Minds' war

di Rainbow_unicorn
(/viewuser.php?uid=1065190)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A-Kira ***
Capitolo 2: *** Il gioco inizia ***
Capitolo 3: *** Ti ho trovato! ***



Capitolo 1
*** A-Kira ***


Si massaggiò le tempie stanco, non riusciva a dormire.
Si alzò a sedere e sospirò, accarezzò delicatamente i capelli alla giovane vicino a lui che mugugnò qualcosa nel sonno.

«Dove vai?» chiese mezzo addormentata.

«Ssh torna a dormire, esco un attimo a fumare» le sussurrò per poi alzarsi, prendere i pantaloni di pelle nere buttati sul tappeto accanto al letto e indossarli.

Uscì dalla stanza del motel a petto nudo con il pacchetto di sigarette in mano, ne accese una appoggiandosi alla ringhiera del corridoio che dava sulle varie stanze dell’edificio.

Si perse nei suoi pensieri: a volte non gli sembrava vero, ma erano già passati sei anni dal caso Kira e lui non era più un ragazzino rompiscatole con problemi di rabbia, ok forse i problemi di rabbia li aveva ancora, però era cresciuto, era maturato.

Espirò il fumo nell’aria calda di Las Vegas.

Notò in quel momento lo schermo del cellulare illuminarsi.
Sospirò infastidito: possibile che quell’idiota dovesse inviarle i soldi adesso! E poi perché così tanti! Sapeva perfettamente che L non accettava nessun caso che andasse sotto un milione di dollari e che Near, essendo il suo successore, aveva seguito perfettamente i suoi passi, ma dar loro la metà non gli sembrava un po’ esagerato?!

Certo avevano dato una grossa mano nel caso: praticamente l’avevano concluso loro; ma il fatto che avesse dato loro dei soldi gli ricordava sempre di essere uno scalino indietro a Near. Quel senso di inferiorità che l’aveva avvelenato da ragazzino, fino al punto di andarsene dalla Wammy house, gli era ancora un po’ rimasto; ovviamente era diminuito tantissimo con il tempo, però a volte gli tornava l’amaro in bocca.

A pensarci però la situazione non era tanto cambiata, lui fuggiva ancora da Near, ma il motivo era diverso, dopotutto lui per le persone che l’avevano conosciuto era morto e sepolto.

Tranne per una, si voltò involontariamente verso la stanza da cui era appena uscito, O sapeva che lui era vivo e viveva con lui quella vita da fuggitivi: era divertente, si erano trovati a girare il mondo, conoscere persone, risolvere casi, visitare posti che avevano solo visto nei libri, quando da piccoli con Matt erano intenti a immaginare cosa sarebbe stato di loro una volta usciti dall’orfanotrofio. Matt li aveva lasciati un po’ troppo presto e di questo in parte si dava la colpa, era stato troppo impulsivo e lo aveva imparato a sue spese e quelle del suo migliore amico.
Si appoggiò di schiena alla ringhiera e guardò con fare disinteressato, tramite le grosse finestre, la tv della stanza accanto.

Rimase così per un po’ finendo intanto la sua sigaretta finché la sua attenzione non venne presa da una delle tante notizie del telegiornale.

«Notizia delle ultime ore: a Tokyo sembra essere apparso un nuovo Death note, Kira sta volta però ha optato per vendere questa arma di distruzione al miglior offerente!»

Spense la sigaretta sulla ringhiera.

«Cazzo, questo non ci voleva…»



 
  
Si sentiva solo il lieve rumore degli schermi e il ticchettio dell’orologio appeso al muro davanti a lui.

Era sdraiato a pancia in giù mentre teneva sul mignolo una bambolina con i capelli corti castani e due occhioni viola.
Rimase ad osservarla in silenzio, quasi in contemplazione, come se aspettasse che quest’ultima prendesse vita, ma non successe nulla.

Guardò con aria annoiata l’orologio.

C’era un caso a cui stava lavorando da tempo, l’unico caso che non seguiva nessuno dei parametri impostati da L, non si trattava di omicidio, ma era più una caccia al tesoro, solo che invece di trovare un tesoro avrebbe trovato una persona.
Era da tempo che la cercava e la cosa divertente era che, nel mentre questa persona si nascondeva, lo aiutava anche a risolvere i casi, ma ,quando si accorgeva che c’era anche il suo zampino, la persona in questione spariva e non lasciava altre tracce.
Questa assidua ricerca era assolutamente personale, nemmeno i suoi collaboratori ne erano a conoscenza, o meglio sapevano qualcosa, ma nulla di specifico, durava da ormai sei anni.

Lui era perfettamente cosciente che, se si fosse occupato esclusivamente di trovare quella persona, ci sarebbe perfettamente riuscito, però non aveva tempo e questo quella persona lo sapeva benissimo, perciò continuava a farlo.

Era anche una sorta di conforto, non lo avrebbe mai ammesso una persona come lui, ma dopo quello che era successo con Kira, dopo aver visto morire tutte le persone a cui lui teneva, il fatto che lei lo aiutasse di nascosto nei vari casi che risolveva era un modo per sentirsi meno solo; era come a dire che c’era ancora un amico al suo fianco.

Forse, quando sarebbe riuscito a raggiungerla le avrebbe chiesto il motivo di quella fuga improvvisa, sapeva che a differenza di Mello a O non era mai interessata la competizione, anzi probabilmente avrebbe fatto piacere collaborare con entrambi, dopotutto era amica di entrambi. Era anche conscio del fatto che se lei fosse rimasta alla Wammy house forse il suo rivale, l’eterno secondo, non sarebbe andato via, la percentuale di possibilità non era altissima, ma sicuramente non sotto zero.

Near non era solo curioso di quello, avrebbe voluto sapere anche il tipo di vita che O stava facendo, aveva pensato a volte che si era trovata una nuova famiglia e li aveva abbandonati, ma si era ricreduto quando, finito il caso Kira, lei aveva iniziato ad aiutarlo lasciando indizi qua e là, senza farsi mai trovare; così era iniziata la sfida tra loro due che purtroppo lui continuava a perdere.
Ora però aveva un’altra possibilità di trovarla e vincere: il caso A-Kira, sapeva che O non si sarebbe tirata indietro e tantomeno lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il gioco inizia ***


«Fatto?» chiese un uomo appoggiato a una Yamaha nero lucido.

Portava una giacca nera di pelle con il cappuccio che gli copriva viso in parte sfigurato da una bruttissima cicatrice che si diffondeva sul collo; i pantaloni erano scuri e attillati decorati con catene e borchie, ai piedi aveva degli stivali alti neri. gli occhi invece erano nascosti da degli occhiali da sole.

Si portò la sigaretta sulle labbra prima di espirare nuovamente il fumo.

Una persona si avvicinò a lui mostrando una carta di credito dorata: «Ta-da! Il resto dei soldi li ho depositati» annunciò «devi vedere la fila che c’era!»
«Il moccioso?»
Non fece nemmeno in tempo a rispondere che videro un’ambulanza arrivare verso la banca Yotsuba.
«Penso Ryuk abbia fatto il suo dovere.» guardò sopra i palazzi «Il destino è scritto sempre allo stesso modo per chi è padrone di quel quaderno.»

L’uomo la osservò prima di buttare la sigaretta per terra e schiacciarla con il suo stivale di pelle.
«Sali, ti riporto a casa.» le disse salendo sulla moto.

L’altra si sedette dietro di lui e lo abbracciò da dietro stringendosi forte.

Sfrecciarono per le strade di Tokyo.

Si fermarono in una zona residenziale lontano dal centro.

La fece scendere.

«Grazie mille per avermi riportato a casa.»
«Secondo te lui è qui?» chiese improvvisamente il motociclista.
«Ovvio che è qui, Mihael, sai benissimo quanto sia interessato a scoprire il nuovo possessore del Death note, o dovrei dire ex possessore.
Ma sta volta ci siamo arrivati prima noi» sorrise soddisfatta.
«Gliel’hai di nuovo inviata» ridacchiò il giovane «vorrei tanto vedere la sua faccia in questo momento»
«Credo che gli sia arrivata proprio adesso» gli disse voltandosi verso di lui.

Scoppiarono entrambi a ridere.
 
 

Richard Jones era un agente dell’FBI da poco al servizio di L, avrebbe tanto voluto aiutare con il caso A-Kira ma al momento era stato ripiegato al lavoro di fattorino.

Sbuffò e bussò alla porta del detective più famoso del mondo.

«Ehm, L c’è una consegna intestata a lei. Ha già passato tutti i controlli e sembra innocua!»

La porta si aprì.

L’albino si alzò dal tappeto su cui era sdraiato e si avvicinò all’agente che gli porse il pacchetto.

Era qualcosa di rettangolare, lo tastò un po’ prima di aprirlo.

Sapeva già cos’era in realtà, da quando gli era stato detto che c’era una consegna per lui.

Uno come lui non aspettava mai regali da qualcuno.

Con gentilezza levò la carta regalo facendo in modo che non si rompesse: al suo interno trovò una busta bianca e una scatola di un puzzle di 1000 pezzi raffigurante Tokyo di notte.

Lasciò per un attimo da parte il puzzle e aprì la busta: dentro c’era una lettera e una foto fatta con una polaroid.

La foto mostrava una giovane dai capelli corti che sorrideva facendo con la mano il segno della vittoria, al suo fianco c’era un ragazzo delle superiori in divisa scolastica sembrava leggermente imbarazzato, forse per la richiesta inaspettata di fare una foto insieme e dietro a loro si stagliava un essere che il nuovo L conosceva molto bene: Ryuk il dio della morte.

Nella parte bianca della foto c’era scritto: foto con Minoru Tanaka.

Rimase a fissare la foto per un po’ e poi impassibile spostò la sua attenzione alla lettera:
«Al mio caro amico,
Mi stavo facendo un giro a Tokyo e guarda un po’ chi ho incontrato!
Non capita mica tutti i giorni di trovarsi di fronte ad a-Kira!
Beh spero ti stia divertendo anche tu in Giappone, buona fortuna con il caso!
Ti ho fatto un pensierino, so che ami i puzzle e quale miglior puzzle se non Tokyo di notte?
Ne avevo visto anche un altro, ma troppi pochi pezzi, l’avresti risolto subito, non sarebbe stato divertente.
Ora devo proprio andare.
Alla prossima lettera!
O.»

 
Near sorrise, sapeva che avrebbe abboccato.

«Rintracciate Minoru Tanaka» ordinò improvvisamente ai suoi collaboratori.
«L, il ragazzo è appena morto» rispose prontamente il comandante Rester
«E sembra esserci stato un importo strano sul conto di Coil dalla banca Yotsuba»

Coil era uno dei tanti conti utilizzati dal suo predecessore per riscattare i soldi dei casi risolti ed era l’unico conto che era stato dato da L a O in punto di morte.

Questo significava solo una cosa.

«Voglio i video delle fotocamere di quella banca di oggi, quando sono stati depositati i soldi?»
«Qualche minuto fa»
«Bene, perfetto.» disse mettendosi sul dito la bambolina dagli occhi viola.

Questa volta non gli sarebbe sfuggita.
 
 
 

Mello la guardò: «Sei sicura non sia meglio stare nello stesso appartamento, tanto quell’idiota non è riuscito fino ad ora a scoprirci, non penso lo farà oggi»

Questa era la sua unica rivincita contro il suo rivale: ancora non aveva capito che lui era vivo e che vivesse con O.

«Near non è stupido ed è più prudente, almeno finché siamo in Giappone rimaniamo divisi, se scoprisse me, scoprirebbe anche te e non siamo ancora pronti per affrontare le conseguenze»

Sospirò, sapeva che lei aveva ragione, ma odiava il fatto che dovessero rimaner divisi, se fosse accaduto qualcosa non sarebbe riuscito a intervenire immediatamente come avrebbe voluto.

«Tienitelo sempre accanto e non esitare a scrivere nel caso abbia bisogno, non ho paura ad affrontare quell’idiota.»

O sorrise divertita e annuì: sapeva benissimo che infondo Mello teneva al suo rivale, se no non si sarebbe sacrificato per lui.

«Ce l’ho sempre con me, non preoccuparti» lo rassicurò mettendo la mano in tasca per prendere un vecchio cellulare a tastini: usavano quello per comunicare, era come un telefono usa e getta non ritracciabile se non da chi aveva la sua copia, e solo loro due ne possedevano uno.

L’uomo si tolse casco e con un movimento inaspettato la prese per i fianchi poggiando le labbra sulle sue, si lasciò andare a un bacio passionale per poi staccarsi e risalire sulla moto.

Oudeis rimase un attimo interdetta: era stata presa in contropiede, ma poi ricambiò il bacio poggiando le mani sulle sue spalle per tenersi.
Arrossì a quell’improvviso gesto.

«Vedi di arrivare in orario domani» le disse con un ghigno divertito prima di sfrecciare via per le vie di Tokyo.

O si riprese: maledizione a lui! Sapeva che lo aveva fatto apposta per vedere la sua reazione.

Scosse la testa divertita per poi incamminarsi verso il monolocale che aveva affittato durante la sua permanenza a Tokyo.

Prese le chiavi dalla tasca e aprì la porta.

Buttò la borsa sul tavolo per poi togliersi le scarpe e lasciarle sul pavimento.

Si tolse la parrucca nera buttandola a terra e si diresse verso il bagno mentre si toglieva gli indumenti rimanenti.
Si buttò sotto la doccia calda: ne aveva proprio bisogno.

Lasciò che l’acqua le bagnasse i capelli castani: non li avrebbe asciugati, dopotutto era estate.
Potè finalmente rilassarsi da quella giornata impegnativa.

Uscì dalla doccia e mentre si tamponava i capelli si guardò allo specchio: i suoi occhi viola sembravano più stanchi del solito, aveva proprio bisogno di una vacanza, peccato che Ryuk aveva deciso di ritornare a rompere le scatole nel mondo umano invece di starsene tranquillo con gli altri Shinigami, se no a quest’ora sarebbe stata sulla sdraio a rilassarsi al sole, mentre cercava di convincere Mello a fare le parole crociate con lei.

Aprì l’armadio della camera da letto e prese una semplice tuta per casa.

Dopo essersi vestita si accorse che sul pavimento, accanto al letto c’era solo una delle calze che aveva usato il giorno prima: probabilmente l’altra si trovava sotto.

Si inginocchiò per poi piegarsi alla ricerca della calza perduta.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ti ho trovato! ***


Si inginocchiò per poi piegarsi alla ricerca della calza perduta.

Una mano bianca uscì dal letto.

O si spostò spaventata finendo con il sedere a terra.

Un’altra mano uscì da sotto il letto e poi una testa.

I suoi occhi lessero: Birthday Beyond sopra quel viso che lei conosceva molto bene.

L’uomo uscì completamente dal nascondiglio e si mise a fissarla terrorizzato: sul collo portava un collare di ferro con una lucina verde che lampeggiava sul lato destro.
«Ti ho trovato!» gridò all’improvviso.

O rimase impietrita per un attimo, sbiancò, non era per nulla una bella notizia che lui fosse qui, vivo.

«Ti ho trovato!» continuò a ripete il moro, la sua espressione cambiò in sorriso come se improvvisamente fosse sollevato di essere lì anche se all’esterno appariva piuttosto inquietante.

Iniziò a ridacchiare: «Era ovvio che Birthday Beyond avrebbe trovato la piccola Oudeis, perché lui è un genio, il vero genio!»
Lo squadrò: era più magro di come lo ricordava, il viso era scavato e aveva due profonde occhiaie anche sotto al trucco che utilizzava per fingersi L, ma la cosa più sorprendente di tutte era che a differenza da quello che si aspettava non aveva alcuna cicatrice da bruciatura, questa era la cosa strana, dopotutto si era dato fuoco per rendere il suo caso irrisolvibile.

Lui continuò a ridacchiare soddisfatto per poi avvicinarsi con il suo modo strano di muoversi, piegato sulle ginocchia con la schiena incurvata.
Le venne a un centimetro dal viso e poi sorrise.
«La piccola Oudeis è cresciuta rispetto all’ultima volta che BB ti ha visto.»

La giovane sospirò per poi alzarsi e poggiarsi sul letto, per nulla stranita dal suo comportamento, anche se erano passati anni da quando entrambi vivevano alla Wammy house si era abituata al suo strano modo di fare.
«Certo sono passati circa quattordici lunghi anni da quando hai tentato di darti fuoco e anche di più da quando sei fuggito dall’orfanotrofio. È normale che sono cresciuta, tu invece non sembri per nulla cresciuto.» gli rispose facendogli segno di sedersi accanto a lei.
«Come sei arrivato a casa mia?» lo guardò dritto degli occhi, non gli chiese come fosse riuscito ad entrare, perché dopotutto, come chiunque fosse uscito da quell’orfanotrofio era un genio e non era la prima volta che entrava indisturbato in appartamenti altrui.

BB perse per un attimo quella confidenza che aveva avuto un momento prima.
Abbassò lo sguardo, sembrava terrorizzato, ma durò poco perché si sporse nuovamente verso di lei.
«Perché non sei sorpresa che io sia vivo?» piegò la testa di un lato per poi mettersi il pollice in bocca pensieroso, spalancò gli occhi «Perché non sono il primo vivo che vedi» ridacchiò come per compiacersi della sua deduzione.
«Se sei qui, immagino che tu lo sapessi già.»
«Mihael è stato il primo a trovarti, dopotutto siete sempre stati molto attaccati l’uno all’altra, da piccoli giocavate sempre insieme, però lui non è come noi, vero piccola Oudeis?
Lui non vede il mondo con i nostri occhi.»

I loro sguardi si incrociarono, Oudeis rimase in silenzio, quella frase aveva un significato che solo chi apparteneva alla Wammy house sapeva ed era stato forse questo il motivo per cui L l’aveva fatta volare fino in Giappone per aiutarlo nel caso Kira alla sola età di tredici anni, ma anche con quel dono era stato inutile: L era morto proprio nelle sue braccia e lei era fuggita senza lasciare più tracce.

«Non siete solo voi due, vero? Ci sono altre persone nella vostra stessa situazione.»
BB sghignazzò divertito.
«Non preoccuparti, ti proteggerò io dagli altri! Puoi contare sul buon vecchio Birthday» picchiò una mano sul suo petto orgoglioso.
L’uomo la fissò per un tempo che sembrò interminabile.
«Non so nulla di Lawliet, però, se è questo che mi stai chiedendo.» le disse improvvisamente «Non sarei da te, se sapessi che è vivo» ridacchiò.
Il suo sorriso si allargò: «Ma se L fosse vivo, huh huh huh huh huh.
Ma lui si è fatto ammazzare così facilmente da Kira. -la sua espressione cambiò all’improvviso diventando irata -Non è giusto, avrei dovuto sconfiggerlo io, tutta colpa di quel Kira, ora Nate mi ha rubato il posto, non è giusto!
Avrei preferito che fossi tu il nuovo L, sarebbe stato molto più divertente. Non trovi Oudeis?
Io e te siamo i migliori, se loro sono dei geni noi siamo dei super geni!»

BB, sin da quando O era entrata nell’orfanotrofio, aveva avuto un’ossessione per lei, aveva sempre creduto che loro due fossero una squadra, inizialmente lei era rimasta stranita da quel comportamento, ma poi ci aveva fatto l’abitudine.
Non sapeva se considerarlo un amico, ma avevano qualcosa in comune e anche se era strano dirlo, in parte lui era l’unico che poteva capirla: gli occhi da Shinigami erano un dono come una maledizione, sapere quando chi ti sta accanto muore, era come vedere la morte ovunque, non era sempre facile sopportarlo, soprattutto se erano gli unici a vederlo, mentre il resto del mondo aveva il privilegio di rimanere ignorante.

«Birthday perché sei qui?» domandò improvvisamente con un’espressione seria sul volto: basta con le chiacchere, doveva capire cosa stesse succedendo, prima Mihael, ora lui, entrambi uccisi dal Death note, entrambi vivi e vegeti davanti a lei, entrambi che erano venuti a cercarla.
«Perché io e te siamo amici, sei l’unica amica che ho.» le rispose.
Oudeis alzò un sopracciglio, non se la beveva.
«Hai parlato di altri, chi sono?»
Il collare iniziò a lampeggiare.
BB sbiancò, si portò le mani al collare di ferro come se cercasse di toglierselo.
«No, no, no, per favore non ho detto nulla che già non potesse intuire.»
«BB, cosa sta succedendo?» chiese allarmata, non l’aveva mai visto con quell’espressione di puro terrore.

Aveva avuto una giusta intuizione quando l’aveva visto così dimagrito con quelle occhiaie profonde: prima di arrivare da lei, quando era ritornato in vita non se l’era passata bene e quel collare ne era la prova.

«Mi ha scoperto» continuò agitandosi.
«Chi-»

BB le tappò la bocca con la mano e scosse la testa.
O abbassò lo sguardo verso il collare: chiunque stesse cercando BB, li sentiva tramite il collare. Gli fece segno di seguirla verso la cucina: avrebbe provato a toglierglierselo.

Si alzarono con molta lentezza e poi lo fece sedere su una delle sedie del tavolo, aprì il frigorifero e tirò fuori un barattolo di marmellata, gliela porse.
Gli occhi di BB si illuminarono e sembrò tranquillizzarsi, tolse il tappo e infilò due dita nella marmellata per poi mettersele in bocca gustandosi quel piacere di cui sembrava aver dimenticato il gusto.

Oudeis armeggiò con i vari cassetti finché non trovò una cassetta degli attrezzi: la tirò fuori e iniziò a cercare un cacciavite.
Aveva notato che il collare era diviso in due parte attaccate da delle viti, quindi se avesse tolto le viti probabilmente lo avrebbe liberato, il punto era come disattivarlo, non sembrava ci fossero bottoni o altro e sarebbe stato abbastanza stupido per chiunque l’avesse usato, farlo disattivare direttamente dal collare: quindi probabilmente si poteva farlo solo da distanza.

La lucina verde sembrò calmarsi fino a spegnersi del tutto.

O trovò il cacciavite giusto e si mise alle spalle di BB, ma prima di provare a liberarlo accese la televisione mettendo il volume al massimo, non guardò il canale su cui si trovava e si concentrò sul togliere le viti dal collare.
BB rimase fermo sulla sedia: era seduto con le ginocchia piegate.
O riuscì a togliere le viti con più facilità di quello che pensasse.
La lucina tornò a lampeggiare violentemente appena si allentò la presa dal collo dell’uomo.
Oudeis prese le viti ormai praticamente fuori e le buttò a terra.
Il collare si aprì, BB non attese nemmeno un secondo e con violenza se lo tolse per poi lanciarlo il più lontano possibile da sé e fu in quel momento che si accorsero che la tv si era completamente spenta per poi accendersi nuovamente con un video molto strano.
L’attenzione di entrambi si spostò immediatamente verso lo schermo.

Il video mostrava il presidente americano che sembrava parlare con qualcuno mentre il quaderno della morte fluttuava, questo era quello che vedevano occhi normali, ma loro avevano il dono degli Shinigami videro qualcuno a O molto conosciuto: Ryuk.
Non sembrava però che sapessero di essere spiati.
«Sono stato sgridato dal re degli Shinigami perché ho lasciato che vendesse il Death note» disse Ryuk porgendo il quaderno al presidente americano «Quindi è stata aggiunta una nuova regola: l’umano che venderà o comprerà il Death note morirà. Il venditore morirà quando riceverà i soldi e il compratore morirà quando avrà ricevuto il Death note.»
L’uomo sembrò stupito.
«Quindi tu che hai già pagato devi morire… lo so, è una regola nuova di zecca!
Ma se rifiutassi di accettare il quaderno lo considererò come se tu non lo avessi mai comprato. Ma a questo punto non riavrai indietro si soldi.
Se accetti il quaderno tu morirai, ma esso rimarrà qui e potrà essere utilizzato dalla tua nazione, allora cosa hai intenzione di fare?»
Il presidente gridò ancora terrorizzato: «Io non lo prendo!»
Ryyk ridacchiò: «Oh quindi metti la tua vita al primo posto invece che quella del tuo paese, interessante!»
«Tuttavia annuncerò comunque di aver ottenuto il potere di Kira.
Dirò di averlo ricevuto, ma rifiuterò di utilizzarlo… mi farà sembrare l’eroe della patria!»
La schermata diventò completamente nera e iniziò una musica inquietante di sottofondo che divenne man mano più alta.

BB si tappò le orecchie, premendosele con violenza: «No, no, NO TI PREGO NON FARLO!» continuò a ripetere come un ossesso dondolando aventi indietro.
Ora il video mostrava un insieme di immagini in bianco e nero e una voce elettronica iniziò a parlare: «Questi sono i politici di cui vi fidate!
Falsi che sfruttano la loro posizione per sé stessi.
QUESTO MONDO È MARCIO!
Ma è in arrivo una nuova era, un’era in cui regnerà la GIUSTIZIA, Kira è stato un incapace, ma ora il death note è in buone mani e un Nuovo Mondo nascerà dalle ceneri di questo, un Mondo senza INGIUSTIZIE!»
La musica continuò a volume sempre più alto finché O non sentì un’esplosione.

Perché era rimasta imbambolata lì invece di agire!
Le erano venuti i brividi a vedere quel video.

Si girò dove aveva sentito l’esplosione: la cucina stava andando letteralmente a fuoco: era stato il collare di prima, se la tv non l’avesse distratta se ne sarebbe accorta prima.
Dovevano uscire da lì il più in fretta possibile!
BB era ancora in preda al panico.
«Dobbiamo andarcene da qui!» disse prendendogli la mano.
BB non reagì.
Lo strattonò: sapeva benissimo che non era il modo migliore per trattare una persona che stava avendo un attacco di panico, ma se rimanevano ancora lì sarebbero morti carbonizzati.


 
«L siamo riusciti a trovare la residenza della signorina O»
Sorrise soddisfatto: l’aveva trovata.
Gli schermi della SPK si spensero improvvisamente lasciando la stanza buia poi si riaccesero ma questa volta mostrarono un video molto strano: il presidente americano che parlava con Ryuk e che rifiutava il death note e poi dopo una serie di immagini in bianco e nero una voce elettronica iniziava a parlare di un Nuovo Mondo all’insegna della Giustizia e dichiarava di avere il quaderno della morte.
I computer si spensero di nuovo e poi tornò tutto come prima.
L’intera SPK rimase sorpresa: che diamine stava succedendo?
Richard Jones ruppe quel silenzio che si era creato: «Ehm L, credo che la casa della persona che state cercando stia andando a fuoco…»
 
O riuscì a trascinare BB fuori dalla cucina verso la porta.
Si era tappata la bocca e il naso con la maglietta per non respirare troppo fumo: la situazione era veramente critica, il fuoco stava divampando ovunque e il suo compagno di sventure era ancora troppo scioccato per aiutarla.

Si avvicinò alla porta e si accorse in quel momento che le chiavi le aveva lasciate sul tavolo nella borsa e si era dimenticata di prenderle perché troppo presa a cercare di far riprendere Beyond.
E ora che fare?
La porta era blindata, quindi farla andare giù a spallate non era una buona idea.
Sarebbe veramente morta in questo modo?
L’ironia della sorte: in una stanza chiusa a chiave da dentro, proprio come una delle vittime di BB, solo che lui era dentro con lei.
Forse la soluzione era provare ad uscire da una delle finestre, ma ora se avesse solo provato a toccarne una si sarebbe solo gravemente ustionata oltre al fatto che le fiamme erano già arrivate a scaldarne i vetri.

Appoggiò BB a terra.
Ad un certo punto sentì una voce: «Se c’è qualcuno vicino alla porta si tolga, la stiamo per buttare giù»
«Sì siamo in due qui!» cercò di dire per poi tossire
«Non si preoccupi, la salveremo!»

Qualcuno del vicinato aveva chiamato i pompieri per fortuna.
Buttarono giù la porta e in poco tempo fecero uscire entrambi.

«Signorina va tutto bene, ora la porteremo all’ospedale per dei controlli.»
La fecero sdraiare su una barella.
«non ce ne è bisogno, sto bene, piuttosto il mio coinquilino credo abbia più bisogno di me» spiegò cercando di alzarsi, ma una mano la rimise sdraiata.

Fu in quel momento che capì che c’era qualcosa di strano: perché BB era in manette, perché c’era un elicottero?
La sua casa stava prendendo fuoco, ma un camion dei pompieri bastava per risolvere la situazione e poi perché ammanettare BB se per il resto del mondo era morto, significava che chi era sotto a questa operazione lo conosceva molto bene.
Le misero un respiratore e poi la portarono sull’elicottero invece che sull’ambulanza.



|| Spazio Autrice||
Giuro che pian piano tutto acquisirà un senso.
Scusate se pubblico ora dopo tanto tempo, ma sono stata molto impegnata ultimamente, il lato positivo è che almeno ho già pronti altri capitoli che man mano pubblicherò!
Spero vi stia piacendo!
Detto ciò vi saluto e ci si vede al prossimo capitolo!
Grazie mille per chi sta seguendo la storia e chi ha lasciato un commento, non avete idea di quanto questo mi renda felice!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4034373