Der Puppenspieler

di Violet Tyrell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Der Puppenspieler Sì, sono viva.
No, non sono un miraggio.
Per chi ne è felice, la Vio è tornata u.u con calma e senza alcuna fretta, però.
Storia senza pretese ambientata nell'Ade canonico(no Canvas o ND, per capirci), in primis userò il mio amatissimo Minos del Grifone, ci sarà un nuovo personaggio(no Mary Sue, non le so manco creare xddd) e i Giudici. Insomma, gli spectre u.u
Se siete Goldisti, ahimè non li troverete.
Un bacio a tutti colo che leggeranno, recensiranno in qualunque modo (critiche costruttive ben accette) e mi seguiranno in questa nuova avventura.
La dedico alle mie care amiche di EFP e FB, e a tutti coloro che credono nel detto "anche i personaggi cattivi sono interessanti, specie se bistrattati e poco considerati". L'avvertimento OOC non è necessario.





Der Puppenspieler




Lui aveva dimenticato da tempo che cosa volesse dire essere vivi; la permanenza in Ade lo aveva completamente isolato da quella che era la sua vita di un tempo.

Chi era, Minos, prima di abbracciare la causa di Hades?
Lui stesso lo aveva dimenticato, e non si poneva più domande strane su cosa fosse meglio; da quando era giunto in Ade, Minos aveva trovato la propria dimensione e non sentiva la mancanza di quella vita terrena che aveva vissuto per tanti anni.


***



Londra. Una città assolutamente piena di vita; quello sarebbe stato il teatrino del Grifone avernale per quel giorno. Raramente il Giudice saliva in superficie, ma in questo caso c'era un'ordine ben preciso, ovvero seminare morte e distruzione al fine di dimostrare che Hades non temeva un confronto con l'eterna rivale Athena.
La sola precisazione che Pandora gli aveva fatto avere, era quella di non scegliere un luogo greco; volevano destabilizzare le certezze altrui, pertanto era libero di recarsi dove più gli garbava... e compiere il proprio lavoro.




***




Pochi minuti erano bastati invero per scatenare il panico: nessuno aveva mai visto un'essere del genere e tutti strillavano. Chi poteva, scappava. Erano in netta minoranza comunque, dato che il Giudice si stava divertendo a tirare letteralmente i fili di quello spettacolo: che delizia, il suono delle ossa che si spezzava, contornato dalle grida di dolore delle vittime che nulla potevano contro il devastante potere del suo amato Cosmic Marionation.
La piazza principale di Londra era ormai un campo di battaglia: i cadaveri erano disseminati qua e la come se fossero stati appoggiati casualmente. In quell'istante una ragazzina strillava a pieni polmoni, ma poco dopo anche il suo lamento venne meno: evidentemente Minos aveva fatto spezzare tutte le sue ossa, riuscendo facilmente a tacitarla.
Un sorriso si delineò sul suo volto: ecco il suo potere, chi o che cosa avrebbero potuto contrastarlo? L'odore di morte era ciò di cui si nutriva e si sentiva davvero a casa propria; un attimo dopo il sorriso vacillò per alcuni istanti mentre alcune gocce di sangue caddero a terra. Qualcosa di tagliente lo aveva sfiorato all'altezza del collo, pur senza colpirlo; Minos alzò lo sguardo e vide la ragazzina vestita di verde chiaro che lo guardava con aria di sfida. Non aveva visto che gli avesse lanciato contro quel pugnale, era stato troppo impegnato a occuparsi degli altri.
"Piccina, la mamma non ti ha insegnato che lanciare pugnali non è un'azione da signorina ben educata?"
Il sarcasmo grondava da ogni sillaba pronunciata, e la ragazza arretrò automaticamente di due passi; quell'uomo giovane la spaventava  - soprattutto vista la strana armatura che indossava -, ma non era riuscita a impedirsi di agire. Le sue due amiche erano state ridotte a cadaveri senza che lei potesse fare qualcosa, e vederlo addirittura compiaciuto... No, era davvero troppo.
Elise capì subito di essere nei guai: qualcosa di invisibile e indefinito ghermì il suo corpo, come se l'uomo in armatura la stesse usando come burattino. "Da brava, rispondimi: ti fa male, vero?"
La voce di Minos somigliava a quella di un gatto ronfante, mentre si crogiolava nella superiorità di potere; era solo una stupida umana che ben presto si sarebbe trovata a terra, a far compagnia ai cadaveri. Il rumore delle ossa che si spezzavano parlò un linguaggio molto più chiaro di quello che la giovane Elise avrebbe potuto dire; le sue urla erano sempre più forti, eppure non implorava la morte.
E Minos si divertiva troppo per smettere: perchè rompere subito un giocattolo quando lo si poteva utilizzare a proprio piacimento? Doveva anche essere molto giovane, Minos calcolò che potesse avere a malapena diciotto anni; il corpo della ragazza venne lasciato cadere a terra, ma lo spectre sapeva di non averla uccisa. Elise agonizzava, preda di un dolore infinito, ma il Giudice aveva visto qualcosa di imprevisto.





***



"Hai cacciato, oggi?" La replica di Aiacos andò perduta; Minos gli passò davanti, diretto al proprio Tribunale, il corpo della ragazza buttato sulla spalla come un sacco di patate qualunque; non diede segno di voler rispondere al collega, e depositò la giovane Elise con malagrazia su una branda mentre alcuni skeletons lo osservavano timorosi.
Era pericoloso parlare in presenza di Minos, lo sapevano tutti e di conseguenza si regolavano.
"Fate in modo che si riprenda, ma senza esagerare. Questo non è un centro benessere". Lo disse con aria impassibile, l'autocontrollo di nuovo presente: lo sfogo di poco prima a Londra era ormai solo un ricordo; attese che i poveretti annuissero per poi allontanarsi.
C'erano delle anime da giudicare, il lavoro nell'Ade non mancava mai.






Note:

La psicologia di Minos sarà sviluppata andando avanti: da quello che so io è uno molto freddo, ma che mentre duella diventa sadico. Spero di avere reso abbastanza bene la cosa.
Siamo circa nel 1984. Ho sfasato un po' le cose in Ade, ovvero ho fatto sì che ci sia già "vita" diciamo xddd spero possa essere gradevole la cosa. Mi sembra chiaro che Elise non è morta u.u e che quindi deve avere delle caratteristiche per poter entrare - anche costretta - in Ade senza crepare.
A voi u.u

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Capitolo 2
*** 2 ***


Der Puppenspieler Riciao a tutti.
Davvero mille grazie per il seguito e le recensioni dello scorso capitolo^^ Mi fa piacere vedere tanti estimatori del grande Minos *l'interessato si gonfia come un tacchino*, siete davvero adorabili *-*

Avevo dimenticato di spiegare il titolo: teoricamente in tedesco marionettista sarebbe Der Marionettenspieler, ma suona davvero molto male. Inoltre mi sono consultata con alcune amiche di madrelingua, che mi hanno consigliato questa versione :=)
Puppen si intende bambole, giocattoli... gli si addice u.u





Der Puppenspieler


Un brivido corse lungo la schiena di Elise e la ragazza si svegliò di soprassalto: come sottofondo c'erano i lamenti dei dannati a cui lei non era abituata, così come l'ambiente che la circondava era tutt'altro che rassicurante. Si mise a sedere e constatò di trovarsi praticamente a terra se non fosse stato per quella specie di sottile materasso sorretto da una struttura in ferro e della paglia cosparsa sul... era un pavimento, quello?
Elise aprì gli occhi incredula: come poteva essere ancora in vita dopo che il corpo le era stato martoriato con tanta atroce disinvoltura? Represse un brivido nel ripensare agli occhi indemoniati del proprio carnefice e al piacere che aveva intravisto sul suo volto; indubbiamente si era divertito enormemente nell'infliggerle tanto strazio, e a quel modo di fare così... così indifferente. Solo in quel momento si rese conto che il dolore era tutt'altro che sparito e lanciò un urlo, stridulo anche se mai terrificante quanto i versi che continuavano ad aleggiare nell'aria.
"Silenzio! Dove credi di essere, a casa tua? Stai ferma o il Giudice sarà costretto a curarti di persona, non sei ancora del tutto guarita." La ragazza si rese conto di non essere sola in quello strano posto: una figura ammantata in una strana veste quasi sacrale era in piedi a pochi metri da lei, e la fissava come se fosse una bambina disobbediente. Elise lo guardò con aria stupefatta, per poi scoppiare a ridere.
Non era riuscita a trattenersi. "Scusa amico, ma non ti sembra che Carnevale sia passato da un pezzo? Ma come sei vestito! A questo proposito puoi dirmi dove siamo? Pensavo di essere morta, ma..." Un pensiero folgorò la giovane: forse qualcuno era intervenuto in sua difesa, fermando quel pazzo criminale e consegnandolo alla giustizia. Lo riteneva poco probabile, ma non vedeva altra spiegazione: impossibile che fosse riuscita a scappare di persona, si era ritrovata invischiata in quella situazione senza neppure capire come.
Elise non potè fare a meno di trasalire, spaventata, nel rendersi conto che l'altro aveva appena sbattuto la frusta a terra, sul volto il chiaro segno che se avesse potuto avrebbe eseguito quel gesto direttamente su di lei. "Ho detto zitta! Sarà il Giudice a rispondere alle tue domande, sempre se ti permetterà di porle... E quando ti rivolgi a noi, devi tenere la testa bassa, senza mai staccare gli occhi da terra, e parlare in maniera educata. Chiaro, ragazzina?"
La ragazza sentì la rabbia assalirla: come si permetteva quella specie di pagliaccio di rivolgerle la parola a quel modo? Non sapeva chi aveva di fronte? In quel momento però l'altro tacque di colpo e fece per inchinarsi a qualcuno, ma la visuale della ragazza fu offuscata da un mantello candido che era apparso all'improvviso; Elise si strinse lo striminzito lenzuolo attorno al corpo improvvisamente tremante, provando una sensazione mai vissuta prima.
Solo alzando lo sguardo in segno di sfida verso il nuovo venuto - contravvenendo quindi immediatamente alle regole che le erano state imposte -, si rese conto di avere di fronte il suo stesso carnefice; portava la stessa strana armatura - se la poteva chiamare così -che gli aveva visto addosso a Londra, ma senza l'elmo. Non si era soffermata molto a guardarlo in viso in precedenza e se non fosse stato per quei suoi occhi, quello sguardo cinico e crudele,  saebbe quasi tratta in inganno dal suo viso giovane e avvenente.
"Elisabeth Johanna McCarter, diciassette anni e trecentoventisette giorni a oggi, inglese e originaria di Wincester, ma residente a Londra per ragioni di studio. Conosciuta come Elise, ha una sorella maggiore di nome Candy che è rimasta vedova da tredici mesi; possiede un gatto meticcio che ha chiamato Sugar ed è nota per essere molto viziata, testarda e vendicatrice. Questi difetti sono controbilanciati da altri aspetti del carattere che la rendono più sopportabile. Beh, sei un personaggio molto interessante, ma se vuoi sopravvivere qui ti consiglierei di essere saggia".
Elise si sentì quasi vacillare sotto il peso di quelle parole: in poco più di un minuto si era sentita raccontare quasi tutta la sua vita, il ragazzo aveva letto quelle parole da un libro che teneva in mano e che aveva un aspetto molto antico e prezioso. Per quanto le sue parole fossero beffarde alla fine, il suo tono era rimasto neutro, come se fosse abituato a esaminare le vite degli altri. Conosceva addirittura il nome del suo micetto, Sugar! La ragazza sbattè gli occhi: c'era qualcosa che non quadrava.
"E tu chi saresti?" Non misurò le parole, nè evito di moderare il tono astioso ed esigente con il quale aveva parlato; Minos la osservò come se fosse un oggetto di dubbio interesse, per poi sorvolare sull'inutile domanda e rivolgersi all'altro presente nella stanza, che era ancora inchinato. Elise sperò di tutto cuore che la schiena gli si spezzasse di netto.
"Lune, controlla che si riprenda... Se non vuoi farlo di persona, assicurati che non sia mai lasciata da sola, magari chiama quella palla al piede di Zellos. A Pandora-sama non serve per il momento, l'ha detto lei. La signorina resterà con noi per un po', e quando sarà guarita portala in Tribunale."
E se ne era andato. Elise ribolliva di stizza e avrebbe voluto lanciare una padella dietro quell'essere tanto arrogante, ma per sua fortuna non ne aveva a portata di mano. Anche l'uomo chiamato Lune non sembrava tanto più contento di lei, ma si limitò a tacere e ad allontanarsi senza fornire alcuna spiegazione.





***



Minos posò l'armatura prima di sedersi allo scranno con aria vagamente infastidita: da Giudice dell'Ade a baby sitter di quella ragazzina impertinente e piena di boria. Non era affatto contento dello sviluppo della situazione, ma non aveva scelta. Ormai erano un paio di giorni che cercava di abituarsi a quell'idea.
Come avrebbe potuto immaginare di imbattersi addirittura in una futura spectre proprio a Londra? Era convinto che le stelle malefiche si fossero già tutte riunite in Ade, invece una era sfuggita al controllo e si era aggirata spensierata in superficie senza mai essere intercettata; inoltre Elise era molto particolare, non era sicuro che la collaborazione tra loro sarebbe stata pacifica.
Lo dimostrava il modo con cui l'aveva aggredito: non aveva neppure visto il coltello finchè non lo aveva colpito parzialmente, pur senza ferirlo in modo grave. Poteva comunque capire l'impulso che l'aveva spinta ad agire, anche se le aveva subito dimostrato chi era che poteva comandare.

"Credevo che fosse Rhadamantys a occuparsi delle reclute, mia Signora" esordì Minos rivolto a Pandora, inchinato come gli altri suoi due compagni; l'Oracolo era in quel momento in piedi e stringeva il tridente tra le mani, sembrava incurante della loro presenza.
"Sarà compito tuo fare in modo che la stella si risvegli del tutto, sono ordini di Lord Hades in persona. Se farai un buon lavoro come con Lune, avrai la Sua gratitudine."

Ma era un'impresa. Minos dubitava fortemente che la ragazza si lasciasse sottomettere da lui: non che fosse un problema visto che possedeva i mezzi per farsi rispettare, ma gli ordini non potevano essere discussi in alcun modo. Gettò uno sguardo al Necrominion, per poi pensare al modo più rapido per far uscire dal guscio questa spectre.
Lune si era dimostrato molto più malleabile della ragazza inglese, non aveva mai protestato, mentre Elise era riuscita a far impazzire gli skeletons al punto che era stato costretto a intervenire di persona per imporre di nuovo il silenzio. Persino quando era curata riusciva a dare dei problemi.
"Come avete comandato, Signore, la ragazza è qui". Proprio in quel momento Lune comparve assieme a Elise; Minos notò subito che era stata guarita alla perfezione, ma non le lanciò più di un'occhiata diffidente. Con un semplice cenno del capo fece capire al Barlog che la sua presenza non era più necessaria; attese che si congedasse, per tornare a osservare Elise.
Non c'era l'ombra del pentimento sul suo volto: Minos vide chiaramente la furia impressa nelle iridi smeraldine della ragazza inglese, e sorrise con aria divertita. Più che per ilarità, lo aveva fatto per provocare ulteriormente l'animo della ragazza: solo il giorno prima Aiacos aveva fatto aperti apprezzamenti sull'aspetto fisico di Elise. A quanto pareva il Garuda apprezzava particolarmente le forme della ragazza, e anche i suoi lunghi capelli neri; Minos non l'aveva considerata poi molto, ma a uno sguardo più attento fu costretto a riconoscere che il collega non era neppure stupido.
D'altronde se avesse voluto utilizzare Elise come giocattolo sessuale doveva prima domandare a lui il permesso visto che era stata posta sotto la sua totale protezione, ma non credeva che Aiacos sarebbe giunto a quel punto. Per quanto pochi fossero d'accordo, era piuttosto serio, a meno che non si trattasse di torture: in quel caso poteva quasi batterlo.
Quasi.
"Da questo momento sei la mia serva, fin quando non sarà decretato altrimenti dal nostro Signore. Se hai delle domande falle, anche se ti consiglierei di evitarlo". Già, lui non era paziente e detestava perdersi in inutili chiacchiere con gli altri, chiunque essi fossero. Tuttavia sapeva che Elise non era stata informata su nulla, e a lui sarebbe spettato l'ingrato compito di insegnante. Era veramente caduto in basso.
L'ira di Elise ruppe gli argini nel modo più brusco e meno indicato in presenza di chi pazienza non ne aveva. "Che cosa?! Non ho la minima intenzione di lasciartelo fare! Non solo mi aggredisci senza motivo, ma pretendi anche che... No! Scordatelo!" Le urla della ragazza erano sempre più alte, quasi certamente altre persone al di fuori del Tribunale le avrebbe sentite; Minos fece per parlare, ma venne anticipato. "Pensavo che volessi uccidermi, ma non l'hai fatto... Ora voglio sapere perchè! Conti di ottenere dei soldi dalla mia famiglia? Dev'essere così, altrimenti per quale altro motivo...?"
Ciack. Un osso del braccio sinistro di Elise si spezzò di netto, interrompendo la sfuriata che stava facendo; non si era accorta che Minos aveva concentrato il proprio cosmo in un dito e che un filo cosmico l'aveva brutalmente messa a tacere, anche se lei non poteva vedere quel filamento diabolico. Tuttavia dall'espressione impassibile sul volto del Giudice era evidente che il dolore fisico provato dalla sua nuova serva non lo scalfiva minimamente.
"I soldi non fanno la felicità e non mi interessano, sono cose banali per cui voi bestie siete capaci di uccidere". La voce di Minos era puro ghiaccio: vedeva ogni giorno sfilare anime nel suo Tribunale, gente che aveva ammazzato i propri amici o parenti per il denaro, e anche le vittime avevano un passaggio obbligato per ottenere la loro pena. Era per gente come quella che esisteva il Tribunale. "Ora ascoltami con attenzione, se ci tieni a rimanere integra. Non ti ho portata qui per divertimento, ma perchè sei destinata a rimanerci: hai visto la frase incisa all'ingresso? Lasciate ogni speranza voi che entrate? Sei negli Inferi, ragazzina, e dietro ordine di Hades, il sovrano dell'Oltretomba. Non ti sarà concesso di uscire dal nostro regno senza la mia presenza, ma se ti comporterai bene potresti avere un ruolo".
Dagli occhi increduli di Elise, Minos capì che la ragazza lo riteneva un bugiardo; concentrò nuovamente il proprio cosmo e un altro strillo acuto riempì la sala. Il braccio sinistro era fuori uso e il dolore di Elise era pari alla sua rabbia: non aveva limiti. Sarebbe stato impossibile pretendere da lei collaborazione, ma i mezzi per ottenerla non gli mancavano. Da parte sua non avrebbe fatto alcuna distinzione: uomo o donna non importava, avrebbe imparato le lezioni che lui doveva impartirle. Gli dispiaceva solo che questa stella malefica fosse così lenta a progredire da sola, come era stato per la maggior parte di loro.
Stella del cielo Incerto. In effetti il nome era calzante, dato il tempo con cui tardava a manifestarsi completamente nel corpo della ragazza.
"Certo, e come mai non vedo Dante se siamo all'inferno? Scommetto che sei strafatto di droga, defi..." Elise non concluse la frase, tenendosi stretto il braccio ormai completamente fuori uso, come temendo una nuova offensiva: le era bastato incrociare lo sguardo dell'uomo per ammutolire, senza varcare il sottile confine che portava alla sfacciataggine almeno per quella volta. Non riusciva a capire una parola di ciò che lui diceva, ma non aveva alcuna intenzione di assecondare il suo delirio: non esisteva luogo dal quale non si potesse fuggire, doveva solo attendere il momento propizio. Inaspettatamente Minos riprese la parola. "Conosco il libro di Dante, e devo dirti che ci sono molte similitudini tra ciò che ha scritto e quello che esiste quaggiù; forse era uno spectre a sua volta, o più semplicemente il suo concetto di giustizia somigliava molto a quello di Sua Maestà Hades. In ogni caso tutto questo non ha importanza: dentro di te risiede l'essenza di una stella malefica, ed è questa la ragione per cui non puoi tornare a essere quella patetica mortale che ancora sei. Ti sarà insegnato a credere nella giustizia di Hades e ciò avverrà talmente in fretta che quando il processo sarà terminato, avrai dimenticato di esserti mescolata agli umani".
Minos non era abituato a parlare così tanto; di solito lo spectre si limitava a risiedere nel Tribunale per osservare le anime e mandarle nelle prigioni che Hades aveva destinato loro. Di rado accadeva che qualcuno osasse disturbarlo: Lune di certo non compariva a meno che non fosse chiamato, e solamente Pandora-sama o lo stesso Hades potevano mandarlo a chiamare per questioni più o meno urgenti. Di solito era la Sacerdotessa la portavoce, oppure anche Aiacos e Rhadamantys comparivano, ma sempre per motivi importanti.
Elise lo vide fare un cenno a uno skeleton che era rimasto in un angolo; questi venne avanti, consegnando al Giudice quella che pareva una tunica scura senza pretese. "Dalla alla ragazza" disse semplicemente Minos senza guardarlo, preferendo intimorire Elise col suo sguardo freddo e calcolatore. Lei si trattenne a stento: ribolliva di umiliazione, ma il dolore che provava al braccio le stava consigliando di non provocare ulteriormente quell'uomo diabolico. Lo skeleton le consegnò quindì ciò che aveva in mano.
"Ne avrai bisogno per il tuo addestramento, sospetto che tu non sappia nemmeno combattere a livello fisico pertanto sarò io a insegnarti". Inaspettatamente Minos si alzò dallo scranno e le si avvicinò con aria tanto impassibile che Elise inaspettatamente arretrò; non riuscì a impedirgli di prenderle il braccio sinistro e a stringerlo. Avrebbe voluto urlare, ma venne distratta dalla patina violacea che ricopriva la mano dello spectre; alzò lo sguardo, incredula, e le parve che gli occhi grigi dell'uomo fossero meno severi.
Più umani.
Sentì una scarica elettrica attraversarla, ma capì che non aveva nulla a che fare con qualcosa che lui aveva fatto. No, era dovuto alla vicinanza tra loro, e a quell'inaspettato gesto di bontà; Elise abbassò immediatamente lo sguardo a fissare un punto qualunque oltre la figura di Minos. Non voleva avvicinarsi troppo, anche perchè per un momento aveva provato l'inesplicabile tentazione di... di fare che cosa? Prenderlo a schiaffi. Sì, certamente era ciò che si meritava.
Non si accorse che il braccio ora era guarito completamente. "Domattina iniziamo, fatti trovare pronta e, possibilmente, più collaborativa di quanto tu non sia stata fino ad adesso".
Ed Elise venne costretta dallo skeleton a uscire dal Tribunale; girando la testa solo una volta vide che Minos aveva ripreso il proprio posto allo scranno ed era del tutto incurante della sua presenza. Gliel'avrebbe fatta pagare molto cara, nessuno poteva permettersi di provocarla, ferirla e utilizzarla come voleva senza riportare ingenti danni.




***


Elisabeth Johanna McCarter, detta Elise, era veramente una spina nel fianco secondo l'opinione di molte persone che avevano avuto a che fare con lei. Già da bambina era in grado di comandare a bacchetta i genitori, il padre in particolar modo; l'uomo adorava la sua bambina e non avrebbe mai lasciato i suoi desideri inappagati.
Elise era nata in una famiglia benestante e anche in parte aristocratica: il nonno materno era cugino di un conte, pertanto la bambina si vantava di avere - giustamente - sangue reale nelle vene. Il suo aspetto era molto piacevole, e spesso la aiutava a ottenere ciò che desiderava: le bastava sbattere le palpebre alcune volte per vincere anche la più dura delle battaglie. I servi di casa McCarter assecondavano ogni suo capriccio, anche il più astruso - dietro ordine dei genitori, naturalmente - e già da bambina Elise era in grado di assumere un tono di comando parlando con loro.
Per quanto viziata, Elise cominciò ben presto a dimostrare la propria indipendenza: a un certo punto della vita - circa a otto anni - si era resa conto che sua sorella Candy, per quanto molto più docile e adulta di lei, era la preferita. C'erano sei anni di differenza tra loro, eppure non avrebbero potuto essere più diverse: Candy trascorreva volentieri il suo tempo ad assecondare a sua volta i capricci della sorellina, pettinandola e vestendola ogni volta che Elise manifestava quel desiderio, tuttavia era lei la più docile e quindi benvoluta.
Elise se ne era accorta molto presto: anche se i genitori idolatravano lei, era la maggiore Candy a ricevere l'approvazione per i suoi modi garbati e piacevoli; persino i domestici si dimostravano molto più solleciti quando era la figlia maggiore a comandarli, tanto che le rivolgevano sorrisi e inchini a non finire. Elise era gelosa e invidiosa, tanto che a un certo punto cominciò a mettere a punto la propria strategia: andando contro le regole, cominciò a vestirsi da sola e a occuparsi delle proprie cose senza che ci pensassero i domestici o i genitori. Il cambiamento non fu repentino, ma nel giro di alcuni anni la bambina cominciò a mostrarsi meno pretenziosa, con somma meraviglia di tutti.
Ciò non aveva ugualmente modificato i lati del suo carattere; Elise era sempre viziata, prepotente, ma si era moderata rispetto agli inizi e a volte riusciva anche a rendersi sopportabile. Invidiava ancora la sorella Candy, ma senza lasciarglielo capire, e raccogliendo le confidenze come se fosse davvero ansiosa di aiutarla.
A Elise mancava in verità un vero obiettivo: nonostante crescendo si fosse dimotrata una studentessa di ottimo livello, non aveva ancora trovato il proprio ruolo nel mondo. Le piaceva ballare, cantare, disegnare, ma non faceva nulla con vera passione: il suo scopo era forse nuocere agli altri, utilizzare il proprio indiscusso fascino per piegare tutti ai suoi desideri e sentirsi appagata. Non c'era altro che le piacesse in egual misura!
La tragedia accadde poco dopo il compimento dei sedici anni: sua sorella Candy si era sposata già da un paio d'anni con un giovane nobile, ma non era ancora riuscita a mettere al mondo un erede. Elise aveva già notato come Arthur - il nome del ragazzo - fosse semplicemente bello e non esitò a porsi lui come obiettivo; non le importava che fosse sposato anzi, portarlo via a Candy le avrebbe fatto piacere. Era sempre invidiosa della sorella e, nel compiere quella sottile vendetta, avrebbe dimostrato che non c'erano poi tante differenze tra loro.
Inaspettatamente il giovane respinse le avances della ragazzina; dapprima con cortese fermezza, per poi divenire a poco a poco sempre più infastidito. Per due settimane intere, Elise non pensò ad altro: voleva quell'uomo e lo avrebbe avuto, il prezzo non le importava. Non si sentiva neppure troppo giovane per una conoscenza approfondita con un ragazzo, al contrario delle sue amiche che parevano terrorizzate solo al pensiero.
Quel venerdì nessuno fu testimone di ciò che accadde: Arthur aggredì Elise con un coltello e la pugnalò, stanco delle continue pressioni, ma l'arma gli si rigirò in mano e lo colpì senza pietà. Il sangue schizzò ovunque e sulla scena rimasero solo il cadavere martoriato del ragazzo e il corpo di Elise, priva di conoscenza: la polizia giunse e asserì che Arthur era morto per omicidio, tuttavia dato che i vestiti della ragazza erano ridotti in brandelli, si ipotizzò che avesse reagito a un tentativo di stupro fin troppo evidente.
Elise non ricordava alcun dettaglio, anche se era sicura che non ci fosse stata alcuna violenza. Sapeva di essere stata lei a colpire a morte l'uomo e si spaventò: per la prima volta la ragazza si sentì estremamente vulnerabile, senza riuscire a spiegarsi ciò che era accaduto: come poteva aver aggredito a quel modo una persona, quando in realtà lei avrebbe voluto ben altro?
Nonostante lei lo ignorasse, Minos conosceva quella storia e tutti i dettagli che la sua mente aveva rimosso; il Giudice era al corrente del fatto che quel giorno la stella malefica si fosse improvvisamente ridestata, influendo profondamente sulla psiche di Elise, che era diventata più taciturna e meno incline a pavoneggiarsi con gli altri. Da quel momento la ragazza era sicuramente cambiata, pur gettandosi in fretta alle spalle quella storia tragica.
Elise detestava essere costretta a fare qualcosa; seduta sulle rive dell'Acheronte rifletteva, dicendosi che avrebbe reso la vita impossibile a Minos. Sorrise a quel pensiero: era una cosa che aveva già fatto a scuola, sia da bambina che in tempi più recenti, e sapeva che non ci sarebbe stata alcuna difficoltà in questo. Tuttavia aveva già deciso che complicarsi la vita non sarebbe stato prudente: ancora non riusciva a comprendere tutto ciò che era accaduto, ma sapeva che quell'essere diabolico le poteva fare molto male.
Occhio per occhio, dente per dente. Era il suo motto.





***


Minos era sempre riluttante a lasciare gli Inferi. Si sentiva a casa propria ed era lì che doveva stare, tuttavia quel nuovo compito lo avrebbe costretto ad allontanarsene almeno per un po' di tempo.
L'idea non era neppure stata sua, bensì era Pandora che gli aveva ordinato di farlo: si sarebbe recato nel mondo dei vivi assieme alla sua nuova serva, così da permettere alla stella malefica di agire celermente. Inoltre l'Ade non era certo un campo di allenamento, e dal momento che Elise non era in grado neppure di tirare un pugno a un avversario, necessitava di tranquillità per apprendere i rudimenti fondamentali della lotta e dell'utilizzo del cosmo.
Magari avessero delegato Rhadamantys! Lui era quello adatto a combattere, aveva pazienza - non tanta, ma di certo più di lui -, invece il compito era toccato a lui. Si era comunque inchinato alla Sacerdotessa e non aveva perso tempo.
Il varco infernale era sempre un bel modo di viaggiare.
Si ritrovarono così in uno speduto paese tedesco, poco lontano da una fitta foresta che celava una cattedrale oscura. Era lì che sarebbero rimasti almeno per un po'. La barriera del cosmo di Hades avrebbe tenuto nemici e comuni umani alla larga da quel posto, consentendogli di svolgere il compito senza intoppi.
A Minos servirono cinque minuti per capire che il lavoro sarebbe stato lungo: Elise non conosceva neppure le regole basilari dell'autodifesa, e lui avrebbe potuto ucciderla così facilmente tanto da non avere neppure bisogno di utilizzare il cosmo. Sospirò osservando il cielo plumbeo. Sarebbe stata una lunga convivenza, ne era tristemente convinto.






Note:



Stella del cielo Incerto. L'ho trovata in elenco, nessun pg gli è associato pertanto la userò u.u spero che questo capitolo vi possa piacere^^
Ci tengo a dire di aver unito alcuni elementi del Lost Canvas: il libro in cui Minos legge la storia di Elise è preso dal tempio del Cielo di Venere, dove ci sono le aiutanti di Barlog che scrivono la storia dell'umanità. Ho pensato che potesse trovarsi in mano al nostro amato Giudice u.u
Inoltre secondo me Barlog è solo un sostituto, perciò lo sfratto sempre dalla prima prigione LOOOOOL bene spero di poter leggere i vostri commenti su questo :=) un bacio a tutti!
Vi invito, se vi va, ad aderire a questo mio contest su Saint Seiya:  Perchè cattivo è bello

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Capitolo 3
*** 3 ***


Der Puppenspieler Riciao a tutti, ecco con il nuovo capitolo :=) sempre grazie a chi legge e recensisce^^





Der Puppenspieler



Minos era una persona molto precisa e metodica: come non mancava l'ordine nel suo Tribunale in Ade, la stessa cosa accadde per quella cattedrale. Abitata da pochi skeletons e da alcuni spectre minori, divenne ben presto posta sotto il suo comando: nessuno si lamentò della presenza dei due ospiti, al contrario erano sempre pronti ad assecondarli.
Anzi, ad assecondare lui: si era sparsa la voce che il temibile Giudice pretendesse che Elise se la cavasse da sola il più possibile, pertanto tutti si adeguarono a quegli ordini. La ragazza veniva servita se si trattava di cibo e di tenerle in ordine la spartana stanza che le era stata assegnata, ma nessuno faceva nulla in più. Se cadeva a terra durante gli allenamenti doveva alzarsi da sola, lo stesso se si feriva o si azzardava a provocare Minos troppo spesso.
E la routine che il Giudice le aveva imposto era terribile; la prima mattina era stata letteralmente tirata giù dal letto dai suoi modi che la ragazza definì barbari e da selvaggi. Le urla della giovane apprendista erano state terribili, ma era rimasta colpita dall'evidente indifferenza dipinta sul volto di Minos: quell'essere disgustoso non si era neppure imbarazzato nel rendersi conto che indossava una veste semi trasparente che le arrivava a malapena alle ginocchia. Anzi, quando gliel'aveva fatto notare, si era limitato a ridacchiare, come se avesse ascoltato un divertente aneddoto; Elise era diventata tutta rossa in volto, ma l'imbarazzo era cessato dato che Minos si era limitato a dirle che aveva meno di cinque minuti per presentarsi all'addestramento. Si era chiuso la porta della stanza dietro le spalle, ed Elise non aveva potuto fare a meno di chiedersi se fosse un'abitudine per lui andare a trovare le ragazze a quell'ora.
Ma la lezione le era servita: Minos, che aveva temuto una replica di quel comportamento, il giorno dopo notò con piacere che Elise si era fatta trovare addirittura in anticipo pur di evitare un'altra sorpresa da parte sua. Il Giudice non era più stato costretto a tornare su quell'argomento, comprendendo che la ragazza aveva già capito da sola come comportarsi riguardo alla puntualità; tuttavia non era bastato a placare l'animo irruento della ragazza che, non appena le si presentava la possibilità, cercava di mettere i bastoni tra le ruote a Minos, complicandogli la vita.
Si trattava di gesti per lo più innocui - come quando gli aveva portato via di nascosto l'armatura, nascondendola in un tombino, oppure come quando aveva cercato di imbrogliarlo con il cibo, facendo finta di volergli servire una torta gustosa che si era premurata personalmente di riempire di sale. Non le piaceva cucinare anzi, era la cosa che detestava di più al mondo, però aveva voluto ugualmente fargli quei dispetti; Elise sapeva di non poter effettivamente competere con la forza del cosmo di Minos, perciò cercava di fregarlo con la sua diabolica astuzia. A cui inevitabilmente seguiva una punizione; Minos ci teneva a farle capire chi dei due era il sottoposto, pertanto non perdeva occasione per fare sfoggio della propria forza. Pur senza esagerare, non troppo per lo meno.
Di rado un allenamento terminava senza ossa rotte o altri tipi di ferite, ma i primi risultati cominciavano a esserci; Minos era ancora deluso perchè la volontà ferrea di Elise stava ritardando il lavoro psicologico della stella malefica, ma se non altro aveva cominciato a capire come sfruttare il proprio cosmo. La ragazza faceva progressi lenti, ma costanti, anche se non si poteva dire la stessa cosa riguardo al suo carattere: da parte sua sapeva di non facilitarle le cose, ma non provava alcun dispiacere nel ricordarle che era lui a comandare tra loro.
Il luogo d'allenamento era la famosa Foresta Nera, là dove sorgeva anche la cattedrale: per quanto avesse accettato quella missione  - che era spesso noiosa e particolarmente complicata a causa del temperamento di Elise -, sentiva la mancanza dell'Ade e del silenzio del Tribunale. Era sempre informato su ciò che accadeva nel suo mondo, ma non era la stessa cosa.




***




"Allora, come procede?" Minos non diede segno di volersi avvicinare, standosene seduto su quella roccia a osservare l'esercizio di Elise; quello che le aveva imposto di fare era l'ennesima punizione per espiare uno dei suoi tanti peccati. L'allieva si era permessa di schiaffeggiarlo dopo aver subito l'ennesimo rifiuto di lasciarla tornare a casa propria, a Londra; Minos aveva più volte spiegato a Elise che non poteva rivedere la sua famiglia, ma la ragazza continuava a ribellarsi. In un impeto di impulsività aveva alzato le mani su di lui, arrivando addirittura a colpirlo con violenza sul volto.
In pochi secondi però se ne era pentita; la punizione consisteva nell'arrampicarsi a mani nude - e senza l'ausilio del cosmo - sulla parete della cattedrale, per almeno seicentosessantasei volte. L'espressione di Elise gli aveva rivelato quanto profondo e radicato fosse il disgusto che provava nei suoi confronti, ma non aveva pensato di modificare ciò che le aveva detto; in un certo senso le poteva anche servire quel genere di allenamento, ed era rimasto pigramente seduto a osservarla. In particolare si era quindi assicurato che portasse davvero a termine l'esercizio, consapevole che la ragazza avrebbe cercato qualunque pretesto pur di non eseguirlo: Minos sapeva di averle chiesto uno sforzo immane, ma la parte vendicativa del suo essere non gli consentiva di avere pietà di lei.
"Piantala di provocarmi e fammi riposare! Guarda in che stato sono ridotta!" Elise perse la calma, ricadendo a terra per l'ennesima volta: non era mai stata portata per l'esercizio fisico, e trovava particolarmente gravosa quella punizione. Mostrò le mani sporche del proprio sangue, segno che tutti i tentativi di scalare la cattedrale cominciavano a essere  inutili. Soprattutto se pensava al numero spropositato che le aveva imposto; Minos osservò quasi divertito le mani della ragazza, come se trovasse divertenti le sue parole."A volte penso che se tu fossi un po' più gentile, potrei quasi sforzarmi di esserlo a mia volta".
A Minos in verità della gentilezza di Elise non importava nulla, tuttavia gli avrebbe fatto comodo un atteggiamento meno scostante: era consapevole di renderle difficile la vita, ma lui aveva un compito da portare a termine e lei lo stava deliberatamente ostacolando. La sua parte umana era ancora troppo attaccata alla vita mortale, e l'essenza della stella faticava a esprimersi liberamente: era come se Elise stesse sfidando una sè stessa che ancora non esisteva.
"Che brutta faccia tosta! Io, gentile?! Ma se quando lo sono non fai che accusarmi di essere disonesta!" Elise non strillò solo perchè non aveva più fiato nei polmoni: non avrebbe permesso a quel pazzo di capire quanto fosse esausta, aveva ancora un briciolo di orgoglio per cadere tanto in basso. Una risatina ironica ruppe il silenzio, ma per una volta decise di non provocare l'ira di Minos, che pareva più tranquillo del solito. All'improvviso tutto si fece buio, come se qualcuno avesse spento improvvisamente la poca luce che c'era; ormai l'inverno era definitivamente arrivato e le basse temperature di novembre non la aiutavano quando doveva allenarsi all'esterno. Mosse le braccia e disse qualcosa, ma senza capire che stava chiedendo un aiuto; il corpo della ragazza non toccò mai terra perchè le braccia di Minos la sorressero prima che accadesse.
Forse era meglio così, che lei non sapesse della sua intenzione di farle interrompere l'esercizio, non avrebbe ricordato che era stata appoggiata sul suo letto proprio da lui; aveva pensato di delegare uno skeleton, ma alla fine si era deciso a farlo di persona. Dopotutto non era un impegno gravoso e di certo Elise non lo avrebbe infastidito dato che il suo peso era nella norma; rimase a osservarla per alcuni minuti, sorprendendosi nel vedere quell'espressione tanto remissiva e pacata quando di solito non faceva che comportarsi come un piccolo demonio.
"Veglia tu su di lei, d'accordo? Almeno durante la mia assenza". Il Giudice si rivolse freddamente al gatto che era improvvisamente balzato sul letto, a fianco della sua padrona: quella sarebbe stata una sorpresa per la ragazza, che di certo non si aspettava di vedere il proprio Sugar lì a farle compagnia. Minos lo aveva recuperato di persona proprio quella mattina, quando si era recato a Londra per controllare la situazione: lo aveva riconosciuto subito, anche perchè stava miagolando con insistenza nell'esatto punto in cui lui aveva portato via Elise tante settimane prima.
Stranamente il gatto non aveva cercato di sfuggire, al contrario si era fidato della sua mano. Chissà che non potesse essere d'aiuto ad ammorbidire un po' la ragazza, gli avrebbe fatto comodo non dover costantemente discutere con lei. Si chiuse la porta alle spalle, dirigendosi verso l'ala della cattedrale che si era riservato per sè: aveva un sacco di lavoro a cui prestare attenzione, e preferiva approfittare del tempo che sarebbe servito a Elise per riprendersi.




***



Elise rimase molto sorpresa nel vedere il suo amico a quattro zampe che l'aveva svegliata leccandole il volto; la ragazza per un momento si era detta di essere nel bel mezzo di un sogno, ma il felino era così reale da farle dimenticare di non essere più una bimba. Strapazzò di coccole Sugar, ma fu solo in un secondo momento che cominciò a chiedersi come mai il gatto fosse arrivato lì. Aveva subito pensato che fosse stato Minos a portarglielo, ma lo spectre si era limitato a ignorare la domanda, dicendole che se avesse trascorso troppo tempo a oziare l'avrebbe costretta ad allenarsi durante la notte.
Elise evitò di ricordargli che era solo colpa dei suoi dolci modi se era stata costretta a letto per parecchie ore, preferendo tacere ed evitare quindi l'ennesima punizione; quella sera lo spectre le aveva concesso di rinviare l'allenamento dato che era costretto a rientrare in Ade per una convocazione urgente. Alla ragazza non importava nulla di ciò che il maestro faceva, ma era felice che si allontanasse anche solo per un po' di tempo: in quel modo Elise sperava di poter cercare un modo per evadere. Da ben due mesi aveva cercato di fuggire, ma non era riuscita a mettere in pratica nessuna delle idee che le erano venute in mente; i suoi piani erano incompleti ed Elise non aveva nessuna voglia di farsi scoprire da Minos. Il Giudice era sgradevole di suo, ma se l'avesse sorpresa di certo la sua ira sarebbe stata incalcolabile.
Il freddo era pungente quella sera, ma ancora non nevicava; Elise era abituata alla pioggia che solitamente cadeva su Londra, mentre il clima tedesco era molto differente. La ragazza si allontanò un po' dalla cattedrale - seguita da Sugar - con l'intento di esplorare meglio i confini: sapeva che la barriera di Hades era piazzata ad alcuni chilometri dall'imponente edificio, ma voleva capire fin dove poteva spingersi senza essere intercettata. Erano trascorsi almeno venti minuti quando la ragazza percepì una presenza e si avviò in direzione di un lago; non aveva la minima idea di cosa avrebbe potuto trovare, ma non aveva nessuna paura. Per quanto odiasse Minos, doveva riconoscere che almeno aveva imparato alcune tecniche difensive interessanti; Elise si nascose dietro ad alcuni alberi per non farsi vedere, intenta a osservare la figura che si stagliava nell'acqua alla luce della luna. Chiunque fosse doveva essere completamente fuori di testa per fare un bagno a quell'ora di notte e col freddo che sicuramente gli pungeva la pelle.
Elise rimase a osservare per un po', incurante del fatto che lo sconosciuto non fosse vestito; la ragazza non aveva mai visto così da vicino un uomo nudo e doveva riconoscere che la visuale soddisfava il suo sguardo, anche se i lunghi capelli dell'uomo impedivano di carpirne l'identità. La ragazza strinse gli occhi per un istante, e solo quando l'altro scostò i capelli dal volto lo riconobbe: per un momento si sentì vacillare, per poi rimanere basita. Quello di certo non poteva essere davvero Minos, era semplicemente assurdo; visto a quel modo sembrava tranquillo, e non aveva nulla in comune con l'essere diabolico che la torturava continuamente durante gli allenamenti.
Si sentì arrossire vistosamente. "Allora, ti piace quello che vedi?"
Elise per poco non urlò; si girò e vide qualcuno che la osservava con aria divertita, come se la stesse osservando già da un po'. "Se vuoi ti aiuto ad avvicinarti senza farti notare, a Minos piacciono le avances mentre fa il bagno, sai?" E una risata seguì queste parole, anche se lo sconosciuto aveva tenuto la voce bassa per non farsi scoprire; provvidenzialmente aveva provveduto anche a coprire la bocca della ragazza con la sua mano, intuendo che per la sorpresa avrebbe potuto mettersi a urlare.
La ragazza cercò di fare delle domande, ma dalle sue labbra uscirono solamente dei mugugni incomprensibili; Elise notò che l'altro sembrava preoccupato di essere scoperto visto che l'aveva facilmente trascinata verso l'interno della foresta, a considerevole distanza da Minos che pareva non essersi accorto di nulla. Solo quando furono lontani l'altro tolse la propria mano, pulendosela nel mantello dato che Elise non era rimasta ferma un istante nel tentativo di parlare e la bava non gli piaceva poi molto.
"Ma dico, sei fuori di testa?! Se ci scopriva non si faceva certo problemi ad ammazzarci entrambi" strepitò furiosa la ragazza, infastidita sia dal fatto di essere stata sorpresa a guardare il proprio maestro mentre si faceva il bagno - cosa che non aveva mai avuto intenzione di fare -, sia perchè l'altro sembrava estremamente divertito. "E poi chi saresti?"
L'altro proruppe in una risata divertita, come se non fosse riuscito a trattenersi. "Giusto, non mi sono presentato. Aiacos, Giudice di Garuda, e tu sei sicuramente la piccola peste che Minos ha la sfortuna di addestrare. Devo dire che quando mi ha raccontato del tuo caratterino impetuoso ho creduto che scherzasse, invece è tutto vero! Forse non avrei dovuto interromperti, avrei potuto assistere al tuo tentativo di sedurre Minos arrivandogli alle spalle".
Elise sentì che la propria ira toccava punte altissime, oltre alle avvisaglie della vergogna che l'avevano fatta arrossire quasi più di quando effettivamente osservava lo spectre nell'acqua; se Aiacos non avesse specificato di essere il Garuda, la ragazza di certo lo avrebbe insultato, ma anche se arrabbiata sentiva di non poter correre un rischio del genere. Bastava già essere nelle mire sadiche di un Giudice, due non era certa che sarebbe riuscita a sopravvivere. "Non stavo seducendo nessuno, ero lì per caso, non potevo sapere che quell'idiota ha l'abitudine di ostentare spettacoli osceni solo per lavarsi" disse rabbiosamente la ragazza, ma all'improvviso si trovò a terra, la guancia in fiamme. Il divertimento di Aiacos pareva solamente un ricordo, in quel momento il suo volto era estremamente teso e gli occhi mandavano lampi infuocati.
"Se ti sento appellare ancora a quel modo il tuo maestro - che dovresti venerare e rispettare dato che perde il suo tempo con una nullità come te -, questo schiaffo ti sembrerà la cosa più dolce che tu abbia mai ricevuto in vita tua". Elise non dubitò neppure per un istante di quelle parole: il colpo l'aveva colta alla sprovvista, ma non aveva immaginato che Aiacos arrivasse addirittura al punto di difendere Minos. Era quasi intollerabile, ma per il momento decise di sorvolare e lasciarsi per l'ennesima volta umiliare. "In ogni caso ti ho osservata, eri lì già da un po', tanto valeva che ti fossi fatta avanti. Lo dico da mesi a Minos che certe questioni si risolvono solamente sotto le coperte, ma a volte mi sembra di parlare con un sordo".
Aiacos aveva ripreso - almeno in parte - i modi maliziosi con cui aveva stuzzicato Elise, anche se la sua rabbia non era certo diminuita; avrebbe quasi voluto punire di persona l'apprendista, ma non era stata affidata a lui, pertanto avrebbe lasciato che fosse Minos a sorbirsi quei modi di fare irresponsabili. Anche se doveva ammettere che se non altro non si trattava di una qualunque fallita: nessuno in Ade si sarebbe mai permesso di rivolgersi a lui o a qualunque altro Giudice in quel modo, e in un certo senso chi lo faceva poteva essere destinato a elevarsi appena sopra la media generale. Ma più di tutto gli piaceva mettere in imbarazzo la ragazza, anche perchè era sinceramente convinto di aver scorto nelle sue iridi un lampo di vero interesse mentre osservava l'amico e compagno di battaglie immerso in acqua. Sghignazzò.
"Non mi interessa quel prete, grazie". Elise sbottò rabbiosa: il suo primo istinto era stato quello di prendere a ceffoni quel Giudice tanto strafottente - persino più di Minos, cosa che non aveva creduto possibile fino a quel momento -, ma la guancia ancora bruciava per il dolore e l'umiliazione. Rimase tuttavia sorpresa quando l'altro rise di nuovo, sembrava non essere in grado di trattenersi.
"La verità è, carissima Elise, che sei solo invidiosa: la tua posizione attuale e futura non ti consentirebbe neppure di parlare con uno di noi Giudici senza permesso... Al massimo potresti servire come concubina, ma non avresti ugualmente alcuna speranza di un rapporto alla pari". Aiacos sapeva di dire la verità: a parte la totale assenza di donne nelle schiere di Hades - escludendo Elise, che era comunque ancora una semplice apprendista -, c'era una gerarchia da rispettare. Nessuno avrebbe mai osato suggerire che un Giudice scegliesse di legare il proprio destino sentimentale con quello di qualche sottoposto, a meno che non fosse una sua scelta precisa; ma finora non era mai accaduto, neppure nelle altre ere da quello che la storia dell'Ade raccontava. Come aveva previsto la ragazza si indispettì a quelle parole, e prese un'aria infastidita. "Non è assolutamente vero, se volessi lo potrei avere anche a occhi chiusi. Sarebbe lui a implorare di avere il mio cuore, non il contrario".
Elise aveva detto esattamente ciò che Aiacos voleva sentire; la ragazza, per quanto caparbia, non si era resa conto di essere caduta nella sottile trappola che lo spectre le aveva teso. Lui infatti aveva contato di arrivare ad ascoltare proprio quelle parole, così le sorrise come se l'idea gli fosse venuta in quel momento. "Veramente? Allora perchè non me lo dimostri? Fino a questo momento nessuna è riuscita a conquistare totalmente Minos, neppure Rosaria..." Aiacos lasciò cadere un'allusione che, ne era convinto, avrebbe molto interessato Elise; infatti la vide subito più circospetta, diffidente, ma non aggiunse altre parole a riguardo della misteriosa Rosaria. Chi fosse spettava a lei scoprirlo, bastava lanciare l'esca. "... Se tu ci riuscissi, potrei persino convincere la nostra Sacerdotessa - Pandora - a riservarti un ruolo più importante di quello che avresti quando la guerra contro Athena inizierà. Direi che entro la fine dell'anno dovrebbe riuscirti, no?" Ormai era solo questione di tempo e in Ade lo sapevano tutti, ed era anche consapevole di imbarcarsi in un progetto di difficile realizzazione: Pandora detestava Elise, era invidiosa perchè un'altra donna avrebbe distolto l'attenzione delle truppe di Hades da ciò che dovevano fare. Aiacos sapeva che la Sacerdotessa aveva un'inconfessabile gelosia, convinta che Elise avrebbe potuto trasformarsi in una minaccia troppo grande per il suo status attuale; forse temeva che l'attenzione del suo divino e mitologico fratello venisse distolta da lei.
Elise osservò Aiacos, chiedendosi perchè non fosse mai in grado di tacere quando doveva: avrebbe voluto rifiutare, ma l'orgoglio le impediva di lasciarsi mettere i piedi in testa anche da lui. Inoltre era molto abile se si trattava di spezzare i cuori dei ragazzi, uno in più non avrebbe fatto molta differenza; sorrise, come se avesse già vinto. "D'accordo, ma ti consiglio allora di prepararti psicologicamente: quando avrò finito con Minos, probabilmente te lo manderò a piagnucolare per come è stato trattato. Non mi limiterò a soggiogare il suo cuore, ma glielo sbriciolerò per fargli pagare tutto il male che mi ha fatto da quando mi ha strappato la vita quel giorno venendo a Londra".
Aiacos avrebbe voluto ridere: l'audacia e la sicurezza non mancavano a Elise, ma di certo era sprovvista di senno. Sarebbe stata lei ad avere il cuore distrutto una volta che Minos avrebbe finito con lei; probabilmente l'avrebbe lasciata con le ossa rotte a strisciare, implorando di essere risparmiata oppure uccisa. Elise era tutto sommato un'illusa, ma lui si sarebbe divertito a osservare cosa la ragazza avrebbepotuto fare in circa sette settimane.




***





"Ho fatto una scommessa con la tua allieva" disse Aiacos all'improvviso, dopo aver riferito le notizie a Minos. Pandora voleva che si sbrigasse a completare l'addestramento di Elise e gli aveva assegnato la fine di febbraio come termine ultimo; il Giudice avrebbe voluto controbattere che non poteva prevedere quando la stella si sarebbe totalmente risvegliata nel corpo della ragazza, ma era anche convinto che non sarebbe mancato molto a quell'avvenimento. Così alzò uno sguardo quasi del tutto disinteressato su Aiacos, domandandosi di cosa stesse parlando. "Ha tempo fino alla fine dell'anno per dimostrarmi che è capace di convincerti a portarla a letto con te" disse con un ghigno, sorvolando su ciò che effettivamente la scommessa comportava.
Minos alzò gli occhi al cielo. "Per favore, Aiacos, perchè devi complicare sempre tutto? Elise è qui per addestrarsi, non per imparare a sedurre qualcuno. In ogni caso sappi che non ci riuscirà, a me preme solo di mandarla a Hades completamente pronta, e non penso proprio che le interessi quello che le hai proposto visto che non perde occasione per tentare di uccidermi in qualunque modo". Minos non sembrava particolarmente dispiaciuto, solamente infastidito da quel modo di fare che logorava continuamente i nervi: non era una novità il modo di fare di Aiacos, anche se avrebbe preferito che non si fosse intromesso.
Gli lanciò un'occhiata interrogativa quando lo vide sghignazzare e per poco non si sentì male quando lui parlò di nuovo. "Invece io penso che le interessi, e molto: ieri notte ti stava spiando mentre facevi il bagno nel lago. Avresti dovuto vedere che espressione aveva sul volto, inoltre quando gliel'ho chiesto mi ha confessato che lo fa per abitudine". Aiacos sapeva di mentire in maniera spudorata, ma la sfida era più bella con le carte mescolate a casaccio; Minos pareva diventato molto più sospettoso e anche vagamente infastidito a giudicare dall'espressione sul suo volto.
"Andiamo, su, non è male la ragazzina: probabilmente ripassartela aiuterà la stella malefica a liberarsi, non ci hai pensato?" Aiacos schivò abilmente il Cosmic Marionation del compagno, limitandosi a ridacchiare. "Certo, allora in questo caso è tutta tua se la vuoi: io non so che farmene di una persona del genere. Non fa che complicarmi la missione, se fosse più tranquilla avremmo già finito. Hai altro da riferirmi? Perchè in caso negativo avrei degli impegni a cui prestare la mia attenzione".
Minos era segretamente infuriato ed era pronto a dire a Elise cosa pensava della sua stupidità che l'aveva portata ad accettare una scommessa simile. Pochi minuti dopo, rimasto da solo, andò a cercarla, ma non la trovò: dopo aver saputo dagli skeletons che Elise si era recata da sola nella foresta per allenarsi, decise di lasciar perdere quelle preoccupazioni. Evidentemente aveva solo voluto assecondare Aiacos, ma l'argomento non la interessava davvero, perciò decise di seguire il suo esempio e dimenticarsene.




***



Erano trascorse alcuni giorni da quando Elise aveva avuto la conversazione con Aiacos; in un secondo momento aveva capito di aver commesso una follia accettando quella scommessa, ma l'istinto l'aveva fatta agire. Non aveva certo paura di perdere, tuttavia non ne vedeva l'utilità: certo, le poteva far comodo una raccomandazione verso i piani alti della gerarchia, ma il suo obiettivo primario era quello di riuscire a liberarsi dalla prigionia che Minos le aveva imposto.
Elise non immaginava neanche lontanamente quanto il mandante fosse un'altra persona, un Dio che lei avrebbe dovuto servire e venerare senza remore; la ragazza non aveva mai pensato a Hades come a qualcuno di reale, ma solo come un nome senza volto o forma. La stella malefica faticava a risvegliarsi e lei non aveva nessuna intenzione di permettere che accadesse: Minos aveva detto che tutto sarebbe stato più semplice se lei non si fosse mostrata testarda, ma Elise non desiderava rinunciare alla propria libertà. Era convinta che sarebbe divenuta solo un corpo comandato da altri, pertanto si ribellava sempre con maggiore intensità.
Scivolò alle spalle degli skeletons, usufruendo dei propri poteri: per quanto trovasse inutili le continue lezioni con Minos, qualcosa aveva cominciato a trapelare e la ragazza si era scoperta in grado di muoversi molto più velocemente di quanto credesse. Inoltre pareva riuscire a comandare il vento, anche se in maniera molto meno incisiva di come riuscisse a fare quell'essere diabolico del suo insegnante. Fino a quel momento era al massimo riuscita a muovere solo qualche foglia con una folata di vento - come Minos le aveva sgradevolmente fatto notare -, ma era pur sempre un inizio; Elise notò che gli skeletons non si erano neppure accorti del fatto che gli era sgusciata alle spalle, chiudendosi il portone alle spalle facendo attenzione a non fare umore per non insospettirli.  Non era mai stata in quella parte della cattedrale - e non c'entrava il categorico divieto di Minos, che l'aveva espressamente avvertita di non mettere piede li - ed era curiosa di sapere che cosa il suo maestro nascondesse; c'era il consueto odore di morte che lo accompagnava sempre, ma la stanza - che era di notevoli dimensioni - appariva quasi scialba.
Elise era a caccia di informazioni: non aveva dimenticato il criptico messaggio di Aiacos e voleva essere certa di iniziare nel modo più giusto per distruggere le certezze di Minos. Era certa che non fosse sufficiente solamente sbattere le palpebre alcune volte per attirare la sua attenzione, voleva essere sicura di riuscire a partire con il piede giusto; si mosse silenziosamente per alcuni minuti, senza trovare nulla di particolarmente interessante a parte mobili antichi che parevano del tutto estranei allo stile dello spectre. Non c'era nulla che le potesse rivelare il genere di personalità di Minos e cominciava già a indispettirsi, quando il suo sguardo cadde su alcuni libri ammucchiati in un angolo; dalla polvere che li ricopriva era evidente che non venivano toccati da molto tempo, forse da molti anni. La ragazza si guardò attorno per essere certa di essere davvero sola, per poi aprire il primo e rimanere senza parole: era chiaramente un testo universitario, e dalla data in prima pagina era palese che era stato usato almeno quattro anni prima.
Sfogliò alcune pagine senza riuscire a capire molto: era scritto in tedesco, indizio che le rivelava che probabilmente Minos aveva studiato in quei luoghi, in Germania. Elise si ritrovò a pensare di non avere neppure idea di che nazionalità fosse Minos, non si trattava di un'informazione che fino a quel momento l'aveva interessata; posò il libro che aveva in mano per afferrarne un altro, riuscendo a capire dalle immagini che si trattava di Medicina.
"Quel mostro era un medico?!" Elise non riusciva proprio a credere a ciò che vedeva: le sembrava difficile collegare l'immagine del diabolico maestro con quella di un comune studente universitario avviato a diventare medico. Era assurdo; probabilmente li aveva solo presi a qualcuno mettendoci per iscritto il proprio nome.
"Fuori. Che cosa ci fai qui?" La ragazza non si era accorta dell'arrivo di Minos e senza volere lasciò cadere il libro che teneva in mano: sentiva lo sguardo indagatore dell'altro e per la prima volta Elise si sentì fuori posto, inopportuna. Era una sensazione che non aveva mai provato prima d'ora. "Io... mi sono persa, e...", ma la ragazza fu la prima a essere consapevole di aver trovato una scusa banale, poco credibile.
Minos non disse nulla, limitandosi a osservare Elise che portava un'espressione colpevole sul volto; era evidente che non si trovava li per caso, ma a lui non importava più di tanto la risposta. Sapeva che non era mai stata li prima di quel momento e lui non l'aveva mandata a chiamare; osservò il libro a terra pur rimanendo in silenzio.
"Fuori. Se te lo devo ripetere, non potrai muoverti per almeno una settimana". All'improvviso Minos alzò la voce, senza rendersi conto di suonare addirittura demoniaco: non gli piaceva essere spiato, nè da lei nè da altre persone e non cercò di fermare la fuga della ragazza. Si limitò ad assicurarsi che la porta si chiudesse alle sue spalle, per poi percepire il silenzio tornare a essere padrone di quel luogo; raccolse il libro che era a terra e lo osservò con uno sguardo perso nel tempo. Poi, assieme agli altri, lo distrusse riducendone le pagine a coriandoli e lasciò la stanza: pulire era un compito che competeva agli skeletons, lui aveva altro da fare.

Note:


Oddio sono senza speranze XDDDD Va bene, come vedete si necessitava che uno dei due cominciasse a interessarsi all'altro: mi pareva banale che Elise si lasciasse conquistare solo dalla(bella u.u)visuale del maestrino che si fa il bagno*la Vio nega, ma c'era pure lei a spiarlo*, ci voleva un incentivo in più.
Aiacos è il Giudice che amo di meno, sarà che nei gdr è trattato come un Dio, ma si presta perfettamente(secondo me xd) a simpaticone/malizioso/bastardo u.u di certo molto più degli altri due. Ed Elise, testona com'è, non poteva certo permettergli di farla franca no?XDDD
Rosaria. Chi è, vi direte? E io vi dico, attendete u.u lo saprete u.u
C'è uno sprazzo del Minos pre-spectre: l'ho immaginato abbastanza intelligente da andare all'università, medico è... quasi un paradosso, direi. Avevo pensato a Giurisprudenza - essendo Giudice ci starebbe -, ma era banalissima la cosa. Spero vi piaccia. Ho immaginato anche un Minos tedesco. Non conosco la sua origine, ho rielaborato u.u volevo farlo inglese, ma ho cambiato idea.
Finale: Minos non ammazza Elise spiona u.u Beh dato che è un'allieva, sicuramente avrà pnsato che se per una volta non la uccide ci guadagna qualcosa no?XDDD
Attendo i vostri commenti!

Vi invito, se vi va, ad aderire a questo mio contest su Saint Seiya:  Perchè cattivo è bello

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Capitolo 4
*** 4 ***


Der Puppenspieler Riciao a tutti, eccoci con il nuovo capitolo :=) sempre grazie a chi legge e recensisce^^ Vi chiedo scusa per il ritardo ma caldo+pc capriccioso+impegni hanno avuto la meglio su di me u.u





Der Puppenspieler



"Ne vuoi anche tu?" Minos alzò lo sguardo e vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettato: la sua allieva gli stava porgendo una tazza colma di un liquido marrone scuro, e lui si chiese come mai lo stesse facendo. Sembrava dimenticato l'incidente avvenuto nelle sue stanze, ma Minos era certo che anche Elise stesse fingendo che non fosse mai accaduto. "Non sono tanto stupido da accettare qualcosa da te, probabilmente lo hai avvelenato" ribattè il Giudice irritato, lasciando trapelare il suo stato d'animo in quelle parole.
Erano ormai due giorni che gli allenamenti si svolgevano senza particolari incidenti; la ragazza si era dimostrata testarda, ma non come al solito ed era riuscita a non fargli perdere la pazienza. Non se ne era domandato la ragione, accettando quel cambiamento senza sospetti, ma non poteva fare altrettanto con quell'offerta: notò che la ragazza aveva sul volto un'espressione irritata, ma parve non arrabbiarsi dato che si era limitata a scrollare le spalle. "Come ti pare, allora me la bevo io dato che fa troppo freddo".
Non era strano che Elise gli si rivolgesse a quel modo e lui non le aveva mai intimato di fare diversamente; la osservò bere e ne dedusse che per farlo sicuramente non aveva manipolato quella bevanda. In caso contrario non l'avrebbe bevuta, ne era certo. "Vedo che ti piace...", esordì all'improvviso, senza un vero scopo. Lo aveva detto quasi sovrappensiero, non era proprio riuscito a trattenersi: in quel momento gli tornarono alla mente le parole di Aiacos, che risuonarono nella mente come un campanello d'allarme.
Elise scrollò le spalle, senza dare una risposta precisa, riprendendo l'allenamento; si era aspettata che Minos come minimo le rovesciasse addosso quella cioccolata che aveva preparato con cura. Aveva previsto un rifiuto, tuttavia sapeva di non poterlo constringere a berla se proprio non la voleva. Le parve di captare una vena di incertezza nelle iridi dell'uomo, ma fece finta di non averlo notato: il suo gesto era stato calcolato, così si sarebbe reso conto che non c'erano intenzioni offensive in ciò che gli aveva offerto. Era un passo molto piccolo, ma necessario se voleva che cominciasse a fidarsi di lei.
Per un po' nessuno dei due parlò; Elise era impegnata in una serie di esercizi fisici mentre Minos pareva avere lo sguardo fisso su alcuni testi molto antichi , anche se aveva smesso di leggerli già da qualche tempo. Erano all'interno della cattedrale, ma Minos si era già reso conto che la ragazza aveva ragione sostenendo che c'era freddo. Per lui non era un problema anche se poteva immaginare che senza un completo sviluppo del cosmo, era tutto più problematico. "Alzati" disse il Giudice all'improvviso, sorprendendo Elise che non si era aspettata che lui rompesse il silenzio; sbuffò un po', ma obbedì all'ordine senza neppure perdere troppo tempo.
Minos attese alcuni istanti prima di riprendere la parola. "Ho da fare nelle prossime ore, perciò se vuoi farti un giro per i dintorni lo puoi fare". Ci aveva riflettuto parecchio prima di parlare, anche se non era del tutto convinto di aver avuto una buona idea: tuttavia doveva rientrare in Ade per un paio d'ore per controllare che tutto fosse a posto al Tribunale, e non aveva alcuna voglia di portarla con sè. Probabilmente se le avesse ordinato di restare chiusa all'interno della cattedrale, Elise avrebbe fatto in modo di disobbedire nel più breve tempo possibile; il suo comportamento più tranquillo lo aveva convinto a tentare la carta della fiducia. Era quasi certo che se ne sarebbe pentito nel giro di poco, ma valeva se non altro la pena di provare o non l'avrebbe mai saputo.
"Co...? E non posso aiutarti in qualche modo?" Elise, sorpresa da quell'inaspettata evoluzione della situazione, ma si era ripresa in fretta e aveva scelto di correre un rischio enorme: sorprenderlo. Lo sguardo di Minos era difatti incredulo, almeno prima di sogghignare apertamente. "Non ho proprio intenzione di portarti con me, dovresti essere contenta di non avere altri pretesti per odiarmi come già fai". Non sembrava particolarmente amareggiato nel fare quella constatazione, piuttosto pareva divertito: Elise cercò di reprimere l'impulso di schiaffeggiarlo o - come aveva tentato di fare all'inizio - dargli un calcio ben assestato nei punti vulnerabili.
"Certo che ti odio, non mi piace chi mi tratta come una bambina" borbottò la ragazza mettendo il broncio, guadagnandosi un'occhiata stupefatta da parte di Minos, che scoppiò a ridere: era una risata differente dalle solite, priva di sarcasmo. Era genuina, sincera. Elise lo fissò finchè l'altro non spiegò ciò che l'aveva divertito. "Ma tu sei una bimba, Elise, e anche molto viziata se posso fartelo notare... In ogni caso non mi saresti di alcuna utilità, perciò se vuoi andare a sfoderare il tuo fascino femminile sui comuni mortali, hai la mia completa benedizione". Come se le servisse a qualcosa. Minos non era preoccupato in quel senso: Elise, nonostante i precedenti, non era pericolosa,ma anche nel caso avesse voluto nuocere agli abitanti del luogo, lui non aveva nulla da ridire. Anzi, poteva essere solo vantaggioso per il risveglio della stella malefica, purchè non si cacciasse in guai più grossi di quelli che avrebbe potuto affrontare.
Minos notò l'aria rabbiosa della sua apprendista e cercò di distrarla. "In ogni caso se tu dovessi avere dei problemi, stringi questa pietra concentrando il tuo cosmo: ti servirà a teletrasportarti qui senza che altri possano seguirti". Posò sul palmo della mano di Elise una piccola pietra nera che pareva brillare di luce propria, e poi si voltò dopo averla congedata con un semplice cenno della mano.



***




Elise non si era aspettata di trovarsi inaspettatamente a disagio in mezzo alla confusione; Monaco era una città per certi versi tranquilla, ma in quelle settimane lei era vissuta in un luogo praticamente deserto, e a parte la presenza di Minos e di pochissimi altri skeletons, non era più abituata a vedersi circondata da persone comuni.
Si era aggirata per le vie della città senza una meta precisa, ammirando le decorazioni natalizie che rendevano Monaco una vera e propria cartolina: Elise si rese conto che il tempo trascorso le era sembrato quasi inesistente, un po' come se in quella oscura cattedrale qualcosa l'avesse oppressa senza farle realmente del male. Anche se aveva cominciato a nevicare, lei non si era ancora recata fuori per preparare un pupazzo, nè aveva telefonato alle amiche per cominciare a organizzare la settimana bianca: di solito lei, Katlina e Diana andavano a St.Moritz con le rispettive famiglie, e trascorrevano lì i giorni che seguivano le celebrazioni del Natale e quelli che precedevano il Capodanno. Rientravano in patria solamente dopo alcuni giorni, ovvero quando tutto terminava: in un certo senso Elise non riusciva neppure a ricordare precisamente ciò che era accaduto quel giorno a Londra, quando le due amiche erano improvvisamente divenute dei cadaveri.
In quell'istante la ragazza si rese conto di essere cambiata: in tutto quel tempo si era convinta di aver opposto una fiera resistenza a ciò che Minos le faceva, ma solo in quel momento le parve chiaro che era stato tutto inutile. Anche se si era ribellata e aveva tentato di complicare la vita agli altri, alla fine stava veramente cambiando, proprio come lo spectre le aveva sempre ripetuto: lo dimostrava il fatto di non aver neppure provato dolore per la scomparsa delle due amiche, come se non fosse neppure accaduto. Elise era passata sopra a quell'avvenimento come se non si fosse trattato d'altro che un dettaglio; era certa che un tempo si sarebbe messa a strillare dalla rabbia, magari pure a piangere, e all'improvviso si sentiva un mostro. Aveva lasciato che l'indifferenza la colpisse, impegnata a imbastire una strenua lotta fisica e mentale con Minos, senza curarsi realmente di ciò che le mancava; prese posto su una panchina del famoso Englisher Garden, in quel momento coperto di neve e quasi del tutto deserto. Di sicuro d'estate e d'autunno i colori delle rispettive stagioni lo rendevano quanto mai caratteristico, mentre tutto quel candore servì a Elise per ricordare quanto fosse lontana da casa. A Londra non nevicava praticamente mai, o almeno lei aveva visto i fiocchi di neve solo un paio di volte quando era ancora piccola; rimase lì seduta un paio d'ore senza pensare a niente, finchè la sua attenzione non venne attirata da un vecchio giornale che era stato lasciato cadere a terra.
Elise lo prese e lo sfogliò, tanto per avere qualcosa con cui occupare il proprio tempo; il tedesco proprio non lo capiva perciò non si sforzò neppure di leggere, lasciando che l'inchiostro delle pagine fosse ignorato dal suo sguardo. A un certo momento qualcosa attirò la sua attenzione, ma fu costretta a sfogliare all'indietro il giornale per capire che cosa fosse: lanciò un'occhiata al titolo della pagina per poi posare lo sguardo sulle figure che erano state messe qua e la, forse con un ordine preciso.
Che cosa ci faceva Minos su un giornale? Imprecò contro la propria ignoranza che le impediva di capire il contenuto delle poche righe che lo riguardavano; osservando comunque con attenzione il resto della pagina, cominciò a pensare che tutte quelle persone avessero qualcosa in comune. "Sai, credo di averti già vista da qualche parte" disse all'improvviso una voce e Elise alzò lo sguardo, notando una ragazza più o meno della sua età che la osservava con aria pensierosa.
In quel momento la ragazza avrebbe voluto scacciarla via, ma era stata attirata dall'accento della sconosciuta: le aveva parlato in inglese, ma era palese che fosse originaria del luogo, perciò le poteva essere utile. Ignorò la domanda e le chiese se era in grado di tradurle qualcosa di quella pagina. L'altra - che si chiamava Hannelore - rimase spiazzata, ma decise di accontentarla.
"Certo, anche se non capisco come mai ti interessano gli articoli delle persone scomparse. Ne conosci forse qualcuno? In tal caso la polizia è..." Ma Elise non ascoltò più ciò che l'altra stava continuando a dire, e capì la ragione per cui Minos si trovava lì: evidentemente qualcuno lo stava cercando, e la ragazza notò con interesse che la data di scomparsa risaliva ad almeno quattro anni prima. Lasciò che Hannelore continuasse a parlare, cercando di capire come servirsi di un'informazione del genere; in verità non se ne sarebbe fatta nulla, eppure...
"Ora ricordo! Sei stata rapita anche tu, vero? Avevo sentito dire che fossi morta! Come ti chiami?" Elise si voltò verso la ragazza con i capelli biondi che le stava parlando e cominciò a mettere insieme i pezzi del puzzle: evidentemente anche la sua famiglia la stava cercando, segno che forse non l'avevano creduta morta. Osservò con interesse un giornale in inglese che l'altra aveva in mano e che parlava proprio di ciò che aveva fatto Minos a Londra. "No, non sono io disse semplicemente Elise e si allontanò in fretta, consapevole che avrebbe dovuto far sparire le tracce della sua presenza lì.




***



"Il padrone desidera essere raggiunto nei sotterranei" fu l'esordio di uno degli skeletons non appena Elise rimise piede alla cattedrale; la ragazza - che già stava cercando proprio Minos - decise di non perdere tempo e si diresse verso la scalinata che portava  ai sotterranei della cupa cattedrale. Già aveva avuto occasione una volta di venire a conoscenza di un un luogo nei bassifondi della costruzione ma non ci era mai entrata.
Nè si sarebbe aspettata un tale squallore: i corridoi erano deserti, tuttavia era evidente che si trattava di un caso. Lamenti giungevano in lontananza e tracce di sangue incrostate non erano mai state tolte dalle pareti lugubri; inavvertitamente Elise rabbrividì, sentendosi a disagio anche se non certo minacciata dall'atmosfera terrificante che regnava. Lo skeleton la precedeva e si fermò di fronte a quella che pareva una porta: la spalancò e si spostò per lasciarla passare, ma Elise rimase sbalordita quando la porta si chiuse alle sue spalle e si ritrovò a fissare tanti oggetti strani.
A una seconda occhiata, la ragazza comprese con sorpresa di ritrovarsi in una stanza adibita agli strumenti di tortura: alcuni erano molto antichi - come la ghigliottina su cui aveva posato lo sguardo, ma non mancavano i pezzi più moderni. Il suo sguardo si posò su una serie di fiale e ampolle su cui era stato scritto qualcosa, anche se era troppo lontana per riuscire a decifrarle correttamente.  "A... aiutami!"
Ad attirare la sua attenzione fu una persona che si trovava seduta e legata a una sedia, proprio al centro della stanza; Elise vide che l'uomo indossava un'armatura che emanava un argenteo bagliore, molto differente da quella che indossava Minos, che riluceva di un viola così cupo da rappresentare la notte. Si chiese come mai quell'uomo si trovava lì ma la sua curiosità perse d'intensità nel riconoscere proprio il Giudice del Grifone che la stava osservando; si trovava alle sue spalle ma non sembrava che fosse arrivato dopo di lei, ed Elise ne dedusse che quasi certamente Minos era già nella stanza quando lei era entrata.
"L'ho catturato a pochi chilometri da qui, stava cercando di arrivare alla cattedrale e l'ho accontentato... E ho pensato che forse era il caso di cominciare a farti fare un po' di pratica". La voce di Minos ruppe il silenzio molto più dei gemiti che l'uomo non riusciva a impedirsi di emettere, anche se l'attenzione della ragazza era tutta per lo spectre; di rado le faceva fare qualcosa che non fosse il solito allenamento, e guardandosi attorno comprese quello che sarebbe stato il suo compito. Per un momento si sentì male ma cercò di nasconderlo, facilitata dal fatto che Minos fece finta di non rendersi conto del disagio che doveva provare. "Desidero che tu lo faccia parlare: secondo i miei informatori c'è un traditore tra noi, e lui ne conosce l'identità... Pertanto, il tuo compito è quello di fargli dire la verità: hai totale libertà di scelta dei mezzi" concluse Minos, indicando i molteplici strumenti all'interno della stanza.
Lo spectre sapeva di domandare molto ma era dell'idea che ormai Elise dovesse cominciare ad agire come guerriera, i semplici allenamenti non potevano essere utili senza un'adeguata pratica; quel nemico capitava nel momento migliore, e sapeva che la ragazza non si sarebbe rifiutata a meno che non desiderasse patire sulla propria pelle il prezzo della disobbedienza. Avrebbe anche potuto recarsi nell'ala della cattedrale riservata a lui - tanto avrebbe comunque saputo quello che accadeva lì - ma aveva preferito rimanere; Elise lo osservò come se fosse convinta che lui scherzasse ma qualcosa nella sua espressione le faceva intendere che ogni parola pronunciata era da prendere seriamente, alla stregua di un ordine.
Un gemito del cavaliere d'argento attirò di nuovo la sua attenzione e senza saperne la ragione, gli si avvicinò squadrandolo con fredda curiosità. "Come ti chiami?" La voce di Elise sembrava fatta d'acciao tanto che lei ne rimase sorpresa, pur senza distogliere lo sguardo dal suo interlocutore: finchè si trattava di domande era certa di farcela, inoltre nessuno si era mai potuto sottrarre quando chiedeva qualcosa. Ci fu parecchia esitazione da parte dell'altro ma alla fine un flebile Gordon di Ara risuonò come risposta; Minos ne rimase parzialmente sorpreso ma allo stesso tempo era compiaciuto nel vedere la sua allieva tanto risoluta.  Si accontentò di rimanere in silenzio, limitandosi a osservare lo spettacolo: il Giudice dubitava seriamente che il prigioniero parlasse spontaneamente della ragione per cui si trovava in quelle zone. Difatti Elise gli aveva ripetuto la domanda tre volte ma senza ottenere informazioni utili.
"Se non vuole parlare, puoi sempre convincerlo a farlo..." Minos lasciò cadere l'allusione, avvertendo la tensione provenire dal corpo della ragazza: sentiva che il suo animo era fortemente indeciso, pertanto aveva voluto portarle un... aiuto, indicandole quasi casualmente i vari oggetti che si trovavano all'interno della stanza. Vide l'incertezza solcare le iridi della ragazza e per un momento - talmente breve da fargli chiedere se fosse accaduto davvero - fu tentato di prenderla per mano e portarla via da lì, per proteggerla dagli orrori di un mondo di cui faceva parte anche se non ancora in maniera attiva.
Per fortuna nulla di tutto ciò trapelò e lo spectre se la prese con sè stesso per essersi sentito per un momento umano, e osservò la ragazza passare in rassegna vari strumenti, indecisa come il nome della stella che l'aveva presa sotto la sua protezione. Minos non mosse altro che lo sguardo, chiedendosi in che modo la sua giovane allieva avrebbe esordito: la osservò prendere un cucchiaio antico per poi immergerlo in un paiolo colmo d'olio bollente. Quando lo risollevò, le si era parzialmente arrossata la mano a causa dell'elevatissima temperatura che si sprigionava dal recipiente, ma la ragazza sembrava particolarmente attenta a non farsi cadere addosso neppure una goccia.
Il tentativo di ribellione di Gordon fu vano. Minos chiuse gli occhi quando le urla del cavaliere d'argento squarciarono l'aria, ma non si mosse: evidentemente Elise aveva lasciato cadere qualche goccia di quell'olio sulla pelle del prigioniero e Minos vide chiaramente un buco sanguinante sulla coscia destra della vittima. Prodigioso come solo una goccia potesse causare un dolore così cocente; Minos aveva l'impressione che le urla fossero state amplificate ma rimase ugaulmente a guardare.
Comprese di avere avuto ragione nel volerle far fare quell'esperimento: era sicuro che Elise non fosse veramente in grado di ferire qualcuno volontariamente, tuttavia il potere della stella malefica le aveva permesso di agire in modo quasi automatico. La reticenza della sua vittima non aveva fatto altro che incoraggiarla a proseguire in quel macabro rito; quando Elise afferrò con decisione delle pinze roventi, Minos pensò che fosse perfettamente in grado di cavarsela da sola e decise di lasciare la stanza, ormai stanco di sentire quelle urla laceranti. "Io devo recarmi altrove, tu continua pure a esercitarti, ma ricorda che ci serve vivo."
Per Gordon non si trattava di una buona notizia.





***





La notte era finalmente calata sulla cattedrale ma Elise non riusciva ugualmente a dormire; per quanto si fosse rigirata più volte nel letto, non era in grado di prendere sonno. Le pareva di sentire echeggiare le grida di Gordon nella sua stessa testa ed era una cosa insopportabile; faticava ancora a credere di aver potuto eseguire quella tortura senza neppure battere ciglio, come se qualcosa la spingesse a farlo. Le era bastato incrociare lo sguardo di Minos per sentire la propria volontà  venire neno, ed eseguire quel compito con una naturalezza di cui non si sarebbe mai aspettata: certo la sua mano aveva tremato un po' nel far cadere l'olio bollente sulla gamba di Gordon, ma non aveva esitato troppo.
Elise si mise a sedere sul letto, rendendosi conto che all'esterno infuriava una bufera: andò alla finestra e vide una vera e propria tormenta di neve che si stava abbattendo sul territorio. Sembrava lontanissimo quello stesso pomeriggio trascorso in mezzo alla quiete di Monaco, dove la neve pareva intrisa di una strana malinconia; senza pensarci spalancò la finestra e si decise a calare a terra, aiutandosi con il cosmo per non farsi troppo male. Le bastò posare un piede a terra per capire di aver commesso una sciocchezza: la neve le aveva praticamente gelato le dita ma il richiamo della bufera era stato impossibile da ignorare, così fece qualche passo in avanti, senza una vera e propria meta.
"Sciocca ragazzina, hai intenzione di farti trasformare in una statua di ghiaccio? Perchè sei sulla buona strada per riuscirci". La ragazza quasi strillò nel rendersi conto di non essere sola e riconobbe l'imponente figura di Minos che si stagliava nella neve, facendo un impressionante contrasto tra il viola della surplice e il manto candido che ricopriva il luogo. Solo in un secondo momento Elise realizzò di essere uscita con solo la camicia da notte addosso: se ne era accorta subito - del resto il gelo che dilaniava la pelle era impossibile da ignorare - ma non aveva valutato appieno le conseguenze. Pertanto rimase sorpresa quando lo spectre la prese letteralmente in braccio, ignorandone le proteste e persino i tentativi di liberarsi.
Elise venne riposta a terra solo al riparo dalla bufera, dopo che Minos atterrò lungo il porticato che precedeva il portone d'ingresso. Di rado lo spectre si metteva a volare con un tempo del genere ma aveva previsto la ribellione dell'allieva, pertanto quello era stato l'unico modo per assicurarsi che non gli causasse più problemi del previsto. "Se proprio hai tutta questa voglia di sfidare il freddo, basta avvertirmi: sarà lieto di sottoporti a un addestramento intensivo nella buferà", disse subito Minos, pronto a provocare la ragazza come faceva di solito; non si era aspettato che Elise arrivasse a compiere un'azione tanto sciocca e di certo non le avrebbe permesso di portarla a termine. In un primo momento aveva creduto che la ragazza volesse scappare, ma aveva cambiato rapidamente idea: perchè non avrebbe dovuto vestirsi adeguatamente se avesse davvero avuto intenzione di fuggire?
Era stata solo un'idea naturalmente, del resto più volte Elise aveva minacciato di andarsene di nascosto, pur sapendo che a lui sarebbe bastato seguire la debole scia del suo cosmo per trovarla; tuttavia proprio quel giorno aveva avuto la prova che la fuga era ormai una possibilità che la stessa Elise non considerava più. Si stava adattando, il che significava che lui stava facendo un buon lavoro: non aveva bisogno di sentirselo dire da Pandora, se un'apprendista cominciava a obbedire come aveva fatto la ragazza poche ore prima, allora era il segnale che la vittoria era ormai prossima. Ben presto la stella malefica si sarebbe risvegliata completamente, e Minos era quasi certo che quel lungo processo forse era stato un bene: a quel modo stella e ragazza si completavano, senza sopraffarsi. Il che voleva dire che a dominare il corpo ci sarebbe sempre stata Elise, solo la sua mente era stata indirizzata nella giusta direzione ma senza nuocerle; di solito erano gli spectre migliori quelli che riuscivano a non farsi soggiogare, anche se di lavoro da fare ancora ce ne era molto.
"Vuoi togliermi le mani di dosso?" La voce sprezzante di Elise tradiva il disagio che provava sia a causa del freddo che per via di quella prigionia che era costretta a subire per mano dello spectre; si era infatti resa conto che attorno alla vita c'era posato il braccio di Minos, anche se a infastidirla era il metallo gelido dell'armatura più che il gesto in sè. "Da come mi stai incollata addosso credo sia difficile che sia io a togliere le mani, dato che sei tu che ti sei aggrappata a me. Immagino sia per via del fresco", ironizzò lo spectre, facendo notare a Elise che era stata proprio lei ad aggrapparsi a lui, che si era semplicemente limitato ad assicurarsi che la presa del proprio braccio gli consentisse di non metterla  nei guai più del previsto. Tutto sommato era per lui un evento raro vedere la ragazza ammettere - anche se in modo del tutto indiretto - di avere bisogno del suo sostegno, pertanto non era incline ad ascoltare le sue previste lamentele. Non aveva previsto che quella notte, mentre cercava tracce di eventuali altri nemici pronti a dare man forte al loro prigioniero, qualcosa non fosse andato secondo i suoi piani. "Però mi hai dato un'idea: vai a metterti qualcosa di decente addosso prima che mi diventi una statua di ghiaccio", disse all'improvviso Minos, lasciando la presa del braccio anche se aveva badato a far si che la ragazza non cadesse a terra facendosi del male. Elise lo osservò con sospetto e, per quanto si sentisse rabbrividire, non si sentiva incline a farsi comandare.
"Se non mi dici cos'hai in mente resto così: meglio congelata che vedere la soddisfazione di avermi comandato apparire sulla tua brutta faccia!"
Minos sospirò impercettibilmente: come sempe sarebbe stata un'ardua battaglia, ma dal momento che non ne aveva mai perso una, non intendeva iniziare proprio in quel momento. "E sia. Ma non ti darò un'altra occasione per non perire prima del previsto: per quello di cui ho bisogno, potresti anche girare senza nulla addosso. E ora muoviti, e tieni il passo mentre mi segui."



Note:


Gordon di Ara=pg stile carne da cannone u.u Ara=Altare.
Su questa costellazione sembra esserci un cavaliere che pare venga ammazzato da Saga/Arles prima di accoppare Shion, indi ho usufruito della costellazione libera. Sempre dalle mie fonti, pare che il cavaliere dell'Altare sia una sorta di alter ego del Sacerdote, pertanto non è il primo pirla che arriva u.u
Ho pensato MOLTO a come Elise poteva comportarsi durante questo ordine di tortura e credo questo sia il più realistico: dopotutto la Stella comincia a farsi sentire - Minos stesso lo ribadisce più volte xd - e anche il suo cambiamento è evidente.
Ho inoltre pensato che spesso la scomparsa delle persone possa essere notata xddddddd
Ora vi lascio su cosa potrà succedere nella bufera di neve tra i due U__U un bacio a tutti! spero di non farvi aspettare troppo per il prossimo ma credo che lo vedrete verso metà agosto^^

Vi invito, se vi va, ad aderire a questo mio contest su Saint Seiya:  Perchè cattivo è bello

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Capitolo 5
*** 5 ***


Der Puppenspieler
Scuse doverose:

Sono passati dieci anni.
Giuro su ciò che ho di più caro al mondo che mai avrei creduto di arrivare ad aggiornare così in ritardo; non si tratta di mancanza di ispirazione perchè a grandi linee questa storia l'avevo già pronta(trama, dettagli ecc), semplicemente... diciamo che mi sono lasciata distrarre.
Ora sono qui dopo che casualmente mi sono ritrovata a leggerla e a dirmi"ehy Jenny ma che fai, non la finisci che hai tutto?" e questa volta andrò fino in fondo. Ci vediamo a fine capitolo per alcune considerazioni, voglio però già ringraziare chi leggerà, chi ha letto e sperato nel continuo e chiunque possa apprezzare la mia storia. Ovviamente sempre ben accette anche le critiche costruttive, buona lettura!





Der Puppenspieler



La bufera imperversava e la Foresta Nera pareva essersi piegata sotto il suo volere: gli alberi erano completamente ricoperti di neve e ghiaccio e il vento ululava così tanto che tutta la vegetazione pareva essersi piegata.
"Non rimanere ferma o ti congelerai sul serio".
La voce di Minos sovrastò l'ululato del vento, ma gli bastò poco per capire che Elise voleva essere più testarda di lui; scrollò impercettibilmente la testa mentre la osservava da distanza ravvicinata. Non c'era alcun dubbio che la ragazza dovesse avere freddo, e fortunatamente poco prima aveva ceduto alle sue insistenze e si era messa qualcosa di pesante addosso, diversamente presumeva che sarebbe potuta diventare un pezzo di ghiaccio in pochi minuti.
Non arrivò nessuna risposta: era ancora in piedi anche se una gamba aveva iniziato a tremare e cedere sotto il gelo opprimente, ma rimaneva ugualmente indomita. L'avrebbe anche ammirata se non avesse saputo che tutta quella tenacia era solamente per poterlo contraddire: in effetti da qualche giorno la sua allieva pareva passare dalla ribellione all'incredibile condiscenza verso di lui in pochissimi attimi. Quello era però il momento sbagliato, anche se l'idea di venire lì era stata sua; ma lui aveva previsto pochi minuti, non ore come lei pareva disposta a credere.
"Ora basta, torniamo a casa, proveremo domani".
Si avvicinò di più ben deciso a imporsi, avvolgendola nel mantello per portarla poi via, poco importava se si fosse messa a strepitare. E accadde in quel momento: in verità Minos non era sicuro che Elise fosse del tutto consapevole di essersi mossa, anche se poteva vedere che  era profondamente concentrata e fece un movimento repentino all'indietro per non rendere vano quello sforzo.
All'improvviso tutto parve scomparire, o meglio la figura di Elise parve scomparire soppiantata da un'altra. La donna gli dava le spalle, ma Minos la riconobbe subito, non senza una certa dolorosa sorpresa. Non seppe mai quanto tempo passò a fissare quell'improvvisa apparizione, stregato dai lunghi capelli biondi che si muovevano nel vento, perso in un ricordo che credeva fosse stato distrutto.
"Rosaria...?"
Crack.
L'immagine si infranse ma Minos non ricordava di essersi mosso, era semplicemente sparita come se qualcuno avesse tirato un sasso contro una fragile vetrata; ma un'improvviso dolore al braccio lo riportò alla realtà.
Elise era ancora in piedi, per quanto con un'espressione più sorpresa della sua, e con l'aria di chi non riesce a crederci. Minos si rese conto di essere a terra, la mano sinistra che si teneva istintivamente il braccio destro sprovvisto di protezione. Era vero, aveva tolto la surplice poco prima per convincere Elise che non si sarebbe avvantaggiato in quel modo in quell'esercizio che le aveva chiesto. Aveva voluto che lo attaccasse, le aveva detto, e lei lo aveva fatto constatò con sorpresa.
Non ricordava che qualunque suo allievo - per pochi che fossero - o spectre fosse riuscito nell'impresa, ma era effettivamente a terra e il silenzio era rotto solamente dall'ululato del vento.
Che sia stata lei a creare quella visione?
Minos si rimise in piedi quasi sovrappensiero, ignorando del tutto l'espressione di Elise che probabilmente ora si aspettava una sua mossa, o una qualunque reazione furiosa. Del resto sembrava essere la prima a non credere di averlo colpito. Il Giudice la osservò con un'espressione nuova sul volto, meno autoritaria e più riflessiva: Elise gli aveva già dimostrato varie volte di non temere nè lui nè le sue punizioni, ma quella era la prima volta che riusciva davvero a sorprenderlo. Ma era meglio non dirglielo subito, la ragazza era ancora un'incognita per lui e non desiderava farle credere di poter davvero sconfiggerlo. Dopotutto era riuscita a farcela solo perchè lo aveva ingannato. Consapevolmente o inconsapevolmente, questo lo doveva appurare.
"Prendilo come un suggerimento futuro: la prossima volta che il tuo avversario è a terra... non aspettare che si rialzi come ho fatto io, o potresti pentirtene".
Un bagliore violaceo oscurò la vista della ragazza che non avrebbe avuto il tempo di capire se il suo maestro la stesse attaccando oppure no; preso di nuovo possesso della surplice, Minos non aspettò neppure una reazione da parte di Elise e senza alcuna difficoltà la sollevò tra le braccia prima di levarsi in volo.


Adesso la bufera di neve si era placata pur lasciando uno spesso manto bianco come testimonianza, ma il vento aveva smesso di costituire un problema per chi voleva stare all'esterno. Elise si godeva il caldo tepore della stanza ben decisa a non uscire per parecchio tempo, anche perchè proprio prima uno degli skeleton le aveva riferito che il Giudice non desiderava essere disturbato dato che si trovava nella biblioteca e che lei poteva fare ciò che voleva.
La ragazza non se lo era fatto ripetere due volte ed era rimasta raggomitolata  a letto maledicendo la sua idea di uscire in notturna dalla finestra la sera prima, per incontrare proprio quell'essere demoniaco del suo maestro. Tuttavia aveva ricordi confusi degli ultimi momenti in quella bufera, anche se era sicura fosse stato lui a sollevarla per riportarla lì. Non tanto perchè lo ricordasse quanto perchè essendo stati soli era impossibile ci fosse riuscita da sola, e poi era certa di essersi aggrappata a lui più di quello che avrebbe dovuto fare.
Una cosa, però, la ricordava perfettamente. Prima di essere colpito, Minos aveva pronunciato il nome Rosaria rivolto a lei, forse sorpreso, forse addirittura spaventato, ma Elise era sicura di averlo sentito.
Pensandoci a posteriori era abbastanza offensivo che l'avesse chiamata a quel modo: Aiacos non le aveva detto esattamente chi fosse questa donna, ma lei era certa che fosse stata qualcuno di importante. Un amore perduto, forse? Oppure anche qualcosa che era stato distrutto, entrambe le opzioni erano possibili; rimase a osservare il fuoco nel caminetto con aria furibonda.
Elise odiava già quella donna morta, pur non avendola mai conosciuta, ed era profondamente offesa all'idea che le somigliasse. Per quale ragione altrimenti Minos si sarebbe confuso così rivolgendosi a lei?
A meno che non avesse risentito del freddo pure lui e avesse iniziato a delirare, ma lo riteneva così poco probabile. Si guardò un momento nel riflesso della finestra osservando i capelli scuri e le iridi verdi, cercando di capire quanto potesse somigliarle questa donna: di certo caratterialmente no, Minos le diceva continuamente che era insopportabile e di sicuro questa Rosaria doveva essere stata un essere angelico, in contrapposizione al demone che era lui.
Elise non riusciva a immaginare un Minos diverso da quello che lei vedeva, sempre così freddo e insensibile a tutto... e crudele, era impossibile fosse stato una persona diversa, anche se doveva riconoscere che rispetto agli inizi sembrava meno... meno demoniaco. Per contro era sicura si fosse imbattuto in una bambolina insulsa; si riscosse dai suoi pensieri osservando all'improvviso il mobile dove solitamente appoggiava le sue poche cose e si rese conto che c'era qualcosa di strano.
Un ventaglio.
Viola.
Lo guardò sorpresa tenendolo tra le mani: non lo aveva mai visto e per un istante pensò che avesse brillato di luce propria, anche se in quel momento proprio non sembrava. Era di legno con alcune decorazioni, ma così frammentarie che non riusciva a capire di cosa si trattasse; Elise lo rigirò tra le mani constatando che era abbastanza grande ma senza capire come fosse arrivato li. Lei non amava granchè i ventagli anche se ne aveva alcuni a casa, ma non solo non aveva potuto recuperarli, ma non era neppure la stagione giusta. Delle sue cose era riuscita a riprendere solo dei vestiti e alcuni oggetti strettamente personali utili soprattutto alla propria pulizia personale - ancora non sapeva in che modo Minos fosse riuscito ad averli, si era servito di un suo sottoposto per entrare nella sua casa  così le aveva detto, e lei aveva immaginato uno skeleton dalle fattezze di Marchino che si introduceva in casa tramite camino in una grottesca versione di Babbo Natale e che magari aveva terrorizzato la sua famiglia, anche se aveva poi saputo che neppure si erano accorti dell'intrusione.
Il resto giudicato futile era rimasto altrove.
Per un momento fu sfiorata dall'idea che fosse stato proprio Minos a metterlo lì, ma solo due minuti prima non c'era e non credeva che lui potesse rendersi invisibile.
Decise che non avrebbe aspettato e sarebbe andata a cercarlo, pur sapendo che non desiderava essere disturbato, ma non era la prima volta che Elise passava sopra a cosa voleva Minos. Inoltre per quanto scettica si trattasse di qualcosa di seriamente importante, era possibile che fosse un argomento che avrebbe trattato con lei.
Elise aveva attraversato il cortile interno che pareva così sonnolento sotto la neve che era caduta e si fermò improvvisamente una volta sulla scalinata che conduceva al piano superiore; uno degli skeleton le aveva detto che sicuramente il Giudice era nelle sue stanze ma l'aveva anche ammonita a non andare. Come non avesse nemmeno parlato: Elise non si sarebbe certo fatta fermare da quello che lui aveva ordinato anzi, in qualche modo violare quell'ordine poteva esserle utile a mettere Minos a disagio, o comunque a ridurre la distanza. E le serviva che succedesse. Se si fosse arrabbiato... beh in qualche modo avrebbe contenuto la sua collera, con le buone oppure anche con le cattive.
Tuttavia si fermò, sbalordita.
Alcune delicate e coloratissime farfalle si stavano avvicinando a lei. Elise era sicura che non fossero comuni animali, percepiva un cosmo provenire da loro, ma non aveva idea di che cosa fossero o a chi appartenessero. Le vide proseguire e fermarsi un attimo di fronte al portone immenso che nascondeva la biblioteca, quella dove non poteva entrare nemmeno lei senza il permesso di Minos e per quanto ci avesse provato, era impossibile sul serio. Serviva il cosmo di uno spectre, le aveva detto in seguito quasi con un sorriso divertito, di uno la cui stella era completamente ridestata. Non era servito irritarsi, aveva provato ma la porta si era sempre rifiutata di aprirsi, tranne le volte in cui era proprio Minos a farla entrare per costrignerla a studiare qualcosa di noioso.
La ragazza ammirò ancora quelle farfalle ma rimase indispettita quando, un momento dopo, queste sparirono davanti alla porta... ed entrarono attraverso, facendola rimanere a bocca aperta. Lei non riusciva nemmeno a scalfire quella porta e delle farfalle invece ne erano in grado!
Rimase imbambolata per un po' di tempo finchè non le vide ritornare e svolazzare attorno a lei; si rese conto poi dopo che le avevano tolto il ventaglio dalla mano. Come avessero fatto era un mistero, ma non aveva la minima intenzione di lasciarglielo fare. Stava già per protestare quando si sentì stranamente osservata e voltandosi, vide tre persone.
Tre spectre per la precisione e di loro riconobbe, un po' a fatica, Minos: era privo di armatura e per quanto fosse alto, sembrava meno imponente del solito e in quel momento da sotto il mantello era vestito con una camicia molto scura, pantaloni bianchi e stivali dello stesso colore della camicia.
Non ebbe nemmeno il tempo di sorprendersi che il suo sguardo cadde sugli altri due. Più vicino a lei c'era uno strano tizio con una surplice molto diversa dalle poche che aveva visto finora, colorata e aveva proprio una fisionomia  curiosa e la stava fissando. Con interesse?O curiosità?
"Venite subito qui, non è vostro!"
Elise si chiese a chi si riferisse quello strano spectre e poi vide le farfalle andargli incontro, come se avessero ascoltato le sue parole, per consegnare a lui il ventaglio che passò molto rapidamente nelle sue stesse mani con tanto di scuse da parte di quello stravagante essere.
"Sono molto spiacente, a volte alle mie piccole piace giocare un po' e non si accorgono di esagerare. Spero non ti abbiano infastidito."
Per un momento Elise non si rese conto che si era rivolto a lei, in un modo un po' ossequioso ma gentile, almeno rispetto a quanto si aspettava e continuò a rimanere perplessa, tanto che a rispondere non fu lei bensì Minos e con parole di congedo.
"La mia allieva non ha mai visto prima d'ora le tue temibili fairy, Myu, quando sarà pronta sono certo che le potrà apprezzare. Ora ti lascio al tuo compito, è stato un piacere vederti. Anche te Rhadamantys, ci vediamo più tardi suppongo".
Solamente in quel momento Elise si accorse del terzo spectre e le sembrava impossibile credere di averlo notato solo in quel momento, tanto alto e possente era. Forse per via della surplice? Stava per parlare ma sentendo quel nome decise di tacere: quello era certamente il terzo dei tre giganti dell'Ade e che fino a quel momento non aveva avuto modo di conoscere, e considerando come si era messa nei guai prima con Minos facendo la ribelle durante l'addestramento e poi con Aiacos cadendo nella sua trappola verbale, era meglio per il momento limitarsi a tacere abbozzando solamente un inchino.
Non ci teneva a rischiare pure con lui, inoltre solo da un'occhiata pareva molto temibile: i due si allontanarono uscendo dalla fortezza per poi sparire. Si chiese che cosa ci facessero lì, lei fino a quel momento non aveva visto molto movimento e quindi forse c'era qualcosa di importante che bolliva in pentola.
"Ti avrei fatta chiamare tra poco, sto per recarmi in Oltretomba per vedere Pandora e questa volta voglio che tu venga con me visto che mi sembri in forma. Naturalmente non andrai oltre il Tribunale: sarebbe meglio che tu indossassi la tua divisa da allenamento, se qualcuno ti vedesse così passeresti parecchi guai".
Elise si guardò: non aveva nulla di vistoso addosso, sembrava proprio una ragazza comune, ma era pure vero che se doveva recarsi nel regno dei morti forse era il caso di ascoltarlo, anche se era sorpresa di sapere che non l'avrebbe lasciata lì. Avrebbe voluto accennare al ventaglio che teneva ancora in mano, ma non credeva ci fosse del tempo ora. Inoltre un dettaglio aveva attirato la sua attenzione: c'era l'accenno di una fasciatura al braccio sotto la camicia che lo spectre indossava, cosa che sorprese Elise. Era possibile che la notte precedente l'avesse davvero ferito al punto da necessitare di una fasciatura?



***
L'elmo venne appoggiato sul tavolo e Minos si concesse una smorfia. Ora, lontano da quella sgradevole persona che era Pandora, poteva almeno rilassarsi: a volte si chiedeva come potesse essere sempre così pretenziosa, soprattutto sulle stesse cose... Lo spectre non aveva avuto dubbi quando aveva saputo della convocazione, la sacerdotessa lo voleva vedere per sapere come mai la missione non era ancora conclusa. E di nuovo si era sfogata su di lui.
Ovvio e scontato. Come se lui non fosse ansioso di far uscire quella stella malefica quanto lei, cosa che non aveva detto. Pandora era pure sgradevole come temperamento, ma era comunque l'Oracolo di Hades e non poteva in alcun modo contraddirla o permettersi di aggredirla.
Per fortuna il Tribunale era silenzioso e, in quel momento, persino vuoto a parte Rune poco distante che trafficava con alcuni antichi documenti dietro sua richiesta; non c'era ombra di anime in attesa di giudizio, Elise era stata spedita in giro assieme al suo più valido luogotenente e quindi almeno per un po' si poteva rilassare.
Il suo sguardo cadde su quel curioso ventaglio di cui la ragazza gli aveva accennato qualche ora prima prima di arrivare lì; lo aveva appoggiato quasi casualmente lì prima di vedere la sacerdotessa e ora si chiedeva se dovesse davvero interessarsi della cosa. Era un oggetto nemmeno troppo particolare e privo di interesse... eppure c'era qualcosa che lo inquietava, soprattutto per la sua improvvisa comparsa. C'erano alcune raffigurazioni sopra, ma soprattutto alcuni ideogrammi orientali che lui non riusciva a tradurre.
Dopo un po' di tempo trascorso a pensare un'idea lo folgorò: e se fosse stato qualcosa a che fare con la futura surplice di Elise?
Minos sapeva benissimo come non vi fosse una regola precisa con le loro armature, apparivano nel momento più propizio per il loro possessore, quando la stella si liberava definitivamente e lo spectre poteva indossarla con estrema facilità. Lui stesso non era sfuggito a quella regola. Ricordava ancora l'orrore di quel volo che l'avrebbe portato a schiantarsi su quelle rocce, spinto dalla mano infame che aveva creduto fosse amica e che si era rivelata invece nemica. La surplice del Grifone che indossava con tanto orgoglio e fierezza lo aveva avvolto all'improvviso, un attimo prima che il suo corpo si disintegrasse sulle rocce e diventasse cibo per animali selvatici. L'armatura era comparsa all'improvviso, senza che lui chiedesse effettivamente un aiuto anche perchè visto quello che era accaduto, degli spectre ai tempi ne sapeva davvero pochissimo.
Era stato un momento traumatico ed esaltante allo stesso tempo, la conoscenza dei propri poteri era avvenuta però solo in seguito dopo essere stato rintracciato da quelli che ora erano i suoi più fidati compagni e amici, Aiacos e Rhadamantys. Si era nascosto in quello che scherzosamente avevano definito l'antro del Grifone, prima che arrivassero loro; Minos sapeva che in un certo senso a Elise il risveglio totale sarebbe sembrato meno traumatico rispetto al suo. Forse sarebbe avvenuto in un momento difficile, ma era già a conoscenza dei propri poteri  e quindi non ci sarebbe stata nessuna sorpresa sulla sua missione come spectre. L'unico dilemma era il quando.
Inoltre era anche dubbioso: cosa se ne poteva mai fare uno spectre di un ventaglio durante i combattimenti? Sventolava via gli avversari? Da quello che sapeva lui le armi presenti nelle surplici avevano tutti uno scopo molto preciso, per esempio Rune usava la sua frusta per aiutarsi con il lavoro, e anche eventualmente per difendersi... ma un ventaglio a cosa poteva servire?
Appoggiò l'oggetto poco lontano dal suo elmo quando percepì dei passi in avvicinamento e sospirò. Sapeva già che si trattava di Aiacos dal modo quasi saltellante con cui veniva avanti, certamente doveva avere saputo che era lì' e si era mosso col suo modo baldanzoso di sempre e sapeva non sarebbe servito a niente ricordargli di non fare rumore all'interno del Tribunale, già lo sapeva e solitamente se ne infischiava, anche se non arrivava a sfidarlo proprio completamente.
"Allora, come andiamo? Qualche novità succulenta? Ultimamente quando passo da qui vedo solo il tuo sostituto, ti sei proprio preso a cuore l'addestramento!"
Minos alzò gli occhi al soffitto, cercando di reprimere una brutta esclamazione che rischiava di sfuggirli. Ecco cosa voleva, anche se non era la prima volta che l'amico glielo chiedeva in quel modo e lui anche quella volta ignorò il suo sarcasmo.
"Il prossimo sarà tutto tuo, del resto con questo infinito processo di risveglio non credo ne reggerei degli altri. Sei venuto solo per commentare o devi dire qualcosa di costruttivo? Altrimenti io e Rune avremmo da fare qui..."
Indicò i vari volumi, ma Aiacos non sembrava per nulla impressionato, soltanto un po' annoiato sotto il suo ghigno strafottente.
"Oh andiamo, non c'è nessuno. Non è più come un tempo quando c'era sempre pieno di anime, non posso nemmeno più sedermi a prendermi gioco di loro. E di te. No aspetta, quello posso farlo, quindi ora permettimi una domanda. Ho sentito che sei tornato con la tua... allieva... ma non la vedo, dove l'hai lasciata? O l'hai nascosta sotto la scrivania?"
Le iridi scure di Aiacos scintillarono e Minos gli lanciò un'occhiataccia. Sapeva cosa voleva intendere, lui e quella sua stupida scommessa... anche se credeva Elise l'avesse definitivamente abbandonata non avendo notato alcun tipo di approccio.
"L'ho spedita in giro per le prigioni con Byaku, con lui certamente non finirà nei guai e io posso occuparmi del lavoro qui. E... cosa c'è, adesso?"
Minos si era interrotto perchè Aiacos improvvisamente aveva sbuffato: pareva un ghigno più che altro e non riusciva a capire cosa avesse detto di così divertente, a parte non avere abboccato alle sue allusioni.
"Non so se lo sai ma Byaku ha la fama di sedurre qualunque cosa di genere femminile che sia in grado di respirare: mettere una ragazzina nelle sue mani è esattamente come offrire del vino a un alcolizzato. Ho sentito che dalle sue parti ci sono più donne incinte che in qualunque altra regione! Pare piaccia molto, fossi in te mi preoccuperei di cosa possono fare quei due non visti."
E sghignazzò di nuovo , ma Minos decise di non proseguire quel particolare discorso.
"Non oserebbe, quanto a ciò che fa al di fuori dei miei comandi non è cosa che mi riguardi finchè non va contro ciò che dico."
In effetti anche lui sapeva che Aiacos non stava mentendo, ma era anche sicuro che non fosse per nulla pericoloso affidare la ragazza a lui per un giro delle prigioni. Non per nulla lo spectre del Negromante era il suo diretto sottoposto, anche se in modo diverso da Rune: lui si occupava del tribunale quando era impossibilitato a farlo di persona, ma Byaku era proprio il suo braccio destro. In caso di battaglie gli aveva conferito l'onore e l'onere di comandare in sua assenza e fino a quel momento il ragazzo non gli aveva dato alcun tipo di problema. Quello che faceva poi quando era nel mondo degli umani... a lui non interessava, purchè non si facesse troppo notare.
"Oh guarda un po' chi c'è! L'abbiamo nominato proprio ora e appare, e... oh..."
Minos alzò lo sguardo chiedendosi che cosa stesse succedendo e perchè Aiacos si fosse interrotto: un'improvvisa apparizione di cosmi aveva già attirato la sua attenzione, ma non gli aveva prestato la dovuta attenzione. Riconobbe Byaku, anche Elise - che cosa diamine ci stava facendo proprio trasportata in braccio dal Negromante - e riconobbe Rhadamantys tanto che si alzò, senza capire il perchè della sua presenza lì.
Poi vide che la Viverna teneva letteralmente due spectre con una mano, nemmeno fossero dei gattini inoffensivi anche se apparentemente poco felici e uno in condizioni poco sane a giudicare dal sangue che gli sgorgava dal naso.
In lui riconobbe Valentine di Harpy, l'altro era illeso ma non sapeva chi fosse.
"Scusami Minos, ma ho pensato fosse giusto lasciare che fossi tu a giudicare. Prima però credo che la tua allieva" e Minos riconobbe un profondo disgusto nella voce del compagno d'armi e si inquietò, chiedendosi cosa fosse accaduto "necessiti di qualche cura. A questo qui penserò io, ma solo dopo avere sentito il tuo giudizio" concluse lo spectre della Viverna, scaraventando di malagrazia Valentine a terra.
Sentiva che Aiacos era perplesso a sua volta, era ben raro vedere Rhadamantys lì a parte per qualche saluto, soprattutto non così evidentemente irritato e lui temeva seriamente qualcosa di grave. Vide che anche l'altro spectre era stato rilasciato, ma senza la stessa violenza di Valentine.
Minos osservò solo per un istante Byaku, per poi rivolgersi direttamente a Elise avvicinandosi dopo avere lasciato il suo scranno.
"Sei ferita gravemente?"
Il suo tono era il solito di sempre, algido e privo di espressione, ma aveva la stranissima espressione che Aiacos lo stesse osservando attentamente e che fosse in qualche modo seriamente divertito: esisteva un momento in cui l'amico non fosse divertito? Non era comunque riuscito a impedirsi di preoccuparsi dello status di salute di Elise, pur non sapendo esattamente cos'era successo. La vide scuotere la testa come a negare, ma lui aveva capito che era l'esatto contrario; era impossibile che digrignasse così  i denti  se non avesse un forte dolore, però forse non c'erano ferite interne o troppo gravi.
"Byaku per favore portala dai guaritori, poi torna qui così che possa capire cos'è successo".
Minos era furioso sotto la sua algida apparenza e il comando apparentemente atono: era pur vero che Elise era una sorta di pericolo pubblico, ma lui era il più responsabile dei suoi sottoposti e avrebbe dovuto in qualche modo arginare il suo temperamento. Inoltre lui si era più volte raccomandato con la ragazza di non mettersi nei guai o di provocare qualcuno e aveva ragione di credere che non fosse così sciocca da creare volontariamente un casino.
"Ce la porto io, non ti preoccupare che te la riporto prima del previsto completamente a posto" fu la voce fintamente seria di Aiacos quando Rhadamantys gli disse che era necessario che proprio il Negromante rimanesse lì per dare subito la sua versione. Minos non aveva nulla da dire in quel cambiamento, ma non gli piacque neppure per un momento l'occhiata che gli lanciò: sembrava che celasse la certezza di sapere qualcosa che lui non riusciva ad afferrare.





Note:


Come detto manco da dieci anni, tempo in cui per forza di cose decidendo di continuare la storia ho dovuto rimetterci mano. Non completamente però, le idee sono le stesse, sono andata a modificare alcuni dettagli e sistemare altre cose che mi sembravano un po' forzate. Ve li elencherò:
- ho inserito il nome originale Rune invece di Lune(questo era già previsto)
- ho rivisitato il totem mitologico preso per Elise. Nel senso che pur avendolo già ideato, avevo scartato l'idea che userò perchè mi era parsa troppo strana. La stella di riferimento(Stella del Cielo Incerto) rimane, così come i poteri associati anche se questi hanno avuto una rivisitazione. Ho tenuto il vento(già accennato), ho tolto il fuoco(non l'avevo ancora scritto nei capitoli)e ho seminato un dettaglio importante di quale sia il secondo potere, che in qualche modo è legato al primo. Ho aggiunto illusioni, anche se in questo frangente è stato MOLTO casuale come utilizzo perchè lei non ne è ancora consapevole. E qui devo aggiungere un dettaglio che mi pare ovvio: Elise non ha minimamente la forza/capacità di atterrare un guerriero esperto come Minos, pur avendo un ottimo potenziale(credo si sia capito non sarà una spectre come Zellos diciamo XD poro zellos gli vogliono tutti male, me compresa). Si è naturalmente trattato di un caso isolato e difficilmente ripetibile, dovuto alla concatenazione di eventi. Inoltre erano in mezzo a una bufera perchè questi due non sono eccessivamente normali, ma dettagli.
Elise non ha cambiato nulla in sè, ho solo ridefinito il suo aspetto fisico(avevo già scritto che aveva capelli neri e occhi verdi ma non l'avevo segnato nei dettagli dei miei appunti) rendendola più alta di quello che avevo previsto dopo aver scoperto che il buon Minos è... un gigante LOL che svetta oltre i 180 cm e quindi diciamo che meglio non sia una nanetta, anche se non ci sarebbe niente di sbagliato
- ho sistemato il bg di Minos(sempre secondo me, ci tengo a dirlo) e anche quello di Rosaria che ho di nuovo citato. Inoltre, riguardo Minos, ho aggiunto le modalità del risveglio della sua stella malefica che finora non avevo trattato.
- questo invece è un appunto: dopo un'attenta ricerca ho dovuto a malincuore togliere dalla storia lo spectre di Basilisk, anche se ancora non l'avevo inserito, perchè ho scoperto essere della legione del nostro amato monociglio e io invece lo volevo come vice di Minos. Purtroppo non me la sono sentita di fare questa modifica e ho indagato meglio e l'ho sostituito con Byaku del Negromante: questo spectre io nemmeno ricordavo esistesse però pare essere apparso solo in Lost canvas(byak o byaku come nome) e viene considerato proprio come uno che può comandare in nome di Minos se lui è assente, ruolo ovviamente differente da Rune che si occupa di più del tribunale. Non mi cambia granchè ovviamente, era più per i poteri dato che avrei preferito il basilisk col suo veleno... niente.

veniamo al capitolo

- il ventaglio. Oh quanto bramavo l'idea di inserirlo e sì, Minos ha ipotizzato giusto nella sua casualità: quello è un pezzo della futura surplice di Elise. Comparso dal nulla, ovviamente. Ho fatto delle ricerche, non viene mai detto come si trovano le armature infernali e in virtù della stella scelta per Elise(cielo incerto), ci ho lavorato sopra e deciso che almeno un pezzo poteva apparire. E' anche un segno, vuol dire che piano piano sta per terminare il risveglio(e Minos non ne può più poveraccio XD) e niente, a me piaceva l'idea di inserirla.
-papillon. Oh quanto volevo inserire il mio farfallone preferito! Mi sembra il suo nome sia Myu, comunque lui per adesso è una comparsa ma in futuro tornerà con un ruolo un attimino più importante. Si lo so che è anche lui della legione di Rhady però è forte e tenuto in considerazione perciò nulla di strano se gira assieme al suo capo legione quando si fa i fatti propri.
-non si può entrare nella biblioteca di casa Hades/Minos(ricordo che è una base di Hades, non casa del grifone, la usa solamente dietro concessione) perchè... me lo sono inventato io. La vedo più come luogo del sapere e quindi serva proprio uno spectre, pertanto Elise a meno che non sia Minos stesso a farla entrare, se ne deve stare fuori :P
-giro nell'oltrertomba. Proprio qualcuno si era chiesto nelle recensioni che tipo di rapporto avrebbe potuto avere Elise con gente come Pharao o Valentine.
Pharao non l'ho inserito(non è lui lo spectre finale che Minos non sembra riconoscere) ma su Valentine... ahahhaah decisamente NON andranno d'accordo, ovviamente voi non sapete perchè, è materiale per il prossimo capitolo.

Prima di passare a ringraziare i recensori qualche piccolo appunto.
Aiacos e Rhadamantys.
Povero Aiacos che l'ho messo fisso a fare il rompi pelotas di Minos XDDD in verità avendo per lui adottato il ruolo di amico per Minos, non ce lo vedo male. Io non ho alcun ricordo di come Aiacos sia nella serie classica, credo di ricordare molto di più quello del Lost Canvas, perciò l'ho rielaborato così e mi piace che comunque ci sia un rapporto di amicizia abbastanza stretto. C'e anche con Rhadmantys ma per come ho imbastito il bg di Minos, diciamo che è più Aiacos quello "rilassato" a prendere per il sedere l'amico e ricordargli di darsi una mossa XD
Rhady invece è più serioso secondo me.
La wiki dice invece che i tre giudici si rispettano a vicenda ma sono molto inclini a ostacolarsi a vicenda per la gloria, però non mi è piaciuto molto e ho tenuto la mia versione. D'altro canto non è tutto uguale.

byaku è effettivamente di mia invenzione quindi stando alle parole di Aiacos è uno abbastanza figo esteticamente e a cui piacciono un sacco le donne. E' tutto vero XD lo conoscerete un pochino meglio nel prossimo capitolo comunque.

Minos accenna al risveglio della sua stella malefica, solo un assaggio ovviamente, ma ho ben specificato che per lui è stata una cosa traumatica e improvvisa e che non sapeva cosa succedeva esattamente. Mentre poi pensa che effettivamente Elise per quanto acerba è possibile rimanga meno scossa dal risveglio dato che appunto sa già tutto. Credo sia una differenza molto interessante tra i due.

Chi è lo spectre non nominato? eh, aspettate, questo è una novità, ma c'era già chi aveva quel ruolo e l'ho semplicemente sostituito con uno ex novo.

Non ho idea se qualcuno leggerà la storia(spero di si) ma spero di ricevere qualche commento, anche solo un'opinione.
Il capitolo è molto lungo(lo avevo previsto più corto)ma credo dieci anni di assenza meritassero un po' di più!


FantasyAnimeManga96: ti dirò che in parte è grazie al tuo messaggio che ho ripreso questa storia, sarò molto lieta di sapere cosa ne pensi nel caso tu abbia ancora modo e voglia di proseguire la lettura!


petitecherie:
Allora, la scena della tortura non è messa come cosa gratuita a sè stante, anche se riconosco lo possa sembrare. Condivido con te l'opinione sugli spectre riguardo al gruppo e all'umanità, tuttavia rimangono beh ahimè cattivi. O comunque non saint, credo di non riuscire davvero a spiegare come lo intendo: d'altro canto credo lo stesso Minos non sembri solo cattivo e basta(da quanto ci ho lavorato sopra lo spero, almeno) e pure Aiacos, diciamo però che se hanno preso un prigioniero è ovvio che vogliono avere informazioni, soprattutto da uno con un ruolo così importante. Poteva anche farlo Minos in effetti, ma ha voluto testare la reazione di Elise, per vedere cosa avrebbe fatto ed eventualmente come: questo è un pensiero un po' sadico ma Minos non è uno che si scandalizza(direi proprio di no visto cosa fa lui XD), voleva solo capire fino a che punto la sua allieva si sarebe spinta. E inoltre Elise non è esattamente una tranquilla, già nel suo passato ha detto e fatto cose abbastanza sopra le righe e senza il bisogno dell'influenza della stella malefica che - per contro - l'avrebbe pure calmata di più se fosse già libera. Di sicuro comunque Elise non avrebbe mai preso l'iniziativa di una tortura così gratuita, nel senso mai sarebbe scesa lei da sola nel sotterraneo a fare cose. Spero sia chiaro cosa intendevo dire e fare :)
Su Elise ti confermo che la vena ribelle ci sarà e soprattutto, che come dici tu al risveglio della stella starà un attimino più calma soprattutto coi tre giudici che mica ci puoi parlare come se fossero banali spectre. Per adesso le va bene che Minos è più interessato a farle ridestare la stella, ma se sgarra troppo...sono dolori, Ti ringrazio comunque per gli apprezzamenti e spero tu possa farmi sapere anche riguardo a questo nuovo! Nonostante capisca come sia passato tanto tempo e certamente non ricordi tutto XD




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Capitolo 6
*** 6 ***


der puppenspieler 6


Bentornati, spero vi possa piacere questo capitolo, voglio inoltre ringraziarvi perchè è aumentato il pubblico per questa storia. Non posso che esserne orgogliosa <3.






Der Puppenspieler



Elise si sentiva in trappola, in attesa  in quella stanza completamente vuota: non le piaceva granchè quel palazzo nel mondo dei morti, troppo austero, troppo... severo. Non era nemmeno fondamentale che ci fossero Minos o quel prepotente arrogante di Rune, era come se le pareti stesse della struttura la giudicassero, una sensazione sgradevole tanto che preferiva concentrarsi sulla statua di Hades poco lontano: anche la primissima volta che era stata lì l'aveva vista, solo che le era sembrata crudele. Non sapeva se quello fosse l'aspetto reale di Hades ma aveva un'espressione molto severa; così aveva pensato i primi giorni di permanenza lì, confinata dallo stesso Minos prima che la portasse in Germania. Adesso le sembrava meno estranea, più affine e il marmo con cui era stata creata - così percepì lei toccando per un momento con la mano - non sembrava gelido come appariva allo sguardo.
A distrarla fu  il portone che si aprì e richiuse rivelando l'ingresso di Minos: vedendo l'espressione così immobile dello spectre, Elise provò l'assurda tentazione di cercare protezione dietro la statua di Hades, certamente meno arrabbiato con lei del suo maestro. Tuttavia si trattenne, in fondo non aveva fatto nulla di male... o almeno quasi.
"E' vero che hai aggredito lo spectre di Harpy?"
La voce algida di Minos e il suo sguardo autoritario le fecero passare completamente la voglia di mentire o di cercare di stemprare la tensione con una battuta tagliente.
"Si, però..."
Venne subito interrotta.
"E perchè non ti sei fermata quando il Giudice della Viverna ti ha detto di farlo?"
Se possibile, adesso sembrava che lo sguardo di Minos fosse ancora più immobile di pochi istanti prima: la risposta sincera sarebbe stata che lei non aveva proprio sentito l'ordine che era arrivato, impegnata com'era a picchiare quell'essere pieno di arroganza. Anzi, le dispiaceva non avergli fatto ancora più male, ma non aveva fatto i conti con il suo potere terrificante che l'aveva messa subito in difficoltà.
"Io...non l'ho sentito...non subito..."
Decise che era bene dire la verità, anche con il rischio che la punisse e di sicuro non sembrava contento: aveva l'impressione che il silenzio fosse interrotto dal battito del cuore che era quasi rallentato dalla paura in quel momento.
"Ho già sentito la versione di Valentine di Harpy sull'accaduto, ora mi dirai perchè sei andata a cercare guai ".
Elise avrebbe tanto voluto contraddirlo e fargli notare che lei non aveva fatto nulla di sbagliato, ma l'improvvisa debolezza provata dopo quel duello inaspettato e l'autorità di quel luogo la facevano sentire meno incline a sfidare Minos.
Sospirò prima di raccontare di come durante quel giro assieme a quel Byaku, che stranamente aveva incontrato le sue temporanee simpatie, si era imbattuta in uno strano spettacolo. Entrambi avevano visto tre spectre tra cui il caro Valentine sghignazzare all'indirizzo di un altro, come tre piccoli bulli che si erano sentiti grandi essendo in maggioranza numerica, ma se Byaku le aveva intimato di non fermarsi, lei non era riuscita a proseguire rendendosi conto che lo stavano effettivamente picchiando.
A Elise era salita un'improvvisa rabbia ed era intervenuta lanciando un sasso trovato lì dritto in testa a uno dei tre e alla fine la loro derisione si era spostata dall'ignoto spectre a lei, la quale tuttavia era stata tutto tranne che remissiva. Ovviamente sorda anche allo spectre del Negromante che più volte l'aveva ammonita a non cedere alle provocazioni facendola quasi ridere. Non ci riusciva Minos in quel compito, che era ben più temibile del Negromante, quali possibilità avrebbe quindi avuto lui?
Alla fine quando si era passati alle mani, Elise ne aveva atterrati due: erano debolissimi e quando avevano capito che avrebbe fatto sul serio, al primo odore di lotta con il cosmo se l'erano svignata.
Lo spectre di Harpy invece, no. Non solo era rimasto, ma le aveva detto che le avrebbe dato una bella lezione e così si erano scontrati; Elise aveva dovuto riconoscere che le era nettamente superiore, ma non avrebbe mai lasciato che vincesse così facilmente. Il codardo si era anche avvalso della sua armatura, ma Elise lo aveva ugualmente sorpreso facendogli parecchie ferite fisiche e lasciando il proprio cosmo libero di agire. Aveva però capito che Valentine era più esperto di lei, inoltre era furioso perchè lei non accennava ad ammettere la sconfitta. Elise era consapevole di finire male, ma allo stesso tempo non poteva permettergli di avere la meglio su di lei almeno a parole.
La lotta era terminata solo per l'intervento della Viverna, il quale aveva prima parlato e poi agito mandando entrambi a terra con un solo colpo. E lei lo aveva deliberatamente provocato dicendogli di stare zitto, meritandosi così un altro colpo che aveva fatto sembrare quelli presi da Valentine una carezza.
Quando finì di parlare pareva il silenzio si fosse fatto più forte di prima: si aspettava una reazione poco tranquilla da parte di Minos, che la stava ancora fissando come se non credesse alle proprie orecchie.
"La tua versione collima in gran parte con quella di Harpy, anche se ha aggiunto dei dettagli su quanto tu sia stata meschina. Non mi interessa nulla del vostro scontro, ma una cosa ora la devi fare. Vai dal Giudice della Viverna, ti inginocchi ai suoi piedi e chiedi perdono per averlo indispettito."
Per un momento Elise fu sicura di non avere capito bene, e l'attimo dopo espresse troppo in fretta il suo pensiero.
"Ma non gli ho detto niente di grave e..."
Il movimento di Minos fu talmente veloce che la ragazza non ebbe nemmeno il tempo di strillare e si rese conto di essere stata afferrata per il colletto della maglia ed era stata sollevata al punto che sarebbe bastato un minimo movimento della testa per sfiorare il viso di Minos, tanto era vicino.
"Non mi sembra di averti chiesto se lo vuoi fare. Io sono il tuo insegnante e quello che ti ordino lo devi eseguire senza nemmeno fiatare, soprattutto in questo caso; puoi ritenerti fortunata a essere ancora tutta integra, nessuno degli spectre può provocare uno di noi Giudici solo perchè gli va, figuriamoci una che ancora non lo è. Quindi adesso ti togli di dosso quell'espressione saccente e ti comporti come si deve; ti inginocchi bene fino ai suoi piedi e implori il suo perdono e solo dopo potrai tornare da me. Non lascerò che nessuno della mia legione getti fango su di me, spectre o apprendisti che siano. E se ti consola saperlo, ho dato una bella punizione anche a Byaku  per averti permesso di agire."
Solo in quel momento Elise si rese conto di avere di fronte di nuovo il Minos dei primi tempi, quelli in cui ancora non sapeva molto di quel mondo e in cui desiderava solamente scappare. Era la stessa creatura demoniaca che l'aveva senza volere annichilita e a cui non era riuscita a ribellarsi... Era quasi uno shock per lei riconoscere che almeno per quello che aveva visto, sembrava essersi notevolmente... addolcito? O semplicemente moderato quando aveva a che fare con lei; spesso si lamentava che era cattivo e le faceva male, ma solo in quel momento seppe che non era nulla in confronto al segreto terrore che le aveva appena instillato.
La stretta si fece meno serrata e si ritrovò di nuovo ad appoggiare i piedi per terra, tremando vistosamente: per una volta si trovò senza nulla da dire, o meglio, senza la volontà di poterlo fare.
"Quando avrai fatto torna qui, intendo trattenermi nell'Oltretomba per due giorni ancora e questa volta ti terrò personalmente d'occhio. A meno che tu non decida di sfidarmi rifiutandoti di fare ciò che ti ho detto... in quel caso la prossima volta che ti vedrò in questo palazzo sarai esattamente come le anime in attesa di giudizio. Spero di non avere bisogno di ripetermi".



***

"Sei stato troppo severo, non era necessario arrivare fino a quel punto".
Minos scrutò infastidito Aiacos che era tornato e gli aveva domandato com'era proseguita quella storia; glielo aveva detto e non si era aspettato di sentirlo quasi contrariato, tuttavia non avrebbe certo cambiato linea di condotta per via della sua opinione contraria.
"Era necessario invece o non imparerà mai come rapportarsi a noi. Evidentemente sono stato di manica troppo leggera in queste settimane, forse devo stringerle di nuovo il guinzaglio attorno al collo finchè non impara..."
Minos era infastidito da quell'atteggiamento e sapeva di avere ragione: Aiacos poteva anche considerare troppo severo il suo comportamento, ma era anche vero che a parte con lui, Elise non aveva l'abitudine di incontrare gli altri Giudici e non aveva idea di quanto facile fosse farsi prendere in antipatia a causa del suo comportamento. Non voleva pensare però che la soluzione fosse tornare a essere così intransigente come agli inizi, credeva di avere fatto dei grandi passi avanti nelle ultime settimane: alzò lo sguardo in attesa che arrivasse l'altro spectre, colui che si era fatto picchiare. Lo aveva mandato a chiamare dopo avere visto che si era allontanato mentre lui sgridava la ragazza.
"Comunque c'è almeno una cosa positiva in quello che è successo: conosco Valentine, è parecchio forte e oggi le ha prese. Se non altro almeno ha imparato a lottare, cominciavo a credere di non essere riuscito a insegnarle niente... la prossima volta mi aspetto che gli faccia molto più male."
Minos non era per nulla turbato da quell'aspetto, anzi, anche se era avvenuto in circostanze poco adatte, il fatto che Elise riuscisse a mettere in difficoltà uno esperto come Harpy... beh era tutto per il meglio, ovviamente, e lui poteva così credere che col risveglio totale imminente gli rompesse ben più che il naso se si fossero scontrati nuovamente. Anzi, poteva quasi considerare questa come un'ottima previsione per il futuro; era un peccato che fosse stato costretto a rimproverarla a quel modo proprio quando aveva dimostrato di essere sulla buona strada, avrebbe dovuto trovare un modo per farle capire quel dettaglio.
"Se non mi sbaglio, adesso sicuramente anche Valentine le sta prendendo, ma da Rhadamantys... sicuramente furibondo perchè si è lasciato mettere i piedi in testa da un'apprendista. Non so cosa darei per vederlo; e se fossi in te sarei preparato, quando torna la tua allieva... mi sa che pure tu scoprirai cosa significa avere a che fare con una donna arrabbiata. Farà sicuramente quello che le dici ma troverà il modo di fartelo scontare, vedrai, se è davvero il peperino che mi hai sempre descritto".
E Minos non ne sarebbe  nemmeno rimasto sorpreso visto che le aveva implicitamente imposto di ingoiare l'orgoglio con il suo ordine, le parole di Aiacos non erano per lui una grande novità: Elise aveva sempre agito a quel modo, esplicitamente oppure no quindi credeva di essere preparato a eventuali atteggiamenti di sfida. Stava per rispondere quando vide arrivare chi stava aspettando.
Non molto alto, capelli scuri abbastanza trasandati, occhi chiari e aspetto molto nella norma. Gli rivolse la sua totale attenzione dopo avere visto che si era subito inchinato presentandosi. Almeno a un primo sguardo poteva essere un inutile spectre privo di importanza, ma qualcosa aveva destato il suo interesse e dopo avere ascoltato la sua versione di quello che era successo, gli pose la domanda fondamentale.
"Perchè ti stavi facendo picchiare?"
Minos non perse tempo pur continuando a osservarlo: adesso che lo vedeva bene si ricordava di lui, ma più per la fama oscura che si portava dietro. Bruno si chiamava, rappresentante di Heka, una divinità egizia della saggezza e protetto dalla stella della terra abbandonata. Così risultava e pensava che fosse un soggetto molto curioso.
"Ci sono abituato, non è un problema, se non mi lamento si stancano presto. Ecco perchè li lascio fare; ma oggi ho visto l'arrivo di qualcosa di nuovo quindi è durato un po' più del solito".
Se avesse dovuto essere sincero, Minos avrebbe ammesso di non avere capito nulla e continuò a fissarlo: non sembrava a disagio in sua presenza, solo...annoiato? Svagato?
"Cosa intendi dire per visto? Dubito Elise si sia palesata da lontano e..."ma lo spectre scrollò la testa e lo interruppe.
"No signore, è il mio potere: vedo cose e dico la verità. Di solito non piace a nessuno e quindi sto da solo; stamattina ho Visto l'arrivo di questa spectre e la stavo aspettando, ero solamente curioso ma sapevo che sarebbe arrivata".
Il Giudice rimase in silenzio, soppesando con lo sguardo quel Bruno e trovando molto curiose le sue parole.
"Vedi cose? E che cose?"
La surplice che lo spectre indossava sembrava anonima, ma vide chiaramente che entrambe le braccia e le gambe parevano avvolti da serpenti intrecciati tra loro. Conosceva poco e niente su Heka, un po' come su di lui.
"Il futuro. Anche il passato a volte se mi viene chiesto e ho avuto anche qualche sprazzo di cose successe nel presente: il mio potere è la divinazione, ma quando le persone lo scoprono e mi chiedono qualcosa, poi accade che non le trovino di loro gradimento e si arrabbino."
Per qualche motivo Minos sentì un lungo brivido lungo la schiena, ma si riscosse subito. Era scettico. Per fortuna poco prima Aiacos era tornato ai propri impegni altrove così non avrebbe assistito a quel breve momento di dubbio che l'aveva colto; sembravano normali parole ma c'era qualcosa che lo aveva messo a disagio e non sapeva che cosa fosse di preciso. Se quel giovane uomo era in grado sul serio di fare ciò che millantava, era molto più prezioso di quanto non sembrasse.
Costui ha però una fama oscura e di dubbia morale, può essere per via di ciò che vede?
Minos non lo conosceva di persona, almeno fino a quel momento, ma il suo era un nome che veniva pronunciato molto di rado: aveva irritato moltissimi spectre in quegli anni e nessuno lo voleva avere vicino, così aveva sentito dire lui. Era per le visioni?
"Hai stuzzicato la mia curiosità, voglio proprio mettere alla prova i tuoi poteri. Dimmi qualcosa che solo io conosco riguardo al mio passato".
Minos in realtà non credeva granchè a quelle frasi, quanti spectre millantavano di possedere poteri migliori degli altri o più arcani, lui non sarebbe stato il primo; era più propenso a credere si trattasse solo di vanteria, anche se c'era qualcosa in quella figura dall'aria solitaria che lo aveva attirato. Bruno sospirò come se in qualche modo se lo fosse aspettato.
"Va bene. Ricordate però che la verità ha sempre il costo più alto possibile, anche per un Giudice. Persino per un Dio... "
Minos non capì cosa volesse dirgli con quelle parole, ma non ebbe modo di riflettere perchè gli prese le mani e per qualche attimo Minos ebbe l'impressione di essere stritolato da due enormi serpenti. Si rese però conto che si trattava di una mera illusione, anche se era parsa così veritiera; non ritrasse le mani osservando lo spectre che, così  concentrato, pareva avvolto da un'aura davvero minacciosa color verde scuro. Aveva chiuso gli occhi e quando li riaprì, Minos avrebbe voluto ordinargli di richiuderli: perchè in quelle iridi aveva l'impressione di poter vedere sè stesso.
"Ah ecco, questo è cio che cercavo. E' la vostra scuola, vero? Se non ho sbagliato, avete undici anni qui..."
Minos si ritrovò a osservare una figura apparsa proprio vicino a lui, seduto su una panchina che sarebbe stata colpita da dei raggi solari se non fosse stata protetta da alcuni alberi che garantivano l'ombra. Un bambino stava leggendo qualcosa, un libro scolastico ed era quella la figura che aveva attirato la sua attenzione: il Giudice abbassò lo sguardo e si sentì improvvisamente strano.
Quel bambino già abbastanza alto per la sua età, l'espressione fintamente concentrata su quel libro che parlava di storia e che sedeva lì da solo era sicuramente lui. Non si poteva sbagliare, anche se era meno massiccio di come era ora e aveva i capelli molto corti per via delle regole rigide della scuola; Minos si guardò per un momento attorno, riconoscendo l'antica scuola cattedrale che aveva frequentato alcuni anni, a Oslo. Non ci pensava da... da moltissimo tempo, e anche se  credeva di averla dimenticata, eccola lì. Stava quasi per dire a quel sè stesso qualcosa, magari anche un rimprovero per come se ne stava lì, quando questi chiuse di scatto il libro e si alzò di corsa, raggiungendo un gruppetto di amici che lo avevano chiamato per giocare assieme. Probabilmente a basket, non aveva mai praticato tanti sport da piccolo e quello era l'unico di gruppo che bene o male sopportava.
Gli sfuggì involontariamente un sorriso, ma la scena si interruppe: senza che se ne fosse reso conto, lo spectre aveva interrotto quel contatto e Minos avrebbe anche voluto rimproverarlo e di farsi gli affari suoi. Aveva avuto la strana e curiosa impressione che quel bambino lo avesse visto durante quella visione e non era sicuro di cosa ciò volesse dire.


***


"Ancora! Non hai finito, l'esercizio è ancora lungo!"
Elise digrignò i denti, maledicendo tutti, includendo sè stessa, il suo diabolico maestro che l'aveva messa in quella situazione e anche quello sciocco di Byaku che le stava urlando ordini, in una pallida imitazione di Minos. Non sapeva come o perchè ma dopo quei due brevi giorni all'interno dell'Ade, era stata spedita lì proprio da Minos il quale - così aveva detto - aveva da fare e aveva affidato temporaneamente il suo addestramento al suo vice. Il Negromante poteva pure essere un bel giovane, non le mancavano gli occhi per apprezzarlo dopotutto, ed erano anche andati subito d'accordo ma non era per nulla gradevole se investito di autorità; erano tre giorni che Elise faceva forza su sè stessa per non insultarlo apertamente.
Non avrei mai pensato di dirlo ma si sente la mancanza di quell'essere diabolico.
Si rimise in quella ridicola posizione a testa in giù cercando di mantenersi in equilibrio sulle mani e facendo affidamento sul cosmo: le girava la testa ma aveva imparato con Minos che non era il caso di lamentarsi e non voleva dare modo al suo supplente di sfogarsi su di lei. Sotto l'apparenza così normale, Elise aveva scoperto quanto quello spectre fosse galvanizzato all'idea di avere qualcuno da comandare e non disdegnava nemmeno la forza dato che più volte l'aveva colpita con un bastone, neanche fosse il suo cane. Non che lei se lo fosse lasciato fare impunemente, riuscendo sempre a reagire, però era ugualmente fastidioso; era abbastanza ironico per lei riconoscere che se non altro il Giudice del Grifone era meno incline a ferirla ogni volta che sbagliava o percepiva il dolore. Certo, non disdegnava di farlo, ma non in modo così frequente.
Stava già pensando a come rendergli sgradevole la serata, magari con qualche dispetto sul cibo, quando fu di nuovo lui a parlare e ponendo fine a quello stupido esercizio.
"Mi allontano alcune ore, non voglio essere costretto a cercarti dappertutto o il maestro lo saprà!"
La ragazza sbuffò senza rispondergli: dubitava fortemente che Minos avrebbe manifestato sorpresa qualora lei decidesse di allontanarsi e fare impazzire Byaku anzi, era quasi certa che si attendesse un resoconto molto lungo su tutte le sue trasgressioni. Che il Negromante non ci fosse per un po' almeno le consentiva di respirare senza essere controllata, e nonostante fosse notte inoltrata poteva anche fare un giro della spiaggia. Quella era la prima volta che vedeva Atene e se non fosse stata costretta a sopportare quello spectre, era sicura che l'avrebbe trovata molto piacevole.
Il sole stava per fare capolino ed Elise si trovava in un angolo più in alto delle scogliere quando percepì distintamente passi umani poco lontani da lei; seduta su quella roccia contemplava l'altezza e lo splendore dell'acqua cristallina che si trovava circa a un centinaio di metri più in basso. Sentì un formicolio ai piedi e si voltò di scatto, pronta a lamentarsi con chi era venuto a disturbarla: si aspettava Byaku pronto a fare finta di avere l'autorità di Minos e trovò invece quella che pareva essere una donna.
"Perchè hai una maschera sulla faccia?"
Era la prima cosa che aveva notato Elise, ancor prima dei lunghi e ondulati capelli turchini e dell'abbigliamento: era un'armatura, quella? Pareva brillare di luce propria, una luce molto chiara dato che era argentea come colore. Per lei abituata a vedere soprattutto quella indossata da Minos, era una novità assoluta: pareva molto più piccola e anche più banale. Essere così chiara le ricordava la luce purpurea che circondava la surplice del Grifone in particolar modo, quasi a renderla viva.
"La domanda giusta è perchè tu non ce l'hai, ma forse non sei una Saint. Sento puzza di morte attorno a te, sei una dei demoni avernali?"
Elise si chiese per quale motivo dovesse portare una maschera sulla faccia e non le sembrava di ricordare che Minos gliene avesse mai parlato; non le era sfuggita l'allusione ai Saint però e capì che era nei guai. Lei era la prima che incontrava ed era alquanto bizzarra.
"Non sono affari tuoi e non sto facendo nulla di male, guardo il mare. Non mi dirai che sei venuta fin qua solo perchè osservo l'acqua!"
La ragazza decise di non rispondere, dopotutto non erano affari suoi chi lei fosse; temeva solamente che si volesse scontrare con lei, soprattutto ora che non c'era quello stupido di Byaku. Dopotutto erano lì per colpa sua e dubitava fortemente che Minos sarebbe stato felice di sapere che l'aveva deliberatamente lasciata lì nei guai andando chissà dove.
Un'ombra oscurò il pallido sole di Grecia e Elise si ritrovò proprio Minos alle sue spalle, le enormi ali dell'armatura parzialmente richiuse contro di lei come se fossero una protezione.
"Nonostante tu abbia cambiato il colore dei capelli, ti ho riconosciuta subito. Purtroppo".
Si tolse persino l'elmo, una cosa che la ragazza non gli aveva mai visto fare almeno in una situazione come quella.
"Ci sono io, Elise, non cadrai di sotto".
Lei, che non ci aveva neppure fatto caso, si rese conto che entrambi si trovavano sullo strapiombo della roccia e represse un brivido, anche se ora appoggiata contro di lui pareva difficile credere di poter sul serio precipitare e si sentì meglio.
Ma fu la reazione della Saint a lasciare perplessa Elise, che tutto si aspettava tranne che facesse addirittura un passo indietro, incredula.
"Tu...ma tu sei morto!"
A Elise sarebbe tanto piaciuto dire che Minos secondo lei era troppo crudele persino per morire, ma non per insultarlo, solo per vedere che cosa le avrebbe detto. Tuttavia riuscì a trattenersi; osservò la reazione di lui e le parve che avesse un'espressione tesa, infastidita sul volto.
"La prossima volta assicurati di cercare i resti di un corpo quando tenti di uccidere qualcuno, mia cara... Ora scusami ma io e Elise abbiamo un appuntamento altrove. Quanto a te... Goditi il tuo salto nel baratro."
Elise non ebbe alcun bisogno di stringersi al braccio di Minos, fu lui stesso a imprimere più decisione nella stretta poco prima che la roccia esplodesse sotto i loro piedi e l'urlo poco eroico della Saint le riempisse le orecchie.




Note:


Ho un po' saltato la descrizione della piccola lotta tra Elise e il simpatico Valentine perchè non era fondamentale ai fini della storia, solo per fare vedere che c'è qualche miglioramento.
Evil Minos. Non si è mica intenerito se offendi i suoi due compari :P ci tengo comunque a dire che a livello gerarchico, Elise sarebbe una scema a inimicarsi uno dei tre. Cioè già lo fa con Minos che essendo però il suo mentore(sadico XD) le consente almeno sulla carta  di non ritenerlo irraggiungibile o a livello di addestramento non imparerebbe nulla, ma con due no. E se frequentasse di più l'Oltretomba lo avrebbe imparato molto prima, ma sta quasi in isolamento e secondo me è credibile che non sia molto cauta. Ora l'ha imparato però :P

Bruno. Palesemente preso a piene mani da Bruno Madrigal di Encanto... in realtà avevo già un personaggio simile ma ho smaniato un po' per inserire uno come lui, lo trovo anche più simpatico. Inoltre era donna all'inizio e mi sa che Elise l'avrebbe presa a pugni in faccia o.O comunque spero vi piaccia come inizio, comparirà di nuovo.
L'accenno alla scuola frequentata Minos è la nota scuola cattedrale che si trova a Oslo, molto rinomata e di stampo medievale. Sono molto rigidi(ho chiesto anche ad alcuni amici norvegesi, giusto per avere qualche indizio);  ho quindi rispettato le informazioni originali che danno Minos norvegese, anzi presto ci torniamo in Norvegia per la sua gioia
io non sono affatto felice nd Minos irritato
zitto u.u
comunque non ce lo vedo senza i suoi swishosissimi capelli lunghi :( però ci sta, era un adolescente, mica può essersi tenuto la stessa pettinatura tutta la vita.

Elise spedita dal supplente Byaku perchè Minos ogni tanto deve pure lavorare in ade :P e lei che lo trova fastidioso, ovviamente. E sente pure la mancanza del maestro XD(già ben avviata sulla strada giusta come vedete)
e come supplente non è nemmeno il massimo dato che la porta in grecia
io lo ammazzo, in tutti i posti proprio in grecia doveva andare nd Minos
si tranquillo ma lascia qualche pezzo che ti serve :D

Chi è la Saint dai capelli turchini apparsa sul finale?
Secondo me già lo avete intuito ma non dico niente, naturalmente comparirà di nuovo.
Ci vediamo presto con l'aggiornamento :D


FantasyAnimeManga96
eh eh sono sicura di averti sorpresa e mi ha fatto molto piacere leggere il tuo commento. Ebbene si il vecchio Minos tornato più pimpante che mai e con qualche capello bianco in più dopo dieci anni. Ah giusto, li ha già chiari, quindi... bene spero ti possa piacere anche  questo e se puoi, fammi sapere!


stardust94
e invece qui il mio è simpatico, Aiacos :P almeno spero, comunque ha anche le altre qualità che hai elencato :D
ghiaccio no, ma ahimè in effetti non ho rilasciato dei dettagli chiari per i poteri, si scopriranno presto
bene se vuoi farmi sapere cosa ne pensi ti ringrazio :D

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Capitolo 7
*** 7 ***


der puppenspieler 7
Der Puppenspieler



"Ti prego, non rimaniamo qui! Se si accorge di noi ci punirà!"
Elise ignorò totalmente la voce supplichevole di Bruno e continuò a rimanere ferma ad ascoltare.
"Taci, questo è un momento stupendo! Sto davvero sentendo Minos punire qualcuno che non sono io!"
La voce della ragazza era bassa ma chiaramente esaltata e non tanto per il fatto che era felice del fatto che qualcuno potesse essere ferito. Non ricordava fosse mai accaduto prima in quei mesi che Minos non la incolpasse di qualcosa e riservasse i suoi rimproveri e azioni per un altro.
"Dai, andiamo via!"
"Bruno! Non rovinare il momento più bello della mia vita!"
Aveva uno sguardo  estatico mentre osservava l'enorme portone chiuso, come se fosse effettivamente tentata di violare l'ordine di non entrare, cosa che gettava nella paura lo spectre che temeva proprio una bravata del genere, lo stesso Minos lo aveva avvertito che la ragazza era a dir poco imprevedibile.
Era comunque curioso che stesse davvero punendo il Negromante; Elise sapeva che era irritato perchè Byaku aveva preso una pericolosa decisione nel portarla proprio in Grecia, ma credeva seriamente che non avrebbe fatto niente.  Fu di nuovo Bruno a ricordarle dove erano.
"Non vorrai rimanere qui tutto  il giorno! Approfittane per riposare perchè devi ripartire a breve."
Elise continuava  a stare in ascolto.
"Ti assicuro che oggi potrei seguirlo in capo al mondo se continua ad avere quella voce soave mentre punisce gli altri!"
Non vide lo sguardo di Bruno che prima era sorpreso e quasi sconvolto, poi persino soddisfatto; Elise stessa non si era accorta di avere addolcito il tono di voce, forse presa dalla gioia al pensiero di non essere l'oggetto della collera del suo maestro. Tuttavia fu costretta a muoversi quando lo spectre la afferrò per il braccio trascinandola a distanza di sicurezza e le disse che così almeno non avrebbe dovuto rischiare di rovinare la sua bella giornata facendosi scoprire e punire. Sogghignando mentre le parlava.


***


Erano tornati nel castello in Germania. All'interno dell'enorme sala Minos non stava certo riducendo in fin di vita il suo vice, ma una piccola lezione per ricordargli che non lo doveva contraddire quello sì. Soprattutto, non lo doveva deludere come aveva fatto.
"Ti  avevo affidato un compito molto importante, proprio da te non mi aspettavo una delusione. La Grecia è grande, perchè non vi siete messi direttamente all'ingresso del tempio dei Saint già che c'eravate?"
Minos era furibondo, anche se non stava calcando così tanto la mano e non era certo per paura di ferire Byaku; era nervoso e profondamente turbato dall'incontro avvenuto sulla scogliera ma non ci voleva pensare in quel momento.
"Signore, vi domando umilmente perdono, avevo pensato che percepire anche solo da lontano la presenza dei nostri nemici potesse stimolarla. Non accadrà più, ve lo prometto!"
No, certo che non sarebbe accaduto ancora, non sarebbe stato così stupido da mettere di nuovo Elise  o un altro futuro allievo in mani così poco responsabili. Era arrivato in tempo per evitare una tragedia; che fosse maledetta quella donna e la sua Dea.
Cercò di calmarsi. Non poteva lasciarsi prendere dal panico, erano passati tanti anni e non doveva permettere al suo passato di tornare a tormentarlo.
Aveva pensato che qualche giorno non avrebbe cambiato nulla nell'addestramento della ragazza e aveva effettivamente dato a Byaku carta bianca su dove andare e cosa fare, purchè si esercitasse mentre lui si occupava dei propri impegni lì; aveva specificato un luogo caldo ma mai si sarebbe aspettato la Grecia. Magari in Iran, nel deserto di Dasht-e-Lut che era stata pure una sua idea iniziale.
Invece no, nella patria dei Saints.
Idiota.
Se lo sarebbe ricordato però, il graffio sulla guancia del Negromante era stato molto affilato e il dolore gli avrebbe tenuto compagnia per molto tempo.
Ma anche lui avrebbe ricordato quel giorno:un formicolio strano lo aveva avvertito che c'era aria di guai e aveva raggiunto quel luogo, guidato improvvisamente dalla paura: Minos aveva trovato in Rune le risposte su dove effettivamente erano i due ed era arrivato più arrabbiato che mai. Poi aveva visto dove e, soprattutto, chi e questo lo aveva terrorizzato segretamente, risvegliando un ricordo che non aveva mai smesso di fare male: non avrebbe permesso che la storia si ripetesse, mai.
Era la stessa scogliera da dove era stato spinto lui, poteva quindi accadere una tragedia e non sapeva se la stella di Elise fosse stata pronta a intervenire qualora le avessero fatto fare lo stesso volo destinato a lui. In piedi, a osservare da lontano le due figure una di fronte all'altra aveva avuto la certezza  di vederla cadere, in una lunga e inesorabile discesa, priva di ali a cui ricorrere e supplicando il suo aiuto invocando il suo nome.
Chiuse gli occhi per un momento e poi li riaprì, di nuovo padrone delle proprie emozioni e si rivolse in tono duro a Byaku.
"Spero di non dovermi ricredere sul tuo ruolo, vai ad avvisarla che deve essere pronta il prima possibile. Tu rimani qui e verificherai che nessun  nemico si avvicini al castello, noi due ci sposteremo per l'addestramento."



***


Gli occhi di Minos erano chiusi mentre ripensava ad avvenimenti anni prima, quando era ancora un pischello e del cosmo e gli Dei sapeva davvero poco.
Non avrebbe voluto tornare in Grecia. Lui odiava quel posto, se fosse stato costretto a rimetterci piede, voleva che fosse solo per distruggerla e spargerci il sale sopra. Quella terra era troppo piena di sole secondo i suoi gusti ma non aveva avuto molta scelta:  alcuni mesi prima dei suoi sedici anni aveva perso i genitori vittime di un incidente aereo in cui lui si era salvato quasi per caso. Sua madre non aveva voluto portarlo perchè lui doveva andare a scuola; il padre avrebbe  voluto soprassedere ma a comandare nel loro maniero era la madre e così  era rimasto a casa. Un'ottima cosa, pensò mentre sfogliava distrattamente dei fogli senza vederli realmente, perso in quei pensieri.
Così era stato letteralmente prelevato da alcuni lontani parenti che si erano trasferiti ad Atene e aveva dovuto ricominciare a vivere lì: Minos non aveva realmente sofferto la morte dei due che lo avevano messo al mondo, come quasi tutte le persone ricche ed altolocate di Norvegia erano molto freddi anche se sapeva che gli volevano bene. Solo che ci tenvano all'apparenza e in qualche modo avevano influenzato il suo modo di essere: era sempre stato un po' schivo, ma non era timido perchè era perfettamente in grado di fare conoscenze e avere rapporti umani. Era semplicemente annoiato e questo fin da piccolo, gli dava fastidio vedere gente quando non voleva.
La noia era comunque proseguita in Grecia, era indubbio che i suoi parenti fossero meno algidi dei genitori, ma lui aveva comunque trovato sgradevole tutto quanto, dalla scuola alla casa. Trascorreva il tempo libero da solo a camminare tra le rovine elleniche, a volte sulla spiaggia ma solitamente sempre quando era certo di non incontrare troppa gente.
E poi... poi aveva incontrato lei. Rivederla non gli era piaciuto affatto, anche se non l'aveva aggredita... però solo perchè aveva un'altra priorità.
Si riscosse., turbato: non voleva ricordare ancora, non avrebbe pronunciato il suo nome, mai.
Si rigirò tra le mani il ventaglio che apparteneva a Elise e che era ancora posato sul mobile, segno che ogni tanto la ragazza doveva toccarlo e averci a che fare anche solo per curiosità; la cosa che aveva notato era che all'inizio lui ricordava di avere sentito il legno, adesso invece era cambiato ed era notevolmente più solido. Quello era il materiale con cui erano fatte le surplici, non aveva alcun dubbio. Il momento era vicinissimo, lo sentiva persino lui sulla propria pelle. Era una questione di giorni, al massimo di un paio di settimane: fremeva già per l'eccitazione. Non vedeva l'ora di consegnare la nuova spectre a Hades e
In effetti Minos aveva capito perfettamente che per certi versi Elise era come lui; dietro agli atteggiamenti rabbiosi degli inizi aveva percepito un'immensa noia, anche se al contrario di lui li sfogava tutti senza controllo.
O meglio, lo faceva. Adesso era più tranquilla anche se mai davvero arrendevole.
Sorrise ghignando pensando che sarebbe stata una furia quando fosse rientrata nella stanza lo avrebbe trovato lì a frugare tra le sue cose, o così gli avrebbe urlato addosso. Sentiva quasi la mancanza delle sue urla mentre provava a scatenarsi contro di lui. anche se a dire il vero non era lì per caso: aveva visitato la stanza destinata a Elise solo una volta, all'inizio dell'addestramento in cui lei aveva ben pensato di rimanere a letto a dormire e lui senza alcuna vergogna non solo era entrato, ma l'aveva anche buttata giù dal letto, facendola ricadere sul pavimento gelido. Quindi  ci veniva solo quando era estremamente importante e se non era quello un momento che sarebbe rimasto nella sua storia...
La porta si aprì mentre lui continuava a giocherellare rigirando tra le mani il ventaglio, come se fosse estremamente annoiato. O così voleva farle capire: poteva quasi  percepire il suo sdegno mentre lo osservava, incredul.
"Ehi sei nella mia stanza! Sparisci! "
Lui quasi non mosse un muscolo, per nulla impressionato.
"Veramente al massimo sei ospite in questa stanza, non è tua. Ma facciamo finta che lo sia, da persona compassionevole e generosa quale sono. Ora vieni, devo dirti una cosa abbastanza importante."
Era da qualche giorno che non si divertiva a stuzzicarla, per quanto non ce ne fosse alcun bisogno ma ogni tanto anche lui desiderava divertirsi un po' e aveva bisogno che fosse proprio lei la sua piccola preda. Questa volta però senza bisogno di usare la propria forza come aveva fatto agli inizi; solo un piccolo divertimento di stampo psicologico. Fu divertente vederla irritata, anche se un momento dopo fu lui a rimanere sorpreso perchè gli rivolse un sorrisetto così innocente da farla sembrare dibolica.
"E mi devi dire una cosa mentre stai seduto sul mio letto? Vuoi forse sedurmi?"
Era chiaro a tutti e due e soprattutto a lui che non era un reale invito, ma era stato divertente così decise  di assecondarla e vedere fin dove si sarebbe spinta.
"Se proprio volessi sedurti, saresti tu sul mio letto, non il contrario: mai dare il vantaggio al tuo avversario, portalo sempre in un posto dove non sia il padrone. Ma si può sempre rimediare se vuoi, è un po' che non ho un nuovo giocattolo tra le lenzuola."
Al contrario di lei, aveva la voce bassa eleggermente sensuale, come se stesse davvero prendendo in considerazione quell'idea; Minos la osservò, consapevole di averla destabilizzata e ne fu certo vedendo le sue gote improvvisamente rosse e pensò che non era il caso di prolungare oltre.
"Ma non te lo consiglierei, anche senza volerlo li rompo sempre, i miei giocattoli. E quando si rompe una persona, non sempre la si può aggiustare".
Aveva perso l'intonazione fintamente sensuale di poco prima, era più triste come se stesse rievocando qualcosa di doloroso. Decise di alzarsi, per quanto volesse giocherellare ancora un po' preferiva non darle l'idea di essere lì per farle quello, volente o nolente che potesse essere.  L'argomento di cui voleva discutere era molto più importante di quello; stava per parlare  quando rimase completamente folgorato.
"Hai rotto anche lei? Sembrava a posto però"...
Minos ebbe l'impressione che un proiettile avesse attraversato la sua mente con quella domanda: rimase a guardare Elise con espressione confusa, anche se credeva di sapere a cosa si riferisse.
"La Saint. Quella di ieri, con i capelli azzurri che erano diversi, così hai detto. Hai... rotto anche lei?"
Il silenzio non era mai stato così pesante prima di quel momento. Elise non lo aveva chiesto con ironia o disprezzo, Minos lo percepiva dalla voce: allo stesso tempo lui ebbe l'impressione che il suo segreto fosse stato brutalmente messo a nudo e faticava a trovare la reazione. Poteva dire di essere stato completamente spiazzato per la prima volta in vita sua: rimase in silenzio per moltissimo tempo, oppure il tempo stesso era diventato impossibile da calcolare perchè pareva sospeso in modo tale da schiacciarlo.
Si riprese, sentendo una rabbia sorda avvolgerlo, ma controllò la violenta reazione che stava per avere e le si avvicinò con sguardo di fuoco.
"Lo sai quante ossa ci sono nel corpo umano, Elise? 206. E ognuna di queste fa un rumore diverso quando si rompe... Quella donna non  è affatto innocente come sembri credere, posso giurartelo. Dietro a quell'aspetto da bambolina innocente, Rosaria è un demone con l'anima più nera di quella che io potrò mai avere. Un giorno, se c'è giustizia, sarò proprio IO a fare giustizia e godere di ogni singolo osso che le spezzerò".
Non aveva urlato, non ce ne era  affatto bisogno perchè la sua voce bassa e gelida era più pericolosa di un incendio che distruggeva foreste. Non vedeva in effetti l'ora di vederla agonizzare nel dolore che le avrebbe inflitto, non ci sarebbe stato piacere più grande.
"Ti do' un'ora di tempo per partire, se non sarai pronta ti trascinerò coi miei fili fino alla nostra destinazione".
E lasciò la stanza senza avere detto alla ragazza quello che doveva; pensò di rientrare ma sentiva l'assoluta necessità di riprendersi e non intendeva sbilanciarsi con le emozioni più del dovuto. Inoltre non era affatto sicuro che questa volta avrebbe potuto contenersi: per  anche solo un momento aveva meditato di spingere la sua provocazione oltre, costringerla a spogliarsi e scoprire se anche sotto di lui sarebbe riuscita a mantenersi così ribelle o se avrebbe ceduto trasformandosi in una creatura più sottomessa.
Fu disgustato da se stesso e da quel pensiero selvaggio che lo aveva avvolto anche se per poco.


***


Elise tremava da capo a piedi appoggiata al muro, ma non provava paura. Era solamente sconvolta, soprattutto dalla rivelazione riguardo la Saint. Lei non aveva neppure collegato le cose, mai avrebbe creduto che la misteriosa Rosaria fosse una Saint: l'aveva immaginata come se fosse una giovane ragazzina senza doti particolari, quasi certamente di bell'aspetto e perfino circondata da un alone di innocenza. Invece era addirittura una Saint!
Non che le piacessero i Saint ovviamente, ma questo cambiava completamente l'idea che aveva avuto di lei: sicuramente sapeva combattere, aveva già un'armatura ed era completa. E' più brava di me.
Fu un pensiero agghiacciante per Elise, che lo corresse subito. Al massimo era più esperta, ecco così andava bene. In quella sua sfida immaginaria con la misteriosa donna che era stata importante per Minos, non esisteva proprio che si facesse superare da lei! Sarebbe stata una spectre assolutamente spettacolare, altro che una stupida Saint coi capelli color puffo! Elise ricordò però un dettaglio, Minos aveva accennato a capelli di diverso colore quando si erano visti sulla scogliera e rimase colpita da questo dettaglio. Scaraventò le scarpe dall'altra parte della stanza per scacciare tutte le emozioni che l'avevano invasa in quegli ultimi minuti e si sentì incredibilmente meglio. Poi si dedicò a raccogliere le sue cose per la partenza, anche se non aveva idea di dove dovessero andare; poche ore prima le aveva detto che erano diretti in un piccolo paese chiamato Røros ma poteva essere ovunque. Non sembrava in Germania, comunque, e tutto sommato andava bene per lei.
Poco dopo si sedette sul letto, senza rendersi conto che era il punto preciso occupato poco prima da Minos anche se essendo più alto e massiccio di lei aveva preso più posto; ancora non riusciva a credere a quello che aveva detto e, soprattutto,  quello che aveva provato lei.
Gli avrei permesso di farlo...
Era una raggelante consapevolezza. Aveva perfettamente capito tutti i sottintesi delle provocazioni di Minos che, almeno per alcuni minuti, l'aveva guardata in un modo che l'aveva spaventata. E, soprattutto, l'aveva affascinata facendola fremere al pensiero di cosa sarebbe davvero successo se gli avesse consentito di portarla a letto con lui.
Era ridicolo, eppure Elise sapeva di non poter mentire a sè stessa, quando le aveva parlato dei suoi giocattoli aveva provato l'insano desiderio di esserlo. Anche se non si sarebbe certo fatta rompere da lui, per usare le sue parole, ma avrebbe provveduto lei a distruggerlo. Su questo non aveva alcun dubbio, non gli avrebbe permesso di farle volutamente del male: piuttosto sarebbe stata lei a fargliene, ma quanto al resto... l'aveva proprio desiderato ed era stato terribile pensarlo. Addirittura mentre stava lasciando la stanza, aveva avuto la tentazione di fermarlo.
Sapeva benissimo che l'avrebbe fatto solamente per quel motivo.
Sciocchezze, devo solo vincere la scommessa.
Era arrabbiata: quella era stata un'occasione perfetta per iniziare la sua opera di distruzione... ecco, era per quello che doveva aver provato quelle sensazioni, così aveva molto più senso. Ributtò fuori l'aria cercando di farsi più calma e poi prese la sua sacca e lasciò una stanza: il tempo a sua disposizione era quasi terminato e almeno a essere puntuale l'aveva imparato se non desiderava essere sempre punita.




Note:


buongiorno :D

Elise che spia Minos che punisce byaku ahahha povero negromante, sono stata un po' cattiva con lui ma qualcuno doveva pure essere punito u.u
come forse avevate già capito, la saint dai capelli color puffo(cit elise) e che un tempo erano biondi, è Rosaria.
Avevate  forse pensato che potesse essere una saint? O, come Elise che si è fatta tutto il suo film mentale, credevate fosse una persona "comune"? sono proprio curiosa di saperlo perchè molti miei amici non si erano nemmeno avvicinati alla sua reale identità :P e sono rimasti sorpresi.
Ovviamente vi manca ancora la storyline completa a riguardo, se non che Minos dice che era lei a volerlo uccidere(si capisce da quello che pensa), ma sarà vero?
Si nd Minos
scusa <.<
comunque spero vi piaccia anche il resto. La stella malefica è in drittura d'arrivo (finalmente lol) e a presto ci saranno agigornamenti. Intanto il ventaglio si conferma(nella storia) parte dell'armatura essendosi "solidificato" come dice Minos tutto bello contento XD per caso avete già indovinato il totem? Penso di no, al prossimo qualche delucidazione in più.

C'è una cosa che dice Minos riguardo al "rompere" le persone che ho preso volutamente dal dio Efesto presente nella saga di Percy Jackson di Riordan(la prima saga, mi pare nel terzo libro) che mi ha sempre profondamente toccata. E' in verità una rivisitazione ma il succo è lo stesso: se rompi una persona poi non la puoi più aggiustare.  E Minos indubbiamente di persone da rompere(e non riagigustare XD) se ne intende parecchio.
Tutto il pezzo sul finale sono scuriosa di sapere cosa ne pensate: mi è stato detto che è troppo discutibile, ma io penso di no e in ogni caso è così che volevo proporlo. Fatemi però sapere!



Ci vediamo presto con l'aggiornamento :D credo 10-15 giorni circa


stardust94: eh eh non si nomina Bruno, no :D  
SUl bullismo empatizzo molto, una Elise così servirebbe a tutti e inoltre dimostra che pur avendo lati abbastanza discutibili, non è del tutto insensibile visto che si è mossa per questa causa diciamo. E soprattutto che pur essendo allieva di un sadico, non è esattamente come lui. Ci sono delle differenze.
Sulla saint  dai capelli color puffo, mi sa ci avessi preso :D se hai voglia di dare un'occhiata anche a questo capitolo e farmi sapere la tua opinione, lo gradirò moltissimo!

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Capitolo 8
*** 8 ***


der puppenspieler 8
Der Puppenspieler


Nota pre capitolo: volevo ringraziare stardust94 per questa bellissima fanart dedicata a Elise e Minos <3 è proprio bella <3
https://image.forumfree.it/4/5/4/4/8/4/7/1667333068.jpg




Røros era un piccolo angolo di mondo davvero caratteristico e aveva la peculiarità di essere - in quei tempi - particolarmente isolato. Nonostante non fosse disabitato, era comunque privo di gente comune; sì, esisteva un centro abitato, ma era talmente piccolo e silenzioso che pareva avvolto nel sonno, complice anche la rigida temperatura e la neve che imbiancava tutto. La sola vita se si poteva chiamare così era quella che c'era in quel maniero. Non era un castello, piuttosto una villa abbandonata e per quanto fosse praticamente deserta a parte lui, Elise e alcuni skeletons fatti arrivare per l'occasione, rimaneva comunque l'unica vera vita di quel posto.
"Saremmo potuti rimanere a Oslo, almeno c'è più gente. "
Ecco che ricominciava, pensò Minos abbastanza infastidito; aveva ceduto quando, appena giunti in Norvegia, le aveva concesso una giornata per così dire di libertà per vedere la città. In verità era stato costretto ad accompagnarla perchè per quanto Elise fosse molto più abituata al mondo umano di quanto non gli piacesse pensare, era completamente ignara riguardo la lingua e lui personalmente non aveva nessun desiderio di farsi notare quindi aveva ceduto. Non l'avesse mai fatto si disse, da quando erano stati costretti - per sua scelta naturalmente - a spostarsi in quel luogo per continuare il suo addestramento, le lamentele erano all'ordine del giorno. In qualche modo Minos però sapeva che questo era da imputare al suo morboso attaccamento all'umanità.
In tutto quel tempo quella era l'unica cosa che non era riuscito a cambiare, nè con la forza nè con metodi più delicati; in qualche modo Elise rimaneva ancorata a quel mondo che forse presto avrebbe dovuto contribuire a distruggere e spesso lui aveva pensato fosse quello il motivo per cui la stella malefica ancora non si era fatta strada liberamente. Non credeva fosse un bene in effetti ma riteneva di avere esaurito le risorse per costrignerla a distaccarsi completamente.
"Se studi a dovere quello che ti ho mostrato, potrei anche decidere di sentirmi magnanimo e darti il permesso di andarci per alcune ore. Solo però se non mi farai venire mal di testa a forza di ripetere le cose."
In verità lui preferiva la quiete di quel posto, non era obbligato a vedere gente, anche se sentiva che c'era qualcosa che lo attirava verso la città; forse era sentirsi così stranamente vicino alla casa della sua infanzia che  lo rendeva nervoso, o forse era colpa dell'eccessiva esuberanza di Elise che in qualche modo riusciva sempre a turbarlo. La quale, proprio in quel momento, fece un piccolo sbuffo.
"Stai parlando di questa cosa? Non c'è nulla di chiaro, non dice esattamente cosa sarà nel dettaglio questa stella malefica. A che mi serve impararlo se non c'è una certezza? Ed entrambe le versioni non mi fanno impazzire, se te lo devo proprio dire. Mi merito sicuramente di meglio."
Era già almeno la seconda volta che Minos si trovava costretto a ricordarsi di non ridere in modo troppo plateale tanto che per trattenersi, ne uscì un ghigno che non passò inosservato.
"Questa stella è volubile come te, cara allieva, non si sa decidere e ci fa impazzire nell'attesa: non sono per nulla sopreso che abbia scelto proprio te. Manca poco eppure ancora tentenna. E sappiamo entrambi che una buona parte è colpa tua, sei troppo...umana."
Il suo sguardo si posò su quell'antico tomo che aveva rinvenuto nell'oltretomba alcuni giorni prima, dopo avere cercato a lungo indizi sulle notizie riguardo i totem mitologici delle stelle malefiche; trovare quella inerente alla stella del cielo incerto era stato molto complesso perchè non aveva trovato grandi informazioni nelle precedenti guerre sacre, a volte aveva pure il dubbio che non sempre quella stella si fosse risvegliata. |Nell'ultima guerra era sicuro di no, o almeno era rimasta nell'ombra del tutto
Fu Elise a parlare.
".. sei sempre più antipatico, non è colpa mia se ci sono due scelte.  Feng Pho Pho, la dea cinese del vento che si manifesta nei cieli cavalcando sul dorso di una tigre... oppure Fei Lian, il generatore di calamità che è un vecchio con un otre da cui escono i venti e che tiene un ventaglio in mano... non mi sembrano un granchè se devo proprio dirti, mi aspettavo una cosa più spettacolare se devo essere sincera."
Sempre la solita insoddisfatta Elise, pensò lui divertito. Sempre pronta a lamentarsi; era anche fin troppo divertente, si disse sentendosi meno rigido del solito.
"Hai dimenticato che Fei Lian non è un vecchio qualsiasi, è anch'egli il dio del vento e quella è solo una delle sue forme, l'altra è il drago che ha corna da cervo e coda di serpente. In effetti io punterei più sul vecchio scorbutico, ti si addice... e poi non dimenticare che se ci dovesse mai essere un generatore di calamità su questo mondo, indubbiamente potresti essere soltanto tu. Non conosco proprio nessun altro in grado di essere una... calamità umana."
Questa volta Elise non si trattenne e cercò di tirargli in testa una delle sue scarpe, ma lui la schivò con facilità ridendo apertamente stavolta. Era sempre divertente in effetti spingerla a contraddirlo ed essendo lontano dagli occhi degli abitanti dell'Ade poteva persino distendersi un po' anche lui. In verità almeno era contento di essere riuscito a scoprire esattamente cosa aspettarsi da quella stella malefica, gli avrebbe fatto comodo un po' prima ma non gli era venuto in mente che sarebbe servito così tanto tempo. Era  comunque una certezza un po' esile dato che si trattava di scoprire cosa sarebbe uscito al momento giusto.
"Invece arriverò attraverso le nuvole su una tigre spaventosa e affamata e ti farò divorare! Così la smetti di prendermi in giro!"
Minos scrollò la testa ben sapendo che quella era solo una provocazione e non intendva cedere, nè mettersi di nuovo a ridere anche se anche questa volte fu complicato trattenersi.
"Sbrigati a farlo allora, voglio proprio vedere se  ne sei capace, dopo tutto questo tempo mi seccherebbe essere stato appresso a uno spectre mediocre; comunque va bene, se vuoi prenderti il resto della giornata di riposo fai pure. Ho alcune cose di cui occuparmi."
Quello che non aveva però previsto era che la ragazza non aveva nessuna intenzione di andarci da sola.



***

"C'è qualcosa di strano..."
La voce di Minos interruppe il silenzio che li circondava.
"E' vero, c'è poca gente."
Elise si guardò attorno dopo che avevano  lasciato alle loro spalle il Frogner Manor e il suo stupendo parco pieno di... beh di neve, che ricopriva tutta la vegetazione tanto che più volte si era fermata per addentrarsi all'interno, seguita da uno svogliatissimo Minos che aveva digrignato i denti per tutto il tempo. A distinguersi qua e la nel manto bianco erano dei fiori, delle rose scarlatte molto belle, notò Elise osservandone una che pareva caduta a terra e stava congelandosi grazie a quella temperatura rigidissima;  era curioso quel contrasto, come se fossero fiori differenti dagli altri.
"Sento puzza di guai, invece."
Elise sbuffò sentendo quelle parole.
"Ho capito che sei uno che vede sempre sangue e problemi ovunque, ma per una volta non ce la fai proprio a goderti questo paesaggio magnifico? Guarda, sembra tutto addormentato sotto l'abbraccio della neve! E' così romantico!"
Elise non riusciva proprio a trattenere l'entusiasmo davanti a un tale scenario: abituata alla nebbia di Londra e del Regno Unito, di rado aveva visto una simile scena. Era così su di giri che si era persino azzardata a prendere Minos sottobraccio, del tutto incurante del fatto che si fosse apertamente lamentato per la mancanza di rispetto degli allievi nei confronti  dei loro maestri; lo aveva lasciato borbottare per un po' finchè non doveva essersi stancato limitandosi ogni tanto a lanciarle qualche strana occhiata, da lei ignorata mentre se lo trascinava allegramente in giro, sia dentro al castello che fuori, dove solamente le loro impronte nella neve indicavano la loro presenza.
"Lo conosco a memoria questo posto, che sarà mai un po' di neve? E poi l'effetto del romanticismo dei castelli innevati è un classico... strano che tu non lo sappia."
La ragazza sospirò sentendo quelle parole.
"Lo so benissimo, ma ne ho visti davvero pochi! E poi l'effetto del romanticismo qui è guastato dal tuo muso lungo e le continue lamentele! Sarebbe tutto perfetto se stessi zitto e..."
Fu un movimento così rapido che Elise quasi non lo percepì; Minos si era mosso in modo fulmineo tanto che si rese conto che non si trovavano più sul sentiero di poco prima, ma leggermente più all'interno, all'ombra di uno dei giganteschi alberi che li riparava alla vista di eventuali curiosi. Elise perse completamente la parola nel momento in cui si trovò a fissare lo sguardo di Minos da una distanza fin troppo ravvicinata, ma per quanto volesse provarci, non riuscì in alcun modo ad allontanarsi. Non sapeva nemmeno se volesse allontanarsi, in effetti, poi si rese conto che l'aveva letteralmente circondata in un abbraccio dalla morsa serrata. Le sfiorò le labbra con un dito in un primo momento, un lunghissimo momento che poteva essere anche durato ore tanto che quando la baciòm Elise percepì un sollievo infinito all'idea che quella piccola attesa fosse stata finalmente spezzata.
Quello che non si era aspettata era che non solo durasse così a lungo - non aveva modo di controllare il tempo, ma era ben certa che fosse durato per parecchio - ma anche che fosse così coinvolgente. Tutte le volte che aveva provato a immaginare la cosa, aveva sempre pensato sarebbe stato freddo e glaciale come Minos stesso, come la temperatura che li circondava. Invece se avesse potuto esprimersi, si sentiva avvolgere da fiamme roventi, ardenti forse quanto e più quelle presenti nei più profondi abissi infernali.
Non sta andando come avevo programmato...
Fu il pensiero che la scalfì dopo, quando quel contatto finì pur rimanendo  rannicchiata in quell'abbraccio, sentendo che le accarezzava i capelli e le diceva qualcosa anche se non capiva cosa. A sconvolgerla oltre all'effetto di quel bacio, era proprio la certezza di non averlo fatto per quella stupida scommessa che aveva fatto tempo prima; in quel caso era certa che avrebbe mantenuto lei il controllo di tutto, invece... gli aveva eduto come se fosse stata la cosa più naturale del mondo e anche le guance rosse non avevano nulla a che fare col gelo che continuava a imperversare. Con un sospiro si abbandonò completamente contro di lui, tutto sommato per niente dispiaciuta di quello che stava sentendo.








Note:


Buongiorno a tutti e ben ritrovati :D il capitolo credo sia più corto del previsto perchè... eh niente in verità succedevano altre cose, ma ho preferito spezzare sul finale perchè... beh perchè si :D
E NESSUNO MI DICE NIENTE DI QUEI DUE?! nd aiacos che fa tanto d'occhi sul finale e poi sghignazza
eh fattelo dire da minos, caro :P
ho ricevuto commenti contrastanti sul finale, dico solo che a me sembrava proprio ora(considerato che si è scritto da solo quel pezzo LOL io stavo virando da un'altra parte, ma ha preso vita u.u e quindi.
Fheng Poh Poh. O Fei Lian?Da brava stella incerta ci sarà l'incertezza fino all'ultimo momento(Minos NON apprezza questa cosa ma è impegnato in qualcosa di meno incerto, e quindi sta zitto XD) ma sono curiosa di sapere voi cosa ne pensate. Quale dei due?
Vi chiederete perchè due scelte, a parte io che adoro farli impazzire. Semplice, perchè sono praticamente uno la versione dell'altra XD non propriamente identici ovviamente, però ci sono moltissime somiglianze..
Sul finale ho anche rilasciato un piccolo indizio(intendo nell'ultimo pezzo della storia) di qualcosa o qualcuno, chissà se l'avete notato.
Ci vediamo al prossimo capitolo :D



STardust 94: eccoci qui, Complimenti per recensire a quell'ora quando io probabilmente non riuscirei neppure a tenere un occhio aperto XDD comunque si ci avevi preso e sempre si, Minos è proprio simpy quando ci si mette. Tipo in questo capitolo, almeno credo LOL sono curiosa di sentire cosa mi dirai e grazie un sacco della fanart, è bellissima ma già lo sai  *__*

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Capitolo 9
*** 9 ***


der puppenspieler 9
Der Puppenspieler



Ricoprì le impronte camminandoci di nuovo sopra, poi rise, divertita. Era un modo abbastanza stupido quello, di passare il tempo, ma non aveva voglia di stare chiusa all'interno; Elise si stava così dilettando semplicemente nel camminare, un passo dopo l'altro in quel piccolo boschetto ora completamente bianco, in assenza di Minos. Lo spectre era tornato nell'Oltretomba ma non le aveva chiesto di accompagnarlo, cosa di cui Elise si sentiva abbastanza grata.
Aveva bisogno di quei giorni di improvvisa quiete, nonchè di relax dato che in qualche modo di continuare l'addestramento non si era più parlato. Il Giudice aveva addotto come scusa che tanto ormai le aveva più o meno insegnato tutto, mancava solo il risveglio totale per lavorare meglio sui poteri che avrebbe avuto a sua disposizione; per quello però che riguardava il cosmo e l'allenamento fisico era pronta. Elise però era ben consapevole che fossero delle scuse, nulla di più. Era forse vero che con dei poteri più definiti avrebbero ptuto fare un lavoro più preciso, tuttavia lui avrebbe potuto tranquillamente imporle di proseguire gli esercizi, o cose simili.
Non c'era nemmeno bisogno di sapere la motivazione di quella decisione e lei lo sapeva benisismo: l'improvviso avvicinamento avuto durante la visita a Frogmore Castle non era rimasto relegato in quel piccolo angolo di quiete, ma si era trasformato letterlmente in un'esplosione, un po' come se entrambi non avessero atteso altro che quel momento per rivelare ciò che erano davvero l'uno per l'altra. E nonostante la rapidità, era avvenuto con una tale naturalezza che Elise quasi ora non ricordava cos'era accaduto prima; la stessa cosa doveva valere per Minos, si era detta dopo quei giorni quasi tranquilli.
Quasi. Nonostante tutto lei era comunque sempre pronta a difendere il proprio volere, persino in quella strana relazione. Era strano come le pareva di essere passata al credere di non sopportare la presenza di Minos vicino a lei al trovare invece che fosse l'assenza, il problema, anche se sapeva che aveva a che fare solo con gli spectre e non con alto.
Si spostò una ciocca dagli occhi e continuò a camminare, consapevole di essere del tutto sola. Quel luogo era perfetto, se non fosse stato per il freddo, ma a parte quello era ben isolato e lei in quel momento preferiva non dover rendere conto a nessuno di ciò che faceva.
Devo proprio convincerlo a venire a pattinare, qui il ghiaccio è magnifico.
Elise aveva osservato il laghetto poco distante e affollato dal nulla, se fosse riuscita a convincere Minos ad accompagnarla al suo ritorno o - più probabilmente - il giorno successivo, avrebbero potuto divertirsi un mondo. In qualche modo sapeva come fare, forse sarebbe bastato chiederglielo con dolcezza, cosa che aveva notato in quei giorni, funzionava sempre. Non c'era una cosa a cui le avesse risposto in modo negativo, anche se magari aveva fatto finta di brontolare un po', ma alla fine l'aveva sempre spuntata. Sorrise a quel pensiero: lo stesso Minos sembrava molto differente, lo aveva notato. Nonostante si mostrasse sempre molto algido e inflessibile, gli occhi erano meno severi e sembrava a volte che la linea delle labbra fosse sul punto di mostrare all'improvviso un sorriso dal nulla. Come un sole che faceva capolino da dietro fitte nubi.
"Oh... AHHHHHHH"
Elise non si era accorta dell'ostacolo umano a cui era andata addosso e rischiò di finire a terra; all'ultimo però una mano l'afferrò con gentilezza per la vita impedendole una brutta caduta. Elise era sul punto di esibire il suo miglior sorriso e ringraziare Minos - convinta si trattasse di lui, giunto dal nulla - ma rimase completamente basita nel non riconoscere il suo salvatore.
"Devi fare attenzione, ti potresti fare molto male."
Voce armoniosa, aspetto semplicemente perfetto anche se un po' troppo effemminato per i suoi gusti, ed espressione eterea. Elise non credeva di conoscerlo, ma era certa che si trattasse dell'uomo più bello mai visto fino a quel momento. Persino i capelli di un curioso azzurro, come i suoi occhi, non l'avevano minimamente turbata, come se fosse normale avere quella strana cromatura in una chioma. Per un momento pensò fossero tinti, o magari anche una parrucca, ma aveva l'impressione che fossero reali.
Dulcis in fundo, tra i capelli aveva una rosa nera. Un altro punto sul suo fascino.
Elise rimase spiazzata per poi rendersi conto che stava balbettando come un'idiota.
"Io... grazie... non guardavo dove andavo."
E quello era ovvio, stava solamente seguendo le proprie impronte, in un passatempo che dire stupido era poco. Adesso, invece, il suo sguardo era stato attirato da quella creatura tanto perfetta. Anzi per un momento aveva pensato di essersi sbagliata e che fosse una ragazza, ma ora era certa che non lo fosse. Lui rise in modo garbato. Finto. Ma lei non riuscì a percepirlo, stregata da cotale visione e si imbarazzò ancora di più quando lui le rivolse un cortese quanto inaspettato baciamano.
"Questo mi sembra evidente. Non credevo questo luogo fosse abitato, posso domandare il tuo nome? Io sono Aphrodite e vivo qui vicino."
Elise si sentiva stranamente stordita. Che fosse solamente perchè quello strano individuo grondava fascino? Era una reazione abbastanza curiosa per lei, comunque. Si rese conto che stava aspettando una risposta.
"Elise. Hai uno strano nome, di dove hai detto che sei?"
L'aria si era riempita di uno stranissimo odore. Intenso, dolcissimo e inebriante. Così tanto che la ragazza fu costretta a sbattere le palpebre alcune volte, ed era sempre sorretta dal braccio di Aphrodite. Lui le rispose qualcosa ma Elise era riluttante a chiedergli di ripetere, non aveva capito nulla di quello che diceva; si portò una mano alla testa. Fino a pochi minuti prima si sentiva benissimo, che cosa stava quindi accadendo?
Non aveva visto l'improvvisa coltre di rose rosse che ricoprivano la neve e anche se fosse successo, come avrebbe potuto associarle al suo improvviso malessere; la cosa curiosa era che nonostante tutto, riuscì in qualche modo a sostenere una breve conversazione con quell'affascinante sconosciuto, di cui non riusciva però a ricordare nulla. Alla fine percependo di nuovo il gelo naturale del pomeriggio norvegese, Elise si scrollò nel tentativo di levarsi di dosso quell'apatia, o ciò che credeva fosse apatia.
Non riuscì più a distinguere la realtà e questa volta quando cadde, stramazzò davvero al suolo per poi essere raccolta stile sacco di patate da un Aphrodite dallo sguardo quasi disgustato, ma lieto di avere raggiunto il suo scopo così in fretta. Ripulì la zona dalle sue rose, solo alcuni petali presto coperti dalla neve avrebbero testimoniato il suo passaggio.
"Ci siete riuscito?"
La voce era incredula e il Gold Saint non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi: sapeva benissimo chi era, anzi si aspettava da prima la sua comparsa.
"Come se ci volesse tanto a far capitolare una cucciola di spectre: basta coglierla alla sprovvista e fare leva sulla sua stupidità. Ma come potresti capire tu che sei una schiappa, per fortuna in pochi sanno che ti ho addestrata io".
Aphrodite degnò di uno sguardo disgustato la silver saint col volto coperto che accusò il colpo: si era o no fatta sfuggire proprio Minos anni prima, convinta pure di averlo eliminato quando ancora non era il mostro di potenza che era ora? Solo all'idea che non se ne fosse neppure accertata, della sua morte, gli faceva ribollire il sangue. E ora si stupiva pure che lui riuscisse ad avere la meglio su una stupida allieva. Che donna insulsa che era, forse avrebbe dovuto eliminare lei... magari l'avrebbe fatto se non si dimostrava utile.
"Sei ancora dell'idea, quindi? Serve qualcuno che le faccia la guardia, in attesa..."
Indicò Elise svenuta con la testa.
"Si! Non vi deluderò, Maestro! Ma dove pensate di nasconderla? Credevo la voleste uccidere subito?"
La voce di Rosaria pareva improvvisamente dubbiosa, come se non si fosse aspettata quel risvolto; d'altronde Aphrodite non si era minimamente preoccupato di darle i dettagli, essere un cavaliere d'argento non la rendeva necessariamente affidabile. Anzi, era proprio inutile, ma dato che voleva rendersi meno insulsa poteva provare ad affidarle quel compito.
"Non essere sciocca. Gordon l'hanno forse ucciso subito? No. Ho già preparato la sua speciale prigione, vedi di stare attenta a camminarci in mezzo, se  ci muori in mezzo sarà solo un tuo problema."
Gordon di Ara era effettivamente ancora vivo, ma... messo male. Si guardò attorno, c'erano solo loro.
"Vediamo se il Grifone recepisce il messaggio. Lui si è occupato delle torture del nostro Gordon, ora io mi occuperò di questa qui. Ora andiamo, ti dirò i dettagli quando arriveremo".
E in un modo che non sarebbe piaciuto a nessuno dei due, specialmente a lei. Poco dopo solo l'intenso odore di rose rosse permeava ancora l'aria, ma di loro tre non c'era più traccia.


***



Minos aveva l'impressione che tutti avessero gli occhi puntati su di lui. Una sua idea, si sentiva estremamente vulnerabile, tanto da credere che i presenti nella vasta sala del Tribunale sapessero che cosa aveva fatto e lo guardassero con aria inquisitrice. Persino Rune sembrava impegnato a capire il motivo del suo continuo silenzio mentre stava leggendo alcuni testi antichi.
"Cos'hai da guardare?"
Lo apostrofò così, convinto che Rune si fosse fissato a osservarlo e avesse distolto lo sguardo solo all'ultimo momento; il suo vice Procurator infatti sobbalzò ma dichiarò di non sapere di cosa parlava. Minos si chiese se non fosse lui troppo nervoso, anche se all'apparenza nulla si notava: aveva forse immaginato che lo spectre lo aveva fissato? Anche quell'inutilità di Marchino sembrava più lento del solito nel suo compito di ripulire gli angoli sporchi, come se pure lui si fosse fissato.
Forse si stava sbagliando? Riprese il controllo su di sè mentre continuava a rileggere quella pagina per almeno la quarta volta senza capirci nulla, tanto che fu costretto a ricordarsi il motivo per cui aveva deciso di prendere in mano quel tomo. Ah si, le vecchie guerre sacre, certo... doveva cercare le informazioni su cos'era accaduto per evitare di ripetere gli errori, dopotutto stava per avvicinarsi inesorabilmente il momento delle battaglie vere e proprie e lui ci teneva a non farsi trovare impreparato. A distrarlo fu un rumore di passi regolari e dalla cadenza aggraziata, tanto che pensò per un momento si trattasse di una donna; considerando che Elise non era lì e non aveva le capacità per giungere nell'Oltretomba da sola, ipotizzò si trattasse di lady Pandora. Prima di voltarsi si stampò sul volto l'espressione da spectre rigido e inflessibile che era adatta  a lui, ma quando si voltò, non vide Pandora. E nemmeno una qualunque figura femminile.
"Che cosa fate tutti qui?"
Non era nemmeno una persona sola: Aiacos e Rhadamantys erano giunti lì tenendo per le braccia uno stranissimo Bruno. Minos non l'aveva neppure riconosciuto subito da tanto pareva diverso: era lo stesso ragazzo coi capelli scuri ribelli e la sua surplice, ma gli occhi... gli occhi parevano qualcosa a sè stante. Erano di un verde così luminoso da abbagliarlo e quasi indurlo a fare un passo indietro. Anzi, tutta la figura di Bruno pareva rilucere di un verde brillante che gli sembrava spettrale in maniera grottesca.
"Blatera da ore, forse è meglio che lo senti anche tu. Penso abbia Visto qualcosa, o dice così almeno..."
La voce della Viverna era stranamente cupa, cosa che lo colpì e tornò a dedicare la sua attenzione allo spectre che sembrava non riuscire a rimanere in piedi da solo. Si chiedeva perchè l'avessero portato proprio da lui, soprattutto loro due...
"Accadrà stanotte, quando la luna lascerà il proprio posto per fare sorgere il sole."
Pareva già una contraddizione si disse il Giudice, non era notte quando il sole sorgeva, era l'alba, ma Minos non riuscì a chiedere a cosa si stesse riferendo: Bruno lo osservava e in quel momento Minos si rese conto che lo spectre non lo vedeva affatto e doveva essere sotto l'influsso dei suoi stessi poteri. Eppure nonostante quegli occhi in apparenza vuoti, Minos si sentiva più che mai al centro dell'attenzione.
"La stella malefica si libererà con inaudita violenza e riverserà tutta la sua rabbia contro chi la circonda e distruggerà ciò che incontra."
Ecco perchè, parlava di Elise. Da quello che sapeva lui era l'ultima stella a doversi ridestare.
Sembra una buona notizia... finalmente si sveglierà...
Il suo duro lavoro sarebbe stato finalmente ripagato... inoltre alla luce dell'evoluzione del loro rapporto, Minos ci teneva particolarmente a levarsi i panni dell'insegnante di dosso. Non che sarebbe cambiato molto, sempre a lui doveva la sua futura lealtà come spectre dato che non avrebbe lasciato che fossero gli altri due a raccogliere i risultati. Sarebbe stata parte della sua legione, era ovvio. Il resto... il resto sarebbe stato tutto da vedere, ovviamente. Si sentì quasi meglio in fondo, avrebbe potuto avere tutto, c'era solo da capire in che modalità destreggiarsi poi ma ci avrebbe pensato a suo tempo.
Bruno continuava a blaterare. Quello spectre era a dir poco terrificante, secondo la sua opinione: tra le varie parole ne captò alcune. Catastrofe. Imprevisto. Spegnimento. Non ci capiva nulla.
"Allora meglio che vada a prepararla. Se il risveglio è imminente devo essere presente, così da gestire al meglio la cosa..."
In realtà Minos non si aspettava grossi problemi a riguardo: aveva già assistito ad altre stelle malefiche ridestate  e nessuna aveva creato problemi.
Anche se questa è Elise, è potenzialmente già un problema di suo...
Sorrise al pensiero senza rendersi conto di non essere da solo, ma in quel momento Bruno parve aggrapparsi a lui, più fuori di sè che mai, gli occhi quasi ingigantiti.
"Non la troverai! Devi cercarla la dove è nata la rosa d'oro!"
Che andava blaterando, si chiese Minos estremamente infastidito da quell'atteggiamento, senza riuscire a evitare che gli finisse addosso. Cos'era la rosa d'oro? E soprattutto cosa doveva cercare?
"Forse è successo qualcosa alla tua allieva, Minos? Magari potresti controllare, non credi?"
"Rhadamantys... quella ragazza è meno sprovveduta di quanto chiunque non creda. L'ho addestrata io, in fondo..."
Però c'era qualcosa che non lo convinceva, poco prima uno stranissimo brivido gelido gli aveva attraversato la schiena, come un'ammonizione. Però dubitava fortemente fosse qualcosa riguardo a lei, le aveva creduto quando gli aveva promesso che sarebbe stata alla larga dei guai; inoltre se proprio fosse stata in pericolo poteva avvisarlo. Aveva ancora quella pietra con sè, quella che le aveva consegnato lui agli inizi per evitare che si cacciasse in situazioni pericolose. Doveva solamente stringerla per avvertirlo e lui sarebbe corso... o volato, più probabilmente.
"Avevo comunque deciso di andare. Vedrete che non è successo nulla, al massimo mi aspetto abbia buttato giù qualche porta coi suoi capricci."
Si finse più sicuro di quello che era. Sentì Aiacos sghignazzare mentre si allontanava, ma non perse tempo a chiedergli perchè: l'amico aveva quasi delle antenne, avrebbe capito subito cosa non gli aveva ancora raccontato.

Il luogo era immerso nel silenzio mentre Minos passava attraverso le varie stanze, con lo sguardo verificando che fosse tutto come al solito. L'atmosfera sembrava pesante ma anche quello era normale, lì.
"Hai visto Elise?"
Lo chiese a uno degli spectre che teneva lì come una sorta di guardia ma questi scrollò la testa.
Magari non voleva nessuno intorno, sarebbe strano, ma perchè no...
Se lo disse varie volte che non c'era nulla di strano; non pensò di andare a guardare fuori, non c'era alcuna distrazione... a meno che non si fosse mossa verso Oslo? Era troppo lontano e in quel caso credeva lo avrebbe avvertito: alzò lo sguardo, il pallido sole si era già ritirato da ore, ma era ancora tardo pomeriggio e  a lui iniziavano a venire dei dubbi.
"L'hai trovata?"
Si rese conto dopo di non essere solo, voltandosi e vedendo Aiacos e Rhadamantys che erano entrambi giunti lì certamente tramite il teletrasporto o il portale infernale.
"No. Forse si sta solo allenando per conto proprio..."
Ma nemmeno lui ci credeva, poi chiese loro perchè fossero effettivamente lì. Avrebbe dovuto preoccuparsene solamente lui essendo sua allieva. Aiacos si strinse nelle spalle.
"Quel Bruno ci ha praticamente spedito qui a calci... in senso metaforico, ha detto che è una cosa seria. Quello ha Visto qualcosa ma non riesce a dirlo in modo comprensibile: dato che comunque siamo amici e che stiamo anche morendo di noia, possiamo aiutarti a cercarla. Magari si è solo appartata con qualcuno e tu non lo sai".
Ghignò pure nel dirlo e Minos avrebbe voluto picchiarlo ma si contenne.
"D'accordo allora dividiamoci e esploriamo i dintorni".









Note:


buongiorno. Ci ho messo un po' perchè l'ho dovuto riscrivere due volte, c'era sempre qualcosa che non mi ispirava ma ora credo di essere abbastanza soddisfatta.
Piccolo excursus su cosa è successo tra i due tramite qualche parola di Elise, che non vi sembra si sia un po' quietata? <3 ma ormai siamo proprio agli sgoccioli, la stella è pronta e sta per liberarsi u.u
al momento giusto direi visto chi è arrivato. Salutate il mio amatissimo Aphrodite dei Pesci che.... che sarà il bastard inside che conosciamo dal'opera originale .___. voi non avete idea di quanto io ami Aphrodite e ritenga ingiusto il trattamento che gli è stato riservato nella serie classica... tuttavia esattamente come nel Canvas, Minos ha a che fare con Albafica, altrettanto ovvio era che ci fosse Aphrodite qui. E farà danni.
tanti nd aphrodite tutto soddisfatto
Rosaria allieva di Aphrodite :P ma decisamente più scarsa :P che qui Aphrodite sarà tutto tranne che debole. Spero vi piaccia il loro ingresso.

Bruno che vede cose. Potrei chiamare così la seconda parte lol che poi se Minos avesse saputo da subito dei deliri di Bruno, forse si poteva evitare il rapaimento u.u
o forse no dato che io sono sadica.

Vi do appuntamento circa attorno a natale, penso. Forse prima ma vediamo. Nel caso buone feste a tutti!



STardust 94:
Minos: guarda che tecnicamente sono io il protagonista, mica lei...
dai stai buono u.u sono molto felice che ti sia super simpatica e spero ti piaccia anche questo capitolo, fammi sapere :D

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Capitolo 10
*** 10 ***


der puppenspieler 10
Tantissimi auguri di buone feste e sereno 2023 a tutti!



Der Puppenspieler





Minos battè tutti i dintorni con perizia, arrivando anche a perquisire personalmente tutte le dimore, del tutto incurante che fossero abitate o meno. Lì vivevano pochissime persone, ma lui non avrebbe sentito ragioni.
Dove diavolo sei?!
Lo chiese a sè stesso come se Elise potesse rispondere, invece c'era solo il gelido silenzio della sera norvegese a ricordargli di essere ben lontano dalla soluzione. Tutta quella situazione era assurda e quando dopo avere setacciato l'intero paese e i suoi più stretti dintorni, cominciò a farsi prendere prima dal panico e poi dall'ira. Sentiva improvvisamente il desiderio di versare del sangue. Sangue del colpevole di quella sparizione improvvisa.
"Noi stiamo dando tanto credito a quello che dice quel Bruno, ma se si fosse allontanata da sola?"
La voce di Rhadamantys fece breccia nel silenzio, spezzandolo, ma Minos fece cenno di no, gli occhi improvvisamente inquieti.
"No. Elise non è così stupida da allontanarsi da sola, è sicuramente successo qualcosa e non appena metterò le mani sul colpevole, questi si pentirà di essere stato tanto imbecille.Inoltre tutte le sue cose sono qui, se fosse stata una fuga volontaria  avrebbe portato via qualcosa."
Aveva già controllato tutto sia all'interno che all'esterno, senza tralasciare nessun luogo. Non mancava niente, solo alcuni vestiti, ma dovevano essere quelli che indossava. Scrutò ancora in silenzio il cielo. Qualcuno avrebbe pagato.
Una promessa. Anzi no, una certezza, lui non avrebbe lasciato impunito il colpevole, chiunque questi fosse. Scrutò di nuovo davanti a sè senza sapere dove guardare: dove doveva spingersi adesso? Oslo? Forse setacciare anche la casa londinese dove Elise aveva visssuto tutta la sua vita prima che lui la portasse nell'Oltretomba? Erano tutte idee sbagliate, pensò con convinzione. Nessun rapitore sarebbe stato tanto stupido da portare Elise in luoghi associabili a lei, nemmeno conoscendola bene... perchè in quel caso lui l'avrebbe subitio rintracciata.
"Ho bisogno di Myu, Rhadamantys. Puoi prestarmelo?"
Lo spectre di Papillon era l'ideale, quelle sue fairy potevano raccogliere indizi che a loro sfuggivano e potevano andare praticamente ovunque. Sentì l'amico sorpreso e percepì anche lo sguardo di Aiacos animato della stessa curiosità.
"Lo convoco subito. Anzi, vieni con me e porta qualcosa che appartenga alla ragazza. Un oggetto, un vestito... quello che trovi purchè li abbia toccati o indossati".
Si, era una buona idea, le fairy sicuramente ricordavano Elise ma dovevano avere bisogno di una rinfrescata di memoria se dovevano cercare il suo cosmo;  prese quindi uno dei mantelli della ragazza, quello l'aveva lasciato appoggiato distrattamente sul letto nella sua stanza e lo raccolse per poi seguire la Viverna in Ade, dove aveva fatto sapere allo spectre di Papillon che era convocato urgentemente nel suo palazzo. A Minos pareva quasi passasse un secolo mentre attendevano il suo arrivo. A onor del vero Myu di Papillon si era presentato abbastanza rapidamente e gli spiegarono la situazione.
Si ritrovarono lui, Myu e Aiacos di nuovo nel paesino dove aveva portato Elise, questa volta in un angolo che lui non aveva  perquisito perchè troppo isolato in un primo momento per poi non pensarci in seguito. Le piccole fairy si muovevano sicure e leggiadre fino ad andare a posarsi su un pezzo di terreno ghiacciato; Aiacos asserì di non vedere nulla di strano eppure quegli animali insistevano a muoversi in tondo.
"Sento puzza di... rose... rose rosse..."
Il disprezzo nelle parole di Minos era palpabile; conosceva quelle rose, anche se non in modo diretto e il loro dolciastro olezzo era inconfondibile. Subito dopo Aiacos gli indicò alcuni petali rossi ora del tutto avvolti dal ghiaccio e che non avevano visto subito; il Grifone ne raccolse uno prestando attenzione a non  e sentì un'improvvisa paura scendere sul suo cuore. La rosa dorata, aveva delirato quel Bruno nei suoi vaneggiamenti... come sapeva?! Il potere divinatorio di quello spectre era per lui sempre più incomprensibile, e anche quella volta come quando lo aveva messo alla prova, preciso e spaventosamente vero. La rosa dorata era una sola, il malefico custode della dodicesima casa del tempio di Athena, nessun altro era come lui.
"Aphrodite dei Pesci? Perchè è stato qui?"
La domanda di Aiacos era la sua, ma Minos ora non era interessato a quel dettaglio perchè quella specie di giardiniere insulso era stato lì. La presenza dell'olezzo delle sue terrificanti rose lo confermava, i petali lo provavano seppur ora completamente ghiacciati. Lo preoccupava di più pensare che avesse incrociato Elise sulla sua strada, incontro casuale oppure no al momento era per lui un dettaglio secondario: lei poteva anche essere diventata capace di battersi, ma dubitava fortemente potesse avere la meglio contro un cavaliere d'oro.
"Quel cavaliere d'oro è uno dei più infidi e disgustosi di tutti i dodici, se era qui non è stato un caso. Confido che Elise sia una prigioniera per lui alquanto scomoda..."
Lo era stata con lui, figurarsi se non avrebbe reso la vita di quello stronzo un vero inferno. Sarebbe rimasto molto deluso dal contrario, invero... certamente il cavaliere d'oro si sarebbe ben presto pentito di avere scelto di rapire la ragazza, tanto poco collaborativa con chiunque non le andasse a genio. Sorrise a quel pensiero pensando a quanto Aphrodite si sarebbe trovato in difficoltà per colpa della sua stupidità. Allo stesso tempo sapeva quanto fosse una situazione pericolosa, doveva assolutamente rimettersi in azione e intervenire prima che le facesse qualcosa di serio.
"Minos... dobbiamo avvertire Pandora, lo sai, vero? Non puoi lanciarti in questa follia senza la sua approvazione".
Minos si girò a guardare Aiacos come se l'amico avesse perduto completamente la ragione.
"No. Non c'è nessun bisogno di dirglielo, la informerò  appena questa faccenda sarà risolta."
Sapeva benissimo che la sacerdotessa di Hades non avrebbe mai permesso la ricerca di una apprendista, nemmeno sul punto del risveglio della stella, di Elise in particolare gelosa com'era del fatto che ci fosse un'altra donna nell'armata. Anzi, ne avrebbe approfittato per prendersela di nuovo con lui per quel ritardo e in quel momento non c'era tempo da perdere. Stava per parlare di nuovo quando comparve un'altra figura dal nulla in quel gelo, ma non si allarmò riconoscendo il cosmo, nonostante non indossasse alcuna sotto al mantello ma solamente un tradizionale kimono bianco senza alcuna decorazione specifica. Ed era scalza, anche se non si vedevano i piedini minuscoli dato che l'indumento viola toccava fino a terra.
"Ah, Ayame... hai fatto presto".
Non era sorpreso di vederla, dopotutto l'aveva contattata telepaticamente lui poco prima ed era certo che non lo avrebbe fatto aspettare. La giovane si inchinò come facevano tutti gli orientali.
"Non avrei avuto motivo di tardare, mio signore. I miei rispetti anche a voi, giudice di Garuda".
Minos ghignò perchè la faccia di Aiacos era lo stupore sotto forma di spectre. Gli  rivolse uno sguardo deciso, avrebbe parlato di lei dopo, ora doveva darle un importante compito.
"Voglio che raccogli tutte le informazioni possibili sul custode della dodicesima casa del santuario di Athena, Aphrodite dei Pesci. Puoi servirti del suo libro della vita, poi riferiscimi le tue scoperte al Tribunale. Qualora questo individuo fosse morto - anche se non lo credo - scopri chi è il suo sostituto, ma credo sia lui ancora in carica."
Un ordine, secco e deciso. Non ci fu nemmeno un'ombra di esitazione nelle iridi rosse della spectre che si inchinò di nuovo.
"Sarà fatto nel più breve tempo possibile".
E sparì lasciando i due nuovamente soli.
"E questa da dove sbuca?"
Aiacos si era trattenuto dal fare quella domanda. Minos scrollò le spalle.
"Ho affidato ad Ayame la custodia dei libri della vita, a Rune non era piaciuto molto ma non ha osato protestare. Non parla quasi mai e difficilmente delude le aspettative; la sua stella malefica è quella del cielo assassino. Fidati, è più letale di quanto non sembri, anche se finora non ha avuto grandi ruoli. Preferisco tenerla da parte per eventuali problemi futuri..."
Forse addirittura per quella missione, se fosse stato necessario. Sotto quell'apparenza fragile e delicata da fiore di loto giapponese, Ayame era molto più pericolosa di molti spectre maschi. E anche lei non incontrava per nulla le simpatie di Pandora, che l'aveva liquidata chiamandola spregievolmente bibliotecaria, senza sapere quanto fosse preziosa per l'armata di Hades.
Aiacos rise.
"E Elise cosa dice di lei?"
Minos scrollò le spalle nuovamente.
"Nulla di che, non si odiano mi sembra e già questo mi basta. In ogni caso appena avrò le informazioni deciderò come agire; non credo sia un problema affrontare quel giardiniere fallito, forse porterò qualche spectre con me."
Stava iniziando a pensare a come agire, perchè era fuori questione che quel fiorellino avvizzito si mettesse di nuovo in mezzo al risveglio di una stella. Prima la sua, tramite però quella demone di Rosaria, e ora Elise che era collegata a lui essendo sua allieva. Sicuramente Pisces lo sapeva, non era affatti una casualità e più ci pensava, più era certo di non commettere nessun errore di giudizio.  Non sarebbe comunque cambiato il risultato finale, lui  era riuscito a risvegliare i propri poteri nonostante la loro intromissione e non avrebbe permesso che succedesse qualcosa a Elise, sia a livello personale, sia come futura spectre. Soprattutto essendo davvero a un passo dal definitivo risveglio.


***


Erano trascorse meno di due ore quando Minos si ritrovò tra le mani tutte le informazioni che desiderava riguardo il cavaliere d'oro della dodicesima casa. Il lavoro di Ayame era stato più che accurato e lui stava cercando di decidere la linea da seguire quando Bruno parlò. Aveva preso lo spectre e lo aveva portato con sè per poter sfruttare il suo potere divinatorio, anche se più che vederlo giocare con la sabbia non sembrava particolarmente vivace.
"Sta arrivando un regalo per te".
Minos alzò lo sguardo su di lui, che ancora brillava di verde brillante anche se un po' meno di prima . Chissà che cosa significavano quelle figure fatte con la sabbia e, stranamente, non sembrava ghiacciarsi. Era sabbia... con quelle temperature rigide avrebbe dovuto...
"La sua corsa finirà a S
teinvikholmen in un prato di morte."
Questa volta Minos osservò Bruno, gli occhi completamente spenti e il Giudice rabbrividì. Lo spectre non urlava, era una voce fin troppo calma e sovrannaturale; la corsa... di chi? Conosceva bene
Steinvikholmen, ci aveva trascorso i vari giorni subito dopo il risveglio della sua stella ma non ci andava da... da quel momento. Eppure la considerava il luogo della sua rinascita, in un certo senso, una parte fondamentale di sè e detestava venisse profanata dai nemici.
"La corsa di chi?Aphrodite?"
Che cosa diamine aveva visto quel Bruno? Perchè le sue cosiddette visioni erano criptiche e per nulla chiare? Perchè mai non poteva dire una cosa più comprensibile, si disse arrabbiato mentre osservava le informazioni e cercava di capire. Erano sempre esatte, però, e spaventose... Avrebbe voluto non sentire quelle sensazioni, ma quel potere riusciva spesso ad annichilirlo. Dono e maledizione, si diceva fosse la preveggenza e ora sapeva perchè molti fingevano addirittura che quello spectre non esistesse e non volevano nemmeno nominarlo. Chissà Elise cosa ci trovava in lui, doveva chiederle non appena l'avrebbe ritrovata.
Bruno scrollò la testa, ma era in trance.
"Chi se non la calamità naturale per eccellenza, Giudice? Fei Lian le cui catene stanno per disintegrarsi... e sarà terribile. Devi essere la sua guida in questo risveglio o la stella malefica si spegnerà subito dopo per lasciare spazio al nulla fatto animale".
Minos rimase immobile, incredulo, solo l'espressione degli occhi poteva far capire quanto fosse turbato. Se non sbagliava nemmeno stavolta... allora era di Fei Lian, il risveglio . Ecco infine la certezza e lui non sapeva dove trovarla: pensò di recarsi subito a
Steinvikholmen ma secondo le sue parole, non era lì anche se sarebbe stata la sua meta ultima.
Ti troverò prima.




L'alta torre era la sua prigione ma mai quanto quelle catene. L'avevano legata al muro con delle catene alle braccia e alle gambe, e poco prima perfino attorno al collo. Lì almeno non stringevano tanto, ma agli arti... oh era un dolore continuo ed Elise aveva smesso di dimenarsi da alcune ore, percependo una debolezza sempre più forte. Quelle catene la debilitavano e le impedivano l'uso del cosmo, come le aveva beffardamente detto quello schifoso cavaliere d'oro mentre le parlava. A meno che non si fosse arresa... in quel caso l'avrebbe liberata, le aveva promesso in modo suadente.
Poteva essere libera e terminare quella sofferenza se avesse accettato di lasciarsi purificare.
"Tu non sai chi sono io, pesce..."
Uno sputo in faccia a lui e ancora più catene per lei, questo era accaduto, ma Elise non aveva ceduto servendosi della consueta arroganza, così l'aveva definita lui. Inoltre le catene erano strane, la irretivano più del dovuto, quasi avessero lo stesso potere della rosa che aveva avuto la meglio su di lei.
Ma adesso c'era qualcosa che la stava devastando: un alone viola scuro la circondava completamente e aveva inghiottito lei e la torre distruggendo quelle catene e facendo esplodere la torre. Nella notte che si stava dileguando sui cieli svedesi improvvisamente la torre esplose e un ruggito risuonò per kilometri. Un drago possente di notevoli dimensioni  con fattezze da cervo sulla nuca e un'elegante coda di serpente apparve all'improvviso e  prese il volo dalle macerie con un ruggito che spaventò tutti coloro che poterono sentirlo.





Note:

Avevo promesso l'aggiornamento per Natale, invece eccoci una settimana dopo causa vari impegni. Inoltre non ero pienamente soddisfatta.
Capitolo incentrato prettamente sul nostro Grifone preferito(e unico ma shhhh non diteglielo) che deve andare alla ricerca della signorina rapita da quel cattivone di Aphrodite.
un paio di appunti:
- fa di nuovo la sua comparsa Myu, che per quanto poco presente, qui ha il suo ruolo.
- il potere di Bruno che è sempre più influente per la trama(in verità io amo i personaggi con poteri di preveggenza, ci posso letteralmente fare ciò che voglio :D e inoltre si capisce un po' perchè tutti temono le sue predizioni u.u
- Ayame. Oh lei sarebbe un bel personaggio da sviluppare, peccato che qui sarà molto in disparte perchè non posso fare tutto.
- la stella malefica infine si libera definitivamente. 

https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fcryptidz.fandom.com%2Fwiki%2FFei_Lian&psig=AOvVaw0H1nObh8Ev-VIX1CU_0XjA&ust=1672420652689000&source=images&cd=vfe&ved=0CA8QjRxqFwoTCKCk7bKun_wCFQAAAAAdAAAAABAE
fei lian sotto forma animale, immagine trovata da wikipedia. Ricordo che Fei Lian nella sua forma animale è un drago alato con  testa (e corna)di cervo e coda di serpente. Ci tengo però a dire che si tratta solo di un assaggio perchè qui mi sono occupata solo della parte di Minos, diciamo, nel prossimo farò la stessa cosa con quello che succede a Elise nelle ehm delicate mani di Aphrodite anche se ho dato un qualche assaggio. Piccolo. Non volevo finire l'anno senza il definitivo risveglio. Per ora si, ha fattezze animali. Si, è una cosa strana, ma beh... ho deciso così :P


spero vi possa piacere. Rinnovo i miei più sinceri ringraziamenti a tutti coloro che leggono(ho notato siete aumentati molto e sono molto felice!) e che spendono parte del loro tempo per questa mia storia. Credo il prossimo capitolo non sarà pronto per un paio di settimane, ipoteticamente penso a metà/fine gennaio 2023.
Nel frattempo ancora auguri di buone feste e sarò lieta di leggere i vostri commenti se ne avrete :)


p.s. siamo in drittura di arrivo, 3-4 capitoli ancora penso e poi sarà conclusa salvo stravolgimenti.

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Capitolo 11
*** 11 ***


der puppenspieler 11

Der Puppenspieler





La stanza era avvolta nel buio, ma vedeva della luce filtrare da un punto lontano. Si stropicciò gli occhi e si ferì la guancia, incredula.
Ahi!
Gelido metallo le aveva colpito la guancia ed Elise notò il polso ricoperto da qualcosa; si rese meglio conto a una seconda occhiata che si trattava di un bracciale. Alla terza, invece, vide una catena; mosse alcuni passi e si ritrovò improvvisamente bloccata alla vita. Abbassando gli occhi notò una catena che la stringeva anche lì, collegandola e difatti bloccandola, a un muro che puzzava di morte.  Entrambe le braccia, la vita e persino le gambe, erano ridotte così e quando cercò di tirare, si procurò uno strattone così violento da indurla a emettere un grido.
Cosa sta succedendo?! Minos! Che cosa ti è venuto in mente?!
Nella sua mente quella era l'ennesima idea perversa del suo...maestro, se voleva chiamarlo in quel modo. Non era nemmeno una novità, già in passato aveva subito trattamenti poco teneri se poteva dire così, ma quello... era anche strano, secondo lei, soprattutto dopo gli ultimi giorni in cui le era parso più tranquillo. Cercò di liberarsi ma si sentiva più debole, come se ogni suo movimento la rendesse tale anche se era una cosa assurda. Inoltre non riusciva granchè ad avanzare perchè le catene continuavano a bloccarla.
"Al tuo posto starei calmo".
Non si era nemmeno accorta di non essere più sola; quella voce però non le era ignota, tutt'altro. Alzò lo sguardo d'istinto da dove proveniva l'improvvisa fioca luce e rischiò di rimanere abbagliata. Lo riconobbe subito, era quel ragazzo con i capelli stranamente azzurri e la voce che ricordava la cosa più dolce del mondo; solo che in quel momento pareva fin troppo stucchevole alle sue orecchie e si rese conto di chi era davvero. Non ne aveva mai viste cosi da vicino ma quella era indubbiamente un'armatura d'oro, si vedeva da come pareva rilucere di luce propria.
"... sei stato tu a ridurmi così?"
Indicò le catene con lo sguardo mentre ancora cercava di liberarsi sotto lo sguardo beffardo dell'altro che - lo poteva sentire - la stava deridendo in silenzio.
"Sei proprio sveglia, vedo? Per mio ordine più che altro, mi sono già sporcato le mie delicate mani con una cucciola insulsa di spectre, e... per rendere le catene più gradevoli".
Brutto antipatico, si disse Elise, consapevole che faceva il buffone sapendo che non avrebbe potuto picchiarlo come si sarebbe meritato.
"Cosa intendi per gradevoli?"
Erano tutto tranne che quello ed era certa che lui lo sapesse molto bene.
"Oh diciamo che sono speciali, sono sicuro che tu te ne sia già resa conto, ma non so se capirai esattamente perchè. Ora spero ti piaccia la tua nuova stanza, anche se immagino preferiresti quella che dividevi con... il Grifone".
Lo disse in un modo così dolce che alle orecchie di Elise suonò come se fosse la cosa più volgare che avrebbe potuto dire, e capì perfettamente che cosa intendeva quel bellimbusto dai capelli di quel colore tanto bizzarro. Arrossì persino pur non essendoci un vero motivo.
"Mi hai spiata? Bravo perchè hai fatto proprio un pessimo lavoro a riguardo, io ho la mia stanza..."
Ma sapeva che non contava il luogo, quel cavaliere d'oro voleva sottindendere qualcosa di diverso e lo aveva capito benissimo. Lo vide scrollare la chioma, divertito.
"Si perchè immagino infatti che qualunque allieva nel letto del suo... maestro, se vogliamo chiamarlo così, si limiti a dormire. Non offendere la mia intelligenza, anche perchè vi ho osservati e non me la dai a intendere."
Elise pensò che lui avrebbe potuto usare le parole  più soavi o quelle più crude e il risultato sarebbe comunque stato disgustosamente perverso. Sembrava parlare di lei cose se fosse una prostituta, o anche peggio. Inaspettatamente lo sorprese, con un sorriso. Dolce quanto il veleno che nascondeva,
"Non discuto la tua intelligenza, ne contesto l'esistenza".
Ah che liberazione, era da un po' che non si divertiva a mettere in scacco le persone e si rese subito conto dalla smorfia che gli aveva distorto i lineamenti, che non si aspettava una risposta così piccata. Avrebbe potuto dire di ben peggio in verità, se si fosse impegnata. Un lampo dorato le strappò un piccolo strillo, anche se più per la sorpresa che per il dolore: un rivolo di sangue le scese sulla guancia. Non aveva alcun dubbio sul colpevole, che la guardava ora togliendo quella maschera insopportabile di finta dolcezza che aveva portato finora.
"Vedi di non irritarmi, non sono molto tollerante e..."
Lei rise senza trattenersi. Ora che più o meno aveva chiara la situazione, Elise non si sentiva affatto spaventata: irritata per essersi fatta raggirare, nervosa sicuramente, ma era più se stessa che mai.
"A parte che sei un gran maleducato dato che non ti sei nemmeno presentato... ma tralasciando questo, non mi conosci affatto. Ho reso a Minos la vita un inferno in terra coi miei modi di fare durante tutto l'addestramento, sono stata ovviamente punita per questo e per mille altri motivi... Ma mai, e ribadisco mai, è riuscito a domarmi. Figurati se può riuscirci uno pseudo cavaliere d'oro dai capelli color.... puffo."
In realtà a lei piacevano i capelli dai colori strani, per esempio adorava quelli di Minos che parevano argentati... colore meno chiassoso di quello che vedeva, ma dato che era un suo nemico non li apprezzava affatto.
"E soprattutto non azzardarti più a offendermi, non sono la prostituta di nessuno."
Lo chiarì bene. Non sapeva cosa avesse spiato - di sicuro abbastanza da sapere che sì, lei e Minos non avevano un semplice rapporto maestra e allievo - ma qualche informazione sbagliata l'aveva se davvero credeva che fossero arrivati a quel punto. Si rese però conto di cosa l'aveva inaspettatamente turbata durante i giorni precedenti, in cui aveva avuto l'impressione più volte che qualcosa li spiasse. Ora sapeva perchè e chi era stato.
"Che piccola ragazzina arrogante che sei! Mi parli come se fossi un tuo pari quando l'unica cosa in cui potresti riuscire sarebbe leccare la suola dei miei stivali".
Sentiva, Elise, la crudeltà trapelare da quella voce fastidiosa ma non si piegò, non si sarebbe nemmeno azzardata a farlo.
"Il mio nome non ha per te alcuna importanza, piccola strega impertinente. Non sei nemmeno tu il mio obiettivo: posso già immaginare il tuo maestro in preda al panico perchè gli sei sparita sotto al naso. Povero stupido, non è così sveglio come vuole far credere. Avrebbe dovuto proteggerti meglio, invece ti ha lasciato la libertà.... di finire nelle mie delicate mani."
Fece una risatina ed Elise percepì uno strano brivido ghiacciato attraversarle la schiena sentendolo parlare e, senza volerlo, si ritrasse all'indietro di alcuni passi. Non abbassò mai lo sguardo, però, osservandolo sempre con la sua solita aria di sfida. Gli aveva promesso l'inferno e quello avrebbe avuto. Fu in quel momento che l'immagine di lui si sdoppiò davanti ai suoi occhi, lasciandola perplessa. Sbattè alcune volte le palpebre e lui era ancora lì, unico e senza nessun doppio. Lo vide sorridere compiaciuto.
"Il mio veleno farà effetto molto presto, ho intriso le catene con il mio potere. Lo senti questo dolce profumo? Le ho sfregate con le mie rose rosse, non è buonissimo?"
Si trattenne dal dirgli delle brutte parole. Ecco perchè era così sicuro, con delle catene quasi avvelenate... ed ecco perchè si sentiva così strana.
"No, fa schifo! Come te, d'altronde!"
lo schiaffo arrivò puntuale sulla sua faccia, più bruciante che mai.
"Dici? Perchè non parliamo di come il tuo caro Grifone ha ridotto il povero Gordon di Ara con le sue torture? Sappiamo tutto, non affannarti a negare. Peccato tu sia già stata contaminata dalla sua aura malefica, avresti potuto essere purificata... ma così...."
Elise rimase per alcuni momenti imbambolata, chiedendosi di cosa stesse parlando. Sembrava davvero arrabbiato. Poi ricordò il silver saint catturato tempo prima e... ma no, era stata lei a torturarlo, se lo ricordava. Dietro consiglio/ordine di Minos, certo, ma lo aveva fatto lei e senza neppure battere troppo ciglio alla fine. Lo osservò con improvvisa freddezza.
"Non serve, so già tutto. L'ho fatto io, o forse non lo sapevi?"
Ancora una volta Elise si rese conto di essere cambiata davvero tanto da quando era stata catturata, riusciva a parlare di quello che aveva fatto senza troppi patemi; nonostante fosse dispiaciuta in qualche modo per quel saint, non si sentiva davvero colpevole. E nemmeno questo pensiero di quasi indifferenza la turbò, anzi, vedere l'espressione momentaneamente incerta di quel cavaliere d'oro era appagante. Si mosse ignorando le catene, che ricordarono la loro presenza facendola imprecare.
"Tu?Ma davvero...  non sembri per nulla pericolosa, dopotutto sei solo..."e la squadrò con un evidente disgusto sul volto sorridente"... una cucciola di spectre incapace di elevarsi. Mi avevano detto che le stelle malefiche di Hades erano molto più forti e rapide, ma a vedere te si direbbe quasi che il tuo potenziale ti stia evitando a sua volta.".
Rise. Una risata che fece infuriare Elise, poco incline a mantenersi sempre calma quando avrebbe dovuto e che la spinse a cercare di aggredirlo, per venire ritratta da quella catena che senza volerlo la rendeva sempre più debole.
"Parli solo perchè sono incatenata! Faresti meno lo sbruffone se potessi colpirti con i miei poteri!"
Suonò patetica persino a lei quella grande dichiarazione, sentendosi ancora più debole ma ferita soprattutto nell'orgoglio.
"Poteri? Hai certamente capacità di urlare, te lo concedo, il resto... beh ne parlerò con il tuo maestro quando arriverà." E la squadrò con un sorrisetto. "SE arriverà, naturalmente,,, potrebbe essere troppo stupido per capire i segnali che gli ho lasciato, o potresti essere tu meno interessante da farlo scomodare. Per scaldargli il letto, dopotutto, penso potrebbe trovare tranquillamente di meglio, e soprattutto, qualcuno di più silenzioso."
Tutte provocazioni che andarono a segno facendola infuriare sempre di più, anche se quella volta non si mosse sentendosi improvvisamente più debole. Lo sguardo era più appannato.


Non sapeva se si fosse addormentata o cosa fosse successo, nè quanto tempo era effettivamente trascorso ma non era più prigioniera. Mosse le braccia e le gambe e nulla la trattenne. Alzò lo sguardo incredula, un'alta figura dal volto angelico e gli occhi demoniaci era poco distante da lei.
"Minos? Mi hai... mi hai liberata tu?"
La sua voce era un sussurro quasi incredulo... e grato. Non pensava in verità Minos l'avrebbe lasciata al suo destino, ma nemmeno aveva creduto davvero che sarebbe giunto per salvarla nemmeno fosse stato un principe delle fiabe: non era proprio da Minos, quello, soprattutto perchè sarebbe stato decisamente meno azzurro e più irritato se fosse stato un principe.
"Minos? Lui è lontano, non è qui. Non sai chi sono, quindi?"
Quando si girò a guardarla, Elise ebbe l'impressione che quelle iridi fossero ben note. Non riusciva a distinguere bene i suoi lineamenti, anche se era un ragazzo indubbiamente. Un lungo mantello purpureo lo ricopriva, lasciando scoperto il volto e parte dei capelli. Era alto e pallido, e ora che lo osservava non le sembrava che i suoi occhi fossero così demoniaci. Brandiva una lunga falce anche se non pareva davvero reale.
"No... io... un momento, ma..."
Era Londra quella via, l'avrebbe riconosciuta tra mille, anche perchè era una delle ultime strade che aveva calcato prima di essere portata nell'oltretomba. Si guardò attorno, incredula.
"E quella sai chi è, immagino..."
L'alta figura semi incappucciata indicò una direzione ed Elise guardò davanti a se: poco distante c'erano tre ragazze, adolescenti, e quella al centro... Sbiancò.
"Credo tu sappia cosa succederà ora..."
Strano, quella voce profonda era tutto tranne che inquietante e in qualche modo la tranquillizzò. Osservò le due ragazze al suo fianco, erano le sue amiche... o così le aveva chiamate in vita, almeno. Le tre ridacchiavano e scherzavano senza alcun problema al mondo, tanto che Elise le osservava folgorata, e del tutto dimentica di guardare sè stessa.
"Sì, è stato qui che è arrivato Minos e mi ha portata via".
Soprattutto nei primi tempi aveva rivissuto quel terribile momento come se non potesse farne a meno, mentre ora poteva guardarlo con tranquillità, come se fosse stato normale. La risatina divertita dello sconosciuto la ridestò.
"Non esattamente, Minos è nella piazza. Qui siamo a svariate strade di distanza, ma non importa... stai proprio andando la..."
Per un momento Elise si chiese di cosa stesse parlando: la sè stessa di quella visione si era improvvisamente irrigidita e un alone viola, molto scuro, l'aveva circondata all'improvviso. Le altre due con lei parevano non essersi accorte di nulla, solo del fatto che si era fermata sul posto e osservava in lontananza una direzione. Senza dire nulla se le scrollò di dosso per correre in avanti, svoltando in una direzione che ora Elise riconobbe. Era senza fiato.
"... Non è venuto lui da me! Ci sono... ci sono andata io!"
Le si rovesciò lo stomaco ma seguì quel trio, la sè stessa che correva in preda a chissà quale trance e le sue amiche che cercavano di tenerle dietro con fatica, senza capire. In tutto quel tempo era sicura di essere sempre stata in quella piazza quando Minos era arrivato a seminare morte e distruzione, ma ora...
"Esatto. La sua destinazione non è stata così casuale, gli era stato detto solo di creare un po' di confusione tra i terrestri, ma il suo cosmo lo ha guidato fino a te. E la tua stella malefica lo ha riconosciuto subito, anche da quella distanza. In poche parole sì, lo hai cercato tu, e lui ha cercato te. Una cosa un po' complicata, ovviamente, ma non mi aspettavo nulla di diverso: la stella del cielo incerto è sempre stata la più volubile e capricciosa tra le mie stelle, ma anche una delle più fedeli e leali in assoluto. Ha riconosciuto il suo padrone prima ancora di vederlo e niente ha potuto impedirlo naturalmente.".
La voce dello sconosciuto sembrava confermare ciò che vedeva. Ora in quella piazza, Elise ricordava ogni cosa, soprattutto la strana sensazione che aveva provato vedendo quello che sarebbe stato poi il suo rapitore e maestro, e anche carnefice in un certo senso. Lo vide divertirsi all'opera, persino quando aggredì le sue due amiche prima di lei e notarla solo quando Elise stessa gli lanciò un coltello direttamente in faccia, senza però fargli alcunchè di serio come ferite.
"Io... non... non me lo ricordavo..."
Strano però che ora riuscisse a vedere quella scena; Elise vide ancora sè stessa questa volta tirata qua e la dai fili invisibili e che ora sapeva cos'erano, anche se non per molto tempo come credeva. Difatti era senza difese ma si rese conto che il suo cosmo brillava e che nel momento stesso in cui Minos se ne era reso conto, aveva lasciato immediatamente perdere la tortura per avvicinarsi al suo corpo ferito e praticamente svenuto, prima di osservarla per qualche momento con incerto interesse.
Elise si voltò a osservare quello sconosciuto che ora capiva di chi si trattava.
"Tu sei Hades..."
Non lo aveva mai visto se non nelle statue dell'oltretomba, e in varie raffigurazioni in vecchi e antichi tomi che era stata costretta a studiare durante l'addestramento. Non gli somigliava affatto, ma si rese conto di non sapere nemmeno come descriverlo fisicamente. Soprattutto non lo aveva riconosciuto esteticamente e nemmeno dalle parole, bensì dal cosmo. Era forte, così tanto da farle quasi sembrare quello di Minos ridicolo a confronto, impalpabile anche se era bellissimo da vedere: era come se un'intera galassia gli vorticasse attorno, una galassia purpurea prondonda e sublime. La cosa che trovò più curiosa era che era la stessa che avvolgeva lei, anche se la potenza non poteva nemmeno pensare di eguagliarlo.
"Uhm... ci hai messo un po' a capirlo, vero? E' molto tempo che aspetto il tuo risveglio, vedo che sei pronta."
Elise si accorse di non avere nessuna paura di lui: molti le avevano descritto Hades e la sua presenza come qualcosa di terribile e indescrivibile, ma lei non si sentiva minacciata in alcun modo. L'unica cosa che non riusciva a fare era essere strafottente e arrogante come a volte era stata persino con Minos: sentiva solo di appartenergli e di ammirarlo e rispettarlo in un modo che non avrebbe saputo definire. Era inquietante e rassicurante allo stesso tempo,
"Non siamo qui davvero, giusto? E come ci sei arrivato?"
Lui rise. Una risata di scherrno questa volta, anche se non sembrava arrabbiato.
"Non sono proprio Hades. O per meglio dire, mi vedi come tu credi che io sia. Nessuno dei miei spectre mi può guardare e vedere la stessa cosa che vedono i suoi compagni. Vedila così, sono come una visione delle tue ideee su di me. Mi piace vedere che non mi temi, detesto i fifoni anche se riconosco che Minos ha ragione su di te, hai un'incredibile faccia tosta. Neppure Pandora mi parlerebbe in modo così schietto."
Per un momento Elise si chiese se non avrebbe dovuto comportarsi diversamente, ma era più forte di lei, doveva essere sè stessa. E poi non era proprio lui, o così diceva...
"E adesso cosa succederà? Sono ancora prigioniera di quel disgustoso saint?"
Non riusciva più a capire cosa era reale e cosa no, ma l'altro annuì.
"Cosa accadrà? Credo che stia a te deciderlo, no? Non sono sicuro tu sia sua prigioniera... oh si, fisicamente sei incatenata e debilitata, ma con la mente sei qui."
Non ci aveva capito molto almeno all'inizio poi osservò quella piazza: ora tutto sembrava sfocato, per nulla nitido, non sapeva cos'era successo dopo essere stata portata via, forse era per quel motivo che non vedeva quello che era accaduto in seguito.
"Ah... ho capito, la mia mente non è prigioniera... allora non lo sono..."
O almeno credeva di avere capito quel discorso: dato che riusciva a essere lì, forse la sua volontà non era stata piegata. Sbuffò. Ma quello per lei era ovvio, quel pesciolino non sarebbe mai riuscito ad averla vinta su di lei, anche se probabilmente alla lunga il suo corpo sarebbe stato fin troppo debilitato.
"Non mi potresti vedere e capire se tu lo fossi. Mi compiaccio sempre nel vedere i miei spectre capaci di reggere le pressioni. Non ti rimane più tempo però, il momento è infine giunto. Se non sei pronta, soccomberai".
Quelle ultime parole suonarono molto fredde alle orecchie di Elise, che non riuscì a capirle appieno in un primo momento; poi ricordò, la stella malefica doveva svegliarsi... le sembrava quasi di sentirla premere da dentro, come se fosse un'entità viva. Avrebbe voluto esternare le sue paure, soprattutto quella di rimanere del tutto soggiogata, una cosa che aveva sempre pensato e forse era il principale motivo di quel tardivo risveglio. Allo stesso tempo anche lei era stanca di quell'attesa, non solamente Minos.
"Ci rivedremo presto, in un modo o nell'altro. O come anima sperduta o come spectre. "
Elise ebbe solo la visione della falce di Hades contro di lei in un improvviso e fortissimo attacco che le procurò un urlo spaventato.

L'urlo però non era il suo. Elise parve ridestarsi da quella illusione, o visione che era, all'improvviso e con violenza inaudita: era a terra, sempre incatenata, ricoperta di rose rosse. Tossì con estrema violenza, soffocando sentendo quell'odore così intenso e letale nell'aria della stanza.
"Ma tu sei morta!"
Adesso riconobbe la voce, era il gold saint che la stava fissando incredulo. Era ferito, lo poteva vedere, perchè qualcosa lo aveva fatto sbattere contro la parete con la schiena; non seppe di essere stata lei, Si rialzò. Fu inaspettatamente facile.
"... il tuo corpo..."
Elise si guardò dopo avere sentito quelle poche parole: il suo cosmo brillava attorno a lei, più forte di quanto mai l'avesse percepito fino a quel momento, e sembrava completamente libero. Si concentrò e le catene che la tenevano prigioniera si sgretolarono. Non sapeva se era lei, se Hades l'avesse in qualche modo aiutata, o se era la forza della stella malefica, ma era libera. Nonostante fosse debilitata percepì il corpo trasformarsi e perdere le fattezze umane: si accorse di questo solo dopo, trovando curioso che fosse praticamente accucciata a quattro zampe e, tentando di rimettersi in piedi, vide le forme della bestia.
Aphrodite la osservava senza riuscire a credere ai propri occhi: era un drago enorme quello che era praticamente uscito dalla sua prigioniera, anche se era un po' strano, si disse. Aveva la coda diversa, sembrava quella di un serpente... e poi quelle stupide corna lo rendevano più grottesco, secondo lui. Tuttavia il resto del corpo era quello di un drago e c'era poco da scherzare. Si chiedeva solo cosa fosse successo.
Fu nel momento in cui la ragazza-drago aprì le ali per librarsi in volo che la torre e l'intera struttura si accartocciò su se stessa, trascinando anche lui con sè tra le macerie anche se riuscì a teletrasportarsi all'ultimo momento per evitare danni seri. Quando riaprì gli occhi era all'esterno, scampato a quel crollo violento e vide la sagoma draconica nei cieli, che si allontanava sempre di più anche se non era così veloce.
Esitò alcuni istanti: poteva lasciare perdere, ma lui non avrebbe lasciato uno spectre illeso e vivo se poteva fermarlo. Le avrebbe fatto rimpiangere quella follia, si disse gettandosi al suo inseguimento il più velocemente possibile.




Note:

buonasera a tutti :D
sono un po' in ritardo con questo capitolo, ma non sono mai stata contenta di com'era uscito. Ora si o almeno molto più di prima.
Non c'è un vero e proprio avanzamento di trama, questa è la parte del rapimento di Elise secondo il suo pov.
Quello non è Hades, ovviamente, o come ha spiegato, è lui per come si presenta nelle idee di Elise stessa. Credo sarebbe stato inutile inserire un intervento del Dio stesso, meglio in questo modo da subconscio diciamo. Si può vedere anche come parte del risveglio stesso della stella. Insomma, mi è piaciuto porlo così e spero sia gradito u.u
Elise mostra un po' di psicologia e soprattutto, il pezzo che volevo inserire da sempre ovvero il suo stesso rapimento da parte di Minos ma visto dalla sua parte, ovvero ciò che è successo davvero ma che lei aveva rimosso. Con l'aiuto di qualche spiegazione ovviamente u.u che lei quindi non era in quella piazza all'inizio ma che la sua stella malefica ha riconosciuto la presenza del suo superiore diretto e l'abbia quindi condotta proprio da lui. In realtà Elise lo ha sempre saputo questo ma per moltissimo tempo lo ha dimenticato, rielaborato per renderlo più sopportabile per la sua psiche senza saperlo u.u credo sia venuto bene.
Probabilmente ci sarà anche qualche altro episodio rivisitato in questa chiave, soprattutto ora che è in versione bestiale.
Non ho ancora dato questa risposta, del perchè non ha la surplice ma è diventata letteralmente la belva del suo totem. Diamo il benvenuto quindi a Fei Lian in tutto il suo draconico splendore u.u
povero Dite lol lo sto trattando malissimo, ora comunque lui ha uno spectre appena nato da inseguire e lei beh chissà dove sta andando u.u
per l prossimo capitolo credo non sarà così lunga l'attesa, ci sto già lavorando e non mi dispiace.

Niente Minos in questo capitolo, del resto quello scorso era tutto su di lui u.u ma tornerà molto presto. Vi ringrazierò se vorrete lasciare dei commenti :D a presto!

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Capitolo 12
*** 12 ***


der puppenspieler 12
Der Puppenspieler





"Odio questo posto! Fa freddo!"
Uno dei soldati osservò la saint, incredulo, ma lei non gli prestò particolare attenzione dopo averlo sentito parlare. "Muovetevi, può essere ovunque! Il nobile Aphrodite non sarà contento se torniamo a mani vuote!"
Rosaria trovava di suo particolare gusto poter dare ordini, di solito ne riceveva e non solo quelli, anche le punizioni quando c'erano dei fallimenti. Avere il comando di quella piccola pattuglia di ricerca era un onore, ma anche una delle sue ultime possibilità: il fallimento con Minos di svariati anni prima le aveva tirato contro l'ira del suo affascinante e collerico maestro, indispettito all'idea che si fosse lasciata sfuggire un'occasione così ghiotta come quella di eliminare un futuro giudice dell'Ade. Controllò che la maschera fosse al suo posto.
"Cosa dobbiamo fare se la troviamo? Solo catturarla?"
"Io avrei in mente ben altro, sembra che sia un bel bocconcino."
E il gruppetto di soldati rise in modo perverso, ringalluzziti all'idea di mettere le mani su una ragazza giovane e appetitosa, come disse uno di loro.
"Ma tanto se l'è sbattuta il Grifone, è solo un avanzo..."
"A me gli avanzi non fanno certo schifo, e poi magari ha imparato cose interessanti che può farci vedere. Quanto impiegherà secondo te una come lei a bagnarsi con questo... EHI!"
Rosaria li colpì tutti e quattro nello stesso momento. particolarmente infastidita da quel genere di chiacchiere avendo ben compreso tutti i sottintesi di quei quattro... animali, anche se così era offensivo per gli animali.
"State zitti, porci. Siamo a caccia di un nemico del Santuario, fosse anche la donna più bella del mondo vi dovreste vergognare di questi pensieri!"
Rosaria non conosceva quella ragazza, l'aveva solo vista una volta a distanza ravvicinata, attirata dal suo cosmo chiaramente avernale. Poi nei giorni precedenti l'aveva spiata da lontano per studiare la sua routine e i suoi comportamenti, scoprendo inaspettatamente che in qualche modo aveva un rapporto molto stretto con Minos. Questo l'aveva sorpresa in realtà perchè almeno le dicerie volevano i tre giudici dell'esercito di Hades profondamente malvagi e dediti a... beh andavano con parecchie donne, era risaputo anche se a lei non interessava. Più che altro il ricordo che aveva lei di Minos era di un ragazzetto parecchio vulnerabile e ingenuo e anche molto solare se poteva dire così, nulla a che vedere con quelle dicerie e, soprattutto, con quello che aveva visto. Su quell'altura ad Atene aveva visto il suo essere così algido... e rabbioso. Eh si, quando l'aveva riconosciuta, Rosaria aveva visto la rabbia in quegli occhi... tutto sommato a essere sincera, non lo poteva nemmeno biasimare. Pur non avendo mai scoperto - agli inizi - che stella malefica dormisse in lui, la saint si era sentita dispiaciuta in parte all'idea di servirsi di lui per arrivare a eliminarlo.
Quando invece lo aveva spiato in quei giorni, aveva visto un uomo freddo, autoritario... ma Rosaria conosceva abbastanza le persone da sapere che certamente Minos era tutto quello, ma che ci doveva tenere molto a quella Elisabeth. Ne era stata abbastanza certa soprattutto quando aveva notato che sì, la ragaza aveva dormito nella stanza di Minos, persino sdraiata accanto a lui, ma che non era effettivamente successo nulla. Anzi, lui era sembrato particolarmente attento a non disturbarla e l'aveva tenuta stretta a sè in modo possessivo. Il suo maestro non le aveva creduto, ma Rosaria era sicura di quello che aveva visto.
Anche quando erano all'esterno lui era molto attento a non farle prendere freddo; Rosaria aveva osservato naturalmente anche lei, più esuberante di lui di sicuro, ma anche particolarmente ... tenera quando camminavano assieme. Le avevano dato l'impressione di essere forse un po' titubanti, ma anche molto innamorati se avesse potuto dirlo con parole sue.
Il gelo la riportò alla realtà e si rivolse a quel gruppetto che le era stato affidato.
"In ogni caso l'ordine è di uccidere, ve l'ho descritta quindi la riconoscerete, anche se al momento forse è in forma animale e non sappiamo se sia reversibile come processo. Chiamate al primo segnale di avvistamento".
Terminò di dare gli ordini per poi lasciare che si separassero. Erano già abbastanza lontani dalle macerie della torre, ma si trovavano sempre all'interno della contea di Norrbotten e le luci del sole facevano timidamente capolino dietro le nubi. Non sarebbero durate molto, comunque, se si doveva dare ascolto a chi viveva lì. Per quanto quella contea fosse vasta, era anche la meno popolata di tutta la Svezia e quindi difficilmente quella ragazzina avrebbe trovato rifugio presso qualcuno, non in quel luogo pieno soprattutto di alberi. Trovarla era però fondamentale anche se non capiva in che modo il suo maestro fosse riuscito a farsela sfuggire.
Si mosse con eleganza cercando di percepire quel cosmo latente, quando si rese conto di essere sola. Si doveva essere allontanata troppo, si disse guardandosi attorno, ma dopo qualche attimo capì che cosa l'aveva davvero distratta.
"Farfalle...?" Era raro vederle così da vicino, si disse osservandole con curiosità dimenticando quello che stava facendo; erano una decina, si muovevano intorno a lei in modo curioso e sorrise. Erano belle. Almeno finchè non si sentì imprigionata da loro; in un primo momento pensò di delirare, se non che erano effettivamente loro a trasportarla e a impedirle di muoversi!


***


Uno strano fenomeno atmosferico sta devastando le terre del nord Europa, nella zona della Lapponia da cui ha avuto origine; questo strano cataclisma che sta infuriando dalle prime ore dell'alba si sposta con estrema rapidità e dopo un'iniziale incertezza, gli esperti sembrano concordare che la sua direzione futura sia la Norvegia. Si pregano i cittadini di tenersi al riparo, non si sa cosa abbia scatenato questo uragano anomalo, ma sembra pronto a devastare qualunque cosa sul suo cammino. Esperti del settore si stanno mobilitando in tutto il paese per monitorare il suo cammino e cercare di contenere i danni, al momento...

Fu lui a spegnere quel televisore, dopo che con Aiacos avevano deciso di vedere se i mezzi di comunicazione locali avrebbero potuto essere d'aiuto a rintracciarla. Inaspettatamente, Minos aveva trovato parecchi servizi sui vari canali televisivi che parlavano di uno strano fenomeno avuto origine nella Lapponia svedese. Là dove era nata la rosa dorata, secondo le parole del criptico Bruno. Non che il cavaliere d'oro fosse proprio originario della contea di  Norrbotten, ma il Paese rimaneva la Svezia dopotutto.
"E' indubbiamente lei... hai visto il cosmo?" Minos aveva ancora lo sguardo sul televisore spento nel dire quelle parole: gli umani comuni, compresi i loro cosiddetti esperti di fenomeni paranormali, non avrebbero potuto capirlo, ma quella sorta di uragano informe era avvolto da un cosmo purpureo. E lui adesso non aveva alcun dubbio, doveva trattarsi proprio di Elise, in fuga...
"La stella malefica quindi è libera? Ma perchè non vediamo lei, allora? Sembra quasi... che non abbia una forma..." Aiacos espresse quelli che erano in parte i suoi dubbi, ma allo stesso tempo non era nemmeno un dettaglio che lo interessasse particolarmente. Se quella era lei, allora doveva cercare di intercettarla; posò una mano su una sedia, inconsapevolmente proprio su una delle maglie della ragazza, pensieroso.
"Non ci ho capito molto, ma sembra che Bruno abbia parlato della liberazione della stella... e della bestia mitologica, Fei Lian. Non siamo riusciti a vederlo, ma potrebbe anche essere successo quello.... bizzarro... e inusuale... ma da lei mi aspetto di tutto."
Non c'era cattiveria in quelle parole, dopotutto, e rimase sorpreso, voltandosi. Aiacos aveva sghignazzato. Lì in quella stanza era anche impossibile da ignorare.
"Oh ma che carino, ti stai preoccupando per lei. A quanto sembra ha vinto la scommessa con me, devo ammettere che non credevo avresti ceduto così..." E Minos vide chiaramente il divertimento nelle iridi scure dell'amico e compagno di battaglia e fece un gesto con una mano, come se volesse scacciare una mosca fastidiosa. "Non dire sciocchezze e..."
Questa volta Aiacos scoppiò a ridere, più forte. "Ah no? E che cosa ci fanno dei suoi vestiti... nelle tue stanze? Non prendermi in giro, non indossi certo nulla del genere" e glielo disse sollevando una felpa scura con qualche ricamo molto grazioso. Minos la riconobbe subito, Elise l'aveva addosso il giorno precedente, tra l'altro una delle poche che usava abitualmente se non si allenava... e adesso sapeva benissimo che cosa l'amico pensasse, si disse abbastanza infastidito. L'aveva lasciata sul cuscino, era logico che Aiacos credesse che gli stava nascondendo qualcosa, lui stesso lo avrebbe ipotizzato. Digrignò i denti cercando di non perdere la calma. "Sono abbastanza certo di sapere che stai immaginando gli scenari più lussuriosi, ma ti garantisco che non è proprio come pensi. Le ho solo permesso di riposarsi qui dopo... gli allenamenti perchè era distrutta. Nulla di più."
Non poteva dare torto all'amico se aveva sghignazzato in modo derisorio, lui stesso non avrebbe creduto a una spiegazione del genere. Eppure... era vero. Lo osservò cercando di rimanere impassibile, anche se era più preoccupato per il tempo che stavano perdendo in quel momento. "Allora sei ancora più scemo... da quando ti fai certi scrupoli? Oh cioè lo so che sei - come dici?- selettivo... ma anche tutto questo  riguardo mi pare eccessivo...a meno che..."
Questa volta Minos lo affrontò percependo la rabbia affiorare dai suoi lineamenti. "L''argomento non ti riguarda, chiaro? Se ti dico che non è successo nulla fatti andare bene questa risposta, e non sarebbero affari tuoi neppure se fossero vere le tue insinuazioni. Elise è mia allieva e sono io a decidere cosa può o non fare con me, chiaro?"
Minos si pentì subito di avere parlato in quel modo, soprattutto perchè in realtà non lo pensava. Quella era una facciata anche perchè non avrebbe mai imposto a Elise qualcosa che non voleva, nonostante molte voci su di lui dicessero il contrario. Soprattutto, sapeva che Aiacos aveva solo la colpa di essere stato in grado di mettere a nudo i suoi pensieri e renderlo rabbioso. "Scusa, non volevo aggredirti a parole, sei semplicemente troppo curioso" disse di nuovo, con il suo solito tono freddo che avrebbe dovuto convincerlo che tutto era sotto controllo. Aiacos fece per parlare, non sembrava arrabbiato dall'espressione, quando vennero distratti dalla voce di Myu che era al di fuori dell'edificio.
"Hanno trovato un indizio e... oh, non è lei..."
Minos osservò Myu che all'improvviso si era messo a parlare; distolse la sua attenzione da quel televisore spento e dall'amico per raggiungere lo spectre al di fuori, dove era rimasto dopo avere spedito le sue fairy in cerca di indizi. "Le mie piccoline hanno fatto un lungo viaggio, signore, ma hanno trovato qualcosa che è stato a contatto con la vostra apprendista".
La voce di Myu non era servile, ma a Minos non importava nulla perchè ora aveva capito una delle criptiche frasi dette da Bruno poco prima. Lo spectre aveva parlato di un regalo in arrivo per lui e sul momento, Minos non aveva compreso quello strano messaggio. Squadrò con freddezza e un briciolo di disgusto quell'arrivo.
"Ah... Rosaria... ma che bel regalo mi hanno portato queste farfalle..." Lo disse col più profondo disprezzo quando vide la saint legata dalla morsa di quelle fairy, incapace di liberarsene. Non avrebbe dovuto essere sorpreso, dopotutto, quella stupida era sempre appresso al cavaliere dei Pesci, era ovvio che fosse coinvolta.  In quel momento sentì alcuni passi in avvicinamento e seppe che anche Aiacos era lì a osservare.
"Non aveva i capelli biondi? O così mi sembra di ricordare..."
Minos vide che Aiacos girava attorno a Rosaria come un falco su una preda e scrollò le spalle, rimettendo l'elmo in testa. "State sprecando tempo, non vi dirò una sola parola! E i miei capelli non vi riguardano!"
Strano, Minos non ricordava quanto acuta fosse la sua voce, era persino fastidiosa alle sue orecchie. "Per quello che mi interessa puoi anche rasarti completamente la testa e rimarrai marcia ugualmente. Veniamo subito al dunque, ora mi dirai dove tu - o il tuo stupido maestro - hai portato Elise. La mia allieva, in caso tu voglia fare finta di non sapere di cosa parlo."
Con lo stivale le pestò il viso su cui c'era ancora la maschera che, sotto il peso, si infranse procurando alla saint parecchio dolore e del sangue le sporcò il viso. A Minos non erano mai piaciute le persone che si nascondevano dietro a una maschera, tantomeno le saints che si credevano chissà chi. "Non ti ho sentito, parla più forte..."
Un filo strappò a Rosaria uno strillo acuto a tradimento, spezzandole di netto le ossa della spalla destra. "Non urlerò! E tu non saprai nulla!" si sentì infine rispondere, con quello che forse la donna riteneva essere un atto di coraggio e che ai suoi occhi, era invece un patetico tentativo di elevarsi a martire.
"Urlerai. E urlerai molto forte quando inizierò a divertirmi mentre ti spezzerò le ossa... però se vuoi, puoi evitare questo stadio e dirmi tutto quello che sai. Morirai comunque, ma potrei essere più clemente e darti una fine rapida. Non te la meriti, ma chissà... potrei sentirmi più generoso se collabori e dimenticarmi delle nostre incomprensioni passate".
Era tornato il Minos di sempre, freddo e cinico come ogni volta che aveva a che fare con le sue vittime, tuttavia lo spectre sapeva bene che  quella era potenzialmente una perdita di tempo. Lui voleva trovare Elise in fretta e torturare Rosaria, per quanto avrebbe potuto dargli un immenso piacere e un senso di pace, lo avrebbe notevolmente rallentato..
"Uhm è carina, comunque, anche se il sangue la deturpa un po'."
La voce di Aiacos lo distrasse un momento, anche se non allentò i fili con cui teneva prigioniera quella donna. "Aiacos... non è il momento. Allora, ti è tornata la memoria?"
Strattonò di nuovo Rosaria, questa volta mettendo fuori uso il suo braccio con abbastanza lentezza da farle capire che non stava scherzando affatto. "No? Peccato... perchè non ho granchè tempo da perdere con te.... Ora. Ma più tardi... oh ne avrò quanto ne vuoi..."
E le sorrise. L'ultima volta che aveva avuto quel sorriso perverso era stato a Londra, quando si era divertito con i poveri passanti che aveva incontrato sul suo cammino, lo stesso giorno in cui aveva effettivamente incontrato Elise, prima che sapesse che sarebbe diventata una sua allieva.
"Maestro, Pandora-sama vuole vedervi immediatamente. Mi ha mandata a chiamarvi."
Una voce argentina scosse per un momento Minos, che osservò Ayame comparsa improvvisamente, ancora avvolta dal mantello.  Si sentì un altro acuto grido di dolore da parte di Rosaria, un altro osso era stato spezzato.
"Non mi interessa cosa dice Pandora. Vai a chiamare Byaku, dovrebbe essere al Tribunale, e poi portalo qui. Preparati anche tu. Ho intenzione di portarvi con me, avete mezz'ora e non di più."
Aiacos alle sue spalle sghignazzò. Pandora non avrebbe preso per nulla bene quella novità e ci sarebbero state delle conseguenze, ne era certo,ma era compiaciuto che l'amico non avesse intenzione di perdere altro tempo a gingillarsi. Osservò la spectre dileguarsi dopo il lieve inchino, sicuramente per andare a eseguire i suoi ordini.




Note:

buonasera a tutti :D
Ho voluto dare un pochino di spazio a Rosaria, soprattutto in virtù del fatto che c'è una Elise da cacciare e c'era bisogno di mettere a fuoco la località in cui si trovava prigioniera. La contea di Norrbotten nella lapponia svedese, ai confini(quasi)con la Finlandia, e che viene descritta come vasta, ma anche poco popolata dato il clima rigido.
Aiacos che ha già tanato Minos e Elise :P in un certo senso perchè pure lui è sicuro i due abbiano fatto più di quello che hanno fatto, ma gli è servito per capire che ci sono stati cambiamenti u.u non ci vedo poi nulla di strano che venga scambiato come fenomeno naturale(dopotutto fei Lian è chiamato calamità naturale) sotto forma di uragano, poco distinguibile, e sembra sia diretto verso la Norvegia.
Adesso abbiamo anche un Minos decisamente ringalluzzito all'idea di torturare finalmente Rosaria(così noi scopriremo qualcosa in più del passato tra i due u,.u)e anche decisamente sprezzante del pericolo dato che ignora la convocazione di Pandora :P
Minos: se avessi detto quello che pensavo...
ecco, tienilo per te grazie u.u ci vediamo al prossimo capitolo, sempre grazie a chi legge e segue!

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