Un viaggio inaspettato

di Pici 85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


    Akane aprì gli occhi poco prima dell’alba, pronta per affrontare al meglio quello che si prospettava essere un magnifico primo giorno di vacanza estiva. Aveva organizzato tutto alla perfezione: si sarebbe alzata presto la mattina per la sua consueta corsetta; lungo il percorso si sarebbe fermata nello spiazzo sterrato, “accampamento di Ryoga”, così come lo aveva ri- battezzato lei, per allenarsi su alcuni kata; sarebbe tornata a casa per un bagno caldo e una sana e ricca colazione preparata dalla sua amabile sorellona Kasumi; avrebbe incontrato Yuka e Sayuri per un po' di shopping al centro commerciale e, insieme, avrebbero fatto tardi per visitare il nuovo parco giochi aperto giù in città. Nelle settimane a seguire, avrebbe proposto alle sue amiche qualche giornata al mare e una serie di escursioni nelle località poco distanti da Tokyo.
Tutto, ma proprio tutto, doveva escludere dai sui impegni quel baka per l’intera estate.
Chissà… magari gli sarebbe pure mancata. 
 
“No, no, no e ancora NO! Smettila di pensare a quello stupido”.
 
Si era ripromessa che, durante i mesi estivi, avrebbe pensato solo a se stessa. Gli ultimi due anni erano stati così caotici tra fidanzamenti e matrimoni non richiesti, liti, combattimenti, baci della morte, okonomiyaki esplosive, avventure delle più disparate e chi più ne ha, più ne metta, e aveva finito per perdere se stessa. Diamine, aveva rischiato la vita, o meglio, era praticamente morta, sul Monte Hooh. 
Aveva bisogno di ritrovarsi…. Doveva ritrovarsi. E l’unico fattore comune a tutte le sue “disgrazie” era lui: Ranma. Per causa sua, diretta o indiretta, la sua esistenza era stata totalmente stravolta. Certo, si trattava di una vita meno noiosa ma, sicuramente, più complicata. 
Basta confusione a scuola e in palestra; basta gelosia; basta fidanzate che spuntano fuori come funghi; basta sentirsi umiliata ad ogni suo “Maschiaccio” o “Non sei per niente carina”; basta dei, folli chimere di Jusenkyo ossessionate dal proprio nome, leggi cinesi vecchie di secoli, pazze svitate con la passione per la chimica ( soprattutto pozioni paralizzanti) e racconti di carretti di crêpes rubati: doveva cercare di non andare in escandescenze e tirarsi fuori dai giochi per un po' per riprendere in mano la sua vita.
Ma, come riuscirci con un baka come lui in casa? Semplice: aveva deciso che, per tutte le vacanze, avrebbe evitato, per quanto più possibile e nei limiti legati alla convivenza forzata, il suo non-scelto promesso sposo sperando che bastasse. Non che volesse escluderlo dalla sua vita, sia chiaro, ma aveva proprio bisogno di tempo per se stessa.
 
   Indossò i suoi shorts neri, una canotta gialla, le scarpe da jogging e, dopo un po' di stretching, iniziò il tragitto cercando di mettere a tacere la sua mente.
 
   L’unico suono udibile all’interno del dojo al suo rientro, era l’eco, inconfondibile, del dolce canticchiare dell’angelo del focolare di casa Tendo, la quale, come prevedibile, si trovava in cucina a preparare alcuni dei suoi manicaretti.  Anche Nodoka era in cucina per dare una mano a Kasumi. Da quando si era unita alla sua stramba e imprevedibile famiglia, la vita era migliorata per tutti in casa. Le tre sorelle potevano contare su una figura femminile adulta e materna pronta a dispensare buoni consigli, abbracci e, perché no, sostituire Kasumi nelle faccende domestiche. Ranma poteva colmare i vuoti legati all’assenza di una madre durante l’infanzia e creare nuovi ricordi. Il sig. Genma, Soun e il vecchiaccio avevano qualcuno che, finalmente, riusciva a tenere a bada i loro folli propositi con la sola presenza di una katana in spalla. Beh… Forse per loro la vita non era proprio migliorata. 
 
- Akane, buongiorno! Come è andato il tuo allenamento mattutino?– dissero in coro le due sfoggiando un sincero sorriso. 
 
- Ciao Kasumi. Ciao zietta. Molto bene grazie. Mi rinfresco un attimo e scendo a darvi una mano-rispose Akane con altrettanta solarità.
 
- Non ti preoccupare sorellina. Abbiamo quasi terminato- concluse la maggiore sperando che, la giovane delle Tendo, non insistesse ulteriormente nel voler preparare una delle sue schif…. Ehmmm… Una delle sue “particolari” pietanze. Cercava sempre di spronarla e di aiutarla nel cucinare ma, quel giorno, proprio non aveva tempo da dedicarle ne abbastanza cibo da sprecare in vani tentativi.
 
- Oh… D’accordo. Mi spiace ma oggi c’è una così bella giornata che ho deciso di seguire  un percorso più lungo del previsto- disse Akane sinceramente delusa e rammaricata, mentre l’altra tirava un sospiro di sollievo pensando di essere riuscita a salvare da prematura morte per avvelenamento tutta la famiglia per l’ennesima volta.
 
   Il bagno fu lungo e rigenerante. Avendo ancora un po' di tempo a disposizione e volendo fare le cose per bene, decise che poteva concedersi un’altra bella secchiata di acqua gelida: prese il soffione della doccia, si girò per dosare l’acqua fredda e all’improvviso un tonfo la costrinse a voltarsi. 
 
Lui. 
 
L’oggetto di quelli che erano stati i suoi pensieri di primo mattino, era li.
 
Nudo.
 
Era steso a terra, in un’improbabile e contorta posizione, con un gocciolone di sangue colante dal naso e un mini asciugamano miracolosamente salvo ancora in mano. E, per tutti i kami, era stupendo anche in quella posizione assurda che ricordava tanto un quadro di un famoso pittore spagnolo.

“Akane ora si che ti serve la doccia fredda… Molto fredda” - si disse.
 
Era ormai un clichè tra loro ritrovarsi nudi in bagno per meno di un minuto, giusto il tempo necessario affinché Akane caricasse il suo destro e decidesse su quale pianeta spedire il suo fidanzato. Tutte le volte così ma non questa. 
Visto quanto si era ripromessa, con una non studiata, ne tantomeno voluta, sensualità, raccolse l’asciugamano per avvolgerlo alla bell’e meglio sul suo corpo; con lentezza, si avvicinò a quelli che sembravano essere i resti pietrificati del suo fidanzato e si inchinò fino a ritrovarsi viso a viso con il suo.
 
         - Ranma, avrei bisogno di altri dieci minuti: potresti, GENTILMENTE, uscire?- disse lei, digrignando i  denti per placare la rabbia e mostrando una strana smorfia che, a suo sentire, si trattava di un sorriso.
 
         “Ehi… Ma ti pare che io voglia rimanere qui a guardare una ragazza nuda piatta come una tavola, con i fianchi larghi e senza un briciolo di sex appeal come te?”- pensò di stuzzicarla lui senza riuscire a proferire parola.
Nei meandri più nascosti della sua mente e del suo cuore, c’era sempre una vocina che, nonostante i suoi sforzi per ignorarla, incessantemente e in modo sempre più insistente, urlava che, si, in fondo non pensava tutte quelle cose di Akane, anzi… Forse l’idea che, un giorno molto, ma proprio molto lontano, avrebbe potuto sppppppppoooooo…spppppooossss… Insomma, accontentare suo padre e Soun, non era poi così male. Ahhhhhh…. Ma che andava a pensare ora?
 Ancora troppo stordito dalla visuale della sua belliss…Ehmmm… di quella racchia, strisciò fino all’uscita, incapace di tirarsi su o, anche solo, di parlare. Con quel poco di lucidità che gli rimaneva si rese conto che, a differenza del solito, non stava volando per i cieli di Nerima ed era uscito dal bagno con le sue gambe…. O quasi.
 Che stava succedendo? Forse si stava avvicinando la fine del mondo? Era in corso un’invasione aliena o un’orda di zombi lo aspettava fuori dalla porta? Oppure, forse, la sua fidanzata aveva in mente una delle sue rinomate quanto infantili e inconcludenti idee per allontanarsi da lui?
“Tsz… Che faccia quello che vuole quella stupida ”- pensò, fingendo perfino con se stesso che non gli importasse e dirigendosi in cucina per la colazione.
 
    Pienamente soddisfatta del suo furo e segretamente compiaciuta della reazione avuta poco prima in bagno, Akane indossò un abitino azzurro cielo nuovo di zecca, regalo della zietta Nodoka. Sembrava esserle stato cucito addosso. Cadeva morbido sui suoi fianchi valorizzandone la linea e aveva uno scollo a barca che esaltava il collo, le spalle e dava risalto al seno, forse un po' troppo per i suoi gusti. La gonna ampia si fermava all’altezza del ginocchio e le pieghe regolari svolazzavano ad ogni passo dandole una sensazione di leggerezza e spensieratezza. Ci abbinò un semplice saldalo bianco e, infine, passò un leggero strato di gloss sulle labbra rosee. Si compiacque rimirando la sua immagine riflessa e, fiera del risultato, scese di sotto.
 
Il primo  ad accorgersi della sua presenza in sala da pranzo fu, manco a dirlo, Ranma. Percepì, quasi come un lieve tocco, lo sguardo di lui che dalle caviglie risaliva lentamente fino ai fianchi, insisteva sulla scollatura e si fermava sulle labbra lucenti. Quando i loro occhi si incrociarono, ad entrambi tornò in mente l’immagine dell’altro nudo come poco prima in bagno e, sgranando gli occhi e arrossendo fino alla punta dei capelli, rivolsero la testa in direzioni opposte totalmente incapaci di sostenere ulteriormente lo sguardo dell’altro. 
 
- Che c’è ragazzi, è successo per caso qualcosa? Scommetto  che vi siete visti un’altra volta nudi, non è vero cognatino?- disse Nabiki con una smorfia sorniona. L’astuta mezzana aveva centrato il punto ancora una volta e, come sempre, cercava di metterlo in imbarazzo più di quanto non fosse già. Come accidenti ci riusciva? Sembrava quasi che la vipera avesse la capacità di leggere nel pensiero. Ranma era convinto che l’intera casa fosse tappezzata di telecamere e cimici ma, per quanto avesse cercato, ancora non aveva prove. 
 
- Sta zitta serpe- sbuffò lui lanciandole uno sguardo di fuoco.
 
Ancora in soggezione, Akane si spostò china al suo posto, ben distante dal ragazzo, mentre Kasumi portava il riso in tavola e Nodoka le tazze di tè.

I due uomini della famiglia Saotome avevano appena iniziato a litigare per gli ultimi nattō in tavola quando vennero interrotti dal suono del campanello.

- Vado io- anticipò tutti Kasumi.
 
Tornò poco dopo con un pacco rosa confetto e  con su scritto: “Alla cortese attenzione della sig.ina Tendo Nabiki ”
 
- Nabiki un pacco per te. Dai… Aprilo.- disse la maggiore raggiante e con quel tono sereno e gioioso tipico di lei.
 
PAM, PAM, PAM… 
 
Un’ esplosione di coriandoli colorati sbucò fuori dal pacco insieme a due palloncini rosa che iniziarono a volteggiare fino al soffitto. I palloncini erano legati tra loro da un nastro che conduceva ad una lettera chiusa. Nabiki la aprì e ne lesse il contenuto:
 
“Gentilissima sig.ina Tendo, 
 
Siamo lieti di comunicarLe che Lei è la vincitrice del concorso ‘ Vinci un viaggio da favola’ organizzato da ‘Le delizie di Clara’, la sua pasticceria di fiducia.
 
A Yakushima potrà rilassarsi assieme a tutta la sua famiglia nel magnifico resort ‘Natsu no Hōyō’ dove potrà godere di tutti i conforts in piena armonia con la natura circostante.
 
La preghiamo di presentarsi entro le 16.00 del giorno 03 Luglio al vicino Aeroporto di Tokyo – Haneda dove troverà ad attenderla un nostro collaboratore che Le spiegherà tutto nei dettagli.
 
Le ricordiamo che il servizio offerto include pensione completa, visita guidata dell’arcipelago di Ōsumi e pernottamento per dieci giorni.
 
La ringraziamo per averci scelto.
Happy holidays.
 
Team de ‘Le delizie di Clara’”  
 
- Preparate i bagagli gente. Si parte oggi- aggiunse poi. 
 
- Oh ma che bello- sorrise Kasumi unendo le mani a mo’ di preghiera.
 
- Hai sentito Tendo? Pensione completa- replicò Genma gustandosi, già, tutte le prelibatezze che l’hotel avrebbe proposto.
 
- Era ora di una bella vacanza- commentò Ranma.
 
Tutti erano euforici tranne Akane: dieci giorni in un’isola con tutta la sua famiglia e soprattutto con quello stupido, significava abbandonare il suo piano.
 
- Ma… Ma... Ma io ho già pianificato tutto per queste vacanze. Non posso rinunciare ai miei impegni.
 
- Non so che dirti, sorellina- parlò Nabiki con un ghigno- puoi sempre stare qui a fare compagnia al vecchio.
 
E in men che non si dica il vecchio pervertito, sbucando da chissà dove, si avvinghiò al seno della giovane:
 
- Siiiiii… Tesoruccio mio. Rimani qui a far compagnia al povero Happosai.
 
Il doppio calcio Ranma/ Akane che ne scaturì e il successivo “Scordatelo vecchiaccio” dei due, bastò come risposta.
 
Affranta e dispiaciuta, Akane confermò la sua presenza e, al ritmo di “Evviva, si parte”, seguì il resto della famiglia nei preparativi. Ancora non sapeva,
ciò che il destino aveva in serbo per lei. 


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Ciao a tutti! :-)

Da tempo volevo cimentarmi nella stesura di una FF di Ranma e Akane ed eccoci qui. E' la prima in assoluto che scrivo e spero vi possa piacere.
Mi scuso in anticipo per eventuali "orrori" non notati o parti mancanti (avvisatemi, PLEEEEEASE!!! ;-) ).
Penso sia superfluo dire che, per la trama, ho tratto libera ispirazione da diversi film e libri che non citerò perchè sono davvero tanti (e, a dire il vero, ho preso solo l'idea di Ranma e Akane in un'isola deserta).

P.S.: L'isola di Yakushima esiste davvero.

Grazie a chi avrà un pò di tempo da dedicarmi :-)
A prestissimo.

Manu

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


L’isola di Yakushima era un piccolo paradiso lontano dalla frenesia caotica della città.
Le acque cristalline accoglievano i timidi raggi rossastri del sol calante, danzando, vertiginosamente, fino agli scogli frastagliati e vorticando, sinuosamente, fino alle spiagge bianchissime. Brillii d’orati accarezzavano  dolcemente il verde delle fitte foglie di sugi mentre, una leggera brezza cullava il velivolo che, oscillando, si posò morbido sulla pista. 
 
 - Moriremo tutti… Bahahahahah- continuava a ripetere Soun, versando fiumi di lacrime mentre il suo compare, in modalità panda, respirava intensamente attraverso un sacchetto.
 
 - Papà siamo atterrati da un po'- ripeteva Akane, nel frattempo che Kasumi cercava di tranquillizzare l’uomo abbracciandolo.
 
Il suono graffiante di una katana appena sfoderata bastò per far scattare i due come perfetti soldatini.
 
 - Figliola, dov’è l’uscita?- disse Soun, straordinariamente tornato in se.
 
Intanto, ai piedi dell’aereo, Genma- Panda esibiva le sue doti da giocoliere e, tra gli applausi degli addetti ai bagagli e le risatine timide di Kasumi, portò fuori un cartello con su scritto: “Andiamo? Ho fame.”
 
 - Tsz… Pappamolle- fu il commento che Ranma si rimangiò, poco dopo, notando che la lama della madre aveva cambiato interesse per rivolgerlo  a lui.
 
Lo scuro legno della passerella, li accompagnò all’ingresso di un maestoso edificio, sede dell’accoglienza dell’hotel. La hall, ampia e luminosa, univa i colori caldi delle sedute, alle sfumature più tenui dell’imponente fontana centrale. Un uomo, sulla sessantina, vestito di tutto punto e con un sorriso da orecchio a orecchio, li accolse:
 
 - Signori Tendo, ben arrivati. Chi è la fortunata vincitrice?
 - Sono io- disse Nabiki.
 - Oh… Sig. ina Tendo, molto piacere.  Io sono Francois, il receptionist. Come già avrà constatato, l’hotel sorge su un’isola totalmente deserta. Qui potrete deliziarvi su una delle nostre spiagge o immergervi nel verde del Monte Miyanoura-dake. Il mio consiglio è di non addentrarvi da soli nella fitta foresta ma di lasciarvi accompagnare dalle nostre guide esperte. Sa, ci si può perdere facilmente qui. Il reverendissimo sig. Bernàrd, proprietario della famosissima catena di ristoranti che prendono il suo nome, acquistò circa venti anni fa l’isola e decise di…- si interruppe l’uomo.
 
Un grosso panda stava facendo il bagno sulla fontana centrale con, sull’immenso pancione, uno dei centro-tavola di frutta non commestibile presenti sui tavolini. Tra una risata e l’altra di una giovane dai capelli castani, l’animale tirava su chicchi di uva finta e li ingurgitava. 
Un altro strano ragazzo dal codino bruno, gli stava tirando un pugno in testa e, come se il panda potesse capirlo, gli diceva: - Ehi, stupido panda, non vedi che è di plastica?
Con suo immenso stupore, l’orso bianco-nero portò fuori un cartello con su scritto: “Ma è buono”.
 
 - Oh… Non faccia caso a loro: sono appena scappati da un circo.-  disse Nabiki sottovoce e con una mano  a coprirle la bocca.
Ancora sotto shock e senza riuscire a togliere gli occhi di dosso dall’animale, Francois proseguì: 
 
 - Le dicevo. Venti anni fa, l’illustre sig. Bernàrd acquistò l’isola e decise di costruire  questo villaggio, il piccolo porto e  la pista di atterraggio. Voleva creare un luogo dove ci si potesse immergere nella natura circostante e…..
 - Si , si, si… Tutto bellissimo ma arriviamo  al punto: dove sono le nostre camere?- lo interruppe Ranma con arroganza.
 - Ranma- bisbigliò Akane  regalando al ragazzo una gomitata che lo fece piegare in due.- Lo scusi. Sa, la stanchezza lo rende irascibile.- aggiunse sorridendo con un gocciolone in fronte.
 - Oh… Si, si certo. Michael, vieni qui.
 
Un ragazzo, poco più che ventenne, si presentò a loro con un inchino.
 
 - Lui è Michael. Sarà il vostro accompagnatore per tutto il soggiorno. Qualsiasi necessità potrete fare riferimento direttamente a lui.
 - Buonasera signori Tendo. Avrò il piacere di seguirvi per tutta la durata della vostra permanenza nel nostro hotel e sarò lieto di descrivervi e consigliarvi tutte le attività che il nostro resort ha da offrirvi. Lasciate pure qui i vostri bagagli. – disse Michael facendo un cenno ad altri tre ragazzi pronti ad occuparsene.- Se non vi dispiace, ora vi accompagnerei nei vostri alloggi.
 - Oh… Certamente, grazie.- rispose gentilmente Nodoka.
 
Il resort era composto da una serie di capanne di legno e paglia, disposte in modo sparso lungo la spiaggia. Una piccola terrazza rialzata dava accesso alle camere. Un’ampia porta in vetro si aprì e una spaziosa doppia matrimoniale dall’arredamento minimal ,si scoprì a loro: un letto circolare primeggiava al centro della stanza; la parete, oltre la spalliera, aperta ai lati, permetteva l’ingresso alla cabina-armadio da cui, poi, poterono accedere al più bello e maestoso bagno che avessero mai visto. Le pareti e il soffitto, totalmente in vetro specchiato, li fecero tuffare nella natura circostante mentre, giochi di luce e colori si riflettevano sul bianco perla della doccia e della vasca. 
 
 - Wow- esclamarono in coro.
 - Sono felice che vi piaccia.- rispose un compiaciuto Michael- Questa è l’unica matrimoniale disponibile che abbiamo, per cui è stata assegnata ai coniugi Saotome. Le altre camere a disposizione sono: una singola con materasso ortopedico, che abbiamo pensato potesse essere utile al sig. Tendo, e due doppie con letti singoli.
 - Oh bene… Ne vedremo delle belle allora tra voi due piccioncini.- disse sorniona Nabiki. 
L’immensa nuvoletta a forma di ¥ che le comparve sulla testa non lasciava intendere nulla di buono.          
 
 - Io  non dormirò mai con questo qua… - rispose Akane indicando il ragazzo. 

L’ignaro, tardo e perplesso Ranma finalmente capì:
 
 - Ehi… Ma volete scherzare? Chi mai vorrebbe stare in stanza con un maschiaccio, per niente….
 - Papà, per favore, mi cederesti la tua camera?- lo interruppe Akane per mantenere fede al suo proposito estivo.  
“Ancora un’altra parola e ti ri- spedisco a casa senza francobollo con un sol calcio.”- pensò. 
 
 - Oh… Figliola che mal di schiena.- finse l’uomo tenendosi un fianco e accasciandosi a terra.
 - Povero papà.- intervenne Kasumi.
 - Papà non può, come vedi. I signori Saotome, poveretti, non fanno una vacanza insieme da anni e sarebbe crudele separarli, giusto?  - disse Nabiki con un sorriso sghembo. - La nostra dolce, ingenua e innocente Kasumi non ha mai fatto nulla di inappropriato e non vorrai mica che cominci ora dormendo con il suo stesso cognato, vero? Quindi l’unica tua speranza sono io - fissò Akane per accertarsi di avere la sua completa attenzione e allungò la mano con fare da furfante. - 5000 yen e dormirò io con Ranma. 
 
I due ragazzi crollarono a terra, sconsolati, con la certezza che Nabiki non sarebbe mai cambiata. 
 
 - Bene! Dopo questo, direi che l’assegnazione delle camere è perfetta così come è.- aggiunse soddisfatta la mezzana saltando a piedi uniti i corpi dei due giovani.  
 
 Fortunatamente, la camera dei due promessi era dotata di un separé in legno che divideva la stanza in due.
“Basterà accertarsi che quel baka non stia li a sbirciare tra le fessure delle assi del divisorio.”- pensò la giovane.
 
 - Akane, vado a lavarmi. E lo so che ti sarà molto difficile ma vedi di stare lontano dal bagno: il qui presente Ranma Saotome ha un corpo perfetto ma, per tua sfortuna, non è per tutti. - Quanto gli piaceva provocarla.
 - Stupido arrogante e pieno di se! Semmai tu dovresti stare lontano dal bagno quando entrerò io, pervertito!
 
E così dicendo, si voltò, rossa di rabbia, ormai giunta al limite della sopportazione e provata dall’intera giornata, pronta ad infierire sul suo fidanzato ma, Ranma si sganciò la prima asola della sua casacca rossa e lentamente la sfilò via dalla testa. Il suo petto possente e muscoloso, parzialmente visibile tra gli spiragli delle assi, fece avvampare la ragazza. Quasi a voler togliere qualcosa, il ragazzo si sfiorò con la mano lentamente dal petto fino all’addome e allentò il cinturino dei pantaloni lasciando che cadessero dolcemente a terra. Con i pollici, giocò con i boxer partendo dal centro sotto l’ombelico e, facendoli scorrere fino ai fianchi, si aggrappò all’elastico, pronto a tirar giù anche quelli.
 
Akane si voltò di scatto, appena in tempo, riprendendo parziale coscienza di se. Con una mano sulla bocca, cercò di deglutire ma a vuoto. La gola era talmente asciutta che le bruciava.
“Oh kami… Sono io la pervertita?!”
Scrollò la testa per cercare di dimenticare l’immagine di quel corpo perf…  Ehmm… Di quel corpo.
 
Per evitare lo stesso “incidente”, Akane cacciò via dalla camera un reticente Ranma, obbligandolo ad aspettarla nel terrazzo. Lo trovò li ad attenderla, con lo sguardo perso verso il mare, rischiarato da una luna nascente, le mani adagiate sulle gambe coperte da un paio di bermuda neri e un ginocchio a sorreggere il piede opposto. Il suo cuore mancò un battito vedendo il suo fidanzato così sexy in quell’immagine quasi eterea. 
 
Lui si voltò sentendosi osservato e le sorrise.  Un sorriso luminoso, vero, sincero. 
 
- Andiamo?- le disse poi.
 
Con un cenno del capo e con le gote imporporate, lei rispose sfoggiando il più bel sorriso che Ranma avesse mai visto: ora era lui ad avere il respiro mozzato. Lungo la strada verso il ristorante, si ritrovò a immaginare cosa volesse dire far scivolare lentamente le sue dita, rese callose dagli anni di allenamento, sulle spalle di lei, lasciate scoperte dall’abito che indossava. Pensò a quanto sarebbe stato semplice allungare la mano e sfiorare quello strato di pelle candida. Sentirne il calore e percepirne la levigatezza.  
“Ma che diamine sto pensando?” si disse schiaffeggiandosi.  
 
 - Tutto bene Ranma?- chiese lei incuriosita dal comportamento del ragazzo. 
 - Sisisi… Mi sono dimenticato di indossare il costume da bagno per la festa che ci sarà dopo cena. Dovrò tornare in camera a cambiarmi.- rispose lui con una mano a grattare la nuca, sintomo del suo imbarazzo. 
 - Certo che sei strano tu.- replicò lei con fare accigliato. 
 
La quiete idilliaca, data dall’atmosfera romantica delle fiamme delle torce mosse, lentamente, dalla leggera brezza marina, e dal chiarore delle candele, poste al centro dei tavoli, venne presto interrotta da una chiassosa e stravagante famiglia.
Il  ricco buffet proposto dal ristorante, infatti, non bastò a placare la fame di Genma: riempì la bocca di cibo fino a non riuscire a chiuderla, sgranocchiò, intinse nelle salse e, infine, cercò di rubare l’ultimo raviolo tra le bacchette di Ranma. In tutta risposta, il ragazzo cercò di colpire il padre mancandolo per un soffio. Genma, in piedi e in bilico sullo schienale della sedia, non rimase inerme e tentò di pinzare la mano del figlio con le bacchette. Ranma, svelto, respinse il colpo del padre con il braccio sinistro ma si scoprì sulla destra, lasciando che Genma lo colpisse con un calcio sul fianco.
E l’ultimo fagotto di pasta di riso si librò in aria. 
Con una spinta rapida, il codinato fece una capriola all’indietro recuperando al volo il gyoza. Quando tornò sulla terra ferma, lo mandò giù in un sol boccone e regalò al padre un ghigno soddisfatto e di sfida. A suon di calci e pugni, i due si allontanarono avvicinandosi alla spiaggia, tra gli occhi increduli degli altri commensali e le facce rilassate dei Tendo, ormai allenati a questa routine.
 
La rossa che riemerse dall’acqua, fece appena in tempo a strizzare il suo codino scarlatto, prima di accorgersi che la sua fidanzata, seduta ancora al tavolo, teneva un braccio sospeso per aria mentre, uno sconosciuto biondino poggiava, lievemente, le sue labbra sul dorso della mano niveo di lei.
In quattro salti a piè pari sui tetti delle capanne, atterrò sulla testa del giovane, facendolo crollare a terra. 
 
 - Oh, Ranma sei tornato, finalmente. – disse Nabiki, gustandosi già la scena- Lui è Pier Bernàrd, un mio collega di università nonché figlio del proprietario del resort. Sai, anche lui è un artista marziale. 
 - Nabikì, non mi avevi detto di avere delle sorelle così magnifique.- parlò Pier, riprendendosi dalla botta. 
 
Il suo accento, tipicamente francese, e il suo sguardo famelico, fecero rabbrividire Ranko che, velocemente, ritrasse la mano disgustata. Gli ricordava, spaventosamente, Picolet anche nell’aspetto: altezza media, caschetto d’orato e iridi azzurre. Se non fosse stato per quella forma allungata dell’occhio alla orientale, avrebbe giurato fosse imparentato con gli Chardin. 
 
 - Calma i bollenti spiriti Pier! Lei, in realtà, è un lui ed è mio cognato: presto si sposerà con Akane. Vedi, è una lunga storia ma, in sostanza, ha la facoltà di potersi tramutare in donna- Così dicendo, la mediana delle Tendo versò sul capo di Ranchan del te caldo, dando il via alla trasformazione. 
 
Il viso di Pier passò dallo stupore, all’angoscia, dall’angoscia, al ribrezzo, dal ribrezzo, alla consapevolezza. 
 
Riprese la mano di Akane e, inginocchiandosi ai suoi piedi, le disse:
 
 - Ma cerise, quale stupido scherzo il destino ti ha lanciato. Mio  piccolo colo di scigno, abbandona questa vita di stranezze e di le malheur e sposa me.
 - Ehi… Sottospecie di copia mal sviluppata di Kuno, ho capito ben poco di quello che hai detto ma suonava come un insulto. Chi diamine credi di essere? – rispose Ranma, stringendo le mani a pugno. Questo ragazzo, che univa i tratti del corpo di Picolet all’evanescenza, fisica e verbale, di Tatewaki, iniziava a stancarlo. 
 
Dalle saette che i due si lanciavano con lo sguardo, sarebbe bastato il ronzio di una mosca per farli scattare.
 
 - Suvvia ragazzi, calmiamoci. Tra poco inizierà la festa in barca: gli spargimenti di sangue lasciamoli a dopo.- intervenne Nabiki sogghignando. La faccenda iniziava a farsi interessante.  
 - Si, si appunto…  Ranma tu non dovevi andare a cambiarti?- si intromise Akane spingendo il ragazzo fino alle scale del terrazzo. 
 
Il codinato si lasciò guidare dalla sua fidanzata ma non riuscì a frenare la lingua: 
 
 - Che c’è? Non vedi l’ora di rimanere da sola con il bellimbusto francese?
 - Ma che dici, baka! Che vuoi che mi importi di quello la? Sei geloso per caso?- rispose lei, guardandolo di soppiatto e con un accenno di sorriso a incorniciarle il viso.
 - Eh?! A chi vuoi che importi di una ragazza con il sex appeal di un tricheco e i fianchi di una balena?
 - A Pier a quanto pare si, idiota!- disse lei piccata.
 - Lo dicevo per te, stupida! Ingenua e credulona, come sei, potresti pure cascarci e fidanzarti con quell’inconsapevole damerino. Tra meno di dieci anni, ti ritroveresti grassa e sola a piangere perché, appena lui si renderà conto del maschiaccio, per niente carino e imbranato che sei, fuggirà a gambe levate.
 
Il tonfo sordo di un martello da una tonnellata, sbattuto sul suo capo, interruppe la risata sguaiata di Ranma. Akane gli diede le spalle e, con la faccia contratta e furente e il corpo rigido e teso, lo lasciò li a massaggiarsi la nuca. E addio all’idea di restare calma e indifferente alle provocazioni del suo fidanzato.
 
Ranma raggiunse, poco dopo, il resto del gruppo al porticciolo. Cercò di farsi strada tra la gente che attendeva il traghetto, con lo scopo di avvicinarsi ad Akane ma, l’occhiataccia che lei gli lanciò, gli suggerì di aspettare. 
 
Si, decisamente, era ancora arrabbiata. E, si, decisamente, era il caso di attendere.
 
Imbarcarsi fu un’impresa: quante persone ci saranno state? Trenta?! Quaranta?! O, forse, Cinquanta? Difficile a dirsi. Di sicuro troppe rispetto alla capacità della barca. 
Sgomitò per cercare un punto dove potesse osservare Akane: se non poteva starle vicino, l’avrebbe almeno tenuta d’occhio. 
 
Ed eccola li, nel ponte di poppa, a districarsi tra le spinte della folla, con il viso in una maschera di imbarazzo e disagio. Preso da un impeto di tenerezza, decise di raggiungerla, a costo di beccarsi un’ulteriore botta in testa ma, un altro, lo batté sul tempo: quel damerino di Pier. La vide ridere, poi sorridere e, infine, guardarsi i piedi in imbarazzo. Era arrossita per quel cretino? Che diamine ci trovava in quello là?
 
 - Ladies and gentlemen, benvenuti alla festa più esclusiva dell’annooooo- Un coro di urla di giubilo si levò mentre, dall’interfono, qualcuno parlava. – Io sono Albert, il vostro comandante. Questa notte, vi accompagnerò per le isole del nostro meraviglioso arcipelago al ritmo di musica. Si dia inizio alle danzeeeeeee.
 
La barca prese il largo. 
 
Tutti erano euforici e danzavano a ritmo. Tutti, tranne Ranma: proprio non riusciva a divertirsi. Lo sguardo persisteva sulla sua fidanzata e su quel figurino da strapazzo. Le casse emettevano vibrazioni assordanti e quell’idiota, approfittando della musica alta, si avvicinò a lei per sussurrarle, chissà cosa, nell’orecchio. 
E lei rise… Rise di nuovo per le parole di quel francesino.  
La vide, poi, annuire con il capo mentre, Pier si allontanava da lei, cercando di farsi spazio tra coloro che ballavano. 
Era il momento, per Ranma, di avvicinarsi alla SUA fidanzata e mettere fine a quel siparietto fastidioso.
 
Un attimo, una spinta dalla folla, un sussulto e lei cadde dal parapetto.
 
- AKANEEEEEEE!!!- fu l’urlo ovattato che Ranma lanciò. 
Nessuno poté sentirlo in tutto quel frastuono.
 
Con piccoli balzi sulle spalle dei presenti, arrivò in breve tempo alla balaustra e, senza pensarci due volte, si lanciò nel mare scuro.
 
^^^^^^^^^^^
Ciao a tutti :-)

Intanto, grazie a chi mi legge e un grazie speciale a chi, per tempo e voglia, mi ha dedicato una recenzione.

Questo è il secondo capitolo della mia storia e, spero, vi piaccia. Ne esistono ben tre versioni ma, questa , è quella che più mi convinceva. Spero di non deludere le aspettative.

A presto con il prossimo capitolo... ;-)
 
 

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