Der Puppenspieler di Violet Tyrell (/viewuser.php?uid=70834)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 1 *** 1 ***
Der Puppenspieler
Sì, sono viva.
No, non sono un miraggio.
Per chi ne è felice, la Vio è tornata u.u con
calma e senza alcuna fretta, però.
Storia senza pretese ambientata nell'Ade canonico(no Canvas o ND, per
capirci), in primis userò il mio amatissimo Minos del
Grifone, ci sarà un nuovo personaggio(no Mary Sue, non le so
manco creare xddd) e i Giudici. Insomma, gli spectre u.u
Se siete Goldisti, ahimè non li troverete.
Un bacio a tutti colo che leggeranno, recensiranno in qualunque modo
(critiche costruttive ben accette) e mi seguiranno in questa nuova
avventura.
La dedico alle mie care amiche di EFP e FB, e a tutti coloro che
credono nel detto "anche i personaggi cattivi sono interessanti, specie
se bistrattati e poco considerati". L'avvertimento OOC non è
necessario.
Der Puppenspieler
Lui aveva dimenticato da tempo che cosa volesse dire essere vivi; la
permanenza in Ade lo aveva completamente isolato da quella che era la
sua vita di un tempo.
Chi era, Minos, prima
di abbracciare la causa di Hades?
Lui stesso lo aveva
dimenticato, e non si poneva più domande strane su cosa
fosse meglio; da quando era giunto in Ade, Minos aveva trovato la
propria dimensione e non sentiva la mancanza di quella vita terrena che
aveva vissuto per tanti anni.
***
Londra. Una
città assolutamente piena di vita; quello sarebbe stato il
teatrino del Grifone avernale per quel giorno. Raramente il Giudice
saliva in superficie, ma in questo caso c'era un'ordine ben preciso,
ovvero seminare morte e distruzione al fine di dimostrare che Hades non
temeva un confronto con l'eterna rivale Athena.
La sola precisazione
che Pandora gli aveva fatto avere, era quella di non scegliere un luogo
greco; volevano destabilizzare le certezze altrui, pertanto era libero
di recarsi dove più gli garbava... e compiere il proprio
lavoro.
***
Pochi minuti erano
bastati invero per scatenare il panico: nessuno aveva mai visto
un'essere del genere e tutti strillavano. Chi poteva, scappava. Erano
in netta minoranza comunque, dato che il Giudice si stava divertendo a
tirare letteralmente i fili di quello spettacolo: che delizia, il suono
delle ossa che si spezzava, contornato dalle grida di dolore delle
vittime che nulla potevano contro il devastante potere del suo amato
Cosmic Marionation.
La piazza principale
di Londra era ormai un campo di battaglia: i cadaveri erano disseminati
qua e la come se fossero stati appoggiati casualmente. In quell'istante
una ragazzina strillava a pieni polmoni, ma poco dopo anche il suo
lamento venne meno: evidentemente Minos aveva fatto spezzare tutte le
sue ossa, riuscendo facilmente a tacitarla.
Un sorriso si
delineò sul suo volto: ecco il suo potere, chi o che cosa
avrebbero potuto contrastarlo? L'odore di morte era ciò di
cui si nutriva e si sentiva davvero a casa propria; un attimo dopo il
sorriso vacillò per alcuni istanti mentre alcune gocce di
sangue caddero a terra. Qualcosa di tagliente lo aveva sfiorato
all'altezza del collo, pur senza colpirlo; Minos alzò lo
sguardo e vide la ragazzina vestita di verde chiaro che lo guardava con
aria di sfida. Non aveva visto che gli avesse lanciato contro quel
pugnale, era stato troppo impegnato a occuparsi degli altri.
"Piccina, la mamma non
ti ha insegnato che lanciare pugnali non è un'azione da
signorina ben educata?"
Il sarcasmo grondava
da ogni sillaba pronunciata, e la ragazza arretrò
automaticamente di due passi; quell'uomo giovane la
spaventava - soprattutto vista la strana armatura che
indossava -, ma non era riuscita a impedirsi di agire. Le sue due
amiche erano state ridotte a cadaveri senza che lei potesse fare
qualcosa, e vederlo addirittura compiaciuto... No, era davvero troppo.
Elise capì
subito di essere nei guai: qualcosa di invisibile e indefinito
ghermì il suo corpo, come se l'uomo in armatura la stesse
usando come burattino. "Da brava, rispondimi: ti fa male, vero?"
La voce di Minos
somigliava a quella di un gatto ronfante, mentre si crogiolava nella
superiorità di potere; era solo una stupida umana che ben
presto si sarebbe trovata a terra, a far compagnia ai cadaveri. Il
rumore delle ossa che si spezzavano parlò un linguaggio
molto più chiaro di quello che la giovane Elise avrebbe
potuto dire; le sue urla erano sempre più forti, eppure non
implorava la morte.
E Minos si divertiva
troppo per smettere: perchè rompere subito un giocattolo
quando lo si poteva utilizzare a proprio piacimento? Doveva anche
essere molto giovane, Minos calcolò che potesse avere a
malapena diciotto anni; il corpo della ragazza venne lasciato cadere a
terra, ma lo spectre sapeva di non averla uccisa. Elise agonizzava,
preda di un dolore infinito, ma il Giudice aveva visto qualcosa di
imprevisto.
***
"Hai cacciato, oggi?" La replica di Aiacos andò perduta;
Minos gli passò davanti, diretto al proprio Tribunale, il
corpo della ragazza buttato sulla spalla come un sacco di patate
qualunque; non diede segno di voler rispondere al collega, e
depositò la giovane Elise con malagrazia su una branda
mentre alcuni skeletons lo osservavano timorosi.
Era pericoloso parlare in presenza di Minos, lo sapevano tutti e di
conseguenza si regolavano.
"Fate in modo che si riprenda, ma senza esagerare. Questo non
è un centro benessere". Lo disse con aria impassibile,
l'autocontrollo di nuovo presente: lo sfogo di poco prima a Londra era
ormai solo un ricordo; attese che i poveretti annuissero per poi
allontanarsi.
C'erano delle anime da giudicare, il lavoro nell'Ade non mancava mai.
Note:
La psicologia di Minos sarà sviluppata andando avanti: da
quello che so io è uno molto freddo, ma che mentre duella
diventa sadico. Spero di avere reso abbastanza bene la cosa.
Siamo circa nel 1984. Ho sfasato un po' le cose in Ade, ovvero ho fatto
sì che ci sia già "vita" diciamo xddd spero possa
essere gradevole la cosa. Mi sembra chiaro che Elise non è
morta u.u e che quindi deve avere delle caratteristiche per poter
entrare - anche costretta - in Ade senza crepare.
A voi u.u
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Capitolo 2 *** 2 ***
Der Puppenspieler
Riciao a tutti.
Davvero mille grazie per il seguito e le recensioni dello scorso
capitolo^^ Mi fa piacere vedere tanti estimatori del grande Minos
*l'interessato si gonfia come un tacchino*, siete davvero adorabili *-*
Avevo dimenticato di spiegare il titolo: teoricamente in tedesco marionettista
sarebbe Der
Marionettenspieler,
ma suona davvero molto male. Inoltre mi sono consultata con alcune
amiche di madrelingua, che mi hanno consigliato questa versione :=)
Puppen si intende bambole, giocattoli... gli si addice u.u
Der
Puppenspieler
Un
brivido corse
lungo la schiena di Elise e la ragazza si svegliò di
soprassalto: come sottofondo c'erano i lamenti dei dannati a cui lei
non era abituata, così come l'ambiente che la circondava era
tutt'altro che rassicurante. Si mise a sedere e constatò di
trovarsi praticamente a terra se non fosse stato per quella specie di
sottile materasso sorretto da una struttura in ferro e della paglia
cosparsa sul... era un pavimento, quello?
Elise aprì gli occhi incredula: come poteva essere ancora in
vita dopo che il corpo le era stato martoriato con tanta atroce
disinvoltura? Represse un brivido nel ripensare agli occhi indemoniati
del proprio carnefice e al piacere
che aveva intravisto sul suo volto; indubbiamente si era divertito
enormemente nell'infliggerle tanto strazio, e a quel modo di fare
così... così indifferente. Solo in quel momento
si rese
conto che il dolore era tutt'altro che sparito e lanciò un
urlo,
stridulo anche se mai terrificante quanto i versi che continuavano ad
aleggiare nell'aria.
"Silenzio! Dove credi di essere, a casa tua? Stai ferma o il Giudice
sarà costretto a curarti di persona, non sei ancora del
tutto
guarita." La ragazza si rese conto di non essere sola in quello strano
posto: una figura ammantata in una strana veste quasi sacrale era in
piedi a pochi metri da lei, e la fissava come se fosse una bambina
disobbediente. Elise lo guardò con aria stupefatta, per poi
scoppiare a ridere.
Non era riuscita a trattenersi. "Scusa amico, ma non ti sembra che
Carnevale sia passato da un pezzo? Ma come sei vestito! A questo
proposito puoi dirmi dove siamo? Pensavo di essere morta, ma..." Un
pensiero folgorò la giovane: forse qualcuno era intervenuto
in
sua difesa, fermando quel pazzo criminale e consegnandolo alla
giustizia. Lo riteneva poco probabile, ma non vedeva altra spiegazione:
impossibile che fosse riuscita a scappare di persona, si era ritrovata
invischiata in quella situazione senza neppure capire come.
Elise non potè fare a meno di trasalire, spaventata, nel
rendersi conto che l'altro aveva appena sbattuto la frusta a terra, sul
volto il chiaro segno che se avesse potuto avrebbe eseguito quel gesto
direttamente su di lei. "Ho detto zitta! Sarà il Giudice a
rispondere alle tue domande, sempre se ti permetterà di
porle...
E quando ti rivolgi a noi, devi tenere la testa bassa, senza mai
staccare gli occhi da terra, e parlare in maniera educata. Chiaro,
ragazzina?"
La ragazza sentì la rabbia assalirla: come si permetteva
quella
specie di pagliaccio di rivolgerle la parola a quel modo? Non sapeva
chi aveva di fronte? In quel momento però l'altro tacque di
colpo e fece per inchinarsi a qualcuno, ma la visuale della ragazza fu
offuscata da un mantello candido che era apparso all'improvviso; Elise
si strinse lo striminzito lenzuolo attorno al corpo improvvisamente
tremante, provando una sensazione mai vissuta prima.
Solo alzando lo sguardo in segno di sfida verso il nuovo venuto -
contravvenendo quindi immediatamente alle regole che le erano state
imposte -, si rese conto di avere di fronte il suo stesso carnefice;
portava la stessa strana armatura
- se la poteva chiamare così
-che gli aveva visto addosso a Londra, ma senza l'elmo. Non si era
soffermata molto a guardarlo in viso in precedenza e se non fosse stato
per quei suoi occhi, quello sguardo cinico e crudele, saebbe
quasi tratta in inganno dal suo viso giovane e avvenente.
"Elisabeth Johanna McCarter, diciassette anni e trecentoventisette
giorni a oggi, inglese e originaria di Wincester, ma residente a Londra
per ragioni di studio. Conosciuta come Elise, ha una sorella maggiore
di nome Candy che è rimasta vedova da tredici mesi; possiede
un
gatto meticcio che ha chiamato Sugar ed è nota per essere
molto
viziata, testarda e vendicatrice. Questi difetti sono controbilanciati
da altri aspetti del carattere che la rendono più
sopportabile.
Beh, sei un personaggio molto interessante, ma se vuoi sopravvivere qui
ti consiglierei di essere saggia".
Elise si sentì quasi vacillare sotto il peso di quelle
parole:
in poco più di un minuto si era sentita raccontare quasi
tutta
la sua vita, il ragazzo aveva letto quelle parole da un libro che
teneva in mano e che aveva un aspetto molto antico e prezioso. Per
quanto le sue parole fossero beffarde alla fine, il suo tono era
rimasto neutro, come se fosse abituato a esaminare le vite degli altri.
Conosceva addirittura il nome del suo micetto, Sugar! La ragazza
sbattè gli occhi: c'era qualcosa che non quadrava.
"E tu chi saresti?" Non misurò le parole, nè
evito di
moderare il tono astioso ed esigente con il quale aveva parlato; Minos
la osservò come se fosse un oggetto di dubbio interesse, per
poi
sorvolare sull'inutile domanda e rivolgersi all'altro presente nella
stanza, che era ancora inchinato. Elise sperò di tutto cuore
che la schiena gli si spezzasse di netto.
"Lune, controlla che si riprenda... Se non vuoi farlo di persona,
assicurati che non sia mai lasciata da sola, magari chiama quella palla
al piede di Zellos. A Pandora-sama non serve per il momento, l'ha detto
lei. La signorina resterà con noi per un po', e quando
sarà guarita portala in Tribunale."
E se ne era andato. Elise ribolliva di stizza e avrebbe voluto lanciare
una padella dietro quell'essere tanto arrogante, ma per sua fortuna non
ne aveva a portata di mano. Anche l'uomo chiamato Lune non sembrava
tanto più contento di lei, ma si limitò a tacere
e ad
allontanarsi senza fornire alcuna spiegazione.
***
Minos posò l'armatura prima di sedersi allo scranno con
aria vagamente infastidita: da Giudice dell'Ade a baby sitter di quella
ragazzina impertinente e piena di boria. Non era affatto contento dello
sviluppo della situazione, ma non aveva scelta. Ormai erano un paio di
giorni che cercava di abituarsi a quell'idea.
Come avrebbe potuto immaginare di imbattersi addirittura in una futura
spectre proprio a Londra? Era convinto che le stelle malefiche si
fossero già tutte riunite in Ade, invece una era sfuggita al
controllo e si era aggirata spensierata in superficie senza mai essere
intercettata; inoltre Elise era molto particolare, non era sicuro che
la collaborazione tra loro sarebbe stata pacifica.
Lo dimostrava il modo con cui l'aveva aggredito: non aveva neppure
visto il coltello finchè non lo aveva colpito parzialmente,
pur
senza ferirlo in modo grave. Poteva comunque capire l'impulso che
l'aveva spinta ad agire, anche se le aveva subito dimostrato chi era
che poteva comandare.
"Credevo che fosse
Rhadamantys a
occuparsi delle reclute, mia Signora" esordì Minos rivolto a
Pandora, inchinato come gli altri suoi due compagni; l'Oracolo era in
quel momento in piedi e stringeva il tridente tra le mani, sembrava
incurante della loro presenza.
"Sarà compito
tuo fare in modo
che la stella si risvegli del tutto, sono ordini di Lord Hades in
persona. Se farai un buon lavoro come con Lune, avrai la Sua
gratitudine."
Ma era un'impresa. Minos dubitava fortemente che la ragazza si
lasciasse sottomettere da lui: non che fosse un problema visto che
possedeva i mezzi per farsi rispettare, ma gli ordini non potevano
essere discussi in alcun modo. Gettò uno sguardo al
Necrominion,
per poi pensare al modo più rapido per far uscire dal guscio
questa spectre.
Lune si era dimostrato molto più malleabile della ragazza
inglese, non aveva mai protestato, mentre Elise era riuscita a far
impazzire gli skeletons al punto che era stato costretto a
intervenire di persona per imporre di nuovo il silenzio. Persino quando
era curata riusciva a dare dei problemi.
"Come avete comandato, Signore, la ragazza è qui". Proprio
in
quel momento Lune comparve assieme a Elise; Minos notò
subito
che era stata guarita alla perfezione, ma non le lanciò
più di un'occhiata diffidente. Con un semplice cenno del
capo
fece capire al Barlog che la sua presenza non era più
necessaria; attese che si congedasse, per tornare a osservare Elise.
Non c'era l'ombra del pentimento sul suo volto: Minos vide chiaramente
la furia impressa nelle iridi smeraldine della ragazza inglese, e
sorrise con aria divertita. Più che per ilarità,
lo aveva
fatto per provocare ulteriormente l'animo della ragazza: solo il giorno
prima Aiacos aveva fatto aperti apprezzamenti sull'aspetto fisico di
Elise. A quanto pareva il Garuda apprezzava particolarmente le forme
della ragazza, e anche i suoi lunghi capelli neri; Minos non l'aveva
considerata poi molto, ma a uno sguardo più attento fu
costretto
a riconoscere che il collega non era neppure stupido.
D'altronde se avesse voluto utilizzare Elise come giocattolo sessuale doveva
prima domandare a lui il permesso visto che era stata posta sotto la
sua totale protezione,
ma non credeva che Aiacos sarebbe giunto a quel punto. Per
quanto pochi fossero d'accordo, era piuttosto serio, a meno che non si
trattasse di torture: in quel caso poteva quasi batterlo.
Quasi.
"Da questo momento sei la mia serva, fin quando non sarà
decretato altrimenti dal nostro Signore. Se hai delle domande falle,
anche se ti consiglierei di evitarlo". Già, lui non era
paziente e detestava perdersi in inutili chiacchiere con gli altri,
chiunque essi fossero. Tuttavia sapeva che Elise non era stata
informata su nulla, e a lui sarebbe spettato l'ingrato compito di
insegnante.
Era veramente caduto in basso.
L'ira di Elise ruppe gli argini nel modo più brusco e meno
indicato in presenza di chi pazienza non ne aveva. "Che cosa?! Non ho
la minima intenzione di lasciartelo fare! Non solo mi aggredisci senza
motivo, ma pretendi anche che... No!
Scordatelo!" Le urla della ragazza
erano sempre più alte, quasi certamente altre persone al di
fuori del Tribunale le avrebbe sentite; Minos fece per parlare, ma
venne anticipato. "Pensavo che volessi uccidermi, ma non l'hai fatto...
Ora voglio sapere perchè! Conti di ottenere dei soldi dalla
mia
famiglia? Dev'essere così, altrimenti per quale altro
motivo...?"
Ciack. Un
osso del braccio
sinistro di Elise si spezzò di netto, interrompendo la
sfuriata
che stava facendo; non si era accorta che Minos aveva concentrato il
proprio cosmo in un dito e che un filo cosmico l'aveva brutalmente
messa a
tacere, anche se lei non poteva vedere quel filamento diabolico.
Tuttavia dall'espressione
impassibile sul volto del Giudice era evidente che il dolore fisico
provato dalla sua nuova serva non lo scalfiva minimamente.
"I soldi non fanno la felicità e non mi interessano, sono
cose banali per cui voi bestie
siete
capaci di uccidere". La voce di Minos era puro ghiaccio: vedeva ogni
giorno sfilare anime nel suo Tribunale, gente che aveva ammazzato i
propri amici o parenti per il denaro, e anche le vittime avevano un
passaggio obbligato per ottenere la loro pena. Era per gente come
quella che esisteva il Tribunale. "Ora ascoltami con
attenzione, se ci tieni a rimanere integra. Non ti ho portata qui per
divertimento, ma perchè sei destinata a rimanerci: hai visto
la
frase incisa all'ingresso? Lasciate
ogni speranza voi che entrate?
Sei negli Inferi, ragazzina, e dietro ordine di Hades, il sovrano
dell'Oltretomba. Non ti sarà concesso di uscire dal nostro
regno senza la mia presenza, ma se ti comporterai bene potresti avere
un ruolo".
Dagli occhi increduli di Elise, Minos capì che la ragazza lo
riteneva un bugiardo; concentrò nuovamente il proprio cosmo
e un
altro strillo acuto riempì la sala. Il braccio sinistro era
fuori uso e il dolore di Elise era pari alla sua rabbia: non aveva
limiti. Sarebbe stato impossibile pretendere da lei collaborazione, ma
i mezzi per ottenerla non gli mancavano. Da parte sua non avrebbe fatto
alcuna distinzione: uomo o donna non importava, avrebbe imparato le
lezioni che lui doveva impartirle. Gli dispiaceva solo che questa
stella malefica fosse così lenta a progredire da sola, come
era
stato per la maggior parte di loro.
Stella del cielo Incerto.
In effetti il nome era calzante, dato il tempo con cui tardava a
manifestarsi completamente nel corpo della ragazza.
"Certo, e come mai non vedo Dante se siamo all'inferno? Scommetto che
sei strafatto di droga, defi..." Elise non concluse la frase, tenendosi
stretto il braccio ormai completamente fuori uso, come temendo una
nuova offensiva: le era bastato incrociare lo sguardo dell'uomo per
ammutolire, senza varcare il sottile confine che portava alla
sfacciataggine almeno per quella volta. Non riusciva a capire una
parola di ciò che lui
diceva, ma non aveva alcuna intenzione di assecondare il suo delirio:
non esisteva luogo dal quale non si potesse fuggire, doveva solo
attendere il momento propizio. Inaspettatamente Minos riprese la
parola. "Conosco il libro di Dante, e devo dirti che ci sono molte
similitudini tra ciò che ha scritto e quello che esiste
quaggiù; forse era uno spectre a sua volta, o più
semplicemente il suo concetto di giustizia somigliava molto a quello di
Sua Maestà Hades. In ogni caso tutto questo non ha
importanza:
dentro di te risiede l'essenza di una stella malefica, ed è
questa la ragione per cui non puoi tornare a essere quella patetica
mortale che ancora sei. Ti sarà insegnato a credere nella
giustizia di Hades e ciò avverrà talmente in
fretta che
quando il processo sarà terminato, avrai dimenticato di
esserti
mescolata agli umani".
Minos non era abituato a parlare così tanto; di solito lo
spectre si limitava a risiedere nel Tribunale per osservare le anime e
mandarle nelle prigioni che Hades aveva destinato loro. Di rado
accadeva che qualcuno osasse disturbarlo: Lune di certo non compariva a
meno che non fosse chiamato, e solamente Pandora-sama o lo stesso Hades
potevano mandarlo a chiamare per questioni più o meno
urgenti.
Di solito era la Sacerdotessa la portavoce, oppure anche Aiacos e
Rhadamantys comparivano, ma sempre per motivi importanti.
Elise lo vide fare un cenno a uno skeleton che era rimasto in un
angolo; questi venne avanti, consegnando al Giudice quella che pareva
una tunica scura senza pretese. "Dalla alla ragazza" disse
semplicemente Minos senza guardarlo, preferendo intimorire Elise col
suo sguardo freddo e calcolatore. Lei si trattenne a stento: ribolliva
di umiliazione, ma il dolore che provava al braccio le stava
consigliando di non provocare ulteriormente quell'uomo diabolico. Lo
skeleton le consegnò quindì ciò che
aveva in mano.
"Ne avrai bisogno per il tuo addestramento, sospetto che tu non sappia
nemmeno combattere a livello fisico pertanto sarò io a
insegnarti". Inaspettatamente Minos si alzò dallo scranno e
le
si avvicinò con aria tanto impassibile che Elise
inaspettatamente arretrò; non riuscì a impedirgli
di
prenderle il braccio sinistro e a stringerlo. Avrebbe voluto urlare, ma
venne distratta dalla patina violacea che ricopriva la mano dello
spectre; alzò lo sguardo, incredula, e le parve che gli
occhi
grigi dell'uomo fossero meno severi.
Più umani.
Sentì una scarica elettrica attraversarla, ma
capì che
non aveva nulla a che fare con qualcosa che lui aveva fatto. No, era
dovuto alla vicinanza tra loro, e a quell'inaspettato gesto di
bontà; Elise abbassò immediatamente lo sguardo a
fissare
un punto qualunque oltre la figura di Minos. Non voleva avvicinarsi
troppo, anche perchè per un momento aveva provato
l'inesplicabile tentazione di... di fare che cosa? Prenderlo a
schiaffi. Sì, certamente era ciò che si meritava.
Non si accorse che il braccio ora era guarito completamente. "Domattina
iniziamo, fatti trovare pronta e, possibilmente, più
collaborativa di quanto tu non sia stata fino ad adesso".
Ed Elise venne costretta dallo skeleton a uscire dal Tribunale; girando
la testa solo una volta vide che Minos aveva ripreso il proprio posto
allo scranno ed era del tutto incurante della sua presenza.
Gliel'avrebbe fatta pagare molto cara, nessuno poteva permettersi di
provocarla, ferirla e utilizzarla come voleva senza riportare ingenti
danni.
***
Elisabeth
Johanna
McCarter, detta Elise, era veramente una spina nel fianco secondo
l'opinione di molte persone che avevano avuto a che fare con lei.
Già da bambina era in grado di comandare a bacchetta i
genitori,
il padre in particolar modo; l'uomo adorava la sua bambina e non
avrebbe mai lasciato i suoi desideri inappagati.
Elise era nata in una famiglia benestante e anche in parte
aristocratica: il nonno materno era cugino di un conte, pertanto la
bambina si vantava di avere - giustamente - sangue reale nelle vene. Il
suo aspetto era molto piacevole, e spesso la aiutava a ottenere
ciò che desiderava: le bastava sbattere le palpebre alcune
volte
per vincere anche la più dura delle battaglie. I servi di
casa
McCarter assecondavano ogni suo capriccio, anche il più
astruso
- dietro ordine dei genitori, naturalmente - e già da
bambina
Elise era in grado di assumere un tono di comando parlando con loro.
Per quanto viziata, Elise cominciò ben presto a dimostrare
la
propria indipendenza: a un certo punto della vita - circa a otto anni -
si era resa conto che sua sorella Candy, per quanto molto
più
docile e adulta di lei, era la preferita. C'erano sei anni di
differenza tra loro, eppure non avrebbero potuto essere più
diverse: Candy trascorreva volentieri il suo tempo ad assecondare a sua
volta i capricci della sorellina, pettinandola e vestendola ogni volta
che Elise manifestava quel desiderio, tuttavia era lei la
più
docile e quindi benvoluta.
Elise se ne era accorta molto presto: anche se i genitori idolatravano
lei, era la maggiore Candy a ricevere l'approvazione per i suoi modi
garbati e piacevoli; persino i domestici si dimostravano molto
più solleciti quando era la figlia maggiore a comandarli,
tanto
che le rivolgevano sorrisi e inchini a non finire. Elise era gelosa e
invidiosa, tanto che a un certo punto cominciò a mettere a
punto
la propria strategia: andando contro le regole, cominciò a
vestirsi da sola e a occuparsi delle proprie cose senza che ci
pensassero i domestici o i genitori. Il cambiamento non fu repentino,
ma nel giro di alcuni anni la bambina cominciò a mostrarsi
meno
pretenziosa, con somma meraviglia di tutti.
Ciò non aveva ugualmente modificato i lati del suo
carattere;
Elise era sempre viziata, prepotente, ma si era moderata rispetto agli
inizi e a volte riusciva anche a rendersi sopportabile. Invidiava
ancora la sorella Candy, ma senza lasciarglielo capire, e raccogliendo
le confidenze come se fosse davvero ansiosa di aiutarla.
A Elise mancava in verità un vero obiettivo: nonostante
crescendo si fosse dimotrata una studentessa di ottimo livello, non
aveva ancora trovato il proprio ruolo nel mondo. Le piaceva ballare,
cantare, disegnare, ma non faceva nulla con vera passione: il suo scopo
era forse nuocere agli altri, utilizzare il proprio indiscusso fascino
per piegare tutti ai suoi desideri e sentirsi appagata. Non c'era altro
che le piacesse in egual misura!
La tragedia accadde poco dopo il compimento dei sedici anni: sua
sorella Candy si era sposata già da un paio d'anni con un
giovane nobile, ma non era ancora riuscita a mettere al mondo un erede.
Elise aveva già notato come Arthur - il nome del ragazzo -
fosse
semplicemente bello e non esitò a porsi lui come
obiettivo; non le importava che fosse sposato anzi, portarlo via a
Candy le avrebbe fatto piacere. Era sempre invidiosa della sorella e,
nel compiere quella sottile vendetta, avrebbe dimostrato che non
c'erano poi tante differenze tra loro.
Inaspettatamente il giovane respinse le avances della ragazzina;
dapprima con cortese fermezza, per poi divenire a poco a poco sempre
più infastidito. Per due settimane intere, Elise non
pensò ad altro: voleva quell'uomo e lo avrebbe avuto, il
prezzo
non le importava. Non si sentiva neppure troppo giovane per una
conoscenza approfondita
con un ragazzo, al contrario delle sue amiche che parevano terrorizzate
solo al pensiero.
Quel venerdì nessuno fu testimone di ciò che
accadde:
Arthur aggredì Elise con un coltello e la
pugnalò, stanco
delle continue pressioni, ma l'arma gli si rigirò in mano e
lo
colpì senza pietà. Il sangue schizzò
ovunque e
sulla scena rimasero solo il cadavere martoriato del ragazzo e il corpo
di Elise, priva di conoscenza: la polizia giunse e asserì
che
Arthur era morto per omicidio, tuttavia dato che i vestiti della
ragazza erano ridotti in brandelli, si ipotizzò che avesse
reagito a un tentativo di stupro fin troppo evidente.
Elise non ricordava alcun dettaglio, anche se era sicura che non ci
fosse stata alcuna violenza. Sapeva di essere stata lei a colpire a
morte l'uomo e si spaventò: per la prima volta la ragazza si
sentì estremamente vulnerabile, senza riuscire a spiegarsi
ciò che era accaduto: come poteva aver aggredito a quel modo
una
persona, quando in realtà lei avrebbe voluto ben altro?
Nonostante lei lo ignorasse, Minos conosceva quella storia e tutti i
dettagli che la sua mente aveva rimosso; il Giudice era al corrente del
fatto che quel giorno la stella malefica si fosse improvvisamente
ridestata, influendo profondamente sulla psiche di Elise, che era
diventata più taciturna e meno incline a pavoneggiarsi con
gli
altri. Da quel momento la ragazza era sicuramente cambiata, pur
gettandosi in fretta alle spalle quella storia tragica.
Elise detestava essere costretta a fare qualcosa; seduta sulle rive
dell'Acheronte rifletteva, dicendosi che avrebbe reso la vita
impossibile a Minos. Sorrise a quel pensiero: era una cosa che aveva
già fatto a scuola, sia da bambina che in tempi
più
recenti, e sapeva che non ci sarebbe stata alcuna difficoltà
in
questo. Tuttavia aveva già deciso che complicarsi la vita
non
sarebbe stato prudente: ancora non riusciva a comprendere tutto
ciò che era accaduto, ma sapeva che quell'essere diabolico
le
poteva fare molto male.
Occhio per occhio, dente per dente. Era il suo motto.
***
Minos
era sempre
riluttante a lasciare gli Inferi. Si sentiva a casa propria ed era
lì che doveva stare, tuttavia quel nuovo compito lo avrebbe
costretto ad allontanarsene almeno per un po' di tempo.
L'idea non era neppure stata sua, bensì era Pandora che gli
aveva ordinato di farlo: si sarebbe recato nel mondo dei vivi assieme
alla sua nuova serva, così da permettere alla stella
malefica di
agire celermente. Inoltre l'Ade non era certo un campo di allenamento,
e dal momento che Elise non era in grado neppure di tirare un pugno a
un avversario, necessitava di tranquillità per apprendere i
rudimenti fondamentali della lotta e dell'utilizzo del cosmo.
Magari avessero delegato Rhadamantys! Lui era quello adatto a
combattere, aveva pazienza - non tanta, ma di certo più di
lui
-, invece il compito era toccato a lui. Si era comunque inchinato alla
Sacerdotessa e non aveva perso tempo.
Il varco infernale era sempre un bel modo di viaggiare.
Si ritrovarono così in uno speduto paese tedesco, poco
lontano
da una fitta foresta che celava una cattedrale oscura. Era
lì
che sarebbero rimasti almeno per un po'. La barriera del cosmo di Hades
avrebbe tenuto nemici e comuni umani alla larga da quel posto,
consentendogli di svolgere il compito senza intoppi.
A Minos servirono cinque minuti per capire che il lavoro sarebbe stato
lungo: Elise non conosceva neppure le regole basilari dell'autodifesa,
e lui avrebbe potuto ucciderla così facilmente tanto da non
avere neppure bisogno di utilizzare il cosmo. Sospirò
osservando
il cielo plumbeo. Sarebbe stata una lunga convivenza, ne era
tristemente convinto.
Note:
Stella del cielo Incerto. L'ho trovata in
elenco,
nessun pg gli è associato pertanto la userò u.u
spero che
questo capitolo vi possa piacere^^
Ci tengo a dire di aver unito alcuni elementi del Lost Canvas: il libro
in cui Minos legge la storia di Elise è preso dal tempio del
Cielo di Venere, dove ci sono le aiutanti di Barlog che scrivono la
storia dell'umanità. Ho pensato che potesse trovarsi in mano
al
nostro amato Giudice u.u
Inoltre secondo me Barlog è solo un sostituto,
perciò lo
sfratto sempre dalla prima prigione LOOOOOL bene spero di poter leggere
i vostri commenti su questo :=) un bacio a tutti!
Vi invito, se vi va, ad aderire a questo mio contest su Saint Seiya:
Perchè
cattivo è bello
|
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Capitolo 3 *** 3 ***
Der Puppenspieler
Riciao a tutti, ecco con il nuovo capitolo :=)
sempre grazie a chi legge e recensisce^^
Der
Puppenspieler
Minos era una persona molto precisa e metodica: come non mancava
l'ordine nel suo Tribunale in Ade, la stessa cosa accadde per quella
cattedrale. Abitata da pochi skeletons e da alcuni spectre minori,
divenne ben presto posta sotto il suo comando: nessuno si
lamentò della presenza dei due ospiti, al contrario erano
sempre
pronti ad assecondarli.
Anzi, ad assecondare lui:
si
era sparsa la voce che il temibile Giudice pretendesse che Elise se la
cavasse da sola il più possibile, pertanto tutti si
adeguarono a
quegli ordini. La ragazza veniva servita se si trattava di cibo e di
tenerle in ordine la spartana stanza che le era stata assegnata, ma
nessuno faceva nulla in più. Se cadeva a terra durante gli
allenamenti doveva alzarsi da sola, lo stesso se si feriva o si
azzardava a provocare Minos troppo spesso.
E la routine che il Giudice le aveva imposto era terribile; la prima
mattina era stata letteralmente tirata giù dal letto dai
suoi
modi che la ragazza definì barbari e da selvaggi. Le urla
della
giovane apprendista erano state terribili, ma era rimasta colpita
dall'evidente indifferenza dipinta sul volto di Minos: quell'essere
disgustoso non si era neppure imbarazzato nel rendersi conto che
indossava una veste semi trasparente che le arrivava a malapena alle
ginocchia. Anzi, quando gliel'aveva fatto notare, si era limitato a
ridacchiare, come se avesse ascoltato un divertente aneddoto; Elise era
diventata tutta rossa in volto, ma l'imbarazzo era cessato dato che
Minos si era limitato a dirle che aveva meno di cinque minuti per
presentarsi all'addestramento. Si era chiuso la porta della stanza
dietro le spalle, ed Elise non aveva potuto fare a meno di chiedersi se
fosse un'abitudine per lui andare a trovare le ragazze a quell'ora.
Ma la lezione le era servita: Minos, che aveva temuto una replica di
quel comportamento, il giorno dopo notò con piacere che
Elise si
era fatta trovare addirittura in anticipo pur di evitare un'altra
sorpresa da parte sua. Il Giudice non era più stato
costretto a
tornare su quell'argomento, comprendendo che la ragazza aveva
già capito da sola come comportarsi riguardo alla
puntualità; tuttavia non era bastato a placare l'animo
irruento
della ragazza che, non appena le si presentava la
possibilità,
cercava di mettere i bastoni tra le ruote a Minos, complicandogli la
vita.
Si trattava di gesti per lo più innocui - come quando gli
aveva
portato via di nascosto l'armatura, nascondendola in un tombino, oppure
come quando aveva cercato di imbrogliarlo con il cibo, facendo finta di
volergli servire una torta gustosa che si era premurata personalmente
di riempire di sale. Non le piaceva cucinare anzi, era la cosa che
detestava di più al mondo, però aveva voluto
ugualmente
fargli quei dispetti; Elise sapeva di non poter effettivamente
competere con la forza del cosmo di Minos, perciò cercava di
fregarlo con la sua diabolica astuzia. A cui inevitabilmente seguiva
una punizione; Minos ci teneva a farle capire chi dei due era il
sottoposto, pertanto non perdeva occasione per fare sfoggio della
propria forza. Pur senza esagerare, non troppo per lo meno.
Di rado un allenamento terminava senza ossa rotte o altri tipi di
ferite, ma i primi risultati cominciavano a esserci; Minos era ancora
deluso perchè la volontà ferrea di Elise stava
ritardando
il lavoro psicologico della stella malefica, ma se non altro aveva
cominciato a capire come sfruttare il proprio cosmo. La ragazza faceva
progressi lenti, ma costanti, anche se non si poteva dire la stessa
cosa riguardo al suo carattere: da parte sua sapeva di non facilitarle
le cose, ma non provava alcun dispiacere nel ricordarle che era lui a
comandare tra loro.
Il luogo d'allenamento era la famosa Foresta Nera, là dove
sorgeva anche la cattedrale: per quanto avesse accettato quella
missione - che era spesso noiosa e particolarmente complicata
a
causa del temperamento di Elise -, sentiva la mancanza dell'Ade e del
silenzio del Tribunale. Era sempre informato su ciò che
accadeva
nel suo mondo, ma non era la stessa cosa.
***
"Allora, come procede?" Minos non diede segno di volersi avvicinare,
standosene seduto su quella roccia a osservare l'esercizio di Elise;
quello che le aveva imposto di fare era l'ennesima punizione per
espiare uno dei suoi tanti peccati. L'allieva si era permessa di
schiaffeggiarlo dopo aver subito l'ennesimo rifiuto di lasciarla
tornare a casa propria, a Londra; Minos aveva più volte
spiegato
a Elise che non poteva rivedere la sua famiglia, ma la ragazza
continuava a ribellarsi. In un impeto di impulsività aveva
alzato le mani su di lui, arrivando addirittura a colpirlo con violenza
sul volto.
In pochi secondi però se ne era pentita; la punizione
consisteva
nell'arrampicarsi a mani nude - e senza l'ausilio del cosmo - sulla
parete della cattedrale, per almeno seicentosessantasei volte.
L'espressione di Elise gli aveva rivelato quanto profondo e radicato
fosse il disgusto che provava nei suoi confronti, ma non aveva pensato
di modificare ciò che le aveva detto; in un certo senso le
poteva anche servire quel genere di allenamento, ed era rimasto
pigramente seduto a osservarla. In particolare si era quindi assicurato
che portasse davvero a termine l'esercizio, consapevole che la ragazza
avrebbe cercato qualunque pretesto pur di non eseguirlo: Minos sapeva
di averle chiesto uno sforzo immane, ma la parte vendicativa del suo
essere non gli consentiva di avere pietà di lei.
"Piantala di provocarmi e fammi riposare! Guarda in che stato sono
ridotta!" Elise perse la calma, ricadendo a terra per l'ennesima volta:
non era mai stata portata per l'esercizio fisico, e trovava
particolarmente gravosa quella punizione. Mostrò le mani
sporche
del proprio sangue, segno che tutti i tentativi di scalare la
cattedrale cominciavano a essere inutili. Soprattutto se
pensava
al numero spropositato che le aveva imposto; Minos osservò
quasi
divertito le mani della ragazza, come se trovasse divertenti le sue
parole."A volte penso che se tu fossi un po' più gentile,
potrei
quasi sforzarmi di esserlo a mia volta".
A Minos in verità della gentilezza di Elise non importava
nulla,
tuttavia gli avrebbe fatto comodo un atteggiamento meno scostante: era
consapevole di renderle difficile la vita, ma lui aveva un compito da
portare a termine e lei lo stava deliberatamente ostacolando. La sua
parte umana era ancora troppo attaccata alla vita mortale, e l'essenza
della stella faticava a esprimersi liberamente: era come se Elise
stesse sfidando una sè stessa che ancora non esisteva.
"Che brutta faccia tosta! Io, gentile?! Ma se quando lo sono non fai
che accusarmi di essere disonesta!" Elise non strillò solo
perchè non aveva più fiato nei polmoni: non
avrebbe
permesso a quel pazzo di capire quanto fosse esausta, aveva ancora un
briciolo di orgoglio per cadere tanto in basso. Una risatina ironica
ruppe il silenzio, ma per una volta decise di non provocare l'ira di
Minos, che pareva più tranquillo del solito. All'improvviso
tutto si fece buio, come se qualcuno avesse spento improvvisamente la
poca luce che c'era; ormai l'inverno era definitivamente arrivato e le
basse temperature di novembre non la aiutavano quando doveva allenarsi
all'esterno. Mosse le braccia e disse qualcosa, ma senza capire che
stava chiedendo un aiuto; il corpo della ragazza non toccò
mai
terra perchè le braccia di Minos la sorressero prima che
accadesse.
Forse era meglio così, che lei non sapesse della sua
intenzione
di farle interrompere l'esercizio, non avrebbe ricordato che era stata
appoggiata sul suo letto proprio da lui; aveva pensato di delegare uno
skeleton, ma alla fine si era deciso a farlo di persona. Dopotutto non
era un impegno gravoso e di certo Elise non lo avrebbe infastidito dato
che il suo peso era nella norma; rimase a osservarla per alcuni minuti,
sorprendendosi nel vedere quell'espressione tanto remissiva e pacata
quando di solito non faceva che comportarsi come un piccolo demonio.
"Veglia tu su di lei, d'accordo? Almeno durante la mia assenza". Il
Giudice si rivolse freddamente al gatto che era improvvisamente balzato
sul letto, a fianco della sua padrona: quella sarebbe stata una
sorpresa per la ragazza, che di certo non si aspettava di vedere il
proprio Sugar lì a farle compagnia. Minos lo aveva
recuperato di
persona proprio quella mattina, quando si era recato a Londra per
controllare la situazione: lo aveva riconosciuto subito, anche
perchè stava miagolando con insistenza nell'esatto punto in
cui
lui aveva portato via Elise tante settimane prima.
Stranamente il gatto non aveva cercato di sfuggire, al contrario si era
fidato della sua mano. Chissà che non potesse essere d'aiuto
ad
ammorbidire un po' la ragazza, gli avrebbe fatto comodo non dover
costantemente discutere con lei. Si chiuse la porta alle spalle,
dirigendosi verso l'ala della cattedrale che si era riservato per
sè: aveva un sacco di lavoro a cui prestare attenzione, e
preferiva approfittare del tempo che sarebbe servito a Elise per
riprendersi.
***
Elise rimase molto sorpresa nel vedere il suo amico a quattro zampe che
l'aveva svegliata leccandole il volto; la ragazza per un momento si era
detta di essere nel bel mezzo di un sogno, ma il felino era
così
reale da farle dimenticare di non essere più una bimba.
Strapazzò di coccole Sugar, ma fu solo in un secondo momento
che
cominciò a chiedersi come mai il gatto fosse arrivato
lì.
Aveva subito pensato che fosse stato Minos a portarglielo, ma lo
spectre si era limitato a ignorare la domanda, dicendole che se avesse
trascorso troppo tempo a oziare l'avrebbe costretta ad allenarsi
durante la notte.
Elise evitò di ricordargli che era solo colpa dei suoi dolci modi se
era stata costretta a letto per parecchie ore, preferendo tacere ed
evitare quindi l'ennesima punizione; quella sera lo spectre le aveva
concesso di rinviare l'allenamento dato che era costretto a rientrare
in Ade per una convocazione urgente. Alla ragazza non importava nulla
di ciò che il maestro faceva, ma era felice che si
allontanasse
anche solo per un po' di tempo: in quel modo Elise sperava di poter
cercare un modo per evadere. Da ben due mesi aveva cercato di fuggire,
ma non era riuscita a mettere in pratica nessuna delle idee che le
erano venute in mente; i suoi piani erano incompleti ed Elise non aveva
nessuna voglia di farsi scoprire da Minos. Il Giudice era sgradevole di
suo, ma se l'avesse sorpresa di certo la sua ira sarebbe stata
incalcolabile.
Il freddo era pungente quella sera, ma ancora non nevicava; Elise era
abituata alla pioggia che solitamente cadeva su Londra, mentre il clima
tedesco era molto differente. La ragazza si allontanò un po'
dalla cattedrale - seguita da Sugar - con l'intento di esplorare meglio
i confini: sapeva che la barriera di Hades era piazzata ad alcuni
chilometri dall'imponente edificio, ma voleva capire fin dove poteva
spingersi senza essere intercettata. Erano trascorsi almeno venti
minuti quando la ragazza percepì una presenza e si
avviò
in direzione di un lago; non aveva la minima idea di cosa avrebbe
potuto trovare, ma non aveva nessuna paura. Per quanto odiasse Minos,
doveva riconoscere che almeno aveva imparato alcune tecniche difensive
interessanti; Elise si nascose dietro ad alcuni alberi per non farsi
vedere, intenta a osservare la figura che si stagliava nell'acqua alla
luce della luna. Chiunque fosse doveva essere completamente fuori di
testa per fare un bagno a quell'ora di notte e col freddo che
sicuramente gli pungeva la pelle.
Elise rimase a osservare per un po', incurante del fatto che lo
sconosciuto non fosse vestito; la ragazza non aveva mai visto
così da vicino un uomo nudo e doveva riconoscere che la
visuale
soddisfava il suo sguardo, anche se i lunghi capelli dell'uomo
impedivano di carpirne l'identità. La ragazza strinse gli
occhi
per un istante, e solo quando l'altro scostò i capelli dal
volto
lo riconobbe: per un momento si sentì vacillare, per poi
rimanere basita. Quello di certo non poteva essere davvero Minos, era
semplicemente assurdo; visto a quel modo sembrava tranquillo, e non
aveva nulla in comune con l'essere diabolico che la torturava
continuamente durante gli allenamenti.
Si sentì arrossire vistosamente. "Allora, ti piace quello
che vedi?"
Elise per poco non urlò; si girò e vide qualcuno
che la
osservava con aria divertita, come se la stesse osservando
già
da un po'. "Se vuoi ti aiuto ad avvicinarti senza farti notare, a Minos
piacciono le avances mentre fa il bagno, sai?" E una risata
seguì queste parole, anche se lo sconosciuto aveva tenuto la
voce bassa per non farsi scoprire; provvidenzialmente aveva provveduto
anche a coprire la bocca della ragazza con la sua mano, intuendo che
per la sorpresa avrebbe potuto mettersi a urlare.
La ragazza cercò di fare delle domande, ma dalle sue labbra
uscirono solamente dei mugugni incomprensibili; Elise notò
che
l'altro sembrava preoccupato di essere scoperto visto che
l'aveva
facilmente trascinata verso l'interno della foresta, a considerevole
distanza da Minos che pareva non essersi accorto di nulla. Solo quando
furono lontani l'altro tolse la propria mano, pulendosela nel mantello
dato che Elise non era rimasta ferma un istante nel tentativo di
parlare e la bava non gli piaceva poi molto.
"Ma dico, sei fuori di testa?! Se ci scopriva non si faceva certo
problemi ad ammazzarci entrambi" strepitò furiosa la
ragazza,
infastidita sia dal fatto di essere stata sorpresa a guardare il
proprio maestro mentre si faceva il bagno - cosa che non aveva mai
avuto intenzione di fare -, sia perchè l'altro sembrava
estremamente divertito. "E poi chi saresti?"
L'altro proruppe in una risata divertita, come se non fosse riuscito a
trattenersi. "Giusto, non mi sono presentato. Aiacos, Giudice di
Garuda, e tu sei sicuramente la piccola peste che Minos ha la sfortuna
di addestrare. Devo dire che quando mi ha raccontato del tuo
caratterino impetuoso ho creduto che scherzasse, invece è
tutto
vero! Forse non avrei dovuto interromperti, avrei potuto assistere al
tuo tentativo di sedurre Minos arrivandogli alle spalle".
Elise sentì che la propria ira toccava punte altissime,
oltre
alle avvisaglie della vergogna che l'avevano fatta arrossire quasi
più di quando effettivamente osservava lo spectre
nell'acqua; se
Aiacos non avesse specificato di essere il Garuda, la ragazza di certo
lo avrebbe insultato, ma anche se arrabbiata sentiva di non poter
correre un rischio del genere. Bastava già essere nelle mire
sadiche di un Giudice, due non era certa che sarebbe riuscita a
sopravvivere. "Non stavo seducendo nessuno, ero lì per caso,
non
potevo sapere che quell'idiota ha l'abitudine di ostentare spettacoli
osceni solo per lavarsi" disse rabbiosamente la ragazza, ma
all'improvviso si trovò a terra, la guancia in fiamme. Il
divertimento di Aiacos pareva solamente un ricordo, in quel momento il
suo volto era estremamente teso e gli occhi mandavano lampi infuocati.
"Se ti sento appellare ancora a quel modo il tuo maestro - che dovresti
venerare e rispettare dato che perde il suo tempo con una
nullità come te -, questo schiaffo ti sembrerà la
cosa
più dolce che tu abbia mai ricevuto in vita tua". Elise non
dubitò neppure per un istante di quelle parole: il colpo
l'aveva
colta alla sprovvista, ma non aveva immaginato che Aiacos arrivasse
addirittura al punto di difendere Minos. Era quasi intollerabile, ma
per il momento decise di sorvolare e lasciarsi per l'ennesima volta
umiliare. "In ogni caso ti ho osservata, eri lì
già da un
po', tanto valeva che ti fossi fatta avanti. Lo dico da mesi a Minos
che certe questioni si risolvono solamente sotto le coperte, ma a volte
mi sembra di parlare con un sordo".
Aiacos aveva ripreso - almeno in parte - i modi maliziosi con cui aveva
stuzzicato Elise, anche se la sua rabbia non era certo diminuita;
avrebbe quasi voluto punire di persona l'apprendista, ma non era stata
affidata a lui, pertanto avrebbe lasciato che fosse Minos a sorbirsi
quei modi di fare irresponsabili. Anche se doveva ammettere che se non
altro non si trattava di una qualunque fallita: nessuno in Ade si
sarebbe mai permesso di rivolgersi a lui o a qualunque altro Giudice in
quel modo, e in un certo senso chi lo faceva poteva essere destinato a
elevarsi appena sopra la media generale. Ma più di tutto gli
piaceva mettere in imbarazzo la ragazza, anche perchè era
sinceramente convinto di aver scorto nelle sue iridi un lampo di vero
interesse mentre osservava l'amico e compagno di battaglie immerso in
acqua. Sghignazzò.
"Non mi interessa quel
prete,
grazie". Elise sbottò rabbiosa: il suo primo istinto era
stato
quello di prendere a ceffoni quel Giudice tanto strafottente - persino
più di Minos, cosa che non aveva creduto possibile fino a
quel
momento -, ma la guancia ancora bruciava per il dolore e l'umiliazione.
Rimase tuttavia sorpresa quando l'altro rise di nuovo, sembrava non
essere in grado di trattenersi.
"La verità è, carissima Elise, che sei solo
invidiosa: la
tua posizione attuale e futura non ti consentirebbe neppure di parlare
con uno di noi Giudici senza permesso... Al massimo potresti servire
come concubina,
ma non avresti
ugualmente alcuna speranza di un rapporto alla pari". Aiacos sapeva di
dire la verità: a parte la totale assenza di donne nelle
schiere
di Hades - escludendo Elise, che era comunque ancora una semplice
apprendista -, c'era una gerarchia da rispettare. Nessuno avrebbe mai
osato suggerire che un Giudice scegliesse di legare il proprio destino
sentimentale con quello di qualche sottoposto, a meno che non fosse una
sua scelta precisa; ma finora non era mai accaduto, neppure nelle altre
ere da quello che la storia dell'Ade raccontava. Come aveva previsto la
ragazza si indispettì a quelle parole, e prese un'aria
infastidita. "Non è assolutamente vero, se volessi lo potrei
avere anche a occhi chiusi. Sarebbe lui a implorare di avere il mio
cuore, non il contrario".
Elise aveva detto esattamente ciò che Aiacos voleva sentire;
la
ragazza, per quanto caparbia, non si era resa conto di essere caduta
nella sottile trappola che lo spectre le aveva teso. Lui infatti aveva
contato di arrivare ad ascoltare proprio quelle parole, così
le
sorrise come se l'idea gli fosse venuta in quel momento. "Veramente?
Allora perchè non me lo dimostri? Fino a questo momento
nessuna
è riuscita a conquistare totalmente Minos, neppure
Rosaria..."
Aiacos lasciò cadere un'allusione che, ne era convinto,
avrebbe
molto interessato Elise; infatti la vide subito più
circospetta,
diffidente, ma non aggiunse altre parole a riguardo della misteriosa
Rosaria. Chi fosse spettava a lei scoprirlo, bastava lanciare l'esca.
"... Se tu ci riuscissi, potrei persino convincere la nostra
Sacerdotessa - Pandora - a riservarti un ruolo più
importante di
quello che avresti quando la guerra contro Athena inizierà.
Direi che entro la fine dell'anno dovrebbe riuscirti, no?" Ormai era
solo questione di tempo e in Ade lo sapevano tutti, ed era anche
consapevole di imbarcarsi in un progetto di difficile realizzazione:
Pandora detestava Elise, era invidiosa perchè un'altra donna
avrebbe distolto l'attenzione delle truppe di Hades da ciò
che
dovevano fare. Aiacos sapeva che la Sacerdotessa aveva
un'inconfessabile gelosia, convinta che Elise avrebbe potuto
trasformarsi in una minaccia troppo grande per il suo status attuale;
forse temeva che l'attenzione del suo divino e mitologico fratello
venisse distolta da lei.
Elise osservò Aiacos, chiedendosi perchè non
fosse mai in
grado di tacere quando doveva: avrebbe voluto rifiutare, ma l'orgoglio
le impediva di lasciarsi mettere i piedi in testa anche da lui. Inoltre
era molto abile se si trattava di spezzare i cuori dei ragazzi, uno in
più non
avrebbe fatto molta differenza; sorrise, come se avesse già
vinto. "D'accordo, ma ti consiglio allora di prepararti
psicologicamente: quando avrò finito con Minos,
probabilmente te
lo manderò a piagnucolare per come è stato
trattato. Non
mi limiterò a soggiogare il suo cuore, ma glielo
sbriciolerò per fargli pagare tutto il male che mi ha fatto
da
quando mi ha strappato la vita quel giorno venendo a Londra".
Aiacos avrebbe voluto ridere: l'audacia e la sicurezza non mancavano a
Elise, ma di certo era sprovvista di senno. Sarebbe stata lei ad avere
il cuore distrutto una volta che Minos avrebbe finito con lei;
probabilmente l'avrebbe lasciata con le ossa rotte a strisciare,
implorando di essere risparmiata oppure uccisa. Elise era tutto sommato
un'illusa, ma lui si sarebbe divertito a osservare cosa la ragazza
avrebbepotuto fare in circa sette settimane.
***
"Ho fatto una scommessa con la tua allieva" disse Aiacos
all'improvviso, dopo aver riferito le notizie a Minos. Pandora voleva
che si sbrigasse a completare l'addestramento di Elise e gli aveva
assegnato la fine di febbraio come termine ultimo; il Giudice avrebbe
voluto controbattere che non poteva prevedere quando la stella si
sarebbe totalmente risvegliata nel corpo della ragazza, ma era anche
convinto che non sarebbe mancato molto a quell'avvenimento.
Così
alzò uno sguardo quasi del tutto disinteressato su Aiacos,
domandandosi di cosa stesse parlando. "Ha tempo fino alla fine
dell'anno per dimostrarmi che è capace di convincerti a
portarla
a letto con te" disse con un ghigno, sorvolando su ciò che
effettivamente la scommessa comportava.
Minos alzò gli occhi al cielo. "Per favore, Aiacos,
perchè devi complicare sempre tutto? Elise è qui
per
addestrarsi, non per imparare a sedurre qualcuno. In ogni caso sappi
che non ci riuscirà, a me preme solo di mandarla a Hades
completamente pronta, e non penso proprio che le interessi quello che
le hai proposto visto che non perde occasione per tentare di uccidermi
in qualunque modo". Minos non sembrava particolarmente dispiaciuto,
solamente infastidito da quel modo di fare che logorava continuamente i
nervi: non era una novità il modo di fare di Aiacos, anche
se
avrebbe preferito che non si fosse intromesso.
Gli lanciò un'occhiata interrogativa quando lo vide
sghignazzare
e per poco non si sentì male quando lui parlò di
nuovo.
"Invece io penso che le interessi, e molto: ieri notte ti stava spiando
mentre facevi il bagno nel lago. Avresti dovuto vedere che espressione
aveva sul volto, inoltre quando gliel'ho chiesto mi ha confessato che
lo fa per abitudine". Aiacos sapeva di mentire in maniera spudorata, ma
la sfida era più bella con le carte mescolate a casaccio;
Minos
pareva diventato molto più sospettoso e anche vagamente
infastidito a giudicare dall'espressione sul suo volto.
"Andiamo, su, non è male la ragazzina: probabilmente
ripassartela aiuterà la stella malefica a liberarsi, non ci
hai
pensato?" Aiacos schivò abilmente il Cosmic Marionation del
compagno, limitandosi a ridacchiare. "Certo, allora in questo caso
è tutta tua se la vuoi: io non so che farmene di una persona
del
genere. Non fa che complicarmi la missione, se fosse più
tranquilla avremmo già finito. Hai altro da riferirmi?
Perchè in caso negativo avrei degli impegni a cui prestare
la
mia attenzione".
Minos era segretamente infuriato ed era pronto a dire a Elise cosa
pensava della sua stupidità che l'aveva portata ad accettare
una
scommessa simile. Pochi minuti dopo, rimasto da solo, andò a
cercarla, ma non la trovò: dopo aver saputo dagli skeletons
che
Elise si era recata da sola nella foresta per allenarsi, decise di
lasciar perdere quelle preoccupazioni. Evidentemente aveva solo voluto
assecondare Aiacos, ma l'argomento non la interessava davvero,
perciò
decise di seguire il suo esempio e dimenticarsene.
***
Erano trascorse alcuni giorni da quando Elise aveva avuto la
conversazione con Aiacos; in un secondo momento aveva capito di aver
commesso una follia accettando quella scommessa, ma l'istinto l'aveva
fatta agire. Non aveva certo paura di perdere, tuttavia non ne vedeva
l'utilità: certo, le poteva far comodo una raccomandazione
verso
i piani alti della gerarchia, ma il suo obiettivo primario era quello
di riuscire a liberarsi dalla prigionia che Minos le aveva imposto.
Elise non immaginava neanche lontanamente quanto il mandante fosse
un'altra persona, un Dio che lei avrebbe dovuto servire e venerare
senza remore; la ragazza non aveva mai pensato a Hades come a qualcuno
di reale, ma solo come un nome senza volto o forma. La stella malefica
faticava a risvegliarsi e lei non aveva nessuna intenzione di
permettere che accadesse: Minos aveva detto che tutto sarebbe stato
più semplice se lei non si fosse mostrata testarda, ma Elise
non
desiderava rinunciare alla propria libertà. Era convinta che
sarebbe divenuta solo un corpo comandato da altri, pertanto si
ribellava sempre con maggiore intensità.
Scivolò alle spalle degli skeletons, usufruendo dei propri
poteri: per quanto trovasse inutili le continue lezioni con
Minos, qualcosa aveva cominciato a trapelare e la ragazza si era
scoperta in grado di muoversi molto più velocemente di
quanto
credesse. Inoltre pareva riuscire a comandare il vento, anche se in
maniera molto meno incisiva di come riuscisse a fare quell'essere
diabolico del suo
insegnante.
Fino a quel momento era al massimo riuscita a muovere solo qualche
foglia con una folata di vento - come Minos le aveva sgradevolmente
fatto notare -, ma era pur sempre un inizio; Elise notò che
gli
skeletons non si erano neppure accorti del fatto che gli era sgusciata
alle spalle, chiudendosi il portone alle spalle facendo attenzione a
non fare umore per non insospettirli. Non era mai stata in
quella
parte della cattedrale - e non c'entrava il categorico divieto di
Minos, che l'aveva espressamente avvertita di non mettere piede li - ed
era curiosa di sapere che cosa il suo maestro
nascondesse; c'era il consueto odore di morte che lo accompagnava
sempre, ma la stanza - che era di notevoli dimensioni - appariva quasi
scialba.
Elise era a caccia di informazioni: non aveva dimenticato il criptico
messaggio di Aiacos e voleva essere certa di iniziare nel modo
più giusto per distruggere le certezze di Minos. Era certa
che
non fosse sufficiente solamente sbattere le palpebre alcune volte per
attirare la sua attenzione, voleva essere sicura di riuscire a partire
con il piede giusto; si mosse silenziosamente per alcuni minuti, senza
trovare nulla di particolarmente interessante a parte mobili antichi
che parevano del tutto estranei allo stile dello spectre. Non c'era
nulla che le potesse rivelare il genere di personalità di
Minos
e cominciava già a indispettirsi, quando il suo sguardo
cadde su
alcuni libri ammucchiati in un angolo; dalla polvere che li ricopriva
era evidente che non venivano toccati da molto tempo, forse da molti
anni. La ragazza si guardò attorno per essere certa di
essere
davvero sola, per poi aprire il primo e rimanere senza parole: era
chiaramente un testo universitario, e dalla data in prima pagina era
palese che era stato usato almeno quattro anni prima.
Sfogliò alcune pagine senza riuscire a capire molto: era
scritto
in tedesco, indizio che le rivelava che probabilmente Minos aveva
studiato in quei luoghi, in Germania. Elise si ritrovò a
pensare
di non avere neppure idea di che nazionalità fosse Minos,
non si
trattava di un'informazione che fino a quel momento l'aveva
interessata; posò il libro che aveva in mano per afferrarne
un
altro, riuscendo a capire dalle immagini che si trattava di Medicina.
"Quel mostro
era un medico?!"
Elise non riusciva proprio a credere a ciò che vedeva: le
sembrava difficile collegare l'immagine del diabolico maestro con
quella di un comune studente universitario avviato a diventare medico.
Era assurdo; probabilmente li aveva solo presi a qualcuno mettendoci
per iscritto il proprio nome.
"Fuori. Che cosa ci fai qui?" La ragazza non si era accorta dell'arrivo
di Minos e senza volere lasciò cadere il libro che teneva in
mano: sentiva lo sguardo indagatore dell'altro e per la prima volta
Elise si sentì fuori posto, inopportuna. Era una sensazione
che
non aveva mai provato prima d'ora. "Io... mi sono persa, e...", ma la
ragazza fu la prima a essere consapevole di aver trovato una scusa
banale, poco credibile.
Minos non disse nulla, limitandosi a osservare Elise che portava
un'espressione colpevole sul volto; era evidente che non si trovava li
per caso, ma a lui non importava più di tanto la risposta.
Sapeva che non era mai stata li prima di quel momento e lui non l'aveva
mandata a chiamare; osservò il libro a terra pur rimanendo
in
silenzio.
"Fuori. Se te lo devo ripetere, non potrai muoverti per almeno una
settimana". All'improvviso Minos alzò la voce, senza
rendersi
conto di suonare addirittura demoniaco: non gli piaceva essere spiato,
nè da lei nè da altre persone e non
cercò di
fermare la fuga della ragazza. Si limitò ad assicurarsi che
la
porta si chiudesse alle sue spalle, per poi percepire il silenzio
tornare a essere padrone di quel luogo; raccolse il libro che era a
terra e lo osservò con uno sguardo perso nel tempo. Poi,
assieme
agli altri, lo distrusse riducendone le pagine a coriandoli e
lasciò la stanza: pulire era un compito che competeva agli
skeletons, lui aveva altro da fare.
Note:
Oddio sono senza speranze XDDDD Va bene,
come vedete si
necessitava che uno dei due cominciasse a interessarsi all'altro: mi
pareva banale che Elise si lasciasse conquistare solo dalla(bella
u.u)visuale del maestrino che si fa il bagno*la Vio nega, ma c'era pure
lei a spiarlo*, ci voleva un incentivo in più.
Aiacos è il Giudice che amo di meno, sarà che nei
gdr
è trattato come un Dio, ma si presta perfettamente(secondo
me
xd) a simpaticone/malizioso/bastardo u.u di certo molto più
degli altri due. Ed Elise, testona com'è, non poteva certo
permettergli di farla franca no?XDDD
Rosaria. Chi è, vi direte? E io vi dico, attendete u.u lo
saprete u.u
C'è uno sprazzo del Minos pre-spectre: l'ho immaginato
abbastanza intelligente da andare all'università, medico
è... quasi un paradosso, direi. Avevo pensato a
Giurisprudenza -
essendo Giudice ci starebbe -, ma era banalissima la cosa. Spero vi
piaccia. Ho immaginato anche un Minos tedesco. Non conosco la sua
origine, ho rielaborato u.u volevo farlo inglese, ma ho cambiato idea.
Finale: Minos non ammazza Elise spiona u.u Beh dato che è
un'allieva, sicuramente avrà pnsato che se per una volta non
la uccide ci guadagna qualcosa no?XDDD
Attendo i vostri commenti!
Vi invito, se vi va, ad aderire a questo mio contest su Saint Seiya:
Perchè
cattivo è bello
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Capitolo 4 *** 4 ***
Der Puppenspieler
Riciao a
tutti, eccoci con il nuovo capitolo :=) sempre grazie a chi legge e
recensisce^^ Vi chiedo scusa per il ritardo ma caldo+pc
capriccioso+impegni hanno avuto la meglio su di me u.u
Der
Puppenspieler
"Ne vuoi anche tu?" Minos alzò lo sguardo e vide qualcosa
che
non si sarebbe mai aspettato: la sua allieva gli stava porgendo una
tazza colma di un liquido marrone scuro, e lui si chiese come mai lo
stesse facendo. Sembrava dimenticato l'incidente avvenuto nelle sue
stanze, ma Minos era certo che anche Elise stesse fingendo che non
fosse mai accaduto. "Non sono tanto stupido da accettare qualcosa da
te, probabilmente lo hai avvelenato" ribattè il Giudice
irritato, lasciando trapelare il suo stato d'animo in quelle parole.
Erano ormai due giorni che gli allenamenti si svolgevano senza
particolari incidenti; la ragazza si era dimostrata testarda, ma non
come al solito ed era riuscita a non fargli perdere la pazienza. Non se
ne era domandato la ragione, accettando quel cambiamento senza
sospetti, ma non poteva fare altrettanto con quell'offerta:
notò
che la ragazza aveva sul volto un'espressione irritata, ma parve non
arrabbiarsi dato che si era limitata a scrollare le spalle. "Come ti
pare, allora me la bevo io dato che fa troppo freddo".
Non era strano che Elise gli si rivolgesse a quel modo e lui non le
aveva mai intimato di fare diversamente; la osservò bere e
ne
dedusse che per farlo sicuramente non aveva manipolato quella bevanda.
In caso contrario non l'avrebbe bevuta, ne era certo.
"Vedo che ti piace...", esordì all'improvviso, senza un vero
scopo. Lo aveva detto quasi sovrappensiero, non era proprio riuscito a
trattenersi: in quel momento gli tornarono alla mente le parole di
Aiacos, che risuonarono nella mente come un campanello d'allarme.
Elise scrollò le spalle, senza dare una risposta precisa,
riprendendo l'allenamento; si era
aspettata che Minos come minimo le rovesciasse addosso quella
cioccolata che aveva preparato con cura. Aveva previsto un rifiuto,
tuttavia sapeva di non poterlo constringere a berla se proprio non la
voleva. Le parve di captare una vena di incertezza nelle iridi
dell'uomo, ma fece finta di non averlo notato: il suo gesto era stato
calcolato, così si sarebbe reso conto che non c'erano
intenzioni
offensive in ciò che gli aveva offerto. Era un passo molto
piccolo, ma necessario se voleva che cominciasse a fidarsi di lei.
Per un po' nessuno dei due parlò; Elise era impegnata in una
serie di esercizi fisici mentre Minos pareva avere lo sguardo fisso su
alcuni testi molto antichi , anche se aveva smesso di leggerli
già da qualche tempo. Erano all'interno della cattedrale, ma
Minos si era già reso conto che la ragazza aveva ragione
sostenendo che c'era freddo. Per lui non era un problema anche se
poteva immaginare che senza un completo sviluppo del cosmo, era tutto
più problematico. "Alzati" disse il Giudice all'improvviso,
sorprendendo Elise che non si era aspettata che lui rompesse il
silenzio; sbuffò un po', ma obbedì all'ordine
senza
neppure perdere troppo tempo.
Minos attese alcuni istanti prima di riprendere la parola. "Ho da fare
nelle prossime ore, perciò se vuoi farti un giro per i
dintorni
lo puoi fare". Ci aveva riflettuto parecchio prima di parlare, anche se
non era del tutto convinto di aver avuto una buona idea: tuttavia
doveva rientrare in Ade per un paio d'ore per controllare che tutto
fosse a posto al Tribunale, e non aveva alcuna voglia di portarla con
sè. Probabilmente se le avesse ordinato di restare chiusa
all'interno della cattedrale, Elise avrebbe fatto in modo di
disobbedire nel più breve tempo possibile; il suo
comportamento
più tranquillo
lo
aveva convinto a tentare la carta della fiducia. Era quasi certo che se
ne sarebbe pentito nel giro di poco, ma valeva se non altro la pena di
provare o non l'avrebbe mai saputo.
"Co...? E non posso aiutarti in qualche modo?" Elise, sorpresa da
quell'inaspettata
evoluzione della situazione, ma si era ripresa in fretta e aveva scelto
di correre un rischio enorme: sorprenderlo.
Lo sguardo di Minos era
difatti incredulo, almeno prima di sogghignare apertamente. "Non ho
proprio intenzione di portarti con me, dovresti essere contenta di non
avere altri pretesti per odiarmi come già fai". Non sembrava
particolarmente amareggiato nel fare quella constatazione, piuttosto
pareva divertito: Elise cercò di reprimere l'impulso di
schiaffeggiarlo o - come aveva tentato di fare all'inizio - dargli un
calcio ben assestato nei punti vulnerabili.
"Certo che ti odio, non mi piace chi mi tratta come una bambina"
borbottò la ragazza mettendo il broncio, guadagnandosi
un'occhiata stupefatta da parte di Minos, che scoppiò a
ridere:
era una risata differente dalle solite, priva di sarcasmo. Era genuina,
sincera. Elise lo fissò finchè l'altro non
spiegò
ciò che l'aveva divertito. "Ma tu sei
una bimba, Elise, e anche molto viziata se posso fartelo notare... In
ogni caso non mi saresti di alcuna utilità,
perciò se
vuoi andare a sfoderare il tuo fascino femminile sui comuni mortali,
hai la mia completa benedizione". Come se le servisse a qualcosa. Minos
non era preoccupato in quel senso: Elise, nonostante i precedenti, non
era pericolosa,ma anche nel caso avesse voluto nuocere agli abitanti
del luogo, lui non aveva nulla da ridire. Anzi, poteva essere solo
vantaggioso per il risveglio della stella malefica, purchè
non
si cacciasse in guai più grossi di quelli che avrebbe potuto
affrontare.
Minos notò l'aria rabbiosa della sua apprendista e
cercò
di distrarla. "In ogni caso se tu dovessi avere dei problemi, stringi
questa pietra concentrando il tuo cosmo: ti servirà a
teletrasportarti qui senza che altri possano seguirti". Posò
sul
palmo della mano di Elise una piccola pietra nera che pareva brillare
di luce propria, e poi si voltò dopo averla congedata con un
semplice cenno della mano.
***
Elise
non si era
aspettata di trovarsi inaspettatamente a disagio in mezzo alla
confusione; Monaco era una città per certi versi tranquilla,
ma
in quelle settimane lei era vissuta in un luogo praticamente deserto, e
a parte la presenza di Minos e di pochissimi altri skeletons, non era
più abituata a vedersi circondata da persone comuni.
Si era aggirata per le vie della città senza una meta
precisa,
ammirando le decorazioni natalizie che rendevano Monaco una vera e
propria cartolina: Elise si rese conto che il tempo trascorso le era
sembrato quasi inesistente, un po' come se in quella oscura cattedrale
qualcosa l'avesse oppressa senza farle realmente del male. Anche se
aveva cominciato a nevicare, lei non si era ancora recata fuori per
preparare un pupazzo, nè aveva telefonato alle amiche per
cominciare a organizzare la settimana bianca: di solito lei, Katlina e
Diana andavano a St.Moritz con le rispettive famiglie, e trascorrevano
lì i giorni che seguivano le celebrazioni del Natale e
quelli
che precedevano il Capodanno. Rientravano in patria solamente dopo
alcuni giorni, ovvero quando tutto terminava: in un certo senso Elise
non riusciva neppure a ricordare precisamente ciò che era
accaduto quel giorno a Londra, quando le due amiche erano
improvvisamente divenute dei cadaveri.
In quell'istante la ragazza si rese conto di essere cambiata: in tutto
quel tempo si era convinta di aver opposto una fiera resistenza a
ciò che Minos le faceva, ma solo in quel momento le parve
chiaro
che era stato tutto inutile. Anche se si era ribellata e aveva tentato
di complicare la vita agli altri, alla fine stava veramente cambiando,
proprio come lo spectre le aveva sempre ripetuto: lo
dimostrava il fatto di non aver neppure provato dolore per la scomparsa
delle due amiche, come se non fosse neppure accaduto. Elise era passata
sopra a quell'avvenimento come se non si fosse trattato d'altro che un
dettaglio; era certa che un tempo si sarebbe messa a strillare dalla
rabbia, magari pure a piangere, e all'improvviso si sentiva un mostro.
Aveva lasciato che l'indifferenza la colpisse, impegnata a imbastire
una strenua lotta fisica e mentale con Minos, senza curarsi realmente
di ciò che le mancava; prese posto su una panchina del
famoso
Englisher Garden, in quel momento coperto di neve e quasi del tutto
deserto. Di sicuro d'estate e d'autunno i colori delle rispettive
stagioni lo rendevano quanto mai caratteristico, mentre tutto quel
candore servì a Elise per ricordare quanto fosse lontana da
casa. A Londra non nevicava praticamente mai, o almeno lei aveva visto
i fiocchi di neve solo un paio di volte quando era ancora piccola;
rimase lì seduta un paio d'ore senza pensare a niente,
finchè la sua attenzione non venne attirata da un vecchio
giornale che era stato lasciato cadere a terra.
Elise lo prese e lo sfogliò, tanto per avere qualcosa con
cui
occupare il proprio tempo; il tedesco proprio non lo capiva
perciò non si sforzò neppure di leggere,
lasciando che
l'inchiostro delle pagine fosse ignorato dal suo sguardo. A un certo
momento qualcosa attirò la sua attenzione, ma fu costretta a
sfogliare all'indietro il giornale per capire che cosa fosse:
lanciò un'occhiata al titolo della pagina per poi posare lo
sguardo sulle figure che erano state messe qua e la, forse con un
ordine preciso.
Che cosa ci faceva Minos su un giornale? Imprecò contro la
propria ignoranza che le impediva di capire il contenuto delle poche
righe che lo riguardavano; osservando comunque con attenzione il resto
della pagina, cominciò a pensare che tutte quelle persone
avessero qualcosa in comune. "Sai, credo di averti già vista
da
qualche parte" disse all'improvviso una voce e Elise alzò lo
sguardo, notando una ragazza più o meno della sua
età che
la osservava con aria pensierosa.
In quel momento la ragazza avrebbe voluto scacciarla via, ma era stata
attirata dall'accento della sconosciuta: le aveva parlato in inglese,
ma era palese che fosse originaria del luogo, perciò le
poteva
essere utile. Ignorò la domanda e le chiese se era in grado
di
tradurle qualcosa di quella pagina. L'altra - che si chiamava Hannelore
- rimase spiazzata, ma decise di accontentarla.
"Certo, anche se non capisco come mai ti interessano gli articoli delle
persone scomparse. Ne conosci forse qualcuno? In tal caso la polizia
è..." Ma Elise non ascoltò più
ciò che
l'altra stava continuando a dire, e capì la ragione per cui
Minos si trovava lì: evidentemente qualcuno lo stava
cercando, e
la ragazza notò con interesse che la data di scomparsa
risaliva
ad almeno quattro anni prima. Lasciò che Hannelore
continuasse a
parlare, cercando di capire come servirsi di un'informazione del
genere; in verità non se ne sarebbe fatta nulla, eppure...
"Ora ricordo! Sei stata rapita anche tu, vero? Avevo sentito dire che
fossi morta! Come ti chiami?" Elise si voltò verso la
ragazza
con i capelli biondi che le stava parlando e cominciò a
mettere
insieme i pezzi del puzzle: evidentemente anche la sua famiglia la
stava cercando, segno che forse non l'avevano creduta morta.
Osservò con interesse un giornale in inglese che l'altra
aveva
in mano e che parlava proprio di ciò che aveva fatto Minos a
Londra. "No, non sono io disse semplicemente Elise
e si allontanò in fretta, consapevole che avrebbe dovuto far
sparire le tracce della sua presenza lì.
***
"Il padrone desidera essere raggiunto nei sotterranei" fu l'esordio di
uno degli skeletons non appena Elise rimise piede alla cattedrale; la
ragazza - che già stava cercando proprio Minos - decise di
non
perdere tempo e si diresse verso la scalinata che portava ai
sotterranei della cupa cattedrale. Già aveva avuto occasione
una
volta di venire a conoscenza di un un luogo nei bassifondi della
costruzione ma non ci era mai entrata.
Nè si sarebbe aspettata un tale squallore: i corridoi erano
deserti, tuttavia era evidente che si trattava di un caso. Lamenti
giungevano in lontananza e tracce di sangue incrostate non erano mai
state tolte dalle pareti lugubri; inavvertitamente Elise
rabbrividì, sentendosi a disagio anche se non certo
minacciata
dall'atmosfera terrificante che regnava. Lo skeleton la precedeva e si
fermò di fronte a quella che pareva una porta: la
spalancò e si spostò per lasciarla passare, ma
Elise
rimase sbalordita quando la porta si chiuse alle sue spalle e si
ritrovò a fissare tanti oggetti strani.
A una seconda occhiata, la ragazza comprese con sorpresa di ritrovarsi
in una stanza adibita agli strumenti di tortura: alcuni erano molto
antichi - come la ghigliottina su cui aveva posato lo sguardo, ma non
mancavano i pezzi più moderni. Il suo sguardo si
posò su
una serie di fiale e ampolle su cui era stato scritto qualcosa, anche
se era troppo lontana per riuscire a decifrarle correttamente.
"A... aiutami!"
Ad attirare la sua attenzione fu una persona che si trovava seduta e
legata a una sedia, proprio al centro della stanza; Elise vide che
l'uomo indossava un'armatura che emanava un argenteo bagliore, molto
differente da quella che indossava Minos, che riluceva di un viola
così cupo da rappresentare la notte. Si chiese come mai
quell'uomo si trovava lì ma la sua curiosità
perse
d'intensità nel riconoscere proprio il Giudice del Grifone
che
la stava osservando; si trovava alle sue spalle ma non sembrava che
fosse arrivato dopo di lei, ed Elise ne dedusse che quasi certamente
Minos era già nella stanza quando lei era entrata.
"L'ho catturato a pochi chilometri da qui, stava cercando di arrivare
alla cattedrale e l'ho accontentato... E ho pensato che forse era il
caso di cominciare a farti fare un po' di pratica". La voce di Minos
ruppe il silenzio molto più dei gemiti che l'uomo non
riusciva a
impedirsi di emettere, anche se l'attenzione della ragazza era tutta
per lo spectre; di rado le faceva fare qualcosa che non fosse il solito
allenamento, e guardandosi attorno comprese quello che sarebbe stato il
suo compito. Per un momento si sentì male ma
cercò di
nasconderlo, facilitata dal fatto che Minos fece finta di non rendersi
conto del disagio che doveva provare. "Desidero che tu lo faccia
parlare: secondo i miei informatori c'è un traditore tra
noi, e
lui ne conosce l'identità... Pertanto, il tuo compito
è
quello di fargli dire la verità: hai totale
libertà di
scelta dei mezzi" concluse Minos, indicando i molteplici strumenti
all'interno della stanza.
Lo spectre sapeva di domandare molto ma era dell'idea che ormai Elise
dovesse cominciare ad agire come guerriera, i semplici allenamenti non
potevano essere utili senza un'adeguata pratica; quel nemico capitava
nel momento migliore, e
sapeva che la ragazza non si sarebbe rifiutata a meno che non
desiderasse patire sulla propria pelle il prezzo della disobbedienza.
Avrebbe anche potuto recarsi nell'ala della cattedrale riservata a lui
- tanto avrebbe comunque saputo quello che accadeva lì - ma
aveva preferito rimanere; Elise lo osservò come se fosse
convinta che lui scherzasse ma qualcosa nella sua espressione le faceva
intendere che ogni parola pronunciata era da prendere seriamente, alla
stregua di un ordine.
Un gemito del cavaliere d'argento attirò di nuovo la sua
attenzione e senza saperne la ragione, gli si avvicinò
squadrandolo con fredda curiosità. "Come ti chiami?" La voce
di
Elise sembrava fatta d'acciao tanto che lei ne rimase sorpresa, pur
senza distogliere lo sguardo dal suo interlocutore: finchè
si
trattava di domande era certa di farcela, inoltre nessuno si era mai
potuto sottrarre quando chiedeva qualcosa. Ci fu parecchia esitazione
da parte dell'altro ma alla fine un flebile Gordon di Ara
risuonò come risposta; Minos ne rimase parzialmente sorpreso
ma
allo stesso tempo era compiaciuto nel vedere la sua allieva tanto
risoluta. Si accontentò di rimanere in silenzio,
limitandosi a osservare lo spettacolo: il Giudice dubitava seriamente
che il prigioniero parlasse spontaneamente della ragione per cui si
trovava in quelle zone. Difatti Elise gli aveva ripetuto la domanda tre
volte ma senza ottenere informazioni utili.
"Se non vuole parlare, puoi sempre convincerlo a farlo..." Minos
lasciò cadere l'allusione, avvertendo la tensione provenire
dal
corpo della ragazza: sentiva che il suo animo era fortemente indeciso,
pertanto aveva voluto portarle un... aiuto,
indicandole quasi casualmente i vari oggetti che si trovavano
all'interno della stanza. Vide l'incertezza solcare le iridi della
ragazza e per un momento - talmente breve da fargli chiedere se fosse
accaduto davvero - fu tentato di prenderla per mano e portarla via da
lì, per proteggerla dagli orrori di un mondo di cui faceva
parte
anche se non ancora in maniera attiva.
Per fortuna nulla di tutto ciò trapelò e lo
spectre se la
prese con sè stesso per essersi sentito per un momento
umano, e
osservò la ragazza passare in rassegna vari strumenti,
indecisa
come il nome della stella che l'aveva presa sotto la sua protezione.
Minos non mosse altro che lo sguardo, chiedendosi in che modo la sua
giovane allieva avrebbe esordito: la osservò prendere un
cucchiaio antico per poi immergerlo in un paiolo colmo d'olio bollente.
Quando lo risollevò, le si era parzialmente arrossata la
mano a
causa dell'elevatissima temperatura che si sprigionava dal recipiente,
ma la ragazza sembrava particolarmente attenta a non farsi cadere
addosso neppure una goccia.
Il tentativo di ribellione di Gordon fu vano. Minos chiuse gli occhi
quando le urla del cavaliere d'argento squarciarono l'aria, ma non si
mosse: evidentemente Elise aveva lasciato cadere qualche goccia di
quell'olio sulla pelle del prigioniero e Minos vide chiaramente un buco
sanguinante sulla coscia destra della vittima. Prodigioso come solo una
goccia potesse causare un dolore così cocente; Minos aveva
l'impressione che le urla fossero state amplificate ma rimase
ugaulmente a guardare.
Comprese di avere avuto ragione nel volerle far fare quell'esperimento:
era sicuro che Elise non fosse veramente in grado di ferire qualcuno
volontariamente, tuttavia il potere della stella malefica le aveva
permesso di agire in modo quasi automatico. La reticenza della sua
vittima non aveva fatto altro che incoraggiarla a proseguire in quel
macabro rito; quando Elise afferrò con decisione delle pinze
roventi, Minos pensò che fosse perfettamente in grado di
cavarsela da sola e decise di lasciare la stanza, ormai stanco di
sentire quelle urla laceranti. "Io devo recarmi altrove, tu continua
pure a esercitarti, ma ricorda che ci serve vivo."
Per Gordon non si trattava di una buona notizia.
***
La notte era finalmente calata sulla cattedrale ma Elise non riusciva
ugualmente a dormire; per quanto si fosse rigirata più volte
nel
letto, non era in grado di prendere sonno. Le pareva di sentire
echeggiare le grida di Gordon nella sua stessa testa ed era una cosa
insopportabile; faticava ancora a credere di aver potuto eseguire
quella tortura senza neppure battere ciglio, come se qualcosa la
spingesse a farlo. Le era bastato incrociare lo sguardo di Minos per
sentire la propria volontà venire neno, ed
eseguire quel
compito con una naturalezza di cui non si sarebbe mai aspettata: certo
la sua mano aveva tremato un po' nel far cadere l'olio bollente sulla
gamba di Gordon, ma non aveva esitato troppo.
Elise si mise a sedere sul letto, rendendosi conto che all'esterno
infuriava una bufera: andò alla finestra e vide una vera e
propria tormenta di neve che si stava abbattendo sul territorio.
Sembrava lontanissimo quello stesso pomeriggio trascorso in mezzo alla
quiete di Monaco, dove la neve pareva intrisa di una strana malinconia;
senza pensarci spalancò la finestra e si decise a calare a
terra, aiutandosi con il cosmo per non farsi troppo male. Le
bastò posare un piede a terra per capire di aver commesso
una
sciocchezza: la neve le aveva praticamente gelato le dita ma il
richiamo della bufera era stato impossibile da ignorare,
così
fece qualche passo in avanti, senza una vera e propria meta.
"Sciocca ragazzina, hai intenzione di farti trasformare in una statua
di ghiaccio? Perchè sei sulla buona strada per riuscirci".
La
ragazza quasi strillò nel rendersi conto di non essere sola
e
riconobbe l'imponente figura di Minos che si stagliava nella neve,
facendo un impressionante contrasto tra il viola della surplice e il
manto candido che ricopriva il luogo. Solo in un secondo momento Elise
realizzò di essere uscita con solo la camicia da notte
addosso:
se ne era accorta subito - del resto il gelo che dilaniava la pelle era
impossibile da ignorare - ma non aveva valutato appieno le conseguenze.
Pertanto rimase sorpresa quando lo spectre la prese letteralmente in
braccio, ignorandone le proteste e persino i tentativi di liberarsi.
Elise venne riposta a terra solo al riparo dalla bufera, dopo che Minos
atterrò lungo il porticato che precedeva il portone
d'ingresso.
Di rado lo spectre si metteva a volare con un tempo del genere ma aveva
previsto la ribellione dell'allieva, pertanto quello era stato l'unico
modo per assicurarsi che non gli causasse più problemi del
previsto. "Se proprio hai tutta questa voglia di sfidare il freddo,
basta avvertirmi: sarà lieto di sottoporti a un
addestramento
intensivo nella buferà", disse subito Minos, pronto a
provocare
la ragazza come faceva di solito; non si era aspettato che Elise
arrivasse a compiere un'azione tanto sciocca e di certo non le avrebbe
permesso di portarla a termine. In un primo momento aveva creduto che
la ragazza volesse scappare, ma aveva cambiato rapidamente idea:
perchè non avrebbe dovuto vestirsi adeguatamente se avesse
davvero avuto intenzione di fuggire?
Era stata solo un'idea naturalmente, del resto più volte
Elise
aveva minacciato di andarsene di nascosto, pur sapendo che a lui
sarebbe bastato seguire la debole scia del suo cosmo per trovarla;
tuttavia proprio quel giorno aveva avuto la prova che la fuga era ormai
una possibilità che la stessa Elise non considerava
più.
Si stava adattando, il che significava che lui stava facendo un buon
lavoro: non aveva bisogno di sentirselo dire da Pandora, se
un'apprendista cominciava a obbedire come aveva fatto la ragazza poche
ore prima, allora era il segnale che la vittoria era ormai prossima.
Ben presto la stella malefica si sarebbe risvegliata completamente, e
Minos era quasi certo che quel lungo processo forse era stato un bene:
a quel modo stella e ragazza si completavano, senza sopraffarsi. Il che
voleva dire che a dominare il corpo ci sarebbe sempre stata Elise, solo
la sua mente era stata indirizzata nella giusta direzione ma senza
nuocerle; di solito erano gli spectre migliori quelli che riuscivano a
non farsi soggiogare, anche se di lavoro da fare ancora ce ne era molto.
"Vuoi togliermi le mani di dosso?" La voce sprezzante di Elise tradiva
il disagio che provava sia a causa del freddo che per via di quella prigionia che
era costretta a subire per mano dello spectre; si era infatti resa
conto che attorno alla vita c'era posato il braccio di Minos, anche se
a infastidirla era il metallo gelido dell'armatura più che
il
gesto in sè. "Da come mi stai incollata addosso credo sia
difficile che sia io a togliere le mani, dato che sei tu che ti sei
aggrappata a me. Immagino sia per via del fresco",
ironizzò lo spectre, facendo notare a Elise che era stata
proprio lei ad aggrapparsi a lui, che si era semplicemente limitato ad
assicurarsi che la presa del proprio braccio gli consentisse di non
metterla nei guai più del previsto. Tutto sommato
era per
lui un evento raro vedere la ragazza ammettere - anche se in modo del
tutto indiretto - di avere bisogno del suo sostegno, pertanto non era
incline ad ascoltare le sue previste lamentele. Non aveva previsto che
quella notte, mentre cercava tracce di eventuali altri nemici pronti a
dare man forte al loro prigioniero, qualcosa non fosse andato secondo i
suoi piani. "Però mi hai dato un'idea: vai a metterti
qualcosa
di decente
addosso prima che
mi diventi una statua di ghiaccio", disse all'improvviso Minos,
lasciando la presa del braccio anche se aveva badato a far si che la
ragazza non cadesse a terra facendosi del male. Elise lo
osservò
con sospetto e, per quanto si sentisse rabbrividire, non si sentiva
incline a farsi comandare.
"Se non mi dici cos'hai in mente resto così: meglio
congelata
che vedere la soddisfazione di avermi comandato apparire sulla tua
brutta faccia!"
Minos sospirò impercettibilmente: come sempe sarebbe stata
un'ardua battaglia, ma dal momento che non ne aveva mai perso una, non
intendeva iniziare proprio in quel momento. "E sia. Ma non ti
darò un'altra occasione per non perire prima del previsto:
per
quello di cui ho bisogno, potresti anche girare senza nulla addosso. E
ora muoviti, e tieni il passo mentre mi segui."
Note:
Gordon di Ara=pg stile carne da cannone
u.u Ara=Altare.
Su questa costellazione sembra esserci un cavaliere che pare venga
ammazzato da Saga/Arles prima di accoppare Shion, indi ho usufruito
della costellazione libera. Sempre dalle mie fonti, pare che il
cavaliere dell'Altare sia una sorta di alter ego del Sacerdote,
pertanto non è il primo pirla che arriva u.u
Ho pensato MOLTO a come Elise poteva comportarsi durante questo ordine
di tortura e credo questo sia il più realistico: dopotutto
la
Stella comincia a farsi sentire - Minos stesso lo ribadisce
più
volte xd - e anche il suo cambiamento è evidente.
Ho inoltre pensato che spesso la scomparsa delle persone possa essere
notata xddddddd
Ora vi lascio su cosa potrà succedere nella bufera di neve
tra i
due U__U un bacio a tutti! spero di non farvi aspettare troppo per il
prossimo ma credo che lo vedrete verso metà agosto^^
Vi invito, se vi va, ad aderire a questo mio contest su Saint Seiya:
Perchè
cattivo è bello
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Capitolo 5 *** 5 ***
Der Puppenspieler
Scuse
doverose:
Sono passati dieci anni.
Giuro su ciò che ho di più caro al mondo che mai
avrei creduto di arrivare ad aggiornare così in ritardo; non
si tratta di mancanza di ispirazione perchè a grandi linee
questa storia l'avevo già pronta(trama, dettagli ecc),
semplicemente... diciamo che mi sono lasciata distrarre.
Ora sono qui dopo che casualmente mi sono ritrovata a leggerla e a
dirmi"ehy Jenny ma che fai, non la finisci che hai tutto?" e questa
volta andrò fino in fondo. Ci vediamo a fine capitolo per
alcune considerazioni, voglio però già
ringraziare chi leggerà, chi ha letto e sperato nel continuo
e chiunque possa apprezzare la mia storia. Ovviamente sempre ben
accette anche le critiche costruttive, buona lettura!
Der
Puppenspieler
La bufera imperversava e la Foresta Nera pareva essersi piegata sotto
il suo volere: gli alberi erano completamente ricoperti di neve e
ghiaccio e il vento ululava così tanto che tutta la
vegetazione
pareva essersi piegata.
"Non rimanere ferma o ti congelerai sul serio".
La voce di Minos sovrastò l'ululato del vento, ma gli
bastò poco per capire che Elise voleva
essere più testarda di lui; scrollò
impercettibilmente la
testa mentre la osservava da distanza ravvicinata. Non c'era alcun
dubbio che la ragazza dovesse avere freddo, e fortunatamente poco prima
aveva ceduto alle sue insistenze e si era messa qualcosa di pesante
addosso, diversamente presumeva che sarebbe potuta diventare un pezzo
di ghiaccio in pochi minuti.
Non arrivò nessuna risposta: era ancora in piedi anche se
una
gamba aveva iniziato a tremare e cedere sotto il gelo opprimente, ma
rimaneva ugualmente indomita. L'avrebbe anche ammirata se non avesse
saputo che tutta quella tenacia era solamente per poterlo contraddire:
in effetti da qualche giorno la sua allieva pareva passare dalla
ribellione all'incredibile condiscenza verso di lui in pochissimi
attimi. Quello era però il momento sbagliato, anche se
l'idea di
venire lì era stata sua; ma lui aveva previsto pochi minuti,
non
ore come lei pareva disposta a credere.
"Ora basta, torniamo a casa, proveremo domani".
Si avvicinò di più ben deciso a imporsi,
avvolgendola nel
mantello per portarla poi via, poco importava se si fosse messa a
strepitare. E accadde in quel momento: in verità Minos non
era
sicuro che Elise fosse del tutto consapevole di essersi mossa, anche se
poteva vedere che era profondamente concentrata e fece un
movimento repentino all'indietro per non rendere vano quello sforzo.
All'improvviso tutto parve scomparire, o meglio la figura di Elise
parve scomparire soppiantata da un'altra. La donna gli dava le spalle,
ma Minos la riconobbe subito, non senza una certa dolorosa sorpresa.
Non seppe mai quanto tempo passò a fissare quell'improvvisa
apparizione, stregato dai lunghi capelli biondi che si muovevano nel
vento, perso in un ricordo che credeva fosse stato distrutto.
"Rosaria...?"
Crack.
L'immagine si infranse ma Minos non ricordava di essersi mosso, era
semplicemente sparita come se qualcuno avesse tirato un sasso contro
una fragile vetrata; ma un'improvviso dolore al braccio lo
riportò alla realtà.
Elise era ancora in piedi, per quanto con un'espressione più
sorpresa della sua, e con l'aria di chi non riesce a crederci. Minos si
rese conto di essere a terra, la mano sinistra che si teneva
istintivamente il braccio destro sprovvisto di protezione. Era vero,
aveva tolto la surplice poco prima per convincere Elise che non si
sarebbe avvantaggiato in quel modo in quell'esercizio che le aveva
chiesto. Aveva voluto che lo attaccasse, le aveva detto, e lei lo aveva
fatto constatò con sorpresa.
Non ricordava che qualunque suo allievo - per pochi che fossero - o
spectre fosse riuscito nell'impresa, ma era effettivamente a terra e il
silenzio era rotto solamente dall'ululato del vento.
Che sia stata lei a
creare quella visione?
Minos si rimise in piedi quasi sovrappensiero, ignorando del tutto
l'espressione di Elise che probabilmente ora si aspettava una sua
mossa, o una qualunque reazione furiosa. Del resto sembrava essere la
prima a non credere di averlo colpito. Il Giudice la osservò
con
un'espressione nuova sul volto, meno autoritaria e più
riflessiva: Elise gli aveva già dimostrato varie volte di
non
temere nè lui nè le sue punizioni, ma quella era
la prima
volta che riusciva davvero a sorprenderlo. Ma era meglio non dirglielo
subito, la ragazza era ancora un'incognita per lui e non desiderava
farle credere di poter davvero sconfiggerlo. Dopotutto era riuscita a
farcela solo perchè lo aveva ingannato. Consapevolmente o
inconsapevolmente, questo lo doveva appurare.
"Prendilo come un suggerimento futuro: la prossima volta che il tuo
avversario è a terra... non aspettare che si rialzi come ho
fatto io, o potresti pentirtene".
Un bagliore violaceo oscurò la vista della ragazza che non
avrebbe avuto il tempo di capire se il suo maestro la stesse attaccando
oppure no; preso di nuovo possesso della surplice, Minos non
aspettò neppure una reazione da parte di Elise e senza
alcuna
difficoltà la sollevò tra le braccia prima di
levarsi in
volo.
Adesso la bufera di neve si era placata pur lasciando uno spesso manto
bianco come testimonianza, ma il vento aveva smesso di costituire un
problema per chi voleva stare all'esterno. Elise si godeva il caldo
tepore della stanza ben decisa a non uscire per parecchio tempo, anche
perchè proprio prima uno degli skeleton le aveva riferito
che il
Giudice non desiderava essere disturbato dato che si trovava nella
biblioteca e che lei poteva fare ciò che voleva.
La ragazza non se lo era fatto ripetere due volte ed era rimasta
raggomitolata a letto maledicendo la sua idea di uscire in
notturna dalla finestra la sera prima, per incontrare proprio
quell'essere demoniaco del suo maestro.
Tuttavia aveva ricordi confusi degli ultimi momenti in quella bufera,
anche se era sicura fosse stato lui a sollevarla per riportarla
lì. Non tanto perchè lo ricordasse quanto
perchè
essendo stati soli era impossibile ci fosse riuscita da sola, e poi era
certa di essersi aggrappata a lui più di quello che avrebbe
dovuto fare.
Una cosa, però, la ricordava perfettamente. Prima di essere
colpito, Minos aveva pronunciato il nome Rosaria rivolto a lei, forse
sorpreso, forse addirittura spaventato, ma Elise era sicura di averlo
sentito.
Pensandoci a posteriori era abbastanza offensivo che l'avesse chiamata
a quel modo: Aiacos non le aveva detto esattamente chi fosse questa
donna, ma lei era certa che fosse stata qualcuno di importante. Un
amore perduto, forse? Oppure anche qualcosa che era stato distrutto,
entrambe le opzioni erano possibili; rimase a osservare il fuoco nel
caminetto con aria furibonda.
Elise odiava già quella donna morta, pur non avendola mai
conosciuta, ed era profondamente offesa all'idea che le somigliasse.
Per quale ragione altrimenti Minos si sarebbe confuso così
rivolgendosi a lei?
A meno che non avesse risentito del freddo pure lui e avesse iniziato a
delirare, ma lo riteneva così poco probabile. Si
guardò
un momento nel riflesso della finestra osservando i capelli scuri e le
iridi verdi, cercando di capire quanto potesse somigliarle questa
donna: di certo caratterialmente no, Minos le diceva continuamente che
era insopportabile e di sicuro questa Rosaria doveva essere stata un
essere angelico, in contrapposizione al demone che era lui.
Elise non riusciva a immaginare un Minos diverso da quello che lei
vedeva, sempre così freddo e insensibile a tutto... e
crudele,
era impossibile fosse stato una persona diversa, anche se doveva
riconoscere che rispetto agli inizi sembrava meno... meno demoniaco.
Per contro era sicura
si fosse imbattuto in una bambolina insulsa; si riscosse dai suoi
pensieri osservando all'improvviso il mobile dove solitamente
appoggiava le sue poche cose e si rese conto che c'era qualcosa di
strano.
Un ventaglio.
Viola.
Lo guardò sorpresa tenendolo tra le mani: non lo aveva mai
visto
e per
un istante pensò che avesse brillato di luce propria, anche
se
in quel momento proprio non sembrava. Era di legno con alcune
decorazioni, ma così frammentarie che non riusciva a capire
di
cosa si trattasse; Elise lo rigirò tra le mani constatando
che
era abbastanza grande ma senza capire come fosse arrivato li. Lei non
amava granchè i ventagli anche se ne aveva alcuni a casa, ma
non
solo non aveva potuto recuperarli, ma non era neppure la stagione
giusta. Delle sue cose era riuscita a riprendere solo dei vestiti e
alcuni oggetti strettamente personali utili soprattutto alla propria
pulizia personale - ancora non sapeva in che modo Minos fosse riuscito
ad averli, si era servito di un suo sottoposto per entrare nella sua
casa così le aveva detto, e lei aveva immaginato
uno
skeleton dalle fattezze di Marchino che si introduceva in casa tramite
camino in una grottesca versione di Babbo Natale e che magari aveva
terrorizzato la sua famiglia, anche se aveva poi saputo che neppure si
erano accorti dell'intrusione.
Il resto giudicato futile era rimasto altrove.
Per un momento fu sfiorata dall'idea che fosse stato proprio Minos a
metterlo lì, ma solo due minuti prima non c'era e non
credeva
che lui potesse rendersi invisibile.
Decise che non avrebbe aspettato e sarebbe andata a cercarlo, pur
sapendo che non desiderava essere disturbato, ma non era la prima volta
che Elise passava sopra a cosa voleva Minos. Inoltre per quanto
scettica si trattasse di qualcosa di seriamente importante, era
possibile che fosse un argomento che avrebbe trattato con lei.
Elise aveva attraversato il cortile interno che pareva così
sonnolento sotto la neve che era caduta e si fermò
improvvisamente una volta sulla scalinata che conduceva al piano
superiore; uno degli skeleton le aveva detto che sicuramente il Giudice
era nelle sue stanze ma l'aveva anche ammonita a non andare. Come non
avesse nemmeno parlato: Elise non si sarebbe certo fatta fermare da
quello che lui aveva ordinato anzi, in qualche modo violare
quell'ordine poteva esserle utile a mettere Minos a disagio, o comunque
a ridurre la distanza. E le serviva che succedesse. Se si fosse
arrabbiato... beh in qualche modo avrebbe contenuto la sua collera, con
le buone oppure anche con le cattive.
Tuttavia si fermò, sbalordita.
Alcune delicate e coloratissime farfalle si stavano avvicinando a lei.
Elise era sicura che non fossero comuni animali, percepiva un cosmo
provenire da loro, ma non aveva idea di che cosa fossero o a chi
appartenessero. Le vide proseguire e fermarsi un attimo di fronte al
portone immenso che nascondeva la biblioteca, quella dove non poteva
entrare nemmeno lei senza il permesso di Minos e per quanto ci avesse
provato, era impossibile sul serio. Serviva il cosmo di uno spectre, le
aveva detto in seguito quasi con un sorriso divertito, di uno la cui
stella era completamente ridestata. Non era servito irritarsi, aveva
provato ma la porta si era sempre rifiutata di aprirsi, tranne le volte
in cui era proprio Minos a farla entrare per costrignerla a studiare
qualcosa di noioso.
La ragazza ammirò ancora quelle farfalle ma rimase
indispettita
quando, un momento dopo, queste sparirono davanti alla porta... ed
entrarono attraverso, facendola rimanere a bocca aperta. Lei non
riusciva nemmeno a scalfire quella porta e delle farfalle invece ne
erano in grado!
Rimase imbambolata per un po' di tempo finchè non le vide
ritornare e svolazzare attorno a lei; si rese conto poi dopo che le
avevano tolto il ventaglio dalla mano. Come avessero fatto era un
mistero, ma non aveva la minima intenzione di lasciarglielo fare. Stava
già per protestare quando si sentì stranamente
osservata
e voltandosi, vide tre persone.
Tre spectre per la precisione e di loro riconobbe, un po' a fatica,
Minos: era privo di armatura e per quanto fosse alto, sembrava meno
imponente del solito e in quel momento da sotto il mantello era vestito
con una camicia molto scura, pantaloni bianchi e stivali dello stesso
colore della camicia.
Non ebbe nemmeno il tempo di sorprendersi che il suo sguardo cadde
sugli altri due. Più vicino a lei c'era uno strano tizio con
una
surplice molto diversa dalle poche che aveva visto finora, colorata e
aveva proprio una fisionomia curiosa e la stava fissando. Con
interesse?O curiosità?
"Venite subito qui, non è vostro!"
Elise si chiese a chi si riferisse quello strano spectre e poi vide le
farfalle andargli incontro, come se avessero ascoltato le sue parole,
per consegnare a lui il ventaglio che passò molto
rapidamente
nelle sue stesse mani con tanto di scuse da parte di quello stravagante
essere.
"Sono molto spiacente, a volte alle mie piccole piace giocare un po' e
non si accorgono di esagerare. Spero non ti abbiano infastidito."
Per un momento Elise non si rese conto che si era rivolto a lei, in un
modo un po' ossequioso ma gentile, almeno rispetto a quanto si
aspettava e continuò a rimanere perplessa, tanto che a
rispondere non fu lei bensì Minos e con parole di congedo.
"La mia allieva non ha mai visto prima d'ora le tue temibili fairy,
Myu, quando sarà pronta sono certo che le potrà
apprezzare. Ora ti lascio al tuo compito, è
stato un piacere vederti. Anche te Rhadamantys, ci vediamo
più
tardi suppongo".
Solamente in quel momento Elise si accorse del terzo spectre e le
sembrava impossibile credere di averlo notato solo in quel momento,
tanto alto e possente era. Forse per via della surplice? Stava per
parlare ma sentendo quel nome decise di tacere: quello era certamente
il terzo dei tre giganti dell'Ade e che fino a quel momento non aveva
avuto modo di
conoscere, e considerando come si era messa nei guai prima con Minos
facendo la ribelle durante l'addestramento e poi con Aiacos cadendo
nella sua trappola verbale,
era meglio per il momento limitarsi a tacere abbozzando solamente un
inchino.
Non ci teneva a rischiare pure con lui, inoltre solo da un'occhiata
pareva molto temibile: i due si allontanarono uscendo dalla fortezza
per poi sparire. Si chiese che cosa ci facessero lì, lei
fino a
quel momento non aveva visto molto movimento e quindi forse c'era
qualcosa di importante che bolliva in pentola.
"Ti avrei fatta chiamare tra poco, sto per recarmi in Oltretomba per
vedere Pandora e questa volta voglio che tu venga con me visto che mi
sembri in forma. Naturalmente non andrai oltre il Tribunale: sarebbe
meglio che tu indossassi la tua divisa da allenamento, se qualcuno ti
vedesse così passeresti parecchi guai".
Elise si guardò: non aveva nulla di vistoso addosso,
sembrava
proprio una ragazza comune, ma era pure vero che se doveva recarsi nel
regno dei morti forse era il caso di ascoltarlo, anche se era sorpresa
di sapere che non l'avrebbe lasciata lì. Avrebbe voluto
accennare al ventaglio che teneva ancora in mano, ma non credeva ci
fosse del tempo ora. Inoltre un dettaglio aveva attirato la sua
attenzione: c'era l'accenno di una fasciatura al braccio sotto la
camicia che lo spectre indossava, cosa che sorprese Elise. Era
possibile che la notte precedente l'avesse davvero ferito al punto da
necessitare di una fasciatura?
***
L'elmo venne appoggiato sul tavolo e Minos
si concesse
una smorfia. Ora, lontano da quella sgradevole persona che era Pandora,
poteva almeno rilassarsi: a volte si chiedeva come potesse essere
sempre così pretenziosa, soprattutto sulle stesse cose... Lo
spectre non aveva avuto dubbi quando aveva saputo della convocazione,
la sacerdotessa lo voleva vedere per sapere come mai la missione non
era ancora conclusa. E di nuovo si era sfogata su di lui.
Ovvio e scontato. Come se lui non fosse ansioso di far uscire quella
stella malefica quanto lei, cosa che non aveva detto. Pandora era pure
sgradevole come temperamento, ma era comunque l'Oracolo di Hades e non
poteva in alcun modo contraddirla o permettersi di aggredirla.
Per fortuna il Tribunale era silenzioso e, in quel momento, persino
vuoto a parte Rune poco distante che trafficava con alcuni antichi
documenti dietro sua richiesta; non c'era ombra di anime in attesa di
giudizio, Elise era stata spedita in giro assieme al suo più
valido luogotenente e quindi almeno per un po' si poteva rilassare.
Il suo sguardo cadde su quel curioso ventaglio di cui la ragazza gli
aveva accennato qualche ora prima prima di arrivare lì; lo
aveva
appoggiato quasi casualmente lì prima di vedere la
sacerdotessa
e ora si chiedeva se dovesse davvero interessarsi della cosa. Era un
oggetto nemmeno troppo particolare e privo di interesse... eppure c'era
qualcosa che lo inquietava, soprattutto per la sua improvvisa comparsa.
C'erano alcune raffigurazioni sopra, ma soprattutto alcuni ideogrammi
orientali che lui non riusciva a tradurre.
Dopo un po' di tempo trascorso a pensare un'idea lo folgorò:
e
se fosse stato qualcosa a che fare con la futura surplice di Elise?
Minos sapeva benissimo come non vi fosse una regola precisa con le loro
armature, apparivano nel momento più propizio per il loro
possessore, quando la stella si liberava definitivamente e lo spectre
poteva indossarla con estrema facilità. Lui stesso non era
sfuggito a quella regola. Ricordava ancora l'orrore di quel volo che
l'avrebbe portato a schiantarsi su quelle rocce, spinto dalla mano
infame che aveva creduto fosse amica e che si era rivelata invece
nemica. La surplice del Grifone che indossava con tanto orgoglio e
fierezza lo aveva avvolto all'improvviso, un attimo prima che il suo
corpo si disintegrasse sulle rocce e diventasse cibo per animali
selvatici. L'armatura era comparsa all'improvviso, senza che lui
chiedesse effettivamente un aiuto anche perchè visto quello
che era accaduto, degli spectre ai tempi ne sapeva davvero pochissimo.
Era stato un momento traumatico ed esaltante allo stesso tempo, la
conoscenza dei propri poteri era avvenuta però solo in
seguito
dopo essere stato rintracciato da quelli che ora erano i suoi
più fidati compagni e amici, Aiacos e Rhadamantys. Si era
nascosto in quello che scherzosamente avevano definito l'antro del
Grifone, prima che arrivassero loro; Minos sapeva che in un certo senso
a Elise il risveglio totale sarebbe sembrato meno traumatico rispetto
al suo. Forse sarebbe avvenuto in un momento difficile, ma era
già a conoscenza dei propri poteri e quindi non ci
sarebbe
stata nessuna sorpresa sulla sua missione come spectre. L'unico dilemma
era il quando.
Inoltre era anche dubbioso: cosa se ne poteva mai fare uno spectre di
un ventaglio durante i combattimenti? Sventolava via gli avversari? Da
quello che sapeva lui le armi presenti nelle surplici avevano tutti uno
scopo molto preciso, per esempio Rune usava la sua frusta per aiutarsi
con il lavoro, e anche eventualmente per difendersi... ma un ventaglio
a cosa poteva servire?
Appoggiò l'oggetto poco lontano dal suo elmo quando
percepì dei passi in avvicinamento e sospirò.
Sapeva
già che si trattava di Aiacos dal modo quasi saltellante con
cui
veniva avanti, certamente doveva avere saputo che era lì' e
si
era mosso col suo modo baldanzoso di sempre e sapeva non sarebbe
servito a niente ricordargli di non fare rumore all'interno del
Tribunale, già lo sapeva e solitamente se ne infischiava,
anche se non arrivava a sfidarlo proprio completamente.
"Allora, come andiamo? Qualche novità succulenta?
Ultimamente
quando passo da qui vedo solo il tuo sostituto, ti sei proprio preso a
cuore l'addestramento!"
Minos alzò gli occhi al soffitto, cercando di reprimere una
brutta esclamazione che rischiava di sfuggirli. Ecco cosa voleva, anche
se non era la prima volta che l'amico glielo chiedeva in quel modo e
lui anche quella volta ignorò il suo sarcasmo.
"Il prossimo sarà tutto tuo, del resto con questo infinito
processo di risveglio non credo ne reggerei degli altri. Sei venuto
solo per commentare o devi dire qualcosa di costruttivo? Altrimenti io
e Rune avremmo da fare qui..."
Indicò i vari volumi, ma Aiacos non sembrava per nulla
impressionato, soltanto un po' annoiato sotto il suo ghigno
strafottente.
"Oh andiamo, non c'è nessuno. Non è
più come un
tempo quando c'era sempre pieno di anime, non posso nemmeno
più
sedermi a prendermi gioco di loro. E di te. No aspetta, quello posso
farlo, quindi ora permettimi una domanda. Ho sentito che sei tornato
con la tua... allieva...
ma non la vedo, dove l'hai lasciata? O l'hai nascosta sotto la
scrivania?"
Le iridi scure di Aiacos scintillarono e Minos gli lanciò
un'occhiataccia. Sapeva cosa voleva intendere, lui e quella sua stupida
scommessa... anche se credeva Elise l'avesse definitivamente
abbandonata non avendo notato alcun tipo di approccio.
"L'ho spedita in giro per le prigioni con Byaku, con lui certamente non
finirà nei guai e io posso occuparmi del lavoro qui. E...
cosa c'è, adesso?"
Minos si era interrotto perchè Aiacos improvvisamente aveva
sbuffato: pareva un ghigno più che altro e non riusciva a
capire cosa avesse detto di così divertente, a parte non
avere abboccato alle sue allusioni.
"Non so se lo sai ma Byaku ha la fama di sedurre qualunque cosa di
genere femminile che sia in grado di respirare: mettere una ragazzina
nelle sue mani è esattamente come offrire del vino a un
alcolizzato. Ho sentito che dalle sue parti ci sono più
donne incinte che in qualunque altra regione! Pare piaccia molto, fossi
in te mi preoccuperei di cosa possono fare quei due non visti."
E sghignazzò di nuovo , ma Minos decise di non proseguire
quel particolare discorso.
"Non oserebbe, quanto a ciò che fa al di fuori dei miei
comandi non è cosa che mi riguardi finchè non va
contro ciò che dico."
In effetti anche lui sapeva che Aiacos non stava mentendo, ma era anche
sicuro che non fosse per nulla pericoloso affidare la ragazza a lui per
un giro delle prigioni. Non per nulla lo spectre del Negromante era il
suo diretto sottoposto, anche se in modo diverso da Rune: lui si
occupava del tribunale quando era impossibilitato a farlo di persona,
ma Byaku era proprio il suo braccio destro. In caso di battaglie gli
aveva conferito l'onore e l'onere di comandare in sua assenza e fino a
quel momento il ragazzo non gli aveva dato alcun tipo di problema.
Quello che faceva poi quando era nel mondo degli umani... a lui non
interessava, purchè non si facesse troppo notare.
"Oh guarda un po' chi c'è! L'abbiamo nominato proprio ora e
appare, e... oh..."
Minos alzò lo sguardo chiedendosi che cosa stesse succedendo
e perchè Aiacos si fosse interrotto: un'improvvisa
apparizione di cosmi aveva già attirato la sua attenzione,
ma non gli aveva prestato la dovuta attenzione. Riconobbe Byaku, anche
Elise - che cosa diamine ci stava facendo proprio trasportata in
braccio dal Negromante - e riconobbe Rhadamantys tanto che si
alzò, senza capire il perchè della sua presenza
lì.
Poi vide che la Viverna teneva letteralmente due spectre con una mano,
nemmeno fossero dei gattini inoffensivi anche se apparentemente poco
felici e uno in condizioni poco sane a giudicare dal sangue che gli
sgorgava dal naso.
In lui riconobbe Valentine di Harpy, l'altro era illeso ma non sapeva
chi fosse.
"Scusami Minos, ma ho pensato fosse giusto lasciare che fossi tu a
giudicare. Prima però credo che la tua allieva" e Minos
riconobbe un profondo disgusto nella voce del compagno d'armi e si
inquietò, chiedendosi cosa fosse accaduto "necessiti di
qualche cura. A questo qui penserò io, ma solo dopo avere
sentito il tuo giudizio" concluse lo spectre della Viverna,
scaraventando di malagrazia Valentine a terra.
Sentiva che Aiacos era perplesso a sua volta, era ben raro vedere
Rhadamantys lì a parte per qualche saluto, soprattutto non
così evidentemente irritato e lui temeva seriamente qualcosa
di grave. Vide che anche l'altro spectre era stato rilasciato, ma senza
la stessa violenza di Valentine.
Minos osservò solo per un istante Byaku, per poi rivolgersi
direttamente a Elise avvicinandosi dopo avere lasciato il suo scranno.
"Sei ferita gravemente?"
Il suo tono era il solito di sempre, algido e privo di espressione, ma
aveva la stranissima espressione che Aiacos lo stesse osservando
attentamente e che fosse in qualche modo seriamente divertito: esisteva
un momento in cui l'amico non fosse divertito? Non era comunque
riuscito a impedirsi di preoccuparsi dello status di salute di Elise,
pur non sapendo esattamente cos'era successo. La vide scuotere la testa
come a negare, ma lui aveva capito che era l'esatto contrario; era
impossibile che digrignasse così i denti
se non avesse un forte dolore, però forse non
c'erano ferite interne o troppo gravi.
"Byaku per favore portala dai guaritori, poi torna qui così
che possa capire cos'è successo".
Minos era furioso sotto la sua algida apparenza e il comando
apparentemente atono: era pur vero che Elise era una sorta di pericolo
pubblico, ma lui era il più responsabile dei suoi sottoposti
e avrebbe dovuto in qualche modo arginare il suo temperamento. Inoltre
lui si era più volte raccomandato con la ragazza di non mettersi nei
guai o di provocare qualcuno e aveva ragione di credere che non fosse
così sciocca da creare volontariamente un casino.
"Ce la porto io, non ti preoccupare che te la riporto prima del
previsto completamente a posto" fu la voce fintamente seria di Aiacos
quando Rhadamantys gli disse che era necessario che proprio il
Negromante rimanesse lì per dare subito la sua versione.
Minos non aveva nulla da dire in quel cambiamento, ma non gli piacque
neppure per un momento l'occhiata che gli lanciò: sembrava
che celasse la certezza di sapere qualcosa che lui non riusciva ad
afferrare.
Note:
Come detto manco da dieci anni, tempo in
cui per forza di cose decidendo di continuare la storia ho dovuto
rimetterci mano. Non completamente però, le idee sono le
stesse, sono andata a modificare alcuni dettagli e sistemare altre cose
che mi sembravano un po' forzate. Ve li elencherò:
- ho inserito il nome originale Rune invece di Lune(questo era
già previsto)
- ho rivisitato il totem mitologico preso per Elise. Nel senso che pur
avendolo già ideato, avevo scartato l'idea che
userò perchè mi era parsa troppo strana. La
stella di riferimento(Stella del Cielo Incerto) rimane, così
come i poteri associati anche se questi hanno avuto una rivisitazione.
Ho tenuto il vento(già accennato), ho tolto il fuoco(non
l'avevo ancora scritto nei capitoli)e ho seminato un dettaglio
importante di quale sia il secondo potere, che in qualche modo
è legato al primo. Ho aggiunto illusioni, anche se in questo
frangente è stato MOLTO casuale come utilizzo
perchè lei non ne è ancora consapevole. E qui
devo aggiungere un dettaglio che mi pare ovvio: Elise non ha
minimamente la forza/capacità di atterrare un guerriero
esperto come Minos, pur avendo un ottimo potenziale(credo si sia capito
non sarà una spectre come Zellos diciamo XD poro zellos gli
vogliono tutti male, me compresa). Si è naturalmente
trattato di un caso isolato e difficilmente ripetibile, dovuto alla
concatenazione di eventi. Inoltre erano in mezzo a una bufera
perchè questi due non sono eccessivamente normali, ma
dettagli.
Elise non ha cambiato nulla in sè, ho solo ridefinito il suo
aspetto fisico(avevo già scritto che aveva capelli neri e
occhi verdi ma non l'avevo segnato nei dettagli dei miei appunti)
rendendola più alta di quello che avevo previsto dopo aver
scoperto che il buon Minos è... un gigante LOL che svetta
oltre i 180 cm e quindi diciamo che meglio non sia una nanetta, anche
se non ci sarebbe niente di sbagliato
- ho sistemato il bg di Minos(sempre secondo me, ci tengo a dirlo) e
anche quello di Rosaria che ho di nuovo citato. Inoltre, riguardo
Minos, ho aggiunto le modalità del risveglio della sua
stella malefica che finora non avevo trattato.
- questo invece è un appunto: dopo un'attenta ricerca ho
dovuto a malincuore togliere dalla storia lo spectre di Basilisk, anche
se ancora non l'avevo inserito, perchè ho scoperto essere
della legione del nostro amato monociglio e io invece lo volevo come
vice di Minos. Purtroppo non me la sono sentita di fare questa modifica
e ho indagato meglio e l'ho sostituito con Byaku del Negromante: questo
spectre io nemmeno ricordavo esistesse però pare essere
apparso solo in Lost canvas(byak o byaku come nome) e viene considerato
proprio come uno che può comandare in nome di Minos se lui
è assente, ruolo ovviamente differente da Rune che si occupa
di più del tribunale. Non mi cambia granchè
ovviamente, era più per i poteri dato che avrei preferito il
basilisk col suo veleno... niente.
veniamo al capitolo
- il ventaglio. Oh quanto bramavo l'idea di inserirlo e sì,
Minos ha ipotizzato giusto nella sua casualità: quello
è un pezzo della futura surplice di Elise. Comparso dal
nulla, ovviamente. Ho fatto delle ricerche, non viene mai detto come si
trovano le armature infernali e in virtù della stella scelta
per Elise(cielo incerto), ci ho lavorato sopra e deciso che almeno un
pezzo poteva apparire. E' anche un segno, vuol dire che piano piano sta
per terminare il risveglio(e Minos non ne può più
poveraccio XD) e niente, a me piaceva l'idea di inserirla.
-papillon. Oh quanto volevo inserire il mio farfallone preferito! Mi
sembra il suo nome sia Myu, comunque lui per adesso è una
comparsa ma in futuro tornerà con un ruolo un attimino
più importante. Si lo so che è anche lui della
legione di Rhady però è forte e tenuto in
considerazione perciò nulla di strano se gira assieme al suo
capo legione quando si fa i fatti propri.
-non si può entrare nella biblioteca di casa
Hades/Minos(ricordo che è una base di Hades, non casa del
grifone, la usa solamente dietro concessione) perchè... me
lo sono inventato io. La vedo più come luogo del sapere e
quindi serva proprio uno spectre, pertanto Elise a meno che non sia
Minos stesso a farla entrare, se ne deve stare fuori :P
-giro nell'oltrertomba. Proprio qualcuno si era chiesto nelle
recensioni che tipo di rapporto avrebbe potuto avere Elise con gente
come Pharao o Valentine.
Pharao non l'ho inserito(non è lui lo spectre finale che
Minos non sembra riconoscere) ma su Valentine... ahahhaah decisamente
NON andranno d'accordo, ovviamente voi non sapete perchè,
è materiale per il prossimo capitolo.
Prima di passare a ringraziare i recensori qualche piccolo appunto.
Aiacos e Rhadamantys.
Povero Aiacos che l'ho messo fisso a fare il rompi pelotas di Minos
XDDD in verità avendo per lui adottato il ruolo di amico per
Minos, non ce lo vedo male. Io non ho alcun ricordo di come Aiacos sia
nella serie classica, credo di ricordare molto di più quello
del Lost Canvas, perciò l'ho rielaborato così e
mi piace che comunque ci sia un rapporto di amicizia abbastanza
stretto. C'e anche con Rhadmantys ma per come ho imbastito il bg di
Minos, diciamo che è più Aiacos quello
"rilassato" a prendere per il sedere l'amico e ricordargli di darsi una
mossa XD
Rhady invece è più serioso secondo me.
La wiki dice invece che i tre giudici si rispettano a vicenda ma sono
molto inclini a ostacolarsi a vicenda per la gloria, però
non mi è piaciuto molto e ho tenuto la mia versione. D'altro
canto non è tutto uguale.
byaku è effettivamente di mia invenzione quindi stando alle
parole di Aiacos è uno abbastanza figo esteticamente e a cui
piacciono un sacco le donne. E' tutto vero XD lo conoscerete un pochino
meglio nel prossimo capitolo comunque.
Minos accenna al risveglio della sua stella malefica, solo un assaggio
ovviamente, ma ho ben specificato che per lui è stata una
cosa traumatica e improvvisa e che non sapeva cosa succedeva
esattamente. Mentre poi pensa che effettivamente Elise per quanto
acerba è possibile rimanga meno scossa dal risveglio dato
che appunto sa già tutto. Credo sia una differenza molto
interessante tra i due.
Chi è lo spectre non nominato? eh, aspettate, questo
è una novità, ma c'era già chi aveva
quel ruolo e l'ho semplicemente sostituito con uno ex novo.
Non ho idea se qualcuno leggerà la storia(spero di si) ma
spero di ricevere qualche commento, anche solo un'opinione.
Il capitolo è molto lungo(lo avevo previsto più
corto)ma credo dieci anni di assenza meritassero un po' di
più!
FantasyAnimeManga96:
ti dirò che in parte è grazie al tuo messaggio
che ho ripreso questa storia, sarò molto lieta di sapere
cosa ne pensi nel caso tu abbia ancora modo e voglia di proseguire la
lettura!
petitecherie:
Allora, la scena della tortura non è messa come cosa
gratuita a sè stante, anche se riconosco lo possa sembrare.
Condivido con te l'opinione sugli spectre riguardo al gruppo e
all'umanità, tuttavia rimangono beh ahimè
cattivi. O comunque non saint, credo di non riuscire davvero a spiegare
come lo intendo: d'altro canto credo lo stesso Minos non sembri solo
cattivo e basta(da quanto ci ho lavorato sopra lo spero, almeno) e pure
Aiacos, diciamo però che se hanno preso un prigioniero
è ovvio che vogliono avere informazioni, soprattutto da uno
con un ruolo così importante. Poteva anche farlo Minos in
effetti, ma ha voluto testare la reazione di Elise, per vedere cosa
avrebbe fatto ed eventualmente come: questo è un pensiero un
po' sadico ma Minos non è uno che si scandalizza(direi
proprio di no visto cosa fa lui XD), voleva solo capire fino a che
punto la sua allieva si sarebe spinta. E inoltre Elise non è
esattamente una tranquilla, già nel suo passato ha detto e
fatto cose abbastanza sopra le righe e senza il bisogno dell'influenza
della stella malefica che - per contro - l'avrebbe pure calmata di
più se fosse già libera. Di sicuro comunque Elise
non avrebbe mai preso l'iniziativa di una tortura così
gratuita, nel senso mai sarebbe scesa lei da sola nel sotterraneo a
fare cose. Spero sia chiaro cosa intendevo dire e fare :)
Su Elise ti confermo che la vena ribelle ci sarà e
soprattutto, che come dici tu al risveglio della stella
starà un attimino più calma soprattutto coi tre
giudici che mica ci puoi parlare come se fossero banali spectre. Per
adesso le va bene che Minos è più interessato a
farle ridestare la stella, ma se sgarra troppo...sono dolori, Ti
ringrazio comunque per gli apprezzamenti e spero tu possa farmi sapere
anche riguardo a questo nuovo! Nonostante capisca come sia passato
tanto tempo e certamente non ricordi tutto XD
|
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Capitolo 6 *** 6 ***
der puppenspieler 6
Bentornati, spero vi possa piacere questo
capitolo, voglio inoltre ringraziarvi perchè è
aumentato il pubblico per questa storia. Non posso che esserne
orgogliosa <3.
Der
Puppenspieler
Elise si sentiva in trappola, in attesa in quella stanza
completamente vuota: non le piaceva granchè quel palazzo nel
mondo dei morti, troppo austero, troppo... severo. Non era nemmeno
fondamentale che ci fossero Minos o quel prepotente arrogante di Rune,
era come se le pareti stesse della struttura la giudicassero, una
sensazione sgradevole tanto che preferiva concentrarsi sulla statua di
Hades poco lontano: anche la primissima volta che era stata
lì
l'aveva vista, solo che le era sembrata crudele. Non sapeva se quello
fosse l'aspetto reale di Hades ma aveva un'espressione molto severa;
così aveva pensato i primi giorni di permanenza
lì,
confinata dallo stesso Minos prima che la portasse in Germania. Adesso
le sembrava meno estranea, più affine e il marmo con cui era
stata creata - così percepì lei toccando per un
momento
con la mano - non sembrava gelido come appariva allo sguardo.
A distrarla fu il portone che si aprì e richiuse
rivelando
l'ingresso di Minos: vedendo l'espressione così immobile
dello spectre, Elise
provò l'assurda tentazione di cercare protezione dietro la
statua di Hades, certamente meno arrabbiato con lei del suo maestro.
Tuttavia si trattenne, in fondo non aveva fatto nulla di male... o
almeno quasi.
"E' vero che hai aggredito lo spectre di Harpy?"
La voce algida di Minos e il suo sguardo autoritario le fecero passare
completamente la voglia di mentire o di cercare di stemprare la
tensione con una battuta tagliente.
"Si, però..."
Venne subito interrotta.
"E perchè non ti sei fermata quando il Giudice della Viverna
ti ha detto di farlo?"
Se possibile, adesso sembrava che lo sguardo di Minos fosse ancora
più immobile di pochi istanti prima: la risposta sincera
sarebbe
stata che lei non aveva proprio sentito l'ordine che era arrivato,
impegnata com'era a picchiare quell'essere pieno di arroganza. Anzi, le
dispiaceva non avergli fatto ancora più male, ma non aveva
fatto
i conti con il suo potere terrificante che l'aveva messa subito in
difficoltà.
"Io...non l'ho sentito...non subito..."
Decise che era bene dire la verità, anche con il rischio che
la
punisse e di sicuro non sembrava contento: aveva l'impressione che il
silenzio fosse interrotto dal battito del cuore che era quasi
rallentato dalla paura in quel momento.
"Ho già sentito la versione di Valentine di Harpy
sull'accaduto, ora mi dirai perchè sei andata a cercare guai
".
Elise avrebbe tanto voluto contraddirlo e fargli notare che lei non
aveva fatto nulla di sbagliato, ma l'improvvisa debolezza provata dopo
quel duello inaspettato e l'autorità di quel luogo la
facevano
sentire meno incline a sfidare Minos.
Sospirò prima di raccontare di come durante quel giro
assieme a
quel Byaku, che stranamente aveva incontrato le sue temporanee
simpatie, si era imbattuta in uno strano spettacolo. Entrambi avevano
visto tre spectre tra cui il caro
Valentine sghignazzare all'indirizzo di un altro, come tre piccoli
bulli che si erano sentiti grandi essendo in maggioranza numerica, ma
se Byaku le aveva intimato di non fermarsi, lei non era riuscita a
proseguire rendendosi conto che lo stavano effettivamente picchiando.
A Elise era salita un'improvvisa rabbia ed era intervenuta lanciando un
sasso trovato lì dritto in testa a uno dei tre e alla fine
la
loro derisione si era spostata dall'ignoto spectre a lei, la quale
tuttavia era stata tutto tranne che remissiva. Ovviamente sorda anche
allo spectre del Negromante che più volte l'aveva ammonita a
non
cedere alle provocazioni facendola quasi ridere. Non ci riusciva Minos
in quel compito, che era ben più temibile del Negromante,
quali
possibilità avrebbe quindi avuto lui?
Alla fine quando si era passati alle mani, Elise ne aveva atterrati
due: erano debolissimi e quando avevano capito che avrebbe fatto sul
serio, al primo odore di lotta con il cosmo se l'erano svignata.
Lo spectre di Harpy invece, no. Non solo era rimasto, ma le aveva detto
che le avrebbe dato una bella lezione e così si erano
scontrati;
Elise aveva dovuto riconoscere che le era nettamente superiore, ma non
avrebbe mai lasciato che vincesse così facilmente. Il
codardo si
era anche avvalso della sua armatura, ma Elise lo aveva ugualmente
sorpreso facendogli parecchie ferite fisiche e lasciando il proprio
cosmo libero di agire. Aveva però capito che Valentine era
più esperto di lei, inoltre era furioso perchè
lei non
accennava ad ammettere la sconfitta. Elise era consapevole di finire
male, ma allo stesso tempo non poteva permettergli di avere la meglio
su di lei almeno a parole.
La lotta era terminata solo per l'intervento della Viverna, il quale
aveva prima parlato e poi agito mandando entrambi a terra con un solo
colpo. E lei lo aveva deliberatamente provocato dicendogli di stare
zitto, meritandosi
così un altro colpo che aveva fatto sembrare quelli presi da
Valentine una
carezza.
Quando finì di parlare pareva il silenzio si fosse fatto
più forte di prima: si aspettava una reazione poco
tranquilla da
parte di Minos, che la stava ancora fissando come se non credesse alle
proprie orecchie.
"La tua versione collima in gran parte con quella di Harpy, anche se ha
aggiunto dei dettagli su quanto tu sia stata meschina. Non mi interessa
nulla del vostro scontro, ma una cosa ora la devi fare. Vai dal Giudice
della Viverna, ti inginocchi ai suoi piedi e chiedi perdono per averlo
indispettito."
Per un momento Elise fu sicura di non avere capito bene, e l'attimo
dopo espresse troppo in fretta il suo pensiero.
"Ma non gli ho detto niente di grave e..."
Il movimento di Minos fu talmente veloce che la ragazza non ebbe
nemmeno il tempo di strillare e si rese conto di essere stata afferrata
per il colletto della maglia ed era stata sollevata al punto che
sarebbe bastato un minimo movimento della testa per sfiorare il viso di
Minos, tanto era vicino.
"Non mi sembra di averti chiesto se lo vuoi fare. Io sono il tuo
insegnante e quello che ti ordino lo devi eseguire senza nemmeno
fiatare, soprattutto in questo caso; puoi ritenerti fortunata a essere
ancora tutta integra, nessuno degli spectre può provocare
uno di
noi Giudici solo perchè gli va, figuriamoci una che ancora
non
lo è. Quindi adesso ti togli di dosso quell'espressione
saccente
e ti comporti come si deve; ti inginocchi bene fino ai suoi piedi e
implori il suo perdono e solo dopo potrai tornare da me. Non
lascerò che nessuno della mia legione getti fango su di me,
spectre o apprendisti che siano. E se ti consola saperlo, ho dato una
bella punizione anche a Byaku per averti permesso di agire."
Solo in quel momento Elise si rese conto di avere di fronte di nuovo il
Minos dei primi tempi, quelli in cui ancora non sapeva molto di quel
mondo e in cui desiderava solamente scappare. Era la stessa creatura
demoniaca che l'aveva senza volere annichilita e a cui non era riuscita
a ribellarsi... Era quasi uno shock per lei riconoscere che almeno per
quello che aveva visto, sembrava essersi notevolmente... addolcito? O
semplicemente moderato quando aveva a che fare con lei; spesso si
lamentava che era cattivo e le faceva male, ma solo in quel momento
seppe che non era nulla in confronto al segreto terrore che le aveva
appena instillato.
La stretta si fece meno serrata e si ritrovò di nuovo ad
appoggiare i piedi per terra, tremando vistosamente: per una volta si
trovò senza nulla da dire, o meglio, senza la
volontà di
poterlo fare.
"Quando avrai fatto torna qui, intendo trattenermi nell'Oltretomba per
due giorni ancora e questa volta ti terrò personalmente
d'occhio. A meno che tu non decida di sfidarmi rifiutandoti di fare
ciò che ti ho detto... in quel caso la prossima volta che ti
vedrò in questo palazzo sarai esattamente come le anime in
attesa di giudizio. Spero di non avere bisogno di ripetermi".
***
"Sei stato troppo severo, non era
necessario arrivare fino a quel punto".
Minos scrutò infastidito Aiacos che era tornato e gli aveva
domandato com'era proseguita quella storia; glielo aveva detto e non si
era aspettato di sentirlo quasi contrariato, tuttavia non avrebbe certo
cambiato linea di condotta per via della sua opinione contraria.
"Era necessario invece o non imparerà mai come rapportarsi a
noi.
Evidentemente sono stato di manica troppo leggera in queste settimane,
forse devo stringerle di nuovo il guinzaglio attorno al collo
finchè non impara..."
Minos era infastidito da quell'atteggiamento e sapeva di avere ragione:
Aiacos poteva anche considerare troppo severo il suo comportamento, ma
era anche vero che a parte con lui, Elise non aveva l'abitudine di
incontrare gli altri Giudici e non aveva idea di quanto facile fosse
farsi prendere in antipatia a causa del suo comportamento. Non voleva
pensare però che la soluzione fosse tornare a essere
così
intransigente come agli inizi, credeva di avere fatto dei grandi passi
avanti nelle ultime settimane: alzò lo sguardo in attesa che
arrivasse l'altro spectre, colui che si era fatto picchiare. Lo aveva
mandato a chiamare dopo avere visto che si era allontanato mentre lui
sgridava la ragazza.
"Comunque c'è almeno una cosa positiva in quello che
è
successo: conosco Valentine, è parecchio forte e oggi le ha
prese. Se non altro almeno ha imparato a lottare, cominciavo a credere
di non essere riuscito a insegnarle niente... la prossima volta mi
aspetto che gli faccia molto più male."
Minos non era per nulla turbato da quell'aspetto, anzi, anche se era
avvenuto in circostanze poco adatte, il fatto che Elise riuscisse a
mettere in difficoltà uno esperto come Harpy... beh era
tutto
per il meglio, ovviamente, e lui poteva così credere che col
risveglio totale imminente gli rompesse ben più che il naso
se
si fossero scontrati nuovamente.
Anzi, poteva quasi considerare questa come un'ottima previsione per il
futuro; era un peccato che fosse stato costretto a rimproverarla a quel
modo proprio quando aveva dimostrato di essere sulla buona strada,
avrebbe dovuto trovare un modo per farle capire quel dettaglio.
"Se non mi sbaglio, adesso sicuramente anche Valentine le sta
prendendo, ma da Rhadamantys... sicuramente furibondo perchè
si
è lasciato mettere i piedi in testa da un'apprendista. Non
so
cosa darei per vederlo; e se fossi in te sarei preparato, quando torna
la tua allieva... mi sa che pure tu scoprirai cosa significa avere a
che fare con una donna arrabbiata. Farà sicuramente quello
che
le dici ma troverà il modo di fartelo scontare, vedrai, se
è davvero il peperino che mi hai sempre descritto".
E Minos non ne sarebbe nemmeno rimasto sorpreso visto che le
aveva implicitamente imposto di ingoiare l'orgoglio con il suo ordine,
le parole di Aiacos non erano per lui una grande novità:
Elise
aveva sempre agito a quel modo, esplicitamente oppure no quindi credeva
di essere preparato a eventuali atteggiamenti di sfida. Stava per
rispondere quando vide arrivare chi stava aspettando.
Non molto alto, capelli scuri abbastanza trasandati, occhi chiari e
aspetto molto nella norma. Gli rivolse la sua totale attenzione dopo
avere visto che si era subito inchinato presentandosi. Almeno a un
primo sguardo poteva essere un inutile spectre privo di importanza, ma
qualcosa aveva destato il suo interesse e dopo avere ascoltato la sua
versione di quello che era successo, gli pose la domanda fondamentale.
"Perchè ti stavi facendo picchiare?"
Minos non perse tempo pur continuando a osservarlo: adesso che lo
vedeva bene si ricordava di lui, ma più per la fama oscura
che
si portava dietro. Bruno si chiamava, rappresentante di Heka, una
divinità egizia della saggezza e protetto dalla stella della
terra abbandonata. Così risultava e pensava che fosse un
soggetto molto curioso.
"Ci sono abituato, non è un problema, se non mi lamento si
stancano presto. Ecco perchè li lascio fare; ma oggi ho
visto
l'arrivo di qualcosa di nuovo quindi è durato un po'
più
del solito".
Se avesse dovuto essere sincero, Minos avrebbe ammesso di non avere
capito
nulla e continuò a fissarlo: non sembrava a disagio in sua
presenza, solo...annoiato? Svagato?
"Cosa intendi dire per visto? Dubito Elise si sia palesata da lontano
e..."ma lo spectre scrollò la testa e lo interruppe.
"No signore, è il mio potere: vedo cose e dico la
verità.
Di solito non piace a nessuno e quindi sto da solo; stamattina ho
Visto l'arrivo di questa spectre e la stavo aspettando, ero solamente
curioso ma sapevo che sarebbe arrivata".
Il Giudice rimase in silenzio, soppesando con lo sguardo quel Bruno e
trovando molto curiose le sue parole.
"Vedi cose? E che cose?"
La surplice che lo spectre indossava sembrava anonima, ma vide
chiaramente che entrambe le braccia e le gambe parevano avvolti da
serpenti intrecciati tra loro. Conosceva poco e niente su Heka, un po'
come su di lui.
"Il futuro. Anche il passato a volte se mi viene chiesto e ho avuto
anche qualche sprazzo di cose successe nel presente: il mio potere
è la divinazione, ma quando le persone lo scoprono e mi
chiedono
qualcosa, poi accade che non le trovino di loro gradimento e si
arrabbino."
Per qualche motivo Minos sentì un lungo brivido lungo la
schiena, ma si riscosse subito. Era scettico. Per fortuna poco prima
Aiacos era tornato ai propri impegni altrove così non
avrebbe
assistito a quel breve momento di dubbio che l'aveva colto; sembravano
normali parole ma c'era qualcosa che lo aveva messo a disagio e non
sapeva che cosa fosse di preciso. Se quel giovane uomo era in grado sul
serio di fare ciò che millantava, era molto più
prezioso
di quanto non sembrasse.
Costui ha però una fama oscura e di dubbia morale,
può essere per via di ciò che vede?
Minos non lo conosceva di persona, almeno fino a quel momento, ma il
suo era un nome che veniva pronunciato molto di rado: aveva irritato
moltissimi spectre in quegli anni e nessuno lo voleva avere vicino,
così aveva sentito dire lui. Era per le visioni?
"Hai stuzzicato la mia curiosità, voglio proprio mettere
alla
prova i tuoi poteri. Dimmi qualcosa che solo io conosco riguardo al mio
passato".
Minos in realtà non credeva granchè a quelle
frasi,
quanti spectre millantavano di possedere poteri migliori degli altri o
più arcani, lui non sarebbe stato il primo; era
più
propenso a credere si trattasse solo di vanteria, anche se c'era
qualcosa in quella figura dall'aria solitaria che lo aveva attirato.
Bruno sospirò come se in qualche modo se lo fosse aspettato.
"Va bene. Ricordate però che la verità ha sempre
il costo
più alto possibile, anche per un Giudice. Persino per un
Dio... "
Minos non capì cosa volesse dirgli con quelle parole, ma non
ebbe modo di riflettere perchè gli prese le mani e per
qualche
attimo Minos ebbe l'impressione di essere stritolato da due enormi
serpenti. Si rese però conto che si trattava di una mera
illusione, anche se era parsa così veritiera; non ritrasse
le
mani osservando lo spectre che, così concentrato,
pareva avvolto da un'aura
davvero minacciosa color verde scuro. Aveva chiuso gli occhi e quando
li riaprì, Minos avrebbe voluto ordinargli di richiuderli:
perchè in quelle iridi aveva l'impressione di poter vedere
sè stesso.
"Ah ecco, questo è cio che cercavo. E' la vostra scuola,
vero? Se non ho sbagliato, avete undici anni qui..."
Minos si ritrovò a osservare una figura apparsa proprio
vicino a
lui, seduto su una panchina che sarebbe stata colpita da dei raggi
solari se non fosse stata protetta da alcuni alberi che garantivano
l'ombra. Un bambino stava leggendo qualcosa, un libro scolastico ed era
quella la figura che aveva attirato la sua attenzione: il Giudice
abbassò lo sguardo e si sentì improvvisamente
strano.
Quel bambino già abbastanza alto per la sua età,
l'espressione fintamente concentrata su quel libro che parlava di
storia e che sedeva lì da solo era sicuramente lui. Non si
poteva sbagliare, anche se era meno massiccio di come era ora e aveva i
capelli molto corti per via delle regole rigide della scuola; Minos si
guardò per un momento attorno, riconoscendo l'antica scuola
cattedrale che aveva frequentato alcuni anni, a Oslo. Non ci pensava
da... da moltissimo tempo, e anche se credeva di averla
dimenticata, eccola lì. Stava quasi per dire a quel
sè
stesso qualcosa, magari anche un rimprovero per come se ne stava
lì, quando questi chiuse di scatto il libro e si
alzò di
corsa, raggiungendo un gruppetto di amici che lo avevano chiamato per
giocare assieme. Probabilmente a basket, non aveva mai praticato tanti
sport da piccolo e quello era l'unico di gruppo che bene o male
sopportava.
Gli sfuggì involontariamente un sorriso, ma la scena si
interruppe: senza che se ne fosse reso conto, lo spectre aveva
interrotto quel contatto e Minos avrebbe anche voluto rimproverarlo e
di farsi gli affari suoi. Aveva avuto la strana e curiosa impressione
che quel bambino lo avesse visto durante quella visione e non era
sicuro di cosa ciò volesse dire.
***
"Ancora! Non hai finito, l'esercizio è ancora lungo!"
Elise digrignò i denti, maledicendo tutti, includendo
sè
stessa, il suo diabolico maestro che l'aveva messa in quella situazione
e anche quello sciocco di Byaku che le stava urlando ordini, in una
pallida imitazione di Minos. Non sapeva come o perchè ma
dopo
quei due brevi giorni all'interno dell'Ade, era stata spedita
lì
proprio da Minos il quale - così aveva detto - aveva da fare
e
aveva affidato temporaneamente il suo addestramento al suo vice. Il
Negromante poteva pure essere un bel giovane, non le mancavano gli
occhi per apprezzarlo dopotutto, ed erano anche andati subito d'accordo
ma non era per nulla gradevole se investito di autorità;
erano
tre giorni che Elise faceva forza su sè stessa per non
insultarlo apertamente.
Non avrei mai pensato di
dirlo ma si sente la mancanza di quell'essere diabolico.
Si rimise in quella ridicola posizione a testa in giù
cercando
di mantenersi in equilibrio sulle mani e facendo affidamento sul cosmo:
le girava la testa ma aveva imparato con Minos che non era il caso di
lamentarsi e non voleva dare modo al suo supplente
di sfogarsi su di lei. Sotto l'apparenza così normale, Elise
aveva scoperto quanto quello spectre fosse galvanizzato all'idea di
avere qualcuno da comandare e non disdegnava nemmeno la forza dato che
più volte l'aveva colpita con un bastone, neanche fosse il
suo
cane. Non che lei se lo fosse lasciato fare impunemente, riuscendo
sempre a reagire, però era ugualmente fastidioso; era
abbastanza
ironico per lei riconoscere che se non altro il Giudice del Grifone era
meno incline a ferirla ogni volta che sbagliava o percepiva il dolore.
Certo, non disdegnava di farlo, ma non in modo così
frequente.
Stava già pensando a come rendergli sgradevole la serata,
magari
con qualche dispetto sul cibo, quando fu di nuovo lui a parlare e
ponendo fine a quello stupido esercizio.
"Mi allontano alcune ore, non voglio essere costretto a cercarti
dappertutto o il maestro lo saprà!"
La ragazza sbuffò senza rispondergli: dubitava fortemente
che
Minos avrebbe manifestato sorpresa qualora lei decidesse di
allontanarsi e fare impazzire Byaku anzi, era quasi certa che si
attendesse un resoconto molto lungo su tutte le sue trasgressioni. Che
il Negromante non ci fosse per un po' almeno le consentiva di
respirare senza essere controllata, e nonostante fosse notte
inoltrata
poteva anche fare un giro della spiaggia. Quella era la prima volta che
vedeva Atene e se non fosse stata costretta a sopportare quello
spectre, era sicura che l'avrebbe trovata molto piacevole.
Il sole stava per fare capolino ed Elise si trovava in un angolo
più in alto delle scogliere quando percepì
distintamente
passi umani poco lontani da lei; seduta su quella roccia contemplava
l'altezza e lo splendore dell'acqua cristallina che si trovava circa a
un centinaio di metri più in basso. Sentì un
formicolio
ai piedi e si voltò di scatto, pronta a lamentarsi con chi
era
venuto a disturbarla: si aspettava Byaku pronto a fare finta di avere
l'autorità di Minos e trovò invece quella che
pareva
essere una donna.
"Perchè hai una maschera sulla faccia?"
Era la prima cosa che aveva notato Elise, ancor prima dei lunghi e
ondulati capelli turchini e dell'abbigliamento: era un'armatura,
quella? Pareva brillare di luce propria, una luce molto chiara dato che
era argentea come colore. Per lei abituata a vedere soprattutto quella
indossata da Minos, era una novità assoluta: pareva molto
più piccola e anche più banale. Essere
così chiara
le ricordava la luce purpurea che circondava la surplice del Grifone in
particolar modo, quasi a renderla viva.
"La domanda giusta è perchè tu non ce l'hai, ma
forse non
sei una Saint. Sento puzza di morte attorno a te, sei una dei demoni
avernali?"
Elise si chiese per quale motivo dovesse portare una maschera sulla
faccia e non le sembrava di ricordare che Minos gliene avesse mai
parlato; non le era sfuggita l'allusione ai Saint però e
capì che era nei guai. Lei era la prima che incontrava ed
era
alquanto bizzarra.
"Non sono affari tuoi e non sto facendo nulla di male, guardo il mare.
Non mi dirai che sei venuta fin qua solo perchè osservo
l'acqua!"
La ragazza decise di non rispondere, dopotutto non erano affari suoi
chi lei fosse; temeva solamente che si volesse scontrare con lei,
soprattutto ora che non c'era quello stupido di Byaku. Dopotutto erano
lì per colpa sua e dubitava fortemente che Minos sarebbe
stato
felice di sapere che l'aveva deliberatamente lasciata lì nei
guai andando chissà dove.
Un'ombra oscurò il pallido sole di Grecia e Elise si
ritrovò proprio Minos alle sue spalle, le enormi ali
dell'armatura parzialmente richiuse contro di lei come se fossero una
protezione.
"Nonostante tu abbia cambiato il colore dei capelli, ti ho riconosciuta
subito. Purtroppo".
Si tolse persino l'elmo, una cosa che la ragazza non gli
aveva mai visto fare almeno in una situazione come quella.
"Ci sono io, Elise, non cadrai di sotto".
Lei, che non ci aveva neppure fatto caso, si rese conto che entrambi si
trovavano sullo strapiombo della roccia e represse un brivido, anche se
ora appoggiata contro di lui pareva difficile credere di poter sul
serio precipitare e si sentì meglio.
Ma fu la reazione della Saint a lasciare perplessa Elise, che tutto si
aspettava tranne che facesse addirittura un passo indietro, incredula.
"Tu...ma tu sei morto!"
A Elise sarebbe tanto piaciuto dire che Minos secondo lei era troppo
crudele persino per morire, ma non per insultarlo, solo per vedere che
cosa le avrebbe detto. Tuttavia riuscì a trattenersi;
osservò la reazione di lui e le parve che avesse
un'espressione
tesa, infastidita sul volto.
"La prossima volta assicurati di cercare i resti di un corpo quando
tenti di uccidere qualcuno, mia cara... Ora scusami ma io e Elise
abbiamo un appuntamento altrove. Quanto a te... Goditi il tuo salto nel
baratro."
Elise non ebbe alcun bisogno di stringersi al braccio di Minos, fu lui
stesso a imprimere più decisione nella stretta poco prima
che la
roccia esplodesse sotto i loro piedi e l'urlo poco eroico della Saint
le riempisse le orecchie.
Note:
Ho un po' saltato la descrizione della
piccola lotta
tra Elise e il simpatico Valentine perchè non era
fondamentale
ai fini della storia, solo per fare vedere che c'è qualche
miglioramento.
Evil Minos. Non si è mica intenerito se offendi i suoi due
compari :P ci tengo comunque a dire che a livello gerarchico, Elise
sarebbe una scema a inimicarsi uno dei tre. Cioè
già lo
fa con Minos che essendo però il suo mentore(sadico XD) le
consente almeno sulla carta di non ritenerlo irraggiungibile
o a
livello di addestramento non imparerebbe nulla, ma con due no. E se
frequentasse di più l'Oltretomba lo avrebbe imparato molto
prima, ma sta quasi in isolamento e secondo me è credibile
che
non sia molto cauta. Ora l'ha imparato però :P
Bruno. Palesemente preso a piene mani da Bruno Madrigal di Encanto...
in realtà avevo già un personaggio simile ma ho
smaniato
un po' per inserire uno come lui, lo trovo anche più
simpatico.
Inoltre era donna all'inizio e mi sa che Elise l'avrebbe presa a pugni
in faccia o.O comunque spero vi piaccia come inizio,
comparirà
di nuovo.
L'accenno alla scuola frequentata Minos è la nota scuola
cattedrale che si trova a Oslo, molto rinomata e di stampo medievale.
Sono molto rigidi(ho chiesto anche ad alcuni amici norvegesi, giusto
per avere qualche indizio); ho quindi rispettato le
informazioni
originali che danno Minos norvegese, anzi presto ci torniamo in
Norvegia per la sua gioia
io non sono affatto felice nd Minos irritato
zitto u.u
comunque non ce lo vedo senza i suoi swishosissimi capelli lunghi :(
però ci sta, era un adolescente, mica può essersi
tenuto
la stessa pettinatura tutta la vita.
Elise spedita dal supplente Byaku perchè Minos ogni tanto
deve
pure lavorare in ade :P e lei che lo trova fastidioso, ovviamente. E
sente pure la mancanza del maestro XD(già ben avviata sulla
strada giusta come vedete)
e come supplente non è nemmeno il massimo dato che la porta
in grecia
io lo ammazzo, in tutti i posti proprio in grecia doveva andare nd Minos
si tranquillo ma lascia qualche pezzo che ti serve :D
Chi è la Saint dai capelli turchini apparsa sul finale?
Secondo me già lo avete intuito ma non dico niente,
naturalmente comparirà di nuovo.
Ci vediamo presto con l'aggiornamento :D
FantasyAnimeManga96
eh eh sono sicura di averti sorpresa e mi ha fatto molto piacere
leggere il tuo commento. Ebbene si il vecchio Minos tornato
più pimpante che mai e con qualche capello bianco in
più dopo dieci anni. Ah giusto, li ha già chiari,
quindi... bene spero ti possa piacere anche questo e se puoi,
fammi sapere!
stardust94
e invece qui il mio è simpatico, Aiacos :P almeno spero,
comunque ha anche le altre qualità che hai elencato :D
ghiaccio no, ma ahimè in effetti non ho rilasciato dei
dettagli chiari per i poteri, si scopriranno presto
bene se vuoi farmi sapere cosa ne pensi ti ringrazio :D
|
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Capitolo 7 *** 7 ***
der puppenspieler 7
Der
Puppenspieler
"Ti prego, non rimaniamo qui! Se si accorge di noi ci
punirà!"
Elise ignorò totalmente la voce supplichevole di Bruno e
continuò a rimanere ferma ad ascoltare.
"Taci, questo è un momento stupendo! Sto davvero sentendo
Minos punire qualcuno che non sono io!"
La
voce della ragazza era bassa ma chiaramente esaltata e non tanto per il
fatto che era felice del fatto che qualcuno potesse essere ferito. Non
ricordava fosse mai accaduto prima in quei mesi che Minos non la
incolpasse di qualcosa e riservasse i suoi rimproveri e azioni per un
altro.
"Dai, andiamo via!"
"Bruno! Non rovinare il momento più bello della mia vita!"
Aveva
uno sguardo estatico mentre osservava l'enorme portone
chiuso, come se
fosse effettivamente tentata di violare l'ordine di non entrare, cosa
che gettava nella paura lo spectre che temeva proprio una bravata del
genere, lo stesso Minos lo aveva avvertito che la ragazza era a dir
poco imprevedibile.
Era comunque curioso che stesse davvero punendo il Negromante; Elise
sapeva che era irritato perchè Byaku aveva preso una
pericolosa
decisione nel portarla proprio in Grecia, ma credeva seriamente che non
avrebbe fatto niente. Fu di nuovo Bruno a ricordarle dove
erano.
"Non vorrai rimanere qui tutto il giorno! Approfittane per
riposare perchè devi ripartire a breve."
Elise continuava a stare in ascolto.
"Ti assicuro che oggi potrei seguirlo in capo al mondo se continua ad
avere quella voce soave mentre punisce gli altri!"
Non vide lo sguardo di Bruno che prima era sorpreso e quasi sconvolto,
poi persino soddisfatto; Elise stessa non si era accorta di avere
addolcito il tono di voce, forse presa dalla gioia al pensiero di non
essere l'oggetto della collera del suo maestro. Tuttavia fu costretta a
muoversi quando lo spectre la afferrò per il braccio
trascinandola a distanza di sicurezza e le disse che così
almeno
non avrebbe dovuto rischiare di rovinare la sua bella giornata
facendosi scoprire e punire. Sogghignando mentre le parlava.
***
Erano tornati nel castello in Germania. All'interno dell'enorme sala
Minos non stava certo riducendo in fin di vita il suo vice, ma una
piccola lezione per ricordargli che non lo doveva contraddire quello
sì. Soprattutto, non lo doveva deludere come aveva fatto.
"Ti avevo affidato un compito molto importante, proprio da te
non
mi aspettavo una delusione. La Grecia è grande,
perchè
non vi siete messi direttamente all'ingresso del tempio dei Saint
già che c'eravate?"
Minos era furibondo, anche se non stava calcando così tanto
la
mano e non era certo per paura di ferire Byaku; era nervoso e
profondamente turbato dall'incontro avvenuto sulla scogliera ma non ci
voleva pensare in quel momento.
"Signore, vi domando umilmente perdono, avevo pensato che percepire
anche solo da lontano la presenza dei nostri nemici potesse stimolarla.
Non accadrà più, ve lo prometto!"
No, certo che non sarebbe accaduto ancora, non sarebbe stato
così stupido da mettere di nuovo Elise o un altro
futuro
allievo in mani così poco responsabili. Era arrivato in
tempo per
evitare una tragedia; che fosse maledetta quella donna e la sua Dea.
Cercò di calmarsi. Non poteva lasciarsi prendere dal panico,
erano passati tanti anni e non doveva permettere al suo passato di
tornare a tormentarlo.
Aveva pensato che qualche giorno non avrebbe cambiato nulla
nell'addestramento della ragazza e aveva effettivamente dato a Byaku
carta bianca su dove andare e cosa fare, purchè si
esercitasse
mentre lui si occupava dei propri impegni lì; aveva
specificato
un luogo caldo ma mai si sarebbe aspettato la Grecia. Magari in Iran,
nel deserto di Dasht-e-Lut che era stata pure una sua idea iniziale.
Invece no, nella patria dei Saints.
Idiota.
Se lo sarebbe ricordato però, il graffio sulla guancia del
Negromante era stato molto affilato e il dolore gli avrebbe tenuto
compagnia per molto tempo.
Ma anche lui avrebbe ricordato quel giorno:un formicolio strano lo
aveva avvertito che c'era aria di guai e aveva
raggiunto quel luogo, guidato improvvisamente dalla paura: Minos aveva
trovato in Rune
le risposte su dove effettivamente erano i due ed era arrivato
più arrabbiato che mai. Poi aveva visto dove e, soprattutto, chi e
questo lo
aveva terrorizzato segretamente, risvegliando un ricordo che non aveva
mai smesso di fare male: non avrebbe permesso che la storia si
ripetesse, mai.
Era la stessa scogliera da dove era stato spinto lui, poteva quindi
accadere una tragedia e non sapeva se
la stella di Elise fosse stata pronta a intervenire qualora le avessero
fatto fare lo stesso volo destinato a lui. In piedi, a osservare da
lontano le due figure una di fronte all'altra aveva avuto la
certezza di
vederla cadere, in una lunga e inesorabile discesa, priva di ali a cui
ricorrere e supplicando il suo aiuto invocando il suo nome.
Chiuse gli occhi per un momento e poi li riaprì, di nuovo
padrone delle proprie emozioni e si rivolse in tono duro a Byaku.
"Spero di non dovermi ricredere sul tuo ruolo, vai ad avvisarla che
deve essere pronta il prima possibile. Tu rimani qui e verificherai che
nessun nemico si avvicini al castello, noi due ci sposteremo
per
l'addestramento."
***
Gli occhi di Minos erano chiusi mentre ripensava ad avvenimenti anni
prima, quando era ancora un pischello e del cosmo e gli Dei sapeva
davvero poco.
Non avrebbe voluto tornare in Grecia. Lui odiava quel posto, se fosse
stato costretto a rimetterci piede, voleva che fosse solo per
distruggerla e spargerci il sale sopra. Quella terra era troppo piena
di sole secondo i suoi gusti ma non aveva avuto molta scelta:
alcuni mesi prima dei suoi sedici anni aveva perso i genitori
vittime di un incidente aereo in cui lui si era salvato quasi per caso.
Sua madre non aveva voluto portarlo perchè lui doveva andare
a
scuola; il padre avrebbe voluto soprassedere ma a comandare
nel
loro maniero era la madre e così era rimasto a
casa.
Un'ottima cosa, pensò mentre sfogliava distrattamente dei
fogli
senza vederli realmente, perso in quei pensieri.
Così era stato letteralmente prelevato da alcuni lontani
parenti
che si erano trasferiti ad Atene e aveva dovuto ricominciare a vivere
lì: Minos non aveva realmente sofferto la morte dei due che
lo
avevano messo al mondo, come quasi tutte le persone ricche ed
altolocate di Norvegia erano molto freddi anche se sapeva che gli
volevano bene. Solo che ci tenvano all'apparenza e in qualche modo
avevano influenzato il suo modo di essere: era sempre stato un po'
schivo, ma non era timido perchè era perfettamente in grado
di
fare conoscenze e avere rapporti umani. Era semplicemente annoiato e
questo fin da piccolo, gli dava fastidio vedere gente quando non
voleva. La noia era comunque
proseguita in Grecia, era indubbio
che i suoi parenti fossero meno algidi dei genitori, ma lui aveva
comunque trovato sgradevole tutto quanto, dalla scuola alla casa.
Trascorreva il tempo libero da solo a camminare tra le rovine
elleniche, a volte sulla spiaggia ma solitamente sempre quando era
certo di non incontrare troppa gente.
E poi... poi aveva incontrato lei. Rivederla non gli era piaciuto
affatto, anche se non l'aveva aggredita... però solo
perchè aveva un'altra priorità.
Si riscosse., turbato: non voleva ricordare ancora, non avrebbe
pronunciato il suo nome, mai.
Si rigirò tra le
mani il ventaglio che
apparteneva a Elise e che era ancora posato sul mobile, segno che ogni
tanto la ragazza doveva toccarlo e averci a che fare anche solo per
curiosità; la cosa che aveva notato era che all'inizio lui
ricordava di
avere sentito il legno, adesso invece era cambiato ed era notevolmente
più solido. Quello era il materiale con cui erano fatte le
surplici, non aveva alcun dubbio. Il momento era vicinissimo, lo
sentiva persino lui sulla propria pelle. Era una questione di giorni,
al massimo di un paio di settimane: fremeva già per
l'eccitazione. Non vedeva l'ora di consegnare la nuova spectre a Hades e
In effetti Minos aveva capito perfettamente che per certi versi Elise
era come lui; dietro agli atteggiamenti rabbiosi degli inizi aveva
percepito un'immensa noia, anche se al contrario di lui li sfogava
tutti senza controllo.
O meglio, lo faceva. Adesso era più tranquilla anche se mai
davvero arrendevole.
Sorrise ghignando pensando che sarebbe stata una furia quando fosse
rientrata nella stanza lo avrebbe trovato lì a frugare tra
le
sue cose, o così gli avrebbe urlato addosso. Sentiva quasi
la
mancanza delle sue urla mentre provava a scatenarsi contro di lui.
anche se a dire il vero non era lì per caso: aveva visitato
la
stanza destinata a Elise solo una volta, all'inizio dell'addestramento
in cui lei aveva ben pensato di rimanere a letto a dormire e lui senza
alcuna vergogna non solo era entrato, ma l'aveva anche buttata
giù dal letto, facendola ricadere sul pavimento gelido.
Quindi
ci veniva solo quando era estremamente importante e se non
era
quello un momento che sarebbe rimasto nella sua storia...
La porta si aprì mentre lui continuava a giocherellare
rigirando
tra le mani il ventaglio, come se fosse estremamente annoiato. O
così voleva farle capire: poteva quasi percepire
il suo
sdegno mentre lo osservava, incredul.
"Ehi sei nella mia stanza! Sparisci! "
Lui quasi non mosse un muscolo, per nulla impressionato.
"Veramente al massimo sei ospite in questa stanza, non è
tua. Ma
facciamo finta che lo sia, da persona compassionevole e generosa quale
sono. Ora vieni, devo dirti una cosa abbastanza importante."
Era da qualche giorno che non si divertiva a stuzzicarla, per quanto
non ce ne fosse alcun bisogno ma ogni tanto anche lui desiderava
divertirsi un po' e aveva bisogno che fosse proprio lei la sua piccola
preda. Questa volta però senza bisogno di usare la propria
forza
come aveva fatto agli inizi; solo un piccolo divertimento di stampo
psicologico. Fu divertente vederla irritata, anche se un momento dopo
fu lui a rimanere sorpreso perchè gli rivolse un sorrisetto
così innocente da farla sembrare dibolica.
"E mi devi dire una cosa mentre stai seduto sul mio letto? Vuoi forse
sedurmi?"
Era chiaro a tutti e due e soprattutto a lui che non era un reale
invito, ma era stato divertente così decise di
assecondarla e vedere fin dove si sarebbe spinta.
"Se proprio volessi sedurti, saresti tu sul mio letto, non il
contrario: mai dare il vantaggio al tuo avversario, portalo sempre in
un posto dove non sia il padrone. Ma si può sempre rimediare
se
vuoi, è un po' che non ho un nuovo giocattolo tra le
lenzuola."
Al contrario di lei, aveva la voce bassa eleggermente sensuale, come se
stesse davvero prendendo in considerazione quell'idea; Minos la
osservò, consapevole di averla destabilizzata e ne fu certo
vedendo le sue gote improvvisamente rosse e pensò che non
era il
caso di prolungare oltre.
"Ma non te lo consiglierei, anche senza volerlo li rompo sempre, i miei
giocattoli. E quando si rompe una persona, non sempre la si
può
aggiustare".
Aveva perso l'intonazione fintamente sensuale di poco prima, era
più triste come se stesse rievocando qualcosa di doloroso.
Decise di alzarsi, per quanto volesse giocherellare ancora un po'
preferiva non darle l'idea di essere lì per farle quello,
volente o nolente che potesse essere. L'argomento di cui
voleva
discutere era molto più importante di quello; stava per
parlare
quando rimase completamente folgorato.
"Hai rotto anche lei? Sembrava a posto però"...
Minos ebbe l'impressione che un proiettile avesse attraversato la sua
mente con quella domanda: rimase a guardare Elise con espressione
confusa, anche se credeva di sapere a cosa si riferisse.
"La Saint. Quella di ieri, con i capelli azzurri che erano diversi,
così hai detto. Hai... rotto anche lei?"
Il silenzio non era mai stato così pesante prima di quel
momento. Elise non lo aveva chiesto con ironia o disprezzo, Minos lo
percepiva dalla voce: allo stesso tempo lui ebbe l'impressione che il
suo segreto fosse stato brutalmente messo a nudo e faticava a trovare
la reazione. Poteva dire di essere stato completamente spiazzato per la
prima volta in vita sua: rimase in silenzio per moltissimo tempo,
oppure il tempo stesso era diventato impossibile da calcolare
perchè pareva sospeso in modo tale da schiacciarlo.
Si riprese, sentendo una rabbia sorda avvolgerlo, ma
controllò
la violenta reazione che stava per avere e le si avvicinò
con
sguardo di fuoco.
"Lo sai quante ossa ci sono nel corpo umano, Elise? 206. E ognuna di
queste fa un rumore diverso quando si rompe... Quella donna non
è affatto innocente come sembri credere, posso
giurartelo.
Dietro a quell'aspetto da bambolina innocente, Rosaria è un
demone con l'anima più nera di quella che io
potrò mai avere. Un giorno, se c'è giustizia,
sarò proprio IO
a fare giustizia e godere di ogni singolo osso che le
spezzerò".
Non aveva urlato, non ce ne era affatto bisogno
perchè la
sua voce bassa e gelida era più pericolosa di un incendio
che
distruggeva foreste. Non vedeva in effetti l'ora di vederla agonizzare
nel dolore che le avrebbe inflitto, non ci sarebbe stato piacere
più grande.
"Ti do' un'ora di tempo per partire, se non sarai pronta ti
trascinerò coi miei fili fino alla nostra destinazione".
E lasciò la stanza senza avere detto alla ragazza quello che
doveva; pensò di rientrare ma sentiva l'assoluta
necessità di riprendersi e non intendeva sbilanciarsi con le
emozioni più del dovuto. Inoltre non era affatto sicuro che
questa volta avrebbe potuto contenersi: per anche solo un
momento
aveva meditato di spingere la sua provocazione oltre, costringerla a
spogliarsi e scoprire se anche sotto di lui sarebbe riuscita a
mantenersi così ribelle o se avrebbe ceduto trasformandosi
in
una creatura più sottomessa.
Fu disgustato da se stesso e da quel pensiero selvaggio che lo aveva
avvolto anche se per poco.
***
Elise tremava da capo a piedi appoggiata al muro, ma non provava paura.
Era solamente sconvolta, soprattutto dalla rivelazione riguardo la
Saint. Lei non aveva neppure collegato le cose, mai avrebbe creduto che
la misteriosa Rosaria fosse una Saint: l'aveva immaginata come se fosse
una giovane ragazzina senza doti particolari, quasi certamente di
bell'aspetto e perfino circondata da un alone di innocenza. Invece era
addirittura una Saint!
Non che le piacessero i Saint ovviamente, ma questo cambiava
completamente l'idea che aveva avuto di lei: sicuramente sapeva
combattere, aveva già un'armatura ed era completa. E' più brava di me.
Fu un pensiero agghiacciante per Elise, che lo corresse subito. Al
massimo era più esperta, ecco così andava bene.
In quella
sua sfida immaginaria con la misteriosa donna che era stata importante
per Minos, non esisteva proprio che si facesse superare da lei! Sarebbe
stata una spectre assolutamente spettacolare, altro che una stupida
Saint coi capelli color puffo! Elise ricordò però
un
dettaglio, Minos aveva accennato a capelli di diverso colore quando si
erano visti sulla scogliera e rimase colpita da questo dettaglio.
Scaraventò le scarpe dall'altra parte della stanza per
scacciare
tutte le emozioni che l'avevano invasa in quegli ultimi minuti e si
sentì incredibilmente meglio. Poi si dedicò a
raccogliere
le sue cose per la partenza, anche se non aveva idea di dove dovessero
andare; poche ore prima le aveva detto che erano diretti in un piccolo
paese chiamato Røros ma poteva essere ovunque. Non sembrava
in
Germania, comunque, e tutto sommato andava bene per lei.
Poco dopo si sedette sul letto, senza rendersi conto che era il punto
preciso occupato poco prima da Minos anche se essendo più
alto e
massiccio di lei aveva preso più posto; ancora non riusciva
a
credere a quello che aveva detto e, soprattutto, quello che
aveva
provato lei.
Gli avrei permesso di
farlo...
Era una raggelante consapevolezza. Aveva perfettamente capito tutti i
sottintesi delle provocazioni di Minos che, almeno per alcuni minuti,
l'aveva guardata in un modo che l'aveva spaventata. E, soprattutto,
l'aveva affascinata facendola fremere al pensiero di cosa sarebbe
davvero successo se gli avesse consentito di portarla a letto con lui.
Era ridicolo, eppure Elise sapeva di non poter mentire a sè
stessa, quando le aveva parlato dei suoi giocattoli aveva provato
l'insano desiderio di esserlo. Anche se non si sarebbe certo fatta
rompere da lui, per usare le sue parole, ma avrebbe provveduto lei a
distruggerlo. Su questo non aveva alcun dubbio, non gli avrebbe
permesso di farle volutamente del male: piuttosto sarebbe stata lei a
fargliene, ma quanto al resto... l'aveva proprio desiderato ed era
stato terribile pensarlo. Addirittura mentre stava lasciando la stanza,
aveva avuto la tentazione di fermarlo.
Sapeva benissimo che l'avrebbe fatto solamente per quel motivo.
Sciocchezze, devo solo
vincere la scommessa.
Era arrabbiata: quella era stata un'occasione perfetta per iniziare la
sua opera di distruzione... ecco, era per quello che doveva aver
provato quelle sensazioni, così aveva molto più
senso.
Ributtò fuori l'aria cercando di farsi più calma
e poi
prese la sua sacca e lasciò una stanza: il tempo a sua
disposizione era quasi terminato e almeno a essere puntuale l'aveva
imparato se non desiderava essere sempre punita.
Note:
buongiorno :D
Elise che spia Minos che punisce byaku ahahha povero negromante, sono
stata un po' cattiva con lui ma qualcuno doveva pure essere punito u.u
come forse avevate già capito, la saint dai capelli color
puffo(cit elise) e che un tempo erano biondi, è Rosaria.
Avevate forse pensato che potesse essere una saint? O, come
Elise che si è fatta tutto il suo film mentale, credevate
fosse una persona "comune"? sono proprio curiosa di saperlo
perchè molti miei amici non si erano nemmeno avvicinati alla
sua reale identità :P e sono rimasti sorpresi.
Ovviamente vi manca ancora la storyline completa a riguardo, se non che
Minos dice che era lei a volerlo uccidere(si capisce da quello che
pensa), ma sarà vero?
Si nd Minos
scusa <.<
comunque spero vi piaccia anche il resto. La stella malefica
è in drittura d'arrivo (finalmente lol) e a presto ci
saranno agigornamenti. Intanto il ventaglio si conferma(nella storia)
parte dell'armatura essendosi "solidificato" come dice Minos tutto
bello contento XD per caso avete già indovinato il totem?
Penso di no, al prossimo qualche delucidazione in più.
C'è una cosa che dice Minos riguardo al "rompere" le persone
che ho preso volutamente dal dio Efesto presente nella saga di Percy
Jackson di Riordan(la prima saga, mi pare nel terzo libro) che mi ha
sempre profondamente toccata. E' in verità una rivisitazione
ma il succo è lo stesso: se rompi una persona poi non la
puoi più aggiustare. E Minos indubbiamente di
persone da rompere(e non riagigustare XD) se ne intende parecchio.
Tutto il pezzo sul finale sono scuriosa di sapere cosa ne pensate: mi
è stato detto che è troppo discutibile, ma io
penso di no e in ogni caso è così che volevo
proporlo. Fatemi però sapere!
Ci vediamo presto con l'aggiornamento :D credo 10-15 giorni circa
stardust94: eh
eh non si nomina Bruno, no :D
SUl bullismo empatizzo molto, una Elise così servirebbe a
tutti e inoltre dimostra che pur avendo lati abbastanza discutibili,
non è del tutto insensibile visto che si è mossa
per questa causa diciamo. E soprattutto che pur essendo allieva di un
sadico, non è esattamente come lui. Ci sono delle differenze.
Sulla saint dai capelli color puffo, mi sa ci avessi preso :D
se hai voglia di dare un'occhiata anche a questo capitolo e farmi
sapere la tua opinione, lo gradirò moltissimo!
|
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Capitolo 8 *** 8 ***
der puppenspieler 8
Der
Puppenspieler
Nota pre capitolo: volevo ringraziare stardust94 per questa bellissima
fanart dedicata a Elise e Minos <3 è proprio bella
<3
https://image.forumfree.it/4/5/4/4/8/4/7/1667333068.jpg
Røros era un piccolo angolo di mondo davvero caratteristico
e
aveva la peculiarità di essere - in quei tempi -
particolarmente
isolato. Nonostante non fosse disabitato, era comunque privo di gente
comune; sì, esisteva un centro abitato, ma era talmente
piccolo
e silenzioso che pareva avvolto nel sonno, complice anche la rigida
temperatura e la neve che imbiancava tutto. La sola vita se si poteva
chiamare così era quella che c'era in quel maniero. Non era
un
castello, piuttosto una villa abbandonata e per quanto fosse
praticamente deserta a parte lui, Elise e alcuni skeletons fatti
arrivare per l'occasione, rimaneva comunque l'unica vera vita di quel
posto.
"Saremmo potuti rimanere a Oslo, almeno c'è
più gente. "
Ecco che ricominciava, pensò Minos abbastanza
infastidito;
aveva ceduto quando, appena giunti in Norvegia, le aveva
concesso
una giornata per così dire di libertà per vedere
la
città. In verità era stato costretto ad
accompagnarla perchè per quanto Elise fosse molto
più
abituata al mondo umano di quanto non gli piacesse pensare, era
completamente ignara riguardo la lingua e lui personalmente non aveva
nessun desiderio di farsi notare quindi aveva ceduto. Non
l'avesse mai
fatto si disse, da quando erano stati costretti - per sua scelta
naturalmente - a spostarsi in quel luogo per continuare il suo
addestramento, le lamentele erano all'ordine del giorno. In
qualche
modo Minos però sapeva che questo era da imputare
al suo
morboso attaccamento all'umanità.
In tutto quel tempo quella era l'unica cosa che non era riuscito a
cambiare, nè con la forza nè con metodi
più
delicati; in qualche modo Elise rimaneva ancorata a quel mondo
che
forse presto avrebbe dovuto contribuire a distruggere e spesso lui
aveva pensato fosse quello il motivo per cui la stella malefica ancora
non si
era fatta strada liberamente. Non credeva fosse un bene in
effetti ma
riteneva di avere esaurito le risorse per costrignerla a distaccarsi
completamente.
"Se studi a dovere quello che ti ho mostrato, potrei anche decidere di
sentirmi magnanimo e darti il permesso di andarci per alcune
ore. Solo però se non mi farai venire mal di testa
a forza
di ripetere le cose."
In verità lui preferiva la quiete di quel posto, non era
obbligato a vedere gente, anche se sentiva che c'era qualcosa che lo
attirava verso la città; forse era sentirsi così
stranamente vicino alla casa della sua infanzia che lo
rendeva
nervoso, o forse era colpa dell'eccessiva esuberanza di Elise
che in qualche modo riusciva sempre a turbarlo. La
quale, proprio in quel momento, fece un piccolo sbuffo.
"Stai
parlando di questa cosa? Non
c'è nulla di chiaro, non dice esattamente cosa
sarà nel
dettaglio questa stella malefica. A che mi serve impararlo se non
c'è una certezza? Ed entrambe le versioni non mi fanno
impazzire, se te lo devo proprio dire. Mi
merito sicuramente di meglio."
Era già almeno la seconda volta che Minos si
trovava costretto
a ricordarsi di non ridere in modo troppo plateale tanto che per
trattenersi, ne uscì un ghigno che non passò
inosservato.
"Questa stella è
volubile come te, cara
allieva, non si sa decidere e ci fa impazzire nell'attesa: non sono
per nulla sopreso che abbia scelto proprio te. Manca poco
eppure ancora
tentenna. E sappiamo entrambi che una buona parte è colpa
tua, sei troppo...umana."
Il suo sguardo si posò su quell'antico tomo che aveva
rinvenuto
nell'oltretomba alcuni giorni prima, dopo avere cercato a lungo indizi
sulle notizie riguardo i totem mitologici delle stelle malefiche;
trovare quella inerente alla stella del cielo incerto era stato molto
complesso perchè non aveva trovato grandi informazioni nelle
precedenti guerre sacre, a volte aveva pure il dubbio che non sempre
quella stella si fosse risvegliata. |Nell'ultima guerra era sicuro di
no, o almeno era rimasta nell'ombra del tutto
Fu Elise a parlare.
".. sei sempre più
antipatico, non
è colpa mia se ci sono due scelte.
Feng Pho Pho, la dea
cinese del vento che si manifesta nei cieli cavalcando sul dorso di una
tigre... oppure Fei Lian, il generatore di
calamità che
è un vecchio con un otre da cui escono i venti e che tiene
un
ventaglio in mano... non mi sembrano un granchè se devo
proprio
dirti, mi aspettavo una cosa più spettacolare se devo essere
sincera."
Sempre la solita insoddisfatta Elise, pensò lui
divertito.
Sempre pronta a lamentarsi; era anche fin troppo divertente, si disse
sentendosi meno rigido del solito.
"Hai dimenticato
che Fei Lian non è un
vecchio qualsiasi, è anch'egli il dio del vento e quella
è solo una delle sue forme, l'altra è il drago
che ha
corna da cervo e coda di serpente. In
effetti io punterei più sul vecchio scorbutico, ti si
addice...
e poi non dimenticare che se ci dovesse mai essere un generatore di
calamità su questo mondo, indubbiamente potresti essere
soltanto
tu. Non conosco proprio nessun altro in grado di essere una...
calamità umana."
Questa volta Elise non si trattenne e cercò di
tirargli in
testa una delle sue scarpe, ma lui la schivò con
facilità
ridendo apertamente stavolta. Era sempre divertente in effetti
spingerla a contraddirlo ed essendo lontano dagli occhi degli abitanti
dell'Ade poteva persino distendersi un po' anche lui. In
verità
almeno era contento di essere riuscito a
scoprire esattamente cosa aspettarsi da quella stella malefica, gli
avrebbe fatto comodo un po' prima ma non gli era venuto in mente che
sarebbe servito così tanto tempo. Era comunque una
certezza un po' esile dato che si trattava di scoprire cosa sarebbe
uscito al momento giusto.
"Invece arriverò attraverso le nuvole su
una tigre spaventosa e affamata e ti farò divorare! Così la smetti di prendermi
in giro!"
Minos scrollò la testa ben sapendo che quella era solo una
provocazione e non intendva cedere, nè mettersi di nuovo a
ridere anche se anche questa volte fu complicato trattenersi.
"Sbrigati a farlo allora,
voglio proprio vedere
se ne sei capace, dopo tutto questo tempo mi seccherebbe
essere
stato appresso a uno spectre mediocre; comunque va bene, se vuoi
prenderti il resto
della giornata di riposo fai pure. Ho alcune cose di cui
occuparmi."
Quello che non aveva però previsto era che la ragazza non
aveva nessuna intenzione di andarci da sola.
***
"C'è qualcosa di strano..."
La voce di Minos interruppe il silenzio che li circondava.
"E' vero, c'è poca gente."
Elise si guardò attorno dopo che avevano lasciato
alle
loro spalle il Frogner Manor e il suo stupendo parco pieno di... beh di
neve, che ricopriva tutta la vegetazione tanto che più volte
si
era fermata per addentrarsi all'interno, seguita da uno svogliatissimo
Minos che aveva digrignato i denti per tutto il tempo. A distinguersi
qua e la nel manto bianco erano dei fiori, delle rose scarlatte molto
belle, notò Elise osservandone una che pareva caduta a terra
e
stava congelandosi grazie a quella temperatura rigidissima;
era
curioso quel contrasto, come se fossero fiori differenti dagli altri.
"Sento puzza di guai, invece."
Elise sbuffò sentendo quelle parole.
"Ho capito che sei uno che vede sempre sangue e problemi ovunque, ma
per una volta non ce la fai proprio a goderti questo paesaggio
magnifico? Guarda, sembra tutto addormentato sotto l'abbraccio della
neve! E' così romantico!"
Elise non riusciva proprio a trattenere l'entusiasmo davanti a un tale
scenario: abituata alla nebbia di Londra e del Regno Unito, di rado
aveva visto una simile scena. Era così su di giri che si era
persino azzardata a prendere Minos sottobraccio, del tutto incurante
del fatto che si fosse apertamente lamentato per la mancanza di
rispetto degli allievi nei confronti dei loro maestri; lo
aveva
lasciato borbottare per un po' finchè non doveva essersi
stancato limitandosi ogni tanto a lanciarle qualche strana occhiata, da
lei ignorata mentre se lo trascinava allegramente in giro, sia dentro
al castello che fuori, dove solamente le loro impronte nella neve
indicavano la loro presenza.
"Lo conosco a memoria questo posto, che sarà mai un po' di
neve?
E poi l'effetto del romanticismo dei castelli innevati è un
classico... strano che tu non lo sappia."
La ragazza sospirò sentendo quelle parole.
"Lo so benissimo, ma ne ho visti davvero pochi! E poi l'effetto del
romanticismo qui è guastato dal tuo muso lungo e le continue
lamentele! Sarebbe tutto perfetto se stessi zitto e..."
Fu un movimento così rapido che Elise quasi non lo
percepì; Minos si era mosso in modo fulmineo tanto che si
rese
conto che non si trovavano più sul sentiero di poco prima,
ma
leggermente più all'interno, all'ombra di uno dei
giganteschi
alberi che li riparava alla vista di eventuali curiosi. Elise perse
completamente la parola nel momento in cui si trovò a
fissare lo
sguardo di Minos da una distanza fin troppo ravvicinata, ma per quanto
volesse provarci, non riuscì in alcun modo ad allontanarsi.
Non
sapeva nemmeno se volesse allontanarsi, in effetti, poi si rese conto
che l'aveva letteralmente circondata in un abbraccio dalla morsa
serrata. Le sfiorò le labbra con un dito in un primo
momento, un
lunghissimo momento che poteva essere anche durato ore tanto che quando
la baciòm Elise percepì un sollievo infinito
all'idea che
quella piccola attesa fosse stata finalmente spezzata.
Quello che non si era aspettata era che non solo durasse
così a
lungo - non aveva modo di controllare il tempo, ma era ben certa che
fosse durato per parecchio - ma anche che fosse così
coinvolgente. Tutte le volte che aveva provato a immaginare la cosa,
aveva sempre pensato sarebbe stato freddo e glaciale come Minos stesso,
come la temperatura che li circondava. Invece se avesse potuto
esprimersi, si sentiva avvolgere da fiamme roventi, ardenti forse
quanto e più quelle presenti nei più profondi
abissi
infernali.
Non sta andando come
avevo programmato...
Fu il pensiero che la scalfì dopo, quando quel contatto
finì pur rimanendo rannicchiata in
quell'abbraccio,
sentendo che le accarezzava i capelli e le diceva qualcosa anche se non
capiva cosa. A sconvolgerla oltre all'effetto di quel bacio, era
proprio la certezza di non averlo fatto per quella stupida scommessa
che aveva fatto tempo prima; in quel caso era certa che avrebbe
mantenuto lei il controllo di tutto, invece... gli aveva eduto come se
fosse stata la cosa più naturale del mondo e anche le guance
rosse non avevano nulla a che fare col gelo che continuava a
imperversare. Con un sospiro si abbandonò completamente
contro
di lui, tutto sommato per niente dispiaciuta di quello che stava
sentendo.
Note:
Buongiorno a tutti e ben ritrovati :D il capitolo credo sia
più corto del previsto perchè... eh niente in
verità succedevano altre cose, ma ho preferito spezzare sul
finale perchè... beh perchè si :D
E NESSUNO MI DICE NIENTE DI QUEI DUE?! nd aiacos che fa tanto d'occhi
sul finale e poi sghignazza
eh fattelo dire da minos, caro :P
ho ricevuto commenti contrastanti sul finale, dico solo che a me
sembrava proprio ora(considerato che si è scritto da solo
quel pezzo LOL io stavo virando da un'altra parte, ma ha preso vita u.u
e quindi.
Fheng Poh Poh. O Fei Lian?Da brava stella incerta ci sarà
l'incertezza fino all'ultimo momento(Minos NON apprezza questa cosa ma
è impegnato in qualcosa di meno incerto, e quindi sta zitto
XD) ma sono curiosa di sapere voi cosa ne pensate. Quale dei due?
Vi chiederete perchè due scelte, a parte io che adoro farli
impazzire. Semplice, perchè sono praticamente uno la
versione dell'altra XD non propriamente identici ovviamente,
però ci sono moltissime somiglianze..
Sul finale ho anche rilasciato un piccolo indizio(intendo nell'ultimo
pezzo della storia) di qualcosa o qualcuno, chissà se
l'avete notato.
Ci vediamo al prossimo capitolo :D
STardust 94: eccoci qui, Complimenti per recensire a quell'ora quando
io probabilmente non riuscirei neppure a tenere un occhio aperto XDD
comunque si ci avevi preso e sempre si, Minos è proprio
simpy quando ci si mette. Tipo in questo capitolo, almeno credo LOL
sono curiosa di sentire cosa mi dirai e grazie un sacco della fanart,
è bellissima ma già lo sai *__*
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Capitolo 9 *** 9 ***
der puppenspieler 9
Der
Puppenspieler
Ricoprì le impronte camminandoci di nuovo sopra, poi rise,
divertita. Era un modo abbastanza stupido quello, di passare il tempo,
ma non aveva voglia di stare chiusa all'interno; Elise si stava
così dilettando semplicemente nel camminare, un passo dopo
l'altro in quel piccolo boschetto ora completamente bianco, in assenza
di Minos. Lo spectre era tornato nell'Oltretomba ma non le aveva
chiesto di accompagnarlo, cosa di cui Elise si sentiva abbastanza grata.
Aveva bisogno di quei giorni di improvvisa quiete, nonchè di
relax dato che in qualche modo di continuare l'addestramento non si era
più parlato. Il Giudice aveva addotto come scusa che tanto
ormai
le aveva più o meno insegnato tutto, mancava solo il
risveglio
totale per lavorare meglio sui poteri che avrebbe avuto a sua
disposizione; per quello però che riguardava il cosmo e
l'allenamento fisico era pronta. Elise però era ben
consapevole
che fossero delle scuse, nulla di più. Era forse vero che
con
dei poteri più definiti avrebbero ptuto fare un lavoro
più preciso, tuttavia lui avrebbe potuto tranquillamente
imporle
di proseguire gli esercizi, o cose simili.
Non c'era nemmeno bisogno di sapere la motivazione di quella decisione
e lei lo sapeva benisismo: l'improvviso avvicinamento avuto durante la
visita a Frogmore Castle non era rimasto relegato in quel piccolo
angolo di quiete, ma si era trasformato letterlmente in un'esplosione,
un po' come se entrambi non avessero atteso altro che quel momento per
rivelare ciò che erano davvero l'uno per l'altra. E
nonostante
la rapidità, era avvenuto con una tale naturalezza che Elise
quasi ora non ricordava cos'era accaduto prima; la stessa cosa doveva
valere per Minos, si era detta dopo quei giorni quasi tranquilli.
Quasi. Nonostante
tutto lei era comunque sempre pronta a difendere il
proprio volere, persino in quella strana relazione. Era strano come le
pareva di essere passata al credere di non sopportare la presenza di
Minos vicino a lei al trovare invece che fosse l'assenza, il problema,
anche se sapeva che aveva a che fare solo con gli spectre e non con
alto.
Si spostò una ciocca dagli occhi e continuò a
camminare,
consapevole di essere del tutto sola. Quel luogo era perfetto, se non
fosse stato per il freddo, ma a parte quello era ben isolato e lei in
quel momento preferiva non dover rendere conto a nessuno di
ciò
che faceva.
Devo proprio convincerlo
a venire a pattinare, qui il ghiaccio è magnifico.
Elise aveva osservato il laghetto poco distante e affollato dal nulla,
se fosse riuscita a convincere Minos ad accompagnarla al suo ritorno o
- più probabilmente - il giorno successivo, avrebbero potuto
divertirsi un mondo. In qualche modo sapeva come fare, forse sarebbe
bastato chiederglielo con dolcezza, cosa che aveva notato in quei
giorni, funzionava sempre. Non c'era una cosa a cui le avesse risposto
in modo negativo, anche se magari aveva fatto finta di brontolare un
po', ma alla fine l'aveva sempre spuntata. Sorrise a quel pensiero: lo
stesso Minos sembrava molto differente, lo aveva notato. Nonostante si
mostrasse sempre molto algido e inflessibile, gli occhi erano meno
severi e sembrava a volte che la linea delle labbra fosse sul punto di
mostrare all'improvviso un sorriso dal nulla. Come un sole che faceva
capolino da dietro fitte nubi.
"Oh... AHHHHHHH"
Elise non si era accorta dell'ostacolo umano a cui era andata addosso e
rischiò di finire a terra; all'ultimo però una
mano
l'afferrò con gentilezza per la vita impedendole una brutta
caduta. Elise era sul punto di esibire il suo miglior sorriso e
ringraziare Minos - convinta si trattasse di lui, giunto dal nulla - ma
rimase completamente basita nel non riconoscere il suo salvatore.
"Devi fare attenzione, ti potresti fare molto male."
Voce armoniosa, aspetto semplicemente perfetto anche se un po' troppo
effemminato per i suoi gusti, ed espressione eterea. Elise non credeva
di conoscerlo, ma era certa che si trattasse dell'uomo più
bello
mai visto fino a quel momento. Persino i capelli di un curioso azzurro,
come i suoi occhi, non l'avevano minimamente turbata, come se fosse
normale avere quella strana cromatura in una chioma. Per un momento
pensò fossero tinti, o magari anche una parrucca, ma aveva
l'impressione che fossero reali.
Dulcis in fundo, tra i capelli aveva una rosa nera. Un altro punto sul
suo fascino.
Elise rimase spiazzata per poi rendersi conto che stava balbettando
come un'idiota.
"Io... grazie... non guardavo dove andavo."
E quello era ovvio, stava solamente seguendo le proprie impronte, in un
passatempo che dire stupido era poco. Adesso, invece, il suo sguardo
era stato attirato da quella creatura tanto perfetta. Anzi per un
momento aveva pensato di essersi sbagliata e che fosse una ragazza, ma
ora era certa che non lo fosse. Lui rise in modo garbato. Finto. Ma lei
non riuscì a percepirlo, stregata da cotale visione e si
imbarazzò ancora di più quando lui le rivolse un
cortese
quanto inaspettato baciamano.
"Questo mi sembra evidente. Non credevo questo luogo fosse abitato,
posso domandare il tuo nome? Io sono Aphrodite e vivo qui vicino."
Elise si sentiva stranamente stordita. Che fosse solamente
perchè quello strano individuo grondava fascino? Era una
reazione abbastanza curiosa per lei, comunque. Si rese conto che stava
aspettando una risposta.
"Elise. Hai uno strano nome, di dove hai detto che sei?"
L'aria si era riempita di uno stranissimo odore. Intenso, dolcissimo e
inebriante. Così tanto che la ragazza fu costretta a
sbattere le
palpebre alcune volte, ed era sempre sorretta dal braccio di Aphrodite.
Lui le rispose qualcosa ma Elise era riluttante a chiedergli di
ripetere, non aveva capito nulla di quello che diceva; si
portò
una mano alla testa. Fino a pochi minuti prima si sentiva benissimo,
che cosa stava quindi accadendo?
Non aveva visto l'improvvisa coltre di rose rosse che ricoprivano la
neve e anche se fosse successo, come avrebbe potuto associarle al suo
improvviso malessere; la cosa curiosa era che nonostante tutto,
riuscì in qualche modo a sostenere una breve conversazione
con
quell'affascinante sconosciuto, di cui non riusciva però a
ricordare nulla. Alla fine percependo di nuovo il gelo naturale del
pomeriggio norvegese, Elise si scrollò nel tentativo di
levarsi
di dosso quell'apatia, o ciò che credeva fosse apatia.
Non riuscì più a distinguere la realtà
e questa
volta quando cadde, stramazzò davvero al suolo per poi
essere
raccolta stile sacco di patate da un Aphrodite dallo sguardo quasi
disgustato, ma lieto di avere raggiunto il suo scopo così in
fretta. Ripulì la zona dalle sue rose, solo alcuni petali
presto
coperti dalla neve avrebbero testimoniato il suo passaggio.
"Ci siete riuscito?"
La voce era incredula e il Gold Saint non ebbe nemmeno bisogno di
voltarsi: sapeva benissimo chi era, anzi si aspettava da prima la sua
comparsa.
"Come se ci volesse tanto a far capitolare una cucciola di spectre:
basta coglierla alla sprovvista e fare leva sulla sua
stupidità. Ma come potresti capire tu che sei una schiappa,
per fortuna in pochi sanno che ti ho addestrata io".
Aphrodite degnò di uno sguardo disgustato la silver saint
col volto coperto che accusò il colpo: si era o no fatta
sfuggire proprio Minos anni prima, convinta pure di averlo eliminato
quando ancora non era il mostro di potenza che era ora? Solo all'idea
che non se ne fosse neppure accertata, della sua morte, gli faceva
ribollire il sangue. E ora si stupiva pure che lui riuscisse ad avere
la meglio su una stupida allieva. Che donna insulsa che era, forse
avrebbe dovuto eliminare lei... magari l'avrebbe fatto se non si
dimostrava utile.
"Sei ancora dell'idea, quindi? Serve qualcuno che le faccia la guardia,
in attesa..."
Indicò Elise svenuta con la testa.
"Si! Non vi deluderò, Maestro! Ma dove pensate di
nasconderla? Credevo la voleste uccidere subito?"
La voce di Rosaria pareva improvvisamente dubbiosa, come se non si
fosse aspettata quel risvolto; d'altronde Aphrodite non si era
minimamente preoccupato di darle i dettagli, essere un cavaliere
d'argento non la rendeva necessariamente affidabile. Anzi, era proprio
inutile, ma dato che voleva rendersi meno insulsa poteva provare ad
affidarle quel compito.
"Non essere sciocca. Gordon l'hanno forse ucciso subito? No. Ho
già preparato la sua speciale prigione, vedi di stare
attenta a camminarci in mezzo, se ci muori in mezzo
sarà solo un tuo problema."
Gordon di Ara era effettivamente ancora vivo, ma... messo male. Si
guardò attorno, c'erano solo loro.
"Vediamo se il Grifone recepisce il messaggio. Lui si è
occupato
delle torture del nostro Gordon, ora io mi occuperò di
questa
qui. Ora andiamo, ti dirò i dettagli quando arriveremo".
E in un modo che non sarebbe piaciuto a nessuno dei due, specialmente a
lei. Poco dopo solo l'intenso odore di rose rosse permeava ancora
l'aria, ma di loro tre non c'era più traccia.
***
Minos aveva l'impressione che tutti avessero gli occhi puntati su di
lui. Una sua idea, si sentiva estremamente vulnerabile, tanto da
credere che i presenti nella vasta sala del Tribunale sapessero che
cosa aveva fatto e lo guardassero con aria inquisitrice. Persino Rune
sembrava impegnato a capire il motivo del suo continuo silenzio mentre
stava leggendo alcuni testi antichi.
"Cos'hai da guardare?"
Lo apostrofò così, convinto che Rune si fosse
fissato a
osservarlo e avesse distolto lo sguardo solo all'ultimo momento; il suo
vice Procurator infatti sobbalzò ma dichiarò di
non
sapere di cosa parlava. Minos si chiese se non fosse lui troppo
nervoso, anche se all'apparenza nulla si notava: aveva forse immaginato
che lo spectre lo aveva fissato? Anche quell'inutilità di
Marchino sembrava più lento del solito nel suo compito di
ripulire gli angoli sporchi, come se pure lui si fosse fissato.
Forse si stava sbagliando? Riprese il controllo su di sè
mentre
continuava a rileggere quella pagina per almeno la quarta volta senza
capirci nulla, tanto che fu costretto a ricordarsi il motivo per cui
aveva deciso di prendere in mano quel tomo. Ah si, le vecchie guerre
sacre, certo... doveva cercare le informazioni su cos'era accaduto per
evitare di ripetere gli errori, dopotutto stava per avvicinarsi
inesorabilmente il momento delle battaglie vere e proprie e lui ci
teneva a non farsi trovare impreparato. A distrarlo fu un rumore di
passi regolari e dalla cadenza aggraziata, tanto che pensò
per
un momento si trattasse di una donna; considerando che Elise non era
lì e non aveva le capacità per giungere
nell'Oltretomba
da sola, ipotizzò si trattasse di lady Pandora. Prima di
voltarsi si stampò sul volto l'espressione da spectre rigido
e
inflessibile che era adatta a lui, ma quando si
voltò, non
vide Pandora. E nemmeno una qualunque figura femminile.
"Che cosa fate tutti qui?"
Non era nemmeno una persona sola: Aiacos e Rhadamantys erano giunti
lì tenendo per le braccia uno stranissimo Bruno. Minos non
l'aveva neppure riconosciuto subito da tanto pareva diverso: era lo
stesso ragazzo coi capelli scuri ribelli e la sua surplice, ma gli
occhi... gli occhi parevano qualcosa a sè stante. Erano di
un
verde così luminoso da abbagliarlo e quasi indurlo a fare un
passo indietro. Anzi, tutta la figura di Bruno pareva rilucere di un
verde brillante che gli sembrava spettrale in maniera grottesca.
"Blatera da ore, forse è meglio che lo senti anche tu. Penso
abbia Visto qualcosa, o dice così almeno..."
La voce della Viverna era stranamente cupa, cosa che lo
colpì e
tornò a dedicare la sua attenzione allo spectre che sembrava
non
riuscire a rimanere in piedi da solo. Si chiedeva perchè
l'avessero portato proprio da lui, soprattutto loro due...
"Accadrà stanotte, quando la luna lascerà il
proprio posto per fare sorgere il sole."
Pareva già una contraddizione si disse il Giudice, non era
notte quando il sole
sorgeva, era l'alba, ma
Minos non riuscì a chiedere a cosa si stesse riferendo:
Bruno lo
osservava e in quel
momento Minos si rese conto che lo spectre non lo vedeva affatto e
doveva essere sotto l'influsso dei suoi stessi poteri. Eppure
nonostante quegli occhi in apparenza vuoti, Minos si sentiva
più
che mai al centro dell'attenzione.
"La stella malefica si libererà con inaudita violenza e
riverserà tutta la sua rabbia contro chi la circonda e
distruggerà ciò che incontra."
Ecco perchè, parlava di Elise. Da quello che sapeva lui era
l'ultima stella a doversi ridestare.
Sembra una buona
notizia... finalmente si sveglierà...
Il suo duro lavoro sarebbe stato finalmente ripagato... inoltre alla
luce dell'evoluzione del loro rapporto, Minos ci teneva particolarmente
a levarsi i panni dell'insegnante di dosso. Non che sarebbe cambiato
molto, sempre a lui doveva la sua futura lealtà come spectre
dato che non avrebbe lasciato che fossero gli altri due a raccogliere i
risultati. Sarebbe stata parte della sua legione, era ovvio. Il
resto... il resto sarebbe stato tutto da vedere, ovviamente. Si
sentì quasi meglio in fondo, avrebbe potuto avere tutto,
c'era solo da capire in che modalità destreggiarsi poi ma ci
avrebbe pensato a suo tempo.
Bruno continuava a blaterare. Quello spectre era a dir poco
terrificante, secondo la sua opinione: tra le varie parole ne
captò alcune. Catastrofe. Imprevisto. Spegnimento. Non ci
capiva nulla.
"Allora meglio che vada a prepararla. Se il risveglio è
imminente devo essere presente, così da gestire al meglio la
cosa..."
In realtà Minos non si aspettava grossi problemi a riguardo:
aveva già assistito ad altre stelle malefiche ridestate
e nessuna aveva creato problemi.
Anche se questa
è Elise, è potenzialmente già un
problema di suo...
Sorrise al pensiero senza rendersi conto di non essere da solo, ma in
quel momento Bruno parve aggrapparsi a lui, più fuori di
sè che mai, gli occhi quasi ingigantiti.
"Non la troverai! Devi cercarla la dove è nata la rosa
d'oro!"
Che andava blaterando, si chiese Minos estremamente infastidito da
quell'atteggiamento, senza riuscire a evitare che gli finisse addosso.
Cos'era la rosa d'oro? E soprattutto cosa doveva cercare?
"Forse è successo qualcosa alla tua allieva, Minos? Magari
potresti controllare, non credi?"
"Rhadamantys... quella ragazza è meno sprovveduta di quanto
chiunque non creda. L'ho addestrata io, in fondo..."
Però c'era qualcosa che non lo convinceva, poco prima uno
stranissimo brivido gelido gli aveva attraversato la schiena, come
un'ammonizione. Però dubitava fortemente fosse qualcosa
riguardo a lei, le aveva creduto quando gli aveva promesso che sarebbe
stata alla larga dei guai; inoltre se proprio fosse stata in pericolo
poteva avvisarlo. Aveva ancora quella pietra con sè, quella
che le aveva consegnato lui agli inizi per evitare che si cacciasse in
situazioni pericolose. Doveva solamente stringerla per avvertirlo e lui
sarebbe corso... o volato, più probabilmente.
"Avevo comunque deciso di andare. Vedrete che non è successo
nulla, al massimo mi aspetto abbia buttato giù qualche porta
coi suoi capricci."
Si finse più sicuro di quello che era. Sentì
Aiacos sghignazzare mentre si allontanava, ma non perse tempo a
chiedergli perchè: l'amico aveva quasi delle antenne,
avrebbe capito subito cosa non gli aveva ancora raccontato.
Il luogo era immerso nel silenzio mentre Minos passava attraverso le
varie stanze, con lo sguardo verificando che fosse tutto come al
solito. L'atmosfera sembrava pesante ma anche quello era normale,
lì.
"Hai visto Elise?"
Lo chiese a uno degli spectre che teneva lì come una sorta
di guardia ma questi scrollò la testa.
Magari non voleva
nessuno intorno, sarebbe strano, ma perchè no...
Se lo disse varie volte che non c'era nulla di strano; non
pensò di andare a guardare fuori, non c'era alcuna
distrazione... a meno che non si fosse mossa verso Oslo? Era troppo
lontano e in quel caso credeva lo avrebbe avvertito: alzò lo
sguardo, il pallido sole si era già ritirato da ore, ma era
ancora tardo pomeriggio e a lui iniziavano a venire dei dubbi.
"L'hai trovata?"
Si rese conto dopo di non essere solo, voltandosi e vedendo Aiacos e
Rhadamantys che erano entrambi giunti lì certamente tramite
il teletrasporto o il portale infernale.
"No. Forse si sta solo allenando per conto proprio..."
Ma nemmeno lui ci credeva, poi chiese loro perchè fossero
effettivamente lì. Avrebbe dovuto preoccuparsene solamente
lui essendo sua allieva. Aiacos si strinse nelle spalle.
"Quel Bruno ci ha praticamente spedito qui a calci... in senso
metaforico, ha detto che è una cosa seria. Quello ha Visto
qualcosa ma non riesce a dirlo in modo comprensibile: dato che comunque
siamo amici e che stiamo anche morendo di noia, possiamo aiutarti a
cercarla. Magari si è solo appartata con qualcuno e tu non
lo sai".
Ghignò pure nel dirlo e Minos avrebbe voluto picchiarlo ma
si contenne.
"D'accordo allora dividiamoci e esploriamo i dintorni".
Note:
buongiorno. Ci ho messo un po' perchè l'ho dovuto riscrivere
due volte, c'era sempre qualcosa che non mi ispirava ma ora credo di
essere abbastanza soddisfatta.
Piccolo excursus su cosa è successo tra i due tramite
qualche parola di Elise, che non vi sembra si sia un po' quietata?
<3 ma ormai siamo proprio agli sgoccioli, la stella è
pronta e sta per liberarsi u.u
al momento giusto direi visto chi è arrivato. Salutate il
mio amatissimo Aphrodite dei Pesci che.... che sarà il
bastard inside che conosciamo dal'opera originale .___. voi non avete
idea di quanto io ami Aphrodite e ritenga ingiusto il trattamento che
gli è stato riservato nella serie classica... tuttavia
esattamente come nel Canvas, Minos ha a che fare con Albafica,
altrettanto ovvio era che ci fosse Aphrodite qui. E farà
danni.
tanti nd aphrodite tutto soddisfatto
Rosaria allieva di Aphrodite :P ma decisamente più scarsa :P
che qui Aphrodite sarà tutto tranne che debole. Spero vi
piaccia il loro ingresso.
Bruno che vede cose. Potrei chiamare così la seconda parte
lol che poi se Minos avesse saputo da subito dei deliri di Bruno, forse
si poteva evitare il rapaimento u.u
o forse no dato che io sono sadica.
Vi do appuntamento circa attorno a natale, penso. Forse prima ma
vediamo. Nel caso buone feste a tutti!
STardust 94:
Minos: guarda che tecnicamente sono io il protagonista, mica lei...
dai stai buono u.u sono molto felice che ti sia super simpatica e spero
ti piaccia anche questo capitolo, fammi sapere :D
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Capitolo 10 *** 10 ***
der puppenspieler 10
Tantissimi auguri di buone feste
e sereno 2023 a tutti!
Der Puppenspieler
Minos battè tutti i dintorni con perizia, arrivando anche a
perquisire personalmente tutte le dimore, del tutto
incurante che fossero abitate o meno. Lì vivevano pochissime
persone, ma lui non avrebbe sentito ragioni.
Dove diavolo sei?!
Lo chiese a sè stesso come se Elise potesse rispondere,
invece
c'era solo il gelido silenzio della sera norvegese a ricordargli di
essere ben lontano dalla soluzione. Tutta quella situazione era assurda
e quando dopo avere setacciato l'intero paese e i suoi più
stretti dintorni, cominciò a farsi prendere prima dal panico
e poi
dall'ira. Sentiva improvvisamente il desiderio di versare del sangue.
Sangue del colpevole di quella sparizione improvvisa.
"Noi stiamo dando tanto credito a quello che dice quel Bruno, ma se si
fosse allontanata da sola?"
La voce di Rhadamantys fece breccia nel silenzio, spezzandolo, ma Minos
fece cenno di no, gli occhi improvvisamente inquieti.
"No. Elise non è così stupida da allontanarsi da
sola,
è sicuramente successo qualcosa e non appena
metterò le
mani sul colpevole, questi si pentirà di essere stato tanto
imbecille.Inoltre tutte le sue cose sono qui, se fosse stata una fuga
volontaria
avrebbe portato via qualcosa."
Aveva già controllato tutto sia all'interno che all'esterno,
senza tralasciare nessun luogo. Non mancava niente, solo alcuni
vestiti, ma dovevano essere quelli che indossava. Scrutò
ancora
in silenzio il cielo. Qualcuno avrebbe pagato.
Una promessa. Anzi no, una certezza, lui non avrebbe lasciato impunito
il colpevole, chiunque questi fosse. Scrutò di nuovo davanti
a
sè senza sapere dove guardare: dove doveva spingersi adesso?
Oslo? Forse setacciare anche la casa londinese dove Elise aveva
visssuto tutta la sua vita prima che lui la portasse nell'Oltretomba?
Erano tutte idee sbagliate, pensò con convinzione. Nessun
rapitore sarebbe stato tanto stupido da portare Elise in luoghi
associabili a lei, nemmeno conoscendola bene... perchè in
quel
caso lui l'avrebbe subitio rintracciata.
"Ho bisogno di Myu, Rhadamantys. Puoi prestarmelo?"
Lo spectre di Papillon era l'ideale, quelle sue fairy potevano
raccogliere indizi che a loro sfuggivano e potevano andare praticamente
ovunque. Sentì l'amico sorpreso e percepì anche
lo
sguardo di Aiacos animato della stessa curiosità.
"Lo convoco subito. Anzi, vieni con me e porta qualcosa che appartenga
alla ragazza. Un oggetto, un vestito... quello che trovi
purchè
li abbia toccati o indossati".
Si, era una buona idea, le fairy sicuramente ricordavano Elise ma
dovevano avere bisogno di una rinfrescata di memoria se dovevano
cercare il
suo cosmo; prese quindi uno dei mantelli della ragazza,
quello
l'aveva lasciato appoggiato distrattamente sul letto nella sua stanza e
lo raccolse per poi seguire la Viverna in Ade, dove aveva fatto sapere
allo spectre di Papillon che era convocato urgentemente nel suo
palazzo. A Minos pareva quasi passasse un secolo mentre attendevano il
suo arrivo. A onor del vero Myu di Papillon si era presentato
abbastanza rapidamente e gli spiegarono la situazione.
Si ritrovarono lui, Myu e Aiacos di nuovo nel paesino dove aveva
portato Elise, questa volta in un angolo che lui non aveva
perquisito perchè troppo isolato in un primo
momento per
poi non pensarci in seguito. Le piccole fairy si muovevano sicure e
leggiadre fino ad andare a posarsi su un pezzo di terreno ghiacciato;
Aiacos asserì di non vedere nulla di strano eppure quegli
animali insistevano a muoversi in tondo.
"Sento puzza
di... rose... rose rosse..."
Il disprezzo nelle parole di Minos era palpabile; conosceva quelle
rose, anche se non in modo diretto e il loro dolciastro olezzo era
inconfondibile. Subito dopo Aiacos gli indicò alcuni petali
rossi ora del tutto avvolti dal ghiaccio e che non avevano visto
subito; il Grifone ne raccolse uno prestando attenzione a non
e
sentì un'improvvisa paura scendere sul suo
cuore. La rosa dorata, aveva delirato quel Bruno nei suoi
vaneggiamenti... come sapeva?! Il potere divinatorio di quello spectre
era per lui sempre più incomprensibile, e anche quella volta
come quando lo aveva messo alla prova, preciso e spaventosamente vero.
La rosa dorata era una sola, il malefico custode della dodicesima casa
del tempio di Athena, nessun altro era come lui.
"Aphrodite dei Pesci? Perchè è stato qui?"
La domanda di Aiacos era la sua, ma Minos ora non era interessato a
quel dettaglio perchè quella specie di giardiniere insulso
era
stato
lì. La presenza dell'olezzo delle sue terrificanti rose lo
confermava, i petali lo provavano seppur ora completamente ghiacciati.
Lo preoccupava di più pensare che avesse incrociato
Elise sulla sua strada, incontro casuale oppure no al momento era per
lui un dettaglio secondario: lei poteva anche essere diventata capace
di battersi, ma
dubitava fortemente potesse avere la meglio contro un cavaliere d'oro.
"Quel cavaliere d'oro è uno dei più infidi e
disgustosi
di tutti i dodici, se era qui non è stato un caso. Confido
che
Elise sia una prigioniera per lui alquanto scomoda..."
Lo era stata con lui, figurarsi se non avrebbe reso la vita di quello
stronzo un vero inferno. Sarebbe rimasto molto deluso dal contrario,
invero... certamente il cavaliere d'oro si sarebbe ben presto pentito
di avere scelto di rapire la ragazza, tanto poco collaborativa con
chiunque non le andasse a genio. Sorrise a quel pensiero pensando a
quanto Aphrodite si sarebbe trovato in difficoltà per colpa
della sua stupidità. Allo stesso tempo sapeva quanto fosse
una
situazione pericolosa, doveva assolutamente rimettersi in azione e
intervenire prima che le facesse qualcosa di serio.
"Minos... dobbiamo avvertire Pandora, lo sai, vero? Non puoi lanciarti
in questa follia senza la sua approvazione".
Minos si girò a guardare Aiacos come se l'amico avesse
perduto completamente la ragione.
"No. Non c'è nessun bisogno di dirglielo, la
informerò appena questa faccenda sarà
risolta."
Sapeva benissimo che la sacerdotessa di Hades non avrebbe mai permesso
la ricerca di una apprendista, nemmeno sul punto del risveglio della
stella, di Elise in particolare gelosa com'era del fatto che ci fosse
un'altra donna nell'armata. Anzi, ne avrebbe approfittato per
prendersela di nuovo con lui per quel ritardo e in quel momento non
c'era tempo da perdere. Stava per parlare di nuovo quando comparve
un'altra figura dal nulla in quel gelo, ma non si allarmò
riconoscendo il cosmo, nonostante non indossasse alcuna sotto al
mantello ma solamente un tradizionale kimono bianco senza alcuna
decorazione specifica. Ed era scalza, anche se non si vedevano i
piedini minuscoli dato che l'indumento viola toccava fino a terra.
"Ah, Ayame... hai fatto presto".
Non era sorpreso di vederla, dopotutto l'aveva contattata
telepaticamente lui poco prima ed era certo che non lo avrebbe fatto
aspettare. La giovane si inchinò come facevano tutti gli
orientali.
"Non avrei avuto motivo di tardare, mio signore. I miei rispetti anche
a voi, giudice di Garuda".
Minos ghignò perchè la faccia di Aiacos era lo
stupore
sotto forma di spectre. Gli rivolse uno sguardo deciso,
avrebbe parlato
di lei dopo, ora doveva darle un importante compito.
"Voglio che raccogli tutte le informazioni possibili sul custode della
dodicesima casa del santuario di Athena, Aphrodite dei Pesci. Puoi
servirti del suo libro della vita, poi riferiscimi le tue scoperte al
Tribunale. Qualora questo individuo fosse morto - anche se non lo credo
- scopri chi è il suo sostituto, ma credo sia lui ancora in
carica."
Un ordine, secco e deciso. Non ci fu nemmeno un'ombra di esitazione
nelle iridi rosse della spectre che si inchinò di nuovo.
"Sarà fatto nel più breve tempo possibile".
E sparì lasciando i due nuovamente soli.
"E questa da dove sbuca?"
Aiacos si era trattenuto dal fare quella domanda. Minos
scrollò le spalle.
"Ho affidato ad Ayame la custodia dei libri della vita, a Rune non era
piaciuto molto ma non ha osato protestare. Non parla quasi mai e
difficilmente delude le aspettative; la sua stella malefica
è
quella del cielo assassino. Fidati, è più letale
di
quanto non sembri, anche se finora non ha avuto grandi ruoli.
Preferisco tenerla da parte per eventuali problemi futuri..."
Forse addirittura per quella missione, se fosse stato necessario. Sotto
quell'apparenza fragile e delicata da fiore di loto giapponese, Ayame
era molto più pericolosa di molti spectre maschi. E anche
lei
non incontrava per nulla le simpatie di Pandora, che l'aveva liquidata
chiamandola spregievolmente bibliotecaria, senza sapere quanto fosse
preziosa per l'armata di Hades.
Aiacos rise.
"E Elise cosa dice di lei?"
Minos scrollò le spalle nuovamente.
"Nulla di che, non si odiano mi sembra e già questo mi
basta. In
ogni caso appena avrò le informazioni deciderò
come
agire; non credo sia un problema affrontare quel giardiniere fallito,
forse porterò qualche spectre con me."
Stava iniziando a pensare a come agire, perchè era fuori
questione che quel fiorellino avvizzito si mettesse di nuovo in mezzo
al risveglio di una stella. Prima la sua, tramite però
quella
demone di Rosaria, e ora Elise che era collegata a lui essendo sua
allieva. Sicuramente Pisces lo sapeva, non era affatti una
casualità e più ci pensava, più era
certo di non
commettere nessun errore di giudizio.
Non sarebbe comunque cambiato il risultato finale,
lui era
riuscito a risvegliare i propri poteri nonostante la loro intromissione
e non avrebbe permesso che succedesse qualcosa a Elise, sia a livello
personale, sia come futura spectre. Soprattutto essendo davvero a un
passo dal definitivo risveglio.
***
Erano trascorse meno di due ore quando Minos si ritrovò tra
le
mani tutte le informazioni che desiderava riguardo il cavaliere d'oro
della dodicesima casa. Il lavoro di Ayame era stato più che
accurato e lui stava cercando di decidere la linea da seguire quando
Bruno parlò. Aveva preso lo spectre e lo aveva portato con
sè per poter sfruttare il suo potere divinatorio, anche se
più che vederlo giocare con la sabbia non sembrava
particolarmente vivace.
"Sta arrivando un regalo per te".
Minos alzò lo sguardo su di lui, che ancora brillava di
verde
brillante anche se un po' meno di prima . Chissà che cosa
significavano quelle figure fatte con la sabbia e, stranamente, non
sembrava ghiacciarsi. Era sabbia... con quelle temperature rigide
avrebbe dovuto...
"La sua corsa finirà a Steinvikholmen
in un prato di morte."
Questa volta Minos osservò Bruno, gli occhi completamente
spenti
e il Giudice rabbrividì. Lo spectre non urlava, era una voce
fin
troppo calma e sovrannaturale; la corsa... di chi? Conosceva bene Steinvikholmen,
ci aveva trascorso i vari giorni subito dopo il risveglio della sua
stella ma non ci andava da... da quel momento. Eppure la considerava il
luogo della sua rinascita, in un certo senso, una parte fondamentale di
sè e detestava venisse profanata dai nemici.
"La corsa di chi?Aphrodite?"
Che cosa diamine aveva visto quel Bruno? Perchè le sue
cosiddette visioni erano criptiche e per nulla chiare?
Perchè
mai non poteva dire una cosa più comprensibile, si disse
arrabbiato mentre osservava le informazioni e cercava di capire. Erano
sempre esatte, però, e spaventose... Avrebbe voluto non
sentire
quelle sensazioni, ma quel potere riusciva spesso ad annichilirlo. Dono
e maledizione, si diceva fosse la preveggenza e ora sapeva
perchè molti fingevano addirittura che quello spectre non
esistesse e non volevano nemmeno nominarlo. Chissà Elise
cosa ci
trovava in lui, doveva chiederle non appena l'avrebbe ritrovata.
Bruno
scrollò la testa, ma era in trance.
"Chi se non la calamità naturale per eccellenza, Giudice?
Fei
Lian le cui catene stanno per disintegrarsi... e sarà
terribile.
Devi essere la sua guida in questo risveglio o la stella malefica si
spegnerà subito dopo per lasciare spazio al nulla fatto
animale".
Minos rimase immobile, incredulo, solo l'espressione degli occhi poteva
far capire quanto fosse turbato. Se non sbagliava nemmeno stavolta...
allora era di Fei Lian, il risveglio . Ecco infine la certezza e lui
non sapeva dove trovarla: pensò di recarsi subito a Steinvikholmen
ma secondo le sue parole, non era lì anche se sarebbe stata
la sua meta ultima.
Ti troverò
prima.
L'alta
torre era la sua prigione ma mai quanto quelle catene. L'avevano
legata al muro con delle catene alle braccia e alle gambe, e poco prima
perfino attorno al collo. Lì almeno non stringevano tanto,
ma
agli arti... oh era un dolore continuo ed Elise aveva smesso di
dimenarsi da alcune ore, percependo una debolezza sempre più
forte. Quelle
catene la debilitavano e le impedivano l'uso del cosmo, come le aveva
beffardamente detto quello schifoso cavaliere d'oro mentre le parlava.
A meno che non si fosse arresa... in quel caso l'avrebbe liberata, le
aveva promesso in modo suadente.
Poteva essere libera e terminare quella sofferenza se avesse accettato
di lasciarsi purificare.
"Tu non sai chi sono io, pesce..."
Uno sputo in faccia a lui e ancora
più catene
per lei, questo
era accaduto, ma Elise non aveva ceduto servendosi della consueta
arroganza, così l'aveva definita lui. Inoltre le catene
erano
strane, la irretivano più del dovuto, quasi avessero lo
stesso
potere della rosa che aveva avuto la meglio su di lei.
Ma adesso c'era qualcosa che la stava devastando: un alone viola scuro
la circondava completamente e aveva inghiottito lei e la torre
distruggendo quelle catene e facendo esplodere la torre. Nella notte
che si stava dileguando sui cieli svedesi improvvisamente la torre
esplose e un ruggito risuonò per kilometri. Un drago
possente di notevoli dimensioni
con fattezze da cervo sulla nuca e un'elegante coda di serpente apparve
all'improvviso e
prese il volo dalle macerie con un ruggito che spaventò
tutti coloro che poterono sentirlo.
Note:
Avevo promesso l'aggiornamento per Natale,
invece
eccoci una settimana dopo causa vari impegni. Inoltre non ero
pienamente soddisfatta.
Capitolo incentrato prettamente sul nostro Grifone preferito(e unico ma
shhhh non diteglielo) che deve andare alla ricerca della signorina
rapita da quel cattivone di Aphrodite.
un paio di appunti:
- fa di nuovo la sua comparsa Myu, che per quanto poco presente, qui ha
il suo ruolo.
- il potere di Bruno che è sempre più influente
per la
trama(in verità io amo i personaggi con poteri di
preveggenza,
ci posso letteralmente fare ciò che voglio :D e inoltre si
capisce un po' perchè tutti temono le sue predizioni u.u
- Ayame. Oh lei sarebbe un bel personaggio da sviluppare, peccato che
qui sarà molto in disparte perchè non posso fare
tutto.
- la stella malefica infine si libera definitivamente.
https://www.google.com/url?sa=i&url=https%3A%2F%2Fcryptidz.fandom.com%2Fwiki%2FFei_Lian&psig=AOvVaw0H1nObh8Ev-VIX1CU_0XjA&ust=1672420652689000&source=images&cd=vfe&ved=0CA8QjRxqFwoTCKCk7bKun_wCFQAAAAAdAAAAABAE
fei lian sotto forma animale, immagine trovata da wikipedia. Ricordo
che Fei Lian nella sua forma animale è un drago alato con
testa (e corna)di cervo e coda di serpente. Ci tengo
però
a dire che si tratta solo di un assaggio perchè qui mi sono
occupata solo della parte di Minos, diciamo, nel prossimo
farò
la stessa cosa con quello che succede a Elise nelle ehm delicate mani
di Aphrodite anche se ho dato un qualche assaggio. Piccolo. Non volevo
finire l'anno senza il definitivo risveglio. Per ora si, ha fattezze
animali. Si, è una cosa strana, ma beh... ho deciso
così
:P
spero vi possa piacere. Rinnovo i miei più sinceri
ringraziamenti a tutti coloro che leggono(ho notato siete aumentati
molto e sono molto felice!) e che spendono parte del loro tempo per
questa mia storia. Credo il prossimo capitolo non sarà
pronto
per un paio di settimane, ipoteticamente penso a metà/fine
gennaio 2023.
Nel frattempo ancora auguri di buone feste e sarò lieta di
leggere i vostri commenti se ne avrete :)
p.s. siamo in drittura di arrivo, 3-4 capitoli ancora penso e poi
sarà conclusa salvo stravolgimenti.
|
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Capitolo 11 *** 11 ***
der puppenspieler 11
Der Puppenspieler
La stanza era avvolta nel buio, ma vedeva della luce filtrare da un
punto lontano. Si stropicciò gli occhi e si ferì
la guancia, incredula.
Ahi!
Gelido
metallo le aveva colpito la guancia ed Elise notò il polso
ricoperto da
qualcosa; si rese meglio conto a una seconda occhiata che si trattava
di un bracciale. Alla terza, invece, vide una catena; mosse alcuni
passi e si ritrovò improvvisamente bloccata alla vita.
Abbassando gli
occhi notò una catena che la stringeva anche lì,
collegandola e difatti
bloccandola, a un muro che puzzava di morte. Entrambe le
braccia, la
vita e persino le gambe, erano ridotte così e quando
cercò di tirare,
si procurò uno strattone così violento da indurla
a emettere un grido.
Cosa sta succedendo?!
Minos! Che cosa ti è venuto in mente?!
Nella
sua mente quella era l'ennesima idea perversa del suo...maestro, se
voleva chiamarlo in quel modo. Non era nemmeno una novità,
già in
passato aveva subito trattamenti poco teneri se poteva dire
così, ma
quello... era anche strano, secondo lei, soprattutto dopo gli ultimi
giorni in cui le era parso più tranquillo. Cercò
di liberarsi ma si
sentiva più debole, come se ogni suo movimento la rendesse
tale anche
se era una cosa assurda. Inoltre non riusciva granchè ad
avanzare
perchè le catene continuavano a bloccarla.
"Al tuo posto starei calmo".
Non
si era nemmeno accorta di non essere più sola; quella voce
però non le
era ignota, tutt'altro. Alzò lo sguardo d'istinto da dove
proveniva
l'improvvisa fioca luce e rischiò di rimanere abbagliata. Lo
riconobbe
subito, era quel ragazzo con i capelli stranamente azzurri e la voce
che ricordava la cosa più dolce del mondo; solo che in quel
momento
pareva fin troppo stucchevole alle sue orecchie e si rese conto di chi
era davvero. Non ne aveva mai viste cosi da vicino ma quella era
indubbiamente un'armatura d'oro, si vedeva da come pareva rilucere di
luce propria.
"... sei stato tu a ridurmi così?"
Indicò le catene
con lo sguardo mentre ancora cercava di liberarsi sotto lo sguardo
beffardo dell'altro che - lo poteva sentire - la stava deridendo in
silenzio.
"Sei proprio sveglia, vedo? Per mio ordine più che altro,
mi sono già sporcato le mie delicate mani con una cucciola
insulsa di
spectre, e... per rendere le catene più gradevoli".
Brutto
antipatico, si disse Elise, consapevole che faceva il buffone sapendo
che non avrebbe potuto picchiarlo come si sarebbe meritato.
"Cosa intendi per gradevoli?"
Erano tutto tranne che quello ed era certa che lui lo sapesse molto
bene.
"Oh
diciamo che sono speciali, sono sicuro che tu te ne sia già
resa conto,
ma non so se capirai esattamente perchè. Ora spero ti
piaccia la tua
nuova stanza, anche se immagino preferiresti quella che dividevi con...
il Grifone".
Lo disse in un modo così dolce che alle orecchie di
Elise suonò come se fosse la cosa più volgare che
avrebbe potuto dire,
e capì perfettamente che cosa intendeva quel bellimbusto dai
capelli di
quel colore tanto bizzarro. Arrossì persino pur non
essendoci un vero
motivo.
"Mi hai spiata? Bravo perchè hai fatto proprio un pessimo
lavoro a riguardo, io ho la mia stanza..."
Ma
sapeva che non contava il luogo, quel cavaliere d'oro voleva
sottindendere qualcosa di diverso e lo aveva capito benissimo. Lo vide
scrollare la chioma, divertito.
"Si perchè immagino infatti che
qualunque allieva nel letto del suo... maestro, se vogliamo chiamarlo
così, si limiti a dormire. Non offendere la mia
intelligenza, anche
perchè vi ho osservati e non me la dai a intendere."
Elise pensò che
lui avrebbe potuto usare le parole più soavi o
quelle più crude e il
risultato sarebbe comunque stato disgustosamente perverso. Sembrava
parlare di lei cose se fosse una prostituta, o anche peggio.
Inaspettatamente lo sorprese, con un sorriso. Dolce quanto il veleno
che nascondeva,
"Non discuto la tua intelligenza, ne contesto l'esistenza".
Ah
che liberazione, era da un po' che non si divertiva a mettere in scacco
le persone e si rese subito conto dalla smorfia che gli aveva distorto
i lineamenti, che non si aspettava una risposta così
piccata. Avrebbe
potuto dire di ben peggio in verità, se si fosse impegnata.
Un lampo
dorato le strappò un piccolo strillo, anche se
più per la sorpresa che
per il dolore: un rivolo di sangue le scese sulla guancia. Non aveva
alcun dubbio sul colpevole, che la guardava ora togliendo quella
maschera insopportabile di finta dolcezza che aveva portato finora.
"Vedi di non irritarmi, non sono molto tollerante e..."
Lei
rise senza trattenersi. Ora che più o meno aveva chiara la
situazione,
Elise non si sentiva affatto spaventata: irritata per essersi fatta
raggirare, nervosa sicuramente, ma era più se stessa che mai.
"A
parte che sei un gran maleducato dato che non ti sei nemmeno
presentato... ma tralasciando questo, non mi conosci affatto. Ho reso a
Minos la vita un inferno in terra coi miei modi di fare durante tutto
l'addestramento, sono stata ovviamente punita per questo e per mille
altri motivi... Ma mai, e ribadisco mai, è riuscito a
domarmi. Figurati
se può riuscirci uno pseudo cavaliere d'oro dai capelli
color....
puffo."
In realtà a lei piacevano i capelli dai colori strani, per
esempio adorava quelli di Minos che parevano argentati... colore meno
chiassoso di quello che vedeva, ma dato che era un suo nemico non li
apprezzava affatto.
"E soprattutto non azzardarti più a offendermi, non sono la
prostituta di nessuno."
Lo
chiarì bene. Non sapeva cosa avesse spiato - di sicuro
abbastanza da
sapere che sì, lei e Minos non avevano un semplice rapporto
maestra e
allievo - ma qualche informazione sbagliata l'aveva se davvero credeva
che fossero arrivati a quel punto. Si rese però conto di
cosa l'aveva
inaspettatamente turbata durante i giorni precedenti, in cui aveva
avuto l'impressione più volte che qualcosa li spiasse. Ora
sapeva
perchè e chi era stato.
"Che piccola ragazzina arrogante che sei! Mi
parli come se fossi un tuo pari quando l'unica cosa in cui potresti
riuscire sarebbe leccare la suola dei miei stivali".
Sentiva, Elise, la crudeltà trapelare da quella voce
fastidiosa ma non si piegò, non si sarebbe nemmeno azzardata
a farlo.
"Il
mio nome non ha per te alcuna importanza, piccola strega impertinente.
Non sei nemmeno tu il mio obiettivo: posso già immaginare il
tuo
maestro in preda al panico perchè gli sei sparita sotto al
naso. Povero
stupido, non è così sveglio come vuole far
credere. Avrebbe dovuto
proteggerti meglio, invece ti ha lasciato la libertà.... di
finire
nelle mie delicate mani."
Fece una risatina ed Elise percepì uno
strano brivido ghiacciato attraversarle la schiena sentendolo parlare
e, senza volerlo, si ritrasse all'indietro di alcuni passi. Non
abbassò
mai lo sguardo, però, osservandolo sempre con la sua solita
aria di
sfida. Gli aveva promesso l'inferno e quello avrebbe avuto. Fu in quel
momento che l'immagine di lui si sdoppiò davanti ai suoi
occhi,
lasciandola perplessa. Sbattè alcune volte le palpebre e lui
era ancora
lì, unico e senza nessun doppio. Lo vide sorridere
compiaciuto.
"Il
mio veleno farà effetto molto presto, ho intriso le catene
con il mio
potere. Lo senti questo dolce profumo? Le ho sfregate con le mie rose
rosse, non è buonissimo?"
Si trattenne dal dirgli delle brutte
parole. Ecco perchè era così sicuro, con delle
catene quasi
avvelenate... ed ecco perchè si sentiva così
strana.
"No, fa schifo! Come te, d'altronde!"
lo schiaffo arrivò puntuale sulla sua faccia, più
bruciante che mai.
"Dici?
Perchè non parliamo di come il tuo caro Grifone ha ridotto
il povero
Gordon di Ara con le sue torture? Sappiamo tutto, non affannarti a
negare. Peccato tu sia già stata contaminata dalla sua aura
malefica,
avresti potuto essere purificata... ma così...."
Elise rimase per
alcuni momenti imbambolata, chiedendosi di cosa stesse parlando.
Sembrava davvero arrabbiato. Poi ricordò il silver saint
catturato
tempo prima e... ma no, era stata lei a torturarlo, se lo ricordava.
Dietro consiglio/ordine di Minos, certo, ma lo aveva fatto lei e senza
neppure battere troppo ciglio alla fine. Lo osservò con
improvvisa
freddezza.
"Non serve, so già tutto. L'ho fatto io, o forse non lo
sapevi?"
Ancora
una volta Elise si rese conto di essere cambiata davvero tanto da
quando era stata catturata, riusciva a parlare di quello che aveva
fatto senza troppi patemi; nonostante fosse dispiaciuta in qualche modo
per quel saint, non si sentiva davvero colpevole. E nemmeno questo
pensiero di quasi indifferenza la turbò, anzi, vedere
l'espressione
momentaneamente incerta di quel cavaliere d'oro era appagante. Si mosse
ignorando le catene, che ricordarono la loro presenza facendola
imprecare.
"Tu?Ma davvero... non sembri per nulla pericolosa,
dopotutto sei solo..."e la squadrò con un evidente disgusto
sul volto
sorridente"... una cucciola di spectre incapace di elevarsi. Mi avevano
detto che le stelle malefiche di Hades erano molto più forti
e rapide,
ma a vedere te si direbbe quasi che il tuo potenziale ti stia evitando
a sua volta.".
Rise. Una risata che fece infuriare Elise, poco
incline a mantenersi sempre calma quando avrebbe dovuto e che la spinse
a cercare di aggredirlo, per venire ritratta da quella catena che senza
volerlo la rendeva sempre più debole.
"Parli solo perchè sono incatenata! Faresti meno lo
sbruffone se potessi colpirti con i miei poteri!"
Suonò patetica persino a lei quella grande dichiarazione,
sentendosi ancora più debole ma ferita soprattutto
nell'orgoglio.
"Poteri?
Hai certamente capacità di urlare, te lo concedo, il
resto... beh ne
parlerò con il tuo maestro quando arriverà." E la
squadrò con un
sorrisetto. "SE arriverà, naturalmente,,, potrebbe essere
troppo
stupido per capire i segnali che gli ho lasciato, o potresti essere tu
meno interessante da farlo scomodare. Per scaldargli il letto,
dopotutto, penso potrebbe trovare tranquillamente di meglio, e
soprattutto, qualcuno di più silenzioso."
Tutte provocazioni che
andarono a segno facendola infuriare sempre di più, anche se
quella
volta non si mosse sentendosi improvvisamente più debole. Lo
sguardo
era più appannato.
Non sapeva se si fosse addormentata o
cosa fosse successo, nè quanto tempo era effettivamente
trascorso ma
non era più prigioniera. Mosse le braccia e le gambe e nulla
la
trattenne. Alzò lo sguardo incredula, un'alta figura dal
volto angelico
e gli occhi demoniaci era poco distante da lei.
"Minos? Mi hai... mi hai liberata tu?"
La
sua voce era un sussurro quasi incredulo... e grato. Non pensava in
verità Minos l'avrebbe lasciata al suo destino, ma nemmeno
aveva
creduto davvero che sarebbe giunto per salvarla nemmeno fosse stato un
principe delle fiabe: non era proprio da Minos, quello, soprattutto
perchè sarebbe stato decisamente meno azzurro e
più irritato se fosse
stato un principe.
"Minos? Lui è lontano, non è qui. Non sai chi
sono, quindi?"
Quando
si girò a guardarla, Elise ebbe l'impressione che quelle
iridi fossero
ben note. Non riusciva a distinguere bene i suoi lineamenti, anche se
era un ragazzo indubbiamente. Un lungo mantello purpureo lo ricopriva,
lasciando scoperto il volto e parte dei capelli. Era alto e pallido, e
ora che lo osservava non le sembrava che i suoi occhi fossero
così
demoniaci. Brandiva una lunga falce anche se non pareva davvero reale.
"No... io... un momento, ma..."
Era
Londra quella via, l'avrebbe riconosciuta tra mille, anche
perchè era
una delle ultime strade che aveva calcato prima di essere portata
nell'oltretomba. Si guardò attorno, incredula.
"E quella sai chi è, immagino..."
L'alta
figura semi incappucciata indicò una direzione ed Elise
guardò davanti
a se: poco distante c'erano tre ragazze, adolescenti, e quella al
centro... Sbiancò.
"Credo tu sappia cosa succederà ora..."
Strano,
quella voce profonda era tutto tranne che inquietante e in qualche modo
la tranquillizzò. Osservò le due ragazze al suo
fianco, erano le sue
amiche... o così le aveva chiamate in vita, almeno. Le tre
ridacchiavano e scherzavano senza alcun problema al mondo, tanto che
Elise le osservava folgorata, e del tutto dimentica di guardare
sè
stessa.
"Sì, è stato qui che è arrivato Minos
e mi ha portata via".
Soprattutto
nei primi tempi aveva rivissuto quel terribile momento come se non
potesse farne a meno, mentre ora poteva guardarlo con
tranquillità,
come se fosse stato normale. La risatina divertita dello sconosciuto la
ridestò.
"Non esattamente, Minos è nella piazza. Qui siamo a svariate
strade di distanza, ma non importa... stai proprio andando la..."
Per
un momento Elise si chiese di cosa stesse parlando: la sè
stessa di
quella visione si era improvvisamente irrigidita e un alone viola,
molto scuro, l'aveva circondata all'improvviso. Le altre due con lei
parevano non essersi accorte di nulla, solo del fatto che si era
fermata sul posto e osservava in lontananza una direzione. Senza dire
nulla se le scrollò di dosso per correre in avanti,
svoltando in una
direzione che ora Elise riconobbe. Era senza fiato.
"... Non è venuto lui da me! Ci sono... ci sono andata io!"
Le
si rovesciò lo stomaco ma seguì quel trio, la
sè stessa che correva in
preda a chissà quale trance e le sue amiche che cercavano di
tenerle
dietro con fatica, senza capire. In tutto quel tempo era sicura di
essere sempre stata in quella piazza quando Minos era arrivato a
seminare morte e distruzione, ma ora...
"Esatto. La sua
destinazione non è stata così casuale, gli era
stato detto solo di
creare un po' di confusione tra i terrestri, ma il suo cosmo lo ha
guidato fino a te. E la tua stella malefica lo ha riconosciuto subito,
anche da quella distanza. In poche parole sì, lo hai cercato
tu, e lui
ha cercato te. Una cosa un po' complicata, ovviamente, ma non mi
aspettavo nulla di diverso: la stella del cielo incerto è
sempre stata
la più volubile e capricciosa tra le mie stelle, ma anche
una delle più
fedeli e leali in assoluto. Ha riconosciuto il suo padrone prima ancora
di vederlo e niente ha potuto impedirlo naturalmente.".
La voce
dello sconosciuto sembrava confermare ciò che vedeva. Ora in
quella
piazza, Elise ricordava ogni cosa, soprattutto la strana sensazione che
aveva provato vedendo quello che sarebbe stato poi il suo rapitore e
maestro, e anche carnefice in un certo senso. Lo vide divertirsi
all'opera, persino quando aggredì le sue due amiche prima di
lei e
notarla solo quando Elise stessa gli lanciò un coltello
direttamente in
faccia, senza però fargli alcunchè di serio come
ferite.
"Io... non... non me lo ricordavo..."
Strano
però che ora riuscisse a vedere quella scena; Elise vide
ancora sè
stessa questa volta tirata qua e la dai fili invisibili e che ora
sapeva cos'erano, anche se non per molto tempo come credeva. Difatti
era senza difese ma si rese conto che il suo cosmo brillava e che nel
momento stesso in cui Minos se ne era reso conto, aveva lasciato
immediatamente perdere la tortura per avvicinarsi al suo corpo ferito e
praticamente svenuto, prima di osservarla per qualche momento con
incerto interesse.
Elise si voltò a osservare quello sconosciuto che ora capiva
di chi si trattava.
"Tu sei Hades..."
Non
lo aveva mai visto se non nelle statue dell'oltretomba, e in varie
raffigurazioni in vecchi e antichi tomi che era stata costretta a
studiare durante l'addestramento. Non gli somigliava affatto, ma si
rese conto di non sapere nemmeno come descriverlo fisicamente.
Soprattutto non lo aveva riconosciuto esteticamente e nemmeno dalle
parole, bensì dal cosmo. Era forte, così tanto da
farle quasi sembrare
quello di Minos ridicolo a confronto, impalpabile anche se era
bellissimo da vedere: era come se un'intera galassia gli vorticasse
attorno, una galassia purpurea prondonda e sublime. La cosa che
trovò
più curiosa era che era la stessa che avvolgeva lei, anche
se la
potenza non poteva nemmeno pensare di eguagliarlo.
"Uhm... ci hai messo un po' a capirlo, vero? E' molto tempo che aspetto
il tuo risveglio, vedo che sei pronta."
Elise
si accorse di non avere nessuna paura di lui: molti le avevano
descritto Hades e la sua presenza come qualcosa di terribile e
indescrivibile, ma lei non si sentiva minacciata in alcun modo. L'unica
cosa che non riusciva a fare era essere strafottente e arrogante come a
volte era stata persino con Minos: sentiva solo di appartenergli e di
ammirarlo e rispettarlo in un modo che non avrebbe saputo definire. Era
inquietante e rassicurante allo stesso tempo,
"Non siamo qui davvero, giusto? E come ci sei arrivato?"
Lui rise. Una risata di scherrno questa volta, anche se non sembrava
arrabbiato.
"Non
sono proprio Hades. O per meglio dire, mi vedi come tu credi che io
sia. Nessuno dei miei spectre mi può guardare e vedere la
stessa cosa
che vedono i suoi compagni. Vedila così, sono come una
visione delle
tue ideee su di me. Mi piace vedere che non mi temi, detesto i fifoni
anche se riconosco che Minos ha ragione su di te, hai un'incredibile
faccia tosta. Neppure Pandora mi parlerebbe in modo così
schietto."
Per
un momento Elise si chiese se non avrebbe dovuto comportarsi
diversamente, ma era più forte di lei, doveva essere
sè stessa. E poi
non era proprio lui, o così diceva...
"E adesso cosa succederà? Sono ancora prigioniera di quel
disgustoso saint?"
Non riusciva più a capire cosa era reale e cosa no, ma
l'altro annuì.
"Cosa
accadrà? Credo che stia a te deciderlo, no? Non sono sicuro
tu sia sua
prigioniera... oh si, fisicamente sei incatenata e debilitata, ma con
la mente sei qui."
Non ci aveva capito molto almeno all'inizio poi
osservò quella piazza: ora tutto sembrava sfocato, per nulla
nitido,
non sapeva cos'era successo dopo essere stata portata via, forse era
per quel motivo che non vedeva quello che era accaduto in seguito.
"Ah... ho capito, la mia mente non è prigioniera... allora
non lo sono..."
O
almeno credeva di avere capito quel discorso: dato che riusciva a
essere lì, forse la sua volontà non era stata
piegata. Sbuffò. Ma
quello per lei era ovvio, quel pesciolino non sarebbe mai riuscito ad
averla vinta su di lei, anche se probabilmente alla lunga il suo corpo
sarebbe stato fin troppo debilitato.
"Non mi potresti vedere e
capire se tu lo fossi. Mi compiaccio sempre nel vedere i miei spectre
capaci di reggere le pressioni. Non ti rimane più tempo
però, il
momento è infine giunto. Se non sei pronta, soccomberai".
Quelle
ultime parole suonarono molto fredde alle orecchie di Elise, che non
riuscì a capirle appieno in un primo momento; poi
ricordò, la stella
malefica doveva svegliarsi... le sembrava quasi di sentirla premere da
dentro, come se fosse un'entità viva. Avrebbe voluto
esternare le sue
paure, soprattutto quella di rimanere del tutto soggiogata, una cosa
che aveva sempre pensato e forse era il principale motivo di quel
tardivo risveglio. Allo stesso tempo anche lei era stanca di
quell'attesa, non solamente Minos.
"Ci rivedremo presto, in un modo o nell'altro. O come anima sperduta o
come spectre. "
Elise
ebbe solo la visione della falce di Hades contro di lei in un
improvviso e fortissimo attacco che le procurò un urlo
spaventato.
L'urlo
però non era il suo. Elise parve ridestarsi da quella
illusione, o
visione che era, all'improvviso e con violenza inaudita: era a terra,
sempre incatenata, ricoperta di rose rosse. Tossì con
estrema violenza,
soffocando sentendo quell'odore così intenso e letale
nell'aria della
stanza.
"Ma tu sei morta!"
Adesso riconobbe la voce, era il gold
saint che la stava fissando incredulo. Era ferito, lo poteva vedere,
perchè qualcosa lo aveva fatto sbattere contro la parete con
la
schiena; non seppe di essere stata lei, Si rialzò. Fu
inaspettatamente
facile.
"... il tuo corpo..."
Elise si guardò dopo avere sentito
quelle poche parole: il suo cosmo brillava attorno a lei,
più forte di
quanto mai l'avesse percepito fino a quel momento, e sembrava
completamente libero. Si concentrò e le catene che la
tenevano
prigioniera si sgretolarono. Non sapeva se era lei, se Hades l'avesse
in qualche modo aiutata, o se era la forza della stella malefica, ma
era libera. Nonostante fosse debilitata percepì il corpo
trasformarsi e
perdere le fattezze umane: si accorse di questo solo dopo, trovando
curioso che fosse praticamente accucciata a quattro zampe e, tentando
di rimettersi in piedi, vide le forme della bestia.
Aphrodite la
osservava senza riuscire a credere ai propri occhi: era un drago enorme
quello che era praticamente uscito dalla sua prigioniera, anche se era
un po' strano, si disse. Aveva la coda diversa, sembrava quella di un
serpente... e poi quelle stupide corna lo rendevano più
grottesco,
secondo lui. Tuttavia il resto del corpo era quello di un drago e c'era
poco da scherzare. Si chiedeva solo cosa fosse successo.
Fu nel
momento in cui la ragazza-drago aprì le ali per librarsi in
volo che la
torre e l'intera struttura si accartocciò su se stessa,
trascinando
anche lui con sè tra le macerie anche se riuscì a
teletrasportarsi
all'ultimo momento per evitare danni seri. Quando riaprì gli
occhi era
all'esterno, scampato a quel crollo violento e vide la sagoma draconica
nei cieli, che si allontanava sempre di più anche se non era
così
veloce.
Esitò alcuni istanti: poteva lasciare perdere, ma lui non
avrebbe lasciato uno spectre illeso e vivo se poteva fermarlo. Le
avrebbe fatto rimpiangere quella follia, si disse gettandosi al suo
inseguimento il più velocemente possibile.
Note:
buonasera a tutti :D
sono un po' in ritardo con questo capitolo, ma non sono mai stata
contenta di com'era uscito. Ora si o almeno molto più di
prima.
Non c'è un vero e proprio avanzamento di trama, questa
è la parte del rapimento di Elise secondo il suo pov.
Quello non è Hades, ovviamente, o come ha spiegato,
è lui per come si presenta nelle idee di Elise stessa. Credo
sarebbe stato inutile inserire un intervento del Dio stesso, meglio in
questo modo da subconscio diciamo. Si può vedere anche come
parte del risveglio stesso della stella. Insomma, mi è
piaciuto porlo così e spero sia gradito u.u
Elise mostra un po' di psicologia e soprattutto, il pezzo che volevo
inserire da sempre ovvero il suo stesso rapimento da parte di Minos ma
visto dalla sua parte, ovvero ciò che è successo
davvero ma che lei aveva rimosso. Con l'aiuto di qualche spiegazione
ovviamente u.u che lei quindi non era in quella piazza all'inizio ma
che la sua stella malefica ha riconosciuto la presenza del suo
superiore diretto e l'abbia quindi condotta proprio da lui. In
realtà Elise lo ha sempre saputo questo ma per moltissimo
tempo lo ha dimenticato, rielaborato per renderlo più
sopportabile per la sua psiche senza saperlo u.u credo sia venuto bene.
Probabilmente ci sarà anche qualche altro episodio
rivisitato in questa chiave, soprattutto ora che è in
versione bestiale.
Non ho ancora dato questa risposta, del perchè non ha la
surplice ma è diventata letteralmente la belva del suo
totem. Diamo il benvenuto quindi a Fei Lian in tutto il suo draconico
splendore u.u
povero Dite lol lo sto trattando malissimo, ora comunque lui ha uno
spectre appena nato da inseguire e lei beh chissà dove sta
andando u.u
per l prossimo capitolo credo non sarà così lunga
l'attesa, ci sto già lavorando e non mi dispiace.
Niente Minos in questo capitolo, del resto quello scorso era tutto su
di lui u.u ma tornerà molto presto. Vi
ringrazierò se vorrete lasciare dei commenti :D a presto!
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Capitolo 12 *** 12 ***
der puppenspieler 12
Der Puppenspieler
"Odio questo posto! Fa
freddo!"
Uno dei soldati osservò la saint, incredulo, ma lei non gli
prestò particolare attenzione dopo averlo sentito parlare. "Muovetevi, può essere
ovunque! Il nobile Aphrodite non sarà contento se torniamo a
mani vuote!"
Rosaria trovava di suo particolare gusto poter dare ordini, di solito
ne riceveva e non solo quelli, anche le punizioni quando c'erano dei
fallimenti. Avere il comando di quella piccola pattuglia di ricerca era
un onore, ma anche una delle sue ultime possibilità: il
fallimento con Minos di svariati anni prima le aveva tirato contro
l'ira del suo affascinante e collerico maestro, indispettito all'idea
che si fosse lasciata sfuggire un'occasione così ghiotta
come quella di eliminare un futuro giudice dell'Ade.
Controllò che la maschera fosse al suo posto.
"Cosa dobbiamo fare se la
troviamo? Solo catturarla?"
"Io avrei in mente ben
altro, sembra che sia un bel bocconcino."
E il gruppetto di soldati rise in modo perverso, ringalluzziti all'idea
di mettere le mani su una ragazza giovane e appetitosa, come disse uno
di loro.
"Ma tanto se
l'è sbattuta il Grifone, è solo un avanzo..."
"A me gli avanzi non
fanno certo schifo, e poi magari ha imparato cose interessanti che
può farci vedere. Quanto impiegherà secondo te
una come lei a bagnarsi con questo... EHI!"
Rosaria li colpì tutti e quattro nello stesso momento.
particolarmente infastidita da quel genere di chiacchiere avendo ben
compreso tutti i sottintesi di quei quattro... animali, anche se
così era offensivo per gli animali.
"State zitti, porci.
Siamo a caccia di un nemico del Santuario, fosse anche la donna
più bella del mondo vi dovreste vergognare di questi
pensieri!"
Rosaria non conosceva quella ragazza, l'aveva solo vista una volta a
distanza ravvicinata, attirata dal suo cosmo chiaramente avernale. Poi
nei giorni precedenti l'aveva spiata da lontano per studiare la sua
routine e i suoi comportamenti, scoprendo inaspettatamente che in
qualche modo aveva un rapporto molto stretto con Minos. Questo l'aveva
sorpresa in realtà perchè almeno le dicerie
volevano i tre giudici dell'esercito di Hades profondamente malvagi e
dediti a... beh andavano con parecchie donne, era risaputo anche se a
lei non interessava. Più che altro il ricordo che aveva lei
di Minos era di un ragazzetto parecchio vulnerabile e ingenuo e anche
molto solare se poteva dire così, nulla a che vedere con
quelle dicerie e, soprattutto, con quello che aveva visto. Su
quell'altura ad Atene aveva visto il suo essere così
algido... e rabbioso. Eh si, quando l'aveva riconosciuta, Rosaria aveva
visto la rabbia in quegli occhi... tutto sommato a essere sincera, non
lo poteva nemmeno biasimare. Pur non avendo mai scoperto - agli inizi -
che stella malefica dormisse in lui, la saint si era sentita
dispiaciuta in parte all'idea di servirsi di lui per arrivare a
eliminarlo.
Quando invece lo aveva spiato in quei giorni, aveva visto un uomo
freddo, autoritario... ma Rosaria conosceva abbastanza le persone da
sapere che certamente Minos era tutto quello, ma che ci doveva tenere
molto a quella Elisabeth. Ne era stata abbastanza certa soprattutto
quando aveva notato che sì, la ragaza aveva dormito nella
stanza di Minos, persino sdraiata accanto a lui, ma che non era
effettivamente successo nulla. Anzi, lui era sembrato particolarmente
attento a non disturbarla e l'aveva tenuta stretta a sè in
modo possessivo. Il suo maestro non le aveva creduto, ma Rosaria era
sicura di quello che aveva visto.
Anche quando erano all'esterno lui era molto attento a non farle
prendere freddo; Rosaria aveva osservato naturalmente anche lei,
più esuberante di lui di sicuro, ma anche particolarmente
... tenera quando camminavano assieme. Le avevano dato l'impressione di
essere forse un po' titubanti, ma anche molto innamorati se avesse
potuto dirlo con parole sue.
Il gelo la riportò alla realtà e si rivolse a
quel gruppetto che le era stato affidato.
"In ogni caso l'ordine
è di uccidere, ve l'ho descritta quindi la riconoscerete,
anche se al momento forse è in forma animale e non sappiamo
se sia reversibile come processo. Chiamate al primo segnale di
avvistamento".
Terminò di dare gli ordini per poi lasciare che si
separassero. Erano già abbastanza lontani dalle macerie
della torre, ma si trovavano sempre all'interno della contea di
Norrbotten e le luci del sole facevano timidamente capolino dietro le
nubi. Non sarebbero durate molto, comunque, se si doveva dare ascolto a
chi viveva lì. Per quanto quella contea fosse vasta, era
anche la meno popolata di tutta la Svezia e quindi difficilmente quella
ragazzina avrebbe trovato rifugio presso qualcuno, non in quel luogo
pieno soprattutto di alberi. Trovarla era però fondamentale
anche se non capiva in che modo il suo maestro fosse riuscito a farsela
sfuggire.
Si mosse con eleganza cercando di percepire quel cosmo latente, quando
si rese conto di essere sola. Si doveva essere allontanata troppo, si
disse guardandosi attorno, ma dopo qualche attimo capì che
cosa l'aveva davvero distratta.
"Farfalle...?" Era
raro vederle così da vicino, si disse osservandole con
curiosità dimenticando quello che stava facendo; erano una
decina, si muovevano intorno a lei in modo curioso e sorrise. Erano
belle. Almeno finchè non si sentì imprigionata da
loro; in un primo momento pensò di delirare, se non che
erano effettivamente loro a trasportarla e a impedirle di muoversi!
***
Uno
strano fenomeno atmosferico sta devastando le terre del nord Europa,
nella zona della Lapponia da cui ha avuto origine; questo strano
cataclisma che sta infuriando dalle prime ore dell'alba si sposta con
estrema rapidità e dopo un'iniziale incertezza, gli esperti
sembrano concordare che la sua direzione futura sia la Norvegia. Si
pregano i cittadini di tenersi al riparo, non si sa cosa abbia
scatenato questo uragano anomalo, ma sembra pronto a devastare
qualunque cosa sul suo cammino. Esperti del settore si stanno
mobilitando in tutto il paese per monitorare il suo cammino e cercare
di contenere i danni, al momento...
Fu lui a spegnere quel televisore, dopo che con Aiacos avevano deciso
di vedere se i mezzi di comunicazione locali avrebbero potuto essere
d'aiuto a rintracciarla. Inaspettatamente, Minos aveva trovato parecchi
servizi sui vari canali televisivi che parlavano di uno strano fenomeno
avuto origine nella Lapponia svedese. Là dove era nata la
rosa dorata, secondo le parole del criptico Bruno. Non che il cavaliere
d'oro fosse proprio originario della contea di Norrbotten, ma
il Paese rimaneva la Svezia dopotutto.
"E' indubbiamente lei...
hai visto il cosmo?" Minos aveva ancora lo sguardo sul
televisore spento nel dire quelle parole: gli umani comuni, compresi i
loro cosiddetti esperti di fenomeni paranormali, non avrebbero potuto
capirlo, ma quella sorta di uragano informe era avvolto da un cosmo
purpureo. E lui adesso non aveva alcun dubbio, doveva trattarsi proprio
di Elise, in fuga...
"La stella malefica
quindi è libera? Ma perchè non vediamo lei,
allora? Sembra quasi... che non abbia una forma..." Aiacos
espresse quelli che erano in parte i suoi dubbi, ma allo stesso tempo
non era nemmeno un dettaglio che lo interessasse particolarmente. Se
quella era lei, allora doveva cercare di intercettarla; posò
una mano su una sedia, inconsapevolmente proprio su una delle maglie
della ragazza, pensieroso.
"Non ci ho capito molto,
ma sembra che Bruno abbia parlato della liberazione della stella... e
della bestia mitologica, Fei Lian. Non siamo riusciti a vederlo, ma
potrebbe anche essere successo quello.... bizzarro... e inusuale... ma
da lei mi aspetto di tutto."
Non c'era cattiveria in quelle parole, dopotutto, e rimase sorpreso,
voltandosi. Aiacos aveva sghignazzato. Lì in quella stanza
era anche impossibile da ignorare.
"Oh ma che carino, ti
stai preoccupando per lei. A quanto sembra ha vinto la scommessa con
me, devo ammettere che non credevo avresti ceduto così..."
E Minos vide chiaramente il divertimento nelle iridi scure dell'amico e
compagno di battaglia e fece un gesto con una mano, come se volesse
scacciare una mosca fastidiosa.
"Non dire sciocchezze e..."
Questa volta Aiacos scoppiò a ridere, più forte. "Ah no? E che cosa ci fanno dei
suoi vestiti... nelle tue stanze? Non prendermi in giro, non indossi
certo nulla del genere" e glielo disse sollevando una
felpa scura con qualche ricamo molto grazioso. Minos la riconobbe
subito, Elise l'aveva addosso il giorno precedente, tra l'altro una
delle poche che usava abitualmente se non si allenava... e adesso
sapeva benissimo che cosa l'amico pensasse, si disse abbastanza
infastidito. L'aveva lasciata sul cuscino, era logico che Aiacos
credesse che gli stava nascondendo qualcosa, lui stesso lo avrebbe
ipotizzato. Digrignò i denti cercando di non perdere la
calma. "Sono abbastanza
certo di sapere che stai immaginando gli scenari più
lussuriosi, ma ti garantisco che non è proprio come pensi.
Le ho solo permesso di riposarsi qui dopo... gli allenamenti
perchè era distrutta. Nulla di più."
Non poteva dare torto all'amico se aveva sghignazzato in modo
derisorio, lui stesso non avrebbe creduto a una spiegazione del genere.
Eppure... era vero. Lo osservò cercando di rimanere
impassibile, anche se era più preoccupato per il tempo che
stavano perdendo in quel momento.
"Allora sei ancora più scemo... da quando ti fai certi
scrupoli? Oh cioè lo so che sei - come dici?- selettivo...
ma anche tutto questo riguardo mi pare eccessivo...a meno che..."
Questa volta Minos lo affrontò percependo la rabbia
affiorare dai suoi lineamenti. "L''argomento
non ti riguarda, chiaro? Se ti dico che non è successo nulla
fatti andare bene questa risposta, e non sarebbero affari tuoi neppure
se fossero vere le tue insinuazioni. Elise è mia allieva e
sono io a decidere cosa può o non fare con me, chiaro?"
Minos si pentì subito di avere parlato in quel modo,
soprattutto perchè in realtà non lo pensava.
Quella era una facciata anche perchè non avrebbe mai imposto
a Elise qualcosa che non voleva, nonostante molte voci su di lui
dicessero il contrario. Soprattutto, sapeva che Aiacos aveva solo la
colpa di essere stato in grado di mettere a nudo i suoi pensieri e
renderlo rabbioso. "Scusa,
non volevo aggredirti a parole, sei semplicemente troppo curioso"
disse di nuovo, con il suo solito tono freddo che avrebbe dovuto
convincerlo che tutto era sotto controllo. Aiacos fece per parlare, non
sembrava arrabbiato dall'espressione, quando vennero distratti dalla
voce di Myu che era al di fuori dell'edificio.
"Hanno trovato un indizio
e... oh, non è lei..."
Minos osservò Myu che all'improvviso si era messo a parlare;
distolse la sua attenzione da quel televisore spento e dall'amico per
raggiungere lo spectre al di fuori, dove era rimasto dopo avere spedito
le sue fairy in cerca di indizi. "Le
mie piccoline hanno fatto un lungo viaggio, signore, ma hanno trovato
qualcosa che è stato a contatto con la vostra apprendista".
La voce di Myu non era servile, ma a Minos non importava nulla
perchè ora aveva capito una delle criptiche frasi dette da
Bruno poco prima. Lo spectre aveva parlato di un regalo in arrivo per
lui e sul momento, Minos non aveva compreso quello strano messaggio.
Squadrò con freddezza e un briciolo di disgusto quell'arrivo.
"Ah... Rosaria... ma che bel regalo mi hanno
portato queste farfalle..." Lo disse col più
profondo disprezzo quando vide la saint legata dalla morsa di quelle
fairy, incapace di liberarsene. Non avrebbe dovuto essere sorpreso,
dopotutto, quella stupida era sempre appresso al cavaliere dei Pesci,
era ovvio che fosse coinvolta. In quel momento
sentì alcuni passi in avvicinamento e seppe che anche Aiacos
era lì a osservare.
"Non aveva i capelli
biondi? O così mi sembra di ricordare..."
Minos vide che Aiacos girava attorno a Rosaria come un falco su una
preda e scrollò le spalle, rimettendo l'elmo in testa. "State sprecando tempo, non vi
dirò una sola parola! E i miei capelli non vi riguardano!"
Strano, Minos non ricordava quanto acuta fosse la sua voce, era persino
fastidiosa alle sue orecchie. "Per
quello che mi interessa puoi anche rasarti completamente la testa e
rimarrai marcia ugualmente. Veniamo subito al dunque, ora mi dirai dove
tu - o il tuo stupido maestro - hai portato Elise. La mia allieva, in
caso tu voglia fare finta di non sapere di cosa parlo."
Con lo stivale le pestò il viso su cui c'era ancora la
maschera che, sotto il peso, si infranse procurando alla saint
parecchio dolore e del sangue le sporcò il viso. A Minos non
erano mai piaciute le persone che si nascondevano dietro a una
maschera, tantomeno le saints che si credevano chissà chi. "Non ti ho sentito, parla
più forte..."
Un filo strappò a Rosaria uno strillo acuto a tradimento,
spezzandole di netto le ossa della spalla destra. "Non urlerò! E tu non
saprai nulla!" si sentì infine rispondere, con
quello che forse la donna riteneva essere un atto di coraggio e che ai
suoi occhi, era invece un patetico tentativo di elevarsi a martire.
"Urlerai. E urlerai molto
forte quando inizierò a divertirmi mentre ti
spezzerò le ossa... però se vuoi, puoi evitare
questo stadio e dirmi tutto quello che sai. Morirai comunque, ma potrei
essere più clemente e darti una fine rapida. Non te la
meriti, ma chissà... potrei sentirmi più generoso
se collabori e dimenticarmi delle nostre incomprensioni passate".
Era tornato il Minos di sempre, freddo e cinico come ogni volta che
aveva a che fare con le sue vittime, tuttavia lo spectre sapeva bene
che quella era potenzialmente una perdita di tempo. Lui
voleva trovare Elise in fretta e torturare Rosaria, per quanto avrebbe
potuto dargli un immenso piacere e un senso di pace, lo avrebbe
notevolmente rallentato..
"Uhm è carina,
comunque, anche se il sangue la deturpa un po'."
La voce di Aiacos lo distrasse un momento, anche se non
allentò i fili con cui teneva prigioniera quella donna. "Aiacos... non è il
momento. Allora, ti è tornata la memoria?"
Strattonò di nuovo Rosaria, questa volta mettendo fuori uso
il suo braccio con abbastanza lentezza da farle capire che non stava
scherzando affatto. "No?
Peccato... perchè non ho granchè tempo da perdere
con te.... Ora. Ma più tardi... oh ne avrò quanto
ne vuoi..."
E le sorrise. L'ultima volta che aveva avuto quel sorriso perverso era
stato a Londra, quando si era divertito con i poveri passanti che aveva
incontrato sul suo cammino, lo stesso giorno in cui aveva
effettivamente incontrato Elise, prima che sapesse che sarebbe
diventata una sua allieva.
"Maestro, Pandora-sama
vuole vedervi immediatamente. Mi ha mandata a chiamarvi."
Una voce argentina scosse per un momento Minos, che osservò
Ayame comparsa improvvisamente, ancora avvolta dal mantello.
Si sentì un altro acuto grido di dolore da parte di Rosaria,
un altro osso era stato spezzato.
"Non mi interessa cosa
dice Pandora. Vai a chiamare Byaku, dovrebbe essere al Tribunale, e poi
portalo qui. Preparati anche tu. Ho intenzione di portarvi con me,
avete mezz'ora e non di più."
Aiacos alle sue spalle sghignazzò. Pandora non avrebbe preso
per nulla bene quella novità e ci sarebbero state delle
conseguenze, ne era certo,ma era compiaciuto che l'amico non avesse
intenzione di perdere altro tempo a gingillarsi. Osservò la
spectre dileguarsi dopo il lieve inchino, sicuramente per andare a
eseguire i suoi ordini.
Note:
buonasera a tutti :D
Ho voluto dare un pochino di spazio a Rosaria, soprattutto in
virtù del fatto che c'è una Elise da cacciare e
c'era bisogno di mettere a fuoco la località in cui si
trovava prigioniera. La contea di Norrbotten nella lapponia svedese, ai
confini(quasi)con la Finlandia, e che viene descritta come vasta, ma
anche poco popolata dato il clima rigido.
Aiacos che ha già tanato Minos e Elise :P in un certo senso
perchè pure lui è sicuro i due abbiano fatto
più di quello che hanno fatto, ma gli è servito
per capire che ci sono stati cambiamenti u.u non ci vedo poi nulla di
strano che venga scambiato come fenomeno naturale(dopotutto fei Lian
è chiamato calamità naturale) sotto forma di
uragano, poco distinguibile, e sembra sia diretto verso la Norvegia.
Adesso abbiamo anche un Minos decisamente ringalluzzito all'idea di
torturare finalmente Rosaria(così noi scopriremo qualcosa in
più del passato tra i due u,.u)e anche decisamente
sprezzante del pericolo dato che ignora la convocazione di Pandora :P
Minos: se avessi detto quello che pensavo...
ecco, tienilo per te grazie u.u ci vediamo al prossimo capitolo, sempre
grazie a chi legge e segue!
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