I don't wanna hear the wedding bells

di primimesi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Ho scritto questa storia su una ispirazione del momento, mi ha sorpreso vedere quanta gente ancora ora scriva storie riguardante questo anime, e vedere anche quante recensioni ci siano su tante storie! parliamo di un anime degli anni 80/90, si vede che in tanti abbiamo trascorso l'infanzia con City Hunter, un po' come con Ranma. Ho rivisto l'anime diciamo di recente (qualche annetto fa) e l'ho guardato due volte! ho letto solo qualche capitolo del manga, ma niente di che! perciò, mi baso totalmente all'anime (fortuna che poi il doppiaggio ha messo i nomi originali dei personaggi).
Scusatemi in anticipo per eventuali errori di grammatica ecc... a ben pensarci... è anche la prima volta che scrivo su personaggi di un anime! fatemi sapere cosa ve ne pare, se vi va! :)

 

Dopo anni che Kaori rincorreva sentimentalmente Ryo, si era stancata, non sapeva dire quando accadde, ma un giorno ebbe come l’impressione di non provare più un particolare interesse nei suoi confronti. Ryo era tutto per lei, ciò che rimaneva di suo fratello, quello che l’aveva aiutata e protetta in svariate occasioni, e lei continuava a provare un profondo affetto per lui. Da quando aveva incontrato Hiro, smise pure di arrabbiarsi quando lo vedeva fare l’idiota con le altre donne, rendendosi conto che meno lo rimproverava, meno Ryo faceva il cascamorto, ma non le interessò più pensarci a lungo, viveva alla giornata, continuando a restare con lui e lavorare insieme, decidendo di frequentare Hiro.

Hiro era un giovane medico, si erano incontrati ad una festa, quando Kaori una sera aveva deciso di accettare l’invito di una sua vecchia amica, mentre Ryo era in giro per locali a spassarsela, da quel giorno le cose cambiarono per entrambi. Lei aveva iniziato a portare Hiro a casa, e Ryo si dileguava pochi minuti dopo, non importava cosa stesse facendo in quel momento, preferiva allontanarsi piuttosto che rimanere là troppo a lungo.

Una sera quando Ryo ritornò a casa dopo una passeggiata, trovò Kaori molto indaffarata, notando poi che la donna aveva messo in giro vari sacchi e una valigia. “Dove stai andando?” le chiese lui, un po’ perplesso

“Ah Ryo!” esclamò lei nel vederlo – Scusa ma mi sto trasferendo da Hiro, è una cosa decisa così su due piedi, perciò mi sto sbrigando”

“Tu… cosa?”

“Scusa, ma sta tranquillo! Verrò ogni giorno qui a preparati il pranzo e la cena, e ovviamente andrò alla bacheca a controllare se abbiamo clienti, non cambia niente”

“Come vuoi” replicò l’altro, lanciandosi sul divano in modo animalesco.

Kaori ebbe l’impeto di rimproverarlo, ma non lo fece, ormai quella casa non le apparteneva più, perciò per quanto le importava, poteva pure distruggere divani e tavoli.

Quando Kaori finì di sistemare tutto, la vide poi andare via, non si scomodò per aiutarla, e quando si rese conto che Hiro era salito per aiutarla avvertì una sorta di fastidio che non sapeva spiegare, poi udì la porta chiudersi. Se n’era andata, senza dire di più, senza pensare che lui potesse sentirsi solo, lo aveva infine veramente lasciato… aveva conosciuto quell’Hiro da solo pochi mesi, e non credeva di vederla andare via così velocemente, la casa senza di lei sarebbe stata totalmente vuota, si sentì invadere di una tristezza infinita, che se non fosse stato Ryo Saeba, il miglior sweeper in circolazione, probabilmente avrebbe finito per piangere disperatamente, ma aveva ancora un orgoglio e una dignità da mantenere.

 

“Ryo come l’ha presa?” chiese Miki a Kaori, mentre questa era seduta al bancone a prendere un caffè

“Del fatto che mi sono trasferita?! Bene, credo! Non penso gli interessi particolarmente”.

Miki guardò la sua amica, non sapeva dire se Kaori credesse a quello che diceva o se lo diceva perché sperava che fosse realmente così, quel che era certo, Ryo non era per niente felice, e ne ebbe conferma quando lui entrò al bar.

“Oh Ryo!” disse Kaori non appena lo vide – Oggi non ci sono state richieste” lo informò – Volevo venire a dirtelo, ma mi sono fermata prima da Miki”

“Va bene” rispose lui, sedendosi accanto a lei, con un viso piuttosto annoiato

“Io ora vado! Ho delle cose da fare! Ciao Miki, ciao Umi, ci vediamo domani”.

I due amici la salutarono felici, poi lei si rivolse al suo socio “E tu fa il bravo!” detto quello andò via.

Miki e Umibozu si guardarono nei volti, comprendendo la strana situazione che si era venuta a creare tra i due da un po’ di tempo a quella parte. “Ti dispiace che se ne sia andata a vivere da un’altra parte?” chiese Umibozu a Ryo

“Ma figurati” rispose lui, annoiato

“Si vede da un miglio di distanza che ci stai male!” continuò Umibozu

“Se lei è felice, lo sono anch’io! E poi, ora sono molto più libero!”.

Sia Miki che Umibozu sapevano perfettamente che Ryo stava mentendo, un po’ come Kaori, anche se lei in quel momento era sicuramente molto più felice di lui, aveva deciso di farsi una vita, ed era anche l’ora dato che di Ryo non ci si poteva fidare, non in quel senso quanto meno.

Nei mesi successivi, Kaori cominciò a farsi vedere di meno da Ryo, andava da lui solo in caso di lavoro, e quando c’erano periodi in cui nessuno aveva bisogno di City Hunter, non si vedevano e neanche sentivano. Frequentavano lo stesso bar, ma in orari diversi, era come se cercassero di evitarsi, anche se nessuno dei due lo faceva consciamente.

Era mattina quando Kaori entrò in casa di Ryo, la sua vecchia casa. Lui era stirato sul divano, non stava facendo nulla, era immerso nei suoi pensieri, ma quando udì la porta scattò in allerta, la donna si stava facendo viva dopo più di due settimane che non si vedevano. “Qualcuno ha bisogno di me?” chiese, non appena la vide entrare

“Ehi, Ryo!” esordì Kaori, sorridente – Come stai?”

“Non bene se non lavoro! Mi sto annoiando da morire!” ammise lui

“Sì, lo so, ti conosco! Comunque ho controllato e non c’è nessuna richiesta, mi dispiace. Però, proverò pomeriggio”.

Ryo sbuffò scocciato, il lavoro era la sua unica fonte di distrazione, non andava nemmeno più in giro tra i locali, aveva perso ogni voglia, non voleva fare più niente, ed era ormai al verde. “Sono passata per parlare un attimo con te” gli disse Kaori

“Ah… ormai ti vedo poco” replicò lui, mandando una frecciatina poco velata

“Sì, lo so, e mi dispiace! Ma ho avuto un sacco da fare!”.

Alzandosi dal divano, cominciò ad avanzare verso di lei lentamente. “Perciò, di cosa hai bisogno?”

“Di niente in realtà! Volevo darti questo, e ci tenevo a farlo personalmente”.

Quando Ryo prese ciò che la donna gli aveva passato, rimase sconcertato da quello che vide, la sua espressione mutò drasticamente, e probabilmente Kaori se ne rese conto, ma fece finta di niente.

“Ti sposi?” chiese lui, guardandola sconvolta

“Sì, io e Hiro abbiamo organizzato tutto, ci sono ancora un sacco di cose da fare, mancano sei mesi, e già ho l’ansia!” rispose lei, ridendo nervosamente.

Per Ryo quella fu davvero dura da digerire, perché anche se era stato difficile vederla andare via di casa, aveva ancora una minima speranza che lei ritornasse su i suoi passi, non voleva vederla soffrire, quello era ovvio, però sperava che lei si accorgesse di amarlo ancora, e che lasciasse Hiro tornando da lui, ma in quel modo… decidendo di sposarsi, la situazione cambiava totalmente, perché significava che Kaori non sarebbe mai più tornata indietro, e che lui l’avrebbe persa per sempre.

“Ryo! Ehi Ryo!” lo richiamò Kaori – Sono tre ore che parlo, ma mi ascolti?”

“Scusa, è che…” provò a rispondere lui, mentre teneva in mano quell’invito, e lo fissava come se fosse la cosa più orribile che abbia visto nella sua vita

“Non sei felice? Finalmente mi sposo! È da quando sono piccolissima che sogno questo momento!”.

Lui non rispose, avrebbe voluto dire tanto, ma non disse nulla, non poteva e non voleva rovinare ciò che restava ancora del loro legame, così posando sul tavolo quel biglietto, le chiese se voleva restare a pranzo, lei sembrò rimanere stranita da quel strano invito, ma dovette rifiutare perché aveva già preparato il mangiare per lei e Hiro. “Mi dispiace se non ho potuto più cucinare e aiutarti in casa, ti prometto che appena posso, verrò qui”

“Non voglio questo” le rispose Ryo – Quando vieni a trovarmi, non deve essere solo per lavoro o per fare la domestica, preferisco stare insieme a te e chiacchierare un po’”

“Woah! Ryo Saeba che dice queste cose! Devo trascriverlo nel calendario!”.

Ryo sorrise alle sue parole, ma non appena lei andò via, si incupì. Non poteva credere che Kaori, la SUA Kaori, stava per sposarsi.

Ovviamente Miki e Umibozu furono oltremodo felici di questa novità, anche se cercarono di rispettare in qualche modo la sofferenza di Ryo, lo sapevano quanto lui tenesse a quella donna, anche se aveva sempre cercato in tutti i modi di allontanarla, e ora che non era più con lui, la rivoleva indietro. I mesi trascorsero pressoché tranquilli, Ryo fu ingaggiato per qualche lavoretto, aiutato da Kaori risolsero tutto piuttosto velocemente, ma questo bastava anche solo per stare insieme; il tempo del matrimonio arrivò più velocemente di quanto Ryo avesse voluto.

“E’ usanza che la sposa non veda lo sposo il giorno prima” spiegò Kaori a Miki che sorrise

“Sì, lo so come funziona”

“Perciò, dove vado stasera? Non posso stare a casa sua”

“Ormai è casa tua!”

“Ma lui sta lì”.

Ryo era seduto accanto, ascoltando tutta la conversazione intervenne. “Che usanze idiote! Perché non facevate un matrimonio tradizionale giapponese, invece?!”

“Cosa ne vuoi capire tu!” rispose la donna, stizzita

“Sì, sì certo!”.

Kaori stava ancora rimuginando su dove andare, cosa fare, quando Umibozu parlò: “Perché non vai a casa di Ryo? Potremmo ospitarti noi se vuoi, ma quella è stata comunque casa tua per molto tempo”.

La donna si voltò verso Ryo, che non si spostò dalla sua solita posizione annoiata.

“Se vuoi per me va bene”.

Lei sorrise allegramente, e ancora più contenta gli strinse un braccio, cercando di scuoterlo dalla noia che lo stava divorando. Hiro non fu molto d’accordo, fin da sempre era stato geloso di Ryo, più volte lei gli aveva spiegato la situazione, evitando di riferirgli quanto lei lo avesse amato, ma dicendogli comunque che teneva a lui, e che era la sua famiglia, perciò aveva messo subito in chiaro l’importanza che lo sweeper aveva per lei.

Dopo tanto tempo Kaori dormiva nuovamente dormiva nella stessa casa di Ryo, cenarono insieme decidendo di fare da asporto, poi guardarono un film in tv, e infine prima di andare a dormire, la donna si sfogò con lui parlando dei suoi timori, dell’ansia e di tutto quanto. Perché Kaori non aveva un familiare, non aveva invitato nessuno per lei, oltre Ryo, Umibozu, Miki, Saeko, Reika e qualche altro amico, ma nulla di più, perciò le metteva ansia conoscere tutti i parenti di Hiro, molti di loro erano avvocati, medici, tutti con lavori buoni, mentre lei invece… non poteva nemmeno spiegare bene di cosa si trattasse il suo. Lui provò a darle coraggio, consigliandola su tante cose, e nonostante lei fosse così ansiosa, le sembrò davvero molto felice, e vederla in quel modo era ciò che desiderava di più al mondo, anche se il soggetto della sua felicità non era lui, e probabilmente mai sarebbe potuto esserlo, magari il loro rapporto era solo quello, come una sorta di familiari.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Il grande giorno era arrivato, Kaori si vestì nella sua ormai non più stanza, aiutata da Miki, poi un’autista sarebbe passato a prenderla per portarla in chiesa, la situazione era tesa, e lei era in ansia. “Forse sono orribile così” disse la donna, mentre una truccatrice stava provando a truccarla

“Sta tranquilla Kaori, andrà tutto bene!” la incoraggiò Miki.

Il matrimonio fu parecchio lento, almeno per quanto riguardava Ryo, era stato uno dei primi a vedere la donna vestita da sposa, e quasi rischiò che le gambe gli cedessero per quanto fosse bella, per l’occasione si era anche lasciata allungare i capelli, che di solito li portava corti, nell’ultimo periodo prima di conoscere Hiro li aveva addirittura tagliati ancora più corti, in quel momento invece le arrivavano fino alle spalle, rendendola ancora più bella con l’acconciatura che le avevano fatto. Non era riuscito a dirle nulla, soltanto rimase a bocca aperta, con gli occhi spalancati, mentre Miki sorrideva felice. Alla fine della cerimonia, dovevano dirigersi tutti al banchetto, ma i due sposi restarono reclusi in una stanza della chiesa più a lungo di quanto avessero progettato. “C’è una cosa avrei dovuto dirti subito” disse Hiro a Kaori, mentre quest’ultima lo guardava preoccupata

“Che succede? Ci siamo appena sposati, e già c’è la prima tragedia?” chiese, cercando di smorzare un po’ la tensione ridacchiando.

Hiro si asciugò la fronte con un fazzoletto, stava sudando moltissimo e non solo per il vestito che stava indossando in quel momento. “Devo partire tra pochi giorni per l’America” rivelò

“Cosa?”

“Sì, mi dispiace non avertelo detto subito, ma è necessario che io parta!”

“Perché mai? Lavori qui, non puoi andartene così!”.

Hiro cominciò a fare avanti e indietro per quella stanza minuscola, mentre Kaori iniziava ad innervosirsi, a ben pensarci non litigavano quasi mai, perciò non sapevano né uno e né l’altra, come fossero veramente da arrabbiati.

“E’ necessario!”

“Da quanto lo sapevi?”

“Da un po’, ma pensavo ci sarebbe stato il tempo per dirtelo e farti assimilare la cosa, ora però la situazione è cambiata”

“Quale situazione Hiro? Non posso semplicemente andarmene così! Non posso!”

“Certo, perché devi stare con Ryo Saeba, vero?! Il tuo fantastico lavoro che non ti fa guadagnare un cavolo!”

“Attento a come parli! Sapevi chi stavi sposando, ma a quanto pare non lo sapevo io però!”.

I due si guardarono in cagnesco, cominciando a urlarsi contro, mentre tutti gli invitati attendevano che uscissero dalla chiesa per accoglierli, ma notando il loro ritardo, Ryo andò a cercarli, non appena vide Hiro aprire una porta e correre via, provò a fermarlo, ma preferì invece raggiungere Kaori, trovandola all’interno di una stanza, era voltata di spalle perciò non poteva vederla subito in viso, provò a chiamarla. “Kaori?!” quella voce la fece sussultare, aveva appena finito di litigare con il suo neo marito, e sentire quel tono le fece venire ancora di più da piangere, poi voltandosi verso di lui, anche se non avrebbe voluto, provò a sorridergli ma senza ottenere il risultato sperato. “Perché piangi?” le chiese, avvicinandosi notò pure una guancia arrossata, segno che qualcuno doveva averla colpita. “Ti ha dato uno schiaffo?” le chiese, iniziando ad arrabbiarsi

“E’ che…” provò a rispondere la donna, cercando di fermare i bollenti spiriti dell’uomo. Ryo non aggiunse altro, era deciso di uscire da lì e prenderlo a pugni, anzi gli avrebbe direttamente sparato in fronte, ma Kaori riuscì a bloccarlo afferrandolo per un braccio. “Aspetta! Fermati, ti prego!” lo supplicò, mentre ancora piangeva

“Fermarmi? Perché mai? Quel rincoglionito ti ha alzato le mani, e io lo ammazzo!”

“Per favore! Lascia perdere! Ormai è fatta!”

“Ormai è fatta un cazzo, Kaori! Tu non stai con uno che ti prende a schiaffi!”

“Avrei potuto difendermi, lo sai!”

“Sì, e il fatto che tu abbia deciso di non farlo, mi fa capire quanto ti abbia sconvolto il suo atteggiamento! Perciò, che tu sappia difenderti o meno non cambia niente!”

“Aspetta! Non voglio che dal torto passi alla ragione, lasciamo scorrere tutto così com’è, poi ne discuterò io con lui dopo”.

Ryo non voleva ascoltarla, ma si sentì costretto a farlo, in tutti i casi si sarebbe messo di lato solo per quel momento, perché lei ci teneva a non sfigurare davanti a degli sconosciuti, ma poi dopo ci avrebbe pensato lui. Kaori e Hiro uscirono dalla chiesa, festeggiati da tutti gli invitati, poi si recarono tutti al banchetto.

 

Alla fine di quella giornata, Ryo raggiunse la donna non appena tutti furono andati via, erano rimasti veramente in pochi, ma lui non poteva più attendere oltre. “Dobbiamo parlare” disse, con sguardo minaccioso. Hiro guardò Kaori, comprendendo che lei doveva aver parlato, l’ultima cosa che desiderava era proprio quella che Ryo Saeba si mettesse in mezzo alle loro cose, ma purtroppo era una persona importante per sua moglie, e non poteva farne a meno. Quando tutti andarono via, restarono soltanto loro, Ryo li costrinse a seguirlo fino a casa sua, e dopo che li fece accomodare, non perse tempo. “So quello che è successo” disse, guardando Hiro, l’uomo fissò molto male sua moglie, che spostò lo sguardo da un’altra parte. “Lei non c’entra niente!” rispose Ryo, notando ogni minimo dettaglio di quello sguardo – L’ho vista in lacrime, e aveva una guancia arrossata, tu le hai dato uno schiaffo”

“E’ successo! Non puoi certamente dirmi che a te non è mai capitato di darle uno schiaffo”

“Mai”.

Hiro sorrise nervosamente, si sentiva sotto accusa e questa cosa la odiava profondamente. “Si è trattata di una cosa stupida! Non puoi fare una tragedia per un piccolo schiaffo!” esordì a quel punto, alzando il tono della voce.

Ryo cercò di trattenersi per non colpirlo, notò come Kaori aveva avanzato verso di lui per provare a fermarlo, qualunque cosa avesse fatto, perciò si trattenne, almeno fisicamente. “Non devi osare toccarla nemmeno per scherzo” gli rispose, non ricambiando lo stesso tono, anzi, parlando piano, urlare erano capaci tutti, parlare in quel modo in una discussione simile, avrebbe sicuramente colpito il suo interlocutore, che comunque non rispose, perché non ne ebbe il tempo, lui continuò ancora: - “Kaori si è trattenuta dal non colpirti, ma io posso non farlo, e credimi se ti dico che faccio molto ma molto più male di lei quando sono incazzato, in questo momento lo sono tanto. Non devi più provare a toccarla o alzarle la voce o qualunque altra cosa che significa ferirla”.

Per qualche istante regnò il silenzio, in quel tempo che Ryo aveva conosciuto Hiro non era mai riuscito a decifrarlo veramente, e di solito lui capiva le persone immediatamente, ma con lui era sempre stato difficile, forse perché stava con Kaori, fatto stava che neanche in quel momento riusciva a capire cosa diamine passasse per la sua testa, finché non ci pensò Kaori a parlare. “Raccontagli la verità” voltandosi verso la donna, notò quanto lei fosse seria in quel momento, il suo sguardo era rivolto a Hiro, e i suoi occhi non brillavano com’erano soliti fare quando parlava di o con lui.

“No, non posso”

“Hiro!” lo riprese Kaori, avanzando verso di lui, ma venne fermata da Ryo

“Non andrai via da qui, finché non mi racconti ciò che lei vuole” lo minacciò lo sweeper.

A quel punto il medico anche se contro voglia fu costretto a raccontare la sua situazione, se avesse potuto avrebbe colpito ancora una volta Kaori per aver lasciato che il suo compagno di follie sapesse tutto. “Devo scappare in America” rivelò poi tutto di un fiato – Mi stanno cercando, pensavo di avere più tempo, e credevo di portare con me mia moglie senza troppi problemi, ma mi sbagliavo”

“Perché devi scappare?” domandò Ryo, davvero sconcertato

“Un organizzazione criminale mi insegue da anni, credevo di aver risolto, ma qualche giorno fa ho scoperto di essere ancora nel loro mirino, e non posso rischiare niente”

“Sposando Kaori l’hai messa volontariamente in pericolo, ti rendi conto di questo?!” Hiro non rispose, semplicemente abbassò lo sguardo – Te ne rendi conto o no?!”

“Volevo che venisse con me in America”

“Non ti salverai andando là, ti seguiranno ovunque!”.

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Capitolo 3
*** 3 ***


A quel punto la donna si intromise nella discussione. “Lascia che Ryo ti aiuti, solo lui può risolvere questa situazione!” suggerì, cosa che aveva fatto anche precedentemente, prima che Ryo la trovasse in quello stato, lo schiaffo gliel’aveva dato per quel motivo.

“No! Non voglio che si intrometta nei mie affari!” urlò lui, cominciando a perdere la pazienza

“Sai chi è!” strillò a sua volta Kaori – Lui può proteggerti! Può aiutarti ad uscirne! Devi solo dirci perché sei ricercato da loro, solo questo, e qualunque sia il motivo, lui ti aiuterà”.

Ryo non disse nulla, ma non l’avrebbe aiutato se non fosse per Kaori, anzi, l’avrebbe lasciato volentieri nelle mani dei suoi aguzzini, ma era il marito della persona più importante della sua vita, perciò mai avrebbe rifiutato di aiutarla.

“Lui lo farà solo per te! Non sono mica scemo io! Non ho intenzione di ricevere favori da questo bellimbusto!”

“Non puoi pensare al tuo orgoglio proprio ora! Si tratta della tua vita Hiro! Non di altro!”.

I due cominciarono a litigare, cosa che portò Ryo a mettersi tra loro per evitare che si colpissero a vicenda, sapeva perfettamente che se Kaori avesse voluto, avrebbe potuto spiaccicarlo al muro, ma non voleva farlo, perciò per evitare altri problemi, preferì intervenire cercando di calmare le acque. “Sono disposto ad aiutarti, ma devi raccontarmi tutto, così, non posso farlo”

“Non voglio il tuo aiuto” ribadì Hiro

“Fallo per tua moglie!” lo supplicò Ryo.

Hiro si rifiutò ancora una volta di venir aiutato, poi decise di andare via. “Ora basta, andiamo a casa!” disse a quel punto – Ne discuteremo meglio, ma andiamo via!” continuò, guardando Kaori

“No, lei non va da nessuna parte” rispose Ryo – Non fintanto non mi accerto che è al sicuro, e con te non lo è!”.

Il dottore cominciava veramente ad infastidirsi, e il fatto che sua moglie se ne rimanesse lì, dietro a Saeba, senza dare cenno di volersi spostare per seguirlo, lo fece andare ancora più in tilt. “Me ne vado solo! Ti do due giorni di tempo Kaori! Se non sarai a casa per allora, me ne andrò senza di te!”

“Non puoi andartene!” lo riprese lei – Non puoi girare da solo a quest’ora”

“Vaffanculo!”.

Detto quello aprì la porta andando via. Ryo vide lo sguardo sperduto della donna, non sapeva interpretare i suoi pensieri, non capiva se lei aveva intenzioni di lasciare Hiro o se lo aveva perdonato, ma non c’era tempo per quello, doveva stargli dietro, così lo seguì a ruota, Kaori fu subito dietro di lui. “No, tu resta qua! Chiamo Umibozu e Miki e gli dico di venirti a prendere, così sarò più tranquillo”

“E Hiro?”

“Proverò a convincerlo in qualche modo, se ti ama, riuscirò a farcela”

“Grazie”.

Ryo stava per raggiungere il suo obiettivo, quando delle auto arrivarono a tutta birra davanti l’ingresso della sua casa, cominciarono a sparare con dei mitra, colpendo in pieno Hiro, Kaori provò a raggiungerlo, ma Ryo riuscì a trattenerla per non rischiare di lasciarla ferire, e solo quando le auto furono abbastanza lontane le permise di raggiungere il corpo ormai inerme di suo marito. La donna urlò abbastanza forte, suo marito era morto, e lei non era riuscita a difenderlo, Ryo era accanto a lei, sempre in allerta, chi fosse stato a sparare poteva sempre ritornare, e la sua priorità era Kaori, però non poteva non notare quanto la donna stesse male in quel momento, e dopo alcuni minuti di un disperato pianto, cominciò a ridere, lasciandolo perplesso. Il suo sguardo era strano, i suoi occhi vuoti, continuava a ridere senza smettere, e quando la trascinò via da lì, riportandola in casa, la vide buttarsi sul divano, indossava ancora l’abito da sposa, ormai rovinato, strappato, sporco di terra e di sangue, e lei sembrava in piena crisi. Ryo avvertì Saeko della situazione, la donna mise in allerta la polizia, e chiamò i soccorsi.

 

Kaori se ne restava reclusa nella sua stanza da ormai tre giorni, non si era ancora spogliata, indossava l’abito da sposa, e si limitava solo a bere l’acqua che Ryo le portava, rifiutando di mangiare ogni sorta di cibo. Miki aveva provato a parlarle, era l’unica persona che faceva entrare nella camera, poi una sera diede la possibilità anche a Ryo di poter entrare. Lei era stirata sul letto, rannicchiata, il suo viso ormai era talmente impastato di trucco che a stento la si vedeva. Lui le si sedette accanto, non sapeva cosa dirle, ma voleva cercare di aiutarla, mai l’aveva vista in quello stato.

“So che pensi che io stia avendo una crisi di nervi…” cominciò nel dire lei, con la voce impastata – Ma non è così”

“E’ normale stare così, hai perso tuo marito a primo giorno di matrimonio, hai perso la persona che amavi, e…”.

Lei lo interruppe. “No” disse

“No cosa?” chiese Ryo, cercando di capire

“Ho semplicemente perso una persona bugiarda e manipolatrice”

“Kaori…”

“Mi sento sollevata invece!” ammise la donna, mentre provava ad alzarsi dal letto

“Sollevata?” domandò lui, un po’ confuso.

Ryo aiutò Kaori a stare seduta sul letto, l’abito ingombrava, ma a lei sembrava andare bene così per quel momento. “Non sapevo come comportarmi con lui, volevo davvero proteggerlo, ma se fosse morto mi sarei sentita sollevata, era una sensazione che avvertivo anche quando avevo provato a convincerlo, ma volevo che si convincesse perché desideravo trascorrere più tempo con te!” l’uomo cambiò completamente espressione, ma questo lei non poteva saperlo, erano al buio, perciò impossibilitati a guardarsi. “So che stai pensando che io sia stata pazza a comportarmi così in questi ultimi giorni, ma la verità è che mi sento in colpa, non perché lui sia morto, ma perché mi sono sentita sollevata per la sua morte! Ho tolto un peso che avevo sul petto, e questa cosa mi fa stare male, perché non è da me! Non sono io questa, capisci? Perciò mi chiedo: chi sono?”.

Quelle parole lo avevano spaventato un po’, perché temeva che Kaori potesse avere un crollo psicologico non indifferente, lei diceva di stare bene in qualche modo, oltre a quel suo problema del non sapersi riconoscere, e per Ryo quello fu più disturbante di qualunque altra cosa, però provò a confortarla lo stesso. “So che è dura, ma devi cercare di andare avanti, per prima cosa devi toglierti questo vestito, forse così potrai sentirti meglio”.

Kaori annuì a quelle parole, poi aiutata da Ryo, entrò in bagno. Dopo che fece una doccia rigenerante, si sentì meglio, ma la sua mente ritornava spesso ad Hiro, e provava una strana fitta al petto, un dolore che non voleva più sentire, poi cominciò a piangere senza una ragione precisa, quando uscì dal bagno, raggiunse la sua stanza, Ryo era ancora lì, seduto sul suo letto, ma voltato di spalle. “Ti giuro solennemente che non sbircerò, ti stavo aspettando, e non voglio andarmene da qua”.

La donna si fidò dell’uomo, sapeva che Ryo aveva la mania di guardarla mentre faceva la doccia di solito, ma quella volta non era successo, e lui avrebbe mantenuto la sua promessa, perciò anche se con lui in camera, si cambiò, ritornando ad essere finalmente quella di prima in qualche modo. Entrambi si stirarono sul letto, prima un po’ indecisi, poi Kaori si avvicinò a Ryo, facendogli capire di voler essere abbracciata, cosa che lui comprese quasi subito, stringendola a sé. “Io sono qui, sono sempre qui” le sussurrò all’orecchio, facendole venire i brividi

“Lo so” gli rispose, stringendosi ancora di più all’uomo – Mi dispiace averti messo da parte ultimamente”

“Non devi neanche dirlo, io desidero per te solo la felicità, e se stare lontano da me ti dovesse rendere la persona più felice del mondo, allora lo accetterei”

“Il punto Ryo, è che… io… sono veramente felice solo se sto con te”

“Kaori…”

“Ho sperato ogni giorno che Hiro avesse avuto bisogno di te, non era un pensiero sempre fisso, non ci rimuginavo, però ogni mattina quando mi svegliavo quella era la prima cosa che pensavo”.

Ryo non rispose, si limitò soltanto a stringerla ancora più forte, facendole sentire la sua vicinanza, ed era insolita come cosa, perché se alle volte capitavano quei momenti sia lei che lui si allontanavano velocemente, invece in quel momento non fu così, anzi, lui cominciò ad accarezzarle la testa. “Appena ti riprenderai un po’, faremo un viaggio, lasciamo stare tutto e andiamo in Francia” le disse

“Lasciare Shinjuku? Ne sei sicuro?”

“Sarà solo per poco, poi ritornerò ad essere il migliore sulla piazza!”.

Kaori scoppiò a ridere, perché Ryo credeva di essere l’uomo più bello e sexy del Giappone, non che non fosse bellissimo, ma lui ci credeva davvero tanto a questa cosa o almeno così faceva intendere.

“Shinjuku ha bisogno di te, ma va bene allontanarsi per qualche giorno”

“Ha bisogno anche di te, perché vedi… in verità il vero City Hunter siamo noi due”.

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