Cuore blu 💙 Cuore nero 🖤

di Efffp25
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovo Compagno Di Classe ***
Capitolo 2: *** Dovevo Dirtelo Prima ***
Capitolo 3: *** Passò Dopo Passo ***
Capitolo 4: *** Non Vi Sopportò Più ***
Capitolo 5: *** Due Cuori Uniti ***
Capitolo 6: *** Una Classe Sempre Più Diversa ***
Capitolo 7: *** Due Cafoni ***
Capitolo 8: *** Risposte E Altro ***
Capitolo 9: *** Eterna Rivalità ***
Capitolo 10: *** Tutti Insieme ***



Capitolo 1
*** Nuovo Compagno Di Classe ***


Piccola Premessa: all' inizio di ogni capitolo è presente una canzone, che se vi va, vi consiglio di ascoltare. Dovete perdonarmi se ci dovessero essere errori di battitura.

 
 
 
"Il Cuore blu simboleggia fiducia, armonia, pace e lealtà. Serve per indicare profonda stima e fiducia.
Il Cuore nero non esprime solo tristezza. È usato solitamente per indicare uno stato d'animo sentito e di dispiacere.



 
CAPITOLO PRIMO
NUOVO COMPAGNO DI CLASSE

 
(Final Days Of Rome di Two Steps From Hell)
 
«Ciao a tutti, io sono Luigi e vengo dalla 5 C» era appena iniziata la prima ora del primo giorno di scuola, Luigi Bianchi, il nuovo arrivato si era appena presentato, era un ragazzo molto carino, era alto, dal viso candido, i capelli neri e mossi, e gli occhi marroni.
Come ho già detto era il primo giorno di scuola, quarto anno di liceo per l’esattezza.
 
Finalmente l’estate era finita, dico finalmente perché per la prima volta avevo passato delle vacanze di merda: per prima cosa avevo preso il debito in chimica (la materia che odio!), avrei dovuto andare a Firenze per una settimana con le mie amiche ma alla fine non ci siamo andate a causa del maltempo, e poi perché la mia migliore amica Livia si era presa l’influenza.
Poi sarei dovuta andare al mare con mio padre ma alla fine è stato particolarmente impegnato a lavorare al mare come cameriere e a spostarsi per lavoro.
 
In realtà avevo passato la maggior parte delle mie vacanze ad andare a ripetizioni per studiare due pallosi capitoli sugli idrocarburi, alcani e aldeidi. Per non parlare poi degli infiniti esercizi che ho dovuto fare mille volte.
Per fortuna ero riuscita a concedermi vari giorni in piscina con qualche amica, due giorni al mare e qualche giorno a casa dei nonni con mia sorella e i miei cuginetti.
 
Una volta sono stata costretta a fare da babysitter a loro tre, quindi vi lascio immaginare tre piccole pesti in giro per casa!
A fine agosto avevo dato l’esame di riparazione, e per fortuna (per fortuna!) ero passata con un buon voto.
 
Qualche giorno prima del primo giorno di scuola la prof di italiano ci aveva avvisato dell’arrivo di un nuovo studente bocciato, almeno la classe avrebbe avuto un terzo maschio (si, avete sentito bene!). Ora in classe eravamo 18, 3 maschi e 15 femmine.
Prima che arrivasse la prof ci avvisò che l’anno precedente le avevano riferito che aveva avuto ad un certo punto un comportamento molto strano e che dovevamo stare attenti a lui. La sua ormai ex classe aveva iniziato a comportarsi in modo diverso.
 
Nel giro di una settimana Luigi riuscì a conoscere tutti e a ricordarsi i nomi di tutta la classe, durante le pause, anzi, quasi sempre era sempre a parlare e a scherzare con gli altri due maschi della classe, Lorenzo e Tommy.
Le più popolari della classe non gli parlavano molto ma qualche parola la scambiavano con lui. Emilia, Lara, Gisella, Jessica e Ornella erano sempre quelle che sparlavano sempre di qualcuno. Dopotutto erano molto conosciute a scuola.


Questa storia iniziò a ottobre, era la ricreazione e mentre mangiavo i miei Oreo stavo scorrendo su YouTube, nel momento in cui mi apparvero i risultati di una canzone che mi piaceva, lui venne al mio banco. In genere ci eravamo scambiati dal primo giorno di scuola qualche parola, una volta mi aveva chiesto una cosa per una verifica, e ogni tanto qualche saluto mattutino
 
«Ciao» disse timidamente
 
«Ciao» dissi sorridendogli allegra
 
«Cosa fai di bello?» chiese
 
«Ehm, cerco e ascolto della musica classica» risposi imbarazzata «Bella, posso sentire?» chiese, io annuì e gli diedi una delle mie cuffie, insieme ascoltammo “Final Days Of Rome” di Two Steps From Hell. È un’orchestra moderna che realizza musiche per trailer e film, ascoltavo le solite sei, sette canzoni almeno da un anno, oltre a quella amavo “Sariel” (la mia seconda preferita), “Armada”, “Protectors of Earth”, “Rise Above” (non tutta), “For The Win”, “Empire Of Angels” e “Victory”
 
«Che bella» disse quando la musica finì
«Davvero? Ti piace sul serio?» chiesi entusiasta
«Si, è la prima volta che ascolto un brano così bello» rispose sorridendo
«Credo che questo sia l’unico genere musicale che possono capire tutti»
 
Così gli raccontai come fosse iniziata la passione per questa orchestra moderna, tra un video di Timeline sulla storia in inglese e l’altro ero diventata sempre più curiosa, ovviamente mi piaceva anche il rock, per esempio i Måneskin «Forte! Anche a me piacciono molto » aggiunse lui.
 
Era la prima volta che a qualcuno piacesse questo genere di musica.
Questo era solo l’inizio.

 
Piano piano entrai più in confidenza con lui, era la prima volta che ero così con un ragazzo, in genere non ero mai stata così tanto amica dei maschi, dalla fine delle elementari. Alla medie i maschi facevano sempre i cretini.
Io e Luigi ci scrivevamo spesso, oltre a scriverci per criticare i professori e insultarli ci mandavamo dei meme o delle cose buffe
 
*Come sei divertente* mi scrisse una sera
 
*Oltre che essere bella il tuo sorriso è il più bello* Io arrossii, mi piace ridere, mi fa stare bene e allontana tutti i problemi.

Non mi piace essere seria e odio le cose tristi.
 
Ben presto siamo diventati amici e siamo entrati in confidenza.
 
Il 28 ottobre era il mio 17 compleanno, quando mi svegliai mia mamma e la mia sorellina mi fecero gli auguri, quest’ ultima mi regalò un disegno che aveva fatto.
Nel corso della mattinata ricevetti un sacco di auguri da parte della mia famiglia, dei miei amici e da parte della classe, alcuni mi mandarono gli auguri per messaggio.
A ricreazione mentre mangiavo la brioche alla Nutella che avevo portato per il mio compleanno Luigi venne al mio banco (con mio grande stupore) «Ei, auguri di buon compleanno Chiara» disse titubante, prima che potessi ringraziarlo prese dalla tasca un pacchettino avvolto in carta da giornale e me lo porse «Oh, grazie, non dovevi» dissi imbarazzata, lo scartai e cosa c’era dentro? Un portachiavi con un cuore blu, era stato fatto con i pyssla, che sono tipo delle perline che si stirano, con le quali puoi fare quel che vuoi
 
«Grazie» risposi sorridendogli e gli feci una carezza
 
«L’ho fatto con le mie mani… il cuore blu… una sciocchezza…» disse imbarazzato
 
«Mi piace un sacco, grazie» dissi contenta.

 
«Da quando in qua parli con quel tipo?» mi chiese Emilia, era la ricreazione e stavo parlando con lei perché avevamo una presentazione di gruppo a breve «Chi?» chiesi «Quello lì» e mi fece cenno di Luigi, era seduto al suo banco, stava ridendo e scherzando con Lorenzo e Tommy, li sentivo che parlavano di videogiochi «Ho sentito dire che è strano» disse lei
«Si esatto» in quel momento arrivò Lara, sembrava che approvasse quello che Emilia avesse detto, prima che potessi dire qualcosa suonò la campanella, dovevamo andare con altri due nostri compagni di classe a parlare del nostro progetto di italiano.
Dannata campanella! Sfortunatamente io ero la prima a parlare, la prof di italiano ci aveva dato un lavoro di gruppo si alcuni personaggi del Purgatorio da presentare, mentre tutti i miei compagni di classe mi fissavano o stavano per i fatti loro, Luigi sembrava l’unico interessato, infatti mi guardava come se fossi a una conferenza stampa o roba del genere, era come se la mia voce lo rapisse.
 
Forse era solo una mia impressione, tuttavia dovevo concentrarmi sul progetto.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE 

Eccomi tornata dopo molto tempo, perdonatemi perla mia lunga assenza, ma ho avuto un'estate abbastanza impegnativa ma ora sono libera. Sono tornata con una storia in cui io sono la protagonista, ci vediamo sabato con il secondo capitolo.
Spero che vi piaccia e a presto 

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Capitolo 2
*** Dovevo Dirtelo Prima ***


CAPITOLO SECONDO
DOVEVO DIRTELO PRIMA
 
 
(Rise Above di Two Steps From Hell)

 
Quel pomeriggio di inizio novembre ero a fare un giro per il quartiere con la bicicletta, mentre canticchiavo pensavo a cosa scrivere per continuare il capitolo del mio libro.
Si, mi piace scrivere, ogni volta che succede qualcosa di inaspettato ci scrivo una storia.

 
In quel momento passai vicino al parco giochi, vidi un ragazzo dal volto familiare seduto in una panchina, indossava una felpa larga blu e sembrava che il suo sguardo fosse spento e perso chissà dove.
 
Scesi dalla bici e lo guardai in faccia, lui si accorse di me e alzò la testa: era Luigi «Ciao Luigi, come va?» chiesi sorridendogli gentilmente mentre mettevo il freno alla bici «B-Bene...» bofonchiò lui.
Mi sedetti accanto a lui e ci raccontammo qualcosa, il problema era che ogni volta che gli facevo qualche domanda bofonchiava qualcosa o non diceva nulla

«Ehi, guarda questo video su questo cane» dissi prendendo il cellulare e glielo mostrai:
Il cane del video abbaiava e faceva gli occhi dolci allo spettatore. I miei occhi brillavano per la tenerezza, era troppo carino!
Io amo i cani!
 
Mi girai verso Luigi, lo guardai negli occhi e vidi che i suoi occhi erano spenti e persi nel vuoto «Luigi, sei sicuro di stare bene?» chiesi preoccupata, era già la seconda volta che glielo chiedevo, lui si girò verso di me «C-Chiara, i-io…» bofonchiò e in quel momento si aggrappò al mio cappotto
«Ma che…» non riuscì a dire una parola e lui scoppiò a piangere disperato «Ehi ehi, che succede?» chiesi preoccupata e mi sedetti più vicina a lui, le lacrime erano così copiose che gli scorrevano all’infinito sul viso, presi un fazzoletto e lo calmai, non appena si fosse calmato gli chiesi cosa fosse successo

«So che forse non dovrei raccontatela…ma…» iniziò
«Qualunque cosa mi racconterai io ti ascolterò» dissi chiudendo la sua mano nelle mie, lui fece un respiro profondo e mi sussurrò una parola «Dolore…»

 
«È successo tutto l’anno scorso: era aprile e uno dei fratelli di mio padre, mio zio Marco se ne andò per via di una malattia che stava combattendo da tempo ormai, fu orribile, quando lo venni a sapere piansi per giorni e non andai a scuola. Mio zio era sposato con una donna molto brava, non hanno avuto figli ma ogni volta che andavo da lui era sempre molto gentile e sorridente con me. Non mi dissero mai di questa malattia per molto tempo, alla fine fu mia zia a dirmelo.
A lui ci tenevo molto e quando me lo dissero rimasi devastato, ero già sconvolta quando me lo avevano detto di che malattia soffrisse. Poi tutto il mondo mi è crollato addosso: ho in continuazione attacchi di panico e a volte la notte non riesco a dormire, da un po’ di tempo ho iniziato anche a tagliarmi sulle braccia. Quando la notte non riesco a dormire penso a lui e a tutti i bellissimi momenti che mi ha fatto vivere» aveva buttato fuori tutto, tutti i dolori, tutte le pesanti catene che si trascinava da chissà quanto tempo.

Dopo essersi asciugato le lacrime con la manica della felpa fece un respiro profondo e riprese a raccontare
 
«I miei sono ancora molto sconvolti da questa notizia, dopo questo evento ho lasciato perdere la scuola e mi sono fatto bocciare, per mia madre è stato un dramma e si è infuriata ma a me non me n’è importato uno beneamato piffero. Nella mia vecchia classe alcuni miei compagni di classe mi prendevano in giro perché stavo sempre da solo ma non me n’è importato mai del loro giudizio, nonostante le loro parole facessero male come coltelli affilati»
 
si fermò e iniziò a guardarsi le mani, lentamente riprese a piangere, ma stavolta in silenzio.
Gli misi una mano sulla spalla e lo guardai dritto negli occhi
 
«Luigi, io comprendo il tuo dolore, e tutto questo può fare molto male, ma ricordati che se sei qui a parlarne con me è perché sei vivo e che sei rimasto forte» lui non disse una parola e mi lasciò finire «Come mai hai deciso di parlarne proprio con me?»
 
Lui sforzò di sorridere con il viso rigato di lacrime «Perché tu sei speciale: sei diversa da molte ragazze, sei unica nel tuo genere, sei sempre te stessa ed è questo che ti distingue da tutti gli altri. Quando ti ho vista ho subito capito che c’era qualcosa di speciale in te, e ho capito che di te mi potevo fidare» disse mentre sorrideva e le lacrime gli scorrevano sul viso, io mi bloccai: nessuno mi aveva mai detto una cosa simile, mai. Mi sentivo come se avessi appena preso il volo, era come se avessi toccato il cielo con un dito.
 
Si, di solito sono quella ragazza con i capelli corti, gli occhiali, la passione per il disegno e la scrittura, ma forse non ero così diversa dalle altre, oppure si?
 
Ma non capivo cosa c’entrasse però il cane del video, così glielo chiesi «In camera ho un peluche a forma di cagnolino, è stato un suo regalo. E di mio padre» disse stringendo la mano sulla gamba.
 
Dopo pochi minuti di silenzio si ricompose e si rimise in piedi, vidi che i suoi occhi si stavano riaccendendo dopo quella chiacchierata, le fiamme tornano piano piano a riaccendersi e a ardere
 
«Andrà tutto bene, io ti aiuterò» dissi alzandomi a sua volta e gli feci una leggera carezza sulla guancia.



ANGOLO AUTRICE 
Eccomi qui con il secondo capitolo della storia, ma stavolta con qualcosa di un pochino triste, spero che questa sto storia vi stia piacendo. Ci vediamo martedì con il nuovo capitolo. A presto 😊😊
 

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Capitolo 3
*** Passò Dopo Passo ***


CAPITOLO TERZO
PASSO DOPO PASSO

 
(Secret Melody di Two Steps From Hell)

 
Il mio cellulare stava squillando, cavolo, chi poteva essere alle sei di sera mentre stavo sonnecchiando a fare latino? Sbuffando guardai chi fosse: era Luigi (Oh Gesù!)

«Pronto? Come stai?» chiesi
«B-Bene…» bofonchiò, ma sapevo che non stava bene «Domani vieni a scuola?» chiesi preoccupata «Non so se ce la faccio…» cominciò malinconico «Domani ti vengo a prendere davanti a casa» dissi decisa.
 
Come promesso la mattina dopo prendemmo il bus, era sabato, mia mamma non mi portava a scuola quel giorno, insieme facemmo la strada insieme. Per fortuna abitavamo vicini, lui indossava il suo solito cappotto nero, e una sciarpa a quadri, le mani erano serrate in tasca «Stanotte ho iniziato a respirare affannosamente» disse mentre eravamo in bus «Ora stai bene?» gli chiesi preoccupata «S-Si» disse.
 
Quando arrivammo a scuola, prima dell’inizio della prima ora mi chiese una cosa che mi lasciò sorpresa «Ti va di venire nel giardinetto di casa mia insieme a me?» si riferiva ovviamente a quello che c’era a casa sua
«Okay» dissi subito.

 
Nel pomeriggio ti trovammo, come promesso nel giardinetto di casa sua, mi stava aspettando seduto su una panchina, aprii piano il cancelletto e mi sedetti accanto a lui «Ciao» bofonchiai, in mano tenevo un sacchetto con delle focaccine calde appena sfornate, come dico sempre io, “portati sempre qualcosa di caldo con te e starai meglio”. Luigi mi salutò.
 
All’inizio non sapevo cosa dire, poi dopo aver fatto una barzelletta senza senso iniziammo a parlare, era divertente parlare di cose sciocche e buffe, strano a dirsi ma anche a lui facevano ridere le battute squallide sui “mangodrilli” sulle “suorpizze” e altro.
 
Si, lo so che fanno cagare ma io rimango sempre impressionata e divertita da queste battute insensate.
 
Dopo aver parlato per quasi un’ora di vari argomenti calò un silenzio imbarazzante, eravamo stanchi, continuavamo a sbadigliare, io avevo guardato fino a tardi Netflix, mi ero quasi addormentata in classe quella mattina, e dovevo ancora studiare per lunedì

«Hai già studiato per storia?» mi chiese, cavolo, ecco cosa dovevo studiare!
Lui capì la mia faccia e sorrise
«Aspettami qui» ed entrò in casa, dopo poco tornò con il libro di storia. Con mio grande stupore riuscì a spiegarmi facilmente le pagine che c’erano da studiare, in pochissimo tempo riuscì a spiegarmi l’argomento senza difficoltà, ero davvero stupita: il metodo che usava era che associava alle immagini del libro i concetti chiave e le date «Potresti usarlo anche tu» disse alla fine.
 
In effetti poteva essermi di aiuto, dopotutto non sapevo mai come studiare e studiavo a cazzo di cane. Non avevo mai avuto un vero e proprio metodo di studio, e facevo letteralmente cagare.
 
Rientrammo in casa dato che iniziava a fare freddo, il salotto era accogliente e carino, poggiai la giacca su una sedia e ci sedemmo sul divano, Luigi accese la televisione e finimmo con il guardare i Simpson, ad un certo punto mi girai e vidi che era molto stanco «Se vuoi riposarti non c’è problema» gli dissi, lui mi sorrise «In effetti, stanotte non ho dormito molto» disse passandosi una mano sulla nuca.
 
Dopo pochi secondi aveva la testa poggiata sulle mie cosce e io ero paralizzata, non mi era mai successa una situazione del genere, senza rendermene conto la mia mano percorse la sua nuca lentamente, fino a sfiorare i capelli, questa si intrecciò tra le sue morbide ciocche.

Cioè no aspettate, fermate il gioco, stavo davvero accarezzando i capelli di un ragazzo? Cioè, non è possibile! O mio Dio!!! Tutti questi pensieri mi frullavano per la mente.
 
Lui girò la testa verso il soffitto, e iniziò a fissarlo «Come ti senti?» chiesi «Bene» disse lui piano, le sue ciocche nere erano morbide, la sua mano era aggrappata al mio maglione, era come se io fossi l’unico sostegno, l’unica ancora che avesse a disposizione.
 
Gli baciai la testa e rimasi per un bel po’ lì con lui.
 
Il tempo passò e lentamente iniziò a stare meglio, credo che fino a quel momento non si fosse sentito così compreso: ci volle un bel po’ affinché tornasse a sorridere, ogni volta che avevo l’occasione mangiavamo insieme delle focaccine calde, che fosse a ricreazione oppure quando ci vedevamo.
 
Una cosa che adorava di me era la mia voce, amava molto la mia pronuncia inglese (non ho originiinglesi), ogni volta che la prof di inglese mi faceva leggere o mi interrogava lui mi ascoltava rapito, che parlassi italiano o inglese non importava, la mia voce era come una droga per lui.
 
Una cosa che lo calmava era quando gli accarezzavo i capelli, era qualcosa che lo rilassava, e in effetti, credo che sia una cosa che tutti i ragazzi vorrebbero che le loro ragazze facessero: farsi toccare i capelli. A me piaceva un sacco, le mie dita si intrecciavano tra le sue morbide ciocche e questo lo faceva stare bene.

A Luigi piaceva molto anche la musica che a volte ascoltavo, le sue musiche preferite di Two Steps From Hell diventarono Rise Above e Final Days Of Rome, per pura coincidenza era la prima canzone che avevamo ascoltato insieme.
 
Sapevo che in fondo al suo cuore c’era ancora uno spiraglio di luce.

 
Ma Presto Tutto Stava Per Cambiare.



 

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Capitolo 4
*** Non Vi Sopportò Più ***


CAPITOLO QUARTO
NON VI SOPPORTO PIÙ 

 
(Sariel di Two Steps From Hell)

 
Le vacanze natalizie arrivarono presto e i professori ci diedero un sacco di compiti, io e i miei compagni di classe avevamo due testi di latino da leggere, un canto del Purgatorio, esercizi di matematica e psicologia, e infine una presentazione di inglese. Non erano vacanze, accidenti! Ma cosa non capiscono i professori della parola vacanze? Cosa hanno nel cervello! Il giorno dopo Natale Luigi mi chiamò
 
«Ehi, come va?»
 
«Bene grazie, hai visto quanti compiti abbiamo?»
 
«Si, non me ne parlare guarda, sono troppi»
 
«Esatto, io non li inizio subito, chi c’ha voglia»
 
«Anch’io, sono talmente stanca che vorrei dormire sempre»
 
«A chi lo dici»
 
Passammo almeno dieci minuti a criticare i professori, stavano mettendo sotto stress metà classe, che idioti!
 
Le vacanze passarono in fretta, quando tornai e il programma ricominciò, con mio grande stupore il metodo di studio di Luigi era veramente utile, iniziai a prendere 7 dopo l'altro, e qualche volta un 8 (prendevo più 7 che 8)
I professori rimasero stupiti «Incredibile Chiara! Sei migliorata davvero tanto» era la tipica frase che dicevano tutti i prof, anche gli altri della classe se ne accorsero, e anche i miei genitori, non volevo passare per una secchiona o roba del genere, ma diamine, anche se ho gli occhiali non sono mica scema!

All'ennesimo 7 andai a ringraziarlo per l'aiuto e per il consiglio.
Come dico sempre io "i problemi sono sempre dietro l'angolo".

 
Era una tranquilla giornata di fine gennaio ed ero con la mia migliore amica Livia a parlare in corridoio, quel giorno non avevamo fatto praticamente nulla, alla prima ora religione, alla seconda e terza ora ginnastica e ora avevamo supplenza, come spesso accadeva quella di inglese mancava (di nuovo!) Luigi si avvicinò a noi e ci mettemmo a parlare di Harry Potter e della nuova stagione di una serie che era uscita qualche mese prima.
 
Ma nel bel mezzo di un commento di Livia due ragazzi e una ragazza ci vennero incontro «Ehi Luigi, vedo che ci hai rimpiazzati, non è così?» lui si girò, e li riconobbe: dovevano essere, anzi, erano sicuramente alcuni suoi ex compagni di classe «Ciao ragazzi» disse lui freddo
«In un anno sei quasi cambiato» disse uno con la felpa rossa «Si Diego, anche voi siete cambiati» disse Luigi «Lo sai che ora noi abbiamo ancora il prof Martelli a chimica?» canzonò quello con la maglia nera, lui roteò gli occhi «Ma va’» disse calmo
«Ho sentito dire da Davide che vai dallo psicologo, e lui dice che è una cosa normale, io non gli credo affatto. È una cosa da sfigati» disse la ragazza ridendo sarcastica

«Diego, Vincenzo, Vanessa non sarete cambiati molto ma siete diventati leggermente permalosi» disse lui
Poi ci ordinò di andare via con lui, io e Livia lo seguimmo ed entrammo in classe.
Dall’account Instagram scoprii che aveva delle storie in evidenza sui suoi amici, ormai ex compagni di classe, ce n’erano se non due o tre, le altre erano con la nostra classe.
 
La seconda recitava:
 
Il mondo è fatto di persone false, e a volte sono quelle che ci circondano, anzi, quasi sempre sono quelle più vicine a noi.
 
La terza invece recitava:
 
I veri amici si vedono nel momento del bisogno, e non quando gli fa comodo

 
Gli chiesi il motivo di queste “frecciatine” «Perché quei bastardi si sono dimostrati molto più falsi di quanto non lo fossero prima, quei ragazzi che hai visto prima si credevano miei amici. In seguito un mio compagno di classe mi fece scoprire che erano dei falsi e mi parlavano alle spalle, si sono presi gioco di me. Ma se pensano che io li dimenticherò stanno freschi!» vidi nei suoi occhi quanto fosse ferito per quello che gli era successo.
 
Nella sua ormai ex classe erano rimasti in 12, quelli e altri due o tre gli parlavano alle spalle, con gli altri rimasti chattava di tanto in tanto.
 
Quando in classe si tenevano le conversazioni e le discussioni per le verifiche capitava raramente che lui nominasse i suoi ex compagni di classe. Dopo un po’ smise anche di nominarli. Quando si hanno brutti rapporti con le persone tanto vale chiuderla lì.
 
Il problema era che non smisero di lasciarlo stare.
 
Un giorno stavamo aspettando il prof di chimica, quando ad un certo punto quei tre ragazzi passarono vicino alla nostra classe e presero ad insultarlo e a schermirlo. Quando se ne andarono lui li guardò furioso, poi si massaggiò il petto e iniziò a respirare velocemente, si alzò e andò in bagno.
 
Io lo seguii dopo poco, mi affacciai alla porta del bagno dei maschi ma non c’era, lo trovai in un angolo del corridoio a piangere, quel momento non lo avrei mai più rimosso dalla mia mente
 
«L-Luigi... Che cosa…» chiesi avvicinandomi a lui, aveva le mani appoggiate al cuore, gli baciai la testa, le nostre mani si unirono, mentre io appoggiavo la mano libera sul suo cuore, rimasi in quella posizione finché il battito cardiaco non tornò ad essere normale
«Chiara… grazie… mi hai salvato… per la seconda volta» disse piano, io lo guardai e mi avvicinai piano, le sue labbra toccarono le mie.
 
I nostri cuori stavolta non battevano per l’ansia o il dolore, ma per il coraggio. E per l'amore.
Quello era il mio primo bacio, un bacio dolce, leggero, delicato.
Quando ci staccammo i nostri occhi si incatenarono «T-Ti amo Chiara» balbettò Luigi asciugandosi le lacrime «Anch’io ti amo» dissi con un filo di voce.
Ci alzammo insieme, e le due mani sul suo cuore si allontanarono piano «Tu, puoi farcela» dissi asciugandogli le lacrime, lui sorrise dolcemente e mi diede un bacio sulla fronte.
Poi ci incamminammo verso la nostra classe.
 
Quando entrammo il prof Palombi era già arrivato (Oh Gesù!)
«Bianchi, Rami, siete in ritardo» disse in tono severo «Ehm, scusi» dissi imbarazzata «Scommetto che siete andati in 4 c a restituire quei fogli a quegli studenti» disse il prof «Si, esatto» inventai io. Aspetta, quali fogli?
 
Gli occhi dei nostri compagni di classe erano su di noi, in silenzio e imbarazzata io e Luigi andammo a sederci per seguire la lezione.
 
La sua mano sfiorò piano la mia. Il mio cuore prese a battere di nuovo all’impazzata.
 
L’argomento del giorno erano i muschi e i licheni (Che barba!) Per fortuna l’ora passò in fretta.
Quando il prof se ne andò e tutti erano impegnati a fare casino Luigi si avvicinò a me

«Se dovesse risuccedere, dirò la verità, i professori non li conoscono bene quei tre» disse con un sussurro al mio orecchio.
 
Un brivido mi percorse la schiena.


ANGOLO AUTRICE 

Perdonatemi se sono sparita ma ho tante cose da fare, prometto che sarosarò più attiva, il prossimo capitolo uscirà martedì. A presto ;-) ;-)
 
 

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Capitolo 5
*** Due Cuori Uniti ***


CAPITOLO QUINTO
DUE CUORI UNITI

 
Nessuno venne a sapere della relazione tra me e Luigi, ma dopo molto tempo dovetti dirlo ai miei genitori (mi pare ovvio!), diciamo che prima che glielo presentassi dovetti spiegare cosa gli fosse successo.
Chiesi esplicitamente a loro di non chiedere niente riguardo a suo zio.
 
A casa di mia madre andò tutto bene, riuscirono a parlare di libri e di modellismo
«Certo che è proprio carino» disse mia mamma ridendo quando Luigi se n’era andato in bagno, io arrossii
«Gli piaceranno i Simpson secondo te?» mi chiese incuriosita la mia sorellina Luna «Se gli piacciono? Li a-d-o-r-a» dissi sorridendo, gli occhi di mia sorella brillarono.

 
Come avrete capito, anche a mia sorella piacque molto il mio ragazzo.

 
Anche a casa di mio padre andò tutto bene, all’inizio lo guardava male, ma quando entrai nell’argomento musica e calcio iniziarono a parlare come se si conoscessero da una vita, era come se non si vedessero da tanto tempo o roba del genere.
Come dico sempre io “parla con un uomo e un ragazzo di calcio e loro ti apriranno un’intera enciclopedia”.

 
Nel frattempo, anche la mia migliore amica Elena si fidanzò.
 
Scherzi a parte, per ora eravamo tranquilli e felici, nessuno in classe venne a sapere della nostra relazione. Non lo raccontammo per il semplice fatto che erano cose private.

 
L’incontro con i suoi genitori fu molto più interessante e bello. Okay, lui non aveva i genitori divorziati come i miei, ma si sono rivelate persone veramente squisite.
Paola e Angelo si sono rivelati dei genitori fantastici e premurosi, per non parlare del fratellino undicenne di Luigi, Fabrizio, un ragazzino scherzoso e allegro.
 
Quando ad un certo punto Luigi si dovette allontanare per una telefonata da parte di un suo amico, sua madre volle parlarmi in privato

«Non so davvero come dirtelo Chiara, ma…» iniziò, fece un respiro profondo e mi sorrise
«Non so come sia potuto succedere… ma grazie a te mio figlio è rinato, Luigi è un’altra persona. Grazie a te il suo sorriso si è riacceso e sta tornando a brillare come una stella» spiegò, si commosse nel farmi una carezza.
Io le sorrisi «Paola, l’ho fatto perché mi è piaciuto sin dal primo istante. È dolce, simpatico, tranquillo e gentile» dissi e la abbracciai.

 
In un pomeriggio di febbraio ero annoiata a fare i compiti in camera mia, continuavo a sbuffare per gli esercizi di latino (dannazione!!)
Ad un certo punto sentii delle voci provenienti dal salotto, ero così pigra che ho preferito restare su quella sedia con i miei pensieri, dopo pochi minuti mia mamma è venuta a bussare alla mia porta «Tesoro, è venuta una persona a trovarti» disse facendo capolino, io alzai la testa
 
«Ehi Chiara» disse sorridendo e si richiuse la porta alle spalle, improvvisamente tutto il mio corpo e tutte le mie ossa si risvegliarono, io lo abbracciai e lo baciai.
Ci sedemmo sul mio letto ad ascoltare musica, a ridere e a scherzare. Ovviamente dovettimo parlare a bassa voce perché mia sorella stava male e mia mamma era a parlare al parco con le sue amiche.
 
Nella stanza si sentivano i nostri respiri, non c’era niente che non andasse storto.
 
Ad un certo punto presi il computer e ci mettemmo a guardare una serie TV, col cavolo che avrei ripreso a studiare, il mio cervello si disconnette in continuazione! È peggio del Burundi!
 
A metà episodio Luigi aveva la testa sulle mie gambe, io gli accarezzai i capelli e gli baciai la testa.
 
Al termine del primo episodio uscii da Netflix e misi a posto il computer. Non c’avevo voglia di vedere ancora qualcosa.
 
Il silenzio tornò nella stanza, i nostri respiri contrastavano tutto.
 
Le sue dita accarezzavano la mia felpa, le mie dita erano intrecciate tra i capelli, presi il telefono e misi a basso volume della musica calmante.

 
Mentre fissavo i miei libri di Harry Potter lui guardava i miei calzini «Come stai?» chiesi «Bene» disse pensieroso «Ieri sono andato dallo psicologo» aggiunse «E com’è andata?» chiesi arricciandogli una ciocca, Luigi fece spallucce «Dice che sono forte… e che ce la farò» rispose.
Feci un respiro profondo «Questo è un piccolo passo…» dissi «Gli ho anche detto di te…» cominciò, io mi fermai per qualche secondo
«Davvero?» chiesi perplessa e confusa «Si… e di cosa sei capace…» rispose lui.
Ci misi un bel po’ per capire quello che intendesse.
L’unico modo che aveva per scacciare i brutti pensieri era ridere insieme a me.

 
Ma la mattina dopo accadde qualcosa di strano: io, Livia e Luigi entrammo a scuola insieme.
Stavamo scherzando su un film che avevamo visto su Netflix una sera a casa della mia amica
«...Per non parlare poi della faccia che ha fatto…» disse Livia ridendo
«Esatto, era troppo buffa» disse Luigi ridendo a crepapelle
«E poi quello che gli ha detto la donna» aggiunsi.
 
Quando percorremmo il corridoio vedemmo Lorenzo e Tommy di fronte all’ingresso della nostra classe «Che succede raga?» chiese Livia «Perché non entrate?» i due si girarono «Cos’è successo?» chiese Tommy perplesso. Entrammo dentro e quello che trovammo ci lasciò senza parole:
molti dei nostri banchi erano stati buttati all’aria, metri e metri di carta igienica erano dappertutto
 
«Ma chi può essere stato?» chiese Lorenzo poggiando lo zaino ai piedi del suo banco «E come avranno fatto!» disse Livia con rabbia stringendo i pugni
«Ma poi quando è successa questa cosa» aggiunse Tommy grattandosi la testa.
Luigi trovò sul suo banco un foglio e lo lesse «Guardate cosa c’è scritto» disse richiamandoci, ci avvicinammo a lui, una perfetta calligrafia in corsivo recitava queste parole

 
""Non potete avere tutto, ci avete rubato qualcosa che è nostro
 
«Giuro che se scopro chi è stato gli spezzo le ossa» disse Lorenzo agitando i pugni furioso

«Chi è l’autore di ‘sto foglio?» chiese Livia infuriata.
 
Dopo qualche secondo realizzammo chi potevano essere stati.
 
La guerra era appena iniziata. Tremate nemici dell’erede.
 
 

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Capitolo 6
*** Una Classe Sempre Più Diversa ***


CAPITOLO SESTO
UNA CLASSE SEMPRE PIÙ DIVERSA


Centuries dei Fall Out Boy)

 
Scattammo delle foto e le mandammo sul gruppo di classe. E senza perdere neanche un secondo rimettemmo tutto apposto, rimettemmo in piedi i banchi e buttammo tutta la carta igienica nei cestini del bagni. Quando gli altri della classe arrivarono stavamo finendo.
Sfortunatamente alle prime due ore avevamo italiano e nessuno della classe nostra riuscì a concentrarsi, continuavamo a mandarci messaggi di nascosto sul gruppo sull’accaduto

CLASSE 4C
 
BIANCA: sono sicura che è la 5 C
 
EMILIA: quei bastardi
              Non li sopporto più
 
LORENZO: ora stanno rompendo il cazzo
 
LARA: ma cosa gli abbiamo preso?
 
ANNALISA: e io che minchia ne io
                    Cmq che palle questa lezione
 
ANNA: giuro che li prenderei per il collo
 
JESSICA: Si esatto. Non la sopporto questa
               Cosa faremo ora?
 
TOMMY: Io non sto capendo chi è questo che stiamo facendo
                 Dobbiamo capire le intenzioni della 5 C

 
Presto capimmo che innanzitutto dovevamo capire cosa volessero quelli della 5 C, la domanda sorgeva spontanea? Cosa gli avevamo rubato?

 
I nostri dubbi arrivarono una settimana dopo, avevamo due ore libere senza il prof di matematica, e nemmeno un supplente era venuto. Ad un certo punto Ornella venne a chiedermi dove avesse messo il libro di inglese «È nell’armadietto, lo prendo io » risposi e mi alzai.
In genere lì dentro non c’era che due fogli, due libri, un dizionario di spagnolo e della carta colorata, ma quando lo aprii mi bloccai: davanti ai miei occhi c’era un vulcano di cartapesta, e questo?

«Ragaaa» dissi ad alta voce richiamando tutti, i miei compagni di classe si voltarono «Ma per caso noi abbiamo deciso di partecipare al progetto di scienze della scuola “Terra e Spazio”?»
Era un concorso che si stava svolgendo in quel periodo: le classi dovevano organizzare dei modellini sullo spazio o sui fenomeni della Terra, ma non mi ricordavo se la nostra classe avesse aderito o meno «Chiara ma che stai dicendo? Certo che no» disse confusa Lara «E questo cos’è?» chiesi indicando il modellino. Lorenzo e Livia mi aiutarono a metterlo fuori e lo mettemmo sulla cattedra.

 
Ora tutta la classe fissava il modellino come se fosse stato il nostro acerrimo nemico o un extraterrestre venuto sulla terra «Qui c’è scritto che è della 5 C» osservò Annalisa «E sembra anche incompleto» aggiunse Bianca inclinando la testa.
Ora eravamo sicuri che l’avessero messo loro di proposito, infatti fino a ieri non c’era nell’armadietto.
Ma quando lo avevano messo?

 
Al termine delle lezioni mentre stavamo uscendo qualcuno mi ha presa per il polso con violenza e mi ha trascinata in un’aula vuota «Ma che…» ho detto ma la persona misteriosa mi ha tappato la bocca «So che siete stati voi, ammettilo» era Vanessa «Ci avete rubato il lavoro di scienze, non è così?» ha continuato in tono serio, io mi sono liberata
«No! Chi cazzo te l’ha detto?» chiesi rabbiosa, lei sorrise compiaciuta
«Andiamo Chiara, non dirmi bugie, lo sai che non si fa?» io la fissai con rabbia
«Non so di cosa tu stia parlando. E se lo vuoi sapere vatti a vedere il sito web della scuola» le ho detto, mi sono liberata e sono corsa giù per le scale per andare da mia mamma.

 
Ben presto la nostra classe ha cominciato a essere più attenta alla 5 C: quando passavamo davanti a loro ci muovevamo in gruppo o a coppia, ma da soli. Loro ci mandavamo, cioè, non tutti, Vanessa, Diego e Vincenzo erano loro i veri responsabili di aver alzato tutto il polverone.
 
Tutti e tre mandavano le frecciatine (come fanno sempre gli influencer e i tiktoker quando litigano) mettendole sui social “La puzza è sempre sotto il naso” “Mai fidarsi di certe persone” “Attenti a quelli che fate”.
Erano così antipatici che l’unico modo che avevamo per evitarli era non incrociare il loro sguardo.

 
Il venerdì mattina, alle prime due ore abbiamo in genere ginnastica, quel giorno però il prof Novi ci ha riuniti prima di iniziare
«Allora ragazzi, io e il prof Darmi abbiamo concordato che farete una partita di pallavolo con la 5 C nell’ora successiva» Cosa? Vidi gli occhi furiosi dei nostri compagni, così nella prima ora ci allenammo con le battute, le schiacciate e i passaggi.
Ovviamente sapevamo che il “trio” avrebbe cercato di umiliarci davanti ai loro stessi amici e compagni.
Quando arrivarono eravamo pronti, il nostro prof e il Darmi organizzarono il giro per entrare e uscire dal campo, il “trio” ci guardarono con sfida: temete voi tre.
 
Con mio grande stupore la mia classe era abbastanza brava con le battute di inizio e i passaggi, perfino i più negati a pallavolo si dimostrano fantastici:
Lorenzo riuscì a fare un’ottima battuta di inizio, Angela e Anna erano le migliori nel prendere la palla sotto la rete, Bianca, che in genere era la più negata era riuscita a farci segnare un punto, perfino Tommy riuscì a fare una fantastica schiacciata, cosa che non era mai riuscito a fare.
A metà partita toccava a Luigi battere: riuscì a fare una battuta di inizio partita perfetta «Accidenti Vanessa! Vuoi stare attenta?» la capoclasse Giorgia stava sgridando la sbruffona perché non si era concentrata per prendere la palla, esultammo con gli occhi per un altro punto.
 
Come avrete alla fine immaginato la nostra classe vinse la partita, la 5 C si era dimostrata abbastanza brava, gli unici anelli deboli erano stati proprio il “trio” e alti due ragazzi che non erano dispiaciuti di aver perso.


ANGOLO AUTRICE
Eccomi qui con un nuovo capitolo appena uscito, le domande sono tante, cosa farà questo "trio"? Cosa succederà tra CChiara e Luigi? E alla classe? Perché hanno nascosto il modellino e con quali intenzioni?
Ci vediamo mercoledì con il nuovo capitolo, un bacionessss
 
 

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Capitolo 7
*** Due Cafoni ***


CAPITOLO SETTIMO
DUE CAFONI

 
Sicuramente vi starete chiedendo cosa ce ne siamo fatti del modellino della 5 C, lo abbiamo restituito al rappresentante della classe, inventandoci che dovevano aver sbagliato aula o ose così.
 
Un martedì mattina Luigi mi scrisse che stava poco bene, così programmammo di vederci a casa sua nel pomeriggio.

 
Ma quel giorno successe l’inaspettato, nel bel mezzo della lezione di latino bussarono alla porta
«Avanti» disse la prof
 
In classe entrarono un professore con la barba e gli occhiali, il rappresentante della 5 C, Mario, con Diego e Vanessa «Ecco Mario, sono loro che ci hanno rubato il modellino per scienze» disse quest’ultima indicandoci, in classe calò il silenzio
«Vanessa ma che cavolo dici? Avevo chiesto a te e a Diego di portarlo al laboratorio di scienze, ma voi due come due cafoni li avete messi qua» disse Mario
«Gabriele, che succede?» chiese la prof avvicinandosi al suo collega
«Diego e Vanessa sostengono che la 4B abbia rubato loro il progetto per il concorso “Terra e Spazio” che è in palio quest’anno» spiegò il prof.
 
La prof si girò e ci guardò in silenzio
«Prof, non è vero, si sta inventando tutto» disse Lara decisa alzandosi in piedi
«Allora se non siete stati voi come mai era nel vostro armadietto il vostro modellino?» chiese Diego incrociando le braccia
«Come avrà detto il vostro amico Mario avete sbagliato classe e aula e avete voluto far ricadere la colpa su di noi» disse Tommy alzandosi a sua volta
«Che vi dicevo?» chiese Mario guardando male i suoi amici.
 
Diego e Vanessa ci scrutarono uno per uno, finché il loro sguardo non ricadde su di me e su Livia
«Eccole, loro due lo hanno preso» disse furiosa Vanessa puntandoci il dito, io e Livia ci alzammo in piedi
«Rami? Silvetti?» chiese sorpresa la prof
«Professoressa, non è vero!» dissi sulla difensiva
«Non avendo nessuno da incolpare devi far ricadere la colpa su di noi?» chiese calma Livia
«Siete state voi due» insistette Diego
«E avete delle prove?» chiese Mario incrociando le braccia e roteando gli occhi
«Mario, hai mai controllato la telecamera presente nel corridoio qui fuori?» chiese Diego.
 
Mario deglutì
 
«Ragazzi, torniamo in classe» disse il professore
«Arrivederci Gabriele» disse la prof salutandolo.
 
Prima che Vanessa potesse uscire si fermò sulla soglia e si girò verso di me
 
«Complimenti Chiara, bugiarda e falsa. E ti ringrazio di avermi rubato il ragazzo che mi piaceva. So che lo sapevi» disse guardandomi dritta negli occhi.
 
Poi uscì.
 
Io rimasi lì in piedi a testa alta a guardarla andarsene.
Tutti i miei compagni di classe mi guardarono in silenzio.
 
«Chiara, siediti e terminiamo la lezione sull’Orlando Furioso» disse la prof con calma.
 
Io mi sedetti mentre trecento pupille erano puntate su di me.
 
Diego e Vanessa erano due cafoni.
 
Due cafoni con la C maiuscola.
 
Cafoni.
 
Io, Luigi e i miei compagni di classe dovevamo scoprire le loro intenzioni.
 
 

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Capitolo 8
*** Risposte E Altro ***


CAPITOLO OTTAVO
RISPOSTE E ALTRO

 
Quel pomeriggio, mentre ero da Luigi a studiare Lara mi mandò la registrazione della conversazione avvenuta quella mattina, non l’aveva fatta lei, l’audio era di Anna
«Stamattina a scuola è successa una cosa assurda amore» cominciai rivolgendomi a lui mentre era seduto sul bordo del letto a leggere italiano
«Cos’è successo piccola?» chiese preoccupato.
 
Mi avvicinai a lui con la sedia, e senza mezzi termini feci partire la registrazione, lui rimase in silenzio, a fissare lo schermo del mio cellulare, quando questa finì lo guardai in viso
«Quella stronza! Che rincoglionita! E Vincenzo poi!» disse stringendo i denti, abbassò lo sguardo furioso.
La rabbia si mescolò con la frustrazione e l’odio.
 
Io non dissi nulla e lo guardai
«Amore? Che cosa succede?» chiesi prendendogli la mano, lui si calmò
«P-Piccola, devo dirti delle cose che non sai…» disse spaventato
«Dimmi» dissi calma.
Con lo sguardo gli feci capire che doveva fidarsi di me
 
Fece un respiro profondo e iniziò a parlare

 
«L’anno scorso Vanessa si era innamorata di me, l’avevo scoperto per caso, Diego e Vincenzo ne parlavano di nascosto.
Davide e Mario, due miei migliori amici vennero a dirlo a me. Ma io non pensavo che un’egocentrica come lei potesse innamorarsi di me: prima di tutto è arrogante, sempre perfetta e non sa che due delle sue migliori amiche sono false. È viziata, popolare, odia studiare e potrei stare ore per criticarla. Quando mio zio se n’è andato e lei l’ha saputo non ha provato un minimo di rispetto.
Quelle giornate facevano schifo, il lutto e lei che diceva che ero un idiota che non sa sopportare il dolore. Così un giorno l’ho affrontata e le ho detto tutto ciò che pensavo di lei e che non volevo più vederla. Così quando ha saputo che ero stato bocciato si è infuriata e ha pregato il preside di farmi restare ma lui è stato irremovibile» si fermò per respirare e prendere fiato.
 
Non riuscivo a crederci, ma c’era un’altra domanda a cui volevo una risposta
 
«Ma allora, è questo il motivo per cui lei, Vincenzo e Diego odiano la nostra classe?» chiesi
Mi prese la mano e proseguì
«Loro tre odiano la tua classe perché l’anno scorso la vostra classe ha vinto il torneo di pallavolo e avete contribuito alla collaborazione dei cappotti per i senzatetto di cui si occupa la scuola» disse malinconico «Così quando loro tre hanno scoperto che io sarei finito nella vostra classe e che non avevate aderito al progetto “Terra e Spazio” hanno ben pensato di farvela pagare»
 
Ora era tutto chiaro: le frecciatine, gli insulti, le false accuse, le minacce di quella vipera, come osavano?
E tutto questo per cosa, per invidia?
Che idioti!
 
«In effetto, ora che penso una mia amica che conosce Vanessa aveva visto la storia su Instagram e aveva sospettato qualcosa» dissi ripensando a quello episodio
«E poi c’è un altro motivo per cui un giorno ho notato la tua classe…» disse sorridendo piano
«E quale sarebbe?» chiesi curiosa
«Perché un giorno quando sono venuto in palestra a portare un foglio al prof Novi ho notato una ragazza imbranata che giocava a pallavolo… ed è stato un colpo di fulmine… la ragazza… eri tu» disse con dolcezza mentre le sue labbra toccavano le mie dita.
 
Mi bloccai mentre il cuore mi batteva forte, poi tutto fu più chiaro:
Con Vincenzo, Diego e Vanessa non si trovava bene, la morte di un parente è stata una cosa che lo ha sconvolto, tutto si è mescolato come un vortice o un uragano, eppure, c’è sempre la luce in fondo al tunnel.

 
La mattina dopo arrivammo tra gli ultimi, mano nella mano, quando varcammo la soglia gli occhi di tutti i nostri compagni di classe era su di noi
«Ragazzi, c’è una cosa che devo dirvi, ma dopo» disse Luigi serio.
Non poté dirla perché avevamo un'ora di scienze umane.
 
Alla seconda ora mancava il prof di matematica, così si mise in piedi davanti alla lavagna e dopo avermi preso la mano iniziò a parlare:
Raccontò tutto, tutto quello che aveva detto a me, ogni singola cosa poteva essere utile per smascherare quei bugiardi
«Come possiamo fargliela pagare a quei tre bro?» chiese Tommy al mio ragazzo
«Ottima domanda» disse Gisella grattandosi la testa
«Dobbiamo architettare qualcosa che li metta con le spalle al muro» ipotizzò Jessica
«Se facciamo una trappola li beccheremo con le mani nella marmellata» disse Emilia entusiasta
«Io un’idea ce l’avrei» dissi facendo un sorriso furbo
«Anch’io ho vaga idea» aggiunse Livia in segno di approvazione.
 
Ci guardammo tutti compiaciuti, ora le conseguenze non ci importavano neanche un po’ .
 
Siamo una classe, e come una squadra si lavora tutti insieme.

Tutte le idee sarebbero state utili


ANGOLO AUTRICE

Eccomi qui, perdonate se ci ho messo tanto ma ora che è ricominciata la scuola sarò un po' impegnata.
Comunque spero che questo (breve) capitolo possa esserci piaciuto.
Tra giovedì e venerdì dovrebbero uscire gli ultimi capitoli. A presto 😊😊😊
 
 

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Capitolo 9
*** Eterna Rivalità ***


CAPITOLO NONO
ETERNA RIVALITÀ


 
(Assassins Creed Legion  Unofficial Theme)

Volete sapere che idea abbiamo avuto?
 
Il piano era il seguente:
Tommy e Lorenzo avrebbero cercato di parlare con Mario e Davide per chiedere più dettagli su il comportamento e l’atteggiamento di Vincenzo e Diego.
Le popolari della classe invece avrebbero, con una scusa avrebbero cercato di parlare con Vanessa di qualcosa di importante.
Mario e Davide ci mandarono delle chat, screenshot e bigliettini del “trio”.
Uniti tutti i pezzi insieme stabilimmo che saremmo andati dai professori e avremmo mostrato tutto. In realtà non sapevo a cosa sarebbe servito ai prof, ma almeno ci saremmo levati un pensiero.

 
Il peggio però doveva ancora arrivare.

 
Il 27 febbraio si tenne nella palestra della scuola il progetto “Terrà E Spazio”. Io e i miei compagni di classe andammo a vedere tutti i lavori, c’erano modellini di ogni tipo: sul sistema solare, sui vulcani, sulla terra, sui terremoti e perfino uno sul fenomeno delle terre emerse. Gli studenti, i genitori e i giudici passavano per i tavoli e si appuntamento delle cose.
 
Verso le 16 uno dei giudici, uno che assomigliava a Colin Firth prese la parola
«Buonasera a tutti, io e i miei colleghi abbiamo deciso quali saranno i vincitori del concorso di quest’anno» annunciò al microfono. Una signora alta e bruna gli diede una busta
«Le classi vincenti del concorso “Terra E Spazio sono….» il silenzio piombò nella palestra.
Tutti pendevano dalle sue labbra.
Mi voltai e vidi Vanessa che si stringeva a Vincenzo
 
«La 5A con il loro “Asteroidi” e la 4C con “Le Lune Di Giove” !!» tutta la palestra esplose in un grande applauso, e le due classi salirono sul palco.
A loro vennero date delle medaglie e delle buste che contenevano qualcosa.

 
Mentre una ragazza faceva i ringraziamenti e spiegava come avessero realizzato il lavoro qualcuno mi prese da dietro e mi tirò con forza. Mi trascinarono negli spogliatoi dei ragazzi.
«Ma che cazz…» ero con le spalle al muro, Vanessa, Vincenzo e Diego avevano circondato me e Ginevra
«Fate proprio pena voi due» disse Vanessa incrociando le braccia
«Credete che siamo stupidi?» chiese Diego a braccia conserte
«Eh? Ma di che cazzo parlate?» chiesi furiosa
«Voi due avete fatto vincere quelle due classi! Per farci perdere!» sputò Diego rabbioso
«Ma che cazzo vi siete fumati!» urlò Ginevra
«Niente tonta! Voi, fate schifo! La vostra classe fa schifo!» disse Vincenzo con rabbia
«Non insultare la nostra classe» dissi a denti stretti
«Si esatto» ribatté Ginevra
 
«Se pensate che noi siamo caduti nella vostra trappola, voi siete caduti nella nostra» continuai con un sorriso furbo
«Esatto, vi abbiamo ingannati e i nostri compagni di classe manderanno ai vostri prof quello che ci avete fatto» spiegò Ginevra
«Ora vediamo chi ha le spalle al muro» canzonammo.
 
Prima che potessimo varcare la soglia dello spogliatoio Ginevra strillò
«Aaaaaaah!!!» io mi girai
Vanessa la prese con violenza per i capelli
«Lasciala andare stronza!!» urlai
«Chiara! Ginevra!» la porta si spalancò:
Lara, Gisella, Emilia e Jessica erano lì furiose
«Che cazzo fate voi tre!» urlò Lara
«Non toccare la mia best!!» urlò Emilia
Le ragazze iniziarono a picchiarsi e a tirarsi i capelli.
 
Cercai di uscire ma Diego mi bloccò la strada
«Dove credi di andare tu bellina?» canzonò lui e senza perdere alcun tempo gli tirai un calcio fortissimo nel punto debole.
Lui si inginocchiò tenendosi le mani sull’inguine per il dolore.
 
«Torno subito!!!» urlai alle mie amiche.
Ma quando uscii qualcosa mi colpì e venni trascinata nello studio del prof
«Vincenzo!!» strillai, con una mano mi prese per il collo, io mi bloccai
«Non credere che sia tutto finito» disse a denti stretti, poi continuò
«Lo sai perché siamo invidiosi noi tre di voi? Perché voi avete tutto, siete felici, sorridenti, non vi manca un cazzo. E noi? Noi tre vogliamo il massimo, la gloria eterna»
 
Deglutii.
 
Non dissi mezza parola.
 
«M-Mario e Davide ci hanno detto tutto» dissi con quel poco fiato in gola
«Fate schifo, potete fare quel che volete ma l’i-invidia non vi porterà da nessuna parte» aggiunsi.
 
Lui lasciò la presa e mi guardò come se avessi detto qualcosa di stupido e corse fuori, lasciandomi lì.
Corsi a vedere come stavano le mie amiche, Vanessa era con le spalle al muro
«Senti bitch, non alzare più un dito o sei morta» disse Gisella puntandole il dito al petto
 
«Non è detta l’ultima» disse a denti stretti e tirò qualcosa, le mie amiche si spostarono, io non feci in tempo che qualcosa mi colpii sul petto e sullo stomaco: quella stronza aveva appena tirato due grossi libri.
 
Ginevra e Lara si girarono verso di me.
 
Guardai i libri e alzai lo sguardo con rabbia, sembrano un toro nel bel mezzo di una corrida
 
«Prendine uno Lara» e le buttai un grosso libro rosso
Io e Lara le tirammo in testa quei libri.
Se lo meritava!
Il libro mi scivolò dalle mani
«Chiara, vai a cercare qualcuno» disse Emilia.

 
Uscii di corsa e vidi qualche mio compagno di classe discutere con la classe rivale
«R-Raga…» dissi con voce tremante ma nessuno mi sentì.
Il petto mi faceva troppo male.
Non mi reggevo in piedi.
 
Corsi fuori con tutte le forze che avevo quando vidi Luigi e Livia venire verso di me
«Amore, che succede?» chiese preoccupato mi prese il viso tra le mani
«L-Luigi… chiama qualcuno… ce l’hanno con noi…» dissi cadendo in ginocchioni
«Chiamo la prof» disse Livia preoccupata e si rialzò e corse verso i piani alti.
Io rimasi lì, a fissare il volto candido del mio ragazzo
 
«Vieni piccola» disse con calma e dolcezza.
 
Prese il cappotto e me lo mise intorno alle spalle.
Ci incamminammo fuori da scuola mentre stavo a sonnecchiare su una panchina poggiai la testa sulla sua spalla
 
 

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Capitolo 10
*** Tutti Insieme ***


CAPITOLO DECIMO
TUTTI INSIEME
 
(Morirò Da Re  Måneskin)
 
Una sera mentre ero in camera a studiare il telefono iniziò a vibrare, il gruppo di classe stava mandando troppi messaggi e stavo facendo fatica a capire cosa stessero dicendo
 
JESSICA: e quindi i prof li hanno puniti
LISA: ma quando è successo?
ANGELA: ieri credo
GISELLA: adoroooo
LORENZO: se lo meritano
ANNALISA: finalmente!!!!
EMILIA: 👏👏👏
LUIGI: Mario mi ha detto che probabilmente andranno in una scuola privata per finire gli studi
LIVIA: non mi dispiace affatto per loro
TOMMY: menomale che se ne vanno
 
Ero troppo stanca per leggerli tutti, così tolsi la suoneria e misi solo la vibrazione.
Ero stanca.
Era da due giorni che ero bloccata in casa con 38 di febbre.
Mia mamma (dopo aver scoperto la situazione della nostra scuola) scoprì che a causa dello stress e di quello che Vanessa mi aveva fatto mi ero presa freddo e non potevo più.
Ormai passavo le mattinate a leggere, e i pomeriggi a studiare a dormire.
 
Ma dopo mezz’ora che ero a fare un palloso esercizio di biologia ricevetti una telefonata dal mio ragazzo
 
«Pronto?» bofonchiai
«Ei piccola, sei a casa?» chiese dolcemente
«Si, secondo te dove dovrei andare?» chiesi scherzosamente
«C’è qualcuno a casa?» continuò
«No, c’è mia sorella alla televisione» dissi affacciandomi in corridoio
«Apri la porta di casa» disse
«Ehm, okay» dissi confusa.
 
Attaccai confusa e quando la aprì Luigi era in piedi con un dolce sorriso.
Mi buttai tra le sue calde braccia.
 
Non mi ero sentita così felice in tutta la mia vita
«Ti prego, andiamo di là, non disturbiamo nessuno» dissi prendendolo per mano.
 
Non avevo un bell’aspetto: ero spettinata, con le ciabatte pelose, la tuta e il golf di lana. Sul comodino avevo il termometro e qualche tachipirina con l’acqua. La scrivania con libri e quaderni
 
Lui chiuse la porta, ero così stordita che mi sentivo stanca.
All’improvviso lui mise le braccia intorno alla mia vita, io unii le mie e mi baciò delicatamente il collo.
Inclinai la testa per sentire il suo delicato respiro su di me.
Poi qualcosa dentro di me successe: sentii le guance pizzicarmi e dopo alcuni secondi una lacrima dopo l’altra scorreva sul mio viso.

Per la prima volta, mi sentivo compresa, amata e capita.
Mi sedetti sul letto e Luigi si appoggiò al muro e mi circondò con dolcezza, e mi baciò con dolcezza e delicatezza
«S-Scusa ma…» bofonchiai ma le lacrime parlavano al posto delle parole
«Ci sono qua io piccola, io ci sarò sempre. Promesso» disse con un sussurro.
 
Le parole non trovavano le forze per uscire, stavolta erano le lacrime a parlare.
Spesso faccio fatica a buttare fuori le mie emozioni ma non posso farci nulla. Eppure è importante fare questa cosa, non c’è niente di sbagliato se uno piange.
 
A Luigi non importava se io stavo male, non gliene fregava niente se si sarebbe ammalato pure lui. Aveva fatto pochi passi solo per sapere come stavo e per starmi vicina.
Per ringraziarlo del mio sostegno morale ed emotivo gli regalai un portachiavi con dei pyssla, un cuore nero «Tu l'hai regalato a me prima che scoprissi chi fossi davvero, e io ricambio il favore» dissi sorridendo con le lacrime agli occhi. Mi fece una carezza e mi baciò sulla guancia umida «Grazie, è bellissimo» disse sorridendo.
Il cuore blu e il cuore nero si unirono insieme. Il mio portachiavi è il suo erano uniti da un piccolo, ma grande legame. Da due anime.

 
Non so se i miracoli esistono o cosa, ma la mattina dopo, non prima di esser andata a letto con tachipirina, aver misurato la febbre almeno sei volete in tutta la giornata, e le coccole di Luigi mi svegliai completamente guarita.
Mi sentivo piena di energia e la mia fronte era fredda.
Mamma mi portò a scuola più tardi, così preparai lo zaino e misi Divina Commedia, Inglese e Storia.
Una pizzetta e ovviamente il mio maglioncino preferito.
 
Arrivai a scuola verso la fine della seconda ora, gli altri avevano ginnastica, non aveva molto senso che io facessi ginnastica, così dopo aver firmato la giustifica e il modulo di entrata a scuola salii in classe
 
«Buongiorno Chiara e ben tornata» disse la prof che di solito ci accoglieva in classe come una tipica professoressa americana
«Ehm, buongiorno, le ho portato la giustificazione» dissi sorridendo e gliela porsi.
«Ho saputo di quello che è successo con quei tre studenti della 5 C. Avete fatto bene a dirci tutto, te i tuoi compagni siete stati onesti e buoni» disse lei
«Ehm grazie» bofonchiai
«Ma come mai il preside ha scelto di mandare Luigi nella nostra classe dopo la bocciatura?» chiesi
«Il preside vedeva in voi ottime potenzialità e buon cuore» disse sistemandosi a sedere.
 
Finalmente sorrisi.
Proprio in quel momento suonò la campanella
«Eiiii Chiara» mi voltai e Livia mi venne incontro abbracciandomi.
Pochissimi secondi dopo, quando i miei compagni di classe entrarono mi abbracciarono tutti, le femmine mi stritolavano in soffocanti abbracci e i ragazzi mi davano il cinque, Luigi mi diede un bacio a stampo sulla guancia «Grazie» sussurrai. Lui sorrise.
 
Per il resto della mattinata di e scherzai con gli altri della classe.
Quel pomeriggio ci incontrammo al parco pubblico tutti per passare un bel giovedì tutti insieme.
 
E tra risate, scherzi e tutto il resto siamo stati davvero bene.
E con buon gelato tutto si risolleva, perfino l’umore.
 
Nonostante fosse marzo e facesse fresco.
E poi tutti i problemi lasciati alle spalle.
 
Tutti insieme.
"Dobbiamo lottare tutti insieme per avere il Domani" 
Gaetano Lo Presti


ANGOLO AUTRICE
Ebbene sì, questa storia termina qui.
Perdonate il ritardo ma ieri sera ero a cena fuori e dovevo ancora finire l'ultimo capitolo.
Non ve l'ho mai detto ma la figura di Luigi è ispirata a un sogno che avevo fatto l'anno scorso: ricordo che c'era questo ragazzo triste, figlio di un amico di mia mamma e che io aiutavo a uscire da un periodo brutto.
Così quest'anno ho ampliato questo sogno con una storia creata da me.
Si, ho voluto aggiungere anche i miei compagni di classe (cambiando i nomi però).
Se avete letto tutta la storia spero che vi sia piaciuta, io vi mando un abbraccio e un bacione grande grande.
A presto.
Da Efffp25
❤️😊
 
 

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