Little Light Bullsh*t

di Sakkaku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gita all'acquario ***
Capitolo 2: *** Diversi ma uguali ***
Capitolo 3: *** Riflessioni ***
Capitolo 4: *** Brownies ***
Capitolo 5: *** La pizza è felicità ***
Capitolo 6: *** Nebbia ***
Capitolo 7: *** One more drink ***



Capitolo 1
*** Gita all'acquario ***


Gita all'acquario

 

Dwight osservava affascinato la vasca dei pinguini. Poco importava quanto goffi potessero essere mentre camminavano, una volta in acqua erano aggraziati ed eleganti. Il giovane dai capelli rossicci si rivedeva in qui pinguini: doveva trovare il suo posto per essere apprezzato e non più considerato fuori luogo. Era passata almeno mezz'ora da quando aveva iniziato ad osservare le creature nuotare eppure non si stancava di rimanere sorpreso quanto potessero essere interessanti.
«Dovremmo andare» disse una voce bassa al suo fianco «Siamo rimasti indietro, dobbiamo muoverci a ritrovare il resto della classe.»
«Voglio restare qui» protestò il rossiccio scuotendo le spalle.
«Fratello, non fare i capricci. Non voglio essere rimproverato dall'insegnante a causa tua. Ci torniamo insieme un'altra volta, va bene?»
«Davvero? Me lo prometti?» domandò speranzoso, quando l'altro annuì, non poté evitare di dire «Ti voglio bene, Eric!» e, nonostante sapesse che il fratello non gradisse quelle manifestazione affettive, lo abbracciò.
Chiunque, a vederli, non avrebbe mai pensato che i due giovani fossero coetanei. Il rossiccio aveva un comportamento infantile e si poteva benissimo scambiarlo per un bambino di dieci anni, sebbene entrambi ne avevano dodici, forse a causa della sua costituzione leggermente più esile e bassa.
Quando raggiunsero il resto della classe, tutti li guardarono scocciati.
«Vi stavamo aspettando. Hai per caso dovuto cercare Dwight perché si era perso? Immagino sia andata così, d'altronde causa sempre problemi a tutti. Al posto di tuo fratello ti avrei abbandonato. Sei così stupido» un ragazzino spintonò il rossiccio che cadde per terra e, un attimo dopo, un pugno lo colpì in faccia.
«Nessuno può offendere o picchiare mio fratello!» il tono con cui Eric parlò era fermo, lo sguardo assottigliato fece rabbrividire il compagno di classe. «Chi ti credi di essere per giudicarlo? Lui è molto meglio di quanto pensi, al suo confronto sei solo spazzatura. Ti avviso: ti conviene tenere chiusa quella boccaccia, se insulterai di nuovo Dwight non te la caverai con così poco la prossima volta.»
Il rossiccio lo stava trattenendo per le braccia. Conosceva molto bene Eric. Detestava la violenza, preferiva risolvere con le parole che imparava dai libri che leggeva, però se qualcuno diventava aggressivo con le persone a cui voleva bene, avrebbe ripagato con la stessa moneta. Il corvino non avrebbe permesso a nessuno di fargli del male, si sentiva responsabile, nonostante fosse più grande solo di qualche mese rispetto a lui.
«Sto bene, non mi sono fatto male» Dwight sorrise al fratello «Se l'insegnante ti avesse visto, saresti finito nei guai con i nostri genitori.»
«Dovevo fargli capire che non deve permettersi di trattarti in quel modo» borbottò Eric «I tuoi parenti mafiosi irlandesi si rivolterebbero nella tomba se vedessero quanto sei scemo.»
«Ti ho già detto che non lo sono! Eravamo d'accordo che non l'avresti più detto e io non ti avrei più chiamato cinese!» protestò il rossiccio «Aspetta! Mi hai appena chiamato scemo!»
«Sono tuo fratello, posso dirlo, perché è una mia dimostrazione d'affetto nei tuoi confronti.»
«Stai dicendo che mi vuoi bene, vero?» gli occhi verdi scintillarono felici.
Eric annuì, sistemando la frangia per coprirsi la faccia. Quelle parole lo mettevano a disagio.
«Sei il migliore, lo sai? Sono felice di essere finito nella tua stessa famiglia affidataria.»
«Sarebbe stato meglio se ti avesse adottato una famiglia più amorevole» obiettò il corvino.
«No, invece» Dwight scosse con vigore la testa «In quel caso, non avrei avuto te al mio fianco.»
«Smettila di dire sciocchezze» disse Eric «Sei imbarazzante.»
Il rossiccio sorrise al fratello. Per chi non lo conosceva poteva sembrare scontroso, poco espressivo e asociale, ma, per qualsiasi cosa, non importava se fosse una cosa importante o una sciocchezza, lui era sempre disposto ad aiutarlo. Dwight sapeva che un giorno, entrambi avrebbero lasciato quella famiglia affidataria insieme.





NdA:
Buona domenica! ^^
Eccomi ad iniziare una seconda raccolta sui personaggi della mia long in corso.
Ci tengo a precisare fin da subito che aggiornerò sporadicamente, oltre alle idee che potrebbero mancare, ci sono altri fattori che potrebbero tenermi lontanta dalla scrittura. 
La mia intenzione è scrivere solo capitoli leggeri, spensierati e, perché no, divertenti. Spero di mantenere questa linea, in caso contrario, cambierò l'intro XD

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Capitolo 2
*** Diversi ma uguali ***


Diversi ma uguali

 

Dolly stava guardando un telefilm straniero. Dwight era seduto sul divano accanto a lei, cercando di seguire il testo tradotto, senza perdere le scene che scorrevano sullo schermo, ma stava riscontrando alcune difficoltà.
«Fai pausa!»
«Cerca di leggere più in fretta, altrimenti la puntata durerà il doppio!» si lamentò la sorella sbuffando.
Pochi minuti dopo, bloccò il video, esterrefatta, sbattendo più volte le palpebre incredula.
«Perché ti sei fermata?»
«Non ti sei accorto?»
«Di cosa?»
«Adesso lo faccio tornare indietro. Leggi e ascolta bene.»
La sorella fece ripartire il video, per poi fermarlo nuovamente.
«Non ti seguo» disse confuso il fratello.
«Il nome! Quello è il nome di un personaggio e l'hanno tradotto come se fosse una parola straniera!» Dolly parlava a voce alta, quasi come se in quel modo potesse esorcizzare quell'orrore.
«Devi tenere in considerazione che non sono traduttori professionisti, si saranno confusi, non vedo tutta questa gravità. Ne stai facendo un dramma.»
«Dwight, tu non capisci nulla » affermò esasperata la sorella scuotendo la testa.
«Allora dovresti guardare i tuoi telefilm da sola» brontolò il rossiccio offeso, alzandosi e andandosene pestando i piedi.
La sorella era troppo allibita da quanto aveva appena letto per criticare ulteriormente il fratello maggiore. Non pretendeva di leggere sempre frasi perfette, accettava di buon grado qualsiasi errore, sia di battitura che del senso effettivo della frase. Quella era la prima volta che le capitava una cosa simile.
Eric stava sonnecchiando sull'amaca in giardino. La quiete fu interrotta dall'arrivo del fratello.
«Dolly ti ha per caso offeso?»
«Sì» rispose Dwight con uno sbuffo.
Eric si mise a sedere, facendo spazio anche per lui e subito il rossiccio iniziò a lagnarsi del comportamento denigratorio della sorella nei suoi confronti. Il corvino lo ascoltò, mettendogli una mano sulla spalla in segno di conforto.
«Devi cercare di capirla. Immagina di star seguendo un corso di pittura con gli acquarelli, ma anziché utilizzare i pennelli corretti, prendono quelli per la pittura ad olio» fece un esempio che fosse in grado di mettere il fratello nei panni della sorella.
«È orribile!» esclamò Dwight alzandosi di colpo in piedi e rischiando di far ribaltare l'amaca. «Persone del genere meriterebbero un girone all'inferno esclusivo!»
Eric sorrise nel vedere la sua reazione esagerata.
“Alla fine quei due sono più simili di quanto vogliano ammettere” pensò il maggiore.
Era buffo come entrambi fossero bravi a lamentarsi con Eric per il modo in cui venivano trattati dall'altro, quando il loro comportamento e le loro reazioni erano le medesime.
“Se non fosse per la fisionomia diversa, potrebbero sembrare parenti di sangue. Nessuno potrebbe pensare lo stesso di me.”
Quel pensiero lo rattristiva sempre, eppure era considerato da entrambi la persona su cui fare affidamento in caso di bisogno, consiglio oppure conforto. Lui era il collante del trio, colui che manteneva la pace nella loro vita quotidiana.




NdA:
Buonasera a tutti!^^

Finalmente ho il tempo per dedicarmi un po' alla scrittura ed quindi eccomi qui ad aggiornare questa raccolta. Scrivere dei battibecchi tra Dolly e Dwight mi diverte sempre, spero che sia lo stesso anche per voi lettori :3

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Capitolo 3
*** Riflessioni ***


Riflessioni

 

Il gatto leccava la zampa per poi strofinarsela dietro l'orecchio. Lavava solo la parte destra, come se fosse impossibilitato ad usare allo stesso modo la zampa sinistra. Pareva un paradosso, considerando come riuscisse a piegarsi per lavare il resto del proprio corpo.
“Forse anche gli animali hanno una predisposizione per essere mancini o destrorsi. Chissà se esistono dei gatti ambidestri?” queste domande vagavano per la mente di Dwight.
«Vado a portare Punk dal veterinario»lo avvisò Eric.
«Ti accompagno!» disse il rossiccio.
Il fratello lo guardò sorpreso, ma non fece domande, si limitò ad annuire.

Kirby adorava sonnecchiare sul divano, soprattutto in inverno, quando poteva accomodarsi sulla coperta morbida, che gli ricordava il ventre materno. Come tutti i felini adorava la tranquillità.
Il suo carattere mite, non lo aiutava a comprendere gli altri suoi simili presenti in quella stanza. Soprattutto quello appena arrivato.
Aveva capito che il gatto grigio aveva un'indole aggressiva, tendeva a mostrare apertamente la sua disapprovazione con bassi ringhi gutturali appena si avvicinava qualcuno alla sua gabbia. Inoltre, non smetteva di lanciargli frecciatine per il suo comportamento pacato.
«Smettila di comportarti come una gatta morta.»
«Sono cordiale, non lo faccio con secondi fini.»
«Certo» borbottò Punk «Sei uno stolto, se ti aspetti che ci creda. Siamo entrambi gatti, facciamo qualcosa solo per uno scopo. Ricordati: neanche un cane muove la coda per niente.»
«Sei così cinico» lo rimproverò Kirby «Se fossi più socievole, non avresti problemi con il veterinario.»
«Sciocchezze. Quelli vogliono farci fuori, solo che non l'hai ancora capito.»
Il gatto rosso e bianco scosse la testa.
A volte, aveva la sensazione che il suo padrone lo capisse di più, sebbene parlassero due lingue differenti ed appartenessero a specie diverse.
«Sono sicuro che nemmeno il tuo padrone sopporta questo tuo carattere scorbutico.»
«Ti sbagli! Lui è come me, per questo andiamo d'accordo! Sono gli altri due che dovrebbero sparire. Sono fastidiosi e rumorosi» obiettò Punk.
«Mi ricordano l'amica del mio padrone» sospirò Kirby, pensando alla donna che ogni tanto faceva irruzione a casa strillando.
«È arrivato il tuo padrone» annunciò l'assistente veterinaria avvicinandosi per aprire la gabbia per poterlo mettere nel suo trasportino.

«Quindi sta bene?» domandò Eric preoccupato.
«Deve aver mangiato qualche insetto. Adesso dovremmo addormentarlo, altrimenti non riusciremo a fare gli esami e mettergli una flebo. È molto nervoso» spiegò il veterinario «Si riprenderà sicuramente, potrete tornare a prenderlo per riportarlo a casa tra qualche ora.»
«Posso fare una domanda?» chiese Dwight intromettendosi.
«Certo, mi dica pure.»
«I gatti possono essere ambidestri?»
Eric alzò gli occhi al cielo. Era quello il motivo per cui il fratello lo aveva seguito.
«Ovviamente, ma rappresentano una minoranza, un po' come per noi umani» rispose professionalmente il veterinario.
«Kirby! Mi sei mancato tanto piccolo mio!» una voce fece voltare il trio.
«Ecco a lei signor Mitchell, come sempre il suo micio si è comportato in maniera esemplare» si congratulò la giovane assistente, ma tutta l'attenzione del cliente era focalizzata sul proprio gatto.
«Adesso torniamo a casa e riceverai una ricompensa per essere stato bravo. Va bene, piccolo mio?» gli disse Timothy e il felino emise un miagolio.
«Perché Punk non può essere carino come quel gatto?» si lamentò Dwight.
«Se vuole può accarezzarlo» gli disse Mitchell sorridendogli «Adora essere viziato.»
«Non mi graffierà?» chiese dubbioso il rossiccio avvicinandosi.
«L'importante è non toccargli la pancia o tirargli la coda.»
L'uomo appoggiò il trasportino su una sedia ed aprì lo sportello. Dwight mise la mano e toccò la testa del gatto.
«È stupendo e morbidissimo!» esclamò entusiasta «Possiamo fare cambio?»
«Dwight sei impazzito? Non cambierei mai Punk con un altro gatto» obiettò Eric.
«Mi dispiace, ma Kirby è un componente prezioso della mia famiglia» si scusò Timothy «Arrivederci.»
«Devi sempre farmi fare figuracce» si lamentò Eric.
«Quel gatto è meglio del tuo, ha anche il mio stesso colore» brontolò Dwight «Posso fare la tinta a Punk?»
«Scordatelo! Sei pazzo se credi che ti lascerò fare qualcosa del genere!» affermò il fratello.
Eric uscì dalla clinica veterinaria, seguito a ruota da Dwight.
«Almeno adesso sappiamo che ci sono pochi gatti ambidestri. Quindi è normale che Punk si lava solo a metà» disse il rossiccio «Vedi? Sono stato d'aiuto, le mie riflessioni portano sempre a scoprire cose nuove.»
“Devo ricordarmi di tornare a prendere Punk da solo. Non oso immaginare quale domanda ridicola potrebbe chiedere al veterinario la prossima volta” pensò Eric sospirando.







NdA:
Buonasera!
Questo capitolo doveva chiamarsi: Le domande esistenziali di Dwight, ma sarebbe stato troppo lungo, quindi lo abbreviato con "Riflessioni".
Anche in questa raccolta dovevo far apparire i felini, chi mi conosce lo sa bene, per me sono importanti e ogni volta che posso, mi piace dedicargli un piccolo spazio.
Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento, nonostante la presenza di nonsense, grazie mille a tutti voi per seguire queste brevi avventure!!^^

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Capitolo 4
*** Brownies ***


Brownies

 

Timothy aveva preso il controllo della piccola cucina del bar.
Il proprietario del locale lo guardava mentre impastava con forza, incurante della farina che andava in tutte le direzioni.
«Nella notte a nessuno interessa mangiare biscotti.»
«I brownies riscaldano il cuore» gli spiegò l'avvocato «Vedrai che saranno apprezzati dai tuoi clienti.»
«Se lo dici tu» borbottò Eric avvicinandosi e appoggiando il mento sulla sua spalla. «Sei sicuro che non sia un modo indiretto per mostrarmi le tue capacità in cucina?»
«Mi stai infastidendo, sparisci!» lo sgridò Mitchell spintonandolo con la spalla per allontanarlo.
«Ai suoi ordini» lo derise Ward, lasciandolo da solo.
Il proprietario del locale si sedette sul divano, sprofondando nei cuscini ed allungando le labbra. A vederlo poteva sembrare una posizione scomoda, però l'odore dei biscotti al cioccolato in forno, lo fecero addormentare.
«Ho finito, appena si saranno raffreddati, li taglierò» annunciò Timothy.
Quando si avvicinò, vide che Eric stava dormendo profondamente, si sedette al suo fianco e sorrise.
«Con gli occhi chiusi, sembri meno burbero» sussurrò mentre gli accarezzava la testa.
Mitchell sbadigliò e, senza accorgersene si ritrovò appoggiato ai cuscini, profondamente addormentato.
Eric si svegliò e si accorse di avere un peso indefinito sullo stomaco. Alzò il collo per controllare e vide che si trattava del braccio di Timothy, che in quel momento era assopito al suo fianco, con le labbra leggermente socchiuse. Con un colpo di reni Ward si mise seduto, e si avvicinò al viso di Mitchell per osservarlo da più vicino. Pareva una persona per buona e per bene, non era indicato per occuparsi di incriminare persone pericolose. Eric era certo che in passato si era messo nei guai, visto il suo temperamento e carattere gentile.
“Dovrei... forse...” pensò appoggiando il naso sulla guancia dell'uomo addormentato. “No. Se lo facessi, potrebbe infuriarsi...”
In quel momento, svegliato da un alito caldo che lo colpiva in volto, Timothy aprì gli occhi e rimase immobile a fissare l'altro, continuando a sbattere le palpebre, per cercare di capire cosa stesse succedendo. Ward fece per allontanarsi, sorpreso sia dai propri pensieri e dall'incredulità di Mitchell. Si spostò di scatto e, di conseguenza, cadde dal divano.
«Devo andare a tagliare i brownies» disse l'avvocato alzandosi e ignorando il proprietario del locale.
«Vai pure, tanto non andrai molto lontano» sogghignò Eric «Penso proprio che inizieranno a piacermi quei biscotti al cioccolato.»






NdA:
Finalmente aggiorno di nuovo anche questa raccolta! 
Un capitoletto demenziale e senza troppo senso, come piace a me! Se vi chiedete perché tutti si addormentano... è semplice: cucinare è stancante e fa venir sonno, l'odore di dolci appena sfornato è rilassante e ti fa venir sonno XD

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Capitolo 5
*** La pizza è felicità ***


La pizza è felicità

 

Dwight pedalava piano sulla cyclette mentre fissava il cellulare. Scartò distrattamente un lecca lecca, mettendo la carta nella tasca dei pantaloni della tuta. Stava guardando una live di un'artista che seguiva assiduamente, ammirava la sua tecnica di dipingere con tre pennarelli. Suo fratello era impegnato con addominali e flessioni dall'altra parte della palestra. Qualcuno guardò malamente il rossiccio, borbottando come il suo comportamento fosse inammissibile e poco serio. Dwight li ignorò ed alzò il volume delle cuffiette, continuando a seguire il disegno che stava prendendo forma. Una volta terminata la live, depose il cellulare nella tasca e continuò a mangiare il suo dolciume. Il rossiccio si guardò intorno, per capire dove fosse finito Eric.
Era passato parecchio tempo dall'ultima volta che il fratello era andato in palestra, sebbene gli piacesse fare esercizio solo quanto bastava per restare in forma e in salute. Dwight poteva notare lo scontento nella sua espressione, perché negli ultimi tempi aveva abbandonato ogni tipo di esercizio. Lui lo conosceva da quando erano bambini, quindi riusciva ad interpretare ogni minimo cambiamento d'umore, nonostante potesse sembrare che la sua espressione fosse sempre impassibile e immutata.
Dwight si sentiva giudicato. Scese dalla cyclette, con il broncio, raggiunge il fratello, che era impegnato a fare il vogatore e lo tirò per la maglietta. Eric si fermò e lo guardò con attenzione.
«Ti stai annoiando? Ti ricordo che hai insistito tu per venire in palestra.»
«Lo so, però» mosse gli occhi timoroso prima di continuare «Mi stanno guardando tutti male.»
«Stai mangiando una caramella dietro l'altra» gli fece notare il corvino.
«Ho paura di avere un calo di zuccheri. Non voglio svenire!» si giustificò il rossiccio «Inoltre le cartacce le tengo in tasca, sono una persona pulita e responsabile.»
Eric sospirò e chiuse gli occhi.
«Lo so a cosa stai pensando: che potevamo starcene a casa. Devi allenarti in maniera adeguata, in palestra hai a disposizione tutti gli attrezzi necessari. Sinceramente pensavo che fosse un posto più divertente, per questo ti ho chiesto di farmi compagnia.»
«Lo sai che i posti affollati non mi piacciono, soprattutto se nell'aria c'è competizione e troppo testosterone. Dovresti smetterla di preoccuparti, sai che non sono fissato con queste cose. A me basta poco, il minimo esercizio per restare in salute e in forma» disse Eric spettinandolo amichevolmente. «Torniamo a casa.»
«Ci prendiamo una pizza?» domandò il fratello guardandolo speranzoso.
«Ci puoi scommettere!» sorrise il corvino.
«Dovreste mangiare verdure e non alimenti pesanti» borbottò un palestrato tarchiato
«Bisognerebbe mangiare di tutto, però i gusti son gusti. Per essere felici, bisogna mangiare pietanze che ci piacciono» ribatté Dwight.
Il culturista stava per alzare un braccio e, per evitare una lite imminente, Eric si mise davanti al fratello, guardando in malo modo l'energumeno. Quest'ultimo si fece intimorire e si allontanò, dirigendosi verso la sala pesi.
«Sei sempre il migliore a minacciare con lo sguardo!» si complimentò il rossiccio.
Il corvino sospirò di nuovo.
Il taglio a mandorla dei suoi occhi di per sé rendeva il suo sguardo serio, se lo assottigliava, risultava essere ancora più truce e minaccioso.
Da una parte era utile, perché gli evitava discussioni inutili, soprattutto quando aveva Dwight attorno, che era una vera calamita per cacciarsi nei guai o addirittura crearli senza neanche rendersene conto. Dall'altra parte, invece, veniva sempre giudicato come persona aggressiva e violenta, quando in realtà era l'esatto opposto.
«Dolly! Muoviti, abbiamo la pizza!» la chiamò il fratello appena entrato dalla porta.
«Due minuti!» gridò la sorella dalla stanza.
«Vado a vedere cosa sta facendo, altrimenti non arriverà più.»
«Dwight smettila di fare il ficcanaso e prendi i piatti» lo fermò il corvino.
«Se dobbiamo aspettarla, poi la pizza si raffredderà» si lamentò il rossiccio
«Lo sai che la pizza è felicità solo se mangiata calda.»
«Possiamo sempre riscaldarla nel forno» disse Eric cercando di farlo ragionare e calmare.
«Va bene» annuì Dwight sospirando.
«Siete davvero strani» commentò la sorella «Siete usciti per andare in palestra e tornate a casa con due cartoni della pizza.»
«Se non la vuoi, puoi mangiarti un'insalata!»
«Chi ha detto che non la voglio? Parli così solo perché vuoi mangiartela tutta tu!»
«Basta parlare, mangiamo» li zittì Eric.
Quando i fratelli addentarono la fetta di pizza, sul loro volto apparve un sorriso. Dwight aveva ragione: mangiare la pizza rende davvero felici.





NdA:
Buona domanica a tutti!^^ 
Ogni tanto appaio con un nuovo capitolo di questa raccolta... purtroppo, gli impegni mi impediscono di scrivere quanto vorrei.
Chiarisco che non intendo abbandonare né questa raccolta né la long, prima o poi continuerò.
Spero che questo capitoletto sia di vostro gradimento :3

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Capitolo 6
*** Nebbia ***


Nebbia

 

«Vedi quella pianta laggiù? Dietro quell'edificio rosa?»
«Sì» annuì Becky.
«Ecco, lì sta piovendo» proferì zia Roxie.
«Ma cosa stai dicendo? Non sta piovendo!»
«Qui dove siamo noi no, lì sì.»
«Io vedo solo nebbia.»
«Quella non è nebbia, lì c'è la pioggia!» insistette zia Roxie. «Segui attentamente il mio discorso: la pioggia crea condensa, l'effetto a cosa porta? Alla nebbia. Capito?»
«Zia Roxie, te lo ripeto, non riesco a vedere la pioggia di cui parli» continuò Becky scuotendo la testa confusa. «Sei sicura di vederci bene? Vuoi che ti accompagni a fare una visita dall'oculista?»
«Dovresti andarci tu!» la rimbeccò «Come fai a non vedere la pioggia? È palese che sta piovendo.»
La poliziotta continuava a non capire il discorso della vicina di casa, ma era inutile insistere. La conosceva bene, sicuramente sarebbe rimasta convinta della sua opinione e avrebbe continuato a dire che era lei ad essere nel torto e a non comprendere e vedere qualcosa che ai suoi occhi era ovvio.
«Cosa prepari di buono per la cena di stasera?» chiese Becky spostando la discussione sul cibo.
«Platessa impanata con limone, carote grattugiate con limone e una crostata al limone.»
«È per caso la giornata dedicata al limone?» commentò con sarcasmo.
«Esatto! Vedo che hai capito l'ingrediente base del menù» si complimentò zia Roxie sorridendo ed applaudendo felice.
Il discorso della pioggia e della nebbia era ormai stato sostituito dalle lezioni di cucina che Becky fingeva di ascoltare. Il suo unico pensiero era che voleva mangiare.





NdA:
Buona domenica^^
Questo capitoletto è tratto da un discorso realmente accaduto durante la pausa caffè con una collega, lei sosteneva che oltre una pianta stesse piovendo ed io non vedevo un tubero, entrambe siamo occhialute, per cui vi lascio immaginare i discorsi su oculisti e pulizia occhiali XD
Ho pensato che fosse un siparietto divertente per questa raccolta,visto che è stato abbastanza delirante. Spero abbiate gradito e, sì, prima o poi aggiornerò anche la long... è un periodo frenetico, purtroppo gli impegni non mi lasciano molto tempo alla scrittura.

 

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Capitolo 7
*** One more drink ***


One more drink


 

Eric osservava l'avvocato che beveva senza sosta. Gli occhi erano più chiusi che aperti, ma insisteva a richiedere un altro drink.
«Ho le mani fredde» si lamentò Timothy.
«Tieni» Ward gli porse dei guanti, guadagnandosi un'occhiataccia.
«Penso di avere le labbra congelate» continuò il cliente.
Il barista si voltò e ritornò poco dopo con una tazza di tè fumante.
«Bevi questo, ti aiuterà a scaldarti.»
Mitchell fece una smorfia e spostò la tazza.
«Voglio un altro drink, dammi qualcosa di forte.»
«Non pensi di essere ubriaco?»
«Fatti gli affari tuoi!» lo rimbeccò l'avvocato «Dammi da bere o me ne vado altrove.»
Un'ora dopo, il braccio era sul bancone, con il volto appoggiato sopra. Le guance erano arrossate a causa dell'alcool.
Eric si avvicinò e gli accarezzò la testa, con un lieve sorriso. Quel tocco fece aprire gli occhi all'altro, vedendolo, si alzò per appoggiare la testa tra la spalla e il collo del barista.
«Tim, vai nell'ufficio a riposare» gli propose Ward «In questo momento non posso occuparmi di un ubriaco.»
Come protesta Mitchell gli morse il collo, facendolo sobbalzare dalla sorpresa. In tutta risposta Eric gli pizzicò la guancia.
«Smettila di fare i dispetti come un bambino.»
Timothy mise il broncio e lo guardò infuriato.
«Non sono un moccioso» si lamentò «Sei tu a comportati in modo infantile. Perché non mi dai un bacio?»
«Non è il momento adatto.»
«Sei terribilmente noioso!» fece per allontanarsi, ma barcollò.
Ward lo afferrò per entrambe le spalle e nonostante le proteste, lo condusse nel suo ufficio.
«Voglio andarmene!» protestò con veemenza.
«Tim» la voce bassa era autoritaria «Resta qui.»
«Chi sei per darmi ordini? Fuori di qui troverò qualcuno di coraggioso...»
Le sue lamentele furono interrotte da due dita che si posarono sulle labbra, bloccando le sue parole.
«Voglio essere sicuro che ricorderai il bacio che ti darò» disse Eric «Torna sobrio e la tua richiesta sarà soddisfatta.»
Dopodiché, lasciò l'avvocato sbigottito da solo.
«Imbecille» borbottò Mitchell mentre si grattava la testa «Stavo solo fingendo, come se mi ubriacassi così facilmente. Lo sapevo che non dovevo seguire il consiglio di Becky.»
Fuori dalla porta Eric sogghignò. Era divertente prendere in giro Timothy in quel modo. Si allontanò scuotendo la testa. Adesso era lui ad aver bisogno di un drink.




NdA:
Buona domenica a tutti^^
Non c'è molto da dire stavolta, è un capitoletto molto trash, lo so XD

 

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