Docebo te amare

di lulette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 - Confusio ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Missio Merlini ***
Capitolo 3: *** Cap.5 Salta mecum ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 Experimentum ***
Capitolo 5: *** Cap.6 Sicut fulgur ***
Capitolo 6: *** Cap.4 Facie ad faciem ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Secundum cogitationes ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 Periculis in horizonte ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 Anomala solutiones ***
Capitolo 10: *** Cap.11 Nimium tanti ***
Capitolo 11: *** Cap.10 Quid fiet ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Semper prope te ***



Capitolo 1
*** Cap.1 - Confusio ***


 

Confusio










 

Era da un po' che Merlin ci pensava. 

Il suo re passava ogni sera in camera sua con la sua fidanzata, Gwen. Li sentiva sospirare e gemere, fuori dalla porta. Erano settimane che nessuno poteva entrare nella camera reale dopo l'orario di cena, nemmeno lui. Eppure l'aveva sempre fatto, fino ad allora. 

Gli preparava il letto per la notte, lo svestiva, gli rimboccava le coperte, spegneva le candele e gli augurava la buonanotte. E l'aveva sempre fatto con grande devozione. 

Per Merlin, di sera, Arthur non era più lo spocchioso asino brontolone del mattino o il presuntuoso giovane re che lo tormentava con mille ordini e il sarcasmo più efferato. Era solo un semplice ragazzo, stanco per le fatiche della giornata, che necessitava di cure, di dolcezza e del meritato riposo del nobile guerriero che era nella realtà quotidiana. L'eroe di Camelot, del popolo. 

Purtroppo era anche l'eroe dei suoi sogni notturni, dove prima Arthur salvava la situazione, salvava le persone in difficoltà, salvava Merlin, ma poi finiva per dichiarargli di averlo sempre amato. Anche se era il peggior servo che avesse mai avuto, anche se andava sempre alla taverna di nascosto, anche se era uno stregone, anche se era un uomo. In quei sogni Arthur a volte lo baciava teneramente, a volte si toglieva i vestiti con la scusa di una ferita, altre ancora lo prendeva senza tanti complimenti. 

 

Era sempre stato il momento preferito di Merlin, la sera. Con gli occhi lucidi di stanchezza, il giovane re sembrava godere delle premure del ragazzo e lo ringraziava con lo sguardo e talvolta un sorriso.

Ora non poteva più farlo. L'avrebbe forse fatto Gwen, la fortunata donna che usufruiva di tanta bellezza e dell'ardore del corpo di lui.

 

Una sensazione che da fastidiosa era diventata dolorosa, per poi finire, a volte, in triste rassegnazione.

 

Ma … doveva ammettere la veritá. 

 

Lui stesso aveva fatto sí che Arthur si invaghisse di lei. L'aveva fatto perché paradossalmente toccava a lui tenerlo stoicamente lontano dal peccato di sodomia, che altrimenti Merlin stesso avrebbe potuto rappresentare per lui. Non che Arthur gli avesse mai dato l'idea di essere un sodomita. Ma non si poteva mai sapere!

 

Merlin sapeva da sempre di non poterlo amare e per le solite ragioni: era uomo, era servo, era povero, era mago.

Il fatto era che, la mente gli suggeriva le cose giuste da fare, ma il cuore se ne fregava allegramente.

Per non parlare di quello zozzone del corpo che se fosse stato per lui chissà dove sarebbe finito. Non osava pensarci.

 

Il ragazzo era convinto che inconsciamente il re lo amasse, solo che non se n'era reso ancora conto. (Era notorio che il re non fosse una cima in certe cose).

 

Come poteva essere diversamente? Come poteva Arthur non ricambiare, anche solo in parte, la sua sincera devozione, il suo amore immenso ed eterno? Il fatto che più o meno tutti gli innamorati pazzi avessero pensato prima o poi la stessa cosa, non aveva la minima importanza. Gli altri non erano lui. Gli altri non erano Arthur.

 

Il drago gliel'aveva detto quasi ogni volta. Sua madre l'aveva capito dal primo istante in cui li aveva visti insieme. A Leon erano venuti dei dubbi su di loro e persino Uther doveva aver captato qualcosa, quando ancora era vivo. Non parliamo poi di Morgana che sembrava sapere tutto e anche di più con quell'aria maliziosa e le continue battutine, quando ancora viveva con loro, prima di diventare la nemica più pericolosa di Camelot. E la sua amica Morgause? L'aveva letteralmente torturato, solo per farsi dire come mai Arthur si fosse così affezionato a quello che lei considerava un servo insignificante.

Gaius doveva aver capito tutto da tempo, ma poiché era l'uomo più discreto del mondo, ed aveva ormai instaurato un rapporto parentale con Merlin, non si era mai espresso chiaramente al riguardo.

 

Doveva solo fare in modo che Arthur "vedesse" con il cuore ciò che erano sempre stati l'uno per l'altro.

 

Tornò a Gwen, con il pensiero.

L'aveva elogiata con il re per la sua dolcezza, il coraggio, l'intelligenza e la bontà. 

 

Si chiese se la sua fosse una forma di masochismo. Si chiese se in fondo sapeva di non essere abbastanza per Arthur. Si domandò persino se non fosse un modo per evitare un rifiuto da parte del re, rifiuto che lo avrebbe annientato. 

 

La scusa era: 'Arthur sembra sereno, quando è con lei' oppure 'Meglio lei che un'altra'.  

 

Però adesso non ne poteva più. 

 

Arthur come amico lo stava trascurando per lei. 

Come servo e collaboratore lo stava sfruttando affidandogli oltre alle solite incombenze, anche la scrittura dei discorsi, che il re avrebbe dovuto leggere i giorni seguenti, senza nemmeno la voglia di discutere dei dettagli con lui. 

 

Gli frullava in testa quell'idea strana. 

Era un mago. 

E se per una volta avesse voluto usare la magia unicamente per sé? Perché non poteva utilizzarla per una cosa alla quale lui teneva così tanto? Perché doveva usarla per salvare Arthur e Camelot e non per altro? 

 

Merlin aveva sempre fatto fatica a pensare di usare la magia per avere dei vantaggi personali: la sua magia era al servizio unicamente di Arthur.

 

Qualche volta in realtá l'aveva giá fatto, per trarne puro divertimento, come quella volta che per un intero giorno costrinse Arthur a ragliare, come l'asino che era, non appena il re si comportava da spaccone.

O quando davanti a Mithian fece in modo che il re a tavola si sporcasse come un bambino. E più tardi al picnic, lo aveva fatto ruttare così forte che neanche Gwaine ubriaco avrebbe potuto superarlo.

 

Era geloso? Un pochettino.

Si annoiava? Molto. 

Era geloso? Da morire.

 

Avrebbe dovuto studiare la cosa. 

L'obiettivo era interromperli. Gwen e Arthur. Ad ogni costo.

In modo che non potessero copulare. Che cosa orribile! Il solo pensiero gli faceva tornare su il pranzo di mezzogiorno.

 

In modo che Arthur arrivasse a comprendere che la sua storia con Gwen non fosse ben voluta dal destino, dal fato, in pratica da Merlin.

 

Aveva sopravvalutato la purezza di Gwen. 

 

Le brave ragazze del suo tempo avrebbero dovuto concedere il proprio corpo solo dopo le nozze. 

Pensava forse che i due si sarebbero limitati a baci e carezze? Sì, era sicuro di questo, altrimenti non avrebbe caldeggiato il loro avvicinamento.

 

Probabilmente aveva sottovalutato la bellezza e le capacità seduttive di Arthur.

 

Non era un buon periodo per lui. A Merlin sembrava di essere diventato una banderuola. Cambiava idea e umore con la stessa velocità con cui una nobildonna cambiava pettinatura.

 

Il piano da attuare era molto più difficile di quanto pensasse.

 

Provò a chiedere aiuto al suo vecchio mentore: il suo fedele amico Gaius. 

Ma senza dirgli il motivo.

 

"Se un mago a caso, non uno di quelli crudeli, ma uno illuminato come me ad esempio … cioè come noi, dovesse cercare un modo di attrarre l'attenzione del re, senza farsi scoprire, come potrebbe fare?"

"Attrarre in che senso?"

"Arrivare ad esempio a farlo uscire dalla sua stanza, anche se dormisse o …  facesse qualcosa di importante."

"Farei suonare le campane d'allarme."

"Bene! E un altro modo?"

"Gli farei dire che c'è un incendio, un'alluvione, un attacco da parte di qualcuno.”








Merlin si era dato un tempo massimo di tre settimane, dopo le quali avrebbe desistito, se il re non avesse capito l'antifona.

Era un piano pericoloso, ma secondo Merlin ne valeva la pena. Anche solo per la sua sanità mentale.

 

Sapeva che Arthur gli voleva bene. Certo, ma da qui a farsi amare, ne correva. Se anche il re lo amava ma non lo sapeva, era come se non lo amasse! Che fregatura!

 

Quando il re fosse stato finalmente libero, avrebbe cominciato a proporsi a lui, si sarebbe dichiarato o comunque sarebbe stato più sincero e coraggioso. Forse.


Prima sera

 

Merlin era nascosto dietro una colonna nel corridoio vicino alla camera del re, davanti alla quale c'erano due guardie. Gwen era lì dentro da dieci minuti. Con la magia fece suonare le campane d'allarme. Una delle guardie corse all'esterno. L'altra aspettò che il sovrano uscisse. Arthur si presentò furente fuori dalla porta, mentre cercava di rivestirsi. Sguainò la spada e uscì per ore insieme all'altra guardia e ai cavalieri che stavano sopraggiungendo.

 

Un successo per Merlin.

Il giorno dopo il re era nervoso.

"Non abbiamo trovato niente e nessuno!" 

Forse era teso anche per qualcos'altro, ma Merlin non provò nessun senso di colpa.


Seconda serata

 

Merlin con la magia diede fuoco a qualche cespuglio vicino all'uscita e l'allarme risuonò. Arthur mandò le guardie a spegnere il fuoco e ritornò in camera. Un fallimento. Quella notte il mago dormì a sprazzi, sognando Arthur e Gwen che lo facevano in tutti i modi. Un vero inferno!

Il giorno dopo Arthur era rilassato e compiacente, mentre Merlin forse per la prima volta, sentì di odiarlo veramente.


Terza serata

 

Merlin era sul piede di guerra e stavolta esagerò. Quella sera durante la cena, diede a Elyan, fratello di Gwen, un cibo magicamente avariato. Niente di troppo pericoloso. Elyan svenne a tavola, fu portato a casa di Gwen che lo vegliò per ore: febbre e delirio scomparvero improvvisamente durante la notte.

 

Il mattino dopo le parti si erano invertite. Merlin era pimpante e Arthur cupo.

Quando Arthur si mostrava contento, non lo era Merlin e viceversa.


Quarta, quinta e sesta serata: 

 

Dopo cena, per tre sere consecutive, Arthur fu colto da forti crampi allo stomaco, che lo costrinsero a stare per ore nella stanzetta dei bisogni adiacente alla sua camera, seduto sulla seggiola con il buco, sopra il secchio reale.

 

Merlin ormai non aveva più freni. Inutile dire che fu lui a provocargli le terribili diarree. Non fu molto divertente per Merlin svuotare continuamente il secchio con le deiezioni maleodoranti del suo padrone, ma meglio questo che Gwen. Merlin continuava a fargli bere degli infusi di erbe che in tarda serata, lenivano i dolori di Arthur, ormai completamente sfinito e non certo in grado di compiere mirabili gesta amorose. 

 

Merlin era in paradiso e avrebbe continuato così fino al ventunesimo giorno, fosse stato per lui.

Il mattino seguente, Arthur si confidò con lui.

"Sono preoccupato, Merlin. Cosa mi succede? Di giorno sono perfettamente a posto e ogni sera ho questi attacchi di dissenteria che mi riducono a pezzi. Non ho mai sentito di una malattia simile."

"Che sia un segno del destino?" domandò Merlin solennemente.

"Che significa?"

"Non so. Forse il fato, vuole dirvi qualcosa. Forse c'è qualcosa che il vostro destino non riconosce come buono per voi" e infine aggiunse con aria profetica:

"Pensateci, maestá! Perché state male solo di sera?"

"Oh, Merlin sei un genio!" Arthur si avvicinò a lui, gli prese la nuca con le mani e gli schioccò un grosso bacio sulla guancia.

Merlin non capì il motivo di quel gesto, ma di certo non gli dispiacque.

 

Dopo pranzo mentre Arthur schiacciava un pisolino, come d'abitudine, Merlin si recò nelle sue stanze per sistemare alcune cose. 

Per non svegliarlo cercò di essere il più silenzioso possibile. Sistemò alcune vesti nell'armadio, aggiunse della legna nel camino. La stanza era in penombra. 

Un gemito roco di Arthur lo spaventò e si volse verso il letto, per vedere che il re stesse bene. 

 

'Dei! No!' 

 

In un tripudio di gambe e braccia nude, vide Arthur che stava sopra Gwen, in una posizione che non dava adito a dubbi. Sembrava tra l'altro il momento meno opportuno e Merlin non voleva né vedere, né sentire. Lasciò andare l'attizzatoio sul pavimento, provocando un clangore assoluto, portando poi le mani alle orecchie e girandosi di spalle. 

Sia Gwen che Arthur urlarono per lo spavento e posero fine all'idillio.

"Oh, mio, Dio!" disse Gwen strattonando un lenzuolo verso di sé e coprendosi fin sopra la testa.

Arthur si coprì le pudenda con un cuscino raccattato a caso. Merlin lo aveva sempre visto nudo, ma mai con un'erezione in atto.

"Che ci fai qui? Vattene via, Merlin!" urlò Arthur feroce.

Nell'uscire, il servo passò di fianco al letto e guardò il re con occhi furenti, sbottando: "Potevate almeno chiudere a chiave, sire!"

"Tira le tende del letto, prima di uscire!" gridò ancora Arthur.

"Tiratevele da solo!" e se ne andò sbattendo la porta.

 

Era passata appena una settimana dall'inizio che il suo piano era già fallito. Ovvio che se la sera Arthur non poteva farlo, si sarebbe rifatto in altri momenti. Era stato il solito ingenuo di sempre. 

Usare la magia in amore non serviva. 

Sofia aveva usato la magia d'amore su Arthur per farlo innamorare con l'intento di sacrificarlo. 

Su Vivian e Arthur, Alined e Trickler avevano usato la magia per farli infatuare l’una dell’altro. 

Catrina, l'orrenda troll, aveva usato la magia per sedurre Uther. La magia aveva funzionato solo per poco tempo. E in breve tutto era andato a rotoli.

 

Odiava se stesso, e Arthur, e Gwen. 

Cominciò a pensare di andare via, ma … c'erano troppi 'ma' …il drago, Gaius, la salvezza di Albion, possibile solo se il destino di Arthur fosse rimasto intrecciato al suo. Erano scuse? Poteva essere, ma forse dentro di sé, non voleva ancora arrendersi, nonostante tutto.

 

Fu chiamato da Percival. Arthur voleva vederlo subito.

 

'Sarà arrabbiato!' pensò Merlin frustrato.

Il suo modo di rivolgersi al re e la non obbedienza ad un suo ordine erano passibili dell’accusa di tradimento. 

 

Quando Merlin entrò nelle stanze del re, Arthur era seduto al suo tavolo a scrivere e non lo stava guardando.

"Non prenderò delle misure contro di te. Lo sai che potresti essere condannato a morte per come mi hai risposto prima?"

 

"Lo so!"

"E non vuoi farmi le tue scuse?"

"Se me lo ordinate, mi scuserò, ma in quel caso mi aspetterei delle scuse anche da parte vostra."

"Stai scherzando?"

"Sono serissimo, maestà"

"Si può sapere cosa ti sta succedendo? L'ironia, l'irriverenza posso tollerarle, ma l'insubordinazione no!"

"Ritengo di essere stato rimproverato ingiustamente, prima. Io facevo il mio lavoro, in un orario consentito da voi. Non mi ero accorto che voi e Gwen … foste lì!"

"Davvero? Perché io invece, ho pensato che ci stessi guardando in silenzio."

"Ero silenzioso, come sempre, per non svegliarvi!" disse alzando il tono.

"Sei stato tu stesso a suggerirmi l'idea, quindi potevi fare più attenzione! Avresti potuto immaginarlo…" disse Arthur, alzando la voce a sua volta.

"Io vi avrei suggerito che cosa? " A Merlin sembrava di non capire più niente.

"Quando mi hai detto che stavo male solo di sera, ho pensato che tu mi stessi suggerendo di approfittare delle ore diurne, per …"

"Io … parlavo del destino! Avete frainteso: non era quello che volevo intendere…"

"Non voglio esagerare, Merlin" disse Arthur con più calma "Ma tu sei molto giovane e avrai delle esigenze naturali alla tua età. Non mi sembra che la tua vita sentimentale sia molto attiva. Per cui se … ti piace guardare gli altri che lo fanno … non mi scandalizzo, ma non puoi spiare me e Gwen. Ci hai messo molto a disagio!"

"State continuando ad offendermi e non ve ne accorgete neppure. Non avete capito niente, Arthur. Intanto la mia vita sentimentale non vi compete, anche se siete il re. La mia vita privata riguarda me e me soltanto. Che essa ci sia o meno! Inoltre so bene che i guardoni esistono, ma io non sono uno di loro. Siete voi che non mi avete avvertito, non avete chiuso la porta, non avete chiuso le tende del letto.

Sapevate perfettamente che sarei entrato proprio allora. E come so che esistono i guardoni, so anche che esistono gli esibizionisti. Potreste essere una di quelle persone alle quali piace farsi vedere mentre lo fa."

Arthur aveva gli occhi fuori dalle orbite. Era scandalizzato e sillabò freddamente: "Io - non - sono - così!"

"Magari solo a livello inconscio. Non potete negare di essere un narcisista, in generale! Forse voi volevate dimostrare quanto siete virile, anche a letto."

"Dimostrare a chi?"

"Credo, a me. Chi altri può entrare liberamente nelle vostre stanze a parte me?"

Merlin si aspettava che il re lo colpisse o perlomeno lo insultasse, ma non fu così.

 

"È stata solo una stupida dimenticanza. Avrei dovuto fartelo sapere. Non accadrà più. Sei contento?" 

"No. È stato terribilmente imbarazzante anche per me …"

"Mi dispiace. È stato tutto uno spiacevole equivoco."

Si capiva che Arthur voleva mettere fine a quel discorso una volta per tutte. Ma Merlin non era ancora soddisfatto.

 

"Ed è stato … disgustoso!" pensò Merlin ad alta voce. 

"Sei un po' esagerato!

Due persone che fanno l'amore non possono mai essere disgustose…"

"Se si amano forse non dovrebbero esserlo, ma è come l'ho percepito io!"

"Metti in dubbio il fatto che ci amiamo? Non sei stato tu ad intercedere per lei in tutti questi anni?".

"Sì. Un conto è intercedere, un conto è vedervi lì, in quel modo."

"Quel modo è quello che ci ha dato la natura per procreare."

"Non l'avete ancora sposata e volete giá metterla in cinta?"

Arthur si alterò "Attento a come parli, Merlin."

"Se avete finito io mi congederei."

"Non ho finito!"

Ora era Arthur a non essere soddisfatto.

Entrambi sembravano essere al limite della sopportazione. 

"Sentiamo... Come dovrebbe essere secondo te un rapporto con una donna, per non essere considerato un'indecenza? Non credo che da vestiti si possa fare..." chiese Arthur con sarcasmo. Il suo servo l'aveva offeso profondamente.

"Io credo che … non lo so… Volete dire che anch'io sembrerei così volgare visto da fuori?"

"Per me no, ma per te sì a quanto pare"

"Allora… non lo farò mai…"

 

Ecco, ora lo sapeva anche Arthur. Ma in fondo non era poi così importante. Non c'era nulla di anormale nel fatto di essere vergine a …venticinque anni. Oppure sì?

Arthur all'improvviso parlò in maniera più dolce, quasi paterna. "Non preoccuparti, vedrai che quando ti ci ritroverai sarai talmente preso dalla situazione che non importerà più di niente. L'essenziale è lasciarsi andare. Se uno inizia a pensare a come può essere visto da fuori, allora la cosa potrebbe non funzionare tanto bene, capisci?"

 

Strano che il re non l'avesse ancora preso in giro per il fatto di essere vergine alla sua età. Non gli scocciava esserlo, ma essere preso in giro per quello, sì. Una volta aveva quasi accoppato Gwaine, di nascosto con la magia, buttandolo giù dal tetto di un fienile. Lo aveva chiamato 'verginella' davanti a tutti!

 

"Dovresti cercare di rilassarti un po' in generale. Guarda. È estate, e il fazzoletto va tolto." Arthur glielo sfilò dal collo, senza malizia.

Gli slacciò un paio di legacci dallo scollo della camicia. "Così va meglio! Se fossi in te, indosserei un cappello estivo, di quelli allegri, colorati e con qualche pennacchio. Quella volta, con il cappello della livrea speciale da valletto, eri molto carino."
'Carino? Con quell'abominio?' pensò Merlin.
Ma non sembrava che Arthur lo stesse prendendo in giro.


"Sorridi di più e guarda le ragazze negli occhi con un sorriso. I tuoi punti di forza sono gli occhi e la bocca." 

"Mh … " mormorò Merlin. "Davvero? Pensavo le orecchie?" 

Arthur non poté fare a meno di ridacchiare.

"Hai degli occhi blu che farebbero invidia a una principessa. La bocca lo sai: denti sani, labbra carnose. Se fossi una ragazza potrei sospirare per un tuo sguardo e sciogliermi per un tuo sorriso."

"Sul serio?"

"Se…lo fossi, ma non lo sono." puntualizzò Arthur.

 

"E se io … volessi invece far sospirare … che so … un ragazzo o farlo sciogliere con un sorriso, pensate che funzionerebbe lo stesso?"

Non era impazzito: da qualche parte doveva pur cominciare, perché quell'asino capisse…

 

"Hahahah, per un attimo mi hai fatto preoccupare" disse Arthur convinto. "Tanto vale che tu mi dica allora: - E se fossi in grado di parlare con i draghi? - O ancora meglio: - se fossi uno stregone? -"

Merlin e Arthur risero insieme, ma per motivi diversi. Arthur per aver pensato di Merlin le cose più astruse. Merlin perché l'altro ci aveva preso in tutto e gli sembrava una cosa folle.

 

"La sposerete?"

 

"Certamente…"

"Quando la sposerete me ne andrò o comunque mi farò dare un’altra mansione."

"Lo sai come funziona tra re e regina. Avremo camere separate. Io credo avrò sempre bisogno di te. Se vuoi…"

 

"Io invece vorrei farmi una vita mia…"

"E cosa te lo impedirebbe? Quasi tutti gli inservienti del castello sono sposati e hanno famiglia."

"Ma il mio ruolo è diverso. Sono il valletto del re. È un compito che richiede dedizione totale."

"Se avrai famiglia, chiamerò qualcun altro ad aiutarti nel tuo compito! Non sono mica un asino, come credi tu!"

Merlin strinse le labbra per nascondere un sorriso. “Vorrei darti una mano con le ragazze…Modestamente Merlin, io me ne intendo di donne.”

 

Merlin alzò gli occhi al soffitto.

Adesso anche i suoi consigli in amore doveva accettare.

 

"Fammi vedere. Fai finta che io sia una ragazza, guardami negli occhi e prova a conquistarmi con le parole.”

"Che stupidaggine!"

"Ti vergogni?" sorrise Arthur divertito.

Merlin serrò le labbra per la stizza. Poteva mai sottrarsi a una sfida di Arthur? Si schiarì la voce e lo guardò:

"Avete i capelli color del grano dorato più setosi e lucenti che abbia mai visto."

Arthur rise: "Non male. Alle ragazze piacciono 'ste cretinate. Continua."

 

"I vostri occhi sono un mare dove amerei tuffarmi." 

Arthur fece un piccolo sorriso. "Osa un po' di più, però."

 

Merlin si mise d'impegno. Lo fissò con più intensità e le parole vennero fuori da sole: "Vorrei schiudere le vostre labbra con un bacio e assaggiare il dolce sapore della vostra bocca. Vorrei farmi inondare dall'odore del vostro corpo e sentirvi fremere tra le mie braccia.

Vorrei togliervi tutte queste inutili vesti che mi separano dalla vostra pelle calda e nuda per poi prendervi e farvi mio! … mia!"

 

Arthur deglutì.

"Direi che va bene! A parole te la cavi. Se farai così non tarderai a trovare …una ragazza.

Arthur fece un paio di passi in direzione della porta. "Ma non devi farti fregare da loro! Ora devo andare, ma non abbiamo finito. La prossima volta dovrò spiegarti alcune cose fondamentali, mio caro Merlin" e uscì dalla porta.

 

Certo che Arthur non capiva un accidenti…!












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Capitolo 2
*** Cap.2 Missio Merlini ***


 

Missio Merlini










 








 

La sera prima non c'era stato bisogno di incantesimi. Perché Arthur probabilmente aveva giá 'consumato' nel pomeriggio con Gwen. 

Non ne aveva la certezza. Merlin non capiva se i due amanti avessero potuto riprendere normalmente la cosa, vista la brusca e imbarazzante interruzione. 

 

Non poteva sapere come la gente si comportasse in questi casi. 

A tal proposito, gli venne in mente sua madre che qualche anno prima, parlando con Merlin di Balinor, gli aveva rivelato: "Tuo padre, cielo! Anche con il morto in casa…"

Al che Merlin era diventato viola dall'imbarazzo. Hunith era di un'ingenuità disarmante a volte. Ecco da chi aveva preso lui!

Talvolta sua madre aveva avuto di queste uscite infelici, che non sembravano essere assolutamente da lei e delle quali il figlio avrebbe volentieri fatto a meno.

Per fortuna erano rare…

 

Ma se Arthur fosse stato come suo padre … e in effetti a lui dava l'idea di esserlo anche di più…  insomma … sarebbe stato un'altro fallimento.

 

Cosa avrebbe dovuto fare? Fargli venire la caghetta tutto il giorno, tutti i giorni? Non era pensabile. Camelot aveva bisogno del suo re. Qualcuno avrebbe potuto capire che poteva trattarsi di magia. Gaius in primis.

Certo il mentore non l'avrebbe mai tradito ma gli avrebbe fatto una di quelle ramanzine da farlo pensare di voler fuggire per sempre su un eremo per ritirarsi a vita contemplativa.

Senza contare che il vecchio avrebbe potuto comprendere da solo i motivi di quelle angherie compiute da lui contro il re. Gaius era sempre discreto ma Merlin sapeva che era anche estremamente perspicace.

 

Tra l’altro Arthur era sempre stato una roccia, da quel che gli avevano raccontato e aveva una salute di ferro. Le uniche volte in cui era stato costretto a letto erano appunto quelle causate da malattie create dalla magia o da ferite subite sui campi di battaglia.

 

Fu in quel momento che decise di dover cambiare strategia.

 

Al contrario di Arthur, Merlin da bambino e da adolescente era stato funestato da una quantità di morbi sconosciuti e da malattie di tutti i tipi. Tanto che la madre non faceva che ripetergli che era una 'baracca'*. Purtroppo la magia non funzionava su se stessi per poter guarire da malattie o ferite.

 

Era lunedì e aveva appena saputo che il successivo fine settimana sarebbero stati invitati a corte gli esponenti della nobiltà più in vista del territorio di Camelot e dei regni alleati confinanti per una grande festa. 

Questa volta sarebbero stati annessi anche gli appartenenti all'alta, media e piccola borghesia. Era una grande novità: il re apriva il palazzo di Camelot al ceto medio e l'idea gli era stata suggerita proprio da Merlin, per rafforzare la lealtà e la devozione al regno anche da parte di quei ceti generalmente meno considerati e quindi più astiosi verso il re e la sua corte.

 

Il piano originale di Merlin prevedeva quello di far sì che anche il ceto più povero, quello dei contadini, potesse prima o poi partecipare a questi eventi, ma aveva bisogno di procedere per gradi, per non turbare la classe nobile, notoriamente prima alleata del regno.

 

Prima o poi si sarebbe inventato qualcosa per far avvicinare il re al popolo.

Ogni anno a metà primavera si svolgeva la festa di Beltaine, in cui una volta all'anno, i reali smettevano i loro panni lussuosi, per vivere qualche giornata assieme ai contadini, lavorando e festeggiando con loro, ma questa festa non era sufficiente da sola a far considerare il re come uno del popolo, da quegli abitanti meno abbienti e più numerosi del regno. Ci sarebbero state altre occasioni dove era il popolo che andava a corte e non viceversa, invitato come un ospite importante.

 

Per il momento Merlin poteva considerarsi abbastanza soddisfatto: un primo passo nella direzione voluta.


Sarebbe stato un fine settimana terribile per lui! In quei giorni tutti i servi della corte avrebbero dovuto triplicare i loro sforzi. E non era giusto!

Ovviamente il clou della festa sarebbe stato il lussuoso banchetto della domenica. Un vero incubo per lui! A seguito del quale ci sarebbe stato il gran ballo finale. Mentre tutti ballavano e si divertivano, i servi avrebbero dovuto sistemare tutti i tavoli e pulire fino a notte fonda.



 

Appena Merlin entrò Arthur lo investì, con in faccia un sorriso così aperto che il servo non aveva mai notato prima.

"Ricordi quando ieri ti ho detto che ti avrei aiutato con le ragazze?"

"Sì, maestà!"

"Ci ho pensato a lungo … tu non hai mai parlato con una fanciulla come ... hai fatto con me, ieri sera?"

"Ehm … no!"

"Comincia a farlo! Cosa stai aspettando?"

"La … persona giusta?"

"Risposta sbagliata! Quello che devi ricercare adesso è l'occasione giusta! Fare un po' di esperienza aiuta ad acquisire maggiore sicurezza in se stessi, che a sua volta risulta essere un magnete per le donne. Più donne, più sicurezza, più sicurezza, più donne. È un circolo virtuoso…"

"Direi un circolo vizioso, semmai!" sussurrò Merlin a se stesso più che al re.

"Cos'hai detto?"

"Ho detto che me ne basterebbe una sola …"

 

Arthur cominciò a camminare avanti e indietro, rimuginando sulle parole di Merlin.

"Non credevo avessi così fretta di sistemarti … E dire che stavo giá pensando a qualcosa per te…"

 

Quella storia incominciava a infastidire Merlin. Non gliene fregava nulla delle ragazze. Sistemarsi? Era il suo pensiero più lontano.

Purtroppo gli importava solo di Arthur.

Però gli faceva piacere che il re si interessasse: dimostrava che teneva a lui.

 

'Sará anche tempo sprecato' pensò Merlin 'ma almeno riesco a stare un po' da solo in sua compagnia e più tempo con me significa meno tempo con Gwen!"

 

Il valletto si ricordò che fino a poco tempo prima era stato ossessionato dall'idea di baciare Arthur. 

Si sarebbe fatto bastare anche una volta sola. La bocca di Arthur con le labbra così naturalmente rosse, con il labbro inferiore più carnoso di quello superiore e i denti bianchi e leggermente imperfetti, era diventata una fissazione.

Guardarlo mangiare l'uva, o vederlo bere vino da un calice era una magnifica tortura. E come se non bastasse il re molto spesso si umettava le labbra con la lingua, cosa che a Merlin provocava più di un brivido.

 

Sapeva che l'unico modo per poterlo baciare davvero, sarebbe stato quello di utilizzare la magia, ma si rendeva conto che non avrebbe avuto nessun senso. Altrimenti sarebbe stato come baciare una delle statue o dei dipinti di Arthur che costellavano il palazzo. Non che non lo avesse fatto più volte ma la soddisfazione era minima.

Non si trattava solamente di baciare la bocca del re momentaneamente stregato. Voleva che Arthur desiderasse il suo bacio. 

 

Semplice utopia.

 

E si arrese.

 

"Avete ragione, Artù. Farò come dite voi. Per il momento mi accontenterò di baciarne qualcuna… Ma non so come si fa…"

"Non hai mai baciato una ragazza?"

Il cervello di Merlin venne attraversato da un'idea, una piccola vendetta e non si lasciò scappare l'occasione.

"Sì, ma non ho avuto grande soddisfazione. Sono state semplici pressioni di labbra. Niente di che… Il primo fu con Gwen, poco dopo che arrivai."

"Cosa? …  L'hai baciata?" chiese Arthur incredulo.

"No. Fu lei a baciarmi. Credo che allora lei avesse una cotta per me!"

"E com'è finita?" domandò il re turbato.

"Io non ero interessato e non le diedi corda. La vedevo solo come una buona amica. Mi dispiace averla fatta soffrire. Non ve l'ha detto? Era una cosa abbastanza risaputa a Camelot, all'epoca.

"No, non me l'ha detto… piuttosto credevo avesse un debole per Lancelot!"

"Infatti fu lui a consolarla, dopo che la rifiutai. Credo che Lancelot la amasse veramente tanto. Non ho mai visto un amore così puro e disinteressato."

 

Arthur lo guardò con occhi di fuoco. Il servo stava esagerando.

"Eppure credo che Gwen abbia fatto fatica a dimenticarmi. Almeno questo è quello che mi ha detto Lancelot. Quando poi voi avete incominciato a farle gli occhi dolci, Lancelot se n'è andato via, per devozione e lealtà nei vostri confronti, lasciandovi campo libero con la sua amata e …  sapete il resto meglio di me." 

 

Arthur non ribatté, anche se Merlin lo vedeva un po' rigido.

"Se non è dedizione e nobiltà d'animo questa… non potreste farlo tornare? Lui è sempre stato il vostro miglior cavaliere, tra le altre cose…"

 

Se Lancelot fosse tornato, forse Gwen ci avrebbe ripensato e si sarebbe felicemente tolta di mezzo. Ma bisognava farlo tornare prima che fosse troppo tardi, prima che Gwen diventasse regina. 

A dispetto di tutte le bugie che aveva appena detto al re, Merlin sapeva che la ragazza era stata molto innamorata del bel cavaliere. 

E come darle torto? 

Lancelot era davvero un bel ragazzo! Ma non solo, era pieno di virtù. Che sciocca Gwen a preferirgli Arthur. Non che il re non fosse all'altezza dell'altro, anzi. Ma Lancelot era molto innamorato di Gwen, mentre Arthur non sembrava esserlo altrettanto. 

 

I cavalieri di Arthur erano stati all'epoca una grande tentazione per Merlin, prima di capire di essersi del tutto fregato con il re! 

Ce ne fosse stato almeno uno brutto!Quando li vedeva in fila tutti insieme, sembrava quasi di stare di fronte a una bancarella di frutti proibiti.

Da comprare a caro prezzo e da gustare a casa con calma. 

 

A Merlin scappò una risata.

"Che hai?"

"Nulla, scusate…" 

Se Arthur avesse conosciuto i suoi pensieri, gli avrebbe fatto mozzare la testa.

 

Poi tornò serio. 

Era chiaro come il sole che quei ragazzi erano interessati unicamente alle belle donne. E non ci aveva più pensato.

Ma con Arthur no! Non poteva riuscirci! Anche solo per il fatto che passava tanto tempo assieme a lui.

E per trovare una ragione per poter perseguire il suo obiettivo, si era attaccato a un cavillo forse inesistente: Arthur poteva essere attratto dagli uomini come dalle donne. 

 

Adorava i suoi cavalieri e stava sempre con loro. Era molto affettuoso: grandi abbracci virili, pacche sulla schiena, forti pugni sulle braccia, strizzate di mani sulle spalle, prese maschie degli avambracci. Con Merlin il re era meno affettuoso, ma perché non era un valente guerriero come gli altri. O forse perché Arthur sembrava a volte avere una strana soggezione di lui.

Il re stava con loro non soltanto durante l'addestramento o le missioni lontane da Camelot, ma anche per parlare, rilassarsi, confidarsi e scherzare. 

Preferiva di gran lunga la compagnia maschile a quella femminile.

Merlin non sapeva se lo facesse per spirito di fratellanza, per la stima e l'affetto verso i suoi cavalieri o per la lealtà che percepiva da questi. Forse non significava nulla. Molti ragazzi e uomini si comportavano come Arthur.

Con Gwen nonostante la loro relazione fosse recente, si intratteneva una cena ogni tanto e la sera, una o due ore. 

 

Anche Merlin d'altra parte era quasi sempre con Arthur. Per un motivo o per l'altro lo faceva chiamare in continuazione e lo voleva accanto a sé, anche se per fare questo, il servo era costretto a trascurare molti dei suoi doveri. 

Arthur si lamentava sempre del fatto che fosse un pessimo servitore. A Merlin dava molto fastidio. Che pretese! Qualche volta, nei casi più disperati, Merlin si era aiutato con la magia, per fare in modo di espletare i tanti compiti che il re gli affidava.

 

Si era accorto che fin da quando era arrivato a Camelot, Arthur era incuriosito da lui. Durante gli ultimi anni, il re era passato dal considerarlo un servo buono a nulla e inaffidabile, poi un discreto attendente, e poi ancora una specie di consigliere privato stranamente saggio e infine un ottimo amico, il migliore, almeno così diceva Arthur. Soprattutto per tutte quelle volte in cui si erano salvati la vita a vicenda.

 

A dare man forte alla sua ipotesi e cioè che Arthur fosse in grado di amare chiunque, al di là del genere di appartenenza, c'era la questione degli sguardi.

 

Ovunque Merlin fosse, da sempre, il re gli mandava occhiate tali da turbarlo emotivamente.

I primi tempi gli davano quasi fastidio: credeva che il re lo controllasse perché non combinasse casini. 

Ma si accorse che Arthur lo guardava anche quando era in buona.

Ovviamente Merlin cominciò a ricambiare ogni suo sguardo. Anzi fu spesso lui il primo a cercarlo con gli occhi e quando Arthur lo ricambiava, cioè sempre, con quegli occhi di cielo e di mare e con il suo viso nobile e bellissimo, Merlin si trasformava temporaneamente in un mentecatto.

Chissà se faceva così solo con lui!

Lo sperava! Ed era uno dei motivi principali che gli avevano fatto pensare che il re potesse essere interessato a lui, in qualche modo…


Merlin si riscosse dai suoi pensieri. Arthur era ancora mezzo contrariato da ciò che gli aveva detto poco prima.

"Ho … baciato anche un'altra ragazza un paio di volte. Questa mi piaceva. Ma sempre piccoli baci, come dicevo."

"Hai rifiutato anche lei?" chiese il re, sardonico.

"È morta!"

"Oh, mi dispiace … ti prego di scusarmi!"

 

Freya era stata l'unica ragazza su cui aveva fatto un pensiero serio. Ma non c'era stato il tempo di capire di più. Vero era che sentiva con lei un forte legame a causa della magia e essendo la ragazza in condizioni disperate, il forte istinto di protezione aveva prevalso, e lui forse l'aveva scambiato per qualcosa di più.


"Conosci i baci alla francese?"

"So cosa sono. Solo che non ne ho mai dati. Credo che facciano un po' schifo…"

"Schifo? Non sai proprio cosa dici!"

"Ho avuto modo di vederne e li trovo un po' bavosi…"

"Spiegati meglio… Vuoi che ti aiuti? Oppure no?"

"E come? Volete forse mostrarmi come si fa…"

"Sei matto? E poi prima di arrivare ai baci c'è una cosa più importante: il ballo, fondamentale per conquistare le ragazze. Aspetta qui!"

 

Poco dopo entrarono nella stanza Gwen, Sefa e un violinista.

 

Merlin era deluso. Sperava che sarebbe stato Arthur a prenderlo tra le braccia e a farlo volteggiare.  

Arthur ballava molto bene anche se sembrava sempre un po' annoiato, quando lo aveva visto.

Merlin adorava la musica e il ballo lo intrigava ma si sentiva piuttosto goffo.

 

Invece, non andò affatto male. Si divertì persino. Provarono il rondello, la giga, la gavotta, il minuetto, la sarabanda. Non si trattava quasi mai di balli di coppia. Merlin doveva imitare i movimenti di Arthur, in quanto uomini e donne a volte si muovevano insieme e altre volte, avevano passi differenti. Il re era concentrato su di lui e su tutti i suoi passi. Ogni tanto Arthur scoppiava a ridere e a Merlin non importava che ridesse di lui: era così piacevole vedere che il re si divertiva.

 

"Sei un po' troppo rigido e tendi a dimenticare i passi, ma riesci a cavartela lo stesso perché hai un buon senso del ritmo" aggiunse Artù ringraziando poi le dame e il musicista che uscirono lasciandoli soli.

 

"Vi ringrazio! È stato molto divertente, ma … perché insegnarmi a ballare? Io dovrò lavorare alla prossima festa." 

"Ho intenzione di farti un bel regalo. Hai presente quando ti ho detto che avevo giá in mente qualcosa per te? Potrai partecipare al banchetto, al ballo, a tutto. Ti darò l'intero fine settimana libero e sarai un mio invitato speciale!"

"Ma mi riconosceranno!"

"Chi? Forse i tuoi colleghi, che sanno benissimo che tu puoi svolgere compiti diversi dai loro. In quanto agli ospiti, tu pensi che qualcuno ricordi la faccia dei servi? Perdonami ma i nobili spesso fanno fatica a riconoscere anche i volti della propria servitù." 

"In qualità di attendente e amico personale del re ammetto che mi piacerebbe accettare. Ma dovrete trovare un sostituto per me. E se poteste assumere qualche altro servo per domenica, sarebbe molto meno gravoso per i miei colleghi."

"Davvero?"

"Queste feste gloriose sono un tormento per i servi, mio signore! Credetemi!"

"D'accordo, farò assumere un po' di personale in più"

Merlin lo avrebbe abbracciato dalla gioia, ma si limitò ad inchinarsi profondamente con la gola chiusa dalla commozione.

 

Arthur avvertendo il momento delicato, cercò di distrarre il ragazzo. 

"Se giocherai bene le tue carte potresti conquistare una bella ragazza nobile…"

"Sinceramente non mi ci vedo, a ballare con le nobildonne e neanche mi fa piacere."

"Su tua precisa richiesta, quest'anno ci saranno anche ragazze non nobili, donne appartenenti a buone famiglie della borghesia."

"Sono comunque al di fuori delle mie possibilità. Inoltre se anche riuscissi a conoscerne qualcuna non mi piacerebbe ingannarle, fingendo di essere chissà chi."

 

"Sarà divertente. Ti presterò dei miei vestiti e potrai farti passare per il principe di Canterbury o per chi ti pare. Potrai ballare con chi vuoi e arrivare a baciare persino una principessa…"

"Sai che pacchia…"

"Non mi sembri molto contento…" 

"Non voglio baciare una principessa. Preferirei avere a che fare con ragazze semplici come me: contadine, serve, ragazze del popolo…"

"Hai detto che volevi divertirti e che volevi arrivare a baciare una o più ragazze! Hai forse cambiato idea?" chiese Arthur un po' alterato.

 

"Ma sarei molto più a mio agio con donne del mio ceto sociale…"

 

"Non so come fare, Merlin. Vorrei aiutarti, ma non posso certo invitare tutto il popolo. Non basterebbero i posti e anche se fosse, il costo del banchetto sarebbe esorbitante. Mi dispiace!"

"Non potreste invitare, che so, solo le ragazze in età da marito?

"E quante sono?"

"Mi informerò da Geoffrey di Monmouth, solo che bisognerebbe invitare anche un numero corrispondente di giovani scapoli…"

"Portami i numeri … ma dove li metteremo? Il castello è giá pieno."

"Nel giardino!"

"Forse si potrebbe fare. Ma non credi che potrebbero offendersi? Loro fuori e tutti gli altri dentro?"

"Dipende tutto da voi…"

"Da me?"

"Sì, dovreste alternare la vostra presenza tra fuori e dentro. Mangiare una pietanza in un tavolo all'interno, una seconda all'esterno, e così via.

Ancora meglio sarebbe lasciare un posto libero per voi in ogni tavolo" 

"Due posti vicini in ogni tavolo, vorrai dire…" precisò Arthur.

"Certamente. Insieme a  Gwen sarebbe certamente più piacevole e meno gravoso per voi."

"Veramente pensavo a te. Mi saresti di grande aiuto. Controlleresti che io non venga dato in pasto ai popolani…" sorrise Arthur.

'Sono d'accordo!"

"E c'è un altro problema, purtroppo. Il salone da ballo sarebbe troppo pieno e non ci si potrebbe quasi muovere… figuriamoci ballare."

"Fuori c'è talmente tanto spazio che … con l'orchestra all'aperto si potrebbe tenere il ballo in giardino per tutti!"

"E se piovesse?"

"Non pioverà" disse Merlin categorico. Nel caso ci avrebbe pensato lui con la magia. Era perfettamente in grado di fermare un po' di pioggia.

"Allora è deciso, maestà! Per me va bene, ma … se vi starò sempre alle calcagna, non avrò modo di conoscere alcuna ragazza."

"Al contrario. Potrei fare da mediatore …" 

"Scusate ma in quel caso, non avrei la minima speranza…"

"Non hai fiducia nei miei metodi?"

"Non è per questo, Arthur, ma … se ci sarete voi al mio fianco, nessuna donna si accorgerà di me…"

"Dovrai fare anche tu la tua parte…"

"Potrei mettermi anche a ballare nudo sul tavolo che non riuscirei comunque a distogliere l'attenzione di ogni ragazza da voi…"

Il re sorrise al pensiero poi domandò: "Perchè pensi questo?"

"Perché voi siete … il re."

Arthur annuì senza alcuna reazione.

"Non solo per questo … non solo perché siete il re … voi siete giovane e forte, fiero e coraggioso, bello e attraente … per le ragazze. Sarebbe come chiedere a una donna di scegliere tra Apollo ed Efesto…"

"Apprezzo il paragone con Apollo, anche se lo trovo decisamente esagerato, ma tu non sei certo come Efesto. Io ti vedrei di più come … Ermes.**"

Merlin alzò le sopracciglia: "Grazie, maestà! Credo sia una delle cose più carine che mi abbiate mai detto, ma se fossi come Ermes non avrei bisogno dei vostri insegnamenti"

"Non credo infatti che tu ne avresti bisogno, se non fossi così … bloccato. Tu hai tutte le caratteristiche fisiche e di indole per riuscire conquistare la maggior parte delle donne, solo che non ne sei consapevole … oppure hai qualche segreto di cui non sono a conoscenza… Sei e rimani un enigma ai miei occhi…Temi forse che ti soffi le ragazze? Io sto con Gwen."

"Allora … va bene!"

Merlin pensò che il suo obiettivo principale in quel momento fosse fare in modo che il popolo conoscesse meglio il suo re. Pazienza se avrebbe dovuto sorbirsi le svenevolezze di tutte le dame di Camelot verso Arthur. Poteva sopportarlo in virtù di uno scopo più alto.

 

"Pensi che sia sufficiente per il popolo ciò che intendiamo offrire loro?" 

"Per i poveri sarà più che sufficiente. Scherzate? Ottimo cibo, orchestra e ballo. E sua maestà che si intrattiene un po' con loro. Sarà straordinario!"

Merlin era soddisfatto. Aveva preso la palla al balzo, per poter fare in modo che il suo popolo potesse vedere e apprezzare Arthur tanto quanto lui.

 

"Siete libero stasera, maestà? Credo ci siano infiniti dettagli su cui riflettere…" Tanto valeva provare a trarre il massimo profitto dalla situazione.

"Farò in modo di esserlo. È un'occasione troppo importante per lasciarsela sfuggire, anche se ho ancora tanti dubbi. In caso di errori potrebbe essere persino controproducente.

"Pensate che la corte reale e la borghesia accetteranno di mischiarsi con il popolino?"

"Scriverò ad ogni famiglia dicendo loro la verità. Per questo chiederò il tuo aiuto Merlin. Dirò che è un'importante occasione di scambio. In fondo, come prima volta, saranno presenti solo uomini e donne di giovane età e non ancora sposati. Chissà se nascerà qualche unione 'mista'." ridacchiò il re. "Secondo me accetteranno. Forse non proprio tutti ma la maggioranza credo di sì." "Dopo cena ti aspetto per mettere a punto la questione. C'è moltissimo da fare. Adesso però ho fame, Merlin!"

 

Merlin era molto contento. Non avrebbe dovuto usare la magia, quella sera.

Arthur lasciava da parte le sue 'attività' amorose per il suo popolo. 


Quella sera ci fu talmente tanto da organizzare che Merlin non ebbe occasione di muoversi dalle stanze di Arthur. Ma visto che anche al re stava a cuore quell'occasione, lavorò a stretto contatto con il servo. Interpellarono Geoffrey. Il numero dei giovani da invitare si aggirava sulle centottanta unità. Scrissero il testo da inviare alle famiglie nobili e borghesi e anche quello per il biglietto d'invito per le famiglie contadine. Arthur convocò tutti gli amanuensi della città perchè ricopiassero durante la notte le lettere e gli inviti con i relativi indirizzi. Allertò tutti i messaggeri che avrebbero dovuto partire il mattino seguente per consegnare le missive al più presto.

Durante la serata Merlin, trovò il coraggio di chiedere al re di poter invitare sua madre e il suo amico Will.

Arthur ci pensò davvero a lungo, tanto che Merlin si aspettava un rifiuto da parte del re. 

"Avrò molto piacere di rivedere tua madre, Merlin. Per quanto riguarda quel tuo amico, vedi di tenermelo lontano. So bene che è rimasto ferito gravemente per salvarmi la vita ed è per questo che lo inviterò. Ma non dimentico come mi ha aspramente osteggiato, quella volta a Ealdor. E visto che lui non mi sopporta, la cosa è reciproca."

"Farò in modo che lo vediate il meno possibile."

"E sia!"

Merlin esultò internamente. Will era l'unico amico che conosceva tutti i suoi segreti. Non solo il fatto che fosse uno stregone, ma anche i sentimenti di Merlin verso il suo padrone. Almeno con Will avrebbe potuto parlare liberamente ed essere se stesso.


Il giorno dopo sul tardo pomeriggio Arthur lo fece chiamare.

"Caro Merlin, oggi non ho avuto molto tempo purtroppo da dedicare al mio insegnamento e alla tua educazione "

"Pensavo avessimo quasi finito…"

"Finito? Non abbiamo nemmeno incominciato!"

"Da dove volete riprendere?"

"Fammi sentire la prima frase che diresti a una ragazza per rompere il ghiaccio…"

"Mh … mia signora, mi sembra di avervi giá vista. Ci conosciamo?"

"Terribile, Merlin… è la scusa più vecchia e banale."

"Fatemi sentire voi, allora."

 

"-Mi concedete l'onore di questo ballo?- È la più classica ma funziona ancora. -Posso offrirvi un bicchiere di vino?- E ti presenti con due calici in mano. -Potrei conoscere il nome della ragazza più interessante della festa?- Quest'ultima frase va detta con una sorta di divertita sufficienza in modo che la ragazza non capisca se la la stai corteggiando o prendendo in giro.

Tutte cose molto semplici, come vedi"

"Funzionano solo per voi, Arthur"

"Non è vero. Fammi un favore. Imparale a memoria."

"D'accordo, ma io volevo sapere qualcosa di più 'concreto'. Non è quello che vi aspettate da me?"

"Sicuramente è lo spirito giusto. Ma assicurati almeno che la ragazza ti piaccia fisicamente…"

"E non se dovesse piacermi nessuna ragazza?"

"Ci saranno tutte le ragazze di Camelot. Una dovrà pur piacerti!"

"E se invece non fosse così?"

"Mi sa che tu sei più esigente di me… sei strano però…  si può sapere cosa cerchi esattamente in una donna?"

"Bionda, occhi azzurri, alta, forte, leale, coraggiosa, bellissima, con un gran senso dell'umorismo e dal cuore d'oro, ma va bene anche se un po' limitata e molto testarda …"

"Mi sa che hai ragione tu. Non credo esista una donna così…"

Ora fu Merlin ad alzare gli occhi al cielo."Non mi accontenterò di niente di meno."

"Non ti basta che sia solo una ragazza carina e piacevole, per cominciare?"

"Non lo so. Non credo. Ci devo pensare…"

"A questo punto puoi andare. Devo vedermi con Gwen, tra poco …"

 

Merlin strinse i pugni dalla rabbia e si congedò con un inchino, senza dire altro.














 

 *"Sei una baracca" frase familiare che significa "sei sempre ammalato."

** Ermes, (Mercurio per i romani) il messaggero dai piedi alati, veloce, giovane e bello. 

***Ovviamente non credo che re Arthur darebbe mai a Merlin un intero weekend di riposo.

Ciao e tutte/i. Innanzitutto ringrazio MAAE_8830, susiguci, AndyWin24 e OrnyWinchester per le preziose recensioni!!! Chiedo scusa per gli anacronismi. Nel medioevo gli uomini non ballavano. Lo facevano solo le donne, in gruppo. (Qui invece sembra più un ballo di tipo ottocentesco. Presente quelli di Jane Austen?)

Avrete notato che un bel po' di personaggi sono vivi quando nella serie avrebbero dovuto giá essere morti da tempo: Will, Lancelot e probabilmente anche Balinor. Non escludo la possibilità di altri redivivi.

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Capitolo 3
*** Cap.5 Salta mecum ***


 


Salta mecum



(Balla con me)








 









Il giardino era illuminato come mai si era visto prima.

Quasi tutte le candele e le torce del castello erano state posizionate in giardino. L'effetto più bello era creato da una miriade di piccole lanterne appese a corde sospese su tutto il giardino. Erano stati accesi anche diversi falò.

 

Merlin guardava Arthur con un senso di orgoglio quando il re fece il suo ingresso nel prato antistante. Pensò che Arthur fosse semplicemente una visione, con la sua armatura nuova di color argento così chiaro da sembrare bianco. Per il resto portava mantello e toga di colore rosso acceso con lo stemma dei Pendragon. Un fremito di sorpresa passò tra gli ospiti, quando lo videro. Indossava una corona d'argento leggera, giusto un cerchio attorno al capo.

 

Merlin dietro di lui era irriconoscibile, vestito di bianco e di blu, con tanto di elegante cappello piumato degli stessi colori. Quegli abiti gli erano stati regalati da Arthur, poco prima. Erano suoi quando era poco più che un ragazzino, per questo fasciavano così bene Merlin. Indossava un mantello lucido e leggero, di una tonalità molto simile allo zaffiro, che gli dava una particolare eleganza. Era molto avvenente e molti degli sguardi furono per lui.

"Vieni con me, Merlin! Mostrami se, almeno le lezioni di ballo, sono servite a qualcosa, visto che per il resto è stato solo tempo sprecato!" disse Arthur particolarmente euforico.

"Certo, maestà!"

Dovettero attendere a lungo che la gente che voleva ballare si posizionasse. Erano talmente in tanti su quel prato, che i cerimonieri ebbero il compito di dividerli in più gruppi.

Merlin era a fianco di Arthur e di altri uomini eleganti. Di fronte a loro c'era una fila di altrettante dame, vestite forse con gli abiti più belli che possedevano. 

Merlin notò che non c'erano suddivisioni in base al ceto. E i giovani popolani non sfiguravano a fianco dei nobili.

"Sai Merlin, ancora non mi sembra vero. Davvero non ti attira nemmeno una di queste donne? Alcune sono molto belle …" gli sussurrò Arthur all'orecchio.

"Diciamo che mi attirano di più le persone da questa parte della fila. Davvero non ve ne attira nemmeno uno, maestà? Alcuni sono … favolosi!" sorrise il servo, muovendo la testa e facendo dondolare le piume del cappello. 

Il re alzò gli occhi al cielo, con fare rassegnato.

"Colpa mia! Non te lo chiederò mai più. Quando mi hai parlato della tua donna ideale sembravi più che convinto. Com'era già? Bionda, occhi azzurri, alta…"

"È ovvio che pensavo ad un uomo con le stesse caratteris…" Merlin arrossì come un papavero e cambió frase: "Era tutta una farsa naturalmente, tutto inventato. Vi chiedo scusa."

"Se penso a quante volte mi hai mentito…" disse Arthur risentito.

"In realtà la bugia era solo una, maestà, sempre la stessa. Anche perché, perdonatemi, voi mi avete letteralmente torturato a questo proposito. Ma non crediate che mi abbia fatto piacere … è stato difficile per me…"

"Chissà se mi avrai mentito anche riguardo ad altre questioni!"

Merlin si sentì un po' offeso e un po' colpevole. 

"Quindi voi non vi fidate più di me?"

"Non ho detto questo, Merlin! Ma mi sembra un dubbio più che lecito, non trovi?"

"Posso dirvi solo questo e per il resto starà a voi decidere. Anche se non vi avessi detto tutta la verità, sappiate che mai e poi mai vi ho tradito, né vi tradirò" disse Merlin serio e con gli occhi lucidi. 

Arthur gli sorrise dolcemente: "D'accordo, ti credo! Calmati!"

L'orchestra di musici finalmente attaccò una bella gavotta, movimentata ma non troppo. 

Gli uomini si presero tutti a braccetto, saltellando in avanti verso le donne e poi tornarono indietro. Fu poi la volta delle donne fare la stessa cosa. Poi ognuno staccò le braccia dagli altri. Ogni cavaliere fece due giri intorno alla dama che aveva di fronte, poi il contrario. Infine tornarono tutti in posizione di partenza, spostandosi di un posto alla propria destra e ricominciavano da capo.

In seguito Merlin aveva ballato con Sefa e si era divertito un mondo. Ogni tanto, durante la danza si era guardato attorno. Aveva visto sua madre ballare e ridere con Lancelot, per poi tornare serio quando aveva inquadrato Julius Borden, con le braccia incrociate, appoggiato con le braccia conserte lungo le mura esterne del castello, che guardava la gente che ballava con aria glaciale e sdegnosa.

 

'Gaius dovrá dirmi perché devo tenere d'occhio quel tizio…'

 

Ovviamente i suoi sguardi furono quasi tutti per Arthur, che ora stava ballando con Gwen. Il re sembrava felice in quel momento.

 

Era la volta della sarabanda, una danza lenta che non era tra le preferite di Merlin. La trovava piuttosto noiosa: si ballava solo a coppie … miste.

Vide sua madre andare da Gaius che ridendo cercò di schermirsi ma ben presto capitolò. Era contento che sua madre si sentisse a suo agio alla corte del re.

Julius Borden non si vedeva più, ma la calca era tale che era impossibile trovare qualcuno lì. E non aveva la minima voglia di cercarlo. Ne approfittò per recarsi a uno dei tavoli predisposti per bere.

 

"Merlin? Sei tu?"

"Re Odin?"

"Non ti avevo riconosciuto con quel cappello. Sei davvero incantevole!"

"Grazie, maestà!"

"Come sei formale stasera ... Il tuo re?"

"Sta ballando con la futura regina"

"E tu ti annoi!"

"Ho solo sete! Voi non ballate? L'orchestra è meravigliosa!"

"Se potessi ballare con te, ballerei, ma visto che non si può…"

"Le ragazze sono al massimo del loro splendore stasera …dicono"

"Stasera ho in testa qualcun altro …"

Merlin strinse le mandibole e calò un po' di più il cappello sugli occhi.

Il corteggiamento di Odin gli dava un po' fastidio, anche se era abbastanza delicato.

Era stata anche colpa sua se Odin si era illuso. Voleva mettere subito fine a quella storia, ma possibilmente senza offenderlo. 

 

"Io devo chiedervi scusa, maestà, ma quello che avete detto oggi pomeriggio era la veritá. Quello che volevo da voi era farmi corteggiare e baciare. Siete un uomo attraente ma, come dicevate, … sono innamorato di Arthur e cercavo di dimenticarlo in quel modo. Purtroppo non è servito. Mi sono fatto prendere dalla fretta e mi sono approfittato di voi. Mi dispiace!"

Odin rispose: "Bene, apprezzo la tua sincerità. Ma se tu cambiassi idea…"

"No, vi prego. Non ditelo. Non voglio tenervi in sospeso. Non voglio che vi aspettiate qualcosa … che non succederà" disse Merlin contrito.

E sperò di aver imparato la lezione di quel giorno: non si scherza con le persone.

Sapeva che Odin era interessato a lui solo sessualmente, ma non gli andava lo stesso di illuderlo, anche solamente per quello.

"D'accordo, Merlin! Ti auguro buona fortuna allora."

"Tanta fortuna anche a voi, maestà."

 

Merlin si sentiva a disagio. Parlare così ad un re. Forse si era montato la testa. Per fortuna Odin aveva accettato la cosa con grande distinzione.

Tornò a ballare mettendosi al fianco di Artù. Partì il rondello, forse la danza preferita di Merlin, perché avrebbe dovuto dare la mano ad Arthur. I cavalieri facevano un girotondo dentro al quale stavano le dame, in un cerchio più piccolo e stretto. Si cominciava battendo le mani alternando il gruppo di uomini a quello delle donne. Poi i cavalieri si prendevano per mano e cominciavano a girare verso destra, mentre il cerchio di di donne si muoveva in senso opposto. Portando le mani unite verso l'alto, gli uomini formavano degli archi sotto i quali passavano le donne in fila. Quando furono i cavalieri a dover passare sotto l'arco delle dame, tutto diventò più basso e più piccolo e spesso i cavalieri cozzavano tra loro involontariamente. Era fatto apposta. Assomigliava più ad un gioco, dove ormai le regole non esistevano più. Il tutto finiva che ognuno ballava liberamente come gli pareva. In questo frangente Arthur si impossessò di Merlin.

 

Il re gli rubò il cappello, cavandosi a sua volta la corona. La posizionò con cura sul capo, spostandogli indietro qualche ciuffo di capelli dal viso.


'Che sensazione meravigliosa!' si disse Merlin emozionato.

 

Arthur sventolò il cappello con un grande inchino per poi indossarlo. Era una piccola cosa, una sciocchezza ma a Merlin parve un momento così dolce. Possibile che quel vistoso cappello con il quale lui si sentiva particolarmente ridicolo, donasse così tanto ad Arthur?

Ma il re era talmente bello ai suoi occhi che probabilmente gli sarebbe sembrato splendido persino con un elmo cornuto da vichingo in testa.

Arthur lo prese per mano, e ballarono come una qualsiasi coppia, con tanto di inchini e sorrisi. Gli fece fare anche più giravolte e pretese che Merlin le facesse fare a lui.

Inutile dire che quando la musica finì, per Merlin fu come svegliarsi da un sogno magnifico.

Guardandosi attorno, Merlin si accorse che nel gruppo danzante accanto al loro, c’era Lancelot che stava baciando la mano di Gwen, che si stava congedando dal ballo appena finito. Subito intercettò lo sguardo di Arthur che li stava appunto osservando e si sentì triste per lui. 

"Mi dispiace Arthur. Ho chiesto io di invitare Lancelot, ma è chiaro che lui non l'ha ancora dimenticata. Non stanno facendo nulla di male eppure ora sono pentito di avervi chiesto di farlo tornare."

"Tu non c'entri. L'avrei fatto chiamare ugualmente…" 

Merlino era sorpreso.

"E perché mai? Volete mettere Gwen alla prova?"

"No. Ma voglio sapere se è riuscita a dimenticarlo oppure no." 

"Ma è lampante che sia così! Dorme con voi ogni sera…Avete per caso notato qualcosa di strano in lei?"

"Forse. Diciamo che a volte non mi dà l'idea di essere felice!"

A Merlin sfuggì un mormorio dalle labbra: "Certo che alcune persone hanno delle belle pretese…"

Il re non udì la frase e continuò: "Tu come vedi Lancelot?"

"È un uomo nobile e coraggioso, dai valori puri e leali …"

"Merlin … hai capito cosa intendo" disse sbuffando Arthur.

"E va bene! È ... stupendo!"

"Più di me?"

 

'Alla faccia della modestia!' si disse Merlin, anche se il re in fondo dichiarava il vero.

 

"No, nessuno è come voi … voglio dire che … è una questione di gusti, comunque. E poi voi siete il re!"

"Appunto! Io sono il re. Quanto influisce questo sui sentimenti di una donna nei miei riguardi?"

"Non di Gwen! Da quanto siete diventato così insicuro?"

"Merlin … io ho qualche dubbio"

"Su ciò che Gwen prova per voi?"

"Non proprio…"

"Avete dei dubbi su ciò che provate per lei?" Merlin aveva gli occhi stralunati. Quasi non credeva a quello di cui stavano parlando. Se in quel momento avesse visto ballare Kilgharrah in quel giardino, non sarebbe stato più stupito di così. Poi si sentì ingrato e insensibile. Arthur viveva una crisi esistenziale importante, mentre lui gongolava. Non era giusto.

Come se lasciare Gwen volesse significare che il re avrebbe preso in considerazione lui. Che stupidaggine!

"Non ho intenzione di lasciarla, per ora" disse Arthur "ma avevo bisogno di confessarmi con qualcuno e con te è più facile farlo".

"Questo per me è un grande onore! La parte che preferisco del mio lavoro. Grazie!"

"Grazie a te. Lo sai che balli bene?"

"No, questo non lo sapevo, ma adoro ballare! E comunque il merito è solo delle vostre lezioni ..."


Merlin aveva bevuto parecchio quella sera, oltre a ciò che aveva bevuto durante il giorno e non si sentiva granché lucido e i piedi gli facevano male.

Eppure non aveva perso un ballo. Aveva ballato con sua madre, con Gwen, con diverse ragazze del popolo e anche con qualche nobildonna.

Ovviamente Merlin non ebbe occhi che per Arthur per quasi tutto il tempo. Era riuscito a ballare spesso vicino al re. C'era un ballo in particolare di cui non conosceva neanche un passo, ma in cui si era buttato lo stesso, pur di stargli vicino. Ad ogni nuova strofa Merlin raggiungeva Arthur che puntualmente si sbellicava dal ridere.

Solo dopo la fine di quel ballo, il re gli spiegò tra le lacrime, dovute alle risate, che gli uomini avrebbero dovuto saltare di un posto a ogni cambio ritornello, fino a fare il giro completo. Quindi ogni volta c'era un povero disgraziato che cercava il posto che Merlin involontariamente gli aveva soffiato.

'Che figura! Ma almeno Arthur si è divertito!' pensò tra sé con un sorriso.

 

Non voleva ritirarsi ancora. La musica continuava e lui voleva ballare. Non si era mai divertito così tanto prima di quella sera. E dire che non si era mai considerato un tipo mondano. Ma per prima cosa doveva far riposare i piedi.

Saltò l'idea dei salottini. A quell'ora dovevano essere già tutti occupati e non aveva voglia di andare a controllare.

In qualche corridoio sapeva che c'erano delle sedie. Purtroppo per lui erano già tutte occupate da qualcuno che dormiva o da una coppia impegnata a sbaciucchiarsi.

Su una delle sedie a Merlin sembrò di riconoscere a distanza uno dei cavalieri di Arthur. Appena si accorse che il cavaliere era Gwaine, impegnato a pomiciare con una donna, girò sui tacchi e tornò indietro. I capelli di Gwaine eran inconfondibili.

Svoltato l'angolo quasi si imbatté in Julius Borden. Sempre serioso e accigliato, ma con un'espressione vacua.

Aveva qualcosa di strano.

"Signore" disse biascicando al suo indirizzo. 

'È ubriaco fradicio!' pensò stupito Merlin.

"Signor Borden!"

"Chiamami Julius"

"D'accordo… allora voi chiamatemi Merlin. Se cercate Gaius, si è ritirato parecchie ore fa."

"Peccato! Conosco solo lui qui."

"Conoscete anche me!" disse Merlin, con una punta di compassione. Non gli aveva più rivolto la parola anche se sapeva che l'uomo non conosceva nessun altro. A dire la verità non lo aveva nemmeno tenuto d'occhio come Gaius gli aveva chiesto di fare.

"Potresti farmi fare un giro del castello. Ne ho sentito tanto parlare e vorrei tanto vederlo"

"Mi dispiace ma non sono molto in forma. E nemmeno voi" 

"Ci sarà tempo. Mi fermerò a Camelot qualche giorno."

'Oh, no!' pensò Merlin.

"Mi fai ballare almeno?"

 

'Dio, questo è andato del tutto!'

 

"S-sì. Ma un ballo solo! E che sia lento."

 

L'orchestra attaccò un minuetto, andante ma non troppo. 

Merlin era stufo. Non si era potuto riposare e ora aveva questa palla al piede, quando ciò che voleva era andare da Arthur, per ballare ancora.

Invece ballò con Julius, che tentennava ad ogni passo. Il ballo prevedeva la presenza di un uomo e di una donna per coppia, ma Merlin notò che nessuno si curava di loro. 

Nessuno a parte una persona. 

Girandosi vide infatti Arthur ballare proprio dietro di lui, insieme a un'anziana nobildonna. E lo guardava.

Julius si appoggiava pesantemente al suo braccio, a volte con entrambe le mani.

Dopo un tempo che a Merlin parve infinito, il ballo terminò.

 

Così Merlin si ritrovò Arthur di fronte, con la testa alta e un tono autoritario.

"Non mi presenti il tuo 'amico', Merlin?"

"Io sono Julius, signore" masticò l'uomo.

"È l'ex allievo di Gaius" spiegò Merlin "ma deve avere festeggiato un po' troppo, maestà"

"Ho capito! Gaius mi ha chiesto di ospitarlo per un po' … ma davvero lui non sa nemmeno che sono il re?"

"Julius, lui è re Arthur di Camelot" disse Merlin pronunciando bene ogni parola ad alta voce.

Julius fece una faccia strana. Strabuzzò gli occhi, si gettò in ginocchio ai piedi di Arthur e vomitò l'anima.















 




Ciao.

Chiedo scusa, ma ho cambiato idea: Julius qui non é collegato con l'uovo di drago.

Grazie a chi è arrivato sin qui a leggere.

Un abbraccio! 

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Capitolo 4
*** Cap. 3 Experimentum ***


 

Experimentum






 









Merlin non fece niente.

 

Nessuna magia per evitare che il re e Gwen stessero insieme quella sera.

 

Era ridicolo impedire ad Arthur di stare con lei. Se era vero che era innamorato del re e lui era felice con lei, doveva imparare ad accettarlo.

 

Con questa consapevolezza era uscito a tarda sera per sbollire la rabbia e il dolore.

Per la prima volta era andato alla taverna da solo. 

Se Arthur l'indomani l'avesse sgridato per quello, almeno stavolta avrebbe avuto ragione.

 

Aveva bevuto molto più di quanto avesse mai fatto, ma si era allontanato prima di essere del tutto ubriaco.

Trascinandosi a fatica fino al letto, si era addormentato subito in preda ai fumi dell'alcool.


Il mattino dopo aveva un mal di testa insopportabile e ricorse all'aiuto di Gaius che gli diede un infuso d'erbe che mitigò in parte dolori e nausea.

 

Era piuttosto in ritardo per svegliare il re, ma Arthur era talmente di buon umore che non lo sgridò neppure. 

 

Merlin si sentì ancora più triste. 

Doveva trovare una soluzione per se stesso. Non voleva rischiare di ammalarsi di mal d'amore, che nonostante il nome era tutto fuorché romantico.

 

"Merlin, ti aspetto oggi pomeriggio dopo gli addestramenti" esordì il re. "Dopodomani cominceranno ad arrivare i primi invitati e non ci sará più tempo per le nostre lezioni…"

 

"Voi siete davvero un ottimo insegnante, maestà, ma credo che i vostri sforzi siano vani con me. Se una persona per nascita non è portata per le relazioni amorose non credo che ci siano molte possibilità di riuscita."

 

"Questa è una sciocchezza. Non ci hai nemmeno provato…"

"Non è vero. Le ho provate tutte. Ma devo arrendermi!"

"Sei giovane e bello. Non ti manca niente se non un po' di autostima."

 

Arthur lo aveva definito 'bello'. Fino al giorno prima avrebbe esultato nel sentirglielo dire, ma ora non gli dava alcuna emozione. Tra l'altro aveva tanto l'aria di essere una bugia pietosa, per cercare di tirarlo su di morale.

 

Merlin cominciò: "Oggi dovremo sistemare i posti ai tavoli per i singoli invitati…"

"Che incubo …non puoi farlo da solo?"

"Per i posti all'esterno sì, anche se dovrò chiedere aiuto a Gwen. Lei conosce molte più persone di me, tra i contadini. Per i tavoli all'interno però …"

"D'accordo. Ti aiuterò io, ma se rimarrá del tempo ti farò un'ultima lezione. Direi, la più importante."

"Come volete, sire!"

"Oggi vedo che non sei affatto in forma, ma … ho una sorpresa per te, che credo ti farà piacere!"

Merlin lo guardò leggermente incuriosito.

 

"Ho invitato anche Lancelot!"

 

Merlin rimase a bocca aperta, incredulo.

"L'ho fatto per te."

"Ma…"

"Credo sia ora di sotterrare l'ascia di guerra. Lui era il mio primo cavaliere."

"In effetti, mi fa molto piacere…lui è mio amico."

Lancelot era l'unico a conoscere il segreto della sua magia oltre a Gaius e a Will. Ed era davvero uno dei suoi migliori amici. Anche se nemmeno Lancelot  conosceva i suoi gusti in amore.








 

"Dunque … la regina Annis, i suoi due figli e le rispettive consorti, li mettiamo a questo tavolo qui, vicino a re Odin e a sua moglie..."

"No, Odin non va bene al tavolo con Annis" disse Arthur.

"Ma re Odin non va bene in nessun tavolo? Dove lo mettiamo?" chiese Merlin perplesso.

"Puoi metterlo al mio tavolo principale."

"Vicino a re Alined?"

"Esatto"

"Ma il vostro tavolo è in assoluto il peggiore…"

"Allora tra Odin e Alined metterò mio zio."

"Lord Agravaine?" domandò Merlin, scandalizzato.

"Non dire niente, Merlin! Ricordati che lui è mio zio! E poi non rimarrò a lungo con loro…"

"Sì, ma povera Gwen! Tanto valeva invitare direttamente Morgana…!"

Arthur sorrise. "Continuiamo."

 

"Sir Valiant…?"

"Direi sempre al mio primo tavolo."

"Direi che a questo punto converrebbe consegnare direttamente il regno di Camelot nelle mani dei vostri commensali… "

"Sono tutti ex nemici. E stare al mio tavolo servirà a tenerli buoni…"

"Dite alle guardie di tenerli d'occhio"

"Lo farò. Ma non dimenticare che anche i miei cavalieri saranno seduti a quel tavolo…"

"Meno male…

Anche Lancelot?"

"Tu cosa dici?"

"Sì, se sarà con i suoi ex compagni si sentirà più a suo agio." 

"Ho intenzione di chiedergli di tornare ad essere un mio cavaliere…"

"Credo che sia fantastico! Ma… non temete che Gwen possa essere turbata dalla sua presenza?"

"Se diventerà regina dovrà affrontare prove molto più dure di questa. Ma io l'ho invitato perché me l’hai chiesto tu…"



 

Dopo parecchie ore rimanevano solo da sistemare alcuni invitati di cui non erano ancora giunte le risposte.

 

"Molto bene, c'è ancora tempo prima che Gwen arrivi… per cui…"

Merlin serrò la mandibola dalla tensione, nonostante i suoi buoni propositi.

"Maestá, è proprio necessario? Sarei un po' stanco…"

"Farò presto. Ma tu prendi appunti!"

 

Merlin passò quasi  due ore ad ascoltare Arthur. 

L'argomento non  trattava di pratiche amorose da mettere in atto in un letto o in un pagliaio con la donna di turno o con la donna della vita, come aveva creduto in un primo momento. 

 

Si trattava dei mille modi per non mettere incinta una ragazza…

Membrane animali, cacca di coccodrillo essiccata, testicoli di castoro, erbe, miele, limoni e scaramanzie varie, al limite della magia, quella falsa.*

 

Ma lui possedeva quella vera. E nei libri di Gaius c'erano molte indicazioni su come agire con la magia a tal proposito e con risultati sicuri.

 

Peccato che a lui non sarebbero serviti né gli insegnamenti di Arthur né quelli del libro di magia. 

A meno che non esistesse una formula per poter ingravidare un uomo…




 

La fantomatica domenica era arrivata. Per fortuna c'era un sole magnifico e la temperatura era ideale per soggiornare all'aperto. Non sarebbe dovuto intervenire per migliorare il clima.

Nei giorni precedenti Merlin aveva visto il re meno possibile. Stargli lontano era servito a farlo soffrire un po' meno. Arthur aveva ricevuto Gwen nelle sue stanze ogni sera. 

Starci male non serviva a niente per cui arrivò alla conclusione che avrebbe potuto mettere in pratica qualche insegnamento di Arthur con gli uomini, per vedere se poteva conoscerne qualcuno e magari arrivare a baciarlo o chissà… Anche se era 'in permesso premio' Merlin aiutò il resto della servitù, che sembrava spossata e nervosa ancora prima di cominciare.

 

Poco prima di pranzo un uomo bellissimo con l'armatura lucente entrò nel palazzo.

Era Lancelot. 

Merlin gli corse incontro e lo abbracciò con foga. 

"Sono felice di vederti Merlin. Scommetto che devo a te la mia venuta qui…"

"Caro Lance…può essere, ma le sorprese non sono finite…"

In quel momento Lancelot sgranò gli occhi. 

Gwen camminava verso di loro.

'Accidenti!' pensò Merlin.

Gwen era bella come non l'aveva mai vista. Il vestito, i capelli e i gioielli … sembrava davvero una regina!

Lancelot mise un ginocchio a terra in segno di devozione e baciò la mano che la ragazza gli porgeva.

"È un onore rivedervi, milady!" e la sua voce tremò per un momento.

Gwen sorrise e le sfuggì una lacrima dagli occhi.

"È un piacere anche per me, ma alzatevi, vi prego."

 

A interrompere quel momento di commozione, così forte che si sarebbe potuta tagliare con il coltello, giunse Arthur.

"Benvenuto a Camelot, Lancelot."

"Maestá, è stato un onore e una gioia ricevere il vostro invito…"

"Ti prego di non scappare dopo la festa. Ho bisogno di parlarti!"




 

Erano a tavola giá da un'ora con il gruppo dei disfattisti anonimi. E doveva pure sorridergli. Per fortuna sembravano tranquilli e ben disposti.

 

Merlin guardava con invidia la parte opposta del tavolo, dove i cavalieri, seduti in gruppo, parlavano tra loro e con Lancelot.

Almeno il cibo era ottimo!

Merlin seguì Arthur ad un nuovo tavolo, dove sedevano alcune famiglie appartenenti alla borghesia. Alcuni dei presenti al tavolo, si comportavano in maniera ineccepibile, altri invece non facevano che decantare la bellezza e le virtù delle loro figlie, la forza e il coraggio dei loro figli e le presunte nobili origini delle loro famiglie, decadute per questo o quell'altro futile motivo.

 

Il fatto che Arthur non avesse ancora una moglie e che fosse risaputo che avesse per fidanzata una serva, sembrava invogliare tutti i commensali a presentargli ogni ragazza facente parte della famiglia, fosse anche dodicenne, come la futura regina perfetta per il re.

Questo accadeva anche ai tavoli dei nobili.

 

Al re furono presentate centinaia di ragazze e Arthur fu gentile con ciascuna di loro.

Merlin avrebbe preferito pulire le stalle che dover subire, gli sguardi, i sorrisi e le moine di tutte loro.

Non ne poteva più, in tutti i sensi.

"Devo andare maestà!"

"Non mi lascerai qui da solo spero…"

"Devo fare la pipì."

"Uffa! Vedi di fare presto."

 

Tutta quella confusione gli dava quasi la nausea. La pipì era ovviamente una scusa.

Dove poteva andare per stare da solo per pochi minuti?

Vide una giovane coppia uscire da una saletta. La ragazza si stava sistemando il vestito e avevano entrambi guance e labbra arrossate.

 

Senza pensarci troppo entrò in quella stanzetta. Era un piccolo salotto con un tavolino al centro e qualche comoda sedia. C'era anche una finestra aperta che dava su un cortiletto interno.

La porta si aprì e Merlin vide entrare Odin che gli sorrise affabilmente: “Merlin, come mai sei qui?”

“Avevo bisogno di respirare un po’, di stare un po’ da solo!”

“Oh, … scusami. Me ne vado subito”

“Cosa dite, maestà? Vi prego di rimanere”

Odin si sedette e lo guardò con interesse.

 

“Ricordate il mio nome? Ne sono lusingato!”

“Caro Merlin, sei stato tu il fautore del cambiamento di Arthur e quindi parte del merito è tuo se oggi i nostri regni sono in pace.”

Odin aveva una bella voce, calda e rassicurante.

Quando sorrideva tutti i tratti del viso cambiavano. A parte il naso un po' grosso, Odin aveva un volto affascinante. Portava i capelli lunghi e lisci, con ciuffi laterali che gli ricadevano sulla fronte e sul viso. La bocca era piuttosto larga con labbra sottili e gli occhi neri, grandi e scrutatori erano davvero magnetici.

L'uomo era alto e di corporatura massiccia.

Nel complesso era un bell'uomo. Certo, per età, avrebbe potuto essere suo padre.

La cosa che più gli piaceva di Odin però era la sua sicurezza, che non era boria o superbia, ma dipendeva direttamente dalla maturità e dall'esperienza.

Parlando con lui Merlin era sempre più sorpreso. Il sovrano era una persona di gusti semplici. Era simpatico e pieno di umorismo. Merlin si sbellicava ad ogni sua battuta. Merlin era vagamente consapevole che Odin gli sembrasse così divertente e piacente anche a causa delle numerose coppe di ottimo vino che si era scolato fin ad allora. In un secondo tempo Odin parlò del dolore per la perdita del figlio, ma senza più l'antica rabbia contro Arthur.

 

'Oh, Dio! Sto facendo tardi. Arthur mi ammazzerà…Troverò una scusa.'

 

Stava bene in compagnia di quell'uomo.

La porta si aprì e una giovane coppia si fermò sulla soglia. "Ops! Scusate!" disse il ragazzo.

La ragazza invece si coprì la bocca ridendo maliziosamente. 

Quando la porta si richiuse, anche Odin si mise a ridere. 

"Perché ridete?"

"Come, non lo sai? Questi salottini sono adibiti a uno scopo preciso."

"Davvero e quale?"

"Sono quei posti dove … le coppie vanno a fornicare!"

Merlin avvampò.

 

"Immagina cosa possono aver pensato quei due di noi …" disse Odin e rise ancora.

"Quindi quando siete entrato, avete pensato che ero in cerca di compagnia?"

"Più che altro l'ho sperato, ma mi sembra di capire che tu non abbia molta esperienza, se non conosci l'utilizzo dei salottini…"

"Ma voi siete sposato e avete figli…"

"Ammetto di non essere l'uomo più fedele del mondo Ma la carne é debole ... almeno la mia. Vedi ... mia moglie e io ci siamo conosciuti il giorno del nostro matrimonio."

"Un matrimonio programmato! Oh! Mi dispiace!"

"A me dispiace di più per lei. È una brava moglie, ma non c'è mai stata una grande passione tra noi. Io ho avuto altre storie. Lei l'ha accettato ma è convinta di dovermi  rimanere fedele. Io invece credevo che meritasse di essere felice in amore. Pensa che a sua insaputa le ho mandato in camera degli uomini molto belli, ma lei li ha mandati tutti via. Ha capito che c'ero dietro io e si è offesa."

"È una cosa molto strana, lo ammetto. Non ho sentito mai niente del genere. È triste eppure trovo il vostro gesto quasi commovente. Voi siete un uomo davvero … unico!"

 

Merlin si sentiva un po’ accaldato. L'uomo di fronte a lui gli piaceva, forse proprio per la sua stranezza.  

Eppure non c'era una stramaledetta frase tra quelle imparate a memoria che andava bene per quel momento.

Odin si alzò e gli accarezzò il volto con una mano: "Devo riconoscere ad Arthur che ha davvero buon gusto. Sei così dolce!"

"Non é così… ad Arthur non piacciono gli uomini"

"... Sei innamorato di lui? Vuoi usarmi per vendetta?"

"No … no … io…"

"Non preoccuparti. A me sta bene e non dirò a nessuno il tuo segreto. Ammetto che Arthur è di una bellezza abbagliante, ma io preferisco te… E poi non è ancora detto. Io ho scoperto la mia passione per i ragazzi solo una decina d'anni fa…"

 

Merlin rimase immobile e il re andò a chiudere la porta a chiave, senza staccare gli occhi da lui.

Merlin capì di non avere scampo, più da se stesso che da Odin. Tremava ma si disse che era arrivato il momento. E pensò ad Arthur e a tutte le sere che passava con Gwen. Sentirsi ancora una volta tradito poteva aiutarlo a 'tradire Arthur'. Perché dentro di sè sentì che era quello che stava per fare. Sarebbe bastato a dimenticare Arthur?

 

Così quando Odin si avvicinò, Merlin sporse in fuori le labbra e chiuse gli occhi.

"Sei adorabile" gli sussurrò il re.

Odin cominciò con dei baci delicati a fior di labbra. Erano molto piacevoli per Merlin.  

 

Poi lo strinse, portò una mano sul suo sedere e aprì la bocca. In un attimo Odin spinse la lingua fino alla gola di Merlin, che spalancò gli occhi.

La sensazione era strana e non propriamente gradevole. 

Faceva quasi fatica a respirare. 

Gli sembrava così strano che una lingua del tutto uguale alla sua sembrasse proprio la sua, solo che non ne aveva il controllo.

 

Merlin provò a muovere un po’ la sua ma era inutile: l'altro se ne stava immobile con quella sua lingua inopportuna che voleva attentare alla sua vita. 

Quando Odin si staccò, Merlin cominciò a tirare il fiato, allontanandosi di un passo.

"Che succede Merlin?"

"Niente … solo che non sapevo che baciare fosse … così!"

"Oh, cavolo! È il tuo primo bacio?"

Merlin si asciugò istintivamente la bocca con le dita. 

"Mi dispiace. Non avevo capito. Non ti sarei saltato addosso in questo modo… Pensavo che lo volessi anche tu…"

"Infatti lo volevo…"

"No. Tu volevi solo … pomiciare."

Merlin non disse nulla.

"Spero di non averti traumatizzato!"

Ecco ancora quella sua inconcepibile empatia che tanto era piaciuta a Merlin.

"Ora vado. Mi vanto di essere un uomo d'onore e capisco quando è ora di andarsene. Ho commesso un errore di valutazione. Questo non significa che tu non m'interessi. Anzi. Lascio a te la scelta…"

Gli mise una mano dietro la nuca, dandogli un  bacio a stampo sulle labbra.

'Sono questi i baci che voglio' pensò Merlin.

"Se cambi idea, fammelo sapere!" bisbigliò Odin e uscì dalla stanzetta, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Un istante dopo la porta si aprì di nuovo ed Arthur entrò come una furia.

"Che ci fai qui? Non dovevi fare solo la pipì e tornare? E cosa diavolo stavi facendo qui, al chiuso, con Odin?"

Merlin arrossì all'istante.

"Mi dispiace Arthur. Avevo bisogno di stare un momento in disparte da solo!"

"Ma non eri da solo!"

"No, infatti. È entrato dopo di me. Che avrei dovuto fare? Mandarlo via? Lui è sempre un re, mentre io sono solo un servo."

"Sei stato con lui più di un'ora!"

"No, solo pochi minuti, credo …" Era passata un'ora ma a lui era sembrato molto meno.  

"Vi prego di perdonarmi. Non me ne sono reso conto."

"Che facevate?"

Arthur aveva un'espressione di rabbia trattenuta che non gli piaceva per niente.

"Abbiamo … parlato."

"E di che cosa?"

"Della festa, degli invitati, del ballo, queste cose qui …"

"Odin non è certo uno che si intrattiene a parlare con un servo, se non ha qualcosa da guadagnarci."

"Non capisco!"

"Beh, allora te lo spiego io. Odin è uno di quei re ai quali piace spassarsela all'insaputa della moglie."

"Non credo sia il solo…"

"Esattamente. Ed è uno di quelli che ci prova soprattutto con i suoi sottoposti, preferendo servi e sguattere, ragazze e ragazzi, sui quali fare colpo in virtù del suo ruolo di sovrano."

 

Merlin arrossì ancora: "E io cosa c'entro?"

"Tu sei un servo, Merlin, per di più giovane e attraente. Non mi vorrai far credere che non ti abbia fatto delle proposte."

"Credo che in effetti mi abbia fatto capire qualcosa…"

"Ti ha corteggiato, quindi!"

"Arthur, con tutto il rispetto che ho per voi, non ritengo di dovervi informare su quella che è la mia vita privata!"

Il re sprofondò su una sedia.

"Vita privata? Odin cosa c'entra con la tua vita privata? Cosa credi che non abbia notato che eravate chiusi a chiave qui dentro? Ho provato ad entrare poco fa!"

"Non è successo niente. Niente d'importante comunque…"

"Dio, Merlin. Allora non mentivi! Non mentivi quando mi hai chiesto se le tecniche di seduzione valevano anche con … gli uomini!"

 

Merlin capì che era arrivato il momento. Arthur l'aveva capito finalmente. E non aveva senso ribattere. Decise di tacere, anche perché era terrorizzato dalla reazione che il re avrebbe potuto avere.

Se Arthur avesse voluto, avrebbe potuto arrivare a farlo giustiziare. Aveva sentito certe orribili storie avvenute in regni non molto lontani da Camelot.

"Così ti piacciono gli uomini?"

"È così" mormorò appena Merlin.

"Ma ti interessano ancora le ragazze?"

"Purtroppo no."

"Perché non me l'hai detto?"

"Ci ho provato! Se ci pensate bene, vedrete che è così"

"Giá. Avrei dovuto capirlo dai tuoi discorsi strani"

"E adesso, cosa devo fare?" disse Merlin con voce incrinata.

"Adesso non è il momento buono per pensarci. Ho bisogno di te. Dopo la festa ne riparleremo. Ora, vieni!"

Merlin seguì Arthur. Non si era nemmeno accorto che stava lacrimando. Il re gli passò un fazzoletto.

"Non fare così. Sei ancora il mio servo. E sei mio amico. Troveremo una soluzione. Non metterò in pericolo la tua vita."

Queste parole furono un balsamo per il cuore di Merlin, che già si vedeva di notte lasciare Camelot in un mare di lacrime.

Forse non sarebbe potuto rimanere a lavorare per Arthur ma sarebbe restato in vita. 

Il suo re era sempre stato un uomo di parola. 

"Sbrigati! Prima ti stavo cercando per dirti che è arrivata tua madre!"













 

Un altro anacronismo: Odin ha già fatto pace con Arthur.

Ovviamente ho aggiunto OOC nella legenda iniziale.

 

Ciao,

non voglio rendere buoni tutti i cattivi, anche se dentro di me forse l'intenzione ci sarebbe. Ma ho bisogno di uomini affascinanti per Merlin😆😄 che non siano sempre i soliti (i cavalieri, Mordred). Poi se Odin può essere considerato o meno affascinante, non lo so. De gustibus…

 

*I metodi contraccettivi del Medio Evo non li ho inventati io!🤪

 

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Capitolo 5
*** Cap.6 Sicut fulgur ***


Sicut fulgur


(Come un lampo)



















Arthur aveva sempre avuto qualche problema con il vomito, per cui schizzò all'indietro e salvò miracolosamente gli stivali, girando poi lo sguardo di lato.

Anche Merlin aveva lo stesso problema, ma purtroppo toccava a lui prendersi cura di Julius in quel momento. Si accucciò al suo fianco, battendogli più volte la mano sulla schiena, ma non poté fare a meno di stringere gli occhi e di portare l'altra mano davanti a naso e bocca, sforzandosi di non dare di stomaco anche lui.

"Occupati del tuo simpatico amico" bisbigliò il re chinandosi verso il suo servo "farò venire qualcun altro per pulire qui."

Merlin sorreggeva Julius sotto le ascelle, da dietro. Faceva una fatica enorme ma non voleva certo sporcarsi.

Appena arrivati sotto al portico che portava al laboratorio di Gaius, il mago si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno e, rimanendo alle spalle di Julius in modo che l'uomo non si accorgesse di nulla, fece un incantesimo di … pulizia su di lui.

Non vedeva l'ora di sbatterlo a letto per poter tornare alla festa. Era stufo di Julius.'Che uomo indisponente e … ubriacone!'

Quando l'aveva visto la prima volta, tutto avrebbe detto di lui tranne che fosse un beone di quel calibro. Se uno il vino non lo reggeva era meglio che non lo bevesse. Anche se lo stesso discorso poteva valere per lui. 'Io però non mi sono ridotto così!' pensò Merlin.

Gwaine! Ecco! Lui era uno che poteva bere all'infinito senza arrivare mai al limite estremo.


Adagiò Julius nel suo letto, predisposto nel laboratorio da Gaius. L'uomo continuava a mormorare. "Lasciami in pace" diceva "tutti voi, dovete lasciarmi in pace!"

'E chi ti tocca…!' gli rispose Merlin con il pensiero.

Rifletté per un attimo se avesse dovuto spogliarlo. 'Ci mancherebbe solo questo!' si disse, limitandosi a togliergli gli stivali per poi ricoprirlo con le coperte.

Solo allora si accorse di una cosa strana. Perché il letto di Gaius era vuoto? Dov'era Gaius? Gli balenò in mente un'idea terribile e andò a sbirciare nella sua stanzetta. Ed eccolo lì, che dormiva nella sua stanza, dentro il suo letto!
Gaius non gliel'aveva nemmeno chiesto. 'È un suo ospite, accidenti! Bell'amico! Che gran mentore! Grazie tante, Gaius!'

Merlin, spazientito, tornò alla festa.

Arthur lo raggiunse poco dopo: "Non sei molto bravo a sceglierti i ragazzi, Merlin! Questo è in assoluto il peggiore tra quelli di oggi."


Ci mancava solo Arthur a completare l'opera.

"Eh, no, maestà! Stavolta io non c'entro per niente! Se parlate di Odin, posso darvi ragione. Se parlate di Valiant non vi dò ragione ma posso comprendere. Julius però proprio no! È un tipo strano e … odioso! E vi dirò che da ubriaco è persino meglio che da sobrio. Almeno parla! È un uomo freddo, superbo. L'unica cosa positiva che Gaius dice di lui è che è un uomo di cultura."

"Quindi ti piacciono gli uomini colti?"

Merlin stava per rispondergli male, ma capì che non ne valeva la pena. Chinò il capo, sconfitto, facendo semplicemente finta di non aver sentito. Arthur rivelava ancora una volta il suo essere asino!

"Senti, Merlin. Gwen è stanca. Fai tu un ultimo ballo con me?" domandò Arthur con un piccolo sorriso.

Merlin rimase senza parole. Il re si rendeva conto di averlo appena offeso? Era sicuro di sì eppure sembrava infischiarsene bellamente. "Solo se mi promettete di non parlarmi più di quell'individuo e la smettete di pensare qualsiasi cosa stiate pensando su di noi…!"


"Va bene Merlin. Voglio darti fiducia ancora una volta! Tu sai che desidero solo il meglio per te…"


Merlin cominciava a pensare che al re non sarebbe comunque andato bene nessuno per lui, come se ne avesse il diritto. Neanche fosse un padre incontentabile o un fratello maggiore iperprotettivo.
Sinceramente non lo trovava giusto.

L'orchestra attaccò a suonare una giga, il ballo più veloce in assoluto.

Vista l'ora tarda, molta gente si era già ritirata, tanto che rimaneva ormai un unico gruppo a ballare sul prato.


Merlin intravide Gwaine ballare insieme alla ragazza con cui si sbaciucchiava fino a poco prima. Ora la riconosceva: era una delle ragazze che lavoravano nelle cucine del castello.

Sua madre stava ballando con Will. Non credeva che sua madre fosse così resistente, ma in fondo era una contadina, come la stragrande maggioranza di quelle che ancora ballavano. Certo sua madre non era più una ragazza.

Merlin ballava con Arthur. Nessuno fece caso alla cosa, non più di tanto almeno. C'erano anche parecchie coppie di ragazze a ballare.

La danza si apriva saltellando di lato insieme, con le braccia in fuori l'uno di fronte all'altro, ma senza toccarsi.

Si tornava indietro facendo lo stesso cambiando i partner con la coppia alla propria destra.

Poi la coppia originale si ricomponeva saltando un posto e così via.

Merlin vide sua madre ballare con Artù, mentre si ritrovò di fronte a Will. "Come va?" gli urlò l'amico per sovrastare la musica.

"Mi diverto, e tu?"

"Anch'io, Merlin!"

"Mi aspetti dopo la festa?"

"Contaci!"

Una volta terminata la giga, Arthur aveva un bel fiatone.

"Caro Arthur, siete un valoroso combattente ma vi fate atterrare così da un balletto?"

"Tu … non indossi l'armatura! Non è certo l'ideale per ballare!"

"Dovreste vietare l'uso delle armature durante i balli… Se volete posso togliervela anche adesso!"


"Arthur?" Gwen lo chiamò. "Sono molto stanca. Mi accompagnate o rimanete ancora?"

A malincuore Arthur diede la buonanotte a Merlin, il quale si ritrovò deluso e agitato.

Deluso perché senza Arthur non c'era più ballo, non c'era più festa … nessuna emozione.

Agitato perché quando il re gli aveva parlato dei dubbi sui sentimenti che provava per Gwen, si era illuso, nonostante tutto. E pensarli insieme era sempre doloroso.



Merlin volle fare un ultimo ballo, con sua madre: una ballata, tra le più semplici. “Come fate, madre, a conoscere tutti i balli di corte?” chiese Merlin curioso.

“Tuo padre, durante gli anni di fidanzamento, mi portava spesso ai balli”

"Mio padre?"

"Sì ed è un ottimo ballerino."

"Di tutto avrei pensato di papà, ma non questo…!”


Merlin accompagnò la madre nella sua camera.
Arthur era stato generoso: le aveva dato una delle migliori stanze per gli ospiti e Hunith era esterrefatta dalla bellezza e dall’eleganza di quella camera, addirittura sullo stesso piano di quelle reali.

Anche a Will era stata assegnata una camera su quel piano, ma Merlin notò subito la disparità di trattamento tra l’amico e la madre. Era una stanza piccola e modesta, probabilmente una stanzetta adibita alla servitù.

Ma Will era contento. Era comunque meglio della sua stanza a Ealdor.

Will lo invitò ad entrare. Si sedettero sul letto e cominciarono a parlare. L’amico confidò a Merlin che la festa sarebbe stata perfetta, se avesse potuto portare con sé anche la fidanzata.

"Se l’avessi saputo, sono sicuro che sarei riuscito a far invitare anche lei.
Avresti dovuto scrivermelo per lettera."

"Dimentichi che Arthur non mi sopporta!"

"Non é così … è vero che non impazzisce per te … ma è un uomo molto generoso, anche se dai modi non lo diresti. E poi sottovaluti l’ascendente che ho su di lui" sorrise Merlin.

"Vuoi dirmi che puoi usare la magia per convincerlo?"

"No, assolutamente. Non ho mai usato la magia per questo."

"È lo stesso motivo per cui non la utilizzi per esempio per farlo innamorare?"

"Esatto. Dopo poco non funziona più! Anche se … ho provato a usarla … per impedire gli incontri di Arthur con Gwen…"

"E ha funzionato?"

"Qualche volta sì, ma poi ritornava tutto come prima, se non peggio. A conti fatti, un buco nell’acqua!"

"Allora spiegami cosa intendi quando dici che hai un ascendente di lui." "Sembra che … mi ascolti e se può mi accontenta. A volte mi tratta con durezza e mi riempie di lavoro se ritiene che abbia mancato in qualcosa. È spesso ironico e pungente con me, eppure mi viene incontro nelle cose importanti, mi aiuta se ho dei problemi e mi sostiene nelle decisioni più gravose. Oggi poi, dopo aver scoperto il mio segreto, mi ha subito rassicurato, anche se mi ha tenuto d'occhio un po' troppo: ogni volta che ho parlato con un uomo che non fosse lui, me lo ritrovavo dietro a dirmi che potevo avere di meglio!"

Will si mise a ridere.

"Probabilmente gli scoccia di dover dividere le tue attenzioni con altri… pensi ancora che sotto sotto lui nutra un qualche sentimento di natura romantica per te e che non ne sia consapevole?"

"No! Era tutta una mia invenzione per potermi permettere di pensare ancora a lui…"

"Però oggi ti voleva sempre con sé!"

"Perché oggi aveva bisogno di me!"

Will lo guardò in modo strano. "Prima ho visto Lancelot ballare con Gwen. Mi sembravano piuttosto intimi"

"Lui è ancora innamorato perso … si vede benissimo! Ma non si farà avanti almeno che lei non gliene dia motivo. Lo conosco troppo bene."
"E adesso Gwen dov'è?"
"In camera con Arthur, quindi…"

L' amico fece una smorfia triste."Troverai anche tu l'uomo giusto, un giorno, un uomo che ti farà dimenticare Arthur! In fondo oggi , anche se non è andata come speravi, sei uscito dal guscio, hai fatto dei passi avanti, con altri uomini!"

"Nessun passo avanti, Will! Ho solo sprecato il mio primo bacio e … se andrò avanti così, sprecherò anche la mia prima volta."

"È anche colpa mia. Ti ho fatto venire l'angoscia, quando ti ho detto che per me era ora di mettere su famiglia! Per te è diverso. Per ognuno lo è in qualche modo."

"Non è vero. Già ci avevo pensato per conto mio."

"Lo dirai a tua madre?"

"Un giorno lo farò… ma non ora. Quella volta che Arthur venne a Ealdor, lei disse delle cose molto dolci su me e Arthur, tanto che mi fece commuovere. Lei vedeva in noi qualcosa di più di un normale rapporto servo/re e anche di più di una semplice amicizia."

"Hunith è una donna che la sa lunga … secondo me dovresti aprirti con lei!"













'Si può sapere cosa vuoi dirmi?'

'Bionda, occhi azzurri, alta, forte, leale … "

'Sì, lo so, mi hai già detto com'è il tuo ideale di donna …"

"Fatemi finire e ascoltatemi attentamente … forte, leale … coraggioso, bellissimo, con un gran senso dell' umorismo e dal cuore d'oro … anche se un po' limitato e molto testardo."

'Che significa questo?'
disse con occhi e bocca corrucciati.

'Non l'avete capito? Siete l'asino più asino che c'è …"

E cominciò a ridere forte, sempre più forte. La sua figura si allontanava e più si allontanava più il volume della risata aumentava.

"Merlin, spiegami! Dove vai, Merlin? Merlin! Merlin!..."



"Merlin! Merlin!" stava urlando il re quando si svegliò, ansimante e sudato nel suo letto.

"Arthur!" disse una voce accanto a lui. Era Gwen. Dopo aver fatto l'amore, entrambi si erano appisolati.

"Avete avuto un brutto incubo, su Merlin.
Urlavate il suo nome!"

Perché Gwen era ancora lì? Erano sempre stati tacitamente d'accordo che dopo aver giaciuto insieme, lei sarebbe dovuta tornare nella sua camera.




'Merlin!'

Poi sentì quasi uno schianto nella sua testa, quando prese coscienza del sogno.

D'istinto si alzò dal letto.
Era nudo e rabbrividì.
Si rivestì sommariamente e fece per uscire dalla stanza.

"Dove andate Arthur?" chiese la ragazza.

"Mi è venuta in mente una cosa importante.
Direi che è meglio che tu vada nella tua stanza a dormire"

"Vi chiedo scusa … mi sono scappati gli occ…"

Arthur gli chiuse praticamente la porta in faccia e Gwen ci rimase male, ma si affrettò a rivestirsi per andare via.


Spettinato e trafelato il re cercava Merlin sul prato, nei corridoi, nei salottini. Ormai c'erano solo servi che riordinavano. Aveva bisogno di parlare con Merlin.

Quel sogno gli aveva aperto gli occhi su una cosa. Una cosa che si era rifiutato di vedere, che non aveva voluto considerare. Il suo inconscio, messo a tacere per così lungo tempo, aveva trovato il modo di fuoriuscire attraverso il sogno. Merlin, con quella frase, si era riferito a lui. Non poteva più fingere di non vedere: Merlin era innamorato di lui. Era vero, anche se non era in grado di capire quali fossero esattamente i sentimenti di Merlin. Sapeva solo che era molto più di un'amicizia, molto più di semplice devozione.
Merlin era romanticamente attratto da lui. Oppure era fisicamente attratto, o ancora tutte e due le cose: Merlin nutriva per lui qualcosa che non avrebbe dovuto esserci.



Non lo trovò.
Probabilmente Merlin era andato a dormire.
Camminò fino al laboratorio dove dormiva Julius. Sbirciò nella stanzetta di Merlin, dove stava dormendo Gaius.

Dov'era Merlin? Provò nelle stalle e vicino al fiume. Poi si ricordò di Will e tornò indietro.



Quando aprì la porta della camera della stanzetta di Will, ovviamente senza bussare, si ritrovò davanti una scena piuttosto intima che non gli fece affatto piacere.


Will era sdraiato sul letto.
Indossava solo i calzoni del pigiama ed era a torso nudo. Merlin era seduto sul letto, girato verso l'altro. Stavano ridendo a bassa voce, quando Merlin si accorse di lui e si alzò in piedi tutto di un colpo: "Maestà! Mi avete fatto cercare? … Mi dispiace!"


Will che dava le spalle alla porta, sgranò gli occhi, prese la camicia da notte indossandola in fretta, a rovescio, poi si tirò su in piedi anche lui.
"Una magnifica festa, maestà! La più bella a cui abbia mai partecipato. Vi ringrazio di avermi permesso di essere qui, stasera."


Merlin notò una certa angoscia nelle parole di Will. In genere l'amico non si faceva spaventare da nessuno, eppure in quel momento percepiva chiaramente il suo disagio.


"Volete che venga con voi, sire?" chiese Merlin, anche lui imbarazzato.

"No … no … lascia stare!
Parleremo domani!" E richiuse la porta, andandosene.

Merlin era dispiaciuto. Arthur doveva aver pensato che tra lui e Will ci fosse qualcosa. Era la quarta volta in quella giornata che lo sorprendeva da solo con un uomo e la situazione stava diventando pesante.
'Non potrò mai più parlare con un uomo a tu per tu, senza che Arthur pensi male di me … non avrei dovuto dirglielo!'



Ma il suo amico Will non era come gli altri ragazzi e aprì la porta per inseguire Arthur.

"Maestà! Fermatevi per favore" correva Will per il corridoio. Era scalzo e a un certo punto scivolò malamente sbattendo forte il sedere per terra."
Arthur si girò e andò verso di lui. "Cosa stai cercando di fare, Will?"

"Ahia! Maestà, devo chiedervi una cosa importante."

"E non puoi aspettare domani?"

"No. Io e Hunith partiremo domattina presto per tornare a Ealdor."

"Dimmi, allora!" Arthur vide Merlin fermarsi a qualche metro di distanza dietro a loro, con un'espressione turbata sul viso. "Spero tu non voglia chiedermi la mano di Merlin."

Will ridacchiò. "No, certo che no! Ma il mese prossimo mi sposo e vorrei avere il mio migliore amico come testimone. Per favore … potreste dargli il vostro permesso per venire?"
Arthur sorrise. "Se Merlin si comporterà bene, non vedo perché no!"

"Grazie infinite, maestà!"

"Spiegami una cosa, però! Sposerai una … ragazza, vero?"

"Certamente sire!" Will pensò che fosse una strana domanda. Due uomini non potevano sposarsi.

"Buonanotte Will … Merlin…"

Quando Arthur sparì all'interno della sua camera, Merlin andò a tirare su Will da terra.

"Tu sei un pazzo scatenato, Will! Ma ti ringrazio!" rise Merlin.

Con poche parole, Will sembrava essere riuscito a rasserenare il re e a strappargli un permesso, altrimenti difficile da ottenere.





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Capitolo 6
*** Cap.4 Facie ad faciem ***




Facile ad faciem


(A tu per tu)










 




"Madre!"

Merlin abbracciò sua madre con grande trasporto e quando la guardò in viso si accorse che la donna aveva le lacrime agli occhi. 

"Madre, non piangete. Siete qui per divertirvi, oggi. Lasciatevi guardare … siete bellissima!"

Era vero. Così vestita e pettinata, sua madre non era mai stata più bella.

"E mio padre?"

"È in missione per conto di re Olaf e comunque non sarebbe mai venuto…"

"Giá,... ma sarete stanca. Vi mostro i vostri posti."

 

Dietro la madre un ragazzo sorridente stava dicendo: "Non mi saluti Merlin? Essere il valletto di re Arthur, ti ha reso così superbo?"

Merlin si tuffò sul ragazzo, abbracciandolo forte.

"Will. Dio! Che bello averti qui! Sapessi: ho un milione di cose da dirti e voglio sapere tutto di te. Magari durante il ballo oppure una volta finito tutto. 

Adesso non posso."

"Non preoccuparti. Io capisco che tu debba stare sempre appiccicato al tuo re.

Poverino!"

 

Will aveva il sorriso più malizioso di qualunque essere Merlin avesse mai conosciuto. La sua impertinenza era la cosa più divertente e più sfiancante, a seconda dei casi. "Avete già ... consumato?" bisbigliò al suo orecchio.

"Tu sei pazzo… Sono cambiate molte cose…"

"Non vedo l'ora che tu mi aggiorni!" 

 

Arthur tornò dentro al castello e Merlin, dato un veloce bacio alla madre, gli corse dietro.

 

Merlin si guardava intorno. La maggior parte delle persone non lo notava, ma si avvide che ogni tanto qualcuno lo guardava. Qualche ragazza … qualche ragazzo… Probabilmente lo notavano soltanto  perché era con il re. 

 

Incrociò Odin più volte. Il re gli sorrideva sempre e lui rispondeva a sua volta con un piccolo sorriso o un cenno del capo. 

Stava appunto inchinando la testa verso Odin, che Arthur si voltò verso di lui, stizzito e si fermò. Quasi Merlin gli finì addosso. 

 

"Hai finito di flirtare con tutti a destra e a manca?" gli sussurrò in faccia, inviperito.

"Non sto flirtando. Mi sto solo guardando attorno, visto … che ho gli occhi!"

"Credi che sia cieco e che non veda quando sbatti le tue ciglia da cerbiatto a Odin?"

Merlin rise. "Non credo che Odin sia interessato a ciò che potrei dargli"

Arthur diventò rosso fino alle orecchie. "Merlin, vedi non tirare troppo la corda. Preferirei non pensare a certe cose!"

"Ma no... volevo dire che a Odin non interesso."

"Non è quello che sembra…"

"Mi ha fatto capire che per lui sono troppo … inesperto. Anche se mi ha dato carta bianca…"

Arthur lo guardò inorridito e Merlin s'affrettò ad aggiungere:

"Comunque sono io a non essere più interessato a lui…"

"Che ti ha fatto?" chiese il sovrano con un'espressione incerta: non era sicuro di volerlo sapere veramente.

"Non mi sono piaciute alcune cose che mi ha … detto"

"Meno male, Merlin. Puoi trovare di meglio!" disse Arthur quasi sollevato. 

Il re non avrebbe mai pensato che una scoperta del genere su Merlin, lo avrebbe portato a un tale stato di agitazione. Voleva proteggerlo da sé stesso oltre che dagli altri, ovviamente. Il ragazzo oggi gli sembrava più disinibito, meno dipendente da lui e non era sicuro che questo gli facesse piacere. 

Era sempre stato un po' possessivo nei confronti del suo valletto: forse poteva spiegare così la causa delle sue preoccupazioni.

 

Merlin rise di nuovo. Arthur che gli suggeriva di scegliere qualcosa di meglio, cioè un uomo migliore di un altro, era una cosa quanto meno comica. 

Però era vero che Odin non gli interessava più. L'uomo gli aveva fatto chiaramente capire che, se voleva ... insomma tutto o niente! E sinceramente Merlin non ci aveva neppure pensato a Odin in quel modo. Il re di Daridal aveva visto giusto, pensando che Merlin avrebbe voluto solo … come l'aveva chiamato? … pomiciare con lui.

Invece aveva ricevuto un bacio che non gli era piaciuto. Era stata quindi tutta colpa di un bacio sbagliato? 

Si girò verso Arthur che gli camminava al fianco, ammirandone il nobile profilo. 'Se a baciarmi in quel modo fosse stato Arthur, avrei provato le stesse cose?'

Per una frazione di secondo provò a immaginarsi la scena e chiuse gli occhi.

'Oh cavolo!' Al solo pensarci si era sentito scaldare il petto. E un brivido di eccitazione gli aveva attraversato il corpo.

 

Merlin si ricompose.

Non era il bacio ad essere sbagliato, ma la persona. Sarebbe mai andato bene qualcun altro che non fosse Arthur? Forse un ragazzo più ingenuo e dolce avrebbe potuto arrivare a toccargli il cuore e a distrarlo dal re.

 

"Maestá, non capisco…" continuò Merlin, poco dopo. "Perché questo cambiamento di opinione? Perché questa differenza di trattamento tra uomini e donne? Mi avete consigliato di conquistare una ragazza qualsiasi, purché decente, e invece non devo accontentarmi se si tratta di uomini?"

"Non sono esperto di uomini…" fece il re con una smorfia. 

"Quindi tutto quello che mi avete insegnato è stato inutile?" chiese Merlin con una faccia da cucciolo triste. In realtà lo stava prendendo in giro.

Si stava divertendo da matti.

"Non lo so! Sicuramente l'ultima lezione non ti servirà!"

"Una noia…" osò Merlin.

Arthur suo malgrado sorrise. "Se tu fossi stato sincero fin da subito, ce la saremmo risparmiata tutti e due. È stato piuttosto … imbarazzante per me."

"E come facevo? Sapete cosa rischiano quelli come me … Credevo che non avreste mai accettato la situazione, altrimenti mi sarei aperto con voi, molto tempo prima … "

"Allora non mi conosci  come credevo! Avresti dovuto capire quanto tu sia importante per me. Credo di avertelo dimostrato…"

"Con i fatti me l'avete certamente dimostrato, ma…"

"E non è quello che conta?"

"Sicuramente ma, perdonatemi, voi non siete molto bravo a parlare di queste cose, cioè di sentimenti e di emozioni…"

"Lo so anch'io. Ma non è facile. Non ho mai saputo farlo…"

"Se non vi offendete, un giorno potrei insegnarvelo io."

"Non lo so. Ci devo pensare."

"C'è un 'altra cosa, maestà … Non offendetevi, ma io ho paura che domani risvegliandovi e ripensando a quanto successo oggi, voi potreste cambiare idea su di me…"  

"Non succederá. Tu sei e rimani sotto la mia protezione, e finché sarò al mondo, non ti accadrà nulla di male."

"Anche se qualcuno se ne accorgesse?"

"Sì, anche in quel caso!"

"E se si venisse a sapere per tutta Camelot che avete sotto la vostra protezione una persona come me, non vi chiedete cosa potrebbero pensare di voi?"

"Sei terribile, Merlin! Che pensino ciò che vogliono. Un re può fare questo ed altro.

Ci sono cose molto peggiori di questa che un sovrano può fare e restare impunito."

"Allora mi terrete come vostro servo?"

"Credo proprio di sì. Però d'ora in poi farò chiamare George per il mio bagno…"

 

Merlin rimase a bocca mezza aperta. C'era rimasto male. Era questa la fiducia che il re gli dimostrava? 

Pur essendo innamorato di lui, Merlin, anche quando il re girava nudo per la camera, si era sempre comportato in maniera irreprensibile. Ciò che vedeva gli piaceva molto, non lo negava, ma il massimo che si concedeva era quello di tirarne fuori il ricordo, solo in un secondo tempo, quando era da solo, nella sua fantasia che non rappresentava una minaccia per il sovrano e che riguardava unicamente lui.

 

Per Arthur il bagno rappresentava uno dei momenti più intimi e sacri e Merlin lo sapeva. Il servo non si sarebbe mai sognato di rovinare quel momento con sguardi illeciti o dichiarazioni inopportune.

 

Arthur scoppiò a ridere. 

"Dio! La tua faccia, Merlin. Ti stavo solo prendendo in giro!"

Il ragazzo sospirò e si sentì più leggero ma ribatté seccato: "Chissà adesso cosa mi toccherà subire visto che conoscete il mio segreto!"

"Qualcosa sicuramente ti toccherà, rassegnati" ridacchiò il re.



 

Dopo un po' si fermarono ad un tavolo con i giovani del popolo.

I ragazzi e le ragazze erano molto gentili e sorridenti con il re e con Merlin. 

I giovani di quel tavolo avevano gli occhi che brillavano. Per molti di loro, quello era un sogno  trasformato in realtà.

E Arthur notò la differenza di atteggiamento tra l'entusiasmo di quei giovani semplici e la noia dimostrata dai giovani nobili che sembravano trovare tutto obsoleto e barboso, abituati a vivere in pompa magna, dal primo giorno della loro vita. Sembrava che tutto fosse loro dovuto, anche l'amicizia del re. 

C'erano anche tra i nobili delle persone sensibili e intelligenti, come sicuramente all'interno del popolo c'erano persone indisponenti e malevole, ma in quel momento Arthur condannava il lassismo della casta di cui faceva parte, e ammirava la gioia di vivere dei popolani. 

 

Dopo ore passate ai diversi tavoli, il re si sentiva un po' provato. Merlin sembrava addirittura catatonico.

 

"Vado in camera, a rinfrescarmi un attimo. Ce la fai da solo per un po’?" gli chiese Arthur.

"Non avete bisogno di me?"

"No, goditi la compagnia…"

 

Sarebbe stato bello andare a parlare con sua madre e Will ma gli fischiavano le orecchie e aveva poco equilibrio. Tutto il vino bevuto brindando con i commensali dei vari tavoli non aiutava.

 

Appena Arthur sparì, Merlin si scusò e lasciò il tavolo. 

 

Si diresse verso le rive del fiume, poco distante. Bramava un posto tranquillo, al sole e si infilò in un sentierino tra le siepi vicino alla sponda.

L’erba fitta formava quelli che sembravano essere soffici materassi che invitavano a sdraiarcisi sopra per un riposino. E Merlino cedette all’istante e si adagiò sul prato: 'Che meraviglia!'

Sperava di non addormentarsi.

Poco dopo sentì un rumore sommesso. Sembrava un grugnito. Che fosse un cinghiale? No, forse un maialino?

Spostò con la mano un cespuglio vicino a sé, da dove sembrava provenire lo strano rumore e strillò di spavento, trovandosi di fronte all'improvviso la faccia di un uomo.

 

"Eh! Oh! Che succede?" 

L’uomo era stato svegliato dall’urlo del ragazzo.

 

Merlin riconobbe il suo interlocutore all'interno della sua lucente armatura.

E scattò a sedere.

"Vi ho spaventato? Scusatemi, sir Valiant…"

"Non preoccuparti! Cercavo solo un posto per riposarmi un po'…Merlin. Ti chiami Merlin vero?"

"Sì, signore…"

Merlin si alzò in piedi, un po' troppo in fretta e si accorse quando ormai era tardi, che pendeva pericolosamente da un lato, e infatti cadde.

"Oh, cavolo!" disse Valiant che aveva provato ad afferrarlo, ma non aveva fatto in tempo. "Come stai?"

Visto da lì, da sotto in su, sir Valiant sembrava gigantesco.

"Tutto bene, grazie."

Valiant lo tirò su per le mani, senza il minimo sforzo e lo fece sedere su un largo masso, sedendosi al suo fianco. 

"Non volevo svegliarvi! Anch'io cercavo un posto silenzioso per riposare … le orecchie."

"A chi lo dici! Re Alined e il suo fido Trickler fanno una gran confusione. Sempre a dire cattiverie su chiunque!"

"Comprendo benissimo, signore" sorrise Merlin.

Per un po' si godettero il silenzio che regnava in quel posto, con gli occhi chiusi e i visi rivolti al sole.

 

"Merlin … sei ancora arrabbiato con me, per aver attentato alla vita del tuo re, quella volta?"

"Sono arrabbiato solo perché si trattava di uno stupido torneo. Non li ho mai capiti. Arrivare ad ammazzarsi per sport non lo concepisco."

"Sei tosto per essere un semplice servo. Non si tratta solo di dimostrare chi è più abile con la spada o più forte fisicamente. Si tratta innanzitutto di dimostrare a se stessi e agli altri il proprio coraggio. È una questione di onore!"

"Perdonatemi l' impertinenza ma é la stessa tiritera che mi propina Arthur ad ogni nuovo torneo. Ma rimango della mia idea.

Finché si tratta di una guerra in difesa del proprio regno, sono d'accordo, ma in questi tornei gli uomini muoiono. Valenti combattenti che tanto potrebbero fare per il proprio regno. Giovani uomini che avrebbero tutta una vita da vivere. Ha senso per voi ?"

"Da questo punto di vista, faccio fatica a darti torto. Perché Arthur non ha ancora deciso di promuoverti? Non si è accorto che sei intelligente e convincente? Hai doti di oratore: saresti un ottimo consigliere."

"Vi svelerò un segreto. In pratica sono già una specie di consigliere personale per Arthur. Anche se non in modo ufficiale…"

"Credo sia un atteggiamento un po' egoistico da parte di Arthur, quello di volerti tenere tutto per sé, ma credo proprio che farei la stessa cosa, se avessi la fortuna di avere un ragazzo come te al mio servizio!"

Merlin non ne era sicuro, ma qualcosa nell'espressione e nell'atteggiamento del cavaliere, gli suonava vagamente equivoco.

"E devo farti i miei complimenti per oggi. La tua presenza discreta ma affascinante, il tuo modo di sorridere e di intrattenere i commensali, facilita il compito del re."

"Davvero? Non me sono reso conto!" 

"Perché sei modesto e molto spontaneo. La gente questo lo avverte. Arthur dà il meglio di sé quando sei accanto a lui. Te ne sei accorto?"

"Sinceramente … no!"

"Dio, che caldo che è qui …"

"Se volete posso aiutarvi a togliervi la cotta di maglia. Ho visto altri cavalieri girare solo con la casacca e nessuno sembra farci caso."

"D'accordo. Ti ringrazio … ma riesci a stare in piedi?"

"Sì, … sono solo un po' alticcio…"

Merlin sganciò le varie parti della cotta.

Valiant non era male come uomo. Aveva un'aria decisamente virile e due occhi chiari che alla luce del sole, quasi ipnotizzavano. Con la leggera casacca color ocra, aperta generosamente sull'ampio petto definito e offuscato da una fitta peluria, era sicuramente un uomo attraente. 

Ricordava bene quando Morgana, quella dolce di qualche anno prima, flirtava apertamente con lui.

 

Aveva ancora in mano, l'armatura di Valiant che Arthur si materializzò aprendo in due la siepe dietro di loro con la forza delle sole braccia.

"Sir Valiant!"

"Vostra maestà!"

"Merlin!"

"Vostra maestà!"

 

"Se hai finito, avrei bisogno di te, un attimo. Ma posso aspettare, se credi …"

 

Merlin fece un profondo inchino a Valiant e seguì il re, convinto che avrebbe avuto qualcosa da ridire. Gli sembrava decisamente alterato.

E infatti lo portò sotto un portico deserto e lo affrontò. 

"Chi era stavolta?"

"Era sir Valiant…" rispose Merlin senza capire.

"Lo so … voglio dire … chi è che ci stava provando? Lui o tu?"

"Nessuno dei due!"

"Lo stavi spogliando!"

"Lo stavo aiutando a togliere la cotta di maglia, perché aveva caldo…"

Arthur lo guardò scettico.

"Siete voi che vedete il male dove non c'è. E il motivo è che adesso sapete chi sono e cosa mi piace. Viceversa non ci avreste neppure fatto caso ..."

"Tu dici?" domandò Arthur dubbioso.

"Sì. Sono sempre stato in mezzo ai cavalieri, che tra parentesi, sono uomini  di una bellezza notevole, ma il pensiero non vi ha mai sfiorato prima."

"Ma i cavalieri sono

 tutti normali!"

Merlin trasalì scandalizzato: "Quindi io non sarei normale, secondo voi?"

 

"Sì, certo … Mi sono espresso male. Per 'normale' intendevo come la quasi totalitá degli uomini!"

"Io non ne sarei così sicuro. Prendete Valiant per esempio: è stato così gentile con me e mi ha fatto tanti e tali complimenti, che un piccolo dubbio me l'ha fatto venire.

Mentre Odin me l'ha  detto chiaramente. Lui era normale ma i suoi gusti si sono ampliati solo negli ultimi anni"

"Odin non sarebbe normale comunque. Era lascivo e promiscuo allora e lo stesso adesso."

"Con me però è stato … onesto."

"Mi é sembrato di averti già spiegato il perché…"

"Ma si è fermato prima che glielo chiedessi"

"Fermato dal fare cosa?"

"Credeva fossi disposto a … avete capito. Invece io volevo solo baciarlo."

Arthur fece una faccia sconvolta. "E quindi … l'hai baciato?"

"Sì. Non ne siete orgoglioso?"

"Orgoglioso?"

"Sì, ho superato le mie paure e ho iniziato a sperimentare, come voi mi avete consigliato di fare."

"Scusa, Merlin, ma forse hai frainteso. Non intendevo proprio quello e comunque non adesso."

"Voi chi mi consigliereste tra Odin e sir Valiant?"

"Valiant è più giovane e non è sposato

…  Sicuramente ti consiglierei … un terzo uomo…"

"Un ragazzo del popolo?"

"Puoi ambire a qualcosa di più."

"Ma con un uomo di una classe più abbiente, non potrei mai avere un rapporto alla pari, cosa cui ambisco …"

"Forse non in pubblico, ma in privato credo sia possibile. Dipende se colui che sceglierai sará una persona sensibile,  altruista e veramente innamorata di te."

Arthur aveva un'espressione seria e concentrata, quasi triste. Merlin non era convinto. Quale uomo di alto lignaggio avrebbe voluto essere alla pari con lui?

 

Il pranzo finì tardissimo e per un paio d'ore ci fu una pausa prevista dal programma. Chi andava a prepararsi per il ballo, chi passeggiava negli enormi giardini, chi si riposava. 

"Mi piacerebbe stare un po' con mia madre o con Will, nel frattempo"

"D'accordo. Ma non andare ad imboscarti con un altro uomo per favore. Per oggi ne ho giá avuta abbastanza! Ricordati che devi aiutare a cambiarmi e devi cambiarti pure tu"

Arthur scosse la testa e se ne andò.


Merlin stava cercando  Will. Era tutto il giorno  che aspettava di parlare con lui. 

Era solo quando lo rivedeva che si rendeva conto di quanto gli fosse mancato in realtà. Si erano sempre detti tutto. Persino quando Merlin, in passato, gli aveva confidato di amarlo, Will non l'aveva abbandonato e si era comportato come l'amico fantastico che era.

Lo trovò sul prato antistante il castello che parlava con un gruppo di ragazzi di Camelot.

Will si scusò con gli altri e lo raggiunse sorridendo.

"Vieni con me …" e lo portò dentro a quel primo salottino equivoco.

"Allora, Will! Hai trovato una brava ragazza?"

"Sì!"

"Cosa?" Merlin si aprì in un sorriso enorme e lo abbracciò di nuovo ridendo!

"Chi è? La conosco?"

"No! Il suo paese è all'interno del regno di Cedric!"

"Uh! Gli amanti separati ..."

"Per fortuna, di noi poveri contadini non s'interessa nessuno. E possiamo sposare chi vogliamo. L'unico dubbio riguarda dove andare ad abitare dopo il matrimonio."

"Santo cielo! Parli già di matrimonio…"

"Ho venticinque anni e direi che è già ora…"

"Oh, Dio. Allora quello che ti dirò, non è una cosa poi così eclatante"

"Questo lascialo decidere a me. Dimmi cosa ti è successo …"

"Un'ultima cosa. Lei com'è?"

"È bellissima, dolce, anche se ha il suo caratterino… e mi ama!"

Gli occhi di Merlin si inumidirono. 

"Voglio venire al tuo matrimonio…mi inviterai?"

"Scherzi? Farò di te la damigella d'onore più incantevole che ci sia…"

"Sei il solito scemo…" rise Merlin. Sapeva che Will l'aveva preso in giro per distoglierlo dalla commozione che vedeva nei suoi occhi.

"Vedi questa stanza? È uno dei tanti salottini dove le coppie vengono ad imboscarsi!"

Will sorrise malizioso: "Devo spaventarmi, Merlin?"

"L'amore non ti ha affatto migliorato…" rise Merlin. "Oggi, qui dentro, ho baciato un uomo, per la prima volta."

Will spalancò la bocca: "Arthur?"

"No … vedi, con lui, ho lasciato perdere…"

"Come mai?"

"È fidanzato e presto si sposerà! Lui e lei non fanno altro che ... accoppiarsi. Sembra che se saltino un giorno, muoiano. Una volta li ho pure beccati: è stato orribile!"

"Ammetto che questa non è una buona notizia.

Ma, se anche Arthur si innamorasse di te, succederebbe la stessa cosa. La storia con te, sarebbe comunque contemporanea a quella con un'altra donna, con la regina. È un re e deve dare degli eredi al regno. Non credo che tu l'abbia messo in conto." Will aveva un'espressione dispiaciuta.

 

"Speravo in qualcos'altro. I triangoli amorosi non sono il mio genere, ma non importa. Arthur mi vuole bene, ma nient'altro."

 

"Dimmi, Merlin, com'è stato questo famoso primo bacio?"

"Un disastro…"

"Perché?"

"Zero romanticismo. Si tratta di un re, ma lui voleva ben altro..."

"Comunque il primo bacio viene sempre così idealizzato che spesso può risultare deludente. Ne darai di quelli che ti faranno … volare. Non era l'uomo per te."

"Ti ringrazio, Will ma … oggi è successa una cosa molto più importante. Arthur lo sa, sa di me e dei ... gusti in amore! "

Will era rimasto a bocca spalancata.

"E … come ha reagito?"

"È stato magnifico! Non solo non si è arrabbiato ma mi ha messo sotto la sua protezione. Nessuno potrà farmi del male…"

"Devo dire che … da quell'asino del tuo re, non me l'aspettavo. Mi toccherà rivalutarlo."



 

Merlin raggiunse sua madre che era in compagnia di Gaius e di altre dame.

"Gaius, con chi ballerete, stasera?" chiese una dama sorridendo.

"Non ho più l'età per queste cose. Come al solito mi ritirerò presto."

"Almeno un ballo dovrete concedermelo" disse Hunith rivolta amorevolmente verso Gaius, sorprendendo Merlin.

"Allora vi concederò una sarabanda: è l'unico ballo abbastanza lento da consentirmi di riuscire a danzarlo.

Ma non di più. Se lo dovesse imparare Balinor, non credo che sarebbe contento."

Nel gruppetto era presente anche un giovane uomo sulla trentina, che Merlin non aveva notato.

"Vieni, Merlin. Voglio presentarti un mio ex allievo. Julius Borden."

Merlin sporse la mano verso lo sconosciuto che gliela strinse, senza l'ombra di un sorriso sul volto.

L'uomo che portava un corto pizzetto sul viso e i capelli scuri spettinati ad arte, era certamente un bell'uomo: era un po' più alto di Merlin, aveva i lineamenti del viso delicati e una buona prestanza fisica, ma decisamente quell'espressione cupa e la posa altera, non lo rendevano molto simpatico.

Merlin si stava per accomiatare, quando Gaius lo prese da parte un attimo, per non farsi udire. "Julius è sempre stato un tipo strano e ribelle. Dagli un'occhiata se puoi, ogni tanto. Non mi fido di lui."









 

Ciao.

In questa fic ovviamente Valiant non ha mai attentato alla vita di Arthur con la magia (e grazie a ciò è rimasto in vita.) 

Julius è comparso nella puntata 4x4 

Balinor è vivo ma a quanto pare è rimasto un po' orso, per quanto riguarda le occasioni pubbliche.

Ringrazio chi mi ha lasciato una recensione e chi mi ha seguito fino a qui.

 

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Capitolo 7
*** Cap.7 Secundum cogitationes ***


 

Secundum cogitationes


(Ripensamenti)













 

Quando Arthur tornò in camera sua, fu sollevato dal fatto di non trovarvi Gwen. Aveva bisogno di stare solo e riflettere.

 

Merlin! Innamorato! Di lui!

 

Si chiese cosa gli provocasse questa scoperta.

Disgusto? 

No, Merlin non poteva suscitargli simili sensazioni. Gli era troppo affezionato. E a parte la sua aria scanzonata e a volte insolente sapeva che sotto sotto era il solito ragazzo pulito e onesto. 

 

Imbarazzo? 

Certamente sì, ma pensò che sarebbe stato normale per chiunque altro sentirsi a disagio, in un caso del genere.

 

Non riusciva ancora a farsene una ragione. Gli sembrava impossibile.

Loro due avevano condiviso tantissimi momenti da soli, momenti divertenti e felici, ma anche e soprattutto momenti pericolosi e dolorosi. Merlin non gli aveva mai fatto capire niente, in tutti quegli anni.

Era vero che Merlin lo guardava molto spesso, ma anche lui l'aveva sempre fatto. Arthur pensava che fosse un loro modo esclusivo di comunicare senza gesti o parole. Ma forse a Merlin poteva aver fatto un altro effetto: poteva essersi illuso che guardarsi così avesse un significato più profondo.

Ora che ci pensava meglio però, nell'ultimo periodo c'erano stati dei segnali più manifesti. Tutte quelle allusioni sui ragazzi che il servo faceva, avrebbero dovuto mettergli una pulce nell'orecchio. Per non parlare di quella volta che, su sua insistenza, Merlin gli aveva fatto una finta dichiarazione per esercitarsi con le ragazze, e gli aveva detto certe cose guardandolo in un modo che solo un cretino non avrebbe capito.

E si sentiva davvero un cretino. 

Anche se Arthur quella volta in particolare era rimasto davvero turbato dalle parole del servitore.

 

Merlin in passato, si era aperto con lui, in maniera così naturale da lasciarlo interdetto.

Come quando gli aveva detto di considerarlo il re più valoroso del mondo. "Nessuno è come voi!" gli aveva detto con occhi lucidi, quella volta in cui Arthur era stato ferito gravemente, e il re non aveva mai provato prima un affetto così forte nei confronti del suo amico. Perché poteva ammetterlo, Merlin era il suo amico più caro.

La sua presenza silenziosa al suo fianco valeva più di mille parole: come quando Uther morì e Merlin rimase seduto per terra di fronte alla porta, dove Arthur aveva vegliato la salma del padre per tutta la notte.

 

Subito dopo il sogno, quando Arthur aveva compreso, la prima cosa istintiva che aveva fatto era stata quella di cercare l'altro per chiedergli apertamente conferma, ma quando l'aveva trovato in compagnia di  Will, provando ancora una volta quell'assurdo senso di perdita, aveva cambiato idea. Per il momento non avrebbe parlato di questo a Merlin. Temeva troppo le conseguenze. Il fatto poi di provare dei sentimenti contrastanti per Gwen, e proprio in quel momento, non lo aiutava a fare chiarezza dentro di sé.

Cosa avrebbe risposto Merlin se gli avesse chiesto: 'Sei innamorato di me?' Al solo pensarci Arthur sentì il suo viso ardere come il fuoco.

Merlin avrebbe potuto dirgli di no, magari mentendo e in quel caso forse sarebbe cambiato poco o niente.

E se invece gli avesse risposto di sì? 

Purtroppo, in mezzo a tutto l'imbarazzo del mondo, Arthur sentiva benissimo quel pizzico di orgoglio che fuoriusciva suo malgrado.

Merlin era importante per lui e il fatto che lo preferisse agli altri uomini anche in quel senso lo lusingava e soddisfaceva il suo ego. Doveva ammettere che questa cosa poteva risultare un po' inquietante, ma era la verità.

Cosa avrebbe scelto di  fare Merlin, se avesse ammesso i suoi sentimenti? Egoisticamente Arthur avrebbe preferito continuare ad averlo al suo fianco.

Certo che se si fosse messo a pensare seriamente che Merlin guardandolo, avrebbe potuto desiderarlo fisicamente, la cosa lo imbarazzava molto, ma forse era in grado di tollerarlo, pur di non perdere l'altro.

Ed ebbe una visione immaginaria, un breve lampo di una situazione intima di loro due, nudi in un letto a fare qualcosa.

Era semplicemente una cosa assurda e … da pervertiti. Suo padre si sarebbe rivoltato nella tomba! 

Sì alzò in piedi sconvolto con le mani tra i capelli.

Eppure l'unica cosa chiara nella sua mente era quella di voler tenere vicino a sé Merlin, come aveva sempre fatto.

Ebbe un moto di stizza. Non avrebbe mai voluto che succedesse una cosa simile. Merlin avrebbe dovuto evitare di arrivare a tanto!

Rischiava di mandare all'aria la sua amicizia con il ragazzo, ma anche di rovinare quell'equilibrio personale che credeva di aver raggiunto. C'era il suo futuro a rischio, quello di Merlin e quello di Camelot.

 

E un'altro ricordo recente gli passò nella testa.

Quella volta che Merlin, furioso, era venuto meno ai suoi doveri e gli aveva urlato contro con tanta rabbia. Quando l'aveva sorpreso quel pomeriggio insieme a Gwen. Non era stato solo il disagio a farlo comportare in un modo così fuori dal solito, per lui. 

Merlin era geloso e vederlo lì in quel modo, probabilmente lo aveva fatto soffrire. Per un attimo si mise nei panni dell'altro. Gli dispiaceva molto per lui. 

Similmente, saperlo per tante sere in camera insieme a Gwen, doveva averlo reso triste. 

E ripensò a tutte quelle mattine in cui Merlin appariva di malumore, che guarda a caso corrispondevano agli incontri delle sere precedenti di lui con la ragazza.

Oppure quando Merlin sembrava felice ogni volta che l'incontro con Gwen era saltato la sera prima. Quasi che Merlin avesse armeggiato contro di esso.

Avrebbe dovuto essere molto più discreto in futuro, perché non voleva che Merlin stesse male a causa sua. 

Arrivò persino a pensare che se lui e Gwen si fossero lasciati, Merlin avrebbe potuto trarne conforto.

 

Questi ricordi non facevano che rendere più esplicita la sensazione che l'amore del suo servo per lui fosse assolutamente reale.

Non se n’era accorto, ma ormai non poteva più farci niente.

Per ora l'unica soluzione era quella di fare finta di niente e se fosse stato possibile, dimenticare tutta quella storia.

'Non sono nemmeno sicuro che sia vero' mentì a sé stesso, sapendo di mentire.

A questo punto serviva che Arthur mettesse da parte la sua possessività e il suo egocentrismo e lasciasse Merlin libero di trovare un altro uomo di cui innamorarsi. Ma che almeno fosse migliore di Odin o Julius, ma forse non toccava a lui decidere. Forse.

 

Detestava Valiant ma era il meno peggio dei tre e voleva sentirsi generoso nei confronti di Merlin e quindi pensò di chiedere al cavaliere di fermarsi per qualche altro giorno. Gli sarebbe venuto in mente una scusa per farlo restare ancora un po'.

Temporaneamente sollevato per aver trovato una soluzione, riuscì infine ad addormentarsi.


Il mattino dopo, Merlin si svegliò presto per poter salutare sua madre e Will.

Merlin diede un abbraccio stretto al suo amico.

"La prossima volta che ci vedremo sarà per il tuo matrimonio. Non vedo l'ora di conoscere la tua sposa!"

"Attento a non innamorarti di lei, però! È molto bella" gongolò Will, guardando sorridendo prima Hunith poi Merlin che si limitò ad alzare gli occhi al cielo esasperato.

Poi Merlin si rivolse a Hunith.

"Madre, stavolta ci rivedremo presto!"

"Sono molto orgogliosa di te, Merlin. Ieri sei stato perfetto! Quanto si vede che Arthur ti considera ben più di un servitore. Sai bene cosa penso di voi!"

"Lo so, ma sappiate che il re ieri aveva bisogno di me, per questo l'avete visto così gentile. In privato spesso si comporta ancora come il babbeo reale che è!"






 

"Dov'è Julius?" 

"L'ho mandato a prendere alcune erbe. Avevo bisogno di parlarti senza averlo intorno" rispose Gaius passando un liquido verdastro da un'ampolla a una bottiglietta. "Ora che siamo soli ti dirò ciò che so di Julius."

"A proposito, grazie per avermi lasciato dormire con lui. Potevate almeno dirmelo!" disse Merlin con una certa durezza.

"Mi avresti detto di no, ma se come penso, è più probabile che agisca di notte, io non riuscirei a stargli dietro, al contrario di te."

Merlin sbuffò. "Dovrebbe agire di notte, per fare cosa?"

"Mi ha detto che sta cercando un manufatto pregiato, che sa essere sicuramente a Camelot."

"Dove?"

"Non lo so. È quello che dovresti scoprire"

"A cosa gli serve questo manufatto?"

"Vorrei che scoprissi anche questo"

"Perché lo avete invitato allora?"

"Non l'ho invitato io … si è autoinvitato, portando con sé una lettera di raccomandazione di re Rodor, che come sai, è un ottimo alleato di Camelot. Arthur gli ha dato il suo benestare."

"Ma se nemmeno sapeva chi era…"

"Però il re ha firmato la richiesta"

"Come posso aiutarvi, Gaius?"

"Se riesci a fargli rivelare qualcosa di più su ciò che cerca, sarebbe il massimo. Non mi sono mai fidato di Julius. La sua freddezza e la sua asocialitá sono una maschera per nascondere la sua grettezza. È avido e ambizioso. Ma so che ha un debole per i ragazzi giovani e carini. È un problema per te?"

"Spero di no." disse Merlin senza guardare l'amico. "Ma come fate a dirlo?"

"L'ho osservato ieri sera, a lungo. Non ha guardato nemmeno una donna, mentre seguiva con lo sguardo molti giovanotti, compreso te."

"Era ubriaco duro!"

"Davvero? Io l'ho visto bere solo un drink, ma mi sono ritirato presto… comunque ora che sai che gli piacciono i ragazzi, potresti sfruttare la cosa a tuo vantaggio, per avvicinarti a lui e carpirgli informazioni, sapendo però quando allontanarti per … metterti in salvo."

"Non ho paura di lui. Ma non mi va di fare lo svenevole con Julius. Inoltre, per me, lui non ha un debole per nessuno, tranne che per se stesso."

"Volevo solo facilitarti il compito, ma ti capisco, non preoccuparti! Io non avrei mai potuto farlo!" Merlin gli fece un piccolo sorriso. "Se dovesse arrivare a trovare ciò che vuole?"

"Finché non sappiamo di cosa si tratta, abbiamo le mani legate."



 

Merlin si recò nelle stanze reali. Aprì le tende di Arthur, ancora assonnato.

"Buongiorno, maestà!"

"No … chiudi le tende … solo per un po'!"

Il servitore accostò solo un lembo di stoffa, lasciando aperto l'altro.

"Ho dormito poco … a causa tua!" disse il re.

"Cos'ho fatto stavolta?" chiese Merlin sospirando.

Non era dunque cambiato niente con Arthur, dopo l'emozionante serata precedente? Credeva che ci fosse stato un avvicinamento, anche solamente in termini di amicizia e rispetto, se non persino riguardo a sentimenti di altro genere. 

Lo aveva pensato. Ma non era stata magari soltanto l'atmosfera della festa, unità ad alti dosaggi di vino?

 

"Siediti sul letto: innanzitutto ho bisogno di chiederti alcune cose" disse Arthur ancora con gli occhi chiusi.

"Se farete tardi… non date la colpa a me anche di questo!" e si sedette in un angolo in fondo al grande letto.

"Non hai capito niente … cioè … non mi spiegato bene. Non ho dormito male per colpa tua, ma perché a me sono venuti in mente diversi pensieri circa la tua situazione… "

"Quali pensieri?"

"Tu … sei più che sicuro che ti piacciano gli uomini?" chiese Arthur aprendo finalmente gli occhi e portandoli sul suo servo, per osservarne la reazione.

"Sì, maestà! Ho venticinque anni, non quindici!"

"Se un uomo non è mai stato con una donna … come fa a sapere con certezza che non gli piacerebbe? Magari, provando, potrebbe rendersi conto che non è così male!"

 

Merlin non era arrabbiato. Capiva che uno come Arthur, poteva avere grosse difficoltà a capire.

"Non voglio offendervi, sire, ma la stessa domanda, rovesciata, potrebbe valere per voi o per chiunque altro … "

"Cosa intendi?"

Merlin arricciò le labbra e si prese qualche istante prima di rispondere.

"Arthur, se un uomo non è mai stato con … un altro uomo, come fa a sapere con certezza che non gli piacerebbe? Magari, provando, potrebbe rendersi conto che non è così male!"

 

Arthur, tutto ad un tratto si rizzò a sedere, guardandolo con occhi grandi e stravolti.

 

Merlin lo osservò, da quell’angolazione del tutto nuova per lui. 

Come ogni mattina, il re era spettinato e a torso nudo. Indossava solo gli stretti calzoni neri: nemmeno in pieno inverno c’era verso di fargli indossare la camicia da notte e Merlin era convinto che con il tempo avrebbe pagato quella cattiva abitudine. 

Intanto si godeva quella visione.

In genere Arthur era scontroso al mattino: talvolta gli tirava addosso la colazione o i recipienti che la contenevano. Invece quel mattino era stato gentile: quando mai gli aveva dato il permesso di sedersi sul suo letto per parlare insieme?

Però vederlo con quell’espressione quasi scandalizzata, gli aveva fatto capire che sarebbe stato meglio non parlargli in quel modo.

 

"Cosa stai dicendo, Merlin? Mi stai suggerendo di andare con un uomo? Io non sono come te!"

"Che cosa? … No! Ho solo ribaltato la vostra domanda. Era per farvi capire il mio punto di vista. Altrimenti non mi sarei permesso di dirvi certe cose…" disse Merlin gesticolando e con il viso arrossato.

"Non lo so … non stai cercando di portarmi dalla tua parte?"

"No di certo. E poi non sarebbe possibile per voi cambiare! Come non lo è per me!"

"Perché forse non sai quello che dicono sulle persone come te?"

"E sarebbe?" disse Merlin alzandosi in piedi. Sentiva che quello che il re stava per dirgli non gli sarebbe piaciuto.

"Si dice che le persone con i tuoi 'gusti' pensino che tutti gli uomini siano in fondo come … voi "

"Queste sono solo dicerie, pettegolezzi infondati di persone che ci odiano o ci temono!"

"Perché dovrebbero aver paura?"

"Perché noi rappresentiamo la diversità, quello che forse alcuni di loro temono di essere. E probabilmente l'odio più forte parte proprio da coloro, non così numerosi ma nemmeno così pochi, che si sentono tentati ma sono costretti a non riconoscerlo a causa delle rigide convenzioni sociali.

Non è mai facile, sia che si accetti la propria natura, sia che ci si finga diversi da ciò che si è."

 

"Quindi tu non mi stai consigliando di andare a letto con un uomo?"

Merlin scoppiò a ridere. "Perchè, se fosse così, mi dareste retta?"

"Mai!"

"Lo so bene Arthur. A meno che inaspettatamente voi non ne sentiate l'esigenza!" aggiunse Merlin con un  sorriso ironico.

"Un servo idiota … Merlin. Non sarai mai altro che questo!"

 

Al servo non fece piacere ascoltare quelle parole. Gliele aveva dette tante altre volte, ma senza quella 'asprezza' che in quel momento aveva percepito.

Fece una smorfia offesa e avanzò di un passo verso il re.

"Non è quello che ha detto Valiant, ieri" disse il servitore alzando la testa.

"E cosa avrebbe detto esattamente?" domandò Arthur stringendo gli occhi.

"Che meriterei un posto di responsabilità maggiore, visto la fedeltà che vi ho sempre dimostrato ma soprattutto per l'ampia visione che ho delle problematiche del regno e la capacità di risoluzione di esse, unita a qualità oratorie particolarmente coinvolgenti!"

"Accidenti! Sarai contento di sapere che ho intenzione di chiedergli di fermarsi qualche giorno in più a Camelot! Così potrà aumentare le tue ambizioni, continuando a farti tutti questi complimenti che a quanto vedo ti hanno toccato nel profondo." 

"Forse perché non ne ricevo mai da chi potrebbe farmeli!"

"Attento però, non vorrei che fosse un modo per potersi avvicinare a te con altri … intenti!"

"Quali intenti?"

"Magari vuole solo portarti a letto, proprio come Odin."

Merlin rimase a bocca aperta senza dire niente. Non capiva perché il re fosse così pieno di astio e anche un po’ volgare.

"Non credo che sia un male per te. Anzi. Tornando agli obiettivi iniziali su come fare esperienza con le ragazze, spostandosi però sui ragazzi, forse potrebbe essere la soluzione ideale per te, non credi? …"

"Io non sono affatto sicuro che Valiant abbia un debole per gli uomini… posso credere che i suoi complimenti fossero sinceri e senza scopo. Se fate mente locale non potete non ricordare quanto Valiant fosse preso da Morgana!"

"Suvvia Merlin! Quale uomo non si è invaghito di Morgana almeno una volta? Persino tu che non sei attratto dalle donne…"

"Ammetto che la consideravo una donna molto speciale. Era vero, ero attratto da lei, ma non per quello che pensate"

Merlin si riferiva alla magia che già allora percepiva, pur non essendone ancora consapevole Morgana stessa, ma questo non poteva dirlo ad Arthur. Dopo lo sconcerto del giorno precedente, il re non avrebbe retto a un seconda rivelazione tanto più sconvolgente. 

"E comunque anche voi eravate affascinato da Morgana!"

"Ero parimenti irritato e allettato da lei. Ma solo perché non sapevo ancora che fosse la mia vera sorella…"

Merlin ridacchiò: "Sarebbe stato sicuramente sconveniente, se ci fosse stato qualcosa tra voi… e comunque molto peggio di quello che io …rappresento!"

"Almeno quello, Merlin!" e Arthur ebbe un brivido 

"Ma se su Valiant ho forti dubbi, so per certo che Julius apprezza la compagnia degli uomini."

"Julius? E come lo sai?"

"Gaius ha ricevuto notizie sicure sul suo ex allievo!"

"Tanto farai come vorrai. Se fossi in te preferirei di certo Valiant a quello strano Julius!"

"Vi prego di fare basta, Arthur. Non sono interessato né a Valiant né a Julius."

"E a chi saresti interessato?" 

"In questo momento a nessuno che valga la pena! Ma vi ringrazio"

Arthur si sentì quasi offeso ma Merlin ovviamente non poteva aprirsi con lui su una cosa così. Una parte del re avrebbe voluto invece che lo facesse.

"E per quanto riguarda la mia risposta di prima alla vostra domanda. Quello che intendevo era che non ho bisogno di giacere con una donna per sapere che non farebbe per me, come voi non avete bisogno di giacere con un uomo per sapere di non volerlo fare."

 

Arthur stette un po' in silenzio. Sembrava riflettere con attenzione poi chiese:

"Cosa può darti un uomo che non possa darti una donna?" 

Merlin non avrebbe mai creduto possibile che sarebbe arrivato a fare certi discorsi con Arthur.

"Da un punto di vista romantico, credo di cercare la stessa cosa che quasi tutti vogliono. Essere amati da chi ami, essere desiderati da chi desideri, essere felici."

"Ma perché con un uomo?"

"Non lo so! So solo che é così. Consideratemi pure sbagliato, se vi pare … Cosa volete sentirmi dire? Che amo il corpo di un uomo perché è come il mio? Che amo praticare cose inique? Che la donna non possiede quegli attributi che desidero? E che per questo sono una persona perversa? Siete il mio re, ma non amo sentirmi giudicato, nemmeno da voi! E sono cose solo mie!"

Merlin era molto amareggiato. "Ma é colpa mia! Non avrei dovuto ammettere le mie inclinazioni con voi. Voi non potete comprendere quanto le vostre parole mi facciano male. La vostra intenzione sembra quella di farmi sentire … sporco e abietto!"

 

Arthur scosse la testa dispiaciuto. "Ma io non volevo questo,... io volevo solo sapere il perché! Volevo capire … non ti sto affatto giudicando, Merlin!"

 

"Siete così strano Arthur, oggi…"

"No! È solo che stanotte ho avuto modo di rifletterci…"

"C'è … qualcosa che non mi avete detto?"

"No, Merlin. Ti ho detto che ho dormito poco: sarà per quello!"

 

Merlin si avvicinò alla porta. "È molto tardi, sire. Vado a prendervi la colazione.” E il servo uscì dalle stanze del re, lasciando Arthur attonito e frustrato allo stesso tempo.









 

 

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Capitolo 8
*** Cap. 8 Periculis in horizonte ***



 

 

Periculis in horizonte
















 

Quando il vassoio della colazione per Arthur fu pronto, Merlin l'afferrò e s'incamminò verso l'uscita della cucina. Era ancora tutto sottosopra. Provava dei sentimenti contrastanti verso il re. Non gli erano affatto piaciute le parole che aveva usato per lui, durante l'estenuante interrogatorio a cui l'aveva sottoposto poco prima.

Appena uscì dalla cucina, Merlin si trovò davanti Julius.

"Ciao Merlin. Ho bisogno di parlare con te…"

"Adesso sono impegnato, ma se volete parlarmi seguitemi o aspettatemi qui."

Julius scelse di seguirlo e Merlin sospirò seccato.

"Siete poi riuscito a trovare le erbe per Gaius?"

"Non tutte, ma non sono venuto a Camelot per fargli da assistente" disse l'uomo con risentimento.

 

"Vi sentite meglio oggi?"

"Sto bene, perché?"

"Ieri sera eravate messo piuttosto male, quando vi ho trasportato fino al laboratorio."

"Davvero? Io non ricordo nulla, ma mi sento bene." 

'Nemmeno un grazie. Che uomo sensibile e affabile!' pensò Merlin causticamente. Se anche l'aveva trovato un bell'uomo, ora gli pareva sgradevole alla vista quanto lo era per il comportamento.

"Non ricordate che abbiamo parlato? Volevate che vi mostrassi il castello."

"Quello lo ricordo vagamente…"

"Forse dovreste scusarvi con il re … avete vomitato sui suoi piedi…" sorrise Merlin. 

"Questo non lo ricordavo. Mi converrà scusarmi, ma perché non mi hai fatto fare il giro del castello?"

"Dovevo stare con sua maestà… e nelle condizioni in cui eravate, non avreste potuto apprezzarne la bellezza"

"Forse hai ragione! Oggi, potresti?"

"Devo chiedere prima il permesso al re. Sto andando da lui. Glielo domanderò tra poco."

"Oh, sì, Merlin! Ti prego. In cambio farò tutto quello che vuoi."

'Come ad esempio sparire?' pensò Merlin. Tuttavia era abbastanza stupito. L'uomo doveva tenerci tanto perché non pensava che avrebbe mai visto Julius supplicare qualcuno.

"Gaius mi ha detto che state cercando qualcosa, qui, a Camelot."

"Sì, per i miei studi. Si tratta di un antico manufatto"

"Prezioso?"

"No, non per pregio almeno. Ma per la mia ricerca, sarebbe davvero come trovare un tesoro."

"Posso chiedervi cos'è?"

"È un talismano appartenuto a un grande sacerdote dell'antica religione, un certo Aldanius"

"Mai sentito"

"Per quanto ne so è di forma esagonale con un disegno stilizzato sopra che ricorda un volto arrabbiato. È forgiato con un metallo sconosciuto. Hai idea di dove possa trovarsi?"

"Da qui non potete proseguire… Forse so dove potrebbe essere, ma se davvero si trovasse lì, nessuno potrebbe accedervi se non lo stesso re… buona giornata Julius"





 

***





 

Merlin entrò nelle stanze di Arthur, posò il vassoio poi si occupò del re. Lo rivestì di tutto punto, quasi senza parlare. Era ancora offeso con Arthur per le parole che aveva avuto per lui poco prima.

"Maestà, Julius mi sta tormentando perché vuole che gli mostri il castello. Cosa devo dirgli?"

"D'accordo, anche se preferirei ti occupassi di Valiant. A proposito, dovresti andare da lui e invitarlo a restare qui per un'altra settimana. Ho intenzione di mostrargli alcuni miei possedimenti, quelli sulla collina qui vicino, per la precisione."

A Merlin parve strano, visto che il re e Valiant si detestavano cordialmente.

"Tanto lo so che lo fate per me, ma vi ho già detto che Valiant non m'interessa. Vi ho anche detto che al momento non sono interessato a legarmi con nessuno. E nel caso preferirei arrangiarmi da solo. Alla festa c'erano due o tre giovani contadini che avrei potuto anche prendere in considerazione. Ma lo farò se e quando ne avrò voglia"

Arthur provò ancora quel senso di bruciore allo stomaco, che stava diventando un'abitudine. 

"Non capisco perché ti scaldi tanto."

"Siete strano maestà. Mi avreste gettato tra le braccia di qualsiasi donna, ma non ci sono uomini con cui sopportereste di vedermi stare, a meno che non si tratti di colui che voi avete scelto al posto mio!"

"Come sei complicato! Non ho scelto io. Mi hai fatto capire che Valiant ti incuriosiva. Poi non mi sembra di avere scelto un brutto uomo… sei tu che sei strano, Merlin!"

"Non capite? Non m'importa se Valiant è bello o brutto! Voi non potete decidere per me!"

"Forse sto decidendo anche per me, non credi?"

"E come?"

"Odin e Julius abitano molto lontano da Camelot. Per di più, Julius è un uomo freddo e anaffettivo per cui non va bene per te che sei tra le persone più bisognose di affetto e dolcezza che io conosca." E qui Merlin avrebbe avuto qualcosa da dire ma preferì tacere. "Di Odin poi" continuò il sovrano "saresti solo uno dei tanti amanti. Non posso permetterlo! Sei un bravo ragazzo e non voglio che tu venga corrotto da un individuo simile. E siccome voglio che continui a svolgere il tuo lavoro qui a Camelot, ho pensato di scegliere il male minore."

"Anche Valiant abita lontano!"

"Non se si trasferirà in uno di quei possedimenti sulla collina di cui ti parlavo … sto pensando a Little castle."

"Quel rudere? Non andrebbe a viverci nemmeno il più disperato dei briganti ..."

"La tua idiozia non ha limiti! Ho intenzione di farlo completamente restaurare. Verrà a costare un putiferio ma il gioco vale la candela."

"E tutto questo per trovare un fidanzato al vostro servo?"

"Appunto! Pensa a questo! Pensa a quanto posso tenere a te! Invece di arrabbiarti solo perché ti ho chiesto che cosa ci trovssi negli uomini. Sei un ingrato!"

Merlin pensò che continuare a battere sullo stesso chiodo con il re fosse una partita persa in partenza.

"E se Valiant vi dicesse di no?"

"Farò in modo che la mia offerta risulti irresistibile. E poi il premio finale sei ... tu! Non fare il modesto come al solito ... Sei considerato un bel bocconcino dai tuoi 'pari'... Viceversa, dovrà rinunciare a te."

"State diventato ancora più dispotico e testardo… Non so nemmeno se gli piaccio ... non so nemmeno se gli piacciono gli uomini!"

"Credevo lo volessi anche tu…rimanere a Camelot, intendo!" rispose Arthur inviperito.

"Sì, ma, vi ripeto, non siete voi a decidere della mia vita."

 

"Ecco ... parli così perché ce l'hai ancora con me per prima. Non riesce proprio a entrarti in testa che il mio era solo un tentativo, forse maldestro, lo ammetto, per arrivare a comprenderti maggiormente. Se non mi fosse importato di te, non ti avrei chiesto nulla…"

Merlin era dispiaciuto per il comportamento egoistico che il re dimostrava con lui e di cui non sembrava minimamente accorgersi. E senza dire altro lasciò la stanza.




 

***




 

Quando Merlin era entrato nelle stanze del re, Julius era tornato indietro, completamente immerso nei suoi pensieri.

Con Merlin aveva dovuto scoprirsi, almeno parzialmente, per poter avere delle informazioni in più. Ovviamente aveva nascosto il vero motivo della sua venuta.

Aveva in mente un progetto ambizioso, grandioso, che se fosse andato in porto, avrebbe completamente cambiato la sua vita. Avrebbe finalmente potuto ottenere tutto ciò che voleva.

La sera prima aveva osservato attentamente il re, i cavalieri, gli uomini e i ragazzi che sembravano avere un carisma particolare. Per fare in modo che nessuno sospettasse di lui, si era finto ubriaco.

Aveva bevuto un po' più del dovuto, per sembrare più convincente come beone, ma era stato male, tanto che il suo stomaco si era ribaltato, letteralmente.

Ma era sempre stato lucido e al contrario di quanto aveva detto a Merlin, ricordava tutto. Partire da Merlin per arrivare al re era sembrato un buon piano. Ma non si sarebbe mai aspettato che fosse così un buon piano!

Ricordava di aver visto le tracce di vomito sulle sue vesti sparire come per magia. In quel momento aveva percepito una lieve luce alle sue spalle, pur senza aver udito nulla. E siccome era solo con Merlin, gli era venuto il sospetto che il servo possedesse la magia.

Doveva controllare. Doveva metterlo nelle condizioni di usare la magia. Per avere la certezza dei suoi poteri.

Avrebbe poi dovuto capire se Merlin fosse nato mago e fosse quindi molto potente o se fosse solo un uomo che attraverso uno spasmodico studio della magia, fosse arrivato a padroneggiarne una piccola parte. Come Gaius o sè stesso. Anche se Gaius un po' per età e un po' per attitudine veniva considerato nell'ambiente uno dei maggiori esperti di magia acquisita. 

Avrebbe dovuto studiare qualcosa.




 

***




 

Arthur raggiunse la stanza del consiglio reale previsto per quella mattina.

Fuori dalla porta trovò Lancelot ad aspettarlo. 

"Buongiorno, maestà! Ieri sera mi avete chiesto di aspettarvi, solo che ad un certo punto non vi ho più visto…"

Con tutto quello che era successo con Merlin, Arthur si era completamente scordato di lui.

"È vero, Lancelot. Ti ringrazio di essere passato da qui. Io voglio che tu rimanga a Camelot, al mio servizio. Come cavaliere, visto che sei sempre stato il più prode e leale dei miei uomini."

"Come vostra maestà desidera. Sono onorato e felice di tornare a fare parte dei vostri cavalieri" rispose Lancelot facendo un lungo inchino al re.

"Ti verrà data una stanza, al castello, come l'altra volta. Ricomincerai oggi pomeriggio con gli addestramenti. Ho bisogno di misurarmi con un combattente d'eccezione, come sei tu. Io e Camelot abbiamo sentito la tua mancanza."

Lancelot confuso e un po' commosso, chinò di nuovo il capo in segno di deferenza ed Arthur entrò nella sala del consiglio.




 

***




 

Quel pomeriggio Arthur si recò al campo riservato agli addestramenti.

Era agitato e nervoso e non vedeva l'ora di misurarsi con i suoi uomini nei combattimenti. Li avrebbe messi a dura prova, i suoi cavalieri, e avrebbe letteralmente schiantato i giovani cadetti che un giorno sarebbero diventati i suoi soldati, se fossero sopravvissuti a quel giorno. Decise di prendere la scorciatoia, che passava per un tratto nel bosco, molto più scomoda ma decisamente più veloce.

 

"Sono contenta che Arthur ti abbia chiesto di restare a Camelot." 

Arthur riconobbe la voce di Gwen e si nascose dietro un fitto cespuglio. Lancelot era vicino a lei: stava gettando sassolini nel laghetto vicino.

"Ti sei sempre distinto per nobiltà d'animo e coraggio."

"Grazie! Camelot mi è mancata molto e avrò il piacere di frequentare delle persone care, come Arthur, Merlin, i cavalieri e voi… naturalmente. Ma se la mia presenza vi disturba in qualche modo, lascerò Camelot immediatamente."

"La tua presenza mi è gradita. In passato siamo stati legati da un profondo sentimento, almeno per parte mia e non ho intenzione di rinnegare quello che c'è stato. Eri molto importante per me"

 

Gwen non stava dicendo niente che non sapesse, ma Arthur ci rimase male. Tuttavia rimase immobile ad ascoltare.

 

"Mai quanto voi per me" rispose Lancelot. "Il mio cuore è sempre stato vostro e lo sarà sempre. Voi mi ricordate il periodo più felice della mia vita e non vi ho mai dimenticata, nemmeno un giorno."

Gwen sorrise: "Siete sempre stato un perfetto cavalier servente! "

Lancelot diventò serio: "Avete ragione. Non ho diritto di parlarvi così. In fondo mi preme una sola cosa. Ditemi … siete felice?"

"Preferirei che non me lo chiedessi…"

Lancelot rimase muto.

"Perdonami Lancelot, ma ci sono cose che preferisco non condividere con nessuno."

Lancelot rimaneva con lo sguardo a terra. Aspettava che Gwen lo congedasse.

"Ma so che la vostra domanda nasce dal bene che mi portate. Quindi ti dirò che non è più il tempo della felicità per me e credo che anche per Arthur sia lo stesso. Ma potrebbe essere il mio senso di colpa a farmi dire questo. Ora è il tempo della responsabilità che deve prevalere su qualsiasi altro sentimento."

 

Il re rimase confuso da quelle parole. Gwen non era felice con lui. Almeno non più. E invece di provare sconcerto, provò un lieve senso di liberazione. Poi però prevalsero l'orgoglio e la gelosia. Gwen si apriva con Lancelot come non aveva il coraggio di fare con lui.

 

"Voi siete ancora così giovane e anche Arthur" continuò Lancelot afflitto. "I vostri discorsi possono andare bene per una coppia di reali avanti con gli anni. E non avete ancora sposato nessuno. Se vi tiraste indietro, sareste ancora in tempo. Se davvero è ciò che volete."

"Sono la promessa sposa di Arthur. Quando ho accettato la sua proposta ero sinceramente felice e innamorata. Ne ero convinta. Ho fatto una scelta di vita molto importante e non cambierò idea. Potrò fare qualcosa per il popolo di Camelot. Ci pensi?"

 

Arthur a questo punto provò dolore e risentimento per Gwen. L'avrebbe lasciata quanto prima.

 

Lancelot continuò:

"Questo vi fa onore. Sono però sicuro che Arthur vi darebbe modo di operare per il popolo anche se non lo sposaste. Arthur è un uomo orgoglioso, ma è anche l'uomo più giusto che io conosca. Se gliene parlaste, dopo un po' si convincerebbe."

"Voi non capite … Sono stata sua! Mi sono sempre vantata con me stessa di essere una donna onesta…"

Senza volere il volto del cavaliere si trasformò in una maschera di dolore che fece sentire Gwen piena di vergogna.

"Se una persona" disse il cavaliere nonostante tutto "si è lasciata andare per amore, io la capisco. È una cosa naturale e ... bella. Ma continuare a stare con una persona solo per dovere… questo è sbagliato."

 

Arthur sospirò. Non vedeva l'ora che la conversazione tra i due finisse, ma se si fosse spostato in quel momento, si sarebbero sicuramente accorti di lui.

 

"Non importa" rispose Gwen. "Non verrò mai meno ad una promessa fatta al re."

Lancelot rimase un attimo titubante poi osò: "Se non volete pensare a voi stessa, pensate ad Arthur. Lui merita al suo fianco una persona che lo ami completamente. Fatelo per lui."

Quando il cavaliere la guardò si accorse che la donna aveva il viso inondato di lacrime e Gwen parlò con voce malferma.

"Farò tutto il possibile per tornare ad amarlo come merita. Ci riuscirò e lo renderò felice … adesso lasciami sola, per favore."

 

Lancelot addolorato si inchinò. "È chiaro che lo renderete felice. Quale uomo non sarebbe felice con voi accanto? …Vi chiedo scusa!"

E si congedò.

L'ultima cosa che udì Arthur prima che anche Gwen si allontanasse fu il suono dei singhiozzi della sua fidanzata.





 

***

 




 

Arthur raggiunse il campo di addestramento. Si comportò in maniera più dura di quanto lui stesso si aspettasse. Cominciò dai cadetti, umiliandoli con pochi colpi di spada e facendoli cadere a terra in breve tempo. 

Gwaine lo fermò un paio di volte con la scusa di dovergli sistemare l'armatura. "È solo un addestramento, maestà" gli sussurrò il cavaliere che aveva visto Arthur determinato come lo aveva visto solo in battaglia.

"Dov'è Merlin?" si lamentò Arthur.

"Mi ha detto che doveva mostrare il castello a qualcuno…"

'Me n'ero dimenticato! Maledizione! Per una volta che ho bisogno di lui!' si disse il re.

"Che ne dite di misurarvi un po' con me. I cadetti sono qui per imparare… se li farete fuori tutti in questo modo… non avrete più cavalieri in futuro!" disse Gwaine.

"D'accordo, ho capito!"

 

Avevano combattuto strenuamente. Gwaine era un osso duro e resistette a lungo agli affondi di Arthur, per poi crollare a terra sfinito.

Fu poi la volta di Elyan, di Leon e di Percival.

Il re vide Lancelot pronto per il suo turno, ma Arthur non se la sentì di combattere contro di lui. Provava troppi sentimenti contrastanti nei confronti del giovane cavaliere e non voleva rischiare di fargli male. Così scelse di mentire.

"Perdonami Lancelot, ma combattendo contro Percival ho preso un colpo al braccio e non riesco più a muoverlo bene … per oggi mi fermo qui."






 

***





 

Merlin stava mostrando il castello a Julius. L'uomo gli aveva fatto centinaia di domande e il ragazzo era stanchissimo. 

"Questo castello è meraviglioso" disse Julius "potrei vedere le stanze del re?"

"Mi dispiace ma l'intero piano dove risiedono le stanze del re, non può essere visitato da persone esterne al castello. Sapete… per ragioni di sicurezza."

"Che peccato! Credevo che con te che sei il valletto reale, avrei potuto accedere in ogni luogo."

"Sono il servo personale di Arthur ma sempre servo rimango."

"Eppure mi hanno detto che hai un certo potere sul tuo re…"

"Non so chi vi abbia detto una sciocchezza simile, ma è chiaro che non conosce Arthur… C'è rimasta un'ultima zona da vedere, ma non credo vi interessi. Si tratta della zona sottostante il castello."

"Ti prego Merlin, è la parte che più mi interessa"

"Contento voi"

Poco dopo giunsero a destinazione.

"In questa parte non si può andare: ci sono le prigioni, la stanza delle torture e l'abitazione del boia"

"Che forza!"

"Avete dei gusti insoliti, Julius! Questa è la biblioteca."

L'uomo sospirò: "Credevo di trovare qualche passaggio segreto"

"La biblioteca ha un reparto di libri proibiti, ma può accedervi solo il re e Geoffrey, il bibliotecario."

"E in questa stanza?"

"Nessuno sa cosa ci sia lì dentro, tranne il re. La gente la chiama 'stanza del tesoro', chissà perché…"

"Molto intrigante! Non c'è altro?"

"No. Tutto qui. Andiamo" disse Merlin. Non pensò neanche per un attimo di mostrargli la caverna che era stata la prigione del drago per vent'anni. Si fidava sempre meno di Julius.





 

***





 

Merlin aprì la porta a fatica, portando l'enorme vassoio con la cena del re. 

Arthur era seduto sul bordo del letto, con le mani tra i capelli. 

Si mise ad apparecchiare la tavola e quando tutto fu pronto, il re non si era ancora mosso. 

"Non avete fame, maestá?"

Arthur si riscosse e si alzò. Era tutto spettinato e aveva un'espressione derelitta. 

"Arthur, cosa vi è successo?" chiese veramente preoccupato per lui.

"Oh, se sapessi! Oggi è successo di tutto, Merlin!"

"Di cosa parlate?"

"Ho bisogno di confrontarmi con te. Puoi rimanere un po' qui?"

Merlin non aveva ancora mangiato ed era così stanco che avrebbe pagato per poggiare la testa sul suo cuscino, ma come poteva lasciare Arthur in quelle condizioni?"

"Va bene, sire. Non so ancora quale sia il problema, ma insieme troveremo una soluzione, vedrete..."






 







 

Ciao! Ho tardato parecchio stavolta, ma ho fatto molta più fatica a scrivere questo capitolo rispetto agli altri. 

Spero non deluda. Mi rendo conto che l'atmosfera è più pesante rispetto ai primi capitoli. Fatemi sapere cosa ne pensate! Un abbraccio!






 

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Capitolo 9
*** Cap. 9 Anomala solutiones ***





Anomala solutiones



(Soluzioni atipiche)








 

"Venite a sedervi a tavola maestá."

"Ti ho già detto che ho lo stomaco chiuso, Merlin."

"Beh, venite lo stesso. Magari guarderete me mentre mangio, se non vi dispiace!"

Arthur chiuse gli occhi. "Cavoli, Merlin! Tu non hai ancora mangiato… mi dispiace…" E qui, Merlin capì che il re non era se stesso. Normalmente non si sarebbe dato alcuna pena per questo. Anzi probabilmente gli avrebbe riso in faccia.

"Farò volentieri onore alla  vostra tavola, se mi farete restare…"

"Certo … serviti pure!"

"Non tutti i mali vengono per nuocere. Non ho mai cenato qui, con voi ... "

Il re gli fece un piccolo sorriso.

Merlin si sedette e cominciò a mangiare una minestra di riso e verdure che fece schioccare sul palato ad ogni cucchiaiata. Era ottima, ma il suo intento era quello di invogliare il re a mangiare qualcosa.

 

"Che vi è successo Arthur, per ridurvi così?"

"Perché? Sono brutto?" fece il re increspando la bocca in un broncio ingenuamente tenero.

Merlin raramente l'aveva visto così indifeso e sentì un moto di dolcezza inondargli il petto. "Non siete brutto, siete sempre voi. Solo che sembrate molto ... abbattuto. Volete dirmi cos'è successo?"

 

Il re si sedette al tavolo e parlò guardando in basso.

"Oggi ho sentito Gwen e Lancelot parlare tra loro."

"Li avepe fpiapi? Non fi fa, maefpà!"* biascicò Merlin dopo aver messo in bocca quattro o cinque polpettine di carne in una volta.

"Non ho capito un accidente! Non si parla con la bocca piena!" ribatté Arthur infastidito più dalla indelicatezza del servo, in quel momento così difficile per lui, che non dal suo modo di mangiare.

Merlin masticò velocemente il tutto e ingoiò.

"Scusate… scherzavo!"

Arthur non lo guardava già più.

"Lancelot è ancora innamorato di lei…"

Merlin stavolta non disse nulla, per non interromperlo di nuovo.

 

"Lei non è più felice con me. L'ha detto chiaramente. Ma non mi lascerà, perché, primo, non vuole rimangiarsi la promessa che mi ha fatto; secondo, come regina potrà apportare dei cambiamenti positivi per i contadini e, terzo, ritiene ormai di essersi irrimediabilmente compromessa con me …"

 

Merlin era rimasto immobile, con un pezzo di pane imbevuto di sugo, in mano, a mezz'aria. E lentamente lo appoggiò sul piatto.

 

Stava funzionando? Il suo fantasioso piano stava funzionando per davvero. Allora perché non era contento? Vedere Arthur in quelle condizioni lo faceva stare male e provò una fitta di rimorso allo stomaco.

"Sei rimasto senza parole persino tu, Merlin!" disse il re con un sorriso amaro.

"No… pensavo a come potervi aiutare… volete che parli con Lancelot? Volete che gli chieda di andarsene?"

"Non è lui il problema, capisci? Gwen non era felice con me già prima che lui tornasse…"

"Scusatemi ... però anche voi avevate dei dubbi sui vostri sentimenti per lei…"

"Sì, ma forse i miei dubbi derivavano dal fatto di vederla meno coinvolta e più fredda nei miei confronti… non lo so."

"Se fosse così e se voi l'amaste ancora, visto che Gwen non vuole lasciarvi … potreste parlarne con lei e decidere di darle una possibilità. Io sono sicuro che lei provi ancora dei sentimenti per voi …"

"E credi che voglia accanto una persona che non mi ami come desidero? Dovrei accontentarmi di un amore a metà? Se fossi uno che si accontenta avrei sposato una delle tante belle principesse che mio padre voleva per me…"

"Non voglio dire questo. Anch'io al vostro posto non mi accontenterei. Solo che in amore, l'orgoglio sarebbe meglio metterlo da parte."

"Sei impazzito? Sei tu che parli o uno di quei leccapiedi dai quali mi hai sempre detto di stare lontano?"

 

Merlin che stava per addentare una pera, si fermò: forse quella risposta se l'era meritata. 

"Non voglio che soffriate… tutto qui!"

 

"Ho bisogno di capire cosa fare, adesso! Ma se il tuo aiuto è quello di dirmi ciò che pensi voglia sentirmi dire, finisci di mangiare e vai pure a coricarti per la notte!"

 

Il servitore tacque a lungo. Non aveva nessuna voglia di lasciarlo in quelle condizioni. 

 

"Quale sarebbe la prima cosa che vi è venuta in mente di fare?"

"Vorrei lasciarla, subito!"

"Non volete prima provare a dormirci su? Se domattina sarete ancora della stessa idea, agirete in questo senso. Ma vi dico subito che non potete lasciarla…"

"Ma cosa dici?..." Arthur si alzò dalla sedia del tutto sconcertato.

 

Merlin alzò la voce di un tono: "Lasciatemi finire, maestà!... Un gentiluomo e soprattutto un nobile sovrano, come voi, non lascia una ragazza… si fa lasciare."

"E che differenza c'è?"

"L'obiettivo è lo stesso. È la modalità che cambia. Ed è fondamentale. Credo si tratti di un patto segreto che gli uomini condividono tra loro da migliaia di anni e che è servito a non fare estinguere il genere maschile. E io adesso lo passo a voi, in modo che un giorno possiate passarlo ai vostri figli o ad altri uomini in difficoltà."

"Non ne avevo idea, ma ... per te come funzionerebbe?... Questo segreto vale solo per lasciare una donna o anche per lasciare un uomo? Voglio dire, in caso di uomini dev- … di uomini come te!"

"Vale anche per le coppie di uomini, sì! Ma cosa c'entra questo, adesso?… Non ricomincerete come stamattina. Stavate per darmi del deviato, vi ho sentito! Ma io non lo sono! È una parola piena di odio che non mi rappresenta…"

"Scusami, ma come dovrei chiamarti allora? Pederasta?"

"No! Chiamatemi Merlin. Solo questo, perché prima di ogni altra cosa, sono una persona. La stessa che conoscete da tanti anni. Io non sottolineo la cosa, di continuo, come fate voi, ad ogni frase. Quando parlo di voi ad esempio, io non faccio riferimento alle vostre preferenze. Io non vi ho mai detto: -Maestà, un uomo virile come voi, non potrà non aver apprezzato la bellezza della nuova cameriera!- oppure - "Ho visto che le signore di questa sera, pendevano tutte dalle vostre labbra. Con quale di loro vi piacerebbe intrattenervi?

"Che esagerato, Merlin!"

"Sarà, ma non mi sento molto lontano dalla realtà. Ma voi non lo capirete mai, temo!"

Arthur non sapeva se ridere o cos'altro fare. Merlin era sempre così sensibile, quando si toccava quell'argomento.

Il re sospirò. "Penso che tu abbia ragione. Non mi sono ancora abituato, ma lo farò e migliorerò, per te!"

Il re a volte sapeva farsi perdonare in fretta, e il servo apprezzò le sue parole. Sapeva di essere molto severo con Arthur, molto più di quanto lo sarebbe stato con altri. Ma non riusciva a farne a meno. Voleva essere accettato totalmente a dispetto di ciò che il re sapeva di lui anzi, proprio perché ne era era al corrente.

 

"E va bene! Dobbiamo pensare a un modo per farvi lasciare da Gwen. Avete qualche idea, sire?"

"Se le dicessi che l'ho sentita parlare con Lancelot?"

"Ha forse detto a Lancelot che lo ama?"

"No. Non l'ha detto, ma io l'ho capito."

"Non va bene. In questo modo lei lo percepirà come un benservito da parte vostra. Dovete fare in modo che sia lei a … cogliervi in fallo!"

"Ma come?"

Merlin aveva un'idea, che non gli piaceva neanche un po' e non avrebbe voluto suggerirla al re. Troppo dolorosa per lui. Ma il re ci arrivò da solo.

"Potrei fare finta di avere un'altra donna oltre a lei. Potrei farmi vedere da lei mentre bacio un'altra … serva. Una sua collega le darebbe ancora più fastidio."

"Temo non basterà. Se è così determinata, non vi lascerà solo per un bacio. Dovreste farvi trovare a letto con lei … ma c'è comunque la possibilità che non sia sufficiente neppure questo!"

"Ma …è impossibile!"

"Molte donne, almeno nel nostro tempo, tendono a perdonare le scappatelle dei loro mariti. Nemmeno io riesco a capirle, eppure è così! Preferiscono tacere. Sarà per i figli, per la casa o per paura di perdere lo status, la protezione e i vantaggi del matrimonio. Non lo so."

"Maledizione, è vero!"

Arthur si alzò dalla sedia. Era ancora più frustrato di prima e si buttò sul letto, coprendosi il viso con le mani.

 

Merlin sparecchiò il tavolo in silenzio. Era dispiaciuto di non essere riuscito ad aiutare Arthur in quella situazione così difficile e triste per lui. Prima di uscire si rivolse al re.

"Mi dispiace molto, ma non disperate, maestà! Troveremo un'altra soluzione!"

 

"MERLIN!" Arthur si tirò su a sedere con un'espressione tra il sorpreso e il felice.

"Oh, Merlin! Forse ho trovato una soluzione! Grazie a te e a ciò che hai detto, ma soprattutto è stata la tua presenza a ispirarmi!"

 

Merlin era curioso, ma anche piuttosto scettico. Il re, in battaglia, era l'uomo più esperto del mondo, ma non nelle questioni sentimentali…

 

"Dunque…" disse Arthur sovreccitato, alzandosi, mettendosi di fronte al servo, e appoggiando le mani sulle sue spalle. "Non dire subito di no. Perché ti conosco … Gwen mi troverà con qualcuno, ma non con una serva, bensì … con un uomo!"

 

A Merlin girò la testa istantaneamente e afferrò un polso di Arthur per sostenersi.

 

Non era vero. Tutto quello era impossibile!

 

Probabilmente si era addormentato da qualche parte e stava facendo un brutto sogno.

 

"Tutto a posto, Merlin?" 

"Quale uomo?" disse quasi senza voce.

Arthur abbassò il capo per catturare il suo sguardo e sorrise. "Secondo te?"

 

Non era affatto un sogno!

 

"Io?"

Merlin fece diversi passi all'indietro togliendosi così le mani dell'altro di dosso. Sul viso aveva un'espressione di dolore.

"No, no no no no! Per chi mi avete preso? Dio! Gwen mi odierebbe da morire. E poi non posso, mi spiace. Potreste scegliere un …vostro cavaliere … Gwaine! Certo! Gwaine è bello, licenzioso, leggermente ambiguo e leale fino alla morte… che c'é di meglio? È un attore nato, un vero commediante… si presterà a reggere la parte … sarà perfetto! Gli parlerò io e capirà. Vi prego, ragionate Arthur: sapete che darei la mia vita per voi, ma stavolta non me la sento… Non potete chiedermelo…" continuava Merlin a bassavoce.

Arthur sorrideva. E il servo lo odiò. Quanto si stava divertendo il sovrano a sue spese? Perché si stupiva? Arthur da sempre era un babbeo impenitente.

Arthur prese il vassoio della cena, lo appoggiò sulle mani di Merlin, lo accompagnò alla porta guidandolo con una mano sulla schiena, gli fece varcare la soglia e gli disse: "Vai a dormire ora, Merlin. Sarai stanco! Ci vediamo domani e grazie della tua disponibilità!" E gli richiuse la porta in faccia. 

Merlin rimase a lungo fermo sulla soglia di quella porta. Quando si accorse che le guardie lo osservavano, se andò mestamente.




 

_ _ _





 

Non era riuscito a dormire neanche mezzora. 'Maledetto Arthur! Oggi dovrà ascoltarmi…'

 

Sentiva dolori in ogni parte del corpo e ogni tanto gli veniva voglia di piangere. Gli era già successo in passato dopo una notte insonne. 

Quando giunse da Arthur con il vassoio della colazione, notò che le tende erano state già tirate e che il principe, completamente vestito, stava mettendo in ordine alcune carte, con l'aria di avere un po' di fretta.

"Che succede, maestà?"

"Buongiorno Merlin! Hai visto che giornata meravigliosa?" Arthur sprizzava energia e gioia da ogni poro. 

"Sembra che abbiate dormito bene, sire?" disse nascondendo la rabbia che provava.

"Come un angioletto, Merlin… ma tu hai un'aria esausta. Come mai?" disse osservando le occhiaie del suo servo.

"Sto bene, grazie!

"Dovresti farti dare qualche preparato di erbe da Gaius. In modo da irrobustirti e magari migliorare il tuo aspetto. Scusa, ma hai delle borse da fare paura! Non sei tu che una volta hai detto che se il servo di un re ha un bella presenza il sovrano ci guadagna in popolarità?"

"Non sono stato io a dirvelo. E io sono bello così, al naturale…" disse il servo, più per ripicca che per altro. Non si sentiva poi così bello, quella mattina.

"Vuoi che non lo sappia? In un solo giorno ti sei trovato ben tre spasimanti…" 

"Vi siete accorto che sono bello solo per quello?"

"No, Merlin. Solo che sai com'è con i familiari o gli amici più cari… non li vedi più per come sono realmente, ma per come l'affetto che provi per loro te li fa vedere.

"Cioè, voi mi vedete bello perché siete affezionato a me?"

"Esatto. Perché la tua anima è bella!" sorrise Arthur. 

Merlin invece di essere contento di aver scoperto un nuovo lato sensibile del re, quasi si offese.

"Io non credo che la popolarità di un sovrano dipenda dalla bellezza della sua servitù. Se così fosse dovreste licenziare subito la cuoca."

Arthur scoppiò a ridere e Merlin aggiunse:

"Se fossi la vostra fidanzata, allora avreste ragione … forse."

Arthur si avvicinò a lui di un paio di passi, scoccandogli un enorme sorriso sfacciato.

"Però … sei il mio amante segreto!" E si mise a ridere smodatamente, fino quasi a non respirare. Non la finiva più.

Era questo il momento che Merlin aspettava dalla sera prima. E quando il re si riprese, si fece coraggio.

"Ecco, appunto di questo volevo parlarvi, maestà! Io non …"

"Dio, Merlin!" lo interruppe il re. "È tardissimo."

"Ma è importante maestà…" brontolò il servo.

"Perdonami ma, adesso  ascoltami bene. Devi sostituirmi con Valiant. Oggi avrei dovuto fargli vedere Little Castle. Vai tu con lui e ricorda che devi cercare di farglielo 'amare'. Portati dietro il cibo e il necessario per un piacevole pranzo sull'erba. Scusati con lui da parte mia, ma adesso ho una riunione straordinaria con il consiglio. Si tratta di un'emergenza. Passa da me stasera se vuoi parlarmi…"

E Arthur lasciò velocemente la stanza e un Merlin prostrato e confuso.




 

_ _ _ 




 

Lo aveva visto sul selciato davanti al castello. Il ragazzo aveva stipato il suo cavallo di roba neanche fosse un mulo da soma. Era stato avvicinato da un cavaliere, senza armatura, ma la sua carica era manifesta se si osservava la sua spada e i finimenti del suo cavallo. 

Appena partirono Julius prese il suo cavallo e li seguì, da lontano. Cercando di non farsi vedere.

Li aveva seguiti lungo la collina, nascosto da un bosco che correva parallelo al loro sentiero. Li aveva visti scendere da cavallo, osservare i paesaggi circostanti, indicare i corsi d'acqua e alcune antiche costruzioni. Li aveva visti sedersi a mangiare ogni ben di Dio, chiacchierare amabilmente e poi sonnecchiare a lungo.

 

Era un po' contrariato. Aveva fame. Era dovuto partire così all'improvviso. Per fortuna era riuscito a portarsi dietro al volo un'otre d'acqua. 

Li aveva studiati attentamente e si era reso conto dei pericoli che c'erano attorno. 

Lui non era un mago, ma grazie a una vita intera dedicata in segreto allo studio della magia, era riuscito a perfezionarsi in una piccola branca di quella materia, dove aveva una buona percentuale di successo. Riusciva a condizionare telepaticamente gli esseri viventi più semplici e cioè gli animali. Era partito dagli insetti, e aveva continuato con gli anfibi, gli uccelli, i piccoli mammiferi e infine i mammiferi più grandi.

Non rientravano nelle sue capacità invece i contatti con gli animali feroci, con i rettili e con tutti gli organismi acquatici. Non si era mai spiegato il perché.

Aveva provato tante volte con gli esseri umani, che era poi il suo intento finale, ma era riuscito a imporre la propria volontà solo sui bambini di una certa età, purché maschi.

 

Julius, stufo di attendere oltre, condizionò uno stormo di uccelletti che stavano su un albero vicino, in modo che volassero vicino ai due dormienti e li svegliassero con i loro gorgheggi.

E funzionò. 

Valiant si svegliò, mentre Merlin continuava a dormire come un sasso. L'uomo sbocconcellò un po' di frutta, riordinò i resti del loro pranzo e si sedette a osservare Merlin dormire.

Era passata un'altra ora e Julius ormai stava per arrendersi. Si sarebbe addormentato anche lui e che gli altri due se ne andassero pure all'inferno! In quel momento vide quello grosso inginocchiarsi vicino a Merlin, e indugiare non sapendo dove mettere le mani per scrollarlo. 

"Merlin" sussurrò il cavaliere. Continuando così il giovanotto nell'erba si sarebbe svegliato il giorno dopo. Lo chiamò più volte, lo toccò su una spalla scrollandolo appena. Poi gli prese una mano tra le sue dandogli delle piccole pacche, come fosse una vecchietta in cerca di conforto. Infine gli prese la testa tra le mani, muovendola e chiamandolo forte.

Merlin trasalì e quasi cacciò un urlo quando si ritrovò Valiant così vicino.

"Scusami. Credevo stessi male…non ti svegliavi più!"

"Scusatemi voi. Stanotte non ho dormito."

"Mi dispiace, ma tra un po' sarà meglio muoversi…"

"Little Castle! Devo ancora mostrarvelo. È il motivo per cui siamo qui. Arthur ci tiene molto che voi lo vediate…"

"D'accordo Merlin… dove si trova?"

"Poco più su. Con i cavalli saremo lì in tre minuti."

Julius si mosse, quando capì le loro intenzioni. 

L'ultimo pezzo di strada che portava al castello, ormai di fronte a loro, era molto ripido. Merlin era in difficoltà, ma non Valiant. Il cavaliere si spostò dalla parte del dirupo in modo che Merlin non si trovasse in pericolo. Purtroppo il cavallo di Valiant, si mosse verso il burrone, mentre l'uomo cercava disperatamente di tenerlo dritto ma il cavallo s'impennò, disarcionando il cavaliere, proprio sul bordo del precipizio a strapiombo. 

Merlin smontò di volata e corse da Valiant che urlava il suo nome. L'uomo perdeva sangue. Cadendo aveva strisciato il volto sulle pietre. Si teneva appeso alle rocce con la sola forza delle mani, mentre i piedi brancolavano nel vuoto. Se Merlin avesse afferrato le sue mani sarebbero entrambi caduti giù. E le rocce a cui stava aggrappato Valiant davano l'idea di potersi staccare da un momento all'altro. Merlin non poteva fare altro. Aprì una mano da lontano verso un ramoscello frondoso che usciva dalle rocce e che si trovava poco sotto i piedi di Valiant. Pronunciò le parole "Gonvertat samum orbore". Valiant vide gli occhi del ragazzo illuminarsi di una luce color oro. Sotto di lui, il ramoscello crebbe fino a diventare un albero. Quando le rocce sotto le mani del cavaliere si staccarono dalla parete, Valiant si ritrovò in piedi sopra un largo tronco dall'aria stabile. Merlin non perse tempo. Andò a prendere la fune che teneva sul cavallo. Ne legò un capo alla sella e calò giù l'altro fino a raggiungere il cavaliere.

Valiant si legò la corda  sotto le braccia assicurandosi con un complicato nodo. Merlin infine guidò lentamente il suo cavallo avanti di qualche metro.

Una volta tratto in salvo, Valiant si sdraiò per terra, mentre Merlin corse da lui. Il cavaliere riuscì a mettersi in ginocchio e abbracciò l'altro tremando forte. Poi lo guardò in faccia e commosso gli prese il volto tra le mani insanguinate: "Grazie, Merlin. Se tu non fossi chi sei, io sarei morto…" e gli diede un leggero bacio sulle labbra.

Merlin non ebbe neppure il tempo di capire se provasse qualcosa. Aveva una preoccupazione molto più grande. "Valiant…"

E così dicendo gli tolse le mani dal suo viso e le strinse tra le sue, come se lo stesse supplicando.

"Vi prego, Valiant. Se mi siete grato come sembrate, non dite a nessuno quello che ho fatto…"

"Ma come? Non lo sa nessuno?" 

"Nessuno! Solo voi! Io… non volevo che moriste."

"Nemmeno il re lo sa?"

"No. La magia è ancora fuori legge. Sono il suo valletto personale perché è mio dovere proteggerlo!"

"Un segreto che ti fa onore! Sapevo che eri molto di più di un comune servo…"

"Posso fidarmi di voi?"

"Sì, certo. Io … non ho visto niente. Mi sono salvato grazie a te e ad un albero. D'accordo?"




 

_ _ _




 

Julius se n'era andato quatto quatto, dopo aver visto quello che gli serviva. Era molto soddisfatto. La connessione con la mente del cavallo aveva funzionato subito. Non era un risultato scontato. E Merlin era un grande stregone. Ne aveva avuto la conferma con i propri  occhi. Continuava a vederlo come l'ingenuo  ragazzino che aveva inquadrato fin dal primo istante. Infatti, nella fretta di salvare quell'uomo si era fatto prendere dal panico e si era fatto vedere, mentre agiva magicamente, non solo da lui ma pure dal cavaliere che stava salvando. Se fosse stato più maturo avrebbe trovato il modo di non farsi scoprire. Non solo! Il cavaliere gli aveva pure dato un bacio sulla bocca. E Merlin? Lui non aveva fatto una piega. Quel ragazzo era una sorpresa dietro l'altra! Non solo un potente stregone ma anche un ragazzo con i suoi stessi gusti in amore. Che stessero insieme Merlin e il cavaliere? Allora forse il suo amante sapeva già da prima della sua magia? Certo che avrebbe potuto scegliere qualcosa di meglio di quell'orso. 'Per Merlin ci vorrebbe un uomo più colto, più raffinato, un tipo più simile a me. Uno che lo aiutasse ad essere meno ingenuo. Uno che lo aiutasse a sviluppare la sua magia…No, un momento! Non è questo che devo fare con Merlin!

Io ho bisogno di lui, ma non così… Devo essermi fatto trasportare nel vederlo così … potente! I grandi maghi mi ispirano sempre questi pensieri! È solo per questo che per un attimo ho pensato di … tenerlo accanto a me. Ora basta! Devo fare ancora alcune cose prima di poter raggiungere il mio scopo…'



 

_ _ _




 

Arrivarono a Camelot quando era già buio e Merlin si diresse da Gaius per far curare Valiant, quanto prima. C'era anche Julius che stava mangiando e non li salutò neppure. Era molto tardi e Gaius disse a Merlin che il re l'aveva cercato.

Merlin si scusò e lasciò a Valiant il compito di informare Gaius sulla disavventura di quel giorno.

Quando Merlin giunse da Arthur, questi lo guardò con la bocca aperta.

"Dio, Merlin! Dimmi che non l'hai ammazzato!"

"Chi?"

"Valiant!"

"Ma se l'ho salvato…!"

"Di chi è quel sangue, allora. Il tuo? Stai … morendo?"

Merlin rise stancamente. 

"Valiant ha subìto un brutto incidente, e si è graffiato dappertutto. Stava per cadere giù dal dirupo ma sono riuscito a tirarlo su."

"Scusa ma… hai succhiato il suo sangue?"

Merlin nonostante la stanchezza trovò la forza di ridere. "No… Valiant era così sollevato e felice … e mi era così grato per averlo salvato che mi ha abbracciato e baciato! Per questo ho il suo sangue sul viso…" disse Merlin.

"Ti ha baciato sulla bocca?"

"Credo di sì, sulle labbra. Sarete soddisfatto, credo. In fondo è quello che volevate. Purtroppo per voi, penso si sia trattato di un trasporto istintivo dovuto alla gratitudine che provava per me al momento. Nessun fidanzamento all'orizzonte."

Arthur teneva la testa in alto e il corpo sembrava rigido.

"Bene!"

"Come? Avete detto bene?"

"Esatto!"

"Avete cambiato idea su Valiant e me insieme?"

"Solo per il momento… dovrai tenere a bada i tuoi impulsi ancora per un po', Merlin. Se Gwen dovesse vedere che vi baciate o se venisse a saperlo da altri, con quello che stiamo per fare, non sarebbe una buona cosa…"

"Io credo, al contrario, che se si venisse a sapere, darebbe una credibilità maggiore alla nostra recita."

"Perché diavolo credi che non abbia preso in considerazione Gwaine? Perché è un uomo dissoluto. Uno che viene e va. Gwen penserebbe ad  una storia "poco seria" e non darebbe peso più di tanto alla cosa. Lo stesso vale per te: se tu va in giro a sbaciucchiare altri uomini, penserebbe che non ci amiamo davvero, e il piano andrebbe a rotoli" 

Merlin era turbato nel sentire certe frasi pronunciate dal re. Gli facevano un certo effetto."Non l'avevo considerato da questo punto di vista. Io credevo che fosse semmai per preservare il vostro onore, in modo che gli altri non arrivassero a pensare che venivate tradito dal nuovo amante…"

"Beh, in effetti anche questa potrebbe essere una ragione di più. Cosa volevi dirmi stamattina?"

"Non mi reggo in piedi, maestà! Dovete scusarmi se non ho la forza di parlarne con voi, adesso. Ma di sicuro ve ne parlerò presto…"

"D'accordo. Buonanotte, Merlin!"














 

* "Li avete spiati? Non si fa maestà!"

Ciao! In questo capitolo ci tengo a precisare che anche nei momenti più "drammatici", Merlin utilizza una specie di ironia di fondo che forse stona con il resto (ad esempio il patto segreto tra gli uomini, dove prende per il naso il re che non se ne accorge) ma che prelude al momento, chiaramente tragicomico, in cui Arthur lo coinvolge nel suo piano paradossale, dove l'ironia di Merlin si rivolta contro se stesso. Da lì in poi, Merlin sarà un po' meno ironico. Probabilmente sì tratta del capitolo più demenziale che abbia mai scritto.

Un abbraccio!





 

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Capitolo 10
*** Cap.11 Nimium tanti ***


Nimium tanti

 

(Troppo per così poco)








 

Merlin era straziato. Ma come? Non era stato in assoluto la cosa più bella che gli fosse capitata? Oh, sì. Lo era stata! Peccato che fosse  tutta una menzogna. Ormai poteva dire di avere perso Gwen per sempre. Ma non gli importava più di lei. Né di Lancelot. Non gli importava più di niente. 

 

Era entrato in contatto intimo con Arthur, letteralmente, ed era come se gli fosse rimasto attaccato addosso un pezzo del re.

Sentiva ancora la sensazione della guancia leggermente pungente di Arthur sul suo petto. E della mano fra i suoi capelli. 

Sentiva ancora le labbra umide della sua bocca. Mise una mano sul materasso dove poco prima era sdraiato Arthur e percepì chiaramente quel calore che gli sciolse l'anima. 

Subito dopo provò dolore. Dolore per la mancanza di quel corpo. Erano stati abbracciati così a lungo mentre aspettavano Gwen: non si sarebbe immaginato di abituarsi così in fretta a quel contatto, piacevole, rassicurante. Passato l'iniziale quanto giustificabile imbarazzo, Merlin si era sentito felice. Se all'inizio gli era sembrato tutto strano, dopo un po', soprattutto grazie ad Arthur che si era fatto in quattro per metterlo a suo agio, Merlin si era sentito in pace con il mondo. Non sentiva neanche quel disperato desiderio fisico, che pensava avrebbe provato, perché tutto quello che voleva per loro due, veniva esaudito in quel momento, in quell'abbraccio avvolgente.

Quello era il massimo cui Merlin aveva aspirato. Perché non era stupido. Non dimenticava di essere per Arthur un grande amico, ma sempre e solo un amico.

 

E invece, niente era andato come doveva! Arthur non avrebbe dovuto baciarlo! Non era nei piani. Che cavolo gli era preso? Gli aveva detto che non sarebbe successo nulla del genere. E lui si era fidato. Ma poi quando Gwen era entrata, il re l'aveva attirato a sé, con forza, e l'aveva baciato.

 

E Merlin, aveva perso la testa. E se stesso.

 

Si era dimenticato di tutto: il suo ruolo, i motivi per cui si trovava in quella situazione, l'autocontrollo e la lealtà che doveva al re. Senza una precisa volontà aveva istigato Arthur, socchiudendo la bocca e il re non si era fatto pregare. Esisteva solo Arthur in quel momento: le sue braccia che lo stringevano, la pelle caldissima a contatto con la sua molto più fredda, il suo odore nelle narici e il suo sapore nella bocca. Se qualcuno da lassù avesse voluto renderlo pienamente felice, avrebbe dovuto farlo morire in quell'istante. Non era poi stato così lontano dalla morte. Il cuore gli batteva talmente forte nelle orecchie, che pensava che sarebbe potuto anche esplodere.

 

Aveva aperto un occhio. E aveva visto lo sguardo inorridito di Gwen. Ed era stato come precipitare da cielo a terra con uno schianto.

Come addormentarsi nell'Olimpo e risvegliarsi nell'Ade.

 

Gwen era fuggita, mentre Arthur si era staccato da lui, guardandolo per un momento con espressione persa e atterrita. 

Forse il re sul momento aveva pensato che fosse una buona idea, per rendere la cosa più realistica per Gwen.

 

Poi Merlin maledì se stesso. Era stata anche colpa sua! Avrebbe dovuto starsene fermo e buono. Si era illuso nel suo cuore che quel bacio fosse di più di quel che era e cioè una bugia bella e buona che serviva solo ad allontanare la fidanzata del re, divenuta ormai scomoda.

 

E perché Arthur aveva continuato in quel modo? 

Perché … sapeva di non aver sognato… lui l'aveva ricambiato. 

Almeno su questo non aveva dubbi. 

Non è che se uno che ti bacia in quel modo possa poi pensare o dire che la lingua gli sia scivolata per sbaglio!


Questa era la cosa che lo addolorava e, al tempo stesso, lo faceva infuriare di più. 

Arthur l'aveva voluto prendere in giro?

L'aveva fatto per orgoglio, per mostrargli che lui era meglio degli altri uomini da cui si era fatto baciare?

L'aveva fatto per vendetta, proprio perché aveva osato considerare altri che non fossero lui? 

L'aveva fatto per dimostrargli il potere che aveva su di lui? Potere di innalzarlo e di distruggerlo? Potere di illuderlo e di umiliarlo? Magari non era niente di così complicato: forse quella di Arthur era solo curiosità e si era voluto semplicemente togliere uno sfizio.

Mille altre idee frullarono per la mente di Merlin e ogni nuova risposta che si dava sembrava più assurda della precedente.

 

Continuando a piangere si era alzato per sistemare il letto di Arthur, ma voleva uscire al più presto da lì.

Tremava come una foglia e non riusciva a concentrarsi. L'ultima cosa che voleva era rivedere il re in quel momento.

Si aiutò con la magia e il letto fu rifatto alla perfezione in un attimo. 

 

Passò davanti alla cucina, ma andò oltre.

Se Arthur soffriva anche solo la metà di come stava lui, Merlin era sicuro che il re non avrebbe toccato cibo.

E decise di non portargli la cena: non voleva avere l'occasione di rivederlo. La sola idea di doverlo andare a svegliare la mattina seguente gli provocava un grande senso di smarrimento.

 

Si fermò dietro una colonna del porticato per piangere di nuovo. Si sentiva come l'avessero pestato a sangue. Se il re l'avesse malmenato per bene invece di baciarlo, era sicuro che avrebbe patito molto meno. Si mosse lento fino al laboratorio, asciugandosi gli occhi prima di entrare.

 

C'era il suo vecchio amico che lo aspettava per mangiare. Julius non c'era. Era da un po' che non lo vedeva. E non sapeva se fosse un buon segno o meno.

"Gaius, mi dispiace, ma non ho fame. Ho assaggiato i dolcetti che Sefa mi ha portato dalla cucina" mentì per non impensierire il medico.

 

"Devo farti vedere una cosa che ho trovato Merlin. Subito. È molto importante…" 

Gaius si diresse in camera di Merlin che lo seguì. Il vecchio andò a chiudere la porta e parlò a voce molto bassa.

"Guarda qui. Questo è il talismano di Aldanius. Leggi."

Sembrava una scatolina esagonale con tre dei sei spicchi colorati che dalla disposizione ricordavano vagamente una faccia dall'espressione arrabbiata. "Sì è questo! Julius me l'aveva descritto così." e lesse:

"Aldanius era un grande mago, sorto dal nulla. Era in possesso di un talismano in grado di rubare la magia a uno stregone per farla propria. Anche una persona completamente priva di poteri poteva fare suoi i poteri magici così rubati."

"Leggi a bassa voce, Merlin. Julius potrebbe sentirci."

"Qui dice che l'ultima volta, il talismano è stato visto a Camelot e che potrebbe trovarsi nascosto in mezzo al tesoro reale."

"Merlin, quel talismano va assolutamente distrutto, quanto prima. È un'arma terribile…"

"Voi pensate che Julius voglia impadronirsi della magia di uno stregone?"

"È esattamente ciò che fece Aldanius!"

"E a chi vorrebbe rubarla?"

"L'unico che mi viene in mente qui, sei tu. Sei sicuro che lui non sappia nulla della tua magia?"

"Credo di no! A meno che non fosse nei pressi di Little Castle, quando ho salvato Valiant."

"Potrebbe essere Merlin…"

"La sensazione di non essere solo con Valiant mi ha sfiorato un paio di volte. Se poi penso a ciò che ha fatto quel cavallo…"

 

"Per me è stato lui, Merlin. Come me, anche lui è in grado di praticare piccole magie."

"Allora è … un criminale! Ha cercato di uccidere Valiant! Ci mancava solo Julius e proprio adesso!"

"Qui c'è scritto anche che" continuò Gaius "per portare a compimento il trasferimento della magia, lo stregone in questione, dovrà essere legato ad una betulla bianca, per evitare che adoperi un incantesimo prima o durante il cambio dei poteri magici!"

"Ma non ci sono betulle a Camelot…"

"Non a Camelot, ma nei boschi tra Camelot e il regno di Cenred ce ne sono molte."

"È vero. I boschi vicini a Ealdor sono pieni di betulle..."

Gaius camminava su e giù sempre più agitato.

"Purtroppo la porta della stanza del tesoro è a prova di magia. Altrimenti sarebbe già stata saccheggiata chissà quante volte. L'ho costruita io molti anni fa, ancora prima del veto sulla magia di Uther. E modestamente, ho fatto un lavoro con i fiocchi. Ma adesso me ne dispiaccio"

"Allora come farò?"

"La chiave è l'unico modo per aprire la stanza del tesoro. Il re la indossa appesa alla cintura, tutti i giorni. E di notte la tiene in un comodino accanto al letto."

"Non posso andare da Arthur. Non oggi" si lamentò Merlin con le mani nei capelli.

"Dovrai solo 'prenderla in prestito', stanotte!"

"È possibile che stanotte il re non dorma. Ha troppi pensieri."

"Allora dovrai essere molto cauto!"

"Abbiamo litigato Gaius…"

"Non è certo una novità!"

"Sì, ma stavolta è diverso…"

"Perché?"

"Credo che Arthur e Gwen si lasceranno e …mi sono intromesso…"

"Dio, Merlin. Non sai che non bisogna mai mettere il naso in una coppia!"

"Ormai è fatta! Ma non andrò da Arthur."

"Andrò io allora. Gli dirò che non stai bene!" disse Gaius, paziente.

"No, va bene … ci proverò!"

Merlin si stese sul letto. Per il momento doveva solo attendere.


Nel frattempo Arthur camminó in fretta fino alla stanza di Gwen. Non ne aveva alcuna voglia, ma non poteva fare altrimenti: doveva accertarsi che la ragazza li avesse visti bene e che decidesse di fare qualcosa in proposito, visto quello che stava per costargli in termini di serenità quella situazione che aveva creato. Ci mancava solo che Gwen facesse finta di non aver visto niente.

Quando Arthur entrò nella sua stanza, vide Gwen, seduta sul letto con le mani al volto che piangeva disperatamente.

Il re richiuse la porta e si fermò in piedi davanti a lei.

Appena Gwen lo vide urlò: "Uscite subito dalla mia camera, maestà!"

Il re sospirò di sollievo. Almeno Gwen ammetteva così di averli visti.

"Prima devo parlarti!"

"Voi e Merlin? È … assurdo! Da quanto mi tradite con lui?"

"Oggi è stata la prima volta!"

"Tanto non cambia niente. Posso anche capire Merlin!" disse Gwen con la voce che gli tremava dal nervosismo. "Mi sono sempre accorta che pendeva dalle vostre labbra. Avrei dovuto capirlo che era innamorato di voi, ma voi, Arthur? Non ho mai notato niente di strano quando stavamo insieme, non da parte vostra. Vi ha … drogato?"

"No, nessuna droga. Sono stato io a prendere l'iniziativa. Lui era … restio. È solo che mi sono sentito attratto da lui."

"Vi prego di risparmiarmi i dettagli! Sono già abbastanza sconvolta!"

"D'accordo, ma lascia solo che ti dica che per nessun altro, uomo o donna, avrei fatto questa pazzia. Perdonami!"

"Non vi perdonerò Arthur.  Me ne andrò da questa stanza stasera stessa e il fidanzamento è rotto. Non c'è bisogno che ve lo dica."

Gwen gli stava dicendo esattamente ciò che desiderava, ma perché non si sentiva contento? 

"Mi dispiace. Posso chiederti di tenere la cosa segreta?"

"Avete un bel coraggio, Arthur. Ma potete stare tranquillo. Non ho nessuna intenzione di finire sulla bocca di tutti, assieme a voi e a …!" disse con un'espressione di disgusto sul volto.

"Non avercela con lui, Gwen, ma solo con me…"

"Non preoccupatevi! Ce l'ho anche con voi…"

"Comunque ti ringrazio per la tua discrezione!"

"Potete lasciarmi adesso?"

"Cosa intendi fare con Lancelot? È chiaro come il sole che lui è ancora pazzo di te."

"Questi non sono fatti che vi riguardano, Arthur. Qualunque cosa io faccia d'ora in poi non è più affar vostro. E ora gradirei essere lasciata sola…"

Arthur s'inchinò profondamente e aprì la porta, ma inaspettatamente Gwen lo fermò:

"Ditemi solo una cosa: voi lo amate per davvero?"

Arthur si girò verso di lei, guardandola negli occhi: "Sì, Gwen, lo amo davvero!" E uscì richiudendosi la porta alle spalle.

 

 

Non aveva dovuto mentire. Nel dire quelle parole che gli erano venute fuori così facilmente, si era reso conto all'improvviso che era la verità. Quasi gli si piegarono le gambe. Era una notizia davvero sconvolgente per il re. Forse avrebbe dovuto capirlo prima, ma non si era minimamente immaginato che sarebbe potuto accadergli una cosa del genere. Non a lui! Con tutte le donne che aveva avuto... Cominciò a respirare con affanno come se non l'aria non gli bastasse più.

Era stato cieco e sordo! Presuntuoso e irresponsabile!

 

Tornò in camera. Vide il letto rifatto e sentì un moto di nostalgia. Chissà cosa doveva pensare Merlin di quella situazione! Cosa avrebbe dovuto fare con lui? Non voleva affrontarlo, perlomeno non in quel frangente.

Si rintanò sotto le coperte, sperando di dormire e di dimenticare tutto per un po'.


Quella notte non fu affatto tranquilla a Camelot.

 

Gwen appena congedati i servi che l'avevano aiutata a traslocare i suoi bagagli, guardò con tristezza i bauli sul pavimento della sua vecchia casa e sospirò notando quanto fosse piccola e malandata. 

Ma non era pentita di aver lasciato Arthur.

Camminò su e giù a lungo poi uscì di casa, non considerando quanto potesse essere pericoloso muoversi a quell'ora, da sola. Camminando alla svelta giunse verso l'ala del palazzo dove risiedevano i cavalieri. Chiese alla guardia di poter vedere sir Lancelot. La guardia le fece un sorriso sghembo che non le piacque neanche un po'.

'Uomini! Volgari e traditori! Possibile che una povera ragazza, oltre a cercare di tenere a distanza le altre donne che vogliono insidiare il suo uomo, debba  guardarsi anche dagli altri uomini?'

Ma quando vide Lancelot correre verso di lei, questi pensieri evaporarono in un istante. Era un uomo bellissimo. Incredibilmente dolce. E aveva un disperato bisogno di lui.

Passarono la notte abbracciati sul materasso di Gwen. Lei parlava, piangeva, si addormentava e riscoppiava a piangere.

Lui la teneva abbracciata, le accarezzava la testa, l'ascoltava e a volte le sorrideva. Era lì per lei e tanto bastava.

Non successe altro, ma quella che per Gwen si era prefissata essere la notte peggiore della sua vita, forse era diventata, quasi magicamente la notte più bella. La notte in cui scoprì quanto amava l'uomo che l'amava.

 

Era notte fonda, quando Merlin si svegliò di soprassalto, ancora vestito. Quando uscì dalla sua stanza vide Gaius dormire placidamente e notò che Julius non era nel suo letto. Era quasi un giorno che non lo vedeva. Era una cosa strana! Che fosse partito senza dirlo a nessuno? Lo sperò poi vide le sue carte e i suoi libri sparsi su un tavolo. Non sarebbe mai partito senza. Che gli fosse successo qualcosa?

 

Si avvicinò alla camera di Arthur con un vassoio recante una brocca ed una coppa. Le guardie erano addormentate, ma se gliel'avessero chiesto avrebbe detto che il re aveva sete.

 

Merlin entrò nelle stanze reali, con grande cautela. Sarebbe ricorso alla magia solo se strettamente necessario. La flebile luce che ancora proveniva dal camino acceso fu sufficiente per muoversi con disinvoltura in quella stanza che conosceva a menadito. Il re dormiva, bello come un dio, come al solito. Trovò subito la cintura e sganciò la chiave per poi infilarla in tasca. 

Si diresse alla porta, sollevato di non avere svegliato il re. 

"Che ci fai qui, Merlin?"

Come non detto. Il servo si girò verso Arthur con un sorriso di circostanza.

"Volevo solo sincerarmi che steste bene, maestà. Mi dispiace di avervi svegliato."

"Eri preoccupato per me?"

"In effetti sì, sire! Ma mi sembra che stiate bene, per cui vi auguro la buonan…"

 

"Vuoi che ne parliamo?" lo interruppe il re. 

Merlin quasi si strozzò con la saliva e cominciò a tossire.

"Se stai morendo di tisi, però, potremmo fare un'altra volta…"

Il re ironizzava. Lui stava per morire e l'altro faceva il cretino. Un senso di rabbia lo scrollò e rispose al re per le rime. "Giá, la tisi! Chissà da chi potrei averla presa, Arthur. Nessuna idea?"

"No. Visto il da fare che stai avendo ultimamente, potresti averla contratta da almeno la metà degli uomini di Camelot."

Merlin si arrese. Con lo stato d'animo sotto le scarpe, non riusciva a tenere testa nemmeno alle peggiori battute di Arthur e continuò.

"Sì! Parliamone. Cosa ha detto Gwen?" chiese per svicolare dal discorso, ma anche perché sinceramente curioso.

"Piangeva!"

"Mi dispiace, ma era da mettere in conto"

"Era arrabbiata anche se non furiosa. Si è già trasferita nella sua vecchia casa. Ha detto che il fidanzamento è rotto"

"Lo dirà in giro, di noi?…"

"Mi ha detto di no, ma sinceramente non so se fidarmi"

"E non vi ha detto altro?"

"Mmh, no! Direi di no!" mentì Arthur sorvolando sull'ultimo scambio di battute avute con lei. 

"È andata bene, direi…" sembrò concludere Merlin.

"Sì, la nostra scenetta ha funzionato…"

 

Merlin guardò in basso.

"Perché l'avete fatto?"

'Eccoci… devo essere convincente.' pensò Arthur un po' scosso.

"Credevo fosse chiaro: perché Gwen non avesse alcun dubbio!"

"Certo, ma parlavo del tipo di bacio…Credo di avere il diritto di saperlo, se non come servo, perlomeno  come persona…"

"E va bene. L'ho fatto semplicemente per te."

"Per me?" chiese Merlin confuso.

"Ho capito che era quello che volevi, quello che ti aspettavi da me. Non volevo deluderti…"

"Io non mi aspettavo niente…" disse Merlin, basito.

"Forse non te l'aspettavi, ma lo desideravi!"

Merlin fece un verso strano.

"Tutti e due sappiamo bene che voi non siete come me…"

"Tu lo sai. Ma non ti ha impedito di farti avanti. Io lo so. Ma non mi ha impedito di … accontentarti."

"Ma non ha senso!"

"Se ci pensi bene, potrai capire che invece ha senso!"

"Io non vi credo" fece il servo imbronciato.

Artù si alzò a sedere nel letto, con volto offeso.

Merlin cominciò a gesticolare. "Non credo di avere un potere così… grande su di voi. Io non ho alcun potere su di voi!"

"Come no! Ne hai molto, anche! Più di quello che io stesso immaginavo. Sei una persona unica, Merlin. Tutti ti vogliono bene e anch'io. Sei una delle persone che ho più a cuore e la tua felicità è importante per me!"

"Voi mi state dicendo: -Merlin caro, ti ho baciato alla francese perché non potevo deluderti.- Ma chi vi ha detto che volevo essere baciato da voi?"

"Beh, la tua risposta al bacio!"

Era vero e Merlin si sentì in enorme difficoltà. Ma subito si riprese. "Bene. Allora, se io mi spogliassi ora, qui e cercassi di sedurvi, voi accettereste… per non deludermi?"

Arthur aprì la bocca un paio di volte. "No. Certo che no… ma col tempo, non lo so, non posso escluderlo del tutto."

"Perché continuate a prendermi per i fondelli? Quando l'unica cosa che vorrei è la verità."

"La verità neanche tu l'hai detta a me, Merlin!... Io lo so. Lo so da un po'!"

"Cosa?" domandò Merlin serio.

"Che sei … romanticamente attratto da me!"

Un fiotto di panico prese il servo al ventre, ma dissimulò meglio che poté. Meno male che in penombra il rosso del suo viso non si notava. 

"E questo da cosa l'avete dedotto?"

"Da un sogno, dove tu me lo chiarivi…"

"Spero che stiate scherzando! Un sogno? Ma … d'accordo! Diamo per scontato che sia vero: a maggior ragione perché illudermi apertamente con quel bacio? Non sapevo foste anche sadico." 

"Ho sbagliato! Ti chiedo scusa! Vorrei che tu accettassi la proposta di Valiant, domani stesso."

"Accidenti,! Questo è un colpo basso Arthur! Se me lo chiedete come amico vi risponderò di no e poi ancora di no" lo fulminò Merlin con gli occhi assottigliati e lucidi di rabbia.

"È un ordine del tuo re, Merlin!"

"E non è più previsto che Valiant venga a vivere a Little castle, vero?" La voce di Merlin tremava sensibilmente.

"No, infatti!" aggiunse Arthur sospirando.

Il servo non riuscì più a trattenere le lacrime.

"Devo scusarmi, Arthur. Ho sbagliato anch'io. Io vi ho indotto. Non potremo semplicemente dimenticarci di tutto. In fondo si è trattato solo di un maledetto bacio…"

Anche Arthur aveva gli occhi lucidi e un'espressione terrea.

"Se tu restassi, io sarei in pericolo!" 

"In pericolo? Al contrario e lo sapete. Salvarvi dai pericoli è il mio dovere principale"

"Tu non hai niente di cui pentirti. Ma io potrei essere un pericolo per me stesso. Tu rappresenti una tentazione che non posso e non voglio permettermi!"

Lacrime amare scesero dal volto di Arthur.

Merlin provò a rispondere ma non gli usciva niente. Forse, sotto sotto, era una cosa bella quella che gli stava facendo capire Arthur! E cioè che provava attrazione per lui! Perché gli sembrava allora che fosse la cosa peggiore che gli avessero mai detto? Il re non voleva amarlo, e questo poteva accettarlo, in fondo l'aveva sempre messo in conto, più o meno, ma ora Arthur non voleva avere più a che fare con lui. L'incubo peggiore, il più grande, stava succedendo davvero. Avrebbe voluto per una volta usare la sua magia perché la terra potesse inghiottirlo. Se Arthur voleva che sparisse era come se tutta la sua vita fino a quel momento fosse stata inutile.

Merlin, si diresse verso la porta e mormorò: 

"Sarà fatto maestà!"

 

Raggiunse la stanza del tesoro. Perché lo stava facendo? Ormai cosa se ne faceva della magia? Se Julius ci teneva tanto poteva anche lasciargliela. Poi si riscosse un minimo. Julius poteva diventare uno stregone malvagio. Un nemico di Arthur.

 

Aprì la porta e fece un incantesimo per fare luce in quella stanza buia.

C'erano oggetti di ogni tipo, dai più comuni come calici e pugnali a quelli più strani che non aveva idea di cosa fossero. Di tutte le forme, materiali e dimensioni. La stanza era piccola ma era piena come un uovo e Merlin non sapeva dove cercare. 

Dopo aver osservato a lungo la stanza, vide che c'era una specie di ordine all'interno di quel caos. E si diresse verso un mucchio di oggetti tondeggianti e scatoline metalliche. Spostò un numero incredibile di manufatti, quando in fondo a una pila lo vide. Era molto più piccolo di quel che credesse, ma era proprio quello. Con l'orribile faccina stilizzata sopra.

Merlin lo afferrò, spense tutte le luci create poco prima e chiuse la porta con la chiave. Non si accorse dell'ombra dietro di lui, ombra che lo colpì alla testa, facendolo svenire all'istante.









 

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Capitolo 11
*** Cap.10 Quid fiet ***




Quid fiet




(Ciò che può succedere)











 

Merlin se ne era andato via già da parecchio tempo ormai, ma il re accoccolato sotto le coperte, tardava ad addormentarsi.

Quello che era successo durante la giornata con il suo servo, quello che lui aveva detto a Merlin e che sul momento era sembrata un'ottima soluzione, anche piuttosto divertente, gli creava ora una certa agitazione e diversi dubbi.

'Sono stato egoista, forse anche perfido!'

Sapeva fin da quando aveva elaborato quel piano, la sera precedente e l'aveva esplicitato al valletto, che Merlin non era d'accordo. La sua reazione sbalordita, l'espressione spaventata, e quel discorso sconclusionato con il quale Merlin se ne era uscito, dimostravano senza incertezze che il ragazzo avrebbe fatto qualsiasi altra cosa pur di non fare 'quella'!

 

Gli venne il dubbio di non essere stato chiaro. Non l'aveva infatti rassicurato sul fatto che in realtà non avrebbero dovuto fare nulla se non stare vicini, probabilmente abbracciati in un letto. Sinceramente gli sembrava inutile specificarlo. Era ovvio, ma se per Merlin non lo fosse stato? Non si era dimenticato di ciò che aveva scoperto sull'altro, e cioè che il ragazzo avesse molto più di una semplice cotta per lui.

Era forse arrivato il momento di dirgli che lo sapeva? Dio, Merlin si sarebbe vergognato a tal punto che … No, non era una cosa saggia. Specialmente in quel momento. Continuava a volerlo accanto a sé e il delicato equilibrio che sembrava essersi creato tra loro poteva essere distrutto da quella rivelazione. Era anche per tenerlo vicino che aveva favorito l'avvicinamento di Valiant a Merlin, nonostante quel pensiero gli creasse il solito fastidio allo stomaco.

Si era anche domandato perché Merlin non volesse fare la loro 'scenetta'. Se era così innamorato, non avrebbe dovuto essere contento di avere la possibilità di stargli accanto in quel modo, anche se per poco e solo fingendo?

Conosceva la risposta. Merlin non era un uomo sordido. Al contrario. Per lui sarebbe stato difficile. Anche doloroso. Si trattava di snaturarsi, di mantenere il controllo in una situazione al limite. Si trattava di ingannare la sua amica Gwen, di farla stare male. E lei lo avrebbe odiato e considerato un traditore. Anche Merlin era stato geloso a sua volta di Gwen. L'aveva fatto capire tante volte. E aiutare il re ad allontanarla, avrebbe potuto dargli una bella sensazione. Ma non era così.

 

'Per me giacere anche se per finta con qualsiasi altro uomo, non sarebbe possibile. Merlin invece nutre per me dei sentimenti d'amore, che rendono la cosa più naturale, se non addirittura tenera. Lui però non la vede allo stesso modo. Forse è il fatto di essere innamorato a bloccarlo, dal momento che lui sa che mi piacciono le donne e che quindi non potrei ricambiarlo. Ma in parte si sbaglia. Anch'io mi vergogno ma credo che potrebbe essere anche divertente, se entrambi la prendessimo con il giusto distacco.' Si trattava di Merlin, il suo miglior amico. Era pieno di affetto per lui. E provava per il suo servo la stessa stima, il medesimo senso di lealtà e di devozione che l'altro gli dimostrava ogni giorno. Non ne avevano mai parlato apertamente, ma era convinto che non ce ne fosse bisogno. Poi ebbe un momento di lucidità. 'Ma quale giusto distacco? Questo vale per me, ma se Merlin è così coinvolto per lui potrebbe essere una tortura...' Non si era mai sentito così mentalmente instabile. Non faceva che cambiare idea e più si arrovellava più gli sembrava di non capirci niente.

 

Sperava ancora di convincerlo. Altrimenti avrebbe davvero dovuto parlare con Gwen e lasciarla. Sebbene l'universo intero non avrebbe approvato un finale così, per una storia d'amore. L'ira di una donna abbandonata sembrava essere pari, nell'immaginario collettivo maschile, all'esplosione di una parte dell'universo e all'inizio della fine per chi arrivava a osare tanto. Così gli aveva fatto capire Merlin. Sulla questione, Arthur si era confrontato la sera prima con alcuni dei suoi cavalieri, davanti a una pinta di birra, chiedendo loro un parere generico per qualche suo parente inesistente. E tutti si erano trovati più o meno d'accordo con Merlin. Era come trovarsi all'interno di un campo di battaglia. Bisognava stare attenti altrimenti non si sarebbe potuta evitare una catastrofe.

Il re stava cominciando a cambiare idea. Merlin non c'entrava niente. Era giusto coinvolgerlo?

Avrebbe potuto rinunciare e l'avrebbe fatto se Merlin lo avesse pregato.

E si addormentò, con la coscienza più tranquilla...

 





 

Il mattino dopo, di buon'ora, Merlin si svegliò sentendosi finalmente in forma, dopo un lungo sonno ristoratore.

Quando arrivò in camera del re per svegliarlo, questi gli si rivolse ancora prima che Merlin aprisse le tende.

"Potremmo farlo oggi… Spero tu non ci abbia ripensato…" gli stava dicendo Arthur, ancora sdraiato sotto le coperte e inebetito dal risveglio.

"Invece sì, sire. Ci ho ripensato in continuazione. L'altro giorno non mi avete voluto ascoltare. E ieri sera ero io troppo stanco per affrontare questa cosa enorme. Ma voi sapete giá cosa voglio chiedervi, vero?" disse Merlin, aprendo le tende.

"Forse, ma mi permetto di insistere e di insistere ancora" fece Arthur cacciando la testa sotto le coperte, infastidito dalla luce intensa del mattino. Cos'era successo? Arthur ricordò i buoni propositi della sera precedente. Tutte sciocchezze. Merlin doveva aiutarlo!

"Gwen è mia amica!"

"Ed è la mia fidanzata!" ribadì il re sbucando con la testa fuori dalle coperte, mentre Merlin si diresse verso l'armadio.

"Appunto, un doppio tradimento! Sarebbe troppo per chiunque."

"È un modo cruento, sono d'accordo! Ma è anche il modo più veloce per farsi lasciare. Inoltre può essere utile a far sì che Gwen riesca a farsela passare più in fretta… anche se credo che a lei sia già passata da tempo!" disse Arthur stirandosi voluttuosamente.

"Io invece non ne sono sicuro…Voi siete consapevole che in questa maniera lei tornerà molto probabilmente tra le braccia di Lancelot?"

"È quello che spero. Credo che sia quello che vogliamo tutti!"

"E questo non vi fa soffrire?" chiese Merlin con le vesti di Arthur in mano.

"Un po' sì. Ma più per orgoglio che non per vero dolore. Sono geloso e possessivo di natura e questo tu lo sai bene … ma so anche che questa è la cosa più giusta per me … e per loro!" Così dicendo Arthur venne fuori dal letto e si mise in piedi per permettere al servo di rivestirlo.

"Li manderete via, se torneranno insieme?"

"No, non credo. Ma almeno all'inizio spero si comportino in maniera discreta."

"È qui il punto. Gwen sarà triste e arrabbiata. Non credete che possa dirlo a qualcuno?"

"Che lo dica a Lancelot lo metto in conto... se sarà necessario dovrai parlare con lui e convincerlo a tenere la cosa per sé" disse Arthur specchiandosi una volta rivestito.

"Lui è mio amico, ed è un uomo nobile e generoso. Normalmente non divulgherebbe mai una notizia del genere, ma se qualcuno fa soffrire Gwen, allora non so come potrebbe reagire… Oh, cavolo! Perderò anche lui" 

"Magari non ce ne sarà bisogno!" disse Arthur sedendosi al tavolo, fingendo di non aver sentito il lamento di Merlin.

"Io lo spero…" disse Merlin confuso e preoccupato dalle conseguenze che già immaginava e alzò la voce che venne fuori acuta e stridente. "E se invece divenisse di dominio pubblico e tutta Camelot sapesse che ve la fate con me?"

"Temo che per salvare la faccia … saresti costretto a sposarmi!" disse Arthur infilando in bocca due chicchi d'uva.

Merlin fece una smorfia tale che Arthur scoppiò a ridere.

"Sì, sì! Ragliate pure! Da bravo asino che siete…" disse sarcastico Merlin allontanandosi per poter rifare il letto.

"Sei talmente ingenuo…"

Merlin si offese. Il re gli diceva cose che gli facevano schizzare il cuore in gola e poi gli rideva in faccia. 

"Perché dovrei essere io a salvare la faccia? Voi avete molto più da perdere di me, maestà! Io potrei anche trarne qualche vantaggio, non credete?" chiese battendo con forza i cuscini per sprimacciarli.

"E come? Pensi che ci sarebbe la fila fuori dal castello piena di alternativi per te?" domandò Arthur addentando un pezzo di formaggio.

"La fila di alternativi, sarebbe per voi tutt'al più, fino al bosco e oltre..." sorrise Merlin, maligno mentre lisciava il copriletto con le mani.

"E pensi che la cosa mi spaventi? Sai quanti re alternativi ci sono stati e ci sono tuttora? Uno lo hai già conosciuto: Odin! L'altro è re Alined! Che se la fa con il suo servo! E credi che a qualcuno di loro sia stato torto un capello per questo? No, Merlin. Fino a prova contraria i re possono fare 'tutto'. A loro è concesso, perché sono dei re."

Merlin sospirò di sollievo in cuor suo. Era molto tranquillizzante il fatto che per Arthur non ci sarebbe stata alcuna conseguenza, se si fosse sparsa la voce. Ma si finse comunque irato. "Ecco perché avete preferito me? Perché sacrificare un cavaliere quando potete usare un servo idiota?" chiese Merlin buttando con rabbia i panni sporchi del re in un cesto.

"Sei davvero un idiota, Merlin. Gli amanti del re, proprio come le amanti, sono sotto la protezione del sovrano e godono di grandi privilegi, almeno finché restano 'amanti del re'!" dichiarò Arthur per poi dare un grosso morso a un pezzo di pane.

"E comunque" precisò Merlin. "Non è solo per Gwen che ho delle remore. Io ho una mia dignità da mantenere!"

"Perché io no? Non pensi che per te, essendo già alternativo, potrebbe essere più facile che non per me, che sono ehm… tradizionale?" disse il re, spostandosi alla sua scrivania e aprendo un cassetto per prendere alcune carte, penna e calamaio.

A Merlin venne quasi da ridere "Tradizionale mi piace come parola per definire quelli come voi, maestà! Anche se dà un'idea di antico e stantio… però non vi state dimenticando di qualcosa? Non pensate che per voi, essendo più esperto di me, e di molto, potrebbe essere più facile, rispetto al sottoscritto che è 'a digiuno' da sempre?"

"Stai imparando adesso. Nell'arco di due giorni sei già stato baciato da due uomini diversi. E stare abbracciato a me per un po' potrebbe essere una piccola esperienza in più. Ricordi che volevo essere il tuo insegnante? Prendila come se fosse una esercitazione pratica!"

Merlin si fermò a mezz'aria con lo straccio in mano. "Non ho capito cos'è che dovrei imparare!"

"Com'è stare abbracciato a un uomo, pelle a pelle. Capire quali possono essere le tue sensazioni e magari trovarlo piacevole. Potrebbe darti una spinta in più a cercare un uomo che ti renda felice!"

"Grazie, ma io guardo anche altre cose in un uomo. Se bastasse stare vicino agli uomini per desiderarli, allora diventerei esattamente come non voglio. Cioè un uomo da marciapiede… Invece voi come pensate che sarà?"

Il re non si aspettava questa domanda decisamente scomoda.

"Non lo so, Merlin. Anch'io sono 'digiuno' di queste cose! Posso dirti che sono certo che non proverò disgusto."

"Ma è meraviglioso!" ribatté Merlin con amara ironia, riprendendo a pulire il tavolo.

Arthur sorrise e continuò. 

"Non credo che sarà sgradevole, ma neanche troppo gradevole… sarà come abbracciare un buon amico"

 

"Posso chiedervi di prendere qualcun altro al mio posto?" chiese Merlin in un accesso di ansia, mentre si chinò a occuparsi del fuoco nel caminetto.

"Sì, ma sinceramente non potrei mai farlo con uno a caso. O tu oppure … lascerò perdere."

"Avete scelto me perché sono … alternativo?"

"No, ho scelto te perché … sei tu e mi fido di te…"

"Quindi se io rifiutassi, come fareste?"

"Lascerei Gwen e succeda quel che succeda … terremoti e uragani compresi"

Merlin rimase stupito e immobile per parecchio tempo. 

"Lo farò!" disse abbassando il capo. Ma qualcosa dentro di lui si contrasse, qualcosa che assomigliava alla sua magia e che gli suggerì che stava sbagliando. 

"Davvero?" Arthur si illuminò.

Il servo annuì con il capo. "Tu sai che non faremo nulla, vero Merlin? Nulla di sconveniente intendo."

Merlin finalmente sorrise.

"Ci mancherebbe solo quello … Come faremo per farci sorprendere da Gwen?"

"Di questo non preoccuparti. Ho intenzione di far consegnare un messaggio a Gwen da Rob, lo stalliere!"

"Rob è un disastro per queste cose!"

"È proprio per questo che stavolta è perfetto! Pensavo di far venire Gwen verso pomeriggio inoltrato. Ma avrò bisogno che tu venga qui prima, per discutere sugli ultimi dettagli!"

"D'accordo, ma avverrà qui? Nello stesso letto in cui siete sempre stato con lei?" Merlin prese la cesta dei panni con una mano e il vassoio con i piatti sporchi con l'altra e fece per uscire.

"Non ha importanza dove, Merlin!"





 

La prima cosa che Merlin fece, dopo aver lasciato Arthur fu di tornare in laboratorio. Aveva bisogno di fare un bagno, lavarsi la testa, rifarsi la barba e pulirsi i denti. Non voleva assolutamente avvicinarsi al re senza essere più che pulito o rischiare di avere un odore sgradevole.

Gaius era solo: "Merlin! Non ho concluso nulla! Il talismano non compare nei miei libri, né in quelli della biblioteca. Ho paura che si tratti di magia nera e non sono affatto tranquillo."

"Avete provato a cercare nei libri della zona proibita?" "Ho chiesto a Geoffrey ma lo sai che non lascia entrare nessuno lì dentro"

"Ci penserò io, Gaius, ma più tardi. Vi porterò tutti i libri che riuscirò a trovare ma oggi non vi aiuterò a cercare ciò che vogliamo. Magari domani, se il castello sarà ancora in piedi."

"Che cosa significa?"

"Niente Gaius, scherzavo. Valiant come sta?"

"Sta meglio, ma avrà bisogno di altre cure per evitare il rigonfiamento delle ferite. Però guarirà senza strascichi. Al massimo gli rimarrà qualche piccola cicatrice. Dovrebbe arrivare tra poco per cambiare il bendaggio."

"Grazie Gaius per ciò che  fate per lui… ma ora se mi volete scusare, vorrei farmi un bagno!"

"Perché un bagno? A metà settimana?"

"Ne ho bisogno, Gaius!"




 

Valiant, dopo pranzo chiese di essere ricevuto da Arthur che acconsentì.

"Oh, mio caro Valiant. Come vi sentite oggi?"

"Bene. Il vostro medico mi sta curando con molto scrupolo."

"Avete qualcosa da dirmi sull'incidente di ieri? Qualcosa deve aver spaventato il vostro cavallo?

…"

"No, maestà. Hector non teme nulla a parte il fuoco. E ieri si è comportato in un modo molto strano. L'ho appena ricontrollato ed è a posto."

"Cosa pensate che sia successo, quindi?"

"Credo che qualcuno abbia stregato il mio cavallo. A Camelot c'è qualcuno che non mi vuole… per cui ho pensato di rimanere qui meno del dovuto. Vorrei però avere da voi il permesso… di corteggiare Merlin…"

"Mi sa che l'avete già fatto anche senza il mio permesso. Mi ha detto che l'avete baciato…"

Valiant arrossì vistosamente fino alle orecchie.

"Sì. Ho agito sull'onda dell'entusiasmo, ma … volevo farlo. Nutro dei sentimenti molto profondi per Merlin. E le mie intenzioni sono serie."

"Per me va bene, ma dovreste considerare di trasferirvi a Little Castle, se pensate di prenderlo a vivere con voi, purché ovviamente lui continui di giorno a lavorare per me. Non posso rinunciare a Merlin e ai suoi servigi. A proposito avete visitato Little Castle? Sapete che lo farò restaurare in ogni sua parte?"

"Purtroppo stavamo per andare a vederlo, quando ho avuto l'incidente con il cavallo."

"Peccato! Perché anche Merlin desidera rimanere a Camelot."

"Non potrei portarlo con me, solo per un po'? Qualche giorno per capire se anche lui mi vuole come lo voglio io? In questo caso potrei anche decidere di venire ad abitare a Camelot."

"Rimanete ancora qualche giorno, per favore. Vi farò dare una scorta armata per proteggervi. Ricordate però che l'ultima parola toccherà come sempre a Merlin…"

"Vi ringrazio tantissimo, maestà!"

"Oggi però Merlin è occupato con me e non vi sarà possibile vederlo…"





Merlin, nascosto da una pila di vecchi libri polverosi, arrivò nella sua stanzetta, dove il vecchio mentore lo stava aspettando con ansia.

Julius non c'era. Non era una buona cosa. Che faceva tutto il giorno fuori, se a Camelot non conosceva nessuno?

 

"Mi dispiace di non potervi aiutare, Gaius!"

"Come hai fatto con… Geoffrey?"

"Gli ho praticato un incantesimo …l'ho fatto addormentare sui suoi amati volumi. Dovrebbe dormire ancora per qualche ora!"





Merlin rientrò nelle stanze di Arthur in perfetto orario.

"Io starò da questa parte del letto, Merlin, dove dormo sempre, mentre tu starai dall'altra parte."

"Possiamo stare vestiti, vero Arthur?"

"Beh, dovremo toglierci le camicie. Se ci ragioni ci arriverai da solo."

"E se la cavaste solo voi?"

"Uh, quante storie! I veri amanti non portano camicie"

"Se Gwen avesse un pugnale con sé, rischieremmo entrambi la vita."

"Gwen non ha mai girato armata. Ma se anche fosse, non farei fatica a fermarla."

"Se dovesse cominciare ad urlare?"

"Sarei costretto a scendere dal letto per tranquillizzarla!"

"E vedrebbe che indossate i pantaloni! Potreste sempre dirgli che avete freddo"

"Hai ragione, accidenti. Dovrò spogliarmi completamente e tenere un panno vicino al letto per coprirmi, se dovrò alzarmi."

"Io preferirei che voi steste vestito!"

"E dai, Merlin. Praticamente mi vedi nudo tutti i giorni, quando faccio il bagno!"

"Vero. Vedo più nudo voi di quanto non veda me stesso, ma normalmente voi ve ne state là e io qua. Oggi invece..."

"Temi forse che potrei farti… effetto?"

Merlin sentì la faccia bruciare: doveva aver cambiato colore. Arthur mise le mani avanti.

"Scherzo! Scusa, scusa, scusa!" disse il re velocemente, essendosi accorto di essere andato quasi oltre i limiti della decenza.

"Non preoccupatevi. Se vi limiterete a fare quel che vi siete ripromesso, sarò in grado di rimanere completamente indifferente. Essere 'alternativo' non fa di me un maniaco! Anche se da ciò che ho visto, temo che questo valga solo per me!"/span>

"Ho visto che ti piace la parola 'alternativo' per definire la tua posizione circa i tuoi gusti sessuali"

"Non mi dispiace. Tutti gli altri termini sono estremamente giudicanti e mai in positivo."

"Mi sa che sia tu il primo a considerare le persone alternative come maniaci, a parte te."

"Purtroppo penso sia così. Non per tutti, ma per la maggioranza sì. In fondo anche gli alternativi sono sempre comunque uomini."

Arthur ci rimase male. "Uomini uguale maniaci. Quindi anch'io?"

"Voi siete il re e io non posso giudicare il vostro operato."

"Come se tu non l'avessi già fatto più e più volte."

"Non è vero… possiamo cambiare discorso? Non voglio litigare con voi. Non ora che dovremmo essere in sintonia. Piuttosto cosa dobbiamo fare?"

"Preparati Merlin. Nel frattempo andrò a parlare con Rob"




 

"Allora hai capito?"

"Sì, maestà!"

 

"Dille che l'aspetto in camera mia prima di cena!"

"Certamente!"

"Però può essere che io tardi e quindi dille di venire ma se non mi trova vuol dire che sto arrivando. Tutto chiaro Rob?"

"Sì…sì!"

"L'ultima cosa. Dille che venga da me quando riesce, quando può e che se non mi trova significa che sono impegnato, ma che conto di raggiungerla quanto prima o se preferisce può anche venire più tardi"

"Mh…bene, vado!"





 

"Oh, Merlin" disse Arthur ridendo "sapessi che faccia aveva Rob?!"

"Cosa gli avete detto?"

"Niente di particolare, ma vedevo del fumo uscirgli dal cervello…"

"Ma …poverino!"

"Dovevo solo ingarbugliare le carte in modo che Gwen non capisca che ero io a farla venire in quel momento. Hai freddo Merlin?" chiese Arthur vedendo il servo che si copriva fino al collo. 

"No, ma sto comodo così!"

Arthur si occupò di disfare il letto, portando le coperte fino a toccare per terra. 

"Alza la testa Merlin…" Il sovrano prese i due cuscini e li mise al centro, tirandoli verso l'alto. "Mettiti qui, sopra i cuscini, in posizione leggermente seduta, così ti vedrà bene appena entrerà"

Tirò il lenzuolo per farlo fuoriuscire dall'imbottitura ai piedi e lo mise tra le mani, per stropicciarlo ben bene."

"Potrebbe arrivare tra poco come tra un'ora. Facciamoci trovare pronti."

Merlin fece un cenno secco con la testa. In realtà avrebbe voluto scappare.

Arthur si spogliò completamente, e s'infilò sotto le coperte.

"Tenete pronto il panno, Arthur!"

"Sì, bravo! Come posso mettermi per evitare che ti venga un infarto?" sorrise Arthur.

"Come al solito, vi sopravvalutate… Dipende da cosa volete che Gwen capisca: facciamo finta di essere all'inizio, a metà o alla fine?

"Direi alla fine."

"Sono d'accordo. Dovreste abbracciarmi e appoggiare la testa sul mio petto. Io vi accarezzerò la spalla e i capelli. Può andare?"

"Sì, ma dovresti abbassare il lenzuolo fino alla vita, in modo che creda che anche tu sia nudo"

"Ah, ok!"

E si misero in posizione con molto impaccio da parte di entrambi. 

Merlin era a disagio e Arthur, che sembrava la sicurezza fatta persona, in realtà lo era anche lui. Il re appoggiò il mento sulla sua mano per poter parlare con Merlin.

"Nascondete la spada Arthur e anche i vostri pugnali."

Che fatica era parlare con Arthur, così da vicino, con il suo peso sul petto e quegli occhi che sembravano succhiargli via il senno.

Il re sorrise "Siamo già stati un'altra volta stretti in questo modo. E abbiamo dormito così tutta la notte…"

"Ricordo…Quando abbiamo dormito all'addiaccio, schiena contro schiena per scaldarci …" 

"Non intendevo quella volta…ma quando cademmo nella rete dei conigli morti"

Entrambi risero al ricordo.

"Fammi un favore, Merlin. Potresti spargere per la stanza i miei vestiti e anche i tuoi? Ma fai in fretta per favore."

Velocemente, Merlin prese tutti i loro panni, lanciandoli per terra in un mucchio alla base del letto.

"Molto ingegnoso Merlin. Come se avessimo avuto fretta di spogliarci ancora prima di salire sul letto…"

"Già" disse semplicemente il servitore.

Una volta rientrato sotto il lenzuolo si accomodarono meglio, portando le teste più vicine. 

 

Arthur, da dove si trovava, si accorse che il cuore di Merlin aveva accelerato di molto i battiti. 

E di conseguenza anche il suo cominciò a battere più forte. Da vicino Merlin era davvero un bel ragazzo. Aveva sempre apprezzato i suoi occhi ed il sorriso, ma ora notava altre cose: gli zigomi pronunciati che gli scavavano appena le guance, il candore della pelle, la linea piacevole del naso e quel profumo di fresco che gli faceva girare la testa. 

Il tempo passava e Gwen non arrivava. Arthur immaginava la scena. "Girati un po' verso di me! Così da sembrare più intimi! Ah, senti… Prima è venuto Valiant. Mi ha chiesto il permesso di corteggiarti. È stato molto educato a chiedermelo."

"Cosa? Ma prima avrebbe dovuto chiederlo a me!"

"Sembra molto preso."

"Peggio per lui, io non sono interessato."

"Ho avuto però un grosso dubbio."

"Quale?"

"Non sembra avere intenzione di vivere a Camelot. Preferirebbe portarti con sé."

"Non gli direte di sì, vero, maestà?"

"Non gli ho dato nessuna risposta"

"Voglio restare con voi, vi prego. Non andrò mai con lui…"

"Non ci pensare adesso…"

Merlin cominciò a sentire gli occhi bruciare e diventare umidi. Anche Arthur era triste e sentiva un groppo in gola. In quel momento si sentì bussare. 

Entrambi sussultarono. Arthur si avvicinò di più a Merlin, quasi schiacciandolo con il suo peso. "Dio, no, Gwen!" sussurrò pianissimo Merlin che strinse gli occhi abbracciando forte Arthur quasi per nascondersi contro di lui. 

Nessuno dei due rispose: erano d'accordo di fare finta di non udire niente. La porta si aprì:

"Arthur? Arthur?" chiamò Gwen.

In quel momento Arthur afferrò la nuca di Merlin per poi baciarlo con un trasporto tale che Merlin ne fu sopraffatto. E ricambiò il bacio, portando le braccia a cingergli forte la schiena. 

Merlin schiuse la bocca, dimentico ormai di Gwen e di tutto il resto. Quando sentì la punta della lingua di Arthur provare a entrare timidamente, Merlin avrebbe voluto piangere e usò la sua per fargli capire quanto lo desiderasse. Istantaneamente avvertì la stoffa dei pantaloni tirare, a causa dell'eccitazione che non riusciva più a nascondere. 

 

Poi la realtà lo schiacciò. Si separarono e vide il re con il viso pallido, turbato. Entrambi guardarono verso la porta. Era chiusa e Gwen non c'era. 

"Maledizione!" urlò Arthur. Scese dal letto e si rivestì furiosamente, lasciando la stanza subito dopo.

 

Merlin mise le mani davanti al viso e cominciò a piangere.














 

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Capitolo 12
*** Cap.12 Semper prope te ***


Semper prope te

(Sempre accanto a te)














 

L'aveva seguito tutto il giorno. 

L'aveva visto sparire nella stanza del re per ore, chiedendosi cosa mai avesse da fare, lì dentro. Poi la fidanzata del re era entrata e subito uscita da quella stanza. Era scoppiata in lacrime ed era corsa via. Subito dopo il re, trafelato, l'aveva seguita. Non molto tempo dopo era uscito anche Merlin. Era strano, sembrava ubriaco: vacillava, era mogio con gli occhi rossi e lucidi.

L'aveva visto andare in laboratorio. Qui, con suo grande sconcerto, aveva sentito tutto ciò che Merlin e Gaius avevano scoperto su di lui. Il suo segreto non era più tale, ma aveva ancora quella notte per agire e l'avrebbe fatto.





 

Con grande fatica Julius issò Merlin sdraiato a pancia in giù, davanti alla sella del suo cavallo. Il giovane mago era magro, ma era molto più alto di lui e trasportarlo fin lì a peso morto era  stato uno sforzo immane per uno come lui, poco avvezzo alla fatica fisica. Gli legò le mani e i piedi. Aveva molta strada da fare prima di raggiungere il luogo prefissato e sperava che il ragazzo non si svegliasse prima di essere arrivato. Avrebbe potuto tirare il fiato solo una volta che il mago fosse stato legato a quell'albero.

Era ancora buio e l'alba era lontana quando partì a bordo del suo cavallo appesantito da tanto carico.

 

Era dispiaciuto che si trattasse proprio  di Merlin. Il ragazzo era l'unico che a Camelot si era comportato in modo gentile con lui. Aveva un bel sorriso contagioso, occhi meravigliosi e un carattere simpatico e aperto. Tutte caratteristiche che avrebbe voluto per un suo ipotetico compagno. Se Merlin non fosse stato il potente stregone che era, Julius avrebbe cercato di conquistarlo e di averlo per sé. Era stato talmente concentrato sul suo obiettivo principale che non si era reso conto che Merlin poteva rappresentare la risposta a quell'altro desiderio che aveva considerato secondario. Purtroppo il ragazzo era la soluzione anche al suo primo desiderio. E una cosa escludeva l'altra. Oppure no? Era tardi. Con Merlin era stato sempre sgarbato e pretenzioso. Non poteva pretendere di piacergli.

Il ragazzo però, si era lasciato baciare dal grosso cavaliere e un altro dubbio gli venne in mente: che intrattenesse una relazione intima con il suo re? Quel mattino e anche quella notte Merlin era stato in camera del re a lungo. Sentì nascergli dentro una gran rabbia. Se quel ragazzo aveva così tante tresche non poteva certo essere il suo compagno. Eppure con la testa a penzoloni sul suo cavallo Merlin in quel momento aveva un'aria così innocente. Ripensandoci si era accorto che quando era uscito dalle stanze del re, il servo aveva tutto fuorché un'espressione felice. Forse la loro storia era ormai finita.

Si riscosse quando all' improvviso sentì un forte schiaffo al viso: non si era accorto dei rametti che lo avevano graffiato in piena faccia. Julius lo prese come un segno del destino.

 

'Il mio vero obiettivo rimane la magia!' si disse. L'amore sarebbe venuto di conseguenza. Una volta diventato un potentissimo stregone non avrebbe avuto problemi a trovare un bel ragazzo con cui stare.



 

Gaius era molto preoccupato. Quando Merlin era uscito dalla porta lui si era svegliato, per attendere il suo ritorno. Ma era passato davvero troppo tempo. Merlin avrebbe dovuto tornare da almeno due ore. Il vecchio sobbalzava a ogni più piccolo rumore sperando di vederlo arrivare con il talismano.

 

'Julius!' pensò il vecchio 'Sono sicuro che é stato lui.' 

Si rivestì e andò a vedere nella stanza del tesoro che trovò spalancata, ma Merlin non c'era.

Il suo figlioccio era in pericolo.

Chi poteva aiutarlo?

'Lancelot! Lui è l'unico a conoscere il  segreto di Merlin.' Ma quando chiese alla guardia di chiamarlo urgentemente, questa gli disse che quella notte Lancelot non c'era. Provò a chiamare il grande drago, ma solo Balinor aveva il potere di evocarlo. E Balinor era lontano e comunque non avrebbe fatto in tempo.

Gaius era ormai disperato. Non si era mai ritrovato in una simile situazione. Non si era mai sentito più solo.

Sarebbe andato dal re. Non sapeva ancora cosa gli avrebbe detto. Sapeva che era un grande rischio e che non l'avrebbe mai fatto in un'altra situazione. Ma stavolta si trattava di un'emergenza. Non avevano bisogno di un nuovo stregone malvagio, anzi dello stregone malvagio più potente mai esistito. Senza contare che Merlin avrebbe perso tutti i suoi poteri.



 

"Maestà, perdonatemi!"

"Mmh… chi è? Che c'è?" brontolò Arthur.

"Sono Gaius. Ho bisogno di voi… Merlin è…"

"Cos'è successo a Merlin?" disse Arthur sedendosi sul letto con uno scatto.

"È sparito!"

Arthur rispose con ingenuità: "Avete provato alla taverna?"

"No, no, non è alla taverna. È stato Julius! L'ha rapito!"

"Il tuo allievo?"

"Sì!"

" E perché mai?" domandò il re, teso.

"Merlin ha preso un talismano dalla stanza del tesoro, per evitare che Julius Borden lo rubasse … e Merlin non si trova da nessuna parte e nemmeno Julius!"

"Di cosa si tratta?"

"Non lo so" mentì Gaius. "So solo che é molto pericoloso. E Merlin rischia la vita. Se Julius ha preso Merlin e il talismano potrebbe succedere qualcosa di terribile … ho paura, maestà!"

 

In poco tempo Arthur si preparò a partire. Non aveva mai visto Gaius in quello stato. 

"Julius è solo o ha degli uomini con sé?" chiese a Gaius una volta salito a cavallo.

"Credo sia solo, ma non ne sono sicuro."

"Allora prenderò un soldato con me! Se non mi vedi tornare entro la mattinata, avverti i cavalieri che vengano a cercarci."

"Aspettate, maestà" lo chiamò da dietro Valiant, vestito di tutto punto e già a bordo del suo cavallo.

"Lasciatemi venire con voi"

"Si tratta di Merlin. Non vorrei foste troppo coinvolto."

"Perdonatemi ma credo che anche voi lo siate. So che tenete molto a lui! Vi prego! Fatemi venire con voi!" chiese Valiant con aria supplice.

Arthur sospirò: "D'accordo!"


Il re cominciò a galoppare il più velocemente possibile, seguito da Valiant.

Il traguardo da raggiungere era la zona delle betulle vicino a Ealdor.

Arthur non era tranquillo. Era una zona piuttosto vasta e non sapeva quale posto avrebbe scelto Julius.

Quell'uomo non gli era mai piaciuto.

E adesso gli piaceva ancora meno. Non sapeva nemmeno in quale pericolo Merlin si fosse cacciato. L'importante ora era trovarlo e per il resto si sarebbero organizzati sul momento.


Merlin aprì gli occhi ma senza vedere quasi niente. Un dolore intenso alla testa gli fece lampeggiare la vista e quando provò a spostare la mano per toccare il punto del capo che tanto gli doleva, si accorse di non poterlo fare. 

Sbatté gli occhi più volte. Vide un bagliore lontano illuminare il cielo, ad est. Per il resto si trovava al buio.

Sentì qualcosa solleticargli le caviglie e guardò in basso.

Riconobbe la testa di Julius sotto di sé: gli stava legando le gambe  con una corda sottile. Provò a muovere i piedi e sentì la corda incidere la pelle delle caviglie. 

Era legato come un salame. Dalle caviglie al collo. 

Provò a usare la magia, per liberarsi. Ma gli occhi non s'illuminavano. E la formula magica mormorata sulle labbra non ottenne alcun effetto. Doveva essere legato a una betulla.

 

"È inutile Merlin! Non puoi farci più niente!" Julius si rimise in piedi. "Comunque, sei stato bravo! Hai dormito tanto!"

"Mi hai dato un colpo cosí forte che per poco non mi mandavi nell'aldilà" disse Merlin con livore.

"Vedi di essere gentile con me, Merlin! Non ho mai avuto intenzione di ucciderti né è mia intenzione farlo. Ma non costringermi a cambiare idea: dovrai essere collaborativo e obbediente."

"Ti daró una delusione, Julius, ma io non sono lo stregone più potente. Ce ne sono alcuni più forti di me" mentì Merlin.

"E chi? Morgana? Non credo, altrimenti adesso ci sarebbe lei sul trono di Camelot."

"No, io intendevo…"

"Emrys?"

"Esatto..."

"Non sono in grado di trovarlo" ammise Julius.

"Forse io posso farlo!"

"Bugiardo! Stai solo cercando di evitare l'inevitabile…"

"Io so dove si trova uno dei suoi rifugi, anche se spesso non c'è. Una volta però l'ho visto. Se vuoi ti ci porto. Non è neanche così lontano."

"Sì, così appena ti slego, mi fai un incantesimo e ti riprendi il talismano. La tua magia mi sembra abbastanza potente. Vedrò di accontentarmi."

"Dove ce l'hai?"

"Sul cavallo! …Tanto non ti slego."

"So che puoi controllare gli animali" provò Merlin ad indovinare, ripensando al cavallo impazzito di Valiant.

"Sì, qualcuno, ma non tutti!"

"Perché ce l'hai con Valiant?"

"Non ce l'ho con lui. Non m'importa niente di lui."

"Hai cercato di ucciderlo!"

"No. Volevo solo vederti usare la magia!"

Merlin rimase a bocca aperta. "E non c'era un modo meno cruento?"

"Che ne so. Mi sembrava una buona idea. E poi l'hai salvato…"

"Che farai quando sarai un potente mago?"

"Sicuramente userò la magia più di quanto lo faccia tu. Per te è sprecata!"

"Non puoi saperlo. Io la uso per salvare il re e gli abitanti di Camelot."

"Io ho intenzione di usarla per diventare, ricco, potente e famoso. E ovviamente saprei ricompensare le persone a me fedeli. Tu non vorresti essere una di queste persone? Ti ho sempre trovato carino e così legato sei addirittura irresistibile."

Merlin rabbrividì di orrore. Quel Julius era un tale egoista. Ed era pure sadico. Però avrebbe potuto sfruttare l'occasione per guadagnare un po' di tempo. Finché Julius non avesse avuto il talismano in mano forse non tutto era perduto.

"A Anch'io ti ho trovato bello fin da subito. Se solo fossi stato più … cortese!"

"So di essere stato un po' cafone e me ne dispiaccio. Quando voglio, sono in grado di 'corteggiare' un uomo molto bene."

"Si vede che non volevi, allora…"

"Si vede che avevo in mente cose più importanti!"


Arthur e Valiant avevano girato tra le betulle in lungo e in largo. Il re cominciava a disperare, quando videro un cavallo legato ad un albero in lontananza.

Lasciarono i cavalli e decisero di proseguire a piedi, più silenziosamente possibile, nascosti dalla vegetazione.

Avvicinandosi, sentirono delle voci. Poi li videro: Julius era in piedi davanti a Merlin, strettamente legato a un tronco di betulla.

 

"Dimmi la verità, Merlin, ti andrebbe di venire via con me?" stava chiedendo Julius.

"Veramente oggi stesso sarei dovuto partire assieme a Valiant…"

 

Valiant sbarrò gli occhi. Quella notizia gli giungeva nuova, ma forse Merlin mentiva a quell'uomo. Guardò Arthur in cerca di risposte ma il re evitò i suoi occhi.

 

"Ti piace davvero allora? Io credevo te la facessi con il re" disse Julius a Merlin.

Merlin rimase di ghiaccio. Come faceva quell'impiccione a sapere di loro? "Hai capito male. Non mi interessa nè l'uno nè l'altro! Ma anche un uomo che prova a fare cadere un brav'uomo in un burrone, non credo faccia per me..."

 

A questo punto sia Arthur che Valiant si guardarono stupiti e una smorfia di rabbia attraversò il viso del cavaliere.

 

"Non lamentarti! È grazie a quello se ti ha baciato?" fece Julius.

"Era un bacio di riconoscenza…"

"Sì, certo. Anch'io bacio così tutti quelli ai quali sono grato …"

"Mi lasceresti la mia magia, se venissi via con te?"

 

Arthur emise un singulto soffocato e scivolò a sedere per terra, facendosi anche male, ma nemmeno ci badò e guardò Valiant con occhi persi.

Valiant sapeva che per il re quello era un vero colpo e lo aiutò a tirarsi su. Poi sussurrò serio: "È vero!" e strinse le labbra in un sorriso forzato. Arthur avrebbe voluto urlare. Non poteva crederci, non voleva crederci. Valiant lo sapeva, mentre lui no!


"No, non ti lascerei tenere la tua magia. Guarda solo i tuoi vestiti…io indosserei abiti ampi e splendidi" lo schernì Julius.

 

"Sono sempre stato in incognito, Julius!" disse Merlin come per giustificarsi.

 

Il re non si era ancora ripreso dallo choc. Anche fisicamente non si sentiva tanto bene. In un attimo diventò bianco come un cencio e si ricoprì di sudore freddo, si accucciò a terra nascondendo il viso tra le radici frondose e vomitò.

 

"Vedi che la tua magia sta meglio a me che a te? Io la prenderò e se ti comporterai bene ti metterò sotto la mia protezione..." stava dicendo Julius con voce più suadente.

"Dovrei lasciare Camelot?"

"Certo che sì. A meno che non decida di diventarne il sovrano. Se me lo chiedi, potrei anche farlo."

"No. Non desidero affatto rimanere a Camelot!"

 

Arthur ci rimase male, nonostante avesse chiesto a Merlin di abbandonare Camelot proprio quel giorno. Poi capì il vero motivo di quelle parole. Merlin voleva proteggerlo. Voleva che Julius stesse lontano dal suo regno.

 

'Che situazione assurda!' pensò Arthur 'Non appena scopro che Merlin possiede la magia, c'è già qualcuno che vuole rubargliela.'

 

Merlin andò in panico, quando vide Julius voltarsi e avvicinarsi al cavallo.

Poi percepì un movimento con la coda dell'occhio, e quando voltò il capo alla sua destra, scorse il luccichio di un'armatura. Arthur! Con Valiant! Erano lì per salvarlo. Si sentì sollevato, ma poi si accorse che Julius aveva ormai raggiunto il cavallo. Non avrebbero potuto aiutarlo.

 

"Julius! Julius, devo dirti una cosa…" quasi urlò Merlin.

L'uomo si voltò verso di lui. "Cosa devi dirmi ancora?"

"Accetto la tua proposta. Verrò con te, ma prima volevo farti una richiesta…"

Julius fece un piccolo sorriso e si avvicinò. 

"Se posso, volentieri…"

"Vorrei un bacio per suggellare la nostra unione"

 

Valiant e Arthur ognuno a modo suo accusarono il colpo causato da quelle parole.

 

Julius sorrise. Il sorriso più aperto che Merlin gli avesse mai visto fare.

"Sei sicuro?" disse guardandolo negli occhi.

"Sì, baciami…" E aggiunse a voce più alta sperando che gli altri due capissero il suo intento "...ADESSO!"

Julius accostò le labbra a quelle di Merlin.

 

Per fortuna re e cavaliere compresero il segnale di Merlin e si mossero in contemporanea, uscendo dal cespuglio e correndo verso di loro.

Arthur afferrò le braccia di Julius, portandogliele sul retro della schiena e strattonandolo malamente per allontanarlo da Merlin. 

Valiant con la spada cominciò a tagliare le corde che tenevano bloccato Merlin. Ma erano tante e difficili da tagliare.

Julius liberò un braccio dalla stretta del re e urlò una formula magica spingendo la mano aperta verso l'alto. Gli insetti non lo avevano mai tradito e sperò che proprio stavolta non l'abbandonassero. 

Arthur riportò quel braccio ribelle al suo posto e cioè dietro la schiena di Julius.

 

Una inquietante nuvoletta nera si avvicinava velocemente al gruppo e il ronzio sinistro che proveniva da questa si trasformò in fretta in un rumore quasi assordante.

Api. Uno sciame. Immenso. Arthur e Valiant erano in parte protetti dall'armatura, ma avevano i volti scoperti, privi di elmi. 

Dopo i primi dolorosi becchi sia il re che il cavaliere cercarono di allontanarsi rotolando per terra fino ad infilare le teste all'interno di piante dalle larghe foglie, come riparo da tutte quelle api. 

Merlin non era stato attaccato dalle api e riuscì a piegarsi fino a terra per prendere la spada di Valiant con cui finire di tagliare le ultime corde che lo ancoravano all'albero.

Vide Julius raggiungere il cavallo e rovistare nella sacca.

 

"No! Arthur" gridò Merlin. "Il talismano no!"

Arthur tagliò con la spada le radici della pianta dal terreno e con tutte quelle foglie in testa corse come un forsennato verso Julius e si buttò su di lui, immobilizzandolo.

Dalle mani dell'uomo schizzò via il talismano rotolando. Merlin era finalmente libero e con il braccio alzato e gli occhi dorati cercò un rimedio magico contro le api. Nonostante le api e nonostante Julius, Arthur fissò lo sguardo su Merlin. Un conto era sapere e un conto era vedere con i propri occhi. Aveva lo sguardo di chi si trovasse di fronte a un Dorocka: pieno di stupore e terrore. Julius approfittò di quella distrazione per sgusciare da sotto il re. Subito una nebbia densissima avvolse tutti e tutto. Merlin sapeva che il vapore era in grado di calmare le api e di impedire loro di volare per un po'.

Arthur tolse la pianta dalla testa, ma non vedeva assolutamente niente a causa della nebbia. Valiant era messo nelle medesime condizioni. Con un nuovo incantesimo Merlin creò un forte vento che spazzò via nebbia e api in un colpo solo. 

Julius aveva ritrovato il talismano. Ma ormai Merlin era libero, potente e arrabbiato. In più due combattenti armati fino ai denti e altrettanto arrabbiati lo guardavano con le spade in mano. Julius non avrebbe più potuto fare nulla e si arrese.

Alzò le braccia.

"Dammi il talismano di Aldanius" fece Merlin allungando la mano verso di lui. L'avrebbe distrutto appena possibile.

 

"Arthur, ora non è più pericoloso a parte con gli animali, ovviamente. Ma ci penserò io a fermarlo nel caso…" disse Merlin con astio e guardando Julius negli occhi si pulì la bocca con il dorso della mano, perché gli fosse chiaro il disgusto che aveva provato nel baciarlo.

Tornarono indietro. Julius legato, sul cavallo insieme ad Arthur e Merlin su quello di Valiant.

Julius fu imprigionato non appena arrivò a Camelot. Ci avrebbe pensato il re con il consiglio reale ad occuparsi di lui.

 

Prima di separarsi, Arthur disse a Merlin di volergli parlare. Il ragazzo rabbrividì all'interno. Aveva cercato di procrastinare quel momento il più a lungo possibile, ma adesso temeva di trovarsi in grossi guai.

 

Merlin raggiunse le stanze di Arthur. Erano arrivati alla resa dei conti. Arthur aveva scoperto la sua magia. Il meglio che Merlin potesse aspettarsi era di essere mandato via con Valiant.

Entrò con il cuore che gli batteva forte.

"Mi farete tagliare la testa?" chiese subito.

Il re scosse la testa. "Ancora non lo so, Merlin!"

Arthur era ancora sporco da prima e con l'armatura addosso.

Era serio, cupo, ma sempre bellissimo.

"Posso togliervi l'armatura, per l'ultima volta?" chiese gentilmente Merlin.

"Non me l'hai mai detto…" disse Arthur freddo, senza neanche considerare la sua domanda.

"Avrei voluto… tante volte, ma non ci sono riuscito. Vi chiedo perdono…"

"Chi lo sa, oltre a Julius e a Valiant?"

" Valiant l'ha scoperto perché ho dovuto salvarlo ... Lo sanno i miei genitori ovviamente e poi Will, Gaius, Lancelot… ma nessuno di loro ne ha colpa." Ad ogni nuovo nome, Arthur sentiva come un pugno dritto allo stomaco.

"Siamo rimasti giusto io e pochi altri!" Merlin sentì addosso lo sguardo del re. Arthur non l'aveva mai guardato così con gli occhi glaciali e l'espressione più dura sul volto.

"Mi dispiace davvero, ma anche se non ve l'ho detto, non vi ho mai tradito, Arthur. Io ho usato la magia per voi… solo per voi!"

"La magia è malvagia… come puoi possederla se non sei malvagio anche tu?"

Gli occhi di Arthur mutarono e si riempirono di lacrime di delusione. Merlin sentì un dolore acuto al petto.

"Ascoltatemi. Vi prego! Voi conoscete solo la magia oscura.

Perché è quella che si manifesta con arroganza e colpisce per rubare, distruggere e annientare. Ma al mondo esiste anche una magia buona, più discreta, che per forza di cose è obbligata a nascondersi. È quella che fa da scudo, che salva, protegge, e se necessario uccide ma sempre e solo per difendere…

In realtà la magia non centra… la magia non ha una volontà propria. Sono i maghi a farla agire in modo crudele o buono. Assomiglia al potere di un re. Se il re lo amministra con saggezza e cuore, avrà un regno prospero e felice. Se un re lo usa solo per brama di fama e ricchezze, avremo un regno spaventato e sottomesso, mentre i regni limitrofi ad esso saranno sempre sul piede di guerra."

"Ho capito cosa vuoi dire. È una cosa che non avevo considerato... Se è così come dici penso sia una buona notizia."

"Mi fa piacere che la pensiate così" sorrise leggermente Merlin.

"Credevi davvero che ti avrei fatto giustiziare, se l'avessi saputo prima?"

"Se l'aveste saputo all'inizio, ho pensato di sì. Mi odiavate!" ridacchiò Merlin al ricordo. "Col tempo ho pensato che … no, non mi avreste fatto giustiziare, ma temevo che mi avreste allontanato da voi. E non l'avrei sopportato…"

Arthur si asciugò gli occhi.

"Ora però ti chiedo di farlo. Di allontanarti e di sopportarlo..."

Merlin si avvicinò ad Arthur, parlando con voce carica di angoscia.

"È davvero necessario? Arthur, io sono più che in grado di trasformare i sentimenti che ho per voi in qualcosa di più alto, di più puro. Sto parlando di una forma di dedizione straordinaria, di un'amicizia forte come non ne esistono altre, senza mai chiedervi niente di più"

"Non è quello che ho visto quando ti ho baciato!"

"Solo perché mi avete completamente preso alla sprovvista. Non me l'aspettavo minimamente, altrimenti non mi sarei comportato così. Potete perdonare un unico attimo di debolezza? Non si ripeterà più…"

"So che sei sincero, ma sento che sono io a non potermi fidare completamente di me. Tu hai sempre avuto una vita dura e sai cosa significhi fare dei sacrifici e subire delle privazioni. Io invece non lo so. A parte una disciplina militare ferrea, tutto ciò che ho desiderato, l'ho sempre avuto. Con te intorno, prima o poi cederei e pretenderei di essere amato da te."

"Ma io non ve lo permetterei! Vi insegnerò ad amarmi in un modo nuovo, un modo che possa trascendere il desiderio e la fisicità. Potremmo amarci con l'anima e con la mente. In fondo è quello che abbiamo sempre fatto finora. Solo che adesso ne siamo consapevoli. È stato bello e sarà meraviglioso …Ve lo giuro, Arthur!"

"No, Merlin. Io non credo nell'amore ... platonico. Siamo troppo giovani, vivi e pieni di ardore… non è proprio possibile! Forse tu potresti, ma io non ci riuscirei. E non sarebbe giusto, in particolare per te, che non hai ancora conosciuto l'amore."

"Conosco l'amore, da quando conosco voi!"

Al re si bloccò il respiro.

"Non dirlo … per favore!"

"Maestà, che fine ha fatto il vostro intento di tenermi accanto a voi a qualsiasi costo? Donarmi a Valiant, spendere un patrimonio, tralasciare il fatto che sono alternativo... È solo a causa della mia magia, dunque?"

"No, credo che la magia non c'entri, non più di tanto almeno. E mi dispiace tanto perché la colpa è tutta mia. Ho giocato con i sentimenti ma ne sono rimasto invischiato. Il mio finto bacio non era poi così finto. Ho provato un intenso desiderio di andare oltre, ma ...

"Voi non prendereste in considerazione l'idea di amarmi… con tutto voi stesso? È chiaro se voi lo vorreste, io lo vorrei ancora di più di voi!"

Arthur si mise le mani nei capelli con fare disperato: "Ti prego di non insistere!"

Merlin si sentì ferito come se uno stiletto gli avesse trapassato il cuore, anche se aveva messo in conto il rifiuto da parte di Arthur. "Perdonatemi, ma dovevo chiedervelo… lo capite?"

"Lo capisco, sì!" disse il re con voce roca.

"Mi mancherete, maestà" disse Merlin abbassando gli occhi. 

Arthur allungò una mano per stringere quella del suo ormai non-più-servo.

Merlin prese la mano del re tra le sue e si abbassò, appoggiando un ginocchio a terra. Alzò la testa per guardare il suo re da sotto in su con il viso rigato di lacrime. Arthur si sentì scioccato da quell'immagine di Merlin. Il ragazzo era semplicemente bellissimo. E così triste.

 

"Forse… un giorno…" disse Arthur con profonda commozione nella voce.

"Non dite altro! Forse… un giorno… me lo farò bastare."

E baciò la mano del re con estrema riverenza.

Arthur non riuscì più a trattenere le lacrime. Nemmeno ci provò. Sapeva anche lui che da quel giorno la sua vita non sarebbe stata più la stessa. I tempi felici ed avventurosi vissuti da principe e da giovane re erano ormai finiti. Nessuno l'avrebbe più consolato, aiutato, rallegrato in quel modo spontaneo. Nessuno l'avrebbe più apostrofato 'testa di fagiolo' o 'babbeo reale' facendolo sentire ogni volta come un uomo normale: una sensazione irripetibile e incredibilmente liberatoria. 

Nessuna persona lo avrebbe fatto più sentire così completo e nessuna amicizia, nessun amore avrebbe più potuto dargli quella sensazione di intima complicità e di intensa gioia che aveva cercato e trovato solo con Merlin.

Arthur si sentì perso e per un istante pensò che tutto quello fosse sbagliato. Avrebbe solo voluto stringere quel ragazzo. Merlin si alzò in piedi.

"Sappiate che non vi libererete di me tanto facilmente…" sorrise.

Il re aprì la bocca, turbato.

"Cos'è una minaccia, questa? Mi stai dicendo che d'ora in poi, dovrò temere te e la tua magia?"

"No, Arthur! Voglio solo dire che vi rimarrò comunque fedele e che cercherò di proteggervi anche da lontano!"

"Non preoccuparti per me. Me la caverò! Spero che tu possa essere felice ..."

"Grazie! Auguro lo stesso anche a voi… Addio, maestà!"

Merlin si girò e uscì, mentre il re provò la sensazione di una perdita insopportabile. Stava perdendo una parte di sé, la parte migliore di sé. 

Sentiva un intenso dolore fisico, come se il servo uscendo si portasse via con sé un suo braccio, o una gamba.


Merlin s'incamminò insieme a Valiant e al suo piccolo seguito. 

"Perdonatemi, non ho avuto tempo di dirvelo, prima, ma tra poco proseguirete senza di me…" 

Valiant prese un profondo respiro

"Devo dire che per certi versi me l'aspettavo, ma la verità è che ci speravo."

"Mi chiedo perché non abbia capito prima che uomo voi foste…"

"Ti ringrazio. Ma sono arrivato tardi. Ormai ho capito a chi hai donato il tuo cuore. Ma promettimi che se avrai bisogno me lo farai sapere. "

"Vi ringrazio"

"Ti devo la vita e non lo dimenticherò! Anche se per salvarmi hai perso tutto quello che avevi."

Merlin gli sorrise.

"Ho fatto una scelta che si è rivelata essere quella giusta. Lo rifarei…"

"Dove andrai?"

"Un po’ qua, un po' là! Non preoccupatevi avrò diversi posti in cui rifugiarmi. E poi … sono uno stregone"

Valiant assentì con il capo. "Buona fortuna, allora!"

"Anche a voi, Valiant!"

 

Quando fu solo, Merlin camminò in giro per un po' senza una meta. Era una giornata di sole, tersa e luminosa come poche ne aveva viste. 

Si sedette su un masso per pensare e senza aspettarselo cominciò a piangere disperatamente.

Pianse a lungo e dopo essersi sfogato gli sembrò di stare un po' meglio. Si tolse di dosso la pesante sacca e si mise a camminare su un immenso prato ricco di fiori gialli e rosa, sfiorandoli con le mani al suo passaggio.

Cominciò a correre, sempre più forte. Corse a lungo fino a non avere più fiato. Si accorse di un invitante laghetto dalle acque limpide nascosto alla sua vista da alcuni cespugli. Si tolse tutti i vestiti in un attimo e si tuffò. L'acqua gelata lo ritemprò subito dalle fatiche della lunga corsa. Nuotò per molto tempo, poi si mise a giocare: faceva capriole e tuffi gettandosi dai bordi più alti della riva, urlava e rideva.

Era un addio. Un altro.

Aveva preso la sua decisione e stava salutando quella che era stata la sua vita fino a quel momento. Era stata meravigliosa, nonostante si fosse spesso lamentato.

Quando fu stanco, uscì dal laghetto e si sdraiò ancora nudo sul prato, per asciugarsi al sole.

 

Era giunta l'ora. Si alzò e con la magia fece quell'incantesimo che aveva fatto già tante volte. Si specchiò nell'acqua del laghetto. Ed eccolo lì, Emrys o Dragoon il grande. Avrebbe dovuto cercare un nuovo nome. Troppo impegnativo quello di Emrys e troppo odiato da Arthur quello di Dragoon.

Recuperò un coltello dai vecchi abiti e tagliò la lunga barba fino a farla diventare una corta cornice bianca sul vecchio volto. Tagliò anche i capelli, troppo riconoscibili anche quelli e che ora risultavano lunghi all'incirca quanto quelli di Gaius. All'occorrenza avrebbe potuto legarli. 

Quel vestito rosso e lungo era un'altro tratto facilmente identificabile di Dragoon. Vivendo nei boschi attorno a Camelot avrebbe finto di essere un'umile taglialegna. E con un nuovo incantesimo si rivestì da capo a piedi. Indossava camicia e pantaloni color écru, stivali marroni e un'ampia casacca di lana di pecora, grezza e riccia. La cosa che più gli dispiaceva dei vestiti era dover rinunciare ai suoi fazzoletti da collo. In particolare a quello rosso, rosso come lo stemma e il mantello di Arthur, ma anche a quello blu che gli donava particolarmente perché faceva risaltare il blu dei suoi occhi.

Non sarebbe potuto tornare al rifugio di Dragoon, perché Arthur lo conosceva. Ma aveva già in mente parecchi posti dove avrebbe potuto soggiornare o passare la notte. Soprattutto c'erano così tante grotte: avrebbe vissuto come aveva fatto suo padre Balinor quando le cose con Uther si erano messe male in passato ed era fuggito da Ealdor! All'improvviso si ricordò di una cosa importante. Sua madre e suo padre. Avrebbe dovuto scrivergli una lunga lettera dettagliata per spiegare loro cos'era successo ma soprattutto per tranquillizzarli. Viceversa avrebbe potuto vedere suo padre, furioso, marciare su Camelot da solo, pieno di orgoglio ferito e magari portandosi dietro Kilgharrah. L'ultimo pensiero doloroso fu per Will. Il matrimonio! Avrebbe dovuto fargli da testimone! Gli sfuggirono due lacrime di rabbia. Il suo amico non l'avrebbe mai perdonato. Ma non avrebbe potuto partecipare. Si era ripromesso di non farsi più vedere in giro come Merlin: la voce avrebbe potuto arrivare fino a Camelot. Gli avrebbe scritto al più presto, ma si sentì improvvisamente solo come non mai.

Nel salutare Gaius, Merlin gliel'aveva chiesto ed era stato contento di vedere un barlume di gioia negli occhi inondati di lacrime del vecchio amico. Gaius sarebbe stato i suoi occhi e le sue orecchie a Camelot. Al pensiero del mentore, si sentì un po' rinfrancato.

E grazie alla sua mediazione forse, con il tempo, avrebbe potuto riavvicinarsi al re. 

E ad occhi aperti cominciò a immaginare di tornare ad essere per Arthur un punto di riferimento importante. Il re avrebbe imparato a fidarsi di lui, a confessargli le sue paure, ad instaurare un rapporto di affetto e complicità. E il tutto senza la fregatura del desiderio e dell'amore.

 

Certo da parte sua, ci sarebbero stati ancora quei pensieri e quei sentimenti, ma affievoliti dall'età e temperati dall'esperienza e dal buon senso. Forse sarebbe dovuto essere tutto così, fin dall'inizio.

'Se mi avesse conosciuto nelle vesti di vegliardo, sarei potuto rimanere con Arthur fino alla fine. 

Vegliardo sì! Ma sai che noia!'








 

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