We were just kids - we were not supposed to be heroes

di inzaghina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Gesti plateali ***
Capitolo 2: *** 2. Questione di appunti ***
Capitolo 3: *** 3. Ricordi d’infanzia ***
Capitolo 4: *** 4. Nemmeno nei sogni più vividi ***
Capitolo 5: *** 5. Un’eredità scomoda ***
Capitolo 6: *** 6. Non tutti i mali vengono per nuocere ***
Capitolo 7: *** 7. Di feste, litigate e desideri ***
Capitolo 8: *** 8. La persona con cui perdersi ***
Capitolo 9: *** 9. Patto tra amiche ***
Capitolo 10: *** 10. La stessa sostanza dei sogni ***
Capitolo 11: *** 11. Perfetta come sei ***
Capitolo 12: *** 12. Di pensieri, orgoglio e compleanni ***
Capitolo 13: *** 13. Un futuro che non spaventa  ***
Capitolo 14: *** 14. Fratelli ***
Capitolo 15: *** 15. Anche in capo al mondo ***
Capitolo 16: *** 16. Tutto ciò che serve ***
Capitolo 17: *** 17. La paura non può vincere ***
Capitolo 18: *** 18. Esprimi un desiderio ***
Capitolo 19: *** 19. Un cerchio che si chiude  ***
Capitolo 20: *** 20. Il tuo segreto è al sicuro con me! ***
Capitolo 21: *** 21. Promesse ***
Capitolo 22: *** 22. Segui il tuo cuore. ***
Capitolo 23: *** 23. Di lettere, confessioni e progetti futuri ***
Capitolo 24: *** 24. Progetti che tengono svegli ***
Capitolo 25: *** 25. La famiglia che ti scegli ***
Capitolo 26: *** 26. Irraggiungibile ***
Capitolo 27: *** 27. Degna di essere vissuta ***
Capitolo 28: *** 28. Imparare l’amore ***
Capitolo 29: *** 29. Aspettative e desideri ***
Capitolo 30: *** 30. Chi l’avrebbe mai detto? ***
Capitolo 31: *** 31. Occasioni da cogliere ***



Capitolo 1
*** 1. Gesti plateali ***


Non so spiegarmi cosa mi abbia preso, ma tanti, troppi, prompt del Writober mi ispiravano delle brevi storielle dedicate ai miei Malandrini, e ai loro amici, e quindi eccomi qui - anche se non sono certa di riuscire a postare davvero ogni giorno.

Seguirò la lista PUMPBlank  e, come primo giorno il prompt prescelto è: smalto.

 

1. Gesti plateali 


 

 

Da quando Andromeda gliel’ha consegnato, insieme al resto delle cose che Remus aveva messo da parte per lui, Harry passa parte dei suoi weekend a sfogliare le fragili pagine ingiallite dal tempo. Quando scruta le foto che l’amico dei suoi genitori ha incollato con cura, gli pare quasi di riuscire a vivere il momento che vi è ritratto - forse perché le foto sono in movimento, oppure perché ogni dettaglio, anche quello più infinitesimale, riesce ad avvicinarlo alla madre e al padre perduti. Ci sono giorni in cui si sofferma su alcune foto particolarmente emotive: quelle del loro matrimonio, piuttosto degli scatti risalenti al giorno della sua nascita, oppure quelle del loro primo, e unico, Natale insieme.

Altre volte invece, sono le istantanee più buffe ad attirare il suo sguardo, quelle che probabilmente non riuscirebbe nemmeno a interpretare senza l’aiuto di Lexie. Quel sabato sera lui e Ginny l’hanno raggiunta nel suo appartamento e, come da tradizione, si preparano ad ascoltare i racconti dell’amica più cara di Lily, nonché zia di Ginny, che questa volta riguarderanno ciò che ha spinto Sirius Black a lasciarsi dipingere le unghie di oro e cremisi. 

 

“Sai Ramoso, quando mi hai assicurato che i gesti plateali fossero il miglior modo per riuscire a conquistare una ragazza, non so esattamente perché ho deciso di darti retta.”

“Forse perché sei consapevole del fatto che ti ho detto la verità?” 

“Intendevo solo porre l’attenzione sul minuscolo, e trascurabile s’intende, dettaglio che tu non ce l’hai una ragazza!” lo rimbecca Sirius, evitando uno scappellotto.

“Non perché non si stia applicando,” rimarca Remus, ridendo deliziato.

“Più che altro per via di qualche problema di comunicazione,” chiarisce Peter.

“Simpatici, siete davvero divertenti! E voi vi considerereste i miei migliori amici?” si lamenta James.

“Certo che sì!” lo rassicura Sirius.

“Chi altro sarebbe così schietto?” aggiunge Remus.

James si limita a fare una smorfia, precedendoli nel corridoio e avviandosi verso la sala comune; una volta lì, individua subito Lexie, seduta con i gemelli Prewett, e le si avvicina.

“Tu che sei una ragazza, puoi confermare la mia teoria secondo la quale voi donne amate i gesti plateali?”

La Cacciatrice, abituata alle domande stravaganti del suo capitano, s’acciglia un attimo, prima di scrollare le spalle. “Immagino che si possa dire di sì,” dichiara quindi.

“Vedete che avevo ragione? Malfidati che non siete altro!” s’infervora subito, rivolgendosi agli amici che lo stanno raggiungendo.

“Merlino, James! Dimmi che non hai organizzato un altro assurdo piano per conquistare Lily!” lo redarguisce Lexie, assestandogli una lieve gomitata.

“No! Perché credete sempre tutti che io stia combinando qualcosa? È Sirius quello che dovrebbe darsi una mossa…”

Dopo aver udito il proprio nome, il primogenito di casa Black prende posto accanto agli altri e osserva l’amica con un misto di apprensione e speranza. “Dici davvero che dovrei pianificare qualcosa di particolarmente teatrale?”

“A volte una piccola cosa può essere sufficiente… se ben ricordo alcuni giorni fa qualcuno ti aveva sfidato a indossare lo smalto per mostrare tutta la tua fierezza da Grifondoro, ma avevi rifiutato in maniera anche troppo brusca.”

“Vuoi dire che ci è rimasta male?”

Lexie si stringe nelle spalle, “di certo non sei stato molto carino…”

Quasi come se fossero a conoscenza del discorso che i Malandrini e Lexie stanno facendo, Lily, Marlene e Mary scelgono proprio quel momento per scendere in sala comune.

“Hey Marlene, li hai ancora gli smalti dell’altro giorno?”

“Certo che li ho, Sirius. Credevi forse che li avessi buttati perché tu non sai stare al gioco?”

“Mi chiedevo solo se la tua offerta di farmeli provare fosse ancora valida…”

A nessuno sfugge il sorriso sorpreso e compiaciuto che fa capolino sul viso di Marlene, così come è impossibile non notare l’espressione soddisfatta e felice di Sirius.

“Aspettate che vado a recuperare la macchina fotografica, questo è decisamente un momento da immortalare,” sentenzia Remus, riavviandosi in camera.

Osservando Sirius che si sottopone alla manicure, James riflette su quanto ha detto poco fa Lexie, il dettaglio che spesso siano sufficienti delle piccole cose.

“Forse è meglio che annulli il coro di ragazzini del primo anno che volevo utilizzare per chiedere a Evans di uscire, eh Lunastorta?”

“Se non fossi tuo amico ti direi di no, perché sarebbe divertente vederti affatturato da Lily in pubblico… come amico invece, sono in dovere di farti notare che sia decisamente meglio che tu eviti una simile pagliacciata.”

“Prima o poi troverò qualcosa che lei apprezzi…”

“Voglio sperare di sì,” borbotta Remus, scattando una foto che immortala Sirius con le unghie dipinte nel medesimo modo di quelle di Marlene, attorniato dai gemelli, Lexie, Lily, Mary e Peter.

“Incredibile che sia bastata una simile sciocchezza per far breccia nel cuore di Marlene…” si lamenta James.

“Dici che funzionerebbe anche per Evans?” domanda dopo una pausa.

“Lo dubito sinceramente, ma in effetti è sempre divertente vederti dare sui nervi a Lily, quindi chi sono io per fermarti.”

“Sai che ti preferivo quando sembravo timido, Lunastorta? Sei diventato impertinente.”

“È tutta colpa tua e di Sirius!”

 




 
 

Nota dell’autrice:

Eccomi di nuovo qui, dopo aver pubblicato una mini-long mi butto in un altro progetto (?) abbastanza lungo, che non so davvero se avrò la costanza di aggiornare giornalmente, ma che spero possa aiutarmi a tornare a scrivere con più costanza.

I Malandrini mi erano mancati troppo, quindi eccomi qui, sperando che questi ragazzi possano noi ere anche a voi lettori.

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Capitolo 2
*** 2. Questione di appunti ***


Prompt scelto per il secondo giorno: febbre

 
 

2. Questione di appunti 

 

James Potter non è in grado di rimanere fermo, lo ha scoperto non appena ha imparato a camminare autonomamente ─ a soli 11 mesi. Crescendo si è abituato ad ascoltare  le lamentele della madre riguardo al fatto che fosse sempre in movimento, e non sembrasse stancarsi mai. È per questo motivo che è indubbio che Madama Chips si sia sbagliata: non è affatto possibile che lui sia malato e debba stare a riposo per almeno due giorni; non è in grado di rimanere a letto due giorni, lui. Ma fintantoché non riuscirà a farglielo capire, rimarrà bloccato in infermeria, lontano dai suoi amici e dagli allenamenti organizzati con cura maniacale. La partita di esordio con Tassorosso si avvicina e, a meno che non verrà dimesso prima, perderà un altro prezioso allenamento  oltre a quello che ha già saltato la sera precedente. L’unica consolazione, ciò che riesce a farlo rimanere tranquillo, è che ha lasciato le redini della squadra in mano a Lexie ed è fiducioso che la sua vice sia in grado di svolgere un bel lavoro e di ottenere il massimo dal resto dei compagni. 

 

Deve essersi appisolato, perché quando riapre gli occhi il cielo pomeridiano si prepara a lasciare spazio al tramonto e c’è Lily Evans seduta sulla poltrona accanto al suo letto.

“Ben svegliato, Potter! Ti senti meglio?”

“Io sto benissimo, è Madama Chips a essere convinta che io sia malato…” ribatte il ragazzo, dando voce a tutto il proprio disappunto.

“Beh, poco fa ti ha misurato la febbre e ti comunico che avevi 38,6… che ti piaccia o meno, sei malato.”

“Non ho più avuto la febbre da quando avevo sei anni,” si lamenta James.

“Non c’è nulla di male nell’ammalarsi, Potter.”

“Tu dici, Evans?” 

“Certo che no, in un paio di giorni ti sarai rimesso e tornerai a tenere banco con i tuoi compari in sala comune…”

“Stai forse dicendo che senti la mia mancanza?” 

“Questo lo pensi tu,” chiarisce svelta Lily.

“Non preoccuparti, non lo racconterò a nessuno…” la rassicura lui con un sorriso affabile.

“Ci mancherebbe altro! Tanto non ti crederebbero.”

“Mi stai forse dicendo che ho la nomea di essere un bugiardo?”

“Ti sto solo ricordando che generalmente ti sopporto a stento, quindi la gente non troverebbe attendibile la tua versione dei fatti…”

“Prima o poi le cose cambieranno, Evans.”

“Amo la tua fiducia in te stesso…”

“Il solo fatto che tu ami qualcosa di me è già un passo avanti.”

Lily rotea gli occhi, per mascherare un sorriso che non ha alcuna intenzione di mostrare al suo compagno.

“Comunque sono passata per portarti gli appunti di Trasfigurazione, so bene che è la tua materia preferita…”

“Vuoi farmi commuovere, Evans?” domanda James teatrale, portandosi la mano al petto.

“E tu vuoi che me ne vada subito?”

“No, ti prego! Se non posso copiare i tuoi appunti, mi toccheranno quelli di Remus e lui scrive dannatamente piccolo.”

“Per questa volta passa… ma solo perché sei malato!”

James vorrebbe puntualizzare che non è affatto malato, ma è sicuro che questo finirebbe con lo scatenare uno dei loro battibecchi, quindi sta zitto mentre da un’occhiata alla calligrafia precisa che riempie tre pagine e mezzo fitte.

“Grazie del pensiero,” le dice semplicemente.

“Puoi restituirmele quando sarai stato dimesso.”

“Sicura che non ti serviranno?”

Lily scuote la testa. “Credevo fossi convinto di non dover nemmeno rimanere qui…”

“Certo, il problema è farlo capire a Poppy!”

Questa volta Lily non riesce a mascherare la propria risata, che si rispecchia nel sorriso compiaciuto di James e viene immortalata dalla macchina fotografica al collo di Remus.

“Se disturbiamo possiamo tornare in un altro momento,” commenta Sirius, ghignando deliziato.

“Veramente me ne stavo andando,” chiarisce la ragazza abbandonando il proprio posto.

“Tornerai a trovarmi?”

“Immagino che ci rivedremo presto in sala comune…” ribatte, chiudendosi la porta alle spalle.

“È decisamente pazza di me,” dichiara James, sospirando.

"E tu hai decisamente troppa febbre per ragionare, Ramoso,” obietta Remus, occupando la sedia lasciata vacante da Lily.

“Un giorno la conquisterò, statene certi."

“Perdonaci se non tratterremo il fiato aspettando che accada,” ridacchia Sirius, appropriandosi di una Cioccorana.

James sbuffa, troppo stanco per reagire, e al tempo stesso incapace di smettere di pensare alla risata argentina è contagiosa di Lily.

 
 

Nota dell’autrice:

Non so perché, ma l’idea di James malato mi faceva troppo ridere e quindi non ho saputo resistere dal dedicare a lui questo prompt, non l’ho specificato ma siamo al loro sesto anno.

Grazie a tutti coloro che hanno già letto e commentato, spero di rispondervi a breve.❤️

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Capitolo 3
*** 3. Ricordi d’infanzia ***


Il prompt prescelto per oggi è: brina (nonostante in questi giorni qui da me sia tornato il sole).
 


3. Ricordi d’infanzia 
 

Quando Sirius si sveglia, quel mattino di fine ottobre, le fioche luci dell’alba si riflettono sul vetro ricoperto da un sottile strato di brina e il ragazzo si ritrova vittima di un’inaspettata malinconia. Perché con il sopravanzare della stagione fredda, è impossibile per lui non tornare con la mente alla sua casa natale e al gelo che si percepiva tra quelle quattro mura ─ anche quando fuori era piena estate e l’aria era permeata dai profumi di fiori. Eppure, in un angolo recondito del suo cuore, non ha vergogna di ammettere che sente la mancanza di alcuni momenti vissuti a Grimmauld Place, soprattutto se torna indietro agli anni dell’infanzia e dei giochi con Regulus e con le loro cugine. La sua fanciullezza ha il colore delle guance di Andromeda, arrossate dalle risate a crepapelle celate alle loro madri, ha il suono stridulo degli ordini impartiti da Bellatrix, in qualità di cugina maggiore, ha il sapore dei biscotti che Narcissa era solita trafugare per tutti loro, all’insaputa degli elfi domestici, e l’odore fiorito del bagnoschiuma francese con il quale lui e Regulus erano soliti lavarsi al termine di una giornata di giochi.
È ancora in grado di vedere chiaramente l’espressione accigliata far capolino sul viso di suo fratello, alla vista di Kreacher che si occupava di preparare loro l’acqua del bagno; lui che ancora sperava che potesse essere la madre a farlo. E ricorda ancor meglio i propri tentativi di sviare l’attenzione del fratello minore verso qualcos’altro, per schermarlo dalla sofferenza che una madre anaffettiva come la loro avrebbe finito con il causare, non ancora pronto ad ammettere che sarebbero stati meglio senza Walburga.
È in momenti come questo che l’assenza di Regulus riesce a diventare tangibile e Sirius si colpevolizza per aver lasciato che il loro rapporto si logorasse, senza far nulla per evitarlo. Lui, che era così convinto che il fratello avrebbe seguito le sue orme e sarebbe riuscito ad allontanarsi dalla pesante eredità che un cognome come il loro trascinava con sé; lui, che non aveva nemmeno provato a mantenere un rapporto civile con Regulus, dopo il suo prevedibile smistamento; lui, che sempre più spesso sognava di tornare indietro e non lasciare che il fratello credesse di essere stato dimenticato ─ quando non era affatto vero. È troppo orgoglioso per ammettere di aver commesso uno sbaglio, ma questo non significa che non rimpiange le scelte compiute troppo frettolosamente, spera ancora di poter recuperare, anche se non ha nemmeno idea di come fare ad approcciare il Serpeverde.


Un’occhiata all’orologio gli rivela che è ormai più di un’ora che contempla il panorama, il sole è ormai sorto e lui potrebbe anche raggiungere la Sala Grande per la colazione. Sa anche che Regulus è mattiniero e avrebbe buone probabilità di incontrarlo, se si preparasse velocemente, dandogli l’occasione di intavolare un discorso troppo a lungo rimandato. Tutto il suo coraggio Grifondoro sembra essere scomparso però, perché Sirius sceglie di tornare nel suo letto e rimandare ancora la resa dei conti, non crede di riuscire a sopportare l’accusa che è sicuro di leggere negli occhi del fratello.


Quando si alza la seconda volta, la brina è quasi totalmente svanita dalle alte vetrate della torre e, con essa, le sue reminiscenze si sono fatte più attenuate e dai contorni sfumati. Finge di essersi svegliato insieme al resto dei compagni, fa del proprio meglio per nascondere l’espressione stanca e i dubbi che gli si sono insinuati sottopelle.
Al momento di raggiungere la Sala Grande, i tavoli brulicano di persone e Sirius è grato per la folla, prende posto tra James e Marlene, ma invece che prestare attenzione ai discorsi dei suoi amici continua a essere distratto ─ e non per colpa degli ammalianti riflessi dorati nei capelli di Marlene. Si sente osservato e non si stupisce di incontrare due iridi speculari alle proprie che lo fissano, dall’altra parte della stanza. Si chiede se Regulus non sia riuscito a percepire i suoi dubbi, perché lo sguardo torvo che gli riserva è carico dello stesso risentimento che era solito unirli contro la madre. Ha sbagliato tutto, ora lo sa, ciò che ignora è se sia troppo tardi per rimediare oppure no.  

 


Nota dell’autrice:
Eccomi qui, in lieve ritardo, con una storia un po’ meno scanzonata delle precedenti, ma con i fratelli Black purtroppo va così. Spero comunque che anche questo capitolo sia di vostro gradimento.
Un bacio❤️

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Capitolo 4
*** 4. Nemmeno nei sogni più vividi ***


Il prompt prescelto per oggi è: this is where the magic happens (perché non potevo non sfruttare questa frase in una storia ambientata a Hogwarts).
 

 
4. Nemmeno nei sogni più vividi
 
Ci sono giorni nei quali Remus si sveglia ed è tentato di darsi un pizzicotto per potersi sincerare di non star sognando e che quella che vive, quotidianamente, sia davvero la realtà. Sin da quando è stato morso, a soli quattro anni, è sempre stato convinto che non avrebbe avuto la possibilità di una vita normale e che avrebbe finito con il ricevere lezioni di magia da suo padre e accontentarsi dei soli racconti del castello che l’uomo aveva tanto amato. Poi Albus Silente era arrivato in visita nella loro modesta casa nel Devon e gli aveva prospettato la possibilità di studiare a Hogwarts con i suoi coetanei ─ pur con le dovute precauzioni. Ma, nemmeno nei suoi sogni più vividi, Remus avrebbe mai potuto immaginare ciò che stava vivendo: la magia permea ogni angolo dell’antico castello, non semplicemente come parte delle lezioni, ma soprattutto perché si sviluppa innata da ogni abitante che ci vive.
E c’è molto tanto di più oltre alle mere attività didattiche, c’è un mondo intero oltre alla parte pratica, è un qualcosa che Remus sente vibrare e respirare insieme a lui, un qualcosa che cresce di giorno in giorno e che lo fa sentire finalmente vivo. E poi ci sono gli amici, quelli che non era nemmeno sicuro che avrebbe mai avuto, quelli che si sono trasformati in fratelli e che sono stati disposti a imparare una magia ben oltre quelle che avrebbero dovuto essere le loro capacità per stargli vicino nei suoi momenti più bui. E allora fa niente se si risveglia pieno di lividi, dopo una luna piena nella quale uno tra Ramoso e Felpato, o forse entrambi, devono essere stati particolarmente disposti a dargli corda, l’alternativa sarebbe stata infinitamente più dolorosa ─ e soprattutto solitaria.


Nell’oasi di tranquillità che è la biblioteca, approfittando di un’insolita solitudine, Remus consulta un testo per poi ricominciare a scrivere il tema di Incantesimi. Passa solo una manciata di minuti, prima che venga raggiunto dai suoi tre inseparabili amici, che prendono posto attorno a lui con identiche espressioni impenetrabili sui loro volti e lo osservano in silenzio.
“Che avete in mente, ragazzi?” chiede loro, senza nemmeno sollevare gli occhi dalla pergamena. 
“Come mai pensi che abbiamo qualcosa in mente?” ribatte Sirius, dissimulando innocenza.
“Perché vi conosco…”
“Beh, in realtà una cosina da chiederti ce l’avremmo,” concede James.
“Una quisquilia,” chiarisce Sirius.
All’uso del termine, Remus solleva immediatamente lo sguardo. “Che avete combinato?”
“Ancora nulla,” s’affretta a rassicurarlo Peter.
“È quell’ancora che mi inquieta, se devo essere sincero.”
“È così che si trattano gli amici? Non nutri nemmeno un briciolo di fiducia in noi?” si lagna James, posando teatralmente la testa sui palmi delle mani.
“Puoi forse darmi torto?”
“In effetti no, Lunastorta, però ci servirebbe solo una minuscola informazione, nulla di compromettente…” lo rassicura Sirius, sorridendogli affabile.
“Sputate il rospo, ho un tema da finire prima della riunione dei prefetti!”
“Ecco, proprio quello ci interessa,” butta lì James.
“La riunione?” si stupisce Remus.
“No, solamente la sua ubicazione,” chiarisce Sirius.
“Voglio sapere cosa avete in mente?” domanda, posando la piuma e fissandoli torvo.
I tre si affrettano a scuotere la testa.
“Meno ne sai e meglio è, vecchio mio!” dichiara Sirius.
“Saremo nella stanza adiacente alla Sala Grande,” dichiara dopo una breve pausa.
“Ottimo, proprio quello che speravamo!” si entusiasma James. “Tu non avrai problemi a stare di guardia, Codaliscia…”
I tre cominciano a confabulare e Remus riprende a scrivere più distrattamente, consapevole che manca comunque poco a scoprire ciò che hanno in mente.


 
Più tardi, dopo la riunione dedicata all’imminente festa di Halloween, Remus sta lasciando la sala in compagnia di Lily, Xeno Lovegood ed Edward Goldstein, quando si sente un forte CRACK e la veste di Corban Yaxley prende improvvisamente fuoco.
“Ci siamo,” borbotta tra sé e sé, cercando con lo sguardo gli amici, ma immaginandoli celati sotto al mantello.
“Hai detto qualcosa?” gli chiede Lily.
“Assolutamente nulla!”
Tutti i Serpeverde si affollano intorno a Yaxley, che fatica a togliersi di dosso i vestiti infuocati; Evan Rosier s’infila la mano in tasca, affannadosi alla ricerca della bacchetta, tirandola fuori e provando invano a evocare un Aguamenti. Invece che aiutare l’amico però, l’incantesimo del biondo serve solo a dar vigore al fuoco che avviluppa le vesti del compagno, che tenta invano di spegnere l’incendio buttandosi a terra.
“Che succede?” tuona la professoressa McGranitt, uscendo dalla stanza insieme alla Sprite, Lumacorno e Vitious.
“Qualcuno ha assaltato Yaxley e la mia bacchetta non funziona,” si lamenta Evan.
“Quella non è la tua bacchetta, Rosier!” gli fa notare Lumacorno.
Il ragazzo la osserva e, solo in quel momento, si accorge di avere in mano un Asticello, che lascia cadere quasi come se si fosse scottato. “Qualcuno mi ha anche rubato la bacchetta!” reclama quindi, occhieggiando il resto dei presenti.
“Non è quella laggiù?” gli fa notare la professoressa Sprite, recuperando l’Asticello fuggiasco.
“In effetti sì…”
“Stai più attento alle tue cose, ragazzo,” tenta di placarlo Lumacorno, mentre Vitious termina di spegnere le vesti di Yaxley.
“Ce l’avevo in tasca durante la riunione, ne sono certo!”
“Allora ti sarà semplicemente caduta,” ribatte la Sprite.
“E chi ha attaccato Corban? Perché non controlliamo l’ultimo incantesimo scagliato da ogni bacchetta?” propone Rosier, certo di cogliere qualcuno in fallo.
“Ottima idea, perché non partiamo dalla tua, signor Rosier,” propone la McGranitt.
Evan la porge senza esitazione, prima di sbiancare alla scoperta che l’incantesimo del fuoco è stato lanciato proprio dalla sua preziosa bacchetta.
“Ma non è possibile!” si dispera.
“Le bacchette non mentono,” risponde Vitious.
“E tentare di incolpare qualcun altro per il tuo stupido scherzo è davvero riprovevole, Evan,” lo redarguisce Lumacorno con disappunto.
“Credo che due settimane di punizione con Gazza e 50 punti in meno ti faranno riflettere,” enuncia la McGranitt, restituendogli la bacchetta.
Il Serpeverde spalanca la bocca per dire qualcosa, prima di ripensarci e avviarsi verso la propria sala comune, tallonato da Yaxley.
Anche il resto dei Prefetti si allontana, dando a Remus la possibilità di rimanere indietro per ricongiungersi ai Malandrini.
“Devi ammettere che è stato divertente!” lo sprona James.
“La faccia di Rosier valeva più di mille parole,” aggiunge Peter.
“Per una volta ha smesso di fare il tronfio,” conclude Sirius, con un ghigno.
“In effetti è stato davvero magico,” concorda Remus, “e Rosier se li merita, con i suoi atteggiamenti sempre supponenti…”
“Ecco il Lunastorta che conosciamo!” ridacchia James.
“E che amiamo!” esclama Sirius, abbracciandolo.
Remus scoppia a ridere insieme a loro, prima di incamminarsi verso la torre di Grifondoro, pronto ad architettare qualche altro piano che sfrutti la loro capacità di usare la magia.


 

 
Nota dell’autrice:
Questa volta è il turno di Remus, che era rimasto un po’ in ombra fino ad ora, ma che in realtà è il mio preferito tra i Malandrini! Spero che questo capitolo più leggero vi sia piaciuto. Grazie ancora per il supporto immenso che mi state dando. A domani con la prossima avventura.

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Capitolo 5
*** 5. Un’eredità scomoda ***


Il prompt prescelto per oggi è: sinners.
Dedico questo capitolo a Eli, sperando che l’evoluzione presa sarà di suo gradimento.

 


 
5. Un’eredità scomoda


 
Il giorno del compleanno è sempre stato una specie di taboo per Sirius, i Malandrini hanno iniziato a fare i conti con questa sua idiosincrasia fin dal primo anno e il tutto non ha fatto che peggiorare andando avanti. Quell’anno però, il loro amico avrebbe festeggiato la maggiore età e gli altri tre avevano ogni intenzione di organizzare una serata che non avrebbe scordato ─ che sarebbe rimasta impressa negli annali della scuola. Poco importava che il 3 novembre cadesse di mercoledì, i festeggiamenti in onore del ragazzo sarebbero stati epici e sarebbero continuati fino al weekend, con più che probabili conseguenze…
“Perché ho la netta sensazione che stiate tramando alle mie spalle?” bofonchia Sirius, non appena sveglio quel mattino uggioso.
“Quanto sei melodrammatico,” ribatte spiccio Remus.
“Sappiamo bene che odi il tuo compleanno,” aggiunge Peter.
“Ma non hai mai fatto cenno riguardo al detestare le feste,” continua James, sorridendogli affabile.
“E cosa ci sarebbe da celebrare riguardo al fatto di essere un anno più vecchio, esattamente?”
“Beh, Signor Guastafeste, potresti concentrarti sul fatto che da oggi sarai ufficialmente considerato un adulto,” gli fa notare James.
“E che i tuoi genitori non potranno mettere becco sulle tue scelte,” dichiara Peter.
“E quando mai lo avrebbero fatto negli ultimi anni, Pete? Io sono la pecora nera della famiglia…”
Il biondino si stringe nelle spalle.
“Credevo che quel titolo fosse destinato a tua cugina,” riflette Remus.
“Oh, lei non è più parte della famiglia, mia madre l’ha letteralmente cancellata dall’arazzo, quindi il titolo è ufficialmente stato ereditato da me.”
“Per essere così di pessimo umore, mi sembri particolarmente orgoglioso,” ribatte Remus, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso.
“Vivo per far incazzare mia madre, non l’hai ancora capito?”
“Così ti vogliamo, Sirius!” esclama James, assestandogli una pacca sulla spalla.
“Andiamo a colazione, dai, muoio di fame!” li esorta Peter, visto che gli altri tre sono ancora in pigiama.
 
 
Quella sera, Sirius deve ammettere che, forse per via delle quantità di Whiskey Incendiario ingurgitato, o per la musica Babbana che rimbomba tra le pareti della Stanza delle Necessità, o magari per il semplice fatto di essere circondato da facce amiche, è davvero felice che gli altri si siano dati la pena di organizzare tutto questo per lui. Se ne sta appoggiato vicino al bancone, osservando il liquido ambrato nel suo bicchiere e riflettendo su quanto diversa sarebbe stata la sua vita se solo non avesse sviato dalla strada che i suoi genitori avevano immaginato per lui: smistato a Serpeverde, fidanzato con una Purosangue di buona famiglia e poi? Già, cosa sarebbe accaduto una volta fuori da Hogwarts? Davvero sua madre e suo padre avrebbero desiderato un futuro da Mangiamorte per lui? Certo, erano entrambi fissati con il sangue puro, Walburga in particolare, ma così tanto da aspettarsi che Sirius avrebbe ucciso per perseguire una simile causa? A essere sincero con sé stesso, non è in grado di rispondere e questo lo spaventa più di tante altre cose che conosce dei genitori.
“È una festa stupenda, non trovi?”
“Mhmm,” non si da nemmeno la pena di voltarsi verso la voce che penetra a stento tra gli strati di autocommiserazione sotto i quali sta tentando invano di seppellirsi.
“Wow, Lexie non scherzava quando diceva che odi il tuo compleanno…”
Questo commento ha il potere di fargli sollevare le iridi e orientarle verso quelle celesti di Marlene, che lo scruta interessata, sorseggiando quella che gli pare essere una birra Babbana.
“Trovo che non ci sia molto da festeggiare nel giorno che segna solo un altro anno passato.”
“Beh, potresti essere felice di essere vivo, per esempio! Tanta gente non ha la tua stessa fortuna,” replica Marlene, assottigliando gli occhi.
“Touché.”
“Vedo che sei di molte parole questa sera…” bofonchia la ragazza.
“Temo di non essere la miglior compagnia a cui aspirare,” le dice con sincerità, sorbendo il suo Whiskey.
“E che ne sai tu di quello a cui aspiro?”
Il tono tagliente della domanda lo stupisce, ma solo fino a un certo punto, e lo porta a fissare la compagna con un nuovo interesse. “In effetti ammetto di non saperlo e ti chiedo scusa per il modo di merda in cui ti ho risposto finora.”
“Sei perdonato, in fondo è pur sempre il suo compleanno… posso chiederti cosa ti turba?”
“Hai mai avuto la sensazione di star sbagliando tutto?”
“E chi non la ha?”
“No, ma intendo proprio tutto quanto…”
“Cosa di fa credere che sia questo il caso?”
“È il mio fottuto compleanno e i miei genitori non mi hanno nemmeno fatto spedire una lettera di auguri dagli elfi domestici.”
“Credevo che detestassi i tuoi genitori…”
“Sì, lo credevo anche io… ma forse speravo che non valesse lo stesso per loro…” ammette in un sussurro.
Marlene rimane a bocca aperta, sbalordita da come Sirius abbia abbandonato la corazza e si stia dimostrando vulnerabile.
“Pensa tu come cazzo sono combinato! Sentire la mancanza di due mostri come i miei genitori, dopo che per anni non ho fatto che ripetere quanto li disprezzassi…” ridacchia amaramente, facendosi versare un altro drink.
“Nessuno di noi sceglie la famiglia in cui nasce, Sirius.”
“Vero. E a me è capitata la peggior famiglia di peccatori di questo fottuto mondo… che fortuna, eh?”
“Tu però non sei come loro.”
“Dici?”
La ragazza scuote la testa.
“E allora perché ho lasciato indietro mio fratello, fregandomene del suo benessere?” le domanda, senza davvero aspettarsi una risposta.
“Sono un cazzo di bastardo esattamente come i genitori che aborro…”
“No che non lo sei,” dichiara Marlene con enfasi, prendendolo per la giacca e scuotendolo, nella speranza di mostrargli la verità.
“Ci hanno sempre detto che la mela non cade lontana dall’albero… sono solo stato troppo cieco per vedere la verità.”
“Mi rifiuto di farti credere una simile cazzata,” lo redarguisce la bionda.
“E da quando ti importa tanto quello che penso?”
“Dovresti averlo capito ormai, perché mi importa tanto…”
“Devo essere troppo stupido, o forse troppo ubriaco per fare la connessione in questo momento.”
“Beh, allora sarà il caso di riparlarne quando avrai la mente lucida,” ribatte Marlene, facendo per andarsene.
“Scusa,” sussurra Sirius, afferrando le sue dita in una stretta disperata.
“Non hai niente di cui scusarti.”
“Nemmeno per essere stato stronzo?”
“Per quello in effetti sì,” concede Marlene, sorridendogli. “Non è troppo tardi per tentare di cambiare le cose con tuo fratello, prima lo capirai e meglio sarà.”
“Non so se ha intenzione di essere salvato, non da me per lo meno…”
“Almeno potrai dire di averci provato…”
“E di non essere come il resto della mia famiglia?” chiede Sirius, lottando contro il groppo in gola che minaccia di farlo scoppiare in lacrime.
Marlene annuisce. “Non sei affatto come i tuoi genitori.”
“Nemmeno li conosci…”
“Ma conosco te, almeno un po’, e di certo non sei un peccatore…”
“Qualche peccato l’ho sicuramente commesso,” confessa, chiudendo la distanza che li separa, “e sicuramente ce ne sono molti altri che commetterò in futuro,” sentenzia, prima di sfiorarle le labbra con un bacio.
“Non credo sia una buona idea,” mormora Marlene.
“Credevo che tu…”
“Non è per quello che pensi, solo che non vorrei che rimpiangessi tutto, una volta che non sarai più sbronzo,” gli spiega, pratica.
“Non potrei mai rimpiangere questo,” la rassicura Sirius, schiudendo nuovamente le labbra sulle sue e dimenticando ogni problema legato alla sua famiglia e alle sofferenze che gli hanno causato.

 

 
Nota dell’autrice:
Quando ho scelto di ambientare il capitolo durante il compleanno di Sirius, sinceramente speravo in qualcosa di più allegro, ma poi mi sono ricordata che Sirius è molto più ombre che luci e che comunque la situazione con la sua famiglia era molto difficile ed è uscito questo… che dire, spero che vi piaccia e che continuerete ad apprezzare la storia.
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** 6. Non tutti i mali vengono per nuocere ***


Il prompt prescelto per oggi è: scheggia.
 

 
6. Non tutti i mali vengono per nuocere

 
James Potter ha sempre amato volare, forse per via del fatto che suo padre lo ha messo su una scopa a soli tre anni ─ nonostante le rimostranze di sua madre ─ oppure perché quando si libra in alto nel cielo si sente davvero libero, ebbro di quella sensazione che solo gli uccelli conoscono. Amando così tanto il volo, crede che sia una mera conseguenza il fatto che il Quidditch per lui sia praticamente una religione, nonostante abbia le idee confuse al riguardo e abbia smesso di seguire Babbanologia dopo il quinto anno. Eppure, dev’esserci un’entità superiore, o per lo meno un disegno dietro, se la sua miglior giocatrice si deve fermare nel bel mezzo di un allenamento che stava procedendo alla grande a causa di una stupida e insignificante scheggia di legno; il problema è che lui in questo momento fatica a comprendere quale sia questo disegno
“Tutto bene, Lex?” domanda, planando fino al terreno, raggiungendo il resto della squadra.
L’avambraccio della sua vice si sta ricoprendo di liquido cremisi e James strabuzza gli occhi allarmato.
“Sto bene, credo sembri molto più grave di quanto non sia.”
“Forse, ma in effetti stai perdendo parecchio sangue. Credo che sia meglio che tu vada a farti dare una controllatina da Poppy.”
“Dì un po’, Madama Chips lo sa che la chiami così?” chiede Gideon, riuscendo a sviare l’attenzione del resto della squadra dalla mano di Lexie.
“Non credo che disapproverebbe, del resto ci conosciamo da anni…”
“In effetti è abituata a sopportarci,” concorda Sirius, che è entrato a far parte della squadra poche settimane prima, visto che il secondo Battitore si era diplomato l’anno precedente.
Lexie scoppia a ridere, seguita dal resto dei compagni.
“Perché sei ancora qui, Lex? Non ti avevo detto di andare in infermeria?” bercia quindi James, “non vorrai forse che il tuo infortunio si aggravi? Non possiamo permetterci di perderti per troppi allenamenti, sennò non potremo mettere in atto gli schemi nuovi.”
“Rilassati, James!” gli consiglia Sirius.
“Ora vado,” ribatte Lexie.
“Meglio che ti accompagni,” propone Fabian, scatenando più di una risatina ─ in particolare da parte del suo gemello e da Alistair, il fratello minore di Lexie.
Fabian indirizza un’occhiataccia a Gideon, che ormai fatica a trattenersi, prima di affiancarsi a Lexie per guidarla verso il castello.
“Ma volete spiegarmi che avete tutti da ridere,” borbotta James, stupito dall’ilarità dei compagni.
“Credo che sia per via del fatto che erano circa sei mesi che il buon Fabian cercava il momento giusto per stare da solo con Lexie e chiederle di uscire,” spiega Sirius con un ghigno divertito.
“Oh, Fabian e Lexie? Non l’avrei mai detto…”
“Certo che no, tu pensi solo alla Evans,” gli fa notare Sirius.
“E al Quidditch,” aggiunge Gideon.
“E a fare scherzi epici,” fa notare Alistair.
“Dateci un taglio, prima di essere accusati di insubordinazione!” sibila James, alternando occhiatacce intorno a sé.
“E dai James, è vero che tu sei un po’ lento a notare queste cose…” commenta Sirius.
“È solo che durante gli allenamenti gradirei che noi tutti fossimo concentrati sul Quidditch e l’idea che la mia miglior Cacciatrice verrà distratta da uno dei miei due Battitori non mi aggrada moltissimo,” sbuffa James.
“Beh, non è detto che mia sorella sia interessata,” cerca di consolarlo Alistair.
“Oh! Non dire sciocchezze, Ashworth!” ribatte la Cercatrice, trattenendo un risolino.
“Basta che non diventino come te e la McKinnon,” sentenzia James, indicando con un dito accusatorio Sirius.
“E questo cosa vorrebbe dire, scusa?”
“Sei totalmente in balia degli ormoni, è un dato di fatto…”
“Se se n’è accorto anche James vuol dire che ci stai davvero dando dentro, Sir,” commenta Gideon con un’espressione ammirata.
“Siamo usciti solo un paio di volte per ora…”
“Questo non ti ha impedito di sparire tutta notte con lei sabato scorso,” rimarca James.
“Commenti come questo ti fanno sembrare un ex fidanzato geloso,” fa notare Trish, scuotendo la testa.
“Ma nient’affatto! Non mi interessa chi frequenta Sirius, solo che deve anche essere concentrato sul Quidditch, come il resto di voialtri… qualche altro fidanzato o fidanzata di cui dovrei essere al corrente?”
Tutti scuotono la testa.
“E io e Marlene comunque non siamo fidanzati,” puntualizza Sirius.
“Per ora,” abbaia James contrariato, scatenando altre risate.
 
“Come mai continua a uscire tutto quel sangue?” domanda Fabian, dopo essersi strappato un pezzo della manica per tentare di fermare il flusso.
“Penso di essermi tagliata l’arteria radiale,” risponde Lexie, avvolgendosi il polso nella stoffa cremisi.
Fabian le lancia un’occhiata interrogativa.
“Mia madre è un medico, conosco bene tutte le parti del corpo umano,” spiega, scrollando le spalle.
Una volta giunti in infermeria, Madama Chips conferma i sospetti di Lexie e blocca il flusso del sangue con un incantesimo, per poi farle bere una pozione Rimpolpasangue e spedirla in dormitorio con l’assoluto divieto di allenarsi almeno per due giorni.
“Chissà chi lo sentirà James,” ridacchia la ragazza, camminando nei corridoi.
“Gli passerà,” la rassicura Fabian.
“Certo che sì, solo che è un po’ troppo fissato a volte… era così anche da piccolo!”
“Beh, è chiaro che non sia successo per colpa tua.”
“E non tutti i mali vengono per nuocere, in fondo,” mormora Lexie, indirizzando un sorriso al compagno.
“In effetti no,” ribatte a mezza voce, ricambiando il sorriso.
“C’è qualcosa che volevi dirmi, Fab?”
“Ehm, in realtà…”
Lexie non lo fa finire, ormai è stanca di aspettare, lo prende per la divisa ancora strappata e lo attira verso sé per un bacio che lascia entrambi senza fiato. "Era da mesi che speravo che ti dessi una mossa, Fab..."
"Oh... non ero certo che anche io ti piacessi," le sussurra lui contro le labbra, prima di baciarla nuovamente.

“Ecco, vedete? Sta già accadendo! Sono in mezzo si corridoi a baciarsi, invece che in infermeria!” si dispera James, facendo scoppiare in una nuova risata la squadra, “sapevo che averti in squadra avrebbe causato turbolenze, Sirius!” aggiunge poi, scuotendo la testa.
“Ma io che c’entro? Fabian muore dietro a Lexie da mesi… e lei comunque l’anno scorso usciva con il fratello di Marlene e tu non hai fatto tutti questi drammi!”
“Perché Josh non è della squadra come Fabian…”
Sirius si tira una manata in fronte, prima di afferrare il suo migliore amico per la divisa e portarlo via, lasciando un po’ di privacy ai due piccioncini.


 



Nota dell’autrice:
Eccomi qui, con un capitolo un po' più leggero e spero sempre di vostro gradimento. Fabian e Lexie sono una coppia a cui tengo tanto, che spero potrà piacere anche a voi. E, sì, io James me lo immagino come un capitano melodrammatico. Alla prossima!!

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Capitolo 7
*** 7. Di feste, litigate e desideri ***


Il prompt prescelto per oggi è: drunk enough to say I love you? 
   

  


 
 
7. Di feste, litigate e desideri 
 
 
Quando i suoi genitori gli hanno comunicato che avrebbero passato il lungo weekend di Capodanno nella tenuta dello Yorkshire dalla famiglia della cugina di sua madre, James e Sirius non ci hanno pensato un attimo e hanno deciso di organizzare un’epica festa a casa Potter. Quella che avrebbe dovuto essere un’innocua festicciola tra i loro amici più ristretti però, ha finito con il diventare un party con un numero di partecipanti capace di rivaleggiare con quelli organizzati al Ministero ─ non che James sia preoccupato da questo, s’intende. Del resto è Remus quello assennato nel loro gruppo, infatti è proprio lui che è partito con una tirata riguardo alle possibilità che potesse succedere qualcosa, contando che tanti di loro sono ancora minorenni; Sirius è stato particolarmente bravo a far deviare tutte le sue inquietudini sul fatto che cibo e bevande fossero diventate scarse a causa dell’alto numero di partecipanti. James e Remus si sono quindi catapultati nel negozio di Godric’s Hollow a fare spese, mentre Sirius e Peter si sono fermati a casa Potter per apportare alcune necessarie migliorie atte ad ospitare tutti i loro invitati, visto che entrambi hanno già festeggiato il diciassettesimo compleanno e non hanno più la Traccia

 

Solo più tardi, quando manca una manciata di minuti all’inizio ufficiale della festa, stabilito per le 7, James rammenta un dettaglio insignificante che rischia di spedirlo in iperventilazione per direttissima.  

“Per Merlino, la Evans sta per venire a casa mia!” 

“Non dirmi che te ne sei reso conto solo ora, Ramoso?” ribatte pigramente Sirius, indossando una t-shirt dei Pink Floyd. 

“Non è che me ne sono reso conto solo ora,” gli fa il verso James, “è che solo ora ho compreso che questo significa che vedrà la mia camera e le mie foto di quando ero piccolo e...” 

“Hai paura che non ti trovi abbastanza adorabile?” insiste Sirius, trattenendo a stento un ghigno. 

James si limita a lanciargli un cuscino, passandosi una mano tra i capelli arruffati. 

“Se ti fa stare più tranquillo, dubito sinceramente che Lily verrà nella tua camera,” gli fa notare Remus, abbracciando con lo sguardo l’ampia stanza del padrone di casa. 

“E perché dovrebbe rendermi più tranquillo?” 

“Perché se c’è qualcosa che proprio non vuoi che lei veda potrai sempre piazzarla qui...” 

“Grazie di esistere, Lunastorta! Non so proprio cosa farei senza di te.” 

“Facile, io e Peter ti riempiremmo di Distillato della Morte Vivente,” ridacchia Sirius, schivando un secondo cuscino. 

Non c’è tempo per nascondere alcunché comunque, visto che dal camino del salone iniziano a uscire alla spicciolata gli invitati, ognuno dei quali brandisce tra le mani qualcosa da bere o da mangiare. 

“Non preoccuparti James, sarà mia cura mostrare alla Evans quell’adorabile foto di te nudo che tua madre ha attaccato in biblioteca,” mormora Sirius non appena scorge Lexie e la rossa emergere dal camino. 

Remus e Peter fanno fatica a trattenere le risate alla vista di James che sbianca e Sirius che strizza loro l’occhio. 

“Credo che potrei vomitare,” confessa Potter. 

“E dai, Ramoso! Ricordati che è una festa,” gli suggerisce Peter con un sorriso. 

 

Il consiglio di Peter è risultato davvero ottimo e James si è sforzato di seguirlo per le quattro ore successive, girando per il salone ingrandito magicamente e osservando tutti i presenti divertirsi e fargli cenni d’intesa.  

“Vedo che anche voi avete deciso di dar retta a Peter,” esordisce, raggiungendo Remus e Sirius appostati nelle vicinanze di Josh McKinnon che si è improvvisato deejay. 

“Di che parli?” biascica Sirius. 

James inclina la testa, prima di indirizzare un’occhiata indagatoria verso Remus. “Che gli prende?” 

“Marlene lo ha mandato a quel paese perché si è ingelosito quando ha ballato con Goldstein, dopo essersi rifiutato di ballare con lei...” 

“Sono un coglione,” confida Sirius in tono esageratamente alto, bevendo un’altra generosa sorsata del suo drink. 

“E ti sembra il caso di farlo bere così, Lunasorta?” 

“Provaci tu a non farlo bere, se ti ritieni capace...” 

“Dov’è adesso Marlene?” 

“Laggiù,” risponde il licantropo, indicando un’area allestita con dei tavolini, dove sono sedute Marlene e le sue amiche, oltre ai gemelli Prewett, Xeno Lovegood e Edward Goldstein. 

“Hai davvero intenzione di rimanere qui a bere piuttosto che andare a scusarti con Marlene?”  

Sirius rimane in silenzio, versandosi altro Ogden. 

“Non ha intenzione di ammettere di essere geloso,” gli spiega quindi Remus, togliendo la bottiglia di mano a Sirius e versandosene un po’ nel suo bicchiere ormai vuoto. 

“Gran bel piano,” commenta James tagliente. 

“Ne abbiamo già parlato, Jamie... non credo che tu possa elargire consigli, visto che sono anni che ci provi con la Evans senza successo,” ribatte spiccio Sirius, portandosi ancora il bicchiere alla bocca. 

L’altro sceglie di non ribattere, consapevole che sia fiato sprecato.  

“Che dite se ci avviciniamo a loro, piuttosto di stare qui?” propone quindi. “Non vedo Peter da nessuna parte, comunque...” 

“È sparito con quella Tassorosso che gli piace del settimo anno...” borbotta Sirius, lanciando occhiate di fuoco a Goldstein. 

“Grande il nostro Codaliscia!” si entusiasma James, prima di afferrare Sirius per un braccio e far segno a Remus di seguirlo. 

“Ci sarà da divertirsi,” sospira Remus, afferrando la bottiglia di Whiskey e portandola con sé. 

“Eccovi qui!” esclama Gideon, vedendoli arrivare. 

“Festa stupenda!” aggiunge Xeno, smettendo per un attimo di rimanere focalizzato sulla fidanzata Pandora. 

“Grazie,” sorride James, lasciandosi cadere su una delle poltroncine libere. 

“Grande! Avete portato da bere!” sorride Lexie, strizzando l’occhio a Remus. 

“Abbiamo visto i bicchieri tristemente vuoti,” risponde quello, porgendo la bottiglia alla Cacciatrice. 

“Aspettavamo voi per brindare,” dichiara Fabian, incaricandosi di riempire i bicchieri di tutti. 

“Ottima scelta di musica,” commenta Mary, mentre Josh fa partire “Wish you were here”. 

“Merito di Sirius,” spiega Remus, assestando una gomitata all’amico. 

“Hai buon gusto, Black!” dichiara Lily, sollevando il proprio bicchiere nella sua direzione. 

“Grazie, Evans,” sussurra lui, osservando di sottecchi Marlene parlare fitto con Goldstein. 

La rossa rotea vistosamente gli occhi, seguendo lo sguardo di Sirius e indirizzando uno sbuffo a Lexie e Mary. 

“Facciamo un brindisi alla festa più epica del 1976!” propone ad alta voce Lexie, riuscendo a interrompere i mormorii di Marlene ed Edward. 

“Che sarà anche la più epica del 1977,” aggiunge James con un sorriso orgoglioso. 

“Stai forse dicendo che non hai intenzione di replicare il prossimo capodanno?” gli domanda Fabian, ridacchiando. 

“Certo, non ci avevo proprio pensato, Fab...” 

Tutti i presenti fanno tintinnare i bicchieri tra loro, prima di sorbire il liquido e ricominciare a parlottare in diversi gruppetti. 

“Sirius, o ti dai una mossa o giuro che ti ci spedisco a calci a chiederle scusa,” bofonchia Remus, stufo di guardare l’amico osservare muto Marlene ed Edward. 

L’altro prende un respiro profondo, scola tutto il Whiskey e poi si decide a raggiungere quella che sarebbe la sua ragazza e interrompere il suo tête a tête con il Crovonero. 

“Lenie, posso parlarti?” 

“Che vuoi?” ribatte lei, incrociando le braccia al petto e fissandolo con aria di sfida. 

“In privato?” 

La bionda sbuffa, prima di scusarsi con Edward e seguirlo verso l’improvvisata pista da ballo. 

“Sono un emerito coglione,” dichiara Sirius, ripetendo quanto detto agli amici poco prima. 

“Ah sì?” lo sprona Marlene, inarcando un sopracciglio. 

“Odio ballare in pubblico, ma detesto molto di più che tu lo faccia con qualcun altro...” 

“E perché mai?” insiste Marlene. 

“Perché sono geloso, ok? Non voglio che la ragazza che amo passi la serata a ballare con quel bellimbusto di Goldstein, quando potremmo stare insieme noi due, mi dà fastidio e forse sarò impulsivo e immaturo, però questo è il nostro primo Capodanno insieme e non avrei voluto affatto farti incazzare, ma ovviamente sono un disastro e ho già detto che sono geloso?” 

La bionda rimane interdetta per alcuni attimi. “Tu mi ami?” gli domanda dopo una breve pausa. 

“Certo che ti amo, anche se non sono per niente bravo a dimostrarlo, ma... boh, credevo che lo avessi capito, Lenie.” 

“No che non lo avevo capito, scemo che non sei altro!” 

La bocca di Sirius si spalanca in una o meravigliata. 

“Beh, ora lo sai... io ti amo alla follia, Marlen McKinnon anche se non so come tu faccia a sopportare uno stronzo come me.” 

“Anche io ti amo, Sirius Black. Non sei così male, quando non fai lo stronzo.” 

Il ragazzo scoppia a ridere, prima di chiudere la distanza che li separa e baciarla famelico, come ha desiderato fare sin dal momento in cui l’ha vista ballare con Edward, e la gelosia si è impossessata di lui. 

“Quanto hai bevuto?” 

“Troppo, ma non vedevo altra soluzione...” 

“Venire a parlarmi non era un’opzione?” 

“Remus me lo ha detto allo sfinimento...” 

“Non è che tutto questo me lo hai detto solo per...” 

“Solo per cosa, Lenie?” 

Lei sospira, per poi incontrare lo sguardo serio del ragazzo e proseguire, “solo perché sei ubriaco?” 

“Non ho bisogno di bere per trovare il coraggio di dirti ciò che provo... è solo che avrei voluto evitare di litigare con te, questo sì.” 

“Non saremmo noi se non litigassimo ogni due per tre,” gli fa notare Marlene, mettendosi in punta di piedi per un nuovo bacio. 

“Quindi sono perdonato?” 

“Certo che sì,” lo rassicura lei, “basta che ora la smettiamo di parlare, almeno per un po’...” 

“Ogni tuo desiderio è un ordine,” le sussurra Sirius all’orecchio, provocandole brividi di piacere, prima di baciarla con lentezza. 

 

“Io te l’avevo detto che perdevi tempo con Marlene,” dice Gideon, dando una pacca sulla spalla ad Edward. 

“Va beh, valeva la pena tentare...” 

Pochi attimi dopo, Fabian si alza trascinando Lexie sulla pista da ballo con sé, incoraggiato dalle esclamazioni degli amici. 

“Quei due ormai sono inseparabili, eh?” commenta James, senza parlare con nessuno in particolare. 

“Sono davvero perfetti insieme,” risponde Lily, con un sorriso che le increspa le labbra. 

Gli altri annuiscono. 

Passa qualche minuto, quando Remus si decide ad afferrare il coraggio a quattro mani e invitare Mary a ballare con lui, sotto lo sguardo strabuzzato di James. 

“E così sei rimasto solo tu, eh Potter?” 

“Beh, non siamo propriamente da soli, Evans...” 

“Intendevo nel tuo gruppetto...”  

James si stringe nelle spalle. “Sono contento per loro, soprattutto per Remus.” 

“Anche io lo sono.” 

“Pensi di potermi concedere un ballo, visto che la mezzanotte si avvicina?” 

“Perchè no, questa musica piace anche a me,” risponde lei, afferrando la sua mano. 

 

Quando manca una manciata di secondi alla mezzanotte, James si guarda in giro e si vede circondato da facce amiche, ma soprattutto nota che tutti i presenti sembrano starsi divertendo e vivendo una bella serata. Sirius e Marlene sono stretti in un abbraccio, la testa di Lexie è posata sulla spalla di Fabian, mentre Remus e Mary stanno ballando ininterrottamente da un po’.   

Allo scoccare della mezzanotte, James chiude gli occhi ed esprime un desiderio, sorridendo quando si scopre ancora intento a stringere ciò che più sogna tra le braccia. 

“Felice anno nuovo, Evans,” sussurra, prima di sfiorarle la guancia con un bacio. 

“Felice anno nuovo, Potter,” ribatte lei, con un sorriso radioso. 

  
 


 

Nota dell’autrice: 

Eccomi qui, con un capitolo molto più lungo del solito, ma con anche più personaggi da gestire... 

Nel mio personale headcanon, immagino che Euphemia fosse parte della famiglia Fawley, visto che è data come Purosangue, non che questo serva per comprendere la storia, ma volevo solo dirvelo. 

Stavolta sono riuscita a tenere un po’ più a bada il caratteraccio di Sirius, però spero di non aver reso Marlene troppo poco credibile. LE altre coppie sono decisamente più gestibili, perfino Lily e James. 

 

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Capitolo 8
*** 8. La persona con cui perdersi ***


 
 

Il prompt prescelto per oggi è: forget the maps… follow your instincts. 
   


 
 
8. La persona con cui perdersi  
 
 
All’alba della prima domenica del 1977 casa Potter brulica di vita, proprio come i suoi proprietari avrebbero sempre desiderato. Gli amici più stretti di James e Sirius, oltre che Lily e le sue amiche, si sono fermati lì dall’ultimo dell’anno e se ne andranno solo l’indomani, quando Fleamont ed Euphemia saranno di ritorno. Sirius, che prima di abitare lì era solito passare le feste natalizie alternandosi tra un ballo a casa delle cugine, una cena dal Magiavvocato di suo padre e un cocktail dai Greengrass o da qualche altra famiglia purosangue con le quali i suoi erano intenzionati a stringere un accordo di matrimonio, è ancora incredulo di quanto differente sia stata la vita per James — e per altri loro compagni. Non si è mai sentito a proprio agio nel rigido mondo che Walburga e Orion avevano tratteggiato intorno a lui, ricolmo di confini e divieti invalicabili, e da piccolo ha sempre avuto il conforto della cugina più grande Andromeda, con la quale sfogarsi; poi, quando la ragazza scelse di abbandonare quella vita impostata per crearsene una sua, Sirius è rimasto solo, ma non per questo si è dato per vinto. Ha sempre saputo che esistevano famiglie, anche Purosangue, differenti, ma non ha mai capito esattamente quanto fino a che non è partito per Hogwarts e ha conosciuto James. 

Come gli capita sempre più frequentemente, è il primo a svegliarsi e si gode la quiete del mattino: il momento del giorno più pregno di possibilità, quello in cui qualsiasi cosa risulta possibile — anche per un caso disperato come lui. 

“Che ci fai qui tutto solo?” domanda la voce assonnata di Marlene. 

“Non ti ho sentita arrivare...” 

“So essere veramente silenziosa, quando mi impegno.” 

Sirius le sorride in risposta, porgendo anche a lei una tazza di caffè. 

“Te l’ho mai detto che il mattino è il mio momento della giornata preferito?” 

La ragazza scuote la testa. “Ti credevo un animale notturno,” sussurra poi. 

“Beh, la notte viene subito dopo in effetti... però al mattino, quando ero piccolo, per qualche istante mi chiedevo sempre se sarebbe stata una giornata felice, se mia madre avrebbe passato del tempo con noi e se non ci avrebbe sgridati come sempre... poi scendevo a colazione e tutto era come sempre, immutato nei secoli dei secoli.” 

“Oh, Sirius...” 

“Non fa nulla, alla fine ci si abitua.” 

“Questo non significa che sia una cosa accettabile,” ribatte dura Marlene. 

“Me la sono cavata lo stesso...” 

“Ma a che prezzo?” 

La velata allusione a suo fratello, al loro rapporto sempre più fragile, aleggia nell’aria silenziosa e li avvolge come una coperta non in grado di riscaldarli. 

“Che ne dici di andarcene per un po’?” domanda quindi Sirius, ansioso di assaporare quella libertà a cui ha anelato per tutta la vita passata tra le quattro tetre mura di Grimmauld Place. 

“Mhmm, cos’avevi in mente?” 

“Ti ho parlato della mia moto, giusto?” 

Il volto di Marlene si apre in un sorriso coinvolgente. “Giusto un paio di volte...” 

“E che ne diresti di un giro in sella al bolide?” 

“Ti dico: cosa stiamo aspettando?!”  

 

Il cielo è terso, nonostante l’aria sia fredda, quindi Sirius deve aspettare di essere in un’area boschiva per poter spiccare il volo; le mani di Marlene sono allacciate attorno alla sua vita e i lunghi capelli biondi frustano il volto di entrambi. Non parlano, visto che sarebbe alquanto difficile comprendersi sopra il rombo del motore, ma comunque non ne hanno nemmeno bisogno, perché Marlene ha capito benissimo la necessità di evasione che ha spinto Sirius a questa gita improvvisata. Sorvolano le campagne verdeggianti e si spingono sempre più lontani, senza seguire una mappa precisa, ma piuttosto indicandosi dei punti apparentemente interessanti e avvicinandosi per esplorarli anche solo da lassù. 

Il profumo fiorito di Marlene è inebriante, quello muschiato di Sirius vi si mischia senza fatica, dando vita a un odore che è loro due insieme e che riesce a far sentire il ragazzo meno solo di quanto sia mai stato in tutta la sua vita. Quando le dita affusolate della ragazza gli indicano una grotta sottomarina, Sirius vi si dirige senza indugio, ridendo mentre fa perdere quota alla moto. 

 

“Temo che ci siamo persi,” ridacchia Sirius, dopo che hanno finito di esplorare la costa rocciosa, un paio d’ore più tardi.

“Se anche fosse non sarebbe un problema… sei decisamente la persona con cui voglio perdermi.”

Sirius comprende che l’unica risposta possibile sia un bacio che la lascia senza fiato e procede a fare esattamente quello.

 
 


 

Nota dell’autrice: 

Sirius si sta facendo abbastanza preponderante, ma la colpa è tutta di Eli e del nostro scambio di messaggi continuo... spero che la storia continui a piacervi. Ci vediamo domani con la prossima istantanea. 

 

 


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Capitolo 9
*** 9. Patto tra amiche ***


Il prompt prescelto per oggi è: piercing. 

 


 

 
 
9. Patto tra amiche 
 
 
Nonostante passasse la gran parte dell’anno a sentire la mancanza dei suoi genitori, quando veniva il momento di tornare a casa, Lily era sempre vittima dell’ansia che la vicinanza con la sorella portava, sia che si trattasse delle lunghe vacanze estive, sia che fossero invece le più brevi natalizie o pasquali. Per questa ragione, Lily finiva sempre con l’organizzare numerose uscite con le amiche e passare solo una piccolissima parte del suo tempo a casa — insieme a Petunia. Il gennaio del 1977 non avrebbe fatto eccezione, visto che Lily avrebbe salutato i genitori già mercoledì 5, nonostante sarebbe tornata a scuola solo il sabato successivo, per la ripresa delle lezioni fissata il lunedì. 

“Ma tesoro, sei letteralmente appena tornata e già te ne vai?” si lamenta suo padre Peter, mentre fanno colazione insieme quel mattino. 

“Mi spiace papà, ma sarà più semplice eseguire la parte pratica dei compiti a casa di Lexie e comunque i suoi genitori vi hanno invitati a cena per venerdì sera...” 

“Abigail ed Edward sono sempre così cari,” annuisce sua madre Rose. 

“E in tutti gli anni che li abbiamo conosciuti prima che tu andassi a Hogwarts, non avrei mai detto che lui fosse un mago, non è vero Petunia?” continua il signor Evans, imburrandosi una fetta di pane. 

La figlia maggiore si limita ad annuire, lanciando occhiate cariche d’odio a Lily, all’insaputa dei genitori. 

“Peccato che non potrai esserci, Tuney,” si rammarica Rose, versandosi altro caffè. 

“Vernon ci tiene molto a presentarmi alla sua famiglia,” ribatte con alterigia Petunia, “credo che le cose tra noi si stiano facendo serie.” 

“Sono felice per te, cara,” le sorride la madre. 

“E quando lo conosceremo noi?” le chiede Lily, genuinamente interessata. 

“Mamma e papà avranno presto occasione, ma tu non ci sarai...” 

“Rimedieremo in estate, non è vero tesoro?” interviene Peter con un sorriso conciliante, a cui Petunia risponde a stento. 

In realtà Lily non ha alcun interesse a conoscere quello che, stando ai racconti della sorella, è un borioso e noioso impiegato, ma non smette mai di tentare con Petunia — nella vana speranza che le cose possano ritornare a come erano prima, durante la loro infanzia. Non è stupita quando la sorella le intima di stare alla larga dal fidanzato anche a Pasqua, per evitare di farle fare brutte figure e si chiede se valga davvero la pena di tornare a Spinner’s End per passare il tempo a nascondersi. È già da qualche tempo che è pervasa dalla sensazione di non appartenere più al mondo Babbano, senza però riuscire a essere davvero parte di quello magico, quasi come se fosse monca in entrambi i suoi mondi... troppo strega per essere a suo agio nella vita della sua famiglia, eppure troppo poco per non spiccare in mezzo a tutti i compagni di scuola. A nulla serve essere un Prefetto, eccellere nella maggior parte delle materie e avere tanti amici, se poi quando è da sola deve lottare costantemente con la paura di essere totalmente inadeguata che minaccia di divorarla — ogni giorno di più. Ha confessato questi timori solo a Lexie, che le ha fatto notare quanto la percezione di sé sia ciò che più conta nella vita e che se non sei tu a credere in te stesso, nessuno lo farà al tuo posto. A volte desidererebbe essere pragmatica come l’amica, ma il fatto di essere completamente sola, senza nessuno con cui parlare della magia e di ciò che essa provoca in lei, quando ritorna nella casa d’infanzia, non le rende più facile accettare il proprio destino. 

 

Il pomeriggio successivo, Lexie e Lily hanno in programma di incontrarsi con Mary e Marlene per un giro nel centro della Londra Babbana e per andare a un appuntamento fissato prima di Natale, il progetto è quello di farsi tutte e quattro un piercing: un patto tra amiche sugellato per festeggiare la maggiore età che tutte e quattro compiranno a partire da gennaio. Lily non ne ha nemmeno parlato con i suoi, ma sa bene che quando vedranno il piercing accetteranno la sua scelta, ciò che inevitabilmente accadrà sarà invece una serie di rimostranze da parte di Petunia, che non aveva alcuna voglia di anticipare a prima del vero e proprio evento. 

“Comincio a non essere certa che sia una buona idea,” esordisce Mary, una volta raggiunto il negozio di tatuaggi e piercing selezionato da Lexie. 

“Non osare tirarti indietro! Siamo pur sempre Grifondoro!” ribatte Marlene. 

“Ma lo sapete che ho la fobia degli aghi...” 

“Ti terremo la mano,” la rassicura Lily. 

“E poi non devi per forza farlo alla lingua come quella matta di Lenie,” le fa notare Lexie. 

“Parla quella che vuole farlo all’ombelico,” ribatte la McKinnon. 

“Mi è sempre piaciuto...” 

“E tu dove lo farai Lily?” s’informa Mary, tentando di non pensare a ciò che stanno per fare. 

“Penso che lo farò anche io all’ombelico, è molto discreto...” 

“Solo pochi eletti potranno vederlo,” si dimostra d’accordo Marlene. 

“Ho in mente un certo qualcuno che potrebbe fare carte false per visionarlo,” ridacchia Lexie, aprendo la porta. 

“Non osate dire una parola a questo riguardo a Potter!” esclama Lily, con gli occhi sbarrati. 

“E perché mai?” s’informa Mary, con aria innocente. 

“Perché non mi lascerebbe più vivere!” 

Le altre tre scoppiano in una risata, conducendo la rossa dentro al negozio. 

 

Il sabato successivo c’è un clima disteso nella sala comune Grifondoro, gli studenti stanno rientrando alla spicciolata e chi è già ritornato si sta raccontando delle vacanze appena concluse; altri invece fanno progetti per il prossimo sabato a Hogsmeade. Vicino alla finestra, le quattro amiche parlottano fitto, confrontandosi sullo stadio di guarigione dei loro piercing. 

“Sinceramente credevo avrebbe fatto più male,” commenta Lexie, sollevando il maglione per sbirciare l’anellino sfavillante. 

“Devo concordare,” annuisce Lily. 

“Anche il mio non dà fastidio,” aggiunge Mary, che alla fine ha optato per farselo al naso. 

“Il mio un pochino sì, ma solo perché non mi ci sono ancora abituata e ogni tanto ci picchio dentro con i denti... chissà come sarà diverso baciare Sirius ora,” riflette Marlene, con un sorrisino. 

“Stavi parlando di me?” domanda il ragazzo, prendendo posto al suo fianco. 

“Mhmm, forse...” concede lei, strizzandogli l’occhio. 

“Perché non fai una prova?” la esorta Lexie. 

Marlene non se lo fa ripetere due volte, s’avvicina a Sirius e posa con dolcezza le labbra sulle sue, per poi approfondire il bacio e sorprenderlo con la novità sulla sua lingua. 

“Wow!” esclama lui qualche attimo dopo. 

“Ma che cosa ti stupisci, scusa? Ormai sono settimane che vi baciate ininterrottamente,” gli fa notare James. 

“Vero, ma precedentemente non aveva questo piercing dannatamente sexy,” ribatte Sirius, prima di baciare ancora la ragazza. 

“Si è fatta un piercing?” domanda James, sbigottito. 

“Tutte noi lo abbiamo fatto,” ribatte Mary, sorridendo a Remus e mostrandogli il proprio. 

Mentre il ragazzo si complimenta con lei, Lily rotea vistosamente gli occhi. 

“Tutte e quattro?” continua il Capitano rosso-oro. 

"Già,” ribatte Lexie, afferrando la mano di Fabian, prima di sollevare il maglione della divisa e stupirlo. 

“Ti sta benissimo,” le sussurra il Battitore, “ti ha fatto male?” 

“Per nulla,” lo tranquillizza Lexie, scuotendo la testa. 

“E tu dove lo hai fatto, Evans?” 

“Sono fatti miei, Potter!” 

“Ma dai, perché non vuoi dirmelo?” 

La ragazza si stringe nelle spalle “è un fatto per me da sapere e per te da scoprire, se sari così perspicace...” 

“Non mi dai nemmeno un indizio?” 

“Scordatelo!” 

"Uno piccolo piccolo..." 

Lily scuote la testa con veemenza. 

"Sei davvero senza speranze, Ramoso," gli fa notare Remus. 


 

  

 



 

Nota dell’autrice: 

Stavolta ho deciso di mostrarvi qualche dettaglio in più della mia Lily, che spero possa essere risultata interessante, e del suo rapporto con le amiche, oltre che della sensazione di non appartenere più a nessuno dei mondi che frequenta. Il finale invece voleva essere una nota un po’ più allegra, perché mi piace immaginare Lily e le altre ragazze in contesti tipici per la loro età. A domani! ♥ 

 

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Capitolo 10
*** 10. La stessa sostanza dei sogni ***


Il prompt prescelto per oggi è: sweet dreams are made of this. 
 

 

 
10. La stessa sostanza dei sogni


 
 
Se, solo qualche mese prima, le avessero detto che avrebbe iniziato una storia con Sirius Black, Marlene avrebbe riso in faccia al proprio interlocutore, perché non aveva alcuna idea che lui fosse in grado di mostrare le proprie vulnerabilità e aprirsi a qualcun altro, come invece stava facendo sempre di più. Eppure, in quella mattina di febbraio, Marlene si appresta a prepararsi per un appuntamento a Hogsmeade con lui e sente le farfalle nello stomaco alla sola idea di passare la giornata in sua compagnia. 
“Scommetto che quando hanno fissato una gita a Hogsmeade per il weekend precedente al giorno di San Valentino lo hanno fatto semplicemente per far sentire noi single ancora più soli,” borbotta Lily contrariata, stiracchiandosi. 
“Non stento a credere che quello sia stato l'intento di Silente, riesco proprio a immaginarmelo che trama per scoprire quanti cuori infranti poteva causare con una simile scelta,” le risponde Lexie, soffocando uno sbadiglio. 

“Facile a dirsi per te, cara mia, visto che stai con il ragazzo perfetto,” bofonchia la Evans. 
“Fabian è tutto fuorché perfetto!” 
“E quali difetti avrebbe, sentiamo?” 
“Ci siamo svegliate di buon umore, eh Lils?” le domanda retorica Lexie. 
“Scusate, scusate... da quando ho rotto con David sono piuttosto velenosa a questo riguardo.” 
“Stai molto meglio senza quel porco,” commenta svelta Lexie, alludendo al Corvonero che l’ha tradita e che lei ha mollato senza tante cerimonie. 
“Certo, ma questo non significa che non mi manchi avere un ragazzo, soprattutto ora...” 
“Non ti credevo un appassionata di San Valentino,” commenta Mary. 
“No, lo trovo una cosa tremendamente commerciale, ma diciamo che essere circondata da coppiette innamorate non aiuta molto...” 
“Potresti sempre uscire con qualcuno,” osserva Marlene. 
Questo commento fa nascere un’espressione dubbiosa sul viso del Prefetto, che poi scuote la testa. “Posso farti notare che i più appetibili li avete già accalappiati voi tre?” 
Lexie scoppia a ridere, mentre Mary strabuzza gli occhi. 
“E da quando hai iniziato a considerare Sirius appetibile, scusa?” 
“Non ho mai nascosto di trovarlo affascinante, pur se insopportabile...” 
“Se ti piace Fabian ti ricordo che ha un fratello gemello,” celia Lexie. 
“Scema!” ribatte Lily, lanciandole un cuscino. 
“E comunque credo che a Gideon piaccia qualcuno...” commenta Mary. 
“E tu che ne sai?” 
“Nulla di certo...” 
“Ti ha detto qualcosa Remus?” indaga Marlene. 
“E perché avrebbe dovuto?” 
“Perché lui sa sempre tutto,” fa notare Lily. 
“E questo cosa c’entrerebbe con me?” 
“Beh, ultimamente voi due siete sempre insieme...” fa notare Marlene, ammiccando.  
Mary si limita ad arrossire, senza aggiungere altro, scatenando altre risate e facendo pensare a Lily che, dopotutto, il consiglio di Marlene non sia così sciocco. 
 
È ormai pomeriggio, quando Sirius e Marlene si avventurano verso la Stamberga Strillante, sfidando la coltre di neve. 
“Non avrei mai immaginato che avessi progettato di portarmi qui...”
“A prima vista non è particolarmente romantico, lo so, però è un posto speciale per me,” le spiega Sirius, conducendola oltre la soglia.
“E chi ti dice che io desideri qualcosa di romantico?”
Il commento lascia Sirius spiazzato, prima che Marlene lo rassicuri con una risata. “Sto scherzando, ovviamente!”
Il ragazzo si riscuote e la guida al piano superiore, per mostrarle l'improvvisato pic-nic che ha allestito prima di colazione. 
Su una coperta a scacchi sono posizionati tutti i cibi preferiti di Marlene, tra cui le fragole ricoperte di cioccolato. “Come hai fatto a trovarle in pieno inverno?” 
“È un segreto che non posso ancora svelarti,” ribatte Sirius, porgendogliene una e baciandola sulla guancia. 
“E così è in questo posto che passate le lune piene con Remus?” domanda la ragazza, guardandosi intorno.
“Beh, almeno parte del tempo, sì...” 
Marlene sorride. 
“Siete degli amici speciali.” 
“Remus lo è di più... è anche grazie a lui so sto vivendo momenti come questo, che non credevo avrei mai meritato di vivere.” 
Non è la prima volta che Sirius si lascia andare a simili esternazioni, commenti che la portano a interrogarsi sull’infanzia che ha avuto e sulle evidenti carenze di affetto di cui ha sofferto. “Perché eri così convinto di non meritare degli amici, o semplicemente la felicità?”
“Nella mia vita non ho mai saputo cosa fosse la vera felicità, non prima di arrivare qui comunque… non credo di aver mai visto i miei genitori scambiarsi effusioni, o anche solo uno sguardo tenero, ovviamente non li ho mai sentiti dirsi qualcosa di affettuoso…” le confessa, sfiorandole inconsciamente la schiena, trovando conforto nella sua vicinanza. “E so che la maggior parte della gente ne sarebbe felice, perché a nessuno interessa vedere i propri genitori amoreggiare, però ho visto la madre e il padre di James ed è così evidente che si amino alla follia, anche dopo tutti gli anni insieme. Tutto questo mi ha fatto desiderare un amore come il loro, un sentimento che sia fatto della stessa sostanza dei sogni, non so se sia un pensiero troppo romantico, o irrazionale, ma è quello che sento e, se non ne parlo con te, con chi dovrei?” il tono è incerto, Sirius non sa se si è spinto oltre, in fondo voleva solo organizzare un pomeriggio romantico insieme, non intristirla rivangando un passato che non può nemmeno cambiare.
Marlene però è visibilmente commossa dalle sue parole, gli getta le braccia al collo e lo stringe a sé. “Non posso fare niente per cambiare la tua infanzia, Sirius, però posso essere al tuo fianco, da adesso in poi e spero che questo possa bastarti.”
La prospettiva di dividere il presente, e soprattutto il futuro, con Marlene sono qualcosa che Sirius è convinto di non meritare, perché teme che finirà con lo spegnere la spontanea solarità della ragazza, a causa di tutto il fardello che si porta dietro. “Sono io che spero di essere abbastanza per te… tu sei la cosa più bella che mi è capitata, anche meglio dei sogni…”
Non servono altre parole per esprimere ciò che provano, non quando un bacio - o forse qualche decina - valgono molto di più di tanti discorsi.
“Ti amo,” mormora Sirius, inalando il profumo dei capelli di Marlene, lo stesso che ormai riconosce nella sua Amortentia.
“E io amo te,” ribatte la ragazza baciandolo ancora e ancora, tentando di lenire almeno in parte il suo cuore.
 
 

 
Nota dell’autrice: 
Questo capitolo ha un po’ sviato dall’idea originale, ma spero che vi sia comunque piaciuto e che il prompt, almeno un po’, si senta. Forse sto calcando un po’ la mano con Sirius e i traumi causatigli dalla famiglia, ma pensò che non sia stato affatto facile crescere con Walburga soprattutto. A domani, con un capitolo un po’ più leggero.

 
 

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Capitolo 11
*** 11. Perfetta come sei ***


Il prompt prescelto per oggi è: aurora. 

 

 
11. Perfetta come sei

 
 
Fabian Prewett si è sempre considerato un ragazzo fortunato: ha una famiglia unita, un fratello gemello in grado di capirlo con un singolo sguardo, una passione per il Quidditch che lo aveva spinto a entrare in quadra già al secondo anno, un’indole generalmente tranquilla capace di trasformarsi in compagnia e una ragazza meravigliosa che ama alla follia.
La luna piena del marzo 1977 sarebbe caduta sabato 5 e questo avrebbe facilitato non di poco la vita dei Malandrini, che non sarebbero stati costretti a rinunciare a una notte di sonno in una giornata infrasettimanale ─ non che questo li avesse mai fermati prima. Tra l’altro quello era il fine settimana antecedente al diciassettesimo compleanno di Remus, che sarebbe stato giustamente festeggiato con un’altra delle feste che stavano contribuendo a rendere leggendari i quattro ragazzi.
Approfittando del fatto che i Malandrini non ci sarebbero stati, Fabian aveva chiesto a Gideon di trovarsi un altro posto per dormire quella notte, perché era prevista una luna piena gigante particolarmente luminosa e aveva in programma una notte a guardare le stelle in compagnia di Lexie. Per mesi si era arrovellato su quale fosse il modo migliore per avvicinarsi a lei, o su quale momento sarebbe stato il più adatto per chiederle di uscire, ma alla fine aveva dovuto afferrare il toro per le corna e decidersi a cogliere semplicemente l’attimo ─ in un modo tutt’altro che romantico. Non che Lexie glielo avesse fatto pesare, la ragazza non era particolarmente rinomata per l’essere romantica nel senso più classico del termine, erano i piccoli gesti quelli che apprezzava di più e Fabian si augurava che quella notte in solitaria nel dormitorio maschile si sarebbe rivelata un momento speciale, solo per loro.
 
“Scusa, ma che hai intenzione di indossare?” s’informa Marlene, scrutando Lexie con occhio critico.
“Per passare la notte nella camera che Fabian divide con suo fratello e i Malandrini?”
“Per un appuntamento romantico,” insiste Marlene, roteando gli occhi.
“Un paio di jeans e una felpa andranno più che bene…”
“Per Godric, sei davvero una causa persa, Lex!” ridacchia Lily, scuotendo la testa.
“E perché mai? Non stiamo mica andando in qualche ristorante stellato.”
“Povero Fabian,” insiste Marlene.
“Ma perché, scusate?”
“Del resto doveva saperlo, dal momento che si è innamorato di un orso come la nostra Lex…” commenta Lily, impudente.
“Io non sono un orso,” risponde, piccata, Lexie.
“Credo che persino Rüf abbia un lato romantico più spiccato del tuo,” bofonchia Marlene.
“Siete assurde e comunque Fabian sa bene che sono così, non credo che gli importi…”
“Certo che no, Lex,” la rassicura svelta Lily.
“Ma forse, per una volta, apprezzerebbe che tu facessi uno sforzo,” butta lì Marlene.
“Vi ascolto…”
“Potresti indossare quel meraviglioso mini abito blu, quello di Capodanno,” continua la McKinnon.
 
E così, quando Lexie si presenta nella camera di Fabian, ha i capelli raccolti in uno chignon disordinato, indossa l’abito blu che le ha consigliato Marlene e una giacca argentea di Lily; lui rimane a bocca aperta quando la fa entrare nella stanza che si è dato da fare per pulire a fondo.
“Sei bellissima.”
“Anche tu non sei niente male,” gli risponde, ammirando i jeans scuri e il maglione verde che ne fa risaltare gli occhi.
“Quando ho scoperto che la nostra stanza era nella posizione perfetta per ammirare la luna ho pensato che sarebbe stato un peccato perdersela…”
“Hai avuto un’idea meravigliosa, Fab, mi spiace se io non ti faccio mai sorprese di questo genere.”
“Tu organizzi altre cose, come la visita alla Londra Babbana nelle vacanze di Natale, Arthur ha voluto sapere ogni dettaglio…”
Alla menzione del cognato di Fabian, Lexie sorride. “Sei il mio primo vero ragazzo e temo di essere davvero una frana,” gli confessa a mezza voce.
“Non dirlo nemmeno per scherzo, io mi sono innamorato di te e non vorrei affatto che tu cambiassi, sarebbe decisamente ingiusto.”
“Non mi preferiresti più romantica?”
“Sei perfetta così come sei…”
“Quello perfetto sei tu, Fab.”
Lui sceglie di prenderla tra le braccia, avvicinandosi alla finestra e portandola ad ammirare il cielo trapuntato di stelle che li sovrasta.
”Se ho organizzato tutto questo non è perché volevo qualcosa in cambio, non credo che l’amore funzioni così…” la rassicura lui, baciandola tra i capelli.
“Nemmeno io lo pensavo, solo che non vorrei nemmeno farti credere che ti dò per scontato,” continua Lexie, appoggiandosi al suo petto, totalmente indifferente allo spettacolo che sta iniziando ad apparire al loro cospetto ─ il ragazzo accanto a lei è decisamente riuscito a rubare la scena al cielo.
“Non ho mai creduto che tu lo facessi, tu mi dimostri il tuo amore in altri modi: mi conservi il mio muffin preferito a colazione, visto che sono sempre in ritardo, scrivi i tuoi appunti con attenzione per condividerli con me durante le lezioni che non mi dò pena di seguire, mi consigli i tuoi libri preferiti e mi fai ascoltare la musica migliore del mondo Babbano, elenca Fabian, dandole un bacio per ogni singola cosa che ha appena citato. “Non avrei mai potuto innamorarmi della classica ragazza romantica che esige di andare da Madama Piediburro.”
“Non ti farei mai un simile affronto!” lo rassicura Lexie.
“Non avevo dubbi… ora che ne dici di guardare questa luna speciale? Capita piuttosto raramente e, se saremo abbastanza fortunati dovremmo vedere la cintura di Orione e Cassiopeia…”
“Per tua fortuna me la cavo bene in astronomia…”
“È solo uno dei tuoi numerosi talenti,” le sussurra Fabian contro le labbra, prima di baciarla e farle scordare esattamente quali siano i suoi altri talenti.
L’alba li ritrova ancora svegli, illuminati dalla luce eterea dell’aurora, i capelli di Lexie sono sparpagliati sul cuscino di Fabian e il ragazzo si sta imprimendo ogni piccolo particolare nella testa, mappando qualcosa di ben più prezioso del cielo stellato.
“Peccato che questa notte sia finita,” si rammarica Lexie.
“Per fortuna è ancora domenica e gli altri non torneranno ancora per un po’…”
“So esattamente come passare il tempo che ci resta, Fab…” sussurra Lexie, affondando le mani nei suoi capelli e attirandolo a sé.
“Mi piace come pensi, Lex,” mormora lui, accarezzandole ogni centimetro di pelle nuda.
“Meno male, perché a me piace tutto di te, Fab,” dichiara lei, prima che le parole diventino del tutto superflue.


 

 
 
Nota dell’autrice: 
Eccomi nuovamente qui, stavolta con un capitolo dolcino dedicato alla mia Lexie e a Fabian, che mi pare vi stiano piacendo. Ci vediamo domani con la prossima storia.

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Capitolo 12
*** 12. Di pensieri, orgoglio e compleanni ***


Il prompt prescelto per oggi è: orgoglio.  

 



 
 
12. Di pensieri, orgoglio e compleanni  
 
  

All’alba di sabato 12 marzo 1977, Remus si trova alla finestra della stanza che condivide con i Malandrini e i gemelli Prewett, intento a osservare le gocce di pioggia tamburellare contro il vetro e a riflettere su come la sua vita sia stata, nuovamente, rivoluzionata negli ultimi mesi. E non è solo perché, per la prima volta, ha trovato il coraggio di buttarsi in una relazione, anche se quella con Mary è una delle cose più meravigliose che gli siano accadute, ma è anche perché ha l’impressione che il legame tra lui e gli amici si sia rinsaldato ancor di più negli ultimi tempi. E, se deve essere sincero, non era stato nemmeno sicuro che sarebbe riuscito a sopravvivere a quanto accaduto nell’autunno precedente — quando Sirius aveva rischiato di distruggere la sua vita, oltre a quella di Piton. 

Si era domandato a lungo se potesse davvero perdonare l’amico per una simile leggerezza, un atteggiamento infantile e scriteriato che aveva rischiato di spedire Remus dritto ad Azkaban, senza più possibilità di uscita. Poi però, Sirius aveva ingoiato tutto il proprio orgoglio e aveva dimostrato di essere davvero cambiato e di aver imparato dal proprio sbaglio, e Remus aveva compreso che la sua vita non sarebbe stata più la stessa — non senza l’amico più orgoglioso della sua compagnia. 

“Che ci fai già sveglio?” la voce di Sirius lo sorprende solo fino a un certo punto, ben consapevole di quanto anche lui dorma poco. 

“Mi piace guardare la pioggia,” risponde, dopo una breve pausa. 

“Non vorrai dirmi che ti sei svegliato appositamente per questo, Lunastorta...” 

L’altro scuote la testa. “È solo che la pioggia mi aiuta a pensare.” 

“Tu pensi anche troppo,” lo rimbrotta Sirius, prendendo posto accanto a lui. “Va tutto bene?” 

“In realtà sì, riflettevo proprio su questo...” 

“Solo tu puoi trovare qualcosa su cui rimuginare quando è tutto tranquillo,” gli fa notare Black, occhieggiandolo incerto. 

“Se proprio ci tieni, ripensavo a quest’autunno...” 

Non serve che sia più specifico di così, Sirius ha già capito a cosa allude e il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra svanisce repentino, come una bolla di sapone, per lasciare spazio a un’espressione indecifrabile. 

“Credevo che avessimo superato tutto quanto, Lunastorta,” si costringe quindi a mormorare. 

“Ti assicuro che è così, stavo semplicemente seguendo il filo dei miei pensieri, non devi per forza trovarci una logica, va bene?” 

Sirius rimane in silenzio.  

“Davvero, Felpato, non sto cercando di farti sentire in colpa,” insiste Remus, vedendo che l’amico continua a non parlare. 

“Mi sono torturato per settimane: per colpa della mia impulsività ho rischiato davvero di rovinare la tua vita e non sono certo di aver meritato il tuo perdono, sai? Tu sei una persona infinitamente migliore di me, questo è assodato, ma spero che non ti sia pentito di avermi offerto una seconda possibilità.” 

“Ti assicuro di non essermi pentito, ho semplicemente lasciato vagare la mia mente, senza uno scopo preciso,” lo rassicura Remus. 

La risposta di Sirius è un mormorio indecifrabile. 

“Non sarai costretto a chiedere nuovamente scusa a Piton per causa mia,” insiste Remus, riuscendo a strappare un sorriso all’amico. 

“Lo farei altre mille volte se fosse necessario.” 

Sono sufficienti queste parole a ricordare a Remus, per l’ennesima volta, il motivo che lo ha spinto a perdonare l’amico; avrà tanti difetti Sirius, ma ha sempre messo l’amicizia sopra a tutto e questa è sempre stata una costante del suo carattere — anche quando, appena arrivato a Hogwarts, sosteneva di non saper essere un buon amico. 

“Lo so, Felpato,” ribatte, sorridendogli. “Scusami, non volevo intristirti comunque...” 

“Non lo hai fatto, sono contento che abbiamo chiarito.” 

“Di nuovo,” scuote la testa Remus. 

“Sì, di nuovo!”  

 

La giornata scorre veloce, tra lo studio e una piacevole pausa passata passeggiando con Mary e, prima che Remus se ne renda conto, si ritrova circondato dagli amici nella Stanza delle Necessità addobbata per l’occasione — come da tradizione malandrina. 

“Un applauso per il nostro festeggiato, il neomaggiorenne più affidabile di tutto il castello!” esclama James, facendo girare numerosi bicchieri ricolmi. 

Tutta la sala rumoreggia: c’è davvero chi applaude, chi fischia, chi inneggia al festeggiato con epiteti decisamente coloriti. 

Remus scuote la testa divertito, sollevando il proprio Whiskey in direzione dei presenti, “grazie di essere qui.” 

“Un attimo di silenzio, il nostro Remus vuole fare un discorso!” interviene Sirius. 

“No dai, lo sapete che sono una frana,” supplica a mezzavoce il festeggiato, rivolgendosi a James e Sirius. 

“Troppo tardi, caro il mio Lunastorta, ormai Sirius ha creato suspense,” gli fa notare James, pratico. 

Remus sbuffa, ingoiando il resto del suo drink, per poi schiarirsi la gola. “Vorrei poter dire di sentirmi diverso, ora che ho compiuto diciassette anni, ma la realtà è che non mi sento più saggio, o maturo, né più speciale di chi ancora non lo ha fatto... posso solo ringraziarvi nuovamente di essere qui e augurarvi che questa sia solo una delle numerose feste che organizzeremo da qui alla fine dell’anno!” conclude, sollevando il calice nuovamente riempito da Sirius, prima di scolarlo in un unico sorso che scatena altri applausi. 

“Nemmeno un accenno alla tua dolce metà?” domanda risentito James. 

“Mary non è una da piazzate, Ramoso...” 

“E chi te lo dice, scusa?” insiste il giovane Potter. 

“Il fatto che ormai la conosco,” lo rassicura Remus, tra le risate sguaiate di Sirius, prima di abbandonare gli amici per raggiungere l’oggetto dei loro discorsi. 

“Bel discorso, signor Lupin,” lo prende in giro lei, soffocando una risata. 

“Odio queste cose, è James quello che ama essere al centro della scena...” 

“Lo so, ma ti ho trovato comunque adorabile, illuminato dalla luce stroboscopica,” mormora la ragazza. 

“Davvero?” 

“Sì, anche se forse ciò che ho adorato di più era il tuo palese imbarazzo...” 

“Ah, mi fa piacere che il disagio mi renda adorabile,” si lamenta lui. 

Mary lo zittisce con un bacio, che Remus approfondisce con naturalezza, riflettendo su quanto davvero si completino a vicenda. 

“Ancora auguri, amore mio,” soffia lei contro le sue labbra. 

“Il mio regalo più bello sei tu,” ribatte Remus, prima di baciarla, illuminati dalla luce stroboscopica. 

 
 


 

 

Nota dell’autrice:  
Direi che Sirius sta diventando sempre più preponderante, la colpa è in parte di Eli e dei nostri scleri, ma anche e soprattuto di Sirius stesso... in ogni caso ci tenevo a mostrare anche il compleanno di Remus, mio adorato, perché trovo che i 17 anni siano stati importanti per ognuno di loro. ♥ Ci tenevo tantissimo anche menzionare quanto accaduto tra Sirius e Piton, visto che non si sa bene quanto il tutto sia successo, correggetemi se sbaglio, io lo inserisco nell’autunno del sesto anno. Nel mio headcanon, sia Remus che James si arrabbiano terribilmente con Sirius e lui ci mette un po’ a farsi perdonare, decidendo alla fine di cospargersi il capo di cenere e scusarsi con Piton per quanto ha fatto alla presenza di tutti i Serpeverde e i Grifondoro del sesto anno. 

 

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Capitolo 13
*** 13. Un futuro che non spaventa  ***


Il prompt prescelto per oggi è: you are exactly where you need to be.  
 


 
13. Un futuro che non spaventa 

 
 
Tra tutte le novità strabilianti che la magia aveva portato nella sua vita, Lily non ha alcuna remora nell’ammettere che il Quidditch è ciò che meno di tutto la entusiasmava, ciononostante non aveva mai perso una singola partita di Grifondoro e non avrebbe certo iniziato quel giorno. Perché se la squadra rosso-oro avesse vinto la partita contro Serpeverde, rimandata eccezionalmente per l’infortunio del portiere verde-argento occorso l’autunno precedente, avrebbe definitivamente estromesso gli avversari dalla lotta per il campionato. E Lily Evans si era riscoperta essere decisamente competitiva, anche riguardo a uno sport che faceva fatica a comprendere appieno.
 
Quel mattino di marzo l’aria è fresca e ancora umida della pioggia caduta copiosa il giorno precedente, il cielo è di un azzurro abbagliante e la temperatura è quella che James Potter definisce perfetta per il volo. Non c’è da stupirsi quindi se gli schemi, provati fino alla nausea sotto la sua guida dai Grifondoro, si dimostrano particolarmente efficaci e li portano a condurre sulle serpi per 130 a 40 dopo pochi minuti di gioco.
“Dopo aver ricevuto un perfetto passaggio del fratello, Alexandra Ashworth di Grifondoro segna e il risultato è ora 140 a 40,” declama Todd Smith di Tassorosso.
Lexie, tallonata da James e Alistair, raggiunge l’area degli spalti in cui sa che avrebbe trovato i suoi amici, dedicando loro un grande sorriso.  
“Ci tengo alla coppa nel mio ufficio, Potter!” esorta la Vicepreside da un posto poco lontano da quello in cui Lily, Marlene, Mary, Remus e Peter stanno guardando la partita. 
Per tutta risposta quello le fa l’occhiolino, sollevando il pollice, mostrando di aver compreso alla perfezione, “lo so bene, Prof!”
Lily rotea gli occhi spazientita, “possibile che debba sempre essere così sbruffone?” sbuffa, lanciando un’occhiata a Lenie e Mary.
“Lascia perdere James, Lily… pensa solo al bene di Grifondoro” le suggerisce, pratica, Marlene, sventolando la propria sciarpa.
James e Alistair segnano in rapida successione, aumentando ancora il vantaggio, prima che Trish Jordan si butti in picchiata verso quello che Lily immagina debba essere il Boccino.
“Sembrerebbe che Trish Jordan abbia visto il boccino, gentili spettatori… in effetti sarebbe meglio mettere fine al triste spettacolo a cui i sostenitori di Serpeverde sono stati costretti ad assistere oggi.”
“Attieniti alla cronaca, Smith!” lo redarguisce la McGranitt, tra le risatine dei Grifondoro sparpagliati intorno a lei.
“Ma è la verità, Professoressa” si difende il Tassorosso, facendo spallucce.
“Grifondoro segna ancora con Potter, siamo 170 a 40 per loro,” dichiara Smith, “intanto Jordan è sempre più vicina ai pali difesi da Prewett, sembra proprio che Regulus Black non riuscirà a raggiungerla. Forse avrebbe dovuto evitare di perdere tempo a litigare con il fratello, prima del tracollo della sua squadra...” 
“Che ti ho detto riguardo ai commenti, Smith?”
“Ma Professoressa! Black cavalca una Nimbus 1500 e non è in grado di avvicinarsi alla Jordan che usa una Scopalinda!” esclama indignato il cronista.
“E che cosa c’entra tutto questo?!” 
"Era un complimento alla Jordan, Professoressa! Regulus Black è un signor Cercatore, ma lei oggi lo sta surclassando, pur con una scopa molto meno competitiva…”
Ogni commento di Minerva McGranitt rimane inespresso, perché Patricia Jordan sceglie proprio quel momento per afferrare tra le sue lunghe dita il Boccino d’oro, scatenando le urla di giubilo della casa di Godric Grifondoro.
“Jordan cattura il boccino d’oro, signore e signori... Grifondoro vince 320 a 40! Questa è la sconfitta peggiore di Serpeverde per mano di Grifondoro dal lontano 1927, quando le Serpi persero 300 a 10.”
“Piantala, Smith!” borbotta la McGranitt.
“Credevo potesse interessare, Professoressa…”
 
Da lì, si scatena il putiferio e l’eventuale risposta della vicepreside le rimane in gola, perché mentre i compagni stanno raggiungendo Trish per un giro di campo celebrativo, Mulciber riesce a colpire un Bolide che Madama Bumb non ha ancora recuperato, indirizzandolo verso gli avversari voltati di spalle. La palla sfreccia veloce verso il gruppo rosso-oro ancora in sella alle scope, colpendo con violenza la spalla destra di Lexie, che perde l’equilibrio e cade nel vuoto.
Un rapido movimento della bacchetta di Silente riesce ad attutire la caduta della giovane, subito raggiunta dai compagni di squadra.
Lily non si rende nemmeno conto di quando si è alzata dal proprio posto, né di come abbia fatto a raggiungere così velocemente il campo, seguendo Remus che con le sue gambe lunghe la precede di qualche metro.
“Tutto bene, Alex?” sta chiedendo Fabian, tamponando la ferita alla testa della ragazza con la manica della sua divisa.
“Credo che quell’idiota mi abbia rotto la clavicola.” 
“Beh, tu gli hai sicuramente distrutto l’autostima,” le fa notare James.
“Non deve essere facile perdere 320 a 40 contro una squadra infarcita di Mezzosangue e Traditori del proprio sangue,” rincara la dose Sirius, occhieggiando il fratello e i compagni, appena raggiunti dal preside e da alcuni insegnanti.
“Dove fa male, Ashworth?” domanda la McGranitt una volta raggiunti i suoi studenti.
“La spalla e la testa.”
“Non riesco a credere che quel bruto abbia fatto una cosa del genere!” esclama Lily, accovacciandosi di fianco all’amica.
“Io non riesco a credere che Lumacorno gli abbia tolto solo 70 punti” aggiunge contrariato Remus, lanciando un’occhiataccia agli avversari.
“Esatto Prof, questo è un tentato omicidio,” borbotta James.
“Sono sicura che Silente si occuperà della punizione di Mulciber. Quello che interessa a me è portare Alexandra in infermeria…” ribatte la professoressa, evitando di far trasparire quanto fosse in accordo con i suoi studenti.
“Ci pensiamo noi, prof!” esclama Alistair, evidentemente scioccato per quanto accaduto alla sorella.  
 
Sicura di esserti ripresa, Lex?” il tono di Mary è preoccupato.
“Ma certo, sto alla grande! Non rinuncerei a celebrare la nostra vittoria per nulla al mondo.”
Lily si avvicina, mostrando tre dita all’amica, “quante dita sto alzando?”
“Tre… guarda che ci vedo benissimo!”
“Hai picchiato la testa!” 
“Molto piano.”
“Lo sai che Lexie ha la testa dura, Lils,” ridacchiò Marlene, indossando un maglione di Sirius sopra alla canottiera rossa.
“Certo, nessuno è più testardo di te…”
“Davvero?” chiede Lexie, facendo una smorfia, mentre Mary la aiuta ad infilare una camicia di Fabian sopra il braccio fasciato.
“Nemmeno James Potter quando ti chiede di andare ad Hogsmeade?” aggiunge Marlene, ridacchiando.
“Grazie mille di avermi ricordato di quel supplizio, Lenie!” questa volta è Lily a fare una smorfia, indossando il maglione della divisa sopra alla sua camicia preferita.  
 
Poco dopo, la Sala comune di Grifondoro è una bolgia. Non è la prima festa post-partita a cui Lily partecipa, visto che Lexie è parte della squadra già dal loro secondo anno, però questa le sembra davvero la più coinvolgente, quella più chiassosa — la più sentita.
“Merlino, avete visto la faccia di Rosier quando Lumacorno gli ha detto che poteva tener compagnia a Mulciber in punizione per le prime due settimane?” domanda Sirius, senza riuscire a trattenere un ghigno.
“Ben gli sta,” ribatte Fabian, ancora scosso per quanto accaduto, mentre Lily e le altre li raggiungono.
“Che Mulciber era un deficiente non lo abbiamo capito solo oggi,” dichiara Remus, ripensando a quanto accaduto a Mary pochi mesi prima.
La ragazza si morde un labbro, desiderosa quanto mai di dimenticare l’accaduto.
“Ragazzi, vi prego, almeno per stasera non pensiamo a queste cose,” propone Lexie, avvicinandosi a Fabian per scoccargli un bacio sulle labbra.
“Ogni tuo desiderio è un ordine,” ribatte lui, baciandola ancora.
“Merlino, voi due siete davvero troppo dolci,” dichiara Lily, osservandoli emozionata.
“Ah, ma allora ce l’hai un cuore, Evans!” s’inserisce Sirius, aggrottando le sopracciglia.
La Prefetto si limita a scoccargli un’occhiata tagliente.
"Credo di esprimere il pensiero di tutti se vi chiedo di non bisticciare.”
Tutti gli amici annuiscono in direzione di Remus, convincendo Lily a lasciar perdere, anche perché quanto accaduto oggi è davvero servito a mettere le cose in prospettiva — più di quanto già non fossero.
“E va bene, ma solo perché oggi festeggiamo una vittoria epica!”
“E il mio compleanno,” aggiunge svelto James, palesatosi accanto a Lily più velocemente che se avesse utilizzato una Smaterializzazione.
“Certo, ma se non erro il 27 è domani…”
“Non erri, Evans! La festa però comincerà allo scoccare della mezzanotte, non appena ci saremo liberati dei più piccoli, spedendoli a nanna.”
“E per quale ragione dovremmo mandar via gli studenti più giovani, Potter?” chiede lei, incrociando le braccia e inarcando un sopracciglio.
“Adoro quando i tuoi occhi diventano fiammeggianti, Evans. Te lo avevo mai detto?” risponde lui, sorridendole affabile.
“Io cambierei argomento molto, molto velocemente se fossi al tuo posto, Ramoso” ridacchia Remus, scartando una Cioccorana e passando qualche Ape Frizzola a Mary e Lexie.
“Quindi?” lo incalza lei.
“Beh, non mi sembra il caso di far rimanere alzati i più giovani fin dopo la mezzanotte… non credi che il riposo sia fondamentale per loro e per la mole di studio che si ritrovano ad affrontare?!” esclama alla fine, usando il suo tono più convincente, mentre Remus e Sirius sghignazzano senza ritegno accanto a lui.
“Fingerò che il riposo degli studenti più giovani sia davvero di tuo interesse, Potter… ma lo faccio solo perché riconosco che quella di oggi è stata una giornata speciale,” borbotta Lily, prima di lasciarsi trascinare via dalle amiche.
 
Più tardi, molto più tardi, sono rimasti in pochi in sala comune e la festa di compleanno di James è in corso, anche se ovviamente ce ne sarà un’altra più estesa il weekend successivo. Gli amici più cari del festeggiato intonano la canzone, mentre Remus scatta un’infinità di foto che saranno serbate come ricordo negli anni a venire. Lily si guarda intorno e si rende conto di essere, davvero, nel posto in cui dovrebbe — quello a cui appartiene. Il futuro è ricolmo di dubbi e di nubi che si addensano, ma con queste persone al suo fianco le fa decisamente meno paura.
Accanto a lei, Lexie si accomoda nell’abbraccio di Fabian, che si prende cura di lei in maniera meravigliosa e fa desiderare a Lily di trovare un amore come il loro, o come quello tra Marlene e Sirius, o ancora quello tra Mary e Remus. James sceglie proprio quel momento per sollevare lo sguardo e incrociare il suo, indirizzandole un sorriso che, inaspettatamente, le provoca un brivido. Sollevare il calice in sua direzione le sembra l’unica risposta possibile e procede a fare esattamente quello.

 

 


Nota dell’autrice:  
Questo capitolo è molto più lungo del solito, ma c’è una ragione, gran parte delle parti dedicate al Quidditch sono estrapolate de una mia long, perché non sono così brava a descrivere questi dettagli sportivi... spero che questo piccolo excursus nella mente di Lily vi sia piaciuto, così come il momento finale tra lei e James; con tutti i capitoli dedicati agli altri, stavo un po’ tralasciando loro due. 
 

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Capitolo 14
*** 14. Fratelli ***


Il prompt prescelto per oggi è: I am the designer of my own catastrophy. 

 


 

 
 
14. Fratelli 

 
  

Sirius deve ammettere che, tra tutto quello che gli è capitato negli ultimi mesi, ricevere una richiesta d’appuntamento da parte di suo fratello è forse quanto di più inaspettato mai successo. E poco importa se la suddetta richiesta gli sia stata recapitata da Remus, che lo frequenta continuamente alle riunioni dei Prefetti, o se il luogo prestabilito sia la Testa di Porco durante la successiva uscita a Hogsmeade, un luogo dal quale credeva che il fratello si tenesse ben distante, perché l’unica cosa che conta è l’urgenza del messaggio, tangibile perfino per iscritto. Così si ritrova sveglio all’alba, nuovamente, con la testa affollata da pensieri che si rincorrono nel vano tentativo di capire cosa mai possa aver spinto suo fratello a parlargli — dopo mesi passati a trincerarsi dietro a silenzi reciproci che pesano come macigni sulla fragilità del loro rapporto. 

“Sai bene che è inutile che tu ci rimugini sopra, vero?” la domanda di Remus lo stupisce solo fino a un certo punto, così come il suo tono retorico. 

“Più facile a dirsi che a farsi, no?” 

“Forse,” sussurra in risposta l’altro, avvicinandosi. 

“Scusami se ti ho chiesto di mantenere il segreto,” aggiunge Sirius dopo una pausa. 

“Non hai nulla di cui scusarti, è una cosa che riguarda solo te,” gli fa notare Remus, “e Regulus,” aggiunge dopo, quasi come se si trattasse di un pensiero slegato dal precedente. 

“Credi che io abbia sbagliato tutto con lui?” gli chiede, ripensando alla conversazione avuta mesi prima con Marlene. 

“Penso che si sia sempre in due a sbagliare, Felpato...” 

“Forse non lo merito un amico come te, Lunastorta.” 

“Credo che tu abbia la tendenza a essere troppo duro con te stesso.” 

“Senti da che pulpito...” ghigna Sirius, scoccandogli un’occhiata in tralice. 

 

Il sabato successivo Sirius esce di buonora per raggiungere il locale di Aberforth: è la prima volta che si ritrova a percorrere in solitaria le centinaia di metri che separano il castello da Hogsmeade e la sua mente vaga — così come ha fatto negli ultimi giorni. Non si è ancora fatto un’idea riguardo a cosa possa aver spinto il fratello a contattarlo, ma del resto non manca più molto a scoprirlo e quella che il ragazzo prova è paura. Un sentimento che nulla ha a che fare con i timori fanciulleschi di una punizione materna, piuttosto che con quelli di cui è rimasto vittima dopo essere stato smistato a Grifondoro, la casa sbagliata, o ancora le ansie che ha avuto prima di trovare il coraggio di aprirsi con Marlene. Perché è di Regulus che si parla e c’è stato un tempo, nemmeno troppo remoto, in cui Sirius avrebbe fatto di tutto per lui, e lo stesso sarebbe valso anche per il fratello; ora però si chiede come sia potuto precipitare tutto e se non siano ancora in tempo per rimediare, nonostante tutto quello che nel frattempo è successo. 

Il tempo per le domande è terminato, una volta aperta la porta si rende conto che il fratello è già seduto al bancone; riconoscerebbe la sua postura rigida tra mille, così come quell’espressione incerta che era solita far capolino sul suo viso ogni volta che esprimeva i suoi desideri, da piccolo. 

“Ho temuto che non saresti venuto,” dichiara, quando Sirius prende posto al suo fianco. 

“Il messaggio sembrava urgente,” risponde l’altro, anche se ci sarebbero tante, troppe, altre cose da dire. 

“Lo è...” gli assicura Regulus, “bevi qualcosa?” 

“Una Burrobirra andrà bene...” bofonchia Sirius, odiando ogni secondo di questi stupidi convenevoli. 

Rimangono in silenzio, fino a che non vengono loro consegnati due boccali ricolmi, che i due portano a un tavolo appartato. 

“Che c’è di tanto importante, fratellino?” 

“Quasi dimenticavo che non sei mai stato paziente...” 

La risata di Sirius è amara, quasi quanto il lampo di fastidio che attraversa repentinamente le iridi di Regulus. 

“Non so se sei a conoscenza del fatto che la cugina Narcissa si è sposata.” 

“Mi è giunta voce, sì... che c’è? Si è offesa perché non le ho fatto recapitare un regalo?” domanda insolente. 

Le guance di Regulus si colorano lievemente, le labbra rimangono serrate in una linea severa e le nocche sbiancano a causa della presa spasmodica sul piano del tavolo al quale hanno preso posto. “Forse credi che tutto sia un gioco, ma ciò che ho da dirti è veramente serio,” mormora quindi. 

Sirius orienta i propri occhi verso quelli gemelli del fratello, leggendovi un’inquietudine sconosciuta, mista a qualcosa che non riesce a decifrare. “Ti ascolto...” 

“La cugina Bellatrix ha scoperto che tu e Marlene vi frequentate e non è affatto contenta,” spiega quindi il minore, guardandosi intorno per accertarsi che nessuno li ascolti. 

“E questo mi dovrebbe importare, perché?”  

“Ho sentito io stesso Bellatrix parlare con nostra madre e assicurarle che non aveva intenzione di lasciarti infangare il buon nome di famiglia, associandoti alla figlia di un traditore del suo sangue come Jonathan McKinnon...” 

“Non fatico a figurarmi la gioia di nostra madre in quel momento,” ribatte Sirius, incapace di nascondere la propria avversione verso il genitore. 

“Non credo che stesse scherzando, Sir,” insiste Regulus, appellandosi a lui nel medesimo modo in cui era solito fare quando erano bambini — e tutto sembrava infinitamente più semplice. 

“Ne sono certo, Reg,” risponde in automatico, con il soprannome che gli scivola facilmente fuori dalle labbra, come se non avesse mai smesso di usarlo. 

“E cosa hai intenzione di fare?” 

“Niente! Che cosa dovrei fare secondo te?” chiede, scrollando le spalle, mostrando una baldanza che altro non è che una fragile facciata. 

“Non è troppo tardi per tornare indietro,” bisbiglia Regulus, con un’urgenza che gl’illumina il volto, donandogli vita e calore. “Potresti sempre dire ai nostri genitori che hai cambiato idea e...” 

“E entrare a far parte dei seguaci del Signore Oscuro? Ti ha forse dato di volta il cervello, fratello? Secondo te sono disposto a combattere per una causa in cui non credo? Rischiare la morte, o, peggio, essere io a uccidere qualcuno solo perché non è d’accordo con gli stupidi ideali di cui ti hanno infarcito la testa?” lo deride Sirius, dando sfoggia di tutto il suo coraggio. 

“Sei disposto a combattere per salvaguardare nati Babbani e Mezzosangue, quindi?” contrattacca in tono sconfitto Regulus. 

“E tu sei pronto a farlo per gente come Mulciber, Rosier e Piton? O per la cara cugina Bella e per il suo delizioso marito purosangue?”  

Il tono di Sirius non vacilla, nemmeno per un attimo, non mostra il terrore provocato dalle parole della cugina e l’ansia che gli comprime i polmoni impedendogli di prender fiato all’idea che possa essere sulle tracce di Marlene. “Sei sicuro di essere dal lato giusto della barricata, Reg?” gli domanda, prima di svuotare il proprio boccale. 

“Sei disposto a morire per lei? Per loro?” più che una domanda sembra una constatazione, che mette a nudo tutti i dubbi di Regulus. 

“Io sì, ma tu invece? Sei pronto al medesimo sacrificio?” 

Regulus non risponde, si accorge di non poterlo fare, l’illusione che lo spavento per Marlene avrebbe fatto rinsavire il fratello si è sfaldata più velocemente di quanto ci avesse messo a crearsi. 

“Volevo solo avvertirti, tutto qua...” mormora infine, incapace di nascondere il tono sconfitto. 

“Ti ringrazio, ma Bellatrix non mi fa paura.” 

“Credo comunque che passerà all’attacco, prima o poi...” 

“Sarò pronto ad attenderla,” ribatte con sicumera Sirius, “quello che vorrei capire è se tu sei convinto di voler combattere al suo fianco.” 

Regulus si alza, lasciando il bicchiere intonso, incapace di reggere lo sguardo del fratello e abbandona il locale senza nemmeno salutarlo — incapace di rimanere in quel posto un solo minuto di più. Ha sempre pensato che Sirius fosse più risoluto di lui, ne ha avuto la conferma quando gli insulti materni non hanno piegato il suo orgoglio per essere diventato il primo Grifondoro della famiglia, e il loro incontro di oggi non ha fatto che confermare questo lato fiero, pulsante e impulsivo del suo carattere. L’orgoglio di star combattendo per la causa più giusta rendeva brillanti gli occhi del fratello, così simili ai propri — eppure così diversi. Ma Regulus non ha mai avuto il suo coraggio, non può abbandonare la famiglia come già fatto da lui, gli è impossibile ricalcarne le orme e causare un’altra delusione ai genitori, anche se questo dovesse portare a conseguenze irreparabili. 

 

Osservandolo andar via, Sirius si domanda ancora una volta se abbia fatto abbastanza per proteggere il fratello da una famiglia come la loro. Il futuro dopo la scuola fa paura, è ricolmo di incertezze e di probabili dolori, ma si sente pronto a combattere per difendere i propri ideali, con l’aiuto degli amici — la famiglia che si è scelto. Le probabilità che tutto quanto potrebbe risultare in una catastrofe è tutt’altro che remota, ma mentre raggiunge Marlene nel luogo dove si sono dati appuntamento, sorride per la consapevolezza di star perseguendo la propria strada e di non aver nessun genitore da soddisfare. 

Forse anche Regulus può essere salvato — anche se diventa più difficile ogni giorno di più. 

 


 

 

Nota dell’autrice:  
Sarò monotona, lo so, ma i capitoli dedicati a Sirius finiscono con l’essere quelli più infarciti di angst, se poi ci aggiungiamo Regulus il gioco è presto fatto. Non so se Sirius sia stato cancellato immediatamente dall’arazzo, dopo che se n’è andato di casa, quindi in questa storia ho immaginato che sia accaduto mesi dopo. 

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Capitolo 15
*** 15. Anche in capo al mondo ***


Il prompt prescelto per oggi è: "con te”.
 

 
15. Anche in capo al mondo
 
 
Tra tutti i dettagli della sua vita che si è divertita a immaginare crescendo, se c’è una cosa che non ha mai preso in considerazione, quella è decisamente l’amore. E il motivo è molto più complicato, eppure al tempo stesso semplice, di quanto chiunque possa immaginare. Non è perché non ci creda. Tutt’altro. E nemmeno perché non le hanno letto abbastanza favole che le inculcassero l’idea romantica di amore, tipica di ogni bambina. Perché crescendo Lexie ha ascoltato un’infinità di fiabe, Babbane e magiche. Non è neppure a causa dei suoi genitori, che si sono sempre dimostrati estremamente innamorati l’una dell’altro. È solo che lei non ha mai pensato di essere in grado di dimostrare il proprio amore in maniera classica e quindi si è lentamente convinta che avrebbe fatto fatica a trovare un amore da favola. Eppure, è stata proprio lei a stupire, prima di tutto se stessa, quando il giorno precede ha mormorato emozionata a Fabian che oggi sarebbe coinciso con l’anniversario dei sei mesi dal giorno in cui si erano scambiati il loro primo bacio.
 
“Non ero certo che te ne ricordassi, è pur sempre stato inaspettato, in mezzo al corridoio, con i borbottii di James in sottofondo… non qualcosa di particolarmente degno di nota, insomma…”
“Non dimentico mai una data importante, Fab, e comunque io l’ho trovato il primo bacio perfetto per noi.”
“In effetti non posso darti torto, Lex. Quindi domani direi che dobbiamo festeggiare…”
“Ci mancherebbe altro…” 
 
È Fabian l’anima romantica della coppia, quindi Lexie è ben contenta di avergli lasciato campo libero nell’organizzazione della serata, però in questo momento si chiede se non sia stata una scelta errata. Perché, almeno questa volta, avrebbe dovuto fare uno sforzo e prodigarsi per far capire al suo ragazzo quanto speciale riesca a farla sentire. È per questo motivo che è rannicchiata sul suo letto, tentando invano di farsi venire in mente un’idea che sia romantica, si, ma non sdolcinata: qualcosa che possa essere preparato nel corso di questa giornata.
“Sento il tuo cervello macinare perfino da qui…” mormora la voce di Lily dalla sua sinistra.
“Mhmm, buongiorno…”
“Che succede, Lex?”
“Sto cercando di capire cosa potrei regalare a Fabian, ma non esiste assolutamente nulla, nulla che io possa fabbricare oggi, quantomeno.”
“Sono sicura che qualcosa ci sia,” tenta di spronarla l’amica.
“Se hai consigli sono tutta orecchi, è da ieri pomeriggio che ci penso senza sosta. Se fossi stata una ragazza normale mi sarei organizzata per tempo e avrei ordinato qualcosa via gufo, ma invece io non pianifico mai nulla e questo è il risultato! Come fidanzata sono un vero disastro,” bofonchia Lexie, stiracchiandosi.
“Fabian ti ama per quella che sei, Lex. È stato lui stesso a dirtelo.”
“Sì, ma proprio per questo, almeno ogni tanto, vorrei sorprenderlo, come è solito fare lui con me.”
“Tu e lui siete appassionati di astronomia, no?”
“Certo, è sempre stata uno dei nostri argomenti di conversazione preferito, oltre al Quidditch.”
“E tu sei la migliore del nostro anno  a disegnare le mappe celesti,” le rammenta Lily, sperando che l’amica segua il filo del suo discorso.
“Oh, per Godric! È un’idea fantastica, Lily. Potrei disegnare la volta celeste com’era disposta nel giorno del nostro primo bacio,” sussurra Lexie, visibilmente entusiasta.
“Credo che sia un regalo davvero unico.”
“Grazie mille, Lils. Non penso che ci sarei mai arrivata…”
“Le amiche servono a questo. Non posso che supportarti per celebrare una storia che ti rende così felice e nei confronti della quale nutro una certa dose d’invidia.”
Lexie si mordicchia il labbro dubbiosa. “Sembrerà dannatamente banale, ma quando trovi la persona giusta è tutto più semplice…”
“Lo so bene, per quanto mi manchi David sono consapevole che lui non lo fosse.”
“Arriverà quando meno te lo aspetti,” la conforta Lexie, pensando che a lei è successo proprio così.
“So anche questo… solo, mi chiedo, come faccio a capire che è proprio lui quello giusto?”
“Se te lo chiedi, vuol dire che non lo è,” ribatte Lexie, prendendo posto accanto all’amica.
Lily si limita a sorridere, ripensando al compleanno di James e a quello scambio di sguardi.
“C’è forse qualcosa che non mi stai dicendo, Lils?”
“No, al momento non c’è davvero nulla che io debba dirti…”
“Mhmm, mi sa che non me la racconti giusta!” insiste Lexie.
“È solo che non è affatto semplice ammettere che le cose potrebbero essere diverse da come ho sempre immaginato…”
“Sai che ti è concesso cambiare idea sulle persone, vero? Purtroppo ti è già successo in negativo, sfortunatamente per te, ma non è sempre così,” l’allusione a Piton è velata eppure, nonostante sia ormai passato quasi un anno, Lily sente ancora una fitta nel petto - all’altezza del cuore.
“Lo so, ma si tratterebbe di qualcuno che davvero non avrei mai pensato di considerare…” Lily teme di essersi lasciata sfuggire troppo e Alexandra immagina bene la persona sui si riferisca l’amica, eppure la sua titubanza la spinge a rimanere neutra.
“Hai tutto il tempo per rifletterci e cercare di capire se davvero i tuoi sentimenti si sono evoluti.”
“Fa piuttosto paura, a dir la verità…”
“Tutte le cose belle hanno la tendenza a farlo,” le fa notare Lexie, prima di abbracciarla stretta.
 
Le rende sono già in corso quando Fabian è Lexie si muovono silenziosamente per i corridoi, avviandosi verso la Stanza delle Necessità. Quando aprono la porta, la trovano quasi identica al dormitorio maschile del sesto anno in cui hanno passato la notte a guardare le stelle e Lexie sorride, pensando alla mappa che ha disegnato per lui.
“Non sarà forse il luogo più romantico del mondo,” si lascia sfuggire Fabian.
“Invece io credo lo sia, in fondo a me basta  che siamo insieme…” 
Fabian la bacia con trasporto, togliendole il fiato. “Andrei anche in capo al mondo, con te,” le confessa, mentre i loro nasi si sfiorano.
“Mhmm, la sensazione è reciproca…”sospira Lexie.
“Ho una sorpresa per te,” aggiunge il ragazzo, dopo una lunga serie di baci.
“Anche io,” sorride Lexie contro le sue labbra.
“Vuoi andare prima tu?”
“Non c’è fretta, abbiamo tutta la notte…”
 
 



Nota dell’autrice:
Eccomi qui, in ritardo di qualche ora, con il capitolo 15, che spero vi piaccia. Spero di non aver calcato troppo la mano con Lexie, visto che alla fine i momenti più romantici capitano sempre a lei e Fab. Grazie infinite per il vostro continuo supporto, a stasera!❤️
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 16
*** 16. Tutto ciò che serve ***


Il prompt prescelto per oggi è: cause darling I’m a nightmare dressed like a daydream.
 

 

 
16. Tutto ciò che serve 

 
 
A quattro anni la sua esistenza è stata stravolta, di questo ne ha avuto consapevolezza abbastanza presto. E, con il tempo, ha finito con il non considerarlo di per sé un male, visto che ha contribuito ad abbassare le aspettative che nutriva nei confronti della sua vita. Crescendo però, forse inconsapevolmente, ha iniziato a coltivare aspirazioni e desideri, serbandoli nel suo cuore, per la paura che condividendoli con qualcuno avrebbe fatto ancora più male se non si fossero concretizzati. Ha sempre avuto difficoltà ad aprirsi, anche con quelli che considera alla stregua di fratelli, per questo ha dovuto attingere a tutto il suo coraggio per affrontare il tema della sua natura con Mary. Sono passati mesi ormai, eppure non smette di sentire il cuore accelerare i battiti – anche al solo ricordo di quanto accaduto -, la gola seccarsi in una morsa e il corpo venir scossò dagli spasmi. Il sorriso gentile di Mary è stato ciò che per primo lo ha portato a riflettere sulla possibilità di confidarle quello che Sirius definisce il suo piccolo problema peloso, ma lo ha fatto senza tante aspettative, quanto piuttosto una serie di paure che minacciavano di fagocitarlo dall’interno.
 
“Davvero non capisco perché tu non ti valuti un po’ di più… sei, letteralmente, il sogno di ogni ragazza, Remus.”
“Non diresti così se mi conoscessi meglio, Mary…” 
“Non ne sarei così certa, sai? Quando immaginavo un ragazzo di cui innamorarmi, aveva tante delle tue caratteristiche.”
“Temo che ti ti sia concentrata solo sulla patina  esteriore, ma finiresti con il rimanere delusa di ciò che c’è in profondità…”
“Cosa ti spaventa così tanto? Cosa hai paura di condividere con me?”

Era bastata quella semplice domanda, rafforzata dalle iridi castane orientate verso di lui, a farlo capitolare e a mettersi a nudo al suo cospetto.

“Più che un sogno a occhi aperti, temo di essere un incubo…” 

Ma Mary non si era spaventata, non aveva abbassato gli occhi e men che meno era vacillata. L’aveva accarezzato con la tenerezza a cui si stava ormai abituando – quella a cui temeva di dover rinunciare, una volta svelatole tutto di sé – e l’aveva rassicurato so quanto tutto questo non modificasse di una virgola i suoi sentimenti.
Remus ci aveva messo un po’, le pessime abitudini erano difficili da abbandonare e la voglia di allontanare la ragazza era stata tanta, però la determinazione di Mary lo aveva fatto desistere e, ancora oggi, la ringraziava per la sua caparbietà.
 
I risvegli successivi al plenilunio hanno la tendenza a essere particolarmente dolorosi, anche se non come lo erano in passato, prima che ci fossero loro – e che la bestia avesse compagnia. In giorni come questo gli è difficile non lasciarsi andare ad atteggiamenti auto sabotatori, l’idea di arrecare dolore a coloro che ama gli ricorda sfacciatamente quanto lontano lui sia dall’essere un sogno. Eppure si guarda nello specchio, contando nuovi graffi e chiedendosi quanti di loro si tramuteranno in cicatrici, e attende che l’infermiera lo cosparga di Dittamo e altre pozioni, prima di crollare in un sonno agitato che riesce comunque a essere ristoratore. 
Non si stupisce di trovare Mary sulla poltrona accanto al suo letto, quando riapre gli occhi, e sente un sorriso increspargli le labbra – nonostante il dolore sordo alla guancia causato da quello che sembra un taglio, più che un graffio.
“Sei riuscito a riposare bene?”
“Si, Madama Chips mi ha dato una pozione lievemente sonnifera, come sempre.”
“E qualcosa per il dolore?” s’infotma Mary, tastando con delicatezza i segni sul suo corpo martoriato.
“Non fanno così male…”
“Remus!” lo redarguisce, scuotendo la testa.
“Le pozioni antidolorifiche tendono a farmi venire allucinazioni e comunque il dolore in un paio di giorni si attutisce per poi sparire…”
“Come puoi scegliere, volontariamente di soffrire?”
“Quando il dolore è insopportabile ti assicuro che non faccio il martire.”
“Non so se crederti, non ti ho mai incontrato dopo che era successo.”
Remus sorride, intrecciando le dita delle loro mani e portandosele alle labbra per baciarle delicatamente.
“Va bene, lascio perdere…” gli concede lei allegramente. “mi basta ritrovarti tutto intero.”
“I ragazzi si prendono cura di me.”
“È bello saperlo, almeno non ho ragione di  preoccuparmi.”
“Mi spiace che tu debba farlo.”
“Non devi affatto dispiacerti, Remus. Mi sembra qualcosa di normale nella nostra situazione, non credi?”
“Normale sarebbe se io fossi in infermeria per un qualche incidente magico, nulla di ciò che vivo lo è…”
“Non ti permetto di parlare di te stesso in questi termini.”
Il tono di Mary è ancora più risoluto del solito, serve a scuotere Remus e a impedirgli di imboccare la strada dell’auutocommiserazione.
“Scusa, sai che le abitudini sono dure a morire…”
“Potrei perdonarti in cambio di un bacio,” celia lei, avvicinandosi ancora un po’.
Remus ride, nonostante la pelle finisca con il tirare ancora di più, e si sforza per tirarsi a sedere e incontrare le labbra ridenti di Mary.
 
“Direi che il nostro amico si trova in compagnia di un’infermiera molto più carina di noi, non so se altrettanto competente,” esordisce la voce di Sirius.
I due ragazzi però non danno segno di aver sentito nulla, continuando a baciarsi quasi come se non si trovassero in infermeria.
“Temo proprio che noi tre saremmo di troppo,” aggiunge James, ghignando deliziato.
“Cosa te lo fa pensare?” insiste Sirius.
Ma James  non fa in tempo a rispondere, perché Remus e Mary scelgono quel medesimo istante per indirizzare ai malandrini uno sguardo scocciato.
“Avevate bisogno di qualcosa?” domanda Remus, senza lasciare la mano di Mary.
“Volevamo sapere come stavi,” risponde Peter, incerto. 
“Ma è evidente che tu sia in splendida forma,”  continua Sirius.
“Mai stato meglio,” annuisce Remus.
“Se non ti serve nulla, torneremo in sala comune.”
“Ho tutto ciò che serve,” li rassicura Remus con un sorriso radioso, che si riflette in quello di Mary.
 

 

 
Nota dell’autrice:
Era tempo di approfondire un po’ il rapporto tra Remus e Mary, sperando di avervi fatto cosa gradita. Ho preso il prompt un po’ alla larga, ma mi sembrava che si adattasse perfettamente all’opinione che Remus ha di se stesso e che io non condivido, e nemmeno Mary. Come sempre, grazie infinite del vostro supporto!

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Capitolo 17
*** 17. La paura non può vincere ***


Il prompt prescelto per oggi è: sbagliato.  

 



 
 
17. La paura non può vincere 

 
  

Di ritorno da una sessione di volo notturno, James non si stupisce di trovare la sala comune deserta — con la sola eccezione della figura di Lily, stravaccata sul davanzale davanti alla finestra spalancata. Vista la sua abitudine alle scorribande nottetempo, Potter ha imparato a essere piuttosto silenzioso, e ciò gli torna utile in questo momento, permettendogli di fermarsi a osservare Lily, senza che lei se ne possa accorgere. Sta diventando una consuetudine quella d’incontrarla nel cuore della notte, non che si possa lamentare, e di rubarle qualche minuto, o a volte qualche ora, semplicemente parlando. Per la prima volta però, ciò che attira il suo sguardo è l’espressione corrucciata che le accartoccia il volto in una smorfia che la incupisce, e al tempo stesso la mostra molto più vulnerabile di quanto non l’abbia mai vista. Rimane stupito nel constatare che la malinconia la faccia sembrare più fanciulla, che adulta, lei che solitamente dà sfoggio della propria maturità in ogni occasione. 

Si sta accingendo a chiederle se va tutto bene, quando lei si volta e lo scruta per un attimo, prima di girarsi repentinamente e battere le palpebre — probabilmente nella speranza di mascherare le lacrime che vi si erano impigliate. 

“Il lupo perde il pelo, ma non il vizio, eh?” domanda lei retorica, dopo aver indossato nuovamente la maschera da Prefetto. 

“Vuoi forse farmi rapporto?” 

Lily si limita a scuotere la testa. “Cosa c’è che ti tiene sveglio?” gli chiede poi. 

“Se ti dicessi l’ultima partita di campionato, mi riterresti un immaturo?” 

“E perché dovrei? Il Quidditch è una delle tue grandi passioni, è giusto che tu voglia fare del tuo meglio...” 

“Sai, non avrei mai pensato di sentirti pronunciare queste parole, Lily,” le confessa, pronunciando il suo nome con deferenza, tentando pian piano di abituarsi a chiamarla così. 

Le persone cambiano, James,” sussurra in risposta, prima di orientare gli occhi verso il panorama in penombra fuori dalla finestra. “Forse non tutti siamo disposti ad accettarlo, ma credo che faccia parte del processo di crescita...” 

“Mi pare di cogliere una nota di rammarico, correggimi se sbaglio.” 

Lily si abbraccia le ginocchia: quasi alla ricerca di uno scudo che possa proteggerla da una verità troppo dura da ammettere ad alta voce. “Non sbagli,” mormora infine. 

“C’è qualcosa che ti tormenta?” trova la forza di chiederle. 

“Hai mai avuto la sensazione di essere sbagliato?” 

James rimane in silenzio, immaginando che quella di Lily sia una domanda che non presuppone una risposta e infatti la ragazza riprende presto a parlare, a voce così bassa che non riuscirebbe a sentirla se solo il fuoco stesse ancora crepitando nel camino. “Più passa il tempo e più temo di essermi infilata in una strada senza uscita, una situazione sulla quale non ho alcun controllo e non sono abituata a tutto questo... dormire sta ormai diventando un’impresa sempre più ardua e l’idea di tornare a casa mi spaventa come mai prima.” 

“Forse dovresti andare da Madama Chips, Lily. Perdere il sonno per così tanti giorni non è salutare.” 

“Credi che una pozione sonnifera mi proteggerà quando tornerò a Spinner’s End?” il tono risulta più amaro di quanto Lily avrebbe voluto e la ragazza scuote nuovamente la testa, per poi sussurrare delle scuse. 

“Non devi scusarti,” s’affretta a chiarire James. “E non penso che una pozione sonnifera possa proteggerti, ovvio che no, ma credo anche che tu abbia bisogno di dormire un po’ e non continuare a tormentarti in questo modo, perché finirà che la preoccupazione ti divorerà dall’interno.” 

“E se invece sarà una maledizione senza perdono a farlo? Credi che avrò scampo?” 

La sola idea che possa accadere una cosa simile, fa accelerare il battito cardiaco di James, che è spinto a sfiorare la mano di Lily — come a sincerarsi che lei sia ancora lì, e che stia bene

“Scusa, non volevo essere melodrammatica è solo che...” la sua voce si perde per qualche secondo, mentre Lily torna a battere furiosamente le palpebre, “ho paura, James,” gli confessa in un soffio. 

“Il mondo fuori da qui fa paura anche a me,” dichiara lui, abbandonando ogni spavalderia, “ma credo che saremo al sicuro, ancora per un po’...” 

“Anche una lurida Sanguemarcio come me?” insiste Lily, spezzandogli il cuore mentre si autodefinisce nel medesimo modo utilizzato dalla cricca di Rosier, Piton, Mulciber e gli altri. 

“Non c’è nulla di sbagliato in te,” dichiara James, incapacitato a rivolgersi a lei con un simile epiteto, desideroso di cancellare lo sconvolgimento dal suo viso. “Tu hai diritto di studiare qui come e più di loro e, se non lo accettano, è solo perché non capiscono che il mondo si evolve...” 

“Quello magico sembra evolversi più lentamente di quello Babbano, piuttosto inaspettatamente in realtà...” 

“Forse, ma non vale per tutti, lo sai vero?” 

Lily ritrova il sorriso, anche se fatica a illuminarle gli occhi smeraldini, e James sente il proprio cuore perdere ancora un battito — o forse mille. “Te l’ho già detto che io proteggerò te, i tuoi diritti, e quelli di tutti i maghi nati babbani e non,” enuncia, ripetendo le parole pronunciate qualche sera fa, seduti nel medesimo posto. 

“Lo so,” sussurra lei. 

“E non sarò il solo,” aggiunge James, afferrando la sua mano e stringendola. 

“So anche questo,” lo rassicura Lily, ricambiando la stretta. 

“Siamo noi a combattere per la causa giusta, Lily,” le ricorda, dopo aver lasciato il silenzio avvolgerli per qualche minuto. 

“Ne sono convinta...” 

“Quelli sbagliati sono loro, con le loro idee retrograde e non riusciranno ad averla vinta, te lo prometto.” 

“Spero tanto che sia così,” sussurra, posandogli la testa sulla spalla e sospirando. 

“Non devi dargliela vinta, Lily, non puoi permettere di far vincere la paura.” 

“Lo so... grazie di avermelo ricordato, James.” 

“Sono qui anche per questo,” le sussurra, inalando il profumo di gelsomino sprigionato dai suoi capelli. 

Anche?” ironizza lei. 

“Sono un uomo dai mille talenti, lo hai forse scordato?” 

Il sorriso di Lily questa volta le illumina il volto e James può tirare un sospiro di sollievo. 

“E come potrei?” domanda ironica la ragazza. 

James annuisce, rimanendo in silenzio, le sfiora le spalle con la mano libera, osservando il cielo e giurando a sé stesso che farà ogni cosa possibile per proteggere Lily, e tutti i loro amici. Crede in ogni singola parola che ha pronunciato e spera che, essere dalla parte del giusto, basterà per farli trionfare — anche se non ne è così certo. Non è il momento per lasciarsi andare a simili pensieri però, non quando tra le sue braccia c’è finalmente Lily Evans. 

 


 

 

Nota dell’autrice: 

Eccoci qui, con Lily e James un passo più vicini ad ammettere quello che provano l’una per l’altro — o meglio, con un James già consapevole e una Lily invece un po’ spaventata. È un mio headcanon che si siano trovati a parlare una notte, iniziando ad abbattere alcune barriere esistenti, qui tutto questo è già accaduto, quindi il loro avvicinamento prosegue, non senza intoppi. Trovo plausibile che Lily sia stata molto preoccupata per la sua famiglia, fuori dalla protezione scolastica, e ovviamente James è subito stato pronto a rassicurarla. 

Grazia infinite per il vostro supporto continuo, non mi sarei mai potuta imbarcare in questa avventura senza di voi. ♥ 

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Capitolo 18
*** 18. Esprimi un desiderio ***


Il prompt prescelto per oggi è: stelle.  
 
 



 
18. Esprimi un desiderio   


  

Lexie sarebbe stata la penultima del gruppo a compiere diciassette anni, seguita solo da Marlene che puntualizzava sempre con orgoglio di essere nata prematura proprio per avere la possibilità di diventare loro amica, arrivando il 30 agosto invece che alla fine di settembre. Negli ultimi anni, le ragazze avevano consolidato la tradizione di vedersi in occasione dei compleanni estivi e quell’anno non avrebbe fatto eccezione.  

Giovedì 11 agosto, sono Lily, Marlene e Mary a svegliare Lexie cantando a squarciagola la canzone di compleanno e brandendo un’enorme teglia di brownies con le candeline accese. Le ragazze hanno passato la notte lì, rimanendo sveglie fino alle prime luci dell’alba a parlare di tutto e di niente — e facendo progetti per il weekend che passeranno con i Malandrini e i gemelli Prewett. All’insaputa di Lexie però, Fabian si è adoperato per organizzarle una festa a sorpresa quella sera stessa nel giardino della casa di sua sorella e della sua famiglia, abbastanza grande per permettere loro di dormire in tenda e passare così una notte sotto le stelle. Sarà compito delle sue amiche distrarla durante il giorno per poi bendarla e farle raggiungere la destinazione senza rovinare la sorpresa. 

“Hai espresso un desiderio, Lex?” domanda Lily, mentre l’amica soffia sulle candeline. 

L’altra scrolla le spalle, “sono ancora troppo addormentata per farlo...” 

“Sei un caso disperato,” ridacchia Mary. 

“E dire che ogni volta noi ci proviamo...” rincara la dose Marlene. 

“Non è colpa mia se siamo rimaste sveglie a spettegolare tutta notte...” fa notare la festeggiata, “e comunque ho sempre preferito esprimere i desideri osservando le stelle cadenti,” aggiunge, addentando una porzione generosa di dolce. 

Le amiche si scambiano un’occhiata d’intesa che sfugge a Lexie, troppo impegnata con il cioccolato, impazienti di vedere la sua espressione alla scoperta della festa che l’attende quella sera nel Devon. 

La giornata passa tra una maschera viso e il manicure, tra prove di trucco e risate, tra scambi di vestiti e il progetto di organizzare un mini viaggio on the road prima del ritorno a scuola. La pendola del salotto di casa Ashworth ha da poco battuto le sette, quando le quattro ragazze si specchiano, ormai pronte per la serata. 

“Ma davvero dovete bendarmi? Non potete semplicemente dirmi cos’avete architettato?” sbuffa Lexie, guidandole al piano inferiore, per raggiungere il camino. 

“Sei davvero una brontolona,” sospira Lily, fingendosi spazientita. 

“Non lo scopriamo solo ora,” commenta ilare Marlene. 

“Vi siete coalizzate contro di me?” domanda Lexie. 

“Sai che se lo facciamo c’è un motivo,” le fa notare Mary, porgendole la propria sciarpa. 

Lexie sospira teatrale, afferrando l’indumento. “Mamma, papà, io e le ragazze andiamo!” urla, in direzione della cucina. 

“Va bene, tesoro,” ribatte la voce di suo padre, mentre i due le raggiungono. 

“Divertitevi e fateci sapere se i vostri piani per stanotte cambiano,” aggiunge sua madre, mentre Lexie aggrotta le sopracciglia dubbiosa. 

“Sicuramente,” risponde Lily. 

“Grazie ancora per l’ospitalità,” commenta Mary. 

I coniugi Ashworth salutano le quattro ragazze, per poi tornare in cucina a godersi la cena e la tranquillità di una casa vuota. 

 

Nell’angolo più remoto dell’incolto giardino di quella che sua sorella e suo cognato hanno battezzato come La Tana, Fabian ha addobbato gli alberi presenti con innumerevoli lucine fatate, delle lanterne Babbane multicolore, oltre che uno stendardo che recita BUON COMPLEANNO, LEXIE! Un grande tavolo di legno è stato imbandito con cibi e bevande, al suo fianco il fratello maggiore di Marlene si è improvvisato deejay con i dischi prestatigli da Sirius, Lily e Mary; in vari punti del prato sono state posizionate delle coperte sulle quale sdraiarsi a osservare il cielo particolarmente luminoso e Arthur ha anche prestato ai ragazzi due tende dove poter passare la notte. 

Quando Lexie emerge dal camino nella cucina sovraffollata di cui Fabian le ha parlato più volte, per un attimo rimane spaesata, ma non ha nemmeno il tempo di fare domande, perché due paia di braccia le circondano le gambe e si ritrova a fissare i vispi occhi nocciola di un bambino riccioluto e quelli azzurrissimi e acuti del fratello maggiore. 

“Allora zio Fabian non scherzava quando diceva di avere una fidanzata,” annuncia cospiratorio il più piccolo, dando di gomito al fratello. 

“E perché avrei dovuto mentirvi, sentiamo?” domanda il gemello chiamato in causa. 

Charlie fa spallucce, indirizzando un sorriso sghembo a Lexie e alle sue amiche. 

“Complimenti, zio! È davvero carina,” aggiunge il maggiore. 

Lexie sgrana gli occhi, senza riuscire a trattenere una risata. 

“Bambini, lasciate stare gli zii e i loro amici,” intima una voce femminile dalla cucina. 

“Non ci danno alcun fastidio,” rassicura Lily. 

“Buon compleanno, Lex,” sussurra Fabian, prima di abbracciarla stretta. 

“Grazie, Fab,” gli risponde lei, accoccolandosi contro al suo petto. 

Molly Weasley sceglie quel momento per raggiungere il salotto con un bambino aggrappato alle sue spalle e il marito che la segue poco distante. Segue un giro di presentazioni e la promessa di organizzare una cena insieme, in modo da conoscere meglio Bill, Charlie e il piccolo Percy, prima che i ragazzi si avviino fuori, pronti a svelare la sorpresa organizzata da Fabian. 

 

Qualche ora più tardi, i ragazzi si sono divisi in vari gruppi: c’è chi ascolta la musica diffusa dalle casse di Josh, chi si è avviato per un bagno notturno nel laghetto capitanati da James e Sirius, chi invece ha preferito accomodarsi sulle coperte a contemplare il cielo trapuntato di stelle — particolarmente visibili in quella zona scarsamente illuminata. 

“Sai sempre come sorprendermi, Fab,” sospira Lexie, osservando le loro dita intrecciate. 

“Mi diverto a far sì che la tua vita sia movimentata...” 

Lei ride, prima di baciarlo, nel tentativo di fargli scordare perfino il suo nome. Quando libera le labbra del ragazzo, sente il proprio cuore rimbombarle nelle orecchie, e prende un respiro per tentare di farlo decelerare fino a tornare a un ritmo normale. 

“Hey, guarda!” mormora lui, indicandole una delle sue amate stelle cadenti. 

“Esprimi un desiderio,” ribatte Lexie, baciandolo ancora. 

“Il mio desiderio sei tu,” dichiara candidamente Fabian, senza risultare sdolcinato, ma solo sincero. E Lexie si sente percorsa sai brividi nel sentirlo pronunciare queste parole. 

“E comunque il compleanno è il tuo,” le fa notare il ragazzo, baciandola sulla fronte. 

“Ma io ho già tutto quello che voglio...” puntualizza Lexie, senza confessargli che ha espresso il desiderio che tutto rimanga così, anche se è consapevole che sia davvero poco probabile, con una guerra forse in arrivo.  

In questo momento decide di concentrarsi su quello che prova, imprimendosi ogni dettaglio nella memoria, senza lasciare che siano inquinati dai pensieri di un futuro che la spaventa troppo.

 
 


 

 

Nota dell’autrice: 

Visto e considerato il futuro che aspetta questi ragazzi, almeno qui volevo che avessero un po’ di gioia, e poi il tema delle stelle era già quello che legava Lexie e Fabian (tra l’altro nella saga lui possiede un orologio con le stelle invece che le lancette, quello che viene ereditato da Harry). Siamo ormai nell’estate tra sesto e settimo anno, quindi le cose da qui continueranno a svilupparsi — e diventare via via più serie. 

Grazie, come sempre, per essere qui. ♥ 

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Capitolo 19
*** 19. Un cerchio che si chiude  ***


Il prompt prescelto per oggi è: castello.  

 



 
 
19. Un cerchio che si chiude  

  

 

La camera di James brulica di vita, così come ha fatto per tutta estate, tra la presenza costante di Sirius e quella gradita e più o meno continua di Remus e Peter, oltre che dei gemelli a volte. Quando Remus solleva lo sguardo e intercetta quattro barbagianni che si avvicinano sempre di più, planando sopra alla villa vicina per poi deviare verso l’ampia finestra della camera di James, Remus sorride, come sempre meravigliato che gli uccelli di Hogwarts siano sempre a conoscenza dei loro spostamenti.  

Il giorno della ricezione della sua lettera per Hogwarts, sette anni prima, aveva segnato un nuovo inizio nella sua vita, era particolarmente appropriato quindi che il giorno della ricezione della sua settima lettera segnasse la fine di un percorso che si sarebbe chiuso a giugno — tracciando un cerchio quasi perfetto. All’interno della busta, insieme alla lista del materiale che sarebbe servito per l’anno scolastico, Remus ritrova anche la spilla di Prefetto che lo ha accompagnato negli ultimi due anni, qualcosa che lo aveva decisamente colto di sorpresa ai tempi, ma a cui è particolarmente legato. 

“Vi prego, ditemi che questo non significa che Silente ha scelto quel pallone gonfiato di Rosier come Caposcuola,” si lamenta Sirius, lanciando un’occhiata distratta alla propria lettera. 

“Non lo farebbe,” commenta Peter incerto. 

“Potrei vomitare,” insiste Sirius schifato. 

“Beh, potrebbe aver scelto Goldstein,” fa notare Remus, mentre l’amico assottiglia pericolosamente gli occhi ricordandosi che ci aveva provato con Marlene a capodanno. 

“No, è decisamente troppo moscio,” controbatte Sirius, sbuffando sonoramente. 

Accorgendosi che James è rimasto in silenzio per tutto questo tempo, i tre amici si rivolgono quindi a lui, trovandosi faccia a faccia con un’insolitamente silenziosa versione dell’amico. 

“Che succede James?” domanda Peter. 

“Ti hanno forse tolto la spilla da capitano?” si allarma Sirius. 

“Stai pensando ad altri epiteti da affibbiare a Rosier perché Sirius non ha dato il meglio di sè?” prosegue Remus, quando l’amico rimane in un ostinato silenzio. 

Le domande sembrano finalmente riscuotere il ragazzo che innanzitutto sventola la spilla di capitano in direzione di Sirius, per poi sollevarne un’altra ancor più scintillante, che fa sgranare gli occhi agli altri tre. 

“Io, ehm, non credevo proprio che avrebbero scelto me, Lunastorta...” mormora sulla difensiva, faticando a nascondere il proprio disagio. 

“Ramoso, io non ho mai pensato di avere la possibilità di essere nominato Caposcuola,” ribatte calmo Remus. 

“Ah no?” strabuzza gli occhi James, chiaramente sollevato. 

Remus scuote semplicemente la testa, incrociando lo sguardo di ognuno dei suoi tre più cari amici. “Ma certo che no, che razza di credibilità potrei avere considerando ciò che mi affligge mensilmente? E se la luna piena cadesse in concomitanza con una riunione alla quale io dovessi presiedere? E se ci fosse bisogno di me quando sono in infermeria, dopo il plenilunio, e sono uno straccio? Credetemi, sono più che orgoglioso e ancora sbalordito di essere stato nominato Prefetto, trovo che sia già troppo così...” 

“Detesto quando ti sminuisci, Lunastorta,” ribatte svelto Sirius, assestandogli una gomitata, come a rafforzare la propria esternazione. 

“Già, sai bene che sei stato un ottimo Prefetto negli scorsi anni,” gli dà manforte Peter.  

“Silente ha fatto una scelta davvero egregia con te,” conclude James. 

“Mi chiedo invece cosa si fosse fumato per scegliere il nostro Ramoso qui,” ghigna ilare Sirius, strappandogli la spilla di mano e lanciandole un’occhiata controluce. 

“Quanto sei deficiente, Felpato,” sbuffa James, scompigliandosi i capelli. 

“Chissà come sarai felice di passare tutto quel tempo con la Evans... pensi di essere in grado di non risultare un totale deficiente in sua compagnia?” insiste Sirius, deliziato dal pensiero. 

James gli strappa la spilla di mano, posandola sul proprio comodino. “Quindi dite che saremo colleghi?” 

“E chi altro avrebbe potuto scegliere?” domanda Remus. 

“È evidente che anche Silente desidera che io la conquisti, non c’è altra spiegazione...” mormora James, con un’espressione febbrile negli occhi nocciola. 

Remus scuote la testa sconsolato, mentre Peter ride sguaiato e Sirius si tira una manata in volto. 

“Ho come idea che questo settimo anno sarà ancora meglio di tutti gli altri...” commenta Black, abbracciando James da una parte e Remus dall’altra, mentre Peter viene agguantato dal padrone di casa. 

Mentre gli amici ridono a crepapelle, Remus ripensa alle sensazioni provate quando ha letto il proprio nome sulla busta con il fregio di Hogwarts: rammenta l’emozione all’idea che avrebbe finalmente visto il castello tanto decantato da suo padre, la trepidazione per il suo primo viaggio in solitaria, l’ansia all’idea di essere smistato. Nonostante siano passati sette anni, percepisce il battito del proprio cuore battere forsennatamente all’idea di recarsi per l’ultima volta al Binario 9 e ¾ nel giro di una decina di giorni. Il nervosismo di cui era caduto vittima all’idea di incontrare tanti coetanei, ha lasciato spazio all’impazienza di riabbracciare gli amici che ormai sono diventati come una famiglia — e la ragazza che gli si è insinuata sottopelle, conquistando senza fatica il suo cuore. Se è sincero con se stesso, ammette di non avere grandi progetti per il futuro: dubita che la sua condizione possa permetterglielo, ma non ha intenzione di arrendersi ed è pronto a fare la propria parte per difendere il diritto di tutti, ibridi compresi, a rivendicare il proprio posto nel mondo magico.  

 

Il primo settembre successivo, i Malandrini giungono in stazione insieme, come da tradizione iniziata al terzo anno, e si mettono alla ricerca dello scompartimento in cui li aspettano gli amici, consapevoli che dovranno stringersi. Remus riconosce le risate di Mary, Lily e Lexie, non appena Sirius spalanca la porta distante pochi passi e Marlene gli si getta tra le braccia, riuscendo a togliergli il fiato. Il gruppo si scambia saluti e abbracci, nonostante si siano visti poco più di una settimana prima. “Tutto bene la vostra mini vacanza?” domanda Remus, dopo aver baciato Mary. 

“Una meraviglia!” ribatte lei. 

“Già, ci siamo proprio divertite,” aggiunge Lexie, stiracchiandosi. 

“È stato piuttosto crudele non estendere l’invito anche a noi,” commenta risentito Sirius. 

“Se vi comporterete bene vi inviteremo l’anno prossimo,” lo rassicura Marlene. 

“Questo ricatto mi pare offensivo,” bofonchia James, “quasi come se non vi fidaste di noi...” 

“Solo quasi?” lo prende in giro Lily, scatenando le risate di tutti. 

James spalanca la bocca, per poi richiuderla senza ribattere, e lasciarsi cadere su un sedile vuoto. 

“E dai, James! Sai bene che Lily scherzava,” lo tranquillizza Lexie. 

“Hai ben dieci mesi di scuola per convincerla,” gli fa notare Fabian. 

“Forse si dimenticherà di tutte le scocciature degli anni precedenti,” aggiunge Marlene, mentre Sirius soffoca un risolino. 

“Non ho ben capito come mai vi stiate tutti rivoltando contro di me?” chiede quindi James, grattandosi il mento. 

“Perché lo rendi dannatamente divertente,” gli spiega Remus, scatenando altre risate. 

“Che ore sono?” domanda Lily, cambiando improvvisamente argomento. 

“Le 10:52,” ribatte Gideon. 

“Perché lo chiedi?” aggiunge Mary. 

“Perché alle 11:30 ci sarà la prima riunione dell’anno nel vagone dei Prefetti...” 

“Ah, dimenticavo che c’era anche questa seccatura,” ridacchia Lexie. 

“Lex! Non farti sentire definire la riunione in questo modo!” la riprende Lily, piccata. 

“Perdonami se ti dico che passare il tempo con gente come Rosier, Nott e Crouch non sia proprio in cima alla mia lista di attività preferite...” 

“Come mai ti interessano le riunioni dei prefetti, Lex?” chiede James. 

“Perché Silente ha avuto la brillante idea di mandarmi la spilla di Prefetto, dopo aver nominato Lily Caposcuola...” risponde la ragazza, con una smorfia. 

“Congratulazioni!” 

“Io invece mi auguro solo di non dover lavorare con Rosier,” sbuffa Lily, “Goldstein non sarebbe poi così male...” 

“Goldstein è troppo moscio,” commenta Sirius, “credo che il tuo collega Caposcuola sarà per te una gradita sorpresa,” conclude con un ghigno assolutamente malandrino. 

“Sputa il rospo! Che cosa sai tu?” 

Sirius è troppo impegnato a ridere per rispondere, esattamente come Peter, gli occhi di Lily si orientano quindi su Remus che le indica la spilla di Prefetto in bella mostra sulla propria divisa, accennando con un gesto a James, accanto a lui. La Evans sposta le sue attenzioni sul capitano rosso-oro, che apre la mano mostrandole una spilla gemella a quella che lei ha già appuntato sulla propria divisa. 

“Questo è un dannato scherzo!” si dispera  la ragazza, strabuzzando gli occhi. 

“Ne sono sorpreso quanto te, Lily!”  

“A essere sinceri, James è uno degli studenti più brillanti del nostro anno,” fa notare Mary. 

“Ha ottime doti di leadership, vista la sua esperienza come capitano della nostra squadra,” aggiunge Lexie. 

“E non possiamo dimenticare che è mille volte meglio di quel retrogrado, fissato con la purezza del sangue di Evan Rosier,” conclude velenosa Marlene. 

“Quando la mettete così, in effetti devo dire che non posso biasimare Silente...” 

“Allora sei disposta a lavorare con me, Lily?” domanda James, speranzoso. 

“Certo, saremo ottimi colleghi.” 

“No chiedo altro,” le risponde, prima di aggiungere a mezza voce, “per ora...” 

Remus e Mary sono gli unici ad aver captato il commento di James e si scambiano uno sguardo d’intesa, prima di prender posto. Se sette anni fa gli avessero detto che, oltre all’istruzione a cui anelava fortemente, avrebbe anche ottenuto tutto questo, Remus probabilmente non ci avrebbe creduto. Mentre l’espresso si lascia Londra alle spalle però, il ragazzo si guarda intorno e sorride, pensando a quanto sia stato fortunato; forse la guerra incombe più di ieri, ma intorno a lui ci sono tutte le persone per cui ha intenzione di lottare — e che lo faranno per lui. 

 

 



 

Nota dell’autrice: 

Remus mi era mancato e quindi ho voluto mostrarvi la sua maturazione dal primo al settimo anno, oltre che il momento in cui James si scopre Caposcuola, personalmente ho sempre creduto che lui per primo sia rimasto stupito. Forse sto un po’ calcando la mano con la contrapposizione tra buoni e cattivi, ma credo che gli ultimi due anni di scuola dei Malandrini siano stati davvero duri per i Nati Babbani e i Mezzosangue. 

Come sempre vi ringrazio tantissimo per le vostre parole, che mi emozionano e mi rendono davvero felice di aver iniziato a pubblicare questa pazza storia.♥ 

 

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Capitolo 20
*** 20. Il tuo segreto è al sicuro con me! ***


Il prompt prescelto per oggi è: confessione.  

 



 
 
20. Il tuo segreto è al sicuro con me!  
  

 

Con l’inizio del settimo anno, Lily ha deciso di affrontare la scuola con un altro spirito, questo ovviamente non significa che ha smesso di mostrare interesse verso lo studio, ma che si è finalmente resa conto che questi saranno i suoi ultimi mesi prima di diventare un'adulta. Poco importa che nel mondo magico si diventi maggiorenne a 17 anni, il solo fatto che ci si diplomi tutti, o quasi, a 18 anni permette a ognuno di loro di vivere spensieratamente ancora per un po’ — nonostante quello che lì attende là fuori, o, forse, proprio grazie a questo.  

È ormai da qualche settimana che ci si arrovella sopra: che senso ha rispettare tutte le regole, se una volta fuori da qui, potrebbe essere morta entro pochi giorni? Mary l’ha accusata di essere macabra, Marlene si è dimostrata d’accordo, mentre Lexie le ha confessato che ha atteso lungamente che anche Lily passasse al lato oscuro. Deve essere onesta, se ripensa ai suoi anni precedenti, non può dire di rimpiangere nulla, nemmeno le sofferenze, perché è sempre stata convinta che siano proprio quelle ad aiutare il processo di crescita. E, sì, rimarrebbe ancora amica di Severus, pur sapendo quale epilogo li attenderebbe, perché comunque lui c’è stato per lei in un momento in cui lo strappo con sua sorella si è allargato fino a diventare insanabile — e tutto questo non ha prezzo. Ovviamente preferirebbe che lui fosse dalla sua parte, dalla loro in realtà, visto che lui stesso è un Mezzosangue e, a lungo andare, è piuttosto convinta che sarà lui ad accorgersi della situazione paradossale in cui si è cacciato.  

Ma, continuando a essere sincera, c’è anche qualcos’altro che è cambiato nelle ultime settimane, ma anche l’anno precedente in realtà; il problema è che Lily non è così convinta di essere pronta a confessarlo nemmeno a se stessa. Eppure continuare a mentire è piuttosto inutile, oltre che controproducente, perché è innegabile che comportarsi in maniera accettabile durante le riunioni dei Prefetti stia diventando sempre più difficile — considerando che la sua mente è perennemente concentrata sui capelli indisciplinati di James Potter, su come i suoi occhiali sembrano far risaltare ancor di più la tonalità nocciola dei suoi occhi e su come quelle labbra abbiano l’aspetto di essere decisamente troppo morbide. 

Lily posa la penna con la quale stava scrivendo il tema di Trasfigurazione, fino a quando la sua mente non è partita per la tangente una mezz’ora prima, raccoglie tutte le sue cose e le getta alla rinfusa nella borsa; non può perdere altro tempo. Si avvia a passo svelto verso la sala comune, dando un’occhiata all’orologio da polso e sperando che l’allenamento sia già terminato, quando si ritrova davanti alla Signora Grassa ha il fiatone e le guance arrossate per lo sforzo, borbotta la parola d’ordine e s’inoltra nella stanza circolare. Non deve che aspettare una decina di minuti, prima che la porta si riapra e i sette titolari, più le riserve, della squadra vincitrice degli ultimi campionati fanno il loro ingresso chiassosamente. 

A Lexie basta un’occhiata alla sua migliore amica, per capire che qualcosa la turba, così si allontana dal resto dei compagni per prendere posto accanto a una Lily insolitamente imbambolata. 

“Che succede, Lils?” 

“Mhmm? Hai detto qualcosa?” risponde l’altra, con lo sguardo perso sui riflessi che il fuoco crea sulle lenti degli occhiali di James. 

“Chiedevo se era tutto a posto,” ripete con chiarezza la Cacciatrice. 

“Oh, sì... tutto bene, sì... perché lo chiedi?” 

“Perchè mi hai spergiurato che saresti rimasta chiusa in biblioteca fino a cena per terminare i compiti di Trasfigurazione e Pozioni, ma sono a malapena le sei e mezza e ti ho trovata qui...” 

La squadra comincia a salire verso i dormitori alla spicciolata, e Lily orienta finalmente le iridi in quelle dell’amica, prima di prendere un sospiro. 

“Credo di essere nei guai, Lex,” mormora a mezza voce. 

“Non stai bene?” si preoccupa subito l’altra. 

Lily scuote la testa, “scusa, non intendevo allarmarti è solo che...” 

Alexandra la scruta, osservandone l’espressione incerta e il modo in cui Lily sta torcendo le mani. 

“Se ti dicessi che potrei essermi sbagliata su qualcuno, cosa mi diresti?” 

“Beh, sarebbe inaspettato, ma capita anche ai migliori di noi, Lils,” tenta di rassicurarla Lexie. 

“È solo che potrei aver preso un’enorme cantonata, qualcosa di decisamente inaspettato...” 

“Non vedo quale sia la tragedia, Lily.” 

“Si tratta di James,” sussurra infine, dopo aver controllato che nessun altro possa sentirle. 

“Lo sai, vero, che ti è concesso cambiare idea su di lui? Solo gli stupidi rimangono fermi sulle loro posizioni, anche quando le evidenze dimostrano loro il contrario...” 

“Lo so, non sarebbe certo la prima volta che mi accade, sai?” ribatte, ritornando ancora con la mente a Severus. 

“E allora di cosa hai paura, Lils?” le domanda con dolcezza l’amica. 

“Del fatto che tutto cambierebbe, che potremmo rovinare l’equilibrio che abbiamo raggiunto così faticosamente...” 

“E preferiresti mantenere l’equilibrio, piuttosto che scoprire ciò che la vita può offrirti? Vuoi trincerarti dietro la paura? Un sentimento che non ti appartiene?” 

“E se ci causassimo sofferenza?” 

“Non ti nego che potrebbe accadere, ma non partire prevenuta..." 

“Sai che tendo sempre a essere realista.” 

“In questo caso direi pessimista...” 

“Lo saresti anche tu se avessi scoperto che ti piace James Potter!” borbotta in risposta Lily, incrociando le braccia. 

Lexie scoppia a ridere, “credevo che non lo avresti mai ammesso...” 

“Ti proibisco di riferirlo ad anima viva!” 

“Il tuo segreto è al sicuro con me!” 

 
 


 

 

Nota dell’autrice: 

Eccoci qui, finalmente Lily ha deciso di essere onesta con se stessa e ammettere che i suoi sentimenti per James sono cambiati, è stato un percorso, ci è voluto un po’, ma a mio parere non avrebbe mai potuto succedere velocemente. 

Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio infinitamente per il continuo supporto che mi state dimostrando. ♥ 

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Capitolo 21
*** 21. Promesse ***


Il prompt prescelto per oggi è: torre. 
 


 
21. Promesse  

 
Ci sono tante verità universalmente riconosciute che si possono associare a James Potter, tante sfaccettature della sua personalità, tante sfumature che compongono il suo carattere, eppure, se c’è una cosa sulla quale tutti concordano, è che tende a essere un tantino poco perspicace per quanto riguarda le relazioni. Ciononostante, si è accorto perfino lui che Lily Evans non lo tratta più com’era solita fare prima, che ci sono delle barriere che è riuscito a sgretolare, grazie a una persistenza di cui è sempre andato orgoglioso — anche quando tutti gli consigliavano di lasciar perdere. Ma l'opzione di arrendersi non è mai stata qualcosa che ha preso in considerazione, nemmeno nei momenti in apparenza più disperati. E, sì, non ha difficoltà ad ammettere di aver rasentato il ridicolo in certi frangenti, ma lui l’ha sentito fin dal primo momento, che Lily doveva entrare a far parte della sua vita — e si sarebbe accontentato di averla addirittura come semplice amica.
Non sa spiegarsi se è per via del maggior tempo che passano insieme ora, per via del loro ruolo di Caposcuola, o forse perché ha smesso di avere con lei atteggiamenti sopra le righe; probabilmente è perché ha deciso di mostrarsi così com’è, mettendosi a nudo, senza tentare di spacciarsi per qualcosa di diverso. Quello che sa, quello che gli scalda il cuore, quello che si sta trasformando nella costante della sua quotidianità è il sorriso di Lily che le illumina il volto, ogni volta che i loro occhi s’incontrano. È rimasto sbalordito nella prima occasione in cui si è reso conto che lo stava rivolgendo proprio a lui, e a nessun altro, un regalo di compleanno totalmente inatteso e, per questo, ancor più sublime. Adesso però, deve ammettere di averci fatto l’abitudine, è un qualcosa che si aspetta di vedere ogni giorno, e che spera di poter contribuire a rendere più radioso — nonostante tutto.
Stanno costruendo delle consuetudini che sono loro, e loro soltanto, e la Torre di Grifondoro si è lentamente trasformata nel palcoscenico perfetto per una storia che si sta dipanando pian piano, una della quale ha ogni intenzione di scrivere il finale a cui anela da tempo. Magari ci ha messo più di quanto aveva sperato, però si è goduto ogni attimo, ed è fermamente convinto di essere arrivato esattamente dove avrebbe dovuto trovarsi ora. E fa niente se, camminando per tornare in sala comune insieme a lei, ha lasciato vagare la sua mente così tanto da averla condotta dalla parte sbagliata, questa piccola deviazione è servita a fargli passare qualche altro prezioso minuto in solitudine con lei

“Credo di non averti ancora ringraziato per l’altro giorno, James,” mormora Lily, riuscendo finalmente a farlo emergere dalle sue fantasticherie.
“Di che parli, Lily?”
“Di quando hai difeso Mary da Mulciber, Rosier e Yaxley,” elabora Lily.
“Scherzi? A parte che Mary è la ragazza di Rem, e quindi è di famiglia, credevo che avessi capito che difenderò sempre chiunque da quei bulli, soprattutto quando si permettono di attaccare le persone più deboli a causa di quegli ideali retrogradi che tanto amano. E comunque voglio bene a Mary, è una ragazza meravigliosa...”
Le parole gli sono uscite come un fiume in piena e costringono Lily a fermarsi di colpo, prima di prendere un respiro. “Lo fai sembrare così ovvio...”
“Perché lo è,” dichiara James, “te l’ho promesso che difenderò i diritti di tutti i maghi, nati Babbani e non, e non ho alcuna intenzione di rimangiarmi questa promessa, io le mantengo sempre,” ribatte, allungando la propria mano per sfiorare le dita di Lily.
“So bene che lo hai fatto, perdonami se sono stata restia a crederti...”
“Mi dispiace che tu sia stata delusa più volte, Lily,” sussurra, intrecciando le sue dita a quelle della ragazza.
“Non è colpa tua,” s’affretta a rassicurarlo.
“No, però mi piace pensare che c’è qualcosa che posso fare per farti dimenticare questa serie di amarezze.”
“In effetti qualcosa c’è,” mormora Lily, tentando di mantenere un tono di voce neutro.
“Parla, qualsiasi cosa sia, sai che puoi dirmela…” la esorta James.
“Mi piacerebbe uscire con te,” ammette in un sussurro, temendo che il proprio cuore finisca con il galopparle fuori dal petto.
All’udire le parole che ha atteso per anni, James rimane inspiegabilmente interdetto, completamente immobile e decisamente senza parole. 
Lily nemmeno si accorge del turbamento di James, essendo caduta  lei stessa vittima del medesimo sentimento, lo scruta incerta, prima di prendere un respiro, “ovviamente intendo come amici…” 
“Per lo meno all’inizio,” aggiunge dopo una pausa che le è servita a ritrovare il suo tono di voce normale.
“Io, ehm, beh… aspetto da anni che ti mi dia una possibilità, Lily…” dichiara, indirizzandole un sorriso estasiato, “non mi sono mai arreso e alla fine ho avuto ragione,” aggiunge, ritrovando la sua caratteristica baldanza.
“Diciamo che sei il perfetto esempio di come la perseveranza paghi,” gli sorride Lily.
“Non rimarrai delusa, te lo prometto,” la rassicura lui.
“Mi fido, visto che hai già specificato che le mantieni sempre…”
“Te lo dimostrerò,” sussurra James, sostenendo il suo sguardo e osservando un sorriso farsi strada sul volto di Lily.
“Di certo non pensavo che le cose si sarebbero evolute così, quando ho scoperto che saremmo diventati colleghi…”
“Io un po’ ci speravo, ma temevo che ci sarebbe voluto molto più tempo.”
“Sai essere estremamente convincente, James,” gli ricorda Lily.
“Ci vuole un testardo per riconoscerne un altro,” ridacchia James, strizzandole l’occhio.
Lei annuisce, consapevole che quello appena compiuto sia un passo destinato a modificare la direzione della sua vita, una strada che aveva finora avuto paura di intraprendere per il timore di soffrire — e di arrecare dolore. Solo nel momento in cui  arrivano di fronte alla sala comune, si rende conto che le loro dita sono rimaste intrecciate per tutto il tragitto  e che il contatto è stato così naturale da farle sentire la mancanza non appena le ha lasciate, per rientrare nella torre.
 

 

 
Nota dell’autrice:
Rieccomi qui, con uno dei capitoli a cui più tengo, visto che mi ha dato l’occasione di mettere per iscritto uno dei miei headcanon legati a Lily e James e al fatto che alla fine sia stata lei a prendere il toro per le corna e chiedergli di uscire.
Grazie davvero per il continuo supporto, spero di poter tornare a rispondere alle vostre meravigliose recensioni presto. Un abbraccio! 
 

 
 

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Capitolo 22
*** 22. Segui il tuo cuore. ***


Il prompt prescelto per oggi il 22 è: all we have is now.  
Questo capitolo è dedicato a Eli e alla sua passione per Evan, e Marlene...

 
 

 



 
22. Segui il tuo cuore. 
  

 

Nel corso dei  suoi diciassette anni di vita, Marlene aveva sempre fatto della spensieratezza il suo punto di forza; che si trattasse di tirare su il morale a uno dei fratelli dopo una giornata no, o invece di occuparsi di un fardello più pesante, come la situazione sempre più grave all’interno del mondo magico, lei era sempre in grado di coinvolgerti con il suo sorriso sincero e aperto. E non perché fosse superficiale, o non affrontasse le situazioni dando loro il giusto peso, quanto piuttosto perché considerava di vitale importanza non scordarsi mai di vivere la vita al massimo, impedendo ai fattori esterni di condizionarla in alcun modo. Se non avesse fatto così, se si fosse lasciata influenzare da elementi che non le era possibile controllare, probabilmente sarebbe crollata già tempo prima e non si sarebbe mai aperta alla possibilità di nuove amicizie – tantomeno di nuovi amori.  Quando Marlene aveva iniziato la scuola, si era preoccupata all’idea di fare nuove conoscenze, lei che, grazie alla sua famiglia, già conosceva svariati coetanei, nutriva un po’ di timore all’idea di incontrare nuovi plausibili amici, specialmente se si trattava di ragazze, visto che era cresciuta con tre fratelli maggiori vagamente iperprotettivi. Non appena era stato dato inizio allo smistamento però, Marlene aveva conosciuto quelle che sarebbero diventate le sue compagne di stanza e aveva capito di aver trovato molto più che delle semplici amiche – quanto piuttosto delle compagne di vita. Solare. Estroversa. Premurosa.  

 

Marlene è sempre stata particolarmente flessibile, sia durante l’infanzia, che anche a Hogwarts, dove durante i primi anni non ha avuto alcuna difficoltà a continuare a tener vivi i legami anche con le conoscenze risalenti all’infanzia – pur se smistati in altre case. Non le sono mai importare le voci che la seguivano, quando prendeva posto accanto a Evan Rosier a lezione di Incantesimi, o gli sguardi scioccati che fissavano lei e Eleanor Selwyn che chiacchieravano tranquillamente in Sala Grande. Evan ed Eleanor, insieme a tanti altri, sono sempre stati parte della sua vita e non avrebbero certo smesso di farlo – o così credeva. Perché la guerra è rimasta confinata fuori dalle mura del castello, Silente ha fatto in modo che fosse così e Marlene si è trovata a proprio agio in questa bolla che si è nutrita di utopie e buoni sentimenti, sperando addirittura che avrebbe finito con l’influenzare il mondo fuori da lì, a farlo tornare a com’era prima che queste idee si facessero strada. Convinta che la ragionevolezza l’avrebbe avuta vinta, contro ai pensieri retrogradi che non potevano appartenere al mondo magico. Illusa. Sognatrice. Sciocca.  

 

Per anni è stata convinta che avrebbe potuto continuare così, finché le sue certezze non hanno iniziato a sgretolarsi – non sotto il peso dei giudizi altrui, minate invece da una distanza che è cresciuta inesorabilmente fino a trasformarsi in una frattura insanabile. Perché un brutto giorno, la vita fuori dal castello è penetrata prepotentemente anche tra le secolari mura che avevano continuato ad agire come barriera, influendo su tutti i rapporti: rinsaldandone alcuni e distruggendone altri. Ad oggi, quello con le sue compagne di stanza, è uno dei legami più solidi che ha, eppure non ci avrebbe scommesso nemmeno un galeone ai tempi del suo primo anno. Al contempo però, lei e Evan sono diventati peggio di due estranei; lui, che da bambino conosceva tutti i suoi sogni, oggi riesce solo a guardarla con un malcelato odio che incupisce quelle iridi fredde; lui, che le confessava ogni sua paura, è ora uno sconosciuto pronto ad approfittarsi dei suoi timori più reconditi; lui, il ragazzo a cui ha dato il suo primo bacio, pare essere caduto in un baratro che lo fa apparire incapace di provare amore. C’è stato un tempo, ormai lontano, in cui Marlene ha creduto di amare Evan con tutta se stessa, e che lui la ricambiasse, fregandosene dei dettami familiari e vivendo semplicemente il momento come ogni adolescente doveva fare. Perché Evan era capace di fregarsene del padre – o così pensava Marlene. Il suo brusco risveglio avvenne alla fine del quinto anno, quando Evan le raccontò l’inconfessabile, mettendola di fronte a una verità troppo a lungo ignorata. Stupida. Credulona. Sprovveduta. 

 

Dopo essere tornata con i piedi sulla terra, Marlene ha cercato in tutti i modi di resistere, evitando di aprirsi nuovamente ai sentimenti, di mettersi a nudo e di dare a qualcun altro la possibilità di ferirla, rinunciando effettivamente a una parte di sé – quella a cui da sempre è stata maggiormente legata. Questa si è rivelata essere una scelta irrealizzabile, non senza snaturare il proprio carattere e andare contro ai suoi stessi principi, così come era stato impossibile per Hogwarts resistere ai cambiamenti, allo stesso modo Marlene non ha potuto opporsi al volere del proprio cuore, che ha deciso di rimettersi in gioco, scegliendo proprio una delle persone che mai avrebbe immaginato. Perché per anni lei e Sirius si sono trincerati dietro a posizioni solo in apparenza differenti, negando un’affinità risultata già evidente durante il loro allontanamento dalle consuetudini che avevano caratterizzato la loro infanzia. È stato proprio seguendo il suo cuore, che Marlene ha scoperto quanto simile a lei fosse Sirius, nonostante il suo aspetto imbronciato e la sua apparente mancanza d’interesse nei confronti del fratello, pur trovandosi a combattere contro una famiglia pronta a ripudiarlo, scegliendo di percorrere la via più tortuosa, benché si fosse trovato nella stessa situazione di Evan. Sirius che, a poco a poco, sta riuscendo a far ritrovare a Marlene la spensieratezza, la determinazione di ottenere il meglio da ogni momento condiviso, la voglia di buttarsi senza la paura di essere ferita — nonostante il suo passato. Sensibile. Ottimista. Romantica. 

 

È felice di essere tornata a riconoscersi, quando si guarda allo specchio, e si sente davvero pronta ad affrontare qualsiasi cosa la vita le metterà davanti, consapevole di essere attorniata da amici che faranno lo stesso — a qualunque costo. Per questo motivo, è la prima, dopo Lexie, a gioire della novità di Lily, non appena la ragazza le confessa di aver invitato James a uscire, sa che non vale la pena di trincerarsi dietro ai non detti e fidarsi del proprio giudizio, è ammettere di aver sbagliato la vera scelta coraggiosa. 

“Seguendo il tuo cuore non potrai che compiere la scelta giusta, Lily,” dichiara Marlene, il mattino della fatidica uscita. 

“Anche se fa dannatamente paura?” 

Soprattutto se fa paura,” fa notare Lexie. 

“Mi sento come una ragazzina alle prime armi,” si lamenta Lily. 

“Questo è perché hai capito anche tu che con James non potrebbe mai essere come con gli altri,” dichiara Lexie, stringendola in un abbraccio. 

“Non ti deluderà,” commenta Mary. 

“Me l'ha promesso...” 

“E lui le mantiene sempre le promesse,” conclude Lexie. 

Marlene osserva l’amica scegliere i vestiti, immaginando che questo sia una specie di giorno zero per lei, che la tensione faccia vibrare il suo corpo con le aspettative e che l’ansia non l’abbia fatta dormire. 

“Vivi semplicemente il momento, Lily, non pentirti della tua scelta,” le dice, mentre Lexie e Mary sorridono. E Lily scuote la testa, “non tornerò indietro, sarebbe stupido se lo facessi...” 

 
 


 

Nota dell’autrice: 

Che difficile mostrarvi la mia Marlene, soprattutto in questo weekend in cui non ho avuto un attimo di tempo... spero comunque di recuperare il capitolo 23 più tardi, è da revisionare, e poi domani fare ancora un doppio post, per poter tornare a regime. 

Grazie del continuo supporto, chissà dove sarei senza di voi! 

Un abbraccio ♥ 

 

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Capitolo 23
*** 23. Di lettere, confessioni e progetti futuri ***


Il prompt prescelto per oggi ieri è: tensione. 


 
23. Di lettere, confessioni e progetti futuri 
 

Se deve essere onesto, Sirius è tutto fuorché stupito, quando si ritrova tra le mani la missiva vergata dalla grafia obliqua della cugina più grande. È da quando si è incontrato con il fratello a Hogsmeade che si arrovella riguardo a cosa potesse avere in mente la cugina, se stesse tramando qualcosa, o se le sue fossero solo parole vuote. Non che Bellatrix Black, ora Lestrange, avesse mai avuto la nomea di non mantenere la parola... ed è così che si ritrova a leggere i suoi vaneggiamenti, all’alba del giorno del suo diciottesimo compleanno — a dimostrazione, se ce ne fosse ulteriore bisogno, di quanto questo giorno sia assolutamente nefasto per lui. 
Quando Remus appare al suo fianco, la lettera è quasi del tutto accartocciata, il volto di Sirius è adombrato e le sue nocche sono sbiancate per la forza con cui sta stringendo la pergamena tra le dita.
“Stavo per dirti buon compleanno, ma direi che è il caso di evitare...”
Sirius orienta lo sguardo verso quello dell’amico, prima di sospirare. “Ho ricevuto degli auguri speciali da quella pazza di mia cugina...”
Se anche l’altro sia rimasto sbalordito, non lo dà a vedere, sedendosi invece al suo fianco e allungando la mano per farsi porgere la lettera.

“Che hai intenzione di fare?” gli domanda, una volta finito di leggerla.
“Intendi dopo averla bruciata?”
La risata di Sirius è amara, ma Remus legge una certa inquietudine nelle sue iridi plumbee e non lo può certo biasimare viste le esortazioni tutt’altro che velate appena ricevute.
“Sai che non sei solo, vero?”
Sirius annuisce, riprendendo la lettera e gettandole un’occhiata distratta.
“Ne parlerai a Marlene?”
Anche questa volta Sirius sceglie di non parlare, rileggendo le righe nelle quali Bellatrix si è dilungata riguardo al suo rapporto con la ragazza.
 
Narcissa mi riferisce che continui ad accompagnarti alla figlia di quel traditore del suo sangue di Johnatan McKinnon, capisco che la carne sia debole, ma puoi trovare ben di meglio tra le famiglie Purosangue che sostengono il Signore Oscuro. Non sono certa che tu lo sappia, ma tra l’altro la puttanella è stata per anni molto intima con Evan Rosier, quindi si tratta anche di merce avariata, cugino. Evan non è il tipo che non ottiene tutto quello che pretende e immagino che sappia essere decisamente molto convincente, soprattutto con ragazze ingenue come lei. E tu sei proprio sicuro di desiderare i suoi scarti? Un uomo del tuo livello merita quanto di meglio ci sia sulla piazza. Capisco che anche lei sia Purosangue, ma non fa parte delle Sacre Ventotto e, un Black, deve necessariamente ambire a quello. Qualora fossi comunque convinto, credo di poter fare in modo che siate accolti nei nostri ranghi entrambi, nonostante il vostro passato. Sono disposta a soprassedere sulla sua famiglia d’origine, se tutti e due sarete pronti ad abbracciare i nostri nobili ideali. Pensaci, Sirius. La scuola è quasi finita, non c’è più tempo per i giochi, è il momento di compiere delle scelte che getteranno le basi per il resto della tua esistenza… 
 
“Non credo di doverglielo tenere nascosto,” dichiara Sirius, sollevando nuovamente gli occhi dalla lettera.
“Sono d’accordo, Marlene merita di conoscere la verità.”
“Certo, ma il vero punto è: si merita di avere un fidanzato come me al suo fianco?”
“Perché non lasci che sia lei a deciderlo? Dalle un po’ di credito, Felpato.”
“Gliene dò in abbondanza, il problema è proprio questo… non credo di voler essere la causa delle sue sofferenze.”
“Credo che lo saresti solo se non fossi sincero con lei.”
“Non sono certo di volere che questo anno finisca,” sussurra Sirius.
“Lo stesso vale per me, temo che la situazione là fuori stia davvero precipitando…”
“Spero che non sarà troppo tardi per dare il nostro contributo.”
“Il nostro contributo a cosa?” domanda James, raggiungendoli, tentando invano di appiattirsi i capelli.
“Alla guerra che infuria fuori di qui,” ribatte Sirius, passandogli il foglio.
“Voi due sapete sempre come tirarmi su di morale al mattino presto,” borbotta James, “e poi vi lamentate del fatto che di solito non mi sveglio presto come voialtri…” non termina il pensiero, concentrandosi svelto sulla lettera, mente un’espressione prima scioccata e poi furibonda so fa strada sul suo volto.
“Che hai intenzione di fare?” chiede, ripetendo le parole di Remus.
“Di certo non gliela darò vinta, se è questo che temi…”
“Non hai paura per Marlene?” James pone ad alta voce la domanda che Sirius si sta facendo dal momento in cui ha saputo che la cugina era sulle loro tracce.
“Certo che ne ho, ma quello che aspetta tutti noi là fuori fa decisamente paura, eppure non ho intenzione di cambiare ciò in cui credo.”
“Giusta osservazione,” puntualizza Remus.
“Saremo tutti al vostro fianco,” aggiunge James.
“Lo so,” riesce a sorridere Sirius, “grazie.”
 
Più tardi, Sirius convince Marlene a saltare l’ora di Storia della Magia che condividono con i Corvonero e la guida nuovamente nella torre per mostrarle la lettera nella tranquillità del dormitorio.
“Lo capirei se non avessi voglia di continuare la nostra storia…” le dice, non appena la ragazza gli restituisce la pergamena.
“E perché dovrei? Da quando ti importano i pareri di tua cugina?”
“Me ne frego delle opinioni di Bellatrix!”
“Direi che su questo siamo d’accordo, quindi non vedo quale sia il problema…”
“Mia cugina che ci invita ufficialmente a raggiungerla tra le file dei Mangiamorte non ti sembra un problema?”
“Lo sarebbe se tu stessi prendendo in considerazione la cosa…”
“Ovvio che no!” s’infervora Sirius.
“E allora cosa c’è di diverso da ieri?”
“Il timore che Bellatrix possa prenderti di mira,” ammette il ragazzo.
“Non vivrò la mia vita facendomi governare da qualcosa che non posso controllare, non l’ho mai fatto e non ho intenzione di cominciare ora!”
“Non potrei mai perdonarmi se ti succedesse qualcosa,” confida Sirius, sfiorandole una guancia con la punta delle dita.
“Non sta a te difendermi, Sirius, non solo per lo meno… siamo una coppia, anche io voglio fare la mia parte per proteggere te.”
“Non mi risulta che qualcuno dei tuoi parenti abbia idee paragonabili a quelle dei miei…”
“Quello no, però ti ricordo che ho avuto anche io le mie delusioni, tra persone che si sono dimostrate diverse da ciò che credevo e altre che mi hanno cancellato dalla loro vita senza tante cerimonie…” gli ricorda Marlene.
“Se Evan non ti avesse confessato che aveva intenzione di entrare a far parte dei Mangiamorte, credi che adesso sareste ancora insieme?” non vorrebbe chiederglielo, per non dimostrarsi geloso di un passato che non gli appartiene e che l'ha resa la ragazza di cui si è innamorato, ma gli è impossibile trattenersi.
“Non posso saperlo, Sirius. Ciò che posso dirti è che Evan aveva già iniziato a cambiare, ben prima di questa confessione, e le cose tra noi si stavano già logorando lentamente…”
“Ma tu eri rimasta con lui,” insiste Sirius.
“Perché pensavo di amarlo, non è facile ammettere la sconfitta, credo che tu ne sappia qualcosa…” mormora la ragazza, non riuscendo a far sì che la voce non si incrini.
“Pensavi?”
“Sì, lo pensavo… è stato solo innamorandomi di te che ho capito la differenza tra il mio rapporto con Evan e il vero amore,” chiarisce Marlene, sostenendo il suo sguardo indagatore.
“Ok,” annuisce Sirius, tornando a guardare per un attimo la lettera.
“Ti ribadisco che tua cugina non mi fa paura e che non ho intenzione di lasciarti a causa sua…”
“Sono felice di sentirtelo dire, Lenie,” sussurra Sirius, affondando il naso nei suoi capelli.
“E non devi essere geloso di Evan, è stato tanto tempo fa,” aggiunge Marlene, in tono definitivo.
“Sono un fottuto disastro, sono eccessivamente geloso e ho un carattere di merda, mi dispiace, ma tutto questo già lo sapevi…”
“È vero e comunque sei il mio disastro e non ti cambierei con nessun altro…” 
“Buono a sapersi,” ghigna Sirius, prima di reclamare le labbra della ragazza per un bacio.
“Penso sia il momento più adatto per darti il mio regalo…”
“Il regalo può attendere, quello che voglio sei semplicemente tu.”
 


Nota dell’autrice:
Ho sempre avuto questo headcanon di Bellatrix che tenta di portare Sirius tra le fila dei Mangiamorte e che tenta di mettere fine alla sua relazione con Marlene. Come ogni volta, il suo compleanno non parte sotto ai migliori auspici, ma ha Marlene che lo rallegra e gli ricorda che lei non ha paura.
Un abbraccio e a domani, per un altro doppio aggiornamento!

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Capitolo 24
*** 24. Progetti che tengono svegli ***


Il prompt prescelto per oggi ieri è: late nights, early mornings.

 



 
 
24. Progetti che tengono svegli 

 

Nel corso dei suoi anni da studente, James si è spesso fermato a riflettere sul ruolo da lui assunto tra le mura del castello; non perché mirasse a diventare Caposcuola, nonostante siano ormai passati tre mesi dalla scoperta della nomina il ragazzo è ancora sbalordito come il primo giorno, quanto perché si è sempre augurato di poter essere un esempio per i più giovani. Certo, in tutta sincerità, ha organizzato troppi scherzi e combinato una serie di disastri pressoché infinita in compagnia dei fratelli che non sapeva nemmeno di volere, ma senza i quali adesso non sarebbe più in grado di stare. E, sì, continuando a essere onesto, si rende conto che alcuni dei suoi atteggiamenti negli anni siano stati particolarmente odiosi e poco maturi, soprattutto nei confronti di Piton, del quale era fondamentalmente geloso per via del rapporto che aveva con Lily, ma non riesce a pentirsene — non fino in fondo, per lo meno. Perché se lui ha ben compreso di aver sbagliato, lo stesso non si può dire per il Serpeverde che, anzi, da dopo il litigio con la Evans è precipitato in un baratro sempre più profondo, dal quale James ritiene che non abbia più alcuna speranza di uscire. Del resto la vita va così, è una questione di scelte e Piton avrebbe semplicemente dovuto scegliere più oculatamente le sue frequentazioni, considerando la fortuna sfacciata di essere arrivato a Hogwarts già annoverando Lily tra i suoi amici. Tutto considerato, crede di poter asserire di essere stato un buon punto di riferimento per gli studenti più giovani, un buon capitano sul campo da Quidditch e, si augura, una persona che non avrà timore di combattere per quello in cui crede — una volta fuori da scuola.

È solo nelle ultime settimane però, che si è davvero reso conto di quanto anche dei semplici studenti come lui abbiano il potere di influenzare l’ambiente che li circonda, cercando di migliorarlo e avere un impatto concreto sul prossimo. È solo osservando Lily raccontare di quanto l’ascesa di Voldemort ricalchi un’altra famosa salita al potere avvenuta all’alba del ventesimo secolo in Germania prima, e nel resto d’Europa poi, che James è riuscito a comprendere ancora meglio la gravità della situazione che li attende dopo il diploma. È solo leggendo la lettera che Bellatrix ha inviato a Sirius, che ha compreso quanto convinti siano quelli che ormai può considerare i loro futuri avversari. È solo immaginandosi un mondo nel quale non avrebbe avuto nemmeno la possibilità di conoscere Lily, che si rende conto che anche chi non reagisce è colpevole esattamente come i Mangiamorte — e forse anche di più. Ed è questo che lo porta a riflettere nelle notti passate a presidiare i corridoi in compagnia di Lily o uno dei Prefetti, o nelle mattine in cui sguscia fuori prima dell’alba per farsi un volo a bordo della sua scopa, alla ricerca delle risposte alle domande che gli affollano la testa.

“Ma tu non dormi mai?” gli domanda Lily una mattina di novembre, quando James rientra in sala comune portandosi dietro l’odore di erba bagnata e del fumo proveniente dalla capanna di Hagrid.

“Potrei farti la stessa domanda,” sorride di rimando, lasciandosi cadere accanto a lei e dando un’occhiata al libro che stringe tra le mani. 

“Non avevo sonno...”

“E hai deciso di rifugiarti tra le pagine di Jane Austen?” 

“È stato un regalo di mamma...” 

“Non devi giustificarti, Lily... non con me. Cosa ti tiene sveglia?”

“Mi chiedo come stiano i miei, se non siano in pericolo, se Petunia non rischi qualcosa uscendo per andare a lavorare... scegli tu ciò che mi preoccupa di più.” 

“Ci stavo riflettendo anche io, sai?” 

“Mi spiace addossarti i miei problemi, James.” 

“Invece sono contento di poter dividere questo fardello con te, Lily, è decisamente troppo pesante per una persona sola.” 

Lei gli sorride, pensando che è anche per via di quell’espressione febbrile che si fa strada nelle sue iridi nocciola, per le guance che si colorano e per le mani che si torcono senza sosta se ha finito con l’innamorarsi perdutamente di James Potter. 

“Quindi sei giunto a una conclusione?” 

“In realtà sì, e ti prego di farmi finire prima di accusarmi di essere troppo precipitoso...” 

Lily incrocia le braccia, ma annuisce, senza dire una parola. 

“Sai che sono rimasto in ottimi rapporti con Frank, giusto?” 

“Certo.” 

“Beh, nelle sue ultime lettere mi ha accennato all’esistenza di un gruppo, organizzato da Silente in persona, che combatte i Mangiamorte e che è sempre alla ricerca di nuovi membri, so già cosa dirai: che se ne dovrebbero fare di sbarbati come noi? Però io credo che tutti noi dobbiamo fare la nostra parte, sei stata proprio tu a ricordarmelo con i tuoi racconti sulla Germania nazista e lo capirò se non vorrai esporti in prima linea però...” 

Non riesce a terminare la frase, James, perché le labbra di Lily si posano con forza sulle sue e le braccia della ragazza lo avvolgono in una stretta inaspettata, che gli fa perdere l’equilibrio, spedendolo lungo disteso sul divano di velluto. Passano i secondi, poi i minuti, ma Lily non lo lascia andare, baciandolo quasi come se ne andasse della sua stessa vita e James la ricambia, mai sazio di quelle labbra tanto a lungo agognate, né di quelle mani agili che gli affondano tra i capelli ribelli, né di quel profumo che riesce a inebriarlo ogni giorno di più. 

“Quindi non credi che sia un’idea avventata?” le chiede, quando l’esigenza di respirare si è fatta pressante, i cuori martellano loro nel petto e i suoi occhiali si sono totalmente annebbiati. 

“Penso che il solo fatto che tu ti ci sia arrovellato per settimane prima di deciderti dimostra quanto tu sia davvero maturato, James,” sussurra Lily contro le sue labbra morbide, prima di baciarlo ancora, facendogli perdere cognizione di ogni altra cosa all’infuori di loro. 

 

“Allora è questo che fate, quando ci raccontante che essere Caposcuola implica lunghe notti e doveri alle prime luci dell’alba?” sghignazza Sirius, apparendo in sala comune, in compagnia del resto degli amici. 

“Quanto sei deficiente, Felpato!” 

“In tutta onestà, non mi parete così oberati di lavoro,” fa notare Lexie, ridacchiando. 

“Oddio, forse però tra gli impegni dei Caposcuola era incluso anche il pomiciare in sala comune,” insiste Sirius, strizzando l’occhio a James, che gli risponde con un gestaccio. 

“Non saprei, non ho mai ricevuto il manuale,” dichiara, facendo spallucce Remus, dando il via a una nuova serie di risate. 

James bacia un’ultima volta Lily, prima di aiutarla ad alzarsi dal divano, ha già raccontato a Sirius, Remus e Peter le proprie intenzioni e tutti e tre — Peter incluso — si sono dichiarati pronti e seguirlo; è consapevole che in tutta probabilità valga lo stesso per il resto degli amici e questo gli ricorda che, forse, non si è allontanato poi molto dal suo ruolo di leader per i compagni di scuola. La guerra gli fa paura, sarebbe sciocco se non fosse così, ma ha una ragione ancora più importante per combatterla ora; stringe la mano di Lily nella sua e segue gli amici a colazione e poco importa che abbia addosso la tuta da allenamento, avrà tempo di cambiarsi più tardi, ora c’è un futuro da progettare insieme alla ragazza che ama. 


 


 

Nota dell’autrice: 

Ci tenevo molto a mostrare la crescita di James, sia come personaggio in sé, che come fidanzato di Lily ed ex bullo nei confronti di Piton. Io sono fermamente convinta che, per quanto esecrabili siano stati i suoi atteggiamenti, non siano stati altrettanto gravi come altri avvenuti a scuola: vedi quanto accaduto a Mary per esempio, che secondo me ha subito attacchi fisici e non sono verbali. Trovo plausibile che già durante l’ultimo anno, abbiano iniziato a progettare il loro ingresso nell’Ordine. 

Al solito, vi ringrazio per i commenti e il supporto; siete preziosi.♥ 

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Capitolo 25
*** 25. La famiglia che ti scegli ***


Il prompt prescelto per oggi ieri è: sangue.  

 



 
 
25. La famiglia che ti scegli

 
  

Dolore. Paura. Frustrazione. 

Il battito incessante del suo cuore è da sempre la colonna sonora che accompagna la sua trasformazione, sia che si accoppi alla sensazione di forza che pervade ogni sua fibra quando i suoi arti si allungano e il suo corpo si nutre della forza consapevole che essere un licantropo porta con sé, o che si tratti invece del processo inverso in cui è la stanchezza a farla da padrona. Non pensa che sarà mai in grado di abituarsi alla sensazione di smarrimento che prova, ogni qualvolta si risveglia a seguito della luna piena, né alla spossatezza che irrigidisce il suo corpo, o ai segni che lo martoriano fisicamente, ma soprattutto mentalmente. Odia non ricordare quanto è accaduto, detesta immaginare che sia qualcun altro, una bestia immonda, a prendere possesso di lui a ogni plenilunio, non sopporta la sensazione di impotenza con la quale questo fardello lo mette a confronto — ancora e ancora.  

 

Rabbia. Vergogna. Pietà. 

In realtà non è corretto dire che non ha ricordi relativi alle lune piene, non del tutto per lo meno, ciò che conserva sono memorie sensoriali, scatenate dagli elementi più disparati: la smania che lo attraversa quando sfiora il corpo di un piccolo animale a lezione di Trasfigurazione, la nausea che lo coglie nel percepire l’odore del terreno bagnato dopo la pioggia, l’ansia che gli provoca sentire un lupo ululare nel silenzio della notte. Ha letto tanto al riguardo, tutto ciò che c’era di disponibile in biblioteca, e anche di più, sa che i suoi sensi sono particolarmente all’erta e le sue capacità sono acuite, durante la trasformazione, e tutto questo lo spaventa, ma soprattutto lo inorridisce. È consapevole di cosa sarebbe capace di compiere se seguisse l’istinto più primitivo, dell’arma che potrebbe diventare se solo si lasciasse plasmare da chi ambisce a soggiogare i più deboli, della morte che seminerebbe intorno a sé se solo compiesse un passo, l’ultimo, che lo separa dal baratro. Si sente ripugnante solo per aver pensato queste cose, ma è un debole e più la fine della scuola si avvicina, più si fa strada in lui l’idea di un destino dal quale non ha scampo e di un futuro per il quale dovrà lottare con le unghie e con i denti — al pari della bestia che tanto aborra. 

 

Fiducia. Affetto. Devozione.  

Non è capace di immaginare come sarà la sua vita fuori da quella che è stata la sua casa per sette lunghi anni, un luogo che gli ha donato molto più di quello che si aspettava, su tutto degli amici che non ha mai pensato di meritare, che non lo hanno fatto pentire nemmeno per un attimo per aver rivelato loro il proprio oscuro segreto. Non pensava davvero di poter meritare altro, non oltre ai successi scolastici e all’aver conosciuto la vera amicizia, per questo è stato più che restio a seguire l’istinto — quello innocente, che governa gli adolescenti. Gli occhi di Mary riescono a leggere le inquietudini che albergano in lui, ma non ne sono spaventati, le sue dita accarezzano le ferite che adornano il suo corpo, e si trasformano in un balsamo salvifico, le sue mani stringono metaforicamente il suo cuore ferito, senza tuttavia arrecargli ulteriore dolore. Non crede che il loro legame sia simmetrico: è convinto di ricevere molto di più, rispetto a quello che dà, ma Mary nasconde un coraggio da leonessa dietro all’espressione dolce e non si è lasciata allontanare da lui — nonostante ci abbia provato. 

 

Quando apre gli occhi, ci sono le iridi castane di Mary a scrutarlo, dalla sedia accanto al suo letto, ma Remus fatica a distinguere la figura della ragazza che ama, accorgendosi di vederla sfocata a causa di una spaventosa ombra vermiglia che comprende essere sangue rappreso. 

“Che succede?” domanda a fatica, rendendosi conto di non essere in grado di muoversi liberamente. 

“Shh, non fare sforzi... stanotte ti sei ferito,” gli sussurra in risposta Mary, porgendogli un bicchiere d’acqua con la cannuccia. 

È solo in quel momento che Remus si rende conto di essere assetato, accetta la bevanda e beve avidamente, facendo una smorfia quando il liquido freddo scende lungo la gola. 

“Ho fatto del male a qualcuno?” chiede dopo qualche istante, terrorizzato dalla possibile risposta. 

“Solo a te stesso,” lo rassicura Mary, accarezzandogli il braccio coperto da una vistosa fasciatura insanguinata. 

“Che cosa è accaduto?” insiste Remus, la cui mente è improvvisamente invasa da flash di corse a perdifiato e dal rumore di rami che si spezzano. 

“James e Sirius hanno parlato di un altro mannaro...” 

La vista di Remus si annebbia, il cuore prende a martellargli nel petto, il sapore ferroso del sangue nella sua bocca lo nausea e gli fa girare vorticosamente la testa. “Stanno bene?” trova la forza di chiedere alcuni minuti dopo, minuti che Mary ha passato stringendogli la mano, tentando di infondergli coraggio e di fargli percepire la propria vicinanza. 

“Stanno benissimo, hanno detto che sei stato eroico e li hai protetti tutti e tre come meglio potevi,” mormora Mary, con la voce rotta dall’emozione. 

Remus può tornare a respirare, la consapevolezza di non aver aggredito i suoi amici gli penetra sotto pelle, come il sole che rischiara il cielo dopo la tempesta, e gli ricorda la scelta compiuta: non si lascerà mai soggiogare dal potere oscuro, per quanto affascinante possa essere. La gratitudine di essere riuscito a resistere è talmente forte, che Remus si sporge per annullare la distanza che lo separa da Mary, per stringerla a sé e sincerarsi che sia tangibile — e non il semplice frutto della sua immaginazione. 

Sente un liquido appiccicoso scorrergli lentamente lungo il petto, ma lo ignora, ansioso di esprimere a gesti ciò che non è mai riuscito a fare con le parole; il corpo di Mary è esile contro il suo, l’abbraccio della ragazza profuma di vaniglia e di occasioni da cogliere, il sapore delle sue labbra riesce finalmente a cancellare quello del sangue che gl’inonda la bocca. Le loro fronti si toccano, quando il bacio finisce, e Remus si perde in quegli occhi limpidi che sembrano sempre pronti a offrigli un’ancora di salvezza. 

Prende un respiro e si abbandona di nuovo contro i cuscini, impossibilitato a continuare ad ignorare il dolore sordo che gli pulsa nelle vene, ma che lo fa sentire vivo, nonostante tutto. “Mi dispiace che tu sia costretta a vedermi così, ancora una volta,” dichiara poi, notando che il sangue fuoriuscito dalla sua fasciatura le ha macchiato il maglione della divisa, benchè si noti appena, rosso su rosso. 

“Invece a me dispiace che tu stia male, Remus, e vorrei tanto poter cancellare il dolore che sei costretto a sopportare ogni mese.” 

Lui scuote la testa, adombrandosi e allentando leggermente la presa sulla mano della ragazza. 

“Non incominciare, ora,” lo redarguisce Mary, anticipando i suoi stessi pensieri, “non provare a ripetermi parole già dette, se vuoi scrivere la parola fine alla nostra storia, abbi il coraggio di farlo tu stesso, non cercare di convincere me ad agire al tuo posto... io ti amo, Remus, licantropia inclusa.” 

Il tono duro della ragazza collide con le parole che pronuncia, ripetute altre volte, delle quali Remus non sapeva nemmeno di aver bisogno. “Non voglio renderti una reietta...” 

“Non accadrà!” 

“Non lo puoi sapere.” 

“Forse posso non essere certa di cosa penserà la gente fuori da qui, ma conosco bene te e conosco i nostri amici e posso giurare che loro non ti volteranno mai le spalle, proprio come tu non lo hai fatto con loro questa notte,” dichiara Mary, lenendo con queste parole una ferita che Remus ha sempre considerato impossibile da rimarginare. E poco gl’importa del sangue che imbratta i suoi vestiti e le lenzuola, ancor meno gl’interessa del male che sente e delle cicatrici che gli devastano il corpo, si sente pronto ad affrontare qualsiasi sfida accanto alla famiglia che si è scelto. Ha sempre sentito dire che il sangue non è acqua, ma lui è pronto a dissentire, perché anche se non condividono un legame di sangue, c’è qualcosa di molto più fondamentale che li lega: gli ideali in cui credono e il coraggio con cui hanno intenzione di perseguirli.  

Con loro accanto, Remus è pronto a scendere in campo e lottare per un futuro migliore, nemmeno entrare a far parte del famigerato Ordine della Fenice lo spaventa, sa che quella è l’unica scelta possibile. 

Si alza nuovamente, per raggiungere Mary e stringerla a sé, inalando il suo profumo, nella speranza di eliminare ogni traccia dei ricordi della notte precedente; lei lo bacia dolcemente e gli consiglia di dormire, promettendogli che sarà lì quando si risveglierà. Remus chiude gli occhi sorridendo, la spaventosa cacofonia che regnava nella sua testa è sparita, lasciando spazio solo alle parole di Mary e alle immagini sfocate di un futuro radioso. 

“Ti amo, Mary,” sussurra, prima di arrendersi a un sonno ristoratore. 

“E io amo te.” 


 


 

 

Nota dell’autrice: 

Non so perché, ma quando scrivo di Remus finisco sempre con l'addentrarmi in una valle di lacrime e angst... per fortuna Mary gli dà una bella svegliata e mette le cose nella giusta prospettiva. Anche il prompt è un po’ preso alla larga, temo, ma l’ispirazione fa un po’ come le pare a volte... 

Grazie, come sempre, per il supporto!! ♥ 

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Capitolo 26
*** 26. Irraggiungibile ***


Il prompt prescelto per oggi ieri è: fratello.  

 



 
 
26. Irraggiungibile 

 
  

I corridoi di Hogwarts di notte sono da sempre uno dei luoghi che preferisce, ancor di più da quando è stato nominato Prefetto e non deve più nascondere la propria passione per i solitari sentieri che si snodano tra le secolari mura. A differenza delle persone che lo circondano abitualmente, quando vaga per il castello Regulus non si sente costantemente sotto esame e può lasciar correre i propri pensieri liberamente, senza doversi affannare per compiacere qualcuno — che si tratti dei suoi genitori, dei professori, o degli amici purosangue con i quali condivide un avvenire già scritto. La notte dicembrina è fredda e silenziosa, anche se il ragazzo è consapevole che ben più di uno studente si stia aggirando senza permesso dopo l’inizio delle ronde, non che gli interessi, non è mai stato uno spione, e non ha intenzione di iniziare a esserlo proprio ora. Raggiunge il settimo piano, prendendosi una pausa in un angolo riparato dal quale può osservare senza essere visto, approfittando di essere stato lasciato solo per la ronda viste le numerose defezioni causate dall’influenza. Sicuramente non lo ammetterà mai ad alta voce, ma trova che Potter e la Evans siano migliori dei loro predecessori nell’organizzazione delle riunioni, delle ronde e, più in generale, del ruolo dei Prefetti all’interno della gerarchia scolastica. Probabilmente è dovuto al fatto che non attuano differenze: non trattano in maniera preferenziale nessuno, cosa quantomeno inaspettata, ascoltano sempre le opinioni di chiunque e le prendono in considerazione, aspettandosi in cambio la piena collaborazione, associata però ad un margine piuttosto ampio di autonomia. 

Evan li considera stucchevoli, specialmente da quando è diventato evidente che si siano fidanzati, Regulus si limita a scrollare le spalle quando l’amico più grande si lamenta dei due Grifondoro, nonostante trovi piuttosto esilarante l’espressione ostile che si fa strada sulla faccia di Piton ogni volta che i due si sorridono. Immagina che lo stesso possa valere per il suo compagno di casa, quando s’accorge che lui stesso ha lo sguardo rivolto al tavolo più distante dal loro, sia fisicamente che metaforicamente parlando, nel vano tentativo di spiare il fratello senza essere notato. Ultimamente si chiede molto più spesso come sarebbe andata la sua vita se fosse stato smistato anche lui a Grifondoro, o se Sirius non avesse dovuto distinguersi a ogni costo — seguendo la tradizione di famiglia e diventando Serpeverde. Vedendo il sorriso sulle labbra del fratello però, è palese quanto lui si trovi perfettamente a proprio agio circondato dagli amici che ha trovato nella torre e che Regulus sia stato sostituito da Potter. Immagina che anche lui avrebbe potuto diventare amico del Caposcuola, sempre nell’ipotesi che fosse stato smistato nella casa degli ardimentosi s’intende, e in quel caso non proverebbe nemmeno fastidio al pensiero di dover condividere un fratello che, per tutta l’infanzia, ha considerato alla stregua di un eroe. Perché non importa quanti anni siano passati, Sirius sarà sempre quello che si prendeva la colpa al suo posto quando qualche antico artefatto veniva distrutto e la madre andava su tutte le furie, quello che faceva in modo che riuscissero a sgattaiolare fuori per una battaglia a palle di neve con i bambini del vicinato senza farsi scoprire dai genitori, quello che riusciva a trovare la scorta segreta di dolci natalizi e li imboscava nella propria camera per condividerli con lui. Adesso se lo incontra nel corridoio, è fortunato se si degna di fargli un veloce cenno con la testa, ma Regulus non potrà mai dimenticare quanto fondamentale sia stato nella sua vita — nulla potrà cancellare il loro passato, anche se il futuro rimane costellato da nubi. 

Dei passi concitati rimbombano nel corridoio deserto e Regulus rimane immobile, in attesa che chiunque sia passi oltre e lui possa cominciare a scendere per fare lentamente ritorno nei sotterranei per la notte. Forse si tratta di uno scherzo del destino, più probabilmente è una casualità, ma con la coda dell’occhio riconosce il fratello sul quale stava riflettendo, che cammina a passo svelto, trascinando con sé una divertita Marlene McKinnon. 

“Shh, se non la smetti di ridere ci farai scoprire!” la redarguisce Sirius. 

“Non c’è assolutamente nessuno, non essere paranoico.” 

“Questo posto pullula di angolini nei quali nascondersi...” 

“Mhmm, mi auguro che tu ne conosca qualcuno in cui imboscarsi in caso la stanza risulti off limits,” ribatte suggestiva Marlene, fermandosi all’improvviso e mettendosi in punta di piedi per baciarlo, in barba alle preoccupazioni del ragazzo. 

Sirius ride contro le sue labbra, baciandola con trasporto, “per tua fortuna questo castello non ha segreti per me...” 

Marlene ride di nuovo, costringendo Sirius a zittirla con un altro bacio, l’ennesimo, Regulus rimane immobile a osservare queste dimostrazioni d’affetto pubbliche a cui non ha mai assistito crescendo, rendendosi conto che quella che sente gonfiarsi nel petto altro non è che invidia. Non ha mai provato qualcosa di questo genere, dubita che i suoi genitori condividano un sentimento totalizzante come quello che deve esserci tra il fratello e Marlene, o tra Potter e la Evans, e magari è proprio perché sono così abituati a non mostrare le proprie emozioni che le hanno rese inaccessibili — finendo con l’inaridire i loro cuori. Crescendo non è stato abituato ai baci, o agli abbracci, quanto piuttosto a una educazione rigida, a una routine da seguire alla perfezione e a delle alte aspettative alle quali sottostare. Forse, se non fosse nato nella sua famiglia, ora potrebbe esserci lui a ridere con la ragazza che ama tra le braccia nei corridoi fiocamente illuminati della scuola. Eppure non può nemmeno essere quello, perché Sirius è stato cresciuto dai suoi stessi genitori, ma ciò non lo ha fermato dall’affrancarsi da un destino che non sentiva suo e che non aveva alcuna intenzione di realizzare.  

Si arrischia a muovere un passo verso il corridoio, per accorgersi che i due innamorati sono ancora lì, il corpo di Marlene è intrappolato tra la parete e quello di Sirius, i loro sussurri sono a malapena udibili, ma i volti illuminati fiocamente mostrano una gioia tangibile. Con un sospiro, Regulus torna nell’ombra, osservando i due avviarsi finalmente verso la porta che si è palesata a qualche passo da loro. Era da tantissimo tempo che non si trovava così vicino al fratello, eppure non gli è mai parso più irraggiungibile di quanto non fosse in questo momento.  

Dopo un’ultima occhiata alla porta che si chiude, prima di sparire, Regulus s’incammina verso la rampa di scale, chiedendosi se anche nel suo futuro ci sarà tempo per innamorarsi o se, avendo scelto di seguire la strada tracciata per lui dai genitori, abbia anche rinunciato a questa possibilità. Non crede di poter accettare un matrimonio combinato, anche se nelle imminenti vacanze di Natale incontrerà insieme al padre i genitori delle possibili candidate, come farà a capire quale di loro saprà amarlo nello stesso modo spensierato in cui paiono in grado di amarsi i Grifondoro? Forse potrebbe trovare il coraggio di chiederlo a Remus, anche se quello che più vorrebbe sarebbe parlarne con l’eroe della sua infanzia, ma per realizzare questo desiderio ogni giorno diventa inesorabilmente più tardi... 

 
 


 

Nota dell’autrice: 

Quando ho iniziato a scrivere questa storia avevo promesso qualcosa di allegro, ma poi diciamo che i personaggi hanno preso la loro strada, come sempre accade, e quindi ci sono capitoli più spensierati e altri meno, come questo... Però scegliendo di dare la parola a Regulus c’era anche da aspettarselo, quindi spero che vi sia piaciuto.  

Come sempre non posso che ringraziarvi per le parole stupende che mi dedicate, spero di rispondervi prestissimo. ♥ 

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Capitolo 27
*** 27. Degna di essere vissuta ***


Il prompt prescelto per oggi è: linea.  
 
  



  
27. Degna di essere vissuta 

 
  
A differenza di tanti altri compagni mezzosangue, Lexie si è sempre considerata fortunata, visto che la madre ha accettato con entusiasmo la sua nuova vita, pur non avendo lei stessa nemmeno una goccia di sangue magico che le scorre nelle vene. Abigail Ashworth, nata Cavendish, nella vita quotidiana è una stimata dottoressa del pronto soccorso dell’University College Hospital, si reca al lavoro in metropolitana, bevendo una tazza di caffè durante il tragitto e leggendo un libro; una volta tornata a casa però, attraversa una linea di demarcazione che le permette di affacciarsi su un mondo al quale non appartiene davvero, ma che la affascina terribilmente. Un mondo del quale fanno parte le tre persone più importanti della sua vita, per le quali è innegabile che desideri solo il meglio e per le quali la preoccupazione, da mamma, è tanta ─ soprattutto vista la sua incapacità di proteggerli in maniera attiva. Se c’è una cosa che Lexie ha sempre trovato ironica, è proprio il fatto che la madre utilizzi i mezzi di trasporto pubblici praticamente ogni giorno, pur avendo sposato un funzionario ministeriale che sta facendo carriera proprio all’interno dell’Ufficio del Trasporto Magico. La prima volta che l’ha detto alla madre, lei ha riso e le ha fatto notare che la vita ha la tendenza a essere inspiegabile ed è proprio questo che la rende particolarmente degna di essere vissuta.  

 
Ultimamente se lo chiede sempre più spesso, se le parole della madre abbiano un fondo di verità, perché in certi momenti Alexandra crede che la maggior parte di questo mondo che tanto ama stia cadendo a pezzi e che nessuno sarà più in grado di rimetterlo a posto e farlo tornare com’era prima. Nei suoi primi anni a scuola erano normali le prese in giro e gli sfottò tra case, ma negli ultimi tempi è innegabile che il clima generale abbia iniziato a precipitare, quanto è appena accaduto sul treno che li riporta a Londra per le vacanze di Natale ne è un esempio lampante. Sono stati lei e Remus a trovare tre minuscoli Tassorosso del primo anno, legati e pietrificati nel bagno adiacente all’ultima carrozza, quando hanno pronunciato il controincantesimo per liberarli nessuno dei tre ha avuto il coraggio di fare i nomi di chi li aveva ridotti così, ma se le risate sguaiate provenienti dalla carrozza dei Serpeverde del quinto anno sono di alcuna indicazione, Lexie è piuttosto certa che ci sia il loro zampino dietro all’accaduto. E poco importa che Lily e James abbiano iniziato a percorrere il treno alla ricerca di possibili testimoni, perché nessuno si è fatto avanti, e la delusione che Lexie ha letto negli occhi di quei ragazzini le ha fatto perdere almeno un po’ di fiducia nella scuola che è stata per lei una seconda casa, negli ultimi sette anni. Perché se nemmeno degli undicenni possono sentirsi al sicuro quando sono a scuola, che speranze ci sono per Babbani, Nati Babbani e Mezzosangue, una volta che si troveranno nel mondo esterno? Non ha intenzione di permettere alla paura di governare le sue scelte, non si snaturerebbe mai fino a quel punto, ma al tempo stesso le sembra normale sentirsi impotente all’idea di quello con cui si troverà ad avere a che fare una volta finita la scuola, senza contare il pensiero fisso di una madre che non potrebbe difendersi se attaccata. 
  
“Credi che sia sbagliato che io non voglia diventare Auror?”  

La domanda di Lily squarcia il silenzio in cui sono precipitate durante gli ultimi minuti di ronda, la riscuote dai pensieri e Lexie si ferma per voltarsi verso l’amica e osservarla con attenzione. 
“E questi dubbi da dove saltano fuori, scusa?” 
“Forse dal fatto che così tanti di voi bramino per diventare Auror? Il mio interesse per le pozioni è così poco Grifondoro, non trovi?” 
Il tono di Lily è veramente incerto e Lexie comprende che quelli dell’amica sono dubbi sui quali si arrovella già da un po’. “Credo che la cosa meno Grifondoro che potresti fare sia quella di perseguire un sogno che non ti appartiene, che non ti fa battere il cuore e che non ti rende felice, Lils, il resto sono solo chiacchiere, una cosa che non ti ha mai interessata prima d’ora.” 
Lily finalmente sorride, “il turbamento di quei tre ragazzini mi ha sconvolta, speravo almeno che in occasione del Natale potesse esserci un po’ di serenità, ma sono stata una stupida a pensarlo...” 
“Nient’affatto, è solo che tu cerchi sempre di vedere il meglio nelle persone, anche dove non c’è.” 
“Lo dici quasi come se fosse un pregio, Lex...” 
“Perché ovviamente lo è. Non lasciare cha la guerra che incombe ti cambi, Lily, altrimenti avranno vinto loro...” 
L’altra annuisce e le due si scambiano un veloce abbraccio, prima di fare ritorno nello scompartimento dove le aspetta il resto degli amici; Fabian l’osserva interrogativamente quando entrano, ma lei lo tranquillizza con un sorriso, avranno tempo per discutere di quanto si è detta con Lily, ora ha solo voglia di godersi il resto del viaggio per tornare dalla sua famiglia. 
  
Quando il treno decelera per entrare nella stazione, lungo le carrozze aumenta il volume del vociare, tra auguri scambiati e promesse di vedersi dopo Natale o in occasione del Capodanno; Lexie ne approfitta per fare stretching, dopo essere stata seduta a gambe incrociate troppo a lungo.  
“Sei sempre dell’idea di raggiungerci da mia sorella il 25 dopo pranzo? Perché capirei se preferissi fare altro…” 
“Ma certo che sì, Fab, non vedo l’ora di rivedere i tuoi nipoti,” sorride la ragazza. 
“E io che credevo che bramassi di passare altro tempo con me,” celia Fabian, pizzicandole la punta del naso. 
“Mhmm, ovviamente… ma devo ammettere che i tuoi nipotini sono davvero irresistibili.” 
“Disse la ragazza che dichiara di non volere figli.” 
“A parte essere un discorso davvero prematuro, non credo che saprei essere una buona madre, a maggior ragione in questa situazione,” borbotta a mezza voce Lexie. 
“Sai bene che non parlo di formare una famiglia ora, ma mi piacerebbe che ci pensassimo in futuro, quando ci saremo lasciati tutto questo alle spalle…” 
“È un bel sogno, Fab,” sussurra con dolcezza la ragazza, “so già che saresti un padre splendido.” 
“Mhmm, allora significa che ci hai riflettuto almeno un pochino…” la incalza lui. 
“Forse un po’… la sola idea che verrà un momento in cui potremo davvero decidere di mettere su famiglia, mi riempie di speranza per il futuro per il quale combatteremo, per un mondo più giusto per i tuoi nipoti e i nostri ipotetici figli,” gli confessa in un sussurro. 
Fabian è consapevole di non poterle promettere che riusciranno a realizzare quel sogno, Lexie è troppo pragmatica per accontentarsi di un impegno che potrebbe non onorare, quindi la stringe a se e le posa un bacio tra i capelli. “I miei nipoti hanno chiesto di te più volte nelle loro lettere…” 
“Sarò all’altezza delle loro aspettative?” 
“Mhmm, sicuramente le supererai,” la rassicura Fabian, prima di baciarla di nuovo. 

 
Sulla banchina i genitori sono assiepati in piccoli capannelli, il gruppo di amici è tra gli ultimi a scendere dal treno e perdono qualche altro minuto a salutarsi e darsi appuntamento per vedersi a Capodanno, qualcuno anche prima. Lexie individua i suoi genitori accanto a quelli di Lily, dà un ultimo bacio a Fabian e trascina via Lily dall’abbraccio di James, che prende a lamentarsi con Sirius. 

“Non avevo ancora finito di salutarla, Lex!” 

“Sopravvivrai fino alla sera del 26, quando ci vedremo a casa mia…” 

“Da quando l’hai nominata tua Vice è diventata un despota, non capisco perché ti stupisci, Ramoso,” ghigna Sirius, dando un ultimo bacio a Marlene e scatenando le risate degli amici. 

 
“Bentornate, ragazze!” 
“Così quello è il James di cui ci hai tanto parlato, Lily cara?”  
La ragazza arrossisce all’udire le parole del padre, annuendo. 
“E quando ce lo presenterai?” chiede la madre. 
“Gli ho detto che avrei prima sentito quali impegni avevate, ma potremmo fare il 26, dopo il pranzo a casa Ashworth.” 

“Come dico sempre io, più siamo e meglio è!” concorda svelto Edward. 

“Questo solo perché sei in grado di ingrandire magicamente il nostro soggiorno, tesoro,” gli fa notare Abigail, strizzzandogli l’occhio. 
“Mi sembra incredibile che la nostra piccolina abbia un fidanzato,” mormora Peter, visibilmente emozionato. 
Lexie stringe la mano di Lily nella propria, scambiando con lei uno sguardo d’intesa, prima di accodarsi ai genitori, con suo fratello Alistair alle calcagna. 
  
Gli Ashworth e gli Evans si salutano nel parcheggio, anche se per Lily e Lexie è un semplice arrivederci al giorno successivo, quando si concederanno una giornata di shopping natalizio con Marlene e Mary tra le strade magiche e Babbane. 
Una volta salita a bordo della macchina che suo padre adora guidare, Lexie si rilassa pensando che almeno per qualche giorno  non si sentirà più responsabile per gli studenti più giovani. 
“Ma è vero che tre primini sono stati aggrediti?” domanda, dopo qualche minuto passato a raccontare del campionato di Quidditch, Alistair. 
“Sì, li abbiamo trovati io e Rem…” 
“Aggrediti?” si allarma la madre. 
“Già, uno stupido scherzo di qualche deficiente…” 
“Ma stanno bene?” insiste Abigail. 
“Sì, per fortuna sono stati solo pietrificati.” 
“Credevo che le aggressioni magiche non fossero tollerate nella scuola,” borbotta la donna in direzione del marito. 
“Certo che non lo sono, quella è una linea da non superare,” chiarisce Edward. 
“Purtroppo non è la prima volta che qualcuno se ne frega,” fa notare Alistair. 
“Ma voi ragazzi siete al sicuro?” 
“Sì, mamma. Ce la stiamo ancora cavando, la situazione non precipiterà finché c’è Silente,” la rassicura Lexie. 
“Non è tanto facile stare tranquilla quando vi sento parlare di cose che per me sono totalmente sconosciute…” 
“Ed è per questo che per i prossimi giorni parleremo solo ed esclusivamente di Natale!” ribatte Lexie. 
“E di cibo,” aggiunge Al, “io sono già affamato…” 

“Tu non fai altro che mangiare, Al!” 

“Non è colpa mia se sono in crescita,” ribatte il fratello, tirando fuori un po’ di cioccorane dalla tasca del mantello e distribuendole ai familiari. 
Abby sorride, presto imitata da Edward. 
“Bentornati a casa, ragazzi!” 
“Ci siete mancati…” 

“Non vedo l’ora di vedere il tuo magnifico albero, mamma,” dichiara Lexie. 

“E io di aiutarti a fare i biscotti…” 

Lexie arruffa i capelli del fratello, ridacchiando, non permetterà alle preoccupazioni che annebbiano il loro futuro di rovinare il Natale che li aspetta; sarà pronta a tornare a lottare con l’inizio del nuovo anno, sempre più certa della scelta di diventare Auror. 
  
  

 


 
Nota dell’autrice: 
Pur amando tantissimo le varie storie d’amore alle quali ho dato vita, se c’è una cosa che preferisco anche di più sono i rapporti d’amicizia che caratterizzano questo universo, in particolare quello tra Lily e Lexie, che sono unite come i Malandrini. ♥ Spero che la mia Lex e la sua famiglia vi piacciano, sono personaggi che mi sono entrati nel cuore e a cui tengo in maniera particolare.
Grazie del continuo supporto, siete speciali!!

 

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Capitolo 28
*** 28. Imparare l’amore ***


Il prompt prescelto per oggi è: everything is connected. 
 



 
28. Imparare l’amore 

 
Crescendo l’attesa del Natale si è sempre rivelata un periodo costellato da aspettative che finivano sempre con l’essere disattese, e desideri rimasti chiusi saldamente nei cassetti; si è sempre sentito ripetere che una famiglia come la sua non aveva tempo da perdere dietro a sciocche tradizioni filo-Babbane. Ed è giunto a Hogwarts con la convinzione che il Natale fosse una sciocchezza, qualcosa che nessuna altra famiglia Purosangue celebrasse come sembravano fare nelle case di Grimmauld Place, che sotto le feste perdeva quell’aria austera per assumerne una festosa e colorata — che lui e Regulus erano soliti sbirciare dalle finestre della sala, senza farsi scoprire dalla madre. Ricorda con chiarezza il rumore delle risate che riempivano la piazza, e delle palle di neve che s’infrangevano contro i vetri e gli alberi, percepisce ancora il profumo delle caldarroste e quello del fumo dei camini, così come non può scordare il fatto che la sua fosse l’unica casa nella quale l’atmosfera non cambiava nemmeno di una virgola, se non si contano le numerose cene organizzate da Walburga. Probabilmente è anche per questo che non si è davvero abituato al Natale in casa Potter, non ancora per lo meno, gli fa strano vedere una calza con il suo nome appesa al camino — stretta tra quelle di James e sua madre —, si stupisce per il profumo di cannella che si respira in ogni angolo e si meraviglia alla vista del maestoso albero posizionato accanto al camino scoppiettante. Per James questa è la normalità, ma per lui è un qualcosa di sconosciuto, ancora tutto da scoprire, che lo rende finalmente felice di essere a casa per le vacanze, invece che a Hogwarts.
E, sarà sicuramente una coincidenza, però è innegabile che il suo ingresso nella famiglia Potter sia coinciso con un altro cambiamento epocale nella sua vita: l’aver confessato i propri sentimenti a Marlene, accogliendola nella sua vita. Anche a casa McKinnon il Natale è festoso e colorato, ancor più caotico che dai Potter visti i tre fratelli maggiori della ragazza, Marlene gliene ha parlato più volte e Sirius si è chiesto come sarebbe stato crescere in una famiglia così — piuttosto che nella sua. Queste domande a cui non può dare una risposta però, il più delle volte finiscono con il farlo sentire in colpa e ricordargli del fratello con il quale ha ormai reciso quasi ogni rapporto, ma al quale pensa sempre più costantemente, soprattutto ora che la fine dell’anno scolastico si avvicina. Se solo fosse stato più coraggioso, se solo non si fosse arreso e non fosse scappato di casa, ora sarebbe lì con Regulus e forse, solo forse, potrebbe avere una possibilità in più di salvarlo. Oppure no, è inutile che ci gira intorno, perché non sarebbe sopravvissuto ancora a lungo se fosse rimasto a Grimmauld Place e dubita che il suo sacrificio avrebbe potuto cambiare il destino del fratello — o questo è quello che si dice per non lasciarsi divorare dai sensi di colpa.
 
La mattina di Natale James lo sveglia presto, per condurlo in salotto e coinvolgerlo nella tradizione mattutina che prevede l’apertura dei regali, seguita da un’abbondante colazione e da una battaglia a palle di neve incantate, visto il manto candido che circonda casa Potter. La gioia che prova è macchiata dalla sensazione di inadeguatezza nei confronti del fratello a cui non riesce a non pensare in questo giorno che per anni hanno condiviso nella fredda casa della loro infanzia. Innumerevoli regali lo attendono sotto l’albero e Sirius non può impedirsi di provare gratitudine verso le persone che lo circondano; ciò che più lo rende facile, comunque, è vedere la gioia dipingersi sui volti dei Potter quando scartano i regali da parte sua. Crede che sia solo una goccia del mare, qualcosa che non potrà mai ripagarli di tutto ciò che hanno fatto per lui, dopo averlo accolto nella loro famiglia — e la più grande differenza con la sua famiglia di origine sta proprio in questo.
 
Il giorno successivo, casa Ashworth è occupata in ogni angolo, tra tutti gli amici di Lexie, alcuni di quelli di Alistair, i signori Potter e gli Evans; dopo che il dolce è stato servito, i ragazzi raggiungono la taverna per trascorrervi il resto del pomeriggio, a partire dallo scambio dei regali.
“Oh! Per Merlino , Sirius! Avevamo detto di  non esagerare!” lo rimprovera Marlene, estraendo la collana d’oro con il pendente zaffiro raffigurante la runa dell’amore.
“Ti ho detto che ho ricevuto da mio zio Alphard un lascito abbastanza cospicuo…”
“Non credo che nei suoi piani ci fossi tu che lo scialacquavi in gioielli,” puntualizza Marlene, osservando il ciondolo con espressione rapita.
“Mi ha semplicemente detto che sperava che avrebbero contribuito a rendermi felice e come potrei non esserlo quando tu lo sei? Sei quanto di più importante io abbia al mondo, Lenie, e spero di non deludenti mai, anche se temo che accadrà…”
Marlene sente gli occhi pizzicarle, per la voglia di mettersi a piangere, ma resiste come può, chiudendo la distanza che la separa da Sirius per abbracciarlo, prima di posare le proprie labbra su quelle di lui.
“Vuoi farmi commuovere? Finirò con il rovinarmi il trucco…”
“Finché si tratta di lacrime di gioia, non avrei alcun problema,” dichiara lui, strizzandole l’occhio.
Marlene scuote la testa divertita, “non so davvero se posso accettare un simile regalo, Sirius…” aggiunge poi, tornando seria e scrutandolo con i suoi occhi cristallini.
“Non vedo perché no, i soldi sono miei e credo che spenderli per te sia uno dei modi migliori di utilizzarli…” 
“Mi permetto di dissentire, Sirius.”
“Per anni ho passato Natali caratterizzati dalla freddezza e dal disinteresse quasi totale dei miei genitori nei nostri confronti, non ho alcuna intenzione che sia così tra noi, nemmeno per sbaglio, desidero che tu sappia quanto ci tengo a te, quanto ti apprezzo e quanto tu abbia migliorato la mia vita, anche grazie a regali ridicolmente costosi, a volte… forse non sarà un comportamento molto maturo, ma io sto imparando solo ora cosa sia davvero l’amore, siete tu e James, i  suoi genitori e il resto dei nostri amici che me lo state insegnando,” mormora Sirius, aprendo la collanina e agganciandola attorno al collo di Marlene.
“È davvero bellissima, Sirius, ma il mio regalo impallidisce al confronto…” ribatte la ragazza.
“Il regalo più grande che mi hai fatto è stato darmi una possibilità e starmi accanto nonostante tutti i miei difetti, nonostante una cugina delirante, nonostante una famiglia che mi ha ripudiato…”
Marlene gli posa l’indice sulle labbra, “te l’ho già detto una volta e te lo ripeterò ancora, tu non hai nulla a che fare con la tua famiglia, Sirius… il solo fatto che te ne preoccupi lo dimostra.”
“Sono disposto a crederti, ma solo se accetterai il mio regalo…”
“Questo è un ricatto!”
“Forse, ma a fin di bene…”
Marlene preferisce non rispondergli, baciandolo un’altra volta, sperando di riuscire a convogliare tutti i propri sentimenti in quello sfiorare di labbra che ha  sapore delle possibilità e dei sogni da realizzare.
 

 


Nota dell’autrice:
Rieccomi qui, oggi con un altro capitolo dedicato a Sirius, mio fellow Scorpio, in occasione del mio compleanno, anche se in ritardo di qualche decina di minuti. Spero di star riuscendo a mostrarvi la maturazione di Sirius e come il suo approccio all’amore stia cambiando, grazie a Marlene e ai Potter in primis, ma anche grazie al resto del gruppo.
Grazie come sempre a tutti per il meraviglioso supporto!

 

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Capitolo 29
*** 29. Aspettative e desideri ***


Il prompt prescelto per oggi è: cielo. 
 



 
29. Aspettative e desideri

 
La notte di Capodanno è sempre stata una delle sue feste preferite, sin da bambina; è proprio la peculiarità di dare addio all’anno vecchio per accoglierne uno nuovo tutto da scrivere, ricolmo di possibilità, che l’ha affascinata sin dall’infanzia. Adesso che si è ormai affacciata all’età adulta, e che i desideri più concreti hanno lasciato spazio a quelli più astratti – legati a emozioni e sentimenti – Lily continua ad amare questa ricorrenza e il suo essere una pagina bianca sulla quale mettersi a scrivere i propri progetti. E poco importa che non ci sia  alcuna rassicurazione sulla possibilità di arrivare veramente a viverlo questo futuro, perché il Capodanno è una celebrazione legata ai nuovi inizi – quindi ai propositi. A dirla tutta, negli anni i desideri realizzati si sono contati sulle dita di una mano e sono stati accompagnati dalle delusioni per quelli rimasti, forse troppo a lungo, nel suo cassetto. Ora che è cresciuta però, ha capito che non deve lasciare spazio per i rimpianti, quanto piuttosto per le lezioni che la vita le ha voluto impartire e che, se una cosa non è andata come avrebbe voluto, è perché il destino ha deciso così. Potrebbe essere considerato un modo fatalista di guardare alle cose, ma Lily lo considera piuttosto realista, visto che si è resa conto che le cose per le quali ha lavorato duramente sono tutte andate a buon fine.
Come promesso l’anno precedente, anche questa volta si sono dati appuntamento a casa Potter per dire addio insieme al 1977 e salutare il nuovo anno e, sempre come lo scorso anno, Lily ha passato l’ultima notte dell’anno che sta volgendo al termine a casa di Lexie, insieme a Marlene e Mary. 
“Ma ci pensate che l’anno prossimo a quest’ora potremmo essere ognuna a casa propria?” domanda improvvisamente Mary.
“Non dire queste cose deprimenti!” la riprende Marlene, lanciandole un cuscino.
“Ma è la verità,” insiste l’altra ragazza.
“Ma questo non significa che non continueremo a vederci,” fa notare Marlene.
“Io non l’ho detto infatti…”
“Piuttosto c’è da sperare che avremo ancora la possibilità di festeggiare,” dichiara Lily, ammettendo la sua più grande paura ad alta voce.
“Hey, questi discorsi sono banditi, Lils! Non sei tu quella che ama ricordarci sempre come questa festa sia unica?” 
L’altra annuisce.
“E allora ti proibisco di alludere ad eventualità tristi come quella che hai appena citato…”
“Sai, devo ammettere che Sirius ha ragione a dire che sei dispotica,” bofonchia Lily, soffocando una risata.
“Non che sia una novità,” ghigna Marlene, schivando un cuscino.
“Non fingete di scoprirlo solo ora,” risponde Lexie, stringendosi nelle spalle.
Le quattro amiche si guardano negli occhi, prima di scoppiare a ridere, portando Lily ad abbandonare ogni pensiero negativo – e decidere di concentrarsi unicamente su quelli positivi.
 
Più tardi, Lily si è rifugiata sotto al portico, stringe un bicchiere di Acauaviola tra le mani e osserva il cielo che la sovrasta, nonostante la promessa condivisa con le amiche, l’incombenza del nuovo anno la mette di fronte a una situazione che non può evitare di affrontare. Perché non basterebbero tutte le stelle cadenti che tanto ama Lexie, a far sì che tutti i desideri di Lily possano divenire realtà e così l’ ansia si fa strada lentamente in lei – e con essa la paura che qualcuno a lei caro non possa più essere al suo fianco per festeggiare il Capodanno successivo.
“Ti sentivo pensare fin dal soggiorno,” la saluta James, apparendo al suo fianco.
“È così evidente?”
“Diciamo che sto imparando a conoscerti…
Lily gli sorride, bevendo un sorso del suo drink e dicendosi che non sarebbe così male raccontare ciò che la turba al ragazzo che ama.“Ti ho  già detto quanto io abbia sempre amato questa notte?”
“Me l’hai accennato, sì…” risponde James, restio a interrompere il flusso dei pensieri della ragazza.
“Il punto è che non sono certa di riuscire a continuare a considerare questa festa allo stesso modo, non quando ho l’impressone che non ci siano più speranze a cui appigliarsi e desideri da esaudire…”
“Non è da te essere così negativa, Lily,” ribatte James.
“Forse mi sto preoccupando troppo, ma questi giorni passati con i miei genitori mi hanno ricordato esattamente quanto indifesi siano.”
“Li proteggeremo noi!”
“Sai già che amo tantissimo quanto tuo lato cavalleresco, ma non t permetterei mai di rinunciare ai tuoi sogni le stare di guardia alla mia famiglia…”
“Nemmeno se ti spergiurassi che quello è il mio più grande sogno?” insiste James, sorridendole con dolcezza.
“Nemmeno il quel caso, visto che non sarebbe molto credibile…”
“Lungi da me insistere, Lily, però temo che tu ti stia un attimo lasciando influenzare da eventi che non puoi controllare; non puoi vivere in questo modo, finirai per farti divorare dall’ansia e dalla paura,” mormora James.
“È come potrei evitarlo? Non sono i suoi genitori a essere dei poveri Babbani che potrebbero finire vittima di qualche pazzo da un momento all’altro!”
“Lo so e non ho la presunzione di capire quello che provi, però non credo nemmeno che sia giusto che tu ti lasci consumare da questa situazione.”
Lily scaccia rabbiosamente delle lacrime che minacciano di sfuggirle dalle ciglia.
“La ragazza che conosco io non si attenderebbe mai senza lottare,” rincara la dose James.
“E chi ti ha detto che ho intenzione di arrendermi?” ribatte svelta Lily.
James le sorride, prima di attirarla in un abbraccio.
“Ogni tanto mi lascio andare all’autocommiserazione, ma ciò non significa che rimarrò passivamente in attesa di ciò che accadrà… ho tutte le intenzioni di entrare a far parte dell’Ordine della Fenice proprio come te.”
“Da te non mi sarei aspettata altro,” sorride nuovamente James, prima di baciarla.
“Oh, guarda! Una stella cadente!” reclama Lily, orientanti nuovamente gli occhi sul cielo che era uscita a osservare.
“Esprimi un desiderio,” le sussurra James, prima di darle un altro bacio.
Lily sceglie di sperare che tutti i suoi pensieri negativi spariscano con la fine di quest’anno, prima di ricondurre James in salotto e continuare a festeggiare con gli amici. Allo scoccare della mezzanotte, prima di posare le labbra su quelle di James, si guarda velocemente intorno e si vede circondata da amici che saranno pronti a fare la propria parte in questa guerra assurda che incombe sempre più. E, a dir la verità, non c’è niente di meglio di questa consapevolezza per aiutare a dissipare le sue preoccupazioni.
“Buon anno, James!”
“Buon anno, Lily!”
 

 


Nota dell’autrice:
Sono di nuovo in ritardo, ma finalmente sono riuscita a pubblicare anche il terzultimo capitolo, dedicato a una preoccupatissima Lily. Domani spero di aggiornare con entrambi gli ultimi due capitoli, proprio non ci credo di essere quasi alla fine.
Grazie infinite, come sempre, del supporto.

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Capitolo 30
*** 30. Chi l’avrebbe mai detto? ***


Il prompt prescelto per oggi è: giuramento.
 



 
30. Chi l’avrebbe mai detto?
 

 
Prima ancora che James potesse rendersi conto che le vacanze di Natale erano iniziate, le stesse erano giunte al termine e il ragazzo si è ritrovato davanti al camino di casa insieme ai Malandrini, pronto per fare ritorno a Hogwarts per i suoi ultimi mesi di scuola. Crescendo sua madre gli aveva sempre ripetuto: il tempo vola quando ci si diverte, James, ma mai nella vita avrebbe immaginato che un simile concetto avrebbe potuto applicarsi al periodo che avrebbe passato tra le mura del castello scozzese. Certo, negli anni si è sempre distinto per le sue capacità scolastiche, oltre che per il vezzo che lo ha da subito portato a ficcarsi nei guai, e se deve essere sincero non ha mai fatto fatica ad eccellere nello studio — con l’eccezione di Storia della magia che, nonostante la premessa che fosse insegnata da un fantasma, si è rivelata di una noia estrema e durante la quale nemmeno Lily e Remus riuscivano a prendere appunti ininterrottamente. Negli ultimi mesi la sua vita è stata completamente stravolta: l’avvicinamento a Lily, corteggiata per anni, che ha finalmente dato i suoi frutti e che li ha portati entrambi ad aprirsi l’una con l’altro; il suo ruolo di Caposcuola, inaspettato certo, ma che ha svolto con passione e a cui spera di poter continuare a dedicare se stesso; le amicizie che si sono cementate, a partire da quella con i fratelli che nemmeno sapeva di volere, con i quali ha vissuto infinite avventure. 

Già, i Malandrini, gli amici con i quali non ha mai avuto paura di mettersi a nudo, quelli che da subito hanno conosciuto i suoi segreti più reconditi e che non lo hanno mai giudicato — nemmeno quando si metteva in ridicolo di fronte a Lily, e alla scuola intera. Gli sembra quasi impossibile che, tra qualche mese, non divideranno più la stanza, che non passeranno più nottate a progettare scherzi ai danni dei Serpeverde e che non si aiuteranno più a vicenda nei compiti e nella pratica delle magie più avanzate. È cresciuto accanto a loro, ma soprattutto è maturato insieme a loro, e il pensiero che dal prossimo giugno non ci sarà più una stanza pronta ad accoglierli al loro ritorno e non dovranno più progettare le notti di luna piena alla Stamberga Strillante lo intristisce e lo riempie di malinconia. Certo, sa bene che faranno di tutto per continuare a tenere compagnia a Remus durante il plenilunio, anche perché è innegabile che lui, Sirius e Peter amino la loro forma di Animagi, ma al tempo stesso sarebbe insensato pensare che nulla cambierà con la fine della scuola e l’ottenimento del diploma. Lui e Sirius, ma anche Lexie e i gemelli, pianificano di entrare all’Accademia Auror, consapevoli che proprio lì potranno ricevere l’addestramento migliore per combattere una guerra ormai incombente — per la quale è più che giusto schierarsi e difendere i più deboli. Remus non ha idea di quello che potrà fare, considerando la sua condizione, e si prepara quindi ad accettare qualsiasi lavoretto possibile, in modo da racimolare dei soldi e non pesare troppo sui genitori, ma al tempo stesso si augura di poter continuare a seguire dei corsi di Difesa contro le Arti Oscure, materia in cui eccelle. Peter ha fatto domanda in vari posti disponibili al Ministero e attende speranzoso di essere chiamato a occupare uno di quelli vacanti, per la gioia di sua madre, che spera di vederlo presto sistemato. Lily ha intenzione di seguire il corso di specializzazione in Pozioni che tengono presso il San Mungo, mettendo una delle sue passioni più grandi al servizio di un’istituzione che sarà fondamentale per il buon esito della guerra. Marlene sogna di studiare Magisprudenza, per occuparsi dei diritti degli oppressi, come ad esempio Remus, mentre Mary ha già ricevuto la lettera di accettazione all’Accademia del San Mungo e si prepara a diventare Guaritrice. 
Tutti loro, anche se in modi differenti, si preparano a fare la propria parte per accertarsi che il Bene trionfi e James vorrebbe tanto essere certo che tutto questo sia sufficiente — anche se già sa che non è affatto così. Osserva i suoi amici, che lo circondano vicino al camino, e non riesce a smettere di interrogarsi su quale futuro attenda tutti loro, senza differenze tra Purosangue e Nati Babbani. Il suo sguardo si sofferma in particolare su Lily, che ha giurato a se stesso di difendere a ogni costo e per la quale desidera un avvenire ricco di soddisfazioni. Sa bene quali pensieri la tormentano, ormai da mesi, e vorrebbe tanto poter condividere con lei quel fardello decisamente troppo pesante per una persona sola. La stringe a sé, per posarle un bacio tra i capelli, e sorride quando percepisce che si rilassa nel suo abbraccio.
“Mi sei mancata…”
“Ci siamo visti quatto giorni fa,” ribatte lei, scuotendo la testa.
“È che mi hai viziato, ormai sono abituato a vederti ogni giorno.”
Lily lo bacia con dolcezza, consapevole che una risposta migliore non ci possa essere. “A essere sinceri anch’io ho sentito la tua mancanza.”
Il sorriso di James si allarga, gli illumina il volto nel quale Lily è solita ricercare la serenità, quando tutto sembra perduto, e gli colorisce leggermente le gote. “Ormai ti ho traviata, Caposcuola Evans,” le sussurra contro le labbra.
“Devo ammettere che è stato divertente farsi traviare da te, Caposcuola Potter,” ribatte, prima di mozzargli il fiato con un altro bacio.
 

Ore dopo, nel silenzio della torre di notte, James e i Malandrini sono stravaccati sul letto di Sirius, approfittando del fatto che Fabian sia sparito con Lexie e Gideon con una sconosciuta, tra carte di Cioccorane e scatole di Gelatine Tuttigusti+1.  
“Ragazzi, prima di cena stavo riflettendo…” espedisce James, osservando con attenzione una caramella gialla.
“Credevo che il tuo cervello smettesse di funzionare quando pomiciavi con la Evans,” ghigna Sirius, staccando la testa a una Cioccorana.
“Tu dovresti saperne qualcosa, viste le maratone che fai con Marlene,” ribatte Remus, ilare.
“Tu non sei da meno, Lunastorta,” rimarca Sirius con una smorfia.
“Vi prego!” li esorta James.
Gli altri tre si concentrano nuovamente su di lui, spronandolo a proseguire. “Anche se tra poco ci diplomeremo e inizieremo delle nuove vite, volevo proporvi di giurarci che tra noi non cambierà nulla e che saremo Malandrini per sempre e fratelli per la vita…”
“Non c’è nemmeno da dirlo, Ramoso!” esclama Sirius, in tono quasi oltraggiato.
“Concordo, mi sembra ovvio,” aggiunge Remus.
“Ci mancherebbe altro,” conclude Peter, sorridendo agli amici.
“Beh, scusate, è che queste feste mi hanno ricordato le cose davvero importanti nella vita…”
“Oltre alla Evans,” lo prende in giro scelto Sirius.
“Ovvio, oltre a lei!” chiarisce James.
“Chi l’avrebbe mai detto che l’avresti conquistata,” commenta in tono meditabondo Remus,
“Io! Io l’ho detto fin dal primo anno!” fa notare James.
“In effetti è vero,” ridacchia Peter, coinvolgendo tutti gli altri.
 

 


Nota dell’autrice:
In ritardo, come sempre, ma questo capitolo a cui tenevo tanto ha finalmente visto la luce e spero possa piacervi, perché il James lo immagino proprio come il collante del suo gruppo di amici.
Domani concluderò questa storia è già so che mi mancherà infinitamente…
Grazie ancora a tutti voi!

 

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Capitolo 31
*** 31. Occasioni da cogliere ***


Il prompt prescelto per oggi è: bad decisions make good stories. 

 

 
31. Occasioni da cogliere


 
È un lieve picchiettio contro la finestra a svegliare Lily nel cuore della notte del suo diciottesimo compleanno; la ragazza sa già che si tratta del regalo dei suoi genitori che, da quando hanno scoperto della posta via gufo, hanno adorato utilizzarla per mantenere i contatti con lei durante l’anno scolastico — nonostante questo significhi ricevere posta ad orari davvero discutibili. Il maestoso barbagianni pota un pacco avvolto in una pregiata carta decorata con fiori variopinti e un biglietto vergato con la calligrafia di sua madre, Lily prende il dono e dà un paio di biscotti al volatile, osservandolo uscire dalla finestra e librarsi in volo. Per prima cosa legge il biglietto, sorridendo per il soggetto scelto dalla madre: un cartoncino decorato da gatti decisamente simili alla sua. Una volta giunta alla fine si trova a ricalcare le firme dei genitori, oltre a quella evidentemente estorta da Petunia, chiedendosi per l’ennesima volta cosa potrebbe fare per ricostruire il loro rapporto, per ricucire una frattura ormai apparentemente insanabile. Perché Lily non ne parla quasi mai, ma soffre per il comportamento della sorella, che durante la sua infanzia è stata ben più di un’amica e alla quale avrebbe voluto poter raccontare ogni cosa del suo nuovo mondo e di tutto quello che aveva scoperto una volta a Hogwarts. Lo sguardo incuriosito di Petunia verso la magia che scorreva nelle vene di Lily però, si è sbiadito a poco a poco, fino a scomparire per lasciare spazio all’invidia che ha divorato ogni altra emozione, lasciando solo macerie di quello che una volta era uno dei rapporti fondamentali nella vita di Lily. E adesso, ora che Lily è convinta di aver trovato l’amore della sua vita, darebbe qualsiasi cosa per potersi confidare con la sorella, ascoltare i suoi consigli e condividere i sogni nel cassetto che entrambe sicuramente hanno. Per anni ha evitato di ammettere che James fosse attraente, troppo convinta che non avrebbe mai dovuto lasciarsi conquistare da lui, ora che ha scoperto la vera natura del ragazzo però, ha capito che il suo amore per lui è qualcosa che è cresciuto pian piano e che si è rivelato essere tutto fuorché una decisione sbagliata.
 
Il divano della sala comune è accogliente, nonostante le braci siano ormai quasi sopite e il freddo umido di gennaio riesca a penetrare nelle ossa, anche all’interno del castello. Marlene non è ancora salita in camera e, in tutta onestà, non ha alcuna voglia di farlo perché è sicura che finirebbe con lo svegliare le altre e avvelenarle con la negatività che l’avvolge ormai dal pomeriggio e non ha intenzione di rovinare il compleanno di Lily, né l’inizio della settimana. Sa bene che le altre hanno percepito che qualcosa non va, così come è consapevole del fatto che non le hanno chiesto nulla perché attendono che sia lei a sentirsi pronta per parlarne — e in questo momento le apprezza in maniera particolare per la sensibilità. La scala che porta al dormitorio maschile scricchiola leggermente dietro di lei, ma Marlene rimane concentrata sulle braci tremolanti, con le ginocchia abbracciate al petto e i capelli che le nascondono il viso; quando però il divano si abbassa sotto al peso di una seconda persona, la ragazza solleva lo sguardo e incontra gli occhi plumbei che si è lasciata alle spalle  alla fine delle lezioni.
“Sapevo che ti avrei trovata qui...”
“Evidentemente sono prevedibile...” 
Sirius trattiene a stento uno sbuffo e si limita a scuotere la testa. “Forse avrei dovuto dire che speravo di trovarti qui,” ammette poi.
La ragazza assottiglia gli occhi, “e come mai?”
“Perché non riuscivo a dormire, non dopo aver litigato con te a causa della mia gelosia...”
Marlene inarca le sopracciglia, “vai avanti, ti ascolto...”
“A mia discolpa, già lo sapevi che avevo un carattere di merda.”
“Se questo è il tuo modo di chiedere scusa, ti comunico che non è un granché!”
Sirius scuote la testa, “stavo solo cercando di rompere il ghiaccio...”
“Non credevo ne avessimo bisogno, ci conosciamo da quando eravamo bambini,” puntualizza Marlene, che non ha alcuna intenzione di facilitargli il compito.
“Odio quando sei così letterale...”
“E io odio quando fai lo stronzo, quindi direi che possiamo considerarci pari!”
Sirius vorrebbe ribattere, ma si rende conto che la ragazza ha ragione. “Hai presente quando prendi una decisione, sapendo già che sarà quella sbagliata, ma continui per la tua strada imperterrito?”
Marlene annuisce senza elaborare oltre e lui sospira, prima di continuare, “non mi stai rendendo le cose affatto facili, lo sai?”
“Tu non lo hai fatto con me. Ti ricordo che non mi hai nemmeno dato il tempo di spiegare…”
“Ho sbagliato, Lenie, non avrei mai dovuto dubitare di te e lasciarmi comandare dalla gelosia, ma è più forte di me e, davvero, non rispondo delle mie azioni quando ti vedo vicina a lui...”
“Tra me ed Evan è finito tutto anni fa.”
“Lo so…”
“Davvero? Perché atteggiamenti come quello di oggi me lo fanno mettere in dubbio.”
Sirius incassa il colpo, abbassando il capo, prima di tornare a incrociare lo sguardo di Marlene e sospirare. “È che mi sembra impossibile che qualcuno rinunci volontariamente a te e non lo sto dicendo per lusingarti, ma perché davvero fatico a comprenderlo…”
“Evan ha fatto la sua scelta e non sono stata io, Sirius; parlarne è totalmente superfluo e non c’entra con il nostro litigio.”
“Veramente abbiamo litigato perché io mi sono ingolosito dopo averti vista con lui…”
“Credevo di essere io quella letterale!” s’infastidisce Marlene.
“Se ti chiedessi di cosa stavate parlando me lo diresti?”
“Lo avrei fatto anche oggi pomeriggio…”
“Scusami ancora, Lenie.”
“Parlavamo perché avevo appena scoperto da Eleanor che sua madre era morta a seguito di una lunga malattia,” gli svela la ragazza. “Evan le è sempre stato molto legato e io gli stavo solo facendo le mie condoglianze…”
Sirius spalanca la bocca in una smorfia sorpresa, “non ne avevo idea.”
“Difficile, visto che tendi a trarre conclusioni affrettate,” ribatte Marlene in tono duro.
“Immagino che tu stia rimpiangendo la scelta di darmi una possibilità, sbaglio?”
“Sai essere decisamente irritante, Sirius, eppure nonostante tutto devo essere terribilmente autolesionista perché non mi pento della decisione che ho preso…”
“Farò del mio meglio per cambiare, Lenie.”
“Mi basta sapere di avere la tua fiducia.”
“Ti giuro che la hai!”
“Anche per quanto riguarda Evan?”
Il ragazzo annuisce, “anche in quel caso, sì.”
Marlene s’avvicina a Sirius, trovando rifugio nel suo abbraccio. “Sei tu quello che amo, Sirius…”
“E io amo te, Lenie.” le risponde prima di baciarla.
 
Sdraiati sulla torre di Astronomia, Lexie e Fabian si godono la tranquillità del loro angolino appartato, come sono soliti fare almeno una volta al mese. E poco importa se la notte è gelida, o se le nubi offuscano la trapunta di stelle che i due solo soliti rimirare, il freddo e la noia passano decisamente in secondo piano quando i due ragazzi sono insieme.
“Forse non avremmo dovuto venire qui proprio stasera…” mormora Lexie in tono apologetico, cercando calore nell’abbraccio di Fabian.
“Io sono contento di essere venuto, una serata con te val bene un po’ di congelamento,” ridacchia Fabian.
“Merino, a stare con James sei peggiorato pure tu.”
Fabian scoppia a ridere, interrompendosi solo per accarezzarle i lunghi capelli biondi, prima di baciarla sulla punta del naso.
“Quindi non rimpiangeresti la scelta nemmeno se finissimo congelati?”
“No, Lexie… è da quando sono nato che perdo le ore a osservare il cielo che ci sovrasta… l’unica differenza adesso è che, se tutto va bene, lo faccio in tua compagnia.”
“È incredibile che tu sappia sempre cosa dire, Fab.”
Per tutta risposta lui  la bacia, finendo con il liberare lo sciame di farfalle che risiede nel suo stomaco sin dall’inizio della loro storia.
“E non preferiresti una fidanzata può romantica?” gli domanda per l’ennesima volta Lexie.
“Noi potrei mai preferire nessun’altra a te…”
 
La mattina successiva, la sala comune è addobbata con uno stendardo dedicato al compleanno di Lily, oltre che essere disseminata di vasi di fiori chiaramente incantati. 
“Buongiorno, mio dolcissimo fiore! Tantissimi auguri di buon compleanno!” esordisce James, avvistando la sua ragazza scendere le scale insieme a Lexie, Marlene e Mary.
“James, non avrai forse esagerato?” bofonchia Lily, strabuzzando di gli occhi alla vista dei fiori sparsi ovunque.
“Nulla è esagerato per te, fiore mio.”
La Caposcuola si spiaccica una mano in fronte, occhieggiando le sue amiche e scuotendo la testa.
“Non so perché ma sono convinto che Lily si stia chiedendo cosa l’ha spinta a dare una chance a James,” ridacchia Remus.
“Per sua fortuna Lily è cotta di lui,” ribatte Mary, sorridendo ai due che si stanno abbracciando.
“E tu, signorina MacDonald? Sei Felice di avermi dato una chance?”
“La domanda la dovrei fare io a te, perché se stavamo ad aspettare i tuoi tempi, saremmo ancora qui a diventar vecchi…”
“Stai forse dicendo che non sono una persona che si butta?”
“Sto dicendo che hai sempre avuto timore di farmi del male, rischiando di non darci nemmeno una possibilità.”
“È solo che avevo paura di fare una pessima scelta…”
“Spero che ora tu ti sia reso conto che non sia stato affatto così.”
“Credimi quando ti dico che sei una delle ragioni che mi fa sorridere ogni giorno, anche quando mi sembra che non c’è ne sia alcun motivo….”
“Vale lo stesso per me, Remus.”
Il ragazzo la abbraccia, prima di posarle un bacio sulle labbra e scoppiare a ridere insieme a lei quando James inizia a declamare una poesia che ha composto per Lily.
 

 


Nota dell’autrice:
Non riesco a credere di essere arrivata alla fine di questa raccolta… posso solo dire che è stata una splendida avventura e che sono felice di averci provato, anche se ho finito con il pubblicare qualche capitolo in ritardo. Quest’ultimo capitolo ho deciso di dedicarlo a tutti i miei protagonisti, declinando in maniera forse poco ortodossa il prompt.
Grazie infinite per il supporto che mi avete dato.
Un abbraccio!
 

 

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