SonAdowTober

di Hades_sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Story ***
Capitolo 2: *** Promise ***
Capitolo 3: *** Scars ***
Capitolo 4: *** Cider ***
Capitolo 5: *** Tarot ***
Capitolo 6: *** Vampire ***
Capitolo 7: *** Leaves ***
Capitolo 8: *** Competition ***
Capitolo 9: *** Sweets ***
Capitolo 10: *** Memory ***
Capitolo 11: *** Freezing ***
Capitolo 12: *** Hunter ***
Capitolo 13: *** Mimic ***
Capitolo 14: *** Blood ***
Capitolo 15: *** Umbrella ***
Capitolo 16: *** Dark ***
Capitolo 17: *** Lazy Mornings ***
Capitolo 18: *** A Date to Die For ***
Capitolo 19: *** Paranoia ***
Capitolo 20: *** Danger/Safety ***
Capitolo 21: *** Lights, Camera, Action! ***
Capitolo 22: *** Party ***
Capitolo 23: *** Cage ***
Capitolo 24: *** Secret ***
Capitolo 25: *** Aurora ***
Capitolo 26: *** Frontier ***



Capitolo 1
*** Story ***


1

Prompt: Story

Personaggi: Knuckles the Echidna, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic Heroes

Genere: Introspettivo, Slice of Life

Numero Parole: 515

 

Le braci del fuoco erano appena visibili nella cenere del piccolo falò. La notte era stata divertente, condita con marshmallow arrostiti e risate in compagnia. Un qualcosa a cui Shadow avrebbe rinunciato più che volentieri, preferendo la confortevole solitudine del suo appartamento, ma Rouge era stata perentoria nel volere anche la sua presenza. E il riccio aveva assistito più volte ai metodi di persuasione del pipistrello bianco…

Versò l’acqua sulle braci, mettendo in sicurezza il braciere e osservando le tende che si ergevano silenziose sul prato del campeggio. Beh, non tutte erano silenti. Un ronzio profondo e regolare proveniva da una tenda in particolare, e Shadow si chiese come fosse possibile che gli altri inquilini riuscissero a dormire. Si ritrovò a ridacchiare: probabilmente erano troppo impegnati a tapparsi le orecchie con i cuscini per poter prendere sonno. Per fortuna, la forma di vita definitiva non aveva bisogno di riposo.

Osservò il falò e si accigliò, constatando che le braci non erano del tutto spente. Recuperò il secchio e si diresse al torrente che scorreva placido poco distante dall’accampamento. “Meglio non correre rischi inutili” pensò mentre tornava indietro, ma si bloccò sul posto quando vide sui ceppi che avevano usato come seduta una figura.

La notte non era particolarmente chiara, ma Shadow aveva la vista in grado di adattarsi ad ogni tipo di ambiente in cui si trovava. Quello che lo lasciava perplesso era cosa Sonic the Hedgehog stava facendo: il riccio blu era chino, con gli occhi incollati al libro che pareva averlo rapito.

Shadow si riscosse, ricordando il perché aveva un secchio d’acqua in mano, e si diresse verso il falò passando davanti al rivale senza velare la sua presenza. Versò il contenuto sulle braci, assicurandosi che questa volta fossero completamente spente, dicendo a voce modulata per non disturbare il sonno degli altri:

«Questa è la prima volta che ti vedo con un libro in mano.»

Solo allora Sonic parve accorgersi della presenza dell’altro, irrigidendo gli aculei in chiaro segno di stizza. Si rilassò subito non appena riconobbe il rivale e gli mostrò una faccia da zombie:

«Prova te a dormire con un trattore nella tenda. Non credevo che Knuckles potesse russare così forte…»

Shadow appoggiò il secchio, incrociando le braccia al petto mentre osservava la tenda incriminata:

«Nessuno si è mai lamentato, dato che vive solo su un’isola volante.»

Sonic sgranò gli occhi, riflettendo sulle parole del riccio nero. Effettivamente non poteva dargli torto: Knuckles viveva isolato da tutto e tutti, e gli animaletti che abitavano l’isola di certo non si potevano lamentare dell’echidna.

Ridacchiò tra sé, chiudendo il libro e mettendolo a terra. Batté due volte sul ceppo, invitando Shadow a sedersi con lui. Si sorprese che l’altro fece come gli era stato chiesto senza fare storie, ma gliene fu grato. La nottata si preannunciava lunga, anche perché il russare continuava imperterrito, e il buio che li circondava era tutt’altro che confortevole.

Poi un’idea gli fece accapponare la pelle, eccitandolo al pensiero di sentire il rivale urlare dal terrore. Si sfregò le mani, mentre pregustava l’umiliazione dell’altro.

«Conosci le storie di fantasmi?»

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Rieccomi con il nuovo sonadowtober indetto da @trenchcoatgecko ! Incredibile ma vero, la fissa per Sonic non mi è ancora passata. Quindi divertiamoci anche per questo 2022 ^^

 

 

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Capitolo 2
*** Promise ***


2

Prompt: Promise

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Post Shadow the Hedgehog

Genere: Shonen-ai, Slice of Life

Numero Parole: 514

 

L’ennesima gara era stata disputata, l’esito incerto fino all’ultimo secondo, ma quella vittoria scosse il riccio blu più di quanto voleva ammettere. Non gli era mai piaciuto perdere e men che meno quando aveva già in mente la penitenza da far fare al rivale. Oh, come adorava mettere quel brontolone in imbarazzo…

Sonic storse il naso, gettando il muso imbronciato dalla parte opposta rispetto a quello del riccio nero, incrociando le braccia e battendo impaziente il piede a terra. Era snervante quando i suoi piani venivano rovinati.

Shadow lo guardava sottecchi, osservando l’aria infantile che aveva assunto l’altro. Era da poco tempo che aveva recuperato i ricordi – sia dell’ARK, sia del suo secondo impatto contro il pianeta – eppure riteneva quell’espressione divertente come la prima volta. Sollevò il mento con fare altezzoso, emettendo un verso sommesso giusto per girare il coltello nella piaga… le orecchie che si schiacciarono sul cranio blu e la testa che si infossava nelle spalle lo fecero gongolare. Ah, il dolce sapore della vittoria.

«Allora? Ti muovi?»

Il ringhio che Sonic gli lanciò lo fece sghignazzare perfido, mentre il blu lo guardava con le guance gonfie come un bambino.

«Ti decidi???»

Shadow si ricompose, guardando di lato il rivale piagnucoloso. Giusto: la penitenza. Si portò la mano al mento, pensando a cosa potesse dare particolarmente fastidio al velocista. A parte l’acqua c’era solo una cosa che Sonic non sopportava.

«Voglio un bacio.»

Di tutto si sarebbe aspettato la Macchia Blu, ma questo… la pelliccia divenne rossa, mentre la mascella si apriva pian piano le parole attecchivano nel cervello. Gli occhi fissavano increduli, l’agitazione gli attanagliava le viscere come catene. Perfino la voce gli uscì talmente stridula da fargli dubitare fosse la sua.

«C-Cosa???»

Sicuramente aveva capito male.

«Voglio un bacio.»

…no.

Sonic si coprì gli occhi, realizzando definitivamente quello che avrebbe dovuto fare. Perché a lui??? Perché così???

Shadow aveva chiuso gli occhi, ma non aveva mosso un solo muscolo per andare incontro all’altro. Il bastardo voleva che facesse tutto lui. Non aveva immaginato la loro prima volta in questo modo…

Ripigliati, Sonic!

La Macchia Blu si avvicinò, ingoiando il groppo che aveva; si mise di fronte al rivale e gli appoggiò piano le mani guantate sulle guance.

Shadow si irrigidì all’istante.

«Che stai facendo?» chiese con occhi sgranati.

Sonic si bloccò a sua volta. Ecco, lo sapeva: aveva sbagliato qualcosa. Si riprese quel poco che bastava per abbozzare:

«Ti sto dando un bacio.»

«Ma a che servono le mani? – pigolò Shadow imbarazzato – Maria non mi ha mai toccato quando mi baciava la guancia!»

Oh, dunque è così.

Sonic piegò le orecchie contro il cranio, la delusione che gli pizzicava la bocca dello stomaco, mentre il riccio nero appoggiava le mani sulle sue – sicuramente per toglierle. Non avrebbe mai potuto rivaleggiare con il ricordo di Maria…poi lo spirito competitivo prese il sopravvento, facendolo sorridere sghembo.

«Beh, io non sono Maria.»

Shadow ebbe solo il tempo di sollevare le iridi: le loro labbra si incontrarono, facendo sentire ad entrambi i reciproci sapori. Il riccio nero chiuse gli occhi, storcendo il naso.

Chili.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Secondo giro per questi due riccetti imbranati con le loro emozioni

Anche se mi rendo conto che con il prompt ci azzecca poco T_T purtroppo sono partita per la tangente e mi sono accorta solo alla fine di questo dettaglio. Beh, “promessa” si intende anche come “impegno”, un qualcosa che si deve fare…me lo fate passare come “penitenza” ^^”

 

 

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Capitolo 3
*** Scars ***


3

Prompt: Scars

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Post Sonic Forces

Genere: Shonen-ai, Slice of Life

Numero Parole: 509

 

Sonic si stava rimirando allo specchio; la schiena gli faceva un male tremendo, ma ne valeva la pena. Il sesso con Shadow valeva qualsiasi conseguenza che poteva comportare. Tuttavia ora doveva inventarsi qualcosa per nascondere il tutto.

Il riccio nero si era alzato presto – nonostante la nottata movimentata – e Sonic si era ritrovato da solo nel bagno, intento a pulirsi il pelo dal sudore e dai fluidi appiccicosi, quando l’occhio gli era sfuggito sulla spalla… inutile dire che appena inclinò leggermente la schiena perfino le orecchie divennero bordeaux. La zona era costellata di lividi e cicatrici profonde. Alcuni ciuffi di pelo erano stati strappati e le croste e il sangue secco si erano attaccati al tutto.

Il velocista agguantò un asciugamano inumidito e si sfregò delicatamente la zona martoriata, stringendo i denti dove la sutura si era attaccata alla pelliccia sporca. Una volta rinfrescato il tutto si rimirò allo specchio; la schiena era messa meno peggio di quanto avesse previsto. Si ritrovò a sorridere beato per il come tutti quei segni erano stati aperti la notte prima, le immagini ancora vivide nella mente.

Si scrollò di dosso i pensieri peccaminosi, mentre ringraziava – o malediceva – la sua rapida rigenerazione cellulare: i tagli più sottili avevano già formato la crosticina protettiva e questo indicava che era solo questione di qualche giorno prima che il tutto sparisse. Certo, la pelliccia ci avrebbe impiegato un po’ di più, ma il muso lungo che Sonic vedeva riflesso allo specchio era per altro. C’era qualcosa nell’avere sulla pelle quelle cicatrici, un qualche senso di appartenenza – di possesso – che non aveva mai provato prima. Sarebbe stato orgoglio di andare in giro per il mondo ad urlare “Guardate, Shadow the Hedgehog mi ha marchiato. Shadow è mio, e solo io posso vantare queste cicatrici.”

Era una forma di ammissione, un contratto, un accordo. Un segno duraturo nel tempo, ma che stava svanendo tanto in fretta. Odiò la sua rapida guarigione per quel breve momento.

Ed eccolo lì a pensare a come giustificare quei segni, e doveva essere un qualcosa di inattaccabile, specie per un certo riccio scorbutico.

«Che hai combinato?»

A parlare del diavolo…

Sonic trasalì, cercando di nascondere la schiena, ma era tardi: lo sguardo che il riccio nero gli rivolgeva era duro. Non avrebbe accettato una storia che anche lontanamente puzzava di scusa. Il velocista si rassegnò all’evidenza, assumendo uno sguardo contrito e sconfitto.

«Nulla. Davvero…»

«Come ti sei procurato tutti quei tagli?»

Shadow si era avvicinato alla schiena del riccio blu, appoggiando la mano già carica di energia del Caos per poter guarire il tutto: non si aspettò di certo che l’altro lo scansasse impanicato.

«No, non lo fare!»

Piagnucolò con il volto rosso.

Il riccio nero lo guardò perplesso, cercando di capire il perché di quella tragedia greca. Poi collegò il tutto e il muso abbronzato si spolverò di rosso.

«…sono stato io?»

Sonic non disse nulla, si limitò ad annuire, teso.

Si ritrovò schiacciato contro il lavandino, con Shadow che cercava di raggiungere la sua schiena, completamente sopraffatto dalla vergogna:

«FAMMELE GUARIRE!»

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Di ricci masochisti ne abbiamo?

Parlando di cose serie, è pensiero comune di molti fan che Shadow, data la sua discendenza dalle Black Arms, abbia artigli molto più spessi e affilati di un normale mobiano. In sintesi, e come paragonare gli artigli di un gatto domestico a quelli di una pantera ^^

 

 

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Capitolo 4
*** Cider ***


4

Prompt: Cider

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Post Sonic Forces

Genere: Shonen-ai, Slice of Life

Numero Parole: 500

 

Shadow fissava il riccio blu completamente ubriaco che chiacchierava ininterrottamente da venti minuti. Non che di solito non fosse loquace, ma il sidro che aveva bevuto gli aveva sciolto la lingua ancor di più. Le orecchie della forma di vita definitiva erano talmente stressate da avergli fatto rinunciare al suo meritato bicchiere di bourbon invecchiato. Gli occhi rossi erano fissi sull’idiota blu, più per il tentativo di incenerirlo sul posto che per l’interesse nella conversazione.

Voleva solo una serata per sé, fuori dal suo rifugio – la coinquilina lo aveva cacciato perché in compagnia – a bere un buon liquore lontano da facce conosciute. E di tutti i posti che poteva scegliere (dopo la sconfitta di Eggman e Infinite la vita notturna era rifiorita) Sonic the Hedgehog era capitato proprio nel pub dove si era recato. A nulla era servito imbucarsi nel tavolo più nascosto della sala: aveva appena sorseggiato il suo bourbon che la voce irritante del faker per poco non glielo fece andare di traverso. Non solo, il velocista gli si era accollato con fare gioviale, iniziando a parlare sedendoglisi accanto, invadendo il suo spazio personale. Poi aveva iniziato a bere del sidro – il pub ne aveva una buona selezione – provandone di tutti i tipi.

Il risultato? Un riccio blu completamente ubriaco che strascicava le parole a parodia di un vecchio pirata. Davvero irritante.

«SHadoW… perCHé non PROvi iL sidDRO…?»

«No.» fu la risposta secca di Shadow. Per quante volte avrebbe dovuto rifiutare ancora? Stava superando sé stesso nel non strangolare l’idiota che aveva davanti.

«….ma è bUONo…»

Come a enfatizzare la cosa, Sonic si portò la pinta alle labbra e prese una lunga sorsata, gonfiando le guance per prenderne il più possibile, imbrattandosi il pelo pesca.

«Ho già detto di-» non fece in tempo a finire la frase che il velocista gli si era scaraventato addosso nel tentativo di alzarsi dalla sedia. Shadow lo prese al volto, portandogli le braccia dietro la schiena e appoggiandoselo al petto.

Sonic sorrise a quel contatto, con il muso rosso per l’alcool e le guance gonfie. Ricambiò goffamente l’abbraccio e si schiacciò meglio al corpo dell’altro, arrivandogli faccia a faccia. Cercò di issarsi sulle gambe sedute di Shadow, spingendosi con la mano sul tavolo, ma il riccio nero lo teneva stretto, intuendo le sue intenzioni.

Il velocista si sporse più possibile sul volto dell’altro, avvicinando sempre di più il muso, mentre il rivale si tirava indietro come meglio poteva.

Arrivato al limite dell’equilibrio, Sonic gli si lanciò contro infischiandosene della posizione precaria: si fiondò sulle labbra di Shadow, insinuando la lingua tra le labbra schiuse per la sorpresa, allargandole un poco per creare spazio. Il sidro seguì la gravità passando dalla bocca del riccio ubriaco a quelle dell’altro che, suo malgrado, bevve il liquido dolciastro che gli scendeva in gola.

Sonic approfittò della situazione per far forza e poggiare le cosce sulle gambe dell’altro, accomodandosi.

Si staccarono senza fiato, Shadow ancora incredulo e con il muso imbrattato. Il blu gli sorrise bonario:

«bUOno?»

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Mi sono sempre immaginata Sonic che regge poco l’alcool, ma per fortuna che c’è Shadow come angelo custode

 

 

 

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Capitolo 5
*** Tarot ***


5

Prompt: Tarot

Personaggi: Amy Rose, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Post Sonic the Hedgehog (2006)

Genere: Comico, Fluff, Slice of Life

Numero Parole: 499

 

«Non mi presterò a questa pagliacciata!» ruggì Shadow, mentre si aggrappava allo stipite della porta. Ne aveva fin sopra i capelli di magia, esoterismi e altra robaccia simile, specie dopo l’incontro con una divinità delle tenebre. Non voleva averci più nulla a che fare ed era stato chiaro sull’argomento, ma per qualche ragione Sonic aveva insistito. Anzi lo stava letteralmente trascinando per il luna park, fino a farlo arrivare davanti alla casetta della chiromante. Col cavolo che ci sarebbe entrato!

«Eddai! È l’unica cosa che ci manca da fare.»

«Che TI manca da fare: mi hai trovato per caso al tiro al bersaglio. Ero interessato ad un premio e tu mi ha trascinato via!»

«Tu stavi derubando quel povero vecchio! Lo so che sei un cecchino: non dovresti nemmeno poter partecipare a certe bancarelle-mph!»

La forma di vita definitiva aveva sopportato anche troppo: staccò la mano libera dal legno e la mise sul muso di Sonic, facendo leva con essa per fare in modo di scrollarsi l’altro di dosso. Il blu era troppo loquace per i suoi gusti.

«Non vedo come la cosa ti riguardi.»

«Che sta succedendo?» una voce famigliare fece rizzare le orecchie ai due litiganti, avendo il potere di fermarli sul posto e farli voltare verso la nuova arrivata. Amy li osservava da dentro la casetta, infastidita dal fracasso che proveniva da fuori, per poi illuminarsi quando vide il suo innamorato:

«Sonic!»

«Rose?». «Amy!» risposero in coro i due rivali.

-

Shadow aveva un volto cinereo mentre sceglieva le tre carte dal mazzo che la vecchia gatta nera gli stava porgendo a ventaglio. Alla fine si era fatto incastrare, ma poter vedere la Macchia Blu annaspare sotto le moine di Rose era sempre molto divertente. Non aveva prestato attenzione alle predizioni della chiromante, ma dall’esplosione di gioia della riccia, qualcosa gli diceva che il suo amore non corrisposto sarebbe stato ricambiato… in un lontano futuro, a giudicare da come Sonic gli si era schiacciato contro per tentare di scappare dalla ragazza.

La gatta posizionò le carte in fila, mostrando le figure e l’ordine di pescaggio. Si prese un po’ di tempo per interpretare il tutto e poi esordì con voce tranquilla e solenne:

«Un nuovo amore, un nuovo inizio si stanno aprendo per te. Una persona a te molto vicina sarà la chiave.»

Le solite smancerie da ragazzina innamorata.

Shadow roteò gli occhi mentre pensava all’enorme perdita di tempo che era stata questa lettura, cercando di restare in equilibrio sulla sedia: Sonic gli si era praticamente spiaccicato contro, con le mani intrecciate a quelle di Amy che cercava di avvicinarlo. Certe cose non cambiano mai.

Un momento!

Il riccio nero guardò la matassa di aculei blu che aveva addosso, sentendo lo stomaco fare le capriole mentre ragionava sulla predizione.

“Una persona a te molto vicina sarà la chiave.”

Sonic gli si era sdraiato sul petto.

Shadow arrossì, rabbrividendo a quel pensiero, schiaffando la mano sulla guancia del rivale e catapultandolo sedere a terra.

Ma anche no!

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Non sempre il futuro ci riserva quello che ci si aspetta. A Shadow sicuramente no.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Vampire ***


6

Prompt: Vampire

Personaggi: Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po’ tutti

Contesto: Post Sonic Forces

Genere: Comico

Numero Parole: 498

 

Il buio avvolgeva la stanza, una luce soffusa entrava dalla finestra lasciata aperta per lasciare che la calura estiva non opprimesse troppo. La figura addormentata aveva rinunciato al lenzuolo, preferendo assopirsi senza alcun ostacolo alla brezza passeggera. La pelliccia del petto si alzava e abbassava ritmicamente, chiaro segno che il sonno fosse tranquillo.

La sagoma nascosta nelle ombre della stanza osservava. Percepiva il respiro caldo che si mischiava alla calura dell’ambiente. Sentiva i sospiri, avvertiva l’aspettativa. Tutto era tranquillo e silenzioso.

Era il momento.

L’essere uscì dalle tenebre, avvicinandosi con passo felpato al riccio addormentato. Osservò per qualche attimo ancora la bellezza che emanava quella figura assopita poi, con cautela, si pesò con la mano sul bordo del letto, avvicinando il muso sempre più. Era così vicino che sentiva il respiro dell’altro contro la sua peluria. Aprì le labbra, rivelando zanne lunghe e affilate, la saliva che scendeva vogliosa. Si avvicinò ancora, gustando già il sapore del sangue sulla lingua… le zanne caddero.

Ci fu un verso schifato, uno schicco secco e un tonfo sordo.

«Ferma! FERMA!!!»

Urlò una voce femminile e irritata.

Le luci si accesero, il teatro tornò alla luce, per rivelare una Rouge furiosa che batteva il piede dal gobbo sotto il palco. Il basco francese adornava la sua testa che si agitava da un lato all’altro del palco.

«Mi spiegate che è successo questa volta?

Dieci minuti di pausa. Tails, Gadget, sistemate le luci per favore.»

Shadow si tirò su dal letto con l’espressione più schifata che avesse mai fatto. La pelliccia del petto era imbrattata, i denti finti ancora bagnati tenuti il minimo indispensabile in mano.

«Questo! Possibile che sbavi come un cavallo???»

Il riccio nero punto gli occhi infuocati sulla figura che stava seduta a terra, con la mano che si sfregava il mento dolorante. Sonic ricambiava lo sguardo del rivale, mentre cercava di non incespicare sul mantello nero che stava indossando:

«Non è colpa mia se non riesco a tenere i denti finti! Non sono zannuto di natura come te!!!»

Cream era corsa a portare un fazzoletto pulito al Shadow, chiedendo se avesse bisogno di qualcosa nel mentre che si stava sistemando. Congedandola il riccio nero tornò a guardare il faker ancora a terra con disgusto, per poi tirargli in faccia i denti finti incriminati.

«Scusa tanto se i miei canini fanno sfigurare i tuoi.»

«Rouge! – pigolò Sonic – ricordami perché non è Shadow a fare la parte del vampiro.»

«Perché chiunque se lo aspetterebbe!» rispose irritata la regista, brandendo il copione. Incrociò le braccia al petto e con fare professionale riprese:

«Shadow rappresenterebbe alla perfezione quello che la gente comune pensa di un vampiro. Dato che noi stiamo rappresentando un “Dracula” moderno, il pubblico sarà portato a pensare che il vampiro sia qualcuno dalla personalità tetra e solitaria. Questo sarà la nostra carta vincente e il colpo di scena perfetto. O almeno – disse sgonfiandosi un po’ – questo è l’effetto che vorrei ottenere, ma è l’ottava volta che riproviamo la scena clou…»

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

E nulla, sono in ritardo ma mi sono spisciata dalle risate mentre scrivevo questa cosa. Nella mia testa funziona: spero anche su carta.

 

 

 

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Capitolo 7
*** Leaves ***


7

Prompt: Leaves

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: -

Genere: Fluff

Numero Parole: 497

 

L’autunno si era fatto prepotente. Le foglie cadevano, colorando il prato di toni vivaci e accesi. La stagione non aveva risparmiato nemmeno i Giardini Chao, dove le piccole creaturine risiedevano.

C’era un Dark Chao in particolare a cui sembrava che tutto quel fogliamo desse particolarmente fastidio: addormentato sotto un albero da frutto, il piccolino tentava si dormire sonni tranquilli, ma c’era sempre una foglia che decideva che il suo pisolino non poteva essere tale. Una di queste si depositò  placida sul musetto rilassato; il Chao si levò innervosito, soffiando via la fastidiosa presenza, digrignando i denti aguzzi. La sfera emozionale aveva assunto una forma a spirale, indicando lo stato d’animo del piccolo.

Shadow aveva avuto molti risvegli di quel tipo e poteva comprendere appieno la frustrazione provata. Si sollevò da terra, lasciando a giocare con la palla da spiaggia i piccoletti a cui stava dando attenzioni, dirigendosi alla volta della sua controparte in miniatura.

Lo prese delicatamente, portandolo al petto, ottenendo un versetto soddisfatto e un cuore rosso sgargiante. Il riccio si mise vicino agli altri Chao, controllando che nessun neonato si avvicinasse all’acqua: sarebbe stata una seccatura inzupparsi la pelliccia per recuperarne uno non ancora in grado di nuotare. Appoggiò a terra il piccoletto, mettendolo in un punto lontano dagli alberi in modo che le foglie non potessero infastidirlo. Ora dipendeva tutto dall’indice di gradimento del Chao.

L’esserino oscuro si guardò attorno, controllando il prato circostante. Si sollevò in volo, battendo le piccole ali rosse in modo ritmico, per poi atterrare tra le gambe incrociate di un sorpreso Shadow. Il Dark Chao si accomodò meglio, sfregando la guanciotta sul polpaccio del riccio, la sfera emozionale a forma di cuore.

Il riccio nero non fece nulla, se non sorridere lieve al piccoletto che si stava addormentando contro di lui. Passò una mano tra gli aculei della nuca del Chao, ricevendo dei versetti beati di rimando.

Sonic guardava il tutto con gli occhi luccicanti e le mani giunte sotto il naso: sapeva che la sua boccaccia avrebbe rovinato il momento, ma vedere Shadow the Hedgehog in atteggiamenti così carini era talmente raro che andava memorizzato.

Il velocista si avvicinò quatto, cerando di non dar fastidio alle altre creaturine, arrivando al fianco del riccio nero.

«Ciao.» lo salutò bisbigliando.

Shadow lo guardò con un sopracciglio inarcato, come ad essersi accorto solo in quel momento della presenza dell’altro. Rispose con un cenno della testa.

Non percependo ostilità, Sonic si accomodò di fianco al rivale, sdraiandosi prono con le gambe a penzoloni e la testa sorretta da una mano. Sorrise al piccoletto addormentato e sfregò cerchi leggeri sulla testolina scura, facendo le fusa per quella sensazione di pace.

Shadow lo guardava sottecchi, osservando il muso rilassato del rivale. Non seppe nemmeno lui se era istinto o meno, ma la sua mano si posò sulla testa cobalto, tracciando delicati palmi sulla pelliccia.

Sonic assunse l’espressione più ebete che gli avesse mai visto fare, chiudendo gli occhi e gorgogliando dal petto più forte.

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Io adoro il gioco “Chao Garden”. Peccato che non abbiano più introdotto questa meccanica nei sequel, ma non potevo non tirarli in ballo per scriverci qualcosa di carino ^^

 

 

 

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Capitolo 8
*** Competition ***


8

Prompt: Competition

Personaggi: Cream the Rabbit, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: -

Genere: Slice of Life

Numero Parole: 502

 

Cream era tutta eccitata all’idea di partecipare ad una corsa dei Chao: non vedeva l’ora di far vedere a tutti quanto Cheese fosse bravo.

Shadow guardava i due quasi dispiaciuto; anche lui avrebbe partecipato e sapeva per certo che il Chao di Cream non poteva nulla contro Nero. Guardò il piccoletto che gli stava a fianco, per poi prenderlo in braccio e bisbigliargli all’orecchio a punta. Il Dark Chao lo guardò interrogativo, con la sfera a forma di punto di domanda. Shadow lo ricambiò severo, promettendogli una macedonia di frutta fresca.

La gara stava per avere inizio: le creaturine partecipanti erano tutte in fila sulla linea di partenza. La forma di vita definitiva guardava la scena con pietà, sapendo già l’esito della gara…fino a che non vide un Run Chao completamente blu.

Oh, no.

«Shadow!»

Un braccio gli agguantò il collo da dietro, trascinandolo contro il petto del riccio blu appena arrivato.

«Anche tu qui? Non ti facevo tipo da corse Chao.»

«Il signor Shadow ci ha accompagnati qui per partecipare alla gara!» lo salutò Cream, tutta gasata.

Sonic ricambiò gentile, poi il suo sguardo si rabbuiò appena le parole prendevano forma nella sua testa.

Osservò la fila di Chao pronti a partire, fino a che gli occhi non gli si sbarrarono per la realizzazione.

«Dunque quel piccolo Dark Chao che ti somiglia tanto deve essere il tuo…»

Shadow inorridì allo sguardo che il blu gli rivolgeva: il classico muso da schiaffi che gli appariva ogni volta che stava per dire qualcosa di stupido e che lo avrebbe mandato in bestia.

«Non avrai intenzione di proporre una sfida tra i nostri Chao.»

«Esattamente! – esordì Sonic schioccando le dita – È quello che stavo pensando.»

«Non è una buona idea.» sputò il riccio nero, innervosito dalla piega che stavano prendendo gli eventi.

Un colpo di pistola e la gara ebbe inizio: davanti a tutti c’erano Nero e il Run Chao blu che sfrecciavano lontano dagli altri. Il distacco era immenso, ma gli ostacoli presenti sul percorso erano differenti e richiedevano varie abilità. Ben presto il gruppo di Chao si ricompattò con i migliori che avevano dato un notevole distacco ai più deboli. Cinque partecipanti si stavano avvicinando al traguardo.

Shadow strinse i denti, imprecando mentalmente: non andava per niente bene.

«Nero! Ferma il Chao blu!»

Il Dark Chao si scaraventò contro rivale facendogli perdere l’equilibrio, ma l’accelerazione era troppa e i due piccoli si trovarono a ruzzolare uno sopra l’altro… tagliando il traguardo per primi.

Shadow si coprì gli occhi con le mani, lanciando un verso esasperato.

«Bravo Cheese! Hai vinto! Hai vinto!!!» esultò la coniglietta, entusiasta per il terzo posto ottenuto dal piccolo amico. A quella vista il riccio nero esalò un sospiro di sollievo. Poi agguantò lo sciagurato che gli inveiva contro, ringhiandogli velenoso:

«Avevo detto a Nero di fingere una caduta poco prima dell’arrivo per far vincere Cream e il suo Chao, ma come al solito hai rovinato tutto.»

Sonic, per la prima volta in vita sua, si diede del cretino.

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Ho già detto che adoro i Chao? Se non fosse chiaro, ecco un altro scritto su di loro.

Comunque sono solo io a pensare che sia Sonic ad avere un complesso di inferiorità nei confronti di Shadow, altrimenti la loro eterna competizione non si spiega.

 

 

 

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Capitolo 9
*** Sweets ***


9

Prompt: Sweets

Personaggi: Mephiles the Dark, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Post Sonic the Hedgehog (2006)

Genere: Erotico, Yaoi

Numero Parole: 684

 

Sonic era eccitato. Terribilmente eccitato.

Non riusciva a capacitarsi di come Shadow avesse assecondato la sua richiesta riguardo il “gioco di ruolo”, anzi aveva proposto un’idea più che interessante.

Il riccio cobalto rabbrividì, lasciandosi sfuggire l’ennesimo gemito. Quel maledetto se la stava prendendo comoda, senza dargli soddisfazione. Cercò di lanciare al rivale uno sguardo arrabbiato, ma il muso arrossato e il verso soffocato non fecero altro che far sogghignare Shadow da sotto il cappello da strega che indossava. Sonic distolse il volto, incapace di accettare quella beffa, le mani che tiravano le corde che lo tenevano fermo al piano di lavoro.

La forma di vita definitiva intanto stava lavorando con la sac à poche, creando ciuffi di panna montata lungo il corpo del suo prigioniero. Il busto era stato decorato con caramelle gommose e cookies sbriciolati, i capezzoli malcelati erano stati ricoperti con un motivo a spirale con frutta fresca. In quel momento Shadow stava mettendo gli ultimi ritocchi sopra la guaina leggermente aperta: il corpo sotto di lui tremò per la sensazione fresca che gli arrivava direttamente sulla pelle bollente. Il riccio nero guardò il suo operato, decidendo che dei chicchi di caffè sarebbero stati la guarnizione perfetta: lui adorava il caffè.

«Un giorno – ansimò Sonic – dovrai spiegarmi come ha fatto un tipo come te a proporre una cosa del genere.»

Shadow si avvicinò pericolosamente alla zona erogena che stava ultimando, spargendo con perizia i chicchi sopra la panna soda.

«È stato Mephiles a darmi l’idea, ma se eri contrario potevi bocciarla.»

Sonic guardò il fidanzato completamente spaesato; con chi parlava della loro vita sessuale?

«Chi è Mephiles???» disse irritato, strattonando le corde che lo tenevano saldamente ancorato.

Il riccio nero si sollevò dal corpo dell’altro, afferrando una mela rossa caramellata – una delle tante decorazioni che aveva preparato. La rimirò tra le mani, per poi avvicinarsi all’altro ancheggiando in maniera provocante. Prese il mento di Sonic, abbassando le ciglia e guadagnandosi un vistoso rossore sul muso del compagno. Come aprì la bocca, il riccio nero gli conficcò la mela tra i denti, riducendolo ad un maialino che soffocava i propri insulti.

«Fidati se dico che è meglio che tu non lo sappia.» rispose la strega abbassandosi sul volto bordeaux. Portò una mano non guantata sul petto del velocista, sguainando gli artigli e facendola scorrere verso il basso. Mille brividi investirono il corpo sotto di essa.

«Oh, è già ora di cena?»

La mano scivolò verso la coscia, allargandola e schiacciando la gamba contro il tavolo. Sonic non riusciva a vedere cosa stava facendo quel pervertito del suo compagno, ma sapeva che le sue vergogne erano in bella vista, più sveglie che mai. Non avrebbe mai creduto che questo gioco lo surriscaldasse in questo modo, e lo stronzo sexy che si era posizionato tra le sue gambe non aiutava. Shadow recuperò una ciliegia e la mise al centro del glade, soddisfatto di ciò che vedeva.

«Buon appetito.»

La lingua calda partì dalla radice, facendo rabbrividire la vittima ad ogni centimetro di pelle che recuperava. La panna si scioglieva al contatto, colando ai lati del membro pulsante. Sonic strattonava, desideroso che quella dolce tortura finisse, e la lentezza con cui Shadow lo stava prendendo lo faceva impazzire. Dopo minuti che sembravano ore, il riccio nero arrivò al glade; fece rotolare la ciliegia con la lingua un paio di volte, compiaciuto che il gioco stesse facendo scorrere liquido seminale così presto. Voleva farla finita, subito.

Succhiò il frutto tra le labbra, conscio degli occhi famelici che aveva puntati addosso: ora era Sonic a dovergli dare qualcosa. Ingoiò la ciliegia e circondò con le labbra il glade gonfio, ricambiando lo sguardo. Morse con forza; il corpo sotto di lui si inarcò, lanciando un urlo soffocato, lo sperma bollente che gli inondava la gola.

Voleva di più.

Si staccò dal pene esausto, salendo cavalcioni sopra l’altro e afferrando il muso sconvolto: morse la mela, strappandone un pezzo e gustandosi la reazione spaventata ed eccitata del faker. Si sollevò sulle ginocchia, mettendo in bella mostra la propria erezione, leccando lo sperma e il succo della mela.

«Passiamo al dessert?»

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Storia più lunga del solito, ma si commenta da sola.

 

 

 

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Capitolo 10
*** Memory ***


10

Prompt: Memory

Personaggi: Mephiles the Dark, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Post Sonic the Hedgehog (2006)

Genere: Lemon, Introspettivo, Slice of Life, Yaoi

Numero Parole: 876

 

«Hai un’aria rilassata: divertito con il tuo eroe?»

La voce profonda gli penetrò le orecchie, facendo aprire un occhio alla figura che stava sdraiata sul divano dell’appartamento. Appollaiato sopra lo schienale, Mephiles lo guardava sornione. Shadow storse il naso, infastidito da quella insinuazione: certo, era più rilassato perché si era dato a del sano sesso e alla nuova esperienza del “gioco di ruolo” …l’idea della strega era stato un effetto collaterale che aveva avuto una conversazione tra lui e il Dio decaduto, che insinuava l’idea di mangiarsi Sonic nel caso se lo fosse trovato davanti.

Shadow strinse le palpebre, sogghignando al ricordo.

«Sì, mi sono divertito a mangiargli il culo.»

L’espressione del piccolo Devil Chaos Chao fu impagabile. Tremò tutto disgustato dalle parole, mentre la fiammella violacea sopra la testa diventava una spirale perlacea. Lanciò uno sguardo sprezzante al riccio nero, incrociando le braccia paffute al petto:

«Questo avrei preferito non saperlo.»

Detto ciò, il Dio si voltò con fare altezzoso, svolazzando sul castello di peluche dal lato opposto della stanza. Sapeva perfettamente che lo stava osservando, ma Shadow si lasciò sfuggire un verso trionfale, ottenendo in cambio gli occhi verdastri ridotti a due fessure.

Shadow faticava ancora a capacitarsi della sua situazione. Di come Mephiles fosse sopravvissuto alla disfatta di Solaris e avesse ancora abbastanza potere da poter avere una forma solida nel loro piano di esistenza. Da quel che aveva potuto constatare – carpire – la sua salvezza fu l’ombra che gli rubò tempo prima. Ciò gli permise di sopravvivere alla morte, e la sua manifestazione era possibile dalla connessione che il furto aveva generato tra loro. Mephiles era stato in grado di seguire ogni mossa della forma di vita definitiva, fino al Giardino Chao, dove aveva trovato un “nido” per recuperare le poche forze che gli erano rimaste e rinascere in forma fisica, uscendo dalle ombre. Quello che Shadow si trovò davanti fu un piccolo Devil Chaos Chao dai colori della notte che lo aveva preso in simpatia.

Rabbrividì al ricordo di quello che successe dopo: il finto Chao gli stava attaccato peggio di una cozza quando faceva visita ai Giardini, e l’accudire le creaturine lo affaticava più del solito. Solo dopo qualche settimana si accorse che gli altri inquilini stavano lontani dal nuovo arrivato, alcuni avendo atteggiamenti aggressivi. Quel fatto, l’aver una carenza eccessiva di potere Chaos e l’incredibile somiglianza a un Dio che aveva creato non pochi problemi fecero accendere il dubbio in Shadow. Mephiles non fece nemmeno il finto innocente, parlando con il suo tono cavernoso: gli stava sottraendo energia per poter aumentare il suo potere e tornare alla forma divina.

Il riccio si mise a sedere sulle ginocchia, appoggiando le braccia incrociate sullo schienale del divano: il Devil Chaos Chao lo stava ancora fissando. L’unica soluzione che aveva trovato era stata quella di prenderlo con sé, anche se Nero non ne era stato per nulla entusiasta. Sogghignò al ricordo di una delle prime notti passate insieme dove il Dark Chao, gelosissimo e per nulla spaventato dall’aura negativa, aveva morso il nuovo inquilino per essersi avvicinato troppo. Tra i due era una continua zuffa così, per quieto vivere, Shadow fu costretto a comprare un costoso castello di piumino e pelliccia morbida, scoprendo che il Dio aveva gusti piuttosto raffinati.

Il riccio appoggiò il mento sulle braccia piegate, con sguardo vuoto per i ricordi che riaffioravano… i gemiti di Sonic che si disperdevano soffusi nella stanza mentre strattonava le corde che lo immobilizzavano. La fame che gli brillava negli occhi mentre osservava Shadow portare una mano al membro duro, scorrendo la carne veloce. Lo sfregare delle creste aliene ad ogni colpo di polso, ringhiando per il piacere che si stava procurando. Il contrasto tra la pelle salata, madida di sudore, con il dolce della panna e delle caramelle. I muscoli che si tendevano ad ogni colpo di lingua che dava lungo il petto pesca. Gli urli strozzati quando succhiò la frutta posta sopra i capezzoli turgidi, mordendoli e succhiandoli, mischiando i succhi zuccherati con il sapore ferroso del sangue. Il suono della pelle delle natiche scure che sfregavano lungo l’erezione fremente di Sonic, facendogli imbrattare i glutei e i testicoli di panna e caffè. Il dolore, il piacere, i colpi ritmici e sporchi che gli sfondavano il retto ormai abusato, le ossa dei loro petti che scricchiolavano per la tensione. I loro sapori, le lingue e i baci, le bocche che si mangiavano a vicenda quando Shadow tolse la mela dalla Macchia Blu. Il calore del rilascio che si riversava dentro come lava. La sensazione dei testicoli gonfi, addolciti dalla panna oramai sciolta, mentre le dita scavavano nel corpo cobalto. L’afa e i bollori della penetrazione, le grida ora piene e alte, cariche di lussuria e desiderio. L’apice. I cuscinetti e gli artigli che marchiavano qualsiasi parte del corpo morbido sotto di lui. I baci, i sospiri, i corpi attaccati e intrecciati.

Erano ricordi così caldi.

Shadow sorrise sghembo, rivolgendosi al Dio con fare provocatorio:

«Non ti ho ancora ringraziato: l’idea della strega di Hansen e Gretel è stata molto stuzzicante.»

Il Dio parve cambiare pelle, passando dal blu notte al rosso acceso, la fiamma sostituita da un enorme punto esclamativo. Contrasse il muso, voltandosi di scatto e lanciando un verso platealmente infastidito.

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Piccolo continuo della storia precedente.

 

 

 

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Capitolo 11
*** Freezing ***


11

Prompt: Freezing

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic Boom

Genere: Fluff, Introspettivo

Numero Parole: 547

 

L’attacco di Eggman li aveva tutti colti di sorpresa. Nessuno si aspettava un assalto in pieno inverno, in mezzo alla neve e al gelo. La pulizia dei robot e badniks era stata lunga e faticosa, la battaglia più insidiosa del solito. Il freddo pizzicava il naso e le dita dei piedi, e pareva che nemmeno la corsa potesse scaldarlo.

Quando anche l’ultimo badniks fu distrutto, Sonic si precipitò all’inseguimento dello scienziato, irritato come non mai per averlo fatto uscire di casa durante il periodo di letargia: essere svegliati da un lungo sonno beato, per di più in anticipo, avrebbe messo anche un santo di cattivo umore. L’Eggmobile era così vicina che poteva pregustare la suola delle sue scarpe contro il fondoschiena dell’uomo…ma la lastra di ghiaccio su cui mise piede gli fece perdere l’equilibrio. La caduta fu brusca, il corpo si rovesciò per la velocità elevata facendo battere la tempia contro la superficie gelida.

Un colpo sordo gli rimbombò nelle orecchie mentre la vista si sfuocava, le membra pesanti caddero flosce. Un fischio fastidioso gli rendeva difficile rimanere concentrato sulla sua situazione: era caduto nel mezzo della foresta, completamente solo.

Strinse gli occhi, cercando di rimettere a fuoco il paesaggio per potersi sollevare; il suo corpo non gli rispondeva. La lucidità era nascosta dal dolore, altrimenti l’istinto di sopravvivenza gli avrebbe urlato di riprendersi, di andarsene da lì. Il fischio si fece sempre più acuto, fastidioso, mentre la vista si oscurava pian piano.

Aveva freddo. Le labbra tremavano mentre il vento serale iniziava a soffiare gelido.

Non aveva le forze per tenere gli occhi aperti, figurarsi utilizzare il comunicatore per avvisare gli altri…sarebbe morto da solo nel mezzo della foresta, congelato?

Il fischio era doloroso, come anche tenere le palpebre alzate. Sarebbe morto in quel modo pietoso? Solo?

Gli occhi videro nero, mentre i pensieri si perdevano nell’oblio.

Fa tanto freddo.

-

Sonic avvertì il peso farsi leggero, il gelo dissiparsi mentre una calda presenza gli premeva delicata il muso e il petto. Era morbida. Aveva un buon profumo, anche se non capiva cosa fosse. Pareva cullarlo: era così piacevole…delle fusa deboli come un battito di ali di farfalla gli uscirono dalla gola, mentre il freddo perdeva di intensità come la sua coscienza.

-

La Macchia Blu si sollevò di scattò, per poi accasciarsi nuovamente sul divano dove era stata sdraiata fino a pochi secondi prima. Si portò la mano alla testa, avvertendo il tessuto di una garza. Aveva freddo, ma era sepolto in varie coperte di pile molto calde. Si guardò intorno, realizzando di essere nella sua casetta sulla spiaggia. Vide che la cornice della porta era stata chiusa con il tavolo della cucina, posizionato in verticale per impedire al vento di entrare. Il camino era stato acceso e la fiamma era vivace, segno che fosse stato ravvivato da poco.

Un gemito sommesso lo distrasse, mostrandogli chi lo aveva salvato: Shadow era sdraiato accanto a lui, il corpo caldo che riscaldava le membra fredde abbracciate. Sonic osservò l’espressione rilassata del rivale, constatando che fosse la prima volta che lo vedeva così tranquillo. Scivolò al suo fianco rimettendosi le coperte fin sopra il naso: si accoccolò meglio contro il riccio nero, strusciando le guance tra loro. Chiuse gli occhi, sorridendo mentre le fusa gli scaldavano il petto.

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Nonostante non apprezzi particolarmente la serie “Sonic Boom”, alcuni scenari e episodi si prestano a queste cosine.

 

 

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Capitolo 12
*** Hunter ***


12

Prompt: Hunter

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic Unleashed

Genere: Comico, Fluff, Introspettivo, Slice of Life

Numero Parole: 502

 

Sonic si aggirava furtivo, la foresta vicina alla città di Chun-nan a nascondere la sua figura. La notte lo proteggeva dalla vista, mentre il passo si faceva sempre più faticoso, il respiro pesante per la stanchezza. Non sopportava l’idea di essere cacciato, era più il tipo che dava la caccia ai cattivi e li prendeva a calci, mentre questi si lagnavano del suo continuo interferire. Ora li comprendeva perfettamente.

Si guardò indietro, le zampe anteriori che si intrecciavano alla cadenza di quelle posteriori, spingendosi sempre più nel fitto della foresta. Pareva essere solo, ma sapeva che il segugio che lo stava braccando era tenace e preparato. Scacciò il pensiero con un respiro seccato, lanciandosi in una corsa ancora più frenetica ignorando gli arti doloranti.

Una luce fioca apparve a pochi metri da lui.

Gli artigli si conficcarono nel terreno erboso, le scarpe strusciarono per la brusca frenata mentre i denti si digrignavano per essere stato stanato così velocemente. Si ribaltò su sé stesso, partendo come una molla verso la direzione opposta. Un richiamo infastidito gli fece piegare le orecchie a punta, colpevole… ma col cavolo che avrebbe ceduto!

«Faker, andiamo!!!»

Un nuovo lampo di luce, la sagoma pericolosamente vicina. L’ennesima brusca frenata della notte ancora giovane.

«Sonic, puzzi! – esclamò un esasperato Shadow – Devi farti un bagno!»

«GIAMMAI!!!»

Pigolò il Werehog, spaventato come non mai all’idea di finire a contatto con l’odiata acqua. E poi che figura ci avrebbe fatto? Col cavolo che si sarebbe fatto vedere in quello stato pietoso dal rivale: lo avrebbe tormentato a vita… anche se la trasformazione aveva irrobustito troppo le sue braccia e gli era diventato davvero difficile riuscire a raggiungere la schiena. Oltretutto non era in grado di gestire la sua flessibilità a suo piacimento: aveva bisogno di uno slancio per allungare gli arti e di sicuro non era in grado di mantenerli tali a lungo. Inoltre aveva provato ad usare una spazzola per la schiena, ma nelle sue mani artigliate pareva più uno spazzolino da denti.

Insomma non voleva apparire poco virile davanti a Shadow. E come se non bastasse, il bastardo si era offerto di aiutarlo (sicuramente per deriderlo).

Sonic piegò le braccia gonfie al petto, abbassando le orecchie e digrignando i denti.

«Non voglio fare il bagno!»

Shadow faticava a capire con chi avesse a che fare: con Sonic oppure con un cucciolo capriccioso. Ringhiò frustrato, molto più propenso ad optare per la seconda ipotesi. Strinse i pugni, rimpiangendo di aver dato ospitalità nella propria stanza al cagnaccio che stava frignando come un poppante.

Ma certo!

Il riccio nero sorrise trionfale, girando i tacchi e iniziando a dire:

«D’accordo, ci rinuncio. E dire che volevo proporti di fare il bagno assieme…»

Le orecchie del Werehog si drizzarono.

«...ho pure portato i sali alla lavanda…»

I denti aguzzi si digrignarono.

«…e ho trovato una paperella da bagno con uno Smeraldo finto.»

La coda ispida scodinzolò a festa.

«Ero persino disposto a farti lavare i miei cuscinetti; ma dovrò arrangiarmi…»

Resiti! Resisti!!! RESISTI!!!

«Arrivo ~♥»

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Ho avuto problemi con il sito in questi giorni. È ora di recuperare ^^

 

 

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Capitolo 13
*** Mimic ***


13

Prompt: Mimic

Personaggi: Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic the Hedgehog (2006)

Genere: Introspettivo, Slice of Life

Numero Parole: 504

 

Shadow fissava da un po’ di tempo degli stivali esposti nella vetrina. Era stato incastrato nel suo giorno libero dal bel pipistrello bianco, che gli aveva affidato il ruolo di facchino. Non che al riccio desse particolarmente fastidio; per quanto non gli piacesse stare in mezzo alla gente, era sempre meglio che stare rintanato in casa a fare zapping davanti al televisore.

Tra i vari negozi visitati, quello di scarpe dove erano appena entrati aveva attirato la curiosità di Shadow. C’erano vari articoli di pelle, con borchie e lacci: uno stile che lui apprezzava. In particolare quel bel paio di stivali a metà coscia esposti lo avevano letteralmente stregato. Perfino Rouge gli si era affiancata con fare incuriosito.

«Vuoi provarli?»

Se le prime volte Shadow si sentì profondamente ferito nell’orgoglio, nel tempo – e con molta pazienza – aveva appurato che le rigide distinzioni presenti nei suoi primi anni di vita erano state surclassate dalla libertà di espressione e l’identificazione della persona. Dunque non ci sarebbe stato nulla di male nel togliersi uno sfizio ogni tanto.

Il riccio appoggiò le borse e recuperò una scatola con il suo numero dalla pila sotto il modello scelto, mentre un’entusiasta Rouge recuperava i pacchetti e si avvicinata eccitata al panca di prova.

Sonic osservava la scena da fuori il negozio, addentando il suo chili dog fumante. Era capitato al centro commerciale con l’intento di fare un qualcosa di diverso dalla solita corsa quella domenica, e per provare un nuovo ristorante messicano che aveva delle buone recensioni. Incamminandosi verso l’uscita aveva sentito uno squittio famigliare e si era ritrovato con le sagome dei due membri del Team Dark a poca distanza da lui. Sembravano non averlo notato.

Rouge era entusiasta e non faceva altro che commentare. Shadow si mise in piedi, sovrastando il pipistrello di qualche centimetro, sfoggiando degli stivali a mezza coscia sottili sulle caviglie ma che si allargavano sui quadricipiti, sfasandosi all’esterno. Dei lacci dorati erano intrecciati davanti, su tutta la lunghezza della scarpa. Le cavigliere inibitorie erano chiuse sopra la pelle lucida.

Rouge girò intorno al partner con occhio critico, osservandone la stabilità. La postura di Shadow non era cambiata, restando dritta e fiera come al solito. Lo invitò a camminare, per vedere come si trovava con il tacco alto.

Il riccio nero sorrise sornione, portando una mano sul fianco e muovendo un passo avanti all’altro, ancheggiando di proposito. Rouge gli diede una gomitata fingendosi offesa, per poi voltarsi verso lo specchio, facendo segno all’altro di seguire i suoi passi e movimenti.

Per poco Sonic non si soffocò con l’ultimo morso del panino, osservando i fianchi e i glutei del rivale muoversi platealmente e senza la solita rigidità. Arrossì vistosamente mentre pensieri peccaminosi di facevano strada nella sua mente.

Leccò le macchie di formaggio dai guanti, vedendo i due dirigersi alla cassa del negozio. Si precipitò fulmineo in una pelletteria che aveva incrociato in mattinata, sperando – implorando – di trovare un bel paio di guanti alti da poter abbinare, desideroso di provarli nel loro prossimo “gioco di ruolo”.

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Capitolo 14
*** Blood ***


14

Prompt: Blood

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic the Hedgehog (2006)

Genere: Erotico, Lemon, Sadomaso, Yaoi

Numero Parole: 685

 

Shadow aveva appena finito di allacciare i guanti di pelle lucida che Sonic gli aveva portato, abbinandoli al suo ultimo acquisto. Si guardò allo specchio del bagno, osservando come i due indumenti parevano un set confezionato: perfino i suoi anelli inibitori, elemento indispensabile per contenere il suo potere Chaos, erano perfetti con l’outfit. Prese la maschera dorata che aveva appoggiato sul mobile, indeciso sul da farsi: per quanto la cosa poteva rivelarsi eccitante, voleva avere l’assoluta certezza che il suo compagno fosse d’accordo.

Uscì dal bagno, i tacchi che risuonavano nella stanza da letto ad ogni passo.

Sonic si drizzò dalla posizione sdraiata che aveva assunto, sedendosi a gambe incrociate e dondolandosi sul sedere, godendosi la vista di Shadow.

Il riccio nero salì carponi sul letto, arrivando a pochi centimetri dal compagno che cercava di bagnare la gola asciutta. Gli prese una mano, scorrendo la stoffa bianca, sfilando il guanto e portandosi i cuscinetti alle labbra.

«Sei sicuro?»

Sonic arrossì, imbarazzato per l’ennesima richiesta che il rivale gli fece. Aveva sempre risposto affermativamente, eppure Shadow voleva essere ancora rassicurato. Deglutì, rendendosi conto solo in quel momento di cosa stava per fare; annuì deciso, la pelle che iniziava a scaldarsi.

«Ricordi la parola di sicurezza?»

Un altro segno affermativo. Shadow prese un profondo respiro, resosi conto che Sonic era determinato ad andare fino in fondo. Si portò la maschera al volto, dicendo morbido:

«Quando avrò indossato la maschera, il gioco avrà inizio. Sentiti libero di fermarmi quando vuoi.»

Il riccio nero cambiò espressione, guardando il rivale nervoso sotto di lui. Sollevò una suola, mettendo la gamba piegata a sostegno, mentre una mano toccava il mento con fare studiato. Gli occhi rossi brillavano sotto l’oro della maschera: Sonic ne era incantato. Fremeva all’idea di quello che sarebbe potuto succedere, eppure doveva stare fermo: l’iniziativa era di Shadow. Piegò le orecchie contro il cranio, mentre il sorriso tagliente del compagno si avvicinava sempre più a lui.

Non seppe nemmeno lui come, ma una mano gli strattonò gli aculei, scaraventandolo muso sul materasso, mentre la caduta del suo corpo veniva frenata da una presa ferrea che gli afferrava la coda, sollevandogli le natiche per aria. Era una posizione scomoda, ma stabile. La presa sulla sua nuca svanì, ma una fitta alla schiena e un peso sulla calotta cranica gli fecero stringere i denti per il dolore. Il riccio blu aprì gli occhi, dove uno specchio verticale era stato strategicamente posizionato. Trasalì quando vide riflesso lo stivale di pelle che gli schiacciava la testa e le scapole al materasso, con la figura mascherata che lo sovrastava, il frustino di corde che batteva ritmico sul palmo della mano.

Shadow si abbassò verso l’orecchio dell’altro, mentre massaggiava una natica soda con il manico dell’arma, lasciando un segno evidente.

«Il tuo lavoro è stato mediocre.»

Le parole gli penetrarono i timpani, ma mai quanto lo schiocco secco che seguì la frase. Un urlo strozzagli gli uscì dalla gola, la natica bruciava mentre l’aria seguiva il colpo inferto. Il dolore gli irrigidì tutti i muscoli, gli aculei cobalto si tesero, l’eccitazione gli arrivò dritta all’inguine. Chaos, non avrebbe retto a lungo.

«Un eroe come te dovrebbe essere perfetto.»

Un nuovo sussurro, lo sferzare dell’aria e il dolore che si espandeva sulla pelle irritata. L’urlo terminò morbido, il bruciore che si affievoliva. Una lingua calda si insinuò nel lobo pescato, provocando brividi in tutto il corpo. Poi ci fu calore, bruciore e un gemito guttulare che gli rimbombava nei timpani. Il riflesso di Shadow che gli strattonava l’orecchi gli fece vedere le stelle. Il sangue scorreva copioso dai segni del morso, così come dalle labbra abbronzate che venivano pulite dal passaggio della lingua, il sapore ferroso che la impregnava. Il lobo martoriato venne accuratamente lavato dal muscolo bagnato, succhiando e ciucciando in modo da fermare la perdita.

La guaina del riccio cobalto faticava a contenere il membro turgido al suo interno, il sangue che affluiva senza fatica dopo le attenzione ricevute. Le corde del frustino solleticavano l’ingresso umido, mentre la voce melensa del riccio nero gli ribaltò i visceri:

«Dovrò impartirti un po’ di disciplina.»

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Mi stupisco di quanto stia allargando i miei orizzonti quest’anno. Ma starci dentro con le parole prefissate? Quello mai T-T

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Capitolo 15
*** Umbrella ***


15

Prompt: Umbrella

Personaggi: Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic the Hedgehog (2006)

Genere: Introspettivo, Tematiche delicate

Numero Parole: 517

 

Sonic osservava l’appartamento di Shadow: Rouge aveva detto che non era in casa, ma dato lo stato infuriato in cui – giustamente – versava era più che probabile che lo stesse allontanando.

Il riccio blu piegò le orecchie in segno di colpevolezza, la pioggia incessante che gli inzuppava il pelo e i calzini, ma poco gli importava. Doveva vedere Shadow, doveva scusarsi. Lo aveva aspettato davanti alla sede del GUN, ma non lo aveva mai incontrato. Aveva chiesto informazioni e gli era stato detto che aveva preso un lungo periodo di ferie, recuperando perfino quelle arretrare. Sonic si era sentito morire; non credeva che la sua mancanza avrebbe sconvolto il rivale fino a tal punto.

Aveva bisogno di chiarire, ma non riusciva a rintracciarlo e Rouge probabilmente – sicuramente – sapeva. Sapeva dove Shadow fosse, cosa il blu aveva fatto. Ogni cosa. Per questo non lo faceva entrare nell’appartamento e non gli forniva informazioni.

Sonic rimase a fissare la finestra chiusa della stanza del riccio nero, sperando di vedere un qualche segno della sua presenza. Il nulla. Forse non era davvero in casa dopotutto.

Il suono della pioggia si attutì e lo scroscio incessante che gli lavava la pelliccia si fermò, lasciando spazio al freddo. Sonic rabbrividì, constatando che sopra la sua testa c’era la calotta rossa di un ombrello. Voltandosi, vide al persona che aveva cercato per tre giorni. Sonic non perse tempo:

«Shadow, io-»

«Non voglio ascoltarti.»

La risposta gelida fece trasalire il velocista che digrignò i denti per la frustrazione. Non lo aveva nemmeno guardato in faccia. No; doveva ascoltarlo.

«Shadow per favore, lascia che ti spieghi-»

«Non c’è nulla da spiegare: il tuo comportamento è stato più che esaustivo.»

«Per il Chaos! Ascoltami! E guardami in faccia quando ti parlo.»

La risposta secca di Sonic ottenne il suo effetto: occhi vuoti e arrossati lo fissarono con disprezzo. Sonic si pentì di aver insistito.

«Cosa altro vuoi dirmi? Che ti dispiace? Lo hai già detto, ma non so che farmene delle tue scuse.»

«Ti prego! Ero talmente preso da tutte quelle sensazioni che non capivo più nulla!»

«Una cosa ti avevo chiesto. Una! E tu sei riuscito a “dimenticartela”.»

Le orecchie cobalto si abbassarono, colpevoli. Era vero, non poteva controbattere, ma non era sua intenzione.

«Non avrei mai voluto arrivare a quel punto.»

«Maledizione Sonic! Vuoi guardare in faccia alla realtà, per una volta? Abbiamo concordato la parola di sicurezza, i gesti per fermare il gioco. Qualsiasi cosa per la tua sicurezza. E tu mi vuoi dire che hai dimenticato tutto? Veramente?
No; la verità è che tu hai voluto testare i tuoi limiti, senza pensare alle conseguenze come tuo solito. Come pensi mi sia sentito quando ti ho visto svenire sotto i miei colpi? Tu non hai pensato a me: hai agito solo per i tuoi interessi.
Ora dimmi: se nemmeno in un ambiente intimo ti sei affidato a qualcuno che non fossi tu, come pensi che gli altri si possano affidare a te?»

Detto ciò, Shadow gettò in mano il manico al velocista, teletrasportandosi all’istante. Solo dopo quelle parole Sonic capì la gravità delle sue azioni.

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Capitolo 16
*** Dark ***


16

Prompt: Dark

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po’ tutti

Contesto: Post Sonic Forces

Genere: Introspettivo, Tematiche delicate

Numero Parole: 601

 

Shadow incassò il colpo a fatica, scavando nel terreno solchi profondi. La velocità con cui la figura nera si muoveva era disarmante, e riusciva a seguirla giusto in tempo per permettergli di irrobustire la sua difesa. Gli impatti avevano sempre più presa sul fisico, così come la sensazione di impotenza.

Si guardò intorno, osservando i corpi privi di sensi delle persone che avevano tentato di fermarlo: perfino Amy, Knuckles e Tails non erano stati in grado di calmarlo.

«Si vede che sei diverso dagli altri. Nessuno di loro ha resistito ad un singolo colpo.»

Il riccio nero trasalì: delle braccia avvolte dalle tenebre gli circondarono la vita mentre la sagoma, approfittando dei secondi di assestamento, si era schiacciata alla schiena dell’agente. Il muso infossato nell’incavo del collo nero, aspirandone l’odore fiorato.

Di riflesso Shadow piegò il gomito e scagliò il pugno sopra la spalla, ma colpì il vuoto. Non ebbe il tempo di stupirsi: un calcio gli rovesciò il volto, facendolo indietreggiare, imprecando a denti stretti.

«Guardati – si compiacque Sonic – sei così debole.»

«Debole…»

Ripeté Shadow, il disprezzo che pian piano sciamava dal suo volto mentre la consapevolezza iniziava a farsi strada.

«Sono debole – riprese spuntando del sangue che gli impastava la lingua – perché porto questi dannati, pesantissimi anelli.»

Sollevò la mano, sbloccando il cerchio dorato che cadde a terra con un tintinnio metallico. Sonic si stupì quando vide che il rivale si avvicinò alle caviglie, togliendo tutti e quattro i ring: era la prima volta che lo faceva davanti a lui. La cosa lo intrigò molto, facendolo sogghignare.

Uno spostamento d’aria lo investì, mentre un’aura dorata famigliare avvolgeva Shadow. No, si corresse, era bianca. O forse era altro, poteva scorgere lo spettro con tutti i colori. La luce si concentrò sul corpo del rivale, mutando la pelliccia di un colore lucido. Platino.

Una super-forma?

«Non ho intenzione di combattere con una persona “debole”.»

«Hai sbagliato tutto: - ringhiò Sonic – io non sono debole!»

Il pugno si schiantò una frazione di secondo dopo sul muso di Shadow. Sonic sorrise trionfo, l’aura scura che gli serpeggiava attorno. Trasalì quando si accorse che il rivale non si era mosso di un millimetro, anzi lo fissava con occhi intensi.

No; non di nuovo!

Il velocista colpi una seconda volta, e ancora, ancora ma più colpiva più si rendeva conto che i suoi pugni non andavano a segno: non riusciva a raggiungerlo.

«Non sono debole – disse slanciandosi indietro – e te lo dimostrerò!»

Si raggomitolò a palla, avvitandosi sul posto e caricandosi di energia. Il suo scatto avvitato avrebbe sortito l’effetto desiderato: avrebbe piegato Shadow una volta per tutte. Un lampo e su tuono: l’impatto scatenò una sferzata d’aria che sollevò la terra e la polvere.

Sonic vorticava freneticamente sull’addome di Shadow, mentre questi strinse i denti e allargò le braccia. Le chiuse secco, schiacciando la schiena e bloccando i loro petti insieme. Un urlo furioso si alzò nell’aria.

«LASCIAMI!»

Sonic si dimenava in preda alla furia e al panico. Scalciava e sbraitava, impattando la testa contro quella del proprio carceriere, nel tentativo di allentare la presa. La rabbia venne sostituita dal terrore mentre le urla si affievolivano in un piagnisteo isterico.

…nonsonodebole-nonsonodebole-nonsonodebole-devoliberarmi-nonsonodebole-nonsonodebole-devosalvaretutti-nonsonodebole-nonsonodebole-nonsonodebole-nonsonodebole-nonsonodebole-lasciami-nonsondebole-nonsonodebole-nonsonodebole…

«Non sei debole.»

Disse Shadow passando le dita sulle lacrime che scorrevano copiose sul volto di Sonic. Il corpo dell’altro era floscio e malleabile, tanto che gli si appoggiò contro per sorreggersi. Fece scorrere la mano sugli aculei sollevati, osservando le orecchie schiacciarsi contro il cranio spaventate:

«Hai solo subito un trauma. Dovresti parlarne con qualcuno.»

«Non ne voglio parlare. – rispose Sonic schiacciandoglisi contro – Non voglio la pietà di nessuno. Voglio solo dimenticare.»

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

In questi giorni sto mangiando pane e allegria mi dicono in regia. Ma sono quasi tornata in pari con le pubblicazioni, quindi qualcosa di buono ho fatto.

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Capitolo 17
*** Lazy Mornings ***


17

Prompt: Lazy Mornings

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Post Shadow the Hedgehog

Genere: Fluff, Lemon, Shonen-ai

Numero Parole: 472

 

La sveglia suonò acuta, interrompendo la quiete della stanza. Un mormorio infastidito e una palpebra leggermente sollevata furono l’unica reazione: la mano artigliata si avvicinò a tentoni al comodino dove giaceva l’arnese infernale che aveva aumentato il tempo del fastidiosissimo bip-bip. Trovatola, una manata secca premette il pulsante di spegnimento, mentre le cifre rosse rivelavano l’orario. Le 6:30 del mattino, una nuova giornata di lavora alla GUN e una pila di scartoffie da compilare.

Shadow si portò una mano agli occhi, gemendo di malavoglia per quella prospettiva: in tutta sincerità avrebbe preferito rimanere nel letto ad osservale il petto del riccio che gli dormiva affianco. Sonic aveva il volto di un bambino beato che dormiva sonni tranquilli, abbracciato al suo peluche preferito. Piccolo dettaglio: suddetto peluche era il braccio di Shadow.

La forma di vita definitiva arrossì per la situazione; non solo doveva essere il più silenzioso possibile in casa sua, ma doveva anche svegliare il compagno per poter uscire dal letto. Tentò di far scivolare il braccio fuori dalla presa dell’altro, ma questi strinse di più, aggrottando le sopracciglia e biascicando nel dormiveglia:

«…è presto…ancora cinque minuti…»

«Sonic – bisbigliò il riccio nero – devo andare a lavoro. Lascia il braccio.»

Slanciò l’arto sequestrato, riuscendo a svicolare dalle grinfie pesca, mettendosi seduto e spostando le coperte per poter uscire dal letto. Delle braccia insistenti gli circondarono i fianchi, trascinandolo schiena contro il materasso. Shadow era famoso per avere poca pazienza; figurarsi appena sveglio.

«Sonic-»

«Non andare. – pigolò – Resta con me…»

«Spieghi tu a Tower la mia assenza?»

Disse sarcastico il riccio nero, non aspettandosi una risposta alla provocazione. Ancora una volta il velocista lo stupì:

«Sì, ci parlo io. Deve smettere di farti lavorare così presto…»

Shadow non sapeva che dire. Rise interiormente immaginando la scena, con i due che si scornavano per questa piccolezza. Quanto apprezzava l’ingenuità del rivale.

Si girò nell’abbraccio, rivolgendo il volto a Sonic. Sollevò la mano e la fece scorrere tra gli aculei blu, pettinandoli. L’espressione del riccio blu passò dall’infastidito al beato, facendo piccole fusa per le coccole ricevute. Shadow gli si avvicinò ancora, posando un bacio a fior di labbra. Fermò la mano sotto la nuca cobalto, muovendo piccoli cerchi mentre cospargeva il muso pesca di baci.

Le fusa aumentarono mentre le labbra si schiudevano in chiara richiesta. Shadow la colse, passando la lingua al centro della pelle chiara per poi affondare nella bocca calda e giocosa. I muscoli bagnati completamente svegli si intrecciavano tra loro, schioccando e saltando, mentre i gemiti soffusi e i brontolii di entrambi riempivano la stanza.

Shadow si issò sul petto il compagno, dandogli più accesso, sentendo l’altro arrivargli in gola togliendogli il respiro. Spostò le mani sui glutei blu, massaggiandoli debolmente.

Sonic si staccò, gemendo un po’ più forte. Si leccò le lebbra mentre diceva lussurioso:

«Oggi colazione in camera?»

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Capitolo 18
*** A Date to Die For ***


18

Prompt: A Date to Die for

Personaggi: Amy Rose, Knuckles the Echidna, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: -

Genere: Fluff

Numero Parole: 653

 

«Andiamo Amy; non abbiamo ancora finito?»

«Non mettere fretta all’arte.» rispose la riccia piccata, mentre reggeva la sac a poche per guarnire il dolce che stavano preparando. Era stata contenta che Sonic le avesse chiesto di fare un’attività così casalinga solo loro due: la cosa la fece sognare ad occhi aperti sul loro futuro di coppia.

«Voilà!»

Il tiramisù era completo, con la giusta spolverata di polvere di cacao e ciuffetti di crema al mascarpone per guarnire. Amy sorrise soddisfatta all’amico, mentre questo si era infilato nell’armadietto sotto il forno e stava frugando alla disperata ricerca di non si sapeva cosa. La riccia lo guardò infastidita, per poi chiedere cosa stesse facendo.

«Sto cercando un contenitore per portare via il dolce. Sai, Rouge è stata categorica: devo essere alle 17 in punto al bar della piazza di Station Square, altrimenti mi avrebbe fatto picchiare da Knuckles. Non che la testa di legno mi spaventi, ma ultimamente quei due vanno più che d’accordo-»

Sonic si fermò con la tortiera in mano, gli occhi sbarrati sullo sguardo di fuoco che Amy gli rivolgeva.

«Quindi abbiamo preparato il dolce non per noi, ma per Rouge?!»

«Amy, io te l’ho detto subito.» rispose il riccio blu, irritato dall’accusa. «Ma forse eri troppo presa per prestare attenzione.»

La riccia sgranò gli occhi, colpita. Pensandoci a mente fredda era davvero eccitata quando Sonic le propose l’idea e forse aveva trascurato l’intorno, fossilizzandosi sull’attività collettiva. Abbassò lo sguardo, sorridendo colpevole:

«Ops.»

«Ah, Amy non puoi partire sempre in quarta quando io-» la coda dell’occhio vide l’orologio appeso al muro. Le 16:55. «SONO IN RITARDO!»

Fulmineo, la Macchia Blu mise il dolce nella tortiera e sfrecciò in una scia cobalto fuori dalla porta, lasciando la povera Amy interdetta e con l’intera cucina da sistemare.

-

Sonic arrivò al punto stabilito alle 17:01, cercando tra i tavoli all’aperto il pipistrello bianco. Si stupì quando non lo vide, ma in compenso c’era qualcun altro: nel tavolo più esterno, intento a bere dalla tazza – di caffè – sedeva Shadow the Hedgehog.

Il velocista si avvicinò al rivale salutandolo gioviale:

«Ehilà Shadz. Rouge non è ancora arrivata?»

«Rouge? – esordì interrogativo – Oggi è in missione.»

Sonic si congelò sul posto. Che diavolo significava? Lo aveva preso in giro, facendolo comandare a bacchetta da Amy per più di due ore?

Shadow lo guardò confuso, appoggiando la tazza di caffè sul tavolo, osservando un sofferente Sonic che si accasciava sulla sedia di fronte.

«Non so cosa ti abbia detto la mia partner, ma non c’era bisogno di portare una torta per il mio giorno di creazione.»

Il velocista parve interdetto mentre cercava di far funzionare gli ingranaggi del cervello. Creazione? Torta? Poi una folgorazione: era il compleanno di Shadow e Rouge non voleva che fosse solo! Recuperò la solita baldanza mentre apriva i ganci della tortiera:

«Non potevo lasciarti in pace proprio oggi. Comunque prepara il palato per questo dolce cucinato con le mie manine: è un-»

«-disastro.» continuò Shadow.

Sonic aggrottò le sopracciglia, offeso. Come poteva il rivale non apprezzare il suo gesto. Si era impegnato tanto per…gli venne da piangere quando capì le parole dell’altro: il dolce si era completamente schiacciato contro la tortiera, diventando una dubbia forma spiaccicata. La sua velocità aveva compresso il suo bellissimo tiramisù.

«Che figura!» si lagnò Sonic con fare melodrammatico. Non si accorse del cucchiaino che prendeva parte del pasticcio, arrivando alle labbra di Shadow. Quando i sapori si appoggiarono alla lingua, il riccio nero si lasciò andare un verso di apprezzamento, chiudendo gli occhi e portando una mano al muso spolverato di rosso. Il riccio cobalto lo guardò incredulo, osservando con stupore la reazione dell’altro.

Shadow prese una grande cucchiaiata, gustando le note di caffè che si mischiavano al mascarpone:

«Che cos’è?»

«Tiramisù.»

«Lo adoro. Potresti darmi la ricetta?»

Sonic sorrise, incredulo per la piega che stavano prendendo gli eventi.

«La ricetta è di Amy, ma vedrò cosa posso fare.»

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Tiramisù. Tutti amano il tiramisù, perfino Shadow. Punto ^^

Comunque Rouge, oltre ad essere la best waifu della serie è anche best mamma chioccia.

 

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Capitolo 19
*** Paranoia ***


19

Prompt: Paranoia

Personaggi: Miles “Tails” Prower, Shadow the Hedgehog, Sonic the Werehog

Contesto: Sonic Unleashed

Genere: Fluff, Shonen-ai

Numero Parole: 511

 

Shadow seguiva la volpe bicoda che gli stava facendo strada, gli aculei sollevati per l’irritazione. A volte detestava essere così potente: gli venivano affidati compiti particolarmente molesti, come quello che si accingeva a fare.

«Rilassati Shadow; Sonic non ha mai dato segni di aggressività anche se colpito dal potere di Dark Gaia.»

Il riccio nero sbuffò stizzito, per niente rassicurato dalla volpe. Il rivale era sempre stato troppo allegro e spensierato anche nella sua forma normale, figurarsi quando era un enorme riccio mannaro. Non voleva averlo intorno come un cane da compagnia.

«Non è quello che mi preoccupa: se davvero è diventato un mezzo cane non deve azzardarsi a saltarmi addosso come suo solito.»

«Sonic non ti è mai saltato addosso – puntualizzò Tails con un sorriso tirato – ma capisco che a volte sia un po’ esuberante.»

Shadow lo guardò a mezz’occhi, indifferente alla blanda difesa della volpe.

Camminarono ancora per i quartieri di Spagonia, giungendo al dormitorio dell’università dove il professor Pickle aveva fornito loro delle stanze. Proprio mentre Tails stava per bussare alla porta si accorse che il riccio nero non era più dietro di lui. Si guardò attorno, trovando l’agente nel giardino oltre il chiostro. Lo vide sradicare una panchina di legno, per poi avvicinarsi tutto impettito alla volpe incredula.

«Shadow stai esagerando; la tua paranoia ti farà fare una pessima figura – oltre ad aver vandalizzato uno spazio pubblico.»

«Non è paranoia – sputò il riccio – ma prudenza. Non riesco ad immaginare cosa possa fare quella palla di pelo troppo cresciuta.»

Tails sospirò rassegnato; sapeva che Shadow difficilmente tornava sui suoi passi, perciò era meglio ignorare le sue stranezze. Le orecchie nere si tesero mentre la piccola volpe apriva la porta della stanza. Ci fu un ringhio e la porta venne spalancata, facendo sobbalzare i due mobiani ancora all’esterno. Tails perse l’equilibrio mentre una figura quadrupede si lanciava fuori dalla stanza, sfrecciando verso Shadow.

La volpe bicode scosse la testa, cercando di capire cosa fosse successo quando d’improvviso sentì un ringhio e un guaito dietro di lui. Si voltò spaventato, trovando Sonic schiacciato a terra sotto la panchina, con Shadow che lo sovrastava minaccioso. Vide il riccio nero puntare l’indice davanti al muso del Werehog, soffiando velenoso:

«Niente strusciate. Niente leccate.»

Sonic lo guardò con fare sofferente, ma annuì con un cenno di testa. Shadow lo guardò con sospetto, assottigliando gli occhi, ma poi sollevò la panchina e la spostò dal corpo del rivale senza mai perdere il contatto visivo. Indietreggiò fino a sistemarla nei solchi che aveva lasciato nel prato, mentre Sonic si metteva in piedi. L’agente si avvicinò a Tails camminando all’indietro, continuando a fissare il Werehog che non gli aveva mai staccato gli occhi di dosso. Distolse lo sguardo per vedere le condizioni della volpe…fu un grosso errore. Delle mani troppo grandi gli bloccarono le braccia, sollevandolo da terra e trascinandolo contro il petto ampio del riccio mannaro. Sonic rise tronfio mentre Shadow si dimenava, gettandogli il grosso muso nell’incavo del collo, aspirando forte, passando la lingua tra la pelliccia abbronzata:

«Sei piccolo e appetitoso: ti mangerei.»

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

“Zio Boris!” e ho detto tutto.

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Capitolo 20
*** Danger/Safety ***


20

Prompt: Danger/Safety

Personaggi: Infinite the Jackal, Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic Forces

Genere: Introspettivo, Shonen-ai

Numero Parole: 579

 

Sonic stava precipitando. Non aveva mai avuto paura di cadere poiché sapeva sempre atterrare, ma questa volta era terrorizzato: non sarebbe finito tra ciottoli o asfalto. Sotto di lui c’era acqua. Tanta acqua. Infinite lo aveva fregato, portandolo nel cuore della giungla; se dapprima era entusiasta della cosa, pensando che lo sciacallo stesse scappando, si era sbagliato di grosso. Il bastardo lo fece correre sopra una rientranza naturale che formava una splendida polla azzurra circondata da piante tropicali: il rubino fantasma brillò mentre l’onda d’urto sbalzo Sonic via dal ramo su cui stava correndo. La terra gli mancò sotto i piedi mentre precipitava, negli occhi sbarrati l’immagine dello sciacallo che salutava:

«Ti auguro buona morte, ratto blu.»

Sonic impattò contro la superficie cristallina, sentendo il gelo dell’acqua penetrargli la pelliccia, il mondo farsi sfuocato mentre la poca aria che era riuscito a prendere gli gonfiava le guance. Il panico lo assalì, facendogli muovere convulsamente gli arti cercando di ritornare in superficie, verso la luce sopra di lui.

Stava affondando e l’aria iniziava a mancare.

-

Shadow imprecò a denti stretti nel vedere la rovinosa caduta del velocista. Era stato contattato da Silver nelle rovine della base di Eggman, e si era precipitato all’inseguimento del farabutto che lo aveva messo al tappeto: avevano un conto in sospeso. Raggiunto il duo si era tenuto a distanza, nel caso le cose si fossero messe di nuovo male per Sonic: detestava stare in dispare ma date le capacità del rubino fantasma era l’opzione più sicura.

Dal suo nascondiglio tra le alte piante tropicali Shadow scivolò verso il terreno, nascondendosi nell’ombra, raggiungendo una grossa radice che si immergeva nel lago. Vi si immerse fino al collo, nascondendosi al disotto e osservando lo sciacallo che si stava avvicinando alla superficie dell’acqua. Digrignò i denti, capendo che Infinite aspettava che Sonic riemergesse per poterlo finire: forse non era a conoscenza dell’incapacità di nuotare della Macchia Blu, o forse era solo una precauzione.

Shadow prese un profondo respiro e si immerse. I suoi occhi si adattarono subito alla densità dell’acqua permettendogli una vista ottimale. Il lago era profondo qualche metro, nulla di eccezionale per un qualsiasi nuotatore; non per il riccio blu che scalciava sul fondo. Shadow nuotò rado alle rocce avvicinandosi cauto al rivale. Gli afferrò le guance rosse e allacciò le loro labbra, usando la lingua per crearsi lo spazio sufficiente a scambiare l’ossigeno nei polmoni del velocista. Dopo l’irrigidimento iniziale, sentì Sonic rilassarsi riconoscendo il suo salvatore: una mano gli picchiò lentamente sulla spalla destra, in segno di gratitudine. Shadow gli mise un braccio attorno alla vita e lo portò a nuoto radente sotto la radice, nascosti dall’ombra. Mise una mano sulla bocca di Sonic e gli prese la nuca, sollevandolo piano e facendo in modo che solo il naso a punta uscisse dall’acqua. La Macchia Blu respirò soddisfatto mentre Shadow faceva lo stesso ed annusava l’aria, cercando un odore specifico: sbuffò constatando che era libera dalla presenza di Infinite.

Si sollevò, facendo emergere gli occhi e scrutando la zona. Via libera.

Emerse con la testa, trascinando su Sonic che gli si aggrappò, annaspando per l’aria.

«Merda! Credevo di morire.» ridacchiò isterico, il fiatone che gli rendeva difficile parlare.

«Questo succede quando non si ha un piano.» disse asciutto Shadow, portando entrambi in acque più basse.

«Scusa – rispose colpevole – ma il mio unico rimpianto sarà il non poter vedere la faccia di Infinite al nostro prossimo incontro. Dici che tiene sempre addosso quella maschera?»

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Un po’ pensante come situazione. La paura non è mai una buona amica.

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Capitolo 21
*** Lights, Camera, Action! ***


21

Prompt: Lights, Camera, Action!

Personaggi: Knuckles the Echidna, Miles “Tails” Prower, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic the Movie

Genere: Fluff

Numero Parole: 530

 

«Bene signori, vi presento colui che interpreterà il ruolo di antagonista nel nuovo film: Shadow the Hedgehog.»

Un riccio di media statura, pelliccia lucida e dei taglienti occhi cremisi entrò dalla porta dello studio di registrazione. Aveva lo sguardo duro nonostante il muso avesse dei lineamenti più delicati di quelli di Knuckles, eppure emanava un senso di potenza ancor più spiccato. Non era comunque questa caratteristica ad aver bloccato a metà la frase di Sonic: quegli occhi vermigli, incorniciati del nero della pelliccia e dalle vibranti striature rosso sangue lo avevano stregato.

Lo stomaco gli si rivoltò quando si accorse che il nuovo arrivato si stava avvicinando al terzetto.

«Molto lieto – disse con voce cupa – sono Shadow. È un piacere lavorare con voi.»

Allungò una mano verso Sonic, ma questi era troppo imbambolato per poter anche solo respirare. Fortunatamente c’era qualcun altro ancor più entusiasta di lui: Tails si avvicinò al riccio nero sorridendo gentile. Afferrò la mano e la strinse energico:

«Tanto piacere. Sono Miles Prower, ma puoi chiamarmi Tails.»

Shadow abbozzò un sorriso, abbassando lo sguardo verso la piccola volpe, ricambiando la stretta.

«Piacere mio Tails.» rispose avvicinandosi al muso del piccolo. Si fermò a poca distanza dall’altro, spostando le iridi a destra pensieroso.

«Perdona la richiesta: posso sentire il tuo odore? Mi piace imprimere una traccia indelebili delle persone con cui lavoro.»

A Tails si illuminarono gli occhi alla richiesta: era un qualcosa di intimo, ma che denotava una particolare cura per gli altri. Le due code vibrarono mentre acconsentiva alla richiesta. Shadow gli si mise a un palmo dal naso, inspirando. Percepiva della menta e olio di motore.

«Stai lavorando ad un qualche progetto meccanico?» chiese incuriosito.

Tails annuì fiero, scodinzolando contento.

«Ciao, sono Knuckles.» disse l’echidna dall’alto dei suoi due centimetri in più, porgendo la mano. Shadow ricambiò la stretta, scambiando uno sguardo di intesa e tacita richiesta. L’altro acconsentì e l’odore che avvertì era di erba fresca, latte di capra, e uva. Interessante.

Shadow spostò la sua attenzione su Sonic, ancora immobile.

«Tu devi essere Sonic.» disse il riccio nero, non osando porgere la mano dato il “rifiuto” di poco prima. Sorrise leggermente, abbassando le palpebre in tacita richiesta.

L’intero essere del velocista era in allarme: aveva quei magnifici occhi che lo stavano guardando speranzosi e lui, da bravo estroverso qual era… non sapeva che fare. Era terrorizzato! L’orecchio ebbe un guizzo nervoso, mentre un nodo gli stringeva la gola. Sollevò la testa e ingoiò, chiudendo gli occhi e riaprendoli piano, riportando la testa bassa. La pelliccia gli si drizzò all’istante quando si trovò il naso di Shadow a pochi millimetri dal suo: gli aculei si sollevarono, le spalle si appuntirono, le palpebre si chiusero per l’emozione eccessiva. Il muso divenne paonazzo, mentre i bollori della situazione gli fecero sbattere freneticamente il piede a terra in un tic veloce e nervoso.

Shadow si ritrasse scottato, osservando gli altri due mobiani che lo fissavano altrettanto spaesati. D’istinto poggiò un dito sul naso della sua controparte, sentendolo sciogliersi al tocco. La tensione del riccio blu scomparve, rilassandolo e facendogli assumere uno sguardo beato. Il piede smise di battere.

Per questo ruolo ne avrebbe viste delle belle.

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Capitolo 22
*** Party ***


22

Prompt: Party

Personaggi: Knuckles the Echidna, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po’ tutti

Contesto: Sonic Generations

Genere: Fluff, Slice of Life

Numero Parole: 541

 

La festa riprese da dove era stata “interrotta” se così si poteva dire dalla follia di Eggman.

Sonic si avvicinò al buffet per pendere un meritato chili dog, circondato dai suoi più cari amici che avevano organizzato la festa a sorpresa – anche se quella più grossa l’aveva fatta Testa d’Uovo, rischiando di devastare lo spazio-tempo. A volte il riccio blu si chiedeva se il Dottore pensasse alle conseguenze dei suoi piani e macchinazioni.

Scacciò quei pensieri dando un primo morso al suo spuntino, osservando i volti allegri dei presenti. Quasi si ingozzò quando vide qualcuno che non si sarebbe aspettato di trovare: Shadow era un po’ in disparte dal gruppo, sorseggiando una bibita all’ombra di un albero poco distante. Si avvicinò al rivale con uno sguardo incuriosito, affiancandoglisi mentre si leccava le punte delle dita:

«Mi stupisce vederti ancora qui.»

Shadow lo guardò con un sorriso tirato sul volto, le parole schiette gli uscirono dalla labbra abbronzate:

«Rouge mi sta ricattato.»

Sonic si portò le mani alla bocca per soffocare le risate. Ora aveva più senso la presenza dell’altro. Si chiese cosa potesse avere il pipistrello di così compromettente da costringere il riccio nero a rimanere alla festa, nonostante la sua propensione l’eremitaggio.

In quel momento una musica tecno si alzò per il prato, facendo vibrare i bicchieri disposti sui tavoli.

«È ora di movimentare la festa!» urlo Vector, iniziando a muovere qualche passo al centro dello spiazzo. I più si unirono a ballare, chi in compagnia chi mosso dalle note dello stereo portatile.

Shadow sbuffò esasperato mentre osservava la scena, deciso più che mai a rimanere appiccicato al tronco dell’albero. Vide il riccio blu che stava già scalpitando sul posto, desideroso di buttarsi nella mischia: tuttavia pareva non volersi aggregare al gruppo e questo era un fatto molto insolito per una persona così estroversa. Non ebbe il tempo di porgere un commento secco all’altro che una mano troppo famigliare gli agguantò il braccio, trascinandolo sulla pista improvvisata, cinguettando:

«Scusa Blue, non ti dispiace se ti rubo questo brontolone per un ballo?»

Rouge ignorò le lamentele del riccio nero, portandolo al centro della pista e trascinandolo in una danza vivace e sensuale. La faccia rassegnata di Shadow la diceva lunga.

Sonic rimase per un minuto buono a guardare stralunato la scena, constatando che qualsiasi cosa il pipistrello doveva avere sul rivale era roba davvero pesante per costringerlo a fare da marionetta a quel modo. Storse il naso infastidito, borbottando:

«Sì, mi dispiace.»

Poi i suoi occhi puntarono qualcuno che avrebbe distratto la spia, mentre un piano improvvisato di formava nella sua testa. Scattò verso il povero Knuckles e gli agguantò il braccio, trascinandolo tra i ballerini e afferrando con la mano libera Shadow. Fece una mezza piroetta, invertendo i posti dei due prigionieri e trascinando a sé il riccio nero, dicendo beffardo:

«Non ti dispiace se rubo questo brontolone per un ballo?»

Rouge già non ascoltava, agganciando l’echidna per il collo e riprendendo a danzare. Sonic sorrise per la scena, per poi ballare a ritmo davanti al proprio compagno. Shadow sollevò un sopracciglio per le parole dell’altro, poi sorrise sghembo mentre portava la mano sulla schiena del riccio blu e schiacciava i loro petti tra loro. Voleva ballare? Che così sia.

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Io che mi riprendo da una settimana infernale. Non sarà con le tempistiche giuste, ma ho intenzione di arrivare fino in fondo.

Scusate il ritardo ^^”

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Capitolo 23
*** Cage ***


23

Prompt: Cage

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po’ tutti

Contesto: -

Genere: Introspettivo, Shonen-ai

Numero Parole: 614

 

A volte Sonic detestava la sua celebrità: non poteva andare in un posto che era assalito dalla gente, sia mobiana sia umana. Doveva sempre essere controllato in qualsiasi cosa dicesse. Doveva fare attenzione alle parole, alle opinioni che dava su particolari argomenti, non poteva permettersi di dare un messaggio ambiguo o altro, perché sarebbe stato subito crocifisso dai media e dai fan. Era sempre sul chi-va-là quando veniva invitato ad eventi o cerimonie e se all’inizio l’idea di indossare i pantaloni era la sua maggior preoccupazione, ora lo erano i discorsi che spesso gli venivano richiesti. Troppo specifici o mirati, quasi volessero fargli uno sgambetto. Per questo era sempre stato sul pezzo, cercando di svicolare, di non esprimere pareri in modo da non rimanere invischiato in scandali o pettegolezzi; non voleva avere quegli avvoltoi di giornalisti alle calcagna.

La cosa che lo infastidiva di più era che anche i suoi amici cercavano di cavargli informazioni o preferenze, volevano opinioni o punti di vista su argomenti di attualità o situazioni complicate. A volte si chiedeva se lo conoscessero bene come credevano: lui non si sarebbe mai espresso. Amava la libertà, il non dover preoccuparsi del futuro, vivere il presente senza pensieri e complicazioni come aveva sempre fatto. Distruggere badniks o sventare i piani di Eggman. Correre a perdifiato per il mondo. Sedersi su una panchina a mangiare un chili dog fumante. Era questo che lui era: quello per cui avrebbe sempre lottato. La libertà. Una cosa che stava venendo sempre meno con il mondo che si stava creando.

Tutti volevano prendere posizione e lui doveva scegliere uno schieramento, sia politico sia etico.

Scappava continuamente da queste costrizioni: la società ingabbiava il tutto con etichette e classificazioni. I suoi amici, Amy, Tails, volevano sapere in cosa lui si rispecchiasse in quel mare di epiteti e cartellini. Sonic era per il vivi e lascia vivere, la mia libertà inizia dove finisce la tua. Nessun despota autoproclamatosi. Nessuna violenza. Aveva sempre creduto che fosse così semplice da capire, da far comprendere al mondo, eppure era ingabbiato in queste identificazioni.

Il mondo che aveva salvato innumerevoli volte era diventato la sua gabbia.

A volte detestava chi fosse diventato.

Troppo spesso si ritrovava alla porta di Shadow per poter cercare un confronto con l’unico essere che non avrebbe mai preteso nulla da lui. Nessuna etichetta o quant’altro.

Se la prima volta il riccio nero fu sorpreso di vederlo nel complesso di appartamenti di Station Square, le volte successive lo portò lontano sfruttando il Chaos Control. Corsero per la giungla, sui ghiaccia di Holoska, per le strade di Chun-nan. I loro unici pensieri erano il rincorrersi a vicenda, superandosi e dimostrando di essere i migliori, arrivando perfino alle mani a ruzzolare nella polvere. Poi un giorno non ci fu alcuna gara: Shadow li trasferì in un piccolo casolare in mezzo ad una foresta di bambù. Era isolato e nascosto. Entrati, il riccio nero lo spinse sul letto di paglia, premendo le loro labbra, i corpi schiacciati. Lo shock fu tale che Sonic non si mosse fino allo staccarsi dell’altro. Ripristinò subito il contatto: il calore e il silenzio dei suoi pensieri era troppo bello per essere abbandonato.

Shadow era l’unico che non chiedeva; pretendeva e otteneva quello che voleva. Non aveva bisogno dell’approvazione degli altri e non gli interessava essere appellato e detestato. Shadow gli dava l’adrenalina e la libertà che il mondo voleva togliergli.

La gabbia dorata che era diventata la sua vita era stata scassinata con precisione chirurgica, facendogli ricordare chi era: era sangue, era eccitazione, era il brivido del buttarsi nel vuoto senza preoccuparsi di quando fosse profondo.

Non si sarebbe più fatto scappare questa sensazione di libertà.

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Capitolo 24
*** Secret ***


24

Prompt: Secret

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Werehog

Contesto: Sonic Unleashed

Genere: Yaoi

Numero Parole: 901

 

«Questa è nuova.»

Il grosso riccio si volse si scatto al suono della voce fin troppo famigliare: Shadow lo guardava incuriosito, la figura illuminata dalla pallida luce lunare. Sonic si ritrasse infastidito per essere stato scoperto: immaginava già i commenti sprezzanti sulla sua inettitudine per l’essersi fatto infinocchiare da Eggman. Tuttavia non si aspettava le parole del rivale:

«Credevo di avere un’allucinazione quando ti ho visto sgattaiolare lontano dal centro di Atopos. Sei così lento.»

Sonic ringhiò al velato insulto, caricando il pugno e lanciandolo contro il riccio nero…che prevedibilmente schivò il colpo, facendolo impattare contro un muricciolo basso che andò in frantumi. Il braccio si ritrasse mentre il Werehog imprecava per la sua impulsività. Shadow osservò il danno, fischiando per il colpo. Si volse verso il rivale con uno sguardo tagliente da far accapponare la pelliccia, un misto tra interesse e derisione. Si mosse verso il riccio blu mentre questi indietreggiava preoccupato, il sorriso beffardo che illuminava il muso abbronzato:

«È cresciuto altro oltre alle tue braccia?»

Shadow avanzava mentre il Werehog si spostava dalla parte opposta. La sua fuga si fermò quando la sua schiena si appoggiò all’alta mulattiera; si volse a guardare la parete con i denti digrignati, la confusione e qualcos’altro che preferiva ignorare gli vorticavano nello stomaco. Si pentì immediatamente della sua distrazione perché avvertì dei cuscinetti vellutati e degli artigli ancor più spessi dei suoi che gli rastrellavano leggeri la pelliccia del petto. Guaì sorpreso e troppo acuto per poter dissimulare le sue emozioni.

Shadow lo guardava dal basso, l’espressione di chi sa di avere l’altro in pugno. Fece scorrere le mani, passando sopra la zona inguinale: il rigonfiamento sotto la pelle parlava da sé.

«Devo prenderlo come un “no”?»

Sonic si portò le grandi mani alla bocca, le orecchie schiacciate contro il cranio per l’impotenza mostrata e il muso rosso di vergogna. Le gambe faticavano a sostenerlo. Shadow, da stronzo qual era, insistette sulla zona gonfia, passando gli artigli tra le labbra della guaina protettiva.

Il Werehog cedette cadendo sedere a terra mentre il sacchetto si apriva rivelando la sua asta completamente risvegliata. Shadow fu sorpreso da ciò che vide: Sonic era grosso, dalla punta più gonfia rispetto alla radice, aveva un tono violaceo ed era già grondate liquido seminale. Il riccio nero lo fissò stregato per le dimensioni, provando un pizzico di invidia e una sempre più crescente curiosità.

«Che vuoi fare?»

«Voglio assaggiarlo.» rispose asciutto Shadow. Sonic si drizzò tutto mentre il muso diventava paonazzo:

«C-COSA? N-no…»

«Sii più deciso se vuoi respingermi.»

Shadow si sporse verso il volto dell’altro con occhi decisi, le mani che artigliavano le cosce aperte per la posizione seduta. Il ciuffo di pelo bianco si appoggiò all’asta umida, sfregando per il movimento. Sonic arrossì ancora di più mentre la sensazione gli arrivava dritta al sacco scrotale: assunse uno sguardo sottomesso e non fiatò. Shadow fu quasi infastidito dalla lascivia del rivale, ma decise di giocare a carte scoperte:

«Sonic se vuoi respingermi sei libero di farlo, non ti voglio costringere. Altrimenti, questo sarà il nostro segreto.»

Silenzio. Solo un guizzo delle orecchie del Werehog gli diedero il via libera.

Shadow si ritrasse, avvicinando le labbra alla punta umida: aprì la bocca e divorò il glade gonfio, succhiando avidamente. Il guaito che ne seguì fu l’incentivo necessario a farlo proseguire. Fece scorrere le mani lungo l’asta, muovendo la testa su e giù a ritmo lento; voleva godersi quel sesso così grosso da riempirgli perfino la gola. Continuò a muoversi guadagnando nuova carne a piccoli passi, spostando gli artigli sempre più in basso fino a che il grosso cazzo non raggiunse le pareti della bocca: mise i palmi sulle cosce fulve, rilassando il riflesso faringeo, gettando fuori la lingua lungo la carne ancora esposta e sorreggendosi per riuscire a crearsi spazio. Si mosse lentamente, ronzando contro la punta che si incastrava in gola, godendo della sensazione di pienezza e dei gemiti mal trattenuti del rivale. Chiuse gli occhi mentre si impalava sul sesso bollente, schiacciando il glade contro le pareti dell’esofago, la lingua che ora toccava le palle vibranti per il prossimo rilascio.

Sonic guaiva e ringhiava per il piacere e l’insoddisfazione: Shadow lo stava torturando, la sensazione era meravigliosa ma distruttiva. Era troppo lento e lui necessitava della velocità. Voleva poter esplodere in quella bocca accogliente, voleva sentire l’altro soffocare per il suo rilascio. Voleva di più.

Sonic afferrò gli aculei neri del rivale, tirando con forza verso l’alto, sentendo il verso di sgomento e il freddo della notte che gli avvolgevano la lunghezza. Con urgenza spinse verso il basso, inguainandosi completamente, sentendo le pareti di Shadow che si adattavano, tremando per la sorpresa e l’irruenza. Spinte di nuovo, accompagnando le varie riprese con colpi secchi dei fianchi, affogando nel calore del riccio nero che gorgogliava sotto di lui. Era troppo da sopportare.

Con un grugnito Sonic si riversò nella gola dell’amante, gettando sperma bollente che si sparse per la bocca, sfuggendo dalle labbra abusate, colando e sparpagliandosi lattiginoso lungo il sesso sovra stimolato. Shadow ingoiò come meglio poté, cavalcando l’orgasmo dell’altro continuando a mangiare la lunghezza esausta, mungendo fino all’ultima goccia. Indugiò sulla punta con la lingua, stuzzicando il buco, massaggiando lo scroto come ad essere sicuro della fine dell’amplesso. Si leccò lo sperma dai lati della bocca, osservando il grosso riccio completamente disfatto di fronte a lui, facendo scorrere la mano lungo il sesso bagnato.

Delizioso.

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Capitolo 25
*** Aurora ***


25

Prompt: Aurora

Personaggi: Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic Force

Genere: Introspettivo, Slice of Life

Numero Parole: 402

 

Era raro che Shadow dormisse: la sua bioingegneria gli permetteva di rigenerare energia senza bisogno di cessare le funzioni volontarie, assorbendo il Caos che lo circondava e immagazzinandolo nel proprio corpo. Riposare era un lusso per cui non era stato progettato.

Eppure c'erano delle occasioni in cui si concedeva delle poche ore di sonno, in modo da evitare di rigirarsi nel letto - troppo sveglio e indolenzito per rimanere ancora fermo. Erano cominciate anni fa: dopo la sconfitta di Neo Metal Sonic e la creazione del Team Dark. La sua memoria era infranta, suddivisa tra ricordi confusi, allucinazioni e scoperte che lo tormentavano ad ogni respiro. Troppe domande a cui non poteva rispondere.

Rouge era sempre stata gentile con lui, nonostante il suo modo di fare cinico e scontroso. Non la spaventava il potere e la forza che conteneva, non lo guardava con paura o peggio - pietà. Il suo interesse per lui era genuino, una sensazione fantasma che gli faceva apprezzare e allo stesso tempo detestare la sua compagnia. Eppure il lavorare insieme, il decidere di condividere un attico a Station Square, le missioni, gli avevo fatto cambiare idea sul pipistrello. Tanto da condividere il letto: lei era dolce e morbida, lui troppo spaventato e spigoloso. Eppure fu piacevole scambiare i reciproci calori, il contatto intimo, la stanchezza che scioglieva i muscoli. Si addormentò sereno, con la testa della compagna sul suo petto. Le poche ore di sonno lo lasciarono libero dai suoi tormenti, ma il corpo non abituato alla stasi lo costrinse a staccarsi da quel calore. Silenzioso, uscì sul balcone del soggiorno, osservando l'orizzonte, aspettando che il sole si sollevasse per riscaldare la sua pelliccia.

Quando Rouge lo raggiunse era raggiante, e fecero colazione insieme per la prima volta. Ricorda ancora lo sguardo sornione che il pipistrello gli rivolse, cinguettando il nome Sunshine – soprannome da subito ritenuto ridicolo.

Ora Shadow ammirava l'aurora dal balcone della camera, osservando come i colori si espandessero tra gli aghi degli alberi, creando un qualcosa di così diverso rispetto agli alti edifici della metropoli. Era bello. Come la prima volta che si era concesso quel lusso di dormire con qualcuno: il calore che prendeva la pelliccia e accarezzava piano la pelle. Delicato, come le mani pesca che gli spazzolarono sonnolente lo stomaco, avvolgendo. Un corpo troppo famigliare gli si abbandona sulla schiena, mentre un blu leggermente arruffato appoggiava il muso sulla spalla:

 «Buongiorno, Faker.»

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Capitolo 26
*** Frontier ***


26

Prompt: Frontier

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic the Hedgehog (Serie televisiva)

Genere: Bondage, Erotico, Introspettivo

Numero Parole: 542

 

La gola si era adattata perfettamente all’intrusione ripetitiva. La trachea si dilatava a ritmo delle spinte della carne bollente che la stava riempiendo da un tempo indefinito. Non stava più lottando per liberarsi e questa era la cosa che più lo terrorizzava. Il suo aguzzino era stato molto chiaro: lo avrebbe fatto implorare di non fermarsi, e il suo corpo traditore stava rispondendo a tutti gli istinti più bassi che il ribelle potesse sognare.

Avrebbe voluto urlare la sua angoscia, il suo dissenso per quei muscoli che non gli obbedivano più: le gambe tremavano ad ogni colpo che gli faceva contorcere le viscere. Le cosce, dapprima tese e chiuse, si aprivano in modi che non riteneva possibili, inseguendo la mano ruvida che lo aveva portato in terre sconosciute. Gli artigli spessi gli graffiavano l’erezione, lasciando segni leggeri che davano scariche di puro piacere lungo la spina dorsale, facendolo inarcare come una piccola sgualdrina…forse era un bene che la sua bocca fosse piena. Non era sicuro che sarebbe riuscito a stare zitto.

Non ti farò del male. Conosci il dolore: io ti mostrerò il piacere, e non potrai negarmi le informazioni che cerco.

La voce cavernosa gli rimbombava nelle orecchie, austera e schiacciante. Osservando il mondo capovolto, la pelliccia blu si bagnava ulteriormente del suo ennesimo rilascio, facendolo mugugnare ovattato contro il sesso bollente che gli sfregava la lingua, il sapore muschiato che gli arrivava alle narici e agli inguini. Gli occhi annebbiati non si accorsero delle lacrime che si accumularono, mischiandosi alle scie di saliva mal trattenute dalla bocca troppo piena. I mugolii e i respiri veloci non permettevano alle labbra di sigillarsi alla circonferenza, e le creste aliene che gli fregavano contro il palato non erano di aiuto, ma per il Caos non aveva mai provato un piacere simile.

Una spinta più profonda delle altre e la gola si adattò perfettamente alla punta che vi si affacciava: le labbra si chiusero contro la pelliccia scura, toccando le palle gonfie e pronte al rilascio. Gli occhi annebbiati osservarono dal basso le contrazioni, mentre il corpo ansioso di ricevere il meritato premio si tese contro il materasso su qui giaceva. Le mani legate dietro il collo si strinsero contro la struttura del letto, aggrappandosi al legno e stirando le cinghie che gli bloccavano l’addome, le ginocchia allacciate ai quadricipiti. Tutto il suo essere era aperto e in attesa, mettendosi in mostra per il cacciatore di taglie che era riuscito a catturarlo. Sapeva che questo era un male... ma per una dannata volta voleva esplodere nel piacere, dimenticare chi fosse e provare sensazioni tali da annichilire lo sfondo.

Il rilascio denso gli invase la bocca, fluendo impetuoso e riempiendo le guance pronte: la pelliccia blu e pesca si rizzò, le dita si strinsero mentre rivoli di sperma fuoriuscivano dalle labbra avide, incapaci di contenere il tutto.

Mugolii entusiasti si riversavano nella stanza scura, l’ingoio e le fusa fecero inarcare un sopracciglio al cacciatore che osservava la piccola puttana ribelle assuefatta. Portò il comunicatore all’orecchio, facendo partire la chiamata, la mano che ancora scorreva pigra sul cazzo esausto del prigioniero:

«Dottor Robotnik, i ribelli si nascondono alla frontiera a est della città. Il loro eroe è stato domato. Può dare inizio al processo di robotizzazione.»

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