SonAdowTober di Hades_sama (/viewuser.php?uid=827061)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Story ***
Capitolo 2: *** Promise ***
Capitolo 3: *** Scars ***
Capitolo 4: *** Cider ***
Capitolo 5: *** Tarot ***
Capitolo 6: *** Vampire ***
Capitolo 7: *** Leaves ***
Capitolo 8: *** Competition ***
Capitolo 9: *** Sweets ***
Capitolo 10: *** Memory ***
Capitolo 11: *** Freezing ***
Capitolo 12: *** Hunter ***
Capitolo 13: *** Mimic ***
Capitolo 14: *** Blood ***
Capitolo 15: *** Umbrella ***
Capitolo 16: *** Dark ***
Capitolo 17: *** Lazy Mornings ***
Capitolo 18: *** A Date to Die For ***
Capitolo 19: *** Paranoia ***
Capitolo 20: *** Danger/Safety ***
Capitolo 21: *** Lights, Camera, Action! ***
Capitolo 22: *** Party ***
Capitolo 23: *** Cage ***
Capitolo 24: *** Secret ***
Capitolo 25: *** Aurora ***
Capitolo 26: *** Frontier ***
Capitolo 1 *** Story ***
1
Prompt:
Story
Personaggi: Knuckles
the Echidna, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto:
post Sonic Heroes
Genere:
Introspettivo, Slice
of Life
Numero
Parole: 515
Le braci
del fuoco erano appena visibili nella cenere del piccolo
falò. La notte era stata divertente, condita con marshmallow
arrostiti e risate
in compagnia. Un qualcosa a cui Shadow avrebbe rinunciato
più che volentieri,
preferendo la confortevole solitudine del suo appartamento, ma Rouge
era stata
perentoria nel volere anche la sua presenza. E il riccio aveva
assistito più
volte ai metodi di persuasione del pipistrello bianco…
Versò
l’acqua sulle braci, mettendo in sicurezza il braciere e
osservando le tende che si ergevano silenziose sul prato del campeggio.
Beh,
non tutte erano silenti. Un ronzio profondo e regolare proveniva da una
tenda
in particolare, e Shadow si chiese come fosse possibile che gli altri
inquilini
riuscissero a dormire. Si ritrovò a ridacchiare:
probabilmente erano troppo
impegnati a tapparsi le orecchie con i cuscini per poter prendere
sonno. Per fortuna,
la forma di vita definitiva non aveva bisogno di riposo.
Osservò
il falò e si accigliò, constatando che le braci
non erano
del tutto spente. Recuperò il secchio e si diresse al
torrente che scorreva
placido poco distante dall’accampamento. “Meglio
non correre rischi inutili”
pensò mentre tornava indietro, ma si bloccò sul
posto quando vide sui ceppi che
avevano usato come seduta una figura.
La notte
non era particolarmente chiara, ma Shadow aveva la vista
in grado di adattarsi ad ogni tipo di ambiente in cui si trovava.
Quello che lo
lasciava perplesso era cosa Sonic
the
Hedgehog stava facendo: il riccio blu era chino, con gli occhi
incollati al
libro che pareva averlo rapito.
Shadow si
riscosse, ricordando il perché aveva un secchio
d’acqua
in mano, e si diresse verso il falò passando davanti al
rivale senza velare la
sua presenza. Versò il contenuto sulle braci, assicurandosi
che questa volta
fossero completamente spente, dicendo a voce modulata per non
disturbare il
sonno degli altri:
«Questa
è la prima volta che ti vedo con un libro in mano.»
Solo
allora Sonic parve accorgersi della presenza dell’altro,
irrigidendo gli aculei in chiaro segno di stizza. Si rilassò
subito non appena
riconobbe il rivale e gli mostrò una faccia da zombie:
«Prova
te a dormire con un trattore nella tenda. Non credevo che
Knuckles potesse russare così forte…»
Shadow
appoggiò il secchio, incrociando le braccia al petto mentre
osservava la tenda incriminata:
«Nessuno
si è mai lamentato, dato che vive solo su un’isola
volante.»
Sonic
sgranò gli occhi, riflettendo sulle parole del riccio nero.
Effettivamente
non poteva dargli torto: Knuckles viveva isolato da tutto e tutti, e
gli animaletti
che abitavano l’isola di certo non si potevano lamentare
dell’echidna.
Ridacchiò
tra sé, chiudendo il libro e mettendolo a terra.
Batté
due volte sul ceppo, invitando Shadow a sedersi con lui. Si sorprese
che l’altro
fece come gli era stato chiesto senza fare storie, ma gliene fu grato.
La nottata
si preannunciava lunga, anche perché il russare continuava
imperterrito, e il buio
che li circondava era tutt’altro che confortevole.
Poi
un’idea gli fece accapponare la pelle, eccitandolo al
pensiero
di sentire il rivale urlare dal terrore. Si sfregò le mani,
mentre pregustava l’umiliazione
dell’altro.
«Conosci
le storie di fantasmi?»
Angolo
dell’Autrice:
Rieccomi
con il nuovo sonadowtober indetto da @trenchcoatgecko ! Incredibile
ma vero, la fissa per Sonic non mi è ancora passata. Quindi
divertiamoci anche
per questo 2022 ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Promise ***
2
Prompt:
Promise
Personaggi:
Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto:
Post Shadow the
Hedgehog
Genere:
Shonen-ai, Slice of Life
Numero
Parole: 514
L’ennesima
gara era stata disputata, l’esito incerto fino
all’ultimo
secondo, ma quella vittoria scosse il riccio blu più di
quanto voleva
ammettere. Non gli era mai piaciuto perdere e men che meno quando aveva
già in
mente la penitenza da far fare al rivale. Oh, come adorava mettere quel
brontolone in imbarazzo…
Sonic
storse il naso, gettando il muso imbronciato dalla parte
opposta rispetto a quello del riccio nero, incrociando le braccia e
battendo
impaziente il piede a terra. Era snervante quando i suoi piani venivano
rovinati.
Shadow lo
guardava sottecchi, osservando l’aria infantile che
aveva assunto l’altro. Era da poco tempo che aveva recuperato
i ricordi – sia dell’ARK,
sia del suo secondo impatto contro il pianeta – eppure
riteneva quell’espressione
divertente come la prima volta. Sollevò il mento con fare
altezzoso, emettendo
un verso sommesso giusto per girare il coltello nella piaga…
le orecchie che si
schiacciarono sul cranio blu e la testa che si infossava nelle spalle
lo fecero
gongolare. Ah, il dolce sapore della vittoria.
«Allora?
Ti muovi?»
Il
ringhio che Sonic gli lanciò lo fece sghignazzare perfido,
mentre il blu lo guardava con le guance gonfie come un bambino.
«Ti
decidi???»
Shadow si
ricompose, guardando di lato il rivale piagnucoloso. Giusto:
la penitenza. Si portò la mano al mento, pensando a cosa
potesse dare particolarmente
fastidio al velocista. A parte l’acqua c’era solo
una cosa che Sonic non
sopportava.
«Voglio
un bacio.»
Di tutto
si sarebbe aspettato la Macchia Blu, ma questo… la
pelliccia divenne rossa, mentre la mascella si apriva pian piano le
parole
attecchivano nel cervello. Gli occhi fissavano increduli,
l’agitazione gli
attanagliava le viscere come catene. Perfino la voce gli
uscì talmente stridula
da fargli dubitare fosse la sua.
«C-Cosa???»
Sicuramente
aveva capito male.
«Voglio
un bacio.»
…no.
Sonic si
coprì gli occhi, realizzando definitivamente quello che
avrebbe dovuto fare. Perché a lui??? Perché
così???
Shadow
aveva chiuso gli occhi, ma non aveva mosso un solo muscolo
per andare incontro all’altro. Il bastardo voleva che facesse
tutto lui. Non aveva
immaginato la loro prima volta in questo modo…
Ripigliati,
Sonic!
La
Macchia Blu si avvicinò, ingoiando il groppo che aveva; si
mise
di fronte al rivale e gli appoggiò piano le mani guantate
sulle guance.
Shadow si
irrigidì all’istante.
«Che
stai facendo?» chiese con occhi sgranati.
Sonic si
bloccò a sua volta. Ecco, lo sapeva: aveva sbagliato
qualcosa. Si riprese quel poco che bastava per abbozzare:
«Ti
sto dando un bacio.»
«Ma
a che servono le mani? – pigolò Shadow imbarazzato
– Maria non
mi ha mai toccato quando mi baciava la guancia!»
Oh, dunque
è così.
Sonic
piegò le orecchie contro il cranio, la delusione che gli
pizzicava la bocca dello stomaco, mentre il riccio nero appoggiava le
mani
sulle sue – sicuramente per toglierle. Non avrebbe mai potuto
rivaleggiare con
il ricordo di Maria…poi lo spirito competitivo prese il
sopravvento, facendolo
sorridere sghembo.
«Beh,
io non sono Maria.»
Shadow
ebbe solo il tempo di sollevare le iridi: le loro labbra si
incontrarono, facendo sentire ad entrambi i reciproci sapori. Il riccio
nero chiuse
gli occhi, storcendo il naso.
Chili.
Angolo
dell’Autrice:
Secondo
giro per questi due
riccetti imbranati con le loro emozioni ♥
Anche se mi
rendo conto che con il prompt ci azzecca poco T_T purtroppo sono
partita per la
tangente e mi sono accorta solo alla fine di questo dettaglio. Beh,
“promessa”
si intende anche come “impegno”, un qualcosa che si
deve fare…me lo fate
passare come “penitenza” ^^”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Scars ***
3
Prompt:
Scars
Personaggi:
Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto:
Post Sonic Forces
Genere:
Shonen-ai, Slice of Life
Numero
Parole: 509
Sonic si
stava rimirando allo specchio; la schiena gli faceva un
male tremendo, ma ne valeva la pena. Il sesso con Shadow valeva
qualsiasi
conseguenza che poteva comportare. Tuttavia ora doveva inventarsi
qualcosa per nascondere
il tutto.
Il riccio
nero si era alzato presto – nonostante la nottata
movimentata – e Sonic si era ritrovato da solo nel bagno,
intento a pulirsi il
pelo dal sudore e dai fluidi appiccicosi, quando l’occhio gli
era sfuggito
sulla spalla… inutile dire che appena inclinò
leggermente la schiena perfino le
orecchie divennero bordeaux. La zona era costellata di lividi e
cicatrici
profonde. Alcuni ciuffi di pelo erano stati strappati e le croste e il
sangue
secco si erano attaccati al tutto.
Il
velocista agguantò un asciugamano inumidito e si
sfregò
delicatamente la zona martoriata, stringendo i denti dove la sutura si
era
attaccata alla pelliccia sporca. Una volta rinfrescato il tutto si
rimirò allo
specchio; la schiena era messa meno peggio di quanto avesse previsto.
Si ritrovò
a sorridere beato per il come tutti quei segni erano stati aperti la
notte
prima, le immagini ancora vivide nella mente.
Si
scrollò di dosso i pensieri peccaminosi, mentre ringraziava
– o
malediceva – la sua rapida rigenerazione cellulare: i tagli
più sottili avevano
già formato la crosticina protettiva e questo indicava che
era solo questione
di qualche giorno prima che il tutto sparisse. Certo, la pelliccia ci
avrebbe
impiegato un po’ di più, ma il muso lungo che
Sonic vedeva riflesso allo
specchio era per altro. C’era qualcosa nell’avere
sulla pelle quelle cicatrici,
un qualche senso di appartenenza – di possesso –
che non aveva mai provato
prima. Sarebbe stato orgoglio di andare in giro per il mondo ad urlare
“Guardate,
Shadow the Hedgehog mi ha marchiato. Shadow è mio, e solo io
posso vantare
queste cicatrici.”
Era una
forma di ammissione, un contratto, un accordo. Un segno
duraturo nel tempo, ma che stava svanendo tanto in fretta.
Odiò la sua rapida
guarigione per quel breve momento.
Ed eccolo
lì a pensare a come giustificare quei segni, e
doveva essere un qualcosa di inattaccabile, specie per un certo riccio
scorbutico.
«Che
hai combinato?»
A parlare
del diavolo…
Sonic
trasalì, cercando di nascondere la schiena, ma era tardi: lo
sguardo che il riccio nero gli rivolgeva era duro. Non avrebbe
accettato una
storia che anche lontanamente puzzava di scusa. Il velocista si
rassegnò all’evidenza,
assumendo uno sguardo contrito e sconfitto.
«Nulla.
Davvero…»
«Come
ti sei procurato tutti quei tagli?»
Shadow si
era avvicinato alla schiena del riccio blu, appoggiando
la mano già carica di energia del Caos per poter guarire il
tutto: non si
aspettò di certo che l’altro lo scansasse
impanicato.
«No,
non lo fare!»
Piagnucolò
con il volto rosso.
Il riccio
nero lo guardò perplesso, cercando di capire il
perché di quella tragedia greca. Poi
collegò il tutto e il muso abbronzato si spolverò
di
rosso.
«…sono
stato io?»
Sonic non
disse nulla, si limitò ad annuire, teso.
Si
ritrovò schiacciato contro il lavandino, con Shadow che
cercava
di raggiungere la sua schiena, completamente sopraffatto dalla vergogna:
«FAMMELE
GUARIRE!»
Angolo
dell’Autrice:
Di ricci
masochisti ne abbiamo?
Parlando di
cose serie, è pensiero comune di molti fan che Shadow,
data la sua discendenza dalle Black Arms, abbia artigli molto
più spessi e
affilati di un normale mobiano. In sintesi, e come paragonare gli
artigli di un
gatto domestico a quelli di una pantera ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Cider ***
4
Prompt: Cider
Personaggi: Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: Post Sonic Forces
Genere: Shonen-ai, Slice of Life
Numero Parole: 500
Shadow fissava il riccio blu completamente ubriaco che
chiacchierava ininterrottamente da venti minuti. Non che di solito non fosse
loquace, ma il sidro che aveva bevuto gli aveva sciolto la lingua ancor di più.
Le orecchie della forma di vita definitiva erano talmente stressate da avergli
fatto rinunciare al suo meritato bicchiere di bourbon invecchiato. Gli occhi
rossi erano fissi sull’idiota blu, più per il tentativo di incenerirlo sul
posto che per l’interesse nella conversazione.
Voleva solo una serata per sé, fuori dal suo rifugio – la coinquilina
lo aveva cacciato perché in compagnia – a bere un buon liquore lontano da facce
conosciute. E di tutti i posti che poteva scegliere (dopo la sconfitta di
Eggman e Infinite la vita notturna era rifiorita) Sonic the Hedgehog era
capitato proprio nel pub dove si era recato. A nulla era servito imbucarsi nel
tavolo più nascosto della sala: aveva appena sorseggiato il suo bourbon che la
voce irritante del faker per poco non glielo fece andare di traverso. Non solo,
il velocista gli si era accollato con fare gioviale, iniziando a parlare
sedendoglisi accanto, invadendo il suo spazio personale. Poi aveva iniziato a
bere del sidro – il pub ne aveva una buona selezione – provandone di tutti i
tipi.
Il risultato? Un riccio blu completamente ubriaco che strascicava
le parole a parodia di un vecchio pirata. Davvero irritante.
«SHadoW… perCHé non PROvi iL sidDRO…?»
«No.» fu la risposta secca di Shadow. Per quante volte avrebbe
dovuto rifiutare ancora? Stava superando sé stesso nel non strangolare l’idiota
che aveva davanti.
«….ma è bUONo…»
Come a enfatizzare la cosa, Sonic si portò la pinta alle labbra e
prese una lunga sorsata, gonfiando le guance per prenderne il più possibile,
imbrattandosi il pelo pesca.
«Ho già detto di-» non fece in tempo a finire la frase che il
velocista gli si era scaraventato addosso nel tentativo di alzarsi dalla sedia.
Shadow lo prese al volto, portandogli le braccia dietro la schiena e
appoggiandoselo al petto.
Sonic sorrise a quel contatto, con il muso rosso per l’alcool e le
guance gonfie. Ricambiò goffamente l’abbraccio e si schiacciò meglio al corpo
dell’altro, arrivandogli faccia a faccia. Cercò di issarsi sulle gambe sedute
di Shadow, spingendosi con la mano sul tavolo, ma il riccio nero lo teneva
stretto, intuendo le sue intenzioni.
Il velocista si sporse più possibile sul volto dell’altro,
avvicinando sempre di più il muso, mentre il rivale si tirava indietro come
meglio poteva.
Arrivato al limite dell’equilibrio, Sonic gli si lanciò contro
infischiandosene della posizione precaria: si fiondò sulle labbra di Shadow,
insinuando la lingua tra le labbra schiuse per la sorpresa, allargandole un
poco per creare spazio. Il sidro seguì la gravità passando dalla bocca del
riccio ubriaco a quelle dell’altro che, suo malgrado, bevve il liquido
dolciastro che gli scendeva in gola.
Sonic approfittò della situazione per far forza e poggiare le
cosce sulle gambe dell’altro, accomodandosi.
Si staccarono senza fiato, Shadow ancora incredulo e con il muso
imbrattato. Il blu gli sorrise bonario:
«bUOno?»
Angolo dell’Autrice:
Mi sono sempre immaginata Sonic che
regge poco l’alcool, ma per fortuna che c’è Shadow come angelo custode ♥
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Tarot ***
5
Prompt: Tarot
Personaggi: Amy Rose, Shadow the
Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: Post Sonic the
Hedgehog (2006)
Genere: Comico, Fluff, Slice
of Life
Numero Parole: 499
«Non mi presterò a questa pagliacciata!» ruggì Shadow, mentre si
aggrappava allo stipite della porta. Ne aveva fin sopra i capelli di magia,
esoterismi e altra robaccia simile, specie dopo l’incontro con una divinità
delle tenebre. Non voleva averci più nulla a che fare ed era stato chiaro sull’argomento,
ma per qualche ragione Sonic aveva insistito. Anzi lo stava letteralmente
trascinando per il luna park, fino a farlo arrivare davanti alla casetta della
chiromante. Col cavolo che ci sarebbe entrato!
«Eddai! È l’unica cosa che ci manca da fare.»
«Che TI manca da fare: mi hai trovato per caso al tiro al
bersaglio. Ero interessato ad un premio e tu mi ha trascinato via!»
«Tu stavi derubando quel povero vecchio! Lo so che sei un cecchino:
non dovresti nemmeno poter partecipare a certe bancarelle-mph!»
La forma di vita definitiva aveva sopportato anche troppo: staccò
la mano libera dal legno e la mise sul muso di Sonic, facendo leva con essa per
fare in modo di scrollarsi l’altro di dosso. Il blu era troppo loquace per i
suoi gusti.
«Non vedo come la cosa ti riguardi.»
«Che sta succedendo?» una voce famigliare fece rizzare le orecchie
ai due litiganti, avendo il potere di fermarli sul posto e farli voltare verso
la nuova arrivata. Amy li osservava da dentro la casetta, infastidita dal
fracasso che proveniva da fuori, per poi illuminarsi quando vide il suo
innamorato:
«Sonic!»
«Rose?». «Amy!» risposero in coro i due rivali.
-
Shadow aveva un volto cinereo mentre sceglieva le tre carte dal
mazzo che la vecchia gatta nera gli stava porgendo a ventaglio. Alla fine si
era fatto incastrare, ma poter vedere la Macchia Blu annaspare sotto le moine
di Rose era sempre molto divertente. Non aveva prestato attenzione alle
predizioni della chiromante, ma dall’esplosione di gioia della riccia, qualcosa
gli diceva che il suo amore non corrisposto sarebbe stato ricambiato… in un
lontano futuro, a giudicare da come Sonic gli si era schiacciato contro per
tentare di scappare dalla ragazza.
La gatta posizionò le carte in fila, mostrando le figure e l’ordine
di pescaggio. Si prese un po’ di tempo per interpretare il tutto e poi esordì
con voce tranquilla e solenne:
«Un nuovo amore, un nuovo inizio si stanno aprendo per te. Una persona
a te molto vicina sarà la chiave.»
Le solite
smancerie da ragazzina innamorata.
Shadow roteò gli occhi mentre pensava all’enorme perdita di tempo
che era stata questa lettura, cercando di restare in equilibrio sulla sedia:
Sonic gli si era praticamente spiaccicato contro, con le mani intrecciate a quelle
di Amy che cercava di avvicinarlo. Certe cose non cambiano mai.
Un momento!
Il riccio nero guardò la matassa di aculei blu che aveva addosso,
sentendo lo stomaco fare le capriole mentre ragionava sulla predizione.
“Una persona
a te molto vicina sarà la chiave.”
Sonic gli si era sdraiato sul petto.
Shadow arrossì, rabbrividendo a quel pensiero, schiaffando la mano
sulla guancia del rivale e catapultandolo sedere a terra.
Ma anche
no!
Angolo dell’Autrice:
Non sempre il futuro ci riserva
quello che ci si aspetta. A Shadow sicuramente no.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Vampire ***
6
Prompt: Vampire
Personaggi: Rouge the Bat, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po’ tutti
Contesto: Post Sonic Forces
Genere: Comico
Numero Parole: 498
Il buio avvolgeva la stanza, una luce soffusa entrava dalla
finestra lasciata aperta per lasciare che la calura estiva non opprimesse
troppo. La figura addormentata aveva rinunciato al lenzuolo, preferendo
assopirsi senza alcun ostacolo alla brezza passeggera. La pelliccia del petto
si alzava e abbassava ritmicamente, chiaro segno che il sonno fosse tranquillo.
La sagoma nascosta nelle ombre della stanza osservava. Percepiva il
respiro caldo che si mischiava alla calura dell’ambiente. Sentiva i sospiri,
avvertiva l’aspettativa. Tutto era tranquillo e silenzioso.
Era il momento.
L’essere uscì dalle tenebre, avvicinandosi con passo felpato al riccio
addormentato. Osservò per qualche attimo ancora la bellezza che emanava quella
figura assopita poi, con cautela, si pesò con la mano sul bordo del letto,
avvicinando il muso sempre più. Era così vicino che sentiva il respiro dell’altro
contro la sua peluria. Aprì le labbra, rivelando zanne lunghe e affilate, la
saliva che scendeva vogliosa. Si avvicinò ancora, gustando già il sapore del
sangue sulla lingua… le zanne caddero.
Ci fu un verso schifato, uno schicco secco e un tonfo sordo.
«Ferma! FERMA!!!»
Urlò una voce femminile e irritata.
Le luci si accesero, il teatro tornò alla luce, per rivelare una
Rouge furiosa che batteva il piede dal gobbo sotto il palco. Il basco francese adornava
la sua testa che si agitava da un lato all’altro del palco.
«Mi spiegate che è successo questa volta?
Dieci minuti di pausa. Tails, Gadget, sistemate le luci per
favore.»
Shadow si tirò su dal letto con l’espressione più schifata che
avesse mai fatto. La pelliccia del petto era imbrattata, i denti finti ancora
bagnati tenuti il minimo indispensabile in mano.
«Questo! Possibile che sbavi come un cavallo???»
Il riccio nero punto gli occhi infuocati sulla figura che stava
seduta a terra, con la mano che si sfregava il mento dolorante. Sonic ricambiava
lo sguardo del rivale, mentre cercava di non incespicare sul mantello nero che
stava indossando:
«Non è colpa mia se non riesco a tenere i denti finti! Non sono
zannuto di natura come te!!!»
Cream era corsa a portare un fazzoletto pulito al Shadow,
chiedendo se avesse bisogno di qualcosa nel mentre che si stava sistemando. Congedandola
il riccio nero tornò a guardare il faker ancora a terra con disgusto, per poi
tirargli in faccia i denti finti incriminati.
«Scusa tanto se i miei canini fanno sfigurare i tuoi.»
«Rouge! – pigolò Sonic – ricordami perché non è Shadow a fare la
parte del vampiro.»
«Perché chiunque se lo aspetterebbe!» rispose irritata la regista,
brandendo il copione. Incrociò le braccia al petto e con fare professionale
riprese:
«Shadow rappresenterebbe alla perfezione quello che la gente
comune pensa di un vampiro. Dato che noi stiamo rappresentando un “Dracula”
moderno, il pubblico sarà portato a pensare che il vampiro sia qualcuno dalla
personalità tetra e solitaria. Questo sarà la nostra carta vincente e il colpo
di scena perfetto. O almeno – disse sgonfiandosi un po’ – questo è l’effetto
che vorrei ottenere, ma è l’ottava volta che riproviamo la scena clou…»
Angolo dell’Autrice:
E nulla, sono in ritardo ma mi
sono spisciata dalle risate mentre scrivevo questa cosa. Nella mia testa
funziona: spero anche su carta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Leaves ***
7
Prompt:
Leaves
Personaggi:
Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: -
Genere: Fluff
Numero
Parole: 497
L’autunno
si era fatto prepotente. Le foglie cadevano, colorando
il prato di toni vivaci e accesi. La stagione non aveva risparmiato
nemmeno i
Giardini Chao, dove le piccole creaturine risiedevano.
C’era
un Dark Chao in particolare a cui sembrava che tutto quel
fogliamo desse particolarmente fastidio: addormentato sotto un albero
da
frutto, il piccolino tentava si dormire sonni tranquilli, ma
c’era sempre una
foglia che decideva che il suo pisolino non poteva essere tale. Una di
queste si depositò placida sul musetto rilassato;
il Chao si levò
innervosito, soffiando via la fastidiosa presenza, digrignando i denti
aguzzi. La
sfera emozionale aveva assunto una forma a spirale, indicando lo stato
d’animo
del piccolo.
Shadow
aveva avuto molti risvegli di quel tipo e poteva
comprendere appieno la frustrazione provata. Si sollevò da
terra, lasciando a
giocare con la palla da spiaggia i piccoletti a cui stava dando
attenzioni,
dirigendosi alla volta della sua controparte in miniatura.
Lo prese
delicatamente, portandolo al petto, ottenendo un versetto
soddisfatto e un cuore rosso sgargiante. Il riccio si mise vicino agli
altri
Chao, controllando che nessun neonato si avvicinasse
all’acqua: sarebbe stata
una seccatura inzupparsi la pelliccia per recuperarne uno non ancora in
grado
di nuotare. Appoggiò a terra il piccoletto, mettendolo in un
punto lontano
dagli alberi in modo che le foglie non potessero infastidirlo. Ora
dipendeva
tutto dall’indice di gradimento del Chao.
L’esserino
oscuro si guardò attorno, controllando il prato
circostante. Si sollevò in volo, battendo le piccole ali
rosse in modo ritmico,
per poi atterrare tra le gambe incrociate di un sorpreso Shadow. Il
Dark Chao
si accomodò meglio, sfregando la guanciotta sul polpaccio
del riccio, la sfera
emozionale a forma di cuore.
Il riccio
nero non fece nulla, se non sorridere lieve al
piccoletto che si stava addormentando contro di lui. Passò
una mano tra gli aculei
della nuca del Chao, ricevendo dei versetti beati di rimando.
Sonic
guardava il tutto con gli occhi luccicanti e le mani giunte sotto il
naso: sapeva che la sua boccaccia avrebbe rovinato il momento,
ma vedere Shadow the Hedgehog in atteggiamenti così carini
era talmente raro
che andava memorizzato.
Il
velocista si avvicinò quatto, cerando di non dar fastidio
alle
altre creaturine, arrivando al fianco del riccio nero.
«Ciao.»
lo salutò bisbigliando.
Shadow lo
guardò con un sopracciglio inarcato, come ad essersi
accorto solo in quel momento della presenza dell’altro.
Rispose con un cenno
della testa.
Non
percependo ostilità, Sonic si accomodò di fianco
al rivale,
sdraiandosi prono con le gambe a penzoloni e la testa sorretta da una
mano. Sorrise
al piccoletto addormentato e sfregò cerchi leggeri sulla
testolina scura,
facendo le fusa per quella sensazione di pace.
Shadow lo
guardava sottecchi, osservando il muso rilassato del
rivale. Non seppe nemmeno lui se era istinto o meno, ma la sua mano si
posò
sulla testa cobalto, tracciando delicati palmi sulla pelliccia.
Sonic
assunse l’espressione più ebete che gli avesse mai
visto
fare, chiudendo gli occhi e gorgogliando dal petto più forte.
Angolo dell’Autrice:
Io adoro il
gioco “Chao Garden”. Peccato
che non abbiano più introdotto questa meccanica nei sequel,
ma non potevo non
tirarli in ballo per scriverci qualcosa di carino ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Competition ***
8
Prompt: Competition
Personaggi: Cream the Rabbit, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: -
Genere: Slice of Life
Numero Parole: 502
Cream era tutta eccitata all’idea di partecipare ad una corsa dei
Chao: non vedeva l’ora di far vedere a tutti quanto Cheese fosse bravo.
Shadow guardava i due quasi dispiaciuto; anche lui avrebbe
partecipato e sapeva per certo che il Chao di Cream non poteva nulla contro
Nero. Guardò il piccoletto che gli stava a fianco, per poi prenderlo in braccio
e bisbigliargli all’orecchio a punta. Il Dark Chao lo guardò interrogativo, con
la sfera a forma di punto di domanda. Shadow lo ricambiò severo, promettendogli
una macedonia di frutta fresca.
La gara stava per avere inizio: le creaturine partecipanti erano
tutte in fila sulla linea di partenza. La forma di vita definitiva guardava la
scena con pietà, sapendo già l’esito della gara…fino a che non vide un Run Chao
completamente blu.
Oh, no.
«Shadow!»
Un braccio gli agguantò il collo da dietro, trascinandolo contro
il petto del riccio blu appena arrivato.
«Anche tu qui? Non ti facevo tipo da corse Chao.»
«Il signor Shadow ci ha accompagnati qui per partecipare alla
gara!» lo salutò Cream, tutta gasata.
Sonic ricambiò gentile, poi il suo sguardo si rabbuiò appena le
parole prendevano forma nella sua testa.
Osservò la fila di Chao pronti a partire, fino a che gli occhi non
gli si sbarrarono per la realizzazione.
«Dunque quel piccolo Dark Chao che ti somiglia tanto deve essere
il tuo…»
Shadow inorridì allo sguardo che il blu gli rivolgeva: il classico
muso da schiaffi che gli appariva ogni volta che stava per dire qualcosa di
stupido e che lo avrebbe mandato in bestia.
«Non avrai intenzione di proporre una sfida tra i nostri Chao.»
«Esattamente! – esordì Sonic schioccando le dita – È quello che
stavo pensando.»
«Non è una buona idea.» sputò il riccio nero, innervosito dalla
piega che stavano prendendo gli eventi.
Un colpo di pistola e la gara ebbe inizio: davanti a tutti c’erano
Nero e il Run Chao blu che sfrecciavano lontano dagli altri. Il distacco era
immenso, ma gli ostacoli presenti sul percorso erano differenti e richiedevano
varie abilità. Ben presto il gruppo di Chao si ricompattò con i migliori che
avevano dato un notevole distacco ai più deboli. Cinque partecipanti si stavano
avvicinando al traguardo.
Shadow strinse i denti, imprecando mentalmente: non andava per
niente bene.
«Nero! Ferma il Chao blu!»
Il Dark Chao si scaraventò contro rivale facendogli perdere l’equilibrio,
ma l’accelerazione era troppa e i due piccoli si trovarono a ruzzolare uno
sopra l’altro… tagliando il traguardo per primi.
Shadow si coprì gli occhi con le mani, lanciando un verso
esasperato.
«Bravo Cheese! Hai vinto! Hai vinto!!!» esultò la coniglietta,
entusiasta per il terzo posto ottenuto dal piccolo amico. A quella vista il
riccio nero esalò un sospiro di sollievo. Poi agguantò lo sciagurato che gli
inveiva contro, ringhiandogli velenoso:
«Avevo detto a Nero di fingere una caduta poco prima dell’arrivo
per far vincere Cream e il suo Chao, ma come al solito hai rovinato tutto.»
Sonic, per la prima volta in vita sua, si diede del cretino.
Angolo dell’Autrice:
Ho già detto che adoro i Chao? Se non
fosse chiaro, ecco un altro scritto su di loro.
Comunque sono solo io a pensare
che sia Sonic ad avere un complesso di inferiorità nei confronti di Shadow,
altrimenti la loro eterna competizione non si spiega.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Sweets ***
9
Prompt: Sweets
Personaggi: Mephiles the Dark, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: Post Sonic the
Hedgehog (2006)
Genere: Erotico, Yaoi
Numero Parole: 684
Sonic era eccitato. Terribilmente eccitato.
Non riusciva a capacitarsi di come Shadow avesse assecondato la
sua richiesta riguardo il “gioco di ruolo”, anzi aveva proposto un’idea più che
interessante.
Il riccio cobalto rabbrividì, lasciandosi sfuggire l’ennesimo
gemito. Quel maledetto se la stava prendendo comoda, senza dargli
soddisfazione. Cercò di lanciare al rivale uno sguardo arrabbiato, ma il muso
arrossato e il verso soffocato non fecero altro che far sogghignare Shadow da
sotto il cappello da strega che indossava. Sonic distolse il volto, incapace di
accettare quella beffa, le mani che tiravano le corde che lo tenevano fermo al
piano di lavoro.
La forma di vita definitiva intanto stava lavorando con la sac à poche,
creando ciuffi di panna montata lungo il corpo del suo prigioniero. Il busto
era stato decorato con caramelle gommose e cookies sbriciolati, i capezzoli
malcelati erano stati ricoperti con un motivo a spirale con frutta fresca. In quel
momento Shadow stava mettendo gli ultimi ritocchi sopra la guaina leggermente
aperta: il corpo sotto di lui tremò per la sensazione fresca che gli arrivava
direttamente sulla pelle bollente. Il riccio nero guardò il suo operato,
decidendo che dei chicchi di caffè sarebbero stati la guarnizione perfetta: lui
adorava il caffè.
«Un giorno – ansimò Sonic – dovrai spiegarmi come ha fatto un tipo
come te a proporre una cosa del genere.»
Shadow si avvicinò pericolosamente alla zona erogena che stava
ultimando, spargendo con perizia i chicchi sopra la panna soda.
«È stato Mephiles a darmi l’idea, ma se eri contrario potevi
bocciarla.»
Sonic guardò il fidanzato completamente spaesato; con chi parlava
della loro vita sessuale?
«Chi è Mephiles???» disse irritato, strattonando le corde che lo
tenevano saldamente ancorato.
Il riccio nero si sollevò dal corpo dell’altro, afferrando una
mela rossa caramellata – una delle tante decorazioni che aveva preparato. La rimirò
tra le mani, per poi avvicinarsi all’altro ancheggiando in maniera provocante. Prese
il mento di Sonic, abbassando le ciglia e guadagnandosi un vistoso rossore sul
muso del compagno. Come aprì la bocca, il riccio nero gli conficcò la mela tra
i denti, riducendolo ad un maialino che soffocava i propri insulti.
«Fidati se dico che è meglio che tu non lo sappia.» rispose la
strega abbassandosi sul volto bordeaux. Portò una mano non guantata sul petto
del velocista, sguainando gli artigli e facendola scorrere verso il basso. Mille
brividi investirono il corpo sotto di essa.
«Oh, è già ora di cena?»
La mano scivolò verso la coscia, allargandola e schiacciando la
gamba contro il tavolo. Sonic non riusciva a vedere cosa stava facendo quel
pervertito del suo compagno, ma sapeva che le sue vergogne erano in bella vista,
più sveglie che mai. Non avrebbe mai creduto che questo gioco lo surriscaldasse
in questo modo, e lo stronzo sexy che si era posizionato tra le sue gambe non
aiutava. Shadow recuperò una ciliegia e la mise al centro del glade,
soddisfatto di ciò che vedeva.
«Buon appetito.»
La lingua calda partì dalla radice, facendo rabbrividire la
vittima ad ogni centimetro di pelle che recuperava. La panna si scioglieva al
contatto, colando ai lati del membro pulsante. Sonic strattonava, desideroso
che quella dolce tortura finisse, e la lentezza con cui Shadow lo stava
prendendo lo faceva impazzire. Dopo minuti che sembravano ore, il riccio nero
arrivò al glade; fece rotolare la ciliegia con la lingua un paio di volte,
compiaciuto che il gioco stesse facendo scorrere liquido seminale così presto. Voleva
farla finita, subito.
Succhiò il frutto tra le labbra, conscio degli occhi famelici che
aveva puntati addosso: ora era Sonic a dovergli dare qualcosa. Ingoiò la
ciliegia e circondò con le labbra il glade gonfio, ricambiando lo sguardo. Morse
con forza; il corpo sotto di lui si inarcò, lanciando un urlo soffocato, lo
sperma bollente che gli inondava la gola.
Voleva di più.
Si staccò dal pene esausto, salendo cavalcioni sopra l’altro e
afferrando il muso sconvolto: morse la mela, strappandone un pezzo e gustandosi
la reazione spaventata ed eccitata del faker. Si sollevò sulle ginocchia,
mettendo in bella mostra la propria erezione, leccando lo sperma e il succo
della mela.
«Passiamo al dessert?»
Angolo dell’Autrice:
Storia più lunga del solito, ma si
commenta da sola.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Memory ***
10
Prompt: Memory
Personaggi: Mephiles the Dark, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: Post Sonic the
Hedgehog (2006)
Genere: Lemon, Introspettivo, Slice of Life, Yaoi
Numero Parole: 876
«Hai un’aria rilassata: divertito con il tuo eroe?»
La voce profonda gli penetrò le orecchie, facendo aprire un occhio
alla figura che stava sdraiata sul divano dell’appartamento. Appollaiato sopra
lo schienale, Mephiles lo guardava sornione. Shadow storse il naso, infastidito
da quella insinuazione: certo, era più rilassato perché si era dato a del sano
sesso e alla nuova esperienza del “gioco di ruolo” …l’idea della strega era
stato un effetto collaterale che aveva avuto una conversazione tra lui e il Dio
decaduto, che insinuava l’idea di mangiarsi Sonic nel caso se lo fosse trovato
davanti.
Shadow strinse le palpebre, sogghignando al ricordo.
«Sì, mi sono divertito a mangiargli
il culo.»
L’espressione del piccolo Devil Chaos Chao fu impagabile. Tremò
tutto disgustato dalle parole, mentre la fiammella violacea sopra la testa diventava
una spirale perlacea. Lanciò uno sguardo sprezzante al riccio nero, incrociando
le braccia paffute al petto:
«Questo avrei preferito non saperlo.»
Detto ciò, il Dio si voltò con fare altezzoso, svolazzando sul
castello di peluche dal lato opposto della stanza. Sapeva perfettamente che lo
stava osservando, ma Shadow si lasciò sfuggire un verso trionfale, ottenendo in
cambio gli occhi verdastri ridotti a due fessure.
Shadow faticava ancora a capacitarsi della sua situazione. Di come
Mephiles fosse sopravvissuto alla disfatta di Solaris e avesse ancora
abbastanza potere da poter avere una forma solida nel loro piano di esistenza. Da
quel che aveva potuto constatare – carpire – la sua salvezza fu l’ombra che gli
rubò tempo prima. Ciò gli permise di sopravvivere alla morte, e la sua
manifestazione era possibile dalla connessione che il furto aveva generato tra
loro. Mephiles era stato in grado di seguire ogni mossa della forma di vita
definitiva, fino al Giardino Chao, dove aveva trovato un “nido” per recuperare
le poche forze che gli erano rimaste e rinascere in forma fisica, uscendo dalle
ombre. Quello che Shadow si trovò davanti fu un piccolo Devil Chaos Chao dai
colori della notte che lo aveva preso in simpatia.
Rabbrividì al ricordo di quello che successe dopo: il finto Chao
gli stava attaccato peggio di una cozza quando faceva visita ai Giardini, e l’accudire
le creaturine lo affaticava più del solito. Solo dopo qualche settimana si
accorse che gli altri inquilini stavano lontani dal nuovo arrivato, alcuni
avendo atteggiamenti aggressivi. Quel fatto, l’aver una carenza eccessiva di
potere Chaos e l’incredibile somiglianza a un Dio che aveva creato non pochi
problemi fecero accendere il dubbio in Shadow. Mephiles non fece nemmeno il
finto innocente, parlando con il suo tono cavernoso: gli stava sottraendo
energia per poter aumentare il suo potere e tornare alla forma divina.
Il riccio si mise a sedere sulle ginocchia, appoggiando le braccia
incrociate sullo schienale del divano: il Devil Chaos Chao lo stava ancora
fissando. L’unica soluzione che aveva trovato era stata quella di prenderlo con
sé, anche se Nero non ne era stato per nulla entusiasta. Sogghignò al ricordo
di una delle prime notti passate insieme dove il Dark Chao, gelosissimo e per
nulla spaventato dall’aura negativa, aveva morso il nuovo inquilino per essersi
avvicinato troppo. Tra i due era una continua zuffa così, per quieto vivere,
Shadow fu costretto a comprare un costoso castello di piumino e pelliccia
morbida, scoprendo che il Dio aveva gusti piuttosto raffinati.
Il riccio appoggiò il mento sulle braccia piegate, con sguardo
vuoto per i ricordi che riaffioravano… i gemiti di Sonic che si disperdevano
soffusi nella stanza mentre strattonava le corde che lo immobilizzavano. La fame
che gli brillava negli occhi mentre osservava Shadow portare una mano al membro
duro, scorrendo la carne veloce. Lo sfregare delle creste aliene ad ogni colpo
di polso, ringhiando per il piacere che si stava procurando. Il contrasto tra
la pelle salata, madida di sudore, con il dolce della panna e delle caramelle. I
muscoli che si tendevano ad ogni colpo di lingua che dava lungo il petto pesca.
Gli urli strozzati quando succhiò la frutta posta sopra i capezzoli turgidi,
mordendoli e succhiandoli, mischiando i succhi zuccherati con il sapore ferroso
del sangue. Il suono della pelle delle natiche scure che sfregavano lungo l’erezione
fremente di Sonic, facendogli imbrattare i glutei e i testicoli di panna e
caffè. Il dolore, il piacere, i colpi ritmici e sporchi che gli sfondavano il
retto ormai abusato, le ossa dei loro petti che scricchiolavano per la
tensione. I loro sapori, le lingue e i baci, le bocche che si mangiavano a
vicenda quando Shadow tolse la mela dalla Macchia Blu. Il calore del rilascio
che si riversava dentro come lava. La sensazione dei testicoli gonfi, addolciti
dalla panna oramai sciolta, mentre le dita scavavano nel corpo cobalto. L’afa e
i bollori della penetrazione, le grida ora piene e alte, cariche di lussuria e
desiderio. L’apice. I cuscinetti e gli artigli che marchiavano qualsiasi parte
del corpo morbido sotto di lui. I baci, i sospiri, i corpi attaccati e
intrecciati.
Erano ricordi così caldi.
Shadow sorrise sghembo, rivolgendosi al Dio con fare provocatorio:
«Non ti ho ancora ringraziato: l’idea della strega di Hansen e
Gretel è stata molto stuzzicante.»
Il Dio parve cambiare pelle, passando dal blu notte al rosso
acceso, la fiamma sostituita da un enorme punto esclamativo. Contrasse il muso,
voltandosi di scatto e lanciando un verso platealmente infastidito.
Angolo dell’Autrice:
Piccolo continuo della storia
precedente.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Freezing ***
11
Prompt: Freezing
Personaggi: Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic Boom
Genere: Fluff, Introspettivo
Numero Parole: 547
L’attacco di Eggman li aveva tutti colti di sorpresa. Nessuno si
aspettava un assalto in pieno inverno, in mezzo alla neve e al gelo. La pulizia
dei robot e badniks era stata lunga e faticosa, la battaglia più insidiosa del
solito. Il freddo pizzicava il naso e le dita dei piedi, e pareva che nemmeno
la corsa potesse scaldarlo.
Quando anche l’ultimo badniks fu distrutto, Sonic si precipitò all’inseguimento
dello scienziato, irritato come non mai per averlo fatto uscire di casa durante
il periodo di letargia: essere svegliati da un lungo sonno beato, per di più in
anticipo, avrebbe messo anche un santo di cattivo umore. L’Eggmobile era così
vicina che poteva pregustare la suola delle sue scarpe contro il fondoschiena
dell’uomo…ma la lastra di ghiaccio su cui mise piede gli fece perdere l’equilibrio.
La caduta fu brusca, il corpo si rovesciò per la velocità elevata facendo
battere la tempia contro la superficie gelida.
Un colpo sordo gli rimbombò nelle orecchie mentre la vista si
sfuocava, le membra pesanti caddero flosce. Un fischio fastidioso gli rendeva
difficile rimanere concentrato sulla sua situazione: era caduto nel mezzo della
foresta, completamente solo.
Strinse gli occhi, cercando di rimettere a fuoco il paesaggio per
potersi sollevare; il suo corpo non gli rispondeva. La lucidità era nascosta
dal dolore, altrimenti l’istinto di sopravvivenza gli avrebbe urlato di
riprendersi, di andarsene da lì. Il fischio si fece sempre più acuto,
fastidioso, mentre la vista si oscurava pian piano.
Aveva freddo. Le labbra tremavano mentre il vento serale iniziava
a soffiare gelido.
Non aveva le forze per tenere gli occhi aperti, figurarsi
utilizzare il comunicatore per avvisare gli altri…sarebbe morto da solo nel
mezzo della foresta, congelato?
Il fischio era doloroso, come anche tenere le palpebre alzate. Sarebbe
morto in quel modo pietoso? Solo?
Gli occhi videro nero, mentre i pensieri si perdevano nell’oblio.
Fa tanto
freddo.
-
Sonic avvertì il peso farsi leggero, il gelo dissiparsi mentre una
calda presenza gli premeva delicata il muso e il petto. Era morbida. Aveva un
buon profumo, anche se non capiva cosa fosse. Pareva cullarlo: era così
piacevole…delle fusa deboli come un battito di ali di farfalla gli uscirono
dalla gola, mentre il freddo perdeva di intensità come la sua coscienza.
-
La Macchia Blu si sollevò di scattò, per poi accasciarsi
nuovamente sul divano dove era stata sdraiata fino a pochi secondi prima. Si portò
la mano alla testa, avvertendo il tessuto di una garza. Aveva freddo, ma era
sepolto in varie coperte di pile molto calde. Si guardò intorno, realizzando di
essere nella sua casetta sulla spiaggia. Vide che la cornice della porta era
stata chiusa con il tavolo della cucina, posizionato in verticale per impedire
al vento di entrare. Il camino era stato acceso e la fiamma era vivace, segno
che fosse stato ravvivato da poco.
Un gemito sommesso lo distrasse, mostrandogli chi lo aveva
salvato: Shadow era sdraiato accanto a lui, il corpo caldo che riscaldava le
membra fredde abbracciate. Sonic osservò l’espressione rilassata del rivale,
constatando che fosse la prima volta che lo vedeva così tranquillo. Scivolò al
suo fianco rimettendosi le coperte fin sopra il naso: si accoccolò meglio
contro il riccio nero, strusciando le guance tra loro. Chiuse gli occhi,
sorridendo mentre le fusa gli scaldavano il petto.
Angolo dell’Autrice:
Nonostante non apprezzi particolarmente la serie “Sonic Boom”,
alcuni scenari e episodi si prestano a queste cosine.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Hunter ***
12
Prompt: Hunter
Personaggi: Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic Unleashed
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo, Slice of Life
Numero Parole: 502
Sonic si aggirava furtivo, la foresta vicina alla città di Chun-nan
a nascondere la sua figura. La notte lo proteggeva dalla vista, mentre il passo
si faceva sempre più faticoso, il respiro pesante per la stanchezza. Non
sopportava l’idea di essere cacciato, era più il tipo che dava la caccia ai
cattivi e li prendeva a calci, mentre questi si lagnavano del suo continuo
interferire. Ora li comprendeva perfettamente.
Si guardò indietro, le zampe anteriori che si intrecciavano alla
cadenza di quelle posteriori, spingendosi sempre più nel fitto della foresta.
Pareva essere solo, ma sapeva che il segugio che lo stava braccando era tenace
e preparato. Scacciò il pensiero con un respiro seccato, lanciandosi in una
corsa ancora più frenetica ignorando gli arti doloranti.
Una luce fioca apparve a pochi metri da lui.
Gli artigli si conficcarono nel terreno erboso, le scarpe
strusciarono per la brusca frenata mentre i denti si digrignavano per essere
stato stanato così velocemente. Si ribaltò su sé stesso, partendo come una
molla verso la direzione opposta. Un richiamo infastidito gli fece piegare le
orecchie a punta, colpevole… ma col cavolo che avrebbe ceduto!
«Faker, andiamo!!!»
Un nuovo lampo di luce, la sagoma pericolosamente vicina. L’ennesima
brusca frenata della notte ancora giovane.
«Sonic, puzzi! – esclamò un esasperato Shadow – Devi farti un
bagno!»
«GIAMMAI!!!»
Pigolò il Werehog, spaventato come non mai all’idea di finire a
contatto con l’odiata acqua. E poi che figura ci avrebbe fatto? Col cavolo che
si sarebbe fatto vedere in quello stato pietoso dal rivale: lo avrebbe
tormentato a vita… anche se la trasformazione aveva irrobustito troppo le sue
braccia e gli era diventato davvero difficile riuscire a raggiungere la
schiena. Oltretutto non era in grado di gestire la sua flessibilità a suo
piacimento: aveva bisogno di uno slancio per allungare gli arti e di sicuro non
era in grado di mantenerli tali a lungo. Inoltre aveva provato ad usare una
spazzola per la schiena, ma nelle sue mani artigliate pareva più uno spazzolino
da denti.
Insomma non voleva apparire poco virile davanti a Shadow. E come
se non bastasse, il bastardo si era offerto di aiutarlo (sicuramente per
deriderlo).
Sonic piegò le braccia gonfie al petto, abbassando le orecchie e
digrignando i denti.
«Non voglio fare il bagno!»
Shadow faticava a capire con chi avesse a che fare: con Sonic
oppure con un cucciolo capriccioso. Ringhiò frustrato, molto più propenso ad
optare per la seconda ipotesi. Strinse i pugni, rimpiangendo di aver dato
ospitalità nella propria stanza al cagnaccio che stava frignando come un
poppante.
Ma certo!
Il riccio nero sorrise trionfale, girando i tacchi e iniziando a
dire:
«D’accordo, ci rinuncio. E dire che volevo proporti di fare il
bagno assieme…»
Le orecchie del Werehog si drizzarono.
«...ho pure portato i sali alla lavanda…»
I denti aguzzi si digrignarono.
«…e ho trovato una paperella da bagno con uno Smeraldo finto.»
La coda ispida scodinzolò a festa.
«Ero persino disposto a farti lavare i miei cuscinetti; ma dovrò
arrangiarmi…»
Resiti!
Resisti!!! RESISTI!!!
«Arrivo ~♥»
Angolo dell’Autrice:
Ho avuto problemi con il sito in questi giorni. È ora di
recuperare ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Mimic ***
13
Prompt: Mimic
Personaggi: Rouge the Bat, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic the Hedgehog
(2006)
Genere: Introspettivo, Slice of Life
Numero Parole: 504
Shadow fissava da un po’ di tempo degli stivali esposti nella
vetrina. Era stato incastrato nel suo giorno libero dal bel pipistrello bianco,
che gli aveva affidato il ruolo di facchino. Non che al riccio desse
particolarmente fastidio; per quanto non gli piacesse stare in mezzo alla gente,
era sempre meglio che stare rintanato in casa a fare zapping davanti al
televisore.
Tra i vari negozi visitati, quello di scarpe dove erano appena
entrati aveva attirato la curiosità di Shadow. C’erano vari articoli di pelle,
con borchie e lacci: uno stile che lui apprezzava. In particolare quel bel paio
di stivali a metà coscia esposti lo avevano letteralmente stregato. Perfino Rouge
gli si era affiancata con fare incuriosito.
«Vuoi provarli?»
Se le prime volte Shadow si sentì profondamente ferito nell’orgoglio,
nel tempo – e con molta pazienza – aveva appurato che le rigide distinzioni
presenti nei suoi primi anni di vita erano state surclassate dalla libertà di
espressione e l’identificazione della persona. Dunque non ci sarebbe stato
nulla di male nel togliersi uno sfizio ogni tanto.
Il riccio appoggiò le borse e recuperò una scatola con il suo
numero dalla pila sotto il modello scelto, mentre un’entusiasta Rouge recuperava
i pacchetti e si avvicinata eccitata al panca di prova.
Sonic osservava la scena da fuori il negozio, addentando il suo
chili dog fumante. Era capitato al centro commerciale con l’intento di fare un
qualcosa di diverso dalla solita corsa quella domenica, e per provare un nuovo
ristorante messicano che aveva delle buone recensioni. Incamminandosi verso l’uscita
aveva sentito uno squittio famigliare e si era ritrovato con le sagome dei due
membri del Team Dark a poca distanza da lui. Sembravano non averlo notato.
Rouge era entusiasta e non faceva
altro che commentare. Shadow si mise in piedi, sovrastando il pipistrello di
qualche centimetro, sfoggiando degli stivali a mezza coscia sottili sulle
caviglie ma che si allargavano sui quadricipiti, sfasandosi all’esterno. Dei lacci
dorati erano intrecciati davanti, su tutta la lunghezza della scarpa. Le cavigliere
inibitorie erano chiuse sopra la pelle lucida.
Rouge girò intorno al partner con occhio critico, osservandone la
stabilità. La postura di Shadow non era cambiata, restando dritta e fiera come
al solito. Lo invitò a camminare, per vedere come si trovava con il tacco alto.
Il riccio nero sorrise sornione, portando una mano sul fianco e
muovendo un passo avanti all’altro, ancheggiando di proposito. Rouge gli diede
una gomitata fingendosi offesa, per poi voltarsi verso lo specchio, facendo
segno all’altro di seguire i suoi passi e movimenti.
Per poco Sonic non si soffocò con l’ultimo morso del panino,
osservando i fianchi e i glutei del rivale muoversi platealmente e senza la
solita rigidità. Arrossì vistosamente mentre pensieri peccaminosi di facevano
strada nella sua mente.
Leccò le macchie di
formaggio dai guanti, vedendo i due dirigersi
alla cassa del negozio. Si precipitò fulmineo in una pelletteria
che aveva incrociato in mattinata, sperando – implorando –
di trovare un bel paio di guanti
alti da poter abbinare, desideroso di provarli nel loro prossimo
“gioco di
ruolo”.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Blood ***
14
Prompt: Blood
Personaggi: Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic the Hedgehog
(2006)
Genere: Erotico, Lemon, Sadomaso, Yaoi
Numero Parole: 685
Shadow aveva appena finito di allacciare i guanti di pelle lucida
che Sonic gli aveva portato, abbinandoli al suo ultimo acquisto. Si guardò allo
specchio del bagno, osservando come i due indumenti parevano un set
confezionato: perfino i suoi anelli inibitori, elemento indispensabile per
contenere il suo potere Chaos, erano perfetti con l’outfit. Prese la maschera
dorata che aveva appoggiato sul mobile, indeciso sul da farsi: per quanto la
cosa poteva rivelarsi eccitante, voleva avere l’assoluta certezza che il suo
compagno fosse d’accordo.
Uscì dal bagno, i tacchi che risuonavano nella stanza da letto ad
ogni passo.
Sonic si drizzò dalla posizione sdraiata che aveva assunto,
sedendosi a gambe incrociate e dondolandosi sul sedere, godendosi la vista di
Shadow.
Il riccio nero salì carponi sul letto, arrivando a pochi
centimetri dal compagno che cercava di bagnare la gola asciutta. Gli prese una
mano, scorrendo la stoffa bianca, sfilando il guanto e portandosi i cuscinetti
alle labbra.
«Sei sicuro?»
Sonic arrossì, imbarazzato per l’ennesima richiesta che il rivale
gli fece. Aveva sempre risposto affermativamente, eppure Shadow voleva essere
ancora rassicurato. Deglutì, rendendosi conto solo in quel momento di cosa
stava per fare; annuì deciso, la pelle che iniziava a scaldarsi.
«Ricordi la parola di sicurezza?»
Un altro segno affermativo. Shadow prese un profondo respiro,
resosi conto che Sonic era determinato ad andare fino in fondo. Si portò la
maschera al volto, dicendo morbido:
«Quando avrò indossato la maschera, il gioco avrà inizio. Sentiti libero
di fermarmi quando vuoi.»
Il riccio nero cambiò espressione, guardando il rivale nervoso
sotto di lui. Sollevò una suola, mettendo la gamba piegata a sostegno, mentre
una mano toccava il mento con fare studiato. Gli occhi rossi brillavano sotto l’oro
della maschera: Sonic ne era incantato. Fremeva all’idea di quello che sarebbe
potuto succedere, eppure doveva stare fermo: l’iniziativa era di Shadow. Piegò
le orecchie contro il cranio, mentre il sorriso tagliente del compagno si
avvicinava sempre più a lui.
Non seppe nemmeno lui come, ma una mano gli strattonò gli aculei,
scaraventandolo muso sul materasso, mentre la caduta del suo corpo veniva
frenata da una presa ferrea che gli afferrava la coda, sollevandogli le natiche
per aria. Era una posizione scomoda, ma stabile. La presa sulla sua nuca svanì,
ma una fitta alla schiena e un peso sulla calotta cranica gli fecero stringere
i denti per il dolore. Il riccio blu aprì gli occhi, dove uno specchio
verticale era stato strategicamente posizionato. Trasalì quando vide riflesso
lo stivale di pelle che gli schiacciava la testa e le scapole al materasso, con
la figura mascherata che lo sovrastava, il frustino di corde che batteva
ritmico sul palmo della mano.
Shadow si abbassò verso l’orecchio dell’altro, mentre massaggiava
una natica soda con il manico dell’arma, lasciando un segno evidente.
«Il tuo lavoro è stato mediocre.»
Le parole gli penetrarono i timpani, ma mai quanto lo schiocco
secco che seguì la frase. Un urlo strozzagli gli uscì dalla gola, la natica
bruciava mentre l’aria seguiva il colpo inferto. Il dolore gli irrigidì tutti i
muscoli, gli aculei cobalto si tesero, l’eccitazione gli arrivò dritta all’inguine.
Chaos, non avrebbe retto a lungo.
«Un eroe come te dovrebbe essere perfetto.»
Un nuovo sussurro, lo sferzare dell’aria e il dolore che si
espandeva sulla pelle irritata. L’urlo terminò morbido, il bruciore che si
affievoliva. Una lingua calda si insinuò nel lobo pescato, provocando brividi
in tutto il corpo. Poi ci fu calore, bruciore e un gemito guttulare che gli
rimbombava nei timpani. Il riflesso di Shadow che gli strattonava l’orecchi gli
fece vedere le stelle. Il sangue scorreva copioso dai segni del morso, così
come dalle labbra abbronzate che venivano pulite dal passaggio della lingua, il
sapore ferroso che la impregnava. Il lobo martoriato venne accuratamente lavato
dal muscolo bagnato, succhiando e ciucciando in modo da fermare la perdita.
La guaina del riccio cobalto faticava a contenere il membro
turgido al suo interno, il sangue che affluiva senza fatica dopo le attenzione
ricevute. Le corde del frustino solleticavano l’ingresso umido, mentre la voce
melensa del riccio nero gli ribaltò i visceri:
«Dovrò impartirti un po’ di disciplina.»
Angolo dell’Autrice:
Mi stupisco di quanto stia allargando i miei orizzonti quest’anno.
Ma starci dentro con le parole prefissate? Quello mai T-T
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Umbrella ***
15
Prompt: Umbrella
Personaggi: Rouge the Bat, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic the Hedgehog
(2006)
Genere: Introspettivo, Tematiche delicate
Numero Parole: 517
Sonic osservava l’appartamento di Shadow: Rouge aveva detto che
non era in casa, ma dato lo stato infuriato in cui – giustamente – versava era
più che probabile che lo stesse allontanando.
Il riccio blu piegò le orecchie in segno di colpevolezza, la
pioggia incessante che gli inzuppava il pelo e i calzini, ma poco gli
importava. Doveva vedere Shadow, doveva scusarsi. Lo aveva aspettato davanti
alla sede del GUN, ma non lo aveva mai incontrato. Aveva chiesto informazioni e
gli era stato detto che aveva preso un lungo periodo di ferie, recuperando
perfino quelle arretrare. Sonic si era sentito morire; non credeva che la sua
mancanza avrebbe sconvolto il rivale fino a tal punto.
Aveva bisogno di chiarire, ma non riusciva a rintracciarlo e Rouge
probabilmente – sicuramente – sapeva. Sapeva dove Shadow fosse, cosa il blu
aveva fatto. Ogni cosa. Per questo non lo faceva entrare nell’appartamento e
non gli forniva informazioni.
Sonic rimase a fissare la finestra chiusa della stanza del riccio
nero, sperando di vedere un qualche segno della sua presenza. Il nulla. Forse
non era davvero in casa dopotutto.
Il suono della pioggia si attutì e lo scroscio incessante che gli
lavava la pelliccia si fermò, lasciando spazio al freddo. Sonic rabbrividì,
constatando che sopra la sua testa c’era la calotta rossa di un ombrello. Voltandosi,
vide al persona che aveva cercato per tre giorni. Sonic non perse tempo:
«Shadow, io-»
«Non voglio ascoltarti.»
La risposta gelida fece trasalire il velocista che digrignò i
denti per la frustrazione. Non lo aveva nemmeno guardato in faccia. No; doveva
ascoltarlo.
«Shadow per favore, lascia che ti spieghi-»
«Non c’è nulla da spiegare: il tuo comportamento è stato più che
esaustivo.»
«Per il Chaos! Ascoltami! E guardami in faccia quando ti parlo.»
La risposta secca di Sonic ottenne il suo effetto: occhi vuoti e
arrossati lo fissarono con disprezzo. Sonic si pentì di aver insistito.
«Cosa altro vuoi dirmi? Che ti dispiace? Lo hai già detto, ma non
so che farmene delle tue scuse.»
«Ti prego! Ero talmente preso da tutte quelle sensazioni che non
capivo più nulla!»
«Una cosa ti avevo chiesto. Una! E tu sei riuscito a “dimenticartela”.»
Le orecchie cobalto si abbassarono, colpevoli. Era vero, non
poteva controbattere, ma non era sua intenzione.
«Non avrei mai voluto arrivare a quel punto.»
«Maledizione
Sonic! Vuoi guardare in faccia alla realtà, per una volta? Abbiamo concordato
la parola di sicurezza, i gesti per fermare il gioco. Qualsiasi cosa per la tua sicurezza. E tu mi vuoi dire che hai
dimenticato tutto? Veramente?
No; la
verità è che tu hai voluto testare i tuoi limiti, senza pensare alle
conseguenze come tuo solito. Come pensi mi sia sentito quando ti ho visto svenire
sotto i miei colpi? Tu non hai pensato a me: hai agito solo per i tuoi
interessi.
Ora dimmi: se nemmeno in un ambiente intimo ti sei affidato a
qualcuno che non fossi tu, come pensi che gli altri si possano affidare a te?»
Detto ciò, Shadow gettò in mano il manico al velocista,
teletrasportandosi all’istante. Solo dopo quelle parole Sonic capì la gravità
delle sue azioni.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Dark ***
16
Prompt: Dark
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po’
tutti
Contesto: Post Sonic Forces
Genere: Introspettivo, Tematiche delicate
Numero Parole: 601
Shadow incassò il colpo a fatica, scavando nel terreno solchi
profondi. La velocità con cui la figura nera si muoveva era disarmante, e
riusciva a seguirla giusto in tempo per permettergli di irrobustire la sua difesa.
Gli impatti avevano sempre più presa sul fisico, così come la sensazione di
impotenza.
Si guardò intorno, osservando i corpi privi di sensi delle persone
che avevano tentato di fermarlo: perfino Amy, Knuckles e Tails non erano stati
in grado di calmarlo.
«Si vede che sei diverso dagli altri. Nessuno di loro ha resistito
ad un singolo colpo.»
Il riccio nero trasalì: delle braccia avvolte dalle tenebre gli
circondarono la vita mentre la sagoma, approfittando dei secondi di
assestamento, si era schiacciata alla schiena dell’agente. Il muso infossato
nell’incavo del collo nero, aspirandone l’odore fiorato.
Di riflesso Shadow piegò il gomito e scagliò il pugno sopra la
spalla, ma colpì il vuoto. Non ebbe il tempo di stupirsi: un calcio gli
rovesciò il volto, facendolo indietreggiare, imprecando a denti stretti.
«Guardati – si compiacque Sonic – sei così debole.»
«Debole…»
Ripeté Shadow, il disprezzo che pian piano sciamava dal suo volto
mentre la consapevolezza iniziava a farsi strada.
«Sono debole – riprese spuntando del sangue che gli impastava la
lingua – perché porto questi dannati, pesantissimi anelli.»
Sollevò la mano, sbloccando il cerchio dorato che cadde a terra
con un tintinnio metallico. Sonic si stupì quando vide che il rivale si
avvicinò alle caviglie, togliendo tutti e quattro i ring: era la prima volta
che lo faceva davanti a lui. La cosa lo intrigò molto, facendolo sogghignare.
Uno spostamento d’aria lo investì, mentre un’aura dorata
famigliare avvolgeva Shadow. No, si corresse, era bianca. O forse era altro,
poteva scorgere lo spettro con tutti i colori. La luce si concentrò sul
corpo del rivale, mutando la pelliccia di un colore lucido. Platino.
Una super-forma?
«Non ho intenzione di combattere con una persona “debole”.»
«Hai sbagliato tutto: - ringhiò Sonic – io non sono debole!»
Il pugno si schiantò una frazione di secondo dopo sul muso di
Shadow. Sonic sorrise trionfo, l’aura scura che gli serpeggiava attorno. Trasalì
quando si accorse che il rivale non si era mosso di un millimetro, anzi lo
fissava con occhi intensi.
No;
non di nuovo!
Il velocista colpi una seconda volta,
e ancora, ancora ma più colpiva più si rendeva conto che i suoi pugni non
andavano a segno: non riusciva a raggiungerlo.
«Non sono debole – disse slanciandosi
indietro – e te lo dimostrerò!»
Si raggomitolò a palla, avvitandosi
sul posto e caricandosi di energia. Il suo scatto avvitato avrebbe sortito l’effetto
desiderato: avrebbe piegato Shadow una volta per tutte. Un lampo e su tuono: l’impatto
scatenò una sferzata d’aria che sollevò la terra e la polvere.
Sonic vorticava freneticamente sull’addome
di Shadow, mentre questi strinse i denti e allargò le braccia. Le chiuse secco,
schiacciando la schiena e bloccando i loro petti insieme. Un urlo furioso si
alzò nell’aria.
«LASCIAMI!»
Sonic si dimenava in preda alla furia
e al panico. Scalciava e sbraitava, impattando la testa contro quella del
proprio carceriere, nel tentativo di allentare la presa. La rabbia venne
sostituita dal terrore mentre le urla si affievolivano in un piagnisteo
isterico.
…nonsonodebole-nonsonodebole-nonsonodebole-devoliberarmi-nonsonodebole-nonsonodebole-devosalvaretutti-nonsonodebole-nonsonodebole-nonsonodebole-nonsonodebole-nonsonodebole-lasciami-nonsondebole-nonsonodebole-nonsonodebole…
«Non sei debole.»
Disse Shadow passando le dita sulle lacrime che scorrevano copiose
sul volto di Sonic. Il corpo dell’altro era floscio e malleabile, tanto che gli
si appoggiò contro per sorreggersi. Fece scorrere la mano sugli aculei
sollevati, osservando le orecchie schiacciarsi contro il cranio spaventate:
«Hai solo subito un trauma. Dovresti parlarne con qualcuno.»
«Non ne voglio parlare. – rispose Sonic schiacciandoglisi contro –
Non voglio la pietà di nessuno. Voglio solo dimenticare.»
Angolo dell’Autrice:
In questi giorni sto mangiando pane e allegria mi dicono in regia.
Ma sono quasi tornata in pari con le pubblicazioni, quindi qualcosa di buono ho
fatto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Lazy Mornings ***
17
Prompt: Lazy Mornings
Personaggi: Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: Post Shadow the Hedgehog
Genere: Fluff, Lemon, Shonen-ai
Numero Parole: 472
La sveglia suonò acuta, interrompendo la quiete della stanza. Un mormorio
infastidito e una palpebra leggermente sollevata furono l’unica reazione: la
mano artigliata si avvicinò a tentoni al comodino dove giaceva l’arnese
infernale che aveva aumentato il tempo del fastidiosissimo bip-bip. Trovatola,
una manata secca premette il pulsante di spegnimento, mentre le cifre rosse
rivelavano l’orario. Le 6:30 del mattino, una nuova giornata di lavora alla GUN
e una pila di scartoffie da compilare.
Shadow si portò una mano agli occhi, gemendo di malavoglia per
quella prospettiva: in tutta sincerità avrebbe preferito rimanere nel letto ad
osservale il petto del riccio che gli dormiva affianco. Sonic aveva il volto di
un bambino beato che dormiva sonni tranquilli, abbracciato al suo peluche
preferito. Piccolo dettaglio: suddetto peluche era il braccio di Shadow.
La forma di vita definitiva arrossì per la situazione; non solo
doveva essere il più silenzioso possibile in casa sua, ma doveva anche svegliare
il compagno per poter uscire dal letto. Tentò di far scivolare il braccio fuori
dalla presa dell’altro, ma questi strinse di più, aggrottando le sopracciglia e
biascicando nel dormiveglia:
«…è presto…ancora cinque minuti…»
«Sonic – bisbigliò il riccio nero – devo andare a lavoro. Lascia
il braccio.»
Slanciò l’arto sequestrato, riuscendo a svicolare dalle grinfie
pesca, mettendosi seduto e spostando le coperte per poter uscire dal letto. Delle
braccia insistenti gli circondarono i fianchi, trascinandolo schiena contro il
materasso. Shadow era famoso per avere poca pazienza; figurarsi appena sveglio.
«Sonic-»
«Non andare. – pigolò – Resta con me…»
«Spieghi tu a Tower la mia assenza?»
Disse sarcastico il riccio nero, non aspettandosi una risposta
alla provocazione. Ancora una volta il velocista lo stupì:
«Sì, ci parlo io. Deve smettere di farti lavorare così presto…»
Shadow non sapeva che dire. Rise interiormente immaginando la
scena, con i due che si scornavano per questa piccolezza. Quanto apprezzava l’ingenuità
del rivale.
Si girò nell’abbraccio, rivolgendo il volto a Sonic. Sollevò la
mano e la fece scorrere tra gli aculei blu, pettinandoli. L’espressione del
riccio blu passò dall’infastidito al beato, facendo piccole fusa per le coccole
ricevute. Shadow gli si avvicinò ancora, posando un bacio a fior di labbra. Fermò
la mano sotto la nuca cobalto, muovendo piccoli cerchi mentre cospargeva il
muso pesca di baci.
Le fusa aumentarono mentre le labbra si schiudevano in chiara
richiesta. Shadow la colse, passando la lingua al centro della pelle chiara per
poi affondare nella bocca calda e giocosa. I muscoli bagnati completamente
svegli si intrecciavano tra loro, schioccando e saltando, mentre i gemiti
soffusi e i brontolii di entrambi riempivano la stanza.
Shadow si issò sul petto il compagno, dandogli più accesso,
sentendo l’altro arrivargli in gola togliendogli il respiro. Spostò le mani sui
glutei blu, massaggiandoli debolmente.
Sonic si staccò, gemendo un po’ più forte. Si leccò le lebbra
mentre diceva lussurioso:
«Oggi colazione in camera?»
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** A Date to Die For ***
18
Prompt: A Date to Die for
Personaggi: Amy Rose, Knuckles the
Echidna, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: -
Genere: Fluff
Numero Parole: 653
«Andiamo Amy; non abbiamo ancora finito?»
«Non mettere fretta all’arte.» rispose la riccia piccata, mentre
reggeva la sac a poche per guarnire il dolce che stavano preparando. Era stata
contenta che Sonic le avesse chiesto di fare un’attività così casalinga solo
loro due: la cosa la fece sognare ad occhi aperti sul loro futuro di coppia.
«Voilà!»
Il tiramisù era completo, con la giusta spolverata di polvere di
cacao e ciuffetti di crema al mascarpone per guarnire. Amy sorrise soddisfatta
all’amico, mentre questo si era infilato nell’armadietto sotto il forno e stava
frugando alla disperata ricerca di non si sapeva cosa. La riccia lo guardò
infastidita, per poi chiedere cosa stesse facendo.
«Sto cercando un contenitore per portare via il dolce. Sai, Rouge
è stata categorica: devo essere alle 17 in punto al bar della piazza di Station
Square, altrimenti mi avrebbe fatto picchiare da Knuckles. Non che la testa di
legno mi spaventi, ma ultimamente quei due vanno più che d’accordo-»
Sonic si fermò con la tortiera in mano, gli occhi sbarrati sullo
sguardo di fuoco che Amy gli rivolgeva.
«Quindi abbiamo preparato il dolce non per noi, ma per Rouge?!»
«Amy, io te l’ho detto subito.» rispose il riccio blu, irritato
dall’accusa. «Ma forse eri troppo presa per prestare attenzione.»
La riccia sgranò gli occhi, colpita. Pensandoci a mente fredda era
davvero eccitata quando Sonic le propose l’idea e forse aveva trascurato l’intorno,
fossilizzandosi sull’attività collettiva. Abbassò lo sguardo, sorridendo
colpevole:
«Ops.»
«Ah, Amy non puoi partire sempre in quarta quando io-» la coda
dell’occhio vide l’orologio appeso al muro. Le 16:55. «SONO IN RITARDO!»
Fulmineo, la Macchia Blu mise il dolce nella tortiera e sfrecciò
in una scia cobalto fuori dalla porta, lasciando la povera Amy interdetta e con
l’intera cucina da sistemare.
-
Sonic arrivò al punto stabilito alle 17:01, cercando tra i tavoli
all’aperto il pipistrello bianco. Si stupì quando non lo vide, ma in compenso c’era
qualcun altro: nel tavolo più esterno, intento a bere dalla tazza – di caffè – sedeva
Shadow the Hedgehog.
Il velocista si avvicinò al rivale salutandolo gioviale:
«Ehilà Shadz. Rouge non è ancora arrivata?»
«Rouge? – esordì interrogativo – Oggi è in missione.»
Sonic si congelò sul posto. Che diavolo significava? Lo aveva
preso in giro, facendolo comandare a bacchetta da Amy per più di due ore?
Shadow lo guardò confuso, appoggiando la tazza di caffè sul
tavolo, osservando un sofferente Sonic che si accasciava sulla sedia di fronte.
«Non so cosa ti abbia detto la mia partner, ma non c’era bisogno
di portare una torta per il mio giorno di creazione.»
Il velocista parve interdetto mentre cercava di far funzionare gli
ingranaggi del cervello. Creazione? Torta? Poi una folgorazione: era il
compleanno di Shadow e Rouge non voleva che fosse solo! Recuperò la solita
baldanza mentre apriva i ganci della tortiera:
«Non potevo lasciarti in pace proprio oggi. Comunque prepara il
palato per questo dolce cucinato con le mie manine: è un-»
«-disastro.» continuò Shadow.
Sonic aggrottò le sopracciglia, offeso. Come poteva il rivale non
apprezzare il suo gesto. Si era
impegnato tanto per…gli venne da piangere quando capì le parole dell’altro: il
dolce si era completamente schiacciato contro la tortiera, diventando una
dubbia forma spiaccicata. La sua velocità aveva compresso il suo bellissimo
tiramisù.
«Che figura!» si lagnò Sonic con fare melodrammatico. Non si
accorse del cucchiaino che prendeva parte del pasticcio, arrivando alle labbra
di Shadow. Quando i sapori si appoggiarono alla lingua, il riccio nero si
lasciò andare un verso di apprezzamento, chiudendo gli occhi e portando una mano
al muso spolverato di rosso. Il riccio cobalto lo guardò incredulo, osservando
con stupore la reazione dell’altro.
Shadow prese una grande cucchiaiata, gustando le note di caffè che
si mischiavano al mascarpone:
«Che cos’è?»
«Tiramisù.»
«Lo adoro. Potresti darmi la ricetta?»
Sonic sorrise, incredulo per la piega che stavano prendendo gli
eventi.
«La ricetta è di Amy, ma vedrò cosa posso fare.»
Angolo dell’Autrice:
Tiramisù. Tutti amano il tiramisù, perfino Shadow. Punto ^^
Comunque Rouge, oltre ad essere la best waifu della serie è anche
best mamma chioccia.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Paranoia ***
19
Prompt:
Paranoia
Personaggi:
Miles “Tails” Prower, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Werehog
Contesto:
Sonic Unleashed
Genere: Fluff,
Shonen-ai
Numero
Parole: 511
Shadow
seguiva la volpe bicoda che gli stava facendo strada, gli
aculei sollevati per l’irritazione. A volte detestava essere
così potente: gli
venivano affidati compiti particolarmente molesti, come quello che si
accingeva
a fare.
«Rilassati
Shadow; Sonic non ha mai dato segni di aggressività
anche se colpito dal potere di Dark Gaia.»
Il riccio
nero sbuffò stizzito, per niente rassicurato dalla
volpe. Il rivale era sempre stato troppo allegro e spensierato anche
nella sua
forma normale, figurarsi quando era un enorme riccio mannaro. Non
voleva averlo
intorno come un cane da compagnia.
«Non
è quello che mi preoccupa: se davvero è diventato
un mezzo
cane non deve azzardarsi a saltarmi addosso come suo solito.»
«Sonic
non ti è mai saltato addosso –
puntualizzò Tails con un
sorriso tirato – ma capisco che a volte sia un po’
esuberante.»
Shadow lo
guardò a mezz’occhi, indifferente alla blanda
difesa
della volpe.
Camminarono
ancora per i quartieri di Spagonia, giungendo al
dormitorio dell’università dove il professor
Pickle aveva fornito loro delle
stanze. Proprio mentre Tails stava per bussare alla porta si accorse
che il
riccio nero non era più dietro di lui. Si guardò
attorno, trovando l’agente nel
giardino oltre il chiostro. Lo vide sradicare una panchina di legno,
per poi
avvicinarsi tutto impettito alla volpe incredula.
«Shadow
stai esagerando; la tua paranoia ti farà fare una pessima
figura – oltre ad aver vandalizzato uno spazio
pubblico.»
«Non
è paranoia – sputò il riccio
– ma prudenza. Non riesco ad
immaginare cosa possa fare quella palla di pelo troppo
cresciuta.»
Tails
sospirò rassegnato; sapeva che Shadow difficilmente tornava
sui suoi passi, perciò era meglio ignorare le sue stranezze.
Le orecchie nere
si tesero mentre la piccola volpe apriva la porta della stanza. Ci fu
un
ringhio e la porta venne spalancata, facendo sobbalzare i due mobiani
ancora
all’esterno. Tails perse l’equilibrio mentre una
figura quadrupede si lanciava
fuori dalla stanza, sfrecciando verso Shadow.
La volpe
bicode scosse la testa, cercando di capire cosa fosse
successo quando d’improvviso sentì un ringhio e un
guaito dietro di lui. Si voltò
spaventato, trovando Sonic schiacciato a terra sotto la panchina, con
Shadow
che lo sovrastava minaccioso. Vide il riccio nero puntare
l’indice davanti al
muso del Werehog, soffiando velenoso:
«Niente
strusciate. Niente leccate.»
Sonic lo
guardò con fare sofferente, ma annuì con un cenno
di
testa. Shadow lo guardò con sospetto, assottigliando gli
occhi, ma poi sollevò
la panchina e la spostò dal corpo del rivale senza mai
perdere il contatto
visivo. Indietreggiò fino a sistemarla nei solchi che aveva
lasciato nel prato,
mentre Sonic si metteva in piedi. L’agente si
avvicinò a Tails camminando all’indietro,
continuando a fissare il Werehog che non gli aveva mai staccato gli
occhi di
dosso. Distolse lo sguardo per vedere le condizioni della
volpe…fu un grosso
errore. Delle mani troppo grandi gli bloccarono le braccia,
sollevandolo da
terra e trascinandolo contro il petto ampio del riccio mannaro. Sonic
rise
tronfio mentre Shadow si dimenava, gettandogli il grosso muso
nell’incavo del
collo, aspirando forte, passando la lingua tra la pelliccia abbronzata:
«Sei
piccolo e appetitoso: ti mangerei.»
Angolo dell’Autrice:
“Zio
Boris!” e ho detto tutto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Danger/Safety ***
20
Prompt:
Danger/Safety
Personaggi:
Infinite the Jackal, Shadow
the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic
Forces
Genere:
Introspettivo, Shonen-ai
Numero
Parole: 579
Sonic
stava precipitando. Non aveva mai avuto paura di cadere
poiché sapeva sempre atterrare, ma questa volta era
terrorizzato: non sarebbe
finito tra ciottoli o asfalto. Sotto di lui c’era acqua.
Tanta acqua. Infinite
lo aveva fregato, portandolo nel cuore della giungla; se dapprima era
entusiasta della cosa, pensando che lo sciacallo stesse scappando, si
era
sbagliato di grosso. Il bastardo lo fece correre sopra una rientranza
naturale
che formava una splendida polla azzurra circondata da piante tropicali:
il rubino
fantasma brillò mentre l’onda d’urto
sbalzo Sonic via dal ramo su cui stava
correndo. La terra gli mancò sotto i piedi mentre
precipitava, negli occhi
sbarrati l’immagine dello sciacallo che salutava:
«Ti
auguro buona morte, ratto blu.»
Sonic
impattò contro la superficie cristallina, sentendo il gelo
dell’acqua penetrargli la pelliccia, il mondo farsi sfuocato
mentre la poca
aria che era riuscito a prendere gli gonfiava le guance. Il panico lo
assalì,
facendogli muovere convulsamente gli arti cercando di ritornare in
superficie,
verso la luce sopra di lui.
Stava
affondando e l’aria iniziava a mancare.
-
Shadow
imprecò a denti stretti nel vedere la rovinosa caduta del
velocista. Era stato contattato da Silver nelle rovine della base di
Eggman, e
si era precipitato all’inseguimento del farabutto che lo
aveva messo al
tappeto: avevano un conto in sospeso. Raggiunto il duo si era tenuto a
distanza,
nel caso le cose si fossero messe di nuovo male per Sonic: detestava
stare in
dispare ma date le capacità del rubino fantasma era
l’opzione più sicura.
Dal suo
nascondiglio tra le alte piante tropicali Shadow scivolò
verso il terreno, nascondendosi nell’ombra, raggiungendo una
grossa radice che
si immergeva nel lago. Vi si immerse fino al collo, nascondendosi al
disotto e
osservando lo sciacallo che si stava avvicinando alla superficie
dell’acqua.
Digrignò i denti, capendo che Infinite aspettava che Sonic
riemergesse per
poterlo finire: forse non era a conoscenza
dell’incapacità di nuotare della
Macchia Blu, o forse era solo una precauzione.
Shadow
prese un profondo respiro e si immerse. I suoi occhi si
adattarono subito alla densità dell’acqua
permettendogli una vista ottimale. Il
lago era profondo qualche metro, nulla di eccezionale per un qualsiasi
nuotatore; non per il riccio blu che scalciava sul fondo. Shadow
nuotò rado
alle rocce avvicinandosi cauto al rivale. Gli afferrò le
guance rosse e allacciò
le loro labbra, usando la lingua per crearsi lo spazio sufficiente a
scambiare
l’ossigeno nei polmoni del velocista. Dopo
l’irrigidimento iniziale, sentì
Sonic rilassarsi riconoscendo il suo salvatore: una mano gli
picchiò lentamente
sulla spalla destra, in segno di gratitudine. Shadow gli mise un
braccio
attorno alla vita e lo portò a nuoto radente sotto la
radice, nascosti dall’ombra.
Mise una mano sulla bocca di Sonic e gli prese la nuca, sollevandolo
piano e
facendo in modo che solo il naso a punta uscisse dall’acqua.
La Macchia Blu
respirò soddisfatto mentre Shadow faceva lo stesso ed
annusava l’aria, cercando
un odore specifico: sbuffò constatando che era libera dalla
presenza di
Infinite.
Si
sollevò, facendo emergere gli occhi e scrutando la zona. Via
libera.
Emerse
con la testa, trascinando su Sonic che gli si aggrappò,
annaspando per l’aria.
«Merda!
Credevo di morire.» ridacchiò isterico, il fiatone
che gli
rendeva difficile parlare.
«Questo
succede quando non si ha un piano.» disse asciutto Shadow,
portando entrambi in acque più basse.
«Scusa
– rispose colpevole – ma il mio unico rimpianto
sarà il non
poter vedere la faccia di Infinite al nostro prossimo incontro. Dici
che tiene
sempre addosso quella maschera?»
Angolo dell’Autrice:
Un
po’ pensante come situazione. La paura non è mai
una buona amica.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Lights, Camera, Action! ***
21
Prompt: Lights, Camera,
Action!
Personaggi: Knuckles the Echidna,
Miles “Tails” Prower, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic the Movie
Genere: Fluff
Numero Parole: 530
«Bene signori, vi presento colui che interpreterà il ruolo di
antagonista nel nuovo film: Shadow the Hedgehog.»
Un riccio di media statura, pelliccia lucida e dei taglienti occhi
cremisi entrò dalla porta dello studio di registrazione. Aveva lo sguardo duro nonostante
il muso avesse dei lineamenti più delicati di quelli di Knuckles, eppure
emanava un senso di potenza ancor più spiccato. Non era comunque questa
caratteristica ad aver bloccato a metà la frase di Sonic: quegli occhi
vermigli, incorniciati del nero della pelliccia e dalle vibranti striature rosso
sangue lo avevano stregato.
Lo stomaco gli si rivoltò quando si accorse che il nuovo arrivato
si stava avvicinando al terzetto.
«Molto lieto – disse con voce cupa – sono Shadow. È un piacere
lavorare con voi.»
Allungò una mano verso Sonic, ma questi era troppo imbambolato per
poter anche solo respirare. Fortunatamente c’era qualcun altro ancor più
entusiasta di lui: Tails si avvicinò al riccio nero sorridendo gentile. Afferrò
la mano e la strinse energico:
«Tanto piacere. Sono Miles Prower, ma puoi chiamarmi Tails.»
Shadow abbozzò un sorriso, abbassando lo sguardo verso la piccola
volpe, ricambiando la stretta.
«Piacere mio Tails.» rispose avvicinandosi al muso del piccolo. Si
fermò a poca distanza dall’altro, spostando le iridi a destra pensieroso.
«Perdona la richiesta: posso sentire il tuo odore? Mi piace
imprimere una traccia indelebili delle persone con cui lavoro.»
A Tails si illuminarono gli occhi alla richiesta: era un qualcosa
di intimo, ma che denotava una particolare cura per gli altri. Le due code
vibrarono mentre acconsentiva alla richiesta. Shadow gli si mise a un palmo dal
naso, inspirando. Percepiva della menta e olio di motore.
«Stai lavorando ad un qualche progetto meccanico?» chiese
incuriosito.
Tails annuì fiero, scodinzolando contento.
«Ciao, sono Knuckles.» disse l’echidna dall’alto dei suoi due
centimetri in più, porgendo la mano. Shadow ricambiò la stretta, scambiando uno
sguardo di intesa e tacita richiesta. L’altro acconsentì e l’odore che avvertì
era di erba fresca, latte di capra, e uva. Interessante.
Shadow spostò la sua attenzione su Sonic, ancora immobile.
«Tu devi essere Sonic.» disse il riccio nero, non osando porgere
la mano dato il “rifiuto” di poco prima. Sorrise leggermente, abbassando le
palpebre in tacita richiesta.
L’intero essere del velocista era in allarme: aveva quei magnifici
occhi che lo stavano guardando speranzosi e lui, da bravo estroverso qual era…
non sapeva che fare. Era terrorizzato! L’orecchio ebbe un guizzo nervoso,
mentre un nodo gli stringeva la gola. Sollevò la testa e ingoiò, chiudendo gli
occhi e riaprendoli piano, riportando la testa bassa. La pelliccia gli si
drizzò all’istante quando si trovò il naso di Shadow a pochi millimetri dal
suo: gli aculei si sollevarono, le spalle si appuntirono, le palpebre si
chiusero per l’emozione eccessiva. Il muso divenne paonazzo, mentre i bollori
della situazione gli fecero sbattere freneticamente il piede a terra in un tic
veloce e nervoso.
Shadow si ritrasse scottato, osservando gli altri due mobiani che
lo fissavano altrettanto spaesati. D’istinto poggiò un dito sul naso della sua
controparte, sentendolo sciogliersi al tocco. La tensione del riccio blu
scomparve, rilassandolo e facendogli assumere uno sguardo beato. Il piede smise
di battere.
Per questo ruolo ne avrebbe viste delle belle.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Party ***
22
Prompt: Party
Personaggi: Knuckles the Echidna, Rouge
the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po’ tutti
Contesto: Sonic Generations
Genere: Fluff, Slice of Life
Numero
Parole: 541
La festa riprese da dove era stata “interrotta” se così si poteva
dire dalla follia di Eggman.
Sonic si avvicinò al buffet per pendere un meritato chili dog,
circondato dai suoi più cari amici che avevano organizzato la festa a sorpresa –
anche se quella più grossa l’aveva fatta Testa d’Uovo, rischiando di devastare
lo spazio-tempo. A volte il riccio blu si chiedeva se il Dottore pensasse alle
conseguenze dei suoi piani e macchinazioni.
Scacciò quei pensieri dando un primo morso al suo spuntino,
osservando i volti allegri dei presenti. Quasi si ingozzò quando vide qualcuno
che non si sarebbe aspettato di trovare: Shadow era un po’ in disparte dal
gruppo, sorseggiando una bibita all’ombra di un albero poco distante. Si
avvicinò al rivale con uno sguardo incuriosito, affiancandoglisi mentre si
leccava le punte delle dita:
«Mi stupisce vederti ancora qui.»
Shadow lo guardò con un sorriso tirato sul volto, le parole
schiette gli uscirono dalla labbra abbronzate:
«Rouge mi sta ricattato.»
Sonic si portò le mani alla bocca per soffocare le risate. Ora aveva
più senso la presenza dell’altro. Si chiese cosa potesse avere il pipistrello
di così compromettente da costringere il riccio nero a rimanere alla festa,
nonostante la sua propensione l’eremitaggio.
In quel momento una musica tecno si alzò per il prato, facendo
vibrare i bicchieri disposti sui tavoli.
«È ora di movimentare la festa!» urlo Vector, iniziando a muovere
qualche passo al centro dello spiazzo. I più si unirono a ballare, chi in
compagnia chi mosso dalle note dello stereo portatile.
Shadow sbuffò esasperato mentre osservava la scena, deciso più che
mai a rimanere appiccicato al tronco dell’albero. Vide il riccio blu che stava
già scalpitando sul posto, desideroso di buttarsi nella mischia: tuttavia
pareva non volersi aggregare al gruppo e questo era un fatto molto insolito per
una persona così estroversa. Non ebbe il tempo di porgere un commento secco all’altro
che una mano troppo famigliare gli agguantò il braccio, trascinandolo sulla
pista improvvisata, cinguettando:
«Scusa Blue, non ti dispiace se ti rubo questo brontolone per un
ballo?»
Rouge ignorò le lamentele del riccio nero, portandolo al centro
della pista e trascinandolo in una danza vivace e sensuale. La faccia
rassegnata di Shadow la diceva lunga.
Sonic rimase per un minuto buono a guardare stralunato la scena,
constatando che qualsiasi cosa il pipistrello doveva avere sul rivale era roba
davvero pesante per costringerlo a fare da marionetta a quel modo. Storse il
naso infastidito, borbottando:
«Sì, mi dispiace.»
Poi i suoi occhi puntarono qualcuno che avrebbe distratto la spia,
mentre un piano improvvisato di formava nella sua testa. Scattò verso il povero
Knuckles e gli agguantò il braccio, trascinandolo tra i ballerini e afferrando
con la mano libera Shadow. Fece una mezza piroetta, invertendo i posti dei due
prigionieri e trascinando a sé il riccio nero, dicendo beffardo:
«Non ti dispiace se rubo questo brontolone per un ballo?»
Rouge già non ascoltava, agganciando l’echidna per il collo e
riprendendo a danzare. Sonic sorrise per la scena, per poi ballare a ritmo
davanti al proprio compagno. Shadow sollevò un sopracciglio per le parole dell’altro,
poi sorrise sghembo mentre portava la mano sulla schiena del riccio blu e
schiacciava i loro petti tra loro. Voleva ballare? Che così sia.
Angolo dell’Autrice:
Io che mi riprendo da una settimana infernale. Non sarà con le
tempistiche giuste, ma ho intenzione di arrivare fino in fondo.
Scusate il ritardo ^^”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Cage ***
23
Prompt: Cage
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po’
tutti
Contesto: -
Genere: Introspettivo, Shonen-ai
Numero Parole: 614
A volte Sonic detestava la sua celebrità: non poteva andare in un
posto che era assalito dalla gente, sia mobiana sia umana. Doveva sempre essere
controllato in qualsiasi cosa dicesse. Doveva fare attenzione alle parole, alle
opinioni che dava su particolari argomenti, non poteva permettersi di dare un
messaggio ambiguo o altro, perché sarebbe stato subito crocifisso dai media e
dai fan. Era sempre sul chi-va-là quando veniva invitato ad eventi o cerimonie
e se all’inizio l’idea di indossare i pantaloni era la sua maggior
preoccupazione, ora lo erano i discorsi che spesso gli venivano richiesti. Troppo
specifici o mirati, quasi volessero fargli uno sgambetto. Per questo era sempre
stato sul pezzo, cercando di svicolare, di non esprimere pareri in modo da non
rimanere invischiato in scandali o pettegolezzi; non voleva avere quegli
avvoltoi di giornalisti alle calcagna.
La cosa che lo infastidiva di più era che anche i suoi amici
cercavano di cavargli informazioni o preferenze, volevano opinioni o punti di
vista su argomenti di attualità o situazioni complicate. A volte si chiedeva se
lo conoscessero bene come credevano: lui non si sarebbe mai espresso. Amava la
libertà, il non dover preoccuparsi del futuro, vivere il presente senza
pensieri e complicazioni come aveva sempre fatto. Distruggere badniks o
sventare i piani di Eggman. Correre a perdifiato per il mondo. Sedersi su una
panchina a mangiare un chili dog fumante. Era questo che lui era: quello per
cui avrebbe sempre lottato. La libertà. Una cosa che stava venendo sempre meno
con il mondo che si stava creando.
Tutti volevano prendere posizione e lui doveva scegliere uno
schieramento, sia politico sia etico.
Scappava continuamente da queste costrizioni: la società
ingabbiava il tutto con etichette e classificazioni. I suoi amici, Amy, Tails,
volevano sapere in cosa lui si rispecchiasse in quel mare di epiteti e
cartellini. Sonic era per il vivi e lascia vivere, la mia libertà inizia dove
finisce la tua. Nessun despota autoproclamatosi. Nessuna violenza. Aveva sempre
creduto che fosse così semplice da capire, da far comprendere al mondo, eppure era
ingabbiato in queste identificazioni.
Il mondo che aveva salvato innumerevoli volte era diventato la sua
gabbia.
A volte detestava chi fosse diventato.
Troppo spesso si ritrovava alla porta di Shadow per poter cercare
un confronto con l’unico essere che non avrebbe mai preteso nulla da lui. Nessuna
etichetta o quant’altro.
Se la prima volta il riccio nero fu sorpreso di vederlo nel
complesso di appartamenti di Station Square, le volte successive lo portò lontano
sfruttando il Chaos Control. Corsero per la giungla, sui ghiaccia di Holoska,
per le strade di Chun-nan. I loro unici pensieri erano il rincorrersi a
vicenda, superandosi e dimostrando di essere i migliori, arrivando perfino alle
mani a ruzzolare nella polvere. Poi un giorno non ci fu alcuna gara: Shadow li
trasferì in un piccolo casolare in mezzo ad una foresta di bambù. Era isolato e
nascosto. Entrati, il riccio nero lo spinse sul letto di paglia, premendo le
loro labbra, i corpi schiacciati. Lo shock fu tale che Sonic non si mosse fino
allo staccarsi dell’altro. Ripristinò subito il contatto: il calore e il
silenzio dei suoi pensieri era troppo bello per essere abbandonato.
Shadow era l’unico che non chiedeva; pretendeva e otteneva quello
che voleva. Non aveva bisogno dell’approvazione degli altri e non gli
interessava essere appellato e detestato. Shadow gli dava l’adrenalina e la
libertà che il mondo voleva togliergli.
La gabbia dorata che era diventata la sua vita era stata
scassinata con precisione chirurgica, facendogli ricordare chi era: era sangue,
era eccitazione, era il brivido del buttarsi nel vuoto senza preoccuparsi di
quando fosse profondo.
Non si sarebbe più fatto scappare questa sensazione di libertà.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Secret ***
24
Prompt: Secret
Personaggi: Shadow the Hedgehog,
Sonic the Werehog
Contesto: Sonic Unleashed
Genere: Yaoi
Numero Parole: 901
«Questa è nuova.»
Il grosso riccio si volse si scatto al suono della voce fin troppo
famigliare: Shadow lo guardava incuriosito, la figura illuminata dalla pallida
luce lunare. Sonic si ritrasse infastidito per essere stato scoperto:
immaginava già i commenti sprezzanti sulla sua inettitudine per l’essersi fatto
infinocchiare da Eggman. Tuttavia non si aspettava le parole del rivale:
«Credevo di avere un’allucinazione quando ti ho visto sgattaiolare
lontano dal centro di Atopos. Sei così lento.»
Sonic ringhiò al velato insulto, caricando il pugno e lanciandolo
contro il riccio nero…che prevedibilmente schivò il colpo, facendolo impattare
contro un muricciolo basso che andò in frantumi. Il braccio si ritrasse mentre
il Werehog imprecava per la sua impulsività. Shadow osservò il danno,
fischiando per il colpo. Si volse verso il rivale con uno sguardo tagliente da
far accapponare la pelliccia, un misto tra interesse e derisione. Si mosse
verso il riccio blu mentre questi indietreggiava preoccupato, il sorriso
beffardo che illuminava il muso abbronzato:
«È cresciuto altro oltre alle tue braccia?»
Shadow avanzava mentre il Werehog si spostava dalla parte opposta.
La sua fuga si fermò quando la sua schiena si appoggiò all’alta mulattiera; si
volse a guardare la parete con i denti digrignati, la confusione e qualcos’altro
che preferiva ignorare gli vorticavano nello stomaco. Si pentì immediatamente
della sua distrazione perché avvertì dei cuscinetti vellutati e degli artigli
ancor più spessi dei suoi che gli rastrellavano leggeri la pelliccia del petto.
Guaì sorpreso e troppo acuto per poter dissimulare le sue emozioni.
Shadow lo guardava dal basso, l’espressione di chi sa di avere l’altro
in pugno. Fece scorrere le mani, passando sopra la zona inguinale: il
rigonfiamento sotto la pelle parlava da sé.
«Devo prenderlo come un “no”?»
Sonic si portò le grandi mani alla bocca, le orecchie schiacciate
contro il cranio per l’impotenza mostrata e il muso rosso di vergogna. Le gambe
faticavano a sostenerlo. Shadow, da stronzo qual era, insistette sulla zona
gonfia, passando gli artigli tra le labbra della guaina protettiva.
Il Werehog cedette cadendo sedere a terra mentre il sacchetto si
apriva rivelando la sua asta completamente risvegliata. Shadow fu sorpreso da
ciò che vide: Sonic era grosso, dalla punta più gonfia rispetto alla radice,
aveva un tono violaceo ed era già grondate liquido seminale. Il riccio nero lo
fissò stregato per le dimensioni, provando un pizzico di invidia e una sempre
più crescente curiosità.
«Che vuoi fare?»
«Voglio assaggiarlo.» rispose asciutto Shadow. Sonic si drizzò
tutto mentre il muso diventava paonazzo:
«C-COSA? N-no…»
«Sii più deciso se vuoi respingermi.»
Shadow si sporse verso il volto dell’altro con occhi decisi, le
mani che artigliavano le cosce aperte per la posizione seduta. Il ciuffo di
pelo bianco si appoggiò all’asta umida, sfregando per il movimento. Sonic arrossì
ancora di più mentre la sensazione gli arrivava dritta al sacco scrotale:
assunse uno sguardo sottomesso e non fiatò. Shadow fu quasi infastidito dalla lascivia
del rivale, ma decise di giocare a carte scoperte:
«Sonic se vuoi respingermi sei libero di farlo, non ti voglio
costringere. Altrimenti, questo sarà il nostro segreto.»
Silenzio. Solo un guizzo delle orecchie del Werehog gli diedero il
via libera.
Shadow si ritrasse, avvicinando le labbra alla punta umida: aprì
la bocca e divorò il glade gonfio, succhiando avidamente. Il guaito che ne seguì
fu l’incentivo necessario a farlo proseguire. Fece scorrere le mani lungo l’asta,
muovendo la testa su e giù a ritmo lento; voleva godersi quel sesso così grosso
da riempirgli perfino la gola. Continuò a muoversi guadagnando nuova carne a
piccoli passi, spostando gli artigli sempre più in basso fino a che il grosso
cazzo non raggiunse le pareti della bocca: mise i palmi sulle cosce fulve,
rilassando il riflesso faringeo, gettando fuori la lingua lungo la carne ancora
esposta e sorreggendosi per riuscire a crearsi spazio. Si mosse lentamente,
ronzando contro la punta che si incastrava in gola, godendo della sensazione di
pienezza e dei gemiti mal trattenuti del rivale. Chiuse gli occhi mentre si
impalava sul sesso bollente, schiacciando il glade contro le pareti dell’esofago,
la lingua che ora toccava le palle vibranti per il prossimo rilascio.
Sonic guaiva e ringhiava per il piacere e l’insoddisfazione:
Shadow lo stava torturando, la sensazione era meravigliosa ma distruttiva. Era troppo
lento e lui necessitava della velocità. Voleva poter esplodere in quella bocca
accogliente, voleva sentire l’altro soffocare per il suo rilascio. Voleva di
più.
Sonic afferrò gli aculei neri del rivale, tirando con forza verso
l’alto, sentendo il verso di sgomento e il freddo della notte che gli
avvolgevano la lunghezza. Con urgenza spinse verso il basso, inguainandosi completamente,
sentendo le pareti di Shadow che si adattavano, tremando per la sorpresa e l’irruenza.
Spinte di nuovo, accompagnando le varie riprese con colpi secchi dei fianchi,
affogando nel calore del riccio nero che gorgogliava sotto di lui. Era troppo
da sopportare.
Con un grugnito Sonic si riversò nella gola dell’amante, gettando
sperma bollente che si sparse per la bocca, sfuggendo dalle labbra abusate,
colando e sparpagliandosi lattiginoso lungo il sesso sovra stimolato. Shadow ingoiò
come meglio poté, cavalcando l’orgasmo dell’altro continuando a mangiare la
lunghezza esausta, mungendo fino all’ultima goccia. Indugiò sulla punta con la
lingua, stuzzicando il buco, massaggiando lo scroto come ad essere sicuro della
fine dell’amplesso. Si leccò lo sperma dai lati della bocca, osservando il
grosso riccio completamente disfatto di fronte a lui, facendo scorrere la mano
lungo il sesso bagnato.
Delizioso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Aurora ***
25
Prompt:
Aurora
Personaggi:
Rouge the Bat, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto:
post Sonic Force
Genere:
Introspettivo, Slice
of Life
Numero
Parole: 402
Era
raro che
Shadow dormisse: la sua bioingegneria gli permetteva
di rigenerare energia senza bisogno di cessare le funzioni volontarie,
assorbendo il Caos che lo circondava e immagazzinandolo nel proprio
corpo.
Riposare era un lusso per cui non era stato progettato.
Eppure
c'erano
delle occasioni in cui si concedeva delle poche ore
di sonno, in modo da evitare di rigirarsi nel letto - troppo sveglio e
indolenzito per rimanere ancora fermo. Erano cominciate anni fa: dopo
la
sconfitta di Neo Metal Sonic e la creazione del Team Dark. La sua
memoria era
infranta, suddivisa tra ricordi confusi, allucinazioni e scoperte che
lo
tormentavano ad ogni respiro. Troppe domande a cui non poteva
rispondere.
Rouge
era
sempre stata gentile con lui, nonostante il suo modo di
fare cinico e scontroso. Non la spaventava il potere e la forza che
conteneva,
non lo guardava con paura o peggio - pietà. Il suo interesse
per lui era
genuino, una sensazione fantasma che gli faceva apprezzare e allo
stesso tempo
detestare la sua compagnia. Eppure il lavorare insieme, il decidere di
condividere un attico a Station Square, le missioni, gli avevo fatto
cambiare
idea sul pipistrello. Tanto da condividere il letto: lei era dolce e
morbida,
lui troppo spaventato e spigoloso. Eppure fu piacevole scambiare i
reciproci
calori, il contatto intimo, la stanchezza che scioglieva i muscoli. Si
addormentò sereno, con la testa della compagna sul suo
petto. Le poche ore di
sonno lo lasciarono libero dai suoi tormenti, ma il corpo non abituato
alla stasi
lo costrinse a staccarsi da quel calore. Silenzioso, uscì
sul balcone del
soggiorno, osservando l'orizzonte, aspettando che il sole si sollevasse
per
riscaldare la sua pelliccia.
Quando
Rouge
lo raggiunse era raggiante, e fecero colazione
insieme per la prima volta. Ricorda ancora lo sguardo sornione che il
pipistrello gli rivolse, cinguettando il nome Sunshine –
soprannome da subito
ritenuto ridicolo.
Ora
Shadow
ammirava l'aurora dal balcone della camera, osservando
come i colori si espandessero tra gli aghi degli alberi, creando un
qualcosa di
così diverso rispetto agli alti edifici della metropoli. Era
bello. Come la
prima volta che si era concesso quel lusso di dormire con qualcuno: il
calore
che prendeva la pelliccia e accarezzava piano la pelle. Delicato, come
le mani
pesca che gli spazzolarono sonnolente lo stomaco, avvolgendo. Un corpo
troppo
famigliare gli si abbandona sulla schiena, mentre un blu leggermente
arruffato
appoggiava il muso sulla spalla:
«Buongiorno,
Faker.»
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Frontier ***
26
Prompt: Frontier
Personaggi: Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic the Hedgehog (Serie televisiva)
Genere: Bondage, Erotico, Introspettivo
Numero Parole: 542
La gola si era adattata perfettamente
all’intrusione ripetitiva. La trachea si dilatava a ritmo delle spinte della
carne bollente che la stava riempiendo da un tempo indefinito. Non stava più
lottando per liberarsi e questa era la cosa che più lo terrorizzava. Il suo
aguzzino era stato molto chiaro: lo avrebbe fatto implorare di non fermarsi, e
il suo corpo traditore stava rispondendo a tutti gli istinti più bassi che il
ribelle potesse sognare.
Avrebbe voluto urlare la sua angoscia,
il suo dissenso per quei muscoli che non gli obbedivano più: le gambe tremavano
ad ogni colpo che gli faceva contorcere le viscere. Le cosce, dapprima tese e
chiuse, si aprivano in modi che non riteneva possibili, inseguendo la mano
ruvida che lo aveva portato in terre sconosciute. Gli artigli spessi gli
graffiavano l’erezione, lasciando segni leggeri che davano scariche di puro
piacere lungo la spina dorsale, facendolo inarcare come una piccola
sgualdrina…forse era un bene che la sua bocca fosse piena. Non era sicuro che
sarebbe riuscito a stare zitto.
Non
ti farò del male. Conosci il dolore: io ti mostrerò il piacere, e non potrai
negarmi le informazioni che cerco.
La voce cavernosa gli rimbombava nelle
orecchie, austera e schiacciante. Osservando il mondo capovolto, la pelliccia
blu si bagnava ulteriormente del suo ennesimo rilascio, facendolo mugugnare ovattato
contro il sesso bollente che gli sfregava la lingua, il sapore muschiato che
gli arrivava alle narici e agli inguini. Gli occhi annebbiati non si accorsero
delle lacrime che si accumularono, mischiandosi alle scie di saliva mal trattenute
dalla bocca troppo piena. I mugolii e i respiri veloci non permettevano alle
labbra di sigillarsi alla circonferenza, e le creste aliene che gli fregavano
contro il palato non erano di aiuto, ma per il Caos non aveva mai provato un
piacere simile.
Una spinta più profonda delle altre e
la gola si adattò perfettamente alla punta che vi si affacciava: le labbra si
chiusero contro la pelliccia scura, toccando le palle gonfie e pronte al
rilascio. Gli occhi annebbiati osservarono dal basso le contrazioni, mentre il
corpo ansioso di ricevere il meritato premio si tese contro il materasso su qui
giaceva. Le mani legate dietro il collo si strinsero contro la struttura del
letto, aggrappandosi al legno e stirando le cinghie che gli bloccavano
l’addome, le ginocchia allacciate ai quadricipiti. Tutto il suo essere era
aperto e in attesa, mettendosi in mostra per il cacciatore di taglie che era
riuscito a catturarlo. Sapeva che questo era un male... ma per una dannata
volta voleva esplodere nel piacere, dimenticare chi fosse e provare sensazioni
tali da annichilire lo sfondo.
Il rilascio denso gli invase la bocca,
fluendo impetuoso e riempiendo le guance pronte: la pelliccia blu e pesca si
rizzò, le dita si strinsero mentre rivoli di sperma fuoriuscivano dalle labbra
avide, incapaci di contenere il tutto.
Mugolii entusiasti si riversavano
nella stanza scura, l’ingoio e le fusa fecero inarcare un sopracciglio al
cacciatore che osservava la piccola puttana ribelle assuefatta. Portò il
comunicatore all’orecchio, facendo partire la chiamata, la mano che ancora
scorreva pigra sul cazzo esausto del prigioniero:
«Dottor Robotnik, i ribelli si
nascondono alla frontiera a est della città. Il loro eroe è stato domato. Può
dare inizio al processo di robotizzazione.»
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=4034746
|