I just wanna be myself

di Wolfgirl93
(/viewuser.php?uid=117250)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

Harada Rei aveva una vita piena di sogni e una famiglia amorevole alle spalle, era una ragazza dai lunghi capelli neri, un neo al lato dell’occhio sinistro, un fisico asciutto e due occhioni dolci del solito colore del miele; stava studiando per diventare una veterinaria e piano piano nella sua mente si era formato il pensiero che quella vita fosse perfetta ma mancasse qualcosa a completare il tutto.
Fu quando si fidanzò con Masaki, il suo attuale ragazzo, che capì cosa c’era che non andava nella sua vita, sentiva che quel corpo stava diventando quasi una gabbia per lei e piano piano si decise a mettere da parte dei soldi - guadagnati con dei lavoretti al negozio del padre di Masaki – per andare un giorno in America a fare l’operazione di Mastectomia e successivamente una per la riassegnazione del sesso; non aveva detto nulla a nessuno, neppure al suo ragazzo ma si decise che quella sera ne avrebbe parlato con i genitori.
Il rapporto con i suoi genitori era sempre stato particolare, suo padre accettava ogni cosa di lei e non aveva paura della sua reazione ma sua madre, lei era quasi sempre scontenta di ogni suo atteggiamento o decisione e sapeva che probabilmente non sarebbe stata felice neppure per quella confessione.

 

Quando tornò a casa dall’università sua madre, Kumiko, stava già cucinando, Rei la sentì canticchiare un motivetto sentito in tv mentre si destreggiava fra i fornelli.

“Tesoro tuo padre sarà qui a momenti, potresti apparecchiare?” Chiese Kumiko mentre aggiungeva qualche spezia allo stufato.

Rei obbedì, si lavò le mani poi iniziò ad apparecchiare.

Il tempo passò e di Nobu, suo padre, sembrava non esserci traccia.

“Ti ha detto che faceva tardi a lavoro?” Chiese Rei mentre guardava la madre che subito scosse il capo; era strano, suo padre non faceva mai tardi senza avvertire, quando scattarono le otto di sera Kumiko provò a chiamare il marito, ma quando il telefono squillò si sentì anche il campanello suonare.

“Mamma è arrivato!” Rei corse verso la porta sorridente prima di aprirla, ma subito rimase confusa nel non vedere nessuno se non l’oscurità che avvolgeva il loro vialetto d’ingresso, trovò invece una busta a terra dove c’era riportato solo una grande scritta in stampatello ‘Per la famiglia Hanemiya’.

Rei tornò in casa con la busta e guardò sua madre interrogativa prima che le due si consultassero su cosa fosse, aprirono la busta dopo qualche attimo di esitazione e trovarono dentro un DVD e un semplice biglietto che diceva di riprodurre il disco.

 

Fu Rei quella che fece tutto mentre sua madre sentiva una strana ansia addosso, suo marito stava bene? Chi aveva mandato quella busta?

“Ok dovrebbe essere partito.” Disse la ragazza mentre si metteva seduta sul bracciolo del divano, lo schermo era scuro ma si sentivano delle voci in sottofondo poi quando tutto divenne chiaro si videro tre figure mascherate nell’inquadratura di cui una incappucciata.

“Che roba è?” Chiese Rei mentre guardava la madre che stava fissando lo schermo torturandosi le mani.

 

“Saggia decisione quella di riprodurre questo video, se non lo avreste fatto… Beh le conseguenze non vi sarebbero di certo piaciute.” Scherzò l’uomo in primo piano che aveva un passamontagna sul viso. “Ma prima che voi vi preoccupiate vorrei dirvi che il vostro caro Nobu è qui con noi e sta bene.” Il secondo uomo alzò il sacco dalla testa del tipo seduto al centro e Rei riconobbe suo padre, era malconcio con il viso tumefatto, bendato e imbavagliato ma sembrava essere vivo da come si muoveva e mugolava contro il pezzo di nastro isolante che aveva sulla bocca.

“Adesso ascoltate bene, non chiamate la polizia o il vostro adorato Nobu morirà con una pallottola in fronte, chiamate questo numero e aspettate di sentire la mia voce, vi dirò cosa fare. L’unica regola è che nessuno sbirro deve sapere del nostro piccolo piano, sia chiaro? Se volete sapere perché è qui beh, il caro Nobu ha chiesto prestiti alla Yakuza e ogni prestito deve sempre essere restituito, peccato che lui non lo abbia mai fatto.” L’uomo che aveva smascherato Nobu gli diede un pugno contro lo stomaco facendo annaspare il signor Harada in cerca d’aria. “Non perdete tempo se non volete che ci divertiamo con lui.” Il video si interruppe così lasciando Rei e Kumiko scioccate e senza fiato.

“No… Dobbiamo fare qualcosa! Nobu morirà!” Urlò Kumiko mentre si prendeva la testa fra i capelli, continuò a guardare lo schermo nero della tv come se sperasse di vedere in una soluzione.

“Mamma! Calmati!” Rei cercò di mantenere il sangue freddo, mandò il video indietro e segnò il numero da chiamare sul cellulare poi lo chiamò; sentiva le mani tremargli e quando sentì la voce del tizio del video strinse maggiormente la presa.

“Vedo che siete intelligenti, con chi sto parlando?”
“R… Rei.” Sussurrò la ragazza sentendo gli occhi pizzicare, doveva calmarsi, non poteva lasciarsi prendere dal panico ora.

“Oh la figlia, beh tesoro il tuo paparino ha preso per il culo le persone sbagliate quindi tocca a voi rimediare adesso, avrete tempo 7 giorni per darci 150.000 yen*, dovrete metterli su un conto corrente online e aspettare le nostre istruzioni su come mandarli. Ci aggiorneremo lunedì alla solita ora, chiamerò questo numero e se nessuno risponderà o se non avrete i soldi Nobu morirà. Buona serata.”

Quando la chiamata si interruppe Rei si lasciò cadere e terra, 150.000 yen erano qualcosa di impossibile da avere in una settimana, come avrebbero fatto?

“Che hanno detto? Rei che ti hanno detto?!” Chiese sua madre istericamente mentre la guardava.

“vogliono 150.000 yen entro lunedì sera e se non pagheremo papà morirà…” Disse la ragazza con un filo di voce mentre le lacrime iniziarono copiose a scenderle sul viso.

Kumiko si lasciò andare a delle urla mentre piangeva e la figlia la seguì anche se il suo fu più un pianto liberatorio ma silenzioso.

Dopo quasi diedi minuti di lacrime le due si guardarono e capirono che avrebbero dovuto trovare un modo di avere quei soldi.

Rei decise di prendere un secondo lavoro, le avevano offerto, proprio quella mattina, un lavoro alla mensa dell’università e decise di chiamare quella sera stessa per accettarlo, lo stesso fece Kumiko – il giorno seguente - che sparse la voce in giro e riuscì a trovare un secondo lavoro.

Gli uomini che tenevano Nobu avevano solo parlato di polizia quindi le due parlarono di quella cosa solo alle persone strette che si prodigarono per aiutarle.
 

Quando arrivò il fatidico lunedì le due erano in casa, si stavano stringendo la mano mentre aspettavano che il cellulare squillasse, quando lo fece sussultarono ma Rei subito rispose.

“Pronto?”
“Spero tu abbia i soldi pattuiti.” La voce dell’uomo la fece rabbrividire e lei subito deglutì a vuoto prima di annuire.
“Sì, cosa devo fare?” Chiese la ragazza prima di ascoltare le istruzioni dell’uomo, mise il vivavoce e fece come l’altro le stava dicendo.
“Prima di inviare i soldi voglio sentire la voce di mio padre.” Rei sentiva la paura attanagliarla, sperava che quella richiesta non mettesse suo padre nei guai, ma l’uomo rise.
“Hai fegato ragazzina ma te lo concedo, ti farò sentire la sua voce come prova che è vivo, potrete scambiarvi qualche frase ogni volta.” Gli concesse il tipo al telefono prima che la ragazze sentisse la voce del padre.
“Tesoro… Mi dispiace….”
“Papà!” Rei urlò quasi nel sentire la voce del padre e pianse a bassa voce nel sapere che era vivo.
“E’ così bello sentire la tua voce Rei, grazie per quello che tu e tua madre state facendo.”
“Ora basta, tuo padre è vivo, ora invia quei soldi se non vuoi che muoia.” L’uomo riprese il controllo del telefono e con quelle parole fece tremare Rei che subito inviò i soldi sul conto che gli aveva indicato l’uomo.
“Ho fatto…” Disse incerta, non sapeva se quella cosa avesse funzionato ma sperava che fosse andato tutto bene.
“Bene, sono arrivati, lunedì prossimo vogliamo 150.000 yen, buona notte.” Disse l’uomo prima di riattaccare.

Rei e sua madre si guardarono scioccate, pensavano che sarebbe finita dopo quella sera, che quei soldi sarebbero bastati ma si sbagliavano.

 

 

 





 

 

*150.000 yen sono circa 1000 euro

















Ogni commento, consiglio o critica costruttiva è ben accetto

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Rei quella notte non riuscì a dormire, pensava a come avere quei soldi, neppure con i loro due lavori sarebbero arrivate a quella cifra in una settimana e l’unica cosa che le venne in mente fu chiedere aiuto ai suoi amici e al suo ragazzo.
La mattina dopo Rei andò in università ma la sua mente era ancora piena di pensieri e non riuscì a seguire quasi nulla delle lezioni, uscì prima e si recò alla facoltà di Masaki per parlare con lui, il suo ragazzo la stava aspettando in una caffetteria lì vicino e quando lo vide lo abbracciò cercando quel minimo di conforto che non l’avrebbe fatta crollare.

“Tesoro che succede? Dal messaggio sembrava urgente…” Il biondo le accarezzò il viso mentre le sorrideva cercando di rassicurarla.
“E’ per mio padre, hanno chiesto altri soldi, 150.000 yen… Non sono cosa fare… Non voglio dare fastidio a te o alle mie amiche ma sono disperata.” Disse Rei con le lacrime agli occhi mentre affondava il viso contro il torace di Masaki , cosa poteva fare? Anche con un terzo o un quarto lavoro non avrebbe avuto quei soldi in una settimana.

Il biondo le accarezzò i capelli lunghi e le lasciò un bacio sulla testa prima di alzarle il viso. “Ti darò una mano io, voglio che tu stia bene e anche tuo padre, vedrai che sarà l’ultima volta che ti chiederanno dei soldi.” Disse dolcemente cercando di confortarla.

“Grazie amore.” Rei alzò il viso per baciare Masaki e si asciugò le lacrime mentre il biondo le sorrideva, quella sera fu aiutata dai genitori di Masaki che passarono la cifra pattuita sul conto online che avrebbe usato con i rapitori, ringraziò infinitamente i genitori del suo ragazzo e tornò a casa con un peso in meno addosso.

Avrebbe ridato tutti i soldi a Masaki e alla sua famiglia, lo avrebbe fatto con calma ma piano piano ci sarebbe riuscita.

 

Una volta a casa raccontò tutto a sua madre e lei sentì un peso in meno a quelle parole.

“Spero che sia l’ultima volta che chiedano dei soldi perché dopo questo ho finito le alternative per racimolare quelle cifre in così poco tempo.” Rei era esausta ma sperava davvero che suo padre non avesse chiesto un prestito più grande altrimenti sarebbero stati tutti nei guai.

 

Per fortuna tutti gli amici di Rei sembravano capire il suo disagio e la aiutarono con l’università, passandole appunti e con il tempo libero portandola in posti diversi per farla distrarre, però come sempre il lunedì arrivò e con esso la pura.

La chiamata arrivò puntuale al cellulare di Rei e la ragazza rispose con la voce tremante.
“Tesoro, come stai?” Suo padre.
“Papà! Noi stiamo bene, la mamma è qui!” Disse mettendo il vivavoce per far sentire la voce del padre anche alla donna.

“Nobu, sono così felice di sentire la tua voce, questa sarà l’ultima volta vero?” Chiese Kumiko senza però ricevere nessuna risposta. “Vero?!” Chiese nuovamente prima di sentire qualche risata.

“Mi dispiace interrompere la vostra rimpatriata ma è il momento del pagamento, 150.000 yen sul conto e di corsa.” Disse l’uomo con la voce quasi divertita, cosa aveva da ridere?

Rei inviò i soldi e sentì quasi un senso di liberazione, era finita, vero?

“Bene, state pronte per la prossima settimana, 150,000 yen per il prossimo lunedì, buonanotte.”
“Aspetta!” Rei e Kumiko parlarono all’unisono ma il rapitore aveva già buttato giù lasciandole scioccate a guardare lo schermo del cellulare diventare scuro.

No.

Non era possibile.

 

Rei tornò in università il martedì dopo come uno zombie, sembrava senza forze e le occhiaie che aveva facevano ben intuire che non avesse dormito, fece tutto come un robot, non parò neppure con i suoi amici e tornò verso casa senza dire nulla.

Sulla via del ritorno fu fermata da un uomo con un completo nero.
“Rei Hanemiya?” Chiese l’uomo facendola fermare e guardare lo sconosciuto.
Rei sentì un brivido lungo la schiena, chi era quel tipo e cosa voleva da lei? “Sì?” Chiese incerta già pronta a scappare nel caso fosse stato necessario.

“So che le servono dei soldi quindi…” L’uomo tirò fuori dal taschino un biglietto e lo porse alla ragazza. “Si rechi a quell’indirizzo stasera dopo le 21, non se ne pentirà.” L’uomo le sorrise e poi se ne andò lasciando la ragazza confusa e con ancora quel bigliettino fra le mani.

Quando lo guardò notò solo una scritta in un font molto bello ‘Valhalla’ Diceva la parte frontale del biglietto e dietro vide un indirizzo, doveva essere un bar da come c’era scritto lì.

Rei tornò a casa e poi controllò l’ora, cenò con sua madre e poi uscì di casa per andare al Valhalla, andarci da sola non era stata un’idea furba ma non voleva che nessuno – oltre lei – venisse coinvolto.

Quando arrivò vide che quel posto era davvero un bar e una volta entratasi fece strada nella sala gremita di persone prima di essere accolta da una ragazza in tenuta da maid che le sorrise. “Che cosa ti porto piccina?” Chiese prima che Rei le porgesse il biglietto un po’ confusa.

“Oh, aspetta qui.” La ragazza andò via sui suoi pattini, Rei neppure si era accorta che ne indossasse un paio. “Ken devi scortare qualcuno dal grande capo… Non lo so ha un bigliettino quindi devi portarla da lui!” Sentì la voce della ragazza in lontananza e sentì il bisogno di scappare. Grande capo? E perché doveva essere scortata?

Quando la ragazza tornò era assieme ad un ragazzone alto e moro con tatuaggio tribale sulla tempia destra.

“Vieni con me.” Il ragazzone le fece cenno di seguirlo e la ragazza la salutò con un sorriso mentre tornava al proprio lavoro.

 

Salì tre rampe di scale prima di arrivare ad un piano dove i muri erano borgogna con disegni geometrici.
Non sembra sicuro, pensò Rei mentre seguì il ragazzo fino alla fine del corridoio dove vi era una porta nera tutta intarsiata, il moro la aprì e poi fece un lieve inchino prima di guardare Rei e farle cenno di entrare; successe tutto in fretta e in poco tempo si ritrovò la porta chiusa alle sue spalle e in quella stanza elegante mentre un uomo – dall’altra parte della scrivania – la guardava.

“Immagino che tu sia Rei Hanemiya, giusto?” Chiese lo sconosciuto guardandola da dietro le lenti tonde degli occhiali.

“S… Sì e lei è?” Chiese facendo qualche passo avanti, voleva vedere bene quell’uomo e se proprio sarebbe dovuta morire in quella stanza magari come ultimo desiderio poteva sapere il nome del suo assassino.

“Ivanov Alexei, capo del Valhalla e tuo nuovo datore di lavoro se accetterai.” Ivanov le fece cenno di sedersi mentre le sorrideva, mentre gli indicava la sedia notò dei Kanji sulle sue mani, Morte e Distruzione. “Non farti intimorire da questi, sono solo per chi disobbedisce ai miei ordini, ora siediti.”

Rei prese posto sulla poltrona di pelle e guardò l’uomo incerta, cosa voleva quel tizio e perché nuovo datore di lavoro? Alexei non sembrava giapponese, i tratti del suo viso erano marcati e il colore dei suoi occhi era di un azzurro ghiaccio, ma c’era qualcosa nel suo viso che le fece capire che quel tipo era pericoloso.
Aveva dei capelli biondi, li teneva corti così da incorniciargli il viso.

“So che non te la stai passando molto bene quindi sono qui per proporti di lavorare al Valhalla, la paga è settimanale e senza contare le mance è 150.000 yen, ovviamente ogni mancia sarà tua e potrai farci ciò che vuoi. L’orario sarà dalle 20 alle 3 di notte, ogni sera, mentre i weekend sarà dalle 20 alle 6 di mattina. Il lunedì sera potrai entrare a lavoro più tardi, per ovvi motivi. Cosa ne pensi?” Chiese Ivanov osservandola, Morte e Distruzione erano ben visibili mentre teneva le mani sulla scrivania di ciliegio, i suoi occhi la osservavano come un predatore osserva la propria preda e quando Rei schiuse le labbra Ivanov sorride.

“Va bene…” Cos’altro poteva fare? Quel lavoro le serviva e se la paga era così buona poteva anche smetterla di chiedere soldi in giro, in più con quel lavoro avrebbe potuto lasciare il lavoro alla mensa per lavorare solo al negozio dei genitori di Masaki .

“Saggia decisione, questa sera potrai osservare Yuki, una delle cameriere che lavora qui da più tempo, seguila in ogni cosa che farà e impara, domani troverai la tua uniforme negli spogliatoi, esigo la massima puntualità. Domenica recati qui per la tua prima paga, ora puoi andare.”

 

Rei uscì dall’ufficio di Ivanov dove incontrò nuovamente il ragazzo moro con il tatuaggio, nuovamente non disse nulla ma la accompagnò fino al locale e fece un cenno alla ragazza che lo aveva accolto prima.
“Hey piccina, tutto bene dal grande capo?” Chiese la ragazza sorridendo.
“Sì, devo trovare una certa Yuki…” Rei si guardò attorno, come avrebbe fatto a trovarla.

La ragazza rise a quelle parole. “Ce l’hai di fronte, Yuki Shinoda al tuo servizio piccina.” Scherzò la ragazza facendo un inchino.

“Oh piacere, Ivanov mi ha detto di seguirti per imparare.” Disse Rei incerta.

“Perfetto, comunque non dire il suo cognome qui dentro, per noi è il capo o al massimo il grande capo, ok?” Chiese dolcemente Yuki prima di prendere la mano di Rei e andare con lei verso uno dei tavoli da servire.

“Yu, chi è questo bocconcino?” Chiese un ragazzo mentre guardava Rei con un sorrisetto malizioso.

“Giù le mani Kouta è nuova e per stasera è solo in prova quindi non importunarla altrimenti scapperà a gambe levate.”

“Oh che cattiveria, ciao tesoro come ti chiami?” Chiese il ragazzo biondo con un tatuaggio sul viso che sembrava chiamarsi Shion.

“Rei.” Pigolò imbarazzata la ragazza facendo ridere l’intero tavolo.

“Sei così carina lo sai? Non vedo l’ora che anche tu indossi un completo del genere, sarai da togliere il fiato.” Commentò Kouta prima di dare una pacca sul sedere a Yuki “Prima che tu ti ingelosisca, sappi che lo sei anche tu.”

Yuki alzò gli occhi al cielo e gli sorrise bonariamente “Grazie tesoro, ora vado se avete bisogno di me chiamatemi.” Prese nuovamente la mano di Yuki e la accompagnò verso un altro tavolo pieno di ragazzi, sembrava che le ragazze lavorassero in quel posto ma non sembravano esserci avventori donne lì dentro.
 

La sera passò abbastanza veloce e Rei capì che il suo compito sarebbe stato quello di servire i clienti e lasciargli fare quello che volevano, o almeno quasi tutto, potevano toccare il sedere delle cameriere e fare battutine allusive ma non potevano chiedere servizi sessuali – a meno che non fosse la cameriera stessa a proporlo – infatti fu quasi a fine serata che Yuki propose un servizio speciale ad un ragazzo con una strana capigliatura, Atsushi doveva chiamarsi e con lui sparì sul retro del locale.

Rei aspettò la fine della serata ma poi il ragazzone con il tatuaggio tornò da lui “Puoi andare, torna domani, quando entri vai diretta sul retro e la prima porta sulla destra sono gli spogliatoi, lascia il tuo cellulare lì oltre i vestiti e indossa tutto quello che ti viene lasciato… Spero tu sappia pattinare altrimenti Yuki ti aiuterà.” Aveva un tono duro un po’ burbero ma non sembrava cattivo mentre gli diceva quelle cose.
“Va bene, grazie…” Rei gli sorrise appena prima di uscire e tornare a casa, non sapeva cosa avrebbe potuto dire a Masaki , sapeva quanto era geloso e dirgli di quel lavoro equivaleva non poterci più andare, solo che lei aveva bisogno di quei soldi quindi decise di tenere il segreto almeno per il momento.

 

L’indomani andò a lavoro e ad aspettarla c’era Yuki con la sua nuova divisa.
“Non è un po’ corta?” Chiese Rei incerta mentre la guardava.
Yuki scoppiò a ridere e scosse il capo “Beh potrei dirti di sì ma alla fine è quella che ho anch’io, ti consiglio di mettere dei pantaloncini sotto, aiutano a non mostrare troppo.”
Rei non usava delle mutandine da donna, era solita usare dei boxer quindi ringraziò quella sua lungimiranza per averne messo un paio bianco quel giorno.

Indossò la divisa e si guardò al piccolo specchio che c’era nello spogliatoio, non era male ma qualcosa dentro di lei le diceva che l’immagine che vedeva non era giusta, sospirò mentre spostava lo sguardo altrove.

“Che succedeva piccina, non ti piace la divisa?” Chiese Yuki andando verso di lei per accarezzarle il viso.
Rei non aveva mai parlato di quella cosa con nessuno e non capì perché lo stesse per dire ad una perfetta sconosciuta ma forse era proprio quello, il fatto che Yuki non conoscendola non l’avrebbe giudicata, o almeno così sperava.
“Non mi sento a mio agio con il mio corpo… Sto mettendo da parte i soldi per fare un intervento per cambiare sesso…” Sussurrò con le guance rosse mentre guardava il pavimento trovandolo tutto d’un tratto interessante.
“Oh mi dispiace, non lo sapevo, che nomi preferisci che usi?” Yuki continuò a sorriderle come se nulla fosse e a quella domanda il cuore di Rei esplose dalla felicità.

“N… Non ci ho ancora pensato ma beh per ora va bene Rei, comunque ti ringrazio, sei molto dolce.” Disse sorridendo.

Yuki scosse il capo e si avvicinò a lei “Beh sai il fidanzato di un amico è come te, ha fatto un cambio di sesso qualche anno fa, in realtà lui ha solo operato la parte di sopra.” Indicò il seno mentre parlava “Ma non ha mai fatto altro, però beh gli va bene così e io sono felice che sia riuscito nel suo intento.”

Yuki era dolce e comprensiva, diversamente dalle amicizia che aveva Rei, nessuno dei suoi amici l’avrebbe accettata con così tanta facilità.

La verità era che le amicizie di Rei erano date dalla sua famiglia, suo padre era un uomo influente e sua madre si era fatta una nomea quando era più giovane, quindi lei si era circondata di amici che la vedevano come la figlia degli Harada e non come Rei.

Persino con Masaki aveva paura di aprirsi, il suo ragazzo la amava è vero ma era anche sempre concentrato sul sesso, qualcosa che Rei non era ancora pronta a fare.

“Sono contenta per il tuo amico, in più avere un’amica come te deve averlo aiutato… Io purtroppo non credo che avrei nessuno di così comprensivo, neppure il mio ragazzo…” Confessò la mora scuotendo il capo, non poteva parlare male di Masaki , lui c’era sempre stato per lei e anzi la stava aiutando anche in quel momento.

“Che stronzo, lasciati dire che se quel tipo non riesce a vederti felice nel corpo che vuoi veramente allora non ti merita. Comunque Rei, è arrivato il momento di andare, ti aiuto a mettere i pattini poi iniziamo ad andare di là, ok?”

 

La serata andò liscia, Rei aveva persino imparato a pattinare e sfrecciava nella sala con le ordinazioni in mano come se fosse abituata a farlo da mesi, salutò Kouta che la vide da lontano e segnò la loro ordinazione prima di andare al loro tavolo con le birre.
“Hey bambolina, che bello vederti tutta in tiro per noi.” Il biondo le sorrise allungando una mano per accarezzarle il sedere avvolto dalla gonna pomposa. “Perché non rimani un po’ qui con noi? Ci farebbe piacere passare del tempo con te e conoscerti meglio.” Un coro di ‘Sì resta con noi’ si alzò dal tavolo ma Rei sorrise imbarazzata mentre notava un ragazzo che la chiamava.

“Devo andare, un cliente ha bisogno di me, divertitevi!” Disse di corsa mentre andava all'ennesimo tavolo, segnò le loro ordinazioni poi andò verso il bar per dirle al barista. “Voglio una vodka liscia e un mosc… un mosco…”
Il barista la interruppe ridendo “Un moscow mule?” Chiese divertito.

“Quello! Non so pronunciare quei nomi difficili!” Disse imbarazzata mentre si sedeva per qualche secondo.

“Non preoccuparti, arrivano subito.”

Tutti erano gentili con lei e la cosa la rendeva felice e a suo agio, consegnò i drink al tavolo poi prese l’ennesima ordinazione dal tavolo di Shion, l’ennesimo giro di birre che Rei portò di corsa. Questa volta però il biondo la trattenne per il polso, era visibilmente ubriaco ma sembrava fin troppo reattivo per i gusti della mora.
“Kouta devo andare altri hanno bisogno di me.” Mentì visto che nessuno sembrava voler ordinare altro, in più era quasi ora di chiusura.

“Eddai, perché non mi offri un servizio speciale? Voglio proprio sentire la tua boccuccia sul mio c…” Una mano schiaffeggiò quella di Kouta che subito si allontanò. “Che cazzo? Yuzuha?!”

“Così impari a fare proposte indecenti, devo ricordarti la regola del ‘sono le cameriere a offrire – di loro spontanea volontà – i servizi speciali’? Ora lasciala stare, deve andare a cambiarsi.” Sibilò Yuki prendendo Rei per le spalle mentre la accompagnava verso gli spogliatoi.

Rei era rimasta in silenzio per tutto quel tempo, quasi ghiacciata sul posto da quel contatto non desiderato e da quella proposta.

“Hey, lascialo stare alza troppo il gomito e in più ci prova con tutte qui… Spero non ti abbia dato troppa noia.” Disse Yuki dolcemente mentre le accarezzava il viso.
Rei scosse il capo e provò a concentrarsi su altro, non le piaceva il contatto con i ragazzi, lo trovava troppo invasivo per i suoi gusti, soprattutto se era un contatto non voluto.

 

Tornò a casa con lo stomaco sottosopra e riuscì ad addormentarsi solo quando il sole iniziò a sorgere, con quel lavoro i suoi ritmi si era completamente svasati e andare all’università per le lezioni era diventato quasi impossibile.
Studiava durante il giorno, poi andava a lavoro dai genitori di Masaki e successivamente al Valhalla, anche le uscite con il suo ragazzo era nettamente calate ma lui non se la prese molto capendo il momento e pensando che fosse per via della situazione con suo padre.

 

Quella settimana finì e quando la domenica si recò nell’ufficio di Ivanov era esausta, fece le tre rampe di scale e questa volta arrivò nell’ufficio da sola, bussò poi entrò con il solo intento di prendere i soldi e andare a casa per una bella dormita.

Ivanov era fermo alla sua scrivania con un bicchiere di quello che sembrava brandy in una mano, le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi.
“Hai diciotto anni quindi vuoi favorire?” Chiese indicandole il bicchiere che Rei prontamente rifiutò, non amava l’alcol.

“Bene, allora parlando di affari… Visto che martedì hai solo seguito Yuki e questi giorni hai lavorato direi che la tua paga è di 100.000 yen, più le tue mance.” Ivanov tirò fuori le banconote pattuite e le contò prima di porgerle a Rei.
Era riuscita a guadagnare quasi 58.000 yen di mance e vedere quel suo primo stipendio le fece capire che quel lavoro pagava, pagava davvero bene.
“Grazie signore…” Disse prendendo i soldi, li mise nascosti nella borsetta che aveva e si voltò. “Buona serata.”
“Anche a te Rei.” Ivanov la guardò uscire prima di riprendere a bere il suo ultimo bicchiere di brandy.

 

Quando il lunedì arrivo Rei fu pronta, aveva i soldi necessari e anzi riuscì perfino ad averne altri se i rapitori ne avessero chiesti altri.
La chiamata fu la stessa, la voce di suo padre fu la prima che sentirono e poi passò al rapitore, Rei mandò i soldi che loro avevano chiesto e poi arrivò l’ennesima richiesta.
“150.000 yen per la prossima settimana, stessa ora.” La chiamata si concluse di nuovo ma questa volta Rei era fiduciosa, avrebbe avuto i soldi anche se quel lavoro al Valhalla era sfiancante.

 

La sua seconda settimana di lavoro partì proprio da quel lunedì, entrò a lavoro più tardi e si ritrovò subito indaffarata visto che Yuki dopo il suo arrivo aveva voluto dare un servizio speciale nuovamente ad Atsushi, non ne era sicura ma credeva ci fosse un flirt tra di loro.

Alle 2 di notte sentì la stanchezza coglierla ma subito cercò di concentrarsi sul lavoro e soprattutto sul fatto che a breve avrebbero chiuso; a quell’ora diversi clienti erano ubriachi e Ken – così si chiamava il ragazzo moro con il tatuaggio del tribale – era impegnato a scortarli fuori così che non dessero noia ad altri clienti, fu proprio quando Ken era impegnato con due clienti che un amico di Kouta la seguì fino verso il bar.

Rei si sentì spingere contro la parete e subito sentì qualcuno fare peso contro di lei mentre un puzzo di alcol e fumo le arrivava al naso.

“Lasciami per favore devo finire di lavorare.” Rei era immobile mentre sentiva il peso del ragazzo su di lei, Mochi, così tutti lo chiamavano, perché era sempre fin troppo appiccicoso con le ragazze, era almeno una ventina di centimetri più di lei e non sembrava disposto a lasciarla andare.

“Divertiamoci.” Disse semplicemente tentando di baciare Rei che subito spostò il viso dalla parte opposta, ma il moro non si perse d’animo e si abbassò per poggiare le labbra sul collo della mora, una sensazione sgradevole l'avvolse e la ragazza cercò di ribellarsi mentre l’omone le faceva scorrere le mani lungo le gambe risalendo verso il limitare della gonna.

No.

Ti prego no!

Rei chiuse gli occhi e provò a dimenarsi con ancora più forza, d’un tratto però il peso di Mochi sembrò svanire e quando la ragazza riaprì gli occhi vide Ivanov che teneva il ragazzo per il bavero della camicia.

“Tutte le persone che lavorano qui appartengono a me, quindi non osare più toccare nessuno senza il loro o il mio consenso. Sono stato chiaro?!” La sua voce era quasi un ringhio mentre guardava quel ragazzo con gli occhi gelidi, Mochi si limitò ad annuire prima di scappare letteralmente fuori dal locale.

“G… Grazie signore…” Mormorò con la voce flebile Rei mentre Ivanov la osservava, i suoi occhi sembravano poterle leggere dentro e lei si sentì nuda in quel momento di fronte a lui.

“Dovresti imparare a difenderti Rei, o forse ti piaceva sentire le sue mani addosso?”
La ragazza spalancò gli occhi scioccata da quelle parole, l’adrenalina e il panico presero possesso di lei e senza neppure pensarci due volte diede uno schiaffo ad Ivanov e poi se ne andò.

Mentre si cambiava l’unica cosa che le veniva in mente era che aveva appena schiaffeggiato il suo capo, sarebbe stata licenziata sicuramente.

 

Quando il giorno dopo entrò a lavoro Yuki le sorrise e l’abbracciò prima che Ken la chiamasse.

“Il capo ti vuole, vieni con me.” Disse il moro facendole strada.

Merda

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

Capitolo 2


 

Rei sentiva il cuore in gola, quel lavoro le serviva eppure cosa aveva fatto? Aveva dato uno schiaffo al suo capo e poi se n’era andata, era già un miracolo che quel tipo non l’avesse denunciata.

Ken si fermò di fronte alla porta dell’ufficio di Alexei e bussò, si sentì un ‘falla entrare’ che fece gelare la ragazza sul posto.

“Vai prima che si irriti ancora di più.” Sussurrò Ken facendole cenno di andare verso la porta.

Rei prese un respiro profondo e varcò la soglia, si chiuse la porta alle spalle e guardò Ivanov che la guardava, non era dietro al scrivania come sempre, questa volta vi era poggiato sopra dalla parte delle poltrone, più vicino a lei.

“Guarda un po’ chi si vede, hai avuto un bel fegato a tornare te lo concedo… Sai avevo quasi scommesso che non saresti più tornata. Ora vieni qui.” La voce del più grande era seria e fredda, diversa da quella che usava sempre per parlare con lei.

La ragazza camminò con calma verso l’uomo, sapeva che aveva sbagliato e sapeva che le sue azioni non potevano essere impunite, si fermò a pochi passi da Ivanov e lo guardò.

Ivanov le sorrise prima di spingerla contro una poltrona sovrastandola.

“Non ti licenzierò solo perché hai avuto fegato e devo concedertelo, ma se farai un altro passo falso giuro che ti licenzierò in tronco o magari potrei dire ai nostri avventori che sei gratis per tutta la notte.” Ivanov non scherzava, era serio mentre diceva quelle parole e Rei spalancò gli occhi, voleva venderla come se fosse carne da macello o una puttana?

“Non fare quella faccia, non sai che non si morde la mano che ti nutre? E’ una regola principale da seguire sempre ma vedo che tu non sei stata molto attenta alle lezioni.” Alexei le poggiò una mano sul viso mentre la guardava. “Questo ti toglierà almeno 50.000 dal tuo stipendio e sono stato magnanimo perché chi mi sfida non ha vita semplice, ora alza il tuo bel culo da qui e vai a lavoro se non vuoi che ci ripensi e ti attacchi un bel cartello addosso per farti scopare da chiunque lo veda.” Era un sussurro quasi dolce ma Rei sentì il gelo nelle vene.

“S… Sì signore, mi scusi… Non succederà più…” Sussurrò sommessa la ragazza mentre abbassava lo sguardo, Ivanov la lasciò andare alzandosi e lasciandole lo spazio per uscire dalla stanza, la guardò andare via e sorrise.

 

Rei uscì di corsa dall’ufficio e ignorò perfino Ken che la stava aspettando sul pianerottolo.

“Ken.”

Il moro si voltò e guardò il suo capo aspettando di sapere cosa avesse da dirgli.

“Tienila d’occhio.”
Ken annuì prima di seguirla, sapeva quanto Ivanov fosse ligio alle regole e il moro ancora si chiedeva come Rei fosse ancora lì, soprattutto con un lavoro; l’ultima volta che qualcuno aveva disobbedito a Ivanov o gli aveva mancato di rispetto era stato licenziato in tronco ma la ragazza era ancora lì, sicuramente il grande capo aveva dei progetti per lei o forse conosceva qualcosa che gli altri ignoravano.

 

Una volta entrata negli spogliatoi Yuki l’abbracciò di slancio. “Dio pensavo che il grande capo ti avrebbe licenziata, Ken mi ha detto cosa hai fatto e cazzo hai avuto fegato Rei!” Disse prima di darle una pacca sulla spalla “Solo non farlo mai più ok? Non voglio perdere un’altra collega e le altre mi stanno antipatiche.” Scherzò parlando a bassa voce facendo ridere anche la mora, ora sì che si sentiva più rilassata.

“Penso che non avrò più il coraggio di fare nulla, Iva… Il grande capo mi ha minacciato di mettermi un cartello addosso per farmi usare da tutti e la cosa mi fa sentire male.” Disse rabbrividendo.

“Oh quella minaccia, pensavo avesse smesso con queste cazzate, quanto è ripetitivo! Lo ha detto anche a me, solo che è solo tutto fumo e niente arrosto, se lo facesse ci sarebbero troppi controlli al locale e in più sa che gli portiamo i soldi qui quindi non si permetterebbe mai a licenziarci, solo stai attenta, certe minacce possono essere innocue ma tutto il resto è fin troppo vero, quel tipo non scherza.”

Rei annuì e iniziò il suo turno con Yuki , la serata andò bene e fin troppo veloce e la ragazza tornò a casa accompagnata dall’amica e poi una volta a letto dormì subito.

Ormai con quei turni andare in università era diventato faticoso ma quella mattina riuscì a svegliarsi discretamente presto per poter seguire qualche ora; quando arrivò nel campus però trovò diverse persone che la guardavano male e poi sentì diversi sussurri mentre camminava.

‘E’ la figlia di Nobu il tipo che è stato rapito perché ha rubato dei soldi’

‘Non voglio sedermi accanto ad una truffatrice!’

‘Rei la figlia del tipo che ha imbrogliato una gang? No grazie non voglio amici così’

Tutte quelle parole le fecero male, sapeva che i suoi amici non erano veri ma non pensava che fossero così stronzi da trattarla in quel modo per una colpa che ha suo padre e non lei.

 

Cambiò idea e invece di andare a lezione decise di andare alla facoltà di economia dal suo ragazzo, sapeva che quel giorno avrebbe avuto lezione nell’aula che dava sul giardino quindi lo aspettò lì, quando vide molti studenti uscire si alzò sorridendo già pronta a salutare Masaki.

Quando però lo vide uscire stava parlando con una ragazza bionda, capelli lunghi, una pelle da invidiare e delle ciglia lunghe come quelle di un cerbiatto.

Rei si avvicinò ai due arrabbiata, chi era quella?

“Amore.” Disse provando a non far notare la rabbia nella voce e Masaki la guardò per qualche secondo confuso prima di sorriderle.

“Rei, non pensavo che venissi qui oggi, oh lascia che ti presenti Emma, è una mia nuova compagnia di corso, i suoi genitori sono i Kurosawa quelli che gestiscono la banca qui in città.” Spiegò il biondo prima di fare un passo indietro facendo presentare le due ragazze.

“Piacere sono Emma.” Disse dolcemente la ragazza.

“Rei.” Strinse la mano della biondina e le sorrise appena “Amore andiamo?” Non le piaceva sembrare una bambina viziata ma voleva andarsene da lì.

“Oh si, Emma ci vediamo domani, grazie per la spiegazione di oggi sulla lezione.” Masaki non era un tipo sdolcinato, era più che altro un tipo diretto che sapeva cosa voleva, eppure in quel momento agli occhi di Rei sembrò diverso.

Mi sto sicuramente sbagliando.

Pensò mentre tirava per il braccio il suo ragazzo.

“Quindi tu e Emma siete amici?” La voce di Rei era acida, era geloso era ovvio ma soprattutto era ancora arrabbiata per le voci che aveva sentito nel campus.

“Sì, l’ho conosciuta oggi al corso ed è molto simpatica, in più mi ha aiutato a capire un argomento che non mi era chiaro.”

“Non potevi chiedere al professore, ovvio, Emma era lì pronta per aiutarti!” Sibilò voltando il viso dalla parte opposta.

“Che c’è? Rei non sarai gelosa, spero! E’ un’amica e tu sei la mia ragazza! Scusa però se ho amiche femmine e se parlo con qualcuno quando tu decidi di non presentarti da me se non per lavorare dai miei! Non pensi che anch’io abbia bisogno di avere qualcuno accanto?! Non sei al centro del mondo, lo sai?!” Masaki non aveva mai alzato la voce ma in quel momento lo fece e Rei lo guardò scioccata, era quello il problema? Lei non gli dava le attenzioni che voleva?

“Sai cosa? Ho sbagliato a venire qui oggi, forse è meglio che torni a starmene da sola così non ti darò noia mentre la tua cara Emma ti da lezioni, provaci con le magari ti da anche altro, proprio quello che vuoi!” Sputò quelle parole come se fossero veleno e se ne andò ignorando Masaki che le urlava di tornare indietro.

Era ferita e stanca, nessuno sembrava capire cosa stesse passando: suo padre era stato rapito, sua madre era diventata un automa che lavorava, mangiava e dormiva e lei era l’unica che si districava tra studio e due lavori di cui uno notturno, cosa doveva fare? Essere felice di quella situazione e magari concedersi una scopata con Masaki per farlo felice?

Scosse il capo mentre ricacciava indietro le lacrime, quel giorno andò a lavoro dai genitori del suo ragazzo e felice che lui non ci fosse, lavorò le due ore pattuite poi tornò a casa per farsi un bagno caldo e prepararsi alla serata che l’avrebbe aspettata.

Arrivò a locale furiosa e Yuki la guardò cambiarsi con un po’ di timore. “Rei è successo qualcosa?” Chiese cauta.
“Il mio ragazzo è uno stronzo ecco cosa!” Gridò mentre guardava l’amica con le lacrime agli occhi, era nervosa, arrabbiata e ferita.
Yuki l’abbracciò accarezzandole la schiena “Sono qui se vuoi parlarne.”
Rei sapeva bene che conosceva Yuki da meno di un mese eppure sentiva quasi come se potesse fidarsi di lei, le raccontò tutto, di suo padre, della situazione della sua famiglia, dei suoi ‘amici’ e infine di Masaki.

“Mi sembra di avertelo già detto che quel tipo non mi piace e dovresti lasciarlo ma adesso ho la conferma, è uno stronzo Rei e se in una situazione delicata come questa lui non riesce a starti vicino allora non merita di averti come fidanzata!” Borbottò la ragazza guardando l’amica, Yuki era visibilmente arrabbiata, odiava le persone così e in più se questo Masaki pensava solo al sesso per mantenere la sua relazione allora poteva anche andarsene a quel paese. “Facciamo così, per stasera sei single quindi trova qualcuno che ti piace e offrigli un servizio speciale, ti do il permesso.”
Rei guardò la più grande divertita, stava dicendo sul serio? “Mi dai tu il permesso?” Chiese ridacchiando prima di abbracciare Yuki . “Grazie ma sto bene così, comunque per ora voglio vedere come andrà la relazione con Masaki e nel caso accetterò questa proposta.” La mora era fedele, odiava i tradimenti e non avrrebbe mai voluto tradire Kisaki.

Quando le due uscirono dallo spogliatoio il locale si stava riempiendo, i soliti clienti abituali chiesero birre e altri drink e le varie cameriere si misero a servirli, erano quattro quella sera, una di loro sembrava essere stata licenziata per qualche motivo sconosciuto ma nessuno fece domande.

Rei aveva capito che quelle telecamere di sorveglianza potevano sia vedere che sentire le loro conversazioni quindi parlare male di Ivanov non era mai una buona idea, almeno non lì.

Quella notte ci furono dei nuovi clienti, ad un tavolo erano seduti diversi ragazzi e per la prima volta nessuno ci provò con Rei o con Yuki , era gentili, educati e a volte solo un po’ sciocchi quando le chiedevano qualcosa ma erano simpatici; prima di mezzanotte Rei riuscì a conoscere i loro nomi: il ragazzo biondo un po’ in carne si chiamava Shiro, quello più alto e magro era Hiro e infine c’era Keisuke, era moro e la ragazza si sentiva sempre in soggezione quando lui la guardava, i suoi occhi erano color ossidiana, profondi e bellissimi, e una parte di Rei si sarebbe voluta perdere lì dentro.

 

Alle due di notte Rei si mise seduto al bancone, era stanca ma aveva ancora un’ora di lavoro.
“Hey, sei nuova qui?”

La mora si voltò e notò un ragazzino di circa la sua età che la guardava curioso. “Sì, lavoro qui da un mese circa.” Spiegò la ragazza incerta, chi era?
“Oh, beh piacere di conoscerti io sono M…” Il ragazzino non fece in tempo a finire la frase che Ken lo chiamò “Michael! Smettila di dare fastidio alle ragazze!”

Michel, questo sembrava essere il nome del ragazzino biondo, gonfiò le guance e guardò verso il moro. “Non gli sto dando noia Kenny!” Borbottò prima di scendere con un balzo dallo sgabello su cui era seduto, era alto quanto lei, forse qualche cm in meno e sembrava così carino con quei pantaloncini corti rosa confetto. “Devo andare, buon lavoro!” Pigolò felice mentre trotterellava verso Ken e lo baciò.

Rei era rimasta sconvolta, quei due stavano insieme? Aveva sempre pensato che Ken avesse quasi trent’anni e quel ragazzino forse ne aveva 20.

Yuki arrivò al bancone e riuscì a vedere l’espressione di Rei assieme alla scena del bacio. “Quindi hai conosciuto Michael?” Chiese la ragazza prima di scoppiare a ridere nel vedere l’amica ancora così scioccata. “Se te lo stai chiedendo, sì stanno insieme, in realtà da quasi cinque anni.” Spiegò.

“Wow non l’avrei mai detto, ma quanti anni hanno? Cioè non voglio farmi i loro affari ma sono solo curiosa…” Rei era fin troppa curiosa in quei casi, ma alla fine quei due erano carini.

“Michael ha diciannove anni mentre Ken ventotto, si sono conosciuti quando io e Michael andavano a scuola assieme, pranzavamo sempre insieme dopo la scuola e comunque è lui l’amico che ti dicevo, quello dell’operazione in America.” Yuki notò come l’espressione di Rei fosse nuovamente scioccata e rise.
“Scusa è che non l’avrei mai detto, cioè ha dei tratti così belli… Vorrei diventare così un giorno….” Mormorò prima di sospirare, il viso di Michael era delicato ma con dei lineamenti leggermente marcati, il suo corpo invece era androgino ma bellissimo.
‘Riuscirò anch’io ad essere così un giorno?’ Si domandò nella sua mente mentre guardava la sala piena di persone.
“Ci riuscirai, alla fine sì sarà dura con la faccenda di tuo padre ma prima o poi realizzerai il tuo sogno.” Yuki era quel tipo di persona che vedeva sempre il positivo nelle cose e una persona così serviva nella vita di Rei.

 

Qualche giorno dopo Yuki presentò per bene Michael a Rei, i due passarono buona parte della serata a chiacchierare su diverse cose prima di concentrarsi sull’operazione, Michael le aveva confessato che era stato Ken a pagargli il viaggio e l’operazione visto che lui appena uscito dalla scuola non poteva permetterselo; Rei trovò quella cosa dolce e un po’ li invidiò, anche Masaki avrebbe fatto così con lei?

 

I giorni intanto passavano e di Masaki nemmeno l’ombra, arrivò un altro lunedì, un altro trasferimento di soldi e un altro ultimatum per altri 150.000 yen; la vita di Rei vorticava attorno a quelle cose e gli unici momenti di svago o di felicità li stava avendo a lavoro con Yuki e Michael.

 

Riuscì a vedere il giorno dopo Masaki all’università, andò solo per portare un libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca del campus, ovviamente era con Emma e i due sembravano essere molto affiatati.

“Stronzo” Sussurrò la mora prima di scuotere il capo andandosene dopo aver consegnato il libro, quando tornò a casa parlò di quella cosa con sua madre e quello che sentì la ferì più di ogni altra cosa.
“Tesoro, Masaki è un uomo e come tale ha bisogno di certezze e di cose concrete, parlando con la madre di Masaki ho saputo che non avete ancora fatto quel passo e beh sicuramente lui si sta guardando attorno per quello. Sai dovresti lasciarti andare, con tuo padre non ho avuto problemi a farlo e il piacere è arrivato dopo, ma alla fine se vuoi tenerti Masaki – visto che è un buon partito – ti consiglio di lasciar perdere queste paure stupide e lasciarti andare!” Kumiko era calma mentre diceva quelle cose, parlava del sesso come si qualcosa di importante, come di un atto d’amore o di una certezza, Rei era sconvolta e disgustata oltre che ferita, se neppure sua madre la capiva allora chi poteva farlo? La risposta a quella domanda era semplice ed erano le uniche persone che si erano rivelate veri amici fino a quel momento.

 

Non disse nulla sua madre, uscì semplicemente di casa per andare a lavoro e pensò di voler distruggere il mondo intero.

 

A lavoro la situazione sembrò quasi migliorare, Yuki la ascoltò mentre si sfogava e la strinse mentre inveiva su quelle parole.

“Questa è la visione più arcaica e maschilista del mondo, il sesso è una certezza per un uomo? La certezza per cosa che io ho vagina e lui un pene?!” Alzò la voce e Michael ridacchiò

“Dio odio quando devono difendere gli uomini in tutto e per tutto, se tua madre crede che la colpa sia tua allora non ha capito nulla della vita, per Masaki invece ho solo brutte parole per lui quindi è meglio se me ne sto zitta e torno a lavoro!” Yuki sbuffò prima di andare verso un tavolo e lasciare Rei con Michael.

“Yu ha ragione, quando non avevo ancora intrapreso il percorso avevo paura a farlo con Kenny, paura che il mio corpo non mi andasse bene a tal punto e quindi ho voluto aspettare; io e lui stiamo insieme da cinque anni e lui ha aspettato fino a qualche mese fa, non mi hai mai fatto pressioni o altro ha semplicemente assecondato la mia scelta come dovrebbe fare un bravo fidanzato. Quindi se Masaki crede di doversi guardare intorno perché tu non gliela dai allora non è il tipo giusto per te.” Concluse Michael.

Rei si sentiva più calma in quel momento, si era sentita così sbagliata mentre parlava con sua madre, si sentiva strana per non averlo voluto fare con il suo ragazzo e in difetto per essersi arrabbiata alla vista del suo ragazzo con un’altra, ma ora capiva che non era lei ad essere sbagliata ma era sbagliata l’idea che sua madre e Masaki avevano dell’amore.

 

Dopo quella sera passarono altre due settimane prima che Masaki si facesse nuovamente vivo, andò personalmente a casa di Rei nel pomeriggio e le chiese potevano parlare in camera.

“Mi dispiace se ti ho fatto ingelosire, Emma è solo un’amica niente di più, mentre tu sei la mia ragazza…” A quelle parole la mano del biondo si mosse lentamente lungo la coscia di Rei. “Solo che sai, noi uomini abbiamo dei desideri da soddisfare a volte e molto spesso da soli non ci riusciamo…” Quelle parole erano così dolci quanto stupide nella mente di Rei.

La mora infatti gli schiaffeggiò la mano e lo guardò sprezzante “Se proprio vuoi saperlo anche le donne hanno quei desideri e io a differenza tua mi accontento della mia mano, ho autocontrollo e non ti imporrei mai di fare qualcosa per cui non ti senti pronto. Ora se il tuo intento è portami a letto puoi anche andartene!” Sibilò indicando la porta.

Masaki la guardò per qualche secondo ancora scioccato da quelle parole prima di schioccare la lingua ed emettere un verso frustrato, pochi secondi dopo era fuori dalla sua stanza, Rei sentì Kumiko e il suo ragazzo parlare ma non volle ascoltare nulla.

“Fanculo a tutti, io sono questa e non basteranno paroline dolci per farmi cambiare!” Ringhiò prima di lasciarsi cadere sul letto affondando il viso nel cuscino.

Quello stesso giorno la madre di Masaki la chiamò per dire che avevano trovato una nuova commessa per il negozio e quindi lei non serviva più.

 

Ovviamente per sua madre era solo colpa sua. “Masaki è venuto qui per darti una possibilità, ho organizzato io questo incontro proprio per quello, ma giustamente ora Kaede ha deciso che non ti vuole più a lavoro da loro!” Sua madre era arrabbiata, arrabbiata per qualcosa che Rei non capiva.

“Non ti sei mai chiesta come posso sentirmi io?! Non voglio perdere la verginità perché non mi sento a mio agio con il mio corpo! Non volevo nascere donna ma ora voglio solo finire questa faccenda con papà, riportarlo a casa e poi andare in America per operarmi!” Lo aveva urlato con rabbia, ma alla fine era riuscita a dirlo a sua madre anche se non nel modo che voleva. “Sto mettendo da parte dei soldi quindi non dovrete darmi nulla, farò tutto per conto mio...”

Kumiko si portò le mani alla bocca come se sua figlia avesse detto qualcosa di terribile “Sei un’ingrata!” Uno schiaffo arrivò sulla guancia di Rei che guardò sua madre scioccata.

“Tuo padre è chissà dove e tu non riesci ad essere una figlia come si deve?! Chi ti ha messo queste idee in testa? Sono le persone con cui lavori? Sapevo che lavorare in quel posto ti avrebbe cambiata, dov’è la bambina dolce e carina che indossava vestiti rosa e che mi chiedeva di truccarla? Dov’è la bambina che mi rubava i vestiti per indossarli o che mi parlava del suo fidanzatino?! Perchè non puoi essere come le altre?! Perchè devi sempre rovinare tutto?!” Urlò Kumiko guardando la figlia come se fosse un’estranea.

 

Rei scosse il capo con le lacrime agli occhi “E io che pensavo che avresti capito, mi sbagliavo…” Si limitò a dire prima di andare in camera e preparare una borsa, ci mise dentro qualche vestito e qualche soldo oltre che la chiave della piccola cassaforte nascosta che aveva in camera, non voleva restare lì un altro minuto.

Uscì di casa senza dire nulla mentre sua madre piangeva, quando arrivò a lavoro chiese a Yuki se poteva dormire da lei e l’amica fu più felice di poterla ospitare. Quella serata fu lungo, fin troppo per i gusti di Rei e quando arrivarono le 3 seguì l’amica con l’auto verso casa sua; l’appartamento di Yuki era piccolo ma carino, ogni stanza sembrava essere stata arredata da un interior design ma in realtà era tutto stato fatto dalla ragazza che adorava arredare.

Rei dormì nel letto con l’amica e durante la notte parlarono di quello che era successo, si addormentarono abbracciate mentre il sole sorgeva.

 

Rimase da Yuki per due giorni, sua madre non la chiamò neppure ma il lunedì era arrivato e lei voleva essere lì con lei, tornò a casa in serata poco prima della telefonata e non ci fu nessuna comunicazione fra loro se non qualche domanda sui soldi; dopo la chiamata Rei tornò in camera e mise al loro posto le varie cose che aveva portato via, aveva già provveduto a lasciare i soldi per la prossima settimana quindi andò a mettere i soldi in più nella sua cassaforte ma quando spostò il doppiofondo del cassetto trovò la sua cassaforte rotta.
“No! Ti prego dimmi che non l’ha fatto!” Pregò Rei prima di guardare per bene la cassaforte per vedere che era completamente vuota.
Sentì le lacrime iniziare a scorrerle dal viso, era riuscita a mettere da parte quasi 1.000.000 yen che non era nemmeno sicura sarebbero bastate il viaggio e le operazioni, eppure quei soldi ora non c’erano più.

Scese da sua madre furiosa come non mai mentre aveva ancora le lacrime agli occhi. “Dove li hai messi?!” Urlò con le mani che le tremavano.

Sua madre non fece una piega era indifferente mentre guardava la tv “Tuo padre avrebbe dovuto pagare le rate del mutuo ma ormai è quasi due mesi che non paga e la banca mi ha chiamato oggi per dirmi che stavano per pignorarci la casa, cosa potevo fare? In più quei soldi non erano per qualcosa di importante.”
“Ma erano miei! Ho lavorato giorno e notte per quei soldi e potevi chiedermeli, avremo potuto pagare una rata alla volta! Cosa ti sono serviti tutti quei soldi?!” Chiese Rei infuriata mentre continuava a piangere e urlare contro sua madre che sembrava la persona più placida del mondo.
“Ho finito di pagare il mutuo.” Kumiko guardò la figlia quasi annoiata. “Smettila di piangere, hai aiutato la tua famiglia, è così che fanno le figlie!”
A quelle parole Rei non ci vide più “Vaffanculo! Tu e questa fottutissima famiglia! Non mi hai mai capito e mai lo farai! Me ne vado!” Urlò andando in camera, chiuse la porta a chiave e iniziò a preparare le valige.
Quando uscì di casa era ormai in ritardo per il lavoro ma riuscì a mettere le valigie nella sua auto – quella che aveva comprato usata qualche anno prima – e partì verso il locale, stava ancora piangendo quando entrò e Yuki subito la accompagnò sul retro del bar per parlare.

Rei le raccontò tutto mentre continuava a piangere e Yuki sentì il cuore stretto in una morsa nel vedere l’amica così, le disse che avrebbe potuto dormire da lei e dividere l’affitto ma Rei era disperata in quel momento, ogni suo sogno sembrava essere svanito nel nulla per colpa di sua madre.

 

Quella sera non riuscì a dare del suo meglio per i clienti e alcuni si lamentarono mentre altri cercarono di farla sorridere e chiederle cosa avesse che non andava, Keisuke fu uno di quelli, le propose persino di aiutarla e Rei decise che era finito il tempo di fare la brava ragazza.
“V… Voglio darti un servizio speciale…” Sussurrò al moro mentre lo guardava.
Keisuke rimase sorpreso ma subito annuì, aveva sentito parlare di quei ‘servizi speciali’ e riceverlo da Rei era quasi un sogno per lui.
La ragazza lo prese per mano e lo accompagnò verso una delle stanze sul retro, dentro la sua mente c’era una voce che le diceva di non farlo, che la implorava di non tradire Masaki ma alla fine mise a tacere quelle voci quando chiuse la porta e baciò Keisuke.

Le labbra del moro erano leggermente screpolate e sapevano di vodka, le mani del ragazzo andarono verso il viso di Rei mentre si lasciava andare a quel bacio schiudendo le labbra per poter assaggiare la cameriera.

La mente di Rei si spense lasciando solo che fossero quelle sensazioni a parlare, si lasciò andare a quelle sensazioni posando le mani sulle spalle di Keisuke, il tocco del moro era delicato ma deciso, la teneva vicina ma non osava azzardare troppo come se aspettasse che fosse lei a chiedere di più.

La mora fu la prima ad allontanarsi, sentiva il bisogno di aria e Keisuke la guardò affannato mentre le sorrideva.
“Sei bellissima, ma non voglio che tu faccia qualcosa che non vuoi…” Keisuke poteva vedere come Rei fosse combattuta quindi capiva bene che fare altro non era nei piani della ragazza.

“Grazie e scusa… Domani magari po…”

Qualcuno bussò alla porta e Rei arrossì, nessuno bussava a quella porta.

“Rei il capo ti vuole.” Ken le disse quelle parole e la ragazza impallidì, forse perché era arrivata in ritardo? Ok un’ora di ritardo è grave ma non voleva licenziarla vero? Non poteva, non ora che quel lavoro le serviva!
“Vai pure.” Keisuke le baciò nuovamente le labbra prima di sorriderle e farla uscire per prima.

 

Rei seguì Ken fino a alla seconda rampa “La strada la sai, io devo andare, sono solo stasera e devo controllare il locale.”
Già Ken stava lavorando in quel momento e giustamente serviva che fosse sempre presente per buttare fuori i clienti indesiderati.

“Certo, grazie per avermi avvertito.” La mora era agitata, Ivanov lo voleva vedere ma non sapeva cosa doveva aspettarsi, fece l’ultima rampa di scale pensando a qualsiasi scenario, tutti si concludevano con il suo licenziamento e questo avrebbe portato suo padre e lei a morire.
Bussò alla porta e pregò che Alexei fosse di buon umore e che le parole di Yuki fossero vere ‘sa che gli portiamo i soldi qui quindi non si permetterebbe mai a licenziarci’.
“Entra.” La voce di Ivanov era attutita dalla porta ma sembrava tranquilla o almeno era quello che Rei sperava.

Entrò nella stanza e la trovò illuminata come sempre, le luci al neon erano fin troppe luminose per quell’ora, Ivanov era in piedi vicino alla scrivania e la stava guardando da lontano prima di farle cenno di avvicinarsi, era nei guai.

“Signore, mi dispiace per il ritardo! Giuro che non accadrà più, può prendermi dei soldi dallo stipendio ma la prego non mi licenzi!” Pregò Rei guardandolo negli occhi mentre si avvicinava.

Ivanov la guardò sorpreso per qualche secondo prima di scuotere il capo. “Non ti ho chiamato qui per il ritardo, ho notato il ritardo e ho visto che hai parlato con Yuki , in più immagino che lei ti abbia avvertito sul fatto che le telecamere hanno un microfono quindi ho ascoltato la vostra conversazione, per capire – ovviamente – il motivo del tuo ritardo.” Mentì Alexei mentre la guardava, la verità è che si era interessato a Rei già da prima che lavorasse lì, aveva sentito di suo padre e aveva deciso che la voleva nel proprio locale, mano a mano che i giorni passavano però quella sua voglia di averla lì si era tramutata in altro, brava di lei e della sua bellezza grezza.

Rei non sapeva cosa dire, Ivanov aveva sentito tutto, da una parte era felice, magari viste le ragioni di quel ritardo non si sarebbe arrabbiato ma dall’altra parte non gli piaceva che la sua vita fosse ascoltata anche da persone esterne.

“Tua madre ti ha rubato i soldi che avevi messo, faticosamente, da parte per la tua operazione in America, in più ora non hai una casa e devi aiutare tuo padre.” Alexei si mosse verso di lei lentamente e si fermò di fronte a Rei.

Avevano circa trenta cm di differenza, Ivanov la guardava dall’alto con uno sguardo indecifrabile prima di riprendere a parlare. “Posso farti una proposta, un qualcosa che aiuterebbe sia te che me.” Ci fu una pausa in cui Rei lo guardò curiosa ma anche leggermente intimorita, ‘Ivanov Alexei non è un tipo da sottovalutare’ le aveva detto Yuki quando erano a casa sua.

“Ti pagherò l’operazione in America, pagherò il viaggio, l’alloggio e ogni spesa medica; ti comprerò ogni tipo di dispositivo che ti aiuti prima, dopo e durante l’operazione e tu dovrai solo giurare che sarai mia.” Sussurrò alzando una mano per accarezzarle il viso.
“Non voglio del sesso e nemmeno avere il tuo corpo per me, voglio solo che tu mi accompagni agli eventi importanti a cui parteciperò; ti comprerò vestiti costosi e gioielli e tu dovrai solo fare la carina davanti a tutti, sarai una specie di escort, senza però la parte delle prestazioni sessuali, ovviamente.” Ivanov prese un respiro prima di continuare. “Ovviamente verrai pagata extra per quello, ogni serata saranno almeno 100.000 yen, in tutto questo tu sarai libera di vivere la tua vita come vorrai tranne che per una cosa.” Lo sguardo di Ivanov si assottigliò prima di che un sorriso si formasse sulle sue labbra. “Non dovrai perdere la verginità.”

Rei lo guardò confusa, quella proposta era stata come un fulmine a ciel sereno ma quando Ivanov parlò della sua verginità questo la insospettì, da quando tempo la teneva d’occhio per sapere quelle cose? Da quanto tempo ascoltava le sue conversazioni con Yuki ? E perché non doveva perdere la verginità?!

Rei si sentiva in trappola, si sentiva come un cucciolo di tigre in balia di un grosso puma, era indifesa e sapeva che mostrare i denti avrebbe solamente peggiorato la sua situazione.
“Voglio una risposta ora.” La esortò Alexei .

La mora lo guardò mordendosi le labbra, prese un respiro profondo e provò a calcolare i pro e i contro e quando arrivò ad una decisione schiuse le labbra pronta a parlare.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3




In questo capitolo ci saranno dei riferimenti a oggetti che ho ricercato su internet, alla fine del capitolo troverete le reference che ho usato. Buona lettura 

 

Rei lo guardò mordendosi le labbra, prese un respiro profondo e provò a calcolare i pro e i contro e quando arrivò ad una decisione schiuse le labbra pronta a parlare.
“Non posso decidere adesso, ma soprattutto perché io?!” Chiese incerta, cosa aveva di tanto speciale, perché non aveva scelto Yuki che era decisamente più bella e in gamba di lei?

“Perchè sei una bellezza grezza, non sei ancora sbocciata e sembra che tu stia prendendo adesso le redini della tua vita per farlo; sei un bocciolo adesso, non sai ancora che tipo di fiore vorrai diventare ma oltre alla bellezza stai facendo crescere anche le spine e quando diventerai la persona che vuoi essere sboccerai veramente.” Alexei non la stava lodando, le sue non erano parole per convincerla, erano solo la visione che lui aveva di lei, di quella ragazza che stava scoprendo la vita vera dopo anni passati sotto una campana di vetro.

 

La mora era incerta, se avesse accettato avrebbe avuto i soldi per l’operazione e per aiutare suo padre, in più con i soldi extra avrebbe persino potuto permettersi un appartamento per non disturbare Yuki, dall’altra parte però quella clausola sulla verginità la spaventava, cosa voleva veramente Ivanov da lei?

“Non sono un tipo paziente, Rei. Non mi piace aspettare e non mi piace quando le persone sono così stupide da rifiutare offerte del genere!” Il suo tono si fece più aspro e Rei lo guardò scioccata, le aveva appena dato della stupida? Una parte di lei sarebbe voluta andare da lui e colpirlo di nuovo, l’ennesimo schiaffo l’avrebbe fatta sentire bene ma dopo quello sarebbe stata nella merda con tutto, con la sua operazione, con suo padre e con la ricerca di una casa.

“Facciamo così, ti renderò la scelta più facile, scegli: o accetti la mia proposta oppure sarai licenziata.” Gli occhi dorati dietro le lenti tonde degli occhiali erano fin troppo affilati e Rei trattenne il respiro.
Stronzo.
Adesso capiva tutto, Yuki l’aveva messa in guardia su Ivanov, le aveva detto di stare attenta perché ogni sua decisione aveva un doppio fine e anche in quel momento la mora sentiva quella sensazione.

“Quindi l’unica clausola è quella? Basta che io non perda la verginità e venga con te a queste cene? Basterà solo questo?” Chiese cauta mentre lo guardava negli occhi, lo sguardo affilato di Ivanov si addolcì appena e subito annuì.

“Nient’altro, sono un uomo di parola, potrai continuare la tua vita come meglio credi stando solo attenta a queste piccolezze, non dovrai prendere impegni le sere in cui ci saranno degli eventi ma per il resto la tua vita è nelle tue mani come è sempre stata, o forse no.” Una lieve risata sfuggi dalle labbra di Alexei e Rei lo guardò furiosa, quell’uomo sapeva cosa di lei che nessun altro sembrava sapere e la cosa la faceva arrabbiare e rabbrividire, eppure la voglia di salvare suo padre da sola – perché ormai sua madre era l’ultima persona cui voleva chiedere aiuto – la stava spingendo a passare oltre a queste brutte sensazioni.

“Va bene, accetto.”

Ivanov le sorrise e allungò una mano verso di lei “E’ bello fare affari con te Rei.” Disse mellifluo, sembrava quasi che fosse diventato un’altra persona, da duro e acido era diventato dolce e la cosa ricordò a Rei un predatore che si fingeva gentile prima di azzannare la preda alla gola.

La mora strinse la mano di Alexei e annuì, sperava davvero che non si sarebbe pentita di quella scelta.

“Puoi andare, ormai è l’ora di chiudere quindi tu e Yuki avete il permesso di tornare a casa, ci penseranno le altre a finire le ultime cose.”

 

Rei tornò al piano di sotto e avvisò Yuki di quel cambio di programma, salutò tutti e quando notò Keisuke che ancora sembrava aspettarla andò da lui.

“Hey.”

“Oh ciao! Pensavo fosse successo qualcosa e ho aspettato per assicurarmi che tu stessi bene, beh noto che va un po’ meglio.” Disse dolcemente prima di spostarle qualche ciuffo di capelli dietro le orecchie.

“Sì, va un po’ meglio… Ti andrebbe di scambiarci i numeri di telefono? Sarebbe bello vedersi anche fuori da qui…” Rei sentiva come se gli occhi di Alexei la potessero osservare in ogni luogo e quindi incontrare Keisuke fuori dal locale sarebbe stato sicuramente più tranquillo e sicuro.

“Certo.” Si scambiarono i numeri di telefono prima di darsi un ultimo bacio.

“Buonanotte Keisuke…”

“Buonanotte Rei.”

 

“Allora cosa devo pensare tra te e Keisuke? Finalmente hai capito che continuare a stare con quello stronzo del tuo ragazzo è una perdita di tempo?” Chiese Yuki divertita mentre entrava in casa con l’amica.

“Sì e no, forse sono stata impulsiva però alla fine diciamo che mi sta piacendo infrangere le regole.” Era vero, stava vivendo finalmente dopo essere stata rinchiusa dentro una gabbia dorata e ora voleva solo fare le cose come voleva lei senza ascoltare le voci dei suoi genitori o del suo fidanzato, se così poteva ancora chiamare Masaki. “Comunque vorrei che tra me e Masaki rimanesse una buona amicizia, alla fine è quasi sei anni che stiamo insieme, ero una bambina ai tempi e siamo cresciuti assieme, quindi perdere questo rapporto un po’ mi dispiacerebbe.” Rivelò la mora sorprendendo Yuki.

 

Fu infatti dopo quella chiacchierata e dopo quella notte piena di sorprese che Rei andò nuovamente al campus dove studiava Masaki, sapeva che dopo quello che era successo non poteva pretendere che l’altro la volesse ancora incontrare ma fu sorpresa quando vide il biondo avvicinarsi a lei.

“Ho letto il tuo messaggio, di cosa volevi parlare?”

Masaki era sempre bello, gli occhiali gli incorniciavano il viso e il suo tono non era quasi mai arrabbiato, anche in quel momento sembrava che tutto quello che li avevi portati ad allontanarsi non fosse mai esistito.

 

Rei si confidò con lui su sua madre e successivamente su l’operazione che voleva fare.

“Alla fine sono riuscita a trovare il modo di avere dei soldi in più e voglio solo pensare a me adesso… Tu cosa ne pensi?” Chiese Rei speranzosa, Masaki non aveva detto nulla, l’aveva lasciata parlare e ora la stava guardando con uno sguardo indecifrabile.

“Perchè? Perchè vuoi fare questa cosa? Alla fine tu sarai sempre Rei per me e saperti diversa, saperti un uomo sarebbe come vedere la ragazza che am… La ragazza a cui voglio bene morire di fronte ai miei occhi… Io non sono d’accordo su questa cosa, forse dovresti pensarci bene, non si torna indietro dopo quello che vuoi fare e sicuramente ti pentirai. In più non sono gay dovresti saperlo, mi piacciono le ragazze non i ragazzi!” Lo sguardo di Masaki era cambiato, la stava guardando come se fosse un’altra persona, una sconosciuta e quella sensazione le ricordò lo sguardo con cui sua madre l’aveva guardata qualche sera prima.

“La vita è mia Masaki, so che tu non potrai accettare la cosa ma non voglio continuare a vivere per gli altri e dimenticare di vivere per me stessa, l’ho fatto per diciotto anni e ora sono stanca, speravo che tu avresti capito e comunque non è un’etichetta che farà cambiare l’immagine che tutti hanno di te!” Forse stava chiedendo troppo agli altri, eppure Yuki aveva capito e lei la conosceva da qualche mese, Masaki invece sembrava pensare solo al modo in cui tutti l’avrebbero visto, se fosse stato visto con un uomo tutti avrebbero parlato e per lui e la sua famiglia sarebbe stata una tragedia.
 

“Perchè io devo capire quanto tu non riesci a capire cosa voglio io?! Ti ho chiesto mille volte di compiacermi e tu invece campavi scuse ogni volta, ti ho chiesto di capirmi e tu hai detto che avevi bisogno di tempo, ora invece dovrei capirti io?!” Chiese alzando la voce mentre la guardava scuotendo il capo.

Rei rimase senza parole, guardò quel ragazzo che pensava di conoscere e capì che aveva solo visto la parte dolce, quella che mostrava a tutti per mostrarsi bravo e buono. “Sono due cose diverse, il sesso non è alla base di un rapporto! L’amore lo è! E io non ho mai smesso un attimo di amarti… Ma forse è meglio smettere di fare i fidanzatini felici e lasciarci…” Faceva male, l’ombra del tradimento aleggiava sopra le teste di entrambi eppure Masaki sembrava l’unico che voleva mantenere quel rapporto.

“Me ne vado prima di dire o fare cose di cui potrei pentirmi, torna da tua madre e scusati e quando sarai rinsavita daremo una svolta al nostro rapporto!” Sibilò prima di voltarsi.
“Aspetta! Io voglio finirla qui!” Rei era furiosa e voleva smetterla con quella farsa dei fidanzatini perfetti, forse all’inizio c’era stato davvero l’amore ma ora? Restavano solo le briciole.
“Questa storia finirà solo quando lo dirò io!” Masaki le urlò contro prima di voltarsi per l’ennesima volta e andarsene lasciando Rei ferma a guardarlo.

La ragazza rimase ferma per qualche secondo prima di capire, se si fossero lasciati la notizia sarebbe trapelata e le voci sarebbero state una lama a doppio taglio, sicuramente alcuni avrebbero detto al verità ovvero che si erano lasciati di comune accordo ma altri avrebbero solo ricamato sopra quella notizia dicendo cose come, Masaki è stato lasciato per qualche motivo, altri, Rei è stata lasciata per aver tradito Masaki e cose del genere.

Rei sospirò e tornò verso casa di Yuki, voleva solo godersi quelle ore di relax prima del lavoro e voleva non pensare al suo ormai ex ragazzo e quelle parole.

 

Le labbra di Keisuke furono subito sulle sue una volta che furono soli, la stanza era in penombra come sempre ma se la prima volta Rei l’aveva sentita fredda in quel momento, con le labbra del moro e le sue braccia che la stringevano, sentiva solo il calore del corpo dell’altro e la voglia di lasciarsi andare dimenticando tutto.

“Sei bellissima.” Sussurrò per l’ennesima volta Keisuke facendola arrossire, appoggiò il capo contro il suo torace e sospirò.

Bellissima, quel complimento al femminile la faceva rabbrividire ma non sapeva se era per la felicità o altro.

“Posso dirti una cosa?”

“Certo!” Il moro le alzò il viso per poterla guardare e subito le sorrise, era impacciato a volte visto che non aveva una relazione con qualcuno da tanto tempo ma alla fine sperava che Rei non decidesse di piantarlo in asso di punto in bianco come aveva fatto la sua ex.

“Se ti dicessi che voglio cambiare sesso cosa penseresti?” Era un sussurro ma in quella stanza insonorizzata ogni rumore proveniente da fuori era ovattato e il suo sussurro arrivò forte e chiaro alle orecchie di Keisuke.

“Penso che sei molto coraggiosa o meglio, coraggioso a farlo.” Keisuke non aveva mai avuto problemi a capire che non gli interessava il genere delle persone per farsele piacere, succedeva e non era la prima volta che provava qualcosa per un ragazzo. “Aspetta, oddio devo darti del maschile? Come vuoi che ti chiami? Scusami se ti ho dato sempre del femminile io…”

Quelle parole sconnesse vennero fermate dalle labbra di Rei sulle sue e la ragazza ridacchiò mentre lo guardava. “Sei carino quando sei imbarazzato, comunque non preoccuparti, alla fine non ho ancora fatto coming out con molte persone quindi non potevi saperlo.” Alla fine neppure lei aveva mai chiesto apertamente di farsi dare del maschile, aveva sempre avuto paura che le persone faticassero a farlo ma Yuki le dava spesso del maschile e Michael glielo aveva dato quasi dal primo giorno. “Comunque se non ti da noia mi piacerebbe se mi dessi del maschile…” Mormorò imbarazzata prima di che fosse il turno di Keisuke di baciarla per togliere quell’imbarazzo.

“Certo, tutto quello che vuoi.” L’ennesimo bacio arrivò sulle labbra di Rei. “Sei bellissimo e grazie per avermelo detto.”
 

Una piccola frase aveva cambiato il suo mondo, una piccola frase aveva fatto traboccare il cuore di Rei; continuò il suo turno ma una volta a casa non perse il sorriso anzi, si sentiva felice e finalmente stava iniziando a diventare la persona che voleva essere.

“Quindi tra te e Masaki?”

Gli occhi di Yuki e Michael la scrutarono mentre lei rideva per le loro espressioni curiose.
“Diciamo che è finita anche se lui vuole continuare a fare il sostenuto, avete presenti quei maschi Alpha che sentono la loro mascolinità minacciata quando è la loro controparte a proporre qualcosa? Ecco lui mi ha urlato contro che quella storia sarebbe finita solo quando lo avesse deciso lui, illuso.” Scherzò Rei ridacchiando.
“Dio che cretino! Sono contenta che tu lo abbia lasciato andare, ti faceva male avere un fidanzato così tossico al tuo fianco e poi Keisuke è decisamente meglio e molto più carino di quel quattrocchi!” Borbottò Yuki ricevendo poi un pizzicotto sul fianco.
“Hey non prendere in giro le persone con gli occhiali, io porto le lenti ma quando sono a casa ho spesso gli occhiali quindi potrei offendermi.” Michael stava ridendo ma il broncio che aveva era così buffo da far ridere i due amici.

“Comunque ora vado, il grande capo mi vuole nel suo ufficio, di nuovo. Probabilmente si è preso una cotta per me.” Scherzò Rei anche se una parte di lei era inorridita a quel pensiero.
Yuki la guardò preoccupata, sapeva dell’accordo che c’era stato tra lui e Ivanov e aveva paura che Rei finisse per essere ferito o peggio.

 

Rei entrò nell’ufficio di Ivanov prima di bussare, il suo capo era seduto dietro la scrivania e stava digitando qualcosa al PC, alzò lo sguardo sul ragazzo solo quando sentì la porta chiudersi.
“Siediti.” Era un ordine e Rei decise di eseguirlo mettendosi seduto su una delle poltrone di fronte alla scrivania in ciliegio.
“La cena sarà tra una settimana, domani per l’ora di pranzo verrà un’auto a prenderti a casa di Yuki, mi troverai li dentro e andremo in un negozio per scegliere il tuo vestito e poi a scegliere gli accessori, qualcosa da ridire?” Era ovvio che Ivanov non volesse sentire nessuna lamentela e il suo sguardo si alzò guardando Rei in maniera seria.
“No signore…” cos’altro avrebbe potuto dire? Che non amava gli abiti o che non portava accessori? Alla fine veniva pagata per la sua bella presenza quindi avrebbe dovuto ingoiare il rospo e andare avanti.

“Bene, sarai pagato già domani, a fine giornata quando i nostri acquisti saranno finiti ti darò i soldi pattuiti, solo preparati perché durante quella serata dovrò trattarti come un ragazza, quindi ogni frase ti sarà rivolta al femminile, spero che tu riesca a sopportarlo.”

Rei lo guardò scettica, perché di punto in bianco gli sembrava importare di lei? Voleva che mantenesse una salute mentale ottimale per proseguire con quelle cene o ci teneva davvero a lui? Scosse il capo escludendo a priori la seconda opzione.
“Va bene signore, ora posso andare?” Chiese e quando notò quel cenno del capo si alzò pronta ad uscire, si sentiva mancare l’aria lì dentro e sperava davvero che domani su quell’auto l’aria non fosse così pesante come in quell’ufficio.

 

L’auto arrivò poco prima delle 12 ma il problema era che non fosse un’auto normale ma una di quelle lussuose che davano fin troppo nell’occhio, Rei salì velocemente e si mise seduta lontano da Alexei.
“Andremo in diversi posti.” Gli spiegò l’uomo mentre teneva il finestrino leggermente aperto per far uscire il fumo della sigaretta, persino quella sembrava costosa rispetto alle normali sigarette.

 

Il primo posto che visitarono fu una sartoria, non era un negozio per gente comune, sembrava costava anche solo dall’esterno del negozio e l’interno era quasi il paradiso per chi amava i vestiti; c’erano file e file di abiti da sera e di completi eleganti da uomo, in più avevano anche accessori come borse e cappelli e anche una sala che sembrava piena di abiti da sposa.

“Buongiorno signor Ivanov, come possiamo aiutarla oggi.” Una donna sulla sessantina si avvicinò a Alexei e gli sorrise mentre gli dava una lieve pacca sulla spalla, non era la prima volta che l’uomo veniva lì.

“Vorrei commissionarti un abito da sera Seraphine, per lei.” Alexei le rivolse uno sguardo che sembrava di scuse ma Rei lo ignorò mentre si faceva avanti e veniva guardata dalla signora.

“Guarda qui che bella ragazza, proporzioni giuste e capelli lunghi, un gioiellino se avesse un abbigliamento che la valorizzi ma non preoccuparti tesoro ci penso io a te.” Seraphine prese Rei per il braccio e lo accompagnò verso quella che sembrava la sala prove.

“Ora dovresti spogliarti, puoi rimanere in intimo mentre prendo le misure.” Spiegò la signora voltandosi per dare a Rei quel poco di privacy che le serviva; si spogliò timidamente poi la signora le sorrise iniziando a prenderle le misure con un metro alquanto consunto.

“Potresti fare la modella con questo corpo, sei magra, non troppo alta e con dei fianchi non troppo pronunciati, una vera bellezza.” Le parole di Seraphine erano sincere mentre le prendeva le misure delicatamente, le sue mani segnate dal tempo erano comunque morbide mentre muovevano il metro sul corpo di Rei e i suoi occhi offuscati dall’età erano dolci e attenti.

 

Dopo quasi dieci minuti Rei si rivestì e Seraphine lo precedette uscendo fuori per prima. “Che colore dovrà essere l’abito? E lasciamelo dire Alexei quella ragazza è molto bella.”

“Lo vorrei nero con dettagli oro e… Seraphine mi servirebbe entro la prossima settimana.”

La donna rise e dal rumore sembrò anche dargli una pacca sulla spalla. “Come sempre sei fin troppo esigente, ma va bene, sarà pronto anche qualche giorno prima per la prova generale.”

Quei due sembravano conoscersi fin troppo bene e la formalità che c’era stata all’inizio era piano piano sparita.

 

Rei uscì dallo spogliatoio e subito fu esortata ad uscire, salutò Seraphine, che la salutò con la mano sorridendole e poi una volta fuori dal negozio salì nuovamente in auto per partire verso la volta di un altro negozio.

Il tratto di strada fu silenzioso come sempre, Alexei stava controllando il suo cellulare in quel momento e quando l’auto si fermò lo fece in un posto che quasi mai aveva visitato e soprattutto in un negozio di scarpe che era troppo costoso per lei.
“Sai usare i tacchi?” Chiese Ivanov senza troppi giri di parole e Rei annuì mentre lo guardava confuso, avrebbero comprato lì le scarpe? Non poteva permettersi neppure un paio di calzini di quel posto – ovviamente se li avesse venduti -.

 

Quell’atelier era enorme e le scarpe che c’erano esposte erano dei modelli bellissimi ma ovviamente altamente sopra ogni budget.

“Buongiorno signore, come la posso aiutare?” Un uomo vestito con un completo nero si avvicinò a lui e Ivanov e fece un lieve cenno del capo in segno di rispetto.

“Ho bisogno di un paio di tacchi, il colore deve essere nero con qualche dettaglio in oro ma nel caso mi potrei accontentare anche di solo scarpe nere.” Spiegò Ivanov prima di indicare Rei, non ci sarebbe stato nessun problema se le scarpe fossero state per lui ma beh ovviamente non lo erano.

Il commesso del negozio, se così si poteva chiamare quel posto, sorrise a Rei e le chiese di seguirlo, andarono in una piccola stanza dove le misurarono il piede e poi il ragazzo sparì lasciando i due da soli.

“Potevamo andare in qualche altro negozio…” Osò dire beccandosi uno sguardo alquanto contrariato dal suo capo.

“Non puoi partecipare ad una di quelle cene con delle scarpe prese ad un negozio low cost, la qualità si vede.” Concluse facendo tornare nuovamente quel silenzio imbarazzante.

 

Il commesso tornò poco dopo con diverse scatole e fece indossare ogni paio a Rei, le fece fare qualche passo e poi guardò verso Alexei per avere la sua approvazione, solo l’ultimo paio diede la reazione desiderata e persino Rei si innamorò di quelle scarpe.

Erano dei tacchi1 con plateau, aveva il tacco largo e dorato mentre l’intera scarpa era nera compreso il cinturino che si allacciava alla sua caviglia.

“Questo modello è molto bello ma il suo prezzo è a volte fin troppo eccessivo visto che il tacco è placcato oro 18 carati.”

Rei spalancò gli occhi a quelle parole e si mise subito seduta pronto a togliere quelle scarpe ma la reazione di Alexei fu inaspettata.

“Perfetto, esigo il meglio. Le prendo.” Disse pacato scioccando Rei ma non il commesso che si limitò ad annuire mentre sfilava la scarpa dal piede del ragazzo e rimetteva il tutto nelle loro buste e successivamente nella scatola. “Bene signore, lasciò le vostre scarpe in cassa, buona giornata.”

 

“Come è possibile che ci siano delle scarpe in oro!”

“Erano placcate.” Rispose annoiato Alexei mentre guardava nuovamente il cellulare.

“Ma comunque sono costose! Come fai ad avere tutti questi soldi?!” Forse Rei si era lasciato un po’ andare, forse aveva preso troppo alla leggera quell’uscita ma quello rimaneva il suo capo e lei avrebbe dovuto mostrargli rispetto.

Ivanov sospirò e abbassò il cellulare per guardarla. “Non sono affari tuoi, il nostro accordo era semplicemente di comprarti ciò che ritengo più giusto e quando accettato l’accordo sapevi che avrei potuto prendere qualsiasi cosa, quindi ora stai buono e zitto, il prossimo sarà l’ultimo negozio poi sarai libero.” Il tono divenne scocciato mentre tornava a guardare il cellulare ignorando nuovamente Rei.

 

“Salve, cosa desidera?”
“Salve, vorrei una parure con collana e orecchini in oro bianco, diamanti e diamanti neri.”

Rei ascoltò quella conversazione confusa, esistevano i diamanti neri? Aveva sempre visto delle collane così ma alla fine costavano fin poco ai mercatini dell’usato e quindi perché dopo aver preso quelle scarpe in oro aveva deciso di prenderle qualcosa di così economico?

“Signore vedo che ha le idee chiare ma penso che saprà che il costo dei diamanti neri è molto alto, la loro lavorazione è difficile e sono molto ra…”

“Può fare ciò che ho chiesto oppure devo andare in un altro negozio?” Ivanov non era paziente, voleva tutto e subito e tutti lo guardavano con gli occhi bassi acconsentendo sempre a tutto.

“Certo, le faccio un preventivo per tutto e le mostro come potrebbero venire, ha un’idea sul numero dei diamanti da voler mettere?” Chiese il gioielliere.

Rei si perse in quei numeri, non sapeva davvero cosa aspettarsi da quel negozio, quando poi ebbe l’immagine sullo schermo degli orecchini2 e della collana3 rimase sorpresa, quella roba sembrava costosa e quando sentì il prezzo rimase di sasso.

“Sono 180.500 yen per la collana e 230.000 yen per gli orecchini.”

Alexei si limitò a porgere la carta al gioielliere che prese l’acconto di quella commissione e diede appuntamento ai due fra cinque giorni per il risultato finito, augurò loro buona giornata e poi Rei e Ivanov uscirono.

Rei avrebbe voluto dire qualcosa, quella parure di gioielli costava più del riscatto di suo padre ma alla fine sapeva che se avesse provato a ribattere Ivanov si sarebbe arrabbiato quindi decise di rimanere in silenzio fino a quando non fu nuovamente a casa di Yuki.

“Tra cinque giorni verrò a prenderti nuovamente per le ultime prove di abito e gioielli, porta le scarpe con te. Usa le scarpe solo in casa se devi allenarti ad usarle o se vuoi mostrarle ma se vedrò il minimo graffio o ammaccatura detrarrò il costo direttamente dal tuo stipendio.” Detto quello porse una busta a Rei e le fece un cenno del capo. “Buona giornata.” Detto quello l’auto partì e il ragazzo rimase fermo a guardarla allontanarsi, quando controllò nella busta trovò 100.000 yen come il suo capo aveva promesso.

 

 

Ivanov lo passò a prendere come da accordi qualche giorno prima della cena per portarlo a provare i vari abiti e Rei, armato delle sue scarpe salì in macchina pronto per andare a ritirare l’abito e i gioielli; passarono prima dalla gioielleria dove fu Ivanov a scendere e uscì qualche minuti dopo con un sacchettino contenente una scatola di ottima fattura tutta ricoperta di velluto nero, poi andarono nell’atelier di Seraphine per provare abito e gioielli.
La donna li accolse con un sorriso cordiale mentre li guardava e dopo aver preso il sacchettino con i gioielli e le scarpe accompagnò Rei verso i camerini. “Tu aspetta qui, lasciami fare il mio lavoro.”
Disse con tono di rimprovero nonostante stesse sorridendo.

 

Seraphine la accompagnò in una sala ampia dove al centro c’era il suo abito, Rei rimase senza fiato nel vederlo era l'abito4 più bello che avesse mai visto e anche solo indosso al manichino sembrava stupendo.

“Ti piace mia cara?” Chiese la donna sorridendo, le accarezzò i capelli e senza avvertirla glieli legò in una coda alta facendo tutto delicatamente per non farle male. “Per adesso teniamoli legati così non avrò problemi a vestirti e a farti mettere i vari gioielli.” Spiegò mentre le dava una tenera carezza sulla guancia.

Tenne gli occhi chiusi per tutto il tempo, fu Seraphine a dirgli di farlo e una volta che ebbe l’ok per riaprirli rimase senza fiato.

L’abito le scendeva morbido sulle forme, i dettagli oro gli facevano risaltare gli occhi e quelle scarpe, che si intravedevano quando camminava, erano il tocco di classe, i gioielli poi erano perfetti.
“Lascerei i capelli così, ti incorniciano il viso in maniera splendida.” Spiegò Seraphine mentre le apriva la porta per farlo uscire.

 

Rei era nervoso, varcò la soglia della stanza e incontrò gli occhi di Ivanov subito dopo, per la prima volta notò uno sguardo diverso da quello sempre distaccato che l’altro aveva.

“Allora?” Seraphine gli diede una pacca sulla spalla e Ivanov tornò con la solita espressione stoica.

“Hai fatto un ottimo lavoro come sempre, hai per caso una delle tue tiare per caso?” Chiese continuando a guardare Rei.

“Vado a controllare.” La donna superò Rei e andò nella stanza sul retro lasciando i due da soli.

“Sei bellissimo.” Fu l’unica cosa che disse Alexei mentre lo guardava, era decisamente un complimento inaspettato ma Rei gli sorrise sentendo le guance leggermente calde.

Quando Seraphine tornò con la tiara ecco che Rei sentì che quell’abito era ormai perfetto.

 

“Verrò a prenderti verso le 19:30, ti cambierai nella villa della cena e poi avrai qualcuno che ti truccherà e ti acconcerà i capelli. Nel mentre ti sei guadagnato questi più un piccolo extra.” Ivanov gli porse la solita busta con i soldi e con essa anche una piccola scatola bianca.

Rei lo guardò sorpreso e quando l’aprì notò un binder, sotto ad esso vi erano tutte le varie regole da seguire per il corretto utilizzo e a giudicare dalla fattura quel binder costava davvero fin troppo. “Grazie ma…”
“Il nostro accordo prevedeva che io pagassi per il tuo intervento e per ogni cosa che ti avrebbe aiutato prima o dopo, questa fa parte del nostro accordo.” Spiegò fin troppo velocemente mentre l'autista gli apriva la portiera per farlo scendere. “Non dimenticarti di tenerti pronto per la cena, non ammetto ritardi.”
Rei gli sorrise e annuì mentre scendeva dall’auto.

 

Quei giorni passarono veloci, fin troppo per i gusti di Rei e arrivò il giorno prima della cena dove Yuki lo buttò letteralmente giù dal letto mentre lei e Michael lo guardavano con un’espressione pericolosa.
“Andiamo a fare shopping.” Dissero assieme mentre Rei si rassegnava a uscire dal calduccio del suo letto per affrontare quella giornata.

 

Fu portato in diversi negozi e anche se l’inizio era stato traumatico ora era felice di essere lì, provò diversi vestiti da uomo e rifece buona parte del suo armadio con pantaloni, maglie e anche qualche paio di boxer, la fantasia leopardata e tigrata era ormai la sua ossessione e infatti due paia di boxer su sei erano con quella stampa.

 

Quando quella giornata di shopping finì guidò con calma verso casa di Michael e Ken.
“Comunque hai già un binder?” Chiese il biondo mentre lo guardava.
“Sì, ieri Ivanov mi ha regalato questo.” Aveva ancora il cartellino con le varie regola in borsa e lo passò a Michael, non aveva ancora usato quel binder, lo aveva solo provato la sera prima.
“COSA?! Ti ha regalato il modello appena uscito?! Questa ditta è super famosa quanto costosa! Sono i migliori binder professionali in circolazione ma mai avrei pensato che qualcuno potesse permetterseli!” Pigolò scioccato, lui aveva avuto dei binder molto economici, non erano scomodi ma ovviamente li aveva dovuti cambiare almeno uno al mese quindi vedere quello era come vedere la versione 5.0 di quelli che aveva avuto.

“Beh complimenti, hai praticamente uno sugar daddy.” Scherzò il biondo facendo alzare gli occhi al cielo e Rei e Yuki.

“No caro quello sei tu.” Scherzò Yuki facendo la linguaccia all’amico.

“Antipatica!”

Arrivarono di fronte alla casa di Michael e si salutarono mentre il biondino scendeva dall’auto e si diresse dentro casa come un furia, Rei doveva ancora capire come lui e Ken potessero stare assieme visto che erano così diversi.

 

 

 

La sera della cena arrivò, Ivanov fu di parola e mandò un’auto a prenderlo all’ora stabilita, Rei portò via l’abito, le scarpe e i vari accessori, ancora non sapeva cosa lo aspettava ma voleva provare a fidarsi.

La casa o per meglio dire, la villa che si palesò davanti agli occhi di Rei era enorme, sembrava una di quelle residenze di campagna che le persone ricche usavano come rifugio dai paparazzi o per sfuggire allo stress.

Il giardino era enorme e la villa lo era anche di più, l’auto si fermò di fronte all’entrata e alcune persone – che sembravano cameriere – accolsero Rei con un sorriso mentre gli indicavano dove andare.
“Il signor Ivanov vi aspetta al piano superiore nella prima stanza.” Disse una donna mentre le indicava il piano superiore.
Rei salì le scale, gli oggetti che aveva in mano erano stati presi da un ragazzo e portati già al piano di sopra, la sera della famosa cena era arrivata e lui era un fascio di nervi.

Quando varcò la porta della stanza che gli avevano indicato notò Alexei in piedi in mezzo alla stanza e alcune persone attorno a lui, sembrava che lo stessero finendo di sistemare.
“Ben arrivato, la cena inizierà tra poco. Pensate a lui, io sono pronto.” Disse allontanando le persone attorno a lui con un movimento della mano.
“Aspetterò qui fuori, non fatemi aspettare troppo.” Ivanov non sembrava un campione di pazienza ma le persone che erano lì annuirono sorridendo mentre – una volta che la porta si chiuse lasciando fuori l’uomo – si misero subito al lavoro con Rei.

Lo vestirono e poi passarono a trucco e parrucco: osarono con un trucco5 molto d’impatto, fecero uno smokey eyes nero verso l’esterno dell’occhio e poi andarono di glitter dorati per la parte della palpebra mobile, con quelli il suo sguardo sembrava quasi brillare, per i capelli invece optarono per uno chignon6  spettinato, i capelli erano stati arricciati e le onde che creavano erano morbide, alcuni capelli che incorniciavano il viso rendendo il tutto più giovanile e sbarazzino.

Quando uno dei ragazzi chiamò Ivanov per fargli vedere il risultato ecco che l’uomo guardò Rei quasi incantato. “Uscite.” Disse con un tono che non ammetteva repliche.
Quando furono soli si avvicinò a Rei e gli sorrise, era un sorriso che sembrava quasi vero, quasi dolce.
“Una bellezza grezza che sta piano piano prendendo forma, il nero e l’oro sono i tuoi colori. Nero come i tuoi capelli e oro come quello che meriteresti di avere in ogni dove, eppure nonostante sembri così innocente c’è qualcosa nel tuo sguardo che mi ricorda una bestia feroce, una tigre.” Sussurrò poggiandogli la mano sulla guancia. “Una tigre fiera che potrebbe staccarmi la mano da un momento all’altro.”

Rei sembrava quasi ipnotizzata da quelle parole, quel tono di voce era così suadente e solo in quel momento, con quella vicinanza, si accorse di quanto Ivanov fosse bello.
Forse aveva circa trentacinque anni, era un uomo eppure nei suoi occhi – nascosti dagli occhiali tondi – c’era una scintilla giovanile, quasi come la scintilla che si vedeva negli occhi dei bambini.
Punizione giaceva ancora contro la sua guancia e lui si perse per un attimo in quegli occhi, gli sembrò quasi che il tempo si fosse fermato e qualcosa dentro di lui lo fece sorridere.
“Non lo sa che è sempre meglio non giocare con le tigri? Sanno essere docili ma anche selvagge quando vogliono.” Non sapeva da dove fosse uscito quel coraggio ma Alexei le sorrise quasi intrigato da quelle parole e fece scivolare via la mano tatuata.
“Oh lo so bene, sono stato graffiato dagli artigli di una tigre qualche settimana fa, la stessa tigre che ho adesso davanti agli occhi.” Ricordava ancora quello schiaffo, il suo orgoglio ancora fremeva dalla voglia di prendersi una rivincita, ma in fondo quel gesto lo aveva anche intrigato facendogli provare ancora più curiosità per quel ragazzo.
“Signore alcuni degli ospiti sono arrivati.”

Bastarono quelle parole per far terminare quel contatto visivo che sembrava aver preso entrambi, Alexei si ricompose e si voltò senza dire nulla, aprì la porta e prima di richiuderla disse solo un ‘Ti aspetto di sotto’ prima di lasciare Rei da solo.

 

Fece il suo ingresso nella sala dopo dieci minuti, Alexei si voltò nell’accoglierlo e sorrise prima di presentarlo ai suoi colleghi.
“La piccola tigre che sarà con noi questa sera, lasciate che vi presenti la mia Rei.” L’uomo fece qualche passo verso di lei prendendole la mano mentre l’accompagnava verso quelli che sembravano uomini d’affari.

“Mio dio Alexei, che gioiello splendido che hai, incantato di conoscerti tesoro.” Un uomo sulla cinquantina le sorrise fin troppo viscidamente prima che un altro gli desse una spinta.
“Lascialo stare Rei, questo vecchio vorrebbe una nuova fidanzatina con cui divertirsi ma deve capire che non si prendono i gioielli degli altri, è come rubare.” Fu l’uomo che aveva spinto l’altro a parlare e le sorrise a sua volta prima di fargli un baciamano.

L’ultimo uomo che era presente nella sala la stava osservando curioso, Rei gli sorrise e quest’ultimo arrossì facendole un inchino. “Sono molto interessato alla serata di questa sera Alexei, se anche Rei fa parte degli accordi potrei decidere di comprar…”
“Non è qui come un oggetto in vendita!” Tuonò Alexei mettendo a tacere anche gli altri due uomini che stavano facendo apprezzamenti su di lui. “Rei è qui per la gioia dei miei e dei vostri occhi ma come ogni opera d’arte bisogna guardarla senza toccare.” La sua voce era leggermente più calma ma sempre decisa, nessuno sembrava voler andare contro Ivanov Alexei e Rei capì bene che quell’uomo era più potente di quando sembrasse.

 

Quando si misero a tavola Rei si mise accanto a Alexei, non era abituata a mangiare come i nobili dei film ma quando le portate arrivarono notò che non era necessario, quegli uomini erano abbastanza burberi nel mangiare e Rei si sentì meno fuori luogo nel mangiare il suo piatto di pasta italiana senza sembrare un nobile pomposo.
La cucina era divina e lui non aveva mai mangiato cibo italiano se non la pizza quindi era anche qualcosa di nuovo.

“Bene signori, direi che possiamo iniziare a parlare di affari, penso sappiate che non sono un tipo troppo paziente, quindi penso che siano arrivate anche a voi le voci che i piani alti stiano facendo casini, non voglio giudicare nessuno ma non mi piace stare sotto a qualcuno che non sa come comandare e non sa usare ciò che ha.” Alexei prese qualche sorso del vino rosso mentre guardava gli uomini di fronte a lui.
“Quindi cosa vorresti fare? Arrivare tu al comando?” Chiese l’uomo più anziano, quello che si chiamava Takeshi, lo stesso che era arrossito poco prima quando Rei gli aveva sorriso.
“Takeshi, non lo vedi? Il nostro Alexei è giovane rispetto a noi e vuole avere tutti ai suoi piedi, il potere piace a tutti ma a lui sembra piacere molto di più!” Scherzò Tanaka, l’uomo che aveva sembrava viscido.

“Il potere muove il mondo, non credete? Con il potere si può fare qualsiasi cosa.” Sussurrò Alexei spostando lo sguardo sui suoi ospiti e poi sui Rei. “Il potere può essere però un’arma a doppio taglio in mano a chi non sa usarlo e credo che il capo lassù abbia abusato del suo e ora ne sia soggiogato.”
Hiiro gli sorrise e alzò il calice al cielo prima di bere tutto il suo vino rosso. “Sono d’accordo con te, nessuno vorrebbe un capo che non sa comandare, tu invece hai le palle di metterti in gioco, quindi ti appoggerò, i fondi della mia azienda saranno tuoi!” Concluse prima di poggiare – con un po’ troppa forza – i calice sul tavolo.
A Hiiro si unirono anche gli altri uomini che accettarono l’idea del socio e decisero di lasciare i fondi delle loro aziende a Alexei.

 

Rei non capiva molto di economia o di affari, ma una cosa la riusciva a capire, Alexei non era un semplice uomo d’affari che gestiva un locale, Alexei sembrava sapere molto più e sembrava anche avere molto più potere.
Fu quando si mosse per versare dell’altro vino ad uno dei suoi ospiti che il ragazzo notò qualcosa, una chiazza rossa sulla pelle dell’uomo, aguzzò meglio la vista e lo vide bene: Ivanov aveva un tatuaggio sul pettorale sinistro e sicuramente dalla forma che aveva sembrava essere un tatuaggio wabori* uno di quelli che venivano fatti speculari su entrambi i pettorali e proseguivano poi in altre parti del corpo.

Rei non sapeva molto su quei tatuaggi, ma una cosa che sembrava impaurire tutti era che quei tatuaggi specifici fossero molto usati nei membri della Yakuza o di altre gang mafiose, Alexei non era un uomo da sottovalutare, era pericoloso e quando gli occhi dell’uomo si posarono sui suoi sentì un brivido di paura lungo la schiena.

 

Quando fu riportato a casa era ormai notte fonda, si era tolto l’abito e aveva nuovamente indossato i suoi vestiti comodi, teneva le varie borse sul sedile quasi come se fossero una barriera e guardò fuori dal finestrino sperando di non dover parlare.

“Sei stato bravo questa sera, i miei soci hanno apprezzato la tua presenza, hai parlato solo se interpellato e non hai avuto sguardi troppo curiosi.” Alexei gli sorrise e arricciò tra le dita un ciuffo che gli scendeva attorno al viso. “Direi che te li sei meritati.” Lasciò il ciuffo di Rei per prendere una busta bianca, Rei gli sorrise ma quando non aprì la busta l’uomo rise.
“Che c’è non controlli?” Lo incalzò lui mentre lo guardava.

Rei lo guardò confuso per poi decidere di aprire la busta e quello che vi trovò dentro lo lasciò senza fiato. “Ma aveva detto che sarebbero stati 100.000 yen… Ma questi sono 200.000 yen!” Pigolò sorpreso mentre contava nuovamente i soldi.

“Hai fatto un ottimo lavoro e io premio sempre chi esegue un ottimo lavoro.” Spiegò con calma l’uomo. “Ci vediamo domani Rei, dormi bene questa notte.”

Il ragazzo non si era neppure accorto che l’auto si fosse fermata e si voltò quando notò l’autista aprigli la portiera, era a casa.
Prese le proprie borse e fece un lieve inchino. “Buonanotte signore e grazie...”

 

 

Dopo quella sera Yuki e Rei uscirono per una passeggiata sulla spiaggia, il weekend era sempre fantastico per passeggiare in tranquillità e la spiaggia era uno dei posti preferiti di Rei.
“Comunque quel binder ti sta molto bene, sembra un guanto per quanto sembra perfetto. Mi duole ammetterlo ma il grande capo fa anche cose utili a volte.” Scherzò ridacchiando mentre teneva l’amico per mano.

“Direi di sì, non mi sembra nemmeno di averlo addosso, però noto quanto funzioni quindi è davvero qualcosa di innovativo e poi hai visto al reazione di Michael? Stava urlando quando lo ha visto.” Rise nel ricordarsi l’espressione dell’amico. “In più posso tenere l’abito di ieri sera e i gioielli, non ho mai avuto dei diamanti neri neppure Masa…” Le parole gli morirono in gola quando notò da lontano due volti famigliari.

“Rei?” Yuki seguì lo sguardo dell’amico e le strinse maggiormente la mano.

Masaki e Emma erano seduti sulla spiaggia, stavano sorridendo e poi dopo un attimo di esitazione si baciarono.

Rei scosse il capo ridendo appena. “Baciare un’altra ragazza va bene ma lasciarsi no, vero? La reputazione è tutto immagino.” Sputò acida mentre si girava dalla parte opposta.

“Lascialo perdere, è uno stronzo e tu ora hai di meglio a cui pensare e se proprio devo essere sincera, quella tipa non mi piace, tu sei nettamente meglio!” L’abbraccio di Yuki la fece sorridere e dopo quel pomeriggio e una cena a base di pizza il loro turnò iniziò.

 

 

Keisuke le sorrise anche se sentiva l’ansia avvolgerlo, non voleva sembrare cattivo quella sera ma i pensieri era troppo prepotenti per lasciarsi andare con Rei, per fortuna qualcuno lo chiamò per essere servito e il moro le sorrise mentre le dice che sarebbe andato a parlare con un suo vecchio amico.

Aspettò che Rei se ne andasse per andare alla ricerca della persona che gli serviva.
“Ken…” Il buttafuori lo guardò prima di fargli un cenno di saluto.

“Come stai? E’ da un po’ che non ti vedevo.” Disse l’uomo tatuato mentre guardava l’amico, quei due erano cresciuti insieme e solo durante le scuole superiori si erano persi di vista per poi ritrovarsi qualche anno fa.

“Di merda, mio padre è morto e prima che tu lo dica non sono dispiaciuto, quello stronzo è morto lasciando a me e mia madre un sacco di debiti, qualche giorno fa a lavoro ho perso la pazienza e ho aggredito un ragazzo e ora sono qui disperato e senza lavoro…” Keisuke era un tipo irascibile, ormai era risaputo ma quando quel tipo lo aveva punzecchiato per tutta la sera ecco che alla fine aveva perso la pazienza. “So che tu lavori per un pezzo grosso, so che non dovrei chiedertelo ma sono disperato…”

Ken sospirò, poteva capire bene cosa provasse, lui aveva avuto una storia simile: i suoi genitori lo avevano abbandonato in un bordello e lui aveva dovuto crescere da solo con le proprie forze, aveva conosciuto Alexei quando era in un brutto giro di droga e ora grazie a lui ne era uscito e stava facendo una vita degna di tale nome. “Vieni con me.” Ken mandò un messaggio a Alexei dicendo che gli doveva parlare di un amico e quando arrivarono nel suo ufficio il capo del Valhalla era già pronto ad accogliere i due.
“Keisuke immagino.” Disse Ivanov una volta che i due varcarono la soglia del suo ufficio.

“sì signore, la ringrazio per avermi ricevuto.” Keisuke stava provando ad essere più educato possibile.

“So che sei un amico di Ken, se mai facessi qualcosa di sbagliato sappi che me la prenderò con te ma anche con il tuo amico.”
Keisuke spalancò gli occhi, che stronzo, annuì a quelle parole e capì che non poteva fare passi falsi sia per lui che per Ken.

“Non la deluderò signore.” Keisuke non era il tipo calmo che tutti si aspettavano eppure sapeva essere fedele e responsabile quando qualcosa lo interessava e in quel momento era disperato.

“Lo spero.” Ivanov gli parlò di ciò che sarebbe successo se avesse disobbedito o se avesse fatto qualche passo falso e dopo quello gli fece firmare una specie di contratto.

Keisuke lo firmò con le mani che gli tremavano, sapeva che era come firmare un patto con il diavolo da quello che gli aveva detto Ken, ma era disperato e bisognoso di soldi per salvare sua madre dallo sfratto quindi avrebbe accettato qualsiasi cosa.

“Perfetto Keisuke.” Ivanov si alzò e allungò la mano verso di lui con un sorriso. “Benvenuto nella Yakuza.”








1. https://www.picclickimg.com/gScAAOSww3dhCRqr/Tacchi-plateau-donna-nero-Eleganti-Glitter-oro-cerimonia.jpg
2. https://jewelrydesigns.com/wp-content/uploads/ED542-1-dangle-black-diamond-earrings.jpg
3. https://www.cobymadison.com/media/catalog/product/cache/1/image/9df78eab33525d08d6e5fb8d27136e95/2/3/23456blk-w_1_1.jpg
4. https://ae01.alicdn.com/kf/HTB1OOVySpXXXXaJXXXXq6xXFXXX7/Real-Photo-Nero-e-Oro-Abiti-Da-Sera-Lungo-Sweetheart-Una-Linea-Appliques-In-Rilievo-Tulle.jpg_Q90.jpg_.webp
5. https://www.2anews.it/wp-content/uploads/2017/11/oro-glitter-e-nero-per-make-up-da-rockstar.jpg
6. https://trucchi.tv/wp-content/uploads/2022/06/Chignon-basso-idee-e-foto-dellacconciatura-passe-par-tout-spettinato3.jpg




*Tatuaggio Wabori è un tipo di tatuaggio in stile giapponese con orgini antiche, di solito sono tatuaggi che ha la Yakuza (le informazioni sono vaghe ma di solito in Giappone avere un tatuaggio in qualche parte del corpo esposta equivale a voler mostrare agli altri che quella data persona ha del potere)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4033878