Vita e segreti di un buon Mangiamorte

di C_Totoro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il Signore Oscuro cadde a terra e l’urlo di Bellatrix squarciò la notte.
“Mio Signore! Padrone…” si precipitò su di lui posandogli delicatamente una mano sul viso e l’altra sul petto.
Antonin osservò per qualche istante quella scena come intontito, non aveva neanche capito cosa fosse successo. Un attimo prima il Signore Oscuro era in piedi, l'attimo dopo a terra. Lanciò uno sguardo più avanti, laddove giaceva Potter, esitò per una frazione di secondo forse valeva la pena andare a controllare il ragazzo, scosse la testa e si affrettò a sua volta accanto all’Oscuro Signore, proprio vicino a Bella.
“Non può essere… non può…” Bellatrix continuava a balbettare, non riusciva a formulare una frase di senso compiuto, era come sotto shock.
“Tony! Non può essere… non può essere!”
Dolohov le mise una mano sulla spalla e la sentì tremare sotto al suo tocco. L’aveva già vista in quello stato anni fa, sedici lunghi anni prima, ma Antonin non voleva pensare a quei momenti… non poteva e non voleva rivivere quell’incubo. L’incubo di quando la sua vita era stata spezzata ed era finito ad Azkaban per un lasso di tempo che era sembrato interminabile. Avrebbe potuto sopravvivere di nuovo alla detenzione ad Azkaban? Una parte di lui pensava di no che, piuttosto che farsi sbattere di nuovo in prigione, si sarebbe tolto la vita.
“È morto?” la voce di Travers era piatta e priva di inflessioni, come se la vita o la morte di Lord Voldemort non potesse toccarlo.
Bellatrix alzò il viso di scatto, sembrava una belva feroce pronta a scattare “Cosa stai dicendo?” lo aggredì con voce che pulsava d’ira “Vuoi andartene?” si rivolse a tutti gli altri Mangiamorte che erano nella Foresta Proibita e che, pur essendosi avvicinati al punto in cui giaceva a terra Lord Voldemort, non si erano precipitati al suo fianco “Scappate pure, come avete già fatto in passato! Luridi opportunisti… avvoltoi… non meritate nulla! Non un briciolo della sua considerazione!”
Antonin alzò gli occhi al cielo, poi allungò titubante due dita e toccò il collo dell’Oscuro Signore. Aveva la pelle fredda ma sotto le sue dita Antonin sentì la vena di Voldemort pulsare normalmente.
“È solo svenuto” decretò, mettendo fine agli insulti di Bellatrix.
“Strano” mormorò Yaxley “Perché svenire dopo un Avada Kedavra?
“Se vuoi ti faccio vedere come svieni dopo una Cruciatus
Yaxley socchiuse gli occhi soppesando Bellatrix.
“Perché diamine sei così aggressiva!” disse Yaxley “Sto solo cercando…”
“Perché vi conosco. Tutti voi. Non vedete l’ora di trovare una debolezza, una scusa, siete dei pusillanimi traditori. Tutti voi! Nessuno di voi ha fatto per lui quello che ho fatto io! Azkaban…”
“Carina, non sei mica l’unica a essere stata ad Azkaban!” sbottò Rookwood “Ero con te, ti ricordi, sì?”
“Ci sei finito solo perché Karkaroff ha cantato! Non hai fatto nulla… nessuno di voi ha provato a cercarlo!”
“Infatti dai Paciock ci sei andata da sola… Rod, Barty ed io eravamo dei figuranti, passavamo di lì per caso” la interruppe Rabastan “Sei proprio una stronza, Bella!”
Bellatrix aprì la bocca per ribattere ma venne interrotta da Rodolphus “Quello che Bella vuole dire, è che nessuno è la sua sgualdrina come lei” la sua voce era un misto di ironia e acidità.
“Stai attento a quello che dici, Rodolphus, perché nulla mi vieta di…”
“Shsh!” fece Antonin stringendo con forza il polso ossuto di Bellatrix.
“Non sarai dalla sua parte! È così agitato solo perché abbiamo divorzia…”
“Stai zitta, Bella! Credo si stia svegliando”
Quasi non fece in tempo a finire la frase che gli occhi di Lord Voldemort si spalancarono rivelando le sue iridi rosso rubino. Antonin represse un singulto, si alzò in piedi in fretta e si allontanò dal Signore Oscuro esattamente come fecero tutti gli altri Mangiamorte; il drappello che si era creato si disperse lasciando Voldemort e Bellatrix da soli.
Mio Signore… Padrone…
Antonin si volse a guardare Bella e si accorse di come lei fosse rimasta nella stessa identica posizione di poco prima, anzi, se possibile, era ancora più china su di lui. La voce con cui aveva parlato era bassa, roca, aveva un che di intimo che mise a disagio Antonin per averla sentita, come se lui non avesse dovuto essere lì. Vi aveva percepito preoccupazione, nonostante ben sapesse quanto Bella avesse cercando di nascondere il suo stato d’animo: non poteva di certo rischiare di fare adirare il suo amato Padrone…
Mio Signore…
“Basta così” il sibilo di Voldemort, invece, fu freddo e distaccato come al solito. Antonin faticava a capire come fosse possibile non avesse mai diverse inflessioni, eppure lui si ricordava Tom Riddle, la voce sarcastica…
“Mio Signore, permettetemi di…”
“Non ho bisogno di aiuto”
Antonin vide Bellatrix abbassare il capo e mettere le mani sulle sue ginocchia, le dita che torturavano la veste. Era agitata.
Voldemort si alzò in piedi in fretta, non sembrava essere ferito.
“Il ragazzo… è morto?”
Il silenzio che seguì la domanda fu assordante. Gli occhi di tutti vennero puntati sul corpo del Ragazzo Sopravvissuto ma nessuno si azzardò ad avvicinarsi a lui. Dolohov si concentrò su Harry Potter per la seconda volta, socchiuse gli occhi e aggrottò le sopracciglia: avrebbe giurato che l’angolazione del braccio prima fosse stata diversa…
“Tu!” un lampo sfiorò il braccio di Dolohov e andò a colpire Narcissa che stava qualche passo dietro di lui “Controlla e dimmi se è morto”
Antonin si fece da parte per permettere a Narcissa di superarlo e avvicinarsi a Potter. Non riusciva a capire per quale motivo fosse così agitato ma aveva un bruttissimo presentimento. Lanciò uno sguardo a Bella che gli fece un cenno con la testa: anche lei non sembrava tranquilla ma, forse, più che essere preoccupata dell’esito della battaglia, di Potter, di un possibile ritorno ad Azkaban nel caso qualcosa fosse andato storto, era solo ed esclusivamente in ansia per il benessere di Lord Voldemort.
“È morto!” l’urlo vittorioso di Narcissa fu accolto da uno scoppio di gioia. I giganti iniziarono a battere i piedi per terra, gli altri Mangiamorte urlarono e presero a lanciare maledizioni a destra e a manca. Antonin rise forte e il suo primo istinto fu quello di cercare Alecto con lo sguardo e festeggiare con lei, salvo poi ricordarsi che era ancora tenuta prigioniera all’interno del castello. Ormai, però, non poteva mancare molto: con Potter morto la resistenza si sarebbe dissolta senza troppi problemi. Perché continuare a resistere se il loro leader era nell’aldilà?
“Vedete?” urlò Voldemort “Harry Potter è morto, ucciso da me, e nessuno uomo può ora attentare alla mia vita! Guardate! Crucio!” il lampo di luce rossa lasciò la bacchetta di Lord Voldemort. Antonin sapeva bene cosa significasse ricevere quella Maledizione da parte dell’Oscuro Signore: dolore estremo. Solo Bella, forse, poteva competere con lui… il corpo di Potter prese a contorcersi a mezz’aria. Ancora una volta, Dolohov socchiuse gli occhi. C’era qualcosa di bizzarro nei movimenti, qualcosa che non tornava, osservò con attenzione madopo qualche secondo alzò le spalle: di solito non si cruciavano di certo cadaveri, cosa ne sapeva lui di come dovesse muoversi un corpo senza coscienza, senza vita?
“Che buffonata” sospirò Rodolphus.
Antonin si girò nella sua direzione con un sopracciglio alzato “Attento a quello che dici” gli sibilò facendogli cenno di abbassare la voce.
Rodolphus si strinse nelle spalle “Io gli avrei lanciato un altro Avada Kedavra, just in case, you know
“Morto è morto” decretò Dolohov osservando Potter venire sbattuto tra le braccia di Hagrid senza grazia alcuna.
“Secondo te avranno torturato Alecto?”
“Figurati. Avranno avuto di meglio da fare”
“Uhm”
“Dai, Tony, sarà la volta buona che la sposi”
Dolohov sorrise mentre si accodava al resto dei Mangiamorte, rimase indietro, Bellatrix invece era davanti accanto a Lord Voldemort e lo guardava come se non potesse esistere cosa più bella al mondo.
“Mi… mi dispiace, sai” disse infine Antonin.
Rodolphus alzò entrambe le sopracciglia con fare interrogativo.
“Per te e Bella”
Rodolphus scoppiò a ridere “Meglio così sia per me sia per lei… non ha mai avuto senso il nostro matrimonio”
“La prendi con filosofia”
“Come altro dovrei prenderla? È tutta la vita che mi tradisce… e io ormai mi sono rifatto la mia vita”
Antonin sgranò gli occhi, sorpreso “Ah sì?” avrebbe voluto chiedere di più ma la voce di Lord Voldemort interruppe le loro chiacchiere.
Antonin si era aspettato una resa facile, veloce, invece quell’ammasso di Traditori del loro Sangue, Sanguesporco, Mezzosangue e ibridi sembrava non voler mollare facilmente. Grida, scoppi, urla, minacce… e poi un ragazzetto idiota si fece avanti.
“E chi sarebbe costui?” la voce di Voldemort non era più che un sibilo di serpente, eppure riusciva sempre a far rabbrividire quanto una maledizione. Antonin sentì la pelle d’oca formarsi sulla nuca, non aveva importanza che stesse parlando a qualcun altro, la minaccia nella voce era chiara e Lord Voldemort era imprevedibile: se avesse deciso di punire anche lui per chissà quale motivo?
“È Neville Paciock, mio Signore! Il ragazzo che ha dato tutti quei grattacapi ai Carrow… il figlio degli Auror, ricordate?” Bellatrix aveva sempre la risposta pronta.
“Assomiglia ai genitori” mormorò Rodolphus ridendo sotto i baffi.
“Ovvero?”
“Idiota uguale”
Antonin rise scuotendo la testa “Vorrà dire che farà la stessa fine, almeno potrà passare il resto della sua vita insieme ai genitori al San Mungo”
“Oh non so” borbottò Rod “Lo sai com’è l’Oscuro Signore, Tony… non si prenderebbe mai la briga di torturare una persona fino alla follia. Per lui o sei vivo o sei morto”
Antonin annuì, Rodolphus aveva ragione, Lord Voldemort non avrebbe mai passato ore e ore della sua esistenza a torturare un ragazzetto.
“Vedendo come si stanno mettendo le cose” fece Dolohov dopo qualche attimo di silenzio “Direi proprio che è morto” si volse verso Rodolphus e vide il suo viso illuminato dalle fiamme che avvolgevano Neville Paciock. Le urla del ragazzo erano agghiaccianti ma poi… poi successe il disastro, tutto troppo in fretta per essere capito, compreso, contrastato.
Dai cancelli del castello gli abitanti di Hogsmeade stavano facendo il loro ingresso ruggendo la loro furia, dalla Foresta Proibita un gigante seguito dai centauri arrivò travolgendoli. Antonin si spostò appena in tempo, appena prima di essere inglobato in quel caos senza senso. Si guardò intorno cercando di capire cosa fare, se ci fosse un piano, ma erano tutti impegnati a proteggersi e l’unica alternativa sembrava essere quella di battere in ritirata all’interno del castello.
Protego!” urlò Antonin provando a proteggersi da frecce e incantesimi. Iniziò a correre in cerca di riparo ma, dopo pochi passi, inciampò su qualcosa di molle e allo stesso tempo rigido. Abbassò lo sguardo e vide la testa di Nagini rotolare a qualche metro da lui. Sgranò gli occhi e prese a guardarsi freneticamente intorno, era stato lui a uccidere Nagini? Cosa gli avrebbe fatto il Signore Oscuro? Dolohov scosse la testa e riprese a correre, doveva mantenersi lucido, non poteva essere stato lui a decapitare Nagini… aveva solo calpestato il corpo… qualcosa però gli diceva che il Signore Oscuro non avrebbe comunque apprezzato.
“Fermo dove sei, Antonin Dolohov!”
Nel sentire lo squittio di Filius Vitious Tony roteò su sé stesso e quasi gli venne da ridere “Cosa vuoi, mezzo folletto?”
“Voglio darti quello che meriti!” le parole furono seguite da uno sventolio di bacchetta, Antonin ringhiò e mosse la sua bacchetta come fosse una frusta.
“Verrai rispedito ad Azkaban” lo minacciò Vitious ma Antonin non si fece impressionare.
“Sarai tu, invece, ad andare a fare compagnia al tuo amichetto lupo mannaro Lupin… ibridi uguali”
Un’ombra passò sul viso del professor Vitious ma, invece di farsi deconcentrare, quelle parole parvero come dargli uno schiaffo in pieno viso e risvegliarlo. Iniziò a lanciare un incantesimo dopo l’altro a una velocità che Antonin non riteneva possibile. Si vide costretto a indietreggiare fino alla Sala Grande poi si guardò intorno agitato: lo spazio, per quanto grande, era comunque al chiuso e maledizioni e incantesimi continuavano a rimbalzare ovunque. Stavano perdendo, non avevano più i numeri giusti.
“Fa’ attenzione Tony!” urlò Rabastan
Antonin fece appena in tempo a chinarsi per evitare di venire travolto dal corpo di Walden MacNair che era stato lanciato da una parte all’altra della sala da Hagrid. Quella manovra, tuttavia, gli fece perdere completamente la concentrazione dal suo duello.
“Preso!” urlò vittorioso il Professore Vitious. Delle corde invisibili si andarono ad attorcigliate intorno a tutto il corpo di Antonin che perse l’equilibrio cadendo in terra come un salame, battendo poi la testa con violenza contro il pavimento in pietra. La bacchetta gli sfuggì dalle dita. Provò a contorcersi ma Vitious gli si sedette sulla schiena e, a quel punto, il solo respirare divenne per lui difficoltoso.
Antonin provò a divincolarsi ancora per qualche istante, poi dovette arrendersi all’inevitabile: aveva perso. Per qualche motivo, la battaglia aveva smesso di infuriare e a duellare, con centinaia di persone ammassate a guardare, erano rimasti solo Bella contro tre ragazze, e il Signore Oscuro contro la professoressa McGranitt, Kingsley e il professor Lumacorno. Antonin sentì un brivido lungo la schiena nel vedere come l’Oscuro Signore si muoveva, nel percepire la sua magia. Era incontrastabile.
“MIA FIGLIA NO, CAGNA!”
Antonin cercò di girarsi per vedere chi fosse appena entrata in scena ma il peso di Vitious sopra di lui non glielo consentiva. La risata di Bellatrix, però, lo fece rilassare: non poteva essere nessuno di terribile se Bella la prendeva così sottogamba.
“FATEVI DA PARTE!”
Antonin provò ad allungare il collo e infine vide che l’avversaria di Bella altro non era che Molly Weasley eppure, c’era qualcosa di diverso in lei, come se una fiamma le danzasse in corpo rendendola spiritata. Continuava a respingere gli incantesimi di Bellatrix con forza e decisione, quasi tenendole testa, ma ad Antonin era evidente come Bella fosse di un altro livello. Lo era sempre stata. Li aveva sempre superati tutti, uno per uno, non c’era mago o strega che potesse tenerle testa… a parte il Signore Oscuro, chiaramente.
“No!” urlò Molly Weasley ad alcuni studenti che si erano fatti avanti per provare ad aiutarla “State indietro! Indietro! Lei è mia!”
“Cosa ne sarà dei tuoi figli quando ti avrò uccisa?” la provocò Bellatrix. Antonin avrebbe voluto urlare di smetterla di fare la cretina e andare dritta al punto, non era il momento di giocare, non lo vedeva che a combattere erano rimasti solo lei e il Signore Oscuro? Non vedeva come tutti gli altri Mangiamorte fossero stati sconfitti?
“Quando mammina farà la stessa fine di Freddie?”
“TU-NON-TOCCHERAI-MAI-PIU’-I-NOSTRI-FIGLI!”
Bellatrix si mise a ridere in modo sguaiato, divertito. Fu proprio in quel momento che la maledizione di Molly Weasley ruppe le difese di Bella, passandole sotto il braccio teso e colpendola al cuore. Il sorriso le si congelò in viso, per una frazione di secondo, sembrò essere consapevole di ciò che era successo. Poi cadde a terra.
Antonin sgranò gli occhi incredulo, aprì la bocca per urlare ma il folletto sulla sua schiena gli impediva di prendere aria e dalla sua bocca non uscì altro se non un rantolo disperato. Tony   osservò il corpo di Bella cadere sul pavimento con un tonfo sordo, proprio a qualche metro da lui, gli occhi vuoti che lo fissavano. In quel momento, Antonin capì che era finita. Non poteva essere altrimenti, non poteva esserci alternativa. Non si poteva andare avanti senza Bellatrix, la sua amica Bella…
La folla iniziò a festeggiare per la caduta della migliore luogotenente di Lord Voldemort ma la loro voce venne sovrastata dal ruggito furioso di quest’ultimo. Antonin rabbrividì nel guardare la McGranitt, Kingsley e Lumacorno venire prima sollevati in aria e poi essere scagliati indietro. La magia che sprigionò Voldemort era potente, tangibile, aveva quasi fatto ruzzolare a terra il dannato folletto che continuava a stargli seduto sulla schiena. Tony non lo aveva mai visto così. In tutti gli anni in cui Dolohov lo aveva conosciuto non lo aveva mai visto perdere il controllo a quel modo, non per qualcuno di diverso da sé stesso, non con un dolore in viso palese.
È troppo tardi, pensò Antonin, la magia di Voldemort che ancora lo avvolgeva. È troppo tardi. Ora ti decidi a mostrarle il tuo interesse? Ora che lei non c’è più?
Tony vide Voldemort alzare la bacchetta su Molly Weasley per vendicare Bellatrix, la sua Bella, ma era troppo tardi… decisamente troppo tardi. Antonin chiuse gli occhi e neanche si rese conto di Potter che usciva da sotto il mantello dell’invisibilità. Non aveva più importanza.
Le sue orecchie sentirono Potter che spiegava ma il cervello di Antonin sembrava non riuscire a processare.
Horcrux, Bacchetta di Sambuco, Severus Piton… Severus Piton che era in combutta con Albus Silente da sempre.
Riaprì gli occhi e si ritrovò a fissare lo sguardo vuoto di Bella. Non gli sembrava possibile la sua morte, non Bellatrix.
Bella” provò a chiamarla ma la sua gola era chiusa. Il maledetto folletto su di lui continuava a schiacciarlo con tutto il suo peso, indifferente alla sua sofferenza.
Lo avevi sempre detto. Lo sapevi che non c’era da fidarsi di Severus Piton, lo hai sempre saputo…
Antonin si costrinse a spostare la sua attenzione dal corpo vuoto di Bella a Lord Voldemort e Potter. L’alba era vicina, l’idea che quel nuovo giorno sarebbe stato senza la sua amica Bellatrix era per lui insostenibile. Sentiva il sudore imperlargli la fronte, scivolargli sulla schiena. Il respiro sempre mozzato. Guardò il Signore Oscuro, Lord Voldemort, Tom Riddle.
Avada Kedavra!
Expelliarmus!
Quando la Maledizione Che Uccide rimbalzò contro a quello che era stato prima il suo compagno di Casa e poi il suo Padrone, Antonin non provò nulla. Forse perché se lo aspettava, lo aveva capito sin dalla morte di Bella che non ci sarebbero potute essere altre conclusioni ma quando il corpo di Tom Riddle cadde al centro della Sala Grande provò quasi un senso di sollievo. Ci furono istanti di silenzio, poi la Sala venne riempita dalle urla vittoriose dei membri della resistenza. Antonin sentì il peso del folletto scomparire dalla sua schiena e poi lo vide trotterellare verso Potter. Antonin avrebbe voluto spostarsi, levare il corpo di Bella che, invece, venne calpestato dalla folla senza riguardo alcuno.
“Fate attenzione!” provò a urlare ma sentiva dolore ovunque e, comunque, nessuno lo stava ascoltando. Antonin si contorse, si rotolò, ci mise qualche minuto ma, alla fine, riuscì a raggiungere il corpo di Bella. Aveva il viso macchiato, qualcuno doveva averle calpestato il viso nell’ansia di raggiungere Potter, forse aveva anche delle dita spezzate. Antonin appoggiò le labbra sulla fronte di Bella che stava già diventando fredda come il ghiaccio, poi lasciò ricadere la testa sul pavimento, la guancia contro la pietra. Ignorò qualsiasi tipo di festeggiamento, non gliene poteva importare di meno di Potter e combriccola. L’unica cosa alla quale riusciva a pensare è che non avrebbe mai più potuto dire alcunché a Bella. Represse un singhiozzo, a cosa serviva piangere?
Fu dopo quelle che ad Antonin parvero ore che qualcuno lo afferrò per le spalle facendolo mettere in ginocchio e allontanandolo da Bella.
“Antonin Dolohov, ti dichiaro in arresto. Sei accusato di aver sostenuto il governo di Lord Voldemort e di essere stato l’assassino di Remus Lupin”
Antonin alzò lo sguardo e incontrò il viso deciso di Kingsley Shacklebolt. Gli venne da ridere.
“Azkaban?” chiese, giusto per conferma.
“Azkaban”
Kingsley lo mise in piedi e Antonin intravide Yaxley, Macnair, Lucius, Rabastan, Rodolphus… tutti gli altri Mangiamorte essere stati già raggruppati. Si volse un’ultima volta verso Bellatrix ma, laddove prima giaceva il corpo della sua migliore amica, ora c’era solo il vuoto.  
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Azkaban, ormai, era per Antonin quasi una seconda casa. Negli ultimi anni, aveva passato più tempo tra le mura di quella prigione che fuori. Quando la porta della cella si richiuse dietro di lui, sentì i brividi scendergli dalla nuca giù fino alla schiena: non sarebbe più uscito. Se sedici anni prima aveva avuto la speranza di un ritorno di Lord Voldemort, in quel momento non aveva più speranza alcuna, nessun appiglio. Fece qualche passo all’interno della cella, aspettandosi di vedere i segni che vi aveva lasciato negli anni precedenti ma no… quella non era la sua cella. La finestra era sulla parete opposta, non era presente la conta dei giorni che aveva fatto nel corso degli anni. Si sentì come tradito dal fatto che lo avessero messo in una cella diversa; anche due anni prima, dopo il disastro al Ministero, era stato risbattuto nella sua vecchia cella. Fece qualche passo avanti guardando con sospetto le scritte lasciate da qualcun altro.
Vi amo
Padrone
Mio Signore
Antonin fece un balzo all’indietro come se quelle scritte lo avessero ferito agli occhi. Si rese conto che quella doveva essere stata la cella di Bellatrix; solo lei avrebbe potuto partorire quel tipo di graffiti. La consapevolezza che Bella non era più in vita gli cadde addosso come un macigno, gli occhi vuoti, sgranati e spenti di lei gli tornarono in mente. Tony scosse la testa e diede le spalle a quel muro pieno di scritte, di dichiarazioni d’amore nei confronti di un uomo che l’amore neanche sapeva cosa fosse. Si sedette a terra e si prese la testa tra le mani, domandandosi se gli avrebbero concesso un processo oppure l’ergastolo ad Azkaban sarebbe stato di default.
La prima giornata di quella nuova prigionia passò con lentezza. Antonin si ritrovò a pensare che, senza i Dissennatori, Azkaban era ancora più insopportabile. Se prima, con i Dissennatori, la mente era ottenebrata dal dolore e si era come in uno stato di dormiveglia perenne, anestetizzati nell’agonia; senza i Dissennatori ogni minuto sembrava infinito. Tony fissò il cielo dal suo angolino in terra, osservò il sole alzarsi e poi scendere, non si addormentò nemmeno, continuò a fissare l’orizzonte fino a quando il sole non sorse di nuovo. Una parte di lui sperava fosse solo un sogno. Come aveva potuto Lord Voldemort, il più grande Mago Oscuro che mai fosse esistito, essere ucciso da un Expelliarmus lanciato da un ragazzino appena diciassettenne? Come aveva potuto Bellatrix Black essere uccisa da Molly Weasley? Era tutto insensato…
“Antonin Dolohov”
Tony sussultò e si voltò di scatto verso la porta della cella. Si sentiva gli occhi arrossati e doveva essere in una condizione pietosa.
“In piedi, è l’ora del tuo processo”
Antonin si issò su barcollando perché le gambe erano addormentate e gli pulsavano spiacevolmente a ogni passo. Camminando per il lungo corridoio si guardò intorno, cercando di scrutare tra le sbarre delle altre celle ma non vide nessun viso conosciuto.
Ghermidori, pensò Antonin con un brivido di disgusto. Chissà a quale di quei cenciosi Mezzosangue hanno dato la mia cella. Gli venne quasi da sputare in terra ma si trattenne, se c’era un processo poteva avere ancora una possibilità di cavarsela.
“Dove sono gli altri?” domandò Antonin. Avrebbe voluto mostrarsi spavaldo invece la sua voce uscì gracchiante e insicura.
“Gli altri chi? Non vedi che le celle sono piene?” chiese l’Auror con durezza.
“Quelli non sono Mangiamorte” rispose Antonin indignato dal fatto che qualcuno potesse paragonare quella feccia al Cerchio più stretto dell’Oscuro Signore.
“Cerchi i tuoi amichetti?”
Antonin si morse la lingua, non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione, nessun pretesto. Alzò il capo e si mise a fissare dritto davanti a sé. Avrebbe voluto vedere Rabastan, Rodolphus, parlare con Lucius, Yaxley e Rookwood. Erano ancora vivi? Oppure oltre a Bella… oltre a Bella…
“Al tre metti la mano sulla Passaporta”
Antonin si riscosse e toccò la lattina vuota di fronte a lui non appena fu il momento. Per lui era la prima volta nella sala del Wizengamot, anni prima, era stato spedito ad Azkaban senza neanche processo proprio come era successo a Sirius Black. Rimase quindi sorpreso nel vedere la stanza piena di persone, perché quella gentaglia non era fuori a festeggiare? Perché erano lì a godere della sua disperazione?
Antonin si guardò intorno e notò come tanti dei suoi compagni Mangiamorte fossero già lì.
“Mi sono perso qualcosa?” chiese Antonin a Yaxley che però gli rifilò un’occhiataccia “Ti sembra il momento di fare lo spiritoso?”
“Potrebbe essere l’ultimo momento della mia vita in cui parlo con qualcuno”
Gli occhi di Yaxley si riempirono di panico: lui non era mai stato ad Azkaban.
“Dai non è così male” si intromise Travers “Tanto tempo per fare meditazione, come un ritiro zen”
“Vaffanculo”
“Fate silenzio” li riprese l’Auror a pochi metri di distanza da loro.
Antonin fece una smorfia ma non osò aprire di nuovo bocca. Capì che quello sarebbe stato un processo sommario: nell’aula di tribunale erano raggruppati tutti i Mangiamorte, il Cerchio più stretto di Lord Voldemort, a tutti loro, evidentemente, sarebbe stata data la stessa pena senza cambiamenti di sorta. Antonin si alzò sulle punte dei piedi nel tentativo di capire se Alecto fosse presente oppure no. Il cuore mancò un battito al pensiero che, preso dalla morte di Bellatrix come era stato, non si era curato di capire cosa ne fosse stato di quella che, a tutti gli effetti, era ancora la sua fidanzata. Continuò a sporgersi e, infine, la vide dalla parte opposta della stanza vicino al fratello Amycus. Provò a farle un cenno ma le manette erano pesanti e fastidiose, gli impedivano di muoversi come voleva. Per qualche minuto continuò a provare a farsi notare poi desistette e si limitò a guardare Alecto da lontano: sarebbe stata l’ultima volta.
Kingsley Shacklebolt si alzò in piedi e, immediatamente, il chiacchiericcio in aula si spense.
“In nome della Comunità Magica britannica, dichiaro Carrow Alecto, Carrow Amycus, Dolohov Antonin, Goyle Adam, Lestrange Rabastan, Lestrange Rodolphus, MacNair Walden, Malfoy Lucius, Mulciber Mark, Nott Leopold, Rookwood Augustus, Rowle Thorfinn, Selwyn Eoin, Tiger Ulf, Travers Joseph, Yaxley Corban colpevoli del delitto a loro ascritto in rubrica, inclusa l’aggravante dei motivi abbietti, concesse attenuanti generiche al solo Malfoy Lucius” Kinglsey alzò lo sguardo dai fogli, poi riprese a leggere con la sua voce profonda. Antonin lanciò uno sguardo di disprezzo a Malfoy. Possibile che fosse riuscito a prendersi delle attenuanti? Per cosa, poi?
“Dichiaro Carrow Alecto, Carrow Amycus, Dolohov Antonin, Goyle Adam, Lestrange Rabastan, Lestrange Rodolphus, MacNair Walden, Mulciber Mark, Nott Leopold, Rookwood Augustus, Rowle Thorfinn, Selwyn Eoin, Tiger Ulf, Travers Joseph, Yaxley Corban alla pena dell’ergastolo. Malfoy Lucius alla pena di anni venticinque di reclusione”
“E c’è un motivo per cui Malfoy ha il pass di uscita dopo venticinque anni?” chiese Antonin beffardo. Tanto cosa poteva esserci di peggio di un secondo ergastolo ad Azkaban?
“Lucius Malfoy ha collaborato con la Giustizia ancora prima della caduta di Lord Voldemort”
Antonin si volse di scatto verso Lucius con un sopracciglio alzato, gli avrebbe voluto mettere le mani al collo “E quando lo avresti fatto? Con Bella che ti stava appiccicata a Villa Malfoy?”
“Harry Potter garantisce per lui”
“Non è equo!” sbottò Yaxley. I Mangiamorte iniziarono ad agitarsi ma gli Auror li zittirono senza troppe cerimonie.
“Vorrei chiarire un altro punto” proseguì Kingsley “Azkaban non sarà più in mano ai Dissennatori” il cuore di Antonin sprofondò. L’idea di passare il resto della sua vita come la giornata precedente gli fece venire voglia di mettersi a piangere. I Dissennatori, paradossalmente, erano l’unica alternativa a quella… noia… con loro presenti la sua mente sarebbe stata ottenebrata, ovattata, neanche si sarebbe accorto degli anni che passavano e probabilmente sarebbe scivolato nella morte quasi senza accorgersene.
“Azkaban non sarà più un carcere di punizione ma un posto per una riabilitazione” Kingsley fece una pausa “Siete condannati all’ergastolo ma se vi dimostrerete pentiti, se dimostrerete di essere cambiati, potrebbero esserci… sconti di pena. Non una vera e propria libertà – ciò che avete fatto non merita pietà – ma un compromesso. Dipende da voi. Dalla vostra collaborazione”
I suoi compagni si misero subito a parlottare concitati. Si immaginò Bellatrix lì con loro, se la immaginò urlare e strepitare, dichiarare la propria lealtà imperitura a Lord Voldemort… il suo amore per l’Oscuro Signore. Ma nessuno di loro era Bellatrix e questo era evidente a tutti. No, nessuno di loro avrebbe rinunciato alla speranza di una parvenza di libertà per lealtà in un Padrone morto.
“Ci hai presi per voltagabbana?” urlò Rabastan “Puoi buttarci ad Azkaban ma la nostra lealtà nei confronti del Signore Oscuro non cambierà!”
Antonin alzò gli occhi al cielo divertito. Conosceva abbastanza Rabastan per capire che stava facendo il coglione come suo solito. Lo guardò con un sopracciglio alzato e Rabastan, incrociando il suo sguardo, gli fece un occhiolino.
“Per Bella” mimò con le labbra.
“Potete fare ciò che desiderate” rispose Shacklebolt per nulla impressionato “Volete l’ergastolo ad Azkaban e fedeltà perpetua al vostro Padrone, Lord Voldemort? Va benissimo” fece una pausa “Noi abbiamo intenzione di costruire una nuova società. Tutti insieme. Una società per cui ci sarà spazio per chi vuole farvi parte” annuì “Vedrete diversi cambiamenti ad Azkaban. Niente più isolamento, vi verranno dati lavori per rendervi utili alla Comunità Magica, le visite sono garantite”
Antonin alzò le sopracciglia, sembrava quasi una vacanza se paragonato a ciò che aveva passato per quattordici anni.
Gli Auror fecero segno ai detenuti di entrare in una stanza di fianco all’aula e di sedersi nei banchi. Davanti a loro venne posto un questionario e ad Antonin venne da ridere. La Comunità Magica si sarebbe ribellata sicuramente, tutti crescevano con il timore di Azkaban, dei Dissennatori. E ora… ora gli chiedevano se avesse allergie, se seguisse una dieta particolare, quale lavoro per la comunità volesse svolgere, se aveva preferenze di lettura. Pensò fosse tutto uno scherzo e rispose svogliatamente, quasi a caso.
L’unica domanda che prese sul serio fu quella sul compagno di cella. Azkaban era ora sovraffollata e l’idea volessero metterli in cella in coppia non sembrava così assurda. Si guardò intorno e pensò subito ad Alecto ma quel Shacklebolt aveva detto che sarebbero stati divisi uomini e donne. Si immaginò Alecto finire in cella con una dei Ghermidori dato che di Mangiamorte donne non ce n’erano più, non dopo che Bella… scosse la testa e provò a concentrarsi su di sé.
Nott? Era uno dei Mangiamorte più anziani, erano stati in dormitorio insieme e anche lui aveva conosciuto Tom Riddle, avrebbe potuto essere un’ottima soluzione, tutto sommato. Ma non si parlavano davvero da anni e anche a Hogwarts non erano mai stati particolarmente uniti.
Rookwood? Osservò il viso butterato di Augustus e il pensiero di vederselo ogni giorno davanti per l’eternità gli fece venire mal di stomaco.
Lucius non se ne parlava, non dopo che, in qualche modo, era riuscito a farsi dare venticinque anni invece che l’ergastolo. Collaborato con chi? Non ce la vedeva Bellatrix a non accorgersi di una cosa di quella portata, considerando che aveva inquadrato Severus Piton sin dal primo giorno.
Rodolphus… Rodolphus non avrebbe accettato mezza parola su Bellatrix e lui non era sicuro di essere pronto a fare finta non fosse mai esistita.
Si concentrò su Rabastan. Rabastan poteva essere un buon compromesso. Fu sul punto di scrivere il nome del più piccolo del Lestrange ma qualcosa lo trattenne. Lasciò la casella in bianco. Forse, tutto sommato, preferiva rimanere solo.
Antonin ritornò nella cella che era stata di Bella sbadigliando, domandandosi se sarebbe stato spostato oppure se sarebbe rimasto lì. Se da una parte il guardare quelle pareti sulle quali Bellatrix aveva riversato pensieri, sensazioni, sentimenti lo faceva stare male, dall’altra era un modo per averla ancora vicino. La loro amicizia era stata di lunga data, vicini di cella, avevano continuato a parlarsi anche durante la prigionia. Ora, invece, c’era solo il vuoto ovunque guardasse.
Il suo primo pranzo ad Azkaban fu frugale, non diverso da quelli che aveva avuto il piacere di gustare per quattordici anni in passato. Si chiese se davvero ci sarebbero stati cambiamenti sul trattamento o se, invece, non fosse stata solo una mossa per provare a farli collaborare. Il Signore Oscuro poteva anche essere finito ma Antonin ben sapeva che non tutte le problematiche sarebbero cessate con la sua morte.
Gli Auror tornarono dopo pranzo accompagnati dagli architetti che, in poco meno di un’ora, resero quella che era una cella per l’isolamento una cella doppia. Il secchio che fungeva da bagno era stato sostituito da un gabinetto vero e proprio, con tanto di lavandino. Sulle pareti, le incisioni di Bella continuavano a luccicare. Antonin scelse il letto addossato a quella parete, il cuscino proprio sotto all’incisione Vi amo. Si domandò come avesse fatto a scrivere quelle parole. Aveva utilizzato le unghie? Oppure aveva trovato una pietra?
La porta della cella si aprì di nuovo, per l’ennesima volta quel giorno.
“Ecco il tuo compagno di stanza, Dolohov” annunciò l’Auror freddamente. Antonin, che da quando avevano riassemblato la cella era rimasto sdraiato a letto a osservare le scritte di Bellatrix, si mise subito seduto. Era trepidante: chi sarebbe stato il suo compagno di lì all’eternità? La persona che da ora in poi avrebbe visto tutti i giorni?
“Per Salazar, Tony, perché quella faccia? Avevi scelto qualcun altro?”
Antonin rilassò le spalle e sorrise.
“Non avevo scelto nessuno” precisò non appena la porta della cella si richiuse.
“Così mi ferisci proprio, mi spezzi il cuore!”
“Sei proprio un coglione, Rab”
Rabastan si mise a ridere e si sedette sull’altro letto. Aveva poche cose con sé, i vestiti di ricambio che erano stati loro forniti e uno spazzolino.
“Pensavo avresti scelto Rodolphus” disse Antonin ristendendosi sul letto.
“Sì, beh, diciamo che c’ho pensato” Rabastan fece una pausa “L’idea però che non avrei potuto parlare di Bellatrix mi…” si bloccò, poi si schiarì la gola “Insomma, ho bisogno di parlarne”
Antonin distolse lo sguardo. Avevano perso tanti amici negli anni, Evan Rosier, per dirne uno. Ma Bella… Bellatrix era sempre stata diversa, forse perché era sempre stata quella nelle grazie dell’Oscuro Signore e che, ogni volta, intercedeva anche per loro.
“È la sua cella” disse Antonin dopo qualche minuto. Indicò la parete “Possiamo ascoltare i suoi sbrodolamenti amorosi anche ora… anche ora che… che non c’è più”
Rabastan fece un sorriso mesto “È meglio così, sai”
“Meglio così?”
“Che sia morta prima… prima di lui. Non lo avrebbe mai sopportato. Immaginatela vedere morire il Signore Oscuro…”
Antonin ci pensò un attimo. Si immaginò Bellatrix assistere alla morte del suo amato Padrone. Se la ricordava come aveva reagito anni prima, quando il Marchio era svanito dall’avambraccio e il Signore Oscuro era scomparso… ma cosa avrebbe fatto nel vederlo cadere proprio davanti a sé? Le sarebbe scoppiato il cuore, non c’erano dubbi. Si sarebbe fatta ammazzare piuttosto che vivere senza di lui.
“Forse hai ragione” sbuffò Antonin “E intanto noi siamo di nuovo qua… notevole la tua lealtà, anche durante il processo”
Rabastan rise “L’ho fatto per Bella. Mi fossi arreso subito alle moine del nuovo Ministro della Magia non me lo avrebbe mai perdonato. Quando la incontrerò, nell’aldilà, almeno non avrà nulla da recriminarmi. Lascio le Cruciatus a Lucius”
“Credi nell’aldilà?” chiese Antonin, voltandosi verso Rabastan per poterlo guardare meglio in viso. Erano passati neanche due giorni dalla caduta dell’Oscuro Signore eppure, Rabastan sembrava sciupato, sciupato come quando erano evasi da Azkaban due anni prima.
“Tu no?”
Antonin ci pensò un po’ su “Mi farebbe piacere pensare che Bella possa essere in un posto… in un bel posto”
“In un bel posto con lui” precisò Rabastan “Sta meglio di noi, te lo dico io”
Antonin sorrise, mise una mano sul muro e ripassò le scritte con un dito.
Forse aveva ragione Rabastan, forse erano loro quelli a essere stati dannati, erano loro i sopravvissuti, quelli che dovevano scontare una pena nella vita reale.
“Sembra che avremo il primo turno di visite oggi” disse Rabastan dopo qualche minuto di silenzio.
“Credi verrà qualcuno per te?”
“Lo spero”
Antonin si passò una mano tra i capelli “L’unica persona che vorrei vedere è Alecto, credi me lo permetteranno?”
“Sembra che durante l’ora d’aria sia concesso vedersi con gli altri detenuti… parlavano anche di un pranzo in comune”
Il viso di Antonin si illuminò “Dici?”
“Non voglio darti false speranze… ma così ho sentito” Rabastan si accarezzò il mento coperto dalla barba “Avrai tempo di spiegarmi cosa ci trovi di così emozionante nella Carrow”
Antonin alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Erano anni che sia Rabastan sia Bellatrix non gli davano tregua con quella domanda “All’amore non si comanda”
“Già… cieco proprio”
Antonin fece una smorfia “Chi ti aspetti venga, comunque?” chiese per provare a sviare l’argomento Alecto.
“Rita” rispose Rabastan “Le cose stavano andando abbastanza bene ultimamente”
Rita Skeeter?” lo interruppe Antonin “E poi hai il coraggio di chiedermi di Alecto?”
“Rita è mille volte meglio di Alecto!” sbottò Rabastan risentito.
“Mah…”
“Se a te piacciono i troll, Tony, non è colpa di nessuno…”
Antonin si mise a sedere di scatto, bellicoso, ma la porta della cella si aprì di nuovo. Dolohov stava iniziando a detestare come gli Auror entrassero senza annunciarsi, senza dire nulla, come se fosse un loro diritto.  
“Avete una visita”
“Abbiamo?” chiese Rabastan “Hanno chiesto di noi due insieme?”
L’Auror non rispose, non sembrava aver voglia di parlare con loro e dare spiegazioni, fece solo un gesto secco per spronarli a muoversi.
“Non credo sia Rita” borbottò Antonin, socchiuse gli occhi, cercando ancora una volta di capire chi ci fosse nelle celle accanto alle loro ma sembrava esserci come un incantesimo che non gli consentisse di vedere con chiarezza.
“Oh, non si sa mai” rispose Rabastan gioviale “Rita è sempre stata una a cui piace esplorare… se capisci cosa intendo”
“Io di Rita non voglio esplorare proprio un bel niente”
“Che brontolone che sei, Tony…”
“Se non la smettete di parlare vi silenzio” li minacciò l’Auror voltandosi di scatto e puntandogli la bacchetta in faccia.
Rabastan alzò le spalle poi si passò le dita sulle labbra come a indicare che aveva la bocca cucita. Come l’Auror si volse di nuovo, Rabastan gli fece una linguaccia.
La stanza delle visite doveva essere una nuova creazione; in passato non era concesso né ricevere lettere né, tanto meno, ricevere visite: era stato un isolamento duro, senza contatti di sorta col mondo esterno.
L’Auror aprì la porta e fece loro cenno di entrare.
Tra tutte le persone che Antonin aveva pensato di trovarvi, i tre seduti dall’altro lato erano proprio in fondo alla sua lista. Rimase per un attimo come inebetito, stava sognando o erano davvero lì? Ma perché poi erano lì?
Potter si alzò in piedi. Sembrava stremato ma provò comunque a sorridere loro. Antonin aggrottò le sopracciglia, confuso da tanta gentilezza: aveva tentato di ucciderlo almeno in un paio di occasioni.
“Sedetevi pure”
Rabastan si mosse per primo senza esitazione alcuna, come se una visita da parte di Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley fosse normale amministrazione. Antonin lo imitò titubante continuando a osservare guardingo il trio. Cosa volevano?
“Siamo qui per discutere di alcune cose”
“Cerchiamo di andare dritti al punto, sai com’è, Potter, siamo persone impegnate noi” disse Rabastan faceto, osservandosi le unghie della mano destra. Antonin si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Spostò lo sguardo sulla ragazza, si ricordava molto bene di averla colpita con la sua maledizione speciale, purtroppo, però, sembrava non averne riportato traccia alcuna.
“Non ne dubitiamo” sibilò Ron, fece per aggiungere qualcosa ma Harry fu più veloce “Anche noi siamo impegnati, niente convenevoli. Come saprete, Bellatrix è morta”
Rabastan incrociò le braccia di scatto e voltò il viso di modo da non dover guardare nessuno dei tre ragazzini. Antonin indurì la mascella e prese a fissare in modo ossessivo Hermione.
“Dobbiamo decidere cosa farne del corpo”
“E perché lo stato chiedendo a noi?” domandò Antonin guardingo, non riusciva a staccare gli occhi dalla Granger, il pensiero che lei fosse lì, viva, ancora in forma, nonostante lui l’avesse colpita con quella che era una maledizione letale non gli dava pace. Fortuna? Possibile che quei tre ragazzini fossero sopravvissuti a maghi e maledizioni più forti di loro solo ed esclusivamente per mera fortuna? Era quella giustizia?
“Perché ve ne state occupando voi?” aggiunse Rabastan.
“Perché non mi fido di nessun altro per queste questioni” rispose Harry con semplicità “Esattamente come è stato per il corpo di Voldemort”
Antonin fece una smorfia nel sentir pronunciare quel nome. Ancora, non riusciva a credere che fosse morto, andato. Possibile? Perché non provava nulla per la fine del suo Padrone? E perché invece la morte di Bellatrix era come uno spillo conficcato nel cuore che non voleva saperne di andarsene?
“Credi che qualcuno possa utilizzare i loro corpi come Inferi?”
“Qualcosa del genere” annuì Harry “Allo stesso tempo, però, vorrei rispettare il volere dei familiari… per lo meno per quanto riguarda Bellatrix”
“Stai cercando nel posto sbagliato allora” disse Antonin finalmente spostando gli occhi su Harry “Vai da Narcissa… Andromeda…”
“Non sono interessate”
Rabastan sbuffò e scosse la testa “Non se la meritavano comunque, la nostra Bella…”
“E Rodolphus ha detto che… che avevano divorziato anche se negli archivi ancora non risulta”
“Sì be’, colpa del vecchio governo, una burocrazia infinita questi Mangiamorte…” ironizzò Rabastan poi si volse verso Antonin “Me la immagino Bellatrix disperarsi perché la metteranno nella tomba dei Lestrange in Francia”
“Rodolphus ci ha detto di non volerne sapere” lo bloccò Harry “Stavo… stavamo pensando… alla tomba dei Black. Ma tuo fratello ha detto di domandare a voi”
“Se volete che lo spettro di Bellatrix vi perseguiti fino alla fine dei vostri giorni… sì, seppellirla insieme a sua madre penso sia la soluzione più pratica”
“E poi non siete preoccupati che la possano rendere un Inferius?” chiese Antonin, confuso “Se qualcuno volesse utilizzare il suo cadavere è il primo posto in cui andrebbero a guardare” non gli piaceva l’idea di qualche mago da strapazzo che apriva la tomba di Bella e usava il suo corpo per i suoi scopi.
“È il motivo per cui siamo qui da voi” era la prima volta che Hermione apriva bocca. Antonin spostò di nuovo l’attenzione su di lei che sostenne il suo sguardo fiera, senza indugio.
“Cosa ne avete fatto del Signore Oscuro?” chiese Antonin riportando lo sguardo su Harry. La ragazza sembrava non essere per nulla in soggezione e la cosa lo infastidiva. Era un Mangiamorte spietato e le ragazzine avrebbero dovuto tremare sotto di lui, non guardarlo con fierezza.
“Questo non può essere rivelato”
“Lo avranno bruciato, se l’intenzione era evitare di farlo diventare un Inferius da qualche fanatico”
“Forse è così. Non è questo il motivo della nostra visita, in ogni caso”
“Qualsiasi cosa ne abbiate fatto del Signore Oscuro, fate lo stesso con Bellatrix” disse con decisione Antonin.
“Se non lo avete ancora bruciato, bruciate i loro corpi insieme, poi fatene un po’ ciò che vi pare” aggiunse Rabastan annuendo.
“Insieme?”
“Sicuramente, è ciò che avrebbe voluto Bellatrix. Non saprei dirti l’opinione del Signore Oscuro ma, considerando che non aveva mai preso in considerazione l’ipotesi di morire, non credo avesse un piano preciso” esitò “Immagino non gli dispiacerà, in un modo o nell’altro la dava sempre vinta a Bellatrix”
Antonin sorrise a quelle parole. Erano tremendamente vere. Bellatrix era riuscita a ottenere dal Signore Oscuro consensi per le cose più disparate e insensate. L’ascendente che aveva avuto su di lui era notevole.
“Bruciarli insieme? E spargere poi le loro ceneri unite?” chiese Harry. Non sembrava convinto.
“Questa è la nostra opinione, il nostro suggerimento. Quello che avrebbe voluto Bella” rispose Rabastan, all’improvviso aggressivo “Se invece vuoi esporre il suo corpo in pubblica piazza, be ‘ fatelo, nessuno di noi è là fuori per impedirvelo”
“No, no” Harry scosse la testa “Non è quello che intendevo! È solo… non… non capisco…” si bloccò disorientato poi, dopo qualche secondo, sgranò gli occhi come se un improvviso pensiero gli avesse attraversato il cervello e finalmente avesse compreso il motivo di quella richiesta “Ma… certo… come ho fatto a non capirlo… è tutto così chiaro…”
“Cosa è tutto chiaro?” domandò Ron confuso “A me sembra una richiesta quantomeno bizzarra, neanche fossero stati due fidanzatini…”
Ron” lo riprese Hermione sporgendosi leggermente in avanti sul tavolo che li separava da Rabastan e Antonin per guardare in viso il fidanzato.
“Te lo spieghiamo dopo”
Rabastan rise “Spiegalo anche a noi perché, te lo assicuro, non è mai stato chiaro a nessuno” si alzò in piedi “Abbiamo finito, spero?”
Harry annuì e si alzò in piedi a sua volta “Grazie della collaborazione”
“Per Bella questo ed altro”
Rabastan e Antonin si diressero verso la porta in silenzio. Rabastan era già fuori quando Antonin esitò e si volse di nuovo in direzione del trio “La mia maledizione non ti ha fatto nulla?” chiese Antonin a Hermione. Era una maledizione di sua invenzione che causava la liquefazione degli organi interni e una morte lenta e dolorosa. Possibile che avesse sbagliato a lanciarla, anni addietro?
“Non sono cose che ti riguardano” s’intromise Ron socchiudendo gli occhi.
“Nessuno ha chiesto a te, sudicio Traditore del tuo Sangue”
Ron fece per mettere mano alla bacchetta e gli occhi di Antonin si dilatarono: forse aveva una possibilità di gettarsi su di lui e strappargliela dalle mani…
“No, Ron! Non è il momento…”
“Non capisco perché stiamo provando a dare dignità a queste persone” sbottò Ron “Non se la meritano. Lui ha ucciso i miei zii… ha ucciso Lupin!”
Tua madre ha ucciso Bella!” urlò Antonin di rimando “L’ha uccisa e voi avete calpestato il suo cadavere neanche fosse spazzatura!” gli occhi spenti di Bellatrix e il suo viso sporco, calpestato, gli tornarono in mente. Si sentì mancare il fiato e la sua mano volò istintivamente alla ricerca della bacchetta perché avrebbe voluto torturare quei tre ragazzini che erano in vita solo per fortuna, null’altro che quello. Quando si rese conto che non aveva nessuna arma con sé, nessuna bacchetta, fece per gettarsi su di loro, le mani protese in avanti ma, prima che potesse fare alcunché, qualcosa lo colpì con forza sulla schiena e cadde a terra svenuto.   

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Dal prossimo capitolo dovremmo, finalmente, avere Rita Skeeter con noi ;)
A presto, 
Clo

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Antonin sbuffò. Odiava cucinare e non capiva per quale motivo fosse il lavoro che aveva scelto nel questionario ormai un mese addietro. Cosa gli era saltato in mente? Perché con tutte le mansioni possibili che potevano esserci aveva scelto proprio quella? Perché non aveva preso tutto sul serio?
“Tony, sei lento!” lo riprese per l’ennesima volta Yaxley.
“Sbucciale tu le patate, allora, se ti credi tanto più bravo di me”
Yaxley fece per aprire bocca ma Mulciber s’intromise “Chiudete il becco e rimettetevi a lavorare, tutti e due!”
Antonin riprese il pelapatate e si mise di nuovo all’opera mordendosi l’interno della guancia. Mulciber era diventato lo chef – non si capiva neanche bene come – e da Mangiamorte mediocre era diventato il re dei fornelli di Azkaban e di conseguenza Antonin doveva sottostare al suo volere. Avrebbe voluto tornare ai tempi in cui poteva cruciarlo senza neanche chiedere permesso al Signore Oscuro e invece no, doveva ingoiare rospi su rospi e stare in silenzio a subire.
“Cos’è quella faccia lunga, Tony?” chiese Rabastan quando Antonin si avvicinò al tavolo dove sedeva con Rodolphus e con Lucius. Antonin non sopportava di vedere Malfoy ma Rodolphus aveva avuto la brillante idea di sceglierselo come compagno di cella e quindi ora dovevano sorbirselo; lui e i suoi venticinque anni di prigione invece dell’ergastolo… ma aveva senso fargliela pagare? Fare l’offeso? Ormai le cose erano così e non sarebbero cambiate.
L’Oscuro Signore era morto.
Bella era morta.
E loro dovevano cercare di sopravvivere come meglio potevano.
“Non sopporto più Mulciber. Si crede di essere in un ristorante a cinque stelle e non a fare sbobba per dei carcerati”
“Chiedi di cambiare lavoro” suggerì Lucius con voce strascicata rimestando il purè di patate con fare schifato. “Io mi metterei volentieri in cucina invece della lavanderia… neanche fossimo degli elfi domestici…”
Antonin afferrò un pezzo di pane e se lo conficcò in bocca per evitare di rispondere. La sua pazienza veniva messa ogni giorno a dura prova. Prima da Mulciber, poi da Malfoy, da i due fratelli Lestrange e sì, anche da Alecto.
“È da oggi che potrai di nuovo ricevere visite, vero?” domandò Rodolphus, provò a cambiare discorso perché conosceva Antonin abbastanza bene da capire che se si fosse continuato a parlare di cucina, lavanderia e lavori ad Azkaban avrebbe cavato gli occhi a Lucius col cucchiaio.
“Sì, oggi scadono i trenta giorni di punizione per aver provato ad aggredire quei tre mocciosi”
Si era aspettato una punizione più dura per il crollo nervoso che aveva avuto e la tentata aggressione invece, ancora una volta, era stato stupito.
“Credi verrà qualcuno?”
“No” rispose con tono piatto.
L’idea che nessuno volesse vederlo gli metteva addosso sempre un certo grado di solitudine. Era abituato a stare solo, lo era sempre stato, ma tutti ricevevano visite e lui rimaneva sempre indietro, come se non fosse mai stato abbastanza importante per qualcuno. Spostò lo sguardo per il refettorio cercando con lo sguardo Alecto. I pasti e l’ora d’aria erano in condivisione dato che la popolazione femminile di Azkaban era quasi inesistente: Alecto era l’unica Mangiamorte, c’erano altre quattro Ghermidori.
E Bella è morta, pensò Antonin. Era come se quella consapevolezza ogni tanto lo abbandonasse e quasi pensasse di ritrovarsela lì, seduta accanto a lui.
“Avete litigato di nuovo?” chiese Rabastan seguendo la linea dello sguardo di Dolohov.
Antonin scosse la testa come se non volesse parlarne. Da quando erano ad Azkaban, per qualche motivo a lui sconosciuto, Alecto lo stava accuratamente evitando e, ogni volta che riusciva ad avvicinarlesi, lei lo allontanava. Passava tutto il tempo con il fratello Amycus, ignorando tutti gli altri.
“Ho sempre pensato ci fosse qualcosa di bizzarro tra Alecto e Amycus” borbottò Rabastan fissando i due fratelli dall’altro lato della stanza.
“Non c’è niente di strano tra di loro” sbottò Antonin risentito da quelle illazioni “Anche tu e Rodolphus state sempre appiccicati”
“Non direi proprio” disse Rodolphus si coprì la bocca con una mano per nascondere lo sbadiglio “Rabastan ti ha preferito a me”
“Lo sai perché l’ho fatto”
Rodolphus ghignò, all’improvviso sembrava alterato, risentito “Oh certo, dovete passare le vostre giornate a fare il fan club di Bella”
Antonin distolse lo sguardo da Alecto di scatto. Non riusciva a sopportare che Rodolphus parlasse di Bellatrix a quel modo. Capiva, ovviamente, il dolore che doveva provare per essere stato tradito per anni, ma Bella per Antonin era l’unica persona che c’era sempre stata. A modo suo, certo, ma era stata lì, presente in ogni istante. Ora, invece, rimaneva solo un senso di vuoto incolmabile, ovunque guardasse. Era qualcosa di insostenibile.   
“Certo che sei proprio uno stronzo”
“Io?” ringhiò Rodolphus risentito “Io sarei lo stronzo? Non lei che se lo faceva mettere dentro da un altro, vero?”
“Hai detto che ti sei rifatto una vita” sibilò Antonin abbandonando il suo pranzo per concentrarsi su Rodolphus.
“Sì, ma dopo quante umiliazioni? Dopo quanta sofferenza? E ora sono di nuovo in questa fogna!” Rodolphus colpì il tavolo con un pugno “Per colpa del suo amante che è riuscito a farsi uccidere da un diciasettenne la cui unica arma è sempre e stata solo un cazzo di Expelliarmus!
“Non parlare male dell’Oscuro Signore” sibilò Rabastan.
“Oh, non ti ci mettere anche tu, Rabastan! Non fare quello a cui frega qualcosa di lui”
“Lo faccio per Bella! Era la mia migliore amica”
“E io sono tuo fratello! Per colpa sua la nostra famiglia non avrà eredi! E tu stai lì a piangere per lei. Dovresti pensare alla famiglia Lestrange, Rabastan. La nostra famiglia! La tua famiglia!
“Anche Bella era la mia famiglia” rispose Rabastan fissando Rodolphus dritto negli occhi con aria di sfida.
“È inutile parlare con te”
Rabastan fece per aprire bocca ma suonò la campanella che segnava la fine del pranzo e quindi tutti i detenuti si alzarono in silenzio per poi trascinarsi di nuovo nelle loro celle.
Antonin buttò via metà del suo pranzo con un’alzata di spalle, poi seguì Rabastan.
“Se ti può consolare, il tuo purè è migliorato rispetto all’ultima volta” gli disse Rab sedendosi sulla sua brandina e afferrando il libro che stava leggendo, un romanzo francese che sembrava un mattone infinito. Antonin gli sembrava più depresso rispetto al solito, non capiva se fosse triste per Bella, Alecto o forse una combo delle due. Si disse che era fortunato ad avere Rodolphus, Rita… non si sentiva mai davvero solo. Certo, con Rod litigava spesso, ma era suo fratello e mai niente avrebbe potuto davvero separarli. L’assenza di Bella, però, continuava a essere un macigno che pesava come mai avrebbe immaginato. La perdita di Evan era stata pesante, anni addietro, ma niente poteva essere comparato a non sentire la risata di Bellatrix, i suoi discorsi sconclusionati sull’Oscuro Signore, la sua magia che vibrava nell’aria.
“Yuppi”
“Dai, Tony, non fare così”
“Sai che c’è? Sono stufo di dover sempre essere io quello a fare il primo passo verso di lei. Cos’ha ora? Perché ce l’ha con me?”
Rabastan alzò lo sguardo su di lui da dietro la copertina del libro “Tu sei sicuro che tra lei e Amycus…”
“Non dire cazzate”
“Ok, ok… dicevo così, per dire” si sedette un po’ più comodo “Sai, ti serve uno svago, secondo me”
“Uno svago? Un altro? No grazie, mi basta la cucina”
“Intendo uno vero. Non puoi passare le tue giornate sdraiato su quel letto a fare nulla”
“Perché, tu cosa fai?”
“Leggo, tengo allenato il cervello. Faccio esercizio fisico. Mi vedo con Rita”
“Non è colpa mia se non ho nessuno da incontrare”
“E se invece ci fosse qualcuno che ti vuole vedere?”
Antonin storse il naso “Non mi viene in mente nessuno”
Rabastan sorrise, si alzò in piedi e si andò a sedere accanto ad Antonin mettendogli un braccio sulle spalle. Tony era guardingo, continuava a osservare Rabastan di sbieco: non si fidava.
“Ho parlato con Rita”
“Oh, Rab, ti prego, taci” sbottò Tony levandosi il braccio di Rabastan dalle spalle e si alzò in piedi.
“Non hai neanche sentito cosa ti voglio dire!”
“Non me ne frega un cazzo della Skeeter, ok?” incrociò le braccia al petto “Neanche a Bella piaceva” aggiunse, come se quel fatto mettesse fine a tutta la questione.
“Almeno ascolta cosa ti voglio dire”
“E sentiamo, allora”
Rabastan fece un sospiro “Come ben sai, Rita è una giornalista”
“Così si dice”
“Ha anche scritto dei libri”
Antonin fece schioccare la lingua sui denti.
“L’ultimo dei quali, quello su Silente”
“Ah sì” fece Antonin “Me lo ricordo…”
“Era stato interessante, no?”
Dolohov si strinse nelle spalle.
“Beh, vorrebbe scrivere un nuovo libro”
“Un nuovo libro?” ripeté Antonin alzando le sopracciglia “E cosa dovrebbe c’entrare questa cosa con me?”
“Le ho suggerito di scrivere un libro su… sui Mangiamorte e sull’Oscuro Signore. Quale altro tema potrebbe essere più hot di questo?”
“Potter?”
“A nessuno frega un cazzo di Potter! Potter è l’eroe, nessuno prova interesse per gli eroi. Guarda Silente! Credi che il suo libro avrebbe venduto così tanto se non ci fossero stati tutti i sordidi segretucci tra lui e Grindelwald?”
“Vabbè. E quindi?”
“Quindi… Rita vorrebbe intervistarti”
“Me?”
Rabastan sogghignò trattenendosi da mettersi una mano in faccia “No, guarda, il tuo fratello gemello”
“Perché vuole intervistare me?”
“Sei un Mangiamorte, no?”
“Anche tu lo sei, Rabastan”
“Ma tu fai parte della vecchia guardia! Sei stato il primo Mangiamorte… e per anni sei stato il luogotenente dell’Oscuro Signore… non fosse stato per Bella, avresti continuato a essere il numero uno”
Antonin spostò il peso da un piede all’altro, a disagio.
“Non ho niente da dire a una giornalista”
“Sarebbe un buon modo per passare il tempo!”
“Un’ora a settimana? Non mi cambia la vita”
“È una questione di mindset!”
“Raccontale tu quello che vuole sentirsi dire”
“Certo che sei testardo! Io non ero a Hogwarts con lui”
La porta della cella si spalancò “Lestrange, hai una visita”
Rabastan si alzò dal letto di Antonin pigramente “Pensaci, hai una settimana”
“Nessuna visita per te, Dolohov”
Antonin si lasciò cadere sul letto di Rabastan e rimase a fissare le scritte lasciate anni prima da Bellatrix.

 
*
 
“Antonin, bisogna che impari a sfilettare il pesce come si deve” lo riprese Mulciber guardando con occhio critico l’orata sulla quale Antonin stava lavorando.
“È ancora pieno di lische e così lo hai rovinato!”
“Scusami tanto se io non sono un elfo domestico” sbottò Dolohov allontanando il pesce da lui e incrociando le braccia.
“Nessuno di noi è un elfo domestico ma stiamo cercando di dare il meglio di noi” Mulciber finì di esaminare l’orata poi scosse la testa “Ormai quel che è fatto è fatto” passò a guardare i dolci fatti da Yaxley “Ben fatto, Corban”
Antonin socchiuse gli occhi “Finiscila di atteggiarti: non sei il Signore Oscuro”
“No” rispose Mulciber “Non lo sono… ma io sono vivo e lui è morto. E senza magia, Tony, tu non sei nessuno”
“Non mi serve di certo la magia per rimetterti a posto”
Mulciber rise “Sei la metà di me, Tony. Non fare l’idiota” si avvicinò a Dolohov “Per oggi sei congedato”
“Ti ho detto di non atteggiarti a fare il Signore Oscuro”
“E io ti ho già detto che lui è morto e io sono vivo…”
“C’è qualche problema?” l’Auror si avvicinò a loro, la mano sulla bacchetta.
“Nulla, signore” rispose Mulciber “Dolohov non si sente molto bene, lo stavo congedando”
L’Auror fece andare lo sguardo dal Mulciber a Dolohov, poi fece segno a quest’ultimo di seguirlo fuori “Te la senti di cenare?”
Antonin annuì svogliato, superò il tavolo con Alecto e Amycus senza rivolgere loro neanche un’occhiata, poi raggiunse il suo solito gruppetto.
“Oggi hai finito prima?” chiese Rabastan non appena Antonin si sedette accanto a lui.
“Sono stato cacciato”
Lucius si mise a ridacchiare.
“Non c’è un cazzo da ridere”
Scese il silenzio poi Rabastan tirò fuori una copia della Gazzetta del Profeta “Finalmente, si sta facendo chiarezza su come Potter sia riuscito a battere l’Oscuro Signore”
Antonin fissò in viso Rabastan, poi fece cadere lo sguardo sulla prima pagina del giornale: i tre mocciosi sorridevano felici.
“Pare che l’Oscuro Signore avesse creato degli Horcrux”
“Horcurx?” ripeté Antonin confuso, afferrò il giornale e lesse velocemente l’articolo.
“Aveva diviso la sua anima” spiegò Rodolphus “E messa in degli artefatti magici… per questo continuava a blaterare di essere immortale: non poteva essere ucciso finché aveva gli Horcrux”
“È raccapricciante spezzare l’anima” si lasciò sfuggire Antonin. Era fissato con le Arti Oscure ma la suddivisione della propria anima intaccava l’equilibrio. L’idea di farlo e di farlo più e più volte metteva i brividi. Senza contare il controllo sulla magia che si doveva avere per poter raggiungere certi livelli… All’improvviso, sgranò gli occhi “Oh ma ne aveva parlato”
“A te? Ne aveva parlato con te? Ti aveva detto degli Horcrux?”
“No” rispose Antonin “A Hogwarts… era fissato con… con alcune pratiche più estreme e continuava a ripetere che il numero magico più potente fosse il sette…”
“Effettivamente, ha diviso l’anima in sette parti… o otto, non è chiaro da quello che c’è scritto. È come se ancora non volessero rivelare tutto”
“Il primo che ha creato pare sia stato un diario”
Come un flash, Antonin si ricordò di quel diario in pelle nera che Tom Riddle aveva sempre con sé e sul quale annotava magie, pensieri, piani futuri.
“È il diario che mi aveva dato da custodire” aggiunse Lucius “Non mi aveva detto cosa fosse, mi aveva solo detto di custodirlo e poi di darlo a Draco quando fosse stato il momento”
“Tramite quello la Weasley ha aperto la Camera dei Segreti, no?”
Lucius annuì “Non avevo assolutamente idea di cosa in realtà fosse”
“Non ti è mai venuto il dubbio che potesse essere qualcosa di tanto prezioso?”
“No, me lo ha consegnato, anzi, con una certa noncuranza”
“Il Diadema di Corvonero?” lesse Antonin confuso “Ma non era andato perduto?”
“Pare lui lo avesse ritrovato”
Antonin scosse la testa “Non posso credere che un mago di questo calibro sia stato ucciso da un poppante che non sa fare nulla se non disarmare le persone!”
“Eppure…”
“Medaglione di Serpeverde… beh, ha senso… ne era un discendente”
“Sì, ma non ha vissuto in un orfanotrofio babbano?” chiese Rodolphus “Dove l’ha preso il Medaglione di Serpeverde?”
Antonin ci pensò su “Per un periodo… per un anno, credo, subito dopo Hogwarts… ha fatto il commesso da Magie Sinister”
COSA?” la domanda uscì contemporaneamente a Lucius, Rodolphus e Rabastan.
Antonin li fissò divertito “È sempre stato ossessionato dagli artefatti magici e diceva che alcune cose si possono imparare solo sul posto… e che Magie Sinister era una bottega interessante” si accarezzò il mento con una mano “Credo avesse anche bisogno di un posto dove dormire, non mi è mai stato chiaro ma credo che i Babbani al compimento dei diciotto anni lo abbiano cacciato da dove stava”
“Probabilmente è da Borgin che ha trovato anche la Coppa di Tassorosso, allora” fece Rabastan “Che è ciò che hanno rubato dalla nostra camera blindata”
“Sarei curioso di capire come ci è entrata, nella nostra camera blindata” aggiunse Rodolphus “Io non l’ho mai portato alla Gringott”
Rabastan alzò le spalle “Oh, non guardare me, credo di non essere mai rimasto solo in una stanza con lui…”
“Mi sembrate scemi” interruppe Lucius “Mi pare ovvio che sia stata Bellatrix”
Bellatrix?
“E chi altro sennò?”
Rimasero in silenzio per alcuni istanti, ancora increduli di quelle scoperte, poi Antonin si mise a ridere.
“Che cazzo hai da ridere, Tony?”
“No niente” si affrettò a dire Antonin “Davvero, nulla”
“Non mentire!”
“È che… scusa ma è quasi romantico”
“Romantico?”
Le ha dato un pezzo della sua anima!
Rabastan lo fissò con sguardo vacuo per alcuni istanti, poi scoppiò a ridere anche lui.
“Chissà se Bella lo sapeva!” fece “Se sapeva cos’era la coppa… oh me la immagino con quello sguardo trasognato… Oh, mio Signore, mi state dando la vostra anima da custodire?”
“Siete due idioti!” sbottò Rodolphus risentito. Se c’era una cosa che lo aveva sempre confortato era il fatto di sapere che Bellatrix non era mai stata amata da Lord Voldemort “Lo ha dato anche a Lucius, allora!”
Mah” borbottò Malfoy “Non è che a me lo abbia proprio dato con l’intento di tenermelo per me, sembrava più che altro lo volesse utilizzare come arma per entrare a Hogwarts in seguito”
Bella, ti dono la mia anima, custodiscila nella tua camera blindata
“Non avrebbe mai detto una cosa del genere!”
“Oh, dai, Rod, stiamo scherzando. Non ci è rimasto più molto da fare sai”
Rabastan e Antonin continuarono a ridere e Lucius li seguì dopo alcuni istanti, senza più riuscire a trattenersi.
“Andate a farvi fottere, tutti e tre” Rodolphus si alzò come una furia e li lasciò lì a ridere.
“Non capisco perché si offende tanto” disse Antonin ormai con le lacrime agli occhi “Bellatrix e l’Oscuro Signore hanno scopato per… anni… da sempre. E sono morti, tutti e due… cosa c’è ormai da fare?”
“Rod non vuole ammetterlo” fece Lucius all’improvviso di nuovo serio e impassibile “Ma sta soffrendo per la morte di Bella”
“E a te invece, come a tua moglie, non frega un cazzo”
“Bella ed io non ci siamo mai potuti sopportare, lo sai. E Cissy… Cissy ha altro a cui pensare”
“Narcissa è stronza”
“Non insultare mia moglie, Lestrange”
Ancora una volta, fu la campanella che segnava la fine della cena a mettere fine alla discussione.
 
*

I giorni trascorrevano tutti uguali in una monotonia senza fine ma, tutto sommato, non era terribile come quando c’erano stati i Dissennatori: Antonin si era aspettato di peggio. Tuttavia, il dolore lo accompagnava ogni giorno con insistenza e non riusciva a scrollarsi di dosso quel senso di solitudine e frustrazione che gli si era annidato nel petto. Ogni tanto si domandava se i Dissennatori, pur non essendo più fisicamente presenti, non avessero lasciato qualcosa di sé nelle mura di Azkaban.
“Ci hai pensato?” gli chiese Rabastan.
Antonin non aveva fatto in tempo ad aprire gli occhi che si era ritrovato tempestato di domande dal suo compagno di cella.
“Pensato?” sbadigliò Antonin, senza capire. A cosa doveva aver pensato? Erano le sette del mattino e l’unica cosa che voleva fare era continuare a dormire.
“A quell’intervista con Rita”
“Oh, Lestrange, sei una piattola” Antonin si rigirò nel letto e diede le spalle a Rabastan. Richiuse gli occhi per non vedere le scritte lasciate da Bellatrix. Gli provocavano sempre un certo disagio, quel vi amo, inciso nella pietra quasi sporco di sangue. Era un bel simbolo del sentimento che Bellatrix aveva provato per Lord Voldemort.
“Nessuno di noi sapeva le cose che hai detto l’altro giorno. Il numero sette, il fatto che abbia lavorato da Magie Sinister! Il suo passato all’orfanotrofio”
“Ma cosa te ne frega a te” mugugnò Antonin “Mi sembra di sentire Bella, mi ammorbava sempre con questo genere di domande” e all’improvviso, si rese conto che forse era quello il motivo per cui gli costava fatica, gli provocava dolore, il pensiero di mettersi a parlare di quell’argomento con una giornalista: gli avrebbe troppo ricordato le sue discussioni con Bellatrix.
“È solo che ci tengo a Rita… e ci tengo a te, Tony” la voce di Rabastan era diversa dal solito “Ti serve uno scopo, qualcosa che ti dia la forza e la voglia di andare avanti”
“E credi che un’intervista possa fare il miracolo?”
“Avere qualcosa a cui guardare… qualcosa da aspettare, ogni settimana, può solo che farti bene. Prova, fallo per me. Non dovesse andare allora ok, non te lo chiederò più”
Antonin rimase in silenzio, pensieroso. Quel giorno non si curò neanche troppo di Mulciber che si atteggiava. Il momento delle visite si avvicinava e lui ancora non aveva deciso se provare a fare quella chiacchierata con Rita Skeeter oppure no.
Le tre del pomeriggio arrivarono prima ancora che lui si fosse schiarito la mente e quando l’Auror aprì la cella, come al solito senza annunciarsi, Antonin si mise a sedere di scatto.
“Dolohov, hai una visita”
Rabastan chiuse il libro che stava leggendo e si volse verso Tony con un sopracciglio alzato.
“Allora?” lo spronò l’Auror “Vuoi vedere la persona o no?”
Antonin esitò ancora per una frazione di secondo, poi annuì e si alzò dal letto uscendo dalla cella senza guardare Rabastan. Per qualche motivo si sentiva nervoso, attraversò il corridoio con lo sguardo fisso davanti a sé.
“Avete un’ora” disse l’Auror prima di aprire la porta della stanza dei colloqui e sospingervi dentro Antonin.
“Oh, Antonin Dolohov!”
Tony socchiuse gli occhi. Rita Skeeter era esattamente come la ricordava: i capelli biondi, il vestito verde acido e le unghie smaltate di rosso. Che cosa Rabastan ci vedesse in quella donna era per Dolohov un mistero ma, d’altro canto, era più che evidente avessero gusti diametralmente opposti in fatto di donne: Rabastan non sopportava Alecto.
Antonin fece qualche passo avanti, ignorò la mano che Rita gli stava tendendo e si sedette di fronte a lei.
“Non stringo mani a Mezzosangue” disse quasi a mo’ di scusa.
Il sorriso di Rita si allargò e Antonin notò un dente d’oro brillare “Una volta Mangiamorte, per sempre Magiamorte, dunque? Il lupo perde il pelo ma non il vizio!”
Antonin rimase in silenzio, le braccia incrociate sul petto.
“Grazie per aver acconsentito a incontrarmi”
Antonin si strinse nelle spalle.
“Un uomo di molte parole, vedo” commentò Rita sistemandosi gli occhiali “Non ti dispiace se uso questa, Tony?” chiese indicando la penna prendi-appunti “Posso chiamarti Tony, vero?”
“Chiamami un po’ come ti pare”
“Ottimo!” rispose Rita con un altro sorriso smagliante, sembrava essere immune alla ritrosia di Antonin.
“Immagino che Rabastan ti abbia accennato il progetto”
“Non molto, a dir la verità”
“Dopo il best seller Vita e Menzogne di Albus Silente, sento essere arrivato il momento per il mio nuovo libro… Vita e Segreti di un Buon Mangiamorte
“Cosa ti fa pensare io sia un buon Mangiamorte?”
“Mi stai dicendo che qui seduto di fronte a me dovrebbe esserci qualcun altro?”
Antonin fece scioccare la lingua sui denti “Consiglio Lucius Malfoy”
Rita alzò un sopracciglio, poi scoppiò a ridere scuotendo la testa “Rab non mi aveva detto fossi così simpatico”
“Ho diverse doti nascoste”
“Stavo dicendo… che vorrei scrivere un nuovo libro. Tutta la comunità magica sente la necessità di capire meglio come… come fosse Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, quale fosse il procedimento per entrare a far parte del Cerchio dei Mangiamorte, cosa fosse necessario fare o avere per essere il migliore
“Avresti potuto chiedere a Rabastan”
Rabastan!” ripeté Rita tamburellando le mani sul tavolo di fronte a loro. La penna verde acido continuava a volare sulla pergamena “Mi ha detto di non essere mai stato da solo in presenza di Tu-Sai-Chi… ma tu, Tony, tu… mi sembra di aver capito fossi suo compagno a Hogwarts, giusto?”
“È così”
“Come prima cosa… puoi ricordarmi il nome di Tu-Sai-Chi? Quello vero?”
“Tom… Tom Orvoloson Riddle” Antonin si mosse a disagio sulla sedia. Era quasi strano pronunciare quel nome ad alta voce, come se nulla fosse.
“Riddle, Riddle…” Rita si passò l’indice sul mento con fare pensieroso “Non mi viene in mente nessuna famiglia Purosangue”
“Lui era… era Mezzosangue, il padre Babbano, la madre… strega… maganò”
Rita sgranò gli occhi “Maganò?”
“Forse”
“Forse?”
Antonin si grattò l’avambraccio sinistro laddove prima c’era stato impresso a fuoco il Marchio. Non capiva se fosse una sua sensazione o se davvero stesse pizzicando.
“Non amava parlare della sua famiglia, del suo passato. So solo che da parte di madre era discendente dei Gaunt, Eredi di Serpeverde”
“Figlio di un Babbano e di una Maganò… interessante. Si vocifera sia cresciuto tra i Babbani, è la verità?”
“Sì” rispose Antonin, quella era un’informazione che si sentiva a suo agio a condividere. L’Oscuro Signore non aveva mai nascosto quella parte del suo passato “È cresciuto in un orfanotrofio… un posto dove i Babbani raccolgono i bambini senza famiglia”
“Ti ha mai parlato di quel posto?”
“No… non molto… lo odiava”
“Come mai?”
“A te piacerebbe?” domandò Antonin, all’improvviso aggressivo “Crescere senza genitori in mezzo a sudici Babbani che neanche sanno che sei un mago? Un essere superiore?”
“Mi piace che sei così focoso nel difendere un Padrone ormai morto”
Antonin scosse la testa e distolse lo sguardo da Rita.
“Va bene, torneremo su questo punto in seguito, allora. Ricordi la prima volta che lo hai incontrato?”
Antonin ci pensò un po’ su. La cosa incredibile era che sì, ricordava perfettamente la prima volta in cui aveva incontrato Tom Riddle. Annuì brevemente.
“Quando? Cosa hai pensato?”
“Sull’Espresso per Hogwarts”
“Che impressione ti ha fatto?”
Antonin socchiuse gli occhi, ricordando quella mattina di tanti anni prima in cui era entrato nello scompartimento dove sedava, da solo, Tom Riddle.
“Triste” rispose Antonin, spalancando di nuovo gli occhi “Ho pensato fosse un bambino molto triste”
“Avevi intuito sarebbe diventato un pericoloso Mago Oscuro?”
“Non sono un Veggente” rispose con tono piatto Antonin “Ma… c’era qualcosa… qualcosa che faceva intuire non fosse… normale
“Gli hai stretto la mano?”
Antonin si mise a ridere “Te l’ho detto, non stringo le mani a Mezzosangue”
“Cosa direbbe Tu-Sai-Chi se fosse qui di questa tua battuta?”
“Mi darebbe ragione”
“Non ti crucerebbe per averlo definito Mezzosangue?”
“Io stavo parlando di Tom Riddle, non del Signore Oscuro”
Rita si mise seduta più comoda, composta “Pensavo stessimo parlando di… di Tu-Sai-Chi”
“Toglimi una curiosità, Skeeter” disse Antonin sporgendosi verso di lei “Hai ancora paura a pronunciare il suo nome?”
“Tutti hanno ancora paura a pronunciare il suo nome” rispose Rita arrossendo.
“Ma non hai problemi a dire Tom Riddle, no?”
“Giusto”
“Ecco, la differenza è tutta lì”
Rita strabuzzò gli occhi, confusa. Fece per aprire di nuovo la bocca ma l’Auror la bloccò “Il tempo è finito, forza Dolohov”
Antonin si alzò in piedi fece un cenno con la testa alla Skeeter e poi le diede le spalle.
“Alla prossima settimana, allora, Tony”
“Alla prossima settimana, signorina Skeeter”

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


“Basta, Tony, lascia stare. È inutile!”
Antonin si bloccò a metà di un movimento poi si lasciò cadere di lato ad Alecto, un braccio a coprirgli il viso.
“Mi dispiace, è che proprio non capisco…”
Alecto si alzò e prese a rivestirsi.
“Non c’è niente da capire. Evidentemente non ti piaccio abbastanza”
Antonin arrossì, prese il lenzuolo e si coprì il sesso “Non è quello”
“No? Eppure non hai mai funzionato bene con me”
Quelle parole colpirono Antonin come un pugno in faccia.
“Non è che non funziono bene” provò a spiegarsi ma Alecto lo interruppe “Continui a perdere l’erezione, come la chiami questa cosa?”
“È un blocco mentale…” Antonin si sentiva male, in imbarazzo e umiliato sia per quello che continuava a succedergli con Alecto sia per le parole della ragazza che sembrava non voler capire.
“Mi piaci, Ale ma…”
“Ma?”
“C’è sempre stato qualcosa che ci impedisse di stare bene con calma”
“Tipo?”
“Beh, all’inizio della nostra frequentazione tu stavi con un altro… avevamo solo quei momenti rubati… e tu poi eri così tanto più giovane di me…”
“Ah, quindi adesso è colpa mia?”
“Non ho detto questo!” si affrettò ad aggiungere Antonin “Sto solo cercando di spiegarti che… quali sono i freni che ho e per cui non riesco a stare con te come vorrei!”
“Sei sicuro di volere? Perché a questo punto mi viene il dubbio”
“Certo che voglio stare con te! Cerca di capire, sono appena uscito dopo 14 anni ad Azkaban… io credo sia normale…”
“Non mi sembra che i tuoi amichetti abbiano di questi problemi”
“E tu cosa ne sai?” chiese Antonin guardingo.
“Noi ragazze parliamo, Tony”
“Beh, magari gli altri non si sono trovati la propria compagna sposata con un Auror!” sbottò Antonin ferito. “Credi che questa cosa non abbia avuto nessun impatto su di me? Credi sia facile per me scoparti col pensiero che mentre io ero ad Azkaban tu ti trastullavi con un Auror? Col pensiero che tu ora tornerai dai lui?”
Alecto guardò Antonin con alterigia “Se pensi che ti avrei aspettata facendo la calza al caminetto… saresti anche potuto non uscire mai più!” Alecto si mise le scarpe “Non funziona così, Tony. Io voglio un uomo che mi prenda e mi faccia sentire donna! Se ogni volta che stiamo in intimità… o vieni appena mi entri dentro o perdi l’erezione non appena mi avvicino con la bocca…” sospirò “E torno da lui solo perché me lo ha chiesto l’Oscuro Signore, lo sai che sto rubando informazioni!”
“Io ti amo” mormorò Antonin, affranto da quelle parole. Sconfitto dal fatto che non riuscisse a fare l’amore con la donna che gli piaceva.
“L’amore non basta”
“Dai, aspetta… riproviamoci…”
Ma Alecto se ne andò senza voltarsi e il cuore di Tony sprofondò in basso. Si alzò, si fece una doccia veloce e poi uscì dalla stanza che gli era stata assegnata a Villa Riddle. Era strano vivere lì, insieme a Lui. Ma d’altra parte, non c’erano altre soluzioni: le loro dimore erano state confiscate anni addietro e quelle degli altri Mangiamorte venivano tenute sotto stretto controllo.
Antonin tirò su col naso, lottando con le lacrime che stavano per scendere. Non sapeva come fare o come risolvere il problema. Non era un problema fisico, era un problema mentale, di testa. Alecto gli piaceva e, anche adesso, alla sola idea di scopare con lei sentiva qualcosa risvegliarsi nelle mutande.
“Tony! Cos’è quella faccia lunga?”
Antonin sussultò e alzò lo sguardo. Non si era reso conto di essere finito in salotto. In realtà non aveva voglia di parlare con nessuno ma Bella era lì, seduta sul divano che rimestava un cocktail con la cannuccia e lo guardava come chi non ha nessuna intenzione di lasciare correre. Antonin sospirò e si avvicinò a Bellatrix.
“Ma niente di che… problemi di coppia…” borbottò senza guardarla.
Bellatrix alzò un sopracciglio “La Carrow?”
“E chi sennò…”
“A quella non va mai bene niente! Piantala e basta, ci sei stato dietro fin troppo”
“Questa volta tutti i torti non li ha”
“Cosa hai combinato? Non credo tu possa aver fatto peggio di lei che si è fatta sbattere da un Auror”
“Uhm”
“Che cazzo hai combinato Antonin Dolohov!”
Antonin si strinse nelle spalle impaurito per quell’improvviso impeto di rabbia.
“Posso farti una domanda personale?”
“Di cosa si tratta?”
“Una cosa… privata… sul… sul sesso…”
Bellatrix alzò un sopracciglio incuriosita. Per quanto lei frequentasse prevalentemente uomini dato che tra i Mangiamorte la popolazione femminile scarseggiava, di solito non veniva coinvolta nei loro discorsi camerateschi. Spesso, anzi, si sentiva sola e lasciata da parte e invece ora Tony era lì… e voleva parlarle di sesso…
“Sì, certo, dimmi pure”
“Però devi promettere di non aprire bocca con nessuno!”
“Ok, ok, giurin giurello!”
“Bella, sul serio. Nessuno! Neanche Rabastan o… o Lui…”
Bellatrix arrossì “Ti assicuro che con Lui non parlo di te, Tony. Abbiamo di meglio da fare”
“E Rabastan?”
“Non lo dirò a nessuno, giuro” disse Bellatrix divenendo seria dato che Antonin sembrava tenerci in modo particolare.
“Qualcuno degli uomini con cui sei stata… hanno… hanno mai avuto… come dire, avuto ‘problemi’ durante il… il rapporto?”
Bellatrix riprese a rimestare il ghiaccio del cocktail con la cannuccia “Non so se posso risponderti, poi capiresti a chi mi riferisco”
“E in che modo?”
“Non è che sia stata con tanti uomini, sai!”
“Ah no?”
Bellatrix fissò i suoi occhi scuri su Antonin che si sentì rabbrividire “Mi hai presa per una sgualdrina?”
“Cosa? No! Che c’entra?”
“Eh pensi che io sia stata con un’orda di uomini…”
“Non ho detto un’orda! E anche se fosse non ci sarebbe nulla di male, mica sei sgualdrina se vai con tanti uomini. Sei sgualdrina se ti fai pagare per farlo”
“Non ti facevo così all’avanguardia”
Antonin si strinse nelle spalle “Quindi sei stata solo con Rodolphus e con l’Oscuro Signore?” chiese Antonin, sorpreso.
“Esatto”
Antonin tamburellò con le dita sul proprio ginocchio “Ed entrambi non hanno mai… mai… ecco…”
“È capitato” disse infine Bellatrix intenerita da Antonin che sembrava volersi mettere a piangere. Tendenzialmente, avrebbe giocato con lui, amava vedere le persone soffrire e dimenarsi nel proprio dolore. Ma Tony era un suo amico e quindi si sforzava di essere gentile con lui.
“Le prime volte con Rod sono state ardue. Eravamo giovani e lui era… era agitato, credo. Ansia da prestazione. La sua prima volta è stata con me e anche la mia prima con lui. Anche per me non è stato facile, a dirla tutta”
“E come ha risolto?”
Bellatrix alzò le spalle “L’abitudine di vedermi nuda?” rise “Non che sia durata molto dato che poi non mi ci ha mai più vista”
“Ma proprio non gli veniva duro? Oppure… insomma… perdeva nel mentre?”
“Perdeva nel mentre”
Bella bevve un sorso di gintonic meditabonda “Credo sia successo anche a Lui una volta, sai?”
Antonin spalancò gli occhi sorpreso. Bella aveva parlato in un sussurro sommesso ed era difficile sentirla “Cosa vuol dire che credi? Non è una cosa evidente?”
“Come saprai ci sono incantesimi – o anche pozioni, nei casi più estremi – per sopperire”
“Eh sì, ma ci vuole la bacchetta per farli… e poi… e poi… è un po’ una sconfitta, no? Non so, io…”
“All’Oscuro Signore non serve la bacchetta per fare incantesimi semplici, lo sai”
Tony strinse le labbra “E quindi… non l’hai proprio visto perdere l’erezione?”
“No, perché anche fosse successo potrebbe aver fatto l’incantesimo non verbale senza bacchetta”
“Come mai credi che abbia avuto problemi? Cioè come… come te ne sei accorta?”
“Istinto”
“Uhm”
“Beh, ma quindi?” incalzò Bella “Mi spieghi di cosa stiamo parlando?”
Antonin si mosse a disagio sul divano “Non riesco a fare l’amore con Alecto”
Bellatrix alzò gli occhi al cielo a sentire quel “fare l’amore”.
“Non ti viene duro?” chiese Bella senza mezzi termini.
“Sì, solo che… che nel momento del dunque… non lo so”
“Capita” rispose Bellatrix alzando le spalle “Riprovateci in un altro momento”
“Lei non vuole più provarci”
“Ti ha lasciato per questo? Che stronza!”
“No, la capisco… in tutti questi anni non siamo mai riusciti davvero a… farlo”
Bellatrix strabuzzò gli occhi, sorpresa “Non avete mai scopato?”
Antonin si coprì il viso con le mani “Quando riesco a penetrarla vengo subito e se ci riproviamo una seconda volta, un secondo round, perdo poi l’erezione”
“Peculiare”
“Che devo fare, Bella?”
“Non lo so” rispose Bellatrix “Come ben saprai non ho un pene tra le mie gambe, non mi è mai successo. Suppongo tu debba capire qual è il problema. Cosa ti blocca con lei?”
Antonin si premé le dita sugli occhi “All’inizio della frequentazione il fatto che lei fosse promessa in sposa a un altro e che… la differenza di età”
“Sei un cavaliere, Tony, non ti conoscessi penserei che sei un uomo per bene!” sghignazzò Bellatrix. Antonin la ignorò “Poi, proprio quando le cose stavano iniziando ad andare meglio, siamo finiti ad Azkaban”
“Siamo noi due, perché lei è rimasta fuori e ha ben pensato di mettersi con la feccia”
“E questo è il problema attuale!” Antonin si tolse le mani dal viso e fissò Bellatrix intensamente “Ogni volta che sto con lei penso ad Azkaban… io che mentre ero a soffrire prenda di deliri per colpa dei Dissennatori, lei che invece viveva la bella vita con un Auror. Un Auror, cazzo! Un Auror che ancora adesso si scopa. Anzi, magari lo stanno facendo proprio in questo momento”
“Fosse per me, sarebbe morta. Non capisco per quale motivo l’Oscuro Signore sia così clemente”
“Beh, lei dice di averlo fatto per dimostrare di non essere una Mangiamorte… dice che non gliene importa nulla di lui…”
“È comprensibile tu non riesca a stare con lei, a queste condizioni”
“Cosa devo fare?”
“Stai con un’altra” propose Bellatrix “Vai a scopare con un’altra strega, sfogati, vedi come va. Lascia perdere Alecto Carrow”
“Mi sembrerebbe di tradirla”
“E se lo merita tutto!”
“Anche volendo… con chi vado? Non posso andare in giro a provarci con le streghe! E qua non c’è nessuno”
“E io chi sono?” domandò Bellatrix offesa
“Tu?” Antonin si allontanò da lei guardingo, sapeva bene quando Bellatrix si divertisse a stuzzicarlo “Tu sei off limits, lo sai”
Bellatrix ridacchiò “Hai paura di me, Tonino?”
“Non di te” mentì Antonin “Dell’Oscuro Signore”
Lo sguardo di Bellatrix si incupì e spostò l’attenzione sul caminetto “Non so se lui è ancora interessato a me, sai”
“Perché no?”
“Mah… mi sta ignorando, ultimamente… e perché non ha dato a me il comando della missione per la Profezia?”
“Lo sai che vuole testare Lucius” rispose Antonin “E nessuno di noi è in forma smagliante”
“Parla per te! Io potrei fare questa missione anche da sola!”
Antonin sospirò e scosse la testa: inutile discutere con Bellatrix.
“Ma quindi non scopate?” chiese dopo alcuni istanti di silenzio, curioso.
“Non… non quanto… vorrei…”
“E quanto vorresti?”
“Tutti i giorni come minimo. Abbiamo quattordici anni da recuperare, sai”
Antonin scoppiò a ridere “Bella, se ti aspetti da lui che passi tutte le giornate con te…”
“È così stupido sperarlo?”
“No, solo non è da lui. Lo conosci meglio di me, dai…”
“Credo nessuno lo conosca meglio di te, Tony”
“Lo conosco da più tempo, questo non significa conoscerlo meglio”
“Tu conosci anche… anche l’altro…” esitò “Tom…”
Antonin incrociò le braccia sul petto “Non esiste più quella persona, inutile conoscerla o parlarne”
“Io dico che è ancora lì, invece”
Antonin alzò un sopracciglio, incuriosito “Cosa te lo fa credere?”
“Beh… se parliamo di… di…” si guardò intorno e abbassò la voce “Voldemort… lui è un essere quasi divino, no? Superiore. Ma Tom… Tom è più umano” Bellatrix si passò la lingua sulle labbra “Quando sono sola con lui… è molto umano”
“Non ti capisco”
“Scherza. È sarcastico” Bellatrix sorrise come se stesse pensando a qualcosa di particolarmente felice “È passionale. Ci si può discutere, è brillante”
“Sì, beh, è fatto così”
“Ma chi dei due è fatto così?”
“Sono la stessa persona! È ovvio che ci sia ancora… ancora Tom”
“Ma tu hai detto che è morto” lo corresse Bellatrix.
“È perché io non lo vedo più… se guardo l’Oscuro Signore non vedo il mio compagno a Hogwarts”
Bellatrix rimase in silenzio, meditabonda.
“Vabbè, ma quindi vuoi provarci con me?” chiese con un sorriso malizioso
Antonin sussultò e la guardò male “Non prendermi in giro, Bella! Soffro davvero”
“Per una Carrow…!”
“Ma poi scusa, mi spieghi come farei a non avere pensieri in testa stando con te? Avrei paura di venire ammazzato da un momento all’altro”
“E avresti ragione” il sibilo basso di Lord Voldemort fece sussultare Antonin. Si alzò in piedi e fece un inchino rigido, Bellatrix invece rimase mollemente seduta sul divano.
“Padrone… stavamo solo parlando” disse Antonin, il capo ancora chino
“Lo so bene” i suoi occhi rossi si spostarono su Bellatrix “Lasciaci”
L’espressione di Bella cambiò immediatamente, da rilassata, si adombrò “Perché, mio Signore?”
“Perché lo dico io. Non discutere i miei ordini o mi costringerai a punirti”
Bellatrix si mise più comoda sul divano. Antonin, ancora in piedi col capo chinato, la osservò di sbieco confuso. Cosa le stava saltando in mente? Voleva morire di una morte lenta e dolorosa?
“Punitemi, allora, Padrone” lo disse con voce lasciva, provocante.
“Bella…”
“Tony! Ci sei?”
Antonin sussultò e si mise a sedere composto. Erano nel cortile per l’ora d’aria giornaliera. Era estate e il sole era caldo, all’aperto si stava benissimo. Doveva essersi assopito per pochi minuti, per qualche motivo, invece di sognare, continuava a rivivere ricordi su ricordi…
“Ci sono, mi devo essere addormentato”
“Beh sì, russavi come un trombone” rise Rabastan “Chiederò che ti venga data una pozione contro il russare, non ti sopporto più”
“Sei sempre molto gentile, Rab, grazie”
“Stavamo parlando del tuo colloquio con Rita”
“Ancora?”
“Beh, lei deve esserne stata proprio entusiasta, ci ha scritto un articolo su La Gazzetta del Profeta!
Antonin si passò le mani sul viso e represse uno sbadiglio.
“Oggi la rivedi?”
Antonin alzò le spalle. Un po’ gli costava fatica ammettere che Rabastan avesse avuto ragione: incontrare la Skeeter era stata una buona cosa per lui; aveva passato tutta la settimana passata a pensare al prossimo incontro con la giornalista, cosa dirle, come spiegarsi. Forse era per quel motivo che continuava a rivivere ricordi del passato, momenti in cui era stato con Bellatrix, con l’Oscuro Signore…
“Dolohov, hai una visita!”
Antonin si alzò in piedi, si sentiva agitato, quasi emozionato. Aveva così tanto da dire, da rivelare, che sembrava incredibile. Incredibile che a qualcuno potessero interessare quei dettagli che per anni si era tenuto per sé e che, al limite, aveva confidato a Bellatrix alla quale interessavano anche le cose più assurde quando si trattava dell’Oscuro Signore.
“Buongiorno, Tony” lo salutò Rita come lo vide mettere piede nella stanza delle visite.
“Signorina Skeeter” ricambiò Antonin abbassando il capo e sedendosi di fronte a lei. Aveva la schiena dritta, rigida, mentre la gamba prese a muoversi convulsamente.
“Nervoso?”
“Non particolarmente”
“E questa gambetta che danza?”
“Solo stress”
“Per cosa sei stressato?”
Antonin alzò un sopracciglio “Forse le è sfuggito che siamo ad Azkaban”
“Che sbadata!” Rita ridacchiò, aprì la sua borsetta di coccodrillo e tirò fuori la piuma prendi-appunti e un rotolo di pergamena.
“La settimana scorsa ci siamo lasciati parlando di una dicotomia tra Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e Tom Riddle”
“Sì” annuì Antonin.
“Raccontami un po’ di Tom Riddle”
“Cosa vuole sapere?”
“Dicevamo che Tom Riddle era un Mezzosangue cresciuto tra i Babbani. Come è stato accolto tra i Serpeverde?”
“Non bene” rispose Antonin, la gamba continuava a tremare senza sosta “La prima notte è stato pesantemente insultato”
“Tipo?”
“Beh, le cose che si dicono ai Mezzosangue… anzi, all’epoca non si sapeva cosa fosse, sarebbe anche potuto essere un Sanguesporco”
“In che senso non si sapeva cosa fosse?”
“Le ho detto che è cresciuto in un orfanotrofio babbano, no? Tom… Tom non ha mai saputo chi fossero i suoi genitori. Sapeva solo che il proprio padre si chiamava Tom Riddle, come lui, e che il nome di suo nonno era Orvoloson. Nient’altro”
“Quanto credi abbia influito questo aspetto sul suo carattere?”
“Molto, direi. È sempre stato ossessionato dal passato. Voleva scoprire a tutti i costi chi fosse… chi fosse la sua famiglia, anche se non utilizzava mai certi termini”
“Quali termini?”
Mamma, papà, famiglia
“C’è un motivo?”
Antonin ci pensò un po’ su “Suppongo di sì? Credo… credo non riconoscesse quelle persone come strette a lui. È sempre stato un solitario”
“Come hai deciso di diventare suo amico? Un Dolohov, famiglia purosangue discendente da una delle famiglie nobili russe, amico di un Riddle… Sanguesporco o, nella migliore delle ipotesi, Mezzosangue”
“Non ero suo amico” rispose Antonin, brusco “Nessuno era suo amico”
Rita strabuzzò gli occhi “Non aveva amici?”
“No”
“Lo escludevate? Bullizzavate?”
“Nessuna di queste” Antonin esitò “Alcuni hanno provato a bullizzarlo, hanno avuto vita breve: al primo anno lui era già più potente di uno del settimo”
“Wow”
Antonin sorrise “Vederlo fare magie era… era eccitante”
“Ti ecciti così, Tony? Guardando uomini praticare le Arti Oscure?” chiese Rita con un luccichio negli occhi. Antonin arrossì talmente tanto che sulle sue guance ci si sarebbe potuto cuocere delle uova “No! Intendevo… intendevo che… insomma…”
Rita ridacchiò “Non volevo metterti in imbarazzo, ognuno ha i suoi gusti!”
“A me piacciono le donne” specificò Antonin.
“Ma certo, ma certo” il tono di Rita era accondiscendente “Quindi, non veniva bullizzato – perché altrimenti i bulletti avrebbero avuto vita breve – ma al contempo nessuno voleva essere suo amico?”
“A lui non interessava avere amici” spiegò Antonin, grato che si fosse cambiato argomento “Era un ragazzo brillante, piacevole, carismatico. Sapeva ammaliare. A dir la verità, tutti volevano essere suoi amici… essere amico suo significava essere in, non so se mi spiego”
“Volevate un’amicizia di convenienza”
“Ma sì… e questa lui ci dava”
“Quindi nessuno lo invitava a passare le vacanze estive insieme per evitargli di tornare all’orfanotrofio, dai Babbani?”
Antonin rimase come pietrificato da quella domanda. Mai, in tutti i sette anni a Hogwarts, gli era mai venuto in mente di chiedere a Tom di andare a casa sua in estate.
“Da questo silenzio… deduco di no”
Antonin si schiarì la gola “Non ci ho… non ci ho mai pensato”
“È stato Tom Riddle ad aprire la Camera dei Segreti, giusto? A uccidere tramite il basilisco quella che noi tutti conosciamo come Mirtilla Malcontenta”
“Sì, è così”
“Lo sapevate?”
“No” rispose sincero Antonin “L’ho saputo solo anni dopo… quando è tornato dai suoi viaggi ed era… era già l’Oscuro Signore”
“A Hogwarts non esistevano i Mangiamorte, dunque?”
“Al contrario, è proprio lì che il nostro Cerchio si è formato”
“Per quale motivo lo seguivate?”
“Gliel’ho detto… era un mago molto potente, il suo carisma era incontenibile. Le idee che aveva erano le stesse di sempre ma lui aveva un piano, ed era facile credere che sotto di lui alcune cose avrebbero effettivamente potuto realizzarsi”
“Quando si è formato il Cerchio dei Mangiamorte?”
“Proprio in concomitanza con l’apertura della Camera dei Segreti, al nostro quinto anno”
“Sai come ha scelto il nome?”
Antonin sorrise perché si ricordava bene Tom Riddle seduto in Sala Comune a scribacchiare sul suo diario.
“È un anagramma… un anagramma di Tom Orvoloson Riddle se… se si… insomma, esce fuori son io Lord…” Antonin si interruppe, si afferrò l’avambraccio sinistro e poi completò in un sussurro rapido “Voldemort
Rita sussultò e quasi gli occhiali le caddero dal naso. Antonin sentì un moto di orgoglio sgorgargli nel petto, l’idea che il Signore Oscuro fosse morto ma ancora la comunità magica fosse così spaventata da lui da non riuscire a sentirne il nome lo faceva sentire bene.
“Quasi predestinato, si potrebbe dire” disse Rita cercando di ricomporsi.
“Forse sì, forse è sempre stato così: predestinato”
“Chi sono stati i primi Mangiamorte?”
“Io sono stato il primo” rispose Antonin in modo pomposo, era sempre stato fiero di quel primato che mai nessuno avrebbe potuto portargli via. Neanche Bellatrix.
“Sì, abbiamo capito della tua passione per i maghi che compiono Arti Oscure” ridacchiò Rita.
“Le ho già spiegato che non è così! Non è quel tipo di passione
“Non c’è bisogno di alterarsi tanto, Tony! È uno scherzo innocente”
Antonin incrociò le braccia sul petto, risentito. Era quasi pronto ad alzarsi per andare via quando Rita lo incalzò “Poi?”
“Rosier, Mulciber…”
“Sei però l’unico Mangiamorte della vecchia guardia, per così dire, è corretto? Tutti gli altri sono morti”
“C’è anche Nott”
“Giusto… come vi rivolgevate a lui?”
“Tom o Riddle” Antonin alzò le spalle, non si ricordava assolutamente come si riferisse a lui durante gli anni a Hogwarts.
“Niente Signore Oscuro?”
“Non potevamo di certo chiamarlo così davanti ai professori!” esclamò Antonin sorpreso da quella domanda idiota “È capitato in… magari in Sala Comune, quando eravamo solo noi cinque, di rivolgerci a lui in modo più ossequioso, ecco”
“Una specie di Signore Oscuro part-time, dunque” ridacchiò Rita.
Antonin fece una smorfia e rimase serio da quell’uscita che lui trovava particolarmente infelice.
“A ogni modo” proseguì Rita, recuperando il controllo di sé “Nessuno di loro è stato intimo con lui come te. Cosa ti ha contraddistinto rispetto agli altri?”
“La mia fedeltà”
Rita sorrise sorniona “Così vedi che me le tiri…”
“Io sono etero!” sbottò Antonin “E anche se non lo fossi stato, l’Oscuro Signore lo era per entrambi”
Oh, oh!” Rita batté le mani come se Natale fosse arrivato in anticipo “Ha avuto delle relazioni a Hogwarts?”
“No” rispose Antonin confuso, perché Rita all’improvviso era così contenta? “Si è fatto tutte le ragazze Purosangue, era piuttosto avvenente e nessuna diceva di no… ma definirle relazioni sarebbe sbagliato ed esagerato”
“Ah, tutte storie di sesso, dunque. Peculiare che delle Purosangue andassero a letto con un Mezzosangue”
Antonin scrollò le spalle “Era un abile manipolatore… aveva carisma. Era bello”
“Mi sembra che ci tieni a sottolinearlo”
Antonin alzò gli occhi al cielo: che pensasse cosa voleva quella giornalista da strapazzo.
“Non ha mai avuto una relazione più profonda?”
Antonin corrugò le sopracciglia, sorpreso da quella domanda “Ma sì, certo”
“Certo?”
Antonin si mise più composto sulla sedia, sinceramente confuso “Sì, beh… credo sia sempre stato di dominio pubblico”
“La vita privata di Tu-Sai-Chi? Di dominio pubblico?”
“Lo era tra i Mangiamorte”
“La società non è formata solo dai Mangiamorte, Tony”
“Lo è quella che conta”
Rita si morse le labbra poi scosse la testa “Quindi di chi stiamo parlando? Aveva una fiamma?”
Antonin batté le palpebre “Ma Bella, no?”
“Bella? Bellatrix Lestrange?
Antonin le fece un cenno con la testa come se quell’informazione fosse la più banale e scontata che potesse esistere nell’universo.
“Black. Bellatrix Black. Ha divorziato da Rod”
“Per colpa della sua relazione extraconiugale con Tu-Sai-Chi?”
“Questo sarebbe da chiedere a Rodolphus”
“Puoi stare certo che lo farò. Quanto è andata avanti?”
“Boh, da sempre”
Da sempre?!
“Eh, sì, è quello che ho detto. Se Bella fosse ancora viva, ci dovrebbe essere senz’altro lei seduta qua”
“Non sei tu il Mangiamorte numero uno?”
“No… lo sono stato per anni ma quando è arrivata Bellatrix… non c’è paragone”
“Gli uomini sono tutti uguali, perdono la testa per… per certe cose” commentò Rita ammiccando.
“Oh no, no” Antonin scosse la testa non avrebbe permesso che Rita Skeeter infangasse Bella così “Non c’entra nulla il sesso. Facevano rituali insieme, Bella era più potente di me, più fedele di me, più… era la migliore tra di noi, e lui lo vedeva” si schiarì la gola perché all’improvviso se la sentiva chiusa, la voce roca.
“Ho toccato un tasto dolente?”
Antonin scosse la testa, sentiva che se avesse aperto bocca avrebbe potuto mettersi a piangere. Fu quindi con un sospiro di sollievo che accolse l’Auror che decretava conclusa la visita.

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Con ogni probabilità la storia si prenderà una pausa di qualche settimana dal momento che sono in ferie dal 1 al 15 dicembre e, stando fuori Tokyo la maggior parte del tempo, non credo avrò il computer con me per scrivere. 

A presto e grazie a chi segue la storia!
Clo

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Antonin pestò i piedi con forza per terra. Faceva un freddo micidiale, sarebbe bastata una magia semplice per eliminare quel gelo ma, invece, gli organizzatori di quello stupido gala avevano deciso di voler fare gli alternativi e mettere il fuoco scaldante solo vicino ad alcuni gazebo “per avvicinarci al modo di pensare e sentire dei nostri amici babbani”.
Quante scemenze.
“Noioso, eh?”
Antonin si volse stringendosi di più nel mantello “Abbastanza” rispose lanciando un’occhiata all’interno della sala attraverso le vetrate. Aveva deciso di uscire nel giardino perché non riusciva più a sopportare il chiacchiericcio di tutta quella gentaglia inutile. Il Ministero si stava aprendo troppo, invece di mantenere quelle feste esclusive solo alla classe purosangue, le stava aprendo a tutti anche ai Mezzosangue o, ancora peggio, ai Sanguesporco.
“Perché continui a usare quella roba babbana?”
Evan Rosier tirò ancora una boccata di fumo dalla sigaretta, poi rise “Per infastidire mio padre”
Antonin alzò gli occhi al cielo “Sei un Mangiamorte” gli sibilò avvicinandosi al ragazzo più giovane “Dovresti aborrire certe schifezze babbane”
Evan alzò le spalle, poi buttò la sigaretta per terra e la spense con la punta della scarpa “Va bene, va bene, la smetto. Ma solo perché sei tu, Dolohov”
“Penso che l’Oscuro Signore dovrebbe dare il Marchio solo a uomini, non a ragazzini capricciosi che puntano a fare i dispetti ai genitori”
“Dai, Tony, non fare il pesante. Ho detto che smetto! E poi anche mio padre è Mangiamorte, come tu ben sai…”
Antonin annuì “Un Mangiamorte valido, dovresti prendere esempio”
Evan fece una smorfia annoiato da quei discorsi. Non aveva bisogno di prendere esempio da nessuno, lui.
“Posso unirmi?”
“Bella!” esclamò Evan all’improvviso gioioso e con un ampio sorriso “Ma che domande! Certo che puoi unirti!” si girò verso Dolohov “Antonin, non so se ti ricordi mia cugina, Bellatrix. Si sposerà con Rodolphus Lestrange”
Antonin alzò gli angoli della bocca “Ma certo che mi ricordo di Bellatrix” le sorrise un po’ di più cercando di mantenersi cordiale e di cancellare dal suo viso il fastidio provato per Evan Rosier che fumava sigarette babbane “Ti stai divertendo?”
“Penso sia la festa più noiosa alla quale abbia mai partecipato. Rodolphus e Rabastan se la sono svignata in Francia e ora sono seduta da sola a un tavolo circondata da vecchi bavosi francesi”
“Se solo avessi dato ascolto a zia Druella e avessi imparato il francese ora sapresti come comunicare con loro!” la riprese Evan con fare canzonatorio. Conosceva bene la cugina e sapeva che dirle che sua madre Druella poteva avere ragione su qualche cosa era un buon modo per farla impermalire.
“Mi sarei annoiata lo stesso!” sbottò Bellatrix accalorandosi “Speravo di incontrare qualcuno di più interessante, a dirla tutta…”
“Tipo?” chiese Evan, ben sapendo tuttavia a chi Bella si stesse riferendo. Non faceva altro che parlarne da mesi e mesi. Ne era ossessionata, collezionava ritagli di giornale…
“Il Signore Oscuro!” esclamò Bella senza esitazione spostando la sua attenzione su Antonin “Mio padre dice che sei il suo braccio destro”
“Cygnus è troppo gentile” Antonin si passò le mani sulle braccia nel tentativo di scaldarsi, Bella aveva un vestito lungo che le lasciava scoperte le spalle e Antonin si domandò come facesse a non morire congelata “Sei interessata alla Causa, dunque?” chiese cercando di andare al punto; ogni occasione poteva essere buona per trovare nuove reclute. Bellatrix sarebbe anche potuta essere la chiave per arrivare ai due giovani Lestrange. Non sapeva molto di lei: la primogenita di Cygnus e Druella, futura moglie di Rodolphus Lestrange, non era a conoscenza di altri dettagli sulla ragazza. Non aveva idea se Lord Voldemort potesse essere interessato a una come lei oppure no. Ammesso e non concesso che il Cerchio avesse bisogno di donne. A ogni modo, certe decisioni non spettavano di certo a lui, Antonin Dolohov, ma solo ed esclusivamente al suo Padrone e quindi Tony si approcciava a tutti nello stesso modo: curioso di saperne di più e testare le loro intenzioni.
“Certo che lo sono!” esclamò Bella con passione.
“Bella è una fan” interruppe Evan un sorrisetto denigratorio a incurvargli le labbra. Era divertente prendere in giro sua cugina per la sua passione ardente, non tanto per la Causa, quanto per il Signore Oscuro.
“Come tante altre…” borbottò Antonin scuotendo la testa: no, una fan non era ciò che cercava il Signore Oscuro.
“Non deridetemi! Voi non capite! Non sono una fan, non è una cotta…”
“Oh, dai, Bella, l’ho vista la bacheca che tieni in camera!”
Bellatrix arrossì “Va bene, lo trovo un uomo attraente” acconsentì “Ma non è il mio interesse principale!”
“E qual è il tuo interesse principale?” chiese Antonin educato.
“Le Arti Oscure!”
Quella risposta prese completamente in contropiede Tony. Le persone che si avvicinavano ai Mangiamorte erano per la maggior parte interessate a riprendere il potere che i Purosangue avevano perso, interessate ai giochi politici… alcuni erano anche dei piccoli sadici in cerca di sfogare le proprie perversioni sui Babbani. Mai nessuno era davvero interessato alle Arti Oscure di per sé.
“Ho sentito dire che è il Mago Oscuro più potente che il mondo abbia mai visto” proseguì Bella approfittando del fatto che Antonin fosse rimasto zitto, senza parole “Sarei onorata di… di poter apprendere le Arti Oscure da lui”
“Non è mica un professore a Hogwarts” sbottò Antonin battendo le palpebre “Ha di meglio da fare che stare appresso a ragazzine arroganti”
“Oh, Antonin, cosa mi combini?”
Dolohov sussultò e si voltò di scatto nel sentire quella voce fredda modulata però in un tono beffardo.
“Non si trattano così le giovani reclute promettenti”
“Mio Signore” Antonin chinò il capo “Non avete mai… mai espresso il desiderio di insegnare…”
“Ma come no?” Voldemort sorrise “Mi hai anche aspettato alla Testa di Porco mentre facevo il colloquio con Silente”
Antonin strinse le labbra, avrebbe voluto ribattere, ben sapendo che il Signore Oscuro non aveva mai voluto davvero insegnare a Hogwarts ma si trattenne, non voleva beccarsi una punizione. Rimase in silenzio, dunque, cercando di rimanere al gioco e capire quali fossero le sue intenzioni.
Voldemort si avvicinò di più al trio, era vestito in modo elegante ma sobrio; il viso era tirato ed emaciato e i suoi tratti sembravano essere stati confusi, come se qualcuno si fosse avvicinato con una candela e li avesse sciolti e poi sbiaditi. Portava tracce di una bellezza aristocratica ma in quel momento era difficile definirlo attraente era, più che altro, intimidatorio.
“Rosier, ti stai divertendo?”
Evan chinò il capo in modo più profondo di come aveva fatto Antonin poco prima “Mio Signore, si fa quel che si può… ma divertirsi in mezzo alla feccia non è facile”
“Non hai tutti i torti” concordò Voldemort sempre col sorriso sulle labbra. Il suo sguardo saettò su Bellatrix che lo guardava con occhi sgranati e le labbra socchiuse “Non hai mai pensato di presentarmi tua cugina? Giovane purosangue, desiderosa di dedicarsi alle Arti Oscure?”
“Non ha mai espresso questo desiderio con me” ribatté Evan prontamente. La testa di Bellatrix scattò in direzione del cugino “Come prego?” sibilò piccata “Sono mesi che…”
“Che non fai altro che parlare di lui, sì” convenne Evan “Ma… insomma… pensavo mirassi a qualcosa di ehm” tossicchiò “… diverso rispetto alle Arti Oscure”
Bella avvampò.
“Non mi sembra il caso di metterla in imbarazzo” sibilò Voldemort con un sorriso obliquo che gli tagliava il viso “Dopotutto, neanche ci avete presentati ufficialmente”
“Mio Signore, vi presento Bellatrix Black. È la primogenita di Cygnus e Druella, promessa in sposa di Rodolphus Lestrange” si affrettò a dire Dolohov.
Voldemort afferrò la mano di Bellatrix e si chinò a sfiorarne il dorso con le labbra “È un piacere, Bellatrix”
“Bellatrix… be’, non credo che lui abbia bisogno di presentazioni, no?” aggiunse Antonin. Non riusciva a pronunciare il nome Voldemort ad alta voce, non poteva mancare così di rispetto al suo Signore.
“Il piacere è tutto mio, Padrone” rispose Bella, gli occhi luccicavano e fu con un sospiro che lasciò scivolare via la sua mano dalla presa di Voldemort.
Voldemort chinò il capo di lato “E quindi vorresti imparare le Arti Oscure da me” non era una domanda ma una semplice affermazione.
Antonin continuava a far andare il suo sguardo da Voldemort a Bellatrix senza comprendere cosa stesse succedendo. Solitamente, Voldemort non si premurava di conoscere possibili reclute, soprattutto, non era mai così… gentile. C’era qualcosa di diverso nel suo atteggiamento e Antonin faticava a capirne il motivo.
“Ne… ne sarei terribilmente onorata”
“Diciamo che io acconsenta a diventare tuo insegnante di Arti Oscure” proseguì Voldemort con fare discorsivo, pratico “Cosa mi daresti in cambio?”
Bellatrix batté le palpebre, confusa “Posso… posso pagarvi se è ciò che desiderate”
“Oro?” chiese Voldemort, deluso da quella risposta “Non mi serve l’oro” fece battere la lingua sui denti “Non ti viene in mente altro?”
“Io… io non saprei… non ho altro” la voce di Bellatrix era pervasa di disperazione, era evidente non lo volesse deludere ma era altrettanto evidente non sapesse cos’altro dire.
“Hai molto altro da offrire, Bellatrix Black”
Evan prese a ridacchiare ma Voldemort lo fulminò con lo sguardo. Antonin percepì il cambio del suo umore “Non ho istinti così bassi e volgari, Rosier. Non mi riferisco a quello” Evan smise subito di ridere, incassò la testa tra le spalle e rimpicciolì sotto lo sguardo adirato del suo Padrone.
“La tua anima, Bellatrix” rispose Voldemort tornando a concentrarsi su di lei “Il tuo potere magico, i tuoi servigi” sorrise “È da sempre che sono alla ricerca di una persona come te, di una strega pronta a votarsi alle Arti Oscure, a me. Diventerai una preziosa collaboratrice… ammesso che tu voglia sottometterti a me, votarti a me, diventare la mia arma prediletta”
Bellatrix dischiuse le labbra, aveva le guance arrossate “Io… mio Signore, certo” la sua voce era incrinata, quasi commossa “Non… non potrei desiderare nulla di più!”
“Non si torna indietro” l’avvisò Voldemort “Una volta mia, sarai per sempre mia”
Antonin aggrottò le sopracciglia, sempre più confuso. Il servizio dei Mangiamorte era a vita ma il discorso che l’Oscuro Signore stava facendo a Bellatrix sembrava essere diverso rispetto a quello che aveva fatto altre volte in passato. Più intimo, più personale.  
“È diverso, Antonin” gli sibilò Voldemort “Perché Bellatrix è diversa, non te ne sei accorto? Il suo potere magico… ciò che è disposta a fare per me… attento, Dolohov, perché se la ragazza si gioca bene le sue carte perdi il tuo posto al mio fianco…”
“Ahia che cazzo!”
Antonin chiuse gli occhi mentre il vassoio che stava portando cadeva in terra e piatti, bicchieri e posate rotolavano in terra facendo un fracasso incredibile.
“Dolohov sei un disastro!” Mulcibier arrivò con lo strofinaccio in mano “Non sei capace a cucinare, lavi male le stoviglie e ora non sei neanche in gradi di trasportare un vassoio. Meno male che è tutto in plastica altrimenti ci sarebbe un casino qua”
Antonin si inginocchiò per terra affrettandosi a raccogliere le stoviglie cadute. Si morse la lingua perché sapeva che non ne valeva la pena ma ogni volta avrebbe voluto prendere a pugni Mulciber.
“Fatti spostare, per Salazar, non ti sopporta più nessuno qua”
“Non sono un Elfo Domestico!” sbottò Tony. E al diavolo i propositi di trattenersi “Se voi invece siete abituati…”
Mulciber si chinò su di lui e lo afferrò per il bavero della casacca “Senti, Tony, devi capire che non sei più un Mangiamorte. Non c’è più l’Oscuro Signore a cui succhiarlo”
Antonin affondò le unghie nella mano di Mulciber “Non lo succhiavo all’Oscuro Signore!”
“Facevi i turni con Bellatrix?” la cucina si riempì di risatine.
Mulciber non diede ad Antonin il tempo di ribattere “Sparisci e vedi di farti cambiare lavoro, io andrò a lamentarmi di te dagli Auror” lasciò la presa dal bavero di Antonin che cadde a terra con un tonfo sordo. Si rimise in piedi tremante di rabbia. Odiava essere umiliato a quel modo, finché era stato il Signore Oscuro poteva anche sopportarlo… ma Mulciber…
“Lucius” chiamò Antonin appena entrato nel refettorio ed essersi seduto al solito tavolo “Facciamo cambio, volevi lavorare in cucina, no?”
“Ho sentito dire che Mulciber è una vera piattola” rispose Lucius con la sua voce strascicata “Non so se mi conviene”
Antonin socchiuse gli occhi “Meglio della lavanderia, no?”
“Non so…”
“Che cazzo!”
“Antonin!” lo riprese Rabastan “Girano abbastanza voci su di te senza che ti metta anche ad urlare cazzo, sai?” ridacchiò e rimestò il minestrone “Non avevo mai capito che fossi un rivale di Bella ma ora tutto ha senso”
“Finiscila, Rabastan, non sei divertente!” sbottò Antonin arrossendo. Quella maledetta Rita Skeeter aveva pubblicato un pezzo dell’ultima intervista e lui era passato per un finocchio.
“Anche Alecto dice che ora ha tutto più senso” proseguì Rabastan lanciando un’occhiata al tavolo dove la strega sedeva con il fratello “Dice che eri un amante un po’… insomma… mediocre”
Antonin incassò il colpo in silenzio, non voleva approfondire quell’aspetto, faceva troppo male.
“Aveva ragione Bella, dovevo piantarla, è sempre stata una stronza” borbottò Tony.
“È il contrappasso” s’inserì Rodolphus “Almeno impari a tenere chiusa quella bocca, la prossima volta” non aveva apprezzato il modo in cui Antonin aveva parlato di Voldemort e di Bellatrix “Mi hai fatto fare la figura del cornuto”
“È quello che sei” rispose Antonin velenoso ma, come vide lo sguardo di Rodolphus scurirsi, alzò le mani davanti al viso come a volersi discolpare “Cioè, no… insomma… non volevo… oh lascia stare! Tanto io con quella giornalista da quattro soldi non ci parlo più dopo che mi ha fatto passare per un ciuccia-cazzi”
“Hai fatto tutto da solo, Tony” sbadigliò Rabastan.
Forse sì, si disse Antonin mentre si trascinava in giardino per l’ora di aria. Forse effettivamente aveva fatto tutto da solo ma che colpa ne aveva lui se era sempre stato un fedele servitore dell’Oscuro Signore? Lo aveva sempre ammirato, non di certo per il suo aspetto fisico come in tanti farneticavano, ma per il suo incredibile potere magico. Per la sua mente brillante.
Horcrux.
Più di uno.
Chi altro aveva spinto così in là i limiti della magia?
Nessuno mai lo avrebbe rifatto.
Si lasciò cadere a peso morto su una delle panchine e si mise a fissare il cielo mentre i compagni iniziavano a chiacchierare intorno a lui. Ogni giornata era identica alla precedente in una monotonia alienante. La cucina, le angherie di Mulciber, le battute di Rabastan… se la sentiva davvero di rinunciare all’unica cosa che gli dava una parvenza di vita? I suoi colloqui con la Skeeter?
Spostò l’attenzione verso la porta e guardò di sfuggita l’orologio: non mancava poi molto all’orario dei colloqui, doveva prendere una decisione e doveva farlo in fretta.
Si meriterebbe di essere lasciata lì ad aspettare, si disse Antonin annuendo tra sé e sé. Così impara quella sudicia Mezzosangue a farmi passare per un toy boy dell’Oscuro Signore. Come se Bellatrix lo avrebbe permesso, poi.
Si mordicchiò il labbro. Mancava un minuto.
Farò così, mi negherò. Sorrise. L’Auror andrà da lei a dire che Dolohov oggi non è disponibile. S’immaginò Rita che si sistemava gli occhiali sul naso a quella notizia, facendo poi scattare la chiusura della sua borsetta di coccodrillo con fare ansioso. Cosa avrebbe fatto lei senza di lui? Nessun altro era a conoscenza di determinate cose di Lord Voldemort o Tom Riddle. Sì, Rita avrebbe detto all’Auror di tornare, pregarlo, convincerlo. Solo a quel punto Tony si sarebbe palesato in sala colloqui e Rita gli avrebbe chiesto perdono, lo avrebbe implorato…
“Lestrange!”
Entrambi i fratelli alzarono lo sguardo verso l’Auror che si trovò costretto a precisare “Rodolphus”
Antonin sussultò e guardò l’Auror confuso “La signorina Skeeter vuole vederti”
Cosa?
Antonin si alzò in piedi come un automa “E io?” chiese con voce più lamentosa di quanto volesse. L’Auror alzò le spalle indifferente mentre Rodolphus superava il gruppetto e rientrava all’interno dell’edificio per il suo colloquio con Rita Skeeter.
 
Una parte di lui si era aspettata quella chiamata, dopo che quella bocca larga di Tony ne aveva dette di tutti i colori su Bella e il Signore Oscuro. L’altra parte di lui avrebbe voluto essere ovunque tranne che diretto a fare un’intervista con Rita Skeeter.
“Oh, Rodolphus! Che piacere” lo salutò Rita ammiccante facendogli cenno di entrare e sedersi di fronte a lei.
“Non è che hai fatto chiamare il Lestrange sbagliato?” chiese Rodolphus con un sorriso sarcastico.
“Oh, no, figuriamoci. Impossibile confondersi, sciocchino”
Rodolphus si sedette di fronte a Rita e prese a guardarla intensamente, non le avrebbe reso facile il compito. Anzi, avrebbe cercato di metterla a disagio il più possibile.
“Qualche idea sul motivo per cui ho fatto chiamare te invece del buon Tony?”
Rodolphus ridacchiò “Il buon Tony, come lo chiami tu, è stato ferito nei sentimenti. Prima lo fai passare per omosessuale, poi me lo ignori così”
Un guizzo divertito passò negli occhi di Rita “Immaginavo oggi non sarebbe stato dell’umore adatto per parlare con me e io non ho davvero tempo per giochini immaturi” si sistemò gli occhiali sul naso “Per altro, è stata una sua idea quella di indirizzarmi a te”
“E per quale motivo sei interessata a una chiacchierata con me?”
“Non leggi Il Settimanale delle Streghe?
“Sono più uno da Gazzetta del Profeta
“Dolohov mi ha raccontato di tua moglie, Bellatrix, e di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato”
Ex moglie” precisò Rodolphus a denti stretti.
“Ex” convenne Rita annuendo soddisfatta e facendo cenno alla penna prendi-appunti di annotare qualcosa.
“La sua relazione clandestina con Tu-Sai-Chi è stata la causa del divorzio?” chiese Rita, senza mezzi termini. Rodolphus strinse le labbra, non voleva assolutamente parlare della sua vita privata con quella giornalista da strapazzo ma ormai Antonin aveva fatto la frittata e negarsi avrebbe solo lasciato spazio a chiacchiericci inutili.
“Non proprio” rispose Rod “La mancanza di figli, di eredi Lestrange, è stata causa del divorzio”
“Come hai scoperto della relazione tra i due?”
Rod si strinse nelle spalle, neanche se lo ricordava più. Gli sembrava un’informazione che era sempre stata presente nel suo cervello.
“Bellatrix non ha mai nascosto la sua passione per lui”
“Quindi è successo tutto prima ancora che vi sposaste?”
“Sì” rispose Rodolphus quasi senza muovere le labbra. Condividere quelle informazioni era come essere sottoposti a una Cruciatus.
“E tu lo sapevi?”
“Non… non avevo capito l’importanza del loro… rapporto” fece una pausa “Pensavo che quella di Bella fosse una cotta adolescenziale, come quella di tante altre. Insomma, lui era più grande, affascinante, un mago potente, carismatico…”
“Vedo che tutti ci tenente a sottolineare come fosse un bell’uomo”
“Non era un bell’uomo” la interruppe Rodolphus, brusco “E ti invito a non fare certi giochini con me, Skeeter. Non sono Tony” la fissò per qualche secondo, poi aggiunse con tono più accondiscendente “Era un Mago Oscuro potente che piegava la magia come voleva. Bella è sempre stata affascinata da determinate cose”
“Dunque, sono state le Arti Oscure ad affascinarla? A farla cadere tra le spire di Tu-Sai-Chi?”
“Inizialmente, suppongo di sì”
“Poi? Cos’è cambiato?”
Rodolphus rimase in silenzio mentre con la testa riviveva tutti gli anni passati. Gli anni passati a subire, a vedere Bellatrix discendere nell’abnegazione più assoluta per un uomo che non era lui.
“Non lo so” rispose Rod perché non sapeva cosa fosse cambiato, non aveva mai chiesto a Bellatrix per quale motivo fosse così innamorata dell’Oscuro Signore. Cosa amava di lui? Di un uomo che non faceva altro che umiliarla?
“Tu-Sai-Chi… era innamorato di Bellatrix?”
Rod batté le palpebre poi scoppiò a ridere in maniera incontrollata “Oh no” rise più forte “No. È sempre stata la mia consolazione: Bella non è mai stata ricambiata”
“Eppure andavano a letto insieme” insisté Rita.
“Da quando per andare a letto con qualcuno devono essere compresi dei sentimenti?”
“Tony diceva che è stata la sua fiamma più importante, se non l’unica”
“Teneva a lei” concesse Rodolphus perché quello, purtroppo, era innegabile. Soprattutto alla luce della reazione di Lord Voldemort alla morte di Bellatrix “Ma non l’amava. Non amava nessuno” esitò “Nemmeno sé stesso”
Nemmeno sé stesso” ripeté Rita impressionata “Cosa intendi dire?”
“Il Signore Oscuro disprezzava l’amore come sentimento, non lo conosceva e non desiderava conoscerlo”
“Si può provare l’amore anche senza sapere cosa sia”
“Lui non lo provava” ringhiò Rod a denti stretti.
“Mi sembri inflessibile su questo punto” gli occhiali di Rita scivolarono sulla punta del naso e lei lo guardò da sopra le lenti “Posso chiederti perché?”
“Perché vuoi romanticizzare una cosa che nulla ha di romantico”
“Cosa voglio romanticizzare?”
“Il rapporto tra Bellatrix e l’Oscuro Signore!”
“Com’era questo rapporto?”
“Non lo so. Non ho mai voluto approfondire. Antonin e Rabastan possono esserti senz’altro d’aiuto con tutti i dettagli che vuoi”
“A me serve però il tuo punto di vista, Rodolphus” fece Rita senza mai perdere il sorriso “Eri sposato con Bellatrix e sei stato un fedele Mangiamorte… fedele Mangiamorte di un uomo che andava a letto con tua moglie. Com’è stato per te?”
“Come vuoi che sia stato?”
“Non saprei. Io non sarei riuscita a gestire la situazione, non avrei mai potuto ignorare il fatto che il mio capo si trastullasse con mia moglie. Come hai fatto a sopportarlo?”
“Non avevo scelta” borbottò Rodolphus “Cosa potevo fare? Il servizio di Mangiamorte è a vita”
“Hai quindi mai pensato di rinnegare l’Oscuro Signore?”
“No di certo” rispose Rodolphus, diffidente “Era un mago potente, ero convinto avrebbe potuto portarci dove volevamo”
“Gli sei stato fedele anche consapevole del fatto che lui si faceva tua moglie?”
“Non era colpa sua se Bellatrix…” Rodolphus si morse le labbra “Bellatrix era innamorata di lui e non sarebbe tornata da me mai, nemmeno se lui si fosse negato. Era ossessionata da lui, viveva per lui, respirava per lui, ogni suo pensiero, gesto era riservato a lui. Non ho mai avuto speranze e non aveva davvero importanza ciò che il Signore Oscuro facesse o non facesse”
“Interessante” Rita prese ancora un appunto “Quindi dici che a prescindere da Tu-Sai-Chi, Bellatrix non sarebbe mai stata la moglie perfetta, madre dei tuoi figli?”
“Esatto”
“Avete divorziato piuttosto tardi”
“Azkaban è sempre stato un po’ un impedimento”
“Non sei mai stato… irritato, offeso, nei confronti di Tu-Sai-Chi?”
“Era umiliante, certo” rispose Rodolphus raddrizzando la schiena “Tutti i Mangiamorte sapevano cosa succedeva tra il nostro Padrone e Bellatrix, non facevano davvero nulla per nasconderlo”
“Tipo?”
“Battute indecenti durante le riunioni, Bellatrix gli si offriva di continuo”
“Davanti a tutti?”
Rodolphus alzò le spalle.
Non può esistere piacere più grande…
Detto da te, Bellatrix, vuol dire molto…
“Davanti a tutti”
“Cosa pensavano gli altri Mangiamorte?”
“Perché non lo chiedi a loro?”
“Oh che scorbutico!” pigolò Rita muovendo una mano in aria come per scacciare una mosca.
“In tanti hanno pensato che Bellatrix fosse solo la sua sgualdrina e quello era il motivo per cui lui la tenesse così in conto. Si sono dovuti ricredere, tutti quanti, perché nessuno di loro valeva neanche un’unghia di Bellatrix… e le Cruciatus di Bella facevano male. Ogni volta che qualcuno osava fare una battuta…”
“Lo era?”
“Cosa?”
“La sua sgualdrina”
Rodolphus storse la bocca “Abbiamo finito!” si alzò in piedi senza neanche aspettare che l’Auror aprisse la porta.
“Siamo permalosetti, eh?”
“Ti consiglio di trattare bene Dolohov, Skeeter, perché non troverai nessun altro disposto a parlare con te”
“Oh, Lestrange, non essere sciocco. Si trova sempre qualcuno! Ma sì… il buon Tony, rimane sempre il buon Tony…”

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Le celebrazioni per la fine – questa volta per davvero – di Lord Voldemort proseguono ormai da mesi. La vostra Rita Skeeter non si riposa un attimo, il Mondo Magico è in festa, ma siamo davvero tutti felici per la caduta definitiva del Mago Oscuro più potente che il mondo abbia mai visto?
La vostra inviata di fiducia, come sempre, si pone le domande che tutti voi avete per la testa. Chi non si è mai chiesto come fosse essere tra i fedelissimi dell’Oscuro Signore? Cosa fosse necessario per poter fare parte del Cerchio dei Mangiamorte? E cosa ne è ora di questi maghi e streghe che hanno votato la loro esistenza a un uomo malvagio dedito alle Arti più Oscure?
Ebbene sì, la vostra Rita Skeeter si è presentata ad Azkaban e ha iniziato a intervistare alcuni dei Mangiamorte che hanno infestato i nostri incubi.
“Com’è stato essere in presenza di maghi squilibrati che traggono piacere dal dolore altrui?”
“Oh, sai, sono più umani di quanto uno possa pensare! Anche persone come i fratelli Lestrange o Antonin Dolohov che hanno passato quasi più anni ad Azkaban che non fuori”
“Qual è l’obiettivo che ti sei posta con queste interviste e la stesura del nuovo libro?”
“Come dicevo, mi piace dare risposte ai lettori. Sappiamo tutti la storia dell’eroe, di Harry Potter e dei suoi amici. Ma cosa sappiamo davvero di Tu-Sai-Chi? Cosa sappiamo dei Mangiamorte? È sempre stato tutto avvolto nel mistero e, ora che il Signore Oscuro è morto, anche i suoi Mangiamorte sembrano essere più rilassati e a loro agio nel parlare del loro capo”
“Hai fatto qualche scoperta interessante? Con quali Mangiamorte stai parlando?”
“Dopo una giornata passata a fare un breve colloquio con alcuni di loro, mi è stato riferito che il Mangiamorte che meglio conosce Tu-Sai-Chi fosse Antonin Dolohov… ma, chiaramente, a seconda delle informazioni che mi servono, mi riserbo il diritto di rivolgermi a chi preferisco”
“Antonin Dolohov, l’assassino dei due fratelli Prewett e di Remus Lupin?”
“Proprio lui”
“È spietato come dicono?”
“Oh no, Tony – come ormai lo chiamo – è un uomo con diversi strati. Non nasconde il suo amore per le Arti Oscure, questo è vero… ma è anche un uomo dal cuore tenero. Non voglio anticiparvi troppo però… diciamo che ci tiene sempre a precisare determinate… ehm… caratteristiche del suo defunto padrone”
“Meno conservativo di quel che si possa pensare?”
“Decisamente”
“E il Signore Oscuro?”
“Sono lieta che tu lo abbia chiesto perché è stato proprio il buon Tony a darmi uno scoop che mai mi sarei immaginata!”
“Puoi rivelarci qualcosa in anteprima?”
“Solo perché sei tu! Lo avresti mai detto che Tu-Sai-Chi… avesse una fiamma?”
“Era innamorato?”
“Nessuno dei Mangiamorte si spinge a dire tanto! Ma tutti concordano nel dire avesse una focosa e passionale storia con…”
“Con…?”
“Bellatrix Lestrange. Anzi, come tutti ci tengono a precisare, Bellatrix Black perché Rodolphus ha voluto il divorzio”
“NO! A causa del tradimento?”
“Per i dettagli… vi rimando al mio nuovo libro!”
Harry finì di leggere l’articolo con un sospiro. Non aveva voglia di discutere con Ron e quindi rimase a fissare la pagina per più tempo del necessario.
“Dovremmo impedirglielo” borbottò Ron disgustato mentre lanciava uno sguardo alla figura ammiccante di Rita Skeeter in prima pagina. Harry chiuse il giornale, vedere Rita Skeeter gli dava il voltastomaco e sì, gli dava il voltastomaco anche vedere quello che Rita stava facendo, tuttavia non vedeva davvero come impedirlo.
“E come?”
“Tutto il Ministero è praticamente ai tuoi piedi, ora! Non possiamo…”
“No” lo bloccò Harry “Non possiamo. Non voglio impedire la libertà di stampa e di espressione solo perché non condivido ciò che viene pubblicato” su questo Harry era irremovibile. Rita aveva tutto il diritto di andare a intervistare chi volesse. Il punto era essere diversi dal governo di Caramell e Scrimgeour e  anche da quello di Voldemort, che senso aveva ripetere i loro stessi errori?
“Ti rendi conto di cosa sta facendo?”
Harry rimase in silenzio. Capiva Ron, capiva il suo dolore, la sua frustrazione, anche la sua rabbia. Ma non era con la repressione che avrebbero cambiato il mondo.
“Sta cercando di far passare i Mangiamorte come se fossero… come se fossero esseri umani” Ron incrociò le braccia sul petto “Hanno ucciso Fred, hanno ucciso Lupin!”
“Credi non lo sappia? Voldemort ha ucciso i miei genitori. Bellatrix… ha ucciso Sirius”
Era davvero giusta la strada che avevano intrapreso? Quella del perdono? Di un Azkaban meno dura? Se lo domandava spesso e la risposta a quella domanda cambiava sempre. Un giorno era convinto delle proprie scelte, quello dopo faticava a trovarvi un senso.
“Infatti!”
“Hermione?” chiese Harry voltandosi verso l’amica che era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
“Sono d’accordo con te, Harry” Ron si volse verso Hermione con sguardo ferito, come se fosse stato pugnalato alle spalle “Quindi a voi non importa che Dolohov sia diventato migliore amico della Skeeter e passi le sue giornate a spettegolare con lei invece di pagare per la morte di Remus!”
“Non abbiamo detto questo, Ron” rispose Hermione paziente “Il punto di Azkaban non è la punizione ma la riabilitazione” precisò “Abbiamo garantito loro il diritto alle visite, se Rita vuole andare ad Azkaban a parlare con i Mangiamorte non possiamo impedirlo”
“Mi sembra che il mondo si sia capovolto! Adesso avremo persone che… che invece di provare disprezzo per Voi-Sapete-Chi…”
Voldemort!” sibilò Harry irato “È morto, Ron, e tu hai distrutto un suo Horcrux. Possibile che non riesci a pronunciarne il nome?”
“Ok… Vol… Voldemort” Ron rabbrividì “Le persone parleranno di lui e di Bellatrix! Come se fosse lo scoop del secolo…”
“Potrebbe essere una buona cosa” borbottò Harry.
“Cosa?”
“Almeno la gente inizierebbe a chiamarlo per nome, inizierebbe a vederlo per ciò che era: un essere umano. Orribile ma umano”
“Ma non sarebbe corretto se ne perdesse la visione d’insieme” ribatté Hermione piano “Capisco le preoccupazioni di Ron, è vero, sono corrette. Non si può far passare il messaggio che il Cerchio dei Mangiamorte fosse una specie di club esclusivo al cui vertice c’era un uomo potente che… che aveva una relazione romantica con Bellatrix!”
“Grazie!”
“Allo stesso tempo, non trovo corretto il fermare queste interviste” Hermione si picchiettò l’indice sulle labbra “Potremmo rilasciare anche noi un’intervista, per riportare l’opinione pubblica su un piano più… più affine a ciò che è stato: Voldemort e Bellatrix erano due pazzi psicopatici, pluriomicidi”
“Questa cosa della loro relazione non ha senso”
Harry e Hermione si scambiarono un veloce sguardo e Ron alzò le sopracciglia “Non ditemi che voi ci credete?”
“Lei… lei insomma… non mi sembra facesse mistero delle sue passioni” disse Hermione
“Ma lui era rivoltante!” Ron si volse verso Harry “Tu avevi un pezzo della sua anima dentro di te, se… insomma… non hai mai…?”
“No, grazie a Godric” Harry scosse la testa, grato di non aver mai condiviso i pensieri di Voldemort in certi momenti.
“A me sembra tutta una montatura alla Rita Skeeter, giusto per vendere il suo insulso libro, come ha fatto con quello di Silente”
“Quello di Silente era basato sulla realtà e su fatti. Silente era intimo con Grindelwald” rispose Harry “E Bellatrix e Voldemort… ci abbiamo parlato anche noi con Dolohov e Lestrange. Li hai sentiti, no?”
“Oh ma… dai!” Ron fece una smorfia “Non… insomma… ve li immaginate?”
“Non è questo il punto, Ron!” lo interruppe Hermione alzando gli occhi al cielo “Quello che riusciamo o non riusciamo a immaginarci è ininfluente”
Ron sbuffò.
“Forse potrebbe essere una buona idea” disse Harry piano “Quella di… di lasciare noi un’intervista che parli di Voldemort e dei Mangiamorte. Simile a quella che avevo rilasciato per il Cavillo al quinto anno. Qualcosa che dia ai lettori ciò che cercano, qualche dettaglio, senza però perdere di vista il fatto di stare parlando di un Mago Oscuro e non di… di un… insomma…”
Hermione annuì “Contatto Rita?”
“Contatta Rita”
*
 
“Scusatemi, ma non ho capito per quale motivo siete qui”
Antonin roteò gli occhi e fece una smorfia esasperata.
“Non lo voglio più nella mia cucina!” sbottò Mulciber scontroso “È un disastro, non sa fare niente e si lamenta di continuo”
Io mi lamento di continuo?” sibilò Antonin piccato “Sei tu che non fai altro che venirmi contro solo perché… perché non sono un cazzo di Elfo Domestico. Sai che c’è? Sei geloso del fatto che io fossi vicino all’Oscuro Signore…”
“No, Tony, perché a me non piace succhiare cazzi!”
“Io non-”
“Finitela” sbottò l’Auror alzandosi in piedi. Antonin e Mulciber si zittirono e presero a fissare l’Auror in silenzio “Non m’importa dei vostri battibecchi da Mangiamorte falliti né, tantomeno, delle vostre preferenze sessuali” fece una pausa “Il punto, qui, è solo uno. Dolohov, sei stato tu a scegliere la cucina come impiego ad Azkaban, o sbaglio?”
“Sì, è così, ma…”
“Nessun ma” lo interruppe l’Auror
“Non sapevo che avrei dovuto ubbidire a Mulciber!”
“Se sono il migliore…”
“Mandatemi in qualsiasi altro posto. Lavanderia, falegnameria…”
“Sono tutti pieni” ribatté l’Auror con fare stanco “Trova qualcuno che voglia fare cambio con te”
“Nessuno vuole fare cambio perché nessuno vuole sottostare alla pazzia di Mulciber!”
“Sei solo un-”
“BASTA!” l’Auror diede un pugno sulla scrivania che fece sussultare Dolohov e Mulciber “Non voglio sentire più un fiato da nessuno dei due. Dovreste ringraziare il Cielo e baciare il terreno dove camminate per il fatto di essere ad Azkaban senza Dissennatori e invece siete qui a lamentarvi del nulla quando avete passato la vostra vita a uccidere, torturare, abusare della magia in ogni modo”
“Sei un Sanguesporco, vero?” sibilò Antonin “Solo un Sanguesporco parlerebbe così e non riuscirebbe a capire la Visione che abbiamo noi Mangiamorte”
“Vuoi sapere la visione che ho io, Dolohov?” sibilò l’Auror aggirando la scrivania e puntandogli la bacchetta sotto al mento “È quella di un mondo in cui chi sbaglia paga e non riceve vitto e alloggio gratis. Non riceve una seconda… ma cosa dico, nel tuo caso questa è la tua terza volta ad Azkaban! Ti ricordi com’era qui con i Dissennatori, sì?”
Antonin annuì.
“Bene, credo tu possa sopportare le angherie del tuo ex amichetto Mulciber”
“Non siamo mai stati molto amici” mormorò Mulciber senza guardare nessuno in faccia.
“Tanto meglio, fuori, tutt’e due”
Antonin si alzò in piedi facendo strisciare la sedia sul pavimento.
“Trova qualcuno che voglia fare cambio con te e forse potrei prendere in considerazione la tua richiesta di cambiare lavoro”
Antonin scosse la testa e lasciò l’ufficio.
“Dai, Tony” lo chiamò Mulciber seguendolo “Forse abbiamo iniziato col piede sbagliato”
Antonin lo ignorò. Non si sarebbe mai arreso al fatto di dover sottostare a uno con meno della metà dei suoi anni per cucinare a dei detenuti.
“Possiamo ripartire…” Mulciber si passò una mano sull’inguine e Antonin alzò un sopracciglio “Ormai sono mesi che siamo chiusi qua dentro… e senza… insomma…”
“Non-succhio-cazzi” scandì Antonin esasperato. Si affrettò lungo il corridoio lasciando indietro Mulciber. Avrebbe strozzato Rita Skeeter, lei e quelle insinuazioni… sicuramente c’erano dei Mangiamorte a cui avrebbe fatto piacere ricevere determinati tipi di attenzioni, non gli interessava e non erano fatti suoi ma, semplicemente, lui non era uno di quelli.
“Oh, oh” disse Rabastan non appena vide Antonin entrare nella loro cella come una furia “Qui a qualcuno è stato negato il passaggio a una nuova attività lavorativa”
“Vaffanculo, Lestrange”
Bonjour anche a lei, Monsieur
“Scusami, Rab” mormorò Antonin sedendosi sul suo letto “Ma sono appena stato molestato”
“Molestato?” chiese Rabastan raddrizzando la schiena con fare curioso “Dall’Auror?”
“No, da Mulciber!”
Rabastan rimase in silenzio per qualche secondo, poi scoppiò a ridere.
“Non è divertente! Mi ha chiesto di succhiarglielo, praticamente”
“Che sfacciato!”
Rabastan!
“No, a Mulciber non lo succhierei neanche io. Secondo me non è uno che si lava e fa attenzione alla propria igiene”
“Be’ certo, perché quello è il problema principale in questa situazione…”
“L’igiene è importante, Tony”
Antonin fece una smorfia “Non mi piace il cazzo a prescindere”
“No, l’ho capito” ribatté Rabastan “Ti sto dicendo che quello di Mulciber è no anche per me… ora, Travers, magari…”
Travers?” Antonin storse il naso “Sei serio?”
“Sto pensando al meno peggio”
“Se Travers è il meno peggio siamo messi bene…”
“Chi è il tuo meno peggio?”
“Alecto è la mia unica opzione qui” rispose Antonin cocciuto.
“Alecto è una donna… o così si vocifera in giro”
“Non sei simpatico, Rabastan”
“No? Io pensavo di sì!”
“Ma quindi…” Antonin si grattò il mento “Preferiresti un uomo ad Alecto?”
“Senza neanche pensarci”
“Tra Alecto e Travers sceglieresti Travers?”
“Senza alcun dubbio”
“Pensavo ti piacessero le donne! Che avessi una relazione con Rita Skeeter!”
“È così, mi piacciono le donne e ho una relazione con Rita”
Antonin era confuso, non capiva più nulla.
“Ma lo succhieresti a Travers”
“Non è che lo succhierei a Travers, ho detto solo che tra tutti è, forse, il meno peggio”
“Ti piacciono gli uomini?”
“Sono un uomo dalle ampie vedute a cui piace sperimentare, sono aperto, Tony… farebbe bene anche a te essere meno rigido”
“Preferiresti Travers a me?”
“Pensavo non ti piacessero gli uomini, che – e ti sto citando – non fossi un ‘ciuccia-cazzi’. È cambiato qualcosa, Tony?”
“No, non è cambiato niente! Ma non capisco cosa abbia Travers in più di me, guarda che ci tengo alla mia igiene!”
“Ma certo… lo so…”
“E sono sicuro di essere più dotato di Travers”
“Ne sei ‘sicuro’?” chiese Rabastan sempre più divertito “E come ne sei sicuro? Glielo hai visto? Ve lo siete misurato?”
“No ma…” Antonin si alzò in piedi “Le mie dimensioni non sono indifferenti, guarda…” si mise le mani sui pantaloni, Rabastan sgranò gli occhi e si impose di rimanere serio ma Antonin non fece in tempo a calarsi nulla che la porta della cella si aprì. L’Auror rimase pietrificato sulla soglia facendo andare il suo sguardo da Dolohov, con le mani sui fianchi e i pantaloni sotto al sedere, a Rabastan seduto sul letto e col busto proteso in avanti come per poter vedere meglio.
“Mi dispiace interrompere questi momenti… ehm… intimi” l’Auror tossicchiò “Ma, Dolohov, hai una visita”
“Da parte di chi?”
“Esci, vai in sala colloqui, e lo vedi”
“Vai pure, Tony… possiamo riprendere dopo. Proprio da dove ci siamo interrotti”
Antonin fulminò con lo sguardo Rabastan “Volevo solo… insomma, Travers!
“Certo, certo. Vai, Tony, ne riparliamo dopo”
La risata di Rabastan lo seguì anche fuori dalla cella.
“Tutto ha senso, lui e la Skeeter sono una coppia perfetta, due piccoli demoni…”
“Oh, ciao, Tony! Ti sono mancata?”
Antonin socchiuse gli occhi “Non so se ho voglia di parlare con lei, signorina Skeeter”
“Dai, non fare così. Sapevo il mio ultimo articolo ti avrebbe dato un po’ fastidio, sapevo non mi avresti voluto vedere e, allora, come da te suggerito, mi sono rivolta a Rodolphus”
“Io le ho suggerito di parlare con Rodolphus?”
“E chiedergli di Bellatrix… non sapeva poi molto, sai”
“Bellatrix non parlava con Rodolphus”
“Ma parlava con te, vero?”
Antonin esitò sulla porta di ingresso. Si ritrovava di fronte a un bivio: voleva continuare quelle sue interviste con Rita Skeeter nonostante fosse principalmente a causa sua che si ritrovava a dover subire molestie da parte di uomini?
“Parlava con me” rispose Antonin avvicinandosi alla giornalista. Al diavolo tutto, cos’aveva da perderci?
“Ho posto una domanda che ha fatto molto impermalire Rodolphus”
“Me lo immagino”
Rita sorrise e Antonin vide alcuni denti macchiati di rossetto.
“Stavamo parlando di Bellatrix, di come molti Mangiamorte fossero convinti fosse la sgualdrina dell’Oscuro Signore”
Antonin rimase in silenzio.
“Lo era?”
“Era cosa?”
“La sua sgualdrina”
Antonin si mosse a disagio sulla sedia “Non lo so”
“Come sarebbe a dire ‘non lo so’?” rispose delusa Rita.
“Suppongo dipenda dalla sua definizione di sgualdrina, signorina Skeeter. Se intende… insomma, una donna sempre disponibile a compiacere il proprio uomo, sì, lo era. Se intende una donna che si fa pagare per farlo, no non lo era”
“Chiaro” Rita fissò per qualche secondo in silenzio la penna prendi appunti “Lui… la considerava la sua sgualdrina?”
“Lui la considerava la sua strega”
La sua strega!” chiocciò Rita gli occhi all’improvviso luminosi “Un romantico!”
“Se per lei due persone che sono legati da rituali di Magia Nera rientrano nel romanticismo… beh, sì, l’Oscuro Signore era il re dei romantici”
“Oh, Tony! Mi sei mancato” esclamò Rita battendo le mani “Queste sono le interviste che mi piacciono”
“A ogni modo, credo che l’aggettivo più confacente a Bella fosse sottomessa
Rita sogghignò “Oh, oh… La questione si fa molto interessante ma vorrei un attimo mettere in pausa queste informazioni sulla relazione tra Bellatrix e Tu-Sai-Chi” disse Rita “Sento di non poterle assaporare fino in fondo, senza conoscere il tipo di rapporto che aveva con gli altri Mangiamorte” si passò la lingua sulle labbra “Senza contare che secondo me vale proprio un capitolo a parte se non, addirittura, un libro a sé”
Antonin alzò le spalle.
“Posso vedere il Marchio?”
“Non c’è più” rispose Antonin alzando la manica della camicia. Il Marchio era scomparso dal suo braccio nell’esatto momento in cui il Signore Oscuro era morto. Era una pallida cicatrice bianca che nulla aveva a che vedere col Marchio Nero che era stato: nero, oscuro, magico.
“Com’era prima?” chiese Rita sistemandosi gli occhiali e chinandosi sul braccio di Antonin per analizzare meglio le linee bianche, cicatrici insulse senza più significato.
“Ma l’avrà visto innumerevoli volte, no, signorina Skeeter?” domandò Antonin allusivo “Non ha una relazione con Rabastan?”
Rita si scostò dal braccio di Antonin “Rabastan ha sempre nascosto il suo Marchio, soprattutto prima che finisse in prigione sedici anni fa”
“Non sapeva fosse un Mangiamorte?”
“No” Rita fece un sorriso mesto poi si rivolse verso la penna verde acido “Cancella tutto ciò che riguarda Rabastan”
“Ah, quindi lei può indagare quanto vuole su di me e io invece…”
“Sono io la giornalista, le domande le pongo io” lo interruppe Rita in modo fermo “Torniamo a noi, mi dicevi Tony di essere stato il primo a entrare a far parte del Cerchio”
“Sì”
“Chi c’era con te, agli albori?”
“Nott, Rosier, Mulciber”
“Ma tu sei stato il primo?”
“Il primo… ma lo abbiamo ricevuti tutti e quattro la stessa notte”
“Com’è stato?”
Antonin socchiuse gli occhi pensieroso, era successo tanti di quegli anni prima che a stento lo ricordava “Doloroso” disse dopo qualche secondo, “Incredibilmente doloroso. È stato come se il braccio andasse in autocombustione e… e poi non sono mai più stato lo stesso”
“In che senso?”
“Il Marchio… il Marchio ti lega… ti legava… al Signore Oscuro. Diventavi una parte di lui, sentivi sempre la sua magia su di te. Era una presenza costante e… ed era in grado di chiamarti a sé in qualsiasi momento lui volesse… e noi potevamo chiamare lui”
“Come funzionava?”
“Ci… ci toccavamo il Marchio e bruciava. Bruciava come il giorno in cui siamo stati marchiati”
“E lui arrivava da voi?”
“Beh, insomma, non succedeva spesso che noi lo chiamassimo”
“Perché no?”
Antonin la guardò come se fosse stupida “L’Oscuro Signore… pensa davvero fosse un uomo al quale piaceva essere appallato come un Elfo Domestico?”
“Effettivamente… però lui poteva appellarvi come Elfi Domestici?”
“Noi eravamo i suoi servitori”
“E ti stava bene?”
Antonin incrociò le braccia sul petto “Ero un fedele servitore, un fedele Mangiamorte, sì”
“Mulciber e Rosier sono morti” disse Rita “Entrambi i figli sono stati a loro volta Mangiamorte. Evan Rosier è morto anni fa, Mark Mulciber è invece qui ad Azkaban con te”
“Purtroppo”
“Non andate d’accordo?”
“No”
“Pensavo che… che i Mangiamorte fossero tutti amici”
“Non lo siamo”
“Chi è il tuo Mangiamorte preferito?”
“Bellatrix” rispose Antonin senza pensare poi si coprì il viso con le mani “Alecto! Intendevo dire Alecto!”
Rita sghignazzò “Alecto Carrow?”
“Sì, Alecto Carrow”
“E sarebbe gelosa nel sapere che preferiresti stare con Bellatrix?”
“Bella è mia amica” si difese Antonin, fu con una fitta al cuore che si rese conto del tempo verbale sbagliato “Era una mia amica” sentì un nodo alla gola, si schiarì la voce e proseguì “Alecto… siamo fidanzati”
“Ah, congratulazioni!” Rita sorrise “Niente uomini quindi?”
“Non mi sono mai piaciuti gli uomini”
“Neanche il Signore Oscuro?”
“No” Rita ridacchiò, appuntò qualcosa sulla pergamena poi alzò lo sguardo di nuovo su Antonin “Credo di aver bisogno ancora di tre o quattro incontri, Tony”
“Solo?”
“Senti già la mia mancanza?”
“No… solo che… avrei ancora così tanto da dire!”
“Riguardo a…?”
“L’Oscuro Signore, Bellatrix, i Mangiamorte…”
“Sapevi degli Horcrux?”
“Io… Cosa? No!”
“Qualcuno ne era a conoscenza?”
Antonin si strinse nelle spalle “Non credo”
“Neanche Bellatrix? Ho sentito che uno… la coppa… è stata custodita nella camera dei Lestrange”
“Ho letto”
“Credi Bellatrix sapesse?”
“No” rispose sincero Antonin. Per quanto fosse persuaso del fatto che nessuno di loro fosse stato vicino a Lord Voldemort come Bellatrix, non pensava che l’Oscuro Signore si fosse mai confidato con lei.
“E come c’è entrata la coppa nella camera blindata dei Lestrange?”
“Sì, ok, l’avrà sicuramente consegnata a Bellatrix” concordò Antonin “Ma non credo le avesse detto cosa fosse”
“Perché no?”
“Perché l’Oscuro Signore era un solitario, non si fidava di nessuno e… gli Horcrux… insomma, stiamo parlando di oggetti magici per lui fondamentali. Erano una parte della sua anima”
“Che ha donato a Bellatrix”
Antonin strinse le labbra, capendo dove Rita volesse andare a parare. Lui e Rabastan ci avevano scherzato su qualche settimana prima ma un conto era scherzarci, un conto pensare che fosse qualcosa di serio.
“Non era niente di romantico” chiarì Antonin “Non è che le abbia dato un pezzo di anima perché voleva… perché era innamorato!”
“No? Sicuro?”
“Sicurissimo!”
“Non è che sei geloso del tuo Padrone? Del fatto che lui potesse stare con Bellatrix?”
“Bellatrix è… era… una mia amica! Non c’è mai stato niente con lei” si difese prontamente Antonin.
“Neanche un bacetto?”
Antonin arrossì e distolse lo sguardo.
“Tony ma sei proprio un libro aperto! Oltre a essere un vero mascalzone”
“No!” esclamò Antonin in preda al panico “Non c’è mai stato niente, nulla!”
“Sì che c’è stato” rise Rita osservando il panico sul viso di Dolohov “Quando? Come è successo? Voldemort lo sapeva?”
“Non c’è stato niente!” ripeté Antonin con più decisione.
“Ascolta, Tony, o mi racconti cosa è successo o me lo invento”
Antonin fissò Rita Skeeter negli occhi per diversi istanti, sentiva il sudore scendergli lungo la schiena. Perché era così in panico? Bellatrix era morta. L’Oscuro Signore era morto.
“Quando… Dopo la prima caduta dell’Oscuro Signore”
“Hai avuto una relazione con Bellatrix?”
“NO!” sbottò Antonin “Non… no” scosse la testa “Niente del genere. Bella… Bella era devastata e… piangeva, tremava, delirava”
“E tu hai pensato di consolarla?”
Antonin chiuse gli occhi e scosse la testa, ripensando a Bellatrix che piangeva e urlava tra le sue braccia. Anche lui si sentiva smarrito e senza uno scopo, il loro Padrone scomparso…
“Bellatrix… continuava a chiamare l’Oscuro Signore. Si aggrappava a me come se non potesse esistere altra salvezza. È stato in quel frangente che mi ha baciato, non sapeva neanche cosa stesse facendo, era completamente fuori di sé. Ha baciato me ma penso… penso che nel suo delirio fosse… io fossi l’Oscuro Signore. Sembrava una pazza”
Rita si portò la piuma sotto il mento “Riprenderemo da qui la prossima settimana”

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Auguro a tutti buone feste e buon Natale! 
A presto, 

Clo

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Rita arrivò in ufficio puntale alle nove come tutte le mattine, si sedette alla sua scrivania con una tazza di caffè bollente e prese ad analizzare le foto che Bozo aveva scattato anni prima.
Bellatrix e Rodolphus Lestrange al loro matrimonio, Antonin Dolohov al primo processo, Lord Voldemort in uno dei suoi primi comizi. Rita si concentrò su quella foto in particolare; Voldemort era completamente diverso dalle descrizioni fatte da Potter e dal corpo morto che era stato ritrovato in Sala Grande. Era un uomo alto, dal fisico prestante, gli occhi erano rossi ma il naso era perfetto, zigomi alti… nel complesso, si sarebbe potuto senz’altro definire un bell’uomo. Rita passò alla foto successiva e quasi si versò il caffè addosso: Bellatrix e Voldemort. Insieme. I suoi occhi scintillarono, Bellatrix guardava Voldemort come se non potesse esistere niente di più bello al mondo e il modo in cui Voldemort rispondeva a quello sguardo – un sopracciglio alzato e poi un sorriso – fece nascere le farfalle all’interno dello stomaco di Rita, figurarsi quindi cosa doveva aver provato Bellatrix. Non poteva credere di non aver mai notato certi dettagli…
Rita alzò lo sguardo dalle foto con un sospiro mentre un forte bussare alla porta interrompeva la sua analisi “Cosa c’è?” chiese come la testa di Bozo comparve.
“Sono arrivati”
Rita sbuffò e lanciò uno sguardo all’orologio “Sono in anticipo”
“Lo so. Dico loro di aspettare?”
“Ma no, falli entrare” rispose, poi tra i denti sibilò “Prima me li levo di torno meglio è”.
“Signorina Skeeter”
Rita si alzò in piedi e sfoggiò uno dei sorrisi più falsi che le riuscirono “Oh, Harry!” esclamò circumnavigando la scrivania per andare a salutare il ragazzo. Non si curò del suo imbarazzo e gli scoccò un bacio sulla guancia “Un vero piacere incontrarti”. Lanciò uno sguardo al ragazzo alla sua sinistra, alto, dinoccolato, rosso.
“Weasley?” chiese, indifferente.
“Lui è il mio amico Ron” rispose Harry con garbo “Immagino ti ricorderai di lei, invece…”
“Signorina Perfettini” lo interruppe Rita scoccando un’occhiataccia a Hermione “Come dimenticarmene”. Le due donne si osservarono in silenzio per alcuni istanti poi Rita si volse, agitò la bacchetta facendo comparire tre poltroncine e si andò a risedere dietro alla sua scrivania.
“Come posso aiutarvi?” domandò, cercando di andare dritta al punto perché, davvero, non poteva perdere tempo.
“Vorremmo parlare delle interviste che stai facendo” rispose Hermione. Rita stiracchiò le labbra “C’è qualche problema con quelle?”
“Beh sì” disse Ron con tono secco “Fai sembrare i Mangiamorte come se fossero usciti da una canzone di Celestina Warbeck”.
Rita roteò gli occhi “Ai miei lettori piace”
“Ai tuoi lettori piace troppo” specificò Harry “Non puoi far passare i Mangiamorte e Lord Voldemort come se fossero dei… dei…”
“Degli esseri umani?” chiese Rita con uno scintillio negli occhi “Perché vedi, Harry caro, è esattamente quello che sono”
“Il punto è” s’intromise Hermione “Che la gente inizia a simpatizzare per loro” tirò fuori l’ultimo articolo che Rita aveva scritto “Qua parli di Bellatrix Lestrange, la Mangiamorte pluriomicida che ha torturato i Paciock fino alla follia, quella che ha ucciso Ninfadora Tonks, Sirius Black… che ha torturato me a Villa Malfoy?”
Rita scoccò un’occhiata al giornale che la Granger stava tenendo in mano Bellatrix Black, la Strega Oscura che amava senza limiti: chi era davvero il braccio destro del Signore Oscuro?
“E di chi altro se no?”
“No, perché sembra invece che tu stia parlando di una sorella gemella buona!”
Rita sbuffò “Bellatrix era una pazza manica” acconsentì. Era stata sua compagna a Hogwarts, se la ricordava molto bene “Ma era anche innamorata di Voi-Sapete-Chi”
Voldemort” sibilò Harry “È morto. perché non riesci a pronunciarne il nome?”
Rita si strinse nelle spalle mentre un brivido le scendeva lungo la schiena nel sentire quel nome “Chiamalo come vuoi. Lei era innamorata di lui. Avevano una relazione, me lo hanno confermato tutti. Dolohov, i due fratelli Lestrange, Malfoy, Travers, Yaxley…”
“Non è questo il punto” la interruppe di nuovo Hermione “Lo sappiamo che è vero”
“Oh, oh” Rita si raddrizzò sulla sua sedia e si sistemò gli occhiali “Come sarebbe a dire sappiamo che è vero? Avete informazioni scottanti?” il suo sguardo cadde su Harry e la sua cicatrice “Condividevi la mente con il Signore Oscuro… hai qualche ricordo da raccontare?”
“Io… NO!” Harry scosse il capo con foga “Niente di tutto ciò”
Rita abbassò lo sguardo delusa “Quindi? Sapete che è la verità. Qual è il problema?”
“Le persone iniziano a provare pena per… per tutti loro. È come se si stessero dimenticando di ciò che hanno fatto per finire ad Azkaban o morire”
“Mi state chiedendo di interrompere le mie interviste? Di modificare la realtà? Di censurarmi?” chiese Rita “Oh, prima fate i paladini della verità, di quelli che andranno contro il sistema… e ora eccovi qui, a chiedermi esattamente quello che mi chiedeva Caramell”
“Non è quello che stiamo dicendo” precisò Hermione “Vogliamo… vorremmo… che nelle interviste ti concentrassi anche sui crimini, su qualcosa che ricordi ai lettori chi sono davvero i Mangiamorte. Se vuoi continuare col romanzo rosa su Bellatrix e Voldemort va bene ma… ma… qualche dettaglio in più su ciò che hanno fatto, sulle torture, uccisioni…”
“Oh, la gente ama il macabro”
“No, non dettagli di quel tipo! Dettagli su… sul loro pensiero. Chiedi a Dolohov se si è pentito, le persone che ha ucciso, torturato… di quello che faceva Voldemort…”
Rita alzò un sopracciglio “Le persone conoscono già queste cose”
“Ricordiamogliele”
“Non vedo perché dovrei farlo”
“Perché per una volta potresti essere dalla parte del giusto!”
“No, grazie, rifiuto l’offerta e vado avanti”
Harry strinse i pugni sulle ginocchia. Poi sospirò, rassegnato. Non aveva altra scelta se davvero voleva dimostrarsi diverso da Caramell e allo stesso tempo cercare di raddrizzare le interviste della Skeeter.
 “Va bene… ti offro un’intervista esclusiva su di me, sul periodo in cui mi sono dato alla macchia con Hermione e Ron, come abbiamo trovato gli Horcrux…”
Rita batté le mani entusiasta “Oh, ora sì che ragioniamo!”
 
*

“Bella non me l’ha mai detto!”
“A essere sincero, non credo che lei si ricordasse…” Tony esitò “Insomma, ti ricorderai di come stava subito dopo la caduta del Signore Oscuro, no?”
Rabastan annuì “Sì, certo, però… l’hai baciata!”
“Tu la baciavi di continuo!” ribatté Antonin esasperato da quella conversazione. Che importanza aveva ciò che aveva o non aveva fatto con Bella? Era successo un’eternità prima e, soprattutto, non aveva significato assolutamente nulla. Non per lui e non per lei.
“Oh, oh” fece Rabastan.
“Cosa?”
“DOLOHOV!”
Antonin sussultò e spalancò gli occhi arrestando il suo cammino.
“Alecto?” chiese, stupito, incredulo. Non aveva fatto che ignorarlo per tutti quei mesi e ora…
Non c’è niente tra me e Bellatrix… lo sai che lei vede solo il Signore Oscuro” Alecto gli stampò il giornale in faccia “E ora vengo a scoprire che pomiciavate insieme!”
Antonin afferrò Il Settimanale delle Streghe che Alecto continuava a premergli sul viso “Non pomiciavamo!”
“No? Rita Skeeter dice che vi siete baciati” Alecto stava sputacchiando in giro e Rabastan si allontanò di qualche passo disgustato “Prima scopro che ti piacciono gli uomini”
“Non mi piacciono gli uomini!”
“Ora che te la facevi con quella cagna!”
“Ehi, ehi, piano con le parole” s’intromise Rabastan.
“Stai zitto tu! Lo sappiamo tutti che anche tu ti appartavi con lei”
“Io?” domandò Rabastan divertito “Bellatrix non me l’avrebbe data neanche per sbaglio”
“Non me ne fotte nulla di quello che ci facevi tu” rispose Alecto poi si rivolse di nuovo verso Dolohov “Ma tu! Mi avevi giurato…”
“Ale…” iniziò Antonin, confuso da tutta quella furia “Non c’è mai stato nulla tra me e Bella… saprai bene che lei aveva una relazione con il Signore Oscuro”
“Quindi questo articolo è falso? Non hai detto a Rita Skeeter di esserti baciato con Bellatrix?”
Antonin si passò una mano tra i capelli “No, ok… c’è stato un bacio”
“Mi fai schifo!” urlò Alecto prima di voltarsi e andarsene. Antonin rimase a fissarne la schiena per qualche istante poi ritornò in sé “Ah, io ti faccio schifo?” urlò raggiungendola di nuovo e obbligandola a voltarsi verso di lui “E tu che te la sei fatta con un Auror mentre io marcivo in questa fogna, invece va bene, eh?”
“Io l’ho fatto per sopravvivere, Tony, non perché mi piaceva!”
“Bella mi ha baciato in preda a un delirio!”
Oh Bella, Bella di qua, Bella di su…” Alecto ansimava “E la reazione che hai avuto alla sua morte… Sei PATETICO!”
“Era la mia migliore amica” sbottò Antonin ferito dalle parole della strega “E valeva dieci volte te”
Alecto rimase senza parole per alcuni secondi poi si liberò della presa di Antonin e se ne andò senza aggiungere altro.
“Beh, Tony, i miei complimenti” disse Rabastan avvicinandosi all’amico “Non potevi davvero dire niente di meglio di questo per riconquistarla”
Antonin incrociò le braccia, lo sguardo fisso sulla schiena di Alecto che si allontanava “Basta. Ci rinuncio, Rab. Io non ho davvero fatto niente di male… che se ne vada a fanculo!”
“OH!” esclamò Rabastan mettendogli un braccio intorno alle spalle “Ti eri proprio imminchionito appresso a lei! Ora sì che mi piaci”
“Non urlare, cretino che la gente poi pensa male”
Rabastan si mise a ridere e insieme si diressero verso il cortile dove passavano le ore d’aria.
“E così ti sei fatto Bella” lo accolse Rodolphus non appena Antonin e Rabastan si avvicinarono a lui, Lucius e Travers.
“Non mi sono fatto Bella” chiarì Antonin per l’ennesima volta.
Rodolphus fece una smorfia “Rabastan ci pomiciava tutti i giorni”
“Oh, dai, Rod non fare il pesante. A parte che non pomiciavamo, ma poi lo sai che Bella ed io…”
“Tu te la sei limonata…”
“Non abbiamo limonato!” esclamò Antonin “Bella era… ma possibile che solo io ricordi quanto stesse male?”
“Stava così male per il suo amato Padrone che ha infilato la lingua in bocca a te?” chiese Travers con un sopracciglio alzato.
Antonin lo squadrò per qualche secondo e, involontariamente, il suo sguardo indugiò per qualche momento in più sul suo inguine.
“C’è qualche problema?”
“No, no” rispose Antonin scuotendo la testa e arrossendo.
“Tu l’hai mai baciata, Joseph?” chiese Rodolphus a Travers.
“Io? Ma se neanche sapeva il mio nome…”
“Bella non si baciava con chiunque” la difese Antonin “E non è che quello con me sia stato proprio un… un bacio… insomma…”
“E cos’è stato?”
Antonin si smaterializzò a Villa Riddle tenendo stretta in pugno la lettera di Bellatrix.
“Tony!” esclamò Bella andandogli incontro. Aveva in viso un’espressione ansiosa e continuava a torcersi le mani.
“Cosa c’è?” chiese Antonin brusco. Era con Alecto quando la lettera di Bellatrix lo aveva raggiunto implorandolo di raggiungerlo lì.
“È andato dai Potter” rispose Bella in un soffio “Ho una brutta sensazione… qualcosa… qualcosa non va. Dovevamo andare noi! La Profezia era su di lui e per questo avrebbe dovuto dare il compito a qualcun altro!”
Antonin si trattenne dall’imprecare. Aveva rinunciato a una notte di passione con Alecto per stare a sentire i discorsi senza senso di Bellatrix?
“Bella…” iniziò paziente Antonin.
“Aspetta con me, Tony, ti prego” Bella sembrava sull’orlo delle lacrime “Non credo di poter rimanere sola”
Antonin si volse verso la porta d’ingresso poi riportò l’attenzione su Bella “E sia” disse entrando nella stanza e avvicinandosi alla strega “Va bene, aspetto con te”
“Oh, Tony, grazie, grazie!” esclamò Bellatrix abbracciandolo forte.
“Cosa dirà il Signore Oscuro quando mi vedrà qui con te? Io non posso entrare in questa casa come mi pare e piace come fai tu”
“Gli parlerò io” lo rassicurò Bella lasciandolo andare “Vedrai che non si arrabbierà”
“Sarà…” ma Antonin non era convinto, Bellatrix sembrava non voler capire che lei avesse un trattamento di favore che, a tutti gli altri, era interdetto.
I minuti iniziarono a passare, Antonin si sedette al tavolo mentre Bellatrix continuava a misurare la stanza e a guardarsi intorno con aria di pena.
“Bella” la chiamò Antonin per l’ennesima volta “Perché non ti siedi?”
“Non riesco a stare ferma”
“Eh, lo vedo. Ma cosa risolvi?”
“Se dovesse succedergli qualcosa?”
“Ma cosa vuoi gli succeda? Sta andando da un moccioso, cosa dovrebbe fargli? Vomitargli addosso?”
“Ci sono anche i Potter adulti”
“Due maghi da quattro soldi, credi non sia in grado di occuparsene?”
“Certo che è in grado! Ma c’è la Profezia…”
“La Profezia che stiamo cercando di prevenire”
“Non si prevengono le profezie, Tony”
Dolohov sbuffò.
“Beh, avresti potuto dirglielo” rispose Antonin non sapendo più cosa replicare.
“Gliel’ho detto”
“Cosa?”
Bella arrestò il proprio cammino “Gliel’ho detto”
Antonin batté le palpebre “E sei ancora qui per raccontarlo?”
“Ma lui non mi ha ascoltata!”
Antonin rimase in silenzio.
“Tony, non mi ascolta mai. Mai! Mai mi dà retta… come con quel Piton. Io gliel’ho detto che non dobbiamo fidarci. E lui cosa fa?”
“Cosa fa?” chiese Antonin come instupidito, ancora confuso dal fatto che Bella potesse permettersi di dire certe cose al Signore Oscuro.
“Gli dice di fare la spia e andare a Hogwarts! Come se io non gli avessi detto niente, capisci?”
“Eh…”
“E ora siamo in questa situazione” proseguì Bellatrix, parlava veloce, quasi come se fosse da sola e non si aspettasse nessun tipo di replica dalla parte dell’altro mago.
“Vedrai che tornerà presto” le disse Antonin, perché davvero non sapeva come confortarla. Neanche riusciva a capire le sue preoccupazioni. Successe poi tutto all’improvviso, sentì come degli spilli conficcarsi sul suo avambraccio sinistro lì dove c’era il tatuaggio, si strappò la manica della veste in tempo per vedere il Marchio Nero come ritirarsi, scomparire… non aveva senso…
“Cosa?” chiese Bellatrix, anche lei con la manica alzata, il suo sguardo fisso sul Marchio ormai inesistente.
Antonin si alzò in piedi “Dobbiamo andare via di qua, Bella” le disse afferrandola per un braccio e tentando di trascinarla via.
“Cosa? NO!” sbottò Bellatrix cercando di divincolarsi “Io non me ne vado finché lui non torna”
Antonin le rivolse un’occhiataccia “Non dire fesserie, Bella, gli Auror saranno qui a momenti”
“Ci sono le protezioni messe su dal Signore Oscuro”
“Bella…”
“No, Tony, no!” Bellatrix urlava “Io non me ne vado finché lui non è qui!”
“BELLATRIX!” gridò Antonin afferrandola per le spalle e guardandola dritto in faccia “Lui non tornerà”
“Certo che tornerà, me lo ha promesso”
“Se n’è andato”
“Cosa? NO!”
Antonin la guardò basito, non capiva, lo stava prendendo in giro?
La obbligò a guardarsi l’avambraccio bianco, niente più Marchio “Lo vedi? Non c’è più”
“No…”
“Bella, lui non c’è più”
“TU MENTI!”
“Bella… se n’è andato, è stato sconfitto. Il Marchio è svanito e questo può voler dire solo una cosa”
L’urlo di Bellatrix fu straziante. Si alzò forte e rimbombò per tutta la sala. Le mani di Bellatrix volarono ai capelli e staccarono qualche ciocca. Antonin la lasciò andare spaventato e Bella cadde a terra come un peso morto, continuando a urlare. La sua voce era intrisa di dolore, sconvolta. I suoi occhi sembravano non vederci nemmeno più e le sue mani continuavano a tirarsi i capelli.
“Bella…” Antonin provò a chiamarla e a farla rinsavire “Non c’è tempo per questo”
Ma Bellatrix era ancora in terra, urlante, le guance solcate da copiose lacrime.
“Gli Auror, Bella, cazzo”
Il primo impulso di Antonin fu quello di andarsene e lasciarla lì… ma come poteva lasciare indietro Bella? Si inginocchiò di fronte a lei e le afferrò i polsi per impedirle di continuare a strapparsi le ciocche di capelli.
“Guardami” le disse tentando di catturare il suo sguardo “Ascoltami!” proseguì “Dobbiamo andare via, via prima che gli Auror arrivino qui e ci trovino”
Bellatrix chiuse gli occhi e, finalmente, smise anche di urlare. Antonin lo prese come un consenso, le passò una mano intorno alla vita e cercò di farla rimettere in piedi. Bellatrix abbandonò la testa sulla sua spalla.
“Bella…” la chiamò Antonin.
“Padrone” balbettò Bellatrix, confusa. Antonin volse il capo nella sua direzione e fu in quel momento che Bella catturò le sue labbra, baciandolo con foga senza quasi rendersi conto di cosa stesse facendo…
“Dolohov!” l’urlo dell’Auror lo riportò alla realtà “Hai una visita”.
Antonin fece un cenno ai compagni e si diresse verso la sala visite. Per qualche motivo si sentiva agitato, forse era stato il ricordo di Bellatrix, della caduta del Signore Oscuro…
“Ciao, Tony” lo salutò Rita.
Antonin notò qualcosa di diverso, sembrava meno entusiasta del solito
“Signorina Skeeter” annuì Dolohov sedendosi di fronte a lei.
Rita sistemò la sua borsetta di coccodrillo, la pergamena e la penna prendi-appunti.
“Raccontami un po’ delle tue missioni da Mangiamorte”
Antonin la guardò per qualche istante confuso “Pensavo volesse sapere del mio bacio con Bella?”
“Volevo” concordò Rita “Ma poi ho riletto gli appunti e, insomma, non credo ci sia molto altro da dire, no? Hai detto che Bellatrix era sconvolta per la scomparsa di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato”
“È così” rispose Antonin, guardingo. Non poteva credere che Rita avesse davvero cambiato idea, non era da lei mollare la presa su informazioni così succulente.
“Non mi sembra ci sia altro da dire”
“Sarà…”
“Allora? Le tue missioni da Mangiamorte?”
Antonin si strinse nelle spalle.
“Prima di finire ad Azkaban sedici anni fa lavoravi al Ministero, giusto?”
Antonin annuì.
“Qual era il tuo compito?”
“Passare informazioni al Signore Oscuro, aiutarlo a contattare altri Ministeri e a farsi una rete di contatti solida”
“Non avevi altre missioni?”
“Del tipo?”
“Quante persone hai ucciso?”
“Persone?” Antonin si accarezzò il mento “Contiamo anche i Babbani?”
“I Babbani sono persone, Tony”
Antonin ridacchiò “Io non credo proprio, signorina Skeeter. I Babbani sono feccia”
“Contando anche i Babbani” rispose allora Rita cercando di mantenere un tono neutro. Trovava meno divertente quel tipo di intervista e, anzi, il modo in cui Dolohov parlava dei Babbani la metteva a disagio.
“Ah non lo so, non ho tenuto di certo il conto. Tanti”
“Più o meno di dieci?”
Antonin rise “Dieci Babbani? Intende al giorno?”
Rita sentì un brivido scenderle lungo la schiena “E maghi?”
“Il giusto”
“Esiste un numero giusto di omicidi?”
“Chiunque volesse contrastare il Signore Oscuro meritava la morte”
“Come Gideon e Fabian Prewett?”
“Quella è stata autodifesa. Loro volevano portarmi a marcire qua dentro”
“Come Remus Lupin?”
“Gli ibridi contano come maghi?”
Antonin si sistemò un po’ meglio sulla sedia “Perché mi sta facendo queste domande, Rita?” le chiese incrociando le braccia sul petto “Pensavo fosse interessata a qualcosa di più… piccante e non di informazioni che la stampa già conosce”
“Le persone si stanno affezionando a te, Tony” rispose Rita “E pare questo non sia permesso”
“Non è permesso vedere come anche noi Mangiamorte abbiamo sentimenti e ragioni?”
“Non credo esistano ragioni per fare quello che hai fatto”
“Non la facevo così pedante”
“Non sono pedante, solo poco interessata alla politica. Sono più per il… gossip”
“Possiamo tornare a quello”
Rita si sistemò gli occhiali sul naso “Come dicevo, bisogna anche mostrare il tuo lato rozzo, quello da Mangiamorte” gettò uno sguardo sui suoi appunti “Come funzionavano le riunioni dei Mangiamorte?”
Antonin alzò un sopracciglio “Ci riunivamo e parlavamo”
“Dai, Tony, sono sicura che puoi fare meglio di così”
“Dipende dalle riunioni” sospirò Antonin “Se erano con i fedelissimi, eravamo a viso scoperto”
“Chi erano i fedelissimi?”
“Inizialmente noi Mangiamorte più anziani”
“Bellatrix?”
“No, non inizialmente” Antonin scosse la testa “Ma delle nuove leve, è senz’altro quella che ci ha messo meno a entrare nel Cerchio più stretto”
“Quindi le riunioni con gli intimi a viso scoperto”
“Sì”
“Come avvenivano quelle a viso coperto?”
“Con Mangiamorte appena entrati o con reclute che ancora non avevano il Marchio Nero. Viso coperto, voce camuffata. Solo il Signore Oscuro sapeva il nome di tutti i partecipanti”
“E questo è il motivo per il quale dopo la Prima Guerra Magica è stato così difficile trovare tutti i Mangiamorte”
“Esatto” annuì Antonin.
“A parte maschera sì o maschera no, le riunioni erano distinte in altro modo?”
“In quelle a viso coperto avvenivano gli omicidi, le torture… le Cacce al Babbano”
“Cacce al Babbano?”
Antonin fece un ghigno “È il nostro sport” ammiccò “Ci dividevamo in gruppi e andavamo a seminare terrore tra i Babbani. Omicidio? Dieci punti a Babbano. Tortura? Cinque punti a Babbano”
Rita guardò per qualche secondo Dolohov inorridita, non capiva se la stesse prendendo in giro o se fosse serio. L’espressione del Mangiamorte però, non sembrava affatto giocosa era, anzi, piuttosto compassato.
“In quelle a viso scoperto?” chiese Rita. Dentro di sé stava maledicendo Potter, la signorina Perfettini e quel Weasley. Lei non voleva fare articoli così seriosi, non aveva senso riportare questo genere di informazioni: i lettori sapevano bene chi fossero i Mangiamorte, quello che voleva fare lei era invece mostrare un lato che non era possibile conoscere per chi era al di fuori del Cerchio e, la relazione tra Bellatrix e Voldemort, era senz’altro una di quelle cose.
“Erano più politiche” rispose Antonin annoiato “Persone da avvicinare con le buone, persone da imperiare, chi torturare… chi faceva parte dell’Ordine della Fenice…” Antonin arricciò il naso “Non vuoi sapere di quando ho visto Bellatrix intrattenersi con il Signore Oscuro?”
Rita quasi fece cadere la boccetta d’inchiostro “COSA?” strabuzzò gli occhi, Antonin aveva in viso un’espressione vittoriosa, supponente.
“Li hai visti insieme mentre…?”
“Più o meno”
“Dimmi di più”
“Non vuoi sapere delle riunioni a viso coperto?”
“Oh, Tony, non tenermi sulle spine!”
“Non mi sembra sia una buona idea” borbottò Antonin seguendo però comunque Rabastan e Travers per i corridoi di Villa Malfoy.
“Scusami ma siamo rimasti per quattordici anni a marcire ad Azkaban, ci meritiamo la riserva di Fire Whiskey di Lucius” ribatté Rabastan senza neanche voltarsi a guardare il compagno “E dobbiamo approfittarne finché siamo qui, perché appena verremo trasferiti non potremo più appropriarcene”
Continuarono a percorrere il corridoio con passo svelto, tentando di fare meno rumore possibile.
“Dite che tiene la porta chiusa?” chiese Travers.
“No” rispose Rabastan avvicinandosi alla porta del salotto socchiusa con un ghigno vittorioso. I tre fecero capolino nel salotto ma Antonin non era preparato a ciò che vide. Sul tavolo sedeva Bellatrix aveva entrambe le mani arpionate al bordo del tavolo, la schiena incurvata e il capo reclinato all’indietro, il seno scoperto con i capezzoli turgidi che si alzava e abbassava al ritmo del suo ansimare. I tre Mangiamorte si bloccarono sulla soglia della porta senza sapere cosa fare, l’immagine di Bella che godeva li aveva come paralizzati. Lo sguardo di Antonin accarezzò la figura di Bella e fu a quel punto che si accorse che, tra le gambe spalancate della strega, era inginocchiato un uomo.
Rodolphus, pensò stupidamente Dolohov ma, come se Bella avesse aspettato solo quel momento per confutare le sue supposizioni, la sentì sospirare “Oh, Padrone!”
Antonin raggelò.
L’Oscuro Signore in ginocchio?
“Se continui così vengo…” balbettò Bellatrix “Ti voglio dentro… non farmi venire così…”
L’Oscuro Signore in ginocchio che si fa dare del tu?
Antonin era confuso.
“Oh, mio Signore!” la voce di Bellatrix si faceva sempre più stridula e il respiro sempre più pesante. Era evidente stesse godendo e fosse vicina all’orgasmo “Padrone, vi prego… vi prego… oh non fermatevi!”
Antonin fece un passo indietro, non era sicuro di voler continuare a guardare perché, quando quei due avessero finito di intrattenersi, non sarebbero stati senz’altro contenti di vederli lì a fare i voyeur.
“Ah… ah… ah…”
Le labbra di Bella erano socchiuse e incurvate in un sorriso. Volse il capo nella loro direzione e socchiuse gli occhi, fu in quel momento che la sua espressione, da estasiata e vicina al culmine del piacere, si fece inorridita. Lanciò uno strillo e, prima che Antonin avesse il tempo di comprendere, si ritrovò a fissare gli occhi rossi di Lord Voldemort, la sua bacchetta puntata su di loro. La cosa che più colpì Antonin fu vedere come il Signore Oscuro avesse appoggiato una mano sul tavolo, coprendo di fatto Bellatrix alla vista con il proprio corpo, come a volerle fare da scudo e proteggerla da eventuali colpi, incantesimi, maledizioni.
“Ah, siete voi” commentò Lord Voldemort, gli occhi socchiusi a studiarli ma abbassando la bacchetta “Mi sembrava strano le mie protezioni avessero fatto entrare qualcuno di indesiderato”
I tre Mangiamorte chinarono il capo, non sapevano cosa aspettarsi.
“Cosa ci fate qua?”
“Volevamo bere la riserva speciale di Fire Whiskey di Lucius, mio Signore” rispose Rabastan rialzando il capo “Sapete, dopo quattordici anni ad Azkaban, mi sembra una ricompensa onesta” e, senza aspettare nessun invito, senza indugiare, entrò nel salotto e si diresse a passo sicuro verso il mobiletto degli alcolici. Travers esitò per qualche secondo, poi seguì Rabastan a testa bassa, senza riuscire a guardare il Signore Oscuro. Antonin rimase sulla porta, una parte di lui voleva seguire gli altri due compagni, l’altra voleva andarsene lì il più in fretta possibile perché, ammesso e non concesso che il Signore Oscuro fosse così gentile da risparmiarli, sicuramente Bella non sarebbe stata così tanto generosa: le avevano interrotto un orgasmo con i fiocchi.
“E non potevate aspettare?” domandò Bellatrix, si era tirata di nuovo su la veste coprendo il seno ed era scesa dal tavolo.
“No” rispose Rabastan, stava smanettando sul mobile, Lucius aveva messo degli incantesimi di protezione “Perdonateci, mio Signore, per avervi interrotto”
“Nessuna interruzione” ribatté Lord Voldemort “A Bellatrix fa bene prendersi delle pause, ogni tanto tende a essere troppo impaziente”
Antonin esitò ancora per qualche istante poi, però, notando come il Signore Oscuro sembrasse di buon umore, si decise a entrare e a chiudersi la porta alle spalle. Si sedette su una delle poltrone vicino al caminetto accanto a Travers e aspettò paziente che Rabastan riuscisse ad aggirare gli incantesimi protettivi di Lucius.
“Mio Signore, volete unirvi?” domandò Dolohov dal momento che, invece di andarsene con Bella, continuava a rimanere lì in piedi a fissarli.
“Perché no” rispose Voldemort abbandonando la sua postazione accanto a Bellatrix e sedendosi in una delle poltrone rimaste “Una bevuta con i miei fedeli Mangiamorte, con quelli che invece di rinnegarmi sono andati ad Azkaban, mi sembra doverosa”
“Mai” disse Rabastan versando il Fire Whiskey nei bicchieri “Non avrei mai potuto rinnegarvi, Padrone” proseguì con passione “Bella, credi di voler venire qui o resterai là a guardarci torva e a farci il malocchio?”
Bellatrix sbuffò e si avvicinò a loro, si lasciò cadere sull’ultima poltrona rimasta, poi si raccolse le gambe appoggiando i piedi sulla seduta della poltrona. I bicchieri di alcol vennero distribuiti.
“A voi, mio Signore” esclamò Travers alzando il bicchiere in direzione di Voldemort.
“No, a voi” rispose il Signore Oscuro con un sorriso forzato “Per essere rimasti fedeli in tempi tanto bui”
“Come ha detto Rabastan” disse Antonin “Non avremmo potuto fare altrimenti”
“In tanti non ci hanno pensato due volte a fingersi imperiati. Lord Voldemort non dimentica e premia la fedeltà dei suoi sottoposti, non pensate che mi sia passata inosservata”
I cinque sorseggiarono il Whiskey e Bellatrix fece una smorfia disgustata.
“Non ti piace?” le chiese Rabastan con un sorrisetto divertito “Immagino il tuo disappunto forse speravi di… bere qualcos’altro…”
Bellatrix alzò il dito medio nella sua direzione ma le sue guance si fecero rosse.
“Vaffanculo, Rab”
“Vuoi venirci con me?”
Bellatrix gli rivolse un’occhiataccia, poi la sua attenzione passò sul Signore Oscuro che, tuttavia, sembrava non essersi impermalito per quelle allusioni.
“Di nuovo” fece Rabastan “Perdono per l’interruzione”
Voldemort stiracchiò le labbra in un sorriso freddo che non raggiungeva gli occhi “Avremmo dovuto chiudere la porta”
“Mi manca il sesso” fece dopo un po’ Travers quasi sovrappensiero e come se le parole gli fossero uscite senza rendersene conto. Quando realizzò cosa avesse detto arrossì e si coprì la bocca con una mano “Mi dispiace, io…”
“Qual è la tua posizione preferita?” chiese Rabastan senza curarsi dell’imbarazzo dell’altro. Travers rimase un attimo pensieroso “Smorzacandela disse, mi piace vedere una bella figa che si muove sopra di me”
Bellatrix distolse lo sguardo infastidita, Rabastan e Antonin ridacchiarono in segno di approvazione, Voldemort, ancora una volta, alzò semplicemente gli angoli della bocca: non si capiva se fosse o meno divertito.
“E tu, Tony?”
Antonin si prese del tempo per pensarci su, bevve ancora un sorso di Whiskey “Missionario” rispose dopo qualche secondo.
“Buuuh!” Rabastan fece una pernacchia “Sei sempre il solito noiosone, Tony! Si può essere più banali?”
“Mi piace dettare il ritmo e scopare fino in fondo” cercò di discolparsi Dolohov “E quale sarebbe scusa la tua posizione preferita?”
“In piedi contro al muro” rispose Rabastan senza esitazione.
“Qualcosa di comodo” rise Travers scuotendo la testa, il suo sguardo cadde su Bellatrix che fissava il fuoco come se volesse finirci dentro “E tu, Bella?”
Bellatrix riportò la sua attenzione sul gruppo di uomini seduti con lei “Non ricordo di averti mai dato il permesso di chiamarmi Bella” rispose piccata. Travers alzò le mani in alto in segno di resa “Oh, scusa tanto, signora Lestrange”
Bellatrix fece una smorfia nel sentire il cognome Lestrange.
“Dai Bella” s’intromise Rabastan “Ti lamenti sempre che non ti facciamo sentire parte del gruppo e poi, nel momento in cui ti trattiamo come una di noi, fai tanto la riservata?”
Bellatrix voltò il capo verso Voldemort che le fece uno svagato cenno di assenso “Pecorina” rispose allora Bella “Dall’uomo giusto, mi piace essere dominata”
“Intrigante” rispose Rabastan. Antonin sentì qualcosa smuoversi sotto la veste nell’immaginarsi Bellatrix a quattro zampe.
“Vi consiglio l’Occlumanzia” sibilò Voldemort infastidito e Antonin serrò gli occhi tentando di chiudere la mente.
“E voi, Padrone… se posso chiedere?” domandò Rabastan. Era curioso di capire che cosa piacesse a un uomo della portata di Lord Voldemort.
“Io sono ancora più banale e noioso del povero Antonin” ribatté Voldemort. Per la prima volta durante quella serata sembrava sinceramente divertito.
“Missionario, mio Signore?” chiese Travers reso coraggioso dall’alcol.
“Oh no” Voldemort si strinse nelle spalle “Qualsiasi posizione preveda stare tra le cosce di Bellatrix è la mia preferita”
“Non l’ha detto davvero!” esclamò Rita Skeeter. Aveva gli occhi spalancati dalla sorpresa e la bocca aperta in una perfetta “O”.
“No, non posso credere proprio l’abbia detto davvero!”
“E invece sì” annuì Antonin compiaciuto da quella reazione.
“Era innamorato di lei!”
Antonin guardò Rita Skeeter come se avesse davanti la persona più idiota che avesse mai avuto la sventura di incontrare “Non dica fesserie, signorina Skeeter” la rimproverò.
“Ma…”
Antonin scosse la testa “Era il suo modo di manipolarla” lo disse come se fosse la cosa più scontata del mondo e, all’improvviso, sentì come se una mano ghiacciata gli stesse stritolando il cuore: Bellatrix si sarebbe meritata di più.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


A Rita sembrava quasi di essere ritornata a due anni prima, a quando aveva incontrato Potter per quell’intervista col Cavillo. Inizialmente era stata contrariata – non scriveva più gratuitamente da diversi anni – ma era stata proprio quell’intervista a farla ritornare in auge dopo le ritorsioni della signorina Perfettini. E ora eccolo lì, il magico trio, lì di fronte a lei a pregarla di intervistarli.
“Come avete scoperto di questi Horcrux?” chiese Rita mentre la penna prendi-appunti continuava a sfrecciare sulla pergamena. Stavano ormai parlando da diverse ore.
“È stato l’ultimo compito lasciatoci da Silente” rispose Harry. Sembrava stesse sforzandosi di rispondere ma, in realtà, non volesse rivelare niente di più di quello che era già stato detto.
“Come lo ha capito Silente?” indagò ancora Rita, senza perdere l’entusiasmo.
“Era riuscito a recuperare dei… dei ricordi. Riguardo a Voldemort”
“Ad esempio?”
“È stato lui ad aprire la Camera dei Segreti…”
Rita alzò un sopracciglio “Entrambe le volte?”
“Entrambe le volte” annuì Harry.
“Quindi è grazie a lui che abbiamo Mirtilla Malcontenta?”
Harry le rivolse un’occhiataccia e Rita annuì facendo cenno alla penna di eliminare quell’ultimo commento.
“Mi ripeteresti quali sono stati i suoi… Horcrux?”
Harry si mosse sulla sedia a disagio. Avevano discusso a lungo lui, Ron ed Hermione riguardo al fatto di rivelare o meno l’esistenza degli Horcrux al mondo intero. E se qualcuno avesse deciso di replicare la follia di Voldemort? Ma, alla fine, si erano decisi per la verità: il mondo doveva sapere della ferocia di Voldemort, di quanto avesse deciso di spingersi oltre i limiti prestabiliti. Non potevano lasciare l’intera comunità magica nell’ignoranza.
“Il suo diario da adolescente…”
“Buffo” interruppe Rita “Doveva essere sensibile per scrivere un diario…”
“Voldemort era uno psicopatico” interruppe Hermione “Smettila di romanticizzarlo!”
Rita roteò gli occhi eliminando il proprio commento. Quei tre erano noiosi “L’anello dei Gaunt, appartenuto alla sua famiglia. Il Medaglione di Serpeverde, la Coppa di Tassorosso, il Diadema di Corvonero, Nagini… e io”
“Il diario lo hai distrutto al tuo secondo anno” confermò Rita.
Harry annuì.
“Quindi rimanevano tutti gli altri…”
“L’anello è stato trovato e distrutto da Silente” disse Harry “Ma… la Maledizione… era potente. Ricorderai che nell’ultimo periodo la sua mano sembrava quasi in putrefazione”
Rita fece un cenno di assenso.
“Era a causa della Maledizione di Voldemort”
“E continui ad affermare che Severus Piton fosse d’accordo con Silente? Che il mostro che tutti credevamo esistere, invece…”
“Severus Piton mi ha protetto dal primo giorno” rispose Harry, convinto “Silente ha chiesto a Piton di ucciderlo. Sapeva che i suoi giorni erano contati, a causa della maledizione apposta sull’anello, e quindi… quindi… era necessario che Piton lo uccidesse per assicurarsi che Voldemort non avesse più dubbi sulla sua lealtà”
“Voldemort si fidava di Piton?”
“Abbastanza da renderlo il Preside di Hogwarts” rispose Harry “Ma non era legato a lui in nessun modo: lo ha brutalmente assassinato non appena ha pensato non gli fosse più utile a nulla”
“Il Medaglione di Serpeverde e la Coppa di Tassorosso…”
“Il Medaglione era stato nascosto in una grotta… Regulus Black l’ha trovato per primo e ha cercato di distruggerlo”
“Regulus Black. Fratello di Sirius e cugino di Bellatrix?”
“Lui”
Rita prese a ridacchiare “Perdonatemi ma trovo divertente che, in un modo o nell’altro, i Black – che tutti abbiano sempre creduto così puristi – siano in realtà parte fondamentale della caduta di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato”
“Voldemort” corresse Harry a denti stretti.
Rita fece un gesto impaziente “Sirius Black ha combattuto in prima linea tra i ranghi dell’Ordine della Fenice, Andromeda Black in Tonks… be’, si è sposata un Nato Babbano e ha resistito a diverse torture da parte dei Mangiamorte, senza rivelare dove fossi. Anche lei parte dell’Ordine della Fenice. Narcissa Black in Malfoy ha mentito dicendo fossi morto quando non lo eri…”
“Senza di loro non sarei qua” annuì Harry. Sirius, Andromeda… e sì, anche Narcissa Malfoy, erano tutti stati fondamentali.
“E ora scopriamo che anche Regulus Black da Mangiamorte quale era è passato tra i ranghi dei buoni?”
“Sappiamo che morto nel tentativo di distruggere una parte di Voldemort” disse Harry. Purtroppo, non avrebbe mai potuto sapere di più, Regulus era morto senza condividere con nessuno i suoi pensieri.
“Solo Bellatrix era fedele…”
“E sappiamo ora perché” borbottò Ron infastidito.
“Ah l’amore…” fece Rita, con tono sognante. Harry fece un gesto seccato ma Rita non aveva intenzione di fermarsi “E infatti è a lei che l’Oscuro Signore ha affidato la Coppa di Tassorosso, un pezzo della sua anima
“È così” annuì Harry seccato.
“E lei l’ha messa nella sua camera blindata alla Gringott”
“Sì”
“E non l’ha punita quando ha scoperto che era stata trafugata”
“Esatto”
“Interessante”
“Non abbiamo bisogno di un altro capitolo sulla storia d’amore tra Bellatrix e Voldemort!” sibilò Hermione.
“Signorina Perfettini, mi stavo solo accertando di avere un quadro chiaro della situazione”
“Il quadro chiaro è che, per ogni volta che Voldemort ha creato degli Horcrux ha ucciso delle persone innocenti!” riprese fiato “Il quadro chiaro è che Bellatrix ha torturato e ucciso per divertimento e per compiacere un mostro che, di umano, non aveva più nulla”
“Noi giornalisti dobbiamo riportare informazioni, non elargire giudizi” fece Rita con uno scintillio negli occhi.
“Riporta le informazioni, allora! Voldemort ha ucciso suo padre… suo padre!
“Che, a onor del vero, non ha mai voluto avere nulla a che fare con lui”
“E quindi meritava di essere assassinato?”
“Non è quello che ho detto” Rita si passò la lingua sulle labbra “Ma aggiungerò senz’altro questa preziosa informazione”
“Ha lasciato marcire suo zio ad Azkaban per dei crimini che non aveva commesso”
“Oh, non è che i Gaunt fossero proprio senza macchia e senza colpa”
“Non è stato Orfin a uccidere Tom Riddle Senior”
“Va bene, va bene…” Rita era annoiata “Nagini… è stata uccisa da Neville Paciock”
“È esatto”
“E Voldemort stesso ha ucciso un pezzo della sua anima quando ti ha lanciato addosso l’Avada Kedavra
Harry chiuse gli occhi. Poi annuì.
“E questo lo ha reso mortale, infine”
“Sì”
“Ma non più debole”
“I suoi poteri sono sempre rimasti intatti”
“Eppure, sei riuscito a sconfiggerlo. Credi di essere più potente di lui?”
“In un… duello magico alla pari non avrei avuto speranze” ammise Harry. Era inutile girarci intorno, Voldemort era al livello di Silente, non al suo.
“Hai tentato di… salvarlo alla fine, gli hai chiesto di trovare del rimorso, del pentimento”
“Tutti si meritano la pace”
“Ha ucciso i tuoi genitori”
“Lo so”
“Lo hai perdonato?”
Harry non rispose.
 
*
 
“Sei sicuro di non volerti occupare tu della cucina?”
“Sicurissimo, grazie”
“Secondo me sei portato”
“Tony, hai cagato il cazzo”
Antonin gonfiò le guance e voltò le spalle a Rabastan. Non ne poteva più di quella vita in cui doveva sottostare a Mulciber. Chi si credeva di essere quel ragazzino viziato che non aveva neanche la metà dei suoi anni? Aveva chiesto a chiunque – chiunque – di fare cambio con lui. Avrebbe fatto volentieri qualsiasi altro lavoro – sì, anche pulire i cessi – ma nessuno voleva mettersi in cucina con quel disagiato di Mulciber. Non poteva pensare di passare tutta la sua esistenza a quel modo ma, d’altra parte, che scelta aveva? Le nuove regole del Ministero della Magia parlavano chiaro: tutti dovevano avere un lavoro all’interno di Azkaban.
Entrò in cucina a capo basso, senza incontrare lo sguardo di nessuno, e si mise subito a pelare le patate sperando che Mulciber lo lasciasse in pace. Di speranza, ne aveva poca, soprattutto da quando aveva rifiutato le sue avances.
“Forse dovresti metterti a sbucciare i piselli e non a pelare le patate” gli sibilò Mulciber passandogli accanto. Antonin strinse il coltello che aveva in mano, provò a fare qualche respiro profondo per calmarsi ma, le risate degli altri presenti in cucina, iniziarono a rimbombargli in testa. Si volse di scatto e, con un urlo, affondò la lama del coltello nella schiena di Mulciber.
“Ma che cazzo!” urlò quello voltandosi per fronteggiare Dolohov. Antonin estrasse il coltello: la lama era diventata molle e non aveva provocato nessuna ferita nell’altro.
“Sei un…” Mulciber gli strinse le mani intorno al collo e Antonin iniziò a boccheggiare. Pensò che, tutto sommato, poteva anche morire: cosa aveva da perdere se non una vita di reclusione? Stava diventando paonazzo e dagli occhi scesero lacrime.
“Cosa sta succedendo qui?” l’Auror fece il suo ingresso attirato dalle urla “Relascio!
Mulciber venne scaraventato contro la credenza che si aprì e, tutte le padelle, gli caddero in testa. Antonin si lasciò cadere in ginocchio e prese a tossire.
“Mi avete davvero stufato, voi due” disse l’Auror piegandosi su Antonin per assicurarsi stesse bene.
“Riesci a respirare, Dolohov?”
Antonin annuì.
“Hai bisogno dell’infermeria?”
“Quello ha provato ad accoltellarmi!” proruppe Mulciber rimettendosi in piedi e avvicinandosi a Dolohov e all’Auror.
“Non l’ho visto” rispose l’Auror senza neanche considerare più di tanto l’altro Mangiamorte.
“Che fai, Tony, gliel’hai succhiato anche a lui?”
Antonin alzò lo sguardo su Mulciber: la tentazione di saltargli addosso era forte.
“Basta così” l’Auror si rialzò in piedi “Mulciber, torna nella tua cella”
Cosa?
Antonin sorrise, soddisfatto.
“E tu, Dolohov, vieni con me”
Il sorriso scomparve immediatamente dal viso di Antonin.
“Perché?”
“Perché lo dico io, muoviti”
Antonin si rimise in piedi e seguì l’Auror fuori dalla cucina mentre le altre guardie rimettevano in riga i carcerati.
“Non voglio andare di nuovo in isolamento” disse Antonin seguendo l’Auror che, tuttavia, non gli diede alcuna risposta.
“Dentro”
Antonin entrò nella stanza esitante.
“Oh, Tony, che brutta cera!”
Antonin batté le palpebre “Rita?”
“Oh, finalmente passiamo al tu, tesoro?”
Antonin era confuso, quella non era la sala colloqui: nessun incantesimo era apposto tra il visitatore e il carcerato.
“Ho chiesto un permesso speciale” spiegò Rita “Voglio… voglio provare il brivido di essere in presenza di un Mangiamorte senza protezioni”
Antonin alzò un sopracciglio scettico “Come se potessi fare qualcosa…”
“Lo faresti, potessi?”
Antonin ci pensò un po’ su, si sedette sul divanetto nell’angolo e Rita prese posto accanto a lui “No” rispose dopo qualche istante “Rabastan non me lo permetterebbe mai”
Rita rise e scosse la testa.
“Sai, Tony” iniziò Rita con fare discorsivo “Parlando con Potter mi sono resa conto che non abbiamo mai toccato alcuni argomenti molto interessanti”
Antonin si passò le mani sul collo, gli doleva terribilmente.
“Cosa hai fatto?” domandò Rita sporgendosi verso di lui. Il suo profumo gli entrò nelle narici e Antonin arricciò il naso “Niente. Un litigio con Mulciber”
“Fatti spostare”
“Ci sto provando. Non ci sono lavori disponibili”
Rita alzò lo sguardo su Dolohov e lo osservò intensamente per qualche secondo poi si rimise seduta dritta “Dicevo, parlando con Potter… ci sono degli argomenti che vorrei trattare”
“Tipo?”
“I Mangiamorte che hanno tradito”
Antonin incrociò le braccia a mo’ di difesa “E cosa vorresti sapere?”
“Karkaroff”
“Karkaroff è stato ucciso dall’Oscuro Signore” rispose Antonin “Ha cantato tutti i nomi che gli sono venuti in mente. Il mio compreso”
“Avete torturato insieme dei Babbani”
“Sì” annuì Antonin “È capitato fossimo assegnati alla stessa squadra”
“Era il tuo compagno più frequente?”
“Non direi” rispose Antonin alzando le spalle.
“Puoi dirmi come erano formate le coppie?”
“Dipende…”
“Da cosa?”
“Dalla presenza o meno dell’Oscuro Signore”
“Se era presente?”
“Stava con Bella”
“Come un’uscita romantica, per loro?”
Antonin rise “Se per te andare a torturare e uccidere persone può considerarsi un’uscita romantica…” lasciò la frase in sospeso e alzò le spalle.
“Rabastan e Rodolphus…” proseguì Antonin “Io spesso ero con Evan”
“Rosier?”
“Sì”
“Ma dipende…”
“E se l’Oscuro Signore non era presente?”
“Bella spesso stava con Rod” si grattò il mento “Oppure con me o con Rabastan”
“Non succedeva spesso stessi con Karkaroff”
“È senz’altro successo un paio di volte”
“Ti aspettavi il suo tradimento?”
“No e neanche l’Oscuro Signore, altrimenti non lo avrebbe lasciato entrare nel cerchio ristretto”
“Cosa mi dici di Regulus Black, invece?”
Antonin si afferrò gli avambracci con le mani come dovesse trattenersi dal muoversi “Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere”
“Era il cugino di Bellatrix”
“L’ha presentato lei all’Oscuro Signore”
“Era molto giovane quando è morto”
“Pensavamo… pensavamo fosse rimasto ucciso in missione, da un giorno all’altro è sparito nel nulla”
“E invece, voleva eliminare un pezzo di anima di quello che era stato il suo Padrone”
Antonin non rispose. Non riusciva neanche a guardare Rita in faccia.
“Hai mai avuto sentore non fosse convinto?”
Antonin scosse la testa “No, certo che no. Altrimenti lo avrei detto all’Oscuro Signore! Pensavo solo fosse preoccupato per Bella”
“Perché doveva essere preoccupato per sua cugina?”
“Perché non la conosceva” spiegò Antonin “Perché conosceva la Bellatrix dei salotti purosangue, quella che si presentava nell’alta società e non la Bellatrix Mangiamorte. Pensavo… pensavo si trattasse solo di quello”
“Hai qualche ricordo da condividere con me, Tony?”
“Evan… non so, non mi piace!”
Antonin aprì la porta del salotto di Villa Riddle; era molto in anticipo per la riunione e l’Oscuro Signore neanche era ancora presente nella Villa. Fece qualche passò all’interno del salotto poco illuminato e, seduti in due poltrone vicino al fuoco tremolante, c’erano Evan Rosier e Regulus Black. Stavano parlottando a bassa voce ma, quando Tony era entrato, Regulus si era zittito.
“Ah, Tony!” esclamò Evan facendogli gesto di avvicinarsi “Vieni che qui, il mio giovane cuginetto, è preoccupato”
Regulus lanciò un’occhiataccia a Evan, come se volesse intimargli di chiudere la bocca ma, Antonin bene lo sapeva, Rosier non chiudeva mai la bocca.
“Cosa ti preoccupa, Black?” chiese Antonin. Regulus era giovane e relativamente nuovo tra i ranghi dei Mangiamorte: doveva cercare di mantenere una certa autorità. Autorità che, chiaramente, ormai aveva perso con Rosier.
“Niente” borbottò Regulus “Cose di famiglia”
“Il Cerchio dei Mangiamorte è famiglia” puntualizzò Dolohov.
“Si tratta di Bellatrix” s’intromise Evan con un sorriso furbo “Dice che non la riconosce”
“In che senso?”
Regulus si mosse a disagio sulla poltrona “Quando… quando il Signore Oscuro è presente lei… lei… si degrada” pronunciò l’ultima parola con voce poco più alta di un sussurro “Lei è una Black!” aggiunse con più passione “Dovrebbe mantenere un certo… riguardo, portamento, invece…”
“Invece?” incalzò Antonin sedendosi svogliato su una delle poltrone libere. Evan sogghignava come se le sue orecchie non avessero mai sentito niente di più spassoso.
“Beh… ma non lo avete notato anche voi?”
“Che Bella con il Signore Oscuro si comporta come una cagna in calore che vuole essere montata?” chiese Evan con tono formale in contrasto con le parole sboccate che gli erano uscite dalla bocca. Regulus arrossì “Mia cugina non è così”
Antonin rise e scosse la testa “Tua cugina è esattamente così”
Regulus non sembrava convinto “L’Oscuro Signore…” proseguì titubante “Io non me lo aspettavo così…”
“Così come?”
“Spietato”
“Siamo Mangiamorte, Reg” disse Evan, all’improvviso serio “Stiamo combattendo per un mondo migliore, per preservare la magia. Dobbiamo essere spietati. Tutti noi. Non solo l’Oscuro Signore”
“Lui è spietato anche con noi!”
“Significa che ce lo meritiamo” rispose Antonin concentrandosi su Black. Quei discorsi non gli piacevano e, se l’Oscuro Signore li avesse trovati nella testa del giovane mago, non ne sarebbe stato di certo entusiasta.
Regulus si morse le labbra e rimase in silenzio “Bella…” si schiarì la voce “È sposata con Rodolphus”
Evan e Antonin si scambiarono uno sguardo divertito. Era esilarante vedere quel ragazzino entrare nel mondo dei grandi e rendersi conto che la vita era diversa da come gli era stata presentata in Casa Black.
“Rodolphus sa che Bella… a Bella… insomma, che lei…”
“Guarda che Bellatrix non si offende se dici che si vede che vorrebbe essere scopata dall’Oscuro Signore” lo interruppe Evan “Perdonami, te ne sei accorto tu che sei entrato nel Cerchio da qualche mese e credi non se ne sia accorto Rodolphus?”
Regulus sembrava imbarazzato. Come se una parte di lui non potesse trattenersi dal proseguire ma l’altra avrebbe voluto sotterrarsi piuttosto che farlo “Io non mi riferisco al sesso!” puntualizzò infine “Non capisco come sia possibile che una donna come Bella… che lei si sia innamorata di uno come lui”
“Come lui?” chiese Antonin
“Be’, ecco… insomma, lui… non la ricambia! Si vede che non la ricambia e poi… non è Purosangue”
Antonin raddrizzò la schiena e assottigliò lo sguardo “Come, prego?”
Regulus sembrò rimpicciolire sotto l’occhiataccia di Tony “Hai capito cosa voglio dire! L’Oscuro Signore è un leader straordinario, il più grande stregone che il Mondo Magico abbia mai visto ma…”
“Non finire la frase” lo bloccò Evan “Ti voglio bene, Regulus, e non voglio piangere la tua morte”
“Non ha importanza?”
“No” rispose Evan “Non ha nessuna importanza”
“Neanche per Bella?”
“Quando si tratta di Lui per Bella tutto perde d’importanza” rispose Antonin
“Lui non ricambia” insisté Regulus “Voglio bene a Bella e non voglio vederla soffrire”
“Che dolce il mio cuginetto”
Antonin sussultò e si volse; sull’ingresso c’era Bellatrix.
“Vedi perché Regulus è il mio preferito, Evan?” chiese gioiosa ancheggiando fino a dove sedevano loro “Perché si preoccupa per me, al contrario di te che sei sempre pronto ad affossarmi”
Evan le fece un ghigno “Regulus è solo ancora molto innocente, gli passerà”
“Perché credi io soffra, Reg?” chiese Bellatrix in modo sbadato sedendosi sul bracciolo della poltrona di Antonin. Si chinò su di lui e gli passò il braccio intorno alle spalle. Antonin scostò il viso nel tentativo di allontanarsi da lei. Detestava il modo in cui quella strega si divertiva a giocare con lui.
“Perché… Bella…” Regulus lanciò un’occhiata disperata a Evan che, dopo aver esitato per qualche secondo, decise di andare in suo soccorso.
“Perché, Bella, devi capire che non tutti sono abituati a vederti fare la puttana”
“La puttana?” sibilò Bella risentita
“Converrai con me che, il modo in cui ti comporti qui, non è proprio uguale al tuo modo di fare davanti a Walburga e Druella”
“Il fatto di non comportarmi come quelle due oche mi renderebbe puttana?” chiese Bellatrix con un sopracciglio alzato “Allora puttana e fiera di esserlo” concluse velenosa.
“Ma no, Bella” s’inserì di nuovo Regulus “Però tu sei una Black!”
“E quindi?” domandò Bellatrix con alterigia.
“E quindi da te ci si aspettano certe cose. Non che tu faccia l’amante di un… di uno che neanche ti considera! Non lo vedi, Bella? Non lo vedi come ti usa? Te e tutti quanti noi!”
“Cosa?” la voce di Bellatrix era bassa e Antonin l’afferrò per un braccio bloccandole i movimenti proprio poco prima che la sua mano volasse sulla bacchetta.
“Cazzo, Reg” Evan si era alzato in piedi e messo di fronte a Regulus “Ti sei rincretinito?”
“Qualcuno deve pur dirle che sta votando la sua vita a un uomo che non la vuole”
“Levati di torno” ordinò Antonin sempre tenendo stretta Bellatrix “Evan, porta via Black!”
Il crac della smaterializzazione venne coperto dai singhiozzi di Bella che invasero la stanza.
“Dai, Bella” provò a consolarla Antonin. Ormai ce l’aveva in braccio ed era impossibilitato a ogni movimento “Cosa vuoi che ne sappia tuo cugino”
“Ma ha ragione, Tony” sussurrò Bellatrix contro il collo dell’amico “Lo sai anche tu che ha ragione”
Antonin rimase in silenzio.
“Io lo amo”
“Dai, Bella” ripeté Antonin perché, davvero, non sapeva che altro dirle.
“Lo amo” Bellatrix lo disse di nuovo “Per lui farei qualsiasi cosa… e lui non vuole neanche sentirsi dire che io… che lo amo!”
Antonin le passò una mano sulla schiena nel tentativo di consolarla. Cos’altro poteva fare?
“Mi dispiace, Bella, non so che dirti”
“Lei lo amava” disse Rita “Lo amava davvero”
Antonin annuì.
“Ma lui no”
Antonin si strinse nelle spalle “Non credo sapesse cosa significhi amare”
“E Regulus Black…” Rita si passò la piuma verde acido sulle labbra “Si è reso conto di come, nonostante l’amore di Bellatrix, il Signore Oscuro la stesse usando”
Antonin fissò il suo sguardo su Rita. Forse sì. Forse era stato quello a far titubare Regulus, il fatto che si fosse reso conto che… che il Signore Oscuro non era in grado di amare. Neanche una donna come Bellatrix che per lui avrebbe fatto letteralmente ogni cosa. E forse aveva trovato la falla: Bella era così appassionata alla Causa eppure aveva votato la sua vita, il suo amore, la sua anima a un Mezzosangue.
“Cosa la rendeva diversa da Andromeda?” chiese Rita.
“Come?”
“Dico, cosa rendeva Bellatrix diversa dalla sorella Andromeda?”
“A parte il fatto che una fosse una Mangiamorte pluriomicida, dici?” chiese Antonin con tono faceto.
“A parte quello” annuì Rita sembrava seria “Innamorate entrambe di un non-Purosangue. Forse Regulus si sarà fatto la stessa domanda”.
Antonin rimase in silenzio perché, effettivamente, non sapeva cosa dire.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


“Credi l’abbia sempre presa in giro? Che ci abbia sempre presi in giro?” Rabastan se ne stava sdraiato sulla sua brandina e continuava a lanciare in aria una pallina di carta, il resto dei fogli di giornale erano abbandonati per terra.
“Suppongo dipenda da ciò che intendi”
“Non fare il filosofo, Tony. Non c’è molto da intendere”
“Lo conoscevi anche tu il Signore Oscuro, Rabastan” disse Antonin, scocciato “Cosa credevi? Che tenesse a noi? Ci torturava… ha ucciso Piton! Credeva gli fosse fedele e lo ha ucciso comunque, solo perché gli era di intralcio”
Tony chiuse gli occhi con un sospiro.
“Dov’è Piton?” chiese Bellatrix guardandosi intorno sospettosa “Perché quel pipistrello troppo cresciuto non è qui?”
Antonin sbuffò “Che vuoi che ti dica, Bella, nemmeno Alecto è qui… non penserai che anche lei sia una traditrice?”
“Per quel che mi riguarda, siete tutti dei traditori”
Lo sguardo di Bellatrix venne catturato dalla figura di Voldemort. Lui non aveva combattuto e ora era di fronte al falò, gli occhi fissi sul fuoco che scoppiettava. I Mangiamorte erano raggruppati intorno ma ben lontani dal punto in cui stava in piedi Voldemort, quasi come se non volessero avvicinarsi troppo al suo spazio vitale.
“Padrone” lo chiamò Bellatrix allontanandosi da Dolohov e avvicinandosi al Signore Oscuro “Dov’è Piton?” chiese senza mezzi termini “Perché non è qui? Io sono sicura che non ci si possa fidare di lui”
Antonin incrociò lo sguardo di Rabastan che alzò gli occhi al cielo esasperato. Certo che Bella quando ci si metteva sapeva essere più testarda di un mulo. L’attenzione di tutti i Mangiamorte era ora catalizzata su Bellatrix, a pochi passi da Voldemort, e su quest’ultimo che invece continuava a fissare il fuoco con insistenza, quasi come se non avesse sentito le parole della sua strega.
“Mio Signore…”
“Taci, Bella”
Bellatrix si morse le labbra e si guardò insofferente intorno, forse sperava che qualcuno dei suoi compagni arrivasse in suo soccorso e la supportasse nelle sue strampalate teorie su Piton. Nessuno, chiaramente, mosse neanche un muscolo per appoggiarla, anzi, si guardarono bene anche solo dallo alzare lo sguardo su di lei.
“Dolohov, Yaxley” chiamò Voldemort. Antonin si mosse seguito da Corban, per qualche motivo, aveva uno strano presentimento, sentiva dei brividi lungo la schiena che non volevano abbandonarlo “Setacciate i dintorni: Potter verrà da me, ne sono certo… non vorrei si perdesse, aiutatelo a trovare la retta via” disse sarcastico, poi si volse verso Bellatrix “Ti devo parlare”.
Gli occhi di Bellatrix si illuminarono “Certo, mio Signore, vi ascolto, sono qui”
Il Signore Oscuro la soppesò per qualche secondo “No, non qui. In privato. Seguimi”
Antonin osservò Bella e Voldemort allontanarsi e si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo mentre prendeva la direzione opposta con Yaxley.
“Certo, non mi sembra questo il momento di scopare” borbottò Yaxley mentre lasciavano dietro di loro il Cerchio dei Mangiamorte.
“Ma non scopano” rispose Antonin “Il Signore Oscuro ha altro per la testa”
“Mi domando come faccia ad avere altro per la testa con Bellatrix che gli si propone sempre…”
Dolohov alzò le spalle. Camminarono in silenzio per alcuni istanti, la bacchetta alta e pronta.
“Secondo te Potter verrà?” domandò Yaxley dopo diversi minuti di silenzio.
“Lui è sicuro di sì” rispose Antonin.
“Dici che potrebbe…” Yaxley si guardò intorno e abbassò il tono della voce drasticamente “… sbagliarsi?”
“Forse?” rispose Antonin con lo stesso tono “Fatto sta che deve schiattare, non abbiamo alternativa. Finché Potter vive la Resistenza avrà speranza”
Un rumore li fece sussultare all’improvviso.
“Cos’è stato?” chiese Yaxley alzando la bacchetta. Antonin gli fece segno di fare silenzio. Si sentivano delle voci attutite… possibile fosse Potter che parlava con i suoi amichetti?
“Padrone…”
Yaxley e Dolohov si scambiarono uno sguardo: il loro primo istinto fu quello di girare i tacchi e allontanarsi il più possibile di lì ma poi… annuirono e si mossero in direzione delle voci tentando di fare meno rumore possibile. Antonin non avrebbe saputo dire per quale motivo aveva la necessità di sentire Voldemort e Bellatrix parlare, semplicemente, la curiosità lo aveva travolto: cosa si dicevano quei due in privato?
“Bella, devi imparare a tenere la bocca chiusa” la riprese Voldemort, aveva un tono di voce scocciato e sibilante che difficilmente utilizzava con Bellatrix.
“Mio Signore, io mi preoccupo…”
“Ho tutto sotto controllo” la interruppe Voldemort “Non devi immischiarti, hai capito?”
“Ma Piton!”
“Non ti è mai venuto in mente che io non volessi attirare l’attenzione sulla sua assenza?”
Bellatrix rimase senza parole per alcuni istanti “E perché, mio Signore?” domandò, poi aggiunse risentita “Non ditemi che gli avete dato una missione! Mio Signore, io lo so che voi… che… che io… oh ma Piton! Piton, Padrone, ve lo posso giurare, trama qualcosa”
“Piton” disse Voldemort il tono di voce basso “Non è più un problema, ammesso e non concesso che lo sia mai stato”
Bellatrix rimase in silenzio, in viso un’espressione dubbiosa.
“L’ho ucciso”
Antonin vide Bellatrix sgranare gli occhi sorpresa; Yaxley tirò un colpo sul braccio di Dolohov, incredulo. Com’era possibile? Nei mesi passati Voldemort non aveva dato segni di non fidarsi di Piton. Perché aveva ucciso un suo Mangiamorte, così, senza motivo? Possibile che Bella, infine, fosse riuscita a persuaderlo della slealtà di Severus Piton?
“Ucciso, mio Signore?” chiese Bella, quasi spaventata di aver capito male.
“Sì, Bella. Ucciso. Che c’è, non dirmi che ora sei dispiaciuta?”
“No. Non dispiaciuta” Bella fece una pausa “Solo sorpresa”
“Che ti abbia dato retta?”
“Non lo avete fatto per me”
“E chi te lo dice?”
Bellatrix rimase in silenzio e Antonin la vide mordersi le labbra “Lo avete fatto per me, Padrone?”
“No”
Bellatrix rimase in attesa di una spiegazione che non arrivò.
“E perché allora, mio Signore, lo avete eliminato se credevate fosse un vostro servo fedele?”
“Perché ogni tanto sono costretto a fare scelte che non vorrei… la magia e il potere vengono prima di ogni cosa, per me, lo sai meglio di chiunque altro”
“Certo, Padrone” Bellatrix sembrava titubante “È per la bacchetta?”
“Sai essere perspicace quando vuoi, Bella” Voldemort sembrava sorpreso “Come l’hai capito?”
“Non siete stato voi a uccidere Silente” spiegò Bellatrix “Ma… mio Signore… Olivander diceva che è la bacchetta a scegliere il mago”
“E quindi? Diceva anche che la fedeltà si può vincere”
“È così…” Bella fece una pausa “Padrone, usate la vostra bacchetta”
“La bacchetta di Potter-”
“È stata spezzata” lo interruppe Bellatrix “Lo abbiamo verificato tramite il prior incantatio. Ho un brutto presentimento”
Antonin vide Voldemort avvicinarsi a Bellatrix e afferrarla con forza per i capelli. Bella si lasciò sfuggire un gemito “Devi imparare ad analizzare le situazioni con il cervello e non solo usare il tuo istinto, i tuoi… presentimenti…”
“Padrone!” mormorò Bella “E se la bacchetta non fosse mai stata di Piton? Magari neanche di Silente? Non possiamo sapere la fedeltà di quella bacchetta… ma della vostra… della vostra ne abbiamo certezza!”
“E cosa vorresti fare, Bellatrix?” sibilò Voldemort “Restituirmi la mia bacchetta e andare in giro senza?”
Bellatrix abbassò lo sguardo quasi imbarazzata.
“No…” Voldemort rise “Tu vorresti la Stecca della Morte, la bacchetta più potente… tu vorresti fare cambio con me”
“Padrone, non mi interessa quella bacchetta!”
“Sei come tutti gli altri”
“No! Mio Signore…”
Antonin fece segno a Yaxley di muoversi e andare via.
“L’ha ucciso!” esclamò Yaxley non appena furono lontani abbastanza da essere sicuri di non essere uditi “Non pensavo che lo avrebbe mai fatto”
Antonin rimase in silenzio. Non era particolarmente legato a Piton, anzi, eppure il fatto che il Signore Oscuro l’avesse ucciso senza un vero e proprio motivo lo turbava, in qualche modo.
“Ma poi scusa” proseguì Yaxley “Lui… lui ha dato la sua bacchetta a Bellatrix?”
“Così parrebbe” rispose Dolohov cercando di dare attenzione a Corban.
“Ma perché?” insisté Yaxley “La sua bacchetta, Tony!”
“Lui ha l’altra…”
“Dai, cazzo! Tu daresti la tua bacchetta a qualcuno?”
“Bella era senza” ragionò piano Antonin “Cosa se ne fa di Bellatrix senza bacchetta?”
“Cosa se ne fa di Lucius?”
Antonin si mise a ridere “Se pensi che Bellatrix e Lucius per lui siano sullo stesso livello non hai davvero capito nulla, Corban…”
“Tony, io mi sono fatto quattordici anni ad Azkaban per lui! Anzi, quindici! E ora sono qui a marcire per il resto dell’eternità. Per lui” sottolineò Rabastan.
Antonin sbuffò ritornando alla realtà e focalizzandosi di nuovo sul suo compagno di cella “Parli come Bellatrix…”
Perché è la verità!
“No, Rabastan. Tu non ti sei fatto quattordici anni ad Azkaban per lui. Tu hai fatto quattordici anni ad Azkaban per la Causa! Lui sapeva benissimo quale fosse la differenza”
“Be’, io invece non la so, va bene?”
Antonin sbatté le palpebre e si mise seduto buttando giù le gambe dalla brandina “La differenza è che noi lo seguivamo perché pensavamo fosse l’unica persona in grado di guidarci e ottenere ciò che volevamo: un mondo depurato dai sudici Sanguesporco, un mondo in cui noi maghi saremmo stati al potere. Che fosse lui o un altro Mago Oscuro… a noi non sarebbe cambiato nulla”
Rabastan rimase in silenzio, faceva solo volare la pallina sempre più in alto.
“Bella lo seguiva perché ne era innamorata e per lei era insostituibile”
La pallina scontrò il soffitto della cella e quel colpo le fece cambiare traiettoria. Rabastan mancò la presa e la pallina gli finì dentro l’occhio “Per Salazar!” esclamò rigirandosi sul letto con le mani sul viso. Antonin alzò gli occhi al cielo.
“Certo che sei cretino”
Rabastan si alzò e andò verso lo specchio che c’era nella cella per guardarsi l’occhio arrossato “Secondo te l’avrebbe uccisa?” chiese dopo qualche minuto di silenzio.
“Chi?”
“Bella. Se fosse stata di intralcio come Piton… l’avrebbe uccisa, così, su due piedi?”
Antonin fissò il viso di Rabastan riflesso nello specchio. L’avrebbe uccisa? Sapeva bene che Lord Voldemort non guardava in faccia a nessuno: la magia e il potere erano le uniche cose che per lui avevano importanza. Era sempre stato così e mai sarebbe potuto essere altrimenti. Ma l’urlo che aveva fatto alla morte di Bellatrix, la furia cieca che lo aveva preso… neanche per Nagini aveva reagito a quel modo. Per Nagini che aveva in sé un pezzo della sua anima. E le aveva dato la sua bacchetta. La sua bacchetta…
“Io… non lo so” rispose Antonin “Tu cosa ne pensi?”
“Che se avesse ucciso Bella gli avrei tagliato le palle”
Antonin scosse la testa: parlare di cose serie con Rabastan era inutile.
“Non credo” disse infine Antonin mentre uscivano dalla cella per avviarsi al refettorio. Sia Antonin che Mulciber erano stati sospesi dalla cucina e quindi al momento Antonin si ritrovava disoccupato. Non sapevano cosa fargli fare e ancora gli Auror non erano riusciti a prendere una decisione. Un’unica cosa era certa: non potevano starsene con le mani in mano, era mandatorio che i detenuti avessero un’occupazione e si rendessero in qualche modo utili.
“Credo avrebbe trovato un’altra soluzione. Non avrebbe ucciso Bella”
Rabastan rimase in silenzio per qualche secondo “Mi piacerebbe pensare che lui ricambiasse anche solo un centesimo di quello che lei provava per lui… ma… io non credo…”
“Credo fosse solo diverso il modo di esprimerlo” ragionò Antonin.
Rabastan scosse la testa “Comunque sai” disse per cambiare discorso “Penso dovremmo fondare un comitato” proseguì Rabastan sedendosi al tavolo con Lucius e Rodolphus “ATMOSFERA: Associazione per la Tutela dei Mangiamorte Oltremodo Smarriti, Furiosi E Ragionevolmente Afflitti”
Rodolphus alzò un sopracciglio in direzione del fratello più piccolo “Cosa stai farneticando, Rabastan?”
“No, ascoltatemi: ci meritiamo un’associazione che tuteli i nostri diritti. Insomma, ci siamo votati a un Mago Oscuro che ci avrebbe uccisi solo perché non gli venivamo più utili… e ora siamo ad Azkaban per lui – di nuovo – e lui si è fatto uccidere da un mago da quattro soldi…”
“La ricerca dei colpevoli per questa situazione, prevede guardarsi allo specchio” disse Rodolphus “Non mettere su associazioni inutili. Se siamo dei coglioni…”
“Se preferisci posso trovare un nome che comprenda anche coglioni…”
“Non è questo il punto”
“Ma sai che invece potrebbe essere una buona idea?” fece Lucius dopo qualche momento di silenzio “Tony con le sue interviste si è ingraziato l’opinione pubblica… e, obiettivamente, il Signore Oscuro era un abile manipolatore. Possiamo mettere su ATMOSFERA e far credere…”
“Oh, stai zitto Malfoy” sbottò Antonin “Te la sei già cavata una volta così, credi davvero che lo stesso piano possa funzionare due volte?”
“Non voglio marcire qua dentro”
“Ma anche fossimo fuori… cosa faremmo?” chiese Antonin. Era da qualche tempo che quella domanda continuava a martellargli in testa. Aveva votato praticamente tutta la sua vita al Signore Oscuro e alla Causa… cosa era senza di quello? Ammesso che uscisse da Azkaban… cosa poteva farne della sua vita?
“Vivere?” rispose Lucius “Ho un figlio, una moglie…”
“Tu che non hai marcito per quattordici anni ad Azkaban” interruppe Tony “Ma io… noi… cosa abbiamo?”
Nessuno rispose. Continuarono a mangiare in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri fino a quando non arrivò il momento delle visite e Tony si diresse verso la sala colloqui ancora pensieroso.
“Oh, buonasera, Tony”
“Buonasera, Rita” rispose Antonin cercando di concentrarsi sulla donna di fronte a lui. Rita Skeeter era, come sempre, vestita di verde acido, i boccoli biondi le ricadevano perfetti sulle spalle.
“Te la senti di riprendere da dove abbiamo interrotto l’altra volta?”
Antonin alzò un sopracciglio confuso.
“I Mangiamorte che hanno tradito Tu-Sai-Chi” si spiegò Rita riordinando gli appunti “Abbiamo parlato di Regulus… ma vorrei sapere di più di Severus Piton”
Piton” sibilò Antonin scuotendo la testa. Lui, come tutti gli altri, ci era cascato. Non aveva creduto a Bellatrix… a Bella che invece lo aveva inquadrato dal primo momento “Cosa vuoi sapere?”
“Potter dice che fino all’ultimo il Signore Oscuro era convinto della sua lealtà”
“È così” rispose Antonin con un’alzata di spalle “Piton ha ucciso Silente… sembrava a tutti una prova sufficiente… beh, a quasi tutti…
“Quasi?”
“Bellatrix” disse Antonin “Lei… a lei Piton non piaceva”
“Come mai?”
“Si… si ricordava che era stato innamorato di quella… Lily Evans… Potter…”
“E?”
“Diceva che non si perdona la persona che ti porta via chi si ama”
“È stato Piton a portare al Signore Oscuro la Profezia, vero?”
Antonin annuì.
“Che sonno!” sbottò Evan soffocando uno sbadiglio “Non capisco perché dobbiamo rimanere qui…”
“Il Signore Oscuro ha detto che vuole sempre qualcuno al Quartier Generale” rispose Dolohov sistemandosi meglio sulla poltrona.
“Sì, infatti c’ha sempre Bella, no?” chiese Evan insofferente “Tony, io ho una vita”
“Una vita che hai votato al Signore Oscuro” lo riprese Antonin “Vedi di crescere, Evan, non sei più un bambino”
“Ma come i bambini mi piace giocare col cibo” disse Evan “La Caccia al Babbano dell’altra sera è stata la migliore di sempre, torturarli dà una profonda soddisfazione. Il modo in cui urlano e si dibattono, proprio come dei porci…” Evan rise “Peccato che Bella sia sempre qualche punto avanti a me”
“Bellatrix è proprio portata, direi una vocazione”
“Beh, lui le ha insegnato le Arti Oscure di persona…” Evan sbadigliò di nuovo “Non possiamo fare una sortita al villaggio vicino, prendere un paio di Babbani e cruciarli? Almeno non sprechiamo la serata”
“Non sono gli ordini che ci ha dato il Signore Oscu-” Antonin si interruppe e girò il viso verso la porta del salotto “Hai sentito?” chiese alzandosi in piedi “È entrato qualcuno”
“Solo chi ha il Marchio può entrare” commentò Evan sempre più annoiato.
Antonin tirò fuori la bacchetta, era già a pochi metri dalla porta quando quella si aprì con uno schiocco.
“Devo parlare… parlare… con il Signore Oscuro!”
Antonin assottigliò lo sguardo cercando di mettere a fuoco la figura nera che stava piegata col fiato corto davanti a lui.
“Piton?” chiese Evan alzandosi in piedi e raggiungendo Dolohov “Che cosa ci fai qua?”
“Devo parlare con il Signore Oscuro! Io ho… ho sentito una cosa…”
“Cosa?” chiese Antonin guardingo “Cosa hai sentito?”
“È un’informazione che devo condividere direttamente con il Signore Oscuro!” esclamò Piton raddrizzandosi “Dov’è?”
“Da qualche parte a divertirsi con mia cugina mentre noi stiamo qua a fare la mu… OHI! Ma dove vai?” Evan si volse verso Antonin “Ma dove va quel coglione?”
Dolohov scosse la testa, alzò le spalle e si mise a rincorrere Piton su per le scale della villa che portavano agli appartamenti privati del Signore Oscuro “Piton! Torna qui!” sibilò Antonin ma quello ormai era già in cima alle scale “Piton!” ripeté ancora Antonin seguito da Evan.
“Non ho voglia di beccarmi una Cruciatus per colpa di Piton” commentò Rosier salendo i gradini a due alla volta “Quando lo prendo lo strozzo”
Evan e Antonin continuavano a rincorrere Piton ma lo raggiunsero quando era già davanti alla porta d’ingresso del Signore Oscuro.
“Non ti azzardare, Severus…” sibilò Evan. Troppo tardi, Piton aveva già abbassato la maniglia.
“Cosa devo fare, con te, Bella? Ti ostini a indugiare in sentimenti inappropriati…”
“Mio Signore, non sono cose che posso controllare! Non cambia nulla, io ve lo assicuro…”
Voldemort si volse di scatto verso l’ingresso, aveva arpionato il mento di Bellatrix con la mano destra, il viso solo a un palmo da quello di lei.
“Cosa succede?” domandò lasciando andare Bellatrix mentre Piton, Dolohov e Rosier entravano “Spero per voi che sia qualcosa d’importante perché, ve lo assicuro, non apprezzo essere disturbato quando ho espressamente chiesto di non essere interrotto”
“Mio Signore, perdonateci ma-”
“Padrone, ho sentito una cosa” interruppe Piton. Era pallido e non riusciva a mantenere lo sguardo del Signore Oscuro.
“Sentito una cosa?” ripeté Voldemort inclinando il capo di lato irritato “Mi hai disturbato per un pettegolezzo?”
“Oh, no mio Signore! Non un pettegolezzo!” esclamò Piton agitato “Una profezia. Ho sentito una profezia che vi… vi riguarda”
Voldemort rimase in silenzio per diversi secondi “E cosa dice questa profezia? Da chi è stata fatta?”
“Da… da… mio Signore… non l’ho capito chi fosse. La voce era strana, come in una trance… ma era presente Silente!”
“Silente?”
“Sì, mio Signore” fece una pausa “Forse dovremmo rimanere soli, mio Signore. La profezia è…”
“Parla” gli ordinò Voldemort “Non ho problemi a condividere informazioni con i miei Mangiamorte più fidati”
Piton fece un sospiro profondo “La Profezia diceva qualcosa come… come… Colui che ha il potere di
sconfiggere il Signore Oscuro si avvicina… nato da coloro che per tre volte gli hanno resistito, nato al
morire del settimo mese…”
Voldemort rimase in silenzio quasi come non avesse capito le parole di Piton. Antonin ed Evan erano raggelati e increduli.  
“Non dire scempiaggini, Piton!” esclamò Bellatrix agitata “Nessuno può sconfiggere il Signore Oscuro”
“Non sono io a dirlo. È una Profezia. Suppongo tu sappia cosa sono le Profezie, Lestrange, no?”
“Mi stai dando della stupida?”
“Silenzio” sibilò Voldemort per poi avvicinarsi a Piton che, istintivamente, indietreggiò. Voldemort sogghignò, con un gesto della bacchetta lo bloccò e poi legò i suoi occhi a quelli del Mangiamorte più giovane. Antonin capì subito che gli stava praticando la Legilimanzia.
“Sembra non esserci dubbio” commentò Voldemort, infine “La persona col potere di sconfiggermi… è nata alla fine di luglio… da persone che mi hanno sfidato tre volte…”
“Padrone” s’inserì Bellatrix, sembrava sconvolta “Non ha senso come Profezia… lasciate perdere”
“Lasciare perdere?” chiese Voldemort “Il tuo suggerimento è quello di fare finta di nulla? Rimanere così, in attesa?” la sua voce pulsava di ira “Cosa dici, tu, Antonin? Condividi le idee bislacche di Bellatrix?”
Antonin si sentì subito a disagio “Io… Padrone… ma siamo sicuri sia una profezia?”
“Non ci sono dubbi al riguardo. Il fatto è… che Piton è stato sbattuto fuori dal locale prima che potesse terminare di sentirla”
“Credo allora dovremmo concentrarci sul sentirla per intero” propose Antonin “Senza avere una chiara idea…”
Voldemort si volse infastidito. Sembrava non accettare nessun tipo di consiglio che non prevedesse andare a uccidere neonati.
“Vi viene in mente qualcuno?” interruppe Voldemort prendendo a passeggiare per la stanza irato “Qualcuno che possa essere un buon candidato come mia nemesi?”
“Ci sono i Paciock, mio Signore” disse Evan “I due Auror. Vi hanno sfidato tre volte e loro figlio è nato alla fine di luglio… lo so perché Augusta Paciock prende il tè con mia madre”
“I Potter” aggiunse Bellatrix dopo alcuni istanti di silenzio “Si sono sempre messi di mezzo e hanno avuto un marmocchio Mezzosangue proprio il 31 di luglio”
“Dove abitano i Potter?”
“Non saprei, Padrone. Ma non sarà un problema scoprirlo”
“NO!” urlò Piton.
Antonin sussultò e si volse verso Severus scioccato. Cosa stava facendo quel deficiente?
“Non i Potter, Padrone… vi prego…”
“Non i Potter?” chiese Voldemort voltandosi verso Piton gli si avvicinò e continuò a guardarlo fisso negli occhi “Come sarebbe a dire non i Potter?”
Piton sembrò rimpicciolire “Mio Signore io… io…”
Voldemort rise “Vorresti sbatterti la Sanguesporco Potter?”
Bellatrix finse un conato e poi rise.
“Non si tratta di… di sesso… Padrone… Lily… Lily è stata una buona amica con me. Non uccidetela, mio Signore! Lei… ne sono… innamorato…”
Voldemort si fece serio, i suoi lineamenti si fecero più duri “Hai visto, Bella? Un altro come te. Un altro che si lascia irretire da sentimenti dannosi e sbagliati. Inutili”
“Padrone…” mormorò Bella imbarazzata.
Antonin fece guizzare il suo sguardo da Bella al Signore Oscuro. Dunque era quello di cui stavano parlando quando avevano fatto irruzione?
“Cosa c’è? Mi ammorbi sempre con i tuoi sentimentalismi e adesso sei imbarazzata davanti ai tuoi tre compagni? Bisogna condividere tutto con il Cerchio. Piton è innamorato della Sanguesporco Potter… tu pensi di provare sentimenti per me, tuo Signore e Padrone…”
Antonin fissò Bellatrix. Aveva detto al Signore Oscuro di amarlo? Si era completamente rincitrullita?
“Amore” proseguì Voldemort disgustato “Non esiste nessun amore, Piton. Tantomeno per una schifosa Sanguesporco”
“Padrone!” Severus era agitato e Antonin ne fu impressionato. Non lo aveva mai visto così, lui che era sempre controllato e attento a non mostrare i propri sentimenti… doveva tenerci proprio a quella Lily per rischiare di indisporre ulteriormente il Signore Oscuro “Potrebbero essere i Paciock” disse Piton “Loro figlio è un Purosangue…”
“Mi occuperò anche dei Paciock” affermò Voldemort “Ma credo che i Potter debbano avere la priorità”
“Padrone…” Piton sembrava sul punto di mettersi a piangere.
“Basta così, Piton, se non vuoi che tu sia il primo a morire” lo interruppe Voldemort “Trovatemi gli indirizzi di questi maghi. Bisogna agire in fretta”
“Risparmiate Lily, Padrone!”  lo pregò Piton buttandosi in ginocchio “Non vi serve ucciderla! È il bambino il problema, non lei… Padrone… risparmiatela. Vi prego… farò qualsiasi cosa…”
Voldemort chinò il capo di lato, Antonin capì che era sorpreso… e come avrebbe potuto non esserlo? Gli aveva ordinato di tacere, di smetterla se non voleva morire, ma Piton insisteva… come se la propria morte non fosse nulla se comparata a quella di Lily Evans in Potter.
“Vuoi che la risparmi?”
“Sì”
“Posso uccidere Potter e il pargolo ma non lei?”
“Padrone, voi potete fare ciò che più vi aggrada… vi sto chiedendo un… un favore… un… vi prego”
“Anche se è Sanguesporco la desideri?”
Piton rimase in silenzio e arrossì.
“E sia” disse infine Voldemort “Cercherò di risparmiarla, Severus. Anche se sono persuaso che esistano donne più pure e degne delle tue attenzioni…”
“Senz’altro mio Signore… ma Lily…”
“Basta così. Non m’interessa” Voldemort si volse verso gli altri Mangiamorte “Voglio che mi troviate l’indirizzo di queste famiglie. Entrambe. Date la precedenza ai Potter. I Paciock verranno eliminati solo come sicurezza”
“Padrone…” era stata Bellatrix a parlare.
“No, Bella, taci. Esegui i miei ordini come gli altri. E ora lasciatemi”
Uscirono tutti e quattro dalla stanza ma, come furono fuori, Bella si scagliò su Piton puntandogli la bacchetta alla gola “Ti rendi conto cosa hai fatto?”
Piton si divincolò “Tu avresti fatto lo stesso! Si tratta di una minaccia…”
“Minaccia??? Non esiste minaccia per il Signore Oscuro!”
“Tu avresti fatto lo stesso”
“Io non avrei messo la vita di una Sanguesporco prima della sua…”
“Fatti gli affari tuoi, Lestrange”
“Che c’è?” chiese Bella con una vocina infantile “Ti dà fastidio che la si chiami Sanguesporco?” ridacchiò “È la più lurida delle puttane”
“Smettetela” Antonin si mise in mezzo “Non è questo il momento”
“Tony!”
“No, Bella. Il Signore Oscuro ci ha dato degli ordini. Dobbiamo eseguirli”
“Non mi fido di Piton… uno che mette prima la vita di una Babbana rispetto a quella del Signore Oscuro…”
“Per te è facile” sibilò Piton “Tu lo ami, non lo metti al primo posto perché sei fedele alla Causa… tu sei fedele a lui perché ti piace farti…”
Bellatrix agitò la bacchetta.
“HO DETTO BESTA!” sbottò Antonin mettendosi di nuovo in mezzo “Evan, cazzo, mi vuoi aiutare?”
“Piton, vieni con me. Andiamo dai Malfoy, magari sanno qualcosa dei Paciock”
Severus ed Evan si smaterializzarono.
“Bella…” chiamò Antonin.
“Non mi fido, Tony” disse Bella alzando lo sguardo sull’amico “Per proteggere quella sarebbe disposto a qualsiasi cosa”
“Dai, che cazzo, se la vuole scopare, è la sua amichetta d’infanzia… non fare la tragica Bella”
“No, Tony. Il suo sguardo non mente. È quello di un uomo innamorato. È quello di un traditore”
Rita si picchiettò il mento con la piuma.
“Sin da subito, dunque, aveva intuito”
“Forse perché il sentimento era lo stesso” ragionò Tony “Anche se diretto verso un’altra persona”
“Tu non hai mai dubitato di Severus?”
Antonin alzò le spalle “Anche io ero sorpreso di vederlo così… così espressivo. Piton è sempre stato uno schivo, ben attento a non condividere e, infatti, dopo quella volta… non è mai più successo si lasciasse andare a quel modo”
“Cosa hai pensato quando hai saputo che il Signore Oscuro lo aveva ucciso?”
Antonin alzò le spalle “Nulla. Cioè… ero sorpreso. Il Signore Oscuro puniva ma difficilmente uccideva i suoi sottoposti, a meno che non ci fosse di mezzo del tradimento”
“Nessuno era al sicuro”
“Nessuno” annuì Antonin, tranne Bellatrix, pensò distrattamente.
“Bene, Tony” disse Rita riponendo la penna prendi-appunti nella borsetta di coccodrillo “Con questo, direi che abbiamo concluso”
Antonin si raddrizzò “Concluso?”
“Sì, i nostri incontri” precisò Rita alzandosi poi in piedi “Ho tutto il materiale che mi occorre, gli articoli hanno fomentato il pubblico, il libro con tutti questi dettagliucci andrà a ruba”
Antonin rimase come paralizzato “Concluso?” ripeté come inebetito.
“Concluso. Finish. Caput” precisò Rita allegra “Ti manderò una copia stai tranquillo!”
Antonin sentì l’ansia prenderlo e scendergli sul cuore: come avrebbe passato il resto della sua esistenza? “Ma ho tanto altro da raccontare!” esclamò alzandosi in piedi a sua volta “Ci sono altre riunioni, altri dettagli… le aveva dato la sua bacchetta! Il Signore Oscuro! Aveva dato la sua bacchetta a Bellatrix…”
Rita si passò la lingua sulle labbra “Per ora non serve, semmai dovessi avere bisogno…”
“Non puoi lasciarmi così”
Gli occhi di Rita scintillarono “Oh, Tony! Ti sei affezionato a me?”
Antonin fece una smorfia. Non poteva pensare alla monotonia di Azkaban, al nulla che ne sarebbe conseguito “Fammi lavorare per te!” esclamò Dolohov proprio quando Rita era già alla porta “Posso… posso fare il reporter”
“Proprio un bel reporter” rise Rita “Chiuso in prigione”
“Appunto!” esclamò Antonin lasciandosi trasportare “Posso farti la cronaca di Azkaban, ci sono tanti dettagli, tante… tante cose che il pubblico fuori non può sapere sulla vita qui… sui Mangiamorte… sai che stiamo pensando di mettere su un comitato?”
“Un comitato?”
“Sì, ATMOSFERA: Associazione per la Tutela dei Mangiamorte Oltremodo Smarriti, Furiosi E Ragionevolmente Afflitti”
Rita scosse la testa “Questa cazzata l’ha sparata Rabastan, vero?” si aggiustò gli occhiali sul naso “Fammici pensare, Tony. Forse potrebbe non essere una cattiva idea…”
 
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Vorrei ringraziare Black Beauty, l’idea di ATMOSFERA è la sua. Per il resto, ci si vede presto col capitolo 10 (l’ultimo).
P.S. so che Piton è un po’ OOC ma ho anche pensato che aveva sui vent’anni, meno autocontrollo e soprattutto ancora fedele a Voldemort.
A presto, 
Clo

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Antonin si mise un po’ più comodo seduto sulla sedia, il quadernetto rosso con gli appunti aperto davanti a lui.
“Allora, pronto per questa intervista, Rodolphus?”
Rod si accarezzò la barba con aria poco convinta “Non so neanche io perché mi sto prestando a questa cosa”
“Dai, cerchiamo di rimanere seri. Professionali”
Rodolphus si strinse nelle spalle. Avrebbe dovuto farla Rabastan quella stramaledettissima intervista ma, proprio all’ultimo, si era sentito male e Rod iniziava a pensare che fosse stato tutto premeditato. D’altra parte, non se la sentiva proprio di lasciare – per usare un francesismo – Antonin con il culo per terra. Si meritava una chance di essere salvato dalle grinfie di Mulciber e dalla cucina.
“Quindi” Antonin si schiarì la voce “Dovessi scegliere un animale con cui identificarti, quale sarebbe?”
Rod alzò un sopracciglio “Ma te le sei anche preparate queste domande?”
“Hai paura di rispondere? Forse perché ti senti una puffola pigmea?”
Rodolphus arrossì impermalito e gli venne voglia di tirargli un pugno in faccia “Un ippogrifo”
“Un animale fiero, al quale bisogna inchinarsi prima di poterlo approcciare” Antonin sorrise “Anche tu ti senti così? Bisogna inchinarsi prima di avvinarsi a te?”
“Dipende dalla persona che si avvicina”
“Perché io ricordo che ti inchinavi…”
Rodolphus storse la bocca “Tutti si inchinavano al Signore Oscuro”
“E com’è per un ippogrifo inchinarsi a qualcuno?”
Umiliante” sibilò tra i denti, interrompendo il contatto visivo con Antonin “Ma lui… era beh… lui
“Ci torneremo in seguito” annuì Antonin “Sei conosciuto come Rodolphus Lestrange, il cuckold, ti identifichi in questo soprannome?”
Rodolphus quasi si strozzò con la saliva. Cosa stava dicendo quel coglione di Dolohov?
“E chi mi conoscerebbe così, scusami?”
“Mah… nel Cerchio dei Mangiamorte…”
“Chi te l’ha detto?”
“Non c’è bisogno di scaldarsi tanto, Rod” rispose Antonin raddrizzando la schiena “Anzi, è una domanda piuttosto semplice. Ti identifichi?”
“NO!” sbottò Rodolphus “Io… no!”
“Non hai mai guardato tua moglie fare sesso con altri uomini?”
Altri uomini?” ripeté Rod “Parli al plurale ma sono abbastanza sicuro tu ti riferisca solo a uno”
“A chi?”
“Non prendermi per il culo, Tony”
“Il Signore Oscuro?”
“No, Albus Silente, guarda”
Antonin strinse le labbra “Devo prenderlo come un no?”
“Credi il Signore Oscuro mi avrebbe permesso di guardarlo mentre scopa?”
“Se te l’avesse permesso tu avresti accettato?”
“Antonin queste domande non mi piacciono”
Dolohov sorrise accondiscendente “Va bene… lasciamo all’interpretazione dei lettori allora”
“Ti ritieni un uomo permaloso, Rodolphus?”
“Abbastanza”
“Dimmi un tuo difetto e un tuo pregio”
“Un difetto… proprio l’essere permaloso, forse”
“Non credi di essere noioso?”
Rodolphus lo ignorò, si stava irritando ogni momento di più e si stava pentendo di aver accettato quella farsa. Lucius, ecco chi ci doveva essere seduto lì a sentirsi porre quelle domande disgustose, che animale ti senti? Un pavone. Ecco…
“E il pregio?”
“Pregio… sono fedele”
“Fedele… alla moglie?”
“Sono divorziato ma sono rimasto fedele per tutta la durata del nostro – infelice – matrimonio”
“Ti sei pentito?”
“Di cosa?”
“Di aver sposato Bellatrix e di esserle stato fedele per tutta la durata del matrimonio”
“No, non mi pento di niente” Rodolphus si passò la lingua sulle labbra. Parlare di Bella gli provocava dolore, fastidio. Una parte di lui era ancora incredibilmente legata a lei, non riusciva a credere fosse morta. Un’altra parte di lui… godeva nel sapere che quella strega non ci fosse più, che non poteva più torturarlo… che era da qualche parte lontana, sempre col suo amato Padrone…
“Hai definito il tuo matrimonio con Bellatrix ‘infelice’. Come mai?”
“Lo sai benissimo come mai”
“Io, forse, posso immaginarlo. Ma vorrei sapere la tua opinione, Rodolphus. Conoscere le tue sensazioni, le tue emozioni… i lettori non vogliono supposizioni, vogliono certezze”
“Sì, ho capito” lo interruppe Rod incrociando le braccia “Infelice perché lei amava un altro”
“Sei sempre molto vago. Ti costa fatica, dolore, ammettere che lei fosse innamorata del Signore Oscuro?”
“Assolutamente no. Ha smesso di interessarmi da diversi anni”
Antonin rimase a fissarlo con un’espressione divertita “E quindi…?”
“Infelice perché lei amava il Signore Oscuro”
“Il tuo capo, per così dire”
“Per così dire”
“Come ha influito il fatto che il Signore Oscuro si scopasse tua moglie sul tuo rapporto con lui?”
“Non ha influito” Rodolphus chiuse gli occhi cercando di riacquistare calma e compostezza. Non poteva credere di essersi infilato in una situazione di quel tipo. Chi avrebbe letto quell’intervista? Non si sarebbe mai più fatto vedere in giro. Anche se… considerando che aveva un ergastolo da scontare ad Azkaban…
“In effetti, quando è caduto nel 1981, hai accompagnato tua moglie a torturare i Paciock in cerca di informazioni”
“Esatto”
“Com’è stato?”
“Era… be’, Tony, lo sai anche tu. Non era un periodo facile”
“Perché no?”
Gli scoccò un’occhiataccia “Il Signore Oscuro era scomparso nel nulla, gli Auror stavano catturando i nostri compagni… ci siamo trovati di fronte a un bivio: rinnegare il Signore Oscuro, tutto ciò in cui credevamo, la Causa… oppure mantenerci saldi, soldati fieri…”
“Hai scelto la seconda… anche se implicava andare a cercare l’amante di tua moglie. Perché?”
“Come ho detto prima… sono una persona fedele”
“Fedele anche al capo, dunque, non solo alla moglie”
“Fedele in generale, a chiunque abbia prestato giuramento. Il Marchio ci lega… ci legava al Signore Oscuro. Non è qualcosa che si possa eliminare. Io non sono fatto così”
“Ora come ti senti? Credi di averlo eliminato?”
“Credo non abbia più importanza. È morto” Rodolphus, inspiegabilmente, si sentì nascere un nodo alla gola. Forse non aveva mai davvero capito cosa implicasse la morte del Signore Oscuro fino a quel momento. Insieme a lui, non solo se ne era andata Bella, ma anche il giuramento di fedeltà, il suo… il suo essere Mangiamorte. Tutto ciò che aveva fatto nella sua vita, aveva smesso di avere importanza. In un attimo, anni di sofferenze, erano stati eliminati da un ragazzino appena maggiorenne. Senza rendersene conto si afferrò l’avambraccio sinistro con la mano destra.
“Credi di aver ottenuto tutto quello che meritavi, come Mangiamorte? Ti aspettavi di più dopo essere stato ad Azkaban per esserlo andato a cercare?”
“Chiunque abbia avuto a che fare con il Signore Oscuro sa come non… non abbia senso aspettarsi qualcosa da lui. Era un uomo… narcisista. Centrato solo su sé stesso. Le cose a lui erano sempre e solo dovute…”
“Quindi sei soddisfatto?”
“Non ho detto questo” le parole lasciarono la bocca di Rod prima che lui potesse controllarle. No, non era soddisfatto. Aveva buttato all’aria tutta la sua vita per il Signore Oscuro e lui… lui non aveva detto neanche grazie. No, si era preso Bella e basta “Sai anche tu come… come noi valessimo niente per lui. Tutti noi eravamo nulla… tutti, tranne Bella”
“Cosa credi avesse lei che tu non avevi? Avresti potuto essere tu, il prediletto?”
Rodolphus si mise a ridere “Se lui fosse stato un frocio, forse…
“Tu lo sei?”
“Cosa?”
“Frocio. Hai detto che se lui fosse stato frocio… interessato agli uomini…” si corresse Antonin, cercando di virare su parole più politically correct. Rita era stata chiara: doveva mantenersi il più possibile neutro, avrebbe mantenuto il frocio di Rodolphus ma eliminato il suo “Avresti avuto le stesse possibilità di Bella. Implica che, nel caso il Signore Oscuro fosse stato interessato, tu ci saresti stato. La mia deduzione è corretta?”
Rodolphus batté le palpebre per qualche secondo, come se non avesse capito fino in fondo di cosa diamine stesse parlando quel coglione del suo amico Antonin.
“Devo ripetere la domanda…?”
“No” Rod scosse il capo “Non mi interessano gli uomini. Mi sono espresso male”
“Non sei mai stato con un uomo, quindi?”
“No”
“Sicuro?”
“Sì, cazzo, Tony! Mi hai preso per deficiente?”
“No, scusa, chiedevo” Antonin alzò le mani come per discolparsi “Tornando a Bella… credi davvero che ciò che la differenziasse da te… da noi… fosse il fatto che lei… insomma, se lo scopava?”
Rodolphus si mosse sulla sedia a disagio.
No.
Non pensava quello fosse il motivo e non gli andava di sminuire così Bella: non lo meritava, nonostante tutto. Anche se… “Sicuramente, il fatto di andarci a letto insieme, le permetteva di avvicinarsi a lui come nessuno di noi poteva permettersi di fare. D’altro canto, il fatto che lui le abbia… concesso tanto… è perché… Bella era speciale. Una strega fuori dall’ordinario, una confidente attenta, una luogotenente spietata”
“Quindi a te cosa è mancato?”
“La sua abilità… e il fatto di non potermi avvicinare a lui nello stesso modo in cui era concesso a lei”
“Se potessi parlare con Bella ora, in questo momento, cosa le diresti?”
Rodolphus affondò il viso tra le mani. Non voleva pensare a Bellatrix… a cose le avrebbe detto fosse stata lì. Era qualcosa di…di…
“Non lo so, Tony” disse infine, riemergendo dai suoi pensieri e togliendo le mani dal viso “Non so cosa le direi. Forse che il suo amato Padrone non è così perfetto come credeva”
“Vorresti ferirla, insomma”
“Il nostro rapporto era così”
“E se potessi parlare con il Signore Oscuro?”
“Gli direi che una come Bella lui non se la merita…” ridacchiò “Se mi assicuri che lui non possa farmi nulla. Altrimenti, come sempre, un inchino e Occlumanzia”
“Diplomatico, allora, oltre che fedele”
“Se lo dici tu…”
“Il tuo matrimonio con Bellatrix è stato considerato da tutti come il matrimonio dell’anno. Sembravate una coppia perfetta… ti è dispiaciuto non avere figli?”
Rodolphus incassò quella domanda come un pugno in pieno stomaco. Per anni era stato devastato all’idea di non essere diventato padre, di non essere stato in grado di portare avanti il cognome dei Lestrange dopo secoli e secoli… aveva deluso tutti…
“Sì” rispose Rod, senza quasi muovere la bocca “Certo che mi è dispiaciuto”
“Come mai?”
“Parte della Causa è… portare avanti il sangue, il cognome. Mi sento come se avessi combattuto per nulla, come se tutto quello che ho fatto… sia stato perso dal momento che non ho una discendenza. Il cognome dei Lestrange, qui nel Regno Unito, terminerà con me e Rabastan”
“Quanto peso credi abbia avuto il Signore Oscuro in tutto ciò?”
“Direi un buon 80%” rispose senza esitazione Rodolphus “Forse anche di più”
“Credi che lui avesse vietato a Bella di avere figli… con te?”
Rodolphus inspirò profondamente e scosse la testa “Dubito gliel’abbia vietato in modo… esplicito. Le avrà detto che se rimaneva incinta non avrebbe più potuto combattere… stargli vicino… e Bella… Bella figurati… piuttosto che stargli lontano si sarebbe tagliata un braccio”
“Quindi pensi che… se il Signore Oscuro non fosse mai esistito, Bellatrix ti avrebbe dato dei figli?”
“Credo… credo si sarebbe lasciata influenzare più da me, dalla sua famiglia… dalle aspettative che la società purosangue aveva su di lei in quanto donna”
“Come avresti chiamato un figlio?”
“Avremmo seguito la tradizione dei Black, avremmo dato il nome di una stella o di una costellazione” faceva male ritornare con la mente lì, all’inizio della sua storia con Bellatrix, quando ancora aveva speranze… speranze sul loro futuro insieme, su una vita insieme, una famiglia…
“Il Signore Oscuro era un Mezzosangue”
Rodolphus fissò Antonin negli occhi senza dire nulla.
“Non dici nulla?”
“Non mi hai posto nessuna domanda” rispose Rodolphus “Hai solo fatto una constatazione”
“Come ti fa sentire l’idea di aver servito un Mezzosangue?”
“A te come fa sentire, Tony?”
“Sono io a fare le domande, qui, Rod. Tu sei l’intervistato”
“Non ci ho mai pensato. Non era importante: il Signore Oscuro era un mago… potente. Erede di Salazar Serpeverde…”
“Di Salazar Serpeverde e di un Babbano”
Rodolphus abbassò il capo “Non so cosa dirti, davvero. Quando vedevo il Signore Oscuro vedevo uno stregone che trascendeva dallo status di sangue”
“Credi ci abbia fatto il lavaggio del cervello?”
“Forse”
“Lo hai mai rinfacciato a Bellatrix? Il fatto che stava tradendo il marito Purosangue con un mago Mezzosangue”
“Potrebbe… essere capitato…”
“E lei?”
Rodolphus scosse la testa. Quante volte aveva litigato con Bellatrix? Un conto era seguirlo perché era un mago potente, perché leader carismatico, generale attento in grado di guidare una Rivoluzione… un conto era farsi scopare da lui, amarlo come si ama un uomo…
“A lei non importava. Quando si trattava di lui… ma lo sai meglio di me, Bella era sua al 100%. Ogni grammo di anima, ogni centimetro di pelle, ogni fibra del cuore, ogni lembo di pensiero… era per lui”
Antonin abbassò il suo sguardo sul quaderno senza replicare nulla. Rodolphus aveva ragione, conosceva Bellatrix…
“C’è qualcuno a cui devi delle scuse?”
“No” rispose Rodolphus sicuro, senza nessuna esitazione.
“Neanche Neville Paciock, il figlio di Alice e Frank, che hai spedito al San Mungo in seguito ai postumi della Maledizione Cruciatus?”
“Non mi pento di quello che ho fatto in passato”
“Tornando indietro quindi lo rifaresti?”
“Non mi riguardano queste cose”
“Sì o no?”
“Sapendo come va a finire… no”
“Ma non sei pentito”
“All’epoca, mi sembrava la scelta più giusta”
“E oggi? Oggi ti sembra la scelta giusta?”
“Oggi ha smesso di avere importanza”
“C’è qualcuno che ti deve delle scuse?”
“Bellatrix” rispose Rodolphus “Ma ormai è troppo tardi”
“Fosse qui credi te le farebbe”
Rodolphus scoppiò a ridere “No, la conosci… conoscevi… anche tu. Lei non chiede scusa”
Antonin annuì e chiuse il suo quadernino rosso “Grazie”
“Finito?” domandò Rodolphus rilassando le spalle.
“Finito” annuì Antonin alzandosi in piedi e stiracchiandosi “Cosa ne pensi?”
“Che sei uno stronzo. Ti sembrano domande da fare?”
“L’intervista la deve valutare Rita Skeeter!” si difese Antonin “Mica posso portarle cose… prive di attrattiva”
Rodolphus fece schioccare la lingua sui denti “Spero che almeno questa farsa ne sia valsa la pena…”
 
*
 
“Allora?” domandò Antonin trepidante. La sua gamba continuava a muoversi sotto al tavolo e a malapena riusciva a tenere ferme le mani.
“Davvero nel Cerchio dei Mangiamorte Rodolphus è conosciuto come cuckold?”
Antonin si morse le labbra alzando le spalle “Ma sì… voci di corridoio di anni fa… sai, quando sei sposato e tua moglie è risaputo che se la fa con un altro e tu non fai niente…
Interessante” Rita ridacchiò “Avrei insistito un pochettino di più su questo punto” Rita continuò a leggere l’intervista fatta da Dolohov, gli occhi le luccicavano. Non c’era male, certo, si capiva che Antonin Dolohov non fosse un esperto giornalista ma aveva del potenziale… senza contare che, era evidente, riusciva a toccare tasti critici proprio perché aveva un rapporto con la persona seduta di fronte a lui.
“I miei complimenti, Tony” disse infine, chiudendo il quadernetto rosso sul quale Antonin aveva scritto l’intervista “Non è affatto male, non perfetta ma un buon punto di partenza con margine di miglioramento” Rita si sistemò gli occhiali “Ti sei divertito?”
“Più del previsto” ammise Antonin rilassandosi sulla sedia, aveva temuto una critica spietata da parte di Rita… invece… “Quindi? Mi assumi?”
Rita distolse lo sguardo e lo riportò sull’intervista. I lettori sarebbero impazziti, ben lo sapeva.
“Non so…” disse, giusto per il gusto di tormentare un pochetto il buon Tony.
“Mi hai fatto i complimenti!” ribatté Tony, all’improvviso agitandosi di nuovo, “Perché ora hai dubbi?”
“L’intervista è buona” rispose Rita “Non so se è il genere che interessa ai lettori”
“Troppo gossip?”
Rita si trattenne dallo scoppiare a ridere. È vero, lei avrebbe insistito di più su alcuni punti, Tony lasciava andare la presa proprio quando la situazione diventava succulenta ma, d’altra parte, era proprio quello a rendere l’intervista perfetta, bilanciata e senza bisogno di grande editing.
“Ma no, ma no… forse dovremo censurare qualche parolina…”
“Sì, lo so, frocio non si usa…”
“Ecco”
“Farò più attenzione”
Rimasero in silenzio a fissarsi per qualche secondo. Antonin rigido, la gamba che ballava di nuovo sotto al tavolo, Rita con un sopracciglio alzato e un ghigno a incurvargli le labbra rosse. Si stava divertendo più del previsto a torturare così Antonin Dolohov.
“E sia” disse Rita dopo quasi un minuto “Puoi dire agli Auror che il tuo nuovo lavoro ad Azkaban sarà quello di fare il reporter per me. Continuerai con questo genere di interviste… ovviamente voglio sentire tutti i Mangiamorte, credo che ognuno di voi abbia una bella storia da raccontare”
Antonin si aprì in un sorriso raggiante. Si sarebbe divertito da matti a intervistare Mulciber…
“Poi vorrei un’intervista anche a Scabior… il Ghermidore…
Antonin fece una smorfia “I Ghermidori sono nullità!”
“Oh, Tony, non discutere con me. Tu potrai sapere cosa differenzia un Ghermidore da un Mangiamorte ma chi è fuori, no. Quindi abbiamo bisogno di risposte. E ti voglio neutro, su questo punto”
Antonin incassò il colpo e annuì.
“Quando avrai finito con tutto ciò… vedremo come proseguire. Potremmo anche aprire una posta indirizzata a te… ma, sì, vedremo”
Rita si alzò e Antonin la imitò.
“Ah, quasi dimenticavo” disse Rita battendosi una mano sulla fronte per poi chinarsi sulla sua borsetta in pelle di coccodrillo per estrarne un libro.
“È uscito ieri ed è già best seller. Ha superato quello su Albus Silente…”
Antonin afferrò il tomo che Rita gli stava porgendo “Questa copia è tua, te la regalo”
Sulla copertina svettava una sua foto che non ricordava fosse mai stata scattata, più in alto, a lettere argentate svettava il titolo: Vita e Segreti di un Buon Mangiamorte.
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Finalmente ho trovato il tempo per finire questa storia. Ringrazio tutte le persone che mi hanno seguita in quest’avventura, sia chi ha trovato il tempo per lasciare una recensione, sia chi mi ha seguita silenziosamente… grazie davvero a tutti!
L’intervista di Antonin a Rodolphus è – chiaramente – ispirata alle interviste che fa Francesca Fagnani durante Belve.
Dedico questo capitolo a Black Beauty perché Rod cuckold (con cuckold si intende un uomo che si eccita a vedere la moglie fare sesso con altri uomini) è un argomento del quale abbiamo discusso ampiamente insieme e quindi l’idea nasce grazie a lei.
 
A presto e grazie ancora,
Clo

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