Wherever you are - Frodo e Sam

di giorgyleoo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 7: *** 6. ***
Capitolo 8: *** 7. ***
Capitolo 9: *** 8. ***
Capitolo 10: *** 9. ***
Capitolo 11: *** 10. ***
Capitolo 12: *** 11. ***
Capitolo 13: *** 12. ***
Capitolo 14: *** 13. ***
Capitolo 15: *** 14. ***
Capitolo 16: *** 15. ***
Capitolo 17: *** 16. ***
Capitolo 18: *** 17. ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19. ***
Capitolo 21: *** 20. ***
Capitolo 22: *** 21. Stelle ***
Capitolo 23: *** 22. ***
Capitolo 24: *** 23. ***
Capitolo 25: *** 24. ***
Capitolo 26: *** 25. ***
Capitolo 27: *** 26. ***
Capitolo 28: *** 27 ***
Capitolo 29: *** 28 ***
Capitolo 30: *** 29 ***
Capitolo 31: *** 30 ***
Capitolo 32: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mi affaccio alla finestra della mia dimora, la nostra casa ormai da sessanta anni. Il tempo non è dei migliori quest'oggi, ci sarà una tempesta, me lo sento.

 Sono vecchio, molto vecchio, ma all'età di ottant'anni non ho ancora ultimato una cosa che ricevetti in dono molti anni fa.

Mi siedo davanti la scrivania e apro il Libro Rosso. A volte mi piace rileggere le avventure del Signor Bilbo, ma soprattutto la parte del mio Padron Frodo. Adesso tocca a me scrivere la mia storia, ma vorrei raccontarne solo una parte...forse la più intensa. Decido di farlo, per non dimenticare...anche se quelle immagini non lasceranno mai la mia mente. Il suo viso a pochi centimetri da me, le sue labbra sottili e rosee, i suoi occhi del colore del mare, il suo tutto. 

Apro il libro alla prima pagina, c'è scritto:

 

Andata e ritorno...

Un racconto hobbit di Bilbo Baggins

&

Il Signore degli Anelli 

Di Frodo Baggins

 

Vado alle pagine restanti, dove dovrei scrivere. Posiziono il calamaio, afferro la penna dall'interno, prendo un bel respiro...e incomincio.

 

Da dove cominciare? Ci sarebbe un'intera vita da raccontare, ma in questo libro Rosso, prima appartenuto al signor Bilbo, poi a suo nipote Frodo, io, Samwise Gamgee vorrei scrivere solo una parte della mia storia. La parte più viva, forse la più bella, passata con la persona più importante che avessi mai avuto al mio fianco. Racconterò la nostra storia, da quando ci conoscemmo a quando...

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Capitolo 2
*** 1. ***


Vivevo con mio padre Hamfast Gamgee in via Saccoforino ad Hobbiville. La Contea era una meraviglia, conoscevo ogni albero, ogni filo d'erba, ogni posticino dove mi nascondevo per giocare. Beh...in realtà giocavo da solo. Ero un bambino molto timido e non riuscivo a fare amicizia con nessuno. Di giovani Hobbit era pieno. I più vivaci, forse i leader del gruppo erano Meriadoc Brandibuck e Peregrino Tuc, ma da tutti chiamati solo con i diminutivi Merry e Pipino. Sembravano inaffidabili ma simpatici. Volevo giocare con loro, ma allo stesso tempo preferivo restare da solo ad esplorare le bellezze della Contea e aiutare mio padre con i fiori e le piante di casa mentre lui faceva il Gaffiere al Pub. Avevo sei anni quando lo vidi per la prima volta. Abitando vicino a casa Baggins, la casa del signor Bilbo, non fu proprio un colpo di fortuna. Stavo annaffiando accuratamente le piantine fuori casa mia, come ogni giorno, mio padre era a lavorare e la mia curiosità era al culmine a quell'età. Sapevo che Bilbo non riceveva molte visite, e non gli andavano a genio i visitatori. Se ne stava segregato in casa a scrivere non so cosa per quasi tutta la giornata. Ma quel giorno cambiò. Notai che alla sua porta si cinsero tre Hobbit di statura più alta e snella rispetto a quelli dì Hobbiville. Un uomo non molto robusto, con capelli ricci e biondi come il miele, una giovane donna dai capelli ramati e mossi, che bussò alla porta. Per la mano aveva un bambino, forse della mia età, ricciolino con un dolce sorriso sul volto mentre osservava una farfallina blu posarsi da fiore a fiore. Il mio sguardo era molto curioso verso quel piccolo hobbit. Non riuscivo ad intravedere ogni suo dettaglio, fino a che entrarono e non lì vidi più. Sapevo di non poterlo fare, ma avevo solo sei anni, troppo piccolo per sapere cosa era giusto. Posai L'annaffiatoio a terra e mi diressi verso casa Baggins, in cima alla collina. Sbriciando dalla finestra riuscii ad intravedere il signor Bilbo molto entusiasta nel vedere quelle persone. Abbracciò forte il bambino che lui ricambiò con un sorriso, dopodiché si misero tutti seduti. Non sentii molto, solo che era tanto tempo che non venivano ad Hobbiville, e vari saluti. I loro nomi erano Drogo Baggins e Primula Brandibuck provenienti dalla Terra di Buck in una casa che sentii si chiamava Villa Brandy. Conoscevo la Terra di Buck nella Contea, ma mio padre non mi ci aveva mai portato. Non appena Bilbo pronunciò il nome del bimbo, mentre lo prendeva in braccio, non so il perché ma il mio cuore perse di un battito. Frodo. Frodo era il suo nome. Ad un tratto scivolai, ma per fortuna non si accorsero di nulla. O almeno era quello che credevo. Quando sbirciai di nuovo, il piccolo Frodo non era più nella stanza. Lo cercai con gli occhi fino a che sentii una vocina sottile dietro di me "Ciao." Disse. Io trasalii e scivolai di nuovo. Quando riaprii gli occhi ero a testa in giù con i piedi all'aria, sbattei le palpebre più volte accorgendomi che sopra di me c'era il bimbo che mi copriva dal sole "Scusa. Non volevo spaventarti." Esclamò. Io non riuscivo ad alzarmi. Rimasi imbambolato osservando il visino del piccolo Frodo da vicino, per la prima volta. La prima cosa che notai furono i suoi occhi celesti. Erano belli come l'oceano anche se lo avevo visto solo dai disegni di mio padre. Il suo viso era estremamente delicato solo al semplice sguardo. La sua pelle era bianca e priva di imperfezioni e Il suo nasino aveva una forma perfetta. Le sue guance erano rosee come il cielo al tramonto e gli zigomi erano piuttosto accentuati. Mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi e quella fu la prima volta che lo toccai "Dispiace a me." Borbottai giocando con le pellicine delle mie dita. Non osavo guardarlo, mi sarei bloccato ancora. "E perché mai?" Mi domandò. Cosa avrei potuto dirgli? Che li stavo spiando tutti? "I-io..." non riuscii a dire altro. "Non importa. Sai, anche a me piace curiosare. Anche troppo." A qual punto lo guardai. Aveva un sorrisetto da birbante, ma anche se fosse stato un furbacchione, io non lo avrei notato. Aveva un facchino troppo dolce per essere come Merry e Pipino. "Sono Frodo Baggins!" Esclamò allungando una mano verso di me. "Sam-Samwise Gamgee." Borbottai ancora. "Samwise..." mi studiò approfonditamente "Sam." Disse infine "Sam è meglio." Il modo in cui pronunciò il mio nome mi fece brontolare lo stomaco. Scandì ogni singola lettera. Non ci avevo mai pensato in effetti, tutti mi chiamavano sempre Samwise, ma Sam suonava meglio, molto meglio. "Tu non trovi?" Mi domandò non ricevendo riposta da me. "C-credo di si. Si, piace anche a me." Feci un discreto sorriso. Ci sorridemmo ancora, la mia bocca si aprì per dire qualcosa, ma non emessi alcun suono a causa della porta di casa Baggins che si aprì violentemente. "Frodo Baggins!" Gridò la madre che si teneva i lembi del vestito per non farlo toccare terra "Mi fai sempre spaventare. Ti ho detto mille volte si non sparire così!" Sbuffò "Sei anni e già mi sembri come tuo zio, in cerca di avventure." Frodo si girò, voltandomi le spalle e incrociò le braccia "Mi dispiace mamma. Non accadrà più." Lei prese un sospiro e si chinò su di lui accarezzandogli la guancia "Lo spero." Sorrise e poi guardò me "Ciao! Sarai stato tu ad attirare l'attenzione di mio figlio." Mi sorrise amorevolmente. Notai che aveva gli stessi lineamenti di Frodo, ma i suoi occhi erano castani come il cioccolato. "Sono io signora. Mi scusi." Bofonchiai. "Non c'è niente di cui scusarsi. Vi siete già presentati voi due?" La donna aveva una voce melodiosa, avrei potuto ascoltarla per ore. "Lui è Sam." Intervenne Frodo sorridendomi. "Ma che bel nome." Disse Primula "Mio figlio non ci mette molto a fare amicizia come hai potuto vedere...Sam." Poi si rivolse a suo figlio "Ma Frodo dobbiamo proprio andare adesso. Tuo zio Bilbo vuole sapere ogni cosa." Sorrise. "E io voglio ascoltare le sue storie!" Esclamò Frodo entusiasta "Spero non ti influenzino troppo." Commentò la madre "Conosco benissimo la tua curiosità signorino!" Frodo si rivolse a me "Ci vediamo Sam. Possiamo giocare domani se ti va." Quella sua proposta mi fece venire gli occhi lucidi. Voleva giocare con me? Io?! Il goffo, paffuto e imbranato Samwise? "Ma si che mi va." Risposi "C-ci vediamo domani." Lui fece un dolce sorriso a trentadue denti e mi salutò con la mano. I nostri occhi si seguirono a vicenda fino a che non ci vedemmo più. Tornai a casa lentamente tra i pensieri nella testa, mio padre sarebbe tornato a casa tardi come ogni giorno. Anche se avevo solo sei anni ero già molto indipendente. Quella sera non avevo molte fame. Mangiai solo qualche pomodoro raccolto quella mattina e mi misi a letto. A quel punto la mia mente ricominciò a pensare a quel bimbo di nome Frodo. Come primo approccio sembrava simpatico. Avrei davvero voluto che diventasse mio amico, volevo giocare con qualcuno. E quel qualcuno era proprio Frodo Baggins. Il giorno dopo mi svegliai molto presto, era appena sorto il sole e per mio padre era una vera novità. Mentre lui faceva colazione io avevo già finito. Sparecchiai e entusiasta aprii la porta "Dove vai Samwise?" Chiese mio padre. "Ehm io...da un mio amico. A giocare." Lui sorrise "Un tuo amico? Così presto?" Fece finta di nulla, ma sapevo che era felice per me di aver sentito la parola amico uscire dalla mia bocca. "Non lo so." Non ci avevo pensato. Non ci eravamo lasciati un orario. "C-credo di si." "Stai attento. E non allontanati troppo, ci siamo intesi?" "Certo!" Risposi di corsa e uscii dalla porta diretto verso casa Baggins. Solo una volta arrivato mi accorsi che era davvero troppo presto. In giro c'erano solo contadini. Le luci di casa Baggins erano spente, stavano ancora tutti dormendo. Mi ero fatto prendere dall'entusiasmo, ma non volevo tornare a casa. Non volevo far spegnere il sorriso di mio padre. Così passai l'intera mattinata da solo come ogni giorno. Vidi Merry e Pipino giocare a rincorrersi, ma non volli raggiungerli. Come sempre preferivo rimanere in penombra. L'unica persona che avrei voluto incontrare era Frodo Baggins, così da un cespuglio mi affacciai per vedere se le luci della casa erano accese, ma niente. Decisi di tornare a casa mia. Mio padre se ne era già andato al pub a lavorare. Si era fatto mezzogiorno, ma di Frodo non c'era traccia. Pranzai con il cibo che papà mi lasciò a tavola e poi uscii in giardino a sistemare i fiori. Era il mio passatempo preferito, ma all'improvviso sentii di nuovo quella vocina dietro di me che mi fece trasalire, mi spaventò afferrandomi per le spalle "Booh!" Gridò. Io trasalii facendo cadere gli attrezzi da giardino, poi mi girai e rividi i suoi occhioni blu davanti a me "Ti ho fatto paura?" Disse sorridendo. Io mi poggiai la mano sul petto sentendo il mio cuore battere velocemente per lo spavento "Si! Mi hai fatto paura." "Lo sapevo." Non smetteva mai di sorridere "Allora? Andiamo a giocare?" Feci un sorriso a trentadue denti e lo seguii. Non mi piaceva addentrarmi troppo nel bosco vicino Hobbiville, ma vedevo il piccolo Frodo felice che correva estendendo le braccia, con i riccioli castani per il vento, rese felice anche me. "Vedi quel fiume?" Mi domandò. "È il Brandivino?" Cercai di indovinare. "No schiocchino! È uno dei suoi affluenti." Io mi accigliai "Cos'è un affluente?" Lui sorrise ancora "Come fai a non saperlo Sam?" Io scrollai le spalle. "Vediamo chi fa prima!" Esclamò cambiando discorso e partì senza preavviso. "Sei partito prima!" Gridai io e lo inseguii. Ci fu un tratto in cui correvano alla stessa velocità, mi girai verso di lui e lo vidi correre. Fu come se in quel momento il tempo si fece più lento, così che potevo vedere ogni suo dettaglio mentre si muoveva. Poi mi guardò e fece per correre ancora più veloce superandomi e arrivando per primo. Quando arrivai anche io lui si stese sul prato con il fiatone, lo imitai. "Non vale." Scherzai. "Si che vale. Sono più veloce di te Sam." "Questo è ancora da vedere!" Scoppiammo a ridere all'unisono e poi si alzò di scatto "Io parto domani." Mi sedetti. "Torni a casa?" "Nella terra di Buck, si." Vedevo nel suo volto un sorriso forzato. "Ho capito." Risposi. Giocammo a rincorrerci fino al tramonto, poi lui dovette preparare le valige, così riprendemmo la strada si casa in silenzio. Una volta davanti casa Baggins non potei fare a meno di chiederglielo "Tornerai?" Quella domanda lo fece sorridere di nuovo "Credo di si. Bilbo mi ha parlato di un mago che verrà il giorno in cui io tornerò." Anche io sorrisi "Un mago?" Lui scrollò le spalle con fare misterioso. "A presto Samwise Gamgee." Il modo in cui pronunciò attentamente e lentamente il mio nome mi fece venire un leggero brivido dietro la schiena. "A presto Frodo Baggins." Rientrò in casa sorridendomi in modo dolce fino a che la porta si chiuse. Avevo l'impressione che non avrei rivisto quel bimbo per molto tempo. Eppure fu l'unico che voleva giocare con me. Fu il primo amico che ebbi in tutta la vita.

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Capitolo 3
*** 2. ***


Ci fu una volta in cui bussai alla porta del signor Bilbo chiedendogli quando fosse tornato. Erano passati otto mesi e ancora non lo avevo visto. Mi rispose che sarebbe tornato l'anno seguente. Io mi rattristai molto sentendo quella notizia, ma dovetti aspettare per forza. La mia vita continuava come era sempre andata. Avevo otto anni e cominciai a fare delle chiacchiere con Merry e Pipino. Come sospettavo erano più simpatici di quello che credevo, ma loro erano dei birbanti e si cacciavano spesso nei guai. Io non volevo farne parte, così ritornavo il solito vecchio Samwise solitario. A volte mi tornava in mente quel bimbo di nome Frodo. Mi domandavo se anche per lui ero considerato un amico, o solo un hobbit conosciuto per caso. Speravo non fosse così, speravo che anche lui a volte mi pensava. Volevo giocare ancora con lui. Sentivo che stava nascendo una bella e spensierata amicizia e avrei voluto vederlo di nuovo. Avevo nove anni quando dalla finestra di casa mia vidi avvicinarsi un carro con sopra un uomo anziano molto alto. Non era un hobbit. Era un forestiero. Sperai che non era venuto in cerca di guai. Era vestito di grigio, teneva una lunga barba e portava un cappello insolito. Notai un sorrisetto sotto i suoi baffi. Seguii di nascosto il suo carro fino a che si fermò davanti casa Baggins. Poi ricordai quello che mi disse Frodo due anni prima. -Verrà un mago il giorno che tornerò- Forse parlava proprio di quello. Capii che non era una minaccia quando vidi Bilbo accoglierlo con calore, invitandolo ad entrare. Ero molto curioso. Un mago ad Hobbiville? Questa mi era nuova. Due giorni dopo l'arrivo del misterioso mago sentii da lontano una vocina molto familiare avvicinarsi a casa Baggins. Mi affacciai di corsa e vidi Frodo Baggins bussare alla porta. La mia bocca si aprii per lo stupore, così uscii, ma Frodo non era più lì. Al suo posto c'erano i genitori Primula e Drogo che entravano nella casa. Non potei fare a meno di sorridere. Il mio unico amico laggiù era finalmente tornato. Non vedevo l'ora di rivederlo. Osservai fuori dalla mia finestra per ore in attesa che qualcuno uscisse da quella casa, ma non vidi segni di vita per tutta la mattina. Mio padre mi fece trasalire "Samwise!" "Si?!" "Dammi una mano con le piante, su! Non startene a gingillarti per tutto il giorno." "Va bene. Che devo fare?" "Ci sono dei gelsomini da travasare. Fallo. E-e poi innaffia tutto." "Vado." Non mi dispiaceva occuparmi delle piante, ma ogni tanto mi giravo e davo un occhiata a casa Baggins. Ancora niente. All'improvviso però sentii una forte voce che rimbombò per tutta la vallata. Mi girai di scatto e vidi il mago piegato in due tenendo la manina di Frodo usciti dalla casa. Immediatamente, mi nascosi tra i vasi con un sorrisetto che non riuscivo a togliermi dal volto. Forse mi sbagliavo, ma notai che Frodo indicò proprio la mia casa. No...forse mi sbagliai. Abbassai lo sguardo per quello che mi sembrava un istante e un secondo dopo risentii la vocina di Frodo a un metro da me "Sam!" Trasalii come la prima volta e poi lo guardai. Mi aveva riconosciuto! Si ricordava di me! "Frodo!" Mi alzai e gli sorrisi come stava facendo lui. Era cresciuto come me. Io mi ingrossavo e lui rimaneva sempre snello. I suoi riccioli erano cresciuti, il suo corpo si era allungato rispetto all'ultima volta. Il suo volto meno paffuto. Solo allora mi accorsi che a fianco a lui si ergeva il mago, ancora più alto di quanto mi aspettassi. Dovetti alzare lo sguardo più di quello che la mia testa era capace di fare per vederlo in volto "Buongiorno Mastro Gamgee." Disse con voce tuonante. "C-come sa il mio nome?" "Glielo detto io!" Intervenne Frodo "Sam...ti presento Gandalf il Grigio. Il mago più potente di tutta la terra di Mezzo!" Esclamò entusiasta. "Frodo...non esagerare." Poi il mago, ora non più misterioso si rivolse a me "È un piacere conoscerti Samwise Gamgee." "P-piacere mio." La mia voce sembrava il canto di un passerotto un confronto alla voce di Gandalf. Il mio sguardo tornò su Frodo solo dopo che mi prese la mano "Mi sei mancato Sam." Non credevo l'avesse detto davvero "Anche tu!" "Sei cresciuto vedo." Aggiunse. "Come te." Sorrisi e lui mi imitò. "Vedo che avete molto di cui parlare voi due." Intervenne Gandalf "Noi avremmo tempo per chiacchierare. Ci vediamo." Non feci in tempo a salutarlo che se ne era già andato. Frodo e io passeggiavano per i viottoli di Hobbiville saltellando. "Hai visto Gandalf?" Chiese Frodo. "È un gigante!" Risposi io. "Già...ha dei poteri fantastici! Vorrei averli anche io." "Vorresti avere dei poteri?" "Forse. Lui e Bilbo hanno avuto delle avventure meravigliose insieme..." il suo sguardo si fece più cupo. "Perché sei triste?" Lui si fermò guardandomi "Anche io vorrei avere delle avventure. Mio zio mi ha raccontato che ha combattuto contro un drago!" "Un drago?!" Lui si arrampicò su un masso afferrando un bastone simile a un pugnale "E affrontato orchi!" "Orchi?!" Deglutii. "E conosciuto abili Elfi!" Fece una posa regale. "Io vorrei conoscere gli Elfi!" "A chi lo dici..." poi mi prese per il polso aiutandomi a salire vicino a lui. "Facciamo finta di essere abili guerrieri! Io sono Thorin scudo di quercia! E tu un abile Elfo venuto in cerca di vendetta dagli orchi!" La sua fantasia mi faceva viaggiare con la mente più di quando avessi mai fatto. Stetti al suo gioco "Guarda Thorin! Ci sono degli orribili orchetti laggiù!" Lui saltò velocemente dal masso "Forza mastro Gamgee...Re degli elfi di Gran Burrone! Sconfiggiamo quei famigerati malvagi!" A quel punto risi "Famigerati malvagi?!" "Non lo so. Per usare aggettivi più inquietanti!" Scoppiai dal ridere "Hai ragione! Andiamo Thorin!" Corremmo come matti verso la radura, come se stavamo andando in contro ad una sanguinosa battaglia. Frodo con in mano un bastoncino per fare una spada e io con un sasso, l'unica cosa che riuscii a trovare. All'improvviso lanciai il sasso e udimmo dei rumori da dietro un cespuglio sentendo un suono diverso dal tonfo del sasso sull'erba "Ahi!" Gridò qualcuno. Io e Frodo ci accigliammo, ma non eravamo spaventati. La voce era quella di un bambino. Dal cespuglio uscirono velocemente Merry e Pipino, il primo di questi si strofinava la testa con le mani "State attenti! Questi giochi li fanno i professionisti!" Esclamò Merry. "Già! Professionisti come noi!" Intervenne Pipino. Poi i due guardarono Frodo stupiti "Frodo!" Esclamò Pipino "Guarda Merry! È Frodo Baggins!" "Salve Frodo!" Il dolore di Merry sembrava essere passato. Io li guardavo accigliato. Erano due personcine interessanti quanto ingenue. "Ciao cugini!" Disse Frodo entusiasta. "Li conosci?" Intervenni io. "Ma si, Sam! Sono i miei cugini di secondo grado Merry e Pipino." "Frodo! Giochi con il solitario Samwise?" Domandò Merry. Bene...quindi avevo anche un nomignolo divertente, che per me non lo era affatto. Fortunatamente Frodo prese la mia difesa "Non è solitario. Lui è Sam. È un mio amico." Mi sorrise. "Felice di sentirlo." Aggiunse Pipino guardando il cugino "Almeno non te ne stai con i Sackwille-Baggins." Frodo sospirò. Io mi accigliai di nuovo "Sackwille? Non hanno figli." Esclamai. "Ma hanno nipoti di secondo grado." Spiegò Pipino "Prendono sempre di mira il nostro povero cugino." Guardando il viso di Frodo capii che non avrebbe voluto farmelo sapere, ma ormai era tardi "Ti prendono in giro?!" Dissi. "Beh io..." Frodo provò a dire qualcosa ma venne interrotto da Merry "Non solo! L'anno scorso è tornato a casa con un occhio nero! E il naso che versava sangue!" Io guardai Frodo stupefatto "Era stato un incidente." Provò a spiegare lui, ma sapevo già che non era così "perché non ti sei difeso?" Domandai. "Erano in quattro Sam...potevo fare solo il coniglio. E loro erano le volpi...ma non parliamo di questo. È successo l'anno scorso. È tutto passato da allora." Non volli continuare a parlare di quel discorso se era quello che Frodo desiderava, così continuammo a giocare, questa volta si unirono anche Merry e Pipino e finalmente diventammo amici. Tornando a casa ripensai al discorso di Pipino e Merry. Immaginavo i nipoti dei Sackville rincorrere il povero Frodo spaventato, per poi acchiapparlo e picchiarlo fino a sfinirlo. Il giorno dopo andai a casa di Merry per ulteriori spiegazioni. Mi disse che era da quando Frodo era piccolo che lo prendevano in giro. Dicevano che era una femminuccia, che non sapeva nemmeno lanciare un sasso. Poi mi raccontò che era da due anni che loro lo rincorrevano per picchiarlo. Ogni volta che usciva a giocare, loro lo trovavano e lo facevano tornare a casa con i vestiti strappati tutto acciaccato. Merry mi raccontò che diceva sempre ai genitori che cadeva dalle colline, che era solo distratto, e la loro preoccupazione si placava. Ma Frodo non voleva essere picchiato ancora. Così era da un anno che non usciva più di casa da solo se non con i genitori. Sentendo quelle notizie il mio umore si fece cupo e nero come la pece. Ero preoccupato, arrabbiato e frustrato. "Dobbiamo fargliela pagare!" Esclamai all'improvviso. "Sam! Che dici?! E come pensi di fare?" Domandò Merry curioso. "Ho un idea ingegnosa. Ma ci vorrà l'aiuto di Pipino...e di Frodo." Non avevo molta voglia di coinvolgere anche il mio povero amico, ma era l'unico modo. Il giorno dopo ci riunimmo tutti in un posticino segreto che Merry e Pipino conoscevano bene per nascondersi dopo le loro malefatte. Lì non ci avrebbero mai trovato. "Quanto è distante la terra di Buck da qui?" Domandai. "Una mezz'ora a piedi...forse un ora. Ma perché?" Disse Frodo accigliato. "Noi vorremo fargliela pagare a quei furfanti dei Sackwille." Spiegò Pipino. Frodo sgranò gli occhi "Cosa?! Perché?!" "Che domanda sarebbe Frodo?!" Intervenni io "Loro ti fanno del male. Per colpa loro non esci più di casa!" "Vedo che glielo avete detto..." mi interruppe Frodo guardando Merry e Pipino "Sam...non è una buona idea." "Si invece!" Intervenne Merry. "No non lo è!" Insistette Frodo "La violenza non è la risposta! Me lo dice sempre mia madre. E se ci parlassimo e basta?" Propose. "Si certo come no...sicuramente si troverà un accordo...col sangue!" Ribattè Merry. "Merry ha ragione. Li ripagheremo con la stessa moneta." Esclamò Pipino. "Non con la stessa." Intervenni io. Tutti mi guardarono incuriositi "Non li batteremo mai e non voglio rimetterci un dente! Ho un piano e noi ne usciremo vincitori e incolumi." Avevo la loro attenzione. Purtroppo il povero Frodo doveva fare l'esca. Altrimenti non li avremmo mai condotti alla trappola. Lui non era molto d'accordo, ma alla fine accettò il piano con riluttanza. In parte lo capivo, ma quei Sackwille se lo meritavano e avrebbero lasciato in pace Frodo. Quindi io ero d'accordo. Io, Merry e Pipino ci mettemmo in posizione aspettando che arrivasse Frodo inseguito dagli altri Hobbit. Ad un tratto, da lontano udii la voce di Frodo "Ehi ragazzi!" Gridava ai Sackwille "Sono qui! Volete giocare con me?!" Sentii dall'altra parte "Baggins! Certo che giochiamo! Al gatto e al topo! Forza prendiamolo!" Non riuscii a sentire più nulla, forse lo stavano già inseguendo, così riferii a Merry e Pipino di prepararsi. Noi eravamo posizionati sopra un albero in attesa. Vedemmo Frodo correre e arrivare al vicolo cieco prestabilito. Ci guardò e fece cenno di essere pronto, poi arrivarono anche i Sackwille "Quanto puoi essere stupido!" Disse uno di loro a Frodo vedendolo in un vicolo cieco. "Preparati. Ora ci divertiamo." Disse un altro, ma appena furono a due metri da Frodo noi lasciammo andare la corda che tenevamo e facemmo cadere sulle loro teste quintali di fango preso dal porcile. Guardai immediatamente Frodo vedendolo incolume e gli sorrisi. Lui aveva una faccia sconvolta ma allo stesso tempo divertita. Noi scendemmo dall'albero "Vi sta bene Sackwille!" Esclamò Pipino. "Non credo ci sia solo fango la dentro." Dissi soddisfatto. Loro fecero una faccia schifata, uno di loro vomitò "Ve la faremo pagare...e cominceremo proprio da te, Baggins!" "Non lo farete." Disse Frodo. "Già." Esclamò Merry "Non darete più fastidio a Frodo. Non dovrete neanche guardarlo. Altrimenti..." "Va bene, va bene!" Accettarono subito "Non gli daremo più fastidio. Promesso." Così dicendo scapparono senza dire altro. Noi ridemmo a crepapelle "Ce l'abbiamo fatta!" Esclamai e ci demmo tutti il cinque. Ritornammo tutti a casa, ma io preferii rimanere con Frodo, non sentendo la sua voce da parecchio, se ne era stato zitto per tutto il tempo "Allora cosa ne pensi?" Gli domandai mentre passeggiavamo. Lui non mi rispose subito. Il suo sguardo puntava la terra, ma poi lo vidi fare un discreto sorriso "È stato fantastico!" Gridò all'improvviso "Non avevo mai fatto una cosa del genere!" Io risi. "Insomma...hai visto le loro facce, Sam?! Sono sempre stato tranquillo e servizievole con tutti. Non avrei mai immaginato di divertirmi vedendo gli altri star male. Invece...mi sento proprio bene. Se lo sono proprio meritato!" Sentivo che quello che era successo quel giorno avrebbe cambiato di un poco il mio amico, ma non ne ero dispiaciuto. Era L'hobbit più dolce e sensibile che avessi mai conosciuto e gli serviva proprio un po' di adrenalina che lo avrebbe portato a farsi rispettare. O almeno era quello che speravo.

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Capitolo 4
*** 3. ***


Io, Frodo, Merry e Pipino diventammo quasi inseparabili. Ogni giorno lo passavano insieme a giocare come semplici Hobbit. Merry e Pipino adoravano giocare a nascondersi, a fare stupidi scherzi al povero signor Maggot rubandogli qualche ortaggio e a rincorrersi ogni volta che ne avevano l'occasione. Per Frodo era diverso. Lui amava avventurarsi nei boschi tra Hobbiville e la Terra di Buck, in cerca di funghi, frutta secca o osservare qualche animale che si avvicinava. Ormai conoscevamo ogni albero e ogni arbusto. Adorava far finta di essere un guerriero pronto a difendere me e tutta la Terra di Mezzo. Mi diceva sempre "Da grande, caro Sam, diventerò un esploratore in cerca di avventure come quelle di Bilbo." E io gli rispondevo sempre "E io verrò con te!" In quel momento, come quasi ogni sera prima del tramonto, Merry e Pipino si nascondevano cercando di scappare dal vecchio Maggot e io e Frodo ce ne stavamo sdraiati sulla riva del nostro affluente preferito del Brandivino. A proposito, imparai il significato di affluente, Frodo mi disse che era semplicemente un fiumiciattolo secondario al Brandivino. "Sam." Mi chiamò Frodo. "Mhm." Lo incitai io, avendo una spiga di grano nella bocca. "Pensi davvero che diventerò un esploratore?" "Se è il tuo sogno...allora diventerà realtà." "Vorrei dedicare la mia vita alle avventure. Bilbo è stato fortunato." "E lo sarai anche tu, immagino." "E tu Sam? Hai un sogno?" In effetti, non ci avevo mai pensato. Ci riflettei molto, ma in ogni caso avrei seguito Frodo fino all'infinito "Non lo so. N-non credo di avere un sogno." "Cosa ti piace fare?" "Bè mi piace...mi piacciono le piante." "Vero. E i fiori." Concordò. "Già. Forse mi piacerebbe fare il giardiniere." "Ti ci vedo sai?" Sorrise maliziosamente e si avvicinò a me. "Davvero?!" Risi. "Oh si! Sam il giardiniere!" Si mise sopra di me e iniziò a farmi il solletico sotto le braccia. Io risi a crepapelle dimenandomi, cercando di liberarmi dalla sua presa e alla fine riuscii a prendere entrambi i suoi polsi "Ti ho preso!" Dissi. "Ora non puoi vendicarti però!" Esclamò lui. Io risi maliziosamente e mi girai sulla schiena in modo che fosse lui quello sotto di me. E quando cominciai a pungolargli la pancia, lui divertito si dimenò ancora e finimmo per fare avanti e indietro ognuno sopra l'altro mentre cercavano di lottare. Non ci accorgemmo che finimmo fino al fiumiciattolo, sentii l'acqua bagnarmi la testa e lasciai Frodo velocemente. "Sam!" Mi chiamò lui vedendomi uscire dall'acqua "Che ti prende?" "Ma niente! Perché non continuiamo a giocare qui?" Lui si alzò e si avvicinò a me "Sam..." mi incitò a confessare. "I-io...non so nuotare." Pensavo si fosse messo a ridere di me, invece fece una cosa che non mi sarei aspettato. Si avvicinò ancora di più e mise una mano sulla mia spalla "Sam..." sorrise, il suo sorriso era il più dolce e il più vero che avessi mai visto "Tutti abbiamo delle paure. Per esempio io ho paura dei cani. Tutti che dicono che i cani sono degli animali dolcissimi...ma io ne ho paura. E tu non sai nuotare. Beh...non è difficile imparare." "No Frodo. Non voglio imparare. Ho troppa paura. E se ci vedessero..." "Chi ci potrebbe vedere al tramonto?! Ormai saranno tutti a cena. E se ti insegnassi?" "I-io non ne sono sicuro." "Andiamo Sam." Allungò la mano verso di me. Mi fidavo di lui più di chiunque altro, ma avevo davvero paura dell'acqua. Afferrai la sua mano con riluttanza e lui camminò fino a che i suoi piedini toccavano l'acqua. Quando anche i miei sentirono quell'acqua gelida allora i peli che avevo sul corpo, seppure pochi, si rizzarono tutti "No, non ce la faccio! Non ce la posso fare Frodo. Non ci riesco." Lui stese la braccia lungo i fianchi rassegnato, ma poi gli venne un insolito sorrisetto sul volto e guardandomi negli occhi, senza girarsi si diresse verso l'acqua "M-ma tu sai nuotare?" Balbettai spaventato dalle sue intenzioni. "Non proprio. Ma solo così potrei convincerti a venire in acqua." "No! Frodo non farlo! Non so se riuscirei a salvarti!" "Allora vedrai il tuo migliore amico affogare." Non so se ero felice perché aveva detto migliore amico o terribilmente preoccupato e spaventato perché stava rischiando la vita per farmi imparare a nuotare. Si tolse i calzoni, il gilet e la camicia mentre l'acqua gli arrivò all'altezza dell'ombelico. "Frodo no!" Provai a dire, ma sapevo già che non mi avrebbe ascoltato. Mentre si allontanava ancora, all'improvviso sprofondò e non lo vidi più "Frodo! No! Oh mamma! Frodo!" Raggiunsi la riva, ma non riuscii ad andare avanti. Il cuore mi martellava nel petto, non potevo lasciarlo morire, così strinsi i pugni e entrai a mollo "Samwise ce la devi fare..." mi dissi "Frodo! Frodo!" Lo chiamai, poi i miei piedi non toccavano più la sabbia e io sprofondai come era successo al mio migliore amico. Non mi accorsi nemmeno dell'instante in cui due mani mi presero e mi riportarono in superficie. Io mi dimenavo per reggermi a galla quando vidi di nuovo quei grandi occhi blu emergere dall'acqua. Frodo mi stava reggendo entrambi le mani. Era lui che mi stava tenendo in superficie "Frodo! Non sei morto!" "No Sam! Ti sto aiutando! Guarda! Stai nuotando!" "Come?? Tu sai nuotare?!" "Si! Ma dovevo inventarmi qualcosa per farti venire quaggiù." Vedevo le gambe di Frodo che si muovevano perfettamente sincronizzate, ma io non facevo altro che schizzare. "Frodo! Frodo non ci riesco! Frodo!" "Sam ascoltami! Muovi le gambe, ti tengo io. Cerca di tirarti su con i glutei." "C-come?!" "Sam!" Non riuscivo ad ascoltarlo, avevo troppa paura, non ci riuscivo. In qualche modo, dopo che riuscii a stare a galla grazie alle mani di Frodo che mi tenevano, riuscii a muovermi come faceva lui, ma non per molto. Ad un tratto fu come se persi l'equilibrio e non volendo, lasciai Frodo e per riprenderlo gli conficcai le dita nel petto come avrebbe fatto un gatto in acqua. Lo vidi sprofondare e pensai al peggio, ma quando riemerse stava ridendo. Rideva e rideva. "Frodo! Per favore, fammi uscire!" "Oh va bene Sam! Va bene." Mi accompagnò fino a che non sentii di nuovo la terra sotto i piedi e a quel punto sgattaiolai velocemente verso la terra ferma. Lui rideva ancora e poi riprese fiato buttandosi a terra. Con piacere, lo imitai. "Non lo facciamo più." Brontolai. "Oh Sam...così non vuoi proprio imparare?" "No. Non voglio, ti prego." "Va bene!" Rise "Ho capito." A quel punto lo osservai. Vedevo le gocce d'acqua scivolare sul suo addome, mentre il sole scaldava il suo corpo, i suoi riccioli si erano afflosciati a terra umidi e lui ancora sorrideva. Poche volte lo avevo visto senza il suo adorabile sorriso e ne ero molto grato. "Che c'è?" Mi domandò quando incontrò il mio sguardo. Io sorrisi e lo assalii divertito "Ora ti faccio vedere!" I nostri corpi ancora bagnati andavano a sbattere e a impiastrarsi con la sabbia, ma non ci importava. Ci divertivamo a fingere la lotta e a strattonarci come semplici giovani hobbit che giocavano tra loro. "Sei il mio migliore amico Sam." Disse non appena mollammo la presa. Io non potei trattenere un sorriso a trentadue denti "Anche tu." Percorrendo la strada verso casa, come ogni sera, Frodo mi propose "Ti va di dormire da me stanotte? Io vado via domani mattina." Non volevo che se ne andasse, sicuramente lo avrei rivisto dopo molto tempo, come fu la prima volta. "D-dovrei chiedere a mio padre." "A te piacerebbe?" "Certo." "Allora va a chiederglielo. Se risponderà di si allora mi raggiugnerai a casa Baggins." "Va bene." Corsi immediatamente verso casa mia e appena entrai vidi mio padre intendo a preparare la cena "Papà!" Lo chiamai io. "Dimmi figliolo." "I-io...il mio amico Frodo mi ha invitato a dormire da lui questa notte. Posso andare?" Lui mi guardò con un discreto sorriso "Dove abita?" Domandò. "A casa Baggins." Ci pensò su per un po'. "Per favore papà. È il mio migliore amico." Il suo sorriso si allargò "D'accordo Samwise. Puoi andare." "Grazie papà! Grazie infinite!" Lo abbracciai forte e un attimo dopo ero uscito di casa. Mi diressi velocemente verso casa Baggins, bussai e ad aprirmi fu proprio Frodo "Sam!" "Posso venire!" Esclamai entusiasta. "Entra, che aspetti?" Non avevo mai visto gli interni di casa Baggins, era una bellissima casa, più grande di quello che sembrava da fuori. C'erano moltissimi corridoi, io e Frodo ne percorremmo uno e arrivammo alla cucina dove ci aspettavano Bilbo, e i genitori Drogo e Primula. "S-salve." Bofonchiai. Primula mi sorrise immediatamente "Ben trovato Sam! Mio figlio è molto emozionato di averti qui questa notte." Notai che Frodo arrossì un poco e lo stesso feci io. "Piacere di conoscerti Sam." Si alzò il padre Drogo e mi strinse la mano. "Piacere mio!" Risposi. Il padre di Frodo aveva i suoi stessi bellissimi occhi azzurri, i suoi stessi lineamenti, dei capelli biondi come il miele con un ciuffo voluminoso che gli copriva metà del viso. A parer mio, era l'hobbit più bello che avessi mai visto. "Venite, vi accompagno alla vostra stanza." Ci disse e ci dirigemmo verso la camera di Frodo. Vedevo il mio migliore amico molto emozionato, ma allo stesso tempo taciturno davanti ai genitori. La sua stanza non era così grande, ma era molto accogliente e luminosa, proprio come piaceva a Frodo. In fondo alla camera c'era un lettino delle dimensioni di un hobbit, ma per noi era perfetto per dormirci in due, poiché eravamo ancora molto piccoli di statura. "Ti piace la camera Sam?" Mi chiese Drogo. "Oh si signore! Molto!" "Chiamami solo Drogo, ti prego. Siamo felici di averti come ospite." "Grazie signor Drogo. Il piacere è tutto mio." Lui mi fece un caloroso sorriso e ci incitò ad accomodarci. "Papà." Lo chiamò Frodo "Non è molto tardi. Possiamo giocare un pochino, io e Sam?" Lui sorrise ancora "Tua madre non sarebbe d'accordo..." Il sorriso di Frodo si spense. "Ma tua madre non è qui adesso. E se fate piano non vi sentirà." Anche il mio sorriso si accese ancora di più, così Frodo ringraziò il padre e mi invitò a sedermi sul tappeto, mentre lui tirava fuori dei giochi. Io mi voltai verso il padre che appena incrociò il mio sguardo mi fece l'occhiolino e uscì dalla stanza. Non mi accorsi nemmeno che Frodo mi stava chiamando. "Come?" Gli domandai. "Vieni Sam." Mi sedetti per terra accanto a lui mentre tirava fuori da una cesta degli oggetti. "Guarda. Lui è Thorin scudo di Quercia." Teneva tra le mani un modellino di un uomo molto robusto con una folta barba. "È fatto proprio bene! Chi lo ha fatto?" "Io! E beh...mi hanno aiutato papà e Bilbo, però l'idea è stata mia." "Deve essere stato una grande guerriero." Gli dissi. "Già. Avrà vissuto una vita piena di avventure, come voglio io." Mi fece vedere altri modellini di personaggi usciti dalle storie di Bilbo e ci giocammo insieme fingendo che la camera era diventata l'Intera Terra di Mezzo. Amavo la sua fantasia, solo lui era capace di inventare storie e avventure sensazionali che facevano viaggiare con la mente persino me. Ad un tratto però non riuscimmo più a giocare a bassa voce, così la madre Primula se ne accorse e ce la ritrovammo alla soglia della porta con le braccia incrociate attorno al petto. "Mamma." Se ne accorse Frodo "S-scusa...stavamo giocando." Lei sorrise "Oh lo so bene. Forza mettetevi a letto, o non ricordi che domani ci dobbiamo svegliare presto?" "Lo so mamma." Obbedimmo con riluttanza e Primula ci rimboccò gli coperte, ero un poco in imbarazzo avendo il corpicino di Frodo accanto al mio, ma ne ero felice allo stesso tempo. La madre si mise seduta ai piedi del letto, mentre ci coccolava e ad un tratto si mise a cantare una dolce canzone, la sua voce era melodiosa, era forse la donna più bella che avevo mai visto nella mia giovane vita. La strada se n'va interrotta a partire dall'uscio onde mosse. Or la strada ha preso una rotta, Che io devo seguir, come posso, Perseguirla col passo sofferto, Fino a che perverrà a un gran snodo Ove affluiscono piste e trasferte. E di poi? Io non so a quale approdo. La canzone finì e i nostri occhi si stavano per chiudere, o forse fingevamo di essere assonnati. Primula ci diede un bacio sulla fronte, ci diede la buonanotte, ma sapevo già che Frodo non l'avrebbe lasciata andare "Mamma." Sussurrò non appena la vide sull'uscio della porta. "Dimmi tesoro." "Cosa significa? La canzone." Anche io ero molto curioso, anche se non mi ero soffermato molto sulle parole. Ero incantato dalla sua voce. Lei sorrise, ma non era un sorriso amorevole, era un sorriso pieno di preoccupazione "Solo un motivetto orecchiabile" Detto questo chiuse la porta e se ne andò. Rimanemmo di stucco entrambi. Nella camera cadde un silenzio tombale, quasi dava fastidio. "Sam." Sussurrò Frodo distruggendo il silenzio. "Cosa significava?" Lo incitai, sapendo quello che mi avrebbe chiesto. "Vorrei saperlo davvero. Forse...un giorno lo capiremo." "Già. Forse un giorno." Frodo era molto curioso, ma io preferii non indagare. Le parole di Primula non sembravano del tutto vere, per questo avrei preferito non indagare. Ma questo incuriosì Frodo ancora di più, e io lo sapevo bene. "Ora dormiamo Frodo. Domani devi svegliarti presto." "Allora meglio che non ti sveglio, altrimenti mi farai fare tardi." Scherzò e ci azzuffammo nel letto. "Buonanotte Frodo." Dissi infine. "Notte Sam." Ci girammo entrambi nella stessa direzione e ci guardammo. Sorridemmo e poi Frodo chiuse gli occhi e si addormentò. Sentivo il suo respiro regolare, il suo viso puro mentre dormiva. Avrei voluto vedere i suoi occhi azzurri, ma mi limitai a sorridergli e poi mi addormentai accanto a lui. Mi svegliai con la calda luce del sole che accarezzava il mio viso, mi voltai ma Frodo non era più nel letto. -Se ne è andato- pensai. Doveva partire presto. Mi tirai su con la schiena e mi stropicciai gli occhi. Mi accorsi che dove era sdraiato Frodo c'era un foglietto di carta piegato in due con scritto -Sam- solo il mio nome. Lo aprii velocemente e trovai un disegno fatto da Frodo. Eravamo noi due in acqua, Frodo che mi teneva entrambe le mani mentre io cercavo disperatamente di rimanere a galla. Non potei fare a meno di sorridere. Avrei conservato quel disegno per tutta la vita. Uscii dalla camera e trovai solo Bilbo intento a prepararmi la colazione "Ma buongiorno mastro Gamgee." Mi disse. "Giorno Bilbo." Mangiai e tornai a casa. La mia vita riprendeva normalmente, eccetto che grazie a Frodo ora avevo due amici: Merry e Pipino.

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Capitolo 5
*** 4. ***


Fui fortunato ad avere per amici Merry e Pipino, loro quasi ogni mese andavano nella Terra di Buck a trovare loro cugino, così mi unii a loro perché Il mio migliore amico Frodo mi mancava ogni giorno. Stavamo crescendo tutti quanti. Quando Frodo veniva a trovarci ad Hobbiville, non prendeva mai parte agli scherzi e ai furti di Merry e Pipino. Io lo seguivo volentieri e restavamo a giocare sul nostro affluente preferito (diciamo a cinque metri dall'acqua, altrimenti non sarei sopravvissuto). Però vedevo Frodo sempre di rado. Abitavamo in due posti diversi, seppure non molto distanti l'uno dall'altro. Eppure quando ci vedevamo non aspettavamo un secondo per andare a giocare come facevamo sempre. Avevamo solo dodici anni quando successe una tragedia che colpì la famiglia Baggins molto duramente, principalmente il cuore di Frodo. Quel giorno lui e i genitori dovevano venire ad Hobbiville a trovare Bilbo come facevano ogni due anni e io li aspettavo con ansia, ma loro non vennero mai. Nemmeno il signor Bilbo sapeva il perché e cominciò ad allarmarsi, così scrivemmo insieme una lettera e la spedimmo immediatamente. Passarono due giorni...poi passò una settimana, ma della famiglia Baggins nessuna notizia. Così un giorno Bilbo, molto preoccupato, prese il carro, agganciò il suo pony pronto a partire per Villa Brandy. "Signor Bilbo! Voglio venire anche io." Gridai qualche instante dopo che il pony partì. "No, Samwise. Tu devi rimanere qui con tuo padre. Tornerò presto. Promesso." Annuii con riluttanza e lo lasciai partire. Ero assai preoccupato per quella famiglia. Speravo che non fosse successo nulla di grave, soprattutto a Frodo. Aspettai e aspettai, a volte guardavo l'orizzonte per vedere se intravedevo qualcuno arrivare. A volte me ne stavo con Merry e Pipino, anche loro preoccupati. Aspettai altri due gironi dalla partenza di Bilbo e finalmente, dopo lunga attesa, vidi in lontananza il carro di Bilbo tornare ad Hobbiville. Non era solo. C'era Frodo con lui, mi mancò un battito, ma almeno sembrava stare bene. Aveva la testa chinata, non riuscii a vedere altro. Si fermarono davanti casa Baggins. Bilbo lo afferrò delicatamente per la mano e lo condusse all'interno della casa. Sembrava che Frodo non riusciva nemmeno a camminare. Dovevo andare! Dovevo vedere cosa era successo! Feci per uscire dalla porta, ma sentii la voce rimbombante di mio padre "No Samwise. Non andare." Disse in tono piatto. Io non ne volevo saperne di fermarmi "Devo andare a vedere se Frodo sta bene. Non l'ho mai visto così..." Lui scosse la testa "Meglio che ti siedi figliolo. Il giovane Frodo in questo momento non vorrebbe vedere nessuno." "Tu sai qualcosa, papà?" Lui annuii e fece cenno di sedermi. Io lo accontentai pronto a sapere la verità. "Racconta. Cosa diamine è successo?!" Lo incitai. Mio padre prese un bel respiro "Le voci girano velocemente ad Hobbiville. Il povero Frodo è stato vittima di una tragedia troppo grande per il suo giovane cuore." Mi salì un groppo in gola, cosa mai poteva essere successo? "I suoi genitori...Primula e Drogo sono morti. La scorsa settimana." In quel momento fu come se per un instante tutto il mio corpo sprofondasse nel vuoto, letteralmente. Le lacrime cominciarono a invadere i miei occhi. "Come...come è successo?" "Ho sentito che facevano una gita in barca sul Brandivino. Li ha sorpresi una tempesta...non ce l'hanno fatta. Due giovani e belle vite spezzate così." Mio padre serrò i denti. Tutti conoscevano Primula e Drogo e la loro bellissima storia d'amore. Lei era una Brandibuk cresciuta in ricca famiglia, una delle più ricche dell'intera Contea. Lui era solo un semplice Baggins di Hobbiville. Si incontrarono una notte, entrambi scappati dopo una lite con le proprie famiglie e lì si conobbero i due ragazzi. Si innamorarono. Un amore troppo forte da poter spezzare in qualche modo. Così le famiglie, anche se contrarie li lasciarono vivere insieme con il loro amore. Erano entrambi belli come il sole e il loro amore fruttò con un bambino, dodici anni prima. Loro lo amavano più di loro stessi e promisero che sarebbe stato sempre al sicuro tra le loro braccia. Ma la loro vita si spezzò più rapidamente di qualsiasi altra cosa. E Frodo, il loro unico figlio frutto del loro amore perenne, rimase orfano. "Erano le persone più gentili che abbia mai ospitato al pub." Commentò mio padre. Io lo sapevo bene. Ricordai l'umorismo del padre, la dolce voce della madre. Tutto questo non c'era più e se io stavo piangendo, non osavo immaginare come Frodo si sentisse in quel momento. Senza genitori, non più amato, solo. Di solito Frodo era il primo ad uscire di casa e bussava alla mia porta per andare a giocare, ma in quei giorni non lo vidi nemmeno. A volte mi fermavo davanti casa Baggins. La osservavo e udivo il silenzio della morte che aveva invaso quella dolce e bellissima casa. Merry e Pipino giocavano tranquillamente, anche loro colpiti dal lutto. Mai visti così tranquilli. Io volevo vedere Frodo, ma allo stesso tempo ero impaurito al solo pensiero di come avesse reagito se avessi bussato a quella porta. Così non lo feci, andai invece al nostro affluente preferito, dovevo pensare. Fino a che, in cima alla collina più alta di Hobbiville lo vidi in lontananza. Era seduto con le gambe incollate al petto e il mento poggiato sulle ginocchia. Il suo viso era bagnato dalla lacrime, alcune che avevano appena lasciato gli occhi, altre che si stavano piano piano asciugando con il vento che sbatteva sul suo volto privo di emozioni. Il suo viso era rosso per il riflesso del tramonto. Aveva gli occhi socchiusi, come stanchi per il troppo sforzo dopo che litri di acqua uscirono da essi. Lentamente, decisi di raggiungerlo. Non sapevo cosa gli avrei detto, ma sentivo che aveva bisogno di qualcuno in quel momento. Ero dietro di lui, poi senza dire una parola mi sedetti accanto. Lui sapeva della mia presenza, ma non disse nulla. Non ce ne era bisogno. All'improvviso lo sentii sussurrare qualcosa "L'ultima cosa che gli ho detto..." Lo guardai "È...buona gita." Disse "Non gli ho detto nient'altro. Non gli ho fatto sapere quanto gli volevo bene, quanto li amavo...e ora non posso vederli più." Non riuscì più a trattenersi e versò altre lacrime. Fu la prima volta che lo vidi piangere "Non li rivedrò mai più! Non li rivedrò mai più!" Gridò con tutta la voce che aveva anche se era mozzata dai singhiozzi. A quel punto si poggiò sul mio petto e io non potei fare a meno di stringerlo più forte che potevo. "Ci sono io...loro sapevano quanto li amavi. Lo sapevano." Dissi. Lo strinsi forte, volevo fargli capire che ci sarei stato sempre per lui. Piansi anche io. Piangemmo insieme. Riuscii a percepire il suo profumo alla menta, i suoi capelli odoravano proprio della mentuccia che coltivavamo ad Hobbiville. Le nostre lacrime caddero sui ciuffi d'erba come fosse la rugiada del mattino. "Oh Sam...Sam..." singhiozzava mentre si aggrappava a me. Io potevo restare così anche per ore, finché lui voleva. Tutto d'un tratto non sentii più il suo singhiozzare, il suo respiro era regolare. Si era addormentato sul mio petto. Lo osservai. Le lacrime sul suo viso si stavano piano piano asciugando. Potevo intravedere la tristezza e il dolore che lo avevano accompagnato per tutto quel tempo. Ero felice che si era addormentato. Sarebbe stato l'unico momento in cui non avrebbe pensato a quel dolore che gli aveva tormentato il cuore. Pensai che per essersi addormentato così, non aveva riposato per molto. Lo osservai per tutto il tempo. Nel mio volto si intravedevano già le imperfezioni della crescita, la mia pelle era ruvida, piena di pustole, ma il suo viso era privo di qualsiasi imperfezione. Avevamo entrambi dodici anni, eppure il suo volto era puro come quello di un neonato. Con i polpastrelli della dita accarezzai la sua guancia bianca e liscia come il marmo asciugandogli le lacrime. E poi era bello. Era bellissimo. Perché lo stavo pensando? Non potevo immaginare o pensare una cosa del genere. Eppure ci pensavo. Quando riaprì gli occhi io ero ancora lì, ad aspettare che si fosse svegliato, poi lo accompagnai a casa, fino alla porta "Grazie Sam. Non dovevi." Mi sussurrò prima di entrare. "Dovevo." Risposi. Lui fece un discreto sorriso, il meglio che potesse fare "Sei il mio migliore amico Samwise Gamgee." Io annuii "Andrà tutto bene." Promisi. Lui abbassò lo sguardo annuendo e rientrò in casa. Dopo due settimane, mi arrivò la notizia che Frodo era stato definitivamente adottato da Bilbo che lo avrebbe tenuto sotto la sua custodia e promise simbolicamente ai genitori di proteggere il ragazzo finché avrebbe potuto. Io avrei voluto che tutto tornasse alla normalità, che Frodo e io avremmo giocato di nuovo insieme, ma il suo dolore era ancora troppo forte e l'unica cosa che poteva fare era sorridere e fingere che tutto andasse bene, per non farmi preoccupare, ma io sapevo cosa lo tormentava, così a volte lo consolavo come potevo, ma capii che niente sarebbe tornato come prima. Potevo solo aspettare che il suo dolore si sarebbe placato col tempo.

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Capitolo 6
*** 5. ***


Era ormai passato un anno dalla morte dei genitori di Frodo, avevamo tredici anni. Mio padre mi disse che i soldi non bastavano per pagare le spese e tutto il resto, così chiese di andarmi a trovare un lavoro come giardiniere. Ma era difficile. Gli Hobbit hanno la passione per le piante e i fiori e la maggior parte di loro amava occuparsi loro stessi del giardino. L'unico che accettò la mia proposta fu il signor Bilbo. Mi disse che doveva scrivere un libro e Frodo era sempre a gironzolare di qua e di là, così accettai volentieri. Sarei diventato il giardiniere personale di Frodo Baggins e la cosa mi eccitava. Dalla morte dei genitori, Frodo era molto cambiato. Bilbo diceva che era la crescita, ma io ne dubitavo. Fino all'anno prima era la personcina più dolce e gentile che avessi mai conosciuto, il suo passatempo preferito era leggere ai piedi di un albero. Finiva un libro in due giorni, non sapevo come faceva, ma il solo guardarlo concentrato nella lettura mi rendeva felice. Invece in quel momento mi sembrava simile a Merry e Pipino. Si divertiva sempre di più con loro, si cacciava nei guai, era diventato il giovane hobbit più vivace di tutta Hobbiville. Il suo cambiamento non mi andava molto a genio, i guai non portavano ad avvenimenti positivi, così decisi di dirglielo. Ci stavamo rincorrendo verso il nostro affluente preferito, come ogni giorno, poi ci fermammo su una collina con il fiatone. Sam, Mi chiamò. Lo guardai. "Domani io, Merry e Pipino andiamo da Maggot." "A fare che?" sapevo già cosa andavano a fare. "Prendiamo in prestito qualche ortaggio." Poi rise "Merry e Pipino prendono troppo, glielo detto. Io mi accontento di qualche carota. Vieni con noi." "Frodo...io non sono d'accordo." Lui si accigliò. "Questo è rubare." Continuai "E anche se è divertente, Maggot non è d'accordo." Lui sapeva benissimo che era scorretto, si voltò verso l'orizzonte "Lo so, Sam. Ma io non ho più niente da perdere ormai." Sapevo di cosa stava parlando, così poggiai una mano sulla sua spalla "Frodo." Sussurrai. Guardandolo con la coda dell'occhio vedevo che cercava di trattenere le lacrime, stringendo i denti. "Ho un idea." Dissi all'improvviso e lui mi guardò interessato "Perché invece di andare dal povero Maggot andassimo dai Sackwille?" Lui trasalì "Come?! Non da loro. Ogni volta che da piccolo passavo da loro mi cacciavano dicendomi che ero figlio di una sciagurata! I miei erano sempre gentili e disponibili e quelli gli sbattevano la porta in faccia. Mia madre diceva sempre di scegliere di essere gentili...e io lo sono stato per dodici anni, ma ho visto troppa ingiustizia." "Bene. Ragioni in più per vendicarsi di loro." Sogghignai. Lo feci riflettere e alla fine fece il mio stesso sogghigno "Sai Sam...non è una cattiva idea." Rubare degli ortaggi dai Sackwille sembrava un impresa impossibile. Avevano un cane da caccia, centinaia di trappole per tutto il campo e soprattutto i loro perfidi nipoti che picchiavano Frodo quando era piccolo. Ma noi eravamo più scaltri. Io, Frodo, Merry e Pipino organizzammo tutto, avevamo previsto ogni cosa, o almeno era quello che speravamo. Stranamente, io ero d'accordo nel partecipare. Anche io volevo vendicarmi, per Frodo. Ci dirigemmo ai confini di Hobbiville. Davanti alla loro casa si ergeva un enorme campo di grano, e superato il campo c'era il nostro obbiettivo: Gli ortaggi. Saranno stati cento metri quadrati di buone verdure e noi non volevamo farcele scappare. Ci posizionammo all'inizio del campo di grano "Pronti?" Sussurrò Merry. Noi annuimmo tutti. "Pronto Frodo?" "Pento Sam. Ora ci divertiamo." Al via di Pipino, partimmo veloci per superare il campo. Ogni tanto intravedevo il mio migliore amico tra gli alti steli, ci guardammo all'unisono e sorridemmo, poi continuammo a correre. Superammo finalmente il campo, pronti per la seconda mossa. Merry diede un occhiata al cane dicendoci che non era nei paraggi, così attaccammo. Merry e Pipino erano velocissimi a cogliere gli ortaggi, Frodo faceva pratica e io, inesperto, ne riuscii a raccogliere solo tre. Proprio nell'istante in cui stavo per raccogliere il quarto, sentimmo il forte abbaiare del cane dei Sackwille. Ci aveva visto. "Correte! Svelti!" Gridò Pipino e subito ci addentrammo nel campo. Il cane ci seguì e per buona misura puntò proprio su di me, dato che ero il più grosso. Ero pessimo nella corsa, mi avrebbe sbranato, mi dimenavo negli steli di grano cercando di trovare l'uscita, quando all'improvviso sentii una mano afferrarmi con così tanta forza da farmi cadere "No lasciami! Lasciami!" Gridai, ma quando aprii gli occhi vidi Frodo che con un dito sulla bocca cercava di zittirmi "Sono io Sam! Ora silenzio. Stai fermo." "Stare fermo?! Così ci sbrana più facilmente!" "No fidati!" Sembrava sicuro "Ora...non muoverti." Si portò nuovamente il dito sulle labbra e stemmo in silenzio. Dopo un instante non sentii più il cane abbaiare mentre si rintanava nella sua cuccia "Te lo avevo detto." Mi sorrise Frodo. "Come lo sapevi?" Gli domandai. "Ho così paura dei cani che mi sono letto tutti i libri su di loro e come uscire incolumi da uno feroce così." Mi complimentai con lui, anche se mi veniva un po' da ridere, poi riuscimmo a trovare Merry e Pipino qualche stelo più in là di noi e ce ne andammo battendoci il cinque "È stato fantastico!" Gridò Pipino. "Ce l'abbiamo fatta? Ce l'abbiamo fatta davvero?!" Chiesi io ancora con la sudarella. "Vedi Sam? Hai visto che adrenalina?" Mi domandò Frodo. "Be...in effetti mi sono davvero divertito." Ammisi. Non riuscimmo più a trattenerci dalle risate, così ci buttammo a terra per il mal di stomaco dato che non riuscivamo più a smettere di ridere. Per festeggiare andammo tutti a casa di Pipino e cucinammo tutte le verdure dei Sackwille che avevamo preso. "Ormai siamo uomini!" Commentò Merry con un boccale in mano "È inutile che rimandiamo. Brindiamo alla nostra vittoria!" Andò in cucina e uscì con quattro boccali di birra. "Abbiamo solo tredici anni." Commentai io e vidi Frodo annuire. "Come volete." Merry alzò le spalle "Io ci do dentro!" Senza avere il tempo di fermarlo si era già sgolato un boccale intero. Pipino strinse i denti e fece lo stesso. Io e Frodo rimanemmo a bocca aperta "Un bicchiere che sarà mai?" Mi guardò Frodo. Io alzai le spalle e presi un boccale da Merry. "Pronto Sam?" Mi domandò Frodo. "Se lo sei tu." Dissi e un instante dopo ci sgolammo anche noi un boccale intero. Non so il perché, ma avevo voglia di un altro e poi di un altro ancora...e uno soltanto dopo. Neanche Frodo resistette alla tentazione e solo un ora dopo eravamo tutti e quattro ubriachi. "Avrei voluto vedere le facce dei Sackwille!" Gridò Pipino ridendo. "Quei bastardi se lo meritavano!" Esclamò Merry finendo l'ennesimo bicchiere. "Merry! Le parole!" Lo sgridò Frodo che aveva le guance più rosse delle fragole di bosco, poi si mise a ridere a crepapelle e tutti noi lo seguimmo. "Le parole, Merry! Siamo ancora bambini!" Lo presi in giro io e ridemmo ancora. "Ragazzi..." ci chiamò all'improvviso Pipino facendoci smettere di ridere "Siamo ubriachi come quelli del pub!" Gridò e ci mettemmo a ridere di nuovo. Io non ne potevo più, mi cominciava a far male lo stomaco, ma non potei fare a meno di ridere per ogni singola stupidaggine che usciva dalle nostre bocche. All'unisono ci alzammo sui tavoli e cominciammo a ballare e a cantare come matti. Dopo un altro quarto d'ora vomitammo tutto quello che ci eravamo bevuti, ma almeno tornammo in noi. In quel momento eravamo seduti sulle poltroncine della casa di Merry "Beh ragazzi, ora mi sento meglio." Dissi. "Anche io." Commentò Frodo "Non penavo che l'alcol facesse così male." Aveva un discreto sorriso sul volto, le sue guance ripresero il colore rosato normale. "Già." Disse Pipino "Almeno non ci ha visto nessuno." Dopo un altra chiacchierata, il tempo per smaltire completamente l'alcol, riprememmo la strada di casa. Pipino sarebbe rimasto da Merry a dormire, così io e Frodo eravamo di nuovo da soli. Non ci eravamo accorti che il sole era già tramontato da un po' e la notte non mi piaceva. "Vuoi che ti accompagno fino a casa?" Domandai a Frodo. "Non ce ne è bisogno Sam. La Contea è il posto più sicuro del mondo." La sua battuta gli si rivolse contro, in quel momento. Davanti a noi, nell'oscurità apparirono dei giovani hobbit come noi. I nipoti dei Sackwille, più altri tre loro amici. "Bene, bene. Guarda chi si rivede." Disse uno di loro. Io mi misi subito davanti a Frodo pronto a proteggerlo "Andate via. Voi non abitate qui." "Già. Ma ho sentito da mia zia, la mia povera zia che quest'oggi è stata derubata." Mi venne un groppo in gola "Mi spiace per lei." Dissi. "Davvero Gamgee?! Mi sembra strano visto che il nostro vicino vi ha visti scappare dal campo con la refurtiva!" Si avvicinarono ancora di più a noi, ma io non volli cedere, anche se ci avevano intrappolato bene. Frodo mi afferrò il polso. "Ora la pagherete!" Erano troppi e noi non sapevamo come difenderci. L'unica cosa da fare era scappare "Frodo corri!" Gridai e ci dirigemmo nella direzione opposta. Il cuore mi martellava nel petto, dopo un po' cominciai a sentire la fatica "Forza Sam! Corri!" Gridò Frodo prendendomi per la mano. Eravamo troppo lenti per loro, difatti ci raggiunsero e ci circondarono prima che noi potessimo accorgercene. "Andate via! Lasciateci in pace!" Gridai, ma inutilmente. La metà puntò su di me e l'altra su Frodo. Vidi il mio amico buttato a terra come un sacco e uno dei nipoti che lo atterrò con un pugno sullo stomaco. Allungai la mano per fermarli, ma ricevetti solo un pugno sul naso. Frodo si dimenava come poteva, io facevo lo stesso, ma ricevemmo solo schiaffi e altri pugni. All'improvviso, nella notte, vidi una forte luce, come quella del sole che sorgeva, ma non era possibile. I Sackwille ci lascarono impauriti e osservarono fino a che vedemmo una figura gigantesca avvicinarsi "Andate via e lasciate i ragazzi!" Ordinò. La sua voce tuonava come una tempesta imminente, ma io non ebbi paura. Riconobbi la voce del mago Gandalf, ci stava salvando. I Sackwille non se lo fecero ripetere due volte e fuggirono a gambe levate. Subito aiutai Frodo ad alzarsi, non eravamo messi male "Grazie Gandalf!" Disse Frodo. "Qualche secondo prima sarebbe stato meglio..." dissi d'istinto, ma me ne pentii subito "V-volevo dire..." "Stai tranquillo mastro Gamgee." Mi interruppe Gandalf  "Hai proprio ragione. Ora sarà meglio rientrare." il mio naso perdeva sangue e avevo dei graffi sul viso, lo stesso per Frodo, ma fortunatamente più lieve. Gandalf mi ospitò a casa Baggins per disinfettare le ferite, mentre lui andava ad avvisare mio padre. Intanto io e Frodo ci sistemammo in salotto e Bilbo preparò fasce e disinfettante "Guardate che vi hanno fatto..." borbottava "Quei Sackwille. Non la smetteranno mai, ne loro ne i nipoti. Poveri i miei ragazzi." Frodo lo tranquillizzò "Va tutto bene Bilbo, davvero. Non c'è da preoccuparsi. Noi stiamo bene." Bilbo sorrise e si sedette con riluttanza, mettendosi le mani in tasca. All'improvviso sentimmo un rumore assordante proveniente dalla cucina "Oh! Il tè!" Esclamò Bilbo e subito e corse nella stanza. Non si accorse però che dalla sua tasca scivolò qualcosa di luccicante che cadde a terra come se pesasse molto di più. Io e Frodo ci avvicinammo e vedemmo che era solo un anello "Bilbo si sposa per caso?" Scherzai io, ma Frodo non rise "È d'oro." Disse. "C-credo di si. E allora?" "È buffo. Perché tenere un anello in tasca?" "Non saprei proprio." Appena voltai lo sguardo verso quell'anello mi sentii strano, diverso. Avrei voluto prenderlo, tenerlo per me...mi attirava a sé. Allungai una mano per afferrarlo, quando sentii la voce di Bilbo gridare il mio nome "Lontani! State lontani! È mio!" Si avventò verso di noi, la sua fronte cominciò a sudare e in fretta riprese l'anello. Frodo fece un passo indietro e io lo imitai volentieri. Bilbo capì che ci eravamo spaventati, così rimise velocemente quell'anello in tasca e il suo volto si alleggerì "Non avrei mai voluto che lo vedeste. Questo non è un...non è un semplice anello." Frodo si avvicinò a lui "Bilbo, che cos'ha quell'anello?" Bilbo guardò suo nipote con aria frustrata e preoccupata "Non devi saperlo Frodo, non ancora." Quel non ancora mi puzzava, ma continuai ad ascoltare. "Voi non lo avete mai visto." Ci ordinò "Non dovrete parlarne con nessuno, mi avete capito?!" "Si!" Rispondemmo in coro. "Bene." Senza dire altro Bilbo si ritirò velocemente nella sua stanza tenendo la mano in tasca. Io e Frodo rimanemmo in silenzio per un po', ma non durò molto "Che cosa significa?" Mi domandò. "Meglio non curiosare." Borbottai io. "Io vorrei sapere invece. Sembrava una cosa..." "Pericolosa." Conclusi "E non dovremmo averci niente a che fare. Dico bene?" Lui annuì con riluttanza e prese le fasce e il disinfettante "Vieni Sam, ti disinfetto io." "Posso farlo da solo." "Non ti far pregare, forza!" Sorrise. Si avvicinò al mio volto e appoggiò delicatamente l'ovatta su uno dei graffi sulla mia guancia, successivamente cominciò a tamponare "Ti faccio male?" Sussurrò. Il suo alito sapeva di ciliegia, forse come le sue labbra. "No, non ci riusciresti nemmeno." Sorrisi e contagiai anche lui. "Sai Sam, possiamo dire che questa sia stata una piccola avventura." "Cosa?" Non sapevo il perché, ma i miei pensieri in quel momento erano sull'anello. "Dai Sackwille. Siamo stati bravi." "Hai ragione." "Dove ti hanno colpito?" "C-credo solo in volto. Esce ancora sangue?" "Si è fermato, per fortuna. E a me?" "Beh..." notai che aveva una lieve ferita sulla testa, così anche io presi un ovatta imbevuta di disinfettante, mi avvicinai al suo viso e tamponai delicatamente"Ecco. Ora non esce più." Sussurrai. Non appena finimmo di curarci, i nostri occhi si incrociarono e fu come se il tempo si fermasse. Credevo di essermi perso dentro quei suoi grandi occhi blu, non riuscivo a distogliere lo sguardo. Di scatto afferrai entrambe le sue mani senza nemmeno sapere il perché. Lui si alzò di scatto e mi lasciò "È tardi." Disse tutto d'un fiato "Forse è meglio che torni a casa." Io rimasi deluso, ma non sapevo il perché. Perché avrei dovuto rimandare deluso? Da cosa? "I-io...si, vado." Presi la giacca e mi diressi velocemente verso la porta. Lo guardai un ultima volta prima di uscire. Era teso come una corda di violino, in piedi vicino al caminetto, io lo stesso. Avevo l'impressione che il suo cuore battesse alla mia stessa velocità, uscii di corsa non sapendo più che pensare e chiusi la porta. Ma cosa stava succedendo là dentro? Non capivo, non volevo capire. Mentre mi dirigevo verso casa in tutta fretta, con strani pensieri per la testa, non guardando davanti andai a sbattere contro qualcuno. Io ricevetti la sua testa sul petto e l'altro cadde a terra. Non appena misi a fuoco vidi dei voluminosi capelli biondi e ricci, era una ragazza "Mi dispiace. Non guardavo." Dissi e in fretta la porsi una mano "Non importa. In realtà neanche io stavo guardando." In quel momento ci guardammo. Aveva forse la mia età ed era di una bellezza particolare, due piccoli occhi verdi e delle guance paffute. "Non ti ho mai vista ad Hobbiville." Le dissi. "Mi sono trasferita qui con la mia famiglia da poco. Abitavo al Decumano sud." "Oh, ho capito." Ci guardammo imbarazzati e io cercavo in tutti i modi di non arrossire. "Beh...ora vado e scusa ancora!" Mi disse sorridendo. "Ehm si, si anche io vado. Ciao!" Ci sorridemmo imbarazzati un ultima volta e ci congedammo. All'improvviso mi girai di nuovo "Ehi!" Gridai e lei si girò "Sono Samwise comunque." Lei sorrise ancora "Io sono Rosie. Rosie Cotton."

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Capitolo 7
*** 6. ***


L'incontro con quella ragazzina cambiò le mie carte in tavola. Il giorno dopo, al posto di andare a trovare Frodo come quasi ogni giorno, andai al mercato. Di solito mio padre mi mandava a fare la spesa ogni settimana, ma quella volta ci andai di mia spontanea volontà. Volevo trovare la giovane Hobbit di nome Rosie Cotton, magari avrei potuto conoscerla meglio. Il mercato di Hobbiville era sempre pieno di persone. Tutti volevano avere l'esclusiva sui prodotti più freschi e convenienti. La cercai inutilmente per mezz'ora, sapevo già di non trovarla, eppure ci speravo. Per mia fortuna, ad un tratto sentii una vocina simile a quella che sentii il giorno prima, mi girai e intravidi la ragazza che cercavo, intenta a prendere dei pomodori. Immediatamente la seguii, ma poi persi in coraggio. Cosa avrei potuto dirgli? La osservai mentre si incamminava a casa sua, fino a che non chiuse la porta. Poi non la vidi più. Sospirai e me ne tornai indietro. Samwise Stupido! Dovevo chiamarla, sembrava gentile, cosa ci voleva a dire solo il suo nome? Rosie. Rosie. Rosie. "Chi è Rosie?" Quella voce mi fece trasalire. Il mio migliore amico era accanto a me con le mani incrociate al petto "Allora Sam?" Sorrise. "Ma nessuno. Chi può essere? N-nessuno." Mentii, ma sapevo già che non mi avrebbe creduto. Il suo viso si avvicinò al mio quasi che i nostri nasi potessero toccarsi, aveva un sogghigno spiritoso "Il mio migliore amico...si è innamorato!" "C-cosa?! Io?! Assolutamente no!" "Oh te lo dico io Sam! Stai balbettando, sei rosso come un pomodoro e storci il naso. Tu storci sempre il naso quando menti." Cavolo, mi conosceva davvero bene. Cominciammo a passeggiare per i sentieri di Hobbiville "Beh io...ho conosciuto una ragazza." I suoi occhi si illuminarono "Lo sapevo! E lei com'è?" "beh lei è molto carina. Ha quei riccioli biondi e...porta dei nastri violetti sui capelli. Ma non me ne sono innamorato. Non la conosco nemmeno." Solo in quel momento mi ero accorto che stavo fantasticando e volevo smettere. Frodo invece mi guardava maliziosamente "Mio caro Sam, tu sei veramente cotto. Perché non ci vai a parlare?" "Oh no, non posso. Finirei per dire stupidaggini." "Se non ci proverai mai, non scoprirai mai cosa sia l'amore." "Perché tu lo sai?" Mi guardò seriamente, poi abbassò lo sguardo "Io non mi sono mai...ecco, innamorato. Come i miei genitori per esempio. N-non credo che l'amore sia fatto per me." "Oh andiamo, prima o poi tutti si innamorano. Di giovane ragazze ne è pieno ad Hobbiville, magari potresti interessarti ad una di loro come...come lo è stato per me." Lo guardai e lui arrossì "Nah! Preferisco stare con i miei amici." Rise e mi diede una pacca sulla spalla "E comunque ho visto dei pasticcini appena sfornati dalla cucina di tua zia." "Che aspettiamo allora?" "A chi fa prima!" E ci mettemmo a correre spingendoci l'un l'altro. A letto, la sera, pensai all'amore. Cominciai a farmi delle domande, ma non riuscivo a trarne delle risposte. Andai nella camera di mio padre e saltai sul suo letto "Samwise! Mi hai spaventato. Che ci fai qui?" "Papà. Io volevo sapere...delle cose." "Oh per tutta Hobbiville, sono quelle domande vero? Immagino che tu sia pronto, ora che sei curioso." "Io volevo sapere cosa sia l'amore." Scandii ogni singola parola. Mio padre sospirò "Beh...l'amore è forse il sentimento più forte che noi possediamo. Quando ci si innamora di una persona, ci si sente diversi, vorresti quella persona accanto, per a-abbracciarla e..." "Baciarla?" "Esatto. Figliolo dimmi, ti sei innamorato di una donna?" Arrosii lievemente "Non lo so. Io non ho mai provato questo strano sentimento. Non so a cosa porta." "Beh...tu con questa ragazza, ecco vorresti stare con lei? Vorresti baciarla?" "Io non lo so! Vorrei solo parlarci, diventarci amico magari. Non penso a questa cose...che schifo." Mio padre rise "Allora non sei ancora pronto per l'amore e quando lo sarai...lo capirai da solo." "Stai dicendo che quando vorrò baciare una persona, allora mi sarò innamorato?" Io non sapevo praticamente nulla sull'amore e mio padre sembrò prendere la mia domanda in modo esilarante "Diciamo di si." Preferii interrompere lì il discorso, così tornai a letto, ma non riuscii ad addormentarmi a causa di tutti quei pensieri sull'amore. Ripensai a Rosie Cotton, al suo adorabile vestito, ai suoi nastri, ai suoi riccioli biondi, assomigliavano a quelli di Frodo. Frodo, il mio migliore amico, la persona che c'era sempre stata per me. Riuscii ad addormentarmi solo pensando al suo viso. Passò un anno da quando conobbi Rosie Cotton e in tutti quei mesi non ci parlai neanche una volta. Avevo capito che non ero ancora pronto per quelle cose di cui mi aveva parlato mio padre, così io, Frodo, Merry e Pipino, ritornammo a giocare come sempre. Avevamo tutti quattordici anni. In quel momento stavamo escogitando un piano per andare nuovamente dai Sackwille a prendere qualche ortaggio. Io non ero d'accordo, quel cane mi aveva messo una forte paura, anche Frodo aveva timore dei cani, ma era molto più coraggioso di me. Così alla fine mi unii a loro. Non c'era traccia dei Sackwille o dei loro nipoti, per questo ripercorremmo il campo di grano e ci volle poco per prendere degli ortaggi freschi. Sfortunatamente quel giorno non prestammo troppa attenzione al cane dei Sackwille e quando ce ne fummo accorti era troppo tardi. Il cane era in libera circolazione e anche dietro di noi. Si mise ad abbaiare così forte che quasi persi l'udito. Ci mettemmo subito a correre, Merry e Pipino davanti a tutti, Frodo davanti a me e io dietro e affannato come sempre. I due cugini riuscirono ad uscire facilmente dal campo e ad un tratto Frodo sparì. Il cane stava inseguendo proprio me e guardando dietro non riuscii a vedere una radice che avevo davanti, così inciampai sbattendo il mento sulla terra. Mi girai immediatamente con il sudore che mi bagnava le tempie. Il cane era di fronte a me, i suoi denti come rasoi e io stupido indifeso, aspettavo che mi mordesse, incapace di muovermi. Chiusi gli occhi nell'istante in cui il cane saltò per mordermi, ma non sentii nulla al mio corpo, solo qualcuno che all'improvviso tirò un sasso al cane e si girò velocemente. Non mi guardò neanche e si mise a correre verso la sua nuova preda. Mi alzai di scatto, ma non riuscii a vedere nulla oltre agli steli che mi circondavano, poi all'improvviso un grido. Era la voce di Frodo. Corsi con tutta la velocità che mi era rimasta in corpo fino a raggiungerlo e quando finalmente lo trovai, il cane se ne era andato e lui era ferito ad una gamba. "Frodo! Oh mamma, che cosa ho fatto?!" Gridai accasciandomi a lui. Frodo piangeva dal dolore e io non sapevo cosa fare. Cominciai a gridare aiuto fino a che a raggiungerci furono Merry e Pipino seguiti dal signore e la signora Sackwille. "Andate a chiamare Bilbo!" Gridai a Merry e Pipino e loro filarono via velocemente. I Sackwille ci guardarono con un orribile ghigno sul volto "Gli sta bene!" Gridò la signora "Così impara a rubare i nostri ortaggi." Poi borbottarono "Ho sempre odiato quel ragazzino." Riferendosi a Frodo. Io cercai di trattenere i nervi. "Va bene. Non lo faremo più, ma vi prego aiutatelo! Sta sanguinando!" Ero disperato, Frodo stava perdendo molto sangue dal polpaccio e io non avevo la più pallida idea di come fermare l'emorragia. "Ve la siete cercata stupidi Hobbit che non siete altro. Almeno se morirà andrà dai suoi amati genitori." Detto ciò se ne tornarono a casa. Erano le persone più avide e cattive che avessi mai incontrato, avrei voluto dargli un pugno dritto in faccia, ma in quel momento il mio primo pensiero era Frodo. Lui mi afferrò il polso "Sam..." sussurrò. "Oh Frodo, resisti. Ora arriverà Bilbo, andrà tutto bene, vedrai." Lui nonostante il dolore mi sorrise tra le lacrime che avevano invaso i suoi occhi "S-sto bene. Me la cavo." "No, non stai bene. Devo trovare un modo..." l'unica cosa che potevo fare un quel momento era portarlo via da quel labirinto di steli di grano. Così lo presi per la vita, tirandolo su e con tutta la forza che mi era rimasta lo portai fuori dal campo. Lui si reggeva al mio collo e il suo viso era parecchio vicino al mio. Percepii il suo profumo di menta, cercai di non arrossire quando i nostri occhi si incrociarono "Sam ce la fai?" Mi domandò cercando di alleggerire il suo peso. "Certo che ce la faccio, vedrai tra poco non ti farà più male." Lui mi sorrise amorevolmente "Grazie Sam. Tu ci sei sempre per me." "È stata tutta colpa mia. Tu non dovevi sacrificarti per me." "Non ti avrei mai lasciato lì, dovevo fare qualcosa." Si giustificò. Arrivammo alla fine del campo appena arrivò il carro di Bilbo tutto di corsa. "Ragazzo mio!" Gridò lui mentre si avvicinava a noi "Che cosa è successo?" Mi domandò. "Ne parliamo dopo, ora portiamolo a casa." Bilbo annuì e mi aiutò a far salire Frodo sul carro. Arrivando a casa facemmo sdraiare delicatamente Frodo sul suo letto. Bilbo ci disse di uscire, Merry e Pipino ubbidirono silenziosamente, ma io non avevo intenzione di lasciarlo "Samwise, vai. Adesso ci penso io." Mi rammentò Bilbo. "Devo darti una mano. E se..." "Non succederà nulla, ora vai ragazzo." Guardai Frodo che annuì facendomi stare di un briciolo più tranquillo e uscii con riluttanza. Camminavo avanti e indietro per tutta casa Baggins, ad un certo punto Merry e Pipino tornarono a casa dopo che gli diedi una strigliata di quelle toste. Anche se a pensarci bene era tutta colpa mia. Sempre io, lo stupido e goffo Samwise Gamgee che non si sa difendere da solo! Lui mi ha salvato dalle grinfie di quel cane e la sua ira ha dovuto prendersela il mio povero Frodo. Mi sentivo un inetto, un idiota, ero solo un combina guai. Non meritavo la sua splendida amicizia. Corsi subito verso la porta e me ne andai. Corsi, corsi e corsi fino ad arrivare al nostro affluente. Salii sulla collina più alta di Hobbiville e lì, tra le lacrime e il fiato corto, osservai il sole scomparire tra le montagne. Rimasi lì per ore guardando le stelle sopra di me. Ad un tratto sentii il rumore degli steli d'erba dietro la mia schiena. Mi girai e vidi Frodo avvicinarsi a me zoppicante con la fasciatura sulla gamba. "Frodo!" Subito mi alzai e lo feci sedere, per paura che non si reggesse in piedi "Che cosa ci fai qui?" "Ti cercavo. Sono sgattaiolato fuori dal letto. Pensavo che avessi fatto qualche stupidaggine." Mi sedetti accanto a lui "Mi dispiace così tanto." "Non è stata colpa tua Sam. Ma mia." "Tua?! Cosa centri tu?" "Io..." prese un bel respiro "Da quando sono morti i miei genitori pensavo che non avevo più nulla da perdere. Mi ero stancato di subire ed essere sempre così ingenuo con tutti." "Non eri ingenuo. Eri altruista. Lo sei ancora ma..." "Ma sono cambiato, Sam. Ho pensato egoisticamente. Rubando, cacciandomi nei guai. E il cane dei Sackwille mi ha fatto capire una cosa importante." "Che cosa?" "Preferisco essere gentile." Sorrise. E da lì finì la fase dell'hobbit più vivace di Hobbiville. Da quel giorno, io e Frodo tornammo gli Hobbit tranquilli che eravamo prima. Certo, eravamo cresciuti, ma la nostra voglia di esplorare alla ricerca di nuovi posti non era diminuita. "Sai, adesso che sono il tuo giardiniere personale dovrei chiamarti Padrone." Proposi al mio amico. "Padrone?" Lui rise "Mi fai sentire vecchio e ricco, Sam. Aggettivi che non mi descrivono affatto!" "Allora dovrai abituartici. Io ho deciso." Conclusi. Frodo non riuscì più a trattenere le risate e così nemmeno io "Non durerà, te lo dico io!" Sogghignò. "E io ti dico il contrario!" Risi, dandogli una pacca sulla spalla. "Allora? Adesso dove andiamo, Padron Frodo?" "Vedi quella collina laggiù?" Io annuii. "Chi arriva prima prepara una torta all'altro!" "Ma hai la gamba ferita!" "Cosa c'è? Pensi di potermi battere?" Sorrisi maliziosamente "Allora prepara gli ingredienti!" E ci mettemmo a correre.

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Capitolo 8
*** 7. ***


Angolo Autore: So che l'età adulta di un Hobbit si raggiunge ai 33 anni, ma ho preferito fare a modo mio, scrivendo che la maturità dei due ragazzi sarebbe arrivata ai 18 anni. Non odiatemi, ma non volevo impicciarmi con le varie età e date. Gli anni passavano in fretta nella Contea, avevamo diciassette anni e le differenze si notavano facilmente. I nostri corpi si erano allungati, le nostre voci cambiate, i nostri volti anch'essi. Ma non ce ne eravamo neanche resi conto poiché ogni giorno lo passavamo insieme da semplici amici, migliori amici, fratelli. Merry e Pipino non erano molto cambiati, erano i soliti combina guai di Hobbiville, ma la nostra amicizia non sarebbe finita sebbene non ci vedevamo così spesso. Io e Frodo invece, ormai cresciuti, passavamo le giornate tranquillamente, talvolta aiutavamo Bilbo con i lavori di casa. Io mi occupavo del giardino, Frodo invece si sedeva ai piedi di un albero a leggere, quando era libero. Si era letto ogni libro della libreria del signor Bilbo, così talvolta lo accompagnavo alla biblioteca di Hobbiville e lui prendeva in prestito un libro al giorno. Bilbo stava invecchiando e noi non eravamo più bambini, dovevamo farci da fare, così lo aiutavamo in casa. Mio padre mi affidava vari compiti e lo stesso valeva per Frodo. Ma quell'anno sarebbe stato ancora più faticoso, me lo sentivo. Il raccolto aveva fruttato parecchio, il meglio che avessi mai visto, perciò, mentre mio padre lavorava, io dovevo impegnarmi a raccogliere i frutti che ci aveva donato il buon racconto. Frodo era determinato a darmi una mano, anche se gli continuavo a dire che non c'era bisogno che lui si stancasse per quello che avrei dovuto fare io, ma la sua testardaggine ebbe la meglio e non potei fare a meno di esserne felice. Con lui il lavoro sarebbe stavo molto meno noioso. In quel momento eravamo nel campo di mio padre a raccogliere il grano e canticchiavamo canzoncine e filastrocche insegnateci da Bilbo per passare il tempo. La Via prosegue senza fine Lungi dall'uscio dal quale parte. Ora la Via è fuggita avanti, Devo inseguirla ad ogni costo Rincorrendola con piedi alati Sin all'incrocio con una più larga Dove si uniscono piste e sentieri. E poi dove andrò? Nessuno lo sa. La Via prosegue senza fine Lungi dall'uscio dal quale parte. Ora la Via è fuggita avanti, Presto, la segua colui che parte! Cominci pure un nuovo viaggio, Ma io che sono assonnato e stanco Mi recherò all'osteria del villaggio E dormirò un sonno lungo e franco. Voltato l'angolo forse si trova Un ignoto portale o una strada nuova; Spesso ho tirato oltre, ma chissà, Finalmente il giorno giungerà, E sarò condotto dalla fortuna A est del Sole, ad ovest della Luna. "Quanto mancherà secondo te, Sam?" Mi domandò Frodo, dopo aver raccolto più di metà dell'intero campo. Io diedi un occhiata veloce "Credo solo la parte più ad est, Padron Frodo." "Bene, allora posiamo quello che abbiamo raccolto finora e dirigiamoci dall'altra parte." Annuii e lo seguii. Una volta usciti dal campo ci togliemmo il sudore e dalle nostre fronti e decidemmo di riposarci per un po' all'ombra. Pranzammo e subito dopo Frodo si alzò di scatto "Forza Sam, non manca molto. Entro stasera avremmo finito, secondo me." "Va bene, ripartiamo." Frodo mi fece un sorrisetto malizioso e sapendo già cosa intendeva mi misi a correre verso il campo, lui lo stesso. Cacciò un grido di adrenalina mentre entravamo nel campo di grano e le spighe ci accarezzavano il corpo. Lo vedevo a stento a causa degli steli che ci coprivano, così la gara di corsa finì in una gara a chi trovava prima l'altro. Stesi le braccia verso l'esterno, sfiorando con i miei palmi le spighe di grano, poco dopo le dita di Frodo urtarono le mie e nostri polpastrelli stabilirono un contatto accarezzandosi l'un l'altro, mentre immaginavamo di volare ancor con i piedi per terra. Lui mi sorrideva, lo faceva sempre e quello era il momento della giornata che amavo di più. Quel suo sorriso poteva far sorgere il più bello dei soli all'alba. Ansi, era lui...lui era il sole che innondava di speranza e amore l'intera Contea e oltre. Quando le nostre dita si staccarono, seppure con riluttanza, lui si allontanò nascondendosi tra gli steli. "Padron Frodo! Ora ti trovo!" "Sam! Sono qui!" Gridava lui tra le risate, io seguivo la voce, ma Frodo se ne era già andato da lì. Continuammo per almeno cinque minuti fino a che trasalimmo entrambi nell'istante in cui le nostre schiene si toccarono e per lo spavento ci scaraventammo a terra. Frodo sopra il mio grembo e io sotto di lui. Scoppiammo a ridere come bambini, poi riprememmo fiato e tornammo seri "Ogni lavoro con te si trasforma in un gioco!" Affermai con un leggero sorriso sul volto. "Che ci puoi fare, è il prezzo da pagare per essere il mio migliore amico." Sorrise lui, tra i respiri profondi. Tornammo nuovamente seri, lui mi guardò tirando dietro di sé la testa ancora poggiata sul mio grembo. Io lo guardai a sua volta e mi venne una leggera, ma piacevole fitta allo stomaco al suo intenso sguardo. I suoi occhi erano più blu del solito. Il sole accarezzava il suo meraviglioso volto candido, ancora privo di imperfezioni, i suoi occhi colore del mare, le sue labbra rosse come come il sangue appena versato, i suoi riccioli castani che odoravano di menta, il suo sguardo innocente, ma allo stesso tempo fermo e seducente. Il mio cuore cominciò a battere più velocemente quando cominciò a sorridermi arricciando il naso, si avvicinò ancora di più al mio volto, era sopra di me. I nostri nasi a pochi centimetri di distanza. Non era la prima volta che succedeva, ma arrossii come ogni volta. Avevo una strana sensazione, una voglia matta di toccarlo, di tenerlo vicino al mio petto, di non lasciarlo andare via, ma cercai di scacciare quegli strani pensieri dalla mia testa. Ci scambiammo di posizione a causa di un calabrone che si era poggiato sui miei capelli, in quel momento lui era sdraiato sotto di me. "Sei cresciuto, Sam." Mi sussurrò squadrandomi. "Anche tu se è per questo." "Davvero?" "Oh si. Qui per esempio..." indicai con il mio dito la sua testa "Qui..." toccai il suo rigonfiamento sulla gola "Anche qui." Mi accostai al suo petto scendendo delicatamente sul basso ventre, arrivando all'inguine "E anche..." "Ho capito, basta!" Mi bloccò il polso e io trasalii. Lui si alzò di scatto ancora scosso dal mio funesto gesto, il che mi fece sentire ancora più stupido. "Torniamo a lavoro." Ordinò e cominciò a strappare le pannocchie di mais più velocemente di quanto avesse mai fatto. Mi vergognavo del mio gesto, ma che mi era preso? Mi sentivo strano quando lui mi guardava intensamente, pensavo sempre che aspettasse qualcosa, ma io non riuscivo a capire e cominciava a scoppiarmi la testa. In compenso il raccolto ebbe buon fine e per tutto l'inverno avremmo avuto cibo fresco a volontà. Era così tanto che molti chilogrammi lì vendemmo al mercato, e fu proprio lì che incontrai dì nuovo Rosie Cotton. La vedevo quasi ogni settimana quando scendevo al mercato per le commissioni, ma non ci parlavo mai. Ero troppo timido me ne vergognavo, ma non potevo farci niente. A volte ci salutavamo con dolci e aperti sorrisi, ma nulla di più. Ognuno di noi sembrava conoscere la vita dell'altro anche senza parlare. Ormai ci ero abituato a vederla solamente sorridere, così me ne tornai a casa, come ogni volta. Durante la strada verso casa, pensavo a quello che sarebbe stato l'anno successivo. Io e Frodo avremmo raggiunto la maggiore età e avevo un certo timore che lui volesse intraprendere viaggi come Bilbo, viaggi pericolosi. Mi ero affezionato sempre di più alle bellezze di casa nostra. Io e il mio padrone in quegli anni avevamo esplorato ogni angolo della Contea, arrivando persino al Decumano Sud-Est, vicino alla casa del misterioso Tom Bombadil di cui tutti avevano timore e stima. Avevamo incontrato lepri, volpi, persino qualche cervo, erano creature meravigliose. Un sogno che mi tenevo nel cassetto era incontrare gli elfi, si...ma allo stesso tempo avevo una certa paura a varcare i confini della Contea, invece il mio migliore amico era l'esatto opposto. Ogni volta che arrivavamo al confine lui guardava l'orizzonte, forse per scrutare quale mondo lo attendeva lì fuori e più il tempo passava, più io volevo tenerlo al sicuro all'interno della Contea, vicino a me, ma allo stesso tempo non avevo intenzione di tappargli le ali e volevo farlo volare dove lui sognava. Ogni volta che Gandalf il grigio partiva per non so dove, vedevo in Frodo un velo di tristezza dentro i suoi occhi, perché avrebbe voluto seguirlo, Bilbo mi disse che anche lui si stava affezionando alla Contea, ma il suo sogno di partire all'avventura era sempre dentro il suo cuore. "Il suo tempo verrà." Mi disse Bilbo mente mi offriva il tè a casa Baggins. Quella domanda mi accigliò "Cosa vorreste dire?" Domandai. "Non ne sono ancora certo...è solo un ragazzo dopotutto." Lui sembrava non ascoltarmi. "Di cosa state parlando?!" Trasalii quando vidi Bilbo mettersi una mano in tasca, ricordai dopo tanto tempo quel misterioso anello che lui teneva sempre al sicuro. "Io sono vecchio, Samwise. Ma non sono del tutto d'accordo di darlo a Frodo..." in quel momento fu come se Bilbo rinsanisse da un pensiero troppo profondo "Perché dovrei farlo? È mio giusto?! È mio...Samwise!" "Cosa?!" "Perché non vai a cercare quel ragazzo? Sta per tramontare il sole." Avevo l'impressione che Bilbo, in quel momento, non mi volesse tra i piedi o forse non voleva che ascoltassi un altra parola. Io non avevo capito nulla di quello di cui stava parlando, ma avevo la strana sensazione che centrasse quello strano anello. Annuii con riluttanza e uscii in cerca del mio padrone. Lo trovai dopo un quarto d'ora sopra la collina che si affacciava sul Brandivino che lentamente inghiottiva il sole. Era sdraiato a pancia in giù con i piedi all'aria, concentrato su una mappa. Era la Terra di Mezzo. Il suo sguardo cupo e concentrato mi preoccupò un poco "Padron Frodo." Dissi raggiungendolo "Cosa guardi?" "Guarda, Sam. Qui è dove abitiamo, la Contea. Hobbiville. Proseguendo verso ovest ci sono I Grigi Approdi, ma Bilbo non mi ha mai detto dove portino. Fuori dalla Terra di Mezzo, ho pensato. Ma perché uscirne?" Non lo avevo mai visto così concentrato su qualcosa, fortunatamente sembrava aver dimenticato quello che era successo al campo, poche ore prima "Invece ad Est c'è tutto un altro mondo! Guarda! Proseguendo verso le Lande del Sud si arriva al regno degli Elfi di Gran Burrone. Non è poi così lontano da noi. Poi..." indicava ogni luogo trascinando un dito sulla mappa "Superando le montagne Nebbiose si estendono le terre Selvagge, dove abitano i Raminghi del Nord. Il misterioso Bosco Atro! A Sud c'è il regno di Gondor...e di Rohan. Wow...come vorrei visitarli. Chissà che persone interessanti potremmo trovare." Io lo ascoltavo attentamente. Ad un tratto rise "Secondo me a te piacerebbe visitare Lòrien, dove ho sentito che abita una potente e bellissima Elfa di nome Galadriel. Ti vedo già innamorato, Sam!" Io arrossii un poco, mi fece ripensare per un attimo a Rosie Cotton, poi lo sguardo di Frodo si incupì ancora di più "E qui? Mordor. Bilbo non me ne ha mai parlato. Ho sentito da Merry e Pipino che sono luoghi oscuri, malvagi." "Per questo sarebbe meglio non andarci mai, se proprio vuoi esplorare tutta la Terra di Mezzo." Borbottai. "Si che lo voglio! Cioè...non a Mordor, ovviamente. Solo il nome mi fa venire i brividi, ma visitare tutta La Terra di Mezzo...oh Sam, sarebbe meraviglioso." "Io c-credo di si." In quel momento lo ascoltavo a stento, ripensavo allo strano discorso di Bilbo. Che cosa voleva dire? Pensavo all'incolumità del mio padrone. Lui doveva stare al sicuro, ma quello che Bilbo aveva detto non mi fece sentire quieto. Per niente. Io speravo con tutto me stesso che io e Frodo saremmo rimasti per sempre nella Contea, invecchiando insieme come fratelli e godendo di ogni lusso che la nostra casa ci offriva. Avremmo trovato moglie e fatto molti bambini, magari avrei potuto candidarmi come sindaco di Hobbiville, non sarebbe stato male. Ma più la nostra maturità si avvicinava, più vedevo quel futuro scomparire... No, non dovevo rattristarmi troppo. In fondo siamo stati nella Contea per tutto questo tempo, perché sarebbe dovuto cambiare?

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Capitolo 9
*** 8. ***


Il 6 di Aprile dell'anno successivo fu un gran giorno per me: avrei compiuto diciott'anni. E con questo voglio dire che avrei raggiunto definitivamente l'età adulta. Erano le sette del mattino e io ero ancora beato sotto la mia calda coperta a dormire, finché sentii qualcuno balzare sul mio letto, cominciando a strattonarmi. Quel qualcuno era proprio Frodo Baggins, tutto vispo e attivo come ogni giorno "Sam! Buon compleanno, Sam! Scendi da quel letto, pigrone di un Hobbit...sai che giorno è?!" Oramai mi aveva svegliato, anche se sarei rimasto volentieri nel letto un altro po' "Grazie Padron Frodo, sono felice che ti sei ricordato." Borbottai, stropicciandomi gli occhi ancora velati dal sonno. Lui si mise sopra di me come faceva sempre e quasi i nostri nasi si sfiorarono "Ma è naturale! Mi sarei dimenticato il compleanno del mio migliore amico?!" Io sorrisi, pungolandogli il naso e mi alzai. "Vestiti." Mi ordinò, mentre si accingeva verso la porta "Ti aspetto in salotto, fai in fretta!" Mi guardò maliziosamente e uscì di corsa, saltellando. Mi veniva da ridere vedendolo così euforico, così lo accontentai. Mi vestii velocemente, diedi una sistemata ai miei capelli color miele e uscii dalla camera. Percorsi il corridoio di casa mia e appena giunto al salone sentii gridare "BUON COMPLEANNO SAMWISE!" Da tutti quanti nella sala. C'era mio padre, ovviamente Frodo, poi Bilbo, Merry, Pipino, altri amici di mio padre che mi avevano visto crescere e per ultimo notai la famiglia di Rosie Cotton, insieme a lei che mi sorrideva come faceva sempre. Io rimasi più che sorpreso della sua presenza, tanto che non mi accorsi nemmeno che mi avevano appena fatto una festa a sorpresa. Frodo si avvicinò a me e mi diede una pacca sulla spalla, facendomi rinsanire "Sam, sei così sorpreso che non riesci a muoverti!" Disse sorridente. "I-io..."aveva ragione, non riuscivo nemmeno a parlare "Grazie a tutti!" Riuscii a dire, arrossendo un poco. Così iniziò la festa della mia maturità. Merry e Pipino bevevano e mangiavano in continuazione, mio padre non faceva altro che ringraziare tutti per la splendida festa. Bilbo canticchiava qua e là e io e Frodo chiacchieravamo come sempre, ma ogni tanto mi accingevo a dare un'occhiata a Rosie. "Chi ha organizzato la festa?" Domandai. "Proprio io, Sam!" Mi rispose Frodo. "Davvero? Lo hai fatto per me?" "Che domanda è? Certo! Sarai per sempre il mio migliore amico, Samwise Gamgee." Quella frase non mi fece sentire del tutto felice, ma non capivo il perché. Incrociai, poi, lo sguardo di Rosie Cotton e venni colto da uno strano coraggio. Volevo raggiungerla. "Puoi scusarmi un attimo?" Dissi a Frodo. "Dove vai?" Sorrise "Da Rosie, vorrei parlarci." Guardai il mio padrone, il suo sorriso si spense e invece della reazione di due anni prima stavolta mi guardò deglutendo, prima di distogliere lo sguardo "Certo, vai." Mi accigliai, non capivo che gli fosse preso. Non persi altro tempo e andai da lei. Il passo si fece pesante, pensai -Non balbettare, non balbettare- "C-ciao." Balbettai... "Ciao Samwise!" Disse lei "Buon Compleanno!" "Ehm g-grazie. E grazie di essere venuta." "Dovevo. Una volta nella vita si diventa maggiorenni, dico bene?" "Dici bene." Conoscendola era anche più simpatica di quello che mi aspettavo, e difatti chiacchierammo per tutta la mattina. La festa pertanto continuò per tutto il giorno fino a sera tardi. Si aggiunsero anche altre persone e diventò una vera e propria festa tutta per me. Ne ero davvero felice e mi divertii un sacco. La mia serata si concluse verso le nove di sera, dopo che tutti se ne andarono a casa propria ringraziando ancora me e mio padre per l'ospitalità. Salutai Rosie e per finire Frodo, che mi aiutò a mettere a posto. Ci accingemmo davanti la porta e lui si girò verso di me sorridendomi, non mi sarei mai stancato del suo dolcissimo sorriso "Buon Compleanno, Sam." Sussurrò, si avvicinò ancora di più e mi diede un bacio sulla fronte, un gesto che non mi aspettavo e sentii le mie orecchie diventare calde come il fuoco del camino. Mi guardò con un sorriso che sembrava un mix di emozioni, era felice per me, ma lui non si sentiva del tutto allegro. Uscì dalla porta e mi sentii lo stomaco attorcigliarsi. Era da un anno ormai che vedevo il mio amico cambiato. La sua amicizia verso di me si stava tramutando in qualcos'altro, qualcosa che ancora non capivo, ma sentivo che stava succedendo anche a me. Come sempre scacciai quei pensieri dalla testa e andai a letto. L'estate ad Hobbiville passò velocemente, e come me, anche Frodo quell'anno avrebbe raggiunto la maturità e la cosa mi preoccupava sempre di più. Quel giorno, che aspettava da quando lo conobbi, era arrivato. Sapevo cosa aveva intenzione di fare dopo la maturità: sarebbe voluto partire ad esplorare la Terra di Mezzo, come suo zio Bilbo, ed io ero molto in pensiero per questo. Anche se quel giorno era così eccitato che non mi parlò neanche una volta del suo futuro fuori dalla Contea, e per qualche motivo ne ero grato. Il 22 Settembre era anche il compleanno di Bilbo, perciò avrebbero festeggiato entrambi con una grandissima festa. Come mi disse Bilbo era una festa a lungo attesa. Si sarebbe festeggiata di sera, così mi presi del tempo per sistemare le piante e i fiori di casa Baggins, essendo il giardiniere. Frodo stava aiutando Bilbo in casa e li sentivo parlare del più e del meno, poi vidi il mio padrone uscire per mettere un'insegna e quando mi vide mi salutò con la mano e rientrò in casa. Subito dopo lo vidi uscir di nuovo con un libro in mano. Adorava leggere, e si diresse verso il bosco "Padron Frodo!" Lo chiamai e lui si voltò "Aspetto Gandalf! Dovrebbe arrivare tra poco. Intanto ho questo per passare il tempo." E indicò per l'appunto il libro. "Allora ci vediamo dopo." Dissi "Sistemo ancora un po' le piante prima del suo arrivo." Lui annuì e saltellò verso il bosco. Era così esilarante vederlo correre in quel modo, sembrava il bambino di sei anni che avevo conosciuto la prima volta. Distolsi lo sguardo e mi concentrai sul mio lavoro. Dopo la sudata che mi ero fatto, decisi di andare al pub a trovare il mio amato Gaffiere (che ovviamente era mio padre) e mi scolai un boccale di birra insieme a Merry e Pipino. Non vidi Frodo per tutto il giorno, poiché di quei tempi amava starsene da solo, ai piedi di un albero a leggere; persino il giorno del suo compleanno. Ma la cosa che aspettava di più era l'arrivo di Gandalf. Lui ci era molto affezionato e ormai era molto tempo che non si faceva vedere nella Contea. Frodo lo invidiava perché poteva andarsene dove più gli piaceva. Lo capivo. Finalmente il sole tramontò e la festa di compleanno di Frodo e Bilbo ebbe inizio. Erano già tutti lì, anche se non conoscevo proprio tutti. Molti erano amici di Bilbo provenienti persino dalla Terra di Buck.  Il tutto era organizzato in uno spazio molto aperto, la rugiada bagnava gli steli d'erba, c'erano molti tavoli imbanditi di ogni prelibatezza che si potesse immaginare nella Contea, gli Hobbit ridevano, ballavano e si divertivano. Lasciai Merry e Pipino combinare qualche guaio mentre io mi sedetti ad un tavolo fumando erba pipa. Aspettavo Frodo, ma del festeggiato non c'era ancora traccia. Non me ne preoccupai, Frodo era sempre stato un po' ritardatario; a quanto pare anche il giorno del suo compleanno. Ad un tratto vidi arrivare anche la famiglia di Rosie Cotton, lei sempre radiosa e sorridente. Non potei fare a meno di sorridere anch'io, ma preferii non avvicinarmi. Frodo arrivò proprio quando stavano cominciando i balli e lo vidi addentrarsi nella folla e cominciare a muoversi come sapeva fare meglio. Molte ragazze avevano un debole per lui, gli stavano appiccicate come sanguisughe cercando di toccarlo mentre ballavano, ma Frodo sembrava non essere interessato alla cosa. Io sorridevo divertito in un angolo con la mia pipa ancora in bocca. Ad un tratto vidi Rosie cominciare a ballare e i miei occhi brillarono solo a vederla muoversi. Aveva i soliti nastri violetti tra i suoi voluminosi capelli color miele e la sua gonna che metteva in evidenza i suoi fianchi sinuosi. Devo riconoscerlo, era davvero carina. Avrei voluto chiederle un ballo, ma sapevo benissimo che non lo avrei fatto. Così mi girai di spalle verso il tavolo, quando all'improvviso sentii la voce squillante del mio migliore amico che diceva "Avanti Sam! Guarda che ti ho visto." Io lo guardai. "Chiedi a Rosie di ballare!" Io spostai lo sguardo sulla ragazza e un brivido di imbarazzo mi percorse la schiena "Credo che mi scolerò un altra birra." Risposi con scherno, ma Frodo mi afferrò per le spalle "Oh no caro mio! Buttati!" E senza nemmeno accorgermene mi ritrovai mano per la mano con Rosie Cotton che era più vicina che mai al mio volto. Sentii Frodo ridere a crepapelle dietro le mie spalle, avrei voluto sgozzarlo, ma allo stesso tempo abbracciarlo per il gesto di buttarmi avanti. Ballare con Rosie Cotton era una delle cose più inaspettate e imbarazzanti della mia vita, ma ne ero felice. "Balli bene, Samwise!" Gridò per farsi sentire tra la folla. "Anche tu! Molto più di me." Ridemmo insieme e alla fine della musica ci facemmo l'inchino a vicenda. "Vado a prendere da bere." Disse "Mi accompagni?" Annuii compiaciuto e la seguii. Diedi un occhiata veloce dietro di me, per vedere la faccia di Frodo, sicuramente maliziosa, ma non lo vidi da nessuna parte. Scrollai le spalle e continuai a seguire Rosie. Quando era giunta l'ora del discorso di Bilbo, noi tutti ci mettemmo seduti, io vicino a Rosie e notai Frodo su un tavolo qualche metro più in là, con il fiatone per quanto aveva ballato. Non prestai molta attenzione al discorso, poiché sentivo il profumo di Rosie invadere le mie narici. La osservavo con la coda dell'occhio con un discreto sorrisetto sul volto, aspettando che Bilbo finisse di parlare. Ad un tratto però, la sua voce non si sentì più, ma mille altre si alzarono con un boato di stupore. Alzai lo sguardo, ma di Bilbo non c'era nessuna traccia. Era sparito, eppure un attimo prima mi ero giurato di vederlo lì. Frodo aveva una faccia perplessa, Gandalf si allontanò dalla festa e le persone cominciarono a bisbigliare qualcosa. Dopo pochi minuti la festa riprese come se niente fosse accaduto, ma io volevo andare da Frodo che era ancora seduto su quel tavolo con una faccia confusa "Padron Frodo?" Lo chiamai e lui si voltò. "Io...devo andare." "Dove?" "Da Bilbo, quello che ha fatto non è una cosa che si vede tutti i giorni." "Ti accompagno." "No Sam, non voglio rovinarti la festa. Rosie è così felice di vederti." "Ma è la tua festa!" "Va tutto bene, Sam." Senza dire altro, si diresse velocemente a casa sua. In quel momento avevo due scelte davanti: passare la serata con Rosie Cotton o andare a vedere cosa diamine fosse successo alla famiglia Baggins. Notai Rosie che chiacchierava felicemente con altri Hobbit, così sospirai. Avevo capito cosa dovevo fare e non volevo lasciare Frodo da solo, ma le mie intenzioni furono bruscamente interrotte dall'avvento di Merry e Pipino che mi saltarono addosso "Che cosa fate voi due?!" Strillai. "Hai visto che ha fatto Bilbo?!" Domandò Merry. "Io non ho visto nulla, per questo non credo a quello che dice Merry!" Obbiettò Pipino. "Sempre tra i piedi state voi due!" Ribattei io "Non saprei, neanche io ho visto molto." Vidi Pipino fare una faccia vincitrice a Merry. "Comunque ho visto Frodo molto turbato." Continuai. "Dov'è andato?" Chiese Merry. "A casa a capire cosa fosse successo. Mi ha detto di non raggiungerlo." "Forse è meglio così." Disse Pipino "Lascia risolvere i loro problemi tra zio e nipote, vedrai che domani tutto ritornerà come sempre è stato." La sua ultima frase me la ripetei nella testa una dozzina di volte sperando che fosse stato davvero così, ma sentivo che da quel giorno tutto sarebbe cambiato. Il giorno dopo mi alzai presto, ma non vidi Frodo per tutta la mattina. All'ora di pranzo decisi di bussare a casa sua, che non mostrava segni di vita. "Padron Frodo? Ci sei?" Dovetti bussare una decina di volte prima che la porta si aprisse. Ma il mio sorriso si spense vedendo il mio padrone. Indossava gli stessi vestiti del giorno della festa, sotto i suoi occhi azzurri si estendevano due occhiaie nere. Non aveva dormito per tutta la notte, dedussi. "Padron Frodo?" Mi accigliai "Va tutto bene?" Lui mi guardò negli occhi "Io..." riuscì comunque a sorridermi "Si, certo. Perché non dovrebbe?" "Sembri strano. Perché non hai dormito?" Sentivo che una parte di lui voleva dirmelo e un'altra parte che non aveva intenzione di coinvolgermi. "Puoi dirmelo. Sono il tuo migliore amico." Lui prese un bel respiro e distolse lo sguardo "Bilbo se n'è andato." "Come? Perché?" "Mi aveva già accennato che lo avrebbe fatto, ma non ci avevo mai creduto davvero." "E dove è andato?" "Non lo so. Gandalf non me lo ha detto esplicitamente." Mi accigliai. Avevo l'impressione che aveva altro da dirmi. "Mi ha lasciato anche..." ma la sua voce si spense prima che potesse dirmi la verità. "Cosa?" Lo incalzai. "I suoi averi. E casa Baggins...o-ovviamente." Si, aveva decisamente tralasciato un dettaglio importante, ma dedussi che in quel momento non aveva voglia di parlarne, così lasciai stare. "Oh certo." Ci guardammo per un po', lui con il fiato sospeso finché parlò "Beh, io ho delle cose da fare qui a casa, perciò..." "Si, a-anche io." Mentii. "Bene, allora ci si vede Sam." "Si, ci si vede." Mi accigliai nuovamente. Senza dire altro, Frodo richiuse la porta e un silenzio mortale invase Casa Baggins, lasciandola priva di vita.

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Capitolo 10
*** 9. ***


Passarono tre mesi dalla partenza di Bilbo e da quella strana conversazione con il mio padrone, ma in quei mesi sembrava essere tornato tutto alla normalità. Frodo ritornò il solito solare Hobbit di sempre e io ne ero molto felice, seppure non avevo ancora compreso il perché fosse stato così scosso quel giorno. Pensai che forse era solo triste della partenza del suo amato zio Bilbo, ma sentivo che c'era dell'altro. Quel giorno io e Frodo lo passammo scappando dalla realtà della Contea a raccontarci storie sdraiati sull'erba, a parlare di semplici stupidaggini, perché a noi piaceva così. Il sole al tramonto nella Contea era il paesaggio più meraviglioso che avessi mai visto e non lo avrei voluto passare con nessun altro, se non con Frodo. In quel momento eravamo sulla collina più alta di Hobbiville ad ammirare il sole sprofondare tra le montagne, che ci sembravano vicine, ma erano più lontane di quando potevamo aspettarci. Io e Frodo cominciammo a sentire la stanchezza di una lunga giornata fuori casa e scrutavo i suoi occhi che ogni tanto si chiudevano. A quel punto buttò la testa delicatamente sul mio grembo e io arrossii sorridente. "Tu non sei stanco, Sam?" Mi sussurrò. Io cominciai ad accarezzargli i capelli mentre inserivo le dita tra i suoi riccioli. "Un pochino. E tu?" "Molto." Rise, poi sospirò "Mi manca Bilbo. Mi sembra di aver perso un altro genitore." "Forse lui doveva partire, forse non si sentiva a casa." "Come si può non sentirsi a casa nella Contea, Sam? Neanche Gandalf ha voluto darmi spiegazioni." Anche io avrei voluto capire, non conoscendo molto bene né Bilbo, né Gandalf, ma sapevo che tutto aveva un nesso con le avventure del Signor Bilbo. In quel momento non avevo molta voglia di pensarci. Avere Frodo sul mio grembo mi faceva soltanto venire le farfalle nello stomaco e non avevo intenzione di rovinare quel momento. I suoi capelli profumavano sempre di menta, e mentre osservavo le sue labbra rosee, avevo la strana sensazione di volerle toccare. Osservai le sue palpebre chiuse che non mi davano la possibilità di vedere quell'azzurro che quasi mi accecava. Osservai le sue mani e scrutavo le vene ricche di sangue che facevano battere il suo cuore pieno di onestà, gentilezza e altruismo. E lo tenevano in vita. Osservai il suo corpo coperto dai vestiti. Osservavo il suo tutto e non volevo smettere. Poi lui riaprì gli occhi e mi sorrise come faceva sempre, e fu allora che scrutai anche i suoi denti bianchi. Una sua mano finì sulla mia guancia e le sue parole furono come miele che mi cadeva delicatamente sulle labbra, invadendo ogni centimetro della mia bocca "Mio caro Samwise Gamgee..." Io lo guardai sorridendo e lui mi squadrò il viso dai capelli al mento imitando il mio stesso dolce sorriso. Non c'era bisogno di dire altro. In quel momento eravamo noi due da soli contro il mondo e avrei voluto tanto che restasse per sempre così. Ma non avrei mai immaginato che quello sarebbe stato l'ultimo tramonto che avrei visto nella Contea per molto tempo. Quando si fece buio io e Frodo decidemmo di raggiungere Merry e Pipino al pub, che ovviamente erano già ubriachi persi. Io mi sedetti a fumare l'erba pipa, mentre i miei amici danzavano e cantavano intrattenendo gli altri clienti di mio padre. Non mi aveva detto che aveva assunto come cameriera Rosie Cotton e un improvviso rossore invase le mie guance. Ci guardammo ogni tanto come facevamo praticamente dalla prima volta che ci conoscemmo, e tutto finiva lì. Era mezzanotte passata quando decidemmo di rientrare. Accompagnai Frodo fino a casa sua, come sempre "Buonanotte Padron Frodo." Lo salutai. "Notte Sam." Rispose lui rincasando, mentre io proseguii per la mia strada. Non appena arrivai alla soglia di casa mia, mi ricordai che erano due giorni che non innaffiavo le piante del mio Padrone. Mi ero occupato delle mie per tutto il giorno precedente a causa delle erbacce che avevano infestato il terreno e mi ero completamente dimenticato di occuparmi dell'altro giardino, nonché il mio lavoro. Corsi immediatamente a casa Baggins con l'annaffiatoio in mano, ma non avevo intenzione di disturbare Frodo, così mi misi a lavoro cercando di non creare fracasso. Una volta davanti le finestre di casa Baggins, mi accorsi che Frodo non era da solo e riconobbi subito la voce tonante di Gandalf. Non doveva essere affar mio, eppure mentre annaffiavo le piante non potevo fare a meno di ascoltare quello che si stavano dicendo. Appena Frodo pronunciò la parola "Mordor?" Il mio cuore perse un battito. Non conoscevo a fondo quella terra, ma mi dissero che era la dimora del male. Probabilmente bastò questo particolare per non voler sentire altre spiegazioni su di esso. Dopodiché accostai l'orecchio alla finestra per sentire il seguito "Nella lingua corrente si dice..." diceva Gandalf "Un anello per domarli tutti. Un anello per trovarli, un anello per ghermirli e nell'oscurità incatenarli." Non avevo la più pallida idea di cosa stesse dicendo, ma quella parola...Anello...mi riportò indietro nel passato, quando io e Frodo avevamo solo tredici anni. Nel momento che Bilbo perse quello strano Anello dalla tasca che mi faceva uno strano effetto a vederlo. Si poteva riferire a quello? Avevo voglia di ascoltare ancora. Parlarono di quell'anello, che fu forgiato a Mordor in una specie di vulcano che Gandalf chiamò Monte Fato. Il suo padrone era Sauron. Io e Frodo da piccoli avevamo già sentito quel nome. Bilbo ci raccontò che era il re di quella terra malvagia, ma non era un pericolo per noi diceva, poiché era stato sconfitto tremila anni prima. Io e Frodo all'epoca non ce ne preoccupammo naturalmente, per questo sentii Frodo dire "È stato annientato. Sauron è stato annientato." E mi si attorcigliò lo stomaco quando sentii le parole di Gandalf "No, Frodo...L'anima di Sauron ha perdurato e al nemico manca ancora una cosa che gli dia la forza per abbattere ogni resistenza e ogni difesa che gli altri popoli della Terra di Mezzo hanno cercato di placare, per secoli. Gli manca l'unico Anello. Quello che adesso è nelle tue mani." Quelle parole mi fecero salire un groppo in gola e sentii il sangue gelarsi nelle mie vene. Gandalf stava dicendo cose che non facevano parte della mia mente poco esperta e perciò non capivo. L'unica cosa che riuscii a comprendere era l'imminente pericolo. E ovviamente tra tutte le persone della Terra di Mezzo che potessero esistere, un arma letale era nelle mani del mio povero padrone. Bene...proprio bene. Continuai ad ascoltare. "Questo Anello." Continuò Frodo "Come è finito da me?" "Oh Frodo, questa sarebbe una storia così lunga che non finirei di raccontarla neanche al prossimo solstizio. Devi sapere soltanto che Bilbo ne ha avuto possesso nella caverna di Gollum e per anni lui lo ha custodito, fino ad arrivare a te." "Gollum." Ripetè Frodo attentamente "È un pericolo?" "Si...e no." Le parole di Gandalf mi confondevano più di quando ero ubriaco e mi chiedevano di prendermi cura delle piante, ma sentivo che il discorso non era finito. "Frodo." Lo chiamò Gandalf "Sauron non dovrà mai trovare l'anello, potrebbe mettere fine a tutte le creature viventi nella Terra di Mezzo. E l'anello...lui vuole essere trovato." "Va bene." Li sentii alzarsi dalla tavola "Nasconderemo quest'anello, non ne parleremo mai più. Nessuno sa che è qui, vero?" Sentii solo silenzio. "Vero Gandalf?" Ripeté Frodo. "No, Frodo..." Mi sentii un nodo alla gola e un grosso peso sullo stomaco, preoccupato per il mio Padrone. Gandalf dichiarò che la creatura Gollum fosse a conoscenza della posizione dell'Anello e, dopo esser stato torturato dai servi di Sauron enunciò due parole fondamentali, che avrebbero messo in pericolo la vita di Frodo. "Contea...Baggins! Ma questo li condurrà qui!" Gridò Frodo e un istante dopo ordinò a Gandalf di perdere l'anello. Lui rifiutò spudoratamente dicendo che una volta preso in possesso non lo avrebbe più voluto lasciare andare. Io pensai che potesse causare lo stesso effetto a Frodo, ma lui sembrava non comportarsi in modo differente. "Cosa devo fare?" Domandò il ragazzo e il mio stomaco si attorcigliò pensando che il mio povero padrone doveva fuggire per nascondere quell'anello. No, non potevo accettarlo, non volevo. Per la rabbia e la preoccupazione mi alzai di scatto colpendo in pieno una lampada con la spalla. Di colpo mi accasciai a terra per non farmi scoprire, anche se invano. Il bastone di Gandalf mi colpì in testa e un attimo dopo una mano mi afferrò e mi scaraventò sul tavolo, all'interno della casa. "Per diamine Samwise Gamgee! Stavi origliando per caso?!" Urlò Gandalf premendo una mano sul torso. "Non origliavo niente, signore. Davvero. Mi ero solo dimenticato di annaffiare le piante del Padron Frodo." "Credo sia un po' tardi per annaffiare le piante, non credi anche tu? Hai sentito il discorso?" Ribatté il mago. "Per sbaglio ho sentito delle cose..." borbottai. "Cosa hai udito?! Parla!" "N-non erano cose molto importanti...c-credo. Ho sentito di quello strano Anello e del pericolo imminente che potrebbe provocare la fine del mondo, ma..." Alzai la testa verso Frodo che a stento riusciva a trattenere una risata "Padron Frodo. Ditegli di non farmi del male, o di trasformarmi in una strana bestia." Bofonchiai con il labbro tremante. Frodo sorrise "Non ti farà del male, non potrebbe mai." Gandalf imitò il sorriso di Frodo e mi poggiò a terra. Io non potei fare a meno di chiederlo "Signor Gandalf...Frodo dovrà partire? Per dove? Non sono riuscito ad ascoltare tutto e..." le parole mi morirono in bocca, poiché avevo appena confessato di aver origliato. Il sorriso di Frodo si spense "Non ho altra scelta, Sam. L'Anello non è al sicuro qui, non più. E non ho intenzione di mettere in pericolo gli Hobbit...e soprattutto te." Poggiò una mano sulla mia spalla. All'improvviso mi sentii mancare l'energia e scossi la testa. "Non so per quanto starò via...ma starò bene." Io caddi in ginocchio ai piedi di Frodo, incapace di tenerlo al sicuro nella Contea. Gandalf mi si avvicinò. "Alzati, Sam! Ho in mente una soluzione migliore. Qualcosa per tenerti la bocca chiusa e punirti per aver ascoltato." Sentii nella sua ultima frase un tono sarcastico e divertito "Partirai con Frodo." A quelle parole balzai in piedi come un cane invitato a fare una passeggiata "Si! Certo che vengo con te! Ma ero così sconvolto che non mi era venuta in mente una simile soluzione!" Frodo sorrise a trentadue denti "Potrai vedere gli elfi, Sam! Sicuramente ne incontreremo qualcuno!" Volevo saltare di gioia, ma mi trattenni. Scrissi velocemente una lettera a mio padre per spiegargli la mia partenza, mentendo su alcune cosucce, e pochi minuti dopo avevamo lasciato Hobbiville. Successe tutto troppo alla svelta...così velocemente che non mi accorsi nemmeno che stavo lasciando la mia adorata Contea.

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Capitolo 11
*** 10. ***


Non avevo mai lasciato davvero casa mia. Io e Frodo adoravamo esplorare, ma la verità è che avevo timore delle terre sconosciute. Non avevo mai visto altre forme di vita oltre agli Hobbit e agli animali che dimoravano nella Contea. Frodo invece, pur tenendo un grande fardello in tasca, sembrava determinato a portare l'anello fuori dai confini di Hobbiville. La prima notte di viaggio, quando Frodo si addormentò, Gandalf volle scambiare due parole con me. "Non sarà facile, Samwise." Cominciò "Soprattutto per Frodo. Non ha idea del fardello che sta portando." Deglutii "Sono pericolose immagino, le persone che lo stanno cercando." "Non solo loro. Dentro quell'anello è racchiusa l'anima di Sauron. Quel fardello potrebbe cambiare quel ragazzo...in modi che non conosciamo nemmeno." "Farò di tutto per proteggerlo!" Esclamai deciso. Gandalf mi sorrise discretamente "Non perderlo, Samwise..." Mi accigliai "Certo, come potrei?" Il suo sorriso si spense "Ricordi alla festa di Bilbo?" Guardai il terreno e ripensai allo strano avvenimento di Bilbo che sparisce nella folla all'improvviso. Annuii. "Promettimi che non lo perderai, Sam." "Lo prometto!" Il giorno dopo Gandalf si congedò nei pressi della Terra di Buck dicendoci che sarebbe partito per discutere dell'Anello con un altro stregone, suo amico, chiamato Saruman, e che ci avrebbe raggiunto a Brea, precisamente in un locale chiamato "Il Puledro Impennato" per decidere le sorti di quel fardello. "Non è un compito difficile." Dissi a Frodo mentre procedevamo. "Non lo è." Confermò lui "Dobbiamo solo arrivare a Brea. Poi se ne occuperà Gandalf, presumo." Lo raggiunsi "Secondo te Padron Frodo, incontreremo degli Elfi?" Lui annuì"Abbiamo delle probabilità, si." Camminammo per molte ore senza mai fermarci, ma quando arrivammo ai confini della Contea, il mio cuore mancò di un battito, quindi mi fermai. "In questo punto. Da qui non sono mai stato così lontano da casa mia." Frodo si girò verso di me, raggiungendomi "Non avere timore, Sam. Forza." Mi diede una pacca sulla spalla e io ripresi a camminare con riluttanza. Ci lasciammo alle spalle diciotto anni della nostra vita passati in quei posti, e per la prima volta, li stavamo abbandonando. Guardai l'orizzonte, pensai a chi avevo lasciato: mio padre, la mia casa, Rosie Cotton, i miei amici. Poi guardai il mio padrone e il tutto sembrò meno doloroso. Ero con lui, una delle persone più importanti della mia vita, il mio migliore amico...e non potevo essere più felice. Ci accampammo appena il sole tramontò. Frodo si mise a fumare erba pipa, mentre io cucinavo delle buone e succulenti salsicce in padella. All'improvviso sentii la sua voce sussurrare il mio nome, poi sorrise "Gli Elfi dei boschi!" Mi alzai velocemente senza fare rumore e corremmo verso dei melodiosi canti poco distanti. Ci affacciamo da un cespuglio e intravedemmo gli Elfi dei boschi in una lunga fila. Emanavano un intensa luce blu, guardai Frodo per vedere quella luce invadere i suoi occhi azzurri, poi spostai nuovamente lo sguardo verso gli Elfi. Una parte di me voleva raggiungerli, ma sapevo già che non lo avrei fatto. "Lasciano la Terra di Mezzo." Sussurrò Frodo. "Perché dovrebbero lasciare la loro terra?" Domandai. Lui scrollò le spalle, ma intravedevo nei suoi occhi una strana malinconia "Non lo so, Sam...non lo so." Il giorno dopo, appena il sole sorse, ci incamminammo nuovamente verso Brea. Ormai non mancava molto, forse saremmo arrivati verso sera, mi disse Frodo. Brea era il penultimo posto che avrei voluto visitare nella Terra di Mezzo, certo l'ultimo era Mordor, ma Brea non era meglio. Gli uomini che abitavano lì non erano molto civili e noi eravamo due Hobbit piccoli di statura e indifesi. Avevo timore, ma avrei protetto Frodo fino alla fine. Quei pensieri vennero interrotti dalla scomparsa del mio padrone. Eravamo in un campo di grano, mi guardai intorno ma di Frodo nessuna traccia "Padron Frodo?" Lo chiamai, ma niente. "Frodo!" Gridai e a quel punto lui comparve velocemente davanti a me, girando l'angolo. Io mi ripresi sospirando "Credevo di averti perso." "Di che stai parlando?" Si accigliò lui. "È una cosa che mi ha detto Gandalf." "Cosa ti ha detto?" "Non devi perderlo, Samwise Gamgee." Ripetei le parole di Gandalf "E non voglio farlo." Lui sorrise "Sam, siamo ancora nella Contea, che mai potrà accadere?" Non riuscii nemmeno a percepire l'istante in cui due tizi ci assalirono buttandoci a terra. Mi alzai di scatto e vidi Merry e Pipino con tanto di ortaggi rubati in mano. Li guardai sorpreso ma allo stesso tempo con frustrazione "E levatevi!" Dissi, spostandoli da me. "Ma guarda chi c'è? Sam!" Esclamò Merry. "E Frodo! Guarda Merry, è Frodo Baggins!" Lo squadrò Pipino. "Si, Pipino! Lo vedo!" Ribatté il cugino "Cosa diamine ci fate quaggiù?!" "Beh noi..." mormorò Frodo, ma le parole gli morirono in bocca. "Non sono affari vostri." Intervenni io. "Come volete. Ma è meglio scappare adesso." Borbottò Pipino. Io e Frodo ci accigliammo e un attimo dopo sentimmo il signor Maggot gridare per gli ortaggi rubati. "Avete rubato di nuovo al vecchio Maggot!" Gridai. "Correte!" Ordinò Merry e tutti filammo a gambe levate, Pipino mi lanciò delle verdure e io ero insicuro se lasciarle per terra o correre via insieme ad esse. Vidi tutti che se n'erano già andati, così mi misi a correre con tutti gli ortaggi in mano. La nostra fuga durò molto poco a causa mia che, per guardare indietro, non mi accorsi che i miei amici si erano fermati, quindi andai a sbattere contro le loro schiene finendo per rotolare assieme fino ai piedi di una collina. Appena mi ripresi aiutai il mio padrone ad alzarsi, poi aiutai quei combina guai di Merry e Pipino a raccogliere gli ortaggi caduti a terra. "Meglio toglierci dalla strada, ragazzi." Esclamò Frodo, ma io ascoltavo a stento, togliendomi la terra dai vestiti. "Nascondetevi! Presto!" Gridò all'improvviso e ci condusse velocemente sotto la radice di un albero "Cosa c'è?" Sussurrai, ma lui mi mise un dito sulla labbra. Il mio respiro si fece più affannoso quando sopra di noi si erse una figura incappucciata, in groppa ad un cavallo nero come la pece. Non riuscivo a decidere chi fosse più inquietante dei due, anche se non riuscivo a scrutare l'intera figura per intero. Quando Frodo tolse il dito dalle mie labbra, lo guardai e lo vidi più bianco del solito. Le sue orbite si rigirarono all'indietro e dalle sue dita spuntò l'Anello. Se lo rigirava nelle mani, e solo quando se lo stava per infilare al dito io lo strattonai ferocemente e lui lo mise subito via. Non appena il pericolo fu passato ci alzammo confusi, ma il più disorientato fra tutti era sicuramente Frodo, vedendolo bianco come un cadavere. Preferimmo non dare spiegazioni a Merry e Pipino per non coinvolgerli ulteriormente, ma loro sembravano decisi ad accompagnarci. "Quei brutti ceffi neri sono ancora in giro!" Esclamò Pipino. Merry si avvicinò a Frodo con il volto ancora turbato "Frodo che cosa voleva da noi? Stavano cercando qualcosa? O qualcuno..." Frodo lo guardò negli occhi "Io e Sam dobbiamo raggiungere la città di Brea." Sussurrò cambiando discorso. Merry annuì "Il ponte sul Brandivino, prendiamo una barca." Non appena finì la frase udimmo nuovamente il verso di quei cavalieri neri e un brivido mi percorse la schiena. Capii che ce n'era più di uno. "Dobbiamo andare! Quanta strada manca?!" Gridai. "Seguiteci!" Esclamarono all'unisono i due cugini e ci mettemmo a correre verso il Brandivino. Sfortunatamente uno dei cavalieri neri ci intercettò mentre fuggivamo e cominciò ad inseguirci. Finalmente raggiungemmo la barca, ma Frodo non era ancora arrivato "Frodo!" Gridai. "No! Andate!" Gridò lui, ma io non volevo saperne di lasciarlo lì, nelle mani di quell'essere "Forza!" Gridammo tutti, mentre il cavaliere nero estrasse un enorme spada, puntandola dritta verso il mio padrone. Pipino slacciò velocemente le redini e la barca cominciò ad allontanarsi. Frodo con un balzo riuscì a salire su di essa proprio quando vedevo la speranza abbandonarci. Lo afferrai per la vita e ci buttammo abbracciati sulla barca. Il pericolo era passato, ma una parte di me non voleva staccarsi da Frodo. Le mie mani erano ancora sulla sua vita e lo stringevo forte a me. La sua testa era sul mio petto, il suo respiro terribilmente affannato, il suo battito cardiaco veloce, anche lui sembrava non voler staccarsi da me. In quell'istante tutto sembrò non avere più importanza. Eravamo insieme e non c'era cosa più bella. Il sole era tramontato da due ore ormai e finalmente vedemmo in lontananza le luci della città di Brea. Si mise a piovere e tutti noi ci inzuppammo di acqua dalla testa ai piedi. Non appena ci fecero entrare localizzammo Il Puledro Impennato ed entrammo nella locanda con velocità. Tutto sembrava più grande...anzi lo era, eravamo noi quelli piccoli. Eccetto Gandalf, in vita mia non avevo mai visto gli uomini e la prima impressione che ne ebbi fu davvero orribile. Gli uomini di Brea erano brutti, rozzi e sporchi. Assomigliavano molto ai delinquenti che io e Frodo immaginavamo quando eravamo piccoli. Il mio padrone preferì non rivelare il suo vero nome in quelle circostanze a causa di quei cavalieri neri. "Gandalf ci aveva detto che lo avremmo trovato qui." Sussurrai quando ci sedemmo. La mia testa non arrivava al tavolo, perciò ci diedero sgabelli più alti, un po' umiliante in realtà. "Arriverà." Rispose lui senza nemmeno guardarmi. Il suo sguardo si spostava di tavolo in tavolo e solo dopo anche io notai quello che stava guardando lui. Gli uomini di quella locanda ci osservavano in un modo bizzarro, molto inquietante. Con la coda dell'occhio spostai lo sguardo su Frodo che sembrava preoccupato "Andrà tutto bene." Gli dissi. "Queste persone sono strane. Perché ci guardano così?" Sussurrò. Io deglutii quando uno di loro si avvicinò al nostro tavolo traballando. Era già bello ubriaco. Si sedette accanto al mio padrone senza pudori e lui si scostò avvicinandosi velocemente a me. La mano di Frodo afferrò la mia e solo dopo che quell'uomo sorrise maliziosamente mi accorsi che entrambi stavamo tremando. "Siete così piccoli." Sussurrò. Il suo alito sapeva di birra e pesce, il suo volto sembrava folgorato dalle rughe "Così giovani, così terribilmente adorabili." Quelle parole mi fecero attorcigliare lo stomaco. Perché mai stava dicendo quelle cose? "Venite con me! Ci divertiamo..." Appena la sua grande mano toccò la coscia interna del mio padrone, a Frodo scappò un grido soffocato e io sbottai tirandolo fuori dal tavolo. Quel momento che non riuscivo a comprendere venne interrotto dalla voce di Pipino che gridava il nome di Frodo ai quattro venti. Frodo sembrò riprendersi, mi guardò per un momento con il volto sudato e si precipitò da Pipino, ma nell'instante successivo inciampò sullo stivale di un uomo e poi successe di tutto. Tutto in un solo instante. L'Anello si sollevò in aria e per afferrarlo, Frodo allungò la mano ma esso si infilò inspiegabilmente nel suo dito e un attimo dopo non era più lì. La mia testa non si era mai spostata così velocemente, lo cercai dappertutto, sotto ogni sedia, ogni tavolo, ma del ragazzo non c'era nessuna traccia. "Sam!" Gridò improvvisamente Merry facendomi trasalire. "Dov'è Frodo?!" Dissi. "Lo ha preso un uomo! Lo ha portato al piano di sopra!" Avevo il cuore in gola, ripensai a quell'uomo dalle brutali intenzioni, così seguito da Merry e Pipino corsi più veloce che potevo quasi inciampando per le scale. Merry afferrò un candelabro, Pipino una scopa e io mi limitai a tendere i pugni. Entrammo in ogni stanza fino a quando sentimmo la voce di Frodo all'interno dell'ultima in fondo al corridoio. Irrompemmo all'interno spalancando la porta "Non lo toccare, gambe lunghe!" In quel momento era l'unico insulto che poteva uscirmi dalla bocca. L'uomo brandiva una lunga spada, ma la rinfoderò appena ci vide. Non era il tizio del tavolo, era un uomo molto più affascinante "Risoluto piccolo Hobbit." Mi sorrise discretamente, poi si rivolse nuovamente verso Frodo come se non avesse molto tempo per le presentazioni. Ci riferì che era stato mandato da Gandalf in quanto lui aveva avuto un contrattempo e che ci avrebbe scortato lui. Ci spiegò che quei cavalieri neri erano chiamati Nazgul, cercavano l'anello e avrebbero ucciso chi lo porta. Io non potevo sentirmi più infelice, avrei preferito portare io quello stupido Anello per non far correre al mio migliore amico un pericolo tanto grande. Il giorno dopo, lasciata Brea, ci incamminammo con quest'uomo chiamato Granpasso verso Gran Burrone, uno dei regni degli Elfi della Terra di Mezzo e io mi sentivo emozionato, ma non ero ancora del tutto sicuro che potevamo fidarci di questo Granpasso. "Sei sicuro che sia dalla nostra parte, Padron Frodo?" Domandai avvicinandomi a lui. "Non abbiamo molta altra scelta, e poi un servo del nemico sarebbe stato più gentile e servizievole." La sua dedizione aveva senso per cui cominciai a fidarmi anche io. Per la notte ci accampammo sopra uno dei colli delle Colline del vento chiamato anche semplicemente Colle Vento. Frodo si addormentò quasi subito, mentre io, Merry e Pipino cucinammo dei pomodori avanzati dal furto degli ortaggi di Maggot. Accendemmo un fuoco e aggiungemmo i pomodori nella padella "Dovrebbero essere pronti." Esclamò Pipino "Allora buon appetito!" Disse Merry. Io spostai lo sguardo su Frodo "Non dovremmo svegliarlo per farlo mangiare?" Domandai. "Lascialo dormire, se li mangerà dopo." Concluse Merry. Riuscii a mangiare solo un pomodorino poiché Frodo si svegliò mettendosi a gridare "Che cosa fate?! Spegnete il fuoco! Ci possono rintracciare così! Spegnetelo, spegnetelo!" Io non ci avevo affatto pensato e mi sentii in colpa per questo, soprattutto quando sentimmo gli orribili striduli dei Nazgul che correvano verso Colle Vento. In quel momento mi resi conto che non esistevano creature più sfortunate di noi. Di corsa brandimmo le spade che ci donò precedentemente Granpasso e ci dirigemmo fin sopra il punto alto del colle. Non avevo mai usato una spada, e se Granpasso non fosse tornato in tempo quei Nazgul ci avrebbero fatto in mille pezzi. Ci mettemmo schiena contro schiena con le spade in alto sperando che non ci raggiungessero, ma non appena li vidi avvicinarsi mi salì un groppo in gola, nel mentre il cuore mi martellava incessante nel petto. Erano nove, nove cavalieri neri. Non li avremmo mai sconfitti da soli, ma non avevo intenzione di arrendermi. Appena uno di questi puntò la spada contro il viso del mio padrone io mi buttai in avanti con la spada ben salda, ma in pochi instanti mi aveva già scaraventato cinque metri più in là. Merry e Pipino fecero la mia stessa fine. Presto capii che non gli interessavamo affatto. Tutti circondarono Frodo con le spade puntate contro di lui, ma l'unica cosa che il mio padrone riuscì a fare fu indietreggiare, finché non inciampò a terra. Non avrei permesso che lo uccidessero, quindi corsi verso i Nazgul e riuscii a catturare l'attenzione di tre di loro. Merry e Pipino mi imitarono e per un po' riuscimmo a tenerli a bada, finché all'improvviso non sentii un grido di dolore. Mi girai verso la voce, ma davanti al Nazgul non c'era nulla. Il suo pugnale, però, era imbrattato di sangue rosso. Sbiancai quando vidi Frodo riapparire dal nulla con il sangue che gli colava dalla spalla sinistra "Frodo!" Gridai e lo raggiunsi velocemente. Nel frattempo sopraggiunse Granpasso in nostro aiuto per combattere contro i Nazgul. Io mi chinai su Frodo che boccheggiava "Oh Sam..." mi strinse forte la mano e lì scoppiai a piangere. "Guardami!" Gli ordinai, afferrandolo per le guance. Era freddo come il ghiaccio e i suoi occhi mi guardavano a vuoto "Andrà tutto bene! Non mi lasciare...ti prego." Singhiozzavo e non riuscivo a smettere. Avevo fatto di tutto per proteggerlo, ma non era servito. Sentivo la sua forza vitale abbandonarlo, il suo battito che stava diminuendo. Lui continuava a boccheggiare come se non avesse aria nei polmoni. No, non potevo permetterlo "GRANPASSO!" Gridai, incapace di fare qualsiasi cosa. Mi rivolsi nuovamente verso Frodo "Cosa faccio? Ora cosa faccio?!" Mi ripetevo tra i singhiozzi e l'unica cosa che feci fu scoprire la ferita. Sul suo petto cominciò a scivolare il sangue che sgorgava da essa. La sua bocca cercava di pronunciare qualcosa, ma sembrava non uscire nessuna parola "Cosa devo fare, Padron Frodo?" "Sam...guardami. T-ti prego." sussurrò. La sua bocca si socchiuse, il suo busto si alzò avvicinandosi al mio corpo fino a che il suo viso fu a pochi centimetri dal mio, mentre la sua mano sporca di sangue imbrattava i miei capelli accarezzando la mia nuca. Non capivo che cosa avesse intenzione di fare. Forse non lo avrei mai compreso, ma più il suo corpo si avvicinava al mio, più il mio cuore batteva velocemente. Ci fu un istante in cui sentii che le sue labbra stavano per toccare le mie, ma non accadde nulla di tutto ciò e non comprendevo il perché ci stavo pensando. Prima che Frodo potesse compiere qualunque cosa aveva intenzione di fare, il suo corpo stanco si accasciò a terra, la sua mano seguì il suo fianco lasciando la mia testa e la luce lasciò i suoi occhi.

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Capitolo 12
*** 11. ***


Frodo era gravemente ferito e io non riuscivo a spannare i miei occhi dalle lacrime. Quando Granpasso riuscii a far fuggire tutti i Nazgul ebbe tempo per medicare il mio padrone, ma un attimo dopo l'oscurità della notte venne trafitta da un'intensa luce bianca. Da quella luce comparì l'Elfa più bella che avessi mai visto, anche l'unica. Aveva dei lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, il viso candido e degli occhi lucenti come la neve. Lei e Granpasso parlarono in una lingua che non compresi; forse Elfico, pensai. Fino a che il ramingo si caricò Frodo sulle spalle poggiandolo sul cavallo dell'Elfa. Io li raggiunsi velocemente "Dove lo vuole portare?" Domandai. "Deve correre il più velocemente verso Gran Burrone. Altrimenti non ci sarà speranza. Arwen sarà più veloce." Io annuii con riluttanza, non ero felice sapendolo lontano da me. Strinsi forte la sua mano che sporgeva dal dorso del cavallo "Padron Frodo..." Lui mi guardò, ma nel suo sguardo non intravedevo nessuna emozione, continuava a gemere come se gli mancasse l'aria. Io mi rivolsi a Granpasso "Non posso. Non posso lasciarlo andare." Singhiozzai. Lui poggiò la sua mano sulla mia spalla "È in buone mani Samwise, non succederà nulla." "Nei sei sicuro?!" Ribattei, ma non ricevetti risposta. Quando lo vidi allontanarsi da me sentii un vuoto nel cuore. Le lacrime si posarono delicatamente sulle mie guance, non potevo fare nulla per riportarlo indietro. Non avevo scelta, aveva bisogno di cure urgenti, sempre che c'era rimasto del tempo e in tutti i momenti che camminavo verso Gran Burrone con Merry, Pipino e Granpasso sentivo vicino a me la sua mancanza. La sua risata, i suoi intensi sguardi. Frodo. Frodo, Frodo, Frodo. Ripetevo il suo nome ogni volta che ero assorto tra i miei pensieri e ripensavo al suo profumo alla menta, ai suoi riccioli castani, ai suoi immensi occhi blu, al suo corpo sopra al mio quando giocavamo insieme. Fu la prima volta, dopo che partimmo, che ricordai la nostra infanzia e già ne sentivo la mancanza. Pregai che non gli fosse accaduto nulla e che ci saremmo rivisti il più presto possibile. Proseguimmo per tre lunghi giorni fino a che, da lontano, intravidi Gran Burrone. Non era facile da descrivere, ma più ci avvicinavamo più il tutto sembrava più grande di quanto avessi pensato. I giardini pensili fu la prima cosa che notai. Erano immensi, bellissimi. Il palazzo sembrava fatto di marmo, un marmo più bianco della panna che usavamo io e Frodo per fare le torte a casa Baggins. C'erano piante che non avevo mai visto, mi sembrava di essere in un altro mondo...in effetti era così. Alcuni Elfi ci accolsero con un volto di scherno, ci riferirono che per ordini del Re Elrond potevamo alloggiare lì, per il momento. L'unica cosa che volevo io, invece, era poter vedere Frodo, ma Granpasso mi ordinò di lavarmi e riposare. Separandomi da Merry e Pipino, mi fecero entrare nella camera da letto più grande che avessi mai visto. Il letto era il triplo del mio corpo, non arrivavo nemmeno alla metà dell'armadio, il soffitto e le pareti sembravano essere dipinte di oro puro, forse era davvero così. In fondo alla stanza c'era un bagno, grande come la mia camera ad Hobbiville. Mi lavai. Inizialmente volevo fare tutto velocemente per andare dal mio Frodo il più presto possibile. Ma il sapone e l'acqua della vasca da bagno sembravano un incantesimo. Una strana magia che non voleva farmi uscire. Stavo per addormentarmi se non fosse stato per l'acqua che mi sommerse completamente. Trasalii e uscii dalla vasca. Mi rinfilai velocemente i miei vestiti, seppure puzzolenti e incrostati di terra e sangue. Erano gli unici che avevo. Quando uscii dalla stanza da bagno, trovai sul letto dei vestiti identici ai miei, benché con qualche ricamo in più. Profumavano di mandorle, sembravano nuovi di zecca. Li indossai velocemente, lavando i miei vecchi abiti. Quando il mio sguardo si spostò verso quel grande letto, avvertii la stanchezza avventare velocemente sul mio corpo. Una parte di me desiderava immensamente raggiungere Frodo. Non avevo ancora avuto sue notizie. Non sapevo nemmeno se era arrivato davvero a Gran Burrone, non sapevo se era vivo. Deglutii al solo pensiero di averlo perso per sempre. Immaginavo che un'altra parte di me avrebbe voluto affossare la testa sul cuscino del letto e dormire fino al giorno dopo. Il sole non era ancora tramontato e io potevo resistere ancora un po'. Dovevo vedere il mio padrone. Dovevo vederlo. Dovevo. Uscii di corsa dalla camera e sbattei il muso contro il ventre di un Elfo che fece cadere un vassoio d'argento pieno di leccornie. "Potresti stare più attento?" Esclamò con i denti serrati. Alzai lo sguardo verso quell'Elfo molto alto. Portava dei lunghi capelli scuri sciolti sulle spalle, una tunica rossa che arrivava ai piedi. Il suo viso era marchiato dalle rughe e i suoi occhi sembravano stanchi. "Perdonatemi. Io devo trovare il mio padrone. Sapete dove posso trovarlo?" Mi guardò con scherno "Ti stavo portando la cena, ma credo che il tuo amico Mezzuomo sia più importante per te." "Frodo è sempre più importante!" Alzai il tono. Lui sembrava indifferente "Il ragazzo di trova nell'ala est, percorri il corridoio, ultima stanza. Non si è svegliato, non ancora." "Vi ringrazio!" Feci per andarmene, ma improvvisamente l'Elfo mi chiamò, quindi mi girai. "Il tuo nome è Sam?" Mi domandò. "Si. Perché?" "Il ragazzo, Frodo Baggins, pronuncia spesso il tuo nome...nel sonno. Riecheggia nella stanza ogni volta che vado a controllarlo." Il mio viso si illuminò, annuii con veemenza e mi misi a correre. Superando l'Elfo mi diressi dove mi aveva indicato e appena vidi la porta alla fine del corridoio mi salì un groppo in gola. Mi accostai davanti ad essa e bussai. "Chi è?" Quella voce riecheggiò per tutto il corridoio trapassandomi le membra. Gandalf. Aprii deglutendo e vidi il mago seduto al capezzale del mio Padrone che era metà del letto. Non sapevo a chi rivolgere lo sguardò, ma Frodo era ancora... "In coma." Disse Gandalf. "C-come?" Bofonchiai chiudendo la porta dietro di me. "Come ti senti Samwise?" Il suo sguardo era vuoto, ma io non avevo intenzione di cambiare discorso. "Come sarebbe in coma? Si sveglierà vero?!" "Vieni qui." Mi indicò il bordo del letto, dove mi sedetti osservando Frodo. Le sue labbra erano bianche come il suo viso, ed esso sembrava immobile come se stessi osservando un corpo privo di vita. Non riuscivo a scrutare il suo petto e il suo addome alzarsi con il suo respiro, come se non ci fosse. Afferrai una sua mano. Gelida era. Accarezzai il suo palmo. Immaginai il suo corpo su un filo, da una parte c'era la vita, dall'altra la morte. E lui che penzolava da esso indeciso su che strada prendere. Delle lacrime conciarono a bagnarmi il viso "Ditemi che si riprenderà." Sussurrai non togliendo lo sguardo dai suoi occhi privi di luce. "È presto dirlo. Ma non spero altro che si desti. Siamo stati fortunati." Siamo stati fortunati. Sentii il mio viso ribollire dalla rabbia "Cosa intendete dire?! Come potremmo essere fortunati?!" Sospirò "Se la lama che lo ha colpito avesse raggiunto il suo cuore non ci sarebbe stata speranza. Sarebbe diventato uno spettro come loro, servo di Sauron. La morte sarebbe stata una via meno dolorosa, per lui. Per noi." Abbassai nuovamente lo sguardo verso di lui "Ma c'è ancora speranza. Vero? Dimmi che guarirà! Dimmi che rivedrò le sue labbra rosse!Dimmi che lo rivedrò sorridere! Dimmi che sentirò ancora la sua voce!" Il mio tono si alzò più quanto avrei voluto, non avrei dovuto dirlo, ma era la pura verità ed ero disperato. Gandalf non sembrò turbato dalle mie parole, ma fu il suo sorriso che turbò me "Devi riposare, Samwise." "Io non me ne vado. Resterò qui finché non si desta!" Il suo insolito sorriso si allargò, annuì "Come desideri. Vi lascio da soli." Detto questo si alzò e un attimo dopo non era più nella stanza. Mi avvicinai ancor di più al suo corpo sdraiandomi accanto a lui. Baciai la sua mano cercando di scaldarla con il mio fiato. Mi stesi di lato e osservai il suo volto privo di imperfezioni. Era ancora bello...la sua bellezza non era neppure paragonabile all' Elfo più affascinante della Terra di Mezzo. La mia mano si diresse sulla sua candida guancia, accarezzando la sua pelle liscia, ma gelida come la neve. Scostai delicatamente i capelli dal suo viso. Coprii con il lenzuolo dorato il suo petto scoperto e freddo, anche se una parte della mia mente avrebbe voluto ammirarlo per l'eternità. "Svegliati." Sussurrai accostandomi al suo orecchio. Svegliati, ripetei "Ho nostalgia dei tuoi occhi. Dei tuoi denti. Della tua voce melodiosa. Dei tuoi sguardi. Dei tuoi sorrisi." Sussurrai parole e frasi fino a che si trasformarono solamente in fiato. Mi accigliai scrutando nuovamente il suo viso "Perché ci sono momenti...in cui mi guardi diversamente? Cosa ho io...che ti fa arrossire in tale modo? Cosa provi...quando il tuo sguardo si posa sulle mie labbra, e sembra che non vorresti distogliere gli occhi?" E io invece non riuscivo a comprendere il perché stavo dicendo quelle cose. Anche io lo guardavo così, adoravo le sue labbra rosee e non avevo intenzione di smettere di ammirare la sua bellezza. Ma cosa significava? Merry e Pipino non si erano mai guardati in quel modo. Loro non facevano altro che bere e divertirsi insieme. Perché per me e Frodo era diverso invece? La testa cominciava a scoppiarmi da tutti quegli strani pensieri, quindi mi alzai di getto con il respiro affannato. Mi affacciai alla grande finestra a prendere un po' d'aria. Non appena mi ripresi mi voltai un'altra volta verso il corpo inerme di Frodo, con gli occhi pieni di lacrime. Sospirando mi sedetti sulla sedia dove c'era Gandalf prima che ci lasciasse soli. A quel punto lo guardai. Lo guardavo e lo guardavo sperando che avrei rivisto i suoi occhi azzurri aprirsi. Il mio ultimo ricordo di quel giorno fu il suo viso, poi non ricordai più nulla e la vista mi si oscurò. Ci fu una notte diversa dalle altre, l'unica che mi fece tornare la speranza di poterlo rivedere sveglio. Come ogni notte da sei lunghi giorni, io vegliavo il suo capezzale. I miei occhi stavano per chiudersi, quando sentii la sua voce riecheggiare per tutta la stanza. Non farlo, gridò. E poi di nuovo "Non farlo! Ti prego...ti prego!" Si muoveva nel letto come se stesse fuggendo da qualcosa. Io trasalii e lo osservai preoccupato. Ripetè le stesse parole più volte fino a che non lo sentii tremare. Si rannicchiò spostando le ginocchia sul suo petto "Sam..." Sussurrò il mio nome e io mi sentii sprofondare "Oh Sam...dove sei, Sam? Dove. Dove sei?" Lo sentivo singhiozzare, io lo afferrai per le spalle cercando inutilmente di destarlo. Sono qui, dissi e lo ripetei più e più volte "Sono qui ti dico! Sono accanto a te! Padron Frodo sveglia! Frodo!" Solo allora mi accorsi che anche io piangevo e affossai il mio viso, bagnato dalle lacrime, sul suo petto ascoltando l'incessante battito del suo cuore, seppure molto lento "Dove sei tu..." sussurrai tra le lacrime. Successivamente mi addormentai accanto. Altre tre lune ammirai dalla finestra del mio padrone e lui era ancora in coma. Il giorno dopo entrò Gandalf nella camera a sorvegliare Frodo e io, con riluttanza accettai di prendere un po' d'aria. Nel mentre mi dirigevo nella mia stanza i miei occhi si socchiusero vedendo in lontananza una figura simile ad un Hobbit. Bilbo. Era lui, era davvero lui. "Signor Bilbo?" Gridai e lo raggiunsi. Lui si girò a guardarmi "Samwise! Quanto tempo è passato." Mi sorrise amorevolmente. "Cosa ci fate qui a Gran Burrone?" "È un bel posto. Mi serviva per finire il mio libro...e riposare." Annuii "Avete già visto vostro nipote?" Sospirò "Ogni mattina. Il mio povero ragazzo...è tutta colpa mia e del giorno in cui ho raccolto quel maledetto Anello. Per fortuna, non avrà più alcuna influenza su di lui." "Perciò torneremo finalmente a casa?" Esclamai. Lui sospirò "Si. L'Anello sarà al sicuro a Gran Burrone." Avrei voluto dare la splendida notizia a Frodo, ma ricordai che era ancora in coma, solo quando sfiorai la sua porta con le dita. Sospirai e feci per tornare indietro, ma il mio cuore si fermò nell'instante in cui sentii la voce di Frodo. La sua voce. No, non era possibile, me lo stavo immaginando. Poi sentii Gandalf rispondere alla sua domanda. Forse gridai il suo nome. Sgranai gli occhi ed entrai violentemente nella stanza correndo verso il suo letto "Frodo!" Gridai ancora affermando la sua mano "Sei sveglio! Oh menomale." Cercai di non piangere. "Sam!" Il solo sentire la sua voce mi fece cedere. "È stato quasi sempre al tuo fianco." Intervenne Gandalf. "Oh quanto eravamo in pensiero, Padron Frodo." Avevo voglia di stringerlo a me, ma riuscii a trattenermi. Soprattutto con l'avvento di un Elfo che Gandalf chiamò Re Elrond. Era il Re di Gran Burrone. Ricordavo quell'elfo. Era lui che mi stava portando la cena pochi giorni prima dicendomi dove era situato il mio migliore amico. Pochi minuti dopo si congedarono tutti i presenti, ma io volli restare con Frodo. Quando rimanemmo soli, lo guardai arrossendo e il suo sorriso illuminò tutta la camera come fosse il sole appena sorto.

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Capitolo 13
*** 12. ***


Frodo continuava a sorridermi come se non fosse successo nulla, ma io stavo letteralmente per piangere dalla gioia. Senza altra esitazione mi scaraventai sul letto e lo abbracciai più forte che potevo. Lui rimase sorpreso dal mio gesto, ma mi abbracciò di sua volta. Frodo. Frodo. Frodo. Non ricordo quante volte pronunciai il suo nome solo per il gusto di sentirlo. "Oh Sam..." ci staccammo "Devi dirmi tutto. Per quanto ho dormito?" "Giorni Padron Frodo, giorni strazianti per me." "Mi dispiace di averti fatto preoccupare così, ma ora sto bene." "Ne sono davvero contento. E...e la ferita?" "Brucia un pochino, ma guarirà presto suppongo." Scesi dal letto, ma non lasciai la sua mano che in quel momento, dopo molti giorni era calda. "Voglio alzarmi." Esclamò. "Gli altri non sarebbero d'accordo." Mi guardò maliziosamente "Ma gli altri non sono qui ora." Sogghignai "Ti do una mano." "Tranquillo." Lo aiutai a vestirsi, successivamente uscimmo dalla stanza "Devo farti vedere Gran Burrone. È bellissima." Lo presi dal polso sorreggendolo. "Posso solo immaginare! E tu hai visto degli Elfi, dico bene?" Mi domandò. "Oh si, ci ho anche parlato, cioè più o meno." "Hai visto quanto era alto il Re?" Ridemmo insieme "Noi ce la sogniamo un altezza del genere!" Lui si poggiava a me per non cadere e mentre ridevamo lo condussi fuori. Ci fermammo su uno dei tanti balconi del palazzo ad ammirare il panorama. Avevo lasciato lì i bagagli, così gli diedi una sistemata veloce "Fai già le valige, Sam?" Domandò Frodo. "Beh vorrei essere pronto. Finalmente torneremo a casa. Ritornerà tutto come prima." Lui si limitò a sorridere discretamente. "Cosa non ti convince?" Lo incitai, ma già sapevo la risposta. Lui si voltò verso l'orizzonte "Nulla. L'Anello sarà al sicuro qui." Poi mi guardò nuovamente "Sono pronto a tornare a casa." Nel mio cuore sentivo che voleva essere libero, libero di esplorare come mi diceva sempre da quando ci eravamo conosciuti. Ma io volevo soltanto che stesse al sicuro, al sicuro nei confini della Contea. Il suo sguardo ritornò serio, pensieroso, così decisi di cambiare discorso "Guarda laggiù!" Indicai i giardini pensili sotto di noi "Perché non facciamo una passeggiata lì?" Lui sorrise e annuì. Uscimmo dal palazzo e ci dirigemmo verso i giardini. Sembrava il paradiso, non che lo avessi mai visto ovviamente, ma me lo immaginavo proprio così. Sotto i nostri piedi si estendeva un pavimento interamente fatto di mosaici raffiguranti piante, frutti e acqua. Lungo i nostri fianchi scorrevano centinaia di aiuole con fiori e piante diverse per ogni tipo. Sopra le nostre teste, invece, i giardini pensili con fiorellini di ogni colore che sfioravano la nostra cute. Il sole invece, accarezza i nostri volti. Alla fine di esso notammo una piazzola e al centro un fontana che sgorgava acqua cristallina da tutte le parti. Ci sedemmo ai suoi piedi e ammirammo con i nostri occhi le bellezze di quel posto. "È meraviglioso qui." Sussurrò Frodo. Poi mi guardò maliziosamente "Il tuo paradiso immagino, mio giardiniere." Risi "Tu ami i libri...e io le piante, ecco!" "Allora guardale un po' più da vicino, forza!" Si avventò contro il mio petto gettandomi in una delle aiuole e io feci lo stesso con lui. Sembravamo ancora bambini e lo adoravo. Quando era sopra di me provavo solo felicità, mai imbarazzo. Quando finimmo di strattonarci l'un l'altro notai un fiore rosa come le sue guance incastrato tra i suoi capelli "Hai un fiore in testa, te lo tolgo." "Aspetta." Mi fermò e si ammirò allo specchio, poi imitò una ragazza intenta a sistemarsi i capelli "Allora mio giardiniere, come sto?" Domandò in falsetto. Stetti al suo gioco, ma nelle mie parole c'era solo e soltanto verità "Splendidamente." Lo osservai più da vicino "Aspetta." Strappai altri fiori dalle aiuole, mi sistemai accanto a lui, fino a che i nostri fianchi si toccarono e inserii delicatamente i fiorellini, uno dopo l'altro, tra i suoi riccioli che emanavano il profumo della menta. Avrei voluto affondare il viso tra i suoi folti capelli e annusare il suo odore per ore. "Ecco fatto." Sussurrai, allontanandomi di pochi centimetri dal suo viso. Lui ne approfittò per specchiarsi, dopodiché si girò per guardarmi "Grazie." Sorrise lievemente. "Stai...stai bene, molto bene." Avrei voluto dirgli quanto fosse bello, avrei voluto descrivergli la sua bellezza e ogni suo particolare perfetto. Il suo sguardo mi fece ricordare quello del padre. All'epoca reputavo il signor Drogo il più bel Hobbit della Contea, ma in quel momento cambiai idea. Era lui, lui era il più meraviglioso. Potevi perderti se guardavi troppo nei suoi occhi. Sospirai e tornai in me. Un istante dopo mi bloccai, ricordando i momenti in cui era in coma. Specialmente quel momento in cui fece il mio nome piangendo. "Padron Frodo." Distolsi lo sguardo. "Si, Sam?" Lui sorrideva e il solo pensiero di togliergli il suo dolcissimo sorriso sereno mi faceva venire un colpo al cuore. "Non importa." Scossi la testa. "Dimmi avanti!" Il suo sorriso si allargò, insistendo. "Io ho vegliato su di te ogni notte. E una volta...una volta tu pronunciasti il mio nome, più e più volte. Eri spaventato..." a quel punto lo osservai e fu lui stavolta a distogliere lo sguardo. "Cosa stavi sognando?" Lo incitai. Sospirò "Per quanto sono stato in coma?" Non capivo il senso della domanda, ma decisi comunque di rispondergli "Dieci giorni. Perché me lo chiedi?" Deglutì "Perché sono stato..." la sua voce fu mozzata, forse dalle lacrime che non voleva far uscire "Sono stato dieci giorni in una delle celle di Mordor." Mi sentii mancare solo al sentire quel nome, ma in quel momento potevo essere solo in pensiero per il mio povero Frodo. "Dieci giorni? Ma era solo un sogno dico bene?" "Il sogno più lungo e reale che abbia mai fatto." Prese un altro respiro "Non ho voglia di raccontarlo...non ne ho la forza." "Si certo, lo capisco." Afferrai la sua mano "Ma sappi che io ci sono, per sempre." "Per sempre." Ripeté con sguardo assente. Dopodiché poggiò la testa sulla mia spalla e rimanemmo abbracciati per diverso tempo. - "Beh..." mi alzai "Ora ti accompagno da un'altra parte. Ci sono altre persone che vorrebbero vederti." Lo aiutai ad alzarsi, camminammo per un altro minuto fino ad arrivare alla piazza principale, dove ci aspettavano Merry e Pipino. Lo abbracciarono calorosamente, poi il suo sguardo si bloccò verso Bilbo. Sapevo che sarebbe stato al pieno della felicità, così li lasciammo soli. Il giorno dopo Frodo venne chiamato per parlare delle sorti dell'Anello in una riunione di Elfi, Nani e Uomini...e un piccolo Hobbit. Non avevo mai visto tutte queste creature tutte insieme e notai un'atmosfera piuttosto tesa tra di loro. Oltre a Frodo riconobbi Gandalf, Granpasso e il Re Elrond. Io non ero stato invitato, ma di certo non me lo sarei perso. Difatti io, Merry e Pipino ci sistemammo dietro qualche pianta ad origliare. La cosa che ci faceva divertire fu la sedia dove era seduto Frodo che era il doppio del suo corpo, tant'è che aveva i piedi che penzolavano a cinquanta centimetri da terra. Zittii i due cugini che non smettevano di ridere dandogli delle pacche sulla schiena. La riunione cominciò, ma sentivo che nessuno si fidava di nessuno e avevano idee piuttosto diverse. Alla fine si decise che l'Anello doveva essere distrutto e l'unico modo per farlo era gettarlo nel fuoco del Monte Fato a Mordor. Mordor. Avevo già sentito parlare di quella terra e mi sentii di ghiaccio al solo udire quel nome. Uno di loro doveva compiere quell'atto, ma il tutto si trasformò in un'incerta discussione. Io non riuscivo neanche a sentire di cosa stessero parlando. Gli uomini dicevano di usarlo per il bene della Terra di Mezzo per sconfiggere le forze di Mordor. Molti altri affermavano che andava distrutto proprio per il bene delle civiltà. Non sapevo a chi dare ragione finché sentii il mio padrone gridare qualcosa, ma con tutto quel chiasso non riuscii ad udire cosa disse. La seconda volta lo sentii. Disse "Lo porterò io." Il sangue mi si gelò nelle vene, quindi mi bloccai. Tutti si girarono verso il piccolo Hobbit che ripetè nuovamente la frase. Porterò io l'anello a Mordor, disse. In quel momento sentii il mio cuore battere anche nella mia gola, quasi a farmi male, ma allo stesso tempo non potei fare a meno di ammirare il suo immenso coraggio. Compresi che nessuno si sarebbe offerto di compiere un tale pericoloso atto, ma lui fu l'unico. Il mio migliore amico. Ed ero fiero, ero così fiero di lui. Insieme a Frodo si aggiunsero Gandalf, Granpasso (ma il suo vero nome era Aragorn figlio di Aratorn legittimo erede di Isildur) un Elfo di nome Legolas figlio di Tharanduil, il nano Gimli e Boromir. Loro avrebbero accompagnato Frodo nella sua impresa. Solo in quel momento pensai a me. Io cosa avrei fatto? Sarei tornato a casa e avrei lasciato il mio padrone da solo? Avrei rivisto la mia amata Contea, mio padre, anche Rosie Cotton. Poi guardai Frodo e non ci pensai ulteriormente. Uscii dal nascondiglio e corsi verso il mio padrone. "Padron Frodo non si muoverà senza di me!" Esclamai, incrociando le braccia intorno al petto. I suoi occhi si illuminarono al mio sguardo, ne fui felice. Subito dopo mi imitarono Merry e Pipino, così si formarono nove compagni: La compagnia dell'anello. Da quel giorno tutto sarebbe cambiato. Frodo doveva arrivare fino a Mordor, dovevamo attraversare l'intera terra di Mezzo per distruggere l'Anello del potere. Percepii una forte malinconia di casa mia. Immaginavo che sarebbe stato un lungo viaggio e io che pensavo che saremmo stati via solo poche settimane. In quel momento tutto cambiò. Ma non ne ero così turbato. Avrei avuto accanto il mio migliore amico per tutto il tempo e non potevo essere più felice. Non eravamo indifesi, avevamo al fianco cinque grandi guerrieri, non era poi così male. Ero d'accordo sul fatto che non sarebbe stato così faticoso...o almeno era quello che speravo. Il giorno dopo lasciammo Gran Burrone all'alba e ci incamminammo verso le montagne. Frodo era molto spesso al centro di tutti, o almeno il fardello che portava al collo. Più i giorni passavano e più lo vedevo meno socievole. Il suo sguardo era serio, determinato ma allo stesso tempo stanco. Spesso si rifugiava tra le grandi braccia di Gandalf, come una richiesta di protezione. Notai che entrambi erano molto legati e provai una leggera invidia. Talvolta, quando dormivamo, sentivo il mio padrone piangere, singhiozzare. Avrei voluto in qualche modo consolarlo, stargli accanto, stringerlo a me, dimostrargli che io ci sarei sempre stato per lui. Ma non lo facevo mai, nemmeno io sapevo il perché, ma nei mesi che trascorsero lui sembrava sempre più distante. Da Merry, da Pipino, dal resto della compagnia. Da me. Solo Gandalf sembrava capirlo, e cominciai a diventare frustrato perché non riuscivo a guardarlo negli occhi per capire che cosa diamine stesse provando, arrabbiato perché non lo comprendevo, addolorato perché non sapevo come aiutarlo...perché gli volevo bene. Era la persona a cui tenevo più di tutti. Nessuno era comparabile a lui. Nessuno. Una notte, durante il mio turno di guardia lo vidi sveglio, seduto a fissare il vuoto. Non sopportavo di vederlo in quel modo, quindi lo raggiunsi senza esitazione sedendomi accanto. "Tutto bene?" Gli domandai. La sua risposta non mi arrivò subito, come se stesse lentamente rinsanendo da un pensiero profondo "Io...ehm si." "A cosa pensi?" Lui mi guardò, forse indeciso su che risposta darmi "Ai miei incubi." Confessò. Solo in quel momento mi ricordai di quando mi aveva detto che durante il suo coma a Gran Burrone lui si trovava a Mordor. "Quegli incubi?" Lo incitai. Annuì "Sono spesso dentro la mia testa." "Vuoi parlarne?" Poggiai la mano sulla sua spalla incitandolo a sfogarsi. "Sono stato dieci giorni in quella cella, Sam. Dieci. Sembravano settimane, mesi..." Io ascoltavo attentamente. "...mi legarono. Avevo le braccia sopra la mia testa e pareva che volessero staccarsi dal mio corpo. Non capivo il perché la mia camicia fosse zuppa di sangue, io non ero ferito." Nella sua voce, nei suoi occhi io vedevo il terrore. Ero così preoccupato per lui, il mio povero Frodo. "Sauron era...lui era un Elfo." "Un Elfo? Come?" "C-credo fosse la sua vera forma...prima di aver fatto quel che ha fatto. Era terribilmente affascinante. I suoi capelli era lunghi e bianchi come la neve. I suoi occhi rossi come il sangue appena versato. La sua pelle olivastra. Lui mi guardava, mentre le sue gelide dita, affilate come rasoi si accostavano sotto al mio mento, alzando il mio sguardo...obbligandomi a guardarlo negli occhi. Fallirai, disse. Ricordo quelle parole come fossero una filastrocca imparata a memoria." "Cosa ti diceva?" Gli domandai. "La sua anima racchiusa nell'Anello è accostata costantemente al mio petto." "E cosa significa?" "Mi disse...mi disse che sentiva, ogni attimo, il battito del mio cuore. E da esso percepiva ogni mia emozione. Sento quando hai paura, sento quando provi amore, sento quando sei arrabbiato, quando sei debole ...e quando il tuo cuore cesserà di battere, io lo saprò e allora avrò vinto. Questo mi disse. Parole che mi perforarono la mente come un coltello che mi entrava dentro." La sua voce era soffocata, la sua mano si spostò velocemente sul suo petto, afferrando l'Anello. Io non sapevo come consolarlo, perché se Sauron stava dicendo il vero...allora quest'essere avrebbe torturato Frodo fino alla fine. Ma c'era una speranza, perché anche io sarei stato con lui fino alla fine, e mai lo avrei abbandonando. Questo gli promisi. I mesi di viaggio passavano velocemente. La Compagnia si unì ancora di più, ma Frodo non si fidava ancora di tutti, pur volendogli bene allo stesso tempo. Gandalf pensava lo stesso. Superate le montagne che dividevano parte della Terra di Mezzo proseguimmo il passo scendendo verso Moria. Non avevamo idea dei pericoli che avremmo incontrato in quel posto. Ci addentrammo nelle profondità della città dei Nani, ma quello che trovammo non fu molto accogliente. Tutti i Nani presenti, o quel che ne rimaneva di loro, erano stati vittime degli Orchi. Gimli era amareggiato, lo eravamo tutti quanti, e fu a  quel punto che stemmo in guardia. Gli orchi ci assalirono, tra loro anche un Troll di Montagna, ancor più pericoloso. Mentre Legolas, Gimli, Aragorn, Boromir e Gandalf si occupavano degli orchetti, io e i miei amici cercammo di placare l'ira del Troll che puntava proprio su di noi. D'un tratto ci nascondemmo, ma Frodo non fu fortunato. Cercai di raggiungerlo, ma gli orchi mi circondarono. Gridai il suo nome per la disperazione, ma non c'era via di fuga. Riuscii ad abbattere qualche orco, con la mi fortuna spacciata, e solo in seguito arrivò Gimli ad aiutarmi. "Tieni la spada più salda ragazzo!" Mi gridò contro. Io cercai di fare il massimo, seguendo il suo consiglio. Un minuto dopo tutti gli orchetti erano stati sconfitti. Sorrisi a Gimli ringraziandolo per l'aiuto, poiché riconobbi che da solo non ce l'avrei mai fatta. Solo in quell'istante mi ricordai di Frodo e sembrò che il mio cuore smettesse di battere quando lo vidi accasciato a terra con una grossa lancia che spuntava dal suo corpo. Sembrava che non riuscissi a respirare, il mio corpo era incapace di muoversi. Un instante dopo mi sentii di nuovo bene. Era vivo e non intravedevo ferite sul suo corpo. Lo raggiunsi velocemente abbracciandolo. "Sto bene, Sam." Era da molto che non vedevo il suo sorriso e in quel momento non potevo non essere felice. "Come?" Intervenne Gandalf accigliato, ma allo stesso tempo rincuorato dalla cosa. Frodo scostò la sua camicia e sotto di essa vedemmo una cotta di maglia, quasi abbagliante, scorgere dal suo petto. "Mithril..." sussurrò Gimli. Non sapevo esattamente cosa fosse, ma sapevo che lo aveva protetto, quindi sospirai sollevato. I nostri pericoli sfortunatamente non erano terminati. Senza troppa esitazione corremmo verso l'uscita, ma venimmo inseguiti da un Balrog come lo definì Gandalf. Non riuscivo ad intravedere i suoi particolari. Sentivo solo che faceva più caldo e una cosa infuocata ci stava inseguendo. Non ci facemmo ripetere due volte di fuggire. Con molta difficoltà superammo le scale e mi sembrava un miracolo che fossi ancora vivo, poi, quando mancavano pochi metri all'uscita Gandalf si fermò davanti al Barlog. Noi superammo il ponte, il mago sembrava non volerne sapere. Notai Frodo col fiato sospeso, lo stesso io e il resto della compagnia. Quando pronunciò la frase , mi sentii rabbrividire. Speravo con tutto il cuore che lo avrebbe sconfitto. Nell'instante in cui sbattei le ciglia il Balrog stava precipitando nel burrone davanti a noi e mi sentii sollevato. Un attimo dopo Gandalf il Grigio era precipitato nel buio assieme al mostro. Lo shock non mi fece comprendere ciò che era appena successo, l'unica cosa che udii fu il grido di dolore più profondo e straziante che avessi mai sentito in vita mia. Era la voce di Frodo, e al suo grido quando lo vidi piangere e sbraitare tra le braccia di Boromir, mi accorsi che stavo piangendo anch'io. Non riuscivo a muovermi, Aragorn mi afferrò per la spalla, forse gridando qualcosa, ma non lo percepii. Mi condusse all'uscita, seguiti dal resto della compagnia. Ci fermammo al di fuori di Moria, la luce del sole mi accecava, ma non me ne resi conto. Mi accasciai a terra, la mano si spostò sulla mia fronte per sorreggerla. Gandalf il Grigio, la persona più potente che avessi mai conosciuto se n'era andata per sempre, non lo avrei più rivisto. Quando spannai i miei occhi dalle lacrime Aragorn mi aiutò ad alzarmi, incitandomi a tenere duro. Successivamente chiamò Frodo. Si era allontanato più di tutti e per una buona ragione. Nessuno più di lui aveva sofferto per la caduta di Gandalf. E lo capivo...lo capivo bene. I giorni successivi furono piuttosto silenziosi. Neanche Merry e Pipino parlavamo spesso. Si parlava solo ed esclusivamente della strada da percorrere, del cibo rimasto e dei turni di guardia. Quella notte toccava a me, avevo dormito per la maggior parte del giorno, così mi parve giusto fare il primo turno di guardia. La pace regnava nella natura. Solo pace. Ascoltavo il rumore dell'acqua provenire da un ruscello vicino. Ascoltavo il rumore del vento che sbatteva sulle chiome folte degli alberi. Poi un singhiozzo soffocato. Mi voltai, alzandomi successivamente. Quella volta non avrei voluto evitare Frodo, era lui che piangeva, questa volta con un motivo in più. Gandalf, Gandalf, sussurrava mentre il suo viso era sporco e bagnato dalle lacrime. Mi avvicinai, dopodiché mi sedetti accanto. "Padron Frodo." Lui non mi guardò "Ti ho sentito piangere." Proseguii. I suoi occhi erano spenti, privi di luce o qualsiasi emozione. Non sembrava lui, era la prima volta che lo vedevo così dopo la morte dei genitori. Lui annuì, come se non riuscisse nemmeno ad aprire la bocca, anche se avevo l'impressione che non mi stesse ascoltando. "Posso fare qualcosa?" Lo esortai "Non sopporto di vederti così." Tirò su col naso "Sto bene." La sua voce mi fece gelare il sangue nelle vene. Era fredda come la lama di un coltello puntata alla gola. "Non sembri stare..." "Ho detto che sto bene!" Silenzio. Quel vuoto di quella foresta si trasferì nel mio corpo. Sentivo la saliva scendermi aspramente nella gola. Senza dire altro ritornai al mio posto di guardia e ci rimasi. Tra sospiri e pensieri mi addormentai dopo qualche ora, e quando il buio mi avvolse totalmente, finalmente quei pensieri cessarono.

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Capitolo 14
*** 13. ***


Angolo Autore: Quello che succede a Lòrien rimane a Lòrien...💆‍♀️ solo io penso che sto posto abbia qualcosa di romantico? Oh beh.. Buona lettura!✌🏻❤️ Il peso della morte si infittì ancor più nel nostri cuori, ma cercammo passo passo di andare avanti come potevamo. La nostra missione non era ancora a metà e non avevo idea dei pericoli che ci attendevano. Secondo Legolas eravamo su un territorio non molto percorribile. Apparteneva difatti agli Elfi del bosco di Lòrien. Gimli ci informò della presenza di un' Elfa dai poteri straordinari che dominava quei boschi, un incantatrice come si narra. Io ascoltavo attentamente, leggermente turbato da questa donna. D'imorovviso Frodo si fermò di colpo, quasi andai a sbattere il muso sulla sua schiena. Stavo per chiedergli cosa fosse successo, ma tenni a freno la lingua. Poggiai una mano sulla sua spalla e lui continuò con riluttanza. Non sapevo cosa gli fosse preso, anche se non era la prima volta che manifestava strani comportamenti. Ma sapevo che non era colpa sua. Forse qualcuno aveva intuito che era Frodo che stava portando qualcosa di speciale e pericoloso nel loro territorio. Difatti in un secondo apparvero delle frecce puntate contro il nostro volto. E così la profezia di Legolas si avverò. Non eravamo in un territorio libero. Pensavo che fosse stato piacevole incontrare altri Elfi, ma quelli sembravano usciti da uno dei libri dell'orrore che aveva letto Frodo pochi anni prima. Non ci accolsero molto calorosamente e non riuscivo a capire se volessero tenerci prigionieri o lasciarci immediatamente andare per non contaminare il loro meraviglioso regno. In effetti era davvero sorprendente. Impossibile descrivere la bellezza di quel posto, forse anche più bello e misterioso di Gran Burrone. Il centro di tutto era una grande quercia; anzi, grande era a dir poco. Circondata da vetrate, scalinate fatte di cristallo, sorgenti che spuntavano da non so dove e delle foglioline che cadevano delicatamente sotto di noi. Ci condussero in una piazzola, dopodiché una luce abbagliante mi accecò. Da essa potemmo intravedere l'Elfa di cui parlava Gimli: Galadriel. Era più bella di quanto potessi immaginare, il suo solo sguardo poteva incantarti e farti dimenticare perché fossi lì. Ci esaminò uno a uno e quando guardò me la sua voce entrò violentemente nella mia testa. "Sarai tu a proteggerlo, Samwise della Contea." La sua voce riecheggiò in ogni parte della mia testa. Lei sapeva. Sapeva già tutto. "In te vedo lealtà come nessun altro. Non lo tradiresti mai. Ma attento: non cercare la brama del potere, non lasciarti prendere. Se lo farai, ucciderai te stesso e, con te, il tuo amato. La sua vita dipende da te e la tua vita dipende da lui. Entrambi avete bisogno l'uno dell'altro..." Improvvisamente il suo sguardo puntò su Frodo. Lei continuava a parlare, ma sentivo che gli stesse dicendo qualcosa, come era stato per me. Le sue parole sembravano come una profezia. Ma non mi turbò. Mi aiutò a capire cosa volevo davvero. In quel momento mi ricordai delle parole di Gandalf. Non devi perderlo. No, non lo avrei fatto. Mai lo avrei lasciato da solo. Non solamente perché lo avevo promesso, ma perché era quello che più desideravo. E lei lo sapeva, ancor prima di me. Dopo l'insolito incontro con la Dama di Lòrien, ci riferirono che potevano rimanere lì per qualche giorno, fino a che non ci saremmo messi in sesto. Frodo si stese accanto a me e si addormentò, o almeno era quello che credevo. Mi addormentai di seguito appena misi la faccia sul cuscino. Sognai Frodo da bambino. Nel modo più infantile che conoscessi, poteva avere all'incirca dieci anni. Pronunciava il mio nome come faceva sempre, sorridendo. Il suo solo sorriso mi rendeva L'hobbit più felice di tutta la Terra di Mezzo. Le sue guance erano rosee come me le ricordavo. E poi rideva. Rideva. Una risata che riecheggiava in ogni parte nella mia testa. Si allontanava e si avvicinava nuovamente. Dietro di lui: La Contea, Hobbiville, la nostra amata Casa. Le immagini cambiavano. Il nostro affluente preferito. Poi il campo di grano dove ci rincorrevano e rividi la sua mano che afferrava la mia riscaldandomi il corpo. Il suo busto che si inarcava sul mio pungolandomi il naso, dicendo: "Ti ho preso, Sam." Poi il giardino del vecchio Maggot. Casa Baggins, i momenti in cui giocavano con i suoi modellini. La nostra infanzia passata insieme...tutto in pochi attimi. Lui mi guardava e non smetteva di sorridere. Ma ci fu un momento in cui non sorrise più. Continuava a guardarmi e di colpo il suo viso si riempì di lividi e ferite. La sua mano ancora attaccata alla mia diventò gelida. Tremava e tremava. All'improvviso il suo polso cominciò a sgorgare del sangue, come una sorgente appena sorta da una montagna. Il suo sangue si riversava sul mio palmo. Forse urlai. Una lacrima cristallina rigò la sua guancia. Dietro di lui la nostra casa non esisteva più. Bruciava, tutto briciava. Non ne era rimasto più nulla. Nelle sue mani teneva l'Anello, lui boccheggiava. "Sam!" Gridò. Mi svegliai di soprassalto sentendo nelle mie orecchie ancora il suo grido disperato. Nella mia mente potevo vedere ancora i suoi polsi rossi. Mi accorsi che stavo boccheggiando anche io. Mi voltai, ma di Frodo nessuna traccia. Non devi perderlo. Quella frase risuonava nella mia testa molte volte. Non dovevo perderlo, no. Mi alzai di scatto e lo cercai con lo sguardo, ma niente. Con una certa prudenza mi allontanai dall'alloggio cercando in tutti i modi di trovarlo. Il mio cuore non aveva mai battuto così velocemente, quasi me lo sentivo uscire dal petto. Speravo con tutto me stesso che non lo avrei ritrovato in un bagno di sangue, come se quel sogno fosse un avvertimento. No, era solo un sogno, non poteva accadere. Superai una piazzola circondata da salici piangenti, poi socchiusi gli occhi, scostai le liane dell'albero dalla mia vista e lo vidi. Si trovava all'interno di una sorgente termale, scorgevo la sua schiena bianca e i suoi riccioli castani ancora asciutti. Sospirai e sorrisi. Sorrisi, perché compresi che stava bene. Era bello anche di spalle. Udii la sua voce canticchiare una melodia, tutta l'apprensione di un attimo prima in quel momento svanì. La conoscevo bene quella melodia che stava cantando, sua madre Primula, prima di morire la cantava spesso per farlo addormentare. Cercai di scacciare le lacrime dai miei occhi e lo osservai nuovamente. Le sue dita camminavano sull'acqua sfiorando la sorgente. All'improvviso calpestai un rametto sotto i miei piedi e lui si girò di soprassalto. Ci guardammo, io che cominciavo a diventare rosso. Lui sorrise. Mi immobilizzai al suo sguardo. "Sam." Era sempre stato bravo con le parole. "Mi dispiace Padron Frodo, ti stavo cercando e poi...forse è meglio che me ne vado." "Non importa. Non ho pudori con te." Arrossii ancor di più. "Perché non mi raggiungi?" Propose. "R-raggiungerti? Dentro?" Indicai la vasca. "Si." "I-io...io non lo so, magari volevi stare da solo." Il suo volto si oscurò "Sono stato abbastanza da solo in questi tempi." Poi sorrise di nuovo "Domani ripartiamo. È meglio che ti lavi, Sam!" Mi stava tentando "M-ma si tocca?" Risentii dopo molto tempo la sua risata "Certo! È solo una vasca, andiamo." Mi convinse. Mi spogliai senza troppa vergogna. Non era la prima volta che ci guardavamo nudi, anche se dalla vasca non si intravedeva ogni particolare. Dopodiché entrai e l'acqua termale mi scaldò tutto il corpo in pochi secondi. Quel tepore mi fece sentire molto meglio, riuscii a scacciare quelle orribili immagini dalla mia testa. Ma la curiosità non mi placò. Osservai il suo corpo all'interno della vasca. I suoi meravigliosi occhi si confondevano con il colore dell'acqua. La sua pelle era della tonalità di rosa più chiara che avessi mai visto. Solo le sue guance parevano col tempo arrossirsi. Delle gocce cristalline scivolavano dalle sue spalle al suo petto. Le sue mani erano situate davanti a lui, forse per coprire il suo incantevole corpo, seppure scrutavo dei peli bruni che aumentavano scendendo il basso ventre. Mi avvicinai a Frodo che continuava a sorridermi fino a che ci ritrovammo l'uno di fronte all'altro. "Mi dispiace Sam." Il suo sguardo si abbassò, mentre le sue dita giocavano con l'acqua. "Per cosa?" "Sono stato crudele con te. Tu, che cercavi solo di consolarmi." "Non importa, Padron Frodo." "Si, invece." Si accostò accanto a me cercando la mia mano. Il suo mignolo si avvolse nel mio. Mi mancò per un attimo il respiro quando il mio sguardo notò le vene all'interno del suo polso. "Sei una delle persone più importanti della mia vita. Ci sei sempre stato per me, da quando ne ho memoria." Il suo sguardo era serio, come se mi stesse dicendo una cosa di estrema importanza. "Anche per me. Sei il mio migliore amico e l'unica cosa che voglio è che tu stia bene." Si staccò da me e poi sorrise ancora "Lo so, Sam. Lo so." Non appena terminammo di farci un bel bagno ristoratore, ci asciugammo e ci rinfilammo i nostri vestiti. Continuavamo a sorriderci a vicenda, e non potevo fare a meno di arrossire al suo sguardo che osservava il mio corpo, come io osservavo il suo. Successivamente ci sdraiammo sull'erba ad ammirare il cielo stellato. Le mie braccia andarono dietro la mia testa. Frodo invece aveva entrambe le braccia sul suo grembo. "Il cielo qui è molto diverso da casa nostra." Commentò. "Hai ragione. Ma il nostro è più bello!" "Ah, su questo non c'è dubbio!" Rise. Girò la testa verso di me e i nostri occhi si incrociarono. "A cosa stai pensando?" Mi sussurrò. Io non pensavo a niente in verità. Non ce ne era bisogno perché ero con lui. Scrollai le spalle "Non lo so. C'è ancora molta strada da fare per arrivare a Mordor." Non volli raccontare il mio sogno, non avrei mai voluto dargli strane idee per la testa. Lui sospirò "Già." Lo guardai nuovamente, il suo sguardo si incupì, non avevo intenzione di strappargli la felicità. Decisi allora di alleggerire la cosa "Mi dovrai sopportare per chissà quanto ancora!" Lui rise. Ne fui felice. "Ma non mi dire?" Rispose con sarcasmo, dopodiché mi saltò addosso. Ci alzammo all'unisono e ci dirigemmo verso i salici piangenti. Lui si nascondeva da albero ad albero, io che lo inseguivo, cercando di prenderlo. Le luci blu della notte innondavano quel meraviglioso piccolo paradiso. Le liane dei salici accarezzavano le nostre chiome e non smettevamo di ridere. Per un momento la mia mente mi fece ritornare indietro. Nella Contea. Frodo mi sorrise maliziosamente e si avventò verso di me. Ci strattonammo come quando eravamo solamente dei bambini. Speravo che nessuno ci stesse vedendo, perché avrebbero potuto prenderci per pazzi che stavano litigando davvero, ma la verità era che stavamo solo giocando. Ci stendemmo nuovamente a terra. In quel momento lui era sopra di me, lasciò le mie mani e poggiò le sue a terra non lasciandomi scappare. Smettemmo di ridere come matti e ci osservammo. Quando i nostri occhi si incrociarono ancora, provai una strana sensazione. Il mio cuore cominciò a battere più velocemente. Il suo fiato caldo si mescolava con il mio. I nostri volti erano a pochi centimetri di distanza, i nasi si pungolavano a vicenda...ma quella notte non fu pari alle volte di quando fingevamo la lotta da piccoli. Quella notte i suoi occhi mi lasciavano perplesso. Una fitta allo stomaco mi prevalse. Non riuscivo a completare il respiro. Tremavo. Per un momento non sentii più la confusione dentro la mia testa. Il mio sguardo si spostò sulle sue labbra rosee. Le osservai per un po'. Non alzarti, pensai. Rimaniamo così per sempre. Una mia mano si accostò al suo viso. Lui sembrava in attesa. Io accarezzai la sua guancia candida e liscia, poi le mie dita si spostarono sul suo naso, privo di impurità. Scesi ancor di più arrivando alle tanto attese labbra. Avrei sempre voluto toccarle. Lui non si destò dal mio tocco, quindi proseguii. Cominciai ad accarezzarle, non parevano umide. Tracciai delle linee continue sui bordi di esse. Lui non si scostò, ma rimase nella stessa posizione, sopra di me. Non si alzò. La mia mano scivolò sul mio fianco, ritornando al punto di partenza. Lui sospirava, continuando a guardarmi. Un'altra strana sensazione si avventò sul mio basso ventre, quando il mio sguardo scivolò sul suo corpo coperto dai vestiti, ma riuscivo a scrutare la linea del suo petto, dal colletto non troppo abbottonato. Le sue labbra si aprirono di un poco e il suono che produssero fu simile a due bocche che si staccavano. Quando improvvisamente le sue labbra toccarono velocemente le mie il tempo sembrò fermarsi. Non me ne ero reso neanche conto e, quando capii, i miei occhi si sgranarono, il suo viso più che mai era vicino al mio. Al fine assaporai le sue labbra. Ciliegia, come avevo sempre pensato. La bocca di Frodo era sulla mia. La mia bocca era sulla sua. Durò più di quello che potessi sperare, ma proprio quando cercavo di penetrare nella sua bocca lui si staccò violentemente. Il suo viso era sconvolto, come se si fosse appena svegliato da un incubo, forse come il mio. Si alzò di scatto e poggiò una sua mano all'altezza del cuore. "Non volevo...non dovevo farlo!" Detto ciò corse più veloce di quanto avesse mai fatto e scomparve nel buio. Avrei voluto con tutto me stesso dirgli di fermarsi. Gridargli di ritornare da me, di riposizionarsi sopra il mio corpo e di baciarmi ancora sulle labbra. Ma non dissi nulla. Ero sconvolto quanto lui. Ma se mi aveva appena baciato forse anche Frodo provava quello che stavo provando io. In realtà non ne ero sicuro. Ma che cosa era appena successo veramente? Lui aveva davvero intenzione di baciarmi? Perché lo volevo anche io? Tutto in un attimo e poi non c'era più niente. Che cosa provavo? Rimasi lì a riflettere ancora un po'. Ricordai quello che mio padre mi disse una volta sull'amore. Quando hai voglia di baciare una persona significa che ti piace, che provi amore. Ma era davvero un amore passionale? O solo perché tenevo a lui come la mia vita? Le mie mani finirono sulla mia testa e cominciai a percuoterla. Basta. Basta, pensai. Che cos'è davvero l'amore? Avevo voglia di baciarlo ancora. Di accarezzarlo. Di vedere il suo corpo per intero. BASTA! Non è normale! Iniziai a piangere, perché non capivo, non comprendevo nulla, non ci riuscivo. Lui era un amico, come potevo pensare a lui in un modo diverso? Cercai di indirizzare i miei pensieri su una donna. Rosie. I suoi occhi, i suoi fianchi, i suoi seni formosi. Ma nulla mi fece effetto. La mia mente pensava a lui. Al suo corpo, alle sue labbra, al suo tutto e sentivo nuovamente quella sensazione all'interno del mio stomaco. Mi accasciai sul terreno, le lacrime contaminarono l'erba. Non potevo provare qualcosa per lui, diverso dall'amicizia. Questo non è amore. E se invece era proprio quello?Frodo. Frodo. Non avevo intenzione di pensare a lui in modo differente, eppure lo pensavo. Avevo voglia di lui, del suo tocco, del suo fiato, della sua bocca sopra la mia. Del suo corpo nudo affianco al mio. Delle sue mani candide che mi accarezzavano il viso, che mi arricciavano i capelli, che mi facevano provare piacere. Cosa volevo davvero? Sentivo dentro di me che la nostra meravigliosa amicizia, quel giorno, si era spezzata per sempre. In quel momento c'erano solo due strade da scegliere. Se fosse successo qualcos'altro tra noi due o se era tutto finito. Non riuscii a decidere cosa fare, sarebbe stato impossibile. L'ultimo ricordo che ho di quella notte sono le sue labbra. Dopo qualche attimo l'oscurità mi invase lasciandomi il fiato sospeso.

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Capitolo 15
*** 14. ***


La morte di Gandalf fu un vero colpo per tutti noi e anche a distanza di tempo, si sentiva la sua mancanza. Il cibo era abbondante e io mi affondavo su di esso. Merry e Pipino ricominciarono a sconvolgere la situazione facendo le loro solite battute. Tra Legolas e Gimli associavo un rapporto di amore-odio. Sembrava che si volessero bene, ma allo stesso tempo si insultavano a vicenda. Aragorn se ne stava spesso tra le sue in quel periodo, lo stesso per Boromir. Io invece cercavo di pensare a qualsiasi cosa al di fuori di Frodo e di quello che era successo a Lòrien. Ogni volta che quel ricordo appariva nella mia mente sembrava che il mio cuore facesse un tuffo nello stomaco. Ogni volta che i nostri occhi si incrociavano solo per un attimo sentivo dentro di me la stessa sensazione. Non dormivamo più accanto, non ci parlavamo più. Fingevamo che non esistessimo. Lasciata Lòrien, dopo che la Dama Galadriel ci donò degli oggetti Elfici che ci avrebbero fatto comodo per la missione, ci dirigemmo al fiume. Lo avremmo percorso per qualche miglia fino ad arrivare alla sponda che precedeva le cascate di Rauros. Decisi di seguire Frodo nella barca sedendomi dietro di lui. Volevo chiarire la situazione tra di noi, non riuscivo più a trattenere quell'enorme tensione. "Padron Frodo." Il solo sussurrare il suo nome mi fece rabbrividire. Lui non mi rispose. "Quello che è successo a Lòrien..." "Non voglio parlarne ora." La sua voce era gelida come la lama di un coltello. Ma mi diede una speranza, una luce che imboccava nei nostri occhi. Ora, aveva detto. Non voleva parlarne ora. Sospirai, sapendo e sperando che avremmo chiarito più in là. Raggiunta la sponda la Compagnia decise di fermarsi. Legolas percepiva presenze non molto amichevoli, così ci accampammo lontano dalla strada. Non ero stanco, ma appena mi poggiai a terra i miei occhi non riuscivano a rimanere aperti. Mangiammo e poi ci riposammo. Io mi avvicinai a Merry e Pipino che preparavano pannocchie arrostite. Quei due mi fecero tornare il sorriso e per pochi minuti riuscii a non pensare a Frodo. Lui era ai piedi di un albero a fissare il vuoto, da solo. Mi preoccupavo per lui ogni attimo di più, ma se il suo desiderio era quello di ignorarmi allora lo avrei accontentato. Quando i due cugini si appisolarono accoccolati, io mi voltai verso Frodo e lui distolse immediatamente lo sguardo. Io continuai a guardarlo, lui mi notò nuovamente. Presi un bel respiro e decisi di raggiungerlo. L'intera Compagnia, eccetto Boromir che era di guardia, stava dormendo, così colsi l'occasione. Mi sedetti dalla parte opposta dell'albero, non riuscivo a guardarlo in viso. Le nostre schiene erano separate solamente da una grande quercia. "Ora è il momento?" Gli domandai, il mio cuore batteva velocemente. Lo sentii sospirare, ma non rispose subito "È stato un malinteso. Non...non so cosa mi sia preso." Parlava con un fil di voce quasi impercettibile, ma afferrai il concetto. "Ma anche tu mi hai toccato." Proseguì, cercando forse di alleggerire la cosa. "Si, l'ho fatto." Annuii. Non sentendolo continuare mi sporsi un poco, almeno per capire se fosse ancora dietro di me. "E che cosa hai pensato...quando è successo?" La sua domanda mi fece riflettere, ma non conoscevo appieno la risposta, non ancora. Cosa mi voleva chiedere davvero? E se a lui non fosse piaciuto? Se voleva chiuderla lì? Io non avevo mai sentito di due Hobbit dello stesso sesso che facevano quelle cose, poi ripensai a Rosie. Lei era possibile, ma Frodo come poteva esserlo? Per me era un amico. Ma lo era davvero? Era solo un amico? "I-io..." bofonchiai "Io non sono così." Mi pentii subito di aver pronunciato con tanta attenzione quelle parole gelide. Per un momento mi ero immaginato il cuore di Frodo all'interno del suo petto rompersi in mille pezzi, me lo sentivo anche io. Lo sentii respirare profondamente, quasi non riusciva a completare il respiro, mi accostai di più all'albero e intravidi il suo viso, quasi riuscii a specchiarmi nelle sue intense lacrime, ma lui si voltò senza farmi percepire le sue emozioni. "Già. È questo il problema." La sua voce non era più gelida e io che lo conoscevo bene avevo capito. Dolore. Era quello che stava provando. Detto ciò si alzò velocemente e si diresse nel bosco. "Aspetta! Non intendevo..." le parole mi morirono in bocca, lui non si fermò e un attimo dopo era fuori dalla mia vista. Gettai la testa sul tronco dell'albero, poi lo feci di nuovo, e ancora dopo quasi a farmi male. Successivamente le mie mani si infilarono tra i miei capelli e mi colpii ripetutamente. Io non volevo dire quello...ma allora che cosa volevo dire? Sentivo che dentro di me mancava un tassello fondamentale che mi avrebbe fatto capire che cosa volevo veramente. I miei pensieri vennero interrotti dall'avvento di Merry e Pipino che mi domandarono all'unisono "Dove si è cacciato Frodo?" "Lui è...non so." Non riuscii a dire altro. "Cosa è successo?" Domandò Pipino. "Nulla, cosa potrebbe essere successo?" "Sam, ti conosciamo da una vita. Non ci puoi nascondere nulla." Continuò Merry. Avevano ragione, ma come potevo spiegarglielo? "Abbiamo solo discusso, niente di che." Abbassai lo sguardo. "In ambito a cosa?" Insistette Pipino. Non potevo, in tutta coscienza dirgli la verità. Ci avrebbero presi per...no, non sapevo nemmeno che cosa avrebbero pensato di noi. "Solo...il fardello che porta al collo, cose così." Mentii "Mi preoccupa. Quell'Anello è pericoloso, soprattutto per lui." Cercai di non incrociare il loro sguardo altrimenti avrebbero potuto capire che stavo mentendo. "Andrà tutto bene, Sam." Disse Merry "Abbiamo perso Gandalf, è vero...ma potremmo ancora contare su noi stessi." Continuò Pipino. "Già, lo spero." Bofonchiai io. La nostra conversazione fu interrotta dall'arrivo improvviso di Aragorn "Dov'è Frodo?" Chiese nuovamente. "È andato nel bosco." Rispose Pipino "Perché si preoccupano tutti?" "Perché Boromir non c'è." "Dobbiamo trovarlo!" Esclamai. "Alla svelta anche." Intervenne Legolas "Abbiamo compagnia." Ci dirigemmo velocemente all'interno del bosco alla ricerca di Frodo. Io seguii Merry e Pipino "Da che cosa stiamo scappando?" Gridai. "Dagli orchi, ci stanno inseguendo." Rispose Merry. Io speravo con tutto il cuore che Frodo fosse al sicuro, eravamo circondati. "Meglio dividerci." Suggerii frenando i due cugini. "E dove ci rincontreremo?" Domandò Pipino. "Io devo cercare Frodo. Voi mettetevi al riparo." "Te lo puoi scordare che ti lasciamo qui da solo, andiamo insieme!" Insistette Merry. "Siamo sempre stati insieme, dico bene?" Proseguì Pipino "E finiremo insieme!" Gli sorrisi amorevolmente e proseguimmo. Io non vedevo nessuna traccia di orchi, ma Legolas non sbagliava mai. All'improvviso qualcuno mi afferrò per il mantello trascinandomi verso un arbusto, Merry e Pipino continuarono senza neanche accorgersene, poi lì persi di vista. Cominciai a dimenarmi, non osavo guardare l'orco che mi avrebbe ucciso. Attesi la lama, ma quando ella non si conficcò nel mio corpo come pensavo aprii gli occhi. Aragorn, sussurrai. "Hai visto Frodo? E Boromir? Se fosse ferito...non potrei perdonarmelo, ho giurato di non perderlo! Samwise stupido!" "Sam, ascoltami." La sua voce era ferma. A quel punto lo guardai negli occhi, una strana luce malinconica si intravedeva da essi, avevo paura che aveva brutte notizie e allora avrei sperato che una lama mi trafiggesse davvero. "Cosa c'è?" "L'ho lasciato andare." Si rizzò a sedere. "Cosa...dove?!" La mia voce sembrava mozzata. "Lo ha fatto per proteggerci tutti, il potere dell'Anello si era impossessato di Boromir." Io mi accasciai a terra con le lacrime che appannavano la mia vista. Forse pronunciai il suo nome, Frodo, come un piagnisteo lamentoso. Se ne era andato e io...io non gli avevo detto cosa provavo. Non avevo più dubbi, finalmente avevo capito, non poteva essere solo un amico per me, non volevo, perché provavo una cosa diversa, simile all'amore che conoscevo, ma era troppo tardi...troppo tardi per tutto. Sam Gamgee aveva fallito, non avevo mantenuto la promessa fatta al povero Gandalf. In quegli attimi pensai a molte cose, senza sapere davvero che cosa fare...ma Aragorn mi fece rinsanire. "L'ultima cosa che mi ha detto è...prenditi cura specialmente di Sam. Non è mai troppo tardi." Non è mai troppo tardi. Non lo era, no. "Non è troppo tardi!" Ripetei "Posso raggiungerlo!" "Vai Sam! Vegliate l'un l'altro, proteggilo! Amalo!" Feci per andarmene, ma il mio cuore mancò di un battito alle sue parole. Mi voltai nuovamente verso di lui. Aragorn mi sorrideva amorevolmente, come se lo avesse sempre saputo, gli sorrisi a sua volta, annuii per mantenere un giuramento e corsi con tutta la velocità che c'era nel mio corpo. Frodo, gridai. Frodo, Frodo, Frodo. Lui era il mio scopo, lo era sempre stato da quando mi spaventò dietro l'aiuola di Casa Baggins quando lo conobbi a sei anni. Sapevo che cosa stavo lasciando: i miei amati compagni, Merry, Pipino. Ma nei miei pensieri, nella mia testa c'era solo lui. Quel bambino dagli occhi azzurri che sorrideva e mi rincorreva nei boschi di Hobbiville. Quel bambino che diventò il mio primo, unico, vero amico. Quel ragazzo dalle labbra che sapevano di ciliegia con cui avevo scambiato il mio primo bacio, con cui avevo la certezza di volerne scambiarne di più. Frodo. Gridai ancora il suo nome, solo per il gusto di sentirlo, gridai, gridai. Era lì, sulle sponde del fiume. Il mio Frodo. Lui era il mio tesoro e non lo avrei abbandonato neanche se l'intera Terra di Mezzo sarebbe crollata nel buio più totale. Ero felice, si, ero felice perché avevo finalmente compreso il vuoto dentro il mio cuore. Il tassello mancante. Lui solo sarebbe stato capace di colmarlo. Quando giunsi alle sponde del fiume, Frodo stava già remando lontano da me "Frodo!" Gridai, ma lui non si girò. Osservai l'acqua, la mia più terribile paura. Il cuore mi martellava nel petto soltanto a guardarla, ma poi mi ricordai di anni prima quando Frodo cercava di insegnarmi a nuotare.  Pensai al suo sorriso, quel lontano giorno. Io ero terrorizzato, lo ero ancora, ma il suo solo sorridere era capace di far scacciare ogni turbamento. Era solo acqua, era solo acqua! Niente mi avrebbe impedito di raggiungerlo, forse versai qualche lacrima, ma seppure arrancando nel fiume non lo avrei perso. "Padron Frodo!" Gridai ancora. Lui finalmente si voltò "Torna indietro, Sam! Andrò a Mordor da solo." "Certo che ci andrai...e io verrò con te!" Mi facevo largo tra le acque pur sapendo che non serviva a nulla. "Non sai nuotare!" Gridò lui, ma io non volevo saperne di tornare indietro. Al fine i miei piedi non toccavano più la sabbia, sprofondai come la prima volta che ci avevo provato. "SAM!" Gridò Frodo sporgendosi dalla barca. Io mi dimenavo nell'acqua, non sapevo come muovermi e un attimo dopo il fiume mi trascinò all'Interno del suo gelido letto. Mi sentii mancare, l'acqua gelò ogni centimetro del mio corpo. Quindi sarebbe finita cosi? La mia vita...ogni attimo passato, in quel momento si riformava nella mia mente. Il mio povero padre, Merry e Pipino, la dolce Rosie, Bilbo, i mesi passati tra la Compagnia, Frodo. In lui riserbai il mio ultimo pensiero. Pensando a lui avrei voluto esalare il mio ultimo respiro. Ma accadde una cosa differente. Ad un tratto, quando l'oscurità stava per avvolgermi per l'eternità sentii nella mia mano un forte tepore che in pochi istanti mi scaldò il corpo, non comprendevo cosa stava succedendo in quel momento, ma quel tepore...mi salvò la vita. Quando riaprii gli occhi ero sulla barca e le sue meravigliose iridi blu mi stavano guardando, lui ansimava attendendo forse una mia reazione. Tra qualche boccheggio riuscii a parlare "Ho fatto una promessa, Padron Frodo...Una promessa. Non devi perderlo, Samwise Gamgee. E non voglio farlo...non voglio farlo." Lui, ancora in attesa, versò delle lacrime che scesero sulle sue candide guance, ma quello che dissi non era abbastanza "E poi..." continuai "Quello che è successo a Lòrien, io l'ho trovato bellissimo. Era il tassello che mancava dentro il mio cuore, quello che ho sempre cercato all'interno dei tuoi occhi senza trarne mai una risposta. Ma quella notte non capivo. E fu proprio quando sembrava essere troppo tardi che io compresi. Compresi tutto. Quello che è successo non mi è dispiaciuto...e non mi dispiacerà neanche ora." Senza aggiungere altro mi sporsi contro di lui, afferrai entrambe le sue guance e lo baciai. Assaporai nuovamente le sue labbra, assaggiai il sapore della ciliegia e sembrava che erano passati secoli da quando l'avevo percepita l'ultima volta. Poi mi scostai e lo guardai negli occhi. Quello era il momento della verità. La sua bocca tremava, smise di boccheggiare e poi sorrise. Sorrise come faceva sempre "Avrei voluto dire io queste meravigliose parole...perché penso anche io ogni cosa che hai detto." Il mio volto si riempì di meraviglia, pian piano lui si avvicinò al mio viso fino a che le nostre bocche non si congiunsero ancora. Poi ci staccammo e le nostre fronti si incollarono l'una a l'altra. "Oh Sam..." detto questo mi abbracciò più forte che poteva e un attimo dopo stavamo remando verso l'altra sponda...per Mordor. Da quel momento tutto tra di noi era cambiato, l'amicizia si era tramutata in qualcosa di molto diverso e capimmo finalmente i nostri sentimenti più veri, non potevamo più nasconderlo, non volevamo, non lo avremmo fatto. Amavo il mio migliore amico, anche se da quel giorno non lo avrei più definito tale.

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Capitolo 16
*** 15. ***


La mia vita in quel momento cambiò radicalmente. Non sapevo descrivere il come e se qualcuno me lo avesse chiesto, avrei risposto <È stato come un battito di ciglia>. Frodo era più sorridente, nonostante il grande fardello che portava al collo. Io cercavo, in compenso, di rallegrarlo come potevo. Passarono sei lungi giorni da quando ci dividemmo definitivamente dalla Compagnia e sentivo in Frodo una certa malinconia, lo sentivo anche dentro di me. Nel mentre i pensieri erano all'ordine del giorno, noi proseguivamo verso le catene montuose dell'Emyn Muil. Terre desolate, si diceva. "Li rivedremo mai più, Sam?" Mi domandò Frodo quando ci sistemammo per una pausa. "Io credo di sì." Ero intento a preparare da mangiare, razionando il cibo rimasto. "Ho paura per loro. Quanto desidero che stiano bene." "Se la caveranno Padron Frodo, ne sono sicuro." Lui annuì e poggiò la testa sulla mia spalla "Sono felice che tu sia qui con me." "Lo sono anche io." Ci sorridemmo all'unisono, successivamente Frodo tornò serio, pensai che stava per iniziare un discorso meno piacevole. "Secondo te...secondo te siamo sbagliati? Noi?" Non avrei mai pensato mi facesse quella domanda, ma non ne ero così deluso poiché avrei risposto senza indugiare. Scossi la testa immediatamente. "Prima non lo comprendevo, credevo di essere sbagliato. Ma ora mi è tutto più chiaro. No, non lo siamo. Tu che pensi?" "Io...ho vissuto gli ultimi anni della mia vita, tormentandomi pensando di essere diverso da tutti. Mi dicevo, non è normale quello che provi. Osservano tutti gli altri Hobbit parlare solamente di donne, e di come le avrebbero conquistate. E io, io sapevo che mai avrei potuto e voluto averne una." Lui abbassò lo sguardo. Dai suoi occhi chiari come il mare all'alba cominciarono a fuoriuscire delle candide lacrime. La mia mano afferrò la sua, lo feci poggiare sul mio petto "Noi non siamo sbagliati." Ripetei "Siamo come tutti gli altri, il nostro amore è diverso, ma è comunque meraviglioso." A Frodo scappò un singhiozzo involontario, poi annuì sorridendomi. "Io penso che...quando torneremo a casa non credo ci accetteranno. Per quello che siamo." Mi disse, dopo un po'. "A te importa?" "No, se sono insieme a te." Afferrò la mia mano e la strinse nelle sue. "Bene. Neanche a me." Lo baciai sulla fronte e lo strinsi accostandolo al mio petto. Lo avrei seguito, protetto, amato, come mi disse Aragorn. Dopo aver mangiato ripercorremmo la strada che ci cingeva fuori dall'Emyn Muil, l'unico problema fu che non la trovammo. Girammo intorno per chissà quante miglia, quel posto pareva un labirinto. Una volta dovemmo usare la corda Elfica che mi donò la dama Galadriel a Lòrien, ma fu utile solo per superare un burrone. Io possedevo la Mappa dell'intera Terra di Mezzo, ma avrei voluto averne una, solo di quelle dannate montagne. Tutte le vette parevano identiche e in quei pochi giorni di viaggio perdemmo solo tempo e fatica, incluso del buon cibo Elfico. Io d'altro canto cominciavo a sentire la fatica sotto ai miei piedi. Non ci lavavamo da giorni, poiché in quelle dannate montagne non trovammo neanche una sorgente d'acqua. Puzzavo come un cane bagnato, al contrario di Frodo che ancora profumava di menta. Mi vergognavo solo a stargli vicino, ma dall'altra parte avrei voluto il contrario. L'acqua era una delle mie più grandi paure, e un'altra stava per piombarmi addosso, letteralmente. D'un tratto sulla mia fronte percepii una goccia d'acqua. Poi un altra e poi un altra ancora. Ma non era questo a preoccuparmi. Guardai il cielo che era pieno di nuvoloni neri come la pece abbattersi su di noi, o attratte da quelle stupide montagne. "Padron Frodo!" Gridai "U-un temporale." "È solo qualche goccia, Sam." Quando le mie orecchie udirono un tuono rimbombare per tutta la vallata, mi scaraventai verso Frodo e lo abbracciai con veemenza. "Sam, stai tranquillo! È solo pioggia. Ma sarà meglio che troviamo un riparo, se non vogliamo prenderci un malanno." Mi cinse per la vita e in poco tempo riuscimmo a trovare una roccia sporgente, nella quale ci rintanammo al di sotto. Solo allora mi accorsi che tremavo, non solo per il freddo. Frodo lo notò. "Sam." Sussurrò. Io non osavo guardarlo, i miei occhi non riuscivano ad aprirsi. "Hai paura dei temporali?" La sua voce era seria. Annuii con qualche lamento. "Non me ne ero accorto in tutti questi anni." "Vorrei vedere! Nella Contea quasi mai è brutto tempo." Sbottai. Lui mi stinse a se, facendomi poggiare la testa sul suo torace. "Passerà. Come ogni cosa." Sussurrò al mio orecchio. La sua voce era come il miele che attraversava la mia gola, in una bella mattinata di sole. Carezzò i miei capelli come se li stesse trattando con dei prodotti speciali, successivamente cominciò a cantare. La sua voce era melodiosa, soave come quella della madre, in effetti cantava una delle canzoni della buonanotte che ella ci faceva ascoltare per farci addormentare quando ero a casa Baggins. Mi fece rassicurare, all'unisono ascoltavo il battito del suo cuore che aveva un ritmo rilassato come la sua voce, ma aumentava col tempo. Ci fu un momento in cui non udii più l'incessante rumore del temporale, lo guardai quando smise di cantare e sorrisi. Lui mi imitò "Va meglio?" Mi sussurrò. Annuii e mi sporsi verso il suo viso. Ci fermammo per qualche secondo e strofinai il mio naso sul suo, il suo respiro si fece più veemente, forse come il mio. Tenevo gli occhi chiusi quando la sua mano si posò delicatamente sulla mia cute e scendendo con le dita massaggiava gli ultimi capelli sotto la nuca. Quando aprii gli occhi, trovai la sua mano sul mio petto, la cinsi sulle mie labbra e cominciai a baciare i polpastrelli delle sue dita. Lui mi osservava, squadrando i miei occhi e la mia bocca. Le sue dita erano gelide, le mie labbra calde. Quando finii di baciarle le scaldai con il mio fiato, dopodiché lo guardai negli occhi. E da lì mi bloccai. Era una così strana sensazione. Mi capitò una sola volta nella Contea, quando io e Frodo eravamo diciassettenni, e un ultima volta quando le sue labbra toccarono le mie quella sera a Lòrien. Lui mi sorrise lievemente, come faceva sempre. "Mio amato Sam, dorato come il miele." Pronunciò con così tanta attenzione quelle parole, che percepii il mio cuore sprofondare nelle viscere dello stomaco. Delicatamente mi sporsi, poggiai le labbra sulle sue, mentre i nostri nasi si scambiavano di posizione, ma non era abbastanza. Nel momento in cui lui aprì la bocca riversai la mia brama all'interno, assaporando ogni centimetro di essa. Quando le nostre lingue si congiunsero, tutto sembrava non avere più importanza. Udivo solamente il rumore dei nostri baci, tutto il resto prese un silenzio quasi assordante. C'eravamo noi, c'eravamo solo noi. Quando ci staccammo con riluttanza, le mie labbra scesero sull'incavo del suo collo esposto, baciandolo in tutte le sue parti. Frodo si stese e abbracciandomi mi strinse a se, i nostri petti che si unirono come le nostre bocche. Ma fui avventato. Quando la mia mano si infilò sotto la sua camicia, appena le mie dita sfiorarono il suo ventre magro, lui sospirò tirando indietro l'addome, ma non scostandosi da me. "Forse è meglio...per ora..." non finì mai la frase, ma capii cosa intendesse dire. In effetti anche io non sapevo nemmeno cosa stavo facendo. Non comprendevo il perché avevo voglia anche del suo corpo, forse era una cosa naturale, forse era sbagliata, non lo sapevo. "Hai ragione, si." Bofonchiai. Al fine ci stendemmo a terra a dormire. Eravamo più vicini che mai, ci osservavamo e non smettevamo di farlo, ci sorridevamo e i nostri occhi non smettevano di fissarsi. "Io ti piaccio, Sam?" Mi domandò tutto d'un tratto "Come Rosie?" Distolse lo sguardo. Io strinsi la sua mano "Rosie non mi è mai piaciuta davvero, non come te." "Davvero?" "Davvero." Lo assicurai. Lui sorrise maliziosamente avvicinandosi ancor di più "Davvero, davvero?" Esclamò pungolando il suo naso sul mio. Io risi e lo afferrai per le guance "Davvero, davvero, davvero." Ripetei sorridendo, scuotendo la sua testa dolcemente. Ci coccolammo a vicenda come bambini, fino a che un orribile ricordo mi prevalse. Ripensai a quell'incubo che ebbi a Lòrien, boccheggiavo solo nel ricordare i polsi gelidi e insanguinati di Frodo. Lui se ne accorse. "Tutto bene?" Mi domandò scrutando il mio sguardo. "Io...devo dirti una cosa." Gli raccontai del sogno, del suo corpo smunto, del sangue e della Contea che bruciava, non riuscivo più a nascondergli nulla, non compresi se fosse un bene o un male. "In parte l'ho visto anche io." Disse. "Come?" "La notte in cui ti ho baciato...prima che mi trovassi, la Dama Galadriel mi fece osservare attraverso il suo specchio d'acqua." "E cosa hai visto?" "Le stesse cose che vedesti tu. Ma...non ho visto me stesso. Non ho visto il mio sangue." Degludì "È solo un sogno giusto? Non può accadere." Con soavità lo cinsi accanto alle mie spalle "Si, è solo un sogno. Perché mai dovrebbe accadere?" Provai a fargli scacciare quell'orribile pensiero dalla sua testa, ma anche io ero preoccupato. Non credevo che Frodo si sarebbe spinto a farsi del male in quel modo...ma non avevo idea di cosa quell'Anello gli stesse facendo in quel momento. All'improvviso lui alzò la testa dal mio grembo e mi baciò sulle labbra. Dopodiché strinse una mia mano tra le sue e cominciò ad accarezzare le mie dita. "Ricordi quando venni pugnalato a Colle Vento?" Mi domandò, il suo sguardo era puntato sui nostri arti. "E chi se lo dimentica? È stato uno dei momenti più spaventosi della mia vita." Sorrisi lievemente. Lui mi imitò, poi tornò nuovamente serio "Rammenti anche quel che stavo per fare, prima di perdere i sensi?" Quella domanda mi riportò indietro di mesi, in quella notte nera, nel momento in cui ero accanto al suo corpo gelido, incapace di fare qualsiasi cosa. Rammentai la sua mano sporca di sangue che finiva dietro la mia testa, poi il suo busto che si alzava avvicinandosi al mio. Ricordai il suo viso, rigato dalle lacrime, dalla paura di morire e dal dolore, che si avvicinava al mio, le sue labbra rosse come il sangue appena versato a un dito dalle mie...poi si accasciava a terra. "Rammento ogni dettaglio." Confessai. Le sue dita continuavano a blandire il mio palmo. Frodo annuì, senza guardarmi negli occhi "Credevo di morire, Sam. E in tutta coscienza, non avrei voluto esalare il mio ultimo respiro senza prima averti fatto comprendere...che cosa provavo. Non volevo morire...senza aver sfiorato almeno una volta le tue labbra con le mie." Io continuavo ad ascoltare, cercando di non cedere al pianto, il mio cuore batteva all'impazzata. Sorrisi. "Non te l'ho confessato prima perché non eravamo ancora, ecco...quello che siamo ora. Per questo mi vergognai quando ti baciai la prima volta." Detto ciò mi guardò negli occhi "Mi capisci?" Io congiunsi le sue mani tra le mie, dopodiché le condussi sulle mie labbra e baciai le sue nocche "Si, che capisco. Sono felice che tu me lo abbia confessato." Lui fece un verso di approvazione, in seguito si sdraiò, poggiando nuovamente la testa sul mio grembo. Le mie dita si infilarono tra i suoi folti riccioli castani, cominciai a massaggiargli la cute. Lui chiuse gli occhi, sembrava rilassato. Scrutavo il suo viso, ancora privo di imperfezioni, le sue labbra erano di un colore simile a quello delle rose, le sue guance erano candide e morbide come quelle di un bambino. Il suo profumo di menta, in quel momento tornato, mi fece tornare indietro di anni, quando lo odoravo e sentivo quell'intenso odore invadermi le narici. Osservavo ogni parte del suo viso e non avevo intenzione di smettere. Avrei voluto anche io fargli capire come lo amavo. Lo amavo; quasi dimenticai quando eravamo solo amici, poiché ormai, dentro di me, quei ricordi si erano tramutati in amore. Amore. Quello che provavo per lui e mai avrei voluto smettere di amarlo come in quel momento. Ti amo. Ti amo Frodo Baggins. Avrei voluto dirglielo. Dillo Sam, dimmelo. Diceva una voce dentro la mia testa. Dimmi che mi ami, io lo so. Per un momento fu come sentire la sua voce che penetrava dentro di me, riecheggiando in ogni parte del mio corpo. La mia bocca si aprì, ma non uscì alcuna parola. Venni interrotto bruscamente. "Hai sentito?" Sussurrò lui guardando l'orizzonte. "Cosa?" "Gollum..." "Chi?" "Ci ha seguiti come predisse Gandalf." "Che vuole?" Lui mi zittì poggiando un dito sulle mie labbra, mentre il Ti amo che avrei voluto pronunciare si sciolse come neve dentro la mia testa. Ascoltai per un po' e solo dopo qualche istante percepii rumori insoliti provenienti sopra le nostre teste. "Cosa vuole?" Ripetei. Frodo mi guardò dritto negli occhi. "L'Anello." Si portò una mano sul petto cercando il fardello, poi mi guardò nuovamente "Ci attaccherà. Quando lo sentiremo scattare verso di noi lo prendiamo per le braccia placcandolo. Mi segui?" Annuii e mi tenni pronto. Udii solamente il silenzio per una manciata di secondi, poco dopo, il forte fruscio dell'erba e in quell'istante la creatura spuntò dall'ombra puntando verso di noi, ma riuscimmo velocemente a braccarlo afferrandolo per le braccia. La creatura ci scivolò come una saponetta umida e un attimo dopo mi spinse verso una roccia e io sbattei la testa. Quando mi tornò la vista vidi Frodo sdraiato che si dimenava mentre la creatura cercava l'Anello all'interno della sua camicia. Velocemente mi alzai dando un pugno sulla testa della creatura che emise un grido soffocato e si voltò verso di me. Osservai il suo volto per quello che sembrava un istante. I suoi occhi erano la parte del viso più sporgente, le sue labbra secche. Indossava solo un perizoma di pelle e la sua carne era bianca come quella di un cadavere, il suo corpo era smunto e secco. Riuscii a percepire ciò, fino al momento in cui la creatura attaccò me e in pochi secondi mi ritrovai a terra con le sue mani sul mio collo. Nei suoi occhi vedevo molte emozioni. Rabbia, paura...ossessione. Poco dopo sentii la spada di Frodo uscire da dietro la sua schiena e la puntò al collo della creatura che mi teneva ancora tra le sue braccia. "Lascialo andare. O ti taglio la gola." Intravidi lo sguardo di Frodo. Non lo avevo mai visto così deciso e determinato come in quel momento, mi ricordava una volta quando avevamo undici anni e lui fece di tutto per guadagnare qualcosa per comprare il suo libro preferito. Mi fece quasi ridere. La creatura Gollum, con qualche lamento mi liberò dalla sua presa. Sembrò per qualche momento che lascio perdere l'idea di impossessarsi dell'Anello. Per sicurezza, prima che potesse decidere di attaccarci di nuovo afferrai tra le mani la corda Elfica che mi donarono a Lòrien e lo legai per il collo. Frodo mi si avvicinò con un aria infausta "È proprio necessario?" Io sbuffai, a volte ritenevo il lato dolce e gentile di Frodo troppo eccessivo. "È per la nostra sicurezza Padron Frodo. O noi o lui." Lui annuì riluttante e mi lasciò proseguire. Non ci riposammo abbastanza, anzi per niente. Quella notte non chiusi occhio, forse neanche Frodo. Osservavo quell'orribile creatura che si lamentava in continuazione e finiva ogni frase come se si stesse strozzando, Gollum, Gollum, pronunciava con un fare riluttante. Frodo sì appisolò in un angolo, pur tentando di rimanere sveglio. Mentre fissavo la creatura, nella mia testa c'erano infinità di pensieri. Pensavo ai baci che Frodo mi regalava, allo stesso tempo ero preoccupato per la sua incolumità. Poi ricordavo dei momenti gioiosi e spensierati della nostra meravigliosa infanzia e cercavo in tutti i modi di rimanere in quei ricordi, ma non ci riuscii per molto. La mia mente si diresse altrove, Mordor ci stava ancora attendendo e io avevo timore, ma ora avevamo un problema in più: Gollum. Non appena socchiusi gli occhi sentii gridare improvvisamente. "NOO!" Frodo si rizzò a sedere e, quando mi girai verso di lui, lo vidi ansimare con una mano sul petto. Gollum lo raggiunse e io non potevo credere a quello che vidi. Con fretta m'aggiunsi anche io. "Levati tu!" Gridai a Gollum. "Volevo solo aiutare! Gollum...Gollum." Ignorandolo, mi concentrai sul mio padrone che era parecchio sudato. "Padron Frodo, era solo un sogno!" Lui annuii frettolosamente senza guardarmi. "Cosa hai sognato?" Gli domandai. A quel punto il suo sguardo incrociò il mio, ma scosse la testa senza darmi una risposta. Le giornate iniziavano così. Frodo si svegliava ogni notte, ansimando con aria tormentata. Una parte di me avrebbe voluto non farlo addormentare per non fargli vivere qualsiasi tortura che non osava dirmi. Io lo tenevo accanto più che potevo, anche se entrambi non avevamo intenzione di dare all'occhio di Gollum, ma quando i suoi occhi si chiudevano, seppure con le lacrime che percorrevano le sue guance, cominciava l'incubo. Il suo incubo. E io non potevo essere lì per salvarlo, questo mi rendeva ancora più frustrato. Passarono molti giorni dall'incontro con la creatura Gollum. Io avrei voluto liberarmene, ma Frodo ebbe un idea migliore: ci avrebbe fatto da guida per arrivare al Nero Cancello, nonché l'ingresso infernale per Mordor; Seguivamo il Passo di Nindalf. Frodo e io non parlavamo molto spesso in quel periodo. Il mio cuore batteva all'impazzata ogni volta che scrutavo le sue labbra. Avrei voluto baciarle per ore, ma sembrava che lui preferisse avvicinarsi a me solo di notte, quando Gollum dormiva. A quel punto, anche se il sonno diveniva il nostro primo desiderio, e seppure Frodo aveva il terrore di addormentarsi a causa dei suoi incubi, ci concedevamo il nostro affetto più vero, stando vicini come non mai. Percepivo la sua contentezza quando lo baciavo, quando accarezzavo il suo viso. I momenti in cui ero steso sotto di lui e Frodo pungolava il mio naso, baciava il mio collo erano gli istanti più belli della giornata. E avrei voluto che non finissero mai. In quel momento eravamo accoccolati sotto una roccia, la mia guancia era sul suo petto e lui accarezzava i miei capelli, mentre i nostri mantelli ci facevamo da coperte. Scrutai sorridente il suo sguardo, ma quando vidi i suoi occhi puntati su quel Gollum, il mio sorriso si spense. "Smeagol." Pronunciò. "Come?" "Smeagol è il suo vero nome. Non era molto diverso da noi, Sam." Sbuffai. Non capivo perché dava così tanta importanza a quella brutta creatura, ma allo stesso tempo volevo saperne di più. "E come diamine ha fatto a diventare...così?" Frodo sospirò "È stato lui." Afferrò l'Anello e lo guardò con scherno "Come lo ha ridotto..." "Non dirmi che ti fa pena?" Mi alzai dal suo corpo e mi rizzai a sedere. Lui mi guardò quasi indignato "Come può non fartene? Era un semplice Hobbit come noi e l'Anello lo ha reso..." "Un mostro." Conclusi "Non è mica colpa nostra." "Non sto dicendo questo, Sam!" Sospirò ancora "Lascia perdere, non importa." Detto ciò si girò dall'altra parte e si mise a dormire. Feci lo stesso indignato. Per la prima volta mi sentivo geloso, come se non fossi abbastanza per lui e questo mi turbava molto. Quella creatura avrebbe rovinato tutto tra di noi, me lo sentivo e per questo lo disprezzavo. Molta era ancora la strada da fare, molti erano i pericoli che ci attendevano, eppure io e Frodo cercavamo costantemente di rimanere noi stessi e speravo con tutto me stesso che fosse rimasto così fino alla fine del nostro viaggio, ma più avanzavamo verso Mordor...più i nostri indoli positivi e spensierati si spegnevano, ma non era Gollum quello che mi preoccupava di più...era Frodo. Ancora non riuscivo a comprendere appieno i suoi pensieri e i suoi sentimenti, ma più i giorni passavano più vedevo il mio padrone cambiare in un modo che non capivo, perciò mi preoccupava.

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Capitolo 17
*** 16. ***


Le notti passavano velocemente. E la compagnia non mancava. Smeagol si dimostrò molto più vivace e socievole soprattutto con Frodo, e io non potevo fare a meno di essere un poco geloso. Le provviste cominciavano a scarseggiare, così Smeagol ci aiutò a cacciare della selvaggina, ma in tutto questo, seppure Frodo cominciava a fidarsi di quella creatura e seppure ci stava guidando verso il Nero Cancello, io non riuscivo a vedere Smeagol come un buon compagno, né tanto meno come amico. Consigliavo sempre a Frodo di starti alla larga, cercando di fargli ricordare che quella creatura pensava solo all'Anello e che poteva ancora avere l'ardente desiderio di rubarlo. Io dormivo di meno a causa sua, forse anche Frodo, ma per altri motivi che non mi aveva ancora riferito. Sembrava addirittura avere paura ad addormentarsi e questo mi faceva preoccupare. Ogni notte lui aveva incubi, si svegliava di soprassalto col volto pieno di terrore, tremava e boccheggiava, dopodiché si avvicinava velocemente a me, stringendomi forte. Il suo battito cardiaco era tremendamente veloce, come se avesse appena terminato una corsa. Io non osavo più domandargli che cosa sognasse, tanto non mi avrebbe risposto. In quanto, invece, alla nostra storia, se così posso definirla, sembrava affievolirsi. Certo, entrambi provavamo gli stessi sentimenti, ma la presenza di Smeagol e il pressante fardello che Frodo poggiava sul petto sembrava ci stesse allontanando e non riuscivo a sopportarlo. Non potevo. Dopo aver finalmente superato l'Emyn Muil, io e Frodo decidemmo di percorrere il sentiero che ci conduceva direttamente all'interno del Nero Cancello, ma Smeagol non era d'accordo. "Non possiamo attraversare il sentiero principale. Ci vedranno...ci vedranno!" Obbiettò indiscreto. Frodo si avvicinò a lui "E allora dove proseguiamo? Conosci un'altra strada, Smeagol?" "Si...si...Smeagol conosce. Ma gli Hobbit dovranno attraversare le palude morti, padrone, si..." Frodo mi guardò senza ricevere una risposta da me, poiché mi limitai a scrollare le spalle. "Va bene. Attraverseremo le paludi, se saranno più sicure." Puntualizzò. "Si, lo sono padrone. Gli Orchi non ci passano mai da quelle parti...Gollum, Gollum." Io lo guardai schifato. Quello è un pazzo, mi dissi, ma sembrava dire il vero, perciò lo seguimmo a passo spedito. Il cammino era insopportabilmente monotono. Smeagol emetteva strani versi ogni tanto, Frodo cercava di mantenersi sveglio e io avevo una costante fame. Più camminavo e più avevo voglia dei poveri consigli che mi passavano accanto. Mi veniva l'acquolina in bocca. All'improvviso, quando giungemmo alle paludi morti, Frodo si mise a cantare un motivetto che avevo già ascoltato nella mia infanzia, molti anni prima. La strada se n'va interrotta a partire dall'uscio onde mosse. Or la strada ha preso una rotta, Che io devo seguir, come posso, Perseguirla col passo sofferto, Fino a che perverrà a un gran snodo Ove affluiscono piste e trasferte. E di poi? Io non so a quale approdo. Alla fine della canzone, Frodo sorrideva discretamente e io lo osservai. Smeagol proseguiva indifferente. "La ricordi Sam?" Sospirò. Annuii "Tua madre ce la cantò una volta." Lui mi confermò con un cenno "Credo di aver capito il significato." Ripensai a quella sera, quando io e Frodo avevamo nove anni ed era la prima notte che passavo a casa sua. Primula, per farci addormentare, ci intonò questa dolce e lenta melodia, con la sua voce soave. Riguardai per pochi attimi le parole, e infine la capii anche io. "Sembra che racconti, anche se in poco, il nostro viaggio." Commentai. "Esatto. Insomma, siamo partiti all'improvviso, a partire dall'uscio onde mosse, il nostro viaggio iniziò già con molti pericoli." Spiegò. "Proseguirla col passo sofferto." Aggiunsi io "Si, confermo tutta la sofferenza!" Lui sorrise lievemente, poi torno serio e pensieroso "Fino a che perverrà a un gran snodo...magari ci sarà un momento nel nostro viaggio che sarà più liscio...meno doloroso." Io sospirai "Magari intende altro. Forse quella parte della canzone l'abbiamo già affrontata, con la compagnia." "Forse hai ragione." Abbassò lo sguardo. Io poggiai una mano sulla sua spalla "Non disperare, ci sono io con te." Lui non poté fare a meno di sorridere alle mie dolci parole, così, assicurandosi che Smeagol non ci stesse osservando, le sue labbra accarezzarono delicatamente la mia mano, poi proseguimmo. "E di poi? Io non so a quale approdo. Che significa?" Chiesi. "Non so a quale approdo..." ripetè Frodo "beh, in effetti non sappiamo come finirà...i-il viaggio." "Beh allora speriamo di approdare felicemente ad Hobbiville!" Esclamai. Il suo sorriso si allargò "Tu sai sempre come farmi venire il sorriso, Sam." "Andrà tutto bene Padron Frodo, ne sono certo." Lui annuì speranzoso, quindi proseguimmo il cammino, ponendo fine lì a quella che sembrava una profezia più che una canzoncina della buonanotte. Le paludi morte era un altro posto nella Terra di Mezzo che non avrei voluto visitare. C'era un odore fetido, il terreno quasi mi inghiottiva a ogni passo. Guardavo l'orizzonte e non riuscivo a scrutare la fine della palude. Tutto sembrava una landa desolata. La parte positiva era che i nemici, in quei luoghi dimenticati, non ci avrebbero intercettato. Ci fermammo un paio di volte, ma per poco, poiché la puzza aumentava e la fatica sembrava inspiegabilmente diminuire, perciò proseguimmo seguendo Smeagol. Smeagol ci spiegò che in quelle paludi si svolse una sanguinosa battaglia, tra Elfi, Nani, Orchi e Uomini. A centinaia furono i morti ma, seppure passati migliaia di anni, le Paludi Morte contenevano e conservavano ancora le vittime della battaglia, che aspettavano un ardente risveglio afferrando le anime di coloro che li guardavano negli occhi. Mi vennero i brividi solo al sentir quelle parole. Non comprendevo appieno il discorso di Smeagol, fino a che scrutai nell'acqua dei volti piuttosto inquietanti. Cadaveri. Sgranai gli occhi "Ma cosa...ci sono facce morte nell'acqua!" Smeagol mi raggiunse velocemente "Si...si...è quello che Smeagol spiegava. Non seguite le luci." Detto ciò proseguì disinvolto. Io non osavo guardare quelle orrende facce, mi davano il voltastomaco, così seguii Smeagol molto volentieri e con una certa sveltezza. Troppo tardi mi accorsi che Frodo non era dietro di me. Mi girai velocemente e lo vidi a fissare uno di quei cadaveri. "Frodo!" Gridai. Era rimasto troppo indietro e non aveva seguito il discorso dì Smeagol. Se avesse guardato negli occhi quelle facce... All'improvviso si rizzò come se una freccia lo avesse colpito alla schiena. Un attimo dopo cadde nell'acqua e di lui si persero le tracce. "No! Frodo!" Gridai ancora, io e Smeagol lo raggiungemmo, anzi fu Smeagol ad arrivare prima e ad afferrarlo per le spalle, conducendolo a riva. "Non seguite le luci!" Ripetè la creatura, allontanandosi. Io mi scaraventai sul ragazzo "Padron Frodo..." lo osservai con attenzione e sembrava stare bene. Tirai un sospiro di sollievo. "Come stai?" Gli chiesi, ma lui sembrava non ascoltarmi. Guardava la creatura che lo aveva salvato, ripetendo il suo nome con gratitudine. Dentro di me una fitta scossa di gelosia mi prevalse, anche se dovevano tutti ringraziare Smeagol del gesto. Dopo qualche colpo di tosse, Frodo si rialzò disorientato. "Stai bene?" Gli domandai nuovamente. "I-io...credo di sì." Annuii con riluttanza e lo aiutai a sedersi, ma Smeagol scuotendola testa più e più volte ci riproverò dicendoci che non potevano sostare in quei luoghi "Dobbiamo continuare Hobbit! Non ce tempo...Gollum, Gollum." Io sbuffai "Si certo, così Frodo si prenderà un malanno. Non lo vedi? È zuppo!" "No! No! Dobbiamo proseguire Hobbit. Qui non è sicuro." "Ma avevi detto che qui non passava nessuno!" Obbiettai La creatura sembrava non ascoltarmi, scosse la testa ancora e ancora. Per qualche ragione, sembrava spaventato "Dobbiamo continuare!" Io alzai gli occhi al cielo, ma Frodo afferrò la mia mano "Va bene, Sam. Ce la faccio." "Ma..." "Non discutere, non ne ho la forza." Quella frase mi ferì un poco, ma capii che la conversazione doveva terminare lì. Avanzai prima di tutti con il capo chino, fino a che Smeagol mi superò guardandomi indignato. Non lo sopportavo, e la cosa che più mi faceva arrabbiare era che Frodo era d'accordo con lui e non con me. Eravamo cresciuti insieme, mi conosceva come un fratello eppure sembrava nutrire per Gollum una profonda fiducia che non lo avrebbe portato ad eventi positivi, per come io la pensavo. Ma il mio amore per lui affievoliva ogni tipo di rabbia, ricordandomi che quando calava la notte potevano starcene vicini, ad ammirare la bellezza delle stelle ed io avevo il permesso di penetrare nel suo cuore e di scoprire i suoi sentimenti più veri. In quei momenti non c'era il bisogno di parlare, l'unico piacere che pretendevo erano le sue labbra sulla mia pelle e le sue dita che accarezzavano il mio viso. Diversamente, durante il giorno lui sembrava assente, non aveva voglia di parlare, o di ridere e, non riuscendo a scrutare i suoi pensieri, mi incupivo e mi preoccupavo. Sembrava un altra persona. I miei profondi pensieri vennero interrotti dalla voce assordante di Smeagol che gridava "Padrone! Padrone, svelto! Non possiamo rimanere qui!" Io mi voltai verso Frodo che non si era mosso di un solo passo, da dove ci eravamo fermati. Da lontano potevo scrutare poco, ma aveva lo sguardo che puntava il vuoto, mentre la sua mano era poggiata sul suo petto. Non capivo che cosa poteva essergli successo, così mi avvicinai, ma prima che fossimo a dieci piedi di distanza lui gridò. "Fermo! R-rimani lì!" Sgranai gli occhi "Cosa succede? Che cos'hai?" Cominciai davvero a preoccuparmi. Cominciò a boccheggiare, il suo sguardo era rivolto al basso, cominciò a tremare e anche da un certa distanza, io lo percepii. Lo chiamai nuovamente, lui questa volta mi guardò, alzando delicatamente lo sguardo. "Mi ha preso..." i suoi occhi erano privi di luce, la sua voce stridula come se avesse appena finito di gridare. "Sauron mi ha preso." Cominciò a scoppiarmi la testa, non comprendevo ciò che stava dicendo, non riuscivo neppure ad emettere un suono dalla mia bocca. Pronunciò il mio nome, solo il mio nome, come fosse la prima volta che lo diceva... Le sue orbite si girarono al contrario, un attimo dopo crollò a terra accasciandosi al suolo sottostante lasciando un assordante vuoto nell'aria, nel cielo...nel cuore.

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Capitolo 18
*** 17. ***


Non percepivo nemmeno la mia voce che gridava il suo nome, ne tantomeno quante volte lo avevo pronunciato tra le lacrime. Quando mi avventai sul suo corpo fu come se una lama mi colpì dritto al cuore; i suoi occhi erano chiusi e privi di vita, la sua pelle era gelida, ancor di più di quando era in fin di vita a Gran Burrone. Teneva un colorito simile a quello di un cadavere. Se qualche passante lo avesse visto lo avrebbe dato per morto, ma io sapevo che non era così. Almeno era quello che più speravo. Smeagol gridava come un neonato e le sue grida non mi facevano concentrare, continuavo a piangere incapace di muovere un solo dito, poiché tremavo come una foglia. La creatura si avvicinò al mio padrone, ma quando le sue viscide dita si posarono sul petto di Frodo io sbottai. "NON TOCCARLO!" Frodo poteva morire e quell'orrenda creatura aveva cercato di rubargli l'Anello, ero disgustato. "Sparisci schifoso!" Gridai afferrando la mia spada. "Smeagol voleva aiutare il padrone...il padrone molto malato, si." "Volevi solo l'Anello, maledetto! Vattene! Vattene via!" "È una bugia!" Ribattè, ma io non avevo intenzione di sentire le sue inutili spiegazioni. Puntai la spada su Gollum e la creatura con qualche lamentela, dopo aver dato un ultima occhiata al corpo inerme di Frodo, corse via, speravo per sempre. Senza indugiare oltre mi scaraventai nuovamente su Frodo. Poggiai l'orecchio sul suo petto, ma non riuscivo a sentire il battito. Imprecai, con le lacrime che continuavano a scendere sulle mie guance come cascate. Di getto gli tolsi la giacca, poi scostai le bretelle dal suo busto. Dopodiché, con fretta, strappai parte della sua camicia, all'altezza del torace e mi bloccai. Vidi l'Anello in tutta la sua lucentezza ancora sul collo di Frodo. "È colpa tua!" Gridai simbolicamente all'Anello "Lascialo stare! Lascialo stare!" Le mie mani si gettarono violentemente sul terreno accanto alle orecchie del mio padrone, ma non mi lasciai prendere dal panico. Afferrai l'Anello e lo gettai non troppo lontano da noi, anche se non avrei voluto vederlo mai più. Purtroppo dovevo tenerlo sottocchio. Fatto questo poggiai nuovamente l'orecchio sul petto scoperto di Frodo e sospirai al sentire il battito del cuore, lieve ma c'era. Era vivo. "Frodo..." le lacrime appannarono la mia vista "Che cos'hai? Dove sei ora? Non dirmi che ti trovi di nuovo lì, ti prego. Non potrei sopportarlo." Avevo davvero timore che fosse di nuovo in fin di vita, in quella cella di Mordor. I suoi indumenti erano ancora fradici, così i suoi capelli, non potevo permettere che si prendesse anche un malanno, dopo tutto questo. "Perdonami per questo." Mi rimproverai quando cominciai a togliergli i vestiti, cercai almeno di mantenere una sua dignità. Non osavo guardare il suo corpo, anche se combattevo contro la tentazione. Subito dopo lo chiusi con una coperta che trovai all'interno della mia sacca. Cercai di scaldarlo come potevo, accessi con difficoltà un fuoco caldo, ma non succedeva nulla. Il suo corpo non prendeva colore, era ancora gelido. Sconsolato, mi avvicinai al suo viso stendendomi accanto al suo corpo e cominciai a toccare le sua labbra gelide e bianche come la sua pelle. Frodo, sussurrai. E poi ancora una volta "Svegliati. Ti prego." Singhiozzavo e sbraitavo, ero disperato. Mi ha preso, disse. Ripesai alla sue parole. Sauron mi ha preso. Scossi la testa, non capivo. Non capivo mai nulla e mi odiavo per questo. Ma non avrebbe risolto nulla, dovevo fare qualcosa. Mi porsi una mano sulla tempia, poi un lampo di genio, una speranza. Mi toccai ancora, ero caldo, estremamente caldo come quando si ha la febbre. Se il fuoco e le coperte non bastavano a riscaldarlo e farlo destare dal suo sonno profondo, allora il mio corpo lo avrebbe fatto. Era la soluzione. Il mio unico pensiero in quel momento era salvargli la vita, e così avrei fatto. Immediatamente mi tolsi tutti i vestiti scaraventandoli a terra, poi mi precipitai sul suo corpo nudo stendendomi sopra. Avvolsi i nostri corpi nella coperta, il fuoco rosso ardeva caldo. Al fine afferrai entrambe le sue mani posizionate sui suoi fianchi, e congiunsi le mie dita fra le sue. Facevo riversare il mio fiato caldo sul suo corpo, dopodiché all'interno della sua bocca. Il sapore alla ciliegia sembrava essere svanito, ma in quel momento era la cosa meno importante. Svegliati, sussurrai mentre le mie labbra erano a pochi centimetri dalle sue. "Non andare dove non posso seguirti. Torna da me." Furono le ultime parole che riuscii a pronunciare, successivamente affossai il viso sul suo petto e cominciai a piangere. Lo amavo, oh come lo amavo. Tutto quello che desideravo era lui. Tutto quello di cui avevo bisogno era il suo sorriso, e dopo tutto quello che avevamo passato non avevo ancora manifestato il mio amore. Ero egoista, si lo ero. Pensavo solo alla mia felicità, colmata col sapore delle sue labbra, ma mi sbagliavo. La mia felicità era la sua salute. Era quel bambino che fu l'unico a volermi come amico, con cui avevo passato la più bella infanzia, quel bambino che rincorrevo tra le colline della nostra meravigliosa casa, quel giovane di cui mi ero innamorato, quel giovane che mi fece capire che non ero sbagliato. Mi aveva salvato. Frodo mi aveva salvato. E io dovevo salvare lui. "Sam..." Giurai che il mio cuore si fosse fermato per un istante, o forse più. Di scatto alzai la testa dal suo petto e lo guardai. I suoi occhi azzurri erano semi aperti e mi stavano guardando. "Frodo! Oh Frodo." Sentii una stretta al cuore e mi buttai nuovamente sul suo torace nudo assaporando il suo meraviglioso odore. La sua pelle era calda, aveva ripreso il colore naturale, ne fui davvero grato. Aveva funzionato. Ci guardammo nuovamente e lui mi sorrise "Mi hai salvato Sam." La sua voce era sottile, ma piena di vita allo stesso tempo. "Oh padrone, avevo pensato al peggio, ma ora stai bene." "E tu stai bene?" Quella sua domanda mi lasciò perplesso. In pochi mi chiedevano come stessi, l'unico fu lui, dopo molto tempo. "I-io...ora si." "Ne sono felice." Lui notò le lacrime ancora presenti sulle mie guance, così spostò la mano, che era ancora legata alla mia e le asciugò con i suoi polpastrelli. Solo quel suo tocco fu un vero piacere per me. "Ecco." Sussurrò. Un attimo dopo si portò una mano sul petto "Dov'è? Dov'è l'Anello?" La sua voce cambiò forma. Io indicai un metro più avanti, l'Anello era poggiato su una roccia dove lo avevo lanciato poco prima "È lì, Padron Frodo." "Passamelo." Lo disse con una fermezza che quasi mi spaventò. Il mio sguardo si spostò sui suoi occhi. Afferrai nuovamente la sua mano "Guardami." Dissi. Lui mi guardò con riluttanza e con la paura negli occhi. "Resta con me. Non è importante, quanto lo sia tu." Le lacrime invasero i suoi occhi azzurri e annuì sorridendomi. Dopo questo, diventammo rossi come pomodori a guardarci. Entrambi eravamo completamente esposti a noi stessi, uno sopra l'altro. E io mi accorsi che i nostri corpi si stavano toccando come mani. "Perché sono...siamo...?" Borbottò Frodo non riuscendo a finire la frase. "Oh..." Solo in quell'instante percepii la mia pelle divenire bollente come la lava del Monte Fato. Prima non ne facevo un problema, non ne ero in imbarazzo, poiché pensavo solamente a salvargli la vita. Ma in quel momento sentivo i battiti del mio cuore che mi rimbombavano anche nella gola. "I-io...ecco, mi alzo subito." Feci per alzarmi, ma la sua mano afferrò velocemente il mio polso "Aspetta." Lo guardai e i miei occhi si sgranarono al suo sguardo. Non potei fare a meno di rimanere immobile, come se le sue iridi mi stessero trasformando in pietra. Quegli occhi azzurri come l'oceano sembravano folgoranti come un fulmine. Riuscivo a vedere il mio riflesso all'intento delle sue iridi cristalline. "Credo di sentire...ancora freddo." Io espressi quella frase come -Non ti alzare, resta con me- e lo avrei accontentato molto volentieri. "Vuoi che ti scaldi ancora?" Gli domandai. Lui annuì. Mi posizionai meglio sopra il suo corpo, successivamente scaldai le sue braccia con un movimento repentino delle mie mani. Ci avvolgemmo nella coperta, uniti, mentre i nostri ventri sbattevano l'un l'altro. Non mi sembrava vero quello che stava succedendo. Non riuscivo a credere che la creatura più bella che avessi mai visto, ora fosse davvero lì, nuda sotto il mio corpo. Cominciai a tremare come non mai, ero io quello che d'improvviso cominciava a sentire freddo, come se una sottile lama gelida mi attraversava le scapole e mi finiva dritto al cuore. Ma era indolore, percepivo solo il gelo. Era lui che impugnava simbolicamente quella lama, era lui che mi faceva sentire di ghiaccio, come il colore delle sui iridi sotto un sole caldo. Lui e solo lui trascinava quel coltello indolore su per il mio corpo, trafiggendomi dolcemente la pelle e arrivando fino al cuore. "Va un pochino meglio?" Sussurrai. "Si." Prese un respiro profondo poi continuò, con il suo solito dolce sorriso "Accarezzami le labbra, come facesti la prima volta." La sua voce era tremante, come il suo corpo. Mi ricordavo bene della prima volta, quando eravamo a Lòrien, ma in quel momento tutto sembrava meno imbarazzante anche se riuscivo a provare la stessa emozione di quella volta. Le mie dita si posarono sulla sua bocca e lui cominciò a baciare i miei polpastrelli, riuscii a percepire la sua lingua calda e il suo dolce alito imbrattare dolcemente le mie dita. Non volli aspettare altro tempo, afferrai entrambe le sue mani portandole sopra la sua testa e, mentre le nostre dita sì incrociavano, io mi sporsi per baciarlo, ma prima che lasciassi cadere la mia bocca sulla sue labbra calde, lui mi afferrò per le guance e mi baciò per primo. Le nostre bocche si congiunsero ancora come una cascata che ardeva dalla voglia di tuffarsi nel vuoto. Assaporavo la sua bocca mentre la dolce gola di Frodo si riversava nella mia. Poi si staccò da me con un fremito, seppure le sue mani erano ancora poggiate sulle mie guance, incapaci di staccarsi da me. "Se Smeagol ci vedesse..." La sola cosa che volevo io era continuare a fare quello che stavano facendo, senza distrazioni, così mi spostai sull'incavo del collo cominciando ad assaggiarlo "Non verrà...tranquillo." Lui sembrò credermi, poiché mi sorrise e continuammo ad amoreggiare ancora, mentre le sue mani, dalle mie guance finirono sulla mia schiena. Un brivido me la percorse, ne fui felice. Sembrai sbocciare sotto le sue dita che passavano sul mio corpo. Un attimo dopo ci guardammo seriamente, mentre i nostri fiati si mescolavano tra loro. Sembravamo entrambi in attesa. Le sue iridi azzurre come il mare al mattino, mi osservavano pezzo dopo pezzo, come se il mio corpo fosse un mondo da esplorare. Nel frattempo sotto il mio basso ventre sentivo un familiare formicolio, mi concentrai sul suo corpo per mantenere quella strana, ma intensa sensazione. Poggiai due dita sulla sua fronte e cominciai a farle camminare in avanti scendendo sul suo viso. Scesi ancora sulla sua gola mentre lui estendeva il collo facendosi toccare, successivamente mi sorrise. "Cosa fai?" Mi domandò. "Non vedi?" Scherzai, indicando le mie due dita "Sono un esploratore, Samwise l'esploratore." Lui rise "Preferisco...Samwise l'Impavido." Io annuii "Mhm, suona molto meglio. Samwise l'Impavido, si!" "E questo Samwise cosa fa?" Disse maliziosamente. "Beh, lui esplora il terreno sotto i suoi piedi." Percorsi la linea del suo petto, poi girai verso la sua sinistra, e mentre ascoltavo il suo cuore battere sotto le mie dita, che riecheggiava in ogni parte del suo corpo, mi soffermai su uno dei suoi morbidi capezzoli rosa. "Ora l'esploratore farà un pausa su questa collina ad ammirare il panorama." Esclamai divertito. Lui non riuscì a trattenere un riso divertito "Oh! E c'è una bella vista?" Io lo guardai negli occhi "Oh si...meravigliosa." Gli sorrisi. "E poi come prosegue?" Sussurrò lui. Io condussi le mie dita nuovamente sul suo torace nudo, successivamente scesi, seguendo la linea dell'addome, sul suo stomaco fino ad arrivare alla piccola rientranza nel mezzo del suo ventre, dove poggiai delicatamente un dito. "Ops...il nostro esploratore è caduto all'interno di un fosso." Cercai di non ridere, ma non potei farne a meno e neanche lui. "E riuscirà ad uscirne?" Il suo respiro si fece più veemente, tant'è che il suo diaframma si alzava e si abbassava con il ritmo del suo addome "Se muovi così la pancia non ne uscirà mai." "Va bene, tratterrò il respiro fino ad allora." Le mie dita scivolarono fuori dal suo ombelico, superai l'addome scendendo sul basso ventre, poi... Poi mi fermai non appena percepivo dei peli bruni spuntare dall'inguine. "E ora?" Frodo mi guardò serio deglutendo. "Vuoi davvero saperlo?" Sussurrai. Lui mi guardò negli occhi con fermezza "No." Esitai. I suoi occhi erano fermi come il suo corpo. Lo pronunciò con una tale irresolutezza che una dolorosa fitta mi invase lo stomaco. Una pugnalata sarebbe stata meno dolorosa, fino a che... "Voglio sentirlo." Pronunciò quelle parole così lentamente, sillaba dopo sillaba, che un brivido freddo, ma stranamente piacevole, mi percorse tutto il corpo. Io non riuscii a guardarlo negli occhi, ma sorrisi lievemente, anche se dentro di me volevo scoppiare dalla gioia. Alle mie due dita si aggiunsero tutte le altre e arrivai alla conclusione del viaggio dell'esploratore. I miei respiri si facevano più veementi, lui si fece immobile. A quel punto sorrisi, volevo scoprire che aspetto avesse il piacere su di lui. Lo attirai a me e tremai. Anche lui stava tremando. Baciando il suo lobo, pronunciai il suo nome, come fosse solo un soffio. Lui baciava le mie spalle, mentre la sensazione sotto i nostri ventri crebbe e crebbe fino a che un gemito uscì involontario dalla mia bocca, quando lui si inarcò su di me. Ma non era abbastanza. Al fine raggiunsi il luogo del suo piacere. Percepii il suo muscolo teso, non potei fare a meno di arrossire. Lui chiuse gli occhi, lo colsi dalla brama di un respiro trattenuto, trovai un ritmo che gli piaceva, motivo dei suoi gemiti articolati e involontari che fuoriuscivano dalla sua bocca. Gemiti di piacere, pensai. I nostri addomi umidi strusciavano con fervore, la mia mano sembrava instancabile al quel tocco repentino e la sua voce pareva quella di un usignolo all'alba. Nella sua bocca semiaperta riversai nuovamente la mia brama, nel mentre la mia mano continuava da sola, fin quando i suoi gemiti si chiusero in un ultimo. Ansimava. Io lo stesso e ne ero felice, perché avevo finalmente colto la sua estasi, il piacere più grande. Dopodiché la mia testa finì sul suo addome, lui inseriva le dita tra di miei capelli color miele. Pronunciò il mio nome "Mio Sam, dorato come il miele." Riuscivo a percepire il suo cuore anche all'interno del suo ventre magro e liscio come il marmo. Sentivo un intenso profumo di mandorla sulla sua delicata pelle. Lo baciai sulla pancia, sul petto, poi sul collo, al fine le labbra rosee. Il suo respiro tornò regolare, come il mio. Alla fine di tutto mi sdraiai accanto, ripensando all'atto che avevamo appena fatto. "Non pensavo..." provò a dire lui "Non pensavo l'avremmo mai fatto." "Nemmeno io." Deglutii, non osando guardarlo. Non capivo che cosa aveva provato, e questo mi tormentava. Gli era piaciuto, forse. Forse ne era disgustato. Mi odiava, mi amava. Non lo sapevo. Dimmi qualcosa, pensavo. Dimmelo. Se deve finire male, allora finisca presto. Parla. Cosa provi Frodo? "Ne sei pentito?" Gli domandai. "No." Sorrisi "Neanch'io." Ci guardammo non appena la dolce luce del sole al tramonto innondava il paesaggio, e il suo viso. Tese la sua mano, avvolgendola nella mia. "Sam." Il mio cuore batteva forte, adesso la sua voce sembrava diversa. Più calda. "Si, padron Frodo?" "Non chiamarmi mai più Padrone. Tu sei il mio Sam color del miele...ed io sono il tuo Frodo." Annuii sorridendo. Questo ci promettemmo. Era mio, ed io ero suo, eravamo un tutt'uno da quel giorno. Un'unica cosa. Rammentai quello che la Dama Galadriel mi disse. La sua vita dipende da te, e la tua vita dipende da lui. Capii ancor di più il significato di quel messaggio. Quando il sole tramontò definitivamente, il suo corpo riscaldò il mio quando si avvicinò a me. Non volevo urtare la sua delicata pelle, ma allo stesso tempo volevo averlo accanto al mio corpo e così feci. I suoi umidi riccioli castani finirono sul mio petto, baciai la sua fronte pura, successivamente infilai le dita nei suoi capelli, mentre la sua mano accarezzava il mio ventre. E rimanemmo così, per tutta la notte. Scaldandoci a vicenda, seppure eravamo nudi e l'unica cosa che ci copriva era la coperta avvolta a noi e i nostri mantelli color del prato, noi non sentivamo freddo. I nostri corpi ci scaldavano come quando ci si trova davanti ad un camino, quando le iridi ammirano il fuoco divampare dolcemente, e si tiene in mano una cioccolata calda, abbracciato alla persona che più ami. Questo provavamo in quel momento e niente avrebbe potuto rovinarlo.

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Capitolo 19
*** 18 ***


A svegliarmi, la mattina dopo, fu uno strano ma inteso odore di...frutti di bosco? Aprii gli occhi e la prima cosa che scrutai fu il sorriso del mio Frodo a pochi centimetri dal mio volto. Un suo dito, imbrattato di una sostanza tra il blu e il viola, era posizionato sotto il mio naso permettendomi di odorare quel profumo. "Mirtilli?" Bofonchiai stropicciando gli occhi. "Marmellata di mirtilli!" Udii la voce di Frodo più squillante del solito. "Buongiorno mio Sam dorato come il miele!" Esclamò entusiasta. "Ti vedo bene stamattina, Padron...volevo dire Frodo, solo Frodo." Sorrisi con imbarazzo. Lui mi imitò "Lo sono mio caro Sam." Mi sedetti, ancora intorpidito dopodiché mi stirai. "Quindi...quindi come hai trovato una marmellata di mirtilli, qui in mezzo al nulla?" "Beh, mi sono alzato presto questa mattina. Ho fatto una passeggiata e ho trovato un arbusto di mirtilli blu come..." "...Come i tuoi occhi?" Sorrisi. Lui mi imitò arrossendo di un poco "Diciamo di si. E perciò ho deciso di farci una bella marmellata. Ho preso un legnetto e li ho spremuti. Detto fatto." "Voglio proprio assaggiarla per colazione." Esclamai con un lieve sorrisetto sull'angolo delle labbra, avvicinandomi al suo viso. Lui mi porse la ciotola con dentro la marmellata, infilai un dito, ma prima di portarmela alla bocca imbrattai il naso di Frodo con essa. Lui battè le ciglia più volte "Ehi!" Esclamò. "Posso ancora assaggiarla?" Domandai io maliziosamente. Lui, capendo ciò che avevo intenzione di fare si sporse più vicino al mio volto, chiudendo i suoi occhi dolci. "Prego." Sussurrò sorridendo. Senza indugiare oltre, le mie labbra assaporarono la dolce marmellata di mirtilli dal naso di Frodo, pulendo ogni parte che avevo prima imbrattato. Lui arricciò il naso e poi mi sorrise "È buona?" Io sospirai, tirando indietro la lingua "Dovrei assaggiarne di più, per capire." "Come desideri." Sussurrò Frodo, poggiando un dito all'interno della ciotola. Successivamente a questo lo fece scivolare fin su alla mie labbra, che imbrattò come fosse un fruscio delicato. Io saggiai il suo dito, succhiando via tutta la marmellata. "Un'ultimo assaggio." Proposi. Quella volta fui io ad imbrattare con le dita le labbra di Frodo. Al fine mi sporsi e lo baciai, con la scusa di quell'ultimo assaggio offerto dalla sua bocca. La mano di lui finì sulla mia guancia ed entrambi, oltre al sapore della nostra pelle, potemmo deliziarci di una colazione del tutto diversa dalle solite. Ed infine io gustai ulteriormente non solo le sue labbra di ciliegia, ma con essa l'aggiunta di un nuovo, intenso sapore che mai avrei potuto dimenticare. Improvvisamente Frodo si staccò da me, il suo sorriso si spense quando scrutò l'Anello, ancora poggiato sulla roccia. Sospirò, allungò la mano e se lo rinfilò al collo con riluttanza. Preferii non commentare, per non incominciare un brutto discorso, ma non ne ebbi comunque il tempo a causa di striduli familiari provenienti da non molto lontano. Io e Frodo di guardammo. "Smeagol!" Pronunciammo all'unisono. Solo in quel momento mi resi conto che non indossavano vestiti, eravamo coperti solo dai nostri mantelli. Ci alzammo velocemente infilandoci gli indumenti. "Svelto, svelto!" Sussurrava Frodo, trattenendo un riso divertito. D'improvviso, mentre io mi abbottonavo la camicia e Frodo si infilava i pantaloni, le nostre schiene andarono a sbattere violentemente l'una su l'altra e finimmo a terra come due sacchi di patate. Frodo era situato sotto di me, poi sentii la sua intensa risata. Rideva e rideva, non riusciva a smettere. Io mi voltai verso di lui, il suo torace era ancora nudo, quasi mi venne la voglia di stringerlo a me ancora e ancora, ma sapevo che il tempo non era a nostro favore. Frodo continuava a ridere come se nulla fosse. Io lo zittii, ma lui sembrava non voler smettere. "Smeagol! Smeagol siamo qui!" Gridò con una vocina in falsetto, mentre la sua risata continuava a riecheggiare nelle mie orecchie. A quel punto fui costretto a tappargli la bocca con una mano "Zitto, sta zitto!" Sussurrai io. Lui si dimenava sotto di me, i nostri volti erano, come sovente, a pochi centimetri di distanza. Quando non udii più l'incessante stridulo di Smeagol, il mio sguardo si posò sugli occhi più belli che avessi mai visto nella mia vita. Frodo mi osservava, ancora divertito da tutto. Il suo respiro caldo si versava nella mia mano. Essa, che sigillava ancora la sua bocca, cominciò a diventare umida. Solo un istante dopo compresi che Frodo la stava bagnando con la sua lingua calda. Io spostai leggermente la mano, in modo che le mie dita toccassero le sue labbra. Il suo fiato sembrava asciugare le mie dita, poi le sue labbra la umidivano nuovamente. Amavo come mi baciava le dita, le nocche, amavo come trattava le mie mani, accarezzandole con la sua lingua, come fossero tessuti pregiati. E io amavo sfiorare la sua bocca, le sue labbra, la sua lingua, come se tutto quello che ci fosse all'interno, era già abbastanza. Non appena Smeagol ci raggiunse noi ci staccammo velocemente e ci sistemammo in delle pose piuttosto bizzarre, che non intendo descrivere. "Niente, niente...non c'è niente." Borbottava la creatura sconsolata, avvicinandosi con lo sguardo puntato a terra "Smeagol non ha trovato nemmeno uno stupido piccolo coniglio! Nemmeno un pesciolino fresco." Si lamentava, dopodiché ci guardò, o meglio fissò Frodo. "Il padrone si è ripreso! Il padrone si è ripreso!" Saltava dalla gioia, mentre io lo guardavo con scherno alzando gli occhi al cielo. Frodo sorrise "Dove sei stato, Smeagol?" La creatura mi squadrò "Chiedilo al tuo compare Hobbit grasso...Gollum, Gollum." "Cosa vuoi da me?" Ribattei "Ti ho cacciato perché volevi solo afferrare l'Anello. Non pensavi al povero Frodo." Frodo si accigliò, chiedendo risposte da Smeagol. Lui mi puntò un dito contro "Tu...brutto Hobbit grasso, insulti il povero Smeagol! Te ne stavi accasciato a piangere come un bambino, mentre io volevo solamente sentire il battito del padrone. Smeagol non aveva intenzione di derubarlo." Alla fine della spiegazione mi fece una pernacchia e si diresse verso Frodo, che continuava a sorridere. "Tu mi credi, vero Padrone?" Supplicò la creatura. "Non so cosa dire, Smeagol. Non ero cosciente, ma potrei crederti, si." Io guardai Frodo stupefatto "Davvero?!" Lui alzò le spalle sorridendomi e si alzò finendosi di preparare. Durante il tragitto Frodo teneva un insolito sorrisetto sul volto, mentre camminava. Non potei fare a meno di notarlo, ma prima che potessi prender parola, lui mi precedette. "Ci pensi mai a tuo padre, Sam?" Dovetti osservarlo attentamente, prima di metabolizzare quello che mi aveva appena chiesto. "Talvolta." Annuii. "Ti manca?" Annuii ancora. Dopo qualche momento di pausa Frodo riprese parola "Ho sognato i miei genitori questa notte." Mi voltai incontrando il suo sguardo "È una cosa bella." Lui annuì con un dolce sorriso "Precisamente come me li ricordavo. Ero appena tornato a casa. Mia madre mi ha baciato la fronte e mi ha detto di lavarmi le mani per la cena. Non ne avevo voglia, stavo morendo dalla fame. Così andai direttamente in cucina, ma prima di potermi sedere mio padre mi avvinghiò da sotto le braccia e mi ha condotto controvoglia nell'altra stanza per lavarmi." Frodo non potè fare a meno di ridere "Lui rendeva tutto più divertente, anche fare il bagno, cosa che io invece odiavo. Dopo siamo tornati in cucina e abbiamo mangiato. Mio padre mi sorrideva e mia madre...lei mi ha detto una cosa." "Che cosa?" A quel punto le iridi di Frodo intercettarono le mie "Sei più forte di quanto pensi, tesoro mio. E ci sarà un giorno...in cui la tua sofferenza giungerà al termine. Questo...questo mi disse. L'ultima cosa che sentii fu la mano di mio padre afferrare la mia. L'ultima cosa che vidi fu mia madre versare una lacrima, una sola, e il sogno terminò." Mi avvicinai a Frodo sorridendo amorevolmente, e dopo averlo abbracciato come si deve afferrai entrambe le sue guance e dissi: "Loro sono con te, resteranno per sempre nel tuo cuore." E lui mi rispose con il suo solito, meraviglioso sorriso, baciando al fine la mia mano, senza essere osservati. Camminammo per altri dieci giorni prima di raggiungere finalmente il Nero Cancello, l'entrata di Mordor. Io e Frodo discutemmo sovente di come saremmo potuti entrate all'interno. Smeagol non prendeva mai parte a quei discorsi, mentre se chiacchieravamo di cibo, lui era sempre il primo a prender parola. Era un essere così frustrante, ma in quei momenti era l'ultimo dei problemi. In quei sei giorni oltre ad avanzare verso la nostra morte, dovevamo nasconderci dai servi di Sauron che davano la caccia all'Anello. Io mi sentivo osservato ogni attimo, per questo molto spesso mi giravo di spalle, giusto per assicurarmi che nessuno avrebbe conficcato un coltello nella mia schiena o a quella di Frodo. Smeagol ci condusse, come promesso, fino alle tanto attese (nonché terribilmente inquietanti) porte nere. Non appena le intravidi un brivido mi percorse la schiena. Una parte di me sembrava sollevata, poiché il nostro viaggio era ormai quasi terminato. Bastava solamente penetrare silenziosamente all'interno del cancello. Un altra parte era terribilmente spaventata; Avevo molta paura, ma non lo ammisi, volevo sembrare determinato e coraggioso come lo sembrava Frodo. Per un istante la mia mente andò avanti nel tempo, in quello che speravo sarebbe stato il nostro futuro. Io, Frodo, Merry e Pipino ci ricongiungevamo nella Contea, dopodiché andavamo dal mio amato gaffiere a festeggiare la vittoria della Terra di Mezzo insieme. Tutti ci consideravano eroi, ricevevamo molti premi. Io venivo nominato sindaco di Hobbiville (un altro dei miei sogni nel cassetto) ed infine io e Frodo avevamo finalmente il più bello dei lieto fine, come nelle favole che mi raccontava da bambino. Scacciai velocemente le lacrime che avevano invaso i miei occhi, poi mi avvicinai a Frodo. "Come entriamo?" Gli domandai guardandolo di lato. Frodo osservava attentamente il Nero Cancello, cercando forse una risposta. "È chiuso." Disse "Non so quando aprirà." Smeagol si avvicinò a noi "È pericoloso Hobbit. Troppo pericoloso, si." Per una volta diedi ragione a Gollum. Quel posto brulicava di orchi e orchetti di ogni genere. Io scossi la testa "Non ce la faremo mai. Dovevamo proprio scegliere l'entrata principale per Mordor? Saremo fatti in pezzettini, Frodo. Me lo sento." Lui, a quel punto, mi guardò "Non c'è altra via che io conosca. E dobbiamo entrare, in un modo o nell'altro. Questa guerra deve finire al più presto...prima che altri innocenti si sacrifichino." Le sue parole mi resero orgoglioso di lui e del suo meraviglioso coraggio, quindi annuii con fierezza. "Bene allora. Aspetteremo fino a che aprirà, poi entreremo." Io supposi di rimanere nascosti dietro delle stupide rocce per chissà quante tempo. Per nostra fortuna, invece, il Cancello Nero si aprì pochi minuti dopo il nostro arrivo. In quei minuti io e Frodo ci scambiavamo degli sguardi imbarazzati, sapevo a cosa stava pensando, perché lo pensavo anche io. Quella notte...dieci giorni prima fu una delle più intense della mia vita, forse anche della sua, almeno era quello che speravo. Non ne parlammo più, ma quel ricordo non avrebbe mai lasciato la mia mente. Al contrario...quel ricordo sarebbe rimasto nella mia testa, nitido come le sue labbra che toccavano le mie, nitido come il suo ventre magro e i suoi fianchi sorretti dalle mie mani. L'ultima cosa che volevo era dimenticarmi delle sue membra rosee esposte completamente al mio sguardo. Il solo pensiero del suo corpo nudo sopra il mio mi faceva venire un intensa, ma piacevole fitta nello stomaco, ed era così piacevole che non avevo voglia di smettere di pensarci. Ma per mantenere un certo pudore, per suo rispetto, cercai velocemente di scacciare quei pensieri dalla mia testa. "Si sta aprendo!" Esclamò Frodo d'un tratto. "Ma stanno uscendo delle guardie, come facciamo?" Domandai io. Lui sembrava riflettere "Dobbiamo entrare, Sam. È l'unico modo. Al mio tre." Mi tenni pronto. "Uno...due...tre!" Ma appena ci staccammo dal suolo, qualcosa ci afferrò da dietro le spalle, scaraventandoci a terra. Gollum si posizionò davanti a noi "Non potete passare di la, Hobbit! Ci vedranno...ci vedranno!" Io sbottai "Dobbiamo entrare! Prima che richiudano le porte!" Smeagol si rivolse a Frodo "Padrone, conosco un'altra via, si. Gollum...Gollum. Più oscura, molto più lunga, ma più sicura. Questa via vi porterà a morte certa. La via che prenderemo vi porterà a morte incerta." Sgranai gli occhi. Ma che diamine stava dicendo, pensai. Pareva una profezia fatta male, alzai gli occhi al cielo e poi mi rivolsi verso Frodo. "Quindi cosa facciamo?" Lui si girò lentamente verso di me, guardandomi negli occhi. Quel sui intenso sguardo e quei magnetici occhi blu sembravano immobilizzarmi. Una fitta allo stomaco mi prevalse. Nel suo viso intravidi ogni genere di emozione: Paura, malinconia, dolore, rabbia, amore. Frodo si voltò verso Gollum "Conosci davvero un altra via?" La creatura annuì con veemenza con un sorriso terribilmente sospetto. "Bene. Se è più sicura...allora percorreremo quella. Non abbiamo tempo da perdere." Lasciai stabilire a lui la decisione, poiché io non avrei saputo prenderla. In parte volevo entrare a Mordor il prima possibile, buttare quel dannato Anello dal vulcano e uscirne incolumi. Ma un altra parte di me diceva che se avessimo percorso la strada per il Nero Cancello, ci avrebbero catturati e, di conseguenza uccisi dolorosamente prima ancora di varcare la soglia. Così, decidemmo di percorrere la strada più lunga, ma più sicura dal come lo disse Smeagol. L'idea che sarei stato più tempo con quell'odiosa creatura tra i piedi già cominciava a seccarmi. Ma non c'era altra via che potevamo percorrere, così accettai questa terribile verità. Durante il tragitto ripensavo alle parole di Frodo prima che cadesse nel sonno...prima della nostra prima notte insieme; erano passate molte lune, si. Ma quel ricordo mi prevalse proprio in quel momento, quando la mia mente ripercorreva il viaggio. Sauron mi ha preso, mi disse. Rammento ancora il suo viso, con le guance rigate dalle lacrime, quando pronunciò il mio nome come fosse stata l'ultima volta...e poi si accasciava al suolo. "Frodo." Cominciai. Lui fece un verso, in segno di continuare. "Prima che svenisti, a-alle paludi, pronunciasti delle parole...ecco, ricordi?" Non avevo intenzione di ripeterle. Silenzio. Frodo continuò indifferente, prima di darmi una risposta. "Non ricordo, no." Conoscevo bene quel suo tono secco e conciso. Stava mentendo, lo scorsi anche dal suo sguardo. "Vuoi che te le ripeta io, allora?" Lo incitai col sopracciglio alzato. Lui degludì e successivamente si mise a sedere su una roccia al margine di un vasto spazio d'erba "Sono stanco. Dovremmo fermarci a mangiare." Non comprendevo il perché non volesse parlarne. Non riuscivo minimante a scrutare le sue emozioni, o qualsiasi cosa stesse tormentando il suo cuore. Ero così preoccupato per lui che avrei potuto non mangiare per giorni. Che cosa mi stava nascondendo? Mi sedetti anche io in uno spiazzo. Tirai fuori una padella, ma inutilmente. I cibi da cucinare erano finiti. Sbuffai. "Cosa è rimasto?" Domandò Frodo cercando di evitare il mio sguardo. "Non molto. C'è abbastanza Pan di Via, il pane Elfico. Avrei proprio voglia di selvaggina in questo momento." Sospirai. Smeagol emise uno dei suoi strani versi, sembrava piuttosto allegro, dopodiché si mise a correre a quattro zampe lontano da noi. "Ma dove va?" Gridai. "Sarà andato a cercare qualcosa di più buono." Rispose Frodo continuando a guardare il terreno, come fosse la cosa più interessante della Terra di Mezzo. Io lo osservai. Sembrava di avergli dato una dose di pensieri infelici, dopo che cercai spiegazioni. I suoi occhi erano privi di luce, quasi non sbatteva le palpebre. Detestavo vederlo così. Non era la prima volta. Solo qualche mattina prima, l'umore del mio Frodo mi fece ricordare quando eravamo solo dei semplici ragazzini che giocavano a rincorrersi. Ma quel giorno, non sembrava proprio in vena di scherzi e risate. Presi un pezzetto di pane Elfico, mi avvicinai a lui e glielo porsi, sedendomi accanto. Lui non intercettò il mio sguardo "Grazie." Disse. Io annuii, poi presi un bel respiro. "Se non vuoi dirmelo, non mi importa." Sussurrai "Tutto quello che voglio è che tu stia bene." Lui annuii, con una lacrima che rigò il suo viso "Lo so, Sam." La sua voce tremava "E non dirò di star bene, perché ti mentirei soltanto. Ma non...non posso, non riesco a..." non terminò la frase, cominciò a singhiozzare, le sue gambe finirono accostate al petto, coprendosi il volto con le ginocchia. Io lo afferrai per le spalle, una mano andò dietro la sua nuca e feci poggiare la sua testa sul mio petto. Una sua mano finì dietro la mia schiena per sorreggersi, un altra sul mio petto, accanto al suo viso. Rimanemmo così per un po'; le sue lacrime bagnarono la mia camicia, il suo respiro si fece terribilmente veemente, il suo profumo alla menta si poteva ancora sentire anche se per poco...e ad un tratto fu come sentire il suo cuore battere. Lo sentii, si. Batteva veloce, aveva paura. Paura di cosa? Quando lui si staccò da me si stropicciò gli occhi e tornò al suo posto. Il suo respiro era affannato. Il suo guardò puntò nuovamente verso terra. "Resta con me, Sam. Sei l'ultima persona che mi è rimasta...che mi capisca davvero." "Non ti abbandonerò neanche morto." Lui mi guardò, mi sorrise lievemente e tornò a fissare il vuoto. Non feci un tempo a ribattere, che Smeagol tornò improvvisamente, ponendo sulle gambe di Frodo due conigli morti. Il ragazzo sussultò. Smeagol, nel pieno dell'allegria, afferrò i due conigli e gli spezzò il collo davanti al volto disgustato di Frodo. Io mi avventai su di lui "Cosa ti salta in mente?" Lo rimproverai. Lui mi guardò con gli occhi più sgranati del solito "Smeagol ha portato delle buone prelibatezze per pranzo!" Frodo cominciò a sorridere divertito. La creatura se ne accorse, dopodiché si rivolse nuovamente a me "Il padrone apprezza i doni di Smeagol. L'hobbit grasso non apprezza mai nulla di Smeagol, come se non si fidasse di me!" Ed eccolo che ricominciava a lamentarsi. Io alzai gli occhi al cielo "Infatti non mi fido di te." Anche se di mio buon cuore mi pentii un poco di averlo rimproverato. Ero frustrato solamente perché interrompeva me e il mio Frodo proprio nei momenti più sbagliati. Ma non potevo più negare di sentire il mio stomaco brontolare. Così mi avvicinai a Smeagol e lui mi porse con una certa riluttanza i due animali "Non penserai di mangiare questi due conigli tutto da solo." "No, infatti. Smeagol voleva assaporare questa squisita carne cruda e quel goloso sangue di coniglio insieme agli hobbit." Esclamò con enfasi. Il mio sguardo intercettò per un attimo quello di Frodo che continuava a sorridere, aspettando forse una risposta da me. In fondo ero io l'esperto di cucina. "Non è così che si mangia una coppia di conigli!" Lo rimproverai. Presi una pentola dallo zaino, in pochi attimi accesi un fuoco caldo e inserii i due conigli nella pentola. Smeagol mi osservava silenzioso da vicino a cucinare, non comprendendo una sola mossa. Quando aggiunsi olio e spezie trovate in giro lui parlò "Sei sicuro che si cucina in tale modo? Sembra, sembra..." "Cotto, ecco che sembra." Conclusi con scherno "Volevi mangiarli crudi, che schifo..." "E ora cosa fai?" Mi domandò quando aggiunsi delle squisite patate all'interno della padella. "Coniglio e patate! Una specialità di mia zia." "Oh...le ricette di tua zia sono le migliori." Intervenne Frodo malizioso. Io sorrisi, ricordando le volte che prendevamo in prestito i suoi dolci appena sfornati. "Tieni, assaggia." Dissi passando a Gollum un pezzetto di coniglio. Lui lo ingurgitò senza neanche masticarlo, dopo un attimo lo risputò con veemenza disgustato e non capivo neanche come era riuscito a farlo. "Ma che..." provai a dire. Lui si contorse a terra e cominciò a lamentarsi come faceva sempre "L'hobbit grasso vuole avvelenare il povero Smeagol...no, Smeagol non mangia il cibo degli Hobbit. Bleah." Io alzai gli occhi al cielo "Allora assaggia una patata, cosa devo dirti?" "Mangia tu le tue patatine!" Così, si accucciò a terra, con il solito fare lamentoso. Un insolito sorriso comparse sulla mia faccia, fino a che, quando mi voltai verso Frodo, ma non lo vidi, il mio sorriso si spense. "Frodo?" Lo chiamai, ma nulla. Mi alzai, superando una fitta rete di alte erbacce, con Smeagol dietro di me. Sospirai, quando lo vidi accucciato ad osservare attentamente qualcosa. Lo raggiunsi e lui mi incitò di abbassarmi. "Cosa c'è?" Domandai. I suoi occhi erano sgranati verso l'orizzonte, io sbirciai seguendo il suo sguardo e scrutai un intero esercito a pochi passi da noi. Seguivano un grande sentiero. Osservai meglio i guerrieri. In parte erano a torace nudo dipinti sul corpo e sul volto. Molti marciavano, altri sopra asini e cavalli. Ma l'animale che più mi impressionò fu un insolita e gigantesca creatura, con delle orecchie smisurate, un lungo naso pendente e due corna che coprivano metà del muso. Deglutii al solo pensare alla carne trafitta da quelle sue cose affilate. "Saranno i buoni o i cattivi?" Borbottai all'orecchio di Frodo. Il suo sapore alla menta, quello che lo accompagnò per tutta la vita prima del viaggio, pareva essere svanito. Ma un insolito odore di muschio e mandorle invadeva il suo manto delicato. Inspirai con tutti i polmoni il suo nuovo profumo e mi venne la voglia di toccarlo, come la notte in cui i nostri corpi si unirono, scaraventarlo sotto di me, bloccandogli i polsi e baciarmelo fino a dimenticare come si parla. Ma riuscii a trattenermi. Dovevo. "Non riesco a capire." Mi rispose lui seriamente "Sarà meglio non scoprirlo." Io sorrisi con un ghigno "Potrebbero essere i famigerati malvagi che combattevano ogni giorno prima del tramonto ad Hobbiville." Lui rise, era così meravigliosamente dolce vederlo sorridere, mi guardò negli occhi e tornò serio. Il suo sguardo poggiava talvolta sulle mie labbra, talvolta sui miei occhi. Io avrei voluto riempire il suo cuore con i nostri vecchi ricordi. Solo mesi prima ancora ci rincorrevano in mezzo ai campi. Solo mesi prima rubavamo gli ortaggi e i dolcetti di mia zia, eravamo ancora gli spensierati Hobbit che eravamo sempre stati. Solo mesi prima eravamo quello che dovevamo essere davvero...dei semplici ragazzi. Eravamo troppi giovani per questo...troppo vulnerabili. Il mio cuore desiderava solamente tornare come prima, una volta terminata la dura missione, ma la mia testa diceva il contrario. Ne io, ne Merry e Pipino, ne il povero Frodo saremmo potuti tornare gli Hobbit che eravamo un tempo. Forse col passare del tempo...le ferite sarebbero potute guarire. I miei soliti pensieri profondi vennero interrotti da Frodo che si alzò sospirando, tornando dove eravamo prima situati. Il mio stomaco brontolava all'impazzata. Mi venne l'acquolina al solo pensare che mi stava aspettando un bel coniglio con le patate. Ringrazierò per sempre la mia dolce zia di avermi dato la ricetta...no, in realtà anche quella era stata rubata da me e Frodo anni prima, ma quella è un altra storia, sicuramente più divertente... Il problema fu che non assaggiai nemmeno un briciolo di quel coniglio, ne una piccola patatina, a causa di brutti ceffi alti il doppio di noi che ci puntarono le spade addosso uno per uno. Sobbalzai e tirai fuori la mia spada che in confronto alle lame di quegli uomini alti, la mia pareva un coltellino per tagliare il pane. Frodo, senza neanche accorgermene mi afferrò la mano, con Pungolo nel salda al suo pugno, un istante dopo provò a scappare, ma senza speranza. Venimmo fermati dagli uomini alti prima che potessimo fare quattro piccoli passi da hobbit. "Cosa volete?" Strillai, mettendomi davanti a Frodo. Uno degli uomini si tolse l'elmo e si avvicinò a noi. La sua armatura era di un argento accecante, quasi da potersi specchiare. I suoi capelli si posavano sulle sue spalle larghe, erano ondulati e color miele. Non teneva una folta barba, i suoi occhi parevano spenti, come se avesse ricevuto tante batoste da piccolo. I suoi occhi chiari erano puntati su di noi. "Siete in in territorio ostile, per questo sarete catturati, senza obiezioni." Esclamò. A Frodo scappò un sussultò, io mi feci più avanti "Chi siete? Parlate avanti." Lo incitai con voce tremante. Lui si avvicinò ancora di più ai nostri corpi con la spada bel salda. "Io sono Faramir, figlio di Denethor, legittimo Sovrintendente di Gondor. E voi ora siete miei prigionieri."

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Capitolo 20
*** 19. ***


Il cuore mi martellava nella gola. Il senso del terrore mi prevalse e cominciai a sentire un gelo insolito dentro di me. Ci legarono le mani davanti al nostro grembo, ma la preoccupazione più grande, quella che ci tolse, non solo la libertà, ma anche la dignità, fu il brutale gesto di bendarci gli occhi. Dietro di me percepivo una guardia che mi sorreggeva, dirigendomi verso il sentiero. La cosa che più mi faceva arrabbiare era l'assenza del mio Frodo. Non percepivo che era accanto a me, immaginavo anche lui sorretto da un altro soldato, ma non potevo nemmeno scrutare il suo sguardo, il suo viso, i suoi occhi, il suo respiro. Volevo parlare, chiamarlo per capire se era ancora vivo e incolume, ma non avevo intenzione di pronunciare delle parole in presenza di quegli alti uomini. All'improvviso mi venne un lampo di genio. Avrei parlato una lingua che loro non comprendevano: Elfico. In realtà conoscevo solo una parola, ma quella sola parola mi avrebbe fatto capire se Frodo era ancora accanto a me, anche lui la conosceva. "Frodo, Mellon?" Dissi. Speravo con tutto il cuore che avrebbe compreso. Silenzio. Pochi istanti dopo "Oh Sam...Mellon." Sospirai al solo sentire la sua voce soave, un attimo dopo mi pentii. Avvertii le guardie fermarsi, una figura si incamminò verso di noi. Percepii i passi di quel soldato stanziarsi davanti a me, poi udii le sue parole a pochi centimetri dal mio volto "Che cosa hai detto?" Esclamò con voce ferma. Deglutii. Il mio respiro si fece più veemente, aprii la bocca, ma non uscì alcun suono. Sentii Frodo posizionarsi davanti a me. Le sue mani legate afferrarono le mie, sembrò che il mio cuore fece un tuffo al centro dello stomaco. "Il dedidex ar tamma, file mortale." Dichiarò con fermezza. Anzi la sua voce pareva essere cambiata. Mai l'avevo sentita così decisa e fredda. Io mi feci immobile. Ma la mia mente pareva tremare. Diverse domande mi feci, senza trarne alcuna risposta. Frodo sapeva la lingua Elfica? Dove l'aveva appresa? E soprattutto, che cosa mai aveva detto? Non potevo scrutare il suo sguardo, da esso riuscivo sovente a comprendere ogni sua emozione. Ma entrambi avevano ancora gli occhi bendati, perciò non percepivo un bel niente, eccetto la sua voce. Udii il soldato chiamato Faramir fare dei passi verso il ragazzo, stanziandosi nella medesima posizione di quando era davanti a me. Un istante dopo uno dei soldati mi tolse violentemente la benda davanti agli occhi e la fitta luce del sole quasi mi accecò. Socchiusi gli occhi, dopodiché riuscii a scrutare dei volti. Frodo era accanto a me, il suo viso ancora coperto dalla benda. Faramir pronunciò delle gelide parole, nello stesso tempo cinse due dita sotto il mento di Frodo, alzando il suo sguardo. Osservai la gola del mio amante deglutire con forza. "Vorresti vedere che fine fa un insulso Mezzuomo che osa rivolgersi a me in tale modo?" Si volgeva a me, continuando comunque a tenere gli occhi puntati su Frodo. "Non voglio saperlo, no. Vostra...magnificenza, sono certo che voi siate un uomo magnanimo." Bofonchiai. Non sapevo cosa Frodo gli avesse detto, ma di certo non avevo intenzione di urtare ancora di più la sua sensibilità, anche se le parole che uscirono dalla mia bocca parevano voler tornare nella mia gola, percorrere lo stomaco e farmele vomitare dritte sulla sua faccia. Il capitano Faramir si innalzò nuovamente in tutta la sua altezza. Il viso di Frodo arrivava al suo ventre. Quando parlò ancora la sua voce era simile alla prima volta che udii la tuonante voce di Gandalf "Siete risoluto giovane mezzuomo. È chiaro che avete più rispetto verso un vostro superiore, al contrario del vostro amico." Degludii ancora. La mia saliva si fermò prima di penetrare nella bocca dello stomaco. Il signor Faramir si voltò indignato dando un ultimo sguardo di scherno al mio Frodo, dopodiché proseguì il passo. Il soldato che mi sorreggeva legò un altra volta la benda sui miei occhi, io volevo solamente tornare libero. "Dove ci portate?" Strillai, sperando di essere udito, ma non ricevetti alcuna risposta. Proseguimmo il cammino fino al tramonto, una volta fermati ci legarono ad un albero per non farci scappare. Smeagol ricevette una vera tortura. Gli uomini lo picchiavano, lo maltrattavano, Frodo strillava e continuava a gridare cercando di fermarli, ma invano. All'improvviso uno dei soldati si avventò violentemente verso di lui e, la sua mano, prima rimasta immobile lungo il fianco, venne sollevata e con il palmo aperto non esitò a tirargli uno schiaffo secco sulla sua delicata guancia. Una mortificazione che riecheggiò per tutta la vallata. Il volto di Frodo si girò dalla parte opposta per il gesto impetuoso della mano del soldato. "Taci!" Gridò il soldato. D'improvviso Faramir si scaraventò verso il suo compagno rimproverandolo "Cosa avevo detto? Non dovete fargli del male!" Detto ciò ritorno sui suoi passi, come se nulla fosse successo. Io sgranai gli occhi, il mio corpo ribolliva dalla rabbia. Osservai Frodo, la sua guancia, un tempo bianca e morbida al tocco, ora era rossa come il sangue appena versato. La cosa che più mi preoccupava era il suo stato d'animo. Sembrava privo di emozioni. Non versò neanche una lacrima. Io gridai per farmi sentire da tutti e non mi importava. Il mio Frodo non doveva essere picchiato in quel modo, nessuno aveva il permesso di toccarlo. Al mio grido, Faramir ci raggiunse nuovamente. Io sputai ai suoi piedi indignato "Potete insultarci, potete legarci, e a me potete infliggere ogni cosa che vi renda soddisfatti, ma lui no...non osate toccarlo, mai più." Sul volto del capitano comparve un ghigno "Sembrare tutti uguali voi mezzuomini, soprattutto quando infliggiamo danni ai loro giovani cuori." Le sue parole mi confondevano, ma continuai ad ascoltare. "Sai è curioso che il tuo amico strafottente abbia pronunciato le tue stesse parole, ma in un altra lingua." Si rivolse a Frodo "Non è forse vero, giovane Hobbit?" Lui respirava con veemenza, ma non osò guardarlo negli occhi. Il suo sguardo puntava ancora terra. Io lo guardai, cercando di comprendere le parole di Faramir. -Il tuo amico ha pronunciato le tue stesse parole- -Non osate toccarlo- avevo detto io. Quelle parole che Frodo pronunciò in lingua Elfica erano proprio quelle. In quel momento capii. Mi venne una dolce fitta allo stomaco pensando che aveva detto quelle parole per me. Per difendermi. Faramir continuò "...E ha anche aggiunto, uomo mortale." Successivamente si piegò verso il viso del ragazzo che lo guardò alzando il mento. Una cosa di Frodo che adoravo. "E tu non sei un mortale come me, Hobbit? Basta un tocco di spada e potresti morire annegato nel tuo sangue." "Allora perché non ci avete già ucciso, se siete assetati di sangue come i servi di Sauron?" Esclamò Frodo tutto d'un fiato, alzando lo sguardo e guardando Faramir dritto negli occhi. Il capitano si immobilizzò a quello sguardo. I suoi occhi puntavano su quelli di Frodo, azzurri come il mare. Quasi sorrisi, pensando che Faramir si era appena innamorato di quegli occhi. Come dargli torto. "Tu non comprendi figliolo." Disse il capitano "Potrei comprendere più di voi, se solo ci lasciaste andare." "E cosa c'è che vi porta tanta fretta, ragazzo?" A quel punto intervenni "Ma si può sapere che cosa volete da noi?" Il ghigno di Faramir sparì e mi squadrò con quella che sembrava malignità "Lo saprete presto, questo è certo. Raggiungeremo la base e vi dirò tutto quello che siete tenuti a sapere." Il giorno successivo impiegammo poche ore di cammino fino ad arrivare alla tanto attesa -base- come Faramir la definì. Ci separarono da Smeagol, cosa che a Frodo non piacque per nulla. Non sapevo dove lo avrebbero portato. A noi ci condussero in una specie di cella, più grande di quanto mi aspettassi. Sembrava costruita sulla roccia. Le mura erano sporgenti e umide. In un angolo della stanza vi erano delle catene, ma per nostra fortuna non ci legarono. In quella stanza si gelava. Vedevo il mio fiato uscire dalla mia bocca. Non ero consapevole di cosa ci avrebbero fatto, ma di certo non erano molto propensi a lasciarci andare. Frodo si sedette in un angolo, avvolto dal manto del suo mantello, con le ginocchia portate fino a toccare il petto. La sua bocca era semichiusa, tremava. Il suo sguardo puntava ancora il vuoto del terreno. Quella volta anche i miei occhi osservavano la terra. Molti pensieri giravano nella mia testa in quel momento. Di certo non ce lo meritavamo. Erano passati undici mesi da quando avevamo lasciato la nostra amata Contea. Il tempo sembrava volare come il vento, avevamo percorso ormai quasi tutta la Terra di Mezzo, eppure ci ritrovavamo in una stupidissima cella, sorvegliata dagli uomini alti di cui non sapevamo neanche le intenzioni. Inizialmente pensavo che tutti gli uomini fossero come Aragorn. Forti, affascinanti e abili guerrieri che combattevano per la cosa giusta. Quei tizi invece erano tutt'altro. Insomma, non capivo perché ci avessero catturato. Sapevano che non eravamo fedeli a Sauron, ma allora perché? Potevano essere anche tue semplici passanti in cerca di avventure, come voleva Frodo quando era piccolo. E invece no, loro pensavano che eravamo nemici. E ci avevano rinchiuso. Scossi la testa, quanto avrei voluto delle risposte. Il mio sguardo si girò verso Frodo. La sua posizione non era cambiata. Il mio povero Frodo. Lui era l'ultima persona in tutta la Terra di Mezzo a meritarsi tutto questo. Prima, l'Anello, poi questo. Non era giusto. Molte erano le cose che non sapevo. Frodo non mi aveva ancora confessato cos'era che lo tormentava tanto. Una parte di me sentiva che era proprio l'Anello a torturarlo in quel modo, rendendolo provo di emozioni. Ma perché? Chi c'era dietro tutto questo? Chi osava far del male a Frodo senza che io lo potessi sapere? Ero stanco di tutti quei pensieri. Di getto mi avvicinai a Frodo, gli afferrai la mano, che era gelida come il ghiaccio e lo baciai sulla guancia. Quel mio gesto insospettì Frodo, che mi guardò negli occhi, senza capire. "Non importa cosa succederà." Dissi "Ma hai ragione. L'Anello deve essere distrutto al più presto. Perciò...infilalo. Sparisci nel buio. Nessuno ti vedrà, sarai invisibile agli occhi. Io me la caverò." I suoi profondi occhi azzurri mi fissavano e non smettevano di farlo. Cosa stava pensando? Sospirò "Potrei, si. Ma non ti lascerò mai qui da solo. Questa cosa dobbiamo finirla insieme." Inspiegabilmente, fui felice della sua risposta, ma allo stesso tempo mi sentivo egoista. La sua mano strinse ancor di più la mia, il suo sguardo si rigettò a terra, il suo respiro si fece più veemente "E poi...non potrei comunque. Se infilo l'Anello, lui mi troverà. Se lo metto...lui vedrà." I suoi respiri si strozzarono "Lui mi sta afferrando, Sam. Ogni attimo...lo sento dentro di me." "Chi?!" Domandai "Chi ti sta torturando? Chi sta facendo del male? Frodo! Frodo, rispondimi!" Ma la sua risposta non arrivò mai, la porta si spalancò ed entrò una sola figura: Faramir. Il capitano si precipitò verso di noi, che ci alzammo intimoriti dalla lunga spada che brandiva nella mano. Deglutii. Era giunto il momento della nostra morte. Di certo avrei protetto Frodo fino alla fine. Accadde invece una cosa differente. Gli occhi di Faramir erano puntati su Frodo, come la sua spada. "Ditemi il vostro nome." Esclamò. Frodo afferrò la mia mano e fece un passo avanti "Frodo Baggins è il mio nome. E lui è Samwise Gamgee, il mio..." a quel punto si girò verso di me. "...Giardiniere." Conclusi. Faramir spostò lo sguardo su di me, dopodiché proseguì, quello che sembrava essere un discorso. "Immagino vogliate sapere il perché io vi abbia catturato." "Ovviamente vogliamo saperlo!" Intervenni. Faramir mi squadrò con scherno "Ho udito di due Mezzuomini che si sono separati da un compagnia per eseguire un insolita missione." Io scrollai le spalle, sperando di riuscire a mentire per bene "E cosa vorrebbe dire?" "Mio giovane amico...sai perfettamente cosa voglio dire." In quel momento Frodo si fece avanti "Cosa volete da noi?" Faramir alzò la spada verso il ragazzo puntandola contro la sua gola. La mia mano di scatto afferrò l'elsa della mia spada. Se solo osava toccarlo... Frodo battè la schiena sulla roccia dietro di lui. La punta della spada di Faramir, dalla gola di Frodo, finì sul suo torace scoperto, fino a che non si intersecò con l'Anello. Il respiro di Frodo si fece più affannato. Tremava. "Sapevo di aver intercettato gli Hobbit giusti. Dunque sei tu...il portatore dell'unico Anello." Fece un ghigno "Ti ho cercato per così tanto tempo. E ora ti trovo qui, e il potere dell'Anello è a pochi centimetri da me." "Voi non capite." Disse Frodo. Sembrava che la spada di Faramir stesse spingendo per perforare la sua carne "Questa terra e i suoi abitanti stanno morendo a causa di quell'essere che si fa chiamare Sauron. E voi non avete idea di cosa lui sia capace. Io lo sento. Sento la sua voce penetrare nella mia testa come una lama che trafigge una delicata pelle. La sua anima è racchiusa in questo maledetto Anello e sono io che ho scelto di distruggerlo. Io soltanto!" Poche volte nella mia vita avevo sentito un Frodo così determinato. Una delle prime volte fu proprio quando si offrì di portare l'Anello fino a Mordor. Pur avendo una spada puntata sul petto, lui pareva non aver timore. Ma io lo conoscevo bene. Percepivo in qualche modo la sua paura. Anche io sentivo la mia paura scorrermi per le vene. "Conoscevo la tua compagnia, almeno in parte." Commentò il capitano, cambiando il discorso. Frodo pareva in ascolto. "Non tutti sono sopravvissuti." Dal suo sguardo riuscii a percepire che tentava di nascondere le lacrime sotto i suoi occhi. "Lo so. Un mio caro amico...è caduto." "Non solamente Gandalf il grigio, sfortunatamente." I miei occhi si sgranarono come quelli di Frodo. "Mio fratello era con voi. Boromir. È stato trovato il suo corno spezzato. Mio fratello è morto." "Morto? Come? Quando? Io non..." Frodo non riuscì a terminare la frase. Boromir era veramente morto. Lui...non solo fu un abile guerriero, fu anche un amico per molti mesi. Lo perdonai per aver tentato di uccidere il mio Frodo, perché Sauron aveva afferrato anche lui, tramite il potere del suo Anello. Troppe persone aveva ferito...troppe ucciso. Mi venne un groppo alla gola al solo pensare che stesse torturando anche Frodo, e che lui stava facendo tutto il possibile per tenere duro. Ma sentivo che c'erano ancora delle cose che non avevo del tutto compreso. "Boromir voleva che l'Anello raggiungesse Gondor. E così farà." Proseguì Faramir. "No." Intervenne Frodo "No, ti prego. Boromir non voleva più questo. Lui...Tu non capisci, tu..." "Così ho deciso. L'Anello andrà a Gondor. E se proverete a fare i vostri soliti giochetti da Hobbit, sarà morte certa per voi due, vi ucciderò con le mie mani." D'improvviso gli occhi di Frodo mi lasciarono perplesso. Un attimo prima fissavano Faramir come se fosse stato Sauron in persona, occhi pieni di odio, un istante dopo le sue pupille azzurre su rigirarono al contrario. Una sua mano afferrava una sporgenza nella roccia. Faramir impedì di avvicinarmi a lui. La spada si poggiò nuovamente sul petto del ragazzo. Faramir si avvicinò e con la mano provò ad afferrare l'Anello, ma allo stesso tempo la mano di Frodo glielo impedì "NO!" Gridò accasciandosi ad un angolo. Non era la prima volta che la voce di Frodo pareva cambiare. Non sembrava lui, e questo mi terrorizzava. Era abbastanza. Mi avvicinai a Faramir e parlai "Ma non capisci? Noi dobbiamo distruggerlo. È l'unico modo per fermare la guerra. È l'unico modo per distruggere Sauron per sempre. Non vuoi questo?" Faramir sembrava inebriato dall'unico. Continuava ad osservare verso il torace di Frodo, neanche lui sembrava totalmente lucido. "Gondor regnerà. Vinceremo la guerra con il potere dell'Anello. Distruggeremo le forze oscure di Sauron, ripagandolo con la sua stessa moneta." Detto ciò, il ghigno di Faramir scomparve, rinfoderò la spada e tornò sui suoi passi, fino a che l'oscurità non ci travolse in quella gelida cella. Pareva che Frodo non aveva voglia di starmi accanto quella notte. Si arrotolò ad un angolo buio della grotta senza dire una parola. Io udivo il suo respiro, fino a che mi rassicurai sentendolo dormire. Mi girai verso di lui, e seppure ci trovavamo a diversi metri di distanza l'uno dall'altro, riuscivo a scrutare il suo viso primo di imperfezioni. Sembrava sereno, così dì seguito chiusi gli occhi e l'oscurità mi invase. Ma la mia quiete, durò molto poco. Mi svegliai di soprassalto sentendo un grido soffocato. Mi girai velocemente verso Frodo. Lui pareva ancora addormentato. Ad un tratto le pupille di Frodo sembravano muoversi a destra e a sinistra sotto le sue palpebre, lui cominciò a tramare e a gemere, poi pronunciò delle parole...parole di terrore. "No. No, ti prego...basta...per favore, basta! Sam...SAM!" Mi avventai contro di lui e cominciai a strattonarlo, cercando di destarlo dal suo profondo sonno. Chiamai più volte il suo nome, prima che sgranasse gli occhi terrorizzato come non mai. Tremando, si aggrappò a me, stringendomi così forte che quasi persi il respiro. Frodo ansimava come se avesse appena finito di correre, era sudato e sotto i suoi occhi si estendevano due nitide occhiaie nere. Accarezzai la sua cute fino a che il suo respiro tornò regolare. A quel punto scrutai il suo sguardo, lui lo stesso. Le sue labbra erano bianche. Odiavo non sapere cosa gli frullava per la testa. Io e Frodo ci confidavano ogni cosa, da sempre. Lui non si era mai tirato indietro, lo conoscevo come un fratello...anche se non potevo e non volevo più definirlo tale. Era il mio Frodo, e tutto quello che volevo era vederlo felice, come lo era un tempo. "Non voglio addormentarmi di nuovo, Sam. Non ce la faccio." Ansimò. Io sospirai. Evidentemente non era ancora pronto a confessarmi tutto, perciò non osai domandarglielo nuovamente. "Neanche io ho sonno." Gli dissi io "Ti va se ti racconto una storia? Sicuramente te la sei dimenticata. Me la lèggesti solamente una volta, molti anni fa. Eppure è tutt'ora la mia preferita. Eravamo stesi sotto un albero, lo rammenti?" Risposi io per lui "No, non credo proprio." Sorrisi. Frodo sembrava in ascolto. Poggiò la testa sul mio grembo, si accoccolò su di me e parlò "Racconta." Sussurrò ed io cominciai.

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Capitolo 21
*** 20. ***


Nei cinque giorni che seguirono l'aria intorno a me cominciava a sembrare pesante come un macigno. Il freddo aumentava, con se anche la la paura, la fame, il sonno. Gli uomini di Faramir non facevano altro che prenderci per i fondelli per la nostra altezza, come se fossimo solamente degli ingenui ragazzini. Dopo un po' mi stufai di rispondergli, tanto sapevo che non sarebbe cambiato nulla. Frodo si faceva muto ogni giorno di più. A volte discuteva con Faramir, loro due, da soli, senza la mia presenza. Lui tornava costantemente con il volto rosso dalla rabbia che non poteva buttar fuori davanti ad un uomo armato fino ai denti, anche se la sua lunga spada pareva non spaventarlo più di tanto. Non mi rivolgeva la parola, si girava di lato e si addormentava. Dopo poche ore si svegliava di soprassalto coperto dal suo sudore, con le iridi sbarrate, affannato come non mai. Mi diceva che andava tutto bene, che erano i suoi soliti incubi, poi si alzava e spariva nell'oscurità della notte. Non voleva mai che lo seguissi. Io mi rattristai. Non voleva forse che lo confortassi? Io avrei potuto aiutarlo. Sembrava invece non volermi accanto a se, e questo mi faceva male al cuore. Neanche io riuscivo a dormire dai troppi pensieri. Per tutto il tempo mi mancava il suo intenso respiro, le sue labbra rosee, il suo unico e meraviglioso sorriso. Non ricordavo l'ultima volta che lo vidi sorridere. Quasi mi dimenticai dei suoi candidi denti, al sorgere del sole che mi morsicavano il collo quando eravamo solo dei bambini e io andavo a dormire a casa Baggins... nel suo letto. Poi quei morsi scherzosi si mutarono in dolci baci. Amavo come le sue labbra umide afferravano il mio collo, come mi suggeva dolcemente, sbranandomi a poco a poco. Come il suo palmo si apriva e le sue dita mi avvolgevano il viso, rendendolo suo. Io ero suo. In quei momenti noi eravamo gli artefici del nostro passato, presente e futuro. Non c'era muro oltre a noi, solo enormi cieli stellati...infinite, piccole stelle si incastravano dolcemente nelle sue iridi color del mare. E lo rendevano la creatura più bella che potesse essere mai stata creata. Lui. Solo e soltanto lui. Noi. Noi, per sempre. E così le giornate andavano avanti. Le fredde notti passavano lentamente, i nostri cuori si congelavano, privi di alcun sentimento, di alcuna emozione. Ma non erano mai privi di amore. Quello che provavo per Frodo non sarebbe mai cambiato, seppure lui continuava a mentirmi dicendo di star bene, seppure la sua mente era colma di cupi pensieri: paura, angoscia, dolore. In dei momenti sembrava voler raggiungermi, accasciarsi sul mio petto ed ascoltare il battito del mio cuore, ma non lo faceva. Rimaneva lì, muto come un cadavere, aspettando forse una svolta nel nostro impenetrabile destino. Dopo altre due notti sprovviste di stelle arrivammo ai confini del regno di Gondor. Faramir continuava a ripetere che l'Anello avrebbe raggiunto Minas Tirith, avremmo affrontato la guerra contro le forze oscure di Sauron e con il potere dell'unico Anello le avrebbero distrutte una a una. Frodo invece si sgolava tentando di convincerlo che non era quella la strada per la vittoria della Terra di Mezzo, ma l'unica cosa che sembrava interessare il sovrintendente era tappare la bocca del ragazzo con un panno. Io, di nascosto glielo sfilavo dicendo: "Non sprecare la tua voce per lui. Non servirebbe a nulla." E lui mi rispondeva con gli occhi colmi di rabbia "Non possiamo andare avanti così, lo capisci? Io non mi arrendo!" E si allontanava da me, come se fossi stato solo un conoscente per lui. Appena il sole sorse, quel gelido giorno, io non lo scorsi. La nebbia e l'oscurità avvolgevano quelle rovine desolate, che i soldati di Faramir trasformarono in delle mura di difesa. Proprio quando giungemmo ai confini della città di Minas Tirith venimmo attaccati dalle forze di Sauron, che udivano nell'aria la presenza dell'Anello. Eravamo in trappola. Faramir gridava ordini a non finire, io guardavo in alto sentendo in continuazione degli striduli provenienti dal cielo grigio come la polvere. Smeagol strideva anche lui, d'improvviso mi voltai verso Frodo. Era bianco come un cadavere, più del solito, i suoi occhi erano semiaperti, puntavano il vuoto. Il suo corpo barcollava come se ci fosse una scossa nel terreno. "Frodo." Lo chiamai. Il suo sguardo, dal suo corpo scivolò fino ai miei occhi. Le sue labbra si muovevano a vuoto fino a che emise dei versi "Io lo sento. L'uomo dalla lama che mi ha trafitto...è vicino." Ansimava, si fermò per poi continuare il discorso "Stanno arrivando...arrivano." Frodo mi guardava dritto negli occhi, sperando forse di cogliere qualche mia reazione, ma mi bloccai. Faramir, dopo aver udito le fredde parole di Frodo, sembrò prestare attenzione all'hobbit. Successivamente si prostrò davanti a noi, con la spada sguainata "Mettetevi al sicuro." Ordinò rivolgendosi a me "Non devono raggiungere l'Anello." A quel punto intervenni "Loro lo sentono? Sentono la presenza dell'Anello?" "Ancora peggio. Sanno chi lo possiede." Io mi voltai di scatto verso Frodo, ma di lui nessuna traccia, solo un enorme vuoto e gelo che mi sfiorava il mantello, non sentendo la sua presenza accanto a me. "Frodo!" Gridai, girando la testa in ogni angolo percettibile. "Trovalo!" Ordinò Faramir, poi si immischiò verso un branco di orchi che avanzava verso di noi. Io non aspettai altro tempo che darmela a gambe. Gli occhi cominciavano a farmi male, per il troppo sforzo. Correvo e mi giravo nello stesso momento cercando il mio amante con il cuore in gola. Nel mio petto, il cuore sembrò fermarsi per più istanti quando vidi l'ultima della visioni che avrei voluto vedere. Frodo, con l'Anello dorato in vista davanti al suo petto. Stretto nelle due dita. Di fronte a lui si ergeva un enorme drago color dell'argento spento in volo. Sopra la creatura, apparve un volto familiare. Il Nazgul che infilzò Frodo a Collevento brandiva la sua lunga spada puntata contro il viso dell'hobbit. Frodo sembrava guardarlo negli occhi, anche se il volto di quell'uomo era sconosciuto al mondo. L'arto del cavaliere si allungò cautamente per afferrare l'Anello, la lama impugnata nell'altra mano sfiorò la gola del ragazzo. Ma in tutto il tempo Frodo rimase immobile, anche quando il coltello carezzò i suoi candidi riccioli spuntare dallo scalpo, spostandoli dalle sue iridi. Frodo pareva...incantato, sedotto dall'unico. Le mie gambe si mossero da sole, ancor prima dell'impulso del cervello di scattare. Corsi, corsi e corsi, il vento che fischiava nelle mie orecchie. Raggiunsi il mio Frodo un istante prima che la mano del Nazgul recepisse l'Anello. Mi avventai su di lui, ma non facemmo neanche in tempo a toccare terra che Frodo sembrò riprendere il controllo del suo corpo, mi avvinghiò per le spalle, io lo stesso per mantenere l'equilibrio e finimmo giù per le mura fino a che lui sbottò; udii Pungolo tirarsi fuori dietro la sua schiena e un attimo dopo era sotto il mio mento. In quel momento il tempo sembrò fermarsi. Una sola volta mi capitò, quella notte che i nostri corpi si congiunsero come mani...ma quella volta tutto cambiò. Nessun sentimento gioioso era nell'aria, i nostri cuori erano ad un palmo di distanza, sentivo battere il suo alla mia stessa frequenza. La punta della sua lama gelida, spingeva sul mio collo, poggiata sull'arteria che portava il sangue dritto al cuore. E io non capivo...non comprendevo fino a che i miei occhi scovolarono sui suoi. Erano immensamente grandi e immobilizzanti. Le sopracciglia serrate. La bocca semiaperta. Lui tremava. Anche io. Non era lui. Non era il mio Frodo. Per lunghi, infiniti istanti rimase nella stessa posizione. Non potevo pensare che lui avrebbe davvero spinto la lama nella mia gola fino a veder zampillare il mio sangue sul suo candido viso. "Sono io." Pronunciai con voce tremante "Sono il tuo Sam." Cosa vuoi fare Frodo? Vuoi davvero farlo? Chi sei? Non sei il mio Frodo. Non lo sei, no. Torna in te...ti prego. Troppi pensieri girarono nella mia testa, prima che il ragazzo dagli occhi dell'oceano mi guardò con le iridi sbarrate, incoscienti, morte. Con un profondo respiro, il labbro tremante, e il volto scioccato, Frodo spostò velocemente la lama dal mio collo, e con un ultimo sospiro ed una lacrima di dolore che percorse la sua guancia bianca la sua testa si lasciò andare con forza sul mio torace. Sembrava privo di respiro, fino al momento in cui udii i suoi singhiozzi. Mai lo avevo sentito piangere con così tanta enfasi. Non immaginavo il dolore lacerante che in quel momento era penetrato nel suo cuore con una violenza struggente. "Oddio Sam. Oh Sam, perdonami. Cosa stavo facendo, cosa..." Io, ancora tremante e con il fiato corto una volta ripreso, le mie mani scivolarono sulla sua nuca e cominciai a carezzare i suoi capelli. Lo zittii, silenziosamente "Va tutto bene, va tutto..." Non ebbi il tempo di terminare la frase che lui si alzò da me con fretta e poggiò la schiena su un muro in rovina dietro di lui. Scosse la testa con un fremito e parlò "Non posso farcela, Sam. E tu...tu stai patendo troppo dolore per me." Scossi la testa indignato, alzandomi dalla mia posizione "Non devi dirlo nemmeno per scherzo. Sei tu che stai soffrendo ingiustamente a causa di quel maledetto piccolo oggetto, non io." Il suo sguardo raggiunse lentamente i miei occhi, dopodiché delle lacrime invasero le sue iridi, bagnavano le sue guance e cadevano nel terreno sottostante. Mi guardò silenziosamente per più di quanto mi aspettassi, come se stesse discutendo con se stesso, dopodiché prese parola. "Lui mi ucciderà, Sam." A quella parole sbiancai. "Sauron mi prenderà e mi cambierà per sempre. Solo il tempo...garantisce a lui di andare avanti lentamente dentro di me." Io scossi nuovamente la testa "beh, allora saremo più veloci. Fuggiamo dalle grinfie di Faramir ora e raggiungiamo quel dannato monte...prima che sia troppo tardi." Non comprendevo appieno le sue parole, ma in quel momento capii quello che dovevo capire. E la riposta era la distruzione dell'Anello. "Lasciami finire." Continuò lui "Combatto contro di lui in ogni momento c-cercando di...resistere. Verrà un giorno...in cui mi sveglierò e non sarò più io. Sauron mi avrà preso, tutto sarà perduto. Oggi è quasi successo, lui stava incatenando la sua anima alla mia, mi incantava dicendomi di porre l'Anello nelle mani del suo servo che nessun uomo può uccidere." "C-cosa vuoi dire con questo?" Deglutii, pensando che mi stesse dicendo un qualcosa che non sarei stato capace di accettare. "Devi Promettimi una cosa. Se quel fatidico giorno arriverà...se io mi sveglierò nella sua anima e non ti riconoscerò tu scappa. Fuggi via da me e non tornare. Chiama aiuto. I soccorritori, se ci saranno dovranno prendere l'Anello, uccidermi se necessario se opporrò resistenza e distruggerlo una volta per tutte." Mi bloccai. La mia mente si bloccò alle parole -fuggi via da me-, non riuscii a percepire il resto. Fuggire da lui? Ma che stava dicendo? "Ma di che cosa s-stai parlando? C-cosa ti salta in mente?" Bofonchiai. "Devi capire, Sam...fa come ti dico, i-io non posso..." "Sta zitto, sta zitto!" Lo interruppi con ostilità ponendo le mie mani sulle mie orecchie, non avevo intenzione di proseguire quell'assurda conversazione "Sei un egoista, si lo sei! Come potrei prometterti una cosa del genere? Separarmi da te? Come puoi solo pensarci, Frodo?" Feci un respiro e poi proseguii "Tu lo faresti? Se fossi stato io a chiedertelo...tu avresti promesso?" A Frodo scappò un singhiozzo, ma subito dopo si raddrizzò, serrò la mascella e mi guardò con determinazione alzando di un poco il mento. Non ricevendo un suo ritorno, insistetti "Non puoi chiedermelo. Non lo farò." La mia bocca si aprì per dire altro, ma lui mi precedette "Non potrei perdonarmelo, capisci? Se ti facessi del male... Se tu lotterai per cercare di farmi rinsanire, quella lama..." puntò il dito contro Pungolo gettata a terra pochi minuti prima "...quella lama non si fermerà a sfiorarti la gola la prossima volta. Capisci...? E se il vero me, vedesse il tuo corpo privo di vita ai miei piedi...il mio unico desiderio sarebbe raggiungerti, ovunque tu sia. Mi infliggerei una dolorosa morte...e tornerei da te." Ovunque tu sia. "Promettimelo, Sam. Ti prego." Continuò. Io alzai gli occhi sul suo viso, mi sporsi fino a che le nostre fronti non si toccassero, lo afferrai per le guance e sussurrai "Una volta mi dicesti...passerà, come ogni cosa. Io avevo paura del temporale, e tu facesti di tutto per consolarmi. E allora sarà tutto più radioso, ancor più meraviglioso il nostro futuro insieme. È a quel destino che dobbiamo aggrapparci. E se ti arrenderai, io sarò lì a tendere la mia mano per farti aggrappare ancora e ancora...fino a giungere alla pace eterna. Il nostro amore non è come tanti. È unico nel suo genere ed è il più vero, il più bello. Il nostro viaggio non è iniziato quando hai ricevuto il tuo fardello...è iniziato quindici anni fa, quando mi hai preso di soprassalto dietro quella benedetta aiuola fuori casa tua. È iniziato quando ci siamo toccati per la prima volta. È iniziato quando siamo diventati amici, quando mi hai baciato, quando passammo la notte più intensa della nostra vita. Tutti questi sono stai inizi del nostro viaggio e ce ne saranno molti altri. Ci devono essere. E la fine...non è la morte come pensano tutti. Quello è un altro meraviglioso inizio. Insieme." Così, per sigillare quel messaggio nel suo cuore, lo baciai sulla fronte, poi sulle labbra e ci staccammo con riluttanza. - Quando ci rialzammo, dietro di Frodo si ergeva l'alta figura di Faramir che ci guardava con un volto che sembrava pieno di compassione. Ma io sbiancai. Ci aveva forse visto? Frodo si girò al mio sguardo che non puntava più il suo viso e anche lui si immobilizzò. Faramir strinse gli occhi e ci sorrise "Perdonatemi per come vi ho trattato. Siete liberi di andare." Frodo mi guardò di sfuggita, poi incrociò lo sguardo del comandante facendo un cenno di assenso con la testa "Grazie." Smeagol ci raggiunse in seguito e si aggrappò alle gambe di Frodo, ma i nostri volti e le nostre menti in quel momento erano legate a quelle di Faramir. Non conoscevo la sua storia, ma se ci aveva veramente visti...allora non sembrava turbato dai nostri sentimenti. Prima di riprendere quella che doveva essere la nostra strada per Mordor, Faramir ci fermò e disse solo due parole: "Buona fortuna." Quelle sole parole potevano intendere un oceano di significati, ma non lo avremmo mai scoperto e il nostro amore in quel momento, ci sembrò meno crudele da nascondere, perché anche quello che sembrava il più avido degli uomini, poteva dimostrarsi in realtà un anima buona di cuore che avrebbe guardato in faccia la diversità, che per molti ritenuta sbagliata, e sorridere ad essa...rendendola spendente come dovrebbe essere. Rendendola splendente come una Stella.

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Capitolo 22
*** 21. Stelle ***


Angolo autore:  ho inserito una scena che, nel film "Le due Torri", avveniva prima della cattura di Frodo, Sam e Smeagol da Faramir. Essendo questa una Fanfiction, il cui significato sul vocabolario è "Opera di finzione letteraria", ci si diverte ad alternare gli eventi che accadono, a mescolare diverse scene tratte dai film e dal libro, oltre che sottolineiamo, ad inventarne delle nuove. Una fanfiction dopotutto nasce in un contesto del genere, coinvolgendo eventualmente personaggi e più eventi tratti esclusivamente dalla fantasia di chi scrive. L'obbiettivo di questa Fanfiction è quello di scrivere ciò che ho sempre immaginato e voluto che accadesse. Dopo questo noioso, ma spero educativo poema, vi auguro buona lettura!✌🏻❤️ P.S. Leggetelo tutto d'un fiato, come quando si fa un interrogazione/esame; solo che questa volta vi verrà l'ansia per altro😏 - Più affiancavamo Mordor e più la bellezza del cielo pareva dissolversi. Avvertivo una grande nostalgia di quel manto notturno colmo di stelle che io e Frodo osservavamo per ore e ore nella Contea. Dove eravamo ora, invece, le stelle non avevano dimora. Chissà, magari distinguevano il bene e il male. Forse, come noi, che avevamo la voglia matta di ammirarle dalla nostra casa, anche loro avrebbero voluto apprezzare i volti di chi le sapeva amare. Non avrei mai pensato che il manto celeste mi sarebbe mancato. Passando l'intera infanzia a godere delle bellezze di casa mia, mai mi era venuto in mente che quelle stelle sarebbero potute diventare il centro dei miei desideri. Dopo quello che Frodo mi aveva detto ai confini di Minas Tirith ritornò l'hobbit più silenzioso di tutti. Smeagol, nonostante le violenze subite dai soldati di Faramir sembrò rimanere la solita fastidiosa e sospettosa creatura che non mi andava a genio. E così, ritornammo solamente in tre, a viaggiare per raggiungere il monte Fato. E per tutto il tempo, le giornate sembravano un continuo Déjà vu. La mattina Smeagol andava alla ricerca di cibo, io e Frodo ci accontentavano delle Lembas, il pane Elfico. Nel pomeriggio continuavamo il cammino fino al calar del sole, dove Frodo si accasciava in disparte a dormire e dopo poche ore si svegliava di soprassalto a causa dei suoi soliti incubi, nel quale io non ero ancora conoscente. Ero stufo di veder passare le giornate così. Talvolta mi sentivo egocentrico perché il cuore pulsante dei miei desideri era avere il corpo caldo di Frodo accanto al mio, di poterlo carezzare, di poter imbrattare le mie labbra col sapore del suo fiato, ma non glielo chiedevo mai, non mi avvicinavo poiché lui sembrava non volerne sapere. I suoi sentimenti cominciavano a turbarmi. Non comprendevo perché in certi momenti lui si avvicinava a me e si arrotolava sul mio corpo in cerca di tenerezze da parte mia, ma in altri momenti sembrava invece quasi non volermi vedere nemmeno, incrociava il mio sguardo preoccupato e distoglieva gli occhi ancora più velocemente. Dopo sette giorni di monotono cammino, mi decisi a parlare con Frodo, di qualsiasi cosa mi venisse per la testa, perché gli unici discorsi che facevamo in quelle giornate era se la direzione del percorso era corretta e il cibo che era rimasto. Non avrei voluto approfondire quella promessa che non riuscii ad accettare, ma in tutto il tempo nel mio cuore mancava un tassello, quel tassello che continuava a pungermi nel petto come un ago. Si riferiva alla verità che era insinuata dentro il cuore di Frodo e che non aveva il coraggio di confessarmi. Di qualunque cosa si trattasse, io cercavo di rassicurarlo dicendo che lo avremmo combattuto insieme, ma più il tempo passava e più mi rendevo conto che forse era una cosa che doveva affrontare da solo e io non potevo fare nulla per aiutarlo, se non con il mio affetto e il mio amore per lui. Il sentiero che stavano percorrendo in quel momento si fece meno scorrevole a causa di ciottoli di diverse misure che intasavano il percorso. Frodo, a qualche metro davanti a me si bloccò ad osservare un esiguo torrente di acqua gelida e cristallina. Smeagol appena vide slittare un pesce fuori dall'acqua si gettò nel letto del minuto fiume e cominciò una caccia che assomigliava ad una stramba danza. Frodo lo osservava con occhi amorevoli e io non potei fare a meno di storcere le labbra. Ero geloso. "Ehi schifoso, non lasciarci troppo indietro." Commentai alla creatura. Quando sentii i passi di Frodo a pochi centimetri da me mi sentii di ghiaccio. "Perché fai così?" Disse e io mi voltai ritrovandomi i suoi grandi occhi puntanti suoi miei. "Cosa?" Uscì dalla mia bocca come un sussurro. Il suo sguardo pareva arrabbiato "Lo insulti. Lo avvilisci continuamente." Esclamò squadrandomi. Io non compresi immediatamente quelle sue parole. Perché mai stava difendendo quello là? "Perché si." Deglutii "Perché è quello che è Frodo. Non c'è niente in lui, solo bugie e inganni. È l'Anello che vuole, solo questo gli importa." Sapevo di star dicendo delle parole dure da mandare giù, ma ero stufo di starmene in silenzio, mentre il mio Frodo sorrideva a quell'essere e non a me. Questa volta fu Frodo a storcere le labbra "Non hai idea di cosa gli abbia fatto l'Anello, di cosa gli stia ancora facendo." Dopodiché mi superò e continuò ad osservarlo giocare con i pesci "Voglio aiutarlo, Sam." Dove ci avrebbe portato quel suo cuore sempre gentile? Quel lato di Frodo aveva per me un sentimento di odio e amore. Lui fu il primo a rivolgermi la parola, quando poteva benissimo divertirsi con gli altri hobbit. Lui amava le creature, qualsiasi animale. Odiava vederli soffrire. Odiava veder soffrire la gente. Odiava veder soffrire me. Ma il suo cuore era troppo dolce per poter vedere anche i difetti di qualsiasi creatura, che avrebbe potuto tradirlo da un momento all'altro. Come potevo farglielo capire? "Perché? Perché vuoi aiutarlo?" Domandai indignato. Lui non rispose subito e, quando la sua risposta arrivò capii ancor di più la gentilezza che emanava il suo cuore. "Perché voglio credere che sia recuperabile." Io sospirai, mi avvicinai lentamente a lui e dissi: "Non puoi salvare sempre tutti." Le mie parole mi si rivoltarono contro in un modo così brutale da farmi venire una dolorosa fitta allo stomaco. "E tu che ne puoi sapere?! NIENTE!" Gridò Frodo e, non appena pronunciò quelle gelide parole sarei voluto sprofondare in un baratro profondissimo. Il suo respiro non era regolare, era frustrato, arrabbiato con me e io mi sentii piccolo e indifeso come una lumachina che percorreva lentamente un sentiero pieno di spine. Senza aggiungere altro lo superai e continuai a camminare, fino al momento in cui udii nuovamente la sua voce. "Scusami, Sam." Quella volta la sua voce sembrava aver ripreso un tono calmo "Non so perché l'ho detto." A quel punto mi girai, non avevo voglia di fare la solita figura della vittima. Lo avrei guardato in faccia e gli avrei detto quello che veramente c'era dentro di me. "Io lo so." Pronunciai con voce ferma "È l'Anello. Non gli togli gli occhi di dosso. Non mangi più, dormi a stento. Ti svegli ogni notte con questi...questi maledetti incubi." Mi avvicinai ancor di più al suo viso "Si sta davvero impossessando di te, devi combatterlo!" "Io so quello che devo fare, Sam." Mi ringhiò contro "L'Anello è stato affidato a me. È compito mio. Mio, mio soltanto!" Detto ciò mi squadrò un ultima volta prima di superarmi. Cercai di placare la tensione che mi stava avvelenando dentro e gli risposi per le rime, sconvolto dal suo nervosismo improvviso. "Ma ti ascolti quando parli? Sai a chi somigli in questi momenti?" Lui si voltò di getto e potei scorgere le vene della sua tempia ingrossarsi "Non dirlo nemmeno per scherzo. Non provarci hai capito? Tu...tu non hai idea..." esitò "Non hai idea..." non completò mai la frase, la lasciò in sospeso e io non avrei mai capito cosa intendesse dire. Mi lasciò solo a riflettere, mentre la scia del suo odore di mandorla fluiva sotto il mio naso e si disperdeva nell'aria. - Quella notte non era fredda come sovente era, ma io gelavo dentro, il mio cuore era freddo come il ghiaccio e al solo pensare di aver discusso brutalmente con Frodo mi faceva sentire solamente peggio. Smeagol si rannicchiò in un angolo non troppo lontano da noi. Frodo mi rivolse un ultimo sguardo impenetrabile, da cui non potei fare a meno di rimanere incantato, dopodiché si voltò e si mise a dormire. Io scossi la testa e feci lo stesso. Era così dannatamente frustrante vederlo così. Questa volta però ero arrabbiato con lui. Per quanto poteva essere dolce, la tua testardaggine aveva sempre la meglio. Si stava spezzando, e non chiedeva aiuto. Ma perché era così sicuro di se? Perché era così duro come se stesso? Sapevo benissimo che stava soffrendo, eppure sembrava non volermi coinvolgere. Per paura? Per vergogna? Per proteggermi? Proteggermi da cosa poi? Oh, come detestavo non capire mai nulla. Le parole che gli avevo detto dopo che Sauron si era quasi impossessato di lui, non gli fecero forse effetto? Erano così vere, pensavo ogni cosa fosse stata giusta, e lo era. Oh, eccome se lo era. Ma anche se lui, talvolta apriva il suo cuore e lo donava a me, altre volte quel cuore non doveva essere sfiorato. Ma perché non da me? Io ero il suo Sam, e lui era il mio Frodo. Ce lo eravamo promessi quella notte. Quella notte che noi... I miei pensieri vennero interrotti da un rumore improvviso. Io ero steso di fianco, con la guancia poggiata a terra, sopra il mio mantello. Qualcuno si stese accanto a me, e il mio respiro improvvisamente non riuscì a completarsi. Era lui. D'improvviso le labbra calde di Frodo sfiorarono il mio orecchio e cominciarono a poco a poco a riscaldarlo con il suo fiato. Successivamente la sua bocca tastò delicata il mio lobo, percepii i suoi denti palparlo dolcemente, poi il tempo si fermò. La mano di Frodo finì sotto al mio mento, mi obbligò a girarmi e a quel punto intravidi gli occhi più belli del mondo. Il viso più bello del mondo. Il cuore cominciò a battermi anche nello stomaco, successivamente una scossa mi fulminò la schiena. Frodo si trovava sopra di me, in attesa di una mia mossa. Le mie dita carezzarono la sua fronte, spostando dei ciuffi che ostruivano le sue iridi azzurre. Non parlò, non c'era il bisogno. La sua testa scese ancora più vicina sul mio volto. Una sua mano finì sulla mia cute e, con movimenti ripetitivi e concentrici, la massaggiava infilando le dita tra i miei capelli biondi. Le sue labbra sfiorarono la mia gola, tastarono con prudenza il rigonfiamento su di essa, dopodiché si spostò sull'incavo del mio collo. Quando cominciò a saggiare quella parte non potei fare a meno di inarcarmi verso di lui e di mandare indietro la testa, in modo che tutto il mio collo fosse stato esposto al suo volere. Mentre la sua mano sinistra era impegnata a trattare la mia cute, come fosse stata un tessuto pregiato, la destra si incamminava sul mio corpo, superò l'addome e quando raggiunse il muscolo coperto dai pantaloni, al di sotto del mio basso ventre, Frodo percepì la mia eccitazione nella sua mano, e io sgranai gli occhi. Lo guardai sorridere debolente, quasi assomigliava ad un ghigno quello che comparve sulla sua faccia e mi fece impazzire. Arrossii, diventando rosso come un peperone. Un turbinio di emozioni sentivo dentro di me in quel momento e non avrei voluto che quel ragazzo si fermasse per nessun motivo. Mi sarei aspettato delle scuse da parte sua, ma anche da parte mia, per far sì che avremmo chiarito, ma lui sembrava non volerne sapere in quel momento, e così nemmeno io. Appena la sua grande mano fece pressione sul luogo del mio piacere, la sua bocca si gettò nella mia, o meglio direttamente la sua lingua. Cercava la mia disperatamente e, quando la trovò, le due si diedero un caloroso e umido abbraccio. Lui cominciò a mordere con prudenza le mie labbra, poi la mia pelle. Quei baci che mi dava erano colpi di passione. Stava giocando con me. Sentivo la voglia matta di spogliarlo, di viaggiare con tutti cinque i sensi il suo corpo: Con lo sguardo cogliere ogni suo particolare perfetto, dai suoi morbidi capezzoli rosa, alla rientranza nel mezzo della sua pancia, al suo muscolo teso scoperto; Con il tatto avrei voluto toccarlo e accarezzarlo fino all'indomani, ogni sua piccola parte del suo minuto corpicino; Con l'udito avrei voluto solamente sentire il rumore dei nostri baci e quello dei suoi gemiti di piacere; Con il gusto avrei voluto saggiare la sua pelle sentire il suo sapore di sale sulla mia lingua; Ed infine con l'olfatto avrei voluto annusare per ore il suo odore di menta, di muschio e di mandorle. Ma improvvisamente mi fermai. "Gollum è ancora qui...vicino." Sussurrai al suo volto che con un sospiro roco di dissenso si fermò. L'azione che compì l'istante dopo mi bloccò; Frodo si alzò da me, si eresse in piedi e si voltò di spalle. Si era offeso? Ti prego...fa che non sia così. Mi alzai sui gomiti. Qualche attimo dopo si girò nuovamente verso di me, guardandomi intensamente negli occhi. La fermezza di quel ragazzo a volte mi creava timore. "Vieni con me, allora." Esclamò con voce ferma, mentre il suo arto si allungò dritto verso di me. Quando sorrisi e afferrai la sua mano, comprendendo quello che aveva intenzione di fare, ci allontanammo mano per la mano con una certa fretta da Smeagol cercando di rimanere in assoluto silenzio. Ma non riuscimmo a rimanere muti. Le nostre risate cominciavano a riecheggiare intorno ad alberi pericolosamente alti, ma a stento ci feci caso. Io quasi non riuscivo a correre per l'affanno che si formò dentro di me. Ma non era per la fatica. Quel ragazzo mi avrebbe fatto impazzire, lo sentivo, e come lo amavo... Improvvisamente lui si fermò e non mi accorsi nemmeno che in un attimo mi ritrovai con la schiena che urtava il fusto di un albero. Frodo mi afferrò per il gilet e mi attirò a se con quel ghigno che sembrava non aver intenzione di togliere dalla sua faccia perfetta, nel mentre mi squadrava, quasi da mettermi a disagio; ma quel Frodo Baggins non mi avrebbe mai potuto mettere a disagio. "Questo è il tuo modo per scusarti?" Domandai sorridendo e respirando affannosamente. "Sei perdonato, si." Sorrise lui squadrandomi e cambiando le carte in tavola. "Ora..." gemette. Quel sussurro non avrebbe mai lasciato la mia mente e i miei pensieri, un istante dopo la sua bocca toccò violentemente la mia aprendola e intercettando la mia lingua. Si. In un secondo momento Frodo mi tolse velocemente il gilet, mi abbassò le bretelle e sbottonò la mia camicia gettandola a terra. Poi io feci lo stesso con lui, anche se per me fu più difficile poiché Frodo non aveva intenzione di smettere di tastare il mio viso con le sue labbra. Feci passare la sua camicia sopra la sua testa. Per quello che sembrava un istante vidi le sue membra allungarsi, le sue costole sporgere dall'interno della sua carne che poi sprofondavano nella bocca dello stomaco scomparendo e aprendo con enfasi l'ingresso dell'addome. Un attimo dopo lui era di nuovo sulla mia bocca. Ancora, mi repetevo. Non smettere, non smettere mai. E non smise. Senza accorgermene, però, perdemmo entrambi l'equilibrio e finimmo a terra come tutte le volte. Prima mi accertai che Frodo, caduto di schiena stesse bene, una volta fatto non potei fare a meno di ridere a crepapelle. Lui sembrò prendere la mia risata come una sfida, perciò le sue mani mi tapparono la bocca prima che io potessi fermarlo. "Ora sono io quello sopra di te." Sussurrò con malignità. Sotto le sue mani, io sorrisi, poi tastai il suo costato nudo con le dita, che in quel momento si muoveva con sensualità, premetti così il suo punto debole sul fianco e lui si staccò da me con un fremito. "Sei ingiusto!" Scherzò lui. "Gioco le mie regole." Dissi io sorridendo. Avrei voluto portarlo sotto di me, ma lui mi precedette, si gettò nuovamente sul mio corpo, questa volta le sue mani mi bloccarono i polsi dirigendoli sopra la mia testa e la sua finì sul mio petto, baciandolo appassionatamente, poi il mio viso, al fine le mie labbra. Quando smettemmo di giocare ci guardammo seriamente. E ora? Pensai. Ed ora divento suo. Una della sue mani scivolò dolcemente sulla giuntura dei miei pantaloni. "Posso?" Mi chiese pungolandomi delicato la pancia. Io non aspettavo altro, annuii, incapace di rispondere. Le sue iridi facevano avanti e indietro tra i miei occhi e le mie labbra. Le sue dita tastarono con indolenza la pelle al di sotto di essi, finché quella parte, precedentemente coperta venne esposta al suo fulminante sguardo. E come adoravo la sua delicatezza nel compiere quel gesto. Aveva voglia di me, ma la delicatezza era principio del suo cuore nobile e del suo animo puro. Non l'avrebbe mai tradita. La sua lingua inumidì il labbro inferiore esponendo successivamente i denti. Finita l'attesa, il suo arto raggiunse il luogo del mio piacere, come io feci la prima volta. Il mio stomaco tremava, forse come il mio cuore. L'unica cosa che avevo in mente in quel momento era la bellezza distruggente del suo corpo sopra il mio. Mai avrei voluto smettere di ammirarlo. Quando mi toccò in quel punto delicato mi sentii sbocciare sotto le sue dita. Deglutii. Lui si inarcò su di me, fino a che il suo ventre incontrò il mio. Il movimento della sua mano sul mio membro era perfettamente sincronizzato con il movimento del diaframma all'interno del suo stomaco. Tutto pareva un tutt'uno. Un bellissimo, meraviglioso tutt'uno. D'un tratto percepii il suo membro scoperto posizionarsi sulle mie gambe e, nel momento in cui cominciò a muoversi, sfregandolo tra le mie cosce, dalla sua bocca uscirono dei gemiti affannati. I suoi occhi si chiusero, la sua mano continuava a lavorare sotto di me. Non riuscivo a respirare, l'unica cosa che riuscii a compiere fu il movimento delle mie braccia dietro la sua schiena, scesi e scesi fino ad incontrare i suoi glutei da poco scoperti anch'essi e lì, con la massima delicatezza lo spinsi ancora più vicino al mio corpo, sicché il suo membro potesse inserirsi maggiormente tra mie gambe. Chiusi gli occhi, serrai le sopracciglia. Il mio respiro non era mai stato così affannato. Tremavo. Lui invece pareva aver preso pieno controllo sia del mio che del suo corpo. Alla fine di tutto io ripresi a respirare, le mie braccia strinsero il corpo di Frodo fortemente, lo abbracciai e lo cinsi sul mio petto. Sentivo il battito del suo cuore veloce, il suo respiro era affannato. Non muoverti, non alzarti. Resta con me. Lui spostò solamente la testa in modo che i suoi occhi scivolassero sui miei. Ci volle un po' prima che i nostri respiri tornarono regolari, poi lui alzò lo sguardo e mi guardò. Non ci dicemmo nulla, erano le nostre iridi a parlare e questo bastava. Quando ci rialzammo da terra, ci rinfilammo solamente i nostri pantaloni. Entrambi i nostri occhi avevamo ancora voglia di ammirare le nostre membra. Ci sedemmo. Frodo, con la schiena poggiata al fusto dell'albero, in un istante mi afferrò per la testa, le sue mani andarono sotto alle mie orecchie e ci guardammo. Sembravo una creatura indifesa sotto al suo cospetto, ero sedotto dal suo corpo. I miei occhi scivolarono sul suo torace nudo e per la prima volta, quella notte scrutai l'Anello. Ma non mi fece nessun effetto. Era lui il mio desiderio, nient'altro. Nient'altro avrei voluto fare quella notte. Ero soddisfatto come non mai e il solo sguardo di Frodo verso di me mi bloccò. E non avevo intenzione di muovermi. Da dietro la mia testa, Frodo fece scivolare le sue dita sulle mie guance, poi l'indice e il medio percorsero le mie labbra e la sua bocca si aprì di un poco, facendomi mostrare la sua lingua. Carezzò per molto istanti le mie labbra, prima di condurre la sua bocca all'interno della mia e chiuderla in un bacio. Ci baciammo e ci baciammo...e ci baciammo ancora. "Bacerei quelle labbra per ore." Sussurrò un istante prima di buttarsi nuovamente sulla mia bocca, cercò la mia lingua con enfasi e io la sua. E ci baciammo ancora e ancora, come non ci fosse un domani. Fino a quando lui, con un delicato movimento dei suoi arti, mi fece voltare verso l'oscuro orizzonte, facendomi poggiare la nuca sul suo petto nudo. Successivamente le sue braccia mi strinsero a se, posizionandosi sul mio grembo e in quel momento compresi che l'unica cosa che separava le nostre anime pure erano i nostri corpi caldi al tatto, che impedivano parzialmente l'unione definitiva dei nostri spiriti. Così, nelle sue forti braccia io mi rifugiai, trovando protezione, serenità e amore. Dopo pochi istanti impiegati ad assorbire il rumore dei nostri respiri regolari e dei nostri cuori impavidi e pieni d'amore, entrambi volgemmo il nostro sguardo all'alto: Nel manto oscuro privo di stelle. Poi la vedemmo. La speranza che ci portava avanti. Una sola, piccola lucina incastrata in quel cielo oscuro ci osservava dall'alto e noi osservavamo lei. Non vi era nulla lassù eccetto l'oscurità. Ma lei...solamente lei, da sola pareva illuminare l'intero manto, come il diverso che sconvolge l'intero, freddo e monotono equilibro. "La vedi, Sam?" Sussurrò Frodo mantenendo le sue iridi puntante su quella luce. Io la osservai "È una stella. Da quanto tempo che non ne vedevo una." Mi sporsi di un poco con la testa, per ammirarla meglio "È sola. Ma sembra guardarci non è vero?" Percepii Frodo sospirare intensamente, prima di prender parola "È strano come una così piccola stella nel cielo possa trasmettere così tanta quiete. Io mi sento...bene, a guardarla. Non ho pensieri, non ho...paure. Per una volta dall'inizio di questo lungo viaggio io non sento quell'incessante dolore che mi invade ogni attimo. Ho compreso una cosa in tutto questo." Non sentendolo continuare, intervenni "Che cosa?" Percepii il suo sguardo puntato su di me, in quel momento. "È il tuo amore che mi fa andare avanti, mio amato Samwise Gamgee. E l'ultima cosa che voglio è vederlo spegnere." Io scossi la testa, anche se in quel preciso momento il mio cuore si sciolse. "Non si spegnerà mai." Promisi "Rimarrà nel mio cuore per sempre, fino alla fine dei miei giorni...e oltre." Lui mi guardò amorevolmente prima di pronunciare: "Mio amato Sam, dorato come il miele." Quando le sue mani diressero la mia testa verso il suo viso...quando le nostre bocche si chiusero in un bacio il tempo si bloccò ancora. E quanto avrei voluto che il mondo si fermasse in quell'istante. Restare così per sempre non era male. Di quei momenti insieme a lui, di quei momenti in cui i nostri corpi erano alla pari, compresi una cosa: Io ero diviso in due. La prima parte di me era una stella cadente. Lei viaggia veloce, cade e precipita delicatamente in un luogo sconosciuto, che nessuno conosce e conoscerà mai. Era la mia vita. E la morte sarebbe stata il posto in cui la stella avrebbe toccato terra. L'altra parte era una semplice e piccola stella nel cielo. Come quel piccolo corpo celeste solitario che io e Frodo stavamo ammirando. La differenza è che lei è invece immobile. Non si muove, sembra...bloccata. Quella parte rappresenta i momenti con il mio Frodo. Che mi rendevano immobile, incapace di muovermi. Anche se avrei voluto non ci sarei riuscito, ed era perfetto così. Era dannatamente perfetto perché quella fragile stella sarebbe rimasta a brillare in quel manto oscuro per l'eternità. E il nostro amore...era per sempre. Quel piccolo, apparentemente ingenuo lume nel cielo, pare una lucina come tante. Una delle infinite lucciole presenti nel manto notturno. Ma per coloro che non sanno, per coloro che non guardano la bellezza di ogni singola stella, non comprenderanno mai...che quella è la parte più bella di me.

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Capitolo 23
*** 22. ***


Il 26 di Marzo del 2978 fu un giorno come tanti altri ad Hobbiville. E furono proprio quei giorni come tanti a riempire la mia infanzia di ricordi gioiosi. Nel primo pomeriggio raggiungemmo la casa di mia zia May. Solitamente andavamo a trovarla soltanto per sgraffignarle qualche suo dolcetto appena sfornato. Quella volta invece, dopo che ci aveva sorpreso a rubare le sue ciambelle della Domenica, zia May ci invitò a casa sua per preparare noi stessi dei biscotti al cioccolato. Noi non riuscimmo a prenderla come una punizione, anzi partimmo dal presupposto che ci saremmo divertiti un mondo. Mia zia ci lasciò gli ingredienti e il ricettario sul tavolo della cucina, così io e Frodo ci rimboccammo le maniche e ci mettemmo all'opera. Ma l'armonia e la quiete del lavoro durò troppo poco. "Ops..." bofonchiai io, una volta starnutito, quando la farina andò in faccia al mio amico. Una volta che lui riaprì gli occhi, arricciò la bocca, afferrò un pezzetto di pasta di farina e me la incastrò nei capelli. "Ops!" Disse lui di sua volta. Io sgranai gli occhi, poi con un ghigno presi un altro pugno di farina e soffiai su di essa, che finì per imbrattare di bianco i riccioli e il viso di Frodo. Quando lo vidi immobilizzarsi al mio gesto, deglutii involontariamente. Lo avevo fatto arrabbiare, pensai. Invece, dopo qualche attimo la sua risata riecheggiò in ogni angolo della cucina. "Lo hai voluto tu!" Gridò e improvvisamente il cacao in polvere volò in aria posandosi sui miei capelli color del miele. "Ora ti faccio vedere!" Strillai io, quando afferrai la ciotola di cacao dalle mani di Frodo e gliela tirai imbrattandogli il grembiule che aveva indossato. Così, anche quella che doveva essere la nostra punizione si trasformò in una totale baraonda. Io e Frodo eravamo colorati di bianco e marrone, ergo la farina e il cacao. E, quando ci accorgemmo di quel che avevamo combinato, ci guardammo con una faccia sconvolta. Subito dopo ci buttammo a terra dalle risate, lui mi acchiappò per il lembo del mio grembiule e finimmo a fingere la lotta come facevamo sempre. Fino al momento in cui, io al di sotto di Frodo e lui che stava preparando per me un terribile solletico, scrutammo mia zia May. Anche lei portava un grembiule bianco sopra il suo vestito rosa pastello, teneva i capelli raccolti in uno chignon piuttosto malandato e aveva le braccia attorno ai fianchi. "Ora siete in grossi guai, signorini." ... Passarono cinque giorni da quella notte d'amore. Stropicciai gli occhi e mi preparai per il nuovo giorno. Per un momento scrutai il cielo, pensando di vedere ancora quella che era diventata la nostra stella, ma compresi immediatamente che non ci avrebbe seguito durante il giorno. Eppure sapevo che era sempre lì. La troppa luce non gli permetteva di brillare come avrebbe dovuto, ma era sempre nello stesso identico posto, ad osservarci. La prima cosa che udii fu il solito lamento fastidioso di Smeagol, ma non gli diedi importanza. Frodo dormiva ancora accanto a me, così diedi un occhiata veloce per assicurarmi che nessuno mi stesse osservando. Mi chinai e gli baciai il lobo con delicatezza. "Odio svegliarti, ma il sole è già alto." Sussurrai. Lo vidi muoversi e tirare un sospiro, dopodiché si girò a guardarmi "Hai dormito bene." "Era una domanda?" Lui scosse la testa "Ti sento come russi." Io sorrisi "E tu hai dormito?" Frodo distolse lo sguardo da me e prese un altro sospiro soffocato "Si." Emise quella parola come un soffio. Stava mentendo, me lo sentivo, ma non avevo voglia di proseguire il discorso. Appena distolsi lo sguardo dai suoi occhi, le mie iridi scivolarono involontariamente sul braccio di Frodo, particolarmente sul polso sinistro. Un lieve taglio già incrostato sembrava creare una divisione tra la mano e il resto del braccio. Di scatto afferrai il suo polso "Come te lo sei fatto?" Lui sembrò esser stato colto di sorpresa e tirò immediatamente il braccio indietro nascondendolo dietro la schiena "oh niente...Stanotte sono scivolato in qualche arbusto, credo avesse delle spine." Aggrottai la fronte "Dove sei stato stanotte? Non dovresti allontanarti, è pericoloso." "So cavarmela." "Non abbastanza." "Cosa te lo fa pensare?" "Lascia perdere." Lui mi diede un ultima occhiata, poi si alzò e si preparò per partire, ma prima che potesse incamminarsi, con Smeagol di seguito disse: "Niente tornerà come prima, Sam. Cerca di conviverci." "Dovremmo comunque cercare di non soffrire, dico bene?" Ribattei. Lui sospirò "Quando non si ha scelta...si cerca la strada meno dolorosa, ma chi lo ha detto che sia priva di sofferenza?" Smeagol, durante il tragitto, continuava a ripetere che avremmo preso una scorciatoia. Non sapevo quanto potevamo fidarci di quella creatura. Inizialmente sembrava volerci aiutare davvero. Ma più il tempo passava e più sentivo che la ravvicinata presenza dell'anello sotto il suo naso lo avrebbe condotto al tradimento. Dopo il sogno della notte precedente, la mia mente si riempì di ricordi gioiosi che mi rendevano di buon umore. Rammentavo molte, moltissime cose della nostra infanzia, di quando eravamo solamente amici e ci comportavamo come fratelli. Ricordavo quando raccoglievamo volenterosi i frutti del raccolto, e quando di nascosto ce li gustavamo velocemente. Ricordavo le numerose giornate passate ad avventurarci tra i boschi della Contea, talvolta soli, talvolta con quei combina guai di Merry e Pipino. Quando fingevamo le più sanguinose delle battaglie contro gli orchi, e noi che eravamo nobili paladini in cerca di giustizia. A volte Frodo si fingeva morto per dare un effetto più drammatico ai nostri giochi. Io odiavo quella parte, poiché sembrava tutto così veritiero che immaginavo davvero di aver perso il mio migliore amico. Poi tutti i miei nervi si rilassavano quando Frodo si rialzava e diceva con la sua vocina docile. Noi applaudivamo e ci congedavamo, promettendoci che il giorno a seguire avremmo inventato altre avventure in altri mondi di finzione. Io e Frodo sovente non ci lasciavamo mai. Prima del tramonto facevamo a gara a chi arrivava prima alla nostra amata collina. Ci sono state delle volte in cui giunsi prima io, ma erano rare. Dopodiché riprendevamo fiato ammirando il tramonto più bello, dalla vista più bella. Frodo mi stringeva per le spalle, abbracciandomi mentre le sue iridi continuavamo a puntare il sole che lentamente moriva. E così, la fine di ogni giorno la passavamo insieme. Da soli. Con la sola compagnia delle nostre voci, delle nostre pelli, dei nostri cuori e delle nostre anime, che in quei momenti...sembravano identiche. Speravo con tutto me stesso che mi sarei portato quei quieti ricordi fin nei miei sogni, mentre dormivo. Ma la mente spesso acceca, spesso annebbia portandoti in un'inconscio che non sapevi di avere, paure nascoste che avrebbero fatto a pezzi quei meravigliosi e soavi dettagli che rendevano le giornate meno scomode. Quella notte sognai la mia paura più profonda. La paura di perderlo per sempre. ... Il sole sembrava accecare per sino il mio cuore, ma quando misi a fuoco vidi la Contea. La mia casa, la mia dolce bellissima casa. Sentivo il fruscio del vento, lo scrollare del Brandivino, l'odore intenso di muschio e miele: quello di cui mi ero abituato per anni. Poi sentii il battito di un cuore. Riecheggiò in ogni parte della mia testa, raggiunse la valle. Proveniva da...la nostra collina. Da laggiù, io lo vidi. Era sulla parte più alta del colle, dove noi ammiravamo il tramonto da bambini. Era il battito del suo, di cuore e aumentava quando mi avvicinavo. "Sam?" Disse, non gridò ma io lo sentii comunque, la sua voce che squillava come un tuono che colpiva un albero. "Frodo!" Gridai io, ma lui sembrò non sentirmi. "Sam, dove sei?" La sua voce era calma, lui sorrideva come faceva sempre. Ma non riuscii a rassicurarmi. Lo chiamai ancora e ancora, gridai e gridai il suo nome, nel mentre salivo la collina. Lui continuava a domandarmi dove fossi, che ero in ritardo...in ritardo? "Sei in ritardo, Sam. Dove sei?" Il suo sorriso si spense, pensai fosse preoccupato della mia assenza. Ma io non capivo. Ero lì, a una cinquantina di metri da lui "Frodo, io sono qui!" Gridavo, ma lui non mi udiva. Fino al punto in cui pronunciò "Sam! Ti sento, dove sei?" "Sono qui, sono qui. Frodo!" Alzai le mani, ma lui era ancora voltato verso l'orizzonte. "Avanti esci fuori, stupido di un Hobbit." Lui rideva, io mi sbracciavo, ma Frodo continuava a non vedermi. Ero davanti a lui. Trenta metri, venti, dieci metri. Ero lì. "Frodo, sono qui." Dissi un ultima volta. Lui finalmente si girò verso di me. Inizialmente con le sopracciglia serrate, poi sorrise...e quel sorriso, quel maledetto sorriso sarebbe stata la mia condanna. Quel sorriso fece innondare la luce rossa e rosa del tramonto dietro di lui, avvolgendo di colori caldi e meravigliosi il suo corpo. Le sue iridi color dell'oceano presero il colore del mare al calar del sole, e lui era bello. Oh, come era bello. Solamente la sua bellezza sarebbe stata capace di far vivere anche il più arido dei cuori...ma lo pensai troppo presto. Improvvisamente scoppiò un lampo che squarciò il cielo. Il suo amabile sorriso si spense e lui sussultò emettendo un verso di dolore. Dietro il ragazzo si ergeva in tutta la sua potenza Sauron, L'oscuro signore di Mordor. L'Elfo più bello che avessi mai visto. I suoi lunghi capelli color dell'argento si tenevano sciolti sulle sue spalle, indossava la sua armatura. Il suo viso era bianco quasi come la neve, forse gelido al tatto. E i suoi occhi...impossibile descrivere come quelle iridi potessero scagionare così tante emozioni negative. Erano rossi...rossi come il sangue. Rossi come il sangue di Frodo appena versato. In mano, Sauron brandiva un pugnale, ma riuscii a vedere solo l'impugnatura. La lama trafisse il mio Frodo da dietro la schiena trapassando il suo delicato corpo da parte a parte. L'addome di Frodo cominciò a divenire rosso...rosso come i suoi occhi demoniaci. Forse urlai. Il dolore che in quel momento stavo patendo annebbiò tutti i miei sensi, dall'udito...alla vista. Frodo era immobile, la bocca semiaperta si imbrattò delicatamente con il suo sangue, dalle sue iridi scesero delle lacrime. Non parlò, non ne fu capace. Sauron a quel punto guardò me, dritto negli occhi e mi bloccai...nello stesso modo di quando Frodo mi immobilizzava con la vista delle sua membra. Sauron alzò di poco il mento, soddisfatto del suo brutale gesto. Poi parlò. "Fallirà, fallirà. Non lo salverai. Stai solamente osservando come la luce lascia lentamente i suoi occhi. E lo guarderai morire." Mi sentii tremare. La sua voce era un sussurro di dolore che folgorò quello che prima era dolce a sentirsi. Sauron estrasse violentemente il coltello dal corpo inerme di Frodo, che si accasciò a terra con gli occhi sbarrati, esalando il suo ultimo respiro. Il battito del cuore che continuava a riecheggiare per l'intera valle, improvvisamente si fermò. Ed io con lui. "FRODO!" Gridai a quel punto, mentre osservano come il sangue fuorusciva caldo dalla sua pancia, mentre osservavo...come moriva. L'ultima visione che ebbi di quel tormento fu il ghigno dell'oscuro signore, mentre portava la sua mano, ora sporca del sangue del mio amato, sulle sue labbra, dove al fine, guardandomi dritto negli occhi, assaporò l'amara briosità della vittoria...e il tempo si fermò di nuovo, questa volta per sempre. ... Mi svegliai di soprassalto coperto dal mio sudore. Immediatamente cercai Frodo accanto a me, ma di lui non c'era traccia. Sbiancai. Non riuscii a parlare, mi sentivo ancora dentro quell'incubo. Sangue. Vedevo sangue nei miei occhi. Mi alzai di scatto e la mia testa si girò per non so quante volte, in cerca del mio Frodo. Boccheggiavo e non riuscivo a smettere. Dov'era? Quello che vidi un attimo dopo fu il colpo di grazia per me. Un pugnale nel petto sarebbe stato meno doloroso. Per un un istante, solamente per un istante vidi Frodo con un coltello sporco di sangue in mano, che recideva un taglio rosso vivido sullo stesso polso dove la mattina prima si estendeva un'altra ferita incrostata. Un attimo dopo, quella visione sparì dalla mia vista. Frodo mi notò, sussultò e mise via il coltello tenendosi il polso per bloccare il sangue che fuoriusciva da esso. Mi sentii svenire. Era vero? Non era un sogno quello, mi ero appena svegliato. Mi sentivo morire dentro, lentamente e con dolore. "Non dovevi vederlo." Sussurrò lui con voce tremante. Ora basta. Con violenza mi avventai accanto a lui, afferrai il coltello e glielo puntai sul viso. "Che cos'è?" Gridai "Che cosa significa? Cosa hai fatto? Perché..." le parole mi morirono letteralmente in bocca. A quel punto guardai Frodo negli occhi, lui alzò la mascella e non resse più: le sue orbite si riempirono di lacrime, alcune fuoriuscirono dalle iridi, scivolarono sulle guance e imbrattarono l'erba secca sotto di noi. "Tu non puoi capire." Sussurrò e distolse lo sguardo. La sua mano continuò a premere il taglio sul polso per fermare il sangue. "Non posso capire? Come sarebbe?" Indicai, poi il taglio "Anche l'altro te lo sei fatto tu! Come hai...come hai osato? Ferirti in quel modo! Perché?" Frodo aprì la bocca, ma non uscì alcun suono. Al suo posto sentimmo il gridolino di Smeagol venire dalla nostra parte "Cosa succede agli Hobbit? Cosa succede?" Un attimo dopo sgranò gli occhi alla vista di Frodo che perdeva sangue. "Il padrone! Il padrone ferito! Gollum...Gollum." "Levai tu! Sta zitto e sparisci!" Esclamai. "Non trattarlo così!" Ringhiò Frodo per difenderlo, ma lo ignorai. Smeagol si spaventò, ma rimase nella stessa posizione, non si mosse da lì. Io non avevo tempo né voglia di continuare ad arrabbiarmi con la creatura. Tutto quello che era presente nella mia testa in quel momento era Frodo. E la mia maledetta ignoranza. Per quello che sembrava un secondo rammentai il sogno che feci mesi prima a Lòrien, la notte in cui ci scambiammo il nostro primo bacio. Sembrava la stessa scena: lui con i polsi insanguinati piangeva, forse per il dolore, forse per altro. Quel sogno si era tramutato in realtà. Sbottai nuovamente, seppure sapevo che Gollum era ancora dietro di me. "Perché lo hai fatto? Per punirti? Punirti da cosa...non capisco e sono stufo! Hai sentito? Sono stufo di non capire cosa ti passa per la testa! Sono stufo di vederti soffrire e un attimo dopo vuoi stare in mia compagnia! Sono stufo del tuo comportamento! Perché? Dimmi perché, perché ti sei fatto quel coso? Perché..." "Perché avrei sofferto di meno!" Ringhiò improvvisamente. Le sue parole mi lasciarono ancora più confuso, con un vuoto nel cuore. Avrei sofferto di meno. Scossi la testa, ancora non capito. Ma dentro di me sapevo che quello sarebbe stato il momento della verità. Guardai Frodo dritto negli occhi, da dietro sentivo l'incessante respiro di Smeagol, ma non gli diedi importanza. Gollum ci lasciò soli, se ne andò come era venuto. Io lo ignorai, rimasi in attesa fino al momento in cui Frodo parlò. "Non sono più uscito da quella cella di Mordor, Sam. Da quando mi svegliai dal mio coma a Gran Burrone, lui mi tormenta. In un modo che è impossibile da immaginare. Almeno lo era per me. Lui, da quel giorno si presenta quasi ogni notte dentro la mia testa. Inizialmente mi parlava, la sua voce riecheggiava nelle mie orecchie e ancora la ricordo. Poi...iniziò a torturarmi. Entra nella cella, ogni notte Sauron supera quella soglia e chiude le sbarre dietro di lui. Si avvicina a me, quando non parlò la prima volta, pensavo avesse qualche tortura da infliggermi. Con se in mano aveva un coltello...non lo ha mai usato. Lui lo getta a terra, ogni volta se ne libera. Si avvicina a me, io sono legato. Lui porta le mie braccia sopra la testa...e lì comincia l'incubo." Quando si fermò, ci volle del tempo prima ci intervenissi, ancora non comprendevo "Gli incubi...gli incubi da cui ti svegli ogni notte sono derivati da lui. Se non ti tortura allora...cosa ti fa?" Frodo mi guardò negli occhi, le sue iridi erano tormentate, come il suo sguardo "Lui fa le stesse cose che mi fai tu." Mi sentii mancare. Che cosa significava io non lo capivo, non ancora. Le stesse cose che gli facevo io. Che cos'era che io gli facevo? Io non gli avrei mai fatto del male. "Cosa significa?" Domandai con voce tremante. Lo sentii deglutire intensamente, prima che mi rispondesse. "Ogni notte...ogni notte lui..." non riuscì a completare la frase, qualsiasi cosa potesse essere, sembrava peggio di una tortura. Con discrezione allungai il braccio e afferrai la mano di Frodo, quella che non era ferita. Così continuò "Lui inizia a toccarmi...come fai tu ma, il suo tocco è tremendo, gelido. Lui mi dice che la mia bellezza è pari a quella di un elfo, poi...inizia a togliermi i vestiti. Io mi dimeno, provo vergogna. Non capisco perché ha voglia di...di me in quel modo. Trascina le sue dita gelide sulla mia pancia, poi arriva lì, i-in quel punto. Inizio a piangere quando mi gira di schiena. Lui afferra i miei polsi - e mi fa male - e dopo un periodo di pausa, sento un dolore lancinante...lui entra dentro di me con una violenza tale che quasi mi uccide. Mi sento morire quando sento il suo corpo all'interno del mio. Lui spinge e spinge, e spinge ancora. Non pare un sogno. Io lo sento...lo sento dentro di me. Sento ogni tocco, ogni dolore che mi infligge. Lui viola il mio corpo, viola me. Perché...? Ormai non caccio un grido. Non si ferma neanche se lo supplico. Non si ferma. Non è mai stanco, mai stanco." Per molti istanti non riuscii a dirigere i miei sensi. Tutto prese un silenzio assordante. Il cuore sembrò smettere di battere. Perché? Mi domandai. Perché a lui? Perché la creatura più bella e più dolce di questo mondo deve patire una così tale sofferenza, un così tale dolore? Solo una parola venne alla mia mente, descrivendo quello che mi aveva appena raccontato: Orrore. Impossibile avere altre definizioni, era un orrore. Io al suo posto avrei preferito morire, sarebbe stata più veloce, la morte, più indolore. Su una cosa ero certo: Se avessi avuto Sauron lì, in quel momento, non avrei esitato un secondo a mettere le mie mani intorno al suo collo. Ma anche per lui, la morte sarebbe stata una via troppo facile, per il danno che stava commettendo al mio Frodo. Tutta la mia rabbia di quel momento svanì. Si tramutò in tristezza, dolore, lutto. Prima che potessi pronunciare qualsiasi parola di conforto, Frodo mi anticipò. "Quel che ho fatto...me lo ha proposto lui. Mi ha promesso che se mi fossi fatto del male, se mi fossi indebolito di mia volontà...lui mi avrebbe lasciato stare, non mi avrebbe più spinto in quella cella, non mi avrebbe più..." Lasciò il resto della frase al caso, la sua bocca si storse, gemette e un istante dopo vomitò tutto quello che era presente nel suo stomaco. Le sue iridi puntavano il terreno, le lacrime sulle sue guance cominciavano ad asciugarsi con il vento. Le mie invece continuavano ad uscire umide dai miei occhi. Lo afferrai per le spalle e lo aiutai a rimettersi seduto. Pulii infine la sua bocca sporca. Io singhiozzai "Poche notti fa era tutto così bello, tutto così perfetto. Ed ora...ogni cosa pare distrutta." A Frodo scappò un singhiozzo "Non è così! Questo non centra nulla con noi due." "Lo pensi davvero?" Senza indugiare oltre mi alzai avvicinandomi alla sacca da viaggio, tirai fuori un panno, mi avvicinai nuovamente a Frodo e, chinandomi accanto a lui, premetti il panno sul suo polso cercando di fermare l'emorragia. Frodo strinse i denti, forse per il dolore e io sospirai al solo sentirlo. Ad un tratto, mentre continuavo a pulire la ferita, le miei iridi e quelle di Frodo si incontrarono e quel solo sguardo era colmo di emozioni di ogni genere. "Mi dispiace se mi sono arrabbiato." Dissi. Frodo mi interruppe "No. Avevi tutte le ragioni. Perdonami se ti ho fatto sentire inutile o...sconsolato. Tu non lo sei, Sam. Sei L'hobbit più coraggioso che io abbia mai conosciuto." Io mi avvicinai al suo volto "E tu sei la creatura più forte che abbia mai conosciuto. Nessuno saprebbe sopravvivere a questa situazione...e continuare a sorridere per non far star male chi si ama. A volte odiavo questa parte di te...ma ho capito, ho capito che è questo che ti rende una persona meravigliosa, che ti rende quello che sei e io ti amo per questo." Quelle ultime parole, da me pronunciate d'istinto, fecero voltare Frodo con veemenza. Solo allora mi accorsi di quello che avevo detto. Ho detto che lo amo, pensai. Glielo detto, senza pensarci troppo. Frodo mi guardò attentamente prima di rispondere, ma la sua risposta arrivò come un fruscio, un sibilo che attraversa le tue membra con una forza struggente, ma allo stesso tempo pare piacevole. "Tu...t-tu mi ami?" Esitai, ma dopo qualche attimo di riflessione allungai le mani verso le sue e le carezzai, annuendo al fine. Frodo sospirò "Oh Sam...mio amato Sam dorato come il miele." Quelle parole. Quelle semplici dolci parole, dalle sue labbra fuoruscivano come delle leggere e veloci stelle cadenti nella quale non si conosce la meta, ma quell'attimo...era un istante di gioia, serenità, amore. Anche se una parte di me avrebbe voluto sentir quelle parole da me pronunciate venir fuori dolcemente anche dalla sua bocca. In quel momento lui si avvicinò ancor di più al mio viso e io fissavo i suoi occhi. E da lì compreso una cosa. Le sue iridi color del mare contenevano più meraviglie del manto notturno coperto di stelle. E com'erano belle...come erano preziose. Lui era prezioso, era il mio tesoro e tutto quello che avrei voluto era prendere il suo cuore tra le mie mani, stringerlo a me e custodirlo per sempre. Prima che potesse affrontare un altro discorso, prima che Frodo potesse dirmi quello che anche lui provava, quello che io speravo provasse, quello che speravo stesse dicendo si accasciò forte alla roccia dietro di lui poggiandosi una mano sul polso coperto dal panno, ormai insanguinato. "Cosa ti prende?" Domandai quasi gridando. "Il taglio...è troppo, troppo profondo." Ansimò Frodo chiudendo gli occhi. Io mi mossi velocemente, afferrai un altro panno dalla sacca, ma prima di poterlo posizionare sul suo polso versai dell'acqua su di esso e Frodo cacciò un grido di dolore. "Scusami." Gemetti io con le lacrime che otturavano la mia vista. "Sam...Sam, SAM!" "COSA?" Il tempo sembrò fermarsi di nuovo quando le sue iridi e il suo sguardo boccheggiante iniziarono a fissarmi. Improvvisamente la sua mano insanguinata scivolò sulla mia guancia e deglutendo, mi guardò come fosse stata l'ultima volta che ammirava il mio volto. Osservò ogni dettaglio, dalle mie ciglia al mio mento, fino a che non riuscii più a scrutare la luce delle sue iridi...fino a che chiuse gli occhi e tutto quello che rimase fu un assordante vuoto dentro al cuore che si espande per l'infinito.

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Capitolo 24
*** 23. ***


Le notti che seguirono furono inspiegabilmente fin troppo tranquille. Il mio stato d'animo, che un tempo era allegro e allo stesso tempo preoccupato per Frodo era collassato. Dopo quello che era successo io stesso non mi riconoscevo più. Non riuscivo a pensare più a niente, non riuscivo a provare emozioni, ed il problema più grande era che non me ne accorgevo neanche. L'unica cosa che riuscivo a compiere era muovere le gambe per camminare. Fuori udivo solo lo stridulo di Smeagol e lo scrollare del vento sul mio volto, ma dentro...dentro non sentivo più nulla. Il mio cuore, la mia testa, il mio sangue sembravano aver perso la ragione...come me. Solo un pensiero girava nella mia testa, solamente uno. Avevo detto a Frodo che lo amavo, e lui non mi aveva risposto come speravo. Forse ero paranoico, cercavo in tutti i modi di non prendermela troppo, quel momento per lui era molto difficile. Ma in tutta coscienza la mia mente non riusciva a non pensare che magari lui non provava quell'immenso sentimento che invece io provavo da anni. Quell'amore rimasto segreto e inconscio da quando lo conobbi. Lui mi amava? Non mi amava? Io non sapevo che cosa lui provava per me. Ma speravo con tutto me stesso che voleva passare la vita con me come io con lui. Quasi non mi accorsi del momento in cui Frodo, dopo giorni di assoluto silenzio, si accovacciò accanto a me. Quella fu la prima cosa che sentii. Sentii il battito del mio cuore, il sangue ricominciare a pulsare al momento che la sua spalla toccò la mia. Il sole stava per tramontate, noi ci eravamo fermati in uno spiazzale circondato da alberi. Gollum dormiva, io non ci riuscivo. Non più. "Va tutto bene?" Mi chiese incerto. L'impulso della sua voce arrivò qualche lungo instante dopo che lui parlò. Non me ne resi conto neanche quella volta. Annuii, non sapendo neanche come la mia testa si fosse mossa da sola. Sto bene, mi ripetevo. Sto bene, sto bene, sto bene. Per un istante il mio sguardo scivolò involontariamente sul polso ferito di Frodo. Dopo giorni i suoi tagli erano coperti da una sottile crosta, il tempo faceva il suo effetto, non parevano aver preso un infezione. Udii Frodo sospirare "Cosa c'è che non va?" Mi chiese nuovamente. Io non risposi. Non ne ebbi nemmeno la forza, quasi non udii la voce di Frodo...quasi non la percepii. "Sono preoccupato per te, Sam." Disse, guardando l'orizzonte coperto dalla nebbia. "Sono giorni che non parli. Non è da te." Non ricevendo risposta da me, continuò "Lo so che quello che è successo non è neanche immaginabile. Ma devi capire che non avevo scelta." "C'è sempre una scelta." Bofonchiai d'un fiato, lui trasalì. "Sam, io..." "La scelta di non portare l'Anello. Perché? Perché ti sei offerto quel giorno? Che qualità pensavi di avere? Pensavi di diventare un eroe forse, di viaggiare come hai sempre sognato? Beh, ti sbagliavi." Mi alzai di getto. Il suo sguardo era impenetrabile. "Questo è diverso, Frodo. Mettitelo in testa. Quello che abbiamo visto in questo maledetto viaggio non è stato come le nostre finzioni infantili. Questa è la realtà e la realtà fa schifo! È crudele e ti fa solo del male. E tu hai patito tutte le conseguenze." Il mio tono fu più duro di quanto avessi voluto, ma per troppo avevo chiuso quelle parole dentro me stesso. Quando incrociai la prima volta lo sguardo di Frodo il suo viso puntava terra, gli occhi erano sbarrati, era incapace di guardarmi. "Finzioni infantili? Erano questo per te...?" "Lo sai che non intendevo questo." "E cosa allora?!" Le sue parole mi si rivoltarono contro, lui sospirò intensamente "Mi sono offerto quando nessun altro lo avrebbe fatto, sono stato l'unico. E così mi ringrazi?" "Ringraziarti? E per cosa? Per aver accettato una missione suicida? Non ti capisco Frodo...non più." "Sei tu che sei voluto venire con me, nessuno ti avrebbe obbligato, né tantomeno io." "Pensavi davvero che ti avrei lasciato da solo? Siamo cresciuti insieme, Frodo! Ci siamo comportati per anni come fratelli, come fossimo una cosa sola. O non lo rammenti...? Parli di imprese eroiche quando tutto questo è solo..." "Solo cosa?" Quella volta fui io a sospirare. Dovevo riprendere fiato "Avrei preferito continuare la mia vita come avevamo sempre fatto. A casa nostra, nella Contea. Al sicuro." Frodo abbassò lo sguardo, una lacrima gli rigò io viso "Dici davvero? Quindi tutto quello che è successo tra noi...non è stato forse questo viaggio a farci scoprire? Non è stato questo viaggio a far sì che noi potessimo..." Non vi era il bisogno di completare la frase e da lì non seppi più cosa dire. Non era quello che intendevo. Quello che era successo tra noi era la cosa più bella che mi fosse mai capitata nella vita. Sembrava che dentro di me il mio amore per lui era sempre stato nascosto all'interno del mio cuore. Solo in quel viaggio avevo finalmente compreso quel tassello mancante. Solo in quel viaggio avevo compreso chi doveva essere Frodo per me, e di certo non un amico, non più. Ma tutto quello che dissi prima ero convinto di aver ragione. Sapevo quanto Frodo desiderasse ardentemente spiccare il volo, aprire le sue ali ed esplorare i confini di questo mondo...ma io di certo non lo avrei immaginato così. Questo viaggio era stato solamente sofferenza per lui, solamente dolore. È vero, è subentrato l'amore, e quanto avrei voluto penetrare nella sua anima rendendola mia e scoprire quanti e quali sentimenti provava per me. Come il suo docile cuore batteva quando gli ero accanto, come si sentiva quando osservava le mie membra, se provava quello che provavo anche io. "Io volevo sapere solo come stessi. Non ti ho chiesto altro." Disse infine Frodo quando il suo sguardo scivolò sui miei occhi. "Come sto?" Sbuffai storcendo le labbra "Come sto...non lo so più." Frodo si allontanò lentamente senza degnarmi neanche di uno sguardo, neanche di una risposta. "E tu mi stai facendo impazzire." Quella frase uscì inspiegabilmente dalla mia bocca. Non volevo, non dovevo dirlo. "Io? Io ti sto facendo impazzire?" "Io non intendevo..." "E cosa intendevi? Eh?! Ora è chiaro...sono io il mostro, ma certo." Mi alzai di scatto "Come osi dirlo? Ti stai inventando tutto...quell'anello ti sta facendo diventare pazzo." Improvvisamente Frodo si avventò su di me, afferrandomi il polso. Mi fece male. Lo stringeva e lo stringeva, sembrava che stessi perdendo la circolazione. Lo guardai negli occhi e vidi il buio dentro le sue iridi. Mi fissava con gli occhi sbarrati, con uno sguardo omicida e i denti serrati. Un attimo dopo sembrò riprendersi e allentò la presa. Le sue iridi si macchiarono con le lacrime, deglutì e mi guardò sconvolto. "Non voglio-no-non voglio perdere il controllo...non posso." Si allontanò di nuovo dandomi le spalle "Non posso...non posso perdere il controllo. Non voglio, non voglio. D-devo resistere, devo resistere." Continuava a mormorare queste continue parole coprendosi le orecchie con le mani. Per la prima volta...Non riconoscevo più il mio Frodo. E mi faceva paura, tanta paura. - Passarono altri due giorni da quell'incubo. Il passo per Mordor si faceva sempre con più fatica. Dove eravamo in quel momento lo sapeva solo Smeagol che pareva deciso e determinato a guidarci verso il monte Fato. "Presto Hobbit, venite, venite. Seguite Smeagol." Diceva la creatura e noi non potevamo fare altro che fidarci di lui. I nostri vestiti erano ormai logori, persino i nostri volti cominciavano a sporcarsi di terra e fuliggine. Non si vedeva e non si udiva una sorgente da molti giorni, l'acqua cominciava a scarseggiare, il cibo era ormai quasi terminato. L'unica cosa che poteva sembrarmi positiva era che avevo perso peso, e non mi dispiaceva affatto, seppure la fame aumentava ogni giorno. Giungemmo, come ci illustrò Smeagol ai confini di Mordor. Alla nostra sinistra si ergeva un enorme altura sporgente. Ma quello che più mi preoccupava era l'enorme fortezza situata precisamente di fronte a noi. Era estremamente alta, quasi non riuscivo a scrutare la fine a causa della nebbia al di sopra. Era un edificio interamente coperto dal nero, non intravedevo finestre. "Che cos'è quello?" Domandò Frodo voltandosi verso la fortezza. Smeagol accorse al suo fianco afferrandogli le gambe "Non qui padrone, non qui. Noi dobbiamo salire la montagna. Per di qua, Hobbit." Frodo sembrava riluttante a seguire Smeagol, poi osservammo la stessa cosa. L'altura che avremmo dovuto scalare era enormemente ripida. Terrificante, oserei dire. Ma se non vi era altra via... Non feci in tempo a muovermi di un passo verso l'altura che Smeagol gridò al padrone, di scatto mi voltai e vidi Frodo avanzare traballate verso la fortezza infestata, come la definii. Senza indugiare, entrambi ci scaraventammo sul ragazzo e quando lo afferrai per le spalle rimasi perplesso. "Padrone, non di là! Non di là!" Gridava Smeagol. Frodo balbettava, solo dopo qualche istante riuscii a comprendere cosa dicesse. "Frodo!" Strillai. "Mi sta chiamando. Devo..." Troppo tardi. Una scossa improvvisa del terreno ci scaraventò entrambi a terra di schiena. Solo allora notai la mano di Frodo ancora incatenata all'Anello, se lo premeva contro il petto. Sente i battiti del mio cuore, mi disse una volta. Lui sa ogni mia emozione, mi sente...mi vede. Così, ancora stesi l'uno sopra l'altro arraffai velocemente il suo arto e lo tenni lontano da quel maledetto oggetto. Successivamente lo aiutai ad alzarsi, conducendolo e sbattendolo con più violenza di quella che avrei voluto usare, alla parete della roccia. "Sta giù!" Gridai. D'improvviso Frodo emise un grido soffocato nello stesso momento in cui un innondante bagliore color dello smeraldo venne sputato violentemente dalla fortezza, il terreno fremette di nuovo. Io precipitai a terra accanto a Frodo. C'era dell'altro?! Pensai troppo presto. Una figura terribilmente familiare spuntò improvvisamente dalla parte più alta del palazzo. Sapevo bene chi era. Per ben tre volte incontrammo il Re dei cavalieri Nazgul...per ben tre volte brandiva la sua lunga e terrorizzante spada Morgul...per ben tre volte aveva cercato di uccidere il mio Frodo. Solo allora udii Frodo ansimare per il dolore. Mi voltai verso di lui afferrandolo per la spalla "Cos'hai?!" Gemetti. Lui stringeva i denti, cercando forse di non gridare. La sua mano premeva sulla sua spalla sinistra, sulla ferita provocata dallo stesso cavaliere nero quel giorno a Colle Vento. "Sento la sua lama." Ansimò il ragazzo prima di accasciarsi per il dolore lancinante. Io mi accorsi che tremavo. Tremavo. Avevo paura, estremamente paura. Timore di veder Frodo morire davanti a me da un momento all'altro, timore che il Nazgul ci avrebbe intercettato, timore di non arrivare a Mordor...timore di non tornare mai più a casa. Solo in quel momento, solamente per pochi istanti io rammentai i momenti con la Compagnia. Aragorn, il più grande e coraggioso guerriero che ebbi la fortuna di incontrare. Il povero Boromir, fratello di Faramir che a causa dell'Anello aveva perso la vita. Legolas e Gimli, l'Elfo e il Nano più ammirevoli e pieni di vita che conobbi. Gandalf...non c'erano parole per descrivere il dolore che avevamo tutti provato per la sua perdita. Lui era la creatura della Terra di Mezzo che più ammiravo, per la sua saggezza, per i suoi modi di fare, per la sua pazienza e la sua fede. Non si era mai arreso. E per ultimi i miei amati Merry e Pipino. Non avrei mai pensato che quei due combina guai un giorno mi sarebbero potuti mancare. Io e Frodo eravamo cresciuti insieme a loro. Grazie a loro compresi che cos'era l'amicizia, che cos'era il divertimento, che cos'era la vita. Noi quattro insieme eravamo una grande forza, combinavano pasticci, ci mettevamo nei guai, ma quanto mi sentivo vivo quando ero con loro...quando amavo vivere quando mi comportavo come ero davvero, un bambino. Solamente un bambino. Così in lui mi rifugiai per ultimo. Il mio Frodo. Anche lui era stato solo un bambino. Un dolce, gentile, amabile fanciullo. E io lo amavo. Amavo quel bambino. Amavo quel ragazzo. E avrei amato quel maledetto sorriso per il resto della mia vita, anche se quel destino sarebbe stata la mia condanna. Ero arrabbiato con lui si, ero preoccupato, ma in quel momento tutto era così superfluo, così di poca importanza. L'unica cosa importante era la sua incolumità. Non appena il Nazgul spiccò il volo in groppa al suo drago d'argento e il rumore cessò cominciammo con prudenza a scalare l'altura che ci avrebbe portato, come ci disse Smeagol, direttamente all'interno di Mordor. La salita era faticosa, tremendamente faticosa. Più ci alzavamo da terra e più sembrava che mi mancasse il respiro. Smeagol invece era più abile di quanto mi aspettassi. Lui sembrava non sentire la stanchezza in tutto il corpo, anzi sembrava persino contento di farci da guida, come se stessimo andando in un mondo coperto di buone prelibatezze da mangiare. Non mi fidavo, ancora non mi fidavo. No, non mi sarei mai fidato di quella strana creatura. Troppo tempo aveva vissuto in solitudine, troppo tempo aveva tenuto l'Anello per se. E quell'oggetto lo aveva reso ormai un mostro. Irrecuperabile. Dopo quasi due ore infernali decidemmo di riprendere fiato. Trovammo un misero spazio dove ci accampammo. Frodo senza aggiungere altro si accovacciò in un angolo e chiuse gli occhi. Smeagol lo stesso, così toccava a me fare da guardia. Mi sedetti coprendomi col mantello, l'aria era scarsa e fredda. I miei occhi stavano letteralmente per chiudersi, ma dovevo resistere. Solitamente Smeagol non dormiva nelle nostre vicinanze, ma in quel momento era troppo vicino a Frodo. Prendergli l'Anello non era una mossa difficile, così per protezione e sicurezza feci scivolare la mano sull'elsa della mia spada. Non si sa mai. "Sam...?" Trasalii. Frodo mi stava fissando con gli occhi semichiusi ancora steso e coperto. Il suo volto era per la prima volta logoro, la sua purezza sembrava essere svanita. "Tutto bene?" Mi assicurai. Lui annuì "Non dormi tu?" Sospirai, posizionandomi nuovamente sulla roccia "Faccio da guardia. Tu riposa." "Dovresti dormire, Sam." "Tranquillo." Mi scappò uno sbadiglio e cercai immediatamente di reprimerlo. Frodo continuava a guardarmi, d'un tratto alzò un sopracciglio "Ti conosco. Tu stai letteralmente crollando." "Si vede tanto?" "Avanti. Dormi un po'. Si farà sempre più faticoso." Con riluttanza annuii e mi stesi. Oramai mi ero abituato a dormire su piani spigolosi, rocce e tronchi. Non ci facevo più caso. Fu Frodo a svegliarmi quando era giunto il momento di riprendere il cammino. La prima cosa che i miei occhi puntarono furono i tagli quasi rimarginati sul polso di Frodo. Lui sembrò non accorgersene, era sopra di me e mi guardava in modo amorevole. "Sono pronto, si." Bofonchiai stropicciando gli occhi. Aspettai una sua mossa, immaginavo si sarebbe alzato, rimasi perplesso quando le sue iridi erano ancora poggiate sulle mie, rimanendo per più di attimo a fissarmi con un lieve sorriso all'angolo delle labbra. "Ti ho mai detto di quanto sei incantevole quando dormi?" Io sbattei le palpebre più volte, prima di metabolizzare quello che aveva appena pronunciato. "Stai bene?" Domandai di scatto. "Andiamo." Rispose lui scrollando le spalle. Mi venne la strana voglia di alzare gli occhi al cielo, ero divertito. Quando Frodo litigava con me aveva un modo tutto suo per scusarsi. Il Mi dispiace, ho sbagliato lo avevo sentito poche volte fuoriuscire dalla sua bocca. Capivo che si stava scusando quando ti riempiva di complimenti, quando sorrideva con un ghigno. Lo conoscevo troppo bene quel ragazzo. Dopo un altra mezz'ora buona, passata a scalare faticosamente quell'altura giungemmo di fronte ad una grotta, o almeno per me pareva una grotta. Io e Frodo ci fermammo all'entrata, Smeagol andò avanti fino al momento in cui si girò non sentendoci alle spalle. "Presto Hobbit. Dobbiamo proseguire." Guardai Frodo per un attimo e scossi la testa "Perché dovremmo entrare lì? Che cosa c'è la dentro?" Smeagol alzò le spalle "Non c'è nulla ovviamente, Gollum...Gollum." "Non possiamo tornare indietro." Affermò Frodo con una voce sottile. Io strinsi le labbra "Lo so." Sospirai "Dove conduce questa galleria?" Chiesi a Smeagol. "A Chirit Ungol. Infine a Mordor." "È...è sicuro questo passaggio?" Lui fece un ghigno, annuì e si diresse all'interno senza aggiungere altro. Mi voltai nuovamente verso Frodo, che con un lieve cenno di assenso con la testa mi fece capire che non avevamo davvero altra scelta. Entrammo così nella galleria...e l'oscurità e il gelo ci avvolsero troppo in fretta. "Che cos'è questa tremenda puzza?" Esclamai cercando di non respirare. "Gli orchetti passano sovente di qui, non è nulla di che." Rispose Smeagol. Dove ci avrebbe portato? Speravo con tutto me stesso che sarei uscito vivo da quella caverna, ma più mi addentravo e più sembravo scorgere il mio cadavere torpido all'interno della galleria. Un brivido freddo mi percorse la schiena quando udii un rumore dall'altra parte. "Che cos'era?" Sussurrai tremolante. Frodo scosse la testa, un attimo dopo si bloccò sgranando gli occhi "Dov'è Smeagol?" Io mi voltai di getto, ma non vidi nessuno "Dove diamine è andato?!" Esclamai. Qualche attimo dopo i miei occhi videro davvero quello che c'era davvero all'interno della galleria. Sotto i miei piedi nudi percepivo Qualcosa di morbido appiccicoso e...ramificato? In effetti quella strana sostanza andava a finire anche sul soffitto e sulle pareti, poi scrutai... "Sam?" Sussurrò Frodo con gli occhi sgranati "Vedi anche tu quello che vedo io?" Io annuii deglutendo. Delle creature come ratti e uccelli di dimensioni diverse erano appese a testa in giù completamente avvolte dalle... "Sono ragnatele." Puntualizzai. Frodo respirò con enfasi "Questa non è una semplice galleria. È una tana." Mi mancò il respiro per più attimi "Che vuol dire? Chi ci abita?!" Bofonchiai tremante. "Tira fuori la tua spada!" Gridò Frodo e si mise contro le mie spalle. Ubbidii immediatamente "Cosa hai capito?" Domandai. "Una volta lessi un libro proibito di Bilbo sulle creature della Terra di Mezzo. E vidi lei." "Lei? Lei chi?!" "Shelob. Un aracne fin troppo grande. Rammento di aver letto che abitava nei pressi di Mordor." La spiegazione di Frodo poco mi interessava. Quello che compresi fu solamente: Ragno Gigante. E sicuramente c'era da preoccuparsi. "Beh, ci conviene correre allora." Realizzai. "Dove si è cacciato Gollum?!" "Non lo so. Dobbiamo stare all'erta." Non appena finimmo di discutere udimmo un forte rumore provenire da una certa distanza. Corri. Fu il mio pensiero, ma d'improvviso Frodo mi afferrò il polso e con la spada nel salda cercammo di trovare un uscita. Dovevo portarlo via da lì. La galleria era alta e larga, così larga che, pur procedendo fianco a fianco e limitandoci a sfiorare le pareti laterali con le mani protese, eravamo separati, isolati nell'oscurità. Non avevamo fatto molta strada, ma più proseguivamo e più perdevo la cognizione del tempo e della distanza. Fino a quando le mie mani, occupate a tastare la parete alla mia destra percepirono uno spiffero, intravidi in apertura laterale. "Qui c'è più di una galleria." Esclamai. Sentii Frodo deglutire. L'aria si faceva sempre di più irrespirabile man mano che ci addentravamo. La paura stava salendo, forse anche per Frodo. Lo notai, seppure sembrava determinato, i suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. Mi allontanai dalla parete e mi ritrassi accanto a Frodo e quando le nostre mani si incontrarono e si strinsero, riuscimmo a proseguire. Insieme. Due passi, tre passi, quattro passi, cinque passi, scappammo, continuammo a correre ma subito riscontrammo una nuova difficoltà. La galleria sembrava biforcarsi e al buio non riuscivamo a capire quale delle due vie fosse più larga o mantenesse la giusta direttiva. Non avevamo modo di orientarsi, e una scelta sbagliata sarebbe risultata quasi certamente fatale. "Da che parte è andato Gollum?" Boccheggiai "E perché non ci ha aspettato?" "Smeagol!" Gridò Frodo cercando di chiamarlo "Smeagol!" Non ci fu ne risposta ne eco. Neppure un tremito dell'aria. "Dobbiamo scegliere, Sam. Giusta o sbagliata non abbiamo scelta." Io osservai le due gallerie per un po', prima di perder parola "Mi fido più di te che di me stesso." Bofonchiai lasciando la scelta al mio compagno. Frodo mi guardò per un momento, sospirò e con la sua mano, sempre legata alla mia, ci condusse alla galleria di sinistra. Ma avevamo appena fatto pochi passi quando alle spalle udimmo un rumore, impressionante e allo stesso tempo orribile nel greve silenzio ovattato: Un gorgoglio e un lungo sibilo venefico proveniente dietro le nostre schiene. Ci girammo con gli occhi sbarrati e la vedemmo. Era enorme, impossibile descrivere quanto fosse stata terrificante quella creatura. Distava da noi almeno dieci piedi nell'istante in cui prese velocità, cominciai a tremare, lo stesso sembrava per la mano di Frodo attaccata alla mia. "CORRI!" Gridai fuggendo nella galleria di sinistra. Corremmo a più non posso fino ad incontrare un altro bivio. Frodo era dietro di me, quella volta decisi la galleria di destra. D'improvviso le mie gambe inspiegabilmente cedettero. Inciampai sulle ragnatele sotto ai miei piedi, feci cadere anche Frodo che si accasciò sopra di me. Di corsa Frodo si dimenò e cercò di aiutarmi, ma quando scoprimmo che la ragnatela non voleva scollarsi dalle mie caviglie vidi i miei anni scivolarmi sugli occhi in un instante. Shelob stava per raggiungerci, io sospirai e decisi: "Vai! Scappa!" In parte sapevo che Frodo non ne avrebbe mai avuto l'intenzione di lasciarmi, ma comunque non esitai a comunicarglielo. Frodo scosse la testa con un lieve ghigno stressato sul volto, mentre i suoi arti cercavano inutilmente di liberarmi "Puoi anche scordarti queste parole, Samwise Gamgee." "Non potrei perdonarmi di vederti morire a causa mia." Boccheggiai fissandolo negli occhi. A quel punto lui incontrò il mio sguardo e sbottò "Preferisco morire nel più doloroso dei modi piuttosto che lasciarti qui!" "Ma la missione..." "Lo so! Ma non puoi chiedermi questo...non puoi." Quando compresi che non c'era più nulla da fare mi accasciai alla parete dietro di me. "Allora è finita...ci vorrebbe un miracolo." A quelle parole Frodo si bloccò e sgranò gli occhi. All'inizio non compresi. Con veemenza Frodo spostò le mani sul suo fianco sinistro e tirò fuori l'ampolla che Dama Galadriel gli donò usciti da Lòrien. "Come ho fatto a dimenticarlo?" Disse scuotendo la testa "Una luce quando si spegneranno tutte le altre." Detto ciò si portò l'ampolla al petto, e lentamente tenne sollevata la fiala di Galadriel. Per un istante luccicò, fioca come una stella che sorge a fatica, poi Frodo pronunciò delle parole per me incomprensibili: "Aiya Eärendil Elenion Ancalima!" Gridò sollevando l'ampolla all'alto. In un secondo momento le tenebre attorno a noi si ritrassero, la luce cominciò ad ardere argentea come non mai e innondò di speranza quel luogo dimenticato e oscuro. Frodo osservò stupefatto quel meraviglioso dono che portava dà molto tempo, che persino io avevo dimenticato, e non avrei mai immaginato la potenza di quella piccola luce. Sembrava la nostra stella. Era la nostra stella, e in quel momento ci aveva salvato. La sua luce, la sua bellezza erano capaci di rinnegare ogni turbamento, illuminando di speranza e amore il nostro cammino...la nostra vita. Non appena l'aracne Shelob giunse sopra di noi, la luce che Frodo teneva in mano la fece ritrarre. Così, con Pungolo in pugno, Frodo riuscì a tagliare le ragnatele che mi bloccavano le caviglie, ci alzammo e, prendendo una delle gallerie fuggimmo a gambe levate senza guardarci indietro. Quando lo facemmo, quel gesto divenne la nostra condanna a morte. Non appena mi girai rimasi incastrato nei filamenti di ragnatele, più mi dimenano più esse di attorcigliavano al mio corpo, lo stesso valeva per Frodo che con Pungolo cercava inutilmente di togliersele di dosso. Shelob ci raggiunse, era dietro di noi. Cacciammo un urlo di terrore. Poi sgrani gli occhi vedendo una figura familiare appollaiata sullo stipite di una roccia: Gollum. "Smeagol! Aiutaci!" Gridò Frodo disperato. Lui si limitò a ridere. "Traditore!" Urlai io. Gollum continuò a sorridere puntando gli occhi su di noi, come se non vedesse l'ora di guardare la nostra morte. "Oh Sam..." Disse Frodo con voce tremante tendendo il braccio verso di me. Mi scappò un singhiozzo quando incontrai le sue iridi colme di lacrime guardami come fosse stata anch'essa l'ultima volta. Allungai il braccio più che potevo, le nostre dita erano a pochi millimetri di distanza, ma non riuscirono a toccarsi. "Frodo..." Solo un tocco. Ti prego, solamente uno. Fammi sfiorare la sua pelle un ultima volta. "Padrone..." sibilò la creatura rivolgendo le iridi su Frodo "Perdonate il povero Smeagol, non appena sarete morti...Gollum si ripremerà il suo tesoro. Il mio tesssoro." Con quelle ultime parole l'oscurità prevalse, Gollum scomparve e noi eravamo condannati.

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Capitolo 25
*** 24. ***


Forse l'ora della nostra morte non era ancora giunta. Per qualche inspiegabile motivo con le nostre spade riuscimmo a liberarci dalla ramificazione di ragnatele. Frodo continuava a puntare la luce di Earendil dietro di se, riuscendo così a rallentare l'aracne Shelob... Ma non per molto. Una volta liberi, Frodo mi afferrò per il polso e mi condusse fuori da quella galleria. Il sole non c'era ad accecarmi questa volta, ma sentii tutto un altro odore. Era molto simile alla libertà, ma lo pensai troppo presto. Shelob per fortuna non passava dalla stretta apertura da dove noi eravamo usciti, ma un altro pericolo ci attendeva fuori. D'improvviso Gollum, senza che io lo vedessi sopraggiungere, mi si lanciò addosso con l'unico scopo di aggredirmi. È chiaro che la sua inaspettata iniziativa finì col farmi cadere di schiena a terra, facendomi così sbattere brutalmente la testa. Chiusi gli occhi per quello che sembrava un instante, e quando feci per aprirli la creatura se ne era già andata. Stava attaccando Frodo, ma io non riuscivo a mettere a fuoco la scena. Cercai di alzarmi per aiutarlo, ma finii nuovamente a terra con la testa che mi girava. Anche il mio udito se ne stava andando, seppur ancora potevo percepire quelle che a me sembravano grida. Ma era tutto così ovattato, tutto così confuso, che potevo solamente, nel mio stato privo di chiarezza, percepire dei flebili gemiti. Gridai il nome di Frodo solo per la rabbia di non poterlo aiutare. Ad un tratto però, non udii più nulla. La figura sfocata di Frodo era sopra Gollum, le sue braccia distese sul collo della creatura. Lo stava uccidendo, pensai. Frodo che uccideva? No, non era lui. Non era il mio Frodo. Non mi importava del destino di Gollum, ma mi preoccupava lo stato del mio amante. Lui non sarebbe riuscito ad uccidere a sangue freddo neanche Sauron in persona. No, ripetei ancora una volta a me stesso. Ma la verità era che non volevo crederci. Frodo gridai, ma lui sembrava, dato il suo silenzio, non ascoltarmi. La prima cosa che riuscii a vedere, non appena la vista mi fu più nitida, fu la figura di Frodo che respirava con veemenza guardando il vuoto. Gollum non era più sotto di lui, ma rimase steso forse per riprendere il respiro. Tirai un sospiro di sollievo, che venne rimangiato immediatamente quando Gollum si avventò nuovamente sul mio padrone, afferrandolo da dietro la schiena. "Frodo!" Dissi all'istante, cercando di alzarmi goffamente. Lui emise un grido soffocato, Gollum lo gettò a terra, e per un attimo vidi la sua rugosa mano sul suo petto con l'intento di afferrare l'Anello. Ma un instante dopo, prima ancora di potermi intromettere per aiutare Frodo, Gollum precipitava nel vuoto, lasciando solo silenzio ed oscurità a farci da sfondo. Mi scaraventai su Frodo abbracciandolo. Lui però, non ricambiò. Quando incontrai il suo sguardo i suoi occhi erano colmi di lacrime, gemeva, nella sua espressione alcuna traccia di emozione che lo sfiorasse; così capii: Il suo puro e giovane cuore non era ancora pronto per veder con quelle iridi sveglie una creatura morire, seppur quel cuore gentile aveva patito più dolore e più sofferenza di una morte stessa. Pur avendo degli occhi impenetrabili, spenti e le membra immobili, io lo cinsi ancora verso il mio petto, accarezzando i suoi riccioli coperti in parte da fili di ragnatela. "Va tutto bene", gli mormorai "Va tutto bene." Ripetei. Quell'istante, in cui il mio corpo si bloccò di nuovo, quell'istante in cui mi sentii come la nostra stella in cielo, durò meno di quello che potessi sperare, e per un buon motivo. Ad un tratto Frodo scosse la testa, sembrò rinsanire da quello che sembrava uno stato di trans "Cosa mi sta succedendo, Sam?" Si osservò le mani, quella mano che avevano ucciso involontariamente "N-non sono io...non sono io questo." Cominciò a singhiozzare, poi mi guardò negli occhi con le iridi sbarrate "Se facessi del male a te...no, non potrei perdonarmelo, non posso, cosa succederà? Cosa succederà?" Lo afferrai per le guance di soprassalto "Basta, basta! Andrà tutto bene. Andrà tutto bene, capito?" Frodo serrò le sopracciglia e mi fissò per qualche attimo, dopodiché annuì. All'improvviso il volto di Frodo si levò all'alto, sussultò nell'istante in cui gridò il mio nome, un attimo dopo mi afferrò per le spalle e mi scaraventò con violenza di lato gettandomi a terra. Poi, un grido soffocato. Mi voltai nel preciso secondo in cui il pungiglione di Shelob si conficcava dritto nel suo petto. Mi bloccai, come se Shelob avesse appena infilzato me nello stomaco. Delle lacrime fuoriuscirono dalle sue iridi, la sua bocca si aprì di poco, quasi facesse fatica a respirare. Poi, lo sguardo si abbasso' verso il suolo, e nell'istante in cui si accasciò a terra Shelob lo tirò a se con i pedipalpi. In meno di un battito di ciglia, la figura di Frodo era completamente avvolta nelle sue ragnatele. La mia vista e il mio udito si ovattarono nuovamente. Per tutto il tempo riuscii solamente a guardare...come mi disse Sauron nel sogno: Lo guarderai morire Urlai con tutta la forza che avevo in gola, mentre le lacrime continuavano a scendere ininterrottamente, quasi avessi perso la capacità totale di controllarle. Gridai disperatamente il mio dolore nell'aria, lo feci perché dentro di me mi sentivo distrutto, svuotato, sia nel corpo che nella mente. Le mie urla di dolore, pertanto, attirarono l'attenzione di Shelob, la quale non esito' ad avvicinarsi a me mollando momentaneamente la presa sulla figura occultata del mio padrone. Fu il vederla arrivare che fece affiorare in me una rabbia violenta, e serrando la mascella afferrai la mia spada tenendola bel salda. La luce di Earendil, prima scivolata dalle mani di Frodo, era atterrata ai miei piedi. La raccolsi da terra e la puntai così, davanti all'aracne, pronto a vendicare il mio Frodo. Non era morto, no. Non era morto. Frodo era ancora con me. Era ancora con me. Quando conficcai la spada in una delle zampe del ragno, la creatura indietreggiò, sembrando ancora più arrabbiata. Con delle goffe mosse riuscii ad evitare di essere infilzato dal suo pungiglione un paio di volte prima di trovare la forza di attaccare di nuovo. Gridavo nel mentre cercavo di conficcare la spada nella carne della creatura, ma allo stesso tempo piangevo mentre cercavo di ferirla mortalmente. Fa che sia vivo, ti prego. Fa che sia vivo. Ero più veloce di quello che sembravo, la creatura sembrò stancarsi, e dopo qualche altro minuto, mentre il mio cuore faceva un tuffo nello stomaco lei attaccò di nuovo. Questa volta sapevo dove avrei colpito: mi gettai a terra, puntai la lama sotto l'aracne e quando fui sotto di lei la trafissi sul ventre. Lei sembrò schizzare via dopo la mia pugnalata, indietreggiò zoppicando, quasi cadde a terra dalla mia ferita mortale. Pochi attimi dopo provo ad attaccarmi nuovamente, evidentemente non aveva intenzione di perdere il suo pasto o forse anche due, con me. Con la spada la infilzai ancora alla zampa fino al momento in cui finalmente si arrese morente, e l'oscurità la invase. Era finita, avevo vinto. Avevo davvero vinto? No, non era un vincitore. Era per me quel pungiglione, era per me. Non era per lui, non per lui. Frodo. Oh Frodo. Perché lo hai fatto? Perché? Mi avvicinai al suo corpo coperto interamente da ragnatele. Mi accasciai in ginocchio, lasciai cadere la spada che quando toccò terra, quasi non sentii il rumore assordante che fece. Strappando le ragnatele dal suo viso i suoi occhi erano sbarrati, mai stati così blu e privi di vita allo stesso tempo. Era vivo, era vivo. Stava bene, stava bene. Scoppiai a piangere. Gridai il suo nome per ricevere lo stesso da lui. Frodo. Frodo. Frodo. Gridai, gridai e gridai ancora fino a che quel nome diventò solo un sospiro lamentoso. Poggiai la guancia sulla sua cute. Non respirava, il suo cuore aveva smesso di battere. No, non ci credevo. Non poteva essere. Non poteva finire così. "Frodo?" Sussurrai tra le lacrime "Ti prego. Non andare dove non posso seguirti. Resta con me. Resta..." Le parole mi morirono in bocca, come il mio cuore. Non era vero, non era vero. Era solamente un altro incubo. Non poteva essere morto, non poteva esserlo davvero. Rimasi seduto a respirare per qualche lungo istante e, raccogliendo un po' di aria nel petto emisi un lungo strido soffocato. "FRODO!" riecheggiò tra le rocce della montagna. Ci fu un momento in cui non riuscii più a piangere, in cui non riuscii più a respirare. Non devi perderlo Samwise Gamgee. E non voglio farlo. Piansi ancora. Lo avevo appena fatto. Lo avevo perso. Si era sacrificato per me...il mio Frodo, oh il mio Frodo. L'ultima cosa che mi ha detto...fu confessarmi quanto stava soffrendo: "Che cosa mi sta succedendo, Sam?" Non poteva morire nella sofferenza, non si dovrebbe morire così. Si sentiva solo, abbandonato, coperto dall'immenso dolore. Non era giusto. Non era giusto. Una sola domanda prevalse nella mia testa in quel momento: Perché? Perché lui? Perché non io? Perché morire così? Perché la morte? Perché l'amore? Perché Frodo? Perché? Ma quel momento, quel momento che era stato il più doloroso della mia vita fu brutalmente interrotto da un roco parlottio. Orchetti? fu la prima cosa che potei pensare Dovevo nascondermi. No! lasciando cadere lo stato di incertezza Sarei morto. Si, preferivo essere ucciso. Potevo raggiungerlo, potevo raggiungere il mio Frodo, ovunque si fosse disperso. Sarei potuto stare insieme a lui. Quello era il mio desiderio, stare con lui per sempre... Ma a quale prezzo? Cosa ne sarebbe stato della terra di Mezzo se la mano di Sauron in persona avesse ripreso il dominio del mondo? Mi chiesi improvvisamente, scavando nei meandri della mia mente, mentre gli occhi miei rimanevano fissi in quelli di Frodo. A Frodo era stata affidata la missione di distruggere l'anello del potere, e se egli non poteva più farlo, allora mi sarei caricato io del suo fardello, così che il coraggio fin ora dimostrato non sarebbe risultato vano. Frodo non avrebbe voluto che la missione fallisse; bensì, avrebbe voluto che continuasse. Dovevo prendere il suo posto, si, per far sì che almeno la Terra di Mezzo avesse avuto il suo lieto fine. Chi ero io per impedirlo? Potevo essere egoista, essere catturato e tornare da Frodo. Ma poi tutto quello che lui aveva patito sarebbe stato vano. Tutto il dolore, tutta la sofferenza, tutto il coraggio di portare il fardello fin qui...tutto sarebbe stato condotto ad un destino orribile. Ero io. Ero rimasto soltanto io. E spettava a me gettare l'Anello dal Monte Fato. Per la Terra di Mezzo, per la Compagnia...per Frodo. Con fretta perquisii all'interno della camicia del ragazzo fino ad intercettare l'Anello poggiato sul suo torace. Glielo strappai dal collo e me lo infilai io. Prima di andarmene, però, diedi un ultimo sguardo al mio Frodo. Cercai di trattenere le lacrime, altrimenti sarei rimasto lì a piangere sul suo corpo tutto il tempo, col rischio di essere sorpreso dai nemici, i cui borbottii era diventati più percepibili adesso. Mi piegai fino a che le mie labbra sfiorarono la sua fronte gelida e bianca come la neve "Perdonami. Tornerò da te un giorno, lo prometto. Te lo prometto Frodo." Così mi allontanai, mi allontanai per la prima volta dalla persona che più amavo, seppur il mio cuore era rimasto sul suo cadavere, a vegliarlo, a proteggerlo...ad amarlo. Quando mi nascosi dietro una roccia, cercando di non emettere neanche un fiato, tre orchi sopraggiunsero e circondarono il corpo di Frodo. Tre orripilanti creature che avrebbero fatto del suo meraviglioso corpo chissà quale brutale azione. Una parte della mia mente era però altrove. Quella parte non riusciva a metabolizzare la sua morte. Non ero capace, perché non poteva essere morto. Non il mio Frodo, non lui. Tutto quello che avevamo combinato insieme, il nostro viaggio, i nostri baci, i nostri toraci ad un filo di distanza, i suoi battiti cardiaci. Conoscevo a memoria quel cuore. Batteva all'impazzata quando il mio corpo si trovava al di sopra del suo, quando aveva paura. Batteva lentamente quando lo osservavo dormire, quando era lui a guardami con quelle sue iridi color del mare. Quei miei pensieri vennero interrotti nuovamente dalla voce gracchiante di uno degli orchetti. "Shelob ne ha ucciso un altro." Ridacchiò questo con voce tuonante, il più robusto degli orchetti. Uno di loro, il più mingherlino, scosse subitamente la testa "No, questo non è morto." Gracchiò, tastando la spalla di Frodo con un bastone. In quel momento il mio cuore sprofondò in un baratro. Avevo sentito bene? Non è morto. Una luce di speranza inondò i miei occhi. Dovevo ascoltare ancora. "Prima li infilza col suo pungiglione." Spiegò l'orchetto "le sue vittime si accasciano e perdono per qualche ora tutte le funzioni vitali. Paiono morti, si. Ma non lo sono affatto." Detto ciò finì il suo discorso con una risata piuttosto fastidiosa. L'orco più grosso alzò le spalle "E allora che ce ne facciamo? Potrebbe essere il mezz'uomo che cerca il padrone." L'orchetto di statura media avanzò di un passo "Non l'ho trovato. Non ha indosso l'anima del nostro padrone. Lasciamolo qui." L'orchetto più piccolo rise di nuovo "Oh no. Perché lasciare al fato questa così bella creatura?" Esclamò, premendo due dita sulle guance di Frodo. Come osa? Pensai, sentendomi provocato da quel gesto. Poi continuò "No, questo bel giovane mezz'uomo ce lo portiamo alla torre. E a quel punto desidererà non essere mai nato." E con un ultima risatina tutti e tre gli orchetti si allontanarono con il corpo inerme di Frodo sulle spalle, portandolo forse ad un imminente e dolorosa morte. Sussurrai il suo nome. Era vivo, era ancora vivo. Avrei potuto piangere di gioia anche in quel momento, ma il tempo non era a mio favore. Le forze di Sauron si stavano muovendo. L'Anello non era ancora stato distrutto. Ma Frodo era vivo, ed era in grave pericolo. Non lo avrei mai lasciato ad un crudele destino. Mai. Arrivo Frodo, arrivo da te.

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Capitolo 26
*** 25. ***


Frodo era vivo; la morte evidentemente lo aveva guardato dritto negli occhi e aveva compreso che non era ancora giunto il momento per lui di raggiungere il suo regno. Capii che la morte non era egoista. Ogni creatura, per sino lei avrebbe voluto averlo accanto e contemplare la sua immane bellezza, ma la morte decise di aspettare e di mantenerlo nel proprio corpo per tempo ancora. Ne erano grato. Brandii la spada davanti a me, mentre nella mano sinistra tenevo la luce di Earendil. Per avere la mano libera la riposi nella sacca alle mie spalle e mi misi a correre, più veloce che potevo. La torre di Chirit Ungol si ergeva alta dinnanzi ai miei occhi. Sbirciai all'interno del portone d'acciaio, ma non vidi né udii traccia di orchetti, così entrai. Deglutii quando alzai lo sguardo in alto: la torre era terribilmente imponente. Immaginavo brulicasse di orchi all'interno, ma non avevo altra scelta. Superato l'uscio vi era una lunga scalinata a chiocciola. Fu in quel momento che udii un grido soffocato. Frodo. Corsi su per le scale a perdi fiato. "Frodo!" Chiamandolo a voce alta. Superai molte rampe, prima di ritrovarmi faccia a faccia con due orripilanti orchetti. I due non appena mi videro trasalirono increduli e immediatamente sguainarono le loro spade per attaccarmi. Nello stesso tempo, nel muoversi goffamente lungo la scalinata, andarono a sbattere su loro stessi, riprendendo l'equilibrio con poco. Trattenni un sorriso divertito e senza remore attaccai. Dopo qualche colpo di spada il primo orchetto cadde per le scale "Questo è per Frodo!" Urlai. Il secondo, approfittando della mia momentanea distrazione, mi attaccò alla sprovvista. Perso l'equilibrio crollai a terra, e l'orchetto afferrando la spada con entrambe le mani fu pronto ad infilzarmi. La mia spada sembrò muoversi da sola in quel momento per cercare di parare il suo colpo di spada, e prendendo tempo a crearmi un varco per colpire, gli diedi un calcio netto dietro la schiena, tale da farlo precipitare verso il fondo con uno stridulo fastidioso. "E questo è per il mio gaffiere!" Commentai, riferendomi a mio padre. Due contro uno. Stavo diventando bravo! Ma prima che potessi lodarmi per la vittoria udii una scocca ridondante seguita da un altro grido soffocato. Cosa gli stavano facendo?! Con la spada sempre salda nella mano corsi su per le scale fino ad arrivare davanti ad una porta chiusa. La aprii di qualche centimetro per vedere quale fosse la situazione. Individuai due orchetti. Erano due dei tre che avevano condotto Frodo nella torre. La stanza pareva fredda, semplicemente fatta di mattoni, anch'essi gelidi al tatto, così come alla vista. Per terra c'era del sangue secco. Deglutii. Ad un angolo quasi remoto e buio della stanza vi era una figura tremolante stesa di spalle. Era lui. Era nudo, la sua pelle bianca come un cadavere, ma la sua schiena era in parte coperta di sangue. Scrutai due profonde piaghe da frusta su di essa e su un fianco. Teneva alto il braccio a protezione della testa. Lui tremava e gemeva leggermente. Oh, il mio povero Frodo. Per un attimo le mie gambe si mossero da sole, ma riuscii a trattenermi quando mi accorsi di un dettaglio. Entrambi in quella stanza erano armati fino ai denti, e stavolta sarebbe stato difficile avere la stessa fortuna di pochi attimi prima. Riuscivo con poco ad udire quello che stavano dicendo. "Snaga, e se fosse il mezz' uomo che cerca il nostro padrone?" Stava dicendo il più grosso. Quello chiamato Snaga, il più mingherlino, teneva la frusta con cui aveva torturato Frodo ancora ben salda nel suo palmo. Snaga scosse la testa "Non è lui, no. Avrebbe l'Anello da qualche parte, eppure lo abbiamo spogliato del tutto. Nei suoi indumenti non vi era nulla." Aveva quel terrificante sorriso sul volto che avrebbe potuto spaventare anche Aragorn stesso. "E allora uccidiamolo e facciamola finita." Propose il più grosso facendosi avanti e tirando fuori un coltellaccio dalla tasca. Feci per intervenire, ma Snaga interruppe sia lui che me "Sta fermo stupido di un orco! Perché privarci di così tanta bellezza?" Si inginocchiò davanti a Frodo e lo afferrò per le guance obbligandolo a guardarlo negli occhi. Frodo non parlò, lo guardava con gli occhi semichiusi, quasi morente. "E quindi cosa vuoi farci?" Alzò le spalle l'orco più grosso "Torturarlo fino alla morte?" Snaga rise. Devo riconoscere che, se avessi udito ancora quella risata orripilante sarei partito all'attacco. "No, nulla di tutto ciò. Ho solo voglia...di giocarci un po'." Cosa voleva dire? Imprecai a quel punto. L'orchetto impugnò un coltello e, non appena ebbe voltato Frodo di schiena lo puntò sul suo petto "Se ti dimenerai sentirai ancora più dolore, e tu non vuoi questo dico bene?" Fece scivolare delicatamente la punta della lama sullo stomaco del ragazzo, carezzando con essa la sua pancia come fosse un animale. Frodo non rispose, non osava neanche guardarlo in faccia. Snaga imprecò, e non sentendo una sua risposta infierì al ragazzo un taglio sull'avambraccio, dal quale sangue zampillò fuori. Frodo urlò per il dolore, ed io avrei voluto fare lo stesso. "Ti è chiaro, feccia?!" Frodo annuì con veemenza cercando di tamponarsi la ferita con i polsi legati da delle corde. A quel punto Snaga lo girò con violenza sulla pancia. Il solo vedere la sua schiena insanguinata mi voleva far stare al suo posto. Non doveva soffrire così, non così, non lui. Quando Snaga posizionò le mani sulla giuntura dei propri pantaloni io sgranai gli occhi. Non era possibile. "No...ti prego, ti supplico, no." Gemette Frodo cercando di voltarsi, ma Snaga con la sua mano lo fermò "Supplicami ancora. Adoro quando gridano." In un secondo momento l'orco più grosso si mise tra Snaga e Frodo. Cosa stava succedendo? "Cosa diamine vuoi tu? Sparisci e fammi godere del mio premio!" Strillò Snaga indignato. "Il tuo premio?! Sono io che l'ho trovato, non tu! Sono stufo di ubbidire ai tuoi maledetti ordini! Mettiamo fine alla sua vita e basta senza infliggergli queste...queste..." Snaga si alzò di scatto con il coltello in pugno "Ti conviene farti da parte, lurido ratto. Il ragazzo è mio ora." Tuo? Pensai io.. puoi anche scordartelo il suo viso. "No." Disse con fermezza l'orco "Lo ucciderò io stesso, adesso!" Così i due cominciarono ad azzuffarsi cercando di infilzarsi a vicenda. Per me era un buon segno: se si fossero uccisi entrambi allora sarebbe stato tutto più semplice varcare la soglia e liberare Frodo. Snaga, dopo essere stato ferito alla mano, imprecò e trafisse il suo compare alla gola. Questi gemette per qualche istante, infine cadde al di sotto dello spazio che portava al piano inferiore e sparì nel vuoto. Dopo che Snaga ebbe ripreso fiato, gettò il coltello insanguinato a terra e si tolse la cintura con fretta. "Ora sei tutto mio. E alla fine, mio caro mezz'uomo, ti prometto che riceverai una morte lenta e dolorosa. Un piccolo prezzo per questo." Disse a Frodo indicando la sua mano sanguinante, dove quest'ultimo poggiò la testa al muro cercando di allontanarsi il più possibile, coprendosi con le mani legate quella parte del corpo al di sotto del suo basso ventre che sicuramente Snaga avrebbe usato per i suoi giochi dell'orrore. "No...No!" Fece Frodo dimenandosi. E prima che l'orchetto potesse mettere le mani sul suo corpo io finalmente mi gettai verso di loro e trapassai Snaga da parte a parte con la daga. Il copiacimento di sentirlo morire fu impagabile. Quella fu la prima volta che uccisi, e fu tanto, tanto soddisfacente. Guardai l'orchetto accasciarsi al suolo privo di vita e solo dopo potei ammirare il mio Frodo. Era terribilmente ferito, perdeva sangue in più punti, intravedevo sul suo petto sia la puntura di Shelob sia la vecchia ferita del pugnale Morgul. Storsi di un poco la bocca, e mi inginocchiai di fronte a lui. Non riuscivo a parlare, se avessi pronunciato qualsiasi cosa sarei crollato in lacrime. Lui mi guardò per molti istanti prima di sorridere con le lacrime sulle guance. "Sto sognando non è vero? Perché se è così non vorrei essere da nessun'altra parte." La sua voce era sottile, quasi impercettibile. A causa delle grida di dolore la sua laringe sembrava essere diventata secca. "No, Frodo. Sono qui, sono davvero qui!" Cominciò a piangere, e si...io pensavo che quella creatura era meravigliosa anche quando piangeva. Senza aspettare altro tempo gli afferrai delicatamente le mani e slegai le corde ben strette dai suoi poveri polsi. Successivamente feci lo stesso con le caviglie. "Ecco fat..." Non riuscii a terminare la frase che questo all'improvviso si gettò tra le mie braccia affossando la testa sulla mia spalla. Rimasi sorpreso, avrei voluto stringerlo a me, ma le sue ferite erano ancora aperte e non avevo intenzione di recargli altro dolore. Sentivo il suo respiro irregolare, percepivo il movimento del suo diaframma contro il mio. "Va tutto bene...sono qui ora, sono qui. Sono qui." Lo rassicurai, baciandogli la cute. Tremava ed era freddo come il ghiaccio. Di fretta mi scostai il mantello dalle spalle e lo avvolsi sul suo corpo scalandolo con le mie mani. E mi bloccai di nuovo. Non mi sarei mai stancato del suo abbraccio, del tocco della sua pelle gelida o meno. Il calore che trasmetteva il suo fiato sul mio orecchio. Quando smise di singhiozzare, parve trasalire di colpo scostandosi da me con un fremito. "L'Anello! È finita...ho fallito. Sam! Hanno preso l'Anello!" Io mi allontanai di qualche passo e mi alzai in piedi. Deglutii e misi la mano in tasca "Odio contraddirti, ma non l'hanno preso." Quando tirai fuori l'Anello dalla tasca e lo diressi davanti ai miei occhi il suo sguardo diventò impenetrabile e si fece immobile. "Avanti dammelo." Disse con calma, quasi sorridendomi. Ero certo di volerglielo restituire. Ero certo. Allungai la mano per porgerlo a Frodo, ma un istante dopo il mio corpo parve tramutarsi in ghiaccio. <> Quella voce. Era lui. Era il signore oscuro. Era Sauron. La sua voce riecheggiò in ogni parte parte della mia testa. Mi fece male. Cominciai a sudare. Sgranai gli occhi, battei le palpebre per togliere la nebbia dai miei occhi, ma sembrava fare peggio. Sentivo solamente ovattato. "Dammi l'Anello Sam..." udii a malapena. Per poco vidi il braccio tremolante di Frodo tendere verso di me. Io avrei davvero voluto darglielo. <> Basta. Mi stava manipolando. <> Frodo non l'ha mai compreso. <> L'Anello è mio ora. Il potere...il potere nelle mie mani. Ucciderlo, ucciderlo. Uccidere Frodo? No. Cosa sto facendo? <> La sua voce si fece più forte, faceva male...faceva tanto male. Dove mi trovavo? Vedevo nero. Solamente nero. Il buio, l'oscurità mi stavano divorando. E se lo avessi ucciso davvero mentre ero nella fase di trans? D'improvviso la sentii...la sua voce. Quella candida dolce voce. "Torna da me mio Sam..." Un attimo dopo sentii il tepore delle sue mani sulle mie guance, dopo un altro istante percepii la sua bocca sulla mia. E quel bacio...quell'intenso, meraviglioso bacio mi riportò da lui, come se mi fossi appena svegliato da un incubo e lui era il mio salvatore. ... Ero una rondine. Una rondine che dal freddo e dal gelo oscuro percepisce il primo tepore, i primi colori...la vita tornare a germogliare attorno alle proprie iridi, alla propria pelle. E Frodo era la mia primavera, la mia rinascita, il mio ritorno alla vita. ... Ripresi la vista e l'udito. La prima cosa che vidi furono gli occhi azzurri di Frodo, nell'attimo in cui le sue labbra si staccarono dalle mie. Ero salvo. "Frodo!" Esclamai. Immediatamente gli porsi l'Anello e lui lo afferrò con veemenza portandoselo al collo. Un istante dopo si accasciò al muro con un sospiro. Io mi inchinai nuovamente su di lui. "Mi dispiace, mi stava afferrando..." provai a dire. "Lo so." Disse lui sospirando "Non doveva accadere...non a te. T-tu non devi patire il mio stesso dolore. Devo...devo proteggerti d-da lui." Quasi scoppiai in lacrime per le sue parole. Mi voleva proteggere. Detto ciò, prima che si accasciasse nuovamente al muro lo afferrai delicatamente per il fianco e lo feci stendere su di me. Poggiai successivamente un braccio sul suo grembo portandolo a me. Frodo tremava, ma riuscì con riluttanza ad alzare una mano e dirigere le dita sulla mia guancia. A quel punto le nostre iridi si incontrarono come la rondine che per la prima volta ammira un caldo sole di primavera. E mente io carezzavo il suo fianco lui carezzava il mio mento con movimenti lievi. Era impossibile odiare quel ragazzo. Era coraggioso, dolce, buono...tanto buono. Avrei voluto io essere come lui. Sam, sussurrarono le sue labbra screpolate. Io mio nome risuonò come un soffio, come un sospiro di sollievo e di amore. "D-dobbiamo andarcene da qui." Sussurrò Frodo con qualche gemito di dolore. "No, non così. Sei ferito. Lascia che ti bendi almeno. E magari...cerco i tuoi vestiti." Feci per alzarmi, ma lui mi bloccò il polso con la sua mano insanguinata. "Aspetta." Sussurrò. "Cosa?" Lui mi guardò intensamente per lunghi istanti "Grazie mio Sam, dorato come il miele. Grazie per esserci stato dall'inizio." "E ci sarò sempre fino alla fine. Te lo prometto." Sam, dorato come il miele. Quel nome me lo aveva dato proprio lui...molti anni prima. Avevamo nove anni, e mi trovavo a casa sua per la passare la notte. Ci stendemmo sul letto che ci rimboccammo le coperte. I nostri piccoli volti erano a pochi centimetri di distanza. "Buonanotte Frodo." Dissi. "Notte Sam." Ci girammo entrambi nella stessa direzione e ci guardammo. Ci sorridemmo e non riuscivano a smettere di sorriderci a vicenda. "Lo sai...hai i capelli tutti d'oro." Sussurrò Frodo toccandomi i riccioli biondi. Cercai di non ridere troppo per non creare rumori molesti, così mi tappai la bocca con le mani. "Non ridere sciocco di un Hobbit!" Esclamò lui mostrando i denti, poi il suo volto si fece pensieroso. "Sam...Sam, dorato come....come il miele! "Come il miele?" "Come-il-miele! Che sei sordo?" Risi "È il mio nuovo soprannome? "Può darsi." E scoppiammo a ridere. Frodo si accasciò ancora al muro tamponandosi la piaga da frusta sul fianco. Ancora sanguinava. "Lascia fare a me." Dissi prendendo un panno dalla sacca. Tirai fuori anche dell'acqua, ma prima che potessi versarla sul panno per pulire le ferite, Frodo mi bloccò "Non sprecare acqua, Sam. Non credo ne troveremo altra quando arriveremo a Mordor." "Frodo...siamo già a Mordor. E...e devo pulirti le ferite altimetri non ci arriviamo al Monte Fato. Ora sdraiati avanti." Con riluttanza Frodo si stese a terra. Lo aiutai ad infilarsi i pantaloni, dopodiché usai dell'acqua sul panno e cominciai a pulire il taglio sul fianco. Mentre continuavo osservavo le sue membra. Quel corpo magro era così bello anche da ferito, il suo torace, il suo addome, il suo tutto. Arrossii un poco e lui quando lo notò mi sorrise e ci guardammo negli occhi. "Neanche tu sei male." Commentò con voce roca, con il suo solito ghigno. Io arrossii "Ma non dire sciocchezze!" "Non le dico!" Ribattè lui "Sciocco di un Hobbit." Sorridemmo, e continuai a disinfettare la ferita. Quando ebbi terminato di fasciare la sua schiena e anche il taglio sul suo avambraccio, il sangue sembrò smettere di sgorgare. Lo aiutai ad abbottonarsi la camicia nel mentre guardavo le sue membra bianche scomparire. Ci volle del tempo prima che potesse rimettersi in piedi, ma con qualche sforzo, il mio aiuto e la sua testardaggine riuscimmo alla fine ad uscire dalla torre vestiti con le armature degli orchetti deceduti e dirigerci finalmente al Monte Fato.

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Capitolo 27
*** 26. ***


Mordor. Eravamo giunti nei meandri di quella terra priva di vita, priva di chiarore. Mordor non mi ricordava per nulla una stella. Lei brilla di luce propria, dolce e vera; quel posto era invece oscuro, buio...illuminato solamente da lui: "L'occhio." Gemette Frodo allontanandosi d'un passo. Quando il mio sguardo si levò all'alto scrutai l'unica luce che poteva essere vista dall'altura dove eravamo noi in quel momento. Un occhio di fuoco senza palpebre, con la pupilla nera come il vuoto, osservava quella terra di nessuno e forse solamente Frodo percepiva che quell'iride infernale stava cercando il suo cuore. Osservammo per un po' il suolo freddo e terroso che ci divideva dal monte Fato, poi notai delle luci al di sotto di esso trasportarsi lentamente verso un lato: erano gli orchetti. "P-perché si spostano?" Sussurrò Frodo. Non riconoscevo più la sua voce, sembrava che una parte di lui non era con me in quel momento. "Non lo so, ma sento che non siamo i soli a combattere." Frodo sospirò e, anche se era coperto al viso dall'elmo da orchetto, potei percepire un lieve sorriso spuntare all'angolo delle sue labbra "Pensi che siano loro, Sam?" A quel punto sorrisi anche io, sospirando "Lo penso, si." Quando il suo sguardo scivolò sul mio, quando la sua mano delicata afferrò le mie dita io mi sentii amato. Amato anche nell'inferno. Così, insieme...insieme come dall'inizio e fino alla fine muovemmo i nostri piedi giovani al di sotto dell'altura, tastando la terra fredda con coraggio, pronti finalmente ad affrontare il destino che avrebbe portato alla fine di tutte le cose. Mano per la mano scivolammo lentamente al basso, ma il mio cuore perse di un battito quando udii delle voci gracchianti in lontananza. Di scatto la mia mano si gettò sul petto di Frodo e lo scaraventai dietro una roccia, appicciando il mio corpo davanti al suo. Fa che non ci vedano. Fa che non ci vedano. Ma quel nascondiglio arrangiato non funzionò e improvvisamente uno degli orchi mi afferrò per l'armatura portandomi nella fila degli altri orchetti in marcia. Frodo riuscì ad afferrare la mia mano e a raggiungermi, e lì imprecai. Sembrava che non ci avessero riconosciuto come mezzuomini, l'armatura ci aveva salvati. Ma per quanto tempo ancora? "Muovetevi fecce! Tenete il passo, tenete il passo!" Gridava uno degli orchetti al lato della fila "Alla porte nere avanti, luridi vermi..." Per qualche minuto io e Frodo proseguimmo sul sentiero di Mordor, spalla a spalla e con le mani incatenate l'una a l'altra, incapaci di lasciarsi andare. Avevo paura, tanta paura. Tremavo e non riuscivo a smettere di fremere. Frodo al contrario sembrava un cadavere che cammina. I suoi polsi parevano privi di battito, sfioravo con le dita i suoi vecchi tagli quasi rimarginati. Mi voltai verso di lui e quello che vidi mi lasciò con il cuore spezzato. Il ragazzo camminava ingobbito, e dal collo scoperto intravedevo una profonda striscia incrostata rosso sangue dalla forma della catena dell'Anello. Mi fece rabbrividire. Come poteva patire così tanto dolore? Lui...il bambino più sorridente di tutti gli Hobbit della Contea, il più gentile e il più amabile era ora ferito in ogni parte del suo corpo, dalle sue membra al suo cuore, anch'esso scheggiato. Tutto quello che avrei voluto in quel momento era cingerlo tra le mie braccia, curarlo su un morbido letto di seta e vederlo sorridere dicendomi che mi amava, in una bella mattinata di sole. Ma la realtà era molto differente da quello che era apparso nella mia mente per pochi instanti. Dovevamo continuare. Improvvisamente il solo rumore dei passi e dello strusciare delle armature venne interrotto bruscamente da un orco che gridava: "ISPEZIONE!" Imprecai. Se ci avessero scoperto era la fine, la fine di tutto; il termine della nostra vita, della nostra missione, la vittoria definitiva del male. Non può accadere, pensai. Quando cominciai a fremere con veemenza all'interno dell'armatura e a muovermi a scatti come un animale in gabbia, uno degli orchi più grossi sembrò accorgersi di me e sentii il suo sguardo fulminare i miei occhi. Quando cominciò ad avanzare verso di me e il mio compagno quasi mi scappò un urlo. "Cosa facciamo ora? Cosa facciamo?!" Sussurrai tremante a Frodo, che pareva voler accasciarsi al suolo in quell'istante. Lentamente quest'ultimo levò gli occhi verso l'orizzonte visibile e dopo qualche attimo sembrò capire il pericolo imminente incombere su di noi. "Spingimi." Sussurrò, e io non compresi ciò che voleva dire. "C-cosa?" "Spingimi, Sam! Buttami a terra!" A quel punto carpii il diversivo che intendeva svolgere e senza esitazione, con delle scuse all'interno di me per il gesto che stavo per compiere lo gettai a terra dicendo: "Come hai osato?!" Frodo allungò il braccio cercando di spingermi di sua volta e avrei voluto gridare di gioia quando compresi che il piano stava prendendo una buona piega. L'orco vedendoci che ci stavamo azzuffando gridò di fermarci e di rimetterci in riga immediatamente. Dopodiché con un volto di scherno si allontanò e scomparve tra gli altri suoi compari. Feci appena in tempo a tirare un sospiro di sollievo che in un istante Frodo mi afferrò un braccio e mi condusse lentamente alla fine della coda, fino al momento in cui arrivammo per ultimi e riuscimmo ad uscire dalla fila infinita di orchetti diretti al nero cancello. Ci volle del tempo prima di comprendere che ci trovavamo negli accampamenti degli orchetti. Ma per la nostra fortuna spacciata erano completamente abbandonati. Vidi Frodo deciso a raggiungere una delle capanne e non sapevo cosa stava andando a cercare o cosa volesse fare. "Dove vai?" Esclamai vedendolo entrare in una capannina fatta di pelli di animali, di legno e paglia. Quando varcai la soglia anche io vidi Frodo accasciato a terra intento a togliersi l'elmo. "Fai fare a me." Dissi inginocchiandomi accanto a lui e aiutandolo a toglierselo. Non avrei mai detto che quel viso, anche per solamente pochi minuti mi sarebbe potuto mancare. In pochi attimi esaminai con gli occhi quella capanna: le pareti erano fatte di legno, sotto ai miei piedi giaceva una pelle di animale morbida al tocco delle mie dita, ma c'era una puzza di orco infernale, simile alla caverna di Shelob. "A-aiutami, Sam." Gemette Frodo portandosi le mani sul petto. Io gli tolsi definitivamente l'armatura e poi con grande sollievo me la tolsi anche io. Ero tutto dolorante, mi faceva male la schiena e le gambe parevano voler afflosciarsi a terra. Solo quando mi avvicinai nuovamente a lui notai che il mio Frodo era tale e quale ad un cadavere. Al suo posto sarei già morto. Era sdraiato a terra con la schiena poggiata su una pelliccia di animale. La sua camicia era imbrattata di sangue all'altezza del fianco, il suo respiro era terribilmente affannato, tant'è che la sua gola emetteva degli strani gemiti rauchi ad ogni suo respiro. "Ehi..." Lo chiamai con preoccupazione. Frodo senza guardarmi si aprì la camicia e vide in che condizioni era la ferita sul fianco. Storsi la bocca quando notai che anche il bendaggio era imbrattato di sangue. "Faccio io, aspetta." Dissi togliendolo con delicatezza dalla sua pelle "Fa tanto male?" "S-si può stare meglio." Anche in quelle condizioni trovava la forza di sorridere, almeno di un poco. Non trovando un altro bendaggio, strappai parte del mio mantello e, dopo aver disinfettato nuovamente la ferita glielo porsi sul fianco legandoglielo. "Un po' meglio?" Domandai. Lui annuì deglutendo "Sono stanco, Sam...così stanco." Colsi l'occasione per sistemarmi accanto a lui, e fatto questo Frodo poggiò la testa sulla mia spalla. "Andrà tutto bene." Lo rassicurai, carezzando la sua cute. "Ho tanta paura. A volte penso c-che magari se chiudessi gli occhi...potrei non svegliarmi più." Dalla sua voce tremante compresi che stava trattenendo le lacrime. Afferrai così, la sua mano fredda. "Non dire questo. Non dirlo manco per scherzo, capito? Noi ce la faremo. E torneremo...a correre tra i prati verdi." A quel punto Frodo spostò lo sguardo verso le mie iridi "Non riesco a pensarci, Sam. Vedo solo lui...vedo i suoi occhi rossi...la sua pelle sulla mia...la ferocia con cui spinge d-dentro il mio corpo." Cominciai a piangere, non potevo neanche immaginare cosa stesse vedendo in quel momento, era terribile il solo pensiero. "Presto sarà tutto finito." Riuscii a dire. Presto sarà tutto finito. Nel bene, o nel male sarebbe finito. Con la vita...o con la morte. Non sapevo che pensare, non più. Vedevo solo morte nei miei occhi. Ma non potevo in tutta coscienza, non sperare una via di salvezza. "Sam." "Sì?" "Posso chiederti una cosa?" "C-certo. Qualsiasi." "Beh io, mi chiedevo se...se torneremo a casa, vorresti trasferirti a casa Baggins...c-con me?" Il suo sguardo era puntato sulle pellicine delle sue mani, il mio sul mio grembo. Me lo stava davvero chiedendo? Mi stava chiedendo di vivere con lui? "So che ami tuo padre. Infatti..." "Si." Risposi. Lui mi guardò "Sì?" Annuii "Voglio passare il resto della mia vita con te, Frodo Baggins." Incrociai le sue iridi azzurre, e lo vidi sorridere, quel sorriso che neanche la morte avrebbe potuto togliere. "Se qualcuno lo dovesse venire a sapere..." "Allora gli riferiremo che siamo diventati solamente soci in affari." Conclusi. Rimanemmo seduti dentro quella putrida capanna per un po', il tempo di riprenderci. Cominciai a giudicare diversamente quella piccola abitazione. Perché ci aveva salvato la vita, ci teneva nascosti dal pericolo, dall'occhio. Rimanemmo in silenzio, io e Frodo. E quel silenzio diceva più di mille parole...almeno per me. Continuavo a ripetermi dentro la testa che ce l'avremmo fatta, che saremmo sopravvissuti anche all'inferno, anche al peggio...se restavamo insieme. E non lo avrei abbandonato, a meno che la morte avrebbe deciso di portarmi con se, che il tempo in quella terra era finito per me. Ma se così era per Frodo...se così doveva finire per lui, allora lo avrei raggiunto anche io. Perché tutto quello che volevo era rimanere insieme a lui. Nella vita...nella morte, che differenza fa? Sarei rimasto con lui. Sarei rimasto con lui per sempre. Per sempre. Quando arrivò il momento in cui dovemmo incamminarci, decidemmo di lasciare le armature nella capanna; il loro peso era un eccesso per noi, e se volevamo almeno arrivare vivi al Monte Fato dovevamo alleggerirci. Lasciammo ogni cosa: i mantelli erano andati perduti, la sacca di Frodo fece la stessa fine. Tutto quello che ci era rimasto era una boccia d'acqua e poco più. Come potevamo farcela in quelle condizioni? Eravamo feriti, stanchi morti, la temperatura non era stabile e mancava il cibo. Scuotendo la testa, mi ripetevo come avremmo fatto a tornare indietro dopo la missione. La prima volta che levai lo sguardo all'alto vidi la potenza immortale del monte Fato a qualche chilometro da noi. Deglutii al pensiero di quello che avremmo trovato. Il terreno era scosso e morto, non c'erano alberi intorno a noi, non c'era verde, né i colori dell'autunno, né quelli della primavera. Tutto era morto e secco, e una parte sentiva che noi avremmo fatto la stessa orripilante fine. Rabbrividii al solo pensiero. In quel momento entrambi sembravamo dei cadaveri al passeggio; Frodo camminava davanti a me e pareva che prima o poi le sue gambe avessero alzato la bandierina bianca in segno di arresa. Lo stesso il mio stomaco: stavo morendo di fame e il cibo era terminato. Più avanzavamo e più il monte Fato pareva allontanarsi. Entrambi eravamo troppo stanchi per proseguire, ci fermavamo di tanto in tanto, e quei pochi minuti di riposo si trasformavano in ore. Il giorno non esisteva più. C'era solo l'oscurità sopra di noi, nuvole grigie mischiate con il cielo nero. D'improvviso però, una luce proveniente da est ci accecò le iridi e ci gelò le membra. Il mio sguardo si volse verso quella luce e vidi lui: l'occhio, in tutta la sua terrificante potenza. Di getto mi buttai a terra e gridai a Frodo di fare lo stesso, ma fu troppo tardi. Le sue iridi azzurre puntavano sbarrate quell'occhio di fuoco senza palpebre e un attimo dopo si accasciò al terreno sottostante, sprofondando nei meandri di quella terra dimenticata e abbandonata. Frodo, lo chiamai, ma non ricevetti risposta. Di colpo mi avventai su di lui; non mi importava che Sauron ci stesse fissando, non mi importava che aveva scoperto la nostra posizione...il mio posto era con lui; Non perderlo, Samwise Gamgee. Non perderlo. Anche da steso i suoi occhi erano sbarrati, il suo respiro quasi inesistente, non tremava...non più. Lentamente lo afferrai da sotto le braccia e, portando un suo arto sopra la mia spalla lo tirai in piedi e Frodo sembrò rinsanire. "Stai bene?" Lui annuì scostandosi leggermente dalla mia presa ferrea. In quei giorni le sue parole erano diminuite. Non riusciva neanche ad emettere un fiato e continuavo, cercando di capire che cosa provava e quello che sentiva in quei momenti. Ma mai ricevetti una risposta, non l'avrei mai ricevuta; potevo solamente immaginare quello che era all'interno della sua testa, all'interno del suo cuore. Proseguimmo per un'altra ora e la distanza stava passo passo diminuendo. Mentre camminavamo notai che l'unica cosa che ci divideva dal Monte Fato era una landa desolata estesa per chilometri. Ad un tratto però in quel deserto bruciato scrutai con i miei occhi una piccola figura nera in lontananza. Indirizzai le miei iridi sulla figura e li strizzai più volte prima di comprendere chi stava incombendo su di noi. "Frodo!" Gridai, afferrando saldamente la sua mano. Lui, prima ingobbito si raddrizzò e con gli occhi spenti cercò di vedere ciò che guardavo io. D'improvviso la figura si fece nitida davanti ai nostri occhi: un orchetto, privo di armatura, indossava solamente una calzamaglia e in mano brandiva un pugnale tremolante come la sua mano. Io e Frodo sussultammo e ci facemmo immobili. I nostri occhi e quelli dell'orco di fronte a noi iniziarono a fissarsi e ci resero incapaci di muovere entrambi. Pensavo ci avrebbe attaccato, essendo l'unico a possedere un arma, ma per la prima volta sia io che Frodo vedemmo il nostro nemico da un altro punto di vista. Lui sembrava più giovane, spaventato quanto noi della presenza di estranei. I suoi occhi gialli scivolarono lentamente sulle nostre mani legate insieme e potei scrutare delle lacrime avvolgere il manto delle sue iridi. Quando entrambi capimmo che non avevamo intenzione di farci del male a vicenda l'orchetto  rinfoderò il coltello nella cintura e alzò le mani, ora disarmato. "Non voglio farvi del male. Andate, presto. Andate!" Le parole dell'orchetto sembravano bloccare Frodo ancora di più. Io, annuii e trascinai via il mio compagno; l'orco ci guardò a lungo, percepivo il suo sguardo puntato su di noi quando ci girammo. Quell'istante, quel lunghissimo istante mi fece capire che non tutte le creature serve di Sauron non avevano un cuore, e quell'orchetto mi diede speranza...la stessa speranza che risiedeva nell'animo dolce di Frodo quando conoscemmo Smeagol e che io non avevo mai compreso. Lui sperava con tutto se stesso che Gollum sarebbe ritornato l'Hobbit di una volta, o almeno che avrebbe lasciato andare l'Anello; Frodo ci credeva, ci aveva sempre creduto. E io ero bravo solo a brontolare. Ci vollero degli istanti per metabolizzare quello che era appena accaduto. "Hai visto anche tu?" Sussurrai a Frodo. Lui annuì. Quell'orchetto poteva benissimo ucciderci con facilità. Non avevamo forze, eravamo già distrutti. Ma non dovevamo morire per mano sua. E lui aveva scelto di non toglierci quello che rimaneva della nostra vita, ma di fare l'esatto contrario di quello che gli era stato insegnato: Avere pietà. E sopratutto, quando ci vide con una mano unita all'altra sembrò che gli venne una stretta al cuore. E ci lascio andare... Ci lasciò andare. "Non lo avrei mai detto." Mormorai a Frodo. Lui accennò un sorriso, poi sospirando si fece cadere su una roccia, dove poggiò la schiena e prese bei respiri profondi. Io mi inginocchiai accanto a lui, dopodiché decisi anche io di sedermi. "Chiederti come stai è una domanda scema vero?" Lui sorrise lievemente "Scema come gli scherzi di Merry e Pipino." Sorrisi di mia volta. Frodo afferrò la mia sacca e tirò fuori la sua borraccia d'acqua. Quando provò a bere non era rimasto nulla, solo delle gocce che bagnarono la sua lingua secca. "È finita." Disse sconsolato. "Prendi la mia." "No, non potrei..." Ma io avevo già tirato fuori la mia borraccia "Ne hai bisogno più di me. Sei ferito e hai quel coso logorante addosso. Bevi, avanti." Lo incitai. Frodo, con riluttanza prese l'acqua e la bevve, seppure anche nella mia era rimasta qualche goccia. "Non è rimasto nulla per il viaggio di ritorno." Sussurrò il ragazzo. Io sospirai abbassandolo sguardo "Non penso ci sarà un viaggio di ritorno, Frodo." Il suo sguardo scivolò lentamente sul mio e quando le sue iridi azzurre spente mi guardarono mi sentii di ghiaccio, come tutte le volte. La sua bocca era secca e screpolata. Il suo viso e le sue guance, una volta candide e prive di imperfezioni, erano sporche, piene di tagli e graffi rossi, alcuni incrostati. Il suo petto anch'esso; non avevo intenzione di guardare il resto del suo corpo, avrei sofferto di più. Frodo annuì, accettando tale verità. "Perché...perché sei venuto con me, Sam?" "Preferisco morire insieme a te...che vivere un solo istante senza il tuo sorriso." Gli occhi di Frodo si colmarono di lacrime, ma cercò di scaricarle battendo ripetutamente le palpebre. "Prendimi la mano." Disse. Io ubbidii immediatamente, baciai la sua mano e la cinsi sul mio petto. "Non lasciarla andare, ti prego. Non voglio rimanere da solo." Una volta che Frodo poggiò la testa sulla mia spalla non ebbi il tempo di controbattere che si era già addormentato su di me; come un bambino sul grembo materno, dopo una giornata faticosa passata a giocare tra gli alti colli. "Mai." Sussurrai, rispondendo alla sua affermazione. Forse quella fu una delle prima volte che Frodo si addormentava senza i suoi incubi, e ne ero grato. Sauron aveva mantenuto la sua parola. Se si fosse fatto del male, se si fosse ferito, lui lo avrebbe lasciato stare. Almeno su quello...l'Elfo oscuro fu onesto. Mentre Frodo riposava, pensai a molte cose. A mio padre, il mio caro papà che c'era sempre stato per me e io me ne ero andato improvvisamente. Alla compagnia, e al povero Gandalf. Al ritorno a casa...che più passava il tempo e più vedevo quel futuro abbandonarci. Non volevo morire e avevo paura. Volevo tornarmene a casa mia, far si che quell'inferno sarebbe passato presto. Ma come potevo dirlo...eravamo già morti, esisteva solamente quel briciolo di speranza e amore che era ancora aggrappato saldamente alla vita e non aveva intenzione di abbandonarci. E un altra speranza non voleva allontanarsi da noi. E io la vidi ancora una volta quando il mio sguardo volse al cielo: La nostra stella. Era divenuto il simbolo del nostro amore, della nostra unione. E compresi che la bellezza era solamente uno strato sottile di tutte le cose. Quell'unica, piccola e ingenua luce, incastrata nel manto oscuro e misterioso della notte brillava di luce propria; ci guardava anche nella morte, non solo nella beatitudine della vita solo per farci riallargare quando eravamo già spensierati. Ma era un altro simbolo di speranza quello; presente anche nel momento più buio del nostro intoccabile viaggio della vita. Fu l'unica a non abbandonarci. E lei era lì, era sola, tra le nuvole nere che divideva per farmela ammirare, per farmi capire che la bellezza e la vita sono a pochi passi da noi. E non ce ne eravamo accorti. Riflettei: come può una tale bellezza essere presente anche nel luogo del terrore? Lei, con la sua luce mi diede una riposta: Perché la vita è ovunque, e la terra è meravigliosa in ogni sua parte. Basta solo cercare di guardarla con gli occhi di chi la sa amare. Come tu mi guardi, amato della mia luminosità...lui ti guarda come tu guardi me. Si riferiva a Frodo; Compresi ancora un volta una cosa fondamentale. Non mi importava più del suo: Perché io lo amavo più di qualsiasi altra cosa e lui mi amava come io amavo la nostra piccola stella. Ma non fu lei a farmelo capire...lei era solo parte del mio sguardo. A farmelo capire erano le dolci e sottili dita di Frodo, che mano mano e con estrema delicatezza, la sua delicatezza che neppure la morte avrebbe potuto togliere, carezzavano il mio palmo. Dalla nostra luce più cara, i miei occhi scivolarono sul suo viso, oramai sveglio. E la vidi ancora: la nostra stella era immersa nel manto blu delle sue iridi, in compagnia di altre infinite bellezze del cielo. Ecco dov'erano finite. Erano tutte li...nei suoi occhi. Ed io ero stato cieco per tutto questo tempo, perché solo in quel momento potei ammirare la vera bellezza dell'infinito, solo in quell'istante capii che la speranza risiedeva nelle sue iridi, più luminose di qualsiasi altra luce presente in cielo e in terra. Era lui. Era sempre stato lui. La ragione del mio affetto, la ragione dei miei sentimenti, delle mie emozioni, la ragione del mio tutto...era il ragazzo dalla porta accanto: Frodo. Ci guardammo per molto tempo, ci guardammo solamente...niente baci, niente corpi uniti come mani, c'erano solo i nostri occhi...che si toccavano, si carezzavano e si amavano da soli. E quello sguardo infinito era abbastanza. Era speranza, era amore, era vita...e se avessi dovuto vedere un giorno quegli occhi spegnersi, se non avessi visto più le luci all'interno di essi, allora io sarei andato con lui: Non devi perderlo, Samwise Gamgee. Non lo avrei fatto neppure se tutte le stelle del cielo cadessero nel buio.

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Capitolo 28
*** 27 ***


Il monte Fato era a pochi metri dai nostri piedi. Eravamo stremati, le nostre ultime forze ci stavano definitivamente abbandonando e più continuavamo il cammino più vedevo le mie mani aggrapparsi ad un crudele destino, seppure avrei voluto la vita. Ero ferito anche io; sia nel corpo, sia nel cuore. Avrei voluto accasciarmi in quel momento, e quasi quasi sperare che la morte mi prendesse per mano...ma sarei stato troppo egoista. Non avrei lasciato Frodo da solo. Non devi perderlo, Samwise Gamgee. D'un tratto, prima che potessi stendermi a terra Frodo mi anticipò accasciandosi al suolo come fosse un cadavere. Io lo imitai, non ce la facevo più. Erano giorni che non mangiavamo, l'acqua era ormai finita da ore. Sospirai affannosamente, ma il mio respiro si bloccò quando vidi Frodo avanzare a carponi inserendo violentemente le dita sporche di sangue all'interno della terra, cercando di andare avanti. Il suo ventre strusciava sul terreno, il suo respiro era terribilmente irregolare e roco, potei scrutare per poco, prima che mi superasse delle lacrime imbrattare il terreno. Stava morendo...ma lui continuava. Stava morendo...ma lui non si arrendeva. Stava morendo...ma lui viveva. Pochi istanti dopo il suo volto si lasciò cadere sul terreno e si lasciò andare stremato, per sino le sue forze gli si rivoltarono contro. Non potevo vederlo così, non quando preferiva andare in contro alla sua morte, ma continuare fino alla fine. Mi trascinai sui gomiti e dopo qualche passo lo raggiunsi, lo afferrai da sotto le braccia e lo feci stendere sul mio avambraccio portandolo a me. Il suo respiro pareva essersi quasi dissolto, ma il suo cuore batteva ancora. I suoi occhi erano chiusi, vedevo la sua gola deglutire con fatica. A quel punto lo ammirai. Era bello, ancora bello. Neppure la morte sarebbe stata capace di togliergli quella sua immensa bellezza. Il mio sguardo scivolò sul suo petto. La sua camicia era quasi del tutto aperta; l'Anello sembrava voler spingere all'interno della sua carne ed arrivare dritto al cuore. Era ferito in ogni parte, dalla fronte alle caviglie. Eppure ancora scorgevo le croste quasi rimarginate dei tagli da lui stesso inflitti. Il solo pensiero mi trafiggeva. In tutto questo non riuscivo a scrutare le sue iridi color del mare e del cielo. La speranza delle stelle dell'infinito era proprio dentro di esse e non riuscivo a vederle. Una lacrima mi percorse la guancia ferita e parlai: "Ricordi la Contea, Frodo?" I suoi occhi per un istante parevano aprirsi, sentivo che avrebbe voluto, ma il suo corpo non ne era capace. "Presto sarà primavera." Continuai "In questo momento i fiori si staranno trasformando in frutti, gli uccelli ritornando a casa. E l'anno scorso a quest'ora stavamo cogliendo le prime fragole di bosco. Le rammenti? Quando le prendevamo dal giardino di mia zia e le condivamo con la panna? Ricordi i campi di grano? Quando ci rincorrevamo fino a sera? Lo rammenti?" Quando terminai Frodo teneva gli occhi semi aperti e mi guardava, scrutando le mie labbra e le mie iridi. "No, Sam." Mormorò "Non ricordo il sapore delle fragole...né d-della panna. Non ricordo il rumore dell'acqua, né il tocco dell'erba. Non ricordo la luce. Buio. C'è t-tanto buio. N-non c'è alcun velo t-tra me e lui. Lo vedo...con i miei occhi da sveglio! Non sto dormendo..." Mi spaventò a morte quando sgranò gli occhi, e non era me a vedere, ma solamente l'occhio dell'elfo che lo aveva torturato per tempo. Aggrottai le sopracciglia "E allora distruggiamolo. Una volta per tutte. Coraggio Frodo! Non posso portare l'Anello per te...Ma posso portare te!" E così lo presi, lo portai sulle mie spalle e a costo di perdere la vita io lo avrei condotto fino al monte Fato. Mi alzai in piedi. Il peso era immane, ma il dolore era così lancinante che quasi non ci feci caso. Non portavo semplicemente una vita. Portavo la sua vita. La vita del mio amato, la vita del bambino dietro l'aiuola, la vita del ragazzo delle stelle. Il poco vento che tirava in quella landa desolata scrosciava sul mio viso e sui miei capelli dorati come il miele. Le ferite pungevano, ma non mi importava. Il cuore cominciava a pesarmi, ma non volevo farci caso. E così...capii che non ero io quello destinato a portare l'Anello, non ero io quello che lo avrebbe distrutto. Lui e solo lui sarebbe stato l'ultimo portatore dell'unico, lui fu il solo a non arrendersi, a lottare contro chi avrebbe voluto mettere fine alla speranza. Ma Sauron non si era reso conto della potenza di quell'hobbit. È lui la speranza, è lui la vita...è lui il bene che vince contro il male. Ed io ero al suo fianco, e mai lo avrei abbandonato, mai mi sarei arreso. No, non lo avrei fatto. E non lo feci. Percepivo il battito cardiaco di Frodo sulle mie spalle; era ancora con me, ed io ero ancora con lui. Forza, mi ripetevo. Mio padre mi diceva sempre di non arrendermi, qualsiasi evento mi capitasse davanti agli occhi. Gandalf non si era arreso, la Compagnia era a lottare là fuori cercando di farci arrivare sani e salvi per completare la missione. Oramai tutto era nelle nostre mani. Aveva ragione Frodo. Non c'era velo tra noi e l'oscuro signore. Eravamo giunti...giunti dove tutto era cominciato. Eravamo giunti al principio di ogni cosa. E noi eravamo la fine. La fine di ogni cosa. Il mio respiro era terribilmente affannato, volsi il mio sguardo verso l'alto e vidi in tutta la sua potenza il monte Fato. Eravamo lì, eravamo veramente lì. Cento metri...cinquanta metri...trenta metri. Tutto potevo aspettarmi, ma non la minaccia che stava per incomberci. Rimasi sconcertato e allibito quando udii uno stridulo familiare, molto familiare. All'improvviso la figura bianca cadaverica di Gollum si avventò su di noi scaraventandoci a terra. Perdei Frodo in quel momento e imprecai. Sbattei la testa su un masso. Ero così ferito che sentii solo un formicolio. Persi però l'udito e la vista per degli istanti. Le mie mani tastarono il terreno seguendo lo stridulo di Gollum e le grida del mio Frodo. Strillai e a quel punto i miei sensi tornarono. Vidi Gollum con le mani attorno al collo di Frodo che stringevano e stringevano cercando di soffocarlo. Frodo lacrimava e si dimenava; la creatura a cui aveva creduto potesse cambiare lo stava uccidendo a sangue freddo, senza alcuna pietà, dimenticandosi dei momenti passati assieme al suo padrone che tanto amava. Ma se Frodo era il più scioccato di tutti, io di certo non lo ero. Da poco mi accorsi che Pungolo era rinfoderata nella cintura dei miei pantaloni, la brandii velocemente nella mano ed essa fece tutto da sola. Credo ancora che i miei occhi erano chiusi al momento in cui ferii Gollum all'addome. Lo sentii strillare e allontanarsi da Frodo che intanto riprendeva il respiro. Non appena mi accorsi che stava bene allungai la mano verso di lui, Frodo lo stesso e per un istante potevo vedere la paura e allo stesso tempo la speranza invasa nelle sue iridi azzurre. Ci guardammo negli occhi, ma prima che le nostre dita potessero sfiorarsi Gollum mi si scagliò contro buttandomi a terra. Mi girò di schiena e con tutta la rabbia che aveva in corpo mi afferrò per la testa cercando di farmela colpire alla roccia sottostante. Sentii gridare Frodo cercando di raggiungermi per separami da Gollum, e quest'ultimo lo attaccò nuovamente. Con un altro affannato respiro mi gettai tra i due afferrando Gollum per la vita e lo gettai a terra. "Vai! Vai!" Gridai a Frodo incitandolo a raggiungere il monte Fato da solo. "No! Non ti lascio." Disse portandosi una mano al petto in cerca dell'Anello. "La missione è più importante. Me ne occupo io qui." Insistetti. Gollum stava per riprendersi ed imprecai. Frodo mi guardò con le lacrime agli occhi, annuì e corse via. E mi separai di nuovo da lui. Corri, pensai. Lui ce la deve fare. Lo guardai sparire all'interno del vulcano e delle lacrime bagnarono le mie guance. Non ebbi altro tempo di riposare, Gollum si alzò provando a gettarsi nuovamente verso di me, ma quella volta mi tenni pronto e schifai il colpo facilmente. Mi attaccò ancora e riuscì a sbattermi a terra, ma ripresi immediatamente il controllo e mi ribaltai alzandomi in piedi. Una volta fatto lo colpii alla testa con il manico della spada e la creatura crollò a terra privo di sensi. Ripresi il respiro deglutendo a fatica. Controllai se stesse fingendo, e quando capii che non fu così il mio primo pensiero andò a Frodo. Dovevo raggiungerlo. Corsi, corsi e corsi e quando arrivò il momento di penetrare all'interno del vulcano mi bloccai per degli istanti. Tutto quello che avevamo passato, tutto il viaggio durato più di un anno per arrivare proprio in quel punto, dove ora i miei piedi toccavano era giunto. Il mio sguardo si levò all'alto per qualche istante. La nostra stella era ancora lì, sola a vegliarci. Sorrisi ad essa, mi feci coraggio...ed entrai. La terra tremava sotto di me. Faceva un caldo quasi lacerante. Il fumo cominciava ad otturami i polmoni e la vista mi si offuscò. "Frodo!" Lo chiamai, non ricevendo però risposta. Avanzai ancora facendomi largo con le braccia e pochi attimi dopo scrutai allo stipite di un burrone la piccola figura di Frodo di spalle con entrambi le mani incrociate al petto. "Frodo!" Lo chiamai ancora. Un'altra scossa. Frodo lentamente si girò. "Sono qui, Sam." Esclamò. Lo guardai attentamente. Il suo sguardo pareva riluttante, i suoi occhi erano lucidi. Il suo intero copro era riflesso del rosso fuoco della lava sotto di lui. Era il paesaggio più terrificante, ma allo stesso tempo surreale che io ebbi mai visto nella mia vita. Era inspiegabile surreale e molto inquietante. Si percepiva solamente il rumore delle scosse e della lava che fuorusciva dal basso. Per il resto il silenzio era mortale. "Fallo Frodo! Getta l'Anello!" Gridai con tutta la voce che avevo in corpo. Frodo deglutì e si girò verso il centro del vulcano. Un attimo dopo liberò l'unico dalla pesa ferrea delle sue mani che lo proteggevano. Era il momento. Non sembrava vero. Frodo lo porse davanti ai suoi occhi con il braccio teso verso il vuoto. Attesi. Attesi ancora. Attesi troppo; Frodo rimase nella stessa posizione, il suo respiro era terribilmente veemente, i suoi occhi erano puntati sull'Anello. Gli stava parlando. Sauron gli stava parlando. Imprecai. Non poteva succedere, non lo avrei permesso. "Cosa aspetti?! Avanti gettalo! Frodo non ascoltarlo!" Il ragazzo non si mosse di un centimetro, imprecai ancora. Gridai cercando di farlo svegliare. aveva detto. E lo stava vedendo ancora. Lo stava torturando un'ultima volta. Gridai ancora, ma in vano. Il mio corpo divenne di ghiaccio quando si voltò verso di me guardandomi dritto negli occhi. Non è lui, realizzai. Non è Frodo. Non riuscii a completare il respiro. Una lacrima profonda e argentea scese dai suoi occhi, scivolando sulla sua guancia. Quella lacrima era lui. Era il mio Frodo che cercava disperatamente di ribellarsi...ma tutta la sua resistenza si trasformò solamente in una lacrima...Solamente in un'ultima lacrima. "Sono giunto." Uscì dalla sua bocca "Ma ora qui...non compirò il gesto per cui sono venuto. L'Anello è mio." No. Con violenza e con un ultimo ghigno pieno di malvagità formatesi sul suo volto strappò definitamente l'Anello dalla catenina di ferro. Mi guardò dritto negli occhi. Sorrise diabolicamente. Un'altra lacrima di dolore scese dalle sue iridi. Un attimo dopo...era sparito con l'Anello al dito. Sgranai gli occhi "NO!" Gridai con la restante voce che mi rimaneva. Un'altra scossa, questa volta più forte creò una crepa tra me e Frodo ora invisibile. La luce rosso fuoco dell'occhio senza palpebre penetrò all'interno del Monte Fato e quella luce mi accecò. Sbattei le palpebre più e più volte prima di riprendere la vista. Cercai Frodo, ma di lui nessuno traccia. Era svanito, e con se l'unico Anello del potere. Non poteva essere, non poteva essere. Tutto quello che avevamo passato, tutto il dolore, tutta la fatica. Tutto invano. E se non avessi più rivisto il mio Frodo? Se Sauron lo avesse definitivamente afferrato e il suo animo bambino era morto con lui? Non poteva morire così...lui non lo voleva. Nessuno lo avrebbe voluto. Appena le lacrime cominciarono a scorrere come cascate dai miei occhi sentii un forte, fortissimo colpo dietro la nuca e vidi buio. Vedevo nero, come quando hai gli occhi chiusi, ma io ero sicuro di averli aperti. Una mia mano tremante andò dietro la mia testa e sentivo bagnato. Sangue. Io mio respiro si fece più veemente. Non sapevo quanto era grave. Non vedevo, non sentivo. Stavo morendo? Non così, ti prego. Non voglio morire, non così. Voglio perire accanto a lui...le sue membra accanto alle mie, che mi sorrideva, che mi diceva che mi amava, e le nostre mani legate l'una a l'altra. Con lui avrei voluto esalare il mio ultimo respiro. Lui era l'ultima figura che avrei voluto vedere. Frodo. Frodo, scusami. Non sono riuscito a salvarci. Perdonami...perdonami amore mio. Ma neanche quella volta la morte mi venne a prendere. Vidi una luce, e dopo essa riuscii a recuperare la vista, con se anche l'udito, seppure ero ancora stordito. Vidi Frodo che lottava con un altra figura: era ancora Gollum. Era lui che mi aveva colpito. Gridai avanzando con i gomiti cercando di raggiungerli, ma la vista mi si appannò. Non riuscii ad alzarmi. Improvvisamente udii il grido lancinante di Frodo a pochi passi da me. Mi venne una dolorosa fitta allo stomaco. Dove avevo lasciato Pungolo? Speravo che non l'avesse presa Gollum, altrimenti... Scacciai quel pensiero. Vidi la figura offuscata di Frodo accasciarsi a terra. Pregai che non gli fosse accaduto nulla di grave. Gridai il suo nome, ma non ricevetti mai risposta. Provai ad alzarmi ancora, ma non ce la feci. Frodo si alzò traballante quando la vista mi tornò quasi perfettamente. Si ergeva davanti a me, le sue braccia erano puntate dritte su Gollum. Quando si avventò su di lui cacciò un grido; le sue mani erano intrise di sangue...era il suo. Lottarono corpo a corpo per degli istanti molto lunghi, infine mi sentii morire. Gollum precipitò nel vuoto del vulcano...con se c'era anche Frodo. Gridai per la disperazione. Inspiegabilmente fui in grado di alzarmi, feci di tutto per riuscirci. Mi gettai a terra allo stipite del burrone e vidi Gollum precipitare con l'anello fra le mani. Sospirai, quando vidi Frodo saldamente aggrappato ad una sporgenza nella roccia. Sgranai gli occhi cercando di trattenere il dolore alla testa e tesi il braccio verso di lui "Prendimi la mano!" Frodo mi guardò e con fatica cercò di afferrarla, ma essa scivolò per il troppo sangue che imbrattò anche la mia mano. "No! Avanti!" Gridai. Frodo fissava il vuoto; dopo qualche istante si voltò verso di me lentamente e mi guardò dritto negli occhi. Le lacrime non avevano smesso di scendere sia dai miei occhi, sia dai suoi. Mi fissò ancora, quasi vidi che scosse la testa sconsolato. Imprecai. "Non provarci nemmeno, hai capito?" Piansi "Afferra la mia mano. Afferrala! Ti prego, se non vuoi farlo per te...fallo per me. Fallo per me..." Fallo per me Frodo. Non lo avrei sopportato se si lasciasse cadere. Non potevo. Sarei caduto con lui. Sarei caduto con lui davvero. "AFFERRALA!" Urlai ancora e in quel momento mi sporsi più che potevo verso il suo braccio, la sua mano si aggrappò finalmente alla mia e tutto riprese a vivere dentro di me e il calore mi avvolse le membra. Tirai con tutta la mia forza, immane era il dolore che stavo provando e sapevo lo era anche per lui. La terra più che mai tremava in quel momento e noi eravamo ancora lì. Quando finalmente lo tirai su lo strinsi fortemente al mio petto e non lo lasciai andare. Non ne avevo il coraggio. Rimanemmo così per molto, il tempo di riprendere il respiro. Il suo fiato si riversava suo mio petto, il mio sui suoi riccioli. Ci abbracciammo, piangemmo, lui si afferrava sempre di più a me, ma eravamo insieme. Eravamo insieme. "P-perdonami, perdonami, Sam." Singhiozzava lui "Ho fallito...mi aveva preso, mi aveva preso!" Io lo carezzai sulla nuca "Va tutto bene, va tutto bene." Sarei rimasto lì seduto per altro tempo, ma quest'ultimo proprio non voleva darci qualche altro suo secondo, perciò incitai Frodo a rimettersi in piedi e ad uscire da quell'inferno. Cominciai a tremare quando davanti a me il suolo si stava letteralmente fondendo con la lava. Dovevamo fuggire alla svelta. Era il nostro istinto di sopravvivenza che ci faceva muovere le gambe, perché la mia mente già sembrava pronta a morire. "Coraggio! Forza, forza!" Gridavo con Frodo alla mano. Riuscimmo a superare un fiume di lava che incombeva su di noi, poi saltammo su un altura e ripercorremmo il ponte che conduceva all'interno del vulcano, questa volta però noi dovevamo uscire. Rividi la nostra stella, era sempre lì e sperai che potesse proteggerti da lassù, o portarci proprio lì, dove vi era solamente quiete. Saltammo ancora su un altro pezzo rimasto della terra sotto di noi. Mi voltavo e continuavo a voltarmi in cerca di un'altra parte dove potevamo atterrare, ma non vi era nulla. Eravamo su un isola nel mezzo della lava. No, non poteva essere. Mi aggrappai con le mani ancora e ancora in cerca di una via di salvezza e imprecai. In quel momento credevo di star subendo una crisi nervosa, perché non c'erano vie di salvezza, ma solo morte. Tremavo. Tremavo e tremavo. Compresi che non ero pronto a salutare la morte come un'amica. Non volevo morire, non volevo. A calmarmi improvvisamente fu la mano di Frodo che afferrò il mio polso e poi le mie dita. Mi girai di scatto e vidi l'ultima cosa che mi aspettavo di vedere: lui sorrideva. "Va bene così." Disse con una dolce voce "È fatta. Mi hai sentito? È fatta." Cominciai a lacrimare. Lui mi fece sedere sulla roccia e da lì potei ammirare il panorama. Tutta la landa desolata che avevamo percorso in quei giorni infernali non esisteva più. Il terreno di Mordor aveva cessato di esistere, noi eravamo gli unici superstiti, ma presto anche noi avremmo raggiunto i deceduti. E in quel momento, solo in quell'istante io sentii il silenzio attorno a me. Ed era una tale quiete che quasi avrei volto chiudere gli occhi e non svegliarmi mai più. La mano di Frodo era incatenata alla mia e solo dopo qualche istante metabolizzai che mancava un dito. "Frodo...la tua povera mano." "Sto bene. Non preoccuparti." Sorrise ancora. Sorrideva, perché il peso dell'Anello non era più nel suo cuore. Era libero. E lo sarebbe stato per sempre. Pochi attimi dopo Frodo sospirò scrutando l'orizzonte "È stato Smeagol. Se non fosse stato per lui...l'Anello non sarebbe distrutto ora. Era troppo tardi per farlo rinsanire, ma alla fine il suo debito si è estinto con lui. Perdoniamolo." Annuii comprendendo ciò che Gollum aveva fatto, o meglio dire...Smeagol. Riuscii a perdonarlo e a ringraziarlo per sino. Di certo non era mai stata colpa sua, lui fu un Hobbit come noi e, quando l'Anello arrivò nelle sue mani, non potè più farne a meno. Un'altra scossa fece fremere il poco terreno rimasto. Solo allora capii...capii che non ce l'avremmo fatta, così mi stesi a terra e lo stesso fece Frodo. "Non c'è speranza...non più." Mormorai guardando il cielo. Frodo cominciò a carezzare il mio palmo "Ti sbagli, mio amato Sam dorato come il miele." Lui sorrise ancora. Sapeva di andar incontro alla morte, ma lui sorrideva "La speranza è lassù." Indicò la nostra amata stella "Presto...p-presto saremo con lei." Cominciai a piangere alle sue parole. "Ho paura." Sussurrai "Se non staremo insieme?" Frodo si voltò verso di me lentamente, la sua mano ancora di più si strinse alla mia "Noi saremo sempre insieme. Sempre. Lo dissi anche tu. La morte è solo un altro meraviglioso inizio...insieme." Frodo chiuse gli occhi. Ero felice che si fosse ricordato le mie parole, quando il vuoto lo stava inghiottendo. Ero felice insieme a lui, e lo sarei stato fino alla fine. Frodo parlò ancora: "Riesco a vedere la Contea." Chiusi gli occhi anche io, immaginando quello che vedeva lui. "E il nostro affluente. Casa Baggins. La nostra collina, d-dove guardavamo il tramonto. L'orto dei Sackville." A quel punto rise, risi anche io. "Il campo dove ci rincorrevamo. Ora lo vedo...è così nitido. Vedo i tuoi capelli color del miele. Sento il suo profumo alla vaniglia. Il sapore... d-delle tue labbra." Riuscii ad arrossire anche in quel momento, il mio cuore batteva ancora forte. "P-per un momento ho davvero creduto che saremmo potuti tornare a casa." Dissi. Frodo sorrise ancor di più "Noi siamo a casa, Sam. Casa mia...è dove sei tu." In quel momento, in quell'esatto momento ci guardammo dritto negli occhi. Le stelle erano scomparse dalle sue iridi. Stavamo morendo, questa volta davvero. Ma io non avevo più paura. Ero con lui. E se come ultimo orizzonte avessi avuto il suo viso allora sarei voluto morire altre mille volte. Lui mi sorrise ancora, e si avvicinò ancor di più alle mie membra. "Sono felice di essere con te, Samwise Gamgee. Qui...alla fine di ogni cosa." La fine di ogni cosa, e l'inizio di un altra. L'inizio di una nuova vita assieme a lui, assieme a colui che aveva donato vita al mio cuore, al mio corpo e alla mia anima. Ed era proprio così che volevo finisse, se tutto fosse andato male. Mano per la mano con la persona che più amavo aspettando il nostro destino insieme. Innamorati più che mai, e i nostri cuori a un palmo di distanza. Non servivano baci o tenerezze. Mi bastava lui, solamente lui. Noi, come da bambini...da soli contro il mondo. * Disse Frodo il giorno del mio decimo compleanno. Era una bella giornata, di quelle che il tepore della luce ti riscalda le membra. Eravamo come sempre sulla nostra collina e vi era il tramonto. Ubbidii afferrando il suo mignolo. esclamò. Frodo arricciò le labbra Lui annuì compiaciuto, dopodiché fece sbattere delicato la sua fronte sulla mia ripetei. * "In-insieme sempre...e per sempre." Mormorai guardando la nostra stella cara. Il suo sguardo scivolò sui miei occhi e sorrise "Sempre e per sempre." La sua mano si ritirò dalla mia e afferrò saldamente solo il mio mignolo ed io il suo. Eravamo ancora in quel giuramento. Lo avremmo mantenuto. Mi avvicinai ancor di più giungendo al suo viso. Mi girai di lato e portai le mie dita sul suo mento, così cominciai ad accarezzarlo, come fosse stata la prima volta che lo facevo. L'ultima volta che avrei toccato il suo viso, l'ultima volta che lo avrei ammirato da sveglio e da vivo. I suoi occhi erano chiusi al mio tocco, d'improvviso il suo respiro si fece più affannato, ma allo stesso tempo lo percepivo più debole. Mi bloccò il polso e baciò la mia mano. Si avvicinò ancor di più al mio volto. Aprì gli occhi e guardò le mie labbra...poi le miei iridi. E lì si fermò. "Sam..." "Cosa?" Lui mi sorrise a trentadue denti, piangendo allo stesso tempo. "Sam, oh...mio caro, mio caro Sam." A quel punto il suo sguardo venne levato all'alto, puntato dritto alla nostra stella. Respirò l'aria che lo circondava un ultima volta, seppure i suoi sospiri erano irregolari e strozzati; carezzò la mia mano tenendola stretta alla sua...e con l'ultimo suo meraviglioso sorriso parlò: "Ti amo anch'io." Una sola, ultima lacrima scese sulla sua guancia, fu l'ultimo movimento sul suo corpo...la sua presa sulla mia mano allentò fino a scomparire e, quando chiuse gli occhi... Frodo sorrideva. Scoprii che le mie lacrime non erano ancora terminate. Piansi e piansi, invocai il suo nome, lo chiamai e lo chiamai, quasi sembrava un canto quello uscito dalle mie labbra. Baciai la sua mano inspiegabilmente ancora calda. Mi accostai a lui, poggiando la mia guancia sulla sua spalla. E attesi anche io. Ma quella volta non ebbi paura. E anche io come lui...sorrisi. L'ultima cosa che percepii fu dietro la mia schiena. Mi sentivo leggero, il peso della terra sotto di me non esisteva più. Stavo volando. E l'ultima cosa che vidi fu...Gandalf.

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Capitolo 29
*** 28 ***


La sua risata. Udivo la sua risata bambina da lontano. D'un tratto chiamò il mio nome, e poi un'altra volta ancora. E non smetteva di ridere. gridò la sua vocina. Lo sentivo correre, correvo anche io, ma non vedevo nulla. Mi resi conto che entrambi galoppavamo nel campo di grano. Percepivo le spighe pungermi la pelle e saldarsi tra le mie vesti. Il vento scrollava e fischiava nelle mie orecchie. Tenevo chiusi gli occhi, seppure avrei voluto aprirli. La luce aveva voglia di penetrare all'interno delle mie palpebre, ma non riuscivo a scorgerla. riuscii a dire. Lui rise ancora, percepivo le sue iridi incendiare il mio corpo al suo sguardo. Correvamo ancora e ancora, non riuscivo a fermarmi. Lo sentivo davanti a me, che mi guidava non conoscendo una meta. D'improvviso sentii Frodo fermarsi, mi fermai anche io. Ripetei nuovamente la domanda e quella volta lui rispose: Per un istante, per un singolo istante riuscii ad aprire gli occhi e vidi il suo candido volto, come fosse un prato; le sue bianche guance come fossero la neve caduta sull'erba; le sue iridi...come fossero il mare al mattino. Gelide e piene di vita; i suoi denti come fossero la spuma di mare. E le sue labbra...oh, quelle labbra che sapevano di sale, che erano rosse come il sangue, che erano morbide come la panna e che erano dolci come una poesia. aveva ripetuto come l'ultima volta. Poi tutto cessò. E vidi una luce diversa innondare le mie iridi. ... Aprii gli occhi. Mi trovavo su un letto abbastanza morbido, la mia testa era poggiata su un cuscino e percepivo un intenso odore di mandorle. Ero interamente rinfoderato in una coperta di Lino calda, indossavo una camicia da notte e sentii che le mie ferite erano state medicate. Mi bloccai. Ero vivo? No, impossibile. Mi ero sentito morire...in un certo senso. Cercai di mettermi seduto, poggiando la schiena sulla spalliera del letto. Esaminai la stanza. Era molto simile a quella dove alloggiai a Gran Burrone. Era molto luminosa, quando mi voltai verso la finestra la luce quasi mi accecò. Un attimo dopo udii la porta aprirsi lentamente e fui sicuro che il mio cuore si fosse fermato. Sulla soglia vidi una figura molto familiare, sgranai gli occhi incredulo. "Gandalf..." Il mago era diverso da come me lo ricordavo. Il suo grande cappello grigio era scomparso, per sino le sue vesti erano differenti. Mi sorrise a trentadue denti con le mani poggiate sul grembo, ma io non riuscii a muovere un muscolo. "Significa...che sono morto davvero?" Bofonchiai. Gandalf rise ancora di più e si avvicinò ai piedi del letto. "No, mio caro Samwise. Sei vivo e vegeto, per nostra fortuna. Siamo riusciti a salvarti in tempo." Salvarmi? In quel momento capii il perché l'ultima visione che abbi a Mordor prima di perdere i sensi era proprio Gandalf. Era sul manto di... "Aquile." Esclamò lui "Sono arrivare giusto in tempo." La mia bocca, ancora incredula formò una O, fino al momento in cui pensai a lui. "Dove..." "Sei al sicuro, nella casa degli Elfi. Abbiamo-" "Dov'è Frodo?!" Completai. Gandalf mi guardò con occhi amorevoli, e parlò: "Anche lui sta bene. Si sveglierà presto. Aveva molteplici ferite." Annuii con un sospiro "Lo so." Ripensai per un momento alle ultime parole che il mio Frodo pronunciò prima di perdere i sensi. Il cuore cominciò a battermi più veloce al pensiero che eravamo davvero sani e salvi. Che avevamo davvero completato quella missione durata più di un anno, e che tra poco tempo saremmo potuti finalmente tornare a casa. Poi i miei pensieri si spostarono altrove. Se Gandalf era vivo, forse anche... Non potei pensarci oltre che udii delle risatine molto familiari. Un attimo dopo Merry e Pipino si precipitarono sul mio letto, saltandomi letteralmente addosso, ma non mi importava. Li abbracciai con tutte le mie forze. Per quanto da piccolo potevano darmi fastidio e crearmi solamente problemi, alla fine capii che loro erano veramente miei amici, e non potevo resistere senza le loro risate e i loro stupidi scherzi. "Sciocco di un Hobbit, guarda chi si rivede!" Urlò Merry, dandomi una pacca sulla spalla. "Sei dimagrito brutto ceffo!" Esclamò Pipino, tormentandomi i capelli. "Sono felice anche io di rivedersi, si." Mormorai io, cercando di dimenarmi dalla loro presa. Ma la verità era che volevo solamente abbracciarli e rendere grazie perché anche loro ce l'avevano fatta. "Dovete raccontarmi tutto! Dove siete finiti?" Chiesi. Loro si lanciarono un occhiata e poi mi attaccarono di nuovo. "Dovremmo fartela noi questa domanda, stupido!" Strillarono all'unisono. Risi "Beh, l'importante è che siamo tutti salvi." Poi lo guardai seriamente "Siamo tutti salvi, vero?" Merry annuii pensieroso "Eccetto Boromir...siamo tutti salvi, si." "Si. Ho saputo purtroppo." Sentivo le mie gambe intorpidite, avevo bisogno di alzarmi. Avevo bisogno di vederlo. Mi dissero che si trovava nella stanza accanto alla mia, ma sulla soglia mi si presentarono davanti altre tre figure. Non potevo fare a meno di sorridere a trentadue denti e salutarli come si deve. Aragorn, Legolas e Gimli, i migliori guerrieri che ebbi mai conosciuto erano lì, sulla soglia della mia stanza ad aspettare che mi destassi. Ero immensamente felice di vederli di nuovo, dentro di me c'era una piccola parte che ci aveva sempre creduto. Mi strinsero con affetto e parlammo del più e del meno per infiniti minuti. Eravamo tutti presenti. Si aggiunse persino Elrond, il capo degli Elfi di Gran Burrore che mi squadrò con un dolce sorriso, che io ricambiai. Solamente Gandalf si congedò prima del previsto, non vidi però dove era diretto. Mi mostrarono una grande sala aperta, con dei giardini pensili sopra il soffitto, come se quel palazzo fosse stato un tutt'uno con la natura. Mi ricordava molto Gran Burrone, con le sue scalinate di un marmo pregiato e bianco come la neve, i ricami in oro e tutte le specie di piante esistenti che fiorivano in ogni angolo. Era meraviglioso. Ci sistemammo in una tavola imbandita, mancava solamente il cibo. E io stavo letteralmente morendo dalla fame. Quando mi bagnai le labbra con la lingua Merry e Pipino si misero a ridere. "Stai tranquillo! Mangeremo non appena Frodo si sveglia." Esclamò Pipino. Annuii con un sorriso. Parlai ancora con i miei compagni, mi erano mancati tutti così tanto. Gimli e la sua voce sempre arrabbiata, ma scherzosa allo stesso tempo. La bellezza elfica di Legolas, che obbiettava elegantemente alle squallide battute del suo amico nano. Aragorn sorridente e singolare, e Merry e Pipino che ricominciavano a bere. Si...mi erano mancati quei momenti. Dopo un oretta l'avvento improvviso di Elrond di corsa quasi mi spaventò. Tutti lo fissammo, aspettando la sua parola. "Si è destato." Disse solamente. La mia mente non riuscì a metabolizzare nell'immediato quelle parole, ma le mie gambe si mossero da sole verso il piano superiore ...verso il mio Frodo. Venni seguito subitamente dalla compagnia e tutti ci dirigemmo nella sua stanza. Quando però stavo per superare la soglia, udii la sua risata...e mi bloccai. Sentivo anche Gandalf che rideva. Le lacrime invasero i miei occhi, la mia mente questa volta pensava a lui. Ma le mie gambe non riuscirono a farsi avanti. Di scatto Merry e Pipino mi superarono, strillarono il suo nome e si scaraventarono sul suo letto. Io mi poggiai al muro fuori la stanza, incapace di entrare dentro e vedere il suo viso. Gimli entrò seguito da Legolas. Aragorn si fermò prima davanti a me e mi diede una pacca sulla spalla "Ora andrà tutto per il meglio." Disse, con quella voce calda. E mi rassicurò. Dopodiché anche lui entrò e sparì nella camera. Attesi dei lunghi attimi. Al fine i miei piedi tremanti decisero di muoversi, superando la soglia; la luce all'interno di quella stanza mi ferì gli occhi, un intenso profumo di mandorle e menta lo seguì. E poi, superando con gli occhi le figure dei mie amati compagni gioiosi...lo vidi. Vedevo il mio Frodo bambino, quello che conobbi molti anni prima ridere e ridere. Io ero la rondine che tornava nella sua dimora dopo il gelido inverno e Frodo...lui era la mia primavera. Lo ammirai con occhi amorevoli, lieto e beato al solo sguardo. L'appagamento in quel momento era all'apice. Bastava vederlo, bastava ammirarlo, e l'anima si liberava da ogni peccato, perché proprio quest'ultimo fuggiva via davanti ad una creatura così piena di beltà e leggiadria. Si vergognava, poiché il difetto stesso non era degno di apprezzarlo ne di guardarlo. E così...scappava. E quando le sue iridi azzurre come il mare e il cielo messi assieme si levarono lentamente verso la mia figura, le mie membra divennero bollenti come la lava, e leggiadre come una rondine appena tornata a casa. Nel mentre tutti gli occhi in quella camera erano su di lui, grati di rivederlo sveglio e salvo...lui scelse di guardare me. E mi ammirò a lungo e io lo ammirai a lungo. E quello sguardo era per me l'infinito, erano infinite carezze, infiniti baci...era la mia salvezza, era la mia primavera, era la mia piccola vita, negli occhi del mio amato. La nostra stella era lì. Era sempre stata lì, nelle iridi di Frodo Baggins, un semplice Hobbit di Hobbiville...ma non per me. Piano piano tutti si congedarono, Gandalf per ultimo che si fermò sulla soglia della porta e mi guardò. "Non vieni, Samwise?" Disse con una voce calma. Presi un respiro, quando i miei occhi si staccarono da quelli del mio amato. "I-io..." Notai Gandalf, poi di nuovo Frodo che mi stava ancora guardando con un dolce sorriso. "Lui può rimanere." Esclamò d'improvviso. Il mago annuì, come se già sapesse più di quello che noi davamo a vedere, così uscì e tutto quello che rimase furono due semplici Hobbit, che avevano iniziato e finito insieme...ogni cosa. Frodo mi sorrise ancor di più e mostrò i denti. "Ciao." Mormorò. "Ciao." Bofonchiai io. "Avvicinati, Sam." Ubbidii, chiusi la porta dietro di me e mi fermai ai piedi del suo letto. "Ancora." Mi sedetti all'altezza delle sue braccia distese lungo i fianchi. "Ancora." Mormorò con una voce più sottile. Ubbidii nuovamente, e in quell'attimo mi ritrovai accanto al suo viso. Lui alzò il braccio e la sua mano candida si poggiò delicatamente sulla mia guancia, ed incominciò ad accarezzarla. Io portai le labbra sulle sue dita e le baciai. "Come stai?" Domandai. Lui non smetteva di sorridermi "Ora, con te...sto bene." "Vuoi c-che ti porti qualcosa?" Il suo viso aveva ancora i resti di alcune cicatrici, il suo collo anch'esso. Ma stava guarendo e quella era la cosa più cara. Alla mia domanda lui scosse la testa, aprendo le labbra. "Puoi abbracciarmi, Sam?" Chiese di scatto. Io sorrisi, lacrimando e mi scaraventai su di lui avvinghiandolo più che potevo e lui mi strinse di sua volta. Il profumo di Frodo, il corpo di Frodo, il battito di Frodo. Lui mi sentì singhiozzare, così disse: "Andrà tutto bene, mio amato Sam dorato come il miele. Tutto bene." "Lo so Frodo." Dissi staccandomi riluttante dalla sua pelle "È solo che..." "Che cosa, Sam?" "Sono felice. Sono tanto, tanto felice." "Lo sono anche io." Mi carezzò nuovamente le guance, questa volta con entrambi le mani afferrò il mio viso e lo rese suo. E con un ultimo sguardo, i nostri fiati divennero solo uno, le nostre labbra, desiderose di toccarsi di nuovo si poggiarono delicate l'una su l'altra. Al fine le nostre lingue umide che si cercavano e si rincontrarono anch'esse. Le mie mani finirono sui suoi fianchi, le sue erano ancora sulle mie guance e la sua bocca non voleva staccarsi dalla mia. E non ci staccammo, non volevamo. "Sam...oh Sam." Ansimava tra un bacio e l'altro, io riprendevo fiato e mi gettavo nuovamente sulla sua bocca. E non volevo lasciarlo andare, non potevo, non ne ero capace. Non appena ci scambiammo un ultimo bacio, le mie labbra scivolarono sul suo polso. I suoi tagli, da lui stesso inflitti si erano ormai cicatrizzati, ma erano ancora evidenti. Con estrema delicatezza li baciai uno ad uno, mentre lui mi guardava con le lacrime. Non appena sentimmo bussare però, dovemmo fermarci con riluttanza. Mi allontanai dal suo viso ed entrò Elrond che ci informò che avremmo potuto saziarci con del buon cibo al piano di sotto. Rimanemmo una settimana nel palazzo degli Elfi. Dovemmo riabituarci a molte cose. A mangiare, a riposare, a bere per sino. Frodo più di tutti aveva bisogno di aiuto. Seppure stava guarendo, le sue ferite erano ancora da sistemare. Ma i tagli più profondi li aveva nel cuore. E per quelli ci sarebbe voluto molto più tempo. Prima di tornare a casa, io Frodo, Merry e Pipino volevamo assistere all'incoronazione di Aragorn. Che finalmente, come legittimo erede di Gondor, avrebbe ricevuto la sua corona, e noi non potevamo perdercelo. Ci spostammo così a Minas Tirith. Fu una cerimonia meritatissima, e con sorpresa di tutti alla fine comparve la Dama Arwen. L'Elfa più bella che avessi mai visto si era ripresentata davanti ai nostri occhi, come fu la prima volta, quella notte a Colle Vento. Aragorn e Arwen avevano ricevuto il loro lieto fine. Ed erano meravigliosi insieme. Legolas e Gimli sarebbero stati al fianco del loro nuovo Re e amico. Perché oramai la loro casa era ovunque, ma insieme. Per noi quattro fu diverso. Fu triste lasciarci ancora, dividere nuovamente la compagnia. Ma il nostro viaggio era ormai terminato. Ed era tempo per noi...di tornare finalmente a casa.

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Capitolo 30
*** 29 ***


Angolo autore: Allora...a sto punto penserete che ormai sia quasi finita sta storia, perché nel film è ormai quasi terminata, ma devo creare un piccolo disappunto, perché non posso proprio finirla se non inserisco questa parte, che è presente solamente nel Libro di Lotr, e che a me ha letteralmente sconvolto la vita😄...mentre nel film non l'hanno manco registrata, e secondo me hanno pure fatto bene perché altrimenti avrebbero allungato di altre due ore😀. QUINDI, dato che ho trovato questa parte molto interessante, adesso voglio ricrearla anche io, per far sapere de sta cosa anche a chi non ha letto il libro. Bando alle ciance spero di renderla bene e buona lettura a tutti!✌🏻 P.S. È un capitolo più lungo del solito, sorry🙏 - - Il viaggio da Minas Tirith fino a tornare a casa durò sette giorni e sei notti. Aragorn ci donò i cavalli migliori e più forti del regno di Gondor, per questo non fu ne stancante ne troppo lungo. Non appena scorsi il sole sorgere quella mattina fresca mi brillarono gli occhi. L'alba nella Contea...uno dei paesaggi più meravigliosi che ebbi il piacere di ammirare per un intera infanzia. Non vedevo l'ora di abituarmici di nuovo, ma sapevo sarebbe cambiato. Perché mi sarei svegliato accanto alle membra del mio amato Frodo; sorrisi al solo pensiero che quello sarebbe l'inizio di un meraviglioso lieto fine. I miei gioiosi pensieri verso un futuro radioso vennero interrotti dalla voce di Pipino che gridava qualcosa indicando l'orizzonte dinnanzi a noi. "Cosa ci fa una fortificazione davanti l'ingresso della Contea?!" Socchiusi gli occhi e in effetti vidi una cinta di legno che delimitava il confine della nostra amata terra. "Ma che cos'è?" Bofonchiai incredulo. Non ricevetti risposta, in fondo nessuno di noi ne era al corrente. "Ehilà? C'è nessuno?!" Strillò Merry all'alto. Attendemmo per qualche istante, giusto il tempo per me e Frodo di lanciarci un occhiata dubbiosa e preoccupata. "Chi va là?!" Disse improvvisamente una voce anziana proveniente dalla parte più alta della struttura "Andatevene! Non sapete leggere il cartello: Vietato l'ingresso tra il calare e il sorgere del sole." Ci guardammo tutti perplessi. "Facciamo così. Trovo il tuo bel cartello e lo strappo, che ne dici?" Obbiettò Merry. "Chi sei?" Gridò ancora la voce. "Non mi riconosci forse Hob Guardasiepe? Sono Meriadoc. Meriadoc Brandybuck!" A quel punto conoscemmo lo strano volto della voce misteriosa. L'Hobbit di statura bassa ci guardò dall'alto spostandosi i riccioli dai capelli. "Signor Brandybuck! Siete voi! Vi credevo morto! Tutti vi credevano morto! E...oh c'è anche il signor Tuc!" "Si." Disse Pipino scocciato "Siamo proprio noi testa di legno, ora aprici." "Oh, mi spiace molto signori, ma non posso farlo. Ordini del Capo, su ad Hobbiville, a casa Baggins." Frodo aggrottò le sopracciglia "Capo? Che capo? Parli del sindaco? E poi perché casa mia? Cosa significa?" "No, signor Baggins. Il sindaco Will è stato arrestato mesi fa. Ora a governare c'è il capo, Lotho Sackwille." Solo quel nome mi fece storcere le labbra. C'erano sempre loro di mezzo ad ogni guaio, ma comunque non riuscivo a comprendere nulla. "Lotho? Cosa c'entra lui? E come osa alloggiare in casa mia?" Il tono di Frodo divenne preoccupante. E per una buona ragione. "Signori, devo chiedervi di andarvene. Per il signor Baggins è pericoloso qui." "Cosa intendi?" Risposi subitamente. Hob sospirò, poi si guardò indietro ed improvvisamente sbiancò "Presto andate via! Stanno arrivando le guardie!" "C-cosa?" Borbottai incredulo. Un attimo dopo il portone di legno si aprì, dividendosi in due e per un momento la mia mente mi riportò al nero cancello di Mordor. Rabbrividii. Ne uscirono tre di figure in armatura. Era anomalo, se non buffo vedere degli Hobbit in calzamaglia, sembravano pronti per andare in guerra...e non era nella natura degli Hobbit la violenza. Uno di essi avanzò verso i cavalli, ordinando a noi quattro di scendere dalla loro groppa immediatamente. Noi ubbidimmo, ma solamente per parlare faccia a faccia. Volevamo vederci chiaro. "Signori, siete pregati di allontanarvi. Questo è ormai un luogo privato." Disse uno. Merry a quel punto sbottò "Lì ci abitiamo brutto scemo! Dobbiamo entrare e riprenderci le nostre case." Pipino annuì avvicinandosi all'amico. Le tre guardie sembravano irremovibili "Andatevene via, non siete più i benvenuti. Ordini del Capo." "Ancora con questo capo." Mi intromisi "Nessuno ha il diritto di non farci passare. Chiedete di mio padre...lui sicuramente ne verrà a capo." Non avevo intenzione di includere anche il mio povero padre in quel misfatto, ma si trattava di casa nostra. Io pensavo che appena arrivati tutti ci avrebbero accolti come eroi. Avevamo salvato la Terra di Mezzo, insomma! E invece ci ritrovammo in un vicolo cieco; la cosa che mi infastidiva di più era che le nostre case si trovavano proprio dietro quel cancello, ma a noi a quanto sembrava non era permessa l'entrata. Frodo si avvicinò violentemente ad una delle guardie fino al momento in cui i loro nasi erano a pochi centimetri di distanza. "Ora ci farete entrare." Esclamò diretto "Posso rischiare qualsiasi pena che il vostro Capo desidera infliggermi, ci parlerò io stesso. Ma pretendo che ci facciate passare all'istante, ho inteso?" Si, avrei sempre detto che quando Frodo si metteva in testa una cosa diventava più duro di una zucca, lo provai sulla mi pelle. La guardia lo guardò con scherno "E cosa avremmo in cambio noi? Dovremmo infrangere le regole per quattro semplici Hobbit di cui tutti avevano dato per morti stecchiti?" "Esatto, mio caro amico. Posso darti del denaro, ne ho molto." "Non lo voglio. Il capo ci paga abbastanza." Frodo sospirò, ma sul suo volto si formò un sorrisetto al quanto preoccupante. Si avvicinò ancora di più alla guardia, le sue labbra giunsero al suo orecchio per far in modo che sentisse solo lui. Io mi affiancai a lui, volendo sentire ciò che aveva da dire con quel sorriso malizioso. A quel punto parlò quasi con una voce impercettibile. "So cosa brama nel cuore di ogni uomo, mio caro...amico. So cosa desideri di più al mondo, perché ti senti vuoto e la tua mogliettina non ti da abbastanza attenzioni, dico bene?...Lo so che mi vuoi." Sgranai gli occhi. Mai avrei pensato che il mio Frodo tanto gentile e dolce avrebbe davvero detto quelle cose. Ma la su testardaggine doveva sempre avere la meglio. Continuai a sentire. "Mi stai spogliando con gli occhi dalla prima volta che mi hai visto. Lascia che questa notte non siano solamente le tue iridi a togliermi i vestiti." Non sapevo se essere geloso o buttarmi a terra a ridere a crepapelle. Lo stava corrompendo per bene. La guardia deglutì pesantemente, ma riuscì sotto l'elmo a smorzare un sorrisetto d'eccitazione che gli si era formato sulla sua stupida bocca. Si allontanò da Frodo e gridò "Fateli passare. Forza, che aspettate?!" Le altre due guardie rimasero allibite, per sino Hob, Merry e Pipino sfornarono il loro sguardo più incredulo. Con entusiasmo riuscimmo a superare quel dannato cancello, facemmo dei passi, ma non riconoscemmo più la nostra amata Contea. Molti alberi erano andati bruciati o rasi al suolo. Vennero costruite molte più fabbriche e negozi di alto rango, con materiali diversi da quelli che solitamente utilizzavamo. C'erano guardie di controllo in ogni viuzza, ne vidi per sino una picchiare un povero giovane Hobbit che non cercava nemmeno di ribellarsi. Era disgustoso. Era terribilmente disgustoso. Non era la nostra Contea, non era la nostra casa. Un altra congiura ci si presentò davanti in un attimo. Un altra schiera di guardie ci bloccò il passaggio precedute tutte da una sola in una calzamaglia elegante e con un ventre ben generoso. Era Lotho. L'Hobbit si avvicinò a noi, ormai rimasti appiedati e si fermò ad un metro dai nostri corpi. Il solo vederlo sorridere mi faceva venire il voltastomaco. "Signor Gamgee, dovrei cominciare da lei." Esclamò con una voce squillante. Mi accigliai. "La informo che suo padre è stato arrestato per aver messo a dura prova il nuovo governo, cercando di creare una contro riforma ribelle contro il sottoscritto. Molto coraggioso, come ogni Gamgee, ma inefficace a quanto vedo." Non potevo credere a quelle parole, non capivo. Non mi capacitavo del fatto che Lotho avesse preso il potere, avesse creato una forma di governo tossica che impediva la libertà di parola o peggio, la libertà in se per se, e ogni diritto di noi Hobbit. E ora aveva arrestato mio padre, il mio povero padre che aveva cercato di ribellarsi per la giusta causa. Vidi Frodo guardami con compassione, e mi afferrò per le spalle poiché stavo perdendo colorito. Strinsi i pugni, volevo fargli del male, fargliela pagare, ma nulla di tutto questo riuscii a fare. Non avrei potuto neanche. Le guardie erano armate di spade e pugnali. Non potevo rischiare di mettere in pericolo le vite dei miei amici a causa mia. "Signor Brandybuck, signor Tuc. Voi avete infranto la regola di penetrare nella Contea durante il sorgere del sole. Sarete perciò sanzionati di una multa e siete stati anche graziati. Sicuramente non lo sarà il signor Baggins." Il suo sguardo scivolò su Frodo e se osava toccarlo giurai a me stesso che gli avrei messo le mani addosso. Lotho si avvicinò al ragazzo, quest'ultimo alzò semplicemente lo sguardo, attenendo come me quello che aveva da dire. "Frodo Baggins, sei in arresto per sfondamento del cancello di protezione, distruzione del regolamento, assalto ai guardiani dei cancelli, sconfinamento inappropriato e corruzione delle mie guardie fidate." Frodo sorrise di scherno "C'è dell'altro?" "Questo basta e avanza per cominciare." A quel punto intervenni: "Posso aggiungere io qualcos'altro se vuoi, Lotho. Il pensiero di prendere a pugni in faccia il fottuto sommo capo che ti ritieni di essere e pensare che i tuoi sceriffi abbiano la faccia di un branco di babbei." Come ero fiero di quello che mi era appena uscito dalla bocca; se avessero arrestato Frodo, avrebbero arrestato anche me. Per un momento vidi Lotho con il volto di rabbia, dopo un attimo sembrò riprendersi e guardami con un altro sorrisetto "Samwise pensavo che lei fosse più perspicace del suo amico, ma vedo che cattivo sangue Baggins ha influenzato anche uno non appartenente alla famiglia." "Oh, confermo. Il suo sangue cattivo mi contamina tutt'ora." Sorrisi di mia volta. Sapevo quanto i Sackwille detestassero tutti i Baggins e, seppure Frodo non aveva fatto nulla lui lo avrebbe comunque condannato per la più piccola cosa. Lotho non si mosse dalla sua posizione, e a quanto sembrava non voleva darmi la soddisfazione di averlo preso per i fondelli, così dichiarò: "Arrestate il signor Baggins, portatelo nella cella più fredda e buia delle segrete e legategli i polsi." Un attimo prima che una guardia mettesse le mani addosso al mio Frodo io sguainai la spada e gliela puntai contro mettendomi tra i due. Così, fecero anche Merry e Pipino. "Toccalo e non riavrai più le dita." Dissi con fermezza. La guardia indietreggiò spaventata, ma Lotho non si fece prendere dal panico. Avanzò ancora e afferrò la spada del soldato puntandola su di me. "Se impedirai l'arresto, il tuo caro amico verrà condannato a morte. Ordini del capo supremo." Frodo non si fece spaventare, non quanto me che le sole parole -Frodo e morte- nella stessa frase mi facevano perdere il senno. "Capo supremo? E chi sarebbe adesso?" Domandò Frodo. Lotho rispose: "Sharkey si fa chiamare." "Mai sentito. Non è un Hobbit." Intervenne Merry. "È un uomo saggio. E io sono il suo ufficiale consigliere e amministratore della giustizia nella Contea. Ora ribadisco: non torceremo un capello al signor Baggins se ce lo lascerete portare via. Se non sarà così avete capito le gravi conseguenze. E tu, Samwise Gamgee non vuoi vedere il tuo caro amico d'infanzia con la gola squartata, dico bene?" Deglutii. Non potevo fare nulla per salvarlo quella volta, ma Frodo sembrava persuaso delle sue convinzioni. "Io non andrò in una lurida prigione perché ho cercato di entrare in casa mia. E chiunque sia questo Sharkey deve sloggiare immediatamente da casa Baggins, non è di sua proprietà." Lotho a quel punto smise di sorridere con scherno, e quella volta pareva serio. "Senti Frodo, lo sai che odio te e tutta la tua famiglia da sempre, come tutti i Sackwille. Ma ti conosco da quando sei nato, udii per sino il tuo piangere fastidioso quando uscisti dal grembo di Primula e non ho intenzione di profanare il suo nome di madre protettrice nel concedere che il suo unico figlio finisca dentro una fossa. E poi sei solo un ragazzo, ma..." sospirò e io ne Frodo, ne Merry ne Pipino credemmo alle nostre orecchie. "Il saggio Sharkey è un mago potente, quanto Gandalf il grigio. Non ho capito il motivo per cui ti odi particolarmente, seppure non ti abbia mai visto in faccia. Ti odia e..." La frase che disse successivamente la sussurrò all'orecchio del mio Frodo, ma comunque riuscii a sentire "E vorrebbe vederti morto." Frodo deglutì, io lo stesso. Ma chi era questo Sharkey? "Lo faccio per il tuo bene ragazzo. E tu, Samwise dovresti darmi ascolto se vuoi vedere ancora il tuo amico vivo e vegeto." Prima che potessi rispondere Frodo mi anticipò e disse: "Questo Sharkey...gli direte che sono giunto a casa?" Non guardava più negli occhi nessuno. Il suo sguardo era puntato a terra. "Gli ordini erano questi. E comunque presto lo verrà a sapere..." "Attenda! Lotho, per favore." Intervenni "Attenda qualche giorno." "E perché mai?" In quel momento mi venne in mente una grande idea...più che grande folle, oserei dire. Ma se era per l'incolumità di Frodo allora sarei potuto diventare il più folle dei folli. D'improvviso sentii la mano calda del mio amante poggiarsi sulla mia spalla "Va tutto bene, Sam." Avrei voluto gridare che niente andava bene, ma cercai di stare al loro gioco, per far sì che quel piano folle si sarebbe avverato e organizzato per bene. Due guardie presero Frodo per i polsi, portandoli dietro la sua schiena. Ci guardammo in quell'istante e mi avventai su di lui, sussurrandogli all'orecchio "Tornerò da te stanotte. Tutto questo finirà presto." Lui annuì sorridendomi, e un attimo prima di essere portato via con forza riuscii a percepire le sue parole: "Mel-in leh." E sparì tra le guardie. Capii che era Elfico, quella lingua che, inspiegabilmente sapeva dopo aver preso l'Anello in sua custodia, ma non seppi cosa significava. Dopo quello che era successo, Lotho e le sue guardie si diressero verso casa Baggins, e finalmente io, Merry e Pipino potevamo attuare il mio piano. Ci dirigemmo a casa di Pipino. Gli dissi in segreto che avremmo cominciato una rivolta, anche nel nome di mio padre e che avremmo coinvolto la maggior parte degli Hobbit. Perché li conoscevamo tutti e da tempo. E sapevamo benissimo che anche loro avrebbero voluto la Contea di una volta. Merry e Pipino furono subitamente d'accordo con me, così nell'ora di pranzo arrivammo al pub di Hobbiville. Per un momento avevo sperato di vedere il mio gaffiere dietro dietro il bancone, ma sapevo che mio padre non era lì in quel momento. Riuscimmo a riunire in poche ore la maggior parte degli abitanti di Hobbiville, girando mano mano la voce. Li convivemmo ad unirsi a noi e a ribellarsi, come aveva provato a fare il mio caro padre, per fermare quel governo corrotto da chi pretendeva il potere assoluto su un luogo libero da millenni. Con grande sorpresa furono tutti d'accordo con noi; non solamente perché ci conoscevamo da una vita e si fidavano, ma soprattutto perché anche loro sapevano benissimo si voler tornare alla normalità, perché di certo quella non lo era. Così, appena il sole tramontò, calò nella Contea un silenzio di tomba. E noi eravamo tutti pronti. Con prudenza dissi a tutti loro di raggiungere casa Baggins e, senza toccarla o rovinarla di un solo centimetro dovevano far sloggiare Lotho e il capo supremo che si faceva chiamare Sharkey e bandire quest'ultimo dalla nostra casa. E così fecero. E io ero fiero più che mai degli Hobbit in quel momento. Con loro c'era anche Rosie Cotton. La vidi raggiungermi con un dolce sorriso, non potei fare a meno di arrossire. "Ciao." Mormorai. "Guarda chi si rivede." Sorrisi, poi tornai serio "Dovresti andare a casa. Non è sicuro." Lei sospirò e si avvicinò a me ancor di più "Questa è la mia casa. La difenderò come giusto che sia, Samwise Gamgee." Le sue parole mi diedero ancora più coraggio. Annuii e le augurai buona fortuna, ma prima che mi allontanassi udii: "È bello rivederti." Mi voltai verso di lei "Anche per me." Poi corsi via nella parte opposta, ma la sua voce mi fermò ancora. "Cosa?" Domandai. Lei mi guardo maliziosamente "Come potrai liberarli senza una chiave?" In quel momento mi sarei volentieri dato uno schiaffo in fronte. "Oh giusto. Devo prendere le-" Senza che potessi finire la frase Rosie mi lanciò un vecchio mazzo di chiavi arrugginito che io afferrai goffamente. "G-grazie!" "Vai!" E corsi via, questa volta davvero. Nel mentre correvo ripensavo a lei. Rosie fu la mia prima cotta, mi piaceva davvero. Ma quando la rividi non provai più nulla. Perché nella mia testa, nel mio cuore e nelle mie membra risiedeva solamente un anima: Lui. E in quel momento il mio Frodo era all'interno di una cella buia e fredda e dovevo salvarlo. Salvare lui e il mio caro padre era il mio primo pensiero. Lasciai a Merry e Pipino il comando della rivolta su a Casa Baggins, ma dove tutto tace e c'è solo buio stavo andando io. Correvo e correvo fino a che scorsi l'entrata delle segrete sotto una collina. Rammentavo che vi entrai solamente una volta all'età di dodici anni, quando la curiosità di due Hobbit giovani era al culmine. A quell'epoca io e Frodo sapevamo bene che non vi era rinchiuso nessuno. La Contea era da sempre stata un luogo di pace e serenità. Difatti, quando incuriositi come non mai giungemmo alle segrete le trovammo abbandonate, erano colme di ragnatele e impolverate persino sul soffitto. Era chiamato luogo del terrore, nessuno mai ci andava, eccetto noi due che non appena entrammo e sentimmo il battito d'ali di un pipistrello ce ne andammo a gambe levate. Quella volta era solo ad entrare e non comprendevo il perché le mie gambe stavamo tremando. Mi definii uno scemo e un fifone, perché ero entrato nella terrificante torre di Chirit Ungol, ero andato e tornato vivo da Mordor e ora avevo timore ad entrare in una stupida cella abbandonata. Si, ero uno scemo. Quando finalmente entrai accesi un fuoco su un pezzo di legno e mi incamminai col cuore in gola. Alla mia destra vi erano delle celle vuote. Le controllai ad una ad una fino ad incombere a quella di Frodo. "Frodo!" Lo chiamai. Afferrai velocemente le chiavi che mi diede Rosie e, con qualche tentativo vano, alla fine riuscii ad aprire la cella. Mi scaraventai successivamente su Frodo. I suoi polsi erano incatenati saldamente a delle catene fisse sul muro, le sue braccia erano sopra la sua testa. "Ecco. Ci sono io, ora ti libero." Bofonchiai cercando quella che poteva essere la chiave giusta. Mentre le provavo tutte scorsi di poco Frodo che mi sorrideva, come sempre. "Cosa c'è?" Domandai. "Niente." Finalmente riuscii a liberarlo, lui si strinse i polsi doloranti nel mentre io mi asciugavo la fronte dal sudore. "Mi dispiace per tutto quello che è successo." Cominciai a dire "È inaudito, mi aspettavo di tutto, ma non questo. E poi non ho capito perché questo Sharkey ti vuole morto, ma chi sarà mai? Gliela faccio vedere io, se solo osa toccarti io..." "Tu parli troppo." Mi interruppe Frodo avvinghiamomi per le guance e facendomi chiudere la bocca con un bacio. Quando ci staccammo arrossii, sorridendo: le mie labbra stavamo andando a fuoco. "Vai a liberare tuo padre." "È qui?!" "Certo, ci ho parlato per tutto il tempo. È nella cella a fianco." "Oh!" Feci per andarmene, ma mi fermai sul ciglio della cella. "Cosa mi hai detto prima? Quando ti hanno portato via?" Lui sorrise ancor di più "Lo sai." Lo sapevo. Così sussurrai: "Anche io ti amo." Cercai di scacciare il rossore formatesi sulle mie guance quando raggiunsi la cella di mio padre. E quando lo vidi mi mancò battito. "Papà." Lo chiamai, sussurrando. Era incatenato come Frodo, la sua testa era china verso il pavimento e quando udì la mia voce potei scorgere lentamente il suo volto alzarsi. "Padre." Ripetei. "Samwise...s-sei davvero tu?" La sua voce era roca, potevo intravede delle ferite sul suo viso, era più magro di quanto mi ricordassi. Aprii la sua cella e mi precipitai verso di lui. Senza indugiare oltre lo liberai anche dalle catene e subito dopo le sue braccia cedettero sui fianchi. Poi mi guardò e riuscì ad alzare un arto, sfiorandomi delicato la guancia. Le sue dita tolsero le lacrime che velocemente scendevano dai miei occhi. "Pensavo non saresti più ritornato." Sussurrò. "E io pensavo che non ti avrei rivisto più." A quel punto cedemmo alla tentazione ed entrambi ci affossammo sulla spalla dell'altro abbracciandoci tra le lacrime. Lui mi toccava i capelli, io gli tastavo la schiena. Eravamo di nuovo insieme, padre e figlio. "Papà mi dispiace essermi allontanato così, dovevo avvertirti, salutarti come si deve, io-" "Va tutto bene, Samwise. Ora stai bene, e questo è l'importante." Ci abbracciamo ancora, fino al momento in cui gli occhi di mio padre non erano più su di me. Mi voltai e vidi Frodo sulla soglia, sorridere con le lacrime. "Mi dispiace avervi interrotto." La sua voce era strozzata dalle lacrime. Sia io che mio padre capimmo il perché. Lui non avrebbe più avuto un abbraccio dal suo amato Drogo. "Vieni qui, ragazzo." Lo invitò mio padre. Frodo, lentamente ci raggiunse e ci sciogliemmo tutti e tre in un altro vero abbraccio. "Ho visto crescere anche te, sai? Mica solo mio figlio!" Scherzò mio padre. Entrambi ridemmo. "Per questo la considero come un secondo padre per me, Hamfast." Lui gli sorrise amorevolmente e poi si rivolse a me "Abbiamo parlato a lungo io e il tuo amico, in questa brutta cella. Mi ha raccontato molte cose." Guardai Frodo con sospetto "Che genere di cose?" ma lui mi tranquillizzò con un occhiolino. "Oh certo, di Mordor parliamo." Bofonchiai e vidi mio padre ridere. "Siete stati bravi, si. Ma ora meglio che andiamo. Sarà l'alba oramai." Difatti, quando uscimmo la luce mi colpì violentemente gli occhi. Era già l'alba e nemmeno mi ero accorto che era passato tutto quel tempo. Non indugiammo oltre e ci precipitammo a casa Baggins, sperando che gli altri Hobbit avessero concluso qualcosa. Infatti li trovammo tutti lì, cercando di far uscire Sharkey e Lotho dal loro nascondiglio. Ora ci aspettava la verità. Chi era Sharkey? Io, Frodo e mio padre ci avvicinammo ancor di più, ma quando il capo supremo che si faceva chiamare Sharkey uscì silenziosamente da casa Baggins tutti fecero dei passi indietro. Per un momento ci fu un silenzio di tomba, poi udimmo Merry e Pipino all'unisono gridare increduli: "Saruman?!" Saruman? Chi era Saruman? L'unica cosa che compresi fu che Saruman era un mago, come Gandalf. Era molto alto, molto in là con l'età e nella sua mano brandiva un bastone simile a quello del nostro amico mago. "Traditore." Sentii sussurrare Frodo dietro di me. "Cosa?" Domandai io. Frodo teneva gli occhi fissi sulla figura di questo Saruman di cui non avevo mai sentito parlare "Gandalf mi disse che era a capo del suo ordine di maghi...prima di tradirci tutti e allearsi con Sauron." "Perché lo ha fatto?" "Secondo te, Sam?" Per vigliaccheria, dedussi. Non feci in tempo a rispondere che Frodo stava già avanzando diretto verso casa Baggins superando la folla che vi era davanti. Avrei voluto fermarlo, certe volte quel ragazzo mi faceva pensare che non aveva sale in zucca. Insomma, questo Saruman lo voleva morto e lui ci stava andando appresso. Ottimo! L'unica figura in movimento era proprio Frodo, per questo tutta l'attenzione degli Hobbit di riversò su di lui. Si stanziò dinnanzi ai piedi della sua casa, osservandola attentamente con malinconia, poi le sue sopracciglia si aggrottarono alla vista del mago Saruman. Quando lo stregone lo vide giungere davanti a lui scese dalla soglia della casa, seguito da una figura più sgradevole e curva. In un certo senso, quasi mi ricordava Smeagol, ma non avevo voglia di mantenere quel pensiero. Passo passo, tutti si allontanarono con calma. Tutti sembravano aver paura di questo Saruman, ma di certo né io, né Frodo, né Merry e Pipino ci facemmo intimorire dopo tutto quello che avevamo affrontato, così fummo gli unici a rimanere nei paraggi di Casa Baggins. Frodo si avvicinò ancor di più fino al momento in cui si trovò ad un metro esatto da Saruman. "Avrei tante domande da porti, Sharkey...o devo dire Saruman?" Il mago rise di scherno "Non saranno mai tante quanto le mie, Frodo Baggins." "Perché hai occupato la mia casa?" "Per lo stesso motivo per cui ti sei offerto a potare il grande e unico Anello." "E quale sarebbe?" "Il potere, Frodo. Brami di potere più di chiunque altro." "Tu menti." "E allora illuminami. Perché lo hai fatto?" Frodo sembrò pensarci su e alla fine rispose: "Era una necessità. L'unica cosa di cui sono certo era che non avrei voluto il potere. Per questo l'ho fatto." Saruman aggrottò le sopracciglia e si avvicinò ancor di più al ragazzo, scendendo fin alla sua altezza, seppure molto più alto di statura. "Dov'è Lotho?!" Gridò da lontano un membro della famiglia Sackwille. "Il mio incapace consigliere è morto. Ho dovuto ucciderlo, dopo che mi ha mentito spudoratamente." Molti dei presenti cacciarono dei gridolini soffocati, increduli alle parole di Saruman. Lotho non era mai stato un bravo Hobbit, aveva sempre bramato il potere, ma comunque sia non gli avrei augurato una morte prematura. "Come puoi vivere con questo peso?" Disse Frodo. "Vivo da più tempo di tutti, ragazzo. E le vite sono come piume al vento. Il loro destino è breve e inutile. Come lo sarà il tuo." "La Contea è un luogo libero." Incominciò nuovamente Frodo "E non ti permetterò di profanarlo con il tuo nome e il tuo governo corrotto." Saruman rise ancora, non perché si stesse divertendo ovviamente "Sai Frodo, ti ho cercato per molto tempo. Avrei dovuto ucciderti ancor prima che l'Anello cadesse nelle tue manine, eppure Sauron ha perduto. A causa tua. Alla caduta di Isengard ho promesso a me stesso che ti avrei atteso, atteso proprio qui, dove risiede la tua dimora." "Perché?" "La mia intenzione era colpirti dove ti avrebbe fatto più male: dritto al cuore. Sapevo che avresti perso il senno se avessi occupato la tua casa, e fatto della tua amata Contea un luogo di terrore e ostilità." Vedevo Frodo sul punto di scoppiare. "E sentiamo. Perché attendevi me con così tanto ardore? L'Anello è distrutto. Non puoi fare più nulla." Saruman sospirò, inserendo entrambe le mani dentro le tasche della sua tunica. "Sauron mi aveva promesso un potere immenso ed eterno. E tu, miserabile insulso Hobbit hai posto fine alla sua vita. Pertanto, come ricompensa, pretendo io stesso il grande piacere di toglierti la vita..." Non riuscii neanche ad assaporare con l'udito quelle ultime parole che Saruman estraesse dalla sua tasca un coltello e lo indirizzò con troppa velocità e potenza verso il ventre del mio Frodo e in quel momento tutto il mio mondo si bloccò attorno a me. Vidi solamente Frodo, piegato in due, con le mani sul manico del coltello cercando di rallentarlo, ma non sapevo se lo avesse colpito o meno. Prima che potessi intervenire, però l'insolita e orrida figura dietro Saruman brandì un minuto pugnale e con velocità quasi struggente, in un battito di ciglia, tagliò la gola al mago, che con qualche lamento incredulo si accasciò a terra un pochi secondi, lasciando solamente vuoto, assurda perplessità e un bagno dì sangue ai piedi di casa Baggins. Stentavo a credere che in solo attimo tutto quello era accaduto e, vedere il cadavere di Saruman in una pozza di sangue mi fece venire ancora di più i brividi. Tremavo e non riuscivo più a guardare davanti a me, avrei dato di stomaco. Difatti Pipino dietro di me fece la scelta saggia di vomitare tutto quello che si era mangiato quella sera. Merry cercava di sorreggerlo, anche lui bianco cadaverico a quella vista. Io cercai invece di riprendermi, e mi dovetti riprendere per forza quando vidi la figura di Frodo con gli occhi sbarrati, più increduli di tutti gli altri, con gocce di sangue rosso sulle sue guance, che fissava la creatura che aveva appena ucciso uno dei maghi più potenti della storia della Terra di Mezzo. Non sapevo se Frodo era ferito, teneva ancora il manico del coltello verso la sua pancia, incapace forse di muoversi di alcun centimetro. Un istante dopo la creatura parlò: "Non mi avrebbe mai dato neanche un briciolo del suo potere." Poi fuggì via indisturbato. Solo poche ore dopo avrei scoperto che fu poi ucciso dalle guardie del cancello, prima ancora di varcare la soglia d'uscita della Contea. Forse se lo meritava...forse no. Non era nostro diritto sapere e giudicare chi dovesse vivere e chi morire. Per questo avremmo portato nella tomba quell'avvenimento, non parlandone mai più. Subitamente mi scaraventai su Frodo che aveva ancora una faccia sconvolta, non si era ancora ripreso dall'imminente accaduto. "Frodo? Frodo, mi senti? Sei ferito?" A sentire la mia voce sembrò rinsanire, deglutì e si estrasse il coltello dalle vesti. Per un momento mi sentii morire credendolo leso, poi parlò, guardando ancora all'orizzonte: "Sto bene. Non mi ha ferito." In effetti il coltello non aveva alcuna traccia di sangue. Controllai per sicurezza la sua pelle, ma notai che la lama aveva a malapena inciso sulla camicia, bucandola. Sospirai di sollievo e, cercando di non indirizzare i miei occhi sul cadavere accanto a noi, condussi Frodo, ancora scosso dall'accaduto, lontano da lì. - Alla morte di Saruman e di Lotho la Contea ritornò immediatamente al suo vecchio splendore, neanche me ne accorsi; il muro fu abbattuto, gli Hobbit poterono passeggiare liberamente ad ogni ora del giorno, senza essere picchiati ingiustamente e in sole poche ore...tutto ritornò alla normalità. Merry e Pipino tornarono finalmente a casa ad abbracciare i propri parenti. Io e Frodo invece giungemmo a casa mia, assieme a mio padre, e abbracciai ancora il mio gaffiere. "Per fortuna è finita." Commentò mio padre. "Speriamo per sempre." Conclusi io. Poi mi accigliai e mi rivolsi nuovamente a mio padre "Sono stato via molto tempo, papà. In tutto quel tempo, tu cosa pensavi?" Mio padre riuscì comunque a sorridermi "Inizialmente non volevo credere te ne fossi andato e non comprendevo il perché. Continuavo il mio lavoro cercando di non pensarci, ma ovviamente...era impossibile non pensare al mio unico figlio. Mi rattristai molto, mi sentivo solo e in quei momenti capii davvero quanto io tenga a te. Poi ho saputo della guerra dell'Anello...giravano molte voci su interi eserciti che combattevano contro le forze di Sauron e allora capii. Non c'era Frodo, né Merry e Pipino ne tu. E sapevo che Gandalf centrava qualcosa. E così attesi. Attesi a lungo, ma di te nessun ritorno. E si, ad un certo punto pensai fossi morto e non me lo sarei mai perdonato se fosse stato così. Poi quando fui catturato e vidi Frodo che veniva portato nella cella accanto alla mia beh, una speranza innondò le mie membra. E così mi disse tutto, tutto quello che è successo, dove siete andati e come siete sopravvissuti." Avevo le lacrime agli occhi, ma riuscii comunque ad annuire "Lo so. È stata un'avventura. Ora stiamo tutti bene." "E questa è la cosa importante." E mi abbracciò di nuovo. Quando ci staccammo mi venne da ridere; avevo voglia di raccontare a mio padre ogni emozione provata in quel viaggio, ogni piccola avventura, ogni pericolo scampato; così mi rivolsi anche a Frodo. "Ehi Frodo ricordi quando-" ma mi bloccai quando, voltandomi non lo vidi più sulla soglia della porta. "Ma dove è andato?" Mi chiesi. "Credo che il ragazzo abbia bisogno di riposare. È stata dura, soprattutto per lui." Io continuavo a fissare la porta di casa mia. Era lì. E ora non c'è più. Mi voltai ancora verso mio padre "Ho passato così tanto tempo da solo con lui...che ora non riesco a lasciarlo andare." "Non devi lasciarlo andare, figlio mio. Lui ha bisogno di te...e tu di lui. Vai, forza." "Papà, se vuoi che resti, io..." "Vai da lui, che aspetti?! O devo farti andare via a calci in culo?" Risi e con tutta la gioia infantile, tornata nel mio cuore abbracciai ancora mio padre e corsi via lasciandomi l' infanzia di nuovo alle spalle. Correvo e correvo fino ad arrivare a casa Baggins. Andavo da lui. Andavo sempre da lui, incapace di separarmi per un solo istante dal mio amato. Lo amavo, lo amavo, lo amavo e lo avrei colmato col mio amore fino al momento in cui avrei dovuto esalare l'ultimo respiro e, quando sarebbe successo...lo avrei amato ancora.

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Capitolo 31
*** 30 ***


Quando bussai alla porta di casa Baggins sapevo già che non avrei ricevuto riposta. Così, senza indugiare entrai chiamando il suo nome, ma ancora non mi rispose. Lo cercai per tutta casa fino a che lo trovai nella sua camera, seduto sul suo letto con le gambe portare al petto, le braccia incrociate sopra le ginocchia e il mento poggiato su di esse. La stanza era come me la ricordavo, soltanto più piccola. Le persiane erano semichiuse, solo qualche spiffero la luce cercava di penetrare all'interno della camera. Eravamo soli. Mi fermai dinnanzi alla soglia della porta, quando udii la sua voce. "Cosa ci fai qui?" "Che domanda è?" "Pensavo volessi stare con Hamfast, ti vedevo così allegro...non avevo voglia di rovinare quel momento tra padre e figlio." Io sospirai, scuotendo la testa, mi avvicinai e mi sedetti sul letto, accanto a lui. "Tu non saresti capace di rovinare neanche un filo d'erba. Rendi tutto più bello, e io...volevo vedere come stessi." Frodo annuì soltanto, e quella sua specie di risposta mi frustrò un po'. Non aveva nulla da dirmi? "Come stai è ancora una domanda scema?" Domandai. Lui accennò un riso, solo che non pareva affatto divertito "Ancora scema, si. Ma...sto bene." Alzai un sopracciglio "A chi vuoi prendere in giro? A me no di certo, so quando menti. Cosa ti turba?" Frodo sospirò a lungo prima di rispondermi: "È tutto così strano. Così calmo, ora. Non sono più abituato a questa tranquillità. Ho dormito bene in questi giorni...lui non c'era nei miei sogni. Non ero rinchiuso a Mordor." "Significa che stai guarendo. L'Anello non ti farà più del male." Non compresi il perché non volevo toccarlo quella volta. Avevo timore di carezzare la sua pelle, paura che mi respingesse, paura che tutto sarebbe cambiato, che lui non mi volesse più. "Lo spero." Rispose. "Ma ho paura che il ricordo rimarrà nitido nella mia mente per il resto della mia miserabile vita." "E allora ci sarò io...a farti rallegrare un po'." Pensavo di farlo ridere con quelle ultime parole, ma la sua bocca non si mosse di un centimetro. Detestavo quando non mi faceva capire cosa stava provando, e odiavo Frodo per questo. Si, a volte odiavo quel ragazzo. Lo odiavo perché lo amavo da impazzire e volevo che fosse mio. Volevo che fossimo una cosa sola, una sola anima. Sospirai, cercando di fargli capire la mia frustrazione a quel suo comportamento distaccato "Va bene. Ti lascio ai tuoi pensieri." Un attimo prima che potessi alzarmi la sua mano calda afferrò saldamente il mio polso e io cercai in tutti i modi di non sorridere. "Aspetta." Disse con una lentezza quasi struggente. Quella voce mi faceva sempre impazzire. Lo guardai negli occhi questa volta, ma non disse nulla. Aspettai una sua reazione. "Non lasciarmi." Sapeva sempre come farmi sciogliere come la lava bollente. Maledetto Frodo. Senza aggiungere altro mi sistemai accanto a lui, quindi ci sdraiammo entrambi sul letto; le nostre mani si unirono, le dita cominciarono ad assaporare delicatamente le nostre pelli calde. Non ci guardammo negli occhi per un po', non ne eravamo capaci. Non potevamo stare l'uno senza l'altro. Entrambi colmavamo la nostra solitudine con dolci tocchi. Dopo tutto quel tempo da soli passato insieme, non fu solo l'amore ad unirci. Era divenuto un istinto di sopravvivenza, dovevamo proteggerci a vicenda, scaldarci con il nostro fiato, toccarci per farci capire che non eravamo soli. Solo a quel punto mi guardò dritto negli occhi e, come sempre quelle iridi blu mi lasciarono una profonda fitta allo stomaco. Una sua mano finì sul mio petto, sentendo il mio forte battito cardiaco, e lì, sorrise lievemente. Scrutò le mie labbra, poi i miei occhi. Le mie dita scivolarono sulla sua fronte, scesi con il pollice e poi con l'indice e, superando il naso giunsi alla labbra. La sua lingua bagnò le mie dita, poi la sua mano, dal mio petto, tornò su, carezzando i miei riccioli sulla fronte e scostandoli dai miei occhi verdi. Ci guardammo intensamente per molto tempo, senza fare assolutamente nulla, senza dire assolutamente nulla. Quando provai a pronunciare qualcosa lui mi zittì immediatamente, premendo le sue dita sulle mie labbra. Successivamente Frodo, con l'indice e il medio chiuse i miei occhi, ma io non volevo perché avrei voluto ammirare quel viso privo di imperfezioni per l'eternità. Non farmi questo, Frodo. Non voglio questa punizione. Sii clemente con me, amore mio. Lascia che ti ammiri... Lascia che ti tocchi... Lascia che diventi mio... E io tuo... Non appena chiuse le mie iridi, percepii il mio amato avvicinarsi ancor di più a me, affossando il suo viso sul mio petto. Una sua mano, poggiata sulla mia spalla, si strinse in pugno afferrando saldamente il tessuto della mia camicia. Io, incredulo ai suoi movimenti che cercavano protezione, feci scivolare il mio arto dietro la sua nuca, e i suoi riccioli erano di nuovo miei. Annusai il suo odore di mandorla e menta. Per sempre avrei potuto vivere di quell'aria. Mi faceva respirare, mi dava vita, e mi bastava. Frodo si strinse ancor di più al mio petto, fino al momento in cui percepii il tessuto della mia camicia cominciare ad inumidirsi...e capii che erano le sue lacrime. "Perché piangi?" Sussurrai al suo orecchio. Lo sentii ridere, il suo respiro si fece più veemente e il suo fiato imbrattava il mio petto, rendendolo di sua proprietà. Mi afferrò sempre di più. "Perché sono felice." Lo baciai sulla testa, gli baciai la fronte e lo resi mio ancora e ancora. Lo avrei protetto per sempre. Frodo si accucciò su di me, io rimboccai le coperte ad entrambi e ci infilammo così nel letto, caldi e scaldati coi fiati del nostro amore. E poi mi baciò finalmente sulle labbra e quanto attesi quel momento e quanto lo desideravo. Era il momento della giornata che amavo di più. Strinse il mio viso tra le sue mani e mi baciò ancora. E le sue labbra umide toccarono le mie, e io toccai le sue...e le nostre salive si intrecciavano come le nostre anime che divenivano una soltanto. Le nostre lingue sì congiungevano insieme come due corpi caldi la notte di nozze, e le nostre bocche non volevano staccarsi mai e non ci staccammo, perché nemmeno noi ne eravamo capaci. Quel momento di carezze e dolci baci si tramutò in passione ardente, una passione così forte che doveva essere colmata all'instante. Scivolai sotto di lui e ci baciammo, rotolammo tra le lenzuola, lui si ritrovò sopra di me e ci baciammo ancora. Ridevamo, ritiravano seri, ci toccavamo, ci stringevamo. "Voglio averti ora." Diceva Frodo, tra un bacio e un altro." "Ripetilo." Dissi io, sentendo la sua eccitazione sulle mie membra. Ci guardammo seriamente, lui sopra di me, io sotto di lui. "Ti voglio." Ripetè scandendo ogni sillaba. Le nostre eccitazioni erano a pochi strati di tessuti separate. Così, iniziammo a spogliarci tra baci e abbracci. Lui fu il primo a togliermi tutti i vestiti e a coprirmi poi col lenzuolo. Io sbottonai delicato la sua camicia, bottone dopo bottone e, mentre lo facevo baciavo la sua pelle, il suo petto, il suo addome, gli baciai l'ombelico, scesi e scesi e lo spogliai del tutto. E in quel momento i nostri luoghi del piacere spingevano sui nostri corpi nudi, senza più alcun inutile strato a separarli. Ci toccammo, provammo piacere, ma l'eccitazione tornava ancora...avevamo bisogno di più. Frodo si girò di spalle, sfiorando il lenzuolo con il petto, mi guardò un ultima volta e io afferrai la sua mano, per nessun motivo avrei voluto fargli del male. "Solamente se lo vuoi." Dichiarai. "Solamente se lo vuoi tu." Disse lui. E così, le mie mani giunsero sui suoi fianchi e, mentre ammiravo la sua schiena nuda mi posizionai sopra le sue membra e, con la massima delicatezza entrai dentro di lui. Strinsi gli occhi, il mio cuore batteva all'impazzata e anche il suo. Gemeva, quasi gridava dallo sfinimento e ci piaceva. Ci rendeva finalmente uniti. I nostri corpi si unirono definitivamente come mani congiunte. Le mie mani premevano sui suoi fianchi, le sue si aggrappavano violentemente alla testiera del letto, ci muovevamo velocemente, i nostri corpi si trasportavano dolcemente e con sensualità; non riuscivo a fare a meno di gemere con enfasi; con il suo permesso mi inserii maggiormente all'interno di lui e praticai delle spinte con la massima discrezione. A lui piaceva, lo sentivo. Quello che volevo era far percepire il piacere a lui, di certo non mi dispiaceva provare un piacere immenso anche a me. E alla fine, quando venni dentro di lui mi sentii completo, dissetato e sfinito. Mi lasciai cadere sulla sua schiena nuda, percepivo il battito del suo cuore, il suo respiro roco e veemente, il mio era lo stesso. E rimanemmo uniti l'uno al corpo dell'altro fino a che riprendemmo mano mano il respiro, ma anche in quel momento una parte di me non voleva staccarsi da lui. Facemmo l'amore quel giorno, per tutto il giorno senza che nessuno venisse a chiamarci; rimanemmo soli; Soli, proibiti e innamorati. Follemente innamorati. Perdutamente proibiti. Ma mai sbagliati, quello non lo eravamo mai stati, in quel momento ne ero certo. "Amore mio..." mormorai accarezzando i suoi riccioli sudati, guardando il suo viso che aveva gli occhi chiusi e sfiniti. "Se mi chiami ancora così dovremmo farlo ancora." Sospirò lui, bevendo ancora le iridi chiuse. E allora sorrisi e in un attimo scaraventai il lenzuolo sopra le nostre teste avvolgendoci completamente all'interno del suo manto bianco. "Amore mio, amore, amore mio!" Gridai e lui fu costretto a tapparmi la bocca con entrambi le mani. E ridemmo e ridemmo...e ridemmo ancora, coccolandoci e stringendoci, giocando con le lenzuola e non staccando mai le nostre pelli sensibili a quei tocchi colmi d'amore e passione. La sua risata mi faceva tornare a quando eravamo piccoli, rideva con così tanta enfasi che solo il suo ridere faceva scoppiare anche me. "Mi fai il solletico, smettila!" Gridava, ma io continuai incapace di sentirlo smettere di ridere. Frodo mi avvolse la testa all'interno del lenzuolo ed io cercai di dimenarmi, riprendendo fiato. "Soffoco! Soffoco!" Mentii con tanto di espressione drammatica e, a quelle parole, Frodo mi liberò immediatamente guardandomi seriamente negli occhi. "Ora posso vendicarmi!" Esclamai e lo avvinghiai ai fianchi senza via d'uscita per lui. "Lasciami, lasciami! Traditore!" Rideva lui mentre di dimenava, ma con scarsi risultati. A quel punto mi fermai, bloccando i suoi polsi sopra la sua testa. E ci guardammo negli occhi. La sua pancia premeva sulla mia, nel mentre il suo diaframma si alzava e si abbassava al suo respiro. Tremava. Tremavo anche io. "Stai tremando." Mormorò Frodo, sfiorando i miei fianchi. "Sto bene. Non preoccuparti per me." Ci fissammo a lungo, ci sorridevamo e tornavamo seri e ci guardavamo ancora. "Sam." Mormorò, senza aggiungere altro e mi bastava; solamente che pronunciava il mio nome mi sentivo soddisfatto. "Frodo." Dissi io. A quel punto il mio Frodo sorrise ancora "Posso ammirare il tuo corpo nudo per l'eternità?" "Solamente se prometti che anche io potrò godere delle tue membra per sempre." A quel punto Frodo scostò dei riccioli biondi che mi erano finiti sugli occhi e mi squadrò il viso intensamente. "Come si può non amarti, Sam dorato come il miele?" "Potrei farti la stessa domanda." Senza il bisogno di aggiungere altro mi permisi di scoprirci entrambi dai lenzuoli bianchi. Avevo la necessità di ammirare ancora il suo corpo nudo. Scivolai sotto di lui e il mio volto si fermò all'altezza del suo ventre. Frodo sembrava incuriosito, teneva gli occhi puntati su di me. Io bloccai i suoi fianchi con le mani e subito dopo la mia bocca toccò il suo addome e cominciai così a baciare delicato solamente quella parte, che tanto mi provocava piacere, dentro di me. Percepivo il cuore di Frodo anche all'interno del suo ventre magro, ma le mie labbra non erano stanche di quei baci. Esse carezzarono il suo stomaco, giungevano all'ombelico e percorrevo la circonferenza di esso con le dita e poi ancora con la bocca. Mentre Frodo rideva per il solletico che provocavo alla sua pancia, io continuavo indiscreto non riuscendo a trattenere un riso anche io stesso. Presi una pausa e ci guardammo negli occhi. "Dimmi che mi ami." Sorrisi e risposi: "Ti amo. Da impazzire. Ti amo da sempre. E per sempre." Frodo rise e mi strinse a se non lasciandomi andare. Mi abbracciò non come un amante fa al proprio amato, ma come un padre fa al proprio figlio, come un fratello fa al proprio fratello, come una madre protegge il proprio bambino, incapace di separarlo dal suo seno, dal suo cuore. Finimmo così quel giorno. Mi trovavo nel posto più bello del mondo, il suo petto. Sentendo il suo cuore e lui che mi carezzava la cute, con una delicatezza che solamente lui possedeva e che neanche la morte sarebbe stata così crudele da strappargliela dal petto senza pietà. Frodo mi chiamava per nome, mi carezzava le membra, mi baciava e mi colpiva delicato il cuore, ogni qualvolta che le sue iridi color del mare incrociavano le mie e mi bloccavo, come sempre. Volevo che ogni momento di delicatezza di quel giorno non sarebbe mai finito. Avrei voluto che durasse per sempre, che la nostra stella fermasse il tempo in quel preciso istante e che ci lasciasse per l'eternità soli contro il mondo, senza occhi indiscreti, senza dolore...solo noi. Solamente noi e il nostro amore. E così ci guardavamo, ci baciavamo, facevamo l'amore...e ridevamo come avremmo sempre dovuto fare, come bambini, come innocenti...come rondini libere che si libravano nel cielo. "Sam." "Dimmi." Frodo mi sorrideva, mostrando i denti. Mi avrebbe sorriso fino all'ultimo momento in cui potevo vedere la luce all'interno delle sue iridi. Quando lo guardai compresi che non aveva più nulla da dirmi. Il silenzio non era più imbarazzante tra noi, le parole non avevano più il necessario bisogno di fuoriuscire dalle nostre labbra per colmare quel vuoto. Perché non vi esisteva più il vuoto. Tra di noi, tra me e Frodo non vi era più nulla. Niente. Più nessuno strato, più nessuna esitazione, più nessun rimpianto. C'eravamo semplicemente noi. C'eravamo sempre stati solo noi. Ma non lo avevamo mai guardato davvero. E quello si, che fu il miglior lieto fine che potessi chiedere. Non desideravo altro. La mia vita era completa con lui, la mia vita era lui, col suo amore e col suo profumo attorno alle mie membra. Peccato che non siamo stati scritti per avere un lieto fine.

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Capitolo 32
*** Epilogo ***


Già. Non siamo stati scritti per un lieto fine. Ancora rammento il dolore che provai quando le nostre dita si sfiorarono l'ultima volta, quando dovette partire. Ma il resto della storia la sapete. Non ho intenzione di riempire questo libro di lacrime. Seppure un saggio mi disse una volta, non tutte le lacrime sono un male. Voglio che queste pagine siano riservate solamente ai nostri ricordi, alla nostra storia, da come è incominciata dietro un'aiuola fuori dalla sua casa. Ed ora mi trovo qui, ottanta anni dopo, dinnanzi quella stessa aiuola, dove ormai il profumo di quei tempi sembra esser svanito. Ma il ricordo di quel giorno, quello perdurerà per sempre. Anche quando me ne sarò andato anche io, anche quando nessuno saprà più conservare un nostro ricordo. Per tale motivo ho voluto scriverlo, tracciando con un semplice calamaio ed un nero inchiostro vivido; per far sì che almeno questo libro perduri, così che io e lui non saremmo mai dimenticati. Frodo mi disse che quando sarebbe giunto anche il mio momento avrei potuto raggiungerlo ovunque si trovi. Ma ho deciso che non andrò da lui in questa vita. Preferisco mantenere per sempre, vivido nella mia mente, il ricordo di noi bambini, il ricordo di noi a Mordor, alla fine del mondo. Il ricordo del suo ultimo bacio e...del suo ultimo sorriso, quel sorriso che aveva convissuto con me da quando lo conobbi. E seppure, in vita non ho più potuto godere di quel riso di salvezza, quel suo ultimo vive nella mia mente e sarà l'ultima cosa che vedrò prima che la mia anima lasci questo mondo. Quando scrissi l'ultima parola, quando chiusi il libro comprendendo di averlo terminato, un immenso senso di vuoto mi prevalse. Un brivido mi attraversò la schiena, alzai lo sguardo e chiusi gli occhi. In quel momento non sentii più il rumore della pioggia che cadeva e tutto prese un silenzio assordante. Quando riaprii gli occhi, quando scrutai il paesaggio dietro la finestra, notai che quella era la notte più bella che avessi mai visto. Dovetti uscire. L'arietta leggiadra mi percorse le membra una volta fuori. Le gambe iniziarono il loro percorso da sole; sapevo dove mi avrebbero condotto. Quando scrutai la collina, la nostra collina, accelerai il passo. Mi sedetti in cima, come facevamo sempre da giovani. Si, quella era davvero la notte stellata più bella della mia vita. Poi, in lontananza, vidi brillare una stella solitaria, lontana dalle altre e lì mi prevalse un senso di estrema nostalgia. Era la nostra stella. Da quanto tempo, da quanto tempo non ammiravo la sua bellezza. Da quanto tempo non rammentavo il bene che ella ci aveva donato. E da lì, i miei pensieri ricordavano lei, ricordavano lui. Infiniti corpi celesti vi sono nel cielo, ma una sola stella, solamente una effigia il nostro amore, e mai avrei smesso di ammirarla. Perché quella tenue, fragile luce...era l'unico mezzo per far sì che le nostre iridi si incontrassero di nuovo. E quel tocco invisibile ai sensi, sarebbe stato sufficiente. Allungai timidamente la mano verso di lei, verso di lui. Mai quella stella aveva brillato tanto intensamente. E capii. Lui si era congiunto con lei, e mi stava aspettando. Sarebbe presto giunto anche il mio momento. Sarei andato finalmente da lui. E lì, nella nostra stella più cara...lì le nostre mani si sarebbero congiunte nuovamente. E il mondo avrebbe ripreso a spendere, e le stelle con esso di notte. Perché dovunque sia lui, sarò anche io. E questa volta, sarà per sempre. ~FINE~

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