ad affrontare le probabili conseguenze istigate dalle sue parole.
-“Santana..”-
Il tenue fiorire di un lieve irrigidimento nella statica figura della ragazzina dai capelli corvini, indotto dal giungere di una inattesa voce, condusse la ritrovata costanza del suo battito cardiaco ad essere soggetta di un brusco ed improvviso sobbalzare, il quale, ridiede al regolare ritmo del suo cuore una indesiderata accelerazione.
Di conseguenza, il silenzioso perseguire di una scrupolosa esamina delle sinuose movenze protratte dal rettile, tramite il diligente ed accorto sguardo di Santana, venne totalmente spezzato, a favore di uno sgradevole sbattere di palpebre, a causa di cui, la sua concentrazione non ebbe la possibilità di conservare il sostanziale contatto con le dinamiche comportamentali del serpente.
Il fulmineo indurire della sua mascella, in un frustrato digrignare dei suoi denti, accompagnato ad un sommesso abbandono di un pesante sospiro di insofferenza, cedette il suo sfondo alla verosimile grave perdita di cui la sua inaspettata distrazione avrebbe potuto essere artefice.
Infatti, le attente sfumature dei suoi occhi erano oramai giunte alla vitale codifica della monotona condotta a cui il corpo della serpe stava elargendo ciascuno dei suoi consequenziali movimenti, così da prevedere la sua successiva mossa ed essere in grado di anticipare il suo attacco, nella frazione di secondo in cui le sue dita sarebbero entrate in possesso del manico della sua bacchetta.
Dunque, senza tenere conto del vano richiamo del suo nome, la tenebra delle sue determinate iridi sottomise la sua attenzione alla zigzagante sagoma del rettile, fermamente convinta della necessità di rincorrere il suo temerario intento, data la totale mancanza di un aiuto sul quale contare.
-“..non ti devi assolutamente muovere..”-
Al contrario della precedente occasione, il risuonare del fioco mormorio della babbana, costrinse il suo assorto sguardo ad abbandonare il caparbio conteggio delle volte in cui la biforcuta lingua del serpente era emersa dalle sue fauci, completamente esterrefatto dinnanzi alla mastodontica eresia a cui la boccaccia della Pierce era riuscita a dare adito.
Invero, in relazione alla sua brillante logica, il pensiero di ricercare una opportunità di salvezza non sarebbe stato affatto ragionevole, decisamente migliore era inseguire la saggia teoria di lasciare alle acuminate arcate dentali del rettile tutto il tempo di affondare nella carne altrui.
Solamente, un accennato istante di taciturno scrutare venne sostenuto dalle sue oscure ed incredule iridi, alquanto sconvolte dalla natura di quel velato ordine, una stupida ed insensata direttiva a cui la giovane Serpeverde non avrebbe di certo concesso alcun credito, prima di rendere conto alla sua stessa intelligenza che la sorgente del suo stupore avesse origine nel solo considerare la presenza di una futile intimazione.
Pertanto, nonostante il volto della babbana rispecchiasse le fattezze di una evidente condizione di intenso nervosismo, la concentrazione di Santana convenne il suo reale interesse alla letale creatura davanti a lei.
Ancora una volta, le assiderate labbra di Brittany dovettero sottostare al caloroso passaggio di una tremante carezza, derivata dalla essenziale liberazione di un debole sospiro di crescente angoscia, di cui la giovane Tassorosso sentiva il bisogno di rilasciare la sua soffocante pesantezza, dinnanzi alla leggera contrazione della mano sinistra di Santana, risultato del palese ignorare delle sue parole.
-“..se rimarrai ferma non ti attaccherà..”-
Di nuovo, le indicazioni della ragazzina dalle bionde trecce, enunciate con una consistente urgenza a contornare il tono della sua fragile voce, raggiunsero le isolate orecchie della giovane Serpeverde, a cui il suo avvertimento sembrava soltanto un mezzo di disturbo.
Infatti, il suo corpo non cedette ad alcun genere di cambiamento, talmente risoluto nel perpetrare la sua brillante decisione, da consentire al suo braccio sinistro di accelerare il suo vitale tentativo di ridurre le distanze tra il fremere irrequieto delle sue dita ed il sottile spiraglio di apertura nella tasca posteriore dei suoi jeans.
Tuttavia, la sua intenzione di affrettare il delicato processo di acquisizione della relativa bacchetta, non ebbe il tempo di concludere il suo fondamentale proposito, trattenuta, ad una sola manciata di centimetri dal nero manico della sua arma, dal fugace ed improvviso avanzare della curvilinea figura del serpente, il cui tondeggiante muso, decise di sospendere il suo inatteso scatto ad un solo palmo di intervallo dal naso della ragazzina dai capelli corvini.
Il riverbero di un veemente fremere delle corde vocali di Brittany, attenuato dalla lieve ostruzione apportata dal freddo strato di pelle dei suoi palmi, sinonimo di un atterrito grido a cui non era stato elargito il permesso di abbandonare il suo profondo terrore, fece da contorno alla rapida movenza del rettile, esaurendo il lancinante fragore della sua vibrazione, nel momento in cui, la sottile striscia nera al centro dei suoi giallastri occhi rivolse il suo interesse alla estranea sagoma di fronte a lui.
Il preludio ad una distinta percezione di disidratante secchezza prese forma nella dischiusa bocca di Santana, risultato del brusco arrestare del suo respiro, esattamente nel centro della sua arida gola, mentre una tenue ombra di paura sfiorava la tenebra delle sue sgranate iridi, diretta conseguenza del progressivo socchiudere delle sue fauci, sature di una biancastra saliva, il cui nauseante odore, costrinse le narici della giovane Serpeverde ad arricciare il loro senso di disgusto.           
Ciò nonostante, il vivido ricordo della formula di un difensivo incantesimo continuava ad assillare la sua mente, inducendo i lineamenti del suo volto, irrigiditi in una patina di apprensione, ad attribuire alla sua fisionomia le fattezze di un combattivo temperamento.
Di conseguenza, la dura contrazione della sua mandibola ricondusse la esigua apertura, lasciata dalle sue labbra, a riprendere le sembianze di una sottile linea di intimidazione, intanto che le dita della sua mano sinistra conficcavano le loro unghie nel lurido terreno sottostante.  
-“..Santana..”-
Per la seconda volta, il tremante sussurrare della fievole voce di Brittany, cedette il suo adito al vano intento di richiamare la concentrazione della Serpeverde, alla disperata ricerca di dissuadere il suo sconsiderato intelletto dal conseguire la ardita ed insensata idea a cui la pericolosa condotta del suo corpo stava dando credito.
Tuttavia, come era accaduto nella antecedente circostanza, lo sguardo di Santana rimase ancorato alla mortale creatura dinnanzi a lei, riprendendo a muovere il suo braccio sinistro, arginata nella sua totale incoscienza.
La irregolare cadenza cardiaca del contrito battito della giovane Tassorosso venne obbligata a subire una ulteriore accelerazione, di fronte alla certezza di un epilogo a cui mai avrebbe voluto assistere.
Invero, malgrado il comportamento della ragazzina dai capelli corvini non fosse affatto corretto nei suoi confronti, carico di una infinita sequela di ingiurie, umiliazioni ed aggressioni fisiche, dalle quali, il docile animo di Brittany era riuscito solamente a raggiungere il doloroso baratro di una profonda sofferenza, la comprensiva indole del suo sensibile spirito non ebbe nemmeno la brama di dedicare il suo pensiero ad un vile proposito, come ostacolare il sorgere di una soffocante morsa tra le viscere del suo stomaco ed il fiorire di un rossastro chiarore tra le azzurre sfumature delle sue angosciate iridi.
Pertanto, mentre il sottile spazio tra le sue ciglia lasciava ricadere sulla gelida ed arrossata pelle delle sue guance il calore di una serie di piccole gocce salate, portando la levigata superfice del suo mento a raggrinzare il relativo supplizio, il tremolante dischiudere della sua screpolata bocca diede forma al suo ennesimo tentativo di interrompere la distruttiva azione di Santana.  
-“..ti prego..fidati di me..”-
Di nuovo, la tenebra di un paio di occhi scuri, totalmente concentrata in un necessario studio delle movenze del rettile, dovette restituire la sua attenzione alla fastidiosa figura della babbana, ancora una volta, incredula dinnanzi alla sua ridicola affermazione.  
Tuttavia, a differenza del suo consueto sorvolare sulla disperata espressione a cui i lineamenti del contrito volto della Pierce avevano destinato la loro inquietudine, le tediate ombre del suo sguardo ritrovarono a soffermare il rispettivo interesse sulla evidente patina di umidità di cui il celeste delle sue iridi era ricolmo, un cospicuo velo di lampante preoccupazione che aveva avuto la folle audacia di riversare il suo terrore in una serie di distinte lacrime.
Improvvisamente, una leggera contrazione del basso ventre della giovane Serpeverde, in una tenue stretta, da cui scaturiva il preludio di una anomala sensazione di insolito benessere, indusse il ritmo del suo cuore a soccombere ad una lieve variazione della sua regolare andatura.
Per un indefinito lasso di tempo, le oscure venature dei suoi occhi non allontanarono il loro stato di smarrimento dal turbato luccicare delle impaurite iridi della babbana, così disorientate sulla ragione della sua sofferenza da permettere alle sue sopracciglia di aggrottare la loro confusione.
Dopotutto, il suo atteggiamento nei riguardi della sua futile esistenza non poteva in alcuna maniera essere considerato il responsabile della sua afflizione.
Dunque, il derivare della sua condizione di profondo malessere era costretto a trovare la sua origine in qualcosa di assolutamente differente.
Il sommesso irrigidire dei muscoli del corpo di Santana, accostato al sorgere di una ambigua fitta nel centro del suo addome, dinnanzi al semplice affiorare nella sua perplessa mente di un pensiero così superfluo da non comprendere il motivo del suo inutile pervenire, condusse il suo assorto sguardo a distogliere la sua attenzione dal subdolo ed indefinito sentore a cui il suo animo stava cedendo un inconsueto spazio, in un solerte ed incerto sbattere di palpebre, il cui esaurimento, avrebbe dovuto restituire alla sua considerazione le giallastre iridi del serpente, ma non lo fece.
Difatti, la elevata direzione delle sue oscure iridi, dovuta ad una modesta inclinazione del suo capo, venne obbligata a rivolgere il loro straniamento verso il basso, dove il lieve increspare della sua cute, lungo tutta la sua gamba sinistra, non era altro che il risultato del giungere di un improvviso brivido, causato dalla sinuosa sagoma del rettile, il cui ondeggiante movimento, strusciava il suo zigrinato e squamoso manto sullo stinco della giovane Serpeverde, ricoperto dal sottile tessuto dei suoi jeans, fino ad introdurre la sua estesa corporatura fra la mediocre distanza di cui la sua mano sinistra non era riuscita ad azzerare il limitato distacco.
Il leggero accarezzare delle socchiuse labbra di Santana, sintomo del tenue rilascio di un lieve sospiro di sollievo, accompagnato da un graduale distendere del ferreo indurimento della sua statica figura, seguiva il fortuito sopraggiungere di una inattesa consapevolezza, la quale, vedeva la presenza della mortale minaccia allontanare silenziosamente il suo sussistere, senza lasciare indietro alcuna traccia di sangue.
Per un fugace attimo, la frastornata tenebra dei suoi attoniti occhi trattenne il suo insolito stato di sconcerto sulla acquitrinosa fanghiglia dinnanzi a lei, intanto che la sua annebbiata mente cercava ancora di carpire il motivo di quella anomala condotta, non riuscendo ad attribuire al bacato cervello della babbana una minima parvenza di sagacia, prima di essere ricondotta alla realtà dal pervenire del distinto rumore di un rametto spezzato.
Lentamente, il chinato incurvare del suo collo, concesse alla sua reclinata posizione un progressivo elevare del suo capo, conducendo la ombreggiante sfumatura delle turbate iridi della ragazzina dai capelli corvini ad incrociare il dischiuso palmo di una pallida mano destra, protesa verso di lei, ed il rossastro chiarore di un rincuorato sguardo.
Ciò nonostante, malgrado il vano accennare nel suo smarrito intelletto di una effimera ed erronea meditazione sulla concreta possibilità di accettare il taciuto invito della Pierce, acconsentendo così al suo implicito aiuto, il debole barlume di acume, da cui il suo instabile raziocinio riusciva comunque ad acquisire una esigua porzione di lucidità, indusse la testa di Santana ad ignorare la insensata voce di quella paradossale intenzione.
Di conseguenza, mentre la sua disorientata mente tentava di comprendere la natura del suo stesso comportamento, il necessario distogliere della concentrazione dei suoi occhi da un celeste indugiare sospinse la direzione del suo sguardo ad orientare la sua confusa condizione alla corrispettiva destra, dove sostava immobile, tra la melmosa superfice, il biancastro residuo della cartina topografica.
Pertanto, senza attendere oltre, laddove la sua mano sinistra appoggiava il peso del suo braccio sulla stagnante estensione, in maniera tale da sollevare il suo corpo dal limaccioso sudiciume, le dita della sua opposta mano afferravano il lurido bordo della mappa, allontanandola dal putrido terreno.
-“Credo sia il caso che la tenga tu..”-
Così, una volta consegnata la piantina, le gambe di Santana tornarono a rivolgere la rotta del loro progredire sul precedente sentiero, lasciando il fiorire di una attonita espressione sul sorpreso volto di Brittany.
Invero, sebbene la ragazzina dalle bionde trecce avesse tenuto in ovvia considerazione il suo rifiuto di entrare in contatto con la sua mano, la sua fervida immaginazione non avrebbe mai fantasticato sulla remota evenienza che la crudele Santana Lopez avrebbe sottinteso il reale esistere di una sua qualche vantaggiosa competenza.
 


La tenue costanza di una lieve brezza invernale continuava a seguire il silenzioso procedere del loro risoluto cammino, inducendo il morbido tessuto di un paio di nere mantelle a svolazzare irrequieto, in un leggero e regolare ondeggiare a cui il bordo esterno delle loro luride calzature perseverava ad offrire un sottile strato di sporcizia.
Una sequenza di modeste e profonde impronte tracciava il fangoso sentiero sul quale le suole delle scarpe di Brittany avevano insinuato il designato tragitto, sintomo della evidente determinazione di un convinto avanzare, derivato dalla chiarezza con la quale la consapevole mente della Tassorosso era riuscita ad allontanare ogni genere di problematica, evitando così di ricadere nella misteriosa ed equivoca organizzazione della complessa raffigurazione della enigmatica mappa.
Difatti, malgrado il consueto persistere di un sinistro ed agghiacciante sottofondo, ad accompagnare il solerte progredire del loro celere passo, il cui sporadico ed improvviso accentuare del suo lugubre e raccapricciante contorno, tra il fiorire di un inatteso scricchiolare di gracili rami ed il sorgere di un minaccioso ed acuto sibilare di una serie di gelide folate, aveva indotto le azzurre iridi della ragazzina dalle bionde trecce ad abbandonare il loro assiduo contatto con le intricate parabole e demarcazioni della cartina topografica, rivolgendo la sua inquieta attenzione al tetro e nebuloso ambiente da cui era circondata, e le dita della mano sinistra di Santana ad avvolgere lo sporgente manico della sua bacchetta, in attesa del presunto giungere di un probabile pericolo, le gambe delle studentesse non avevano mai accennato ad una minima parvenza di rallentamento, perseguendo la linea del relativo itinerario, senza troppo indugiare sulle ambigue frequenze sonore a cui il loro apparato uditivo era stato sottoposto.
Di conseguenza, il presupposto perdurare della loro presenza sulla lunga distesa del prefissato tratto di strada da percorrere non poteva fare a meno di ottenere una precipitosa fine.
Il tenue risuonare di un leggero tonfo, portato al suo inaspettato manifestare da un brusco troncare della dinamica cadenza protratta dal volitivo passo di Brittany, a causa di cui, il meticoloso tallonare della incurvata sagoma della giovane Serpeverde non era stato in grado di impedire al suo diligente procedere di arrestare la relativa andatura, lasciando alla sua fronte la sensazione di una breve ed involontaria aderenza contro il pesante tessuto del nero mantello della babbana, in corrispondenza della parte superiore della sua schiena, concesse al turbato aleggiare di una notevole coltre di velata tensione di spazzare il ricorrente echeggiare del funereo rumore della Foresta Proibita.
Così, mentre la graduale elevazione di un assoluto stato di inconsueto silenzio racchiudeva nella sua apparente condizione di quiete la estesa superfice circostante, il lieve aggrottare di un paio di oscure sopracciglia, accostato ad un indistinto scostare della figura di Santana verso la sua destra, in modo da acquisire la conoscenza della ragione, in base alla quale, la delicata pelle del suo volto era andata a sfregare la sua sensibile cute sulla raggrinzita stoffa del ruvido manto della Pierce, ancora incerta sul livello di gravità della sua obbligata reazione, veniva costretto ad alterare la contratta fisionomia dei lineamenti del suo viso, in un progressivo distendere del relativo sentore di irritazione.
Invero, nonostante il sussistere di un limitato pertugio, a distanziare una considerevole ed intricata ramificazione di aggrovigliati cespugli, la incredula tenebra del suo impressionato sguardo non aveva alcuna restrizione nel riuscire a distinguere una torbida circonferenza, posizionata ad una manciata di metri da loro, un ragguardevole cerchio stagnante dal quale emergeva una significativa famigliola di aracnidi.

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Capitolo 8
*** Il Covo Nascosto (Parte 1) ***


Il Covo Nascosto (Parte 1)


Il sommesso distendere della arcuata schiena di Santana, in un lento e moderato innalzare del suo busto, cedette alle oscure sfumature delle sue iridi una ulteriore occasione di vagliare con rigoroso interesse la gravosa situazione dinnanzi a lei, alla ennesima ricerca del fiorire di una necessaria idea a cui affidare la sua mente.
Tuttavia, la sagacia del suo intelletto non sembrava essere in grado di formulare nemmeno la parte iniziale di una ragionevole congettura, alquanto distratta dal considerevole numero di ragni di cui il melmoso baratro dello stagno era stato testimone della loro interminabile fuoriuscita.
Invero, il limaccioso terriccio, adiacente al sudicio specchio di fanghiglia, vantava la presenza di una cospicua colonia di minuti aracnidi, la stessa tipologia di inconsueta piccolezza a cui lo sguardo della giovane Serpeverde aveva destinato la sua attenzione tra le mura del castello, le cui esigue zampette non facevano altro che punzecchiare la paludosa area circostante, in un graduale espandere del loro calmo e regolare progredire.
Inoltre, la componente genealogica del florido lignaggio degli Argyroneta decantava la consistente partecipazione di una notevole categoria di abnormi ragni, la cui distanza dal suolo, in relazione alla estrema punta del relativo capo, avrebbe potuto raggiungere senza alcuna difficoltà la stessa altezza delle due ragazzine, insinuando un debole barlume di preoccupante tensione nel risentito animo di Santana.
Di conseguenza, mentre la concentrazione della turbata tenebra dei suoi occhi rivolgeva la direzione del suo accennato timore verso la sua sinistra, dove sostava la rannicchiata figura della babbana, le cui azzurre venature erano sospese ad indugiare sulla ostica circostanza di fronte a lei, attraversate dal riflesso di una evidente condizione di angoscia, le dischiuse labbra della Serpeverde fremettero, accarezzate dal tenue abbandono di un fievole sospiro di inquieta apprensione.
Per un fugace attimo, la intimorita ombra del suo sguardo non venne allontanata dal mostrare di un consueto stato di prevedibile paura, a cui un insolito irrigidimento dei lineamenti della Pierce, aveva offerto il suo manifestare, in un vano intento di cogliere, tra la fisionomia del suo volto, il fiorire di una minima parvenza di celato desiderio di ritirare il relativo sussistere dalla presumibile sequenza di dannose ripercussioni, di cui il loro prossimo agire sarebbe stato artefice, prima di riportare le sue oscure iridi ad effettuare un accurato riesame della costante ed articolata ciclica movenza condotta dal gruppo di aracnidi, in maniera tale da elaborare uno scaltro ed avveduto piano, dinnanzi al quale, la precedente dimostrazione delle fortuite competenze, di cui apparentemente disponeva il bacato cervello della babbana, avrebbe trovato una reale ostentazione del significato di intelligenza.
Dal canto suo, il chiarore del celeste nervosismo di Brittany, rimase ancorato ad un futile tentativo di conteggiare il ragguardevole ammontare della elevata cifra di ragni a cui le sudice acque del vasto stagno avevano convenuto il relativo spazio, in una sterile intenzione di ricondurre alla sua inesperta mente un qualche ricordo sulle arcane formule di cui la lezione di Incantesimi era portavoce, così da risultare un valido aiuto dal quale Santana sarebbe stata in grado di attingere un concreto supporto.
Ciò nonostante, malgrado il germogliare del loro dissimile proposito tra le principali file della relativa meditazione, nemmeno il sorgere di una esigua traccia di successo raggiunse lo scopo del rispettivo intento, abbandonando la essenziale riflessione delle due ragazzine in una sorta di incolmabile limbo di incertezza.  
Difatti, il graduale innalzare di una corposa bolla di assorto raccoglimento, in un tacito forzare di una sostanziale occorrenza a cui non venne concesso neanche il modesto preludio di un suo pervenire, condusse il progressivo sprofondare della loro considerazione a trascinare la accorta percezione del corrispettivo apparato uditivo in un incondizionato stato di alienazione.
Pertanto, il taciturno rumoreggiare di un meccanico stridere di fumanti ingranaggi, ancora coinvolti in un meticoloso rintracciare della celata pianificazione a cui riuscire a conferire il doveroso dipanare della spiacevole circostanza, non riconobbe il possibile sussistere del sopraggiungere di alcun genere di suono, frenando la comune mansione del quotidiano avvertire del loro udito.
Dunque, il tenue sibilare del flemmatico discendere di una bianca ragnatela, il cui antistante vertice, era occupato dalla presenza di un voluminoso aracnide, ricoperto da una corvina peluria, con il capo rivolto in direzione della fanghiglia sottostante e le arcuate zampe anteriori impegnate in una lenta movenza, non convenne nemmeno un mediocre segnale di visibile sentore nelle statiche figure delle due alunne, effetto di una crescente condizione di turbamento ed angoscia che aveva la capacità di estraniare la loro medesima essenza dal luogo in cui sostavano, consentendo ad una delle creature oscure, maggiormente dotate di una elevata percentuale di morte, di soffermare le relative tenaglie ad una sola manciata di centimetri dal candido collo scoperto di Brittany.
Un lieve contrarre del rigido muscolo del braccio destro della giovane Tassorosso, risultato del fiorire di una inattesa percezione a cui il centro della sua spalla era stato soggetto, un tenue ed indistinto sfiorare del morbido tessuto della sua nera mantella, dal quale, il rapido ed improvviso manifestare di una accentuata increspatura della sua cute aveva trovato terreno lungo ogni centimetro del suo arto, indusse il tanto agognato obiettivo della sua effimera memoria, totalmente occupata a cercare di riacquisire un briciolo di qualcheduna nozione di magia, ad allontanare la concentrazione del suo meditabondo cervello dal conseguire la sua doverosa meta, conducendo il persistere della assoluta condizione di silenzioso rimembrare, in cui vigeva il suo assorto pensiero, a troncare il viscerale stato immersivo della bionda ragazzina.
Di conseguenza, il pervenire di un solerte ed inaspettato sbattere di palpebre, accompagnato ad un leggero corrugare delle sue sopracciglia, ricolme di un flebile preludio di confusione, fece da sfondo al velato ed incerto volgere del suo capo in direzione della relativa destra, da dove il sorgere di quella strana sensazione era sopraggiunto.
Il sommesso aggrottare della sua fronte, in un delicato accenno del suo crescente smarrimento, non ebbe altra occasione che enfatizzare la presenza del progressivo levare di una dubbiosa circostanza, di fronte al brusco delineare di una imprevista ombra oscura tra il celeste chiarore delle azzurre iridi di Brittany, derivato da un ignaro sussistere di una ambigua sagoma, a cui la aggravata tenebra della Foresta Proibita, non sembrava concedere alcuna possibilità di cogliere il celato contorno della sua enigmatica fisionomia.
Ciò nonostante, il flemmatico avanzare di una esigua porzione di quella ignota chiazza di rimarcato nero, il cui svogliato procedere, giunse a lambire la soffice stoffa del manto della giovane Tassorosso, esattamente al di sopra della sua spalla destra, cedette alle disorientate sfumature dei suoi occhi la visione di una irsuta zampa corvina, la cui arcuata inclinazione, elargiva alla sporgente clavicola della ragazzina il principio di un dolorante sentore, causato dalla acuminata estremità del suo medesimo arto, una sorta di mastodontico artiglio che ghermiva con ferocia la accovacciata figura di Brittany.
Il debole ergere di un flebile barlume di terrore convenne il limitato fiorire di un indistinto sgranare delle sue iridi, mentre il lento e timoroso ruotare della sua testa scortava le irrequiete venature del suo sguardo ad orientare la loro attenzione nella buia zona retrostante alla sua ricurva schiena.
Un evidente innalzare delle sue palpebre, in una contraddistinta dilatazione della sua cavità oculare, accostato ad un tenue dischiudere della sua bocca, derivato dal fulmineo ed inatteso accelerare del suo pulsare cardiaco, a causa di cui, la regolare circolazione del relativo ossigeno era stata alquanto compromessa, costringendo il fiato della giovane Tassorosso a trovare la propria fine al centro della sua stessa gola, non poteva fare a meno di caratterizzare il vivido ed inaspettato momento in cui il riverbero del suo ottenebrato turchese ottenne il permesso di riflettere il suo offuscato chiarore tra la levigata e cristallina superfice di un paio di grandi e rotondi occhi scuri.
Per una frazione di secondo, un fugace istante di surreale staticità condusse la già precaria andatura del suo battito ad incrementare la cadenza del corrispettivo ritmo ed il prolungato tempo di arresto del suo respiro ad estendere il conteggio di un crescente periodo di soffocante apnea, dinnanzi alla graduale evoluzione del suo percepire visivo, attraverso il consueto adattamento della sua versatile pupilla alla tenebrosa area circostante, grazie a cui, la natura dei lineamenti della nascosta creatura cominciava a dipanare la sua ombra di segretezza.
In seguito, il risuonare di un acuto grido, sintomo di un sentimento di paura, a cui il turbato animo della ragazzina era stato assoggettato, conseguenza del solerte ed improvviso spalancare di un paio di voluminose tenaglie, indusse la sua stazionaria sagoma ad abbandonare con un terrorizzato scatto la relativa postazione, lasciando al morbido tessuto della sua nera mantella un gravoso strappo da rammendare, in corrispondenza della sua spalla destra.
Il titubante dispiegare della raggrinzita e disorganica superfice del limaccioso strato di fanghiglia, nel tremante e timoroso strusciare della pallida e fredda cute delle sudaticce mani di Brittany sul lurido e melmoso terriccio sottostante, in un intimorito intento di acquisire il sussistere di una essenziale distanza tra la crescente condizione di terrore, a cui il violento increspare della sua pelle continuava a dare credito, ed il lento ed infinito avanzare del grande aracnide nella sua direzione, conseguenza della fluida e silenziosa movenza del suo medesimo corpo, il quale, abbandonando il contatto con il bianco filamento della sua ragnatela, era atterrato sulla acquitrinosa estensione, orientando il suo interesse verso il gustoso ed inebriante odore di carne fresca, venne accompagnato da un risoluto distendere dello stesso stagnante suolo, in una solerte e caotica sequela di impronte, a cui le scure calzature di Santana avevano concesso il loro adito.
Invero, il costante ripiegare delle sue anchilosate gambe era stato costretto a declinare il durevole persistere della rannicchiata disposizione della sua figura, dinnanzi il manifestare di una inaspettata vibrazione, un acuto ed inatteso urlo, a causa del quale, il mitigato apparato uditivo della ragazzina, improvvisamente risvegliato dal suo stato di totale catatonia, derivato da un ricorrente ed assiduo ponderare sulla presunta risoluzione di una irremovibile circostanza, aveva obbligato la mente della Serpeverde a scostare il suo insistente pensiero dalla lontana eventualità di conseguire la rispettiva attuazione, forzando la tenebra del suo sguardo a rivolgere le sfumature delle sue iridi nella limitrofa porzione di spazio, vicino alla sua sinistra.
Così, il sagace collegare delle sinapsi del suo acuto intelletto non aveva indotto il rapido trascorrere del tempo a perdere un ulteriore secondo, prima di cogliere la sgradevole situazione a cui le nervose venature dei suoi occhi erano state assoggettate, cedendo alla doverosa staticità della sua struttura fisica un indesiderato momento di affrettata ed irragionevole azione.
Il ferreo e vigoroso racchiudere della sua mano sinistra attorno alla ruvida estensione di un grinzoso bastone di legno, allontanato con prontezza dalla sudicia poltiglia in cui sostava la viscida terra della Foresta Proibita, riconobbe il fiorire di una basilare esigenza tra le indolenzite dita di Santana, ancora libere dal contatto con la zigrinata superfice della ricavata arma, un urgente bisogno che condusse la arrossata epidermide dei suoi frementi polpastrelli a circondare la parte terminale del precedente ramo, in modo da conferire un verosimile incremento del valore della sua limitata forza al contenuto sistema muscolare delle sue snelle braccia.
Dunque, mentre la acuminata punta delle spropositate zampe del corpulento aracnide proseguiva con il suo graduale ed anelante progredire, attribuendo un inevitabile accentuare alla già irregolare cadenza dello stridente ritmo cardiaco di Brittany, accostato ad una inarrestabile perdita del fievole accenno di un residuo alito, oramai soffocato nel centro della sua inaridita gola, il marcato innalzare del tagliente bastone donava alla corvina peluria del ragno il sorgere di una incombente ombra.  
La consuetudine della silenziosa atmosfera, di cui la fitta boscaglia era stata testimone dal fortuito debutto del loro taciturno viaggio, non ebbe altre opportunità che sospendere il suo solito taciturno sussistere, dinnanzi al giungere dello scandito echeggiare di un sonoro tonfo.
Invero, il violento collidere dello scheggiato vertice della legnosa arma contro il massiccio capo della creatura, elargiva il manifestare di un sistematico rumore, il quale, nonostante il tenue ripercuotere della sua modesta intensità, sembrava essere in grado di assordare la fittizia quiete del circostante ambiente, in un regolare e tenace sbattere a cui era affiancato il sommesso ansimare di un affannato respiro.
Il volitivo digrignare dei suoi denti, in un distinto indurimento della sua mascella, faceva da sfondo al progressivo incrementare di uno sforzo, di cui la scarsa robustezza del suo dolorante tessuto osseo perpetrava nella sua meccanica esecuzione, in un feroce e brutale accanimento sulla oramai divelta scatola cranica del moribondo aracnide, di fronte al quale, il fiorire di una disturbante sensazione di inconscia sofferenza, tra le viscere del turbato animo di Brittany, cedette un sequenziale aggravare del precario stato di insufficiente respirazione della giovane Tassorosso, inducendo la sua dischiusa bocca ad accrescere lo sgomento della sua inquieta espressione.
Difatti, malgrado la innegabile presenza di una evidente bramosia di cruento sterminio a distinguere la costanza del solerte socchiudere e serrare delle acuminate tenaglie del famelico ragno, il fragore del suo incessante martellare sul sanguinoso residuo della sfigurata sagoma della creatura, indusse il chiarore delle azzurre iridi della bionda ragazzina a colmare la celeste gradazione del suo intimorito sguardo con una accennata sfumatura di rossastro sconcerto.
Un leggero strato di viscosa fanghiglia venne insinuato tra il margine esterno delle violacee unghie di Brittany, risultato del tremante affondare delle sue dita nella corposa superfice di putrida melma sulla quale sostava il colore turchese dei suoi jeans, dinnanzi il riverbero di un insistente eco a cui lo spasmodico sussultare del suo corpo non era in grado di arrestare il ribadire di quella stessa cadenza, in un veemente ed incontrollato trasalire, il cui ritmo, sembrava sostenere il celere elevare del suo animato torace.
Al contrario, la struttura uditiva di Santana, pareva essere avvolta dal perenne risuonare di una serie di ingovernabili pulsazioni cardiache, scaturite dal soffocante sovraccarico di una illogica movenza, la cui origine, non risiedeva solamente nella sfera esterna, legata al prevedibile affaticamento fisico della Serpeverde, ma anche nel lontano e sconosciuto settore interno, incatenato ad una caotica ed affollata mente, dalla quale, la ragazzina dai capelli corvini sarebbe soltanto voluta scappare.
Infatti, mentre il ricordo di una analoga situazione sovrastava la concretezza della reale circostanza, a cui le sue annebbiate iridi non riuscivano a conferire la nitidezza di un tangibile divario, lasciando la sua memoria ad affrontare la rievocazione di una famigliare immagine, la necessità di allontanare la sua essenza dal medesimo attimo, in un irrazionale intento di protezione, persuase il meccanico movimento delle sue braccia a frenare il suo consolidato automatismo.
Per un fugace momento, il frastornante riecheggiare del suo affievolito respiro, uno smorzato alitare dal quale il suo dolorante petto era costretto a sopportare la costante afflizione di una sequenza di profonde fitte, concesse la sua compagnia al transitorio stato di immobilità a cui la figura di Santana cedette il suo apparire, una condizione di totale inerzia, di cui il suo vitreo sguardo costituiva la sola eccezione.
Invero, il leggero dislocare delle sue oscure iridi, dal deturpato avanzo di aracnide, a cui la spietata successione dei suoi colpi aveva dato adito, in direzione della babbana, il cui volto, ancora ricolmo di un innegabile sentore di indefinita paura, trapelata dal sofferente animo di Brittany, a causa della consapevolezza che il germogliare di quella sensazione non fosse esclusivamente connesso alla sua ravvicinata dipartita, ebbe la possibilità di riconoscere alla lieve patina di inganno, traboccante nella sua orbita oculare, la propria assoluta decadenza.
Così, intanto che il solerte sbattere delle sue palpebre restituiva il raziocinio della Serpeverde alla perduta concezione del circondante realismo, conducendo la sua ragione a contemplare in maniera effettiva le conseguenze del suo impulsivo agire, il violento ed inconsueto tumulto del suo organo cardiaco, accostato alla crescente ed anomala mancanza di ossigeno dentro ai suoi inariditi polmoni, non ottenne alcuna occasione di perseguire la sua condizione di irrequietezza, riconsegnando alla controllata anima della ragazzina una ordinaria parvenza di illusoria quiete.
-“Bè..”-
Il distinto accarezzare delle sue dischiuse labbra, risultato del greve rilasciare di un pesante sospiro, venne accompagnato dal noncurante abbandonare delle sue umide dita del suo legnoso bastone, la cui diretta ed irruenta caduta, fece disperdere un considerevole ammontare di fangoso terriccio, in una sequela di incontrollati schizzi che accentuarono la depravazione del suo, oramai inguardabile, abbigliamento.
-“..è stato più semplice del previsto..”-
Il rettilineo lineamento del dritto baricentro di Santana assunse le sembianze di una arcuata postura, un ripiegato portamento, il quale, indusse il suo busto a reclinare la sua posizione, fino a consentire alla tenebra dei suoi occhi di avvicinare la relativa concentrazione ad una delle zampe posteriori del defunto ragno, in modo da acquisirne una.
Difatti, era alquanto essenziale recapitare un componente della creatura al reparto infermieristico, così da ricavare dal deceduto arto la corretta dose di sangue, attraverso la quale, la sezione medica sarebbe stata in grado di curare gli studenti di Hogwarts.
Con una certa mole di vigore, il palmo della sua mano sinistra avvolse la parte iniziale di una irsuta gamba corvina, mentre il manifestato calore nei suoi destrorsi polpastrelli poggiava la loro pressione sulla zona retrostante del carapace, in maniera tale da favorire la rimozione della sua inerte zampa.
Solamente, un paio di robuste ed energiche strattonate furono in grado di privare il deturpato ragno di una sua fondamentale componente, in una netta e pulita estirpazione, dinnanzi a cui, il sommesso elevare degli angoli della sua bocca rivelava le celate conseguenze della sua sconsiderata condotta.
Infatti, la totale assenza di un cospicuo fluire di nemmeno una singola goccia di sangue, nonostante la feroce lacerazione provocata dalla inattesa ondata di forza, a cui i muscoli della ragazzina avevano concesso la loro dimostrazione, sospinse il suo sagace intelletto a considerare il presunto avvenire di una alquanto ignorata notizia, secondo cui, la conquista di ogni costitutivo interno di una qualsiasi creatura avrebbe potuto ottenere un successo maggiore tramite il non utilizzo della usuale magia, abbondantemente artefice di una completa ed involontaria sottrazione della medesima essenza del soggetto, travolto dalla formula di un offensivo incanto, fonte di una inconscia rinuncia alla bramata peculiarità dello stesso individuo.
Pertanto, il rossastro fluido doveva essere interamente contenuto all’interno della sua zampa.
Il formare di una boriosa smorfia di pura arroganza condusse la bocca della Serpeverde a contorcere la sua lineare fisionomia, mentre il precedente inclinare in avanti della sua figura veniva rimpiazzato  da un lento dispiegare delle ricurve vertebre della sua schiena, in un sommo ritornare alla sua reale altezza che sottolineava il suo smanioso desiderio di allontanare la sua presenza da quella fastidiosa e spiacevole circostanza.    
Tuttavia, il ricercato soddisfare della sua anelata intenzione non ebbe alcuna possibilità di giungere a nessuna condizione di agognante accoglienza, strappata al suo ansioso pervenire dal sorgere di un distinto rumore, la cui adiacente provenienza, esattamente a ridosso del lato destro di Santana, non avrebbe mai potuto avanzare altro motivo che la loro probabile identificazione.



Ancora una volta, la districata zigrinatura di morbida gomma, di cui era rivestita la lurida suola delle loro calzature, fu costretta a solcare, con un significativo sentore di crescente frenesia a contornare ogni secondo del relativo procedere, il fraudolento ed insidioso terreno della Foresta Proibita.
Invero, il distinguibile eco di un solerte calpestare, a cui la melmosa superfice sottostante donava la sua continua partecipazione, attraverso il modellare della sua medesima estensione in una sequela di disgiunte impronte, accostato al vivido clamore di un incontrollato affanno, conseguenza di una evidente mancanza di controllo sulla violenta sopraffazione dal quale era assoggettato il correlativo battito cardiaco, cedeva la conferma del preludio di una spasmodica ricerca di salvezza.
Di nuovo, il regolare sbatacchiare del turchese elastico di Brittany, obbligato strumento di essenziale conservazione della sua intricata capigliatura, di cui le bionde ciocche della giovane Tassorosso non erano in grado di fare a meno, venne indotto ad interrompere la costanza del suo celere ritmo, dato il ricorrente rivolgere della sua attenzione verso il nebuloso sentiero alle sue spalle, la cui silenziosa essenza, riscontrava nel convulso progredire di un indistinto numero di mastodontici aracnidi la sua stessa fine.
La rifrazione di una oscura ombra di nitido terrore racchiuse il timore del suo azzurro sguardo in una accennata spirale di intensa preoccupazione, dinnanzi la delirante condizione di avanzamento delle loro irrequiete zampe, sintomo di una irrefrenabile urgenza che vedeva nella necessaria estinzione di uno spiccato senso di ingordigia la sua unica occasione di arrestare la discesa di un viscoso liquido giallastro dalla occulta apertura delle loro bocche.
Per un breve istante, il velo di turbamento, a cui le sfumature delle sue iridi avevano ceduto la totale interezza della relativa cavità oculare, rimase ancorato ad osservare il ravvicinato sopraggiungere di una verosimile opportunità di imminente morte, gradualmente accentuata dal perenne e misterioso comparire di un ragguardevole quantitativo di fameliche creature, la cui disposizione, non confluiva soltanto sulla sterrata stradina, oramai battuta dal tempo, ma favoriva anche il sostegno del robusto tronco delle grandi querce, in un cosciente principio di accerchiamento che elargiva alla irregolare  respirazione di Brittany una ulteriore sensazione di fatale soffocamento.
In seguito, la marcata patina di angoscia, in cui le atterrite venature dei suoi occhi avevano immerso il loro profondo stato di inquietudine, ricondusse la direzione del suo capo ad orientare il rispettivo interesse sul contorto itinerario davanti a lei, soffermando la cristallina afflizione del suo sofferente sguardo sulla ottenebrata figura di Santana, leggermente ubicata alla sua sinistra, alla ricerca di una testimonianza sulla speranzosa individuazione di una qualche strategia di salvifico aiuto.
Tuttavia, la sola immagine, di cui la celeste striatura delle sue fiduciose iridi riusciva a colmare la sua angustiata mente, martoriata dal progressivo germogliare di una asfissiante consapevolezza, la cui sostanza, verteva sulla totale inesattezza del suo operato, conseguenza di un doveroso ed accecante bisogno di agire che aveva cancellato ogni razionale momento di obbligata meditazione, trascinando la loro medesima essenza in un doloroso turbinio di incombente morte, era strettamente legata alla dinamica movenza delle corvine punte della sua sciolta chioma, indice di una febbrile andatura, dalla quale, sembrava solamente emergere un irrefrenabile desiderio di sbrigativo distacco dalla alquanto funesta situazione retrostante.
Dunque, la concentrazione della giovane Tassorosso, totalmente sprovvista di un qualunque genere di indizio, da cui avrebbe potuto attingere il preludio di una auspicata soluzione, non convenne altra possibilità che restituire il fiorire di una accentuata gradazione del suo rossastro terrore al temibile tumulto dietro di lei, domandando alla sua distratta sagacia la maniera in cui la conclusione del loro destino avrebbe trovato il suo compimento.
Al contrario, nonostante la naturale ostentazione di una consueta preminenza alla congenita indole di una innata ricerca della sopravvivenza, il vigile intelletto di Santana fremeva, in una frettolosa ed informe esamina del tenebroso ambiente circostante, in un taciuto intento di cogliere il necessario sussistere di una singola forma di supporto.
Il vigore della incessante pressione attorno alla inerme zampa del defunto aracnide venne costretto a subire il lieve incrementare della premura, con la quale, le dita della sua mano sinistra ghermivano il pesante arto, dinnanzi il frenetico divagare del suo sgranato sguardo, inabissato in una caotica ed infinita corsa, il cui agognato termine, non avrebbe mai riscontrato la sua ambita meta.
Un tenue dischiudere delle sue violacee labbra, accompagnato dal feroce contrarre delle viscere del suo stomaco, risultato del crescente manifestare di un asfissiante sentore di inquietudine, diede il suo adito al tonante abbandonare di un greve ed affannato respiro, segno del consolidato attecchire di un intrinseco senso di ardente preoccupazione, a cui venne affiancato il rapido diffondere di una inevitabile sensazione di doverosa collera.
Invero, mentre il dolorante corpo della giovane Serpeverde cominciava a rivolgere la concentrazione del suo acuto patimento tra il tessuto muscolare delle sue concitate gambe, in una serie di brusche ed improvvise fitte che trasformarono la solerzia del suo procedere nella legittima conseguenza di una silenziosa condanna, derivata dal pervenire di una anomala debolezza nel suo freddo animo, il levare di una adirata considerazione nella disorganica mente della ragazzina indusse il suo pensiero ad attribuire la responsabilità della sua prematura dipartita ad un singolo individuo.
Per una frazione di secondo, la vivida ombra di irritazione, oramai univoca protagonista delle oscure sfumature delle sue iridi, cedette la sottomissione della sua aurea di fervente rancore alla ordinaria esigenza di Santana di rendere consapevole la causa del proprio male del suo medesimo operato, in un accennato rivolgere del suo inasprito sguardo in direzione della relativa destra.
Ciò nonostante, il principio della sua connaturata intenzione non ebbe alcuna occasione di giungere alla sua concretezza, ostacolato dalla radicata percezione di un indomito timore, di fronte alla quale, il giudizioso intelletto della Serpeverde convenne il necessario rifiuto del suo consueto bisogno, così da mantenere ignota la effettiva gravità della situazione.
Inoltre, il tollerante udito della ragazzina non desiderava affatto conferire un volto al fievole lamento da cui le sue elitarie orecchie erano asservite, un sommesso piagnucolio che riscontrava nel patetico carattere della babbana la sua unica fonte di esistenza.
Pertanto, il nitido velo di risentimento nella tenebra dei suoi occhi non venne mai allontanato dalla fangosa distesa davanti a lei, alla continua ricerca di un aiuto.
Ancora, un centinaio di acquitrinoso terreno dovette essere attraversato dalla lurida superfice della logorata suola delle loro scarpe, in un interminabile tragitto di rimarcato affanno, prima di restituire un cenno di totale immobilità alla delirante ispezione del nervoso sguardo di Santana.
Invero, la zelante costanza della sua scrupolosa perlustrazione aveva condotto la irrequieta tenebra delle sue iridi ad arrestare il suo minuzioso sopralluogo, trattenendo la ritrovata attenzione dei suoi occhi su di una singolare estensione, caratterizzata dalla presenza di una particolare concatenazione di insoliti alberi, il cui affusolato tronco, associato ad una estrema compattezza della loro inconsueta disposizione, avrebbe potuto costituire un valido intralcio alla smaniosa avanzata della famigliola di aracnidi, concedendo un momento di essenziale tregua alla spasmodica corsa delle due ragazzine.
Di conseguenza, mentre il fervido nero della sua accorta pupilla non poteva fare a meno di sostenere la evidente logica della brillante congettura formulata dal suo perspicace intuito, lasciando indugiare la sua concentrazione sulla ipotizzata via di salvezza, una leggera distensione del braccio destro della giovane Serpeverde diede alle umide dita della sua mano la possibilità di afferrare la morbida stoffa del turchese maglione della Pierce, esattamente in prossimità del suo gomito, in un deciso e violento strattone.
-“Vieni..”-

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Capitolo 9
*** Il Covo Nascosto (Parte 2) ***


Il Covo Nascosto (Parte 2)
 
Di conseguenza, mentre il fervido nero della sua accorta pupilla non poteva fare a meno di sostenere la evidente logica della brillante congettura formulata dal suo perspicace intuito, lasciando indugiare la sua concentrazione sulla ipotizzata via di salvezza, una leggera distensione del braccio destro della giovane Serpeverde diede alle umide dita della sua mano la possibilità di afferrare la morbida stoffa del turchese maglione della Pierce, esattamente in prossimità del suo gomito, in un deciso e violento strattone.
-“Vieni..”-



Un veemente ed inatteso incrementare del frenetico progredire delle indolenzite gambe di Brittany, in un inaspettato sobbalzare del suo infreddolito corpo in avanti, sospinse la figura della Tassorosso a ridurre la esigua manciata di centimetri che la separavano dalla schiena di Santana, in una fulminea accelerazione della sua dinamica andatura, la cui discontinua cadenza, venne costretta ad attribuire una aggiuntiva forma di incostanza al suo stesso instabile ritmo.
Per un breve istante, le rossastre venature del suo smarrito sguardo posarono il loro interesse verso la folta ed ondeggiante chioma di capelli corvini dinnanzi a lei, in un vano intento di cogliere il motivo del suo brusco gesto, malgrado in passato non ne avesse mai avuto uno.
Infatti, la durata del suo inutile proposito convenne soltanto il manifestare di un mediocre intervallo di tempo, immediatamente circoscritto dal celere intuire della sua futile intenzione, ma anche dalla imprevista alterazione della solita rotta, il cui rapido ed insospettato cambiamento, indusse il vivido celeste delle sue iridi ad orientare il relativo stato di confusione in direzione del terreno sottostante, contraddistinto da una proibitiva sequela di tortuosi ostacoli.
Dunque, il tempestivo sorgere di un maldestro e discontinuo distaccare della sudicia suola delle sue nere calzature dal limaccioso terriccio, in un goffo ed indistinto saltellare, alla ricerca di sottrarre il celere avanzare dei suoi piedi dal verosimile incespicare contro una prominente radice, condusse le gambe di Brittany a mettere da parte il crescente senso di sofferenza che ghermiva il suo apparato muscolare, a favore di un solerte ed incontrollato dimenare della sua figura.
Il risuonante fragore di un affannato eco, accompagnato da un acuto stridore, una sorta di violento sibilo, la cui origine, trovava riscontro nel vigoroso sfregare delle numerose setole, di cui era ricolma la corvina peluria delle irsute zampe dei ragni, seguiva il frenetico progredire di una disordinata fuga, la cui impetuosa veemenza, ebbe la possibilità di conseguire un fugace attimo di distensione, dovuto ad un ricercato giungere verso la densa coltre di fitta boscaglia.
Invero, mentre la pressione delle dita di Santana accentuava il risoluto affondare dei suoi polpastrelli tra le grinzose pieghe del pesante maglione della babbana, consapevole di una probabile perdita del suo orientamento, derivata dalla presenza di un cervello alquanto stordito, il nevrotico avanzare dei loro passi venne indotto a limitare il suo folle procedere, arginato dalla restrizione di una mediocre apertura, di fronte a cui, il corpo delle due studentesse dovette modificare la formazione del relativo assetto, in un radicale ruotare del corrispettivo baricentro.
Difatti, sebbene la direzione del rispettivo capo non fosse stata obbligata a subire alcuna variazione, mantenendo inalterato il rettilineo indirizzo del relativo sguardo, la conformazione della correlativa struttura fisica aveva dovuto abbandonare la verticalità del suo consueto progredire, rimpiazzata da un movimento di tipo orizzontale.
Così, intanto che la concentrazione delle azzurre sfumature della giovane Tassorosso riversava il suo totale interesse nella necessaria comprensione del nuovo meccanismo, a cui la fisionomia della sua sagoma era stata costretta ad elargire il suo consenso, in modo da evitare un presumibile inciampare delle sue medesime caviglie, la tenebra delle oscure iridi della Serpeverde volgeva la sua attenzione tra la contorta ramificazione alle sue spalle, nel tentativo di cogliere un sentore di conferma alla sua geniale supposizione.
Il tenue innalzare degli angoli delle sue labbra, in una accennata smorfia di doverosa arroganza, non concedeva altro che una dimostrazione della sua intuitiva congettura, comprovata da una evidente condizione di difficoltà, il cui impedimento, offerto dalla circoscritta area di azione, riusciva a frenare la delirante avanzata degli aracnidi, costringendo la loro corpulenta fattezza a rintracciare un diverso valico di accesso.
Pertanto, laddove il sussistere delle voluminose zampe della mortale famigliola orientava la relativa rotta verso la zona sopraelevata, dove la presenza di una articolata diramazione non rappresentava un concreto ostacolo alla loro prosecuzione, data la mancanza di una reale compattezza, le calzature delle due ragazzine continuavano a lasciare impronte sulla superfice sottostante, inoltrando la lieve sensazione di una effimera speranza di salvezza tra il corposo sentiero di alberi.
Infatti, il fiorire di una vitale lontananza, determinata dal vincolato impiego di un imprevisto tempo, dove il tragitto delle creature era stato forzato a seguire un differente itinerario, aveva insinuato nel tormentato animo delle giovani studentesse una minima parvenza di illusoria fiducia, in particolare tra la confidente indole di Brittany, la cui consapevolezza sulla celata ragione del precedente cambio direzionale di Santana, era germogliata nella sua mente, dal momento in cui, una singolare assenza di aracnidi era stata riscontrata dal celeste chiarore dei suoi occhi.
Tuttavia, malgrado il concreto realizzare della sagace ed accorta idea della Serpeverde, la previdenza del suo perspicace intelletto era a conoscenza della totale impossibilità di un eterno perdurare della contenuta lunghezza del salvifico percorso.
Invero, mentre le oscure venature del suo sguardo incrociavano il prevedibile termine della ristretta stradina, sinonimo di un imminente ritorno alla conforme ampiezza, dalla quale era contraddistinta la immane vastità della Foresta Proibita, una febbrile movenza del laborioso meditare del dinamico cervello della ragazzina cercava già di individuare un eventuale luogo in cui celare la loro esistenza.
Per un fugace attimo, la costante solerzia di un irrequieto avanzare venne costretta a sospendere il suo caotico progredire, conseguenza del preannunciato epilogo di un necessario stato di protezione, completamente sottratto dalla inevitabile perdita di un angusto spazio, intanto che la smania di una frenetica tenebra tentava di sfruttare il mediocre intervallo di tempo, di cui le iridi della Serpeverde detenevano una parvenza di beneficio, traendo in una scrupolosa esamina ogni singolo centimetro dello spazio circostante.
Il risuonare di una congiunzione armonica, rimarcata dal flebile cenno di un eco, il cui tono, seguiva le orme del residuo di una affannata respirazione, accompagnava il veemente scuotere del ritmico elevare di un fremente petto, risultato di una accelerazione cardiaca, sulla quale, alcuna suggestione interna era stata in grado di imporre una minima traccia di moderazione.
Ancora una volta, il tenue bagliore di un turchese riverbero, condusse le azzurre striature degli occhi di Brittany a rivolgere il loro terrore in direzione della coltre di impenetrabile boscaglia, la cui ultima porzione di tronco, non distaccava il suo sussistere di un paio di metri dalla schiena della Tassorosso, in un ansioso osservare, tra la ingarbugliata rete di diramazioni, del presunto giungere di un qualche accenno di incombente ombra, sinonimo di un momento di stallo, a cui non poteva essere concesso un successivo istante di totale inerzia.
Difatti, il crescente echeggiare di uno stridente sibilo, accostato al rimarcato pervenire di un distinto fruscio, il cui veemente fragore, faceva oscillare le gracili fronde della scarna ramificazione, cedeva una lampante corrispondenza al vicino manifestare del mortale branco di ragni.
Tuttavia, il velo di innegabile sgomento, da cui le impaurite iridi della ragazzina trovavano riscontro in una evidente patina di angosciante attesa, la quale, risiedeva in ogni venatura della sua dilatata pupilla, non convenne alcuna occasione di riprova del loro sopraggiungere, ostacolata dal fiorire di un violento ed inaspettato indietreggiare della sua figura, trascinata con impeto dalla manica sinistra del suo maglione.
Di conseguenza, la condizione di paura emanata dal suo atterrito sguardo, venne indotta a confluire il suo stato di turbamento verso la zona antistante, dove il cadenzato ondeggiare di una folta chioma di capelli corvini era intento a trainare il volubile corpo di Brittany.
Invero, il meticoloso indagare, portato avanti dalla concitata accortezza delle oscure iridi di Santana, era riuscito a riconoscere la presenza di un verosimile nascondiglio, in apparenza adeguato alla loro fondamentale sparizione.
Il forzato reclinare del busto della Serpeverde, in una consistente riduzione della sua minuta statura, concesse la possibilità di introdurre la sagoma della ragazzina, seguita da un continuo vacillare della traballante andatura della giovane Tassorosso, nei meandri di un concavo tronco, risalente al rudere di una arcaica quercia, il cui ragguardevole vuoto interno, sarebbe stato in grado di occultare la loro stessa esistenza.
Così, mentre la mano destra di Santana abbandonava la sua ferrea stretta attorno alla soffice stoffa del turchese maglione della babbana, in modo tale da favorire il suo desiderio di elargire ai doloranti muscoli delle sue gambe un momento di meritata tregua, il germogliare di una concreta condizione di effettivo equilibrio, raggiunta dalla malferma struttura fisica di Brittany, condusse la sua smarrita figura ad accomodare il suo senso di vivida preoccupazione sulla umida superfice del robusto rovere.
La fisionomia di una condensata nuvoletta di vapore, abbandonata dal lieve dischiudere delle labbra della giovane Serpeverde, fece da sfondo alla pesantezza di un greve sospiro, accompagnato nel suo fragoroso rilascio da un irruento appoggiare della sua schiena contro la solida corteccia del legnoso tronco, in una ricercata distensione del suo sofferente tessuto muscolare.
Per un breve istante, alcuna forma di accennata movenza condusse il corpo di Santana ad infrangere il categorico stato di assoluta immobilità in cui sostava, lasciando la tenebra del suo sguardo avvolta da uno strato di fittizio buio, il cui illusorio ricreare di una necessaria patina di tranquillità, riconobbe un graduale dipanare del celere battere del suo irrequieto cuore.
Tuttavia, il logico pervenire di uno stridente tumulto, diretta risonanza del convulso giungere di una spasmodica ed incontrollata miriade di famelici aracnidi, convenne il doveroso allontanare della sua mente da una ingannevole circostanza di benessere, in un progressivo schiudere delle sue palpebre, dal quale, le iridi della ragazzina riuscirono solamente ad acquisire la possibilità di restituire la loro tetra ombra alla fatale realtà.
Di conseguenza, dinnanzi la costanza del vicino incombere di un riconosciuto stridio, ormai limitrofo alla occulta ubicazione delle due studentesse, le rossastre dita della sua mano sinistra accentuarono la vigorosa pressione intorno alla inerme zampa del ragno, guidando il defunto arto in direzione del suo animato ventre.
Al suo fianco, il sussistere di un violento fremere, a cui era sottoposta la tremante figura di Brittany, cercava di contenere la travolgente furia del suo improvviso scaturire, in un crescente ripiegare della sua ricurva sagoma sul suo medesimo terrore.
Un graduale e contraddistinto elevare della discontinua cadenza cardiaca della Tassorosso, risultato del solerte ed inevitabile sopraggiungere di una verosimile ondata di morte, condusse la irregolare frequenza del suo affannato respiro ad accentuare la sua stessa andatura, in un fulmineo accelerare della sua asfissiante sensazione di angoscia che indusse le azzurre sfumature dei suoi intimoriti occhi a rendere vana la loro visiva competenza.
Per un indefinito intervallo di tempo, il manifestare di una anomala condizione di inconsueto silenzio costrinse il palmo della mano destra di Santana a racchiudere la irsuta gamba del deceduto aracnide, mentre il tenue appoggiare della sua nuca contro la umidiccia superfice del tronco acconsentiva alla finezza del suo apparato uditivo la incerta opportunità di cogliere la ragione di quel singolare attimo di insolita quiete.
Ciò nonostante, il debole accennare della sua intenzione non ebbe alcuna occorrenza di raggiungere il conseguimento del suo proposito, troncato dal brusco ergere di un improvviso tumulto, derivato dalla folgorante venuta di un assordante stridore, la cui origine, risiedeva nella indiavolata movenza di un indecifrabile sciame di smaniosi ragni.
Il ragguardevole innalzare del vibrante petto della Serpeverde, conseguenza della nitida percezione del concitato attraversare di una moltitudine di frenetiche zampe, esattamente nelle vicinanze della concava carcassa del loro fittizio rifugio, sottrasse alla riarsa gola della ragazzina il suo inconsistente barlume di ossigeno, in maniera tale da privare il relativo fiato del suo udibile rumore.
Tuttavia, la saggezza del ragionevole intento di Santana, il cui primario scopo, verteva sulla scontata necessità di mantenere segreta la rispettiva posizione, sembrava non essere in grado di rintracciare una corrispondenza nel fragore di un ansimante sospirare, la cui intensità, assecondava il medesimo frastuono esteriore, accrescendo il suo violento fervore, ogniqualvolta il nevrotico movimento degli aracnidi pareva avvicinare la loro presenza alla legnosa facciata del rotondeggiante tronco.  
Invero, il sorgere di un inatteso dondolare del robusto pezzo di quercia, determinato da un probabile urtare della voluminosa corporatura delle creature contro il fastidioso sussistere di un ingombrante ostacolo, condusse il brusco e veemente fremere delle corde vocali di Brittany a cedere il suo adito ad un sommesso grido, ovattato dalla rannicchiata postura della sua sagoma, la quale, affondava il suo stesso volto tra la morbidezza del proprio maglione.
Al contrario, il fiorire di un profondo stato di irrigidimento riconobbe un inesorabile paralizzare del sistema muscolare della giovane Serpeverde, la cui derivazione, non riscontrava un effettivo terreno solamente nella concreta eventualità di essere scoperte, ma anche nella terrificante ed insospettata vicinanza a cui il corpo della babbana aveva concesso il suo credito.
Difatti, il significativo sentore di soffocante tensione, da cui il sofferente animo della Tassorosso era ancora assoggettato, non aveva potuto fare altro che sospingere la sua figura a ricercare una sorta di vitale conforto, in un inconsapevole accostare della sua fronte sulla spalla sinistra di una atterrita Santana.
Per una indistinta durata temporale, laddove il continuo risuonare di un acuto strepitio, derivato dal frenetico e delirante avanzare di una infinita sequela di spasmodiche zampe, elargiva un ricorrente sentore di accentuata inquietudine, la presenza di una corposa coltre di totale silenzio perpetrava il suo medesimo esistere, conferendo un velo di apparente calma tra le solide mura del rovere.
Infatti, malgrado la condizione di assoluta staticità, di cui era soggetta la inerte fisionomia delle due ragazzine, sembrava ostentare la manifestazione di una serena circostanza, la vivida essenza di una asfissiante cortina di caotico subbuglio, il cui preludio, individuava la sua dimora all’interno del loro tormentato animo, era intenta a racchiudere il dolorante cuore di Brittany in uno stato di profonda desolazione, accompagnato nella sua sconfortante caduta da un incontrollato accelerare di un altro battito cardiaco, la cui inconscia alterazione, diffondeva uno strano senso di soave calore nel turbato spirito di Santana.
Dunque, mentre il solerte transitare della miriade di aracnidi persisteva nel prolungare la sua isterica corsa, in un frequente sbattere della loro massiccia struttura fisica contro il provvisorio nascondiglio, una stazionaria condotta di inamovibile rigidità aveva ridotto le immutate membra della Serpeverde ad assumere le sembianze di un anchilosato ammasso di fredde ossa, conclusione di un insostenibile contatto, di cui le braccia della Pierce avevano fatto da estremo testimone, avvolgendo la loro paura tra il morbido tessuto del nero pullover di Santana, in corrispondenza del suo braccio sinistro.
Pertanto, nonostante il fiorire di un graduale diradare della assordante baraonda esterna, sinonimo di un progressivo allontanare della mortale minaccia, nemmeno la parvenza di un mediocre accenno di vita parve cogliere il pietrificato corpo della ragazzina, cristallizzato nella sua esordiente posizione, con la schiena appoggiata alla solida superfice del tronco e la tenebra del suo sbigottito sguardo ad osservare impietrita il tetro vuoto dinnanzi a lei.
Soltanto, il successivo levare di un indistinto movimento, caratterizzato dalla lentezza di un esitante districare del contorto intreccio, disgregato dalla tremante figura della Tassorosso, condizionata nel suo agire dalla singolare percezione di una totale mancanza di suoni, cedette alla fermezza del volto della Serpeverde la forza di muovere le sue oscure iridi.
Un lento discendere del rialzato torace di Santana, segno di un vitale dischiudere delle sue violacee labbra, restituiva alle austere fibre del suo tessuto muscolare un indispensabile istante di ritrovata distensione, elargito dal sostanziale rilascio di una ingente quantità di trattenuto ossigeno.
-“Credi siano andati via?”-
Ancora una volta, il brusco contrarre delle sue mani attorno alla inerte zampa del deceduto aracnide, convenne il fiorire di un improvviso incrementare della sua ferrea stretta, la cui veemenza, sospinse le unghie della ragazzina a conficcare la loro riacquisita tensione tra la corvina peluria del consistente arto, colte alla sprovvista dal giungere inaspettato della flebile voce della babbana.
Il leggero aggrottare delle sopracciglia della Serpeverde, seguito da un rimarcato sbattere delle sue concitate palpebre, condusse la imperturbabile rigidità dei lineamenti del suo viso ad allontanare le fattezze della sua sgomenta espressione, lasciando spazio alle sembianze di un disorientato aspetto.
Le secche pareti della sua gola fremettero, agitate dal fievole risuono di un sommesso boccheggiare, mentre la rinvenuta attenzione delle smarrite sfumature dei suoi occhi indirizzava il relativo stato di confusione alla sua sinistra, dove ad attendere il riflesso della sua evidente perplessità vi era il velato bagliore di un rossastro celeste, la cui nitida condizione di turbamento, aveva indotto il suo terrore a scivolare lungo le sue appiccicose guance.
Per un fugace attimo, il riverbero delle ottenebrate venature dello spaesato sguardo della ragazzina, trattenne le ombrose striature delle sue sperdute iridi sulla timorosa patina di azzurro chiarore della Pierce, alla ricerca del remoto significato della sua ovattata richiesta, un lontano e complicato senso, a cui la risvegliata mente di Santana riconobbe la necessità di impiegare un intero giro di orologio, prima di essere in grado di comprendere il contenuto di quella offuscata domanda.
Invero, il manifestare della rapida variazione del sinistrorso verso del suo capo, il cui orientamento, venne condotto alla sua destra, in direzione del circolare varco davanti a lei, dava il suo credito alla recente consapevolezza che il sensibile apparato uditivo dalla Serpeverde non riuscisse ad avvertire alcun genere di rumore, sintomo di un probabile dileguare della letale famigliola.
Di conseguenza, senza attendere il pervenire di un ulteriore segnale, in maniera tale da elargire una conferma alla supposizione avanzata dal suo giudizioso intelletto, il graduale curvare degli atrofizzati muscoli delle gambe di Santana convenne alla sua indolenzita figura la possibilità di innalzare la sua sedentaria postura, in un barcollante ed instabile procedere, a cui il dolorante cuore della ragazzina stava cedendo il suo essenziale bisogno di distanziare il proprio irrequieto animo da quel soffocante nascondiglio.
Così, nonostante la precarietà del suo incostante equilibrio, data da un continuo intorpidire dei suoi piedi, la malferma sagoma della giovane Serpeverde ebbe la fermezza di allontanare la sua volubile essenza interiore dalla vana protezione di un rifugio, in cui la salvaguardia del suo tormentato spirito sarebbe stata compromessa.
Il corposo elevare di una bianca nuvoletta di vapore, risultato del greve e profondo sospiro, dal quale la socchiusa bocca di Santana era stata accarezzata, concesse al suo asfissiato petto di abbandonare la presenza di un inconsueto calore, permettendo alla gelida brezza invernale di insinuare la relativa freddezza tra le viscere del suo tumultuoso essere.
Per una frazione di secondo, un tenue velo di oscurità racchiuse la percezione visiva del suo sguardo, accentuando il doveroso rinfrancare della sua scheggiata indole. In seguito, il fiorire di una diligente osservazione del silenzioso ambiente circostante diede la convalida di una totale assenza di effettive avvisaglie di concreto pericolo.
Dunque, la rinvigorita tenebra delle sue vivide iridi non trattenne ancora oltre la sua attenzione sulla tetra boscaglia limitrofa, rivolgendo il suo interesse alla ragazzina dietro di lei, in una taciturna attesa del loro obbligato ritorno ad Hogwarts.
Tuttavia, la turchese gradazione delle arrossate iridi di Brittany non aveva distaccato il suo costante timore dalla fitta coltre di nuvolosa foschia che attorniava ogni centimetro della foresta, alla ricerca del concreto sussistere di una minima parvenza di necessaria tranquillità.
Dinnanzi, il fievole risuonare del suo accennato respiro, accompagnato dal sommesso echeggiare di un debole fruscio di gracili rametti, la solerzia del ritmo cardiaco della Tassorosso dovette diminuire la sua celere andatura, concedendo un istante di flebile sollievo alla sua incontrollata cadenza.
Pertanto, mentre il tenue incrociare delle sue braccia assegnava alla tiepida temperatura del palmo delle sue mani il compito di sfregare la sua esigua fonte di calore sul morbido tessuto della sua nera mantella, in modo da accrescere la mediocre possibilità di estendere il residuo di una ormai lontana sensazione, la ricurva figura della ragazzina restituiva la lieve patina del suo confortato sguardo alla zona retrostante.
Per un breve attimo, le azzurre sfumature degli occhi di Brittany, attraversate da un abbozzato strato di leggero benessere, soffermarono la loro concentrazione sul pungente riverbero di una impaziente tenebra, incerte sulla causa del crescente velo di irritazione, da cui le oscure iridi di Santana stavano colmano le nervose striature del suo insofferente sguardo.
La pesantezza di uno smanioso ed intollerante sospirare, accostato ad un accentuato innalzare di un paio di nere pupille, in direzione del funereo cielo, la cui intera estensione, era totalmente ricoperta da un articolato intreccio di rinsecchite fronde, venne rilasciata dalle socchiuse labbra della giovane Serpeverde, oramai satura del suo medesimo sdegno.
-“Ci vogliamo sbrigare ad andare?!”-
Il manifestare di un violento sussulto, il cui inatteso fiorire, aveva indotto le dite della Tassorosso ad affondare il loro improvviso sentore di inquietudine tra il raggrinzito tessuto del suo manto, seguito dal frenetico sbattere delle sue palpebre, condusse il corpo della ragazzina a contrarre il suo sistema muscolare, in un fulmineo irrigidire della sua contrita sagoma, di fronte a cui, il brusco incrementare della sua frequenza cardiaca sospinse il barlume del suo smorzato fiato a frenare il consueto elevare al centro della sua arida gola, arrestando così la sua irregolare respirazione.
Successivamente, il graduale abbandono di un tremolante sospiro, accostato ad un debole scuotere del capo di Brittany, in un flebile segnale di consenso, fece da sottofondo al lesto avanzare delle sue anchilosate gambe, il cui rapido progredire, convenne la sua interruzione dinnanzi alla statica figura di Santana, esattamente ad un metro di distanza da lei.
In silenzio, una volta dipanato il semplice incrociare delle sue braccia, la mano destra della ragazzina estrasse dalla tasca posteriore dei suoi luridi jeans la cartina della Foresta Proibita, dispiegando quel sudicio pezzo di carta tra il modesto spazio che la separava dal solito malumore della Serpeverde.
Eppure, solamente un effimero momento di ritrovata concentrazione cedette alla celeste accortezza delle inumidite iridi di Brittany la possibilità di accennare il preludio ad una opportuna comprensione del luogo in cui sostavano, interamente spezzato dal sopraggiungere di una anomala sensazione, in corrispondenza della gamba destra della giovane Tassorosso.
Invero, laddove il velato chiarore del suo turchese sguardo allontanava la sua attenzione dalla sozza superfice della mappa topografica, rivolgendo il suo interesse verso il basso, in accordo con la stessa linea del suo arto, il fiorire di una veemente contrazione, scaturita da una ignota spirale di biancastra consistenza, indusse le sopracciglia della ragazzina ad aggrottare il loro nascente stato di confusione, accompagnato nel suo germogliare dal progressivo dischiudere della sua bocca.
Lentamente, in un transitorio istante di surreale staticità, la condizione di smarrimento, da cui erano sommerse le azzurre venature dei suoi sperduti occhi, diede testimonianza della sua perplessità alla contrariata fisionomia della stizzita espressione di Santana, i cui lineamenti del suo spazientito volto, non tardarono a conferire alle fattezze del suo aspetto una disorientata sembianza.
Tuttavia, il momento di fittizia calma, conseguenza del perdurato sorgere di una illusoria condizione di totale inerzia, dove il soffermare di un profondo sentore di spiccato spaesamento aveva racchiuso il bagliore del loro eterogeneo sguardo in una condensata bolla di rimarcata interdizione, riconobbe il giungere di un brusco epilogo.
Infatti, mentre il germogliare di una acuta sensazione di crescente angoscia cominciava ad insidiare il suo velo di preoccupazione tra le viscere della intimorita anima di Brittany, risultato di un vigoroso contorcere del robusto filo di candida fattura, in un violento incrementare della sua stretta attorno alla coscia destra della giovane Tassorosso, il fulmineo sopraggiungere di un veemente ed aggressivo sollevare della sua gamba, accompagnato da un irruento strattone, a causa di cui, il fragile equilibrio della ragazzina venne a mancare, trascinando la sua esile figura in direzione della paludosa superfice sottostante, condusse le sue corde vocali a fremere del preludio di un terrorizzato grido.
Il giallastro bordo della cartina topografica, a cui le dita della mano destra di Brittany erano state in grado di rimanere ancorate, nonostante la sua rovinosa caduta, dovette sopportare il brutale fiorire di una dolorante lacerazione, scaturita dal folgorante ed impetuoso sorgere di un frenetico trainare, a fronte del quale, il poderoso conficcare delle sue unghie nel limaccioso terreno, in un vano intento di arrestare la sua sfrenata retrocessione, continuava a rincorrere la concitata smania del suo stesso battito cardiaco.
Dunque, il propagare di un greve ed irregolare respiro, accostato ad una spasmodica movenza delle sue braccia, induceva il fittizio silenzio circostante a risuonare del suo assoluto senso di panico.
Al contrario, alcuna dimostrazione di accennato movimento sembrava coinvolgere la statica sagoma di Santana, talmente presa in contropiede dalla solerzia ed imprevedibilità del casuale evolvere della situazione, da non essere riuscita a compiere nemmeno un minimo cenno di immediata prontezza, lasciando i muscoli del suo irrigidito corpo ad atrofizzare sulla loro medesima postazione.
Eppure, il tenue ergere di un inconsueto sentore di inquietudine, la cui inaspettata presenza, aveva avvolto la zona centrale del suo petto di una singolare afflizione, sembrava suscitare una lieve traccia di tensione nella turbata anima della giovane Serpeverde, conseguenza del riverbero di una mortale immagine, da cui la tenebra delle sue sgomente iridi era assoggettata.  
Pertanto, dinnanzi la costanza del rapido e spietato trascinare della inerte figura di Brittany, nessuna parvenza di concreta alterazione persuase la struttura fisica della ragazzina ad abbozzare un singolo gesto di essenziale progredire, abbandonata in una soffocante patina di totale sbigottimento.
Ciò nonostante, la sua sempiterna condizione di inconscio immobilismo venne meno.
-“Santana!”-
Invero, il manifestare inaspettato del fragore di una disperata invocazione, il cui angustiato intonare, era stato in grado di recidere il consistente velo di intorpidimento, a cui il suo apparato uditivo aveva destinato la rispettiva competenza di un ovattato ascoltare, riconobbe il violento accentuare di una rara sensazione di notevole subbuglio, esattamente ubicata nel fremente epicentro del suo animato torace, una sorta di straziante scossa elettrica che fece ridestare il suo insonnolito cervello.
La solerzia di un febbrile sbattere delle sue palpebre, accompagnata dal cadenzato effondere di una tremolante respirazione, restituiva alle offuscate sfumature del disorientato sguardo della ragazzina la possibilità di dipanare la loro sgranata superfice di annebbiata foschia, riacquisendo il preludio di una reale lucidità, attraverso cui, la risvegliata mente di Santana ottenne l’opportunità di distinguere la concretezza della tangibile situazione nella quale era immersa.
Così, mentre la percezione delle sue oscure iridi continuava a guadagnare una progressiva nitidezza della antistante circostanza, la delirante ritmica cardiaca del fervido cuore della giovane Serpeverde non poteva fare a meno di accrescere la sua incontrollabile frequenza, in un veemente rimbombare della sua asimmetrica pulsazione, tra la nervatura delle sue agitate tempie, che indusse la sua statica fisionomia scheletrica a cedere il fiorire del principio di un ostacolato movimento.
Il tessuto muscolare delle sue indolenzite gambe venne allungato, conseguenza del modesto elevare del suo tallone sinistro, in una lenta ed incerta partenza, il cui vitale dinamismo, ebbe l’occasione di sostenere il culmine della sua estrema rapidità nel mezzo della folle corsa di Santana, accelerata dal consapevole emergere di una preoccupante realtà.
Infatti, il biancastro filamento, da cui la gamba destra di Brittany era ghermita, calzava le sembianze della porzione di una viscosa fibra, la cui origine, risiedeva nelle ghiandole dei ragni.
Dunque, il segmento di una ragnatela stava trainando la figura della babbana tra le mortali tenaglie di un famelico aracnide.
Pertanto, senza tenere conto del vicino sopraggiungere di una inevitabile mancanza di fiato, sintomo del riecheggiare di un greve ed affannato respirare, la cui brutale insistenza, aveva lasciato nel petto della Serpeverde il sorgere di un soffocante dolore, la celerità della sua spasmodica andatura venne indotta ad accrescere la corrispettiva inflessione, in un fulmineo scattare della sua aitante figura che condusse il corpo della ragazzina a sbilanciare il suo baricentro in avanti.
Il serrato palmo della sua mano sinistra sottrasse la inerme zampa del ragno alla sua robusta morsa, abbandonando il defunto arto sul limaccioso terreno sottostante, in maniera tale da consentire alle dita della sua mano di afferrare il braccio destro della Pierce, nel momento esatto in cui il suo torace avrebbe impattato contro il suolo.
E così avvenne.
Il freddo dei polpastrelli di Santana immerse il suo gelo tra le pieghe della soffice stoffa del maglione della babbana, conferendo alla sua stretta una ferrea chiusura, in modo da impedire il fiorire di un eventuale distacco.
Dinnanzi, il pervenire di una inaspettata sensazione di un anomalo calore, la cui fonte, riscontrava il suo principio tra le sudaticce membra della increspata cute dello sfibrato avanbraccio di Brittany, il tenue bagliore di un rossastro turchese cedette la sua attenzione verso la cornice di uno spazio, dal quale, il suo atterrito sguardo stava allontanando la sua capacità di percezione visiva, incrociando le sue inquiete sfumature con la tenebra di un paio di turbate iridi.
Per un indefinito intervallo di tempo, il sussistere di una totale condizione di apparente stallo diede forma alla venuta di un silenzioso osservare, scandito dal frastuono di una affannata respirazione, il cui eco, riusciva a propagare la sua intensa risonanza tra la fitta coltre di addensata vegetazione.
Invero, laddove la socchiusa bocca delle due ragazzine cedeva il loro adito alla veemenza del relativo sfiatare, sinonimo di una tensione a cui bisognava elargire un momento di doverosa liberazione, uno stato di taciturno tumulto delineava il perimetro del tormentato riverbero che sottometteva le loro smarrite venature, tratteggiato da un velo di profonda angoscia, intrecciato ad una evidente patina di crescente confusione, scaturita dal manifestare di una obbligata domanda a cui nessuno avrebbe mai potuto attribuire una effettiva sentenza.
Tuttavia, nonostante il connaturato elevare di un istintivo interrogativo, carico di un certo subbuglio, la dissimulata presenza di un celato sentore di ringraziamento indugiava tra le azzurre striature degli occhi di Brittany, segno di una spontanea gratitudine, la quale, andava ad intrecciare il suo inconscio emergere con il lieve strato di autentico benessere che accarezzava una esigua porzione delle oscure iridi di Santana, derivato da un involontario accogliere del medesimo senso di appagamento, da cui il suo animo era stato colmato durante il precedente attacco del Pitone Reticolato, nel quale, la sua mente aveva soffermato il proprio pensiero sulla concreta possibilità di risultare davvero importante agli occhi di una persona.
Il sonoro abbandonare di un ennesimo greve sospiro, traboccante di una tremante pesantezza, fece da sottofondo ad un necessario sbattere delle stazionarie palpebre della giovane Serpeverde, in un vitale distogliere della sua attenzione dal flebile sostare, tra le viscere del suo ventre, di una ritrovata sensazione di un contraddistinto calore, il cui incontrollabile espandere, non avrebbe mai convenuto alcun genere di vantaggio alla distaccata durezza del suo arido spirito.
Solamente, una esigua frazione di secondo, concesse alla frastornata razionalità di Santana il tempo di restituire la sua minima parvenza di vivida saggezza alla percentuale di raziocinio rimasto nel suo scombussolato intelletto, prima di attribuire alla spaesata tenebra del suo sguardo il giungere di una presunta occasione di salvezza.
Difatti, la costanza del loro rettilineo trascinamento, avrebbe indirizzato la figura della ragazzina ad avvicinare il suo corpo alla modesta base del tronco di un robusto albero, permettendo il sorgere di un probabile arresto di quel perpetuo trainare.
Così, mentre le dita della sua mano sinistra accrescevano la fermezza della loro stretta intorno alla magrezza del sottile polso della babbana, in modo da evitare il fiorire di una verosimile separazione, il graduale innalzare del braccio destro della Serpeverde, contrastato dalla soffocante pressione di una compatta superfice di gravosa fanghiglia, condusse il suo sistema muscolare a contrarre ciascun elemento della sua solida ossatura, in maniera tale da preparare la sua struttura fisica alla brutalità della collisione.
Le tenebrose sfumature delle iridi di Santana furono costrette a racchiudere la loro stessa essenza, in un solerte ed intenso serrare delle sue palpebre, dinnanzi il sopraggiungere della prevista violenza di un aggressivo impatto, il quale, sospinse il levare di un veemente irrigidimento della sua mascella, una irruenta contrattura che tentava di contenere il lancinante dolore della penetrante fitta a cui la sua spalla sinistra aveva dovuto sottostare a causa del feroce contraccolpo.
Per un breve attimo, alcun principio di movenza contraddistinse la statica sagoma della Serpeverde, completamente immobilizzata nella sua condizione di totale trazione, caratterizzata dal travolgente riecheggio di un irrefrenabile ansimare, scortato dal progressivo diramare di una sommaria afflizione, attraverso ogni singola vertebra del suo rigido organismo.
In seguito, il lento riacquisire della sua oscura percezione convenne alla umidiccia patina degli occhi di Santana il riverbero di un luccicante azzurro, le cui arrossate venature, deponevano la loro traccia di evidente conforto tra le tormentate striature del sofferente sguardo della ragazzina.
Ancora una volta, il manifestare di una silenziosa conversazione diede forma ad uno stato di fittizia inerzia, dove la persistenza di un innocuo contatto visivo non faceva altro che riversare dentro il loro volubile animo una considerevole mole di subbuglio.
Tuttavia, la permanenza di quel meccanico scrutare venne obbligata a bloccare il suo inconsapevole accadere, troncato dal sorgere di un assordante stridio, di fronte a cui, la rinvenuta concentrazione delle due studentesse dovette rivolgere il fervido bagliore delle loro intimorite iridi in direzione della biancastra ragnatela, percorrendo con lo sguardo il retto filamento, fino a raggiungere una indistinta meta lontana, dove il presumibile rivelare del mortale aracnide non riconobbe il sussistere di alcuna necessità di attesa.
Di conseguenza, laddove il preludio di un frenetico avanzare, guidava le voluminose zampe del ragno verso le sue gustose prede, il pervenire di una rapida occhiata, tra il terrorizzato azzurro di Brittany, totalmente incerto sulla maniera in cui sarebbero state in grado di sfuggire dalla letale morsa della creatura, e la preoccupata tenebra di Santana, il cui allarmato riflesso, concedeva il suo spazio anche alla presenza di un battagliero sentore, traboccante di una nitida e significativa intenzione, condusse la mano destra della giovane Serpeverde a conficcare le sue unghie nella robusta e solida corteccia del tronco, mentre le sue sinistrorse dita accentuavano la presa intorno al braccio della Pierce, così da riuscire a sostenere tutto il peso del suo corpo, nel successivo istante in cui il suo logorato sistema muscolare avrebbe offerto la sua residua forza, tentando di sottrarre la gamba destra della babbana dalla fatale stretta del ragno.
Di nuovo, un volitivo contrarre della sua mandibola sospinse le sue arcate dentali a digrignare la loro sofferenza, risultato del colossale sforzo a cui lo sfibrato vigore del suo dolorante tessuto osseo non avrebbe mai ceduto il suo reale compimento, ostacolato, non solo da una irrefrenabile mancanza di energia, ma anche dal levare di un frequente lamento di lancinante afflizione, di cui erano soggette le frementi corde vocali della Tassorosso, a causa del crescente stritolare del suo esile arto da parte di un filamento a cui non era stata elargita neanche una singola scalfittura.
Invero, il cadenzato risuonare di un continuo gemere di rimarcato supplizio, arrecava il fiorire di una asfissiante contorsione alla base dello stomaco di Santana, la cui incontrollata irruenza, induceva la contenuta prestanza dei suoi muscoli a rendere totalmente vano il loro medesimo intento.
Dunque, dinnanzi il futile perseguire di una impegnativa manovra, la cui conclusione, avrebbe dato solamente il sorgere di uno snervante affaticamento, oltre il pervenire di una imminente morte, ed il vicino sopraggiungere di un vorace aracnide, la cui delirante smania, avrebbe accompagnato il suo convulso progredire ad ogni movenza delle sue zampe, la razionale mente della giovane Serpeverde convenne il prediligere di una azzardata soluzione.        
Lentamente, intanto che la violacea cute delle sue dischiude labbra veniva accarezzata dal profondo abbandonare di un irrequieto sospiro, la solida pressione dei suoi arrossati polpastrelli sulla ruvida superfice della corteccia cominciava ad allentare la vigorosa stretta delle sue giallastre dita, fino ad allontanare completamente il suo sudaticcio palmo dalla loro ancora di salvezza.
Pertanto, laddove il manifestare di un rinnovato trascinamento riconosceva il consueto riecheggiare di un angosciato grido, accompagnato dal rapido ed istintivo innalzare del braccio sinistro di Brittany in direzione del salvifico contatto con il resistente avanbraccio di Santana, alla ricerca della sicurezza di un rincuorante appiglio, il leggero inclinare del corpo della Serpeverde verso la sua stessa sinistra, in un lieve ruotare della sua figura in senso esterno, concesse alla sua spalla destra di volgere la sua ossatura di quel tanto che bastava da permettere alle dita della sua mano di ghermire il manico della sua bacchetta, collocata dentro la tasca sinistra dei suoi jeans.
Così, una volta estratta, mentre il limaccioso terreno sottostante insudiciava il rinomato tessuto dei suoi indumenti, schizzando la sua putrida sporcizia sulla immacolata pelle del suo volto, ed il sancito giungere del letale aracnide acquisiva le sembianze di una prossima concretezza, una agile movenza del suo braccio destro riconobbe alla punta della sua bacchetta il relativo bersaglio.
-“Arania Exumai!”-
Il risuonare di un acuto stridore fece tremare la sterile vetta della circostante vegetazione, prima di restituire il tetro paesaggio della Foresta Proibita ad una totale condizione di minaccioso silenzio.
Eppure, un distinto eco di irregolare affanno continuava ad estendere il suo sussistere attraverso la fitta coltre di incombente boscaglia, una discontinua respirazione, traboccante di un sentore di pura angoscia, a cui la costante presenza di un taciturno osservare era in grado di ridurre il suo medesimo fervore, infondendo nel turbato animo delle due ragazzine una sensazione di caloroso conforto.

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Capitolo 10
*** Illusorio Equilibrio ***


Illusorio Equilibrio


Ancora una volta, un delicato movimento orizzontale condusse la ineguagliabile annodatura di una bluastra ed argentata cravatta a sollevare il suo perfetto intreccio di pregiato tessuto, fino a giungere al centro del bavero di una bianca camicia.
Il risuonare di un profondo sospiro, accompagnato da un aggraziato scorrere del palmo di una mano destra sulla morbida superfice di un grigiastro maglione, contornato da due simmetriche strisce blu, il cui lineare tratto, caratterizzava il limitare del bordo delle maniche e la zona inferiore del pullover, collocata nella circolare estensione del punto vita, fece da sottofondo alla incertezza di un modesto avanzare in direzione della sinistra fiancata di un letto.
Il graduale distendere di socchiuse labbra, in un entusiastico sorriso, seguiva il fervido bagliore di un verdastro sguardo, il cui uniforme itinerario, poggiava la sua attenzione sulla splendente tonalità di nitido corvino che caratterizzava la rinomata stoffa di una tunica, sistemata con cura sulle ripiegate lenzuola della brandina.
Per un indefinito intervallo di tempo, un lento e garbato accarezzare di leggiadre dita sulla morbida trama della pesante mantella, riconosceva la totale concentrazione dei lineamenti di un emozionato volto, il cui vivido scintillare delle sue iridi, convenne il sussistere di un intenso incrementare del loro chiarore, dinnanzi il flemmatico e soave ricalcare del tratteggiato contorno del celebre stemma della Casata Corvonero.
Di nuovo, mentre il disegno di una intrecciata strada volgeva al suo termine, inducendo la armoniosa movenza di premurosi polpastrelli a richiamare la doverosa finezza del loro gesto, il rossastro strato di una dischiusa bocca venne lambito dal greve abbandonare di un tremolante sospiro, conseguenza del miracolistico pervenire di una circostanza, a cui alcuna concreta ragione avrebbe dato adito.
Il tenue sbattere di un paio di palpebre, silenzioso intento di contenere il crescente velo di umidità, da cui una corposa sfilza di bagnate ciglia era soggiogata, concesse il taciturno trascorrere di un altro istante, prima che il fiorire di un progressivo inclinare cedette alla morbidezza del foderato tessuto della nera mantella il desiderato afferrare della sua proprietaria, la quale, con un fluido volteggio di rinnovate braccia, diede il termine alla conformazione della sua medesima essenza.
Per un breve attimo, laddove il fervente riverbero di verdeggianti sfumature accordava il suo spazio ad un oscuro racchiudere, cadenzato dal sonoro eco di un vigoroso sfiatare, il mediocre cordoncino della toga trovava la sua efficacia nel colmare il suo esiguo buco con il corrispettivo bottone, in una riscoperta allacciatura dal carattere alquanto solenne.
In seguito, la manifestazione di vivide striature dalla verde gradazione, scortata dal dispiegare di un raggiante sorriso, riconobbe la riprova del prodigioso ritorno di Quinn Fabray.
Lentamente, la concentrazione del suo rianimato sguardo, concesse alle luminose venature dei suoi occhi la possibilità di vagliare una conclusiva volta la struttura della bianca stanza di infermeria, dove il suo corpo era stato costretto a soffermare il decorso della sua stessa vita durante tutto il periodo di preparazione della salvifica pozione, circa un intero mese.
Un condensato rivolo di saliva venne indotto a discendere tra le riarse pareti della sua asciutta gola, conseguenza del brusco riaffiorare di un lacerante dolore, il cui improvviso ricordare della sua atroce violenza, sospinse le viscere del suo stomaco a contrarre la sua intrinseca sofferenza, sottraendo un esiguo barlume di fiato dalla umettata trachea della giovane Corvonero.
Ciò nonostante, la nitidezza della sua egregia memoria trattenne la rievocazione di quella straziante reminiscenza dentro ai meandri del suo ridestato animo, non permettendo il fiorire di alcun sentore di soffocante tristezza.
Così, senza elargire una ulteriore occasione di superfluo turbamento tra il suo rifiorito spirito, le vive iridi di Quinn indirizzarono la loro attenzione verso le congiunte ante del portone principale, cariche di una commossa bramosia, la cui origine, riscontrava terreno, non soltanto nella crescente smania di allontanare il funesto residuo di quel luogo dal suo resuscitato cuore, ma anche nella incontenibile urgenza di incrociare la fisionomia di una faccia amica.
Pertanto, il levare di un accennato procedere, condusse le nere calzature della ragazzina a compiere il preludio del suo riacquisito cammino, in direzione del mondo esterno.
Tuttavia, il giungere inatteso di un indistinto borbottare, nascosto dalla sua retrostante provenienza, persuase il concitato progredire della Corvonero ad arrestare la sua interiore frenesia, rivolgendo il vivace interesse del suo animato sguardo alla sua sinistra.
Per un fugace momento, la radiosa rifrazione delle sue floride iridi rimase ancorata ad esaminare la occulta figura alle sue spalle, la cui ubicazione, distaccava dal suo letto infermieristico solamente di due brandine, situando la sua posizione in una perfetta diagonale.
Il sorgere di un graduale abbassare delle palpebre della ragazzina, in un sottile socchiudere della sua acuta percezione visiva, accompagnava il germogliare di una oscura ombra tra lo sfavillante bagliore delle sue inumidite venature, sintomo del fiorire di una consueta sensazione di scontata diffidenza,
la cui sottintesa causa, rintracciava la sua prevedibile enunciazione nella ambigua essenza di Santana Lopez.
Invero, la ragionevole mente di Quinn stentava ancora a credere nella realtà di una concretezza che aveva individuato nella sua crudele persona una sorta di autentica salvatrice, una vera eroina, il cui valoroso cuore, non avrebbe mai sottratto la sua benevolenza nei riguardi di una disperata richiesta di necessario sostegno.
Dinnanzi, la sola considerazione delle medesime parole, a cui il suo intelletto aveva dato adito, nella sconsiderata intenzione di provare a nominare la giovane Serpeverde con un vocabolario differente dalla comune perfida, subdola ed arrogante, le purpuree labbra della Corvonero vennero dischiuse, rilasciando il sommesso rumore di un divertito sbuffo, accostato ad un lieve scuotere del suo capo, segno evidente di una consapevolezza, secondo la quale, la dimostrazione della sua virtuosa audacia non era altro che il risultato di una velata minaccia.
Nuovamente, il suo fervente petto dovette sottostare alla movenza di un rimarcato espandere della sua gabbia toracica, innegabile traccia del sequenziale giungere di un profondo senso di caloroso ed appagante orgoglio, la cui matrice, era strettamente legata alla logica cognizione che attribuiva, alla sua migliore amica Brittany, la veste di essenziale responsabile della sua irraggiungibile salvezza.
Il sinistro angolo della sua bocca convenne il tenue innalzare della sua lineare retta, in un accennato formare di un beato sorriso, mentre lo stabilito orientamento delle sue gambe rettificava il suo tanto agognato tragitto, conducendo il nuovo procedere dei suoi passi verso il letto di Santana.
Infatti, nonostante ciascuna vertebra del suo ridestato corpo detenesse il fremente principio di una incontrollata voglia di riabbracciare la fonte del suo stesso esistere, il cauto raziocinio della ragazzina avvertiva il forte bisogno di mettere in chiaro le peculiarità della recente condizione, a cui il singolare gesto della Serpeverde aveva conferito la sua origine.
In particolare, il conscio giudizio di Quinn avrebbe voluto valutare la presenza di un qualche genere di coercizione nei loro confronti.
Di conseguenza, laddove le suole delle sue scarpe terminavano il loro volitivo avanzare, esattamente a ridosso del bianco steccato di legno, situato alla base della brandina, un determinato incrociare di braccia anticipava la venuta della sua provocatoria e retorica affermazione.
-“Mi è giunta voce di una tua caritatevole azione..”-
Il reiterato movimento della mano destra di Santana, impegnata nel macchinoso intento di sollevare il bordo della sua tunica sul lato sinistro della sua spalla, interamente rivestita da una candida benda, la cui morbida copertura, avvolgeva il bianco strato di garza anche intorno alla curvatura del braccio, fino alla sottile linea del suo polso, cedette una imprevista interruzione alla sua febbrile cadenza.
Solamente, il sussistere di un fugace secondo, riconobbe un istante di totale immobilità nella statica figura della giovane Serpeverde, un momento di assoluta inerzia, dove la improvvisa stretta alla base del suo stomaco, non faceva altro che coincidere con il riverbero delle immagini, da cui la sua mente era stata colmata, senza incorrere in alcuna modalità di preavviso.
Tuttavia, malgrado il riaffiorare di una trascorsa circostanza, in cui le viscere del suo smarrito animo sostavano ancora, involontariamente attorniate da un anomalo sentore, la cui fonte, aveva indicato come presumibile esordio del suo stesso essere, la dannosa ed inopportuna vicinanza con la sagoma della babbana, portatrice di un effettivo pericolo in relazione alla salute della sua mente, la lontana
concentrazione della tormentata tenebra del suo sguardo sospinse le oscure striature delle sue iridi a convogliare il loro preludio di imminente irritazione verso il suo fianco destro.
Un ordinario contorcere delle sue labbra, in una famigliare smorfia di rimarcata arroganza, accostato alla immancabile elevazione del suo sopracciglio sinistro, elargiva alle canzonatorie sfumature degli occhi della mezzosangue il consueto manifestare della sua caratteristica espressione, ricolma di una rinnovata superbia, che il giungere di un obbligato sforzo, aveva consentito di rintracciare un terreno fertile tra i lineamenti del suo altezzoso volto.
-“Così sembrerebbe..”-
Per un indistinto intervallo di tempo, il conseguire di un taciturno dialogo, saturo di domande, a cui nessuna voce sembrava essere intenzionata a destinare la concretezza delle loro equivoche risposte, fece da silenzioso sottofondo alla costanza di un inamovibile scrutare, contrassegnato, da una parte, da un implicito ricercare del motivo, in base al quale, la fastidiosa lingua della Fabray aveva stabilito, come sua priorità, in seguito ad un dubitabile risveglio, il necessario compiere di una atroce tortura nei riguardi del sensibile e delicato sistema uditivo della giovane Serpeverde, dall’altra, dal tentativo di cogliere la prossima manovra strategica della subdola Santana Lopez.
Eppure, nonostante il persistere di una assidua osservazione, alcuna intenzione ottenne la conquista di un effettivo responso, accrescendo lo stato di nervosismo, nel già irrequieto spirito della ragazzina dai capelli corvini, ed accentuando il preludio di una condizione di angoscia nel tormentato cuore di Quinn, risultato di una incertezza a cui la sua anima doveva attribuire un vitale riscontro.
Pertanto, senza attendere il fiorire di un successivo momento di tensione, la Corvonero convenne il necessario avanzare di una drastica ed assoluta dichiarazione, in modo da evitare il sopraggiungere di una sua verosimile rivendicazione sulla salvifica condotta del suo agire.
-“Il tuo debito è saldato..”-
Inizialmente, un graduale raggrinzare della levigata fronte della giovane Serpeverde, in un crescente aggrottare della sua confusione, cedette la manifestazione di un istante di totale spaesamento nella disorientata mente di Santana, conseguenza di un sottinteso riferimento, al quale, la perplessità del suo frastornato intelletto non era in grado di estorcere il relativo significato implicito.
Tuttavia, un progressivo innalzare della reale motivazione, secondo cui, il lungimirante cervello della ragazzina avesse scelto di sua spontanea iniziativa di accordare la correlativa partecipazione ad una benevola missione suicida, riconobbe la presenza di una occulta intimidazione, risultato di un taciuto ricatto che la sua considerevole memoria aveva stranamente accantonato.
Dunque, la definitiva dichiarazione della mezzosangue verteva a sottrarre la sua vita da un ulteriore anno di limitazione del suo essenziale operato e dalla incombente ombra della sua espulsione.
Internamente, il greve risuonare di un lungo sospiro di sollievo condusse il cuore della Serpeverde a sgonfiare la soffocante pressione del suo stesso timore, concedendo un momento di puro benessere allo sconcerto del suo inquieto animo, dinnanzi alla costanza di un terrore a cui il suo pensiero non avrebbe più dovuto sottostare.
Ancora una volta, la parvenza del quieto perpetrare di uno stato di assoluto mutismo, ottenne il suo conseguimento, abbandonando il tenace sguardo delle due ragazzine in una segreta lotta interiore, dove la consuetudine di Quinn attendeva il pervenire di una lamentala, scortata dal giungere di una feroce controproposta, mentre la fisionomia del viso di Santana tentava di conservare la sua totale freddezza, mantenendo dentro di lei il conforto di una insperata liberazione.
Il levare di un violento ed improvviso stridore, il cui inaspettato pervenire, diede adito ad un leggero sobbalzare del rigido corpo delle assorte studentesse, costrinse la zelante determinazione della loro personale battaglia ad interrompere la sua perseverante assiduità, portando la concentrazione delle corrispettive iridi a soffermare la relativa sfumatura sulla causa del veemente cigolio.
Lentamente, il germogliare di un accentuato distendere delle labbra di Quinn, in un raggiante sorriso ricolmo di una incredula meraviglia, accompagnava il distinto fiorire di un arrossato velo di marcata umidità tra le verdastre striature dei suoi occhi, la cui sostanziosa consistenza, condusse le palpebre della Corvonero a muovere le sue lunghe ciglia castane, in un inconscio sbattere che indusse la forza di una goccia salata a riversare la sua travolgente gioia sulla pelle rosata della sua guancia destra.
Invero, esattamente al centro della soglia di ingresso, seguita da due ragazzini, Mike e Tina, vi era la trafelata ed ansimante figura di Brittany, il cui azzurro sguardo, contornato da un evidente strato di rossastro lucido, non ebbe alcuna occasione di indugio, prima di avere la possibilità di individuare il volto della sua amica.
Così, lasciando indietro la certezza del successivo trascorrere di un altro sprecato secondo, il sistema muscolare delle gambe di Quinn venne attivato, immediatamente accostato da un fulmineo scattare in avanti della giovane Tassorosso, in una frenetica corsa, traboccante di infinita beatitudine.
Le corde vocali di Brittany fremettero, in un lieto risuonare della sua rincuorata risata, scaturita dalla rinnovata sensazione di amorevoli braccia che circondavano con febbricitante vigore la sua schiena, in un rassicurante intreccio di famigliare calore umano, a cui le dita delle sue mani strinsero il ricordo del suo angosciante terrore.
-“Mi sei mancata..”-
Dinnanzi, il sommesso mormorio della sua flebile voce, la ferrea stretta, tra cui il corpo della giovane Corvonero racchiudeva la tremante sagoma della sua migliore amica, cedette il levare di un intenso incremento della sua già stritolante morsa, dando vita ad un soffocante abbraccio, mentre la fronte della ragazzina affondava nel candido collo di Brittany, alla ricerca del suo tipico odore di casa.
-“Anche tu..”-
Per un indefinito perdurare del tempo, alcuna intenzione di abbandonare il conforto di un ritrovato sentore di perduta pace, fu in grado di persuadere la statica figura delle due ragazzine a districare il loro asfissiante groviglio, fonte di una necessaria linfa vitale, la cui beatitudine, nutriva il sentimento di irrefrenabile felicità che il loro rinfrancato animo trasudava.
Solamente, in seguito ad una integra acquisizione di coscienza sulla effettiva presenza reciproca, un graduale distaccare del travolgente contatto indusse la creazione di un esiguo spazio tra i lineamenti del relativo volto, in maniera tale da concedere ancora un istante di doverosa vicinanza alle bagnate venature delle loro arrossate iridi, accompagnate dallo sfolgorante splendore di un attonito sorriso, prima di sciogliere la infinita perseveranza del loro legame, così da permettere a Quinn di salutare i suoi compagni di casata.
In principio, anche le gambe della stessa Brittany stavano volgendo la loro direzione nel retrostante spazio, il medesimo dal quale era giunta, tuttavia, il fortuito incrociare della famigliare fisionomia di Santana, sospinse le nere calzature della giovane Tassorosso ad orientare il relativo progredire nella modesta zona davanti a lei.
Nonostante, il recente conseguire di una mortale impresa, un lieve intrecciare nervoso di sudaticce dita scortava il timoroso avanzare della ragazzina dalla bionda treccia, sintomo di un innato sentore di soggezione, scaturito dalla consapevole imprevedibilità della condotta di Santana e dal protrarre di un suo ostinato silenzio durante tutto il mese corrente.
Le dischiuse labbra di Brittany vennero accarezzate da un tremolante sospiro, laddove il suo insicuro procedere trovava il suo arresto, esattamente a ridosso della bianca staccionata, posizionata ai piedi di ogni letto, e le azzurre sfumature del suo sguardo posavano la loro attenzione sulla sua figura, in quel momento, intenta a colmare il vuoto di una nera saccoccia di pregiato velluto con la camicetta di seta del suo pigiama.
-“Santana..”-
Il fulmineo elevare di un brusco irrigidimento, derivato dalla inattesa venuta della sua voce, sospinse il sistema muscolare della Serpeverde a contrarre il suo totale stato di impreparazione, conducendo le sue dita ad affondare la loro inaspettata tensione nella soffice stoffa della sua camiciola.
Per un fugace secondo, ciascuna vertebra del suo paralizzato corpo mantenne salda una condizione di assoluta immobilità, intimorita dal vincolo di un costretto agire, a cui la mente della ragazzina non era in grado di adempiere, frenata nel suo abitudinario operare dal giungere di un veemente battito cardiaco, la cui tumultuosa risonanza, faceva vibrare la sua gabbia toracica.
Dunque, la bocca di Santana dovette socchiudere il costante fiorire di una anomala esitazione, così da abbandonare la sua titubanza in un necessario sospiro di obbligata rassicurazione.
Di conseguenza, ricostituita la comune logica del suo essere, la risoluta morsa attorno al suo costoso indumento venne a mancare, lasciando alla inquieta tenebra del suo sguardo il compito di orientare la sua precaria attenzione sulla piana superfice del comodino di legno, posizionato affianco alla sua brandina, in modo da recuperare uno stropicciato sacchetto bianco di caramelle gommose, oramai terminato.
Sebbene, il cuore di Brittany detenesse una certa dimestichezza nei riguardi del sussistere di un suo solito ignorare, il germogliare di una tenue fitta di sofferenza tra i meandri del suo cadenzato pulsare non ebbe la forza di trattenere la sua dolorosa venuta, inducendo la direzione delle sue velate iridi a concentrare il loro celeste chiarore sulla sottostante pavimentazione.
Tuttavia, malgrado la freddezza della sua ordinaria condotta, il paziente animo della Tassorosso non concesse terreno alla presumibile delineazione di un ulteriore istante di fastidioso silenzio, dando a lei il manifestare di una espressione di autentica riconoscenza, il cui comprensibile paradosso, aveva lasciato indietro la sua medesima partecipazione, dinnanzi alla coscienza di una totale impossibilità di conferire alla missione la concretezza di un preludio, in mancanza della sua presenza.
-“..io..grazie..”-
Le azzurre venature del suo grato sguardo tornarono a rivolgere la loro attenzione alle oscure linee del suo volto, ancora eclissato dalla continua curvatura del suo capo, mentre il palmo della sua mano destra racchiudeva il freddo legno dello steccato, in un tenue reclinare del suo busto in avanti.
-“..davvero..”-
Di nuovo, la delicatezza del suo dolce mormorio, costrinse la presa dei polpastrelli della Serpeverde ad accentuare il vigore della loro asfissiante stretta intorno allo spiegazzato bordo del pacchetto di squisite leccornie, segno del sorgere di una famigliare sensazione di confortante calore tra le viscere del suo stomaco, risultato del sopraggiungere di un incontrollato senso di benessere, a cui la distinta sincerità della sua affermazione era strettamente legata.
Eppure, il fiorire di alcuna elevazione indusse le tetre striature delle sue sfuggenti iridi a mostrare il riverbero della loro fervida tenebra, in una doverosa tutela della sua stessa essenza, di fronte a cui, era alquanto necessario forzare la concentrazione del suo sguardo a restare ancorata tra il continuo svolgere delle sue faccende.
Difatti, laddove la sua mano destra limitava il suo movimento ad un meticoloso sistemare del bianco involucro dentro la sua nera sacca di velluto, il debole innalzare delle sue spalle dava riprova di una doverosa mancanza di interesse.
-“Non ho avuto altra scelta..”-
Così, conservando la complicità di un vitale distacco, il capo di Santana cedette la sua attenzione alla levigata estensione del tavolino, riacquisendo un contatto con la nera rilegatura del suo libro.
Ancora una volta, la sottigliezza delle labbra di Brittany venne costretta a sottostare alla pesantezza del rilasciare di un greve sospiro, sinonimo del progressivo attenuare della sua consueta tolleranza, accompagnato dal connaturale giungere di un profondo sentore di rammarico, la cui origine, trovava il suo principio nella consapevolezza di un volontario ricatto, dinnanzi a cui, la onesta morale del suo animo riscontrava il sussistere di una afflitta contrazione.
-“Io..mi dispiace..”-
Le dita della giovane Tassorosso allentarono la morsa attorno alla bianca staccionata, collocata alla base del letto, mentre le suole delle sue scarpe cimentavano le gambe della sua figura in un incerto avanzare, la cui imprudente audacia, condusse il suo corpo ad oltrepassare la sponda della brandina, fino a lasciare solamente una manciata di centimetri di distanza dal fianco destro di Santana.
Il giungere di un discontinuo stridore, determinato dalla solerzia di un brusco tendere della cerniera, a cui la borsa della giovane Serpeverde affidava la sua chiusura, non era altro che la conseguenza di una improvvisa alterazione del suo interiore avvertire, la veemente modifica di una lieta sensazione di singolare beatitudine, derivata dal manifestare di una inaspettata dichiarazione di veritiere scuse, a favore, della inattesa venuta di un fulmineo senso di soffocante turbamento, dovuto alla assoluta mancanza di un fondamentale spazio in cui riuscire a respirare.
-“..ma..”-
Un aggiuntivo passo venne portato avanti dal piede destro di Brittany, accostato ad un lieve inclinare del suo torace, in direzione della statica figura di Santana, la cui attenzione, era rivolta alle due dita che attorniavano la zip della sua saccoccia, oramai completamente bianche dalla violenza esercitata dalla loro pressione.
-“..non ce l’avrei mai fatta senza di te..quindi..ehm..grazie..”-
Successivamente, senza la concreta presenza di una effettiva ragione, le sottili labbra della ragazzina dalla bionda treccia posarono il loro calore sulla morbida pelle della sua guancia destra, in un fugace ed effimero bacio, la cui medesima esistenza, verteva sulla educazione di un corretto ringraziamento e sulla necessaria esigenza di suscitare una benevola irritazione.
Tuttavia, il rapido allontanare della figura di Brittany non concesse alle azzurre sfumature delle sue iridi la possibilità di osservare alcuna reazione.
Eppure, mentre la giovane Tassorosso ritornava dalla sua compagnia di amici, un lento innalzare del braccio di Santana convenne alla sensibile cute dei suoi polpastrelli la incauta opportunità di sfiorare la sua rovente gota, esattamente nello stesso punto, abbandonando così il suo vitreo sguardo ad un eterno momento di totale oblio interiore.




 
Hey! Eccovi giunti alla fine di questa seconda storia.
Spero che vi abbia intrattenuto.
Mi raccomando fatemi sapere con un commento se desiderate il proseguimento di questa avventura!
Grazie ancora :)

Huffelglee2599



 

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