The dragon and the princess

di RoriStark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'esploratrice ***
Capitolo 2: *** Piedi per terra ***



Capitolo 1
*** L'esploratrice ***


Accademia sunshine swan, ore 10 del mattino. Ogni volta che c'era educazione fisica, Coraline aveva già pronta la sua giustificazione per precarie condizioni fisiche. In realtà non era vero, ma il fatto che si emaciasse e si facesse male ogni volta che le toccava giocare a pallavolo. Aveva convinto il coach a tenerla fuori dalle lezioni, lasciandole solo fare i compiti scritti per ottenere almeno la sufficienza ,lasciando alla ragazza come unica attività fisica: il salto della lezione di educazione fisica. Coraline era una ragazza impacciata, tranne che nel nuoto, ma dato che i professori sembravano non volerla far competere con gli studenti, aveva deciso di accantonare anche la piscina, andando da sola a nuotare quando gli altri erano impegnati altrove ad allenarsi col coach. Meglio così, non era stata mai la sua passione partecipare a gare o contest, era già tanto che la sua voce fosse stata scelta, come la più melodica ed acclamata della scuola. Nemmeno quello voleva Fare in realtà,almeno,le canzoni che cantava erano noiose, tutte scritte da loro. Fare la idol era stancante, ma le dava i punti per la caparra e le mance per finanziare i suoi hobby, perciò aveva accettato l'incarico. Nelle ore di educazione fisica, però,poteva prendersi un  po' di tempo per sé, esplorando i luoghi abbandonati fuori dal giardino dell'Accademia, con la giustificazione di andare invece al bar della città vicino. Finora,i professori non avevano mai fatto domande, per fortuna .Nelle sue scappatelle,aveva scoperto un vecchio cimitero, con enormi gargoyle di pietra che facevano da guardia e tombe scolpite nella roccia ormai erosa dalle intemperie, aveva camminato lì per ore. Aveva anche scoperto un piccolo altare poco lontano, con delle statuette raffiguranti esseri mitologici in pietra, alcune perfino in osso. Era affascinata da quelle creature, amava i draghi, i miti e le leggende, amava la magia, anche se di magia, nel suo mondo, non sembrava essercene traccia. La figura di Coraline spiccava in mezzo alla boscaglia, capelli rosa acceso ,legati in una coda alta, folti e lunghi fino all'osso sacro,con striature azzurre, indossava una divisa bianca con dettagli azzurri e conchiglie ricamate sull'orlo della gonna. Camminava a passo sicuro, con una mappa scarabocchiata su un quaderno di scuola, in testa un cappello da pescatore ed un paio di occhiali da aviatore. Aveva in spalla uno zaino di tela grande la metà di lei, ai piedi calzava un paio di stivali di cuoio sporchi di fango, che stonavano con la divisa bianca alla marinara elegante e ancora (chissà per quanto ancora) immacolata. Coraline seguì il sentiero finché la sua mappa le indicava la zona esplorata, poi, deviò di botto il suo percorso. Prendendo una strada ancora non tracciata, prese dalla tasca della divisa un taglierino ed incise sul primo albero un segno  abbastanza profondo da essere visto da un paio di metri di distanza. Avanzò tra l'erba, alla ricerca di qualche sentiero da scovare. Raccolse della lavanda e se la mise nella borsa in un recipiente di vetro, trovò anche qualche mirtillo: ne mangiò un paio e se ne mise una decina in tasca e proseguì. Il sole filtrava tra le foglie, creando sul tappeto autunnale a terra un gioco di luci meraviglioso, sembrava che le foglie fossero bravi tiepide sotto i piedi di lei, si divertì a raccogliere le più belle, le chiuse in un fazzoletto con cura e le mise a posto nel fedelissimo zaino. Si sedette su una roccia, accanto al ruscello, per fare una pausa. Si sistemò i lunghi capelli in una coda di cavallo bassa e mise di nuovo il cappello, aveva visto un grande corvo nero appollaiato sulla roccia di fronte alla sua, così, decise di prendere il suo taccuino per offrirgli un ritratto. Nella sua scuola, i corvi erano mal considerati, portatori di sfortuna, malaugurio. La magia non esisteva eppure i prof sembravano alquanto superstiziosi,a volte paranoici. Lei lo trovava incantevole, misterioso, elegante, maestosi ma mai orripilante o di malaugurio. Le sue piume erano nere come la notte, ma alla luce del sole vibravano di un verde smeraldo, inoltre per gli altri uccelli, a causa dell'iridescenza e dello spettro visivo dei colori diverso da quello degli umani, lo vedevano come la creatura più sgargiante del pianeta, colori dal viola acceso al verde smeraldo con toni di blu elettrico. Quando terminò il suo schizzo, il coevo non se ne era ancora andato, la osservava curioso, cauto, piegando la testa di scatto a destra e di lato, I suoi occhi a spillo fissi verso di lei

"Ciao! "

Lo salutò divertita, il corvo rimase ad osservarla ancora un po',poi gracchiò e spiccò il volo, lasciandola di nuovo sola coi suoi pensieri. Coraline chiuse il libro di cuoio rilegato con bordatura dorata, lo mise a posto nello zaino e riprese a camminare con falcate decise verso la nuova stradina che aveva appena avvistato. Dopo una buona mezz'ora di cammino, al di là di un vecchio campo di sterpaglie, Coraline intravide quelli che parvero ruderi di un'antica torre. Il cuore le balzò in gola ed un sorriso le illuminò il volto. Come aveva fatto a non notare dall'accademia? Era altissima eppure lei non l'aveva mai vista prima di allora. Si strinse lo zaino assicurandoselo sulle spalle e attraversò la radura che la divideva dalla sua nuova, meravigliosa, magica scoperta. Si era graffiata le gambe a causa di alcuni rovi impertinenti, ma ce l'aveva fatta. Si fermò con il petto che ardeva dall'emozione, era una torre altissima, che sembrava quasi sgretolarsi, avviluppata, strangolata da rampicanti spinosi che però parevano morti anch'essi. La ragazza avanzò cauta attraverso il giardino, facendo attenzione a non graffiare l'ultimo paio di calze che le era rimasto, fallendo miseramente. Diversi rampicanti si erano aggrappati alle sue caviglie strappando la stoffa leggera, graffiando la pelle sotto di essa, ma Coraline dopo una piccola e sommessa imprecazione non proprio consona alla sua figura, si tirò su la gonna e proseguì ignorando il formicolio dovuto ai graffi. Raggiunse finalmente la torre, dove un sentiero di breccia la accolse al limite della porta scardinata e riversa da un lato, il legno marcio e bagnato dalle recenti piogge. Era splendido. Col cuore che le batteva forte in petto, entrò nella torre con passo cauto, le mani strette sugli spallacci dello zaino, le labbra serrate per l'emozione mentre osservava la scala a chiocciola illuminata dal sole che filtrata in raggi simili a lame di luce dal tetto forato, dal quale prendevano rametti di edera e lavanda selvatica. Coraline attraversò la sala, in punta di piedi, la torre sembrava più piccola vista da fuori, eppure, ora che era dentro, c'erano almeno tre stanze disposte lungo go le pareti della grande sala centrale ed altrettante lungo la scala a chiocciola. Alcune sembravano inaccessibili, il tetto era crollato ostruendo il passaggio, ma una porta sembrava intatta, come se fosse stata messa lì solamente da qualche giorno. La porta era intatta, anche, osò pensare lei, lucidata per benino. La ragazza azzardò ad avanzare, sfiorando il pomello dorato, con un drago dorato inciso sopra, trattenne il fiato ed aprì la porta con una lentezza meccanica. La testa della ragazza fece capolino dalla porta, sbirciando all'interno, era tutto buio e dovette accendere la torcia per poter vedere in mezzo all'oscurità, la luce che filtrata dalla finestra era minima, come se la stanza fosse stata studiata di proposito per restare celata dalle ombre. Vi erano lampadari enormi, candelabri con della cera, colata da tempo a terra, alcuni erano anche riversi a terra, in pezzi. La stanza, come il resto della torre, era tutta in pietra, la luce sembrava creare un sinistro gioco di luci verdastre sulle pareti, una volta che il suo occhio si stava adattando alla nuova (non) luce. Avanzò lentamente, gli stivali scricchiolavano sotto al pavimento non propriamente nuovo o forse, sembrava quasi più una scelta stilistica, come quel minuscolo spiraglio che illuminava la stanza. Coraline raggiunse il fondo, dove al centro di tutto, si ergeva un grande trono in pietra, con draghi scolpiti ai lati e due candelabri gemelli in ferro battuto, era tutto, tremendamente…

"Meraviglioso… "

Sussurrò lei sbigottita, sali’ una delle due rampe di scale stranamente intatte e  si mise a sedere sul trono, il cuore che le ballava nel costato, lo stomaco colmo di farfalle, mentre prendeva il suo taccuino e cominciava a disegnare quello che aveva visto, dondolando le gambe, incapace di contenere il suo entusiasmo, le gambe ciondolavano senza toccare terra, quando all’improvviso qualcosa attiro’ la sua attenzione, stava per disegnare il gargoyle in pietra alla fine della rampa, quando noto’ qualcosa dietro di lui, qualcosa nascosto in una piccola alcova. Coraline scese dal trono e con il telefono in mano si avvicino’ per capire cosa fosse e con grande meraviglia, si rese conto di aver trovato un forziere, un vero, autentico forziere. 

"Oh mio…Dio"

Si piegò spolverando via almeno tre dita di polvere e detriti. Era strano, alcune zone sembravano intoccate dal tempo, altre erano in rovina come il resto della torre. Pregò i santi in Paradiso affinché la serratura fosse aperta,a subito quando la afferrò capì che c'era del lavoro da fare, così prese dallo zaino una cosa che un tempo era una forchetta, ora era diventato un vero e proprio grimaldello, insieme ad una grossa forcina nera, la ragazza prese a lavorare con quel bizzarro lucchetto anch'esso a forma di drago dalle fauci spalancate

"Questo me lo tengo poi.. "

Per un attimo, immaginò che i draghi fossero veri, che vivevano tra loro, che poteva toccare uno, conoscerne uno, volare via con uno di loro. La magia si interruppe quando finalmente sentì il click metallico da dentro il lucchetto, che si aprì con uno scatto, lasciando finalmente passare la ragazza, che aprì il forziere agonisti, il respiro mozzato, quando all'interno vi trovò diversi oggetti: un cappotto grande il doppio di lei, di un verdone magnetico, la stoffa sembrava pesante, una lana lavorata con minuzia, con grossi bottoni in oro ed una spilla della stessa lega a forma di stemma, con un paio di corna arcuate verso l'interno. Le maniche ed il cappuccio erano adornate da una pelliccia nera e soffice, lo stato di quel cappotto, pari al nuovo. Gli diede dei colpetti per cacciare via la polvere quasi inesistente (non si sa mai) e lo mise in spalla come se fosse stato una coperta, mentre continuò a frugare tra i vari oggetti. Ad un tratto sentì una scossa improvvisa partire dalla punta del dito, una puntura che la fece scattare indietro emettendo un gridolino di sorpresa. Istintivamente si era portata il dito in bocca, sentì un forte sapore di ferro, si era tagliata con qualcosa? Osservò la ferita prima di prendere dalla tasca l'ennesimo cerotto, sì, era decisamente un taglio, maledizione, per fortuna aveva fatto da poco il richiamo dell'antitetanica. Coraline accese la torcia, curiosa di sapere cosa fosse stato a farle male, tra rocchetti di spago e stoffe nere, vi erano frammenti di vetro, alcuni affilati, altri più tondeggianti e meno taglienti, sul fondo, la vecchia cornice di uno specchio. Normalmente non avrebbe badato a quei vetri, ma qualcosa la spinse a toccare di nuovo uno, una sensazione strana, calda, nelle viscere. Si trovò a fissare un frammento di specchio tra le mani, era strano, normalmente si sarebbe dovuta riflettere o semplicemente avrebbe visto attraverso se la rifrazione fosse stata rovinata dal tempo. Avrebbe visto il muro alle spalle, la roccia, il buio, invece lei, lei vedeva le stelle. 

"Che diavolo.. "

Strinse gli occhi confusa, per mettere a fuoco l'immagine che quel pezzo di specchio stava riflettendo, c'erano alberi, la luce della luna e… 


Un ragazzo


Come aveva fatto a non accorgersene? Era davanti a lei, in mezzo a tutto, si ergeva imponente ed elegante, un ragazzo alto almeno un metro e novanta, indossava una divisa nera, elegante, con bordature e rifiniture verde smeraldo, come gli occhi del suo proprietario. Due gemme lucenti che brillavano nella notte, le iridi verticali come occhi di gatto. Capelli neri,come le piume del corvo che aveva incontrato prima, gli incorniciavano un viso affilato, alcuni ciuffi gli scivolavano sulle spalle come cascate di inchiostro nero, poi le orecchie, erano… orecchie a punta? E sulla testa? Cosa erano? Un paio di… 

"Corna?... "

Sussurrò allibita, quando all'improvviso, gli occhi dello spirito nello specchio saettarono si di lei fino quasi ad abbagliarla, erano occhi

 

Bellissimi


Per la sorpresa, lo spavento e la meraviglia, Coraline lasciò cadere di nuovo il frammento dello specchio nel baule, cadde a sedere indietro, trattenne il respiro e decise che per quel giorno, la sua avventura poteva anche concludersi. Si alzò di colpo ,lottò con tutta la volontà che aveva per non tornare a prendere quel pezzo di cielo, voltando le spalle al baule, allo specchio, al trono e alla torre quando corse in mezzo ai rovi ignorando le calze che venivano lacerate come se questi, volessero impedirle di andare via, supplicandola, aggrappandosi alla stoffa e graffiando la carne, ma lei, non si fermó , tornò di corsa nel suo dormitorio, chiudendosi nell'armadio. Si lasciò cadere per terra, seduta, dolorante, mentre l'adrenalina si affievoliva ed il sangue diventava denso, i muscoli le davano le scosse. Aveva il fiato corto, i polmoni che bruciavano fino alla gola, arida come sabbia, il cuore batteva all'impazzata e nella mente, incisi col fuoco

 

Occhi smeraldo in un mare di stelle

 

"Chi… chi era quel ragazzo?.. "

 

 

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Capitolo 2
*** Piedi per terra ***


Le stelle erano brillanti come tanti occhi di divinità lontane, in qel cielo notturno, dietro allo specchio. 
Il vento sembrava muovere gli alberi di una piccola radura 
Quel ragazzo, era tutto solo, sembrava quasi malinconico
Quelle corna che si alzavano fino al cielo come una corona oscura, in capo ad  un principe misterioso
Occhi verdi come smeraldi ed iridi verticali da felino,vividi,reali

...riesci a vedermi anche tu?....




"Signorina Mererid!! "

Coraline emise un gridolino, quando la voce rauca del docente, pungente come un ago, fece esplodere la bolla in cui la sua mente stava vagando. Coraline quasi cadde dalla sedia per lo spavento. Trovò di nuovo l’equilibrio mentre si teneva una mano al petto, il cuore batteva all’impazzata.  Il professore di storia la stava fissando dal fondo della classe con occhi da faina. Era un uomo alto e  smilzo,dal naso aquilino , lungo  ed appuntito, simile al becco di un tucano. Le ciglia folte e nere si arcuavano verso la fronte. Aveva dei buffi capelli radi, di una sfumatura blu scuro. Da dietro la nuca, spuntavano due ciuffi dalla forma insolita, simili a due piume. I suoi occhi erano come due biglie nere, sporgenti. Indossava un abito gessato elegante. Gli metteva in risalto il corpo esile,quasi rinsecchito.In effetti, la carnagione scura lo facevano sembrare quasi un pezzo di manzo essiccato. Un grande foulard bianco gli gonfiava il petto dandogli un'aria fiera, ingalluzzita. Il professore, con un grugnito sommesso, arrotolò con cura e strinse un quaderno tra le mani. Si avvicinò al suo banco e battè dei colpetti sul legno, con aria di rimprovero. 

 

"Scusi professor Zabu"

 

Il professore portò le mani ai fianchi,le dita  quasi si toccarono, tanto era sottile il suo punto vita. Coraline si chiedeva sempre se sotto nascondesse un corsetto

 

"Sempre la testa tra le nuvole, tu, signorina"

 

"Abitudine, prof"

 

Con un cipiglio infastidito, l’uomo si piegò come un compasso. Le nocche contro i fianchi e l'aria arcigna. Il suo naso era l'unica cosa che Coraline riusciva a vedere da quella prospettiva. Cercò di guardare altrove, l'aula era spoglia, priva di dipinti o poster. Non c'era nulla su cui soffermarsi, salvo un grosso mappamondo in fondo alla sala, coperto da un telo marroncino. Così, tornò a trascinare lo sguardo sul naso del prof, che intanto batteva il tacco a terra. Ora somigliava ad un orologio a  pendolo, storto. Il suo sguardo inquisitorio era ancora su di lei

 

"Beh, fattela passare. La fantasia non si addice a questa scuola, la fantasia porta guai, stare coi piedi per aria, porta guai, signorina. Veda di mettere quei piedini a terra, una volta per tutte" 

 

Battè il piede sul marmo lucidissimo, più volte, spazientito. Sembró arrabbiarsi ancora di più quando la sua studentessa roteò gli occhi d'istinto. A Coraline sembrò che gli sarebbe saltato un bottone del panciotto da un momento all’altro, da tanto aveva gonfiato il petto

 

"Sei tale e quale a tua madre, seguite chimere che mai raggiungerete, in quanto inesistenti.Ma alla fine, anche lei si è conformata ed é diventata l'idolo della scuola, il maggiore esempio, e tu"

 

Le puntò contro un dito essiccato che quasi la colpì in fronte

 

"sarai la sua eredità"

 

Coraline si morse forte il labbro inferiore, annuì cercando di sembrare il più pentita possibile . Strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nella carne. Il suo sguardo si era piantato sul libro di storia, dove aveva scarabocchiato quegli occhi verdi, bellissimi, incorniciati da capelli come piume di corvo. Senza farsi notare dal prof, vi posò distrattamente una mano, come a coprirlo,proteggerlo. Era il suo più grande segreto,non poteva permettersi di farsi scoprire,avrebbero fatto domande,troppe domande. 

 

"Va bene professore, chiedo scusa.. "

 

L'uomo sembró soddisfatto, mentre la compagna di Coraline si stava sporgendo il più possibile,lontana dal suo campo visivo. Stava fingendo di temperare ogni singola matita che aveva nell'astuccio, ne aveva ridotte un paio all'osso. Stava ponderando se sarebbe stato credibile temperare la propria gomma, era alle strette, I riccioli degli scarti erano nascosti dietro al suo libro. Per fortuna,il professor  Zabu, aveva al momento, occhi solo per Coraline. Il docente si portò due dita ossute alle tempie ben evidenti e le massaggiò, incalzando sulla sua studentessa

 

"Bene, cosa sai dirmi della lezione di oggi? "

 

Coraline si morse la guancia, gli ingranaggi nel suo cervello cigolarono, ma per fortuna, era brava ad improvvisare. Diede uno sguardo al libro e cercò di ricordare cosa aveva sentito in sottofondo durante la lezione. Dietro a quegli occhi di smeraldo.Li dovette cacciare via dalla mente, si schiarì la voce e gonfió il petto, enunciando con aria solenne da narratrice di fiabe:

 

"Tempo fa, il Regno, noto un tempo come Rubrum malum, venne colpito dalla più grande delle sciagure: la superstizione. La sua imperatrice, Biancaneve, venne diseredata dalla sua matrigna, una nota fattucchiera, malvagia e senza scrupoli, la quale convinse il Concilio, che sarebbe stata lei la legittima erede al trono.Si pensava fosse dedita alla magia oscura, sebbene, questa cosa fosse solo frutto della superstizione. Difatti, la regina malvagia, era ritenuta una seduttrice, in grado di ottenere ogni cosa, dal suo concilio. In seguito, venne infine detronata, grazie ad una rivolta popolare. Biancaneve infatti, dopo il suo esilio, era stata accolta nel villaggio vicino. La  giovane e bella sovrana,aveva fatto talmente tante cortesie e favori al villaggio, che gli abitanti avevano deciso di aiutarla nella riconquista del trono. Organizzarono un assedio, sette cavalieri, furono i primi a ribellarsi alla loro regina ed aiutare i popolani nell'assassinio della sovrana, restituendo a Biancaneve, una corona insanguinata"

 

"Beh, almeno in qualche modo hai ascoltato"

 

Il professore tornò alla lavagna, Coraline nascose il naso nel suo libro scolastico. Odorava di evidenziatore e carta plastificata. In testa al capitolo, una bellissima regina dai capelli neri e la pelle bianca come la neve. La osservava mentre sedeva su un trono dorato, perfetta ed impeccabile. Una cosa che le fece gelare il sangue, fu vedere tra le mani di Biancaneve, un paio di scarpe rosse, dalla lega metallica, macchiate di sangue. Leggendo per curiosità la fine del capitolo, notò che di quelle scarpe, non si proferiva parola. Coraline guardò la foto a  fondo pagina della  la regina usurpatrice. Era stata messa quasi per pietà, per puro scopo informativo,dopo le note a piè pagina. Aveva lo sguardo severo, lineamenti spigolosi e labbra tinte di un rosso cremisi che poteva sembrare quasi sangue. I capelli erano nascosti da un velo e la corona fermava il tutto in un ritratto che impersonava la pura superbia e vanità. Nonostante tutta la cura che sembrava avere di sè, la donna non poteva sfuggire ai segni del tempo. Forse era stata proprio la paura di invecchiare, appassire, a spingerla a cacciare via la bella Biancaneve. Forse era stata gelosia, forse era stata paura di finire per strada,dimenticata. Si chiese se quella donna, fosse davvero stata in grado di usare la magia, ora che finalmente, aveva scoperto della sua esistenza. Sobbalzò, quando sentì le gomitate della sua compagna di classe, una biondina solare, dai modi delicati, gentili. Le sorrise indicandole il libro

 

"Occhio o ti rimarrà l'inchiostro sul naso"

 

"Non dire sciocchezze, Tansy.. "

 

Tansy era la sua compagna di camerata. Una ragazza che come lei, era di nobili origini. Facoltosa e bella come pochi. Entrambe le loro famiglie ,derivavano da una stirpe importante, un tempo remoto considerate regali. I professori continuavano a sottolineare,difatti, quanto profonde e sacre fossero le radici dei loro studenti, delle loro casate. Ripetevano che dovevano andare orgogliosi della loro linea di sangue blu, e grazie ad essa l'accademia vantava dei maggiori astri nascenti del paese. Eppure, anche se le dicevano che la sua bisnonna era una regina, lei non l'aveva mai conosciuta. Non aveva mai assistito allo sfarzo che vantavano i loro antenati. Sua madre era una cantante d'opera, suo padre un marinaio graduato, ma nulla avevano di regale. Vivevano in un appartamento, sì,grande e spazioso, ma nulla in confronto al castello che avrebbero dovuto vantare. Pagavano le bollette ed andavano a fare la spesa il sabato mattina, così come lei, anche tutti gli altri studenti avevano vite normali,al massimo qualche villa ultra moderna, con tanto di campo da tennis e piscina, ma nulla di magico, nulla di incantato. Erano tutti pieni di soldi, partecipavano a feste, ricevimenti. Ma Coraline non aveva mai visto una carrozza entrare con grazia nel grande parcheggio di casa dei suoi durante una delle tante feste. Nessun vestito da principe o principessa, nessun cavallo bianco. 

 

Nessun drago

 

Nessuna magia. 

 

Sua madre non le parlava mai della sua famiglia, come anche i genitori di Tansy sembravano inamovibili alle sue richieste di saperne di più. Avevano promesso loro, però, che a scuola avrebbero finalmente posto fine a tutte quelle domande, poiché solo l'accademia Sunshine Swan, era detentrice della verità assoluta. Il resto erano solo vecchie foto sbiadite e forchette d'argento storte in un vecchio baule impolverato che Coraline aveva trovato in soffitta.  Sua madre aveva dovuto nascondere la chiave, troppe domande, troppo tesori che richiedevano attenzione, curiosità, fantasia. 

 

E la fantasia era troppo pericolosa. 

 

"Tansy… e se la magia, fosse vera? "

 

La biondina alzò un sopracciglio da dietro il libro di storia. Guardandola come le se avessero appena detto di aver visto un maiale volare fuori dalla finestra

 

"Hai bevuto del succo di mela avariato? "

 

Lei scosse il capo, imbarazzata, le dita strinsero forte il libro, i polpastrelli sbiancarono

 

"N-no! É solo che…sei mai stata in giro fuori?...ci sono cose…io ho visto, un ragazzo…"

 

Coraline prese a strofinare le mani con fare nervoso, punzecchiando la copertina conle  unghie. Si morse il labbro inferiore, maledicendo se stessa. Non doveva dirlo, non doveva dirla quella cosa. Cosa avrebbe pensato? Lo avrebbe detto a qualcuno? Glie lo avrebbero portato via? Il mondo intero sembrava ammonirla costantemente. Poteva fidarsi, almeno di lei?

 

Si voltò con lo stomaco in subbuglio, ma poi, negli occhi di Tansy, vide un certo interesse, una sincera curiosità. Avevano passato anni insieme, nella stessa camerata.  Era la sua migliore amica. Forse, non era necessario, vedere un pericolo anche in lei. 

 

"Un ragazzo? "

 

Lei ci pensò su, arricciò le labbra e vi posò la matita, tenendola in bilico tra l’arco di cupido e il naso. I Palmi a sorreggere il mento. 

 

"Beh, credo fosse un ragazzo… "

 

"Come sarebbe a dire, credi? "

 

Sottolineò la compagna di banco, stranita da quell'affermazione

 

"Beh…vedi…aveva due…"

 

La ragazza puntò il libro davanti a lei a mo di ventaglio, vi si nascose dietro mentre portava I pugni chiusi sopra al capo, infine, alzò due indici come a creare le corna di un toro. Ma prima che le rotelle di Tansy cominciassero ad ingranare, qualcuno decise di arrotare con poca grazia, un gessetto sulla lavagna,costringendo tutti a coprirsi le orecchie

 

"Coraline Mererid!! "

 

La voce gracchiante del professore la spinse a chiudere il libro con una sventagliata che le scompigliò i capelli. Attorno a lei, tutti avevano preso a ridacchiare, Tansy si nascose dietro al suo astuccio color glicine. Il professore battè il gessetto bianco alla lavagna, un ticchettio che sembrò piantarle nel cervello un grosso chiodo. Ora che era di lato, il suo naso  sembrava davvero, il becco di un tucano. La sua aria spocchiosa, lo rendeva quasi buffo ai suoi occhi. Ma era lui che metteva i voti, lui in realtà un potere su di lei, lo aveva. Non poteva scendere in graduatoria, non poteva chiedere altri soldi ai suoi genitori. I soldi della retta, servivano in realtà a pagare il materiale delle sue escursioni, i suoi hobby. Se avesse chiesto altri soldi, avrebbero fatto domande e lei non poteva rivelare loro,  del suo tesoro nascosto nell’armadio del dormitorio. 

 

"La prossima volta che sento la sua voce, la espello dall'Aula fino al prossimo semestre. La sua valutazione sarà ovviamente, insufficiente"

 

Coraline sentì stringersi il cuore, il panico la costrinse ad abbassare il capo, spaventata, imbarazzata

 

"Scusi, prof… "

 

Lui si accigliò, aveva voglia di dire altro, ma non poteva di certo perdere tempo solo con quella ragazzina. Dannazione, tale e quale alla madre. Due teste calde, curiose, troppo curiose e ribelli. Tutti loro sapevano, che la curiosità, portava male.Dovevano proteggere i loro studenti da quella scintilla,poiché é dalle scintille, che divampa l'incendio. 

 

Così era

 

Così sempre sarà

 

Il lieto fine,  mai cambierà

 

Coraline era bella, giovane e tutti la adoravano. La sua voce li incantava, con canzoni devote,scritte dai padri fondatori, in nome della pace e della normalità, del conformismo,dello stare in riga. Quella ragazza,sarebbe diventata la loro punta di diamante all'Accademia. Se non fosse per il fatto, che fosse ancora un diamante molto grezzo.  Doveva essere levigata, doveva essere indirizzata, guidata. Doveva essere una devota timorata di Dio, come lo era diventata sua madre. Ma per quello, avevano ancora tempo. 

 

"Bene, come dicevo, il Regno di Biancaneve, si estendeva per… "

 

Coraline stava fissando di nuovo il suo  libro, su quel disegno a matita. Occhi verde evidenziatore, la fissavano docili, delicati, gentili e profondi.  Occhi come smeraldi nel buio. Strinse i pugni, sentendo ogni cellula del suo corpo fremere, ribellarsi. Le gambe erano come impazzite, batteva i tacchi con insistenza, cercando di non fare il minimo rumore. Nello stomaco una pozza calda, nella testa un cielo di stelle, sogni, magia.

 

No

 

A costo di finire morta stecchita, in quella torre,  non avrebbe buttato via la sua opportunità. Il suo tesoro, il suo momento, tutto quello che aveva desiderato da una vita, se lo era appena lasciato alle spalle. 

 

No, accidenti no! 

 

Coraline prese un respiro profondo, si nascose di nuovo dietro al quaderno, prese un respiro,  poi, si cacciò due dita in gola. Con un movimento rapido e poco razionale, si piegò in un conato che le tolse il fiato e le fece lacrimare gli occhi.  Per fortuna,  non aveva ancora nulla nello stomaco da versare a terra, così si limitò a sputare sul sacro marmo di carrara, un grumo di saliva e bile acida

 

"Signorina Mererid?? "

 

"Prof… non, non sto bene, posso uscire in camerata? "

 

Un secondo conato, inaspettato, ma utile, la spinse a piegarsi con la testa sul banco, la mano davanti alla bocca, sperando di non macchiare il suo libro.  Intanto Zabu, venne travolto da un conato di riflesso, che prese il sopravvento sul professore. L’uomo si coprì la bocca facendole segno di uscire, il volto smunto, ora pallidissimo, lo faceva sembrare una salma

 

"Signorina Corona, porti la sua compagna in infermiera, la prego!! "

 

la supplicò voltandosi verso la lavagna con le mani che gli coprivano la bocca

 

"Si prof!! "

 

---

 

"Coraline, che diamine pensi di fare?? Ti ho vista che ti sei ficcata quasi un palmo nella gola"

 

Coraline camminava davanti all'amica a passo spedito, lo zaino in spalla,come se nulla fosse accaduto. Tansy la raggiunse con una corsetta, prendendola sotto braccio per cercare di fermarla, ma la ragazza dai capelli rosa, la tirò con sé nella sua corsa fuori dall'Istituto. Non poteva perdersi quell'occasione, non voleva che finisse tutto in brodo di giuggiole. Voleva sapere, vedere, conoscere quel ragazzo ed il mistero che lo avvolgeva. Lei era un'esploratrice, stare in una gabbia dorata era la sua condanna. Prese uno svincolo per seminare un gruppetto di studenti che passava di lì, non voleva fermarsi a firmare autografi o fare foto. Spinse la sua amica contro il muro, cercando di non farle sbattere la nuca, la tenne stretta per gli avambracci. La costrinse a guardarla negli occhi con un leggero scossone, mentre l'amica emise un gridolino di sorpresa, che Coraline soppresse con una mano, tappandole la bocca

 

"Shhh! Ascolta. Devi dire al prof che sono nel nostro bagno, in camerata, a vomitare l'anima, ok? Che salterò le lezioni di oggi,che in nome del mio orgoglio, non voglio che qualcuno mi veda in questo stato, ok? "

 

Tansy cercò di divincolarsi, poi, decise di sbavare sulla mano di Coraline per costringerla a liberarle la bocca. La ragazza infatti, tolse la mano disgustata, cercando di asciugarla sulla gonna

 

“ma che schifo!! Tansy!”

 

"Si può sapere dove devi andare?? "

 

Coraline cacciò la mano nella tasca della divisa, le labbra arricciate ed un cipiglio ancora disgustato

 

"Te lo dirò, quando me ne sarò accertata, quando tornerò vittoriosa… in caso contrario… la mia collezione dietro all'armadio é tua, ok? Tutti i miei gingilli! Ma ti prego, finché non torno, acqua in bocca! O che ti possa cascare la lingua,se dici qualcosa! É la chance della mia vita! Ok?"

 

Coraline la spinse appena contro il muro, per poi liberarsi dalla stretta dell'amica. Fece diversi passi indietro, stringendo il grosso zaino per gli spallaccioni. La guardò con un gran sorriso, si mordeva il labbro entusiasta,gli occhi colmi di un'emozione mai provata prima. Se fosse stato possibile, sarebbe esplosa in una galassia di stelline e glitter, ne era certa, per fortuna, era ancora tutta intera. Le fece un cenno, bofonchiando qualcosa simile ad un saluto. Saltò il muretto con agilità e corse in cortile a gambe levate. Le scarpe nere che non aveva avuto tempo e voglia di cambiare ed i calzini bianchi si erano già infangati, mentre saltava la staccionata, correndo verso il bosco. Non si fermò nemmeno quando la milza prese a farle male,non aveva più tempo da perdere, quel miracolo, quella magia, doveva tornare prima che fosse stato tardi. Aveva aspettato,anche troppo.Coraline pregava alle sue ginocchia di non abbandonarla, a causa dell'emozione, se le sentiva come se fossero stati due tubi di gelatina, il fianco soleva e la gola bruciava, ma lei, non si voleva fermare. Forse, in qualche modo, il suo mondo, sarebbe cambiato, la sua vita monotona, sarebbe cambiata. Lei lo desiderava, desiderava vivere avventure, desiderava lasciare un segno in quel mondo. Emozionarsi, vivere la magia che le era sempre stata negata, scoprire tutti i misteri che tutti gli altri si premuravano di nascondere sotto ad un velo di paura e cautela. No, lei non voleva finire come loro. Entrò nel giardino e quasi le parve che stavolta, le spine ed i rovi la lasciassero passare, dando tregua alle sue caviglie. Le parve quasi di vederli spostarsi al suo passaggio. Entrò col fiato corto nella grande torre, poi nella sala del trono. Pregando che non fosse stato un sogno,un miraggio, una sciocca fantasia.  Sapeva già dove andare, così,  corse verso il forziere lasciato dove stava. Lo raggiunse scivolando e quasi cadendo pur di aprirlo il prima possibile. Si maledisse per essere scappata, per aver avuto paura, lei? Che più di chiunque altro aveva sognato di fuggire, di vivere avventure, di vivere una vita che non sarebbe stata fare la spesa e pagare le bollette. Non voleva cantare al teatro,non voleva fare il marinaio fermo al porto per mesi, senza osare  mai prendere il largo. Il cuore le martellava nel petto come impazzito, aveva la bocca secca, gli occhi arrossati per la corsa, mentre si armeggiava ad aprire di nuovo la serratura

 

"Ti prego, ti prego!! "

 

Aprì il forziere, con una foga simile a quella di un bambino davanti al vero sacco dei doni di Babbo Natale. Infilò il braccio per tutta la sua lunghezza  e tastò con foga alla ricerca di quel pezzo di specchio. Si tagliò un polpastrello nell' afferrarlo, ma quella fu per lei una sensazione di sollievo, una conferma,che il suo pezzettino di cielo fosse ancora lì. A causa dell'adrenalina che le pulsava nelle vene, non sentì dolore,quindi, lo afferrò ancora più stretto. Sollevò il vetro,ignorando la stoffa polverosa che lo avvolgeva. Lo alzò verso uno spiraglio di luce, scrutandovi attraverso con meticolosa attenzione, il cuore che le pulsava a ritmo cadenzato nei timpani. Passarono diversi minuti, un'ora….e in quel pezzo di vetro, c'era solo un bellissimo cielo stellato.

 

 Ma non c'era lui. 

 

"No…no…ti prego,ti prego non può finire così,non voglio tornare indietro…ti prego!!"

 

Le venne da piangere, gocce di tristezza le si gonfiano negli occhi fino a strabordare come una marea di triste frustrazione. Lacrime calde scivolarono sulle sue gote rosse, fino  a cadere sul frammento di specchio. Singhiozzò gridando un'imprecazione, frustrata. Quando vide che stava appannando il vetro, tentò di pulire via le lacrime col dito. Ma nel farlo, lasciò una scia di sangue, peggiorando la situazione. Solo allora si rese conto di sanguinare. 

 

"Accidenti…"

 

Si portò un dito alla bocca, mentre con l'altra mano puliva il frammento. Si rese conto di non riuscire però,a pulire via un'ombra scura. A causa delle lacrime, non riusciva a mettere a fuoco il pezzo di specchio. Tentò più volte di pulirlo, ma quella macchia si faceva sempre più grande, sempre più vicina. Coraline si asciugò gli occhi rapidamente, con una manica candida. Scosse il capo instupidita, rendendosi conto, che quello non era il suo sangue, era altro, era qualcun'altro. Quell'ombra, si accostò sempre di più,avvicinandosi con una calma spiazzante. Aveva in testa un paio di corna, nere come la notte , ricurve sulle punte come una strana corona oscura ed occhi verdi come smeraldi, ora puntati su di lei.  Stavolta Coraline non scappò via, sorrise portando una mano al petto, rincuorata nel vedere di nuovo affiorare la speranza nel suo cuore. Quel ragazzo, era lì, era vero.  La stava osservando con lo stesso suo rapimento. Era reale? Era il presente? O come in certe storie, era solo un'illusione? Un ricordo? Le sue labbra tinte di nero si incresparono in un sorriso fosco.

 

"Perché piangi,figlia dell'uomo? "

 

Lei sobbalzò, quando la voce del ragazzo, profonda come abissi, irruppe nel silenzio della torre, echeggiando sulle mura immobili. Coraline si sentì stringere il petto da una strana, calda sensazione. Qualcosa in lei le suggeriva di essere cauta, ma Coraline mise subito quella vocina in un angolo, in punizione, invitandola a tacere.  Si soffermò ad osservarlo con stupore, meraviglia. I suoi capelli erano illuminati dalla luce della luna ed avevano una sfumatura verdastra

 

"Tu… puoi vedermi? Sei, reale?"

 

Lui la osservò mentre parlava, ma poi sembrò storcere le labbra scontento. Inclinó il bel capo, grattandosi la punta del mento con l'indice Poi ,con lo stesso, dalla sua parte, sembrò picchiettare contro il vetro

 

"Uhm, deve esserci un problema con questo specchio… tu puoi sentirmi? "

 

Conaline annuì, gli occhi sgranati. La sua voce era bassa e gentile, il suo timbro le scombussolava gli organi, come se già quegli occhi non avessero fatto abbastanza. Ogni cosa di lui,  la attirava un'ape col miele, un canto di sirena, bellissimo, una bellezza spietata ed elegante. Ma come poteva parlare con lui, se non riusciva a sentirla? 

 

"Aspetta!"

 

Cercó di dire mimando anche con le mani. I Palmi aperti verso di lui

 

"Mi stai chiedendo di restare? No hai….paura?"

 

Lei annuì alla prima domanda, scosse il capo alla sedonda, mentre posava il frammento su un pezzo di stoffa, in modo da poter avere le mani libere. La creatura assottigliò lo sguardo, osservando con estrema attenzione, Coraline, che frugava lesta nel suo zaino tirando fuori il suo quaderno di schizzi ed una matita. Aprì l'ultima pagina libera e cominciò a scrivere in fretta, con una grafia stropicciata ma leggibile. Voltò il quaderno e lui si avvicinò come per leggere. La grafia era pessima, ma era difficile scrivere a specchio

 

"Coraline?...non temere, puoi scrivere come preferisci, riesco a leggere in ogni caso… "

 

Le sue iridi si spostarono su di lei, le pupille verticali si strinsero come quelle di un gatto in caccia. Coraline sorrise imbarazzata, arrossendo come una ciliegia matura. Lo salutò con la mano, come per presentarsi, mentre si sedeva più comodamente, a gambe incrociate davanti a quel frammento, il quaderno sulle gambe ancora aperto. La ragazza annuì, indicando se stessa. Ora che era più vicina, vide che il giovane indossava una divisa nera, con dettagli verde smeraldo. Aveva un taschino con dentro una penna apparentemente di grande valore, impreziosita da una gemma, uno smeraldo dal taglio ovale, enorme. Indossava un gilet verde, impreziosito da una cravatta a righe bianca e nera. Sul braccio un fiocco ed una spilla appuntata al petto. I suoi occhi avevano sulle palpebre come delle ombre scure, che accentuavano la luminosità delle iridi dalle pupille verticali. Coraline tornò a guardare la spilla che aveva appuntata al braccio

 

 

C'era scritto. Quel ragazzo, era davvero misterioso, cosa ci faceva lì? Da dove veniva? Mille domande le affolarono la mente, mentre riprese a scrivere sul diario, ma la voce della creatura la fece sobbalzare, quando di nuovo tornò a parlare. Uno spiffero di vento gli scompigliò i capelli corvini, mentre le sorrideva serico

 

"Piacere di conoscerti, Coraline, il mio nome é Malleus Draconia… "

 

Che nome bellissimo, pensò lei col cuore che minacciava di sploderle in petto. Che voce profonda e melodica, tutto di lui la faceva avvampare, tutto di lui le faceva fremere ogni singola cellula del corpo. Era un sogno? Stava sognando? Non aveva mai visto una creatura magica così da vicino. Si portò una mano al petto, emozionata, le gote perennemente arrossate. Sua madre glielo diceva sempre, di stare attenta ad innamorarsi, che lo avrebbe capito subito quando sarebbe arrivato il momento. Pensò a lei in quel momento, pensò che avesse avuto ragione, anche se probabilmente, sua madre avrebbe sperato più che quel sentimento, l’avesse portata tra le braccia di Eugene Corona, il fratello maggiore di Tansy. Poi sobbalzare, tornando a scrivere sul suo quaderno prima di mostrarlo a lui

 

"Coraline, Mererid… il tuo cognome, significa Mare di sole, bellissimo"

 

Lei arrossì di nuovo e riprese a scrivere. Le aveva appena fatto un complimento? Certo, era abituata a riceverne, ma mai ne aveva desiderato tanto uno

 

"Anche il tuo mi piace molto. Sei un drago? Per caso, ti hanno imprigionato nello specchio? Ti serve aiuto? "

 

Malleus ridacchiò mentre si piegava a leggere tutte quelle domande. Teneva le braccia incrociate, il dorso della mano destra a sostenere il mento. La luce delle stelle illuminava le corna affusolate,facendole spiccare in mezzo a quel buio. Il ragazzo scosse il capo tornando ad ergersi in tutta la sua altezza, le braccia ancora conserte, gli davano un’aria di eleganza che non aveva mai visto in nessun’altro. Nemmeno negli idoli della scuola, quelli tutti muscoli e gel per capelli, perennemente impegnati negli allenamenti di basket e a ricevere bigliettini e regali dalle studentesse. Eugene faceva parte di quel gruppetto, ma con tutto il bene che voleva a Tansy, per lei era sempre stato un tipo troppo spocchioso e pieno di sè. Coraline piegò il capo incuriosita nel vederlo ridacchiare alle sue domande. Aveva detto qualcosa di stupido? Probabilmente, in fondo, non aveva idea di dove si trovasse, Malleus 

 

"No, non sono in trappola, sono alla mia Accademia, precisamente in giardino. Avevano buttato via questo specchio, era difettoso dicevano. Ero qui ad osservare i Gargoyle ed ho sentito la tua voce. Immagino che tu non sia di queste parti, sei un’umana? Una principessa?"

 

Coraline scrisse di nuovo

 

"Sono solo Coraline… figlia di due persone comuni, erede al trono dei debiti di famiglia, immagino,immagino che da te, la magia sia una cosa comune. Nel mio mondo non esiste, la magia"

 

Lui sorrise appena, divertito da quelle parole che anche Coraline, ammise, erano divertenti. Malleus sembrò fermarsi a riflettere, piegò la testa ed arricchiò le labbra, pensoso

 

"Ma allora…come hai fatto a trovare un frammento dello specchio delle brame… in un mondo senza magia? "

 

Coraline si limitò a fare spallucce

 

"E davvero…Non hai paura, di me? "

 

Lei lo guardò stupita, poi scosse il capo stringendo forte il suo libro. Si Morse il labbro, poi prese a cercare tra le pagine, mostrando al ragazzo, un paio di pagine dove aveva ritratto un grande drago Nero. Quando era piccola, aveva sempre sognato di vederne uno, di cavalcarlo, di vivere avventure insieme a lui. Non avrebbe mai pensato che quel sogno, lo avrebbe trovato anni dopo, in una vecchia torre abbandonata, in un pezzo di specchio che a quanto pare, era magico. Certo, non era un drago come se l’era immaginato, non le aveva ancora rivelato la sua natura, magari, era in grado di trasmutarsi. Malleus si piegò di nuovo, guardando incuriosito e rapito quei disegni. Per un attimo aveva giurato di vederlo sgranare gli occhi, davanti ai suoi disegni. Solo Tansy li aveva visti finora, non era certa di essere brava a disegnare, ma Tansy era la prima nell’aula di disegno e secondo lei, aveva del potenziale. Ma certamente, i prof avrebbero fatto storie nel vederla disegnare creature al di fuori della razionalità umana. Le avrebbero fatto domande, avrebbero scoperto delle sue scappatelle, dei suoi segreti. Coraline si scosse quando vide un sorriso increspare le labbra del ragazzo che si piegò appena come per sbirciare dietro a quel quaderno

 

"Mostrami ancora…ne hai fatti altri?"

 

Coraline deglutì aria, sentì il cuore scivolarle in gola. Annuì decisa, mostrandogli altre pagine del suo libro di schizzi. Malleus osservò i disegni a matita sulle pagine di quel libro un po ' invecchiato,invitandola a voltare pagina con un gesto della mano,ogni volta che aveva terminato di ammirarne uno ed era curioso di vedere il resto. Sgranò gli occhi con sincera sorpresa, quando vide il disegno del cimitero dei Gargoyle. Si piegò ancora di più verso il quaderno per osservarlo meglio, con meticolosa attenzione e rapimento. Sembrava vicinissimo, il suo viso, in quel frammento di specchio. Coraline avrebbe voluto avvicinarsi, accarezzare quei tratti perfetti, quasi come per constatare che fosse reale. Gli occhi di Malleus tornarono a piantarsi come spine addosso a lei, voraci di curiosità

 

"Li hai fatti tutti tu? Anche i gargoyle? "

 

Coraline anni mentre si asciugava un occhio ancora umidiccio. Passarono ore a guardare quel libro, lui le faceva domande sul suo mondo e lei gli dava risposte. Gli raccontava del cimitero, di quei Gargoyle immobili, bellissimi. Gli aveva parlato delle sue giornate, monotone e piene di doveri all’accademia. Gli parlò del fatto che la magia, almeno per gli altri, non esisteva. Anche lei lo aveva creduto, in un certo senso, non vi era nulla di magico a parte quel minuscolo frammento di specchio. Sembrava l'ultima reliquia di un mondo antico che si aggrappava all'esistenza con ostinata disperazione. Non aveva mai visto altri fenomeni di magia, soprattutto a causa della severità dei suoi professori e dei capi al governo che avevano reso quel mondo, come se fosse stato un grande plastico da mettere alla mostra dell’epoca moderna. Ognuno occupava un posto preciso, nessuno poteva scappare. Nessuno credeva nella magia e nessuno amava parlarne. Perfino i suoi genitori, preoccupati, tentavano di scoraggiarla dal cercare qualcosa che non esisteva. Di mettere i piedi per terra. Ma lei, ora, i piedi per terra li aveva, era ben salda alla realtà e quella realtà le aveva donato la magia. Ora, nessuno glie l'avrebbe portata via. 

 

"Sì, nella mia Accademia studiamo magia"

 

Disse in risposta alla domanda scritta di una Coraline ormai al settimo cielo. Poi, all'improvviso, Malleus vide la ragazza sobbalzare, quasi spaventata da un rumore improvviso. Coraline si era voltata con le orecchie dritte come un gatto che aveva appena sentito il cane. Malleus si accostò, allarmato

 

"Va tutto bene? "

 

"Ho lezione!! Sta suonando la campana della scuola!! "

 

La ragazza si guardò attorno allarmata, mentre arraffava le sue cose, stava per alzarsi quando si rese conto,  che non voleva più andare via. Almeno, non da sola. La stessa cosa, parve dipingere sul volto di lui, che fu il primo a parlare,dopo qualche istante passato a riflettere. 

 

"Portami con te, non voglio che questo frammento cada in mani diverse dalle tue, Coraline.. Anche io ho lezione a breve, in ogni caso…hai un modo per portarlo con te? "

 

Coraline sembró pensarci su. Dopo un paio di secondi,la vide sobbalzare. Tornò seduta, guardandosi attorno guardinga, prima di tornare ad aggeggiare con la sua borsa. Tirò fuori da una tasca,una conchiglia grande quanto il suo palmo, la aprì e  prese il frammento. Lo sospeso e tentò di incastrarlo nella parte superiore della conchiglia. Era un regalo di sua nonna, lo usava come porta elastici, ma lo specchio era rotto ed era stato tolto prima che le fosse stato regalato. Per fortuna quel frammento aveva una forma tondeggiante ed entrava alla perfezione in quella conchiglia,con qualche piccola spinta. Fece un paio di prove per vedere se si fosse chiusa per bene. Con suo grande sollievo, la conchiglia emise un leggero clack, sigillandosi. Con un sospiro di sollievo, Coraline aprì di nuovo il suo tesoro e  tornò ad osservare il frammento ed il ragazzo dietro di esso. Sorrise e gli mostrò il pollice con aria soddisfatta. Malleus si strinse nelle spalle con una certa serenità. Lo conosceva da così poco, eppure, nessun altro ragazzo all'Accademia le aveva mai fatto provare emozioni simili. Forse, perché lui, non era un ragazzo come tutti gli altri. Lui era mistero, lui era novità, lui era magia e forse, avventura. 

 

"Posso portarti con me? "

 

Cercó di sillabare, mimando qualche gesto con la mano che non teneva lo specchio

 

"Certo, te l'ho detto… ora vai, ci vedremo questa sera, Coraline"

 

“aspetta!”

 

Gesticolò, il ragazzo rimase in attesa, osservandola arrossire ancora di più, mentre scriveva un’ultimo messaggio sul suo quaderno

 

“promesso? tornerai?”

 

Lo vide sorridere, dietro alle labbra spuntarono un paio di denti affilati che scintillarono appena.

 

Bellissimi

 

Il ragazzo annuì  indietreggiando appena, poi si profuse in un elegante inchino prima di tornare a guardarla con un sorriso dolce come melassa

 

“promesso,principessa Mererid…”

 

disse deilcato prima che la ragazza chiudesse di scatto la conchiglia all’ennesimo rintoccare della campana. Oh no! era tardi, tardissimo! Il percorso verso l’accademia fu ancora più frettoloso dell’andata. Per fortuna, di nuovo, i rovi la lasciarono passare, la torre rimase in silenzio alle sue spalle, come se fosse rimasta ad osservarla andare via. Sentì come una sensazione di sollievo nel petto, la torre, era sollevata? Non era suo quel sentimento, era altro. Si lasciò il bosco alle spalle, correndo a perdifiato nel cortile, poi oltre il muretto, su per le scale, lungo il corridoio, infine, si gettò nel letto cercando di non sputare un polmone. Prese fiato come se fosse riemersa da una lunga apnea, il cuore che le danzava nel petto insieme alle farfalle nello stomaco. Tastò nella borsa e strinse piano la sua conchiglia, guardò il soffitto con gli occhi sgranati, mentre lentamente, la consapevolezza, le scaldava il petto. Sentì un sorriso piegarle il volto, lacrime di emozioni le colarono lungo le tempie, ma lei non le asciugò, voleva godere di quel momento. Voleva vivere ogni istante di quel bellissimo momento. La sua vita stava cambiando, la sua storia stava cambiando. Lei poteva scappare, da quella vita, quelle regole. La sua gabbia dorata, finalmente, aveva emesso un secco *clack*

 

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