A cruel affair

di evil 65
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Il messaggio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Il Nemico ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Mordor ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - La desolazione di Sauron ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Missioni diplomatiche ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - C'era una volta un Maia... ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Le terre di Rhûn ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Come il fuoco di una fucina ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Angmar ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - Noi siamo uguali ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - Un'altra strada ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Presagi di guerra ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - Aria di tempesta ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ebbene sì, ho deciso di farlo. Mi butto in una long con protagonisti l’Oscuro Signore e la Dama della Luce, ripartendo qualche anno dopo l’ottavo episodio della serie “Gli Anelli del Potere”.
Per motivi di trama – e conformità alla suddetta opera live action - modificherò alcuni eventi del canone letterario (aka Il Silmarillion) e ne integrerò altri, pur mantenendo intatti gli elementi fondamentali di questo meraviglioso universo. In poche parole, non aspettatevi fedeltà assoluta… anche perché la trama di questa storia si basa su una svolta narrativa di mia invenzione.
Detto questo, vi auguro una buona lettura! Ogni commento è apprezzato. 




Prologo

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Lacrime di Elfi nella neve caduta. Fiocchi pallidi si posarono delicatamente sul terreno fangoso, mescolandosi con il sangue dei soldati morenti e dipingendo la pianura di motivi scarlatti.
Era una mattina fredda quella che si levò quel giorno nel Lindon, in quello che sarebbe stato ricordato come uno dei giorni più cupi della sua storia millenaria.
Galadriel chiuse gli occhi, cercando di frenare l’ondata di ricordi che una simile visione le riportò alla mente. Memorie di un passato vecchio di secoli, quando aveva guidato interi eserciti contro le forze di Morgoth in persona, conducendoli al massacro.
Ora, più di mille anni dopo, la storia sembrava ripetersi davanti ai suoi occhi. Il concretizzarsi delle paure che l’avevano accompagnata dalla fine della Guerra dell’Ira, quando aveva fatto voto di trovare e uccidere il responsabile di tutta questa morte: Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor.
Il nome del Maia caduto risuonò nella sua testa come un eruzione vulcanica, tanto potente da farla vacillare.
“Cosa faranno…” le aveva sibilato, occhi infidi come quelli di un serpente “Quando scopriranno che Sauron vive… per causa tua?!”
“Tu morirai per causa mia!” aveva urlato lei. E piena di rabbia, aveva cercato di onorare il suo voto un’ultima volta, fallendo miseramente. E ora, il peso di quel fallimento gravava su di lei quanto le conseguenze del suo rifiuto.
Non potè fare a meno di domandarsi… tutta questa sofferenza era colpa sua? Perché si era rifiutata di sottostare alle macchinazioni del Maia caduto, quando egli le aveva offerto la possibilità di unirsi a lui? Di governare al suo fianco?
“Tu mi leghi alla luce, io ti lego al potere” le aveva detto, su quella stessa zattera in cui si erano incontrati faccia a faccia per la prima volta “Io solo vedo la tua grandezza. Io solo… vedo la tua luce.”
“Faresti di me una tiranna?”
aveva chiesto lei, con tono di sfida. Ma anziché mostrare esitazione o rabbia, lui le aveva risposto dolcemente con parole che negli anni successivi avevano continuato a tormentarla.
“ No… farei di te una regina. Bella come il sole, più forte delle fondamenta della Terra.”
E lei lo aveva rifiutato, scatenando la sua ira latente.
Nel giro di un anno, l’Oscuro Signore era riuscito  a riprendere il controllo delle Terre del Sud nel loro insieme, spodestando il suo servo ribelle e assoggettando gli Orchi di Mordor. E con altrettanta rapidità, aveva riversato le sue forze sull’Eregiorn, riducendolo ad una landa desolata e ricolma di cadaveri, tutto per recuperare gli stessi anelli che aveva contribuito a realizzare. Ora, sembrava che quella sorte sarebbe toccata anche al Lindon… ma la forza combinata degli Elfi continuava a resistere, e negli ultimi mesi erano riusciti a guadagnare terreno contro gli Orchi, portando ad una situazione di stallo.
“Ma per quanto ancora?” pensò Galadriel, cupamente, mentre il suo sguardo spaziava sui resti della guarnigione.
Dopo la fuga di Sauron, i mesi di pace che si erano susseguiti avevano fatto maturare in lei il desiderio di ritirarsi ad una vita tranquilla e lontana dal campo di battaglia… almeno fino alle voci dei primi assalti, quando gruppi di Elfi erano stati uccisi durante le loro traversate della Terra di Mezzo. Solo il primo, piccolo sasso di una frana che si era riversata su di loro prima ancora che potessero pensare a delle contromisure adeguate.
La quiete successiva alla sconfitta di Morgoth aveva reso gli Eldar incauti e compiacenti, proprio come Galadriel aveva sempre temuto. E nel momento del loro compiacimento, Sauron era stato abbastanza furbo da sfruttare tale debolezza a proprio vantaggio.
In groppa al suo pallido destriero, la Dama Nolde continuò a muoversi in mezzo al campo di battaglia, cercando di imprimere nella sua mente i volti di tutti coloro che avevano perso la vita nell’ultimo scontro. Erano a decine, con gli occhi spalancati in urla silenziose e i corpi sommersi dal sangue nero dei loro nemici, il cui aspetto grottesco non si era certo attenuato dopo la ricomparsa del loro vecchio padrone.
All’improvviso, un movimento in mezzo alla neve richiamò la sua attenzione. Un sussulto proveniente da uno di quei corpi, a cui seguì uno spruzzo di sangue.
Senza perdere tempo, Galadriel scese da cavallo e corse fino all’elfo moribondo, inginocchiandosi di fronte a lui.
<< Non sforzarti, soldato >> gli sussurrò in Sindarin, mentre gli porgeva una casacca in pelle di cervo << I soccorsi stanno per arrivare. >>
Ma l’elfo scosse la testa, rifiutando l’acqua offerta.
<< Temo che non arriveranno in tempo, mia signora  >> disse con voce flebile  << Sono stato colpito gravemente. Non riesco più a sentire il resto del corpo. >>
Lo sguardo di Galadriel spaziò verso il basso… e lì vi rimase bloccato, una volta scorto l’enorme buco vermiglio tra il costato e lo stomaco, più grande del manico di una lancia.
Chiuse gli occhi e imprecò una maledizione elfica. Un altro dei suoi soldati che non era riuscito a salvare… un altro membro del suo popolo che aveva trascinato in questa guerra per il proprio orgoglio.
“Smettila” rimproverò se stessa “Non sarebbe cambiato nulla. Con me al suo fianco, sarebbe diventato inarrestabile…”
Oppure, sarebbe riuscita a guidarlo verso un cammino più pacifico, lontano dalle sue idee tiranne.
Scosse la testa.
Sauron era una creatura malvagia e crudele, spinta unicamente dal desiderio di imporre la propria volontà sugli altri. Niente e nessuno sarebbe mai riuscito a cambiare la sua natura, non dopo che Morgoth aveva fatto un lavoro così eccellente nel deturparla.
<< Se possibile, mia signora… >> sussurrò il caduto, riportandola alla realtà << vorrei fare una richiesta. >>
Galadriel annuì lentamente. << Se è in mio potere, farò del mio meglio per soddisfarla. >>
<< Ponete fine al dolore. >>
Il cuore della Nolde mancò un battito.
Non le serviva essere una lettrice di mente per comprendere il significato dietro alle parole dell’Elfo. Lui… voleva che lei lo uccidesse prima della ferita.
<< Io… >>
Si fermò, incapace di parlare oltre.
Aveva già così tanto sangue elfico sulle mani. Come poteva aggiungere un’altra anima alla propria conta?
<< Io… non posso. >>
<< Per favore >> sussurrò il soldato << Non lasciatemi qui a morire da solo. >>
<< Non sarai solo >> disse lei, afferrandogli rapidamente una mano << Resterò con te fino alla fine. Te lo prometto. >>
E così fece, mentre osservava calde lacrime discendere dagli occhi dell’Elfo. E fu così che venne trovata dal resto della guarnigione, inginocchiata sulla neve fangosa, con le mani strette attorno alle dita di un cadavere.
<< Galadriel >> disse una voce familiare sopra di lei.
Alzando appena lo sguardo, gli occhi celesti della Dama incontrarono quelli caldi e preoccupati di un Elfo che non pensava avrebbe più rivisto, non dopo che aveva passato così tanti anni a chiedersi se fosse perito sul campo di battaglia: Celeborn, suo marito, il cui ritorno dalle terre dell’Est aveva rappresentato l’unico evento lieto negli ultimi vent’anni di conflitti.
<< Perché sei ancora qui? >> le chiese, posandole una mano confortante sulla schiena.
Galadriel lanciò una rapida occhiata verso il cadavere del caduto.
<< Devo aiutare a identificare i corpi >> sussurrò, mentre si rialzava lentamente in piedi, quasi fosse pronta a crollare da un momento all’altro.
Celeborn le offrì un triste sorriso. << Ce ne occuperemo noi… >>
<< La mia presenza renderà il tutto molto più semplice >> lo interruppe lei, bruscamente << Conosco molti di loro dalla nascita… >>
<< Galadriel! >>
La Dama sussultò, mentre il marito le posava ambe le mani sulle spalle.
<< Sei ferita >> disse, duramente << E devi riposare. Sono giorni che non mangi e non dormi. >>
Galadriel abbassò lo sguardo sul suolo ricoperto di neve, lo stomaco avvolto da una stretta spiacevole.
<< Ma io… >>
<< Un guerriero non può vivere solo di battaglie >> disse Celeborn, stancamente << Cibo e riposo sono essenziali quanto l’aria che respira. Vale per uomini, nani e orchi, e così anche per gli Eldar… te compresa. >>
La dama fece per controbattere, ma egli sollevò una mano per stroncare la protesta sul nascere.
<< Nessuno ti giudicherà, se sceglierai di tornare nel Lindon. Te lo prometto >> aggiunse, forse in un vano tentativo di sanare i suoi dubbi.
Ma per quanto la Nolde volesse restare, sapeva anche che di questo passo non avrebbe fatto altro che accrescere il malcontento della guarnigione e creare potenziali dissapori. Qualcosa che al momento non potevano permettersi.
<< Va bene >> cedette, per quanto detestasse l’idea di abbandonare la prima linea.
Celeborn sorrise e le baciò la guancia.
<< Ci rivedremo al sorgere della prossima luna >> disse, e Galadriel gli rivolse un debole sorriso.
Dopo tanti anni in cui erano stati separati, le manifestazioni d’affetto del marito si erano tramutate in una sensazione aliena e sconosciuta, ma non sgradita. Solo… bizzarra.
Con un balzo, la Dama risalì sul cavallo e cominciò a galoppare verso il Lindon… inconsapevole che qualcuno l’aveva osservata dai confini del campo di battaglia da quando vi aveva messo piede.

                                                                                               * * *

La fortezza di Dol Guldur sorgeva nelle profondità meridionali del Bosco Fronzuto, una cupa struttura in pietra nera che gettava un’ombra su tutto ciò che osava mettere piede nel grande accampamento di Orchi e Goblin edificato attorno ad essa.
Era stata costruita meno di cinque anni prima come base strategica per la guerra, e le conseguenze della sua realizzazione gravavano ancora sugli abitanti della foresta. Alberi, animali… tutti gli esseri viventi di quei boschi si erano allontanati il più possibile dalla struttura, quasi fossero consapevoli della malvagità che l’aveva edificata.
L’Orco ricoperto di fango e foglie  zampettò lungo le scale della torre principale ed entrò in tutta fretta nella Sala della Guerra, ove una figura imponente e corazzata era impegnata a leggere delle carte ammuffite.
L’inchino dell’Uruk fu rapido e sottomesso.
<< Sono tornato, mio signore. >>
<< Sì, questo lo vedo >> rispose una voce oscura e cavernosa. Bassa, eppure così potente da risuonare per tutta la struttura, come se la nuda pietra fosse nient’altro che una propagazione del suo stesso essere.
L’immensa figura volse un paio di orbite infuocate verso di lui.
<< Era lì? >>
<< Sì, Mio Signore >> fu la pronta risposta dell’orco << L’Elfo femmina era sul campo di battaglia. >>
Non avrebbe osato nominarla ad alta voce. Non dopo ciò che il suo signore aveva riservato all’ultimo orco che aveva “macchiato” la purezza della Dama Nolde con la sua “sporca lingua”.
Sauron ronzò soddisfatto e camminò fino alla creatura.
<< E cosa faceva? >> chiese, con tono colmo d’anticipazione.
L’Uruk tenne bassa la testa, troppo spaventato anche solo per poter deglutire.
<< Piangeva, mio signore >> disse << Per la perdita dei suoi soldati. >>
Il Maia rimase in silenzio, contemplando le parole del suo servo. Poi, con una delicatezza insolita per un essere della sua stazza, accarezzò la sua testa rugosa.
<< Portami un messaggero >> ordinò, più dolcemente di quanto l’Orco l’avesse mai udito << Ho come la sensazione che i tempi siano finalmente maturi per un negoziato... >>

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Il messaggio ***


Eccovi un nuovo capitolo! Idealmente, cercherò di aggiornare ogni sabato, ma ci saranno periodi in cui dovrò concentrarmi su altre storie, quindi potrei tardare un pochino. Molto dipenderà anche dall’apprezzamento dei lettori!
In questo capitolo verrà delineato il tema centrale della storia. Ma prima di leggere, vi invito a guardare questo breve video che ho fatto su Sauron e Galadriel:
https://www.youtube.com/watch?v=T9emFhXwfuw&t=2s





Capitolo 1 - Il messaggio 


Galadriel dei Noldor si svegliò con la sensazione di aver dormito per giorni, sebbene avesse passato solo poche ore nel mondo al di là della veglia. Ma per qualcuno come lei – che aveva camminato per i campi di Valinor ancora prima che il Sole proiettasse la sua luce rinvigorente sulla Terra di Mezzo – un tempo così breve sarebbe stato più che sufficiente per recuperare le energie perdute.
Con il corpo indolenzito ma ben riposato, si sollevò lentamente dal letto in lino bianco e lasciò che i suoi capelli dorati le cadessero sulle spalle, assorbendo i raggi che filtravano dalla finestra della camera. E per i Valar! Quanto le era mancata la sensazione di quella luce, dopo che aveva passato innumerevoli settimane sotto le nubi evocate dalla magia di Sauron.
Chiuse e riaprì gli occhi un paio di volte per riabituarsi alla veglia e, dopo essersi infilata una veste del colore del cielo più azzurro, camminò fino alla porta della stanza per prendere una necessaria – quanto meritata – boccata d’aria fresca. Tuttavia, quando i cardini si spalancarono, non fu accolta dalla visione dei giardini del palazzo… bensì dal volto scolpito di Elrond Perendhil, suo parente e vecchio amico.
<< Galadriel >> la salutò con un placido sorriso, lo stesso che aveva conquistato le menti e i cuori di così tanti Elfi nel corso della sua breve – quanto fruttuosa – carriera politica.
<< Elrond >> rispose lei, offrendogli un cenno << Il sole risplende alto tra le nubi… >>
<< E possano i suoi raggi illuminare queste giornate funeste >> terminò lui, prima di scrutarla da capo a piedi << Ti trovo riposata per la prima volta da mesi. Spero che i tuoi sogni siano stati lieti. >>
La Nolde assottigliò le labbra. << Per quanto avrei voluto, erano pieni di memorie che preferirei dimenticare. E temo che sarà così fino alla fine di questa guerra. >>
L’espressione sul volto dell’amico venne subito oscurata da una cupa ombra.
<< Le tue parole mi riempiono il cuore di tristezza. C’è niente che potrei fare per allieviare le tue pene? >> le chiese. E per quanto Galadriel fosse toccata dalla sua preoccupazione, non potè fare altro che scuotere la testa.
<< Niente che non abbia già tentato >> ammise, sconfortata << Avevi bisogno di qualcosa? >>
<< Un Elfo non può semplicemente cercare la compagnia di un’amica? >> ribattè l’altro, recuperando il suo sorrisetto.
La Dama gli lanciò un’occhiata impassibile.
<< Elrond… >>
Forse intuendo la futilità del suo “inganno”, l’Elfo sospirò stancamente.
<< L’Alto Re ha richiesto la tua presenza alla Sala del Consiglio, assieme a quella delle cariche più alte del Regno. Sembrava piuttosto… turbato, oserei dire. >>
Galadriel inarcò un sopracciglio e chiese: << Per qualche ragione in particolare, al di là dei cadaveri che si accumulano ogni giorno? >>
<< Non mi è dato sapere >> disse l’altro, scuotendo la testa << Ma sembrava molto insistente sulla tua partecipazione a questa riunione. Più del solito. >>
La Dama assottigliò lo sguardo.
Dopo il suo ritorno indesiderato da Valinor – e il conseguente rifiuto di accettare una ricompensa per cui molti Elfi avrebbero tranquillamente sacrificato un arto o due – Gil Galad aveva cominciato a scrutarla come un lupo che osserva una creatura potenzialmente pericolosa in compagnia dei suoi cuccioli, quasi la Nolde fosse pronta a sbranarli al minimo segno di provocazione. Eppure, malgrado la tensione crescente tra i due, la guerra aveva reso necessaria una collaborazione duratura.
Aveva forse fatto qualcosa per suscitare l’ira del sovrano? Oppure, la sua convocazione improvvisa era legata a qualcosa di natura militare?
Qualunque fosse la ragione, di certo non poteva negare l’ennesimo ordine dell’Alto Re in persona… non se voleva salvaguardare quella poca fiducia rimasta.
<< Allora non dobbiamo farlo attendere. >>

                                                                                                       * * *

Quando lei ed Elrond giunsero nella Sala del Consiglio, tutte le principali cariche del Lindon si erano già raccolti attorno al tavolo in legno di quercia situato al centro della stanza, alla cui estremità opposta spiccava la figura ricoperta di abiti dorati di Gil-Galad, sovrano degli Elfi della Terra di Mezzo… e del Lindon nel suo insieme.
Galadriel si sorprese dello scorgere suo marito Celeborn in mezzo al gruppo, specie perché sarebbe dovuto essere ancora di stanza nella prima linea del conflitto. Provò invece tristezza all’ormai familiare assenza di Mastro Celebrimbor, morto durante la distruzione dell’Eregiorn mentre combatteva contro Sauron in persona.
Quando gli occhi scuri dell’Alto Re incontrarono i suoi, la Dama procedette ad inchinarsi come da tradizione.
<< Alto Re. >>
<< Comandante delle Armate del Nord >> la salutò Gil-Galad, con voce calma e solenne << Mi solleva vederti incolume dopo quello che è successo nei confini del Lindon. Le notizie che giungono dal fronte sono sempre più funeste. >>
<< Così come la capacità del Nemico di contrastare le nostre difese >> ribattè Galadriel, freddamente << Ma noi resistiamo… e continueremo a farlo. >>
Il sovrano annuì soddisfatto.
<< Com’è vostro dovere >> disse, per poi indicare un seggio libero accanto a Celeborn << Prego, prendi pure posto. >>
L’Elfa non perse tempo e si accostò al marito, che le rivolse un sorriso amorevole. Ma per quanto la sua presenza fosse una sorpresa gradita, costituiva anche un’incognita bizzarra e potenzialmente perigliosa.
<< Cosa ci fai qui? >> gli sussurrò, cercando di essere più discreta possibile << Non dovresti essere al fronte? >>
<< Sono stato richiamato dall’Alto Re in persona >> fu la risposta altrettanto silenziosa del marito << A quanto pare, la materia di cui discuteremo oggi mi riguarda personalmente. Non so altro. >>
Gil-Galad compì un paio di colpi di tosse, richiamando la loro attenzione. E una volta assicurato che tutti stessero ascoltando, fece cenno ad una delle guardie di passargli un rotolo.
<< Ieri sera abbiamo ricevuto un messaggio dal nostro nemico >> disse, mentre lo mostrava al resto del Consiglio << Sauron ha proposto un negoziato per discutere sulla potenziale cessazione della guerra. >>
A quella dichiarazione, Galadriel non riuscì a frenare l’espressione scioccata che andò a dipingersi sul suo viso, presto imitata dagli altri Elfi presenti. Pochi secondi dopo, il tavolo scoppiò in un chiacchiericcio sommesso. 
<< Sicuramente una trappola >> sbottò la Nolde, le mani strette in pugni serrati << Sauron non conosce alcuna moderazione, se non quella che usa per i suoi infidi inganni. Perché mai dovrebbe discutere di pace, quando è stato proprio lui a cominciare questa guerra? >>
Lo sguardo che Gil-Galad le rivolse fu sorprendentemente esitante… quasi avesse il timore di risponderle.
<< Perché sembra che i suoi obbiettivi siano mutati al di là della conquista del Lindon >> disse, mentre le porgeva il messaggio.
Confusa – ma equamente curiosa – Galadriel cominciò a leggere la pergamena. Arrivata quasi alla fine dello scritto, il suo volto divenne più pallido delle lenzuola in cui aveva passato la notte, tanto da preoccupare il resto del Consiglio.
Lentamente, tornò a guardare Gil-Galad.
<< È uno scherzo? >> sussurrò, la gola improvvisamente secca.
Il sovrano degli Eldar scosse tristemente la testa.
<< Se così fosse, vi assicuro che non avrei organizzato questo incontro con così poco preavviso >> disse, sembrando più stanco di quanto Galadriel lo avesse mai visto << Sauron ha chiesto la tua mano in matrimonio, Comandante Galadriel… in cambio della cessazione delle sue ostilità nei confronti degli Elfi. >>
Il silenzio che avvolse la sala del Consiglio fu così fitto da poter essere tagliato con un metaforico coltello. Questo, almeno, fino a quando Celeborn non si alzò di scatto dal suo seggio, facendolo cadere a terra con un tonfo.
<< Questo è assurdo! >> sbottò, mentre sbatteva un pugno sulla superficie del tavolo << è un oltraggio! Come osa quel vile serpente avallare una simile proposta? >>
L’indignazione era chiara anche sui volti degli altri Eldar… ad eccezione di due individui: Elrond, i cui occhi pieni preoccupazione erano solo per la sua vecchia amica… e la stessa Galadriel, il cui sguardo si era fatto improvvisamente spento, quasi stesse fissando un punto invisibile e indefinito al di là delle mura della stanza.
<< Comprendo il tuo turbamento, Lord Celeborn… >> disse Gil-Galad, senza perdere il suo tono calmo e misurato << ma vorrei consigliarti caldamente di controllare il tuo tono. >>
L’Elfo trasalì e, rendendosi conto del proprio errore, offrì al sovrano un rapido inchino con la testa.
<< Perdonami, Alto Re. Non intendevo mancarvi di rispetto >> disse, mentre prendeva un paio di respiri calmanti << Cionondimeno, spero che abbiate negato all’istante le richieste dell’Oscuro Signore. >>
<< In verità, non l’ho fatto >> rispose Gil-Galad, e allora il chiacchiericcio attorno al tavolo divenne ancora più forte. L’espressione di Celeborn, nel frattempo, si contorse da sorpresa a furiosa nella frazione di pochi istanti.
<< Mio signore… >>
<< Sarebbe sciocco non prendere in considerazione una simile offerta >> spiegò l’Alto Re, impassibile << Specie dopo che la guerra ha richiesto un tributo di sangue così alto da parte del nostro popolo. >>
<< State parlando di offrire mia moglie al più grande nemico della nostra Era! >> sbraitò il Sindarin << Di offrirgli uno dei nostri Comandanti più rinomati, come fosse una specie di cortigiana! Come potente anche solo considerare una proposta tanto infima… >>
<< Celeborn >> disse improvvisamente Galadriel, mentre gli afferrava una mano << Adesso basta. >>
Lo sguardo dell’Elfo scattò verso di lei.
<< Ma Galadriel… >>
<< Siediti >> ordinò la Dama, freddamente.
Celeborn aprì la bocca per controbattere… ma la richiuse quasi subito, come pietrificato dallo sguardo della moglie.
Senza dire altro, tornò lentamente a sedersi, pur senza nascondere la propria rabbia. Nel mentre, Galadriel si rivolse all’Alto Re.
<< Sauron ha richiesto qualcos’altro? >> chiese, mentre cercava di frenare il battito impazzito del proprio cuore << Magari i nostri anelli? >>
<< No, curiosamente il messaggio non li cita nemmeno >> fu la pronta risposta Gil-Galad << E conoscendo il nostro nemico, dubito che sia stato tanto sbadato da non includerli per mera dimenticanza. Sembra sia disposto a rinunciare a loro in cambio della tua mano. >>
<< Ma perché? >> chiese Cìrdan, Maestro D’Ascia della Corte << Cosa mai potrebbe avere il Comandante Galadriel di tanto prezioso da spingerlo ad una mossa così controproducente per i suoi obbiettivi? >>
Lo sguardo della Dama incontrò brevemente quello di Gil-Galad, e tra loro passò una comprensione silenziosa.
Ormai da tempo, ella aveva rivelato al sovrano e ad Elrond gli eventi che l’avevano condotta sulle sponde di Numenor, fino alle ormai desolate Terre del Sud… nonché l’alleanza inconsapevole che aveva stretto con il loro odiato nemico, e la proposta che aveva rifiutato alla scoperta delle sue vere intenzioni.
Naturalmente, dopo la furia iniziale, Gil-Galad aveva dato ordine di non rivelare tali informazioni al resto del popolo, così da evitare potenziali rivolte interne o tentativi di assassinio. E per quanto avrebbe voluto esiliare la Nolde, egli sapeva anche che il suo aiuto sarebbe stato fondamentale per contrastare l’oscurità crescente.
E così, i tre avevano mantenuto il segreto fino ad ora… quindi, come rispondere ad una simile domanda, senza destare sospetti o quesiti ancora più pericolosi?
<< È una beffa >> disse all’improvviso Elrond, attirando l’attenzione del Consiglio << Una provocazione crudele. Non è stato forse Fëanor in persona a realizzare i Silmaril per onorare la bellezza del Comandante? Gli stessi Silmaril che, vorrei rammentarvi, hanno attirato le brame di Morgoth. È così assurdo pensare che il suo servo più fedele stia solo seguendo le orme del suo vecchio padrone? Io dico di no. >>
<< Una teoria plausibile >> disse Gil-Galad, e Galadriel fu internamente grata alla rapidità di pensiero dell’amico.
Fu allora che la sua mente tornò alla proposta dell’Oscuro Signore.
Poteva davvero farlo? Fermare questo spargimento di sangue apparentemente infinito, il dolore e la morte del suo popolo… semplicemente accettando una proposta di matrimonio?
Sauron avrebbe davvero cessato i suoi attacchi pur di cimentare l’alleanza che aveva rifiutato su quella zattera? Doveva essere una trappola… oppure no?
In fondo, si trattava pur sempre di un essere a cui piaceva tiranneggiare su chiunque gli negasse ciò che voleva. E la sua meschinità non conosceva alcun limite.
Contò mentalmente a ritroso e prese un respiro profondo.
<< Se dovessi accettare… >>
<< Galadriel! >> sbottò Celebron, fissandola sorpreso.
<< SE dovessi accettare… >> disse lei, lanciandogli un’occhiata d’ammonimento << Quali assicurazioni avremo che Sauron non muoverà guerra contro il Lindon. >>
Gil-Galad rimase inizialmente in silenzio.
<< Nessuna, a parte la promessa che non rispetterai gli accordi se dovesse farlo >> fu la sua placida risposta << Tuttavia, vista la nostra situazione… dubito che potremmo richiedere qualcosa di più tangibile. >>
I suoi occhi spaziarono su tutto il Consiglio.
<< La situazione è disperata, amici miei. Solo ora siamo riusciti a guadagnare un minimo di terreno contro le forze di Sauron, ma sappiamo tutti che questo vantaggio non durerà a lungo. Stiamo combattendo contro un nemico molto più numeroso e preparato di noi, guidato da una mente spietata e implacabile. Non si fermerà fino a quando non avrà ottenuto quello che vuole… o avrà esalato il suo ultimo respiro, e al momento nessuno di noi ha i mezzi necessari per raggiungere un simile risultato. Sfortunatamente per il Comandante, questa è la prima soluzione praticabile da oltre due decenni e non possiamo far finta che non sia così. >>
Galadriel chiuse gli occhi, ben sapendo che la situazione descritta da Gil-Galad era tutt’altro che un esagerazione. Anzi, probabilmente era ancora peggio di come l’aveva descritta!
Gli Elfi della Terra di Mezzo rischiavano l’estinzione, e ora aveva finalmente la possibilità di evitarla. Di fronte ad una simile prospettiva, c’era solo una linea d’azione accettabile.
<< Allora lo farò >> disse, pronunciando quelle parole come fossero la condanna della propria esecuzione. E com’era prevedibile, la reazione del marito fu tutt’altro che tranquilla.
<< Galadriel! >>
<< Celeborn! >> ribattè lei, fissandolo ferocemente << Non abbiamo altra scelta! >>
L’Elfo scosse la testa.
<< Ce sempre una scelta! >> disse, mentre le afferrava saldamente le mani << Possiamo combattere! Possiamo resistere, come facemmo secoli orsono per contrastare le brame di Morgoth! >>
<< E così mi chiederesti di sacrificare altre vite elfiche, quando avrei potuto fare qualcosa per fermare questo massacro? >> sussurrò la Dama, guardandolo tristemente.
Gli occhi del Sindarin si tinsero di sgomento e paura misti assieme.
<< No, certo che no… >>
<< Allora fidati di me >> continuò la Nolde, duramente << Questa è la nostra possibilità di guadagnare tempo e recuperare le nostre forze. Sauron non offre alcuna garanzia per la salvezza del Lindon, quindi perché non dovrei fare altrettanto? >>
Allungò una pallida mano e la posò sulla guancia del marito.
<< Darò al Lindon la possibilità di organizzare un contrattacco, dovessero volerci anche secoli. E solo allora, quando sarò sicura delle nostre possibilità di vittoria… tornerò da te. >>
Celeborn chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle dita della compagna, quasi avesse il terrore di vederla scomparire se si fosse allontanato.
<< Per favore >> sussurrò, incapace di trattenere un singhiozzo << Non posso perderti di nuovo. >>
L’espressione di Galadriel si addolcì.
<< Non lo farai >> disse, mentre lo avvolgeva in un abbraccio confortante << I miei pensieri saranno sempre con te, anche alla presenza di quella vile creatura. >>
Ed era l’unica rassicurazione che poteva offrirgli… e l’unica che poteva concedere a se stessa.
Celeborn annuì sconfitto e si tirò indietro, riempiendole il cuore di tristezza. Era come se lo stesse perdendo di nuovo… ma questa volta, le sarebbe stato ancora più difficile ritrovarlo.
<< Galadriel >> disse Elrond, mentre le posava una mano sulla spalla << Ne sei davvero sicura? >>
La Dama intrecciò le dita con le sue, offrendogli un triste sorriso. Infine, annuì decisa, per poi tornare a scrutare negli occhi freddi e analitici di Gil-Galad.
<< Allora è deciso >> disse l’Alto Re, la cui voce non le era mai sembrata così sconfitta e rassegnata << Manderò uno dei nostri messaggeri per organizzare un incontro. >>
E con quelle parole, il destino di Galadriel era ormai nelle mani dell’Uno.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Il Nemico ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Buona lettura.





Capitolo 2 – Il Nemico


Nel corso dei giorni successivi, il cielo si trasformò pian piano in una distesa grigio cenere, quasi volesse rispecchiare la tempesta che infuriava nell’animo di Galadriel.
Con l’esile corpo ben protetto dalla sua fidata armatura d’argento, la Dama Nolde stava ritta in piedi al centro della piccola piazzola che precedeva i giardini del Lindon, sotto lo sguardo vigile della sua giumenta e di centinaia di Arcieri disposti lungo le mura della città.
Il restanti membri del Consiglio – assieme all’immancabile figura di suo marito – avevano creato un semicerchio attorno a lei, come se volessero impedirle di scappare.
“Non essere sciocca” si rimproverò mentalmente “è consuetudine di ogni Regno accogliere un sovrano con il dovuto rispetto… anche se si tratta del nostro più odiato Nemico.”
<< Stai bene? >> le chiese Elrond, affiancandosi a lei.
Quando si voltò a guardarlo, l’elfo sospirò tristemente.
<< Perdona la mia stoltezza >> disse, scrutandola con occhi pieni di compassione << Ovviamente non stai bene. >>
<< Ho affrontato di peggio. >>
<< Questa è una bugia, e lo sai anche tu >> ribattè l’amico, posandole una mano confortante sulla spalla.
Galadriel chiuse gli occhi e intrecciò le dita con le sue, assaporando quello che probabilmente sarebbe stato l’ultimo contatto tra loro per molto tempo.
<< È l’unica verità che posso permettermi >> sussurrò, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scivolarle dagli occhi.
Fu allora che gli arcieri sulle torri puntarono i loro archi in direzione della foresta. Al contempo, una cupa ombra sembrò calare su tutto il giardino… come se qualcuno vi avesse posato sopra un gigantesco velo del colore della notte.
Galadriel rabbrividì, intuendo chi fosse il responsabile di un simile fenomeno. Qualcuno la cui malvagità era tale da poter influenzare l’ambiente stesso con il proprio fetore.
<< Sta arrivando >> disse, sollevando la testa << Posso sentirlo. >>
E a giudicare dalle espressione tese degli altri elfi, non era stata l’unica.
Sentì uno strano ronzio sulla pelle e, abbassando lo sguardo, scoprì che si trattava di Nenya. Il bagliore che circondava l’anello era diventato più intenso, come se stesse reagendo all’oscurità di cui l’aria era pregna.
Galadriel chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quella luce, mentre la sua mente tornava al giorno in cui si era deciso il suo destino…

 

<< Rimane un’ultima questione da affrontare >> disse Gil-Galad, gli occhi fissi sulle mani di Galadriel << Il successore di Nenya. >>
Alle parole dell’Alto Re, la Dama Nolde si sentì mancare il respiro e strinse inconsciamente le dita attorno all’artefatto.
<< Volete lasciarla senza difese? >> chiese Celeborn, guardando il sovrano come se si fosse appena tramutato in un orco << Questo anello è l’unica cosa che potrebbe garantire la sua sopravvivenza contro Sauron. >>
<< Precisamente >> ribattè Gil-Galad, impassibile << è un’arma di enorme potere, e l’ultima cosa che voglio è che finisca nelle mani del nostro nemico… non dopo che abbiamo perso così tante vite per proteggerla. >>
<< Anche se Sauron riuscisse a metterci le mani sopra… >> si intromise Elrond, con voce paziente << l’anello ormai è legato a Galadriel in modi che non possono essere replicati. Senza gli altri due, Sauron non saprebbe come usarli. >>
Gil-Galad lo guardò duramente. << Sottovaluti l’Oscuro Signore se credi che non troverà un modo per arginare questo impedimento… >>
<< L’anello resterà con me >> sbottò Galadriel, prima di riuscire a fermarsi.
Anni prima, non avrebbe avuto alcun problema ad allontanarsi dal manufatto… ma ora, dopo tutti gli anni che lei e Nenya avevano condiviso assieme? Non poteva, in buona coscienza, separarsi da quella che era diventata una parte fondamentale del suo stesso essere. La sua luce era legata a quella dell’anello… ed era l’unica cosa che poteva darle un vantaggio contro l’odiato Nemico. Forse la sua unica possibilità di ucciderlo nel suo Regno!
Gli occhi scuri di Gil-Galad si posarono su di lei.
<< Dimentichi ancora una volta il tuo posto, Comandante… >>
<< Con tutto il rispetto che ti è dovuto, Alto Re… >> lo interruppe la Dama, duramente << Sarò io a sacrificare la mia sicurezza per il benessere del nostro popolo. Ho acconsentito a diventare la vittima sacrificale, ma non mi inoltrerò nella tana del lupo senza una spada capace di tenerlo a bada. >>
Il sovrano assottigliò le labbra, visibilmente scontento dalla sua decisione. Tuttavia, c’era ben poco che potesse fare, date le circostanze.
<< Così sia. >>

 

Un scalpitare di zoccoli la riportò alla realtà.
Sollevando la testa, si ritrovò a fissare nelle orbite infuocate di un imponente destriero, il più nero che i suoi occhi millenari avessero mai visto, quasi fosse un’immagine contorta e speculare della sua giumenta.
E a cavallo di quell’orripilante bestia… un uomo ricoperta da un’armatura color pece. O almeno così sembrava, poiché Galadriel poteva scorgere al di là della maschera di carne che il Maia si era fabbricato. Aveva passato gli ultimi anni ad affinare le proprie capacità per riuscirci, affinchè lui non potesse più ingannarla come allora.
Quando il cavallo si fermò davanti al gruppo di Elfi, ecco che l’oscura figura si tolse l’elmo puntellato di corna, rivelando un volto che per poco non la fece sussultare.
Un viso giovane e bello, in grado di irretire donne e uomini in egual misura; capelli rossastri che ora gli cadevano fin sopra le spalle; occhi scuri e antichi quanto il tempo stesso… e un sorrisetto apparentemente intramontabile, lo stesso che l’aveva accolta più volte nelle celle di Numenor.
“Halbrand” le sussurrò un pensiero traditore, poiché quello era il volto del suo vecchio amico. Qualcuno di cui si era fidata ciecamente, con cui aveva combattuto fianco a fianco… prima di scoprire la terribile verità celata al di là di quelle sembianze mortali. Poiché costui… non era altri che il Signore Oscuro di Mordor in persona, Sauron.
<< Mi sento davvero onorato >> disse il maligno, con la stessa voce che l’aveva accolta su quella zattera << L’intero Consiglio degli Eldar… riunito solo per me. Sono sopraffatto dalle stelle. >>
Galadriel dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per nascondere qualsiasi emozione.
Rabbia, poiché questo era il nemico che aveva ucciso suo fratello e causato la distruzione di Eregiorn… e felicità - per quanto la sola idea la disgustasse - perché insieme avevano condiviso più di quanto avesse mai fatto con un qualsiasi altro membro della propria razza, suo marito compreso.
Sauron scese da cavallo e sollevò ambe le mani in modo conciliante.
<< Vengo in pace. Sarei qui da solo, se così non fosse? >>
I suoi occhi incontrarono quelli di Galadriel… e lì vi rimasero bloccati, come una falena attirata dalla fiamma. La Dama si aggrappò ancora più forte alla luce di Nenya, cercando di ignorare il battito impazzito del proprio cuore.
Sauron, al contrario, camminò fino a lei con passo disinvolto, come se non fossero mai stati nemici.
<< Mia signora >> la salutò, offrendole una piccola reverenza << è un piacere poter ammirare la tua bellezza ancora una volta. >>
<< Temo di non poter dire lo stesso, Servo di Morgoth >> fu la fredda risposta della Nolde. Ma anziché mostrarsi offeso o irritato dalle sue parole, il Maia sembrò trovarle divertenti.
<< Vedo che la tua lingua è tagliente come sempre. Forte come un ronzino che si ribella al morso >> disse, e subito le guance di Galadriel si tinsero per la rabbia a mala pena contenuta. A quanto pare, non aveva perso la brutta abitudine di paragonarla ad un cavallo.
<< Non siamo qui per perderci in chiacchiere e frivolezze, ma per negoziare una tregua tra i nostri regni >> si intromise Gil Galad, attirando lo sguardo del Nemico.
<< Naturalmente, Alto Re >> disse questi, senza mai perdere quel suo tono al limite tra il cortese e il beffardo << Non intendevo offendervi. Stavo solo recuperando il tempo perduto con la mia futura regina. >>
Galadriel fece un passo avanti.
<< Che non diventerà tale fino a quando non mi avrai assicurato, con parole tue, che gli elfi rimarranno al sicuro fino a quando resterò con te >> disse, duramente.
Sauron ridacchiò. << Non ho mai detto che gli elfi sarebbero stati esenti da pericoli… Ma sì, hai la mia parola che non subiranno alcun danno da parte mia o dal mio regno. >>
La Dama Nolde fece un ulteriore passo avanti e assottigliò lo sguardo.
<< E quanto peso potrebbe mai avere la parola di un ingannatore? >> domandò con un sussurro. A quella distanza, poteva sentire l’odore di fumo e pietra vulcanica di cui era pregno, il puzzo della sua malvagità… ma scelse di non allontanarsi, e incontrò lo sguardo del Nemico senza vacillare.
<< Lo stesso di vent’anni fa, quando mi hai affidato la tua vita >> disse questi, dopo qualche attimo di silenzio.
Galadriel trattenne un sussultò. Ancora una volta, la sua mente tornò al giorno del loro primo incontro… e in particolare, al momento in cui il Maia con le sembianze di un uomo mortale si era gettato nelle acque tempestose dell’Oceano per salvarla da morte certa, quando avrebbe potuto tranquillamente liberarsi di un potenziale nemico.
Scosse la testa per allontanare un simile pensiero. Alla fine, le azioni di Sauron lo avevano condotto esattamente doveva aveva sempre voluto. Le sue scelte non erano mai state disinteressate, solo un elaborato inganno per raggiungere i propri obbiettivi. Tuttavia... non poteva fare altro che fidarsi della sua parola, almeno per il momento.
<< Allora verrò con te… e diventerò la tua regina >> disse, senza mostrare segni di paura o esitazione << Dammi solo il tempo di salutare i miei cari. >>
<< Naturalmente >> le sorrise, mellifluo << Non sono mica un mostro. >>
Galadriel si morse la lingua per trattenere una replica tagliente. Come osava comportarsi in maniera così disinvolta, dopo tutto quello che le aveva fatto?
Per un attimo fu assai tentata di schiaffeggiarlo, anche solo per godersi la sua espressione furiosa… ma scelse di allontanarsi, poiché non poteva rischiare la sua ira alla presenza di così tanti elfi. Per quanto fossero pronti al combattimento, sapeva anche che un Maia nel pieno delle forze sarebbe stato un avversario troppo difficile da sconfiggere senza subire perdite ingenti.
Cautamente, si avvicinò ad Elrond e gli posò una mano sulla guancia.
<< Sei stato un buon amico. >>
<< E continuerò ad esserlo, anche dopo che ogni stella avrà perso la sua luce >> disse l’Elfo, posandogli un bacio sulle nocche.
Galadriel sorrise tristemente e si rivolse al marito.
<< Celeborn… >>
Prima che potesse terminare la frase, sentì le labbra del Sindarin posarsi sulle proprie.
Percepì l’oscurità agitarsi alle sue spalle, come se fosse furiosa. Non aveva bisogno di voltarsi per sapere che Sauron era rimasto tutt’altro che soddisfatto da una simile manifestazione d’affetto.
Un pensiero vendicativo s’inoltrò nella sua mente, e così chiuse gli occhi e approfondì quel bacio, godendosi la sensazione di vittoria.
Poi, tutto cesso.
Celeborn si tirò indietro e il suo respiro indugiò sulla fronte della Dama.
<< Sii forte, amore mio >> le sussurrò, stringendole le mani come un bambino bisognoso.
Galadriel gli sorrise dolcemente. << Nemmeno il martello di Morgoth in persona riuscirà a piegarmi. >>
Ma in tutta onestà, non era sicura di poter mantenere una simile promessa.
<< Per quanto trovi questo teatrino adorabile… >> giunse una voce sgradevole alle sue spalle << Temo che abbiamo una tabella di marcia da rispettare. >>
Gli sguardi sprezzanti degli Eldar scattarono all’unisono verso il Maia.
Celeborn si fece avanti, una mano saldamente tenuta attorno all’elsa della propria spada.
<< Se oserete farle del male… >>
<< Che cosa farai, piccolo elfo? >> lo interruppe Sauron, i cui occhi avevano assunto un luccichio inquietante << Mi darai la caccia? Oppure organizzerai un assalto alle terre di Mordor, armato solo di buona volontà e di quei poveri sciocchi disposti a seguirti? >>
Galadriel sentì il cuore mancarle un battito, mentre l’aria del giardino si faceva sempre più pesante. La maschera si stava pian piano sgretolando, rivelando il Male sottostante… il vortice al centro della tempesta, indomito e pericoloso, ben lontano dall’aspetto apparentemente innocuo di un essere umano.
Sauron sorrise all’espressione cauta di Celebrimbor e si chinò verso di lui.
<< Cosa mai potresti farmi tu, quando coloro che hanno passato secoli a contrastarmi hanno fallito miseramente? >>
<< Halbrand! >> gli urlò Galadriel, prima di riuscire a fermarsi.
Il viso del Maia scattò verso di lei, mostrando una certa sorpresa. La Dama imprecò mentalmente e prese un lungo respiro.
<< Sauron… >> disse, cercando di rimanere composta << Andiamo via. >>
L’Oscuro Signore rimase a soppesarla per quasi un minuto buono, poi le allungò una mano corazzata.
<< Come la mia regina comanda >> disse, in attesa che lei la prendesse.
Galadirel prese un respiro profondo e intrecciò le dita con le sue. E nell’istante in cui si toccarono, percepì un’ondata di energia attraversarla da capo a piedi, facendola rabbrividire.
L’ultima volta che aveva sentito qualcosa del genere… era stato su quella zattera, all’interno della mente del Nemico. Ed era stato magnifico.
Sauron ghignò soddisfatto e lanciò un ultima occhiata ai suoi dintorni.
<< Bel posto >> disse, rivolgendosi a Gil Galad << Dovreste trasformarlo in un luogo di villeggiatura. I viaggiatori ne sarebbero estasiati. >>
E, detto questo, salì il groppa al suo nero destriero, mentre Galadriel faceva lo stesso con la sua cavalla.
Subito, i due cominciarono a galoppare verso i confini del Lindon.
La Dama non si voltò per controllare se Elrond e Celeborn la stessero ancora guardando. Non perché non volesse vederli un’ultima volta… semplicemente, era sicura che, se si fosse girata, avrebbe perso ogni volontà di proseguire.
E così rimase immobile, in silenzio, anche mentre Sauron si affiancava a lei.
<< Prima dicevo sul serio >> le sussurrò, quando ebbero superato i confini della città << è bello rivederti, Galadriel. >>
La Dama Nolde ignorò lo strano brivido d’anticipazione che seguì alle parole del Maia e lo guardò con la coda dell’occhio.
<< Dove siamo diretti? >> chiese, cercando di cambiare argomento.
Il volto di Halbrand le sorrise in un modo fin troppo consapevole.
<< Alla tua nuova casa, ovviamente. Sono sicuro che muori dalla voglia di vedere quanto sia cambiata. >>





Spero che questa prima apparizione di Sauron/Halbrand/Annatar ecc... vi sia piaciuta.
Per chi non lo sapesse, un Maia è un essere angelico dell'universo di Tolkien. Sauron era un Maia di Aule (uno dei Valar), e un tempo era chiamato Mairon l'ammirabile. 


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Mordor ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguro una buona lettura.



Capitolo 4 - Mordor



Per sei giorni, Galadriel galoppò in assoluto silenzio, cercando di ignorare il dolore che continuava a strisciare dentro di lei come un’infida serpe.
Naturalmente, furono molti i tentativi del suo avversario di conversare, ma tutti si rivelarono infruttuosi. Lei non gli avrebbe concesso neanche un’oncia della propria attenzione.
Poi, il settimo giorno, raggiunsero finalmente i confini delle Terre del Sud.
Gli occhi dell’Elfa si spalancarono subito sorpresi alla vista delle piane rigogliose che circondavano le piane desertiche di Mordor. Campi di grano, mulini a vento e orti di frutta fresca, uomini impegnati a coltivarli… era una panorama molto diverso rispetto a quello che si era immaginata durante la traversata.
Per molto tempo si era interrogata sul destino delle terre che il Signore Oscuro aveva conquistato dopo la presa di Mordor… ma niente al mondo avrebbe potuto prepararla per un regno che – in fin dei conti – non era poi così dissimile dai ricordi di una vita ormai passata, quando aveva visitato quei campi verde smeraldo alla ricerca del Nemico.
<< Bellissimo, non è vero? >> disse all’improvviso Sauron, distogliendola dal suo rimuginare.
<< Com’è possibile? >> gli domandò, non riconoscendo le strane forze dietro ad un simile miracolo.
L’Oscuro Signore le sorrise, apparentemente soddisfatto della sua reazione.
<< Il potere dell’industria. Le mie innovazioni hanno portato ad un considerevole aumento della produzione agricola >> spiegò con tono paziente e orgoglioso al tempo stesso << Queste terre non sono mai state più fertili, malgrado siano così vicine a tanta oscurità. >>
<< Un grande esercito ha bisogno di molto cibo >> commentò Galadriel, assottigliando lo sguardo << Mi sono sempre chiesta come i vostri numeri fossero sempre così alti, malgrado nelle terre di Mordon non possa crescere altro che muffa. >>
<< Un grande merito va dato anche agli Orchi. A discapito della loro pessima reputazione, sono dei lavoratori instancabili. >>  
Con un gesto della mano corazzata, il Maia indicò le colline più fiorenti e aggiunse: << Laddove altri vedono desolazione e cause perse, io solo riesco a scorgere opportunità e potenziale. Qualcosa di cui la Terra di Mezzo potrebbe senz’altro beneficiare. >>
Lo sguardo di Galadriel si oscurò, guizzando occasionalmente verso i coltivatori. Tutti loro si erano inchinati al loro passaggio, sorpresi e timorosi in egual misura.  
<< Eppure hai scelto di barattare le tue cosiddette “innovazioni” per la brama di potere >> ribattè freddamente <<  Dimmi, cos’è successo agli abitanti di queste terre? Lasciami indovinare: hai offerto loro la possibilità di sottomettersi alla tua causa… o morire sotto le frecce dei tuoi orchi. >>
La risposta di Sauron fu rapida e inflessibile, quasi fosse stata preparata in anticipo.
<< Ora fanno parte del mio regno e sono felici di servire >> disse, come se stesse semplicemente discutendo del tempo. E di fronte ad un simile disinteresse, Galadriel non riuscì a trattenere un commento rabbioso.
<< Credi davvero che sia così? >>
<< Naturalmente >> ribattè l’altro, senza mai perdere quel suo sorrisetto irritante << Dopotutto, erano secoli che aspettavano un sovrano disposto a guidarli. Gli uomini credono di volere la libertà, ma in cuor loro bramano l’idea di qualcuno che gli dica cosa fare. >>
Si voltò verso di lei. << E tu, Galadriel, sei stata così gentile da indirizzarli verso di me. A proposito, non ho mai avuto la possibilità di ringraziarti. >>
Quell’affermazione, se possibile, fu più dolorosa di qualsiasi ferita avesse mai subito nella sua vita millenaria. Perché come poteva negare le affermazioni del Maia?
Erano state le sue scelte a condurlo verso gli abitanti di queste terre, e le sue azioni gli avevano permesso di insinuarsi nei loro cuori come un’infida malattia. Per certi versi, li aveva condannati a causa della sua sete di vendetta, come aveva fatto con tutti coloro che erano morti dal giorno in cui aveva rifiutato la proposta di Sauron. Il loro sangue era sulle sue mani.
<< Perché io? >> sussurrò, più stanca di quanto avrebbe voluto << Perché rinunciare alla tua conquista quando avevi il vantaggio? Cosa speri di ottenere con questa farsa? >>
Sauron le lanciò un’occhiata laterale.
<< Hai forse dimenticato la nostra conversazione su quella zattera? >> domandò sardonico << I miei obbiettivi non sono mai cambiati da allora, Galadriel. Ho solo deciso di… ampliarli, tutto qui. Ma tu ne hai sempre fatto parte. >>
Il suo sorriso divenne ancora più affilato.
<< Sono sempre stato un individuo difficile da accontentare. E certamente non mi sono mai tirato indietro di fronte ad una bella sfida. >>
Ancora una volta, la Nolde dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per frenare il battito impazzito del proprio cuore.
Si trattava davvero di qualcosa di così semplice? Tutte queste morti, tutto il dolore che aveva provocato negli ultimi vent’anni… erano stati solo un modo per metterla con le spalle al muro e costringerla in questa farsa di un matrimonio? La meschinità di questa creatura non conosceva davvero alcun limite?!
<< Credi davvero che un’unione forzata tra noi mi porterà ad amarti? >> sputò, nel tentativo di riprendere il controllo della situazione. Ma anziché mostrare rabbia, l’Oscuro Signore si limitò a roteare gli occhi.
<< Amore >> sbuffò, come se la sole parola fosse una specie di offesa personale << Una parola dal significato effimero e insidioso. Non prendiamoci in giro, Galadriel, non siamo mortali. Abbiamo visto e sperimentato troppo per lasciarci ingannare da simili concetti. >>
I suoi occhi castani incontrarono quelli azzurri di Galadriel e il cuore della Dama sussultò.
L’ultima volta in cui l’aveva guardata in quel modo… era stato vent’anni fa, proprio durante la proposta più allettante della sua vita. Una che per molto tempo aveva accompagnato i suoi incubi più oscuri.  
<< Ciò che voglio… >> riprese l’Oscuro Signore << è un alleato degno del mio rispetto. Qualcuno che mi rammenti per cosa sto combattendo… >>
<< Allora avresti dovuto scegliere uno dei tuoi seguaci >> lo interruppe Galadriel, distogliendo velocemente lo sguardo.
Sauron sembrò deluso dalle sue parole, il che la fece esultare internamente.
<< Con il tempo vedrai la verità >> disse il Maia, mentre incitava il destriero ad accelerare il passo << E io ho tutto il tempo del mondo a mia disposizione. >>
Ma sfortunatamente per lui, era un qualcosa che potevano vantare entrambi. E Galadriel non aveva alcuna fretta di acconsentire ai desideri maligni del Nemico.
Con quel pensiero in mente, tornò a fissare il panorama dritto di fronte a sé… e allora la vide: una torre tanto alta da superare le montagne, nera come la notte eterna alla fine del Vuoto. Oscura e crudele era la magia con cui era stata edificata, non dissimile dall’incanto di cui era pregna la fortezza di Dol Guldur.
Irta di spigoli e decorazioni architettoniche ripugnanti, sembrava quasi non avere peso. Era certamente un’impresa magnifica, eppure terrificante.
<< Benvenuta a Barad-dûr >> disse Sauron, e a quelle parole seguì un fremito che la scosse da capo a piedi, quasi fosse stata colpita da una forza oscura e invisibile.
Insieme, i due antichi esseri galopparono per un’altra mezz’ora, superando un’arida gola e raggiungendo la struttura, ove un gruppo di Orchi li attendeva ai piedi di ampie scale in marmo nero.
<< Ben tornato, Mio Signore >> disse una delle orride creature, per poi rivolgersi a lei << Mia Signora. >>
Galadriel dovette trattenere una smorfia di disgusto.
L’idea che gli Orchi la considerassero la loro regina era già inquietante di per sé… ma la reverenza che le stavano mostrando? Era a dir poco terrificante.
Scese da cavallo, seguita rapidamente da Sauron.  
<< Occupatevi della sua giumenta >> ordinò l’Oscuro Signore, e subito l’Orco si fece avanti per afferrare le redini dell’animale. Ma prima che potesse anche solo sfiorarle, ecco che si ritrovò una spada d’argento puntata alla gola.
L’essere deglutì spaventato e incontrò gli occhi glaciali della Dama.
<< Se provate a torcerle anche solo un ciuffo di pelliccia, mi assicurerò che la vostra morta sia la più dolorosa possibile >> sussurrò l’Elfa.
La creatura scosse rapidamente la testa.
<< Non le verrà fatto alcun male, mia signora >> si affretto a rassicurarla << La ritroverete in forze e pronta per essere cavalcata. >>
Galadriel mantenne la posizione per quasi un minuto buono, godendosi la paura che sentiva dall’Orco. Forse anche troppo, perché con la coda dell’occhio vide Sauron che la scrutava in un modo stranamente affascinato.
<< Bene >> borbottò, mentre ritraeva la lama.
Cominciò a camminare verso l’entrata della fortezza, presto affiancata dall’Oscuro Signore.
<< Visto? >> le disse con quel suo tono irriverente << Stai già entrando nella parte. >>
Galadriel si trattenne dal muovergli violenza, lottando contro l'impulso di pugnalarlo alle spalle. 
Una volta superati i portoni, scoprì con suo estremo dispiacere che gli interni della torre non erano poi così dissimili dall’esterno, rispecchiando l’animo nero del loro padrone. In seguito, Sauron la condusse lungo un’alta scalinata, fino a delle porte color magenta.
<< Ho preparato questa stanza apposta per te >> disse, mentre le spalancava con un rapido gesto della mano.
Galadriel osservò rapidamente gli interni. La camera da letto era certamente spaziosa, con uno stile molto diverso rispetto al resto dell’edificio.
Mentre i corridoi e le sale della fortezza erano cupe e spigolose, questa stanza non era poi così diversa dalle camere a cui era abituata nel Lindon, riccamente decorata con mobili d’oro e motivi floreali. Perfino il letto era di un pallido immacolato, in netto contrasto con l’oscurità intrinseca di Barad-dûr. E pallido era anche un’enorme orco che spiccava vicino all’unica finestra, alto due metri e più muscoloso di qualsiasi Uruk su cui avesse mai posato gli occhi.
<< Ti piace? >> le chiese Sauron, affiancandosi a lei.
In tutta onestà, era più di quanto Galadriel si fosse aspettata, ma scelse di tenere quel pensiero per sé.
<< Servirà al suo scopo >> disse, per poi indicare l’Orco albino << E lui? >>
<< Oh, lui è Azog >> spiegò Sauron << Sarà la tua nuova guardia del corpo. >>
La creatura annuì con un grugnito, mentre lo sguardo della Dama scattava verso l’Oscuro Signore.
<< Non ho bisogno di una guardia del corpo! >>
<< Mi permetto di dissentire >> ribattè il Maia << Sei una bella Elfa circondata da migliaia di Orchi e Uomini dalle intenzioni poco raccomandabili. Non posso, in buona coscienza, lasciarti vagare in mezzo a queste terre senza un occhio vigile. >>
Galadriel strinse gli occhi. << O forse hai paura di cosa potrei fare se lasciata incustodita. >>
Il sorriso di Sauron divenne tutto denti.
<< Parole tue, non mie >> le disse con tono scherzoso. Fu una risposta apparentemente giocosa, ma la Dama non si lasciò ingannare. Ci aveva sicuramente azzeccato.
<< Sauron, se vogliamo che questa cosa funzioni, possiamo perlomeno essere onesti l’uno con l’altra… >>
<< Non devi chiamarmi così. >>
Galadriel si bloccò, sentendosi improvvisamente come un cervo al cospetto di un Mannaro.
Gli occhi di Sauron avevano recuperato quel bagliore giallastro, con pupille dai lineamenti serpentini. Fu solo per pochi secondi, ma il primo istinto della Dama fu quello di sollevare Nenya per difendersi da un attacco imminente.
Invece, il Maia scosse la testa e prese un respiro profondo.
<< Sauron è il nome che sussurrano miei nemici >> disse, il suo tono affabile già completamente recuperato << Credo che abbiamo ormai superato simili etichette. >>
“Non ci sperare, serpente” pensò la Dama.
<< E allora come dovrei chiamarti? >> gli chiese, le braccia incrociate davanti al petto.
Sauron inclinò leggermente la testa.
<< Sembra che tu sia particolarmente affezionata al nome della mia forma umana >> le offrì, e allora Galadriel sentì una stretta dolorosa attanagliargli il cuore.
<< Halbrand era il nome di un compagno d’arme >> sussurrò, cercando di trattenere le lacrime << Un uomo onorevole, qualcuno di cui mi fidavo. Qualcosa che tu non potrai più essere ai miei occhi. >>
<< Eppure, qualche giorno fa mi hai chiamato proprio con quel nome >> ribattè il Maligno, furbescamente.
La Nolde trasalì, sentendosi colta in fragrante.
<< Un errore che non intendo ripetere >> si affrettò a precisare, sperando che lasciasse cadere l’argomento.
Il Maia rimase in silenzio per un po’, scrutandola con gli occhi del suo vecchio amico per quello che le sembrò un tempo interminabile. Poi…
<< Mairon. >>
Galadriel inarcò un sopracciglio. << Cosa? >>
<< Chiamami Mairon >> disse l’Oscuro Signore << Quando ero ancora nella grazia di Illùvatar, ero conosciuto con quel nome. Sono in pochi a conoscerlo, ma in quanto mia moglie hai tutto il diritto di usarlo. >>
La Dama strinse le mani in un pugni serrati.
<< Ne sono onorata >> sputò sarcastica << Ma devo rammentarti che non sono ancora tua moglie. >>
A quelle parole, sul volto del Nemico andò a dipingersi un sorriso sornione.
<< Qualcosa a cui possiamo rimediare subito >> disse, mentre le offriva una mano << Il nostro popolo ci aspetta. >>
Galadriel per poco non perse l’equilibrio. Stava… davvero suggerendo ciò che lei pensava?
<< C-come? >> balbettò, sentendosi improvvisamente vulnerabile << Adesso? >>
<< Non c’è tempo come il presente. Inoltre, desidero vederti in questo vestito dal giorno in cui siamo partiti. >>
All’espressione confusa dell’Elfa, l’Oscuro Signore allungò una mano verso l’ombra più vicina… e ne estrasse un abito bianco come la neve stessa, tempestato di rifiniture azzurre e in argento.
Galadriel strabuzzò gli occhi. Perchè quello… era un abito da sposa tipico della tradizione elfica, nonché ennesima conferma delle reali intenzioni del suo nemico.
<< C’è qualche problema? >> le chiese Sauron, sembrando onestamente curioso.
La Dama deglutì a fatica.
<< Mi aspettavo che fosse nero >> ammise, con voce strozzata << O rosso. >>
L’Oscuro Signore ridacchiò.
<< Non mi sognerei mai di oscurare la tua luce >> disse, offrendole un elegante inchino << E poi il bianco ti sta bene. L’ho appurato di persona. >>
Galadriel cercò di trattenere un rossore imbarazzato e allungò cautamente una mano, afferrando l’abito dalle dita corazzate del nemico. Quando questi non si mosse, gli lanciò un’occhiataccia.
<< Ti dispiace? >> disse, indicando l’uscita della stanza.
Il ghignò che ricevette in risposta le fece tremare le ginocchia.
<< E se rispondessi di sì? >>
<< Esci >> ringhiò, illuminando il diamante di Nenya per accentuare l’implicita minaccia.
Sauron sollevò le mani nel segno universale della rase, pur senza mai perdere quel suo sorriso disarmante. Poi abbandonò la stanza, lasciandosi dietro un’Elfa assolutamente furiosa.
“È addirittura più irritante di quanto rammentassi” pensò lei, assai tentata di stracciare il vestito solo per fargli un dispetto. Ma se lo avesse fatto, probabilmente Sauron l’avrebbe semplicemente sostituito con qualcosa di molto più oscuro, e così si trattenne.
Invece, camminò fino allo specchio della camera e cominciò a vestirsi, sentendosi sempre più esausta con il passare dei minuti.

                                                                                                            * * *

Quando ebbe finito di prepararsi, Azog la condusse fino agli esterni della torre.
Nel momento in cui i suoi occhi si abituarono alla cenere vagante, ecco che di fronte a lei si palesò un orda di migliaia di Orchi, in mezzo a cui riusciva a intravedere anche degli umani. Sicuramente gli abitanti del Sud che Sauron aveva trasferito nelle lande di Mordor.
L’ Oscuro Signore si trovava al di là di quella folla, sopra di un nero altare… e vestito con un’armatura color pece non dissimile da quella che aveva visto in una certa visione. La stessa che le aveva mostrato su quella zattera in mezzo all’Oceano… una visione che ormai era sul punto di avversarsi.
Lentamente, si lasciò condurre da Azog fino all’altare, poi salì in gradini con passi altrettanto rigidi e si fermò proprio di fronte al Maia, che la osservava con quel suo sorriso intramontabile.
La Dama si sentì avvolgere da una sensazione nauseante e lanciò un’ultima occhiata ai suoi dintorni, chiedendosi brevemente quanti Orchi avrebbe potuto uccidere prima di essere sopraffatta.  
<< Mia regina >> disse Sauron, richiamando la sua attenzione << Con la benedizione di Illùvatar, e con i Valar come miei testimoni… >>
L’Elfa fece una smorfia  alla beffa implicita di una simile dichiarazione.
<< Prometto di onorarti e rispettarti fino a quando il nostro tempo su questa terra non avrà esalato il suo ultimo respiro. Cosa che potrebbe anche non accadere mai, vista la nostra natura. >>
E il solo pensiero che ciò accadesse davvero la riempiva di un angoscia senza fondo.
Sauron tirò fuori qualcosa da sotto la veste.
<< Non sono un esperto di matrimoni elfici, ma per rispetto delle vostre tradizioni ho realizzato due anelli d’argento >> disse, rivelando i due oggetti. E per quanto la Dama avrebbe voluto affermare il contrario… erano davvero stupendi, più di qualsiasi altro anello da matrimonio che avesse mai visto. E lei ne aveva visti parecchi, nel corso della sua lunga vita.
“Era un apprendista di Aule, dopotutto” pensò amaramente. E anziché fare buon uso degli insegnamenti del suo Maestro, aveva scelto di sfruttarli per il proprio tornaconto.
Represse un brivido quando le dita dell’Oscuro Signore s’intrecciarono con le sue.
<< Vuoi tu unirti a me, Galadriel dei Noldor… e diventare la Regina delle terre di Mordor? >> le chiese con lo stesso tono di voce che aveva usato molti anni orsono, dopo la battaglia contro Adar e le sue forze… quando entrambi avevano confessato sentimenti che per settimane avevano cercato di ignorare.
La Dama deglutì a fatica.
<< Lo voglio >> sussurrò, cimentando la sua scelta. Ora non poteva più tornare indietro.
<< Vuoi tu, Sa… Mairon dei Maiar… >> si affrettò a precisare << diventare il mio compagno di vita? >>
<< Lo voglio >> fu la risposta dell’Oscuro Signore, molto più rapida e convinta. Poi, allungò una mano e le afferrò delicatamente il mento.
<< Conosci l’ultima tappa del rituale, mia Elfa? >>
<< Io non sono tu-… >>
Le labbra del Maia furono sulle sue.
Il mondo divenne un turbinio di luce e colori. Galadriel sentì il cuore affondarle nel petto, e il suo primo istinto fu quello di cercare un’arma… ma le sue dita incontrarono solo la dura armatura del Nemico, colui che la stava baciando. E nel momento in cui l’Elfa si rese conto di non poterlo combattere, fu allora che uno strano calore cominciò a diffondersi dentro di lei.
Inconsciamente, chiuse gli occhi e lasciò che una mano callosa le scivolasse nei capelli dorati, facendola rabbrividire. 
Una lingua oscura e piacevole le si riversò nelle orecchie, riempiendole la mente di dolci promesse… tante promesse e dichiarazioni, del desiderio di compiacerla e servirla.  
Eppure non l’amava, lo aveva detto lui stesso. Era un mostro e non avrebbe mai potuto amare altra creatura se non se stesso. 
No, lui… la voleva, come una falena brama una fiamma. Come l’oscurità che desidera ingabbiare ogni luce. La vedeva come sua pari, un inebriante e imprevedibile miscuglio di pericolo e potenziale, inesorabilmente intrecciata al suo Male, qualcosa che non poteva respingere. 
In quel momento apparentemente infinito dell’eternità, le stava offrendo una completa accettazione… e una parte di lei era fortemente tentata di accettare quel mutuo accordo, mentre sfiorava le sue labbra ruvide e ne assaporava il sapore metallico.
Poi… tutto cessò. Sauron si allontanò di qualche centimetro, lasciandola debole e tramortita.
<< Sì che lo sei >> le sussurrò sulle labbra, facendola rabbrividire. Poi fece un passo indietro, visibilmente soddisfatto di se stesso. 
<< È fatta >> disse, mentre le metteva un braccio attorno alle spalle e salutava i sudditi raccolti con quello libero << Possano i Valar guidarci nel nostro cammino. Ora siamo una cosa sola, un'unica voce nella canzone del mondo. >>
E nell’istante in cui gli abitanti di Mordor cominciarono ad esultare… Galadriel capì che la sua prigionia era ufficialmente iniziata.

 


Ebbene sì, ora Sauron e Galadriel sono ufficialmente sposati.
E come potete vedere, le terre del Sud non se la passano poi così male sotto il dominio dell’Oscuro Signore. Le ragioni dietro a questo sono due:

- Sauron inizialmente voleva davvero guarire la Terra di Mezzo attraverso il suo dominio. Non è ancora lo spirito senza corpo, corrotto e vendicativo della Terza Era, dove ormai aveva perso ogni briciolo di pietà è decenza. Ma non commettete errori: si macchierebbe del sangue di milioni di innocenti pur di raggiungere i suoi obbiettivi.

- Per certi versi, Sauron ha sempre voluto realizzare un’utopia industriale, obbiettivo che condivideva anche con Saruman. Ha quindi senso che fosse altrettanto abile nella creazione di metodi e macchinari atti al solo scopo di aumentare la produzione di materie prime. Dopotutto, si è più volte dimostrato un ingegnere non da poco.

E sì, ho inserito anche Azog… perché Azog è fantastico. Dite quello che volete sulla trilogia cinematografica de Lo Hobbit, ma ha creato il best Uruk sulla piazza (assieme ad Adar).

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - La desolazione di Sauron ***


Eccovi un nuovissimo capitolo. Vi auguro una buona lettura!




Capitolo 5 – La desolazione di Sauron



Passarono due settimane, e in questo lasso di tempo Galadriel cercò di ridurre al minimo gli incontri con il suo nuovo marito.
Rimaneva quasi sempre nella sua stanza, sfruttando il tempo libero a disposizione per riflettere o ampliare le sue abilità magiche, ancora molto acerbe. Mai una volta aveva pranzato, cenato o fatto colazione in compagnia di Sauron, preferendo che fossero i suoi nuovi servi umani a consegnarle i pasti direttamente in camera.
La sola luce scorta in quei giorni apparteneva ai raggi dorati che in lontananza sbucavano dalle nubi grigio cenere generate dal Monte Fato, quasi la volessero stuzzicare.
Ormai, aveva preso ad osservarli quasi ogni giorno dalla finestra della camera da letto, anche per ore intere… proprio come stava facendo in quel preciso momento, quando il cielo era ormai prossimo al tramonto.
Chiudendo appena gli occhi, cercò di ignorare il puzzo di fumo e si lasciò guidare dal profumo di erba fresca e terra umida del Lindon, il cui ricordo diventava sempre più offuscato di ora in ora, riempiendole il cuore di profonda tristezza.
<< Mia signora >> disse una voce sgradevole alle sue spalle.
Con un sospiro mentale, la donna si rivolse a colui che di fatto possedeva le metaforiche “chiavi” della sua cella dorata.
<< Cosa vuoi? >> domandò brusca, ma Azog non mostrò alcun segno di offesa sul suo volto pieno di cicatrici.
<< Il Maestro desidera che ceniate con lui >> rispose l’orco, senza la minima inflessione. Se non altro, la Nolde poteva ammettere quanto fosse professionale e leale rispetto ai suoi simili, quasi fosse stato scolpito e modellato dalle mani di Sauron in persona.
<< Di al tuo Maestro che, se desidera davvero che ceni con lui, potrebbe anche chiedermelo di persona. E che mi rifiuto di ottemperare alla sua richiesta. >>
All’espressione perplessa dell’orco, aggiunse con un sorrisetto: << Vuol dire “no”. >>
L’orrida creatura rimase inizialmente in silenzio e assottigliò lo sguardo.
<< Il Maestro sospettava che l’avreste detto >> borbottò  << Così mi ha consigliato d’informarvi che, nel caso aveste rifiutato, sarei stato autorizzato a trascinarvi di forza nella sala dei banchetti. E nel caso fossi morto nel tentativo, ha fatto preparare un totale di dieci Orchi al di fuori di questa stanza, pronti a completare il compito. >>
Galadriel sussultò e si portò inconsciamente le mani davanti al petto. Era forte, certo… ma neanche lei sarebbe stata in grado di affrontare un piccolo plotone di Uruk senza l’aiuto di qualche arma. Se solo avesse avuto una spada, o anche un semplice pugnale! Ma Sauron era stato abbastanza furbo da negargli qualsiasi accesso ad una lama… e almeno per ora, non voleva rischiare di usare le energie di Nenya per questioni così futili.
Le labbra screpolate di Azog si arricciarono in un sorrisetto contorto.
<< Vi ha fatto anche portare un vestito >> disse, mentre sollevava la mano destra per rivelare un lungo abito verde tempestato di rifiniture dorate… lo stesso che aveva indossato a Eregiorn, quando aveva costretto il Nemico a rivelare la sua identità.
Strinse le mani a pugno. Sicuramente, si trattava dell’ennesima provocazione atta a sottolineare i suoi numerosi fallimenti.
Con un gesto rabbioso, lo strappò dalle mani dell’Orco e ordinò all’abominio di uscire dalla stanza, per poi indossarlo in tutta fretta. A quel punto, passò il minuto successivo in silenzio, prendendo lunghi respiri calmanti.
Non avrebbe permesso a Sauron di coglierla impreparata. Doveva mantenere il controllo delle proprie emozioni, così da poter controllare anche il resto della situazione. Proprio… proprio come le aveva insegnato.
Uscì dalla stanza e cominciò a seguire Azog, che la condusse fino all’enorme sala dei banchetti della torre, tanto grande da poter ospitare un intero esercito. Eppure, solo l’Oscuro Signore di Mordor stava cenando  al tavolo principale, quello che comunemente era riservato alla famiglia reale di un qualsiasi regno.
Di fronte a lui, spiccavano enormi portate di carne e ortaggi dall’aspetto invitante. 
<< Lady Galadriel è qui >> annunciò Azog, offrendo al suo signore un profondo inchino.
Il Maia – ora vestito di una toga vermiglia – rimase in silenzio e sorseggiò un bicchiere di vino. Poi, sollevò la testa e disse: << Quando ho detto che ti avrei concesso del tempo per abituarti alla tua nuova situazione, sappiamo entrambi che intendevo tutt’altro. >>
<< Allora dovevi essere più specifico >> ribattè Galadriel, mentre si sedeva il più distante possibile da lui.
Gli occhi del Maia lampeggiarono brevemente di giallo.
<< Attenta, Galadriel >> sussurrò con tono d’avvertimento << Sono una persona paziente… ma anche le persone pazienti hanno i loro limiti. Ti ho forse trattata ingiustamente? Ho forse infranto la parola data? Non vivi nel lusso più sfrenato, circondata da servitori che non esiterebbero ad uccidersi per tuo comando? Oppure ritieni che il mio comportamento sia stato irrispettoso nei tuoi confronti? >>
<< La tua intera esistenza è un affronto agli Eldar >> sbottò la Dama, mentre si serviva alcune verdure e cominciava a pugnalarle con la forchetta << Noi viviamo in armonia con il disegno di Illùvatar, mentre tu brami la sua rovina. Tra noi non potrà esserci nient’altro che disprezzo. >>
Con sua grande frustrazione, il Maia ebbe il coraggio di sorriderle.
<< Eppure, non è ciò che provo per te >> disse, dolcemente. Ma Galadriel non si sarebbe lasciata ingannare.
<< No >> sbuffò, assottigliando lo sguardo << Tu vuoi possedermi. Quando mi guardi, vedi solo la tua prossima conquista. Dimmi, ti ha fatto male quando mi sono rifiutata di unirmi al tuo fianco? Il Grande e potente Ingannatore, con la sua lingua d’argento… rifiutato da una piccola Nolde. Tutto questo… >>
Indicò lo spazio tra loro, << Non è altro che il lamento di un bambino che non è riuscito a ottenere il giocattolo che voleva. >>
Il Maia inarcò un sopracciglio divertito.
<< Dubito che qualsiasi uomo sano di mente ti paragonerebbe ad un “giocattolo”, mia signora. Dovresti avere più fiducia in te stessa >> le disse, con tono di rimprovero << Sei molto più che un semplice gingillo. Tu ora sei una mia pari, una Regina. Dovresti cominciare a comportarti come tale, anziché rimanere nella tua stanza a piangere tutto il giorno. >>
Galadriel si sentì arrossire. << Non stavo piangendo! >>
<< I tuoi lamenti nella notte raccontano tutt’altro >> ribatte l’altro, visibilmente divertito dalla sua reazione << Hai nostalgia di casa? Comprensibile. O forse ti stai struggendo per il tuo vecchio marito? Pensavo che avessi gusti migliori. >>
<< Celeborn è cento volte l’uomo che potresti mai essere >>
Quelle parole riuscirono finalmente a suscitare una reazione da parte del Maia, i cui occhi divennero simili alle pupille di una serpe.
<< Non sono un uomo, Galadriel >> sibilò freddamente << Io ero vivo ancora prima che i colli, le foreste e mari fossero plasmati dalla Canzone degli Ainur. Ho visto stelle nascere e creazioni bruciare. E conosco cose… segreti che non vanno rivelati, conoscenze che ridurrebbero in cenere il tuo amato Celeborn. E tu oseresti considerarlo superiore a me? >>
<< Abbiamo idee molto diverse su cosa voglia dire “superiore” >> fu la fredda risposta della Nolde.
Sauron schioccò la lingua, mentre i suoi occhi tornavano quelli di un semplice mortale.
<< Ovviamente >> disse, in modo quasi diplomatico << Eppure, un tempo non la pensavi così. >>
Sorrise all’espressione tesa sul volto della Dama.
<< Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati su quella zattera? Eri così sola… e persa, una giovane Elfa in balia delle impetuose correnti della vita. Così piena di rabbia e violenza… ma anche di compassione e gentilezza. Una creatura unica nel suo genere. >>
 Ancora una volta, un calore sgradevole e invitate comincio ad agitarsi dentro di lei. Per quanto lo odiasse, non poteva che sentirsi lusingata da simili affermazioni… anche se la sola idea che tali complimenti provenissero dalla sua lingua biforcuta la riempiva di disgusto.
<< E tu hai comunque scelto di manipolarmi. >>
<< No >> disse il Maia, scuotendo la testa <<  Io ti ho salvata. Avrei potuto lasciarti annegare, ma per la prima volta in tutta la mia esistenza terrena ho scelto di aiutare qualcuno. Ti ho offerto i miei consigli, ti ho assistito ad ogni passo, ho scelto di abbandonare i miei piani per seguirti nella Terra di Mezzo, ho combattuto al tuo fianco! >>
La mente della Nolde venne invasa dal ricordo della loro battaglia per il destino delle Terre del Sud, quando avevano affrontato i loro nemici spalla contro spalle, schiena contro schiena, sostenendosi l’un l’altra. E ricordò anche il tripudio di emozioni provate all’epoca, quando i loro occhi si erano incontrati dopo la battaglia per la prima volta. 
All’improvviso, il volto dell’Oscuro Signore divenne duro come la pietra.
<< E quando ti ho chiesto di restituire la stessa fiducia che ti avevo concesso… tu mi hai sputato in faccia. >>
Galadriel restituì lo sguardo con altrettanta freddezza.
<< Hai ucciso mio fratello e causato la morte di innumerevoli elfi >> sputò, con Nenya che diventava sempre più luminosa << Come pensavi che avrei reagito? >>
<< Speravo che almeno mi avresti concesso la possibilità di spiegarmi. Mi dovevi almeno questo. >>
<< Io non ti devo niente! >> sbraitò la Nolde, alzandosi dalla sedia con uno scatto << Se mai mi fosse data la possibilità, ti concederei solo la lama della mia spada, e il tempo necessario per guardarmi negli occhi e sapere che sono stata IO a porre fine alla tua vita! >>
Eppure, Sauron non mostrò segni di rabbia o paura. Anzi, sembrava quasi deliziato dalle affermazioni dell’Elfa!
<< Curioso >> borbottò, mentre incrociava le mani sotto il mento << è la stessa sorte che ho concesso a molti degli elfi che ho ucciso. In fondo siamo molto simili. >>
Il cuore della Nolde mancò un battito.
Come… OSAVA paragonarsi a lei?! Proprio colui che più di chiunque altro aveva seguito l’opera maligna di Morgoth, sperperando morte gratuita, dolore e sofferenza per tutta la Terra di Mezzo, come fosse un messaggero della distruzione stessa! Lui, che aveva ucciso i suoi amici e parenti… che aveva ucciso Findor!
“Forse la tua ricerca del successore di Morgoth doveva terminare allo specchio” le sussurrò un infido ricordo.
L’Elfa strinse le mani in pugni serrati, mentre il volto di Adar si palesava di fronte a lei, guadandola con occhi beffardi.
<< Io non sono come te >> sussurrò, e allora un sorriso tornò a dipingersi sul volto del Maia.
<< Forse è per questo che non sei mai riuscita ad uccidermi >> disse, con tono canzonatorio.
Galadriel non si preoccupò di rispondergli, ma nemmeno riprese a mangiare. Ormai aveva completamente perso l’appetito.
Sauron la scruto contemplativo per qualche altro minuto, poi si alzò dalla sedia e le offrì una mano.
<< Vieni con me. >>

                                                                                                         * * *

Il Maia la condusse sulla cima della torre, ove la vista di Mordor e delle terre circostanti era davvero magnifica. Specie in quel periodo del giorno, quando i raggi del tramonto avevano dipinto la terra arida con striature arancioni, nascondendo la desolazione portata dall’eruzione del Monto Fato.
<< Osserva attentamente >> le ordinò Sauron, dolcemente << Che cosa vedi? >>
La Nolde inarcò un elegante sopracciglio e rimase a scrutare ciò che restava delle Terre del Sud.
<< Una terra un tempo verde e rigogliosa tramutata in una contorta parodia di se stessa. Una landa brulla e desolata, dove l’oscurità ha preso il sopravvento e reclamato ogni luce. Un vero e proprio Inferno sceso in terra. >>
<< Precisamente >> concordò il Maia, sorprendendola << Questa doveva essere una terra di pace e opportunità, ma le azioni incontrollate di un singolo Uruk sono state sufficienti per deturparla. Il mondo ha bisogno di ordine, o questo sarà il destino di tutti i regni che sono e che verranno. Pochi anni, lunghi secoli… non ha la minima importanza. Alla fine, questo sarà il fato comune a tutti loro, se non facciamo qualcosa a riguardo. >>
Galadriel gli rivolse un’occhiata piena di disgusto.
<< È  questo che ti ripeti ogni giorno per giustificare le tue azioni? >> sibilò freddamente << Se la memoria non m’inganna, è stato il tuo piano a provocare l’eruzione del Monte Fato. >>
Sauron si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
<< Fossi stato al comando, ti assicuro che il risultato di tali azioni sarebbe stato molto più… raffinato >> disse, con un sorrisetto << Lento, misurato, così da permettere alla gente delle Terre del Sud di adattarsi al cambiamento inevitabile. E come puoi vedere, sono più che capace di creare tanto quanto sono abile nel distruggere. >>
<< Non vedo futuro per un regno come il tuo. >>
<< Il nostro, Galadriel >> la rimproverò il Maia << Non dimenticare che ora è anche casa tua. >>
Ancora una volta, la Nolde si sentì avvampare. << Puoi chiamarmi la tua regina finchè lo desideri, ma non mi impegnerò mai alla tua causa. Mai! >>
Con sua furia crescente, l’Oscuro Signore ebbe il coraggio di sembrare offeso dalle sue parole.
<< E io che pensavo di farti un regalo >> disse, simulando una triste espressione << Ho sentito voci, sai? Di una giovane Nolde che secoli orsono abbandonò la sua gente per il desiderio di fondare un proprio regno… salvo per tornare da loro allo scoppiare dell’ultima guerra, per assistere il suo amato fratello. >>
Galadriel rimase in silenzio per qualche secondo.
Per quanto odiasse ammetterlo, Sauron diceva il vero. Quando era più giovane – una guerriera desiderosa di avventure e della possibilità di mettersi alla prova – aveva sognato a lungo il giorno in cui avrebbe finalmente abbandonato le terre di Valinor per fondare un regno a suo nome, con grande costernazione non solo dei suoi familiari… ma di tutta la razza degli elfi.
<< Quella ragazza era una sciocca sognatrice >> borbottò, distogliendo lo sguardo. Ma prima che potesse rientrare nella fortezza, sentì le dita del Nemico avvolgersi attorno al mento, facendola irrigidire.
<< Sciocca… o ambiziosa? >> le chiese Sauron, mentre le girava il viso per costringerla a guardarlo. E ancora una volta – per quanto si fosse sforzata di evitarlo – gli occhi azzurri della Nolde si persero nell’oceano infuocato che infuriava oltre quelli del Maia, ribollenti di potere e antica saggezza.
<< Potrebbe essere la tua occasione, Galadriel >> continuò la creatura, respirandole sulle labbra << Ora hai finalmente un regno da governare. Perché non sfruttarlo per realizzare quello che hai sempre sognato? Dimmi, quali terre sarebbero più appropriate per la nostra prima conquista? >>
<< Stammi lontano, serpente! >> sbottò la Nolde, strappandosi alla presa del Maia e compiendo qualche passo indietro.
Respirava pesantemente e il suo cuore sembrava pronto ad esploderle nel petto. Poteva sentire il sangue ribollirle nelle vene… e una sensazione familiare farsi strada nel suo stomaco, gradevole e odiosa al tempo stesso.
Di fronte a lei, Sauron sollevò ambe le mani in un gesto conciliante.
<< Con il tempo, tornerai a bramare il mio tocco, proprio come allora. >>
<< Non sarà mai come allora >> sibilò l’Elfa.Troppo tardi si rese conto del suo errore, mentre il Nemico tornava a sorriderle come un gatto alle prese con un uccello indifeso.
<< Allora non lo neghi >> disse, vittorioso.
Galadriel si bloccò, come un cervo catturato dal bagliore della luna.
La sua mente venne invasa dai ricordi di quel periodo. Il giorno in cui aveva conosciuto Halbrand… le avventure che avevano condiviso assieme su Numenor… la notte in cui si erano aperti l’uno all’altra, rivelando il tormento che opprimeva i loro cuori… e le battaglie che avevano combattuto assieme, quando tra loro non esisteva altro che rispetto e fiducia.
E ricordò anche i momenti successivi al conflitto con Adar, quando il suo cuore aveva canticchiato al pensiero delle sue labbra sulle proprie… dei loro corpi uniti in qualcosa al di là della semplice amicizia, una sensazione che non aveva più provato dalla scomparsa del marito.
Lentamente, prese un paio di respiri calmanti e tornò a fissare il Maia.
<< Non nego di aver provato forti sentimenti per Halbrand >> disse, freddamente << Ma non era reale. Solo una maschera minuziosamente creata per ingannarmi. >>
<< Oh, ma lui era reale, Galadriel >> ribattè Sauron, picchiettandosi la testa << Ogni maschera che creo è una parte intrinseca di ciò che sono. Il desiderio che provavi allora non era rivolto ad uno spettro… ma a me. Non puoi continuare a negarlo. >>
La Nolde strinse gli occhi.<< Allora sottovaluti la mia determinazione. Quindi lascia che te lo ripeta un’ultima volta. >>
Fece alcuni passi avanti, fermandosi a soli pochi centimetri dall’odiato avversario.
<< Per te non proverò mai qualcosa di diverso dall’odio e dal disprezzo >> sibilò, cercando di imprimere in quelle parole tutta la rabbia e il dolore accumulatisi negli ultimi vent’anni.
Il Maia la fissò in silenzio per quasi un minuto buono, poi tornò a scrutare la valle sottosante.
<< Vedremo >> disse, più calmo di quanto Galadriel si aspettasse << Sappiamo entrambi che so essere molto persuasivo. >>
E sfortunatamente, la Nolde sapeva anche che una simile affermazione non era affatto dettata dall’arroganza.
 



 

Nel caso ve lo steste chiedendo… sì, secondo gli scritti e le lettere di Tolkien, la giovane Galadriel voleva davvero abbandonare Valinor per fondare un proprio regno. Era sempre stata un’Elfa ribelle e dallo spirito indomito, più interessata al combattimento e all’avventura rispetto al resto della sua razza.
La scena in cui Azog le offre il vestito a nome di Sauron è leggermente ispirata ad una sequenza simile del film “Pirati dei Caraibi – la Maledizione della Prima Luna”.
Spero che i personaggi siano abbastanza IC!
Il prossimo capitolo arriverà tra un paio di settimane per questioni di lavoro.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Missioni diplomatiche ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguro una buona lettura ;)



Capitolo 5 – Missioni diplomatiche


Da quella prima cena insieme, i giorni si susseguirono in una fredda quanto – sorprendentemente – innocua monotonia.
La Dama e il Maia s’incontravano almeno tre volte al giorno per mangiare in rispettiva compagnia, anche se raramente tra loro sbocciavano delle conversazioni che non fossero sottilmente ostili. Per lo più, ciò accadeva a causa delle provocazioni di Galadriel.
Dopo circa un paio di settimane, tuttavia, anche l’aggressività della Nolde cominciò a placarsi, forse temprata dall’ormai familiare routine a cui veniva sottoposta.
Sauron arrivò perfino a renderla partecipe degli addestramenti militari dell’esercito, forse in un vano tentativo di guadagnare il suo favore. E così continuò per altri tre giorni… finchè una mattina, l’Oscuro Signore non la pose davanti ad un’offerta certamente inaspettata.
<< Che cosa? >> gli chiese, non sicura di aver udito realmente le sue parole.
<< Sto per partire per una missione diplomatica nelle Terre dell’Est >> ripetè l’Oscuro Signore, con tono paziente << Mi piacerebbe che tu venissi con me. >>
Galadriel assottigliò lo sguardo.
Non era la prima volta che l’Oscuro Signore abbandonava le terre di Mordor per fare chissà cosa, al di là del suo sguardo… ma questa era certamente la prima occasione in cui le aveva proposto di accompagnarlo. Era un comportamento alquanto insolito, e questo fu sufficiente per mettere la Dama in allerta.
<< Perché? >> domandò, senza nascondere il suo sospetto.
<< Perché tu sei mia moglie e la mia regina >> rispose il Maia, come se stesse semplicemente affermando un’ovvietà  << Coinvolgerti negli affari politici del nostro regno è una cosa naturale. >>
<< E la vera ragione? >> ribattè la Nolde, impassibile. Dopotutto, era abbastanza sicura che Sauron sarebbe stato più che felice di escluderla da qualsiasi amministrazione di Mordor, se questo significava ridurre il suo potere e renderla più facile da controllare.
Il Maia si portò una mano al petto, simulando un espressione offesa.
<< Mi ferisci, Galadriel. Davvero credi che ci sia sempre un secondo fine dietro le mie azioni? >>
<< Sì >> fu la fredda risposta dell’Elfa.
Entrambi rimasero a fissarsi per un po’, fino a quando Sauron non sospirò stancamente.
<< Va bene, mi hai beccato >> cedette, le labbra arricciate nel suo solito sorrisetto << Pensavo che ti avrebbe fatto piacere lasciare la torre per un po’. Non avevo intenzione di negarti la luce del sole in eterno. >>
Galadrel sbuffò, non impressionata dall’apparente preoccupazione del Nemico.
<< Anche i raggi più caldi sarebbero solo misere fiammelle se assaporati in tua compagnia. >>
Il Signore Oscurò strinse gli occhi, visibilmente infastidito dal commento della moglie.
<< Mi sorprendi, Galadriel >> disse, sembrando quasi una bestia pronta a balzarle alla gola << E io che pensavo che avresti insistito di venire nel caso non ti avessi invitata. Se non per una boccata d’aria fresca, sicuramente per tenermi d’occhio durante lo svolgersi dei miei piani nefasti. >>
Quell’ultima affermazione riuscì a metterla in allerta.
<< I tuoi piani? >> gli chiese, guardinga.
Il sorriso del Maia divenne più pronunciato, come un pescatore sul punto di agguantare una preda. 
<< Perché credi che abbia chiesto udienza alle terre di  Rhûn ? >> disse, mellifluo << Un regno è forte solo quanto lo sono i suoi alleati. Qualcosa che il tuo popolo ha scoperto sulla propria pelle. >>
Gli occhi di Galadriel si spalancarono per la comprensione.
Non le serviva essere un genio militare o un sovrano per intuire le reali intenzioni dell’Oscuro Signore. Dopotutto, lei stessa aveva più volte fatto uso della stessa tattica per contrastare i suoi nemici, tra cui lo stesso Sauron.
<< Stai cercando nuove alleanze >> sussurrò, incapace di nascondere il timore di una simile prospettiva. Poiché Mordor era già di per sé un Regno potente… ma se fosse riuscito a guadagnare abbastanza alleati? Sarebbe diventato praticamente inarrestabile.
Sauron le lanciò uno sguardo condiscendente.
<< Sono un sovrano, Galadriel. È parte del lavoro >> disse, con un scrollata di spalle.
La Dama cominciò a mordicchiarsi il labbro.
Il solo pensiero di passare ancora più tempo in compagnia del Maia la riempiva di disagio e sgradevole anticipazione. Tuttavia… questa sarebbe stata un’occasione d’oro per scrutare nei piani del nemico senza destare sospetti.
“Probabilmente è ciò che si aspetta” pensò irritata. Ma forse poteva sfruttare la sua arroganza a proprio vantaggio, come aveva già fatto in passato. Dopotutto, erano state proprio le parole dell’Oscuro Signore – al tempo nelle sembianze del suo vecchio amico – a metterla in allerta.
Il desiderio di ottenere riconoscimento per le sue imprese in ambito arcano era ciò che lo aveva smascherato! Era intelligente, certamente infido… ma non imbattibile, e Galadriel avrebbe puntato proprio su questo.
<< Verrò con te >> proclamò a gran voce, la testa sollevata con fierezza << In ogni caso, non negherò alla mia giumenta una simile opportunità. Non vedeva l’ora di lasciare questo posto orribile. >>
Sauron la guardò con divertimento.
<< Un uomo minore potrebbe sentirsi offeso da simili commenti sul suo regno. >>
<< Allora dovrei usarli più spesso >> ribattè lei, sorridendo a sua volta. Poi, finita la cena, si recò nelle sue stanze per preparare una casacca da viaggio.
 
                                                                                                           * * *

In meno di un’ora erano entrambi pronti per partire.
Con sua sorpresa, Galadriel trovò il suo nuovo marito spoglio dell’armatura nera con la quale aveva cominciato ad associarlo, vestito invece con un’armatura a scaglie scarlatte non dissimile da quella indossata durante la battaglia decisiva per le terre del Sud.
Per un momento smise quasi di respirare. In quelle vesti, era davvero TROPPO simile ad Halbrand, così cercò di sovrapporre mentalmente quella figura ordinaria con la maligna entità che l’aveva costretta a questo matrimonio. Purtroppo, non ebbe molto successo, così si concentrò sul compito di rassicurare la sua fidata giumenta, che per troppi giorni aveva atteso in quella stalla con la speranza di poter galoppare ancora una volta. Poi, la condusse accanto al nero destriero dell’Oscuro Signore, nel mezzo della piazzola che precedeva gli ingressi di Barad-dûr . 
Guardandosi attorno, la Dama scoprì che non vi era nemmeno l’ombra di un Uruk.
<< Saremo solo noi due? >> domandò sorpresa.
Sauron la guardò con la coda dell’occhio. << Gli Orchi non sono esattamente una razza ben voluta, al di fuori di queste terre. Inoltre,  con loro presenti saremmo costretti a viaggiare solo di notte. Finirebbero col rallentarci. >>
Qualcosa su cui la stessa Nolde poteva concordare. Ma per quanto la prospettiva di non sentire puzzo di Orco per qualche giorno fosse allettante, il pensiero di restare sola in compagnia dell’Oscuro Signore non era altrettanto piacevole.
<< Non verrà nemmeno Azog? >>
In tutta risposta, il Maia le inviò un sorriso da lupo che la fece rabbrividire.
<< Sono più che in grado di proteggerti senza il suo aiuto >> rispose, gli occhi appena illuminati da un bagliore sinistro  << Inoltre, mi fido che non proverai a scappare… e violare gli accordi che assicurano la sopravvivenza del tuo regno. >>
Quando l’Elfa udì tali parole, la cautela lasciò subito il posto ad una rabbia familiare.
<< Non hai bisogno di ricordarmelo >> sussurrò freddamente.
<< Eccellente! >> esclamò l’Oscuro Signore, mentre saliva in groppa al suo nero destriero. E, dopo averle lanciato un ultimo sorriso, colpì i fianchi dell’animale con il tacco degli stivali, incitandolo al galoppo.
Galadriel sbuffò sprezzante e balzò sulla giumenta, per poi partire all’inseguimento.
Dietro di loro, Barad-dûr divenne sempre più piccola, fino a scomparire al di là delle montagne. In meno di due ore, avevano già abbandonato le terre di Mordor.

                                                                                                                * * *

Cavalcarono per tre giorni verso Est, senza mai fermarsi, ma al terminare del quarto pomeriggio la stanchezza cominciò ad avere la meglio anche sulla determinazione di Galadriel. Così propose a Sauron di accamparsi per la notte sul limitare di un boschetto, e fortunatamente il Maia acconsentì.
Mentre erano entrambi stesi a terra, la Dama sprofondò rapidamente nel mondo dei sogni, ove si ritrovò a cavalcare per i campi di Valinor con il fratello Findor.
Nelle settimane in cui era stata imprigionata a Mordor, proprio il ricordo dell’amato parente – ucciso niente meno che dagli immondi servi di suo marito – era stato tra le poche cose in grado di tenerla sana di mente.
Quando la temperatura della foresta calò vertiginosamente, si svegliò nel cuore della notte e scoprì Sauron che la scrutava dal lato opposto dell’accampamento, gli occhi fissi sul suo viso e illuminati dal fuoco che aveva acceso per scaldarli.
<< Hai freddo? >> le chiese, con tono sorprendentemente dolce.
Galadriel rimase inizialmente in silenzio, non del tutto sicura se avrebbe dovuto rispondergli o meno. Invece, assottigliò lo sguardo e gli domandò: << Mi stavi guardando? >>
Sauron arricciò le labbra in un sorrisetto ironico.
<< Lo sai che non ho alcun bisogno di dormire >> fu la sua risposta disinvolta << E non avevo altro modo per passare il tempo. >>
I suoi occhi vennero attraversati da un luccichio malizioso. << Non che considererei l’osservarti un passatempo poco dignitoso. Sei molto bella, specie quando sei così tranquilla. >>
L’Elfa sì sentì avvampare, ma cercò di mantenere un’espressione fredda e risoluta.
<< Non ho bisogno di vuote adulazioni >> sbuffò, mentre alzava il busto per mettersi a sedere. Sauron fece lo stesso e la scrutò con un cipiglio apparentemente perplesso.
<< Non sono vuote >> ribattè cordiale << Sono molto vecchio, Galadriel, ma ti assicuro che non ho mai incontrato qualcuno come te. Non mi sorprende che i Silmaril siano stati creati per catturare anche solo un briciolo della tua bellezza. >>
La Nolde fece una smorfia al ricordo.
Ricordava assai bene tutte le volte in cui suo zio Fëanor l’aveva tormentata dapprima per chiederle una ciocca dei suoi capelli, convinto che la luce degli alberi di Valinor fosse rimasta intrappolata nelle loro ciocche. E quando la principessa Nolde aveva scelto di negargli una simile e oltraggiosa richiesta per l’ultima volta, ecco che l’Elfo fabbro era passato dall’adularla a riempirla di calunnie.
Non era un periodo della sua vita che le piaceva rammentare.
<< All’epoca ero solo un bambino >> disse, freddamente << Simili commenti non mi lusingavano allora, e certamente non lo fanno adesso. Per quanto qualcuno possa sembrare avvenente, può ancora nascondere un cuore nero come l’oceano più profondo. Tu ne sei la prova vivente. >>
Invece che attenuarsi, il sorriso sul volto del Maia divenne ancora più accentuato.
<< Quindi pensi che sia avvenente >> disse, e Galadriel dovette trattenere un insulto assai poco dignitoso.
<< Per favore >> sputò, il mento sollevato in segno di sfida << Quello non è nemmeno il tuo vero volto. >>
<< Tecnicamente, non ho un vero volto >> ribattè l’altro << E per quanto trovi divertenti le nostre conversazioni, non hai ancora risposto alla mia domanda: hai freddo? >>
Ancora una volta Galadriel esitò a rispondere. Dicendogli la verità avrebbe rivelato una potenziale debolezza… ma in fondo, se davvero l’avesse voluta ferire, di certo gli sarebbe bastato attaccarla quando stava dormendo, incurante degli innumerevoli pericoli che la circondavano.
Alla fine, l’onestà ebbe la meglio sul suo orgoglio e paranoia.
<< Un po’ >> ammise, non senza un pizzico di ostilità.
Inconsciamente, il suo sguardo vagò fino al mantello di Sauron. Sembrava piuttosto comodo, ma di certo non avrebbe mendicato l’Oscuro Signore in persona per un lieve conforto dall’aria gelida della notte.
Sfortunatamente, il Maia sembrò intuire i suoi pensieri – qualcosa che, con suo grande dispiacere, stava capitando sempre più spesso – e sorrise civettuolo.
<< Non devi fare altro che chiedere >> disse, mentre apriva il mantello << Sarei più che felice di offrirti il mio calore. >>
E prima che la Nolde potesse darli una risposta sprezzante, aggiunse: << Certo… a meno che tu non abbia ancora paura di me. >>
Lo sguardo che Galadriel gli rivolse avrebbe potuto incenerire l’intero oceano.
<< Non ti ho mai temuto! >> sibilò, e allora le braci dei ceppi s’illuminarono brevemente di fiamme residue. Eppure, di fronte a tanta ira, l’atteggiamento del Maia rimase per lo più invariato.
<< Bene, perché non ti ho mai augurato alcun male >> disse, con tono conciliante.
L’Elfa trattenne un sussulto e lo indicò imperiosa. << Volevi semplicemente usarmi per manipolare la mia gente e soggiogarli al tuo volere. >>
<< Così l’hai interpretata. Ma posso rammentarti che all’epoca volevo restare a Numenor? Sei stata tu a indirizzarmi verso la tua gente, quando io volevo solo vivere un’esistenza pacifica. >>
Galadriel sussultò per l’accusa familiare, la stessa che aveva tormentato i suoi incubi più volte di quanto avrebbe voluto ammettere. Tuttavia, cercò rapidamente di nascondere il senso di colpa sotto una patina di stoico pragmatismo.
<< Quello che volevi… >> cominciò, freddamente << Era insediarti nel più grande regno umano della Terra di Mezzo e sfruttarlo per i tuoi scopi. O forse, hai solo finto di voler restare per rendere il tuo inganno ancora più realistico, conscio dell’opportunità che potevo offrirti. >>
Sauron ebbe il coraggio di lanciarle un’occhiata incredula.
<< Credi davvero che abbia pianificato il nostro incontro? >> le chiese, come se trovasse il concetto stesso a dir poco esilarante << Mi dai troppo credito. Sono potente, Galadriel, ma neppure io ho il dominio sui mari e sulle correnti. Se proprio vuoi incolpare qualcuno, perché non rivolgerti a Ulmo in persona? Come hai detto tu stessa, il nostro incontro è stato predestinato da qualcosa di più grande. >>
Galadriel scosse la testa. << Non ti credo. >>
<< Come che non cessi mai di ricordarmi >> ribattè il Maia, con un roteare degli occhi << Ma prima o poi dovrai farlo, se vuoi che il nostro matrimonio funzioni. >>
<< Ti ho già detto che non potrei mai affezionarmi a una creatura contorta come te! >>
Sauron rimase in silenzio per quasi un minuto buono, limitandosi a scrutarla con quei suoi occhi caldi e calcolatori. La Nolde quasi si aspettava che avrebbe lasciato cadere l’argomento come l’ultima volta… invece, le fece cenno di sedersi.
<< Allora perché non cominciare a capirmi? >> disse, offrendole un sorriso cortese << Dammi la possibilità di spiegarmi. >>
Il primo istinto dell’Elfa fu quello di rifiutare la proposta del Nemico. Dopotutto, sapeva più di chiunque altro quanto il Maia fosse abile nell’usare la sua lingua d’argento per manipolare eventi e parole con l’unico scopo d’insinuarsi nella mente dei suoi ignari ascoltatori.
Tuttavia – e andando contro il suo stesso giudizio - Galadriel si ritrovò a contemplare l’offerta.
Dopotutto, questa era un’occasione d’oro per scoprire un potenziale punto debole nel suo avversario. Inoltre, aveva passato gli ultimi vent’anni ad allenare la propria mente per situazioni come questa… e ormai, era perfettamente conscia dell’identità di colui che le stava di fronte.
Di certo non si sarebbe lasciata abbindolare come aveva fatto a Numenor. Non ora che sapeva con chi – o meglio, cosa – aveva a che fare! Doveva solo districare la verità dalla fitta rete di bugie con cui sicuramente avrebbe cercato di abbindolarla.
<< Molto bene >> disse, mentre si lasciava cadere a terra con uno sbuffo << Allora spiegami! >>


 

Ora che Galadriel e Sauron hanno lasciato Barad-dûr, la storia diventerà anche più movimentata.
Inizialmente, la fic doveva essere molto più semplice, ma come mio solito ho deciso di ampliarne la trama e infilarci un po’ di tutto. Chi conosce bene la lore di Tolkien forse potrebbe già intuire dove voglio andare a parare con questa scampagnata nelle Terre dell’Est…



 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - C'era una volta un Maia... ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguro una buona lettura.



Capitolo 6 – C’era una volta un Maia…



Il fuoco in mezzo a loro divenne più intenso, dipingendo i lineamenti di Galadriel di un rosso tenue e tremolante. 
Fu davvero bizzarro il modo in cui l’Oscuro Signore iniziò a raccontarle del suo passato, quasi fosse uno zio gentile che intratteneva i bambini con una favola della buonanotte. Parlava lentamente, dolcemente, in modo ipnotizzante, e lei dovette rammentare a se stessa di non abbassare mai la guardia e di contemplare ogni parola con attenzione e scetticismo. Dopotutto, ogni frase poteva essere una menzogna magistralmente elaborata… o la verità che il Maia si era raccontato negli ultimi millenni.
<< In principio, quando l’universo era ancora agli inizi… >> cominciò con tono morbido e suadente << c'era uno spirito. Era stato creato da Eru e gli era stata data una forma perfetta per servire. E infatti divenne studente e servitore di Aulë, il grande fabbro, e fece tutto ciò che gli veniva ordinato, progettato per compiacere e soddisfare i suoi padroni. All'inizio non era altro che questo, uno schiavo in tutto tranne che nel nome, poichè lo chiamavano Mairon l’Ammirabile. Era potente, sì… ma privo di autonomia e consapevolezza, o di uno scopo. Il suo più grande desiderio era solo quello di compiacere, e così dedicò interi eoni al perseguimento della perfezione, fallendo miseramente ogni volta. >>
Scosse la testa, visibilmente frustrato al ricordo di quei giorni.
<< Inizialmente non capì cosa stesse facendo di sbagliato, e così cominciò a incolparsi, si mise alla prova ancora e ancora, solo per soddisfare e anticipare i capricci del suo maestro. Ma con il passare del tempo… comprese che non sarebbe mai riuscito a soddisfare le altissime aspettative del grande fabbro. Così, mentre il servitore diventava sempre più frustrato, continuò a sbagliare e disperarsi, perdendo molta della sua maestria e dimenticando il proprio nome. Perse la fede, e così i suoi simili e i nuovi figli di Eru, gli Elfi, cominciarono a disprezzarlo. >>
Il fuoco sprigionò scintille, macchiando i suoi occhi rosso.
<< Finché non incontrò colui che avrebbe cambiato per sempre la sua vita, un maestro che non apparteneva agli altri maestri. Un maestro oscuro che doveva essere evitato. Un essere creato affinché tutti gli altri potessero essere privi di difetti. Eppure… fu proprio lui a mostrargli affetto dopo molti eoni. Gli offrì  la sua ammirazione e sostegno, vide il suo potenziale, il desiderio di grandezza in quel servitore, e così lo convinse a diventare il suo assistente. Colui che era cattivo… fu buono con il servo. E poiché quelli che erano buoni, non l'avevano mai amato, il servo corse verso le braccia aperte del demonio. >>
Galadriel sentì un freddo brivido lungo la spina dorsale, quasi il solo parlare di quell’oscura entità fosse sufficiente a macchiare le fondamenta della realtà stessa.
<< E quel demone aveva in mente suo grande disegno >> riprese Sauron << Si chiamava Melkor, e aveva gli occhi puntati su di un regno al di là del mare. Portò con sé il servo, e questi eseguì i suoi ordini alla lettera. Vide molto orrore in quel nuovo regno, e commise di prima mano innumerevoli atrocità. Passarono molti anni prima che finalmente capisse cos'era il dolore e quanto ne aveva inflitto. Aveva i suoi dubbi, ma Melkor detestava qualsiasi forma di debolezza o compassione. Se il suo servo avesse anche solo pensato di disobbedire ai suoi ordini… lo avrebbe punito, infliggendogli atroci sofferenze. >>
Una cupa ombra calò sul volto del Maia. << E poi il suo padrone fu sconfitto, e Mairon rimase Sauron, senza più nessuno a cui rivolgersi. Gli fu ordinato di ritornare ad Aman e di essere giudicato per i suoi crimini… ma era spaventato e solo, e con la mente ancora offuscata dall'influenza di Melkor, così corse e si nascose, rivendicò un'altra forma e visse tra gli uomini… finché non fu trovato da un elfo molto testardo. >>
Sauron tacque e Galadriel ebbe difficoltà a tenere sotto controllo i suoi lineamenti. Voleva estrarre la spada e infilzarlo, ma si costrinse a rimanere calma.
<< Quindi questa è la tua difesa? >> sibilò freddamente << Eri solo una sventurata vittima delle circostanze? >>
Con sua ira crescente, Sauron si limitò ad alzare le spalle, come se quella fosse l’unica risposta di cui avesse bisogno.
<< E mio fratello? >> lo incalzò, Nenya che fremeva al desiderio di ferirlo << E tutti coloro che hai ucciso? >>
Il Maia inarcò un sopracciglio.
<< Eravamo in guerra, Galadriel >> ribattè con tono fin troppo condiscendente << Dimmi, di quanti orchi si è macchiata la tua spada? >>
La Dama arricciò il pallido viso in una smorfia disgustata.
<< Non è la stessa cosa. Stavo combattendo l’oscurità… >>
<< E io ero parte di quell’oscurità, incapace di scorgere altro che tenebra, sottomesso al suo volere. Non potevo fare altro che servire >> ringhiò il Nemico, gli occhi appena illuminati da un bagliore familiare.
Galadriel assottigliò lo sguardo. Se davvero pensava che con simili affermazioni l’avrebbe fatta sentire in colpa, forse era più ingenuo di quanto credesse.
<< Eppure ti è stata data la possibilità di rimediare, ma sei caduto nelle stesse vecchie abitudini. >>
<< Perché mi hai forzato la mano >> ribattè il Maia, sempre più irritato.
La Nolde vide rosso, e per poco non si lanciò su di lui con l’intenzione di graffiarlo. 
<< Non addossarmi la colpa delle tue malefatte, villano! >> sputò, mentre l’aria attorno a lei turbinava di foglie cadenti.
Sauron aprì la bocca, quasi sicuramente per controbattere con una risposta misurata… ma la richiuse quasi subito. Invece, prese una lunga annusata e i suoi scattarono improvvisamente verso la boscaglia dietro di lei.
Galadriel lo guardò sospettosa.
<< Zitta >> disse il Maia, prima che potesse chiedergli cosa ci fosse di sbagliato. E fu così che il sospetto della Nolde fu spazzato via da un’ondata di furia.
<< Come osi… ?! >>
Una mano callosa si posò sulla sua bocca. E nell’istante in cui l’Elfa provò ad allontanarsi, ecco che si ritrovò stretta tra le braccia dell’Oscuro Signore.
Provò a divincolarsi, ma ancora una volta la forza del Maia si rivelò di gran lunga superiore.
<< Siamo osservati >> le sussurrò sulla punta delle orecchie, facendola rabbrividire.
 Lentamente, lo sguardo della Nolde vagò fino all’oscurità del bosco… e allora, i suoi occhi da Elfo scorsero i lineamenti di almeno sei figure nascoste nell’ombra. Queste cominciarono lentamente ad avanzare, rivelando le loro sembianze.
Erano uomini, vestiti con pelli di animali e armatura sgualcite. Nelle mani, reggevano armi di vario tipo: spade, asce, coltelli e addirittura un arco in legno di quercia.
Ma ciò che attirò davvero l’attenzione dell’Elfa… furono i loro occhi luccicanti d’avidità, accompagnati da ghigni grotteschi e maliziosi.
<< Bene, bene… che cos’abbiamo qui? >> disse il più grosso del gruppo, un energumeno che per stazza rivaleggiava con lo stesso Azog << Una coppia di nobili pronta per essere spennata, dico io! E i miei occhi funzionano assai bene, sì sì. >>
<< Funzionano come quando eri un ragazzino, Bran! >> sghignazzò l’uomo alla sua destra, mentre faceva roteare un pugnale tra le dita.
Sauron ritrasse la mano e si mise in piedi, presto imitato da Galadriel.
<< Signori >> li salutò, simulando un sorriso affabile << Non pensavamo che questi boschi fossero abitati. Possiamo esservi utili in qualche modo? >>
Il gruppo di banditi – perché ormai la Nolde era sicuro che di questo si trattassero – scoppiò in una risata gracchiante.
<< “Possiamo esservi utili in qualche modo?” >> ripetè l’appena nominato Bran << Ci puoi scommettere i capelli, bell’imbusto! Consegnaci tutto ciò che hai nelle tasche dei pantaloni. E una volta finito, ti consiglio vivamente di svuotare anche tutto il resto! Fallo e vi lasceremo andare per la vostra strada. Nessuna ritorsione, parola di bandito! >>
Invece di mostrare segni di paura o diffidenza, l’Oscuro Signore si limitò ad inclinare leggermente la testa.
<< Quindi, ne deduco che userete la forza se non dovessimo acconsentire alla vostra richiesta >> disse, utilizzando un tono che mise subito Galadriel in allerta.
Poteva sentire l’oscurità agitarsi bisognosa attorno a lui, come un mare tempestoso in attesa di scatenarsi. Riusciva a percepire la sua sete di sangue… il desiderio di fare del male, di togliere la vita a questi uomini.
E sebbene fosse sicura che costoro non meritassero alcuna pietà, di certo non sarebbe rimasta a guardare mentre l’Oscuro Signore dava libero sfogo alla sua fame di distruzione. Perché una volta abbandonate le catene che lo trattenevano… fino a che punto sarebbe arrivato, prima di saziarsi?
Con quel pensiero in mente, gli lanciò un’occhiata d’avvertimento.
<< Sa… Mairon… >>
<< Sto solo cercando di comprendere al meglio le intenzioni dei nostri ospiti, Galadriel >> la interruppe il Maia, sorridendo furbescamente << Non vorrei commettere qualche sciocchezza. >>
Uno dei banditi si accigliò alle parole del Maia.
<< Questo tizio ci sta prendendo in giro >>
<< Io dico di ucciderlo e prenderci l’Elfa! >> disse un altro, annuendo concorde alle parole del compagno << Potremmo ricavarci senz’altro qualcosa. Sono piuttosto rari da queste parti. >>
Il cuore di Galadriel mancò un battito.
Sentì l’oscurità del marito abbattersi su di lei come un’onda invisibile. E per quanto avrebbe voluto negare il contrario, era abbastanza sicura che ciò fosse avvenuto perché l’avevano appena minacciata.
<< Nessuno deve farsi male >> tentò di dissuaderli << Lasciateci in pace e avrete salva la vita. >>
Vi fu un'altra risata, e presto il bandito più basso fece un minaccioso passo avanti.
<< Temo che tu non abbia compreso la situazione in cui ti trovi… >>
L’uomo mandò uno strillo acuto. Sauron si girò per metà verso di lui con un sorriso pigro negli angoli della bocca, e prima che Galadriel potesse rendersi conto di che cosa stava succedendo – di quello che era già successo - il bandito indietreggiò barcollando, con gli occhi strabuzzati per la sorpresa e il dolore, mentre con le mani annaspava su una strana protuberanza che gli era apparsa all’improvviso al centro del petto.
Allora la Nolde capì che Sauron aveva fatto una mossa furtiva mentre si girava, così rapida da risultare quasi invisibile. L’impugnatura bianca di un coltello era ora dall’altra parte della radura,  e sporgeva dal petto dell’uomo.
Il Maia lo aveva estratto e lanciato ad una velocità straordinaria. Era stato come un crudele trucco di magia!
Allo sguardo che tutti gli rivolsero, l’Oscuro Signore si limitò a scrollare le spalle.
<< Mi aveva chiesto di svuotare le tasche >> disse, con tono disinvolto. Pochi secondi dopo, nella foresta scoppiò il caos.
<< Uccideteli! >> urlò Bran, indicandoli furiosamente.
Il primo a colpire fu l’arciere. Con la velocità di una serpe, incoccò una freccia e la scagliò dritta contro Sauron, che tuttavia si limitò ad estrarre la spada e intercettarla come se niente fosse. La punta metallica del dardo schioccò contro la lama, illuminando brevemente la radura e scivolando innocua ai piedi dell’Oscuro Signore.
Fu poi il turno di un bandito armato di asce, che si lanciò di petto contro il Maia dalle sembianze mortali. Clangori e lampi risuonarono e abbagliarono nella penombra del mattino, mentre altri due briganti correvano all’unisono verso Galadriel, le spade sguainate e pronte all’uso.
Subito, la Nolde estrasse la propria spada dalla fodera in pelle. Con grazia leggiadra, evitò il primo assalto e colpì l’attaccante con il pomo dell’arma, spedendolo a terra. Poi, intercettò il secondo brigante e lo calciò allo stomaco, facendolo indietreggiare.
I suoi occhi del colore del cielo incontrarono quelli dell’uomo, che la scrutavano infuriati e guardinghi in egual misura. Com’era già accaduto molte volte in situazioni simili, Galadriel riuscì a leggervi anche un pizzico d’incredulità.
Evidentemente, non si aspettava che una fanciulla apparentemente così giovane sarebbe stata in grado di contrastarli tanto facilmente.
Inclinando appena la testa, la Nolde scoprì che Sauron stava giocando con il suo avversario, pungolandolo come se fosse un’infante alle prime armi. Con il suo immenso potere, non gli sarebbe stato affatto difficile ridurre in cenere una simile seccatura… eppure, l’uomo respirava ancora, cercando invano di colpirlo. Ma ad ogni assalto, l’Oscuro Signore si limitava a schivare e restituire il colpo con un taglio superficiale, macchiando la radura di sangue.
E sorrideva. Come un gatto che gioca con il suo pasto, fu il primo paragone che attraversò la mente di Galadriel.
Brevemente, si chiese quanti Elfi avevano incontrato un destino simile, prima di soccombere per i tagli inferti.
Scosse la testa per frenare quei pensieri raccapriccianti e intercettò l’ennesimo colpo di lama ad opera dei suoi avversari. Poi, fece pressione con le gambe e ne inchiodò uno a terra, bloccandolo con il tacco degli stivali.
Inclinando appena il busto, evitò la spada del secondo bandito ed eseguì un rapido affondo, trapassandogli il collo da parte a parte. L’uomo spalancò la bocca ed emise un grido strozzando.
Il sangue gli colò abbondante sull’armatura sgualcita, e presto cadde in ginocchio, portandosi le mani alla ferita nel vano tentativo di frenare l’emorragia.
Galadriel non provò alcuna tristezza per la sua sorte. Aveva dato a questi uomini la possibilità di allontanarsi, anche dopo che li avevano minacciati. Non avevano altri incolpare, se non loro stessi e la cupidigia di cui erano pregni.
Con quel pensiero in mente, calò la spada e infilzò il volto del secondo aggressore, ponendo fine ai suoi tentativi di liberarsi. Un’altra anima da aggiungere alla lunga lista di vittime che aveva seminato per la Terra di Mezzo.
<< Dietro di te! >> le urlò una voce familiare. Galadriel reagì per puro istinto.
Ruotò velocemente il bacino con la grazia di una cerva… e la sua lama risuonò di carne tagliata e sangue versato, mentre affondava e fuoriusciva dal ventre di Bran. L’uomo – con la spada sollevata a mezz’aria – rimase momentaneamente immobile, come se il suo cervello non avesse ancora compreso ciò che il suo corpo sapeva già: di essere stato mortalmente colpito.
Cadde a terra con un tonfo, le mani strette sulla ferita grondante.
Stordita, Galadriel si voltò verso Sauron. Il corpo del suo avversario giaceva tagliato in due ai suoi piedi, ma su di lui non c’era neppure un rivolo di sangue.
Camminò fino a lei, e i loro occhi rimasero come bloccati in una gara di sguardi.
<< Quindi avevo ragione >> disse, sorridendole dolcemente << Sembra che tra noi ci sia ancora un pizzico di fiducia. >>
Alla Nolde ci volle qualche altro secondo per capire quello che era appena successo. Lei… aveva reagito all’avvertimento dell’Oscuro Signore senza un briciolo di esitazione, senza nemmeno interrogarsi se la stesse ingannando o meno.
Improvvisamente, i suoi occhi catturarono un riflesso nell’oscurità. E prima che potesse fermarsi, era già balzata di fronte al Maia con un braccio teso, appena in tempo per afferrare la freccia diretta alla sua testa.
Sentì uno spostamento d’aria alle sue spalle. Subito, la figura del Nemico si materializzò alle spalle dell’ultimo bandito e lo afferrò per il collo.
L’arciere ebbe giusto la possibilità di emettere un grido strozzato, mentre fiamme rosso sangue avvolgevano il suo corpo come una coperta, bruciando pelle, carne, muscoli e riducendolo ad uno scheletro fumante. Il tutto duro appena un battito di palpebre, e presto nella radura tornò una silenzio di tomba.
Galadriel rabbrividì a quella terribile manifestazione di potere, tuttavia mantenne una posizione fiera e incontrò ancora una volta lo sguardo del marito, senza vacillare o mostrare segni di paura. Il sorrisetto che le rivolse fu ancora più irritante del solito.
<< Lo sai che una freccia non mi ucciderebbe >> disse, con tono fin troppo compiaciuto.
Questa volta, Galadriel non riuscì a nascondere un certo imbarazzo.
<< È stato istintivo. >>
<< Salvarmi è stato istintivo? >> la canzonò il Maia, e allora la Dama sentì le sue guance diventare più calde.
<< Sai cosa intendevo >> gli sibilò, sperando di metterlo a tacere. Sfortunatamente, le sue parole ebbero tutt’altro che l’effetto sperato.
<< Oh, lo so eccome >> disse l’Oscuro Signore, mentre allungava una mano. E prima che la Nolde potesse allontanarsi, la sentì strusciare delicatamente lungo il mento, con movimenti sorprendentemente gentili.
Pensava che ne sarebbe stata disgustata, o almeno un po’ spaventata… invece, proprio come su quella zattera di tanti anni fa, si sentì annegare in un piacevole calore, come se il sole la stesse cullando un abbraccio invisibile.
Sembrava giusto. Come se tutti i perigli affrontati nel corso della sua lunga vita l’avessero condotta a questo preciso momento, in compagnia della persona che aveva di fronte.
“L’Oscuro Signore” sibilò mentalmente, e allora compì un brusco passo indietro, cercando di frenare il rossore che minacciava di inondarle il viso.
<< Mi sono riposata abbastanza >> borbottò rapidamente << Vado a preparare i cavalli. >>
<< Come desideri, mia signora >> disse Sauron, cimentandosi in un inchino cavalleresco. Galadriel scelse di ignorarlo e cominciò a camminare verso i loro destrieri. Voleva andarsene da questa foresta il più in fretta possibile.

                                                                                                                * * *

Mairon – o Sauron, com’era meglio conosciuto in questa era – osservò Galadriel allontanarsi con un sorriso genuino.
Il suo piano aveva avuto successo. Anche se per un brevissimo istante, era riuscito a dimostrarle che il legame creatosi tra loro tanti anni fa esisteva ancora. Un primo, piccolo – ma significativo – passo verso il suo obbiettivo: ricostruire la fiducia spezzata con sua moglie e creare la Regina che era sempre stata destinata ad essere.
Con lei al suo fianco, sarebbe stato inarrestabile… e finalmente, avrebbe portato pace e prosperità in tutta la Terra di Mezzo. Nessuno avrebbe osato combattere  un alleanza tra l’Oscuro Signore e la Dama della Luce! Doveva solo spingerla ancora un po’… e allora il cuore dell’Elfa sarebbe stato suo, e non solo.
All’improvviso, sentì qualcosa che lo afferrava per la caviglia. Abbassando lo sguardo, scoprì che si trattava di Bran, il quale era riuscito a strisciare fino a lui malgrado la ferita allo stomaco.
<< Q-questo… non faceva parte degli accordi… >>
L’Oscuro Signore colpì come un serpente, inchiodandogli il collo con il tacco dello stivale.
<< Ho alterato l’accordo >> disse freddamente, con i resti dell’arciere alle sue spalle che diventavano più accentuati.  
Il bandito tossì sonoramente e cercò di allontanare il piede senza successo. Per quanto potesse essere forte rispetto agli altri membri della sua specie, nulla poteva al cospetto di uno dei primi figli di Illùavatar, il cui potere era in grado di smuovere le montagna.
Potè solo ad alzare gli occhi e gracchiare: << P-perché… >>
Fu tutto quello che riuscì a dire, prima che il Maia facesse pressione… spezzandogli l’osso e la trachea come se fossero dei minuscoli bastoncini.
<< Solo un piccolo esperimento >> sogghignò, beandosi del sangue che aveva appena versato.
Contattare questi malviventi e pagarli per fingere una rapina era valso ogni moneta spesa. Certo… si era ben guardato dall’informarli su quale sarebbe stato il loro destino, suggerendo che lui e la sua compagna di viaggio non avrebbero opposto alcuna resistenza.
Gli esseri umani era davvero una razza facile da manipolare! Almeno quando si trattava di individui avidi come quelli che giacevano nella radura.
Un suono di passi alle sue spalle lo avvertì del ritorno di Galadriel. Quando si voltò, vide che lo stava guardando in modo interrogativo.
<< Era ancora vivo >> disse, rispondendo alla domanda inespressa << Ha cercato di pugnalarmi alle spalle. >>
La Nolde spalancò gli occhi e annuì comprensiva, per poi salire in groppa alla sua giumenta. Quando il sole sbucò completamente al di là delle montagne, avevano già ripreso a galoppare verso Est.



 

E dietro di lei, Galadriel non si accorse che della “troll face” che aveva assunto il volto di Sauron.
Spero che vi sia piaciuta questa prima scena d’azione, e che il capitolo abbia rivangato abbastanza di chi stiamo parlando: questo è Sauron, e tutto quello che fa o dice va sempre preso con un pizzico di sale. Lui è un Ingannatore a cuore… e ha grandi piani in mente, certe cose sono solo piccolezze…

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Le terre di Rhûn ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Perdonate il ritardo, ma sono stato un po’ impegnato dalla pubblicazione del mio primo romanzo, che – se siete interessati – potete trovare a questo link: https://www.booksprintedizioni.it/libro/romanzo/kaiju-nation
Detto questo, vi auguro una buona lettura!




Capitolo 7 – Le terre di Rhûn


Con il proseguire dei giorni, il verde delle foreste rigogliose lasciò il posto alla sabbia rossa di un deserto sconfinato.
Galadriel non lo aveva mai visto di persona, ma aveva sentito voci legate a quell’immenso oceano di granelli finissimi, un mondo quasi a parte, sterile e perennemente baciato dalla calura del sole, ove le minuscole creature che lo abitavano si erano adattate a vivere con la costante paura della morte. Lei e il resto della compagnia non avevano mai avuto il coraggio di superare le montagne rocciose che lo separavano dal resto della Terra di Mezzo, troppo intimoriti al pensiero di perdersi tra le sue dune.
Le veniva difficile credere che un regno fiorente potesse sorgere in un simile ambiente. 
<< Cosa sai del regno di Rhûn? >> chiese all’improvviso Sauron, distogliendola dal suo rimuginare.
Galadriel esitò a rispondere, riflettendo attentamente sulla sua domanda.
<< Non molto, in verità >> ammise, con una scrollata di spalle << Il mio popolo non ha mai avuto né il desiderio né la necessità di offrire relazioni diplomatiche alle Terre dell’Est. Io stessa le ho attraversate solo di sfuggita, mentre ero alla ricerca… >>
Si fermò e gli lanciò un’occhiata guardinga.
L’espressione dell’Oscuro Signore divenne comprensiva, intuendo che la Nolde si stava riferendo proprio a lui. Ma invece di offrirle un commento beffardo o giocoso come suo solito, rimase rispettosamente in silenzio, e così l’Elfa gli chiese: << Cosa puoi dirmi di questo Regno? >>
<< Sono un popolo dalla cultura variegata e complessa, suddiviso in numerose tribù >> fu la risposta calma e concisa del Maia << Ciò che le accomuna tutte è una spiccata predisposizione alla violenza… e l’interesse reciproco per la schiavitù. >>
Quell’ultima parola attraversò la mente della Nolde come un tuono a ciel sereno.
<< Schiavitù? >> domandò incredula. Quello… era un termine che mai prima d’ora aveva associato a qualcuno che non fosse una creazione di Morgoth o un suo servo fedele.
Il solo pensiero che gli umani – figli di Illùvatar – potessero macchiarsi di qualcosa di così spregevole, era a dir poco raccapricciante.
Sauron, come prevedibile, non condivideva affatto il suo orrore, e invece si limitò a sorriderle in modo indulgente.
<< La schiavitù è la moneta con cui fanno girare il loro commercio. Piuttosto deplorevole, non pensi anche tu? >> ribattè canzonatorio.
Galadriel abbassò cupamente lo sguardo verso il terreno sabbioso.
<< Io… non pensavo che esistessero uomini del genere >> borbottò, senza nascondere il suo disgusto.
Sauron scrollò le spalle. << Dagli adoratori di Morgoth dovresti aspettarti questo e altro. >>
Questa volta, la Nolde non riuscì a frenare un sussulto pieno di sorpresa e rabbia miste assieme.
<< E tu vuoi allearti con loro >> sputò, accusatoria. Ma invece di mostrare segni di colpevolezza, il Maia si limitò a ridacchiare.
<< Sono sempre aperto alla possibilità di espandere gli alleati del mio Regno >> disse, con tono disarmante << Estenderei la stessa cortesia agli uomini delle Terre dell’Ovest, ma preferisco iniziare da un campo da gioco che mi è più familiare. Consideralo un allenamento per i tempi avvenire. >>
Galadriel rabbrividì al pensiero che l’Oscuro Signore potesse allearsi con regni umani così vicini a quelli degli Elfi. E per quanto avrebbe voluto poter credere il contrario, sapeva quanto i cuori dei mortali potessero essere facilmente influenzabili, come Morgoth aveva ampiamente dimostrato negli ultimi anni della guerra per il destino della Terra di Mezzo.
Se non altro, poteva trovare un minimo di conforto nella consapevolezza che i nani non si sarebbero mai uniti ad un servo ribelle dello stesso Aulë … non senza una ragione davvero buona, e dubitava che Sauron sarebbe mai stato capace di trovarla. Potevano essere davvero testardi.
Dopo un’altra ora, la Nolde scorse un’alta muraglia di pietra circondata da strani alberi a foglia larga. Si ergeva imponente dal terreno sabbioso, sembrando quasi un’onda dorata sul punto d’infrangersi.
Sulla sua cima, scorse anche un manipolo di uomini armati di lancia. Quando la coppia di immortali si fermò di fronte alla fortificazione, ecco che quelli picche furono rapidamente rivolte verso di loro.
<< Fermatevi! >> urlò una delle guardie << Dichiarate nomi e scopo della vostra visita al regno di Rhûn? >>
Sauron si fece avanti col cavallo e prese un lungo respiro.
<< Sono Lord Sauron, sovrano delle Terre di Mordor! >> rispose a gran voce << Giungo qui in amicizia sotto richiesta del vostro Re, Khamûl III! Attende una nostra visita. >>
Grazie alla sua vista prodigiosa, Galadriel riuscì a scorgere gli occhi assottigliati dell’uomo anche nella penombra del suo elmo.
<< E l’Elfo? >> chiese, indicandola con la punta della lancia. Non volendo che Sauron parlasse al posto suo, alzò la testa e disse: << Sono Galadriel dei Noldor. Figlia della casata di Finarfin… >>
<< E mia Regina consorte >> aggiunse Sauron, prima che potesse fare qualsiasi cosa per impedirglielo << Ho avvertito il vostro sovrano anche del suo arrivo. >>
La Nolde gli lanciò un’occhiataccia, ma il Maia non si preoccupò di restituirgliela, lo sguardo ancora fisso in direzione della guardia. Questa rimase in silenzio, soppesandoli da capo a piedi.
<< Aspettate qui >> ordinò, per poi scomparire al di là del muretto superiore. A quel punto, Sauron arricciò le labbra in un sorrisetto soddisfatto.
<< Se non altro sono prudenti >> disse, guardandola << Una qualità che ho sempre apprezzato. >>
Galadriel sbuffò.
<< Credevo che Sauron fosse il nome che sussurravano i tuoi nemici >> ribattè freddamente. E invece di spegnersi, il sorriso del Maia divenne solo più accentuato.
<< Forse è arrivato il momento di riabilitarlo >> disse, mentre tornava a scrutare la muraglia.
Rimasero in attesa per almeno un paio di minuti, e Galadriel cominciò a sentire gli effetti della calura in rapido aumento. Desiderava solo poter trovare un’ombra confortate e risposarsi, magari sorseggiando un bicchiere d’acqua.
Per quanto tempo ancora li avrebbero lasciati lì fuori? Ammesso che Sauron non avesse mentito sul suo presunto invito.
Stavano forse organizzando una guarnigione per scacciarli? In cuor suo, la Nolde lo sperava.
<< Aprite i cancelli! >> urlò improvvisamente una voce familiare. Pochi secondi dopo, la zona centrale della muraglia cominciò ad aprirsi, rivelando gli interni del regno.
La prima cosa che attirò l’attenzione di Galadriel fu la moltitudine di suoni e odori che investì i suoi sensi con la forza di un fiume in piena.
Mentre lei e Sauron avanzavano, i suoi occhi spaziarono rapidamente sull’enorme complesso di edifici nascosto oltre la muraglia, presieduti da migliaia di persone. Non aveva più visto così tanta gente raccolta in un unico posto dai tempi della sua visita a Numenor!
E le strade della città erano stracolme di immagini sconosciute, animali che non aveva mai visto prima, uomini e donne avvolti in abiti sgargianti, cibi di natura ignota. Era uno scenario pieno di infinite possibilità!
Lo sguardo di Galadriel si posò su una coppia di strane creature dalle gobbe prominenti.
<< Che razza di bestie sono? >> chiese, incapace di trattenere la propria curiosità.
<< Cammelli >> le spiegò Sauron << Puoi considerarli i cavalli di queste terre. >>
Galadriel annuì comprensiva e tornò a guardarsi attorno, concentrandosi in particolare sugli umani vaganti.
<< Perché le donne indossano tutte un velo? >>
<< È il loro modo di nascondere le parti del corpo che considerano sacre. >>
<< E quelli cosa sono? >> continuò l’Elfa, indicando un cesto pieno di una frutta dall’aspetto bizzarro.
Sauron le sorrise, come un padre che aveva a che fare con un bambino molto curioso. Il paragone mentale per poco non la fece arrossire, tuttavia riuscì a mantenere la propria compostezza.
<< Datteri caramellati >> rispose il Maia << Una prelibatezza di questo regno. >>
La Nolde li guardò meravigliata, gli occhi che le brillavano. << Vorrei provarne qualcuno. >>
<< Sono sicuro che presto ne avrai la possibilità. >>
Per la prima volta da molto tempo, Galadriel gioì internamente. Erano passati secoli da quando aveva avuto la possibilità di esplorare nuovi regni e tutto ciò che avevano da offrire, più o meno da quando…
“Da quando la tua ossessione per Sauron aveva preso il sopravvento” pensò amaramente, ricordando i giorni in cui aveva scelto di seppellire quella parte di se stessa per concentrarsi unicamente sulla caccia all’assassino del fratello. Colui che ora camminava accanto a lei.
Girò appena la testa per fissarlo… e scoprì che la stava osservando con un sorriso che per poco non le fece sobbalzare il cuore. Sembrava così sbagliato su una creatura tanto malvagia.  
<< Cosa c’è? >> domandò sospettosa.
<< Niente >> disse il Maia, sembrando fin TROPPO innocente << è solo bello vederti così disinvolta. Dovresti rilassarti più spesso. >>
L’Elfa non riuscì a trattenere un rossore e sbottò: << Voglio solo conoscere il più possibile su questo potenziale nemico. >>
<< Alleato, Galadriel >> la corresse il marito << Non dimenticare la tua posizione. >>
L’eccitazione della Nolde lasciò subito posto ad una cupa rassegnazione.
“Giusto” rammentò a se stessa “Sono la moglie dell’Oscuro Signore”.
Con quel promemoria in mente, percorse in silenzio il resto della strada, ignorando gli sguardi curiosi e sorpresi che le rivolgevano i vari passanti, mentre le indicavano le orecchie. Evidentemente, non avevano mai visto un elfo prima di quel giorno.
Infine, raggiunsero le scalinate di un’enorme palazzo dipinto di rosso, sulla cui sommità spiccava un’enorme cupola dorata. Aveva ben poco da  invidiare agli edifici più sfarzosi del regno di Numenor, in netto contrasto con la semplicità delle abitazioni che la Nolde aveva scorto fino ad ora in quel regno misterioso.
Ad attenderli, intravide un uomo dalla pelle olivastra vestito con abiti sfarzosi riccamente decorati, la testa adornata da una corona ricolma di pietre prezioso. Per questo – e per i numerosi soldati che lo circondavano – Galadriel capì che si trattava del sovrano di questa città… e forse dell’intera Rhûn.
Una volta ai piedi della scalinata, Sauron saltò giù da cavallo e la aiutò a scendere dal suo, per poi rivolgersi all’uomo in attesa.
<< Re Khamûl >> salutò il Maia << Il tuo palazzo riflette la magnificenza del vostro Regno. >>
<< Lord Sauron >> disse il monarca, offrendogli una poderosa stretta di mano << è un piacere potervi incontrare finalmente di persona. Le vostre lettere sono state alquanto… illuminanti. >>
I suoi occhi si posarono curiosi su Galadriel, scrutandola in un modo che la mise subito a disagio.
<< Costei è la donna di cui mi avete parlato? >> domandò meravigliato.
Sauron annuì piacevole e la indicò grandiosamente. << Re Khamûl, posso presentarvi la mia Regina Consorte, Lady Galadriel dei Noldor >>
<< Incantata, Re Khamûl >> disse l’Elfa, perché in fondo questo mortale non le aveva ancora dato alcuna ragione per non essere cortese. Con sua grande sorpresa, si fece avanti, le afferrò una mano e le piantò un bacio sul dorso.
<< Quindi Lord Sauron diceva il vero >> disse con un sorriso affascinante << La vostra bellezza fa impallidire anche quella delle mie cortigiane più pregiate. >>
Galadriel sentì una sensazione spiacevole alle sue spalle, come lava vulcanica sul punto di eruttare da una terra brulla e senza vita. Fu solo per pochi secondi, e terminò nell’istante in cui Sauron compì un paio di colpi di tossi.
<< Non per offendervi, Re Khamûl, ma il nostro è stato un lungo viaggio, e non privo di inconvenienti >> disse con un sorriso che la Nolde trovò più teso del solito << Se possibile, preferirei continuare la nostra conversazione all’interno. Temo di non essermi ancora abituato al clima delle vostre terre. >>
Il monarca si tirò indietro e annuì concorde. << Comprensibile. Prego, seguitemi. >>
Mentre si allontanava – i suoi ospiti al seguito – Galadriel lanciò al marito un’occhiata perplessa e adirata in egual misura.
<< Mi ha appena paragonato ad una cortigiana? >> domandò pericolosamente.
Sauron ebbe almeno la decenza di fare una smorfia.
<< Le donne di queste terre non sono, come dire… tenute in alta considerazione >> spiegò, sembrando quasi imbarazzato << Finchè saremo qui, temo che dovrai sopportare altri commenti di questo tipo. >>
<< Ti ringrazio per l’avvertimento >> borbottò la Nolde, mentre fissava cupamente Re Khamûl. Non era certo estranea all’idea che le donne fossero considerate inferiori agli uomini, ma a quanto pare in questa città la situazione era ancora più accentuata rispetto a qualsiasi altro regno mortale da lei visitato.
Fortunatamente, anni e anni di pratica le avrebbero permesso di ignorare un simile affronto per il tempo necessario a terminare questa farsa. Doveva solo essere paziente per qualche giorno, fino alla loro partenza.
Dopo essere entrati nell’enorme edificio, l’Elfa cominciò subito a guardarsi attorno.
“È davvero un bel palazzo” pensò impressionata. Per certi versi, le ricordava la corte di Numenor e alcuni dei migliori edifici realizzati dagli Elfi, con soffitti ricoperti d’oro e affreschi, colonne riccamente decorate e pallide pareti che risplendevano della luce che filtrava dalle finestre dipinte.
Lo stesso Sauron sembrava molto compiaciuto da ciò che stava osservando, quasi stesse pregustando tutti i modi in cui avrebbe potuto mettere le mani su un posto simile.
<< Ho fatto organizzare un banchetto per il vostro arrivo >> disse Re Khamûl, apparentemente soddisfatto dalle loro reazioni << Fino ad allora, i miei servi vi accompagneranno nelle vostre stanze. >>
<< Siamo umiliati dalla vostra ospitalità >> disse Sauron, inchinandosi cordialmente.
Galadriel trattenne una smorfia disgustata, e gli si avvicinò solo quando il sovrano non fu più a portata d’orecchio.
<< Mi ero dimenticato di questo tuo lato così accomodante >> sbuffò, mentre la sua mente tornava ai loro primi giorni nella corte di Numenor << Non hai alcuna vergogna? >>
Sauron le sorrise mellifluo.
<< Un po’ di adulazione non ha mai fatto male a nessuno. Ricorda perché siamo qui: vogliamo che il regno di Rhûn diventi un alleato di Mordor, e questo significa anche mostrare rispetto e decoro verso coloro che consideriamo inferiori. Questa è l’arte della diplomazia. >>
Galadriel trattenne una risposta pungente e si limitò a lanciargli uno sguardo infuriato, mentre entrambi seguivano i servi.
Voleva davvero giocarsela così? Allora gli avrebbe mostrato quanto poteva essere… diplomatica. Anche se non nel modo in cui probabilmente pensava.


                                                                                                         * * *
  
Un’ora dopo, vennero condotti nella Sala dei Banchetti.
Sauron indossava una veste rossa bordata di motivi argentati, mentre l’abito di Galadriel non era poi così dissimile da quello che era stata solita usare nelle celebrazioni elfiche, pallido e ricolmo di disegni floreali in oro.
Una volta nella stanza – già occupata da almeno un centinaio di persone – entrambi vennero condotti ad un grosso tavolo in marmo situato lungo la parete Nord, ove Re Khamûl sedeva al centro.
Le narici di Galadriel vennero subito invase da un profumo invitante, mentre piatti dall’aria succulenta le venivano posati davanti. Cautamente, l’Elfa cominciò a testarli tutti, pur tenendo un orecchio vigile rivolto verso Sauron e il sovrano. Erano passati solo una decina di minuti dall’inizio della cena, eppure sembravano già impegnati in una conversazione molto accesa.
<< Dovete capire, Lord Sauron… >> disse Re Khamûl << che il nostro regno non è più quello di una volta. Certo, un tempo eravamo alleati del vostro Maestro, ma ormai non abbiamo alcun interesse nella conquista della Terra di Mezzo. >>
<< Allora siamo sulla stessa barca >> ribattè l’Oscuro Signore, senza mai perdere quel suo sorriso accomodante << Non sono venuto fin qui per cercare alleati militari. Quello che voglio, Re Kamui, è aprire nuove rotte commerciali per il vostro regno. >>
Il sovrano si porse in avanti con chiaro interesse, gli occhi luccicanti di avidità.
<< Per scambiare cosa? >> domandò con tono colmo d’aspettativa.
Il Maia allargò le braccia.
<< Il Regno di Mordor è giovane, ma in poco tempo siamo riusciti ad affermarci come una grande potenza industriale. Metallurgia, agricoltura… vi assicuro che non vi faremo mancare niente. Sarei più che felice di mostrarvi alcuni campioni che ho portato con me… >>
Galadriel smise rapidamente di ascoltare e cominciò ad osservare i propri dintorni.
La Sala dei Banchetti era certamente caotica, più di qualsiasi altra sala analoga in cui aveva messo piede.
Al centro della stanza, piroettavano danzatrici vestite con abiti che a mala pena coprivano i loro corpi, in un modo che la Nolde trovava piuttosto osceno. Poco distanti, c’erano uomini impegnati a roteare spade di insolita fattura, ricurve ai lati e corte in prossimità dell’elsa, mentre sul lato opposto ne intravide altri che muovevano bastoni di fuoco come se fossero lance. Era uno spettacolo certamente molto più piacevole, ma niente che potesse offrirle una stima appropriata delle forze detenute da questo regno.
Probabilmente molte, se il numero di persone che ci vivevano era di qualche indicazione. E a giudicare dalla ricchezza ostentata da questo palazzo, sicuramente Re Khamûl aveva le finanze necessarie per il sostentamento di un considerevole esercito. In poche parole, avrebbe rappresentato una minaccia credibile per qualsiasi regno della Terra di Mezzo.
<< Voi sapete cantare, Lady Galadriel? >> le chiese all’improvviso la voce del sovrano in persona.
Sorpresa, la Nolde drizzò la testa e scoprì che ogni singola persona presente a quel tavolo la stava fissando con fremente attesa. Perfino Sauron sembrava piuttosto curioso di sapere quale sarebbe stata la sua risposta, e allora l’Elfa realizzò che – in effetti – non l’aveva mai sentita cantare.
<< Un po’ >> disse, con il tono più diplomatico che riuscì a simulare << Ma non conosco canzoni adatte a questo tipo di eventi. >>
<< Ciononostante, mi piacerebbe ascoltare la vostra voce >> disse Khamûl, offrendole un sorriso tutto denti.
Questa volta, la Nolde non riuscì a trattenere il cipiglio che andò a formarsi sul suo volto. Fece per dare una risposta pungente, ma il suo “amato” marito si affrettò a precederla.
<< Mia moglie è ancora molto affaticata dal lungo viaggio >> disse, posandole una mano confortante sulla spalla << Temo che, date le circostanze, la sua voce potrebbe suonarvi stonata e priva di grazia. Ma se davvero volete ascoltare una canzone delle nostre terre, sarei più che felice di accontentarvi. >>
Galadriel lo fissò sorpresa.
Come tutti i Maiar, anche Sauron – quando un tempo si faceva chiamare Mairon – aveva partecipato alla creazione della Grande Canzone, tessendone le ultime note in compagnia dei suoi simili.
Per un brevissimo istante, la prospettiva di ascoltare una simile voce la riempì di pura trepidazione. Dopotutto… quale Elfo sano di mente avrebbe rifiutato la possibilità di ascoltare anche solo una variazione delle note che avevano plasmato la Creazione stessa?
“Qualsiasi Elfo consapevole della perfida bocca che le avrebbe pronunciato” tentò di rammentare a se stessa, ma con meno determinazione di quanta si aspettasse. Dopotutto… che male poteva fare una semplice canzone?
Mentre rifletteva su questo, Re Khamûl aveva cominciato a scrutare l’Oscuro Signore con un cipiglio pensieroso.
<< Molto bene, Lord Sauron >> cedette, dopo quasi un minuto di silenzio << Procedete pure. >>
Galadriel trattenne il respiro, in attesa, mentre il Maia annuiva cortese e si alzava in piedi, con la sala che sprofondava in un rispettoso silenzio. Poi, prese un respiro profondo e…

<< Lunghe eran le foglie e l'erba era fresca…
E le cicute ondeggiavano fiorite e belle.
Una luce brillava nella foresta,
Era tra le tenebre un luccicar di stelle.
Tinúviel ballava nella radura,
Di un flauto nascosto alla musica pura;
Una luce di stelle le inondava i capelli
E la splendida veste, oh Tinúviel!
 
Lì giunse Beren dal monte imponente
E tra le fronde e gli alberi vagabondò disperso,
E dove il fiume elfico scorre turbolento
Camminò solitario ed in pensieri immerso.
Guardando tra le verdi foglie delle foreste,
Vide con meraviglia dalie dorate
Ricoprir il manto e la lunga veste
E la capigliatura bionda come cascate.
 
Per incanto i piedi guariti e riposati,
Che condannati erano ad errare lontano,
Ripresero il cammino, senza paura né rimpianto,
E tra i raggi di luna ei giocava con la mano.
Tinúviel tra i boschi elfici
Fuggiva con piedi alati
Lasciandolo senza amici
Nelle foreste e sui prati… >>

Galadriel dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per frenare le lacrime che rischiavano di scivolarle dagli occhi.
“È bellissimo” non potè fare a meno di pensare. No… nemmeno un simile termine poteva rendere giustizia all’opera d’arte che stava avendo luogo in quella sala.
Il canto del Maia risuonò dentro di lei, armonizzandosi con la sua anima. L’Elfa si sentiva come se stesse volando e nuotando al tempo stesso, sospesa da una corrente invisibile. Ma non aveva alcuna paura, tutt’altro. Lei… era in pace.
O almeno, lo fu fino a quando i suoi occhi non scorsero le espressioni degli altri occupanti della stanza. Stavano tutti fissando Sauron come se fosse una specie di divinità scesa tra i mortali! Il che non era poi un paragone così lontano dalla realtà dei fatti.
Ma quello che la spaventò davvero… fu il pensiero di ciò che una simile prospettiva poteva comportare. Le masse di fedeli seguaci che si sarebbero prostrati dinnanzi a colui che aveva plasmato le fiamme della Terra di Mezzo!
E allora, capì che questo era stato il piano dell’Oscuro Signore fin dall’inizio.
Sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene, mentre la canzone giungeva alla fine. Ben presto, la sala scoppiò in un applauso assordante.
<< Un’esibizione davvero magnifica! >> esclamò Re Khamûl, seguito dal resto della corte, e poi dagli altri invitati.
Sauron sorrise indulgente e offrì loro un elegante inchino, per poi tornare a sedersi. Tutti cominciarono a riempirlo di complimenti, ma ciò che attirò lo sguardo di Galadriel fu la giovane danzatrice che scivolò nel posto accanto al Maia, il volto contratto da un sorriso fin troppo civettuolo.
<< Avete una voce davvero meravigliosa, mio signore >> disse con tono suadente, mentre faceva scorrere dita sottili sul braccio del Maia << Che ne direste di farmela ascoltare ancora una volta nelle vostre stanze? Saprei farne buon uso… >>
La mente di Galadriel divenne una tabula rasa.
Questa donna… stava davvero cercando di tentare l’Oscuro Signore? No… non lo stava solo tentando. Si era letteralmente gettata tra le braccia del Maia, pur consapevole di quale fosse la sua natura!
“E di fronte a sua moglie” fu il pensiero traditore che attraversò la mente dell’Elfa. Ma prima che potesse scacciarlo, ecco che vide Sauron mentre restituiva il sorriso della danzatrice, senza allontanarla.
La Nolde vide rosso. Per la prima volta dall’inizio di quell’accordo funesto… provò rabbia al pensiero che Sauron potesse accettare una simile offerta da parte di una donna che non fosse lei.
Ma per quale ragione? Questo era Sauron! E lei non aveva alcun motivo di arrabbiarsi se… se…
<< Forse potrei farvi visita tra qualche ora? Sono sicura che vostra moglie non se la prenderà. >>
Senza nemmeno rendersene conto, Galadriel cominciò a stringere il suo bicchiere tanto forte da piegarne il metallo. E quando Sauron fece per rispondere alla danzatrice, non riuscì a trattenersi dall’alzarsi bruscamente.
<< Scusate >> sbottò << Ho bisogno di una boccata d’aria. >>
Prima che chiunque potesse chiederle il motivo, uscì rapidamente dalla sala e cominciò a correre verso i giardini del palazzo. Così facendo, non colse l’espressione perplessa - e preoccupata - che andò a dipingersi sul volto del marito.



 


Ebbene sì, Sauron e Galadriel hanno incontrato Khamûl … e chi conosce gli scritti di Tolkien, sa bene chi – o meglio, cosa – questo personaggio potrebbe diventare.
La canzone cantata da Sauron è il Canto di Beren e Luthien, protagonisti di una delle storie più significative dell’universo di Tolkien.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Come il fuoco di una fucina ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguro una buona lettura.



Capitolo 8 – Come il fuoco di una fucina



Il caldo opprimente della Sala dei Banchetti lasciò il posto alla placida freschezza della notte. Galadriel si concesse un momento per assaporarla, mentre tentava di frenare il battito impazzito del proprio cuore.
A cosa stava pensando, in nome di Illùvatar? Era davvero fuggita da quella stanza… solo perché una donna aveva cercato di sedurre l’Oscuro Signore? A rigor di logica, il pensiero che Sauron potesse tradirla davanti a tutti avrebbe dovuto rincuorarla, dimostrandole una volta per tutte che non provava alcun tipo di amore o affetto per lei.
Allora… perché una simile vista era riuscita a turbarla a tal punto? Lei davvero non poteva spiegarselo. O forse sì, ma la probabile risposta ad un quesito tanto insidioso la riempiva di terrore e sgomento.
<< Perché sei scappata? >>
Il suono di quella voce la fece sussultare.
Si voltò di scatto… e lui era proprio lì, celato nelle ombre di una colonna, gli occhi analitici che dardeggiavano come fiaccole.
Deglutì, sentendosi improvvisamente piccola.
<< Te l’ho detto, avevo bisogno di una boccata d’aria >> disse, cercando di mantenere sotto controllo il proprio respiro. Quasi se ne fosse accorto, l’Oscuro Signore inarcò un sopracciglio.
<< Sei sicura? >> le chiese, mentre faceva un passo avanti << Vuoi che ti faccia portare qualcosa da bere? >>
Inconsciamente, la Nolde si tirò indietro, ma presto scoprì che un muro le bloccava ogni via di fuga.
<< La tua preoccupazione non è né apprezzata né richiesta. Perché non te ne torni da quella giovane donna con cui stavi parlando? Sembravate molto affiatati l’uno con l’altra. >>
Gli occhi di Sauron si spalancarono in genuina sorpresa, e ancora una volta Galadriel non potè fare a meno di sovrapporre il volto del Maia a quello del suo vecchio amico mortale, sebbene tutto ciò che li distinguesse fossero i capelli più lunghi e il giallo dorato che ogni tanto lampeggiava nelle sue pupille.
Poi, con sua grande costernazione, l’Oscuro Signore scoppiò in una fragorosa risata, portandosi una mano al ventre.
Galadriel si sentì bruciare la punta delle orecchie.
<< Cosa c’è di così divertente? >> sbottò, fissandolo ferocemente.
Sauron smise di ridere e prese un paio di respiri calmanti. Poi, la indicò e disse:  << Oh, per tutti i Valar… tu sei gelosa! >>
La mente dell’Elfa divenne una tabula rasa. Sentì le guance tingersi di un rosso intenso, mentre il suo cervello contemplava finalmente le parole del Nemico.
<< Come ti permetti anche solo di presumere una cosa del genere?! >> sibilò, mentre il cristallo di Nenya cominciava a illuminarsi.
Incurante della minaccia implicita, Sauron compì un ulteriore passo verso di lei.
<< Non solo lo presumo, ma ne sono convinto >> disse, le labbra arricciate in quel suo sorriso da lupo.
Galadriel scosse la testa. << Vedo che la tua mente è ancora più contorta di quanto pensassi. Serpente! Villano! >>
<< Non ho ancora sentito un “no”. >>
<< Perché le tue supposizioni non meritano alcuna considerazione! >> ribattè l’Elfa, mentre si voltava con tutta l’intenzione di troncare quella conversazione sul nascere. Tuttavia, prima che potesse compiere anche un solo passo, si sentì afferrare il braccio da una presa familiare.
<< Eppure, mi sembri abbastanza irata >> commentò Sauron, visibilmente divertito dalle sue azioni << Anche se non comprendo il perché. Sai bene che ho occhi solo per te, mia regina. >>
La Nolde assottigliò lo sguardo.
<< Ti ho già detto che non m’importa >> gli ringhiò, cercando di divincolarsi << Per quanto mi riguarda, potresti infilarti in una tana del piacere e non verserei una sola lacrima. Ciò che decidi di fare con il tuo corpo non è affar mio. >>
L’Oscuro Signore rimase in silenzio, limitandosi a fissarla per quello che le sembrò un tempo fin troppo lungo. Poi, sorrise in modo vittorioso, come se avesse scorto qualcosa nel suo animo che nemmeno lei riusciva a individuare.
<< Ora chi è l’ingannatore? >> domandò retoricamente << Hai forse deciso di rubarmi il titolo? Suppongo che sia un obbiettivo degno della mia consorte. >>
La Nolde porse il viso in avanti, le labbra arricciate in un ringhio. Come osava anche solo paragonarli?
<< Ogni parola che esce dalla tua bocca è una menzogna >> sputò << Non fingere altrimenti, sembreresti solo ridicolo. >>
Una cupa ombra sembrò calare sul volto del Maia, rapidamente sostituita da quel suo ghigno insopportabile.
<< Sei davvero turbata >> commentò pensieroso << Forse ho sottovalutato l’affetto che nutri per queste sembianze. >>
Il cuore dell’Elfa mancò un battito.
<< Per te non nutro altro che odio >> sbuffò, sentendosi come un topo messo all’angolo.
Uno strano luccichio balenò negli occhi del Maia, mentre egli si porgeva in avanti.
<< Secondo me ti sbagli >> le sussurrò sul viso. E prima che l’Elfa potesse controbattere con un commento pungente, le dita dell’Oscuro Signore le afferrarono il volto.
<< Cosa stai-…uhm?! >>
Qualcosa premette contro le sue labbra. Qualcosa di caldo… come il fuoco scoppiettante di una fucina, fu il primo, istintivo paragone che le venne in mente. Eppure, ella non ne fu bruciata.
Il calore si diffuse dentro di lei, attraversando il suo corpo come una scossa, toccandole l’animo. E per un brevissimo istante, le sembrò di essere tornata sulle colline di Valinor, ove la luce dei Grandi Alberi era così pura e viva. 
Quando sentì il distinto odore di fumo e cenere, capì che quella non era affatto la grazia di Illùvatar… ma quella di un Maia, poiché l’Oscuro Signore Sauron la stava baciando. E quando quel pensiero la raggiunse, udì uno strano suono fuoriuscirle dalle labbra, e allora il suo corpo premette inconsciamente contro quello del Nemico.
Poi… tutto cessò. Sauron si tirò indietro, e le sorrise in un modo fin troppo compiaciuto.
<< Quello era un gemito… >>
Uno schioccò risuonò nell’oscurità dei giardini. Il volto dell’Oscuro Signore rimase completamente immobile, mentre la mano di Galadriel incontrava la sua guancia.
<< Ahi >> borbottò impassibile, come se non lo avesse neppure sentito. E notando che sul viso del Maia non era rimasta nemmeno un’impronta arrossata, la Nolde intuì che probabilmente era proprio così.
Deglutì nervosamente. Respirava a fatica, un calore familiare aveva cominciato a diffondersi nel suo petto… e si sentiva come se il cuore le sarebbe scoppiato da un momento all’altro. E quando Sauron fece strusciare delicatamente le dita tra i suoi zigomi, ecco che il mondo attorno a lei divenne una patina raggelante.
Distolse lo sguardo dagli occhi infuocati del Maia.
<< Smettila >> sussurrò, più implorante di quanto avrebbe voluto. E con sua grande sorpresa, l’Oscuro Signore allontanò la mano, e lei si sentì finalmente in grado di respirare di nuovo.
<< Lasciami andare >> continuò, stancamente << Adesso. >>
Lo sentì esitare, e per un attimo temette che sarebbero rimasti in quella posizione per tutta la notte. Invece, il Maia allontanò la mano e compì alcuni passi indietro.
<< Come la mia signora desidera >> disse, per poi offrirle una reverenza. Fatto questo, la sua alta figura scomparve tra le ombre, come se fosse parte della notte stessa.
Di lui, restarono solo il profumo di fuoco e cenere… e la sensazione di calore sulle labbra di Galadriel.

                                                                                          * * *

Quella notte, Galadriel si addormentò con il ricordo di suo marito. Sperava che, così facendo, sarebbe riuscita a dimenticare l’empia tentazione a cui era stata sottoposta.
Perché per quanto il bacio dell’Oscuro Signore l’avesse turbata… niente avrebbe potuto prepararla a ciò che un simile gesto aveva rivelato: che lei avrebbe voluto rispondere, abbandonandosi al piacere provato in quei brevi istanti.
Fece pressione sui suoi scudi mentali, sperando con tutta se stessa che il Maia non avrebbe colto i pensieri superficiali che volteggiavano nei suoi sogni. Poi, diede vita ad un paesaggio onirico e modellò sui suoi ricordi la figura dell’amato marito.
Egli apparve di fronte a lei in un turbinio di foglie, portando con sé l’odore del bosco e della terra bagnata. A questo, seguì una sensazione di piacevole calma, poiché la Nolde si sentiva finalmente a casa.
<< Celeborn >> sussurrò, incapace di trattenere le lacrime che cominciarono a scivolarle dagli occhi.
Il marito le sorrise dolcemente.
<< Galadriel >> la salutò, allungando una mano e accarezzandole l’esile volto << Sei tornata da me. >>
<< Sì… >> disse la Nolde, lasciandosi cullare dal suo tocco.
Inclinò la testa verso di lui, beandosi delle sue labbra. Erano diverse da come le ricordava, ma forse era passato fin troppo tempo dal giorno in cui le aveva assaporate.
Fu quello il suo primo pensiero… che mutò nell’istante in cui un odore familiare di cenere e fiamme le invase le narici.
Tirò subito indietro il viso. E quando aprì gli occhi, si ritrovò a fissare in un paio di braci ardenti come il sole stesso.
<< Mia regina >> le sussurro Halbrand… no… Sauron, cingendola per la vita. Ma questa volta, la Nolde non lo respinse, ne tentò di scappare, mentre la bocca dell’Oscuro Signore si chiudeva sulla sua.
Sentì il corpo bruciare del suo calore indomito, le dita che scivolavano sotto i suoi vestiti, saggiandone la pelle…
e allora si svegliò con un sussulto.
Con il corpo madido di sudore, si portò una mano al petto, più spaventata di quanto non fosse mai stata dall’inizio di quel crudele accordo. E per la prima volta da quando aveva accettato la mano di Sauron l’Aborrito… capì che forse aveva commesso un terribile errore.

                                                                                            * * *

Il giorno dopo, cercò di non mostrare segni di stanchezza.
Sentiva il suo sguardo su di lei, come se stesse cercando di leggerle dentro, di capire quali pensieri e sensazioni avevano provocato quel bacio. E per quanto la Nolde cercasse di mantenere la sua espressione illeggibile, era sicura che – in qualche modo – l’Oscuro Signore fosse perfettamente consapevole del turbamento in cui era sprofondata la sua mente.
Tuttavia, non mostrò alcun segno di compiacenza, invece la condusse fino all’uscita del palazzo, ove Re Khamûl li stava già aspettando con i loro destrieri.
<< Vi ringrazio per la vostra ospitalità, Re Khamûl >> disse Sauron, offrendo al sovrano un inchino cortese << Che questo sia l’inizio di un’amicizia prospera e duratura per i nostri regni. >>
<< Qualcosa che ci auguriamo entrambi >> ribattè l’uomo, lampeggiando un sorriso tutto denti << E naturalmente, non vedo l’ora di poter mirare di persona ciò che Mordor ha da offrire. Siate sicuri che tratterò il vostro regalo come fosse il più grande dei tesori. >>
Quell’ultima affermazione catturò l’attenzione della Nolde.
A che genere di regalo si stava riferendo? Forse i campioni a cui Sauron aveva accennato durante il banchetto? Oppure… qualcosa di molto più sinistro? Dopotutto, conosceva ormai molto bene la portata che i doni dell’Oscuro Signore potevano avere su coloro che volevano beneficiarne.
Mentre rifletteva su questo, Khamûl si rivolse a lei.
<< Lady Galadriel… >> disse con voce molto più suadente << Guarderò al giorno in cui potrò mirare ancora una volta la vostra bellezza. Vi auguro un viaggio piacevole e privo di pericoli. >>
L’Elfa rispose con un semplice cenno della testa, poi salì sull’amata giumenta e lasciò che il suo nitrire familiare le concedesse un attimo di sollievo.
Quando Sauron balzò in groppa al nero destriero e cominciò a galoppare verso i cancelli del regno, ella gli fu subito dietro, scrutandolo con la coda dell’occhio.
<< Che cos’hai gli hai dato? >> domandò a metà tragitto, incapace di trattenere ulteriormente la propria curiosità.
Sauron le lanciò un sorriso laterale.
<< Solo un piccolo incentivo >> rispose, scrollando le spalle << Un regalo in buona fede, per i tempi avvenire. >>
E per ragioni ancora sconosciute all’Elfa, quelle parole furono sufficienti per inviarle un freddo brivido lungo la schiena.



 

Chissà di che tipo di dono si tratta…
Le cose iniziano a farsi sempre più piccanti per i nostri sposini, mentre Sauron alza il tiro e Galadriel cerca con tutte le sue forze di ricordarsi che questo ragazzo è uno psicopatico megalomane con tendenze tiranniche. Ma quanto ancora potrà resistere senza un po’ di aiuto? Lo scopriremo nei prossimi capitoli! Che verranno pubblicati ad alternanza, poiché sto per cominciare un nuovo lavoro che mi terrà ancora più impegnato.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Angmar ***


Eccovi un nuovissimo capitolo, anche se un po’ più breve rispetto agli altri. Il prossimo sarà più lungo, ma per ora dovrete accontentarvi di questo.
Buona lettura!





Capitolo 9 – Angmar


Le settimane passarono, eppure il ricordo di quella sera continuò a perseguitarla.
Galadriel si svegliava quasi ogni notte, il cuore palpitante e il corpo madido di sudore, alla ricerca di un calore che non le apparteneva… e che non apparteneva nemmeno a Celeborn, bensì a colui che deteneva le sue catene. Il Signore Oscuro.
Da quando le aveva rubato quel bacio – assai diverso da quello che si erano scambiati durante le loro nozze -  i suoi giorni si erano susseguiti in un turbinio di pensieri che in passato non avrebbe mai preso nemmeno in considerazione.
“Bugiarda” le sibilò una parte oscura della sua mente, perché in fondo aveva immaginato certe cose almeno una volta, quando ancora credeva che Sauron fosse solo un mortale dall’animo valoroso. Non aiutava il fatto che continuasse a mantenere le sembianze di Halbrand, sfidandola con il suo ricordo ogni qualvolta interagivano.
Cominciò a evitarlo il più possibile, e anche durante le loro riunioni amministrative tendeva a rimanere in silenzio, lanciandogli occhiate occasionali solo per assicurarsi che non la stesse guardando. Con sua sorpresa, il Maia sembrò rispettare i suoi confini.
Mai una volta tentò di parlarle quando lei non iniziava un discorso, rimanendo sempre a debita distanza… e per quanto odiasse ammetterlo, questo fatto aveva cominciato a tormentarla ancora di più.
Alla fine della terza settimana, si rese conto che bramava la sua compagnia, la sua voce beffarda e suadente al tempo stesso, il luccichio dei suoi occhi, i loro scambi… o forse si sentiva semplicemente sola, perché in fondo Azog non era un grande conversatore. Parlando dell’Orco, si era invece rivelato un egregio compagno d’allenamento, e più volte l’aveva assistita durante le sue pratiche con la spada. Se non altro, Sauron aveva finalmente deciso di lasciargliene una, forse convinto che non l’avrebbe usata su di lui.
Con il passare dei giorni, Galadriel e Azog erano diventati non proprio amici, ma quantomeno dei conoscenti rispettabili, anche se l’Elfa non glie lo avrebbe mai ammesso, tantomeno a Sauron.
Poi, all’inizio della quarta settimana… avvenne la svolta.

                                                                                                       * * *

Una sera, mentre erano impegnati in una delle loro consuete cene pervase da un’imbarazzante – quanto fastidioso – silenzio, uno degli Orchi messaggeri giunse al cospetto di Sauron con una pergamena tra le mani.
L’Oscuro Signore afferrò il rotolo senza nemmeno preoccuparsi di ringraziare il servitore, lo guardò per almeno un paio di minuti e canticchio con sincera contentezza. Questo catturò subito l’attenzione di Galadriel, poiché il Maia era solito mostrare quel tipo di emozione solo quando i suoi piani sembravano andare esattamente verso il risultato che aveva previsto.
Cosa che, purtroppo, era accaduta fin troppo spesso dal giorno in cui si erano incontrati. Certo, gli ci erano voluti vent’anni per portarla finalmente al suo fianco... ma alla fine era successo, anche se non con le circostanze che si era prefissato. Cionondimeno, il Signore Oscuro di Mordor era riuscito a suggellare un’alleanza – per quanto riluttante – con la Signora della Luce.
<< Un’altra potenziale alleanza politica? >> gli chiese, cercando di distogliere la mente da pensieri tanto cupi.
Lui sollevò gli occhi dal tavolo… e per la prima volta da quando si erano sposati, Galadriel dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non distogliere lo sguardo.
Da quando quelle pupille del colore del fuoco avevano cominciato a metterla così a disagio? Per tutti i Valar, aveva passato la sua intera vita a combattere ogni possibile male della Terra di Mezzo! Nemmeno l’Oscuro Signore in persona era mai riuscita a spaventarla. Allora… perché si sentiva come se il cuore le sarebbe balzato fuori dal petto da un momento all’altro? Possibile che non fosse per paura?
<< Una a cui forse saresti più favorevole >> rispose il Maia, riportandola alla realtà. Poi, le porse la pergamena, che lei afferrò con grande cautela, quasi temesse di poter toccare le sue dita.
Lanciò una rapida occhiata al foglio, sperando che non se ne fosse accorto.
<< Angmar >> lesse pensierosa << Il nome non mi è familiare. >>
<< Si tratta di un piccolo insediamento edificato vicino sulle coste settentrionali delle terre di Osthirith >> spiegò Sauron << Il primo regno Numenoriano edificato sul continente. >>
La Nolde inarcò un sopracciglio.
<< Da quando i Numenoriani hanno cominciato ad espandersi? >> domandò sospettosa. Dopotutto, erano sempre stati ben noti per la loro politica isolazionista, o almeno da quando Morgoth era stato sconfitto.
Il Maia scrollò le spalle.
<< Da quando la nostra vecchia amica, la Regina Tar-Mìriel, è stata deposta da suo cugino Ar Pharozon >> fu la sua risposta disinvolta.
Il cuore di Galadriel mancò un battito.
Mìriel… era stata deposta? E dallo stesso Cancelliere di Numenor?!
<< Quando è successo? >> chiese con voce improvvisamente secca.
Sauron sembrò rifletterci su.
<< Circa dieci anni fa >> disse, sorridendole in un modo che la mise subito in allerta << A quanto pare, sono stati proprio gli aiuti che ci ha concesso a segnare la sua caduta dalla grazia del popolo. È stata deposta e sostituita dopo una sanguinosa insurrezione. >>
Un brivido attraversò la spina dorsale della Nolde. La pergamena le cadde dalle mani, mentre il senso di colpa cominciava a divorarla da capo a piedi.
Quando aveva convinto la regnante di Numenor ad appoggiare la sua causa, non avrebbe mai immaginato che le sue azioni sarebbero state la causa diretta della sua caduta. Per colpa delle sue azioni, Tar-Mìriel era diventata l’ultima tacca di una lunga lista di persone trascinate a fondo dal suo desiderio di vendetta.
<< I-io… non ne avevo idea >> balbettò << è ancora viva? >>
Sauron annuì. << Sì, ma relegata ai confini del palazzo reale. O, almeno, così affermano le mie spie. >>
L’Elfa provò sollievo alla prima informazione, mentre la seconda la mise subito in allerta.
<< Hai spie infiltrate a Numenor? >> domandò accusatoria.
Il sorriso del Maia divenne quasi indulgente.
<< Mia cara Galadriel… ho spie infiltrate un po’ ovunque >> disse in un tono fin troppo condiscendente, come se stesse semplicemente parlando con una bambina.
L’Elfa trattenne un commento rabbioso, la mente concentrata su ciò che aveva appena scoperto.
Le alleanza stipulate negli ultimi mesi, la presenza di spie nei regni circostanti, la crescita delle sue forze… tutti elementi che sembravano puntare verso il medesimo risultato: una guerra.
<< Quali sono le tue intenzioni, Sa… Mairon? >> si corresse << Perché stai facendo tutte queste alleanze in un tempo così breve? >>
Il Maia inarcò un sopracciglio.
<< Te l’ho detto, voglio che le terre di Mordor siano forti… >>
<< E io non ti credo >> lo interruppe lei << Vuoi cominciare un’altra campagna di conquista? Sai che gli elfi non resteranno a guardare, anche con il nostro patto in vigore. >>
Sperava che così facendo sarebbe per lo meno riuscita a metterlo alle strette. Invece – e con sua grande irritazione – l’Oscuro Signore sollevò le sue mani fin troppo umane in un gesto conciliante.
<< Ti prometto che non ho intenzione di muovere un solo orco contro i regni della Terra di Mezzo. Possano i Valar fulminarmi se non dico il vero. >>
E in circostanze diverse avrebbe anche potuto credere a simili parole… se non fossero uscite direttamente dalla bocca del più grande Ingannatore della Terra di Mezzo, colui che sarebbe stato in grado di affermare che il sangue era oro e farlo passare per vero.
<< Suvvia, Galadriel >> la rimproverò, quando lei assottigliò lo sguardo << Pensavo che avessimo ormai superato questa sfiducia tra noi. Da quando sei diventata la mia consorte, ho forse agito in una maniera che andasse contro i tuoi principi o desideri? >>
La Nolde esitò a rispondere.
<< No >> ammise, con meno riluttanza di quanto si aspettasse << Sei stato un buon marito… e un re sorprendentemente decente. >>
Complimenti che non si sarebbe mai aspettata di rivolgere all’Oscuro Signore di Mordor. In verità, si era rivelato un coniuge molto più paziente di lei… e certamente, l’unico tra i due che aveva mostrato un qualche impegno per rendere il loro matrimonio quantomeno cortese.
“Solo perché desidera corromperti” cercò di rammentare a se stessa “Se dovessi cedere, lascerebbe cadere la sua facciata senza la minima esitazione. Questa non è altro che una recita abilmente studiata per farti sentire in colpa!”
E proprio con quella consapevolezza, non poteva rischiare che i piani segreti di Sauron continuassero indisturbati.
<< Verrò con te >> disse, sfidandolo a dire il contrario. Fortunatamente – o sfortunatamente, a seconda dei punti di vista – il Maia non ne sembrò affatto infastidito. 
<< Come desideri. >>

                                                                                                         * * *

Il viaggio verso l’insediamento fu decisamente più breve e piacevole, interrotto solo occasionalmente dai temporali che segnavano la fine dell’inverno e l’arrivo delle stagioni più calde.
Dopo tre giorni di viaggio a cavallo, giunsero infine ad una roccaforte in legno, al cui interno era stato realizzato un villaggio di almeno una cinquantina di abitazioni.
Non era certo un Regno imponente quanto quello di Rhûn, ma Galadriel era sicura che – con il tempo – lo sarebbe diventato grazie alla posizione favorevole per scambi commerciali, caccia, pesca e coltivazioni, un connubio che per anni aveva attirato mortali da ogni dove… prima che Morgoth allungasse le sue infide mani sulla Terra di Mezzo, rendendo queste lande inaccessibili per quasi mille anni.
Dopo aver superato i controlli, vennero condotti fino alla residenza del reggente, che per dimensioni e fattura negli elementi di costruzione superava di gran lunga tutte le altre.
Guardandosi attorno, Galadriel notò le occhiate decisamente ostili che gli abitanti le avevano rivolto da quando aveva messo piede al di là del perimetro difensivo. A quanto pare, i Numenoriani non avevano ancora superato il loro disprezzo per la sua specie, maturato nel corso di diverse generazioni.
<< Non sembrano molto contenti di vedermi. >>
<< No, direi di no >> convenne Sauron, il volto ora contratto da una smorfia scontenta.
Galadriel lo guardò con la coda dell’occhio. << Ti penti di avermi portata con te? >>
L’Oscuro Signore rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Lascia che esprimano le loro inutili opinioni >> ribattè sprezzante << I tuoi pensieri sono gli unici che valgono il mio tempo. >>
E per quanto avrebbe voluto poter negare il contrario, la Nolde non riuscì a trattenere il rossore che andò a scurirle le guance.
Imprecò mentalmente. Da quando i complimenti del Maia riuscivano ad avere un simile effetto su di lei? Perché il suo corpo si stava comportando in questo modo?!
Scosse la testa, quasi temendo le risposte a simili domande.
Infine, raggiunsero la loro destinazione, ove ad attenderli spiccava un uomo dai lunghi capelli argentati vestito con sfarzosi abiti di fattura Numenoriana, il capo adornato da una corona in oro massiccio. Accanto a lui, invece, si trovava una belle e giovane donna dai capelli rossastri, coperta da un cappotto in pelle di cervo.
L’uomo – sicuramente il sovrano di questo insediamento – li accolse con braccia aperte e un sorriso affabile.
<< Benvenuto nel mio umile regno, Lord Sauron. >>
<< Re Er-Murazor >> lo salutò l’Oscuro Signore, in modo molto più informale rispetto a Re Kamhul << Umile potreste chiamarlo, ma quello che ho visto fin’ora è un regno promettente che aspetta solo la giusta opportunità di fiorire. E il merito è senz’altro vostro. >>
L’uomo ridacchiò.
<< Mi date troppo credito >> disse con tono al limite tra il compiaciuto e l’imbarazzato << Ho solo svolto l’incarico di Ar Pharozon al meglio delle mie capacità: creare il primo insediamento Numenoriano del continente. Niente di più, niente di meno. >>
Indicò la donna accanto a lui.
<< Posso presentarvi la mia adorata moglie, la regina Heruwyn. >>
Sauron le inviò uno dei suoi sorrisi più affascinanti.
<< Incantato >> disse, prendendole la mano e posandole un casto bacio sulle nocche. Poi, si voltò verso la sua compagna.
<< E vorrei fare altrettanto con la mia cara sposa, Lady Galadriel dei Noldor. >>
Gli occhi dei due sovrano spaziarono rapidamente verso di lei, e quelli di Er-Murazor si spalancarsi come piatti.
<< Io… avevo sentito voci sulla vostra recente unione >> borbottò, sembrando quasi affascinato dalla sua presenza << Devo ammettere che pensavo fossero solo chiacchiere. >>
Sauron inarcò un sopracciglio.
<< E perché mai? >> domandò con tono molto più freddo, tanto da mettere la stessa Galadriel in allerta.
Il sovrano sussultò.
<< Beh, perché… insomma, non volevo certo mancarvi di rispetto… >>
<< Sono sicura che chiunque rimarrebbe sorpreso dallo scoprire che avete scelto di sposare proprio uno dei vostri più grandi nemici, Lord Sauron >> si intromise Heruwyn, con un sorriso cortese << Ma se davvero avete raggiunto una tregua con gli Elfi, sono sicuro che i nostri negoziati saranno più brevi del previsto. Non credi anche tu, caro marito? >>
<< Mi hai tolto le parole di bocca, cara moglie >> convenne rapidamente l’uomo, prima di riprendere la sua espressione gioviale << Volete continuare la conversazione all’interno? >>
Il volto di Sauron tornò una maschera di piacevole condiscendenza.
<< Fate strada >> disse, mentre avvolgeva un braccio attorno a quello di Galadriel. Con sorpresa di entrambi, la Nolde lo lasciò fare senza nemmeno offrirgli una delle sue occhiate furenti.



 

Ed ecco il primo incontro faccia a faccia tra Sauron e il Re Stregone di Angmar, qui ancora in forma umana. Le origini del personaggio sono sempre state un mistero, ma molte teorie lo avevano identificato come un regnante Numenoriano, cosa che ho deciso di utilizzare. Inoltre, il nome Er-Murazor gli fu affibiato in “Middle Earth Role Playing” e nel gioco “Angbad”. Mi è sempre piaciuto.
La regina Heruwyn, invece, è un OC completamente di mia invenzione, ispirato ad Alice Hightower di House of the Dragons (e infatti me la immagino con quell’aspetto). Lo stesso Er-Murazor è stato ideato con l’aspetto di Re Viserys Targaryern, sempre da House of the Dragon.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - Noi siamo uguali ***


Eccovi un capitolo un po’ più lungo rispetto agli altri. Vi auguro una buona lettura!
 


Capitolo 10 – Noi siamo uguali



Nella sala dei banchetti, Galadriel respirava un’aria familiare.
Non mancavano certo musica e vivande, ma l’atmosfera dell’abitazione era assai diversa dalla caotica vivacità delle Terre di Rhûn, molto più simile al tipo di regalità a cui era abituata.
Un paio di posti più in là, Sauron e Er-Murazor sembravano impegnati in una discussione molto accesa, anche se il continuo chiacchiericcio ai tavoli le rendeva praticamente impossibile distinguerne le parole, nonostante il suo udito da Elfo.
<< Guardali >> disse all’improvviso Heruwyn, alla sua destra << Discutono come ragazzini davanti alla prospettiva di una nobile impresa. Sembra che siano compagni d’arme da una vita. >>
La Nolde fu quasi tentata di ridere al pensiero.
<< Mairon è sempre stato bravo nell’usare le parole per guadagnare lealtà e fiducia >> ammise, catturando subito l’attenzione della regnante.
<< Mairon? >>
Galadriel si rimproverò mentalmente.
Non sapeva cosa Sauron avrebbe fatto a coloro che conoscevano il suo nome originale, quindi si era ripromessa di non diffonderlo. Era stata fin troppo incauta.
<< È il suo vero nome >> spiegò, dopo qualche attimo di silenzio << Un nome che solo io sono autorizzata a pronunciare. >>
Fortunatamente, la donna annuì comprensiva, poi tornò a guardare l’Oscuro Signore.
<< È così diverso da come lo raffigurano i racconti. Sembra quasi… >>
<< Mortale? >> terminò l’Elfa, ironica << Umano? Non lasciatevi ingannare dal suo aspetto ordinario, Regina Heruwyn. Potrebbe distruggere questo palazzo senza l’aiuto di un esercito. >>
A quelle parole, gli occhi della regnante assunsero un luccichio preoccupato.
<< Devo forse temere per mio marito, Lady Galadriel? >>
<< Per la sua vita? No. D’altro canto, la sua sanità mentale è tutta un’altra storia >> sbuffò l’Elfa, perché in fondo sapeva che Sauron non avrebbe rischiato di uccidere un potenziale alleato… almeno finchè sarebbe stato concorde ai suoi obbiettivi e desideri.
Heruwyn sospirò cupamente. 
<< È quello che temevo >> disse, sembrando improvvisamente stanca << Murazor è sempre stato affascinato da magia e stregoneria. E vostro marito è certamente un abile esperto in entrambi i campi. >>
<< Mio marito è abile in molte cose, e poche di queste sono raccomandabili >> convenne Galadriel, annuendo in accordo.
La regina le lanciò un’occhiata perplessa.
<< Da come lo descrivete, sembra quasi che abbiate sposato un mostro >> disse con tono leggermente accusatorio, mentre si portava un bicchiere di vino alle labbra vermiglie.
La Nolde sbuffò sprezzante.
<< Non esiste maledizione in elfico o nella lingua dell’uomo capace di esprimere la sua perfidia. >>
<< Eppure, siete affezionata a lui. >>
Il cuore dell’Elfa mancò un battito. Lentamente, il suo sguardo incontrò quello analitico della regnante.
<< Che cosa? >> chiese, sperando di aver capito male.
<< Ho visto il modo in cui lo stavate guardando >> disse Heruwyn, scrutandola con evidente sospetto << Il rossore sulle vostre guance ogniqualvolta vi offriva un complimento. Perdonate il mio scetticismo, ma non mi sembrate affatto una povera fanciulla intrappolata nelle grinfie di un matrimonio combinato. In verità… sembrate abbastanza felice. >>
Galadriel deglutì a fatica.
Impossibile. Non poteva essere vero. Oppure… il suo corpo l’aveva davvero tradita fino a questo punto? Possibile che dopo tutti questi secoli non fosse ancora in grado di controllare simili impulsi?
Cercò di mantenere un’espressione neutrale, pur offrendo alla donna una metaforica libbra di carne.
<< Ammetto di essermi abituata alla nostra vita insieme >> disse, freddamente << Ma vi assicuro che non potrei mai provare affetto per una creatura come lui. >>
La regina rimase in silenzio, soppesandola per quello che le sembrò un’eternità.
<< State mentendo >> disse, facendola irrigidire << Non so se a me o a voi stessa, ma state sicuramente mentendo. >>
Galadriel scosse la testa.
<< Perché mai dovrei provare affetto per colui che ha massacrato il mio popolo e ucciso mio fratello? >> le sibilò, cercando di non farsi sentire << È assurdo! >>
<< Lo è >> convenne Heruwyn, sorprendendola << Eppure, non posso negare ciò che vedo. Voi provate dei sentimenti per lui… ma che sia affetto genuino o semplice lussuria… beh, non l’ho ancora capito. >>
Il cuore della Nolde cominciò a batterle come un tamburo.
Entrambe le opzioni erano tutt’altro che appetibili. Stavano parlando di Sauron! Il suo nemico giurato, distruttore di popoli, assassino di Elfi e di innumerevoli abitanti della Terra di Mezzo.
Quale mente contorta avrebbe mai potuto provare desiderio per lui, sapendo tutti i crimini che aveva commesso?
“Tu, a quanto pare” ridacchiò una parte maligna e ribelle della sua mente.
<< C’è una ragione dietro a questo interrogatorio? O forse siete solo un’amante del pettegolezzo infondato? >> ringhiò, sperando che questo sarebbe stato sufficiente per cambiare argomento.
Ma ancora una volta, Miriel la sorprese incontrando il suo sguardo senza battere ciglio.
<< Vostro marito è un uomo pericoloso, Lady Galadriel >> rispose, duramente << La sua sola presenza qui rappresenta una potenziale minaccia per questo regno e mio marito. Voi, al contrario, siete ben nota per essere una donna dall’animo buono e compassionevole, qualcuno a cui potrei affidare la sicurezza della nostra famiglia. >>
Galadriel fece per controbattere, ma ecco che la mano della donna si posò delicatamente sul suo braccio.
<< Devo capire quale tipo d’influenza avete su Sauron… e se lui ne ha su di voi >> continuò, sembrando quasi supplichevole nella sue ricerca di conoscenza.
<< Che tipo d’influenza potrei mai avere sull’Oscuro Signore? >> sbottò l’Elfa, come se il solo pensiero fosse a dir poco ridicolo << Lui segue solo una persona: se stesso, incurante di coloro che calpesta per raggiungere i suoi obbiettivi. >>
Heruwyn scosse la testa. << Questo non è del tutto vero. Se così fosse, non sarebbe innamorato di voi. >>
Questa volta, Galadriel per poco non si strozzò con la sua saliva.
Sauron… innamorato di lei? Ridicolo.
Lui l’aveva sposata solo per il proprio tornaconto personale. Voleva semplicemente dominare un nemico ed eliminare la sua più accanita avversaria senza dover neppure versare del sangue!
Lo aveva reso molto chiaro fin dall’inizio di questo accordo: la loro era una semplice unione di convenienza, niente di più.
<< Quell’essere non è capace di amare >> sussurrò, la gola improvvisamente secca. E con sua grande irritazione, la regina ebbe il coraggio di sorriderle in un modo fin troppo indulgente, come se stesse conversando con una bambina.
<< Sono sicuro che lo pensiate entrambi >> disse, chiaramente divertita << Eppure, la cura che mostra per voi sembra genuina. Ho vissuto abbastanza nelle corti da saper riconoscere un matrimonio basato sull’inganno e l’interesse personale. Naturalmente, Lord Sauron è ben noto per la sua natura insidiosa, quindi potrei anche sbagliarmi. Ma nel caso le mie intuizioni fossero vere, non sarebbe nel vostro interesse approfittare di una simile posizione? >>
Quell’ultima domanda catturò l’attenzione dell’Elfa.
<< In che modo? >> chiese, incapace di trattenere la sua curiosità.
Il sorriso di Heruwyn si fece più affilato.
<< Sottovalutate quanto l’influenza di una donna possa essere potente >> le sussurrò con fare cospiratorio << Tra noi mortali c’è un detto: dietro a ogni grande re… c’è sempre una grande regina. E credo che perfino Lord Sauron lo riconosca. >>
I suoi occhi si rivolsero all’Oscuro Signore, ancora intento a parlare animatamente con il marito.
<< Con la giusta leva, chissà quanto potreste influenzare le sue decisioni future. >>
Il cuore di Galadriel cominciò a battere per l’anticipazione.
<< Che tipo di leva? >> chiese, desiderosa più che mai di conoscere la natura di un simile potere.
Le labbra della regina si arricciarono in un ghigno predatorio.   
<< Il tipo di leva a cui anelano gli uomini come lui >> rispose, indicandola da capo a piedi << E credo sappiate perfettamente a cosa mi riferisco. >>
Il cuore della Nolde ebbe un sussulto.
Stava… davvero insinuando ciò che lei pensava? Voleva che usasse il suo corpo per influenzare l’Oscuro Signore?
<< I-io… >>
Voleva protestare, dire a questa mortale che per nulla al mondo si sarebbe macchiata di una simile umiliazione… eppure, dalla sua bocca non uscì alcun suono. Invece, si ritrovò a contemplare seriamente la proposta della regnante.
Poteva davvero farlo? Sfruttare l’ossessione che Sauron nutriva per lei a suo vantaggio?
“Questo sì che non mi renderebbe meglio di una cortigiana. Non potrei mai abbassarmi a tanto!”
Ma se in tale modo fosse riuscita a guadagnare potere sull’Oscuro Signore… non ne sarebbe valsa la pena?
Scosse la testa, prese un respiro profondo e disse: << Prenderò in considerazione i vostri consigli. >>
<< Purchè teniate questa conversazione tra noi >>  ribattè Heruwyn, mentre tornava a sorseggiare il suo bicchiere. E su questo, l’Elfa non aveva nulla in contrario.

                                                                                                     * * *

Il resto della cena passò in relativo silenzio, ma la mente di Galadriel non era mai stata più in fermento.
Terminata l’ultima portata, abbandonò la sala dei banchetti in tutta fretta e uscì nei giardini del palazzo per prendere una boccata d’aria, desiderosa di schiarirsi le idee.
La conversazione con Heruwyn l’aveva scossa non poco.
Lei… che tentava di sedurre il re degli ingannatori? L’assassino di suo fratello?! La sola idea era a dir poco raccapricciante, oscena, maligna… allora, perché aveva risposto alla regina in quel modo, anziché negare la sua proposta seduta stante?
Davvero stava prendendo in considerazione una simile strategia?
Scosse la testa.
Sicuramente, la donna aveva semplicemente sovrastimato “l’affetto” che Sauron nutriva per lei. Era un mostro, un essere di pura oscurità, desideroso solo di possederla per la propria brama di potere.
Una seduzione non sarebbe mai stata in grado di influenzarlo, di questo ne era convinta. Quindi, non aveva più senso soffermarsi su simili, infide questioni.  
Quando scelse finalmente di abbandonare il suo rifugio, s’incamminò verso le stanze offerte dai regnanti… e nell’oscurità del plenilunio, scoprì Sauron ed Er-Murazor che conversavano all’ombra di una stalla. Della regina Heruwyn non vi era la benché minima traccia, e questo la mise subito in allerta.
Perché mai i due sovrani avevano scelto un luogo così isolato per parlare? Era del tutto possibile che si fossero incontrati per caso, ma le sembrava piuttosto improbabile.
Tese le orecchie e rimase in ascolto.
<< Grazie per il vostro dono, Lord Sauron >> disse Er-Murazor, sorridendo come un bambino a cui era stata appena regalata la sua prima spada << Ne farò grande tesoro >>
<< Consideratelo il primo di molti altri >> ridacchiò il Maia, per poi dargli una pacca sulla spalla.
Galadriel assottigliò lo sguardo e aguzzò la vista… notando finalmente il minuscolo cerchio dorato che il regnante numenoriano teneva tra le dita della mano destra: un anello, praticamente uguale a quello che l’Oscuro Signore aveva regalato a Re Khamûl  meno di un mese prima.
Il sospetto tornò a insinuarsi nelle mente della Nolde.
Questa situazione era fin troppo familiare. Non poteva essere una semplice coincidenza, non quando si trattava di una mente astuta e pianificatrice come Sauron.
Con quel pensiero che le martellava le tempie, si nascose dietro un edificio, puntò Nenya verso la coppia… e dopo qualche minuto, sentì il suo cuore affondarle nel petto, come inghiottito da una voragine.

                                                                                                           * * *

Quando Sauron tornò alle sue stanze, la trovò seduta al bordo del letto e con le mani incrociate in grembo, in attesa, gli occhi pieni di una furia a mala pena contenuta.
<< Dobbiamo parlare >> fu la prima cosa che gli disse, con un tono che non ammetteva repliche.
Per un attimo, temette che il Signore Oscuro l’avrebbe vista come una sfida, e che solo per questo non avrebbe acconsentito. In questo, erano sempre stati piuttosto simili, ma con suo grande sollievo il Maia si limitò ad annuire.
<< Molto bene >> disse, mentre chiudeva a chiave la porta dietro di sè << Qualcosa ti preoccupa? >>
<< Ti ho visto consegnare un altro dei tuoi anelli a Re Er-Murazor >> rispose Galadriel, facendolo irrigidire. Fu solo per un secondo, ma i sensi acutissimi della Nolde riuscirono comunque a scorgere quella brevissima variazione nel comportamento del marito.
Questi le sorrise e disse: << Se non offrissi ad ogni sovrano lo stesso livello di cortesia, qualcuno di loro potrebbe offendersi. >>
“Una spiegazione plausibile” pensò Galadriel. Sfortunatamente per lui, aveva avuto parecchio tempo per indagare sulla questione.
Lentamente, si alzò in piedi e camminò fino al marito.
<< “Non muoverò un solo orco contro i regni della Terra di Mezzo” >> disse, ripetendo quelle stesse parole che gli aveva rivolto giorni prima << Comincio a capire perché non ne avresti  affatto bisogno. >>
<< Che vuoi dire? >> ribatte il Maia, inclinando la testa.
Galadriel sollevò la mano destra, ora ricolma della luce del suo anello.
<< Ho puntato Nenya verso l’anello del Re. Vuoi sapere cosa mi ha rivelato? >>
<< Sono tutt’orecchi. >>
Gli occhi dell’Elfa divennero di ghiaccio.
<< Quell’anello è intriso di una minuscola parte della tua essenza >> continuò con tono accusatorio << Un filo di magia saldamente legato ad esso, quasi impercettibile. Ma con le giuste circostanze… più che sufficiente per avvinghiarsi all’anima di un mortale e sottomettere la sua mente. >>
Fece un ulteriore passo avanti e sollevò Nenya, in modo che fosse a solo pochi centimetri dal mento dell’Oscuro Signore.
<< Gli anelli che stai regalando non sono semplici doni, ma trappole minuziosamente realizzate per prendere il controllo di coloro che li indossano. Vuoi trasformare ogni regnante della Terra di Mezzo nella tua marionetta, senza dover neppure schierare un orco. E suppongo che queste fossero le tue intenzioni anche per gli Elfi, prima che scoprissi la tua vera identità. >>
Le pupille del Maia lampeggiarono di giallo, e allora Galadriel capì di averlo colto sul fatto.
<< Molto bene, Galadriel >> si congratulò con lei << E lo hai scoperto dopo avermelo visto fare solo un paio di volte? Non posso che lodare la tua astuzia… e sentirmi leggermente orgoglioso. Ho davvero sposato una donna degna di essere al mio fianco. >>
Ma l’Elfa non si sarebbe lasciata abbindolare da simili lusinghe. Invece, cominciò a raccogliere sempre più magia attorno al cristallo di Nenya.
<< Non posso permetterti di continuare >> ringhiò, eppure il Maia non mostrò alcuna preoccupazione sul suo volto mortale.
<< Perché no? >> le chiese con un sorrisetto << Non capisci, questa è la soluzione a tutti i nostri problemi! Io desidero riparare la Terra di Mezzo, ma per farlo avrò bisogno di prenderne il controllo. Ma quanto sangue ancora dovrei versare per raggiungere un simile obbiettivo? >>
Scoprì i denti in un ghigno e aggiunse: << Con questi anelli non avrei nemmeno bisogno di sguainare una singola spada >>
<< Perché farai il lavaggio del cervello a coloro che li accetteranno! >> ribattè Galadriel, sentendo un freddo brivido attraversarla da capo a piedi.
Sauron scosse la testa, sembrando quasi esasperato.
<< Un sacrificio futile, se paragonato alla salvezza della Terra di Mezzo. Sottometterei pochi per salvarne molti. >>
<< La vita di Er-Murazor non è sacrificabile, così come quella di sua moglie. Distruggeresti la loro felicità per il bene delle tue ambizioni? >>
L’Oscuro Signore sbuffò sprezzante.
<< Li conosci solo da un giorno >> la rimproverò << Non ti sarai mica affezionata a loro? >>
<< Non è questo il punto! >> disse la Nolde, scuotendo la testa << Stai corrompendo l’ordine naturale di questo mondo! Cosa farai quando i popoli insorgeranno contro di te? Sottometterai la volontà di tutti coloro che non rispetteranno la tua idea di un ordine perfetto? >>
Il sorriso sul volto del Maia divenne improvvisamente cupo.
<< Se funziona >> sussurrò, con un inclinazione della voce che la mise subito a disagio.
All’improvviso, fu come se tutti i sospetti accumulati nel corso dei mesi avessero appena preso vita di fronte a lei. Lui… l’aveva tradita ancora una volta con le sue mezze verità, proprio come allora. Un ingannatore fino al midollo.
<< Lo sapevo >> sibilò, mentre premeva Nenya contro la sua carne << Non sei cambiato affatto. Sei lo stesso mostro che ha ucciso mio fratello  in quell’oscura foresta… e devi essere fermato. >>
Gli occhi del Maia lampeggiarono di nuovo, e l’ombra dietro di lui sembrò ingrossarsi.
<< E sarai tu a farlo, piccolo elfo? >> domandò beffardo. E prima che Galadriel potesse controbattere, la sua mano scattò in avanti con la velocità di una serpe e si chiuse attorno al suo esile collo, intrappolandolo in una presa ferrea.
La Nolde si sentì mancare il fiato, mentre sentiva l’aura oscura del Maia mescolarsi alla sua.
<< Credo che tu non abbia compreso la tua situazione, Galadriel, ma forse è arrivato il momento di rammentartela >> continuò il marito, la cui voce aveva assunto una cadenza fin troppo gutturale << Tu non sarai mai in grado di uccidermi. Persone molto più potenti di te ci hanno provato, e tutte loro sono morte nel tentativo o scomparse da tempo. Io solo ho il destino del tuo popolo nel palmo della mano… e se mai cercherai di opporti a me, ti assicuro che ne pagheranno il prezzo. >>
Galadrel sentì una rabbia familiare crescere dentro di lei. La stessa che per anni l’aveva guidata verso il suo desiderio di vendetta. Una furia indomita, crudele, rivolta al responsabile di tutte le sue sofferenze.
<< Hai intenzione di usare il tuo anello? >>  disse Sauron, notando che la luce di Nenya stava diventando sempre più intensa << Coraggio, da libero sfogo al tuo pieno potere! Usa lo stesso dono che ti ho offerto anni fa, proprio come faranno i nostri nuovi alleati. >>
Si porse ulteriormente in avanti, e ora i loro volti erano separati solo da un paio di centimetri d’aria.
<< Sai cosa penso? >> continuò mellifluo << Che tu non abbia paura di legarti a me perché temi ciò che sono. Tu mi temi… perché sai che in fondo siamo uguali, e che l’oscurità che ti porti dentro potrebbe vincolarsi alla mia. >>
“O la mia luce potrebbe intrappolarla.”
Quel pensiero la fece esitare. La sua mente tornò alla conversazione avuta con la regina Heruwyn.
“Non ci provare…”
“Potrei non avere scelta.”
In fondo… non aveva già provato ancora e ancora a contrastare le azioni del Maia usando la forza bruta? Tutti tentativi che, in un modo o nell’altro, si erano risolti con altrettanti fallimenti.
E in battaglia, quando una strategia si rivelava inefficace… era compito del Comandante elaborarne una nuova, qualcosa che potesse superare l’astuzia del suo avversario.
Deglutì a fatica.
Poteva farlo davvero? Usare i desideri di Sauron contro di lui?
“E per quanto riguarda i TUOI desideri?” le sibilò una parte traditrice dentro di lei, quella che anni orsono l’aveva quasi spinta ad accettare l’alleanza proposta dall’Oscuro Signore.
Ormai,non poteva più negarlo. Lei aveva desiderato ardentemente Halbrand… no… lei lo desiderava ancora, anche dopo tutti gli atti orribili che aveva commesso.
Questo non la rendeva altrettanto malvagia? Se questo fosse stato il caso… non era forse suo dovere assicurare la pace della Terra di Mezzo a qualsiasi costo? Anche se ciò significava rinunciare al suo onore e alla propria dignità?
“Non ho altra scelta” rammentò a se stessa. O forse ne aveva altre, semplicemente non voleva prenderle in considerazione. Forse era solo stanca di lottare con l’oscurità che aveva continuato a crescere dentro di lei… o forse, era fermamente convinta che  con le sue azioni sarebbe riuscita a frenare ulteriori spargimenti di sangue.
In entrambi i casi, la decisione era già presa. Lo sguardo di Galadriel divenne di pura determinazione.
Sauron inarcò un sopracciglio e fece per chiederle qualcosa, ma lei non glie ne diede la possibilità.
Le sue labbra si schiantarono contro quelle dell’Oscuro Signore, tanto ferocemente da farlo indietreggiare. Gli occhi del Maia si spalancarono sorpresi, mentre le sue mani la afferravano istintivamente per le spalle.
Galadriel sentì un calore familiare farsi strada dentro di lei, come se qualcuno le avesse versato dell’acqua bollente in corpo, o come se stesse toccando le fiamme di un incendio.
Quando si tirò indietro, aveva il volto sudato e il respiro ansimante, come se avesse appena combattuto contro un migliaio di nemici. Eppure, il tutto era durato pochi secondi.
Lei non riusciva a capire. Perché il suo corpo aveva reagito in questo modo? Forse perché questa volta Sauron non era stato preparato?
E fu allora che ebbe una realizzazione scioccante. Entrambe le volte in cui si erano baciati… Sauron aveva trattenuto il suo potere per non farle del male.
Il pensiero le fece sussultare il cuore… e la riempì di una strana eccitazione, alimentata dal calore che ancora indugiava sulle sue labbra.
Sauron la fissò stordito e sbattè lentamente le palpebre. 
<< Galadriel… >>
<< Sta zitto >> lo interruppe lei, mentre riprendeva a baciarlo. Questa volta, il Maia esitò solo qualche secondo, prima di restituire quel tocco affamato. 
Le sue mani scivolarono tra i capelli dell’Elfa, risalendo fin sopra la cute. Una volta lì, la spinsero verso di lui, quasi volessero intrappolarla.
La sola idea avrebbe dovuto spaventarla, ma Galadriel scoprì che non provava alcuna paura o repulsione. C’erano tantissime – troppe – ragioni per cui avrebbe dovuto subito interrompere quello che stavano facendo… eppure, non aveva alcuna intenzione di fermarsi. Era come se quel calore indomito avesse preso il controllo del suo corpo!
Ogni pensiero riguardo a Celeborn fu spazzato via dall’odore di fuoco e cenere che le inondava i sensi. Qualsiasi desiderio di vendetta o sentimento di rabbia venne sepolto da una patina vermiglia, come se si trovasse nel mezzo di un’eruzione vulcanica. Ma il suo corpo non fuggiva, ne le intimava di allontanarsi… invece, accoglieva il tocco di Sauron in ogni sua forma.
Le dita del Maia cominciarono a scivolarle lungo i fianchi, e lei divenne come creta sotto quelle cure sorprendentemente gentili. Eppure, i baci dell’Oscuro Signore erano tutt’altro che confortanti, quasi animaleschi, alimentati da un desiderio rabbioso e primordiale.
Per la prima volta da quando lo conosceva, cominciava a capire come mai si fosse guadagnato il titolo di “Signore dei Mannari”, e delle ragioni che lo avevano spinto a creare quella razza mostruosa. C’era qualcosa di bestiale nell’animo del Maia, nascosto sotto strati e strati di freddo pragmatismo. Qualcosa che si stava pian piano rivelando a lei, come se le sue azioni avessero risvegliato una creatura latente dal suo letargo centenario.
Gemette nelle sue labbra, e questo lo fece ringhiare. E non solo! Le sue mani si spinsero verso il basso e la sollevarono da terre, e allora lei fu costretta ad avvinghiare le esili gambe attorno al suo busto, premendo i loro bacini.
Fu allora che sentì qualcosa di solido e pulsante sotto i vestiti del Maia. Non le ci volle molto per capire di cosa si trattasse, eppure lei non fece alcun tentativo di ritrarsi.
Fu invece Sauron a irrigidirsi per quel contatto inaspettato.
Si tirò indietro e la guardò dritta negli occhi. E con sua grande sorpresa, Galadriel scorse nelle sue pupille dorate un accenno di esitazione… no… di timore, come se avesse paura di quello che sarebbe successo dopo.
Questo fu sufficiente per confonderla.
Sicuramente, Sauron non era inesperto quando si trattava di esperienze carnali… oppure, i suoi timori riguardavano tutt’altro?
“Ha paura che possa rifiutarlo” realizzò, e questo la riempì di un nuovo tipo di eccitazione. La consapevolezza del potere che ora deteneva sull’Oscuro Signore in persona… suo marito e sovrano delle Terre di Mordor.
Non riuscì a frenare il sorrisetto che le sbocciò in viso. Come un gatto alle prese con un canarino, allungo una mano e la ritirò quasi subito, strusciando la punta delle dita sotto il mento del Maia.
Questi la guardò cupamente e si porse in avanti, ma lei lo frenò semplicemente afferrandogli delicatamente il viso. Lui si appoggiò a quel tocco, e le venne spontaneo paragonarlo ad una feroce bestia domata.
Sempre sorridendo, si porse in avanti e lo baciò prima sulla fronte, poi sul naso, e infine di nuovo sulle labbra. A quanto pare, lui interpretò quell’azione come un modo per dargli il consenso, perché pochi secondi dopo si ritrovò con la schiena premuta contro il materasso del loro letto, a fissare gli occhi famelici quanto invitanti dell’Oscuro Signore.
“Cosa stai facendo?” le urlò la parte ancora lucida della sua mente “Lui è Sauron!”
“Non mi interessa”
E non si preoccupò nemmeno di fermarlo, mentre questi la liberavano dalle vesti che coprivano il suo corpo, rivelando la pallida carne sottostante.
Sauron indugiò su quella vista, quasi come se potesse assaggiarla, e quel pensiero la fece arrossire.
Si sentiva improvvisamente timida. Non era estranea agli atti carnali… ma suo marito Celeborn non l’aveva mai guardata in quel modo. In verità, nessuno l’aveva mai fatto.
Quasi si aspettava che il Maia la mordesse… no… la divorasse come un lupo famelico. Invece, con quella delicatezza che ancora riusciva a sorprenderla, la baciò dolcemente sulle labbra, poi le fece scivolare sul suo collo, sui suoi seni, sui fianchi, riempiendole il corpo di macchie calde e umide. E man mano che il suo viso si avvicinava alle gambe, il calore e l’eccitazione dentro di lei crescevano di pari passo.
 “Se questa è la volontà dei Valar” pensò, mentre si lasciava annegare in quell’oblio.
Per i minuti successivi, non provò altro che piacere. Rabbia, dolore, tristezza… in quel breve attimo dell’eternità, non c’era posto per simili emozioni.
Piagnucolò sotto le cure del Maia, urlò di pura estasi e affondò le dita tra i suoi capelli, possessiva. Quando lui la guardo, scorse una domanda silenziosa nei suoi occhi: sei sicura di volerlo?
E sì… lei ne era sicura. In cuor suo, sapeva che era sbagliato, ma non era mai stata più sicura di una scelta come in quel momento. Lei lo voleva… voleva il suo calore… voleva la sua oscurità e la sua luce avvinghiate l’una all’altra, legate da un filo indissolubile.
Annuì tremante, e allora lui le sorrise dolcemente.
Entrò dentro di lei, e il gridò che le uscì dalla gola fu tanto forte da liberare la luce di Nenya.
Il resto dell’atto continuò in un turbinio di baci, graffi, gemiti e carezze, piacevole e doloroso al tempo stesso, fino a quando non divenne solo beatitudine.
Quando entrambi raggiunsero l’apice, vide che la guardava con adorazione negli occhi, come se lei fosse la cosa più perfetta che avesse mai visto. E suo malgrado, il pensiero la riempì di orgoglio. In quel momento, capì di averlo in pugno.
Allungò una mano e gli accarezzò la guancia.
<< Mairon… >>
<< Chiamami Halbrand >> la interruppe lui, baciandola dolcemente.
Galadriel chiuse gli occhi.
Non avrebbe dovuto. Ma in fondo… che cos’era l’ennesimo, piccolo errore, a confronto di quello che aveva appena commesso?
<< Halbrand >> sussurrò, mentre appoggiava la fronte su quella del Maia << Il mio re >>
<< La mia regina >> disse lui, stringendola a sé.
Fu così che entrambi si addormentarono, avvolti da calore dei rispettivi corpi. E da qualche parte nel cuore del Signore di Mordor, un brandello di luce si fece strada nella cupa oscurità che lo circondava.
 
 

 

E finalmente, per la gioia degli shippers, la prima notte bollente tra Galadriel e Sauron. Certo, è avvenuta a causa di circostanze tutt’altro che ideali… ma stiamo pur sempre parlando del Signore Oscuro di Mordor e della Dama della Luce: le cose tra loro devono essere SEMPRE complicate.
E se pensate che d’ora in avanti saranno più facili… ah! Vi sbagliate di grosso. Non è che ora cominceranno a comportarsi come Anakin e Padme, anche perché Galadriel è convinta di aver fatto sesso col marito solo per manipolarlo. Oppure. è Sauron che sta manipolando lei? E cosa succederà ora con gli anelli? Tutte domande a cui sarà data risposta nei prossimi capitoli…

P.S pensate che dovrei alzare il rating? Penso di essermi tenuto sotto il rosso, ma potrei sbagliarmi.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - Un'altra strada ***


Un po’ in ritardo, eccovi un nuovissimo capitolo!
Vi auguro una buona lettura.




Capitolo 11 – Un’altra strada


Galadriel aprì lentamente gli occhi e distese le membra, come per compensare mesi passati nell’immobilità più totale.
Si sentiva stanca, ma al tempo stesso piena di frizzante energia… quasi la sua mente si trovasse spezzata tra due mondi, a metà della veglia e del sonno, senza che il suo corpo potesse davvero decidersi cosa fare: se alzarsi e correre verso una direzione indefinita o rimanere tranquillamente adagiato sul letto, accanto a… a…
Si girò di scatto, trovando il volto di Sauron a pochi centimetri dal suo. Poteva ancora sentire il profumo di fuoco e cenere che lo avvolgeva come un lenzuolo invisibile, ora mescolatosi al suo.
<< Buongiorno >> disse l’uomo…no… il Maia, sorridendole dolcemente.
Galadriel vide il suo viso riflesso negli occhi dorati dell’essere, e per un attimo temette di rimanerci intrappolata. Aveva uno sguardo fin troppo intenso.
<< Buongiorno >> borbotto, mentre fingeva di guardarsi attorno << Questa… è stata un incresciosa piega degli eventi. >>
Sul viso del tiranno si dipinse un’espressione divertita.
<< Non pensavo che un elfo precedentemente sposato potesse essere così pudico >> ridacchiò << Tu e tuo marito non vi siete mai abbandonati ai piaceri carnali? >>
Subito, l’Elfa si sentì avvampare.
<< Certo che l’abbiamo fatto! >> sbottò, pentendosene immediatamente << Ma, ecco… non è mai stato così… così… >>
<< Passionale? Selvaggio? >> la incalzò l’altro, chinandosi verso di lei << Come lava vulcanica che si mescola con le onde di una tempesta indomita? >>
Il rosso di Galadriel si fece ancora più accentuato, mentre Halbran-… Sauron le metteva le mani sui fianchi, tirandola più vicina a lui.
La sua mente tornò alla sera prima. Al ricordo delle sensazioni provate, del piacere del dolore mescolati assieme, e della fame primordiale che si era impossessata di entrambi.
<< Sì >> borbottò, distogliendo lo sguardo da quello del marito.
Lei, aveva avuto un rapporto carnale con l’Oscuro Signore di Mordor. E per quanto avrebbe voluto poter negare il contrario… non si era mai sentita così soddisfatta come nei primi istanti successivi all’atto.
Improvvisamente, le venne voglia di ridere.
Dapprima, si portò una mano davanti alle labbra per frenare uno sbuffo, poi chiuse gli occhi e si lasciò travolgere dall’ilarità di tutta questa situazione. Semplicemente, non potè trattenersi.
Sauron inarcò un sopracciglio.
<< Cosa c’è di così divertente? >> domandò, visibilmente perplesso.
Galadriel smise di ridere e scosse la testa.
<< Tutta questa situazione è così assurda! >> esclamò, sentendosi come se fosse sul punto di piangere << Tu hai ucciso mio fratello! Hai provocato così tanta morte e distruzione! Ho fatto giuramento di distruggerti! E ora eccomi qui, reduce di una notte passata tra le tue braccia. I Valar staranno ridendo di me. >>
Sul volto del Maia calò una cupa ombra.
<< Ti penti di ciò che abbiamo fatto? >> chiese, più teso di quanto la Nolde lo avesse mai visto dai tempi di Numenor.
Esitò a rispondere.
“Sì” fu il primo pensiero che le attraversò la mente, eppure scelse di tenerlo per sé. Si era concessa a Sauron per una ragione… ma allora, perché non provava almeno un po’ di disgusto alla sola idea di aver giaciuto con il Nemico?
<< Non lo so >> ammise, dopo qualche attimo di silenzio << Suppongo che questo dipenderà anche da te. >>
<< E in che modo? >>
Galadriel prese un respiro profondo e si staccò da lui, mettendosi a sedere sul materasso del letto.
Sauron la scrutò curiosamente e fece lo stesso, rimanendo in attesa.
L’Elfa contò mentalmente a ritroso.
Questo era il momento della verità. L’istante in cui avrebbe finalmente scoperto se possedeva o meno un qualche tipo di potere sull’Oscuro Signore… e se aveva la capacità di influenzare la più grande minaccia alla pace della Terra di Mezzo.
<< Smettila di regalare i tuoi anelli >> disse, e subito un bagliore d’avvertimento balenò negli occhi del Maia.
<< Galadriel… >>
<< No, ascoltami! >> lo interruppe lei, afferrandogli le mani prima che potesse anche solo provare a ritrarsi << Hai parlato molto e spiegato le tue ragioni. Ora lascia che sia io a fare lo stesso. >>
Sauron assottigliò lo sguardo, mentre il cuore della Nolde cominciava a martellarle nel petto.
“Ecco” pensò, rassegnata “Non proverà nemmeno ad ascoltarmi. Per lui sono solo un premio.”
Ma con suo grande sollievo, il Maiar si limitò a sospirare.
<< Molto bene. Vai avanti >> la incitò, e questo la riempì di nuova determinazione.
Ormai, sapeva di non poterlo semplicemente allontanare dai suoi obbiettivi. Sauron si era più volte dimostrato un essere alquanto testardo, proprio come lei.
Ma forse, poteva offrire un’alternativa ai suoi piani originali. Qualcosa che potesse guidarlo verso un percorso diverso dalla strada oscura a cui era abituato.
<< Tu non hai bisogno degli anelli >> disse, con tono pratico << Puoi diventare il sovrano della Terra di Mezzo anche senza simili macchinazioni. >>
Le labbra dell’Oscuro Signore si arricciarono in un sorrisetto.
<< E in che modo, se non attraverso un sentiero di sangue e violenza? >>
<< Attraverso pazienza diplomazia >> ribattè la Nolde, inflessibile << Non vedi? Hai già cominciato! In pochi giorni sei riuscito a guadagnarti il sostegno e la fiducia di ben due regni! Sei intelligente, offrì innovazioni, conoscenze e consigli. Quale sovrano rifiuterebbe un alleato del genere? Sono convinta che ti basterebbero pochi anni per rendere le terre di Mordor le più desiderate dell’intera Terra di Mezzo. >>
L’espressione divertita del Maia si tramutò in un cipiglio contemplativo, lasciando Galadriel in fremente attesa.
<< Però non sarei un sovrano >> disse, ma la Nolde riuscì a percepire una punta d’intrigo nel suo tono apparentemente scontento. Da ciò, intuì di aver suscitato quantomeno il suo interesse… e ora doveva solo coltivarlo, convincerlo a fare molto più che prendere in considerazione la sua proposta. Doveva renderla propria.
<< Solo in apparenza >> si affrettò a precisare << Accresci il potere commerciale di Mordor. Rendilo un regno tanto ricco da essere indispensabile per l’economia degli altri. Alla fine, saranno comunque costretti a seguire il tuo volere, senza che tu debba assicurarti la loro obbedienza con mezzi infidi e maligni. >>
Non era lo scenario più ideale, specie se questo significava offrire a Sauron il controllo effettivo della Terra di Mezzo… ma era pur sempre meglio del lasciargli fare il lavaggio del cervello ai regnanti del continente, trasformandoli nei suoi giocattoli.
L’espressione del tiranno divenne affilata.
<< E questo basterebbe a metterti a tuo agio? >> domandò sospettoso << Il terribile e potente Sauron che controlla la Terra di Mezzo attraverso il vile denaro? >>
Galadriel deglutì silenziosamente.
In passato, solo la morte dell’Oscuro Signore sarebbe stata in grado di placare i suoi timori. Ma ora, dopo tutto quello che aveva visto e sperimentato negli ultimi trent’anni? Cominciava finalmente a realizzare di avere poca scelta in merito.
<< I regni sorgono e cadono ogni giorno >> rispose, diplomaticamente << Non verserò lacrime per questo, purchè ciò avvenga in modo pacifico e nel rispetto del disegno di Illùvatar. >>
<< Non tutti i regni potrebbero essere recettivi alle mie richieste >> ribattè il Maia, con tono d’avvertimento << Sono pur sempre colui che ha servito Morgoth più fedelmente di chiunque altro. >>
<< Allora ti aiuterò! >> insistette Galadriel, stringendo la presa sulle sue mani << Se non vogliono fidarsi dell’Oscuro Signore, forse una regina elfica riuscirà a convincerli delle nostre buone intenzioni. >>
Sauron assottigliò le labbra, non sembrando ancora del tutto convinto.
E perché avrebbe dovuto? Da quando si erano sposati, non aveva fatto altro che insultarlo e ostacolare qualsiasi tentativo di migliorare il loro rapporto. Non si sentiva male per questo, aveva avuto – e aveva tutt’ora – diverse ragioni per essere così ostile nei suoi confronti… ma ora gli stava offrendo la Terra di Mezzo su un piatto d’argento, e questo lo aveva sicuramente insospettito.
Doveva continuare a provare. Fargli capire che sarebbe stato un vantaggio per entrambi, non solo per lui. Doveva convincerlo a legarsi a lei, proprio come allora, su quella zattera in mezzo all’oceano.
<< Può funzionare >> riprese, quasi implorante << Ed io sarò lì con te, ad accompagnarti e sostenerti lungo questa strada tortuosa. Non sarà immediato… ma a noi immortali non manca certo il tempo per provarci. >>
<< Non posso darti torto >> disse il Maia, recuperando il suo sorrisetto.
Galadriel lo imitò, sperando che questo sarebbe stato sufficiente per metterlo a suo agio.
<< Per favore, Mairon >> riprese, porgendosi verso di lui << Non c’è alcun bisogno di soggiogare la Terra di Mezzo per raggiungere i tuoi obbiettivi. Né attraverso il sangue, né con la tirannia. >>
Sauron si lasciò cadere sul materasso, le mani dietro la testa e lo sguardo rivolto verso il soffitto della stanza, in apparente contemplazione.
L’Elfa poteva solo immaginare la miriade di pensieri che stavano attraversando la mente del tiranno. Non era un mortale, ma non era  neanche un Elfo; nessuno -se non altri Maia e coloro che li avevano creati- poteva davvero comprendere il modo di pensare di qualcuno come lui.
Probabilmente, in quei pochi secondi aveva già immaginato migliaia degli scenari a cui un simile piano avrebbe condotto.
Infine, dopo quello che le sembrò un tempo interminabile, si rimise a sedere e la guardò seriamente.
<< Molto bene >> cedette, con un sospiro << Accetto le tue condizioni, se non altro perché potrebbe rivelarsi una sfida interessante. Il mio vecchio Maestro pensava che solo attraverso la forza bruta si potesse guadagnare controllo e armonia. Forse è arrivato il momento di dimostrare l’errore dei suoi modi. >>
Galadriel non riuscì a frenare l’enorme sorriso che si diffuse sul suo volto.
Lei… era davvero riuscita a convincerlo. Aveva fatto cambiare idea a Sauron in persona, indirizzandolo verso un sentiero più luminoso!
Ma forse stava mentendo. Forse, questo non era altro che un tentativo di farle abbassare la guardia… no! Non poteva lasciarsi contaminare dalla paranoia. Non adesso, non quando c’era la possibilità di sistemare tutto senza spargimenti di sangue.
Doveva rimanere forte, fiduciosa del proprio potere.
Si chinò in avanti e lo baciò dolcemente, ritraendosi quasi subito.
<< Grazie >> gli sussurrò sulle labbra, e allora un ghignò si materializzò sul viso del marito.
<< Non pensare che sarò così accomodante ogni volta che faremo sesso >> la rimproverò, e allora l’Elfa dovette reprimere un sussulto.
La realtà della situazione la colpì con la forza di un macigno. Ormai si era legata a Sauron anima e corpo. E se voleva davvero continuare a influenzare le sue decisioni… si sarebbe dovuta comportare come una moglie fedele.
Il suo primo istinto fu di urlargli contro, dirgli che non sarebbe mai successo di nuovo. Invece, si limitò a sorridergli e disse: << Non me lo sognerei mai, mio signore. >>
Ormai, aveva fatto la sua scelta.
Per salvare la Terra di Mezzo dall’oscurità di Sauron… avrebbe dovuto ingabbiarla con la propria luce.


 

E così, Galadriel vuole provare a far funzionare questo matrimonio.
Ci riuscirà davvero?Sauron vuole dare una possibilità alla non-violenza… o forse il suo è solo l’ennesimo tentativo di manipolare la dama? Chissà, chissà…

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Presagi di guerra ***


Eccovi un capitolo in anticipo! Vi auguro una buona lettura.



Capitolo 12 – Presagi di guerra


Galadriel scansò di lato, evitando per un soffio la lama avversaria.
Azog non si lasciò cogliere impreparato e compì una brusca rotazione con la spada, mirando al collo. Lei fu altrettanto rapida e frenò il colpo con la propria.
Scintille lampeggiarono in mezzo alla coppia di combattenti, mentre orchi, umani e goblin osservavano a debita distanza con espressioni eccitate. Con la coda dell’occhio, l’Elfa scorse alcuni di loro mentre si scambiavano monete e oggetti di vario tipo, intuendo che stessero scommettendo su chi sarebbe stato il vincitore.
Per quanto odiasse ammetterlo, non era una scelta poi così scontata. Azog si era più volte dimostrato l’Orco più abile che avesse mai affrontato, e al momento le sue vittorie compensavano abbondantemente le sconfitte subite per mano della Nolde.
Molte cose erano cambiate, all’interno della fortezza. Da quando lei e Hal… Sauron erano tornati dalla loro visita al regno di Er-Murazor, l’Elfa aveva cominciato a vivere la sua situazione con un po’ più di ottimismo.
Ora visitava quotidianamente gli accampamenti di Mordor, interagendo con i suoi occupanti senza badare troppo alla loro specie. Nelle ultime settimane aveva cominciato addirittura ad informarsi sulle tradizioni e le abitudini di Orchi e Goblin, e una sera aveva perfino assistito alla nascita di un neonato.
Era stata un’esperienza a dir poco disgustosa… eppure affascinante, e per qualche ragione la sua presenza era stata accolta con gioia da quelle orride creature.
La sorprese quanto stessero iniziando a sembrarle simili a Elfi e uomini, nonostante il loro aspetto grottesco. Forse, nelle parole che una volta aveva ascoltato per bocca di Adar, c’era molta più verità di quanto le sarebbe piaciuto ammettere.
La battaglia si trasformò ben presto in uno strano balletto, mentre il suono del metallo contro il metallo riecheggiava in tutto il cortile. Infine, fu Galadriel colei che riuscì a scoccare il colpo vincente, portandosi dietro Azog con un balzo e toccandogli il retro del collo con la punta della spada.
Un rivolo di sangue macchiò la pelle bianca del guerriero, ma egli non ne fu affatto infastidito. Dopotutto, tra gli orchi le cicatrici erano considerate un segno di grande rispetto.
<< Combatti molto meglio >> grugnì Azog, con tono d’approvazione.
Galadriel si rimise a posto i capelli e lo guardò con circospezione.
<< Tu credi? >>
<< Sembri più agile >> confermò l’altro, mentre rimetteva a posto la spada << Più concentrata. Meno impulsiva. >>
Sul volto dell’Elfa si dipinse un cipiglio.
<< Non sono mai stata impulsiva… Non in battaglia, almeno >> aggiunse, perché in fondo erano state proprio le sue azioni sconsiderate a condurre l’Oscuro Signore nelle terre di Eregiorn.
Azog scrollò le spalle.
<< Prima lo eri >> disse, con tono fin troppo innocente << Sei anche meno arrabbiata. Il padrone ti rende più felice? >>
Galadriel esitò a rispondere.
Dove prima c’era fiducia, ora indugiava una pesante incertezza, la vaga sensazione che stesse camminando cieca in un sentimento che non era ancora sicura se abbracciare o allontanare.
Gli incontri tra lei e Sauron erano diventati più cordiali… e intensi, a dirla tutta.
Il Maia non perdeva mai occasione di baciarla, quando erano soli o lontani da occhi indiscreti. E per quanto l’Elfa avrebbe preferito negare il contrario, ogni volta era stata più che felice di restituire gli affetti del marito, lasciandosi cullare dal suo calore.
Ma non si erano mai spinti oltre, non come in quella notte. Galadriel aveva sempre interrotto i loro rapporti prima che potessero portare a qualcosa di più intimo, e - con suo grande sollievo - Sauron non aveva mai cercato di costringerla a continuare. Proprio come promesso, si stava ancora una volta dimostrando un coniuge gentile e rispettoso… e questo a volte la irritava, poiché c’erano stati momenti in cui avrebbe preferito che lui la spingesse a proseguire.
Malgrado tutto, il periodo recente era stato certamente il migliore degli ultimi vent’anni.
<< Immagino di sì >> sospirò, prima di riprendere una posizione pronta al combattimento << Un altro giro? >>
L’Orco si limitò a sorriderle in quel suo modo grottesco, e questa fu l’unica risposta di cui avesse davvero bisogno.
Dopo essersi concessi un minuto per riprendere fiato, tornarono a scambiarsi colpi come se non potessero più fare altro. I timori di Galadriel lasciarono posto all’euforia della battaglia, e presto dimenticò ogni preoccupazione.
Purtroppo, come l’Elfa aveva testimoniato in diverse occasioni… raramente le cose belle non erano fatte per durare.

* * *

Una sera, mentre cenavano, un goblin messaggero si presentò al cospetto di Sauron con una pergamena. Il che, di per sé, non era un evento poi così insolito, visto le fiorenti alleanze che avevano costruito negli ultimi mesi.
Ciò che la sorprese, tuttavia, fu l’espressione affilata che andò a dipingersi sul volto dell’Oscuro Signore, visibilmente scontento da ciò che aveva appena letto.
<< È successo qualcosa? >> chiese Galadriel, già preoccupata per quella che sarebbe stata la risposta.
Il Maia la fissò seriamente e disse: << Umbar chiede aiuto. >>
<< Umbar? >> domandò lei, perplessa << Fa parte dei nostri alleati? >>
Il nome non le era familiare, ma forse si trattava di un regno relativamente minore. 
<< Lo siamo diventati qualche anno prima del nostro matrimonio >> le confermò Sauron, con un cenno del capo << Avevo bisogno di un punto d’appoggio verso il mare, nel caso Numenor avesse mai scelto di assistervi. >>
Una strategia comprensibile, pensò l’Elfa, visto che gli abitanti di quell’isola erano stati tra le maggiori cause dietro alla sconfitta del suo vecchio padrone. In caso di attacco, l’unico modo per contrastare una simile forza sarebbe stato impedirle di scendere a terra, il che avrebbe richiesto una linea di difesa sulla costa, lontano dall’entroterra di Mordor.
Annotò mentalmente quell’utile informazione e tornò a concentrarsi sulla notizia a portata di mano.
<< Cosa lo minaccia? >> chiese invece, e il ghigno che il marito le rivolse la mise subito in allerta.
<< Numenor, a quanto pare. Sembra che Ar-Pharazôn si sia finalmente stufato di giocare all’esploratore e abbia cominciato la sua colonizzazione della Terra di Mezzo. >>
<< Colonizzazione?! >> sbottò l’Elfa, incapace di nascondere la propria sorpresa.
Numenor… il regno degli uomini più nobili della Terra di Mezzo… aveva cominciato a conquistare altre terre? No… non aveva alcun senso. Non dopo che avevano assistito le altre razze nella sconfitta di Mordor… e non dopo che l’avevano assistita nella missione di salvare gli abitanti delle Terre del Sud!
Míriel era una donna saggia e di buon cuore, e Galadriel era sicura che non sarebbe mai stata d’accordo con una simile linea d’azione.
“Ma Míriel non è più la regina di Numenor” dovette ricordare a se stessa “è stata deposta.”
<< Le mie spie avevano udito voci riguardo una potenziale invasione >> riprese Suaron, con voce contemplativa << ma non pensavo che sarebbe avvenuta così presto. A quanto pare, la vena d’onnipotenza del vecchio Cancelliere è cresciuta di pari passo con l’età. >>
Galadriel deglutì a fatica.
Quindi era Ar-Pharazôn il responsabile di tutto.
Quando l’aveva incontrato anni orsono, lo aveva semplicemente liquidato come un individuo competente e affidabile, per quanto ostile nei suoi confronti. Mai avrebbe potuto immaginarlo nei panni di un conquistatore… ma molti anni mortali erano passati dal loro ultimo incontro, quindi non poteva sapere quanto fosse realmente cambiato. Probabilmente non in meglio, viste le sue ultime azioni.
Tornò a guardare Sauron, il cuore fremente d’anticipazione.
<< Cos’hai intenzione di fare? >> gli chiese, cercando di nascondere quanto fosse realmente turbata.
Il marito rimase inizialmente in silenzio, massaggiandosi il mento. Poi, sembrò giungere ad una decisione.
<< Un nostro alleato chiede aiuto… e noi risponderemo >> disse, cogliendola ancora una volta di sorpresa.
Onestamente, si era quasi aspettata che lui non avrebbe mosso un dito. Dopotutto, Numenor non era certo un regno di poco conto. Nel corso degli anni, la sua potenza militare non aveva fatto altro che crescere, non solo dal punto di vista navale.
Davvero Sauron era disposto a rischiare una guerra contro un avversario tanto ostico… solo per proteggere un regno alleato? Oppure, dietro alle sue azioni c’era una motivazione che ancora non era riuscita a comprendere? Possibile, visto che si trattava pur sempre di un essere di grande lungimiranza.
Il Maia si rivolse ad Azog, sempre presente al limitare della stanza.
<< Voglio almeno cinquecento orchi pronti a muoversi tra un’ora >> ordinò a gran voce << Dì loro che marceranno sotto la nuvola di Sauron. >>
<< Subito, mio signore >> fu la pronta risposta dell’Orco, prima che si allontanasse.
Fu allora che l’Oscuro Signore notò il modo in cui la moglie lo stava guardando.
<< Sembri preoccupata >> disse, e questa volta l’Elfa non riuscì a trattenere un sussulto.
<< Vuoi davvero dare il via ad una guerra tra Mordor e Numenor? >> gli chiese, visibilmente titubante << Dopo tutto quello che abbiamo fatto per evitare situazioni del genere? >>
Ma ancora una volta, il Maia la sorprese scuotendo la testa.
<< Non è mia intenzione >> disse, sorridendole in un modo stranamente rassicurante << Andremo lì solo per intimidire coloro che minacciano i nostri alleati. Forse riusciremo anche a instaurare un dialogo, ma nella mia esperienza è sempre meglio prepararsi al peggio. >>
Allo sguardo scettico che lei gli rivolse, aggiunse: << Non ti fidi delle mie parole? >>
“No” fu il primo pensiero che attraversò la mente dell’Elfa. Invece rimase in silenzio, fingendo di riflettere attentamente sulla domanda del tiranno.
<< Io… voglio fidarmi di te >> rispose, trovando ogni parola dolorosa da pronunciare << O almeno, fidarmi delle tue buone intenzioni verso la Terra di Mezzo. >>
Il sorriso sul volto del Maia divenne più gentile.
Si avvicinò a lei e le prese delicatamente le mani.
<< Allora non ti deluderò >> le sussurrò sul viso. E  prima che lei potesse dire altro, la baciò dolcemente… ed ecco che la mente dell’Elfa tornò in pace.

* * *

Marciarono per due giorni, percorrendo la stessa strada che anni prima li aveva condotti alle pendici del Monte Fato, in un tempo in cui tra loro c’era stata ancora una fiducia indissolubile, alimentata dal cameratismo e dalla causa di proteggere la Terra di Mezzo.
Sauron era proprio come il giorno in cui era giunto al Lindoln per raccogliere il suo premio, con un’armatura di nera pece irta di spuntoni, la quale ricopriva un corpo alto quasi tre metri. L’elmo era una maschera scheletrica di freddo metallo, coronata da alte picche, mentre al posto degli occhi spiccavano un paio di lanterne scarlatte, come se qualcuno vi avesse riversato sangue e lava all’interno. Era una visione davvero terrificante, così come il destriero su cui galoppava, ora più bestia che cavallo, con occhi altrettanto rossi, muso irto di denti affilati e zampe a metà tra quelle di un lupo e di un ronzino.
Accanto a lui, Galadriel spiccava come un pallido fiore circondato dalla terra sterile, a seguito del passaggio di un incendio. Era vestita con la sua inconfondibile armatura d’argento, mentre i suoi capelli risplendevano di luce dorata sulle spalle, coronando un volto immacolato e pieno di tensione, in prospettiva a quello che sarebbe successo una volta giunti a destinazione.
Dietro la coppia di sovrani, marciavano centinaia di orchi e goblin armati di lance, spade e falci, con l’imponente figura di Azog in testa. Per qualsiasi sentinella, sarebbe certamente stata una visione preoccupante… e infatti, quando finalmente scorsero le mura di Umbar, videro anche una guarnigione di soldati pronta al combattimento, in attesa di fronte alle porte della città.
Le armature ricoperte di scaglie dorate li identificarono subito come soldati Numenoriani, e in quel momento Galadriel non potè che accettare la verità che il marito le aveva raccontato. Il Regno che un tempo aveva aiutato i popoli della Terra di Mezzo per contrastare l’ascesa al potere di Morgoth… si era ora rivoltato contro i suoi stessi alleati, contagiato da una brama di potere vecchia quando la creazione stessa.
Quello che doveva essere il loro comandante- riconoscibile per l’elmo alato che indossava sul capo- si separò dal gruppo e galoppò fino a loro.
<< Chi siete? >> chiese l’uomo, visibilmente nervoso alla vista dell’Oscuro Signore.
<< Lord Sauron e Lady Galadriel, regnanti delle Terre di Mordor >> fu l’impassibile risposta del tiranno << E al momento, alleati del regno minacciato dalle vostre schiere. >>
Galadriel provò un pizzico di malsano divertimento alla vista del comandante che deglutiva.
<< Non eravamo a conoscenza del fatto che Mordor e Umbar fossero alleati >> disse l’uomo, in un maldestro tentativo di mostrare diplomazia.
Sauron rilasciò uno sbuffo sprezzante attraverso l’elmo dell’armatura.
<< Allora perdonerò la vostra ignoranza >> ribattè freddamente << Ma solo se allontanerete subito le vostre armate da queste terre. >>
Il Comandante strinse le labbra e il suo sguardo passò brevemente tra il Maia e l’Elfa accanto a lui. Quando pronunciò le sue prossime parole, lo fece come se stesse parlando con la Morte in persona.
<< Il mio sovrano… potrebbe non ottemperare a questa richiesta. >>
<< Allora dite ad Ar-Pharazôn… >> si intromise Galadriel, trafiggendo l’umano con lo sguardo << che se non vuole affrontare la potenza combinata di due regni, dovrà per lo meno partecipare ad un consiglio diplomatico e discutere della sua pretesa su queste terre. >>
<< E dove mai potrebbe tenersi un concilio di tale portata? >>
L’elfa fece per rispondere… ma Sauron la battè sul tempo.
<< Nelle terre del Lindon, sotto la supervisione di Re Gil-Galad >> disse, ed ecco che il cuore della Nolde mancò un battito. Fu solo per pura forza di volontà se la sua testa non scatto verso il marito come una frusta, e solo perché ormai da tempo aveva imparato ad agire con prudenza durante una trattativa.
Il comandante sembrò fare lo stesso e rimase in silenzio per un minuto buono, scrutandoli alla ricerca del minimo segno di inganno. Infine, sospirò e disse: << Riferiremo al nostro sovrano le vostre parole >>
Sauron puntò un dito corazzato nei confronti dell’uomo.
<< Per il vostro bene, pregate che sia recettivo quanto ambizioso >> disse minaccioso, e a quelle parole seguì l’oscuramento della volta celeste, come se una gigantesca ombra avesse appena ricoperto quelle terre nella loro interezza. 
Il Comandante annuì tremante e cominciò ad allontanarsi. Quando finalmente non fu più a portata d’orecchio, lo sguardo di Galadriel scattò finalmente verso il marito.
<< Che stai facendo? >> gli sibilò, trattenendo a mala pena la propria collera.
Sauron le rivolse un’occhiata laterale con quelle sue orbite fiammeggianti.
<< Ti sto dando la possibilità di uscire da questa situazione con le mani pulite >> disse, per nulla influenzato dal suo atteggiamento rabbioso << Gli elfi non resteranno a guardare mentre un regno potente come Numenor tiranneggia sulla Terra di Mezzo. Questa è una minaccia che non riguarda solo Umbar o Mordor, ma tutti i regni circostanti. >>
La Nolde si morse il labbro.
Non poteva negare le parole del marito… ma il pensiero che fosse così vicino al regno più importante degli Elfi incitava estrema cautela e una buona dose si sospetto. Le sue intenzioni erano sincere… o frutto dell’ennesima, abile manipolazione? Non poteva esserne sicura, ma la minaccia rappresentata da Numenor era troppo grande per essere semplicemente ignorata.
<< E credi davvero che Gil-Galad accetterà di tenere questo concilio? >> lo sfidò, ma con sua grande irritazione il Maia si limitò a ridacchiare.
<< Lo farà… non appena verrà informato della situazione >> rispose con tono assolutamente fiducioso. E per il bene della pace della Terra di Mezzo, Galadriel sperava davvero che il marito avesse ragione.




 

Chissà, Galadriel… chissà…
E così, come da canone, Ar-Pharazôn ha finalmente deciso di improvvisarsi conquistatore. Coloro che hanno letto il Silmarillion sanno bene a cosa questo porterà… ma sarà così anche in questa time-line, visto che la presenza di Galadriel ha costretto Sauron ad un approccio diverso? Non vi resta che continuare a leggere per scoprirlo!
Le terre di Umbar sono canoniche all’universo di Tolkien, ma si sa molto poco riguardo alle loro origini e posizione, solo che si trovavano sulla costa e furono uno dei tanti regni conquistati dai Numenoriani.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - Aria di tempesta ***


Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguro una buona lettura e un piacevole weekend.




Capitolo 13 - Aria di tempesta


Mentre il cavallo di Galadriel procedeva a passo d’uomo lungo i sentieri che conducevano al Lindon, la mente della Nolde era in fermento.
Stava accadendo tutto troppo in fretta. Fino a pochi giorni prima, era assolutamente convinta che non sarebbe stata in grado di ammirare le foreste del regno elfico per almeno un altro paio di secoli… e ora, ad appena tre mesi dal cimentarsi dell’unione con l’Oscuro Signore, lei e il Tiranno si stavano recando ad un Consiglio che si sarebbe tenuto proprio nel palazzo di Re Gil-Galad in persona.
Il fatto che il sovrano avesse accettato la presenza di Sauron all’incontro dimostrava quanto l’attuale situazione fosse delicata. Forse perché, a occhio del Re Elfico, non potevano permettersi che il Regno di Numenor si trasformasse in una seconda Mordor.
Ma non erano state le motivazioni di Gil-Galad a tenerla sveglia nelle ultime notti… quanto la consapevolezza che, molto presto, avrebbe rivisto Celeborn ed Elrond.
All’improvviso si sentì osservata, e con la coda dell’occhio scoprì che Sauron la stava effettivamente scrutando con circospezione.
<< Interessante >> borbottò questi, pensieroso. La Nolde inarcò un sopracciglio. 
<< Che cosa? >>
<< Mi aspettavo che saresti stata felice di poter rivedere alcune vecchie conoscenze >> spiegò il marito << Invece, sembri piuttosto turbata all’idea di tornare dal tuo popolo. >>
L’Elfa imprecò mentalmente.
A quanto pare, non era stata così sottile quanto avesse inizialmente creduto… o più semplicemente, l’Oscuro Signore era fin troppo attento, il che non era un’ipotesi poi così fuori luogo, considerata la sua mente acuta e abilità strategica. Sicuramente era più abile nel discernere le piccole cose rispetto a molti altri.
<< Sono partita come il Comandante delle armate del Nord…  >> disse, dopo qualche attimo di silenzio << e tornerò nei panni della Regina di Mordor. Ho la sensazione che non sarò accolta con la benevolenza che spero. >>
Sul viso del Maia si dipinse un cipiglio scontento.
<< Per quanto preferirei affermare il contrario, mi hai sposato unicamente per proteggere il tuo popolo. Dovrebbero essertene grati >> sbuffò, e Galadriel si sentì invadere da un sentimento di… gratitudine, qualcosa che in passato non avrebbe mai associato al sovrano delle Terre di Mordor.
Ciononostante, le sue parole – per quanto apprezzate – non furono sufficiente per sopprimere l’angoscia che provava.
<< E quando vedranno la macchia indelebile che hai lasciato su di me? >> domandò stancamente.
Sauron ridacchiò, apparentemente divertito dalla sua scelta di parole.
<< La fai sembrare una cosa così oscena >> disse << Ma posso ricordarti che sei stata tu ad istigarmi? >>
Le guance dell’Elfa avvamparono al ricordo.
<< Lo so. >>
<< Inoltre, siamo sposati >> aggiunse il Maia << Dovevano aspettarsi che prima o poi sarebbe successo. >>
In verità, aveva lasciato i suoi parenti rassicurandoli che non si sarebbe mai lasciata sedurre dall’oscurità del marito. Cos’avrebbero pensato Elrond e Gil Galad, dopo aver scoperto che le erano bastati solo pochi mesi per infrangere quel giuramento implicito? Cos’avrebbe pensato Celeborn, alla vista di sua moglie ricoperta dal fetore dell’Oscuro Signore?
Scosse la testa per liberarsi da simili pensieri e disse: << Cionondimeno, temo per come interpreteranno le mie azioni. >>
Il Maia assottigliò lo sguardo.
<< Ti riferisci a tutti loro… o al tuo vecchio compagno? >> domandò con una cadenza oscura della sua voce tipicamente umana.
Galadriel si sentì attraversare da un brivido. Sì, era decisamente troppo attento.
<< Promettimi che non lo istigherai >>
<< Finchè si terrà a distanza, non hai di che preoccuparti >> ribattè l’Oscuro, ma questo non fece altro che accrescere i suoi timori. Dopotutto, Sauron era sempre stato bravo ad usare mezze promesse e verità per realizzare i propri obbiettivi. Ecco perché non lo avrebbe perso di vista per tutta la durata di questo Consiglio.
Dopo un altro paio d’ore, scorsero finalmente i primi segni di civiltà elfica.
Calde lacrime minacciarono di macchiare il volto di Galadriel. Rispetto ai desolanti confini di Barad-dûr le cinta della capitale sembravano quasi risplendere di luce propria, come gli stessi Silmaril.
Erano davvero una visione idilliaca, meglio di qualsiasi struttura costruita da mani mortali… o Uruk, se per questo, ma scelse di tenere certe osservazioni per sé. Dopotutto, non voleva rovinare l’umore del marito prima ancora di cominciare l’incontro.
Una volta raggiunti i giardini della città, trovarono Gil-Galad che li attendeva assieme ad un piccolo manipolo di soldati.
<< Alto Re >> salutò Sauron, mentre scendeva da cavallo << Dopo il nostro ultimo incontro, avrei sperato in un’accoglienza migliore. >>
<< Allora hai sperato male, Ingannatore >> fu la fredda risposta dell’Elfo. Il suo sguardo si addolcì quando incontro quello della moglie. << Comandante Galadriel… >>
<< È Regina Galadriel, ora >> ribattè Sauron, prima che l’Elfa potesse restituire il saluto << E verrà indirizzata con il titolo che merita. >>
Il sovrano assottigliò lo sguardo, tuttavia non mostro segni di rabbia o disprezzo nei confronti dell’Oscuro Signore. Il suo viso era una maschera impassibile di fredda indifferenza, ma Galadriel era abbastanza sicura che questo avrebbe irritato il marito ancora di più.
<< Naturalmente >> disse l’Elfo con tono diplomatico << Perdonate la mia maleducazione. >>
<< Non c’è alcun bisogno di scusarsi >> si affretto a rassicurarlo Galadriel << Siamo qui come amici, dopotutto. Possiamo tranquillamente ignorare simili formalità. >>
Lanciò un’occhiata d’ammonimento al marito, e questi si limitò a scrollare le spalle.
<< Se questo è il volere della mia regina… >>
Si bloccò, gli occhi improvvisamente puntati verso un angolo dei giardini. Galadriel seguì il suo sguardo, aspettandosi di trovare un contingente di soldati… invece – e con sua grande sorpresa – vide solo due individui dall’aspetto curioso.
Il più alto tra i due sembrava decisamente umano. Era piuttosto vecchio, con una barba grigia che gli arrivava fino alla vita, occhi di un azzurro tempestoso e lunghi capelli spettinati. Indossava abiti di fattura assai modesta, sporchi e raggrinziti, accompagnati da un ampio cappello a punta sulla testa. Inoltre, reggeva tra le mani un bastone di legno… da cui Galadriel riusciva a percepire un insolito potere.
Accanto a lui, spiccava una piccola donna dai piedi scalzi. Troppo bassa per essere umana, troppo esile per essere un Nano, con occhi pieni di curiosità infantile. L’Elfa non rammentava di aver mai incontrato – durante i suoi numerosi viaggi – una simile creatura.
Guardando accanto a lei, scoprì che Sauron non aveva ancora distolto lo sguardo dai nuovi arrivati.
<< Olorin >> sussurrò << Non mi aspettavo di trovarti qui. >>
<< Vorrei poter dire lo stesso, Mairon >> disse lo sconosciuto, il viso contratto da un cipiglio prominente << Ma per qualche ragione, i guai sembrano seguirti ovunque tu vada… o potrebbe anche essere il contrario. Chi può dirlo, quando si tratta di te? >>
Galadriel rimase piuttosto sorpresa dal tono familiare con cui l’uomo si era rivolto al marito. Ma ciò che attirò davvero la sua attenzione… fu il fatto che conoscesse il nome originale dell’Oscuro Signore, una conoscenza riservata a pochissimi individui.
<< Chi è? >> chiese al Maia, ma fu lo stesso straniero a risponderle, questa volta con un sorriso gentile.
<< Potete chiamarmi Gandalf, mia signora. Anche se il resto della tua gente ha cominciato a riferirsi a me come Mithrandir. Sono un viaggiatore errante… >>
<< È uno stregone >> lo interruppe Sauron, bruscamente << Un Istari. Un Maia costretto ad una forma mortale. Un affronto a tutto ciò che rappresentiamo. >>
La mente di Galadriel cominciò a galoppare.
Un altro Maia… qui? Nella Terra di Mezzo?
Il suo sguardo scattò subito verso Gil-Galad, il quale si limitò ad annuire sottilmente, confermando le parole del marito.
L’appena nominato Gandalf sospirò stancamente.
<< È stato il volere di Manwë in persona che io prendessi questo aspetto, Mairon. E a ben ragione, visto tutto quello che hai fatto da quando hai scelto di mettere piede sulla Terra di Mezzo. >>
<< Perché sei qui, Olorin? >> ringhiò Sauron, più impaziente di quanto Galadriel lo avesse mai visto.
Lo stregone inarcò un sopracciglio cespuglioso.
<< Per controllarti, ovviamente >> fu la sua risposta disinvolta << Dopo che non sei tornato ad Aman, Aulë e Yavanna erano preoccupati che avresti continuato l’opera del tuo padrone. E così hanno inviato alcuni di noi per ostacolare qualsiasi tuo piano che potrebbe danneggiare la Terra di Mezzo. >>
Sauron sbuffò sprezzante.
<< E devo dire che fin’ora avete fatto un lavoro egregio. Ti ci sono voluti solo vent’anni per avere finalmente il coraggio di affrontarmi! >> sogghignò, e questo era un sentimento che Galadriel non potè fare a meno di condividere.
Dov’erano stati i Valar, negli ultimi due decenni? No… negli ultimi secoli, quando Sauron aveva già cominciato ad ordire perfide macchinazioni per il futuro della Terra di Mezzo?
Avevano assistito alla morte di così tanti Elfi… senza fare nulle per intervenire, al di là del mandare qualcun altro a fare il loro lavoro? Qualcuno che, a quanto pare, non era neanche troppo bravo nell’adempirlo.
Sul volto dell’anziano si dipinse un’espressione al limite tra il colpevole e il rassegnato.
<< Non è stato facile limitarmi a questa forma. Mi ci è voluto del tempo per recuperare le forze e rammentare il motivo per cui ero stato mandato qui >> ammise, rivolgendo all’Elfa uno sguardo pieno di compassione << Ma ora sono qui… e sarai felice di sapere che non ti perderò più di vista. >>
Galadriel vide le mani del marito stringersi in pugni serrati. Era visibilmente arrabbiato, più di quanto lei lo avesse mai visto dal giorno in cui aveva rifiutato la sua alleanza, e questo la innervosiva.
Lo sguardo del Maia si posò sulla creatura che li osservava accanto allo stregone.
<< E chi è la tua piccola amica? >> chiese, con finta gentilezza.
Sorpresa di essere stata indirizzata, la creatura sollevò la testa e lo guardò con occhi pieni di sfida.
<< Nori Brandipiede >> proclamò con orgoglio << Sono una Pelopiedi. >>
Gli occhi di Sauron si spalancarono sorpresi.
<< Un mezz’uomo. Hai scelto certamente un alleato di tutto rispetto, mio vecchio amico. >>
<< Nori si è dimostrata in più occasioni una ragazza inventiva e determinata, di grande coraggio e bontà d’animo. Non avrei potuto desiderare una compagna di viaggio migliore. >>
L’Oscuro Signore alzò gli occhi al cielo.
<< Non dubito della sua determinazione, ma del potere che possiede. È così che speri di “ostacolare i miei piani”, Olorin? Raccogliendo randagi e mandandoli a morte certa? >>
<< Questo è sempre stato il tuo problema, Mairon >> ribattè l’Istari, freddamente << Credi che in guerra la vittoria possa essere ottenuta solo attraverso il potere… ma sai cos’hai imparato, vivendo su questa terra? Che sono le piccole cose a influenzare il destino dei regni, atti disinteressati di cui tu non saresti mai capace. Sei sempre stato cieco e arrogante, ed è per questo che non raggiungerai mai i tuoi obbiettivi. >>
A quanto pare era la cosa sbagliata da dire, poiché la temperatura dei giardini cominciò ad alzarsi bruscamente. Galadriel vide petali di fiori e foglie evaporare come acqua lasciata al sole, e l’odore di cenere e fiamme provenienti dal marito.
Cautamente, gli mise una mano sul braccio, nel tentativo di calmarlo.
<< Mairon… >>
<< Stanne fuori, Galadriel >> sibilò il marito… ma la Nolde non si lasciò intimidire, e invece strinse la presa.
Al contempo, l’Istari sollevò il bastone, la cui punta cominciò pian piano a illuminarsi di un intenso e pallido bagliore. Fu allora che Gil-Galad si fece avanti.
<< Vi pregherei di non combattere all’interno di queste sale >> disse con voce autoritaria << Vi ricordo che per il momento siete tutti miei ospiti. >>
I due Maia non risposero, limitandosi a scrutarsi l’uno l’altro per quello che a Galadriel sembrò un tempo interminabile. Poi, lentamente, il bagliore attorno a Gandalf cominciò ad attenuarsi, e di conseguenza calò anche la temperatura attorno a Sauron.
L’Elfa emise un sospirò di sollievo, imitata dalla Pelopiedi. A quel punto, Gil-Galad annuì soddisfatto.
<< Seguitemi >> ordinò loro, il suo tono cordiale recuperato << Ar-Pharazôn e gli altri governanti sono già in attesa all’interno. >>

* * *

Erano passati due decenni dall’ultima volta in cui Galadriel aveva visto di persona Ar-Pharazôn, ma il tempo si era rivelato stranamente gentile con l’ormai ex Cancelliere.
L’uomo sembrava molto più alto e imponente, circondato da un’aura di regalità che mai avrebbe inizialmente associato al servizievole politico di Numenor. I suoi vestiti rispecchiavano questo aspetto, dorati e lucenti quanto le guglie reali della stessa Numenor.
<< Cancelliere Pharazôn >> lo salutò Sauron << O è Ar-Pharazôn, adesso? >>
<< Lord Hallbrand, vedo che non avete perso la vostra lingua tagliente >> ribattè l’uomo, sogghignando, e senza mostrare tracce di paura << O è Lord Sauron, adesso? >>
Le labbra del Maia si arricciarono in un sorrisetto.  << Dipende molto da chi lo chiede. >>
L’uomo assottigliò lo sguardo, mentre cinque soldati alle sue spalle portavano le mani fin troppo vicine alle loro spade. Fortunatamente, una semplice occhiata ad opera del sovrano fu sufficiente per farli desistere da qualsiasi azione offensiva.
Sotto la guida di Gil-Galad, vennero tutti condotti alla stessa sala in cui - mesi prima - era stato deciso il destino di Galadriel. L’Elfa fu assai felice di scorgere Elrond tra i partecipanti, ma il suo sorriso si abbassò all’assenza di Celeborn.
Dovette rammentare a se stessa che, mentre il suo vecchio amico era un ambasciatore – e quindi obbligato a presenziare a questo tipo di incontri – suo marito non aveva alcuna autorità riguardo le decisioni del Lindon.
Dopo qualche altro minuto, sopraggiunse anche Re Arvedui, il sovrano delle terre di Umbar: alto e tarchiato, aveva ben poco da invidiare a colui che gli aveva dichiarato guerra, e il viso attraversato da una prominente cicatrice lo identificò subito come un guerriero veterano.
Dopo che tutti si furono finalmente sistemati, cominciò il Consiglio. Dapprima cordiale, divenne pian piano sempre più acceso con il proseguire dei dibattiti.
<< Ho accettato di partecipare a questo Consiglio per mera cortesia >> disse a un certo punto Ar-Pharazôn, rivolgendosi al regnante di Umbar << Numenor ha rivendicato le terre di Umbar per diritto di concessione, e non intende tirarsi indietro. >>
<< Concessione?! >> sbottò l’altro, visibilmente adirato << Il nostro regno è stato creato con il sudore e il sangue di coloro che VOI avete esiliato! Non avete alcun diritto sulle nostre terre! >>
Galadriel si tese al tono che stava assumendo la discussione. Non erano passati neanche dieci minuti, eppure sembrava che una guerra fosse già imminente.
<< Posso rammentarvi la ragione del vostro esilio? >> ribattè Ar-Pharazôn, con un sorriso cordiale << Avete cospirato con sobillatori e traditori per spodestare il vostro legittimo sovrano. E anziché mandare i vostri antenati al patibolo, egli decise di concedere loro la grazia e spedì alcune delle sue navi per assisterli nella creazione di questo regno. Ergo, Umbar appartiene a Numenor tanto quanto ai suoi governanti. Voi esistete solo perché il nostro regno ve lo permette. >>
Lo sguardo che Arvedui gli rivolse fu pieno di disprezzo.
<< Pensi di poterci ricattare così? >>
<< Non era la nostra intenzione iniziale >> ammise il sovrano numenoriano, senza un briciolo di vergogna << Ma dopo i vostri continui rifiuti di aprire trattative commerciali con noi, sono stato costretto a forzarvi la mano. >>
<< È questa la scusa che userete, quando anche altri regni si rifiuteranno di accogliervi a braccia aperte? >> si intromise Sauron << Forzerete loro la mano? Chi saranno i prossimi, mi chiedo? Mordor… oppure i regni degli Elfi, che tenete in così alto disprezzo? >>
Gli occhi dell’ex Cancelliere lampeggiarono di rabbia.
<< Da che pulpito viene la predica, Lord Sauron >> sibilò, prima di guardare il resto del Consiglio << Devo forse rammentare a qualcuno di questo tavolo quanto la brama di conquista dell’Oscuro Signore abbia danneggiato la Terra di Mezzo? >>
<< Oh, vi assicuro che lo ricordiamo bene, Re Pharazôn>> disse Gil-Galad, pur senza alcuna traccia di cameratismo << Proprio per questo, è nel nostro comune interesse non assistere alla nascita di un altro tiranno. >>
Fu allora che la delegazione numenoriana cominciò a protestare animatamente, e presto anche gli elfi cominciarono a sbraitare contro di loro. Quella che era cominciata come una semplice conversazione tra regnanti divenne, in breve tempo, un vero e proprio dibattito politico e morale sulla legittimità di una guerra.
<< Una soluzione pacifica sarebbe ottimale >> disse Gandalf, ma in pochi secondi anche la voce dello stregone divenne solo rumore di fondo in mezzo a quella bolgia di opinioni discordanti.
Quando cominciarono a volare insulti, Sauron si chinò verso Galadriel. 
<< Non pensavo che un Consiglio Elfico sarebbe stato così divertente >> le sussurrò, e l’Elfa dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non schiaffeggiargli quel sorriso compiaciuto dalla faccia.
Qui era in gioco la pace della Terra di Mezzo! Come poteva trovare una simile situazione “divertente”?
“Cosa ti aspettavi?” le sussurrò una voce compiaciuta nel retro della sua mente “Stiamo parlando di Sauron, dopotutto. Scommetto che ha organizzato questo Consiglio solo per non destare sospetti! Probabilmente, non vede l’ora che Numenor dichiari guerra alla Terra di Mezzo, così da poter interpretare il ruolo di magnanimo salvatore.”
E per quanto non volesse ammetterlo, una simile ipotesi sembrava fin troppo sensata.
Sauron voleva approfittare della situazione… oppure, si stava semplicemnte  comportando come suo solito, fingendo irriverenza anche di fronte a un potenziale pericolo? In momenti come questo, non avrebbe desiderato altro che poter leggere le emozioni del marito tanto quanto lui era in grado di fare con lei.
<< Basta! >> urlò all’improvviso Ar-Pharazôn, mentre sbatteva un pugno sulla superficie del tavolo << Pensate davvero che Numenor resterà a guardare mentre mettete in dubbio la legittimità dei suoi domini? Non siamo più la nazione isolazionista di un tempo! Non mostreremo la pancia come tartarughe al minimo segno di aggressione o intimidazione! Noi combatteremo e prevarremo! >>
E prima che uno degli altri ospiti potesse anche solo provare a controbattere, l’uomo si alzò in piedi e li indicò tutti con fare imperioso.
<< Che questo sia un avvertimento a tutti i regni della Terra di Mezzo! >> proclamò a gran voce << Numenor è pronta alla guerra, se necessario! Coloro che sceglieranno di allearsi con i traditori di Umbar… saranno considerati nemici della nostra isola e trattati di conseguenza! Così ho parlato, e così sarà, per ordine di Ar-Pharazôn! >>
<< Per ordine di Ar-Pharazôn! >> risposero i suoi soldati, quasi fossero animati da una specie di fervore religioso. E proprio così, in Galadriel scomparve anche l’ultimo barlume di speranza che la guerra potesse essere evitata.
Ar-Pharazône i suoi soldati abbandonarono la sala con passo marcato, lasciandosi dietro un’atmosfera cupa e silenziosa, piena di preoccupante aspettativa. Naturalmente, fu Sauron il primo a rompere quella quiete.
<< Beh… poteva andare meglio >> ridacchiò.
Questa volta, Galadriel non riuscì a trattenere un sospiro.
<< Sta zitto, Mairon. >>
 
 
 


Sauron: nope, non credo che lo farò!

E così, il nostro amabile sovrano di Numenor da prova di tutto il suo delirio di onnipotenza, che come i lettori di Tolkien sanno bene fu una delle maggiori cause della caduta del suo regno.
Arvedui è un sovrano OC che ho creato per il regno di Umbar, il cui nome è ispirato all’omonimo discendente di Isildur.
E sì, ho coinvolto anche Gandalf e Nori… perché li adoro entrambi.

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