Shaman life

di Every19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Inferiore ***
Capitolo 3: *** Domani ***
Capitolo 4: *** Tu, io e nient'altro ***
Capitolo 5: *** In viaggio ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


Shaman life

L'inizio

In Giappone l'estate era sempre piacevole.
C'era sempre quel vento fresco che teneva compagnia e fiori di ciliegio dappertutto.
Anna non era una ragazza tanquilla, ma le piaceva molto godersi queste due cose seduta in veranda, al calare della sera.
Inspirò profondamente ad occhi chiusi, sentendo Tamao entrare nella stanza dietro di lei.
-Signorina Anna, il maestro Yoh ha terminato gli allenamenti per oggi- la informò, sporgendosi all'esterno.
-Bene, grazie- rispose ferma, alzandosi per mettere le scarpe ed uscire.
-Domattina Kino vuole vederci molto presto- l'avvisò la ragazza quando era già sulla porta.
Le fece un debole cenno per farle capire di averla sentita ed uscì.

Casa Asakura era proprio dall'altra parte dell'immenso giardino che condividevano con lei e Tamao.
Kino voleva che le sue allieve stessero il più possibile nelle vicinanze, per evitare di dover perdere tempo e perchè credeva che quello fosse il luogo ideale per incanalare l'energia spirituale.
All'inizio, Anna era stata scettica nel trasferirsi così vicino a Yoh.
Non voleva che pensasse che non riusciva a cavarsela da sola o che avesse bisogno di averlo vicino tutto il tempo.
A volte Ren e Horo Horo venivano ad allenarsi qui, e anche Ryu e Manta erano sempre in giro, ma non cedeva mai a stare con loro più del necessario.
Non era nella sua natura essere circondata da troppe persone.

Quando arrivò alla villa, Kino e Yomey erano intenti a sorseggiare tè sulla terrazza, mentre notò Yoh sbottonarsi la camicia attraverso la finestra del piano di sopra.
-Mia cara Anna, sei sempre un incanto per gli occhi- si complimentò Yomey senza neanche guardarla.
Kino scosse la testa mentre la ragazza sorrideva compiaciuta.
-Grazie maestro, avete finito per oggi?-.
-è stata una giornata davvero impegnativa, dovrà mettercela tutta per non crollare- 
l'avvisò.
-Va bene- rispose solo entrando e dirigendosi verso le scale.

La camera di Yoh era la prima vicino alla finestra del corridoio, in modo da poter ammirare il panorama in qualsiasi momento.
Adorava che adorasse le cose che non avevano prezzo.
Fece scorrere la veranda per entrare e la richiuse alle sue spalle.
Il ragazzo si voltò subito. guardandola attento.
Quegli occhi la penetravano da parte a parte senza alcuno sforzo.
-Ehi- la salutò sorridendo e andandole incontro.
-Ciao- lo trattenne lei, preparandosi mentalmente a quel contatto che non vedeva l'ora avvenisse.
Le poggiò la mano sul fianco destro e fece combaciare le loro labbra, così passionalmente da farla arretrare e appoggiare al tessuto morbiso dietro di lei.
Anna ricambiò immediatamente, senza neanche accorgersene.
Poggiò una mano sulla sua spalla, cercando di attirarlo più vicino a sè.
Anna non era una ragazza tranquilla, ma quando Yoh le era vicino, sentiva la pace avvolgerla completamente e qualunque dubbio dissolversi.
A volte non nutriva dubbi sul fatto che fossero stati creati per stare insieme, anime affini che non sarebbero sopravvissute l'una senza l'altra.

-Ehi- ripetè sorridente guardando le sue labbra una volta interrotto il bacio.
-Ciao- lo salutò di nuovo lei, accarezzandogli una guancia, rimanendo seria.
-Sembri stanco- gli fece notare, passando lo sguardo dai suoi occhi al suo petto, segnato da alcuni graffi e lividi.
Lui sospirò, allontanandosi e riprendendo la camicia che aveva lasciato a terra per andarla a salutare.
-Non ne hai idea- si portò all'idietro i capelli -Mio nonno ha deciso di uccidermi. Anche se forse ha appena iniziato- constatò a malincuore, vestendosi e sedendosi sul tatami.
Anna lo raggiunse, sistemandosi affianco.
-Puoi sopportare tutto- disse guardandolo di profilo.
Glielo ripeteva quando pensava che potesse incoraggiarlo, e non era tipa da grnadi frasi.
Ma lui lo sapeva, eccome.
-Immagino di sì- le sorrise ancora, avvolgendole un braccio intorno alle spalle e tirandola a sè.
Si goderono quel contatto per svariati minuti in cui nessuno dei due parlò.
Ultimamente capitava molto spesso, proprio per evitare l'argomento della sua imminente partenza, ormai mancavano pochi giorni.
La stella del destino era comparsa da quasi un mese ormai, portando via ogni dubbio.
Il torneo degli sciamani era iniziato.
Da tutto il mondo si sarebbero radunati gli shamani più potenti e combattivi, tutti con lo stesso obiettivo, diventare Shaman King e governare lo Spirit King.
Una lotta dura e all'ultimo sangue, ripetuta ogni 500 anni sulla terra.
Nonostante Anna fosse fermamente convinta che ne sarebbe uscito vincitore, quel torneo la spaventava.
Yoh era forte, determinato, potente, ma che tipo di shamani si sarebbe trovato ad affrontare?
Se fossero stati come lui o più forti di lui?
Lo conosceva, sapeva che non si sarebbe arreso per nessuna ragione al mondo, ed era questo a terrorizzarla di più.
Questa battaglia avrebbe fatto da arena per un combattimento ancora più grande e pericoloso, di cui solo il clan Asakura era a conoscenza.

-Anna- la chiamò, facendole aprire gli occhi.
-Hm-.
-Non ti devi preoccupare- 
le mormorò all'orecchio, facendole venire i brividi.
La medium era lei, ma a volte sembrava che fosse lui a leggerle nel pensiero.
-Non posso promettertelo. Ma credo in te- rispose, sempre seria, sempre ferma, sempre impassibile.
Ma con un tono di voce più flebile.
-Ti sarò eternamente grato per questo- poggiò la fronte sulla sua, inspirando -mi mancherà da morire il tuo profumo- sospirò.
Anna trattenne il fiato.
-Mi mancherai da morire tu-.








 

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Capitolo 2
*** Inferiore ***


-Se mettessi un briciolo di cervello nel migliorare le tecniche invece che mangiare- si lamentò Ren guardando Horo Horo addentare una braciola.
-Non è che non mangiando vada meglio…- borbottò a bocca piena lui.
 
Yoh se la rideva sotto i baffi, mentre Anna sbuffava, piuttosto seccata.
Doveva allenarsi se voleva raggiungere un livello ancora più alto di adesso, e circondarsi di perditempo non aiutava.
Lui era fatto così.
Preferiva le persone piacevoli alle preoccupazioni, e, anche se odiava ammetterlo, aveva trovato dei buoni amici.
I più spigliati e senza ritegno erano Ryu e Horo Horo, sempre a dire fesserie e scherzare.
Manta aveva i suoi momenti di serietà, ma risultava comunque il più ignorante in termini di magia e spiriti.
Ren era quello che lei apprezzava di più, soprattutto perché parlava poco, ma anche perché non sembrava essere soggetto all’idiozia degli altri.
Ma su una cosa non poteva dire nulla, avrebbero tutti dato la vita per Yoh, senza pensarci due volte.
E questo la confortava non poco.
Almeno non sarebbe stato solo durante il viaggio a Green Village e ovunque l’avessero mandato da lì in poi.
Sperava solo che avrebbero resistito tutti.
 
-Il controllo dello spirito è molto forte, la presa sull’arma è salda e non riuscirà mai a battere Ren senza che lo provochi. Quindi direi che abbiamo finito- commentò Ryu portandosi la spada di legno sulla spalla destra.
-E io ho finito le energie- venne fuori Tokaghiro.
-Direi che va bene per oggi, è inutile stancarsi adesso- aggiunse Yoh, alzandosi da sotto l’albero sotto cui si era accomodato e stendendo le braccia in alto.
-Abituatevi a non riposare, non so quanto ne avrete il tempo- intervenne lei, incrociando le braccia al petto.
-Per questo ci conviene farlo ora!- scherzò Yoh, avvolgendola con le sue.
Anna scosse la testa trattenendo un sorriso, anche se angosciato.
La sua tranquillità era irritante a volte.
Doveva combattere per la sua vita, per quella del mondo intero, e sventare la minaccia di suo… era davvero tanto da affrontare, e senza il giusto spirito aveva paura che potesse finire male.
Nonostante la sua forza.
 
-Sarà meglio andare, tuo nonno vorrà sapere com’è andata- si scostò, iniziando a camminare.
Le seccava essere così.
Aggressiva, puntigliosa.
Ma era più forte di lei.
Lo voleva al sicuro e l’unica cosa che poteva fare era essere intransigente durante gli allenamenti e fredda quando diceva cose del genere.
Sapeva che Yoh l’aveva notato, era sicura che gli altri non ci avessero dato peso.
Con loro era sempre così e in generale anche con lui, ma era convinta che sapesse distinguere tutto quanto.
La conosceva molto bene.
-È vero ragazzi, ci vediamo domani?- lo sentì chiedere retorico.
-Certo, stessa ora?- chiese Horo Horo raccogliendo le sue cose.
Forse Yoh fece un segno d’assenso e, quando la salutarono ormai lontana, Anna fece un gesto con la mano, simile ad un saluto.
La raggiunse quasi subito, facendola fermare in mezzo al giardino.
-Anna…-.
-Non ci riesco Yoh- lo anticipò abbassando lo sguardo e stringendo i pugni lungo i suoi fianchi
-non riesco a non pensare a cosa potrebbe succederti. Puoi chiedermi tutto, ma non di smettere di preoccuparmi per te- lo guardò negli occhi.
I suoi non erano agitati o in balia di qualsiasi altra emozione, in contrasto con quelli di lei.
Un mare in tempesta a confronto.
-Vorrei che pensassi che posso farcela- iniziò a rispondere, facendola stare ancora più sugli attenti.
-Sarà difficile e dura e… incredibilmente estenuante. Senza il tuo sostegno non durerò a lungo-
le disse serio.
Anna per un momento credette di sognare.
Come poteva dubitare di lei?
-Credo non ci sia persona più fiduciosa in te di quanto lo sia io Yoh. Ma come pretendi che mantenga i nervi saldi vedendoti scherzare e comportarti come se il mondo non dipendesse da te!?- alzò la voce, presa dall’impeto di rabbia -Perché tu riesci a dormire la notte mentre io mi crogiolo immaginando le cose più terribili?-.
-Sai che non so risponderti- la spiazzò.
 
Era vero.
Avevano affrontato l’argomento più volte nel corso degli anni.
Yoh non riusciva a farsi sopraffare dagli eventi.
Rimanere calmo era una delle sue più grandi doti e finora era andato tutto bene anche per questo.
Da quando aveva scoperto di Hao, però, era come se non potesse farne a meno.
Rilassarsi, meditare, fare lunghe passeggiate al tramonto, passare il tempo con lei non sarebbero dovute essere priorità, ma svaghi che non poteva più concedersi.
 
-So che farò del mio meglio Anna, questo te l’ho sempre promesso- continuò a voce bassa, non distogliendo lo sguardo -Io non ho molti motivi per preoccuparmi. Facciamo una bella vita e condividerla con te… è la cosa che mi fa stare bene. Saperti al sicuro adesso… mi fa stare più tranquillo. Capisco perché tu sia agitata… sul serio. Penso che impazzirei anch’io a parti inverse. 
Ma non posso tirarmi indietro e non posso diventare qualcun altro-.
 
Non seppe più cosa dire.
Aveva ragione, aveva sempre, fastidiosamente ragione.
Era forte, caparbio, i suoi valori e ideali rasentavano la perfezione.
Forse era questo che lei non voleva ammettere.
Che non sarebbe mai stata come lui.
Anna era caos in movimento, lei non riusciva a pensare lucidamente, con chiarezza.
La mente le si offuscava, la rabbia, il dolore, la paura, prendevano il sopravvento e non poteva fare altro che agire.
Aveva combinato non pochi guai prima di capire come governare i suoi poteri e le emozioni che li facevano scatenare.
Quando era arrivato Yoh era andato tutto meglio.
Per quello che diventavano insieme.
A questo pensiero, il corpo si rilassò pian piano, fino a distendersi completamente.
 
-Mi dispiace io…- tentò di giustificarsi ancora, ma venne fermata dalle sue braccia che l’avvolsero e la strinsero al suo petto.
Il cuore cominciò a battere contemporaneamente a quello di Yoh, mentre il suo respiro le si infrangeva sul collo, provocandole brividi ovunque.
-Non dispiacerti mai per quello che sei, non con me- le sussurrò all’orecchio, stringendola più forte.
-Vorrei essere più forte e aiutarti più di ora- rispose sincera.
-Anna non devi sentirti…-.
-Inferiore?- chiese retorica, distaccandosi ma rimanendogli vicino, guardandolo negli occhi -da quando ci siamo conosciuti, non hai fatto altro che salvarmi Yoh-.
-Tu sei sopravvissuta a tutto quanto da sola. Tutto questo è merito tuo- le sfiorò la guancia con una mano -mi hai salvato anche tu. E per quanto può valere, continui a farlo ogni giorno in cui rimani con me- sorrise, poggiando la fronte contro la sua.
Anna inspirò profondamente.
Quella risposta, stranamente, non la fece sentire bene come aveva sempre fatto, ma non lo disse ad alta voce.
Lasciò quel momento com’era, godendosi le loro mani che s’intrecciavano e le loro labbra unirsi lentamente.
Doveva prendere ogni istante così come arrivava.
Non aveva scelta per non impazzire.
 
-Io non ti capisco Yoh, sarebbe tanto facile partire insieme a lei- osservò Manta ad alta voce.
L’acqua calda delle terme era davvero un tocca sana a fine giornata.
 
Specialmente per Yoh.
Gli allenamenti stavano diventando sempre più estenuanti.
Suo nonno era un vero despota quando si trattava di tecniche combattive, non era mai abbastanza quello che faceva.
Capiva il motivo, perfettamente, ma avrebbe preferito stare con Anna e i suoi amici.
Godersi gli ultimi momenti di svago e tranquillità.
Anche se forse non avrebbe fatto altro che innervosirli tutti.
Purtroppo non conosceva altro modo per affrontare l’intera faccenda, sapeva perfettamente che cedendo alle emozioni sarebbe stato tutto più difficile.
Le situazioni erano tante.
Suo fratello che minacciava l’umanità intera, il libro dello sciamano che attendeva di essere studiato, i ragazzi che non sapevano nulla a riguardo, il torneo degli sciamani e il titolo di Shaman King da conquistare.
E poi c’era Anna.
 
La ragazza era tutto quello che avrebbe mai voluto nella vita.
Era bella, intelligente, astuta, forte e coraggiosa.
Chissà come, il destino li aveva fatti incontrare e lei era voluta rimanere.
Lei era convinta di essere un peso, di essere una creatura bisognosa di protezione.
La verità era che aveva bisogno di lei più di quanto credesse.
Anna non sapeva come tenere sotto controllo la sua potenza quando si erano conosciuti, perciò non aveva nessuno intorno.
Ma Yoh aveva capito che ne valeva la pena.
E finora non si era sbagliato.
Ci era voluto un po' perché capissero come far quadrare le cose, vivere con un’altra itako in casa non era stato esattamente facile.
Ma non avrebbe mai rinunciato a lei senza lottare con tutte le sue forze.
Era troppo importante.
Quando avevano saputo del torneo, oltre alla profezia della famiglia Asakura, le cose erano cambiate.
Si capiva che era preoccupata, ma anche piuttosto delusa.
Sarebbe voluta andare con lui, ma glielo aveva categoricamente vietato.
Non poteva rischiare che le capitasse qualcosa.
Sarebbe stata la cosa più spaventosa in tutta questa faccenda.
Gli venivano i brividi solo al pensiero.
 
-Non potrei mai concentrarmi se venisse con me Manta- sospirò.
-Capisco, ma… è talmente ovvio che entrambi state soffrendo, e il viaggio sarà lungo- osservò l’amico, guardandolo dal basso.
Yoh chiuse gli occhi.
Quando se ne ricordava, il cuore gli si stringeva e il petto faceva male.
-Lo so. Credimi. Ma non posso, davvero. Farei qualunque cosa se solo… avessi la certezza di poterla tenere al sicuro e al mio fianco. Al momento però, non sono più sicuro di nulla- portò la testa all’indietro.
-Ce la farai Yoh, ne sono convinto- lo incoraggiò l’amico -So che non sarà lo stesso, ma mi prenderò cura io di Anna-.
-Grazie amico-.
Era bello sentire che le persone della sua vita credevano davvero in lui.
Sperava che sarebbe bastato.

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Capitolo 3
*** Domani ***


Ren Tao non aveva particolarmente a cuore la sua famiglia.
Solo sua sorella June si era in qualche modo preoccupata di come stesse.
I suoi genitori non potevano essere definiti particolarmente amorevoli, e suo nonno lo addestrava da sempre per essere spietato e senza riserve nei confronti dei suoi avversari.
La sua infanzia l’aveva trascorsa allenandosi, arrivando sempre più vicino al punto di rottura, fisico e mentale.
Il titolo di Shaman King non gli interessava neanche troppo, quello che voleva era dimostrare di essere il più forte.
Almeno fino a quando aveva conosciuto Yoh.
 
Il suo amico non aveva avanzato pretese su di lui.
Non lo voleva più forte, più pacato, più concentrato.
L’aveva accettato per com’era, arrivando a cambiarlo in meglio.
 
Il rapporto con il suo spirito custode era diventato di amicizia, migliorando di giorno in giorno e facendogli capire che potevano lavorare insieme.
Bason era formidabile.
Non glielo diceva spesso, ma sapeva che lo sentiva.
Il legame con il proprio spirito custode era il più forte che si potesse provare, finalmente ne era certo anche lui.
Le loro anime erano legate, indissolubilmente.
 
Quando glielo avevano donato, Ren non aveva battuto ciglio.
Aveva sempre pensato che al momento giusto, l’avrebbe sostituito con uno spirito più forte e con un furioku più elevato, all’altezza dei suoi miglioramenti.
A lungo andare si era anche abituato, ma finchè non aveva aperto gli occhi non si era reso conto di avere vicino un amico.
Bason lo proteggeva, lottava al suo fianco, si preoccupava per lui e lo rendeva più potente.
Il loro legame cresceva di giorno in giorno, e con lui il suo affetto, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Prima di tutto quello che era successo durante le fasi eliminatorie del torneo, anche Bason era un’arma da utilizzare in battaglia, niente di più.
 
Ren aveva fatto un enorme lavoro su se stesso, se ne rendeva conto.
 
Era stato cresciuto pensando che si dovesse andare avanti da soli, che l’appoggio di amici, familiari, del suo spirito custode non fosse necessario.
Aveva sempre fatto affidamento solo su se stesso, ottenendo risultati, ma con metodi brutali.
Conosceva solo quel modo di vivere, e paradossalmente non lo disdegnava.
Apprezzava molto di più quello che conduceva adesso, con qualche scocciatura, ma sicuramente più pacifico.
 
Casa Asakura era un bel posto per meditare, riordinare i pensieri, vivere un po' di pace.
Aveva faticato molto ad ambientarsi.
Gli spazi condivisi non erano esattamente la cosa che preferiva, quasi quanto le dimostrazioni d’affetto a sproposito.
All’inizio era stato un sollievo, come uscire da una nube tossica per respirare un po' d’aria pura.
Ma a lungo andare, Ren aveva trovato difficile resistere.
Troppa tranquillità lo rendeva irritabile.
Doveva mantenere i nervi tesi per dare il massimo, era sempre stato così.
Non sapeva se fosse predisposizione naturale o dipendesse dall’educazione, fatto stava che, circondato da un ambiente rilassante, non dava il cento per cento..
 
Non era stato ottimale piantare le tende proprio lì prima del torneo, ma non aveva altro modo per allenarsi con gli altri.
A Ryu, Horo Horo e Joko non importava di risultare invadenti, in pratica vivevano nel giardino di Yomey.
Sapeva il livello di furioku di ognuno di loro a memoria, ma ultimamente sentiva di non dover dare niente per scontato.
Per quanto tutto fosse cambiato tra loro, lui e Yoh avrebbero dovuto combattere prima o poi.
Voleva essere pronto e non cedere prima di arrivare a quel punto.
Finora era il più forte di tutti, senza eccezioni.
 
Questa cosa gli dava alla testa quando si erano conosciuti.
Non riusciva a concepire di non essere lo sciamano più potente, almeno in quella ristretta cerchia di fuori di testa.
Ma quella era stata la dimostrazione che il mondo era troppo grande e troppo vario fuori dai suoi schemi.
Piano piano l’aveva accettato, ma la voglia di primeggiare non era svanita, si era solo trasformata.
Distruggere non era più l’obiettivo principale, si sarebbe accontentato di batterlo.
 
-Ehi Ren! Vieni, Yomey vuole vederci- urlò Ryu facendolo voltare.
-Arrivo- rispose piatto, facendo comparire Bason.
-Padrone Ren, cosa potrebbe volere il saggio Yomey? Dovremmo preoccuparci?- gli chiese lo spirito, facendolo irrigidire.
Quella sensazione non lo lasciava un istante.
Questo torneo non avrebbe determinato solo lo Shaman King, sarebbe stato sconvolgente per tante vite.
Probabilmente in particolare per le loro.
Yoh era la chiave di qualcosa, anche se non sapeva cosa.
Faceva trasparire sempre tutte le sue emozioni, era letteralmente incapace di trattenerle, ma questa volta aveva l’aria di chi nascondeva qualcosa.
Qualcosa d’importante.
-Non ne ho idea. Manteniamo la calma, non c’è motivo di agitarsi prima di sentire cos’ha da dire-.
 
Horo Horo era nervosissimo.
Si notava a chilometri di distanza.
Saltellava, tremava, digrignava i denti e vicino a lui, Ren stava perdendo lentamente le staffe.
Ryu era un buon osservatore, ma lui lo rendeva palese molto bene.
Era arrivato 20 minuti prima di tutti, credendo che sarebbe servito ad avere qualche dettaglio in più, ma il maestro Yomey era stato irremovibile.
Tutti quanti fremevano dalla curiosità, ma lui era più preoccupato.
Chissà perché, percepiva una certa tensione nell’aria, come se dovessero prepararsi a qualcosa.
 
Ryu non aveva grandi progetti per il futuro ora che aveva trovato una famiglia di cui far parte.
Aveva sempre vagato in lungo e in largo senza meta, con i suoi degni compari che, però, non capivano l’essere shamano.
Non era colpa loro in fondo e Ryu non se la sentiva di abbandonarli, ma non poteva far finta di niente una volta apparso Tokaghiro.
Lui non era nato con la percezione dell’aldilà e l’innata predisposizione alle tecniche di combattimento.
Gli serviva un maestro, qualcuno che lo guidasse e gli insegnasse per bene tutto quello che c’era da sapere per diventare più forte.
Yomey era stato eccezionale, aveva avuto pazienza e non si era risparmiato in fatto di consigli.
Da lui aveva appreso tutto ciò che poteva, fino ad essere pronto per partire con Yoh e gli altri.
La cosa che lo spaventava, indubbiamente, di più, era che non sapeva se sarebbe stato all’altezza degli avversari.
Non poteva dire di aver fatto esperienza, non come i ragazzi.
Loro erano in grado di fare ciò che faceva lui fin dalla nascita, e questo gli forniva vantaggi sotto ogni punto di vista.
Li osservava, li studiava e chiedeva loro come poter migliorare, sempre con successo.
I suoi amici lo avevano accolto più che volentieri nel clan, certi che ci sarebbero stati progressi.
In effetti si sentiva molto più forte, più reattivo, ma il suo scopo aveva bisogno di più forza per essere raggiunto.
Si sarebbe accontentato di partecipare al torneo, al fianco dei suoi amici.
Sembrava, però, che fossero altri i motivi che avrebbero mosso la loro partenza.
 
-Il libro dello sciamano- disse solo l’anziano, attirando immediatamente l’attenzione di tutti.
Quel libro era la chiave per poter affrontare qualunque cosa.
All’interno erano contenuti i segreti del mondo degli sciamani, si diceva che chi l’avesse letto fosse dotato ora di poteri incredibili e un furioku eccezionale.
Come quello di Hao.
Yoh aveva iniziato ad apprenderlo con suo nonno, ma tra tutto quello che era successo ultimamente non aveva più progredito.
Sapeva che senza le tecniche apprese da quel libro non sarebbe mai stato in grado di fronteggiare il fratello, ciò che non si aspettava era che reputasse pronti i suoi amici.
Una parte di lui li voleva al sicuro, l’altra li voleva al suo fianco a combattere.
C’era anche il fatto che doveva dirgli… tutto quanto.
E adesso tremava al pensiero che suo nonno potesse rivelare anche quel particolare.
In fondo non era colpa sua, ma tacere una cosa del genere per il tempo che era trascorso in effetti sì.
Poteva dirglielo subito, ma non voleva creargli ulteriori preoccupazioni, e adesso si trovava per le mani un vero e proprio dilemma.
Non sapeva se avrebbe fatto effettivamente qualche differenza, sapeva solo che non gli piaceva tenere nascosto niente.
 
 
-Penso che siate pronti per iniziare ad apprenderlo- concluse senza troppi giri di parole.
 
Calò un silenzio che poco aveva di spettrale.
Anzi, era intriso di tensione.
-Perché adesso?- chiese Joko senza dargli il tempo di formulare la domanda nella sua mente.
Ren cercava di mantenere i nervi saldi per tutti, ma era davvero difficile risultare calmi dopo una notizia del genere.
C’era sotto qualcosa, ne era certo più che mai adesso.
-Vi siete preparati molto bene, tuttavia non sarà sufficiente a battere tutti gli avversari presenti al torneo. Servono tecniche che da soli non sareste in grado di apprendere- spiegò l’anziano, senza cambiare espressione.
-E come mai non abbiamo cominciato con Yoh? Saremo su due livelli diversi ora- continuò Horo Horo, ma non così brillantemente.
Doveva importare solo che Yomey si fosse deciso a concedergli l’accesso al libro, il quando poco importava.
-Lo eravate già prima. Yoh ha avuto un’esperienza diversa in gioventù. Era già preparato per conoscere quali segreti si celano su queste pagine. Vi siete spinti fino al punto di rottura da poco tempo, arrivando allo stremo delle vostre forze. Dovevamo constatare che foste pronti e oggi con orgoglio, vi dico che lo siete- spiegò, con tutti che pendevano dalle sue labbra.
 
Sentiva la loro agitazione.
Sentiva quella del nipote, che cercava in tutti i modi di non vacillare.
Sentiva quella di Anna, in pensiero per il futuro sposo.
Sentiva il peso sulle spalle di quei ragazzi come fosse suo.
Ma non poteva portarlo.
 
-E come si dovrebbe procedere ora?- continuò stizzito Horo Horo, probabilmente non troppo convinto.
Era il suo più grande problema, l’impazienza.
-Cominceremo domani stesso. Durante il viaggio continuerete tutti per gradi, senza eccezioni-.
-Domani!?- esclamò Horo Horo facendo voltare tutti -Partiremo tra meno di una settimana, cosa mai potremmo imparare in 5 giorni!?- continuò riluttante e visibilmente irritato.
 
Proprio mentre Ren si chiedeva come mai l’anziano non avesse ancora reagito, Yomey parlò.
-Adesso basta- disse duro ma senza alzare la voce.
Horo Horo abbassò subito la cresta, consapevole di dover portare rispetto e allo stesso tempo di non poter competere in nessun modo se si fosse dovuto irritare.
-Non è una situazione gestibile come le altre ragazzi, dovete capirlo bene. C’è in gioco il destino del mondo oltre al titolo di re degli shamani. Chi sarà eletto potrà cambiare le cose, ma è necessario impegnarsi tutti per dare una mano, non basta un furioku decente. Servono abilità e tecniche e soprattutto concentrazione- rimarcò guardando in particolare il ragazzo dai capelli blu
-So di chiedervi un grande sforzo, ma ne va della vostra vita. Di quella dell’umanità intera-.
 
La veridicità di quelle parole colpì tutti in pieno.
Dovevano smettere di pensare al torneo come unica sfida.
C’era di più in gioco e sarebbero dovuti essere all’altezza.
Tutti quanti.

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Capitolo 4
*** Tu, io e nient'altro ***


Una settimana.
Mancava quella alla sua partenza e Yoh a volte non riusciva ancora a crederci.
Tutto quello che avrebbe dovuto affrontare non lo tormentava tanto quanto il fatto di stare lontano da casa.
Da Anna.
Era molto curioso da un lato.
Di conoscere altri sciamani, vedere suo fratello e misurarsi.
Ma il suo atteggiamento rilassato stava già creando abbastanza problemi, non voleva aggiungerne di nuovi.
Forse il modo di prendere quell’esperienza non sarebbe dovuto essere il suo, forse avrebbe dovuto stare più sugli attenti.
Ren e gli altri avevano la guardia alta, erano ansiosi di diventare più forti e combattere.
Probabilmente era perché non avevano una situazione come la sua ad aspettarli.
 
Avrebbe voluto parlargliene da quando l’aveva scoperto.
Ma Yomey era stato categorico: la maledizione della famiglia Asakura era una faccenda che non sarebbe dovuta trapelare tra le mura di quella casa.
Poteva capire, in fondo perché allarmare tutti quanti senza sapere nulla di certo?
Nessuno aveva idea di cosa potesse fare Hao.
Sapevano solo che era forte e che spettava a Yoh distruggerlo.
 
-Nobile Yoh, qualcosa ti preoccupa?- sentì la voce di Amidamaru alle sue spalle, mentre si materializzava.
Il ragazzo sospirò, guardando in alto.
-È tutto così strano Amidamaru. Non è vera e propria preoccupazione, piuttosto… tanti pensieri- spiegò al suo spirito custode.
 
La cosa bella di Amidamaru era che aveva il cuore e la mente di un samurai.
Riflessivo come lui, attento, vigile, ma mai avventato o turbato per ciò che non poteva controllare.
Era stato fortunato che avesse accettato di diventare il suo compagno di avventure.
 
-A volte fa bene riflettere per mettere ordine nella propria mente. Spesso le preoccupazioni si ingigantiscono se non gli si presta attenzione- osservò accanto a lui.
-Hai perfettamente ragione. Però… ho paura che questa volta non ci sia soluzione- rispose dispiaciuto -ho sempre cercato di fare la cosa giusta, per tutti. E adesso sembra che non esista. Qualunque cosa faccia… potrebbe ferire qualcuno- si rattristò.
 
 
-A chi ti riferisci?-.
-Ai miei amici, ad Anna… alla mia famiglia. Ci sono cose che dovrò confessare a Ren, Horo Horo, Ryu e Manta e non so come potrebbero reagire. Mio nonno si aspetta che distrugga mio fratello senza esitare, mentre io vorrei… provare a parlarci, forse conoscerlo e capire il suo punto di vista. E per quanto riguarda Anna… spero che la mia partenza non cancelli i progressi fatti finora- strinse i denti dopo quella frase.
Sarebbe stato catastrofico.
 
Era un itako eccezionale, la migliore da secoli sulla terra.
Ma il suo stesso potere aveva finito col sopraffarla, portandola ad uno stato di ansia e terrore di se stessa.
Sentiva tutte le sofferenze e angosce delle persone che la circondavano, perciò si era ritrovata a stare da sola.
Gli veniva la pelle d’oca se ci pensava.
Come aveva fatto quell’essere così speciale ad essere trascurato per così tanto tempo?
Avrebbe combattuto fino alla morte per lei, senza esitare e senza farsi domande.
Amava Anna più di se stesso.
Non sapeva effettivamente perché, sapeva che guardandola negli occhi sentiva… che tutto sarebbe andato bene.
Che ogni cosa aveva un senso, che sarebbe dovuto stare con lei.
 
Ma la verità era che non poteva capirla.
 
-Sei sempre stato un fedele amico, non hanno motivo di non crederti- cercò di rassicurarlo l’amico.
-E se non fosse così? Se la paura non li facesse ragionare lucidamente?- guardò nuovamente il cielo -So benissimo che persone sono, ma ciò che non ho confessato è importante e potrebbero prenderla come una mancanza di fiducia-.
Non pensava che fossero così superficiali, d’altro canto potevano decidere di fare ciò che preferivano dopo averlo saputo, anche non stargli più accanto.
-Sei una gran persona nobile Yoh, e sei stato capace di aiutare ognuno di loro. Non lo dimenticheranno, ci credo fermamente- ribadì il suo spirito custode, sorridente.
-Grazie Amidamaru-.
-E Anna se la caverà, è forte, forse troppo- scherzò.
 
Ma Yoh non riusciva a rilassarsi su quell’argomento.
 
-Vedi il fatto è che… ci completiamo perfettamente, io e lei. Quello che sono, tranquillo, gentile, pacato, non è come mi sento quando sono in sua compagnia. In quei momenti mi sento… pieno di vita, voglioso di agire. E lei al contempo riflette ora, cerca di placare gli istinti che prima la dominavano. Ma nessuno dei due sa esattamente come si sente l’altro. È la nostra grande maledizione, siamo diversi e lo saremo sempre- sospirò rassegnato e consapevole.
-Credo che sia la miglior cosa. Ognuno ovvia alle carenze dell’altro- osservò.
-Dovrebbe essere così. E se… invece non facessimo che accentuarle?- diede voce a quel dubbio che lo tormentava da sempre.
Lui credeva che fossero una cosa sola.
Ma se invece si fosse sbagliato?
Se solo lui avesse quella convinzione?
Se Anna fosse stata il suo destino ma lui non il suo?
-Nobile Yoh…-.
-Sono convinto che… Anna sia molto più forte di me. Più sensibile, più attenta, più in gamba. Se fosse solo questione di tempo prima che se ne renda conto e non voglia più rimanere al fianco di un debole?- chiese retorico, appoggiando il viso ai palmi delle mani.
-Non lo credi veramente-.
-Da tutta la vita cerco… solo tranquillità. E poi è arrivata lei… che sembra creata dal caos a sconvolgere tutto quanto.
Spero solo di essere alla sua altezza, di poterle dare quello cerca- sospirò pensieroso.
-Sarà così nobile Yoh. Non ho alcun dubbio- cercò di rincuorarlo, mentre alzavano entrambi gli occhi al cielo per osservare il sole che si accengeva a tramontare.
 
-È tardi, dove sei stato?- chiese Anna mentre Yoh rientrava in casa.
-Si sta così bene fuori, questa primavera sta proprio cominciando bene- sorrise stendendo le braccia in alto.
Lei ricambiò, contenta che stesse bene.
Malgrado tutto quanto, l’unica cosa che contava era quella.
Guardò fuori dalla finestra, notando che c’erano davvero tante stelle.
Quel panorama le fece ricordare una cosa tra le più belle che avessero passato insieme.
 
-Ti ricordi il nostro primo capodanno?- chiese, girandosi per guardarlo negli occhi.
Yoh sembrò non cogliere il riferimento.
-Certo, al Monte Osohi- rispose -perché?- chiese avvicinandosi.
Anna diede un’alzata di spalle -Le stelle. Sta notte… sembra essercene come quella volta- sorrise verso il cielo.
Sentì un braccio avvolgerle la vita lentamente e poi il suo corpo avvolto da quello del ragazzo.
La schiena premeva contro il suo petto e un calore la invase immediatamente da testa a piedi.
Yoh la strinse a sé, affondando il viso nell’incavo del suo collo.
-Ricordo di aver pensato che fossi la cosa più bella che avessi mai visto- sussurrò sulla sua pelle.
Anna si voltò, rimanendo tra le sue braccia ma guardandolo ora negli occhi.
-Io ricordo… di aver pensato che fossi la persona più gentile che avessi mai conosciuto- mormorò lei, guardando le sue labbra avvicinarsi.
-Nonostante gli schiaffi?- scherzò facendola sorridere.
-All’epoca leggevo ancora i tuoi pensieri- alzò una spalla.
Yoh aggrottò le sopracciglia -Non ci riesci più?-.
-Non lo faccio con te. Non ne ho bisogno- specificò sincera.
A quelle parole, Yoh sembrò scattare.
Si fidava di lui.
 
La baciò immediatamente, stringendola a se quasi per soffocarla.
Anna si lasciò completamente andare, ricambiando il bacio con trasporto e portando una mano tra i suoi capelli.
Lo tirò più a se, sentendo le sue mani stringerle il vestito sulla schiena.
Camminarono all’indietro fino al tavolo, dove Anna si sedette premendo il corpo contro quello di Yoh.
Gli tolse la camicia lentamente, facendola scivolare sulla sua pelle e lasciandola poi cadere sul pavimento.
Yoh passava le labbra dalle sue al suo collo, trascinando giù la lampo del vestito nero, fino a toglierlo.
Man mano che gli indumenti cadevano a terra, i due ragazzi sentivano che il loro legame cresceva.
Dalla prima volta in cui era successo, Yoh non pensava potesse esistere una sensazione più meravigliosa.
Credeva che il loro legame fosse già perfetto.
 
Ma viversi in quel modo era l’unica maniera per far scomparire il mondo.
 
-Non mi chiederai mai di partire con te vero?-.
Anna alzò lo sguardo sul viso di Yoh, rimanendo appoggiata al suo petto, sentendosi completamente esposta.
Sentì l’aria che veniva aspirata fino al limite del possibile.
-Non è per te Anna- rispose lui tenendo gli occhi invece sul soffitto.
-Io sto bene… dove sei tu-.
-E io sto bene sapendoti al sicuro. Non potrei concentrarmi se fossi li- sospirò, stringendo il braccio intorno alle sue spalle, come a volerla proteggere ancora di più -So perfettamente che sapresti cavartela, non ho alcun dubbio. Ma è più forte di me-.
-Non potrò stare in disparte per sempre- sussurrò sulla sua pelle, lasciandogli un bacio sullo sterno.
-Purtroppo lo so bene- si fece scappare un sorriso -ma proverò a tenertici in tutti i modi-.
Anna si alzò sulle sue braccia, fissandolo adesso dritto in faccia.
-Dico sul serio Yoh. So badare a me stessa e sono in grado di darti una mano- disse seria.
Yoh le spostò una ciocca di capelli dietro all’orecchio, continuando a guardarla.
Sospirò, accarezzandole la guancia con il pollice.
-Lo so. Credimi. Questo viaggio… cambierà tutto quanto. E a me sta bene… l’unica cosa che non voglio cambi è questo. Tu, io e nient’altro-.

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Capitolo 5
*** In viaggio ***


Hao Asakura poteva considerarsi l’essere più potente del pianeta.
In 1500 anni, il suo spirito custode aveva assunto una tale forza da non avere rivali.
L’aldilà lo aveva forgiato per diventare Shaman King, senza esclusione di colpi e senza farsi scrupoli.
Aveva affrontato prove di ogni genere, resistito a torture inimmaginabili, sopportato il dolore e la solitudine solo per perseguire il suo scopo.
 
L’umanità era un virus che bisognava estirpare alla radice.
Il mondo aveva diritto alla pace, anche se per ottenerla si fosse dovuta scatenare una guerra.
Non avevi dubbi su questo.
La natura, gli esseri viventi, gli sciamani, sarebbero riusciti a vivere in equilibrio, lo sbaglio era stato permettere che gli esseri umani arrivassero a vivere fino a quel punto.
Nei secoli aveva avuto più di un’occasione per eliminarli, ma non voleva commettere errori.
Non poteva commettere errori.
 
Una volta impossessatosi dello Spirit King niente e nessuno avrebbe potuto ostacolarlo.
 
La forma che reincarnava ora richiedeva molto furioku, ma era senza dubbio la più forte.
Gli permetteva di resistere a temperature estreme, assorbire i colpi e le energie degli avversari.
Si sentiva pienamente se stesso e pronto.
 
C’era tuttavia un pensiero che non lo lasciava la maggior parte del tempo.
 
Reincarnandosi nella famiglia Asakura, aveva ereditato un fratello.
Non lo aveva mai conosciuto, teneva d’occhio i suoi progressi a distanza, attendendo un futuro incontro durante il torneo.
Sapeva che erano gemelli, sapeva l’aspetto che aveva, identico al suo, ma di persona non l’aveva ancora visto.
Credeva fosse meglio così.
Turbare gli equilibri non era mai una buona idea, ma era curioso, molto.
 
Era una metà importante di sé, e per di più molto forte.
Riunirsi a lui gli avrebbe donato ulteriore energia, ma era un piano da perfezionare.
Come aveva preventivato, Yoh non perorava la sua causa, anzi aveva addirittura amici tra gli umani.
Ci aveva riflettuto a lungo, non trovando una risposta soddisfacente.
Come poteva avere
Non sarebbe stato per niente facile ottenere un consenso.
Da quello che aveva osservato però, poteva ben sperare nella sua calma e diplomazia.
Molto probabilmente aveva ereditato il carattere di Mikihisa.
Un guerriero formidabile, ma non abbastanza da sconfiggerlo e questo era motivo di frustrazione da sempre per lui.
Gli aveva dato la vita e non poteva negargliela.
Immaginava fosse un’ossessione.
 
 
-Maestro Hao- si sentì chiamare da una voce molto familiare.
Voltandosi incontrò due occhi azzurri che lo scrutavano -Ciao Opacho, va tutto bene?- chiese sorridendole.
-Sì, certo tutto bene. Mi sembri pensieroso- azzardò avvicinandosi.
-In effetti è così-.
-Qualcosa ti preoccupa?-.
-Non proprio. È solo… questioni di famiglia- si limitò a dire, avvicinandosi ancora, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
Opacho era una ragazza sveglia, potente, bella.
Le loro vite si erano intrecciate inevitabilmente quando Hao l’aveva salvata dalla fame in un piccolo villaggio africano.
Ricordava di esserci capitato per puro caso, in cerca di spiriti del deserto da divorare.
Vista da lontano a terra, sola, tremante, con solo uno straccio a coprire il corpo.
Era ridotta pelle e ossa, una creatura spaventata e incapace di comprendere perché la vita le avesse voltato le spalle.
 
Aveva percepito in lei una tale forza che salvarle la vita era stato quasi un obbligo.
Data la sua esperienza pre-morte, il suo furioku era arrivato ad un livello notevole, il più forte tra i suoi seguaci.
Hao si era sentito subito a suo agio con lei, intraprendendo una relazione di svago occasionale che non aveva nessun valore per lui.
Aveva capito che non era la stessa cosa per lei, ma contava sul tempo e sul fatto che il loro obiettivo fosse lo stesso.
Opacho era troppo in gamba per lasciarsi trasportare da una cosa del genere.
 
-Capisco- disse piano guardandolo negli occhi.
-Non temere Opacho, nulla che mi distragga-.
-Non ho mai avuto dubbi maestro- sorrise radiosa, rimanendo a guardarlo estasiata.
-Lo so- asserì lui, prima di baciarla.
 
Forse Yoh era stanco per i primi chilometri percorsi o forse era solo stufo dei continui battibecchi di Ryu e Ren.
Avevano conosciuto Silva che li aveva muniti di campanella dell’oracolo per essere sempre aggiornati sugli incontri da disputare, si erano informati sulla storia dei patch e su quale fosse il loro compito.
Era elettrizzato e impaziente d’incontrare i primi concorrenti, ma decise in ogni caso di proporre una sosta.
-Avremo modo di allenarci durante questo viaggio?- chiese Ren incrociando le braccia al petto.
Da chi poteva arrivare una domanda del genere?
Yoh sospirò -Dovremmo farlo. Non possiamo lasciare a metà il libro-.
-Ma non l’abbiamo neanche portato con noi- obiettò Ryu.
-Contro il mio parere- rispose piccato Ren.
 
Aveva ragione.
 
Sarebbe stato pericoloso a detta di Yohmey, avere il libro con loro mentre cercavano di concentrarsi, ma secondo Yoh lo era ancora di più lasciare qualcosa d’incompleto.
La prima parte non era stata una passeggiata, ma ormai i segreti che conteneva gli erano familiari e sapevano padroneggiare perfettamente le formule.
Era il momento di passare alle tecniche e sarebbe stato al quanto complicato in quelle circostanze.
 
-Come facciamo quindi?- chiese Horo Horo mentre accarezzava i morbidi capelli neri di Kororo.
-Stare con le mani in mano in ogni caso non porterà a nulla- commentò Yoh tendendo le braccia verso l’alto.
-Certo maestro, saggio come sempre- rispose Ryu.
-Continueremo ad esercitarci su ciò che sappiamo in attesa che mio nonno mandi nuove istruzioni-.
-Inevitabile, ma c’è una cosa che non capisco- diede voce Ren ai suoi pensieri, attirando l’attenzione di tutti.
-Tu? Da quando non capisci qualcosa?- lo canzonò Horo Horo, ricevendo un’occhiataccia.
-C’è qualcosa che non ci dici Yoh?- si rivolse all’amico, facendolo voltare -È da quando siamo partiti che sei pensieroso. Per quanto il torneo possa darti da riflettere, credo ci sia dell’altro- continuò con tono calmo.
Yoh sospirò, stringendo la catana.
A volte dimenticava che Ren era attento.
Impulsivo, irascibile, piccato, ma sempre attento a tutto.
-Sì ragazzi è vero. C’è… c’è una questione di cui devo mettervi a conoscenza. Ma… non è il momento e non è il luogo. Vi chiedo di fidarvi di me- spiegò, rivolgendo loro lo sguardo.
-Non ho mai fatto altro- s’intromise Ryu -qualunque cosa tu decida sarò al tuo fianco maestro Yoh, senza indugio-.
Yoh gli sorrise grato.
-Già, non credo ti si possa imputare di avercimai mentito. Quando ti sentirai pronto, lo saremo anche noi- si accodò Horo Horo, tendendo le braccia verso l’alto e ammiccandogli.
Ren fece un cenno in silenzio.
-Non amo rimanere nel dubbio. Ma mio malgrado mi fido di te- disse senza bilanciarsi.
“Strano” pensò ironicamente Yoh.
-Grazie ragazzi- accennò sereno.
Aveva davvero dei buoni amici, era fiero di loro.
 
Anna sospirò, bevendo un sorso di tè dalla sua tazzina, mentre Kino la osservava.
 
-Dovresti riposarti Anna, non fa bene alla pelle dormire così poco-.
-Hai ragione, ultimamente è normale per me non dormire- la informò.
-Per la partenza di Yoh?- chiese l’anziana come se fosse ovvio.
Avrebbe voluto dirle che era solo per quel motivo, ma le avrebbe mentito.
Yoh era partito da un paio di giorni e la sua mancanza si sentiva eccome.
La ragazza era diventata più irrequieta, nervosa, tanto da non riuscire più a chiudere occhio ma sentiva che non era l’unica ragione.
Qualcosa dentro di lei sembrava premonirgli un avvenimento, un grosso avvenimento.
 
Ma come al solito nella sua vita, era troppo per chi le stava intorno.
 
Tamao non avrebbe saputo nulla su come aiutarla, Kino e Yohmey non erano in grado di contenere la sua inquietudine e Yoh… doveva rimanere concentrato.
Sarebbe impazzita all’idea che potesse farsi male distraendosi pensando a lei.
L’unica cosa che non sarebbe diventata era un peso.
Potere, distruzione, caos.
Ma non un peso morto che Yoh avrebbe dovuto portarsi dietro per inerzia.
Sapeva però che sarebbe rimasto deluso se non l’avesse messo al corrente.
Yoh era fatto così, voleva aiutare.
Anna, dal canto suo, credeva di essere stata aiutata abbastanza.
Non aveva mai messo in dubbio che Yoh fosse stato fondamentale per riuscire a diventare la persona che era adesso.
Ma sapeva badare a se stessa.
Dipendere da qualcuno… lo odiava.
Voleva stare al suo fianco, come sua pari, senza nascondersi dietro la figura di un re o di chiunque.
Ma ora si ripresentava un’occasione in cui lei doveva nuovamente trattenersi per non esplodere e, detestava ammetterlo, ma ne era esausta.
 
-È solo stanchezza Kino, passerà- rispose solamente, cercando di non tradirsi agli occhi dell’anziana, sorseggiando il suo tè.

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