The Nights Song

di ClostridiumDiff2020
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 01. il sogno oltre lo specchio ***
Capitolo 3: *** 02. Morvan ***
Capitolo 4: *** 03. il cuore delle tenebre ***
Capitolo 5: *** 04. Silkhel, l'antico ***
Capitolo 6: *** 05. Ferite ***
Capitolo 7: *** 06. Legami ***
Capitolo 8: *** 07. il marchio ***
Capitolo 9: *** 08. Cavalieri di Drago ***
Capitolo 10: *** 09. Spettri ***
Capitolo 11: *** 10. Danzare nel vento ***
Capitolo 12: *** 11. Astrifiammante ***
Capitolo 13: *** 12. Nessun Pensiero Che Non Sia Tuo ***
Capitolo 14: *** 13. Scivolare oltre la soglia ***
Capitolo 15: *** 14. Ritorno da Te ***
Capitolo 16: *** 15. il Gelo Dentro ***
Capitolo 17: *** 16. Sotto un ghiaccio sottile ***
Capitolo 18: *** 17. Nati Sotto Un Diverso Cielo ***
Capitolo 19: *** 18. Senza Speranza ***
Capitolo 20: *** 19. Divoratori ***
Capitolo 21: *** 20. Un Piccolo Fiore Blu ***
Capitolo 22: *** 21. il Peso della Colpa ***
Capitolo 23: *** 22. Momenti Che Scorrono Via ***
Capitolo 24: *** 23. Soulmate ***
Capitolo 25: *** 24. dal profondo... ***
Capitolo 26: *** 25. Lo Scrigno ***
Capitolo 27: *** 26. Dolcemente Insensibile ***
Capitolo 28: *** 27. il Varco ***
Capitolo 29: *** 28. Un Mondo Parallelo ***
Capitolo 30: *** 29. Non Andare ***
Capitolo 31: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




PROLOGO
 



 
“Stai perdendo smalto…” annaspò Ras mentre il sangue gli colava caldo sugli occhi.
Morvan strinse la mano del fratello e cercò di ricambiare il sorriso del fratello, voleva nascondergli la paura che attanagliava il suo cuore, ma gli era impossibile.
 
“Lasciami andare da lei…”
 
A quelle parole Morvan sollevò lo sguardo sul grande drago riverso al suolo alle loro spalle e le parole emersero da sole.
“Si è sacrificato perché tu vivessi… Non posso…”
 
La stretta di Ras si allentava, il sangue celava il suo sguardo ma Morvan né avvertiva il peso.
“Non posso… Non senza di lei… Era la mia compagna, condividevo con lei ogni respiro… Non ero solo il suo cavaliere lei…”
La voce di Ras era ridotto a un sussurro a malapena percepibile.
 
Morvan scosse con forza la testa, sollevò lo sguardo al cielo e la invocò un’ultima volta. La Regina Astrifiammante, la loro madre. Solo lei poteva salvarlo, curare il suo corpo morente e restituirgli la vita.
Ma non arrivò risposta dalla torre di Cadarn e Morvan sapeva bene il perché.
Gli aveva giurato che se mai avesse amato qualcuno, se mai un’altra anim avesse osato oscurare il sentimento che lei provava per lui… Glielo avrebbe portato via.
Questa era la sua condanna.
Lo sapeva eppure…
 
“È tuo figlio! Mio fratello! Sono nato pochi respiri prima di lui, non puoi chiedermi di non amarlo! Non puoi portarmelo via così!” gridò Morvan disperato all’oscurità, la dove un tempo si era trovata la grande torre, il centro della magia.
 
La notte però non rispose, Morvan si ritrovò solo, mentre Ras si dissanguava tra le sue braccia.
 
 
 
Day 01 WritOber 2022 – Prompt – smalto (01/02/2022)

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Capitolo 2
*** 01. il sogno oltre lo specchio ***




01. il sogno oltre lo specchio


 
 
 
 
Quando Iris chiuse gli occhi un nome affiorò alle sue labbra, ma lo ricacciò nel profondo della mente come se potesse sfuggirgli.
Era il suo segreto sin da che aveva memoria, da che era diventata abbastanza grande da comprendere il significato di mantenerne uno.
Mai prima di quella notte persa nel suo passato aveva tenuto davvero a qualcosa.
Quella era stata la prima notte ad aver acquisito valore.
 
Come allora la ragazza chiuse gli occhi e lasciò che la sua coscienza scivolasse via.
Per un breve momento osservò il suo corpo fisico, profondamente addormentato nella sua piccola branda, sotto a quella della sua amica Pilthyl, come anche le brande dei loro commilitoni, in quell’angusta camerata.
Poi scivolò via, attratta come ogni notte dal suo prezioso segreto, il suo tesoro.
 
Il suo mondo, Cadarn, si srotolava impalpabile sotto di lei, ma niente le interessava se non raggiungere quella stanza, quel letto, Lui.
 
Accelerò, come se temesse che il legame potesse spezzarsi, che il suo tesoro svanisse, che per una volta non lo ritrovasse là.
Ma quando la finestra si rese più nitida in quella torre opaca, la stanza a malapena illuminata dalle candele era apparsa, lo aveva ritrovato al suo posto, come ogni notte.
 
Era a occhi chiusi, il volto contratto in una costante perpetua espressione di dolore, i capelli cortissimi, la pelle pallida segnata da quella rete di sottili cicatrici.
 
Come avvertendo la presenza di Iris lui dischiuse gli occhi e due pozze oscure si piantarono su di lei mentre un tenue sorriso affiorò, debole, fragile ma splendente.
“Sei tornata…” sussurrò con voce debole e incrinata.
Lei si affrettò a prendere la mano che l’altro gli porgeva ma quella pelle era oltre ogni possibilità di contatto. Non era che un’ombra, una viaggiatrice di sogno e non poteva avvertire il suo calore.
Frustrata da quel mancato contatto Iris si rannicchiò come un gatto al fianco di Lui.
Voleva dirgli di cosa l’avrebbe attesa la mattina che stava per sorgere, dei timori di fallire eppure il suo flebile respiro che a malapena affiorava oltre le coperte le impediva di esprimersi. Non voleva rischiare di farlo preoccupare, ma precludergli i propri pensieri la addolorava più che mai.
 
Voleva scacciare le sue preoccupazioni e afferrare ogni sensazione, per quanto flebile da quel corpo fragile.
Lui accettò il suo silenzio, tanto quanto durante i loro incontri aveva accolto le sue parole. Rimasero così, mentre Iris sgranava sotto le dita i minuti che fuggivano via e l’alba incombeva.
Quando il sole scalfì l’orizzonte lei si sollevò ricercando i grandi occhi scuri di Lui.
“Ras…” il nome le scivolò inevitabilmente.
Avrebbe voluto chiedergli di resistere, di non smarrirsi in quelle ore solitarie ma le parole le rimasero bloccate tra i denti.
 
Lui si sollevò a fatica e avvicinò il suo volto a quello dell’ombra della ragazza.
“Ti aspetterò ancora, te lo prometto…”
 
La sua voce fu l’ultima cosa che lei udì prima che l’alba la richiamasse a sé-
 
Iris avvertì il dolore del distacco, era ciò che provava ogni volta che doveva lasciare quella stanza, abbandonando il suo tesoro in quel letto. Ogni volta che vedeva quei lineamenti addolorati, che avvertiva quel dolore costante e quell’incessante desiderio di terminare ogni cosa, di abbandonarsi al non essere.
Eppure era certa di aver visto accendersi una nuova fiamma sempre più ardente oltre quegli occhi scuri ad ogni suo incontro, ma quel dolore persisteva, assieme a quel vuoto, quel senso di mancanza. Mentre Iris scivolò ebbe nuovamente il terrore di non rivederlo di nuovo alla sua visita successiva.
 
Quando si risvegliò nella sua cuccetta umida e polverosa il vuoto non si attenuò, nemmeno quando l’assonnato volto di Pilthyl dondolò dalla cuccia sopra alla sua.
“Sei pronta Iris? Oggi finalmente lo incontrerai di persona, non sei emozionata?”
Iris si riscosse cercando di ignorare la voragine che solo lo sguardo di Ras riusciva a colmare. Quasi aveva dimenticato, il Cavaliere Oscuro era tornato dalla sua lunghissima missione ai confini della terra di Cadarn, era tornato assieme al suo drago, uno degli ultimi ancora viventi, al servizio della Corona e Capitano della guarnigione di Iris e Pilthyl. Molte cose aveva sentito dire dell’ultimo Cavaliere di Drago.
Che fosse antico e bellissimo, potente e pericoloso.
Qualcuno lo ammirava, ma in molti lo ritenevano un essere inumano da tenere a distanza. Iris era sempre stata impaziente di vederlo, ma mai ne aveva avuto l’occasione.
 
Pilthyl saltò giù dalla branda e iniziò a vestirsi mentre i suoi capelli ricci rossi e fiammeggianti le ondeggiavano attorno al volto come un’aureola di fuoco.
“Pare che l’Oscuro si sia ferito e per questo è dovuto tornare prima del previsto… Pare che selezionerà una squadra per una spedizione e sono certa che farai l’impossibile per essere tra gli scelti…”
Iris si raccolse i riccioli castani ed annuì, l’amica aveva ragione, era quello che aveva atteso per anni, avrebbe fatto di tutto pur di essere scelta, sapeva che il Cavaliere Oscuro avrebbe voluto sapere ciò che da tempo conservava, assieme al suo tesoro.
Lei aveva sognato ciò che stava cercando, lei sapeva come avrebbe potuto raggiungerlo, il bastone d’osso, l’oggetto magico che avrebbe potuto riportare al mondo la magia e la torre che la conteneva trattenendola in un luogo irraggiungibile.
Doveva solo parlare con il suo Capitano.
 
La divisa le stava sempre troppo stretto, troppo corto. Quello era l’inconveniente di indossare abiti di seconda mano. Ma in fondo lei era una dei figli di nessuno, non era certo come la sua amica Pilthyl, figlia del primo cittadino, lei aveva una divisa impeccabile e la sua stessa scelta di essere un cadetto era ben diversa.
Iris aveva inseguito un sogno, l’unica via di fuga dall’anonimato.
Pilthyl voleva solo mettersi in buona luce con la propria famiglia prima di prendere il proprio posto nella società di Cadarn.
Ma Pilthyl le era comunque stata amica, l’aveva scelta tra tutti quando si erano scontrate per puro caso il loro primo giorno.
Era la sola che non riteneva Iris una svampita con la testa tra le nuvole.
 
Iris cercò inutilmente di sistemare la divisa, ma niente avrebbe fatto scomparire la toppa o riapparire il bottone mancante.
Alla fine si ritroveranno schierati in un piccolo schieramento.
Pilthyl ridacchiò “credo che tu possa stare tranquilla sai? Siamo troppo pochi, non avrà scelta… il Cavaliere Oscuro dovrà prenderci tutti”
 
Un ruggito squarciò il silenzio e una grande creatura nera si avvicinò veloce, i suoi battiti d’ala era un rombo di tuono, Iris sollevò lo sguardo, aveva già visto quella creatura. Era Masah, il drago del Cavaliere Oscuro.
La creatura atterrò nel piazzale della caserma, di fronte a cui in attesa si trovava il piccolo gruppo di soldati.
Iris allungò il collo, l’uomo che attendeva da tempo era finalmente vicino.
 
Lo sguardo della ragazza si posò sulla colossale creatura, le scaglie nere parevano danneggiate, le grandi ali membranose lacerate e la consapevolezza si accese.
Non era il Cavaliere ad essere ferito, ma il suo prezioso drago, la fonte del suo potere, uno dei pochi residui della magia sopravvissuti alla scomparsa della torre di Cadarn.
 
Quando il cavaliere si rese visibile Iris sentì il sangue raggelarlesi nelle vene.
Il suo Capitano, l’uomo che attendeva da tempo avanzava verso di lei, verso i suoi compagni.
 
Il suo volto era immacolato, privo della minima imperfezione eppure quegli occhi, quei pozzi oscuri che gravavano nella sua direzione, la chioma fluttuante scura come la notte. Iris riconobbe Ras in quell’uomo, il cavaliere di drago era identico al suo prezioso tesoro, eppure diverso come il giorno dalla notte.
Nel suo sguardo una forza e un’energia che nel suo Tesoro Iris non aveva mai visto.
Ma soprattutto il suo volto era perfetto, la pelle immacolata, e Iris non si sentiva tranquilla nell’osservare un viso così simile a quello che amava, privo di quyei segni così familiari.
L’armatura nera come le scaglie del suo drago, il segno dell’eclisse scarlatto come gli occhi del suo drago. No, quello non era decisamente il suo Tesoro, non era Ras…
Ma perché Morvan, il cavaliere di Drago, il Capitano dell’esercito del Re era così simile al suo tesoro prezioso?
Ma in fondo Iris si chiese, cosa sapeva davvero di Ras?
Sapeva solo che avrebbe voluto vederlo in quel momento stesso ma quando lo sguardo inquisitore del suo capitano si posò su di lei si sentì scandagliata e dovette scacciare il pensiero di Ras, avrebbe dovuto rimandare a quella notte le sue domande.
 
 
 
Day 02 - WritOber 2022 – Prompt – respiro (02/02/2022)

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Capitolo 3
*** 02. Morvan ***




02 - Morvan

 
 
 
 

Un mondo in attesa, ecco cosa Iris vedeva attorno a sé.
Una vita congelata, in attesa del ritorno della magia.
Iris lasciò correre la mano sul terreno avvertendo la brina sotto la pelle.
Avevano marciato senza sosta per giorni e non era riuscita ad avvicinarsi al suo Capitano nemmeno di un passo.
Morvan era rimasto distante, il primo ad andare in avanscoperta e l’ultimo a rientrare all’accampamento quando l’avanzata delle truppe si fermava.
Restava assieme ai suoi uomini, ascoltava tutti e non mancava mai di dare segni di apprezzamento per chi si impegnava più di tutti.
 
Ed Iris era tra loro eppure, non era mai riuscita a catturare il suo sguardo per più di un momento.
Ma quella non era nemmeno la cosa peggiore.
 
Da quando era partita per quell’infinita marcia i suoi viaggi di sogno si erano interrotti. Ogni notte Iris chiudeva gli occhi ricercando con il pensiero la finestra di Ras e inesorabilmente falliva.
Si ritrovava a ripercorrere la stava che l’avrebbe condotta all’oggetto delle loro ricerche, il bastone che Morvan bramava e il suo cuore sanguinava ad ogni risveglio.
Si chiedeva se Ras avvertisse lo stesso senso di vuoto, se ancora la attendesse o se fosse invece riuscito nel suo intento, ciò che lei aveva interrotto al loro primo incontro.
Iris si scosse con forza la testa nel tentativo di scacciare l’orrore che quel pensiero le lasciasse addosso.
NO!
Non poteva perdere la speranza di rivederlo, doveva credere che lo avrebbe rivisto, che avrebbe avvertito la sua voce sussurrare vibrante di gioia ancora una volta le parole sei tornata…
Non gli avrebbe più precluso i suoi pensieri, gli avrebbe giurato che lo avrebbe raggiunto nel monto dei veglianti, lo avrebbe stretto sussurrando “Sempre, tornerò ogni volta da te…”
 
Ripensò alle sue lunghe dita che artigliavano invano il vuoto rincorrendo un contatto impossibile.
 
“Lasciamelo dire, io lo detesto!”
Pilthyl le passò accanto aiutandola a rialzarsi.
“Secondo te sai dove stiamo andando? Allontanarsi così tanto dalla città è molto stupido… Non ci sono ripari, e questo mondo addormentato e privo di magia ci divorerà sputando solo le nostre ossa e tutto questo perché? Lui pensa di sapere dove si trova un mitico oggetto che potrebbe riportare la magia? Riaprire le porte sigillate della torre di Cadarn?”
 
Avevano ripreso subito la marcia rincorrendo il retro delle fila.
“Sai mi deludi!” proseguì Pilthyl ignorando il mutismo dell’amica. “Credevo che avresti fatto di tutto per metterti in buona luce con il nostro capitano, non era quello che desideravi? Essere considerata da lui? E invece sei sempre stanca… Cos’è? Non riesci a dormire in questa landa gelata ricolma di spettri?”
Iris si strinse nella casacca e sospirò generando una nuvoletta di cristalli ghiacciati.
Non poteva negare quello che accadeva, non riusciva a dormire, non trovava riposo, ricercava invano di ritornare nel sogno alla finestra di Ras, di ritrovare il suo tesoro e nonostante il suo desiderio di spiccare davanti agli occhi di Morvan la sua mente non si distaccava da quel desiderio, dal vuoto che la mancanza le faceva avvertire nel petto.
 
“Certo che poteva anche portarsi dietro la sua dolce bestiola, avrebbe riscaldato e illuminato il nostro cammino… Marciare al buio su queste lastre ghiacciate… Ogni notte avverto gli striscianti avvicinarsi un passo di più…” proseguì Pilthyl ormai più a se stessa che alla sua silenziosa compagna.
Iris si guardò attorno, il silente bianco era troppo opprimente.
In quella candida realtà dove ogni cosa appariva congelata e sospesa la cupa figura di Morvan staccava ancora di più nella sua nera divisa.
Era rientrato dal suo consueto giro di perlustrazione e stava conferendo con i Ranger con cui avanzava per miglia e miglia.
Iris lo vide oscillare sfiorandosi il braccio, ricordava di averlo visto ferito prima della loro partenza eppure, mai lo aveva visto avvalersi del proprio potere per astenersi dai suoi compiti. Più si avvicinava più gli pareva pallido sempre più simile al suo fragile tesoro.
Forse la lontananza dalla sua Masah lo indeboliva, era noto che il legame del cavaliere con il proprio drago donava forza, magia e un’innaturale lunga vita.
 
Iris ripensò alle ali della grande bestia, lacerate, piegate e sussurrò un flebile “Era ferita, non poteva rischiare di perderla…”
Se Masah fosse morta, assieme a lei sarebbe finita la magia che reggeva e difendeva la sua città e Morvan non lo avrebbe permesso.
Oltre al suo drago assieme a Masah avrebbe perso anche il suo cuore, perché sacro era il legame tra un cavaliere e il suo drago. Si sarebbe ridotto a uno spettro…
Come il suo Ras…
 
Il nome del suo tesoro la fece sprofondare nel dolore, ripensare alla sua voce che le sussurrava “…Non essere triste per me… Sono morto tanto tempo fa quando lei è caduta a causa mia… Quando ho perduto il mio drago…”
Morvan si sarebbe ridotto come Ras? Sarebbe morto lentamente prigioniero del proprio dolore?
 
“Quella creatura è enorme e antica e quello non è un uomo… È un cavaliere di drago, lui ha un potere immenso eppure, preferisce lasciare quella bestia sputafuoco a riposo e far marciare noi nel ghiaccio e morire senza motivo…” proseguì Pilthyl sbuffando nuvole di ghiaccio.
Iris scosse la testa con vemenza, Morvan era sempre più vicino e lei rivedeva sempre di più l’espressione sfinita di Ras nel suo Capitano. Perché vedeva l’ombra del suo tesoro in quell’uomo?
“L’incolumità di Masah è di massima importanza anche per noi, come ritrovare quell’oggetto… Dischiudere le sigillate porte della torre di Cadarn…”
Iris accelerò il passo, Morvan era così vicino, poteva avvertire l’aria congelarsi in nuvole di cristalli attorno a lui.
Pilthyl sbuffò un “Se lo dici tu…”
Come poteva capire, non aveva visto, vissuto il dolore di Ras, la perdita della magia e l’avvento dell’inverno perenne su Cadarn, ma Iris ricordava, Iris doveva raggiungere Morvan, ma quando si ritrovò a un soffio da lui un ruggito dilanio il placido silenzio e gli Striscianti piombarono su di loro.
 
 
 
 
 
 
Day 03 - WritOber 2022 – Prompt – brina (03/02/2022)

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Capitolo 4
*** 03. il cuore delle tenebre ***





03. il
cuore delle tenebre

 

 
 
 
 
Stava precipitando, in un silenzioso vuoto, candido e immacolato. Cristallizzato in quel gelo perpetuo. Il sangue che colava sul suo volto si cristallizzava come polvere di rubini. Iris avvertiva quel senso di sospensione, come quando viaggiava in sogno, come se il suo corpo non avesse più alcun peso.
 
Ras…
 
Il suo nome affiorò inesorabilmente sulle sue labbra rischiando di sfuggirle via.
Lo riagguantò appena a tempo ricacciandola nel profondo, covandola gelosamente, il suo prezioso tesoro… Non lo avrebbe mai più rivisto?
 
In tutti quegli anni non aveva mai neanche intravisto il mondo oltre le mura, il mondo caotico dove la perdita della luce della Torre magica aveva deformato la realtà e ogni sua creatura. Il regno degli striscianti.
Solo un drago li avrebbe contrastati ma il drago di Morvan non aveva lasciato la sua tana e il suo Cavaliere da solo non sembrava molto in forze da difenderli ma niente aveva importanza, neanche la ricerca di quell’artefatto, contava solo quel senso di vuoto che si allargava in quell’abisso.
Non aveva avuto l’opportunità di rivedere Ras, di confessargli cosa era germogliato in lei lentamente durante i loro incontri.
Ma soprattutto si chiedeva se fosse rimasto solo.
 
Ripensando agli occhi di Ras inevitabilmente rievocò quelli simili eppure diversi del Cavaliere Oscuro, i distanti e inscrutabili occhi di Morvan.
Come potevano apparirle quasi vitrei?
 
Ras era debole, fragile come un cristallo sottilissimo, vetro incrinato eppure i suoi occhi scuri parevano contenere un’incontenibile fiamma.
 
Ras…
 
Il nome del suo tesoro emerse un’ultima volta, poi il gelo la avvolse e la sua caduta si interruppe.
Iris rimase immobile per quello che le parve un infinito numero di battiti di cuore.
Quando si sollevò comprese cosa avesse arrestato la sua caduta lasciandola immacolata nonostante tutto.
Neve…
 
Sotto di lei, attorno la avvolgeva una gelida coperta che assorbiva ogni cosa, il suo calore, il suo respiro, ogni cosa…
Iris osservò il baratro che aveva attraversato, il confine che la separava dai suoi compagni, dalle creature che li stavano uccidendo ma anche dalla sola persona che poteva condirla alla meta, il Cavaliere.
 
Iris si rimise in piedi, non aveva altra scelta se non avanzare in quella gola. Immerso nelle pareti di ghiaccio intravedeva riflessi di un passato perduto, edifici, rocce… persino piante cristallizzate nel loro ultimo istante di vita prima che l’inverno perpetuo li ricoprisse.
Poteva solo proseguire in quella gola e sperare di trovare una via d’uscita prima che il suo sangue le si cristallizzasse in corpo, prima che l’aria le si bloccasse nei polmoni.
 
Tremava scossa dai brividi, si aggrappava al calore del ricordo del suo tesoro, del suo sguardo ardente e infine lo vide.
Sporgeva dalla parete, una statua mostruosa che ricordava un gigantesco drago di ghiaccio e lo riconobbe. Lo aveva già visto… nei suoi sogni che la conducevano all’artefatto.
Che fosse caduta per un motivo? Che fosse stato l’oggetto dei suoi sogni ad attrarla nelle profondità della vecchia terra?
 
Il freddo la rendeva dolcemente insensibile, ma non si sarebbe fermata.
Forse trovare quell’oggetto era la sua sola possibilità di sopravvivere a quella gelida morte.
 
Stava scendendo, il sentiero si inclinava sempre di più facendola quasi scivolare.
Quell’oggetto poteva condirla alla torre di Cadarn, alla magia che in essa si racchiudeva… alla salvezza di Ras. Non importava quante volte cadesse, quando sangue scorresse via dal suo corpo non si sarebbe fermata, era la sola possibilità di riparare la fragile e preziosa vita di Ras.
 
La pendenza divenne eccessiva cadde, urtò contro il ghiaccio e ruzzolò giù, lame taglienti le ferirono la pelle ma infine una soffice coperta di neve la avvolse di nuovo.
 
Impiegò qualche minuto per ritrovare la calma, il freddo le rendeva gli arti intorpiditi, era come se il sangue che perdeva non fosse quasi più suo.
Si rialzò con movimenti incerti e quando riuscì a mettere a fuoco il mondo che la circondava il respiro le si bloccò, per un attimo temette di essersi tramutata in un blocco di ghiaccio.
Un gigantesco drago dalle scaglie rosse come il suo stesso sangue giaceva avvolto a spirale, come un gigantesco gatto irto di scaglie dure come la pietra, profondamente addormentato, davanti a lui, piantato a terra come una lancia infilzata nel cuore della pietra l’artefatto.
 
Lo riconobbe subito, troppe volte lo aveva raggiunto in sogno nonostante desiderasse fluttuare altrove.
Oscillando e richinando di cadere ad ogni passo Iris si avvicinò all’oggetto, non senza un certo timore nei confronti del grande drago. Se avesse trovato Masah enorme, in quel momento comprendeva quanto il drago del Cavaliere Oscuro apparisse un cucciolo se paragonato a quel colosso.
Nonostante il buonsenso le dicesse di fermarsi protese le mani verso l’artefatto, il desiderio era troppo potente, sovrastava qualsiasi altro pensiero.
Le sue mani si strinsero attorno all’artefatto, malgrado il gelo che l’avvolgesse avvertì il calore che l’oggetto emanava e il sollievo che le trasmetteva.
 
La visione la travolse all’improvviso, il suo spirito fu sbalzato fuori dal suo corpo, era in contatto con l’ultimo cavaliere che si era legato al gigantesco drago, rivide i suopi lunghi capelli neri, il sopracciglio destro che sovrastava un occhio oscuro, dai riflessi familiari. Un sopracciglio spaccato. L’occhio scuro le ricordava quegli del suo tesoro e l’altro occhio invece era verde, dai riflessi di bosco, proprio come i suoi. Vedeva il suo riflesso sull’artefatto, un ragazzo giovane un viso affilato così simile a Morvan e Ras, in esso Iris si rivedeva, era dentro di lui era connessa a quel giovane.
 
Iris indietreggiò, oscillò indietro e cadde distesa sulla neve, di nuovo nel suo corpo e in quel momento il drago si destò dal suo secolare sonno.
 
 
 
 
 
Day 04 WritOber 2022 – Prompt – occhio (04/02/2022)

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Capitolo 5
*** 04. Silkhel, l'antico ***




04. Silkhel, l’antico

 
 
 
 
Stava di nuovo precipitando, ma stavolta non attraverso il mondo di ghiaccio, ma un mondo di fiamma.
Aveva l’impressione di essere una stella ardente e non era sola, il ragazzo che aveva intravisto nel momento in cui aveva sfiorato il colossale drago
Quel ragazzo, un curioso miscuglio del Cavaliere Oscuro e del suo prezioso tesoro, ma non solo. In lui avvertiva un’anima che vibrava in risonanza con la propria, una spada dai riflessi scarlatti in pugno, i suoi occhi mostravano entrambe le due anime. Quello destro nero come la notte, con il piccolo neo poggiato come una lacrima su quello zigomo tagliente.
E il sinistro, un occhio verte come una foglia fresca, come il bosco baciato dal sole, identico agli occhi di Iris.
Il suo sguardo dardeggiava animato di un’energia di cui Iris aveva intravisto lo spettro nel profondo del suo Ras.
 
Ras…
 
Se fosse morta non lo avrebbe più rivisto. Avrebbe atteso il suo ritorno? Sentito la sua mancanza tanto quanto lei avvertiva la sua?
“Nyar’xa è troppo tardi! Dobbiamo tornare indietro! Loro non ci sono più!”
La voce alle sue spalle riscosse il ragazzo che a quanto pareva doveva chiamarsi Nyar’xa. Iris vide il suo giovane volto scuotersi intriso di dolore e rifiuto.
“Non mi abbandonerebbero mai… Rinnegherebbero persino la morte, lo hanno già fatto… Assieme, l’uno per l’altro, io sono questo, rappresento la vittoria sulla maledizione di Astrifiammante! Niente potrebbe impedir loro di ritrovarmi…”
Iris vide il ragazzo esitare mente i suoi occhi le apparivano sempre più quelli di un bambino smarrito. “… Me lo hanno promesso…” sussurrò infine con un filo di voce.
La persona alle sue spalle doveva aver detto qualcosa ma Iris non ne afferrò le parole, neanche la risposta di Nyar’xa ma poi il ragazzo volse il suo sguardo disperato su di lei e i suoi occhi si accesero di una nuova luce. Un sorriso si delineò limpido e un pensiero estraneo attraversò la mente di Iris, il pensiero di Nyar’xa.
 
Lo sapevo che mi avresti trovato, me lo avevate promesso!
 
Il ragazzo si protese verso di lei, le loro dita si sfiorarono e lei le avvertì calde vive mentre le infilavano un foglio accartocciato.
 
Le mani del ragazzo vennero strappate alla presa di lei e Iris si risvegliò madida di sudore e ansimando.
Impiegò un po’ a mettere a fuoco il mondo che la circondava, mettere a fuoco quello che la sosteneva, era un letto… Per un folle momento pensò al letto della sua vecchia casa, quella che le avevano costruito sopra quella strana piccola biblioteca di legno.
Si trovava in una branda di ospedale, intravedeva altre brande e in essi riconobbe alcuni dei suoi compagni. Feriti e rannicchiati sotto le coperte.
 
Non appena si mosse si accorse di avere il braccio al collo, non le faceva molto male perché stava guarendo in modo strano, innaturale, magico…
Nel modo in cui le ferite dei Cavalieri di Drago lo facevano, grazie al legame con la creatura che donava a loro e al mondo attorno ad essi magia. La stessa forza che donava ai cavalieri un’innaturale lunga vita.
La stessa del cavaliere Oscuro e forse anche di… Ras? Quante vite distanziava lei dal suo tesoro alla fine? Si chiese lei senza poter fermare i propri pensieri.
Mille altre parole emergevano.
Come erano tornati all’interno delle mura? Come erano sopravvissuti agli striscianti e soprattutto… Lei come era emersa da quella voragine?
 
Il suo sguardo cadde sulla sua mano ancora chiusa e si sorprese di trovare ancora quel foglio, era una pagina ingiallita, avrebbe voluto guardarla ma un’ombra si mosse al di fuori del suo campo visivo Morvan la osservava in piedi, immobile come una statua oscura. La osservava inespressivo, inscrutabile, illeggibile. In quel momento era così diverso dal suo tesoro, in Ras non aveva mai visto così tanta distanza.
Morvan si mosse con una solenne lentezza.
“Quindi sei tu?”
 
La ragazza esitò incerta su cosa rispondere.
Il Cavaliere Oscuro la vedeva veramente per la prima volta, ma avvertire la sua concentrazione su di se non era una sensazione bella come se l’era immaginata, aveva l’impressione i essere attraversata da lame più gelide di quelle pareti di gelida morte al di fuori delle mura della loro città che…
Iris si guardò attorno, l’aria era più calda, le ricordava i racconti degli anziani sulle estati, cosa poteva aver cambiato il clima della capitale? Solo la magia del drago di Morvan manteneva calda la città, la sua magia proteggeva le loro vide dal gelo oltre le mura ma mai era riuscita da sola a mutare tanto il clima, rendendolo tanto piacevole.
 
Morvan non si mosse, ma i suoi occhi oscuri si assottigliarono affinando la sua concentrazione, ignorando il silenzio di lei.
“Sei tu il nuovo cavaliere di drago che ha destato l’ultimo degli antichi draghi?”
 
 
 
 
Day 05 WritOber 2022 – Prompt – pagina (05/02/2022)

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Capitolo 6
*** 05. Ferite ***





05 . Ferite...


 
 
 
 
Morvan aveva lasciato la sconosciuta nel letto delle sue stanze, dove l’aveva fatta trasferire dopo aversi accertato che davvero quell’anonima ragazza con i capelli arruffati e un volto incolore, non fosse veramente un semplice soldato. O meglio… Non lo era più.
 
Era stata scelta da uno degli antichi e se anche il colossale drago scarlatto non li avesse ancora raggiunti dal luogo che era stato scelto come suo eterno riposo, nella città il cambiamento di era immediatamente riversato su di loro.
Attraverso quella ragazza la magia del drago si era riversato su di loro, riscaldando l0aria della città, permettendo un perdurato giorno, un’improvvisa primavera che la città aveva accolto con rinnovata gioia.
 
Il Re si era complimentato con lui della sua conquista incaricandolo di addestrare la sua nuova compagna, arrivando persino ad insinuare quanto sia aspettasse che quel legame venisse rafforzato con un matrimonio, generando eredi. Morvan aveva compreso cosa questo nella mente dei regnanti implicasse.
Vi erano uova cristallizzate nelle segrete del castello, speravano che il frutto dell’unione di due cavalieri avrebbe portato alla rinascita dell’ordine dei cavalieri, alla rinascita della magia. Avrebbero messo da parte il suo piano, la speranza di ritrovare la torre di Cadarn. Non si sarebbe mai liberato del suo guinzaglio quindi?
 
NO!
 
Morvan si scosse a avanzò tra le ombre avanzando verso l’alta torre del castello, camminò a testa alta fino a arrivare a un soffio della sua base. Dura pietra grigia senza alcun accesso, ogni volta si sorprendeva dell’abilità della strisciante asservita alla corona. Si chiedeva chi la ladra di magia avesse sacrificato per creare quell’inviolabile prigione.
 
Con placida lentezza rimosse il guanto e osservò la sua mano, segnata dai numerosi pegni a cui era obbligato per varcare la soglia.
Prese dalla cintura il suo pugnale d’osso e si incise la pelle.
Il sangue scarlatto macchiò la lama, sgocciolò a terra e infine con un gesto meccanico, che aveva ripetuto un’infinità di volte. Poggiò la mano sulla pietra e la superficie si fece fluida avvolgendolo, attraendolo dentro di sé fino al gomito mentre l’incanto della creatura al servizio dei reggenti gli rubava, sangue, energia e vita.
Era il pegno da pagare per poter ricongiungersi al proprio cuore.
E infine il passaggio gli fu consentito.
 
Morvan venne risucchiato dentro la torre, in un battito di ciglia si ritrovò in ginocchio alla base delle scale.
Avrebbe dovuto riposare, recuperare le forze ma non voleva perdere tempo.
Si spronò con energia e si obbligò a salire, ignorando le fitte di dolore la dove la pietra aveva inciso la carne attorno al taglio, ignorando il sangue che continuava a scorrere gocciolando sulla pietra lasciando una macabra scia lungo la sua ascesa.
 
Voleva vederlo, aveva attesa troppo, era colpa del Re. Lo aveva obbligato a spingersi oltre le mura per accertarsi che la sua silenziosa spia avesse avuto ragione.
Vane erano state le sue proteste, malgrado fossero consapevoli del valore del proprio prigioniero. A loro non importava quanto potesse indebolirsi e soffrire, contava solo che restasse in vita, che potessero usarlo come strumento per tenerlo assoggettato.
A Morvan non importava piegarsi fino a terra, contava solo ciò che tentava di raggiungere in cima a quella torre.
 
 
Quando finalmente giunse nella stanza circolare all’apice di quella infinita salita, al centro, nel cuore della stanza un letto a baldacchino. Un velo gli permetteva di intravedere il suo segreto, la sola cosa che Morvan desiderasse proteggere, suo fratello, il suo gemello, Ras.
 
 
Con cuore galoppante annaspò fino al letto e solo allora si abbandonò alla stanchezza.
Suo fratello non si mosse, non aprì gli occhi ne reagì al tocco accalorato di Morvan.
Quella gelida reazione si conficcò come una scheggia nel cuore sofferente del Cavaliere Oscuro.
Ricacciò quel dolore, rinnegò le lacrime perché sentiva di meritare quell’odio.
Era colpa sua, ogni cosa che era accaduta alla persona che più amava.
Proprio per via del suo sentimento.
Morvan avrebbe voluto essere stato insensibile, non aver mai avvertito quel legame, se solo avesse rispettato le aspettative della loro progenitrice… Quante cose sarebbero cambiate, forse il gelo non sarebbe mai disceso sulla terra di Cadarn, la Torre non si sarebbe mai chiusa e Ras non si sarebbe ritrovato cristallizzato in quel letto sospeso tra la vita e la morte, prigioniero del suo stesso corpo.
Quindi accettava il suo odio ma rifiutava la sua morte, doveva donargli la sua energia e impedire lo sgretolamento della sua essenza stessa.
 
Morvan si chinò sul fratello e afferrandogli il volto lo obbligò a guardarlo.
Ras gemette, avrebbe volute ribellarsi ma non ne aveva le forze e la stretta di Morvan era troppo forte.
Il sangue iniziò a colargli sulle labbra, scandendo lentamente infrangendo la sua volontà. Gemette un ultimo e sommesso “no…” prima che la fame prevaricasse la ragione, la brama di vita e dell’energia vitale dell’altro.
Si aggrappò febbrile al suo braccio lappando mordendo divorandolo.
Morvan si incrinò, piegandosi sul corpo del fratello, gemette abbandonandosi all’altro. Provò piacere e se ne vergognò, poggiò le labbra su quel collo pallido come la luna stessa, che li sfiorava nella notte.
“uccidimi… divorami… rendimi parte di te e vivi al mio posto… ti supplico…”
 
A quelle parole di Morvan Ras si bloccò spingendo via con un ringhio ferino il braccio dell’altro, ma non riuscì ad allontanare il fratello, che si strinse ancora di più a lui. Malgrado sentisse la furia montare, ardere nel suo cuore non riusciva a scacciare quel corpo ansimante e fremente.
Lo odiava per averlo imprigionato in quella torre, obbligandolo a sopravvivere a stento in quel corpo agonizzante da anni eppure non riusciva a rinnegarlo.
Quando si stringeva a lui dopo ogni odiato pasto, richiedendogli in cambio del suo sangue la sola cosa che Ras non riusciva più a donargli completamente, amore.
 
Ormai la sua mente ricercava quello spettro notturno, la viaggiatrice di sogno di cui tanto sentiva la mancanza, era stata la prima scintilla di vera vita in quella non vita in cui lo aveva ingabbiato Morvan e la speranza di rivederla era la sola cosa che lo spronava ad aggrapparsi alla vita.
Anche Ras sentiva di essere mosso dall’amore, ma in quel momento non lo voleva rivolgere al fratello. Non era in grado di scacciarlo ma nemmeno di stringerlo, limitandosi a rimanere immobile, concedendosi alle sue carezze, impassibile come una bambola.





WritOber 2022 (Day 06) – Prompt – scheggia (06/02/2022)

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Capitolo 7
*** 06. Legami ***




06. Legami

 
 
 
 

Iris si svegliò di soprassalto, qualcuno stava armeggiando alla serratura della sua porta. O meglio, della porta delle stanze private del Cavaliere.
Morvan era stato piuttosto rapido e brusco.
Le aveva sbattuto in faccia la notizia che fosse diventata un cavaliere di drago, che in quell’incontro si fosse sugellato un legame sacro e improbabile.
Infine, senza aggiungere altro l’aveva fatta rivestire e trascinata in quelle che aveva scoperto, non senza sorpresa, le sue stanze e poi se n’era andato.
 
Si sollevò dal letto in cui, senza troppi riguardi si era coricata.
Sfiorò le lenzuola, aveva come l’impressione che fosse stata la prima volta dopo tanto che qualcuno vi si sdraiasse sopra, ma un vago aroma pungente era rimasto.
Odore di drago.
Se lo immaginava ogni notte, rannicchiato vicino alla sua Masah, proprio come Ras gli aveva detto di fare con il suo Nykiss. Di certo anche Morvan doveva comportarsi similmente, pensò Iris. Come se per loro fosse impossibile dormire se non all’ombra dei loro compagni.
 
Prima di potersi alzare la porta si spalancò e Pilthyl ne emerse con i capelli arruffati e il volto arrossato.
Prima che Iris potesse dire qualcosa si ritrovò tra le braccia della ragazza.
“Accidenti a te, mi hai fatto morire di preoccupazione!” Esclamò stringendola per poi distaccarsi scansionandola da capo a piedi. “Prima una voragine si è aperta nel ghiaccio, come se il ghiaccio ti avesse divorato. Ci siamo ritrovati circondati da quelle creature… Hai presente, quelli fuoriusciti dal gelo… da quando la torre è evaporata… pallidi vermi dentuti… Se non fosse stato per lui… per il tuo Cavaliere saremo tutti morti. Hai ragione ad ammirarlo, non ho mai visto nessuno combattere con tanta forza… Ma poi un rombo ha scosso la terra e il drago… quello rosso è emerso, ti ha deposto al suolo e è volato via… Gli striscianti sono andati via…”
 
Iris vedeva la confusione nello sguardo dell’amica, sapeva cosa stava per chiederle ma non era certa di avere la giusta risposta.
Pilthyl deglutì lentamente “Ti ho cercato all’ospedale e lì mi è stato detto che Morvan…” sussultò accorgendosi si aver usato incautamente il suo nome così si corresse “che il Cavaliere Oscuro ti ha portato via, che ti avevano trasferito nelle sue stanze… E che tu…”
Lo sguardo della ragazza richiese conferma negli occhi di Iris e lei annuì “Sì”
Sulle sue braccia nude erano apparso due simboli, come due rune. Iris si accorse di saper leggere quei simboli.
SILKHEL
Il nome del suo drago.
Ricordò le cicatrici deformate sulle braccia di Ras, erano il ricordo della sua perdita?
Carezzò le sue rune con lo sguardo.
“Sì sono diventata davvero un cavaliere di drago e il suo nome è Silkhel”
 
Il tempo parve bloccarsi, congelato in quella frase, in quel nome che riecheggiò come un richiamo.
Ad esso rispose un ruggito e malgrado Pilthyl la stesse stringendo il nuovo cavaliere si alzò e districandosi dalla stretta dell’amica attraversò la stanza, sapeva che la stava aspettando.
Dal balcone delle pallide scale di pietra discendevano verso uno spiazzo e lì, costretto in un luogo troppo piccolo per lui c’era Silkhel.
Iris non comprese come potesse essere legata a quella colossale creatura.
Scaglie splendenti, occhi ardenti, rubini preziosi e unici.
 
Iris osservò incredula il drago che aveva trovato addormentato nel cuore dell’inverno, una creatura che sembrava destinata a dormire per sempre.
L’aveva scelta intessendo un sacro e magico legame.
Avrebbe potuto chiedergli qualsiasi cosa, perché attraverso di lui adesso avvertiva magia e potere scorrere nel suo corpo.
 
Pilthyl tremava alle sue spalle, incredula e spaventata, Iris avrebbe voluto rassicurarla ma il desiderio che bruciava in lei cancellava ogni pensiero.
“Ti prego, portami da lui…”
Il drago la osservò con occhi splendenti, poi lentamente chinò il capo e Iris senza esitare accolse l’invito. Lo sentiva, nel suo profondo, l’avrebbe aiutata.
 
Salire su quell’essere era qualcosa di strano, surreale. Si arrampicò sulla sua schiena e si aggrappò con tutte le sue forse nel momento in cui il drago si sollevò in volo.
Iris riconobbe il percorso che in sogno aveva attraversato così tante volte, ma adesso lo vedeva chiaramente con i suoi veri occhi.
Il cuore accelerò nel momento in cui intravide la torre, il luogo in cui era custodito… rinchiuso il suo tesoro.
 
Un’alta pallida torre di pietra senza porte, un sepolcro, così appariva agli occhi di Iris.
Nel tempo di un battito di ciglia Iris si ritrovò all’interno della stanza che aveva bramato per tutte le sue notti insonni.
La magia del drago l’aveva proiettata nella stanza, la creatura vegliava volando sopra di loro ma gli occhi di Iris erano incollati sul letto al centro della stanza.
 
Ras era là.
 
Quando i suoi occhi si dischiusero e la videro vibrarono di una nuova luce.
Con sorpresa di Iris lo vide alzarsi a fatica e alzarsi tremando.
Rapida gli corse incontro e lo afferrò con un tale impeto che per poco non travolse.
Lo strinse e gli carezzò la schiena, i capelli perdendosi nel suo odore, che finalmente lo aveva raggiunta. Reale, concreto sotto la sua stretta, non un impalpabile sogno.
Solo la magia del drago avrebbe potuto fargli varcare quella soglia.
 
Avvertendo il tremore del corpo dell’altro lo aiutò a sedersi di nuovo sul letto, a fatica si distaccò e lo osservò. Era pallido come lo ricordava, il suo corpo magro e asciutto. Lei gli mostrò i suoi segni, e poggiò una mano su quelli mezzi cancellati di lui. Per tutta risposta lui sorrise e carezzò l’altro segno sul braccio della ragazza.
 

 
 

(Day 07) WritOber 2022 – Prompt – rubino (07/02/2022) - The Nights Song

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Capitolo 8
*** 07. il marchio ***



 

07. il marchio

 
 
 
 
“Allontanati da mio fratello, ora!”
Iris sussultò, non riusciva a concepire che quella voce graffiante e roca potesse uscire da Morvan. L’uomo emerse dalle ombre, pallido come uno spettro.
Al contrario di quello che le era stato ordinato la ragazza aggrappò al braccio di Ras cercando di porlo dietro di sé, avvertiva la potenza della minaccia del cavaliere Oscuro e non poteva impedirsi di ergersi a protezione del suo tesoro.
 
Fratello
 
Quella parola la scuoteva fin nel profondo della sua essenza.
Aveva avvertito una somiglianza ma attraverso il suo potere non aveva compreso.
“Fratello?”
 
Morvan si avvicinò dapprima con passo furioso per poi bloccarsi, attraversato dalla consapevolezza. Il pallore del suo volto parve attenuarsi mentre i suoi occhi si animavano di nuova luce. Sorrise amaramente e si passò la mano tra i capelli arruffandoli e mostrandola ferita che aveva lentamente iniziato a guarire.
 
Erano sempre stati l’uno il riflesso dell’altro, prima della caduta venivano considerati l’uno l’immagine speculare dell’altro. Tanto la sua Masah era nera riflettendo l’anima cupa di Morvan, tanto Nykiss era splendente, scaglie d’avorio che riflettevano la bellissima luce del suo adorato Ras. Avevano vissuto in quel perfetto equilibrio, Morvan si era persino illuso di aver scongiurato la sua maledizione, ma poi tutto era finito. Nati assieme a distanza di poco, identici eppure immensamente diversi, in simbiosi. Ma quella ragazza non aveva visto le loro similitudini, non poteva… Non aveva vissuto le loro origini, solo l’esito della caduta.
 
Morvan si sedette sul bordo del letto, cautamente distante dai due. Deglutì lentamente e i suoi lineamenti si addolcirono.
Osservò il volto scavato, inciso da quel dedalo di segni, le labbra ancora mostravano i segni di quel macabro pasto e nei suoi occhi l’accusa.
 
“Siamo nati una notte senza stelle, ho emesso il mio primo respiro poco prima di lui, aggrappato a lui…”
Morvan parlava a capo chino, la sua voce ridotta a un flebile sussurro.
Si rivolgeva a Iris ma forse anche a se stesso.
“Non so quando lei ha preso la sua decisione, avevo pochi anni quando mi convocò davanti a lei, quando mia madre mi comunicò di avermi… averci marchiato.”
Morvan non era certo di comprendere il perché le stesse raccontando tutto, non lo aveva mai detto a nessuno, forse per questo sentiva di averne bisogno. Di incidere quella ferita infetta e liberare tutto quello che si era tenuto dentro per anni.
 
“Nostra madre, la Strega della notte, sovrana indiscussa della torre di Cadarn, scrigno della magia del nostro mondo ci aveva maledetto… Mi aveva maledetto… Se avessi amato chiunque altro non fosse lei, se il mio cuore…”
 
E il mio corpo…
 
Il respiro di Morvan si bloccò, non riuscì a dar voce a quel pensiero così si prese un momento prima di riprendere a parlare. “… mi aveva scelto, ero suo… Io ho provato, ho tentato di rispettare la sua volontà…”
 
Lo sguardo di Ras gravava come un macigno.
Ricordava tutte le volte che lo aveva scacciato, che era stato persino crudele con lui.
Rase non aveva mai perso la speranza, era sempre tornato da lui e alla fine la sua luce aveva fatto inesorabilmente breccia. Volare assieme li aveva legati più di qualsiasi cosa e infine si era reso conto di non amare nessuno tanto quanto Ras, lo aveva compreso quando lo aveva ritrovato agonizzante protetto dal corpo senza vita di Nykiss.
 
“Avrei dovuto essere più forte… Ma ho fallito e la maledizione è calata non solo su Ras ma sul mondo intero. La strega della notte a causa mia ha sigillato le porte della torre, causando la cristallizzazione della realtà… La fuoriuscita dei divoratori di magia, gli striscianti… E sto solo cercando di rimediare… L’artefatto dell’antico drago, il potere Silkhel potrebbe riportare la magia e salvare tutti, ripagando il mio debito… salvare te Ras…”
 
Morvan tentò di guardare suo fratello, ma la rabbia che lesse in lui lo obbligò ad abbassare nuovamente lo sguardo, mentre il pallore affiorava sulla sua pelle.
Era così debole, così stanco.
La prigione della Strisciante lo obbligava a sacrificare una parte di sé per raggiungere suo fratello, mantenere Ras in vita implicava un pegno di sangue e magia e alla fine di tutto riceveva solo odio, che lo privava di quelle poche forze che gli restavano.
 
“Non ti ho mai chiesto di imprigionarmi in questa gabbia, di mantenermi in vita privandoti delle tue stesse forze vitali… Di condannare entrambi a questa non vita… E tutto per cosa?”
 
La voce di Ras colpì Morvan come una frusta, Iris lo vide oscillare fremere con dolore. “Non potevo lasciarti morire, non posso…”
Ma Ras non lo stava ascoltando si protese cupo verso il fratello “Nostra madre mi ha sempre odiato, l’ho sempre saputo, non aveva bisogno di dirlo… I suoi gesti sono stati sufficienti. Non voleva nutrirmi, mi ignorava e. niente che tu abbia fatto avrebbe cambiato le cose… Forse se mi avessi lasciato andare il mondo non avrebbe sofferto, in questo forse hai ragione… Ma non lo sapremo mai. Adesso puoi solo porre rimedio ai tuoi errori. Iris assieme all’antico potrebbe permetterti di riaprire le porte della torre e liberare il nostro mondo da questo inverno di non vita. Ma poi dovrai liberare me e concedermi ciò che ti ho chiesto, devi lasciarmi morire!”
 
 
 
 

280 - WritOber 2022 (Day 08) – Prompt – pallore (08/02/2022) - The Nights Song

 

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Capitolo 9
*** 08. Cavalieri di Drago ***





08. Cavalieri di Drago

 
 
 
 
 
Il libro le arrivò dritto in faccia.
Iris protestò massaggiandosi il naso e imprecando contro l’amica che glielo aveva lanciato.
 
Stava pensando di nuovo a Morvan, alla sua espressione addolorata mentre esponeva la sua anima e come si fosse sentita triste per lui quando Ras ci aveva piantato una lama di odio.
Ripensava al suo tesoro, alle sensazioni che la sua pelle le aveva lasciato. L’avvertire tangibile bra le sue braccia e a quel momento in cui aveva avvertito la sua anima più vicina che mai e Pilthyl l’aveva castigata.
 
“Mi stai ignorando! E sono stanca di mettere a posto la tua camera!”
Iris ricacciò indietro le due lacrimucce riprendendo da terra il tomo.
 
STORIA DEI DRAGHI E DEI SUOI POTERI
 
Era uno dei molti libri che Morvan le aveva imposto di leggere.
Erano usciti assieme come Iris era entrata, grazie al potere di Silkhel.
Morvan l’aveva seguita senza voltarsi indietro, il suo sguardo vuoto, inespressivo, sfibrato.
Quando lei gli aveva richiesto un proprio alloggio aveva annuito con un cenno del capo e una volta raggiunto la sua guardia personale aveva dato disposizioni.
Sembrava che Pilthyl avesse compreso prima ancora che Morvan decidesse perché si fece trovare all’interno del nuovo alloggio di Iris ricolma di lamentele.
 
Non le aveva spiegato niente, l’aveva lasciata per volare in groppa al suo drago e soprattutto, aveva lasciato la sua fedele branda vicino a quella dell’amica. Per questo affronto Iris avrebbe dovuto penare per ottenere il suo perdono.
Pilthyl glielo disse con un sorriso sornione ma Iris prese appunto di fare ammenda.
“Sei più che felice di avere il totale controllo sui miei spazzi” commentò infine iniziando a sfogliare il libro.
 
Era il primo che aveva attratto la sua attenzione.
Vi era una pagina sulla storia del suo drago ma non era molto approfondita.
Alla fine, diceva solo che aveva avuto un cavaliere in passato, un glorioso eroe morto per mano del Primo, lo Strisciante padre e madre della genia venuta dal ghiaccio che aveva divorato la restante magia, gli strascichi che nelle terre di Cadarn erano rimasti dopo la scomparsa della torre di Cadarn.
 
Iris ripensò alla storia di Morvan.
Non sapeva cosa volesse dire avere una madre, la sua era morta prima che potesse averne memoria ma era più che certa che non fosse così che una madre si dovesse comportare. Pretendere un amore esclusivo punendo in modo crudele e duro e per cosa? Perché Morvan non riusciva ad impedire al suo cuore di amare il fratello gemello? Per condannarlo alla solitudine?
No, decisamente una madre non avrebbe mai dovuto comportarsi così.
 
Pilthyl aveva ripreso a blaterare sulla ristrettezza degli spazzi e altre cose che Iris aveva smesso di ascoltare perché sfogliando aveva incrociato il suo sguardo sulla pagina dedicata a Nykiss e in esso appariva anche un’immagine di Ras. O meglio una versione dell’uomo che lei non avrebbe mai visto, splendente come una stella, con un sorriso raggiante. Aveva un’armatura bianca e un volto molto più simile a quello di Morvan. Appariva come il gemello candido, un paladino impeccabile mentre Morvan anche nelle immagini di un passato felice appariva cupo e chiuso su se stesso.
Alla luce di quanto aveva detto Iris comprendeva, lo sguardo cupo di chi serbava un segreto. Ripensò alle sue parole e il suo cuore sanguinò di nuovo.
 
“… Mi aveva scelto, ero suo… Io ho provato, ho tentato di rispettare la sua volontà…”
 
Come poteva una madre pretendere una cosa simile? Quella domanda la ossessionava.
Osservò l’illustrazione di Nykiss, scaglie dorare e occhi di perla, una magnifica cavalcatura. Anche solo un disegno mostrava il profondo legame che Ras aveva avuto con la creatura, perderlo lo aveva lacerato nel profondo. Il dolore gli aveva tolto la voglia di vivere, ma Iris non riusciva a biasimare Morvan per aver ignorato il volere del fratello, non era facile assecondare quel desiderio di porre fine alla propria esistenza. Iris si chiese se ne sarebbe mai stata capace ma la risposta non giunse perché la porta si spalancò e Morvan entrò senza troppe cerimonie nella stanza.
 
Il Cavaliere Oscuro scoccò uno sguardo di rabbia ardente rivolto a Pilthyl, che in quel momento stava sbadigliando mostrando il suo bizzarro piercing di lapislazzuli che portava all’ombelico.
Con un cipiglio disapprovazione le fece cenno di lasciare la stanza e Pilthyl con un mezzo inchino, non troppo convinto si congedò.
Morvan si rivolse a Iris, il suo volto una maschera di pietra, ogni segno di dolore scomparso. “Vieni, è tempo che inizi il tuo addestramento!”
 
 
 
 
281 Day 09 WritOber 2022 – Prompt – piercing (09/02/2022)

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Capitolo 10
*** 09. Spettri ***




09. Spettri

 
 
 
 
 
Si osservò le mani, era come se avessero momentaneamente assorbito il calore del drago attraverso Iris Ras si era sentito nuovamente vivo. 
I suoi pensieri scivolarono nel passato, attraverso Iris, sfiorando i segni del legame con il suo drago aveva ricordato le sensazioni che aveva provato vivendo in condivisione con Nykiss, la gioia di volare assieme, combattere e immergersi nella splendente luce del sole che risplendeva nelle scaglie di Nykiss. 
 
Ma rapido e con dolore riemerse anche il frammento di memoria che più lo tormentava.
Erano precipitati attraverso il ghiaccio degli striscianti e le fiamme dorate di Nykiss.
Se solo lui non si fosse ferito al fianco, al volto… Se solo la sua spalla non fosse andata in frantumi Nykiss avrebbe dovuto lottare per due, non sarebbe mai morto per proteggerlo.
La sua mancanza aveva scavato una voragine nel suo spirito.
 
Ras rammentava il suo sangue che fluiva via e la sua flebile voce supplicare il fratello di lasciarlo andare.
Ma Morvan non lo aveva fatto, lo aveva trascinato dinanzi alla soglia della dimora della loro madre. Nonostante sapesse quanto folle potesse essere la sua richiesta le aveva dato voce.
Ras non riusciva a ricordare le ultime parole della madre, ma era certo che non fossero state di amore. Aveva chiuso per sempre le sue porte lasciando sprofondare il mondo nella gelida morte, consegnandolo agli striscianti.
 
Ras lasciò cadere le braccia come quel flebile calore che il contatto di Iris aveva risvegliato.
Era solamente un corpo spezzato, non vivo ma ancora non morto del tutto.
Che senso aveva proseguire quell’esistenza? 
 
“Deve essere difficile per te, giacere per anni lontano dal cielo, dalla luce del sole… Condannato da tuo fratello a sanguinare nelle tenebre…”
 
Ras si riscosse dai propri pensieri e lasciò vagare lo sguardo tra le ombre.
I suoi occhi faticavano a distinguere le sagome ma riconobbe la voce.
Sarastro, il consigliere del Re, colui che gli aveva costruito la sua prigione attorno.
Uno strisciante in forma umana.
 
Ras rabbrividì quando vide l’uomo emergere scostando le tende del suo baldacchino.
Odiava quel senso di impotenza, l’incapacità di scacciare l’altro, di impedirgli di prendergli la mano, scostargli la manica solleticargli la pelle là dove erano rimasti i segni deturpati di ciò che restava del suo legame con Nykiss.
Sarastro sorrise, beandosi del disagio dell’altro.
“Un oggetto, ecco a cosa ti ha ridotto tuo fratello, in balia del volere di altri… Se io adesso scegliessi di…” sussurrò scostando la maglia dell’altro.
Ras deglutì, perché si sentiva così debole? Aveva l’impressione di essersi nutrito da poco eppure adesso che tentava di opporsi a quelle mani che giocavano con lui si ritrovava impotente, come una bambola di pezza.
 
I lunghi capelli bianchi di Sarastro scivolarono sul suo volto “Vuoi sapere cosa sei senza il tuo drago? Una bambola rotta… Ma non temere… Quando tuo fratello morirà… Perché la sua impresa è impossibile da compiere… Sarò io a prendermi cura di te…” gli sussurrò a fior di labbra. “Ti donerò il mio sangue e il mio gelido potere, ti plasmerò assecondando i miei desideri e attraverso di te, il regno di Cadarn cadrà.
 
“Allontanati da lui”
Sarastro rise scivolò lungo il corpo di Ras e impresse un morso sul collo strappandogli un gemito.
“Delizioso…” sussurrò risollevandosi.
Lo strisciante sorrise mentre una macchia di sangue scarlatto, come i suoi occhi, gli macchiavano le labbra e strisciò tra le ombre.
 
Ras era bloccato, il morso pulsava e infine Morvan emerse, nei suoi occhi oscuri la rabbia si mescolava alla preoccupazione.
“Maledetto… sapeva che passati dieci giorni saresti stato indebolito, che dovevi nutrirti e ne ha approfittato per ricordarmi il suo potere…” ringhio il cavaliere Oscuro.
 
Dieci giorni…
 
Erano quindi passati dieci giorni dall’ultima volta che Iris era volata da lui? Eppure il ricordo del suo calore era rimasto vivido, come se l’avesse salutata solo pochi minuti prima. Come era possibile? Eppure l’energia di Morvan lo stava nuovamente abbandonando.
 
Quando il sangue di Morvam sfiorò le sue labbra si sforzò di allontanarlo, ma il corpo del fratello gravò su di lui forzando il denso e caldo fluido a scivolare nella sua gola.
Rapidamente la fame prese possesso del suo corpo, rendendolo folle di bramosia.
 
Quando le forze si riaccesero nel suo corpo e Iris riacquisì la consapevolezza Morvan era svenuto e il suo pallido corpo giaceva al suo fianco.
 
Ras si osservò, le vesti scostate, esponendo un corpo a malapena vivo, nudo, esposto come un nervo sofferente.
 
La rabbia lo divorò nuovamente, quante volte Morvan gli avrebbe imposto quei pasti?
 
Le sue dita si avvolsero attorno al collo di Morvan, se solo avesse avuto la forza di ucciderlo avrebbe sentenziato la fin di entrambi, forse sarebbe stato libero di lasciare quella terra.
 
Uccidilo, elimina l’oscurità… L’aberrazione… Recidi la sua vita e liberati…
 
Il volto di Morvan era cereo, Ras intravide la stanchezza dei suoi viaggi.
Vide le lunghe ore di addestramento don Iris, lo vide lottare oltre le mura contro gli Striscianti e infine giungere da lui per donargli parte della sua vita e inorridì dei sui pensieri.
 
Si rannicchiò tremante e quando Morvan si destò con voce incrinata sussurrò un gelido “vattene, odio essere la vostra marionetta… Odio questa non vita ma soprattutto odio te!”
 
 
 
 
282 Day 10 WritOber 2022 – Prompt – rabbia (10/02/2022)

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Capitolo 11
*** 10. Danzare nel vento ***





10. Danzare nel vento

 
 
 
 
 
Il sole iniziava a far capolino oltre l’orizzonte, il mesto ruggito di Silkhel le strappò un sorriso. Osservò quella calda aurora, si strinse tra le braccia appoggiata alle guglie del castello. Era la prima volta che aveva avvertito tanto calore sulla pelle.
 
Avvertì il delicato tocco della colossale creatura, la sua mente la sfiorava con gentilezza.
“Sì non riesco a concentrarmi e lui lo sa!” sospirò Iris ricercando le oscure ombre nel piazzale. Morvan le aveva insegnato i rudimenti di come approcciarsi alla sua cavalcatura senza mostrare alcuna emozione.
Il fastidio mostrato con la sua amica si era trasformato in cupa apatia.
 
Iris avrebbe preferito di gran lunga scorgere rabbia sul suo volto, l’indifferenza la feriva. Le aveva proibito di recarsi alla torre di Ras e Iris non era riuscita a trovare il coraggio di contraddirlo.
 
“Credi che sia stato da lui anche oggi?”
Era riuscita a raggiungere Ras per solo pochi istanti in sogno, lo aveva intravisto immerso in un irraggiungibile sonno. Ogni volta le appariva più stanco e triste e al risveglio il ricordo di quell’unico contatto le lasciava solo malinconia.
Era davvero gelosa del suo maestro? Del legame che aveva con il fratello gemello?
Eppure ormai sapeva quale pegno doveva pagare, ricordare le confessioni di Morvan, vedere in seguito il suo sangue per aprire il varco magico. Stentava a credere che il Re chiedesse al suo capitano, al Cavaliere di Drago, a colui che reggeva sulle sue spalle la sopravvivenza della città di sacrificare tanto.
Era un bieco ricatto, ecco cosa. Mantenere Ras in quella torre, obbligare Morvan a indebolirsi volutamente per assistere il fratello, per mantenerlo in vita.
 
Era questo il prezzo della tregua con gli esseri che regnavano oltre le loro mura?
La pace per il sangue di Morvan e per il dolore di Ras?
 
Iris era disgustata, nessun vero Re avrebbe mai assecondato un simile patto.
 
Rabbrividì quando avvertì il potere di Morvan gravare sulla propria mente, un alone oscuro e pensante come una coperta.
 
Si arrampicò sulla groppa di Silkhel e planò nell’ampio spiazzo, era l’arena che un tempo veniva usato per l’addestramento dei Cavalieri di Drago. Prima del grande gelo, quando ancora molti draghi vivevano nella città e l’estate non terminava mai.
Malgrado tutto Iris si era sentita a casa nella caserma, con i suoi compagni, con Pilthyl. Morvan aveva molti più giorni di lei, grazie alla lunga vita donatagli dal drago. Una lunga vita da troppo solitaria, un fratello prigioniero e eternamente morente. Iris non riusciva a non provare tenerezza per quel cupo cavaliere.
 
Anche se quando la squadrava dall’alto con i suoi dardeggianti occhi neri come la notte eterna, le pareva strano aver provato quasi tenerezza per quella creatura antica ed altezzosa.
 
“Siamo i soli ad usare quest’arena ormai, quindi spetta a noi occuparci degli alloggi dei nostri compagni!”
La voce di Morvan era dura come l’acciaio.
Eppure Iris apprezzava l’impegno che metteva nello spiegarle con pazienza cosa volesse dire essere un vero cavaliere di drago.
 
Il drago di Morvan aveva scaglie nere e splendenti come ossidiana, era una creatura bella e maestosa eppure, al fianco del suo Silkhel appariva quasi un cucciolo.
Iris chiuse gli occhi e si appoggiò all’ambio corpo del suo drago, Morvan non aveva molto da insegnargli, il suo drago era talmente abituato ad avere un cavaliere che si era adattato a lei come se la avesse sempre portata in groppa.
Morvan stava aiutando lei ad accettare la magia del drago, a superare la paura senza timore. Le ripeteva le indicazioni anche più volte senza perdere mai la pazienza.
Non era affatto come i soldati lo dipingevano.
Impassibile davanti al mondo, duro come le scaglie della sua Masah e arido come il mondo oltre la loro città.
Iris sapeva che nel Cavaliere ci fosse più dell’apparente durezza ma non pesava che potesse essere tanto comprensivo con lei.
 
Morvan attese che la ragazza scendesse dalla groppa del drago ma quando comprese che non lo avrebbe assecondato, con uno sbuffo la imitò e le fece cenno verso il cielo e poi con un rapido gesto si sollevò in volo con Masah.
 
Iris rise soddisfatta e lo seguì.
 
Volare in groppa a un drago era quanto più bello avesse mai fatto.
Danzare tra le nuvole mentre i suoi pensieri e quelli dell’antico drago si mescolavano assieme.
 
Malgrado avesse legato piuttosto bene con Silkhel non sempre i due si comprendevano alla prima e alle volte aveva rischiato di essere sbalzata giù dalla sua cavalcatura in una rapida virata. Mentre ammirava la simbiosi così naturale di Morvan in groppa a Masah. I secoli di convivenza erano evidenti, si muovevano come se fossero un solo essere vivente.
 
Iris osservò la sagoma scura davanti a lei che si stagliava contro il purpureo cielo.
Si soprese di trovare i movimenti di Masah rallentati, quasi impacciati.
 
Come se Silkhel avesse avvertito i suoi pensieri, con rapidi battiti d’ala si avvicinò all’altro drago.
Iris si sforzò di scrutare l’altro cavaliere. Rapidamente lo sguardo del suo drago si insinuò in lei e le permise di vedere distintamente il volto dell’altro cavaliere.
 
Il volto di Morvan era pallido, cereo, espressione dura sofferente.
Iris si sentì in colpa, lui aveva cercato di portare Maah al suo giaciglio e lei, come una bambina, incurante dell’evidente stanchezza dell’altro, lo aveva obbligato a tornare in volo. Eppure aveva intuito che dovesse esser stata dal fratello, donando parte della sua energia vitale per il suo sostenimento.
Ma lei aveva solo lasciato correre i suoi desideri.
 
Le sensazioni del drago la pervasero e assieme a Silkhel reagì, come un solo essere si mosse e una fiammata avvolse il grosso serpente grigio che si era sollevato avvicinandosi minaccioso verso Morvan.
 
Iris volò attorno all’altro cavaliere, non si era accorta di aver volato così lontano.
Come potevano quegli esseri avvertire la debolezza del suo compagno?
Lei e Silkhel indicarono a Masah la via di casa, Morvan si era appoggiato alla sua cavalcatura ad occhi chiusi.
 
Iris cercò di raggiungere la mente dell’altro drago.
“Torniamo indietro” le urlò mentre gli occhi scuri del drago la fissavano con cipiglio di accusa.
 
 
Quando atterrarono con un sonoro tonfo nell’arena Iris lo vide, Morvan era svenuto, del sangue colava dal braccio inzuppando la manica.
 
La ragazza scese rapidamente e, ignorando il ringhio minaccioso di Masah le balzò in groppa.
Il suo cuore accelerò, scostò i capelli dal pallido volto di Morvan, in quel momento le appariva molto simile a Ras, nella debolezza ma soprattutto con orrore intravide l’ombra della morte.
 
Era colpa sua, lo aveva obbligato ad andare oltre le sue forze, perché l’aveva assecondata?
 
Cercò con lo sguardo il suo drago e sussurrò in preda al panico “Ti prego, devo poter fare qualcosa?” Doveva la magia dell’antico darle qualcosa che potesse essere d’aiuto per Morvan. Lui si era sacrificato tanto fino a quel momento, da solo, contro un mondo ostile incapace di vederlo davvero o di apprezzarlo.
 
Iris non ebbe bisogno di una risposta, avvertì il potere del drago invaderle il corpo, le sue dita si fecero strada sotto le pesanti vesti nere, scostò la manica lasciando scorrere le dita, mentre la forza di Silkhel attraverso di lei giungeva all’altro cavaliere.
 
Si abbandonò alla volontà dell’antico, non senza un po’ di timore, ma più della paura il desiderio di aiutare l’uomo che da fin troppo aveva donato se stesso senza avere nulla in cambio se non altro dolore.
 
La visione la colpì come uno schiaffo.
 
Stava osservando Morvan e Ras dall’alto, Morvan era scosso dal pianto, stava gridando sul corpo di Ras. Il volto del suo tesoro una maschera di sangue, il respiro a malapena percepibile.
Il dolore la pervadeva come se quello dell’uomo fosse suo.
“Ti prego! Non puoi chiedermi di non amarlo! È mio fratello, è il mio gemello… La sua vita è legata alla mia… Ti supplico!”
Il grido di Morvan la riscosse.
“Ti prego non andare!”
 
Quando Iris aprì gli occhi si ritrovò avvolta dall’odore di Morvan, era riversa su di lui, i suoi capelli le solleticavano la pelle.
L’odore del drago si mescolava a quello del vento, del ghiaccio e delle foglie cristallizzate.
Morvan si mosse appena, il grosso corpo di Silkhel si avvolse attorno a quello di Masah con dolcezza, quando Iris si mosse Morvan la strinse in una silenziosa supplica, mentre l’eco di quell’urlo riecheggiava nella mente di Iris.
“sono così… stanco…” sussurrò Morvan.
 
Iris lo abbracciò e rimase rannicchiata in quella stretta e per un momento il mondo attorno a quel caldo bozzolo creato dai draghi smise di esistere.
 
 
 
 
 
283 Day 11 WritOber 2022 – Prompt – aurora (11/10/2022)

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Capitolo 12
*** 11. Astrifiammante ***





11. Astrifiammante

 
 
 
 
 
Morvan osservò il braccio, dove si intravedeva a malapena un pallido segno.
Mai aveva visto nessuno stabilire un tale rapido legame con la magia del proprio drago, lui stesso ancora avvertiva la difficoltà nel fondersi con la mente della sua Masah, nonostante i moltissimi anni di condivisione.
 
Carezzò la pelle avvertendo l’eco di quel tenue calore.
Era da così tanto che non aveva volato per il puro gusto di farlo.
Nonostante le forse stessero venendo meno, non era riuscito a negare alla sua abile allieva un ultimo volo.
Prese appunto di ringraziarla, se non fosse stato per lei il suo incauto gesto gli sarebbe costato molto, troppo.
Quando si era risvegliato accaldato e spossato aveva trovato la ragazza al suo fianco, dovevano essere passate ore e alla fine si era addormentata abbracciata a lui. Erano avvolti dai corpi dei loro draghi intrecciati tra loro con fare protettivo.
La stretta di Iris rispecchiava i due draghi.
Un braccio avvolto attorno alle sue spalle, l’altro si protendeva verso la sua nuca e le dita della sua mano si intrecciarono nei suoi capelli.
 
Si era sorpreso a ricordare con affetto quella stretta, non ricordava di essersi sentito protetto da così tanto, un momento smarrito nei suoi ricordi, quando ancora volava in un caldo cielo terso e Ras gli sorrideva felice in groppa a Nykiss.
 
Lo sguardo carico di odio che Ras gli aveva rivolto riemerse e ogni spazzo di gioia svanì.
Scosse la testa ricacciando indietro i ricordi e il dolore che ne conseguivano, eppure il calore lasciato dal tocco della magia di Iris, era stata una sensazione strana perché gli lasciava un’incompressibile malinconia. Era come se ricordasse di aver già avvertito quell’energia, ma come poteva essere possibile? La magia che fluiva in lei era quella dell’Antico e in vita sua non aveva mai conosciuto il suo precedente cavaliere, era caduto nell’ombra molte lune prima che lui nascesse, eppure…
 
Una piuma blu, morbida come la seta gli scivolò sul braccio, non appena lo sfiorò Morvan si raggelò e ogni cenno di calore abbandonò il suo corpo.
Rammentava bene l’ultima volta che una piuma simile aveva sfiorato la sua pelle, quella notte senza stelle, imbevuta del sangue di suo fratello.
 
Delle mani bianco latte, gli presero il volto tra le mani e due labbra scarlatte sigillarono ogni suo pensiero.
Non appena Morvan tentò di ribellarsi, unghie affilate gli si conficcarono nella carne, il dolore e la sorpresa dischiusero le sue labbra mentre quel bacio si approfondiva il ribrezzo lo attraversava, il gelo gli si insinuava nelle viscere.
 
Distaccarsi da quella presa gli richiese ogni sua energia, facendo appello al suo profondo legame con Masah.
Per poco non crollò a terra, si portò la mano alla bocca trattenendo a stento la nausea.
Il sangue gli solleticava la lingua, il labbro spaccato dal morso che la donna che si ergeva maestosa davanti a lui.
 
Aveva lunghi fluenti riccioli neri occhi blu, del colore dei lapislazzuli e labbra carnose tinte di rosso dal sangue del Cavaliere.
Rise ergendosi sopra di lui.
“Perché sei così crudele con me mio amato, hai scordato il nostro piccolo patto? Dimentichi cosa accade se mi rifiuti?”
 
Morvan si sentiva fremere di rabbia. Sapeva che la donna non si trovasse davvero davanti a lui, quello era solo un miraggio eppure, visto il sangue che scendeva gocciolando sulla pietra, era sufficientemente reale.
 
Senza attendere una risposta la donna si chinò su di lui e protese le lunghe dita artigliate affondando nei capelli dell’altro e infine afferrandole predatrice il mento, obbligandolo guardarla negli occhi.
“Sai cosa accade se il tuo affetto devia dal giusto percorso, dimentichi che sei mio in ogni tua parte piccolo passerotto?”
Le labbra di Morvan si dischiusero, le parole imprigionate ancora nella sua mente.
Un No stava per essere espresso quando una vampata di calore lo pervase, il potere di Silkhel attraverso Iris lo stava raggiungendo spezzando il contatto mentale.
La donna si ritrasse furente si rigirò su se stessa in un frastornante battito d’ali e in un batter d’occhio al suo posto apparve un pavone lapislazzuli che volò via elegante e fiero, svanendo nella notte.
 
Morvan la osservò allontanarsi, con quel NO ancora prigioniero sulle sue labbra e quasi non si mosse quando Iris si chinò su di lui.
Morvan si ridestò solo quando il calore del tocco della ragazza si posò sul suo volto.
 
Sorrise a disagio e pieno di commiserazione per se stesso.
Doveva avere un aspetto pietoso, il volto segnato dai graffi, il labbro spaccato, di certo non era così che lei si immaginava il famoso e fiero Cavaliere Oscuro.
Una bambola, ecco come si sentiva, un giocattolo nelle mani di bambini dispettosi che lo avrebbero rotto senza pensarci troppo.
 
“Stai bene?”
Avrebbe provato rabbia per la sua debolezza, ma era davvero stufo di tutto, forse persino più di Ras. Non avrebbe certo smesso di lottare ma alle volte si chiedeva cosa lo spingesse a farlo. Per vedere l’odio nello sguardo di suo fratello? Per un popolo che lo additava come mostro nonostante il sangue versato per la loro sicurezza? Per un Re che attraverso uno dei suoi nemici lo teneva in scacco, ricattandolo e dissanguandolo? Perché non riusciva a fermarsi?
 
Quando le dita di Iris gli sfiorarono il labbro concesse attenzione alla ragazza che lo stava ancora curando, meticolosa e attenda, con sguardo carico di apprensione.
Non riusciva a dare un nome a quel calore, a quell’affetto.
“Stai bene?” chiese nuovamente la ragazza non appena ebbe completato l’opera e lo rimirava con scrupolosa attenzione come a ricercare altre ferite da medicare.
 
Era quasi commovente quei gesti gentili, era così il vero affetto materno?
Non lo sapeva, non poteva esserne certo, non lo aveva mai provato.
 
L’uomo deglutì “Non temere, quella era solo un’illusione, era solamente mia madre…”
 
 
 
 
 
284 Day 12 WritOber 2022 – Prompt – penna (12/10/2022)

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Capitolo 13
*** 12. Nessun Pensiero Che Non Sia Tuo ***




12. Nessun Pensiero Che Non Sia Tuo

 
 
 
 
 
Gli occhi di giada di Silkhel ero in netto contrasto con le scaglie scarlatte che riflettevano lo sguardo carico d’ansia di Iris.
Attingeva con ogni energia al potere del drago per vegliare sul sonno di Morvan, quando lo aveva osservato dormire aveva avuto l’impressione che avesse bisogno del più assoluto riposo.
Si era sorpresa della facilità con cui aveva istintivamente attinto al potere del suo drago, come se fossero nati per essere legati.
Era grazie a lui che aveva avvertito una cupa minaccia gravare sul suo maestro.
“Se avverti qualcos’altro devi mandarmi subito là” ripeté come un ritornello, il drago sbuffò e Iris sorrise.
“So che non è un ragazzino ma spero che un giorno possa fidarsi di me, tanto quanto io lo faccio con lui. Non importa quanti anni abbia, avverto la sua stanchezza, grava troppo peso sulle sue spalle. Non è solo il mio mentore lui…” Iris si prese una piccola pausa “Rammento quanto ha fatto in tutti questi anni il Cavaliere di drago per la città, lui è la sola fonte di magia per il nostro mondo e mi sembra un misero pegno in cambio concedergli qualche ora di riposo…”
 
Si sedette a terra e si appoggiò al caldo corpo della grande bestia.
Aveva sentito il bisogno di concedere a Morvan un po’ di spazio, malgrado non riuscisse a tenere a freno la sua apprensione.
Mai prima di quella sera aveva avvertito un potere tanto grande e tanto opprimente come quando aveva avvertito la presenza di quella che Morvan aveva chiamato Astrifiammante.
Anche prima di legarsi al suo drago riusciva ad avvertire la magia, si era sempre sentita affascinata dall’aurea di Morvan, cosa che nessuno tra i suoi compagni aveva mai compreso.
 
Come temendo di aver evocato la strega solo pensando il suo nome, ricercò Morvan.
Riuscì a raggiungerlo agevolmente con il pensiero, lo ritrovò dove lo aveva lasciato e si rasserenò nel vederlo ancora addormentato.
In quel momento, con indosso poco altro se non le vesti da camera, con un’espressione quasi triste, gli ricordava terribilmente il suo tesoro.
 
Il drago emise un ringhio basso.
“Non posso” borbottò Iris “Morvan non vuole… lo sento… Non desidero ferirlo anche io” concluse con un sospiro.
Il suo sguardo corse lungo la grande stanza, gli alloggi dei draghi attigui alla grande arena. Di certo doveva aver avuto tempi migliori, quando i cavalieri erano più numerosi e moltissime bestie alloggiavano in quel luogo.
Infine, il suo sguardo si posò su Masah, che si era raggomitolata su se stessa, più che un drago sembrava un grosso gatto nero di pietra. Era impressionante come quella creatura maestosa ricordasse il suo cavaliere, la sua espressione malinconica e stanca.
Iris ricordò di aver letto che il suo uovo si era schiuso assieme a quello di Nykiss, doveva avvertire la stessa tristezza che alloggiava nel cuore di Ras.
 
Il passaggio avvenne nel tempo di un battito di ciglia, aveva appena avvertito un movimento nella stanza del suo Maestro e Silkhel rapido come il suo desiderio l’aveva inviata alla destinazione.
 
Si affrettò al bordo del letto di Morvan che la fissò con il sonno ancora impresso nel suoi grandi occhi scuri.
“Ho riposato troppo…Masah…”
“Ho pensato io a lei… O meglio…” borbottò ricacciando dietro le orecchie i capelli. “Silkhel ci ha pensato io l’ho solo assistito…”
 
Morvan la osservò abbandonato sul cuscino, sembrava incerto su cosa dire.
Lei accolse il suo silenzio, sembrava così giovane avvolto dal lenzuolo.
Alla fine Morvan chiuse nuovamente gli occhi e sospirò.
“Da quando sei in grado di viaggiare nei sogni?”
 
Iris non si soprese, era chiaro che lui leggesse dentro di lei tanto quanto lei, con impressionante naturalezza faceva con lui.
“Da sempre…” sussurrò mesta, sapeva cosa davvero le stesse chiedendo l’altro.
“La prima volta che ho visto Ras ero una ragazzina e lui era…”
Bellissimo, indifeso diffidente e sempre così triste.
Ma non dette voce a quelle parole, sapeva che non serviva affinché Morvan le avvertisse.
“La prima volta che mi ha visto ha cercato di scacciarmi… Io ero incapace di capire perché fossi in quel luogo. Ma di notte in notte mi concedeva di avvicinarmi sempre di più… alla fine mi è diventato più familiare della mia stessa dimora…”
Senza di lui mi sento persa…
 
“Sono felice che tu possa alleviare le sue giornate, non smettere di volare da lui, puoi dargli quello che io non posso, uno spazzo di serenità…”
Le parole di Morvan erano avvolte di amara tristezza.
Malgrado Iris gli fosse grata di quelle parole pensava ancora che non avrebbe dovuto lasciarlo solo, ora che era così fragile, indebolito dalle ferite e dalla stanchezza.
Ma non dovette dire altro che la mano di Morvan si posò su quella di lei. “Vai… Avverto il tuo bisogno come se lo stessi urlando… Io sto bene…” sussurrò ad occhi chiusi “Davvero” rimarcò subito dopo senza aprire gli occhi “Grazie…” concluse con voce assonnata.
Iris d’istinto si chinò su di lui e scostandogli una ciocca dalla fronte gli dette un bacio delicato. “Sarò qua… a un soffio da te… non smetterò di vegliare sul tuo riposo”
 
 
Il potere di Silkhel la condusse rapidamente là dove era rimasto il suo cuore.
 
Quando Iris vide il letto a baldacchino vuoto, lasciò correre lo sguardo nella torre che racchiudeva il suo tesoro, il battito della ragazza accelerò e quando lo vide si accorse di aver trattenuto il respiro e riprese solo dopo averlo stretto.
 
Ras si era sforzato di alzarsi, aveva quasi raggiunto la finestra.
“Volevo… provare a raggiungerti…”
Iris lo strinse mentre lentamente scivolavano a terra.
Respirò il profumo del suo corpo, cercando di imprimersi nella mente quell’odore, quel calore, la sensazione che i suoi capelli le davano sotto le dita.
“Non volevo… Non…”
Mai in tutti quegli anni lo aveva visto muoversi dal letto, era troppo debole per farlo eppure… Aveva racimolato le energie residue e, malgrado forse non avesse possibilità di farlo, aveva deciso con caparbietà di tentare di raggiungerla.
A questo si riferiva Morvan? Questo aveva acceso in lui con le sue visite e con le sue assenze?
“Vorrei portarti via con me…Ma temo di non aver abbastanza potere”
Ras si districò dall’abbraccio e le delineò con le sue lunghe dita il volto, un sorriso illuminato dalla luna e con placida dolcezza e senza aggiungere nulla la baciò.
 
 
 
 
 
 
285 - Day 13 WritOber 2022 – Prompt – glicine (13/10/2022)

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Capitolo 14
*** 13. Scivolare oltre la soglia ***




13. Scivolare oltre la soglia
 
 
 

 
 
Raggomitolata tra le braccia di Ras trovava strano quella confluenza di essenze nella sua mente. Aveva l’impressione che le coscienze si fondessero tra loro. La sua, quella dell’uomo che la stringeva e quella di Morvan, addormentato nel proprio letto.
Aveva timore di spezzare quella dolce perfezione, quando Ras aveva scostato i suoi vestiti, quando le loro energie si erano aggrovigliate come il loro corpi, per un momento quella notte, quella torre, quella prigione aveva cessato di esistere. L’amore con Ras era qualcosa di surreale, mentre l’energia del drago la attraversava, passando a lui, oltre Ras, fino alla mente di Morvan, un circuito interconnesso, tornando in lei in ogni movimento di Ras, rinvigorendolo, restituendogli quella vitalità che Iris aveva intravisto solamente nel suo passato.
Lo osservava, le spalle rilassate, il volto disteso. Un frammento di perfezione che sembrava scacciare la dura realtà. La prigionia, il mondo congelato tra vita e morte, un riflesso di Ras.
 
Infine, la voce di Ras spezzò l’incantesimo.
“Vorrei desiderarlo sai? Volare via con te oltre l’orizzonte… Ma io non sono questo, o meglio non lo ero… E non sento di appartenere più al mio stesso corpo… Questa prigione di carne… Debole, fragile… È Morvan che comanda la mia vita… Non desidero fuggire solo da questa torre… Ma dalla vita stessa, raggiungendo così finalmente Nykiss”
Iris deglutì e gli dette le spalle, ignorando la crescente tristezza di Ras.
Lui le sfiorò le spalle, la sua incertezza era palpabile.
“Mi dispiace… Ma non posso vivere per te… così come non posso farlo per Morvan… Non è una scelta che spetta a voi…”
Iris si sollevò brusca, mentre il cuore le sprofondava in petto.
Ras cercò di fermarla riuscendo ad afferrare solo l’aria.
“Iris…”
 
Lei continuò a rivestirsi, ignorare la supplica in quella voce che tanto amava era doloroso, ma non quanto pensare alla delusione nello sguardo di Morvan.
Anche lui aveva sperato nel loro legame? Che avesse restituito a Ras il desiderio di vivere? Eppure la realtà non poteva essere più diversa. Come poteva non vivere quelle affermazioni come un personale fallimento?
 
Avevano condiviso tutto quella notte ma a che scopo? Era chiaro che per lui non avesse avuto lo stesso significato che aveva avuto per lei.
 
“Iris…” la invocò lui ancora una volta. “Non pensare che io non dia valore a ciò che sento per te, al nostro legame… Ma io… Non posso vivere così… Uno spettro… Anzi no, un vampiro… Sono costretto a nutrirmi del sangue, dell’energia di mio fratello… Invano, perché questo non guarisce, rallenta solamente l’inevitabile… Capisci? Mi state chiedendo di vivere a prezzo della vita di altri… Io non sono questo, io lo ripudio…”
 
Iris non riuscì più a trattenersi e si voltò verso di lui, i suoi occhi sgranati, scuri avvolti di tristezza la colpirono.
“Ti amo Iris…” gemette infine Ras “Ma se mi ami anche tu dovresti accettare la mia scelta…”
 
 
 
Iris riemerse là dove Silkhel sentiva dovesse apparire, al suo fianco nella sua calda tana di drago.
Lei gli fu profondamente grata, si appoggiò al suo colossale corpo e lasciò andare le lacrime.
Era più che certa di amare il suo tesoro, lo era da molto prima di dare un nome a quell’emozione… Avrebbe voluto essere felice per aver sentito dalle sue labbra quelle stesse parole, ma come poteva?
Le aveva confessato le sue emozioni e al tempo stesso le aveva chiesto qualcosa di intollerabile, di lasciarlo morire.
 
“Mi dispiace”
La voce di Morvan la riscosse dal proprio dolore, era stata talmente concentrata e chiusa in se stessa da non aver avvertito la sua presenza.
L’uomo lo osservava nella penombra, i suoi capelli scuri, i suoi grandi occhi di tenebra. Più lo conosceva più Iris avvertiva delle similitudini con Ras. Simile eppure immensamente diverso al tempo stesso.
Cercò di ricomporsi, di radunare le idee e come confessare il proprio fallimento, ma quando sollevò lo sguardo sul volto del suo maestro comprese.
Avevano condiviso tutto quella notte, emozioni… Ma anche parole…
Iris avrebbe pensato di sentirsi imbarazzata per avergli mostrato parti così intime del suo essere ma il dolore offuscava ogni atra emozione.
Rapido e senza far alcun rumore, come un spettro senza corpo, Morvan azzerò la distanza tra loro e la abbracciò.
“Non sentirti in colpa… Era solo una flebile speranza… Troppo facile da infrangere… Grazie di avermela donata. Anche se per poco… Era più di quanto osassi sognare…”
 
Iris avvertì le lacrime scorrere e si strinse a lui, quasi aveva sperato che le mostrasse odio perché lei stessa si odiava. Non era abbastanza forte da ridare la vita a Ras… Nemmeno per dargli un motivo per vivere e nonostante le parole di Morvan nel suo cuore pensava di averlo deluso. Per poco le loro anime si erano fuse e lei aveva sperato di vivere per sempre in quel frammento ma poi Ras aveva spezzato brutalmente l’incanto.
 
Dopo un tempo interminabile, in cui l’uno si era aggrappata all’altra cercando di consolarsi, di sostenersi in quella dolorosa consapevolezza, Morvan si distaccò.
“Mi è giunta notizia, che alla prossima luna si dovrebbe intravedere un’eco della torre di Cadarn… andrò a verificare e…”
Iris osservò con incredulo distacco la spada che l’uomo le porgeva “Ti chiedo di vegliare al posto mio sulla mia città e… sul nostro tesoro”
Lei prese ciò che lui gli porgeva, avrebbe voluto chiedergli di non andare, almeno non da solo, ma tenne le proprie riserve per sé.
Lui le sorrise grato “Mi fido di te, so che preserverai ciò. Che è prezioso” concluse Morvan prima di allontanarsi.
 
 
 
 
Da che Morvan se ne era andato l’autunno pareva essere calata sulla grande città.
Iris temeva in parte di esserne responsabile. Il suo umore non era di certo migliorato.
Si sentiva tradita dal suo stesso cuore, avvertiva ogni giorno la mancanza di Morvan, di volare assieme a lui, di condividere quelle emozioni. Inoltre, per quanto desiderasse recarsi da Ras non ci riusciva.
I giorni si accumulavano, ma di Morvan non vi era giunto notizia.
Iris lo ricercava attraverso il potere del suo drago, aveva volato fino al confine delle terre dell’autunno sperando di intravedere la sagoma oscura di Masah, percepire l’essenza del Cavaliere, ma ogni volta veniva delusa.
 
Non aveva mai smesso di vegliare su Ras, solo che non voleva incontrarlo, nonostante il suo dolore la richiamasse in modo quasi irresistibile.
Aveva promesso di vegliare su di lui e sulla città e non sarebbe mai venuta meno al suo dovere, anche se desiderava ogni giorno salire su Silkhel, superare il confine e mettersi in cerca di Morvan. Un orribile presentimento germogliava in lei.
 
Alla fine, dormiva quasi sempre accanto al suo drago, alle volte si recava nelle stanze di Morvan cercando di tenerle in ordine, come se lui potesse riapparire all’improvviso.
Si occupava anche della tana di Masah e non smetteva mai di osservare il cielo, sempre più timorosa.
 
Una sera si attardò nelle stanze di Morvan, si ritrovò ad essere talmente stanca da quella lotta da desiderare solo stendersi e scordare quanto accaduto.
Si sdraiò nel letto del suo maestro, cercando di avvertire il suo calore, il suo odore, il ricordo di quando lo aveva osservato dormire.
E con quel pensiero in mente si addormentò.
Si ritrovò a viaggiare di nuovo, solo che il mondo che avvertiva sotto il proprio spirito dei sogni non era il mondo che conosceva. Era verde, florido, una rigogliosa estate di cui Iris aveva solo sentito parlare.
Discese inseguendo il suono di una risata e con il cuore in gola si ritrovò davanti a due bambini dai lunghi capelli scuri, perfettamente identici.
Ras e Morvan, in un tempo ormai perduto.
La gioia e quel modo di muoversi. Erano come un unico individuo, senza bisogno di parlare si comprendevano. Era dolce e doloroso al tempo stesso, perché sapeva quale destino si sarebbe profilato dinanzi a loro. Un’insormontabile distanza ricolma di dolore. E poi li vide, lei alta bianca e oscura al tempo stesso. Una sagoma altissima che gravava sui bambini, la riconobbe subito, come anche la cupidigia dei suoi desideri. La stessa che aveva avvertito mentre ghermiva rapace il corpo di Morvan.
E poi lui… Sarastro… l’essere che riconosceva come l’abile e crudele consigliere del Re di Cadarn. Ma appariva solare e splendente eppure… Il suo sguardo, posato sul piccolo Ras tradiva la stessa bramosia di Astrifiammante.
 
Iris si svegliò ricolma di nausea, come potevano quelle creature agire con tale crudeltà con i propri figli. Usarli, nutrendosi della loro essenza, come?
 
Ma ogni pensiero venne spazzato via.
Un grido le squarciò la mente.
Silkhel la indirizzò in un attimo nella stanza di Ras.
Trovò l’uomo a terra, ai piedi del letto.
Iris si precipitò da lui mentre le grida della sua mente sofferente gli straziavano la testa.
Ras si aggrappò a lei ansimando “Morva… Lui…” gemette con voce tremante “Lui è caduto tra le ombre… Era un’imboscata… E adesso l’ho perso… L’ho perduto…”
 
 
 
 
 
286 Day 14 WritOber 2022 – Prompt – diverso (14/10/2022)




 

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Capitolo 15
*** 14. Ritorno da Te ***




14. Ritorno da Te

 
 
 
 
 
Si sollevò per poi ricadere di nuovo dolorosamente a terra. Ras imprecò e scacciò il pensiero di Iris.
Doveva impedire all’impetuosa ragazza di lasciare la città senza magi, al gelo. Salvare suo fratello… Non poteva restare chiuso in quella torre, non di nuovo.
Confidava che il saggio Silkhel la trattenesse ancora un po’… Giusto il tempo che lui trovasse la strada, a costo di strisciare e precipitare di nuovo… Da solo, verso l’ombra.
 
Una mano gelida scivolò lungo il suo collo.
“Cosa abbiamo qua… Un bimbo smarrito…”
Ras cercò di ribellarsi alla presa, ma quelle braccia viscide lo avvolsero come una serpe.
Comprese dove quell’essere lo stesse conducendo quando le lenzuola del suo letto lo ricoprirono.
Le spire dello strisciante si avvilupparono attorno al suo corpo, si insinuarono in lui soffocando ogni parola, congelando ogni respiro.
Poi rapido come si era serrata la stretta si allentò, lasciando in Ras una devastante nausea che lo portò a tossire, piegarsi su un fianco e rimettere.
Scosso da fremiti cercò di rigettare quella viscida sostanza lasciata dallo Strisciante in quell’indesiderato contatto.
 
Sarastro gli carezzò la schiena con fare possessivo, era tempo che non cercava di lasciare così in profondo… Non ne aveva mai fatto parola a nessuno, ammettere quanto fosse obbligato a concedere a quell’essere avrebbe sbriciolato e consumato ogni residuo del suo orgoglio.
Era stanco di essere visto come una creatura debole, anche se il ricordo si stava sgretolando, rammentava quanto fosse stato forte come cavaliere.
Ricordo che si andava incrinando ogni volta che lo strisciante in forma bestiale sceglieva di violarlo, marchiarlo. Ogni volta era un passo verso la totale sottomissione.
 
Sarastro si chinò sulla sua preda “Sento… Avverto il flebile respiro di Morvan… Gli ultimi battiti prima della fine… e con lui la sua Masah… Mi ero ripromesso di attendere ma…” sussurrò premendo sul corpo dell’altro “Ma non posso… Tu esisti, per me…” concluse avvolgendolo nuovamente.
 
 
 
Iris cadde rovinosamente a terra e imprecò furente, Silkhel si rifiutava di acconsentire al suo desiderio e, per quanto comprendesse le ragioni inattaccabili del drago non voleva a ascoltare ragioni.
Da quando Ras le aveva gridato in faccia della caduta di Morvan non aveva smesso di tentare di raggiungerlo. Al diavolo le promesse fatte, stava morendo da solo, al freddo per quanto ne sapeva lei e non lo avrebbe permesso.
“Devo andare da lui, da Masah… Non possiamo abbandonarli!” urlò contro la colossale bestia tentando di salirgli in groppa ancora una volta. Lui senza troppi problemi se la scosse di dosso.
Iris ruggì mentre ardenti lacrime scorrevano lungo le sue guance sporche di terra.
“Lo so, gli ho promesso di vegliare su di loro… Su questa maledetta città che si nutre da fin troppo della sua energia senza mostrargli il minimo affetto e Ras…”
 
Le parole le morirono in gola, le emozioni si mescolavano fin troppo se pensava a Ras perché tanto quanto era certa di amarlo lo odiava e lo incolpava di quanto accaduto. E incolpava anche se stessa.
Se solo non avessero tolto ogni speranza a Morvan prima di partire forse non sarebbe caduto?
Non poteva saperlo eppure quel dubbio le tormentava la mente.
“Non posso perderlo…” sussurrò premendo con forza le mani sugli occhi, cercando di arginare le lacrime che scorrevano rapide.
Non sapeva esattamente a chi esattamente si rivolgesse, se a Ras o a Morvan… oppure ad entrambi.
Non aveva mai raccontato a Morvan di quando aveva deciso di donargli la sua devozione eterna e forse non avrebbe mai avuto occasione, si sarebbe spenso nell’ombra smarrito nel gelido dolore.
 
“Iris…”
Una flebile voce la riagguantò dai suoi incubi, incredula la ragazza sollevò lo sguardo.
Ras, pallido come la morte, i grandi occhi scuri sgranati, la osservavano.
Avanzò con passo incerto ma prima che potesse crollare a terra Iris si era precipitata da lui e lo aveva stretto a sé.
“Come…” farfugliò incredula. Gli carezzò la nuca e assaporò il suo profumo, l’odio si sgretolava dinanzi all’amore che quel contatto rievocava.
“Come…” ripeté cercando di radunare le parole.
Ras si distaccò e solo allora Iris lo avvertì, su di lui segni di lividi, morsi e graffi. Sangue secco dal naso e una nota stonata in un’energia familiare.
Ras scosse la testa, una silenziosa richiesta di tacere.
“Ho compreso la verità che era sempre stata posta davanti ai miei occhi, la prigione, la torre chiusa, il prezzo di sangue… Ogni cosa era legata alla mia volontà di precludermi il mondo esterno, come ho compreso l’urgenza di uscirne la porta è scomparsa…”
Mentre parlava Ras rammentò come lo aveva compreso, avviluppato tra le spire bramose di Sarastro.
Si trasformava in quello che gli altri volevano, senza mai essere quello che davvero desiderava.
Lo Strisciante lo aveva lasciato solo una volta tratto l’ultimo grammo di piacere dal suo giocattolo, gli aveva sussurrato che presto sarebbe tornato, per festeggiare l’inizio di una nuova era, la fine dei draghi e il trionfo della sua specie.
Era rimasto a lungo a riflettere su quelle cupe parole ma poi il richiamo di Masah lo aveva spronato.
Per la prima volta con ardente e disperata determinazione aveva desiderato lasciare quella torre e una volta giunta davanti al muro di pietra che celava l’ingresso vide la verità. La porta era sempre stata là… Era sempre stata la sua volontà a celarla alla vista, comprese anche la crudeltà dell’illusione di Sarastro. Era stato il suo rifiuto a richiedere a Morvan un pagamento di sangue e obbligarlo a ferirsi a indebolirsi per poterlo raggiungere. Doveva solo desiderare di aprirla e l’illusione sarebbe andato in frammenti.
 
 
Il silenzio venne divorato da un ruggito e prima che Iris potesse fare qualsiasi cosa Ras si pose davanti a lei mentre Masah atterrava furente nell’arena.
Iris si soprese della forza che Ras mostrava per trattenerla dietro di lui, malgrado tremasse per lo sforzo non cedeva.
Osservò il drago con cipiglio deciso, si voltò verso la ragazza e con voce tenue la supplicò di non muoversi.
 
Iris dovette far appello alla sua volontà per non trattenerlo, lo osservò muoversi incerto verso la colossale bestia.
Masah era furiosa e Iris si chiese se avrebbe mai potuto uccidere Ras, perché era palese che incolpasse lui di quanto accaduto al suo cavaliere.
 
Ras raggiunse il drago e protese la mano verso di lui “Non puoi odiarmi più di quanto faccia io stesso… Solo ora che rischio di perderlo comprendo quanto abbia sacrificato per me… Non deve morire per la mia stupidità e sai… che solo io posso ritrovarlo… Sono nato poco dopo di lui, la sua mano stringeva il mio piede e non ha mai lasciato la presa… Persino ora, in questi suoi ultimi respiri il legame persiste…”
Masah avvicinò il suo muso e piantò i suoi occhi sull’essere smunto che a malapena si reggeva in piedi davanti a lui.
“Ti giuro che lo ritroverò… A qualsiasi costo… Ma posso farlo solamente con te…”
 
Masah sbuffò in un chiaro assenso, si chinò più che poté per consentire all’altro di salire e senza dare tempo a Iris di dire nulla puntò verso il cielo e volò via.
Iris si accasciò a terra, non poteva che attendere… O li avrebbe rivisti assieme… o li avrebbe perduti per sempre, Silkhel non avrebbe permesso di fare altro.
Si rialzò da terra come uno spettro e senza degnare il suo drago di uno sguardo lasciò l’arena.
 
Ritrovò le proprie stanze buie e fredde, era tanto che non vi rientrava.
Non si sorprese di trovarvi Pilthyl, anzi si sentì in colpa di aver ignorato tanto l’amica.
L’altra gli sorrise e incrociò le braccia “Finalmente, mentre giocavi in cielo ho reso la tua stanza un alloggio dalla tana che era…”
Iris le sorrise triste, volare… avrebbe dato tutto pur di volare verso Morvan, ma non poteva, così si diresse al suo letto e si lasciò cadere con un tonfo.
 
L’amica le sedette vicino.
“Ricordi quando l’ho visto per la prima volta?”
Pilthyl annuì “Sì mi hai raccontato di quando siete migrati verso la città dalle gelide periferie… Il Cavaliere Oscuro ti ha salvato, ha lottato per aiutare la tua famiglia… E per quel sacrificio…” Pilthyl si sfiorò la spalla. Iris ripensò al corpo del suo maestro, l’aveva intravista una volta, la cicatrice che si era procurato quel giorno, la sua famiglia era stata portata via dagli striscianti ma Morvan aveva messo a rischio tutto pur di cercare di liberare loro il cammino. Lei gli doveva la vita e da quel momento gliel’aveva donata. E adesso era bloccata da una promessa che le impediva di corrergli in soccorso.
 
“Ricordi quando ti sei svegliata in ospedale quel giorno?”
Iris impiegò del tempo a comprendere la domanda dell’amica.
Poi rammentò il giorno in cui si era svegliata confusa dopo quella strana visione, dopo il suo primo incontro con Silkhel.
Pilthyl le porse un foglietto e Iris lo riconobbe, era quello che si era ritrovato in mano al suo risveglio, Pilthyl lo aveva conservato tutto quel tempo?
 
Ripensò al ragazzo che in sogno glielo aveva passato, aveva lineamenti familiari e occhi molto particolari.
“Era un po’ che volevo restituirtelo ma non ne ho mai avuto l’occasione” le disse Pilthyl.
Iris dischiuse quel foglietto appallottolato e ne lesse il contenuto, il suo cuore le si bloccò in petto e poi ripartì rullando come un tamburo.
Quello era il miracolo che attendeva.
 
 
 
 
 
 
287 Day 15 WritOber 2022 – Prompt – “con te” (15/10/2022)

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Capitolo 16
*** 15. il Gelo Dentro ***




15. il Gelo Dentro

 
 
 
 
 
Morvan stava volando, Iris cercò di invocarlo… Era forse il passato che le si poneva dinanzi agli occhi?
Volava assieme a Masah e Iris lo aveva visto calare su di lui, un colossale Strisciante alato. Pallido, un gigantesco e mostruoso verme. L’essere si era avvolto attorno al cupo corpo di Masah.
Iris urlò, nel vano tentativo di aiutare il Cavaliere ma poté solo osservare inerme Morvan che per liberare dalla presa la creatura veniva avvolto dalle spire dello Strisciante.
“Vattene…” Urlò Morvan alla compagna “Vola da Ras, legati a lui… salvatevi entrambi…”
Gli aculei dell’enorme strisciante penetrarono la sua armatura strappandogli un urlo.
Il drago ruggì e nel suo sguardo Iris lesse tutto il suo dolore.
“Vai…” gli urlò un’ultima volta Morvan, poi il cavaliere chiuse gli occhi abbandonandosi al suo destino.
L’essere affondò ancora dilaniandolo ma poi lo lasciò andare e il corpo privo di sensi
Il ruggito di Masah si fuse con il grido di Iris e la ragazza si svegliò, ritrovandosi madida di sudore ed ansimante nel letto di Morvan.
 
Si lasciò ricadere tentando di rallentare il battito del suo cuore e placare la sua ansia.
Era tornata nelle sue stanze tentando d’avvertire il legame con i due fratelli, di percepire un segno, un sussurro del loro destino. Ma alla fine aveva trovato solo incubi.
Si allungò e afferrò il foglio che Pilthyl gli aveva restituito.
Aveva ripensato a quella strana visione.
Ripensandoci quel ragazzo somigliava così tanto ai due fratelli, se non fosse stato per quell’occhio color di bosco avrebbe creduto di essere entrata in contatto con uno dei due da giovani, forse Ras?
Ma più guardava quel foglio più si convinceva che fosse impossibile.
 
Carezzò con tenerezza i segni scritti su quel foglio, era la sola speranza di salvarlo… Ma Ras avrebbe accettato? Quando gli aveva solo chiesto di concedergli l’oblio?
 
“Dovevo immaginare che ti avrei trovato qua”
Pilthyl le si avvicinò sedendole accanto su quel cupo giaciglio.
Rimasero in silenzio mentre Iris stringeva al petto quel piccolo frammento di speranza iscritto su carta, un oggetto che era apparso nella sua mano da un luogo oltre la ragione.
 
“Davvero faresti questo? Sacrificheresti la metà della tua vita per qualcuno che, molto probabilmente non lo merita e non lo desidera?”
Iris si riscosse, il suo sguardo dardeggiò sull’amica che vacillò.
“Lo sguardo dei draghi… Non pensavo che lo avrei mai visto in te…
“Di certo proverò… ma non gli potrei mai imporre questa scelta…” deglutì e si alzò dal letto, doveva allontanarsi dall’odore che le riportava alla mente il suo maestro, quelle parole alle sue orecchie erano come un tradimento della sua promessa. Anche lei voleva proteggere Ras, ma quando lo aveva visto salire in groppa a Masah nonostante tutto, aveva compreso. Non avrebbe fiaccato ulteriormente il suo spirito.
 
“Alla fine posso solo attendere e sperare che entrambi ritornino…”
 
Il silenzio calò nuovamente tra le due finché Pilthyl non si sollevò prendendole la mano. “Vorrei alleviare le tue angosce, credo sia il momento che tu veda e che conosca la vera me…”
 
 
Iris si lasciò guidare, sorprendendosi di vederla attraversare ogni soglia senza difficoltà. Raggiunsero l’interno le sale interne dl Castello reale, Iris non aveva mai visto quella parte, neanche assieme a Morvan.
“Qua solo i Reali possono passare…”
Pilthyl le rivolse un sorriso colpevole.
Credo di non essere stata del tutto sincera con te… Anche se ti ho sempre ritenuto la mia più cara amica, non potevo rivelarti la verità…”
Detto questo la ragazza si appoggiò a una porta quasi invisibile e fece cenno ad Iris di entrare.
 
La stanza che le si aprì davanti era ampia, grigia e avvolta da un innaturale gelo.
Un brivido corse lungo la schiena di Iris, un poter che ben ricordava, sin da quella prima volta che aveva varcato le mura, ma non solo. Quella sensazione si allontanava nel passato, la prima volta che aveva affrontato un viaggio in quel mondo cristallizzato nel tempo… il potere degli Striscianti.
 
Il panico la attanagliò nel momento in cui tentò di raggiungere il potere di Silkhel scoprendosi bloccata.
“Non cercare di richiamare a te l’antico, non può sentirti… Qua il potere degli striscianti è penetrato a fondo, intrisa nella pietra stessa…”
Iris si allontanò dall’amica, rifiutandosi di credere alle proprie orecchie, avanzò nell’ampio spazio, riconobbe la sala del trono.
L’aveva intravista da piccola, quando ancora viveva oltre le mura.
 
Quel luogo non poteva essere più diverso ora che era corrotto dal gelido potere degli striscianti. Infine, li vide, dei regnanti non restavano che gelidi cadaveri.
Dovevano essere morti da molto tempo… Forse proprio quando era caduto Ras, quando lo strisciante alato era emerso dalle profondità della terra, quando la Torre aveva sigillato le sue porte condannando Cadarn alla fine nel gelo.
 
Dietro allo scranno dei defunti reggenti ci era appeso un arazzo, in esso i due Re apparivano ancora vivi, con i loro pallidi capelli slavati e al loro fianco una figura che Iris conosceva fin troppo bene… Pilthyl.
 
L’altra gli si avvicinò con passo fiero “Sono così felice di poterti finalmente dire il mio nome, ora che l’era dei draghi sta per giungere al termine e un nuovo regno sta per sorgere… Libero dalla magia, dalla morte stessa… Quindi ti supplico…” proseguì avanzando verso il cavaliere di Drago che tentava di allontanarsi da lei.
“Ti supplico abbandona il tuo proposito, lascia che Morvan e Ras al loro destino…  Sono mero cibo per entità più potenti di me e te… Ci concederanno questo posto e tu e io potremo regnare su Cadarn… assieme…”
 
Iris inorridì mentre la consapevolezza emergeva nella sua mente… aveva visto senza comprendere.
Astrifiammante che ghermiva Morvan, quel bacio quel morso di rabbia.
I segni sul corpo di Ras, che invano aveva cercato di nascondere, lo strisciante che lo aveva rinchiuso…
Sarastro… Gli antichi dei avevano creato i propri figli per poi divorarli, erano solo una mera fonte di potere.
“Pilthyl…” sussurrò Iris cercando di riportare l’amica alla ragione.
 
L’altra rise “Per quanto adori il nome che mi sono scelta per nascondermi ai miei nemici ora che sono lontani posso dirti finalmente il mio vero nome… Io sono Querzius, l’ultima discendete dei sovrani di Cadarn e Regina degli striscianti e delle terre dei non vivi. Ammira…” concluse indicandole le grandi vetrate che davano uno scorcio sul mondo cristallizzato oltre le mura. “Là oltre l’orizzonte il nostro nuovo mondo sarà teatro dell’ultima lotta, là dove i tuoi cari cavalieri cadranno un’ultima volta!”
 
 
 
 
288 Day 16 WritOber 2022 – Prompt – teatro (16/10/2022)

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Capitolo 17
*** 16. Sotto un ghiaccio sottile ***


 

 

16. Sotto un ghiaccio sottile
 
 
 
 
 

Uscire e affrontare la tempesta era stata una scelta davvero stupida, questo Lirielo aveva compreso quando si era ritrovato bloccato in quella gola a causa della valanga.
Il guaritore si strinse nella sua pelliccia ricoperta di brina.
Non vi era mai molto calore nei lontani avamposti, dove la magia del drago non arrivava facilmente. Lirielo ricercò il ciondolo che aveva avvolto attorno al polso.
Il simbolo dell’eclisse che gli aveva donato lui, si illudeva che potesse mandargli calore. Cercò di nuovo le sue certezze, tutti i suoi compagni gli avevano detto che la sua era pura follia, inseguire una visione? Il delirio di un folle.
Non aveva sue notizie da così tanto e poi gli era giunto quel sogno.
Il corpo del Cavaliere Oscuro dilaniato a morte, immerso nel proprio sangue cadeva come una cometa nel cielo. Non aveva scelta doveva correre in suo soccorso perché ben conosceva i suoi sogni, visioni… profezie. Doveva, non importava che Morvan gli avesse intimato di stargli lontano, Lirielo non lo avrebbe lasciato sparire nelle tenebre da solo.
 
All’improvviso la notte era stata spazzata via da un calore accecante, un calore sbagliato innaturale. Fuoco di drago.
 
Quando la luce si attenuò sollevò lo sguardo e allora vide le colossali figure aggrovigliate e il piccolo cavaliere stretto tra le due bestie.
Il ruggito del drago fu sopraffatto da un verso acuto e stridulo. Lirielo rabbrividì.
Spire pallide, un perlaceo corpo pallido, viscido. Mai in vita sua aveva visto uno strisciante tanto grande o alato.
Con orrore vide l’essere affondare artigli, zanne, aculei delle sue spire nel corpo del drago, scaturendo fiammeggianti spruzzate di sangue.
 
La piccola figura del cavaliere allora era balzato sull’avversario brandendo la sua spada e affondandola del flaccido corpo dello strisciante.
 
La gioia di Lirielo per aver riconosciuto quella piccola sagoma si tramutò rapidamente in panico quando vide le spire stringerlo e avvolgerlo lasciando il drago.
 
Riconobbe il ruggito di rabbia di Masah, mentre riluttante si allontanava dal cavaliere.
 
“No, non lo lasciare!”
Le parole gli uscirono da se, lacerandogli la gola.
Lirielo credette che quel mondo cristallizzato avesse iniziato a sbriciolarsi mentre vedeva la piccola figura di Morvan scivolare vero l’abisso mentre le spire dello Strisciante lo liberavano.
Doveva aver invocato il suo nome correndo mosso da una cieca disperazione verso di lui. Che speranza aveva di afferrarlo? Non gli importava che la sua piccola magia di guarigione non avesse la potenza per rallentare la caduta dell’altro, avrebbe tentato a costo di finire assieme a lui.
 
Lo strisciante gridò il suo trionfo spalancando le ali, Lirielo credete che il suo cuore stesse per fermarsi quando un lampo di luce dalla luna lo colpì rendendo quella gola ghiacciata una stella di pura luce lunare.
Lirielo si coprì gli occhi temendo il peggio.
In lontananza lo strisciante gridava atterrito e in un rombo di tuono si allontanò.
 
Poi quel bagliore rapido come era arrivato scomparve.
 
Lirielo impiegò del tempo per riprendersi e recuperare la vista, ma non per questo si fermò. Voleva trovare Morvan, doveva avanzare.
Lentamente il pallore della gola riemerse da quella marea incolore che le si era parata davanti. Morvan era là, una macchia oscura in quel gelido candore.
 
Lirielo corse, inciampò e si rialzò ignorando il dolore.
Non si fermò finché non si trovò accanto al corpo del Cavaliere.
Non riuscì a trovare le parole mentre osservava quello scempio.
Sangue ovunque che macchiava quel gelido candore, respirava a malapena.
Lirielo si chinò e gli prese il volto tra le mani, riusciva a malapena ad avvertire la vita in lui. Come ad inseguire il calore Morvan aprì gli occhi e non sembrò sorpreso di vederlo. Un sorriso gli si delineò sul volto “Sapevo che lo avresti visto e nonostante tutto quello che ho fatto… sei… Sei venuto da me…”
 
A Lirielo scappò una risata amara “Non importa quanto tu dica, i miei sentimenti non sono mai cambiati e mai cambieranno… Verrò sempre da te… Finché questo mortale involucro non sarà più freddo del nostro stesso mondo…”
 
 
Riportarlo con sé all’avamposto non fu affatto facile per Lirielo, le ferite di Morvan si ostinavano a sanguinare, nonostante il sangue gli si gelasse lungo la pelle.
Oltretutto Morvan alternava momenti di coscienza a stati di torpore assoluto, ricchi di deliri.
Ripeteva farfugliando quelle che dovevano esser state le sue ultime parole dette al drago. “Ti prego Masah… va da lui… Proteggi Ras… Legati a lui… Dovete sopravvivere…”
 
Ras, Lirielo aveva solo sentito parlare del gemello di Morvan dal Cavaliere Oscuro stesso ma non lo aveva molto in simpatia.
La prima volta che le loro strade si erano intrecciate Morvan si era ferito, proprio come quell’infausto giorno le sue premonizioni lo avevano avvertito che il Cavaliere Oscuro avrebbe avuto bisogno dei suoi servigi. Ma nessun sogno lo avrebbe mai preparato a quello che era seguito, al legame che curandolo aveva intrecciato con lui, al profondo affetto che aveva sentito germogliare nel suo cuore.
Ben presto aveva compreso come ogni cicatrice sul suo corpo erano il pegno che aveva dovuto pagare a causa di Ras. Quel fratello agonizzante e ingrato a cui Morvan donava tutto se stesso.
Era colpa sua anche quella caduta?
Le risposte di Lirielo non potevano certo giungere da Morvan.
 
I suoi compagni, anche se incerti emersero dall’interno dell’avamposto, dovevano aver avvertito la sua presenza.
Lo aiutarono a deporre Morvan in un letto e a rimuovere le sue vesti inzuppate di sangue e coaguli. Lirielo fu loro grato, aveva bisogno di tutta la forza dell’ordine per curare quel corpo agonizzante, era più pallido della neve che li avvolgeva.
“Le ferite sono troppo profonde, non riusciremo mai a guarirlo del tutto… Potremo solo rallentarne la fine…”
Lirielo deglutì “Faremo tutto quello che in nostro potere… Stiamo parlando di un cavaliere di drago, dalla cui magia dipende la salvezza del nostro intero mondo…”
E se morirà, vivere in un mondo privo del suo spirito non sarà più di mio interesse…
 
 
“A che serve il mio dono se non riesco a salvarti…” sussurrò al dormiente corpo di Morvan avvolto dalle bende pulite. I compagni li avevano lasciati soli, non senza precludersi sguardi di disappunto.
Sapevano e disprezzavano le sue emozioni, anche loro come molti erano ben consapevoli di quanto il potere del Cavaliere fosse indispensabile per la salvezza di Cadarn, al tempo stesso lo temevano e disprezzavano. Troppo lontano dalla loro mortale comprensione.
“Tutto questo è sbagliato… Non puoi morire così… Non dopo tutto quello che hai sacrificato… Perché stai lasciando la presa sul nostro mondo? È per via dell’altro cavaliere? Vuoi dunque lasciarla da sola? Pensi di potertene andare così?”
Le domande di Lirielo si infransero contro il ruggito che giunse dall’esterno.
Il guaritore avvertì il caos oltre la porta chiusa della stanza.
Che Masah fosse tornata per Morvan contravvenendo ai suoi ordini?
 
Lirielo attese stringendo la mano del Cavaliere e finalmente la porta si aprì e il Guaritore si sorprese ad osservare un uomo alto, avvolto da vesti leggere e logore intrise di sangue. Pallido ed emaciato, la cosa che maggiormente colpì Lirielo furono i suoi occhi, immensi pozzi scuri così similia quelli di Morvan. Quello doveva di certo essere Ras… Era quindi emerso dal suo sepolcro?
Osservò il fratello di Morvan avanzare traballante, come se ogni movimento gli causasse dolore. Infine, crollò al capezzale del Cavaliere e con lunghe e pallide dita tremanti prendere la mano dell’altro per portarsela al cuore.
“Torna alla vita Morvan… Mi rifiuto di prendere il tuo posto… Ero io quello destinato alla morte non tu…”
 
Gli occhi di Morvan lentamente si dischiusero e si piantarono increduli sul cero volto del fratello. “Ras?”
La voce del cavaliere era a malapena percepibile, un sussurro fragile e spezzato.
Ras chiuse gli occhi stringendosi attorno alla mano del fratello, Lirielo si sentiva in colpa di assistere a quel momento così intimo. Malgrado non provasse simpatia per lui ora che ce lo aveva davanti non riusciva a non provare pena per quella creatura ferita.
“Mi dispiace, è colpa mia… Il sangue che hai dovuto sacrificare… tutto il dolore… io… Ho lasciato che l’inganno di Sarastro ti colpisse… Non ho mani desiderato che ti accadesse questo…”
Morvan si sollevò a fatica, una nuova forza splendeva nei suoi occhi.
Che suo fratello avesse trovato la forza e il desiderio di vivere?
“Morvan… lo capisci? Devi lasciarmi andare… Questa caduta ne è il lampante motivo… Il mondo ha bisogno di te, Iris anche… Devi smettere di immolarti per me… Non puoi obbligarmi a vivere… Finiremmo per morire entrambi lo comprendi?”
 
La luce che Lirielo aveva visto accendersi negli occhi del Cavalier scemò e si spense, al tempo stesso nel cuore del guaritore si riaccese l’astio nei confronti di Ras.
Come poteva non comprendere quanto le sue parole vanificavano ogni suo tentativo di guarire il corpo di Morvan se Ras lo feriva mortalmente nello spirito?
 
Per tutta risposta Morvan si lasciò cadere sul letto e la sua mano scivolò dalla presa di Ras il quale cercò di farfugliare una supplica ma in quel momento la porta si spalancò e uno dei compagni di Lirielo entrò ansimando nella stanza.
“La città è caduta… Gli striscianti hanno aperto un varco nelle mura!”
 
 
 
 
 
289 Day 17 WritOber 2022 – Prompt – sbagliato (17/10/2022)

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Capitolo 18
*** 17. Nati Sotto Un Diverso Cielo ***




17. Nati Sotto Un Diverso Cielo




 
 
La città sembrava avvolta in un sonno innaturale, Pilthyl si trovò a sorprendersi di provare disagio. Eppure, tutto stava andando come sperava.
“Avverto la tua insoddisfazione piccola regina”
Pilthyl non si voltò nemmeno per osservare lo Strisciante.
Aveva rivelato la sua identità ad Iris, le aveva detto il suo vero nome eppure, non lo sentiva più suo, così aveva scelto di abbandonarlo.
 
Non era più da tempo quella ragazza, l’aveva uccisa assieme ai suoi genitori quel giorno. Era così piccola quando si era issata sul trono per tagliare le loro gole eppure, in quel momento aveva pensato di non esser mai stata più grande.
“Non senti la mancanza del silenzio? Ora che la tua mente è affollata dai pensieri dell’alveare, la psiche a sciame che è confluita in te quando hai accolto il Re degli Striscianti nel tuo corpo?”
 
 
Sarastro si sedette sul balcone accanto alla ragazza, la pallida luce delle stelle si rispecchiava nei suoi capelli argentei.
 
Pilthyl non lo guardò e attese in silenzio la sua risposta che non tardò a giungere.
“Qualsiasi sacrificio varrà il premio… Lui sarà mio per sempre, potrò nutrirmi del suo potere, del suo corpo… Del suo spirito… Per questo è nato… Per scagliare Astrifiammante giù dalla sua torre maledetta…”
 
Pilthyl deglutì, già… Per questo aveva accettato di unirsi al Re degli Striscianti, per uccidere il drago di Ras e avviluppare il Cavaliere di drago tra le sue spire.
Pilthyl avvertì il disgusto affiorare in lei, Ras e Morvan, la carne della sua carne… che quell’essere immortale aveva generato assieme alla Strega di tutte le notti…
I suoi figli… E lui ne parlava con ferocia e bramosia.
“Morvan morirà presto e Ras non avrà altro riparo da me…”
 
Pilthyl non comprendeva cosa accendesse il suo disagio, non le importava di loro eppure…
 
Iris…
 
Era la mente di Iris a donarle quelle sensazioni, con stizza le ricacciò nel profondo.
Aveva scelto loro, non lei… Pilthyl le aveva offerto il mondo e Iris aveva scelto di sprofondare assieme ai due cavalieri di drago.
Bene, avrebbe osservato il loro dolore prima di gettarli in pasto a Sarastro.


 
290 Day 18 WritOber 2022 – Prompt – stelle (18/10/2022)

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Capitolo 19
*** 18. Senza Speranza ***




18. Senza Speranza

 
 
 
 
 
Ras stringeva ancora la missiva lasciatagli dal compagno di Lirielo quando delle spire d’ombra lo afferrarono. Invano invocò il fratello. Anche se Morvan cercò di afferrarlo Ras svanì risucchiato nella voragine che si era appena aperta sotto i suoi piedi, lasciando solo un gelido silenzio.
 
Morvan si accasciò fremendo di rabbia.
Lirielo cercò di scrutare oltre il baratro ma il Cavaliero lo bloccò “Non indugiare nell’ombra, attraverso i suoi servi il grande essere, lo Strisciante alato potrebbe ancora colpire… La loro mente è come un alveare… Una coscienza collettiva, come un immenso corpo fatto di una miriade di colossali e disgustosi vermi…”
 
Morvan mise tutto il suo disprezzo in quelle parole per questo Lirielo non osò obbiettare. Ma poi con orrore lo vide afferrare il mantello, intriso del suo stesso sangue.
 
Il Cavaliere avanzò con passo incerto ma determinato finché non raggiunse il fianco del suo drago.
 
Masah ringhiò esprimendo il proprio disappunto e Lirielo corse al fianco di Morvan.
“Non puoi andare… Le ferite non stanno guarendo… Nonostante tutta la tua magia…
Anche se Masah è tornata al tuo fianco, rischierai di soccombere… Ti prego, non sarai di alcun aiuto da morto…” gemette Lirielo con voce spezzata.
Morvan appoggiò la fronte alla spalla dell’altro e per un attimo un sorriso si delineò sul suo volto, cereo come quello del fratello.
 
“Cosa ho mai fatto per meritare queste parole… per meritare te… Non so… Malgrado tutto ho fallito di nuovo e ti ho messo in pericolo…” sussurrò passando il braccio dietro la schiena del guaritore, carezzandogli la nuca.
“Io ti a…”
 
Lirielo non riuscì a completare la frase perché le labbra di Morvan catturarono le sue parole baciandolo “Non dovevo eppure… dopo tutto questo tempo… Ci sono caduto di nuovo… Ti amo Lirielo, ma non ne gioire… Questo sentimento sarà la tomba se non mi lascerai andare…”
 
Ma Lirielo sollevò lo sguardo deciso. “Non mi interessa perché tu creda di essere destinato a vivere senza affetto, ma io non ti lascerò andare… Ora più che mai… Anzi mi rammarico di averti consentito di allontanarmi… Ma non stavolta…”
 
Morvan avrebbe voluto scostarlo ma le forze vennero meno e se non fosse stato per la salda presa di Lirielo sarebbe crollato a terra.
Masah ruggì furiosa e Morvan sorrise ammettendo la sconfitta.
“Devo raggiungere Ras… Il suo corpo si sta indebolendo rapidamente e lui… Quel maledetto… Sarastro non aspettava altro che questo per attrarlo a sé… Nutrirsi del suo corpo, della sua anima…Non posso permetterglielo…”
 
Lirielo rinnovò la stretta “Dimmi cosa devo fare, dove dobbiamo andare e io non mancherò… Sarò al tuo fianco”
Morvan si arrese a quella stretta e gli concesse di aiutarlo a salire in sella a Masah e accolse il suo abbraccio, persino il drago gorgogliò soddisfatto di quella vittoria, strappando al Cavaliere un sornione “Smettila di gongolare…” e fu quasi certo che il drago avesse riso, a modo suo.
 
Le braccia del guaritore lo avvolsero sorreggendolo. Morvan avvertiva il timore dell’altro e gli fu particolarmente grato dello sforzo che mostrava per stargli accanto.
“Dove credi che lo abbia parlato?”
Morvan deglutì “Sicuramente là dove è iniziato tutto, dal luogo da cui sono strisciati fuori quelle abominevoli creature, dove si aprì la breccia a causa della sua arroganza… Il Castello abbandonato di Sarastro…”
 
 
 
 
 
291 Day 19 WritOber 2022 – Prompt – castello (19/10/2022)

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Capitolo 20
*** 19. Divoratori ***




19. Divoratori

 
 
 
 
 
Qualcuno lo stava chiamando, ma quelle spire lo stringevano, gli aculei penetravano dolorosamente nella carne.
A Ras scappò una risata amara, dopo aver passato così tanto a desiderare la morte, adesso ne aveva paura.
Quella sensazione di venir lentamente divorato lo nauseava…
In fondo era quello che si meritava… Costretto a nutrirsi del sangue di Morvan suo malgrado… Adesso ridotto a un misero pasto per quelle creature immonde…
O meglio… cibo per Sarastro, la mente che tirava le fila di quelle creature, le sue emanazioni, parti di un’unica grande volontà.
 
“Ras!”
 
Il grido lo raggiunse come uno schiaffo, il Cavaliere balzò in piedi.
Era stata la voce di Morvan a destarlo, tentava di raggiungerlo?
Si guardò attorno ansimante e con orrore comprese dove gli striscianti lo avevano trascinato, il castello abbandonato di Sarastro.
 
Non era più stato in quel luogo da quando Nykiss lo aveva lasciato… Da quando gli striscianti erano emersi dalla voragine che aveva squarciato, non solo quel mondo ma il mondo di Cadarn stesso.
Lo stesso dove Morvan aveva supplicato invano la loro madre di concedergli benevolenza.
 
“Ras!”
 
L’uomo sussultò, stavolta la voce non era un eco lontano che proveniva dal profondo del suo cuore, ma in quel tono familiare avvertiva una nota stonata.
 
Iris era in piedi davanti a lui, i suoi occhi color di bosco accesi di una luce innaturale, prive di quel calore che sempre li aveva connessi.
Quegli occhi che tanto ricordavano le gemme della sua Nykiss… La stessa che gli scaldava il cuore… Lo stesso legame la cui mancanza gli rendeva evidente, in modo quasi offensivo la verità…
Ecco perché lo spirito di Iris in sonno riusciva a volare verso la sua inviolabile prigione, ecco perché inaspettatamente una parte di lui aveva iniziato a trovare pace ed ecco perché adesso era certo che quella che si ergeva davanti a lui fosse un’impostora, ma preferì tacere e stare al gioco.
 
La maschera di Iris i mantenne a distanza, come a sottolineare l’ovvietà dell’inganno.
“Non pensavo che l’irresponsabilità del nostro cavaliere potesse causare una tale catastrofe…”
Ras si tastò, ma constatò che il suo corpo non solo si stava rapidamente indebolendo ma fosse sprovvisto di un’arma.
“Almeno è ancora vivo?”
“Ero con lui finché il tuo padrone non mi ha prelevato…” sussurrò Ras incapace di portare ancora avanti quel teatrino degli inganni.
 
La falsa Iris rise e sollevò la maschera, Pilthyl emerse sotto di essa.
“Il nostro padrone… Hai scordato di essere ormai suo? O forse i segni che ha lasciato sul tuo corpo non sono sufficienti?”
 
Ras scostò la maglia, cicatrici, lividi, come poteva dimenticare?
 
“Perché mi hai portato qua?”
E lei dov’è?
 
Non osò porre quella domanda perché esprimerla poteva liberare ogni sua paura, aver perso nuovamente la sua compagna, la sua metà che stupidamente non aveva riconosciuto.
 
Le lunghe pallide dita di Sarastro gli si avvolsero attorno alla gola “Io ti ho voluto qua, ora che finalmente ogni ostacolo è rimosso… Morvan ha i minuti contati e finalmente ho reciso quel legame che ti ancorava alla vita… Nykiss ci ha finalmente lasciato… Sei solo… Sei MIO!”
 
Ras fu certo che il cuore gli si fosse fermato in petto per poi esplodere, ricordandogli dolorosamente di essere ancora vivo…
Non solo, di aver desiderato quasi senza accorgersene, di aver trovato pace nel legame con Iris.
Che avesse voluto vivere assieme a lei? Perché non le aveva detto niente? Perché alla fine l’aveva allontanata dicendole cose orribili? Perché non aveva rivisto gli occhi della sua Nykiss prima di comprendere di averla di nuovo persa?
 
Quasi non avvertì niente mentre le zanne dello Strisciante affondavano alla base del collo, o me mani che giocavano con il suo corpo come se non gli appartenesse più.
Persino il ribrezzo di quella lingua che si insinuava nella ferita era un’eco di una sensazione… Ogni cosa aveva perso di significato… Come un folle si era chiuso in se stesso consentendo alle persone che amava di smarrirsi…
 
 
Morvan… Iris…
Ogni perdita era causa sua, la fine del mondo stesso… Eppure, nulla gli importava più…
 
Pilthyl lo osservava, non vi era alcun trionfo nel suo sguardo o soddisfazione, il dolore in quei profondi occhi blu fu un ulteriore affondo nel suo spirito, strappandogli di dosso la speranza.
Quella confessione era dolorosamente vera, aveva sempre compreso il suo desiderio nei suoi confronti… Lo avrebbe divorato… Lentamente e dolorosamente, assimilando la sua essenza… Perché mai avrebbe dovuto mentire sul resto?
 
Lo Strisciante con quasi inusuale delicatezza lo obbligò a voltare la testa, piantando i suoi occhi morti in quelli smarriti di Ras. “Una cosa credo di doverti… Sono stato io ad aprire il varco attraverso il gelido mondo degli Striscianti, a vendere Cadarn alle loro fauci… Ad attirarti qua proprio per uccidere lei… Per strapparti il cuore… Uccidere chi più amavi era il solo modo per indebolirti tanto da consentirmi di divorarti… In fondo per questo ti ho generato…”
 
 
 
 
 
292 Day 20 WritOber 2022 – Prompt – confessione (20/10/2022)

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Capitolo 21
*** 20. Un Piccolo Fiore Blu ***




20. Un Piccolo Fiore Blu
 

 
 
 
 
Lirielo per poco non cadde dalla sella per riafferrare a tempo Morvan, sentì ogni muscolo tendersi mentre tirava addosso a sé il corpo del Caliere.
Masah tremò e rapidamente iniziò la discesa verso la città che sotto di loro appariva sempre più cupa e fredda.
Il guaritore si premette sul corpo privo si sensi dell’altro pieno di terrore.
All’improvviso aveva urlato, gli occhi gli si erano ribaltati nelle orbite e aveva oscillato pericolosamente verso il baratro.
 
Quando finalmente Masah atterrò nella fossa, un luogo di cui Lirielo aveva solo sentito parlare, la tana dei draghi legati ai cavalieri.
 
Non appena Lirielo smise di tremare riuscì ad allentare la presa e cercò nell’amato segni di vita.
Morvan respirava a malapena, il volto pallido, cereo… Le ferite avevano ripreso a sanguinare inzuppandogli le vesti e il Guaritore temette il peggio.
Con cautela trascinò giù dal drago il corpo dell’amato e si guardò febbrilmente attorno.
Il drago all’improvviso ruggì e gli indicò l’edificio.
Lirielo comprese che gli stesse indicando di entrarvi.
 
“Ras ti prego non farlo… Non puoi arrenderti… Non così…” gemette Morvan con un filo di voce. I suoi occhi si dischiusero.
Si strinse il ventre e tossendo emise una boccata di sangue.
“Mi sta dilaniando… Ti prego fallo smettere…”
Il gelo della sua pelle aveva lasciato il posto a un calore febbrile, era rovente come un tizzone lasciato sui carboni.
Trascinarlo nell’edificio non fu semplice per Lirielo, con Morvan che alternava uno stato di incoscienza ai deliri.
Gemeva con il volto contratto da dolore, invocava il fratello, lo supplicava di combattere.
Lirielo avrebbe voluto chiedergli di smetterla, non aveva mai apprezzato il fratello o pensato che tenesse in qualche modo al fratello, che tanto aveva sacrificato per lui.
 
Lasciò Morvan nel giaciglio di Masah, il drago li aveva seguiti con passo incerto e si era rannicchiata come un micetto accanto al corpo agonizzante del suo Cavaliere.
Lirielo sussurrò ad entrambi che sarebbe tornato e iniziò l’esplorazione.
Doveva pur esserci una qualche area dove conservare dei medicamenti e difatti in un anfratto una stanza scavata nella roccia, ricolma di contenitori di vetro, sembrava la giusta meta.
 
Lirielo identificò diverse erbe, meri palliativi per delle ferite magiche, ma di certo gli avrebbero dato tempo… Per trovare una soluzione… O magari cercare l’altro cavaliere di drago, quella Iris di cui Morvan gli aveva parlato.
Solo la magia di drago poteva dargli una possibilità di sperare, di guarire l’uomo che amava, di strapparlo all’inesorabile addio.
Oltretutto sembrava che anche Masah stesse patendo le stesse sofferenze di Morvan, sarebbe dunque morta assieme al suo Cavaliere? Tanto era forte il loro legame?
 
Quando tornò dai suoi pazienti la risposta fu chiara.
 
Masah avevo avvolta la lunga coda di scaglie attorno al corpo di Morvan, i deliri del cavaliere sembravano aver perso senso.
Il grande drago aveva chiuso gli occhi e respirava sempre più lentamente.
 
Il Guaritore aveva trovato anche degli abiti per Morvan in quegli ambienti, ma chiari.
Dai simboli che vi erano ricamati e dalla polvere comprese che dovessero essere appartenuti a Ras. Rimosse rapidamente i vestiti malridotti di Morvan, le ferite apparivano appena inferte, sanguinati e pulsanti.
Morvan gemette quando l’altro applicò i medicamenti ma non riprese più conoscenza. Lirielo lo ricoprì e scostandogli i capelli dal volto per porgli un panno fresco sulla fronte si chiese quanto tempo avesse ancora, prima che fosse tardi.
Le lacrime gli bruciarono gli occhi “Ti prego… Non è arrivata la tua ora… Non puoi dargliela vinta…”
 
Morvan non parve udirlo, Lirielo si chinò per un bacio delicato “Non mi arrendo…”
 
C’era così tanto spazio in quel luogo, doveva pur esserci qualcosa nel passato dei cavalieri di drago che potesse salvare Morvan.
 
Avanzò bramoso e infine il suo sguardo si posò su uno scintillio color lapislazzuli.
I suoi piedi si mossero prima dei suoi pensieri e poco dopo il Guaritore si ritrovò inginocchiato davanti a un oggetto curioso, poggiato nella paglia, poteva apparire di pietra, una pietra blu screziata di oro. Quando Lirielo vi poggiò la mano sopra la sua mentre fu attraversato da immagini.
 
Li vide, Ras assieme a una ragazza dai lunghi capelli, erano aggrovigliati l’uno all’altro e il Guaritore si sentì un ladro mentre intravedeva un momento così privato.
Era nato in quel momento, la creatura che si era connesso alla sua mente era nato in quell’istante di amore… Vide oltre, due essenze legate da tempo immemore. Vide oltre ciò che gli mostravano gli occhi, Iris conservava in se l’anima del drago, di Nykiss.
 
Quell’oggetto misterioso lo aveva attratto a sé, richiamandolo.
Era un uovo di drago, generato dall’energia di Nykiss attraverso Iris, nel momento in cui si era unito a Ras, il loro legame rinnovato aveva creato qualcosa di nuovo e quell’essere, quel drago ancora non nato lo aveva scelto come suo Cavaliere.
 
 
 
 
 
 
293 Day 21 WritOber 2022 – Prompt – ladro (21/10/2022)
 

 

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Capitolo 22
*** 21. il Peso della Colpa ***




21. il Peso della Colpa

 
 
 
 
 
Era di nuovo avvolto in quella bolla di illusioni, in quel letto soffice, accanto a suo fratello, immerso in un placido sonno. Ras aveva sempre avuto la straordinaria capacità di tranquillizzarlo ogni volta che il terrore lo attanagliava, ogni volta che calava il sole. A Morvan bastava infilarsi nel letto del gemello, inseguire il calore del suo corpo e ascoltare il battito del suo cuore. Il mondo poteva anche riempirsi di orrore, non gli sarebbe importato fin tanto che fosse riuscito a raggiungere il letto di Ras. Erano stati assieme fin dal loro primo respiro eppure, sua madre aveva subito tentato di allontanarli, tenendoli in due culle separate, malgrado i pianti e le proteste di Morvan che cercava di tornare nella culla del fratello con cieca disperazione.
Infine, quella sera ci era riuscita, l’ultima sera in cui Morvan si era sentito libro, l’ultima in cui aveva dormito con suo fratello.
Quelle fredde dita, artigli che gli incidevano la pelle “Ti ho generato per essere mio sposo… Sarai solamente mio… O di nessun altro… Ma prima di recidere la tua vita falcerò ogni singola anima che oserai amare… Il tuo affetto sarà la peggiore delle condanne…
 
Morvan si destò, Lirielo gli sosteneva il volto, gli occhi dorati ricolmi di lacrime e disperazione e Morvan ne fu certo, aveva visto.
“Quante volte?”
Morvan scosse la testa cercando di alzarsi, ma il muso di Masah lo spinse di nuovo giù, non poteva scappare ancora, doveva affrontare quel passato.
 
“Ogni notte, almeno finché non si si è chiusa le porte della torre, precludendo la magia a questo mondo…”
 
Lirielo scosse la testa “Non mi interessa del mondo di Cadarn, voglio sapere cosa ha fatto a te…”
 
Morvan si strinse, premendo più che poteva sulle ferite, come se quel dolore fisico potesse scacciare quello del suo spirito.
Non era mai riuscito a parlarne, nascondersi dietro al personaggio che si era creato era sempre stato più facile. Il Cavaliere Oscuro, gelido e irraggiungibile.
Ma Lirielo non aveva mai creduto alla sua farsa, come nemmeno Iris…
“La prima volta che si infilò nel mio letto avevo tredici anni… Ho sempre avuto paura della notte… E con la sua vicinanza la tenebra pareva intensificarsi… Per questo ricercavo la vicinanza con mio fratello...”
Morvan si osservò le vesti e carezzò il simbolo del sole splendente, il simbolo di Ras.
“In lui è sempre arso qualcosa di irresistibile, il calore, la luce la meraviglia del sole… La sua vicinanza mi rasserenava, sapevo che lei non approvasse, che non lo amasse malgrado fosse sua madre tanto quanto era la mia… Madre… Quella parola perse di significato una notte esatta… La prima che ho passato con lei… e che mi disse…”
 
Ma le parole gli si bloccarono in gola, Lirielo lo trasse a se.
“Non è colpa tua, non lo è mai stata…”
Morvan si abbandonò a quella stretta “Il mondo… La mia vita non vale la fine di tutto… Non la tua sicurezza, non il sangue di Ras… Il dolore di Iris… Non…”
“Non sei un’oggetto, il fatto che ti abbia dato la vita non ti rende una sua proprietà!” lo interruppe Lirielo con ardore prima di baciarlo “E non può impedirmi di amarti fino al mio ultimo respiro…”
 
L’espressione di Morvan si rasserenò per un breve momento poi si contrasse in un lampo di dolore, come attraversato da una scarica di dolore.
Ricordò cosa i deliri febbrili gli avevano mostrato, si aggrappò al Guaritore finché il dolore non divenne insostenibile, era Ras, il suo corpo il suo spirito, si era completamente abbandonato a quel dolore.
 
Lirielo avvertì il potere del suo drago non ancora nato riverberare attraverso il suo corpo. Poteva penetrare la mente del Cavaliere Oscuro, arrivando fino a Ras e entrare nella sua stessa pelle, ritrovandosi semisvestito, steso a terra. Un essere in parte umano, in parte verme pallido irto di aculei era chino su di lui, la grande bocca, una voragine nauseabonda ricolma di sangue e brandelli di carne. Lirielo inorridì quando gli aculei affondarono di nuovo nel corpo che stava indossando, quello di Ras.
Lirielo urlò avvertendo quel dolore così vivido, lo stesso che Ras ignorava con irreale indifferenza.
 
Il Guaritore non riuscì a condividere ancora e si allontanò con uno strappo ritrovandosi nuovamente a terra tremante. Ora comprendeva le parole che Morvan aveva sussurrato in preda ai deliri febbrili.
Mi sta dilaniando… Ti prego fallo smettere…
 
Non seppe se quel pensiero si fosse originato prima in lui o in Morvan, ma non ebbe alcuna importanza. Dovevano andare da Ras, subito, non potevano lasciare che quell’essere lo divorasse.
 
Masah stavolta non si oppose e acconsentì a Lirielo di salirle in groppa assieme al suo Cavaliere. Morvan non era stabile e ad ogni colpo d’ala Lirielo temette che potesse cadere, così lo stringeva a se con tutte le sue forze.
 
Lirielo non aveva mai visto quell’edificio, che tanto si nascondeva in quel mondo gelato, eppure attraverso i ricordi che tutti i draghi condividevano lo riconobbe. Il Castello della Prima Stella, il Re del Sole… Sarastro.
 
Il soffitto della sala principale era assente così il drago identificò senza alcuna difficoltà il loro obbiettivo.
Lirielo riconobbe con orrore il grande strisciante alato che aveva attaccato Morvan, ferendolo quasi a morte. Adesso in parte mostrava ancora il corpo umanoide di Sarastro e con cupidigia si apprestava a straziare un inerme, quasi indifferente Ras.
 
Per un attimo il Guaritore temette che fossero arrivati troppo tardi, avvertì il panico attanagliare l’animo dell’amato e non riuscì a trattenerlo.
Morvan si era districato dalla sua stretta e attingendo un po' alle sue forze e anche alla magia del drago si proiettò addosso alla Creatura e piantò in essa la sua spada.
 
In un ruggito di rabbia lo Strisciante rotolò via dalla sua preda, poi ridendo si strappò la lama e riprese forma umana.
 
“Portalo via, preditetene cura… a questo essere penserò io”
Lirielo comprese che quella non fosse una richiesta, né un ordine. Era una supplica.
Il Guaritore avrebbe voluto protestare, ma osservando il corpo straziato di Ras, ricoperto di sangue. Non solo, Ras osservava il vuoto con occhi vuoti, facendo temere che la vita lo avesse già abbandonato. Come poteva abbandonarlo?
Avvertiva la richiesta di Morvan trascendere le parole.
 
Il Cavaliere Oscuro con un rapido gesto attinse all’energia del suo drago e colpì di nuovo lo Strisciante e si chinò sul corpo del fratello osservando tremante ogni singola ferita. Invano ricercò la vita nei suoi occhi scuri.
Morvan premette la sua fronte su quella del fratello.
“Lei è viva… Non so cosa questa creatura ti abbia detto, ma solo il dolore per la sua perdita potrebbe ridurti così… Un guscio vuoto… Non ti chiedo di vivere per me, non lo farò più… Ma ti prego di farlo per lei… Ha bisogno di te…”
Il flusso di pensieri fluì al di fuori di Morvan.
Attraverso Masah poteva vedere Silkhel, vegliare il corpo addormentato di Iris, la mente della ragazza rinchiusa in uno scrigno di magia. Il drago l’aveva portata via, per proteggerla alla furia dello Strisciante, tornando là dove si erano incontrati.
 
Gli occhi di Ras si accesero di nuovo ardore, sembrarono acquisire altra vita.
Sbattè le palpebre e un oggetto scintillante gli scivolò tra le dita.
 
Lirielo lo vide, una pietra scarlatta.
“Questo è il cuore del bastone, l’artefatto che racchiude il potere dei perduti Draghi antichi… con esso io sono certo che potrai raggiungere la mente di Iris, ovunque il potere di Sarastro l’abbia rinchiusa…”
 
Detto questo Morvan spinse il fratello addosso a Lirielo e Masah li attrasse a se spiccando in volo senza dare a loro il tempo di dire nulla.
Morvan li osservò svanire nell’oscurità, ignorando lo strisciare di Sarastro che gorgogliando divertito si stava avvicinando di nuovo.
“Finalmente soli… Abominio, figlio della notte…”
 
 
 
 
 
 
294 - Day 22 WritOber 2022 – Prompt – culla (22/10/2022)

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Capitolo 23
*** 22. Momenti Che Scorrono Via ***




22. Momenti Che Scorrono Via

 
 
 
 
 
Stella, splendi…
 
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva udito quelle parole?
 
Le immagini riemersero rapidi, il volto del fratello che si accostava suo, i grandi occhi scuri ancora velati dal sonno, i lunghi capelli che gli solleticavano il naso.
“Non hai un letto tuo?” aveva bofonchiato senza troppa convinzione.
Morvan si gli si era stretto addosso “Tu sei più caldo e confortevole…”
 
Gli mancava quella stretta rassicurante…
La voce di Morvan, quella adulta non quell’innocente da bambino, quella disperata e graffiante, lo rievocò.
 
Lentamente aprì gli occhi, ma con sorpresa non vide lo Strisciante, non avvertì le sue zanne né i suoi tentacoli uncinati. Bensì i capelli arruffati, del fratello.
Era così lontano da quel ragazzino, troppo sangue lo aveva segnato in quegli anni.
 
Un braccio lo afferrò e lo aiutò ad alzarsi.
“Lei è viva… Non ti chiedo di vivere per me, non lo farò più… Ma ti prego di farlo per lei… Ha bisogno di te…” gli urlò il Cavaliere Oscuro afferrandolo per un braccio mentre il legame tra lui e Masah fluiva come un fiume.
 
Avvertì il cuore di Silkhel e assieme ad esso il flebile respiro di Iris, ebbe quasi l’impressione di avvertirne il profumo, il placido battito del suo cuore.
 
Come se un fuoco ardente si fosse improvvisamente acceso in lui Ras si riscosse, la vita lo colpì mozzandogli il fiato, le ferite sanguinavano, l’aria faticava a entrargli nei polmoni, la sua mente pulsava e i ricordi si sfilacciavano come un abbigliamento malmesso.
Suo fratello gli aveva donato la sola cosa che necessitava sentire, finalmente una speranza. Ma rapida come arrivata si sentì strappare via.
Avrebbe voluto dire mille cose al fratello eppure una volontà superiore lo trascinò altrove e il chiaro volto di Morvan svanì.
 
Nelle ombre il tempo si azzerò e ricordò quando il legame serrato con il gemello aveva iniziato a sfilacciarsi. Vide la mano con unghie lunghissime che si insinuavano tra il suo corpo e quello del fratello. Il volto predatorio che incombeva sul fratello, forse pensava che dormisse o semplicemente non le importava che guardasse.
Per Astrifiammante Ras era sempre stato invisibile.
Come poteva aver rimosso, dimenticando lo sguardo addolorato di suo fratello, il panico… Aveva scelto di non sapere?
 
Eppure, ora comprendeva fin troppo bene, la stretta della Strega della Notte che si insinuava era maledettamente familiare. La stessa bramosia di Sarastro… La stessa cupidigia…
 
Che Morvan avesse provato lo stesso disgusto? Lo stesso dolore?
Era come se le zanne di Sarastro non avessero mai smesso di affondare.
E lui cosa aveva fatto? Ras era rimasto a guardare…
 
Si svegliò urlando e invocando il suo nome invano, Morvan era lontano, il Castello di Sarastro, come anche quella placida insensibilità.
Riconobbe la stanza dove era stato collocato il suo giaciglio. Quelle pietre rossastre, l’intenso odore di erbe. Quello era l’avamposto dove si erano distaccati la corporazione dei Guaritori.
 
Quando tentò di alzarsi una figura lo afferrò obbligandolo a sdraiarsi di nuovo e Ras non aveva decisamente le energie per opporsi.
Osservò l’uomo che gli era venuto incontro, lo aveva intravisto spesso nei ricordi di Morvan ogni volta che era stato costretto a nutrirsi di lui.
 
“Ti conosco… Sei Lirielo sei…”
Farfugliò prima di arrendersi alle emozioni.
Gemette mentre il dolore gli dilaniava la mente e il corpo.
Che poteva dire a quell’uomo? Aveva abbandonato l’uomo che amava per salvarlo, lo aveva medicato con dedizione risanando quanto poteva.
Nonostante di certo, potendo scegliere avrebbe di certo portare via Morvan, non lui… Non il parassita ingrato che aveva sfruttato il sangue del suo stesso sangue.
 
“Smettila, gli ho promesso di tenerti al sicuro”
 
Ras osservò la mano poggiata al suo braccio, sul suo polso spiccavano dei segni blu dai riflessi metallici, i segni del marchio di un drago.
 
Il Guaritore abbassò lo sguardo costernato.
“Io… Mentre ero alla ricerca di qualcosa per medicare le ferite di Morvan, nella tana di Masah io… Ho trovato un uovo e…”
 
“Sei stato scelto… Non è colpa tua, è impossibile resistere al richiamo di un drago ma… Non ci sono nuove nascite da tanto come…”
Le parole morirono nella gola di Ras, poi la risposta arrivò rapida. Ricordò quella notte, la prima per lui, per loro. La stretta di Iris, le sue labbra di miele. Un fiore lunare dischiuso solamente per lui, che da quella loro unione quasi sacra fosse nato qualcosa di impossibile? In fondo Ras era stato legato a Masah attraverso il sangue di Morvan e Iris in sé aveva la pura essenza di Nykiss, forse l’impossibile non era poi così fuori portata.
 
Ras avvertì di nuovo il calore accenderglisi in petto, strinse il ciondolo tra le dita e rammentò le parole di Morvan, le ultime che gli aveva detto poi guardò il guaritore nei suoi occhi dorati. “Ti chiedo di aiutarmi un’ultima volta… Perché ti giuro che non abbandonerò più Morvan”
 
 
 
 
 
 
295 - Day 23 WritOber 2022 – Prompt – tempo (23/10/2022)

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Capitolo 24
*** 23. Soulmate ***





23. Soulmate

 
 
 
 

 
Lirielo si guardò indietro “Prometto che mi allontanerò mai davvero…”
A Ras scappò un sorriso, comprendeva quel desiderio e condivideva quella promessa.
“Aspettaci Morvan…”
 
Avvertiva il richiamo della magia antica, come se una spessa corda lo legasse da sempre all’anima di Iris.
Erano entrambi cavalieri di drago, ma Ras da troppo tempo aveva perso la magia che lo legava al suo. Ogni passo verso il gelo della gola, cristallizzava il suo respiro.
 
Troppo tempo era passato dall’ultima volta che aveva attinto dall’energia di Morvan e quello che Sarastro gli aveva fatto. Il Guaritore aveva fatto del suo meglio ma non vi era potere che poteva davvero sanare il suo decadimento, persino Morvan aveva tentato e nonostante tutto il sangue versato aveva fallito.
 
Ras avvertiva la sua essenza frammentarsi di passo in passo ma la sua volontà lo teneva ancora assieme, la determinazione per raggiungere Iris.
Il ciondolo si scaldava più che si avvicinavano al luogo dell’eterno giaciglio dell’ultimo antico, dove il potere avrebbe protetto il suo cavaliere da quel gelo e dagli Striscianti.
 
Lei era là, avvolta dalle ali di Silkhel, nello stesso posto dove si erano incontrati la prima volta.
Ras riuscì a raggiungerla ma all’ultimo passo crollò a terra.
Lirielo fu subito alle sue spalle e con un breve cenno indicò il ciondolo e Ras seppe cosa fare.
Chiuse gli occhi e lasciò che quella corda che lo aveva sempre connesso a Lei lo trascinasse a fondo.
 
Inseguiva i ricordi di Iris nel profondo dove lei era rinchiusa.
La mente di lei si arrotolava su se stessa, Ras camminava attraverso quei momenti a ritroso, aggrappato a quella corda rossa che l’avrebbe riportato da Lei, finalmente, consapevole della vera anima che si celava al suo interno.
 
Vide Iris assieme a Morvan, seduti sui merli del castello, udì la voce del fratello.
“Sono felice che tu possa alleviare le sue giornate, non smettere di volare da lui, puoi dargli quello che io non posso, uno spazzo di serenità…”
L’aveva spinta verso di lui senza dire niente
Avrebbe voluto correre dal fratello ma i ricordi si sbriciolavano rapidi e non poteva esitare.
Rivide la figlia del Re, indossava ancora la sua maschera affabile mentre porgeva ad Iris un foglio “Lo faresti davvero? Sacrificheresti metà della tua vita per… Perché lo faresti?”
Vide Iris raccogliere quel rettangolo di carta ingiallita e richiuderla con solenne lentezza. “Certo che desidero farlo, senza esitare un solo momento, merita di avere più tempo di respirare libero da quel sepolcro di seta…”
 
Ras accelerò e caracollò verso la ragazza e quando fu a un passo da lei il ricordo si sbriciolò ancora e Ras si ritrovò nuovamente in quella fredda stanza, quella prigione che lo aveva trattenuto suo malgrado per così tanto.
 
Riconobbe lo spirito di una piccola Iris che volava verso di lui, un raggio di speranza per la prima volta dopo eoni, solo ora che si rivedeva dall’esterno comprendeva.
Aveva diffidato così tanto, rinchiuso nel dolore da diventare cieco.
Sia alle cure del fratello, che all’affetto incondizionato di Iris, la sua Nykiss che aveva rinnegato persino la morte pur di tornare da lui.
 
Ed ecco che infine dall’ultimo ricordo sbriciolato la vide, una bambina, nata da una scintilla di magia, Iris si era originata dallo spirito della sua Nykiss, per questo le loro anime erano rimaste connesse.
 
Finalmente Ras raggiunse l’apice di quella corda e afferrò la mano di Iris, avvertì il calore della ragazza, il suo flebile respiro e il mondo esplose.
Ras cercò di proteggersi mentre un lampo lo accecava.
“Ti prego non lasciare la presa… Ho bisogno di te…”
Il ragazzo emerse nella luce accecante, i lunghi capelli scuri e quegli occhi…
Uno profondo e scuro come i suoi e l’altro era il perfetto riflesso degli occhi verde bosco di Iris. “Ti chiederai ogni volta se ne valeva il prezzo e giuro che sì, assolutamente!” urlò prima di essere risucchiato da quel mare splendente.
Ricercò Iris, la trasse a sé ed entrambi si risvegliarono.
 
 
 
 
 
296 Day 24 WritOber 2022 – Prompt – corda (24/10/2022)
 

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Capitolo 25
*** 24. dal profondo... ***





24. dal profondo...
 
 
 
 

Lirielo trasse un sospiro di sollievo anche se rabbrividì quando il colossale drago si sollevò fissandolo con quegli occhi che mostravano tutto il tempo che aveva attraversato.
Il marchio del suo drago gli pizzicò sulla pelle.
Avvertì chiara la domanda dell’Antico drago.
 
Qual è il suo nome?
 
Lirielo ricercò il cuore pulsante del drago che, nonostante non fosse ancora nato, lo aveva già scelto.
“Bluemor, questo è il suo nome”
 
Ras si rialzò, senza lasciare la presa sulla mano di Iris.
Era certo che solo quella stretta consentisse alla sua essenza di non perdere consistenza. La voce di quel ragazzo lo inseguiva.
 
Nyar’xa
 
Perché quel nome rimbombava nella sua mente, ricordava di aver letto un pomeriggio di una lontana calda estate qualcosa inerente a quel nome.
La storia di un cavaliere, uno dei suoi avi gloriosi. Aveva detto a Nykiss che solo qualcuno che stava molto a cuore per lui potesse avere quel nome.
 
Stava accadendo qualcosa, il drago più antico osservava il Cavaliere del drago più giovane, mentre il mondo attorno a loro continuava a cristallizzarsi all’infinito.
Iris rinnovò la stretta ma poi osservando il volto pallido e privo di energia di Ras rabbrividì.
“Dov’è Morvan?”
Ras riusciva a leggerle la mente senza alcuno sforzo, riascoltò le parole di Sarastro, quelle di Pilthyl fino a quella domanda.
 
La fitta lo attraversò, ora che era emerso dall’anima di Iris il richiamo di Sarastro era impossibile da ignorare.
 
Lo Strisciante era immerso nel sangue di suo fratello, Morvan giaceva immobile, il respiro a malapena percepibile.
“Davvero lo abbandonerai a me?”
 
Tante troppe emozioni si animarono improvvisamente in Ras.
 
Il dolore di Morvan trascinava anche Masah, Ras rivolse il suo sguardo su Silkhel e Iris lo trattenne.
“Non temere, veglierà su di lei mentre noi ci occuperemo del suo Cavaliere”
 
Lirielo li osservò perplesso “Andiamo a salvare Morvan?”
Ras scosse la testa e indicò il percorso davanti a loro nella gola che sprofondava verso l’oscurità.
“Non potremo mai strapparlo vivo a Sarastro senza recuperare ciò che Astrifiammante gli ha rubato negli anni… Se vogliamo salvare Morvan dovremo prima riappropriarci di ciò che quella megera ha nascosto nella Torre… Le parti dell’anima di mio fratello di cui si è nutrita come un oscuro parassita.”
 
 
 
 
297 Day 25 WritOber 2022 – Prompt – sangue (25/10/2022)

 

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Capitolo 26
*** 25. Lo Scrigno ***




25. Lo Scrigno

 
 
 
 
 
Iris afferrò Ras quando inciampando rischiò di cadere, si ritrovò sommersa dalla sua presenza ma non lasciò la presa. Per un attimo aveva pensato che qualcosa fosse cambiato ma avvertendo le ossa sporgere da quel debole corpo comprese quanto invece nulla fosse migliorato anzi se possibile le condizioni di Ras erano peggiorate ancora.
 
Quando Ras urtò per errore la parete sussultò con espressione contratta piena di dolore. La ragazza osservò con orrore una macchia inzuppargli i vestiti logori.
Lirielo fu al loro fianco in un attimo.
Avrebbe voluto dire molte cose ma lo sguardo dell’altro gliele sbriciolava in gola.
Era il dolore del fratello ad aggravare le sue condizioni?
Il Guaritore cercò di ricorrere a tutte le sue capacità ma il corpo di Ras sembrava ostinatamente diretto verso la morte.
 
“Dobbiamo andare avanti… Se non chiuderemo quel varco, recidendo così il legame tra gli Striscianti e il nostro mondo… Morvan non ha alcuna possibilità, tantomeno se non ci riprenderemo i frammenti di anima che Astrifiammante…”
Ma il sorriso amaro del Cavaliere di Drago fu spezzato da un violento colpo di tosse che lo portò a sputare boccate di sangue.
“E se non interrompi il legame con lui Sarastro finirà per consumarti come una candela…” sussurrò Lirielo scoccando uno sguardo preoccupato prima al corpo martoriato di Ras e poi ricercò l’aiuto di Iris.
 
La ragazza scosse la testa, Lirielo non conosceva Ras quanto lei, adesso che i ricordi di Nykiss erano sbloccati poteva vedere quanto la caparbietà di Ras lo aveva portato avanti.
 
“La creatura che giace dentro Sarastro, il parassito che lo controlla… non è che un mero eco di qualcosa di molto più grande e vorace… Non si fermerà a me o Morvan, nemmeno tutti i draghi e la Torre della magia lo sazieranno… Continuerà a divorare mondi fino alla fine di ogni cosa…”
Ras fece una piccola pausa cercando di riprendere fiato.
Quando strinse la spalla del guaritore il suo sguardo si rasserenò.
“Non aver paura per Morvan, lo tratterrà in vita perché non può immaginare che tanto quanto lui si è nutrito di me… Tanto io ho attinto alla sua mente. So come recidere questa connessione e così tutti gli striscianti nel nostro mondo moriranno ma…”
Ras deglutì mentre cercava di racimolare le forze “… Non possiamo fermarci, non possiamo esitare… Dobbiamo metterlo nell’angolo adesso… Questa è la sola possibilità di salvarlo… E non mi fermerò finché non avrò allontanato quei disgustosi vermi da lui…”
 
Il silenziò calò, in quella gola di ghiaccio si udivano solo i rantoli di Ras.
Era come si Lirielo fosse stato colpito dalla forza di quelle parole, come se potesse vedere ciò che il mostro annichilito dentro Sarastro gli aveva fatto e il solo pensiero che quell’essere potesse avvolgere le sue spire su Morvan  il dolore gli risultò insostenibile.
 
“Non posso…” farfugliò tremando.
“Non posso lasciarlo da solo… Devo andare, a qualsiasi costo… Non intendo fermarvi solo, non chiedetemi di ignorare questo mio desiderio. Non riesco a stare ancora a lungo lontano da lui, quando mi ha spinto a portarti via ho compreso che per lui questo fosse un addio e… Non posso lasciare che questo sia il nostro addio… Ti prego non…”
 
“Vai!”
Ras e Iris si guardarono ma la sorpresa sui loro volti non durò a lungo.
Comprendevano quel desiderio, avrebbero fatto lo stesso, lo avevano fatto.
Iris rivedeva nello sguardo del guaritore il desiderio che aveva spinto Nykiss a gettarsi tra le fauci del gigantesco strisciante senza esitare pur di strappare dalle sue fauci il suo amato Ras. Lo stesso amore che le aveva impedito di passare oltre imprigionando la sua anima in un fragile corpo umano pur di continuare a vegliare su di lui, a inseguirlo persino in sogno.
“Vai” ripeté Iris prima di passarsi il braccio di Ras sulle spalle.
Aveva conservato l’incanto che gli era giunto in sogno e se non li avesse trascinati a fondo per sempre gli avrebbe offerto il suo dono, sapeva che Ras ne era a conoscenza, i cavalieri di Drago condividevano tutto con i propri compagni, non solo pensieri ma anche memorie.
Il fatto che l’uomo eludesse l’argomento non era di buon auspicio ma Iris non voleva disperare. Avrebbe cercando di riafferrarlo in ogni momento fino alla fine dei tempi, finché il mondo non avesse smesso di girare e il nulla avvolto ogni cosa.
 
 
 
 
 
298 Day 26 WritOber 2022 – Prompt – angolo (26/10/2022)

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Capitolo 27
*** 26. Dolcemente Insensibile ***




26. Dolcemente Insensibile

 
 
 
 
 
Per un breve istante aveva avvertito il suo battito, il tempo di sbattere le ciglia e si era illuso di essere ancora in quel letto, stretto al caldo corpo del suo solare fratello.
Che avrebbe rivisto il suo sorriso radioso, udito la sua risata melodiosa.
 
Tutti amavano Ras, era impossibile non farlo, i grandi occhi scuri splendenti, il volto che appariva come la manifestazione della loro calda stella.
Raggiante quanto la sua cavalcatura dalle scaglie dorate, Nykiss…
 
Tutti lo amavano ma nessuno quanto Morvan, viveva solo perché era certo che anche lui lo amava della stessa intensità e quando si rannicchiava nel suo letto inseguendo quel calore aveva la certezza che mai il fratello lo avrebbe scacciato.
Ras gli baciava la fronte inseguendo la freschezza della sua pelle.
“Io mi rifletto in te, siamo uno lo specchio dell’altro, in perfetto equilibrio, per sempre assieme...”
 
Le lacrime di Morvan scorrevano lungo le sue guance e raggiungevano il volto macchiato di sangue di Ras.
 
“Per sempre…” gemette Morvan mentre l’illusione si spezzava di nuovo.
Le spire gli si strinsero attorno al corpo e Sarastro affondò i suoi lunghi artigli nella carne.
“Non è mai stato destinata a te quella luce, figlio della notte… Lui è nato per me… Il suo corpo, il suo spirito… Quel calore che tanto bramavi… Esiste per me, per nutrire la mia immortalità… Piccolo insignificante ladro…”
 
Morvan inizialmente cercò di artigliare il corpo dello strisciante, annaspò in cerca d’aria ma poi si abbandonò a quella stretta…
Era vero… Era colpevole…
Di aver amato il fratello, di averlo condannato in quel modo a soccombere…
Se solo non fosse mai nato, o se sua madre lo avesse divorato non appena messo al mondo… Forse Ras avrebbe avuto una vita felice… Piena di luce e priva di dolore.
Come lo splendente cavaliere di drago che era stato.
 
L’aria lo raggiunse gelida, il potere dello strisciante gli penetrò nelle viscere strappandogli via ogni barlume di calore.
Gemette e si contrasse cercando di contenere l’onda psichica che lo abbandonava, ma gli fu impossibile non condividere quel dolore con Ras, il gemello era ancora legato a lui, fu certo di sentirlo oscillare, rivivere il suo dolore.
 
Morvan artigliò l’aria, mentre il suo corpo veniva scosso da violenti tremiti e le urla gli ferivano la gola.
 
Rimase immobile, con il gelo che gli divorava l’anima.
Il torpore calava nuovamente su di lui, dolcemente insensibile.
Vide die piedi muoversi verso di lui, due piccole mani lo ribaltarono su se stesso come una bambola, il respiro gli si congelava davanti, cristalli di morte che ridiscendevano nel suo corpo.
Sarastro continuava ad attingere da lui, lo sguardo insoddisfatto.
“Un mero eco del potere che desidero… Il gelo della notte mi disgusta eppure posso avvertire in te il ricordo del suo sapore e a stento riesco a frenare la mia voracità…”
Detto questo Sarastro lo morse di nuovo e attinse al suo sangue alle sue energie... Le poche che ancora permettevano al suo cuore di battere.
 
Con una risata Sarastro si distaccò, Morvan intravedeva a malapena la sagoma di quell’essere.
“Non voglio ucciderti, non finché il mio premio non sarà di nuovo tornato da me… So che condivide il tuo dolore deve essere intollerabile… Non mancherà a lungo…
 
Morvan si ritrovò di nuovo solo, o così credette perché una mano calda gli scostò i capelli dal volto.
“Credevo d detestarti più di qualsiasi cosa… Ma adesso non riesco a odiarti come prima…”
 
Morvan si sorprese di udire la voce della vecchia compagna d’armi di Iris, la principessa folle.
“Ti credevo crudele e invece sei sempre stato più simile a me di quanto pensassi…”
Una lama di metallo si poggiò sul petto del Cavaliere Oscuro.
“Ti dono la fine del dolore, la morte…”
 
 
 
 
 
299 Day 27 WritOber 2022 – Prompt – sensibile (27/10/2022)

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Capitolo 28
*** 27. il Varco ***





27. Il Varco
 
 
 
 
 
Iris si sforzava di trattenere le sue emozioni ma di passo in passo il dolore di Ras le diventava insopportabile, avvertiva a malapena l’eco di quello che stava condividendo assieme a Morvan, ma l’agonia della sua anima era come se lo spezzasse dall’interno.
Eppure, la sua determinazione la scuoteva, spronandola a proseguire quella discesa nella gola di ghiaccio.
Il Cavaliere aveva quasi la certezza di avvertire la ferita nelle profondità del cuore del mondo ma prima che potessero fare un altro passo una porta scintillante si dischiuse davanti ai loro occhi.
 
Iris sentì il bisogno di frapporsi tra quella luce e Ras.
Dai ricordi di Nykiss riconosceva quella porta, la Torre in cui si era rinchiusa Astrifiammante, la madre di Ras e Morvan, l’essere che si era nutrita dell’anima di Morvan e odiato Ras fino a bramarne la morte.
 
La luce li avvolse e li attirò a sé, la Strega li convocava.
 
Iris si strinse a Ras mentre quella forza sembrava volerla fare a pezzi, gridò ma non lasciò la presa sulla mano del suo Cavaliere.
Con un tonfo sonoro atterrarono su una dura pietra ma Iris riuscì a ignorare il dolore, Ras era ancora con lei.
Strisciò verso l’amato e cercò di insufflare in lui un po’ di energia così da consentirgli di alzarsi.
 
Si ritrovavano in una sala ampia, appesi alle pareti immense scaglie di drago variopinti.
In ognuno rivedeva un momento rubato a Morvan, frammenti di anima che quell’essere usava per nutrire il suo potere.
 
“Non ti è mai davvero appartenuto… Nessuno di loro. Tu li hai generati, ma non sono mai stati tuoi… Morvan non ti doveva nulla. Non sono vostri. Non esistono per alimentare la vostra sete di potere.” Iris non seppe esattamente cosa la spingesse a parlare, forse i ricordi che fluivano i lei da tutti i cavalieri nati prima di lei, di tutti i draghi morti, sacrificati per quell’insensata lotta tra il sole e la luna.
“Eravate i loro custodi, di qualcosa di puro e bellissimo, non coltivarli come cibo… Per nutrire la vostra ambizione avete finito per distruggere il mondo…”
 
Iris si strinse a Ras ce con movimenti frammentati cercava di rialzarsi.
 
Dalla penombra la donna emerse, protese la pallida mano verso Iris “Ha portato lontano da me il mio piccolo dolce pasto… Prendi, ridaglieli così che possa morire assieme al suo prezioso Tesoro, assieme a tutti i suoi ricordi…”
 
Iris afferrò quelle schegge di luce, pietre traslucide.
Avevano assorbito i ricordi e la maga degli artefatti, la Strega si stava arrendendo al Nulla, per quello li aveva attratti nella torre.
“Gli Striscianti termineranno il loro pasto e voi sarete risucchiati assieme ad ogni altra cosa… La fine è iniziata assieme all’osceno atto di Sarastro…”
 
“La magia… Gli striscianti hanno portato il lungo inverno… Non è mai stata la distanza della Torre o il fatto che Morvan ne avrebbe causato la chiusura tu…”
 
Astrifiammante rise mentre il suo corpo diventava evanescente.
“Io gliel’ho solo lasciato credere… Rendeva più facile nutrirsi di lui, lasciargli credere che un giorno avrei potuto riaprire le porte e salvarti…”
Ras si aggrappò a Iris mentre la Torre svaniva davanti ai loro occhi riportandogli davanti alla grande breccia, il portale verso il mondo degli Striscianti.
 
Ras osservava i frammenti di anima che Astrifiammante aveva consegnato loro prima di svanire “Non è mai stato in suo potere salvarmi… Glielo ha solo lasciato credere per poterlo usare…”
 
 
 
 
 
 
 
300 Day 28 WritOber 2022 – Prompt – penombra (28/10/2022)

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Capitolo 29
*** 28. Un Mondo Parallelo ***




28. Un Mondo Parallelo

 
 
 
 
 
Il sole splendeva sulle scaglie dorate e avorio di Nykiss scaturendo in lui una sonora risata. I lunghi capelli scuri scompigliati dal vento.
Il calore lo nutriva come un tempo, era tutto perfetto mentre volava unito in un tutt’uno con la sua metà… Senza più il gelo della non morte.
 
Ras sussultò…
No…
Non poteva essere qualcosa di vero…
 
Nykiss era morta e rinata in Iris, suo fratello si era distrutto per tenerlo in vita e lui si era chiuso nel dolore inseguendo solo la morte.
 
Aveva rifiutato la vita per così tanto da ignorare la verità che adesso gli si protendeva davanti.
 
Nessuno poteva donargli la vita finché lui la rifiutava.
 
La realtà mutò di nuovo.
Era nel letto assieme a Iris, la ragazza giocherellava con i suoi capelli.
“Nyar’xa, credo che lo chiamerò così…”
Ras udì la propria risata “Non pensi che il padre debba avere voce in capitola nella scelta del nome del figlio?”
Ras lasciò correre i pensieri su quel nome, dove lo aveva già sentito?
“Forse anche Morvan vorrebbe dire la sua…”
 
Iris lo guardò perplessa “E chi sarebbe?”
In quel momento l’illusione attorno a Ras si incrinò andando in frantumi.
 
Quel mondo perfetto, dove Nykiss era viva, la luce e il calore gli apparteneva ancora era una farsa. Morbida come la seta e profumata come un roseto ma sempre un’illusione, perché ora Ras comprendeva il dolore della perdita, un mondo senza l’altra metà del suo essere, senza Morvan, senza la sua luna poteva solamente essere falso.
 
L’illusione si sgretolò e Ras vide il corpo privo di sensi di Iris, ancora stretta alla sua mano, dalla breccia erano emersi dei corpi. Il gigantesco strisciante alato rigurgitò parti di un cadavere che riconobbe come Pilthyl e poi con orrore li vide, stretti tra le sue spire Lirielo che cercava invano di proteggere un agonizzante Morvan.
 
 
 
 
 
 
 
301 Day 29 WritOber 2022 – Prompt – seta (29/10/2022)

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Capitolo 30
*** 29. Non Andare ***




29. Non Andare

 

 
 
 
 
Aveva lottato, anche se non era mai stato il suo forte… Era un guaritore con un cavaliere… Almeno non finché Bluemor non lo aveva scelto.
Lirielo non comprendeva cosa quella creatura avesse visto in lui, ma sapeva che non desiderava deluderlo, ne poteva rinunciare a Morvan.
 
Troppo a lungo aveva accettato di stare in disparte, nonostante la forza del sentimento che bruciava dentro di lui. E quando il legame con il suo drago gli aveva permesso di scrutare nei ricordi dell’amato, di vivere il suo dolore come se fosse proprio, si era sentito terribilmente in colpa.
 
Il potere di Bluemor lo aveva proiettato verso la tana di Sarastro e là aveva trovato Morvan, sovrastato da quella ragazza pallida.
 
Lirielo non aveva mai ucciso nessuno prima ma quando i suoi occhi avevano scorto il pugnale poggiato sull’indifeso petto di Morvan, aveva agito senza riflettere, d’istinto.
Il potere del drago lo avvolse e le fiamme azzurre di Bluemor attraverso il suo corpo si allungarono verso la sua preda, avvolgendola e consumandola, lasciando l’altro cavaliere intatto.
 
Lirielo aveva ignorato l’orrore per la vista di quella figura urlante e si era precipitato da Morvan, il suo sguardo perso nel vuoto, il corpo fragile, quando il Guaritore si era chinato aveva quasi temuto di romperlo.
Lo aveva invocato senza successo e quando il gigantesco essere strisciante aveva ruggito perdendo ogni aspetto umano Lirielo si era preparato a difendere il suo prezioso tesoro fino al suo ultimo respiro.
 
Ripensava a come Ras lo aveva descritto, adesso lo vedeva, il parassita intradimensionale che si era annidato dentro il corpo di Sarastro. Di certo era quell’essere la causa della decadenza del suo mondo. Lui e le sue emanazioni si era nutrito della loro magia cristallizzando ogni cosa… Ma prima di tutto anche Sarastro e Astrifiammante avevano parassitato i loro stessi figli… Divorando il loro potere e ciò era agli occhi di Lirielo più disgustoso di qualsiasi cosa.
 
“Non è mai stata colpa tua amore mio, la fine della magia, la morte di tutto… Lei te lo ha lasciato credere solo per poterti usare…” aveva sussurrato all’orecchio di Morvan stringendolo a sé quando le spire li ghermirono.
 
Lirielo rimase avvinto a quel corpo esangue, gridò cercando di appellarsi al potere di drago quando finalmente emerse dalle tenebre.
 
Riconobbe Ras e Iris, feriti ma vivi.
Morvan aveva avvertito la presenza del fratello, le spire di Sarastro riempivano ogni cosa.
 
Il Guaritore comprese cosa Morvan avesse amato nel fratello, come in risposta al dolore dell’altro Ras aveva ritrovato il perduto spirito di cavaliere. La luce risplendeva nei suoi occhi, ardeva come una stella, ricacciando nel suo mondo immobile lo strisciante e le sue emanazioni.
Ras avanzò sotto lo sguardo vigile di Iris, assieme a loro le volontà di tutti i draghi, camminò fino a raggiungere il fratello.
 
Lirielo poteva leggere nella sua mente, rivivere come in uno specchio la caduta dei due cavalieri.
“Ti supplico Morvan… Ora comprendo il tuo cuore… Non posso farlo senza di te… La tua notte insegue il mio sole, come il giorno ha bisogno della sua luna… Per favore… Ho bisogno di te, ora più che mai… Non dirmi che è troppo tardi…”
Le loro mani intrecciate, il gelo, le spire di Sarastro che si avviluppavano attorno a loro.
 
Il Guaritore cercò di immettere ogni sua energia per rafforzare il legame che univa i due fratelli.
“Per favore…” ripeté assieme a Ras.
Ora era Morvan a dover accettare quello che gli veniva donato, non potevano salvarlo se il suo cuore si rifiutava di accettarlo.
“Per favore…” sussurrò Iris stringendosi attorno a Ras e avvolgendolo cole le ampie ali che un tempo erano state di Nykiss.
 
Il foglio stretto al petto, una flebile speranza.
 
 
 
 
 
 
302 Day 30 WritOber 2022 – Prompt – “per favore” (30/10/2022)

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Capitolo 31
*** EPILOGO ***




EPILOGO

 
 
 
 
 
Il drago ruggì alle sue spalle, Nyar’x sollevò lo sguardo verso il cielo azzurro cercando di proteggersi gli occhi con la mano.
L’occhio verde bosco scintillò, lo stesso occhio così simile a quelli di sua madre, mentre l’occhio oscuro, quello che aveva ereditato da suo padre.
Il corpo oscuro di Masah atterrò con inaspettata leggerezza seguita dal più piccolo e delicato Bluemor assieme al suo cavaliere, Lirielo.
 
Nyar’x fece cenno di salute ai suoi due tutori, Morvan discese dalla sua cavalcatura più rapido del marito e corse verso il nipote.
 
Nyar’x trovò conforto da quello sguardo carico di apprensione, doveva aver avvertito la sua paura attraverso il loro legame di cavaliere.
 
Silkhel gorgogliò e Nyar’x avvertì il divertimento del drago nell’osservare le goffe movenze del suo Bluemor.
Nyar’x invidiava il legame che legava le tre creature splendenti, era bello vedere Silkhel con Masah e il loro adorato Bluemor, ma questo gli faceva avvertire ancora più forte la mancanza dei suoi genitori.
 
Morvan strinse a se il nipote ponendo un bacio sulla sua fronte.
Nyar’x rimase in silenzio, quando i suoi genitori, Iris aveva deciso di condividere la propria vita con l’amato, donandogli la metà della sua vita aveva capito che non sarebbe vissuta tanto a lungo quanto un qualsiasi altro cavaliere di draghi.
“L’ho fatto… E adesso ho paura di aver sbagliato… L’ho vista, attraverso il tempo… Come mi ha promesso… Silkhel ha aperto il varco e io gli ho consegnato l’incanto da te perfezionato…” Sussurrò Nyar’x nascondendosi tra le braccia dello zio.
“Ma adesso ho paura… Perché so che non li rivedrò più…”
 
Morvan prese il volto del nipote tra le mani “Sei qua, siamo qua solo grazie a te… al tuo coraggio di affrontare un viaggio impossibile… Se non ti avessero visto,  se non avessero avuto non solo l’incanto ma la speranza, attraverso te… Loro vivono in te… Il calore del sole del mio adorato Ras e l’amore che ha attraversato il tempo e lo spazio di Iris e io proteggerò entrambi mio sole, per sempre…”
 
 
 
 
303 Day 31 WritOber 2022 – Prompt – paura (31/10/2022)

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