500 parole per ricominciare ad amare

di Carme93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Capitolo uno

Prompt: vagone

 
 
 
Un viaggio è soltanto un viaggio
la meta è solo un miraggio
e chi piange son solo io
ma queste tre cose insieme fanno un addio
(Insieme di Lorenzo Baglioni)
 
 
 
Poco più di tre mesi.
Un centinaio di giorni.
Ora più, ora meno.
Ecco quanto tempo era trascorso dalla sua partenza.
Girare l’Europa. Ampliare gli orizzonti. Riflettere sul futuro.
Belle parole.
Peccato che alla fine avesse trascorso gran parte del tempo sui vagoni dell’Orient Express.
Strinse convulsamente le mani in grembo. Non avrebbe saputo dire con certezza dove si trovassero, ma sapeva che era vicino a casa. Tra poco il treno si sarebbe fermato. A King’s Cross. Londra.
Era partito nella speranza di trovare qualcos’altro, di trovare sé stesso; ma in realtà aveva soltanto mentito a sé stesso: stava scappando dal passato. La fuga, però, non risolve nulla. E lo strano fastidio allo stomaco, suo compagno di viaggio, ne era testimonianza: il passato lo attendeva e, finché non lo avesse affrontato, non avrebbe sarebbe stato meglio.
Percepì su di sé lo sguardo degli altri viaggiatori e con gesti studiati sciolse le dita dalla morsa in cui le aveva strette e lasciò che lisciassero, con falsa noncuranza, la pelle liscia del sedile.
L’intero vagone era composto da almeno una decina di scompartimenti perfettamente identici a quello in cui si trovava. Aveva camminato a lungo nelle notti precedenti in quei corridoi. Il treno in corsa si lanciava verso nuove mete, verso nuove scoperte, nuove avventure, ma la sua ansia divorante lo aveva tenuto prigioniero lì. Condannato a non dormire e a non trovare risposte.
Si alzò e recuperò lo zaino che fedelmente lo aveva accompagnato per tutto il viaggio. Uscì in corridoio, appoggiò le spalle al muro e sospirò. Stremiti, schiamazzi, pianti di bambini, persino il russare di qualcuno: il sottofondo delle notti e dei giorni i quei vagoni.
Il treno rallentò e Theo sospirò nuovamente.


Angolo autrice: 
Questa breve raccolta partecipa all'iniziativa del gruppo Facebook L'angolo di Madama Rosmerta. L'obiettivo è scrivere cinque storie basate su cinque prompt tratti dalla canzone (da me scelta) Insieme di Lorenzo Baglioni. 
Il protagonista delle flashfic è Theodore Nott e il suo desiderio di ritrovare il suo vero sé dopo la guerra, ma soprattutto trovare qualcuno che gli voglia bene come suo padre non era riuscito a fare. 
In alcuni capitoli vi sono accenni a una Theo/Luna in riferimento a una mia vecchia fanfiction. 

Spero che questa storia vi susciti almeno un piccolo sorriso. 

Carme93
 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Capitolo secondo
 
Prompt: scontro
 
 
 
 
Un treno è soltanto un vagone
una stazione è solo una stazione
un’occasione è solo uno scontro
ma queste tre cose fanno un incontro
(Insieme di Lorenzo Baglioni)
 
 




Theo scese dal treno e si fermò incurante del flusso delle persone che sfilavano accanto a lui. Chiuse gli occhi.
Non dormiva più perché ogni volta rivedeva Azkaban, ne sentiva l’odore di stantio misto alla salsedine, le grida di chi ormai aveva perso la ragione, la dura pietra sotto le mani, il sapore del sangue ogni qualvolta si mordeva le labbra. Erano stati solo pochi giorni. Troppi per lui. Anche senza dissennatori, era diventato un pensiero ossessivo insieme al rancore verso l’uomo che l’aveva trascinato con sé il quel posto orribile.
In verità, se fosse stato solo odio sarebbe stato semplice, no, lui, in cuor suo, bramava ancora l’affetto paterno.
Il viso pallido e stralunato di Luna galleggiò davanti ai suoi occhi.
Aprì gli occhi di scatto. Non ce l’avrebbe fatta. Draco e Blaise avrebbero capito. Sospirò e la mano gli scivolò sul sacchetto che portava da settimane al collo. Con dita tremanti lentamente estrasse una boccetta, al tatto gelida.
Richiuse gli occhi – era davvero un vigliacco – la stappò e l’avvicinò alle labbra. Sarebbe durato tutto molto poco. Tutto sarebbe finito.
Una spinta gli fece, però, perdere l’equilibrio; la boccetta gli sfuggì di mano. Theo aprì gli occhi in tempo per vedere il liquido allagarsi sulla pietra della banchina.
«Scusi, scusi… Tutte queste valige…» strillò una voce squillante.
Theo si voltò e rimase stupito: era una ragazza e doveva avere all’incirca la sua età.
«Non fa niente» disse d’impulso, prima ancora di ricordarsi del veleno costoso ormai perduto.
«Mi dispiace, era una medicina?» insisté la ragazza.
Era mora, ma con i lineamenti ancora infantili. Gli stava rivolgendo uno sguardo dispiaciuto particolarmente dolce.
«In un certo senso» borbottò.
«A me sembra un acido» disse lei incerta.
Theo aveva visto cambiare il suo sguardo velocemente: da dispiaciuto a turbato. Seguì il suo sguardo e si avvide che la pietra della pavimentazione si stava corrodendo.
«Devo andare» replicò: non avrebbe potuto spiegare una cosa del genere a una guardia babbana. Era veleno artificiale, creato in un laboratorio di pozioni. 
«Ehi, aspetta».
Theo si sentì rabbrividire quando lei lo seguì fin sulla strada. La ignorò, ma lei non si diede per vinta e lo seguì. Quando furono abbastanza lontani dalla stazione il ragazzo si fermò di scatto e si voltò verso di lei che arrancava sotto il peso dei bagagli. «Per quale motivo mi stai seguendo?».
«Quella non era una medicina, vero?».
«Non sono affari tuoi. Ciao».
Naturalmente riprendere a camminare non servì, perché lei continuò a seguirlo. Si fermò e l’affrontò nuovamente, questa volta assumendo un’espressione dura. Quello che lo sorprese fu l’essere ricambiato.
«Volevi farti del male».
Theo boccheggiò: ma che ne sapeva lei del Signore Oscuro, di suo padre, dei Mangiamorte, di Luna?
«Mi chiamo Lucretia Benson. Piacere di conoscerti». Theo non avrebbe saputo spiegare il motivo, ma gliela strinse. «Theo».

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Capitolo tre
Prompt: occasione
 
 
 
 
E un segreto è soltanto un segreto
un compleanno niente di concreto
e il tempismo è solo un’attesa
ma queste cose insieme fanno una sorpresa
 



 
 
«Io ho fame, vieni con me?».
«Ma se nemmeno ci conosciamo».
«Come no? Ci siamo appena presentati».

 
Quella era stata la prima di molte sere in cui avrebbero mangiato insieme. Theo non comprendeva il motivo, ma la compagnia di Lucretia lo faceva stare bene. Con il trascorrere dei mesi s’insinuò in lui l’idea che potesse esistere ancora qualcosa di bello nel mondo.
Si vedevano per lo più la sera: Lucretia lavorava in un pub, lui andava lì e la osservava finché lei non concludeva il turno. Nei finesettimana si trattenevano un po’ di più in giro per Londra, perché lei studiava ed era impegnata quasi tutti i giorni.
Quei momenti per quanto brevi erano diventati importanti per lui. Si ritrovava ad aspettarli con ansia.
«Ehi, aspetta».
Era una fredda notte di inverno e aveva appena salutato Lucretia che sarebbe tornata a casa con alcune sue amiche. Si voltò sorpreso e si ritrovò di fronte uno degli amici di Lucretia. Non lo considerava molto simpatico.
«Scusami, ma ho fretta» tagliò corto.
«Ti rubo solo qualche minuto» insisté il ragazzo. «Sabato sarà il compleanno di Lucretia».
«Non lo sapevo» ammise Theo quasi sentendosi in colpa.
«É molto riservata» replicò l’altro. «Comunque le stiamo organizzando una festa a sorpresa. Sarai dei nostri? Lei sarebbe contenta».
«Oh, sei sicuro? Io e lei non siamo così tanto in confidenza» si schermì con il cuore trepidante.
«Ma lei ci tiene. Ci ucciderebbe se sapesse che abbiamo organizzato la festa e non ti abbiamo detto nulla».
Il cuore di Theo cominciò a battere più forte.
«Non esagerare» bofonchiò.
«Non esagero. Ci tiene molto a te. Allora vieni?».
«Sì» la parola gli scappò dalla bocca senza che se ne rendesse conto.
«Fantastico. Allora a sabato».
Theo rimase da solo nella strada deserta e sorrise.
Quando il sabato giunse, il ragazzo era abbastanza agitato.
Era già stato nel piccolo appartamento in cui Lucretia abitava quando studiava a Londra. Theo l’ammirava molto anche per questo: era a chilometri da casa solo per realizzare i suoi sogni, lavorava ogni sera per mantenersi lì e intanto aveva nostalgia di casa.
Quella sera di settembre, in cui si erano scontrati, anche Lucretia era triste ma si era presa cura di lui.
«Sorpresa» gridò insieme al gruppetto di ragazzi che era stato invitato, ma rimase in disparte finché lei con una scusa non lo condusse nel corridoio, lontano da orecchie e sguardi indiscreti.
«Sono felice che tu sia venuto».  
Si sorrisero. Theo le si avvicinò e le baciò la guancia, poi le labbra scesero lentamente verso le sue.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Capitolo quattro
 




Prompt: insieme


 
Un mattone è soltanto un mattone
una coperta è solo un piumone
e una porta è solo un'entrata
ma queste tre cose insieme fanno una casa
(Insieme di Lorenzo Baglioni)
 
 
 
«Accidenti» sbottò Theo mettendo la mano sotto l’acqua.
«Tutto bene?» gridò Lucretia dalla camera da letto.
«Sì, tranquilla».
Probabilmente a suo padre, ad Azkaban, stavano fischiando le orecchie: il suo unico erede trascorreva il pomeriggio a preparare cioccolata calda a una babbana.
Certo forse non doveva essere un grosso problema in confronto al convivere con la suddetta babbana. Da almeno due anni. E il voler chiedere alla suddetta di sposarlo.
Ancora non si era abituato con la cucina babbana e a volte sentiva la mancanza dei suoi elfi. Ma solo a volte.
Prese due presine, proprio come Lucretia gli aveva mostrato mille volte, e prese con quelle il pentolino e versò il liquidò bollente in due tazze dai colori vivaci.
In quel momento un tuono scosse la casa. Era proprio una brutta giornata. Fuori almeno. A lui piaceva poter trascorrere un po’ di tempo con lei.
Aveva scoperto che le battutine di Draco e Blaise avevano un fondo di verità. I suoi amici avevano visto dove lui non voleva vedere.
Appoggiò le due tazze su un vassoio su cui vi era già un piattino stracolmo di biscotti e barcollando si avviò verso la camera da letto.
Lucretia era accoccolata su una poltrona e fissava i lampi fuori dalla finestra. «Mmm che buon odore».
Theo le sorrise e appoggiò il vassoio su un comodino.
«Ti raggiungo sotto il piumone. Oggi fa un freddo».
Si nascosero sotto il piumone e Theo la abbracciò. «Così il freddo ti passa».
Lucretia ridacchiò. «Facciamo merenda dai».
Theo le passò una tazza di cioccolata e per un po’ si sentì solo il rumore di loro che soffiavano per raffreddarla un po’ e la pioggia forte fuori.
Era tutto così diverso. Gli elfi gli avevano preparato molte volte la cioccolata calda, ma nessuna aveva mai avuto quel sapore. Quell’appartamento era piccolo, ma luminoso, anche in una giornata temporalesca come quella. La villa in cui era cresciuto era enorme, fredda e buia.
«A che pensi?» gli chiese Lucretia accarezzandogli la mano che aveva stretto intorno alla tazza.
«Penso che quando mi sposerò, vorrò una casa proprio come questa».
«Magari una villetta, piccola sì ma non quanto questa. In fondo se vorrai almeno un figlio, dovrai pur sistemarlo da qualche parte e qui nemmeno lo sgabuzzino c’è».
«Mmm sì ok, ma niente di troppo grande».
«Vorrei tornare a vivere in campagna».
«Sarebbe bello» concordò Theo, poi sospirò e tirò fuori un quaderno dal cassetto del suo comodino.
Lucretia lo prese con delicatezza: aveva visto tante volte Theo scriverci, aveva tra le mani quasi un frammento del suo cuore.
«È una storia. Ti va di leggerla?» le propose il ragazzo.
Aveva lavorato per settimane a quel racconto. Vi aveva messo anche la verità che ancora non aveva potuto e non aveva avuto il coraggio di confessarle: Sono un mago, ho avuto un’infanzia e un’adolescenza discutibili. Vuoi sposarmi? C’era tutto in quel quadernino. Tutto quello che non aveva il coraggio di dirle e chiederle a voce.
Trascorrere il resto della vita insieme. In campagna, in quell’appartamento minuscolo, dovunque. Ma insieme.

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Capitolo cinque

Prompt: stazione



 
 
Insieme siamo più forti di Thor
e di Mohammed Alì
andiamo nel futuro come Marty McFly
più lontano di ET
(Insieme di Lorenzo Baglioni)
 
 
Era una mattina di fine estate particolarmente luminosa e Theodore sorrise all’ingresso della stazione di King’s Cross.
«Io però non riesco a stare tranquilla» mugugnò Lucretia, sua moglie, nel suo orecchio.
Theo sapeva che non voleva farsi sentire dai figli. Le circondò la vita con un braccio e le bisbigliò: «Ci mancherà, naturalmente, ma è il suo momento».
Lucretia annuì. Da quando il marito le aveva rivelato l’esistenza del mondo dei maghi aveva accettato che quelle che per lei erano sempre state favole erano più che reali, e lei non l’avrebbe mai scoperto se non si fosse scontrata con Theo in quella stessa stazione molti anni prima.
«È così piccolo» sussurrò osservando il loro primogenito spingere con una certa baldanza il carrello di fronte a loro.
«Non vi allontanate» ammonì Theo, sorridendo ancora più apertamente alla vista della figlia minore che cercava di stare al passo del maggiore. «Non è piccolo» aggiunse rivolgendosi alla moglie e guidandola verso i binari nove e dieci. «Vedrai vi saranno molti altri ragazzi della sua età». Spiegò nuovamente al figlio come superare la barriera e gli raccomandò di rimanere con la sorellina; lui si trattenne con la moglie. «Se la caverà, spero solo che…».
Lucretia sapeva tutto di lui, persino quanto era stata disfunzionale la sua famiglia, perciò lo strinse a sé. «Hai raccontato tutto a Marcellus, vedrai che saprà affrontare eventuali difficoltà».
Theo annuì, consapevole che avrebbe dovuto essere lui e rassicurarla sulla permanenza a Hogwarts del figlio. «Draco e Blaise mi hanno assicurato che la Preside McGranitt è molto attenta a evitare ogni forma di discriminazione…». Quante volte l’aveva ripetuto negli ultimi giorni?
A quel punto la prese per mano e oltrepassarono insieme la barriera, al di là della quale una versione undicenne – ma con un sorriso contagioso – di Theo attendeva trepidante.
La famigliola aveva appuntamento con quelle di Draco e Blaise, i migliori amici di Theo. Quest’ultimo si sentì molto più tranquillo, quando, dandosi dello sciocco, comprese che con Marcellus ci sarebbero stati anche Scorpius e Eddie, i figli tredicenni dei due amici, e la piccola Milly, figlia di Blaise, anche lei al primo anno.
Strinse la mano alla moglie, lasciandola solo per il tempo di salutare degnamente il figlio.
Rimasero lì, mano nella mano, finché il treno non scomparve alla vista.

 
Finalmente il suo cuore era colmo d’amore.
 
 

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