Mémoires Inconnues

di Europa91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 2 - We wanted to be the sky ***
Capitolo 2: *** 8 - Forget the maps…follow your instincts ***
Capitolo 3: *** 10 - Sweet dreams are made of this ***
Capitolo 4: *** 16-’cause darling I’m a nightmare dressed like a daydream ***
Capitolo 5: *** 19-It is what it is ***
Capitolo 6: *** 21- Relax..nothing is under control ***
Capitolo 7: *** 24 - Late nights, early mornings ***
Capitolo 8: *** 26 - It was all a dream ***
Capitolo 9: *** 28 - Everything is connected ***
Capitolo 10: *** 30 - What did I do last night? ***



Capitolo 1
*** 2 - We wanted to be the sky ***


Note Autrice: Secondo giorno, secondo Fandom. Oggi tocca a Vanitas un manga che ho amato/amo alla follia (non solo perché parla di vampiri ed è ambientato a Parigi XD). Questa raccolta è nata come scusa per riprendere tra le mani un progetto che avevo iniziato durante lo scorso cowt e poi accantonato. Sarò breve, nella mia mente malata e perversa Louis De Sade non è realmente morto e tornerà sulla scena per complicare le vite di Vanitas e Noè. Come per la raccolta precedente, le storie sono tutte collegate tra loro (a volte con qualche piccolo salto temporale, a volte sono semplicemente l’una il seguito dell’altra). Probabilmente in futuro scriverò altro su di loro, perché so già che dieci storie non mi basteranno XD Buona lettura!!!






 

2 - We wanted to be the sky


«È questa la salvezza? Io non capisco Vanitas...Che cos’è la salvezza?»

«Non lo so. Non esiste una risposta»

 

Ricordi, a Noè non restava nient’altro che questo, un pugno di ricordi. Un’alba su Parigi, il suono della voce di Vanitas, il suo sguardo, quegli occhi talmente blu in cui specchiarsi e vedervi riflesso molto più di quanto avesse mai immaginato o sperato. Il vampiro si trovò a chinare il proprio capo, attendendo qualche secondo prima di intingere di nuovo la penna nel calamaio. Si concesse qualche istante, per separare quei ricordi che come un fiume in piena gli inondavano la mente, non lasciandogli via di scampo. Ormai Noè non riusciva a discernere cosa fosse reale e cosa no. Erano troppi i pensieri che affollavano il suo animo, un nome su tutti, Vanitas. Chiuse gli occhi, rivedendo se stesso arrivare tardi, mentre la mano del ragazzo lentamente scivolava dalla sua. Il vampiro sentiva l’impellente necessità di mettere nero su bianco quei momenti, non poteva permettersi di dimenticare. Non voleva farlo. Era un lusso che sapeva di non potersi concedere.

Vanitas

Poggiò la penna dopo aver completato l’ennesima pagina, prendendosi di nuovo qualche istante per osservare il cielo fuori dalla finestra.

C’era la stessa luna di quella sera, del giorno in cui si erano visti per l’ultima volta. In cui gli aveva detto addio.

Da bambino, Noè ricordava di aver trascorso molte notti come quella, ad ammirare l’astro e la vastità del cielo trovando tutto semplicemente bellissimo. Non gli era mai importato di che colore fosse la luna, rossa o blu per lui non faceva alcuna differenza. Erano passati molti secoli eppure era incredibile come certe cose nonostante tutto fossero rimaste le stesse, immutate, come il suo corpo di vampiro o quelle zanne maledette. Osservare la luna aveva sempre avuto il potere di calmarlo. Lo riportava indietro nel tempo, a quando era solo un orfano e il Maestro lo aveva accolto nella propria casa.

Ripensò al giorno in cui aveva conosciuto Domi e Louis.

Louis

Noè intinse nuovamente la penna nel calamaio. Stava piangendo, mentre la luna non aveva smesso di brillare.

Il primo ricordo spesso riporta alla memoria anche l’ultimo.

 

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Capitolo 2
*** 8 - Forget the maps…follow your instincts ***


8 - Forget the maps…follow your instincts



 

Questa è la storia di come io e Vanitas ci incontrammo, di come ci trovammo a percorrere la stessa strada…E di come, alla fine di quel viaggio, io lo uccisi con le mie stesse mani.


Noè si ricordava perfettamente quel giorno e di come non vedesse l’ora di camminare per i viali illuminati di Parigi. Ogni dettaglio era scolpito nella propria memoria come se fosse accaduto il giorno prima. Per il giovane vampiro quel viaggio rappresentava il coronamento di un sogno ma anche un desiderio, quello di mettersi alla prova.

Era solo un bambino, quando il proprio Maestro gli aveva donato un libro pieno di favole e leggende ambientato interamente nella capitale francese. Il piccolo Archiviste ricordava di aver sfogliato a lungo quelle pagine, pieno di meraviglia e stupore. 

Noè non conosceva nulla di quel mondo, del loro mondo. Era stato allevato da una coppia di anziani esseri umani e non serbava alcun ricordo nemmeno dei propri genitori. La sua vita era semplicemente iniziata il giorno in cui il Conte di Saint Germain lo aveva preso con sé. 

Mentre camminava tra la folla, il vampiro si concesse qualche istante abbandonandosi ai propri pensieri. Ricordò, ad esempio, la fatica fatta per convincere Louis a leggergli quelle favole prima di andare a dormire. Non riuscì ad impedire alle proprie labbra di incurvarsi in un sorriso spontaneo mentre rivedeva la finta espressione scocciata comparire sul viso del maggiore dei fratelli De Sade. Gli mancava.

Nonostante fossero passati così tanti anni, faceva ancora male pensare a Louis.

La voce del suo migliore amico aveva sempre avuto un tono rassicurante. Lui e Domi sarebbero rimasti per ore ad ascoltarlo, dopo essersi intrufolati nelle sue stanze oltre che nel suo letto. Fu il periodo più felice della vita di Noè, quello trascorso a giocare insieme ai piccoli fratelli De Sade. Furono delle voci a riportarlo bruscamente alla realtà:

“Vampiri? Ero convinto si fossero esistiti"

“Il mio bisnonno diceva di averne visto uno”

“Non si tratta solo di leggende?”

Proseguì senza farsi notare, abbassando il capo come gli era stato insegnato. Era il suo primo viaggio nel mondo degli umani, non si sarebbe lasciato coinvolgere in alcun modo.

Furono i propri sensi ad avvisarlo del malore di una ragazza e a spingerlo ad intervenire.


“Tu sei davvero un tipo strano”

Louis era solito ripeterglielo un giorno sì e l’altro pure. Noè non aveva mai capito cosa ci fosse di sbagliato nel proprio comportamento, in fondo, anche lui aveva ricevuto l’aiuto del Maestro. Erano così tante le cose che sfuggivano alla sua comprensione, come le differenze tra umani e vampiri o l’odio che le due razze provavano. A quel tempo era davvero ingenuo.

Quando la voce all'altoparlante lo avvisò dell’imminente arrivo nella capitale, non poté fare a meno che avviarsi verso una delle finestre sperando di scorgere la città dall’alto. Rimase deluso da quella vista. Sotto di lui si stendeva solo un mare di oscurità. Persino la luna in quel momento era avvolta dalle tenebre. Poggiò la fronte sul vetro, per poi chiudere gli occhi e lasciarsi cullare dalle proprie memorie; fuggire nei ricordi del proprio passato aveva sempre avuto il potere di tranquillizzarlo.

“Saremo sempre insieme vero?” 

Noè aveva posto quella domanda con ingenuità mentre intrecciava l’ennesima collana di margherite. Louis, a qualche metro da lui aveva alzato gli occhi dal proprio libro solo per sbuffare;

“A volte sei davvero un bambino. Prima vuoi che ti legga qualcosa e ora te ne esci con una simile domanda. Non mi stavi nemmeno ascoltando vero?” il più piccolo gonfiò le guance.

“Voglio vivere un’avventura come quella e stare per sempre con te Louis” l’altro non poté fare a meno di arrossire di fronte a quelle parole, nascondendosi dietro al volume.

“Sai che non è possibile” gli fece notare.

“Perché no? Sarebbe bellissimo e potrebbe venire anche Domi. Vivremo tutti e tre insieme in questa casa, andremo in giro per il mondo come tuo nonno poi torneremo qui. Non cambierà mai nulla”

Quella visione venne presto sostituita da una mano sporca di sangue. Non si trovava più in un prato fuori dalla residenza estiva dei De Sade ma nel loro rifugio. Quel sogno ad occhi aperti si era trasformato in un incubo.

La testa mozzata di Louis giaceva abbandonata in un lago di sangue. I suoi occhi ormai senza vita lo fissavano, anzi sembravano accusarlo per non essere intervenuto.

Saremo sempre insieme vero?

Noè scosse la testa, tornando al presente. La signorina Amelia gli aveva appena domandato qualcosa ma lui non la stava ascoltando.

A quel tempo, l’ultimo degli Archiviste non avrebbe mai potuto immaginare dove la ricerca del libro di Vanitas lo avrebbe condotto, né dell'incontro che di lì a poco avrebbe finito con il cambiare per sempre la sua vita. 

 

Vanitas non era un essere umano comune, avrebbe dovuto accorgersene sin dall’inizio. Dal primo momento in cui aveva incrociato il blu di quegli occhi.

“Io sono un medico specializzato in vampiri”

Ancora una volta, Noè si era limitato ad essere un mero spettatore. Aveva osservato l’umano liberare un maledetto, anzi curarlo. Ed era rimasto senza parole.

Quando aveva visto l’umano cadere nel vuoto, non ci aveva pensato due volte e lo aveva afferrato, lanciandosi a sua volta da quel dirigibile. Non aveva riflettuto, il suo corpo si era semplicemente mosso da solo. 

Una luna blu li osservava.

“Tu, non hai paura di quella luna?”

Noè avrebbe per sempre custodito il ricordo di quella notte nel proprio cuore.

Fu semplicemente così che tutto ebbe inizio. Chiuse gli occhi.

“A me quella luna sembra davvero bellissima”


***


Il vampiro posò la penna che aveva tra le mani asciugandosi le guance, bagnate da calde lacrime. Stava cercando di racchiudere in quelle pagine la propria storia e quella di Vanitas ma aveva finito col divagare. Fu un rumore a interrompere la stesura di quelle memorie. Il bambino che stava riposando sul suo letto si era leggermente spostato facendolo sobbalzare. Noè si concesse qualche istante per osservarne meglio la figura. Era così piccolo, indifeso, come un tempo lo era stato lui stesso.

“Sei ancora sveglio” Dominique era comparsa sulla soglia della porta, illuminata dalla sola luce d'una candela, appariva ancora più pallida e provata di quanto non fosse.

“Troppi pensieri” fu la sola risposta che il vampiro concesse all’amica, non staccando per un secondo lo sguardo dal volto del bambino addormentato. Erano stati giorni difficili per entrambi, ma dovevano in qualche modo rimboccarsi le maniche e andare avanti.

“La morte di Vanitas non è stata colpa tua”

“Un tempo mi dicesti lo stesso di Louis e non serve che ti ricordi come è andata a finire”

“Quanto ancora desideri punirmi per questo Noè? Da quando sei diventato tanto crudele?”

“Tu eri mia amica Domi”

“Lo sono ancora”

“Dal giorno in cui ho conosciuto Vanitas la mia vita è cambiata per sempre, sono uscito dal sentiero che il Maestro aveva tracciato, ho seguito il mio istinto e guarda dove mi ha condotto. Io l’ho ucciso”

Non sei in grado di salvare nessuno. 

Non fai che perdere persone care.

La donna abbassò il capo, dopo aver lanciato una rapida occhiata al bambino addormentato. Era incredibile come quella creatura fosse la perfetta fusione delle due persone che più di ogni altre aveva amato.

“Sei forse pentito delle tue scelte?” domandò cercando di incrociare quelle iridi color ametista che ultimamente erano sempre più sfuggevoli. Noè prese un lungo respiro prima di tornare a rivolgere il proprio sguardo fuori dalla finestra.

“No”

Dominque fece qualche passo in avanti soffermandosi sulle carte abbandonate alla rinfusa sulla scrivania

“Dovresti smetterla. Continuare a vivere nel passato, ricordare, ti farà solo del male”

Il vampiro accennò ad un sorriso.

“Non mi è possibile vivere nel passato. Ho delle responsabilità ora” concluse indicando il bambino;

“Non è questo quello che Vanitas o Louis avrebbero voluto per te”

“Ormai non ha più importanza. Alla fine li ho persi entrambi” 

“Papa che succede?” I due vampiri si bloccarono al suono di quella voce ancora impastata dal sonno.

“Nulla mon chaton, stavo solo parlando con la zia Domi” il bambino fissò entrambi con fare sospettoso. A Noè quell’espressione ricordò troppo Louis.

“Sei ancora triste perché hai perso Vanitas?” c’era poco che potesse fare, aveva preso anche la sua intelligenza. Noé si avvicinò lentamente sedendosi sul letto, per poi prendere ad accarezzargli la chioma corvina;

“Sono triste perchè non sono riuscito a salvarlo come non sono riuscito a salvare tuo padre”

“Papà ha sempre saputo di essere maledetto, lui sapeva che prima o poi se ne sarebbe andato e che io sarei rimasto con te. Forse lo sapeva anche Vanitas”

Noè tornò a fissare il figlio sorpreso da quella rivelazione. 

 Non poteva escluderlo, c’erano diversi aspetti che accumunavano Vanitas e Louis, come l’agire alle sue spalle nella convinzione di essere sempre nel giusto.

Louis De Sade aveva scelto di sacrificare la propria vita per salvare quella di tutti loro e Noè non aveva potuto fare nulla per evitarlo. Se non fosse stato per Vanitas e soprattutto per Edmond non ce l’avrebbe fatta. 

Poco prima dell’ultimo atto, Louis gli aveva affidato Edmond. Un figlio che l’ultimo degli Archiviste non sapeva di avere e che non aveva potuto evitare di amare con tutto se stesso. Se era ancora in piedi, lo doveva solo a lui, a quella creatura che possedeva il suo stesso sguardo. Louis aveva rubato una parte di Noé e l’aveva tenuta per sé, custodendola gelosamente fino a quando aveva potuto. 

All’inizio lo aveva odiato. Era tipico di Louis De Sade, prendere decisioni al suo posto. Lo aveva fatto quando aveva deciso di inscenare la propria morte, per il suo bene, ed era finito con l’arrivare a nascondergli un figlio. Era stato anche grazie alle parole di Vanitas se lo aveva perdonato e aveva accolto il piccolo Edmond nella sua vita.

Ora però aveva perso entrambi. Doveva esserci un limite al dolore che un singolo individuo poteva sopportare. Aveva seppellito per due volte Louis mentre ora era toccato a Vanitas. 

Tornò a fissare la luna fuori dalla finestra con un unico pensiero in mente;

Perdonami Vanitas

Avevo deciso arbitrariamente che sarei rimasto con voi. Non ho potuto mantenere quella promessa.

 

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Capitolo 3
*** 10 - Sweet dreams are made of this ***


10 - Sweet dreams are made of this



 

-Qualche anno prima-


“Parlami di Louis”

Era iniziato tutto con una semplice frase, una richiesta che aveva abbandonato le labbra di Vanitas di solito piegate da un leggero sorriso di scherno ma in quel momento mosse da qualcosa di diverso che Noè non aveva saputo interpretare. Come sempre il vampiro avrebbe compreso solo in un secondo momento le vere intenzioni dell’altro. Forse era davvero troppo ingenuo, come l’umano continuava a ripetergli. Per questo aveva speso diversi secondi prima di rendersi conto del significato nascosto in quelle parole, come di quel nome che il possessore del Libro maledetto non poteva in alcun modo conoscere.

Louis era il suo segreto. Non ne aveva mai parlato in sua presenza. Ne era certo.

Il vampiro si limitò ad aprire per poi richiudere le labbra, senza emettere alcun suono, sgranando gli occhi per poi assumere l’espressione più sorpresa del proprio repertorio.

Era una situazione simile al giorno in cui aveva domandato a Vanitas il significato di amore, anche se questa volta i ruoli erano invertiti. Di solito era l’umano che sembrava possedere tutte le risposte ed era il compito di Noè quello di riempirlo di domande. Sapeva di non potersi ancora fidare completamente di Vanitas, aveva imparato suo malgrado a conoscerlo ma allo stesso tempo ad apprezzarlo. 

L’umano era quello che era. Lo era sempre stato. Sin dal loro primo incontro gli aveva rivelato quali fossero i propri intenti ed era stato lui il solito stolto a non comprenderli.

Ma Louis. Era un argomento che volutamente non avevano mai toccato. Apparteneva ad un passato che Noè vedeva così lontano ma il cui eco continuava ad inseguirlo con forza, senza lasciargli via di scampo. A volte, capitava ancora nel cuore della notte che si svegliasse in preda alle lacrime ricordando di come l’amico fosse spirato davanti ai propri occhi. Le ultime parole del piccolo De Sade, seguite dalla sua disperata richiesta d’aiuto. Noè avvertiva ancora il suo fiato caldo contro il proprio collo, mentre i loro volti si facevano sempre più vicini. La voce dell’amico rotta dai singhiozzi mentre lo pregava di ucciderlo.

Noè non avrebbe mai dimenticato quegli occhi disperati come la sua testa mozzata.

Da quel momento in poi la luna aveva smesso di brillare, la Terra di girare. Il piccolo Archiviste era rimasto immobile mentre il suo Maestro gli tendeva la mano e sorridendo conduceva lui e Domi a casa, al sicuro, erano state quelle le parole che aveva utilizzato il vampiro senza volto, mentre gli accarezzava dolcemente il capo.

A quel punto, il giovane Noè era stato invaso da un’improvvisa sensazione di sollievo, era sopravvissuto. Ricordava di aver alzato il volto cercando di trovare la stessa espressione sul viso del proprio salvatore. Non sapeva nemmeno lui cosa sperasse di scorgere, paralizzato come era dalla paura, che ancora guidava i suoi movimenti.

Raccapricciante. Era stato il suo unico pensiero quando era riemerso da quel torpore che non gli aveva lasciato scampo.

Noè si era sentito un mostro. Oltre che un essere inutile. Non era stato in grado di fare nulla quella notte. Non aveva difeso Domi, i suoi amici e non aveva potuto salvare Louis.

Il suo migliore amico. La persona per lui più importante.

Sbatté un paio di volte le palpebre. Vanitas era ancora a qualche metro da lui e lo fissava con quelle iridi troppo azzurre per essere quelle di un semplice essere umano.

“Non conosco nessuno con quel nome” rispose cercando di scappare da quello sguardo pericoloso. Noè non riusciva a mentire davanti a Vanitas, a quegli occhi blu come la luna che avrebbe dovuto odiare, come quella stirpe maledetta che gli aveva arrecato tanto dolore. Eppure lui non riusciva ad odiare nessuno. Amava sia umani che vampiri, era convinto che nonostante tutto fossero simili, creature piene sia di pregi che di difetti.

“Vi ho sentiti l’altra sera. Tu e Dominique. Lei ha fatto quel nome” il ragazzo aveva ripreso a parlare e dall’espressione comparsa sul viso del vampiro, capì di aver fatto centro.

Sotto certi aspetti Noè era un completo mistero. Lo era stato sin dal primo momento in cui le loro strade si erano incrociate. Vanitas non aveva mai incontrato nessuno come lui, né tra gli umani né tra i vampiri. Era un pericoloso mix di stupidità, forza e innocenza. Si ripeteva di odiarlo, di non sopportarlo, eppure non riuscivano a stare troppo lontani l’uno dall’altro. Per convenienza si era ripetuto, anche se preferiva non interrogarsi troppo su quella questione. Si preoccupava per lui, era innegabile e Dante si era premurato spesso di farglielo notare.

C’erano delle cose di Noè che gli piacevano, o meglio, aspetti che trovava divertenti. Come il suo sguardo che si illuminava ogni volta che si trovavano per le strade di Parigi. O mentre assaggiava una tarte tatin.

Anche se in realtà, erano di più quelle che trovava fastidiose, come il bisogno costante di doverlo tenere sotto controllo. Bastava una minima distrazione e finiva con il perdere le tracce del vampiro. Un pomeriggio aveva speso mezz’ora a cercarlo per poi scoprire che era semplicemente tornato in albergo. Ricordava come il suo cuore avesse perso un battito quando aveva creduto che fosse in pericolo di vita, per poi trovarlo a riposare tranquillamente nel proprio letto abbracciato al solito cuscino.

Nonostante tutto però, Vanitas non poteva impedirsi di provare un leggero senso di fastidio ogni volta che il suo sguardo finiva con l’incontrare quello di Dominique. E la donna l’aveva capito. Sapeva come la propria presenza al fianco di Noè non fosse gradita. Aveva tentato sin dal loro primo incontro di separare l’amico da quel pericoloso umano ma non c’era riuscita, e da quel momento in poi aveva iniziato la propria crociata silenziosa contro Vanitas. Distratta solo dalla dolcezza di Jeanne.

“Ti ripeto che non conosco nessun Louis” aveva ribadito Noè continuando a distogliere lo sguardo, cercando di accarezzare Murr che continuava a passargli davanti.

“Cosa stai cercando di nascondermi?” aveva insistito, prendendosi gioco di quella reazione, avvicinandosi maggiormente.

“Non è una storia che ti riguarda” Vanitas sorrise, il vampiro era così ingenuo. Non c’era quasi gusto nel provocarlo. Era troppo facile.

“Allora ammetti che ci sia qualcosa” fu in quel momento che Noè capì di essersi scavato la fossa da solo. Era finito nell’ennesima trappola di quel mascalzone.

“Era il fratello di Domi. Il mio migliore amico” finalmente il vampiro trovò il coraggio di guardarlo negli occhi. L’uomo aveva inclinato leggermente la testa, confuso da quelle parole.

“Era?”

“Louis De Sade è morto. Molti anni fa”

Per una volta, Vanitas si pentì della propria curiosità. In fondo anche lui aveva un passato oscuro che mai avrebbe voluto far trapelare e soprattutto conoscere a Noè. Al laboratorio del Dottor Moreau il vampiro dai capelli argentei aveva finito con lo scoprire degli esperimenti ma era stato solo dopo aver bevuto il sangue di Misha che aveva potuto comprendere la sofferenza di Vanitas o il suo legame con il clan della luna blu. C’erano così tante cose che avrebbe preferito nascondere. Per questo aveva sempre rifiutato di dare a Noè il proprio sangue. Sarebbe stato troppo.

“Io. Ecco” per la prima volta era un difficoltà, non aveva la minima idea di come comportarsi in una situazione simile. Non credeva che un nome avrebbe riesumato tanti ricordi, aveva agito senza riflettere. Noè aveva un’espressione talmente triste che sembrava sul punto di scoppiare a piangere. Fu però lo stesso vampiro a salvarlo da ogni impiccio;

“Non potevi saperlo. In fondo per te era un semplice nome. Per me Louis era molto di più di questo.” 

Fu come ricevere una pugnalata in pieno petto. Vanitas non aveva mai provato in diciotto anni di vita una sensazione simile. Era come se improvvisamente il proprio cuore avesse smesso di battere. Nemmeno la vicinanza di Jeanne o il suo morso avevano provocato tanto, come gli esperimenti a cui era stato sottoposto. Era un dolore diverso che semplicemente aveva la forza di bloccargli il respiro.

Un’idea orribile gli attraversò la mente. Era felice che fosse morto. Si sentì un mostro per aver formulato un simile pensiero, ma la sola ipotesi che fosse esistita una persona così importante per Noè gli era insopportabile.

 

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Capitolo 4
*** 16-’cause darling I’m a nightmare dressed like a daydream ***


16-’cause darling I’m a nightmare dressed like a daydream


“Louis, il fratello maggiore di Domi. Eravamo sempre insieme. Era tranquillo, colto e a volte dispettoso. È stato decapitato quando eravamo bambini perché maledetto” nel pronunciare uelle parole Noè si protese in avanti portandosi una mano alla bocca, sembrava quasi sul punto di vomitare. Anche se a Vanitas ricordò molto più un attacco di panico. Si avvicinò non sapendo bene da dove iniziare per aiutarlo. Chissà cosa era successo in passato, e del perché vedere il vampiro in quello stato lo avesse scosso tanto profondamente.

Non si era mai interrogato su quanto Noè contasse per lui. Non era nemmeno certo di voler conoscere la risposta.

Ricordare faceva male per l’ultimo degli Archiviste, ma questa volta era come immergersi in un’oscurità senza fine. Si sentiva trascinare sempre più a fondo. In un luogo dove nemmeno la luce della luna poteva raggiungerlo. Era una sensazione non troppo dissimile da quella che provava la prima volta che assaporava il sangue di qualcuno. Noè stava letteralmente affogando nei propri ricordi, nel dolore che la morte di Louis aveva provocato. Troppi sentimenti affollavano il suo animo e la sua mente. Compresa la voce di Naenia, quella poteva distinguerla chiaramente nonostante il caos dei propri pensieri. Furono le braccia di Vanitas a riportarlo alla realtà. Quando il vampiro aprì gli occhi si trovò stretto nell’abbraccio dell’umano. Vanitas era così caldo. Era un tepore piacevole.

“Non sono stato in grado di salvarlo. Non sono riuscito a fare nulla. Avrei tanto voluto avere il potere di proteggerlo” ammise tra i singhiozzi.

Vanitas si trovò ad accarezzargli la schiena, quella era la prima volta che provava a consolare qualcuno e non era sicuro di come muoversi. Tutta quella situazione lo aveva preso in contropiede.

“Hai detto che eri un bambino. Cosa avresti potuto fare?” Noè tirò su col naso facendo attenzione a non sporcare le vesti dell’umano a cui restava saldamente aggrappato.

“Eravamo diventati amici con dei bambini che vivevano al villaggio. Giocavamo sempre insieme ed avevamo persino trovato un nostro rifugio segreto. Ero insieme a Louis quando Domi entrò in camera e ci disse che una di quei bambini, Mina sarebbe stata giustiziata dai Borreau il mattino seguente. Non potevo accettarlo” Vanitas non faticò ad immaginarsi quella scena, come anche il resto del racconto del vampiro. Noè era così prevedibile.

“Avevamo deciso di salvarla. L’avremmo fatta fuggire di nascosto nel cuore della notte”

“Noè” tentò ma il vampiro non lo fece proseguire.

“Eravamo solo dei bambini. A quel tempo non avevo la più pallida idea di cosa volesse dire essere un Maledetto. Lo scoprii quella sera, quando vidi Mina perdere il controllo in preda alla sete ed attaccare Fred. Ero paralizzato dalla paura, non sapevo che fare” il vampiro strinse i pugni e Vanitas in risposta fece lo stesso, stringendo la propria presa su di lui, impedendogli di scappare.

“Che cosa avvenne poi?” perché l’umano era certo, il peggio doveva ancora arrivare.

“Louis attaccò Mina” Noè iniziò a tremare.

“Poi perse il controllo e attaccò anche Gilles e Fanny. Quello non era il mio Louis, non poteva esserlo. I suoi occhi. I suoi occhi” cercò di disfarsi da quell’abbraccio solo per prendersi il volto tra le mani. Ogni volta che riviveva quella scena il dolore diventava insopportabile. La voce di Naenia nella sua mente non gli lasciava scampo, continuando a ricordargli come quel giorno avesse fallito nel proteggere i propri cari. Chiedendogli a gran voce quale fosse il suo più grande desiderio. 

Come se non fosse ovvio. 

Riaverlo.

“Louis non era in sé. Doveva essersi contagiato dopo aver ucciso Mina. Mi pregava di ucciderlo, di porre fine alle proprie sofferenze”

“Che hai fatto Noè?” Vanitas aveva quasi timore di ascoltare la risposta;

“Ero completamente paralizzato dalla paura. Non potevo fare nulla. Sono rimasto immobile. Louis era davanti a me, in quel momento gli avrei lasciato bere il mio sangue. Gli avrei concesso ogni cosa perché tornasse ad essere l’amico che ricordavo” qualcosa non tornava in tutta quella storia; più di un sospetto si fece largo nella mente di Vanitas.

“Chi l’ha ucciso?” Solo allora Noè sembrò tornare alla realtà. Lo fissò spaesato prima di rispondere;

“Il mio Maestro. Era tornato prima da un viaggio di lavoro. Ha salvato me e Domi. Decapitando Louis”

“Ha decapitato il suo stesso nipote?” la crudeltà di certi vampiri aveva ancora nonostante tutto, il potere di sorprenderlo;

“Non avevano legami di sangue” si sentì in dovere di spiegare Noè.

“Ciò non toglie che l’abbia ucciso” fu la replica di Vanitas “Non so che strani concetti voi vampiri abbiate di amicizia o famiglia. L’uomo che ti ha cresciuto ha ucciso un ragazzino davanti ai tuoi occhi come puoi difenderlo?”

In effetti le parole di Vanitas avevano un senso, allora perché Noè non riusciva a odiare il proprio Maestro? Aveva incolpato in tutti quegli anni solo se stesso. Era colpa sua se Louis era morto. Se solo lo avesse ascoltato, se quel giorno avesse lasciato che fossero i Bourreau ad occuparsi di Mina. Gli faceva male la testa, ricordare Louis era troppo doloroso, si strinse nell’abbraccio di Vanitas e si lasciò cullare dal suo respiro.

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Capitolo 5
*** 19-It is what it is ***


19-It is what it is


Noè si era improvvisamente addormentato tra le sue braccia, le lacrime ancora a bagnargli il volto. Da quando si conoscevano Vanitas non lo aveva mai visto tanto vulnerabile. Lo avevano avvelenato, drogato, picchiato ma mai prima di allora, il vampiro gli era sembrato così fragile. Lo mise a letto per poi fuggire come era solito fare dalla finestra. Una volta giunto sul tetto incontrò l’ultima persona che si sarebbe mai aspettato di vedere o che avrebbe desiderato incontrare.

Dominique De Sade lo fissava con astio come se fosse un fastidioso insetto da schiacciare.

“Perché gli hai chiesto di Louis?” andò dritta al punto senza inutili fronzoli e giri di parole. Era una qualità che Vanitas gli aveva sempre apprezzato. La schiettezza. Dominique era sincera, fin troppo e persone come lei erano rare da trovare, sia tra gli umani che tra i vampiri.

“Non sono affari tuoi” e gli regalò l’ennesimo sorriso di scherno

“Hai parlato con Noè della morte di mio fratello, penso che si, siano affari che mi riguardino”

“Vi ho sentito pronunciare il suo nome l’altra sera” fu la risposta di Vanitas. Non si premurò di celare il fastidio che provava nell’ammetterlo. Una parte di lui odiava assistere alle effusioni tra Noè e quella donna. Poteva sentire nelle proprie orecchie ancora i suoi gemiti di piacere alternati ai suoi: mon cheri. Non era geloso, sia ben chiaro, solo infastidito. Avrebbe potuto anche lui invitare Jeanne, lasciarle bere il proprio sangue. Dovette faticare per non immaginare Noè fare altrettanto. Chissà se i suoi morsi sarebbero stati diversi da quelli della ragazza. Scosse la testa per quell’assurdità ma arrossì al solo pensiero.

“Oh oh chi l’avrebbe mai detto che sei un guardone” Vanitas abbassò lo sguardo, colto in fallo.

“Siete voi che non sapete controllarvi. Dannati vampiri. Tu hai fatto quel nome e io ho semplicemente chiesto. Non credevo che avrei finito per lo scatenare una simile reazione e ridurlo in quello stato”

Dominique tornò seria rinfoderando la propria spada, che aveva sguainato solo per fare scena, sistemandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio.

“Louis era mio fratello. È stato giustiziato in quanto Maledetto.”

“Sono le stesse parole che ha usato Noè”

“Allora perché mi sembra ancora di scorgere il dubbio nei tuoi occhi?”

“Semplicemente perché non credo che le cose siano andate in quel modo” la donna si avvicinò e prima che potesse accorgersene Vanitas si ritrovò di nuovo con una spada puntata alla gola;

“Non dire una parola” gli intimò. Il ragazzo alzò le braccia in segno resa

“Ho solo espresso un ragionevole dubbio. La storia di Noè fa acqua da tutte le parti. Prima mi racconta di un rifugio segreto. Se era tale allora come faceva vostro nonno a conoscerlo? E la tempistica con la quale è intervenuto, fin troppo sospetta. Conosciamo entrambi Noè e sappiamo quanto sia ingenuo, facile da ingannare. Non mi stupirebbe se…”

“Ti ho detto di smetterla” Vanitas però continuò;

“Cosa mi stai nascondendo Dominique? Cosa c’è nel passato di Noè?” la donna lo spinse via;

“Attento. Non scavare troppo nella nostra famiglia. Potresti trovare delle risposte spiacevoli. La curiosità si può pagare a caro prezzo” e detto questo gli voltò le spalle lasciando Vanitas solo con i propri pensieri.

Louis De Sade

Non avrebbe dimenticato facilmente quel nome.

La persona più importante per Noè.

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Capitolo 6
*** 21- Relax..nothing is under control ***


21- Relax..nothing is under control



 

“Erano mesi che non passavi a trovarmi. Ti sono mancato o devo dedurre sia successo qualcosa, Domi?” la vampira aveva abbassato lo sguardo, non riuscendo a sostenere quello dell'altro.

“Vanitas, l’umano a cui si accompagna Noè. Sta iniziando a fare troppe domande, lo stavo per uccidere solo per aver avuto l’ardire di fare il tuo nome” il ragazzo la afferrò per le spalle prima di chinarsi e far collidere le loro fronti. Era un gesto così semplice, intimo, come quando erano piccoli.

“Il nostro Chaton è al sicuro. Se avessi anche solo il minimo dubbio sul contrario sai che non esiterei a mettermi anche contro nostro nonno per lui”

“Louis” sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra. Il fratello le sorrise.

“So quanto sia difficile per te mantenere questo segreto, soprattutto con Noè, ma sai anche che ho le mie buone ragioni per volerlo”

“Si è addormentato piangendo e sussurrando il tuo nome” confessò la ragazza allontanandosi dal proprio gemello;

“Ho fatto quello che ho fatto solo per voi” lei gli sorrise;

“Bugiardo. So che l’hai fatto per lui, e ti capisco, in fondo anche io provo lo stesso.”

“Vorrei tanto tornare a quei giorni spensierati, alla nostra infanzia, ma sappiamo entrambi come non sia possibile. L’unica cosa che posso fare è proteggerlo e sai che questo è l’unico modo” lei gli prese la mano;

“Lo so, eppure penso che vederti vivo sarebbe l’unico desiderio di Noè”

“Per il mondo Louis De Sade non è mai esistito” Dominique abbassò lo sguardo.

“Attento. Proseguendo su questa strada potresti arrivare a perderlo per sempre”

Louis sorrise, il suo destino era semplicemente stato già stato scritto. Aveva provato con tutte le proprie forze a cambiarlo, aveva guadagnato del tempo, ma era consapevole di come la sua sorte fosse già in qualche modo segnata.

“Rilassati. Ho tutto sotto controllo” 

Dominique non sembrò credere a quelle parole, tuttavia gli concesse il beneficio del dubbio. Restarono ancora a chiacchierare per qualche minuto poi la ragazza decise di andarsene, lasciando il gemello solo con i proprio pensieri.

Louis aveva finto la propria morte perché stanco di essere una delle tante pedine nelle mani del Conte. Era intelligente, troppo per non accorgersi di cosa stava succedendo intorno a lui. Aveva iniziato a comprendere il disegno di suo nonno quando Noè era apparso nella sua vita. Il giovane De Sade aveva fatto le proprie ricerche, scoprendo la verità su quella famiglia, sul potere degli Archiviste. Così aveva deciso di affrontare l’uomo senza volto. Quello era stato solo un peccato d’ignoranza dettato dalla giovane età e inesperienza, ma lo avrebbe compreso in seguito.

“Quali sono i tuoi progetti per Noè?” domandò al Conte in una delle tante notti in cui si trovarono insieme ad osservare la luna. Il vampiro più vecchio sorrise rispondendo enigmaticamente come sempre;

“Ho molti piani per lui ma ho un disegno anche per te!”

“Non mi interessa. Sappiamo entrambi che non vivrò a lungo”

“Dovresti essere più ottimista. Già una volta sei scampato alla morte. Ti ricordo che per quell’idiota di tuo padre eri un abominio

“Non una parola”

“Non dovresti vergognarti di ciò che sei” l’uomo senza volto fece una pausa “scommetto che Noè ti amerebbe comunque”

“Ti avevo detto di tacere”

“Nostro chaton è particolare, lo avrai notato anche tu. Non dubitare mai del suo affetto. Si è legato molto a te e Dominique” 

“Cosa hai in mente?” 

“Sei ancora troppo piccolo Louis”

“Vuoi almeno dirmi perché lo hai portato qui?”

Il vampiro aveva sorriso per l’ennesima volta, lasciandolo con più dubbi che risposte. Il giovane De Sade lo odiava, perché sapeva di non potersi ribellare a lui. Tornò a fissare Noè che in mezzo al giardino non aveva mai smesso di fissare la luna blu sopra di loro.

Avrebbe fatto l’impossibile per preservare quella purezza. Lui ormai era Maledetto, lo era dal giorno in cui era venuto al mondo. Noè non avrebbe mai dovuto scoprire la verità su di lui, lo avrebbe protetto fino al suo ultimo respiro. 

 

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Capitolo 7
*** 24 - Late nights, early mornings ***


24 - Late nights, early mornings 


Al mondo c’erano ancora troppe cose che Noè non comprendeva e a cui probabilmente non sarebbe mai riuscito a dare una spiegazione. Il vampiro sapeva bene di essere un ingenuo, come molte forse troppe volte Vanitas gli aveva fatto notare. Però sicuramente non era uno stupido.

Aveva rivisto Louis e questa volta era certo che non si trattasse di un sogno. Era troppo reale per esserlo. Il vampiro dai capelli corvini gli aveva sorriso e a Noè era parso all’improvviso di tornare indietro nel tempo. In un’epoca lontana quando esistevano solo loro e Domi. Quando le giornate trascorrevano serene e vivevano ignari della crudeltà del mondo che li circondava. Rinchiusi in quella bolla di felicità che per lungo tempo era stata l’unica quotidianità che aveva conosciuto.

Louis però sapeva. Aveva sempre saputo ogni cosa e come il Maestro, aveva preferito tenere lui e Dominique all’oscuro. Voleva solo proteggerli e lo aveva fatto fino al suo ultimo respiro. Noè non riusciva a capacitarsi di quello. Louis era morto tra le sue braccia, ne era certo. Il ricordo della testa dell’amico che veniva staccata dal corpo non aveva smesso di tormentare i suoi incubi. Rivedeva le immagini di quella notte senza luna, ancora e ancora. Come poteva sentire la voce disperata dell’amico che lo pregava di porre fine alle proprie sofferenze.

Tuttavia Louis era vivo, il perché o il come non avevano importanza. In quel preciso istante il suo migliore amico si trovava a pochi metri da lui e Noè stava combattendo con tutte le proprie forze contro l’istinto di correre ad abbracciarlo. Non si accorse nemmeno di essere scoppiato a piangere fino a quando non sentì le proprie lacrime bagnargli le guance.

Una parte di lui temeva che al solo toccarlo il giovane De Sade sarebbe scomparso, dissolvendosi come neve al sole tra le sue braccia. Nei suoi sogni d’altronde era sempre stato così, era condannato a ritrovare Louis solo per poterlo perdere di nuovo. Era la punizione che si era auto inflitto. Il peso della colpa per non essere riuscito a salvarlo.

Quella notte, Noè aveva litigato con Vanitas. Era stato un battibecco come tanti, in cui i loro caratteri e divergenze di opinioni avevano finito con lo scontrarsi. Il possessore del Libro ad un certo punto se ne era semplicemente andato, fuggendo dalla finestra per raggiungere i tetti di Parigi lasciando il vampiro nella loro camera pieno di dubbi e sensi di colpa. Noè odiava alzare la voce, come litigare, ma l’umano e la sua impertinenza mettevano a dura prova i suoi nervi già tesi. 

 

Avevano da poco fatto ritorno dal caso della bestia del Gevaudan. Erano accadute parecchie cose in quella provincia francese e nell’ultimo periodo in generale. Vanitas sembrava essere sotto una specie di incantesimo perpetrato da Jeanne mentre Noè si interrogava sulle visioni avute da Charlatan, Naenia o come diavolo si chiamava quella creatura. Ogni volta che si trovava a doversi scontrare con quel mostro il vampiro sentiva la propria mente vacillare e nuovi dubbi nascere dentro di lui.

In particolare, l’ultimo degli Archiviste ripensava a quando, nel vuoto, aveva teso la propria mano cercando di afferrare quella di Vanitas. La figura mascherata che si era rivolta a lui in quel macabro teatrino aveva un qualcosa di familiare a cui però in quel momento non era riuscito ad associare nulla. Era stata solo una sensazione, durata una manciata di secondi ma capace di alimentare le perplessità che già albergavano nel suo animo.

Aveva cercato di parlarne con il proprio partner ma Vanitas era ancora troppo occupato a pensare alla Burreau per prestagli la dovuta attenzione. Così avevano finito con il litigare. Il vampiro era quindi uscito a prendere una boccata d’aria cercando di calmare il turbinio di sentimenti ed emozioni che solo quel testardo umano riusciva a provocargli. Tra di loro era sempre stato così sin dall’inizio, una sfida. Entrambi odiavano perdere e non erano disposti a cedere sulle proprie convinzioni. Era di per sè un miracolo che avessero trascorso così tanto tempo insieme.

Tornò ad osservare la città. Parigi di notte era semplicemente stupenda tanto che non gli sarebbe importato di perdersi in quella meraviglia. Quella sera la luna era coperta da alcune nubi ma al vampiro non interessava, aveva deciso che niente avrebbe intaccato la sua ricerca di buon umore.

Se Vanitas aveva scelto i tetti per darsi alla fuga, Noè aveva preferito i viali illuminati. Così aveva iniziato a ripercorrere gli Champs-Elysée osservando con scarso interesse le numerose coppiette che passeggiavano a braccetto. Forse avrebbe dovuto invitare Domi ma parlare con l’amica era l’ultima cosa che in quel momento desiderava. Si accorse dopo qualche istante che Murr lo aveva seguito per tutto il tempo.

“Tu cosa ci fai qui? Vieni ti riporto a casa” mormorò chinandosi per recuperarlo. In tutta risposta però il gatto finì con lo scivolare dalla sua presa per poi mettersi a fuggire.

Il vampiro fu costretto ad inserguirlo perdendo come sempre il senso dell’orientamento. Quando finalmente riuscì a recuperare il proprio animale domestico si accorse di non sapere dove fosse finito. Era in una specie di deposito abbandonato.

Era stato in quel luogo in cui aveva trovato Louis. 

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Capitolo 8
*** 26 - It was all a dream ***


26 - It was all a dream

 

Il giovane De Sade era identico a come se lo ricordava, solo inevitabilmente cresciuto, come era successo anche a lui. Il vampiro gli aveva sorriso, come il bambino che Noè continuava a rivedere nei propri sogni. 

“Louis, ma come è possibile?” il moro era scoppiato a ridere di fronte a quella semplice domanda. Un suono così nostalgico riempì le orecchie di Noè. Erano anni che non udiva quella risata, gli era mancata, come ogni altra cosa dell’amico d’infanzia.

“Mi chiedi veramente solo questo?” aveva risposto il vampiro spostandosi la frangia di lato. Era un movimento che a Noè ricordò Dominique. Louis però possedeva una grazia e dei modi che la sorella non avrebbe mai potuto imitare. Erano diversi, lo erano sempre stati.

“Sei morto tanti anni fa. La tua testa” e nel dirlo Noè si trovò quasi a barcollare su se stesso. Perché ricordare gli risultava così difficile in quel momento? Cosa stava accadendo? Era tutto un’illusione? Un sogno creato da Charlatan per obbligarlo a rivelare il suo vero nome?

Inaspettatamente Louis si avvicinò. Erano l’uno di fronte all’altro quando il giovane De Sade alzò una mano per accarezzargli il volto ed asciugare quelle lacrime che non ne volevano sapere di arrestarsi;

“Puoi essere cresciuto in altezza ma rimani il solito bambino piagnucolone” concluse

“Louis ma sei vivo”

“Ne sono consapevole”

“Io ti credevo morto. Dobbiamo dirlo a Domi”

“Si. Anzi, no. Non ora. Dimenticati di mia sorella per favore” Noè non capiva, c’era qualcosa di diverso nello sguardo di Louis. Non riusciva a distogliere l’attenzione da quelle iridi ambrate. Non aveva mai visto occhi più belli, forse solo quelli di Vanitas. Improvvisamente si ricordò del proprio compagno, fece per andarsene ma Louis fu più veloce e lo afferrò per un fianco;

“Che stai facendo?” chiese l’ultimo degli Archiviste leggermente preoccupato e confuso. In risposta ricevette solo l’ennesimo enigmatico sorriso,

“Non voglio separarmi di nuovo da te. Non lo sopporterei. Resta un altro pò te ne prego”

“Louis che sta succedendo?” Prima che potesse dire o fare altro però le sue labbra vennero catturate da quelle del moro. Noè rispose inconsciamente a quel bacio, schiuse la bocca lasciando libero l’accesso alla lingua dell’amico. Si separarono dopo quella che parve un’eternità.

“Louis io davvero, non capisco che sta succedendo” mormorò a pochi millimetri dalle sue labbra.

“Bevi il mio sangue. Così vedrai quanto il mio sentimento sia sincero. Io ti amo Noè. Non ho fatto altro per tutta la vita. Ogni mia decisione è stata presa solo per il tuo bene”

“Non mi serve bere il tuo sangue. Non voglio. Non posso” Noè provò ad allontanarlo ma l’altro si strinse maggiormente a lui. Sentiva ancora il suo fiato caldo contro al proprio collo. Era tutto esattamente come quella sera, quando Louis si era stretto a lui. Pochi istanti prima che la sua testa venisse separata dal resto del corpo. Lo allontanò con forza;

“Questo deve essere un sogno, un’allucinazione, deve essere opera di Charlatan. Tu sei morto non sei qui, non sei reale Louis, per quanto io lo desideri con tutto me stesso tu non puoi essere qui, lo sappiamo entrambi” il giovane De Sade si avvicinò quel tanto che bastava per poterlo baciare di nuovo.

“Come può questo essere un sogno?” gli chiese guardandolo negli occhi con una dolcezza che Noè sapeva appartenere solo al suo Louis.

“Come posso accettarlo? Sei morto tra le mie braccia”

“E se fosse stato quello il sogno?” sussurrò enigmatico

“No. Significherebbe che per tutto questo tempo tu hai deciso di nasconderti a me. Anche questa verità sarebbe troppo. Domi. Hai mentito pure a lei?” Lo sguardo di Louis si fece improvvisamente più freddo, distante;

“Lei ha sempre saputo la verità” Noè scoppiò nuovamente a piangere;

“Allora sono solo io la vittima del vostro inganno? Oh Louis, perché il tuo fantasma ancora tormenta i miei sogni e occupa la mia mente. Sei un pensiero fisso che non mi lascia via di scampo”

“Cosa desideri Noè?”

“I miei desideri sono gli stessi di quel giorno, te ne ricordi? Eravamo in un prato fuori dal castello. Tu leggevi un libro e io intrecciavo una ghirlanda di fiori, avrei tanto voluto regalarla a Domi. Ti dissi che avrei voluto vivere in quel modo per sempre. Tu ed io insieme, lontani da tutto e tutti” Louis sorrise tornando ad accarezzargli il volto. Noè era cresciuto ed ora era più alto di lui ma non gli importava.

“Ti dissi che non era possibile”

“Credi che ora possa esserlo?”

“È sempre stato un desiderio impossibile Noè. Non siamo mai stati destinati a stare insieme, era tutto un piano architettato da mio nonno..” ma il vampiro non lo lasciò finire;

“Ho passato ogni giorno a domandarmi come sarebbero andate le cose se avessi agito diversamente. Se quella dannata notte avessi avuto la forza di proteggerti”

“Non toccava a te farlo”

“Ho sempre voluto proteggerti Louis e dopo che te ne sei andato ho tentato di fare lo stesso con Domi”

“Oh Noè, vorrei che ci fosse una soluzione più semplice. Mi mancavi. Non riuscivo a sopportare l’idea che tu fossi a Parigi. Che tu fossi qui senza di me”

“Già, era il nostro sogno. Vivere insieme a Parigi” mormorò il giovane Archiviste come se se ne fosse appena ricordato.

“Ti amo così tanto Noè che fa male, anche ora il solo averti così vicino mi provoca una tale sofferenza”

“Cosa posso fare per aiutarti?” chiese il vampiro con la solita innocenza. Sarebbe stato pronto a tutto.

“Amami” sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra. Noè non era certo di aver compreso quella richiesta. Sentì solo le mani del giovane De Sade risalire dal proprio fianco sino alla schiena per poi iniziare a spogliarlo. Il vampiro non capiva cosa stava accadendo, aveva solo voglia di baciare Louis, stringerlo a sé e liberarlo da quella sofferenza che leggeva nel suo sguardo. Non aveva mai avuto esperienze simili con nessuno ma il tutto avvenne in modo naturale, come se fossero semplicemente destinati ad essere insieme, ad amarsi. Fu Louis a guidarlo nella scoperta di un piacere che prima di allora l’Archiviste non avrebbe mai creduto di poter provare. 

Non appena l’amplesso finì Noè si addormentò sul pavimento. Louis si rivestì in fretta prima di coprirlo con il proprio mantello. Non era pentito di quel gesto, non gli aveva mentito. Aveva desiderato rivedere l’amico sin dal primo momento in cui Domi lo aveva informato del suo arrivo a Parigi. Sapeva che era rischioso e come fosse una pessima idea solo che non aveva saputo controllare i propri sentimenti. 

Lui amava Noè. Era impossibile non farlo. Il vampiro accanto a lui era una creatura meravigliosa. Si perse ad osservare i lineamenti di quel viso angelico. 

Louis avrebbe conservato per sempre il ricordo di quel calore nel proprio cuore. Non poteva ancora sapere cosa il destino aveva in serbo per loro.

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Capitolo 9
*** 28 - Everything is connected ***


28 - Everything is connected



 

Quando, a soli cinque anni, Louis De Sade aveva appreso della propria particolarità, aveva deciso che non ne avrebbe fatto un dramma. In fondo, non era il primo vampiro ad essere nato con un corpo ermafrodita. Gli antichi testi riportavano di casi simili, ma era stato proprio questo uno dei motivi che avevano spinto l’uomo senza volto a prenderlo con sé. Non solo Louis aveva una gemella, ma possedeva anche quella particolare condizione fisica che lo rendeva unico. Una rarità. Era questo che aveva sempre rappresentato agli occhi di suo nonno, ed era questo il motivo per cui suo padre lo aveva affidato proprio a lui, arrivando con il negare la sua stessa esistenza.

Per anni, il giovane De Sade aveva celato al mondo la propria natura, anche se con l’avvicinarsi dell’adolescenza il suo corpo stava iniziando a mostrare i primi segni di cambiamento. I tratti del suo viso si facevano di giorno in giorno più delicati, simili a quelli della sorella, e anche il suo petto stava mutando. Per questo Louis aveva iniziato a prendere le distanze da Dominique ma soprattutto da Noè. Non avrebbe più permesso all’amico di dormire nel proprio letto o accettato di fare un bagno insieme. Non era stata una scelta facile, anzi fu parecchio sofferta. Louis era consapevole di ferire l’amico con quel comportamento, come sapeva altrettanto bene che i suoi timori erano infondati. L’ultimo degli Archiviste era la creatura più pura che avesse mai avuto la fortuna di incontrare. Era certo che lo avrebbe amato a prescindere da tutto.

Era lui il primo a non amarsi. A odiare quel corpo che mai, come in quel momento, non sentiva come suo.

Louis De Sade era stato maledetto dal giorno della propria nascita. 

“Cosa sono i maledetti? Nel tuo archivio ho trovato dei documenti che mi riguardavano”

Aveva tentato di affrontare suo nonno, interrogandolo sui piani che aveva in serbo per lui, non ottenendo alcun risultato se non una crescente irritazione. Poco distante da loro, Noè e Dominique si rincorrevano spensierati, mentre una luna blu li osservava dall’alto.

“Accidenti, devo essermi dimenticato di metterli via” era stata la prima risposta del vampiro

“Come fai a dire una cosa simile? È chiaro che li hai lasciati lì apposta perché li trovassi” concluse, tornando a rivolgere il proprio sguardo verso Noè, invidiando la sua spensieratezza.

“Tu nonno, vuoi che io faccia qualcosa?” Più che una domanda era un'osservazione. Il Conte sapeva essere enigmatico e lui era troppo intelligente per credere alle sue parole. Non era più un bambino e non era un ingenuo.

“No. Ti sbagli mio dolce Louis. Non c’è nulla in particolare che voglio che tu faccia. Sei libero di agire come meglio credi. Io voglio solo osservare il tuo percorso e i risultati a cui la tua volontà ti condurrà”

Louis giunse alla verità per puro caso, qualche settimana dopo, origliando una conversazione tra Saint Germain e un essere misterioso di cui non era riuscito a scorgere il volto. Non era nemmeno certo si trattasse di un vampiro.

Nel corso degli anni, Louis aveva formulato diverse ipotesi ma nessuna di esse si era anche solo lontanamente avvicinata alla realtà che aveva appreso quel giorno. Il Conte desiderava unire il sangue dei De Sade a quello degli Archiviste per donare un nuovo corpo alla loro Regina, afflitta da una maledizione. 

In parole povere, suo nonno attendeva con impazienza l’arrivo di un figlio di Noè e Domi. Quando lo scoprì si sentì per l’ennesima volta rifiutato, tradito. 

Non c’è nulla in particolare che voglio che tu faccia

Quelle parole assunsero un nuovo significato.

Corse nelle proprie stanze completamente sotto shock.

“Andiamo mon petit Louis so che ora sei arrabbiato con me, ma lascia che ti spieghi” sussurrò il Conte da dietro la porta.

“Hai elaborato un piano davvero contorto ma non ho ancora capito in tutto questo a cosa ti serva io” il vampiro più anziano scoppiò a ridere;

“Tu sei l’opzione di riserva. La mia assicurazione. In caso dovesse mai accadere qualcosa alla dolce Dominique, sarai tu a dover mettere al mondo un erede” Louis assunse un’espressione disgustata, per la prima volta vedeva suo nonno per ciò che era. Un mostro, privo di ogni moralità. Affondò il volto nel cuscino, desiderando solo di potersi svegliare da quell’incubo.

“E se fossi sterile? E se Noè non volesse dei figli da me?” una risata cristallina riempì l’aria, facendolo tremare.

“Sei davvero un bambino Louis. Il nostro Chaton ti ama già più di ogni altra cosa”

Quelle parole lo colpirono nel profondo perché erano vere. Noè era la creatura più ingenua che avesse mai incontrato e per questo era finito con il diventare l’ennesima pedina di una storia molto più grande di loro.

“Non ti permetterò di realizzare un simile piano” così aveva architettato la propria fuga. Doveva allontanarsi dal Conte, solo così avrebbe potuto trovare un modo per proteggere i suoi cari da quella follia.

La famiglia De Sade era famosa per la capacità di manipolare il ghiaccio ma in pochi conoscevano le loro abilità di controllo mentale. Fu in questo modo che Louis ingannò l’amico, mostrandogli la propria morte in sogno. Non erano mai fuggiti nel cuore della notte, non avevano mai provato a salvare Mina. La loro amica non era mai stata davvero maledetta. Ciò che credeva di aver visto Noè era solo frutto di un’illusione. Se fosse stato possibile avrebbe fatto lo stesso con Dominique, evitandole altro dolore.

“Perchè?” sua sorella lo aveva aspettato, seduta sul proprio letto a braccia incrociate e lo guardava con un astio che non le apparteneva. Louis aveva appena utilizzato il proprio potere su Noè e si stava preparando a lasciare per sempre quella casa. Non poteva restare.

“Per proteggerlo” rispose candidamente, prendendo le proprie cose

“Gli hai mostrato la tua morte. L’ho sentito lamentarsi nel sonno, fare il tuo nome”

“Promettimelo Domi. Devi promettermi che non gli rivelerai mai la verità” la bambina scoppiò a piangere

“Ci deve pur essere un altro modo. Tu dici di tenere a Noè ma come puoi procurargli un tale dolore? Come puoi farci questo?”

“Non posso più rimanere in questa casa. Cosa credi che farebbe quel idiota? Mi seguirebbe anche all’inferno, per questo sono dovuto morire

“Louis, dimmi solo perché? Cosa ti ha detto il nonno? Ha forse fatto qualcosa di sbagliato? È stata colpa mia? Di Noè? Parlami”

“Non ora Domi ma un giorno ti prometto che ti rivelerò ogni cosa.”

“Vorrei tanto venire con te” mormorò afferrandogli un lembo della camicia. Louis sorrise accarezzandole il volto e facendo collidere le loro fronti. Doveva proteggere sua sorella, anche Dominique era una vittima inconsapevole di quella follia.

“Devi rimanere qui e proteggere Noè. È un tale piagnucolone. Non possiamo lasciarlo solo con il nonno. Non preoccuparti, avrai presto mie notizie” disse allontanandosi 

Sei libero di agire come meglio credi

Il Conte osservò la scena con il solito sorriso dipinto sul volto. Finché Dominique ma soprattutto Noè gli erano fedeli il suo piano non sarebbe stato in pericolo. Il giovane De Sade era sempre stato una pedina pericolosa ma non rappresentava una grande minaccia, avrebbe potuto sfruttarlo in altri modi. Conosceva il suo punto debole, lo aveva in ostaggio

Quando Noè riprese conoscenza Louis era scomparso.

 

***


Il giovane De Sade aveva peccato di superbia, il destino però aveva nuovamente mescolato le proprie carte ponendolo di fronte alle conseguenze delle proprie azioni. Erano trascorsi un paio di mesi da quella notte di passione con Noè quando uno svenimento fece alzare il primo campanello d’allarme nella sua testa. Ci volle ancora del tempo prima che i cambiamenti visibili sul suo corpo confermarono ogni sospetto, ovvero che aspettava un bambino.

Inizialmente Louis non la prese bene. Era a conoscenza dei piani del Conte, sapeva che un giorno quell'essere sarebbe tornato solo per reclamare la creatura che stava crescendo nel suo ventre. Era stato uno sciocco. Si era abbandonato ai propri sentimenti, cedendo alla passione senza prendere in considerazione quella possibilità.

“Cosa stai leggendo?” Contrariamente a lui Domi era radiosa, gli era rimasta accanto in quei mesi difficili. Senza di lei Louis era certo che sarebbe finito con l’impazzire;

“Uno dei miei libri preferiti, il conte di Montecristo” 

“Sembra impegnativo”

“Io lo trovo meraviglioso, è la storia di un uomo disposto a tutto pur di ottenere la propria vendetta”

“È questo che vuoi Louis? Ottenere la tua vendetta contro nostro nonno?” il ragazzo sorrise accarezzandosi il ventre e rivolgendo il proprio sguardo verso la finestra;

Avrò la mia vendetta Domi ma non coinvolgerò nessuno di voi”

Voglio che tu conduca una vita migliore della mia

“Dovresti dire a Noè del bambino” lo ammonì severa. Louis alzò gli occhi al cielo. Erano mesi che affrontavano quel discorso,

“Noè non dovrà mai venirlo a sapere. Sai, secondo i piani di nostro nonno questo bambino sarebbe dovuto essere vostro figlio. Un vampiro che racchiude in sé il potere degli Archiviste e dei De Sade” nonostante quella spavalderia, Dominique sapeva quanto suo fratello in realtà stesse soffrendo. Avrebbe tanto voluto poterlo aiutare, ma come sempre, Louis si trincerava dietro ad un muro fatto di silenzio. Era così anche quando erano piccoli, solo Noè con la propria innocenza riusciva a penetrare in quella fortezza.

“Non mi ha mai amato. Ci sei sempre stato solo tu, Louis” lo aveva capito da ragazzina, quando si era tagliata i capelli cercando di assomigliare al fratello. L’amico però la aveva respinta sostenendo ancora una volta di come lei non fosse Louis.

“Ora ha quel umano. Il possessore del Libro” gli fece notare quasi annoiato, iniziando con lo sfogliare qualche pagina

“Se tu tornassi scommetto che si dimenticherebbe persino di Vanitas. E poi ti ricordo che porti in grembo suo figlio”

“Questo bambino non era programmato. È stato come se avessi rubato una parte di Noè e l’avessi fatta mia”

“Ami così tanto tuo figlio perché ami suo padre”

“Amerò sempre Noè e lo proteggerò per quanto possibile. Nostro nonno ha qualcosa in mente, se ora lo ha messo sulla strada del possessore del libro di Vanitas ci sarà sicuramente un motivo”

“Dovresti riposare Louis”

“Sto bene, anzi stiamo bene. Leggerò ancora un paio di capitoli e poi me ne andrò a letto” si scambiarono un’occhiata,

“Te lo prometto Domi” aggiunse sbuffando

“Sto solo pensando alla salute di mio nipote. Non vedo l’ora di vederlo, sarà bellissimo e identico a Noè” Louis sorrise.

Anche lui se l’era immaginato, aveva sognato una copia in miniatura dell’Archiviste. Un neonato dai capelli candidi come la neve e gli occhi color ametista.

Spero tanto che tu abbia il suo cuore ma il mio cervello. 

Pensò accarezzandosi nuovamente il ventre e ricevendo un calcio in risposta. Era sicuro che si sarebbe trattato di un maschio. Come del fatto che sarebbe nato in primavera. L’unica cosa alla quale non aveva ancora pensato era un nome. Tornò al libro che aveva tra le mani, lesse poche righe, prima di sorridere

Edmond non è così male come nome”

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Capitolo 10
*** 30 - What did I do last night? ***


30 - What did I do last night?



Solo quando i primi raggi di sole lo raggiunsero Noè si decise ad aprire gli occhi. Ci mise forse qualche minuto di troppo per mettere a fuoco la situazione. Si trovava disteso sul pavimento di un edificio abbandonato. Ripensò alla notte precedente, a Louis. Arrossì di colpo sentendo uno strano calore avvolgerlo all’altezza del petto. Era forse stato tutto un sogno, frutto della sua mente? Osservò il mantello appoggiato sul proprio grembo. No, non poteva esserlo. Si passò una mano sul volto. Sentiva delle fitte lancinanti alla testa, simili a quelle che provava ad ogni incontro con Charlatan. In quel momento Murr fece la propria comparsa facendogli prendere un colpo.

“Ecco dov'eri finito. Su torniamo a casa” disse prima di chinarsi per raccogliere il proprio gatto. Osservò nuovamente l’indumento abbandonato a terra, era l’unica prova che Louis fosse stato lì, che quella notte era stata in qualche modo reale e non l’ennesimo gioco della propria mente.

“Sai Murr, è tutto così assurdo. Ho incontrato Louis. Era vivo, era tornato da me” ammise accarezzandogli il pelo mentre passeggiava tra i vicoli di una capitale ancora deserta.

“Mi ha raccontato di aver finto la propria morte ma nonostante questo non possiamo ancora stare insieme” concluse pensieroso sedendosi su di una panchina di Place de Vosges. In risposta ricevette un miagolio.

Fu in quel momento che la sua mente tornò a Vanitas. Avevano litigato, lui era uscito nel cuore della notte a causa di quello. Doveva trovarlo, chiarire.

Ci mise quasi un'ora per fare ritorno. Noè non credeva di essersi allontanato tanto o forse aveva finito con lo sbagliare direzione più di una volta. Fu sorpreso di trovare il possessore del libro nella propria stanza, intento a consumare la colazione. Era un fatto insolito, ma preferì non indagare.

“Buongiorno” furono le sole parole che gli rivolse, alzando di poco lo sguardo dal proprio piatto. 

"Buongiorno? Hai solo questo da dire Vanitas?”

“Non capisco a cosa tu ti stia riferendo”

“Ieri notte. Te ne sei andato”

“Avevo bisogno di starmene un pò da solo per riflettere” 

“Sei stato da Jeanne?” Non sapeva nemmeno lui del perchè, ma il solo pensare ad una simile eventualità gli provocava spiacevoli fitte all’altezza dello stomaco. Il possessore del Libro lo guardò confuso.

Non. Sono tornato dopo mezz’ora ma tu non c’eri. Figurati se mi mettevo a cercare quella donna” ammise quasi con ribrezzo, sentendo il proprio volto andare in fiamme al ricordo di quanto accaduto nel Gévaudan. 

“A proposito, Noè dove sei stato?” chiese dopo aver addentato una fetta di torta, tentando di cambiare argomento. Il vampiro si irrigidì, sentendosi sotto accusa,

“Sono uscito a cercarti, poi Murr è scappato e mi sono perso” ammise. Vanitas assunse un’espressione sospettosa;

“Cosa mi stai nascondendo?” c’era qualcosa che non gli tornava, il vampiro sembrava preoccupato, in più continuava a fare il possibile per evitare di incrociare il suo sguardo

“Credo di aver visto Louis” la forchetta tra le mani dell'uomo cadde a terra. 

Quel Louis?” domandò solo per esserne sicuro

“Ne conosci forse degli altri?” rispose il vampiro sedendosi sul proprio letto e afferrando uno dei cuscini. Vanitas gli si avvicinò,

“Cosa è successo?” 

“È tutto così confuso. Ogni volta che tento di ricordare sento la testa scoppiare” mormorò affondando il volto tra i cuscini

“Controllo mentale”

“Eh?”

“Me ne parlò Luna. Alcuni vampiri posseggono questa capacità, possono manipolare la mente e riscrivere i ricordi delle loro vittime. Molti in passato sono stati indotti alla pazzia da un’abilità simile”

“Quindi secondo te qualcuno ha giocato con la mia mente?”

“Non qualcuno, ma Louis”

“Vanitas per favore, smettila” l’uomo incrociò le braccia al petto offeso,

Io dovrei smetterla? Quel tizio ti ha mentito, ha finto la propria morte, si è preso gioco di te, facendoti soffrire per anni e ora sono io, quello che dovrebbe smetterla?!” Noè era senza parole. Non si aspettava una reazione simile da parte di Vanitas, e non capiva davvero perché fosse così arrabbiato. 

“Non posso credere che Louis lo abbia fatto. Non voglio crederlo” Saperlo vivo era sempre stato il suo desiderio più grande. Perchè Vanitas non lo capiva?

“Sei davvero uno stupido”

"Perché arrivare a tanto?” chiese tra i singhiozzi. Non era riuscito a trattenersi. La gioia per un possibile ritorno di Louis aveva inevitabilmente portato con sé altri sentimenti. La reazione di Vanitas però lo aveva solo posto di fronte all’amara verità.

Louis gli aveva mentito. Tornò ad affondare il volto tra i cuscini. 

Ti amo così tanto Noè che fa male

Continuava a pensare alla notte precedente. I ricordi erano confusi ma poteva ancora avvertire il calore di quel corpo stretto contro il proprio. Ogni bacio, sospiro, uscito da quelle labbra. La vera domanda era solo una: cosa provava davvero nei confronti di Louis? 

C’era stato un tempo in cui avrebbe risposto senza esitazione. Era la persona per lui più importante. Il suo migliore amico. 

Di colpo gli tornarono alla mente i ricordi di quell’altra notte, quella che aveva scoperto essere solo un brutto sogno. Il fiato caldo di Louis contro la propria gola, mentre lo supplicava di porre fine alle proprie sofferenze. Era stata davvero un’illusione? Non poteva saperlo. Le immagini di un Louis adolescente si sovrapposero a quelle del giovane che aveva rivisto.

"Perché Louis?” si addormentò piangendo non ricevendo alcuna risposta.

«Che cos’è l’amore?»

 

***


Vanitas aveva preferito congedarsi lasciando al vampiro del tempo per riposare. Come sempre, quando Louis De Sade faceva la propria comparsa, l’ultimo degli Archiviste sprofondava nella più cupa disperazione.

In realtà, Vanitas non sapeva nemmeno perché tutta quella situazione gli avesse dato tanto fastidio. Era il primo a pensare di come Noè fosse un sempliciotto, un ingenuo facile da abbindolare, ma l’idea che qualcuno avesse giocato con la sua mente gli faceva ribollire il sangue nelle vene. Tutt'al più che non si trattava di uno sconosciuto ma di quel Louis.

Per l’ennesima volta, il fantasma del giovane De Sade tornava ad intromettersi nelle loro vite. Vanitas giurò a sé stesso che non lo avrebbe mai perdonato per aver giocato in quel modo con i sentimenti dell’amico. In qualche modo gliel’avrebbe fatta pagare.

Dopo aver lasciato Noè si diresse a passo deciso da Orlok.

“Devo condurmi ad Altus, oppure organizzatemi subito un incontro con Dominique De Sade” esordi con fare prezzante.

Come prevedibile venne sbattuto immediatamente fuori dall’edificio.

Di fronte a quel rifiuto non gli rimaneva che una sola strada da percorrere. 

"Per questo Jeanne ho bisogno che tu mi organizzi un incontro con Dominique” sussurrò con fare suadente afferrandole entrambe le mani e ricevendo l’ennesima occhiataccia da parte di Luca, seguita dai suoi rimproveri. 

Vanitas aveva cercato altre soluzioni ma l’idea di ricorrere alla Burreau gli era parsa la sola praticabile. Per tutta la durata dell’incontro aveva combattuto contro l’imbarazzo che provava in sua presenza. Il ricordo di quanto accaduto nel Gévaudan era ancora impresso nella sua mente ma aveva altre priorità in quel momento. Era preoccupato per Noè. Non poteva farci nulla. Vederlo in quello stato lo aveva turbato più del previsto.

Se veramente Louis De Sade era vivo perché aveva mentito? Cosa voleva nascondere a Noè? Dominique era forse una sua complice?

Aveva bisogno di risposte.

 

***

 

“Si può sapere cosa vuoi?”

Jeanne era stata di parola. Dominique De Sade era nuovamente davanti a lui a spada sguainata. Vanitas la invitò a sedersi ma lei rifiutò, sprezzante.

“Non sono venuta fin qui per giocare ma solo perchè me lo ha chiesto una cara amica. Allora? È forse successo qualcosa a Noè?” Vanitas abbozzò un sorriso di scherno;

“Dimmelo tu. Per prima cosa desidererei sapere perché Louis ha finto la propria morte, e perché abbia deciso di mostrare la propria faccia in giro dopo tutto questo tempo” Dominique afferrò una delle sedie sentendosi mancare. Non vi era traccia di menzogna in quegli occhi blu. Si spostò una ciocca ribelle dietro l’orecchio cercando di rimanere il più possibile tranquilla, anche se lei stessa aveva temuto qualche colpo di testa da parte del gemello.

“Si sono incontrati?”Indagò. Vanitas annuì prima di aggiungere;

“Non conosco i dettagli ma Noè è tornato a casa sconvolto” Dominique abbassò lo sguardo

“Ho promesso a mio fratello che avrei mantenuto il suo segreto”

“Ormai sappiamo che è vivo. Voglio solo capire che altro ci sta nascondendo” Domi accettò la sconfitta. Noè stava soffrendo. Prese la propria decisione.

“Devi sapere che…”

 

***

 

-Presente-




“A cosa stai pensando zia Domi?” la vampira sorrise accarezzando i capelli del nipote così simili ai propri. Si ricordò della faccia sconvolta di Vanitas la prima volta che Noè gli aveva mostrato Edmond. Aveva scambiato il bambino per figlio loro, ma anche l’espressione assunta dall’umano una volta appresa la verità era stata impagabile.

“A tuo padre e a Vanitas” ammise cercando di pettinare quelle ciocche ribelli.

"Papà Noè è ancora tanto triste?” domandò con la solita innocenza che lo caratterizzava. Dominique si sforzò di sorridere. Era rimasta lei a vegliare il piccolo mentre l’ultimo degli Archiviste aveva continuato a scrivere le proprie memorie.

Noè era sempre più simile alla fiamma di una candela che si stava consumando davanti ai suoi occhi. 

Nelle ultime settimane si era sentita impotente. Non era stata in grado di fare nulla, se non fornire la propria casa e la sua vicinanza all’amico. Louis era morto, questa volta per davvero, e Noè, privato anche della presenza di Vanitas stava cadendo a pezzi. 

“Mi leggi una storia?” Edmond tornò a reclamare la sua attenzione mostrandole un libro alto quasi la metà di lui. In quel momento suo nipote era la copia carbone di Louis.

“Tuo padre leggeva spesso, vero?” chiese dolcemente afferrando il volume e invitando il piccolo a sedersi accanto a lei.

“A papa piaceva tanto leggere. Mi ha raccontato che quando era piccolo doveva rimanere nascosto perché nessuno doveva sapere della sua esistenza. I libri erano il suo modo per conoscere il mondo. Tu lo sai zia qual era il sogno di papa?” Domi scosse la testa. Non ne aveva idea. Erano anni che Louis non si confidava con lei.

“Viaggiare insieme a papà Noè” di fronte a quella risposta una lacrima silenziosa sfuggì al suo controllo rigandole la guancia. Avrebbe dovuto immaginarsi qualcosa di simile. Per suo fratello c’era sempre stata una sola persona. Era stato così fino all’arrivo di Edmond, ma anche allora il suo amore per l’Archiviste era solo che cresciuto.

“Louis ha sempre sognato di poter vivere a Parigi” la voce di Noè fece voltare entrambi. Edmond gli corse incontro, venendo subito preso in braccio.

Dominique si limitò ad osservare quella scena in silenzio. Ad un occhio esterno potevano sembrare una famigliola felice. Niente di più distante dalla realtà. 

“Hai finito di scrivere papà?” fu come sempre la voce squillante del nipote a catturare la sua attenzione. Osservò il sorriso apparso sul volto dell’Archiviste. Da quando Louis e Vanitas erano scomparsi, Noè sorrideva solo al figlio. Edmond era rimasto la sola luce della sua vita, il solo motivo per il quale era ancora in piedi.

“C’è così tanto da scrivere, non pretendo di finire in un paio di notti” il bambino non si accontentò di quella risposta;

“Ora dove sei con la storia?” il vampiro non smise un secondo di sorridere cullando quella creatura tanto simile al suo Louis.

“Alla notte in cui sei arrivato tu” ammise candidamente.

“Racconta”

“Ho incontrato Louis proprio a Parigi” iniziò con fare sognante, facendo sorridere anche Domi. Ricordavano entrambi quel periodo.

“Tuo padre era bellissimo, più di quanto potessi immaginare. A quel tempo non sapevo ancora di quanto avesse sofferto e di cosa avesse fatto per me. Ci siamo amati molto ma il mattino dopo, al mio risveglio, lui non c’era più”

“Ti sei sentito solo?”

“Si”

“Anche papa lo era”

“Lo so”

 

***


Louis si alzò a fatica dal proprio letto solo per raggiungere la culla accanto alla finestra. 

Aveva scelto lui di posizionarla in quell'angolo, in modo che il bambino potesse addormentarsi osservando la luce della luna. Si passò una mano sul ventre ormai prominente. Mancava sempre meno alla nascita del figlio e lui era terrorizzato che qualcosa potesse andare storto. Avrebbe partorito in casa, con una levatrice fidata scelta dalla sorella. 

Nell’ultimo mese si era trovato spesso ad immaginare una realtà diversa. Una dove aveva rivelato a Noè della gravidanza e del piano del Conte. Vedeva nella propria mente l’Archiviste montare quella culla e parlare alla sua pancia. Si immaginava le loro litigate mentre provavano a scegliere insieme un nome per la loro creatura. Si appoggiò al mobilio con fare stanco. Ultimamente anche stare in piedi gli costava fatica.

“Perdonami Edmond. Tu meriti di avere un padre ma non posso ancora rivelare a Noè della tua esistenza. Se mio nonno dovesse trovarti non me lo perdonerei mai. Vi proteggerò e un giorno potrete finalmente vivere sereni. Insieme”

Alzò il capo per osservare la luna fuori dalla finestra.

“Solo che io non farò parte di quel futuro” 

 

«Che cos’è l’amore?»

Quella volta sentii un tuffo al cuore, ma riuscii a capirne correttamente il significato solo molto tempo dopo…

 

Louis era di nuovo davanti a lui e teneva per mano un bambino che aveva il suo stesso identico sguardo;

“Noè, questo è tuo figlio, Edmond” 

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