Foundations

di CyberNeoAvatar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Proéyld ***
Capitolo 2: *** Foundation in azione ***
Capitolo 3: *** Il re della foresta ***
Capitolo 4: *** Abilità nascoste ***
Capitolo 5: *** La Piana dei Pilastri ***
Capitolo 6: *** Il nascondiglio ***
Capitolo 7: *** Il Velenoso ***
Capitolo 8: *** La rivelazione di Ev ***
Capitolo 9: *** La tragedia di Kryòs ***
Capitolo 10: *** Verso Arcteve ***



Capitolo 1
*** Proéyld ***


-Nota dell’Autore-

One, two, three...

E salve a tutti, o voi che leggete questa nota, che non è che una piccola introduzione alla storia vera e propria. Mi presento, sono CyberNeoAvatar, per gli amici Cyber, piacere di avervi alla lettura di questo primo capitolo. È passato molto tempo da quando entrai in questa sezione con una storia chiamata ‘ Saga of the Emblems’, sicuramente quindi anche chi mi ha seguito prima difficilmente si ricorderà di me.

Ma veniamo al sodo, sarò breve in maniera da non portarvi via troppo tempo. Come avete letto da intro sulla lista delle storie, la storia si ambienta in un mondo fantastico, più per via di territori, animali e ‘ poteri’ presenti. Nelle avvertenze faccio anche consiglio di immaginarlo come una sorta di adattamento anime/manga, questo perché da buon appassionato del genere mi ispiro molto a combattimenti visti in quelle due categorie di trasposizione, e mi sembrava giusto raccomandare ciò.

Ma, dopotutto, un anime o un manga sono spesso buone serie TV o libri al pari di quelli veri e propri, non trovate?

Ok, credo di aver parlato anche troppo xD Ci ritroviamo a fine capitolo con un’altra Nota... nel frattempo, auguro a tutti voi che state per leggere una buona lettura!

 

Capitolo 1 – Proéyld

 

Camminava... camminava...

Mentre procedeva lungo la strada che gli si parava davanti, il tintinnio delle catene che aveva ai piedi lo accompagnava, trascinate sul freddo pavimento di pietra.

Da sotto il cappuccio del mantello che gli avevano dato prima di guidarlo fin alla destinazione che lo attendeva alzò gli occhi verso coloro che lo stavano accompagnando: erano due soldati con indosso un’armatura di un opaco color argenteo finemente lavorata e decorata, munita di punte ai coprispalle sporgenti, tenute attaccate al resto da strisce di cuoio nere e marroni e aventi una piccola punta all’estremità separata da una linea dal corpo principale, come se vi fosse incastrato l’affilato dente di una bestia ciascuno. Ai lati della placca a protezione delle parti basse si vedeva un tessuto nero appartenente a parte del vestiario al di sotto della corazza. Ancor più sotto, alla fine degli stivali facenti parti del vestiario, la punta di ciascuno era rialzata e incurvata verso l'alto. L’elmo, in parte arrotondato e che si allungava ad avvolgere grazie a parti appositamente incurvate una buona porzione delle guance del proprietario, aveva un pezzo con una punta identica a quella dei coprispalle di forma triangolare, sopra cui vi era una figura di metallo, presente anche sul petto: un pentagono rovesciato con un cerchietto dorato ad ogni angolo, i cui lati erano in rilievo, anch’essi dorati, mentre linee scure uscivano da quei cerchi a collegarli tra loro. L’elsa di una larga spada spuntava da un fodero sulla loro schiena.

I due accompagnatori non ricambiarono lo sguardo della bassa figura ammantata che stava tra di loro. Si limitavano a guardare avanti, apparentemente prestando attenzione solo al paesaggio, eppure era certo che al minimo segno di fuga da parte sua sarebbero scattati come Grifodermi sulla preda.

Il passaggio che attraversavano giunge al suo termine...

Sbucarono in un largo spiazzo, dove il cielo illuminava un terreno lastricato da pietre scrostate. Mentre procedevano, si guardò intorno. Non l’aveva mai visto quel posto fino a quel momento, ma certo, a giudicare dalle gradinate laterali che stava osservando, doveva essere qualcosa di simile ad un vecchio anfiteatro in rovina.

E ad attenderlo, al centro di quell’antico palcoscenico, in uno spazio libero dalle pietre e coperto solo da terriccio, vi erano altre persone. Il sole faceva capolino da una crepa degli spalti alle loro spalle, mettendo i suoi raggi sulla sua visuale e impedendogli di distinguere chiaramente i loro volti...

« Eccoci.».

Uno dei soldati che lo accompagnavano aveva finalmente aperto bocca per pronunciare quella parola, arrestandosi insieme ai suoi compagni di camminata. Entrambi sollevarono il corazzato avambraccio sinistro, da cui sporgeva un robusto, lungo pezzo metallico che partiva dal guanto alla mano condiviso anche dall’altro arto, disponendoselo di fronte al petto come se stessero per inchinarsi.

« Bene.» rispose la voce paziente di uno dei presenti. Un altro di loro si spostò di lato di alcuni passi, dicendo:« È meglio se mi allontano... preferisco non guardare. Fate in fretta.».

« Ti sta venendo il cuore tenero, per caso, nonostante fossi d’accordo con la decisione presa?» gli chiese l’uomo dalla voce paziente.« Ma sì... faremo in fretta.». Fece un cenno ai soldati che accompagnavano l’ammantato.

In meno di un attimo, questi portarono la figura al centro dell’anfiteatro antico, forzandola ad inginocchiarsi. Al suo fianco, un energumeno armato di un’ascia con un aculeo simile ad una spina sporgente esattamente dal centro della lama si protese al suo fianco, sollevando l’arma sopra la propria testa.

La piccola figura ammantata guardò lo strumento di morte. Nel farlo, i suoi occhi si socchiusero, abbassandosi. La lama scintillante, con pesantezza, scese verso il basso.

A quel gesto, si udì un grido.

 

Sei giorni più tardi...

« Popolo di Proéyld, gente di Koronikà!».

Era un pomeriggio afoso, quello. In una grande e sontuosa città, con grandi case di mattoni e tegole ai tetti, la piazza principale si era straripata di gente. Molta vestiva abiti di pelle, altri di tessuti più semplici, distribuiti tra camicie, maglie, giacche e pantaloni vari. Nonostante il numero, c’era un disciplinato silenzio, tra quella folla, perfino tra i bambini più piccoli che a stento trattenevano la loro voglia di svagarsi e giocare.

La grande piazza era affacciata davanti ad un sontuoso palazzo, sorretto da colonne marmoree all’ingresso, con varie torrette che spuntavano di qua e di là e altrettante balconate, segno di un gran numero di stanze. Un castello vero e proprio, con tanto dello stemma pentagonare presente sulle armature dei soldati notati poc’anzi a svettare sul tetto, avente come unica differenza il cerchio in fondo completamente dorato anziché essere colore grigio come quello degli altri.

Proprio un’altra coppia di quei soldati era presente all’imponente cancello principale. Puntavano gli occhi sulla folla, tenendo sotto controllo ogni più piccolo movimento delle singole persone senza muovere un muscolo.

« Popolo di Proéyld, gente di Koronikà!» ripeté ancora una volta qualcuno. La voce veniva dalla balconata centrale dell’edificio, ove si vedeva un altro di quegli stemmi, stavolta molto più in grande, attaccato ad essa: era stato un banditore vestito di una tunica scura e intento a leggere una pergamena che aveva tra le mani a parlare, fiancheggiato da altre guardie in armatura. Queste guardie portavano le proprie spade precedentemente sulle loro schiene appoggiate al pavimento, sorrette dalle proprie mani appoggiate alla loro rispettiva base in una posizione statuaria. Ad un’occhiata ravvicinata, si poteva notare come le due estremità della guardia terminassero con la forma di pinna caudale di delfino, e come l’impugnatura fosse avvolta da filamenti dorati fino al pomolo... e come soprattutto la lama non fosse unica, ma divisa in due parti parallele, con un pezzo di metallo appuntito che prendeva la forma di un triangolo in mezzo al filo esterno delle suddette lame.« Con la morte nel cuore, ho il dovere di ricordare la tragedia accaduta non più di tre giorni fa: il nostro amatissimo Re, l’onorevole Kion Xanow, è purtroppo passato nell’Altra Parte. Che le anime degli Stoinos abbiano cura della sua anima.».

« Che le anime degli Stoinos abbiano cura della sua anima!» ripeterono a gran voce i concittadini nella piazza. Parve udirsi anche un canto di morte, ma solo per pochi secondi, prima che il banditore continuasse a leggere la sua pergamena.

« Il funerale del nostro sovrano sarà officiato subito dopo questa riunione cittadina.» riprese questi.« Nel frattempo, pur con la tristezza che attanaglia me quanto tutti voi, devo annunciare altri importanti aggiornamenti.» fece scorrere la pergamena più in alto, per leggere le parti più basse del discorso che aveva preparato appositamente per il momento.« Re Kion, come saprete, non aveva alcun erede. Dunque, l’argomento affrontato in questi tre giorni è stato uno, ed uno soltanto: chi reggerà sulle proprie spalle il destino di Proéyld? Per lunghe ore i Governatori delle altre quattro Capitali Cardinali hanno affrontato questo problema, all’interno dello stesso Maniero di Koronikà, cercando di prendere una decisione veloce per la stabilità del regno.

« La decisione, unanime, infine, è stata la seguente: designare un unico sovrano senza avere un erede legittimo sarebbe motivo di gravi conflitti interni. Pertanto, con l’editto presente e il favore del consiglio degli anziani di Koronikà, si dichiara che in assenza di un successore della linea reale Xanow, i quattro Governatori di Arcteve, Tolriot, Soutis e Nawen prenderanno unitariamente il comando di Proéyld, sotto la nuova nomina di Governatori Reggenti.». Un brusio iniziò a correre tra le fila delle genti, un po’ dubbiose.

« Sarà come avere quattro sovrani, dunque?» si chiese un paesano.

« Mai successo prima d’ora... incredibile.» mormorò un altro, esprimendo il suo stupore.

« Sotto questa nomina, i Governatori Reggenti si sono impegnati a riunirsi nel Maniero di Arcteve per le decisioni di natura comune a tutte e cinque le Capitali Cardinali che formano il nostro regno e non unicamente le loro singole sfere di influenza per territorio e città minori qualora la situazione lo richieda, per il bene dell’impero.» proseguì ancora il banditore. Detto ciò, si spostò di lato, abbassando la pergamena.« È tutto da parte mia. Ora la parola passa al Governatore Reggente di Nawen, il quale ha ulteriori annunci da fare.».

Al di là dell’arco della balconata, una di quattro figure in ombra fuoriuscì all’aperto, venendo accolta immediatamente da un fragoroso ed unisono insieme di applausi. Il suo abbigliamento rifletteva subito il fatto che si trattasse di una persona importante: la giacca indossata era di un colore serale scuro, sopra ad una seconda chiara tenuta insieme da chiusure caratteristiche della regione, con fregi sulle spalle che scendevano sulle braccia con alcuni corti filamenti di tessuto pendenti, mentre il solito segno esagonale era presente sia al centro del suo petto, sia anche in forma di un distintivo all’altezza del cuore; in quest’ultimo caso lo stemma però non presentava le parti dorate di prima, in quanto stavolta erano di un colore bianco purissimo, mentre uno dei cerchietti alla sua sinistra era evidenziato in bianco.

Sotto i due stemmi descritti, poi, vi era un altro simbolo, che occupava tutto lo stomaco sotto un ricamo che lo separava dagli altri simboli in questione, da cui iniziavano alcune strisce grigie e nere che si allontanavano da esso fin dietro la schiena: stavolta era un’immagine divisa a metà, contenente una sorta di pinna posta verso il basso da un lato e una sorta di ala che spuntava dall’altro, connesse insieme in uno sfondo da una parte bianco, dall’altra color terra. Una cintura teneva il resto della giacca, che si divideva in due lembi decorati. I pantaloni erano invece meno sfarzosi, di colore argenteo, le scarpe erano anch’esse di un colore chiaro.

Per quanto riguardava il suo aspetto, invece, la persona possedeva un fisico asciutto, lunghi capelli biondi fluenti che gli andavano sulla schiena, con occhi verdi e sorriso emananti un’aura benevola.

Sollevò la mano con lentezza, salutando così il popolo che così festosamente lo accoglieva. Quando la abbassò, il frastuono si quietò.

« Sono lieto che la nostra nomina sia stata accolta con tale entusiasmo.» cominciò ad alta voce il Governatore di Nawen.« Purtroppo, non sono proprio queste le circostanze migliori per rallegrarsi di una nomina...» il suo sorriso venne contaminato da una notevole dose di tristezza. Passò oltre, dicendo:« Tuttavia, l’ultima cosa che il nostro Re vorrebbe è che il nostro destino sia ostacolato dalla sua scomparsa. Per questo, io e gli altri Governatori giuriamo solennemente di adempiere al nostro nuovo ruolo e di guidare Proéyld alla massima prosperità.».

Un altro insieme di applausi e cori festosi rispose alla sua ultima frase.

« Detto ciò, passerò all’ultima novità della nostra nomina.» disse il Governatore ad applausi finiti.« Una novità che riguarda le Foundations.».

Silenzio. La folla parve incuriosita.

« Non è una novità che le Foundations, i misteriosi poteri che apparvero moltissimi anni fa tra di noi e che assumono la loro forma attraverso i luoghi o ciò che li popola la prima volta che vengono liberate, si stiano facendo più numerose.» riprese.« Da prima ce n’erano molte poche, ma poi i nuovi nati che hanno manifestato in sé la presenza di una Foundation sono aumentati.

« Proéyld è una regione multi-ambientale, che presenta diverse opportunità per far assumere aspetti diversi alle Foundations in nostro possesso. Come popolo pacifico, coloro tra di noi che sono predisposti ad usare efficacemente quelle adatte al combattimento le impiegano al servizio della giustizia mantenuta dai nostri cavalieri, per difesa contro i barbari che cercano di penetrare nei nostri bei territori. Ciononostante, l’animo umano è imprevedibile: chi può sapere che tipi di Foundations avranno origine tra di noi in futuro? E se un giorno prendesse forma una Foundation in grado di dare le capacità per rovesciare il nostro governo, il nostro destino stesso, asservendolo ad una o più persone bramose di potere? Dopotutto l’avidità esiste talvolta anche tra di noi, seppur non a tal punto, e senza un Re questa cupa possibilità appena descrittavi può diventare ancora più concreta.

« Abbiamo dunque stabilito che si impone la necessità che il regno sappia chi abbia una Foundation e chi no, così da poter quantomeno avere un quadro completo di chi possieda tali abilità o chi potrebbe avercene. A partire da oggi, intorno ad ognuna delle città dei territori delle Capitali Cardinali verranno predisposti dei posti di blocco addetti al controllo di chi entra o esce dagli abitati, così come un controllo periodico di tre settimane dei residenti, per vedere chi ha un Sign evidente, o chi ne ha uno ‘ in arrivo’ grazie a ispezioni fisiche adeguate. Queste misure possono magari sembrare scarse, ma abbiamo fiducia nel nostro popolo, che certo ci aiuterà e sappiamo che l’idea che qualcuno possa rovesciare davvero il regno con delle Foundations è pur sempre minima. Siamo certi che non avremo bisogno di ulteriori precauzione per difenderci dall’interno, grazie a voi.».

Un ultimo coro di applausi si diffuse per la piazza. Da tutti... men che da un misterioso osservatore che, dall’ombra di una stretta stradina tra due edifici, aveva assistito al discorso in disparte, a braccia conserte.

 

Quanto sopra avveniva otto anni prima.

Ma come si è evoluta la situazione, nel presente?

Non resta che scoprirlo.

 

« Cosa stai cercando?».

La figura di una bambina di non più di dieci anni, inginocchiata nei pressi della colonna di marmo di un edificio a controllare il terreno, accolse le parole pronunciate girandosi. Indossava una tunica di un rosso carminio, lunga fino ai piedi. A parlarle era stato un ragazzino della stessa età, che indossava a sua volta una tunica molto simile, ma decisamente meno lunga.

« La spilla. La spilla del tempio.» rispose agitata la bambina.« I miei genitori si arrabbieranno, se scoprono che l’ho persa.».

« Ah, hai perso la spilla.» disse lui con tono dispiaciuto, canzonando:« Dove sarà, questa spilla? Dove, dove sarà?».

« Dai, mi serve aiuto.».

« Va bene, va bene. Hai guardato ovunque?».

« Sì, dappertutto.».

« Anche dietro l’altare dove hai aiutato ieri con i riti propiziatori?».

« Sì, sì!».

« Anche qui?» una mano si tese in avanti, aprendosi.

« AH! LA SPILLA!» con quell’esclamazione, la bambina si riprese in fretta e furia la spilla.« Ce l’avevi tu! ».

« Ahahah, eccome se l’avevo!».

« Sei cattivooo!». La sua faccia imbronciata era impagabile, pensò il ragazzino.

« Dai, non è vero... ti chiedo scusa, su. Non voglio che mi tieni il muso lungo fino alla partenza di domani.».

L’atteggiamento della bambina si fece più triste.

« È vero... domani parti. Devi proprio?» gli chiese.

« Devo, lo sai. Ma te l’ho promesso, no? Tornerò appena possibile.» disse il giovanotto, posando una mano sulla sua spalla:« Ci vorrà qualche mese, ma ce la farò. Lo sai che torno sempre, no?».

« Sì, è vero!» annuì la bambina:« Allora ti aspetto... ma torna presto, ok?». Il giovanotto di fronte a lei ricambiò con un ampio sorriso.

« Ragazzo, ci sei? Sveglia!».

Un lieve mugolio, e due occhi grigio perla si schiusero.

« Stavo... dormendo...?» furono le prime parole di quest’ultimo. Stirò il corpo snello che la natura gli aveva donato con un sonoro « MMMMMH!» e si mise dritto sul grande cumulo di filamenti d’erba di un verde intenso trasportato dal carro su cui si era fatto dare un passaggio. Poi si toccò il bel visetto che si ritrovava, aggiustandosi da un lato un ciuffo dei capelli castano chiaro sparpagliati in più punte sopra le orecchie e adagiate lungo la sua testa, arrivandogli in parte poco sotto il viso da dietro e verso l’esterno all’altezza degli occhi davanti.

« Devi esserti lasciato cullare troppo dalla morbidezza dell’erba nutritiva lì dietro, se ti sei addormentato.» borbottò il conducente del carro, la cui testa spuntava appena dal cumulo. Si trattava di un uomo sui sessant’anni vestito di un abito con giacca di lana piuttosto spesso, che lo riparava parecchio dal freddo.

« E mi sa di sì.» ammise lui, un occhio chiuso e aggiustandosi la giacca che aveva addosso, una decisamente più leggera di quella del conducente del carro: di un intenso arancione scuro, chiuso da fermi metallici rettangolari poco sotto il petto e ai due angoli in fondo – sia davanti che dietro – in quanto parevano due metà assicurate insieme, con sopra a metà della spaccatura frontale una striscia di tessuto nero ad unirle ulteriormente. La spaccatura frontale citata mostrava anche una maglietta leggera a mezze maniche, bianca e con una coppia di decorazioni simili ai fermi di prima, un po’ più larga delle sue misure effettive, dato che un po’ ricadevano sulla cintura dei pantaloni con tasche scuri tra essa e i gli stivali da camminata che portava ai piedi. Una lunga striscia leggermente curva era anche posizionata in fondo a quella stessa maglietta, ulteriore elemento estetico.

« Comunque, siamo in vista di Fìdi.» alzò una mano sopra gli occhi il conducente, per vedere meglio. In mezzo l’immenso paesaggio dominato dalla prateria, una piana verde a perdita d’occhio immersa del caldo astro del mezzogiorno, diverse casette disposte parallelamente intorno ad una larga strada centrale faceva ora capolino tra la vegetazione ed alcune grandi montagne alle sue spalle, costeggiato da un ampio lago.

« Oh, è proprio Fìdi!» esclamò il ragazzo, spostandosi un po’ di lato e mettendosi anche lui il taglio della mano sulla fronte. Fìdi, a dispetto del nome strano, era una delle tante città piazzate nel territorio della Città Capitale Tolriot. Deriva da una delle due lingue di Proéyld, e significava ‘ serpente’: questo perché tutte le città minori avevano nomi presi da costellazioni celesti, e la Costellazione del Serpente era appunto quella relativa a Fìdi. « Ha fatto proprio bene a svegliarmi.».

« Sì, ma aspetta a ringraziarmi, non siamo mica ancora arrivati.» disse il conducente.« Forza bella, non poltrire. Ah-ha!» scioccò quindi le redini, portando l’animale che trainava il carro ad accelerare l’andatura. Ma l’animale in questione non era un cavallo... di fatti si trattava di un enorme essere grande anche più di un equino, dalle fattezze simil-rettiliane con una piccola gobba, dalla pelle liscia e per lo più scura, con macchie rotonde a allungate sul dorso e quattro dita per ognuna delle muscolose zampe, senza artigli. La sua testa aveva un muso leggermente allungato e una parte di cranio scura sporgente, con strane strisce carnose che fungevano da ‘ collegamento’ tra le due mascelle, nonché folti mucchi di pelo candido che le crescevano da sotto gli occhi dall’iride rotonda, da cui partivano bordi pelosi che arrivavano fino in fondo ad una lunga coda dalla piccola membrana brillante di tonalità accese.

Si trattava di una Salamandra-Lupo, un animale non troppo raro che vive soprattutto in aree boschive umide, reperibili in abbondanza all’interno di Proéyld. Vi sono differenze tra maschi e femmine: le seconde sono le più frequenti tra la popolazione locale, in quanto più robuste per il trasporto e più mansuete dei membri del sesso opposto; i primi, invece, nascondono una più sviluppata ferocia interiore. Tuttavia, in quest’ultimo caso, nonostante la loro dentatura più da carnivori, le Salamandre-Lupo posseggono le mascelle bloccate naturalmente da alcuni lacci carnosi che gli servono a regolare la temperatura con un processo misterioso, pertanto si sono adattate a nutrirsi di vegetali... gli stessi che il carro stava trasportando. Di conseguenza, non sono predisposte a cacciare uomini o altri animali, rendendole tecnicamente innocue.

Almeno finché non vengono minacciate. Perché in quel caso, se loro o le loro femmine vengono avvicinate con intenzioni poco raccomandabili, le Salamandre-Lupo possono sferrare colpi terribili con le loro calotte craniche rinforzate, che possono allineare con la colonna vertebrale per lanciare cariche degne di un ariete. Perciò, poiché i maschi sono i più predisposti al combattimento, in quanto serbano una natura più violenta delle femmine nei confronti del pericolo, solo ai combattenti dell’esercito di Proéyld è consentito cercare di addomesticare e tenere le Salamandre-lupo maschio; d’altro canto, se domate e addestrate a dovere, possono diventare alleati incredibili in battaglia. Il nome ‘ Lupo’ deriva dalla loro postura e dai comportamenti che hanno quando vengono aizzate.

Ma cos’era Proéyld di preciso? Cos’è questo luogo, che racchiude in sé animali come la Salamandra-Lupo?

Come accennato negli eventi di otto anni prima, Proéyld è una grande regione multi-ambientale, situata al grande centro del mondo, in un’estesa zona di chilometri e chilometri estremamente grande. Il popolo che lo abita vi vive ormai da moltissime generazioni. In base alla leggenda, inizialmente si era formato da due stirpi di diverse città che si unirono tra loro, scambiandosi conoscenze, ma che vennero anche perseguitate da un’alleanza di nazioni nemiche a tal punto da venir costrette a fuggire insieme per non essere distrutte, cercandosi nuove terre dove abitare in pace. Un giorno si imbatterono in Proéyld, dove ebbero un incontro con i figli del dio supremo che aveva creato gli elementi alla base del mondo: gli Stoinos, esseri divini che dimoravano sulle creazioni del loro padre, che ormai aveva cessato di esistere. Dopo una grande battaglia, Stoinos e umani di quel popolo trovarono un punto d’incontro grazie al primo grande Re di questi ultimi, che si diceva addirittura avesse ricevuto poteri divini dagli stessi per ottenere la pace che lui e il suo popolo anelavano. Impararono così a vivere in quella che allora era chiamata ‘ La Landa dell’Origine’ e, tra le altre cose, la loro lingua iniziò a dividersi in due ben distinte, seppur parte di quella originale si trovasse ancora, ad esempio, sulle Capitali Cardinali.

A Proéyld non c’era quasi nessun animale convenzionale dei territori che abitavano una volta, come cavalli o simili, seppur alcune loro varianti ‘ regionali’ potessero talvolta essere trovate in natura. In effetti, le generazioni attuali di Proéyld non avevano mai visto bestie totalmente originali dei loro vecchi territori, ma quantomeno le conoscevano grazie alle descrizioni riportate dai loro antenati o illustrate su antichi tomi – il che spiegava assegnazioni come ‘ serpente’ per Fìdi.

Essenzialmente, l’intera Proéyld era pacifica, come deciso dal suo primo Re come, sempre in base alla leggenda, accordo tra umani e Stoinos. Ciò però non significava che il loro fosse cresciuto come un regno debole, come potevano testimoniare i popoli venuti da lontano che cercavano di conquistare le loro terre, dal momento che le loro forze militari erano sempre state in grado di respingerli... pur non mancando alcuni aiuti da parte di certi poteri... quelli delle Foundations.

Le Foundations… grandi poteri scoperti decenni fa, manifestatisi tutto ad un tratto. Per alcuni erano generati da misteriose fonti mistiche della stessa Proéyld, divenute parte del popolo attraverso i secoli. Colui che aveva la fortuna di possedere le Foundations, di portare sulla pelle i Signs, tracce inconfutabili del loro possesso, poteva guadagnare abilità specifiche che nascevano dai luoghi in cui ne liberava la forza la prima volta, sia da elementi del paesaggio che come riflesso del paesaggio stesso. Se, per esempio, una Foundation si fosse liberata da un campo di fiori, l’utilizzatore avrebbe potuto guadagnare l’abilità di far crescere fiori dal terreno. Ciononostante, per qualche motivo, difficilmente le Foundations tendono ad essere uguali tra loro: forse a seconda della natura dell’individuo, forse per altri fattori, vengono spesso selezionati anche elementi connessi a quel posto, piuttosto che qualcosa che riflette il posto stesso. Prendendo di nuovo l’esempio poc’anzi esposto, potrebbe essere un’abilità basata solo sul polline prodotto dai fiori, piuttosto che sui fiori stessi.

Questo significa anche che ci sono abilità Foundations predisposte al combattimento ed altre che non lo sono; quelle che lo sono, però, spesso donavano una forza superiore a quella di più soldati messi insieme, il che le rendeva incredibilmente potenti e temute dai nemici, che spesso altro non potevano che arrendersi davanti a plotoni armati guidati da uno dei suoi incredibili portatori. Dunque, era uno strumento fondamentale per mantenere la pace.

Mentre la Salamandra-Lupo quasi trottava sempre più vicina alla città, il conducente sbuffò:« Ecco che arrivano.».

Come li avevano visti, alcuni i soldati in armatura che stavano presidiando l’ingresso di Fìdi rivolsero la loro attenzione su di loro, con uno degli stessi che si avvicinava con le redini di una Salamandra-Lupo in mano, la bestia che si lasciava guidare docilmente senza problemi. L’esemplare era un maschio, come tutti quelli che si potevano vedere al seguito dei soldati in questione, ed era un po’ più piccolo della femmina, ma con una membrana sulla coda più alta, più a forma di cresta; inoltre, era coperto in più punti da un’armatura recante su zampe anteriori e fronte l’emblema di Proéyld, nonché avente una comoda sella sul dorso. C’era da dire che stavolta l’emblema sia sull’armatura del cavaliere che sulla sua bestia avevano colori sulle strisce in rilievo sui lati non d’oro o bianche, bensì di un marrone color terra.

« OOOH!» fece di nuovo schioccare le briglie il conducente, e la propria Salamandra si arrestò con un sommesso brontolio.

« Ehi, Hart, ci si rivede presto.» lo salutò il cavaliere, facendo a sua volta arrestare la propria bestia.« Andata bene la raccolta?».

« Puoi vederlo da te: per un po’ le nostre Salamandre-Lupo non potranno lamentarsi della quantità.» rispose Hart.« Contento, Cavaliere Salamandra?». Quell’appellativo era dato talvolta ai soldati di Proéyld per l’ovvia abilità che avevano di farsi obbedire e di combattere sul dorso delle Salamandre-Lupo da battaglia quando provvisti delle stesse.

« Direi di sì, in effetti anche le nostre cavalcature aspettavano di mettere qualcosa sotto i denti, non vedono l’ora che le acquistiamo da te per sfamarle.».

« Immagino. Non mi dire però che devi farmi il solito controllo per il Sign: saranno passati tre giorni da allora.».

« Ovviamente no, lo sai che di solito aspettiamo un po’ di tempo tra un controllo e l’altro per singola persona.» lo rassicurò il Cavaliere.« Ma questo non vale per il giovanotto lì dietro.» dicendolo, il suo sguardo si soffermò sul ragazzo.« Dove l’hai pescato? Non mi pare di averlo mai visto a Fìdi.».

« Infatti è un viaggiatore.» confermò il conducente.« L’ho incrociato mentre tornavo dalla raccolta. Dato che andava in questa direzione, gli ho concesso uno strappo fin qui...».

« Viaggiatore?» ripeté il Cavaliere.« A occhio e croce avrà sui diciotto anni... Vabbè, non che sia il primo, ma mi stupisco sempre di vedere gente così giovane che se ne va a zonzo da sola.».

« Non è che sia l’unico ad esserti stupito, a dirla tutta.» ammise Hart.

« In ogni caso, dovrai sottoporti al controllo del Sign, ragazzo.» continuò il soldato, stavolta rivolgendosi al giovane.

« Aha, d’accordo!» acconsentì il giovane, scivolando giù con il suo metro e sessantanove dal carro. Scaricò poco dopo una sacca da viaggio che portava con sé e fece un mezzo inchino verso Hart:« La ringrazio del passaggio, signore.».

« Di nulla, è stato un piacere.» disse quest’ultimo, facendo poi procedere la propria Salamandra da traino. Il giovanotto, invece, seguì il Cavaliere Salamandra verso gli altri soldati in attesa.

Nel venirgli incontro nei pressi dell’ingresso della città, si rese conto che non doveva essere l’unico ad averla appena raggiunta: vi erano anche un paio di altre persone con loro, che di certo non facevano parte dell’esercito di Tolriot...

« Mi occuperò io del tuo controllo.». Il ragazzo si voltò, trovandosi di fronte un Cavaliere senza elmo dai capelli un po’ ingrigiti:« Se per piacere potessi...».

« Coff coff... certo!» tossicchiò il giovane, come per darsi un tono, per poi cominciare a sfilarsi dagli avambracci delle coperture chiare di tessuto che gli arrivavano a metà di quelle parti dell’arto a cominciare dalle mani. I Signs che portava ciascun possessore di Foundations si manifestavano sempre sulle mani, sulle braccia o sul collo, il che significava rimuovere gli ostacoli per l’ispezione.

« Uhm...» fece il Cavaliere dai capelli ingrigiti, prendendogli le braccia ora scoperte e rigirandosele, alzandogli anche le mezze maniche per vedere meglio. Girò quindi intorno al ragazzo per guardargli anche il collo.« Bene... niente Signs visibili. Vediamo se invece ne avrai uno a breve...». Portò quindi davanti al suo occhio uno strumento simile ad una lente di ingrandimento, che però aveva una seconda e una terza lente più piccole attaccate davanti alla più grande tramite piccole asticelle connesse al bordo dell’oggetto e ripeté il controllo con cura. Chi aveva la Foundations ma ancora non aveva mai sprigionato i poteri prima non aveva alcun segno particolare visibile a occhio nudo, e potevano visti sotto la pelle solo con quello strumento, attraverso più lenti speciali.

Ci volle un altro minuto di accurati accertamenti corporali, che portò infine il Cavaliere a scuotere la testa.« Niente tracce di Foundations qui: è pulito.».

« Allora non c’è bisogno di registrazioni particolari.» commentò un altro soldato del gruppo d’ispezione.« Puoi andare, giovanotto.».

« Grazie.» disse il ragazzo, rimettendosi le coperture alle braccia, mentre i soldati si allontanavano con un gesto d’intesa per andare a continuare le loro mansioni.

« Bah, come se servissero a qualcosa, questo tipo di controlli.».

Il ragazzo spostò la sua attenzione di fianco a sé. Una delle due persone che aveva supposto venire da fuori città gli si era avvicinata: sicuramente era un ragazzo più grande di lui, presumibilmente di vent’anni totali, con capelli rosso vivo ordinati in grosse ciocche che gli scendevano sul viso, due delle quali più piccole incurvate quasi ad artiglio verso il naso. Dietro, però, i capelli erano decisamente più disordinati, un po’ andavano in alto, un po’ in basso, un po’ ai lati. Vestiva con una giacca accuratamente chiusa da più allacci attaccati a fermi, in parte di pelle, e di pelle erano anche i coprigomiti, i guanti e gli stivali che indossava. La sua cintura, con altri fermi, non era con fibbia come quelle solite, ma a fasce, mentre i pantaloni avevano due paia di lacci che passavano attraverso aperture apposite al di sopra dei suoi copriginocchia rotondi. Indossava anche un orecchino che pendeva con un’estremità triangolare verso il basso all’orecchio destro e – soprattutto – teneva sulla schiena una lunga lancia fatta di metallo attraversata da croci scure, dalla lunga lama finale larga e a rombo divisa in quattro sezioni.

« Voglio dire, dopo un po’ che i Governatori Reggenti hanno promulgato questa formalità, i possessori di Foundations hanno iniziato a sparire dalle nostre città, e un bel giorno per cause ignote la maggior parte se ne sono andati per conto proprio mentre continuavano queste scomparse, sia loro che di altre persone che attendevano i Signs.» si spiegò meglio l’interlocutore, con gli occhi blu in contrasto con i suoi capelli fiammanti puntati sul giovanotto.« Invece di pensare ad etichettare della gente sarebbe bene che il regno spendesse più energie nelle ricerche degli scomparsi, magari così le cose sì che migliorerebbero davvero per la popolazione. Non ho ragione?».

« Uhm... può darsi.» rispose il giovane, obiettando poi:« Cioè... queste precauzioni sono pur sempre per la nostra sicurezza, però. Per evitare che un potere troppo grande rovesci il regno...».

« Ha! Ma va là!» sbottò l’interlocutore, mettendosi una mano tra i capelli.« Qui a Proéyld tutti amano la pace, le uniche istanze in cui si usa la violenza sono contro le bestie feroci della regione e contro i barbari dell’estero. Secondo me i Governatori Reggenti si preoccupavano un po’ troppo giusto perché Re Kion era morto all’epoca. Figurati se qualcuno ambisce a tanto.».

« Sembri proprio convinto di quel che dici.».

« Ovvio, lo sono sempre.» chiuse un occhio lui:« Ah, mi sa che mi ci stiamo dimenticando le presentazioni. Come ti chiami?».

« Ah, io? Io mi chiamo Evret.» rispose in fretta il giovane.

« Nome carino, io invece sono-».

« Hai chiacchierato abbastanza, non credi, Sein?» lo interruppe una voce decisa.

A quanto pare anche l’altra persona alla fine si era avvicinata, portando con sé due femmine di Salamandra-Lupo per le briglie. La sua espressione però era ben più rude di quella di Sein, che invece era più rilassata: nel complesso, si trattava anche di una persona più massiccia e più alta, certamente ben più avanti con gli anni rispetto al suo giovane compagno. Aveva anch’egli dei capelli rossi, ma molto più scuri dell’altro, e curiosamente un paio di ciuffi ad artiglio più corti, eppure identici nella forma a quelli del compagno. Il resto dei capelli era disposto in più ciuffi sapientemente tirati indietro in modo da formare quasi un caschetto di capelli, con una parte dei ciuffi che gli scendeva a velo dietro. I suoi occhi erano neri come la pece, con il destro che era attraversato da una paurosa cicatrice iniziante dal fondo del suo viso che gli arrivava a tagliargli in due il sopracciglio. Diversamente dal primo, indossava una casacca di pelle a maniche lunghe con coprispalle rigidi a guscio che gli arrivava a spuntargli in parte sotto la cintura, dalla fibbia rotonda, e bordata di peluria – dettaglio per altro condiviso dagli stivali e dai guanti di Sein – in fondo e sulle coperture per le braccia attaccate alle maniche, sopra ad una maglia grigia da quel che si vedeva al di là del lungo colletto che gli arrivava al petto. Proprio al petto, poi, aveva due cinture incrociate che si univano alle spalle, dove si vedeva il fodero scuro di una grossa arma a forma di mezzaluna.

« Beh, sssssì, Cabel, ma...» cominciò Sein.

« Ti ricordi perché siamo qui, vero?» chiese Cabel, critico. Sein parve accusare il colpo, visto che non replicò oltre. Si limitò ad annuire:« Ottimo. Allora andiamo a rifornirci e a rifocillarci, cerchiamo le informazioni che ci servono e poi ripartiamo come da programma.». Detto ciò, si soffermò per un secondo su Evret, dicendogli:« Scusaci, ma abbiamo proprio da fare.».

« A-Ah... va bene.» rispose Evret, mentre il duetto si dirigette subito dopo verso l’interno di Fìdi con un affrettato saluto della mano di Sein, seguiti dalle loro cavalcature.

Quel Cabel... magari non sembrava l’anima della festa, ma il modo in cui si era congedato, seppur affrettato, non gli era parso detto celando sgarbo o fastidio. In quel momento, aveva avuto come l’impressione che ci sapesse fare, con le persone.

Chissà che cosa stavano cercando, loro: dalle parole che avevano detto, era chiaro come il sole che non fossero lì senza un preciso scopo. Comunque, non era per quello che si trovava lì, e gli conveniva anche da parte sua rifornirsi e riprendere quanto più fiato possibile.

Poco dopo, Evret si trovò a camminare sulla via principale. La tranquillità della gente che passava passando del più e del meno, dei pescivendoli e degli altri commercianti che cercavano di richiamare i passanti come potevano per strappar loro qualche soldo, gli strappava un sorriso. Sarebbe stato un bel soggiorno lì, immaginava, peccato che si sentisse stanco. Si vede che il tempo passato sul carro non era stato sufficiente a farlo riprendere dalla traversata compiuta per giungere fino a quella città.

“ La prima cosa da fare...” cominciò a riflettere Evret, “ … è dirigersi allo spaccio o all’emporio più vicino per comprare un po’ di provviste. E magari farsi dire da dov’è meglio passare per...”. Si interruppe un momento: c’era un gruppo di ragazze all’ombra di una casetta che lo additavano, vicino al suo cammino con fare piuttosto quasi malizioso.

« Che carino, quel giovane...» sentì sussurrare una di loro all’orecchio di un’amica nel passarci a fianco.

Lui cercò di ignorare quelle attenzioni, agitando un po’ nervosamente le labbra ed infilandosi nel primo locale che gli interessava, facendo tra l’altro suonare un campanello nel momento in cui aprì la porta.

Il nuovo ambiente che gli si parò davanti era quello di un negozietto pieno di scaffali. Generi alimentari di vario tipo – prosciutti, gallette ed altro – contornavano lo spazio, riposti in bella vista insieme a merce già confezionata.

Si diresse subito al bancone, dove trovò ad attenderlo un uomo con gli occhiali appoggiati sul naso e un gilet con camicia. Questi lo accolse con calore.« Buongiorno, viandante. Come posso aiutarti?».

« Oh!» esclamò Evret, sorpreso.« Come faceva a sapere che sono un viandante?».

« Io vivo qui, conosco bene la gente del posto. E questa è la prima volta che ti vedo, ci sono arrivato facilmente.» sorrise il commerciante.

« Ah... coff coff...» chiuse gli occhi Evret nel tossire, incrociando le braccia.« In effetti, avrei dovuto arrivarci da solo, ahahah...». Era così elementare... doveva smettere di sorprendersi così tanto per certe cose. Non voleva apparire ingenuo.

« Comunque... cosa ti serve?» domandò l’uomo.« Qui puoi trovare le migliori carni degli allevamenti di Fìdi e i migliori prodotti adatti per i pasti dei viaggiatori. Fermo restando, ovviamente, che tu abbia il denaro necessario a pagarlo.».

« Non si fida di me, eh?».

« Diciamo che a Fìdi i negozianti preferiscono vedere il colore dei soldi prima di cedere la propria mercanzia. E poi, sei pur sempre un ragazzo, non è detto che tu abbia quanto necessario.».

« Davvero?» sorrise Evret, tirando fuori da una tasca un piccolo oggetto che lasciò cadere sul bancone.« Magari non è denaro, ma secondo me questo basta e avanza.».

Il commerciante aprì la bocca, sorpreso: davanti a sé era presente una piccola gemma, grande poco meno del palmo di una mano, pulsante di una fioca luce rossa dalla sua struttura arrotondata. In cima aveva un segno nero strano, come lasciato da qualcosa precedentemente staccatovisi.

« Il gioiello di una Gemmolucciola!» esclamò questi, rimirando da vicino la gemma.« Dove l’hai trovata?».

« Me l’ha data un amico.» sorrise Evret. Le Gemmolucciole erano insetti molto rari a Proéyld, i quali a differenza delle loro ‘ cugine’ normali portavano all’addome uno di quei minerali per far luce. Quando morivano la gemma si staccava dal loro corpo, indurendosi e conservando parte della luce, e la rarità degli insetti che le producevano rendeva tali gemme di grande valore.

« E questo tuo amico non ti ha detto se ne ha trovato un nido e dove sia, eh?» gli chiese con fare abbastanza avido lui.

« No, no, no.» scosse tre volte la testa con diniego il giovane.

« Peccato, accidenti...».

« Ma non è per questo che stavamo contrattando, no? Allora, posso acquistare qualche cosa?».

« Beh, la gemma non è molto grande, ma è sicuramente preziosa... direi che posso darti quel che ti occorre, cosa ti interessava?» domandò il venditore. Evret chiese rapidamente quanto gli serviva, e il venditore non ebbe problemi ad accontentarlo, tale era il rapporto con il prezzo della gemma, chiudendo tutto in pacchetti che il giovane infilò un po’ nella sua sacca, un po’ in un sacchetto che attaccò ad essa.

« … ah, vorrei anche farle una domanda.» disse Evret una volta messo tutto in ordine.« Qual è la strada migliore per arrivare ad Arcteve?».

« Vai ad Arcteve dunque?» comprese il commerciante.« Strano che tu voglia andare così lontano.».

« Diciamo che ho le mie ragioni per andarci.» rispose in tono garbato all’affermazione.

« Immagino che non siano comunque affari miei... Comunque, hai visto le montagne rocciose qua dietro? Procedendo sempre dritto a partire da qui e raggiunte quelle montagne, troverai alla destra della base, un sentiero: se lo percorri fino in fondo taglierai una delle zone agibili, quella che passa sopra al canyon della zona, e ti ritroverai dall’altra parte. Non dovrebbero occorrere troppe ore per superarlo. Dovresti trovare qualche altra cittadina poco dopo... chiedi a loro per altri dettagli sul tratto di strada successivo.».

« Montagne... sentiero... villaggi... ok.» si mise un dito sulla tempia il ragazzo, nel memorizzare i dettagli.« Mi ricorderò di queste indicazioni. Spero di rivederla presto, ciao.».

« Aspetta, dimentichi il tuo resto.» gli ricordò lui, appoggiandogli sul bancone alcune monete di metallo, le cosiddette ‘ stoike’, la valuta in uso nella regione.

« Giusto, che sbadato...» disse nel prendersi le monete.

« Ah, comunque... bella maglia.» osservò l’interlocutore, alludendo alla maglia che gli sbucava da sotto alla giacca.« Quella striscia nera ricamata verso il fondo che fa il giro dell’abito è un tocco di classe. Non ricordo di averne viste in giro, con una striscia così.».

« Già.» disse Evret, con uno strano sorriso soddisfatto al complimento. Poi finalmente uscì dal negozio.

Finito lì, il ragazzo si concesse una piccola pausa pranzo: i giorni scorsi aveva finito prima le scorte e si era arrangiato cercando di cacciare qualche animale da preda che trovava sul suo cammino, quindi l’idea di un pasto decente a Fìdi era allettante. Uscito dalla locanda, poi, dopo aver superato un secondo controllo del Sign dei soldati per chi se ne andava, si appostò poco fuori città, da dove si vedeva qualcuno di quei Cavalieri Salamandra girare di tanto in tanto intorno all’abitato per accogliere gli stranieri da controllare.

Si adagiò sull’erba della prateria, le braccia piegate sotto la testa a mo’ di cuscino. Non aveva senso prendere una camera per riposare, non aveva intenzione di trattenersi. Si sarebbe riposato un po’ sul quel prato, giusto qualche minuto, e poi sarebbe nuovamente partito.

Un vento lieve e gradevole spirò su di lui, muovendo l’erba piano. Certo che era proprio gradevole, stare lì.

Era così conciliante... faceva quasi venir voglia di addormentars...

« Che facciamo, allora?».

« Beh... quello che siamo comunque venuti a fare, no?».

Grida di agonia echeggiarono tutt’intorno...

« AH!» scattò in alto con la schiena Evret.

Tremava ancora, la fronte tutta sudata.

Quel sogno... fosse stato soltanto un sogno sarebbe certo stato più tollerabile, ma...

La sua attenzione si mosse verso il sole. Aveva mutato parecchio posizione da quando...

“ Aspetta... se ho sognato...” cominciò a realizzare, per poi tirarsi un piccolo schiaffo e sbottando:« … MI SONO DI NUOVO ADDORMENTATOOO?!». Balzò subito in piedi. Accidenti, non voleva dormire... solo recuperare un po’ le energie. A giudicare da dove si era piazzato l’astro solare, sarà passata almeno un’ora... forse pure due? Forse una e mezza, siamo generosi...

Si controllò frettolosamente la sacca e le tasche, casomai qualcuno avesse approfittato del suo sonno per rubargli qualcosa – non si sa mai. Poi, appurato che fosse tutto a posto, si caricò in spalla il suo bagaglio e si incamminò in fretta e furia in direzione delle montagne. si incamminò in fretta e furia in direzione delle montagne.

Pur non avendo appuntamenti precisi, ritardare la marcia un po’ lo irritava. Ma al contempo... era anche un peccato rinunciare a quel momento di quiete. Seppur fossero stati rovinati dall’incombenza di quell’incubo che di tanto in tanto veniva a bussare alla sua mente.

Camminando, Fìdi diventava sempre più piccola alle sue spalle, mentre davanti a sé l’erba della prateria si faceva più rarefatta. In men che non si dica il paesaggio si fece arido, quasi senza vita, con giusto qualche pianta affine ai cactus nei dintorni.

Presto l’alta muraglia naturale di rocce si stagliò davanti a lui. Una parte dell’insieme roccioso era più bassa, costituita dalle pareti in cui probabilmente doveva celarsi il canyon che, da quel punto, non mostravano entrate apparenti, mentre altre erano molto più alte, finendo nelle punte delle montagne vere e proprie, le quali con catene notevoli dividevano a vista d’occhio la zona circostante.

Seguendo le indicazioni del commerciante, si diresse alla propria destra. Non ebbe difficoltà a trovare il sentiero che gli era stato descritto: era pendente e conduceva verso l’alto, al di sopra delle muraglie più basse.

« E questa è fatta.» disse allegramente Evret, iniziando a salire per il pendio.

C’era più caldo che nella prateria, in quella zona, questa era certo, ma niente di spaventoso. Di tanto in tanto vedeva qualche piccolo rettile a più code nativo della zona fuggire ed infilarsi in fenditure nella piccola montagna che fiancheggiava il sentiero dal lato destro, ma nessuna belva particolare. Si vede che non era l’habitat più adatto per le bestie feroci, si disse Evret... Considerata l’aridità, magari ci viveva solo qualche piccolo animale inoffensivo.

Continuò a camminare per un po’. Tutto procedeva senza intoppi, a parte per qualche pezzo di strada franato giù che comunque non rendeva impraticabile il passaggio, in quanto facilmente scavalcabile.

“ L’importante è che il passaggio non mi frani mentre passo.” si disse mentalmente Evret nel procedere.

Non l’avesse mai pensato...

Proprio al termine della sua considerazione, un consistente pezzo della rocciosa strada si sbriciolò sotto i suoi piedi nel passare per un tratto un po’ più stretto, trascinandolo con sé.

« AAAH-!» lanciò un breve grido lui, grido che si interruppe quando le dita della sua mano destra riuscirono a fare presa sul cigli laterali ancora intatti del sentiero. La sacca che aveva sulla schiena cadde inevitabilmente di sotto insieme alle rocce franate.

“ P-Per un pelo.” pensò Evret, sinceramente sollevato di non essere caduto egli stesso, data l’elevata altezza. Si aggrappò alla parete di roccia anche con l’altra mano. “ Solo che ora il mio bagaglio è la sotto: non posso semplicemente tornare sul sentiero. Mi tocca scendere a recuperarlo e poi fare di nuovo tutto il giro, accidentaccio.”. Si guardò intorno, valutando il modo migliore per scendere.

I suoi occhi grigio perla incontrarono una sporgenza rocciosa poco più in basso. E guardando un po’ più in basso – per fortuna aveva un’ottima vista – si accorse che ce n’erano un bel po’ da altre a vari livelli di altezza. Se si dondolava appena, poteva appoggiarci alla prima il piede, e poi cercare di arrivare alle altre per una sicura discesa.

Procedette, arrivandoci. Quindi staccò cautamente dal lato del sentiero la mano e si appoggiò alla nuda roccia. Con una mossa staccò il piede e si aggrappò con le mani a quella stessa sporgenza, quindi riprese a dondolarsi verso la seguente.

In poco più di un paio di minuti arrivò in fondo alla parete, ritrovandosi ufficialmente dentro al canyon. La sacca, dopo essere caduta, era rotolata contro un’altra parete sul lato opposto rispetto a quella appena scesa, essendo piuttosto vicina.

“ Me l’hai fatta un po’ sudare, ma adesso possiamo riunirci.” pensò Evret, avvicinandosi al bagaglio e chinandosi per raccoglierlo.

Proprio mentre lo fece, udì le seguenti parole:« No, ne siamo sicuri.».

« Eh?» si chiese il giovane, arrestandosi. La voce pronunciatasi non era suonata lontana... veniva da dietro lo sbocco di quel tratto di canyon verso un altro corridoio naturale della vallata, ad una decina di passi dalla sua posizione.

Si avvicinò cautamente all’angolo di roccia della parete sullo sbocco, lasciando momentaneamente la sacca dov’era, e si sporse quanto bastava per vedere chi era stato a parlare.

Dall’altra parte dell’ultima parete citata, vi erano cinque soldati di Proéyld che davano le spalle al suo sguardo. C’era anche una singola Salamandra-Lupo corazzata a breve distanza da loro, accovacciata come un grosso cane a terra, intenta ad agitare distrattamente la coda con membrana, in compagnia di un sesto soldato girato di spalle, intento a sorvegliare una abbastanza rudimentale caffettiera poggiata su un rogo di rami secchi piazzato a terra – rami che probabilmente si erano portati da loro, vista la totale assenza di vegetali da cui ricavarli nell’area.

« Sicuri? Eppure le tracce portano in questa direzione.». Un momento, quel tono era familiare...

Guardando meglio, si rese conto che a parlare con i Cavalieri Salamandra era Cabel, il tizio incontrato poche ore fa. C’erano sia lui che Sein, con le loro Salamandre-Lupo femmina al seguito. Evret si chiese quando fossero partiti, con un paio di bestie di cui occuparsi e ciò che aveva sentito loro di dover fare non dubitava che sarebbero partiti dopo di lui.

“ Magari perché qualcuno si è messo a dormire...” si rispose in automatico il ragazzo. Già, dovevano essere partiti mentre lui era a riposo, forse facendosi pure una risata per il fatto che si fosse addormentato sull’erba nel superarlo. Di certo però dovevano aver fatto un bel giro per addentrarsi nel canyon rispetto a lui, visto che non si erano incrociati finora.

Comunque neanche Cabel e Sein si accorsero della sua presenza, concentrati com’erano a conversare con le guardie del regno.

« Mi dispiace, ma voi siete le sole anime vive che abbiamo incontrato da quando ci siamo messi a marciare tutti insieme.» sorrise con evidente dispiacere uno di questi ultimi. Attualmente sia lui che i suoi compagni non indossavano i loro elmi, che giacevano vicino al piccolo punto di sosta allestito, rivelando i corti capelli biondi del giovane soldato che stava conversando in quel momento con i due estranei.« Dico bene, amici?».

« Sì.» annuì uno.

« Parola di Cavaliere, non un’anima.» confermò un secondo. « Vero, Eief?». Il soldato vicino al fuoco si limitò ad annuire, senza rivolgere loro lo sguardo per controllare lo stato della caffettiera. I suoi capelli erano molto corti, piuttosto ispidi, e anche se Evret non lo vedeva aveva un naso aquilino.

« Che sfortuna...» si posò una mano sul viso Sein, avvilito.

« Sono spiacente che parlare con noi non vi sia stato d’aiuto, ma non la definirei esattamente una sfortuna.» disse il soldato.

« Che intende dire?» si mise le mani sui fianchi Cabel.

« È semplice, potremmo darvi una mano noi.» rispose il Cavaliere.« D’altronde capisco perfettamente la situazione di cui mi avete appena parlato: il rapimento di vostra sorella è qualcosa che non si può certo ignorare, e in quanto soldati saremo felicissimi di aiutarvi.».

Il rapimento della loro sorella?

« Aiuto dai Cavalieri Salamandra?!» esclamò Sein, con un luccichio emozionato al sol pensiero.« Suona proprio come una gran bella mano, Cabel!».

« Uhm...» fece con fare pensieroso Cabel.

« Ehi, Lector, tu e il tuo amico avevate altri impegni o sbaglio?» chiese un commilitone dalla chioma bruna del soldato.

« E anche noi altri avremmo cose importanti a cui pensare. I nostri superiori potrebbero non gradire che agiamo di testa nostra.» aggiunse uno dalla cicatrice sotto l’orecchio.

« Non temete, se non volete unirvi a noi vi chiederemo soltanto di lasciarci la Salamandra-Lupo in prestito e di recarvi dove di dovere.» li rassicurò Lector.« Ma io e Juine avevamo soltanto un messaggio da consegnare da parte del nostro squadrone stanziato a Lìnkas, niente di troppo urgente. Non potremmo fare onore ai soldati di Proéyld se non ci occupassimo dei problemi dei civili. Giusto, Juine?». »«

« Non saprei... ma di certo mi fido di te, Lector, e se questo aiutasse i signori qui presenti...» rispose Juine, un soldato dai capelli neri. Gli altri soldati, invece, si scambiarono occhiate incerte.

« Immagino che alla fine ci toccherà seguire questi scavezzacolli, per evitare che si facciano del male.» sospirò Eief, tirando via dal fuoco la caffettiera e versandosi un po’ del liquido contenuto in una tazza di rame, per poi avvicinarsi agli altri.« In ogni caso mi seccherebbe rinunciare ad un buon caffè appena fatto, quindi prima di decidere ne berrò un po’, brindando ad un sicuro ritorno a casa per la vostra Lira.».

« Giusto, il caffè non si butta mai.» concordò Juine.

« Ah, vostra sorella si chiama Lira?» domandò Lector, rivolto a Cabel e Sein.« Strano, non mi pareva di aver sentito da voi il suo nome, prima.».

« In verità, mi sembra che non ve l’avessimo proprio detto.» si grattò la fronte Sein.

« Ma no, sicuramente l’avrà fatto tuo fratello...» disse il bruno.

« Non ho mai pronunciato il nome di mia sorella davanti a voi.» affermò Cabel. Dalla decisione con cui aveva pronunciato quelle parole, si capiva che era assolutamente sicuro di quanto stesse dicendo.« Quindi... Eief, giusto? Come facevi a conoscerlo?».

« Come? Beh, è... semplice...» cominciò a dire il soldato in questione, tenendo la tazza di caffè vicina a sé. Evret notò che era un po’ più incerto, ora.« … ho... tirato a indovinare. Ne ho conosciute, di ragazze con quel nome...».

« Ma davvero?» socchiuse gli occhi Cabel, la cui cicatrice sul destro gli conferiva un’aria più minacciosa, nel suo comportamento inquisitorio.« Sai una cosa? Non suoni granché convincente.».

« Mica c’è un’altra spiegazione, accidenti. Che volete che vi dica?».

« La verità, magari.».

« Ehm, Cabel?» gli tirò cautamente la veste Sein, preoccupato.« Non starai mica accusando un soldato di Proéyld di qualcosa, vero?».

« Su, Sein, non sei uno stupido: non puoi non vedere che c’è qualcosa che non va nelle sue parole.» affermò senza guardarlo Cabel.« Davvero credi possa aver fatto proprio il nome di nostra sorella per puro caso?».

« No, però...».

« Dai, signori, non scherziamo, a me non sembra che quanto dice sia qualcosa di così incredibile.» difese il compagno uno del gruppetto.

« No, invece io la penso come Cabel.» lo contraddisse Lector, fissando con sospetto Eief.« A parte il fatto che Lira non è un nome poi così tanto comune a Proéyld, è davvero troppo strano che di tutti quelli possibili abbia pronunciato proprio quello di una persona rapita da poco, proprio quando guarda caso si è ritrovato sulla strada seguita da persone che la stanno cercando. Se non ha nulla da nascondere, dovrà fornirci una spiegazione molto più plausibile per questa serie di coincidenze.».

« Ben detto, Lector.» disse Juine, evidentemente anch’egli del suo parere.

« Ma siete impazziti, Lector, Juine?» domandò Eief, incredulo.« Non si può neanche azzeccare un nome senza-?».

« Smettila di girarci intorno!» lo interruppe bruscamente Cabel, spazientito.« Sarai anche un Cavaliere Salamandra, ma non per questo mi farò trattare come un idiota da te, non in questa situazione comunque: mentre parliamo Lira è prigioniera di qualcuno, e se tu sai qualcosa che non sappiamo sulla vicenda farai bene a dircela in fretta, adesso!».

Eief fece per aprire la bocca, solo per richiuderla poco dopo. Ci fu una pausa, in cui gli occhi degli altri soldati, di Cabel, di Sein e del nascosto Evret furono tutti in attesa di vedere la sua prossima mossa. Infine, il soldato si mise una mano sulla fronte.

« Non avrei proprio dovuto pronunciarlo, eh?» scosse il capo Eief.« E va bene... dato che ormai siete diventati così sospettosi nei miei confronti, risponderò alla vostra domanda.». Alzò lo sguardo, e un sorriso astuto occupò la sua bocca.« Come faccio a sapere il suo nome? Semplice... perché mi sono occupato personalmente del suo rapimento.».

 

-Nota dell’Autore (parte 2)-

Eeee siamo di nuovo qua. Come vi è sembrato questo primo capitolo? Quali sono state le vostre impressioni? Sono curioso di scoprire ciò dalle visite che arriveranno a questo e ai prossimi capitoli, o dai commenti di chi avrà il tempo e la voglia di inserire eventualmente una piccola recensione per questa piccola storia neonata * inchino*

Per quanto riguarda questa Nota, volevo anche fare una domanda generale. Come avete letto nell’intro (chi l’ha letta), si parlava anche di possibili disegni dei personaggi. Premesso che servirebbero giusto allo scopo di dare un aspetto per l’immaginazione, e quindi non sarebbero proprio opere d’arte incredibili – ma penso sempre meglio dei vecchi disegni precedenti – vi andrebbe che li postassi nei capitoli successivi al fondo dei vari capitoli? Mi rimetto a voi per cotanta decisione (anche se ovviamente non ci saranno disegni ad ogni capitolo, e meditavo di piazzarli soprattutto all’introduzione di vari characters, a parte forse all’inizio).

Bene, direi che è tutto. Ringrazio chi è stato tanto coraggioso da arrivare fin qui (?) e chi mi ha seguito in questo nuovo inizio di storia, e ci vediamo al prossimo capitolo. Buon proseguimento, a presto!

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Capitolo 2
*** Foundation in azione ***


Capitolo 2 – Foundation in azione.

 

« Che COSA?!» esclamò Sein, totalmente impreparato alla frase di Eief. Anche Evret assunse un’espressione sbalordita a quell’inattesa confessione, e lo stesso fecero gli altri soldati.

« Tu... avresti...?» cominciò a dire Cabel.

« Qualcuno ha del cerume nelle orecchie?» chiese Eief, incrociando le braccia con ancora la tazza di caffè in mano. « Era quello che volevi sentire, no? Sì, ho rapito io tua sorella. Un lavoretto pulito... è stato facile rapirla sotto il vostro naso, mentre ero in incognito a Liontàri, la città dove l’ho presa.».

« Eief...» mormorò Cabel. Era ben visibile come la sua espressione, superata la sorpresa, si stesse cominciando a contrarre dalla rabbia.

« Ti rendi conto di cosa stai dicendo, Eief?» gli chiese con serietà Lector. « Se quanto dici è vero, saremo costretti a metterti agli arresti.».

« E quindi?» domandò Eief, bevendo il suo caffè come se nulla fosse. « Te lo riconfermo tranquillamente... sono io il rapitore che questi gentiluomini stanno cercando.». C’era qualcosa di strano, si disse Evret: perché stava confessando così facilmente? E perché non pareva affatto preoccupato?

« Stando così le cose, non ci lasci altra scelta.» disse Lector, mentre alcuni dei suoi colleghi, incluso Juine, già sguainavano le spade dalle lame parallele che portavano nei foderi sulle loro schiene. « Dopo questa non la passi certo liscia. Amici, prendiamolo!».

« Mi hai rubato le parole di bocca, Lector...» sussurrò Eief, muovendo la testa di lato.

« AAAAAAAAH!».

Cabel, Sein e Lector si voltarono. Uno dei soldati che avevano estratto le armi aveva appena affondato la propria da dietro nell’armatura di Juine, facendogli uscire le punte della spada dal suo petto.

« JUINE!» esclamò Lector, incredulo. Juine vacillò, sputando sangue... poi la sua testa si reclinò in avanti, mentre il soldato che l’aveva trafitto lo spingeva con nonchalance via dalla sua arma, divenuta rossa del liquido organico della sua vittima di cui si era appena bagnata, a terra.

« Che diavolo...?» cercò l’arma che portava sulle spalle Cabel, quando altri due Cavalieri Salamandra lo dissuasero puntando le proprie armi verso di lui e Sein, mentre l’assassino di Juine faceva lo stesso con Lector.

« C... Cosa...?» cominciò a chiedere Lector, inorridito e confuso da quell’atteggiamento estremamente ostile.

« Ehi, Eief... si può sapere perché diavolo gliel’hai detto?» girò la testa verso di lui il soldato dai capelli bruni con cui avevano conversato prima, continuando a minacciare Sein con il proprio strumento da combattimento.

« Perché, pensate che io abbia fatto male, a questo punto? Erano troppo sospettosi...» sorrise Eief.

Evret non mosse un muscolo: il modo in cui avevano appena fatto fuori uno dei loro... e quell’improvvisa ribellione di parte dei soldati, certo non era un buon segno.

Gli ricordava qualcosa di sgradevole, che aveva già visto in passato...

« Juine...» mormorò Lector, lanciando occhiate colme di dolore al compagno trafitto.

« Non ci sto... capendo nulla...» mormorò Sein, anch’egli frastornato da quell’imprevedibile cambiamento di eventi.

« Davvero non ci arrivi, Sein?» biascicò tra i denti Cabel. « Queste carogne sono dalla stessa parte della barricata... sono in combutta tra di loro.».

« Ma che cervellone!» esclamò Eien, muovendo un passo avanti. « Tu sì che sei uno sveglio, anche troppo. Davvero, chi pensava che sareste stati in grado di seguire le mie tracce fin qui?».

« A che gioco stai giocando, Eief?!» esclamò ad un tratto Lector, la spada vicina al suo collo praticamente a un centimetro di distanza. « PERCHÉ avete ucciso Juine?!».

« Sarebbe ancora vivo, se non avessi avuto la bella pensata di aiutare questi qua.» osservò il soldato, degnandolo appena di uno sguardo. « Non l’avremmo trascinata per le lunghe e magari io non mi sarei tradito come invece è successo, costringendomi ad arrivare a questo. Beh, possiamo anche dire che siete stati degli ingenui...» tracciò un cerchio nell’aria con la tazza, distrattamente. « Nel momento in cui ho iniziato a parlare avreste dovuto capire che non ero l’unico implicato: non dimenticare che voi due ci avete incrociato strada facendo e vi siete aggregati a noi. Non avreste dovuto escludere che non fossi il solo del gruppo ad avere qualcosa da nascondere.».

« Bastardo...» ringhiò Lector, stringendo impotentemente i pugni.

« Oh beh, immagino che arrivi per tutti il momento di adattarsi in maniera diversa a nuove circostanze, non trovate anche voi?» disse il rapitore, appoggiando la tazza a terra.

« E che ne hai fatto di nostra sorella Lira, brutto figlio di puttana?» domandò astioso Cabel.

« Eh... dov’è Lira?» esclamò a sua volta Sein, con il fuoco negli occhi. « Se hai fatto del male anche a lei, io...».

« Ooooh, voi sì che siete fratelli esemplari... anche con delle spade puntate contro, vi preoccupate prima della vostra sorellina che di voi stessi. Vi do atto di questo.» osservò Eief. « Tuttavia non necessito di rispondere alla vostra domanda... diciamo che è in mani sicure.» estrasse a sua volta la propria arma dalla schiena, maligno e la impugnò a due mani, avvicinandosi a Cabel. « Ora, credo proprio che le nostre Doppielama si prenderanno anche le vostre vite.».

« Vuoi farci fare la stessa fine di Juine?» domandò rabbiosamente Lector.

« Non è evidente? Tanto avevo già in mente di farvi fuori di sorpresa accompagnandovi nella ricerca della persona rapita... ma, avendomi costretto ad uscire allo scoperto prima del previsto, non è il caso di rimandare la pratica. Non possiamo certo lasciare che vi immischiate nei nostri affari.» alzò quindi la Doppialama al di sopra della propria testa. « Niente di personale. Addi-AAAAAH!». La sua azione si interruppe bruscamente, costringendolo a riabbassare l’arma.

Un sasso l’aveva centrato in pieno proprio tra l’orecchio sinistro e il cranio, portandolo a mettersi una mano sul punto colpito con grande sorpresa generale dei presenti.

« ARGH... CHE MALE...» strinse i denti Eief. « CHE CAZZO...?».

« EHI, VOI!».

Eief si voltò all’istante, per trovarsi davanti alla visuale la figura di Evret, che finalmente aveva lasciato il suo nascondiglio per mostrarsi.

« Ehi, è il ragazzo che abbiamo incontrato a Fìdi.» osservò Sein, sorpreso.

“ Che diamine ci fa qui?” pensò Cabel.

« Sì, dico a voi!» esclamò Evret, indicandoli. « Non vi lascerò uccidere quelle persone!».

« Ma guarda guarda...» sorrise con fare innervosito Eief, muovendosi di un po’ verso il nuovo arrivato. « Ehi, ragazzo... non ti hanno insegnato che non si tirano le pietre addosso agli adulti?».

« No, ma in compenso mi hanno insegnato che un buon soldato che serve il regno non dovrebbe mettersi a rapire le persone.» disse il nuovo arrivato.

« Sembra che tu non sia semplicemente arrivato ora...» costatò il rapitore, il sorriso svanito. « ‘ Non vi lascerò uccidere quelle persone’, dicevi? Ascolta, moccioso... dopo questa bella improvvisata posso garantirti che ci sarà un cadavere in più, in aggiunta a quelli di questi qui.».

« Eief, se devi far fuori anche lui, spicciati: non abbiamo tempo da perdere.» lo esortò il soldato bruno.

« AMICO, SCAPPA!» gli gridò Sein. « Questi qui non scherzano!».

« Lo so, ma non me andrò di certo davanti a questi qui!» gli rispose a tono Evret. « Ci penserò io ad affrontarli!».

« Ah, allora-NO ASPETTA, COSA?!».

« È pazzo, per caso?» borbottò Cabel, ostentando seria preoccupazione, la stessa che si trovò riflessa anche sul volto di Lector. Perché quel ragazzo non scappava e basta come gli aveva appena suggerito Sein? Non aveva certo possibilità di vincere contro ben quattro Cavalieri Salamandra.

« Ci sentiamo coraggiosi, vedo!» affermò beffardo Eief, ruotando la spada. « Sembri serio... Beh, tanto non ti lascerei certo fuggire, con la mia Salamandra-Lupo a disposizione ti prenderei in un baleno. Quindi... vieni pure a farti uccidere, moccioso!». Evret si limitò a sorridere all’invito.

« Non così in fretta.» rispose Evret, alzando l’avambraccio sinistro all’altezza del viso. « Vorrei mostrarti una cosetta, prima di iniziare.».

« Cioè?» domandò Eief.

Ma ci volle poco perché la sua espressione cambiasse di colpo. Qualcosa di luminoso si stava diramando sulla copertura dell’avambraccio del giovanotto, prendendo una forma simile a quella di venature di un intenso verde chiaro che si protendevano sulla superficie in una prospettiva che pareva quasi far sembrare che fossero proiettate da più in profondità nell’arto verso l’esterno.

« È...» boccheggiò un altro dei soldati assassini insieme al resto del suo gruppo. Ma non fece in tempo a completare la frase che la luce di quelle venature lucenti aumentò di intensità, materializzando intorno al braccio e al resto del corpo del giovane una sorta di alone, un ‘ aura’ brillante accompagnata da particelle eteree che circondarono gli avambracci, per poi prendere colore e forma diverse al suo contatto.

Di fronte agli sguardi dei presenti, a coprire totalmente le coperture di tessuto degli stessi avambracci avevano preso forma dei bracciali marroni aventi diversi fregi ornamentali dorati, tra cui un doppio cerchio, a decorare quegli oggetti. Attaccate a ciascuna vi erano dei gusci di roccia dai lati in rilievo, concavi, che andavano a schermare buona parte dell’esterno del braccio.

In quel momento, le estremità dei bracciali rivolte verso le mani del proprietario emisero dell’energia verde chiaro che percorse la pelle del giovane e attraversò esattamente a metà con linee perfettamente dritte tutte e dieci le dita di Evret, fino in fondo alle unghie. Gli oggetti di roccia si separarono fluttuando dai bracciali stessi, collegati solo ad essi da flussi di quell’energia che apparivano simil-elettriche nell’aria, dividendosi in tre sezioni concave a forma di rettangolo a tre sezioni piegato alle estremità.

« Quella...?» cominciò a riconoscerla Cabel.

« Non ci credo... una FOUNDATION?!» esclamò Sein, incredulo. « Ma... com’è possibile? Il controllo a Fìdi...?».

« Eief!» esclamò uno dei soldati al loro capo.

« Una Foundation... qui...» mormorò Eief, interdetto.

« Iniziamo...» disse piano Evret, spostando le braccia davanti a sé. Gli oggetti di roccia che aveva intorno alle braccia seguirono immediatamente il suo movimento, quasi facessero parte degli arti... e il secondo dopo si mosse in corsa verso Eief.

« Ugh...!» esclamò quest’ultimo, riprendendosi dalla sorpresa il tanto che bastava da lanciare un fendente con la propria Doppialama. Evret però pose davanti a sé il braccio destro, e le tre sezioni rocciose si riattaccarono insieme in maniera da parare tutte e due le lame rivoltegli contro.

« HA!» fece il ragazzo, e con un gesto spostò la lama dalla visuale e usò l’altra mano per colpire lo stomaco del nemico: un riverbero verde chiaro brillò per un attimo dalle linee sulle mani del ragazzo, e con rumore di qualcosa che si frantuma Eief venne respinto indietro di qualche passo.

« ARGH...» socchiuse gli occhi questi nel barcollare e nel costatare – con una certa dose di orrore – che quel pugno aveva incrinato il metallo della sua corazza.

« EIEF!» esclamarono i suoi compagni.

« WO-OH!» fece Sein.

« E non ho finito!» esclamò con entusiasmo Evret, e con uno spostamento in avanti spinse le sezioni che aveva usato per difendersi a separarsi nuovamente e gli sferrò un destro. Stavolta toccò a Eief difendersi, assorbendo il colpo con la parte metallica che univa le due lame della sua arma e riuscendo a trattenerlo a stento.

« GRRR!» ringhiò Eief, spostando la spada in maniera da tirare un secondo fendente, stavolta in orizzontale, intorno a sé. Di riflesso Evret fu costretto ad arretrare, dando il tempo al nemico di risollevare la spada e di lanciargliene un terzo. « PRESO!».

« UGH!» fece Evret, che si era invece si abbassò con le ginocchia. Si vide il riflesso di un’ondata eterea verde chiaro, subito dopo la spada del Cavaliere Salamandra colpì.

« … eh?» batté le palpebre il nemico: la sua spada aveva beccato il terreno... il ragazzo era sparito. « Dove...?».

« SOPRA DI TE, EIEF!» gli gridò il soldato bruno suo compagno.

« Sopra...?» alzò lo sguardo lui, ma nel momento stesso che lo fece Evret cadde dall’alto e gli assestò un fortissimo calcio in faccia a mezz’aria. « AAAAAH!». Sotto quel colpo a cui era completamente impreparato, il rapitore venne spinto contro la parete rocciosa, accasciandosi ad essa.

« Hop!» fece Evret, che intanto aveva toccato terra. « Fortuna che ho calcolato bene il tempo...».

« Che salto INCREDIBILE, AHAHAH!» rise Sein. Cabel invece, era più cupo, pensando:“ Quello non era affatto un salto normale: quando si è scatenata quella... ondata, quel giovane è proprio schizzato in alto, come se il suo salto fosse stato amplificato...”. I pensieri del fratello di Sein, però vennero interrotti da qualcosa che lo spinse ad avvertire il giovane:« EHI, ATTENTO!».

« L’ho visto!» disse Evret nel balzare indietro: il Cavaliere Salamandra dai capelli bruni si era staccato dagli altri e l’aveva assalito con la propria Doppialama.

« Muori, maledetto!» esclamò questi, menando diversi fendenti.

« Non... credo!» esclamò il giovane, e nello spostarsi ad evitarne uno dato un po’ più in alto intercettò con uno dei suoi pugni dal basso verso l’alto il piatto delle due lame, che dopo il riverbero del pugno si alzarono verso l’alto e spinsero con prepotenza i pugni corazzati del loro proprietario contro la sua stessa testa.

« OUCH!» si lamentò questi.

“ Non stanno badando a noi...” pensò Cabel, nel notare come l’attenzione dello spadaccino che lo sorvegliava e del suo rimanente compagno fosse totalmente assorbita dallo scontro in corso, quindi afferrò il braccio del primo e lo tirò verso di sé, in maniera tale da potergli stringere la gola da dietro con l’altro robusto braccio. Questi cercò di divincolarsi, gridando:« AAAH!».

« EHI, LASCIALO!» sbottò l’assassino di Juine, che a quanto pare non era poi così distratto dalla lotta, e impugnando ad una mano la Doppialama cercò di colpirlo al fianco.

« FERM-AAAAAAAAAH!». Proprio allora Lector era scattato tra il fendente e Cabel, e un fiotto di sangue uscì dalla corazza appena penetrata dall’affilatissimo doppio filo dell’arma.

« Accidenti...» disse allarmato Cabel, senza smettere di trattenere l’altro soldato.

« Stupido... seguirai subito il tuo collega nel...» cominciò a dire l’assassino di Juine, quando una lama romboidale si insinuò in una delle sue mani attraverso l’armatura, strappandogli un gemito e costringendolo a mollare la spada. « AAH!».

Sein non era rimasto a guardare, e aveva tirato fuori la propria lancia per impedirgli di minacciarli ancora.

« E tanti saluti!» disse con disgusto Sein, girando l’arma metallica e colpendolo alla tempia con forza tramite l’estremità posteriore arrotondata, cosa che bastò a farlo cadere a terra. Per buona misura gli assestò un secondo colpo nello stesso identico punto, garantendogli un posto nel mondo dei sogni. Si rivolse quindi a Cabel. « Stai bene?».

« Io sì.» ammise lui, mentre dopo aver costretto lo sgherro che aveva afferrato a mollare l’arma lo stava praticamente soffocando. Sein gli diede una mano a metterlo definitivamente k.o. « Grazie...».

« UOOOOOH!» gridò intanto Evret, approfittando di un momento di stordimento del bruno per afferragli la mano armata di spada con la propria prima che potesse brandirgliela di nuovo contro per poi tiragli un pugno. Questi cercò di proteggersi con il pezzo di metallo sporgente che si allungava dal pezzo di armatura del braccio, ma a contatto con il pugno il ferro si frantumò lasciando che l’arto gli si piegasse un po’ troppo verso l’interno, e il grido di dolore del guerriero confermò la rottura di un osso.

« AAAAAARGH!».

« Duomaglio...» cominciò a dire il ragazzo nel piegare all’indietro le braccia, lasciando che le linee sulle dita scintillassero, « … TERRESTRE!» e subito dopo sferrò contemporaneamente due pugni contro la parte di corazza sul suo stomaco, che sotto gli occhi dei presenti si spaccò in mille pezzi con uno schianto al passaggio dei colpi, prima che questi sprofondassero nel suo ventre.

« BLERCH!» rigurgitò un fiotto di sangue con fare strozzato il bruno, gli occhi fattisi. Poi, piegò le ginocchia e cadde giù, fuori combattimento.

« Ha sbriciolato quell’armatura come niente...» sussurrò Sein, sbalordito, mentre Cabel esaminava le condizioni di Lector, che continuava a sanguinare abbondantemente al suolo.

« Fatto...» sussurrò Evret, allontanandosi dal soldato bruno sconfitto. In quel momento, il rumore di un pesante passo lo costrinse a prestare la propria attenzione altrove.

« Vediamo adesso... come la mettiamo.». A quanto pare Eief aveva approfittato dello scontro con il bruno per sgusciare fino alla Salamandra-Lupo del punto di sosta, saltandoci in groppa e spingendola a muoversi. Adesso che era sulle zampe, si vedeva come l’esemplare fosse piuttosto grosso, più della media rispetto ai simili dello stesso sesso. La bestia procedeva lentamente, guidata dalle redini che il suo soldato stringeva in una mano, mentre nell’altra aveva la propria Doppialama. « Adesso ti faccio a pezzi... non credere che i soldati di Proéyld siano così tanto impotenti di fronte ad una Foundation qualunque! HA!». Batté i piedi sui fianchi dell’enorme anfibio e scioccò le redini, e la creatura si mosse con un balzo verso Evret.

« UGH!» esclamò Evret nel gettarsi via da lì. Nell’atterrare dove poco prima c’era la sua posizione, la Salamandra divaricò le quattro zampe ed emise un sommesso ringhiare estremamente simile a quello di un vero e proprio lupo.

« HA, ATTACCALO!» esclamò Eief, e dopo quel ringhio la fiera scattò velocemente. Anche stavolta Evret si spostò per tempo, ma non riuscì ad evitare la spada del soldato, scattata apposta per lui.

« AH!» si lasciò sfuggire un gemito quest’ultimo, appoggiandosi una mano ad una spalla: era riuscito ad affondare una delle lame proprio lì.

« AH-HA!». Il giovane alzò lo sguardo, e si vide arrivare addosso un’altra volta la bestia, stavolta a testa bassa a caricarlo. Lui si buttò ancora una volta lontano dal pericolo, dal lato dove la spada di Eief non poteva raggiungerlo, e senza bersaglio la carica della Salamandra-Lupo si infranse contro la parete rocciosa, la quale si riempì di crepe e franò superficialmente con uno schianto.

« Non scherza...» sussurrò Evret, mentre la Salamandra-Lupo si girava come se non avesse manco sentito l’urto da dietro la corazzatura frontale sul suo cranio già normalmente rinforzato. l’avrebbe sicuramente spezzato, se l’avesse preso con una testata del genere. Oltretutto era veloce... e lo sapeva, sapeva che la velocità di una Salamandra-Lupo maschio era più alta di quella delle femmine, specialmente dopo essere state addestrate dai Cavalieri. Quando poi c’era in groppa il suo soldato, la sua pericolosità poteva solo aumentare...

« Vengo ad aiutarti, amico!» esclamò Sein, facendosi avanti con la lancia in pugno.

« Lascia perdere, posso farcela da solo!» rispose con decisione Evret.

« Usi parole grosse, ma da quando sono in sella alla mia Salamandra-Lupo sei stato capace solamente di schivare.» ghignò divertito Eief. « Immaginavo che un utilizzatore di Foundation qualsiasi non potesse tenere il passo contro di me su questa bestia, e la ferita sulla tua spalla ne è una prova lampante.».

« Ferita... questa?» domandò il ragazzo, dando un’occhiata di sottecchi alla spalla insanguinata. Con noncuranza girò il braccio, pur nascondendo una certa sensazione di dolore, nel rispondere con il sorriso sulle labbra. « Guarda meglio... è di striscio. Non hai fatto granché!».

« Ne riparleremo tra un attimo... quando ti avrò messo sotto! HA!» gridò Eief, e prontamente la sua cavalcatura corse avanti e si lanciò ancora una volta su Evret cercando di prenderlo con una poderosa zampata. Lo schivò per un soffio chinandosi indietro: le Salamandre-Lupo erano sprovviste di artigli, ma di certo venir colpiti dalla forza bruta di quelle zampe non sarebbe stato affatto piacevole.

Fallito quel primo assalto, la Salamandra venne spinta a cercare di calpestarlo con l’altra zampa. Evret si tuffò da un lato per evitarlo, quindi piegò le braccia come aveva fatto con il soldato bruno mentre si fletteva per evitare la spada tesa dall’avversario. « DUOMAGLIO TERRESTRE!». L’attacco andò a segno con il riverbero verde che accompagnava le sue offensive, frantumando metà del ‘ gambale’ corrispondente alla zampa bersagliata e sentendo di aver preso con le nocche la sua pelle liscia.

« GRRUUOOOOH!» gridò raucamente la creatura, facendosi immediatamente indietro.

« UOH-OH!» fece Eief, calmando rapidamente la bestia. Evret sapeva di non aver fatto gran danno all’animale, la sua armatura e la pelle – che a dispetto delle apparenza era piuttosto robusta – l’avevano protetta da grossi traumi fisici.

« Bel colpo!» strinse un pugno Sein.

« Fatti sotto!» disse spavaldamente Evret, muovendo una mano in segno di sfida.

“ Tsk... fai tanto il duro. Tanto ho capito il tuo punto debole.” pensò Eief, quieto.“ Me ne sono accorto quando ho fermato il tuo pugno: certo sembri allenato, ma eserciti tutta la portentosa forza dei tuoi pugni solo quando colpisci con essi. Il che significa che dopo l’impatto iniziale, puoi contare solo su una forza fisica più moderata. La Foundation non pare migliorare le tue capacità fisiche in generale, almeno non eccessivamente.” si preparò con le briglie.“ Questo è il motivo per cui non ti sei fermato a parare gli assalti della Salamandra-Lupo, perché in uno scontro frontale il tuo corpo soccomberebbe alla sua forza spaventosa. Quindi...” fece schioccare le briglie, portando la sua cavalcatura alla carica.“ … non mi resta che caricarti finché non ti travolgo!”.

« HOP!» fece il ragazzo nello scattare da un lato un’altra volta.

« Non mi scapperai!» affermò il soldato, strattonando il suo destriero perché si girasse dopo essere stato portato lontano di diversi metri dalla carica appena esaurita.

Ma Evret non stava affatto scappando: anzi, si era messo inaspettatamente a correre in direzione dell’avversario.

« Cosa...?» disse Cabel, notando la sua manovra.

A quel punto, il ragazzo saltò, e una ondata di luce verde si allargò dai bracciali sulle sue braccia, facendo sì che quel salto si trasformasse in un vero e proprio viaggio fulmineo ad arco nello spazio che colse per la seconda volta alla sprovvista sia quest’ultimo che la sua Salamandra-Lupo... viaggio che lo stava portando dritto dritto verso il muso della fiera mentre questa era ancora immobile.

« Ti chiedo...» cominciò a dire Evret, rivolto alla bestia mentre piegava un gomito nell’arrivare, « … SCUSA!» e con tutta la sua forza, prima che avesse il tempo di spostarsi, gli calò al volo un velocissimo destro laterale.

« GRUUUOOOAAAAAAAAAAAAAAAH!».

Il pugno aveva spaccato l’occhio della Salamandra-Lupo. Il muso del grande anfibio si agitò come impazzito, così come tutto il suo corpo, il quale iniziò ad ondeggiare ed impennarsi parzialmente più e più volte.

« AAAAH!» gridò Eief, in totale balia dei movimenti incontrollati dell’essere che si curava soltanto di dar sfogo quanto più possibile alla sua voce dalle mascelle naturalmente semi-bloccate dalle strisce carnose tra di esse, al suo dolore. « CALMATI, STUPIDA BESTIA... CALMATI!».

« GRUOOAAAH!» continuò a ruggire lui, disseminando il terreno roccioso di zampilli di sangue che schizzavano dal suo occhio.

« Mi spiace prendermela con gli animali... ma...» sussurrò Evret, serrando entrambi i pugni, « … per farla davvero finita, devo metterti fuori combattimento!» quindi piegò di nuovo le braccia e si diresse verso la bestia ferita. Stando attento ai suoi spasmi riuscì ad arrivare alla sua zampa anteriore sinistra, la stessa a cui aveva fatto saltare il gambale. « Duomaglio... TERRESTRE!». Un altro riverbero e stavolta, senza l’intralcio dell’armatura, quei pugni riuscirono a spezzare l’osso superiore della zampa del già sofferente animale, che nell’impennarsi ancora e riappoggiarsi a terra nei suoi movimenti sragionati perse l’equilibrio e si piegò in avanti con il corpo, crollando violentemente da un lato con un ultimo ruggito.

« AAAAAAAH!» si udì un altro urlo da Eief nel venire a sua volta trascinato, e in parte schiacciato, sulla superficie del canyon dal peso della sua stessa belva corazzata.

« Ce l’ha fatta!» esclamò Sein, stupito.

« Uhm...» mormorò Cabel.

« Vediamo un po’...» si disse Evret, facendo il giro dell’animale. Lì a terra, la bestia continuava ad agitarsi ruggendo, continuando a soffrire per il pessimo stato in cui si trovava.

« U-gh... aaaaaah... AH!». Eief, intanto, non era messo meglio: la gamba seppellita dal peso della sua cavalcatura doveva aver riportato quantomeno qualche slogatura, a quanto sentiva. La Doppialama gli era sfuggita di mano durante i tentativi di riportare alla ragione la Salamandra, trovandosi a giacere ad un metro da lui. « Maledetto... moccioso...».

Senza sapere neanche come avrebbe potuto fare ad uscire da sotto quell’ammasso di carne, mosse il braccio verso la spada, desideroso di tornare armato...

Le sue palpebre però in quel momento batterono nello scorgere qualcosa di poco gradito.

Evret si era inginocchiato proprio di fianco a lui. Appena si accorse che lo osservava, il giovanotto chiuse gli occhi e gli rivolse un largo sorriso... prima di stampargli un pugno in piena faccia.

« OUCH!» esclamò il rapitore, perdendo subito i sensi.

Fatto ciò, il giovane combattente si guardò intorno: a quanto vedeva, tutti i soldati complici di Eief erano impossibilitati a riprendere a combattere.

Trasse un respiro, e nel farlo la consistenza della sua Foundation prese a ridursi in pezzi fino a scomparire. Le venature luminose tornate a palesarsi da sotto di essa si ‘ ritrassero’ nel braccio, tornando invisibili sotto la copertura del braccio corrispondente.

« Ohi...» cominciò a dire Sein. Evret gli scoccò un’occhiata.

« Coff coff...» tossì in una mano quest’ultimo, in quel suo fare da ‘ darsi un tono’, e subito dopo si appoggiò entrambe le mani ai fianchi e scoppiò a ridere. « AHAHAHAH! Ho vinto io! Io e la mia Foundation siamo davvero TROPPO forti! AHAHAHAH!». Sein e Cabel socchiusero gli occhi, assai allibiti da quella dimostrazione di superbia.

« Ok... quando hai un attimo, magari la smetti con questi auto-elogiamenti e ci dai una mano ad immobilizzare questi soldati.» osservò il secondo dei due fratelli.

« Ah, ehm, giusto!» esclamò il ragazzo. Notò poi Lector, a cui era stata già tolta parte dell’armatura per trattare il lungo taglio sul suo petto. « E lui? Come sta?».

« Ha perso parecchio sangue, ma l’armatura ha bloccato il fendente a sufficienza perché non gli colpisse gli organi vitali.» rispose Cabel.

« Meno male...» sospirò sollevato Evret.

« Vieni con me: ho delle funi, sulle nostre Salamandre-Lupo.» gli disse Sein. « Le avevo portate per discendere da un picco sulla strada di Liontàri... ma sono contento che tornino utili anche ora.».

« Se ve ne servono... altre... ne abbiamo anche tra i nostri... bagagli...» borbottò Lector, cercando di farsi sentire.

« Non ci pensare, adesso, abbiamo tutto quello che ci serve.» gli rispose bruscamente Cabel, il quale lo cominciava ad avvolgere con stracci presi da una maglietta che il soldato stesso portava in precedenza sotto l’armatura.

Intanto, dopo che Evret si fu anche fasciato la ferita di striscio infertagli alla spalla con quanto vi era su una delle Salamandre-Lupo femmina, lui e Sein iniziarono a legare stretto tutto il gruppo di Eief – tenendo quest’ultimo per dopo, essendo bloccato dalla Salamandra-Lupo azzoppata che tanto non pareva aver alcuna intenzione di spostarsi da lì.

« In due, amico. Oh... ISSA!» disse Sein al suo compagno di ‘ operazione’, tirando insieme per le braccia Eief e riuscendo a farlo uscire fuori dalla massa corporea dell’anfibio. Iniziarono a legare anche lui. « L’hai proprio conciato per le feste, eh? E anche con il bruno non hai certo scherzato, anzi, sono sorpreso che tu non gli abbia fatto di peggio.».

« Beh, ho cercato di contenermi un pochino... non volevo mica ucciderli.» ammise Evret, nel stringergli insieme i piedi nelle corde. « Sono contrario all’eccessiva violenza, se posso evitarla.».

« Non si direbbe, da come hai frantumato corazze a destra e a manca.» replicò Sein con un sorriso. « Comunque non sarò un esperto di Foundation, ma ho trovato la tua portentosa.».

« Ti piace davvero?».

« Se mi piace?! È fortissima, come potrebbe non piacermi?!» esclamò Sein, completando l’ultimo nodo e poi iniziando a trascinare con il nuovo amico lo svenuto Cavaliere vicino al piccolo punto di sosta allestito in precedenza dai soldati. « Quanto vorrei averne una così anch’io!».

« È normale, è una super Foundation!» affermò con orgoglio lui.

« Ma il Sign che ho visto sul tuo braccio? Come mai a Fidì...?».

« Magari, uhm, ne parlerei dopo!» si affrettò a dire Evret. Sapeva già cosa voleva chiedergli... perché il Sign era sfuggito al controllo effettuato al suo arrivo. Tuttavia, c’era Lector poco distante: certo non era colluso con quei bellimbusti di Eief e soci, ma preferiva non far arrivare alle orecchie dei ranghi militari di Proéyld certe cose, per il momento.

« Mah, va bene...» disse senza farsi problemi Sein.

« Anche perché non è il momento di pensare a queste cose.» osservò con serietà Cabel, il quale aveva a sua volta iniziato a portare i Cavalieri traditori legati come salami dove avevano portato Eief. « Appena li avremo riuniti tutti insieme, voglio subito interrogare questi bastardi per farci dire dove hanno portato esattamente Lira.».

« Vostra sorella, giusto?» chiese Evret. « Scusatemi, ma prima di intervenire ho sentito qualche parola circa il suo rapimento. Posso sapere come si è svolta la faccenda di preciso?».

« Dopo, magari.» alzò le spalle il maggiore dei fratelli, andando a prendere l’ultimo paio di Cavalieri che mancava all’appello.

Una volta tutti riuniti in modo da averceli tutti sott’occhio, Cabel, Sein ed Evret si posero dinanzi a loro.

« Da chi vuoi cominciare?» domandò Sein al fratello.

« Da Eief, ovviamente.» rispose lui. « La sua gamba sinistra è un po’ malmessa a causa del piccolo ‘ incidente’ provocatogli dall’ultima fase del suo combattimento... eventualmente potremo stuzzicargliela un po’ per renderlo più malleabile.».

« Aspettate...». Lector si era rimesso in piedi, arrancando verso i presenti.

« Dannazione...» scosse la testa al vederlo Cabel.

« Stia attento!» esclamò Evret, andandogli subito davanti con atteggiamento preoccupato. « È sicuro di farcela a stare in piedi? Può continuare a riposare, se vuole.».

« Ti ringrazio del pensiero, ma... ce la posso fare.» si diede ad un sorriso forzato Lector, in realtà sofferente. « Voglio assistere all’interrogatorio...».

« Ci permette di interrogarlo... così?» chiese Sein:« Credevo che ai Cavalieri Salamandra non piacesse che altri svolgano le loro mansioni.».

« In questo caso, non è che possa proprio occuparmene di persona.» osservò il soldato. « Però devo quantomeno partecipare...». Il suo sguardo andò tristemente al cadavere di Juine, non lontano da lì. « Per le azioni disoneste di questi qui, il mio compagno è stato assassinato. Devo capire almeno quali ragioni hanno portato alla sua morte... lo devo alla memoria di Juine.».

« Capisco...» sussurrò Evret, profondamente rattristato.

« Ah, non ti ho ancora ringraziato, ragazzo.» continuò Lector, rivolto ad Evret. « Senza l’aiuto tuo e della tua Foundation avremo fatto la fine del mio sfortunato amico.».

« Vero, quindi hai anche la nostra gratitudine.» gli fece l’occhiolino Sein.

« Posso sapere chi sei e cosa ci facevi qui?».

« AH! Che stupido, non mi sono presentato!» batté le palpebre Evret. Poi, si indicò con il pollice, pronunciando con aria solenne:« Il mio nome è Evret, e sono un viaggiatore diretto ad Arcteve per ragioni troppo lunghe da spiegare. Ma gli amici mi chiamano Ev, perciò se volete potete chiamarmi così anche voi. Stavo passando per il sentiero sopra al canyon qua vicino, ma sono dovuto scendere a causa di una piccola frana che ha fatto cadere qui sotto il mio bagaglio – che devo ricordarmi di recuperare, già che ci sono – , e questo mi ha portato ad origliare quanto stava accadendo.».

« Una piccola frana, mmh? Capitano, da queste parti. Sei stato fortunato a non farti male...» notò Lector. « D’accordo, Ev... io invece sono Lector, dello squadrone di Lìnkas...».

« Potreste rimandare i dettagli?» li guardò male Cabel, che intanto si era piegato verso Eief e gli aveva messo le mani sulle spalle. Lo scrollò più volte con una gran dose di violenza, continuando finché l’uomo dal naso aquilino non mosse le palpebre.

« Ooooh... Cosa...? Chi...?» biascicò Eief nel destarsi.

« Ben ritrovato, bastardo.» lo salutò freddamente il fratello maggiore di Sein. Ci volle un istante perché il malfattore si rendesse conto della situazione.

« Che diamine... Liberatemi, maledetti!» si agitò lui. « Altrimenti preparatevi a...!». In risposta, un solido schiaffo del suo interlocutore lo zittì all’istante.

« Tsk!» fece Cabel, tenendolo alzato sulla schiena con le mani. « Ascoltami, non abbiamo tempo da perdere, perciò ti consiglio di riprendere la confessione dal punto in cui l’avevi lasciata. Mancano solo due domande a cui rispondere: dov’è Lira? E perché l’avete rapita?».

« Tsé... ti piacerebbe, non è vero? Temo che da me non caverete niente...».

« Ah sì?» lo scrutò lui, tirandolo indietro e alzandosi. « Potrei effettivamente chiedere ai tuoi compari, ma sai com’è, ho l’impressione che...» nel dire questo tirò un calcio alla gamba malmessa di Eief, il quale soffocò un gemito di dolore, « … con te possa trovare un più facile punto d’intesa.».

« Eh... ahahah... questa è buona.» rise tra il dolore il rapitore. « Ma... ti sbagli di grosso. Non caverai niente da me... e neanche dai miei amici, te lo posso garantire. Tagliami pure la gamba, se preferisci, o fammi fracassare il cranio dalla Foundation di quel mocciosetto...» uno sguardo d’odio puro arrivò dritto dritto a Ev, « … tanto nessuno di noi vi dirà qualcosa.».

« Vuoi fare una prova, per caso?» fece un passo avanti Sein, innervosito.

« Fate come vi pare. Tanto sarà inutile...». Distolse lo sguardo altrove. « Pensate che due tizi a caso, un Cavaliere qualsiasi e un imberbe utilizzatore di Foundation mi facciano paura? Francamente, se vi spifferassi informazioni che volete, poi dovrei fare i conti con un certo qualcuno che mi fa centomila volte più paura di voi tutti messi insieme. Le vostre minacce sono patetiche, in confronto a quel che potrebbe farmi lui.».

“ Un certo qualcuno...” pensò Ev, ripetendosi quella frase.

« E poi, figuriamoci se della gente che si preoccupa tanto per la propria sorella è il tipo capace di torturare qualcuno.» aggiunse tornandoli a guardare Eief.

« E va bene, te la sei cercata!» si scaldò Sein, prendendo la lancia in pugno.

« Sein, aspetta.» lo calmò Cabel. « Allontaniamoci un attimo.». Il gruppetto si allontanò di qualche passo.

« Volevo spaventarlo un po’... Perché mi hai fermato?» gli sussurrò Sein, una volta lontani dalle orecchie indiscrete di Eief.

« Perché temo che abbia ragione.» gli rispose il fratello. « Mi piacerebbe da morire strapazzare quella carogna, ma davvero non parlerà: quando ha distolto il suo sguardo e ha parlato di quel misterioso qualcuno, ho visto nei suoi occhi una preoccupazione gigantesca, genuina, verso la prospettiva di affrontarlo. C’è davvero qualcuno di cui ha così tanta paura, e da com’è convinto del fatto suo c’è da scommettere che veramente anche i suoi amici staranno zitti.».

« Ma se lo dicesse solo per farci credere il contrario?» ribatté Sein:« Magari gli altri parlano.».

« Anche stavolta mi trovo a dar ragione a Cabel.» osservò Lector. « Eief è troppo convinto... Avete poi visto come sono intervenuti gli altri quando stavamo per arrestarlo? Se la intendono parecchio... quindi probabilmente sono tutti della stessa pasta. Inoltre, i soldati di Proéyld sono allenati a resistere alle più pesanti torture per non tradire il nostro regno...».

« Il che esclude quel metodo... anche perché Eief ci ha visto giusto, noi non siamo capaci di questi atti.» ammise Cabel, seccato. « Non resta altro da fare che rimetterci a cercare le loro tracce.».

« Vi posso però suggerire un punto del canyon da cui ricominciare a seguirle risparmiando un po’ di tempo.» disse Lector. « Abbiamo incrociato Eief e il suo gruppo mentre venivamo in qua, ad un bivio obbligatorio di un passo più avanti: assumendo che abbiano lasciato a qualcun altro vostra sorella come lasciava far intendere Eief, è plausibile che stessero tornando da lì. Se seguite le loro tracce a ritroso da quel bivio, sono pronto a scommettere che finiranno con il condurvi dalla vostra Lira.».

« Ah, è vero, quel manigoldo aveva accennato al fatto che vi eravate incontrati venendo in qua.» rammentò il fratello maggiore. « Dicci, dov’è quel bivio?».

« Ve lo dico subito. In realtà mi piacerebbe anche accompagnarvici, ma...» la sua faccia si fece più sofferente, nel piegarsi leggermente, « … con la ferita che mi ritrovo, è già tanto se mi reggo in piedi, al momento. E qualcuno deve occuparsi di assicurare alla giustizia Eief e i suoi compagni... Quando mi sarò ripreso a dovere, mi occuperò io di andare presso i più vicini distaccamenti del regno di Proéyld perché vengano a metterli sotto chiave.».

« Sei certo di quello che fai?» domandò con nuova apprensione Ev.

« Ma sì... in fondo, Fìdi non è lontana. Ce la dovrei fare, una volta riprese le forze...».

« Uhm...» fece Cabel, pensieroso. Poi, si rivolse al fratello. « Sein, che ne dici di spostare parte delle tue cose sulla mia Salamandra-Lupo e portare il resto con te insieme alla tua lancia? Voglio lasciarne una a Lector.».

« Eh? Sicuro.» annuì Sein. « Ma in caso io su cosa viaggio?».

« Faremo a turno per chi sta sopra, tanto io avrò il mio da fare a ritrovare le tracce, ad una certa. Dai, muoviti.» lo esortò lui. Il fratello obbedì disciplinatamente.

« Grazie...» disse Lector, colpito.

« Di nulla... è meglio non scherzare con le ferite.». Era un tipo premuroso, dopotutto, si disse Ev.

« Senti, Ev... avrei una cosa da chiederti.» continuò Lector.

« A me?».

« Sì...». Il soldato chiuse gli occhi nel dire:« Avevo offerto a questi signori il mio diretto aiuto, ma, come comprenderai, così conciato non posso certo venire a dare loro una mano. Non potendo seguirli... posso chiederti di andare tu con loro?».

« Vuole che li aiuti?» chiese Ev.

« Aha. Credo che un utilizzatore di Foundation come te potrebbe evitargli ulteriori impicci.» spiegò Lector.

« Un momento.» intervenne Cabel. « Il ragazzo ci ha già dato una grande mano, e anche se è abile non voglio trascinarlo nei nostri-».

« Avevo già deciso di farlo.» lo interruppe Ev con semplicità. Il fratello maggiore smise di parlare. « Non posso ignorare il fatto che una persona sia stata rapita, no? Senza contare che in un certo senso mi sono già intromesso nella vicenda, accorrendo in vostro aiuto. Vi aiuterò a trovare la ragazza di nome Lira, ve lo garantisco.».

« Ev viene con noi? YU-UH!» fece con entusiasmo Sein mentre scaricava la sua Salamandra.

« Tu chiudi il becco.» lo ammonì Cabel, spazientito.

« Oook...» si girò il fratello.

« Uhm...» si fece di nuovo pensieroso il maggiore. « È innegabile che la tua abilità potrebbe rivelarsi preziosa... ciononostante, non voglio dover badare ad un’altra persona così giovane, se possibile...».

« Sono abituato a cavarmela per conto mio, non vi darò alcun fastidio.» lo rassicurò Ev.

« E poi, non dovevi recarti ad Arcteve? È in tutt’altra direzione.».

« Arcteve può aspettare, non c’è problema.». L’interlocutore lo guardò per un istante...

« … e va bene. Purché non perdiamo altro tempo.» disse infine Cabel, dandogli le spalle. « Se hai un bagaglio da recuperare, prendilo... partiamo subito.».

« D’accordo. Solo, prima...» disse Ev, e subito si avvicinò ad piccolo masso poco lontano da lì, iniziando a farlo rotolare.

« Che stai facendo?» domandò Sein, notando la manovra.

« Copro il cadavere del compagno di Lector.» rispose Ev, accostando il masso al cadavere vicino. « Non voglio che qualche uccellaccio infierisca sul suo corpo.».

« È un bel gesto.» disse Lector, addolorato al vedere di nuovo Juine morto. « Juine... io e lui siamo diventati soldati insieme. Abbiamo condiviso più di un campo in diverse zone, era il mio migliore amico. Vederlo morto mi fa soffrire in maniera straziante... ma sono sicuro dall’Altra Parte approverebbe questo ultimo atto nei suoi confronti.».

« Sono contento che pensi sia la cosa giusta da fare.» gli sorrise solidale Ev. Quindi, disse a Cabel:« Se volete cominciare a partire, però, non voglio rallentarvi. Vi raggiungo tra un attimo.».

« No, no... ti aspettiamo. Anche se ho detto che dobbiamo sbrigarci, è effettivamente qualcosa che dev’essere fatto.» diede il suo assenso Cabel. « Ma ti darò una mano anch’io, per velocizzare la pratica. Sein, vieni anche tu: in tre ci metteremo un attimo.».

Seppellito il cadavere sotto un mucchio di sassi, Ev tracciò un segno davanti alla tomba improvvisata, nella polvere, un cerchio diviso in due con una pinna e un’ala parallele – lo stesso impresso sulla veste del Governatore Reggente di Tolriot che non era quello pentagonale, per intendersi – , segnò rapidamente il suo nome subito sotto, pronunciò alcune parole che Sein, Cabel e Lector non udirono e poi andò a recuperare il bagaglio dall’altra parte della parete di roccia che separava il percorso da quello in cui era sceso prima. Quindi, partì insieme a Sein e Cabel – appena quest’ultimo ebbe terminato una veloce ispezione degli effetti personali dei soldati sconfitti suggeritagli all’ultimo minuto – con la Salamandra-Lupo femmina rimastagli al seguito verso la continuazione della strada di quella parte di canyon , lasciando sul posto soltanto Lector, piantatosi a gambe incrociate con la propria Doppialama vicino alla legna dove prima cuoceva il caffè in compagnia dei quattro prigionieri e della Salamandra-Lupo lasciatagli, più la creatura anfibia maschia ferita all’occhio dalla zampa rotta a cui avrebbe pensato con calma lo stesso soldato.

« Non ti facevo un tipo religioso, Ev.» osservò Sein nell’avviarsi. Come Ev, guarda caso, anche lui aveva una specie di sacca da viaggio, adesso, sulla schiena, insieme alla propria arma. « Quella fatta alla tomba di Juine... era una raccomandazione per il defunto a Cecroth, giusto?».

« Sì.» confermò Ev. Cecroth era uno degli Stoinos divini delle leggende, e coloro che abitavano sotto la giurisdizione della Capitale Cardinale Tolriot dedicavano a lui le preghiere. In base ai racconti, l’influenza dei suoi poteri influenzava tutto ciò che riguardava l’elemento della terra.

« Una cosa in più da sapere su di te, immagino.» sorrise il fratello più giovane del duo.

« A proposito di cose da sapere, non dovreste raccontarmi qualcosa in più su di voi e su quanto è accaduto a vostra sorella?» osservò Ev. « Devo farmi un quadro più completo di tutto.».

« Digli tu tutto, Sein.» disse secco Cabel dalla testa del gruppo. « Io preferisco tener d’occhio il percorso da seguire, per essere sicuro che stiamo seguendo la via giusta.».

« Oh, ok.» annuì Sein. Il fratello andò un po’ più avanti, precedendoli sul percorso di un paio di metri con la Salamandra-Lupo le cui briglie erano tra le mani, mentre il minore diceva:« Scusalo... può sembrare un po’ brusco, ma generalmente non è così tanto orso.».

« Tranquillo, non mi ha fatto questa impressione. E poi è comprensibile un cambiamento di carattere, con ciò che ha per la testa...» osservò Ev, che ricordava cos’aveva pensato dell’uomo al loro primo incontro. « In verità, c’è da sorprendersi che tu sembri così spaesato.».

« Credimi, anch’io non è che sia così tanto calmo: anch’io sono preoccupatissimo per Lira. Pensa, avrei voluto strappare davvero le budella a quell’Eief, pur di farci dire dove stava andando.». Si grattò la testa. « Ma comportarmi come un incazzato cronico aiuterebbe mia sorella? No... io affronto questa situazione con il mio solito stato d’animo. D’altro canto, penso che tutti abbiano il loro modo di trattare con le proprie emozioni.».

« Anche questo è vero...» ammise Ev, contemplando il paesaggio ai suoi piedi.

« In ogni caso, devo raccontarti di noi, no?» chiese Sein, autoindicandosi. « Mettiti comodo, ci sarà un po’ da narrare.».

« Sarà un po’ difficile senza un appoggio, ma ci proverò.» rispose sorridendo Ev. Tanto, in base alle indicazioni di Lector, non sarebbero arrivati certo nell’immediato al bivio a cui li aveva indirizzati.

« Dunque, ripartiamo da capo: in totale siamo tre fratelli, Cabel di trentotto anni, io di venti e mia sorella Lira di diciannove...».

« Trentotto, hai detto?!» chiese con stupore Ev. « Che divario di età che avete con lui! Quando ho sentito che eravate fratelli, ho pensato che si portasse malissimo i suoi anni.».

« Vi sento ancora!» disse ad alta voce Cabel da davanti, infastidito. « Cos’è, stai forse asserendo che sembro vecchio?».

« Ah, scusa, scusa, non intendevo questo!» agitò le mani davanti a sé il giovane, intimorito dal suo tono intimidatorio.

« Eheheh, in realtà è un errore che fanno in tanti.» rise divertito Sein. « Ma è vero che Cabel non è esattamente nostro fratello... non nel sangue, intendo: nostro padre lo adottò che aveva già dodici anni, e io sono nato sei anni dopo il suo arrivo in famiglia.».

« Ecco perché c’è un così grosso divario d’età.».

« Non farti ingannare dalle apparenze, comunque, Cabel è più nostro fratello di quanto lo sia io. Quando mio padre e mia madre sono venuti a mancare, si è fatto in quattro per mantenerci, e già prima non è che ci ignorasse, anzi. Non era sempre presente a causa del lavoro che svolgeva, eppure non ci faceva mai mancare ogni attenzione una volta a casa. È stato proprio un secondo padre per noi.».

« Ma cos’è successo invece ai genitori naturali di Cabel?» domandò incuriosito Ev. Cabel parve volutamente ignorare l’argomento, senza neanche girarsi per seguire.

« Secondo mio padre, quando glielo chiesi prima della sua dipartita, una delle città al confine tra le regioni controllate da Arcteve e Soutis era stata conquistata da dei barbari provenienti da fuori Proéyld. Naturalmente il regno è intervenuto, ma nella battaglia per la sua liberazione la maggior parte dei civili finì col perdere la vita. Anche i genitori di Cabel finirono così... e mio padre, che all’epoca abitava in zona, lo prese con sé prima di spostarsi nella più lontana regione di Tolriot.».

« Che brutta storia.» mormorò Ev, mentre il gruppetto girava a imboccare una pista di un enorme insieme di vie diverso da quello cercato sulla strada naturale da attraversare, dove nella sabbia del canyon si vedevano ancora le impronte fresche di Eief, Lector e gli altri. Cercò di glissare sulla vicenda. « Ehm... e che lavoro faceva?».

« Che lavoro fa …che è divenuto anche il mio, tra l’altro.» rispose Sein. « Facciamo le guide per chiunque faccia richiesta nei dintorni di Tolriot: per transiti da città in città, per condurre battute di caccia, a volte abbiamo fatto perfino da guida ad alcune pattuglie di soldati in zone poco esplorate dall’esercito. Cabel ha iniziato con un amico di mio padre poco dopo essersi stabilito insieme a lui e a nostra madre, uno scout dei Cavalieri Salamandra molto bravo che gli ha insegnato un mucchio di cose, come cercare tracce... o usare quel bel pezzo di lama da combattimento che ha sulla schiena. Già all’inizio sembrava saperci fare con le armi, Cabel... è un talento raro in questo.».

« Non solo io, visto come tu hai imparato in quattro e quattr’otto a manovrare quella lancia.» puntualizzò distrattamente Cabel, sempre senza voltarsi.

« Dopo tutte le botte che mi hai dato con il piatto di quel mostro che ti porti a presso, anche un religioso imparerebbe!» protestò il fratello minore. « In ogni caso, il fatto è che non sopportavo il pensiero che Cabel fosse l’unico a sostentare economicamente la famiglia, quindi... diciamo che l’ho persuaso a portarmi con lui, a patto che riuscissi ad imparare l’uso di un’arma per affrontare i pericoli.».

« ‘ Persuaso’ per non dire ‘ assillato’.» precisò Cabel.

« E dai!». Le loro interazioni erano alquanto divertenti, si disse Ev. « Ad ogni modo, abbiamo fatto un sacco di viaggi insieme. Però... era solo questione di tempo perché pure Lira avesse qualcosa da dire. Restava sempre a casa quando noi avevamo da lavorare, e con le poche possibilità presenti a Kounelì non aveva molti modi di contribuire, essendo una ragazza.».

« Anche lei voleva venire con voi?» domandò Ev.

« Oh, no no no... Lira è una ragazza intelligente, sa valutare le proprie possibilità e sapeva che ci avrebbe solo dato preoccupazioni, dovendo badare anche a lei: d’altronde non ama le armi... fondamentalmente è una ragazza dolce, apprensiva ed altruista. Tu un po’ me la ricordi, per certi versi... intendo, per come ti sei curato dello stato di Lector.» nel dirlo, lo indicò. « Credo che qualora vi incontraste, andreste parecchio d’accordo... sempre che tu contenga quella tua vena di spocchia che hai mostrato quando hai battuto Eief, magari.».

« Ehm...» guardò altrove Ev.

« Ehi, non ti preoccupare, anch’io sono altezzoso in certi frangenti!» esclamò subito Sein con un largo ghigno. « Anzi, forse più di te. Ma andiamo avanti: Lira aveva deciso quindi di trasferirsi alla vicina Liontàri, dove vi sono alcune scuole per varie professioni. Lei era interessata alle scuole di sartoria, cucito e affini... sognava di creare vestiti tutti suoi, ed era convinta di poter aprire un’attività di produzione in quell’ambito, se avesse imparato abbastanza.».

« Mi sembra un’idea splendida.» disse Ev. « Creare vestiti è bellissimo.».

« Dici? A me pare una cosa noiosissima.».

« Io non la penso così, infatti ogni tanto li faccio anch’io.».

« Uh, buon per te.» chiuse gli occhi Sein. Dopo un istante, però, la sua mente registrò bene l’ultima frase. « No, un momento... puoi ripetere?».

« Anch’io faccio vestiti.» ripeté l’interlocutore.

Sein lo guardò a bocca aperta. Il secondo successivo, le sue risate:« AHAHAHAH!».

« C-Cosa c’è da ridere?!» esclamò Ev, confuso.

« Ma daaaaaaai!» si mise una mano sulla fronte Sein, contenendo altre risa. « Tu, un ragazzo... ti metti a fare vestiti? Sei SERIO?!».

« Certo che lo sono!» alzò un pugno il giovane, altamente risentito. « Cos’è, il fatto di essere un ragazzo mi dovrebbe impedire di fare qualcosa che mi piace?».

« Andiamo, solo le donne fanno lavori di questo tipo a Proéyld. Non sarai mica una femminuccia, sotto sotto, eh?».

« Ugh... o-ovvio che no!» affermò con una certa esitazione Ev. « Ma hai visto la mia giacca? E la mia maglietta? Le ho fatte io... il cerchio nero al fondo della maglietta è un mio personale tocco estetico, non me la cavo poi male.».

« Un po’ larghina la maglietta, magari...» osservò con occhio critico Sein, notando come ricadeva sulla sua cintura. « Beh, vorrà dire che se mi servirà un rammendo chiederò a te, sartina...».

« Dacci un taglio, Sein!» lo ammonì Cabel, stavolta girandosi. « Ev si è unito a noi da poco, e con questo atteggiamento stai facendo un pessimo lavoro nel fargli sentire gradita la nostra compagnia. Finisci di raccontare e non fargli pesare le sue passioni.».

« Ohem, sì, Cabel...» rispose Sein, mentre il maggiore si voltava nuovamente a scrutare il terreno. « Ok... tralasciamo questa parentesi. Dicevo, Lira voleva spostarsi a Liontàri, e quando ce ne parlò di ritorno da una commissione non avemmo rimostranze da muovere: al fin dei conti, avremo sicuramente trovato altri incarichi anche anche laggiù, c’è sempre lavoro per una guida esperta a Proéyld. Avviammo il trasloco e in poco tempo ci trasferimmo nella nuova città. Solo che, pochi giorni dopo...».

« … Lira è stata rapita.» intuì il ragazzo con la Foundation.

« Proprio così...» sussurrò cupo lui. « E’ successo una notte, mentre tornava da una lezione. La stavamo aspettando come di consueto, e vedendola tardare più del solito abbiamo chiesto a coloro che le insegnavano dove fosse finita, scoprendo in fretta la sua scomparsa. Naturalmente i soldati di Liontàri presenti ci hanno detto che se ne sarebbero occupati loro, ma io e Cabel non abbiamo voluto ascoltarli: quando Lira si è sottoposta al controllo per le Foundation all’entrata della città le hanno trovato un Sign ‘ dormiente’, e sapevamo bene che molta gente come lei era sparita sotto il naso dei soldati senza lasciare traccia negli ultimi anni, non potevamo stare ad aspettare e basta.».

“ Un Sign... lo sapevo.” pensò subito Ev.

« Perciò, senza farci notare troppo dai soldati e visto che all’interno della città si era già visto non esserci, ci siamo messi a cercare intorno a Liontàri per vedere se riuscivamo a trovare qualcosa, beneficiando della luce della luna piena che fortunatamente rischiarava il paesaggio. Non è stato facile, anche aiutandoci con le torce, ma Cabel è un dannato fenomeno... si è accorto subito che c’erano tracce cancellate da poco di un paio di Salamandre-Lupo, ma non abbastanza da trarlo in inganno. Siccome sembravano le uniche fresche nei paraggi che potevano combaciare con l’orario della sparizione abbiamo tentato di ritrovarle più lontano, e ci siamo riusciti... rivenendo anche un braccialetto che avevamo regalato a Lira per terra. Non so se l’abbia fatto cadere accidentalmente o di sua volontà, ma era la conferma che non fosse semplicemente sparita... e che chiunque montasse quelle Salamandre era proprio qualcuno che l’aveva rapita.

« A quel punto, avremo potuto farne parola con i Cavalieri Salamandra, come suggerii io stesso. Tuttavia, Cabel era di diverso parere. Sai... anche quando gli facciamo da guida... lui non si fida molto di loro. Oltretutto c’era la concreta possibilità che ci estromettessero del tutto dalla ricerca, per non coinvolgere civili, e se Lira era in pericolo Cabel non poteva stare ad aspettare sue notizie senza intervenire. Confidava che la sua abilità di seguire le tracce e la nostra bravura in combattimento sarebbero state sufficienti.».

« Hai detto che Cabel non si fida dei Cavalieri... Perché?» domandò il ragazzo.

« Non è a me che dovresti chiedere...» ammise Sein. Cabel non disse niente... eppure Ev avvertì una certa tensione provenire da lui, che gli sconsigliò di approfondire, almeno per il momento. « Tornando a noi, presa la decisione, alle prime luci dell’alba ci siamo procurati ciò che ci serviva e abbiamo lasciato Liontàri con una scusa convincente. Visto che i soldati non sapevano che avevamo trovato delle tracce concrete, non avevano motivo di pensare che le avremo seguite.

« Abbiamo quindi iniziato a viaggiare. I rapitori di Lira non sospettavano minimamente di essere seguiti, stargli dietro non era difficile, specialmente considerando che avevano anche nostra sorella da trasportare... seppur andassero comunque piuttosto veloci. Abbiamo fatto un bel tratto, e dopo una settimana siamo arrivati presso Fìdi: lì ci siamo accorti che uno dei proprietari delle Salamandre-Lupo di cui abbiamo seguito le tracce si era diretto in città, mentre l’altro lo aspettava fuori. Dato che non avevano sostato per molto tempo in altri centri abitati dovevano essere a corto di provviste per il viaggio, e quindi hanno aspettato che il tale andato a Fìdi tornasse prima di ripartire. Tuttavia anche a noi servivano rifornimenti, perciò prima di proseguire a seguire le tracce si è imposta una sosta... sì, quella che ci ha portati ad incontrarci con te all’entrata di Fìdì.» sorrise a Ev. « Ne abbiamo approfittato anche per informarci sulla zona, dato che dal tragitto che facevano sembravano diretti verso le montagne, e abbiamo anche cercato di capire se qualcuno avesse avuto contatti con uno straniero arrivato di recente bisognoso di provviste, per capire se si fosse lasciato sfuggire qualche dettaglio utile a ritrovarlo. Fatto tutto ciò che era necessario per noi e per le nostre Salamandre-Lupo siamo tornati dall’entrata della città e abbiamo proseguito la ricerca, seguendo le tracce che giravano intorno all’abitato per dirigersi da queste parti....».

« E io che pensavo che mi foste passati davanti mentre mi ero addormentato... non siete manco passati dall’uscita della città.» notò Ev.

« Eh?» chiese Sein.

« Ehm, lasciamo perdere, niente di serio...».

« In ogni caso, il resto è facile da immaginare: siamo finiti con l’inoltrarci in questo canyon e abbiamo incrociato Lector e Juine, insieme al gruppo di Eief. Abbiamo chiesto loro se avessero visto qualcuno, ma prima volevano sapere la ragione... e visto che ormai eravamo vicini ho preferito ignorare le rimostranze di Cabel e informarli della situazione, fiducioso che a questo punto ci avrebbero lasciato fare. Non che Lector e Juine fossero informati di una sparizione presso Liontàri, a quanto pare...» sospirò, serio, « … ed ero così contento che potessimo ottenere un aiuto professionale come quello di Cavalieri Salamandra disposti ad aiutarci senza estrometterci dalle ricerche, finché Eief non ha gettato la maschera. Forse non avrei dovuto dire apertamente che cercavamo qualcuno... il povero Juine non sarebbe morto, magari...». Un’ombra di estremo rammarico gli attraversò il volto.

« Sein...» sussurrò Ev.

« Se non l’avessi fatto, però, Eief l’avrebbe fatta franca.». Sein alzò lo sguardo verso suo fratello, che lo guardava con espressione calma. « E non avremo mai intuito la verità. Chi si aspettava che il rapitore fosse proprio un soldato del regno? Un serpente del genere non va certo lasciato girare per la regione impunito, sia lui che i suoi amichetti.».

« Sì, però...».

« Niente però.» chiuse gli occhi Cabel, definitivo, tornando a concentrarsi sulla strada di fronte a sé. « Non dico che sia stato piacevole, assistere alla fine di Juine, ma almeno non andrà più in giro a rapire ragazze indifese. L’importante, ora che è sistemato, è che la ricerca vada avanti... e parola mia, libereremo Lira.».

« Stando attenti però ai tali che la staranno tenendo prigioniera.» aggiunse Ev. « Eief ha accennato al fatto che si trova ‘ in mani sicure’...»

« Non l’ho dimenticato.» disse Cabel. « E il fatto che l’abbiano affidata a qualcun altro risponde ad altri punti oscuri: all’inizio seguivamo due Salamandre-Lupo, una condotta da Eief che ha ammesso di aver rapito personalmente Lira e un’altra usata forse da un altro del gruppetto che abbiamo sconfitto, ma quando li abbiamo trovati avevano una sola Salamandra-Lupo, per giunta un maschio da combattimento, ed erano in quattro anziché in due. Se erano in incognito, dubito che Eief e il suo complice nel rapimento indossassero l’armatura da Cavaliere... il loro equipaggiamento ufficiale avrebbe rischiato di dare nell’occhio. Deve averci pensato per forza qualcuno con cui si sono incontrati ad avergliele tenute pronte perché glielo restituisse, in modo che si potessero confondere di nuovo agli altri Cavalieri indisturbatamente insieme agli altri sgherri con cui si è in seguito accompagnato.».

« Dici che quel qualcuno possa essere la stessa persona che Eief affermava di temere tanto?» osservò Sein.

« A questo punto pare alquanto palese...».

Ev si tirò la corda della sacca più in basso. Palese... sicuramente no. Certo, se la persona che incuteva tutto quel terrore a Eief era chi pensava, era impossibile che fosse proprio lui...

« E adesso tocca a te spifferare qualcosa, amico!» esclamò il fratello minore di Cabel, nel mettergli un braccio intorno alle spalle ed avvicinandolo bruscamente a sé.

« Ouff... C-Cosa?» sbuffò il ragazzo con la Foundation, con le guance che per qualche motivo gli si arrossarono alla stretta.

« Andiamo, voglio sapere qualcosa sulla tua Foundation.» sorrise spensieratamente Sein. « Allora, come hai fatto a nascondere il tuo Sign fino al momento dello scontro, addirittura dai controlli di Fìdi? Se non avessimo visto la sua luce oltrepassare ‘ magicamente’ la tua copertura da braccio avremo pensato che potevi usare una Foundation senza, il che è impossibile.».

« Il... modo?» fece lui, alzando lo sguardo.

« Sì. Avanti, stavolta spara!».

Ev non rispose. Ora non c’era Lector o altri soldati... ma questo non significava che fosse saggio rivelare quel dettaglio. Poteva davvero rivelarlo così facilmente, rischiando che alla fine arrivasse comunque ai Cavalieri del regno?

« Dunque? Ebbene?» lo guardò Sein, praticamente facendolo marciare sotto di sé.

« B-Beh... non... posso...» borbottò Ev. « Non posso dirlo, ancora...».

« Come no?! E dai!» disse deluso il compare. « Guarda che non ti mollo finché non me lo dici!». Strinse di più per il collo il nuovo amico.

« AHI, AHI!».

« Uhm...» mormorò Cabel, un poco allibito ad assistere alla bambinesca scena. Poi, domandò:« Perché non puoi dirlo? Non vuoi che il modo con cui hai eluso i controlli arrivi alle orecchie dei soldati per mezzo nostro?».

« Come...?» batté le palpebre alla sua perspicacia Ev.

« Non ci voleva un genio a capirlo. Altrimenti, non nasconderesti il tuo Sign alle autorità. Non mi dire che hai commesso qualche crimine in giro per Proéyld e che hai paura di essere riconosciuto da loro.».

« No, non per quello, però...» cominciò il ragazzo con la Foundation.

« Va benissimo così.» si voltò di nuovo verso il sentiero Cabel, tranquillo. Il giovane fu colpito dall’arrendevolezza immediata del maggiore dei fratelli. « Ci siamo appena conosciuti, è naturale che non ti possa fidare al cento per cento di noi. Da parte nostra, invece... tu ci hai tolto dai pasticci poco fa, perché mai dovremmo dubitare di te? Non ti forzeremo a parlare di nulla che non vuoi rivelare, a meno che non si veda proprio necessario. Ci basta che ci aiuti a salvare Lira...».

« Cabel...» disse Ev. Era sollevato di trovare tanta accondiscendenza nei confronti del proprio silenzio nelle sue parole, nonostante per loro lui fosse poco più che uno sconosciuto...

« Ma qualcosa voglio comunque saperla, uffa!» esclamò Sein, mentre lasciava le spalle al giovane. « Almeno dove ti è capitato di liberare la Foundation per farle assumere quell’aspetto... per favore!». Sein diceva ‘ capitato’ perché generalmente le Foundation, non mantenendo visibili i propri Signs prima di essere attivati almeno una volta, si manifestavano il più delle volte attivati per caso: ovviamente, se il possessore del Sign era consapevole di possedere una Foundation grazie ai controlli giusti era abilitato a richiamarla di sua volontà se riusciva a trovare il modo corretto, ma molte volte erano emozioni spontanee di varia natura a far uscire l’imprevisto potere dal corpo del suo proprietario.

« Va bene... Ad un tempio dedicato a Cecroth.» rispose almeno a quella domanda Ev. Non c’era niente di male a lasciar trapelare un dettaglio del genere.

« Avrei dovuto immaginarlo, ahahah!» si mise una mano dietro la nuca il fratello minore di Cabel, divertito. « Avevo già visto quegli ornamenti dorati da qualche altra parte, e visto il tuo comportamento con la tomba costruita per Juine... E così ha preso quella forma da un luogo di culto, eh? In ogni caso, che fortuna che hai avuto, nel farne nascere una del genere.».

« Già, ahahah...» si mise anche lui la mano dietro la testa, fingendo lo stesso entusiasmo.

Fortuna...

Poteva davvero definirla tale? Forse sì, ma forse anche no. Sapeva i dettagli sul suo ottenimento, e non era stato tutto rose e fiori, ciò che ne era venuto fuori...

« E come funziona di preciso?» continuò imperterrito Sein. « Come controlli quelle basi concave che fluttuano intorno ai bracciali? E come produci l’energia liberata dai tuoi pugni?».

« Con la mente... Ci è voluto un po’ di allenamento, ma ho imparato a chiudere quegli oggetti fluttuanti con prontezza per parare gli attacchi... e non solo a fargli fare questo. Per gli attacchi fisici... non so bene di preciso, però credo che l’energia che tiene in aria le basi concave venga in qualche modo convertita in quella pura potenza che hai visto, che riesco a rilasciare regolata a piacere ad ogni colpo.».

« Interessante...» disse senza guardarli Cabel.

« E quei salti incredibili che hai usato per attaccare prima Eief e poi la sua Salamandra-Lupo?» chiese ancora lui.

« Ehm... quella è la parte che riesco a spiegare meno.» ammise con un po’ di imbarazzo lui, facendo toccare i propri indici. « Quando rilascio quelle ondate eteree da dentro i bracciali verso l’esterno, è come se tutto il mio corpo ricevesse una... spinta che accompagna il mio movimento.».

« Una spinta?» ripeté Sein.

« Sì... e io ho imparato ad usarla per amplificare i salti che eseguo. E’ possibile che c’entri sempre l’energia che tiene su le basi concave... dopotutto, si diceva che Cecroth nei miti potesse tenere sollevate addirittura le montagne con i suoi poteri. La mia Foundation avrà in qualche modo cercato di imitare questa cosa, essendo che si basano sulle caratteristiche che definiscono un luogo... forse tramite ciò che so della divinità e del tempio dove l’ho ottenuta...».

« Forza magnetica.» furono le parole di Cabel.

« Che?» ripeté Ev.

« Forza magnetica, ho detto.» ripeté Cabel. « Secondo le recenti teorie di alcuni studiosi, le rocce possono avere cariche particolari che esercitano tale forza e che possono influenzare i metalli... o almeno così dicevano. E alcuni di loro sostenevano pure di aver visto in alcuni luoghi remoti di Proéyld addirittura delle rocce che fluttuavano come per magia... Hanno teorizzato che c’entrassero sempre queste cariche e hanno chiamato il fenomeno ‘ levitazione magnetica’.».

« E tu come fai ad essere così acculturato in materia, fratello?» chiese Sein, incuriosito.

« Diciamo che ho ascoltato più del necessario, guidando alcune spedizioni scientifiche che hanno richiesto i nostri servigi, e me ne sono ricordato adesso.» rispose Cabel. « Comunque, può darsi che la forza che percorre la Foundation di Ev funzioni in maniera affine a quella, anche se non ho sentito di cariche magnetiche che producono ‘ spinte’.».

« Beh, può essere.» disse Ev. Ogni spiegazione era buona, per lui.

« Ora però direi che abbiamo parlato abbastanza.» consigliò loro Cabel. « Non dovrebbe mancare troppo a quel maledetto bivio... risparmiamo il fiato per quel che ci attenderà dopo.».

 

-Nota dell’Autore-

Ebbene, dopo tremila spiegazioni doverose, alla fine ho finito il secondo capitolo. Ammetto che non me l’aspettavo così complicato.

In ogni caso, cosa ne pensate? Spero che vada bene tutto e di non aver scritto stupidaggini xD E che il concetto delle Foundation per ora vi piaccia.

Ora, parentesi disegni. Avevo pensato di piazzarne alcuni, non perfetti ma che rendessero quantomeno l'idea dei characters, come avevo già fatto presente, ma sfortunatamente ho dei problemi con l'HTML delle immagini, pertanto mi trovo costretto a rinunciare. Spero comunque che questo non sia un problema.

Dopo ciò, comunque, non mi resta a questo punto che augurarvi un buon proseguimento. Al prossimo capitol, au revoir!

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Capitolo 3
*** Il re della foresta ***


Capitolo 3 – Il re della foresta.

 

Infatti, non più tardi di un quarto d’ora dopo, il corridoio del canyon finì all’ingresso di un passo montano che costeggiava le spalle dello stesso, sporgendosi ad una grossa depressione laterale del terreno in cui vi era nuova prateria per un tratto, mentre appezzamenti boschivi coprivano l’area più avanti. Non molto più avanti, trovarono il bivio interessato, un’intersezione – escludendo quella da cui erano arrivati – di tre percorsi che portavano in direzioni diverse.

Quello a sinistra conduceva ad una discesa che permetteva apparentemente un sicuro tragitto verso la prateria sottostante, azione diversamente estremamente pericolosa in quanto la roccia che si ergeva ai loro piedi dal terreno era troppo alta per poter essere scalata senza rischiare l’osso del collo; quello a destra conduceva ad un altro ingresso del canyon; quello avanti, invece, continuava verso le vette della catena montuosa.

Cabel si piegò sul terreno, con Sein che gli si affiancò per controllare a sua volta. Dopo qualche secondo, il maggiore dei due fratelli disse:« Sì... direi che è proprio questo il punto indicatoci da Lector: si vedono chiaramente le impronte di quattro Cavalieri Salamandra e di una loro cavalcatura incontrarsi con quelle di altri due soldati.». Si alzò, indicando la strada a sinistra del bivio.« Lector e Juine erano arrivati da lì, poi si sono uniti ad Eief e agli altri tre e hanno proseguito per la strada da cui siamo giunti noi.».

« Incredibile, hai realizzato tutto in un attimo!» esclamò Ev.« Si vede che sei un fenomeno.».

« E sicuramente non possono essere di qualcun altro, queste tracce... d’altro canto mi pare pure di scorgere Lìnkas, laggiù.» aggiunse Sein, guardando lontano. In effetti, al di là degli alberi di sotto, a grande distanza si potevano notare i tetti di alcune case, quelle della città da cui avevano detto di provenire i due soldati ‘ buoni’, quella dedicata alla Costellazione della Lince.

« Hai ragione. E... qual è la strada da prendere, adesso?».

« Le impronte del gruppo di Eief, sia quelle che seguivamo in origine che quelle che si allontanavano con Lector e Juine, proseguono verso le montagne.» spiegò Cabel, osservando il percorso davanti a loro che aggirava il canyon sulle pendici della zona montuosa.« Continuiamo per quella via.». Ev e Sein annuirono in segno di assenso.

La marcia riprese. C’era da dire che il calore, seppur non pazzesco, cominciava ad avere un certo effetto a quel punto. Una decina di minuti più tardi, imboccata una nuova strada sotto la guida di Cabel, che come un segugio continuava a tener d’occhio le orme sulla sabbia adagiata in parte sul paesaggio, si trovarono dentro una piccola gola nascosta.

« Guarda un po’...» notò Cabel, fermatosi al centro a controllare della gola.« Qui ci sono diverse altre impronte, oltre a quelle dei nostri ‘ amici’... e queste più piccole potrebbero essere quelle di Lira.» nel dirlo, toccò i piccoli segni di scarpe, più piccoli di quelli di stivali impressi su sabbia e polvere.

« Ah! Dunque è qui che è avvenuto l’incontro con coloro a cui è stata affidata.» comprese Ev.

« Poco ma sicuro.» annuì il fratello maggiore di Sein, studiando meglio le tracce.« Questo incontro era probabilmente già stato programmato in anticipo. Vedi quelle orme di Salamandra-Lupo? A giudicare dalla profondità, ce ne doveva essere una particolarmente carica. Sarei pronto a scommettere che trasportava le armature di Eief e soci.».

« Sono d’accordo.» disse Sein.« E dal po’ che mi hai insegnato in materia, infatti, sono state depositate poco distante.».

« Perché Eief e gli altri le indossassero.» aggiunse Cabel.« Ricapitolando ciò che si ricostruisce dalle tracce qui intorno, Eief e il complice di cui si è servito per il rapimento sono venuti qui, hanno incontrato qualcuno che li ha aspettati per un po’... gli hanno ceduto le loro Salamandre-Lupo da trasporto e Lira, mentre questi gli hanno restituito armature e la Salamandra-Lupo da combattimento affrontata da Ev. Poi, mentre Eief e il suo primo complice si sono uniti agli altri due compagni per andarsene, colui con cui avevano l’incontro se n’è andato portandosi via nostra sorella. Inoltre... il tizio non è venuto soltanto con i due soldati amici di quel farabutto.» il suo sguardo andò nei dintorni.« Oltre a loro, c’erano altre persone.».

« Quante?» chiese Ev, curioso.

« Non più di sei, direi.».

« Fantastico, quindi avremo a che fare con sei nemici, stavolta?» sbottò Sein, seccato.

« Non dimenticare che loro sono ignari della nostra presenza.» gli ricordò il fratello.« Se ci giochiamo bene le nostre carte, con il vantaggio della sorpresa dovremmo riuscire a tirare fuori dai guai Lira senza farci male.».

« E poi ci sono io.» ricordò loro Ev, ottimista.« Sicuramente non si aspettano di essere attaccati da un utilizzatore di Foundations, li sistemeremo senza problemi!».

« Hai ragione, socio!» esclamò Sein, convinto all’istante.

« Mi fa piacere vedervi determinati.» chiuse gli occhi Cabel, senza l’ombra di un sorriso.« Ma non possiamo permetterci di tergiversare. Le tracce ci indicano bene la via... continuiamo a seguirle, e in fretta anche, se non vogliamo dare troppo vantaggio a quei bastardi.».

Forzarono dunque la marcia, proseguendo sempre dritto fuori dalla gola, tornando con il fianco esposto alle pendici che devano alla prateria vicina. Ev non seppe bene per quanti minuti continuò la marcia, ma ad un certo punto a furia di camminare su quella mezza pietraia gli cominciarono a far male i piedi. Cabel e Sein gli suggerirono di salire sulla loro Salamandra-Lupo, per risparmiare un po’ di energie.

« Grazie.» sorrise Ev a Sein quando lo aiutò a salirle in groppa. Non era abituato a viaggiare sulle Salamandre-Lupo – preferiva camminare in genere – ma non si sarebbe lamentato di questo. E seppur le femmine di quell’animale non fossero tanto veloci , non quanto i più veloci maschi, sicuramente la resistenza di quella che montava le permetteva di tenere perfettamente il passo con loro nonostante il peso delle cose dei fratelli e il suo messi insieme sul suo dorso.

Mentre procedettero, ad un certo punto notarono un tratto in cui le tracce si fermavano nuovamente, per incontrarsi con quelle di altre tre persone venute da basso. Apparentemente, quindi, non erano solo con Eief che dovevano incontrarsi. Quello doveva essere solo il secondo incontro di una doppia lista. Ma chi altro avevano incrociato? Forse gli altri due del gruppo dello stesso Eief?

Fatto stava che alla fine, con il sole ancor più basso, arrivarono di fronte ad una delle montagne della zona.

« Mmh...» mormorò Cabel, tornando a studiare le orme. Si avvicinò di più alla montagna... nello specifico a quella che sembrava alla buia apertura che si allargava ad arco sulla parete del monte, grande più della porta di un’abitazione.« Sono passati da questa parte.».

« Per quel passaggio?» chiese Ev, che intanto aveva lasciato il posto sulla Salamandra a Sein.

« Già.» annuì lui nel riporsi in piedi.« Me ne hanno parlato, quando prendevo informazioni sulla zona a Fìdi: dà accesso ad un labirinto naturale che attraversa per intero la montagna. A quanto pare chi non conosce la via giusta rischia perfino di vagare al suo interno senza trovare più l’uscita.».

« Ma per noi questo non dovrebbe essere un problema.» disse con sicurezza Sein.« Se ci sono entrati vuol dire che sono tra coloro che la conoscono, la via giusta. Ci basterà seguire le tracce per arrivare a...».

« Purtroppo, non sarà così facile.» lo contraddisse puntualmente Cabel.

« Come? Perché?» chiese lui.

« Guarda tu stesso.» lo invitò a controllare l’interno del passaggio.« Il terreno del passaggio non presenta polvere o sabbia come il canyon che abbiamo attraversato. Solo roccia... con la struttura che ha, non si lasciano tracce qua dentro. E infatti le impronte spariscono una volta dentro il monte.». Il fratello si avvicinò a sua volta.

« Accidenti... hai ragione!» constatò Sein.« Non c’è alcuna traccia qua da cui partire, maledizione. Come facciamo a continuare l’inseguimento?».

« Dalle informazioni che ho, so per certo che la strada sicura sbuca dall’altro versante dei monti più a valle.» continuò Cabel, scuotendo poi il capo.« Ma è troppo rischioso avventurarvisi dentro senza qualcuno che sappia dove andare. Purtroppo, questa è una delle zone che noi due conosciamo di meno nell’area sotto l’amministrazione di Tolriot, e non ci è mai nemmeno capitato di passare dentro questo passaggio. Anche se ci mettessimo a cercare la via giusta, ci metteremo troppo tempo a trovarlo, se lo troviamo... senza contare che non voglio che vi perdiate là sotto.».

« E che mi dite di quella?» domandò Ev, indicando altrove. I due compagni seguirono la direzione indicata.

Vicino a quella montagna, scendeva una scarpata che conduceva ad una gigantesca foresta. L’alta vegetazione di latifoglie che la componeva sembrava quasi arrampicarsi alle rocce delle montagne, con le loro fitte fronde verdi piene di foglie che nascondevano il paesaggio che si annidava al suo interno.

« Quella?» disse Cabel, dando uno sguardo un po’ incupito alla distesa d’alberi.« È la Foresta Fronderoccia. Si tratta di una selva che si dice abbia le sue radici addirittura nella montagna stessa. Me ne hanno parlato altre guide come me e Sein.».

« Non potremmo cercare di arrivare dall’altra parte della montagna passando di lì?» suggerì Ev, cercando di guardare più lontano possibile.« Magari si rivelerà anche più corto rispetto a quel passaggio labirintico.».

« Sì, quella sarebbe infatti la nostra seconda opzione.» ammise il maggiore tra le due guide.« Tuttavia...».

« Tuttavia?» chiese Ev.

« … tuttavia, da quel che mi hanno riferito, la gente cerca di tenersi alla larga da quella foresta.» concluse la frase Cabel.« Pare che molte persone che vi si sono inoltrate non abbiano fatto più ritorno.»

« COSAAA?!» esclamò Sein, colpito.« Questa io non l’avevo ancora sentita!».

« Perché non presti più attenzione quando parliamo con chi fa il nostro stesso mestiere?».

« E... si ha una vaga idea del motivo per cui quelle persone sono sparite?» chiese Ev, un po’ intimidito dalla tetra fama del luogo.

« Buio completo.» scosse il capo Cabel.« Va anche detto però che si tratta più che altro di dicerie tra guide, non so quanto effettivamente ci sia di vero in questa storia. Quel che invece so per certo è che se decidessimo di aggirare la foresta, data la sua estensione, perderemo un mucchio di tempo prezioso, e non voglio che i rapitori di Lira accumulino troppo vantaggio, visto che non sappiamo nemmeno cosa vogliano farne di lei. Passare da dentro la foresta ci permetterebbe di arrivare dove sono sbucati con meno distanza da coprire... perciò io proporrei di entrarci. Ma voglio anche sentire la vostra, prima.».

Ev e Sein si scambiarono uno sguardo. Stavano pensando la stessa cosa: evitare la foresta pareva più sicuro, ma attraversarla ignorando la storia appena sentita li avrebbe certo avvantaggiati.

Più sicurezza o più rapidità?

Sein fu un il primo dei due a pronunciarsi.« Beh... ammetto che questo racconto mi ha messo un po’ la tremarella... ma al fin dei conti, siamo armati e con noi c’è addirittura un utilizzatore di Foundation. Forse sarebbe ugualmente una passeggiata se prendessimo la strada più corta... e poi, anch’io sono troppo preoccupato per Lira per lasciarla in mano a quei gaglioffi un solo minuto in più del necessario.».

« Mmh. E tu, Ev? Presumevo che Sein sarebbe stato d’accordo con me... tuttavia tu sei un discorso a parte.».

« Io?» disse Ev, apparendo deciso.« Io penso che se siete d’accordo voi, lo sarò anch’io. Come dice Sein, c’è la mia Foundation con noi, e non ho ancora nemmeno usato tutti i trucchi di cui dispongo. Ho promesso che vi avrei aiutati, una foresta non basterà ad impedirmi di rispettare la parola data.» quindi, sorrise.« Sono dei vostri.».

« Allora è deciso.» decretò Cabel, guardando poi il sole del cielo.« Sarà meglio affrettarci: abbiamo al massimo due ore prima che faccia buio, e non vorrei proprio ritrovarmi a superare una foresta potenzialmente pericolosa con l’oscurità.».

Deciso il da farsi, il gruppo discese per la scarpata, arrivando sul territorio verde subito di fronte alla distesa d’alberi. Senza indugio, superarono i primi alberi e si tuffarono in mezzo alla vegetazione.

Mentre proseguivano seguiti dall’immancabile Salamandra-Lupo da carico – stavolta montata da Sein – Ev ebbe modo di dare uno sguardo ravvicinato al nuovo ambiente. Non vi erano che cespugli a perdita d’occhio, il più del tempo, e c’erano alcuni sciami di insetti che ronzavano lungo la via, venendo talvolta loro incontro. Albero dopo albero, la vegetazione mostrò anche più parti della sua fauna: nelle vicinanze scorgettero alcuni gruppetti di un rettile piuttosto grande dal collo lungo e la coda crestata, con segni sul corpo e lacci di carne alle mascelle simili a quelli delle Salamandre-Lupo, grande all’incirca quanto una giraffa, intenti a staccare foglie dagli arbusti più in alto per nutrirsi. Si trattava di esemplari di Erpkrys, creature simili a dinosauri caratterizzati da piedi con un singolo artiglio sia davanti che dietro – di cui quello posteriore sempre sollevato – e da orecchie triangolari a membrana che gli sporgevano dalla testa allungata, una creatura assai mansueta e pacifica abbastanza comune in luoghi come quello.

Anche un altro quadrupede si mostrò loro, passandogli a dire il vero molto vicino, a soli tre alberi di distanza. Questi era decisamente più un mammifero, con una folta pelliccia di peli di un insolito colore bluastro. Dalle sue spalle e dalle sue ginocchia uscivano aculei ricurvi dall’aria minacciosa. Un corno gli spuntava dalla sua fronte, mentre un lungo dente piatto e appuntito gli sporgeva dal labbro superiore a coprire l’ingresso della sua bocca; un Kératorno, un erbivoro dal pessimo carattere, tanto è vero che Cabel suggerì di allontanarcisi, per non rischiare di essere in qualche modo attaccati.

Comunque, l’attraversamento della foresta non diede grossi problemi. Andando più in profondità il verde intorno a loro si infittiva, ma sia loro che la loro Salamandra riuscivano a passare senza problemi tra i cespugli. E non si presentarono ostacoli all’attraversamento. Forse Cabel aveva ragione, a definire ciò che gli era stato riferito ‘ delle dicerie’.

Ad un certo punto, mentre sia lui che Sein erano scesi dalla Salamandra-Lupo, il fratello minore del duo si fermò:« Ehi, ragazzi... non trovate che sarebbe il caso di fare una pausa?».

« Ti arrendi già, Sein?» si girò a guardarlo Cabel.« Dovremmo essere a metà foresta...».

« Non sono tutti fatti di ferro come te, Cabel.» gli fece notare Sein, sospirando sconsolato.« Ricorda che non siamo praticamente stati fermi un secondo da quando siamo arrivati a Fìdi, se non per mangiare... tutto il tragitto fatto in precedenza da Liontàri, unito al viaggio fatto su quella maledetta pietraia di canyon, si sta facendo sentire, e stare un po’ sulla Salamandra-Lupo non basta a recuperare. Non abbiamo riposato granché...».

« Storie.».

« Però non ha tutti i torti, Cabel.» dovette intervenire Ev.« Anch’io ho trovato un po’ faticoso attraversare quel canyon, specie dopo aver sostenuto una battaglia. Penso che una piccola pausa potrebbe solo che giovarci. Dovremmo farcela comunque a percorrere la foresta prima che sia notte, o sbaglio?».

« Vedo che vi siete coalizzati per sostare, eh?» si mise le mani sui fianchi Cabel, seccato.

« È solo che... credo che sia anche il pensiero di Sein... che, per quanto vogliamo salvare Lira nel minor tempo possibile, ammazzarci di fatica non ci agevolerà di certo nel momento dell’azione per liberarla. Non è detto che una volta rintracciata non saremo costretti ad agire subito... dobbiamo essere pronti, no? Poi, se Sein è così stremato...».

« Mmh...» mormorò Cabel. Sembrava non molto bendisposto a questo.« Non dimenticatevi che non ci troviamo proprio in un posto sicuro...».

« Per il momento, non si è visto pericolo di alcun tipo nei paraggi.» gli fece notare il ragazzo con la Foundation.« E dovremmo cercare di darci un attimo anche per affrontare meglio qualunque eventuale pericolo ci capitasse di incontrare più avanti... sempre ammesso che quelle che hai sentito non fossero davvero solo chiacchiere e che quindi non ci sia nulla di che qui intorno.».

« Uff...» sospirò il fratello maggiore. Alzò le spalle e si voltò.« Ho intravisto uno spazio tra gli alberi che potrebbe fare al caso nostro, poco più indietro. Ci fermeremo lì per qualche minuto... ma tenendo gli occhi bene aperti.».

« Grazie, Cabel!» esclamò Sein, come ravvivato. Quindi, prese per le spalle sotto braccio Ev con calore, sussurrandogli:« Grande, ti devo un favore.».

« L-Lasciami, per piacere...» arrossì stranamente Ev.

Legata la Salamandra-Lupo ad un tronco perché non scappasse via e fattala sedere a terra, Ev, Sein e Cabel si accomodarono al suo fianco, concedendosi quel momento di pausa. Il punto trovato dal maggiore dei due fratelli non era stato affatto scelto a caso: era poco più di uno spazio, piccolo e stretto in mezzo all’erba, ma ben riparato tutt’intorno dalla bassa vegetazione e dagli alberi che caratterizzavano l’ambiente, rendendoli praticamente invisibili per chiunque non si sporgesse a guardarvi oltre.

Anche in quegli istanti, comunque, Cabel non abbassava la guardia. Rimaneva in silenzio, curandosi di tenersi pronto a scorgere, guardando attraverso i cespugli che li celavano in maniera da non muovere troppo le foglie, qualunque cosa potesse avvicinarsi alla loro posizione.

Mentre Sein rimaneva con la schiena appoggiata ad un albero a riposare da seduto Ev, con le gambe distese, si rivolse al guardingo guardiano del loro improvvisato punto di riposo con un sussurro:« Posso pensarci io a sorvegliare i dintorni. Anche tu sarai stanco, hai condiviso le stesse fatiche di Sein.».

« Mmh? Ah... non occorre.» lo guardò di sottecchi con l’occhio attraversato dalla lunga cicatrice che portava sul viso, appoggiato ad un ginocchio nello spiare oltre le frasche.« Sono ben più resistente di lui, e ho un’eccellente capacità di recupero. Limitare i movimenti mi basta a riprendermi... ma ti ringrazio lo stesso dell’offerta.».

« Ok... ma magari riposeresti meglio, se ti sedessi un po’ anche tu.».

« Tra un attimo magari mi siederò.».

Ev non insistette ancora. Dopotutto, gli era già costato parecchio acconsentire a quella fermata. Cambiò allora argomento:« Dimmi un po’... come ti sei fatto quella cicatrice sulla faccia?».

« E così, vuoi sapere di questa cicatrice che mi abbellisce l’occhio...» sorrise appena Cabel. Diede un’ultima occhiata ai dintorni, prima di rivolgergli lo sguardo.« Il fattaccio che me l’ha procurata è successo un annetto fa, in un bosco dalle parti di Arkoùda, mentre guidavamo una spedizione di cacciatori provenienti da Skìlos. Eravamo alla ricerca di alcuni Orsi Cremisi...».

« Quei bestioni giganteschi che vivono più a est?».

« Sì, le loro pelli sono piuttosto ricercate, con quel colore rossastro e quei segni distintivi a darle quell’aspetto così inusuale. Io e Sein abbiamo cercato le loro orme, ma sono stati gli Orsi a trovare per primi noi: un esemplare ci è capitato tra capo e collo alle spalle, e faccio appena in tempo a girarmi che mi tira una zampata che per miracolo non mi acceca da un lato, lasciandomi appunto la ferita che vedi.».

« E poi... che è successo?» chiese Ev, incuriosito.

« Diciamo che non ho gradito affatto il suo gesto, e come ti ho detto sono uno robusto... così, mentre cercava di fare un ricamino anche a Sein mi avvicino a lui per il secondo round, paro i suoi artigli con la mia Misàchi e gli faccio uscire le viscere dalla pancia con un fendente, terminando la sua esistenza.» spiegò Cabel.

« Wow!» fece stupito il ragazzo con la Foundation. Poi, guardò al fodero dell’arma che il suo interlocutore aveva appoggiato a terra.« Quindi usi proprio una Misàchi?». Le Misàchi erano armi poco usate a Proéyld – lui stesso non ne aveva mai vista una – , e il loro nome nell’altra lingua significava ‘ mezzaluna da battaglia’, a causa della forma. Originariamente, l’aveva diffusa una delle due stirpi che aveva formato il loro popolo. Comunque, il fratello maggiore di Sein annuì.« Non pensavo fossero così grandi.».

« Infatti vederne una così grossa è raro.» disse questi.« Ma ti sconsiglio di provare a usarla: sono piuttosto difficili da maneggiare in maniera efficace, per chi non si è allenato con esse per un certo numero di anni.».

« Ah... va bene...» annuì lui. Certo però che, Misàchi a parte, era ancora piuttosto colpito da quanto gli aveva appena raccontato... Era veramente riuscito a bloccare un Orso Cremisi e a sbudellarlo così facilmente come l’aveva fatto sembrare, per di più se era già stato mezzo accecato, senza possedere alcuna Foundations? Finora non aveva avuto modo di vederlo in azione, a causa delle azioni di Eief e dei suoi compagni, ma se era capace di questo era meglio non averlo come rivale. Doveva essere tremendamente forte, nella lotta...

La pausa finì per essere piuttosto generosa, ma dopo il gruppo fu costretto a rialzarsi e a riprendere la marcia. Erano comunque ancora in tempo per arrivare fuori dalla foresta prima della notte, non che sembrasse esserci chissà quale pericolo come si era potuto sospettare dalle parole di Cabel.

Ai loro occhi, il paesaggio più in avanti prese una conformazione più rialzata: diverse sezioni del terreno assunsero un’aria più rialzata, dando origine a collinette verdi, contornate dai tronchi di alcuni alberi caduti da chissà quanto tempo.

Continuarono ancora per qualche minuto, quando Cabel alzò una mano, dicendo:« Alt!».

« Che c’è, Cabel?» chiese il fratello.

« Sssh!» sussurrò il maggiore dei due. Si era fatto molto guardingo.« Non vi pare che sia tutto molto... silenzioso, ora?».

« Silenzioso?» ripeté Ev, guardandosi intorno.

Era vero... non ci aveva fatto caso: fino a pochi secondi fa si sentivano i tipici rumori della foresta, il canto degli uccelli o i versi degli animali vicini... ma ora nessun suono aleggiava sull’area. Nessun membro della fauna della zona era visibile.

Solo un silenzio innaturale aleggiava su di loro.

« Stiamo attenti.» intimò loro Cabel, afferrando l’impugnatura della Misàchi sulla sua schiena.« Se c’è questo silenzio, significa che qualcosa ha spaventato gli animali... e inoltre mi sento come se...» i suoi occhi si spalancarono, proprio mentre si girava a controllare alle proprie spalle.

Vedendo la sua espressione, Ev e Sein seguirono il suo sguardo.

A diversi metri da loro, da sopra un tronco d’albero caduto e ad una delle collinette che avevano incrociato, intenti a fissarli sulle quattro zampe, erano apparse delle bestie. Erano non meno di una decina, tutte simili a grossi leoni alti quanto un uomo. I loro corpi, di un biondo misto a verde, avevano presenti strisce di pelo più folte lungo le forti zampe, di cui alcuni pezzi coprivano tutt’intorno sopra le dita dai pericolosi artigli neri di cui erano dotate. Alcune piccole placche simili a foglie triangolari spuntavano dalle loro code, anch’esse aventi pelo più folto. Intorno ai loro capi, anziché la classica criniera dei felini a cui somigliavano, si tendevano all’indietro e sotto il mento fluenti tentacoli grigi terminanti con aculei neri, che erano come ‘ chiusi’ ad ondeggiare verso il dorso. Questi tentacoli erano coperti da parti verdi scure, che a occhio sembravano muschio cresciuto su di essi.

Le creature fissavano senza ombra di dubbio Ev e i suoi compagni. I loro occhi scuri lampeggiavano affamati sopra i segni sotto le palpebre. Le bocche erano spalancate, bramose di essere sfamate... con i grossi canini pronti a soddisfare tale desiderio...

« Merda...» mormorò Cabel, facendo un passo indietro.« Leokàmi...».

« Non ci voleva...» deglutì Sein. Ev non poté che concordare con loro... Leokàmi... predatori pericolosissimi della regione di Proéyld. Gli artigli, le zanne e i tentacoli a loro disposizione erano una combinazione in grado di affrontare anche i più grandi erbivori. E soprattutto... non si facevano scrupolo a prendersela anche con le persone.

Il Leokàmi in testa al gruppetto balzò giù dal tronco, muovendo il primo passo verso di loro...

« Che si fa?» domandò ingenuamente Sein.

« Tiro fuori la mia Foundation e-» cominciò Ev, quando Cabel lo afferrò deciso per la giacca e lo tirò via.« EHI!».

« Anche con la tua Foundation sono troppi! SCAPPIAMO!» esclamò il maggiore dei due fratelli. Sein li seguì subito, e la Salamandra-Lupo che stava tenendo per le briglie fece lo stesso, resasi anch’ella consapevole della minaccia alle loro spalle.

« ROOOOOOOOAAAAR!». Il Leokàmi sceso aveva lanciato un poderoso ruggito, ruggito che fece scattare gli altri esemplari in un’inarrestabile corsa alle calcagna delle loro prede in fuga.

« COME DIAVOLO FANNO AD ESSERCI COSÌ TANTI LEOKÀMI IN QUESTA FORESTA?!» gridò loro Sein.« NON SONO ANIMALI SOLITARI?!».

« VUOI FERMARTI A CHIEDERGLIELO?!» gli domandò di rimando Ev.

I fuggitivi si infilarono in mezzo agli alberi e ai cespugli più folti, cercando in qualche modo di mettere in difficoltà le belve. Queste erano piuttosto rapide nonostante la stazza, ma quantomeno la distanza da cui erano partite aveva dato un minimo di vantaggio per la fuga.

Ma quella era la loro foresta... i Leokàmi partivano in assoluto vantaggio.

« Accidenti... sempre più vicini!» esclamò Sein, guardandosi alle spalle mentre si immergevano in un altro tratto verde.

« NON RALLENTATE!» ordinò loro con forza Cabel.

“ Di questo passo, però...” pensò Ev mentre correva. Non voleva nemmeno pensare a cosa li avrebbe attesi in quel caso... avrebbero potuto combattere, ma il loro numero era nettamente superiore, non c’era garanzia di poter-

In quel momento, il suo piede affondò verso il basso.

« A.....AAAAAAAAAAAAAAAAAAH!» gridò il ragazzo: era appena sbucato su un pendio che non aveva visto nella foga della fuga, e ci era caduto dentro.

« AAAAAAAAAAH!». Altre grida alle sue spalle gli segnalarono che la stessa cosa era appena accaduta ai suoi compagni. Si accompagnò a loro il breve verso della Salamandra-Lupo femmina, e tutto il gruppo – animale da soma compreso – finì con il ruzzolare per il clivo in maniera alquanto rovinosa, finché l’impeto con cui erano scesi si esaurì su un terreno piano che lo arrestò.

« Ahi... Ahi...» si lamentò Ev, iniziando a rialzarsi. Dannata caduta... gli aveva quasi scorticato le braccia. Certo che pareva avere l’abbonamento, ultimamente, per le cadute...

« Che cavolo...» mormorò Sein, scuotendo la testa.« Dove siamo finiti?».

« Nei guai fino al collo...» digrignò i denti Cabel.

Ora si trovavano in una larga radura a mo’ di conca, una sorta di fossa circondata da alcuni altissimi alberi disposti in cerchio, su un terreno spoglio di ciuffi d’erba. Sulle pareti sopra la fossa, tra le figure degli alberi, potevano vedere i Leokàmi che li avevano inseguiti che si ergevano sopra ogni lato rialzato intorno alla radura.

« Mai sentito di tanti Leokàmi tutti insieme nella zona di Tolriot.» socchiuse gli occhi Cabel, osservando ognuno di loro.

« Direi che abbiamo capito qual è la ragione per cui molte persone sono sparite.» comprese Sein, cupo, tirando fuori la propria lancia.« Si vede che altra gente gli è andata incontro... dev’essere il loro territorio, questo.». La Salamandra-Lupo il loro possesso si strinse verso di loro, le cose dei fratelli cadute in giro insieme al bagaglio di Ev.

« Sì, ma ora?» mormorò Ev, pronto a richiamare la sua Foundation.

« Ora si aspetta che arrivino... cercare di uscire da questo buco con quei Leokàmi che ci attendono in cima è troppo ostico.» disse Cabel, tenendo la mano sulla Misàchi sulla schiena per estrarla.« Aspettiamoli e proviamo ad aprirci un varco in mezzo a loro quando saranno scesi. Forse, allora...».

« Ma bene, bene... guardate un po’ cos’abbiamo qui!».

L’attenzione dei tre si catalizzò su una direzione in particolare.

In mezzo a due Leokàmi, ne era appena sbucato un altro... e sul suo dorso vi era un uomo. Un uomo robusto, che indossava stivali scuri, dei pantaloni con un grosso strappo al ginocchio destro e leggermente sulla gamba destra e più fasce disposte a mo’ di cintura, da cui pendeva una sorta di cordicella. Sul busto indossava una semplice giacca verde scuro, anch’essa strappata, l’unico indumento su di esso insieme ad una corda, da cui pendevano alcune foglioline triangolari, legata intorno ad un braccio. Quegli strappi, uniti al fatto che il suo fisico scultoreo ed atletico rimanessero in bella vista, gli donavano un aspetto ben selvaggio. In quanto al suo capo, aveva capelli marroni scuri corti, ma con alcuni lunghi ciuffi dietro, con due strisce rasate in cima che disegnavano una sorta di triangolo che si allungava dalla sua fronte dietro la testa; il lato destro della stessa, poi, presentava una sorta di cresta corazzata ad ala indossata da dietro la nuca a coprigli quel suddetto lato. Un singolo, piccolo ciuffo gli andava quasi al livello delle sopracciglia. Due grosse basette gli si allungavano sulle guance, mentre al mento aveva un po’ di barba. I suoi occhi erano di un tenue colore rossastro, e ostentavano grande superiorità.

« Cosa?» disse Sein, sbalordito.

« Un uomo in groppa ad un Leokàmi?!» si chiese non meno sorpreso Ev.« Com’è possibile?».

« Tre baldi personaggi a spasso per la mia foresta... un bell’evento!» commentò il misterioso individuo, guardandoli con il mento su un braccio appoggiato ad uno dei tentacoli che fungevano da criniera alla belva su cui si trovava, che ‘ fluttuavano’ intorno e davanti al suo corpo con fare calmo, gli aculei alle estremità tenuti in maniera da non nuocere al suo cavaliere.« E armati, per giunta, mmh?».

« Ehi, tu lassù!» esclamò a voce alta Cabel, ripresosi dalla sorpresa iniziale.« Chi diavolo sei?».

« Ah, io?» chiese a tono lo sconosciuto.« Vorresti sapere qualcosina su di me?».

« Sì, se non ti è di disturbo.» socchiuse gli occhi Cabel.

« E sia...» disse lui, togliendosi la testa dal braccio. Guardò in alto, quindi messosi una mano sotto il muso iniziò:« Dunque, dovete sapere che sono nato all’incirca trentatré anni fa. La mia famiglia mi ha dato alla luce in una fredda notte primaverile, in una città più al sud: era un posto bellissimo, ma era talmente tranquillo che dopo aver dimostrato a suon di botte di essere il più tosto tra tutti i miei coetanei dell'abitato mi sono stufato e me ne sono andato, e da lì in avanti ho...».

« Ehm...» mormorò Ev, allibito.

« Taglia, coso!»> esclamò Sein, seccato.« Guarda che qui nessuno vuol sentire la storia della tua vita!».

« Ah no?» batté le palpebre questi.

« No, Sein ha ragione.» rispose brusco Cabel.« Dicci solo chi sei. E perché ti trovi in mezzo a dei Leokàmi come se niente fosse. Non ho mai sentito di qualcuno in grado di fare una cosa del genere.».

« Eeeeeh... che noia...» fece lui, irritato, grattandosi la fronte.« Avevo voglia di parlare un po’ del più e del meno, dopo tanto tempo che non passa nessuno... Ma va bene, veniamo al sodo.» i suoi occhi si puntarono altezzosi su di loro.« Il mio nome è Derow. Ma potete chiamarmi ‘ Vostra Altezza’... perché di questa foresta io sono il re.».

« Il re?» domandò Sein, grattandosi il capo.« Non capisco... che vorresti dire?».

« Non lo vedete da soli?» spalancò le braccia lui.« Io non sono semplicemente in mezzo ai Leokàmi... io sono il loro capobranco.».

« Capo...» cominciò Cabel.

« …branco?» terminò la frase Ev.

« E chi è a capo dei Leokàmi della Foresta Fronderoccia è automaticamente considerabile come il suo sovrano.» precisò con presunzione Derow.

« Questo è impossibile...» scosse il capo il fratello maggiore di Sein, scettico.« Nessuno può addomesticare un Leokàmi, tantomeno mettersi a capo di un loro branco. Come avresti fatto?».

« Ce l’ho fatta perché...» cominciò a rispondere l’uomo della foresta. Mentre stava per rispondere, parve avere un ripensamento.« Nah, meglio che tenga questa informazione per me. Tanto, saperlo non è qualcosa che possa cambiare la natura della vostra situazione. Infatti, purtroppo per voi, siete finiti dritti dritti nelle nostra trappola. Sapete, la fossa in cui vi trovate è frutto delle tattiche di gruppo di questi miei cuccioloni... vi hanno spinti appositamente qui dentro. Così, non potendo più fuggire altrove...» il suo sguardo si fece molto più cattivo,« … i Leokàmi vi aggrediranno tutti insieme, e banchetteranno felicemente con le vostre carni.».

« COS’HAI DETTO?!» esclamò Sein, inorridito.

« Uno spettacolo spiacevole, lo so... ma che volete farci? Devono pur nutrirsi, questi gattoni.» disse con semplicità disarmante Derow.

« Stai dicendo che lasceresti divorare degli esseri umani da queste belve?» protestò Ev, pieno di rabbiosa incredulità.« Che razza di mostro sei?!».

« Modera i toni, giovanotto: ti ricordo che la vostra vita dipende soltanto da me.» sorrise lui in risposta, ben consapevole di essere in pieno controllo della situazione.« Ad ogni modo, hai frainteso le mie intenzioni, difatti non ho mai detto che vi avrei lasciati morire, almeno non in questo modo. Se c’è una cosa che mi piace più di ogni altra cosa al mondo è lottare... così come anche le lotte stesse... e voi siete armati... quindi vi darò una possibilità di sopravvivenza.».

« Di quale possibilità vai cianciando?» domandò con diffidenza Cabel.

« Questa...» disse Derow, muovendo lateralmente tre dita di una mano in maniera che le belve da lui comandate le vedessero bene e spingendo la mano verso Ev, Cabel e Sein.

A quel comando, tre Leokàmi balzarono sulla corteccia degli alberi che spuntavano a livello delle pareti di roccia su cui si trovavano e si proiettarono al suo interno da lati diversi. Iniziarono a muovere alcuni passi verso i tre viaggiatori.

« Occhio!» strinse la propria lancia Sein a quella vista, guardandosi intorno.

« Sconfiggete quei tre Leokàmi.» disse Derow, incrociando le braccia.« Qualora ci riusciste, vi sarà dato l’immenso onore di confrontarvi direttamente con me... e se prevarrete perfino in quest’ultima impresa, beh... i Leokàmi, che vedono in me il loro capobranco, nell’assistere alla mia eventuale sconfitta si terrebbero alla larga da voi, permettendovi di lasciare incolumi la foresta. Questa è la possibilità che vi offro.».

« Che razza di possibilità sarebbe?» ribatté Cabel.« Dovremmo sconfiggere prima questi tre Leokàmi... e poi te? Perché invece non scendi direttamente tu a combatterci?».

« Perché a me piace battermi solo con gente forte: se non siete in grado di sconfiggere questi tre Leokàmi, vuol dire che non avrete una sola speranza contro di me.» chiuse gli occhi il nemico.« Capirete presto il significato delle mie parole, nel caso usciste vivi da questa prima prova. Nel frattempo... vediamo come intratterrete il re.».

« RRRRROOOOAARR!». I tre Leokàmi avevano disteso le criniere di tentacoli lateralmente per lanciare ruggiti furiosi verso le prede. La Salamandra-Lupo femmina si allontanò in fretta da Ev e compagni, come resasi conto che le creature ce l’avevano solo con loro.

« Bastardo...» digrignò i denti Cabel, stringendosi ai compagni.

« Che si fa?» domandò Sein, guardando gli altri di sottecchi mentre teneva d’occhio il Leokàmi che si faceva più vicino a lui.

« E cosa altro vuoi fare? Non abbiamo altra scelta che assecondare questo pazzoide...» mormorò il fratello, tirando l’impugnatura dell’arma sulla sua schiena e facendola uscire fuori dal largo fodero, ondeggiandola davanti a sé di fronte alla belva che doveva approcciarlo.« Dobbiamo combattere!».

Finalmente la Misàchi si resa completamente visibile: l’impugnatura era piena di fasciature che coprivano il ferro di cui era fatta, mentre da essa si allargavano due lati ondulati che, andando verso l’esterno, davano forma ad un’enorme lama bianca a mezzaluna, larga più di un metro e trenta. Il filo più esterno era diviso dal corpo principale da un lungo motivo ad arco argenteo che partiva dagli angoli più esterni, congiungendosi in una copertura esagonale. L’arma sembrava pesante alla vista, eppure da come Cabel l’aveva estratta e da come la stava tenendo con una mano sembrava quasi avere meno della metà del suo carico apparente.

« D’accordo, fratellone!» esclamò Sein, agitando davanti a sé la propria lancia con una certa maestria.« Facciamo sì che quel malato scenda da là sopra alla svelta, che abbiamo ancora Lira da salvare.».

« Giusto.» annuì Ev. Non gli piaceva certo l’idea di ‘ dare spettacolo’ a quel disgustoso esempio di essere umano che incombeva sopra di loro, ma non c’era molta scelta. Il Sign sotto la copertura sul suo braccio diramò la sua luce al di là del tessuto, ed esattamente come accaduto nel canyon i bracciali ornati e le sue sezioni di roccia fluttuanti vicino ad essi si materializzarono dai bagliori emessi, mentre il ragazzo piegava braccia e gambe in una posizione da battaglia.

« Una Foundation?» si sorprese Derow. Un sottile sorriso si delineò sul suo volto, mentre pensava:“ Ancora più interessante...”.

Intanto le belve discese nell’improvvisata arena avevano iniziato a girare intorno alle loro prede, come a studiarle. Ev, Sein e Cabel, schiena contro schiena, non staccarono gli sguardi un istante da loro, in attesa di scoprire quale sarebbe stata la loro prima mossa...

All’improvviso, uno dei Leokàmi si lanciò avanti in direzione di Sein, per poi balzare in alto verso il gruppo.

« VIA!» esclamò quest’ultimo, spostandosi alla svelta da lì ed imitato nell’azione anche da Cabel ed Ev. Il Leokàmi atterrò pesantemente al suolo dove si erano trovati un attimo prima senza colpire nessuno, ma la separazione del gruppo causata dall’assalto fu il segnale perché anche i due rimanenti bestioni si aggregassero all’attacco, andando a rivolgere i loro brutali artigli contro Ev e Cabel.

« UGH!» parò gli artigli con la roccia della sua Foundation il primo.

« Dannazione!» socchiuse un occhio Cabel, appoggiando una mano al piatto della lama della Misàchi e tenendola spinta per schermarsi dal colpo a lui lanciato.

« ROOOOOARRR!» lanciarono i loro ruggiti le belve, fronteggiando ognuna un singolo avversario. Anche quella che aveva iniziato l’assalto si era girata, infatti, prendendosela con Sein, verso cui saltò di nuovo a fauci spalancate.

« Ehi!» esclamò Sein evitando di poco le acuminate zanne del mammifero con una pronta schivata. Il momento in cui lo fece però dei tagli gli si aprirono al braccio sinistro.« ARGH!». I tentacoli della criniera della bestia si erano distesi con un movimento repentino, sferzandolo con i pericolosi aculei. Prima ancora di rendersene conto, gli stessi tentacoli gli si avvolsero al braccio, sollevandolo da terra.« AAAH!».

« SEIN!» si girò subito Cabel. Il Leokàmi con cui era alle prese ne approfittò per allungare verso di lui i suoi di tentacoli, così che venne notata appena in tempo dalla maggiore delle due guide, che con un buon riflesso si tirò indietro.« Tsk...».

« ROOOOARR!» ruggì ancora il Leokàmi, e con una mossa inaspettata ruotò su sé stesso per assestare una codata che raggiunse Cabel in pieno stomaco, sbalzandolo a terra.

« Ugh...».

« RRROAAAR!» si lanciò in avanti il felino mirando alla sua gola, quando puro metallo incontrò in pieno il lato destro del muso, deviando il suo impeto verso il suolo in cui si ritrovò ad abbattersi.« Grrr...!». A quel punto, belva e uomo scattarono di nuovo in piedi, tenendosi sott’occhio a vicenda.

I tentacoli del Leòkami scivolarono in avanti come fruste, costringendo Cabel a muoversi lateralmente, mettendosi sulla traiettoria di quelli sull’altro lato della ‘ criniera’, che dovette parare con la sua lama, non riuscendo tuttavia a pararne uno che gli si insinuò vicino all’ascella sinistra.

« Ah...» strinse gli occhi Cabel, guardandosi il buco sanguinante appena apertosi.

« GROOAAAR!» tornò a ruggire trionfante la belva nel lanciare la propria bocca verso il suo petto per sbranarlo. Il contendente si spostò rapido, lasciando parte della sua veste agli affilati denti della fiera... e proprio quando questa si voltò di nuovo nella sua direzione uno zampillo di sangue esplose davanti ai suoi occhi, accompagnato da puro dolore:« RRRRRAAAAAAAAAAAARGH!».

Parte dei tentacoli dell’animale erano stati appena recisi di netto, mostrando una profonda fenditura apertasi all’altezza della sua spalla che zampillo parecchio mentre questo si faceva disordinatamente indietro: la lama di Cabel era scattata come una ghigliottina a ferire pesantemente la bestia prima che questa potesse anche solo pensare di evitarlo.

« Tsk...» fece di nuovo Cabel, girandosi poi verso il fratello.

« Maledetto...» socchiuse un occhio Sein: i tentacoli della fiera gli avevano avviluppato e teso allo spasimo anche l’altro braccio, tenendolo fermo in aria.

« ROOOOOAAAAR!» ruggì il Leokàmi, sul punto di ritirare i tentacoli per attirarlo verso le proprie fauci.

« N-Non... CREDO!» si oppose il fratello minore, e con un abile gioco di dita ruotò la lancia ancora stretta nel suo pugno in maniera da tranciare alcuni dei tentacoli che gli stringevano le braccia.

« ROORRR!» fece un passetto indietro per il dolore la creatura. Ora però il dolore che stava provando diede la possibilità a Sein di sottrarre il braccio armato dal resto dei tentacoli.

« YAAH!» gridò quest’ultimo, e con una sola mano sferzò la lama della propria arma lungo la fronte della belva in diagonale, ruotandola immediatamente dopo tra le dita per riposizionare la lama nella direzione opposta ed infliggergli un secondo taglio nello stesso punto.

« ROOOOAARRH!» chiuse gli occhi il Loekàmi,mollando la presa e lasciando completamente libera la sua vittima.

« Ha!» sorrise Sein nel tornare con i piedi per terra, lanciandosi da un lato con agile movimento e poi girando su se stesso, muovendosi per piantargli la lancia in un fianco. Proprio allora però il felino inferocito mosse contemporaneamente una delle zampe anteriori e alcuni dei tentacoli ancora intatti nella sua direzione, e solo all’ultimo il giovane riuscì a modificare la sua posizione per intercettare con l’asta della lancia la zampata devastante, che comunque ebbe l’effetto di spingerlo prepotentemente via mentre gli aculei dei tentacoli che accompagnarono l’offensiva ferivano le sue braccia e il suo petto.« AAAH!!». Il giovane barcollò pericolosamente indietro, e solo per miracolo non cadde a terra.

« GROAAR!» lanciò un ruggito il Leokàmi, balzandogli addosso ad artigli sfoderati. In risposta, la punta della lancia di Sein raggiunse le sue dita, costringendolo a ritirare la prima zampa, per poi lanciare un’altra zampata con il secondo arto che il giovane contendente evitò abbassandosi.

« PRENDI!» gridò Sein, colpendolo altre due volte con la lancia in rapida successione all’altezza del mento, prima con un attacco diagonale e poi con uno esattamente opposto ritirando via il braccio come aveva fatto prima.

« GRRRR!» ringhiò l’animale, furioso, rispondendo istantaneamente con un allungarsi degli aculei che venne deviato dalla lancia, ma che funse da diversivo per assestare un brutale graffio che scavò nel fianco di Sein.

« AH!» chiuse gli occhi Sein. Strinse i pugni.« Se vuoi la guerra... FATTI AVANTI!». Il Leokàmi parve accogliere quell’invito, e gli aculei dei suoi tentacoli e gli artigli neri delle sue zampe si fecero avanti più e più volte, scontrandosi ripetutamente con la lama della lancia o venendo evitati dal giovane avversario, che dovette tenere un’attenzione disumana per cercare di non venir lacerato un’altra volta... non sempre riuscendo nell’intento.

« Grrrrrr...» ringhiò nel frattempo il Leokàmi alle spalle di Cabel. Si era ripresa dall’ultimo colpo, e fremeva di collera più di quella che stava fronteggiando Sein.

« Che aspetti, bestia?» domandò quest’ultimo, voltandosi.« Avanti...».

« Grrr... RRROAAR!» lanciò un nuovo ruggito, e subito si lanciò contro Cabel con tutto il corpo. Cabel fu lesto ad assorbire il colpo sulla propria Misàchi: la massa della creatura lo travolse, trascinando i suoi piedi per diversi metri insieme a sé... finché, impuntandosi, la maggiore delle due guide riuscì ad arrestare la corsa.

« Cosa... speravi... di fare?» domandò questi, sotto sforzo.« Avrai anche una forza spaventosa... ma la ferita che ti ho inflitto non è roba da poco... questo indebolisce la tua potenza selvaggia.».

« RAAAAH!» tornò a ruggire furiosa la creatura, cercando di far passare i suoi tentacoli oltre la Misàchi, ma Cabel respinse con immenso vigore il suo muso pressato sulla propria arma modificando la traiettoria dei tentacoli. Un lampo apparve negli occhi di Cabel, e quando la bestia cercò di azzannarlo la grande lama nella sua mano la fendette di netto esattamente a metà del muso. Un nuovo scoppio di sangue sferzò l’aria, e la massa della belva crollò al suolo con uno schianto.

“ Cosa?” pensò Derow, a cui non era sfuggito l’esito di quella battaglia. Pareva impressionato.“ La prestanza con cui ha vinto senza avere poteri speciali e senza quasi subire nessun grosso danno... Non mi aspettavo che una persona normale potesse battere un Leokàmi tanto facilmente da sola...”.

« OUCH!». Nel frattempo, Ev aveva chiuso e posto davanti a sé le sue sezioni di roccia per parare una poderosa zampata della fiera che ce l’aveva con lui, che tuttavia riuscì a spingerlo indietro.

« ROAAAR!» gli ruggì contro quest’ultimo Leokàmi, sfoderando all’unisono con un movimento contemporaneo tutti i tentacoli da un lato e poi anche dall’altro. Ev dovette evitare i due flussi di aculei finendo con il mettersi in mezzo ad essi, e la belva si mosse allora per sferrargli altri due colpi d’artigli consecutivi che dovette affrettarsi a parare.

« HA!» fece subito dopo Ev nell’avanzare uno dei pugni potenziati verso la creatura, quando sentì qualcosa colpirlo alla schiena con forza.« AGH!». I tentacoli erano scattati di nuovo, stavolta incrociandosi dietro di lui e frustandolo abbastanza forte da interrompere il suo attacco.

« GRAARR!» la creatura tentò di approfittare del momento per azzannarlo, ma Ev riuscì quasi senza pensare a balzare indietro, sprigionando il potere della sua Foundation per ricevere una ‘ spinta’ ulteriore che potenziasse il suo balzo, in modo che lo portasse più alla larga dalle sue fameliche fauci.

“ Questo Leokàmi... non agisce a caso.” pensò Ev, serio, mentre l’animale ritirava dietro la schiena i tentacoli.“ Usa i tentacoli in maniera da far posizionare la preda in mezzo ad essi, poi si prepara ad aggredirla con le zampe. Se non riesce, cerca di coglierla di sorpresa alla schiena per poi azzannarla.”. Proprio allora la creatura gli saltò appresso, e il ragazzo si affrettò ad abbandonare la propria posizione per evitarlo.“ C’è una sola cosa da fare...” quindi si lanciò verso il nemico, dicendo:« … attaccarla senza schivare!». Staccò i piedi da terra e si lanciò con un altro salto potenziato verso il nemico.

« RAAAR!». Questo, d’istinto, cercò di colpirlo con la coda al volo, ed Ev parò con parte delle sue sezioni unite il colpo prima di riportare i piedi per terra. Ma sapeva che l’avrebbe fatto, tanto è vero che non perse un secondo a procedere in avanti con un pugno forte delle linee prodotte dalla sua Foundation.

« UOOOOOH!» gridò Ev, quando i tentacoli più vicini cercarono di fermarlo. Fu lesto a pararli grazie alla protezione dell’altro braccio, e così con un riverbero il pugno raggiunse il fianco dell’animale.

« RAAAAAAH!» gridò questo, sentendo le ossa scricchiolargli pericolosamente nel compiere un balzo indietro.

« ANCORA!» esclamò il giovane nel corrergli ancora contro. Ancora una volta il Leokàmi cercò di sferzarlo con i tentacoli prima che potesse saltare, ma stavolta non avrebbe evitato i suoi colpi come si sarebbe aspettato per la sua strategia, invece lo deviò con un movimento deciso della sua protezione, poi arrivarono velocemente tentacoli anche dall’altro lato e ripeté l’azione con l’altro braccio: ora sarebbero arrivate le zampe, doveva stare attento per rispondere adeguatamente...

Ad un certo punto, però, sentì il suo braccio destro trattenuto.

« Cosa?!» fece Ev: invece di sferzarlo, gli ultimi tentacoli si erano avvolti sia al braccio che alla protezione rocciosa della Foundation, arrestando la sua corsa. Poi, con grande energia, i tentacoli lo spinsero da una parte.« AAAH!».

« GROOOARR!» ruggì ancora la creatura, tirandolo quindi dal lato opposto per metterlo sulla traiettoria dei suoi mortali artigli, appena fatti scattare per togliergli la vita. Ev non ebbe il tempo di fare niente, solo di far girare con un colpo di reni il busto, e alla fine le affilate estremità nere gli lacerarono poco sopra il suo stomaco i tessuti degli abiti e la pelle sotto di essi.

« AGH!». In risposta a quel segnale di dolore, il ragazzo strinse il pugno e lo infranse disordinatamente contro il grosso naso della belva. La creatura fu costretta a mollare la presa sul suo braccio e ad indietreggiare.

Il giovane ansimò, la giacca e la maglia sbrindellate dai segni delle lacerazioni, e sotto cui si intravedevano righe di sangue colare verso il basso. Fortunatamente quel gesto istintivo aveva ridotto al minimo i danni, causando soltanto dei tagli superficiali. Però c’era mancato davvero poco... sarebbe bastato qualche centimetro in più perché non se la fosse cavata così bene.

“ Se mi fa un’altra mossa del genere, dubito che me la caverò.” pensò Ev, deglutendo. Strinse le dita della mano sinistra. Non dimenticava gli obiettivi del suo viaggio: il dover salvare la sorella di Sein e di Cabel... e, non meno importante, il motivo per cui stava recandosi ad Arcteve.“ Non posso più trattenere in questo modo le mie capacità... non posso fermarmi qui. Non dopo tutto quel che ho... sacrificato...”. In quella frazione di secondo, alcuni ricordi dolorosi si affacciarono alla sua mente.

Ricordi per niente piacevoli... di una fuga nel buio... da un luogo che un tempo chiamava ‘ casa’...

Chiuse gli occhi.

« Grrr...» socchiuse i propri il Leokàmi, apparendo confuso da quell’azione. Confusione che però durò solo un secondo, perché la belva non tardò a tornare alla carica, annullando ben presto le distanze con una zampa sollevata:« ROOOAAAR!».

Fu allora che gli occhi di Ev si riaprirono, e di nuovo usò un balzo potenziato all’indietro per staccarsi dalla posizione corrente ed evitare il colpo. Poi si lanciò a sua volta contro il Leokàmi, il quale mandò i propri tentacoli all’attacco, prima una fila e poi l’altra. Nonostante la rapidità degli aculei in arrivo, Ev li evitò con estrema precisione, quindi il Leokàmi procedette come da programma e lanciò una fulminea zampata.

« UOOOOH!» gridò allora Ev, e subito il suo pugno si alzò altrettanto fulmineo a spaccare le ossa che connettevano il palmo a quella zampa dell’animale nel neutralizzarne l’azione.

« GROOOOAARH!» si lamentò il Leokàmi, facendo un passo indietro. I tentacoli scattarono per frustare come prima la sua preda, ma nel momento stesso in cui si mossero il ragazzo aveva già piegato la schiena, cosicché i tentacoli sferzassero il vuoto e, quando poi la belva cercò di azzannarlo nuovamente, senza neanche guardare il giovane si era tirato indietro vanificandone il morso.

« Uff...» sbuffò il giovane, alzando i bracciali da cui levitavano le sezioni di roccia. La belva parve interdetta: i movimenti del ragazzo erano perfetti, ora... le sue azioni come calcolate al millimetro... come se avesse saputo in anticipo le tempistiche esatte dei suoi attacchi. Anche sapere la sua strategia non avrebbe dovuto permettergli di sottrarsi tanto facilmente ad offensive che gli avevano procurato tanti problemi solo un istante fa.

Tuttavia, il Leokàmi fece vibrare i tentacoli e ignorando il dolore alla zampa spezzata decise di spingersi contro il giovane, che lo aspettava. Cercò di colpirlo con i tentacoli, ma il ragazzo evitava di essere ferito dagli aculei con perfetta prontezza allontanandoli da sé con colpi mirati delle sezioni unite a difesa. Ad un tratto cercò di aggrapparglisi di nuovo al braccio con una finta, ma Ev spostò subito il braccio al di fuori della portata delle lunghe diramazioni appuntite un secondo prima che gli si avvolgessero ad esso.

« GROOOARR!» ruggì furente la belva cercando di morderlo di nuovo, ma Ev calò come un martello un altro pugno contro una delle sue zanne mentre la scansava, che saltò via e finì a perforare una delle guance della fiera dall’interno.« ROOAAAAAAH!». Questa si allontanò il più possibile scuotendo il capo.

« È abbastanza?» domandò Ev, deciso.« Sappi che se smetterai di lottare, lo farò anch’io.». Il Leokàmi gli scoccò un’occhiata feroce nel rimuovere il dente dalla bocca con uno scuotimento del corpo, tutt’altro che rassegnata.

« GROOOOOAAAR!» lanciò un ultimo fiero ruggito la belva, e con un lamento di dolore nel premere sulla zampa malmessa riuscì comunque a spiccare un ultimo salto a bocca spalancata. Come se sapesse già della sua mossa Ev compiette lo stesso gesto, sprigionando nel mentre un’ondata eterea che lo fece proiettare in aria molto più veloce del suo avversario e che lo spedì davanti al suo stomaco esposto dal salto stesso.

« Duomaglio...» disse Ev, con le braccia ritirate all’indietro, « … TERRESTRE!». Il doppio attacco colpì in pieno la fiera, che spalancando gli occhi venne scaraventata contro il tronco di uno degli alberi dell’arena, scivolando da lì a terra con un tonfo.

« Gggrrr...» fece piano il Leokàmi, cercando di alzare il capo a dispetto di quell’impatto devastante. Tuttavia, ci volle poco perché i suoi tentacoli si afflosciassero sul terreno e il suo corpo smettesse di muoversi.

« Non ci ho messo tutta la forza a mia disposizione.» mormorò il ragazzo, abbassando le braccia.« Dovresti essere ancora vivo...». Infatti, il petto rovesciato della creatura si alzava e si abbassava molto lentamente, segno inequivocabile del fatto che non fosse morta.

Intanto...

« AH...» fece Sein, venendo spinto indietro dall’ultima zampata del Leokàmi suo avversario.

« GROOOARR!» gli si lanciò addosso senza preavviso la belva.

« AH!» fece Sein, venendo atterrato violentemente dalle sue zampe. Allungò poi la bocca spietata per sbranarlo, ma la giovane guida mise la parte allungata della lancia tra le sue due mascelle, trattenendogliele dal dilaniarlo.

Doveva scrollarselo di dosso a tutti i costi, o era finita...

« GROOOOOOOOOOOAAARGH!». Di colpo la bestia si ritrasse con un ruggito di dolore. Sein spostò lo sguardo vicino alla creatura, accorgendosi che Cabel aveva appena piantato la sua Misàchi vicino all’anca dell’animale.

« VAI, SEIN!» gli gridò Cabel. Sein non rispose nemmeno: girata la lancia mentre la creatura era distratta dal nuovo arrivato gliela piantò con decisione tra i tentacoli, dritta dritta nella gola.

« GROOOooooooH....» lanciò un grido strozzato questa nel ricevere anche quella lama in corpo. Ondeggiò per un attimo, poi stirò le gambe e si abbandonò definitivamente sul campo di battaglia.

« È... fatta...» mormorò Sein, rialzandosi piano.

« Santi Stoinos, cerca di non farti sempre salvare il culo da me, Sein.» disse con un certo tono di rimprovero Cabel, estraendo con decisione la propria arma dal corpo appena divenuto cadavere del Leokàmi.« È già la seconda volta, contando anche quell’Orso Cremisi.».

« Me ne ricorderò... ah...» strinse i denti Sein nell’alzarsi, con la ferita al fianco che gli faceva parecchio male.

Tutti e tre i Leokàmi erano k.o. , adesso...

« Bravi... complimentoni.» applaudì loro Derow, facendoli voltare.« Devo dire che avete fatto un lavoro superbo. È stato alquanto avvincente assistervi.».

« Non ci servono complimenti da te, Derow.» lo guardò malissimo Ev.« Ci hai costretti a far del male a questi animali soltanto per il tuo gioco malato, e l’unica cosa che vogliamo in questo momento è andarcene da qui.».

« Ev ha parlato per tutti e tre.» ammise Cabel.« Perciò, ora che li abbiamo sconfitti...».

« Non vi siete dimenticati quanto abbiamo detto prima, vero?» sorrise Derow.« Avete ancora uno scontro da disputare.».

« Sì, lo sappiamo, pazzoide che non sei altro.» lo additò Sein.« Quindi alza il fondoschiena dalla tua cavalcatura e scendi quaggiù, che abbiamo fretta!».

« Se proprio insisti...» chiuse gli occhi con un sorriso Derow, sollevando il dorso della mano sinistra.

Vedendola bene, un sussulto si diffuse tra i tre viaggiatori.

Sul dorso di quella mano vi era un punto da cui si propagavano venature verde scuro che potevano passare per un tatuaggio... ma tutti loro intuirono subito che non si trattava affatto di un tatuaggio: d’altro canto, se avessero potuto dare uno sguardo più da vicino al suo aspetto, che dava l’impressione che il punto da cui si diffondevano le venature venisse da più in profondità nella pelle, avrebbe fugato ogni rimanente dubbio sulla sua reale natura.

« Non sarà... un Sign?!» esclamò Ev.

« Foundation.» pronunciò l’uomo della foresta, nel riaprire appena gli occhi.

Quelle venature si riempirono a partire dal loro punto di origine della stessa luce verde chiaro che si manifestava attraverso le coperture degli avambracci dal Sign di Ev, la quale aumentando d’intensità avvolse nella luce il personaggio, iniziando a manifestare intorno alle sue mani e ai suoi piedi qualcosa che guizzava nell’aria...

Ben presto, le mani di Derow si presentarono avvolte in una pelle verde-bionda, così come anche parte dei suoi stivali: la pelle in questione sulle sue dita terminava con artigli neri simili a quelli dei Leokàmi, seppur più demoniaci, mentre sopra gli stivali avevano proprio formate tre nuove, grosse dita animalesche con le stesse estremità acuminate. Delle parti a ‘ spuntone’ triangolate color muschio uscivano da esse a coprire parte degli arti, delimitando mani e piedi con un cerchio ciascuno da cui spuntavano alcune sfere di piccole dimensioni... e da queste sfere, per ogni dito delle mani e di quelli che avevano avvolto gli stivali, si agitava un tentacolo armato d’aculeo, sempre identici a quelli dei Leokàmi ma senza alcuna traccia di muschio come nel loro caso.

« W...Wow...» mormorò Sein, colpito da quanto visto.

Derow si alzò in piedi sul dorso dell’animale che cavalcava, e con un’agilità atletica si buttò nella radura-fossa: nonostante l’altezza atterrò su mani e piedi come se nulla fosse, ad una certa distanza dagli opponenti.

« Eh...» alzò lo sguardo da terra verso di loro il nuovo nemico, sorridendogli. Sollevò anche la schiena, mettendo in mostra nel proprio ghigno un canino più in evidenza rispetto agli altri suoi denti che prima non avevano notato, i tentacoli originati dalla sua Foundation che ondeggiavano tranquillamente in alto, lungo le braccia.« È arrivato il momento di giocare.».

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Capitolo 4
*** Abilità nascoste ***


Capitolo 4 – Abilità nascoste.

 

« Quindi... anche tu avevi una Foundation nella manica.» disse Cabel, scrutandolo.« A giudicare dal suo aspetto, posso supporre che c'entri qualcosa con il fatto che tu possa stare a capo con i Leokàmi?».

« Te l'ha mai detto nessuno che sei svelto di cervello?» gli domandò Derow, muovendosi ancora di qualche passo verso di loro.« È ciò che stavo per dirvi prima, ma ho preferito tenervi la sorpresa nel caso foste arrivati fino a questo punto della sfida.». Arrestatosi, alzò una delle mani ora munite di artigli affilati e scuri.« Sì, è stata proprio questa Foundation a fare in modo che potessi raggiungere il pinnacolo della catena alimentare di questa foresta. E se vi state chiedendo come l'ho ottenuta... posso dirvi che il veicolo è intorno a voi.». Nel dire ciò, guardò i Leokàmi che facevano da spettatori più in alto.

« I Leokàmi, ovviamente...» mormorò Cabel.

« Ma le Foundations non prendono le loro forme e poteri rifacendosi al luogo in cui vengono attivate la prima volta?» chiese subito Sein.

« Non è sempre così.» lo contraddisse Ev.« Anche gli elementi presenti sul luogo possono fare da modello alle capacità della Foundation, se sono abbastanza numerosi in esso...».

« Quello è stato esattamente il mio caso.» confermò il loro nemico.« Come voi, anch'io entrai in questa foresta, e come voi anch'io sono stato attaccato dai Leokàmi. Mi ero spezzato una gamba cercando di fuggire da loro e mi hanno circondato tutti insieme. Non ho mai avuto l'abitudine di arrendermi, nemmeno di fronte al più forte avversario, e anche in quella situazione disperata cercai di reagire. Fu proprio quando mi vennero incontro che il mio Sign emerse per la prima volta sulla mia pelle, rispondendo alla mia estrema tenacia, e grazie alla vicinanza di questi gattoni la mia Foundation ha preso la sua forma attuale.

« Non appena la sviluppai, i Leokàmi smisero di attaccarmi: avvertivano qualcosa a loro affine in me, dovuto alla Foundation che albergava in quel momento nel mio corpo, e anche quando la disattivai non si mostrarono ostili nei miei confronti, quasi fossi divenuto uno di loro. Inoltre, sembravano capire quello che gli dicevo. Una volta poi che mi fui curato la gamba, spodestai il loro ‘ fu’ capobranco e presi il suo posto alla guida dei Leokàmi.».

« Ecco com'è diventato il capo di questo branco.» si mise la mano sotto il mento Cabel.

« Direi che vi ho fornito la risposta alla domanda che mi avevate posto prima.» disse Derow.« E ora che non vi devo più alcuna spiegazione in sospeso...» appoggiò una mano sull'altra, iniziando a far scrocchiare le ossa delle proprie dita, « … fatevi sotto, se vi preme la vita che avete sottratto alle grinfie dei miei tre cuccioli! Ma non vi fate illusioni sul fatto di tenervela addosso ancora per molto.». Sgranchitesi le dita, ne puntò decisamente uno verso Ev.« Prima tu, ragazzo!».

« IO?!» esclamò Ev, colto di sorpresa.

« Sì, tu.» annuì lui, sorridendogli.« Ero tentato di scegliere il tizio con la Misàchi gigante, ma ho notato come hai sconfitto il tuo Leokàmi: suppongo che tu abbia poteri interessanti da oppormi con la tua Foundation, e non vedo l'ora di farli a pezzi con i miei artigli.».

« Col cavolo, non è leale questo!» si oppose fermamente Sein.« Abbiamo appena combattuto e siamo stati feriti, e dobbiamo pure sottostare a duelli uno contro uno?».

« Uh... su questo non hai tutti i torti, amico.» dovette ammettere Derow.« Ma trovo assai discutibili gli scontri a numeri impari, perciò...».

« D'accordo... ti affronterò io per primo.» rispose il giovanotto con la Foundation del gruppo di viaggiatori.

« Che-VUOI ASSECONDARLO?!» esclamò il più giovane dei compagni.

« Tanto, in realtà non possiamo veramente scegliere, no?» gli disse Ev.« Non con quei Leokàmi che non vedono l'ora di unirsi alla festa al minimo segnale... quindi è inutile discuterne.».

« Questo è parlare.» affermò Derow. Alzò quindi gli artigli.« Però, come stavo per dire prima che mi interrompessi, essendo concorde con il tuo amico almeno sul punto del vostro stato fisico, ho intenzione di lasciarvi qualche minuto prima di iniziare, per venirvi incontro e allo stesso tempo evitare uno scontro uno contro tutti. Non caverei niente dal combattere te o i tuoi due compari, se non riprendeste almeno un po' di fiato.» diede loro le spalle, allontanandosi di nuovo.« Tanto volevo già concedervi una pausa, solo che ero così ansioso di battermi che me l'ero già dimenticato... AHAHAH!».

« Che ridere...» ironizzò Sein, seccato.

Mentre Derow si appoggiava con la schiena ad uno degli alberi della ‘ fossa’ in attesa, Cabel e Sein si ritirarono da una parte con Ev, con il primo che disse all'ultimo:« Nonostante le circostanze, trovo che sia stata una decisione avventata voler affrontare quel tipo da solo, Ev...».

« Io la penso diversamente.» li rassicurò il ragazzo. Nel dirlo, ritirata la propria Foundation, aprì la giacca laceratagli dagli attacchi del Leokàmi da poco sconfitto e si legò quanto vi era rimasto all'altezza del petto, in modo da ottenere una rudimentale benda per le tre ferite che gli squarciavano la maglia.« Rifletteteci: anche se possiamo cercare di intuire qualcosa dal suo aspetto, non abbiamo la minima idea di che razza di poteri eserciti la Foundation di Derow, mentre lui ci ha osservati combattere da lontano e si sarà fatto almeno un'idea di base su di noi. Senza sapere di cosa è capace, è più sconveniente affrontarlo tutti insieme. Avremo più possibilità di salvezza se uno di noi permette agli altri di vedere di cosa è effettivamente capace questo Derow.».

« Avrei potuto farlo io, anziché lasciare a te il fardello...» osservò Cabel.

« Eh, perché devi sacrificarti per forza tu?» chiese Sein.

« Non mi piace questa storia, ma... solo io ho una Foundation tra di noi, di conseguenza teoricamente sono l'unico che può tenergli efficacemente testa.» gli fece notare Ev.« Derow ha ragione su una cosa, ho dei poteri da opporgli parecchio interessanti, di cui neanche voi siete a conoscenza... e credo di poterlo cogliere di sorpresa con quelli.» chiuse gli occhi.« Se è per il mio stato fisico, non temete... mi sento di poter ancora lottare con efficienza. Forse anche di riuscire a batterlo, se mi gioco bene le mie carte. Quindi non lascerò che rischiate la pelle al posto mio prima del tempo, limitatevi a studiare le sue mosse mentre lo combatto.».

« Sembri proprio convinto di te stesso...» mormorò il maggiore dei due fratelli. Pareva ancora dubbioso, però era evidente che il suo discorso l'aveva in parte fatto riflettere.« Sei proprio certo di poterlo sopraffare?».

« Non posso esserlo del tutto senza conoscere le sue capacità, però... è possibile.» poi fece loro l'occhiolino.« E poi, in ogni caso... possono succedere diverse cose anche dall'esterno della battaglia.».

« Mmh?» fece Cabel.

« Come?» mormorò Sein.

« Ve lo spiego mentre pensiamo al tappare le ferite inferteci da quelle belve...».

Dopo che anche Cabel e Sein si furono sistemati le ferite con quanto recuperarono dalle cose cadute della loro Salamandra-Lupo, attesero seduti qualche istante, discutendo a bassa voce di quanto aveva in mente Ev. Sopra di loro i Leokàmi cominciarono a dare segni di irrequietezza dovuti all'attesa mentre le luci del giorno si attenuavano, ma bastarono poche occhiate del loro capobranco umano per tenerli a bada.

« Tempo scaduto.» annunciò ad un certo punto Derow, staccandosi dalla corteccia del vegetale per farsi più vicino al centro della radura, gli artigli agitati da un lato.« Direi che vi siete goduti il riposo che vi spettava. Ora allontanati dai tuoi amici, ragazzo...».

« Va bene.» annuì Ev. Diede un ultimo sguardo ai suoi amici, prima di avvicinarsi, dicendogli:« Tenete bene sott'occhio le sue mosse, mi raccomando.».

« S-Sì.» rispose Sein, seguendolo con gli occhi.

Cabel era assorto. Ripensava a quanto avevano appena discusso con Ev:

 

« Cercate di cogliere i momenti giusti.» spiegò Ev, seduto con loro e senza farsi sentire dal prossimo avversario.« Se vi rendete conto che non posso sconfiggerlo e trovate uno spiraglio adeguato, potete approfittarne per cercare di intervenire per salvarmi la pelle e metterlo k.o. Con un po' di fortuna, i Leokàmi non riusciranno a precedervi da là in alto... in ogni caso, cercherò di crearvi l'occasione per metterlo subito fuori gioco in modo da uscirne tutti interi, trattenendolo quando possibile.».

 

“ Metterlo fuori gioco prima che i Leokàmi ci aggrediscano...” pensò Cabel, piuttosto serio.“ È un gioco pericoloso, che si basa esclusivamente su quanto Derow ha detto circa il fatto che la sua caduta metterebbe in fuga queste belve. Non so se troveremo l'occasione corretta per intervenire... ma in ogni caso, spero non ti lascerai sopraffare da quel pazzoide...”.

« Finalmente possiamo iniziare...» alzò le braccia davanti a sé Derow, agitando le dita.« Forza, diamoci-!».

« Aspetta!» alzò una mano Ev.

« Che c'è adesso?».

« Ho qualcosa da chiederti, prima di affrontarci.».

« Non è il momento delle chiacchiere: hai la vita da difendere o sbaglio?».

« Voglio anche capire perché stiamo combattendo, però.» disse Ev, convinto.« Perché hai deciso di metterti a capo di questi Leokàmi e ti sei messo ad aggredire la gente? Ci dev'essere un motivo, se ti sei messo a capo di un branco di animali.».

« Oh, questo vuoi sapere?» alzò un sopracciglio Derow.« È semplice: mi sono messo con loro perché siamo uguali.».

« Uguali?» ripeté il giovane.

« Anche loro, come me, hanno un gran carattere combattivo.» spiegò il nemico.« Le rarissime volte che i Leokàmi formano un branco, tendono spesso a combattersi tra di loro per stabilire chi deve guidare il branco. Ho già accennato al fatto che adoro i combattimenti oltre ogni altra cosa al mondo... stando nel branco posso avere tutti gli scontri che voglio, divertirmi come voglio. E non solo con i Leokàmi... posso fare in modo di affrontare tutte le persone forti che si addentrano nella Foresta Fronderoccia per scovare validi avversari con cui valga la pena misurarsi.».

« È per questo che ci hai attaccati, allora? Per affrontare avversari che ritieni forti?» domandò Ev, alquanto atterrito dalla sua spiegazione.« È per questo che stai cercando di ucciderci, sacrificando anche la vita dei tuoi stessi Leokàmi per perseguire questo scopo? Cosa sono per te le persone, Derow?».

L'interlocutore lo fissò intensamente per qualche istante. Arricciò le labbra, e scandì:« Prede.».

« Cosa?» batté le palpebre Sein, non credendo alle proprie orecchie.

« Pre... Prede?» mormorò Ev, non meno impressionato di Sein.« Per te siamo... prede?».

« Sì... chi è potenzialmente forte è la mia... la nostra preda più ambita!» affermò convinto Derow, alzando le braccia con fare alquanto esaltato.« E solo una battaglia ESTREMA e MORTALE può determinare quale sia la preda davvero forte e più adatta a noi! QUESTA è la nostra verità! Dimostreremo di essere i veri dominatori di questa foresta al costo della nostra stessa vita... eheheh...» una sommessa risata scosse la sua persona, mentre le estremità taglienti delle sue dita attraversavano l'aria mentre i suoi denti bianchi con tanto di canino in evidenza si mostravano dalla sua bocca.« … così da non lasciare dubbi su chi sia il più forte!>.

« Q-Questo tizio... è ancora più squilibrato di quanto sospettassimo...» disse Sein, più inquietato dalla sua risata e dal suo atteggiamento, e compresa più a fondo la natura delle azioni dell'uomo.

« Bastardo...» socchiuse gli occhi Cabel, la sua espressione divenuta una maschera d'odio.

« Consideri in questo modo la gente... spinto solo da queste motivazioni... e buttando anche al vento l'esistenza degli animali che ti seguono tanto fedelmente?» disse Ev. Trovava inaccettabili quelle motivazioni... assolutamente inaccettabili...

« Ai Leokàmi non importa di morire, combattono fino alla morte pur di abbattere le prede: è superfluo essere in pena per loro.» lo informò Derow.« Ah... ma ora basta... abbiamo parlato anche troppo...» si mise piano piano una mano artigliata in volto, un brivido di eccitazione a percorrere quelle ultime parole, « … la mia brama di combattimenti... è incontenibile, ormai. Ti suggerisco di tirare fuori la tua Foundation il più velocemente possibile... altrimenti...» piegò le gambe, con gli occhi dietro le dita sulla faccia che, colti da Ev, vennero animati da un tremendo lampo di furia omicida, « … MORIRAI!» e senza un minimo preavviso compiette uno scatto in avanti che a malapena fu colto da Ev.

« COSA...?!» fece quest'ultimo, spostandosi un millisecondo prima che un colpo degli artigli fatali della mano destra di Derow gli portasse via la faccia e distanziandosi in fretta e furia. Alcuni frammenti di capelli che erano volati verso l'alto all'azione ricadettero al suolo.

« Con che rapidità...?!» si stupì Sein. Intanto, Ev aveva già fatto ricomparire i bracciali e le forme di roccia fluttuanti della propria Foundation.

« Mancato.» sogghignò Derow, girandosi.« Ma ancora per poco... YAAAH!» con quel grido selvaggio si buttò a capofitto contro l'opponente, e una vera e propria tempesta di artigli iniziò a sferzare gli oggetti di roccia ora congiunti fra loro intorno alle braccia di Ev.

« Ugh...» chiuse un occhio quest'ultimo nello spostare freneticamente gli arti per intercettare i colpi: era davvero veloce, e le unghiate arrivavano accompagnate dai tentacoli ad aculei, che piegati verso di lui colpivano e si ritiravano in maniera simile a come avrebbe fatto la coda di uno scorpione.

Doveva cercare di fare più sul serio. Doveva concentrarsi come contro il suo Leokàmi...

« AH!». Proprio allora una fitta alle gambe lo fece arretrare, in quanto i tentacoli dai piedi di Derow erano riusciti a graffiarlo sopra allo stivale destro, scavando attraverso il vestito. Questo diede a Derow l'occasione perfetta per assestargli al volo una forte gomitata in faccia.« OUCH!».

“ Sei scoperto!” pensò Derow nell’alzare un braccio, con i tentacoli ben pronti a scattare, lanciando subito un attacco a dita unite verso il suo petto.

« ATTENTO!» esclamò Sein, ma Ev aveva già evitato con un movimento calcolato l'attacco spostandosi di lato e lasciando che gli lacerasse appena parte della maglia. Derow non perse un istante e lo attaccò di nuovo, ma stavolta gli scudi rocciosi del suo avversario assorbirono il successivo affondo del suo braccio, per poi distogliere lo stesso braccio con forza ad un movimento deciso del giovane.

« UOOOOOH!» gridò questi nel lanciare un suo pugno potenziato verso Derow, che però lo schivò in scioltezza, per poi avvolgere i tentacoli dell'altro braccio al suo braccio e spingerlo verso il suo ginocchio, che affondò nel suo stomaco.

« Eheheh...» sogghignò Derow, quando però si rese conto che il ginocchio non aveva colpito come aveva pensato: l'altra mano di Ev si era stretta su di esso nello stesso istante in cui l'aveva spinto verso di lui, riuscendo incredibilmente a bloccarlo.

« Non... COSÌ IN FRETTA!» esclamò Ev, e da quella mano si sprigionò una forza misteriosa accompagnata da un riverbero verde chiaro che respinse il ginocchio dell'avversario, facendogli perdere l'equilibrio.

« Acci...!».

« ADESSO, EV!» lo incitò Sein, intanto che il ragazzo coinvolto nella lotta si spingeva lesto contro Derow con un pugno ascendente diretto al suo mento. Il nemico si mosse imprevedibilmente e fece andare così a vuoto il colpo, lanciando poi un altro colpo di artigli. Ev spostò contemporaneamente la testa riportando solo un graffio lungo la guancia, quindi fece un rapido balzo indietro e sprigionò un'ondata verde chiara che lo scaraventò verso l'avversario.

« Cosa...? ARGH!». Derow si era beccato un calcio ben piazzato nello stomaco che l'aveva portato ad indietreggiare con il fiato mozzato: non si era aspettato quell'impeto improvviso.

« Dagliene ancora!» continuò a spingerlo Sein. Ev cercò di attaccarlo, ma fu costretto ad arretrare quando nonostante il suo stato il suo avversario riuscì comunque a rispondergli con un fatale colpo d'artigli che per poco non lo prese. Questi sorrise e gli si lanciò contro spingendo avanti e indietro le braccia con rapidità per ridurlo a brandelli, con Ev che rispondeva fieramente sia respingendo gli artigli con gli scudi che arretrando con successo a scansare i tentacoli delle gambe del nemico quando cercavano di aggredirlo.

« Che forza... sono velocissimi!» affermò con ammirazione la minore delle due guide, trascinato dallo scontro nonostante la posta in gioco.« E' così che appare uno scontro tra possessori di Foundations?».

« Mmh...» mormorò Cabel, senza perdersi neanche uno dei loro singoli movimenti.

“ È particolarmente reattivo...” pensò Derow mentre menava i suoi attacchi, interrompendosi soltanto le volte in cui il suo rivale cercava di rispondere agli attacchi con i propri.“ È come se conoscesse a menadito i miei movimenti... come se sapesse l'istante esatto in cui attacco... come quando ha battuto il mio Leokàmi...”.

« Ugh...» fece Ev nel seguire il suo ritmo... finché ad un tratto anticipò una di quelle sue sferzate taglienti e gli spinse violentemente via la mano e i tentacoli in un sol colpo con entrambi gli scudi dei bracciali affiancati, per poi dirigerli verso di lui per sbatterglieli addosso. Derow fece un movimento per allontanarsi, ma parve venir anticipato, perché il ragazzo dalla Foundation di roccia si avvicinò a lui come ad inseguirlo.« HA!». Il capobranco dei Leokàmi fece appena in tempo a piegare il busto per mettere sulla traiettoria l'altro suo braccio, assorbendo l'impatto su di esso ed evitando di essere colpito più direttamente.

« TSK...» venne spinto in là Derow. A quel punto Ev balzò in alto, dandosi una fulminea spinta grazie al potere della sua Foundation, giungendo di fronte a Derow e lanciandogli contro il suo destro reso più forte dalla stessa.« ABBATTITORE TERRESTRE!».

« È vinta!» esclamò Sein.

Ma improvvisamente, come d'incanto, Derow svanì dalla visuale di Ev.

« Cosa?!» sgranò gli occhi quest'ultimo mentre il suo pugno si perdeva nell'aria. Nell'attimo in tornò in piedi sul terreno si girò, e come se avesse intuito qualcosa si spostò via, azione che però non impedì la fuoriuscita di due schizzi di sangue provenienti da ferite apertesi da un lato del suo collo.

« Ops... peccato.». La voce soddisfatta di Derow risuonò nell'aria, mentre ad un metro scarso da lui agitava le dita della mano sinistra, le cui punte degli artigli, così come una degli aculei dei suoi tentacoli, erano ora bagnate del fluido organico appena schizzato.« Un dito più in là e avrei vinto.». I Leokàmi loro spettatori lanciarono alcuni ruggiti a quella visione, come ammirati dalla performance del loro campione.

« Cosa?» batté le palpebre Sein.« È stato talmente veloce... che per un attimo non l’ho visto!».

« Sì... è stato più fulmineo di prima...» mormorò Cabel. Cominciava a nutrire un ben brutto sospetto...

« Molto bene... il tuo sangue l’ho visto ancora più da vicino...» mosse gli artigli Derow, guardando il contendente con aria quasi famelica.« … ora mi prenderò tutto il resto.». Per un attimo svanì di nuovo.

« UGH!» fece Ev, alzando di colpo gli scudi davanti al viso appena in tempo per intercettare un colpo di artigli tanto forte da spingerlo di un passo indietro. Derow si limitò a sorridere ancora, muovendosi con rapidità letale a lanciandogli un altro squarcio accompagnato dalle frustate taglienti dei suoi tentacoli, che gli sfiorarono il viso, a cui seguì un immediato calcio atto ad impalarlo con gli altri artigli sopra gli stivali dell’uomo selvaggio. Il ragazzo si tirò indietro per un soffio, dandosi ulteriore spinta con la Foundation per balzare molto più indietro, ma Derow ci mise un attimo a raggiungerlo nuovamente.

‟ È rapidissimo...” pensò Ev, arretrando velocemente fino ad un albero dietro di lui mentre il nemico schizzava nella sua direzione con la rapidità del vento.‟ È questa la sua reale velocità?”.

« YAAAH!». Il giovane con la Foundation di roccia si scansò rapidamente, e la corteccia dell’albero saltò via come se fosse stata di cartapesta al passaggio degli artigli. Ev cercò di approfittare di quell’istante per approcciarlo, balzando verso di lui con la sua spinta in avanti amplificata, però non ne ebbe comunque affatto il tempo perché il nemico lo respinse con un calcio che lui assorbì sulle sue basi rocciose fluttuanti.

« AH!» socchiuse un occhio Ev nel venir respinto brutalmente indietro.

« Eheh... sei davvero così lento ad attaccare?» gli domandò Derow, avvicinandosi. Nel vederlo farsi più vicino, Ev cercò istintivamente di prendere di più le distanze.« Non mi colpirai mai se non aumenti un po’ il ritmo. Ma d’altro canto ho paura che le specialità della tua Foundation non siano all’altezza delle mie.».

« Cosa?».

« Mi hai capito.» chiuse gli occhi Derow.« Da quel che so, le Foundations più adatte ai combattimenti si sviluppano su più aspetti specifici, derivati dalle loro caratteristiche. Ho compreso che la tua si basa su difesa e amplificazione di particolari movimenti, oltre che sulla conversione della propria energia in potenza pura per aumentare la tua forza d’attacco, ma purtroppo per te la mia è basata soprattutto sulla velocità.» lo scrutò meglio.« Prima mi sono goduto un po’ la battaglia, dopo tanti giorni che non incontro una preda decente, ma da adesso in poi sappi non mi colpirai più, se sei davvero così lento nell’offesa. Potresti avere una possibilità di attaccarmi con quei balzi potenziati, ma ti ho appena dimostrato di aver abbastanza colpo d’occhio e rapidità per anticiparli.».

« Questa non ci voleva!» ringhiò Sein.

‟ Se è così tanto veloce... ho paura che potrebbe non essere così facile intervenire per soccorrere Ev come si era pianificato.” pensò Cabel, alquanto preoccupato.

« Tuttavia, devo dire che se non sei in grado di attaccarmi, lo stesso non si può dire per la tua capacità di proteggerti.» ammise Derow.« In qualche modo riesci a trovare un modo per evitare i colpi mortali. E in tutto questo, quelle protezioni composite di roccia sono le uniche cose che ti separano dalla morte. Quindi non mi resta altra scelta che spezzarle... facendo ricorso a tutte le mie forze.» nel dire questo, girò gli artigli.

In quel momento, i tentacoli dalle punte acuminate sulle sue mani e ai suoi piedi si incurvarono verso i rispettivi artigli a cui erano vicini. Le estremità appuntite di dita animalesche e tentacoli si incontrarono... con queste ultime che vennero come ̔ inglobate’ dalle prime. Completata quell’azione, i tentacoli si illuminarono di luce verde chiara che pervase anche gli artigli alle dita, divenendo simili a tubi fluorescenti.

‟ E adesso cosa fa?” pensò Ev, sentendosi sempre più sotto tensione.

Derow gli lanciò semplicemente uno sguardo, poi scattò rapidamente di lato e corse nella sua direzione, la luce dei suoi tentacoli più luminosa mentre portava indietro il braccio ad una velocità folle. Ev, consapevole in qualche modo misterioso della sua traiettoria, si tirò alla svelta lontano, e il colpo che scattò portò il nemico a frenare fino ad arrivare dietro di lui di alcuni metri, creando nel processo una sorta di esplosione di pezzi di legno che saettarono per l’ambiente circostante.

L’albero che era proprio in mezzo alla traiettoria era stato colpito in pieno dal suo attacco: parte del suo tronco era stata spazzata via, come se un grande squalo ne avesse staccato un pezzo con zanne di ferro. Uno scricchiolio sinistro seguì, e il tronco si inclinò verso le pareti rialzate della radura a conca, il che provocò l’allontanamento immediato dei Leokàmi che stavano sotto il lunghissimo corpo del vegetale intento a precipitare. Si abbatté quindi lì sopra, rimanendo diagonalmente steso a formare una sorta di rozzo ponte naturale, mentre il contraccolpo aveva spezzato quel che rimaneva attaccato alle radici, così da far scivolare l’altro capo al suolo della radura del combattimento.

« I-Incredibile... ha abbattuto quell’albero...» borbottò Sein.

« È opera di quell’unione tra artigli e tentacoli?» si domandò Ev, guardandoli.

« Ovvio.» commentò Derow nel voltarsi.« Questa è la mia mossa speciale, lo Squarcio Reale. Non te l’ho detto, ma un altro aspetto rafforzato della mia Foundation, quello più letale, è la forza di perforazione: quando i miei artigli e tentacoli sono uniti non solo possono penetrare cose e persone come un coltello taglia il burro, ma espandono anche la loro capacità di penetrazione a ciò che gli sta intorno.». Indicò Ev con un artiglio.« E ora raccomanda l’anima agli Stoinos... perché presto farai la stessa fine di quell’albero!» e così dicendo si spinse di nuovo verso di lui ad artigli sfoderati. Ev tornò a parare i colpi il più in fretta possibile, ma il suo corpo non riusciva a tenere perfettamente il passo con la nuova raffica di attacchi che spietatamente iniziò a tempestare le sue protezioni di roccia costringendolo ad un deciso arretramento, tanto è vero che alcune righe di sangue presero presto a scorrergli addosso.

« HA!» esclamò il selvaggio avversario, menando un’altra colpo che creò una grossa crepa su uno degli scudi rocciosi, e mentre gli artigli erano a contatto con quest’ultimo i tentacoli sopra di essi si ̔ sciolsero’ dalla loro unione e velocemente passarono sopra e si strinsero intorno al braccio di Ev.

« Cosa?» fece Ev poco prima di sentirsi di nuovo tirato dall’avversario tramite quelle lunghe appendici. Nel mentre di quell’istante, l’altra mano di Derow scattò rapida, riuscendo a stringersi intorno al polso del ragazzo prima che potesse difendersi.« AH!».

« Eheheh...» sogghignò Derow, e con una forza prodigiosa spinse Ev tanto forte da staccargli le gambe da terra e da farlo girare su se stesso insieme a lui come una trottola nel mentre di quel movimento, « E ora... VOLA!» quindi ad un tratto lo mollò sia con la mano che con i tentacoli in maniera da proiettarlo in aria.

« AAAAAH!» gridò il ragazzo, quando il suo volo si interruppe bruscamente proprio sopra il tronco dell’albero caduto, su cui rimase appeso.

« EV!» esclamò in fretta Sein, ansioso.

« Gh...» socchiuse un occhio Ev. Doveva rialzarsi in fretta... vide con la coda nell’occhio Derow correre verso il tronco d’albero. Si rimise in piedi appena prima che questi balzasse a sua volta sulla pianta.

« YAAAH!» ruggì ancora Derow lanciandosi all’attacco, con tutti gli artigli nuovamente congiunti ai tentacoli che lacerarono l’aria ad alta velocità sia da destra che da sinistra, andando a scontrarsi ripetutamente con le protezioni di Ev. Questi, sotto quelle continue raffiche, venne di nuovo spinto a muoversi velocemente all’indietro senza nemmeno il tempo di curarsi della presenza di rami ai suoi piedi che potessero infilzarglisi contro di essi.

‟ Su quest’albero... non riesco... a...” pensò sotto pressione Ev, cercando disordinatamente di contenere quelle scariche impietose muovendo le sue protezioni. Salì sempre più in alto, spinto dall’avversario, finché quest’ultimo lanciò istantaneamente un calcio che lo colpì in pieno alla spalla – per fortuna non con gli artigli – lanciandolo giù dal tronco con un grido:« AAAAAH!». Sotto di lui c’era il terreno più rialzato dove i Leokàmi li osservavano, e quelli sopra cui minacciava di schiantarsi balzarono via mentre atterrava al suolo.« OUCH!».

« È finito lassù!» mormorò Sein.« Proprio... ugh... tra i Leokàmi.».

« ATTENTO A QUELLE BELVE!» gli urlò Cabel, vedendo che in effetti gli animali più vicini stavano accorciando le distanze con lui...

« STATE FERMI, VOIATRI!». In quell’istante, il grido di Derow pervase l’aria, e questi atterrò ad un paio di metri da Ev, giù dall’albero caduto, fissando con autorità i Leokàmi più vicini.« Questa è la mia preda! Toccatela e ve ne farò pentire.».

« Grrr...» ringhiarono piano i Leokàmi, facendosi da parte all’avvertimento del loro capobranco.

« Anf...» ansimò Ev, nel rialzarsi.

« Bene bene... ora che siamo quassù, non dovrò più guardarmi dai tuoi amici.» disse Derow con un sorriso.

« Come?».

« Credi che non abbia capito cosa stavate confabulando tra di voi? Da come mi guardava il tizio con la Misàchi, è chiaro che stavate aspettando un mio momento di distrazione per mettermi fuori gioco prima che intervenisse il mio branco. Non mi dire che mi avevi preso per uno stupido...». Tirò un’occhiata all’albero caduto.« Però io sono più furbo di voi: non è un caso che abbia fatto cadere proprio quell’albero, e nemmeno il fatto che ti ci abbia scagliato sopra. Quassù, i miei Leokàmi mi rendono intoccabili da chi sta là sotto.». Quindi, si rivolse a Sein e a Cabel.« Vi è chiaro il concetto?! Aspettate il vostro turno e non vi intromettete nella nostra battaglia!».

« Maledetto... ha previsto tutto...» mormorò con rabbia Cabel.

« Grrr...» ringhiò Sein.

« Dunque... e adesso...» disse Derow con nonchalance... per poi arrivare subito da Ev mollandogli un potente colpo d’artigli. Questi parò l’attacco con precisione, ma venne anche trascinato indietro dalla potenza della perforazione aumentata contro le sue sezioni rocciose unite. Gli si lanciò di nuovo con un colpo degli artigli degli arti inferiori che Ev riuscì a parare, ma subito dopo un altro attacco gli arrivò verso il fianco, e quando il giovane si spostò comunque non riuscì ad evitare che la penetrazione estesa delle taglienti unghie demoniache non scavasse un conca di sangue sulla sua pelle, lasciandogli sfuggire un gemito, a cui seguì un altro calcio dall’altra parte che sebbene fu parato non impedì alla nuova potenza scaturita da quella mossa di spedirlo un’altra volta per terra.

« AH!».

« … concludiamo i nostri affari.» terminò l’ultima frase il nemico, ritirandosi verso l’interno e lasciando che i Leokàmi si riposizionassero per bene sul bordo della rialzatura, alcuni che osservavano il loro capo ed Ev, altri che continuavano a tenere d’occhio Cabel e Sein.

‟ Accidenti... non riesco a vederli...” pensò Cabel, vedendo anche Derow sparire della sua visuale.

« Come facciamo a seguire la battaglia in questo modo?» si lamentò Sein, timoroso.

« Ormai mi è chiaro che mi basteranno un altro paio di riprese per spedirti nell’Altra Parte, ragazzo.» affermò il nemico, mentre Ev poneva da prima in ginocchio al suolo e si rimetteva in piedi. Una volta vistolo in equilibrio, aggiunse « Non sei alla mia altezza!», piegò una gamba e si lanciò ancora una volta in direzione di Ev con gli artigli congiunti ai tentacoli e gli occhi spalancati.

Fu proprio quando si trovò quasi sul punto di colpirlo che un oggetto saettò velocissimo nell’aria verso Derow, spingendolo a tirarsi in fretta indietro per non venire colpito dallo stesso.« COSA...?». Saltato indietro, rimase immobile a guardare.« Quello...?».

« Non... posso... permettermelo...» biascicò Ev, chiudendo gli occhi. L’oggetto misterioso ruotava nell’aria, compiendo manovre circolari intorno a lui.« Non posso più tergiversare...». Tirò in avanti il braccio sinistro, che aveva tenuto dietro la schiena quando si era rialzato, e l’oggetto vi ci andò incontro, bloccandosi sopra al bracciale corrispondente a quell’arto.

Ora che era fermo, Derow si rese conto di cosa si trattasse.

L’oggetto era il risultato dell’accostamento delle sezioni di roccia che fino a quel momento erano state usate come scudi per Ev: solo che anziché essere affiancate una all’altra, adesso si erano disposte in una forma vagamente simile a quella di una Y, attaccate direttamente al bracciale anziché fluttuarci a breve distanza. Non solo, sembravano tutte e tre essersi rimpicciolite, con i pezzi separatisi dalle sezioni che ne avevano formato una quarta attaccatasi alle altre tre a connetterle. Nel rimanere attaccate al bracciale l’estremità di una delle sezioni saliva a livello del pugno di Ev, e da ciascuna spuntavano delle linee fluorescenti simili a quelle apparse sulle sue mani per amplificare i colpi.

Lo stesso aspetto era stato assunto anche dalle sezioni corrispondenti al secondo bracciale. Entrambe erano immobili, quasi rassomiglianti ad enormi shuriken a tre punte di pietra collegati agli arti dell’utilizzatore.

‟ I suoi ̔ scudi’ hanno cambiato forma...” pensò Derow, vagamente sorpreso.

« … per salvare i miei amici, devo giocare al massimo delle mie forze!» finì di dichiarare con fierezza lui, rimettendosi in posizione.

Una brezza fresca iniziò a spirare sulla scena, mentre Derow e i Leokàmi che osservano lo scontro lo scrutarono con sguardi penetrarti.

« La tua intera forza, hai detto?» esordì dopo poco il primo.« Mi risulta difficile crederlo: vorresti dirmi che finora avresti limitato anche tu la tua Foundation?».

« Sì.» disse Ev, guardandolo.« Finora questi oggetti fluttuanti... no... queste ̔ Rocciasezioni’... erano bloccate in una forma puramente difensiva e parzialmente depotenziata. Ma adesso che le ho riaggiustate in questa versione, posso sfruttarle al meglio per l’attacco.».

« Eh... quindi saremmo simili... anche tu ti saresti trattenuto...» commentò il nemico, alzando distrattamente gli artigli.« Ma continua a risultarmi difficile da credere. Davvero, il tuo comportamento mi pare insensato... se davvero questa è la tua miglior forma da combattimento, avresti dovuto tirarla fuori non appena hai visto la mia velocità superiore. O meglio... considerando che eri anche reduce da uno scontro con un Leokàmi, considerando anche la posta in gioco, avresti dovuto tirarla fuori dall’inizio dello scontro.».

« Mi dispiace, ma cerco sempre di trattenere il potere della mia Foundation.» replicò Ev.« È la prima volta che mi batto con un utilizzatore di Foundations, e speravo che bastasse il mio abituale stile di combattimento per vincere. Non voglio rischiare di uccidere nessuno con questo potere... neanche una bestia umana come te.».

« Se mi consideri una bestia umana, non avresti dovuto avere pietà.» detto questo, Derow, si sgranchì il collo e si rimise in posizione.« Avere pietà di una belva assetata di sangue... è la cosa più stupida che si possa fare. Però ora sono curioso... mostrami la tua ̔ vera forza’, se non è una balla.».

« Hai chiesto tu per questo.» strinse gli occhi il ragazzo.

Per interminabili istanti, i due si fissarono a vicenda...

« HA!» interruppe il silenzio Ev muovendo di scatto un braccio, e come lo fece le Rocciasezioni disposte ad Y di quel braccio vennero sparate direttamente dall’arto verso Derow, il quale rimase sbigottito dalla velocità con cui viaggiarono contro di lui.

« UGH!» si scansò in fretta il nemico. Subito dopo averlo superato, le Rocciasezioni girarono su sé stesse come una lama rotante e tornarono indietro con una manovra curva che lo costrinse a spostarsi ancora. L’oggetto a tre parti si riagganciò al bracciale di Ev con precisione perfetta ed arrestandosi all’istante, mentre quest’ultimo fece un balzo avanti con un ondata luminosa esplosa alla partenza.

« HAAAAA!» gridò Ev, scagliando all’istante una raffica di pugni affiancati dalle Rocciasezioni con entrambe le braccia che si abbatterono incessantemente verso l’avversario.

‟ Impossibile...!” pensò Derow nel stringere i denti e schivare i colpi, uno schizzo di sangue partito da una sua guancia nel venire sfiorato.‟ La velocità del suo corpo... è aumentata?!”.

« HA, HA, HA, HAAAA!».

« UGRR!» ringhiò Derow nel lanciare un attacco rapidissimo, ma Ev si spostò verso il basso e un altro suo colpo scattò verso il selvaggio avversario, costringendolo a ritirarsi indietro, tuttavia il ragazzo tornò subito all’attacco, e mentre Derow continuava a schivare tentò di mandare a segno altre artigliate fatali, che però vennero allontanate con colpi mirati ai lati dei palmi delle mani, dove la penetrazione amplificata degli stessi si scontrava contro la roccia delle sezioni producendo suoni affilati, per poi tornare ad attaccare. Un pensiero corse per la mente del re della foresta:‟ Non riesco a contrattaccare efficacemente... Com’è possibile?!”.

« HA!» continuò Ev, sparandogli d’un tratto le Rocciasezioni di destra che il contendente avverso dovette schivare di nuovo, e questo diede l’opportunità all’amico di Sein e Cabel di allungare l’altro pugno per colpirlo.

« GRAAAH!» gridò selvaggiamente Derow, e con un colpo quasi istintivo allontanò il colpo attaccandolo di lato, prima di balzare via per evitare di essere colpito dalle Rocciasezioni che stavano tornando al braccio destro del giovane.

« Non ho finito!» esclamò il ragazzo, riagganciando gli oggetti levitanti con una debole scarica simil-elettrica del bracciale e ricominciando a lanciare un nugolo di attacchi con il pugno sinistro.

‟ È totalmente diverso da prima...” ponderò Derow, spiazzato nell’evitare a pelo ogni singolo, minaccioso pugno.‟ Ma per il momento sono ancora io il più veloce... non batterà mai la mia Foundation!” dai suoi artigli sinistri sbucarono di nuovo fuori i suoi tentacoli che si allungarono con un movimento fluido ma letale verso Ev, il quale li respinse con le sue parti rocciose. Ma quello era solo un diversivo che servì a Derow per lanciare un calcio con gli artigli tesi verso di lui, che però il ragazzo prevenne saltando in maniera potenziata all’indietro. Derow scattò rapido, schivando ancora un attacco rotante delle Rocciasezioni e procedendo verso il bersaglio riunificando artigli e tentacoli, e nel medesimo istante in cui lui usò l’altro pugno con le Rocciasezioni egli lo sbatté sul campo di battaglia con il piede.

« Ugh!» fece Ev. Intanto, con un ghigno, Derow scivolò fulmineo alle sue spalle proprio del momento in cui le Rocciasezioni lanciategli poc’anzi si riagganciavano ai rispettivi bracciali.

‟ Non è riuscito nemmeno a seguire il mio movimento a causa del precedente colpo e del riagganciamento della parte della sua Foundation.” pensò Derow, spostando gli artigli verso l’interno e lanciando uno Squarcio Reale atto a farlo a brandelli.‟ Muori!”.

Ma proprio mentre assestava quel colpo, la Rocciasezione composita appena riattaccatasi si mosse istantaneamente con tutto il braccio a girare all’indietro, allontanando con uno schianto secco il braccio di Derow e voltando al contempo lo stesso Ev dall’altra parte.

« COSA?!» si lasciò sfuggire un’esclamazione lui, pensando nella stessa frazione di secondo:‟ Mi ha evitato... senza neanche vedermi?! Eppure ero certo che...!” poi un sussulto lo colse, mentre si accorgeva che l’altro braccio del suo opponente era appena scattato, il che lo portò a sua volta ad allungare disperatamente il proprio con un’imprecazione:« Malediz...!».

« HAAAAAA!» gridò Ev, e come un lampo il pugno allineato alla roccia della sezione attaccata al dorso della sua mano si infranse contro il volto di Derow prima che potesse essere bloccato.

« OUUUFFFFFH!» fece il nemico nel venir staccato da terra e spedito ad abbattersi ai piedi di un albero vicino tramite un volo di non meno di cinque metri di distanza.

« ROAAR!» ruggirono Leokàmi, facendo uno spaventato passo indietro.

« Sembrano irrequieti...» mormorò Cabel nel notare la loro reazione.

« Forse Ev... se la sta cavando bene?» si chiese Sein, ansioso.

« È... fatta...anf...» sussurrò Ev, ansimando.

« Mmhmmhmmhmmh...».

Quella risata sommessa attirò subito la sua attenzione: Derow piantò gli artigli di una mano nelle profondità dell’albero vicino, usando la pianta per rialzarsi.« Sei sicuramente... qualcosa... eheheheh...».

« Ma... come?!» esclamò Ev.« Come fai a...?».

« È davvero la prima volta che affronti un utilizzatore di Foundation, dunque...» lo squadrò divertito il nemico, « … altrimenti probabilmente sapresti che non è così facile metterne a terra uno per gente come noi: una parte dell’energia delle Foundations che viene sprigionata dai Signs continua a circolare nelle parti più vitali del nostro corpo... certo non proteggendoci da tagli che lacerano la carne, ma dando una parziale e maggiore resistenza alle nostre ossa, organi interni e cervello nei confronti degli attacchi delle altre Foundations che li metterebbero a rischio.»

« Danno anche una resistenza verso le altre Foundations?» sussultò il giovane, realizzando mentalmente:‟ Ecco perché è riuscito a rimanere cosciente così facilmente dopo un pugno del genere.”.

« Quindi...» si girò a guardarlo Derow, indicando le sue Rocciasezioni.« … devo supporre che quelle Rocciasezioni, come le hai chiamate tu, aumentino la velocità delle tue braccia? Quando sono indietreggiato, le tue gambe erano veloci quanto prima...».

« Se proprio lo vuoi sapere, il potere della mia Foundation che fa fluttuare le Rocciasezioni le rende più rapide rispetto al mio corpo.» spiegò Ev.« Quando sono unite ai bracciali, possono accompagnare le mie braccia a muoversi in maniera più fulminea. Mi sono dovuto allenare mica poco per dirigerle nel modo giusto tramite questa abilità.».

« Davvero una bella capacità...» commentò Derow. Si tenne quindi il mento.« Decisamente ho sentito quel colpo. Mi chiedo da cosa tu possa aver ottenuto abilità tanto particolari... Dove hai ottenuto quella Fondation?».

« Uhm...» mormorò Ev, rispondendo infine:« In un tempio dedicato a Cecroth.».

« Un tempio... interessante.» disse il nemico. Rifletté poi.‟ In ogni caso, ti stai dimostrando proprio un nemico da prendere con le molle, giovanotto. Ma so che non mi stai dicendo tutto... la maggior velocità delle tue braccia non spiega affatto come hai potuto evitare il mio attacco: è esattamente come quando riuscivi a difenderti dai miei colpi, sembravi calcolare perfettamente le mie mosse.” socchiuse un occhio.‟ La mia Foundation è comunque poco versata nella difesa. Non posso permettermi di incassare troppi colpi come quello appena ricevuto. È vitale che capisca come accidenti fa a combattere come se sapesse cosa sto facendo, per poter trionfare.” gli artigli piantati sulla pianta scavarono distrattamente su di essa. Nel farlo, il selvaggio la guardò per un secondo.‟ Un attimo... però, quando abbiamo combattuto su quel tronco, sembrava molto più goffo nell’intercettare i miei artigli...”. Il suo cervello cominciò ad realizzare qualcosa.‟ Cecroth...”.

« In ogni caso, dobbiamo terminare la battaglia, giusto?» disse Ev, alzando un braccio.« Però, se ti arrendessi potremmo evitare lo scontro senza che nessuno di noi si faccia male.».

« Arrendermi? IO?!» esclamò Derow, e i suoi artigli distrussero il pezzo di corteccia in cui erano sprofondati.« Non essere arrogante, ragazzo: non esiste che un predatore si arrenda alla sua preda! IO SONO IL PIU’ FORTE, QUI! E le piene potenzialità della tua Foundation non cambieranno mai questo fatto.» piegò le ginocchia e sollevò gli artigli davanti a sé.« Per porre fine la sfida, dovrai passare sul mio cadavere!».

« Non voglio assecondare il tuo gioco omicida, do un valore diverso alla vita rispetto a te.» mise in chiaro Ev.« Ma ci sono in gioco le vite di Sein e Cabel qui, perciò se devo proprio sconfiggerti stai pur certo che lo farò.».

« Pensare alla vita altrui ti renderà debole... nella foresta bisogna prima di tutto pensare a sé stessi.» criticò la sua opinione l’avversario.« Le tue motivazioni saranno la causa della tua rovina.».

« Non è vero! È proprio con queste motivazioni che si guadagna forza, per me.» ribatté Ev.« E te lo dimostrerò!».

« Allora fatti sotto: non facciamo annoiare i Leokàmi!».

« Arrivo!» affermò Ev, e in un attimo compì un balzo potenziato verso di lui.« HAAA!». Quando lo fece però una mano di Derow si tese sul tronco alle sue spalle e con una spinta si isso sopra di esso, evitando il successivo Abbattitore Terrestre che fece tremare tutto l’albero devastandone la corteccia. Il ragazzo alzò lo sguardo, vedendo l’avversario issarsi ancora più in alto con grande rapidità usando artigli e tentacoli.« Non mi sfuggirai!». Quindi saltò in aria con un suo balzo potenziato e tentò di attaccare di nuovo Derow prima che salisse troppo su, ma questi con un balzo degno di una scimmia si limitò a saltare da quel vegetale ad un altro a fianco, piantandovisi con le estremità affilate ed iniziando a passare di pianta in pianta.

Ev rimase confuso da quella manovra, dicendo a sé stesso poc’anzi, nel tornare a terra:« Sta... scappando?». Si girò verso i Leokàmi, ma nonostante la fuga del loro capo quelli non si mossero. A quanto pare era costretto ad andare dietro a Derow, o non se ne sarebbero comunque andati.« Accidenti... aspetta!». Di conseguenza gli corse dietro, seguito silenziosamente da un paio degli animali, intenzionati a sincerarsi dell’esito del combattimento.

Non andò però molto lontano che si accorse ben presto di qualcosa di inatteso: il nemico era scomparso tra le fronde degli alberi, e non lo vedeva lì intorno. Si fermò al centro di un’ennesima radura in mezzo alla vegetazione. Dov’era finito?.

Fu allora che un sottile rumore lo spinse a girarsi, e in men che non si dica una figura gli piombò addosso facendo erompere un torrente di sangue dalla sua spalla. « AAAH!».

Era Derow, che era piombato come per incanto dall’aria ad artigli sguainati, atterrando successivamente a poca distanza da lui.

« Eh...» ghignò Derow, mentre Ev senza neanche pensare lanciò le sue Rocciasezioni congiunte del braccio sinistro per attaccarlo. Tuttavia Derow schivò il colpo e con rapidi movimenti si attaccò all’albero più vicino, sparendo alle sue spalle un secondo prima che egli venisse colpito dalle Rocciasezioni destre del ragazzo.

« Ah...» mormorò dolorante Ev, riprendendosi le Rocciasezioni e mettendosi una mano sulla spalla, ma senza allentare la guardia. Con un occhio socchiuso colse appena una sagoma sparire dietro un’altra pianta, e velocemente cercò di raggiungerla tendendo le mano libera, ma...

« UGH!» fece lui nello spostarsi di nuovo, quando da un altro vegetale differente lo raggiunse ancora Derow, causando tre ferite di striscio al suo braccio destro che avrebbero potuto diventare qualcosa di peggio se non fosse stato per la sua prontezza di riflessi, quindi come prima Derow sparì dietro un altro albero ancora. Ev si tirò indietro in maniera disordinata, ferito e confuso.

« Ehi... che ti prende?!». La voce di Derow era appena echeggiata nella foresta.« Prima eri molto più preciso ad evitare i colpi, o mi sbaglio?».

« Da... dove...?» biascicò Ev, mollando la ferita e guardandosi intorno. Aveva bisogno di entrambe le braccia per difendersi...

« Sono...». Proprio allora un calcio lo prese in piena faccia.« … QUI!».

« AAH!» esclamò il giovane, venendo atterrato di colpo. Pur accusandolo non tardò a rimettersi in piedi, ma Derow si era già dileguato un’altra volta.

« Peccato... purtroppo le tue ultime parole mi hanno fatto intuire la natura dei tuoi poteri.» risuonò ancora la voce del nemico.« Un tempio dedicato a Cecroth, eh? Magari non sembra, visto che vivo nella foresta come un selvaggio, ma sono abbastanza acculturato sulla nostra religione. ̔ Cecroth, colui che può innalzare al cielo rocce e montagne. La terra e i suoi elementi sono al suo servizio, il respiro e le sensazioni della terra sono il suo respiro e le sue sensazioni’. Un verso molto particolare dei testi che si possono trovare in quei templi, non trovi? Oh, tuttavia credo tu lo conosca bene. Dopotutto, immagino sia su questo che si fondano alcuni poteri della tua Foundation.».

‟ L’ha capito!” pensò stupito Ev.

« Ho visto quanto eri incerto ad incassare i miei attacchi, quando ti ho costretto a salire sul tronco che ho fatto crollare.» continuò Derow.« Diversamente, quando eri a contatto con il suolo, risultavi molto più efficiente in questo. Non capisco precisamente in che modo lavori, ma scommetto che la tua Foundation ti dà la facoltà di percepire i movimenti altrui attraverso il terreno stesso. Per questo sembravi prevedere le mosse mie e del mio Leokàmi...» proprio allora Ev si spostò di nuovo, ma non abbastanza in fretta da evitare di essere graffiato alla schiena dalla perforazione ̔ estesa’ di Derow, che lo fece gridare:« AAAH!». Cercò di nuovo di voltarsi, ma solo per vedere l’aggressore sparire ancora.

« … ma, sfortunatamente per te, anch’io posso sfruttare il terreno circostante a mio favore.» tornò ben presto a farsi sentire la sua voce.« Se ti attacco dagli alberi, al di sopra del suolo, non avrai alcun modo di capire da dove arrivo, dico bene? Dovrò semplicemente continuare a ricamarti la pelle con questi agguati finché non ti avrò sbrindellato a morte o non sarai divenuto troppo debole per reagire.».

‟ Devo... fare qualcosa...” pensò Ev. Uscire da quella boscaglia era impensabile... la boscaglia lo circondava e non aveva idea della direzione da cui sarebbe arrivato Derow, avrebbe solo rischiato di farsi ammazzare se avesse cercato di uscirvi incautamente. L’unica cosa da fare era una sola: cercare di affrontarlo sul posto.

Tese le braccia, le Rocciasezioni sempre attaccate a sé che piegò insieme agli arti. Socchiuse gli occhi concentrato.

‟ Non allenti la guardia, eh?” pensò Derow tra i rami di una pianta.‟ Ma oltre a non sapere da dove ti attaccherò c’è un’altra cosa che non sai: la pelle prodotta dalla mia Foundation è in grado di attutire di molto l’impatto con il suolo... il che significa che posso lanciarmi anche da altezze che non ti aspetti io possa utilizzare per saltarti addosso senza farmi un graffio, rendendo ancor più imprevedibili i miei assalti...”. Infatti, al di sopra dello sguardo del giovane, Derow si sporse grazie agli artigli e ai tentacoli che gli permettevano di muoversi lungo la superficie legnosa ad un lato del nuovo albero, piegandosi sulle ginocchia e lanciandosi in picchiata verso il basso, con le appendici appuntite che tornavano a congiungersi alle unghie taglienti mentre cadeva verso il suolo.

Proprio allora Ev, forse per istinto, sollevò lo sguardo quando ormai era già stato raggiunto, e senz’altra scelta incrociò i bracciali a mo’ di scudo: gli artigli di Derow si scontrarono con le Rocciasezioni attaccatevi. La forza prodotta dal potere della Foundation del capobranco dei Leokàmi produsse un forte bagliore che non solo incrinò la superficie rocciosa della Rocciasezione composita con cui era venuta a contatto, facendo crollare di colpo la sezione addizionale che le collegava, ma piegò e respinse violentemente Ev.

« AH!» esclamò dolorante Ev, nel sentire pulsare tutte le ferite, con il sangue che scorreva di nuovo in basso. Inutilmente gli scagliò immediatamente contro le Rocciasezioni per cercare di cogliere Derow, che con la sua solita agilità si era già portato alle spalle dei suoi naturali rifugi.

« Acci... denti...» mormorò il ragazzo, nel riprendere gli oggetti fluttuanti ai bracciali con un gemito.« Ugh...». Quell’impatto non era stata un toccasana per le sue ferite, specialmente per quelle che gli aveva procurato in precedenza alla schiena e soprattutto alla spalla. Appoggiò una mano al suolo, la vista incerta.

Doveva rialzarsi... riprendere la concentrazione...

‟ Una bella fortuna, che tu abbia alzato la testa proprio quando volevo ucciderti... ma è l’ultima volta che nullifichi i miei attacchi.” pensò Derow.‟ Ormai con quella spalla che ti limita il braccio già di per sé ferito potrei anche tentare di finirti in una lotta frontale... tuttavia sarebbe inutile rischiare, anche su un po’ mi dispiace che finisca così.” quindi, affondando in altre piante con le unghie animali in suo possesso, passò sopra un ramo molto in alto a cui si era appena appoggiato tra le fronde e si lanciò di sotto, gli artigli amalgamati ai tentacoli puntuti sollevati per calare in basso.‟ Alla fine, la causa della tua sconfitta è il fatto stesso che abbiamo combattuto nel mio ambiente naturale!”.

Tuttavia, nel momento in cui guardò bene in basso, rimase interdetto: Ev aveva gli occhi color grigio perla già puntati proprio verso di lui.

In un lampo Derow venne intercettato in aria da entrambe le coppie di Rocciasezioni unite dell'avversario decollategli contro, che ruotando in volo si incrociarono contro il suo petto con un impatto tutt’altro che indifferente accompagnato da un riverbero verde che lo rilanciò indietro, dipingendo l’aria con i colori di una macchia di sangue sgorgata dalla sua pelle.

« AAAAAH!» urlò quest’ultimo, scontrandosi infine duramente contro la stessa pianta da cui si era lanciato per compiere il suo attacco mortale.« URRRGH!». Quindi precipitò di sotto, finendo sopra ad un fitto cespuglio di foglie che attutì in parte la sua caduta.

Finito sulla schiena sopra il suddetto cespuglio, la sua testa si piegò piano in avanti, incontrando con lo sguardo la figura capovolta dalla sua prospettiva di Ev, stravolto.

« Ahhh... M-M... M... Ma... come sapevi... stavolta... da dove...?».

« Certamente... avevi ragione... la mia Foundation mi fa sentire i movimenti altrui dal terreno.» disse piano Ev, mentre le Rocciasezioni si riunivano a lui. « Ma questo include qualunque corpo collegato al suolo... anche gli alberi su cui ti sei spostato.».

‟ Gli alberi...?”. Lo sbalordimento di Derow non poté che aumentare a quella notizia.

« Quando ti ci muovevi, quando piantavi i tuoi artigli in essi, provocavi delle vibrazioni anche minime del loro tronco: anche se difficili da percepire, anche quei movimenti venivano catturati dal terreno... e la mia Foundation mi dava la facoltà di captarli. Non è stato facile, ma al secondo tentativo sono riuscito a individuare con precisione i tuoi ultimi spostamenti. Sì... anche quando ho parato il tuo penultimo colpo avevo iniziato a seguire la tua posizione.».

« Già... da quel... momento...?». Proprio allora, il collo di Derow si rilassò nel ripiegare il viso indietro, con gli occhi che gli si chiusero con uno scocciato « Danna...zio... ne...».

« Mi spiace, Derow... ma alla fine... la causa della tua sconfitta... è il fatto stesso che tu abbia voluto servirti del tuo ambiente naturale.» finì Ev, mentre l’avversario aveva appena perso conoscenza, definitivamente k.o.

 

 

-Nota dell’Autore-

E alla fine … ecco il capitolo 4! Non pensavo di metterci così tanto. Spero però che il risultato sia piacevole.

Come va, amici lettori? Spero tutto bene. Cosa, se ero morto? No no. Quasi però. Ammetto che sto iniziando a perdere un po’ di colpi... ho come l’impressione che le storie fantasy non siano più tantissimo alla mia portata.

Oh, non voglio dire che non voglia continuarla più. Però può darsi che la interromperò per una circa i temi che ho trattato di più (e i miei lettori del passato sanno bene a che sezione mi riferisco) ma si vedrà in futuro. Dovrò anche un po’ pensarci sopra.

Comunque, ringrazio chi legge, e anche Total Nintendo Drama (che mi ricordo il nome completo, yeee!) e Mr Crossover che mettono recensioni quando possono. Grazie, amici.

Direi che per la Nota per ora è tutto, auguro a ciascuno che è passato e che ha letto fin qui un buon proseguimento. A presto!

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Capitolo 5
*** La Piana dei Pilastri ***


Capitolo 5 – La Piana dei Pilastri.

 

Con il sopraggiungere del suo svenimento, gli artigli e tentacoli della Foundation di Derow presero a spezzasi in frammenti che si dissolsero nell’aria, mentre il Sign sul dorso della sua mano, tornato brillante per qualche istante, si spegneva nuovamente a partire dalle estremità delle proprie venature fino al loro centro.

« Grooooo...».

La sconfitta del guerriero della foresta portò i due Leokàmi che avevano seguito la parte dello scontro nella radura ad assumere un atteggiamento più impaurito. Quando videro lo sguardo di Ev andare alla loro direzione, questi lanciarono un verso ben più rumoroso e pieno di timore, nel gettarsi via da dove erano venuti.

Una volta che se ne furono andati, Ev si piegò immediatamente su un ginocchio, ansimando.

« Anf...» sbuffò lui, guardandosi distrattamente le Rocciasezioni della Foundation: non l’aveva avuto, il tempo di notarlo... ma erano così pieni dei graffi infertigli da Derow, graffi così profondi, che era incredibile che fossero ancora pezzi unici... dopotutto, non più tardi di qualche istante fa, era già riuscito a sfondare parte della loro robustissima roccia.

Ma non poteva stare fermo lì, e lo sapeva. Si risollevò sul ginocchio, e tenutosi una mano sulla spalla ferita procedette più in fretta possibile al di là della radura, lasciando solo Derow sul posto, con un pensiero preciso in mente.

‟ Sein... Cabel...”.

Quei due Leokàmi sembravano rimasti spaventati dalla vista della sua vittoria, ma stava a significare che se ne sarebbero andati insieme ai loro? Se non era così, potevano aver già attaccato i suoi amici... qualcosa che doveva impedire a tutti i costi...

Uscì dal tratto di foresta in cui l’incontro l’aveva trascinato, e tornò così alla ̔ fossa’ in cui erano rimasti intrappolati dalle bestie.

« Ev!».

Appena arrivato, venne accolto dalla voce di Sein, che insieme a suo fratello Cabel si trovava proprio al di sopra della radura a conca, entrambi con le armi in pugno. Con suo grande sollievo, non vide alcuna traccia dei Leokàmi che l’avevano circondata.

« Ehi, amici!» sorrise Ev, sollevato, mentre questi gli andavano incontro.« Siete tutti interi?».

« Beh, sì.» si toccò i capelli Sein.« Poco fa quei Leokàmi hanno ruggito come matti e si sono dispersi ai quattro venti. A quel punto siamo usciti da questa trappola usando l’albero abbattuto da Derow come ponte...».

« Dal momento che sei tornato, suppongo che il motivo del loro abbandono sia il fatto che tu abbia sconfitto quel pazzo di Derow.» suppose Cabel. Il suo sguardo si era posato sulla Foundation ̔ trasformata’ di Ev.

« Sì, è così.» annuì Ev seguendo il suo sguardo. Visto l’apparente pericolo sventato, non aveva più bisogno di tener attiva la sua Foundation. Frammentò anche la propria come era accaduto a quella del suo avversario battuto, ritirandola all’interno del Sign del suo braccio.« D’altro canto, sono io il più forte, AHAHAH... ahi, fa male ridere...».

« Ti ha conciato per le feste, eh?» osservò Sein, guardando la ferita sulla sua spalla – a cui si aggiungevano quella sulla schiena e le altre ricavate sul volto e in altri punti.« Sarebbe meglio darci un’occhiata...».

« Non voglio sembrare menefreghista a riguardo, ma dovrà tenersele tamponate come potrà, per il momento.» disse bruscamente Cabel, lanciando un’occhiataccia ai dintorni.« I Leokàmi se ne saranno anche andati, ma niente ci garantisce che passato lo spavento non tornino a cercarci, il che significa che dobbiamo raccattare in fretta le nostre cose e alzare i tacchi.».

« Accidenti, hai ragione tu, Cabel!» realizzò le sue parole Sein con apprensione.

« Vi aiuterò anch’io...» propose Ev, seppur con evidente stanchezza.

« No, conciato come sei conviene che ti riposi.» obiettò Cabel, mentre riponeva nel fodero sulla sua schiena la Misàchi.« Riprenditi dallo scontro, ci occupiamo io e Sein di recuperare tutto.».

« Ma-».

« Niente ̔ ma’, ci saresti solo d’intralcio.».

« Lascia fare a noi, dopotutto tu hai fatto abbastanza mettendo k.o. quello squilibrato.» gli rivolse un occhiolino Sein.

« Uff... ho capito...» sbuffò Ev, abbandonandosi a sedere sull’erba del terreno.

Così, mentre il ragazzo con la Foundation si occupava di tenersi con qualche pezzo della parte bassa della propria maglia le profonde ferite inflittegli, i due fratelli riuscirono a trovare il modo di far uscire anche la Salamandra-Lupo da trasporto dalla fossa, e raccolto tutto issarono Ev sopra la cavalcatura, dandogli anche un panno da premere meglio sulle ferite, presero con loro parte dei propri bagagli per non rallentare troppo la Salamandra – in quanto già carica sia del resto che di Ev stesso – e si affrettarono a mettere più distanza possibile tra loro e il luogo dell’agguato.

Forzarono la marcia per un bel po’ di tempo, ma stava di fatto che nonostante fosse ormai calato il buio riuscirono comunque ad attraversare le ultime fila di alberi e a proiettarsi all’esterno della pericolosa boscaglia, incolumi.

« Finalmente fuori.» sospirò sollevato Sein, guardando alle spalle l’oscura uscita della Foresta Fronderoccia.« Viste le premesse, spero di non rimettere più piede in quel posto...».

« Lamentati dopo, non possiamo stare fermi qui davanti.» cercò di guardare più lontano Cabel.« Il cielo stellato ci dà una mano... c’è ancora abbastanza visibilità qua fuori, e laggiù vedo un’altra scarpata simile a quella che abbiamo disceso per arrivare qui... Arriviamoci in fretta, laggiù dovremmo essere abbastanza lontani dalla foresta da non rischiare di vederci aggrediti da quelle bestie.». Quindi procedette con grandi passi nella direzione scelta, seguito altrettanto in fretta da Sein e della cavalcatura montata da Ev.

Infine, raggiunsero di nuovo la pietraia facente parte della montagna del canyon precedente. La fortuna li guidò ad una sorta di piccola caverna naturale nascosta nella roccia del sentiero raggiunto, che si prestava molto bene per accamparsi. Scaricarono quindi il loro carico, con Cabel che trasse dei rami facenti parte delle loro cose e li dispose in un punto.

« Siamo sicuri però che sia bene accendere il fuoco?» gli domandò Sein, un po’ incerto.« Sai, pensavo a chi ha preso in consegna Lira... finora abbiamo sempre cercato di evitare di accenderne proprio per non richiamare l’attenzione dei suoi rapitori...».

« Anche se lo vedono, non abbiamo molta scelta.» rispose il fratello.« La priorità qui è di occuparci delle nostre ferite, e non possiamo certo farlo al buio. Comunque, considerata la direzione in cui si sono diretti e dove teoricamente dovrebbe sbucare il labirinto naturale della montagna da cui dovremmo riprendere a seguire le tracce, l’angolazione della caverna dovrebbe renderci difficili da individuare...». Detto questo, con l’aiuto di un acciarino, diede fuoco ai rami, accendendo il falò.

« Uh...» gemette Ev nel scendere intanto dal dorso della Salamandra-Lupo. Non è che il panno che gli avevano passato poco prima di partire avesse fatto tutto sto gran lavorone nel tener tappati le ferite: aveva un bel po’ di rivoli di sangue che gli scendevano dalla spalla e dalla schiena.

« Ce la fai?» gli si avvicinò Sein.

« Sì... Sì, certo... è solo che ho perso un bel po’ sangue, niente di più...».

« Sarà bene occuparsi di quelle ̔ cicatrici di guerra’, allora.» disse Cabel.

« Giusto.» concordò Sein.« Avanti, togliti la maglia, che ci diamo un’occhiata.».

A quella richiesta Ev divenne paonazzo in volto, e con uno scatto inaspettato balzò indietro affermando:« T-TOGLIERMI LA MAGLIA?! NO, FACCIO DA SOLO, GRAZIE!».

« Eh?» piegò la testa Sein, sorpreso dal suo atteggiamento.

« I-Intendevo dire... coff coff...» voltò lo sguardo il ragazzo con la Foundation, tossendo per darsi un tono.« … mi... mi occupo io delle mie ferite... lasciate fare a me.».

« Da solo?» ripeté il fratello più giovane tra i due amici.« Anche per la schiena? Guarda che sarebbe più facile se ti dessimo una mano.».

« State tranquilli... s-sono stato solo per mesi e mi sono occupato di ferite magari non peggiori di queste, ma ugualmente gravi.» li rassicurò Ev, serrando un occhio con quell’insolito rossore sempre in volto.

« Uhm...» fece Cabel, dubbioso.« Ti ricordo che hai appena detto di aver perso un bel po’ di sangue... sei certo di non aver bisogno?».

« N-No... ce la posso fare...».

Cabel rimase pensieroso. Poi sentenziò:« Come preferisci.».

« Ma dai, Cabel, non puoi dire sul serio: è malmesso, e una mano lo aiuterebbe di più.» protestò Sein.

« Il ragazzo è sicuro di farcela da solo, lasciamolo fare. Non siamo mica le sue balie.» chiuse gli occhi lui.« E poi, anche noi dobbiamo dare un’occhiata un po’ più approfondita alle nostre, di ferite: anche se le abbiamo sistemate abbastanza bene mentre Derow aspettava Ev per iniziare a combattere, un controllo più accurato ai ricamini che quelle bestie ci hanno procurato non guasta di certo.».

« Effettivamente...» dovette convenire il fratello minore, guardandosi il fianco dove la bestia che aveva dovuto fronteggiare aveva scavato, la cui fasciatura si era parecchio insanguinata, segno del sangue della ferita che era tornato a fuoriuscire, forse per via della corsa fatta. Lanciò un ultimo sguardo a Ev e sospirò:« Va bene... allora occupiamoci ognuno del nostro.».

« Chiaramente...» riprese Cabel, tornando a guardare Ev.« … se avessi bisogno di qualcosa, non esitare a chiedere.».

« Grazie... Grazie a tutti e due.» li ringraziò quest’ultimo, girandosi a prendere la propria sacca da viaggio con una mano e sedendosi girato dall’altro lato, mentre i suoi amici prendevano a loro volta i propri medicamenti.

Phew, c’era mancato poco, si disse... già era un miracolo che Derow non avesse graffiato un po’ più in alto, sulla schiena, oppure... beh...

Alla luce del fuoco, ognuno prese a occuparsi delle proprie ferite. C’era però da notare che Ev tendeva a rimanere più in disparte nel farlo, rivolto più all’ombra che alla luce nel togliersi la parte superiore del poco che la componeva e nel curare i propri tagli.

« Ti occuperesti meglio delle ferite girandoti in direzione del falò.» gli si rivolse Sein mentre Cabel gli dava una mano con il fianco.

« M-Mi viene meglio così, grazie.» chiuse gli occhi Ev, girando di poco lo sguardo, un po’ imbarazzato.

« Eh... strano te.».

« Avevi già delle ferite sulla schiena?» domandò Cabel, socchiudendo le palpebre: non gli era sfuggita che avesse alcune bende avvolte all’altezza della vita, mezze tagliate dai sanguigni segni delle unghie di Derow.

« Gulp... ehm... più o meno...» girò in fretta lo sguardo lui, deglutendo, intanto si passava con le dita una sorta di polvere tirata fuori da un’ampolla sulla spalla. Bruciava un bel po’.« Ah!».

In quel momento, una fiasca gli arrivò a pochi centimetri di distanza.

« Eh?» mormorò Ev, gli occhi color perla fissi intenti a guardarla.

« Prendila.» lo esortò il fratello maggiore di Sein.« È più efficace di quella polvere che stai usando.».

« Cos’è?» gli chiese il giovane.

« Un unguento ricavato mischiando al tutto frammenti di chele di Kàgide. Accelera di molto la cicatrizzazione, e non ci mette molto a fare effetto.».

« Uh... ok...» mormorò Ev, afferrando infine il contenitore. Ne versò un po’ sulla ferita che stava appunto curando: il liquido era pieno di scagliette, sicuramente i frammenti delle chele, ma il bruciore era più contenuto.

« Tieniti pure le fiasca intera, se vuoi.» disse Cabel, anticipando la sua domanda sul fatto che stava utilizzando una medicina che poteva servire a loro.« Io e Cabel ne abbiamo un’altra per noi.».

« A-Ah... allora non mi resta che ringraziarvi ancora...» sorrise Ev, abbassando un poco le spalle con un gemito sommesso per cercare di passarsi lo stesso unguento anche sulle ferite sulla schiena.

« Comunque, come si procede?» domandò Sein al fratello.

« Intanto, riprendiamo le forze: anche in piena forma non possiamo comunque metterci a cercare tracce con così poca luce, non in un territorio che conosciamo così poco... sarebbe troppo rischioso. Dormiremo qui, ma non appena sarà giorno dovremo rintracciare l’uscita di quella montagna che non abbiamo potuto attraversare e rimetterci a seguire le tracce di quei balordi. Il tempo stringe, e Lira aspetta soltanto noi per poterla salvare.».

« Giusto... e certo non ci esimeremo dal far saltare i denti a quelle carogne che la tengono prigioniera.» strinse un pugno Sein.« Non vedo l’ora di mettergli le mani addosso.».

« Naturalmente, stabiliremo dei turni di guardia per la notte.» continuò Cabel, serio.« Voi mettetevi pure comodi e riposate... visto che sono quello che ha preso forse meno sberle dei tre, farò io il primo. Poi sveglierò te, Sein, per il secondo turno. Poi toccherà di nuovo a me.».

« E io? Non faccio il turno di guardia?» girò la testa Ev.

« Certo che no, ti lasceremo tranquillo per questa notte.» rispose con semplicità la guida più anziana.

« Ma io-».

« Aaaah, basta ribattere sempre, Ev!» esclamò di punto in bianco Sein.« Capiamo il tuo volerti rendere utile, ma sei mezzo distrutto e queste ore di riposo ti servono di più che a noiatri, perciò accetta cosa abbiamo stabilito e basta, intesi?».

« I...Intesi...» annuì piano il ragazzo con la Foundation, un po’ impressionato dalla sua decisione.

Finite le medicazioni, e dopo che Ev ebbe indossato un cambio d’abiti che teneva nella sacca da viaggio identico a quello che portava prima e che il trio ebbe consumato una modesta cena a base di carne secca e gallette, il gruppetto legò ad un paletto che piantarono nella roccia la Salamandra-Lupo per essere sicuri che non scappasse – anche se anch’ella pensava più a riprendersi dagli spaventi e dalle fatiche della giornata, standosene accucciata a terra – e dispose delle coperte sul duro suolo. Ev e Sein si infilarono nelle proprie, mentre Cabel si sedeva accanto al fuoco con la sua gigantesca Misàchi da combattimento. C’era da notare che Ev si era messo più distanziato dai giacigli degli altri due compagni, quasi fosse diffidente nei loro confronti.

Ben presto, sia Sein che Ev piombarono in un sonno profondo. Cabel, con i sensi all’erta, accarezzava l’acciaio della propria arma. I suoi occhi scuri scrutarono Ev, mentre egli pensava:‟ Ev... Devo ammettere che non mi sono ancora fatto un’idea chiara di questo ragazzo. Per certi versi somiglia a Sein, eppure ho la forte impressione che ci sia qualcosa di... quasi fuori posto nella sua persona. Magari sono solo suggestionato dal fatto che non abbia voluto che lo aiutassimo con le ferite, o che ogni tanto arrossisca per un nonnulla... o che abbia rimostranze a svelarci perché non voglia far scoprire il suo Sign alle autorità...”. Scosse il capo, ‟ In ogni caso, è fuori dubbio che ci voglia aiutare. Ha rischiato la sua vita combattendo Ev per toglierci dai guai ed è anche tornato indietro a sincerarsi che stessimo bene. Non è un mio familiare come Lira o Sein, perciò qualunque sia la cosa che mi ha colpito di lui, rispetterò il suo silenzio... almeno per il momento...”. Quindi, tornò a visionare i dintorni.

 

Intanto, nella Foresta Fronderoccia...

Le dita delle mani di Derow iniziarono a muoversi, e il selvaggio guerriero iniziò ad aprire di nuovo gli occhi.

« Aaaah...» gemette lui, battendo le palpebre al buio.

Mosse la testa ai lati: non si trovava nello stesso luogo dove Ev gli aveva sferrato l’attacco finale. Era in un altro punto della foresta, dove riflessi chiari che dovevano essere prodotti da una vicina fonte d’acqua rischiaravano parzialmente l’ambiente circostante.

Furono quei riflessi e la luce degli astri splendenti che gli permisero di scorgere intorno a sé le sagome dei suoi stessi Leokàmi. Dovevano essere stati loro a portarlo fin lì, dopo la sua sconfitta.

« U...Ugh...» strinse i denti Derow, nell’alzare una mano e aggrappandola alla criniera di tentacoli del Leokàmi più vicino per tirarsi un po’ su. Trasse un po’ d’aria, poi sussurrò.« Ah... sì... ho... perso...».

Socchiuse gli occhi rossastri. Le botte che aveva preso erano servite a qualcosa... si sentiva particolarmente lucido. Realizzando meglio che mai la situazione.

C’era voluta una batosta del genere per...?

« Pff...» accennò un leggero sorrisetto divertito Derow. Pensò:‟ Bel lavoro... Ev... Ma una sconfitta resta una sconfitta... il che vuol dire che dovrò per forza renderti in prima persona i miei ringraziamenti...”. Infine, guardò di lato, in direzione della fonte d’acqua che produceva i riflessi poc’anzi descritti...

 

Nel cuore della notte, in un accampamento di tende dalla struttura quadrata inferiore...

« BELNOS, BELNOS!» esclamò un tale dal vestito con coprispalle e coprifianchi corazzati agganciati alla maglia con degli allacci tali e quali a quelli dell’abito di Sein che gli si collegano ad una copertura a protezione della gola, oltre a possedere anche dei copriginocchia bianchi aventi un cerchio diviso a due metà al centro, introducendosi di colpo subito all’interno di una di queste.

L’occupante della tenda, un uomo barbuto dall’aspetto simile a quello di un vichingo, intento a riposare a torso nudo su un’amaca stanziata in fondo alla stessa, aprì piano uno degli occhi con un grugnito infastidito.

« Che diavolo c’è, Laio?» rispose roco questo, girandosi sull’amaca.« Non ti avevo detto di non rompermi le palle mentre dormo?».

« Sì, ma... è tornato Zaehr!» replicò agitato Laio.

L’udire quel nome fu sufficiente a svegliare del tutto Belnos, che si gettò giù dal giaciglio in tempo zero, dicendo:« ZAEHR?! Sei sicuro?! A quest’ora della notte?!».

« Certo, non ho mica le traveggole!> protestò Laio.« Lui e gli altri sono tornati ora con i nuovi prigionieri.».

« Corpo di mille Grifodermi...» imprecò Belnos, prendendo in fretta e furia i propri vestiti.« Aspettami lì, che ci andiamo insieme!».

« Sissignore.» alzò un braccio in maniera disciplinata Laio. In meno di cinque minuti, Belnos si trovò fuori con una giacca bianca con diverse strisce di metallo che gli si congiungevano allo stomaco e che aveva anche intorno alle maniche, e pantaloni come quelli di Laio. L’accampamento, tenuto illuminato da fiaccole su alti piedistalli metallici disposte in punti strategici, non era troppo grande, ma lo era abbastanza da ospitare le più di venti tende presenti.

All’ingresso dello stesso incontrò con altri cinque uomini. Anche loro avevano il medesimo abbigliamento dell’uomo venuto a chiamare Belnos, e avevano con sé alcune Salamandre-Lupo femmina da carico.

« Guarda un po’ se quello non è il vice di Zaehr...» lo notò uno dei cinque uomini.

« Vedo che siete tornati molto tardi.» disse Belnos con voce burbera.

« Un’idea di Zaehr, con l’accampamento a poche ore ha preferito continuare la marcia anche se era già notte.» gli rispose un altro.

« Non che ci siano davvero dei pericoli, con lui in nostra compagnia.» aggiunse un terzo.

« O chissà, magari ci sperava in qualche imprevisto.» osservò un quarto.« Mi pare che di recente si stesse un po’ annoiando...».

« Questi sono dettagli, dov’è ora?» li interrompe Belnos.

« Ha accompagnato chi ha il compito di portare i nostri Sign-dotati nel carro-cella.» soddisfò la sua curiosità uno di loro.« Lo conosci, vuole sempre verificare con i suoi occhi che i nostri ̔ ospiti’ ricevano un’adeguata sistemazione... ahahahah!».

« Le squadrette di Eief e Kile ci hanno portato un totale di altre tre persone... non troppo male, per i tempi attuali. C’è anche una ragazza, tra di loro...» spiegò un altro.

Infatti, in un altro punto dell’accampamento, due delle guardie dell’accampamento stavano spingendo con l’aiuto delle proprie lance le tre persone catturate all’interno di un grosso carro su cui vi erano sbarre d’acciaio a formare una gabbia metallica in cui vi erano già un’altra decina di prigionieri.

« Tutti dentro... così... BENE!» esclamò una di quelle guardie, nel chiudere di colpo dietro alle tre persone sequestrate la porta d’ingresso che dava alla cella, situata oltre una sorta di cella più piccola affiancata in cui poteva piazzarsi una guardia per controllare i prigionieri, mentre il suo collega la chiudeva frettolosamente con una catena.« Forza, tendete verso le sbarre le vostre sporche mani: vi liberiamo dalle funi, così ci risparmierete la fatica di nutrirvi...».

« Molto bene...» sussurrò una terza persona che era con loro, nell’osservarli recidere le funi con le lance.

Quell’uomo doveva avere la stessa stazza, se non più maggiore, di quella di Cabel. Indossava pantaloni con gli stessi copriginocchia che avevano gli altri – quelli di Laio, insomma – con coperture per le gambe facenti parte degli stivali con strisce a V chiare che scendevano verso il basso, presenti in un’unica striscia pure sulla parte finale di ciascuna calzatura prima dell’estremità tonda in punta. Le parti basse erano coperte da un pezzo di ferro, con a fianco altre due coperture per l’anca quasi triangolari. L’armatura sulla parte superiore era robusta e divisa in due parti con le stesse strisce a V chiare dei coprigambe, unite da una sorta di cintura all’altezza del petto, e un pezzo di ferro davanti ai pettorali. Anche lui aveva coprispalle robusti e scuri, dietro a cui si intravvedevano due punte ferree. Per lo più le braccia erano del tutto scoperte, eccezion fatta per due polsiere estese con i lati in rilievo connessi da una striscia ciascuno. La sua testa presentava ben pochi capelli, solo due strisce distribuite ai lati della testa, lasciandolo praticamente pelato. Due basette gli si allungavano in basso dalle orecchie. Ma era il suo viso la cosa più particolare...

Sia sulla fronte che all’altezza del naso presentava due e dalle sopracciglia lunghe e cespugliose aveva delle brutte macchie dai colori venefici. Anche dal collo presentava una macchia simile, accompagnata da una più piccola. Anche alcune piccole ferite scure facevano a loro volta capolino su quel volto così deturpato, vicino agli occhi o alle basette, rendendolo ancor più rovinato alla vista.

« Zaehr, eccoti!». Era appena sopraggiunto Belnos insieme a Laio.

« Belnos, sempre pronto ad accogliere il tuo capo, mmh?» piegò il collo Zaehr. Il suo sguardo era apparentemente calmo, ma i suoi occhi mantenevano un’aria dura e, per certi versi, malsana, cattiva.

« Beh, sì...» ammise goffamente il vice. Guardò il carro-cella.« Ne abbiamo accumulati abbastanza di prigionieri, per ora, non ti pare?».

« Sì, possono andar bene.» ammise Zaehr.« Chi di dovere sarà soddisfatto del nostro lavoro, quando glieli porteremo.».

« Ne sono certo anch’io. Quindi... non resta che aspettare che torni anche Rios.».

« Già, e una volta che ricevuti da lui gli altri portatori di Signs che gli emissari che è andato ad incontrare hanno detto di aver catturato ripartirò appena possibile per consegnarli insieme a quelli che abbiamo accumulato qui.».».

« Dovrebbe tornare per domani, in base ai calcoli.».

« Lo so bene, probabilmente ci raggiungerà prima del tramonto. Intanto, fai una cosa: tornatene a dormire, e quando si sarà fatto giorno dai subito disposizioni ai soliti uomini perché si tengano pronti alla partenza.».

« Sarà fatto, Zaehr.» disse con umiltà Belnos, e insieme all’altro tirapiedi, Laio, si congedò dal suo interlocutore.

‟ Stupido leccaculi...” pensò Zaehr, con uno sguardo quasi disgustato, incrociando le braccia.‟ Ogni volta che lo vedo mi chiedo come faccio a sopportare la sua presenza... è così patetico vederlo sforzarsi tanto per mettersi sempre in luce con me. Ma se non altro è bravo a dirigere gli altri scagnozzi, il che mi risparmia un sacco di noiosi compiti.”. Girò gli occhi altrove. ‟ In ogni caso, Eief e Kile hanno eseguito a dovere i loro compiti. Tutto sta a scoprire se con questo carico siamo riusciti a far centro...”.

In quel momento, la sua attenzione venne catturata dalla gabbia dei prigionieri. Superò le guardie intorno ad esso, e pronunciò con fare noncurante, affiancandosi alle sbarre del carro:« Che c’è, signorina?».

Le sue parole erano rivolte ad una giovane fanciulla sui diciannove anni rannicchiata in quell’angolo della gabbia, tremante. I fluenti capelli di un rosso acceso le scorrevano sulla schiena, appoggiando sul lato destro del suo volto due ciocche lunghe e appuntite collegate ad una terza ben più grossa che si incurvava sul lato opposto verso una delle palpebre di un viso innocente, queste ultime ora chiuse in un’espressione spaventata nel tenere le braccia da prima legate abbracciate a sé stessa. Indossava una giacca verde scura che arrivava poco sotto l’anca, pressoché aperta se non per una coppia di lacci all’altezza dei seni di media misura che li tenevano collegati, con gli orli delle maniche cuciti in maniera da rimanere risvoltati e la parte sopra le spalle piegate dall’altra parte, mostrando i lati in rilievo. Anche in fondo alla stessa c’erano due parte rivoltate e cucite insieme per rimanere in quella posizione. Sotto portava una camicia abbottonata con il colletto a sezioni quadrate rivolto verso l’alto per coprirlo meglio, e una lunga gonna di tessuto bianco tenuta su da alcune fasce che si intravvedevano sotto la giacca. Due scarpette semplici di cuoio terminavano il suo look.

« Provi paura, eh?» dedusse Zaehr, osservando il suo rabbrividire.« Prima non sembravi terrorizzata a tal punto... Hai finalmente realizzato che non ci sono più possibilità di scappare?».

« Lasciala in pace, demonio!». Un altro degli uomini della gabbia era intervenuto, frapponendosi tra la ragazza e la figura dell’uomo.« Non le avete fatto abbastanza, portandola qui? Togliti di mezzo, oppure-».

« Chiudi il becco, verme.» replicò Zaehr, e senza alcun preavviso lo afferrò attraverso le sbarre della gabbia per l’abito e lo tirò contro il duro metallo.

« AGH!». La botta era stata tutt’altro che indolore.

« Non è con te che sto parlando... e qui dove sei non puoi permetterti di fare il gentiluomo.» sorrise lui, spingendolo di lato per la spalla. Gli altri prigionieri vicini lo afferrarono, chiedendogli delle sue condizioni, quindi tornò a rivolgersi alla ragazza:« Dicevamo? Ah già...» il suo tono si fece più compiaciuto, « Ti sei rassegnata, non è così? Rassegnata al fatto di essere alla mercé di Zaehr e dei suoi compari.».

« Io...» mormorò la ragazza. I suoi occhi azzurri si erano schiusi per assistere alla scena, e sembravano veramente impauriti. Schiuse piano le labbra.« … Io... potrei... potrei aver perso la speranza... sì...» scosse il capo, « Non... Non sono forte... e ho paura... ho così paura che... vorrei piangere...» serrò gli occhi:« Voglio tornare a casa... dai miei fratelli. Vorrei... essere forte come loro... ma ho paura... troppa paura...».

L’espressione gaia di Zaehr si spense. Sembrava aver perso d’un tratto quell’apparente interesse mostrato nel volerla tormentare. Poi si staccò dalle sbarre e le diede le spalle, allontanandosi da loro.

Una volta che ebbe troncato in quel modo la discussione, la sua attenzione si concentrò sull’uomo che l’aveva difesa di prima. Si avvicinò un po’ a lui, chiedendogli:« Stai... Stai bene?».

« Io sì... Non ti preoccupare, ragazza.» fece quello, scuotendosi mentre i suoi amici lo lasciavano andare.« Ma tu non avresti dovuto dargli la soddisfazione di sapere che hai paura. Anche se non lo ha dato a vedere quando se n’è andato, scommetto che quel bestione ne ha goduto un sacco.».

La ragazza si limitò a piegare la testa, sconsolata. Era una situazione così terribile... in balia di uomini violenti, e con il suo fato tutt’altro chiaro. Che le sarebbe successo? Cosa sarebbe accaduto a lei e a quei poveretti che erano nelle sue stesse condizioni? Sicuramente qualcosa di non buono... in cuor suo, sperò che almeno i suoi fratelli stessero bene.

‟ Cabel... Sein... datemi voi la forza...” pensò lei, con una lacrime agli occhi.

« Ehi, voi.» disse nel frattempo Zaehr alle guardie del carro-cella.« Fatemi un favore... vorrei che teneste d’occhio soprattutto la ragazza che c’è tra i portatori di Signs ingabbiati, se non vi dispiace.».

« Quella?» domandò la prima guardia, dandole un’occhiata veloce da lontano, « È solo una ragazzetta... perché dovremmo tener più d’occhio quella, quando ci sono un sacco di uomini forti intorno a lei che possono dar maggiori problemi?».

« Quelli non valgono nulla...» disse Zaehr.« Invece la ragazza ha più potenziale...».

« Eh? Non credo che...» iniziò a ribattere l’altra guardia. Per tutta risposta, Zaehr posò le braccia sulle loro spalle.

« Ragazzi, ragazzi, ragazzi...» sospirò il loro superiore, scuotendo il capo, « C’è una cosa che dovete sapere sulla vera forza... ed è che proviene dalla consapevolezza delle proprie possibilità e dell’accettazione propria condizione. Solo chi è conscio del suo stato davanti agli eventi è davvero in grado di trovare la forza per uscire dalle avversità...» socchiuse gli occhi « Ora, quella ragazzina ha ammesso apertamente di non essere una nullità, di aver paura... questo la rende più pericolosa di quegli altri pagliacci nella gabbia. Pertanto... fate come vi ho detto, se non volete che il peso di queste parole ve lo imprima nella carne.». Lasciò le loro spalle e si voltò per andarsene.

« Ma Zaehr-» cercò di replicare la seconda guardia, quando la prima lo tirò a sé avvisandolo:« Basta contraddirlo. Ricorda chi è lui... e che Foundation infernale possiede...». Infatti, mentre Zaehr cercava la strada della propria tenda, sul lato del bicipite del suo braccio destro rivolto verso il fianco destro, gli si poteva vedere lo stesso segno a mo’ di tatuaggio di venature verde scure esibito da Derow sulla sua mano sinistra e impresso anche sull’avambraccio sinistro di Ev... un Sign.

« Hai ragione...» mormorò l’altra guardia, disgustata.« Se solo gli va, può infliggerci torture indicibili con quella cosa. Pure Eief non voleva averci assolutamente nulla a che fare...».

« Nessuno sano di mente che lavori con Zaehr vorrebbe essere torturato dalla sua Foundation, mica solo Eief. E poi, in ogni caso, nessuno che si trova in questo accampamento può tenergli testa.».

« Tranne forse Akiow...».

« Non lo so... Akiow è davvero un tipo strano, non ho la più pallida idea di quali capacità realmente possieda, seppur sia innegabilmente fortissimo. Ma ho i miei dubbi in merito.» osservò la prima guardia.

« Uhm, già... chissà se i corpi senza vita di chi ha cercato questo posto e si è imbattuto in lui potrebbero darci un’idea chiara in merito.» si chiese la seconda guardia.

« Inutile pensarci troppo, torniamo invece a fare la guardia. Non vedo l’ora di finire il turno per farmi una bella dormita.» disse l’altra guardia, riprendendo la propria sorveglianza con il compare.

 

« Ci sei, Ev?».

« … zzz... eh?» batté le palpebre Ev, svegliandosi. Alzò la testa, grattandosela con un piccolo sbadiglio.« È già giorno?».

« Direi di sì, e da parecchio anche.» gli rispose Sein, proprio colui che l’aveva svegliato.« Accidenti, non credevo fossi un dormiglione... però è pure vero che ieri ne hai avuto di filo da torcere...».

« Uh? Quindi... NO, HO DORMITO DI NUOVO TROPPO?!» esclamò esterrefatto Ev. Ma il sole in alto era già di per sé una gran risposta a riguardo.

« Ebbene sì, ma non temere, Cabel è già andato avanti a cercare le tracce. Giusto per dare un po’ più di tempo a te per riprenderti.» lo rassicurò Sein.

« Uff... mi dispiace però.» sbuffò Ev, spostando via la coperta dalle caviglie.

« A me invece mi è piaciuta la tua reazione, vuol dire che le tue ferite sono già in condizioni ottime.» osservò la minore delle due guide.

Il ragazzo con la Foundation lo guardò un attimo, poi si tastò la spalla e la schiena. Ehi, era vero, si disse: ancora gli facevano male, ma era un dolore più che sopportabile. Riusciva a sentire sotto gli abiti che dovevano essersi già in parte cicatrizzate... e dopo una sola notte. Quell’unguento era veramente miracoloso.

« Fame?» gli chiese lui, allungandogli una galletta.

« Sì...» annuì Ev, prendendola e staccandone un morso.« Uhm... non dovremmo raggiungere Cabel?».

« Non preoccuparti, lui è il più assennato tra noi due, non farà mosse avventate da solo.» disse lui, sedendosi distrattamente.« Tornerà a momenti, vedrai: in base ai suoi calcoli l’uscita dal labirinto naturale era poco lontana da qui, come minimo avrà già ritrovato le tracce.».

« Aha...» mormorò lui, masticando. Ci fu un attimo di silenzio...

« Posso farti una domanda.» chiese ad un tratto Sein.

« Ah? Ehm, certo.» annuì in fretta Ev.

« Bene. Quando hai affrontato Derow l’altra volta, sono rimasto incuriosito da come hai respinto il suo ginocchio... Gli hai usato contro una luce verde chiaro... era sempre l’energia della Foundation?».

« Oh, sì, era quella.» ammise il giovane.« Durante i miei... allenamenti per controllare quanto più possibile la Foundation mi sono accorto che le linee verdi sulle dita trasmettono anche al palmo della mano molta energia, che può essere da lì liberata.».

« Oh-oh, interessante!».

« Però... non è tutta sta gran potenza, eheheh...» si toccò il mento Ev con un sorriso così così.« Quando viene liberata si disperde subito nell’aria... posso al massimo usarla per rallentare qualche colpo o per sbilanciare un corpo in equilibrio, come quello di Derow quando era su una gamba sola con il ginocchio sollevato.».

« Quindi è in questo modo che hai parato una ginocchiata del genere con la mano aperta... hai usato quell’energia per far rallentare l’attacco di Derow e poterla così bloccare...» comprese Sein.« Parola mia, la tua Foundation è sempre più intrigante.».

« Ti interessano proprio le Foundations.» osservò Ev.« Sembri attirato da ogni loro particolare...».

« È così strano? Dopotutto, una volta riportata a casa Lira, potremmo averne anche noi una in famiglia.» gli ricordò l’amico.

« A questo non avevo pensato.» sorrise il ragazzo.

« Allora, siete pronti?».

Proprio in quel momento, Cabel era spuntato da una piccola salita.

« Ah, Cabel!» si alzò subito Sein.« Trovate le tracce?».

« Ovvio.» disse serio lui.« Non passano certo molte persone da quella grotta, non c’era possibilità di sbagliarsi a riguardo. Proseguono verso un passo che sembra dirigersi al di là della catena montuosa... e se ci sbrighiamo li raggiungeremo anche noi.». Guardò Ev.« Ti senti a posto?».

« Sì, certo.» annuì Ev.« Credo di potermela fare anche a piedi.».

« Il che va bene, così potremo lasciare più bagagli possibili alla nostra Salamandra-Lupo. In marcia, dunque: Lira ci sta aspettando.».

In meno di cinque minuti, il gruppetto si rimise in cammino, diretto verso sud. Superarono la parte montuosa, aggirando le restanti montagne, fino a discenderla.

Dopo un tempo imprecisato occupato a seguire la scia dei carcerieri di Lira, dal duro terreno che componeva il suolo iniziarono a spuntare, sempre più numerosi, ciuffi di sterpaglie man mano che questo si faceva più pianeggiante. Allo stesso tempo, dei curiosi ammassi rocciosi si mostravano dal basso, la maggior parte simili per dimensioni e aspetto a pilastri naturali, altri semplicemente grandi come mura di edifici, disseminati per gran parte dell’area. Più lontano, un enorme picco svettava verso il vuoto di un precipizio che dava ad un altro paesaggio sottostante.

« Mmh...» fece Cabel, quando ebbe modo di sporgersi dal sentiero che sporgeva verso quel precipizio. Anche Ev ci si avvicinò, e che quando guardò di sotto notò uno dei fiumi della regione, e un’altra pianura anche più verdeggiante di quella c’era a Fìdi dall’altra parte della sua sponda.

« Questa dovrebbe essere la Piana dei Pilastri di cui abbiamo sentito parlare, vero, Cabel?» domandò Sein.

« Indubbiamente.» confermò Cabel.« Penso che da qui potremmo orientarci meglio, è un’area di cui i nostri colleghi ci parlavano a più riprese.».

« Meglio così. Comunque non mi pare di vedere le persone che stiamo seguendo, da quassù.» si attaccò a taglio la mano alla fronte Ev per cercare di vedere più lontano.

« Neanch’io... torniamo a seguire le tracce sul sentiero regolare.» si spostò da lì Cabel, tornando a seguire le impronte in compagnia di Ev, Sein e della loro Salamandra-Lupo.

Dopo un po’ arrivarono a breve distanza del picco avvistato un attimo fa. La strada era praticamente piatta ormai, non presentando più quasi nessuna pendenza.

Poi, mentre Cabel si piegava per studiare ancora le tracce con l’aiuto di Sein...

« Eh?» aguzzò lo sguardo Ev.

Sbagliava, o vicino ad una delle rocce della Piana vi era qualcuno?

« Cabel, Sein!» abbassò lo sguardo per chiamarli.

« Sì?» lo guardò Sein.

« Laggiù c’è...» indicò il ragazzo, quando si interruppe: non vi era più nessuno.« Ma...?».

« Che hai, Ev? Hai visto un fantasma per caso?» si rizzò con la schiena il ragazzo.

« No... non proprio un fantasma...» scosse piano il capo lui. « Ma... avrei giurato di aver visto invece qualcuno, più avanti...».

« Sarà la tensione, c’è da aspettarsi di veder arrivare qualcuno ad ogni passo, man mano che ci avviciniamo...» osservò Sein. Cabel, invece, mise una mano sull’impugnatura dell’arma sulla propria schiena.

« Dove hai detto che era di preciso, questo qualcuno?» domandò quest’ultimo. Sembrava nervoso.

« Laggiù, vicino a quelle rocce.» gli indicò di nuovo il punto da cui aveva notato la figura lui. Cabel si girò per andare a controllare.

Proprio allora un’ombra fuoriuscì veloce e silenziosa da dietro uno degli ammassi di roccia e arrivò in un istante sul gruppo, e fatti cadere lateralmente con un paio di spintoni in corsa sia Ev che Sein che si trovavano sulla sua strada balzò sulla Misàchi di Cabel, premendosi come una molla su di essa con le gambe e spingendolo in avanti in modo da far perdere l’equilibrio anche a lui.

« AH!» fecero Ev e Sein nell’impattare al suolo.

« Ugh!» esclamò Cabel, trascinato verso il basso anche dal peso della propria arma, ma prima che Cabel estraesse per intero il suo strumento da battaglia l’aggressore, tornato istantaneamente in posizione con una manovra acrobatica, lo raggiunse di nuovo, gli salì sulle spalle e si proiettò davanti a lui con una spinta verso il basso per sbilanciarlo un’altra volta, per poi atterrare sulle mani di fronte all’aggredito e colpirlo in piena faccia con due calci tirati in rapida successione grazie ad una rapida rotazione del busto.« OUCH!». I due colpi furono tanto devastanti che uno schizzo di sangue partì dal naso del fratello di Sein mentre questi si schiantò pesantemente lì di fianco.

« CABEL!» esclamò Sein, rialzandosi in fretta insieme ad Ev dopo quell’inaspettato assalto per soccorrere il fratello, quando però l’attaccante misterioso tornò dalle mani sui propri piedi vicino al corpo esanime del fratello, costringendo entrambi a non fare un altro passo.

Il nuovo arrivato che si era posto dinnanzi a loro era forse la persona più strana che avessero mai visto. Saltava subito all’occhio che il suo volto era mascherato: vi era infatti una maschera con varie linee, chiara, intorno alle fenditure per gli occhi... o meglio, per l’occhio, poiché mentre un occhio di un tenue verde chiaro era visibile, l’altro era coperto da una sorta di lente scura, che si allungava come una benda a circondare un elmo argenteo che gli copriva la testa. Quest’ultimo era formato da una parte frontale appuntita ai lati e al centro, con altre due sezioni a punta per lato parallele che si alzavano fino ad una fenditura da cui si vedevano spuntare capelli color mogano, in mezzo ai quali passava il tessuto che teneva la lente della benda. Quattro lunghe punte che potevano passare per ciocche di capelli scendevano in basso e lateralmente da quell’elmo, mentre dietro la schiena cinque anelli con una striscia in mezzo facenti parti di una catena terminante con una lama pendente di pugnale che gli fungeva quasi da coda di cavallo per com’era posizionata.

Per il resto, la sua struttura agile era coperta da una tuta scura integrale, con coprispalle e linee nere – queste affiancate ad altre bianche in una dicotomia nero-bianca – facenti parte di una corazza leggera con un simbolo composto da tre anelli, due laterali ed uno superiore a cui erano collegati – e con una cintura dall’allaccio dotato di due punte discendenti all’altezza del petto, dei coprigomiti e dei vambrace con due strisce nere continue tra di loro, una normale cintura gialla, dei copriginocchia neri con la circonferenza in rilievo, coprigambe con due linee a V ciascuna nere e degli stivali con una striscia a forma di T che li attraversava sopra i piedi, questi ultimi divisi da una linea ciascuno che arrivava ad un pezzo rotondo e una V nera disegnata sugli stessi.

« Ehi... tu...» ringhiò Sein, tirando fuori la lancia dall’alloggiamento sulla sua schiena.« Non so chi tu sia, né perché ci abbia aggrediti... ma stai lontano da mio fratello, se non vuoi che ti sforacchi come un colabrodo!».

Lo sconosciuto non rispose. Si limitò a squadrarli con l’iride verde totalmente inespressiva che si ritrovava, per poi muovere alcuni passi verso di loro... passi che si trasformarono in una corsa fulminea.

« COS...?» si sorprese Sein, vedendoselo arrivare di corsa tanto rapidamente. Questi appiattì una mano e cercò di colpire il fratello minore di Cabel con quella mano, che per fortuna il giovane evitò con uno scatto.« E va bene, te la sei cercata!». Strinse forte la propria lancia con una mano e la usò per sferrare un fendente obliquo che l’aggressore evitò senza sforzo, per poi rispondere con un calcio diretto verso il suo fianco destro, ma interruppe la mossa quando notò che la lancia nelle dita di Sein si era rivoltata e si stava spingendo verso la sua maschera. Questo lo spinse a usare il vanguarde sul braccio destro per pararsi da quel taglio potenzialmente mortale.

« SEI MIO!» fece Sein, tirandogli un pugno con la mano libera. L’uomo misterioso abbassò la testa e gli lanciò a sua volta un potente sinistro nella bocca dello stomaco che lo fece tremare tutto.« COUGH!». Immediatamente si ritrovò le ginocchia dell’aggressore intorno alla testa, e venne proiettato con una forza notevole a qualche metro più in là dal misterioso individuo appena posizionatosi sulle mani.« AH!». L’aggressore iniziò quindi ad effettuare alcune capriole verso Sein e con un impeto volante cercò di sfondargli lo stomaco con una ginocchiata che solo per un soffio evitò, lasciando che colpisse il suolo.

« HAAA!» gridò Sein, tirandogli un affondo della lancia mentre tornava in piedi. Questi afferrò con una facilità impressionante l’arma per l’asta e la trattenne per bloccare il colpo, e altrettanto facilmente trovò la via per spingere un pugno verso il suo volto.« OUCH!». La giovane guida barcollò, accusando l’attacco appena ricevuto, mentre l’avversario appiattiva di nuovo la mano e gli lanciava un colpo che, in apparenza, era inteso a sfondargli il cuore...

Ma quel colpo non arrivò mai al bersaglio, perché delle sezioni granitiche unite colpirono improvvisamente la sua testa corazzata tanto forte da spingerlo via come un fuscello.

Era stato Ev, che aveva evocato la propria Foundation e si era lanciato con un balzo potenziato dal potere della stessa sul nemico.

« Ohi...» si scosse Sein.« Grazie, Ev.».

« Scusami se ci ho messo tanto, ma è accaduto tutto così in fretta che non ho avuto il tempo di pensare a reagire.» disse Ev, con le Rocciasezioni della forma base della sua Foundation separate a fluttuare vicino ai propri bracciali. C’era da notare che tutti i graffi e gli altri danni che la mistica arma aveva riportato nel duello nella Foresta Fronderoccia non erano più presenti su di essa, apparendo intonsa come ogni volta che era stata sfoderata.

« Non c’è bisogno di scusarti... mi sa che mi hai appena salvato il culo.» replicò Sein.« Ma non è il caso di distrarsi, mi sa...» nel dirlo, serrò le dita sulla propria arma e la posizionò di fronte a sé.

Il nemico si era infatti già ripreso. L’occhio scoperto era ora puntato sulla Foundation di Ev, sembrando piuttosto interessato ad essa. Modificò la posizione del suo corpo, dunque, ponendo le braccia davanti a sé e divaricando le gambe.

‟ Arriva...” pensò Ev. E infatti l’individuo scattò... ad una velocità sorprendente, ancor di più di quella di prima.

« Quanto è...» esclamò Sein, gettandosi avanti e cercando di colpirlo con la lancia, non riuscendoci « … veloce?!». Apparve praticamente alle sue spalle, il pugno teso, ma Ev riuscì ad anticiparlo e a pararlo.

« UOOOOOOOOOOH!» gridò quest’ultimo, lanciando a sua volta un pugno potenziato verso il suo stomaco. L’aggressore si spostò e velocissimo arrivò alle sue spalle, ma Ev riuscì per un soffio ad anticipare il suo attacco, trattenendolo di nuovo con le Rocciasezioni.« Ora, Sein!».

« SUBITO!» esclamò Sein con un affondo rabbioso dell’arma, che però il nemico evitò tirandosi indietro. Quindi girò a velocità immensa intorno a Sein e cercò di calciare il suo collo.

« ALLE SPALLE!» lo avvisò Ev. Sein alzò d’istinto la lancia e la abbassò dietro alla testa, assorbendo il robusto calcio con l’asta dell’arma, mentre il nemico faceva una capriola all’indietro per allontanarsi.

« Come sei riuscito a vederlo da lì?» domandò Sein, sorpreso che con il suo corpo in mezzo e la velocità con cui l’aveva attaccato avesse anticipato l’attacco, rimettendosi in posizione.

« Non l’ho visto, ho avvertito il suo movimento.» gli rispose Ev.« È stata la mia Foundation.».

« La tua Foundation?».

« Sì, ma ora non abbiamo il tempo di parlarne.». Infatti il nemico si era fermato un attimo a studiarli, ma non c’era dubbio che sarebbe presto tornato alla carica.« Se non riesci a seguire i suoi movimenti, lo farò io per te. Fai attenzione a quello che ti dico.».

« Ok, amico.» annuì Sein.

Intanto il nemico era tornato alla ribalta. Sein cercò di attaccarlo ancora con la lancia, stavolta con multipli affondi, che però non riuscirono a colpirlo. Ev allora si allontanò con un balzo potenziato e ne usò un secondo per cercare di colpirlo mentre era impegnato a schivare, ma l’opponente si limitò ad abbassarsi e a respingere entrambi con un calcio ciascuno sufficiente ad allontanarli. Si proiettò quindi verso Sein, usando con un’unica mano una serie di colpi a mano piatta che lanciò in rapida successione, sotto le parole gridate il più velocemente possibile di Ev.« PUGNO DESTRO! SINISTRO! ANCORA IL DESTRO!».

« Ugh, ugh, UGH!» fece Sein nell’usare l’impugnatura della lancia per parare uno per uno quegli attacchi feroci. Intanto, Ev si avvicinò rapidamente al nemico e gli tirò un pugno potenziato dalle linee della sua Foundation, ma l’opponente lo evitò assestando un calcio al suo braccio. Questo diede il tempo a Sein a sua volta di allontanare l’opponente con uno dei propri, per poi lasciare che Ev gli si avvicinasse con un altro impeto potenziato dalla Foundation.

« UOOOOOH!» gridò ancora Ev, e il suo pugno potenziato stavolta colpì la parte alta dell’armatura del nemico con l’accompagnamento di un riverbero verde. Questo spalancò l’occhio, muovendo passi disordinati indietro con una crepa sulla corazza.

« PRENDI QUESTO!» esclamò Sein, lanciandosi con un attacco in diagonale con la lancia. Il nemico non rimase certo immobile a subirlo, così come non rimase a subire neanche il secondo colpo dato girando la stessa arma immediatamente dopo, quindi alzò i piedi.

« OCCHIO AI CALCI!» lo redarguì Ev, permettendo all’amico di parare i calci.« PUGNO DESTRO!».

« BASTA!» esclamò Sein, e con l’impugnatura della propria arma colpì con forza il braccio del nemico, costringendo a piegare una spalla, e approfittando di quel momento di anticipazione riuscì rapido come un serpente all’attacco a infliggergli una ferita in diagonale sul braccio, poi rigirare l’arma come suo solito e rigargli di striscio l’elmo metallico, facendogli anche saltare una delle punte di metallo dell’elmo mentre tentava di ritirarsi.

‟ È il mio turno!” pensò Ev, e di nuovo si gettò a capofitto nella mischia, portando indietro entrambi i pugni e facendo scintillare le linee verdi sulle sue dita « Duomaglio...» quindi scagliò i colpi contro lo stomaco del nemico « … TERRESTRE!». L’avversario lo notò subito si spostò ancora indietro, ma il guizzo dolorante inciso nella sua pupilla testimoniava che oltre a parte dell’armatura immediatamente sbriciolata doveva aver subito il colpo anche sulla propria pelle.

« Demoliamolo!» esclamò gasato Sein.

Il nemico, però, nel tirarsi indietro, afferrò le mani di Ev che aveva spinto avanti per attaccarlo, quindi si lasciò cadere indietro trascinando con sé anche il ragazzo.

« EH...?!» fece questi sorpreso, ma nel momento in cui toccò terra il misterioso avversario piegò le gambe e gli assestò dritto dritto nello stomaco una coppia di calci congiunti devastanti.« AAAAH!». In seguito all’impatto, Ev venne lanciato alle spalle del contendente, finendo nella polvere.

« EV! Brutto...!» digrignò i denti Sein nel lanciarsi istintivamente contro l’opponente. Questi, appena rialzatisi sfruttando lo stesso movimento usato per lanciare via il giovane con la Foundation, evitò il successivo attacco con la lancia e stampò una ginocchiata incredibilmente potente nell’addome che a momenti gli fece sputare fuori qualche organo.« URGH!». Poi, un furioso uppercut si abbatté sul suo mento, buttando a terra anche lui e facendolo sfortunatamente scontrare la sua scatola cranica con una delle rocce più piccole che spuntavano dal suolo, il che lo mise k.o.« OUCH!».

« HAAA!» gridò Ev, sprigionando un’ondata di luce verde per potenziare il seguente salto che lo portò con un pugno contro il nemico, il quale si spostò di alcuni passi per schivarlo. Sia Ev che lo sconosciuto si rimisero in posizione di combattimento.

Con Sein e Cabel fuori uso, ora era da solo a combattere... e chiunque fosse il nemico, era velocissimo. Sembrava quasi di affrontare di nuovo Derow, e come in quella battaglia doveva tornare ad affidarsi di nuovo alla propria abilità di rilevare i movimenti, se voleva avere la meglio.

Il nuovo avversario spalancò l’occhio e si lanciò contro Ev, iniziando con una moderata scarica di pugni agili e potenti. Ev predisse le mosse con accuratezza in maniera da contenerle con la Foundation, e con un movimento lanciò un calcio verso un possibile spiraglio, solo per venir bloccato dal vambrace sinistro dell’avversario. Seguì con un pugno potenziato, che venne anche stavolta evitato con prontezza da uno spostamento laterale dell’avversario, che in seguito tornò ad appoggiarsi sulle mani e gli rigirò un altro paio di potenti calci.

« UGH!» fece Ev, parandoli entrambi con entrambe le serie di Rocciasezioni unite, venendo però spostato abbastanza brutalmente dall’intensità dell’attacco. L’avversario balzò di nuovo sui piedi, e si girò subito per tornare in azione.

‟ Un pugno!” pensò Ev, spostando la testa per evitarlo, quando la mano del nemico appena usata si aprì all’istante e gli afferrò metà volto, tirandolo a sé « ...EH?!» e successivamente lanciandogli una testata in piena fronte che con l’aiuto dell’acciaio dell’elmo ebbe un effetto doppio sul giovane.« AH!». Sentì un rivolo di sangue scorrergli dalla fronte, mentre l’opponente alzava una mano appiattita, ma senza perder tempo Ev lanciò alla cieca un uppercut potenziato che il nemico evitò appena. Alzò poi una gamba che prontamente il ragazzo con la Foundation parò con i suoi scudi rocciosi, ma il colpo venne premuto tanto forte sui bordi delle Rocciasezioni da abbassare quelle protezioni e permettergli di far avanzare un altro pugno in direzione del ragazzo.

« HA!» fece Ev, respingendo con forza il suo pugno con l’altra serie di Rocciasezioni e cercando dunque di colpirlo con un pugno all’armatura. Con un movimento incredibile l’opponente si tolse da quella posizione, spostandosi velocemente tramite capriole, correndo in seguito nuovamente incontro ad Ev e saltandogli addosso con un doppio calcio teso. Il ragazzo ricorse a tutte e due le serie di Rocciasezioni unite per contenere il colpo, che lo spinse un po’ indietro, ma nel farlo l’avversario aveva piegato le ginocchia e le punte dei piedi per piegarsi in avanti e saltare di nuovo verso di lui, cadendo al contrario e tirandogli contemporaneamente un rapido ma efficace colpo di taglio alla nuca.« AUCH!». Poi cadde al suolo sulle mani e si lanciò più lontano, piazzandosi nuovamente nella sua posizione di guardia.

‟ Che... botta...” pensò dolorante Ev, ponendosi di fronte al nemico.‟ Le ultime mosse... quella mano che mi ha afferrato il volto... e quel salto... Sta cercando di mettermi all’angolo spacciando alcune delle sue mosse per semplici attacchi, quando in realtà li usa in maniera diversa da quella che sembra all’ultimo istante. Pur non conoscendo sicuramente la mia capacità di prevedere gli attacchi... ha trovato un modo efficace per contrastarla.”. Se continuava in quel modo, sarebbe stata questione di tempo prima che l’avversario prevalesse...

Solo una cosa poteva ribaltare la situazione in maniera decisiva: usare la modalità più offensiva della sua Foundation, quella con cui aveva già avuto la meglio su Derow.

Tuttavia, c’era qualcosa a frenare questa decisione, a prima vista facile da prendere: finora l’avversario non aveva usato niente che facesse supporre che lui stesse sfruttando a sua volta una Foundation. Sì, la sua velocità era incredibilmente simile a quella del già sconfitto Derow, eppure a parte quello non vi era stata nessuna manifestazione esterna di una Foundation. Non vi erano artigli, dettagli strani nella sua persona se non un normale vestito con armatura – a giudicare da come aveva potuto incrinarlo e frantumarlo – niente che facesse pensare a qualche particolare potere derivante da un Sign.

Se non aveva una Foundation, usare la propria al massimo avrebbe potuto avere conseguenze letali per quell’uomo. E voleva evitarlo... anche se era un nemico...

L’avversario intanto tornò all’attacco, lanciandogli un pugno contro le Rocciasezioni, spostandosi su di essa e poi muovendo il collo per muovere la catena dietro di sé perché la lama di pugnale a cui era attaccata oscillasse velocemente contro Ev. Questi lo evitò per un soffio, ma al contempo un pugno raggiunse la spalla del giovane. Proprio quella che si era da poco cicatrizzata.« UGH...!».

No... doveva tirar fuori la sua massima potenza. Era una questione di vita e di morte... per Sein, per Cabel, e anche per ciò che stava guidando il suo cammino...

Grida di agonia echeggiarono tutt’intorno...

I suoi occhi si spalancarono ancor di più, chiudendosi per un istante. No, non ce la faceva... non contro qualcuno senza poteri... come...

Quei dubbi quasi non lo fecero accorgere del pugno che stava per arrivargli addosso. Accidenti, aveva abbassato la guardia!

Il pugno in arrivo però venne bloccato ad un centimetro dagli occhi di Ev, in quanto un braccio possente circondò l’ascella dello sconosciuto mentre un secondo avvolse il suo arto superiore sinistro e il suo torso insieme, tirandolo indietro a forza. Sia Ev rimase sorpreso.

Cabel era tornato. Era riuscito ad approfittare della totale attenzione dell’avversario per l’unico combattente ancora in piedi per bloccarlo da dietro.

« Questa volta... tocca a me prenderti di sorpresa.» disse Cabel, con il naso ancora sanguinante, alzandolo un po’ di più. Il nemico cercò di divincolarsi dalla stretta menando calci e agitandosi, ma in risposta il fratello di Sein si limitò ad intensificare la stretta.

« Cabel...» sussurrò Ev.

« NON STARE LI’ IMPALATO!» ruggì Cabel.« APROFITTANE PER METTERLO AL TAPPETO CON UN DUOMAGLIO TERRESTRE!».

« Ah, sì, giusto!» acconsentì il ragazzo. Piegò dunque le braccia, iniziando a far brillare di nuovo maggiormente le linee

Il nemico riconobbe subito l’esecuzione della mossa a cui prima era scampato, e cercò di assestare delle testate all’indietro al suo aggressore.

« Tsk...» chiuse un occhio Cabel, sentendo il metallo dell’elmo premere su di lui, ma non accennando a indebolire la stretta. Anche se non era facile, trattenerlo... quel tipo era incredibilmente forte...

« Eccomi!» spalancò gli occhi Ev, che con scintille elettriche avanzò i pugni, « Duomaglio... TERRESTREEEE!» pugni che sprofondarono in pieno in ciò che restava della sua corazza e nel suo stomaco.

La parte di corazza si spaccò del tutto, e l’occhio visibile dell’uomo mascherato si sbarrò in un nanosecondo, con lui che rimase impietrito per alcuni momenti... Infine, si afflosciò tra le braccia di Cabel.

« Anf...» sospirò Ev. Finalmente avevano concluso... sperando di non aver provocato senza volerlo provocato danni eccessivi al suo avversario.« Fatto...».

« Ungh...» fece Cabel, piegando un po’ una gamba. Poi disse:« Un colpo... incredibile. L’ho sentito anch’io da qua dietro...».

« Ma non l’avrei mandato a segno così facilmente, se non mi avessi dato una mano tu. Ti ringrazio, Cabel...».

« Mmh.» chiuse gli occhi lui, mollando l’avversario appena messo k.o. Il suo corpo si distese al suolo...

… e la sua mano si appoggiò al suolo per frenare la caduta.

« Ma...?!» esclamò allora Ev, quando improvvisamente l’individuo mascherato si ruotò sulle braccia per l’ennesima volta e lanciò dei calci intorno a sé, colpendo Ev ed allontanandolo, mentre Cabel riuscì ad evitarlo per riflesso incondizionato, poi l’individuo tornò in piedi e si distanziò da loro con diversi saltelli.

« AHI!» fece al contempo Ev, colpito al braccio. Fissò quindi incredulo l’avversario.« Co... Come fa ad essere ancora in piedi?! Eppure l’ho preso in pieno con il Duomaglio!».

« A quanto pare è più resistente di quanto credessimo.» disse il fratello di Sein, estraendo deciso la Misàchi sulla schiena e tenendola davanti a sé in orizzontale.

Il loro nemico rimase a fissarli uno per uno. Il suo ginocchio destro e il suo busto tremavano parecchio... anche se era ancora in grado di battersi, di certo doveva aver subito dei danni molto pesanti dall’ultima mossa ricevuta.

‟ Forse possiamo metterlo al tappeto per davvero, adesso...” fu il pensiero di Ev a quella vista.

L’avversario continuò a squadrarli... finché il suo sguardo andò altrove, e inaspettatamente si lanciò nella direzione che stava guardando, alla sua destra.

« Cosa?» si sorprese Cabel.

« ASPETTA!» gli corse dietro Ev, seguito da Cabel. Certo che era un bel deja vu... proprio come Derow, anche lui si era dato alla fuga, ad un certo punto, anche se nel suo caso era solo un espediente per poterlo attaccare a sorpresa dagli alberi.

Purtroppo, l’avversario misterioso rimaneva più veloce nonostante i danni subiti, e li staccò con agilità lungo la Piana dei Pilastri. Superò varie formazioni rocciose sporgenti dal sottosuolo, finché non si dileguò dietro ad una delle più grosse. I suoi due inseguitori girarono la formazione come aveva fatto lui, e...

« Che... dov’è finito?» si chiese Ev, guardandosi intorno. Era deserto lì dietro... niente alberi su salire o nient’altro dietro cui nascondersi.« È sparito?!».

« No, non è sparito.» disse Cabel, osservando un cumulo di sterpaglie poco lontano.« Guarda un po’ qui.».

C’era un passaggio molto profondo a terra, una specie di pozzo che sprofondava sempre più in basso, grande a sufficienza perché ci si potesse entrare una persona. Era davvero molto profondo, da quanto poteva vedere.

« Wow... aveva la via di fuga pronta!» esclamò Ev.« Dici che è naturale?».

« Ne dubito. Guarda la forma dell’apertura, è troppo ben squadrata per esserlo.» gli fece notare Cabel a quella domanda spontanea, e in effetti le pareti formavano un perfetto quadrato nel suolo.« Normalmente suppongo ci sarebbe dovuto essere questo coperchio, ma l’amico non deve aver fatto in tempo a piazzarcelo sopra...». Nel dire questo, diede un calcio alle sterpaglie vicine, rivelando sotto di esso un grosso coperchio dello stesso colore del terreno.« Sì, è decisamente artificiale: una sua piccola precauzione per ogni evenienza.».

« Che facciamo, dici che dovremmo seguirlo là sotto?» domandò Ev.

« No... non ne vale la pena.» scosse il capo Cabel, rinfoderando la Misàchi,« Le pareti di questo passaggio mi sembrano troppo ripide. Suppongo che quel tipo strano fosse allenato per scivolarci dentro, ma noi rischiamo di romperci l’osso del collo. Accontentiamoci di averlo scacciato, per ora, e torniamo indietro a vedere come sta mio fratello: non mi sembrava affatto morto quando sono rinvenuto, ma non mi sentirò tranquillo senza averlo prima controllato.».

« D’accordo...» annuì Ev, disattivando la propria Foundation.« Anche perché non vorrei che ci stesse attirando in una trappola.» aggiunse, sempre memore della battaglia con Derow con cui già questa aveva avuto grosse affinità.

I due compagni tornarono da Sein e dalla loro Salamandra-Lupo, la quale durante la lotta si era spostata solo di poco dal punto in cui l’aveva lasciata durante lo scontro. Quando furono sul posto, Cabel esaminò il suo fratellino, sentenziando:« No, è solo svenuto, per fortuna. Gli Stoinos non l’hanno guidato verso l’Altra Parte.».

« Che sollievo...» sospirò il ragazzo con la Foundation. Cabel, alzandosi, lo guardò con aria cupa.

« Una cosa, Ev. Hai dato il massimo in questo scontro?» gli domandò.

« Perché me lo chiedi?» gli disse Ev, curioso.

« Rispondi, per favore.» insistette Cabel.

« Beh, certo.» annuì Ev.« Cioè... quasi. Diciamo che...».

« Uff... lo supponevo.». Scosse il capo con quello sbuffo.« La tua Foundation non aveva la stessa forma di quando eri tornato dal tuo duello nella Foresta Fronderoccia.».

« La forma?» ripeté il ragazzo.« È vero, è perch-?».

Di colpo però le mani di Cabel si strinsero sulle sue spalle, troncando la sua frase.

« PERCHÉ?!» iniziò a reagire il fratello maggiore di Sein, dando sfogo ad una grande rabbia che doveva aver sentito crescere fino a pochi istanti fa, prima di decidere di lasciarla uscire.« PERCHÉ non hai usato la tua forza al massimo?! Ho visto di cos’era capace Derow, e per averlo sconfitto vuol dire che nascondi una potenza formidabile!».

« Perché...?» cominciò a rispondere Ev.

« Ma no!». Le sue mani si serrarono più forti sulle sue spalle, quasi stritolandogliele. La ferita della sua spalla pulsò.« NO, meglio contenersi, diamine! Meglio tenere tutto dentro!» la sua espressione, con la sua cicatrice e la rabbia che esternava, facevano paura.« Ti rendi CONTO che quell’individuo avrebbe potuto UCCIDERE Sein, me e anche te?».

« Lui... non aveva-».

« … una Foundation?! No, neanche a me è sembrato.» ringhiò Cabel.« Ma dal poco che ho visto quando sono rinvenuto, e da come si era evoluta la situazione e da dovunque traesse la sua forza, quell’uomo non era affatto un principiante, e ci avrebbe AMMAZZATI se ti avesse battuto! Avevi già rischiato molto contro Derow non adottando subito questo tuo potenziale nascosto, ma adesso...» inveì per un attimo, fissandolo ancor più negli occhi, « Maledizione, non hai pensato alla vita di chi ti sta vicino?! Ev, contenersi è inutile, se c’è in ballo la sopravvivenza di coloro che ti stanno intorno! Se dovesse ripresentarsi una situazione del genere, non usandola al cento per cento potresti condannarci tutti, È CHIARO O NO?!».

« Non...». Cabel sussultò un momento: Ev aveva abbassato lo sguardo, facendosi piccolo piccolo. Sembrava così indifeso, ora... e tremava, tanto è vero che si teneva un braccio per cercare di contenere il tremore.« Non... posso... Non ce la faccio... ad usarla al massimo... contro chi almeno non abbia... un’altra Foundation... per difendersi...» alzò piano una delle iridi grigio perla, divenuta lucida, piena di rammarico e spavento, mentre le sue parole divennero un flebile sussurro, « Non voglio... rischiare che uccida... qualcun altro...» le parole gli si attenuarono tanto quasi da spegnersi, nel pronunciare le ultime parole « Non ... di nuovo...».

̔ Di nuovo’?

Fu da quelle parole e dal suo occhio così irrequieto che il fratello maggiore di Sein comprese: Ev aveva paura... paura della propria Foundation, delle sue capacità che nascondeva... e non solo per ciò che potevano provocare a chi non avesse un’altra Foundation che potesse almeno tenerle testa... ma per via di qualcosa che doveva essere già stato provocato a danno di qualcun altro, con esiti evidentemente mortali.

E poi... la sua voce... C’era qualcosa che non andava, in quella voce. Vi era qualcosa di diverso dal solito, di molto diverso. Aveva sentito in essa dei toni familiari... come quelli di...

« Coff coff...» tossicchiò Ev. Poi disse:« Ti chiedo scusa... davvero.». Prese le mani a Cabel e glielo spostò piano di lato. Questi non oppose resistenza, mollando la presa. Il ragazzo si inginocchiò verso Sein, dicendo più deciso:« Sarà bene farlo rinvenire...».

« Ev... tu...» sussurrò piano tra sé Cabel, senza altre parole. Un dubbio molto forte si insinuò nella sua mente. E se quello che pensava era collegato alla paura che esprimeva verso la propria Foundation nel modo che supponeva, allora il fardello che portava era qualcosa che non poteva proprio giudicare così a cuor leggero.

 

-Nota dell’Autore-

Eeeeeeebbene sì, sono tornato!

come ̔ chi sei’? Ah beh, in effetti sono così in ritardo, mi avrete dimenticato :P E invece...

SONO TORNATO, GENTE!

E, come tradizione vuole dopo un periodo di sparizione, qualche piccola info.

Allora, dopo lunga meditazione inizio dicendo che non so per quanto questa fanfiction durerà né se effettivamente la finirò, a volte c’ho il vezzo e a volte no, e in più ultimamente sono parecchio impegnato. Però certo ce la metterò tutta per non tentennare di nuovo per mesi e mesi com’è già accaduto.

Ah, e per chi invece mi segue dall’altra sezione, quella Yu-Gi-Oh! … il mio progetto di una nuova FF, in caso non riuscissi a continuare questa o comunque per motivo X decidessi di sospenderla, si è rivitalizzato, MA ancora necessita almeno di arrivare a fine Agosto per avere la conferma definitiva della sua uscita. Diciamo che come una FENICE a volte non risorge dal FUOCO delle sue ceneri subito, anche questo richiede il suo tempo. Dopotutto, nemmeno i RE si eleggono subito, a volte, tantomeno questa fanfiction ipotetica, visto che anche lì ho avuto dei tentennamenti mostruosi – nemmeno mi fossi ritirato su un’ISOLA a meditare. Ma sicuramente non vi sto dando indizi, no no.

Anyway, vi ringrazio davvero per la pazienza, se mi avete aspettato... ci sentiamo alla prossima. O, come diceva un amico... see you!

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Capitolo 6
*** Il nascondiglio ***


Capitolo 6 – Il nascondiglio.

 

Non ci volle molto perché Sein si riavesse dalla sua perdita di coscienza: fu sufficiente dargli un paio di schiaffetti e strattonarlo un po’, per ottenere quel risultato.

« Ohi ohi...» si lamentò questi, chinando in su la schiena per sedersi e toccandosi la nuca, dove avvertiva la sgradevole presenza di un bel bozzo.

« Ben svegliato, Sein.» gli sorrise un po’ Ev.

« Ev... Cabel...» prima l’amico e poi il fratello Sein. Rimase un attimo disorientato, per poi chiese:« Dov’è finito quel tizio mascherato? L’avete sconfitto voi?».

« Più o meno... non ci darà altre noie, per ora.» rispose Cabel.

« Una mano?» gli chiese lui, tendendogli il braccio per aiutarlo a rialzarsi.

« Perché no?» rispose lui, afferrandoglielo e tornando su. Gli raccontarono quindi come si era evoluto lo scontro dopo la sua perdita di sensi, e alla fine rimase incredulo.« Ha resistito a quel colpo di Foundation... datogli da così vicino?! Siete sicuri che non ne avesse una anche lui che l’abbia aiutato in qualche modo a reggersi in piedi?».

« Se ce l’avesse avuta, dubito che non l’avremo notata.» osservò il fratello maggiore.

« Mah... Allora sapete cosa? Scommetto che è crollato subito dopo essersene andato.» affermò Sein, alzando un dito davanti a sé.« Non sfuggi a un Duomaglio di Ev così facilmente, no? La sua Foundation frantuma le armature, sicuramente sarà svenuto.».

« Probabilmente hai ragione.» annuì Ev, dicendo in tono altezzoso:« Dopotutto la mia Foundation è troppo forte, AHAHAH!».

Cabel lo guardò ridere con quella baldanza. Dopo il discorso di prima, era tornato il solito Ev... eppure niente gli toglieva dalla testa cos’avesse realizzato in quei pochi minuti...

Ciò che aveva intuito su di lui si collegava perfettamente con il suo atteggiamento e le sue azioni: sia di quando si erano accampati in precedenza, sia di quando Sein gli si avvicinava troppo... sia col fatto che nascondesse in qualche modo il suo Sign alle autorità e sia con la sua paura per la propria Foundation.

Si chiedeva solo di preciso come stessero davvero le cose...

« Comunque... secondo voi, chi era quell’uomo?» domandò Ev.

« Mmh? Ah, questa è un’eccellente domanda.» disse Cabel, uscendo dai propri pensieri.« Il fatto che avesse una via di fuga già pronta ci fa capire che non fosse uno passato di qui per caso, ma la sua identità... non ho proprio idea di chi potesse essere. Certo non era un uomo comune...».

« Mi sa che a furia di pensarci finiremo per prenderci un mal di testa per niente.» osservò Sein.« Onestamente, chi se ne frega di chi fosse? Basta che non torni a darci noia.». Prese da terra la propria lancia e se la rimise sulla schiena, « Che dite, ci rimettiamo in marcia?» per poi procedere verso la propria sacca da viaggio fattagli cadere dall’uomo mascherato quando l’aveva spintonato nell’approcciarli.

« Sì sì, aspettaci!» esclamò Ev, correndo a recuperare anche lui la propria.

I fratelli si misero di nuovo a rintracciare le impronte. Marciarono tutti e tre con la loro Salamandra-Lupo, incontrando dopo una ventina di minuti di cammino una gigantesca rampa naturale sempre irta da quella formazioni rocciose a pilastro che li avrebbe condotto ad una seconda parte della Piana dei Pilastri, quella più grande.

Scesi ancor più sotto, la vegetazione si fece molto più sviluppata di prima nello sterminato paesaggio naturale che si stagliò davanti ai loro occhi. Passando videro prati fioriti mossi da brezze leggere e anche qualche alberello cresciuto qua e là tra le immancabili pietre circostanti. Di tanto in tanto Farfalle Aracnidee, degli esemplari dalle ampie ali nere semi-trasparenti e otto zampe ciascuna come i ragni, si posavano sui fiori dai colori accesi che crescevano in basso, alcune succhiando il nettare per sé, altre usando dei fili sottili simili a quelli delle ragnatele per raccogliere più nettare possibile e portarlo alle loro larve nelle tane che si costruivano tra le rocce.

Videro anche dei branchi di piccoli animali molto caratteristici delle zone piene di bassa vegetazione e insetti/aracnidi volanti. Il loro aspetto era quello di piccoli, innocui mammiferi con tre minuti artigli scuri sulle zampe e alcune strisce di pelo che gli salivano a punta dalle zampe. Un’altra sezione di peluria attraversava loro gli apparentemente beati musi dagli occhi praticamente chiusi, passando vicino alle loro piccole orecchie triangolari. La parte più singolare che possedevano era sicuramente il dorso. Lì vi era come una seconda bocca, piena di sezioni triangolari a forma di denti, che aveva una duplice funzione: la prima era dare l’apparenza che l’animale fosse un carnivoro, per scoraggiare eventuali predatori; la seconda era secernere una sostanza adesiva che attraeva gli insetti che ci passavano vicino con il proprio odore, lasciandoli invischiati in modo che le sezioni poi si aprissero e facessero scorrere la sostanza insieme al malcapitato animale direttamente dentro lo stomaco. La loro vera bocca, invece, la usavano solo per brucare l’erba bassa. Erano conosciuti semplicemente come Fyur.

Comunque, i nostri procedettero girando vicino alla massa simile ad una grande collina che fiancheggiava la grande rampa naturale da cui erano scesi, dirigendosi verso il fiume che delimitava la pianura che avevano visto dall’alto. Arrivati dal corso d’acqua, Cabel sentenziò:« Pare che siano entrati in acqua... dovremo andare a vedere se sono usciti dall’altra parte del fiume, suppongo.».

« Ok.» disse Sein. Superarono il largo ed agitato corso d’acqua e si recarono dall’altra parte, iniziando a seguire la sponda per trovare anche il minimo segno del passaggio dei sequestratori di Lira.

Tuttavia, dopo duecento metri e anche più, non trovarono ancora il minimo segno della fuoriuscita dei loro inseguiti dal corso d’acqua. Non un’impronta di Salamandra-Lupo o di scarpe umane, se non quelle che stavano essi stessi lasciando.

« Ma dove accidenti sono finiti?» si lamentò Sein, spazientito.« È possibile che siano sbucati ancora più in là, Cabel?».

« No, non lo è.» osservò Cabel, guardando il fiume.« In questo punto la profondità del fiume si fa ben più alta, e con la corrente che diventa tanto intensa da portarti via senza sforzi non possono aver continuato a nuoto con una prigioniera. Devono essere per forza usciti da qualche altra parte.».

« Da dove però?» si chiese Sein.

« Quelli bravi a seguire le tracce siete voi... cosa proponete di fare?» domandò Ev.

« Mmh... vediamo...» si fece pensieroso Cabel, incrociando le braccia, « … l’unica cosa che mi viene in mente di fare è seguire al contrario il fiume fino a tornare dove le impronte vi entravano. Potremmo trovare qualcosa che ci è sfuggito.».

« Andata.» concordò suo fratello.

Tornarono quindi dentro il fiume – là dove l’altezza era ovviamente accettabile, l’acqua arrivava al di sotto del ginocchio – ripassandoci al contrario e costeggiando la parete dell’enorme massa rassomigliante ad una collina descritta prima, la cui superficie era coperta da copiosi strati di rampicanti che davano quasi l’impressione che l’intera sua superficie fosse un’unica pianta. Anche in quei punti la corrente non scherzava nonostante il basso livello del liquido, tanto è vero che un sacco di pesci di vario colore e dimensioni venivano spinti verso di loro mentre proseguivano. Ev non poté non dar loro un occhio, nel seguire i due fratelli: chissà che solletico gli avrebbero fatto se non avesse avuto gli stivali, si disse con spensieratezza. Intanto, alcune Rondini a Stella – grossi tipi di rondini piuttosto la cui posizione allargata delle due punte della coda, delle ali e la forma appuntita della testa ricordavano molto quella di una stella – si gettavano dall’alto con movimenti eleganti e fulminei verso l’acqua, catturando con i becchi alcuni di questi per portarseli via.

Adorava la natura... peccato solo che da un po’ di tempo non potesse godersela più come una volta.

« Aspetta...» sussurrò tra sé Cabel, avanzando verso la parte di fondale sotto il muro a fianco al tratto di fiume, e piegandosi verso di esso con una mano.

« Hai visto qualcosa?» chiese Sein, scuotendo anche Ev dai suoi pensieri.

« Sì...» annuì Cabel, guardando in basso.« Un pezzo di questa parete naturale è crollato... come se un grosso animale l’avesse fatto cedere con il suo peso.».

« Non potrebbe essere semplicemente stata l’azione del fiume, a lungo andare? Oppure è stato un qualche animale della zona...».

« Ho i miei dubbi a riguardo: non ho visto animali di grandi dimensioni qui intorno, inoltre i segni lasciati sulla roccia sembrano quelli delle dita delle Salamandre-Lupo... come se...». Il fratello di Sein tacque, guardando i rampicanti davanti a sé. Il fratello e Sein lo guardarono, mentre con sospetto afferrava i rampicanti e li spostava con il braccio.

Con loro grande sorpresa, dietro ai vegetali vi era un tunnel in penombra.

« Wow!» esclamò Ev.

« E-E questo?» si chiese Sein.

« Un’apertura nella roccia... chi l’avrebbe mai detto?» mormorò Cabel. Quindi, si isso sulla base dell’apertura e sparì dietro le piante. Ev e Sein fecero lo stesso, portando con sé la propria bestia da soma.

Una volta dentro, si resero conto dell’effettiva grandezza del tunnel: il suo diametro consentiva sicuramente il passaggio di vari uomini e Salamandre-Lupo.

« Dici che ci siamo?» sussurrò Sein al fratello maggiore.

« A questo punto, direi proprio di sì.» annuì Cabel.« Anche se questa superficie non conserva molto bene le tracce è fuori dubbio che possano essersi spariti solo qui dentro. Andiamo quindi a vedere cosa c’è oltre questo tunnel... ma con cautela. Ho un brutto presentimento...». Dunque andarono ancora avanti, proseguendo verso una fioca luce che li attendeva.

Non appena girarono l’angolo e sbucati così da dove proveniva la luce, Cabel che guidava la marcia fece loro segno di retrocedere, zittendoli con un silenzioso:« Ssssshhh!». Tutti e tre sbucarono con la testa da dietro lo sbocco, alla propria destra.

Erano arrivati all’accampamento dell’uomo chiamato Zaehr. Esso sorgeva su un vasto appezzamento di terreno spianato e roccioso, accanto ad un certo corso d’acqua sotterraneo. Le tende che si ergevano su di esse, illuminate sia dalle già menzionate fiaccole posizionate su piedistalli appositi che dalla soffusa luce azzurrina di un altro tipo di rampicanti di caverna che pendevano luminosi dalla volta sopra di esse, davano più o meno un’idea del numero di persone che potevano essere presenti.

« Toh... un ritrovo.» sussurrò Sein, guardando i brutti ceffi che si aggiravano tra le tende.« Penso che abbiamo fatto centro, gente.».

« Stavamo cercando quei tizi, e senza accorgercene ci abbiamo camminato sopra.» mormorò Ev.« Stavano proprio sotto la prima parte di Piana dei Pilastri che abbiamo attraversato.».

« Già... questa grotta all’interno della roccia è un nascondiglio perfetto.» osservò Cabel, stringendo le palpebre.« Essendo dentro una cupola naturale non può essere visto dall’alto, e i rampicanti all’entrata mimetizzano perfettamente l’unica via d’accesso. Se una delle sue loro bestie non avesse accidentalmente fatto crollare un po’ del terreno a contatto con il fiume non l’avremmo mai scoperto neppure noi.».

« Ok... supponendo che abbiamo ragione e che qui è dove hanno portato Lira, come facciamo a scoprire dove la tengono?» domandò suo fratello.

« L’unica è nasconderci dietro le tende più esterne e cercare qualche segno della sua presenza, possibilmente senza farci notare.» replicò Cabel.« Però non possiamo certo portarci dietro la Salamandra-Lupo. Sein, legala da qualche parte qua fuori e buttaci sopra le sacche tue e di Ev, tanto se non si muove il peso eccessivo non dovrebbe essere un problema.».

« D’accordo.» annuì Sein, obbedendo alla richiesta e portando via l’animale dopo aver preso in consegna anche la sacca di Ev. Tornato velocemente da loro, si cominciarono ad organizzare per mettere in atto i loro propositi.

Prima di tutto attesero che i vari residenti che si aggiravano nel campo non guardassero nella loro direzione. Quando si furono sincerati che nessuno potesse accorgersi della manovra, sgattaiolarono fuori dal tunnel e si nascosero alle spalle della tenda più vicina alla loro posizione.

Passarono quindi di tenda in tenda, anche se il giro di persone che si verificava per l’accampamento era abbastanza frequente che un paio di volte rischiarono di avere un incontro un po’ troppo ravvicinato con i suoi residenti. D’altronde, però, quando era ancora nel tunnel, Ev aveva pensato bene di attivare la propria Foundation, in maniera così da poter avvertire attraverso il terreno e in anticipo chi tendeva a venire nella loro direzione e quindi evitare di essere scoperti con più facilità.

« Occhio.» disse infatti ad un tratto il ragazzo, spingendo i compagni a fermarsi e a farsi più indietro mentre uno degli individui passava lì vicino. Per un attimo il brutto muso – un tale pelato con un’ascia da battaglia alla cintura – guardò verso la tenda dietro cui si erano piazzati con sospetto, solo per poi venir richiamato da qualcun altro e levare le tende.

« Grazie, amico... la tua Foundation è proprio utile per queste cose.» osservò Sein, nel passare con gli altri due alle prossime tende.« Vediamo un po’-».

« Lira!» esclamò Cabel in quel momento.

Erano arrivati nei pressi del carro-cella dove vi erano i prigionieri con i Signs. Lì dentro loro sorella Lira, più tesa che mai, riceveva parole di conforto dagli altri rapiti con cui si ritrovava. La stessa coppia di guardie che avevano parlato con Zaehr stavano nei pressi della gabbia, eseguendo con fare attento il loro dovere.

« È lei Lira?» domandò Ev, alludendo all’unica donna sul carro.

« Proprio lei... non ci si può sbagliare.» disse Sein. Davanti alla vista di lei intrappolata, le parole che pronunciò risultarono intrise di un profondo risentimento, e la sua mano fremeva come per afferrare la lancia sulla propria schiena.« Maledetti... guarda, dove l’hanno piazzata... neanche fosse un animale.».

« Questo gesto gli costerà caro... è una promessa...» sussurrò con la medesima furia il fratello. « Capisco come vi sentiate... sul serio... ma dobbiamo pensare a come liberarla, ora. Sia lei che gli altri prigionieri.» osservò Ev, comprensivo.

« Giusto...» ringhiò Cabel, chiudendo lentamente gli occhi nel cercare di contenersi, « Per quanto mi faccia... infuriare, questa cosa... dobbiamo mantenere la calma... o rischiamo di commettere passi falsi...». Dopo un secondo, si mise a riflettere, guardando bene.« Mmh...».

« Ehi... ci sono delle Salamandre-Lupo, legate al carro.» notò allora Sein, vedendo i tre animali assicurati davanti al posto del conducente in una disposizione triangolare, collegate allo stesso da supporti di legno.« Non è che stanno per ripartire?».

« Certo non le hanno attaccate ad esso per sport...» osservò suo fratello.

« Potremmo approfittare di questo fattore, no?» propose il minore.« Aspettiamo che escano dall’accampamento, li attacchiamo e liberiamo tutti...».

« Potremmo, ma non possiamo essere certi di quando e se effettivamente partiranno. Inoltre qui ci saranno una ventina o anche una trentina di persone armate, non sappiamo quanti di loro prenderanno parte a questa ipotetica partenza e anche contando le capacità di Ev restiamo solo in tre. Troppo rischioso.».

« Allora aspettiamo faccia notte, stordisco quei due di guardia e apro la porta.» propose Ev, mostrando le Rocciasezioni della Foundation.

« Anche questo è azzardato, perché se partissero prima di stanotte il piano andrebbe in fumo.» obiettò Cabel, « E di certo non è contemplabile farlo ora, ci troveremo subito l’intero accampamento contro... dobbiamo sempre considerare che potrebbe esserci qualche altro utilizzatore di Foundations in mezzo a loro, il che aggiungerebbe ulteriori problemi a quello dell’evidente inferiorità numerica a cui siamo sottoposti.».

« Ah... potresti aver ragione...» abbassò il capo Ev.

« E quindi che si fa? Ci rigiriamo i pollici mentre nostra sorella marcisce in una cavolo di prigione?» chiese con nervosismo Sein.

« Una soluzione ci verrà in mente... DEVE venirci in mente.» rispose Cabel.« Proviamo a continuare a girare intorno al perimetro dell’accampamento... Stiamo attenti ad ogni dettaglio, per trovare una qualunque idea che ci aiuti a tirar fuori da questa brutta situazione Lira.».

Tornarono quindi a girare lungo le tende più esterne del posto. Evitato anche un altro nemico che si accingeva a prendere dell’acqua dal corso sotterraneo, si accostarono alle spalle di un’ultima tenda, piazzata vicino ad un largo recinto pieno di Salamandre-Lupo da carico.

« Niente...» sussurrò Sein, scoraggiato.« Mi sono spaccato gli occhi per cercare un qualunque elemento da sfruttare che ci aiutasse a liberare Lira ma... non ho trovato niente!».

« Purtroppo ammetto che anch’io non ho trovato nulla di rilevante...» dovette confessare Cabel, sedendosi e battendo il pugno a terra.« Accidenti... eppure non possiamo arrenderci proprio ora...».

Ev non rispose, guardandoli mestamente. Anche lui non aveva trovato niente... l’accampamento era troppo difficile da approcciare di giorno. Di questo passo avrebbero dovuto aspettare la notte, ma sarebbe stato con molte probabilità inutile se fossero partiti, come avevano detto a Cabel. Forse avrebbero dovuto provare ad appiccare il fuoco l’accampamento per distrarli dal carro-cella? Ma li avrebbero notati comunque mentre cercavano di aprire la porta della cella, visto che il carro era parcheggiato piuttosto vicino al corso d’acqua sotterraneo, quindi sarebbero accorsi ad esso per spegnere il...

Un momento... il corso d’acqua sotterraneo?

Una luce si accese nella sua testa: ecco l’idea.

« Cabel, dove pensi che porti questo corso d’acqua?» domandò Ev.

« Il corso d’acqua, dici?» chiese Cabel, tirando un’occhiata al corso in questione. Quel largo ruscello viaggiava verso una depressione del sottosuolo a malapena illuminata dai rampicanti più vicini, piazzata poco più avanti.« Certo non è un affluente del fiume... suppongo che vada a perdersi in qualche caverna sotterranea piazzata chissà dove.».

« Noi ci spacchiamo il cervello a cercare il modo di salvare Lira e compagni di sventura e tu ti perdi con fiumiciattoli sotterranei?» lo guardò serio Sein.

« Guarda che è proprio per questo che ve lo sto chiedendo.» ribatté piano Ev.« Stavo solo pensando... e se spingessimo quelle Salamandre-Lupo per la via presa dall’acqua?».

« Le Salamandre?» ripeté ancora Cabel, guardando prima il recinto e poi l’anfratto in discesa. Poi sembrò capire.« Oh... tu vorresti...?». Ev sorrise, annuendo.

« Ehm, cosa? Non capisco.» si grattò il capo Sein.

« Credo che Ev stia proponendo di far sì che i presenti nell’accampamento si concentrino sul recuperare le loro stesse Salamandre-Lupo.» gli rispose Cabel.

« In che senso?».

« Ragiona, Sein, santi Stoinos: assumendo che quelle siano le cavalcature dell’intero accampamento, cosa succederebbe se le spingessimo a prendere quella via sotterranea?».

« Beh... uhm...» cominciò a ragionare Sein, « … vorrei evitare che si perdano nelle profondità della terra... e andrei a riprenderle...».

« Appunto.» confermò Cabel.« E considerando il gran numero di bestie che tengono, ci vorrà sicuramente un bel po’ di uomini per recuperarle tutte, non ti pare?».

« Sì, certo...». Anche lui realizzò subito il significato di ciò.« Ehi, sarebbe perfetto per noi!».

« Già, meno uomini a cui badare, maggior facilità nel liberare Lira e gli altri prigionieri.» confermò il fratello maggiore.

« Sembra una buona pensata, solo che... non si insospettiranno, davanti a questo ipotetico fuggi fuggi improvviso dei loro animali?» obiettò Sein.

« No, dato quanto è ben mimetizzato il posto dubito che gli salti subito in mente che qualcuno possa essere entrato nel loro covo a disperdergli le cavalcature.» disse Cabel.« Penseranno semplicemente a recuperarle il prima possibile, prima di poter formulare qualche ipotesi.».

« Potresti aver ragione...» mormorò Sein.« E va bene, dai, allora approviamo questo piano. Come mettiamo in fuga quelle bestie però?».

« Beh... con il fumo?» disse Ev.

« Il fumo?» ripeté Sein.

« So che le Salamandre-Lupo, specialmente le femmine, non tollerano le grosse esalazioni di fumo.» spiegò il ragazzo con la Foundation.« Ho sentito dire che la loro pelle inizia a scaldarsi al punto da indurle a scappare via anche per un chilometro quando si trovano in un ambiente che ne è troppo pieno.».

« Ah... giusto... ma mi pare troppo rischiosa come cosa, se cerchiamo di ̔ affumicarle’ il fumo verrà sicuramente visto nell’accampamento ancor prima di riuscire a farle fuggire.» ricordò Sein.« Come facciamo a generarne così tanto senza venir scoperti prim’ancora di averne prodotta la quantità necessaria?».

« Ehm... a questo non avevo pensato...» ammise Ev, toccandosi la testa, ma Cabel esordì dicendo:« In questo siamo fortunati: i rampicanti che nascondono questo rifugio all’esterno hanno la proprietà di produrre grandissime quantità di fumo quando bruciano. Se le disponiamo nei punti giusti e le accendiamo, dovrebbero liberarne un sacco tra le Salamandre-Lupo in un batter d’occhio.».

« Wow, questo non lo sapevo!» fece Ev, sorpreso.

« Sperando che poi se ne vadano nella giusta direzione.» disse il fratello minore.

« Lasceremo loro un’unica via del recinto aperta... in ogni caso dobbiamo rischiare, è l’unico piano valido che ci è rimasto.» osservò Cabel.« Forza, andiamo a procurarci i rampicanti necessari.».

In meno di cinque minuti, riuscirono ad andare e tornare con tutto il necessario. Protetti alla vista dalle masse delle numerose Salamandre-Lupo, dissotterrarono un pezzo della staccionata piantata nella roccia in maniera che gli animali avessero la via libera, che dava verso dove finiva il corso d’acqua sotterraneo, e ognuno di loro dispose un mucchio dei vegetali ciascuno in un punto diverso in mezzo al branco per poi smistarli nella recinzione delle bestie – ma tenendoli collegati tra loro – perché le esalazioni si diffondessero il più possibile tra le Salamandre. Quindi, armati ognuno di una torcia accesa da Cabel e sinceratisi ancora una volta che nessuno si avvicinasse troppo presto, diedero fuoco ai rampicanti.

All’istante, man mano che i vegetali bruciavano alla svelta uno dopo l’altro, emisero tanto di quel fumo da far concorrenza ad un banco di nebbia. Ma non c’era tempo per contemplare il risultato, infatti sia Ev che i due fratelli dovettero scivolare più velocemente possibile fuori dalle staccionate, per gettarsi al riparo dietro alle tende più vicine.

« Mmh?» fece uno dei residenti dell’accampamento, nel notare presto il copioso banco di fumo sollevatosi dal recinto.« Da dove diavolo viene quel fumo?». Proprio mentre lo diceva, un rumore di acqua calpestata da numerose zampe catturò la sua attenzione.

« GRRRUOOH!». Le Salamandre-Lupo già divenute irrequiete alle prime copiose esalazioni fumogene, dopo aver sbattuto sulle solide parti del recinto ancora in piedi, erano sbucate dal fumo ruggendo con le mandibole mezze chiuse dall’irrequietudine e gettandosi verso l’unica apertura disponibile, lanciati in linea retta in direzione della depressione del terreno.

« Per tutti i...!» cominciò ad esclamare subito, per poi correre verso il centro dell’accampamento e urlare a chiunque fosse nei paraggi:« ALLARMI! LE SALAMANDRE-LUPO SCAPPANO, LE SALAMANDRE-LUPO SCAPPANO!».

« Che cosa?». Zaehr era spuntato proprio da una delle tende vicine, venendo ben presto affiancato dal suo vice Belnos e da praticamente il resto dei membri del ritrovo.« Come è potuto successo? E cos’è tutto quel fumo?».

« Non ne ho idea, ma le Salamandre scappano verso le grotte sotterranee!» disse in fretta il tirapiedi.

« Tsé, che cavolo!» borbottò Zaehr, per poi comandare:« Tutti men che le guardie dei prigionieri con me, non dobbiamo lasciarle scendere ancor più in profondità!».

« Avete sentito Zaehr, ANDIAMO!» esortò a gran voce anche Belnos, e in capo a pochi secondi una gran processione di uomini provvisti di torce guidati da Zaehr stesso scattò via sulla scia delle Salamandre-Lupo, sparendo nella discesa che vi era sotto.

Le guardie rimaste lì intanto continuarono ad adempiere al proprio lavoro in silenzio, guardinghe come sempre... finché una di loro non si girò per poi venir colpita alla testa dalla parte non tagliente della lancia di Sein, arrivatogli alle spalle.

« OUCH!» fece questo, indietreggiando stordito.

« Ma che-?» si stupì l’altra guardia, quando Ev sbucò al suo fianco e gli tirò un pugno ben calibrato con la sua Foundation nello stomaco, mozzandogli il fiato e facendolo cadere a terra, esanime. Allo stesso tempo, Sein spedì a nanna anche l’altro con un secondo colpo alla guancia.

« Perfetto gioco di squadra.» fece l’occhiolino a Ev Sein, alzando anche il pollice in segno di vittoria. Ev rispose anche lui alzando il pollice con un sorriso, mentre Cabel usciva allo scoperto e raggiungeva le sbarre del carro-cella.

« Lira, stai bene?» domandò con premura il fratello maggiore.

« Cabel!» esclamò Lira, alzandosi dal suo angolino e raggiungendo le sbarre, incontrando le sue mani con le proprie. Il suo sguardo si era riacceso, vivo come non mai.« Cabel, fratello mio! Come... Come hai fatto a...?».

« ... Sein...» sussurrò la ragazza

« Cos’è, dubitavi che saremmo venuti?» le chiese Cabel, serio.

« No... no...» scosse il capo la giovane, con una voce così emozionata che quasi fece pensare che si sarebbe messa a piangere.« Lo sapevo... in fondo al mio cuore, sapevo che sareste venuti.. a salvarmi...». Poi notò Ev, intento a frugare delle guardia che aveva steso.« E quel ragazzo...?».

« Te lo spieghiamo dopo, adesso dobbiamo tirarti fuori da questa trappola.» le disse Cabel, accarezzandole le dita con fare rassicurante.« Non credo che lo stratagemma che abbiamo usato per allontanare questi figli di puttana non li terrà lontani troppo a lungo. Allora, le chiavi del lucchetto?».

« Questo non ce le ha .» scosse il capo il ragazzo.

« E neanche questo, accidenti.» sussurrò Sein, alludendo a quello messo al tappeto da lui.».

« Poco male...» sussurrò lui, avvicinandosi alla catena dietro alla cella ausiliaria riservata ad un’eventuale guardia.« Sia il lucchetto che la catena sembrano molto robuste, ma Ev dovrebbe essere comunque in grado di romperli con la sua Foundation. Ev?».

« Arrivo!» disse Ev, raggiungendolo e alzando i pugni.« Ora ti facciamo uscire di qui, signorina Lira.».

« Grazie...» chinò la testa Lira, grata, allontanandosi dall’uscita.

« Presto, liberateci!» esclamò uno dei prigionieri, sostenuto dall’agitazione degli altri sfortunati rapiti.

« Tranquilli, ci penso io.» alzò un pugno Ev.

« AAH!» gridò ad un tratto di soprassalto Lira, indicando altrove. Ev e i due fratelli della ragazza rivolsero la loro attenzione dove ella indicava.

Silenzioso come un’ombra, il misterioso assalitore mascherato che avevano incontrato nella prima parte della Piana dei Pilastri stava camminando verso di loro. Quando si accorsero della sua presenza, questi si fermò davanti a loro, fissandoli sia con il vacuo occhio scoperto che con quello dietro la lente rossa della sua benda. Era da notare come la sua armatura danneggiata nello scorso combattimento fosse stata rimpiazzata con una completamente aggiustata, ma identica nell’aspetto a quella precedente.

« Ancora lui!» esclamò Ev, uscendo dalla cabina per le guardie e disponendosi in posizione. Cabel anche aveva estratto la Misàchi, mentre Sein era fermo con la propria lancia.

« Sì è già ripreso?» domandò quest’ultimo, stupito.« Se la dev’essere presa pure comoda. Guardate, ha messo un cambio d’armatura.».

« Questo tipo sa di questo posto... lo dovevo immaginare, è un altro di questi individui.» ringhiò Cabel, serio. L’avversario non proferì parole come suo solito. Si limitò a sgranchirsi collo e polsi, assottigliando le palpebre.« Non possiamo concentrarci sul carro-cella con un nemico del genere appresso: dobbiamo abbatterlo in fretta. Se non altro non ci prende di sorpresa, questa volta...».

« Ok.» annuì Sein.

« D’accordo...» confermò Ev. Non senza una certa dose di preoccupazione... anche se stavolta erano in tre contro uno, se le cose fossero peggiorate, avrebbe potuto ricapitare ciò che l’aveva bloccato prima...

« Sono in tempo per la festa, per caso?».

A quella voce, sia il gruppo di Ev che il tizio mascherato notarono l’arrivo di un altro personaggio. Una cresta corazzata ad ala cingeva la sua testa, un vestito strappato che gli lasciava il petto scoperto – su cui vi era una leggera cicatrice a croce – gli era indosso, e un paio di occhi rossastri ricambiavano quegli sguardi ricchi di stupore.

Nientemeno che...

« DEROW?!» esclamarono in coro Ev e Sein.

« Quel tizio?!» si mostrò non meno sorpreso Cabel.

« Yo... ci si rivede.» salutò con la mano il vecchio nemico.

« Ma... che ci fai qui?» cominciò a chiedere Ev, mantenendo una certa diffidenza.

« Se con questa domanda intendi ̔ come vi ho rintracciati’, beh, ho seguito le vostre impronte.» rispose Derow.« Non sono il miglior cercatore di tracce del mondo, ma me la cavo piuttosto bene. Poi ho visto questo tizio con la maschera che sembrava essere anch’essi sulla vostra scia, così ho pensato di seguire lui che seguiva voi...».

« Ah...» sussurrò Ev.« E... saresti qui per...».

« … per saldare il nostro conto in sospeso, ovviamente.» affermò Derow, riprendendo a camminare verso di loro.« Forza: voglio la rivincita per lo scontro che abbiamo avuto nella foresta, e subito! Usciamo da qui e...» nel parlare, il tizio mascherato si buttò all’indietro con una capriola e gli arrivò vicino, minacciando di colpirlo con uno dei suoi calci rotanti su mani.« EHI!». Derow si spostò agilmente dalla traiettoria, tirandosi indietro con giusto un graffietto sulla guancia. Si pulì il sangue che gli usciva dalla guancia, seccato.« Che modi... non ce l’avevo mica con te.».

« Mi dispiace, Derow, ma non abbiamo tempo per questo genere di cose.» lo informò Ev.« Io e i miei amici abbiamo della gente da salvare, e dobbiamo già vedercela con questo qui per riuscirci.».

« Uhm...» fece Derow, guardando prima il carro-cella e poi l’uomo mascherato. Un sorriso gli mise in evidenza il canino.« Ora capisco... Beh, allora, se è solo per questo... in fondo, ti devo un favore...».

« Un... favore?» domandò Ev, innegabilmente incuriosito.

« Foundation.». A quel suono, gli artigli e i tentacoli che caratterizzavano la Foundation a base animale dell’ultimo arrivato si materializzarono sui suoi arti a partire dal Sign sulla sua mano sinistra. Questo mise ancor più in allarme Ev, Sein e Cabel, che mantennero più saldamente la loro posizione.« Se devi soltanto risolvere questa situazione, vorrà dire che vi darò una mano.»

« E... Eh?» fece Ev. Cos’aveva appena detto?

« Darci una mano... tu?» lo guardò Cabel, tutt’altro che convinto.

« Ve lo devo ripetere? Ci penserò io a mettere fuori gioco questo tizio mascherato.» sorrise Derow, alzando le mani davanti a sé con gli artigli tesi.« Dopodiché, quando avrai portato in salvo quelle persone in gabbia, potremmo combattere di nuovo...».

« No, aspetta, cosa ti fa pensare che dovremmo fidarci di un pazzoide ammaestra-Leokàmi come te?» obiettò Sein, totalmente allibito.

« Nessuno, ma tanto ormai ho deciso.» replicò lui.

« Cabel, che si fa?» si girò verso il proprio fratello Sein.

« Dannazione... nemmeno io mi fido molto di quest’assassino spietato...» mormorò Cabel, indeciso.« Però non abbiamo tempo...».

Pure Ev dava segni di esitazione. Era pazzesco... avevano dovuto combattere per la loro vita con quello stesso Derow l’altro giorno, e ora lui voleva loro dare una mano?

E il bello è che sembrava proprio intenzionato a combattere per loro... almeno apparentemente.

In ogni caso, come diceva Cabel, il tempo stringeva... e anche se lo faceva solo per soddisfare la sua voglia di vendicarsi, non poteva stare con le mani in mano... non sapendo quanto l’avversario fosse in gamba e quanto fosse essenziale metterlo fuori gioco. Quindi, si mosse avanti e si mise a sua volta in posizione, dicendo:« Allora mi unisco anch’io alla battaglia!».

« COOOSA?!» esclamò Sein.

« Ah?» fece Derow, guardandolo.« Hai intenzione di combattere con me? Dovresti sapere che sono contrario agli scontri impari.».

« Lo so, ma non posso semplicemente stare a guardare qualcuno che si batte per noi senza assicurarmi che non si faccia male... anche se si tratta di una belva umana che pensa solo ad una rivincita.» gli replicò Ev.« E poi quello che affronti non è un avversario normale: anche senza Foundation stava annientando sia me che Sein.».

« Uhm...» alzò lo sguardo Derow, pensoso. Poi chiuse gli occhi, sorridendo.« Ok... dopotutto, a me non piacciono gli scontri a numeri impari... e questo non è uno scontro...». Riaprì, gli occhi, deciso, « … è solo un ostacolo tra me e la scazzottata che bramo contro colui che mi ha sconfitto.».

« Dobbiamo PROPRIO lasciarlo fare?» domandò ancora una volta Sein a suo fratello.« Non è affidabile, quel Derow...».

« Non abbiamo tempo!» ripeté Cabel, privo di scelte in merito, dicendo quindi al loro amico:« Ev, aiuta Derow, voi due con le vostre Foundation dovreste riuscire a sconfiggerlo abbastanza in fretta. Intanto io e Sein ci occuperemo di forzare questa maledetta catena finché non avrai finito.».

« Va bene.» annuì Ev, e senza perdere altri secondi compì un balzo potenziato verso il tizio mascherato, un pugno teso in avanti.« UOOOOOOOOH!».

« HAAAAA!» fece anche Derow spingendosi a sua volta ad artigli spianati. L’uomo mascherato li guardò in fretta, per poi buttarsi indietro e schivare entrambi quegli impeti improvvisi.« Non mi scappi!». Così dicendo Derow scattò velocissimo e lanciò svariati colpi con le affilate estremità delle mani. L’opponente alzò i vambrace a sua protezione, ma a differenza di quando si scontrò con Ev cominciò subito a faticare nell’evitare di essere danneggiato direttamente da quei fulminei attacchi che gli rigavano le robuste protezioni, a tutta un’altra velocità a cui dover tener testa.

« ABBATTITORE TERRESTRE!» gridò il ragazzo dalla Foundation di pietra nel far rifulgere le linee sulle sue dita nel cercare nel tentare di colpirlo. Lo sconosciuto si abbassò, evitando sia il suo attacco che l’ultima scarica di quelli di Derow, per poi sferrare a ciascuno di loro un pugno che però il primo parò sulle Rocciasezioni mentre il secondo evitò in scioltezza. Proprio allora, i tentacoli sul braccio sinistro di Derow immobilizzarono il destro del nemico, e approfittando di quell’istante Ev afferrò il suo sinistro e, con un grido all’unisono « HAAAAAA!» gli assestarono allo stesso tempo una ginocchiata nello stomaco dopo averlo spinto a loro, spedendolo più lontano. Ma comunque il tipo non perse il proprio equilibrio, rimanendo in piedi.

« Bella coordinazione, non è vero?» scambiò uno sguardo con Ev il selvaggio alleato.

« Non parlare, dobbiamo metterlo k.o.» disse con la massima serietà il ragazzo, ancora molto diffidente verso Derow.« E poi, voglio che sia chiaro che non dobbiamo uccidere quest’uomo, anche se è un nemico, hai afferrato il concetto?».

« Batterlo senza ucciderlo? Ok... Si può fare...» annuì Derow, mostrandosi compiacente. Trovava difficile crederlo, si disse Ev: non si era fatto alcun problema a cercare di eliminare lui, Cabel e Sein l’ultima volta che si erano incontrati, pur di mostrare la superiorità e del suo branco di Leòkami.

Però era vero che c’era qualcosa di diverso in lui, rispetto all’altro giorno. Quando avevano incrociato le Foundations in battaglia, infatti, i suoi occhi erano perennemente animati da una furia omicida incredibile... eppure quel bagliore assassino non sembrava più presente nelle sue iridi. E anche i suoi ultimi attacchi, seppur feroci come sempre, forse erano leggermente – ma solo leggermente – più contenuti... Che cavolo gli passava per la testa?

Comunque stessero le cose, Derow era già partito di nuovo all’attacco. Tese le mani indietro e iniziò a muoverle in avanti e a ritirarle molteplici volte in pochi istanti, impiegando negli attacchi anche i tentacoli sia delle braccia che dei piedi. Il nemico si spostò di qua e di là pur di evitarli, poi cercò di tirare un calcio alla testa di Derow, il quale si spostò facilmente, e quando gliene arrivò un altro svanì dalla visuale nemica per riapparire alle sue spalle.

« HA!» gridò Derow, lanciando un colpo di artigli fusi ai tentacoli in punte verdi chiare fluorescenti che scavarono nella parte dietro dell’armatura dello sconosciuto come un coltello nel burro, spingendolo indietro con una scia di sangue che guizzò in aria. Lo sguardo di quest’ultimo ebbe un sussulto di dolore, ma si ricompose quasi subito per poi in seguito girare su stesso con un altro calcio che Derow parò piegando un braccio.« Tsé...».

« PRENDI!» esclamò Ev, atterrando vicino a lui con un altro balzo amplificato e tirandogli un altro pugno. L’uomo mascherato lo schivò e poi usò il vambrace destro per parare il seguente, vedendoselo spezzare al riverbero verde rilasciato dall’impatto potenziato. Questi cercò di assestargli una ginocchiata, ma Ev la parò di nuovo con le Rocciasezioni destre, mentre lanciando con l’altra mano un altro pugno anticipò un colpo dato con il taglio della mano, previsto con i poteri della Foundation, che lo sconosciuto dovette affrettarsi a ritrarre per non vederselo danneggiare. Toccò a Derow stavolta, che piombò sul nemico con artigli che dilaniarono parte del suo coprispalle destro e di ciò che vi era sotto. Questo lanciò un gemito soffocato dalla sua stessa maschera, prima di girare su sé stesso mentre Derow stava per attaccare di nuovo e colpirlo allo stomaco per spostarlo via.

« UGH...» socchiuse un occhio Derow, saltellando indietro, mentre l’individuo mascherato si lanciava con un calcio volante per attaccarlo ancora. Ev raggiunse Derow e lo spostò insieme a sé lontano da quella traiettoria, lasciando che il nemico atterrava poco distante e si riportava a distanza di sicurezza con un’altra agile capriola. « Eh... non c’era bisogno...».

« Lascia stare, dobbiamo collaborare per vincere.» disse Ev, rimettendosi in posizione.

« Anziché dire ciò, potresti anche tirare fuori la tua Foundation allo stesso livello di quando l’hai usata contro di me. O hai paura di ucciderlo, se la usi al massimo?» osservò l’alleato.

« Pensa ai fatti tuoi.» rispose bruscamente Ev: di sicuro non si poteva far fare la ramanzina proprio da uno come Derow... anche se quanto diceva era l’esatta verità...

« Ok.» annuì Derow, per poi lanciarsi di nuovo in battaglia con lui.

« Dici che avremmo dovuto unirci anche noi allo scontro?» chiese Sein, mentre con il fratello stavano cercando di forzare la catena.

« Non curartene ora, hanno entrambi una Foundation e dovrebbero cavarsela.» affermò brusco Cabel.« Qualcuno doveva pur pensare a liberare Lira e gli altri per guadagnare tempo... ed è a questo che dovremmo pensare, piuttosto.».

« Per favore... uscitene sani e salvi...» sussurrò Lira, osservando lo scontro con preoccupazione per il due combattenti impegnati ad affrontare lo sconosciuto... sconosciuto che nel frattempo riuscì quasi a prendere in faccia Derow.

« Che seccatore...» sussurrò lui, spostandosi fulmineamente alle sue spalle e cercando di assestargli una ginocchiata, ma lo sconosciuto si spostò a sua volta e gli rispose con un calcio. Derow con la sua velocità lo schivò in fretta, però in qualche modo il nemico seguì il suo movimento e gli sferrò un pugno ad una spalla.« UGH!». Intervenne di nuovo anche Ev, e l’opponente dovette di nuovo farsi da parte. Derow sputò per terra.« Seriamente questo tipo non ha una Foundation? Non credevo che potesse esistere una persona sprovvistane in grado di stare al passo con la mia velocità.».

« Infatti... e se quando l’abbiamo affrontato in precedenza era solo rapido quanto te prima che facessi completamente sul serio, adesso sembra pressoché identico.» osservò Ev, più che impressionato.« È quasi come se avesse preso in prestito una velocità uguale alla tua...».

« Se la cava un sacco bene, comunque!» esclamò Derow, nel mentre spingendosi contro lo sconosciuto che stava a sua volta procedendo verso di lui, lanciandogli altre frenetiche artigliate. Anche Ev si unì alla mischia, cercando di colpirlo con una parte delle Rocciasezioni unite ma dando in contemporanea la possibilità al nemico di sferrargli un colpo con una mano tesa che gli ferì il fianco, come se al posto della mano avesse una lama.

« AH!» fece Ev. Se non altro quel gesto diede la possibilità a Derow di scattare rapidissimo sul braccio di quell’individuo, che nonostante lo avesse ritratto vide comunque parte del suo vanbrace sgretolarsi e gettare sangue al suolo: lo Squarcio Reale del selvaggio aveva infranto intorno a sé metallo e pelle, catturando una sua smorfia dolorante. Il mascherato cercò di allontanarsi di nuovo, ma i tentacoli sugli arti inferiori di Derow avevano avvolto le sue gambe impedendogli la fuga.

« HA!» gridò Derow nell’alzare un altro braccio, e se il nemico avesse piegato la schiena anche solo di un centimetro in meno non solo alcuni pezzi della sua maschera, ma la sua intera faccia sarebbe finita nel raggio d’azione della perforazione ̔ estesa’ intorno alle unghie luminescenti avanzategli contro. A quel punto Ev balzò indietro e si lanciò in avanti con un altro balzo potenziato, e stavolta riuscì a colpire lo stomaco del nemico gridando « ABBATTITORE TERRESTRE!». Un buco deturpò un’altra volta la sua armatura, venendo anche fatto volare contro uno dei sostegni di una tenda che gli crollò addosso.

« Occhio, se non avessi sbrogliato in tempo i tentacoli dalle sue gambe avresti potuto lanciare anche me.» osservò Derow, un po’ seccato.

« Ma non è ancora finita...» sussurrò Ev, ben conoscendo la resistenza del loro avversario. Infatti, questo riemerse dai tendaggi, più irritato che k.o.

« È fatto di acciaio temperato, l’amico... ma la faccenda sta andando troppo per le lunghe.» affermò Derrow. Subito i suoi tentacoli, di tutti e quattro gli arti, vennero inglobati dagli artigli neri, tornando verdi e luminosi.« Ci penserò io a dargli il colpo di grazia.».

« Ricorda che non voglio ucciderlo.» gli rammentò il ragazzo con la Foundation di roccia.

« Sei noioso a ricordarmelo ancora, ma cercherò di non farlo... anche se non ti prometto niente.» lo rassicurò il compagno di combattimento, piegandosi.« Tu invece... limitati ad usare la tua Foundation per far sì che non eviti l’attacco!» quindi, spinte indietro entrambe le braccia, corse con una rapidità incredibile verso l’avversario, gli artigli rilascianti una scia più luminosa durante il viaggio.

Il nemico rimase fermo, pronto a riceverlo. Le sue mani erano appiattite, come se fosse pronto a ̔ tagliarlo’ nella stessa maniera in cui aveva ̔ tagliato’ poc’anzi Ev. Non appena il nemico gli fu addosso, i suoi muscoli si tesero per portarlo in una direzione, e questo fece urlare Ev:« A DESTRA!». Nel momento stesso in cui il mascherato si era spostato e aveva lanciato il contrattacco con le mani tese Derow, sapendo già da che parte si era spostato, riuscì a scansare l’offensiva e, dopo aver impuntato un piede da un lato, si riposizionò a sua volta di fronte a lui, cogliendolo alla sprovvista.

‟ Squarcio Reale...” pensò Derow, incrociando entrambe le braccia davanti a sé e facendole poi scorrere verso l’esterno a gran velocità, gli occhi spalancatisi nel processo, ‟ … INCROCIATO!”.

Dieci affilatissime unghie bestiali straziarono il corpo del nemico con una potenza perforante che tracciò strisce di luce verde e sangue nell’aria: i coprispalle e la metà frontale dell’armatura che l’avevano protetto un attimo fa si disintegrarono, così come gran parte del tessuto della tuta sottostante insieme a suoi pezzi di pelle. La potentissima perforazione estesa non risparmiò anche un pezzo che copriva la bocca della maschera, lasciando eruttare dalla sua gola un altro afflusso di plasma umano. Perfino il terreno ai suoi piedi, in due punti laterali rispetto a loro, era stato segnato da graffi abbastanza estesi.

I vacui occhi dell’uomo tremarono nei suoi occhi. Il suo corpo perse pian piano il proprio sostegno sulle gambe... e in pochi attimi si riversò su un fianco, accasciandosi al suolo.

« Ahhh... fatto.» sospirò Derow, appoggiando una mano artigliata sul proprio fianco.

« Ehi, Derow, non l’avrai...?!» accorse Ev, grave.

« Stai tranquillo, l’ho colpito cercando di non ledere troppo i suoi organi vitali. Non dovrebbe essere morto.» disse il selvaggio alleato nel girarsi verso di lui.« Ci penseranno poi i suoi amici a prendersi cura di lui.».

« Ecco, ce l’abbiamo fatta!». Ev notò che intanto Cabel e Sein erano riusciti a far saltare il lucchetto alla catena, facendo uscire i prigionieri.

« Fratelli!» esclamò Lira, gettandosi ad abbracciare Cabel e Sein mentre gli altri prigionieri uscivano dalla gabbia.

« Ehi... ci farai arrossire.» chiuse un occhio Sein, accarezzando affettuosamente i rossi capelli della giovane.

« Non mi importa...» sussurrò la ragazza, liberando le lacrime a lungo trattenute in attesa della riunione.

« Ehi, dobbiamo andarcene da qui!» ricordarono loro i prigionieri.

« Certo è quello che...» cominciò a dir loro Cabel, quando smise di parlare, e invece gridò a Derow ed Ev:« ATTENTI!».

Derow ed Ev si girarono alla svelta, e il primo di questi vide qualcuno gettarsi su di lui. Derow saltò via per tempo grazie alla sua incredibile agilità, e la sagoma di una pesante spada si abbatté al suolo rompendo la pietra della caverna su cui si era appena abbattuta.

« Abbiamo visite, dunque...» proferì il nuovo arrivato, estraendo l’arma dalla superficie in cui era entrata e appoggiandosela su un coprispalle.

Era tornato Zaehr, stavolta con in mano una grande spada del tutto particolare: l’impugnatura era a strisce scure, con due piccole estremità affilate che sbucavano verso il basso, mentre sulla guardia e lungo l’alta lama arancione scuro vi erano sezioni nere – quella che costituiva la guardia era però bianca – a dividerla, terminando ciascuna lateralmente con curve punte giallastre allargate.

« Fermi, voialtri!» esclamò Belnos, sopraggiungendo anch’egli con tutti gli altri uomini che se n’erano andati, ognuno che portava per le briglie fin lì una delle Salamandra-Lupo scappate.

Dannazione, avevano tardato troppo a liberare i prigionieri, realizzò Ev.

« Lira, gente, tutti dietro di noi!» esclamò Cabel, disponendo la propria Misàchi davanti a sé in orizzontale e spingendo la sorella dietro di sé. Lira si mise con i restanti prigionieri, con anche Sein con l’arma pronta all’uso, in loro difesa insieme al fratello maggiore. I nemici erano ben più numerosi di loro, e ciascuno era armato con asce da battaglia estratte dalle cinture o con Monolame, queste ultime delle spade ad un’unica lama ̔ controparti’ più semplici delle Doppielame in dotazione ai cavalieri del regno, costituite da una normale lama dalla punta arrotondata dall’esterno verso l’estremità e con una sporgenza acuminata in mezzo al filo posteriore come quella delle Doppielame citate e da una guardia con due sporgenze sferiche ad ogni lato.

« State indietro.» esortò Zaehr, impedendo ai suoi uomini di procedere oltre. Più che sugli evasi, la sua attenzione era focalizzata su Derow ed Ev.« Sono utilizzatori di Foundations... non è il caso che li avviciniate troppo. Lasciate fare a me...».

« Attenzione, la spada di quel tipo è troppo strana.» fece notare Sein, sospettoso, alludendo alla spada di Zaehr.

« Dev’essere una Foundation.» osservò Ev, che aveva già individuato il Sign sul suo bicipite.

« Non so chi siate, ma vedo che avete trovato questo posto... e anche fatto la conoscenza di Akiow.» iniziò Zaehr, guardando con la coda nell’occhio l’uomo mascherato sconfitto alle proprie spalle mentre un paio dei suoi uomini si occupavano di lui.« Un bel lavoro, suppongo: dell’accampamento, oltre a me, solo lui aveva le capacità necessarie a battere gli utilizzatori di Foundations più predisposte al combattimento. Il fatto che abbiate sconfitto la sua tecnica Emodeis è in sé impressionante...».

‟ Emodeis?” pensò il ragazzo con la Foundation di roccia. Emodeis? Dove aveva già sentito quel nome?

« … anche se più che altro dev’essere stato lui ad essere troppo avventato, ad affrontare due che usano Foundations contemporaneamente.» socchiuse gli occhi Zaehr.« Dopotutto, la sua tecnica è incompleta e non possiede comunque Foundations. In ogni caso, ora che sono qui, non c’è più niente di cui dobbiamo preoccuparci...».

« E tu saresti, di grazia?» gli domandò Cabel, guardingo.

« Non sto parlando con te.» replicò calmo Zaehr, senza neanche degnarlo di uno sguardo.« Ma, in ogni caso, imprimetevi pure il mio nome in testa: è Zaehr, anche se talvolta i miei alleati mi chiamano ̔ Il Velenoso’...».

« Zaehr...» ripeté tra sé Cabel.

« Ora che abbiamo fatto conoscenza, che ne direste di restituirci i prigionieri che abbiamo faticato tanto a catturare? Avevo in mente di partire con loro non appena un altro dei miei compari fosse tornato qui, e mi seccherebbe un po’ cambiare i miei programmi...» chiese loro il capo dei nemici

« Come no...» sospirò Derow, facendo un passo avanti,« Tu sei interessato ai tuoi prigionieri, ma la cosa che a me pare rilevante, ora...» piegò poi un ginocchio, e con gli artigli spianati si mosse ad altissima velocità verso Zaehr, « … è che c’è un altro impedimento tra me e la mia rivincita!». Quest’ultimo si limitò a sorridere.

« Aspetta, Dero-!» cominciò a dire Ev quando, prima ancora che i presenti realizzassero l’accaduto, la mano del capo dell’accampamento che stringeva la spada era già scattata a menare una spazzata con il piatto dell’arma che intercettò il suo agilissimo corpo in movimento, e lo scaraventò ai piedi di un’altra tenda con uno schianto.

« ARGH!» gridò Derow, faccia a terra in seguito a quell’attacco. Sia Ev che Cabel e Sein, che i prigionieri liberati tra cui Lira, rimasero colti alla sprovvista nell’accorgersi dell’accaduto.

« Quando ho risposto al tuo attacco, hai usato istintivamente gli strani tentacoli dell’altra mano per cercare di schermarti dal colpo della mia Foundation, eh?» domandò Zaehr, rivolto proprio all’atterrato Derow nel riappoggiare tranquillo la propria arma sul coprispalle.« Spero per te che fossero molto resistenti.. perché in caso contrario, se io avessi usato le punte sul filo della Foundation invece del suo piatto, te le avrei tagliate via insieme a metà del tuo corpo.».

« Grrr...» ringhiò Derow, intento ad appoggiarsi sulle braccia per rialzarsi, adesso con una scia di sangue che gli scendeva da un lato della fronte.

Ev ancora non riusciva a crederci... Derow era tanto veloce da scomparire alla loro vista... e quello Zaehr l’aveva colpito lo stesso come se fosse la cosa più facile del mondo, senza nessuno sforzo.

« Avete ficcato il naso nel posto sbagliato, belli.» sogghignò Zaehr.« Ve lo dico... io non sono come Akiow... perciò vi do un consiglio: arrendetevi subito, consegnandovi a noi...» alzò quindi la mano libera, muovendola in segno di sfida,« … oppure, se non vi va di accettare questo consiglio, venite qui a prenderle. Chissà che in quel caso non ne esca fuori un buon riscaldamento...».

 

-Nota dell’Autore-

Ed ecco di nuovo! Nuova nota, non prevista, ma la metterò giusto per annunciare qualcosa.

Coff coff...

Mi sa che i disegni BALZANO di nuovo. Forse.

Vi chiedete perché? Beh, diciamo che i disegni che volevo inserire, di cui uno l’avrei già anche inserito nel capitolo prima, per qualche ragione non rimangono visualizzati all’interno di Efp. Non chiedetemi perché, visto che altre immagini usate in passato facevano parte dello stesso posto da dove ho inserito i disegni realizzati e non stanno facendo la stessa fine.

Se avete un’idea del perché Efp non li memorizzi contattatemi, per favore, perché io non ho idea del perché faccia così.

È tutto per questa corta Nota, anche se in teoria avrebbe dovuto essere seguita dal disegno di Zaehr, ma pace, almeno per il momento. Lo inserirò appena avrò capito come rimediare a quest’inconveniente.

Buona continuazione a tutti, a presto!

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Capitolo 7
*** Il Velenoso ***


Capitolo 7 - Il Velenoso.

 

« Arrenderci?» domandò Sein, rompendo poi con uno sfogo di ribellione quel momento di silenzio:« COL CAVOLO! Per chi ci hai presi?!».

« Siamo venuti qui per liberare nostra sorella, farabutto: credi davvero che ci consegneremo a te?» incalzò Cabel, il pugno ancor più stretto sulla propria Misàchi, « Moriremo, piuttosto che sapere Lira vostra prigioniera.».

« Fratelli miei...» sussurrò Lira. Capiva le loro preoccupazioni per lei... ma ora temeva che questo finisse davvero per portare alla morte i suoi stessi familiari.

« Oh, fatela finita... tanto voi vermi non siete in grado di farmi alzare un ginocchio.» osservò Zaehr, scuotendo il capo, « È l’opinione di quei portatori di Foundations vostri amici che mi interessa sentire.». Fissò quindi Derow da un lato, poi Ev.« Tu, ragazzo, non hai ancora detto niente... vuoi arrenderti?».

« Io? Hai sentito i miei compagni, o no?» rispose ben presto Ev, stringendo le braccia più in linea con il fianchi, « Noi non ci arrendiamo. Ho promesso a questi amici che li avrei aiutati a trovare loro sorella... e questo vuol dire che devo anche aiutarli a salvarla. Ogni promessa è debito. Inoltre...» nel dire questo, lo indicò,« … tu sei uno dei responsabili delle sparizioni di persone con Signs dormienti e Foundations che si verificano in tutta Proéyld, non è vero?».

« Eh?» fece Sein, colto un po’ alla sprovvista.« Sarebbe addirittura... uno di quelli?». Cabel strinse le palpebre, ancor più serio. Zaehr, invece, si limitò ancora una volta a sorridere.

« Può essere di sì... come di no...» rispose quest’ultimo, enigmatico. Ev non diede troppo peso alla sua aria di mistero, come risposta gli bastava.

« Allora, se lo sei, anche da solo questo è un buon motivo per non arrendermi a te.» replicò Ev, improvvisamente fattosi molto più irrequieto.« Mi batterò per liberare le persone che avete imprigionato in questo posto!».

« E conta pure anche su di me.» affermò Derow. Rialzatosi, si era rimesso nella sua posa da combattimento, con gli artigli sollevati.« Ho intenzione di rendergli conto del colpo che mi ha inflitto. Ma facciamo attenzione... questo picchia proprio forte.».

« Lo so, però poco fa ha praticamente ammesso che qui è l’unico rimasto in grado di affrontare portatori di Foundations come noi... quindi se lo sconfiggiamo potremmo riuscire a salvare tutti.» gli ricordò il ragazzo con la Foundation di roccia.

« Sembrate proprio motivati.» disse Zaehr, gli occhi cattivi puntati su di loro.« Allora... fatevi sotto.».

Senza farsi pregare, sia Derow che Ev si lanciarono contro il loro nemico – il secondo potenziando un balzo con un’ondata di luce verde per attaccare – artigli e pugni pronti a scattare sul bersaglio, con Cabel e Sein che assistevano da lontano, costretti a rimanere con i prigionieri per evitare che i compagni di Zaehr approfittassero della situazione per ricatturarli.

« ABBATTITORE TERRESTRE!» esclamò Ev, alzando un destro potenziato.

« SQUARCIO REALE!» incalzò Derow, gli artigli fusi ai tentacoli. Zaehr per tutta risposta evitò il pugno di Ev piegando la schiena indietro e retrocedendo di un passo, usando contemporaneamente la mano libera per afferrare il braccio del selvaggio avversario e bloccare così le sue unghie acuminate.

« COSA?» fece Ev nel toccare terra con i piedi.

« Mmhmmh...» ridacchiò Zaehr, scagliandogli addosso lo stesso Derow. Ev fu costretto a proteggersi chiudendo le Rocciasezioni del braccio destro mentre il compagno di scontro veniva sbattuto con tanta violenza contro di esse che lo stesso Ev venne spinto lateralmente nonostante la protezione.

« UGH!» socchiuse un occhio il ragazzo.

« OUCH!» esclamò Derow, sputando un po’ di sangue. Un lampo apparve poi nei suoi occhi, e una delle sue gambe scattò per lanciare un calcio al volto di Zaehr.

« Uhm!» fece quest’ultimo, spostando la faccia appena in tempo e ricevendo solo un lieve graffio sulla guancia dalla perforazione estesa creata dagli artigli fusi a tentacoli sullo stivale del suo nemico, che comunque lo sorpresero.« Come...?».

« HA!» esclamò Derow, piegando subito un altro braccio e preparandosi a scattare come una molla ad artigli uniti, quando però finalmente questi tolse di nuovo la spada dal coprispalle e la girò per colpirli entrambi. Ev, prevedendo la mossa grazie al potere della sua Foundation di rilevare i movimenti, parò il colpo cercando di contenerlo più possibile per dare il tempo a Derow di mandare a segno il suo attacco, ma fu in quel momento che Zaehr si spostò di lato col resto del corpo, evitandolo e poi girando la spada nel senso opposto con un secondo fendente orizzontale rivolto verso l’attaccante.« UGH!». Sia Derow che Ev furono costretti ad indietreggiare per non essere colpiti.

« Derow!» lo chiamò Ev, dando un’occhiata rapida prima alle sue gambe e poi alle proprie Rocciasezioni. Il compagno parve capire, e insieme tornarono alla carica più rapidamente che potevano.

« Un altro attacco frontale?» sussurrò Zaehr, spostando la sua arma lateralmente.« Peggio per voi!».

Ma proprio in quel momento Derow era scattato velocissimo sopra le Rocciasezioni appena chiuse di Ev, le quali si aprirono in alto con uno scatto tale da permettere al compagno del giovane di lanciarsi oltre Zaehr e al colpo che stava per menare. Ev invece dovette abbassarsi rapidamente con il busto all’indietro per evitarlo.

‟ SEI MIO!” esclamò Derow, e subito lanciò un vero e proprio torrente di attacchi superveloci una volta giunto alle spalle del nemico.

« Tsk!». Zaehr spostò istantaneamente la sua spada a protezione della propria schiena, muovendola in maniera tanto precisa da parare senza alcuno sforzo tutte le artigliate dalla perforazione estesa di Derow.

« Cosa?!» fece Derow, incredulo

« Senza quasi manco guardare?» fece Sein, sbalordito, quando proprio allora prima tirò un calcio verso Ev per allontanarlo e poi si girò di scatto a colpire con un pugno teso dato indietro con la mano la faccia di Derow, tanto forte da spingerlo ancora una volta per terra.

« OUCH!» fece Derow nel finire sul suolo roccioso.

« Moscerini...» borbottò annoiato Zaehr, girandosi ancora per lanciare un immediato colpo con il piatto della sua spada contro Ev

« HA!» esclamò d’un tratto quest’ultimo, il quale intercettò rapidissimo il colpo con uno dei suoi pugni potenziati.« UG....GGGGH!». Poi, dopo alcuni brevi istanti in cui mise più potere possibile per sostenere l’impatto alimentato dall’energia della sua Foundation, riuscì a respingere verso l’alto l’arma con un riverbero verde.

« Come?» spalancò gli occhi Zaehr. Quell’istante di sorpresa fu subito sfruttato da Ev per lanciarsi ancora verso di lui con un impeto potenziato e un altro pugno spianato: tuttavia la sorpresa non fu sufficiente e Zaehr si limitò a sottrarsi alla traiettoria dell’attacco, lasciandolo scivolare più avanti.

« Oooh...» fecero gli uomini di Zaehr, increduli.

« Riuscire a respingere l’attacco di Zaehr... com’è possibile?» si chiese altrettanto esterrefatto Belnos.

« Pensa un po’... pare che non siate poi così male.» commentò Zaehr, poggiandosi di nuovo la spada sulla spalla nel tenerli sott’occhio.

« ̔ Non siate poi così male’, dice...» sorrise amaramente Derow, nel rialzarsi su un ginocchio.« A malapena siamo riusciti a graffiarlo...».

« Ma non dobbiamo comunque desistere.» strinse un pugno Ev, serio.« Qui molte cose dipendono da noi.».

« Ev, Derow, non azzardatevi a farvi sconfiggere!» esclamò Sein, cercando di spronarli a dare il meglio.

‟ Però non va affatto bene...” pensò Cabel, interiormente agitato.‟ Quel tipo non ha fatto alcuno sforzo finora, come se non avesse neanche iniziato a battersi seriamente. Chi diavolo è?”.

« Per favore...» sussurrò Lira, chiusa come in preghiera, con gli altri prigionieri che si mostravano molto pessimisti per come stava andando la battaglia.

« Vi consiglio di non tirare troppo la corda.» suggerì loro intanto Zaehr, agitando distrattamente la propria spada, « I miei ordini sarebbero di catturare vivi tutti coloro che hanno un Sign o una Foundation, ma sono anche stato autorizzato a uccidere se lo ritengo necessario.».

« Grazie dell’informazione... ne terremo conto, così se capita ringrazieremo questo tizio da cui prendi ordini dell’intrattenimento che ci hai offerto prima di essere andato giù.» rispose Derow.

« Pff...» chiuse gli occhi Zaehr, divertito.

« Andiamo, Ev.» lo guardò Derow.

« Derow...» sussurrò il ragazzo, in risposta. La sua aria era così seria...

Colui che gli dava ordini... eh?

Questo gli ricordava ancora una volta il motivo del suo viaggio...

« Derow... darò il massimo anch’io.».

« Mmh? Vuoi dire che...?». Mentre quelle parole venivano pronunciate, una fugace luce verde chiara attraversò le tre Rocciasezioni di ciascun bracciale costituenti la Foundation di Ev, dalle quali si staccarono dei pezzi che le rimpicciolirono, per poi disporsi a forma di Y a contatto con i bracciali stessi. I pezzi fluttuati in aria si unirono formarono una nuova coppia di Rocciasezioni che andarono ad attaccarsi alle altre di ogni lato in modo da connettersi a ciascuna delle tre presenti nella loro nuova disposizione. Linee luminose uguali a quelle delle dita di Ev attraversarono allo stesso tempo le estremità delle sei principali, attraversandone così con la stessa potenza sprigionata dai suoi pugni.

« Oh...» fece Zaehr, vagamente interessato.

« La Foundation di Ev...» si sorprese Sein.

‟ È la stessa forma di quella volta...” pensò Cabel, ricordando l’aspetto visto dopo che Ev era tornato dal suo scontro contro Derow.

Già... ora la sua reticenza a non rischiare la vita dei suoi avversari con il massimo potere della sua Foundation era superata dall’assoluta necessità di sconfiggere Zaehr. Non c’era motivo di tirarsi indietro, in quel momento...

‟ Lui ha una Foundation... dovrebbe essere in grado di reggere meglio i miei colpi, come Derow. E poi... è tremendamente forte... non posso farne a meno.” pensò Ev, nervoso. Strinse i pugni, in linea ciascuno ad una delle Rocciasezioni, per poi dire:« ANDIAMO!». Quindi si lanciò in una corsa contro il nemico. Derow annuì, seguendo la sua scia.

« Non cambierà niente...» sorrise il loro nemico.

« HAAAH!» urlò Ev, lanciando in avanti un pugno e portando la propria forza magnetica a far girare su sé stesse le tre Rocciasezioni di quel braccio, che vennero sparate con la velocità di un fulmine contro Zaehr.

« Trucchetti!» esclamò quest’ultimo, lanciando un fendente con la spada che colpì lateralmente le Rocciasezioni rotanti cambiandone bruscamente la traiettoria. Fu allora però che Derow, superato facilmente Ev durante la corsa, balzò verso Zaehr ad artigli spianati.« Non funzionerà!» quindi cercò di spingere la propria lama verso di lui per intercettarlo ancora, quando un’altra unione di Rocciasezioni gli venne spedita addosso, costringendolo ad usare l’arma non per attaccare il selvaggio avversario ma per proteggersi dall’oggetto fluttuante in arrivo, che si scontrò contro di essa, sprigionando ad ogni rotazione bagliori di luce verde senza però riuscire a smuovere l’arma del nemico.

« HAA!» gridò Derow nel lanciare i propri artigli verso l’alto e sebbene Zaehr riuscì a malapena ad alzare la testa per non essere preso in pieno il suo viso già deturpato venne segnato ulteriormente da graffi causati dalla perforazione ̔ estesa’ lungo il mento.

« GH...» socchiuse gli occhi questi con uno schizzo di sangue.

« Beccato...» sorrise Derow, muovendo l’altro braccio per affondare gli artigli nel suo petto.

« ATTENTO!» lo avvisò Ev, resosi conto della tensione del braccio sinistro di Zaehr dal sottosuolo, infatti la sua mano libera si allungò per afferrare Derow, ma lui interruppe il proprio attacco e si allontanò rapido. A quel punto sopraggiunse lo stesso Ev, a cui si erano intanto riattaccate le prime Rocciasezioni staccatesi.

« HA, HA, HA!» gridò il giovane dalla Foundation di roccia, tirando dei destri fulminei verso l’avversario. Questi sbatté via le Rocciasezioni che gli erano finite contro la spada e usò la lama per parare ogni attacco. Intanto anche le altre Rocciasezioni si riunirono al proprietario, quindi ai destri si unirono anche sinistri ripetuti altrettanto micidiali.« HAAAA, HA, HA!».

‟ Quanta velocità, rispetto a prima...” pensò Zaehr nel parare quelle raffiche imperterrite.‟ Ma...”. In quel momento allungò di scatto il suo braccio per colpirlo con un pugno.

‟ Da destra...” pensò Ev, avvertendo il movimento, quindi smise di attaccare e si sottrasse al pugno di Zaehr, che andò a infrangersi sul terreno.

« Eh?!» esclamò Zaehr, il quale stavolta non riuscì a reagire in tempo per evitare i successivi pugni.

« HAAA!» gridò il ragazzo, colpendolo più volte sulla spalla con l’unione tra Rocciasezione e pugno, ottenendo il risultato sia di polverizzargli il coprispalle che di spingere finalmente via l’avversario con il destro finale.

« URGH!» fece questi, la spalla con i segni dei colpi ricevuti nel barcollare velocemente da un lato dopo essere stato allontanato.

« ZAEHR!» gridò Belnos, atterrito come i suoi uomini.

« SI’!» esultò Sein con il sorriso sulle labbra.

« ORA, DEROW!» lo avvisò Ev. Derow si era già lanciato sul nemico ancor prima di essere avvertito con gli artigli tesi indietro.

« Quella posizione... può essere...?» si disse Cabel.

« È la fine!» esclamò Derow, arrivato al bersaglio mentre ancora riprendeva l’equilibrio disponendo le braccia a X, con gli artigli rivolti in avanti.« Squarcio Reale... INCROCIAT-AAH!».

Proprio quando era sul punto di infliggere a Zaehr la medesima mossa che aveva sconfitto Akiow, l’avversario inaspettatamente già riavutosi aveva affondato un piede nel suo stomaco.

« C-Come?» fece Ev, sorpreso.

« U...Ugh...» si lamentò il capobranco dei Leokàmi, che sotto la forza di quel calcio fu costretto a piegarsi in due, su un ginocchio.

« Peccato... c’eri quasi.» osservò Zaehr, sollevando la spada in aria.

« NO, DEROW!» esclamò d’istinto Cabel.

« AAAAAH!» gridò Lira, coprendosi il viso.

« VIA DA LI’!». Improvvisamente Ev eseguì un altro balzo amplificato dal potere della Foundation e arrivò a fianco del compagno, spostandolo con una mano e usando le Rocciasezioni sull’altra per parare la puntata arma appena discesa su di lui.« URGH...!». Con un altro impulso dato dal suo potere mosse fulmineamente il braccio usato per sottrarre Derow al fendente, e la relativa serie di oggetti di roccia congiunti, a sostenere l’altra nel tenere a bada il più possibile la spada bloccata.

« Ev!» esclamò Sein.

« Tu... non sembri avere una velocità corporea pari a quella dell’altro, eppure riesci comunque a seguire le mie mosse.» osservò Zaehr, nel cercare di premere la sua arma oltre le protezioni di Ev, che però riuscivano a trattenerla abbastanza bene.« Come fai?».

« E... a te... che importa?» sussurrò a fatica lui, sostenendo lo sforzo di tirarlo su e riuscendo ad allontanare un po’ l’arma.« Tanto... sono certo che, se ci impegniamo ancora di più... riusciremo a... batterti...».

« Non mi dire che la tua decisione si è rafforzata solo perché sei riuscito a bloccare con successo questo mio attacco.» socchiuse gli occhi il nemico.« Che peccato... non hai ancora visto niente...». In quel momento, una delle punte sporgenti dalla Foundation del capo del rifugio iniziò a muoversi sotto gli occhi di Ev.

La punta in questione fuoriuscì al di fuori del filo della lama, e un lungo corpicino arancione dotato di miriadi di zampe si piegò verso il ragazzo, saltandogli addosso.

« COSA...?» fece Ev incredulo, riuscendo ad evitare che l’essere insettoide potesse aggredirlo con la punta che gli fungeva la testa solo spostando d’istinto il collo e lasciando che cadesse oltre. Quel momento fu colto da Zaehr per riuscire a spostare la gamba e usarla per dirigere un calcio laterale verso il giovane, il quale però forte della sua rilevazione dei movimenti riuscì ad evitare staccandosi per tempo dalla spada.

« C-Cos’è quello?» si chiese Ev, stupefatto, ritiratosi ancora una volta – esempio seguito nel frattempo anche da Derow – e guardando il misterioso insetto che brulicava sul campo di battaglia.

« Sembra una specie di... millepiedi...» mormorò Derow, tenendosi lo stomaco.

« È sempre la solita storia...» disse Zaehr, attirando l’attenzione su di sé, « Tutti quanti credono che la mia Foundation sia una spada...» quindi sollevò la spada in orizzontale davanti a sé. Il buco lasciato dalla fuoriuscita della creatura stava pian piano venendo occupato da una nuova punta uguale identica a quella che formava la testa del nuovo animale, « Tuttavia, non è così: la mia Foundation è qualcosa di ben diverso.». Tutte le punte dell’arma iniziarono a vibrare com’era successo alla prima, e ben presto una moltitudine di quegli insetti iniziò a correre lungo la larga lama.

« Che schifo...» fece un passo indietro Sein dal disgusto.

« Questa non è una spada... è un nido.» dichiarò Zaehr, sorridendo malignamente.« Un nido in grado di generare creature simili a Scolopendre Teschio. Il nome che le ho dato è Scolopendrika, e può creare un numero pressoché illimitato di queste bestie... anche se purtroppo la loro vita non dura a lungo...». Infatti, mentre parlava, il primo insetto creato iniziò a contorcersi al suolo... fino ad abbandonarsi senza vita su di esso.

« Scolopendre Teschio...» ripeté Derow.« Quelle che abitano nei deserti delle regioni di Newen, eh? Se quella Foundation è basata su di loro, allora quegli insetti molto probabilmente sono...».

« … velenosi, certo.» confermò senza problemi Zaehr, scrollando dalla spada di nuovo provvista di tutti i suoi spuntoni gli insetti ormai in procinto di morire, « Non vi ricordate come ho detto che mi chiamano? Ve lo ripeterò un’ultima volta: ̔ Il Velenoso’. Per la precisione, Zaehr il Velenoso. E se fossi in voi, non mi lascerei colpire dalle loro spine...».

« Questo è un bel problema, se dobbiamo anche guardarci da quegli insetti...» sussurrò Ev, un po’ intimidito dalla nuova minaccia.

« E dunque? Siete ancora convinti di potermi sconfiggere, impegnandovi di più?» chiese il nemico, scrutandoli.« Oppure... siete spaventati da me?».

« Spaventati?» domandò Derow, spavaldo, « Siamo in vena di battute, eh? Non ho paura di nessuno, io.».

« Pure io... Io non ho certo paura di te!» esclamò con un pugno alzato Ev.

Zaehr smise di sorridere, prendendo a scuotere la testa.

« Eh... temo che vi abbia decisamente sopravvalutati...».

« Come?» chiese Ev.

« ̔ Non ho paura di nessuno’... ̔ non ho certo paura di te’...» ripeté l’avversario.« Vi fate forza con queste frasi da macho, per nascondere il fatto che in realtà siete inquietati dalla mia presenza, ma in realtà sappiamo tutti e tre come stanno le cose...».

« Non dire cavolat-» cominciò a replicare il ragazzo dalla Foundation di pietra.

« Fate PIETA’!» esclamò Zaehr, zittendolo.« Ve la leggo negli occhi, la vostra paura... magari, in fondo, siete davvero convinti di poter ancora farcela, ma anche un idiota realizzerebbe che finora vi ho affrontati senza ricorrere minimamente alle abilità speciali della mia Foundation, e nonostante ciò ho pressoché dominato su di voi. Questo vi preoccupa, perché anche con le apparentemente reali capacità di quella Foundation sbloccate...» nel dire ciò, osservò le Rocciasezioni di Ev, « … ora le vostre sicurezze sulle mie effettive capacità – e di conseguenza sulle vostre chance di vittoria – sono totalmente messe in discussioni. Anche lo scambio di prima con quella Foundation ̔ trasformata’ dimostra che il vostro attuale livello potrebbe non essere sufficiente a sconfiggermi.

« In breve, ciò che voglio dire è... che solo chi ha la forza d’animo per ammettere le proprie effettive possibilità davanti alla situazione, chi non nasconde le proprie paure, trova quel qualcosa che gli permette di prevalere sulle difficoltà... mentre al contrario, nascondersi dietro frasi come ̔ non ho paura’ quando la paura è presente e vi è ragione di averne, come state facendo voi in questo istante, fa solo apparire tremendamente PATETICI!».

‟ Sta dicendo... che non possiamo vincere se non ammettiamo di aver... paura?” pensò Ev, colpito.

« Risparmiaci queste stronzate!» esclamò Derow, serio.« Qui nessuno di noi due ha paura di te, e non sarà certo per le tue teorie del cazzo che verremo sconfitti! Non è vero, Ev?».

« Uh, sì!» annuì il ragazzo, scuotendosi.

« Che delusione... avevo pensato di aver di fronte degli avversari quantomeno decenti.» si grattò la testa Zaehr, chiudendo gli occhi.« Comunque, se vi fa piacere, continuate pure a nascondervi dietro il vostro guscio di falsa sicurezza. Tanto non potrete più mantenerlo...» piegò quindi le ginocchia, fissandoli,« … una volta che sarete prostrati ai miei piedi!» quindi si lanciò in corsa contro di loro.

‟ Stavolta viene lui?!” pensò Derow, sorpreso. Nell’avvicinarsi la Scolopendrika fece uscire altri insetti, e nell’agitarla Zaehr lanciò una scia orizzontale di quelle simil-scolopendre in direzione del duo avversario.

« Ugh!» fece Ev nell’evitare insieme a Derow quell’ondata di insettoidi, quando Zaehr giunse da loro e scagliò un fendente verso quest’ultimo dei due.

« Danna...» mormorò Derow nell’evitarlo a fatica.

« HA!» gridò Ev nel lanciare una delle sue serie di Rocciasezioni congiunte. Zaehr si girò in un lampo e menò un ulteriore colpo con la sua arma che scagliò per terra le rocce rotanti con uno schianto.

‟ MIO!” pensò Derow, apprestandosi ad attaccare con gli artigli l’avversario che gli dava le spalle, quando i suoi occhi colsero due degli insetti generati dalla Scolopendrika balzare dalla schiena dell’opponente verso la propria faccia.« URGH!». Derow non ebbe altra scelta che rivolgere gli artigli contro gli insetti per evitare di essere avvelenato da questi, facendoli a pezzi con la sua perforazione estesa, solo che poi Zaehr fece un passo indietro e gli tirò una gomitata in piena faccia con il braccio armato di Foundation che lo respinse.« ARGH!». Quindi, procedette a sferrare un affondo verso Ev mentre quest’ultimo gli si avvicinava.

« Ugh!» fece il giovane nello balzare da un lato, quando dalla parte laterale della lama spuntarono altri insetti pronti ad aggredirlo. Questi si parò in fretta e furia con le altre Rocciasezioni, ma le creaturine si aggrapparono alle parti di pietra, risalendole e sporgendosi per passarvi attraverso.

« ATTENTO!» lo avvertì subito Lira.

« VIA!» esclamò Ev, facendo sì che le Rocciasezioni si staccassero dal bracciale e spedendole con la mente contro Zaehr insieme ai suoi stessi insetti, ruotandole per aumentare la velocità. Zaehr piegò in busto in maniera che gli passassero sopra e andassero a perforare una delle tende alle loro spalle. Ev riattaccò in quell’istante le altre Rocciasezioni respintegli prima e cercò di assestargli un altro colpo « HAAA!» quando il nemico parò il suo successivo colpo con la Scolopendrika e lo respinse rapidamente.

‟ SQUARCIO REALE!” pensò Derow nel lanciarsi contro l’avversario, il quale si spostò venendo colpito alla corazza.

« MMMMH...» fece quest’ultimo nel sentire dietro di sé parte dell’armatura crollare a causa della perforazione, e delle ferite di striscio dipingergli la schiena.

« HAAA!» incalzò Derow lanciando un affondo degli artigli con la mano dai tentacoli uniti. Zaehr saltò da un lato, e con la mano libera riuscì ad afferrare per la giacca l’avversario.« COS...?!».

« YAAAAAH!» gridò Zaehr, girando su sé stesso il selvaggio alleato di Ev e lanciandolo di peso contro uno dei focolai su piedistallo dell’accampamento, che cadde insieme a lui al suolo. Un brivido però gli percorse la spalla a cui era stato polverizzato il coprispalla e il relativo braccio, appena usato per lanciare Derow, facendogli pensare:‟ Tsk... a quanto pare quei colpi alla spalla che mi ha tirato il giovanotto con la Foundation di pietra un po’ di male me l’hanno fatto. L’unico danno davvero decente che mi hanno inferto...”.

« HAAAAAAA!» gridò ancora Ev, lanciandosi con un balzo amplificato su di lui ora che tutte le Rocciasezioni gli si erano riattaccate ai bracciali. Zaehr, alzò la spada-nido e la usò per parare il pugno potenziato che gli si infranse sul filo con un riverbero verde.

« Eh...» sorrise Zaehr, e un altro insetto velenoso spunto dai bordi della sua arma per attaccare il pugno che l’aveva aggredita.

« Ugh...» fece con disgusto Ev, insinuandosi a fianco dell’arma per evitarlo. Tuttavia, altri insetti balzarono un’altra volta da quel lato per prenderlo alla sprovvista, il che lo portò a cercare di allontanarsi alla svelta, cosa che lo salvò anche da un successivo altro fendente. Il suo pensiero seguente fu:‟ Accidenti... anche se posso prevedere i movimenti di Zaehr, concentrarmi sia su quelli che quelli leggerissimi di ciascun insetto sulla Foundation mentre ci combatto è quasi impossibile!”.

« È SOPRA LA TUA GIACCA!» lo avvisò uno dei prigionieri. Ev abbassò la testa, scorgendo uno degli insetti che stava per pungerlo.

« VIAAA!» gli scagliò un pugno potenziato in velocità il ragazzo, riducendolo in pezzettini prima che raggiungesse il proprio scopo.

« DOVE GUARDI, EH?!». Spinto da quell’avvertimento, vide Zaehr menare apparentemente a vuoto un fendente, fendente che però scagliò altri insetti nella sua direzione. Il ragazzo si spostò via da un lato, ma il capo del rifugio gliene lanciò altri allo stesso modo, costringendolo a spostarsi di nuovo, per poi lanciargliene ancora degli altri.« BALLA UN PO’ PER NOI, AHAHAHAH!».

« AHAHAHAHAH!» fecero eco le risate dei suoi uomini allo spettacolo.

« Ugh!» fece Ev, evitando a più riprese altri insetti: tra l’altro non poteva stare dove finivano gli insetti caduti, perché anche se vivevano poco tempo in quegli istanti di vita erano comunque al suolo, pronti a colpirlo.« Adesso... PRENDI TU QUESTE!». Con quell’esclamazione lanciò entrambe le sue serie di Rocciasezioni rotanti, balzando via da alcune di quelle specie di scolopendre che gli stavano tra i piedi.

« È inutile!» spalancò gli occhi Zaehr, spostandosi a sua volta da un lato e sferrando un’altra scarica di insetti.

« DICI?!». Zaehr rimase di stucco a quel suono, e in quel momento Derow raggiunse le Rocciasezioni che ruotavano, colpendone una con gli artigli della sua Foundation sullo stivale e facendo sì che quelle tre unite cambiassero direzione, raggiungendo il nemico.

« Maledetto!» esclamò irato lui, non vedendo altra scelta che usare la Scolopendrika per parare in fretta l’attacco: il colpo, però, dato senza la necessaria prontezza, non fu sferrato con abbastanza forza da tirare via subito le Rocciasezioni unite, che stavolta riuscirono a contrastare la Foundation avversa con rotazioni e riverberi.

« Gran colpo, Derow!» esultò Sein.

« E sta a vedere il prossimo!» affermò Derow, approfittando della posizione bloccata per corrergli incontro con un braccio teso all’indietro, i tentacoli luminosi.« SQUARCIO REAL...».

« HAAAH!» gridò Zaehr, e con un’enorme forza tirata fuori all’istante lanciò via verso Derow le Rocciasezioni rotanti, le quali spostatesi di lato sbatterono contro di lui con forza.

« AAAH!» gridò Derow nel venir senza preavviso spazzato via.

« DEROW!» esclamarono sia Cabel che Sein.

« Quando imparerete che è tutto inu...!» cominciò Zaehr.

« ZAEHR, LA’!» indicò all’improvviso Belnos.

« … che...?» cominciò a dire quest’ultimo, quando veloce come la luce arrivò Ev, potenziato nel balzo dalla solita Foundation.« COSA?!».

« ABBATTITORE...» cominciò Ev, tirando in alto il destro armato delle proprie Rocciasezioni, che scattò subito « … TERRESTRE!» e in quel momento il pugno lo colpì in pieno petto, facendo saltare la parte di corazza a protezione dello stesso.

« BLUARGH!» fece Zaehr, sputando per la prima volta un riflusso di sangue dalla bocca.

« ZAEEEHR!» gridarono i suoi uomini.

« L’HA PRESO!» esclamò felice Sein.« PRENDI QUESTO, STRONZO, AHAHAHAH!».

« Era a questo che erano mirati quella serie di attacchi, allora?» si domandò Cabel, profondamente colpito da quel gioco di squadra improvvisato ma ugualmente affiatato.

Ev, con il pugno ancora appoggiato al petto del nemico, lo guardò. Si tirò lentamente indietro... finché un brivido non lo fece crollare in ginocchio.« U...Urgh...». Un dolore lancinante gli attraversò improvvisamente tutto il corpo, portandolo a piegare ancor di più la testa. « ARGH!».

« Che cosa...?» fece Sein, confuso.« Ev, che ti prende?».

« Mi... ha...» socchiuse un occhio lui, quasi in lacrime, guardando faticosamente in basso.« Pre... so...». Sul suo braccio, a contorcersi, vi era un’altra di quelle creature simili a millepiedi... con la spina che in precedenza faceva parte della Foundation di Zaehr conficcata sull’arto.

« Maledizione!» fece Derow, realizzando l’accaduto.

« Ma quando...?» si chiese anche Cabel.

« Ehehehe...». In quel momento Zaehr, che era rimasto per quegli attimi immobile a causa degli effetti della pesante offensiva ricevuta, iniziò a ridere, allontanandosi leggermente dalla sua posizione e appoggiando di nuovo Scolopendrika sulle spalle.« AHAHAHAHAH! Davvero, davvero i miei complimenti! Non pensavo che vi sareste coordinati così bene da riuscire finalmente a colpirmi... oppure è stato frutto del caso, se avete avuto tale opportunità?». I suoi occhi, maligni, fissarono il giovane lì vicino, mentre si puliva le labbra con il braccio più malmesso.« Purtroppo, però, nel momento in cui mi hai colpito, uno dei miei animaletti fosse già pronto a scattare dalla mia spada. E come vedi... ti ha anche raggiunto, stavolta.».

« Quel... demonio...» fece Sein, impaurito.« Ha... Ha preso quel colpo in pieno petto... ed ha solo sputato del sangue, senza manco spostarsi? Era sempre un colpo di Ev, quello... nella sua forma più forte!».

‟ Q... Questo dolore...” pensò freneticamente Ev, le altre Rocciasezioni intanto tornate a lui. Sentiva il sudore bagnarlo sulla fronte... ovunque... sempre più copioso. E quelle fitte lancinanti... penetrarti come coltelli nelle sue interiora... erano insopportabili.‟ Così... intenso... Non riesco quasi... a... muovermi...”.

« Puoi stare tranquillo, cocco: la prima iniezione delle False Scolopendre non è mortale.» lo rassicurò Zaehr.« Ce ne vogliono almeno tre o quattro, per ottenere quell’effetto. Ma i danni interni, oh sì, quelli restano devastanti. Quasi non respiri, mentre il veleno ti divora da dentro, mmh? E pensa ad averne di più in corpo...».

« U....URGH...» fece il ragazzo con la Foundation di roccia, tenendosi una mano sul collo. Aveva ragione... gli pareva che gli mancasse l’aria...

« Una sola puntura, comunque, è più che sufficiente per rendere praticamente inabile a combattere gente come voi due.» sorrise Zaehr.« Quindi, visto che... Ti avevano chiamato ̔ Ev’ prima, giusto? Visto che Ev è, possiamo dire, fuori gioco...». Nel dire questo, si girò verso Derow, « … non resti che te, amico...».

Derow, per tutta risposta, alzò gli artigli, l’espressione tutt’altro che rassicurata.

« Derow... DA SOLO contro quello?» si chiese Sein, incredulo.« Non ce l’hanno fatta in due, come farà lui da solo? Cabel, dobbiamo fare qualcosa!».

« Lo so...» mormorò Cabel, esitante. La sua mente era alla ricerca di una soluzione, infatti:‟ Come agire, però? Se interveniamo entrambi, forse qualcosa possiamo combinare...” poi, guardò di sottecchi i prigionieri del rifugio, Lyra compresa, ‟ … ma farlo equivarrebbe a lasciare loro senza protezione... e se gli uomini di Zaehr ne approfittassero per catturarli ancora, potrebbero usarli come ostaggi per costringerci a gettare le armi.” socchiuse gli occhi ‟ Forse... dovrebbe intervenire soltanto uno di noi due? Ma... anche così...”.

« Eccomi...» sogghignò Zaehr, prima di lanciarsi in corsa verso Derow.

« NON MI SPAVENTI!» affermò Derow, lanciandosi a sua volta incontro al nemico. Lanciò il primo colpo di artigli, ma questo venne evitato con un colpo di Scolopendrika, che oscillò di nuovo verso di lui. Questi evitò il fendente, ma poi dovette levarsi dalla traiettoria di altri insetti velenosi, e questo diede modo al nemico di assestargli una ginocchiata sullo stomaco.« UGH!». Gli arrivò quindi un fendente, che però Derow riuscì ad evitare facendo ricorso a tutta la sua velocità, quindi cercò di girargli attorno per colpirlo.

« N...Nghh...» si sforzò Ev, mentre Zaehr si mettevano al riparo dalla perforazione estesa del suo avversario e rispondeva con i propri colpi, che per fortuna Derow riusciva temporaneamente a schivare grazie all’agilità che lo caratterizzava... ma non ci sarebbe riuscito per molto, lo sapeva. Pensava, cercando di far rispondere il proprio corpo,” Muoviti... ti prego... non... non abbiamo... ancora... finito...”.

Niente... per quanto si sforzasse, le sue gambe erano semi paralizzate... riusciva a malapena a muovere sia quelle che le braccia... e non riusciva a trasmettere bene i comandi alla sua Foundation. Quanto poteva essere debilitante, la puntura di quegli insetti nati dalla Scolopendrika di quell’individuo?

Poteva... arrendersi ora..?

‟ MAI!” si rispose mentalmente il giovane. Non ci stava... per niente! Non poteva abbandonare chi aveva intorno.

Serrò i denti... sollevò le braccia... con una forza di volontà più forte del veleno, riuscì a sollevarsi.

Ma il suo equilibrio restava minato. Non poteva muoversi bene, e questo non gli avrebbe mai permesso di evitare i colpi di Zaehr o di combattere al meglio, nemmeno con il suo potere di sentire i movimenti attraverso il suolo...

C’era una sola cosa che poteva fare...

Ma aveva giurato che non l’avrebbe mai usato... a causa della parte che aveva avuto negli eventi di quel giorno...

« OUCH!». In quel momento, la visione di Derow che venne preso da una testata infertagli da Zaehr stesso lo scosse lo fece uscire dalle sue considerazioni.

« Sta diventando noiosa, la storia.» disse Zaehr, prendendo in una mano uno dei propri insetti mentre colui con cui si confrontava barcollava.« Questo metterà la parola fine alla storia.».

‟ Maledizione... devo intervenire!” comprese in quel momento Cabel, stringendo più saldamente la Misàchi.

‟ NO!”. Fu questo il grido interiore di Ev: non doveva finire così. Aveva ancora delle risposte da ottenere! Non poteva lasciare che questi individui, che potevano essere quasi sicuramente implicati in ciò per cui si erano messi in viaggio, lo fermassero!

E non poteva lasciare che facessero del male ad altra gente. Che intrappolassero qualcun altro. Che facessero del male ai suoi nuovi amici.

Non davanti a lui!

NON FINCHÈ ERA VIVO!

Un bagliore verde attraversò i suoi occhi grigio perla, pervasi da un furore improvviso, facendogli alzare quasi in automatico le braccia in direzione di Zaehr. Al contempo, le Rocciasezioni unite vibrarono fino a separarsi di nuovo, disponendosi immediatamente in aria l’una distanziata dall’altra sia a destra che a sinistra, allargate a raggiera.

La parte posteriore di quelle Rocciasezioni, leggermente cava, iniziò a brillare all’interno di luce verde...

« Uh?» fece Sein, notando in quell’istante quel fenomeno.« Cosa...?». Anche Cabel lo notò, spinto da quell’azione. Alcune flebili scariche elettriche iniziarono a circondare le rocce fluttuanti.

« Ehi, guardate!» fece in tempo a notare uno degli uomini di Zaehr. Gli altri fecero lo stesso, e questo inevitabilmente attirò anche l’attenzione dei due combattenti.

« Che...?» si chiese Zaehr nel girarsi.

« Lampo... sintesi...» scandì piano Ev, sfiancato dal veleno,« … Te... TERRESTREEEE!». A quel grido, sei lampi luminosi scaturirono da ciascuna delle cavità delle Rocciasezioni e attraversarono l’aria ad una velocità folle, tutti rivolti contro il nemico.

« COS...?!» cominciò a dire questo, ma prima di poter finire la frase venne colpito in un istante da quei lampi e travolto da una potente esplosione lucente.« AAAAAH!».

« AAAAH!» fece Derow, spinto al suolo dalla forza sprigionata.

« URGH!» fecero tutti gli altri, con le braccia davanti agli occhi per proteggersi dal fulgore sprigionatosi.

La luce venne sostituita da fumo... fumo che copiosamente iniziò a salire verso la volta della grotta. Tutti quanti rimasero attoniti.

« Z-ZAEEEHR!» esclamò Belnos, quasi cadendo a terra dall’incredulità.

« Ma... cos’era quello?» si chiese uno dei prigionieri, confuso.

« Sembrava un fulmine... e quel polverone alzatosi...?» si chiese un altro.

« L-La Foundation di Ev... è... incredibile...» rimase a bocca aperta Sein. Cabel non sapeva che dire, a riguardo.

« AGH!» fece Ev, suo malgrado ripiombando a terra sulle ginocchia.

Ora sì che si sentiva davvero stremato... sentiva che la sua Foundation sarebbe scomparsa da un momento all’altro. Il dispendio di energie che gli era costato eseguire quella mossa devastante, reso ancor maggiore dalle sue condizioni attuali, non gli permetteva più di tener testa ai danni del veleno.

‟ Spiacente, Zaehr...” pensò Ev, guardando il polverone.‟ Non c’era altro modo... per...”.

Un sussulto lo colse.

Alcune punte caddero al suolo, spezzate, mentre la Scolopendrika riemergeva dalla polvere... impugnata da Zaehr dietro di essa, ancora in piedi e perfettamente cosciente.

« COSAAAAA?!» gridò Sein.

« È uno scherzo?!» si chiese anche Derow, stentando a credere ai propri occhi.

« AHAHAHAH!» scoppiò a ridere Belnos, compiaciuto.« Zaehr è ancora vivo, AHAHAH! NON NE AVEVO MAI DUBITATO, IO!».

« Ma se fino a un attimo fa sembravi preoccupato più di noi...» osservò Laio vicino a lui.

« Però...» sussurrò Zaehr, abbassando l’arma. Era sì, vivo, ma la parte superiore dalla sua armatura era totalmente andata nell’esplosione, lasciandolo a torso nudo e con numerosi segni lasciatigli dallo scoppio su tutta la parte superiore del corpo.« Se non fossi riuscito a proteggermi con Scolopendrika per tempo... avrei passato per davvero un momentaccio...».

« È... È... pazzesco...» balbettò Ev. Una mossa così forte e terribile, che aveva fatto... qualcosa di orribile nella sua memoria... che aveva deciso di non usare mai, per nessun motivo... non era servita a NIENTE?

Com’era anche solo concepibile questo fatto?

« Quel tuo colpo...» ricominciò il nemico, sogghignando, « … ha attirato la mia attenzione. Non era davvero male, per uno del tuo livello. Però sembra averti consumato ancor più le forze, eh? In ogni caso, che l’abbia fatto o meno... non credere che ti darò l’opportunità di lanciarmene un altro...» poi ruotò la sua Foundation, procedendo verso di lui.

E adesso?

Quel farabutto era un mostro... era riuscito perfino a reggere con danni minimi al suo colpo proibito...

Era tutto... perduto?

« Mi stai ignorando...?» sussurrò tra sé Derow, ferito nell’orgoglio. Rialzatosi da terra, si scagliò contro Zaehr, gli artigli e i tentacoli di tutto il corpo rispettivamente congiunto, pensando:‟ SONO ANCH’IO IL TUO AVVERSARIO!”.

« Ah, sì...» sussurrò Zaehr, e con un movimento immediato si voltò a parare il successivo Squarcio Reale con la sua lama, per poi allontanarlo violentemente con un calcio,« … non credere di potermi prendere di sorpresa anche tu, stavolta!».

« UGH...!» fece Derow, socchiudendo gli occhi con un gomito che l’aveva schermato dal calcio.

‟ Non c’è scelta, devo per forza intervenire anch’io!” pensò in fretta Cabel, deciso a prendere l’iniziativa, quando qualcun altro si mosse in fretta davanti a lui e a Sein, cogliendoli alla sprovvista e facendo dire al fratello maggiore:« ... Eh?».

« Adesso stai al tuo posto!» esclamò Zaehr, pronto a sbatterlo via con il piatto della spada dato a mo’ di mazza... se non fosse che venne distratto da qualcos’altro.

In quel momento, uno dei prigionieri liberati si era avvicinato e si era lanciato verso Zaehr, saltando verso di lui sotto lo stupore generale.

« LEVATI, TU!» fece in risposta all’aggressione Zaehr, lanciando a lui il colpo destinato a Derow che lo scaraventò via come un fuscello. Ma subito dopo, una moltitudine di corpi lo raggiunsero, avvinghiandosi a lui.« Ma...?!».

Concentrato sul primo assalitore che gli stava andando addosso, non si era accorto che altri prigionieri si erano mosse alle spalle del primo, gettandoglisi a loro volta uno dopo l’altro addosso per afferrarlo tutti insieme.

« I PRIGIONIERI!» esclamò Belnos, colto alla sprovvista. Ora non meno che una decina di persone si stringevano intorno al capo dell’accampamento.

« Ma... che diavolo state facendo?!» protestò Sein.

« Voi... ANDATEVENE VIA, FORZA!» esclamò uno dei prigionieri che avevano aggredito Zaehr, lo stesso che era stato buttato via da Zaehr nella gabbia la notte scorsa.« PORTATE VIA LA RAGAZZA PER CUI SIETE VENUTI! NOI... TRATTERREMO QUESTO BASTARDO!».

« Grrr... TOGLIETEVI DI TORNO!» gridò Zaehr, irato: nonostante fosse avvinghiato da oltre una decina di persone, a malapena questi riuscivano trattenerlo in quella posizione.

« No... NO, NON È COSÌ CHE DOVREBBE ESSERE!» fece un passo avanti Lira, unendo le mani come a pregarli.« Dovremmo andarcene tutti insieme!».

Per tutta risposta, quell’ultimo prigioniero le rivolse un sorriso triste.

« È l’unico modo... non preoccuparti per noi. Pensa ad andare con i tuoi fratelli, piuttosto, e con i due valorosi che hanno appena combattuto per noiy,m. Questo Zaehr è troppo forte... se non ci pensiamo noi, finiremo tutti alla sua mercé!».

« Voi...» sussurrò Lira, con le prime lacrime già agli occhi. Non capiva... dovevano proprio sacrificarsi... per lei? Perché non potevano salvarsi tutti insieme?

Perché dovevano essere così... coraggiosi?

« Stupidi... i vostri Signs sono stati resi inutili, non potete manco sperare di sbloccare delle Foundations per aiutarvi.» sussurrò Zaehr, seccato.« Ma, se avete scelto la sofferenza prima di tornare alla prigionia, sarete subito esauditi.». Dietro quella matassa di persone, le punte già rispuntate di Scolopendrika iniziarono a muoversi di nuovo... e pochi attimi dopo le persone che lo tenevano iniziarono a gridare di dolore:« AAAH!».

« SCAPPATEEEEE!» gli gridò il prigioniero di prima, mentre gli insetti iniziavano ad arrivare anche a lui.

« Cazzo...» chiuse gli occhi Cabel, lacerato all’idea di lasciare così quelli... per poi abbagliare a Sein.« Porta via nostra sorella! Io recupero Ev!».

« S-SI’! Andiamo Lira!» annuì in fretta Sein, prendendo una mano di Lira e correndo via con lei, mentre il fratello maggiore si precipitava verso Ev. Raggiunto quest’ultimo, gli disse:« Ce la fai a correre?».

« I...Io...» cominciò a dire Ev, allo stremo. La sua Foundation si stava già cominciando a frammentare.

« Ah, lascia perdere!» e così dicendo la grossa guida avvolse un braccio intorno alla sua vita e lo sollevò di peso come se fosse una piuma.

« Che state aspettando, branco di idioti?!» si scosse Belnos, rivolto ai suoi sottoposti, « FERMATELI, FATE QUALCOSA!». Ripresisi dallo svolgersi di quegli improvvisi eventi, diversi di loro scattarono immediatamente per entrare in azione, ed alcuni di loro giunsero a tagliare la strada proprio ad Ev e Cabel.

« Non ci voleva...» si fermò Cabel, con la Misàchi nell’altra mano.

« SPARITE!». In un’istante una specie di fulmine superò i due in difficoltà, ed anche i nemici, e di colpo questi vennero spazzati via in un turbinio di frammenti delle loro stesse protezioni da combattimento e sangue.

« AAAAAAAAAH!» gridarono questi, cadendo a terra.

Era stato Derow ad assalirli, anche lui che aveva iniziato a fuggire con loro, togliendoli di mezzo con un unico, devastante squarcio reale.

« Grazie...» mormorò Cabel, riprendendo subito a correre.

« A dopo i ringraziamenti.» disse Derow, seguendo lui e il fardello che era Ev in quegli istanti ed unendosi velocemente Sein e Lira prima che uscissero dall’accampamento.

‟ ... amici...” pensò con enorme tristezza Lira, mentre girava con Sein l’angolo che conduceva al passaggio nascosto dai rampicanti, che uno ad uno stavano iniziando a cedere dagli spasmi provocati dal veleno di Zaehr.

« Ce li abbiamo dietro!» esclamò Sein al resto del gruppo, sentendo chiaramente i passi dagli altri uomini della banda dei rapitori in lontananza.« Idee?!».

« Una intanto ce l’avrei.» gli rispose Derow. Quindi rallentò il passo e balzò sulla parete verso la parte superiore della galleria, lanciando uno Squarcio Reale a semicerchio da un lato e poi immediatamente dopo un secondo dal lato opposto.

Il risultato fu che, grazie alle potentissime penetrazioni estese create da Derow, quella sezione di galleria crollò proprio mentre stavano arrivando gli inseguitori, accumulando un sacco di pietre lungo il cammino che lo sbarrò in parte.

« Questo dovrebbe rallentarli almeno un po’.» disse il selvaggio nuovo alleato di Ev nell’allontanarsi di nuovo con gli altri, sentendo debolmente da dietro le rocce la voce di Belnos comandare:« Maledetti...! Sgomberate subito il passaggio, presto!».

Una volta sbucati fuori dai rampicanti che coprivano il passaggio, si guardarono tutti rapidamente intorno.

« E ora? Da che parte andiamo?» chiese Lira, in preda all’agitazione.

« Il fiume.» tornò a farsi sentire Derow, indicando il corso d’acqua.« Più avanti il fiume accelera di parecchio, e se non avete paura di bagnarvi un po’ la corrente ci porterà lontani da qui in un battibaleno.».

« Il fiume, eh?» ripeté Cabel, rammentando il tratto del corso dove era sicuro che coloro che avevano in custodia Lira non potessero essersi inoltrati.

« Vorresti farci buttare nel fiume? Ma sei scemo?!» esclamò Sein, contrariato.« È troppo pericoloso!».

« Preferisci vedertela con quel demone di Zaehr?» replicò Derow.« È meno rischioso di quanto sembri, fidati. Inoltre, il fiume ci porterà fin dalla Foresta Fronderoccia, dove neanche quel pallone gonfiato può sperare di uscirne a buon mercato.».

« Va bene, andiamo.» concordò infine Cabel.

« MA COME?!» si lamentò Sein.

« Sein, Ev non sta bene, se ci fermano non saremo in grado di combattere al meglio, senza contare che portarlo così fuggendo è già abbastanza faticoso. Sarà una pazzia, ma ci tocca farla per salvare noi e soprattutto Lira.».

« Spicciatevi, allora, o avremo compagnia troppo presto per rifletterci ancora.» li avvisò il selvaggio capobranco dei Leokàmi, guardandosi nervosamente alle spalle da cui riusciva a sentire i rumori della barriera che aveva improvvisato che veniva smossa. Un’ultima occhiata di gruppo, e tutti quanti si lanciarono dall’altra parte della riva, spingendosi quindi a percorrere il corso del fiume.

« Dove sono andati?» si chiese Belnos una volta fuori dai rampicanti, cercandoli con lo sguardo.

« Sono là!» lì notò uno dei suoi sottoposti, notandoli che avevano percorso già un centinaio di metri. Tutto il gruppo dell’accampamento nemico si lanciò a sua volta nuovamente all’inseguimento.

« Tieniti a me quando ci buttiamo.» raccomandò Sein a sua sorella, riponendo la lancia sulla schiena e tenendola per le spalle.

« S-Sì.» annuì la ragazza.

Cabel invece guardò la propria Misàchi. Realizzava già che l’arma era troppo pesante per portarsela in acqua, e prendere anch’essa con sé in quelle rapide avrebbe solo rischiato di spingere sul fondo ad annegare sia lui che Ev.

« Santi Stoinos...» imprecò Cabel, e con un gesto lanciò il più lontano possibile l’arma, in mezzo alla bassa vegetazione del paesaggio circostante.

« Forza, più veloci!» li esortò Derow, che li precedeva.

‟ Ma come fa ad essere ancora così svelto dopo gli scontri che ha sostenuto?” pensò Sein, sbalordito.

Braccati dai nemici, raggiunsero finalmente il punto del fiume dalla corrente più impetuosa. Il rumore che produceva era ben più forte ora, e l’acqua più scura di prima.

Rimasero a correre sul bordo del fiume per qualche istante, finché...

« ORA!» gridò Derow, e subito tutti quanti si buttarono nei flutti agitati del corso d’acqua.

« AAAAH!» gridò Lira nel finire sott’acqua insieme a Sein, Cabel, Derow ed Ev.

Il contatto con l’acqua fredda fu sufficiente a restituire almeno un briciolo di lucidità ad proprio al suddetto Ev. Sempre stretto da Cabel, aspirò una boccata d’aria in superficie, mentre ormai il flusso del fiume li aveva catturati a sé.

Fu come precipitare in una galleria, ma in orizzontale invece che in verticale: andavano velocissimi, senza freni. Anche se la sua vista era confusa dagli effetti del veleno, vedeva distintamente il corso del fiume che gli scorreva davanti, e lo stesso potevano dire Lira e Sein che si stringevano per non separarsi e per Derow davanti a loro... e anche per Cabel che cercava di tenere lui a galla, ovviamente...

« Quei pazzoidi l’hanno fatto davvero!». Anche Belnos era arrivato nel punto in cui i loro inseguiti si erano gettati nel fiume, fermandosi con il resto dei suoi compagni a guardarli mentre andavano sempre più lontani.

« Presto, andiamo a prendere le Salamandre-Lupo!» esortò lui, irato.« Se ci sbrighiamo, forse riusciamo a...».

« Non occorre.».

Quando Belnos si girò, si ritrovò a venir raggiunto proprio da Zaehr, che si era appena fatto strada in mezzo agli altri.

« Z...Zaehr!» esclamò vedendo il proprio capo.« Come... ̔ non occorre’? Cioè, non li inseguiamo?».

« Hai gli occhi per vedere, no?» domandò Zaehr con un sospiro.« Prendere le Salamandre-Lupo sarebbe inutile, quando le avremo prese loro saranno già in capo al mondo. Senza contare che l’unica Salamandra-Lupo maschio che era rimasta all’accampamento – quindi quella veramente veloce – se l’è ripresa Eief. In più... il mio sesto senso mi suggerisce che non si siano buttati nel fiume a caso. Probabilmente sanno che arriveranno in un posto in cui saranno al sicuro da noi.».

« Ma... con tutto il rispetto, Zaehr... loro sanno dov’è il nostro accampamento...».

« E’ un dettaglio che non mi è sfuggito, stai tranquillo.» piegò il collo lui.« Ad ogni modo... mi accontenterei di aver recuperato quasi tutti i prigionieri, in fondo ce n’è sfuggito solo uno. Per i fuggitivi, invece...» a quel punto, sorrise.« … lasceremo che pensi qualcun altro a loro. Non si annoieranno di certo, i nostri cari eroi improvvisati.».

« Oh... beh... Va bene, il capo sei sempre tu.».

« Detto questo, signori... torniamo indietro, forza.» si rivolse ai propri uomini Zaehr.« Ci tocca occuparci di togliere il veleno da quei vermi che mi hanno aggredito e rimetterli in gabbia, adesso. Anzi... ora che ci penso, forse non dovremmo più considerarli dei vermi...». Socchiuse gli occhi.« Non credevo che nonostante l’avvelenamento sarebbero riusciti a trattenermi così tanto a lungo... Si vede che rendersi conto di come stavano le cose, ossia di come non ci fosse alcuna speranza di vincermi, li ha resi un po’ più forti, e vanno un minimo rispettati per questo. Oltre a questo, comunque, nell’attesa che Rios riporti finalmente il suo culo fino a noi, dovremo rivedere un po’ i nostri programmi per oggi...».

 

« N-NON... SIAMO ANCORA... ARRIVATI?!» boccheggiò Lira, mentre si vedeva tutto il paesaggio passare via.

« MI SA DI NO!» fece in risposta Sein,

« OCCHIO A NON SBATTERE DA QUALCHE PARTE!» tuonò Cabel nel cercare di farsi sentire più del rumore prodotto dall’impetuosa corrente.

Quanto tempo passarono a mollo in balia del fiume, si chiese Ev nel suo stato debilitato? Quel che sapeva per certo - o almeno pensava lo fosse, sentiva più dolore che altro – era che probabilmente stavano percorrendo il cammino che avevano fatto in ore in molto meno, molto più velocemente. Per lo meno stavano procedendo senza venir sballottati contro le rive...

Ad un tratto, la corrente iniziò a rallentare il suo corso.

« CI SIAMO, GENTE!» esclamò Derow. Si stavano avvicinando all’ingresso di una gran macchia d’alberi, gli stessi della foresta già visitata da Ev e compagni.

« Cerca di resistere ancora un po’.» fece forza ad Ev Cabel.

« Sì...» sussurrò appena il ragazzo con la Foundation di pietra. Continuarono a procedere ancora per un po’, guidati dal corso, finché non giunsero vicino ad un punto dove si sporgevano le radici che partivano da alcuni dei grossi tronchi della macchia.

« Aggrappatevi!» suggerì loro il selvaggio compagno, spingendosi verso quelle radici ed afferrandone una. Sein con Lira fecero lo stesso, e Cabel li seguì a ruota per ultimo, arrestando così la loro corsa lungo il fiume.

Erano tornati alla Foresta Fronderoccia.

 

-Nota dell’Autore-

E... yessss! Un altro capitolo finito! Ed esattamente come quando incontri un boss troppo forte troppo presto quando sei ad un livello infimo, credo che Zaehr abbia effettivamente fatto la figura... del boss in questo capitolo.

E niente, come va l’estate? Purtroppo dal punto di vista dei disegni facciamo ancora acqua: ho provato a rivolgermi all’amministrazione di EFP per capire qual è il problema, ma sono peggio dei fantasmi, nessuno mi risponde.

Il che mi obbliga a rimuovere il disegno – tanto sempre invisibile – che avevo messo nel capitolo 5, e ovviamente anche la descrizione annessa. Ma se qualcuno sapesse come risolvere questo problema, mi può anche scrivere in privato, mi dispiace davvero non riuscire almeno a mostrarvi come sono fatti in character in maniera magari pure scadente – bassa autostima portami via – ma che renda l’idea.

Annunci poi per chi mi segue nella sezione 5D’S.

Dopo accurate meditazioni, sono riuscito forse ad implementare una storia nuova per la sezione. Mi richiederà ancora un’attesa fino a Settembre-Ottobre, perché uno dei temi sotto i riflettori al momento è un po’ troppo deboluccio ma c’è una minima possibilità che lo supportino nell’espansione nuova che sta per uscire in Giappone a causa di alcuni fattori che potrebbero non essere solo coincidenze, ma dovrei riuscire a portarla appunto.

Chiaramente vi chiederete che impatto avrà sulla storia corrente questo fattore. Beh, poiché come avrete notato ci sto mettendo più del necessario ad aggiornare questa fanfiction, pensavo di fare come quando mi occupavo della mia precedente storia Fantasy: alternarmi con quella in maniera da rendere la cosa più movimentata e ̔ forzare’ il cosiddetto blocco dello scrittore. Può essere un ragionamento del belino, ma poiché in passato ha funzionato vorrei provarci, ora che ho un po’ più di libertà.

Poi al massimo, se dovesse essere il caso, ne stopperò una e cercherò di finire prima quella che mi spinge di più. D’altro canto penso che non possa uscire niente di buono dal forzare uno scrittore a scrivere qualcosa anche se non si sente di farlo, pertanto forse sarà meglio così, se sarà il caso.

Bene, direi che è tutto. Spero che abbiate gradito il capitolo e ringrazio TotalNintendoDrama e per le recensioni e il supporto. Ringrazio anche _Alcor, che ultimamente ha gentilmente lasciato delle recensioni alla storia, grazie di cuore a tutti/e e due!

Buon proseguimento a tutti, alla prossima!

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Capitolo 8
*** La rivelazione di Ev ***


Capitolo 8 – La rivelazione di Ev.

 

« Oh... issa!» esclamò Derow, trascinandosi fuori dall’acqua grazie alla radice che aveva afferrato. Gli altri fecero lo stesso, e dopo poco si ritrovarono tutti sulla verde terra della foresta.

« Uff... ho temuto che non ce saremo mai più arrivati...» sbuffò Sein, sollevato di non essere più nel fiume.

« Anch’io...» disse Lira, strizzandosi la gonna inzuppata. Poi guardò Cabel:« E... il vostro amico? Quell’Ev?».

« Sto... bene...» alzò a malapena un pollice con un mezzo sorriso il ragazzo. Almeno prima di chiudere gli occhi il secondo dopo.

« Mi sa che non è così.» borbottò Cabel, notando che era appena svenuto.

« Accidenti...» fece Sein.

« Come facciamo?» chiese Lira, preoccupata.« È pur sempre stato avvelenato... dobbiamo trovare il modo per curarlo.».

« Calma, Lira, ci inventeremo qualcosa.» la rassicurò la maggiore delle due guide.« Dopotutto, una guida non è semplicemente una persona che porta a spasso chi lo richiede... deve anche sapere come cavarsela in diverse situazioni.». Si guardò dunque intorno.« Non sono mai stato in questa foresta, ma ci sono buone probabilità che ci si possano trovare alcune erbe medicinali utili per ricavare qualche rimedio.».

« Ottima idea, Cabel!» esclamò Sein.« Ehm... tu ricordi come si distinguono, vero?».

« Sì, e sarebbe ora che imparassi a farlo anche tu...».

« E...ETCIU’!» starnutì improvvisamente Lira. Subito dopo si scuso in fretta:« Perdonatemi... l’acqua non era molto calda...».

« Giusto, stare qui a prenderci un accidente con gli abiti bagnati che ci ritroviamo non pare un’idea buona.» osservò Derow.« Sarà bene entrare più in dentro nella foresta.». Si girò, indicando loro una direzione.« Procedendo di là arriveremo al mio rifugio, dove potremo accendere un buon fuoco e...» non finì però di parlare che qualcosa di appuntito toccò la sua schiena.

« Non così in fretta, Derow.». Cabel aveva preso la lancia riposta da Sein dietro di sé e l’aveva avvicinata con fare minaccioso al loro selvaggio compagno.

« Cabel!» esclamò Lira, che non se l’aspettava.

« Scusami, Lira, ma c’è una questione da risolvere.» disse con fare duro Cabel, senza allontanare di un centimetro la lancia da Derow.« Dì un po’, Derow... perché mai ora dovremmo seguirti?».

« Eeeeh... davvero?» sospirò Derow.« Credevo che dopo la nostra piccola disavventura insieme, fossimo diventati praticamente amici...».

« Mai stato amico di qualcuno che voleva cercare di uccidermi in un buco nella foresta solo per dimostrare la sua forza.» controbatté lui.

« Giusto, hai provato ad ammazzarci tutti e tre!» si trovò d’accordo Sein.« Magari se ora ti seguiamo ci fai sbranare dai tuoi Leokàmi.».

« Ci sono dei Leokàmi qui?!» comprese Lira, ora più inquieta.

« Sì, e li comandava questo bel bastardo grazie alla sua Foundation.» precisò la minore delle due guide.« A momenti ci rimettevamo la pelle, a causa loro.».

« Allora?» insistette Cabel.

« Allora... mi pare dimentichiate qualche dettaglio.» disse Derow, fissandoli.« Non ricordate? Vi ho aiutati prima solo per poter combattere di nuovo contro Ev. Come farei a ottenere la mia rivincita, se non vi aiutassi ora che è in condizioni poco piacevoli?».

« Non è ancora un buon motivo per poterti dare la nostra fiducia.» obiettò secco Cabel.« Daccene uno più concreto, a meno che tu non voglia verificare se la tua velocità è abbastanza alta da evitare di essere trafitto da una lancia così vicina...».

« Va bene, come volete voi.» rispose allora Derow.« Cercherò di darvi un motivo diverso, anche se probabilmente vi sembrerà più una scusa.».

« Mettici alla prova. Ma alla svelta, Ev aspetta noi per essere curato.».

« Ok.» disse l’interlocutore. Si prese un singolo istante, sotto lo sguardo dei tre fratelli, prima di spiegare:« La verità, che ci crediate o no, è che quando ci siamo incontrati la prima volta non ero in me.».

« Non eri in te?» assottigliò le palpebre Cabel.

« Ecco, questa sembra davvero una scusa...» osservò Sein, dubbioso.

« Salvo che è davvero la verità.» insistette Derow.« È stata la mia Foundation a ridurmi in quello stato...». Si guardò quindi il Sign che portava sul dorso della mano sinistra.

« Come?» domandò ancora Cabel.

« In che senso ̔ è stata la tua Foundation’?» incalzò Sein, non aspettandosi quella dichiarazione.

« Beh... credo che per rendervi meglio l’idea senza confondervi sia il caso che vi dica di più circa i motivi che hanno fatto sì che mi fermassi a vivere in questa foresta, partendo dall’inizio...

« Vi avevo accennato al fatto che me ne fui andato di casa dopo aver dimostrato di essere il più forte della mia città, giusto? Beh, da lì ho speso qualche anno della mia vita in giro per Proéyld. Per me dimostrare di essere il più in gamba nel combattimento era tutto ciò che mi importava, e volevo dimostrarlo a suon di cazzotti a tutti. Così, quando un giorno, durante il mio viaggiare, incrociai una mia conoscenza dalle parti di Lìnkas che mi raccontò della pericolosità della Foresta Fronderoccia maturata a causa di gente scomparsa al suo interno non solo non gli diedi peso, ma incuriosito e con la foresta pur sempre sulla mia strada decisi di entrarci dentro, sperando che l’esperienza mi rendesse magari ancora più forte.

« Il seguito ve lo raccontai già: finì braccato dai Leokàmi e ottenni allora la mia Foundation. Ma non successe solo questo... perché a partire da quel punto, qualcosa nei miei pensieri e nel mio modo di fare era cambiato...

« Il mio desiderio di voler dimostrare la mia superiorità fisica era divenuto differente, in maniera tale che consideravo la vittoria valida solo uccidendo altre persone che considerassi altrettanto forti, con cui avrei dovuto battermi in scontri all’ultimo sangue. Non volli uscire dalla foresta, che stavo ora considerando la mia ̔ casa’, e invece eliminai il precedente capobranco dei Leokàmi per stabilirmi qui come loro ̔ re’. La mia mente era diventata più simile proprio a quella dei Leokàmi stessi... tanto è vero che per me era motivo di orgoglio voler battermi con chiunque passasse di qui, per preservare la mia carica di ̔ dominatore della foresta’ insieme al mio branco.».

« Quindi mi stai dicendo che i tuoi pensieri erano diventati come quelli dei Leokàmi?» chiese Cabel.

« All’incirca... conservavo comunque parte della mia lucidità, seppur stravolta.» precisò Derow.« Ma comunque il mio senso dell’onore non si era del tutto oscurato... ho sempre cercato di tenere lontani i Leokàmi da persone che non sembrassero in grado di sostenere uno scontro con noi, per quanto possibile, da quando sono qui, dovete credermi su questo.».

« Una Foundation che stravolge la mente di chi la usa... È possibile qualcosa del genere?» chiese Sein al fratello maggiore.

« A pensarci bene, forse potrei aver sentito qualcosa a riguardo.» gli rispose Cabel.« Una volta udì che in passato far nascere una Foundation dove vi erano degli animali causò dei comportamenti pericolosi negli individui che ne possedevano, riconducibili a quegli animali stessi. Potremmo quindi dedurne che anche Derow sia uno di questi casi speciali... ma questo non spiega come mai si sarebbe ripreso adesso.».

« Eh, bella domanda questa.» ammise Sein, tornando a guardare con sospetto Derow.

« È stato Ev a farmi tornare in me.» rispose il loro interlocutore.« Da quando sono con i Leokàmi, quello era il primo scontro che ho perso da tanto tempo. La mia opinione è che costringere la Foundation a scomparire a seguito della batosta ricevuta abbia avuto una sorta di effetto... Boh, non so come chiamarlo, diciamo che ha praticamente spezzato quella specie di influenza, ecco.».

« Chissà...».

« Andiamo... Cabel o come ti chiami... sono sincero, davvero.» cercò di convincerlo Derow.« Non sono più vostro nemico, ora: e poi io sono l’unica garanzia che avete che i Leokàmi non vi attacchino. Posso anche aiutarvi a trovare le erbe necessarie a curare Ev, ho un’idea ben precisa sul dove trovarle...».

« Mmh...» fece Cabel, titubante. Credergli, o non credergli? Questo era il dilemma...

In quel preciso momento, Lira mosse alcuni passi avanti e strinse la mano sulla lancia che impugnava.

« Cabel... lascialo stare, per favore.» disse la ragazza.

« Lira?» domandò quest’ultimo.

« Se voi dite che quest’uomo ha attentato alla vostra vita, non posso far altro che credervi. Siete miei fratelli, non posso dubitare della vostra parola.» spiegò la ragazza.« Ma... non me la sento neanche di dubitare di una persona che a prescindere dalla sue intenzioni ha combattuto per la nostra salvezza.».

« Sarà anche vero, ma questo individuo è pericoloso. Non possiamo credergli così su due piedi solo per prima... si è unito alle battaglie solo per poter poi di nuovo affettare Ev, l’ha ammesso lui stesso.».

« Ma non si è tirato indietro fino alla fine.» gli ricordò lei.« Forse solo per orgoglio o per quel suo scopo, ma ha combattuto insieme a quel ragazzo fino al momento di scappare tutti insieme, aiutandoci anche nella fuga. Di questi fatti gli siamo comunque debitori, giusto? Non dovremo tenerne conto, per decidere se credere alla sua versione dei fatti?».

« Può darsi...» sussurrò Cabel.

« E poi... oggi abbiamo già fatto dei... sacrifici... Non ne voglio altri...» sussurrò Lira. Chiuse un attimo gli occhi, poi continuò:« Io vorrei soltanto che ora pensassimo ad Ev... perché le sue condizioni si aggravino ancora di più.». Nel dirlo, i suoi premurosi occhi azzurri erano rivolti al giovane tenuto dal braccio sinistro del fratello maggiore.« Ti supplico, Cabel... non possiamo lasciarlo così ancora a lungo...».

Cabel guardò a sua volta Ev. Già, quella era la cosa più importante a cui pensare, ora...

« E va bene... sbrighiamoci ad arrivare al tuo rifugio.» intimò Cabel a Derow.« Ma per il momento, fino a quando non saremo totalmente sicuri che non ci vuoi fare scherzi, Sein ti starà appiccicato alla schiena con la lancia come una Piovra Marmorea su uno scoglio, è chiaro il concetto?».

« Se può servire a darmi la vostra fiducia...» osservò Derow.

« Cabel!» si lamentò Lira, esasperata dalla sua ostinazione nel volerlo minacciare.

« Spiacente, Lira, ma va fatto. Andiamo, su.» disse in tono definitivo il fratello maggiore.

Con Derow in testa, sorvegliato da Sein rientrato in possesso della sua lancia, il gruppetto si fece strada tra l’alta vegetazione. Dopo un po’ di camminata, arrivarono ad un’ampia radura vicina, che altro che non poteva essere che il luogo dove abitava Derow. Vicino ad un grande albero vi era una capanna di legno – piuttosto misera a dire il vero, non aveva manco la porta, era più uno spazio buio in cui rintanarsi per la notte – davanti ai quali vi erano ancora i resti carbonizzati di un falò recente, e soprattutto, sempre lì intorno, vi erano un sacco di Leokàmi, gli stessi che avevano già incontrato in precedenza.

Come li videro uscire dalla selva, i terribili leoni drizzarono i tentacoli e si mossero verso di loro, ringhiando sommessamente. Lira si rifugiò dietro Cabel.

« Buoni, buoni!» cominciò subito a rivolgersi a loro Derow.« Sono amici miei, A-MI-CI! NON-ATTACCATELI!».

« S-Salve, gattoni...» alzò appena la mano Sein, nervoso.

« Grrrrrr....» continuarono a ringhiare i Leokàmi. Sembravano indecisi se fidarsi della parola del loro capo oppure no. Tuttavia, dopo un poco, decisero di farsi più indietro.

« Bravi ragazzi, anche se purtroppo sanguinari.» osservò Derow, soddisfatto. Voltò la testa verso Cabel.« E adesso che si fa?».

« Sein e Lira staranno qui, ad accendere il fuoco e ad occuparsi di Ev.» disse rudemente Cabel, appoggiando vicino al falò il ragazzo dalla Foundation di pietra.« I tizi dell’accampamento dovrebbero essere ancora ben lontani e non lo vedranno in ogni caso, ammesso che abbiano deciso effettivamente di venirci dietro lungo il fiume. Noi invece andremo insieme a cercare quelle erbe medicinali di cui abbiamo parlato, visto che sembri sapere bene dove trovarle, ma non prima che tu abbia ordinato ai tuoi Leokàmi di stare categoricamente lontani da mio fratello, mia sorella ed Ev. Se solo osano sfiorarli con una zampa, ti ammazzo al ritorno.».

« D’accordo, farò come dici.».

« Sein, prendo di nuovo il tuo posto.» disse il fratello maggiore, con il fratello che lasciò che impugnasse la lancia senza spostarla di un centimetro dalla schiena del sorvegliato prima di mollarla a sua volta.« Voi scaldatevi, ed assicuratevi che Ev non peggiori.».

« Va bene, ma sii prudente: questo qui è pericoloso.» rispose Sein, alludendo a Derow.

« Se vi serve, nel mio modesto riparo di legno c’è una borsa.» suggerì quest’ultimo.« C’è un acciarino per il fuoco e anche qualche medicina... anche se non credo siano adatte al veleno di Ev, ma nel caso voleste provare...».

« Sì sì, grazie della premura, decideremo con calma.» replicò quasi infastidito Sein.

« Grazie, signor Derow.» fece invece un piccolo inchino Lira, più gentile. Il selvaggio abitante del bosco sorrise a quel segno di gratitudine. Quindi, una volta date le istruzioni necessarie alle sue belve, si allontanò con Cabel nuovamente tra la vegetazione.

« Allora, direi di darci da fare.» sentenziò Sein.« Ma prima...». Iniziò quindi a togliersi i guanti e a slacciarsi gli allacci della propria giacca, indumenti troppo bagnati per tenerseli addosso, prima di passare agli stivali.« Forse è il caso che ti tolga anche tu la giacca, Lira. Sarà fradicia, no?».

« Oh, ehm, certo.» annuì in fretta la ragazza, togliendosi a sua volta la sopravveste.

A quel punto Sein, in una sorta di canottiera chiusa da dei lacci al petto e a piedi nudi, si introdusse nella baracca di Derow e, sotto gli sguardi sempre vigili dei Leokàmi, diede fuoco ad alcuni rami caduti lì intorno con l’acciarino trovatovi dentro. Un caldo focolare ravvivò il falò da prima spento, mentre Lira nella propria camicia a maniche lunghe ora esposta si occupava di Ev.

« Ho tolto la giacca anche a lui, Sein.» disse la ragazza, che aveva lasciato il ragazzo nella sua maglia a maniche corte.« Forse dovrei togliergli anche quella maglia bagnata, però?».

« Ehi, ehi... sorellina, non mi dire che vuoi dare un’occhiata più da vicino al fisico di Ev.» insinuò con aria maliziosa Sein.

« N-NO... non era per quello!» arrossì in fretta Lira.« È-È solo per non fargli prendere un accidente, e...».

« Calma, mica dicevo sul serio.» le sorrise Sein.« In ogni caso, secondo me puoi lasciargliela: è abbastanza leggera da asciugarsi velocemente, se sta vicino al fuoco. Piuttosto, sarà bene controllargli il braccio che è stato punto...».

Il braccio in questione, nel punto dove era stato ferito dall’insetto, era gonfio e sanguinante. Gli fasciarono la ferita, quindi procedettero a fargli trangugiare una delle medicine indicategli da Derow.

« Sembra tranquillo, almeno...» sussurrò Lira, apprensiva, mentre lo guardavano stando vicini al fuoco.« Dici che ce la faremo a guarirlo?».

« Ehi, cos’è sta’ sfiducia? Andrà tutto bene, vedrai.» le rivolse un rassicurante occhiolino il fratello.« Dopotutto Cabel sa sempre come risolvere magagne del genere, no?».

« Vero...».

« Oh, dimenticavo...» si ricordò di una cosa Sein, che lo spinse a frugare nelle tasche dei propri pantaloni da cui estrasse qualcosa che porse alla ragazza.« Questa è tua, se non sbaglio.».

Quel che le stava porgendo era un braccialetto fatto di tante pietre scure messe infilate nel proprio filo.

« È... il mio braccialetto!» esclamò Lira, prendendolo tra le dita. Nel rigirarselo, rimirò tre delle pietre in particolare, su cui vi erano incise tre lettere color gesso: una C, una S e, tra le prime due, una L. Le iniziali dei tre fratelli.

« Le nostre cose sono rimaste insieme alla nostra Salamandra-Lupo dalle parti dell’accampamento di quei manigoldi, ma questa l’ho sempre tenuta con me per restituirtela.» le spiegò Sein, fiero.« Certo che, se non l’avessi perso, non avremmo mai avuto la certezza di star seguendo la pista giusta per rintracciarti.».

« Grazie...» sussurrò la ragazza, stringendo con affetto l’oggetto.

« Prego. Perché non lo indossi come al solito? Ci è sempre stato bene al tuo polso.».

« Lo farei volentieri... ma...».

« Ma...?» disse Sein, quando notò il suo polso destro.« Aspetta un attimo, e quello che cos’è?». Aveva appena notato un oggetto intorno ad esso.

La ragazza allungò il braccio per farglielo vedere meglio. Alla vista sembrava un normale bracciale di ferro che copriva quella parte del suo arto, se non fosse che la parte più premuta verso l’interno aveva un colore bianco, dall’aspetto quasi osseo.

« Me l’hanno messo quelli che mi hanno rapita.» spiegò Lira, mentre il fratello esaminava il bracciale, che risultava ben stretto a lei.« Dove i Cavalieri del controllo di Liontàri avevano detto che avevo il Sign. Dicevano che avrebbe tenuto bloccato il mio Sign finché l’avrei avuto addosso.».

« Sapevano anche dove avevi il Sign?» comprese Sein, sorpreso.« Quei tizi erano davvero ben informati. Uhm... bisognerebbe trovare un modo per toglierlo...». C’era una piccola serratura sul bracciale, ma certo non poteva forzarla facilmente senza chiave.« Uhmmmm... farò qualche tentativo, ma forse sarebbe il caso di...».

« State tutti bene?!».

La loro discussione era appena stata interrotta da Cabel. Era tornato sul posto di corsa, la lancia in un pugno e alcuni fasci di erbe nell’altro braccio. I Leokàmi lo squadrarono malamente.

« Sì, ma... ehi, dov’è Derow?!» balzò in piedi Sein.

« Scappato.» digrignò i denti Cabel.

« COSA?!».

« Il signor Derow è scappato?» domandò Lira, sorpresa.

« Già, è stato furbo.» ammise suo malgrado il maggiore dei tre fratelli.« Avevamo appena finito di raccogliere le erbe necessarie, quando mi ha fatto notare che avrei dovuto stare attento ad un Keràtorno a suo dire particolarmente nervoso che aveva notato starsi avvicinarsi un po’ troppo quando aveva girato la testa. Sulle prime ho pensato che fosse un trucco per allontanare la mia attenzione da lui, ma poi ho sentito il verso di quel maledetto bestione vicino e sono stato costretto a girarmi. Non era così nervoso come mi aveva fatto credere, ma Derow ha approfittato di quell’unico attimo di distrazione per andarsene sugli alberi e fuggire.».

« Ma guarda te se pure la natura deve darci problemi!» esclamò Sein.

« Sono tornato qui non appena ho realizzato che non potevo corrergli dietro.» finì Cabel.« E adesso, per colpa di quel trucco, temo siamo tutti in pericolo. Dovremo andarcene, prima che Derow possa...».

« Perché dovreste andarvene?».

Tutti quanti alzarono la testa: Derow era appoggiato con la schiena ad un albero vicino, seduto su un ramo abbastanza in alto, intento a fissarli.

« Tu...» sussurrò Cabel, buttando le erbe a terra ed accorrendo istintivamente davanti ai suoi familiari, sempre armato di lancia. Derow, invece, si appese al ramo con una mano e si calò di sotto.

« Hai portato con te le erbe che abbiamo preso, vedo...» domandò il capobranco dei Leokàmi.« Che aspettiamo a preparare il rimedio per Ev?».

« Noi... Eh?» si sorprese il fratello maggiore del trio.

« Come hai detto?» chiese Sein, confuso.

« Insomma, abbiamo cercato le erbe per questo scopo, no? Ah, aspetta...». Si avvicinò velocemente a loro, mettendo in guardia il gruppo... finché non raggiunse Cabel, afferrandogli la lancia con un gesto ed accostandosela al petto di sua spontanea volontà.« … è possibile che tu ti senta ancora sicuro solo puntandomi questa?».

« Cosa?» fece Cabel, ancora più sorpreso. Con la punta toccava inequivocabilmente l’area del suo cuore.

« Ma... perché diavolo lo stai facendo?» chiese Sein, confuso.

« Non è ovvio? Per ribadire che non vi sono ostile.» chiuse gli occhi Derow, tenendosi la mano su un fianco.« Anche se comincia a diventare fastidioso, doverlo fare... Non mi direte che non vi basta neanche il fatto che stia di nuovo mettendo la mia vita spontaneamente nelle vostre mani, per persuadervi finalmente che non serbo cattive intenzioni nei vostri confronti? Senza contare che avrei già potuto ordinare ai miei Leokàmi di saltarvi addosso senza manco scendere da quel ramo, se ne avessi.».

« Ehm...» borbottò Sein, guardando gli altri con fare incerto, non sapendo come ribattere.

« Però... prima sei fuggito.» disse Cabel, ancora diffidente.« Non è esattamente ciò che farebbe una persona sincera. Potresti essere tornato per cercare di tenderci una trappola di qualche tipo.».

« Viaggi troppo con la fantasia... e tutto perché non riesci ad avere fiducia in me, o sbaglio?» replicò Derow.« Se prima ero scappato, era solo perché mi ero stufato di avere quella lancia contro la schiena. Ma se ancora non siete convinti dopo che, da uomo libero, non vi ho mosso contro manco uno dei Leokàmi qui presenti, sono disposto a sopportarla ancora un po’.».

« Mmh...» fece Cabel, fissandolo. Dalla sua esperienza nel trattare con tante persone diverse, maturata durante il suo mestiere di guida, gli faceva comprendere che Derow non stesse mentendo... o almeno così gli sembrava...

« Cabel...» disse Lira, appoggiando una mano sulla sua spalla e guardandolo con aria supplichevole.

Il rude fratello maggiore mantenne l’arma alzata ancora un po’. Solo dopo decise di abbassarla lentamente.

« Voglio crederti, per ora.» sentenziò Cabel.« Ma fai in modo che la fiducia che hai cercato non sia malriposta, se hai davvero un onore.».

« Ero serio prima, lo sono adesso.» si limitò a rispondergli Derow.« Che ne dici, non dovremmo finalmente pensare ad un certo malato?».

« Zitto e vieni.» lo esortò Cabel, gettando la lancia a Sein – che la riprese al volo – e recuperando le erbe medicinali.

Lira sorrise... era contenta che quella questione si fosse risolta pacificamente, almeno per il momento.

Derow e Cabel prepararono velocemente le erbe, tagliandole in modo da buttarle poi in una rudimentale ciotola di legno che approntarono alla svelta per l’occasione. Cabel quindi si mise a pestarle insieme con una grossa pietra tonda per ridurle in poltiglia, mentre vi mischiava insieme un po’ d’acqua per amalgamarle meglio.

« Che fai, tu?» chiese intanto Derow a Sein, che stava cercando di forzare la serratura del bracciale di Lira come poteva con la punta della propria lancia.

« Lasciami in pace, Derow: sto cercando di far saltare questo bracciale del cavolo a mia sorella.» disse il medio tra i tre fratelli, tenendo l’arma per la parte di impugnatura attaccata alla sua lama romboidale.

« Che bracciale?» chiese Cabel, fermando un attimo il proprio lavoro.

« Questo.». Glielo mostrò alzando il braccio di Lira. Il fratello maggiore, con la ciotola ancora in mano, si alzò e si avvicinò per esaminarlo meglio.

« Uhm... un bracciale Restrictor.» lo identificò questi.« Fa parte del modo in cui il nostro paese contiene coloro che possiedono una Foundation o un Sign, quando si trova costretto a farli imprigionare per un motivo o per l’altro, o anche per motivi di sicurezza verso le nostre più alte cariche. Non chiedermi come funzioni di preciso, non ne ho idea: tutto ciò che so è che il materiale bianco sotto il metallo, se tenuto saldamente premuto sopra un Sign, impedisce che questi manifesti all’esterno una Foundation o il potere che ne origina una, quasi come se fosse una sorta di ̔ tappo’ che ne blocchi le capacità.».

« Davvero? Non sapevo di questi particolari bracciali.».

« Non sono molto noti, infatti: a causa della rarità di quel materiale bianco – che non è per niente comune – di norma solo le prigioni, i soldati e, appunto, le cariche più importanti di Proéyld le hanno a disposizione. E poi, non molti utilizzatori di Foundation sono stati imprigionati in passato, visto che generalmente non causano problemi tra noi. Anche se qualche eccezione esiste...». I suoi occhi scuri si soffermarono un secondo su Derow.

« Pfff... Comunque, posso vedere anch’io il bracciale?» chiese il capobranco dei Leokàmi.

« Prego.» annuì Lira. Sein, anche se un po’ riluttante, si fece da parte per lasciare che le esaminasse lo strumento di contenimento.

« Un bracciale abbastanza robusto... ma non credo sia poi così spesso.» esaminò con occhio critico Derow.« C’è un modo semplicissimo per aprirlo...».

« E quale sarebbe il...?» cominciò a domandare Sein, mentre della luce verde brillava da Derow... il quale con uno Squarcio Reale velocissimo investì il suo braccio.

« A... Ah...» rimase senza fiato Lira nel vedere i frammenti del bracciale disperdersi nell’aria davanti a sé, prim’ancora di aver realizzato del tutto l’accaduto.

« DEROW!» esclamarono insieme Cabel e Sein, con quest’ultimo che puntò all’istante la lancia di nuovo contro Derow.

« Ehi, CALMA!» alzò subito una mano artigliata Derow.« Non le ho fatto niente, lo vedete o no?». In effetti, la sorella dei due si stava guardando il braccio, come se temesse di vedervi degli squarci, ma invece era sano tanto quanto poco fa.

« Che...? Ma con che razza di precisione...?» batté le palpebre Sein.« Cos’è, eri un barbiere prima di insediarti qui?».

« Ovvio che no, ma il colpo d’occhio non mi manca.» rispose lui.

« Però la prossima volta avvisaci, mannaggia!».

« Ben detto...» sussurrò anche Cabel, mascherando un po’ d’ira per il suo gesto non autorizzato.

« Tranquilli... ora penserò solo a riposare.» chiuse gli occhi Derow, facendo sparire la sua Foundation e andando a sedersi ad un lato del falò. Nel farlo, trasse un respiro pieno di stanchezza.« Gli scontri contro quel tipo mascherato e Zaher hanno pesato parecchio sulle mie energie.».

« Quasi non si direbbe, considerato quanto sei stato svelto a scappare prima.» osservò il maggiore dei tre fratelli, ritornando dov’era prima per riprendere a miscelare le erbe.

« Solo perché per me è normale muovermi nella foresta, sia sugli alberi che a terra... ma ho ancora ben impressi sulla pelle la potenza dei colpi di quello stronzo con la spada.» sospirò l’interlocutore.

Finito poco dopo di preparare il rimedio, anche se più simile ad una semplice brodaglia vegetale che ad una vera e propria medicina, il gruppetto lo fece bere all’incosciente Ev. Quando l’ebbe inghiottito tutto un persistente brivido si impadronì di lui, prima che si calmasse e tornasse a riposare tranquillo.

« Funzionerà davvero?» chiese con nuova apprensione Lira.

« È quello che ci auguriamo.» replicò Cabel.

« Di preciso, cos’era quella robaccia che avete fatto?» gli domandò Sein.

« Una cura contro i morsi delle Scolopendre Teschio.» gli rispose il fratello.« Quel furfante, Zaehr, aveva detto che gli insetti della sua Foundation erano simili ad esse. È probabile che anche il veleno degli insetti fosse affine a quello delle Scolopendre, visto che gli effetti sembrano ricordare molto quel tipo di tossina...».

« Anche perché le macchie sul viso di Zaehr sembravano quelle che lasciano sulla pelle quegli esemplari di scolopendra quando iniettano quantità troppo grandi di veleno nelle loro vittime, un altro segno della loro possibile implicazione in quelle abilità.» aggiunse Derow.

« Cosa vorresti dire, che Zaehr ha ottenuto la sua Foundation in uno dei loro nidi?» disse Sein.« Però mi sembra impossibile che possa essersi infilato in una tana di quelle bestiacce ed essere ancora vivo.».

« Sarà stato merito della sua Foundation, se non è finito nell’Altra Parte...» osservò il selvaggio compare.

« In ogni caso, se abbiamo fatto le cose come si deve, tra un paio d’ore Ev dovrebbe star meglio.» spiegò Cabel.« Avremmo dovuto scaldarlo, il rimedio che gli abbiamo fatto ingerire, ma senza pentole di metallo in cui mettercelo... Ad ogni modo, dovrebbe funzionare anche senza quel passaggio.».

Si misero quindi ad aspettare.

Nel trascorrere di quell’attesa, continuarono a stare lì intorno al falò, in compagnia solo dei Leokàmi presenti sul posto, conversando tra loro circa gli ultimi fatti. Anche Lira parlava, ma meno degli altri: era più concentrata nel tener d’occhio Ev, standogli vicino per cercare di carpirgli qualche segno di miglioramento.

Passò qualche minuto in più di quelle due ore fissate... e fu allora che, finalmente, le palpebre di Ev si mossero. Quando le schiuse, si alzò piano con la schiena dal suolo della foresta, e dalla sua stessa giacca che era stata usata come cuscino per la sua testa.

« Cabel, Sein!» esclamò allora Lira nel vederlo sollevarsi. I due fratelli e Derow si volsero subito verso di lui.

« Ehi, bentornato in vita, amico!» esclamò Sein alla vista di lui sveglio.

« Che... posto...?» sussurrò Ev, gli occhi grigio perla che indugiavano piano su ciò che aveva intorno. Quando si imbatterono nei Leokàmi, sussultò immediatamente.« EHI, SONO...?!». Una fitta dolorosa gli si diffuse lungo il corpo, spingendolo a chiudere un occhio.« Ohi...».

« Non ti agitare, Ev.» gli afferrò piano le spalle Lira, con un sorriso rassicurante.« È tutto a posto...».

« Lira ha ragione... ti sei appena ripreso dal veleno di Zaehr, non è detto che il tuo corpo non stia ancora risentendo del fatto di avercelo avuto nelle vene.» lo avvisò Cabel.

« Il veleno... Zaehr...» ripeté tra sé il ragazzo dalla Foundation di pietra.

Certo... la lotta con Zaehr... la loro fuga per il fiume... ricordava bene tutto...

« Siamo di nuovo nella Foresta Fronderoccia, dunque...» realizzò Ev.

« Sì. Magari sarà il caso di dirti cos’è successo dopo che sei svenuto...» gli propose Sein, per poi avvicinarglisi e stringere un braccio intorno alle sue spalle come suo solito, con un gran sorriso.« … ma, intanto, non hai idea di come sono contento di rivederti sveglio, amico!».

« Mollamiiii...» si lamentò il giovane dai capelli castano chiaro, sentendo le guance tornargli rosse come altre volte prima a quel tipo di gesti.

Separato da Ev Sein – che non mancò di essere rimproverato sia da Cabel che da Lira perché il giovane dalla Foundation di pietra si era appena ripreso e lo stava già ̔ strapazzando’ – gli raccontarono di come l’avevano curato e, sopratutto, della questione riguardante Derow che avevano dovuto affrontare fin da quando erano usciti dal corso d’acqua che li aveva riportati lì.

« Oh... quindi... la tua Foundation ti aveva fatto perdere il senno?» domandò Ev a Derow con una nota di dispiacere, quando ebbero gli ebbero raccontato del retroscena che l’aveva portato a vivere nella foresta a fine racconto.

« All’incirca sì...» rispose Derow.

« Almeno in apparenza...» specificò Cabel, sempre un po’ sospettoso sull’argomento.

« Se è così... ti devo le mie scuse.» disse il ragazzo, preso a male.« Scusami se ti ho dato della belva umana, quando abbiamo combattuto.».

« Ah, solo per quello? Non è il caso... riconosco che la realtà era quella, in quel momento.» ammise il selvaggio utilizzatore di Foundations, toccandosi la cresta corazzava che gli cingeva il capo.« Ma se ti senti così in colpa per quello... dammi quella maledetta rivincita, così siamo pari.».

« Starai scherzando, spero!» esclamò Ev.« Ora non sono pronto per qualcosa del genere!».

« Eheheh! Lo so bene.» alzò la mano Derow, rassicurandolo.« Di sicuro non voglio affrontarti adesso che siamo entrambi usciti reduci da due scontri tostissimi e da una fuga movimentata... La nostra rivincita può tranquillamente aspettare.».

« Bene...» sospirò Ev. Poi guardò gli amici, grave.« E... i prigionieri rimasti nella Piana dei Pilastri?». A quelle parole, Lira si rabbuiò, nel ripensare a quelle persone sacrificatesi per lasciarli scappare.« Cosa ne è stato, secondo voi?».

« Non lo so, ma penso ci siano buone probabilità che siano ancora vivi.» disse Cabel, serio.« Se hanno fatto tanta fatica per mettere le mani su quella gente allo scopo di condurla da qualche altra parte con quel carro-cella vuol dire che gli serviva in vita, non certo morta. In fondo, neanche tu hai tirato le cuoia, dopo la puntura dell’insetto di Zaehr: è possibile che quel bastardo sia stato attento a non imbottire troppo di veleno neanche loro e che, una volta ridotti all’impotenza, li abbia solo fatti riprendere in custodia. Magari stanno curando anche loro dal veleno, mentre parliamo...».

« Capisco...» disse Ev, sentendosi più sollevato. Sapendo quello che sapeva se l’era immaginato, ma era contento che anche Cabel la pensasse allo stesso modo.

Perciò non restava altro da fare che...

« Non ci pensare nemmeno.» lo redarguì Cabel nel vedere la sua espressione.« So cosa stai per proporre, che dovremo andare laggiù a salvarli. Ma per adesso non se ne parla proprio.».

« Ma non possiamo lasciarli a quei gaglioffi!» ribatté il ragazzo con la Foundation di pietra.« Non sapendoli in mano a gente del genere e dopo che...».

« Lo so, siamo in debito con loro.» lo interruppe il fratello maggiore.« Però tornare senza un piano alla Piana dei Pilastri nel covo di quei maledetti sarebbe inutile: Zaehr si è rivelato un osso più duro di quanto immaginassimo, e anche non contando questo resteremo sempre alle prese con gente ben più numerosa di noi che sarà sicuramente più in guardia di prima, ora. E poi ti sei appena ripreso dalla tossina che ti è entrata dentro... cosa pensi di ottenere, se non ti concedi nemmeno il tuo tempo per riprenderti come si deve?».

« Cabel ha ragione, Ev.» ammise Sein.« Anche se pure io vorrei salvare quei poveretti...».

« Ok... ma...» distolse appena lo sguardo Ev. Non gli piaceva per niente l’idea di non poterli sottrarre alle loro grinfie in quello stesso istante... specie perché ignorava quale sarebbe stata la loro sorte, da lì in poi...

« Beh, il problema di adesso è riprendere le forze che abbiamo perso...» osservò Derow, alzandosi.« Ev è stanco... io sono stanco... e non escludo che anche voi abbiate la vostra dose di stanchezza addosso...».

« Puoi dirlo forte.» disse Sein, sui cui pesavano ancora il primo scontro con Akiow più le fatiche successive.

« Allora, credo sia giunto il momento di portarvi in un bel posto.» sorrise loro Derow.« Non temete, è a due passi da qui, e vi assicuro che lo troverete... ritemprante.».

« Uh? In che senso?» chiese Ev, curioso.

« Non vorrei rovinarvi subito la sorpresa... lo capirete una volta arrivati lì. Sempre se ovviamente siete disposti a farvici portare da me.».

« Mmh...» mormorò mormorò Cabel, perennemente ancora un po’ dubbioso nei suoi riguardi.

« Forse possiamo davvero permetterci di andare con lui.» gli parlò all’orecchio il fratello minore, anche lui incuriosito come Ev.« Mi rode un po’ dirlo, ma in fondo ha già avuto un bel po’ di occasioni per fregarci, mentre eravamo intenti a curare Ev. Se era solo per affrontarlo dopo... ammetto che avrebbe semplicemente potuto prenderci in ostaggio con i Leokàmi, costringerci a guarirlo per poi obbligarlo a combattere per salvarci, no?».

« Già...» dovette concordare il fratello maggiore. Quindi, dichiarò.« D’accordo, ti seguiamo. Ma, naturalmente, tu starai davanti a noi... e Sein subito dietro a te con la sua lancia.».

« Uff... ancora con le precauzioni.» sospirò Derow, girandosi.« Seguitemi, coraggio.».

« Tu ce la fai, vero, Ev?» chiese Cabel all’amico appena ripresosi.

« Credo di sì... uff...» si rimise in piedi Ev. Sentiva di poter camminare, anche se magari non con la stessa energia e sicurezza di prima.

« Ti aiuto io, se hai qualche difficoltà.» offrì il proprio aiuto Lira.

« Grazie.» le rispose Ev, apprezzando l’offerta.

Si misero di nuovo a camminare lungo la foresta, dunque, lasciandosi alle spalle i Leokàmi per imboccare un sentiero ̔ naturale’ nella boscaglia. Il passo un po’ malfermo di Ev veniva corretto da Lira come promesso, e Sein continuava a tener d’occhio alle spalle la loro guida.

Dopo un po’ di cammino, uscirono fuori da un tratto della boscaglia, e...

« OOOOH!» esclamarono colpiti Ev, Sein e Lira.

Davanti a loro c’era una piccola area praticamente a cielo aperto, libera da buon parte degli alberi e con solo pochi ciuffi d’erba nei dintorni. Al suo interno, vi era un lago di notevole bellezza: le sue acque erano alla vista limpide, chiare, quasi bianche, con alcune grosse rocce che affioravano al centro dello stesso, da cui si sollevavano lievi volute di calore. Anche lì c’era qualcuno dei Leokàmi del branco di Derow, alcuni dei quali intenti a sonnecchiare tranquilli sui bordi della massa liquida.

« È... È quello che penso che sia?» chiese Sein a Derow.

« Certo, se è quello che indovino tu pensi.» ammise Derow, facendo un passo avanti.

« Un lago termale in questo posto?» lo riconobbe Cabel, anche lui un po’ sorpreso.

« Non un lago termale qualsiasi.» precisò il capobranco dei Leokàmi.« Queste acque non sono solo una goduria in termine di calore, e ti levano tutta la stanchezza di dosso, ma hanno anche delle proprietà curative tali da guarire anche le ferite più gravi in poco tempo.».

‟ Guarisce le ferite?” si disse mentalmente Ev, guardando subito la ferita a croce già cicatrizzata che gli aveva lasciato con l’ultimo colpo del loro combattimento, ma prima di potergli porre la domanda che aveva in testa venne anticipato da Cabel, che disse:« Quindi è in questo modo che sei stato in grado di venirci dietro tanto in fretta, dopo che Ev ti aveva messo al tappeto. Hai recuperato le forze immergendoti qui.».

« Ehm, già.» annuì Derow.« Insieme al rifugio in cui eravamo prima, è uno dei miei posti preferiti qui: ci vengo sempre, quando mi sento troppo esausto. A volte mi concedo il lusso di farci il bagno anche di notte... infatti, come vedete, mi sono premunito per quanto riguarda l’illuminazione.» quindi, indicò loro dei buchi scavati nel terreno tutt’intorno al lago – forse che aveva creato con l’aiuto della sua Foundation – circondati da pietre, in cui vi erano piantate alcuni lunghi rami d’albero ritti legati insieme, di un tipo di legno che bruciava molto lentamente, e che avevano vicino altri mucchietti di quegli stessi rami pronti a rimpiazzarli una volta esauriti i primi.« Ora io vi metto il lago a vostra disposizione: consideratelo un gesto d’amicizia.».

« Insomma... vorresti dire che possiamo usarlo noi?» gli domandò con una certa serietà Sein.

« Sì.».

« Fino a quando non ci saremo riposati a dovere?».

« Quanto vi pare.».

« YUPPIEEEEEE!» lanciò un grido di gioia il fratello minore di Cabel, catapultandosi immediatamente verso l’acqua.« Ho sempre sognato di fare il bagno in un posto del genere!».

« Sein...» si mise una mano sulla fronte Cabel, scuotendo la testa. Ev e Lira mirarono la scena con un sorriso ciascuno, entrambi bendisposti da quella dimostrazione di entusiasmo.

« Un attimo e mi tuffo io per primo, gente!» esclamò il ragazzo, gettando ogni precauzione – e con essa la lancia che aveva in mano – e iniziando a spogliarsi degli stivali che si era rimesso per arrivare fin lì e della sua canottiera con lacci, per poi iniziare a passare ai pantaloni.

« Fratello...» sussurrò Lira, chiudendo le mani davanti alla faccia imbarazzata.

« Sein, c’è tua sorella, qui.» lo ribeccò Cabel, seccato da quel suo comportamento. Nel vedere la reazione della ragazza, notò che anche Ev lì a fianco aveva distolto lo sguardo.« Anche tu, Ev?!».

« N-No...» socchiuse un occhio Ev, malnascondendo un certo rossore delle guance.

« Mmh...» mormorò la maggiore delle due guide.

« Invece di distogliere lo sguardo senza motivo, che ne dici di iniziare a spogliarti anche tu, Ev?» gli propose l’altro, smettendo un attimo di togliersi i vestiti.

« IO?!» sobbalzò lui.« NON SE NE PARLA. Ahi...!». Sentì un acciacco nell’agitarsi.

« Non per dire, amico, ma forse sei quello che ne ha più bisogno.» ammise Derow, con una mano sul fianco.« Queste acque non cureranno dai veleni, ma ti daranno sollievo dalla fatica a cui quello che avevi dentro ha sottoposto il tuo povero corpo, oltre che dalla stanchezza degli ultimi scontri.».

« Senti, ehm... i-io non posso!» si tirò un po’ indietro Ev, ancor più paonazzo di prima. Accidenti, lo stavano mettendo alle strette.« Non posso... perchèèèèèè....».

« Perchééééé...?» ripeté Sein.

« Perchéééé... Perché è ancora giorno, ecco!» alzò la mano lui, trovando un possibile appiglio.« Io preferisco farlo più in tarda serata, il bagno. Lo faccio dopo!».

« Ma dai... io non voglio mica aspettare a godermi questa fonte, però vorrei pure condividere il momento con un amico.» obiettò Sein, contrariato.« Su, vieni anche tu, vedrai che ci divertiremo un sacco.».

« Ma... Ma io sono anche abituato a farlo da solo!» scosse il capo Ev.

« Non capisco tutta questa reticenza. Cos’hai, paura dell’acqua?».

« Sein, smettila!» intervenne Cabel, seccato.« Se vuole immergevisi più tardi, lascia che lo faccia più tardi, invece di metterlo in difficoltà.».

« Ma Cabel, è ridicolo! Perché aspettare per entrare in questo posto meraviglioso? Senza contare che gli serve...».

« E che vuoi fare, obbligarlo? Sei troppo insistente alle volte, sappilo... tanto da essere fastidioso. Magari sente che non gli serve con così tanta urgenza, al momento, e in tal caso non c’è tutta questa necessità di farlo entrare in quel lago.». Si girò poi verso Ev.« Sei sicuro, tu? Ce la farai fino a stasera, vero?».

« Sicurissimo... ce la posso fare.» confermò quest’ultimo.

« Caso chiuso, allora.» disse Cabel.

« Uffi...» sbuffò Sein.

« Non te la prendere, tanto ci sarò anch’io.» disse Derow, mostrando il canino con fare un po’ maligno.

« Sai che bellezza...».

« Naturalmente verrò anch’io lì dentro.» chiuse gli occhi Cabel, avvicinandosi al lago.« Certe volte alcune fortune vanno sfruttate, comunque.».

« E, per quanto riguarda la signorina qui presente...» continuò il selvaggio compagno, gli occhi puntati verso Lira, « … se vuole può andare dall’altra parte del lago: con quei macigni che escono dall’acqua a schermare la visuale non c’è pericolo che io o chiunque altro di noi possa vedere le sue grazie, e così potrà rilassarsi un po’ anche lei.».

« Anche perché se ti azzardi a spiare mia sorella sei carne morta, sappilo.» lo minacciò apertamente Sein.

« Me lo ricorderò, eheheh...» ridacchiò lui.

« Allora... io vado...» sussurrò Lira, allontanandosi da loro per dirigersi verso la parte nascosta del lago.

« Io invece... vado a riposarmi un po’ più lontano...» disse Ev, girandosi e dirigendosi verso una macchia di vegetazione più regolare rispetto a quella nei pressi del lago termale, dove vi era più ombra.

« Peccato...» disse Sein, un po’ deluso. Tornò a svestirsi, chiedendo nel contempo a Derow:« Comincio a sentire anche una certa fame, comunque: quando abbiamo finito ci procuri anche la cena, visto che tutto quel che avevamo l’abbiamo lasciato sulla Salamandra-Lupo che abbiamo dovuto abbandonare nei pressi di quel covo di manigoldi?».

« … per chi mi hai preso, per il tuo servitore?» replicò allibito il selvaggio residente della foresta, nello sfilarsi la propria giacca verde scuro.

Quando tutti, Lira compresa, ebbero finito il loro bagno, apparì subito evidente ad Ev che ne erano usciti più che rigenerati. In particolare, Sein non gli era mai sembrato così tanto soddisfatto da quando l’aveva conosciuto. Si vede che le proprietà del lago non era esagerate, si disse. Onestamente, l’idea di provarle dopo aver constato l’effetto avuto sugli altri gli pareva più irresistibile, ma si era imposto di attendere e l’avrebbe fatto.

Ben presto Derow organizzò una battuta di caccia con Cabel – il quale non aveva comunque voglia di aspettare al rifugio del capobranco – e i suoi Leokàmi per andare a rimediare la cena, e in quattro e quattr’otto riportarono indietro un enorme pezzo carne di Erpkris da più di due chili tagliato via con grande abilità dalla Foundation di Derow. Poiché i Leokàmi non erano con loro al ritorno, c’era poco da immaginare su che fine stesse facendo il resto dell’animale in quegli istanti.

Fattosi l’imbrunire, si ritrovarono tutti seduti intorno al falò riacceso, con il pezzo di carne scuoiato, disossato e cotto a puntino distribuito in parti uguali su dei rami appuntite a ciascuno dei presenti.

« Coff coff...» tossicchiò Ev come suo solito, alzando la voce.« Questa carne è favolosa!». La sentiva sciogliersi in bocca, infatti... ed era una goduria per le sue papille gustative. Senza contare il sapore.

« Bisogna ringraziare Cabel.» li puntò con l’indice Derow.« Di solito mi viene a malapena mangiabile, a me...».

« Merito di qualche erba aromatica in cui mi sono imbattuto poco fa, e della mia perfetta conoscenza nel cuocere i cibi.» spiegò Cabel, calmo.

« Te e Lira siete sempre stati un duo infallibile in cucina.» riconobbe Sein, agitando davanti a sé la propria porzione di arrosto.« Io non sono mai riuscito a replicarvi, facevo solo disastri.».

« Motivo per cui ti abbiamo bandito per sempre da lì, a casa nostra.» replicò il fratello maggiore. Ev si lasciò sfuggire una risata sommessa.« Stavolta però neanche Lira ha partecipato...».

Guardò quindi la sorellina. Questa guardava il suo cibo in silenzio, evitando di spiccicare parola con i presenti.

« Lira, è tutto a posto?» le chiese Cabel.« È da quando Ev si è svegliato che non parli più di tanto...».

« Sì... è tutto a posto, Cabel...» sorrise mestamente la ragazza, prima di abbassare di nuovo lo sguardo.

« Pensi a loro, non è vero?» continuo il fratello.

Lei si bloccò. Ev, Sein e Derow si fecero ancor più partecipi.

« Pensi a quei prigionieri che sono rimasti laggiù pur di far fuggire noi.» la guardò il fratello.« Se vuoi parlarne, però, sai che puoi farlo, con me e con Sein. Siamo la tua famiglia, dopotutto...».

« È... È solo che... non riesco a capire.» scosse il capo Lira. La sua voce era così piena di tristezza, si disse Ev. Tristezza che in qualche modo comprendeva.« Perché sono dovuti rimanere lì... nelle loro mani...» i suoi occhi si fecero più lucidi, « … perché... perché sono l’unica tra quelle persone che è riuscita a fuggire?».

« Perché erano uomini.» si intromise Derow, saggio.« E quando sei un uomo, ti accolli sempre un sacco di responsabilità. Avevano capito che Ev, Sein e Cabel erano venuti per te... e devono aver deciso che almeno tu dovessi salvarti, ora che ti eri riunita alla tua famiglia, per non vanificare completamente i loro sforzi.».

« Non volevo salvarmi solo io, però... non solo io...» scosse il capo la ragazza. Ora grondavano lacrime dalle sue palpebre.« Quegli uomini... avranno avuto anche loro famiglie a cui tornare. Avremmo dovuto salvarli... salvarli tutti... E invece...». Chiuse appena gli occhi, quasi rivedendo quel prigioniero... quasi risentendo il suo ultimo grido...

 

« SCAPPATEEEEE!» gli gridò il prigioniero di prima, mentre gli insetti iniziavano ad arrivare anche a lui.

 

« E invece...». Le sue mani si strinsero tra loro, così forte che quasi gli facevano male. Non riusciva proprio ad accettarlo...

In quel momento, la mano di Ev si appoggio sulle sue.

« Oh?» fece la ragazza, alzando lo sguardo.

« Non sentirti in colpa, Lira.» le parlò il ragazzo. L’espressione sul suo volto era desolata, ma cercava ugualmente di trasmetterle un po’ di calore.« Non è stata colpa tua, se non siamo riusciti a salvarli. Siamo noi, semmai, quelli che dovrebbero punirsi per questo...». Sein, Cabel e Derow si guardarono l’un l’altro.« Non hai idea di quanto rimpianga quell’attimo... l’attimo in cui sono riuscito a farmi fregare da quell’insetto velenoso. Se fossi scampato alla sua puntura e avessi continuato a battermi... forse...». I suoi occhi distolsero un attimo lo sguardo. Poi, con rinnovata determinazione, disse:« Lira... non è molto da parte di una persona appena conosciuta, ma... li salveremo, ok?».

« Sì?».

« Mmh-hmm.» annuì il ragazzo.

Quegli occhi perlacei... era come se le stessero facendo una promessa...

« … ok...» mormorò Lira, asciugandosi piano le lacrime. La sua faccia si fece un po’ più serena... questo bastava, ad Ev.

« Hai detto bene, Ev.» annuì Cabel.« E poi, ad essere onesti, nessuno di noi è davvero responsabile di quanto accaduto. Gli unici che davvero hanno colpa sono quei bastardi che li hanno catturati, che gli Stoinos li maledicano.».

« Giust...» cominciò Derow, quando Sein sbottò con rabbia:« Quel figlio di puttana!».

« Chi? Zaehr?» gli domandò Ev.

« Non Zaehr, Eief!» esclamò il medio dei tre fratelli, sfiorando con la punta del bastone con la sua porzione di carne il suolo.« Quel maledetto...! Sono certo che sapesse del tizio mascherato che sorvegliava il passo della Piana. Se avesse sciolto la lingua con noi avremmo potuto evitare di venir colti alla sprovvista da quel tizio, e magari evitare che tornasse a romperci le scatole nel suo covo. Ricordiamo che è stato quell’Akiow o come si chiamava a farci perdere il tempo che ci serviva per far fuggire tutti senza venir sorpresi da Zaher.».

« Non hai tutti i torti...» ammise Cabel.

« Beh, però quando dietro di te c’è il Governatore Reggente di Arcteve penso che difficilmente scioglieresti la lingua.» osservò Ev.

« Su questo non ci piov...» cominciò a dire Sein, quando comprese bene cosa avesse detto:« COS-EEEEEEH?!».

« Il Governatore Reggente di Arcteve?!» scattò in piedi Cabel.

« Intendi il Governatore Count?!» scattò anche Derow.

« Ops!» si tappò subito la bocca Ev. Gli era sfuggito... non aveva ancora in mente di arrivare a toccare quell’argomento.

E ora lo fissavano tutti...

« Ebbene?» chiese bruscamente Cabel.« Che c’entra il Governatore Reggente di Arcteve con questa storia?». Ahia... mi sa che era in ballo, si disse il ragazzo sotto interrogatorio.

« Uhmmm...» fece con nervosismo Ev nell’abbassare le braccia, « … diciamo che... oh, e va bene.». Sospirò un momento.« Dopo quanto è accaduto, dovrei proprio dirvelo...».

« Dirci cosa?» disse Sein, attento.

« Qualcosa di più circa il rapimento di vostra sorella.» rispose Ev.

« Sai qualcosa?» disse Cabel, stupito.« Com’è possibile?».

« Io... credo sia collegato al motivo del mio viaggio.» rispose il ragazzo dalla Foundation di pietra.« Vi ricordate che ero diretto ad Arcteve?».

« Arcteve... e tu hai menzionato il suo Governatore Reggente...» realizzò la maggiore delle due guide.

« Sì... perché è per lui che sto andando laggiù.».

« Ma ancora non mi è chiaro cosa c’entri questo con la qui presente Lira.» domandò Derow.

« È quello che stavo per dirvi.» spiegò loro Ev.« Ricordate le sparizioni di gente con i Signs e le Foundations? Non è svanita nel nulla come per magia... è stata rapita, proprio come Lira e gli altri prigionieri di Zaehr. Ed è possibile che, all’insaputa di tutti, ci sia invischiato proprio il Governatore Count in questi rapimenti.».

Lo stupore alla notizia fu generale.

« Insomma... un Governatore Reggente... starebbe facendo rapire in massa delle persone?!» esclamò Sein, scettico.« Non ha senso! Cosa ne guadagnerebbe mai?».

« Lo so che sembra assurdo... ma, anche se non so i motivi precisi, credo ci sia lui dietro tutto questo.» continuò il loro interlocutore.

« Ma tu come fai a dirlo, Ev?» domandò Cabel.« Non è un’accusa che si può muovere così dal nulla... Come ti fa pensare una cosa del genere?».

Ev parve turbato da quella domanda. Ci mise un istante a rispondere, in cui i suoi occhi parvero tenere un’apparenza indecifrabile:« Fu una ragazza a farmene parola. La incontrai dopo che riuscì a sottrarsi ad uno di quei rapimenti... e mi raccontò che, prima di scappare dalla sua città natale uno dei suoi rapitori, a seguito di un litigio con un altro dei suoi complici, si era tradito facendo il nome di Count come se fosse uno dei suoi mandanti. Ma da allora non l’ho più rivista... Per quanto ne so, potrebbe anche essere morta, visto quanto tempo è passato da quando la incontrai, però mi auguro di no...».

« Dunque è così che ne saresti venuto a conoscenza.» osservò il fratello maggiore dei tre.

« Sì, ma anche così mi sembra ancora così inverosimile.» disse Sein, ancora non persuaso.« Voglio dire, quella ragazza magari era in stato confusionale, dopo essere fuggita dai suoi rapitori... Andiamo, io non vedo perché una delle persone più potenti dell’intera Proéyld dovrebbe mettersi a catturare gente con Foundations e Signs.».

« Questo è vero... e tuttavia...» sussurrò Cabel.

« Tuttavia?» ripeté Sein.

« … tuttavia, Eief e coloro che erano con lui erano dei Cavalieri Salamandra... ossia soggetti a totale disposizione dei Governatori Reggenti, quando gli occorrono.» finì la frase il fratello.« È difficile che si trattasse solo di impostori... non è facile infiltrarsi tra i soldati del regno, quelli veri si sarebbero accorti della presenza di qualcuno che non era dei loro tra le proprie fila, e sappiamo per certo che almeno Lector e il suo defunto amico – e quindi anche altri – non erano invischiati nella faccenda, o non sarebbero stati attaccati. Inoltre, Eief aveva paura di qualcuno di importante... forse di Zaehr, considerando il veleno che ha a disposizione non faticherei a vederlo in grado di farsi temere a tal punto con mezzi come la tortura perfino da un Cavaliere... oppure, contando ciò che dice Ev, la persona che temeva potrebbe essere proprio Court, visto che pure Zaehr stesso dava l’impressione di lavorare per qualcun altro...».

« Infatti io credevo potesse essere il Governatore Court, quando aveva detto di temere un certo ̔ qualcuno’.» disse la sua il ragazzo.

« Sì, ok... ma non erano marroni i cerchi e i lati dello stemma di Proéyld sugli elmi che abbiamo visto nel punto in cui avevano sostato e anche su quello presente nell’armatura della loro Salamandra-Lupo? Se fossero stati uomini del Governatore di Arcteve sarebbero stati blu, non marroni.» insistette la più giovane delle due guide. Infatti, le cinque Capitali Cardinali davano alle proprie forze militari un colore diverso sui loro stemmi del regno pentagonali impressi sugli elmi, rappresentante la loro rispettiva area di influenza: marrone per quella di Tolriot, blu per quella di Arcteve, azzurro per quella di Soutis, bianca per quella di Nawen e oro per quella di Koronikà

« Come se facesse la differenza! Magari sono stati spostati proprio dalle truppe di Arcteve a quelle di Tolriot.» si oppose Ev con fermezza.

« Anche questo è un punto giusto.» ammise Cabel, socchiudendo le palpebre.« Ammesso che il Governatore Count abbia a che fare con la faccenda, piazzare i suoi uomini tra altre divisioni non dev’essere un compito difficile.».

« Ma potevano essere soltanto dei traditori in combutta con Zaehr, comunque. Non è sicuro che abbiano agito per forza per ordine del Governatore di Arcteve.» ebbe ancora riserve Sein.

« Per ora non sto dicendo che sia proprio così, ma alcuni punti sembrano avvalorare quanto dice Ev.» replicò lui.« E poi, non mi sono mai fidato dei Cavalieri del regno... né tantomeno di chi sta sopra di loro, lo sai...».

« Da qui al dire che gente incaricata di proteggerci stia tramando contro di noi ce ne corre...» sbuffò il fratello minore.

« Secondo te, Sein, perché un sacco di persone con i Signs hanno deciso di andarsene dopo il verificarsi delle scomparse senza dire niente a nessuno?» chiese Ev.« Ho avuto modo di incrociarne un paio, prima di mettermi in viaggio per Arcteve... Da come si comportavano, ho il sospetto che anche loro pensassero che il nostro stato c’entrasse qualcosa.».

« Quindi... è per questo che hai aggirato il controllo dei Signs a Fìdi?» domandò Cabel, serio.« Temevi che, se avessero visto il tuo Sign, gli stessi che hanno rapito Lira ti avrebbero preso di mira come hanno fatto con lei?».

« In parte, sì...» ammise il ragazzo dalla Foundation di pietra.

« Mmh...» lo guardò fisso lui. Rimuginava qualcosa.« Pertanto, tu avevi già capito che c’era di mezzo questa storia delle sparizioni, quando ti abbiamo detto che Lira aveva un Sign dopo aver sistemato Eief e soci...».

« Sì...» confessò Ev.« Scusatemi se non ve l’ho detto prima... non sapevo ancora se fidarmi completamente di voi...».

« E, se ho capito bene, visto che avevi già notato dei Cavalieri implicati nella scomparsa della ragazza, è per questo che hai accusato così a colpo sicuro Zaehr sulla sua responsabilità nella faccenda, quando abbiamo raccolto la sua sfida.» aggiunse Derow.« Mi aveva colpito come sembrassi tanto certo del fatto tuo, in quel momento.».

« Esatto... c’erano troppe coincidenze in ballo per non essere così. Però, voglio dire che come ha detto Cabel non tutti i Cavalieri sono colpevoli di quanto sta succedendo. Credo lo siano soltanto quelli del ̔ giro’ del Governatore Count.».

« Ha senso.» chiuse gli occhi Cabel. Riapertili, fece un’altra domanda:« E poi... una volta che avrai incontrato il Governatore Reggente di Arcteve, cosa intendi fare?».

« Voglio chiedergli delle risposte.» rispose Ev, senza manco rifletterci su.« Voglio sapere se è davvero lui, il colpevole... perché fa, e ha fatto, tutto questo...».

« E se quanto hai sospettato venisse confermato? Cercherai di fermarlo?».

« Sì... se dovesse essere necessario... lo farò.» distolse lo sguardo Ev.

« Anche se è un Governatore Reggente?».

« Anche se è un Governatore Reggente.». Strinse inconsciamente i pugni.« È anche per questo che ho cercato di affinare la mia abilità con la Foundation... per prepararvi a quell’eventualità. Che sia un’alta carica o no, non posso permettergli di privare altra gente della propria libertà, qualunque sia il suo obiettivo. Non posso tollerarlo... non dopo che...». Lì si bloccò. Non pronunciò un’altra parola.

« Quanto ci hai detto... è terribile.». Era Lira, stavolta, ad aver preso la parola.« Pensare che chi sta sopra di noi stia facendo tutto questo... qualcuno verso cui tutti noi abbiamo sempre nutrito profondo rispetto, che abbiamo sempre pensato agire per il bene di Proéyld... Non ci sono parole, per questo...».

« Già... se davvero fosse così, sarebbe una tragedia.» disse Sein, pensieroso.

« Ricordiamoci che sono stati i Governatori Reggenti a promulgare i controlli dei Signs.» osservò Cabel.« Potrebbe essere stato proprio Count a proporla, per facilitarsi il compito di rintracciare coloro che li portavano. Anche se non sappiamo ancora niente, sul perché lo faccia.».

« Giusto...» disse la ragazza.

« Che razza di faccenda...» si mise una mano sotto il mento Derow.

« Sentite... uhm... avete niente in contrario, se vado al lago termale a fare quel bagno?» decise di proporre Ev.« Lo so che viene un po’ a sproposito... ma credo di avervi detto tutto... e altrimenti viene troppo tardi perché io possa farlo.».

« No... vai pure.» concordò Cabel.« Ti è necessario, e comunque ci hai già fatto il favore di dirci di più.».

« Ehi, aspetta un attimo.» lo fermò Derow, allontanandosi dal falò, prendendo dal suo rifugio un asciugamano e lanciandoglielo insieme a suo acciarino con pietra focaia attaccata.« Tieni, almeno non dovrai aspettare mezz’ora ad asciugarti a riva come è toccato a noi tre, a causa della fretta di quel fesso di Sein...».

« Ehi!» protestò Sein a quel ̔ fesso’.

« Ok...» annuì Ev, allontanandosi con un ramo acceso preso dal falò.« Ci vediamo dopo, allora.».

« A dopo, e non preoccuparti di eventuali visite impreviste: come vi ho detto mentre cuocevamo la carne, ammesso che i carcerieri di Lira arrivino, i Leokàmi che ho lasciato di guardia ci avviseranno in ogni istante della minaccia.» gli disse Derow, prima che si inoltrasse per la via del lago.

Quando se ne fu andato, Lira si rivolse a Cabel:« Fratello mio... Certo che Ev è un proprio un bravo ragazzo, non trovi? Si è preso un incarico incredibilmente gravoso... ma molto altruista.».

« Indubbiamente.» annuì Cabel, un po’ assente.

« Che c’è?» notò la sua espressione lei.

« Niente... riflettevo...» disse il fratello maggiore.

̔ Credo di avervi detto tutto’, aveva detto?

Ne dubitava. Invece, dopo quella discussione, visti i suoi momenti di blocco verso le sue ultime domande... quella sua frase non finita alla fine... e ascoltato il suo racconto circa il suo incontro ̔ casuale’ con una ragazza... i sospetti che aveva maturato dopo aver ascoltato le sue difficoltà sull’usare la Foundation contro Akiow o altra gente sprovvistane erano solo aumentatati.

 

« Aaaaaah....».

Si ritrovò così a sospirare soddisfatto Ev, sotto il cielo stellato, alla luce dei rami piantati sulla riva del lago che aveva acceso con l’acciarino. Si era tolto giacca, stivali, pantaloni, le coperture sulle braccia... tutto, facendone un fagotto che aveva lasciato vicino all’asciugamano datogli da Derow, e si era sistemato con la schiena appoggiata sulla sponda della parte del grande specchio d’acqua dall’altra parte delle rocce, nudo e immerso nel liquido.

Che goduria stare lì dentro...

L’acqua era così calda, piacevole... avvertiva come se ogni fatica sopportare dal suo corpo si sciogliesse, in quelle acque fumanti di calore.

Scostandosi uno dei ciuffi sparpagliati dei suoi capelli per la fronte, scorse il suo Sign sull’avambraccio sinistro, ora alla luce, quelle venature diffuse in verde scuro che gli si disegnavano sul braccio.

Vederlo dopo ciò di cui avevano parlato riportava a galla brutti ricordi che peggiorarono il suo umore.

Né quell’acqua rilassante, né la calma che si avvertiva provenire dalla notte, erano sufficienti a cancellare i dolori del suo animo, a quanto pareva...

Ripose il braccio sott’acqua, come a scacciare le sensazioni che gli procurava.

‟ Non ti arrendere, Ev...” pensò Ev, immergendosi con la testa tanto da gorgogliare nell’acqua.‟ Prima o poi, potrai far ritorno a casa... smetterla di fingere... e tornare ad essere-”.

« EV?!».

A quel richiamo Ev inghiottì un bel po’ d’acqua per lo stupore, trovandosi l’attimo seguente a sputarla via tossendo. La voce proveniva dal sentiero che aveva preso per giungere al lago ed era femminile... Lira.

« Non vorrei disturbarti... sono dietro le siepi... Posso venire un po’ avanti?» continuò ad alta voce Lira.« Volevo dirti una cosa.».

« E-Eh?! Ah... sì certo!» esclamò a tono il ragazzo con la Foundation di pietra, spostandosi rapidamente dalla riva dietro alle rocce, per sicurezza. Cosa poteva volerle dire, proprio ora? « Sono dall’altra parte del lago... Però ti sarei grato se... ecco... se non mi spiassi, diciamo!».

« N-Non avevo in mente niente del genere!». Da come replicava, poteva supporre che fosse arrossita.« Allora... esco...».

Non vista da Ev, Lira era sbucata alla luce dei rami, una rudimentale torcia alla mano. Fatti dei passi verso la riva scelta dal ragazzo, notò i suoi vestiti, quindi si avvicinò alle rocce che lo nascondevano, fermandosi a breve distanza da lì.

Ev sentì che non era andata oltre, il che lo tranquillizzo.

« Chiedo ancora scusa per aver interrotto il tuo momento di relax.» disse con dispiacere la sorella di Cabel e Sein.« Solo, non riuscivo ad aspettare...».

« Coff coff... capisco.» tossicchiò Ev, dicendo con tono più sicuro:« Comunque: di cosa volevi parlare con me?».

« Dunque... uhm...» sussurrò la ragazza, mettendosi una mano dietro la schiena, « … probabilmente troverai stupido... che venga adesso solo per questo... ma per me è importante dirtelo.». I suoi occhi azzurri si orientarono nella direzione in cui si trovava celato Ev, da dove aveva sentito provenire la sua voce.« Grazie... Grazie, per aver aiutato i miei fratelli a salvarmi. Se non fosse stato anche per te... starei ancora brancolando nella paura di non poter rivedere i miei cari.».

« Oh... è per questo...» sussurrò Ev.« Però, Lira... io ho fatto solo quello che andava fatto... tutto qui.».

« Ed è stato importatissimo, per me.» replicò la ragazza, sorridendo.« E te l’avrei detto anche prima... ma sai... stavo pensando ad altro...» detto ciò, non continuò.

« Sì...» disse il ragazzo dalla Foundation di pietra, comprensivo. Gli altri prigionieri, certo.« Ma va bene così, sai. È normale, in questi casi.».

« Non ho finito.» si decise a continuare lei.« Ti vorrei ringraziare anche per aver salvato Cabel e Sein. Vedi... mi hanno raccontato di come vi siete conosciuti, e di come ti sei battuto eroicamente per salvare loro e quel Cavaliere innocente.».

« Erano troppo deboli per la mia Foundation. Non ho fatto granché... la mia è una super Foundation, Lira.». Una risatina accompagnò la sua frase, dall’altra parte.

« Sein è altrettanto presuntuoso, certe volte.».

« Me l’aveva detto, ahahah...» ridacchiò a sua volta Ev.

« Almeno in questo è sincero.» commentò la ragazza. A quel punto, tolse la mani da dietro la schiena.« È tutto... ti ringrazio di avermi ascoltata. Goditi il resto del bagno... io torno dagli altri.».

« Grazie a te dell’augurio. Ci rivediamo quando ho finito.» la salutò il ragazzo. La sorella di Cabel e Sein si girò, tranquilla. Solo che, come questo accadde, la sua voce risuonò da dietro i massi che nascondevano il suo nuovo amico con fare agitato.« Ehm... E-Ev?».

« Lira?» domandò Ev, sorpreso da quel cambio improvviso nel suo tono di voce.

« Ecco... a-avrei un problema...» spiegò disordinatamente lei.

Alle sue spalle era sbucato un Leokàmi. Teoricamente, secondo Derow, quei gattoni avrebbero dovuto essere innocui nei loro confronti... ma quello che le era apparso davanti si stava avvicinando a lei un po’ troppo per i suoi gusti.

« A... Aiuto...» borbottò lei, agitando malamente la torcia nel compiere diversi passi indietro, gesti che non impedirono all’animale di continuare la propria avanzata.

« Ma... che...?» cercò di sporgersi un po’ dalle rocce per vedere la situazione Ev.

« GROOAR!» lanciò un breve ruggito il Leokàmi.

« AAAAAH!» gridò spaventata Lira, facendo di nuovo dietro front e scappando. Il Leokàmi non si fece pregare e le corse dietro, e dopo pochi metri la affiancò e le tirò uno spintone che le fece perdere l’equilibrio sulla riva dell’acqua, buttandola in acqua proprio nella parte del lago nascosta dalle rocce, quella dove faceva il bagno il ragazzo.

« LIRA!» disse Ev, alzandosi di più dall’acqua, pronto a tirare fuori la Foundation. Tuttavia, il Leokàmi si era fermato sulla sponda opposta, agitando coda e tentacoli.

« PWAAAH!» inalò aria nei polmoni Lira, riemergendo tutta bagnata dalle acque calde.« AIUTO, EV-» ma si interruppe subito quando notò anche lei l’atteggiamento del Leokàmi.

Era solo in vena di giocare...?

« Non sta facendo sul serio...» disse infatti la ragazza.« Meno male...» sospirando, si girò involontariamente verso Ev: trovandoselo di fronte – e ricordandosi che doveva essere nudo – immediatamente arrossì... ma poi un’altra emozione prese il posto dell’imbarazzo.« Aspetta... Ev, ma...?».

Ora che lo vedeva senza vestiti, si rese conto che c’era qualcosa di diverso da ciò che si aspettava.

Senza quella maglia un po’ larga, non gli pareva che le sue forme fossero più sinuose... insomma, che fosse più formoso?

E al petto... erano seni, quelli? E anche abbastanza grossi...

Poi, in mezzo alle gambe, aveva...

« AAAAH!» gridò all’improvviso Ev, tirandosi indietro come un lampo in modo da ritornare sott’acqua fin quasi al collo, con le braccia incrociate subito a protezione del petto.« L-Lira... ehm... n-non è... affatto come sembra...».

Ma la giovane aveva già capito tutto. Ecco come mai arrossiva tanto prima... e perché non aveva voluto fare il bagno con gli altri.

« Ev... tu... » mormorò la sorella di Sein e Cabel, vivamente impressionata dall’inattesa scoperta.« … tu sei... una ragazza!».

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Capitolo 9
*** La tragedia di Kryòs ***


Capitolo 9 – La tragedia di Kryòs.

 

Lira continuò a fissare Ev, ancora presa dalla sorpresa. Quest’ultimo – o sarebbe stato meglio dire quest’ultima – ricambiava il suo sguardo con un misto di diffidenza e paura.

Era così strano, per la sorella di Sein e Cabel: finora gli era sembrato perfettamente un ragazzo, e ora scopriva che era del suo stesso sesso.

Ev non sembrava saper cos’altro inventarsi... era solo sulla difensiva.

« LIRAAA!».

Un grido attirò l’attenzione di entrambi, insieme a diversi passi provenienti dalla via che collegava il rifugio di Derow al lago: era Cabel, e sicuramente accompagnato dagli altri, che stavano arrivando di gran carriera.

‟ Oh no...” pensò in fretta Ev, col cuore che gli batteva a mille. Dovevano essere stati attirati dall’urlo di Lira, e magari anche dal proprio.

Avrebbero scoperto il suo segreto...

Fu allora che Lira gli lanciò un’occhiata, sussurrandole un « Aspetta qui.», quindi si trascinò di nuovo a riva e saltò fuori dall’acqua con tutti i vestiti bagnati, andando loro incontro.

Da dietro le rocce, Ev sentì Cabel esordire: « Che cos’è successo, Lira?! Ti abbiamo sentito gridare e... Un momento, sei caduta in acqua per caso?».

« Sì, Cabel, proprio così.» ammise in risposta la sorella. « È stata colpa di quel Leokàmi laggiù... mi ha fatto prendere un bello spavento, e ha finito anche con il buttarmi nel lago. Non dovevano starsene tranquilli, con noi?».

« Ah, sì... quello...» rispose la voce di Derow, che doveva aver visto il Leokàmi, il quale doveva essere attualmente ancora abbastanza visibile anche dalla riva della metà di lago dove si trovava Ev. « Quando caccia e combatte è serio come gli altri, ma quando non è impegnato in queste due mansioni è un po’ un mattacchione: di tanto in tanto si diverte a fare scherzi a me e a chi è sotto la mia protezione, che si tratti di un Leokàmi o di una persona.».

« Oh... ...» disse Lira, continuando in seguito: « Almeno non aveva intenzioni serie...».

« Ed Ev?» chiese Sein.« Ci è parso di sentire gridare anche lui... Ehi, Ev, tutto bene?!» esclamò a più alta voce verso le rocce.

« Eh? SI’ SI’!» si affrettò a rispondere con un grido lei. « Sto benissimo!».

« Sei sicuro?» domandò ancora Sein. Ev sentì dei passi... si stava avvicinando? Altre palpitazioni dal proprio petto...

I passi di fermarono.

« No, non occorre!» si fece sentire Lira. Era più agitata... l’aveva fermato lei?

« Perché no?» domandò il fratello.

« L’hai sentito, sta bene... e anch’io confermo, sta benissimo.» cercò di dissuaderlo la sorella.

« Calmati, sorellina... voglio solo essere sicuro che sia così. Tanto siamo tra uomini, che paura può avere?» disse Sein. Ahia, la giovane dietro le rocce sentiva un altro paio di passi.

Poi, Ev sentì qualcosa di vagamente simile ad un pugno abbattutosi su una scatola cranica.

« AHIA! Ma che cavolo fai, Cabel?!».

« Te lo sei meritato, oggi sei già stato fin troppo insistente.» brontolò Cabel. « Hai sentito o no tua sorella? Ev sta bene, non ha certo bisogno che vada tu a controllare.».

« Mi stavo solo preoccupando per un amico, uffa...».

« Sicuramente apprezzerà il pensiero, il che è abbastanza. Lasciamolo tranquillo a finire il suo bagno, adesso. Lira, forse è il caso che tu venga con noi... dovrai asciugarti di nuovo al fuoco.».

« Mi scalderò alle fiamme intorno al lago, Cabel.» disse Lira. « Io... non ho finito di parlare con Ev. Vorrei stare ancora un po’ qui... magari mi farò anche un altro bagno, prima di venire a dormire.».

« Mmh... come vuoi.» concordò il fratello maggiore.

« Ehi, allora mi fermo anch’io!» colse la palla al balzo Sein.

« Neanche per idea, tu torni indietro con noi.».

« Cos-?! Ma Cabel, vuoi lasciare Lira sola con Ev?! E se poi succedesse qualcosa di...?».

« Non ti inventare scuse, adesso: anche se conosciamo da poco meno di un paio di giorni Ev, dovresti aver già capito che non è il tipo da fare qualcosa di inappropriato. Perciò andiamo...». Si sentì come se qualcosa – o meglio, Sein – venisse trascinato via.

« UFFAAA!» esclamò quest’ultimo. Quindi, si sentì gli stessi passi di prima allontanarsi, stavolta.

Strano che Cabel fosse stato così arrendevole, pensò tra sé Ev... in fondo, i dubbi di Sein erano legittimi.

Ma il cuore tornò a farsi sentire quando passi più leggeri ritornarono nella sua direzione, e Lira si fu di nuovo mostrata davanti ai suoi occhi.

« L-Lira... ehm....» borbottò Ev, tornando immediatamente sulla difensiva. « Ecco... quanto hai visto non è... ehm... Cioè... ti ringrazio per... aver mandato via gli altri, ma... io... non...».

Ma Lira si limitò a sorriderle. Si inginocchiò sulla superficie dell’acqua e, gentilmente, le chiese: « Posso unirmi a te?».

Ev spalancò gli occhi. Unirsi a lei?

« Per... Perché?» chiese timorosa quest’ultima.

« Mi hanno detto che fare il bagno insieme, a volte, può vincere le diffidenze.» rispose semplicemente la ragazza. « E poi... da come ti comporti... da come nascondi chi sei... potrebbe essere da molto che non stai in compagnia in momenti così... intimi, vero? Spero che ti faccia piacere, se stavolta starò io un po’ con te. Che ne dici, ti va?».

Alla sua domanda, Ev abbassò lo sguardo.

Quando?

Quando era stata l’ultima volta che aveva avuto un bagno normale con altre sue coetanee?

A ripensarci... anche solo una cosa del genere... era qualcos’altro che aveva perso... e il pensiero di poter riavere almeno quella, anche solo per una notte, era così forte...

Si mise allora una mano davanti alla bocca, tossicchiando. « Coff... Coff...». Poi, quando riprese a parlare, la sua voce aveva cambiato intonazione: era diventata più morbida... delicata... evidentemente ben più femminile rispetto a poco fa. « Sì...». A Lira, per un attimo, parve di vedere un lieve tremito nei suoi occhi. Era emozionata, forse. « … sì... mi va... mi andrebbe molto...».

In breve, dopo aver lasciato gli abiti bagnati appesi ad un albero, anche Lira si immerse in acqua, dal lato opposto a quello di Ev, i lunghi capelli tenuti legati da un lato. Per i suoi diciannove anni, il suo fisico non era messo affatto male, non che quello dell’altra ragazza fosse da meno.

In un primo momento, vi fu un silenzio abbastanza imbarazzante. Lira stava probabilmente aspettando che fosse Ev la prima a dire qualcosa... ma la verità era che quest’ultima non sapeva cosa dire. Certo, le aveva concesso di stare con lei perché era da anni che non aveva una compagnia in tali occasioni... e soprattutto anche perché ormai la sua natura come femmina le era stata esposta... eppure rimaneva ancora restia a fare la prima mossa.

« Dunque... Ev...» decise infine di rompere quel silenzio Lira, « … Evret... è davvero il tuo nome?».

« Eh? Ah, no!» esclamò Ev, con il suo tono femminile. Fece toccare i propri indici. « Evret... è giusto un nome falso che mi sono data.».

« In tal caso, come ti chiami davvero, se posso chiedertelo?».

« Uhm...». Sembrò dubbiosa sul decidere di dirlo, la ragazza dalla Foundation di pietra. Poi, disse piano:« … Evy...».

« Evy.» sussurrò Lira, fissando la ragazza. Sorrise.« Visto? Ci stiamo già levando di mezzo un po’ di diffidenza, mi hai già detto il tuo vero nome.».

« Già... ahahah...» rise nervosamente la giovane, guardando altrove.

« Comunque, trovo sia un bel nome.».

« Grazie...». Non si sentiva del tutto rilassata, però. Sapeva che non aveva finito le domande...

« E... Evy...» riprese la sua interlocutrice, « … se non sono indiscreta... come mai ti fingi un ragazzo?».

Il suo sorriso nervoso scomparve. Ecco, lo sapeva.

« Sono motivi... molto gravi... quelli che mi spingono a farlo...» disse appena Ev, stringendosi con le proprie braccia.

« Se non vuoi dirmeli, non ti obbligherò a farlo.» aggiunse subito Lira, preoccupata di non essere andata troppo oltre. « Solo, vorrei saperne di più su di te. Vorrei... capire, tutto qui.».

Ev indugiò sul proprio riflesso sull’acqua.

Era pesante, parlarne... avrebbe saputo che avrebbe rivissuto la causa del proprio incubo ricorrente, se l’avesse fatto...

« Prima, a cena, hai cercato di rincuorarmi.» le ricordò Lira, e una sua mano si appoggiò alla spalla dell’altra ragazza: a quanto pare si era avvicinata. Ev non si mosse.« Anche se ci siamo conosciute da poco, hai pronunciato parole di conforto, per me. Ora... vorrei poterne pronunciare io per te, se mi è possibile.».

« Perché?» sussurrò Ev, evitando di guardarla.« Non sai neanche cosa c’è dietro... e senza saperlo, valutare le sue tue parole siano... sufficienti...».

« Questo no. Eppure... sembri molto triste. Dev’essere un fardello bello grande, quello che ti accompagna. Ti prego... lascia che lo alleggerisca, almeno per quanto mi è possibile.».

̔ Dolce, gentile e altruista’... Sein , l’aveva detto, si ricordò mentalmente Ev. Era davvero così, Lira.

Inizialmente le prese la mano che aveva sulla spalla, come per allontanarla. Ma poi, sembrò ripensarci.

La sua disponibilità ad ascoltarla... non sapeva se gettarla via alla leggera...

E se poi se ne fosse pentita, di non averlo detto finalmente a qualcuno? Di aver condiviso quell’importante quanto tragico segreto, ora che ne aveva effettivamente la possibilità?

Forse... doveva farlo... doveva provarci...

« Mi fingo un ragazzo...» pronunciò piano Ev, con la morte nel cuore, « … per non mettere a rischio coloro a cui voglio bene.».

« Per non mettere a rischio coloro a cui vuoi bene?» ripeté piano Lira.

« Sì. Perché, se si sapesse chi sono... coloro a cui tengo... potrebbero... soffrire a causa mia.».

C’era qualcosa, nell’espressione di Ev, che rifletteva una sofferenza interiore notevolmente più grande di prima. E questo provocò nella sorella delle due guide maggior apprensione per lei.

« Spiegati meglio... per favore.» la supplicò Lira, in ansia.« In che modo la tua identità metterebbe in pericolo coloro a cui tieni? Ti prego, dimmelo.».

Ev esitò ancora. Poi...

« Io... provengo da Kryòs...» disse piano.

« Kryòs? La conosco. Era famosa per avere uno dei templi dedicati allo Stoinos Cecroth più belli, il quale però è stato distrutto misteriosamente otto anni fa...».

« Sì... una volta era così, quel tempio...» sorrise appena Ev. « I miei genitori facevano parte di una famiglia di Adoratori di lunga data, relativa alla sua fondazione... una di quelle importanti. E anch’io, a dieci anni, ero parte del gruppo religioso del tempio.».

« A dieci anni?» si sorprese Lira.

« Non è così strano... anche i bambini possono fare parte del corpo religioso, con la raccomandazione dei genitori.» spiegò lei. « Comunque, non era un obbligo... a me piaceva pregare... là, a Kryòs, avevo tutto quello che poteva volere una bambina come me. I genitori migliori del mondo... una casa accogliente... tanti amici... » i suoi occhi grigio perla si fecero più esitanti. « … fino... a quella notte...».

« Quale notte?» le domandò lei. Ev ebbe un altro momento di mutismo. « Evy...».

« Erano... passati pochi mesi dall’annuncio in cui i Governatori Reggenti erano ascesi a Re Xanow.» ricominciò con difficoltà lei. « Mi trovavo al tempio... ad aiutare gli altri Adoratori con uno dei soliti riti propiziatori in onore di Cecroth. C’eravamo tutti... anche i miei genitori. Ad un certo punto, dalla scalinata che conduceva al tempio sul piccolo monte... sono arrivate un sacco di persone incappucciate. Tutte armate...

 

« Tutti vicino al muro!» sbraitò uno degli incappucciati dal mantello blu, costringendo insieme ai suoi compari il nutrito numero di Adoratori dalla tunica rossa presenti nel tempio ad addossarsi alle pareti della grande struttura di marmo in cui si trovavano, aiutati dalle Monolame che sbucavano dai loro travestimenti.

L’ambiente illuminato da fiamme mostrava molti ornamenti dorati sia sui muri che sul pavimento, tra cui rappresentazioni di enormi figure di spiriti dagli occhi ingioiellati che dovevano essere quelle dello Stoinos Cecroth, e non mancavano tavoli con strumenti appositi per funzioni religiose, oltre ad offerte adeguate al rango della figura adorata.

« Se non opporrete resistenza, non accadrà nulla di cui dovrete pentirvi. Ci interessano solo coloro che hanno dei Signs.» continuò quello, mentre un altro estraeva lo stesso strumento che i Cavalieri Salamandra usavano per controllare chi avesse un Sign or meno.

Nel mentre che veniva fatta presente quell’avvertimento, una bimba di dieci anni dai lunghi capelli castano chiaro, anche lei nella sua tunica carminia con una piccola spilla gialla a forma di pietra, osservava la scena tra la folla, spaventata dall’accaduto e stretta ai suoi cari.

 

« Queste... persone... hanno iniziato a controllarci tutti. Avevano quei bracciali, gli stessi che avevano fatto indossare anche a te... e trovarono tre persone con il Sign addosso, me compresa. Ci allontanarono dagli altri... dai miei genitori... hanno provato a opporsi... ma... è stato inutile. A quel punto... quando stavano per mettere anche a me uno di quei bracciali...».

 

« Tsk... questa irruzione per soli tre miseri portatori...» sbuffò un terzo incappucciato, nell’allungarsi verso la piccola Evy per farle indossare il bracciale Restrictor al braccio, mentre al suo fianco vi erano altre due persone ne avevano già uno chiuso attorno al polso e uno intorno al collo – il bracciale aveva una sorta di estensione metallica che poteva essere allargata per adattarsi alla circonferenza intorno a cui chiudersi – quando una voce alle sue spalle attirò l’attenzione sua e dell’altro suo amico vicino:« EHI, SEI SCEMO, PER CASO?!».

A sbraitare era stato un quinto loro compagno, che ne stava redarguendo un sesto che sfoggiava una larga Doppialama.

« Ci era stato detto di non portare quella roba!» continuò il quinto compagno, furente. « E’ troppo riconoscibile! Sai cosa succede, se qualcuno la vede?».

« Ma nessuno l’ha vista, maledizione!» protestò il sesto, innervosito.

« Ah no? E tutta la gente che sta qui? Sei DAVVERO così ottuso?!».

« Macché ottuso! L’importante è che non la veda la gente che sta in giro, mica questi tizi. Figurati se si lamenterà per questo, il Governatore Reggente Count-».

« STA ZITTO, IDIOTA!» gli sferrò un pugno immediato il quinto compagno, buttandolo a terra.

Tutti però ormai avevano sentito quelle parole... e quel nome... Evy compresa.

 

« Aspetta un minuto...» iniziò a dire Lira, arrivando ad una comprensione. « … ma allora... ti riferivi a te stessa, quando hai parlato di quella ragazza e del litigio a cui aveva assistito.».

« E’ così.» annuì lei. « Era chiaramente sospetto, come si era riferito al Governatore. E dopo... dopo che quel tizio diede il pugno all’altro...». Lì la sua bocca tremò... Lira la guardò, lasciandole il tempo di riprendersi, mentre ella cercava di continuare... cosa che sembrava non facile, per niente facile. « … dopo... quel pugno...

 

« Maledizione, perché diamine non posso avere uomini che sappiano pensare come si deve?» si lamentò il tizio che aveva lanciato il pugno.

« Hanno sentito tutto, eh?» mormorò rabbioso un altro degli assalitori incappucciati, guardandosi intorno.

« Che facciamo, allora?» chiese un altro ancora, guardando il tipo che aveva atterrato l’indiscreto alleato un istante prima.

« Beh... quello che siamo comunque venuti a fare, no?» replicò di rimando l’incappucciato in questione, muovendosi da un lato... e...

« AAAAAAAAAAAAH!».

Davanti agli occhi orripilati della Evy bambina, quell’individuo aveva appena infilzato contro il muro uno degli Adoratori che si erano appoggiati al muro, il quale aveva lanciato un urlo lancinante.

« Ehi, che cavolo fai?!» esclamò un altro, mentre quello estraeva l’arma dal corpo della vittima come se non fosse successo nulla. Il corpo del morto scivolò giù dal muro, lasciando una striscia di sangue lungo il marmo. Il resto della gente rimase impietrita da quanto accaduto, con alcune donne che boccheggiavano dal terrore di quanto accaduto.

« Non ricordate gli ordini? ̔ Fate in modo che non ci siano testimoni’.» rispose lui, nel ripulire la lama sul mantello.

« Ma l’idea era di catturarli, non di...» obiettò un altro.

« Certamente... ma ora hanno sentito qualcosa che non dovevano sapere che può rivelare le nostre identità, come se non bastasse la Doppialama messa in bella mostra.» gli fece notare lui. « Di conseguenza, non possiamo accollarci l’eventualità che qualcuno di loro riesca a fuggire per andare a spifferarlo in giro... e vi ricordo che siamo tutti sulla stessa barca, signori miei.». Alzò la testa per far un cenno agli altri. « Uccidete tutti meno i portatori di Signs.».

Gli incappucciati si guardarono tra loro.

« Non potete farlo!». In quel momento, un uomo dai capelli castano chiaro che doveva essere il padre di Evy. « Avevate detto che non ci avreste fatto nulla, se non avessimo opposto resistenza!».

« E’ vero!» gli diede manforte un uomo più anziano lì vicino. « Non avete il diritto di fare una cosa del gen-AAAAAAAAH!». Non finì la frase che una lama lo colpì in diagonale.

Un altro degli incappucciati si era avvicinato, sguainando la spada contro di lui.

« A-Ah...» rimase senza fiato Evy.

Un altro... caduto...

« AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!» gridò con forza una delle Adoratrici, gettandosi sul corpo dell’uomo ucciso. « NOOOOOOOOOOO!».

« Non metteteci tanto.» esortò il primo ad aver assassinato, voltandosi. I complici, come spinti dal secondo omicidio, presero ad avvicinarsi minacciosamente ancor più di prima...

« AIUTOOOOOOO!» gridarono diverse persone, cercando di fuggire via, solo per venir rincorsi e colpiti a morte da quelle lame impietose. « AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!».

Evy si sentiva quasi mancare... non riusciva a muoversi... e stava assistendo ad uno spettacolo orribile... troppo cruento per la sua tenera età.

Voleva chiudere gli occhi... solo chiudere gli occhi... ma non ci riusciva...

 

« L-Loro... hanno iniziato a farli fuori.» borbottò la ragazza, stringendosi sconvolta. I suoi occhi erano terrorizzati... come se stesse rivivendo quanto stava ricordando. « Quella gente orribile... ha iniziato a uccidere... persone a cui tenevo... davanti ai miei occhi...».

« E’... E’ terribile...» disse Lira. Quel resoconto così brutale sconvolgeva anche lei. « Li hanno... uccisi tutti?».

« No...» scosse il capo Ev. « No... perché poi stavano per raggiungere i miei genitori... e io... li vidi...».

 

« MAMMA! PAPÀ!» gridò Evy, cercando di andargli incontro, ma l’incappucciato che doveva metterle il bracciale Restrict le afferrò un braccio.

« Dove credi di andare, mocciosa?» disse lui, tirandole il braccio e sollevandola da terra. Le fece malissimo. Allungò il bracciale per chiudervelo intorno, quando ad un tratto uno dei due uomini con il bracciale gli si gettò addosso per fermalo. « EHI!». L’incappucciato gettò via Evy come un fuscello, per poi tirare una ginocchiata nello stomaco di colui che aveva osato ribellarsi.

« OUCH!» fece questi, piegandosi in due.

« GIU’ ANCHE TU!» gridò il complice dell’amico, tirando a sua volta un pugno al terzo portatore di Sign che aveva seguito l’esempio del secondo pur di aiutare gli altri. « Bastardi... ringraziate che ci servite, o avreste già fatto la fine degli altri!».

« Tesoro!» esclamò la voce del padre di Evy, il quale spinse via uno degli incappucciati per difendere sua moglie. Ma non era abbastanza per farlo desistere.

Evy, da per terra, socchiuse un occhio, vedendoli.

Quelle urla che rimbombavano per il tempio...

I suoi genitori in trappola...

Ansimava sempre di più... il panico era sempre più forte in lei...

Un solo pensiero le martellava la mente...

Smettetela...

Smettetela...

Smettetela...

« SMETTETELAAAAAAAAAAAA!». Quel grido esplose dalla sua gola senza neanche che se ne rendesse conto.

Improvvisamente una luce verde si diramò dal suo braccio, formando un’insieme di venature, e un’ondata della stessa luce si diffuse in tutto il tempio di Cecroth, per poi venir riassorbita con la stessa velocità in un istante.

« La bambina!» esclamò colui che avrebbe dovuto metterle il bracciale, cercando di intervenire... ma prima di riuscire a metterle il bracciale una potente scarica apparentemente elettrica respinse sia lui che coloro che le stavano intorno con un grido:« AAAAAAH!».

In quel momento, a Evy parve di precipitare nel vuoto. La sua coscienza parve annullarsi lentamente... finché...

 

« Eri svenuta?» chiese Lira.

« Non proprio...» negò Ev. « Era più come se... la mia coscienza fosse caduta in un abisso oscuro... mentre il resto di me agiva. Ma... ho avuto un momento di lucidità in quel mio... stato...

 

Grida di agonia echeggiarono tutt’intorno.

Grida che ebbero la capacità di risvegliarla.

Non sentiva di avere il controllo del proprio corpo. Eppure vedeva ciò che le stava intorno. E sentiva... di avere un grande potere che stava intorno a sé... e dentro di sé...

Non c’era più il tetto del tempio. Non c’erano più le sue pareti intorno a lei. L’edificio era crollato?

Volavano lampi... lampi che saettavano come fulmini a più riprese nel paesaggio notturno, provenienti da degli oggetti di roccia fluttuanti intorno a sé. Si abbattevano sugli stessi incappucciati che avevano attaccato il tempio i quali, colpiti, venivano coinvolti in esplosioni lucenti che rischiaravano il piccolo monte da cui cercavano di fuggire.

« AAAAAAAAAARGHHHHHH!» gridavano coloro che venivano raggiunti da quei colpi, uscendone con la pelle e gli abiti arsi dalla potente energia che li aveva raggiunti.

Non si muovevano più da terra... con ultimi rantoli, raggiungevano l’Altra Parte.

Morivano...

« MALEDETTA MOCCIOSA!».

Quel grido attirò l’attenzione del suo sguardo, e si vide quasi raggiunta dalla spada di uno degli intrusi del tempio.

Non seppe come, ma riuscì a fermare l’arma con una mano. Con una forza che certo non possedeva.

Lo sguardo dell’attaccante sotto il cappuccio si dipinse di dolore.

Si sentì di nuovo sprofondare... salutata solo da grida di altri incappucciati che venivano decimati senza pietà da quel potere, mentre sentiva l’ultimo incappucciato andatole incontro piegarsi a terra...

 

« Il peggio... però... fu quando tornai in me. Mi attendeva qualcosa che non...» si bloccò ancora un istante, « … che non... avrei mai... immaginato...».

 

Evy si chinò di colpo sulle ginocchia.

« Anf... Anf...» ansimò la ragazzina. I suoi occhi grigio perla, confusi, guardarono al suolo...

Poi, si sgranarono.

Vicino ai suoi piedi, vi era un braccio annerito.

Alzò lo sguardo.

Cadaveri.

C’erano cadaveri, nei pressi di lei. Quelli degli incappucciati che avevano attaccato il tempio.

« AH!» fece lei, spingendosi in fretta indietro. Si guardò intorno.

I resti dei nemici, dilaniati dalle esplosioni di luce precedenti, erano sparsi un po’ ovunque: sulle macerie del tempio, sul terreno mezzo bruciato... e, senza che potesse vederlo, alcuni erano anche rotolati giù dal monte.

Sì toccò istintivamente il viso, dall’orrore.

La sua mano si era sporcata...

La guardò. Era... sangue...?

Ma non era ferita...

Non era... sangue suo...

La consapevolezza bussò alla sua piccola mente prima ancora che realizzasse a pieno il tutto. Insieme ai flashback dei momenti di lucidità che aveva avuto.

« Ah...» mormorò lei, con le mani che le tremavano, i suoi occhi sconvolti che osservavano ciò che, senza alcun controllo, aveva fatto... finché un emise un grido di puro orrore. « AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!».

Fu allora che i suoi genitori corsero verso di lei, pronti ad abbracciarla.

 

« Li ho... uccisi...» borbottò Ev, abbassando la testa. « Li ho uccisi... con la mia Foundation... senza neanche rendermene conto... .

« È ... è... Oh... non ho... parole per dirlo...» disse appena la ragazza. Davvero... come poteva commentare? Come poteva immaginare come avesse vissuto ciò, allora? « Avevi solo dieci anni... e...».

« … non avrei dovuto passare una cosa del genere?» completò la frase l’altra giovane, stringendosi più forte le dita sulle spalle. « No... probabilmente no...».

« Anche chi stava con te, è finito così?».

« No.» scosse il capo. « No. Almeno questo. Sembra che dopo aver sbloccato la mia Foundation, in quel momento di... ̔ coscienza incosciente’... me la sia presa esclusivamente con chi ci aveva attaccato. Come se il mio corpo fosse... carico d’ira per loro... e volesse sfogarsi...». Poi, con voce più rotta, disse. «< Ma non cambia il fatto... che li abbia uccisi... Li ho uccisi, capisci?».

« Evy... quei tizi avevano ucciso gente innocente...» cercò di consolarla Lira.

« QUESTO NON CAMBIA NULLA!» esclamò con forza Ev, alzando la testa. Ora Lira vedeva che il suo viso era inondato di lacrime... lacrime di dolore puro. « Erano le persone peggiori del mondo, e allora?! Possono esserselo meritato, ma erano comunque persone! Li ho uccisi IO!» allungò quindi il braccio con il Sign e glielo mostrò. « Io, con questa cosa! Le Foundation sono considerate un dono, ma ero così debole che ho lasciato che in qualche modo mi spingesse a fare... cose di cui non mi rendevo conto! È principalmente per questo che mi sono allenata con essa in questi anni, prim’ancora che per fermare eventualmente Count... per impedire che qualcosa del genere accadesse ancora. E qualche volta... quando è nella forma che ho usato con Derow e Zaehr...» i suoi occhi tremarono, « … sento quasi... come se diventasse più instabile. Come se uscisse fuori dal mio controllo...». Piegò il braccio in acqua con un gestaccio, per poi distogliere il viso da Lira. « Ho paura... capisci? Paura che succeda di nuovo... che io... io...».

« … uccida di nuovo?» disse Lira, comprensiva. Ev non rispose... diede giusto un segno d’assenso.

« In parte... odio la mia Foundation, anche se non lo do a vedere...» sussurrò lei. « Se non l’avessi avuta... non sarebbe successo niente. Neanche ciò che mi ha portato lontano da casa. Perché dopo... fuggì via.

« Mentre ero impegnata a piangere per ciò che era successo, non riuscendo a dormire affatto, sono stata attirata nel cuore della notte dai rumori di una conversazione con i miei genitori. Stavano parlando con altre persone di Kryòs circa... l’accaduto...

 

 

« Quindi... la bambina ha distrutto il tempio?» disse una voce, da dietro la porta alla quale Evy stava origliando.

« La sua Foundation l’ha fatto.» replicò il padre della bambina. « Non credevo di assistere a qualcosa del genere... ha una forza davvero intensa.».

« Per fortuna però sembrava guidata solo dal risentimento per gli aggressori.» aggiunse un’altra persona.

« Capisco...» tornò a farsi sentire la voce. « Ma è vero? Quelli hanno fatto il nome del Governatore Count? Mi sembra impossibile.».

« Eppure quella Doppialama era il motivo del loro litigio, e per il fatto che avevano sentito il nome di Count il tizio che sembrava il loro capo era disposto a ucciderci quasi tutti.» replicò il padre di Evy.

« Forse erano solo preoccupati che Count potesse identificarli, se si fosse saputo della Doppialama.» teorizzò l’altro interlocutore. « Sui cadaveri abbiamo trovato un segno di riconoscimento riservato alle guardie di Arcteve, perciò probabilmente erano Cavalieri di quella zona...».

« Diamine, non è così che sembrava!.» replicò il padre di Evy.

« Ha ragione mio marito.» gli diede manforte la madre della bambina.

« Il problema comunque non è esattamente quello.» sussurrò l’altro. « Secondo gli altri Adoratori, un paio di loro sono riusciti a scappare via. Non sappiamo il perché fossero così interessati ai portatori di Signs, ma da quel che mi avete detto sembravano essersi particolarmente concentrati sulla bambina, dopo che è diventata... ehm...».

« Sì... abbiamo capito...».

« In ogni caso, ha ucciso quei tizi.» riprese lui. « Temo che quei due, che siano implicati o meno con il Governatore Count, potrebbero tornare... e in compagnia, anche. In fondo, avete detto che quell’incappucciato ha detto qualcosa, quando è successa quella cosa... che era...».

« ̔ È una di loro, l’abbiamo trovata!’.» completò lui.

« Quello. Quindi, è considerando questo – seppur non sia comprensibile cosa potesse intendere di preciso – che ho paura che avremo di nuovo a che fare con loro. Se il motivo del loro attacco era qualcosa che ha a che fare con vostra figlia non si fermeranno, specialmente se davvero Count è implicato come sembra... si rifaranno sicuramente vivi, pretendendo, la bambina... e quasi sicuramente ci andremo di mezzo anche noi, come è già accaduto a quei poveracci che hanno trucidato a sangue freddo.».

Evy emise un sussulto soffocato.

Ci sarebbe andati di mezzo... anche loro?

La gente di Kryòs... e i suoi genitori?

« Quello che proporrei io, in ogni caso, è di informare dell’accaduto le truppe di Tolriot perché si occupino della faccenda.» continuò l’interlocutore.

« Cosa? Sei uscito di testa?» chiese subito il padre della bambina, serio. « Abbiamo stabilito che quelli erano soldati di Proéyld e tu vuoi contattare altri soldati? Forse non saranno alle dipendenze del Governatore Count, ma chi ci garantisce che anche le truppe di Tolriot non siano coinvolte? Prima non pensavamo neppure che un Governatore Reggente potesse in qualche modo c’entrare qualcosa... senza contare che, guarda caso, stanotte i soldati del controllo dei Signs si sono dovuti allontanare da Tolriot per motivi loro. Forse erano in buona fede, ma forse anche no...».

« Ma non sappiamo nemmeno se realmente il Governatore di Arcteve sia coinvolto. Altrimenti, che alternativa proporresti? Certo, potresti anche consegnare a quei maledetti tua figlia nel caso tornino, il che potrebbe essere almeno una soluzione per la salvaguardia de-».

« COS’HAI DETTO?!». Si sentì un pugno dato su un tavolo.« Morirò, prima di consegnare qualcuno della mia famiglia a quegli assassini!».

« È nostra figlia, non un mostro di cui liberarsi!» fece eco la voce della madre.

« Va bene... forse ho esagerato. Messa così la faccenda, quel che penso, onestamente, è che dovremo prepararci al peggio.» disse l’altro interlocutore. « Chiederò comunque alla gente della città di...».

Ma Evy non fece in tempo a sentire cosa avrebbe chiesto alla gente di Kryòs. Se ne era già andata via.

 

« Ho aperto la finestra della mia stanza... e sono scappata di casa. Poi da Kryòs.» spiegò Ev. « Mi ero detta... che se non fossi stata in città... forse i responsabili dell’attacco al tempio avrebbero lasciato in pace... tutto ciò che mi era caro...» le sue ultime parole suonarono di una sconsolatezza infinita, « … anche... a costo di... perderlo...».

‟ Evy...” pensò Lira. Stava per piangere anche lei...

« Mi... Mi mancano... sigh...» iniziò a singhiozzare Ev, tremando tutta, mettendosi un braccio sugli occhi. La sua interlocutrice abbassò lo sguardo, anch’ella triste. « Tutti... ogni giorno. Per otto... lunghi anni. Mio padre... mia madre... i cittadini di Kryòs... il mio migliore amico, Adem...» non riusciva a tenere composta la sua voce, neanche sforzandosi, « Non so come stanno... e... per paura di metterli in pericolo... non mi sono mai più fatto rivedere. E tutto per la mia Foundation... anzi, per la mia debolezza nell’usarla!». La sua tristezza mutò in pura rabbia... rabbia rivolta verso sé stessa. « Odio di non essere stata all’altezza, finendo per mettere a rischio chi mi stava vicino! Ho perso tutto per questo! E mi detesto... mi detesto anche più di questo potere per ciò che-!».

« TI PREGO, BASTA!». Con quel grido, Lira si strinse a Ev, cogliendola alla sprovvista.

« L...ira...» borbottò lei, alzando a malapena lo sguardo intriso di lacrime.

« Mi dispiace... Evy...» disse a stento la ragazza. Mentre anche lei iniziava a piangere, le mise una mano in testa, accarezzandola piano. « Mi dispiace tanto. Io... non intendevo farti rivivere tutto questo. Ma... ascolta ciò che ha da dire un’umile ascoltatrice... non devi torturarti in questo modo. Tu ti danni tanto... ma eri solo una bambina... una bambina di dieci anni, capisci? Quanto poteva essere forte una bambina, in una situazione come la tua... dopo che la sua mente era già stata sconvolta dalla visione di gente con cui hai vissuto che veniva trucidata?».

Ev non rispose.

« Invece... io trovo che tu sia stata molto coraggiosa.» disse la sorella delle due guide. « Un tale senso di responsabilità a quell’età... nessun’altra bambina avrebbe preso quella decisione a cuor leggero. Hai voluto salvare Kryòs...» le sussurrò, poi, « … e so che fa male... ho provato qualcosa di simile, quando temetti di non rivedere più i miei fratelli... ma, al tuo posto... può darsi che sarei orgogliosa di me...».

Come l’accarezzava... come le parlava... alla ragazza in incognito parve quasi di sentire il calore di sua madre... un calore dimenticato da un bel po’...

Non accolse la sua ̔ richiesta’ di essere orgogliosa di sé. Non poteva. Non con quei pensieri in testa.

Ma una cosa la disse, seppur quasi impercettibile:« Grazie...».

Rimasero abbracciate così per qualche secondo, nella calma del lago, con l’unica altra presenza di qualche Leokàmi notturno che si aggirava nei paraggi. In seguito, Lira prese di nuovo la parola:« La tua famiglia... la gente di Kryòs... hai più avuto notizie a riguardo? Stanno bene?».

« Non... posso saperlo con assoluta certezza...» ammise Ev, ancora non tutto ripresasi. « Però penso di sì... ho cercato comunque di tenermi un minimo informata... e ho saputo che vi è stato un certo via vai di soldati presso la mia città, negli ultimi anni, ma credo che se fosse successo qualcosa di veramente grave la voce si sarebbe sparsa in giro per Proéyld. Forse Count ha fatto solo in modo che non si diffondessero queste storie su di lui... anche perché chi mai accuserebbe apertamente una persona potente come lui? In ogni caso... non potevo azzardarmi a... tornare...».

« Speriamo allora sia tutto a posto...» disse l’amica, speranzosa a riguardo. « Un’altra cosa... te la sei cavata da sola, dopo essertene andata? Scusami se insisto a farti domande, ma... ancora vorrei capire come una bambina possa essere vissuta per conto proprio per otto anni...».

« Non sono sempre stata sola.» le rispose l’altra giovane. « C’era Girius, con me.».

« Girius?».

« Sì... il mio salvatore.» sussurrò lei. « Ero stremata, dopo essere scappata per tutta la notte. Sono crollata vicino ad un bosco. E il mattino seguente, arrivò lui...

 

« Ferme!».

Un carro trainato da una coppia di Salamandre-Lupo si fermò bruscamente. Una persona discese dal mezzo, avvicinandosi alla bambina priva di sensi, piena di escoriazioni e con il vestito tutto rovinato, che stava lì tra l’erba.

Evy, come destata da quel suono, sollevò appena la testa.

Si era chinato su di lei un individuo avvolto in un mantello marrone. I suoi capelli erano di un fine color sabbia, distribuiti in maniera abbastanza scomposta ai lati, mentre il suo viso era di mezz’età.

« Sì direbbe che tu abbia visto giorni migliori.» disse l’uomo, allungandosi verso di lei e prendendola in braccio.

Pur con gli occhi stremati dalla fatica, Evy notò qualcosa di particolare presso quelli di quell’uomo: sotto le iridi scure che aveva, sulla metà inferiore delle sue palpebre, gli parve di scorgere delle strane, piccole linee collegate, quasi ramificate. Alla luce, parevano essere quasi lucide.

« Tranquilla, non ti farò del male.» sorrise amabilmente lui. « Mi chiamo Girius... ci penserò io a te.».

 

« Girius... è una specie di attore.» spiegò Ev. « O meglio... lo era... per un po’ si era esibito nei dintorni di Nawen, e perfino di Koronikà, con dei suoi amici... poi, per ragioni che non mi ha voluto spiegare, ha deciso di chiudere bottega e di partire in giro per la regione. Si porta sempre dietro il suo carro con le cose importanti per lui... è praticamente la sua casa ambulante.».

« Un tipo particolare... credo.» osservò Lira.

« Lui mi curò... e si occupò di me per un pezzo. Però pretese che gli spiegassi cosa ci facevo nel bosco e come mai ero tutta sola. Cercai di mentire all’inizio, ma non ci cascò... gli dovetti dire la verità. Anche se, stranamente, non pareva molto sorpreso da ciò che sentì. E’ un uomo strano, Girius... in ogni caso, compresa la situazione, decise di farmi viaggiare con lui per un po’.

« Non molto dopo, poi... ci imbattemmo in una pattuglia di soldati. Cercavano una bambina che era fuggita da Kryòs... non poteva essere un caso. Tuttavia, Girius li convinse che non trasportava nessuno... io ero nascosta nel carro. Riuscimmo a superare il controllo.

« Ma un altro giorno mi sentì male... e mentre ero febbricitante, ci imbattemmo in un altro drappello di soldati. Continuavano a cercarmi, solo che stavolta pretesero che Girius gli facesse vedere il carro, perché sentirono dei rumori da dentro. Fortunatamente, nel fermarsi, una delle sue vecchie parrucche di scena che teneva appese in un angolo mi era caduta addosso, facendo sembrare nella penombra che fossi più un maschio che una femmina. Girius ne approfittò per farmi passare per il suo figlio malato. Dato che i soldati cercavano una bambina e non un bambino, se ne andarono.».

« Una bella fortuna, o ti avrebbero scoperta.» disse Lira.

« Sì... e questo diede l’idea a Girius per non farmi scoprire: fingermi un ragazzo. Mi insegnò come recitare alla perfezione la parte del ragazzo, grazie alle sue esperienze in materia... mi fece tagliare i capelli, mi diede dei vestiti fatti su misura, che poi cambiai con altri fatti da me... mi insegnò un trucco per modulare la mia voce in maniera che sembrasse in tutto e per tutto maschile, abituandomi a mantenere quei toni talmente bene che anche se parlo nel sonno tengo la stessa voce... anche se a volte qualche colpetto di tosse d’assestamento lo devo dare...». Fece un gesto come per mimare quei ̔ coff coff’ che faceva ogni tanto con la mano davanti. « … e mi suggerì anche di stringermi i seni al petto con delle fasciature, quando fosse stato il momento, per appiattirli in maniera da non farli notare. Così... per diversi anni continuai a fingere, solo in compagnia del mio nuovo amico.».

« Ma... era davvero così necessario, arrivare a fingere di non essere più una femmina?» le chiese Lira. « Forse si sarebbero dimenticati di te, se avessi solo aspettato senza farti vedere in giro... forse è proprio così, oggi...».

« Non potevo e non posso tuttora correre il rischio, Lira...» sussurrò Ev. « Se mi riconoscessero, potrebbero usare i miei genitori o la gente di Kryòs per farmi venire allo scoperto, e non voglio che qualcuno si faccia male per me. Non voglio che si ripeta ciò che ha già causato vittime...». Guardò in basso... guardò il proprio corpo. « Nessuno deve sapere chi sia davvero... o rischio che la presenza del mio vero io arrivi alle orecchie sbagliate.».

« Dev’essere stato ben difficile, però...».

« Rinunciare ad essere... una lei?» sussurrò Ev. « Sì... lo è stato. Posso essere donna solo quando questa situazione me lo permette... praticamente mai. Lo dicevo per un motivo che... ̔ la ragazza che avevo incontrato’ poteva anche essere... morta dopo tutto questo tempo. Ed è molto triste, non poter essere come le altre. Però... così posso stare tra la gente in sicurezza... e, vivendo queste circostanze, ho anche scoperto che mi piace combattere...». Sospirò. « Mi faccio parzialmente prendere dall’euforia della battaglia, quando lotto con la mia Foundation. Era una sensazione che non pensavo di provare, prima.».

« Non la odiavi?» chiese Lira. « La tua Foundation, intendo.».

« Solo in parte, come ho detto.» rispose lei. « Non dimenticare che, sebbene la sua esistenza mi abbia tolto tutto, ha anche salvato le vite dei miei concittadini. Non è lei che incolpo di più...».

« Evy...» mormorò la sorella di Sein e Cabel, dispiaciuta dal suo colpevolizzarsi.

« Me lo disse anche Girius.» aggiunge l’interlocutrice. « E mi convinse pure a fare pratica con essa. Disse che una Foundation è come un barile su una discesa: se qualcuno lo accompagna, può arrivare in fondo al pendio senza conseguenze... ma senza perderà semplicemente il controllo, facendo male a chiunque si trovi sulla propria strada.».

« Sembra quasi un esperto in materia.».

« Ho avuto anch’io quell’impressione... forse aveva già avuto a che fare con questo genere di cose.».

« Forse...».

« Ad ogni modo, fu così che, due anni fa, mi consigliò di recarmi in una delle zone più remote dell’area di Tolriot ad allenarmi da sola con essa, prima di confrontarmi con il Governatore Reggente Count. Lo feci... ma anche dopo averla padroneggiata, la mia Foundation mi faceva comunque paura. Mi si era sbloccato qualche ricordo di, quella notte tragica, col passare del tempo...». Il suo sguardo di fece di nuovo terrorizzato, « … avevo visto come le Rocciasezioni, ruotando, avevano attaccato e dilaniato alcuni di quegli spregevoli individui incappucciati... il che mi fece ripromettere di non usare la mia Foundation alla mia massima potenza. Con fatica, avevo trovato il modo di limitarne la potenza, cambiandone la forma in una difensiva depotenziata...».

« Capisco...» mormorò comprensiva Lira.

« Certo avevo ancora un dubbio: se poterla usare o no al suo massimo contro chi invece aveva una Foundation.» continuò Ev. « All’inizio, credetti che non fosse necessario. Ma, combattendo contro Derow... questo mio punto di vista è cambiato. I portatori di Foundations sono davvero forti... almeno quanto me.» . Strinse un pugno, alzandolo. « Inoltre... Derow mi disse che avevano delle resistenze, verso altre Foundations... il che mi rassicurò sul fatto che potessi affrontarli al massimo senza uccidere qualcuno... e infatti Derow era ancora vivo, al termine della nostra battaglia. Questo mi rassicurava... se posso salvare qualcuno senza che uccida, sfruttandola a piena potenza, non devo più esitare a farlo contro le persone giuste. Pur impegnandomi a non usare... quella mossa... quella che sono stato costretto ad adottare contro Zaehr...» lì abbassò il pugno, un po’ sfiduciata. « Li però ho... davvero temuto di aver passato il segno... anche se non avevo scelta...».

« Però non è successo...» gli fece notare la sorella delle due guide.

« Già.».

« Quindi... è questa la tua storia.».

« Senti, Lira...» disse agitata Ev. « Anche se mi ha fatto piacere parlarne con te... non raccontare quello che ti ho detto agli altri, te ne prego. Non voglio che sappiano chi sono.».

« Ma perché? Puoi fidarti di noi, davvero.» obiettò l’interlocutrice.

« Ne sono sicuro... ma, se in un qualsiasi modo dovesse sfuggirvi...» disse Ev. Non voleva neanche pensare alle conseguenze. « Insomma, meno persone ne sono a conoscenza meglio è! Non voglio che le persone di Kryòs vengano messe in pericolo, è già molto che l’abbia detto a te...».

« Evy...».

« Per favore, Lira!».

« Io... ok. Non mi piace tenere segreti con la mia famiglia, però... tu ti sei confidata con me su tutto questo... sarebbe scorretto non rispettare la tua volontà.» considerò Lira. « Farò come mi chiedi, Evy.».

« Puoi continuare a chiamarmi Ev anche ora.» sorrise un poco l’altra ragazza. « Ev... mi chiamavano sempre così, i miei genitori. Non mi fa dimenticare chi sono veramente, questo soprannome.».

« Va bene... Ev.» la assecondò Lira.

« … senti, Lira... è vero che ti piace cucire vestiti?».

« Eh?» fece lei, colta alla sprovvista dalla domanda. « Sì, ma... E questo cosa c’entra?».

« Ecco... la serata finirà presto...» le spiegò Ev, con un po’ di timidezza, « … e... ora che ho fatto fuori l’argomento più spinoso su di me... mi piacerebbe avere una discussione normale... una discussione normale tra ragazze, intendo dire... almeno adesso che mi è possibile.». Nel dirlo, le rivolse un’espressione più amichevole e meno seria. « Anche a me piace fare abiti su misura... e chissà che non possiamo parlare d’altro che ci piace.».

Lira la scrutò, un po’ sorpresa che volesse parlare del più e del meno, a questo punto. Ma non ebbe nulla in contrario, replicando:« Con piacere, Ev. Ma non ti rassegnare... questa non sarà l’ultima volta che potrai averne una: sono sicura che troveremo altre occasioni per farti avere dei momenti da ragazza normale.».

« D’accordo.» annuì la giovane con la Foundation.

Tra spiegazioni di modi di cucire le stoffe, scambi di tecniche personali per creare decorazioni, colori e altre cose sulle vesti, e discussioni su altri argomenti ̔ femminili’, i minuti trascorsero in maniera molto più spensierata rispetto a prima. Ev ne fu entusiasta: le sembrava da secoli che non discuteva così animatamente con un’altra ragazza. L’ombra degli argomenti precedenti sembrava più lontana, adesso, e sicuramente preferiva non pensarci, almeno per il momento.

Solo che, ad un certo punto, quando la notte si era fatta ormai più inoltrata, Lira fu costretta a sentenziare:« Forse è il momento di tornare dagli altri: ormai Sein e Cabel si staranno chiedendo dove siamo finite.».

« Ah, è vero!» esclamò Ev, stampandosi una mano in faccia. « Peccato però... sarei rimasta volentieri di più.». L’altra ragazza le sorrise, prima di uscire dall’acqua.

Le due quindi si rivestirono, con la sorella di Sein e Cabel che diede anche una mano ad Ev a risistemarsi le fasciature che le nascondevano i seni. Poi, accesa una rudimentale torcia e spente le altre sulla riva, tornarono sulla via per il rifugio di Derow lasciandosi alle spalle il lago.

« Coff coff...» tossicchiò Ev, rivolgendosi quindi alla compagna con di nuovo la sua voce maschile. « Ti ringrazio ancora della compagnia, Lira. È da anni che non mi sentivo così... viva.».

« È incredibile come riesci a parlare da così a così...» commentò Lira al suo fianco. « Ma comunque, non ho fatto nulla di che. Se mai, sei tu quella da... ops, forse dovrei dire ̔ quello’, adesso...» ridacchiò un secondo, « … quello da lodare per qualcosa. Sei stato forte, a raccontarmi tutto. Nel caso fossi in grado di fare qualcosa per aiutarti, io...».

« L’hai già fatto, stanotte.» le sorrise Ev. Il pensiero di quanto le era capitato non l’avrebbe abbandonata così facilmente, ma parlare d’altro come alla fine della chiacchierata era stato bellissimo.

In quel momento, davanti a loro un’altra torcia fece capolino.

« Ah, eccovi qua.».

Era appena spuntato Cabel, dalla boscaglia.

« Stavo venendo a chiamarvi.» continuò il fratello maggiore di Lira. « Avete una vaga idea di che ore della notte saranno, adesso?».

« Oh beh... un po’ credo che l’abbiamo.» ammise Ev.

« È il problema di non avere una clessidra su cui leggerle dietro, fratello mio.» disse Lira a loro discolpa.

« In ogni caso, è meglio che andiamo.» disse con fare burbero Cabel. « Derow ci ha preparato i giacigli per la notte... non saranno niente di che, ma non siamo nemmeno in un albergo di lusso. Se non vi mettete subito a nanna, faticherete di più a svegliarvi domattina. Specialmente tu, Ev.».

« Ehm...» guardò altrove Ev, colpevole: alludeva a quando si era svegliata tardi durante la loro caccia alle tracce di Zaehr e soci.

« Va bene, Cabel.» si inchinò umilmente lei, seguendo il fratello. Ovviamente anche Ev gli stette dietro, e poco dopo arrivarono davanti al falò.

Alla luce di quel falò acceso, Derow era sveglio ad aspettarli, per il momento. Sein invece non aveva perso tempo e si era già messo a riposare in un giaciglio di foglie secche e altri accorgimenti fatti per approntare un qualcosa su cui dormire. I Leokàmi lì intorno erano soprattutto addormentati, seppur ve ne fosse qualcuno ancora desto.

« Aspetta, Ev.» disse Cabel, fermando la ragazza in incognito prima che seguisse Lira verso il campo.

« Sì?» chiese Ev. L’altra ragazza, nel notare che non erano andati avanti, si guardò indietro, ma quella con la Foundation le rivolse un sorriso rassicurante, per farle capire che poteva cavarsela da sola.

« Volevo solo sapere se era tutto ok.» disse Cabel. « Se Lira non ti avesse infastidito, soprattutto.».

« No no, affatto.» scosse il capo l’interlocutrice. « Abbiamo... parlato. Ed è stato piacevole.».

« Chiacchiere tra ragazze, suppongo.».

Come udì quella frase, Ev si bloccò.

« Come? Non ho capito...» mentì lei.

« Io credo di sì.» chiuse gli occhi Cabel, serio.

Ma cosa...? Sapeva che...?

« Dopo che io, tu e Sein abbiamo affrontato Akiow, e mi sono arrabbiato con te perché non hai usato la tua Foundation al massimo, hai ̔ perso’ per qualche istante il tuo tono maschile.» le spiegò la maggiore delle due guide, rispondendo alla perplessità che le leggeva in volto. « Vedi... mi sono occupato di Lira da quando è nata, sia con i miei genitori adottivi che dopo la loro morte... e in diciannove anni con una femmina in casa, anche non considerando il tempo in cui non ero con lei e Sein per via del lavoro, l’ultima cosa che non sono in grado di fare è riconoscere la voce di una ragazza. Questo spiegava anche il tuo comportamento quando Sein si avvicinava troppo a te.

« Poi, stasera, quando Lira ha tenuto lontano quel fesso di Sein dal venire a vedere, quella è stata un’ulteriore conferma. Senza contare che Lira non è il tipo di ragazza che fa un bagno da sola quando l’unica presenza intorno a sé è quella di un ragazzo conosciuto da poco, che abbia compiuto o meno qualcosa di eroico nei suoi confronti. A meno che non abbia scoperto che il ragazzo in questione sia... beh...».

« G-Guarda che...» cominciò Ev, un po’ sbiancata, quando Cabel alzò una mano.

« Non dire nulla.» la guardò con fare abbastanza calmo quest’ultimo. « Non ti ho spiegato i miei dubbi per avere una conferma. Non so di cosa avete parlato tu e Lira, al lago, e non voglio saperlo.». Socchiuse le palpebre. « Ti ricordi cosa ti dissi, quando partimmo insieme dopo aver lasciato il soldato Lector? Quando ti chiesi se avevi commesso qualche crimine in giro per Proéyld, per voler nascondere il tuo Sign alle autorità?».

« Che... non mi avreste forzato a parlare di nulla che non volevo rivelare, a meno che non fosse stato proprio necessario...» ricordò la ragazza con la Foundation, « … che vi bastava che vi aiutassi a salvare Lira...».

« Quel proposito nei tuoi confronti resta sempre valido.» disse Cabel. « Che io abbia intuito la verità o meno, è qualcosa che non ti spingerò a rivelare, né farò pressioni su Lira perché mi possa confidare qualcosa a riguardo. Almeno, se qualcuno mi interrogherà in proposito, non avrò bisogno mentire.». Incrociò quindi le braccia. « Non che abbia comunque intenzione di raccontare i miei dubbi ad altri. Terrò tutto per me... per la persona che mi ha aiutato a salvare mia sorella.». Detto questo, quella sorta di implicito giuramento, si mosse anche lui dagli altri senza dire altro.

Ev rimase ammutolito.

Quel Cabel era un bel tipo... perché lo faceva? Era certa che altri avrebbero cercato di fare l’opposto, con tutte le prove di cui parlava... cercare di convincerla a spifferare tutto. Eppure... aveva deciso di tenere per sé le proprie convinzioni senza fare domande a riguardo.

Ottima guida, grande fratello adottivo, combattente tanto forte da abbattere Orsi Cremisi e Leokàmi con abilità... e anche persona discreta. Quante qualità aveva?

Non che anche suo fratello, e in particolare sua sorella, non ne avessero più di una, di qualità. Gli piaceva molto, quella famiglia di cui si era fatta amico...

Sorrise nel riprendere a muoversi, desiderosa di prendere anch’ella posto nel punto in cui lo attendeva il suo non proprio comodo ed improvvisato letto.

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Capitolo 10
*** Verso Arcteve ***


Capitolo 10 – Verso Arcteve.

 

« SVEGLIA! EV, LIRA, DEROW, SVEGLIAAA!».

Ev si svegliò di soprassalto nel suo giaciglio, e non fu certo l’unica: Sein si era messo a chiamarli con fare allarmato nel bel mezzo del mattino.

« Che diavolo sono questi schiamazzi?» disse Derow, ancora un po’ assonnato.

« C-Che succede, Sein?» chiese in fretta la ragazza in incognito. « Proprio ora che stavo dormendo così bene...».

« Chi se ne frega!» esclamò agitato lui, con i Leokàmi lì intorno che lo guardavano malissimo a causa del baccano che aveva prodotto. « Cabel... è sparito!».

« Cosa?!» esclamò a sua volta Ev, guardandosi intorno. Accidenti, era vero... Cabel non si vedeva da nessuna parte, nella radura del rifugio di Derow.

« Ma... Ma non può essere sparito così!» fece Lira, visibilmente preoccupata. « Non hai qualche idea di dove possa essere andato?».

« No, assolutamente no. Qua intorno non c’è!» affermò Sein. « Per quanto ne so, potrebbe anche essere stato... trascinato via da un Leokàmi... e... ugh...» nel dirlo, rabbrividì.

« Non dire stupidaggini.» lo contraddisse Derow, di tutt’altro avviso. « Cabel se n’è andato sulle proprie gambe: ha abbandonato la foresta diverse ore fa.».

« COME?!» fece stupito Sein.

« Ma... perché?» chiese Ev, confusa.

« Non lo so... però io ho il sonno piuttosto leggero, e così mi sono accorto che se ne stava andando.» spiegò loro. « Naturalmente ho chiesto spiegazioni. Mi ha detto di comunicarvi che sarebbe stato via per un po’, ma che sarebbe tornato presto, quindi di non preoccuparvi per lui. Ah, ha anche detto di dire a te che prendeva in prestito la tua lancia.».

« Acc, è vero, la mia lancia è sparita!» notò Sein.

« Non capisco...» scosse il capo Lira, ancora perplessa. « Che facciamo, Sein?».

« AAAAAH, non lo so!» si tenne la testa tra le mani il fratello maggiore.

« Certo che andarsene così, nel cuore della notte...» si mise una mano sotto il mento Ev, pensierosa.

« Perché semplicemente non aspettate che torni?» socchiuse gli occhi Derow, nell’infilarsi i suoi stivali. « Magari lo rivedrete presto per davvero.».

« Almeno poteva essere più esauriente nel lasciar detto il motivo della sua partenza, altro che non preoccuparci per lui!» commentò Sein, irritato.

« Però... è di Cabel che parliamo...» fece notare sua sorella. « Lui non manca mai alla parola data... mai, da che ho memoria...».

« Quindi anche tu dici di aspettare che torni come ha detto?» le domandò Ev.

« Sì... anche se spero che non gli succeda niente...».

« Che cavolo...» sbuffò Sein. « Prima di aspettarlo, però, vorrei vedere se riesco a capire dov’è andato. Avrà pur lasciato qualche traccia del suo passaggio.».

« Va bene, andiamo a controllare, se ti può tranquillizzare...» lo assecondò il capobranco dei Leokàmi.

« Vengo anch’io!» si precipitò Ev, afferrando stivali e giacca.

« E io pure!» si accodò Lira.

Ma non fu così facile. Infatti, dopo aver percorso un tratto di bosco...

« Uffa... mi sa che Cabel ha fatto attenzione a non lasciare segni che ci facessero capire in che direzione si stava dirigendo.» disse Sein nel controllare dove finivano le prime tracce del passaggio della maggiore delle due guide.

« Allora mi sa che non voleva che lo seguissimo.» teorizzò Ev. « Altrimenti perché abbandonare il rifugio di Derow senza dirci niente e non lasciare niente che ci guidasse a lui?».

« La penso anch’io così.» ammise Derow.

« Ci capisco sempre meno... per quale ragione l’avrà fatto?» si chiese ancora Lira.

« Infatti è incomprensibile.» si lamentò Sein. Si rivolse quindi a Derow. « Ehi... perché non chiedi ai tuoi Leokàmi? Loro pattugliano la zona, magari hanno visto dove andava stanotte.».

« Posso far capire loro di guidarci fino all’ultimo punto dove l’hanno eventualmente notato, certo, ma non è detto che questo serva a qualcosa: i Leokàmi si fidano di Cabel, visto che sta con me come voialtri, non avevano bisogno di tenerlo granché d’occhio, specialmente se era diretto verso l’esterno del loro territorio. Inoltre, anche se ricordano con esattezza la posizione in cui l’hanno individuato in mezzo a quel buio, non so se siano in grado di farci intendere chiaramente da che parte fosse diretto.» disse Derow.

« Beh, tu fallo lo stesso.».

« Si dice ̔ per favore’.».

« Ehm... per favore.» aggiunse alla svelta Sein. La ragazza in incognito ebbe per un momento l’impressione che il selvaggio compagno ricordasse ancora come Sein gli avesse chiesto la cena il giorno prima – e allora egli si era pure chiesto se l’avesse scambiato per ̔ il suo servitore’.

Purtroppo, come previsto da Derow, i Leokàmi non diedero grande supporto per rintracciare la via intrapresa da Cabel, poiché, sebbene effettivamente l’avessero notato, l’ultimo punto dove l’avevano avvistato e dove li condussero era troppo generico per ricavarvi una direzione esatta, in mancanza di tracce su cui appoggiarsi.

Questo quindi li costrinse ad una sola soluzione, ossia alla forzata attesa della maggiore delle due guide. Però Ev si augurò vivamente che non stesse facendo qualche sciocchezza, anche se le era sempre sembrata una persona piuttosto assennata.

Le fasi della giornata trascorsero, ma Cabel non si vedeva. Dovendo passare il tempo, Ev si mise a chiacchierare con Lira di cose inerenti alla preparazione dei vestiti e, quando Sein e Derow non le ascoltavano, anche di altri argomenti sempre femminili.

« Ehi, di che parlate di bello?» chiese ad un punto Sein, vedendole così impegnate a parlare.

« Ehm... sempre di sartoria.» si affrettò a mentire la ragazza in incognito. In realtà erano altri i temi trattati in quell’istante, di quelli un po’ troppo relativi all’altro sesso.

« Ancora? Non ti stanchi a parlare così tanto di queste cose da femminucce?» sbuffò Sein, mettendole poi il braccio intorno al collo in maniera tale da farla avvampare. « Perché invece non parliamo un po’ noi due, eh? Magari, ora che siamo più comodi, potresti dirmi qualcosa in più sulla tua Foundation e su cosa sa fare.».

« M-Magari più tardi...» borbottò goffamente lei, spingendolo garbatamente via.

« Mah... ok...» disse allora il fratello di Lira, nel girare al largo lanciandole un’ultima occhiata.

« Dicevo...» si girò verso di lei Ev, riprendendo la conversazione.

Fu di nuovo notte. Di nuovo, tutti erano al falò.

« Non si vede ancora...» sussurrò Lira, in pensiero.

« Su, Lira...» le mise una mano sulla spalla Ev per farle forza. « Vedrai che non si farà attendere più del dovuto. Deve pur aver avuto le sue ragioni per andare, e se ha detto che tornava...».

« Eh. Anche se avrei voluto conoscere le sue ragioni, so bene anch’io che Cabel è uno responsabile. Più di me, comunque.» annuì Sein, sicuro di sé.

« Perché, tu non sei responsabile?» lo punzecchiò Derow.

« Non ho detto questo!» si irritò Sein.

« Perciò, porta pazienza... vedrai che andrà tutto bene.» le sorrise Ev.

« Uhm.» ricambiò quel sorriso la ragazza, apparendo un minimo rincuorata.

Più tardi, Ev decise di concedersi un altro bagno, vista la situazione. Stavolta però a malincuore dovette rinunciare alla compagnia di Lira, poiché senza Cabel c’era il rischio che Sein si facesse venire in mente qualche brillante idea – tipo gettarsi in acqua con lei ignorando la sua reale identità – perciò la sorella di quest’ultimo si era presa il compito di tenerlo d’occhio, per quanto possibile.

Neanche il mattino seguente Cabel si fece vedere. Poi, la sera successiva...

« Salve a tutti.» irruppe proprio Cabel, torcia alla mano, spuntando dalle frasche proprio quando avevano finito di cenare.

« CABEL?!» si alzò di scatto Sein, andandogli subito incontro. Ev e Lira fecero lo stesso, mentre Derow si limitò a guardare da dov’era posizionato.

« Dove sei stato, Cabel?!» esclamò Lira, dando sfogo alla preoccupazione maturata in quelle ore. « Andartene... così...».

« Ehi, ma...» disse Ev, a cui non sfuggirono due cose: il fodero della Misàchi di Cabel non era più vuoto, vi era quella che pareva proprio essere la sua arma... e tra le mani aveva le briglie di una Salamandra-Lupo ben familiare...

« Quelle sono...» cominciò a dire Sein, notando anche lui quei dettagli. Il passo per realizzare dove fosse stato fu breve. « N-Non mi dirai che... sei tornato...».

« … alla Piana dei Pilastri?!» completò con evidente stupore Ev.

« Esatto.» confermò senza problemi Cabel.

« COSAAAAA?!» fecero tutti e tre insieme i suoi interlocutori.

« M-MA SEI DIVENTATO SCEMO?!» lo indicò Sein, incredulo. « Sei tornato in quel posto DA SOLO dopo che siamo riusciti a sfuggire a Zaehr e scagnozzi con tanta fatica?!

« Sein ha ragione.» gli diede manforte Ev, anch’ella. « Voglio dire... non avevi detto che non potevamo tornarci senza un piano?!».

« Ovviamente non ci sono andato per commettere azioni suicide, se questo è ciò che pensate. Anzi, se mai è stato proprio per prevenirle.» disse con fare serio Cabel. « E se avrete la grazia di rimettervi a sedere intorno al fuoco, magari lasciando che mi prenda qualcosa da mangiare, vi spiegherò tutto quanto.».

« Umgrr... ok...» mormorò Sein, ancora arrabbiato.

Un paio di minuti, e Cabel si ritrovò seduto con gli altri intorno al falò, un grosso pezzo di carne secca presa dai bagagli trasportati dalla Salamandra-Lupo tra le mani, mentre la bestia da soma ritrovata era stata invece legata ad un albero. La presenza dei Leokàmi che l’avevano già spaventata a morte in passato rendeva l’animale incredibilmente nervoso, ma per fortuna ci pensò Derow a impedire ai suoi gattoni di saltarle addosso.

« Avanti, sputa il rospo, Cabel.» lo richiamò il fratello minore.

« Perché ci hai lasciati per così tanto tempo... facendoci quasi morire dalla preoccupazione?» gli chiese Lira.

« Anch’io sarei un po’ curioso...» confessò Derow.

« Calma, ora ve lo dico.» alzò una mano il fratello maggiore dei tre. « I propositi di questa mia decisione erano due. Il primo, recuperare la mia Misàchi: ci sono troppo affezionato, quasi quanto a Sein e a Lira. Il secondo... capire come si era evoluta la situazione a rifugio di Zaehr dopo che siamo scappati, e com’era effettivamente finita per i prigionieri che sono rimasti laggiù...».

Al ricordo dei prigionieri, l’espressione di Lira si dipinse di dolore. Ev la guardò con dispiacere.

« E... perché non ce l’hai detto?» domandò quest’ultima. « Anche a noi interessava sapere se...».

« Forse...» lo interruppe Cabel. « … perché era inutile rischiare che mandaste tutto all’aria.».

« Come?».

« Mi spiego meglio.» continuò la maggiore delle due guide. « Il desiderio di salvare quei prigionieri che ci hanno così faticosamente lasciati fuggire via vi ha coinvolti molto, specialmente a te e a Lira. Se ve l’avessi detto, avreste probabilmente preteso di accompagnarmi, e questo non lo volevo. Rivedendoli avreste potuto cercare di salvarli in maniera troppo precipitosa, con il possibile risultato di trascinarci un’altra volta contro tutto quell’accampamento. Ditemi, in cuor vostro pensate che non avreste potuto decidere di farlo?».

« Beh... ecco...» sussurrò Ev, guardando altrove.

« Forse forse...» ammise Sein.

« Comunque, era necessario che ci andassi.» tornò a parlare lui. « Abbiamo teorizzato che i prigionieri di Zaehr siano ancora vivi, ma se ci fossimo sbagliati? In quel caso, avremmo approntato un piano per salvarli per niente. Qualcuno doveva farsi un’idea della situazione, prima di rischiare il collo in una qualsiasi azione, e quel qualcuno dovevo essere io.».

« Ma sei stato troppo poco prudente a compiere un gesto di questo tipo, fratello mio.» disse Lira, alquanto seria. « Se ti avessero... catturato...».

« Contavo sul fatto che non si aspettassero che uno di noi tornasse tanto presto, anche se sapevo che dovevano essere più in guardia... inoltre, una persona sola al buio della notte passa più facilmente inosservata.» le sorrise Cabel. Le appoggiò una mano sulla testa. « Ti chiedo scusa se ti ho preoccupata...». Lira si limitò a chiudere gli occhi, ancora un po’ agitata.

« Quindi com’è andata?» chiese Derow.

« È andata che non avremo bisogno di tornare là.» ammise Cabel, alzando lo sguardo. « Zaehr e i suoi complici se ne sono andati.».

« Eh?!» fece Sein.

« Andati?» ripeté Ev. « No, aspetta, ma... l’accampamento...».

« Non c’è più. Hanno tolto tutto. Sia loro che i prigionieri sono spariti.».

« Quindi sarebbe andati via...» disse Derow. « Sei proprio sicuro di questo?».

« Pochi dubbi in merito... Sono stato nella grotta, e non vi ho trovato niente.» rispose Cabel. « Quando sono arrivato nei pressi del posto e mi sono avvicinato abbastanza, ho notato sul terreno le impronte di un gran numero di Salamandre-Lupo e di un carro che partivano dal fiume. Ho adottato ogni cautela per andare a verificare all’interno di quella grotta, e come vi ho detto non ci ho trovato niente... nemmeno una tenda. Devono aver smontato ogni cosa la sera del giorno in cui siamo fuggiti, per poi filarsela mentre ancora dovevo arrivare.».

« Ma... perché mai se ne saranno andati tanto di corsa?» si chiese la minore delle due guide, confusa.

« Che razza di domanda è?» gli chiese Derow, con uno sguardo che pareva dirgli ̔ ma sei scemo?’. « Perché noi sappiamo dove si trova quella caverna e come accedervi, ecco perché. Prima probabilmente nessuno sapeva della sua esistenza ed erano tranquilli per questo, ma ora rischiano che vi conduciamo le truppe di Tolriot, se è vero che non tutti i soldati di Proéyld sono implicati in questa storia, e in quel caso tutti in gattabuia con tanto di chiave buttata via. Zaehr e i suoi saranno anche tremendi, ma non credo che possano permettersi qualcosa del genere, o in primo luogo non si sarebbero scelti un posto così ben celato da usare come base dove portare la gente che rapiscono.».

« Derow dice bene...» osservò Cabel.

« Ok ok, ma in questo caso dove si sono diretti?» domandò Sein.

« Sfortunatamente non saprei dirvelo.».

« Ma hai detto che c’erano delle tracce.» gli fece notare Ev. « Avrai visto dove andavano... o no?».

« Solo all’inizio.» continuò Cabel. « Diversamente da Eief e i suoi compari, sembra che dopo un tratto questi abbiano deciso di coprire le tracce del loro passaggio, tanto bene che perfino io non sono più stato in grado di ritrovarne altre.».

« Sono riusciti a fregare addirittura te?» si sorprese Sein.

« Dovono esserci dei professionisti tra di loro in materia.» replicò il fratello maggiore. « Comunque, dai solchi del carro e dalle tracce lasciate dalle loro cavalcature sembra che sia il mezzo di trasporto che le Salamandre-Lupo fossero belle cariche... e visto che nella grotta non ho trovato alcun cadavere direi che è confermato il fatto che i prigionieri di Zaehr siano ancora vivi.».

« Siano ringraziati gli Stoinos...» sospirò Lira, sollevata dalla notizia. Tuttavia, ombre di grosse preoccupazioni le si leggevano ancora in faccia. « Però... se non possiamo seguirli... come faremo a trarli in salvo? Che ne sarà di loro?». Si tenne l’altra mano dal tremore dovuto all’angoscia. « Di questo passo... non potrebbero...?».

« Non dirlo nemmeno, Lira!» la interruppe Ev, sicura di sé. « Ti ho detto che li avremo salvati, e in un modo o nell’altro ci riusciremo.».

« Non farti dominare dalla paura, sorellina.» le si rivolse anche Cabel, con un tono un po’ più amabile del normale. « Non sappiamo ancora cos’hanno in serbo per loro, e visto che li volevano vivi esiste ancora speranza circa il fatto che lo rimangano.».

« Però bisogna riconoscere che non abbiamo più una via chiara da seguire.» fu costretto a far notare Sein.

« Già... il che ci lascia solo una pista da seguire...» disse Cabel, spostando lo sguardo verso Ev, « … la tua.».

« La mia?» si indicò Ev. Aveva già capito cosa intendesse. « Non vorrai dire... che vorresti venire con me ad Arcteve!».

« Sì, questa è la mia idea.» annuì la maggiore delle due guide. « Hai detto che il Governatore Reggente Count è implicato, no? Quindi, se è realmente così che stanno le cose, l’unico modo attualmente rimasto per liberare quei poveracci è domandare dove si trovano direttamente a lui.».

« Cos...? Ma Cabel!» esclamò Sein. « Vuoi DAVVERO rischiare di inimicarti un Governatore Reggente?!».

« Certo che sì.» socchiuse gli occhi Cabel. « Ero già in debito con quei prigionieri per essersi sacrificati per noialtri, ma lo sono anche con Ev per l’aiuto che ci ha prestato per soccorrere Lira: se non ricambiassi il favore che ha reso verso la nostra famiglia, sarebbe un disonore. Inoltre – e soprattutto, aggiungerei – c’è di mezzo la sparizione di tutte le persone dotate di Signs e Foundations degli ultimi anni, che non si può certo lasciar continuare... Sì, direi che ci sono davvero un sacco di buoni motivi per dare una mano ad Ev ad incontrare questo Count.».

« Oh...» sussurrò Ev, colpita.

« Meglio di così non avrei saputo dirlo.» commentò con una certa ammirazione Derow.

« Ma, naturalmente, se hai qualcosa in contrario ti ascolto, Sein.» incrociò le braccia Cabel, in attesa della sua protesta.

Inaspettatamente, Sein non protestò. Anzi, sorrise.

« Eheheh... in realtà stavo scherzando.» si mise una mano dietro la testa lui. « Io la penso esattamente come te. E poi Ev è nostro amico... magari nemmeno da una settimana, ma pur sempre un amico... e ho tutta l’intenzione di accompagnarlo anch’io da questo Governatore Reggente, quindi non osare fermarmi.».

« Lo immaginavo...» chiuse gli occhi Cabel, un lieve sorriso delineatosi sulle sue labbra. « E va bene...».

« Non occorre che lo facciate, posso andarci da solo senza che voi due rischiate di esporvi con me.» cercò di dissuaderli in fretta la ragazza in incognito. Confrontarsi con una delle massime cariche dello stato di Proéyld non era affatto uno scherzo.

« Troppo tardi!» gli batté una mano sulla schiena Sein.

« Ouch!».

« Tanto a me soldati e Governatori non mi sono mai stati particolarmente simpatici... sarà un piacere smascherarne uno, in caso della sua reale colpevolezza.» disse l’altro fratello. « Senza contare che, a prescindere dalle tue decisioni, vogliamo sempre salvare quei prigionieri, ragion per cui ci saremo andati comunque per conto nostro da Count. Tanto vale farlo tutti insieme. Ci sdebiteremo con te facendoti da guide, oltre che da aiuto in generale... senza che tu paghi un soldo per il servizio, si intende.».

« Uhm...» mormorò Ev. Parevano proprio determinati a venire con lei... dubitava che sarebbe riuscita a convincerli del contrario, anche se temeva che questo le avrebbe causato molti problemi nel tener loro nascosta la sua natura di ragazza... specialmente a Sein, visto che Cabel ci era praticamente già arrivato. Si mise perciò anch’ella la mano dietro la testa, dicendo ancora un po’ titubante:« Allora... grazie?».

« Affare fatto, dunque.» disse Cabel.

« EVVAI!» esclamò Sein, arrivando da Ev a stringerla come al solito. « Staremo insieme ancora per un pezzo, contento?!».

« AHIA, FAI PIANO!».

« Come ho detto, ti aiuteremo...» ricominciò a spiegare il fratello maggiore una volta che Sein la fece finita, « … ma, prima di partire per Arcteve, capirai che dobbiamo lasciare Lira in un posto sicuro...».

« Cabel, no!». A quella frase, Lira si era alzata in piedi. « Non voglio stare a casa, stavolta... voglio venire anch’io con voi ed Ev.».

« Come?» fece Cabel, guardandola con fare quasi incredulo.

« Ma... stai scherzando, sorellina?» le chiese Sein, altrettanto sorpreso. « Con tutta la fatica che abbiamo fatto per portarti via da quel manigoldo di Zaehr?».

« Sì... sembra un po’ avventato... ma stavolta voglio esserci.» insistette lei. « Almeno fino ad Arcteve... Voglio confrontarmi anch’io con colui che potrebbe essere la causa di ciò che è capitato a me e agli altri prigionieri, e scoprire se per loro c’è ancora speranza.».

« Ti rendi conto di cosa ci chiedi, Lira?» chiese il maggiore dei tre fratelli, estremamente serio. « Ci chiedi di esporti ancora a dei pericoli... Inoltre non sei mai stata con noi mentre guidavamo i nostri clienti... non hai abitudine nel marciare... e poi, non avevi deciso di non venire con noi proprio per non darci preoccupazioni nel costringerci a badare a te?».

« Era diverso, allora: allora non avevo un debito con delle persone che sono rimaste indietro a... a coprire la mia fuga... o con Ev.» gli ricordò Lira.

« Forse no, ma questo non cambia niente. Anzi, visto che Zaehr e compagnia ti avevano in custodia, dovremmo tenerti più d’occhio di prima. Vuoi rendere vani il sacrificio di quei prigionieri?».

« No... però voglio anch’io rendermi utile ad Ev, in qualche modo.». La ragazza, nel dirlo, guardò proprio Ev.

« Non se ne parla proprio, e di certo anche Ev la pensa così. Vero, Ev?» disse Cabel.

« Eh? Io? Beh...» mormorò Ev, con la mano dietro la testa: certo sarebbe stato brutto continuare il viaggio senza qualcuno che sapesse della sua vera identità, di come si sentisse, con cui parlare liberamente... ma il buon senso era tutto dalla parte di Cabel in quel caso.

« Ragion per cui, ti lasceremo in una delle cittadine nelle vicinanze e...» continuò la maggiore delle due guide.

« Ehm, meglio di no!» intervenne all’improvviso Ev.

« Come?» replicò freddamente Cabel.

« Non pensare male, Cabel, ma... se lasciamo Lira in una città presieduta dai soldati del regno, rischiamo che venga di nuovo rapita come la prima volta.» gli fece notare la ragazza dalla Foundation di pietra.

« Uhm... ammetto che a questo non ci avevo pensato.» osservò Cabel, incrociando le braccia. « Bene... se non è sicuro, troveremo qualche altro posto dove poterla...».

« Insomma, Cabel, l’hai capito o no che io non ho alcuna intenzione di rimanere in panchina?» protestò Lira.

« Non ti facevo così cocciuta, il che però non cambia niente.» continuò lui. « Non verrai con noi.».

« Dai ascolto a Cabel, Lira... ha ragione.» cercò di esortarla Sein.

« No, verrò anch’io!» ribadì lei.

« Ho detto di no.» riprese Cabel, irremovibile.

« Invece sì... altrimenti...» mormorò Lira, stringendo i pugni. « … altrimenti...» poi alzò la testa, affermando con forza:« … altrimenti ti odierò per sempre, Cabel!».

A quella frase, Cabel parve perdere l’uso della parola.

‟ L-L’ha detto?!” pensò Sein, alzando una mano con fare quasi spaventato.

Ev guardò la coppia: possibile che quella minaccia... fosse il punto debole di Cabel? Proprio un punto debole di Cabel?

« Dite qualcosa, sì o no?» ruppe il silenzio Derow, il quale sembrava godersi parecchio lo spettacolo.

« Ecco...» borbottò Cabel, guardando altrove. « P-Proprio non vuoi ripensarci?!».

« Assolutamente no.» scosse il capo Lira.

« Ok, se permettete dirò io qualcosa.» chiuse gli occhi Derow. « Per come la vedo io, forse far viaggiare con voi Lira non è un’idea totalmente sbagliata. Se i soldati del regno sono coinvolti, è possibile che nessun posto le garantisca di non finire di nuovo in gabbia, il che rende lo stare vicino a voi il posto più sicuro dove stare.».

« Beh...» iniziò a soppesare Sein.

« In effetti, Derow ha ragione su questo.» si intromise Ev. « Senza contare che Zaehr e i suoi scagnozzi la conoscono. Cosa succederebbe se per un motivo o per l’altro lui o uno dei suoi le capitasse vicino e la scoprisse?».

« La ricatturerebbero...» comprese Cabel.

« Sì... e poi i soldati pattugliano ogni dove della regione, è difficile trovare un nascondiglio sicuro per lei.» continuò la ragazza in incognito.

« Ecco, appunto.» disse Lira, contenta che stessero in pratica aiutandola a trovare degli appigli a cui attaccarsi. « Non vi preoccupate per me... vi assicuro che non vi darò troppi problemi. Me la caverò da sola. Almeno fino ad Arcteve... per cercare di capire cos’è succederà a quei poveretti... a cui devo tantissimo...».

Cabel, ascoltate le sue ultime parole e vista la grande volontà di voler essere d’aiuto per coloro per cui si era dannata tanto perché non si fossero salvati insieme a loro, e che ancora le permeava di tristezza la dolce voce, sospirò. Pochi istanti dopo, la sua decisione fu la seguente:« E va bene... hai vinto tu. Purché si prenda ogni singola precauzione per non farti correre rischi...».

« Ti prometto che sarò prudente.» annuì Lira. Si girò quindi verso Ev. « Va bene anche per te, giusto?».

« A questo punto direi di sì.» disse Ev, sorridendole. Quantomeno era sollevato che avrebbe avuto qualcuna con cui non dover tenere alcuni segreti solo per sé. Un po’ meno per il fatto che avrebbe dovuto affrontare un viaggio piuttosto duro insieme a loro.

« Direi che sarà il caso di partire domani.» sentenziò Cabel. « Prima ci rechiamo ad Arcteve a sbrigare questa faccenda, prima regoleremo i conti con Count... e meno probabilità ci saranno che la banda di Zaehr possa fare qualcosa di irreparabile ai propri prigionieri.».

Nessuno ebbe rimostranze su questo.

Passata la nottata, il gruppetto concluse i preparativi. Con l’aiuto di Derow si procurarono qualche provvista in più per il viaggio, visto che ora avrebbero dovuto viaggiare in più persone.

« Meno male che hai riportato indietro anche questa.» commentò Sein, accarezzando la Salamandra-Lupo ritrovata.

« Visto che ero in zona e con l’accampamento abbandonato, mi pareva sciocco non cercarla.» spiegò Cabel. « Ma devo ammettere che l’hai nascosta piuttosto bene: se non avessi avuto la certezza che doveva essere nei dintorni, dato il poco tempo che ci hai messo a nasconderla, avrei faticato molto di più a ritrovarla.».

« Grazie del complimento.» disse Sein, contento dell'elogio del fratello.

« Sarebbe anche potuta finire nella pancia dei miei Leokàmi, se non avessi fatto capire loro di farti passare nel caso ti avessero rincontrato nei paraggi.» gli disse Derow, avvicinandosi. « La prossima volta che ci vedremo sarà bene che stia attento a non separarti da animali come quello...».

« Non vieni con noi, Derow?» gli chiese Ev, capendo questo dalla sua ultima frase.

« Purtroppo no.» scosse il capo il capobranco dei Leokàmi.

« Pensavo che anche tu ci avresti accompagnato per salvare quella gente...» osservò Lira.

« Non posso... devo rimanere qui.».

« Perché?» domandò la sorella di Cabel e Sein, confusa. « Non sei più confuso dalla Foundation, non hai più motivo di stare qui.».

« Invece ce l’ho eccome.» la contraddisse lui. « Se mi allontano, i Leokàmi non avranno più qualcuno che possa tenerli sotto controllo, e potrebbero scatenarsi su coloro che girano per la foresta come prima. Non posso permetterlo.». Gettò un’occhiata ai membri del suo branco lì intorno. « Senza contare che è vero, quello che ho detto la prima volta che ci siamo incontrati... stare in mezzo a questi Leokàmi non mi dispiace affatto. Posso combattere finché mi pare quando ne ho voglia, e come ricorderete questi bestioni non sono avversari da niente.».

« A voglia se ce lo ricordiamo...» sussurrò Sein, più incupito al ricordo di quelle zanne che cercavano di superare la propria lancia per dilaniarlo.

« Quello che voglio dire è che, anche se ho un debito con quei disgraziati rimasti nelle grinfie di Zaehr, anche se mi piacerebbe un sacco riuscire a prendermi la rivincita con un avversario tanto mostruoso come lui, sono morte già un po’ di persone sia quando non ero alla testa dei Leokàmi sia in mia presenza. Pensate che sia disposto ad accollarmi il rischio che altri muoiano a causa della mia negligenza nel gestire questo problema?».

« Certo che no...» mormorò Ev, rabbuiandosi un po’. Era come lei, Derow... lei aveva ucciso, volontariamente o meno, degli uomini con il potere non controllato della sua Foundation, e non voleva ripetere quell’esperienza... e lui provava più o meno la stessa cosa.

« A saperlo prima, lasciavo qui con te mia sorella...» rimuginò a voce Cabel, seccato.

« Cabel, non ricominciare!» esclamò Lira.

« Stavolta sono d’accordo anch’io!» esclamò a sua volta anche Sein. « Chi si fida di lasciarla da sola con questo qua?!».

« Non eravamo amici...?» si chiese Derow. Poi, disse:« Ma è meglio così per vostra sorella. Con me i Leokàmi sono più mansueti, tuttavia non si può mai sapere cosa può frullargli nella testa.».

« Capisco...» sussurrò Cabel.

« In ogni caso...» disse Ev, alzando un braccio verso Derow, la mano tesa, « … qui le nostre strade si dividono, giusto? Quindi, anche se abbiamo avuto un inizio un po’ burrascoso... voglio ringraziarti per tutto l’aiuto che ci hai dato.».

« Tsé, figurati.» chiuse gli occhi Derow, stringendogliela senza problemi, per poi rivolgergli uno sguardo agguerrito. « Ma non dimenticare una cosa: noi due abbiamo ancora un conto in sospeso da regolare. Per stavolta ho lasciato perdere, essendoci situazioni più importanti a cui devi pensare, ma una volta finita la tua crociata contro il Governatore Reggente e quei tizi mi aspetto che tornerai a concedermi un altro scontro... stavolta in amicizia, ovviamente.».

« Se non è una sfida all’ultimo sangue, posso anche pensarci.» sorrise Ev.

« Non sarà facile: non picchi certo come una donna, potrei non riuscire a trattenermi.».

« Ahahah...» ridacchiò Ev. Quella risata era più per la contraddizione in essa insita, che per l’allusione volontaria di Derow al non trattenersi. « Comunque... buona fortuna con i Leokàmi.».

« Guarda che ve ne servirà di più a voi, di fortuna.» osservò il selvaggio abitante del bosco.

Finiti di congedarsi, Ev, Cabel, Sein, Lira e la loro Salamandra-Lupo abbandonarono il rifugio del loro amico. Gli sguardi dei Leokàmi li seguirono con attenzione, finché non furono eccessivamente lontani dalla loro vista.

« Anzitutto, se vogliamo dirigerci ad Arcteve, ci conviene tornare indietro fin prima di quando siamo scesi verso la Foresta Fronderoccia la prima volta.» disse Cabel, mentre procedevano lungo la strada piena d’alberi del bosco. « Poi procederemo lungo la strada che costeggia Lìnkas e da lì continueremo superando Sàvra e qualche altra cittadina, fino a giungere all’Atollo Iride. A partire da laggiù dovremo arrivare in fretta al territorio comandato dalla Capitale Cardinale Arcteve.».

« Quanto pensi che ci metteremo ad arrivarci?» chiese Sein.

« Non abbiamo lavorato dalle parti di Arcteve, quindi non posso dirlo con certezza... ma considerando che più o meno le Capitali Cardinali coprono una zona equa, stimo che potremmo metterci forse un mese o poco meno... sempre che non succeda qualcosa di poco carino.».

« Un mese...» mormorò Ev, un po’ tesa. Un mese, e avrebbe potuto trovarsi davanti il probabile colui che aveva la responsabilità di quanto le era accaduto...

« Direi che Lira può viaggiare sulla Salamandra-Lupo, a partire dall’uscita della foresta.» sentenziò la maggiore delle due guide. « L’abbiamo caricata un po’ di più, ma tu sei molto leggera e non dovresti dare fastidio all’animale.».

« Va bene.» disse la sorella.

Uscirono perciò dalla foresta. Avanzarono ancora a breve distanza del canyon che era stato superato giorni prima, per poi piegare verso est, la direzione che interessava loro.

La prima parte di strada, lì, risultò una continuazione della terra arida del canyon, in una sorta di replica dello scenario incontrato da Ev poco dopo che ella era uscita da Fìdi. Solo l’ombra di alcuni uccelli simili per estetica a condor ma con eleganti piume rosse, dei Tròs selvatici, forniva un po’ di compagnia in quella landa.

Poi, arrivarono in una zona un po’ più accogliente, con alcune pozze d’acqua e un po’ d’erba che cominciava a uscire dal terreno, con anche alcuni fiori blu che spuntavano dal suolo. Si sentiva lo strisciare di serpenti locali lì in mezzo alle poche zolle piene d’erba fitta che iniziavano a spuntare, il che suggerì loro di starci alla larga.

Ben presto, arrivarono molto vicini a Lìnkas.

« Ehi, Cabel... forse conviene chiedere qualche dritta per il viaggio laggiù, non ti pare?» suggerì Sein, nuovamente con la sacca da viaggio in spalla come Ev.

« Sì, è una buona idea.» disse Cabel. « Ma ci andrò da solo. Non abbiamo necessità di fermarci lì, e visto che ci sono anche i soldati di mezzo è il caso di non farsi notare troppo, anche se è da lì che venivano Lector e Juine. Comunque, devo andarci a comprare una cosa...».

« Ok, allora ti aspettiamo qui.» disse Ev.

« Non fare tardi, Cabel.» disse premurosamente Lira.

« Resto là giusto il tempo necessario.» li rassicurò lui, staccandosi dal gruppo e dirigendosi con decisione verso il posto.

Si risposarono con pazienza, e in capo ad un paio d’ore la maggiore delle due guide tornò dal resto dei suoi compagni di viaggio.

« Oh! Sei già qui!» si sorprese Ev.

« L’avevo detto che avrei fatto presto.» affermò Cabel.

« Com’è andata?» incalzò Sein.

« Beh, mi hanno all’incirca confermato ciò che già pensavamo sul viaggio, con l’aggiunta di alcuni dettagli che vi fornirò al momento opportuno.».

« E quelli?» domandò Ev. I suoi occhi avevano colto il fatto che avesse in mano un paio di stivaletti color mogano, attraversati fino alla punta da una robusta cucitura e con dei nastri in cima cingerne le circonferenze.

« Questi sono per Lira.» sorrise Cabel, quindi si allungò a porgerglieli. « Tieni.».

« Li hai presi... per me?» chiese lei, prendendoli e guardandoli, contenta. « Sono bellissimi...».

« Li aveva un venditore ad un prezzo molto vantaggioso... ho pagato poche stoike per averli.» spiegò il fratello più grande dei tre. « Non puoi certo viaggiare con noi con quelle scarpette da città... ti serve qualcosa di più robusto per il viaggio.».

« Sei un tesoro, Cabel.» lo lodò Lira, grata. Cabel abbozzò un sorriso compiaciuto.

Gli stivali calzarono perfettamente a Lira – Ev suppose che, essendo che aveva dovuto occuparsi di lì fin da piccola, Cabel banalmente sapesse a menadito le sue misure – pertanto il viaggio riprese immediatamente dopo.

Continuarono per un altro paio di giorni. Durante il tragitto, Ev e Lira non mancarono di sfruttare le loro doti sartoriali per risistemare eventuali danni rimasti addosso agli abiti dei loro compari durante le ultime vicende – il che fruttarono un sommesso quando divertente ̔ roba da femmine’ da parte di Sein nei confronti dello stesso Ev, e per il resto niente andò storto.

Il pomeriggio del secondo giorno arrivarono nei pressi di alcuni acquitrini. Il terreno era piuttosto molle lì intorno e, sebbene non si trattasse di una zona boschiva, l'umidità e le pianticelle che crescevano sul posto rendevano il posto adatto alla Salamandre-Lupo, che infatti trovarono intenti a nutrirsi.

« Perché non ne prendiamo un paio per...?» cominciò a proporre Sein, adocchiando un paio delle femmine ferme agli stagni.

« Lascia perdere: se serve è meglio comprarle, a meno che tu non abbia voglia di rischiare una craniata da parte dei maschi.» gli disse Cabel. « A volte trascuri dei dettagli importanti, fratellino...».

« Uffa...» sbuffò Sein.

« Ev... è da un po' che stavo pensando una cosa...» disse Lira, che stava marciando un po' con loro a piedi, guidando la loro Salamandra-Lupo.

« Cosa?» si girò verso di lei l'altra ragazza.

« Ricordi quel bracciale che mi avevano messo... il bracciale Restrictor?» le chiese lei. « Ecco... anche gli altri prigionieri ne indossavano uno per ciascuno... e se il materiale di cui è fatto è tanto raro, supponendo che li avrebbero fatti indossare ad altre persone... non è un'ulteriore conferma che siano davvero implicate personalità importanti con i soldati che erano d'accordo con Zaehr? Insomma, potrebbero averli presi da qualche prigione...».

« Ora che lo dici...» considerò la giovane in incognito.

« Buona osservazione, sorellina.» osservò Sein, udito il suo ragionamento.

« Non è così semplice.» chiuse gli occhi Cabel. « Sebbene i sospetti siano già ben direzionati verso il Governatore Reggente Count, potrebbero anche aver trovato una fonte da cui estrarre il materiale per costruirli.».

« Ehi, hai tu dei dubbi adesso?» gli chiese Sein.

« Sto solo tenendo in considerazione tutti i ' se', Sein.» ribatté bruscamente Cabel. « Non possiamo limitarci a puntare il dito finché non siamo sicuri al cento per cento.».

« Per me sta bene, questa linea di pensiero... anche se non credo che Count ne sia estraneo.» disse Ev.

« Oh... quella pianta non l'avevo mai vista!» disse all'improvviso Lira, alludendo ad una lunga parte verde piena di foglie che usciva dalle foglie, simile ad altre piante che uscivano dagli stagni. « Ne prendo qualche foglia, magari può essere utile per qualche vestito.». Si avvicinò alla pianta per staccarne qualcuna, ma quando ne afferrò una lanciò un gridolino sorpreso. « UO-OH!».

La pianta si era imprevedibilmente mossa con un movimento, facendola quasi cadere.

« Ma che...?» si chiese Ev.

« AHAHAHAH!» scoppiò a ridere Sein. « Mi dispiace, Lira, ma quella non è una pianta...».

« Eh?» fece Lira, guardando in direzione del punto da cui affiorava il vegetale.

Dal largo specchio d'acqua, un occhio a fessura ricambiò il suo sguardo stupefatto, e un dorso squamoso si sollevò piano dalla superficie. Era un grande anfibio simile ad un tritone, con una lunga striscia violacea che gli attraversava il dorso e una coda era ben più lunga del suo stesso corpo. Si spostò lentamente, posizionandosi su un altro lato dello specchio d'acqua in una disposizione simile a quella precedente.

« È un Dratià, un ' drago vegetale'.» spiegò Cabel. « Li trovi spesso, negli acquitrini della regione di Tolriot. Si immergono nell'acqua e fanno finta di essere una delle piante che emergono dal questo paesaggio...».

« Oh, davvero?» rimase sorpresa Ev. « Non ne avevo mai visto uno prima.».

« E... E sono pericolosi?» chiese Lira, girandosi.

« Assolutamente no, non sono aggressivi.» la rassicurò il maggiore dei tre fratelli.

« E come mai si fingono piante?» continuò la sorella.

« Beh... le loro code sono esce... Le usano per catturare i...» cominciò Cabel, quando il suo sguardo notò che dal terreno vicino allo stagno era appena sbucato scavando un'enorme cimice di terra grande almeno quaranta centimetri. Anche gli altri seguirono la scena, e videro l'insetto avvicinarsi alle false foglie del Dratià, forse con l'intento di nutrirsene: non appena questi vi salì sopra, la coda si ritirò di scatto trascinandolo via e, con un solo movimento repentino, l'anfibio azzannò l'insetto divorandolo all'istante. « Per l'appunto...».

« Devo dire che è stato davvero divertente vedere la tua faccia quando il Dratià si è infastidito, ahahah!» rise di gusto Sein.

« Che scherzo stupido, Sein...» gonfiò le guance la ragazza, imbronciata.

Chiusa quella parentesi, il cammino riprese. Verso sera, giunsero nei pressi di un altro centro abitato... Sàvra, dedicata alla Costellazione della Lucertola.

« Altra città, e sta per calare la notte.» disse Sein. « Che facciamo, evitiamo anche questa?».

« Ovviamente sì.» confermò Cabel.

« Non è proprio possibile fermarsi in città, per una volta?» disse Lira, con tono quasi supplichevole. « Non voglio sembrare una lamentona dopo pochi giorni che marciamo, ma diciamo che... dopo aver passato delle notti in una gabbia e in una foresta, e dopo le ultime serate all'addiaccio, mi piacerebbe poter dormire su un vero letto, almeno per una volta.».

« Ti ricordo che se i Cavalieri Salamandra vedono il tuo Sign c'è la possibilità che cerchino di rapirti di nuovo, Lira.» le rammentò il fratello maggiore.

« Senza contare che, se Zaehr dovesse aver fatto circolare ai suoi eventuali complici le nostre descrizioni, potrebbero riconoscerci con risultati poco piacevoli.» aggiunse Sein.

« E questa non è più Lìkas, dove potevamo ancora fidarci a circolare a causa del fatto che fosse da lì che provenivano Lector e Juine per poter chiedere qualche dritta per il viaggio.» incalzò Cabel.

« Ho capito...» sospirò Lira.

Fu lì però che Ev colse la palla al balzo, facendosi avanti.

« Eheheh... Credo tocchi a me risolvere il problema di turno, stavolta.» disse Ev.

« Come?» chiese Cabel.

« Se il problema principale è il Sign di Lira, allora ho io la soluzione che ci vuole.» si indicò la ragazza in incognito. « Guardate, vi faccio vedere...» e così dicendo si tolse la copertura chiara che portava al braccio sinistro, lo stesso dove doveva esserci impresso il suo Sign.

Solo che, sotto la copertura, il Sign non c'era.

« Dov'è il Sign?» disse infatti Sein, confuso.

« Ora lo vedrai.» lo rassicurò Ev, afferrando quella parte del braccio e tirandosela.

Da quell'arto scivolò fuori un pezzo della sua pelle, che staccatosi riportò alla luce il segno verde scuro sull'avambraccio.

« Ma COSA...?!» fece Sein. Lira si portò le mani alla bocca.

« Che diavolo è?» spalancò gli occhi Cabel, guardando la pelle ancora nella mano di Ev. Questa si muoveva piano... quasi fosse viva.

« Si tratta di una Dermae.» spiegò Ev. « Una sorta di... pelle vivente con la particolarità di stringersi autonomamente alla pelle, unendosi alla sua superficie in maniera totalmente perfetta e lasciando spuntare da sé eventuali peli del corpo, come se fosse davvero una seconda pelle. A occhio nudo è impossibile notarne la presenza, anche con gli strumenti in dotazione al nostro regno... e, cosa più importante, non permette di vedere i Signs.».

« Non ho mai visto una cosa del genere...» sussurrò Cabel, davvero impressionato.

« Sembra disgustosa...» ammise Sein. Gli doveva far senso, vedere quella specie di pelle fittizia agitarsi tra le dita dell'amica. « Quindi è con quella... pelle che hai superato il controllo di Liontarì?».

« Sì. Me l'ha data un mio amico di nome Girius, dicendomi che sarebbe stata utile a questo. Anche se non ho idea di dove se la sia procurata...» osservò la ragazza in incognito, facendosi pensosa. « Ad ogni modo, il fatto è che ne ho un'altra, conservata nella mia sacca da viaggio.».

« Vorresti far indossare uno di quegli affari a Lira?» gli chiese il fratello minore di Cabel.

« Pensavo di sì: se la mettiamo dove aveva il bracciale Restrictor prima, le guardie non dovrebbero rilevare il Sign ancora nascosto all'interno del braccio. Così può venire in città a dormire, se vuole.».

« Davvero?» disse Lira, contenta.

« Al tempo, al tempo. Che ne è stato del nostro discorso sulla sicurezza?» si intromise Cabel.

« Coff coff... non voglio sembrarti troppo ottimista, ma... riflettiamoci un secondo: Zaehr e i suoi magari hanno davvero lasciato istruzioni ad altri soldati infiltrati, ma visto che probabilmente andavano di fretta e ci hanno visti una volta sola potrebbero aver dato una descrizione affrettata di noi, no? Inoltre, loro saranno stati messi in guardia su un gruppo di cinque persone – contando anche Derow – con due membri con un Sign. Con il via vai di viandanti che vi è per le città, se non vedessero Signs a me e a Lira, e vedessero solo un paio di persone in arrivo, non dovrebbero essere in grado di identificarci, giusto?».

« Mmh... sì... ha una sua logica...» mormorò Cabel. « Il che potrebbe essere utile per i rifornimenti... con i prigionieri in custodia a Zaehr e i suoi, sarebbe più veloce procurarci provviste in città che dalla natura...». Alzò lo sguardo. « Mi hai convinto... facciamo un tentativo.».

« Grazie, fratello.» disse Lira.

« Prego. Però io non è il caso che vi segua.» ammise Cabel, toccandosi i segni della cicatrice dall'occhio destro. « Descrizione affrettata o meno, la mia ferita di caccia e la mia Misàchi mi rendono di gran lunga più identificabile rispetto a voialtri. Avrei già preferito non recarmi a Lìnkas, ma ci servivano informazioni per noi e stivali nuovi per Lira, e lì era sempre da dove erano venuti Lector e Juine...».

« Giusto...» ammise Lira, un po' amareggiata dal pensiero che il fratello maggiore non sarebbe rimasto con loro quella notte.

« Quindi, mi accamperò qua fuori Sàvra e aspetterò il vostro ritorno alle prime ore del mattino.» concluse Cabel.

« Beh, non ero esattamente di questa idea, ma visto che anch'io penso che Ev potrebbe aver ragione e che avete deciso così direi di non perdere altro tempo.» disse Sein. « Forza, preparatevi, così poi possiamo andar-!».

« Non così in fretta, Sein.» lo interruppe il fratello maggiore. « Sarà bene che tu sappia che rimarrai con me. Meglio non rimanere isolati, vista la nostra attuale situazione.».

« COSA? Ma volevo andare anch'io a dormire in un buon giaciglio, a questo punto!» protestò Sein.

« Però... poi Cabel passerebbe la notte in solitudine...» disse apprensivamente Lira.

« Se preferite, rimango io con Cabel.» si propose Ev.

« Eh, grazie, Ev!».

« No, stavolta rimane Sein.» disse Cabel, categorico. « Preferisco vada tu con Lira, stavolta.».

« Che cavolo... devo proprio, eh?» sussurrò Sein, malecelando un po' d'astiosità.

« Rilassati, la prossima volta verrai tu con me...» lo rassicurò la sorella.

Conclusa quella discussione, Ev procedette ad aiutare Lira ad ' indossare' la Dermae in più nel punto designato. Non parve molto contenta del contatto con quella cosa, e la ragazza con la Foundation di roccia la capiva bene: anche a lei non era mai piaciuto doversela avvolgere, ma era qualcosa di necessario. Dopodiché, con un'ultima rassicurazione sul fatto che sarebbero tornati immediatamente da loro nel caso fossero stati riconosciuti, si congedarono da Sein e Cabel, avanzando verso la vicina Sàvra.

« Uff... fossi in te non li avrei mandati insieme, Cabel.» sbuffò Sein, un po' sospettoso. « Voglio dire, vanno troppo d'accordo... è da quella sera che è andata a parlare con Ev al laghetto della Foresta Fronderoccia che Lira parla con lui ad ogni occasione. Secondo me, c'è qualcosa sotto...».

« Balle... sei solo geloso perché Ev non ti ha dedicato tanto tempo quanto ne ha dedicato a Lira.» osservò Cabel.

« Sì... CIOÈ, NO! Ma insomma, non hai paura anche tu che ci sia del tenero tra quei due?».

« Certo che no, non è certo quella la ragione del loro atteggiamento.».

« Non è...? Aspetta, ne sai qualcosa?!» lo additò Sein, cogliendo nel segno. « Non mi dire che... che siete tutti d'accordo e sono l'unico a non sapere di questa relazione?! Ecco, lo sapevo, sono sempre io quello escluso, accidenti!».

« Dovresti vergognarti a pensare così di qualcuno che ci ha aiutati a salvare nostra sorella senza alcun obbligo di farlo.» lo criticò freddamente Cabel. « In ogni caso, ho solo qualche sospetto non totalmente confermato, ma non è niente di questo genere... Adesso accantona il secchio delle accuse e andiamo ad accamparci dove stabilito, prima che ti ci lanci io.».

Intanto, Ev e Lira raggiunsero il prevedibile posto di blocco: infatti un piccolo drappello di Cavalieri Salamandra arrivò da loro non appena li ebbero visti.

« Scopritevi le braccia, per cortesia.» disse uno di quei soldati dagli stemmi con cerchi e strisce che li connettevano marroni. Sia Ev che Lira obbedirono all'ordine, la prima togliendosi le coperture sulle braccia come a Fìdi, la seconda alzandosi le maniche della giacca verde scura.

L'esame richiese poco tempo, ma ogni secondo era avvolto dalla tensione. In particolare per Lira, visto che se l'espediente adottato per non farla scoprire non avesse funzionato avrebbero poi corso potenziali rischi a causa sua. Tuttavia il giovane soldato che li esaminava alla fine non parve trovare nulla, limitandosi a liquidarli con un:« Potete andare. Divertitevi, nella nostra Sàvra.».

« Grazie.» rivolse loro un sorriso Ev, allontanandosi con l'amica e lasciandosi alle spalle le guardie della città.

Non c'era dubbio che la strada maestra di Sàvra fosse parecchio più movimentata rispetto a quella di Fìdi, nonostante ormai il sole fosse oramai sul punto di tramontare: alcuni cittadini erano intenti ad accendere torce lungo la strada, mentre un sacco di bambini correvano di qua e di là a giocare tra gli adulti che affollavano la via.

« Meno male...» sospirò d'un tratto Lira, appoggiandosi una mano sul petto. « Quando quel soldato ha guardato più vicino il braccio, ho avuto paura che avesse notato qualcosa...».

« Te l'avevo detto che non si sarebbero accorti di nulla.» disse piano Ev, mettendole una mano sulla spalla e tenendo nell'altra il proprio bagaglio. « Ho sempre eluso con successo i controlli dei Signs, grazie alla Dermae. Pensiamo piuttosto a raggiungere una qualche locanda o albergo dove riposare per questa notte: meglio non stare troppo in giro, con il rischio di essere riconosciuti.».

« Giusto.» concordò Lira.

Tre alberghi dopo...

« Wow, questa non me l'aspettavo!» si stupì Ev nell'uscire dall'ultimo di quegli edifici con la compagna. « L'avresti mai detto che ci fossero tanti viandanti a soggiornare a Sàvra? Non c'era manco un posto libero, in questi tre alberghi.».

« Prima di essere portata via da Zaehr, ho sentito dire da un'amica che vendono tanti oggetti di qualità da queste parti.» osservò Lira. « Anche alcune stoffe che usavamo il corso di sartoria le importavano da qui. Magari quelli che occupano le camere sono qui per affari, o gente interessata ad articoli di buona fattura.».

« Ehm... può essere. Sei proprio ben informata, tu.» ammise Ev.

« Eh, già.» disse Lira, guardando in basso.

« C'è Lamly! C'è Lamly!» esclamò all'improvviso un bambino vicino.

« Andiamo, andiamo!» fece eco un altro, correndo via insieme ad alcuni amichetti. Ev e Lira li seguirono con lo sguardo.

« Calma, bambini, calma: Lamly vi intratterrà anche questa sera, poco ma sicuro!». A parlare era stato un uomo vicino a cui si erano radunati tutti quei ragazzi che venivano dalle strade. Non poteva avere più di cinquant'anni, e indossava un abito sgualcito nero, sopra dei semplici pantaloni grigioscuri, dando l'idea di una persona non proprio benestante. Aveva occhi chiari e disordinati capelli scuri sulla testa. « Sedetevi tutt'intorno, così da poter vedere...».

« Chi sarà mai quel tipo?» si chiese Lira, incuriosita.

« Non ne ho idea...» ammise Ev. Abbandonando per un momento il piano iniziale di non rimanere tanto in giro a causa della curiosità, le due ragazze si avvicinarono al gruppetto di bambini oramai sedutisi a circondare il cosiddetto Lamly, come il pubblico di un teatro intenzionato a godersi uno spettacolo.

« Allora, ragazzi miei, cosa vi piacerebbe vedere stasera?» chiese lui, gentile.

« Una lucertola! Una lucertola!» chiamarono alcuni di loro.

« No, io voglio un fiore!» propose invece una ragazzina piuttosto carina.

« Un Grifoderma!» fece un altro. « Come quello di Nowk Freewing!»

« Non vi agitate, vi accontenterò tutti.» disse compiaciuto Lamly. « Allora, intanto, per iniziare...». In quel momento, dalla base del suo collo si liberò una luce verde chiara familiare...

« Ehi... ha una Foundation!» esclamò Ev, colto di sorpresa insieme alla sua amica. Sì, non l'aveva notato prima, ma sul colletto aperto dell'uomo si intravedeva un Sign... e l'aura verde derivata da esso porto alla formazione di particelle eteree che si riversarono tutte sulla mano destra dell'uomo, facendola brillare di una luce gialla quasi solare al termine del processo.

« Si era detto una lucertola, giusto?» domandò Lamly, e dalla sua mano aperta scivolarono fuori tanti puntini luminosi che si librarono nell'aria, disponendosi in una formazione precisa.

Dalla disposizione delle luci si formò il disegno di una lucertola a nove code. Da prima questa rimase immobile, finché le sue zampe non si mossero e non si librò per l'aria intorno ai bambini, i quali a bocca aperta la videro abbassarsi zampettando nell'etere fino a muoversi sulla terraferma, passando accanto ai giovani spettatori con un'agilità notevole.

« WOOOH!» esclamarono i ragazzini nel vedere le luci spostarsi a pochi centimetri da loro in quella forma.

« Incredibile...» sussurrò Ev. Lira vide che i suoi occhi brillavano impressionati.

« E poi...» disse Lamly, avvicinandosi alla bambina che voleva un fiore , « … per la signorina qui presente, ecco qua.» la Lucertola Multicoda raggiunse il signore, e i punti che la componevano cambiarono distanza e collocazione, facendola diventare una bellissima rosa dai tanti petali.

« È... È splendida, signor Lamly!» rimase affascinata la ragazzina.

« Grazie, grazie.» chiuse gli occhi l'intrattenitore. « E poi... un Grifoderma per il giovanotto!». Le luci parvero moltiplicarsi, cambiando ancora... stavolta assumendo la forma di un grande rapace dalle grandi orecchie alzate simili a quelle di un pipistrello, con un becco con punte sia nella parte inferiore che superiore che gli davano quasi la fattezza di una lama. Aveva ben quattro ali spalancate, dalla membrana anch'ella affine a quella dei pipistrelli ma con alcune piume più in rilievo e artigli in cima, lunghe zampe anteriori a tre dita, e ben due code formate da tre piume corte e una per ciascuna tanto lunga da finire più in basso delle zampe.

« È proprio un Grifoderma!» esclamò il ragazzo di prima.

« Non è grande come dovrebbe essere, ma sembra davvero quello del Capitano Freewing!» esultò un altro. I bambini si agitarono tutti dall'ammirazione.

« Oh... ma vedo che abbiamo anche un pubblico un po' più grande, stasera.» osservò Lamly, nel far svanire la copia del Grifoderma: finalmente aveva notato Ev e Lira. « Con permesso, ragazzi...». Si fece strada tra i ragazzini, piazzandosi di fronte alle ragazze. « Forestieri, vero? Io sono Lamly, artista di strada di questa umile cittadina. E, come piccolo gesto di benvenuto per la signorina...» porse la mano verso Lira, e le luci di prima si raggrupparono intorno a sé, disegnando una farfalla sulla sua mano che agitò piano le ali.

« Oooh...» sussurrò Lira, colpita da quella splendida apparizione.

« Hai proprio una bella Foundation, Lamly.» disse Ev, interessato. « Dove l'hai ottenuta?».

« Oh, è stato un caso: ci sono alcuni boschi, dalla parte opposta degli acquitrini, giravo spesso lì intorno quando ero ragazzo, ed ebbi occasione di assistere ad uno stupendo spettacolo naturale offerto da un gremito numero di lucciole. Ne rimasi talmente affascinato che il mio Sign nascosto reagì spontaneamente, donandomi questa Foundation luminosa.» spiegò Lamly.

« Capisco... Certo è che, comunque, è davvero interessante il modo in cui la usi.» sorrise la giovane con la Foundation.

« Tu dici?» replicò l'artista, un po' mesto. « Gli Stoinos mi hanno benedetto con un Sign, non lo nego, ma non è tutto questo granché: non ha alcuna forza in combattimento, mi aiuta giusto ad intrattenere le folle e ad aiutarmi ad ottenere qualche pasto caldo per tirare avanti. La Foundation ha catturato solo l'aspetto luminoso estetico delle lucciole, che va bene per i bambini...». Sospirò. « Se fosse stata qualcosa di più, avrei potuto metterla al servizio del nostro amato paese, ma così...».

« Io non la penso in questo modo.» lo interruppe Ev. « Non è per forza necessario che una Foundation debba essere usata in combattimento per essere utile alla società. Almeno non è pericolosa come altre più portate alla lotta.». Lira la guardò, a quella frase. Stava alludendo alla propria? « E poi, con quella capacità di disegnare figure, sono sicuro che prima o poi qualcuno si renderà conto che la tua Foundation vale più di quel che pensi, in un modo o nell'altro... magari nell'ambito di qualche spettacolo teatrale.».

Lamly rimase piuttosto stupito dal sentirsi dire queste cose da uno sconosciuto. Poi, la sua espressione parve addolcirsi.

« Ti ringrazio di queste tue parole, mio giovane amico.» disse, grato. « Ora, scusatemi, ma il mio giovane pubblico qua dietro mi sta aspettando. Vi auguro una buona serata.» quindi, tornò dai bambini, che già stavano mostrando segni d'impazienza. « Eccomi, eccomi! Allora, chi devo accontentare adesso?».

« È davvero un brav'uomo, quel tipo.» commentò Ev.

« Ma come fai, Ev?» le chiese Lira.

« Eh?» fece lei.

« Voglio dire...» sospirò lei, guardandosi intorno per essere sicura di non essere ascoltata, « … come fai a comportarti così, ad essere così tanto... forte. Dopo tutto quello che hai passato, intendo. Sapevo già che non eri debole, l'ho capito quando hai deciso di rivelarmi la tua identità e quanto ti è capitato, ma... relazionarti così naturalmente con gli altri... ridere, sorridere... non ti pesa, specie quando sei in mezzo a gente... normale... con me o altri? Riesci perfino a sorprenderti delle più piccole cose, quasi come se non ti fosse mai successo niente...». Spostò lo sguardo altrove. « Io, se fossi te... non riuscirei mai a trovare qualcosa che mi renda tanto spensierata...».

L'aria più allegra che aveva poco fa Ev sparì.

« Non stai sbagliando, Lira. Mi pesa un sacco, in realtà.» chiuse gli occhi Ev. « Ma devo agire in questo modo. Devo essere il più naturale possibile... evitare curiosità da parte della gente per ciò che mi tormenta, per non far venir a galla il mio passato... per il bene della gente di Kryòs. Anche se...».

« Anche se?» domandò Lira, cogliendo dell'esitazione nel suo tono di voce.

« Niente... pensavo a Zaehr.» disse Ev. « A quello che disse quando lo affrontammo... ricordi?

 

« In breve, ciò che voglio dire è... che solo chi ha la forza d’animo per ammettere le proprie effettive possibilità davanti alla situazione, chi non nasconde le proprie paure, trova quel qualcosa che gli permette di prevalere sulle difficoltà... mentre al contrario, nascondersi dietro frasi come ̔ non ho paura’ quando la paura è presente e vi è ragione di averne, come state facendo voi in questo istante, fa solo apparire tremendamente PATETICI!».

 

« Forse... il fatto che io stia nascondendo la mia identità e tutto quello che ne deriva al mondo mi rende più debole?». Strinse inconsciamente un pugno. « Se penso al fatto che celare la mia forza in determinate occasione ha rappresentato la differenza tra la vita e la morte...».

« Non lo pensare neppure!» affermò Lira, riportando su di sé la sua attenzione. « Avevi le tue buone ragioni, per comportati come ti sei comportato. Io... non penso che nascondersi sia sbagliato. Non quando significa la salvezza di qualcun altro. Quello che dice quel tizio non deve confonderti, Ev. Lui non è una brava persona, perciò prendere per buono ciò che dice è sbagliato in partenza... non ti pare?».

« Lira...» sussurrò Ev. Che sciocca... ripensare a quel discorso gli aveva fatto per un momento dimenticare l'importanza delle azioni che compiva. « Hai ragione tu. Scusami.».

« Non ti preoccupare.» annuì Lira. « Solo, non pensarci più, ok?»:

« Ok. In ogni caso... se agisco così quando nascondo le mie preoccupazioni, è anche perché ho ancora delle speranze.» sorrise appena. « Quando questa storia sarà finita, non voglio sembrare lo spettro di me stesso... non voglio dimenticare cosa significa vivere. Non posso lasciare che le mie preoccupazioni mi recludano il futuro. Ecco perché.».

« È questo il tuo punto di vista, allora...» sussurrò Lira. Poi, le scappò una risatina.« Pff...».

« Che c'è?» le chiese Ev.

« Niente, niente... è che, se tu pensavi a Zaehr... io pensavo a Sein.» ammise la ragazza. « È qualcosa che direbbe lui. ' Crucciarmi non serve a niente, tanto vale affrontare la cosa con il mio solito stato d'animo'.».

Ev la guardò un secondo... e poi anch'ella rise.

« Eheheh... in effetti, ha detto qualcosa del genere quando abbiamo iniziato a viaggiare insieme, non appena ho notato che si comportava in maniera più tranquilla rispetto a Cabel.» osservò lei.

« Comunque... sei davvero fortissima, Evy...» sussurrò piano la ragazza.

« Coff coff... forse è il caso di riprendere a cercare una sistemazione per stasera.» gli rammentò Ev. « Possiamo riprendere a parlare in una camera, prima di andare a dormire, se finalmente ne troviamo una disponibile.».

« Hai ragione, non ci stavo più pensando.» ammise l'amica. Perciò abbandonarono il tratto di strada in cui si stava esibendo Lamly e continuarono la loro ricerca.

 

Intanto, nella città di Scorpiòs, a pochi chilometri da Savrà...

« Quindi questi sarebbero gli ordini arrivatici?» domandò un soldato in armatura, leggendo una lettera che aveva tra le mani da dietro la propria scrivania. L'ambiente in cui si trovava era un ufficio piuttosto lustro, con la scrivania in questione affiancata da grandi stendardi appesi alle pareti su cui erano marcati gli stemmi pentagonali dai colori della Capitale Cardinale Tolriot.

« Sissignore, Capitano Pridon.» rispose disciplinatamente un Cavaliere Salamandra lì presente.

« Una ragazza con un Sign non emerso, un ragazzo con una lancia, un tizio più grande con una Misàchi... un tale con una Foundation a forma di artigli e un giovanotto con una Foundation di roccia...» considerò il Capitano, nello scorrere ancora lo scritto. « Beh, gli ordini sono ordini... e nient'altro conta di più che rispettare il proprio giuramento di soldato del regno.». Abbassò la lettera.

L'armatura del Capitano Pridon era diversa da quella dei normali Cavalieri Salamandra: le punte sui coprispalle erano più basse, e anche parte delle coperture metalliche tra di esse e il collo non c'erano. Normalmente, a protezione della giugulare quelle armature avevano una protezione con fessure simili a quelle di certi elmi, ma lì non era presente, esponendo invece un robusto colletto di metallo, con del tessuto nero uguale a quello visibile più in basso. Sia sugli avambracci che – al di sotto della scrivania – su sporgenze che partivano dagli stivali vi erano decorazioni raffiguranti l'immagine divisa a metà di un'ala e di una pinna congiunte su uno sfondo bianco e terra, la stessa che era sulla vesta del Governatore Reggente di Nawen quel giorno di otto anni prima. La placca a protezione delle parti basse non c'era più, lasciando più esposto il pantalone nero facente parte della ferrea uniforme, rimpiazzato da altre due che scendevano sui fianchi e su parte delle gambe.

Il suo volto, invece, era segnato da due fossette ai lati del naso, con occhi neri e capelli biondi che scendevano in parte sul collo, in mezzo ai quali c'era una sorta di copricapo differente dagli elmi soliti: era soprattutto allargato sulla fronte, con parti piccole e con quella superiore che cingevano il capo a chiudersi per rimanere indosso al suo indossatore, ricadendo verso il naso con un altro grosso pentagono rovesciato che occupava buona parte della copertura e con altri pezzi che scendevano lungo le sue guance, finendo quasi a contatto con le labbra.

« Se quei tizi sono ancora in questa zona di Tolriot, il nostro corpo cavalleresco di Scorpiòs li rintraccerà.» affermò Pridon. « Metti in campana gli uomini, partiamo in ricognizione domani stesso.».

« Sarà fatto, signor Capitano.» alzò l'avambraccio sinistro il sottoposto in segno di rispetto, uscendo quindi dalla sua tenda.

Pridon rimase a contemplare la lettera ancora un po'.

“ Due utilizzatori di Foundations...” pensò questi, piuttosto pensieroso. “ Sono proprio curioso di incontrarli, a questo punto...”.

 

-Nota dell'Autore-

 

EEEEEEEEE PER L'ENNESIMA VOLTA! Non sono morto! I liveeeeee!

Ma lo ammetto, ci ho messo davvero troppo tempo a sto giro. Un mese e ventidue giorni non sono normali, non per i miei tempi soliti quantomeno.

Ma ehi, come va amici?

Prima di dire quello che voglio dire, però, vorrei ringraziare apertamente i seguenti recensori:

 

-Total Nintendo Drama

 

-_Alcor

 

-TaliaAckerman

 

A questi tre recensori sono davvero molto grato: non erano obbligati a darmi il loro parere, ma l'hanno fatto e più di una volta, spingendomi avanti per quanto possibile. Quindi, davvero, grazie per avermi seguito fino a questo punto.

Ora...

 

IMPORTANTE!

 

Probabilmente mi ucciderete, specialmente visto che il finale del capitolo penso vi faccia capire che c'è un'altra lotta all'orizzonte, maaaaaa...

stoppo la Fanfiction fino a nuovo ordine.

Vi chiedete perché? Domanda legittima. Ebbene... avete visto che ci sto mettendo sempre di più a pubblicare capitoli, no? Temo che la mia voglia di scrivere questa storia, almeno temporaneamente, sia un po' andata in vacanza.

Non so se è per il fatto che ho iniziato la storia come un viaggio e di solito io sono più per l'azione immediata, o perché semplicemente non ci sto tantissimo a scrivere ogni dettaglio nuovo come dettagli ambientali/nuovi animali/ecc ecc in un mondo ancora parzialmente da costruire. Certo è che nonostante abbia la trama bene montata in testa, con tutti i punti cardine ben chiari, non riesco a scrivere tantissimo su questa.

E poiché sono dell'idea che forzare la vena creativa di uno scrittore sia una pessima mossa che può solo condurre a scelte frettolose, vorrei che cercaste di capirmi.

Ma ciò non significa che non scriverò nient'altro.

Premetto che questa nota è esclusivamente per chi è interessato alle storie a tema Yu-Gi-Oh! 5D's, il palcoscenico dove ho esordito e a cui sono molto legato, perciò se volete potete evitare di leggere quanto segue se siete qui solo per la sezione Fantasy.

Sicuramente qualcuno di voi – sì, sto parlando proprio di te che hai letto quella determinata storia – si ricorderà di ' Una Fanfiction da iniziare', la One Shot dal finale interattivo della Sezione 5D's. Ebbene, è momento che il ghiaccio prenda il sopravvento, giusto in tempo per i mesi più freddi dell'anno.

Il nome della storia è ancora da stabilire, ma in questi giorni cercherò di aggiustare bene la trama ( che ho ancora un po' di difficoltà a gestire, triste ma vero) e finalmente darò un corpo al tutto. Grazie ad un certo gioco molto famoso di cui sarà un Reload nei mesi a venire ho già raccolto un po' d'ispirazione, devo solo collegare tutti i puntini. Quindi aspettatevi novità, guys di quella sezione.

E niente. Ho finito.

Vi ringrazio ancora una volta di aver letto i miei sproloqui, se siete arrivati fin qui sappiate che mi ha fatto piacere scrivere su questa specifica sezione fino ad ora * inchino riverente*

Vi auguro buon proseguimento, a presto a tutti! Bye bye!

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