L'amore è strano come un melograno

di Nao Yoshikawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il filtro d'amore di Kisuke Urahara ***
Capitolo 2: *** Un'epidemia d'amore scoppia alla Soul Society ***
Capitolo 3: *** Il rapimento di Ichigo ***
Capitolo 4: *** Tutto è lecito in guerra e in amore (finché qualcuno non si fa male) ***
Capitolo 5: *** La sottile linea tra amore autentico e amore indotto ***
Capitolo 6: *** Il coraggio del settimo seggio Hanataro Yamada ***
Capitolo 7: *** Tutto è bene quel che finisce bene ***



Capitolo 1
*** Il filtro d'amore di Kisuke Urahara ***


Il filtro d'amore di Kisuke Urahara
 
Fare una gita nel mondo degli umani era sempre la soluzione migliore per i problemi, così gli aveva detto Rangiku. Yumichika però non si sentiva affatto meglio e a poco erano valsi lo shopping e il gelato.
Soffriva per amore! Cosa poteva farci? Che colpa ne aveva se lui, una creatura bellissima e affascinante, si era innamorato del più imbecille degli Shinigami?
«Dai, Yumichika. Non fare quella faccia» gli disse Rangiku, mentre seduta e con le gambe accavallate gustava la sua granita alla fragola.
«Che faccia? Questa è la mia bellissima faccia. E comunque anche tu saresti depressa se fossi innamorata di un cretino che è interessato solo al combattimento. Stupido Ikkaku, non lo sopporto.»
Fra tutti gli uomini, proprio di lui doveva innamorarsi. Chiunque avrebbe fatto a botte per stare con lui, il quinto seggio dell’Undicesima compagnia. Bello, affascinante e con un grande stile. E invece Ikkaku nemmeno lo guardava, a lui interessava solo diventare più forte, fare a mazzate e allenarsi, non necessariamente in quest’ordine.
«Ma tu gliel’hai detto? Forse lui non crede di piacerti» disse Rangiku.
«E cosa dovrei fargli, un disegnino forse? Ho provato in tutti i modi a farglielo capire. Ma figurati se mi guarda. Cioè, non guarda me, ti rendi conto? Non è giusto. Io sono il più bello, il più affascinante e il più elegante. Oh» Yumichika si lasciò andare ad un sospiro. «Certo sarebbe bello se esistesse un incantesimo in grado di controllare l’amore.»
«Non saprei. Quell’amore non sarebbe autentico, no?»
Rangiku si stiracchiò, sazia della sua granita. Beh, comunque era inutile starne a parlare, non esisteva niente di così potente da controllare l’amore.
Dopo la loro pausa, i due amici fecero una capatina all’emporio Urahara, lì Rangiku trovava sempre dei gingilli interessanti. Quando arrivarono si accorsero del grande caos e disordine e capirono ben presto perché: Urahara stava per andare in vacanza, quindi si stava dedicando agli ultimi preparativi.
«Non mi aspettavo una vostra visita. Vogliate scusare il disordine. Gradite del tè?» domandò Kisuke, sventolando il ventaglio.
«Mh, no grazie. Fa troppo caldo per il té. Avanti, mostrami la mercanzia, ti è arrivato niente di interessante?» chiese Rangiku.
Yumichika sospirò, stanco. No, non era di buon umore e tornato alla Soul Society sarebbe stato peggio.
Lì in negozio era il caos. Più che preparativi per un viaggio, Urahara sembrava starsi trasferendo.
Yumichika si spostò per seguirli e cercò di non inciampare. Ma finì comunque per cadere a causa di una scatola che era stata lasciata proprio lì in mezzo al corridoio.
«Mmmh, ora basta!» gridò. «Polvere ovunque, disordine! Il mio bellissimo viso è coperto di polvere.»
«Oh, perdonatemi. Ma a che ci sono sto anche buttando via ciò che non mi serve» si scusò Kisuke, il quale sembrava molto più divertito che dispiaciuto.
Yumichika si sollevò sulle ginocchia e così il suo sguardo finì sulla scatola aperta. Non c’era niente di nota, eccezion fatta per una boccetta contenente un liquido viola, glitterato d’oro. Davvero elegante, una delizia per gli occhi.
«Cos’è questa cosa?» domandò prendendo in mano la boccetta, pesante e in vetro. Kisuke strabuzzò gli occhi.
«Umh, quella? Ma tu pensa, erano anni che non la vedevo, pensava di averla distrutta. Quello è semplicemente un filtro molto pericoloso che ho creato ai tempi in cui ero a capo del Dipartimento di ricerca e sviluppo. Uno dei miei primissimi esperimenti a dire il vero, ma ho lasciato perdere quasi subito.»
Rangiku, a braccia conserte, si mostrò interessata.
«E a cosa serve?»
«Beh, il liquido contenuto lì dentro è formato da Ossicitina, Noradrenalina e Dopamina all’ennesima potenza. O quanto meno, delle imitazioni di quest’ultimi che ho creato appositamente in laboratorio. Sono conosciuti anche come ormoni dell’amore. Una volta fuori dalla boccetta, il liquido si trasforma in vapore e se lo respiri, beh… ti innamori della prima persona che guardi negli occhi. Non so come mi sia venuta in mente un’idea del genere, ma ero giovane e... beh…»
Kisuke si rese conto di aver parlato un po’ troppo. Non era saggio dare tante informazioni del genere su quel filtro.
A Yumichika brillarono gli occhi. Doveva essere destino, perché era proprio ciò che aveva desiderato appena mezz’ora prima.
«Non ho capito una parola di quello che hai detto. Ma se fa innamorare le persone ad un solo sguardo, allora fa proprio al caso mio.»
Kisuke fu ben più veloce di lui e afferrò la boccetta, rubandogliela dalle mani.
«Oh, no, no. Questo non è proprio possibile. Vedi, non l’ho mai sperimentata su nessuno proprio perché temo le reazioni. Insomma, l’amore rende folli e questo filtro è pericoloso. Però ha un buon odore di essenza di melograno. Per dare un effetto più afrodisiaco, sai com’è» ammise, senza riuscire a nascondere una punta di soddisfazione. Yumichika gonfiò le guance, irritato. E no. Non si sarebbe fatto soffiare dalle mani l’unica occasione che aveva per conquistare il cuore di Ikkaku. Certo, gli sembrava un po’ strano che Kisuke Urahara non avesse mai distrutto quella strana pozione magica per tutti quegli anni, ma comunque non era affar suo.
Kisuke riposò la boccetta al sicuro in un’altra stanza e chiuse a chiave. Oh, seriamente? Pensava bastasse così poco per tenerlo lontano?
«Prego, mi segua signorina Rangiku» disse poi.
«E va bene. Tu non vieni, Yumichika?»
«Sì, ma… prima dovrei andare al bagno» mentì. Non gli era venuto in mente nulla di più elegante da dire, ma almeno come scusa funzionò. Rimasto solo, si tolse una forcina dai capelli. Lo aveva visto fare in un film, una roba da umani.
«Caro Kisuke Urahara, dovresti prestare più attenzione. Così sembra quasi che tu voglia servirmela fu un piatto d’argento!»
In effetti era un po’ troppo facile. Ma chi se ne importava, la soluzione ai suoi problemi era lì a portata di mano!
Dopo aver armeggiato un po’ con la serratura, riuscì ad aprire la porta: la boccetta se ne stava lì posata su uno scaffale. L’afferrò, nascondendola e facendo attenzione a non romperla.
«Tu vieni a casa con me, boccettina. Non farò male a nessuno, io voglio solo essere ricambiato. Cosa vuoi che accada? Farò attenzione.»
 
 
Una volta tornato alla Soul Society, Yumichika dovette pensare ad un modo poco losco per usare quel filtro dal colore stiloso. Non poteva farla bere a Ikkaku, vista la peculiarità del liquido a trasformarsi in vapore una volta riversata (molto comodo, doveva dire). E poi doveva essere certo che fosse lui la prima persona che avrebbe visto immediatamente dopo.
Era però già notte e Ikkaku si era appisolato: dormivano nella stessa camera, il che rendeva tutto ancora più difficile, visto che quella testa calva non si decideva a saltargli addosso.
«Sono stanco morto. Mentre tu te ne andavi in giro a fare chissà cosa nel mondo degli umani, io stavo qui ad allenarmi fino a sputare sangue» borbottò Ikkaku, con gli occhi chiusi e sul futon.
Yumichika gli dava le spalle e si rigirava tra le mani la boccetta. Forse era meglio aspettare che si addormentasse.
«Non è colpa mia se dovresti rivedere le tue priorità. Almeno ti sono mancato? Eh? Ikkaku?»
E ti pareva. Ikkaku stava già russando, proprio al momento meno opportuno, come al solito.
Yumichika si avvicinò con un sospiro. L’amore era davvero complicato, ma erano finiti i suoi giorni di struggimento. Un piccolo aiuto non faceva male a nessuno, quanto mai poteva essere pericoloso un filtro che faceva innamorare?
Si chinò e con molta attenzione riversò qualche goccia del liquido. Solo che quest’ultimo, anziché cadere, si trasformò in un vapore rosa molto grazioso, che sfiorò il viso di Ikkaku. Quest’ultimo si mosse, senza però svegliarsi.
«Accidenti, l’odore è buono, ma meglio che non lo respiri troppo» disse Yumichika. «Beh, mio caro. Domani mattina, quando mi vedrai, non riuscirai più a fare a meno di me. Com’è normale che sia, dopotutto.»
Soddisfatto, andò a posare la boccetta sul bordo della finestra: la notte era tranquilla, non c’era pericolo che il vento la facesse cadere.
Dopodichè se ne andò a dormire, impaziente che il giorno dopo arrivasse.
Quello che ancora non sapeva era che l’amore (o l’amore indotto) poteva essere terribilmente potente e pericoloso. E che un’unica e improvvisa folata di vento avrebbe fatto cadere la boccettina, disperdendo il suo roseo contenuto per tutta la Soul Society…

Nota dell'autrice
Con questa storia esco di molto dalla mia zona comfort, perché di commedie ne ho scritte anche parecchie, ma qui siamo proprio sul comico demenziale. Sono stata influenzata molto dal film "Strange Magic", che adoro, e soprattutto dalle sue canzoni che mi hanno portato a chiedermi: "Ma cosa accaderebbe se alla Soul Society tutti iniziassero a innamorarsi a random a causa di un filtro d'amore?". Beh, ecco qua. Avendo quasi concluso la storia (di un 7/8 capitoli), ho deciso si pubblicarla. Personalmente mi sono divertita molto, specie per alcune coppie e triangoli che si sono venute a creare, ma va bene. Chissà per chi Kisuke aveva creato quel filtro d'amore, eh? La colpa è sempre sua.

Nao

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Capitolo 2
*** Un'epidemia d'amore scoppia alla Soul Society ***


Un'epidemia d'amore scoppia alla Soul Society


Quella era una buona giornata, pensò Renji mentre di prima mattina se ne andava in giro per la Soul Society.  Era ancora presto, il cielo si era appena tinto di striature rosa e azzurre. Alzarsi presto e fare una camminata prima di colazione, ideale per tenersi in forma. E poi era sempre piacevole un po’ silenzio, visto che non si vedeva ancora nessuno in giro per la Soul Society.
«Ma che strano profumo» commentò Renji mentre camminava. «Fruttato, direi.»
Si stiracchiò e poi si addentrò tra gli alberi e la foresta.
Nello stesso momento, Hanataro Yamada della quarta compagnia se ne stava chino tra i cespugli. Era sua abitudine alzarsi molto presto la mattina e raccogliere erbe medicinali e frutti per preparare decotti e tisane. E poi era l’unico momento tranquillo della giornata, visto che di solito si ritrovava sballottolato qua e là, sempre ad inciampare ovunque.
Usò delle pinze per tagliare delle radici e si drizzò quando sentì dei passi alle sue spalle.
«Chi è? I-io ho delle pinze e non ho paura di usarle!» disse ad alta voce.
Il luogotenente Abarai era comparso davanti a lui e lo stava guardando curioso.
«Yamada, ma cosa fai qui a… quest’ora?»
Nel momento in cui i loro occhi si incrociarono, il vapore che avevano inconsciamente respirato durante la notte, fece effetto e a quel punto non esistette più niente a parte loro due. Fu una sensazione anche spaventosa, la sensazione che la terra avesse iniziato a girare solo attorno alla persona che avevano davanti. Hanataro batté le palpebre, confuso. Perché era arrossito, perché il cuore gli batteva forte e gli girava la testa? Era forse un attacco di panico? No, peggio!
«Io stavo… raccogliendo…»
«Dei fiori? Sarebbe adatto ad uno che porta il tuo nome» disse Renji, cambiando ad un tratto tono. Aveva seriamente detto una cosa così smielata?
Hanataro divenne rosso come un pomodoro.
«I-io… veramente raccoglievo delle erbe medicinali. Anche tu passeggi tutto solo la mattina, luogotenente Abarai?»
Renji si inginocchiò fino a che i loro visi non furono alla stessa altezza. Non aveva mai fatto caso a quanto il settimo seggio Yamada fosse affascinante.
«Sì, ma adesso sono felice di non essere più solo e di aver incontrato proprio te.»
Renji non si rendeva conto di avere l’espressione di un rincretinito, ma almeno erano in due. Hanataro si sentì accaldato, e se di solito preferiva fuggire davanti alle situazioni imbarazzanti, quella volta non ne sentì il bisogno.
«Ne sono felice anche io» sussurrò lui, sorridendo.
 
 
C’era un’aria strana, constatò Byakuya Kuchiki quella mattina. Non sapeva con esattezza cosa fosse, però c’era di sicuro qualcosa. Soprattutto, dov’era finito il suo luogotenente? Non era da Abarai ritardare, gli avrebbe fatto una bella strigliata. Era già mattino da un pezzo, ma aveva l’impressione che i vari Shinigami non fossero del tutto presenti a sé stessi, come se fossero sotto effetto di qualche sostanza che li rendeva così, assenti.
«E-eeehi! Buongiorno, capitano Kuchiki, sei sorridente come sempre!» lo salutò Shinji Hirako, capitano della quinta compagnia. Byakuya lo sopportava malvolentieri, Hirako era troppo casinista e indolente per i suoi gusti.
«Salve. Sto cercando il mio luogotenente, sembrerebbe sparito nel nulla» disse Byakuya guardandosi attorno. «Questo non è da lui.»
«Già» Shinji si portò una mano tra i capelli, scompigliandoli appena. «Sono tutti un po’ strani stamattina. E poi lo senti questo odore dolciastro nell’aria? È così melenso, è disgustoso.»
Byakuya non sentiva proprio niente, ma comunque lo ignorò. Renji doveva essersi andato ad allenare da qualche parte, ma non si era accorto che era già tardi? Odiava i ritardatari.
 
Anche Toshiro Hitsugaya odiava i ritardatari, in particolar modo odiava il modo di fare strafottente e i ritardi continui della sua luogotenente. Rangiku Matsumoto aveva fin troppo l’abitudine di bere, addormentarsi tardi e svegliarsi altrettanto tardi. Ma a che serviva rimproverarla? A niente, Matsumoto faceva quello che voleva.
«Capitano Hitsugaya, stai bene?» gli aveva domandato Kira quella mattina. Forse poteva non sembrare, ma quei due erano molto amici, anche se Toshiro era quello che parlava di più: Izuru di solito ascoltava, era sempre stato bravo in quello.
«No, va bene per niente. La mia luogotenente starà sicuramente affrontando il post sbornia, non si pone mai un limite. Credi che mi ascolti? Assolutamente no.»
Kira ci pensò un po’ su.
«Forse posso aiutarla. Quando ero nella quarta compagnia ho imparato a usare le erbe per guarire molti mali, curare una sbornia non sarà difficile.»
Hitsugaya gli disse che sì, avrebbe accettato il suo aiuto molto volentieri, qualsiasi cosa pur di rendere Matsumoto sveglia, pimpante e presentabile. Tra l’altro, Rangiku aveva la brutta abitudine di stravaccarsi dove capitava all’intento degli appartamenti della decima compagnia. Spesso, Toshiro se la ritrovava in giro e non sapeva cosa fare, non era affatto inopportuno quel modo di fare. Difatti, quando il capitano entrò nel suo appartamento, sul divano c’era proprio Matsumoto, profondamente addormentata.
«E ti pareva» borbottò. «Matsumoto, sveglia. Il sole è alto.»
Kira si avvicinò alla donna. Chissà se un approccio più gentile e garbato non avrebbe funzionato meglio?
«Luogotenente Matsumoto, mi senti?» domandò con un sussurro. Come per magia, Rangiku aprì gli occhi. Rimase a fissarlo per qualche attimo e poi sorrise, radiosa.
«Oh, Izuru. Tu sei bellissimo.»
«C-cosa?» chiese lui.
«Cosa?» domandò Toshiro. «Bene, magnifico. È ancora completamente ubriaca. Kira, prepara quello che devi preparare e faglielo bere, non può andarsene in giro così!»
Rangiku però si mise seduta e guardò Kira negli occhi, in un modo che lo fece arrossire. Non era abituato a stare al centro dell’attenzione.
«Ma io sto benissimo, sono solo innamorata.»
Kira si immobilizzò come se gli fosse venuta una paralisi. Ma intendeva dire che era innamorata di lui? Lui, con la sua aria perennemente depressa, che preferiva passare inosservato?
Toshiro batté le palpebre, a disagio.
«Smettila di scherzare.»
«Capitano, voi non capite. Questo è amore. Vieni qui, Izuru, fatti spupazzare.»
Per la miseria, ce l’aveva proprio con lui. Kira provò a dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma si ritrovò ben presto stretto nel suo abbraccio, contro la morbidezza del suo corpo e del suo seno.
«M-ma io…»
«Kira! Ma fa qualcosa, non darle corda!»
Izuru però non rispondeva Quello era troppo per lui da sopportare, come poteva passare dall’essere ignorato all’essere stretto dolcemente da Matsumoto senza impazzire? Perse i sensi poco dopo.
«Oh, no! Izuru è svenuto! Su, sveglia tesorino» Rangiku lo tenne stretto a sé, scuotendolo leggermente, mentre Toshiro cercava di capire cosa diamine fosse successo. Di certo la sua luogotenente non era ubriaca, sembrava più preda di un delirio. E non era l’unica, solo che questo non lo sapeva ancora.
 
 
Quando Yumichika si era svegliato, era rimasto sorpreso di non vedere Ikkaku. Questo non andava bene: cosa sarebbe successo se si fosse innamorato a prima vista di un tipo o una tipa qualunque? Questo non poteva permetterselo, perché proprio quella mattina si era svegliato tardi?
Non si era nemmeno acconciato i capelli come al solito, per lui.
E dopodiché era corso a cercarlo.
Ikkaku, dal canto suo, era semplicemente andato a fare il suo solito allenamento mattutino. Era tranquillo, per questo non capì perché Yumichika gli fosse venuto incontro ansante e nervoso.
«Ikkaku! Ma dove sei stato?» domandò giungendogli davanti.
«Sei forse mia madre? Mi stavo allenando. Non ti ho detto nulla solo perché dormivi alla grande. E russavi, anche!»
Yumichika arrossì.
«Io non russo!» esclamò, per poi osservarlo. Ikkaku gli sembrava lo stesso di sempre, non notava niente di diverso nel suo sguardo e nel suo modo di fare. Ikkaku si accorse di essere osservato e ciò lo mise a disagio.
«Perché mi guardi così?»
Yumichika gli lanciò un’altra lunga occhiata e poi lo afferrò per le spalle.
«Non ti senti diverso?»
«Eh? Ma di che parli? Qui quello diverso e strano sei tu» borbottò. «Tra l’altro, che cos’è questo odore dolciastro nell’aria? Non mi piace.»
Yumichika non capì. Ikkaku non sembrava essere sotto l’effetto di un filtro d’amore. Possibile che non avesse funzionato? Possibile che quel filtro fosse difettoso? Dopotutto non era mai stato utilizzato su nessuno.
E se nemmeno quello poteva dargli ciò che voleva, cosa mai lo avrebbe fatto?
 
«Buongiorno, nobile fratello.»
Rukia fece un cenno con il capo a Byakuya. Quest’ultimo ricambiò, per poi guardarsi attorno: del suo luogotenente nessuna traccia.
«Non è che per caso hai visto Renji? Mi sembra sparito» disse ad un tratto.
«Renji? No, non mi pare, ma effettivamente stamattina sono tutti un po’ sfuggenti. Spero non gli sia capitato qualcosa» disse Rukia, preoccupata. Di preoccuparsi però non aveva alcun motivo, perché Renji stava rientrando proprio in quel momento insieme ad Hanataro. Mano nella mano, come se niente fosse. Avevano entrambi addosso due espressioni da perfetti idioti innamorati, ma sembravano felici. Byakuya batté le palpebre diverse volte.
«Ma cosa…? Abarai… Yamada?» li chiamò. Rukia era arrossita. Non aveva idea del perché quei due fossero insieme mano nella mano, ma erano così adorabili e carini da rischiare di farle uscire il sangue dal naso. Renji si fermò: non sembrava affatto in imbarazzo.
 «Capitano Kuchiki. Vogliate scusarmi se mi sono assentato per ore. Ma non avevo messo in conto di incontrare l’amore sul mio cammino!»
Byakuya, con la sua solita espressione seria e impeccabile, guardò prima lui e poi Hanataro. Da quando quei due avevano un legame così stretto?
«Mi spiegheresti, cortesemente? Non credo di star capendo» ammise il capitano della sesta compagnia. A rispondergli fu Hanataro, il quale sembrava aver perso la sua solita aria timida e spaurita.
«Non c’è niente da spiegare, capitano Kuchiki. L’amore capita, non è una cosa razionale.»
«Ben detto, Fiorellino. Sei così intelligente» lo lodò Renji, accarezzandolo languidamente sulla testa. Rukia si portò le mani davanti la bocca per non ridere. Tra i loro atteggiamenti e l’espressione di suo fratello, non sapeva cosa fosse più divertente. Byakuya sospirò. Lo stavano forse prendendo in giro? In realtà né Abarai né Yamada avrebbero mai fatto una cosa del genere, non sembravano stare fingendo.
«Scusate, capitano. Lo sapete quanto vi sono fedele, ma adesso è il mio Fiorellino la mia priorità. Non portatemi rancore per questo» disse poi Renji in tono solenne. Quella fu la cosa che più sorprese Byakuya: se il suo luogotenente era arrivato a dire una cosa del genere, doveva esserci qualcosa di losco sotto.
«Come, prego?» domandò. Ma Renji non lo stava nemmeno ascoltando: gli era passato accanto assieme al suo Fiorellino, senza nemmeno guardarlo.
«Io non so cosa stia accadendo, ma qualsiasi cosa sia, non mi piace» affermò Byakuya perentorio. Rukia respirò profondamente, tornando seria.
«Fratello mio, scusa se te lo dico, ma non c’è niente di male se due persone dello stesso sesso si vogliono bene…no?»
«Figurati, lo so bene, non è quello a turbarmi. Mi turba che il mio luogotenente mi abbia mollato e questo non è da lui. Devo andare in fondo a questa storia e capirci qualcosa.
 
«Luogotenente Matsumoto, ti prego. Tu non vuoi farlo veramente.»
Kira si chiedeva cosa diamine fosse passato per la testa del capitano Hitsugaya quando gli aveva detto Rimani qui, io vado a chiamare il capitano Unohana, chi meglio di lei può capire che cos’ha?
Certo, e nel frattempo lui era lì a cercare di evitare che Matsumoto gli saltasse addosso. Non che la cosa gli dispiacesse, in realtà: l’aveva sempre trovata bella e avvenente, anche troppo per uno come lui che non veniva mai considerato. Adesso invece lei era lì, disposta a dargli tutte le sue attenzioni e non solo quelle.
«Avanti, chiamami per nome, Izuru. Non devi essere timido, quando due persone si vogliono bene, è normale voler fare certe cose.»
Rangiku si avvicinò, lo sguardo da predatrice, bloccando Izuru contro il muro. Lui era un gentiluomo – un gentil-shinigami, ma era difficile non cedere all’impulso di prenderla. Forse, pensandoci, non era poi così timido come credeva.
«M-ma com’è possibile che tu ami me?» balbettò. Ancora faticava a capire come e quando fosse successo.
«E cosa c’è di strano? Sei bello, intelligente… e poi mi fai eccitare con quella tua perenne espressione sconsolata.»
Rangiku si fece più vicina alle sue labbra e a Izuru per poco non venne un colpo. Volevo baciarlo. E d’altronde a lui non sarebbe dispiaciuto, ma non sarebbe stato contento considerato che la luogotenente non era in sé. Chiuse gli occhi, disperato.
Perché tutto questo sta accadendo a me? Io non so prendere l’iniziativa in queste decisioni. Perché proprio la donna più bella, spudorata e sexy di tutto il Gotei 13 doveva puntare a me?
Toshiro Hitsugaya tornò in quel momento, seguito dal capitano Unohana. Visto che aveva la certezza che Matsumoto si fosse ammalata, chi meglio di lei poteva aiutarlo? Nel vederli così vicini, però, Toshiro assottigliò lo sguardo.
«Ti stai divertendo, eh Kira?»
«N-non è come sembra, io sono sola una povera vittima delle circostanze» ci tenne a chiarire, mentre Rangiku sbuffava.
«Avete rovinato l’atmosfera.»
Unohana osservò la scena interessata.
«Vede? La visiti, faccia qualcosa!» esclamò Hitsugaya disperato. Doveva esserci un modo per mettere fine alla follia che stava accadendo.
 
Yumichika era nervoso e lui non poteva innervosirsi: ciò avrebbe intaccato la sua bellezza. Ma cosa poteva farci? Era stato inutile, del tutto! Ikkaku sembrava immune a quel filtro d’amore, era stato così sciocco a pensare di poterlo fare innamorare così. Forse era destino. Perché uno come lui doveva soffrire per amore e starsene lì a sospirare con aria malinconica? Però doveva ammettere che perfino la tristezza lo rendeva più bello…
La luogotenente dell’undicesima compagnia, la piccola Yachiru, aveva adocchiato il quinto seggio intento a raccogliere fiori. Quando però lo aveva visto stropicciarli con violenza, aveva intuito che doveva essere molto arrabbiato.
«Ooh, cosa ti hanno fatto quei fiori?» domandò, allegra come sempre. Yumichika la guardò e poi sbuffò.
«Niente… Il capitano non c’è?»
«No. Kennucchio tornerà presto. E tu invece non sei con il pelatino? Voi due state sempre insieme.»
Già, per l’appunto. Stavano sempre insieme, ma adesso Yumichika non voleva vederlo. Anzi, non voleva proprio vedere nessuno.
«Dettagli, che se ne stia da solo» disse, offeso. Yachiru lo guardò, perplessa. Si avvicinò a lui e si sedette sull’erba, pensierosa.
«Però, che avete tutti oggi? Siete strani. Voglio dire, tu sembri arrabbiato, e gli altri sembrano essere diventati tutti pazzi. Però sono buffi, sembra quasi un’epidemia d’amore. Byakkyno si è offeso perché il suo luogotenente adesso ha un fidanzato. Incredibile, ah-ah!»
Yumichika finalmente la degnò di attenzioni. Stava avendo un piccolissimo ma insistente brutto presentimento.
«… Come, scusa?»
«Dovresti essere più informato sui pettegolezzi, sai?»
«No, intendo... Hai detto che sembra ci sia un’epidemia d’amore.»
«E allora?» domandò Yachiru. «Aspetta, ma dove vai?!»
La piccola luogotenente gli andò dietro. Yumichika era passato dalla rabbia alla preoccupazione in pochi attimi. Sperò che non fosse successo quello che temeva, perché altrimenti sarebbe stato un grosso guaio. Tornò agli appartamenti dell’undicesima compagnia, dove lui e Ikkaku dormivano insieme.
«Uffa, ma perché sei scappato così? E nemmeno mi rispondi?» borbottò Yachiru.
Yumichika cercò a lungo il filtro: eppure lo avevo poggiato sul davanzale della finestra, si era assicurato che fosse chiuso! Ma ovviamente aveva peccato di poca attenzione. Si affacciò alla finestra e si rese coto che la boccetta si era rovesciata, il tappo si era svitato e del contenuto oramai non rimaneva quasi più niente.
Che disastro. Oh, che tragedia. Il Gotei 13 sarebbe andato in rovina e la colpa era solo sua!
«Oh, no. Questo non è affatto bello, questo è terribile, tremendo! E ora come faccio?» domandò, disperato, sotto lo sguardo confuso di Yachiaru. Anche se le bastò fare due più due per capire che fosse appena accaduto un guaio di dimensioni apocalittiche.
 
Oh, l’amore era una cosa meravigliosa, si ritrovò a pensare Renji. Era sempre stato dedito al capitano Kuchiki e al suo ruolo di luogotenente della sesta compagnia. Ma quante cose si era perso! Come aveva potuto non notare prima Hanataro Yamada? Certo, era goffo e un po’ imbranato, spesso si cacciava nei guai e veniva preso di mira da praticamente tutta la quarta compagnia… ma a parte questo, era a dir poco adorabile, dolce, e capace di brillanti conversazioni. Sì, essere innamorati era proprio bello.
«Il capitano Kuchiki mi ucciderà» sussurrò Hanataro. «Ma stranamente… non mi importa! Non sono mai stato così bene in vita mia con nessuno.»
Renji fece scivolare una mano dalla sua testa, al suo collo, al suo braccio. Non era conveniente lasciarsi andare a certe effusioni, erano perfino all’aperto, ma non poteva farci niente! Era stato preso dalla frenesia e dal bisogno di toccarlo, baciarlo, stringerlo a sé. E ad Hanataro non sembrava dispiacere.
«Non preoccuparti, mi farò perdonare. Intanto voglio pensare a te. Sei così carino che mi fai venire voglia di divorarti.»
Renji lo baciò sul collo e Hanataro sospirò. La sua razionalità era sotterrata sotto metri e metri di benessere, allegria e leggerezza. Stava bene, perché mettersi a pensare.
«Ne sono felice, perché… nessuno mi hai mai voluto in questo senso! Sono uno che più che altro viene preso di mira» ammise. Renji lo guardò negli occhi. Perché prendere di mira una persona tanto fantastica? Proprio non se ne capacitava.
«Io non ti prenderei mai di mira. Anzi, da adesso ti proteggerò. Ho una spada e non ho paura di usarla!» disse con ardore. Hanataro arrossì e poi sorrise.
«Gentile da parte tua, ma non è necessario. Mi basta sapere che ci sei.»
Era come se stessero insieme da tutta la vita. Renji afferrò il suo viso e lo baciò appassionatamente.
Rukia intanto era andato a cercarlo, perché voleva cercare di vederci chiaro. Non ricordava che Renji avesse mai accennato ad un interesse per gli uomini, per Hanataro in particolare. Visto come si era comportato, però, doveva esserci qualcosa di strano. Di certo non poteva immaginare di ritrovarlo intento a scambiarsi effusioni molto spinte con Hanataro, anche se forse avrebbe dovuto immaginarselo.
«Emh…R-Renji?» chiamò Rukia, guardando da un’altra parte. Hanataro si staccò dal bacio, rosso in viso. Bene, Renji era sopra di lui e probabilmente avrebbero finito col fare cose molto interessanti se non fosse arrivata Rukia. Questo non era un pensiero molto da lui, in effetti. Renj si staccò da Hanataro come se niente fosse.
«Sì?»
«Ecco, io… potrei parlarti solo per un momento?» domandò, in imbarazzo. Non sapeva come comportarsi con quei due che sembravano volersi liberare di lei per saltarsi addosso.
«Solo perché sei tu. Faccio presto, Fiorellino» Renji ammiccò in direzione del suo amato e poi prese Rukia in disparte chiedendole ebbene?
«Io… io volevo… insomma, sono un po’ stupita. Non pensavo che Hanataro ti piacesse.»
In effetti erano un’accoppiata strana, ma che allo stesso tempo funzionava bene, a giudicare da com’erano in sintonia.
«Oh, non lo sapevo nemmeno io.»
«In che senso, scusa?» domandò Rukia sorpresa. Renji le poggiò una mano su una spalla e iniziò a parlare con una certa solennità.
«Voglio dire che l’amore è così strano, ti colpisce come uno schiaffo in pieno viso da un giorno all’altro. Mi auguro che accada presto anche a te!»
Rukia non era molto convinta dalle sue parole in realtà. Sembrava tutto molto improvviso.
«Va bene, ma-»
«Adesso scusa. Ma devo tornare dal mio Fiorellino. Ciao, ciao!»
Altro che amore. Renji sembrava sotto l’effetto di un incantesimo o posseduto da uno spirito, il che la spaventò abbastanza. O forse stava solo viaggiando con la fantasia.
Decise di tornare indietro, forse ci avrebbe capito di più guardandosi attorno. In effetti non dovette passare molto prima che si rendesse conto di una cosa: alla Soul Society era scoppiata un’epidemia. Ovunque si girasse c’erano coppiette, gente che inseguiva altra gente proclamando il proprio amore, gente che litigava in preda alla gelosia. Si guardò attorno, spaesata. Alle battaglie c’era anche abituata, così come ai nemici potenti, ma questo… questo non era mai successo e non capiva come fosse possibile.
All’improvviso qualcosa batté contro la sua testa ed esclamò un Ahi!
Yumichika, davanti a lei, si strinse una spalla.
«Kuchiki, ma guarda dove vai!»
«Io? Ma sei stato tu a venirmi addosso» si lamentò. Yumichika la squadrò e poi l’afferrò per le spalle.
«Tu stai bene! Non sei uscita fuori di senno come la maggior parte degli shinigami qui!?»
«N-no, sto piuttosto bene, ma… che cosa sta accadendo? Ne sai qualcosa?»
Yumichika, lasciandola andare, sospirò.
«Penso di aver combinato qualcosa di molto grave.»

Nota dell'autrice
Beh, è andata. Non so quale parti mi sia divertita più a scrivere, forse quelle su Izuru e Rangiku. Povero Kira! Sta cercando di resistere in tutti i modi, ma non è facile. Poi sì, sono una grande fan della ship Renji/Hanataro, una ship piuttosto crack, ma che amo. Byakuya è pieno di dissenso per essere stato mollato così, intanto il suo luogotenente e il suo fidanzatino combinano COSE. Yumichika si è cacciato in un bel pasticcio, pure inutilmente visto che Ikkaku non ha subito l'effetto del filtro. È giunta l'ora di chiedere aiuto a Ichigo e i suoi amici :D
Alla prossima.
Nao

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Capitolo 3
*** Il rapimento di Ichigo ***


Il rapimento di Ichigo

Ichigo Kurosaki sapeva che, per ogni periodo tranquillo, doveva arrivare anche quello non tranquillo. Quella mattina si era svegliato con la sensazione che di lì a qualche ora sarebbe stato coinvolto in qualcosa di strano (non un’altra guerra, si augurò). Però era andato a scuola tranquillo, quasi con rassegnazione, aspettando l’invitabile.
Rukia sapeva che non era strettamente necessario coinvolgere Ichigo in quella vicenda, dubitava avesse le capacità per risolvere il loro problema. A spingerlo da lui era stata più che altro l’esasperazione. E poi, insomma, Ichigo li aveva aiutati tante volte, forse una cosa del genere non sarebbe stata poi così atroce da sopportare per lui. O almeno così sperava, e lo sperava anche Yumichika.
«Se si viene a sapere che sono stato io… non oso pensare che mi faranno» disse. Si stava ossessionando con quel pensiero, lo stress gli avrebbe fatto venire le rughe, e questo non andava bene.
«Non esagerare, non ti butteranno certo fuori» Rukia gli fece segno di seguirlo. Era anche una situazione imbarazzante, come avrebbe potuto spiegare a Ichigo che la Soul Society era caduta in uno stato di ebbrezza da innamoramento perenne? Continuando così ci sarebbe stato il caos.
 
Ichigo stava facendo stretching per la sua lezione di ginnastica, ma era comunque guardingo.
Adesso apparirà l’imprevisto. Oramai sono diventato bravo in certe cose.
Si guardò attorno.
Forse una corsetta non gli avrebbe fatto male.
Sento che sta arrivando, lo sento proprio dentro.
Si mise in posizione.
«Ichigo!»
Ecco, lo sapevo. Quale terribile minaccia dovrò mai affrontare oggi?
Si voltò lentamente. Non si aspettava di vedere Rukia in compagnia di Yumichika, di solito lei si muoveva sempre assieme a Renji.
«Rukia. Yumichika? Bizzarro vedervi qui insie-»
Rukia lo afferrò all’improvviso e lo trascinò via con sé, con poca grazia come al solito.
«Ehi? Ma che diavolo fai?!»
Ichigo si ritrovò scaraventato dentro il capanno degli attrezzi. Rukia sembrava un po’ troppo agitata.
«Ahi, che male. Anche per me è un piacere rivederti, eh» borbottò, massaggiandosi il fondoschiena. Rukia aveva un’espressione terribile e Yumichika non era da meno.
«Ma perché abbiamo chiesto aiuto a lui? Non può fare niente.»
«Nemmeno noi, se è per questo!» esclamò Rukia. Ichigo li guardò. Se magari gli avessero spiegato il problema, anziché starsene lì a discutere...
«OH! Allora, si può sapere che c’è? Quando qualcuno di voi si fionda qui all’improvviso, non è mai un buon segno. Che è successo? La Soul Society è collassata su sé stessa? Kenpachi è impazzito e ha sterminato tutti?»
Rukia sospirò.
«Scusa. Non è niente del genere, è peggio. È scoppiata un’epidemia d’amore!»
Ichigo batté le palpebre, confuso. Non era proprio da Rukia scherzare in momenti come quelli, ma appariva tutto piuttosto assurdo a dire il vero.
«Io penso di essere confuso» ammise. Yumichika sbuffò, spazientito.
«Oh, quante storie! Senti, è colpa mia, va bene? Volevo far innamorare Ikkaku di me, così ho rubato un filtro d’amore dall’emporio Urahara. Ma adesso sono tutti sotto l’effetto del filtro. Ci si innamora della prima persona che guardi negli occhi, pensa un po’ che caos!»
Poteva giurarlo, era la prima volta che sentiva di una cosa del genere. Si era già immaginato le peggiori tragedie, e invece era solo quello. Più che spaventoso, sembrava tutto divertente.
«Chissà perché c’è sempre Urahara in mezzo! Ma perché non chiedete direttamente a lui?»
«Perché è in vacanza alle Hawaii» sospirò Rukia.
Certo, ovviamente. Quando c’era bisogno di lui, ecco che Kisuke Urahara spariva.
«E allora chiedete a Kurotsuchi, è lui lo scienziato della Soul Society.»
«Ci abbiamo provato, ma non ha voluto aiutarci!» disse Yumichika allargando le braccia. E poi prese a spiegare com’erano andate le cose con Kurotsuchi.
 
 
Il capitano della dodicesima compagnia era l’unico che poteva effettivamente fare qualcosa di concreto per loro. Né Rukia né Yumichika erano entusiasti all’idea di parlare con lui, ma che cosa potevano fare? Di certo non fare finta di niente.
«La vostra visita qui mi sorprende, ma mi dà anche noia. Che cosa volete?» domandò Mayuri. Avrebbe avuto altre mille cose da fare molto più interessanti e invece doveva ascoltare la richiesta di quei due. Yumichika tossì.
«Ecco… come dire… la Soul Society si trova in uno stato di… come dire… ebbrezza?» guardò Rukia. «Io volevo… usare un filtro d’amore per fare innamorare Ikkaku Madarame di me.»
Era così imbarazzante raccontare quel suo intimo desiderio, ma era necessario dare un quadro completo.
«Potrei vomitare» commentò Mayuri alzando gli occhi al cielo. «E quindi?»
«E quindi il filtro si è disperso nell’aria e ha avuto effetto… sugli altri» Rukia continuò. «Quindi ci chiedevamo… non esiste un antidoto o qualcosa del genere? Tu potresti crearlo, no?»
«Ovviamente potrei» disse Mayuri sprezzante.
«Allora ci aiuterete!» esclamò Yumichika contento.
«Neanche per sogno, perché non mi interessa.»
«C-come non ti interessa?» domandò Rukia. In effetti Kurotsuchi si dedicava solo a ciò che riteneva interessante. Ma non poteva lasciarli in asso così!
«È una cosa noiosa. E poi perché vi disperate tanto? A tutti piace essere innamorati, dovreste solo esserne contenti.»
Yumichika arrossì di rabbia.
«Accidenti, ma perché non mi sono fatto gli affari miei? Maledizione, ma perché Kisuke Urahara ha creato quel filtro?»
Improvvisamente l’attenzione di Mayuri fu di nuovo sui due. Ma Rukia capì subito che non era una cosa positiva.
«Kisuke Urahara, hai detto? L’ha creato lui?» domandò.
«Già. Ma non era collaudato, e si è visto infatti!» borbottò.
Ma perché Urahara tornava sempre a tormentarlo? Col cavolo che li avrebbe aiutati. Avrebbe potuto tranquillamente risolvere i casini che quell’imbecille aveva causato, ,ma visto e considerato i retroscena che solo lui conosceva, col cavolo che lo avrebbe fatto.
«Adesso voi uscirete dal mio laboratorio.»
«Ma capit-» provò a protestare Rukia.
«Uscite, oppure vi userò come cavie.»
 
 
 
«E quindi è andata così. Siamo nei guai! Nessuno ci aiuta! Che razza di egoisti!» si lamentò Yumichika.
Ichigo non lo avrebbe mai detto apertamente, ma si ritenne offeso. Non era stato nemmeno la seconda scelta, bensì la terza.
«Sì, ma continuo a non capire cosa posso fare. Che cos’è questo filtro, com’è fatto?»
Yumichika gli porse la boccetta in vetro.
«Urahara me lo aveva spiegato. Conterrà degli ormoni. Oh, che ne so, non sono mica uno scienziato! Comunque, se lo respiri e malauguratamente guardi qualcuno negli occhi, te ne innamori. Tranne Ikkaku. Perché con lui non è accaduto?» Yumichika si mise a piagnucolare. Se quello sforzo avesse almeno portato a qualcosa di positivo per lui, non gli sarebbe importato molto delle conseguenze. Rukia alzò gli occhi al cielo e scosse a testa.
«Puoi venire con noi, allora?» domandò. Ichigo non sapeva ancora cosa avrebbe potuto fare, però era sempre disposto a proteggere i suoi amici. Che fosse da una guerra, da dei nemici o da uno strano filtro d’amore che ti faceva innamorare del primo che capitava. Era una missione pericolosa, anche per sé stesso, ma non si sarebbe tirato indietro.
«Ah, e va bene, vengo. Ma dobbiamo trovare un modo per proteggerci, non intendo cadere vittima di questa… cosa!»
Era terrificante solo pensarci. Avrebbe anche potuto non dire niente a Ishida, Sado e Orihime… ma non sarebbe stata una vera avventura senza il suo gruppo storico.
Ishida entrò nel capanno degli attrezzi e lo aveva fatto a suo rischio e pericolo, perché di solito le coppiette andavano lì per imboscarsi. Ma a meno che Kurosaki, Kuchiki a Ayasegawa non fossero impegnati in una cosa a tre, poteva star tranquillo.
«Luogo interessante per conversare» commentò, sistemandosi gli occhiali.
«Ishida! Bastardo, non mi dire che hai origliato tutto!» gli urlò contro Ichigo.
«Io non origlio, Kurosaki, ero qui per caso. Una situazione strana.»
«Dimmi qualcosa che non so, quanto meno!»
Alla fine, Ichigo si era rassegnato al fatto che sia Ishida, che Orihime, che Sado, sarebbero venuti con loro. Orihime in particolare aveva preso la cosa in modo curioso.
«Un filtro d’amore? Oh, come si vede nei film! Chi si è innamorato di chi?» bisbigliò a Rukia.
«Emh… beh, Renji e Hanataro adesso stanno insieme» le rivelò. Era ancora incredibile a pensarci.
«…Ma che cavolo…?» domandò Ichigo. «Ma è tremendo. Terribile. Questo vuol dire che potrei innamorarmi di chiunque? O che qualcuno potrebbe innamorarsi di me?!»
Non voleva nemmeno pensare alle possibili opzioni.
«Però su di voi non ha funzionato, mi pare» notò Ishida, sospettoso. Yumichika sollevò un dito come per dire qualcosa, ma non aveva la risposta pronta. In realtà non ci aveva pensato.
«In effetti non so perché su di noi non abbia funzionato, forse non funziona su tutti.»
«Ma che razza di filtro è? Ah beh, lasciamo perdere!» disse Ichigo. «Non abbiamo ancora capito come proteggerci.»
Orihime ci pensò su.
«Non respirando?»
«Non guardando nessuno negli occhi?» tentò invece Sado. Ichigo sospirò. Si stava cacciando proprio in un bel guaio.
 
 
«Ma che bella giornata che è oggi! È come essere in primavera, non lo pensi anche tu, Ukitake?»
«La mia allergia non è molto d’accordo. C’è un odore strano nell’aria, non fa altro che farmi starnutire.»
Kyoraku Shunsui si trovava proprio a suo agio. La Soul Society sembrava essere circondata da un’aura di amore, pace e tranquillità… insomma, il suo paradiso.
«Ah, proprio magnifica la giovinezza, non è vero?» continuò, ignorando Ukitake. «A proposito, chissà dov’è finita la mia dolce Nanao?»
In genere la sua luogotenente era sempre precisa, era lei che gli ricordava i suoi impegni e lo rimproverava quando si comportava in modo troppo indolente.
Ma Nanao aveva dormito troppo quella mattina, cosa assolutamente non da lei. Poi, tutta trafelata era corsa dal suo capitano, il quale però se la stava prendendo comoda, si rilassava e beveva malgrado fosse solo mezzogiorno, tentando anche Ukitake.
«Oh, accidenti» disse Kyoraku, sapendo che Nanao l’avrebbe aspramente rimproverato nel vederlo così. «Dolce Nanao, ma allora sei ancora tra noi! Mentre ti aspettavo, ho bevuto un po’… non arrabbiarti troppo, eh!»
Nanao lo guardò un attimo negli occhi e in men che non si dica fu ai suoi piedi.
«Capitano Kyoraku, non potrei ma arrabbiarmi con voi, lo sapete.»
Aveva assunto un tono così languido e dolce che i due capitani si guardarono, confusi.
«Oh, davvero?» chiese Kyoraku, ringalluzzito. «Vedo che siamo dolci stamatt-»
Si bloccò quando sentì le braccia di Nanao attorno al suo collo. Questo decisamente era strano, sembrava che la sua luogotenente avesse abbandonato ogni inibizione tutt’insieme. Tutto, dal suo sguardo, alle sue movenze, al tono della voce, diceva prendimi, sono tua.
«Siete così virile che mi fate impazzire» sussurrò, togliendosi gli occhiali. Ukitake arrossì e tossì.
«Volete che me ne vada? Sì, forse è meglio che me ne vada. Subito» dichiarò sia in imbarazzo che infastidito.
«Eh? Aspetta un momento. Ehi, Ukitake. Non puoi lasciarmi qui!» gli gridò. «Accidenti, Jushiro questa me la farà pagare cara.»
Non capiva per quale assurdo motivo Nanao si stesse comportando come se lo desiderasse, dopotutto fino al giorno prima era stato tutto così normale.
«Allora, capitano? Non mi negherebbe mai una sveltina veloce, vero? Non ci vedrà nessuno.»
Tutti pensavano che Shunsui Kyoraku fosse un maniaco-amante delle donne, ma questo non era vero. Beh, non del tutto almeno. E di certo non si sarebbe comportato così con la sua luogotenente, oltre al fatto che era sentimentalmente impegnato.
«Dolce Nanao, tu sei bella come un fiore e mi sei tanto cara, ma temo di dovertelo negare eccome. E, soprattutto, devo capire cosa sta accadendo.»
Si alzò, ma Nanao non accennò a muoversi. Anzi, rimase ancorata al suo braccio.
«Non rifiutatemi, capitano. Lo sapete che non posso vivere senza di voi!»
«Oh, beh. Qualsiasi cosa sia successa, è una cosa grossa» commentò Kyoraku.
 
Byakuya era ancora fortemente risentito per essere stato lasciato in asso da Renji. Oh, ma lo avrebbe buttato fuori dalla compagnia, poteva starne certo. Non aveva bisogno di un luogotenente che lo mollava non appena si innamorava. Ma rimaneva comunque offeso e, peggio ancora, non capiva perché fosse successo. Gli venne un sospetto quando vide il capitano Kyoraku costretto a trascinarsi dietro la sua luogotenente.
«Eeehi, capitano Kuchiki. Ti prego, dimmi che sai cosa sta succedendo!» gli disse, sorridendo esasperato.
«Io so soltanto che qui sono impazziti tutti e che il mio luogotenente ha messo da parte i suoi doveri per dedicarsi ad Hanataro Yamada della quarta compagnia.
Gli occhi i Kyoraku parvero brillare.
«Davvero? Ma pensa, non credevo che Abarai avesse certi gusti. E tu cosa ne pensi? È un problema che sia innamorato di un ragazzo?»
Byakuya lo guardò male. Ma perché tutti pensavano che avesse qualcosa contro quella sfumatura dell’amore? D’accordo, lui era ligio alle regole e alla Soul Sociaty non si vedevano spesso coppie di shinigami dello stesso sesso, ma questo non voleva dire che fosse contrario.
«Non è affatto quello il problema. Comunque sotto c’è qualcosa e mi pare evidente.»
«Credi che dovremmo parlarne con il Comandante Generale? Sarebbe esilarante da spiegare!» si mise a ridere Kyoraku. Intanto, Nanao aggrappata al suo braccio continuava a piagnucolare e a esprimere ad alta voce i suoi desideri. Byakuya si innervosì. Quali sconcezze, ma insomma, un minimo di decoro!
«Sì, dobbiamo informarlo e anche in fretta.»
 
 
Quando arrivarono alla Soul Society, Ichigo non notò niente di strano. Sembrava tutto nella norma, eccezion fatta per l’odore dolciastro nell’aria. Si coprì naso e bocca con la manica del kimono, non voleva essere contaminato.
«Pensavo di trovare un casino assurdo e invece qui è tutto tranquillo» alzò lo sguardo, ma Rukia gli diede un colpo in testa.
«Non guardare nessuno! Vuoi cadere anche tu sotto gli effetti del filtro?»
«AHI! E perché dovrei caderci proprio io? Voi state benissimo, mi pare.»
Chad appariva nervoso. Non guardare nessuno, si era detto. Era terrorizzato dall’idea di innamorarsi di qualcuno. Pensa che imbarazzo se si fosse innamorato di uno dei suoi amici.
Non guardare nessuno.
Ishida si guardò attorno, si aggiustò gli occhiali.
«Beh, a me non accadrà di certo.»
«Ma sentitelo!» borbottò Ichigo. «Non credo che i Quincy siano esclusi!»
Si guardarono negli occhi, ma di fatto non accadde niente. O almeno, niente di diverso rispetto a ciò che accadeva di solito. Orihime, che teneva gli occhi incollati al suolo, li sollevò verso Rukia.
«Oh! A loro non è successo niente, allora forse su di noi non…»
Il suo tono si affievolì mentre guardava la Shinigami. Rukia arrossì e si guardò attorno. Stava forse accadendo quello che pensava?
«… Orihime?» la chiamò. La ragazza la guardò qualche istante e poi si avvicinò, afferrando le sue mani.
«Non mi ero mai resa conto che tu avessi degli occhioni così belli. Tu sei carinissima.»
«… Che cosa?»
«CHE COSA?!» esclamò Ichigo. «Orihime si è innamorata di Rukia?»
«Siete dei veri idioti! Ma ci voleva tanto a tenere lo sguardo incollato verso il basso? Che incompetenti!» borbottò Yumichika.
«Guarda che questo è accaduto per colpa tua!» gli ricordò Ishida. «Ora basta, convinceremo noi Kurotsuchi ad aiutarci.»
Non aveva ancora un piano in realtà, ma a qualcosa avrebbe pensato.
«Intanto possiamo andare avanti? Però dovrete guidarmi voi, io non vedo dove vado» disse Sado. Aveva l’idea che avrebbe proseguito il suo viaggio in questo modo. Intanto, Orihime si era incollata a Rukia, strizzandola in un abbraccio dolce e appassionato.
«Posso rimanere qui con te? Oppure, perché non ti trasferisci tu da me? Io vivo da sola, lo sai… come posso sopportare la tua mancanza?»
Rukia si ritrovò più volte schiacciata contro la sua morbidezza e in, particolare, contro il suo seno, ma non poteva dire che la cosa le dispiacesse, perché semplicemente non era così!
«Io… io… a me piacerebbe, lo sai, ma è un po’ complicato» sapeva di non doversi fare illusioni, quello era solo l’effetto del filtro d’amore, ma quanto era bello e piacevole ricevere le dolci attenzioni di Orihime?
Ichigo scosse la testa, guardandole con dissenso.
«Chissà perché ma mi pare che questa situazione non ti dispiaccia poi molto» commentò. In realtà era più che altro in imbarazzo.
«N-non è questo, ma cosa dovrei fare secondo te?» domandò Rukia, rossa in viso e, almeno in quel momento, nella perfetta pace dei sensi.
La prima persona che incontrarono sul loro cammino fu Shinji, il quale non sembrava essere sotto l’effetto del filtro d’amore (per fortuna).
«Ma guarda chi si vede! Ichigo e i suoi amici. Posso supporre che il vostro arrivo qui c’entri con quanto sta accadendo?» guardò con un certo interesse Rukia e Orihime. «E che qui qualcuno sia caduto vittima.»
«C-capitano Hirako, non fare quella faccia da pervertito, non è il momento!» gridò Rukia. «M-ma perché, hai capito qualcosa?»
Shinji fece spallucce, annoiato.
«È chiaro che è scoppiata una pandemia, ma è un qualcosa di indotto, lo capirebbe anche un idiota.»
«Qui l’idiota è Kisuke Urahara e il filtro d’amore che ha creato» si lamentò Yumichika. «N-non che io l’abbia usato per conquistare la persona che amo, ovviamente!»
Shinji li guardò e poi sorrise. Chissà perché non era molto sorpreso che c’entrasse Kisuke, aveva sempre avuto la tendenza a sperimentare.
«Ah, è così? Però, che strano. Se l’ha creata lui, evidentemente voleva somministrarla a qualcuno. Mi chiedo di chi si tratti.»
«ORA NON HA IMPORTANZA!» gridò Ichigo. «Sta di fatto che Urahara è in vacanza e che Kurotsuchi non vuole aiutarci a creare un antidoto.»
«Pff, e che ci vuole? Lo convinco io, bastava chiedere!» disse Shinji, come si si trattasse di una cosa facile come rubare le caramelle ad un bambino.
C’era però una cosa a cui non avevano pensato, e dopotutto non avrebbero avuto motivo di farlo. Zaraki Kenpachi stava rientrando alla Soul Society ed era assolutamente disgustato da quell’aria dolciastra e stucchevole che aleggiava per la Soul Society. Una cosa però aveva risollevato il suo umore: Ichigo era appena arrivato alla Soul Society. Della motivazione non poteva importargli di meno, ma era sempre pronto a sfidarlo, a combattere con lui, era uno dei suoi passatempi preferiti. Quando lo vide in lontananza, lo chiamò a gran voce.
«Ichigo Kurosaki!»
Ichigo si voltò. Ci mancava solo la mania di Kenpachi di combattere contro di lui.
«Eh?» domandò. Si ricordò troppo tardi di una regola che non aveva rispettato sin dall’inizio: NON guardare nessuno negli occhi!
Ma non poteva essere successo davvero, non a lui! Kenpachi si chiese cosa diamine gli stesse succedendo: sentiva il sangue alla testa, battito cardiaco accelerato, adrenalina… ma sì, doveva essere la voglia di combattere. O forse no, era qualcos’altro. Non ne aveva idea, ma non gli importava? Aveva puntato Ichigo e… gli era venuta una gran voglia di rapirlo. Ichigò ingoiò a vuoto e indietreggiò.
«Perché mi guardi così, Kenpachi?» domandò, temendo già la risposta.
Ti prego, ditemi che non è successo, non posso essere così sfortunato!
Accadde tutto molto velocemente: Kenpachi si fiondò su di lui, lo afferrò e se lo caricò in spalla ad una velocità tale da non permettere agli di dire nemmeno un “Ah!”.
«Ehi! Lasciami andare, ma sei impazzito? E-ehi, voi altri, fate qualcosa!» gridò, mentre si allontanava caricato in spalla a Kenpachi come se fosse un sacco di patate.
«Sbaglio o il mio capitano ha appena rapito Ichigo?» domandò Yumichika. Rukia annuì.
«Povero Ichigo, che ne sarà di lui?» domandò. Non poteva nemmeno immaginare cosa volesse dire trovarsi sotto le mire del capitano Zaraki. Shinji si mise a ridere.
«Zaraki è caduto vittima del filtro d’amore? Che pollo! Glielo rinfaccerò a vita!»
«Vi prego, capitano Hirako. La cosa qui è seria» lo supplicò Rukia. Shinji allora smise di ridere.
«E va bene, vi aiuterò. Se Kurotsuchi non vuole aiutarvi, poco importa. Le maniere forti convincono chiunque.»
Ma quali sarebbero state mai queste maniere forti?

Nota dell'autrice
... Ebbene sì, Ichigo è stato rapito da Kenpachi, il quale lo conosciamo, sa essere molto passionale, anche se solo nel contesto della battaglia. Quindi Ichigo dovrà stare attento, mentre i suoi amici pensano ad un piano (e Shinji sembra aver trovato un modo per aiutarli). Ciò che mi è piaciuto di più scrivere è stata la parte di Nanao che sclera dietro Kyoraku (e come darle torto?) e lui che è costretto a trascinarsela dietro, mentre Ukitake è offeso (perché dopotutto lo sappiamo che Ukitake e Kyoraku sono una coppia di fatto). Poi ne ho approfitatto per scrivere ancora di una coppia che amo, ovvero la RukiHime. Orihime è  caduta vittima del filtro, cosa ne penserà Byakuya che ha già piene le tasche di tutto ciò?
Restate sintonizzati per scoprirlo.
Nao

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Capitolo 4
*** Tutto è lecito in guerra e in amore (finché qualcuno non si fa male) ***


 Tutto è lecito in guerra e in amore (finché qualcuno non si fa male)
 
Era la cosa più assurda e umiliante che gli fosse mai successa. Che Kenpachi si fosse innamorato di lui… non riusciva nemmeno a pensarci! E va bene che si trattava di un amore indotto e falso, ma i sintomi somigliavano molto all’amore vero… anzi, all’amore folle e ossessivo. Che cosa ne sarebbe stato di lui?
«Kenpachi, puoi mettermi giù? Guarda che so camminare da solo!»
Lo temeva più adesso rispetto a tutte le volte in cui lo aveva affrontato. Almeno quelle volte sapeva cosa aspettarsi, ma adesso sarebbe potuta accadere la qualunque e ciò lo terrorizzava. Kenpachi arrestò la sua corsa e lo afferrò, lanciandolo via come se fosse stato leggero come una piuma. Ichigo urlò e si ritrovò scaraventato contro un muro (si sorprese anzi di non averlo rotto).
«Ahi! Ma si può sapere che diavolo fai? Che motivo c’era di lanciarmi così?» si lamentò il ragazzo, tossendo, poiché attorno a lui si era sollevata molta polvere. Si guardò attorno e si rese conto di trovarsi in quella che sembrava un’abitazione abbandonata, in mezzo al nulla. Ma dove lo aveva portato? Ichigo deglutì sotto lo sguardo di Kenpachi. Lo guardava come se volesse saltargli addosso, e non avrebbe saputo dire se per ucciderlo o per fare altro a cui non voleva pensare.
«Oh, Ichigo. Qui non ci disturberà nessuno» disse Kenpachi, l’espressione da predatore sul viso. Questo non andava bene, Ichigo non ci teneva ad essere deflorato, soprattutto perché Kenpachi dava l’idea di non essere delicato in certe cose.
«Senti, che intenzioni hai? Non fare niente di cui ci pentiremmo entrambi! Devi starmi a sentire, sei sotto l’effetto di un filtro. Non puoi farti dominare così!»
Sull’ultima parola aveva assunto un tono esasperato.
«Ti vedo spaventato, Ichigo. L’odore della paura mi eccita sempre!» dichiarò Kenpachi, sguainando la spada.
Doveva per forza lottare con lui? Evidentemente non aveva scelta, se doveva tenerlo lontano con la forza, così avrebbe fatto.
«Oh, e va bene. Dobbiamo lottare? E lottiamo!» esclamò, prendendo Zangetsu. Kenpachi a quel punto ghignò.
«Oh, sì. Non c’è niente di più che mi eccita che vederti tirar fuori la spada.»
«C-che cosa?! No, io non voglio eccitarti, non voglio fare niente. Vuoi guardarmi? Sono io, Ichigo!»
Quel filtro d’amore era tremendo, avrebbe ammazzato Urahara.
«Ma certo che ti guardo. E ti strapperò quel kimono di dosso con la lama della mia spada. Vieni qui!»
Bene. Non poteva combattere, non poteva ragionare. E sicuramente non poteva contare sui suoi amici che, per qualche motivo assurdo, non stavano venendo a salvarlo. C’era una cosa sola che poteva fare: scappare e stare sulla difensiva. Kenpachi gli andò addosso, cercando di colpirlo. Lui si scansò.
«Nooo! Maledizione, così non può funzionare! MA SI PUO SAPERE GLI ALTRI DOVE DIAMINE SONO?!»
 
Ishida era molto preoccupato per Ichigo, anche se stava cercando di non dirlo in modo diretto. Conoscendo Zaraki, non si sentiva sicuro a lasciarlo lì. Oltre al fatto che si sentiva molto infastidito dall’idea che Ichigo fosse lì da solo con lui. Avrebbe dovuto opporsi, ben gli stava! No, non è vero, pensò subito dopo. Non era colpa di Ichigo, era colpa sua e della sua stupida cotta da cliché da quattro soldi.
«Siamo sicuri che Ichigo se la caverà?»
«Non preoccuparti, starà bene, è duro da far fuori. Anche se non penso che è di questo che dovrà preoccuparsi» Shinji era divertito dall’idea che Ichigo si stesse ritrovando a scappare da Kenpachi.
«Rukia, usciamo insieme? Intendo, per un appuntamento. Anche se forse sarebbe meglio nel mondo degli umani, lì c’è molto di più da fare» Orihime conversava con Rukia come se niente fosse, e la shinigami doveva ammettere che la cosa non le dispiaceva affatto.
«Sarebbe… una cosa carina…» sussurrò. Rukia diceva davvero.
«Amh… Kuchiki, sei certa che sia un bene darle corda?» domandò Ishida. Rukia sospirò, sembrava dispiaciuta.
«Non preoccuparti, le passerà. Sempre che il capitano Kurotsuchi voglia aiutarci. Capitano Hirako, ma che strategia avete in mente?»
Shinji si mise a ridere.
«E chi ha mai parlato di strategia? È molto più facile di così.»
 
 
Quando Mayuri si vide nuovamente invaso da quegli scocciatori, sospirò avvilito.
«Ancora voi? E vedo che al gruppo si sono uniti dei nuovi arrivati. E tu» disse guardando malamente Hirako. «Vi ho già detto che non vi aiuterò, non mi interessa.»
«Oh, hai sempre un carattere difficile. Cosa sarà mai una pozioncina d’amore?» iniziò a provocarlo Hirako. Se il suo piano era stuzzicarlo, non sarebbe riuscito nell’impresa.
«Mi sembra chiaro, saprei risolvere la questione in breve, ma io non faccio nulla che non mi interessi, né per altruismo. Quindi godetevi la vostra epidemia d’amore e lasciatemi in pace.»
Shinji assottigliò lo sguardo. La luogotenente Kurostuchi se ne stava come al solito in religioso silenzio, aspettando sicuramente qualche ordine del suo capitano.
Era sempre così ubbidiente, sarebbe stato un peccato se avesse perso il controllo.
«Ayasegawa, puoi darmi la boccetta?» domandò.
«Sì, ma state attento»
Mayuri osservò quello scambio, sospettoso.
«Se pensate di farmi cadere sotto l’effetto del filtro, sappiate che non funzionerà su di me.»
«Che cosa crudele da pensare, non potrei mai farti una cosa del genere. Luogotenente Kurotsuchi, a te piacere l’odore del melograno? Ho sentito che è un frutto afrodisiaco, di certo non è stato scelto a caso.»
Nemu rimase immobile, seria.
«È piacevole, immagino.»
«Già, appunto. Vediamo se mi ricordo cosa c’è dentro…» disse svitando il tappo lentamente. «Estratti di chicchi di melograno, serotonina artificiale…»
Mayuri lo fissò.
«Nemu, non respirare!»
Aveva capito immediatamente. Quel bastardo aveva avvicinato la boccetta a Nemu. Pur essendo vuota, rimaneva al suo interno ancora qualche residuo. Nemu chiuse gli occhi e stranutì.
«Era questo il tuo piano?!» esclamò Ishida.  Ma che razza di piano balordo era?
«Sei un maledettissimo idiota! Come hai osato? Ti faccio a pezzi!» lo minacciò Mayuri.
«Oh, sono davvero costernato! Oh, luogotenente Kurotsuchi, il capitano ti desidera.»
A quel punto il danno era fatto. Nemu incrociò lo sguardo del suo capitano e fu anche lei vittima di quel filtro.
«Che cosa hai fatto? Maledetto idiota! E tu, stupida, ti avevo detto di non respirare, sei forse sorda?» Mayuri era andato su tutte le furie. Forse aveva sottovalutato un po’ troppo la situazione. Nemu non rispose, piuttosto guardò il suo capitano. Dopodiché tese le braccia in avanti e fece per abbracciarlo.
«Rimproveratemi ancora, nobile Mayuri.»
«Che cosa? Stiamo scherzando, spero. Nemu, sta ferma al tuo posto. Non osare disobbedirmi!»
Non era abituato a quella versione della sua luogotenente, Nemu sembrava sotto l’effetto di qualche droga, con le pupille dilatate.
«Se volete potete punirmi, capitano. Vi amo tanto.»
«Eh, no. Questo è troppo strano perfino per me» Mayuri la tenne lontano da sé, non era interessato a quel genere di approccio. Shinji si mise a ridere.
«Lo sai, vero, che adesso ti darà il tormento? Ora il problema riguarda anche te.»
Rukia si rese conto che in effetti era stata una buona mossa.
Kurotsuchi li guardò uno ad uno e promise a sé stesso che li avrebbe uccisi e usati come cavie da laboratorio, una volta finita quella storia.
«E va bene, come volete, creerò un filtro che annulli gli effetti di questa cosa infernale. Ma adesso sono anche senza luogotenente. Staccati, stupida ragazza!» Mayuri afferrò Nemu per un polso, spingendola verso Shinji. «Tenetela voi, non posso lavorare se mi sta appiccicata»
Shinji afferrò Nemu, la quale però protestava, agitandosi.
«Ci penseremo noi. È sempre un piacere parlare con te, Mayuri.»
«E non chiamarmi per nome, Hirako» sbottò lui.
 
 
«Capitano, ma come facevate a sapere che avrebbe funzionato?» domandò Yumichika una volta fuori. Shini fece spallucce.
«Non lo sapevo, infatti. Ho solo provato.»
Ishida si innervosì. Era tutto fin troppo folle per uno razionale come lui.
«Quindi hai basato tutto solo sul caso?»
«Però ha funzionato! E tu, gigante, intendi camminare tutto il tempo senza guardare nessuno in faccia?» si rivolse poi a Chad, che era ben attento a non incrociare lo sguardo di nessuno.
«.. Preferisco non rischiare.»
Nemu cercava ancora di sfuggire alla presa di Shinji, senza molto successo.
«Voglio andare dal nobile Mayuri. Io devo andare da lui, morirò altrimenti.»
«No, no. Sopravvivrai, tranquilla.»
Ishida iniziava davvero ad innervosirsi.
«Possiamo cercare Kurosaki, adesso?» domandò. Insomma, era l’unico che si preoccupava per lui?
Shinji lo osservò.
«Non pensavo ci tenessi tanto, sembra che tu gli voglia molto bene»
Ishida arrossì e si aggiustò gli occhiali.
«S-sciocchezze, è il principio.»
«Ah-ah, certo. Allora facciamo così: tu vai a cercare Ichigo. Io, Aayasegawa e Chad teniamo a bada Nemu e… ma dove sono Orihime e Rukia?»
Si guardò attorno. Ma si era distratto solo per un secondo!
Ishida sospirò.
«E va bene, andrò da solo a salvare Kurosaki.»
Shinji però lo stava ignorando.
«Ehi, che non osino baciarsi mentre non ci sono! Noi vogliamo guardare.»
«Che cosa volgare» borbottò Yumichika.
«No, io non voglio guardare» protestò debolmente Sado. Lui era timido e tutto ciò era troppo per lui.
Una volta rimasti soli, Yumichika si rese conto che era arrivato il momento di spiegare a tutti cosa fosse successo. L’unico modo era parlare con il Comandante Generale, lui lo avrebbe comunicato agli altri. Si vergognava da morire, ma quello che stava succedendo era colpa sua. Shinji si era offerto di accompagnarlo, aveva raccomandato a Sado di tenere d’occhio Nemu.
«Non preoccuparti, Ayasegawa, la cosa si risolverà.»
«Io non mi preoccupo per quello, mi preoccupo perché è imbarazzante!» si lamentò. Ma sfuggire alle proprie responsabilità non era né bello né elegante, per cui…
 
Il Comandante Generale li ricevette poco dopo il loro arrivo e il vecchio Yamamoto si sorprese di vedere quei due insieme.
«Capitano Hirako e quinto seggio dell’undicesima compagnia, Ayasegaya. È raro vedervi insieme e posso supporre che abbiate delle comunicazioni importanti per me.»
«Infatti è così, comandante» Shinji indicò Yumichika. «Il quinto seggio qui presente deve dirvi una cosa, riguarda l’epidemia che ha invaso la Soul Society.»
Che cosa?! Così, in modo tanto diretto? Che razza di traditore. Yumichika arrossì.
«Sì, è vero»
«Bene, allora. Parla, ti ascolto» asserì Yamamoto.
Oh, che onta, che bruttezza, pensò Yumichika.
«Ecco… la verità è che è tutta colpa mia. L’epidemia l’ho provocata io, ma è stato un incidente. Ho rubato un filtro d’amore a Kisuke Urahara perché volevo… usarlo su una persona. Solo che è successo questo disastro. Mi dispiace non averne parlato prima, ma… la vergogna era troppa.»
Shinji gli poggiò una mano sulla spalla.
«Ma c’è da dire che abbiamo chiesto aiuto al capitano Kurotsuchi, così adesso sta lavorando ad una soluzione. Quindi questo vuol dire che Ayasegawa non è nei guai, vero?»
«Lo è eccome. Anzi, lo siete entrambi, avreste dovuto venire da me molto prima» dichiarò Yamamoto. Shinji sgranò gli occhi.
«L’imbecille qui è lui e nei guai ci finisco io?»
«Imbecille a chi, brutto pervertito con il casco di banane in testa?»
«Che cosa? Io ti-»
«SILENZIO!» tuonò Yamamoto. «Non è il momento né il luogo per futili discussioni. Adesso bisogna avvertire gli altri membri del Gotei 13. Non bisogna mai scherzare, l’amore è un sentimento molto potente e che può essere molto pericoloso.»
Shinji e Yumichika, zittiti come due bambini, si guardarono. Il vecchio aveva ragione.
La comunicazione arrivò ben presto ai vari capitani e alle compagnie. Quando Byakuya capì, scosse la testa affranto e si sentì solo di dire è peggio di quanto pensassi.
 
«Non è andata poi così male» disse Shinji, lasciando la sede del Comandante Henerale.
«No, infatti è andata benissimo» Yumichika era rosso in viso. «Spero solo che questa storia finisca presto, ho chiuso con l’amore. Sì, è così, non voglio avere niente a che fare con…»
Yumichika passò dal parlare allo zittirsi e a nascondersi dietro Shinji.
«Eh? Si può sapere che c’è ora?»
«C’è Ikkaku. Mi ci manca solo di parlare con lui e ho raggiunto l’apoteosi dell’imbarazzo.»
Shinji alzò gli occhi al cielo, avrebbe creduto che sarebbe stato molto più divertente. Ikkaku gli passò davanti, fermandolo.
«Perché Yumichika si nasconde dietro di te?»
«Perché non vuole parlarti, semplice. Comunque questi non sono fatti miei, quindi prego, chiacchierate pure quanto volete mentre vado a farmi una bevuta. Ciao, ciao»
Shiinji mollò lì Yumichika, che adesso si ritrovava senza uno scudo. Maledizione, l’imbarazzo non gli era ancora passato.
«Perché non volevi parlarmi?» gli chiese Ikkaku.
Perché sei un cretino, ecco perché.
«No, il capitano scherzava soltanto…»
«Ah. Beh, comunque, hai sentito? A quanto pare c’è un’epidemia causata da un filtro d’amore. È una cosa assurda, chi mi mai arriverebbe a tanto?»
Io. Io ci arriverei perché non riesci nemmeno a vedere oltre il tuo naso!
«Sai, per amore si arrivano a fare mille follie, ma non mi aspetto che tu capisca! Lo sai, sei veramente poco perspicace!»
Ikkaku non capì. Ma perché tutto quello che diceva non faceva altro che innervosirlo.
«Ma che ho fatto?»
«Oh, lasciamo perdere!»
Tanto prima o poi si sarebbe comunque saputo che a causare quel disastro era stato lui.
 
Shinji, nel frattempo, era tornato da Chad, che sembrava ancora l’unico sano di mente.
«Ehi, Sado, ho mollato Yumichika con il suo amante e…» si guardò intorno. «… Dov’è la luogotenente Kurostuchi?»
«Ecco, lei… mi è scappata» ammise Chad mortificato. «Ho provato a trattenerla, ma è molto più forte di quanto sembri.»
Shinji lo fissò per qualche istante. Pazienza, si disse, ci avevano provato.
«Dettagli, se la sbrigherà il capitano Kurotsuchi. Ti va una bevuta?»
«Ma sono minorenne.»
«E io un adulto responsabile che ti sta autorizzando. Ti prego, non posso reggere questa situazione senza alcol in corpo!»
 
«Izuruuu! Dove ti nascondi? Vuoi giocare a nascondino? E va bene, mi piace questo gioco, mi eccita non poco!»
Oh, che atroce sofferenza. Perché doveva succedere proprio a lui? Perché uno timido e incapace in amore doveva ritrovarsi ad avere proprio Rangiku Matsumoto che gli stava addosso? E per essere chiari, il problema non era questo, il problema era che a lui Rangiku piaceva davvero. Ma l’idea che il suo fosse solo un amore indotto gli spezzava il cuore, ecco perché non poteva permettersi di farsi coinvolgere emotivamente, doveva essere forte e deciso. Così si era nascosto.
«Izuruuu! Ecco dove ti nascondevi. Sei giocoso, vedo» Rangiku aveva fatto irruzione negli appartamenti della terza compagnia. Izuru si alzò, non poteva permettersi una distrazione.
«Rangiku, ascoltami. Dobbiamo parlare.»
«Preferisco usare le mie labbra per fare altro, se non ti dispiace» Rangiku si avvicinò. Tutto in lei lo attraeva, dal corpo, all’odore, al modo di parlare. Quant’era difficile fare la cosa giusta.
«Tu non lo vuoi veramente. Sei sotto l’effetto di un filtro d’amore, capisci? Una come te non troverebbe mai attraente uno come me!» cercò di tenersela lontana, ma Rangiku non demorse. Anzi, lo strinse tra le braccia e gli posò un dito sulle labbra.
«Ma di cosa parli? Sei un adorabile cucciolo.»
Adorabile cucciolo non era proprio ciò che sperava di sentirsi dire. In realtà niente stava andando come voleva. Beh, non era proprio così.
«Ma Rangiku… ti prego. Non sono così forte da resistere. Ce ne pentiremo.»
«Allora mettici alla prova» sospirò Rangiku. Quando sentì il suo respiro su di sé, Izuru capì di non poter più resistere. Ma non si lasciò baciare: fu lui a baciare lei e a diventare improvvisamente dominante. Considerando quanto si era trattenuto, era normale che adesso stesse esplodendo.
«Mmh, Izuru! Mi piaci così tanto! Vieni qui!»
 
Rukia non era riuscita ad opporsi quando Orihime l’aveva trascinata per mano verso chissà dove. Si sentiva incredibilmente bene con lei, sarebbe stato bello se fosse stato sempre così. Se le fosse piaciuta per davvero, insomma. Rukia le aveva poi suggerito di andare a casa propria, nella dimora dei Kuchiki (e questo non perché volesse stare del tutto sola con lei, assolutamente). Orihime si era guardata attorno, estasiata.
«Oh, quindi vivi qui? Ma che bella casa, che bello stile! Hai anche un laghetto! È molto romantico!»
«Io…b-beh sì.»
Ora che ci faceva caso, Orihime non era tanto diversa dal solito, era sempre allegra e dolce, con la differenza che tutte le attenzioni erano su di lei. La ragazza infatti la guardò, con gli occhi che brillavano.
«… Sarebbe bello poterci baciare sotto un ciliegio in fiore, vero?»
Baciarsi? Erano davvero già arrivate a quel punto? Rukia l’avrebbe anche baciata… oh, eccome se lo avrebbe fatto.
«Baciarsi? Io, ecco… non so se… se… oh, Orihime! È tutto così difficile!»
Orihime le era sempre piaciuta, ma non si era mai azzardata a fare un passo verso di lei, non voleva perderla. Se l’avesse respinta, ne avrebbe sofferto troppo Orihime si mise a ridere.
«Tu sei bella, Rukia. Mi piaci tanto. Mettiamoci insieme. Ecco… spero tu lo voglia, altrimenti sarebbe imbarazzante.»
Rukia deglutì e si avvicinò a lei, prendendo la sua mano.
«Non è quello che vuoi veramente,»
«Ma come può non esserlo? Sento che lo voglio così tanto! Forse io non ti piaccio?»
Oh, non avrebbe mai potuto essere così fuori strada. Rukia la adorava letteralmente. Scosse la testa.
«Tu mi piaci tanto, Orihime. E ti bacerei senza mai smettere, ma quando tornerai in te, potresti pentirtene. Quindi dovremmo stare attente, prima che… prima che sia… troppo… tardi…»
Ma mentre parlava, si avvicinava a lei, socchiudeva gli occhi. Era difficile resistere alla tentazione di stringere tra le braccia la persona che amava. Lei, almeno, non era forte abbastanza. Rukia però aveva dimenticato una questione fondamentale, ovvero che in quella casa ci viveva anche Byakuya. E fu sempre Byakuya a beccarle sul punto di baciarsi. Questo era veramente troppo. Prima il suo luogotenente lo mollava e ora sua sorella portava a casa una donna per amoreggiare.
«Rukia.»
«N-Nobile fratello!» arrossì lei. Orihime invece, del tutto a suo agio, sorrise.
«Salve Byakuya, è un piacere vederti. Io e Rukia ci stavamo solo un po’ spupazzando, niente di osceno, giuro!»
Senza dubbi quella donna era sotto l’effetto del famigerato filtro. Guardò poi Rukia.
«Dimmi che almeno tu sei in te.»
«S-sì, sono in me. Ecco… la dodicesima compagnia sta lavorando ad una soluzione, però ecco… Orihime vuole me» ammise, guardandola. Orihime stava curiosando in casa con un certo entusiasmo.
«Sì, questo si vede. Sai che è soltanto un amore indotto, vero?»
Rukia arrossì. Alle volte aveva l’impressione che suo fratello fosse nella sua testa, che avesse intuito i suoi sentimenti per Orihime e che stesse cercando di avvisarla di non sperare troppo.
«Ma certo, lo so. Solo che-»
«Byakuya!» gridò Orihime abbracciando Rukia da dietro. «Volevo dirti di non preoccuparti, mi prenderò io cura di tua sorella.»
Non preoccuparsi era un conto, quella ragazza era così distratta e fin troppo entusiasma.
«Mi viene difficile non preoccuparmi» ammise, ma quella per Orihime fu solo una simpatica battuta. Rukia trovò molto divertente il modo in cui la ragazza si approcciava a Byakuya. Pensò che, se mai un giorno fossero state una coppia, quei due sarebbero andati incredibilmente d’accordo.
 
 
Ishida non poteva credere di essere andato da solo alla ricerca di Kurosaki. E come avrebbe fatto ad affrontare quel matto di Zaraki? Lo avrebbe fatto a fette in due secondi, ma non poteva lasciare Ichigo da solo. Non voleva che Zaraki facesse qualcosa di strano con lui, quello doveva essere un ruolo suo, anche se ovviamente il diretto interessato non lo sapeva. Sul suo cammino, incontrò niente meno che Yachiru: la luogotenente era offesa per essere stata piantata da Kenpachi.
«Sì, Kennuccio mi ha mollato per andarsene con Icchi. È veramente strana questa cosa che voi grandi chiamate amore. Tu stai andando a salvare Icchi, vero? Sei tipo il suo cavaliere?»
Ishida arrossì.
«Non direi che sono il suo-»
«Allora ho deciso. Vengo con te, così io mi riprenderò Kennucchio e tu riprendi Icchi. Forza, andiamo!» gridò la bambina, aggrappandosi alla sua schiena. «Dritti alla meta.»
Portarsi dietro Yachiru non era proprio ci che Ishida aveva sperato, ma si sentiva comunque più tranquillo. Inoltre, due teste erano meglio di una.
 
Intanto Ichigo stava affrontando la battaglia più estenuante della sua vita: evitare che Kenpachi gli saltasse addosso e non per ammazzarlo. Magari fosse stato quello il problema! Era comunque stremato e mentalmente provato.
«Ma insomma, c’è un limite all’umiliazione che deve essermi inflitta?» domandò Ichigo incrociando la spada con la sua. Quando Zaraki si avvicinava troppo, ecco che sussultava e indietreggiava.
«Mi piace il fatto che tu faccia il difficile, non fai altro che eccitarmi!»
«IO NON VOGLIO ECCITARTI, IO NON VOGLIO ESSERE QUI E BASTA!» gridò Ichigo. Ma se ne pentì subito dopo, l’ultima cosa che voleva era spezzargli il cuore, a quel punto sì che lo avrebbe ammazzato veramente. Kenpachi infatti lo guardò per qualche istante.
«Chiariamo Ichigo, se non sono io, non sarà nessun altro. Su avanti, vieni qui, non farà male, so essere molto gentile da quel punto di vista.»
Ichigo evitò di cogliere l’allusione sessuale, ma comunque dubitava che Zaraki fosse davvero così delicato. E lui era solo un adolescente vergine e impacciato da quel punto di vista.
«Non è nemmeno legale questa cosa» disse fra sé e sé.
E poi sperò che per una volta qualcuno venisse a salvare lui.
«Te l’avevo detto che erano qui! Eehii, Kennucciooo!»
Ichigo spalancò gli occhi. Eccolo lì il suo cavaliere in armatura bianca, con Yachiru sulle sue spalle.
«Ishida… sei venuto a salvarmi! Perché ci hai messo tanto, razza di cretino?»
«… Che cosa? Mi hai rovinato l’entrata in scena, Kurosaki! Guarda che io ero preoccupato per te!» Ishida arrossì. Stupido Kurosaki. Non aveva però badato al vero pericolo della situazione, ovvero Kenpachi, che ora si era concentrato su di lui.
«E tu che vuoi? Un rivale in amore? Guarda che ti faccio fuori in due secondi, insulso Quincy!»
«Come osi sporcare così il nome dei Qui-»
«ISHIDA, NON È IL MOMENTO!» gridò Ichigo afferrandolo per un braccio. «SCAPPA SE VUOI VIVERE!»


Nota dell'autrice
Povero Kennuccio, quando tornerà in sé vorrà sotterrarsi. Di chi poteva innamorarsi se non di Ichigo? Anche se quest'ultimo non è molto contento. E non è contento nemmeno Ishida se è per questo. Oh beh, almeno adesso Mayuri è obbligato ad aiutarli, si ringrazi Shinji per la sua capacità di fare - sostanzialmente - le cose a caso, che però poi funzionano. Izuru alla fine cede. Non è colpa sua, la carne è debole, mentre Rukia e Orihime giocano a fare la coppia felice, con Byakuya che le tiene d'occhio. Come andrà?
Alla prossima.
Nao

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Capitolo 5
*** La sottile linea tra amore autentico e amore indotto ***


La sottile linea tra amore autentico e amore indotto
 

 
Alle volte bisognava mollare e questo era ciò che Izuru Kira aveva fatto. Ancora ansante, si ritrovò con la testa di Rangiku sul suo petto, i suoi capelli lo solleticavano e le sue mani lo accarezzavano languidamente.
«È stato bellissimo, vero?» domandò lei, lo sguardo innamorato e perso nel vuoto. Izuru deglutì, in difficoltà. Era stato molto più che bello, e inoltre aveva scoperto di essere molto dominante, cosa sorprendente per lui. Ma adesso? Si era andato a cacciare in una situazione complicata. A lui Rangiku piaceva davvero, ma affezionarsi così all’idea di loro due insieme era pericoloso. Ma come poteva una cosa tanto sbagliata, essere tanto giusta?
«Sì, lo è stato» mormorò.
 
«Non preoccupatevi, capitano Hitsugaya. Avete sentito, no? La dodicesima compagnia sta già pensando ad un antidoto. Noi possiamo solo limitare i danni» Unohana era come sempre positiva e Toshiro non se la sarebbe sentita di andargli contro.
«Lo spero. Comunque vorrei tanto sapere dove la mia luogotenente si è cacciata. Ora che è vittima di quel filtro è diventata ancora più sfuggente. Sarà di sicuro in compagnia di Kira, vista la sua cotta spaventosa per lui. Beh, almeno posso fidarmi.»
Toshiro Hitsugaya aveva sottovalutato un po’ troppo la potenza del desiderio, ma dopotutto era ancora giovane. Lui e Unohana, dopo aver a lungo girovagato, arrivati agli appartamenti della terza compagnia, aprirono una delle porte. In realtà fu Toshiro a farsi avanti, al diavolo le buone maniere. Ma di certo non era pronto a quello che si ritrovò davanti: Izuru e Rangiku avvinghiati dopo aver palesemente fatto sesso.
Izuru sgranò gli occhi e si tirò addosso il kimono per cercare di coprirsi, mentre Rangiku sembrava a suo agio.
«Oh, capitano. Mi avete trovata. Ma che dispettoso, non vi hanno mai detto che si dovrebbe bussare?»
Toshiro era arrossito con violenza e si era anche bloccato. Unohana si portò una mano sul viso, molto più divertita che scioccata.
«Oh, ma guarda. Temo che siamo arrivati in un momento sbagliato.»
«A-aspettate! Giuro che non è come sembra, posso spiegare!» disse Izuru.
Ma sì, Hitsugaya avrebbe capito che non era un pervertito che approfittava della gente non del tutto consenziente. In compenso, però, quando il capitano della decima compagnia si riprese, tirò fuori la zanpakuto, sorridendo in modo minaccioso.
«Io ti ammazzo, brutto pervertito.»
 
 
Ukitake aveva deciso che quell’aria piena d’amore era fin troppo soffocante per uno di salute cagionevole come lui. Quindi si era ritirato in casa sua. Bere un tè, leggere qualcosa, godere del silenzio e della calma, quelle erano cose che facevano al caso suo. Inoltre era piuttosto arrabbiato con Kyoraku, malgrado lui non si arrabbiasse mai. Certo, non era colpa sua se quel filtro d’amore aveva colpito Nanao.
C’era poco da fare, Jushiro Ukitake era geloso senza ombra di dubbio. Anche se sapeva di non averne diritto, visto che lui e Shunsui non erano una coppia, non in modo ufficiale. E sapeva anche che era immaturo da parte sua essere geloso, Shunsui non avrebbe fatto niente di riprovevole.
Era troppo vecchio per certe cose…
«Jushiro! Ecco dove ti nascondevi!»
Oh, Shunsui aveva sempre la brutta abitudine di sbucare all’improvviso. Adesso lo aveva fatto sussultare con talmente tanta violenza da fargli cadere la tazzina di mano. Ukitake sospirò.
«Shunsui, vedo che sei tutto intero» disse, senza riuscire a nascondere del tutto il fastidio.
«Eh, già! La mia dolce Nanao non si stacca un attimo da me, devo dire che è piuttosto strano e inquietante.»
«La cosa ti diverte, capisco» disse. Non sopportava rispondere in quel modo così scontroso, non era da lui, ma proprio non riusciva a farne a meno.
«Ammetto che la cosa è un po’ divertente, ma solo un po’. Dai, Jushiro. Non fare così, non mi dirai che sei geloso, eh? Ma se non ho occhi che per te.»
Avrebbe evitato di guardare Shunsui negli occhi, perché era capace di scioglierlo come neve al sole. Ma bastava anche solo il suo tono di voce per fare ciò.
«Siamo una coppia?» gli domandò.
«Beh, sì! Anche se non ufficialmente.»
Erano tanti anni oramai che si amavano in segreto. Non avevano idea di come sarebbe stata accolta la loro relazione, le cose non erano poi cambiate molto da quel punto di vista, malgrado i secoli.
«Non so se questo mi sta bene. Voglio dire… è frustrante, non trovi? Dover fare finta di niente» disse guardando da un’altra parte. Vedere la luogotenente Ise approcciarsi così a Shunsui, gli aveva smosso qualcosa. Anche a lui sarebbe piaciuto lasciarsi andare a certi gesti affettuosi senza doversi preoccupare. Shunsui si avvicinò, cercando il suo sguardo.
«Ti ho mai detto che sei adorabile? Se vuoi che si sappia, io non ho problemi. Secondo me qualcuno se lo aspetta già, insomma, guarda come siamo legati!»
«Ma… e non hai paura che la cosa possa causarci dei problemi?» sussurrò Jushiro, già sciolto. Non aveva proprio spina dorsale con lui. Era debole, lo erano entrambi l’uno nei confronti dell’altro. Shunsui sorrise, accarezzandogli il viso.
«I guai non mi hanno mai spaventato. Vieni qui» sussurrò sulle sue labbra, per poi baciarlo con dolcezza e passione. Jushiro sospirò, più rilassato. Peccato per Nanao che aveva appena trovato il suo amato.
«Capitano Kyorakuuuu! Perché mi avete lasciato da sola! Voi! Ah! Ma voi… e voi, capitano Ukitake? Ma cosa…?»
Nanao non sembrava molto in sé, con gli occhiali storti, il fiato corto e i capelli – di solito in ordine – scompigliati. Kyoraku sgranò gli occhi. Bene, adesso che li aveva visti, di sicuro non avrebbero potuto nascondere niente, neanche volendolo.
«D-dolce Nanao, ma come hai fatto a trovarmi?»
La luogotenente si aggrappò al capitano, disperata.
«Ecco perché non mi amate! Amate lui? Questo è troppo doloroso, non posso accettarlo. Perché, capitano Ukitake? Da voi non ve lo aspettavo!»
«Ma… aspetta» Jushiro era arrossito, aveva caldo, rischiava uno svenimento. «Ti prego, calmati, non sei in te. E nemmeno io mi sento molto in me.»
Shunsui decise di prendere la situazione in mano. Filtro d’amore o no, era importante essere diretti. Così poggiò le mani sulle spalle della sua luogotenente e assunse l’espressione e il tono più seri possibili.
«Cara Nanao. Devi capire che, per quanto il tuo interesse nei miei confronti mi lusinghi, tra noi non può funzionare. Sono troppo vecchio per te e i nostri ruoli renderebbero un’eventuale relazione impari. Senza contare che sono sentimentalmente impegnato con il capitano Ukitake. Però questo non lo sa ancora nessuno, quindi ti sarei grato se al momento lo tenessi per te.»
Ukitake avrebbe tanto voluto scomparire sotto il pavimento. Come sperava di essere convincente in questo modo?  Nanao si aggiustò gli occhiali e per un attimo sembrò aver ritrovato la sua lucidit.
«Capitano Kyoraku…. SIETE UN TRADITORE!»
«… Eh?»
Dopodiché gli arrivò uno schiaffo in viso, un gesto inaspettato che però in effetti avrebbe dovuto prevedere.
«Ahi» piagnucolò Shunsui. «Mi hai fatto male, dolce Nanao.»
La luogotenente si attaccò al suo braccio, lanciando ad Ukitake uno sguardo infuocato.
«Non intendo lasciarvelo, capitano Ukitake. Se proprio lo volete, combatterò contro di voi fino alla morte.»
Questo sì che era inaspettato!
«M-ma io non posso combattere contro di te!»
«Farei qualsiasi cosa affinché il capitano Kyoraku scelga me!» Nanao sembrava davvero decisa. E Kyoraku, per la prima volta, non sapeva come comportarsi.
«Oh, dai… non litigate per me, così mi mettete in imbarazzo.»
«Shunsui, ti prego» sospirò Ukitake. Nanao non era interessata al fatto che fossero due capitani, due uomini di una certa età che stavano insieme. Lo detestava a prescindere al momento, e questa era una consolazione niente male.
 
«Byakuya, a te piacciono i biscotti? A me piace molto prepararli. Se vuoi posso preparali anche a te. Suppongo che ci vedremo spesso, visto che io e Rukia adesso stiamo insieme. Perché non vieni in vacanza nel mondo degli umani? È divertente, secondo me ti piacerebbe!»
Quell’umana era davvero tanto logorroica. Parlava e straparlava con un entusiasmo che gli faceva venire la nausea. E decantava le lodi di Rukia in ogni modo, questo almeno gli faceva piacere. Era la diretta interessata a essere in profondo imbarazzo: Orihime e suo fratello che parlavano. Anzi, Orihime che parlava di lei. Sperava tanto che non se ne uscisse con qualcosa di troppo imbarazzante. Allo stesso tempo però era così carina l’idea di loro due come coppia.
«Dubito fortemente che lì potrei trovare qualcosa di mio interesse» disse Byakuya. Orihime rise, lo trovava divertente nel suo essere serio.
«Lo sai, Byakuya? Tu mi piaci. Rukia è fortunata ad averti. Anche io avevo un fratello a cui ero molto legata. Secondo me sareste andati d’accordo.»
Né Rukia né Byakuya si erano aspettati che potesse tirare fuori una cosa del genere sul suo passato.
«Sì… Rukia mi ha accennato a qualcosa. Io… sono desolato per la tua perdita» si limitò a dire.
«Oh, non fa niente. Io non sono triste. Ho molti amici. Poi c’è lei. E ci sei tu e visto che io Rukia stiamo insieme, ora è come se fossi anche mio fratello!»
Rukia scorse un po’ di tristezza nel suo sguardo. Si chiese dove finiva l’effetto del filtro e dove iniziavano i veri sentimenti.
«Tieni davvero a lei?» domandò Byakuya. Per lui era un po’ strano pensare a sua sorella con una donna, aveva sempre pensato che in caso avrebbe sposato un uomo. Ma alla fine, che importanza poteva avere?
«Tengo tantissimo a lei» rispose Orihime seria. Talmente tanto seria che a Rukia vennero gli occhi lucidi.
«Così… così mi fate commuovere.»
«No, ti prego! Non volevo farti piangere. Posso fare qualcosa di buffo per tirarti su il morale?»
Nel guardarle, Byakuya dovette rendersi conto che quelle due stavano incredibilmente bene insieme, erano molto diverse eppure si capivano. Provò un’improvvisa simpatia all’idea di loro come coppia, ma si ricordò anche che l’effetto dei filtro non sarebbe durato a lungo.
«Beh» sospirò. «Almeno voi due insieme siete meno fuori di testa di Renji e Hanataro. Vedrete cosa farò loro passare, una volta tornati alla normalità.»
 
 
Chad non era riuscito a bere un solo goccio di sakè, e questo non solo perché era minorenne e non voleva andare contro le regole, ma perché aveva lo stomaco chiuso. Shinji invece aveva bevuto parecchio ed era anche un po’ brillo. Yumichika alla fine, arrabbiato, si era unito a loro. Lui non aveva bevuto fino ad ubriacarsi, lo considerava inelegante, però aveva il viso arrossato e gli occhi lucidi.
«Stupido Ikkaku.»
«Ah, e non fare così» disse Shinji. «Qual è il problema? Trovatene un altro!»
«Ma io non voglio un altro, io voglio il mio Ikkaku e basta» piagnucolò. Shinji alzò gli occhi al cielo e poi si rivolse a Sado.
«E tu, mio gigante amico? Non sei innamorato?»
«… No, ma considerando quello che sto vedendo, dubito che vorrò mai innamorarmi. E lei, capitano Hirako?»
«Tsk, certo che no!» borbottò mandando giù un sorso di sakè. «Certo che però è strano. Chissà perché non sono caduto vittima del filtro. Io come altri. Forse più sei forte e meno sei soggetto. Allora sono fortissimo.»
Chad dubitava fosse per questo. Bevve il sakè e fece una smorfia. E poi vide con la coda dell’occhio qualcuno di familiare.
«Quello non è Abarai?»
Renji camminava mano nella mano senza vergogna con Hanataro. Erano talmente innamorati che sembravano circondato da un’aura rosata tutta loro.
«Ah, ma tu guarda» disse Shinji divertito. «Abarai e Yamada, ma sapete che state bene insieme? Il felice esempio di due opposti che si attraggano»
«Grazie, capitano» disse Renji. «Allora Fiorellino, vuoi bere qualcosa?»
«Oh, lo sai che non reggo l’alcol» rispose Hanataro.
«Non preoccuparti, in caso io posso reggere te.»
Yumichika batté un pugno sul tavolo.
«Ma insomma! Come osate venire qui a comportarvi da coppietta innamorata? Guardare che qui c’è gente che soffre per amore. Non sopporto più nessuno!»
E dicendo ciò si alzò, allontanandosi con fare teatrale. Renji si sedette e si portò Hanataro seduto sulle proprie gambe. Davvero senza alcun pudore quei due, però erano divertenti.
«Sembrate felici, quasi mi dispiace che debba finire» ammise Shinji.
«Non so di cosa parlate, capitano Hirako. Non finirà proprio niente, amo davvero molto Hanataro, un giorno vorrei sposarlo. In realtà non so nemmeno se è una cosa legale, ma lo farò lo stesso.»
Hanataro si commosse tantissimo a quell’indiretta proposta di matrimonio.
«Tu…? Oh, Renji.»
Shinji borbottò qualcosa. D’accordo l’amore, ma quello era troppo anche per lui.
«Emh… scusate, capitano» disse ad un tratto Chad, fin troppo imbarazzato dalle moine di quei due. «Non dovremmo cercare la luogotenente Kurotsuchi? Era compito nostro tenera d’occhio.»
«Già, ma ci è scappata e non sono così stupido da impedire ad un’innamorata di raggiungere il suo amato. Non preoccuparti, il capitano Kurotsuchi ci perdonerà, prima o poi.»
E poi non avrebbe avuto tempo al momento di arrabbiarsi.
 
 
In tutto ciò, Mayuri Kurostuchi stava già lavorando ad un antidoto. E mentre lo faceva, si lasciava andare a commenti e a imprecazioni contro Kisuke Urahara. Cosa era venuto in mente a quel pazzo? Perché mai aveva creato qualcosa di così inutile e potenzialmente pericoloso? Il vero criminale era lui, altroché. Oh, ma gliel’avrebbe pagata una volta che lo avesse incontrato.
«Se l’hai creata è perché avevi puntato a qualcuno, Kisuke Urahara…  In mezzo, adesso, ci siamo finiti tutti. Sei davvero sgradevole» disse fra sé e sé. Di sicuro sarebbe stato più facile per lui lavorare, se solo non avesse avuto la costante sensazione che qualcuno lo stesse spiando. In quel caso però non si trattava di una sensazione: Nemu in effetti lo stava spiando da fuori e ad un certo punto si era introdotta dentro il suo laboratorio, dopotutto lo conosceva bene.
«Nobile Mayuri!» esclamò.
In quel momento Nemu poté vantare di essere stata l’unica ad aver fatto paura al capitano Kurotsuchi.
«Che cosa ci fai tu qui? Hirako doveva tenerti d’occhio, eh? Effettivamente non è che potessi fidarmi molto di lui» disse infastidito, ma in realtà anche molto inquietato. «E non ti avvicinare.»
Al diavolo! Lui non aveva paura di niente, ma quella cosa, l’amore… quella sì che gli faceva venire i brividi.
«Ma Nobile Mayuri, io vi amo» affermò Nemu con serietà. «Prendete il mio corpo, fatene ciò che volete. Se vi eccita potete anche legarmi, sono resistente.»
«Si può sapere chi ti ha insegnato certe cose? Oh beh, lasciamo perdere, non sono ancora così fuori di senno da assecondare le tue voglie.»
Nemu si avvicinò a lui. Non lo ascoltava, questo era fastidioso.
«Io sono qui solo per compiacervi» sussurrò e poi si avvicinò per baciarlo. Non arrivò a farlo, però, perché svenne poco dopo tra le sue braccia. Mayuri stringeva tra le mani una siringa, le aveva iniettato un leggero anestetico per tenerla a bada.
«Quanto parli! Stattene buona qui senza molestarmi, mentre trovo una soluzione al disastro che Urahara ha creato. Deve pregare di non incrociarmi presto, perché non sopravviverà, altrimenti!»
 
 
Ichigo era stanco.
Anzi, prima di essere stanco era sollevato e ancora un po’ sconvolto per quanto successo con Zaraki. Per quello che era quasi successo.
«Credo che mi sia bloccata la crescita» ansimò Ichigo. «Ma perché sono venuto? Perché non mi sono fatto gli affari miei, almeno per questa volta?»
«Oh, ho capito» sbottò Ishida. «Ora non fare la regina del drama.»
«CHE COSA? Tu non hai idea di quello che mi ha fatto. Mi ha quasi… mi voleva deflorare! Ma ti immagini che dolore atroce? E poi con Kenpachi? Una volta tornato normale mi avrebbe ammazzato di sicuro!»
Ichigo non scorgeva il fastidio nello sguardo e nel tono di Uryu. Per forza, non si accorgeva mai di niente!
«Senti, Kurosaki. Ho capito, perché pensi che sia venuto a salvarti?»
Ichigo si bloccò, guardandolo.
«In effetti… come ti è venuto in mente di venire da solo?» domandò sorpreso. Ishida arrossì. Non era più così bravo a dire le bugie.
«Ero preoccupato per te. E non volevo che Zaraki ti toccasse. Okay, non voglio che nessuno ti tocchi. Ti piace come risposta o è patetica?»
Ichigo si guardò attorno. Per come Ishida parlava, sembrava geloso. Ma questo non era possibile.
«… Sei caduto vittima del filtro pure tu?» tentò. Ishida s’indispettì. Perché non poteva prenderlo sul serio?
«Kurosaki, sei un cretino. La prossima volta salvati da solo.»
A giudicare dalla sua reazione, Ichigo doveva aver toccato un nervo scoperto. Ishida sembrava quasi innamorato di lui, da come si comportava. Ma questo non era possibile. O sì? Non sapeva come comportarsi, al riguardo!
«Ma… aspetta un momento, Ishida! Non pensare di potermi mollare qui, merito delle spiegazioni!»
Anche perché aveva paura che Zaraki lo avrebbe ritrovato presto.
 
E in effetti Ichigo non aveva torto a temere per la sua incolumità: Zaraki, furioso per essere stato interrotto dal Quincy, aveva giurato vendetta. E inutili erano le parole di Yachiru, che iniziava ad essere stufa di quella situazione.
«Lo sai, Kennuccio? Ora non è più divertente. La gente è fin troppo impazzita e nessuno bada nemmeno più a me. E poi daaai. Proprio Icchi, poi.»
«Fa silenzio, Yachiru. Ritroverò Ichigo e quel Quincy me la pagherà molto cara per avermelo portato via. Vedrai, se non lo faccio!»
Yachiru sospirò. No, infatti, non era divertente, soprattutto perché Kennuccio non sembrava in sé. In genere l’ascoltava molto di più, ma adesso…
Ikkaku, mollato da Yumichika senza un valido motivo, si era sorpreso quando aveva visto il suo capitano correre come un pazzo nella sua direzione. Era sparito per delle ore!
«Capitano, ma allora siete-»
«TOGLITI DI MEZZO, NON HO TEMPO DA PERDERE!» gridò Kenpachi, quasi investendolo. Yachiru perse l’equilibrio e cadde addosso a Ikkaku, il quale imprecò.
«Che cavolo! Ma si può sapere che succede?»
«Waaa, succede che Kennuccio è impazzito per colpa del filtro e ora vuole Icchi» piagnucolò Yachiru in braccio a lui.
«… Con Icchi intendi Ichigo Kurosaki? Perché se è così, mi dispiace per lui.»
«La colpa è tutta tua, pelatino!» Yachiru gonfiò le guance.
«Io? Ma che cosa ho fatto, io?» domandò Ikkaku confuso.
«Uffaaa, certo che sei lento a capire! Ma non ci arrivi o no che Yumichika è innamorato di te? Capito? Lui ha fatto tutto questo perché voleva che ricambiassi i suoi sentimenti. Però è successo un caos e ora tutti sono impazziti, anche Kennuccio.»
Ikkaku rimase immobile a riflettere sulle sue parole. Davvero era questo il motivo?
«Ma… ma se era per questo, perché non me l’ha detto?»
«Ma non lo so! Voi adulti ragionate in modo strano. Ma credo che sia perché non hai alcun senso del romanticismo e quindi è convinto che tu non lo ricambi. Beh, se si è sbagliato, farai bene a dirglielo.»
Ikkaku la rimise giù con delicatezza. Yumichika aveva davvero scatenato quel pandemonio per lui? Certo, l’idea che volesse somministrargli un filtro era inquietante e di quello avrebbero dovuto parlarne, però… lo amava.
«Devo cercare quell’idiota. Grazie, Yachiru.»
«Prego, pelatino. E tanti auguri!» esclamò ridendo. Ecco, questo sì che la divertiva: l’amore autentico.

Nota dell'autrice
Grazie a Yachiru, Ikkaku finalmente ha capito l'ovvio! E pure Ichigo finalmente sta capendo che forse Uryu non prova un semplice sentimento di amicizia nei suoi confronti. Personaggi come loro me li immagino MOLTO imbranati in amore, della serie che non capiscono nemmeno se glielo sbatti in faccia. Kyoraku e Ukitake non sono messi benissimo, ma almeno sono consapevoli di amarsi. La vera domanda è, che cosa farà Kenpachi, bramoso di vendetta contro Uryu? E Mayuri riuscirà a creare un antidoto senza essere molestato? E Izuru sfuggirà alla furia di Toshiro? Rimanete sintonizzati per scoprirlo.

Nao

 

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Capitolo 6
*** Il coraggio del settimo seggio Hanataro Yamada ***


Il coraggio del settimo seggio Hanataro Yamada

Essere innamorati era una cosa a dir poco splendida. Renji non si era mai sentito così bene, ma da quando si era accorto di Hanataro, la sua vita era cambiata. Che poi, pensandoci perché non se n’era accorto prima? Non gli pesava nemmeno il non far niente, in genere sarebbe stato impegnato, in quanto luogotenente della sesta compagnia. Il capitano Kuchiki lo avrebbe perdonato (o almeno così sperava), anche perché lo stesso capitano sembrava piuttosto impegnato al momento. E Hanataro? Nemmeno lui si era mai sentito così bene. Era sempre stato abituato ad essere bullizzato, preso in giro e ad essere vittima di stupidi scherzi. Certo, in Ichigo e nel suo gruppo aveva trovato una valida compagnia, ma nessuno mai gli si era approcciato in quel modo. Non aveva mai avuto un ragazzo o una ragazza, in realtà non si era mai approcciato all’amore in generale. Ma poi era successo e ora era tutto meraviglioso.
«Posso sapere perché ti piaccio tanto?» domandò Hanataro. Renji gli aveva appena posato un fiore tra i capelli, non faceva altro che riferirsi a lui con appellativi come fiorellino mio e ad Hanataro la cosa piaceva.
«E perché non dovresti? Sei adorabile, dolce, mi fai ridere… e poi sai curare le persone, io sono un luogotenente, è utile avere un ragazzo che sa fare certe cose» disse Renji ridendo. In effetti, era un buon motivo.
«E io perché ti piaccio tanto?» domandò lui invece. Hanataro si mise in ginocchio a guardarlo. Non aveva mai pensato al suo tipo ideale, si ritrovò a rendersi conto che lui e Renji si compensavano: quest’ultimo infatti era altissimo, imponente, aveva un aspetto selvaggio, coni suoi capelli rossi e i tatuaggi. Lui invece era piccolo, minuto, sempre con quell’aria impaurita che gli dava l’aspetto da bambino.
«Mi piaci perché sei diverso da me» ammise. Passava dalla non timidezza, ad arrossire così tanto quando poi si parlava. «Certo che però è strano.»
«Che cosa, Fiorellino?»
«Noi ci conoscevamo già, ma non pensavo di piacerti. Tu vai sempre dietro al capitano Kuchiki.»
«B-beh, nemmeno tu hai mai dato segno di essere interessato a me, anzi, pensavo di farti paura!» ammise Renji. Hanataro si mise a ridere. Sì, aveva senso in effetti, lui aveva paura sempre di tutto e tutti.
«Chissà, forse non eravamo ancora capaci di vederci» disse distogliendo lo sguardo. Renji sorrise, poggiò la mano sulla sua guancia e portò il suo sguardo su di sé.
«Io però adesso ti vedo e vedo solo te.»
Hanataro sorrise e si avvicinò a lui per baciarlo. Di quei baci non ne aveva mai abbastanza. Peccato che i due amanti non ebbero la possibilità di scambiarsi nessun bacio, perché erano stati interrotti dalla lite tra Ishida e Ichigo.
«Ishida, ma ti vuoi fermare? Quanto cavolo corri. E aspetta!»
Ichigo gli arrivò vicino e lo afferrò per un braccio. Uryu arrossì e si retrasse.
«Perché devi rigirare il coltello nella piaga? Non ti basta il modo in cui mi sono umiliato? È veramente un cliché orrendo. Io, innamorato del mio nemico per natura, uno Shinigami… Tu, tra l’altro!»
A Ichigo venne un tic all’occhio. Ishida stava cercando di insultarlo o stava dichiarando i suoi sentimenti?
«Senti, mi dispiace, è solo che io non me lo aspettavo. Ma perché ti arrabbi tanto?»
Oh, stupido shinigami da quattro soldi. Possibile che Kurosaki fosse così lento a capire?
«Mi sembra evidente. La situazione è già abbastanza strana così, ma sapere che tu non mi ricambi e non lo farai mai, è ancora più tremendo per il mio orgoglio… da Quincy e da uomo!» affermò con una certa teatralità. Quindi era tutto lì il suo cruccio? Ma come osava avere la presunzione di sapere a cosa stesse pensando?
«Ehi, guarda che tu non sei mica nella mia testa, io non ho detto nulla riguardo a questo.»
«Perché? Vorresti dire che ti piaccio anche io?»
Ichigo si bloccò, guardandosi attorno.
«Emh…»
Nessuno dei due si era reso conto di Hanataro e Renji che li guardavano con gli occhi sgranati e carichi di aspettative.
«Ma tu guarda, Ichigo e Ishida, chissà perché non sono sorpreso» commentò il luogotenente. Ishida si aggiustò gli occhiali. Tombola, adesso sapevano anche loro.
«Abarai e… Yamada. Voi invece siete molto sorprendenti.»
Hanataro arrossì.
«Non vogliamo disturbare, ora ce ne andiamo.»
«Ma che ce ne andiamo! Loro ci hanno interrotti, stavo per baciarti!» borbottò Renji. Ichigo alzò gli occhi al cielo.
«Renji, Hanataro, non so come dirvelo… ma la verità è che siete vittima di un filtro d’amore. Quello che sentite non è reale.»
Ishida avrebbe tanto voluto dargli un pugno. Ma bravo, molto delicato, doveva ammettere. Renji e Hanataro si guardarono, confusi.
«Filtro d’amore…? Ma no, io e Renji ci amiamo davvero!» rispose il secondo. Certo, era stato tutto molto improvviso, ma questo non volva dire niente!
«Oh, andiamo! Svegliatevi, non lo vedete che è tutto strano qui intorno?»
«Kurosaki, dacci un taglio. Perché devi rovinare per forza il loro idillio?» s’intromise Ishida.
«Io non rovino niente, non voglio che rimangano delusi!»
«Oh, certo, adesso ti preoccupi di questo, ma pensa!»
Quei due avevano preso di nuovo a discutere e a ignorarli. Erano la coppia perfetta, malgrado i litigi. La discussione venne però interrotta dall’arrivo di Kenpachi, che aveva finalmente ritrovato le tracce della sua preda.
«Kennuccio!» gridò Yachiru. «Così mi farai cadere!»
Non andava più bene così. Kennuccio doveva tornare quello di sempre.
«Ti ho trovato!»
Kenpachi Zaraki appariva minaccioso e anche lievemente infoiato. Ichigo deglutì a vuoto.
«Ishida, io ti piaccio molto, vero?»
«E ti sembra il momento per chiedermelo?» domandò indietreggiando.
«No, ma se ti piaccio davvero, allora aiutami a salvarmi la pelle.»
«DOVE PENSATE DI ANDARE? TI AMMAZZO, QUINCY MALEDETTO!» gridò Zaraki sguainando la spada. Ishida a quel punto perse il suo aplomb.
«Salvare te? Quello sta mirando a me!» gridò.
 
 
Oltre a scatenare tutta una serie di nuovi amori, quel filtro aveva anche fatto nascere diversi dissapori. Tipo quello tra Toshiro e Izuru. O per meglio dire, era Toshiro che voleva uccidere Izuru, questo perché aveva frainteso. Più o meno.
«Aspettate capitano! Io non voglio combattere!» esclamò Izuru indietreggiando. Aveva paura di essere congelato, anche se c’era pure di peggio…
«Ah, non vuoi combattere? Dovevi pensarci prima di… fare cose sconce con la mia luogotenente!» Toshiro arrossì anche solo a formulare il pensiero. «Io mi fidavo di te, pensavo fossi uno shinigami di sani principi! E invece ecco che sei un maledetto pervertito.»
«… Ma io non sono affatto un pervertito!»
Certo, forse il farsi beccare a letto con Rangiku non era una cosa che andava a suo favore, ma cosa poteva farci se aveva un debole per quella donna?
E tale donna non lo avrebbe di certo lasciato in balia della furia del capitano. Rangiku, infatti, com’era arrivata, si era erta tra i due come uno scudo.
«Matsumoto!» gridò Toshiro. «Togliti di mezzo.»
«Neanche per sogno, capitano. Non vi permetterò di fare del male al mio Izuru» dichiarò con gran fervore.
«… Rangiku, ti prego, peggiori le cose!» piagnucolò Izuru, anche se era comunque lusingato.
«Invece gli farò del male eccome. Sei sotto l’effetto di un filtro, non sei consenziente. Cioè, non per davvero!» cercò di spiegarsi il giovane capitano. Ma proprio a causa della sua età e della sua scarsa conoscenza del sesso, si ritrovava spesso in imbarazzo.
«Con tutto il rispetto, capitano, ma sono una donna adulta che è libera di andare a letto con chi vuole. Io e Izuru ci vogliamo e quindi lo abbiamo fatto. Non è stato assolutamente meraviglioso, Izuruccio mio?»
Rangiku lo strinse a sé, stringendogli il braccio. Nel sentire la morbidezza di quel seno, di quel corpo che poco prima aveva stretto e a cui aveva fatto cose a cui era meglio non pensare, arrossì. Di nuovo, stava peggiorando tutto.
«No. Cioè sì, però… oh, accidenti!»
«Mi hai fatto godere così tanto. E chi immaginava che fossi tanto dominante? E che sapessi dire cose tanto sconce» Rangiku si morse il labbro, ignorando del tutto Toshiro, rosso in viso e sul punto di scoppiare. Non solo li aveva beccati a letto insieme, ma adesso doveva sentire anche questo. Era troppo per lui.
«ORA BASTA, PIANTATELA ENTRAMBI!»
 
 
 
 
Il capitano Ukitake non se la passava meglio. Per Kyoraku invece la situazione era piuttosto comica, perché Nanao voleva combattere senza essere però molto pratica con la spada. Sembrava un’adorabile bambina che strepitava per ottenere qualcosa, atteggiamento che stonava molto con il suo essere sempre così seria e posata. Ma Jushiro non si stava divertendo affatto, anzi, stava ottenendo soltanto un’emicrania e nulla più.
«Bene, se non volete combattere, non insisterò. Ma allora, capitano, dovete scegliere. O me o lui!»
Bene, fine della parte divertente. Shunsui guardò Ukitake, rassegnato.
«Oh, avanti cara Nanao, non puoi dire sul serio.»
«Sono serissima, invece. Se scegliete lui, lascerò la mia carica di luogotenente, il dolore sarebbe anche troppo. Altrimenti, potremo essere insieme felici e contenti e innamorati. Ora scegliete.»
Ukitake, serio come non mai, guardò Shunsui.
«Penso di essere troppo esausto per dire qualcosa.»
Shunsui sorrise, nervoso. Nemmeno durante una battaglia provava una simile tensione.
«Dolce Nanao, non lo vuoi davvero. E comunque, a prescindere, sarei troppo vecchio per te.»
«Anche il capitano Ukitake è troppo vecchio, per questo vi servirebbe una giovane e magari anche in salute.»
Jushiro arrossì appena. Bene, era appena stato definito vecchio e anche malato. In cuor suo sperava che Shunsui lo difendesse in qualche modo.
«… Sì, è vero, però ha anche delle qualità!» disse invece. Pessima mossa. Per quanto non fosse da lui offendersi, quella volta si offese eccome.
«Se avete finito di parlar male del sottoscritto, come se non ci fossi, vi chiederei cortesemente di uscire da casa mia» disse, tranquillo ma rigido.
«Eh? Aspetta, butti fuori anche me? Ma che ho fatto?» domandò Shunsui.
«Niente, questo è il punto. Ora va, ho bisogno di un po’ di riposo.»
Vecchio e malato, ma ha anche delle qualità. Era un affronto.
 
Alla fine Byakuya dovette ammettere che non era poi così terribile quella situazione. Almeno gli aveva permesso di aprire gli occhi sul fatto che l’amore aveva davvero tante sfumature e che andava oltre la specie e il sesso. Non aveva granché da dire di fronte al fatto che Rukia e Orihime fossero due perfette anime gemelle.
«Ricordati che mi hai promesso che verrai a trovarmi nel mondo terreno» trillò Orihime.
«Io non l’ho mai detta questa cosa» disse lui severo. Tuttavia non riusciva ad esserlo troppo, Orihime era troppo pura e Rukia la guardava con gli occhi che brillavano. «Però sì, potrei passare qualche volta.»
«Evvivaaa! Posso chiamarti fratello?» domandò Orihime facendo ciò che nessuno aveva mai osato fare, ovvero abbracciarlo. Rukia si portò le mani davanti la bocca e Byakuya rimase immobile. Si era dimenticato che Orihime fosse sotto l’effetto di un filtro? No, però era convinto che, filtro o meno, avrebbe comunque agito in questo modo.
«… Se proprio ci tieni…»
«CHE BELLO!»
Era tutto molto bello, Rukia si stava cullando troppo nel tepore di quell’amore che era però fittizio. Sì, doveva esserlo e quando sarebbe tornato tutto a posto, quanto avrebbe sofferto? Oh, sarebbe stato così facile lasciare tutto per com’era, ma anche così egoistico da parte tua. Sfiorare la perfezione per poi lasciarla andare, che dolore. Mentre Byakuya si trovava ancora stretto nell’abbraccio di Orihime, scorse Renji e Hanataro che camminavano mano nella mano. Ah, eccolo finalmente, il suo luogotenente traditore, fuori di testa, imbecille e pure svergognato.
«Renji, finalmente ti rivedo» disse, gelido. Sapeva che non era tutta colpa sua, ma aveva anche l’impressione che quel filtro facesse uscire la vera anima delle persone. Quindi, probabilmente, Renji da innamorato non doveva essere poi così diverso.
«Capitano!» esclamò lui. «Voi… ecco… non ce l’avrete con me, vero?»
«E perché dovrei? Forse perché hai ignorato i tuoi compiti da luogotenente per andare ad amoreggiare nei prati con un seggio di un’altra compagnia? Ma non intendo farti nulla, non finché sei sotto l’effetto del filtro, almeno.»
Hanataro aggrottò la fronte. Tutti che parlavano di questo filtro!
Era così difficile credere che lui e Renji si amassero davvero? Per Hanataro era un affronto, e poiché si sentiva anche più coraggioso, decise che non se ne sarebbe stato zitto.
«Noi due ci amiamo davvero e… non permetterò a nessuno di dire il contrario. Nemmeno a voi, capitano Kuchiki!»
E dicendo ciò sguainò la spada. La spada, lui! Che non era abituato a combattere, ma solo a curare. Byakuya, infatti, lo guardò come se si fosse trovato davanti un pazzo.
«Ti prego, non renderti così ridicolo…»
«Hanataro, ma cosa fai? Non avrai in mente di sfidare il capitano Kuchiki, vero? Ti ucciderà!» disse Renji.
Hanataro prese a tremare. Oh, grazie tante, come se non lo sapesse già.
«N-non mi importa. È che sono stufo perché nessuno crede in noi. Va bene, d’accordo. Sono molto imbranato, non sono neanche molto forte e nessuno mi prende sul serio. Uno come me non sarebbe all’altezza di stare con il luogotenente della sesta compagnia, però lui ha scelto me! Proprio me, allora non devo essere un totale disastro!»
Byakuya si ritrovò a pensare ma perché succedevano tutte a lui? Prima Orihime e Rukia, adesso Hanataro che gli dava contro.
«Non ho mai affermato niente di ciò che hai detto in realtà» dichiarò. Non aveva voglia di discutere o di combattere per tali futili motivi, voleva solo che tutto ciò finisse. Ma l’amore rendeva davvero così fuori di testa?
«Non è importante! Renji vi è molto devoto, quindi dovete accettare la nostra relazione. Non accetterò un no come risposta!» esclamò.
Ora lo avrebbe ammazzato di sicuro. Almeno si era guadagnato la stima di Renji, che commosso si batteva una mano sul petto.
«Hanataro! Sei così coraggioso!»
Byakuya sospirò.
«Evidentemente vi siete accaniti tutti contro di me, è seccante. Ci vuole tanto a capire che non ho problemi di questo tipo? Per me potete innamorarvi e intrattenervi con chi volete. Sembro davvero così rigido e all’antica?»
D’accordo essere ligio e serio, ma così era anche troppo.
«In realtà sì, capitano» ammise Renji. «Allora non è arrabbiato con me perché sono sparito e vi ho mollato, eh?»
Il capitano lo fulminò con lo sguardo.
«Puoi scommetterci che sono arrabbiato, Abarai. Avere una relazione non ti autorizza a mettere da parte i tuoi doveri di luogotenente.»
In effetti era stato un po’ un irresponsabile, ma aveva perso la testa.
«A-Avete ragione, non lo farò più, perdonatemi. Il mio essere devoto anche ad un altro uomo mi ha portato a non capire più nulla!»
«… Va bene, ho capito, non c’è bisogno di disperarsi in questo modo. E tu, Yamada, riponi la tua spada, stai ancora tremando.»
Hanataro sussultò e riposò la spada, rilassandosi di colpo. Meno male, non avrebbe saputo come affrontare il capitano Kuchiki.
«Allora mi accettate come compagno del vostro luogotenente?» chiese indicandosi.
«Non mi pare di aver mai detto che non ti accettavo. Avete fatto tutto voi.»
Quasi Byakuya provò dispiacere nel pensare che tutto ciò sarebbe finito. Certo, la sua pazienza era messa a dura prova, però era bello vedere le persone a cui teneva felici.
«Oh, capitano. Vi abbraccerei» ammise Renji.
«Non farlo» rispose scuotendo la testa.
Forse quello era un po’ troppo.
 
«Il mio povero Izuru. Quel cattivone del capitano ti ha fatto male?»
Era incredibile, pensò Toshiro. Lui non era il cattivo, lui era quello che stava cercando di mantenere un certo equilibrio, cosa che non era però riuscito a fare. A braccia conserte fissava quei due che si comportavano da piccioncini. Che poi, insieme non sarebbero stati nemmeno male, Izuru era serio e rispettoso (o almeno lo aveva pensato fino a poco prima), era tutto il contesto a essere sbagliato.
«Non preoccuparti, Rangiku. Sto bene, davvero» disse Izuru. Doveva ammettere che le coccole e le attenzioni di Rangiku gli piacevano. Non era brava solo a letto, era molto affettuosa e tenera.
Toshiro arrossì quando vide come la sua luogotenente lo guardava.
«Che c’è? Ho detto che mi dispiace! Ma non è colpa mia, io sono il capitano, io devo proteggerti dai maniaci.»
«Ma io non sono un maniaco! Mi piace il sesso, perché questo mi rende un maniaco? Oh, povero me!» si lamentò Izuru. Perché per una volta che cercava di uscire dal suo guscio finiva con il fare una magra figura?
«Voi siete ancora troppo giovane per capire, capitano» disse Rangiku. «Crescete un altro po’ e vedrete. Quando due persone si amano, si crea un’alchimia tutta speciale» e dicendo ciò lanciò un’occhiata languida al suo innamorato.
«Ma voi non vi amate! Il problema è proprio questo!» disse lui esasperato.
Izuru allora si indispettì.
«Sapete, penso di sapere meglio di voi quello che sento.»
Toshiro non si aspettava una risposta del genere, ne fu sorpreso.
«… Sei innamorato di lei?»
«Davvero, Izuruccio? Non me lo avevi ancora detto così apertamente!» esclamò felice, abbracciandolo. Izuru arrossì e annuì. Aveva sempre guardato a Rangiku con enorme rispetto, anche in nome di ciò che lei e il capitano Ichimaru avevano condiviso un tempo. E poi quelle come lei non guardavano quelli come lui. Ma ora si era lasciato andare alla felicità di quell’illusione, pur sapendo che avrebbe sofferto.
Toshiro chiuse gli occhi, scuotendo la testa.
«Che casino. Se crescere vuol dire fare i conti con questo genere di cose, preferisco non crescere mai» ammise.
 
Ce l’aveva fatta. Non che avesse mai avuto dubbi su sé stesso, figurarsi. Mayuri Kurotsuchi aveva creato l’antidoto perfetto contro quel filtro. Certo, non lo aveva ancora testato, ma per quello non c’erano problemi: avrebbe usato Nemu, la quale si era appena risvegliata dall’anestesia, ma non abbastanza da arrecargli disturbo.
«Nobile Mayuriiiii. Venite qui.»
«Fossi matto!» rispose lui. «Non preoccuparti, questa storia assurda finirà presto. E dopo andrò personalmente ad uccidere Urahara per la situazione in cui mi ha messo.»
Nemu però scosse la testa, ribellandosi.
«Non voglio. Datemi altro.»
«Cosa intendi con… no, anzi. Preferisco non sapere. Rimani buona e ferma, devo testare questo preparato.»
Ma poiché Shinji Hirako non conosceva la definizione di buon tempismo, arrivò proprio in quel momento seguito sempre dall’attento Sado.
«Ciao, Kurotsuchi. Allora, com’è andata?»
«TU! Maledetto imbecille, quali erano i nostri patti? Dovevi tenere d’occhio lei, eh? Mi ha reso la vita impossibile, ci ho impiegato il doppio del tempo a creare questo antidoto.»
«… Questo vuol dire che è pronto? Magnifico, possiamo usarlo?»
«Stavo per testarlo su Nemu, se mi facessi la cortesia di startene zitto prima che usi te come cavia!»
Sado consigliò a Shinji di non farlo arrabbiare ulteriormente, era già spaventoso così. Mayuri si avvicinò a Nemu, la quale, nonostante fosse ancora stordita, cercava comunque di avvicinarlo a sé.
«Io vi amooo» piagnucolò.
«È solo tua impressione. Mi hai distratto parecchio, quindi devo sperare di non aver fatto errore di calcoli. Oh beh, al massimo non sarai mai più in grado di amare, un piccolo effetto collaterale.»
Shinji sgranò gli occhi.
«Piccolo effetto collaterale?! È tremendo!»
«Oh, siete tutti così sentimentali. Stavo solo scherzando, sciocco. Ora sta zitto.»
L’antidoto aveva un colore più neutro e torbido e quanto meno non aveva quell’odore di melograno. Aprì la boccetta in cui era contenuto, la consistenza era gassosa, come un fumo molto denso. Nemu la respirò e i suoi occhi iniziarono a lacrimare.
«Noooo!»
«Sembra doloroso» commentò Sado.
Nemu girò la testa di lato e poi li guardò, uno ad uno, seria, asciugandosi una guancia.
«Beh? Come ti senti?» domandò Mayuri, che non ci teneva ancora ad essere molestato.
«Bene, ma la mia testa… fa male…»
«Ah, sì. Mal di testa, spossatezza, debolezza, effetti collaterali e no, questa volta non sto scherzando.»
Shinji si mise a ridere.
«Però ha funzionato! La luogotenente è tornata in sé. Ha funzionato.»
«Cos’è quell’espressione sorpresa? Ciò che creo funziona sempre.»
Ora non restava altro curare anche gli altri.

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Capitolo 7
*** Tutto è bene quel che finisce bene ***


Tutto è bene quel che finisce bene


Almeno per il momento, Shunsui era riuscito a seminare Nanao. Era una situazione abbastanza paradossale il fatto che lui sfuggisse alle attenzioni della sua cara luogotenente. Ma non avrebbe mai potuto pensare a lei come un’amante. Anche perché era impegnato da tanto tempo e da altrettanto tempo nel suo cuore c’era solo una persona. Jushiro gli era sembrato un po’ infastidito, ma di sicuro doveva essere stata sua impressione. Non era proprio da Ukitake arrabbiarsi facilmente.
Ma Shunsui si sbagliava: il capitano della tredicesima compagnia era arrabbiato eccome, più che altro era geloso e infastidito. Lui e Shunsui stavano insieme da una vita, ma nessuno ne sapeva niente. Lui per primo aveva sempre detto che non era necessario che tutti sapessero, però… adesso iniziava ad avvertirne il bisogno, di un riconoscimento, di dire ehi sì, noi stiamo insieme.
Tutto quello stress sarebbe stato dannoso per la sua salute! Stava cercando di bere un infuso per la sua tosse, quando Shunsui bussò contro la sua porte. Ovviamente Jushiro lo riconobbe subito.
«So che sei tu» sospirò. Shunsui allora aprì la porta scorrevole e sorrise, in imbarazzo.
«Volevo rispettare la tua privacy. Posso sperare che tu non voglia lanciarmi qualcosa addosso?»
«Non credo di averlo mai fatto. Ti sei liberato della tua luogotenente?»
«Per il momento sì. Non badare a quello che lei dice, non è in sé.»
«Infatti, bado di più a quello che dici tu. Vecchio e malato, quindi?» domandò. Shunsui si guardò attorno. Quando arrivavano i momenti di panico imbarazzo spesso diceva delle cose stupide, come quelle.
«… Scusa, a volte non collego la bocca al cervello, ma tutta questa situazione mi stressa.»
«A me invece ha fatto pensare» ammise Jushiro. «Noi stiamo insieme da tanti anni, non pensi sia il caso di renderla ufficiale? Le cose sono molto cambiate rispetto a quando eravamo giovani. Sì, magari qualcuno storcerà il naso. O magari salterà fuori che se lo aspettavano tutti.»
Dopotutto, lui e Shunsui stavano sempre insieme.
«Davvero tu vuoi renderla ufficiale?» domandò Kyoraku. Ne avevano parlato tante volte, ma non avevano mai agito. «Oh, vuoi essere riconosciuto come mio compagno, è adorabile.»
Jushiro arrossì.
«Non vedo cosa ci sia di male e…»
Le parole gli morirono in gola quando Shunsui si avvicinò per baciarlo, non sulle labbra ma sulla fronte. Quei piccoli gesti improvvisi lo scaldavano sempre.
«Hai ragione, non c’è niente di male. E va bene, allora facciamolo.»
«Eh? Ora, in questo momento? Con questa strana epidemia?»
«Quale momento migliore!»
 
Ichigo si trovava in trappola. Incrociare la sua spada con quella di Zaraki era inutile, poiché più combattevano, più Kenpachi finiva con l’eccitarsi. E soprattutto adesso la vittima era Ishida, il quale rischiava di farlo ammazzare.
«Stai indietro, Kurosaki. Ci penserò io.»
«Con tutto il rispetto, ma quelle tue frecce non lo scalfiscono neanche!» protestò Ichigo.
«Come, scusa?! Ma come osi?»
«BASTA!» tuonò Zaraki, guardandoli. «Allora, che cosa c’è fra voi due? Vi piacete?»
Diamine. Se avessero mentito sarebbero morti, se avessero detto la verità, sarebbero morti comunque. Che fare?
Ishida respirò profondamente, aggiustandosi gli occhiali.
«Sì, sono innamorato di questo idiota, è vero» dichiarò. A che serviva oramai nasconderlo? Ichigo arrossì, anche se avrebbe voluto dirgli idiota, ma che diamine dici?
Kenpachi lo esaminò a lungo, e poi guardò Ichigo.
«E tu?»
Ichigo deglutì. Più che avere difficoltà ad ammetterlo a Zaraki, aveva difficoltà ad ammetterlo a sé stesso. Però lui non era un codardo, quindi al diavolo la paura. Prese un profondo respiro e lo disse.
«L-la cosa è ricambiata. Sono innamorato di lui, è così»
Aveva chiuso gli occhi e aveva anche balbettato. Bene, ottimo! E così non stava vedendo Ishida, da pallido divenire rosso come un pomodoro.
«Kurosaki, tu…?» sussurrò. Quel cretino, erano dovuti arrivare a tanto? Per un attimo entrambi si erano dimenticati di Kenpachi, il quale aveva assunto un’espressione da pazzo omicida.
«Ah, è così? Allora morirete tutti e due!» gridò. Ichigo e Ishida si guardarono. E va bene, si erano detti, se dovevano perire per mano di Kenpachi, lo avrebbero fatto insieme. Almeno era un’idea romantica.
L’attacco di Zaraki però non arrivò a destinazione. Lo stesso Kenpachi era rimasto con la spada sollevata a mezz’aria. Guardò i due e poi fece una smorfia.
«Cosa stracazzo sto facendo?» si domandò.
 
 
«Non per dire, ma siamo sicuri che funzioni?» domandò Sado.
«Il capitano Kurotsuchi non mi ha detto altro. Si diffonde nell’aria, per cui lo sapremo a breve» spiegò Shinji.
 
Ichigo rimase immobile.
«… Kenpachi?»
Il problema era che quell’antidoto non cancellava di certo i ricordi di cosa si era appena fatto. E quando Zaraki si rese conto di cosa aveva combinato, desiderò sprofondare.
«Io vi ammazzo. COSA MI AVETE FATTO FARE!»
«Kurosaki, mi sa che è tornato in sé!» si rese conto Ishida, non sapendo se sentirsi più sollevato o spaventato.
«Cosa ti abbiamo fatto fare? Cosa hai quasi fatto a me? Io dovrei lamentarmi!» sbottò Ichigo. «Ma insomma, sono stato molestato in ogni mod-AH!»
Per poco la spada di Kenpachi non lo tagliò in due. Beh, almeno era tornato in sé e combatteva per il solo piacere di farlo.
«IO VI AMMAZZO, A TUTI E DUE!»
Yachiru da lontano, vide la scena e si rasserenò
«Oh, che bello. Kennuccio è tornato quello di sempre!»
 
C’era anche un’altra persona che fino a quel momento non aveva assistito in modo diretto a quanto era successo, eppure la colpa era sua, in quanto creatore del filtro d’amore. Se stava tutto tornando come prima, allora Mayuri doveva aver pensato ad un antidoto. Sorrise al pensiero, se lo aspettava. Kisuke Urahara vide Yumichika camminare con energia, arrabbiato, con Ikkaku che gli correva dietro.
«Yumichika, allora è vero? Tu sei innamorato di me?»
«Ma quanto sei noioso! Che importanza ha? Non te ne importa niente!»
«E piantala!» Ikkaku afferrò i suoi polsi, costringendolo a guardarlo. «Senti, mi dispiace, io con questo genere di cose non sono bravo! Vado in panico, non sono stato nemmeno bravo a fartelo capire.»
Yumichika arrossì.
«A farmi capire cosa?»
«… Che sono innamorato di te da quando ti conosco!»
Ikkaku lo aveva gridato e nel dirlo era arrossito così tanto. Yumichika lo guardò, poi si guardò un attimo attorno e tornò infine a guardare lui.
«Stai scherzando, vero? Cioè, io ho combinato un casino atroce per far sì che ti innamorassi di me, nella Soul Society c’è un caos indicibile, tutto questo solo perché sei un cretino e non sei capace di dire le cose come stanno!»
Quella non era proprio la reazione che Ikkaku aveva preventivato. Sentirsi dare del cretino, ma insomma!
«G-Guarda che nemmeno tu mi hai detto chiaramente le cose come stanno.»
«Certo che no, dovevi farmelo capire in qualche modo, altrimenti non potevo espormi.»
Ikkaku sospirò.
«Non puoi far fare solo a me il lavoro difficile.»
Yumichika si imbronciò, ma si rilassò quasi  subito, sorridendo. Oh, sì, di sicuro un giorno ci avrebbero riso sopra. Per amore si arrivavano davvero a fare cose molto stupide.
«Adesso però devi baciarmi» gli disse. Ikkaku non se lo fece ripetere due volte: lo afferrò e lo baciò come se dovesse essere l’ultima cosa da fare al mondo. Senza alcun pudore e senza alcuna vergogna.
«Oh, ma tu guarda!» esclamò Shinji, appena arrivato. «Finalmente quei due si sono trovati. Beh, era ora.»
«Non penso che dovremmo guardare» commentò Sado.
«Ah, tu non pensi? Io invece penso ch-»
«ATTENZIONE!» gridò ad un tratto quella che sembrava la voce di Ichigo. E in effetti non si trattava di un’illusione: Ichigo e Ishida stavano ancora venendo inseguiti da Zaraki.
«SE QUALCUNO NON MI DICE COSA STA SUCCEDENDO, GIURO CHE VI FACCIO TUTTI A FETTE!» gridò Kenpachi.
«È tornato in sé!» esclamò Ishida col fiato corto. «Ma non so se la cosa mi rende felice o no!»
In mezzo a tutto quel caos, Ukitake e Shunsui erano appena arrivati.
«Ma tu guarda, c’è una festa per caso?» domandò Shunsui. Poi sentì chiaramente la sua luogotenente chiamarlo.
«Capitaaanooo. Io… oh! Ma cosa…?» Nanao si era aggrappata al suo braccio, ma dopo un attimo aveva battuto le palpebre, tornando in sé. «Cosa sto facendo?»
«Ciao, cara Nanao, sei tornata in te!» disse Shunsui sollevato. In tutto ciò, Zaraki continuava a gridare di volere una spiegazione.
«C’entrare voi? Mi avete fatto fare la figura del cretino, qualcuno dovrà pagare per questo!»
«Ehi, guarda che io non c’entro niente! Magari è uscita fuori la tua vera essenza» disse Shinji.
«Hirako, non mi pare un’idea saggia!» protestò Ichigo.
Finalmente Kisuke Urahara decise di farsi vedere. Dopotutto era colpa sua, era giusto prendersi le sue responsabilità.
«Salve, signori. Temo di essere io il responsabile dietro questo trambusto.»
«Urahara!» esclamò Ichigo. «Brutto bastardo, allora ti sei deciso a tornare, ovviamente dopo che abbiamo risolto il casino da te causato!»
«Tecnicamente, questo disastro l’ha causato il signor Ayasegawa»
«Non pensarci nemmeno, tu me l’hai servita su un piatto d’argento, evidentemente avevi qualcosa in mente!» disse Yumichika. Va bene, lui aveva agito, però era stato tentato. A quel punto Kisuke dovette arrendersi. Anche perché doveva ancor arrivare la vera furia, quella di Mayuri.
«Allora ti sei fatto vedere, maledetto imbecille disgraziato!» gridò Mayuri. Kisuke sorrise.
«Hai risolto la faccenda facilmente.»
«Non provare a lusingarmi, non funziona. E tu dovresti essere un genio? Quel filtro d’amore è la cosa più stupida e letale a cui si possa pensare, come ti è venuto in mente?!»
Kisuke sorrise, colpevole. Era ovvio che l’avesse pensata per somministrarla a qualcuno.
 «Beh, io… ero giovane e innamorato, avevo pensato che non sarebbe successo niente se l’avessi usata sulla persona che amavo. Anche se alla fine non l’ho mai fatto, non mi è sembrato giusto.»
«Ah, non ti è sembrato giusto? Tsk, agire in maniera più normale ti sembrava noioso?»
«… Non so se con te il metodo normale avrebbe funzionato.»
Come? Cosa? Kisuke aveva appena dichiarato di essere stato innamorato di lui? E aveva osato dirlo davanti a tutti?
«Aspetta, ma che…?» Ichigo fece per parlare, ma Shinji lo zittì.
«Questa me la voglio vedere tutta.»
Nessuno aveva mai visto Mayuri Kurotsuchi così in difficoltà.
«Hai perso completamente la ragione? Mi stai dicendo che tu volevi provarla su di me? Un motivo in più per ammazzarti, allora.»
«Hai ragione, è stato stupido. So che sono passati più di cent’anni, ma mi permetti di rimediare? Ovviamente, se tu non mi vuoi, non c’è nessun problema.»
Sì, Kisuke Urahara era impazzito. E per diversi motivi. Quella non era una conversazione da fare davanti a tutti quegli impiccioni.
«Tu… tu sei un uomo sgradevole, insopportabile e sopravvalutato. E…» abbassò la voce. «Dimmi una cosa. Per caso il tuo filtro d’amore non funziona su chi è già innamorato?»
Kisuke sorrise.
«Ovviamente.»
«Capisco. Allora mi dispiace deluderti, ma temo che non avrebbe funzionato su di me a prescindere» questo glielo disse a bassa voce, con un certo tremore, come se non sapesse se ucciderlo o fare chissà altro. Kisuke intuì.
«Lo sapevo.»
Quello fu il dialogo più sconvolgente a cui avessero mai assistito. L’unico non sorpreso sembrava Shinji.
«Oh, e finalmente. Ci avete messo un secolo per dichiararvi, eravate palesi sin dall’inizio.»
«Hirako, sta zitto perché ti conviene» disse Mayuri, non riuscendo comunque a staccare gli occhi da quelli di Kisuke. Lo avrebbe ucciso, sì. Forse, l’indomani.
«Ma che sta succedendo?» domandò Ichigo, sconvolto.
«Eh! Succede che ci hanno battuto sul tempo» disse Shunsui. «Ero venuti qui a dichiarare il mio amore per il capitano Ukitake e per dire che non abbiamo più intenzione di nasconderci!»
Ukitake arrossì. Ah, così? Detta proprio in quel modo.
«Ma…»
«Oh, vi assicuro che novità!» esclamò Shinji. «Anche voi eravate palesi sin dall’inizio. Vi sembriamo forse scemi?»
Zaraki borbottò qualcosa. Era disgustato da tutto quell’amore, e poi era ancora in imbarazzo.
«Tsk, al diavolo, io me ne vado!» borbottò. Aveva bisogno di tempo da solo.
«Niente baci?» domandò Yumichika, anche se in realtà lui Ikkaku se l’era già spupazzato.
«Io non bacio in pubblico» disse Mayuri.
«Ah no? Quindi in privato sì» rispose Kisuke. «Posso accompagnarti nel tuo laboratorio?»
Mayuri alzò gli occhi al cielo.
«Non essere disgustoso. Però, se proprio ci tieni, non ti dirò di no.»
Che equivaleva a un sì, prendimi, sono tuo.
 
 
E così, l’epidemia si era conclusa, era stata breve ma intensa. Ora però c’era da rimettere a posto i vari pezzi.
«Non te lo dirò un’altra volta. Se devi dirle qualcosa, dillo e basta» Toshiro aveva trascinato con sé Izuru di violenza.
«Ma perché? Pensavo tu ce l’avessi con me per quello che ho fatto!»
Era andato a letto con Rangiku. E cosa avrebbe pensato lei? Che era un pervertito, un approfittatore?
Toshiro arrossì.
«D’accordo, forse sono stato un po’ precipitoso. Ti conosco, quindi immagino che non te ne saresti mai approfittato. Devi provare qualcosa di forte per lei. O almeno così mi auguro» il capitano gli lanciò un’occhiataccia, ma Izuru non si fece impressionare. Toshiro aveva centrato il segno e aveva capito che il suo non era stato un semplice cedere agli istinti.
«Pensate bene, capitano» disse infatti. Toshiro annuì e bussò alla porta dell’appartamento di Rangiku. Quest’ultima aprì la porta, era finalmente tornata in sé. E per la prima volta Toshiro la vide arrossire non appena i suoi occhi si furono posati su quelli di Izuru.
«I-Izuru» balbettò. Toshiro alzò gli occhi al cielo. Bene, lui non veniva preso in considerazione, proprio come si aspettava.
«…Vi lascio da soli» borbottò, scorbutico. Di lui poteva fidarsi e magari poteva anche dare la sua benedizione, per un’eventuale relazione.
«Rangiku» Izuru si avvicinò a lei. «Stai bene?»
Voleva accarezzare i suoi capelli e baciare le sue labbra. Rangiku annuì.
«Sono tornata del tutto in me. A quanto pare, eheh… ci siamo divertiti parecchio.»
Non aveva perso tempo, a quanto poteva vedere.
«Già, a proposito di quello… volevo dirti che mi spiace se in qualche modo ti ho offesa, giuro che non volevo usarti! Ma tu sei così bella, mi piaci tanto che io… io non ho potuto resistere!» ammise, prendendo tutto il suo coraggio. Al diavolo, era un luogotenente, non un codardo. Rangiku lo guardò con gli occhi lucidi.
«Sentirmi usata? Mi è piaciuto tantissimo. Ammetto che non ti avevo mai visto sotto questa luce, ma da quando siamo stati insieme, io… non riesco a togliermi te dalla testa.»
Izuru ingoiò a vuoto.
«Ma quel filtro…»
«Mi ha spinta verso di te, ma adesso non sono influenzata da niente. Allora, umh… magari possiamo uscire per un appuntamento! Lo so, abbiamo già bruciato le tappe, ma almeno non ci sarà imbarazzo. Allora… vuoi uscire con me?» domandò ritrovando la sua solita aria allegra e affabile. Izuru la fissò per qualche istante, scioccato. Lui, che si era sempre considerato timido, insulso e per niente speciale, aveva attirato le attenzioni di lei. E lo aveva fatto per davvero, ora non c’erano strani filtri d’amore in mezzo. Si irrigidì e prese la sua mano.
«S-sarebbe un onore, per me!» e dicendo ciò baciò il dorso di quella stessa mando. Rangiku si ritrovò ad arrossire e poi a sorridere. Oh, avrebbe avuto tanto di cui parlare con Toshiro e lei era entusiasta di scoprire cosa il futuro aveva in serbo per loro.
 
 
«CAPITANO, SONO DAVVERO DISPIACIUTO!»
Se Renji avesse potuto autoflagellarsi, lo avrebbe fatto. Byakuya però non voleva che ricorresse a certe pratiche barbare, era già abbastanza vederlo prostrato di fronte a lui.
«Renji, ti prego di alzarti. Non ce l’’ho con te per avermi deliberatamente ignorato per tutto il tempo, né per aver perso tempo in favore della tua nuova relazione. Non eri in te» disse Byakuya, composto, palesemente con un po’ di rancore in corpo.
«Sono felice che abbiate compreso la situazione, capitano! Perché giuro, in condizioni normali, io non mi sarei mai sognato, e dico MAI, di dirvi certe cose.»
Oh, che emicrania atroce, pensò Byakuya. Avrebbe avuto bisogno di una vacanza.
«Lo credo bene, mi auguro che non accada più niente del genere. E adesso…» chiuse gli occhi. «Quanto ancora vuoi rimanere lì ad origliare, Yamada?»
Hanataro in effetti era stato uno di quelli a sotterrarsi in senso letterale, non sottoterra ma sotto il suo letto. Si era detto che non sarebbe più uscito di casa per la vergogna, però poi si era anche detto che non poteva sparire. D’accordo avere paura, ma lui e Renji avevano comunque condiviso dei momenti molto intimi.
Hanataro sbucò pian piano, impaurito.
«C-chiedo scusa.»
E poi anche lui aveva risposto in malo modo al capitano Kuchiki, temeva la sua ira. Byakuya però non era in collera con lui, anche se comunque lo guardava male. Renji era arrossito nel vederlo. Oh, quanto era stato melenso con lui!
«Lascia stare, Yamada. Abarai si è già scusato abbastanza per tutti e due. Comunque adesso ho altro da fare, per cui vi lascio soli.»
Renji si inchinò. E quando rimase solo con Hanataro, perse improvvisamente l’uso della parola.
«Abarai. Renji… amh… come dovrei chiamarti ora?» domandò Hanataro.
«Ecco… non lo so! Giuro che non ti chiamerò più Fiorellino. Oh, è stato così imbarazzante!» disse Renji schiaffandosi una mano sul viso. Hanataro sorrise, quasi… intenerito? Certo, ora che erano entrambi lucidi era un po’ strano pensare a quello che avevano fatto, però era stato piacevole per un po’ non provare imbarazzo.
«A me quel soprannome non dispiaceva, dopotutto mi chiamo Hanataro» disse con un sorriso. Renji lo guardò e venne da sorridere anche lui. L’effetto del filtro oramai era svanito, però sarebbe stato troppo triste tornare a essere come prima, far finta che niente fosse successo. Perché per quanto facessero fatica ad ammetterlo, a entrambi erano piaciuti quei momenti. Ora si stavano guardando negli occhi, in un modo così intimo che sarebbe risultato naturale distogliere lo sguardo. Hanataro però si fece coraggio, stringendo i lembi del suo kimono. Quel filtro aveva tirato fuori la sua parte più coraggiosa, quello che lo aveva portato addirittura a mettersi contro il capitano Kuchiki. Ma quel coraggio non poteva essere sparito, no?
«Renji… se qualche volta volessi venire a trovarmi, o volessi uscire con me… mi farebbe piacere.»
Renji si guardò attorno, come a voler essere certo che Hanataro stesse proprio parlando con lui.
«Ma… tu… io… davvero?»
Hanataro annuì. Da dove tirava fuori tutto quel coraggio?
«Sì, beh. Ho scoperto che vorrei continuare a vivere certi momenti con te. Magari possiamo crearne di nuovi. P-possiamo andare con calma però, non c’è bisogno di correre» specificò. Ma in verità gli sarebbe andata bene qualsiasi cosa. Renji sorrise, ringalluzzito. Mai avrebbe creduto che potesse piacergli un uomo, Hanataro soprattutto. L’amore funzionava in modo davvero strano.
«Mi farebbe davvero piacere, Fiorellino.»
 
 
Byakuya raggiunse la sorella. Rukia stava guardando il gruppo id Ichigo senza riuscire però ad avvicinarsi. I suoi occhi erano su Orihime, era tornata in sé e questo avrebbe dovuto farle piacere, eppure non riusciva ad essere del tutto felice.
«Non preoccuparti, ciò che non ti uccide, ti fortifica» le disse Byakuya. Rukia gli sorrise.
«Lo so. Sapevo a cosa andavo incontro. Beh, è stato bello vivere nell’illusione. Ma tu davvero ci avresti accettato?»
Byakuya non la guardò, sembrava essere un po’ arrossito.
«Mi sembra ovvio. L’amore è amore, non posso certo andarci contro. Fa quello che ti rende felice senza guardare al resto»
E Byakuya era sincero. Voleva che sua sorella fosse felice nel modo in cui voleva. Rukia sentì gli occhi divenirle lucidi. Apprezzava le sue parole, ma almeno al momento non avrebbe potuto essere felice come voleva. Però andava bene così.
Guardò di nuovo Orihime e si accorse di come quest’ultima si stesse incamminando verso di lei. Non sembrava in imbarazzo.
«Rukia! Ci vediamo presto, non è vero?» domandò, allegra.
«Umh… immagino di sì. Spero non a causa di qualche evento spiacevole» disse, considerando che ogni volta che si ritrovavano insieme, era sempre per far fronte a qualche minaccia.
«Oh, no! Intendevo sole, io e te! Dovremmo uscire insieme, andiamo a mangiare qualcosa!»
Rukia guardò Byakuya e poi di nuovo Orihime,
«Davvero vuoi? Non ti imbarazza quello che è successo tra noi?»
Orihime finse di pensarci su.
«Mmmh, no. Anzi, proprio perché è successo, voglio assolutamente andare ad un appuntamento con te. Lo so, sono una ragazza e sono umana. Ma perché non provare? A te va bene, vero fratello
Byakuya sgranò gli occhi. Altro che filtro d’amore, quella ragazza lo avrebbe sorpreso a priori! Si schiarì la voce.
«Come ho detto a Rukia, lei deve essere felice nel modo che vuole. Vuoi bene a mia sorella?»
«Eccome! E mi piace tanto. Probabilmente mi è sempre piaciuta, ma c’è voluto un filtro d’amore per accorgermene. Che imbarazzo, eheh!» Orihime si mise a ridere, mentre Rukia arrossiva. Lei piaceva ad Orihime, lei le aveva proposto un appuntamento. Non se lo aspettava, e non si aspettava niente, eppure…
«I-io… ecco… sì. Usciamo insieme, qualche volta!» esclamò. Orihime arrossì e poi, decidendo per una volta di essere sfacciata, le posò un bacio sulle labbra. Byakuya distolse lo sguardo. Che impertinente!
«Scusa, ma non ho potuto resistere! Allora ci vediamo, eh!»
Rukia rimase immobile, come paralizzata. L’aveva baciata? L’aveva baciata!
«Emh… va bene…»
Byakuya sospirò.
«Di certo con una ragazza così non ci si annoia.»
No, di certo no.
 
«Quindi è per questo che su di te non ha funzionato? Tu sei già innamorato di qualcuno?» domandò Ichigo rivolto a Shinji. Il capitano della quinta compagnia si imbronciò, serio.
«Non lo saprai mai» disse, non riuscendo a nascondere un velo di malinconia, che riuscì subito a scacciare. «E poi non ha funzionato nemmeno su di te e Ishida, visto che vi amate follemente»
Ichigo e Ishida si guardarono. Era proprio necessario metterla in questi termini?
«Ora non esageriamo…» disse il Quincy. Ichigo, per tutta risposta, gli circondò le spalle con un braccio. Era sopravvissuto a Zaraki, non aveva più paura di niente.
«Effettivamente non hai torto, Hirako. Infatti voglio chiedere a Ishida se vuole abbandonare la posizione di amico e magari puntare a qualcosa di più in alto.»
Ishida lo guardò come se fosse impazzito. Ichigo tremava ed era in imbarazzo, eppure era determinato.
«Ah, è così?» domandò Shinji. «E Ishida che dice?»
Il Quincy deglutì. Accidenti, ma come osava coglierlo di sorpresa in questo modo?
«… Dico che mi va bene…. Ma comunque noi non eravamo certo amici!»
«Oh, stai zitto Uryu!» borbottò Ichigo stringendolo a sé più forte. Sado sospirò.
«Sono contento per voi, ma sono ancora più contento di tornare a casa. È stato stressante.»
«Ah, per te è stato stressante?» domandò Ichigo. «Pensa per me…»
 
In lontananza, infatti, si sentivano le imprecazioni di Zaraki.
«Dai, Kennuccio. Non fare così, oramai è andata. E comunque non ti hanno visto in molti» tentò di rassicurarlo la sua luogotenente.
«Già, infatti. Non siete stato certo il solo a fare qualcosa di imbarazzante» disse Yumichika a braccia conserte.
«Tu farai meglio a tacere, maledetto bastardo. Tutto ciò è successo per colpa tua, perché dovevi conquistare quest’altro cretino qui!» borbottò Zaraki. Ikkaku arrossì.
«E dai… mi sento già abbastanza stupido di mio.»
Yumichika sorrise, donandogli un bacio su una guancia.
«Non fare così, ti ho perdonato. Ma comunque abbiamo del tempo da recuperare.»
Yachiru li guardò con gli occhi lucidi, mentre Zaraki dovette trattenersi dal tagliarli in due con la sua spada.
«Se non la finite immediatamente. vi ammazzo. E se vi sento ancora parlare di quello che è successo, vi ammazzo due volte!»
 
«Vi prego di perdonarmi, capitano Ukitake!»
Nanao Ise non si era mai sentita tanto in imbarazzo come in quel momento. Oh, che ne era della sua dignità e professionalità? Mettersi a minacciare un capitano e comportarsi da oca starnazzante era terribile! Per fortuna il capitano non sembrava serbare rancore nei suoi confronti.
«V-va tutto bene Nanao, non c’è bisogno di inchinarsi, ti prego!» disse infatti Jushiro, con un certo imbarazzo. «L’importante è che sia tutto finito, è stata un’esperienza da non ripetere.»
«Già, ma è stato divertente vederti morirmi dietro, dolce Nanao!» disse Shunsui. «Sei stata molto carina e tenera.»
Nanao gli diede una gomitata sul costato, aggiustandosi gli occhiali.
«Ad ogni modo, voi siete una bella coppia. Non mi sorprende nemmeno tanto che siate finiti insieme. Direi che era quasi scontato.»
Così era andata come si aspettavano: un po’ tutti si immaginavano quel risvolto, incredibile a dirsi.
 
Era arrivato il momento di tornare a casa. Kisuke Urahara sembrava essersi dissolto nel nulla, ma Nemu aveva rassicurato Ichigo e gli altri dicendo lui e il nobile Mayuri si sono chiusi in laboratorio e non vogliono essere disturbati.
Ichigo non aveva voluto sapere ulteriori dettagli.
«Ah, beh. Alla fine non è andata poi così male» commentò Shinji ad alta voce. «Sono perfino nate alcune coppie inaspettate.»
«… Non dirlo a me» proferì Histugaya accanto a lui, mentre osservava il gruppo di Ichigo allontanarsi. «Di certo non dimenticherò quest’esperienza.»
«L’amore è una cosa complicata, eh?»
Toshiro sospirò.
«Senza contare che ho sempre detestato i melograni.»

 
Fine

 
Nota dell'autrice
Ebbene sì, alla fine Kisuke aveva realizzato quel filtro per Mayuri, li shippo troppo quei due geni. È stato previdente, visto che tante belle coppie sono nate. Tranne per Kenpachi, lui non vuole saperne niente, è stato traumatizzato a vita. Ma per il resto, può essere l'inizio di qualcosa di davvero bello e profondo. Scrivere questa storia è stato un vero divertimento, spero vi abbia fatto sorridere. Alla prossima (:
Nao

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