Love at first bite

di Dragon mother
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cosa è successo? ***
Capitolo 2: *** E' andato tutto bene ***
Capitolo 3: *** Io la penso così ***
Capitolo 4: *** In paradiso ***
Capitolo 5: *** La mia nuova famiglia ***
Capitolo 6: *** Emozioni,sentimenti... ***
Capitolo 7: *** ...felicità ***
Capitolo 8: *** Benvenuta a casa, Bella! parte 1 ***
Capitolo 9: *** Benvenuta a casa, Bella! parte 2 ***
Capitolo 10: *** Incubo,shopping,scherzo ***
Capitolo 11: *** Vita e confessioni ***
Capitolo 12: *** Piscina ***
Capitolo 13: *** Il regalo ***
Capitolo 14: *** Il primo giorno di scuola ***
Capitolo 15: *** Il mio 18^ compleanno ***
Capitolo 16: *** Un finale a sorpresa ***
Capitolo 17: *** La verità mi fa male ***
Capitolo 18: *** Racconto di una storia ***
Capitolo 19: *** (Quasi) Tutti i nodi vengono al pettine ***
Capitolo 20: *** Spiegami ancora, Edward ***
Capitolo 21: *** Stefan e Vladimir ***
Capitolo 22: *** Insieme ***
Capitolo 23: *** Morirei ancora, per te ***
Capitolo 24: *** Lo scudo può cadere.. ***
Capitolo 25: *** ...e può crescere ***
Capitolo 26: *** Nel mirino ***
Capitolo 27: *** Vivere aspettando ***
Capitolo 28: *** Dai nonni ***
Capitolo 29: *** Nuove scoperte ***
Capitolo 30: *** Tutto cambia ***
Capitolo 31: *** Loro sono qui ***
Capitolo 32: *** L'avidità si paga ***
Capitolo 33: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 34: *** L'amore ***
Capitolo 35: *** Ti amo ***
Capitolo 36: *** Perchè aspettare ancora? ***
Capitolo 37: *** Uguali ma diversi ***
Capitolo 38: *** Questo matrimonio sà da fare! ***



Capitolo 1
*** Cosa è successo? ***


Buongiorno ragazze, eccomi qui con un’altra mia storia corretta e revisionata, pronta per essere letta da voi. L'idea è riuscire ad aggiornare una volta a settimana. Spero che vi piaccia.
Buona lettura! A presto.
 
 
 
Seattle, Washington Mason Medical Center, 15 aprile 2004.
 
"Dottore, dottor Brown, la bambina sta peggiorando, dobbiamo intervenire o la perderemo!"
"Preparate la sala operatoria , presto e chiamate anche il dottor Cullen!"
 
 
Bella
 
 
Mi sentivo stordita, la testa pulsava e mi doleva tanto da pensare che da lì a poco mi sarebbe esplosa.
Sentivo delle voci attorno a me ma nessuna che riuscissi a riconoscere e non capivo dove mi trovassi ma di sicuro quell'odore lo ricordavo, mi disgustava troppo.
Ero già stata in un posto del genere: ero in un ospedale.
Quel breve flusso di pensieri si interruppe nuovamente dato che tutt'ad un tratto nella mia mente fu il buio.
Nel periodo di incoscienza, credetti di essere morta. Voci su voci si accavallavano nella mia memoria, una strana luce mi avvolgeva e il mio corpo sembrava volteggiare sospeso da terra.
Quando mi ripresi, i miei occhi faticarono ad aprirsi. Mi sembrava fosse passato un secolo.
Una fioca luce, che per me era comunque fastidiosa, proveniva da un lato della mia stanza. Incuriosita da quella fonte luminosa, voltai leggermente il capo verso il fastidioso chiarore e notai che nella stanza non vi era nessuno.
Ero sola.
Percepivo un tepore alle braccia: la temperatura era gradevole ma l'odore di quel posto proprio  non lo sopportavo.
Mi chiesi cosa ci facessi lì e perchè nessuno fosse stato accanto a me al mio risveglio.
Perché i miei genitori non erano lì con me.
Non sapevo darmi una risposta.
Ma come poteva una bambina di 11 anni dare una risposta a tutte quelle domande?
Mi accorsi di avere un tubicino nel naso e un ago nel braccio. Dovevo proprio essere conciata male quando sono arrivata qui!
Provai a muovermi lentamente, ero scomoda e avevo dolori in tutto il corpo ma venni subito attraversata da una serie di fitte che mi tolsero il respiro per alcuni secondi.
Non potei evitare di urlare e immediatamente una infermiera comparve accanto al mio letto.
"Tesoro, ti fa tanto male? Fai sì/no con la testa. Comunque è meglio chiamare il dottore." Mi sfiorò dolcemente un braccio.
Perchè mi diceva di risponderle con la testa ero, in grado di parlare.
Feci per aprire la bocca ma non uscì nulla. Oddio cosa mi stava accadendo? Una lacrima sfuggì al mio controllo e la donna al mio fianco mi prese una mano tra le sue.
"Non ti preoccupare tesoro presto riuscirai a parlare di nuovo, è un fattore post-incidente ma tutto andrà a posto. Ora ti chiamo il dottore" mi rassicurò allontanandosi.
Incidente??? E chi aveva fatto un incidente? Io ricordo che viaggiavo sull'auto coi miei genitori, eravamo quasi arrivati a casa e.. avevamo avuto un incidente??!!
No non poteva essere, c'era sicuramente un errore.
Ero una bambina ma non ero stupida. E i miei genitori dov'erano? Perchè non erano lì con me?
Il dottore non tardò ad arrivare.
Era gentile e molto premuroso nei miei confronti.
Il viso era familiare, mi sembrava di averlo già visto da qualche parte, mi sembrava di conoscerlo, ma non riuscivo a collocarlo nei miei ricordi. Era incorniciato da capelli biondi dorati, in un'acconciatura impeccabile. La sua pelle candida come anche le sue mani.
Mi prese il polso per misurare il battito del mio cuore e in quell'istante ebbi un sussulto: le sue dita erano gelide.
Alzai lo sguardo e i miei occhi incontrarono i suoi: due pozzi profondi color del miele, sembravano tempestati di pagliuzze d'oro.
M'incantai ad osservarlo. E lui mi sorrise, amorevole. Anche la sua voce, calda e cortese che trillava ad ogni parola, mi faceva proprio pensare di conoscerlo.
Sì.
Io lo conoscevo. Ma non sapevo nè dove, nè come, nè quando.
Mi visitò velocemente e mi rassicurò sul fatto che sarei guarita e che dovessi solo riposare e dormire. La faceva facile lui, dormire per me era peggio che restare sveglia.
La notte passava tra gli incubi, il giorno non passava e io mi sentivo sempre più sola e stanca. Avevo bisogno di sapere dei miei genitori... ma un brutto presentimento aleggiava sul mio cuore.
 
Carlisle
 
Ero a caccia.
Solo.
Correvo veloce sfrecciando fra gli alberi.
Una splendida giornata nuvolosa mi aveva concesso di uscire da casa per placare almeno in parte la mia sete.
Raggiunsi una radura ai margini della quale scorreva un ruscelletto: ero certo che li vi avrei trovato dei cervi.
Mi misi in posizione di attacco, pronto a scattare in groppa al cervo maschio più grande, chino per abbeverarsi.
Poi tutto accadde in un istante, così velocemente che feci quasi fatica io ad accorgermene.
Un rumore assordante di ruote che stridevano sull'asfalto, uno scontro tra un auto e una struttura in metallo.
E poi un tonfo, qualcosa che precipitava in acqua.
Lasciai perdere i cervi che si erano dileguati anch'essi dopo aver udito quel rumore e corsi verso il ponte, dove credetti potesse essere accaduto l'incidente.
Quando lo raggiunsi, l'auto stava già sprofondando nel fiume.
Mi fiondai sulla portiera del guidatore.
E qui ebbi la più triste delle notizie: sul sedile era accasciato il mio vecchio amico Charlie e al suo fianco sua moglie Reneè che sembrava svenuta.
Vedendomi, anche lui mi riconobbe.
Scaraventai via la portiera mentre l'auto si inabissava sempre più. E solo allora mi accorsi che sul sedile posteriore giaceva una bambina anch'essa svenuta.
"Carlisle, Carlisle, ti prego porta via prima lei, salva mia figlia, salva Bella, noi due ce la caveremo ma lei non può è piccola, ti prego portala in salvo, è l'ultima cosa che ti chiedo." mi allungò una mano e io gliela strinsi forte.
"Charlie sta tranquillo, ci penso io e poi tornerò a prendere anche voi."
Staccai anche la portiera posteriore, presi Bella fra le mie braccia e corsi verso l'ospedale.
Sapevo che le probabilità di salvare anche loro erano bassissime ma come medico non potevo smettere di sperare.
Ora dovevo pensare alla bambina. Era svenuta e aveva una ferita alla testa. Sicuramente riportava anche qualche trauma, l'impatto era stato piuttosto violento.
Arrivai in ospedale in brevissimo tempo.
"Presto, un lettino, ha subìto un incidente. Devo visitarla e fare diversi esami, ma prima intubatela, fate un prelievo e una rx toracica, io torno subito."
Lasciai Bella alle cure del mio collega Eliseo e corsi, corsi veloce verso il fiume.
I rami mi sbattevano violenti sul corpo ma non sentivo dolore.
Dovevo provare a salvarli.
Quando raggiunsi il luogo dell'incidente mi bloccai impaurito, nonostante la mia natura.
E mi sentii morire, un'altra volta.
L'auto era sparita. Completamente sprofondata nel fiume.
Mi gettai in acqua, senza togliere i vestiti e scomparii sotto il suo livello.
Intravidi subito la vettura sul fondo, guizzai verso di essa e quando feci per aprire la porta dal lato del passeggero, le mascelle mi si contrassero per il dolore.
I corpi di Charlie e Reneè erano scomparsi.
Ma dove potevano essere andati?
Non sarebbero di certo stati in grado di uscire da lì... ma allora?
Riaffiorai in superficie: dovevo trovare la verità.
Mi guardai attorno ma di loro nessuna traccia e l’acqua aveva cancellato ogni possibile traccia.
Pensai al peggio: qualche animale? No, non poteva essere, lì non c'erano animali cosi feroci...beh a parte... noi.
No.
Ma al mio naso era arrivato uno strano odore, dolce, come il nostro... No!
Scacciai quel pensiero e mi ricordai della promessa fatta a Charlie, mi ricordai di Bella: dovevo tornare in ospedale.
Feci il prima possibile.
Al mio arrivo, un'infermiera mi corse subito incontro.
"Dottore, la bambina si è svegliata e sente dolore, è molto spaventata per le sue condizioni fisiche. Ho cercato di tranquillizzarla ma non credo di esserci riuscita."
"Non ti preoccupare Elisabeth, ora vado a visitarla io."
Credo bene che si senta così e quando saprà che forse è rimasta sola al mondo sarà ancora più doloroso. Ha perso tutto in così poco tempo!
Mi diressi verso la sua stanza ed entrai piano.
Era stesa sul letto. Una grossa benda le fasciava il capo, un tubicino le usciva dal naso e al braccio un ago la collegava alla flebo.
Sembrava un uccellino indifeso e smarrito.
Si accorse di me e guizzò lo sguardo nella mia direzione.
Iniziai a visitarla cercando di rassicurarla sul fatto che sarebbe guarita e tutto si sarebbe sistemato.
Sussultò al contatto con le mie mani. Le sorrisi.
Dovevo essere strano per lei.
Constatai che le sue condizioni erano stabili. La rassicurai di nuovo e le dissi che sarei tornato presto.
Di certo non poteva ricordarsi di me, era troppo piccola l'ultima volta che feci visita a Charlie.
Io e suo padre ci eravamo conosciuti in una situazione poco felice: alcune sparizioni e omicidi sospetti in città.
Lui indagava sulle cause di questi avvenimenti e io ne esaminavo i corpi. Sapevo bene chi fosse il colpevole di quelle uccisioni ma Charlie non poteva venirne a conoscenza, per il suo bene e quello della sua piccola famiglia.
Cosi la mia diagnosi era sempre la stessa: dissanguati da un animale.
Ero ben visto sia in ospedale che fra le istituzioni quindi non mi era difficile "proteggere" la verità.
Fu' così che feci amicizia con Charlie. Conobbi la moglie Reneè e la piccola Isabella.
Era adorabile, piena di vita. Mi ci ero subito affezionato.
Ed ora che Charlie e Reneè non c'erano più, avevo deciso di prendermi cura di lei, ma soprattutto dovevo scoprire che fine avevano fatto i suoi genitori.
 
E la verità sarebbe venuta presto a galla.

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Capitolo 2
*** E' andato tutto bene ***


Buongiorno ragazze come va? Ho deciso di anticipare ad oggi l’aggiornamento.. che dite ho fatto bene? In questi giorni sono molto ispirata e sto scrivendo molto quindi potrei fare due aggiornamenti alla settimana anche per questa storia? Può piacervi l’idea? Fatemi sapere cosa ne pensate. Ed ora scopriamo cosa succede alla piccola Bella. Buona lettura.
 
 
Bella
 
Mi svegliai di soprassalto, sudata, accaldata e preoccupata:avevo avuto un altro incubo da quando mi trovavo in quel posto.
L'ennesimo.
Ma questo era stato più forte, più devastante, come se l'avessi vissuto davvero, sembrava reale.
Sentivo il cuore battere forte e il ticchettio della macchina al mio fianco non faceva altro che rafforzare il mio pensiero.
Perchè, perchè mi accadeva tutto questo perchè?
Cercai di controllarmi, di calmarmi, pensando che in fondo era stato solo un brutto sogno, uno stupido sogno ma il mio tentativo non servì a molto. Anzi, sentii mancarmi l'aria e la mia testa iniziò a vorticare.
Tutta la stanza girava attorno a me e anche la vista mi si annebbiò.
Provai a parlare, a chiamare l'infermiera ma non ricordavo più di essere senza voce. Sentivo quell'antipatico ticchettio farsi sempre più insistente fino a quando una voce "conosciuta" mi fece capire di non essere più sola.
 
"La bambina non respira, dobbiamo intervenire o rischiamo di perderla!" gridò qualcuno
"Preparate una sala operatoria!" sentii dire da quella voce a me così familiare.
 
Sala operatoria.
 
Per quel poco che ancora riuscivo a pensare, formulando un pensiero che avesse senso, quelle parole mi fecero agitare ancora di più.
No, no, in sala operatoria no! Non voglio, no! Basata ad aghi, anestesia e ogni tipo di attrezzatura pensai tra me e me.
"Stai tranquilla Bella andrà tutto bene!"
Sentii quella voce, così calma e dolce e la ricollegai al viso del dottore: sbagliavo o aveva detto "Bella"?
Erano davvero pochi quelli a cui concedevo di chiamarmi così.
E poi mi leggeva nel pensiero?
Annuii facendogli capire che avrei provato a stare calma.
Mi prepararono per andare in sala operatoria mettendomi una mascherina con l'ossigeno e trasportandomi su di un altro lettino, mi portarono velocemente verso il mio destino.
Giunti in sala, mi parve di sentire il dottore ordinare all'infermiera di iniettarmi la dose adatta di anestesia. Io cercavo di calmarmi, anche se con scarsi risultati.
Poi sentii di nuovo quella voce rivolgersi a me.
"Bella, tesoro, ora rilassati, andrà tutto bene ma ho bisogno che provi a stare calma, almeno un po', puoi farlo per me?"
Mi stava chiedendo di farlo per lui e di nuovo mi aveva chiamata Bella.
Ero sicura, lo conoscevo.
Qualcosa mi legava a lui ma pur scavando nella mia breve memoria non riuscivo a trovare un nesso.
Quella voce, quel sorriso, quel viso che ora mi stava sorridendo, io li conoscevo.
In un passato li avevo incontrati, ne ero certa.
Poi d'un tratto un lampo nei miei ricordi, un barlume, un'immagine sfocata, mio padre e ... "Ciao Carlisle, benvenuto nella mia casa. Loro sono mia moglie Reneè e la mia piccolina, Bella!"
Era lui!!!
Era lui, quell'uomo, l'amico di papà!
Così gentile, così dolce, così... strano!
Mi sentii togliere la mascherina.
E in quell'istante esatto, con le labbra mimai il suo nome: "Carlisle"
Allungai una mano verso il suo viso e facendomi un sorriso, la prese tra le sue posandovi un lieve bacio.
Le palpebre si fecero sempre più pesanti e stanche finchè le sentii chiudersi piano.
Mi addormentai così con la sua immagine impressa nei miei occhi.
 
 
Carlisle
 
L'operazione era andata bene. Fortunatamente Bella si era calmata permettendomi di lavorare in tranquillità e portare l’operazione a buon fine.
Riposava ormai da un paio d'ore, l'effetto dell'anestesia ormai sarebbe svanito e si sarebbe svegliata: volevo essere al suo fianco e mi convinsi ancora di più che dovevo assolutamente scoprire la verità, per me ma soprattutto per lei.
Lasciai il mio studio e mi avviai verso la stanza di Bella. Aprii piano la porta per non fare rumore.
Stava ancora riposando. Richiusi piano la porta alle mie spalle e mi sedetti sulla sedia accanto al suo letto. Dormiva tranquilla e il suo respiro era regolare. Era un po’ pallida ma nonostante tutto
ero soddisfatto di come era andata anche quella operazione, la seconda in un breve tempo e per una bambina non era certo cosa da poco ma sapevo che Bella era forte e che presto si sarebbe rimessa completamente.
Ero soddisfatto di aver salvato un’altra vita soprattutto perchè era lei, anche se non mi perdonavo il fatto di non aver ancora trovato indizi sui suoi genitori.
Mi persi in quei pensieri finchè sentii un tocco alla mano sinistra.
Bella si era svegliata. "Ca.. Carlisle..grazie!"
"Oh ciao Bella, ti sei svegliata!" le dissi accarezzandole quella sua piccola mano.
"Ho fatto solo il mio dovere, cara. Ma dimmi, come ti senti ora? Hai nausea, giramenti di testa?"
"No, no" mi rispose con un fil di voce “Mi sento solo tanto stanca e un po’ intontita”
"Bene, vedo che ricominci anche a parlare e questo è un buon segno. Più tardi ti farò alcuni esami, ma ora riposa ancora un po'. Verrò da te nel tardo pomeriggio."
Feci per alzarmi ma mi sentii trattenere.
"La.. la prego, non se ne vada, resti ancora un po' con me, se può, per favore".
Povera bambina, così spaesata e sola chiedeva a me, quasi uno sconosciuto, di restare a farle un pò di compagnia.
"Certo Bella, ho ancora un pò di tempo prima di iniziare le visite pomeridiane, resto volentieri qui con te."
Mi regalò un debole sorriso. Quel viso così dolce che soffriva così tanto, non si poteva proprio sopportare.
Come avrei potuto dirle di no?
Come avrei potuto deluderla?
Non potevo.
Mi venne un'idea. Avrei potuto chiedere a mia moglie di farle un pò di compagnia quando me ne sarei dovuto andare.
Le sarebbe piaciuta!
"Bella, esco un attimo a fare una telefonata, torno subito."
Lei mi sorrise e mi fece sì con la testa.
Presi il cellulare e composi il numero di casa. Rispose al primo squillo.
"Tesoro, sei sparito senza avvisare, ieri, è successo qualcosa di grave?"
"Scusa amore ma ho avuto un brutto contrattempo, riesci a raggiungermi qui ora, preferirei parlartene di persona."
"Certo, arrivo subito. Il lavoro allo studio è terminato. Sono subito da te."
"Grazie, ti aspetto." risposi riattaccando.
Bene, così Bella avrebbe passato del tempo accanto a qualcuno a cui importava di lei e si sarebbe sentita meno sola.
Esme non tardò ad arrivare.
Le spiegai subito tutto quello che era accaduto a Bella e alla sua famiglia e lei mi espose le sue perplessità su quella sparizione così strana e avvolta nel mistero.

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Capitolo 3
*** Io la penso così ***


Buongiorno ragazze e buon 25 aprile!
Alla fine ho deciso di regalarvi due aggiornamenti alla settimana anche per questa storia. I giorni saranno gli stessi di Summer love.. credo vi faccia piacere e quindi vi lascio alla lettura..
In questo capitolo Bella farà la conoscenza di un altro Cullen. A presto.
 
 
Bella
 
Quando il dottore mi dovette lasciare per iniziare le sue visite, mi sentii nuovamente sola, nuovamente schiacciata da quel senso di abbandono e solitudine che da qualche ora mi attanagliava il cuore.
"Bella devi solo riposare, vedrai che poi starai meglio" così mi aveva detto il dottor Carlisle, l'amico di papà.
Le operazioni erano andate bene, ma qualcosa ancora non mi era chiaro: dove erano i miei genitori?
Guardavo fisso di fronte a me, le pareti della camera non erano mai state così -strette-, così opprimenti come nelle ore passate.
Mi sentivo come in una trappola.
Un paio di colpetti alla porta mi fecero capire che avevo visite.
Una bella signora si presentò
sulla porta.
Alta, snella, dai capelli color cioccolato e due occhi d’ambra.
"Ciao Isabella, sono Esme, la moglie del dottor Carlisle"
"Oh..." dissi incapace di pronunciare altre parole.
Il dottore era stato così gentile da chiamare sua moglie per tenermi un po' compagnia.
Richiuse delicatamente la porta alle sue spalle e con passo aggraziato si avvicinò al mio letto.
"Ho saputo dell'incidente e degli interventi cara, come ti senti adesso? Hai molto dolore?"
"No, no ora va molto meglio signora, grazie" le risposi con un po’ di fatica, guardandola in viso.
Era davvero una bella donna, giovane e.. strana, proprio come il dottore.
"La prego, si.. si sieda qui accanto a me".
"Ti ringrazio cara ma dammi pure del tu, chiamami pure Esme"
"Va bene, Esme"
"Ma dimmi tesoro, non ricordi niente dell'incidente?"
Quella domanda mi spiazzò e mi gelò ogni muscolo del corpo.
Esme notò subito il mio stato di dolore e quasi si ammonì da sola per la domanda forse poco opportuna che aveva appena fatto.
Ma non era colpa sua, voleva aiutarmi, voleva capire anche lei che cosa potesse essere accaduto giù al ponte.
Raccolsi tutte le forze sforzandomi di non iniziare a piangere e le raccontai tutto ciò che ricordavo.
Quel mattino stavo tornando a casa coi miei genitori, eravamo felici per la vacanza appena conclusa e poi... all'improvviso l'auto ha sbandato ed è finita giù dal ponte, nell'acqua.
E da li, per me, c'era il buio.
"Mi dispiace tanto cara" mi disse accompagnando la frase con un dolce sorriso.
Cercai la sua mano e la strinsi nelle mie. Le sue dita erano affusolate, dalla pelle morbida e.. fredda. Non badai più di tanto a quel particolare, così felice di avere qualcuno accanto.
Passammo il tempo a parlare di lei. Mi raccontò del suo lavoro, all'atelier di moda, della sua casa, di Carlisle e di quanto si amassero. E si vedeva, anche solo quando lei pronunciava il suo nome.
Qualcuno bussò e fui contenta di vedere il dottore sbucare dietro porta.
"Bene, vedo che avete fatto amicizia!" si fermò sorridente accanto al letto.
"Si caro, Isabella è proprio una creatura deliziosa"
"Posso dire lo stesso di te, Esme"
Posò il suo sguardo su di me e mi accarezzò una guancia.
"Bene, allora Bella, facciamo ancora qualche esame prima di cena e poi sei libera, per oggi, ok?"
"Certo dottore, sono prontissima!"
Non sapevo da dove tirassi fuori tutta quella forza per affrontare quella situazione ma dovevo andare avanti, dovevo farcela.
E ci sarei riuscita.
 
 
Esme
 
Anche il cuore di un vampiro può soffrire?
Vedere una bambina di 11 anni sola, spaventata e inerme in un freddo letto d' ospedale, mi aveva stretto il cuore.
Da quando ero diventata una vampira, ogni senso in me si era ampliato, ogni senso si era affinato e probabilmente anche il mio cuore era più sensibile, forse non aveva smesso di provare dolore, forse non aveva mai perso battiti e forse non si era mai fermato.
Avevo molte domande che mi giravano in testa e anche alcune ipotesi che mi facevano sentire ancora più triste per la sventura di questa piccina.
Carlisle non aveva fatto le mie stesse considerazioni su cosa potesse davvero essere successo e all'inizio non volle prendere in esame i miei pensieri. Aveva più dubbi di me.
In fondo ciò che pensavo poteva rivelarsi reale e talmente pericoloso, per tutti.
Tutto collegato ad una città, tutto collegato ad un nome: Aro Volturi.
 
 
 
Carlisle
In ospedale avevo parlato ad Esme della sparizione dei genitori di Bella e lei mi aveva dato delle ipotesi a cui io non volevo proprio credere.
"Io sospetto che dietro a tutta questa storia possano esserci i Volturi" mi aveva confidato.
"No Esme, non può essere. Sono consapevole dei rapporti un po' tesi che intercorrono tra la nostra famiglia e quella di Aro ma non posso pensare che si sia abbassato a tanto."
"Carlisle pensaci. Non hai trovato i corpi dei genitori di Bella, non ci sono tracce -umane- o di animali nei pressi del lago o del ponte, quindi cosa potrebbe essere accaduto se non quello che temiamo? E poi, non mi hai detto anche tu che hai sentito uno strano odore, più simile al nostro, quando sei tornato al lago? In più, non ricordi quanto Aro desideri avere Alice ed Edward tra le fila della sua guardia?"
"Caspita Esme, se tu dovessi avere ragione, sarebbe davvero un bel pericolo, soprattutto per la piccola!"
Esme mi stava aprendo gli occhi.
Aro è un "vecchio" vampiro, uno degli -Antichi-, uno dei primi vampiri ad essere stato creato, perfino più -vecchio- di me.
Per una parte della mia vita da morto, ho vissuto alla sua corte, come membro della sua guardia. Ero un vampiro -neonato- e senza un posto dove andare, ero solo e spaesato, ero giovane e.. aggiungo anche stupido.
All'inizio mi trovavo abbastanza bene, nonostante non mi sentissi perfettamente integrato in quella comunità fatta per lo più di vampiri già ultracentenari.
Col susseguirsi delle primavere però, mi accorgevo maggiormente di quanto poco fossero buone e gentili le intenzioni di Aro e dei suoi fratelli, Caius e Marcus, nei miei confronti.
Stavo diventando la loro marionetta e questo non mi piaceva affatto.
Conoscevo bene le poche regole su cui era fondata la convivenza dei Volturi e una di queste era che se qualcuno voleva abbandonare il palazzo, poteva benissimo farlo, non sarebbe stato trattenuto.
A suo rischio e pericolo la probabilità di subire in futuro una negazione di aiuto qualora fosse stato necessario.
L'abbandono del palazzo significava abbandono nel momento del bisogno.
Una forma indiretta di vendetta e chi trasgrediva solitamente veniva punito.
In quei tempi maturai anche l’idea di diventare -vegetariano-, motivo in più per il quale Aro iniziò a non vedermi più di buon occhio. Vedevo il modo in cui veniva adescato ogni giorno il nostro pasto e dentro di me sentivo ancora una fiammella di umanità che non si era spenta. Non potevo più sopportare tutto quel dolore e quelle urla di persone innocenti, colpevoli solo di voler visitare il palazzo in cui i Volturi risiedevano. Aro era molto ligio a far rispettare le sue regole e il fatto che io non volessi più bere sangue umano per lui era un’ abominio anche se detto da lui non poteva avere gran valore, era un’ indegnità per la quale non potevi più essere considerato un vero vampiro. Per lui tutti noi vampiri eravamo stati creati per bere il sangue degli umani, provavamo piacere per quello e niente avrebbe dovuto cambiare la nostra vera natura.
Ho vissuto questi anni con la paura che ciò potesse avvenire, che lui potesse in qualche modo vendicarsi e forse è giunto il momento.
Ma non avrei mai permesso, a costo della mia stessa esistenza, che per un mio errore fossero Isabella o la sua famiglia a pagarne le conseguenze.

 

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Capitolo 4
*** In paradiso ***


Ciao ragazze! Intanto vi ringrazio per l’affetto che state dimostrando alle mie storie.. mi fate sentire un po’ meno sola e anche meno pazza ;-).
Di seguito, un nuovo capitolo: qui la vita di Bella avrà una svolta decisamente piacevole.
Buona lettura e a presto.. se vorrete.
 
 
 
Bella   -Un mese dopo-


Bussano alla porta e so già chi sarà.
"Buongiorno Bella, come ti senti oggi? Sei contenta, verrai dimessa!"
Lo guardo mesta.
"Buongiorno anche a te dottore" dico con fare provocatorio "Dovrei esserlo? Ormai qui mi sentivo a casa ed ora andrò in un altro posto..." e mi sento ansiosa, penso tra me.
"Andrai in un centro per bambini Bella, dove potrai giocare, studiare, fare nuove amicizie e divertirti" mi osserva, compassionevole.
"Andrò in un orfanotrofio e sarò sola."
Vorrei urlare e disperarmi, ora che la voce è tornata completamente.
"Oh andiamo Bella, non fare così, non sarà poi così male, ti verrò a trovare spesso e anche Esme verrà e poi ti ho trovato il miglior orfanotrofio in circolazione!"
Lo guardo di nuovo mentre mi torturo mani e labbro inferiore.
Lui sembra dannatamente calmo, come sempre.
"Scusami Carlisle è che ho paura..."
"Ma Bella di cosa hai paura? Non ti abbandoniamo! Per ora non posso portarti a casa con me e la mia famiglia, devo aspettare che tu abbia 18 anni. Non devi avere paura e nemmeno sentirti sola, saremo sempre con te, parola di Carlisle!"
Mi guardò con quei suoi profondi occhi color miele, accompagnando l'ultima frase con un gesto teatrale: si mise sull'attenti scoccando gli zoccoli e portando la mano destra per aria, come se stesse facendo un saluto da militare.
Non resistetti e gli risi in faccia guadagnandomi un'occhiataccia che sembrava tutto fuorchè qualcosa di brutto.
"Signorina la riporto all'ordine o sarà costretta a sopportarmi per altro tempo!" risi di nuovo e lui mi seguì.
Stremata mi arresi e tirai un lungo sospiro, portando lo sguardo altrove.
Mi fissava con le mani nelle tasche del camice.
"A che pensi Bella?" mi chiese scrutandomi
"Penso al mio passato e a quello che mi aspetta per il futuro. Si dice - Chi lascia la vecchia via per la nuova, sa cosa lascia ma non sa cosa trova - ecco io mi sento proprio cosi".
Continuava a fissarmi, quasi a volermi trapassare con lo sguardo.
"Lo so Bella, sarà dura ma ce la farai, ce la faremo. Io ti aiuterò"
 
Più tardi..

"Bella, sei pronta, forza dobbiamo andare!" mi chiama dolcemente Carlisle
"Eccomi, prendo la valigia e arrivo”
Oggi inizia una "nuova vita", è oggi che vado in orfanotrofio o centro per bambini che dir si voglia.
Salgo in auto con Carlisle, ha insistito per essere lui a portarmi.
Durante il mese e più di ospedale mi è sempre stato accanto, si è preso cura di me e così hanno fatto anche Esme e i ragazzi.
Mi hanno comprato tanti vestiti, dei libri e anche dei giochi.
Nella mia stanza non mancavano mai i fiori.
Alice, la più piccola di casa Cullen, diceva sempre che i fiori portano allegria e luce ad una camera. Ed era vero. Ero sempre di buon umore.
Mentre ripenso a quei momenti noto dal finestrino che ci stiamo avvicinando ad una fattoria.
L'auto decelera e Carlisle mette la freccia a destra svoltando nella stradina sterrata che ci collega alla fattoria.
Lo guardo, piena di domande e lui, quasi leggendomi nel pensiero mi risponde
"Te lo avevo detto che era il miglior orfanotrofio in circolazione!"
Quando ferma l'auto, ciò che mi trovo dinnanzi è un puro spettacolo.
Un enorme caseggiato di campagna attorniato da innumerevoli altri casolari e da tutto ciò che può dare il nome di fattoria.
Sento una portiera aprirsi e poi chiudersi e poi ne sento un'altra aprirsi, la mia.
"Bella, credo tu debba scendere, non ti va di vedere da vicino? E poi, ti consiglio di chiudere la bocca, siamo in aperta campagna!" la sua risata cristallina mi arriva ovattata.
Sono altri i rumori che odono le mie orecchie.
Sono cinguettii, nitriti, sono belati, latrati e poi muggiti.
Una sorta di paradiso in terra.
 Nel frattempo la mia bocca si è richiusa.
Ho ripreso la salivazione mentre Carlisle mi conduce all'interno del primo casolare.
"Buongiorno Carlisle, tutto bene?" ci accoglie una ragazza dai capelli rosso fuoco.
"Buongiorno a te Victoria, alla perfezione direi. Ti presento Bella. E' lei la vostra nuova ospite. Trattamela bene mi raccomando, è molto preziosa per me."
"Non si preoccupi Carlisle, questo è il paradiso in terra!"
 
 
Una settimana dopo..
 
Oggi il sole splende caldo e alto nel cielo.
E’ da una settimana che mi trovo qui in questo luogo meraviglioso e per la prima volta dopo tanto tempo sono felice.
Qui sono tutti gentili e premurosi, sempre pronti ad aiutarti.
Passo le giornate tra le lezioni a scuola al mattino e le attività ricreative al pomeriggio.
Mi piace la scuola, mi piace imparare sempre cose nuove ma mi piace anche trascorrere del tempo a divertirmi in mezzo alla natura e agli animali.
Oggi è sabato e alle 15,00 abbiamo lezione sugli animali da latte;
oggi è sabato e la mia nuova famiglia verrà a trovarmi.
Sì, la mia nuova famiglia alla quale mi sono subito affezionata e dopo tanto tempo posso dire di essere almeno un po’ più serena.
“Bella, Bella sono arrivati i tuoi familiari presto scendi” qualcuno mi urla attraverso la porta.
Sono arrivati.
Corro a sbirciare dalla finestra e li vedo lì, tutti in fila e mentre sposto la tenda per poterli vedere meglio, Alice volta il capo verso l’alto e mi guarda iniziando a sbracciarsi.
Resto un attimo stupita da quel gesto chiedendomi come ha fatto ad accorgersi di me e poi ricambio il saluto aprendo l’infisso e urlando che sarei scesa a breve.
Appena prima di richiudere, due occhi verdi e un sorriso splendente mi scrutano e mi abbagliano.
Mi affretto ad infilare le ballerine e cercando di non inciampare mi tuffo fuori dalla porta, sulle scale per poi arrivare in giardino.
Per l’occasione ho indossato un vestitino giallo senza maniche a pois bianchi con relative ballerine bianche, semplice ma carino.
I miei piedi si fermano appena prima di venire a contatto con l’erba del prato.
Alzo lo sguardo, tenuto a terra per evitare di cadere e mi scontro con 6 paia di occhi che mi fissano: sul viso un grande sorriso.
Sono così emozionata ed anche un po’ agitata per quel giorno.
Avanti Bella, sono la tua famiglia vai ad abbracciarli.
E quando l’ordine dal mio cervello arriva ai muscoli, mi trovo a camminare verso la mia salvezza.
Mi aspettano e non faccio in tempo a raggiungerli che Alice mi travolge con il suo corpo e cadiamo rovinosamente sul prato.
E sbatto la testa.
“Oddio Bella, oddio ti sei fatta male? Oddio, questo non l’avevo previsto!” sento Alice bisbigliare.
Non l’avevi previsto? Perchè sei una veggente? Mah.
“No no Alice è tutto a posto, tranquilla” la rassicuro mentre mi giro su un fianco e cerco di far passare il giramento di testa che ho, lasciandomi scappare un gemito di dolore quando mi accorgo che la testa mi duole.
“Ahi”
Ed è allora che mi sento afferrare da due braccia forti che mi attirano verso un corpo altrettanto forte, duro e profumato e mi stringono a sè.
Ed allora la sento, la sua voce.
“Al diavolo Alice, sei sempre la solita stupida! Guarda cosa hai fatto!”
Temo ad alzare lo sguardo ma quando lo faccio ritrovo gli occhi verdi e il sorriso di poco prima e viene naturale per me ricambiare.
“Oh andiamo Edward non è successo niente” piagnucola Alice mentre io continuo a fissarlo, guadagnandosi un occhiataccia dal fratello.
“Ma si Eddy la nostra Bella ha la testa dura, non si è fatta niente”
“Emmett per favore, non ti ci mettere anche tu”.
“Su su ragazzi non fate cosi, non sta bene davanti ad una signorina” eccola Esme, bella e dolce come una mamma avvicinarsi a me e posarmi un bacio sulla testa.
“Ciao Bella, sono felice di rivederti”
“Anche io Esme, anche io, tanto”
“Beh visto che si è risolto tutto, che ne dite se partecipiamo alla lezione del giorno?” propose Carlisle.
“Umh chissa’ che sapore ha il sangue di una mucca? E quello di un pollo?” sentii Emmett borbottare ma non capii il senso di ciò che aveva detto però vidi Alice e Rosalie dargli rispettivamente uno scappellotto in testa e una gomitata nel fianco seguiti da un
“Ehi ma che ho fatto ora?”
E all’unisono si sentirono le sorelle urlargli
“Taci”
Ho proprio una bella famiglia assortita!
Ci incamminammo verso il recinto degli animali, io ancora tra le braccia di Edward.
Il silenzio che c’è tra noi è strano ma sembra accorgersene anche lui perchè mi chiede come sto. “Bene Edward, grazie. Sono felice che siete venuti a trovarmi”
“Anche io sono felice, per te” e dicendo cosi, a pochi passi dal recinto si ferma a guardarmi.
I suoi occhi sono una calamita e sento che mi potrò sempre fidare di lui, sento che mi vuole bene.
La voce dell’insegnante Robinson mi fa capire che la lezione inizierà tra poco.
E so già che sarà bellissima.

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Capitolo 5
*** La mia nuova famiglia ***


Buon sabato ragazze.
Dunque, comincio col ringraziarvi tutte, nessuna esclusa.
Grazie per esserci e per mostrare interesse per quello che scrivo.
Vi comunico che ho iniziato il seguito di Appuntamento al buio, come promesso e ho gia’ pubblicato un altro capitolo di Summer love.
Poi sto preparando altre cose e appena mi sembreranno pronte, le pubblicherò.
Ora vi lascio alla lettura.
Un bacio e a presto.



Bella
 
Era stato un bel pomeriggio, mi ero divertita, ero stata proprio bene.
La lezione si era rivelata interessante e anche le facce di Emmett avevano contribuito a farmi ridere.
Mi dispiaceva che Jasper non fosse potuto venire, poverino si era beccato una febbre da cavallo ed era costretto a letto.
Emmett mi aveva detto però di averlo sistemato per bene, una maratona di film da far invidia ad una videoteca.
Chissà cosa gli aveva preparato.
A quel punto della giornata mi sentivo un pò stanca ma non volevo che tutto finisse.
“Non voglio che ve ne andiate già, restate ancora un pò” ero ancorata alla manica sinistra di Emmett che divertito e intenerito mi stringeva a sé con l’altro braccio.
Emmett, quel ragazzone alto e grosso che incuteva un pò di paura a tutti per la sua mole, a me faceva invece tanta tenerezza.
Con me quel giorno si era rivelato un degno compagno di giochi e di risate, il tutto sempre sotto lo sguardo attento di Edward che non mi lasciava mai.
“Bella vorremmo ma non possiamo, abbiamo lasciato Jasper a casa da solo e vorremmo tornare” Carlisle mi parlava dolcemente mentre io mi accorgevo che non potevo chiedere loro una cosa del genere.
“Si è vero dimenticavo, Jasper, sì avrà bisogno di voi, poverino chissà come si sentirà con tutta quella febbre, sì andate subito è meglio”
Un’altra risatina isterica di Emmett che ricevette un’occhiataccia da Rosalie.
Ma che aveva oggi quell’orso?
“Bella, da oggi non resterai un attimo da sola” ecco appunto, sentii Emmett bisbigliare, che cosa voleva dire?
Ero curiosa e glielo chiesi.
“Emmett scusami ma è tutto il giorno che sei strano, che fai battutine strane e poi cosa significa che -da oggi non resterò un attimo da sola-? Me lo puoi spiegare per favore?”
Alla mia domanda li vidi guardarsi tutti in faccia: avevo forse chiesto qualcosa di così strano?
Erano loro a comportarsi in modo strano, oggi.
“No Bella, Emmett intendeva che con la fine della scuola, i ragazzi potranno venire a trovarti più spesso e poi ti hanno portato un regalo, anzi a dire la verità due perchè uno è mio e di Esme.
Ragazzi andate a prenderli, li troverete nel baule della macchina.”
 “Sì, come se non lo sapessi” borbottò Emmett sospirando per poi beccarsi una gomitata da Alice.
“Ahi ma che c’è adesso”
“Orso, smettila di dire cavolate e vieni con me alla macchina, adesso” e dicendo così Alice gli puntò un dito contro.
Subito dopo i due si incamminarono all’auto.
Certo che questo pomeriggio era stato proprio strano, i ragazzi si erano comportati in modo strano e io non ci capivo un fico secco.
Tornarono presto con due buste colorate.
“Bella il pacchetto verde è dei ragazzi, mentre quello a righe gialle è mio e di Esme. Aprili forza, siamo curiosi di sapere se ti piacciono”
Presi prima il pacchetto verde -verde come gli occhi del mio angioletto che era a pochi passi da me.. sì il mio angioletto- lo aprii e rimasi a bocca aperta.
In mano avevo una scatola contenente un telefono di ultima generazione; l’aprii con le mani che mi tremavano e ne uscì un cellulare di colore rosa.
Rimasi a fissarlo per qualche istante, era bellissimo e io non avevo parole per descrivere la gioia che provavo.
Mi scese perfino una lacrima e iniziò a tremarmi anche il mento e poi… e poi mi sentii abbracciare stretta come prima quando ero caduta sul prato.
 Edward Il mio angioletto.
“E’ bellissimo e io sono felicissima. Grazie, nessuno mi aveva mai fatto un regalo tanto bello, grazie mille” dissi tutto d’un fiato alzando il viso per guardarli uno ad uno.
“Sono contenta che ti piaccia, il colore l’ho scelto io, mi sembrava di aver capito che è il tuo preferito. Ma ora forza Bella apri anche l’altro pacchetto, vediamo se anche Esme e Carlisle sono stati bravi quanto noi” fu Rosalie a parlare questa volta.
Le sorrisi e annuii aprendo anche l’altro pacchetto.
E non finii di stupirmi; qui era contenuta una macchina fotografica digitale anche questa di ultima generazione…e  rosa.
Sorrisi di nuovo e un’altra lacrima sfuggì al mio controllo.
Mi sentii accarezzare una guancia, non mi serviva guardare chi fosse, sapevo che era Edward.
Era stato così dolce con me quel giorno, così protettivo e stretta nei suoi abbracci mi sentivo al sicuro.
“Grazie Esme, grazie Carlisle è bellissima anche questa macchina fotografica. Con il telefono potrò chiamarvi più spesso senza dover aspettare il mio turno al telefono dell’orfanotrofio e con la macchina fotografica potrò fare tante foto che poi vi manderò per mail e quando verrete faremo tante foto insieme e poi farò un album e…” mi fermai per prendere fiato e mi accorsi che tutti mi guardavano con adorazione.
“Che c’è? Si lo so parlo troppo però sono felice e..”
“E’ bellissimo vederti cosi, emani un onda di felicità contagiosa. E sono felice anche io perchè ora so che potrò farti tutti i regali che voglio”
Fu Edward a parlare e mi lasciò senza parole.
A lui si aggiunse Alice, che già mi preannunciava pomeriggi di shopping sfrenato e irrazionale. Pensai che niente potesse farmi più felice di così.
Ma avrei presto cambiato quel pensiero.
“Bella noi ora dovremmo proprio andare, torneremo presto a trovarti”.
Ero dispiaciuta ma sapevo bene che dovevano tornare da Jasper.
“Io vi volevo ringraziare ancora per la bella giornata trascorsa insieme e per i regali che mi avete fatto, sono felice ed è tutto grazie a voi. Vi voglio tanto bene e non so cosa farei se non avessi voi”
Mi guardavano con il sorriso sulle labbra e nei loro occhi vedevo tanto amore per me.
Ero estremamente fortunata.
Sentii Edward accarezzarmi la schiena richiamando la mia attenzione; mi voltai e gli feci un gran sorriso.
Sentivo di dover ringraziare anche lui singolarmente per quella splendida giornata, per tutte le attenzioni che mi prestava, degne di un fratello maggiore e anche più.
“Edward io, volevo ringraziarti per oggi, tu sei così affettuoso, così dolce e protettivo nei miei confronti ed io, io..”
“Sshh Bella non devi ringraziarmi, sei come una sorella per me, sei così piccola e indifesa ed io voglio starti vicino e aiutarti.. e poi ti voglio un gran bene”
“Grazie Edward, anche per me sei come un fratello, un fratello che non ho mai avuto, sei importante per me e ti voglio bene anche io e.. ehi aspetta…che cos’hai detto? Che sono piccola? Io.. piccola?”
“Sì, beh no, sì, beh… oh Bella non sei nè piccola nè grande, ecco” cercò di correggersi imbarazzato mentre una mano finiva tra i suoi capelli tirandoli.
Si sentì una fragorosa risata provenire da Emmett che a ciò aggiunse il suo rammarico per non essere stato “infilato” nella categoria -fratelli che non ho mai avuto-.
Fu messo a tacere da Esme che bonariamente gli chiedeva di stare tranquillo, di raccogliere le carte dei regali e di andare a gettarli in un cassonetto poco distante.
Carlisle schiarendosi la voce ci fece presente che ora era giunto davvero il momento dei saluti.
Ci scambiammo baci e abbracci e lasciai Edward per ultimo.
Mi sembrò che anche lui avesse avuto lo stesso desiderio perché non mi si avvicinò fino a che tutti gli altri non ebbero finito.
“Ci vediamo presto sorellina, tornerò così in fretta che non ti accorgerai della mia assenza. Te lo prometto” mi diede un bacio in fronte posando una mano tra i miei capelli.
Le mie labbra si curvarono all’insù in un sorriso beato. Adoravo quando mi toccavano i capelli e poi lui su di me aveva un effetto benefico.
“Grazie, ti aspetterò sempre a braccia aperte”
Slacciò il suo abbraccio e lentamente, insieme agli altri si allontanò.
Arrivato sul cancello si voltò e mi fece -ciao- con la mano.
Ricambiai sorridendogli.
Poi scomparì dalla mia vista.
Con i miei preziosi regali rientrai nel dormitorio.
Salendo le scale incontrai diversi ragazzi che mi salutarono, alcuni in compagnia dei loro -futuri- genitori, altri con degli amici.
Sorrisi a quella vista perché anche se in quel momento ero sola, in futuro non lo sarei mai più stata.
Entrai svelta nella mia stanza e iniziai a scattare foto.
Poi presi il cellulare per iniziare a imparare ad usarlo e con mio stupore mi accorsi che avevo già dei numeri inseriti: tutti i loro.
Curiosai un po’ tra le varie impostazioni, scelsi la suoneria, giocai un po’ a tetris, impostai lo screensaver e poi mi imbattei nelle bozze dei messaggi scoprendo che ne contenevano una.
Era di Edward.

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Capitolo 6
*** Emozioni,sentimenti... ***


Buongiorno ragazze tutto bene?
Come state affrontando questa fase 2?
Io sono tornata a lavorare lunedì, con tutte le protezioni del caso ma ad essere sincera non sono molto tranquilla.
Va beh dai parliamo di cose più allegre.
Dunque nelle righe di seguito, vedremo un Edward ancora più dolce e protettivo e una Bella che dipende quasi completamente da lui.
Vedremo Bella che non ha dimenticato i suoi genitori,anzi.. e ci saranno alcune frasi che faranno capire sia le emozioni sia i sentimenti di Edward e Bella.
E ora andiamo al capitolo! Buona lettura.

 
 
 
Bella

 
Avevo tra le mani quel cellulare e non so perché ma mi tremavano.
Tra le bozze c’era un messaggio di Edward.
Ero stupita ed emozionata allo stesso tempo.
Nessuno a parte i miei genitori mi aveva mai rivolto così tante attenzioni, nessuno mai come i miei genitori mi ha amata e protetta come i Cullen.
Sentivo gli occhi pizzicare al loro ricordo, mamma e papà non c’erano e io ero una ragazzina con davanti tutta una vita in salita.
Carlisle, prima di venire qui, mi aveva spiegato che la polizia stava indagando sulla sparizione dei miei genitori.
Non avevano trovato i loro corpi e nonostante le ricerche procedessero a pieno regime, non si avevano ancora notizie.
Ma io non ero sola.
Pensai al pomeriggio trascorso insieme alla mia nuova famiglia e mi ritrovai di nuovo qui a stringere questo cellulare con un messaggio di Edward salvato in memoria.
Mi sentivo strana, agitata ed ero curiosa di sapere che cosa mi aveva lasciato scritto.
Non dovevo certo avere paura di quello che avrei potuto leggere, lui è il mio fratellino, il mio angioletto e io gli voglio un mondo di bene.
Quindi schiacciai il tasto di apertura dei messaggi e fissai lo schermo leggendo quelle righe, senza però leggerle per davvero. Scorrevo le parole con lo sguardo e le parole scorrevano nella mia testa iniziando a prendere un senso logico:
 
Ciao mia principessa. Quando leggerai questo messaggio sarai sola nella tua stanza e magari penserai ad oggi, oggi che è stata una giornata bellissima, per me la più bella della mia esistenza.
Ti voglio così bene sorellina che nessuno te ne vuole come me e mi sento molto protettivo verso di te al punto che non riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un attimo.
Ma a questo troverò presto rimedio.
Buonanotte mia principessa.
Un bacio.
Edward
 
Rileggevo più volte quelle frasi sorridendo e scoprii che provavo le stesse sue emozioni, le stesse sue sensazioni, era come se mi stessi specchiando, specchiando in lui, in Edward.
Il mio angioletto.
Il mio cuore iniziò a battere forte e nonostante provai a calmarlo non ne voleva sapere di fermare la sua corsa.
Era l’effetto che mi faceva pensare a lui e mi piaceva questo effetto.
Lo sentivo vicino sempre, sentivo che c’era qualcosa di forte che ci legava.
Si era sempre dimostrato gentile con me, nonostante io potessi sembrare a volte una palla al piede.
Non mi ritenevo certo matura per i miei 11 anni ma ciò che mi era successo, beh mi aveva fatta crescere prima del tempo.
Già, ciò che era successo…
Per un attimo la mia mente volò ancora a quel giorno ma mi imposi di non pensarci ora, avevo cose più urgenti da fare.
Primo dovevo chiamare Jasper, avevo il suo numero in rubrica. Vorrei ringraziarlo per il regalo e chiedergli come sta.
Quindi lo cercai e feci partire la chiamata.
 
Nel frattempo a casa Cullen..
 
“Alice per favore vuoi dirmi cosa sta facendo?”
“Sta leggendo il tuo messaggio Edward”
“Ah sì e che cosa ne pensa?”
“Mmh beh niente, legge”
“Ma non dovrebbe essere a cena adesso? Gli umani non mangiano anche a quest’ora?”
“Emmett puoi stare zitto e chiudere quella bocca ogni tanto!”
“Uffa Edward, che cosa deve pensare Edward, le piace”
“Come? Solo le piace?”
“E dai Edward vedrai che te lo dirà lei..” sussurrò maliziosa
“Alice per favore dimmi… Alice-Alice-Alice! Che cosa.. cosa vedi? Jasper, sta avendo una visione! Cosa vedi?”
“Bella, Bella sta chiamando qui, te Jasper..”
E il telefono di Jasper iniziò a squillare nella tasca dei suoi pantaloni.
“Rispondi Jasper, è Bella” lo incitò Alice
“Pronto”
“Mmh pronto, Jasper?”
“Sì, s..sì sono io ma.. Bella?”
“Ciao Jasper io.. ecco volevo.. volevo ringraziarti per il regalo, ecco, mi piace molto, grazie” sbottò tutto in una volta
“Oh Bella prego, sono contento che ti piaccia”
“Mmh sì è bellissimo, meraviglioso. Come stai Jasper? Mi hanno detto che hai la febbre, ti senti un po’ meglio adesso?”
“Umh s..sì, sì grazie sto.. sto meglio”
In sottofondo sentivo delle risate e un sommesso vociare. Mi sembravano le risa di Emmett e mi sembrava poi di sentirlo bisbigliare qualcosa …mahhh
“Jasper ma, ti hanno lasciato solo in casa o c’è qualcuno?” Jasper non fece in tempo a rispondere che Emmett urlò nel telefono con il suo vocione, costringendomi ad allontanare l’apparecchio per non diventare sorda.
“Dovevo immaginare che fossi tu, mio orsacchiotto peloso!” gli risposi ironicamente.
Questa volta è Jasper a ridere ed Emmett mostra tutto il suo disappunto.
“Ehi voi due, tu Jasper non ridere delle disgrazie altrui altrimenti te la faccio pagare e tu piccola nanetta, passi pure che io sia un orsacchiotto ma peloso no eh!”
“Emmett ti voglio tanto bene”
“Anche io Bella, sei una forza, sei la mia sorellina preferita”
Ok, in quel momento invece mi era sembrato di sentire come un ringhio.. ma era possibile?
“Che cosa è stato?” chiesi per avere spiegazioni.
“Oh niente Bella, è Edward che ha un po’ di raucedine” mi rispose Emmett.
E’? Cosa? Edward era lì?
Nel momento esatto in cui io chiesi ad Emmett di passarmi suo fratello, Edward fece lo stesso con Emmett ordinandogli “Passamela, subito” e io sorrisi a quel nostro gesto in sincrono.
“Ehi, ehi voi due ma vi siete messi d’accordo per caso? Ecco tieni Edward”
“Pronto, Bella?”
“Ciao Edward. Ho sentito Jasper, sembra si senta meglio”
“Oh sì grazie, sì sta.. sta meglio, molto meglio. Tu come stai? Hai già cenato?”
“No scendo tra poco, non ho molto appetito però. Io sto benissimo, dopo oggi poi sono felicissima.. Grazie ancora di tutto Edward, non saprei cosa fare senza di voi e senza di te.”
“Io, non so cosa farei senza di te, sorellina.
Adesso ti lascio così ti prepari e vai a mangiare qualcosa, anche se non hai fame, fallo per me, per favore”
Sospirai e pensai che per lui farei di tutto.
Tenevo troppo a lui.
“Ok”
“Solo ok, principessa?”
“No, ok Edward cercherò di mandare giù qualcosa, per te”
“Bene, così mi piaci. Ci vediamo presto sorellina e sogni d’oro. Ti voglio bene, tanto.”
“Ti voglio bene anch’io Edward e notte anche a te”
Riattaccò e già mi sentivo sola. Come volevo che fosse qui con me a tenermi compagnia ma questo non era possibile.
Decisi di fare una doccia veloce e di prepararmi per scendere a cena, come gli avevo promesso.
Il refettorio era quasi pieno, segno che ormai erano arrivati tutti.
Mi sedetti al mio tavolo e salutai le mie compagne Sara e Laurel. Loro erano proprio sorelle, avevano perso i genitori nel crollo delle Torri Gemelle. Nessun parente in vita che potesse occuparsi di loro.
Sospirai e pensai di essere tremendamente fortunata.
Mangiai in fretta la mia pasta e la mia fetta di torta, volevo tornare in camera e scattare ancora qualche foto.
Salutai le mie amiche e gli assistenti che ci distribuivano i pasti ogni giorno rivolgendogli un sorriso e scappai di sopra.
Mi chiusi la porta alle spalle e vi restai appoggiata, le braccia tra la porta e la mia schiena.
Avevo corso e ora il respiro era affannato.
La mia testa ricadde all’indietro a toccare il legno scuro e mi rilassai cercando di far tornare tutto normale.
Prima di dedicarmi alle foto decisi di lavarmi i denti e mettermi il pigiama.
Ed un attimo dopo ero sul letto a fotografare la mia stanza.
Mi sentivo bene, ero felice, tanto.
Fuori, dalla finestra socchiusa, il cielo era sereno e la luna era piena.
Alcuni rami di un albero picchiettavano piano contro il vetro, mossi da un leggero alito di vento.
Ed era questo vento a produrre dei suoni, quasi una melodia.
Mi appoggiai tra i cuscini, con il viso rivolto verso la finestra e mi lasciai cullare da questa musica, senza coprirmi, senza spegnere la luce, senza riporre la macchina fotografica sul comodino.
Fino a quando mi addormentai e iniziai a sognare.
Sognai i Cullen ed ero felice.
Con loro lo ero sempre.
Sognai di andare in piscina con loro, di dar da mangiare agli animali dello zoo, di salire su un aereo per una vacanza in Italia. Sognai Alice che mi aveva scambiata per la sua Barbie e mi vestiva e svestiva divertendosi, sognai Emmett che mi prendeva in spalla e correva veloce in lungo e in largo per il giardino della nostra villa, sognai Esme che mi preparava la torta al cioccolato che adoro tanto, e poi Jasper, Rosalie e Carlisle che mi insegnavano a giocare a carte.
E poi sognai Edward, che mi abbracciava e mi baciava i capelli dicendomi -sei la mia principessa-.
Ma ad un tratto tutto si fece buio e ritornai a quel maledetto giorno in cui avevo perso parte della mia vita.
Non volevo rivivere ciò che era successo ma era come se fossi incastrata in una bolla, costretta ad assistere inerme a quella scena.
L’auto che sbandava, cadeva in acqua e poi buio di nuovo.
Mi svegliai urlando e piangendo, scattando seduta sul letto, nella stanza ormai avvolta nel buio della notte.
Mi passai una mano sulla fronte e mi accorsi di essere in un bagno di sudore.
E sentii che c’era qualcosa di strano, era come se nella stanza ci fosse qualcuno: avvertivo come una presenza.
Un brivido mi percorse la schiena.
Spostai le coperte per avvicinarmi all’interruttore della luce e.. aspetta un attimo, le coperte? Io non mi ero coperta! E la luce era spenta ma io non.. allora tastai tra le lenzuola alla ricerca della macchina fotografica: non c’era.
Iniziai ad avere un po’ di paura. Non mi era mai capitata una cosa cosi, nessun assistente dell’istituto entrava nelle nostre camere di notte senza essere espressamente chiamato.
E poi accade tutto in un attimo.
Allungai veloce la mano tremante verso l’interruttore e accesi la luce e mi si mozzò il respiro quando vidi chi avevo di fronte.
In piedi dinnanzi a me, con le mani nelle tasche dei jeans, quei capelli scompigliati e un grande sorriso solo per me, mi fissava.
“Ciao principessa, hai visto, ho mantenuto la mia promessa che ci saremmo visti presto”
Ero paralizzata, ancora con la mano a mezz’aria e non riuscivo a proferire parola.
Avevo ancora sul viso la traccia di qualche lacrima appena scesa e sbattevo le palpebre come a sincerarmi che questa era tutta realtà.
Notando il mio stupore e il mio silenzio prolungato, il sorriso scomparve dal suo volto e lentamente si avvicinò al letto, tendendomi una mano.
“Sorellina, tutto bene? Non sei contenta di vedermi?”
“Oh sì.. sì è che mi hai spaventata Edward. Io non.. non pensavo di trovarti qui ecco..”
Si sedette sul letto e mi prese una mano nella sua.
“Perché piangi principessa?” mi chiese dolcemente
“Ho fatto un incubo” mormorai abbassando lo sguardo sulle nostre mani intrecciate.
Allungò la mano libera verso il mio viso e con un dito mi alzò il mento riportando i miei occhi nei suoi.
“Ehi, vuoi dirmi che brutto sogno hai fatto? Se sputi fuori il rospo poi starai meglio”
Mi strappò un sorrisetto con quella sua frase e lui soddisfatto non si fece scappare di sottolinearlo.
“Sorellina lo sai che sei bellissima quando sorridi?”
“E dai Edward smettila, mi fai imbarazzare”
“Ok, ok la smetto ma solo se mi spieghi che incubo hai fatto”
“Mmh questa cosa sa molto di ricatto ma ci sto. Ho.. ho sognato il giorno dell’incidente” sbottai tutto d’un fiato.
Edward mi scrutò e poi semplicemente mi abbracciò facendomi appoggiare il capo al suo petto.
“Ora ci sono qui io principessa, non devi avere paura” mi sussurrò tra i capelli posandoci poi un delicato bacio.
Inspirai il suo buon odore e mi lasciai cullare dal suo abbraccio. E tutto quello era come un balsamo per me, per curare le mie ferite.
Mi sentivo a casa.
Avvertivo la stanchezza salire e credevo che tra poco sarei crollata dal sonno.
Poi pensai ad una cosa..
“Edward ma come hai fatto ad entrare?”
“Oh vedi, ecco, devi sapere che sono un bravo alpinista e scalatore, tutto merito di Carlisle”
“Mmh, mmh ecco spiegato tutto allora… mmh ma l’hai già fatto altre volte?” mormorai tra uno sbadiglio e l’altro.
“Beh sì, nell’ultimo paio di settimane”
Un altro mio sonoro sbadiglio.
“Piccola stai crollando dal sonno, aspetta ti aiuto a coprirti e…”
Si allontanò e iniziò a sistemare le coperte ma io non volevo staccarmi da lui, da quel contatto così perfetto, da quell’abbraccio che per me era un porto sicuro.
“Oh no no no Edward non lasciarmi, non.. andare via, non.. no..”
“Ssh ssh principessa non me ne vado se è questo che vuoi, resto ancora un po’ con te finchè non ti sarai addormentata”
Finchè non mi sarò addormentata… no io vorrei.. vorrei che lui restasse, di più..
Mi sistemò per bene sotto le coperte e rimase a fissarmi.
Il suo sguardo sembrava trapassarmi, caldo , sembrava volesse dirmi qualcosa ma si limitò a guardare il mio viso allungando poi una mano per accarezzarmi una guancia.
“Forza piccola ora devi dormire”
Sbuffai, non volevo che tutto finisse così presto.
Lo guardai come per sfidarlo e lui capì subito.
“Principessa è inutile che fai quel faccino da provocazione perché ora e dico ora, che tu lo voglia o no farai la nanna, ok?”
Vuoi fare la guerra Edward? Bene allora guerra sia.
“Ok, io dormo se tu resti qui con me”
“Sì resto, finchè dormirai”
Va bene, capii che dovevo cedere e quindi misi su un muso da offesa.
Ciò che ottenni fu una sua grassa risata.
“Però sei molto graziosa anche così, sorellina”
Se possibile, irritata da quel suo comportamento, aumentai la mia già evidente offesa e mi girai su un fianco voltandogli le spalle.
Mi stavo comportando da bambina viziata ma avevo bisogno della sua presenza.. ma forse a lui non interessava poi tanto.
“E dai Bella stavo scherzando” mi disse senza inflessioni nella voce.
Sentii il materasso muoversi segno che si era alzato e poi abbassarsi subito dopo e una mano posarsi su un mio braccio tirandolo delicatamente per farmi voltare.
E cedetti perché non volevo che se ne andasse con questo malumore tra noi.
Di nuovo i miei occhi si specchiarono nei suoi e questa volta vi trovai dispiacere per ciò che era appena successo.
Si era disteso sul letto, sopra le coperte ed eravamo entrambi con la testa sul cuscino.
“Dormi mia Bella”
Chiusi gli occhi arrendendomi ma prima di addormentarmi sussurrai un ultima cosa
“Edward?”
“Dimmi principessa”
“Resta, ti prego”
Mi stavo abbandonando al sonno ma lo sentii sorridere sui miei capelli.
“Ah Edward?”
“Si?”
“Ti voglio bene”
Ormai ero tra le braccia di Morfeo..
“Io invece ti amo” mi sussurrò
..e non seppi se avevo capito bene.

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Capitolo 7
*** ...felicità ***


Buongiorno e buon sabato ragazze, tutto bene?
Per oggi, vi ho preparato un capitolo piuttosto lungo, spero non vi dispiaccia.
Di seguito, leggerete che Bella finalmente viene adottata dai Cullen e va a vivere con loro.
Vi lascio alla lettura. A presto.
 
 
 
 
Bella
 
Il cinguettio ripetuto di un uccellino mi svegliò dolcemente.
E quando aprìì gli occhi una domanda si fece spazio dentro di me: Edward era davvero stato qui questa notte oppure era stato solo un sogno?
Un bellissimo sogno ma anche una bellissima realtà, pensai.
Le labbra si aprirono in un grande sorriso e mi stiracchiai braccia e gambe.
Ma il sorriso svanì subito, quando rigirandomi nel letto mi accorsi che ero sola.
Se n’era andato.
Ma trovai qualcosa che credo sia per me.
Sul cuscino un biglietto:
 
Buongiorno principessa del mio cuore, non arrabbiarti se al tuo risveglio non mi troverai ma sappi che sarò lì da te ogni volta che mi vorrai. Ti penso sempre. Ti voglio bene. Buona giornata. Tuo Edward.
 
Sul mio volto tornò un sorriso e strinsi quel piccolo pezzo di carta contro il mio cuore.
E la giornata sembrava già meravigliosa.
Non ci pensai due volte, afferrai il telefono, cercai il suo numero in rubrica e lo chiamai.
Rispose al primo squillo, velocissimo pensai.
“Ciao” dissi timidamente
“Ciao principessa, ben svegliata”
Ma ad un tratto mi ritrovai senza parole.
L’avevo chiamato, volevo dirgli tante cose e ora resto in silenzio.
“Bella, ci sei? Tutto bene?”
“Si si scusa è che..”
“Che, che cosa? Dimmi”
“E’ che sono emozionata, ogni volta che parlo con te o sento la tua voce, mi emoziono ecco, scusa”
“Perché chiedi scusa Bella, è bellissimo quello che mi dici e devo dirti che io provo le stesse cose”
Non ho uno specchio accanto a me ma sono sicura di essere diventata rossa in viso.
E’ cosi bello sentire quelle parole pronunciate dalla sua bocca.
“Dimmi Bella, che cosa volevi dirmi di così urgente da non poter aspettare nemmeno le 8 del mattino?” lo sentii ridere.
Ero così presa dal volerlo chiamare che non avevo controllato l’ora.
Mi batto la testa con un pugno.
Che figura.
“Oddio Edward scusami, io… non volevo svegliarti, scusa ma ecco io… beh io volevo ringraziarti per ieri sera, per la tua compagnia e scusarmi se mi sono comportata proprio come una bambina viziata e poi volevo ringraziarti per il tuo biglietto del buongiorno.. sei stato così dolce a lasciarmelo. Volevo dirti che ti voglio sempre vicino a me e che anche io ti penso e ti voglio tanto bene.”
Dissi tutto velocemente, quasi senza respirare, aspettando una sua risposta.
Lo sentii sghignazzare.
“Innanzitutto non mi hai svegliato, se questo ti preoccupa tanto e poi mi fa piacere che tu abbia gradito il mio messaggio. Sei speciale per me Bella, voglio starti vicino e da quello che mi hai appena detto lo vuoi anche tu; ricordati che se tu vorrai e avrai bisogno di me io verrò ogni giorno e ogni notte. Ho un’idea, che ne dici se ci vediamo oggi pomeriggio? Vengo a prenderti e andiamo a mangiare un gelato, ti va?”
“Oh sì certo che mi va ma… aspetta, sei lontano, Esme e Carlisle ti lasciano venire?”
“Non sono poi così lontano e poi non preoccuparti per questo. Ci vediamo oggi tesoro, un bacio"
“A dopo Edward, ti voglio bene”
“Anch’io e non sai quanto”
Riattaccò e io come un ebete restai col telefono all’orecchio pensando di sentire ancora la sua voce.
Ok Bella è ora di prepararsi per la colazione e le lezioni ricreative della domenica.
Poco dopo scesi in refettorio: era presto e le mie compagne non erano ancora arrivate.
Decisi di prendere una tazza di latte con i cereali e un succo e mi sedetti al mio posto.
Rigiravo il cucchiaio nel latte e dopo dieci minuti ancora non avevo toccato niente, ero agitata per il pomeriggio, ero felice, sentivo perfino le farfalle nella pancia.
Dopo altri dieci minuti, quando il refettorio cominciò ad animarsi, decido di andare in aula.
Dal mio banco fissavo imbambolata la cattedra davanti a me e quasi non mi accorsi delle mie amiche, che si erano sedute accanto a me e dell’insegnante che era appena entrato.
Il professore iniziò a spiegare e io persi la cognizione delle sue parole, la mia testa era già a oggi pomeriggio.
La lezione proseguì e io ero a dir poco assente.
Per fortuna oggi non era un giorno qualunque fra la settimana, con compiti in classe o interrogazioni in programma, altrimenti non so come avrei fatto.
Eravamo in ricreazione nel giardino e venni avvicinata da Sookie, una ragazzina bionda con cui avevo fatto subito amicizia.
“Ehi Bella stai bene, ti vedo strana oggi”
“Ciao Sookie sì sì sto bene, sono solo molto felice per oggi, mio fratello Edward viene a trovarmi”
“Ah che bello! I miei verranno sabato. Andiamo a fare una grigliata al lago. Se non hai da fare puoi venire con noi”
“Ti ringrazio, ti faccio sapere perché non so ancora cosa farò sabato”
Mi sorrise gentile e pensai che potrei divertirmi se andassi con loro al lago.
Subito dopo suonò la fine dell’intervallo e tornammo in aula.
Le ultime due ore volarono e ci ritrovammo in refettorio per il pranzo.
Avevo appetito e in poco tempo mangiai pasta al pomodoro, carne alla griglia e patate, finendo con una bella fetta di torta al cioccolato.
Stavo posando le posate del dolce nel piatto quando Sookie mi dice
“Caspita Bella avevi fame! Ma sei così magra, ma come fai?”
Sorrisi al suo complimento ma sinceramente non sapevo cosa risponderle, forse avevo preso dai miei genitori e…
I miei genitori..
Quelli che mi amavano tanto…
Quelli che avrebbero dato tutto per me…
Quelli che non c’erano più…
Ad un tratto sentivo salire in me uno strano senso di disagio, di paura, di dolore.
Sentivo il bisogno di andare via, di scappare da lì, di lasciarmi alle spalle tutta quella confusione dell’ora di pranzo.
Mi alzai di scatto facendo quasi cadere la sedia a terra, afferrai il mio zaino ma lasciai sul tavolo il mio vassoio.
E iniziai a correre verso l’uscita, verso le scale, verso la mia camera.
Mentre scappavo, sentivo la voce di Sookie chiamarmi ma non mi voltai, mi stava urlando qualcosa ma non ci feci caso, volevo solo andarmene da lì, alla svelta, il più presto possibile.
La distanza tra il refettorio e la mia camera in questo momento sembrava più che mai infinita. Quando finalmente raggiunsi la mia porta e la oltrepassai, la chiusi a chiave, mi buttai sul letto e scoppiai a piangere.
Ora però mi sentivo al sicuro.
 
Nel frattempo a casa Cullen…
 
 “Edward, Edward credo sia meglio che tu vada da Bella, non si sente molto bene.”
“Ma.. Alice, ma cosa dici? Perché non ….”
“Non fare domande, anticipa la tua partenza e va da lei”
Quando Alice faceva così un po’ mi spaventava e spaventare un vampiro centenario non dovrebbe essere così facile… appunto NON dovrebbe.
Scesi in garage e salii sulla Volvo. Non mi feci troppi problemi su semafori e stop , Bella aveva la precedenza, sempre.
 
 
Bella
 
Non seppi per quanto tempo piansi, mi sentivo intontita e ad un tratto mi sembrava quasi di aver sentito bussare alla porta.
Guardai l’ora, le 14 e 30.
E poi mi ricordai di Edward, sarebbe venuto nel pomeriggio, qui per me, da me.
Mi alzai un po’ barcollante e cercando di rendermi quantomeno presentabile, aggiustando i capelli e asciugando le guance, andai verso la porta.
Girai la chiave e abbassai la maniglia.
Non feci in tempo ad aprire la porta che un profumo di vaniglia mi invase e venni stretta in un abbraccio, sopraffatta amorevolmente da Edward.
Mi stringeva e non mi lasciava andare, le braccia attorno alla mia schiena, le labbra tra i miei capelli mentre mi chiedeva che cosa era successo.
E lì le lacrime spinsero prepotenti per uscire.
Crollai definitivamente tra le sue braccia, appena prima di pronunciare quelle poche parole cosi dolorose.
“Ho pensato ai miei genitori”
“Oh Bella, piccola mia, no non piangere”
Mi passò le braccia sotto le gambe e prendendomi in braccio ci sedemmo sulla poltrona vicina al letto.
Mi stringeva così forte che quasi mi mancava il respiro ma era un’emozione indescrivibile e tra un singhiozzo e l’altro riuscii a dirgli -grazie-
Lo sentii muoversi.
Sciolse l’abbraccio e con l’indice mi alzò il mento, portando i suoi occhi nei miei.
“Bella, per favore non dirmi più grazie, è come se tu fossi in debito con me ma non lo sei, affatto, ok?” feci segno di sì con la testa.
I singhiozzi si calmarono e anche io.
“Bene. Adesso ti senti di raccontarmi che cosa è successo?”
Iniziai a spiegare la mia giornata, raccontandogli di quanto ero felice che lui venisse a trovarmi e di come erano andate le lezioni.
Poi arrivai al pranzo e per poco non ricominciai a piangere se non fosse per Edward che mi accarezzava la schiena e mi posava tanti piccoli baci sulla fronte.
“Mi mancano Edward, mi mancano da morire, mi mancano talmente tanto che a volte di notte mi sveglio di soprassalto e un dolore forte mi prende il cuore. A volte mi sembra di impazzire. E ciò che più mi fa male è non sapere che cosa è successo davvero e perché”
Mi osservava con quei suoi occhi così profondi che sembrava volessero leggermi dentro.
“Bella ascoltami, farò di tutto per scoprire che cosa è accaduto ai tuoi genitori te lo prometto ma tu in cambio devi promettermi che terrai a mente solo i ricordi più belli, basta tristezza e basta brutti sogni. Sei una ragazza in gamba, devi spiegare le tue ali e so che ce la farai. La tua vita è là fuori” e con un gesto della mano indicò la finestra “devi prendertela, devi farne un quadro bellissimo perché questo è quello che i tuoi genitori avrebbero voluto comunque per te. Qui” e appoggiò una sua mano sul mio cuore “c’è tanto amore, tanto coraggio e tanta forza. Non sei sola Bella, non avere paura, io sono con te e ci sarò ogni volta che tu lo vorrai. Non ti lascerò neanche se sarai tu a chiedermelo.”
Per tutto il tempo Edward mi guardò dritto negli occhi.
“Ed ora cambiati, abbiamo un gelato da mangiare!”
Gli sorrisi e mi resi conto sempre di più di essere una ragazzina molto fortunata.
In poco tempo raggiungemmo la gelateria e ci prendemmo un bel cono: lui fragola e cioccolato, io pistacchio e nocciola.
Eravamo seduti su di una panchina in un parchetto vicino alla gelateria, in silenzio.
Non stavo guardando verso di lui ma potevo sentire i suoi occhi su di me.
Ero un po’ imbarazzata, come mi succedeva spesso, ogni volta che eravamo insieme o che lui mi faceva un complimento.
Pensai ancora alle parole che ci eravamo detti poco fa, a come lui aveva cercato di tranquillizzarmi e di essermi vicino.
Era sempre così dolce e comprensivo con me, gli volevo un bene infinito e lui occupava un posto molto importante nel mio cuore.
Vagavo con i pensieri quando ad un tratto sentii freddo su una mano.
“Bella, ti si sta sciogliendo il gelato”
Cavolo.
Avevo la mano che teneva il cono sporca di gelato al pistacchio e alcune gocce erano anche per terra.
Edward mi diede due salviettine per pulirmi e si offrì di tenermi il gelato finchè finii di sistemarmi.
Ero così sbadata ultimamente e non so cosa mi stesse succedendo.
Avevo sempre la testa tra le nuvole e non era certo una cosa da Isabella Swan.
Sì, Swan.
Mi bloccai un attimo come a misurare i possibili danni che facevo ogni volta che nominavo la parola genitori o il mio cognome ma mi ripresi subito da quel torpore: dovevo imparare a convivere con quel dolore e con quei pensieri.
Edward mi osservava, sembrava capire che c’era ancora qualcosa che non andava ma restava in silenzio anche lui, come se volesse lasciarmi il mio spazio.
Gli dovevo delle scuse o quantomeno delle spiegazioni per quello che mi stava succedendo ultimamente.
Dal giorno dell’incidente non avevo mai provato un dolore così grande per la perdita dei miei genitori; avevo cercato di mettere da parte quel dolore per conservarlo in un angolo del mio cuore, dove avrei potuto trovarlo ogni volta che lo avessi voluto.
Pensavo a loro costantemente ma momenti così non li avevo mai avuti.
Si è risvegliato qualcosa in me e un po’ mi fa paura.
Ma Edward doveva sapere, doveva sapere che avevo paura.
Non riuscivo però ad alzare lo sguardo dalle mie scarpe.
Alla fine riusii almeno ad esternare i miei sentimenti.
“Ho paura, ho paura perché non so controllare questo dolore, questo vuoto che sento dentro. Puoi aiutarmi Edward, puoi aiutarmi?”
Ed era così che alzai il viso e lo guardai negli occhi; ciò che vidi, fu il più bel sorriso che lui mi regalò in tutti questi mesi che ci conoscevamo, il più bel sorriso che mi sia mai stato fatto negli ultimi mesi.
Ed è un sì.
Ed è per me, solo per me.
E mi sento a casa, di nuovo.
“Grazie” e mi posa un dolce e lungo bacio sulla fronte.
Passato quel mio momento di crisi parlammo della sua scuola, dei suoi corsi di pianoforte e della sua passione per la letteratura.
Di me parlai poco, non avevo molto da dire e non mi sentivo pronta; lui lo sapeva e non mi fece domande.
Il pomeriggio volgeva al termine ed era ora per me di tornare.
I saluti non mi sono mai piaciuti e staccarsi da Edward dopo un pomeriggio così era davvero triste.
Da quando lo conoscevo, se non stavamo insieme, mi mancava proprio come l’aria e il pensiero che si allontanasse da me anche solo per poche ore mi faceva già cambiare umore.
E lui se ne accorse.
“Principessa non fare cosi, lo sai che possiamo vederci quando vuoi, devi solo fare uno squillo e io arrivo subito”
Sembrava leggermi nel pensiero.
“Sì sì lo so è che ogni volta che passiamo del tempo insieme e poi vai via.. beh.. ecco mi manchi”
Mi osservava.
Un lato delle sue labbra si inclinò verso l’alto in un ghigno compiaciuto.
“Anche tu Bella, mi manchi quando non siamo insieme. C’è un legame tra noi, un filo invisibile che ci tiene uniti.”
Mentre mi parlava i suoi grandi occhi mi scrutavano e sembravano cambiare colore, diventare più scuri.
“Devo andare Bella, ma resto sempre con te, qui” e mi indicò la fronte “e qui” e mi indicò il cuore.
Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia prima di andarsene.
Quando arrivò alla sua auto si voltò e mi fece un ultimo grande sorriso, caldo, dolce, che sapeva di casa.
Restai ancora un po’ a guardare quel vuoto che aveva lasciato andandosene via e dentro di me ripetevo che questo vuoto sarebbe durato per poco tempo.
Salii in camera, mi lavai e mi vestii e scesi in refettorio.
La cena fu tranquilla, Sookie era un po’ silenziosa ma non le chiesi perché: anche io non avevo molta voglia di parlare.
Prima di salire in camera comunque la salutai e le diedi la buonanotte, dandole appuntamento per il giorno seguente, a colazione.
Come ogni sera, prima di dormire ringraziai il cielo per tutto quello che avevo: per la mia vita, per i miei nuovi amici, per la mia nuova famiglia, per Edward.
Era stata una giornata un po’ pesante ma Edward sapeva sempre come farmi stare bene, lui sapeva come lenire le mie ferite e di questo avrò sempre bisogno.
Edward, come ho potuto fare a meno di lui fino ad ora? Sorrisi.
Poi presi il telefono e gli mandai un messaggio per la buonanotte.
Rispose subito:
 
Buonanotte principessa del mio cuore.
Sognami, che sono solo lontano dal tuo viso
e così accanto a te mi troverai.
Ti voglio bene.”
 
Lontano dal mio viso ma mai dal mio cuore, pensai.
Accarezzavo lo schermo del telefono dove sono scritte quelle parole e mi convincevo sempre più che sarebbe andato tutto bene finchè avrei avuto lui vicino a me.
E da stanotte niente più incubi, solo bei sogni felici.
Con questi pensieri scivolai nel sonno.
Il risveglio la mattina seguente fu molto dolce: un messaggio vocale di Edward che mi dava il buon giorno rendeva tutto più bello.
Non tardai a rispondergli chiedendogli quando sarebbe venuto ancora a trovarmi.
Lui mi rispose che desiderava andare in piscina, tutti insieme, il sabato seguente.
Io gli risposi che mi sarebbe piaciuto molto ma che avrei avuto bisogno dell’aiuto di Alice per comprare un costume.
La sua risposta non tardò ad arrivare e mi rassicurò che al mio costume ci aveva già pensato sua sorella.
Mi salutò e mi disse che ci saremmo sentiti presto.
Oh Alice, era un tesoro.
Lo ringraziai e lo salutai, mandandogli un emoticon a forma di bacio e lui me ne rimandò tre.
Sorrisi e riposi il telefono sul comodino.
Mentre mi preparavo per scendere a fare colazione, pensavo che tra poco avrei terminato il corso e anche se era durato solo poche settimane, sentivo che un pò mi sarebbero mancate queste lezioni, i miei amici e anche gli insegnanti.
Si perché nei mesi estivi quasi tutti i bambini dell’orfanotrofio tornavano a casa dalle famiglie affidatarie.
Io resterò qui a curare gli animali.
 

7 anni dopo…
 
“Isabella è arrivata la tua famiglia a prenderti, presto scendi”
La mia famiglia è venuta a prendermi, andrò ad abitare a casa dei Cullen, insieme a loro e non potrei essere più felice di così.
“Si arrivo subito, grazie Gianna”
Sono le 8 del mattino e con oggi inizia per me un altro capitolo della mia vita.
7 anni fa quando sono arrivata qui, non pensavo che me ne sarei mai potuta andare e invece ora lascerò questo luogo bellissimo per sempre.
Finisco di prepararmi e raggruppo le ultime cose da portare con me.
“Dunque prendo le due valige, la borsa, ah sì il caricabatterie del telefono altrimenti sono guai, le luci sono spente e..”
SBAM!
voltandomi per raccogliere il braccialetto che mi è scivolato dalle mani vado a sbattere contro un petto duro come il marmo.
Ahi, che dolore.
Edward.
“Dovevo immaginare che saresti salito ad aiutarmi”
“Ciao anche a te Isa. Ti sei fatta male? Prendo qualche valigia anche io così saremo a casa per cena.”
“Ah, ah, come sei divertente oggi e anche molto felice, hai per caso trovato l’amore? E no, comunque non mi sono fatta niente”
“Molto di meglio. Porto a casa la mia splendida sorellina con la quale voglio passare tutto il mio tempo”
Resto un attimo senza parole e lo fisso in volto.
Un grande sorriso gli illumina il viso e gli sono comparse quelle meravigliose fossette ai lati della bocca che mi piacciono tanto.
Resterei ore a guardarle ma è ora di scendere altrimenti salirà tutta la famiglia per controllare in che modo stiamo perdendo tempo.
“Ok sciupafemmine, bando ai complimenti, hai forse bisogno di qualcosa? E comunque ora dobbiamo andare altrimenti chi lo sente Emmett.”
Prendo la borsa, una piccola valigia e mi infilo lo zaino sulle spalle ma lui non muove un muscolo.
Allora mi fermo anche io a guardarlo ma quando capisco che cosa sta per fare è troppo tardi e non faccio in tempo a scappare.
Finisco sul letto con tutte le borse ancora addosso e con un Edward non intenzionato a fermarsi.
“Oh no no, ti prego no, lo sai che non sopporto il solletico.”
“Come mi hai chiamato? Sciupafemmine? E in più pensi che sia cosi superficiale da chiederti qualcosa in cambio del mio aiuto? Rimangiati queste tue parole altrimenti…”
“Sì sì sì va bene scusami non sei uno sciupafemmine no no, anzi sei stupendo, bravissimo, educato e e.. non vuoi mai niente in cambio e..”
Finalmente smette la tortura e posso respirare.
“Bene, cosi va meglio ora possiamo scendere”
Sto per alzarmi dal letto quando il vocione di Emmett irrompe nella stanza.
“Oh andiamo ragazzi vi sembra questo il momento di giocare, avrete tutto il pomeriggio, Alice ha organizzato una mega festa di benvenuto per Bella. Ci saranno anche i nonni oltre ai cugini e ad alcuni amici. Forza andiamo!”
Alice ha organizzato una festa per me? Che carina.
Scendiamo e una volta all’ingresso noto che Carlisle ci sta aspettando alla reception. Sta saldando il conto.
Salutiamo tutti e partiamo verso casa Cullen.
Il viaggio è un po’ lungo ma guardando fuori dal finestrino il tempo passa veloce.
Sono seduta sul sedile posteriore, Edward di fianco a me mi accarezza il dorso della mano.
Il paesaggio è bellissimo: laghi, foreste e montagne si susseguono davanti ai miei occhi.
Sorrido.
“Ti piace?” mi chiede quasi sussurrando.
“Sì, tanto” gli rispondo sempre guardando fuori dal finestrino.
“E sei felice?”
“Non credo che potrei essere più felice di così”
Mi giro verso di lui e sul suo volto trovo come sempre un abbagliante sorriso.
“Io credo che potrei farti cambiare idea”
Una vampata di calore mi accende il viso per l’imbarazzo.
Stringo la sua mano nella mia e l’unica cosa che riesco a dire è un timido
“Grazie”
Continuo a osservare i paesaggi fuori dal vetro del finestrino e sono sempre più impaziente di arrivare a “casa”.
Casa, casa, casa.
La mia mente continua a ripetere questa parola e sorrido sospirando, riempiendo i miei polmoni di aria.
Nonostante i finestrini siano chiusi e l’aria condizionata sia accesa, mi sembra quasi di poter sentire i profumi di questi luoghi.
E presa da questo piacevole vortice di pensieri, quando sento la voce di Carlisle sobbalzo sul sedile per lo spavento, suscitando una risatina di Emmett.
Fortunatamente pochi minuti dopo l’auto decelera e svolta a destra imboccando un lungo viale alberato: in fondo si intravede una grande villa bianca.
“Ecco la tua nuova casa Isabella. Spero, ma penso proprio che ti piacerà vivere qui” mi dice Carlisle.
L’auto si ferma davanti ad una scalinata, dopo aver girato attorno ad una grande fontana. Edward scende veloce e apre la portiera dal mio lato.
“Prego signorina, benvenuta a casa” e mi porge la mano per aiutarmi a scendere.
Resto immobile per alcuni secondi, con il naso all’insù, incantata a guardare la grande casa bianca che si erge di fronte a me: così maestosa che sembra tocchi il cielo, così bella che sembra uscita da una fiaba. Edward è sempre accanto a me e mi sta dando un po’ di tempo per elaborare la novità.
Ma non mi serve tempo, voglio buttarmi a capofitto in questa nuova vita, in questa nuova famiglia.
“Avanti che stiamo aspettando, entriamo in casa” dico decisa.
Ad Edward scappa una risatina soddisfatta e senza lasciare la mia mano iniziamo a salire tutti quei gradini che sembrano infiniti e mentre ci muoviamo mi dice che per questa giornata così speciale Esme ha voluto occuparsi lei di tutti i preparativi lasciando la giornata libera alla servitù.
Annuisco e poi.. ehi aspetta un attimo.. ha detto servitù?
Oh caspita, caspiterina hanno anche del personale.
Cerco di non apparirne troppo colpita ma con Edward non funziona, cosi lui mi rassicura dicendomi che non tutti i giorni vengono a prestare servizio alla villa.
Appena arriviamo in cima alle scale la porta si apre rivelando Alice in tutta la sua vivacità che per poco non mi scaraventa a terra.
“Ciao Bella finalmente sei arrivata, che bello-che bello sei qui con noi adesso, mamma, mamma è arrivata Bella vieni”
E mentre lei continua a strillare e Edward le dice di darsi una calmata, sulla soglia di casa appare Esme in tutta la sua grazia.
Mi sorride.
Mi sorride con un sorriso che sa di casa, di ben arrivata a casa, di bentornata a casa.
Le sorrido anch’io e la saluto.
Ci abbracciamo ed entriamo.
L’ ingresso davanti a me è ampio e molto luminoso.
Il colore predominante è il bianco, dai pavimenti e le scale in marmo, alle pareti.
Ai lati del salone d’ingresso, due scale salgono eleganti per unirsi poi al piano superiore e un grande lampadario pieno di Swarovski, situato perfettamente al centro dell’ingresso, brilla maestoso.
Percorro lentamente alcuni passi, guardando avida tutte quelle novità e non posso fare a meno di stupirmi sempre più. Per quel poco che ho visto è una casa bellissima, una di quelle che piacciono a me quasi al pari di un castello.
Una casa in cui ho sempre sognato di poter vivere.
“Esme è bellissima”
“Grazie cara, mi fa piacere che ti piaccia” mi dice “ma per me e per loro” fa segno indicando la sua famiglia che nel frattempo si è completata anche di Rosalie e Jasper, “l’importante è che tu qui ti senta bene e che tu sia felice”
Esme è una donna eccezionale e io sono stra contenta.
Annuisco cercando di non emozionarmi troppo.
Proseguiamo il giro della casa, passiamo per la cucina, anch’essa in legno bianco, elegante e di classe, che affaccia su un bel prato.
Incuriosita da tutto quel verde, sbircio meglio dalla porta finestra e un meraviglioso parco appare ai miei occhi.
Voglio uscire e tiro Edward verso la tenda che copre la visuale esterna ma Alice me lo impedisce.
“Eh no signorina, non puoi rovinarmi la festa!” mi urla con quella sua voce squillante.
Ah già, la festa.
Faccio il musino da imbronciata ma subito scoppio a ridere e con me tutti i presenti.
E Alice ne approfitta.
“Allora Bella, il giro della casa lo finiremo domani, adesso io e Rosalie ti prepariamo per la tua festa di benarrivata”
“Alice cara ma che cosa dici, abbiamo appena iniziato e poi è presto, Bella vorrà riposarsi e mangiare qualcosa, poi verrà con voi”.
Alice è costretta a desistere ma il guizzo che colgo nel suo sguardo mi fa capire che passerò ore di tortura.

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Capitolo 8
*** Benvenuta a casa, Bella! parte 1 ***


Buongiorno ragazze.
Questo capitolo mi è uscito lungo come un papiro, perciò ho deciso di dividerlo per non annoiarvi troppo e per creare un po’ di attesa. Però non sono così cattiva, la prima parte ve la posto adesso e l’altra parte nel tardo pomeriggio, che ne dite?
Bene, io vi ringrazio sempre perché seguite le mie pazzie e vi lascio alla lettura della prima parte.
Vi aspetto nei commenti. Un bacio.
 
 
 
 
Bella
 
La visita della casa per quel giorno si è fermata alla cucina, dove Esme ha preparato per me un gran bel pranzetto.
Dall’antipasto al dolce, senza saltare neanche una portata, ho mangiato tutto ciò che mi veniva offerto.
Non pensavo che la mia pancia potesse contenere così tanto cibo, stavo facendo concorrenza a Emmett, noto da sempre per la sua voracità e ingordigia a tavola.
E la cosa non poteva di certo passare inosservata, ovviamente.
Quindi, mentre infilo l’ultima forchettata in una torta al cioccolato squisita…
“Ehi fratello, Bella si sta dando da fare per buttarti giù dalla poltrona di re mangione, come pensi di difenderti?”
Oh oh Jasper non istigare il can che dorme per favore.
“Oh caro Jasper, prima di battere me, ne deve passare di acqua sotto i ponti. Se Bella è disposta a perdere, possiamo anche organizzare una sfida all’ultima polpetta!”
Già, perché le polpette erano l’antipasto di questo giorno così fantastico e allo stesso tempo così strano.
Quando realizzo ciò che è appena uscito dalla bocca di Emmett quasi mi strozzo con la torta.
Mi affretto a bere un sorso d’acqua e inizio a tossire sonoramente, fomentando l’ilarità del mio fratello orso.
“Vedete ragazzi, stava per strozzarsi con un boccone di torta, figuriamoci se riesce a reggere una sfida di quella portata”
Ehi ehi, ma cosa vai farneticando Emmett, vabbè che ho scoperto solo poco fa la capienza della mia pancia ma questo non significa che non possa reggere una sfida.
Non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa.
E deve saperlo.
“Fossi in te non dormirei sonni tranquilli, fratello” gli dico guardandolo negli occhi.
Suscito risatine di compiacimento da parte di Esme, Carlisle e Jasper e un “oh oh ohhh” da tutti gli altri.
Distolgo lo sguardo da Emmett e passo in rassegna tutti i volti dei miei famigliari: si fissano tra loro per alcuni secondi, quasi come se stessero comunicando silenziosamente tra di loro, sembrano così strani e...
Oh andiamo Bella ma che cavolo pensi, comunicare con la mente???
Sì infatti, che cosa vado a pensare.
In poco tempo torna tutto alla normalità e mi accorgo che il mio fratello orso non scherzava sulla sfida.
Cerco di prendere tempo e gli dico però che ho bisogno di un po’ di esercizio ma che non tarderò a mantenere fede alla mia promessa, si perché Isabella Swan mantiene sempre le sue promesse.
Non temo le sfide, no di certo.
Mentre la macchina per il caffè raggiunge la temperatura, Esme si appresta a riordinare la cucina.
Mi offro di aiutarla ma vengo fermata immediatamente da Edward che tirandomi da parte e apparendo più emozionato di un bambino davanti ai regali di Natale, mi dice che vuole portarmi nella mia cameretta.
Accetto perché anche io non vedo l’ora di scoprire la mia nuova stanza.
Prende le mie borse rimaste all’ingresso e passiamo davanti a diverse porte, alcune chiuse, alcune semiaperte; non faccio in tempo a chiedere, che Edward mi spiega cosa nascondono e mi assicura che visiterò tutta la casa ma che prima vuole portarmi nella mia camera.
Va bene, se è così tanto impaziente ed emozionato lui, come dovrei sentirmi io?
Oh beh lo scopro poco dopo, quando in fondo al corridoio, dopo aver girato a destra e poi a sinistra, mi annuncia che siamo arrivati.
Ok adesso anche a me è salita l’emozione e quasi vorrei buttarmi e aprire quella porta per la curiosità.
Appoggia le borse a terra e apre.
Un piede avanti l’altro mi appresto ad entrare.
La prima cosa che mi colpisce è il letto, inserito perfettamente in una nicchia, con un cassettone porta tutto alla base.
La nicchia è rivestita completamente di pannelli in legno bianco; sul soffitto, come illuminazione, sono stati inseriti tre faretti e sopra la testata del letto sono state ricavate tre mensole sulle quali si trovano già alcuni libri.
Entro nella stanza per poter vedere meglio tutto.
Ai piedi del letto, una sorpresa: una bellissima televisione appesa alla parete, completa di lettore dvd.
Ad occupare l’ultima parete disponibile della nicchia vi è una finestrella con una tendina, perfettamente in tinta con la trapunta.
I miei occhi vagano su quei pochi dettagli come a volersi assicurare che siano proprio lì e siano proprio per me.
Sento addosso lo sguardo di Edward, che silenzioso mi segue.
Mi volto e sorridendo, gli tendo una mano.
“E’ bellissima Edward, sono così felice”
“Mai in vita mia, queste orecchie hanno udito parole più belle” sorride anche lui e stringe la sua mano alla mia.
“Credo però che dovresti guardarti attorno ancora un pò..” mi dice indicando le mie spalle.
Mi volto e i miei occhi si posano su di una poltrona color avorio, un pouf e una cassettiera, tutti della stessa tinta.
Stupendi.
A completare l’arredamento della stanza ci sono poi un tavolino, una sedia e uno specchio.
Il tavolino ha le gambe e i bordi del piano perfettamente intagliati.
Anche la sedia, con la seduta imbottita, ha lo schienale arrotondato e finemente decorato.
Lo specchio poi è davvero particolare: costruito con due rami che si intrecciano tra loro, a formare un cuore.
Non posso fare a meno di soffermarmi su di esso e allungare un dito per toccarlo.
“Ti piace? L’ho costruito io, per te, perché tu possa sempre ricordare il posto che tu occupi per me: il mio cuore.”
Vedo il viso di Edward alle mie spalle riflesso nello specchio e non distogliere gli occhi per guardarlo davvero è impossibile; quando lo faccio so che è altrettanto impossibile non piangere.
Una lacrima scappa al mio controllo e poi un’altra e via un’altra, finchè senza poterle più controllare mi bagnano il viso, scendendo giù fino al mento.
La vista è annebbiata ma posso chiaramente capire che Edward si è avvicinato e poco dopo sento la sua mano raccogliere alcune lacrime.
Quel tocco e quelle dita mi provocano una scossa che mi attraversa il corpo, un’emozione forte e bellissima.
Rimango stranita per alcuni istanti mentre tutto sembra essersi fermato fino a quando mi sento attirare e aderire dolcemente verso quel petto così conosciuto, tanto duro che pare di marmo.
Due braccia mi avvolgono completamente e il mio viso affonda tra le pieghe della sua camicia.
Mi accarezza i capelli e le mie mani si posano intrecciandosi sulla sua schiena.
Un profumo di lavanda mi invade e lenisce il mio pianto, nonostante sia di gioia.
Il suo profumo.
Ho sempre pensato che per me, questo è il posto più bello dove stare, tra le sue braccia, ma so anche che ciò non è sempre possibile.
Qui mi sento al sicuro, amata, capita.
Ed è sempre stato così, tra noi non servono parole per capirci e non serviranno mai.
Basta così poco per me per stare bene e ritrovare un po’ di quella serenità persa ormai da 11 anni.
E come sempre non ho parole se non un timido “Grazie” per fargli sapere quanto sia importante tutto quello che lui e la sua famiglia hanno fatto, fanno e faranno per me.
E come sempre le sue risposte lasciano senza parole.
“Grazie a te di avere accettato questa nuova vita. Grazie a te di essere qui, con me.”
Sussurra quelle parole tra i miei capelli, con quella sua solita dolcezza.
Restiamo cosi ancora per qualche momento finchè sento allentarsi la presa.
“Ora però credo che tu debba vedere ancora un paio di cose della tua stanza, che ne dici? Penso che ti piaceranno più del resto. Così poi ti porto da Alice e Rose.. anche se non vorrei essere nei tuoi panni.. ”mi dice sorridendo dolce.
Annuisco debolmente, a malincuore.
Mi domando poi cosa voleva dire con -Non vorrei essere nei tuoi panni-?
Lo guardo dubbiosa, corrugando la fronte e sto per chiedere spiegazioni quando mi trascina verso due spessi tendoni chiusi.
Nella “confusione” di prima neanche li avevo notati.
“Ecco la prima cosa, sei pronta?”
Annuisco incuriosita, forse più da quel suo modo di fare.
Si avvicina e li tira.
Edward aveva ragione.
Mi sarebbe piaciuto.
I tendoni nascondono una porta a vetri che dà su un terrazzo chiuso da grandi vetrate.
Con una mano abbassa piano la maniglia mentre con l’altra afferra stretto la mia e mi accompagna “fuori”.
E’ stupendo, perfetto.
Al centro c’è un salottino composto da due poltrone, tavolino e divanetto dalla struttura in legno, con grossi cuscini nei quali sarei sprofondata volentieri ben presto.
Sul tavolino, dal piano in vetro, ci sono tre lanterne di ferro intagliate, perfettamente in fila e di tre grandezze differenti.
Anche qui l’illuminazione è composta da faretti incastrati nel soffitto, tra le assi del perlinato.
Nell’angolo a sinistra invece c’è una pianta a me sconosciuta, con foglie di un colore verde acceso, tempestata da tanti piccoli fiorellini rosa.
“E’ stupendo Edward, avevi ragione”
“Mm mm, è vero, avevo ragione. Io ho sempre ragione”
Mi giro a guardarlo e gli scoppio a ridere in faccia, non per quello che ha appena detto ma bensì per la faccia che mi ritrovo a qualche centimetro dalla mia: un misto tra furbetto/divertente/pacioccone.
Lui non pare molto felice della mia reazione.
“Ehi ti stai ancora prendendo gioco di me? Devo ricordarti come è andata l’ultima volta e cioè poche ore fa?”
Di colpo il mio viso si fa serio e ritorno a quella mattina in cui mi ha fatto venire i crampi alla pancia per quanto solletico avevo sopportato.
E’ lui adesso a scoppiare a ridere, guardando la mia faccia.
“Ahahah, scusa Bella ma sei troppo spassosa, ahahah, adesso smetto ahahahah, ok basta”
Il signorino si ricompone sotto il mio sguardo affilato.
Mi invita a tornare dentro dicendomi che non ho ancora visto il mio bagno.
Il mio bagno? Perché, ho un bagno solo mio?
Ok, vediamolo.
Rientriamo e mi fa strada verso una porta socchiusa.
Questa volta invita me ad aprirla: sono sicura che resterò colpita anche dal bagno.
Senza pensarci troppo spalanco quella porta.
La stanza è ampiamente illuminata da una finestra proprio di fronte alla porta d’ingresso.
Sotto i miei piedi scricchiola un parquet marrone coperto quasi interamente da un peloso tappeto bianco.
Al centro della stanza, una stupenda vasca da bagno che sembra uscita da un antico film e attorno alla quale è stato allestito un baldacchino con leggeri teli elegantemente fermati ai quattro lati.
Mi avvicino per toccare e al tatto sembra seta.
A un fianco della vasca, una poltrona e un porta asciugamani; di fronte ma leggermente spostati, ci sono un tavolino, uno specchio appeso tra due applique e un pouf imbottito.
Alle mie spalle una piccola credenza a vetri contiene asciugamani di diverse misure, un accappatoio ben ripiegato e svariati tipi di bagnoschiuma, shampoo, creme corpo e sali da bagno.
Lavabo, wc e bidet a completare l’arredamento.
Sapevo che neanche il bagno mi avrebbe delusa e infatti è fantastico.
Sorrido tra me e me.
Non vedo Edward ma so che come sempre è rimasto alle mie spalle, posso sentire la sua presenza.
E quando mi volto lo trovo intento a fissarmi, come a volermi leggere dentro.
“Mi piace, da morire!”
Continua a fissarmi per poi uscirsene con un’altra delle sue frasi criptiche.
“Forse un giorno ci sarà qualcosa che ti piacerà da morire più di questo”
Oook, mio fratello è sempre cosi enigmatico ma ha anche molte qualità in fondo.
Mi limito ad annuire con la testa e a corrugare le labbra in segno di consenso.
Infatti è gentile e sempre pronto ad aiutarmi perchè si offre di darmi una mano a disfare le valige.
Esatto le valige.
Non ho poi tante cose da sistemare però una mano può fare comodo, sarà divertente… disfare le mie valige?
E vedere le mie mutandine, i miei reggiseni, gli assorbenti… No grazie.
Va beh che sei “mio fratello” ma mi sentirei comunque in imbarazzo.
Alla fine declino gentilmente l’invito e lui sembra restarci male, quindi mi saluta e sta per uscire quando mi accorgo che non ho visto l’armadio.
“Scusa Edward ma l’armadio dove lo trovo?”
“Ah già, prima ho detto che dovevi vedere ancora un paio di cose ma in realtà erano tre. Non lo definirei propriamente armadio bensì -cabina armadio-” e dicendo così apre due ante scorrevoli che nascondono il mio mega armadio.
Una stanza solo per i miei vestiti e le mie scarpe.
Tanti scaffali con tanti ripiani, molte scatole di grandezze differenti, appendini per giacche e appendini per pantaloni, un paio di relle, un grande tappeto al centro della cabina con un grande pouf contenitore.
Se lo specchio era un’idea di Edward e l’arredamento globale dei miei spazi personali in quella casa era di Esme, questa immensa cabina era opera di Alice.
“Alice…”
“Esatto. Ora inizi a capire perché ti ho detto che non vorrei essere nei tuoi panni?”
E inizio a capire sì.
Ero arrivata a casa Cullen con un paio di valige contenenti tutto il mio guardaroba primavera/estate + autunno/inverno e una volta svuotate non avrei occupato neanche 1/3 di tutto quello spazio.
Per cui inizio davvero a rendermi conto di cosa può essere capace Alice Cullen.
Edward mi lascia quindi sola a disfare le valige; mi dice che mi aspetta in cucina e mi chiede se ricordo la strada per arrivarci.
Poi scoppia a ridere.
Gli lancio un cuscino che però colpisce la porta appena chiusa da quel birbante.
Prima o poi me la paghi Edward Cullen.
Sarà meglio sistemare in fretta la mie cose prima che capitan Alice venga a reclutarmi e mi faccia la ramanzina.
Sono un po’ stanca ma questa sera c’è una festa in mio onore e non posso di certo mancare.
In più conoscerò i “nonni”.
In poco tempo riordino tutto e raggiungo la cucina.
Non sbaglio strada e appena metto piede in cucina Alice e Rosalie sono già lì ad aspettarmi. Edward non c’è.
Mi guardo in giro e lo trovo in giardino intento a montare non so cosa.
Sembrano accorgersi che lo sto cercando.
“Edward sta aiutando Jasper a montare un gazebo. Vieni Bella, ti va una tazza di the o di caffè?” mi invita Alice
Pensavo di essere in ritardo e invece…
“Abbiamo ancora un po’ di tempo” mi dice Rosalie che sembra leggermi nel pensiero
“Ok allora una tazza di the, grazie”
Insieme al the prendo anche alcuni biscotti alla panna che Esme ha appena sfornato, sono deliziosi.
Nel frattempo parliamo un po’ della festa ma Alice non vuole darmi troppi dettagli.
Mi dice solo che ha invitato un po’ di ragazzi con cui frequenterò il prossimo anno di scuola, che ci saranno i nonni (i genitori di Carlisle), che ci sarà da ballare, da mangiare e da divertirsi.
E allora che festa sia!

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Capitolo 9
*** Benvenuta a casa, Bella! parte 2 ***


Ecco qui la seconda parte.. buona lettura!


 
La pausa in cucina dura una ventina di minuti dopo di che -addio mondo per non so quanto tempo-.
Vengo sottoposta ad ogni sorta di trattamento in ogni centimetro del mio corpo.
Scrub al viso e a tutto il corpo, manicure, pedicure, smalto a mani e piedi, bagno con sali rilassanti, shampoo tonificante, balsamo ristrutturante, maschera di argilla e poi al kiwi sul viso.
Penso di averne un po’ le scatole piene e in un momento in cui le mie carceriere si sono allontanate per sistemare alcuni dettagli alla festa, sto seriamente pensando di scappare anche se ho ancora quella dannata maschera al kiwi addosso.
Se Edward mi vedesse con questa cosa verde credo che salterebbe come una cavalletta per la paura.
Non mi accorgo di aver detto quelle parole ad alta voce quando sono io a sussultare per la paura.
“Chi è che salterebbe come una cavalletta? Ah comunque per me sei bellissima anche cosi”
Riconosco che è lui.
Sempre il solito gentiluomo.
Ma cosa ci fa qui nel mio bagno con me che sono mezza nuda? Cerco di coprirmi più che posso.
“Ho visto le ragazze in giardino e ne ho approfittato per salire a vedere come stavi. Tutto ok?”
Che carino.
“S.. sì sì tutto a posto grazie” balbetto
“Edward Antony Cullen che ci fai qui dentro?” oh oh capitan Alice è tornata.
“Niente capo, ho solo fatto un giro per vedere come sta la mia sorellina preferita”
“Ah ah ora che hai controllato puoi andare. Su, via, sciò-sciò!”
Edward se ne va lasciandomi ancora in balìa di queste due.
Provo a dire la mia sperando che non si arrabbino.
“Ragazze ecco io vi sono molto grata per tutto quello che state facendo ma ecco io sarei anche un po’ stanca” schiaccio gli occhi a fessura e mi faccio piccola aspettando una reazione.
“Tranquilla Bella, ora togliamo la maschera, asciughiamo un po’ i capelli e poi iniziamo col vestirti, ti pettiniamo e ti trucchiamo. Poi aspetteremo il tuo grazie”
Vedi Bella non c’era motivo di avere paura.
La “tortura” non dura poi molto e quando mi avvisano che posso guardarmi allo specchio stento a riconoscere una Bella veramente cambiata.
Il trucco è leggero, dai toni pastello rosa e azzurro; i capelli sono semi raccolti in una pettinatura classica, ricca di boccoli che mi ricadono sulle spalle; il vestito è bellissimo ma altrettanto semplice: bianco, con due laccetti che si annodano dietro il collo, la schiena scoperta e la gonna a ruota.
Ai piedi un paio di sandaletti bianchi.
Sono sempre io e mi piaccio parecchio, ma sono diversa.
Non ho ancora parlato ma è giusto che io le ringrazi per come mi hanno trasformata.
“Immagino che stiate aspettando il mio grazie? Beh altro che grazie ragazze, qui vi devo mille grazie!”
“Di niente Bella anche se quando si parte da una buona base non è difficile fare bene, vero Rose?”
“Verissimo. Bella è una ragazza molto carina, noi l’abbiamo solo curata un po’ e vestita, niente più, il gran merito non è nostro.”
“Ben detto Rose. Ora io scendo un attimo a vedere com’è la situazione, poi vengo a prenderti. Rosalie resterà con te se vuoi.”
“Ok Alice, io ti aspetto qui” le dico mentre esce dalla mia camera.
Guardo l’orologio e inizio ad essere un po’ in ansia.
E’ quasi ora di scendere e di incontrare tutta quella gente.
Rosalie sembra notare il mio stato.
“Andrà tutto bene Bella, non ti preoccupare. Ti divertirai, conoscerai tante persone e ti farai dei nuovi amici. Alice ha invitato dei ragazzi davvero carini…”
I ragazzi, neanche ci avevo pensato io ai ragazzi.
“E poi conoscerai i nonni, vedrai sono troppo simpatici e..”
Il rumore di una porta che si apre con ben poca delicatezza ci interrompe.
Dietro c’è Alice.
“Forza Bella è ora di scendere”
Esco dalla mia stanza e percorro il corridoio fino alla scalinata. Ho paura a guardare di sotto ma devo affrontare questa cosa.
Sbircio di traverso e il mio cuore perde un battito quando il mio sguardo incrocia quello di Edward. Tra tutti vedo lui che mi sorride e mi aspetta in fondo alle scale.
E allora mi faccio forza.
Alice e Rosalie restano ferme.
C’è un po’ di confusione e non mi stanno guardando tutti, molti sono accanto ai buffet che Alice ha fatto preparare.
Dovrei avere timore di inciampare nei miei stessi piedi ma non ce l’ho.
Forse perché Edward mi aspetta giù.
Vorrei essere già vicina a lui, per sentirmi più sicura.
Sono a più di metà scala, ormai il peggio è passato, quando alzo la testa e mi accorgo che sta salendo e viene verso di me.
Quando mi raggiunge mi prende la mano e insieme percorriamo gli ultimi scalini.
I nostri sguardi si fondono uno nell’altro.
“Sei bellissima” mi sussurra all’orecchio e poi mi posa un bacio sulla fronte.
Due brividi mi attraversano la schiena: succede ogni volta che ci tocchiamo.
Sto così bene con lui che ci passerei ogni minuto della giornata ma so che non posso.
E anche adesso lo voglio ma la festa è per me e questo è il mio posto.
Ci mischiamo con gli invitati e mi stupisco di non avere ancora visto gli altri.
“Bellina ma come sei bellinaaaa” Emmett, appunto.
E’ alle nostre spalle, sento la voce.
Mi volto e accanto a lui c’è Jasper.
“Ciao ragazzi, grazie Emmett, è tutto merito delle tue sorelle”
“Certo, di mia sorella e della mia fidanzata” esatto, Rose non è sua sorella, più o meno.
“Edward ti ha già portata fuori in giardino? Dovresti vedere che figata che è!”
“No fratello, la stavo portando ma sei arrivato tu a fare della confusione. Quindi ora, se volete scusarci noi usciamo. Ciaoo” e mi spinge dolcemente fuori dalla vetrata.
Fuori splende ancora un sole caldo.
Non avevo ancora avuto modo di visitare il giardino ma già da quello che vedo posso dire che è stupendo.
Edward mi guida tra tavolini, panchette e tavoli imbanditi e pare che non voglia buttarmi subito in mezzo alla folla.
“Ti porto prima a vedere un paio di cose e poi ti lascio libera” mi dice tenendomi sempre per mano e facendomi l’occhiolino.
“Ok” gli rispondo sorridente
Attraversiamo quasi tutto il giardino e prima di svoltare un angolo della casa mi dice di chiudere gli occhi e di non sbirciare.
E’ una sorpresa e lui sa che mi piacciono tanto le sorprese.
“Non sbirciare mi raccomando. Ti guido io non preoccuparti”
Mi prende entrambe le mani e iniziamo a camminare.
Dopo pochi passi si ferma e mi dice che posso aprire gli occhi.
Davanti a me una piscina attorniata da lettini, sdraio e ombrelloni.
Ok, dovevo immaginarmelo che avessero anche una piscina.
E’ stupenda.
“Ti piace? Domani possiamo fare un bagno se ti va?”
“E’ meravigliosa Edward e si mi piacerebbe farci un tuffo”.
Resto alcuni istanti a fissare quella vasca d’acqua per poi voltarmi verso Edward e tuffarmi in due pozze verdi che mi osservano brillanti.
Il mio sguardo scende alle sue labbra allargate in un sorriso solo per me.
“Allora domani piscina!” mi dice sostenendo il mio sguardo.
“Ora però devo riportarti dentro alla tua festa o si arrabbieranno per averti rapita per un lungo tempo.”
E dicendo cosi ritorniamo in mezzo alla confusione.
Non mi ero soffermata troppo a guardare gli addobbi, i buffet con ogni tipo di brelibatezze, le luci e la musica.
Alice e i ragazzi sono stati davvero eccezionali, hanno organizzato tutto per me, per il mio arrivo qui a casa.
Palloncini rosa a forma di cuore svolazzano ovunque, mazzi di fiori bianchi riposti elegantemente in vasi di un materiale che ha tutta l’aria di essere molto costoso, decorano ogni angolo di casa; una calorosa ghirlanda con su scritto WELCOME HOME BELLA è appesa all’ingresso.
Cammino tra le persone accanto ad Edward, saluto e scambio qualche parola mentre continuo a guardarmi attorno e senza accorgermene una lacrima di felicità scappa al mio controllo.
E’ da tanto tempo che non mi sento così felice e ricordi lontani riaffiorano ma non posso pensarci ora.
Sto per asciugarmi in fretta senza farmi notare quando la sua mano la raccoglie per me.
“Non piangere Bella, il mio cuore se possibile perde un battito ogni volta che una lacrima riga il tuo volto.”
Smettiamo insieme di camminare e mani nelle mani, uno di fronte all’altra incateniamo i nostri occhi.
Le persone intorno a noi parlano, la musica continua a suonare e noi non siamo lì: io sono in un posto bellissimo, con lui.
Purtroppo veniamo interrotti da Carlisle che reclama la mia presenza accanto a lui.
Mi avvicino lasciando a malincuore le mani di Edward.
E ora si che ho tanti occhi su di me e potrei giurare di aver cambiato colore in faccia.
Mi guardo un po’ in giro e cerco di rilassarmi e stare calma e quando incontro gli occhi di Edward tutto va meglio.
Carlisle chiede al dj di abbassare la musica e alzando la voce, attira l’attenzione di tutti.
“Amici, un attimo di attenzione per favore. Siete stati invitati qui per festeggiare insieme a tutti noi l’arrivo di Bella nella nostra famiglia. E insieme a voi vogliamo dirle che accogliamo una figlia, una sorella e una nipote; vogliamo dirle che la proteggeremo e faremo di lei una donna grande perché lei è già una grande donna. Quindi benvenuta nella tua famiglia Bella, occuperai uno spazio che è già tuo da tanto tempo”
Non potevo credere a quello che le mie orecchie avevano appena sentito.
Ho il cuore che batte forsennato, sembra debba fare gli straordinari.
Mentre Carlisle inizia a battere le mani in un applauso che via via si fa più potente e rumoroso, io sono un po’ imbarazzata e l’unica cosa che riesco a fare è sorridere e ringraziare con piccoli gesti del capo.
Edward è lì di fronte e durante tutto il discorso di suo padre non ha mai tolto lo sguardo da me.
Gli sorrido.
Man mano che l’applauso diminuisce io riacquisto un po’ di calma e il mio cuore torna a battere regolare.
E finalmente Edward torna accanto a me.
“Benvenuta sorellina, come ti senti?” mi domanda dolcemente
“Grazie Edward, mi sento benissimo, sono felicissima”
“Allora adesso devo presentarti due persone molto importanti per la nostra famiglia… i nostri nonni”
Con passo lento e mano nella mano, mi conduce verso un angolo della stanza. Ci sono molte persone tra noi e le due figure che mi sembrano sedute vicino ad un tavolo e non riesco ancora a distinguerle perfettamente.
Ma appena la folla si dirada appena, due signori dai capelli grigi e occhi color del caramello mi sorridono alzandosi e venendomi incontro.
“Nonni voglio presentarvi Bella, Bella loro sono Elizabeth e Edward senior”
Sorrido a questi vecchietti che potrebbero essere i miei nonni e istintivamente ripenso a mamma e papà.. mi mancano cosi tanto.
Mi avvicino e tendo la mano cercando di non far notare quel mio momento di tristezza e li saluto.
“Ciao cara, Edward ci ha parlato molto di te, ti è molto affezionato, ti vuole già bene come ne vuole agli altri suoi fratelli. Ti troverai bene in questa famiglia e potrai sempre contare anche su di noi.”
Vorrei impedire di emozionarmi per le loro belle parole, non mi conoscono e già mi trattano come una nipote, ma non posso fermare una lacrima che dispettosa mi riga una guancia.
Svelta la scaccio via anche per evitare la ramanzina di Alice se mai dovessi sciupare il trucco.
“Oh tesoro vieni qui, fatti abbracciare e non piangere, ti si sciupa il trucco” mi sussurra all’orecchio nonna Cullen dopo avermi presa tra le sue braccia.
Mi allontana dolcemente e mi posa un bacio sulla fronte.
Posso solo ringraziarli ancora mentre il nonno mi fa promettere di andarli a trovare nella loro casa di campagna.
Poco dopo Edward mi trascina al buffet sostenendo che devo assaggiare le delizie preparate esclusivamente per me e non posso fare altro perché anche il mio stomaco sembra pensarla come lui.
Da vero gentiluomo Edward mi riempie un piatto di ogni bontà, poi prende qualcosa per se e riempie due bicchieri di coca cola.
Lo aiuto a portare da bere e ci sediamo al tavolino dove sono già seduti Emmett, Rosalie e Jasper.
Alice non c’è e chiedo dove sia finita.
“E’ in giro ad urlare dietro ai camerieri cosa non va bene e cosa devono fare” mi risponde ridendo Emmett.
Sto per ribattere che un urlo pauroso mi fa voltare in quella direzione: è Alice che sta inveendo contro un ragazzo del catering per non so quale motivo.
I ragazzi scoppiano a ridere e io non posso che imitarli.
Quando anche Alice ci raggiunge, sembra molto tranquilla e rilassata.
Passiamo il tempo a parlare, mentre gli ospiti si godono la festa.
Di tanto in tanto vengo avvicinata da persone che si presentano come amici o parenti dei Cullen e mi fanno i migliori auguri congratulandosi e dandomi il benvenuto.
Quando i primi invitati abbandonano la festa, inizio ad accusare un po’ di stanchezza e al secondo sbadiglio sento addosso lo sguardo di Edward.
“Sei stanca, vuoi che ti accompagni in camera?” mi chiede gentile accarezzandomi un braccio
“Mmm no posso aspettare ancora un po’, mmm ci sono ancora tante persone qui “
“Bella, non preoccuparti, stanno andando via tutti e poi ormai la festa è finita. Stai crollando dal sonno, non mi stupirei se dovessi portarti in braccio” mi sussurra facendomi l’occhiolino.
L’emozione che mi provoca quella sua frase non me la so spiegare nemmeno io ma ogni semplice parola che mi rivolge ha sempre il potere di farmi sentire le farfalle nello stomaco.
Sorrido di rimando e annuisco mentre allontanandoci dalla sala mano nella mano, salutiamo i ragazzi, gli invitati ancora presenti, abbraccio i nonni, Esme e Carlisle augurando la buona notte.
Ad ogni passo, su per le scale verso la mia camera, il chiacchiericcio della festa va via via scemando.
Io ed Edward restiamo in silenzio mentre raggiungiamo la mia camera.
Vorrei dirgli tante cose ma ho quasi timore di rompere quella bolla perfetta che si è creata, ma una volta arrivati di fronte alla porta della mia stanza, sento Edward prendermi anche l’altra mano e portarmi di fronte a lui.
Mi sorride e solamente con quel gesto sembra parlarmi.
“E’ stata una serata piena di emozioni, eri bellissima e tutti sono rimasti incantati da te e anche io lo sono”
Nel pronunciare le ultime parole rafforza la presa sulle mie mani e un brivido di emozione mi attraversa.
D’istinto, per l’imbarazzo, abbasso lo sguardo ma vengo subito invitata a rialzarlo.
“Non abbassare lo sguardo, sorellina, non privarmi la vista dei tuoi occhi”
Non posso fare altro che accontentarlo, sorridendogli.
“Ora vai a dormire, domani so già che sarà una giornata impegnativa… Alice ha in serbo alcune cose da fare con te e Rosalie.. ah ma io non ti ho detto niente eh.. é un segreto tra di noi, non dirle che ti ho avvisata altrimenti.. zac” e con fare teatrale imita le parole facendomi capire che Alice gli taglierebbe la testa.
Rido della sua scenetta.
“Non preoccuparti, sarò muta come un pesce. Grazie per la splendida festa, domani ringrazierò a dovere anche Esme e Carlisle”
Non so bene perché lo faccio ma di slancio sciolgo le nostre mani e le mie braccia si incrociano sulla sua schiena in un stretto abbraccio che per me sa di casa.
All’inizio non contraccambia: le sue braccia restano lungo i fianchi e temo di aver fatto una stupidaggine.
Quando poi sento le sue fresche dita tra i miei capelli, capisco che è tutto a posto.
Chiudo gli occhi, mi perdo nel suo profumo, accarezzando la sua camicia con una guancia ed è come se avessi trovato il mio posto nel mondo.
Non vorrei che finisse, ma sento che non resisterò ancora molto: gli occhi faticano a restare aperti e non riesco più a soffocare gli sbadigli.
“E’ davvero ora di andare a dormire. Ci vediamo domani” mi sussurra all’orecchio e poi mi lascia un bacio sulla guancia.
Gli sorrido e annuisco; poi, dopo un ultimo sguardo, entro in camera e mi chiudo la porta alle spalle.
Ho davvero bisogno di dormire quindi dopo essere passata in bagno a lavare i denti, mi infilo il pigiama e mi butto sotto le coperte.
Mi addormento dopo pochi minuti ma sento subito che non sarà un buon sonno.
Sarà un incubo.
Sono irrequieta e continuo a rotolarmi nel letto.
Sono in auto con i miei genitori, stiamo tornando dalla nostra vacanza.
Stiamo parlando e ridendo quando, dopo aver imboccato un ponte, all’improvviso l’auto sbanda a destra poi a sinistra.
Papà perde definitivamente il controllo.
E per me c’è il buio.
E lì urlo, urlo con tutta la voce che ho in me.
Urlo talmente forte che sono le mie stesse urla a svegliarmi, facendomi ritrovare seduta in mezzo al letto con i capelli aggrovigliati e la fronte imperlata di sudore.
Le mani a stringere le lenzuola.
Ma è il tonfo che si ode dalla porta a farmi scattare per lo spavento: Edward con gli occhi spalancati, mi fissa a pochi centimetri dal mio viso.
Ed è così che mi trova, sconvolta da quell’ incubo che ormai pensavo mi avesse lasciata per sempre.

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Capitolo 10
*** Incubo,shopping,scherzo ***


Buon sabato ragazze.. vi ringrazio come sempre e vi lascio a questo capitolo che ho personalmente soprannominato “esagerato”.. leggendo capirete perché.
Magari ad alcune di voi non piacerà o potrà risultare eccessivo però io avevo una gran voglia di sognare.
Buona lettura e fatemi sapere che ne pensate. Ciao
 
 
 
Bella

Edward mi scruta in una muta richiesta di spiegazioni per quello che è appena successo.
“Ho fatto un incubo.. lo stesso che faccio da anni ma che credevo mi avesse finalmente abbandonata.
Sogno ogni volta il giorno dell’incidente”
Sono consapevole che non è positivo tutto ciò ma non so come porvi rimedio.
Nonostante Carlisle abbia provveduto in tutti questi anni a farmi seguire da uno specialista, gli incubi non mi hanno mai abbandonata.
La sua espressione si rilassa; si siede sul letto e dolcemente mi attira contro il suo petto fresco.
“Non preoccuparti Bella, adesso ci sono io” mi sussurra accarezzandomi i riccioli arruffati.
E’ così rassicurante la sua stretta su di me;
mi avvolge e mi tiene a sé come se fossi un bene prezioso, un bene da proteggere a tutti i costi, come a farmi scudo col suo corpo.
“Grazie” riesco a dire prima di sospirare pesantemente sulla sua camicia.
“Vuoi provare a dormire ancora un po’, è ancora presto per alzarsi”
Guardo l’orologio e sì in effetti è presto.
“Sì, forse è meglio” concordo mentre uno sbadiglio mi coglie.
Mi distendo coricandomi su un lato sempre sotto il suo sguardo attento.
Mi sistema le coperte e poi mi lascia un fresco bacio sulla fronte sistemandomi un ciuffo di capelli dietro un orecchio.
Vorrei che restasse qui con me, a farmi compagnia, come aveva fatto tante volte in passato ma stanotte non ho il coraggio di chiederglielo.
Sono grande ormai anche se ora mi sento così piccola.
Edward, forse vedendomi pensierosa, non accenna ad andarsene.
“Che c’è Bella?” mi chiede dolcemente accarezzandomi un braccio da sopra le lenzuola.
“Oh.. mh.. ecco io.. vorrei..” non so se dirglielo ma alla fine lo capisce da solo.
“Vorresti che io restassi qui con te, perché ti sentiresti più tranquilla, è così?”
Annuisco debolmente, abbassando completamente le mie barriere di autostima.
Oddio, mi sento così stupida ad avere bisogno di lui per addormentarmi.
Edward non sembra affatto dispiaciuto della mia richiesta indiretta e ben presto mi ritrovo stretta tra le sue braccia, con la testa sulla sua spalla.
Mi sento così bene.
“Mi dispiace per quello che è successo, avrò svegliato tutti”
Una risatina scappa dalla sua bocca; poi tornando serio mi confida.
“Non preoccuparti Bella, tutti abbiamo i nostri incubi personali”
Convinta a riprendere sonno, cerco di rilassarmi ed Edward trova il modo più dolce per farlo: inizia a cantarmi una ninna-nanna ma non una qualsiasi, una che sembra sia stata composta proprio per me
 
La notte è cominciata
e l’oscurità è arrivata
quindi dormi,Bella
la mia luce e la mia stella.
Ora niente da sentire
ma non voglio più dormire
resterò a vegliare
quindi dormi mio amore.
 
Riesco solo a dirgli grazie prima che il sonno arrivi un’altra volta.
 
Il mattino al mio risveglio mi ritrovo nel letto da sola e un po’ mi rattristo.
Beh cosa speravi Bella, che restasse a farti la balia fino a quando ti saresti svegliata?
Avrà anche lui le sue cose da fare.
Ah vocina fastidiosa.
Sbuffo pesantemente e ancor prima di posare i piedi per terra la porta della mia camera si apre: sulla soglia un Edward con un sorriso a 32 denti mi appare in tutto il suo splendore;
ma ciò che mi stupisce di più è ciò che ha in mano: un vassoio pieno di prelibatezze, un vassoio con la mia colazione.
“Buongiorno splendore” ah lui lo dice a me, pensa un po’.
“Hai dormito meglio dopo il tuo incubo, sono felice” quindi è stato con me tanto tempo, magari fino a poco fa??
“Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere fare colazione in camera tua, così ho chiesto ad Esme di prepararti un vassoio con un po’ di cose.
Non conosco ancora bene i tuoi gusti ma vedrò di rimediare presto, quindi ti ho portato un po’ di tutto. Scegli pure quello che preferisci” mi fa l’occhiolino.
“Ok, ringrazia Esme da parte mia, poi lo farò anche io”
Mi passo una mano tra i capelli, consapevole di essere in uno stato pietoso.
“Ehm senti ti va di restare a fare colazione con me, qui c’è da mangiare per un esercito”
Annuisce felice, forse immaginando che glielo avrei chiesto.
“Ok, allora io vado un attimo in bagno a sistemarmi e poi arrivo”
Quando torno lo trovo fuori in terrazza, il tavolino già apparecchiato.
Assaggio un po’ di tutto golosa come sono e non c’è cosa che non incontri i miei gusti.
Edward mi guarda soddisfatto mentre sorseggio l’ultimo goccio di caffè.
“Che vuoi fare oggi? Bagno in piscina, passeggiata nel parco o.. oh al diavolo Alice!” sbotta innervosito, alzandosi in piedi dirigendosi verso la porta e scomparendo dietro ad essa.
Beh e ora che gli è preso? E che c’entra Alice?
Cinque minuti più tardi una pimpante Alice entra in camera mia seguita da un alquanto affranto Edward.
“Mi dispiace Bella, non ho potuto evitarlo” sussurra guardando la sorella in cagnesco.
“Oh finiscila Edward, lo so che lì dietro mi stai guardando storto. Non preoccuparti non te la sciupo mica la tua nuova sorellina, che è anche la mia sorellina. Andiamo a fare un po’ di shopping mica a giocare alla roulette russa!”
Ok, è ufficiale, non ci sto capendo un fico secco, a parte la cosa dello shopping.
“Alice, vuoi portarmi a fare shopping?”
“Oh sì Isa, senza offesa ma credo che tu ne abbia davvero bisogno. Sei una donna ora e questi vestiti" dice indicando la cabina armadio “non sono più adatti. E poi dobbiamo comprarti dei vestiti per la scuola e un vestito stupendissimo per..” ma non finisce la frase perché Edward le dà una gomitata e lei allora cambia argomento
“..niente, per niente. Ok dai andiamo che altrimenti facciamo tardi e Rose è giù che ci aspetta. Poi quando torniamo dobbiamo visitare il resto della casa” dice le ultime parole quando è già sulle scale mentre io sono ancora in camera.
Sono qui da un giorno e mi sembra di esserci da una vita.
“Alice aspettami” le urlo acchiappando la borsa e rincorrendola.
Saluto Edward a malincuore e mi assicura che più tardi starà un po’ con me.
 
Siamo nel centro commerciale più grande di Seattle e dopo la bellezza di non so quanti negozi e quante borse e pacchetti, Alice ha ancora il coraggio di entrare da altre parti.
“Alice io credo che per oggi potrebbe bastare, mi avete praticamente rifatto il guardaroba senza contare il fatto che avete speso una fortuna e per voi non avete preso niente”
“Ah quante sciocchezze Isa, i vestiti non sono mai abbastanza” mi liquida lei senza troppi problemi, sventolando una mano a mezz’aria.
“Bella non farci caso, Alice in modalità shopping è inarrestabile fino a quando non lo decide lei” mi sussurra Rosalie facendomi l’occhiolino.
“Ti ho sentito Rose!!” le urla la sorella da almeno cento metri.
Mah, come ha fatto a sentirla da là?
Non ho tempo di farmi troppe domande che Alice mi richiama a sé.
“Dai Bella entriamo qui, sono sicura che troveremo ciò che cerco per te”
Quando leggo l’insegna del negozio quasi le scoppio a ridere in faccia.
“Ma Alice, credi che troveremo qui quello che cerchi, ne sei sicura?”
 
E’ un negozio della Disney.
 
“Mi stai cercando un vestito per carnevale o è un regalo di Natale in anticipo?” le dico prendendola in giro e lì non ce la faccio più e scoppio a ridere.
Rose a fianco a me si copre la bocca con una mano per nascondere le risate.
“Oh Isa, sei davvero una ingrata ma mi ringrazierai, come sempre, a tempo debito”
Bah, se lo dice lei.
La seguo mentre entriamo in quel negozio e la vedo camminare sicura verso un punto preciso.
Credo proprio di aver sottovalutato Alice perché ciò che mi appare davanti agli occhi è una esposizione di abiti da sera uno più stupendo dell’altro.
Ce ne sono di tutti i colori e di tutte le gradazioni ma Alice sembra già sicura di cosa vuole e alla commessa richiede abiti esclusivamente di colore blu notte.
Non che io abbia preferenze ma mi chiedo come mai abbia scelto proprio quel colore.
Non ho molto tempo per pensare perché mi spinge subito nel camerino intimandomi di fare presto perché è tardi.
Ppff, adesso è tardi, come se fosse colpa mia.
Mi svesto e infilo il primo abito che mi passa.
E’ lungo alla caviglia, con una profonda scollatura sul davanti. Cade abbastanza ampio grazie a due strati di sottogonna.
Le spalline si intrecciano sulla schiena che resta leggermente scoperta e in vita ha una cintura di perline.
Mi passa anche un paio di scarpe alte per vedere com’è nell’insieme.
Non mi sento molto a mio agio ma non posso negare che mi stia proprio bene.
Appena esco convinta che anche a loro piaccia, mi guardano con una smorfia e soprattutto Alice mi invita subito a provare il secondo.
L’altro abito ha una sola spallina che dalla spalla destra si unisce al corpetto sul retro del vestito ed è impreziosita da una spilla luccicante.
Il corpetto è a cuore ed è decorato con ricami semplici; sfuma poi in una gonna lunga che cade morbida fino ai piedi. Uno spacco generoso fin sopra il ginocchio dà il tocco finale.
Questo è anche peggio del primo, per me.
E anche le mie sorelle qui fuori la pensano come me.
“No Isa, non va. Prova l’ultimo altrimenti ne cerchiamo altri.”
A quelle parole spero con tutto il mio cuore che il terzo sia quello giusto, perché per oggi non ne posso più di provare cose.
Quando prendo tra le mani il vestito, sento come una scossa e non so perché ma capisco subito che è quello giusto.
E infatti..
“Oh Isa, sei stupenda” mormorano in coro.
Le trovo già fuori con le mani giunte in ammirazione.
“Sì Alice è lui lo credo anch’io”
E’ di tulle, tutto ricoperto da pagliuzze argentate che lo fanno rilucere per intero; ha uno scollo che lascia scoperte le spalle, con spalline a sbuffo, un corpetto stretto attorno alla vita.
Ha un pò di strascico ed è molto ampio.
Non so quanta stoffa c’è sotto per renderlo così.
Usciamo dal negozio soddisfatte e Alice più di tutte e decidiamo che è decisamente ora di tornare a casa.
Poi le parole di Alice attirano la mia attenzione..
“Edward ci resterà secco, il blu è il suo colore preferito e tu Isa, adesso sei la sua sorellina preferita.”
E a quelle parole tutto mi è chiaro.
 
 
Appena tornate a casa, Alice mi aiuta a sistemare tutto quello che abbiamo comprato, abbinando attentamente ogni indumento.
Abbiamo speso metà carta di credito ma lei sembra esserne assolutamente contenta.
Appendo gli ultimi pantaloni alla gruccia quando, senza comprendere a cosa si riferisce la sento borbottare..
“Oh che scocciatore, sì entra, miseriaccia ladra; mai che possa stare un po’ con lei, la vuole sempre tutta per sè”
Sto per chiederle cosa non va che un sorridente Edward sbuca da dietro la porta.
Mah.. cosa..? Bah..
“Ciao principessa, è andato bene lo shopping?
Mi fai vedere cosa avete comprato di bello?” fa per avvicinarsi alla cabina quando una Alice agguerrita gli si para davanti.
“Direi di no principino però ho un’idea su cosa potresti fare insieme a Isa.. portala a fare quel giro per la casa” propone lei gesticolando con la mano per far meglio intendere il suo consiglio, che altro non è che un ordine.
Si guardano per alcuni secondi come in una muta conversazione nei quali i miei occhi passano da uno all’altro senza capirci niente.
“Ok bene” fa lei
“Ok bene” fa lui
“Isa non preoccuparti, qui finisco io. Vai con Edward, sono sicura che ti divertirai” e mi fa l’occhiolino.
Edward mi prende per mano e mi spinge fuori dalla porta.
“Bene, da dove vuoi cominciare? Da sopra o da sotto?”
C’è anche un sotto?
“Facciamo sopra” dico
“Ok teniamo il meglio per la fine.”
Mentre ci avviamo alle scale mi informa che le loro camere da letto si trovano tutte su questo piano e oltre a quelle ci sono due camere degli ospiti e tre bagni.
Anche al piano di sopra ci sono tante stanze ma tutte per il divertimento.
Mi mostra la palestra con tanti attrezzi di ogni tipo; la stanza della musica con un grosso pianoforte a coda nero, una batteria, una tromba, una chitarra elettrica e poi l’asta con un microfono, dei leggii e attrezzature a me sconosciute.
Sembra quasi una sala di registrazione con tutto questo materiale e ancora una volta mi chiedo quanti soldi possa mai avere questa famiglia.
“Ti piace? Magari se ti va posso insegnarti a suonare uno strumento?” mi sussurra
“Oh sì mi piace moltissimo, davvero lo faresti? Il piano, il piano mi ha sempre affascinato molto..” gli rispondo continuando ad osservare gli strumenti.
“Bene allora quando vuoi hai un insegnante tutto per te”
Non posso fare a meno di rivolgergli un sorriso mentre lui apre un’altra porta e mi introduce in quello che sembra essere un cinema.
Uno schermo che occupa tutta una parete e casse ai quattro lati della stanza.
Contro una parete scaffali pieni zeppi di dvd; contro ad un’altra una play station e diverse altre console con i loro giochi.
Sembra di essere nel paese delle meraviglie.
“Wow” mi lascio scappare dalle labbra.
“Potremo venire anche qui, ogni volta che vorrai”
L’ultima stanza del piano fortunatamente è un bagno.
Sono senza parole.
E’ una casa stupenda e da ieri è anche un po’ mia.
“Ora scendiamo, vieni” mi precede per le scale, lasciandomi immersa nei miei pensieri.
Non so cosa vedrò fra poco ma credo rimarrò di nuovo a bocca aperta.
E’ un po’ buio qui sotto prima che accenda la luce e istintivamente mi aggrappo al suo braccio ancorandomi a lui.
“Non avere paura, prima di visitare la stanza delle torture ti faccio vedere il garage, l’atelier di Esme e quella che noi chiamiamo sala degli hobby
Oh wow, quante cose belle anche qui e aspetta.. stanza delle torture.. l’ha detto veramente?
Pianto i piedi per terra anche se lui continua a tirarmi senza troppo sforzo.
Mi sembra che stia sorridendo, dai forse sta scherzando, si sta prendendo gioco di me.
Ppff, stanza delle torture.. negli anni 2000?
Mica siamo nel medioevo o..
“Questo è il garage, con tutte le nostre auto” interrompe così il flusso dei miei pensieri.
Per un attimo il mio cervello si scollega perché se quello che ho visto fino ad ora mi ha lasciato senza parole beh qui sono proprio senza pensieri.
Mi trovo davanti due file di auto perfettamente parcheggiate: questo non è un garage è un autosalone!
Due Audi, una Mercedes, due Volvo, una Aston Martin, una Jeep, una Maserati, una Bentley e in fondo una Ferrari.
Le riconosco tutte.
In orfanotrofio molto spesso i ragazzi portavano dei giornaletti di auto e a volte la domenica pomeriggio ci divertivamo a guardarli.
“Le mie preferite sono la Volvo c30 e la Aston Martin” mi accorgo di averlo detto quando sento Edward sorridere.
“Hai buon gusto principessa, quelle sono le mie”
Un sorriso scappa anche me mentre mi trascina verso un’altra porta.
“Questo è il regno di Esme, il suo ufficio, il suo cantiere: qui c’è tutto il suo lavoro.”
Esme è una stilista di moda e nel tempo libero si diletta a dipingere e da quello che vedo è davvero molto brava.
“E per finire qui accanto abbiamo la nostra sala hobby. Disegniamo, modelliamo la creta, componiamo poesie, abbiamo una camera oscura per sviluppare le fotografie; insomma, qui creiamo tutto ciò che la fantasia ci consente.”
Ok, con questa mi ha decisamente stesa.
“Complimenti davvero, non ho mai minimamente immaginato che potesse esistere una casa del genere ma vi ringrazio per avermi dato la possibilità di poterne usufruire.”
Edward sembra soddisfatto del mio complimento anche se sono consapevole che per lui tutto questo è normalità, la vita di tutti i giorni, in cui gli basta allungare la mano per afferrare ciò che vuole.
“Mi fa piacere ti piaccia Bella perché tutto questo adesso è anche tuo” sorrido alle sue parole.
“Bene e ora come promesso, non ci resta altro che visitare la stanza delle torture”
A quelle parole il sorriso scompare dalle mie labbra.
Credevo che scherzasse ma a quanto pare.. c’è davvero?
A nulla serve puntare i piedi, fare il peso morto perché lui prima mi spinge e poi mi strascina fin davanti alla porta senza alcuno sforzo e senza accendere la luce entra portandosi dietro me.
Mi afferra da sotto le braccia e non mi lascia mai fino a quando mi dice che avrebbe acceso la luce.
Con gli occhi chiusi, schiacciati fino a farmi quasi male, caccio un urlo che avrebbe ridato l’udito anche a un sordo.
Non so neanche io perché lo faccio, in fondo non sono lì da sola ma l’idea di quello che avrei potuto trovare lì dentro mi terrorizza.
Sto ancora urlando quando Edward scoppia a ridere.
Ok, un attimo c’è qualcosa che non quadra.
Prima smetto di urlare e poi piano piano inizio ad aprire prima un occhio e poi l’altro.
E capisco che mi sono fatta un’idea completamente sbagliata di quella stanza.

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Capitolo 11
*** Vita e confessioni ***


Buongiorno ragazze, tutto bene? Sto preparando una sorpresa per voi, se riesco ve la pubblico oggi, altrimenti nei prossimi giorni.
Come sempre un grazie a tutte voi che seguite le mie storie.
Buona lettura e a presto.
 
 
 
 
Bella
 
Quando i miei occhi realizzano cosa c’è davvero davanti a loro, scoppio anch’io a ridere e solo dopo mi giro offesa verso Edward.
“Dimmi, quanto ti sei divertito a farmi questo scherzetto fratellino?” gli domando calcando sull’ultima parola e appoggiando le mani sui fianchi, cercando inutilmente di assumere una espressione da dura.
“Bella, tu devi aver frainteso le mie parole” trattiene a stento le risate.
“Ah sì eh, fai ricadere la colpa sulla tua sorellina preferita. Bravo” mi fingo stizzita voltando lo sguardo dall’ altra parte.
Edward però non ci casca.
“E’ inutile che fai così, con me non attacca e poi questa è davvero una stanza delle torture.. lo scoprirai presto, quando Alice deciderà di utilizzarla con te”
Quella stanza altro non era che una perfetta riproduzione di un istituto di bellezza, un salone di parrucchiera e un centro benessere in miniatura.
“Ok mi arrendo, non riesco ad essere arrabbiata con te, ma visto che in qualche modo sei in debito con me, vorrei che tu mi portassi in un posto adesso”
“Certo, ovunque tu voglia”
“Vorrei vedere la tua camera”
Cinque minuti dopo sono sdraiata sul letto a baldacchino più bello che abbia mai visto.
Certo non mi aspettavo di trovarne uno in una camera di un ragazzo dei giorni d’oggi ma ho capito che questa famiglia è davvero particolare.
Lì trovo tanta musica, tanti libri, un pc su di un’antica scrivania.
Tanti vestiti e una chitarra appoggiata in un angolo.
“E’ tua anche quella chitarra?” chiedo di slancio, curiosa.
Alla mia domanda cambia subito espressione e dal suo volto scompare il sorriso che fino a poco prima lo illuminava.
Capisco di aver fatto una domanda sbagliata e mi affretto a scusarmi ritirando quelle parole.
“Non preoccuparti. Sì è mia, è un regalo di mia madre, la mia madre naturale: vedi, io sono stato adottato, Esme e Carlisle non sono i miei veri genitori”
Al sentire quelle parole avrei voluto mordermi la lingua.
“Oh Edward scusami non volevo rattristarti” e senza pensarci due volte mi avvicino a lui e lo stringo a me con tutta la mia forza.
Lo sento circondarmi la vita con le braccia e affondare il naso nei miei capelli.
Restiamo così, dondolandoci in un abbraccio per un tempo che mi pare infinito ma nel quale mi sento pienamente al mio posto.
 
Mi sono appena fatta una doccia e ho lavato i capelli con lo shampoo che mi ha dato Alice, è davvero buono, profuma di lavanda.
Infilo un jeans e una maglietta e scendo per cena.
Chissà cosa ha preparato Esme per questa sera, ogni cosa cucinata dalle sue mani è sempre una bontà.
Varco la soglia della cucina e un profumo di mozzarella mi colpisce in pieno.
“Pizzaa” grido più a me stessa che agli altri anche perché non c’è in giro nessuno.
Ma dove sono tutti?
Un attimo dopo due braccia forti mi tolgono la terra sotto i piedi e mi fanno volteggiare per aria.
Emmett, l’orso tenerone.
“Un giro in giostra gratis, wow” urlo un po’ spaventata dal suo gesto.
Quando mi mette giù mi devo aggrappare a lui perché la testa mi gira troppo.
“Ehi Bellina stai bene? Non dirmi che ti senti male per così poco?”
“No no tranquillo Emmett è tutto ok, ora passa” gli rispondo tenendomi la testa con una mano.
“Sei sempre il solito, Emmett” borbotta Edward, strappandomi dalle sue braccia e portandomi sul divano con lui.
Che tenero quando si comporta così.
Dal giardino si sente la voce di Esme che ci avvisa di metterci a tavola perché è pronto.
Gustiamo diverse pizze, Esme ne ha preparate davvero di tanti gusti, cucinandole nel forno a legna che c’è nel giardino accanto alla griglia.
Questa casa non smetterà mai di stupirmi.
Alla fine poi Carlisle porta in tavola la torta al cioccolato e dalla felicità mi alzo e corro ad abbracciare Esme.
“Oh grazie Esme, grazie per tutto quello che hai fatto, grazie per le tue cure da mamma, grazie per tutte le cose buone che mi prepari, sei davvero speciale” le confesso aprendole il mio cuore e stringendola a me.
“Grazie a te piccina, da quando sei entrata nelle nostre vite le hai rese migliori”
Una lacrima scappa al mio controllo mentre ancora ci stringiamo ma ci pensa Emmett a far tornare il sorriso.
“Beh mica solo per te Bellina, mamma cucina anche per me”
I suoi fratelli si voltano a guardarlo sbalorditi mentre Carlisle ed Esme cercano di non ridergli in faccia.
“No davvero, sei serio Emm, no perché in caso contrario allora sei proprio bravo a fare il cretino” Rosalie.
Adesso sono io che sto ridendo coinvolgendo alla fine anche Esme e Carlisle.
“Ok ok ragazzi, io non voglio portarvi via vostra madre né tanto meno le cure che lei ha per voi. Quindi mi dispiace se vi ho creato qualche problemino”
Rose volta il suo sguardo su di me e poi sbotta
“Ok, ora Bella lo chiedo a te quello che ho detto prima ad Emmett..” mi guarda aspettando una risposta ma prontamente interviene Carlisle.
“Ragazzi, ragazzi qui nessuno sta portando via niente a nessuno. Siamo una grande famiglia e ci  vogliamo bene tutti alla stessa maniera, senza preferenze, voglio che questo sia chiaro”
Emmett prende la parola scusandosi e dicendo che lui voleva scherzare, non pensa quello che ha detto e soprattutto che mi vuole molto bene.
La serata prosegue tranquilla fino a quando uno sbadiglio mi coglie e dando la buonanotte a tutti vado in camera mia.
 
Edward
 
Sono nella mia camera a leggere quando dei pensieri caotici arrivano a me.
Emmett.
E’ fuori dalla porta e mi sta chiedendo se può entrare.
“Vieni Emm” lo invito.
“Che c’è? Perché hai quella confusione in testa?”
Mi guarda e dai suoi pensieri capisco che sta valutando se parlarmi o andarsene.
“Oh avanti sputa il rospo!”
“Sono preoccupato per Isabella” mi confessa poi.
“Vai avanti” lo incito perché non so proprio dove voglia arrivare.
“Sono preoccupato per lei, per la sua incolumità, per la storia dei suoi genitori ma soprattutto per la sua reazione quando scoprirà cosa siamo veramente”
Sospiro, come se questo gesto potesse tranquillizzarmi.
Emmett può sembrare un mattacchione, uno superficiale e sempre pronto a fare caciara ma ha una testa che funziona perfettamente e un cuore che, anche sé è fermo, funziona benissimo.
E da quando Bella è entrata nelle nostre esistenze, lui come tutti noi l’ha presa sotto la sua ala protettrice.
“Emmett lo sai che provo le stesse cose e sai anche che rivelarle la nostra vera natura adesso sarebbe troppo prematuro. La conosciamo da anni ma vive qui da neanche due giorni, come pensi che reagirebbe? Ne abbiamo già parlato, è troppo presto”
Fa due passi verso di me sedendosi poi sul mio letto, i gomiti sulle ginocchia.
“La pista che stavi seguendo non ha dato risultati Edward, dove dovremmo cercare secondo te? Carlisle sta aspettando notizie dal clan di Denali ma crede che anche lì sarà un buco nell’acqua” mi dice afflitto.
“Andremo avanti passo per passo, non possiamo fare altrimenti e cercheremo di tenerla al sicuro il più possibile. Per ora non so che altro fare” gli confesso infine.
“Sì hai ragione, possiamo fare così, per ora”
All’improvviso cambia espressione e mi guarda con un sorrisino come se dovesse dirmi altro.
Poi nei suoi pensieri leggo la sua domanda.
Bella ti piace veramente tanto, pensi che sia lei la tua cantante?
Emmett lo aveva capito da subito; c’era qualcosa in quella ragazza che mi aveva attirato a lei dal primo giorno in cui la vidi. Al di là dell’aspetto esteriore e del suo bisogno di protezione, io mi sentivo attratto da lei come mai mi era successo in cento e più anni di età.
“Io credo che ci sia di più di questo Emm, io credo.. credo che mi sto innamorando di lei”
Sostiene il mio sguardo quando punto gli occhi nei suoi e mi sorride.
“Si vede sai e forse l’unica che ancora non l’ha capito è proprio lei. Vedrai che tutto andrà al suo posto e non sentirti in colpa per niente, io ho trovato Rose, Alice ha trovato Jasper e tu hai lei” dicendo così mi dà una pacca sulla spalla e se ne va chiudendosi dietro la porta.
Sorrido anche io.
Emmett è forse quello che tra tutti mi capisce meglio, perfino meglio di Jasper nonostante lui abbia come dono il controllo delle emozioni.
Emmett ed io abbiamo una storia di vita simile, entrambi siamo stati trasformati da Carlisle praticamente in fin di vita; mentre io morivo di spagnola lui è stato salvato perché attaccato da un orso.
Io sono stato il primo ad aggiungermi a questa famiglia e poco dopo è arrivato Emmett.
Ci siamo aiutati a vicenda a superare le difficoltà della trasformazione, mi fido totalmente di lui e si può proprio dire che siamo cresciuti insieme.
Se dovessi affidare la mia vita a qualcuno l’affiderei di certo ad Emmett.
E sicuramente gli affiderei Bella.
 
La mattina seguente inizierebbe nella monotonia come gli ultimi cento anni se non fosse per quella ragazzina che proprio ora sta entrando in salotto.
“Buongiorno a tutti. Oggi è una stupenda giornata. Alice più tardi ti andrebbe di accompagnarmi in un posto”
Parla tranquillamente con mia sorella senza degnarmi di uno sguardo.
Non mi ha neanche salutata.
“Ehi Ed, perché non ti ha neanche salutata?” mi chiede con la mente.
Il solito Emmett che se non rigira il dito nella piaga non sta bene.
“Emmett potresti evitare, per favore” borbotto infastidito a bassa voce perché non voglio che Bella mi senta.
“Certo Isa, molto volentieri ma cosa devi fare di preciso?”
“Oh devo comprare una cosa” risponde ermetica.
La sento strana stamattina, è agitata ma non è a causa degli incubi; questa notte non ne ha avuti, l’ho controllata praticamente ogni ora varcando la porta della sua stanza come se fosse un’enorme calamita.
La osservo quando per una frazione di secondo sposta lo sguardo su di me e mi sorride ma volta subito la testa verso Alice, avvisandola che vuole partire subito dopo aver fatto colazione.
Questo suo segreto mi infastidisce notevolmente, sono il suo fratellino, perché non parla con me?
Ben presto tutti iniziano a svolgere le loro attività quotidiane ma io non sarò tranquillo fino a quando non scoprirò che cosa ha Bella di strano.
La raggiungo nella sua camera intenta a spazzolare i suoi lunghi capelli castani.
“Ehi” sussurro per non spaventarla.
“Ehi” mi fa eco lei con un sorriso.
“Tutto bene Bella, mi sembri un po’ strana stamattina”
“Strana, io? N..no ti sbagli” mi risponde senza guardarmi e questo mi conferma che effettivamente qualcosa c’è ma non voglio insistere oltre, lei sa che se ha bisogno io ci sono, anche se tutto questo suo comportamento mi infastidisce.
“Va bene, ma Bella?”
“Sì” ora torna a guardarmi.
“Ti prego per qualsiasi cosa, se hai bisogno di qualunque cosa io ci sono, lo sai”
Annuisce sorridendo mentre infila due mollette tra i capelli.
Non sono comunque tranquillo quindi penso che andrò a caccia, tanto per svagarmi un po’.
 
 
Bella
 
Oggi è una bellissima giornata e sono stranamente tranquilla.
Ieri mentre eravamo al centro commerciale, mi è venuta la fantastica idea di comprare un regalo ad Edward.
Vi chiederete perché proprio ad Edward e perché solo a lui: la risposta è non lo so.
Sono tutti gentili e premurosi con me, non mi fanno mai mancare niente, sempre disponibili ad ogni mio bisogno ma Edward.. con Edward è tutto diverso.
Lui sa sempre cosa voglio, come aiutarmi quando ho gli incubi, a volte termina le frasi che lascio in sospeso.
Mi protegge, sempre e non perde occasione per tranquillizzarmi prendendomi tra le sue braccia.
Ed è proprio in quei momenti che mi sento come se lui fosse l’altra mia metà della mela.
E ora che sono qui con Alice non so davvero che cosa regalargli.
Alice si accorge del mio stato e mi chiede se va tutto bene.
“Sì sì Alice è solo che.. ecco vedi, io oggi ti ho chiesto di venire qui per prendere un regalo.. ad Edward.. ma non ho la minima idea di cosa comprare, non conosco minimamente i suoi gusti”
“Ho capito tutto Isa e ho proprio il regalo che fa a caso tuo. Vieni con me”
Mi trascina alcuni metri più in là e mi conduce all’ingresso di un negozio di fotografia.
“Qui Alice? Sei sicura?” le chiedo titubante.
“Certo Isa, proprio qui. Ti fidi di me?”
Mi fido di lei e quindi non faccio altro che seguirla.
La vetrina espone macchine fotografiche, rullini e altri componenti ma all’interno del negozio troviamo molteplici articoli.
Come sempre lei sa dove andare e sicura si dirige al bancone in fondo, dove una commessa sta spolverando degli zoom prima di posizionarli nella vetrinetta.
“Ciao, come posso esservi d’aiuto?” ci accoglie lei appena ci vede.
“Ciao, noi abbiamo bisogno di un portafoto un po’ particolare, dobbiamo fare un regalo importante” pronuncia l’ultima parola voltandosi per farmi l’occhiolino.
Adesso si spiega l’idea di Alice di venire proprio qui.
Ne avevano di tutti i tipi, di tutti i colori e di tutti i materiali.
Ma guardandomi attorno, uno attira subito la mia attenzione e mi porta ad avvicinarmi per sfiorarlo con un dito.
“E’ perfetto” sussurro non sapendo di avere dietro Alice che alle sue parole mi fa sobbalzare.
“Sì lo è” sentenzia felice battendo le mani.
“Vieni, facciamoglielo incartare e aggiungiamo anche un bel fiocco.. blu!”
Dieci minuti dopo siamo in auto e stiamo tornando a casa quando Alice vedendomi così felice ma al tempo stesso un po’ preoccupata che il mio regalo potrà non piacergli, cerca di consolarmi.
“Vedrai gli piacerà tantissimo, lo so già” e così dicendo mi strizza un’altra volta un occhio e si immette nel traffico della città.

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Capitolo 12
*** Piscina ***


Buongiorno ragazze, come state? Vi ho preparato un bel capitoletto, riderete e vi renderete un po’ conto in che situazione si trova il povero Edward. Bella noterà una cosa a cui non aveva fatto caso..
Buona lettura.

 
 
 
Bella

Appena arriviamo a casa, corro in camera mia a nascondere il regalo, pregando di non incontrare nessuno né tantomeno Edward.
Lo infilo in un cassetto della cabina armadio che è rimasto vuoto e lo copro con un foulard.
Ok, missione compiuta.
Mi siedo sul letto e tiro un lungo sospiro di sollievo appena prima di saltare per aria per lo spavento.
“Perché sospiri così pesantemente sorellina? Non ti senti bene? O è per quello che hai combinato stamattina in gran segreto insieme ad Alice?”
“Accidenti Edward vuoi farmi venire un infarto? Da dove diavolo sei sbucato fuori così all’improvviso? Non si usa buss..” le parole mi muoiono in gola quando invece di trovarlo davanti alla porta della stanza me lo trovo davanti a quella del bagno.
Guardo lui e poi il bagno dietro di lui.
A quella mia muta domanda mi risponde semplicemente
“Bagno in comune, ricordi?” indicando con il pollice il bagno alle sue spalle, per poi aggiungere
“..ero in camera e ti ho sentita rientrare tutta di corsa, credevo fosse successo qualcosa, così sono venuto a controllare come sta la mia sorellina.. ma a quanto pare non ho fatto cosa gradita."
Fa per andarsene ma accorgendomi che sono stata un po’ brusca, lo fermo, prima con la mia voce e poi allungando un braccio verso di lui.
“Perdonami Edward è che mi hai spaventata, sei arrivato all’improvviso, non ti aspettavo però..” abbasso lo sguardo incapace di sostenere quei due occhi d’ambra che ora mi stanno fissando in attesa che io finisca la frase.
Ehi, aspetta un attimo, ma lui ha gli occhi verdi! Di un verde così speciale che non mi era mai capitato di vedere.. e come mai adesso sono di un altro colore?
Devo domandarglielo ma prima voglio scusarmi per le cose che ho appena detto perché mi sento una sciocca per averlo fatto; da quando sono arrivata in questa casa sembra che la mia bocca non sia più collegata al mio cervello.
“Però..” mi incalza lui aspettando la fine della frase che non arriva.
“Però mi fa sempre piacere stare con te, di questo non dubitare mai” dico alzando finalmente lo sguardo.
Quello che trovo sono due occhi fissi su di me e un sorriso dolcissimo.
Si avvicina al letto e inginocchiandosi davanti a me prende le mie mani nelle sue.
“E tu Bella non dubitare mai che non ti voglia accanto. Io mi sento molto protettivo verso di te e credimi non riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un attimo”
Non so se ho capito bene le sue parole ma so che un attimo dopo lo abbraccio di slancio, così felice per quel momento e ancorata al suo collo gli mormoro un grazie.
Mi circonda la vita con un braccio stringendomi a sè.
Quando ci stacchiamo, mi torna alla mente la domanda di prima e decido di chiederglielo.
“Senti Edward, vorrei chiederti una cosa” inizio col dire
“Da quando ti conosco i tuoi occhi sono sempre stati vedi e invece adesso sono color ambra? Per caso porti le lenti a contatto?” chiedo curiosa di una sua risposta.
Ad un tratto la sua espressione da serena si fa contratta, come se avessi fatto una domanda sbagliata.
Mi pento subito e mi scuso di nuovo per ciò che ho detto.
Anche lui sembra dispiaciuto per la sua stessa reazione e con un debole sorriso inizia a darmi una spiegazione.
“No non porto le lenti, probabilmente è un gioco di luci e di riflessi che ti fa credere di vedere un diverso colore” mi risponde tranquillo.
A me sembra invece che tutto questo sia molto strano ma ora non ho nessuna voglia di discutere, è quasi ora di pranzo e così ci avviamo in cucina.
Il pasto procede come sempre, tra chiacchiere e risate mentre io mi estranio dal gruppo pensando al momento migliore per dargli il mio regalo.
Potrei portarglielo in camera dopo cena oppure potrei chiedergli di raggiungermi a bordo piscina sempre dopo cena.
Sì potrei fare così che forse è megl..
“Isa, Isa ci sei? Mi stai ascoltando?”
Persa come sono non ho sentito Alice che mi chiama, accidenti. Così avrò attirato di nuovo gli sguardi di tutti e soprattutto di Edward.
Devo mantenere un profilo basso altrimenti scoprirà cosa gli sto nascondendo.
“Sì Alice, scusa, stavo pensando che oggi è una giornata perfetta per fare un bagno in piscina”
Ok e questa da dove mi era uscita?
Io odio l’acqua e poi non so neanche nuotare.
Porca vacca.
“Isa è una bellissima idea, così potrai usare quel fantastico costumino blu” dice calcando sulle parole costumino blu “che abbiamo preso ieri. Vedrai ti starà benissimo” e mi strizza l’occhio.
Ma che ne potrà mai sapere se mi starà bene, quello è l’unico che non mi ha visto addosso..boh..
Alice la stramba.
Comunque se volevo mantenere un profilo basso, tutto è fallito miseramente a causa sua.
Ora mi ritrovo due occhi ambrati che mi osservano piuttosto incuriositi.
Sono fregata.
 
Mi offro di aiutare Esme a sparecchiare e a riordinare, il tutto per rimandare il più possibile il casino che ho combinato.
So che prima o poi avrei dovuto mettermi quei costumini striminziti che Alice mi ha obbligata ad acquistare ma si sa via il dente via il dolore, mi vergogno oggi e poi non mi vergogno più.
“Vai pure cara, qui finisco io. Goditi questo bel pomeriggio di sole che poi fra qualche giorno inizia la scuola e non avrai più tanto tempo per svagarti”
Già la scuola, non ci pensavo neanche più.
Corro di sopra e mi chiudo nella mia stanza.
Afferro il costume dal cassetto e me lo rigiro tra le mani.
Tra tutti quelli che ho comprato questo è il mio preferito, mi piace proprio il modello.
Il pezzo in alto è a triangolo con tanti volant che vanno a formare come dei fiori; la mutandina non è troppo sgambata e mi fascia perfettamente il lato b.
Il tessuto di questo bikini è interamente fabbricato con brillantini che riflettono anche con poca luce.
Ok dai, prima lo faccio e prima mi sentirò meglio.
Lo indosso e sempre da un cassetto prendo un copricostume di pizzo bianco. Infilo le infradito, gli occhiali da sole e mi dirigo in piscina.
Appena svolto l’angolo li trovo già tutti lì.
Speravo Edward non fosse ancora arrivato e invece è comodamente sdraiato su un lettino, un ginocchio piegato, sotto un sole caldissimo.
E’ bellissimo con quegli occhiali da sole e quei capelli spettinati con i quali i raggi del sole giocano, creando riflessi ramati.
Dio, sono già in ebollizione e sudo freddo dalle mani.
Bella datti una calmata, è tuo fratello.
Appena Alice mi vede mi corre incontro.
Se il mio costume è striminzito il suo è proprio inesistente.. ma nessuno pare farci caso.
Mi vergogno tremendamente e non mi sono ancora spogliata.
Alice mi trascina a bordo piscina dove Emmett e Jasper sono seduti già con i piedi a penzoloni nell’acqua mentre Rosalie sta leggendo un libro sdraiata sul suo lettino.
Ad ogni mio passo sento gli occhi di Edward su di me, per fortuna abbiamo entrambi gli occhiali così almeno posso nascondermi un po’.
“Vieni Bella, ti ho preparato un telo su quel lettino lì” e mi indica un lettino proprio vicino a quello di Edward.
Che cara ragazza penso ironica, a volte credo proprio che faccia le cose apposta.
Tiro un sospiro e mi siedo sconsolata.
“Ti ringrazio Alice, sei stata molto gentile. Non ci avevo neanche pensato al telo, hai proprio previsto tutto”
Alle mie ultime parole si blocca un attimo ma poi si riprende.
“Vedi, ecco a cosa servono le sorelle
Mmh sì certo penso tra me e me, servono anche a metterti in un imbarazzo mai visto prima.
Mi sdraio giusto per non dare nell’occhio ma ben presto anche Rose mi fa notare che siamo in piscina, sotto un sole cocente e che io sono ancora col copricostume addosso.
Edward al mio fianco, si è abbassato i Ray-ban sul naso e mi guarda curioso.
Mi rendo conto che non posso più nascondermi quindi molto lentamente mi spoglio e appena mi ritrovo in costume un urlo di Alice mi fa sobbalzare.
“Haaww Isa ma ti sta un incanto, questo non lo avevo previsto” dice portandosi un dito sotto il mento pensierosa.
Io la guardo stranita.
Di queste sue frasi criptiche e senza senso non capisco mai niente ma lei è Alice, lei è strana veramente.
In quel momento mi sento addosso gli occhi di cinque persone ma due occhi sembrano bruciare la mia pelle: Edward che si è tolto gli occhiali ed ha un’espressione sul viso come se avesse avuto un’apparizione mistica.
“Ehm ragazzi potreste smetterla di guardarmi così, mi mettete in imbarazzo, è solo un costume” dico cercando di stemperare la situazione.
“Isa ma questo non è solo un costume, questo è il costume
“Va bene Alice, come preferisci chiamarlo tu” mi arrendo alla fine.
Adesso ho veramente caldo quindi dopo essermi tolta gli occhiali e le infradito, mi dirigo verso la piscina decisa a farmi un bel bagno.
Via il dente via il dolore, spero solo di non affogare.
E quando mi alzo so di avere di nuovo addosso gli occhi di Edward.
 
 
Edward
 
Sono in piscina e stiamo aspettando Bella.
Quanto ci vuole per infilarsi un costume.. mah.
Ma quando la vedo arrivare capisco che l’attesa ne è valsa proprio la pena.
Ha indossato un copricostume bianco che lascia intravedere un costume..blu.. il mio colore preferito.
Si avvicina con passo incerto e quando finalmente si mette sul lettino accanto a me credo di andare a fuoco.
E’ stupenda.
Devo darmi una calmata, lei è la mia sorellina e io sono un vampiro più che centenario del quale lei non conosce neanche l’esistenza.
Ma il colpo di grazia me lo dà quando si alza per buttarsi in piscina mostrandomi per intero il suo lato b.
Stringo forte il bordo del lettino e sento un crack: sono un vampiro che morirà un’altra volta quando Esme scoprirà che le ho rotto un lettino.
Chissenefrega.
Un fischio da stadio si alza alla mia destra e io vorrei strangolare Emmett.
Il solito orso.
“Eddino, Edduccio cosa stai guardando così intensamente? Lo sai che Bellina è proprio un bel bocconcino?” non mi sono neanche accorto che mi si è avvicinato.
“Emm per cortesia potresti smetterla” borbotto infastidito cercando di calmare il marsma di emozioni che mi stanno attraversando, ma Emmett no mi aiuta per niente.
“Oh no Eddy è così bello vederti in questo stato e poter fare due risat..” non lo lascio finire
“Ok Emmett, l’hai voluto tu” con un colpo secco lo afferro e a velocità umana lo butto in piscina insieme a me.
Un enorme spruzzo d’acqua fuoriesce bagnando un Jasper stupito, una Alice che ride e una Rosalie un pò innervosita.
Quando riaffioriamo è un altro lo sguardo che mi colpisce: Bella, a pochi metri da noi, piuttosto spaventata.
Ma ben presto scoppia a ridere contagiando tutti, anche Rose.
“Voi due insieme siete pericolosi” sbraita lei puntandoci un dito contro.
“Hai ragione Bella ma ti assicuro che anche da soli siamo piuttosto pericolosi” dice scoppiando a ridere; poi continua
“Accidenti a te Edward, non volevo fare il bagno, guarda come sono conciati i miei capelli, ho impiegato mezz’ora per dargli una piega decente e ora tu hai rovinato tutto” borbotta fintamente offeso.
“Ti sta bene Emm, così la prossima volta sai di dover evitare certi discorsi” gli rispondo voltandogli le spalle.
Emmett esce dalla piscina lasciando lì con me una Bella sorridente.
Dio, quanto è bella quando sorride.
Restiamo in acqua per un po’, giocando a schizzarci e a tuffarci finchè non nota qualcosa alla mia mano destra.
Non ci aveva ancora fatto caso.

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Capitolo 13
*** Il regalo ***


Buongiorno ragazze e buon mercoledì di aggiornamenti.
Dunque, in questo capitolo scopriamo finalmente che cosa sta guardando Bella.. voi avete indovinato? Fatemi sapere.
Poi vedremo anche il regalo che Bella ha comprato per Edward.. secondo voi di che regalo si tratta? E soprattutto gli piacerà?
Buona lettura e come sempre grazie perché seguite le mie storielle.
Un bacio.
 
 
 


 Edward
 
Sta fissando il mio anello, l’oggetto così prezioso per me, che mi permette di stare al sole, in mezzo alla gente.
Indossarlo mi consente di sembrare un ragazzo normale; contrariamente, la mia pelle rilucerebbe sotto i raggi del sole, attirando gli sguardi incuriositi delle persone e non da meno, l’ira dei Volturi.
Allunga una mano per afferrare la mia, sulla quale svetta il gioiello.
“E’ molto bello, particolare. E’ uno stemma, quello inciso?” mi domanda accarezzando delicata l’anello, come avesse paura di sciuparlo.
Indirettamente sfiora anche la mia mano e una scossa si irradia da quel punto a tutto il corpo.
E’ l’effetto che ha su di me appena mi sfiora.
“Sì, è lo stemma della mia famiglia, lo stemma dei Cullen”
Alza gli occhi stupita, fissando i miei.
“Ah, ora capisco, siete una famiglia nobile; ecco spiegato tutto”
Famiglia nobile, beh non proprio, diciamo che siamo un clan piuttosto antico.
“Sì, diciamo così” mi limito a risponderle, lasciandomi scappare una risatina.
Non è ancora il momento per rivelarle tutta la storia, anche se si è accorta che i miei occhi cambiano colore, però voglio comunque che lei sappia alcune cose.
“Vedi, in questo blasone la mano rappresenta l’eternità, il leone il pericolo e il coraggio, mentre il trifoglio la coscienza razionale” le spiego facendole capire quanto quei tre simboli ci rappresentino davvero.
Lo sfiora di nuovo con un dito, forse rapita dal mio racconto che sa di storia e favola della buonanotte messe insieme.
“Se ti piace così tanto, potrei chiedere a Carlisle di farne forgiare uno anche per te, magari potremmo scegliere di incastonarlo in un braccialetto o farne un ciondolo per una collana, come hanno Alice o Rose? Che ne dici?” le propongo felice che anche lei abbia un segno di appartenenza.
Rimango piacevolmente stupito dalla sua reazione: mi avvolge in un abbraccio pronunciando cose come
sarebbe proprio stupendo
 
davvero lo faresti per me
 
ti ringrazio tanto, Edward
 
e questa sua ingenuità mi intenerisce così tanto da rendermi ancora più protettivo nei suoi confronti.
Non sa con che mondo è venuta in contatto.
“Fai parte della famiglia adesso ed è giusto che tutti lo sappiano, è giusto che abbia anche tu un gioiello con lo stemma della tua famiglia” le dico sciogliendo l’abbraccio tra noi.
“Ed ora, visto che siamo rimasti soli e si è fatto tardi, direi di asciugarci e andare a prepararci per la cena”
L’aiuto a uscire dalla piscina e poi raggiungiamo le nostre camere.
 
 
Bella
 
Non posso crederci, ben presto avrei avuto anche io un gioiello simile a quello di Edward, con lo stemma dei Cullen, lo stemma della mia famiglia.
Un bellissimo regalo, come spero sarà quello che ho qui per Edward.
Dopo cena sono sgattaiolata in camera mia per finire di prepararlo ed ora che da dieci minuti lo tengo tra le mie mani che tremano, sto aspettando un po’ di coraggio che non sembra voler arrivare.
E’ da quando sono arrivata in questa casa che vivere il mio tempo con lui, mi provoca emozioni più amplificate, più intense.
Non so dare una spiegazione ma quando si tratta di compiere gesti verso di lui mi sento sempre in imbarazzo.
Ohh accidenti Bella, esci da questa stanza e vai.
Così prendo coraggio, vado alla sua porta e busso piano.
Sto per bussare nuovamente, convinta che non mi abbia sentito, quando Edward mi apre, per niente stupito di vedermi in piedi a quell’ora della notte.
“Ehm.. ciao.. scusami ti disturbo?”
“Assolutamente no Bella ma..” guarda la porta del bagno e poi me
“potevi passare dal bagno, tu puoi anche non bussare”
“Ah sì? Ohm vedi credo che per ora vada bene anche così” mormoro un po’ imbarazzata e allo stesso tempo stupita.
“Ma vieni entra, come mai sei qui, non riesci a dormire? Un altro incubo?” mi chiede preoccupato.
“Oh no no niente incubi, per fortuna” rispondo mentre entro e lo seguo verso il letto sul quale si siede, invitando anche me. Adocchia il pacchetto che ho in mano e fa un sorriso.
“Sono molto curioso Bella, che cos’è quel pacchetto che stringi così tanto forte al tuo petto?” mi chiede battendo le mani sul letto, invitandomi di nuovo a sedermi accanto a lui.
“Ehm sì ecco.. è un regalo, sì un regalo.. per te”
Alle mie parole le sue labbra si aprono in un sorriso e mi avvicino per consegnarglielo.
Lo guarda e poi alza gli occhi su di me, che intanto ho preso finalmente posto accanto a lui.
Non ci mette molto ad aprirlo, impaziente di conoscerne al più presto il contenuto.
Ed è quando i suoi occhi si posano su quel portafoto, pieno di scatti che ci ritraggono insieme, che tutto si ferma, come cristallizzato nel tempo.
Le sue mani perfettamente immobili come tutto il suo corpo, pare perfino che non respiri.
Non capisco se è un bene o se non gli è piac..
“E’ stata tua l’idea di farmi questo regalo?” mi chiede interrompendo i miei pensieri
“S..sì” rispondo
“Ed è stata sempre tua l’idea di scegliere questo come regalo?”
“S..sì” rispondo sempre più titubante.
Continua a fissarlo, guardando e riguardando ogni singola foto di noi, tutte scattate da Alice, tutte scattate la sera della festa per il mio benvenuto in casa Cullen.
“Senti Edward, puoi dirmelo se non ti piace, non mi offendo per..” borbotto per fargli capire che non mi offendo ma lui mi interrompe..
“Bella?”
“S..sì?”
“Questo è esattamente il tipo di regalo che mi piace ricevere e in più è un tuo regalo, un regalo in cui ci sono le nostre foto di quella fantastica serata passata insieme. Che regalo migliore potrei mai desiderare?”
Ed è allora che Edward alza i suoi occhi d’ambra puntandoli nei miei: tutto ciò che trovo è la felicità per quel mio pensiero e l’affetto che prova verso di me.
“Sono così sollevata che ti piaccia, all’inizio mi pareva di aver capito il contrario”
In un gesto rapido, abbandona il portafoto sul letto e si affretta a prendere le mie mani tra le sue per poi spiegarmi i suoi pensieri.
“Bella, non potrei mai non amare qualcosa che viene da te, fosse anche l’oggetto più inutile e insignificante. Siamo una famiglia e nel mio cuore ci sarà sempre un posto solo tuo” poi mi accarezza i capelli.
Il mio, di cuore, invece sembra voglia scoppiarmi dal petto per la contentezza e per le sue parole: dopo tanto tempo mi sento finalmente amata.
Un sonoro sbadiglio però tradisce il mio sonno e ben presto mi sento dire da Edward
-sarebbe meglio tu vada a dormire-
ma un attimo dopo aggiunge
“Vuoi restare qui con me? Il letto è grande ed io non ti darò fastidio”
Tra tutte le cose che poteva dirmi questa proprio non me l’aspettavo e comunque lui non potrebbe mai darmi fastidio e questo penso sia meglio farglielo sapere.
Comunque stupita dalla sua richiesta, ci penso un attimo prima di accettare ma poi penso che non c’è niente di male a restare lì.
“Non credo che tu potrai mai darmi fastidio”
Così, tolgo le scarpe e mi infilo nel letto accanto ad Edward per passare una notte a pensare a quanto io sia fortunata ad aver trovato i Cullen, ad aver trovato Edward.
 
Quando apro gli occhi, il mattino dopo, mi scontro con un paio di occhi dorati e un sorriso a 32 denti.
“Buongiorno principessa, hai dormito bene?”
Vorrei abbracciarlo e stringerlo forte per fargli capire quanto io abbia dormito bene ma mi limito a rispondergli.
“Ciao Edward, ho dormito benissimo grazie ed ora ho proprio voglia di una bella colazione. Vado un secondo in bagno e poi scendiamo insieme?”
“Certo, ti aspetto qui”
 
Al mio ritorno, noto che ha aperto la finestra ed ha già rifatto il letto.
“Hai rifatto il letto e sistemato la stanza.. sei proprio un uomo da sposare”
Scoppio a ridere appena chiudo la bocca e subito dopo anche lui, attirando l’attenzione di un Emmett che casualmente stava passando davanti camera di Edward.
“Ehi voi due, che avete da fare tutto sto baccano, vi si sente dal giardino” ci rimprovera bonariamente, infilando la testa dentro la porta socchiusa.
“Ciao Emmett, oh niente di che, stavamo scendendo per colazione, vieni con noi?”
“Mmh.. nascondete qualcosa voi due, me lo sento.. ma intanto scendiamo a mangiare, va, che ho fame” borbotta pensieroso aspettandoci per scendere.
Giù troviamo tutti tranne Alice e io temo di dovermi aspettare un suo agguato da un momento all’altro e infatti..
“Ciao Isa, ben svegliata, dormito bene?” mi chiede lei ammiccante, scoccandomi un bacio sulla guancia e strizzandomi energicamente l’occhio.
Ma che hanno tutti stamattina??
“Ciao anche a te Alice e sì ho dormito bene e tu?”
Alla mia di domanda borbotta qualcosa di altamente incomprensibile ma non mi preoccupo più di tanto.. lei è Alice.
“Bella, cara, mi è arrivata una e-mail dalla scuola. La preside vorrebbe che tu passassi in ufficio per gli ultimi dettagli prima di iniziare la scuola lunedì. Potresti andare stamani, se non hai da fare. Ti accompagnerebbe Carlisle, molto volentieri.”
Sto per rispondere che va benissimo quando Edward mi ruba le parole di bocca.
“Mamma, se non ti dispiace vorrei accompagnare io Bella; intanto potrei anche farle fare un piccolo giro della scuola”
“Ma certo, se per Bella va bene, credo sia un’ottima idea”
A me fa molto piacere la sua compagnia e visitare la scuola prima, mi avrebbe evitato di perdermi lunedì.
Scendiamo in garage e ogni volta che vedo tutte quelle auto insieme è un colpo al cuore.
“Allora principessa Volvo o Aston?”
Mi sta davvero chiedendo su quale auto vorrei salire?
Faccio finta di pensarci un po’ su e poi dico
“Oggi.. Volvo!”
 
La preside Keller è una donna mora di mezz’età, piuttosto alta e magra.
A primo impatto la sua stretta di mano mi fa pensare sia una donna severa ma poi capisco che se righi dritto, con lei non avrai mai problemi.
Sbrighiamo le faccende burocratiche in breve tempo e, dopo un giro dettagliato della struttura con il permesso della preside, Edward dice che vuole portarmi in un posto.
Mi fa strada conducendomi verso la collinetta dietro la scuola, fin verso il bosco.
All’inizio non capisco bene dove voglia condurmi ma quando davanti a noi gli alberi si sfoltiscono, appare una piccola radura, incastonata tra quella vegetazione.
Un tappeto verde si stende davanti a noi e la voglia di rotolarci sopra è tanta.
“Wow Edward è davvero bellissima. Come l’hai trovata?”
“Durante una delle mie tante scampagnate da scuola” mi fa l’occhiolino.
Non ci credo, Edward perfettino che marina la scuola.
“Non ci credo che tu fai quelle cose. In ogni caso voglio tornare ancora qui, mi piace. Il senso di tranquillità e pace che dà questo posto, non l’ho trovato da nessuna parte. Grazie per avermici portato” e gli schiocco un bacio sulla guancia.
“Quando vuoi. Ed ora torniamo a casa, si è fatto tardi, ci stanno aspettando.”
Adoro quei momenti tra noi, solo nostri e mi accorgo che dentro di me qualcosa sta cambiando, ogni giorno di più.
Avverto sentimenti contrastanti che si insinuano nel mio cuore e io non so se devo assecondarli oppure oppormi.
E un po’ mi spaventano.
 
Un quarto d’ora dopo, stiamo parcheggiando l’auto in garage e non posso fargli notare ancora una volta quanto mi piaccia.
“L’amo anch’io, ma quando proverai la Aston, vedrai che scegliere sarà dura” mi dice soddisfatto delle sue auto.
Volto lo sguardo su quel gioiellino e credo proprio che abbia ragione.
 
E’ domenica pomeriggio e domani inizio la scuola.
E’ domenica pomeriggio e invece di rilassarmi Alice ha messo in atto ciò che mi aveva preannunciato Edward:
l’uso della stanza delle torture.
Se il pomeriggio prima della festa mi aveva reclusa per ore nel bagno e mi era sembrato un tempo interminabile, beh ora sembra proprio infinito.
Non so dove abbia imparato a fare l’estetista o la parrucchiera però so che si sta facendo in quattro per me e sta schiavizzando anche la povera Rose che ogni tanto le ringhia dietro.
Rose sa ringhiare??
Mah..
E’ un pomeriggio differente, mi sto divertendo ad ascoltare quelle due discutere su come sia meglio acconciarmi i capelli o litigare sul colore dello smalto.
Mi stanno usando come fossi la loro bambolina ma essere così al centro dell’attenzione mi fa sentire amata anche se mi lascia tempo per vagare tra i ricordi di una conversazione avvenuta con Carlisle, tempo fa..

“Purtroppo Bella, non abbiamo avuto ancora notizie dei tuoi genitori.

Li stiamo cercando dal giorno dell’ incidente ma ogni pista che abbiamo trovato si è poi rivelata infondata.
Mi dispiace, so che vorresti delle risposte ma per ora non sono in grado di dartele.
Posso però assicurarti che farò tutto ciò che è in mio potere per scoprire la verità”
“Non preoccuparti Carlisle, ti sei occupato di me fin da subito e da quando sei sulla mia strada, ho imparato a convivere con questo dolore..ma dimmi tu pensi che.. che siano morti?” non riuscivo quasi a pronunciare quelle parole.
“No Bella, no, io credo che siano ancora vivi e vedrai li troveremo”
 
Era stata una conversazione straziante, che riapriva una ferita dentro di me che si sarebbe richiusa solo nel momento in cui avrei riabbracciato i miei genitori.
 
E domani, si aprirà un nuovo capitolo della mia giovane vita che certamente cercherò di vivere al meglio.

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Capitolo 14
*** Il primo giorno di scuola ***


Ciao ragazze.
Comincio col dirvi che ho postato una favoletta intitolata Pippo,lo gnomo e la lumaca.
E’ una leggerezza, scritta in un pomeriggio dopo aver postato su FB una foto del mio cagnolone Pippo.
La didascalia usata anche come titolo per la favola è stata definita “Sembra il titolo di una favola per bambini” e da qui è partita l’idea di creare qualcosa.
Se volete perdere 10 minuti per leggerla, ne sarei felice.
Poi vi avviso che ho postato anche il primo capitolo di Io sono nessuno, se vi può interessare.
Come sempre vi ringrazio di cuore per le recensioni e per seguire le mie pazzie.
Ora vi lascio al capitolo. Un bacio.
 
 
 
 
Bella
 
Oggi inizia la scuola.
 
Sono un po’ nervosa ma so che andrà bene perché con me avrò i ragazzi.
Sono già vestita e il mio outfit per oggi è stato scelto interamente da Alice che mi ha obbligata ad indossare un jeans non proprio comodo e una blusa piuttosto trasparente, ostinandosi a dire che
sono uno schianto!
Se lo dice lei.
Siamo in salotto ad aspettare Emmett che è in ritardo come suo solito ed Esme si avvicina porgendomi un sacchetto.
“Buon primo giorno di scuola cara. Ti ho preparato la merenda, spero ti piaccia”
“Oh grazie Esme, sì sarà sicuramente perfetta” sorrido.
Esme, la mia seconda mamma.
Quando finalmente raggiungiamo le auto, Edward mi guarda ammiccante e sembra quasi stia tramando qualcosa.
Mi avvicino alla Volvo ma lui mi stupisce facendo scattare l’antifurto della Aston.
“Principessa che ne dici di inaugurare questa carrozza?”
Non me lo faccio ripetere due volte e in un attimo sono sul sedile di pelle di quel gioiellino, diretta a scuola.
 
Frequenterò la scuola insieme ad Alice ed Edward mentre Emmett, Rosalie e Jasper sono all'università e oggi ho la prima lezione insieme ad Alice ma purtroppo non con Edward.
Faccio amicizia con una ragazza, molto gentile e disponibile, Angela, con la quale raggiungo l’aula di biologia.
Mi racconta che è nuova da quelle parti e che è contenta di aver conosciuto già qualcuno con cui poter parlare e condividere del tempo.
Più tardi, nel corridoio invece, vengo avvicinata da un ragazzo e una ragazza, Mike e Jessica, i quali non perdono certo tempo a chiedere di me ma piuttosto dei fratelli Cullen, con i quali mi hanno vista arrivare a scuola.
In tutta sincerità non ho molta voglia di parlare degli affari miei a due perfetti sconosciuti ma capisco che contrariamente risulterei scortese.
Inizio quindi a spiegare un po’ la mia vita quando un braccio si appoggia sulle mie spalle, circondandole.
All’inizio sussulto ma poi riconosco che è Edward.
“Ciao principessa, vieni a pranzo con noi? Gli altri ci stanno aspettando..” poi guarda i due ragazzi di fronte a noi e li saluta.
Mike e Jessica lo guardano come estasiati e me ne chiedo il motivo.
 
Una volta in refettorio, mi avvicino al buffet e mi servo un piatto di arrosto con patate e dell’acqua naturale.
Non ho molta fame ma mi convinco che non posso stare a digiuno.
I ragazzi mi chiedono come va il mio primo giorno di scuola e sinceramente non posso lamentarmi, pensavo peggio.
Mi trovo bene, mi sono fatta un’amica e i professori mi piacciono.
Per ora tutto bene.
 
La pausa dura troppo poco per i miei gusti e ben presto dobbiamo ritornare alle nostre lezioni.
Edward mi saluta con un bacio sulla guancia, sotto lo sguardo di una Jessica rossa d’invidia.
Mi aspetto un terzo grado che infatti non tarda ad arrivare.
“Ehi Bella, allora come va il primo giorno?” domanda tattica per sondare il terreno
“Benissimo direi, mi sento a mio agio” le rispondo con un gran sorriso.
“Eh già immagino, poi con Edward sempre appiccicato. Dì ma, non starete mica insieme eh?” mi chiede facendosi più vicina.
Credo di avere gli occhi fuori dalle orbite per quella domanda.
Ma che razza di cose mi chiede, Edward è mio fratello, anche se a volte molto protettivo e affettuoso quindi agli occhi della gente possiamo sembrare più che fratelli, ma non è certo così.
O forse, sì Bella?
“Jessica ma che cavolo di domande ti passano per la testa?” le chiedo allora io.
“No beh chiedo, sai allora.. potrei chiedergli di uscire insieme, qualche volta, tu non saresti gelosa, no?”
Sono sempre più allibita dalle sue domande quindi decido di sganciarla ed entrare nella mia classe.
“Se ti interessa puoi sempre chiederglielo tu” le sbotto lasciandola lì, su due piedi, interdetta dalla mia affermazione.
Seguo la lezione ma non al 100%.
Sono disturbata dalle parole di Jessica e sento nascere in me un moto di stizza nei suoi confronti.
Uno strano sentimento che non avevo mai provato fino ad ora, una sensazione di possesso e di fastidio insieme quando qualcuno prova interesse per una persona a te cara.
E infondo al mio cuore credo di sapere come si chiami: gelosia.
Mi scappa una risatina e rischio di essere scoperta dal professore che sta distribuendo i compiti per mercoledì: il mio primo giorno di scuola si sta già concludendo e fra poco posso tornare a casa.
Esco dalla classe senza salutare nessuno e appena sono nel cortile cerco i ragazzi.
Quando li raggiungo Edward mi scocca un altro bacio sulla guancia e avvicinandoci al parcheggio, non possiamo evitare di passare accanto ad una Jessica sempre più incredula.
Mi fa un energico saluto con la mano ma faccio finta di non vederlo e guardo avanti.
Questo mio gesto non è però passato inosservato a quel curiosone del mio fratellino.
“Ehi principessa, come mai non hai salutato la tua amica? Credevo le si staccasse un braccio a furia di sbracciarsi”
“Ha delle mire ad una cosa che mi appartiene” gli rispondo stizzita.
Non so neanche perché gli rispondo così e poi l’ho definito una cosa.
Ho definito Edward una cosa.
Sono pazza, come Alice.
Una risata tutto fuorchè velata irrompe dalla bocca di Alice.
Ecco, tanto per nominare Alice.
Sono pazza, come Alice.
Ci voltiamo tutti a guardarla e io proprio non ci trovo niente da ridere in tutta questa situazione.
Al contrario Edward e Alice sembrano instaurare un dialogo silenzioso a cui nessun altro sta partecipando.
 
Io voglio solo andarmene a casa.
Sono esausta e mi fanno male i piedi.
 
La prima cosa che ho fatto appena sono arrivata in camera è stata lanciare le scarpe sul pavimento e poi lanciare la sottoscritta sul letto.
Sto valutando se chiedere ad Esme di poter cenare in camera.
“Oh, non ho mai desiderato così tanto un massaggio ai piedi” dico ad alta voce con la faccia sprofondata nel cuscino.
“Beh se vuoi posso fartelo io, a patto che mi dici perché non hai salutato Jessica. Mi sembrava aveste legato” mi dice una voce.
Mi volto e trovo Edward a braccia incrociate, appoggiato allo stipite della porta.
“E ti sembrava male. Comunque tu qualche volta mi farai venire un infarto” borbotto rituffando il viso nel cuscino.
Sussulto quando due mani fredde iniziano a massaggiarmi i piedi.
Se pensa di farmi cedere si sbaglia di grosso.
“Non te lo dirò, perché questo è un ricatto”
“Non è un ricatto, è una proposta ed io sto già facendo la mia parte. Accidenti principessa..”
Lascia la frase in sospeso e tutto mi fa pensare che.. oddio..
“Oh no, no Edward scusami, non dovevo permetterti di farlo, scusami, dovevo fare una doccia prima e..” ritraggo i piedi sottraendoli alle sue cure.
Mi guarda non capendo le mie parole e ci credo, sembro una pazza sconclusionata.
“Edward i miei piedi sicuramente puzzano e tu ci hai messo sopra le mani, oddio che vergogna.. io..” gli dico per spiegare il mio gesto di poco fa.
Mentre io cerco di scusarmi in ogni modo lui scoppia a ridere.
Lo guardo con cipiglio interrogativo e anche offeso, mi ride in faccia dopo che io mi sono scusata.
Pessimo fratello.
“Ti ringrazio per..” faccio per rispondere indispettita ma lui mi ferma subito
Principessa, sono dell’idea che prima o poi l’infarto lo fai venire tu a me ma posso assicurarti che prima ti stavo dicendo una cosa seria”
Ok, ora capivo ancora meno; così con un gesto della mano lo invito a proseguire.
“Prima stavo cercando di dirti che hai davvero bisogno di un massaggio ai piedi, sono gonfi e un po’ irrigiditi. Non pensavo di certo alla puzza anche perché io proprio non la sento” mi dice tranquillo.
Io sono proprio un’esperta di paranoie e viaggi con la mente ma col passare del tempo capivo anche che dovevo smetterla di immaginarmi cosa potevano pensare gli altri di me o dei miei comportamenti.
Quindi decido di incassare l’ennesima figura del piffero e ringraziarlo per la premura nei miei confronti.
E magari farci su una bella risata.
“Ah ok, allora ti ringrazio molto Edward”
Scoppio a ridere e in quel momento esatto lo fa anche lui.
“Beh ecco.. se ora puoi continuare, ecco.. mi piaceva molto quel massaggio” gli propongo, rossa come un peperone.
“Ogni tuo desiderio è un ordine, principessa ma prima voglio qualcosa in cambio. Voglio sapere perché non hai salutato Jessica”
Mi chiedo perché è così fissato con questa storia e alla fine cedo raccontandogli tutto.
“Mi ha chiesto se noi stiamo insieme e quando le ho detto di no perché sei mio fratello allora ha detto che vorrebbe chiederti di uscire insieme” sospiro prima di aggiungere l’ultima frase
“e chiedendomi se io ne sarei gelosa” sputo fuori come se fosse qualcosa di sgradevole da tenere in bocca.
Durante la mia spiegazione, lui ha ricominciato a massaggiarmi i piedi e santo cielo, mi sento già molto meglio.
“E quindi tu saresti gelosa se io uscissi con lei” mi chiede osservando la mia espressione sul viso.
“E’ una domanda o un’affermazione?” chiedo per sapere in cosa mi sto per cacciare.
“E’ la stessa cosa. A me interessa la risposta” mi dice lui fermando il massaggio per concentrare tutta l’attenzione sul mio viso.
So che sto andando a fuoco per l’imbarazzo ma non ne vedo il motivo.
Sì, io sono gelosa e forse un po’ possessiva nei suoi confronti ma non ne ho per niente il diritto. Chi sono io per vietargli di frequentare una ragazza o farsi nuovi amici con cui uscire la sera?
 
Non ti dimenticare di quella sensazione che cresce dentro di te.. mi fa notare la mia vocina.
 
Sta aspettando una risposta che non sta arrivando e mi sembra anche abbastanza impaziente.
Via il dente, via il dolore, allora.
“Tu sei il mio fratellino, ti voglio bene e voglio che tu sia felice perché a te ci tengo e anche molto. Se vuoi uscire con Jessica o con qualsiasi altra ragazza, non potrei mai impedirtelo” mi limito a rispondere anche se lui capisce che c’è dell’altro.
“Ma..” mi invita a proseguire un discorso che io volevo interrompere.
“Ma.. ma niente Edward. Cosa vuoi che ti dica? Che ti vorrei sempre tutto per me? Che vorrei passare con te il mio tempo libero a giocare, tuffarci in piscina e divertirci come pazzi, monopolizzandoti da tutti e da tutto? Vuoi che ti dica che sono gelosa e che quando una ragazza posa lo sguardo su di te vorrei darle fuoco? Perché tu sei il mio fratellino, solo mio. Vuoi che ti dica questo?”
“Solo se tutto questo corrisponde alla verità” mi dice inchiodandomi con i suoi occhi.
“E’ la verità?” incalza lui.
E io cedo, rivelandogli ciò che ho provato quando Jessica mi ha fatto quella domanda.
“E’ così, Edward, è sempre stato così e sempre sarà” gli dico guardandolo di rimando.
Mi ha fatto dire quelle cose contro la mia volontà.
Mi sono messa a nudo davanti a lui e non dovevo permetterlo.
Adesso, di fronte a lui, sono ancora più in imbarazzo.
“Allora posso dirti che saresti una perfetta bodyguard.
Le tue parole mi lusingano” borbotta facendomi un po’ di solletico sotto ad un piede.
“E comunque stai tranquilla, non sono interessato minimamente a Jessica, c’è qualcun’altra che occupa già quel posto.
Ora vai a farti un bagno che poi si cena. Ci vediamo di sotto”
E mi lascia lì, sommersa dalle parole che mi ha appena detto, sospesa tra affermazioni e insinuazioni alle quali vorrei dare una spiegazione che però per ora non so dare.
 
Dopo cena, salgo subito in camera.
Ho bisogno di mettere ordine nei miei pensieri e nei miei sentimenti.
Da quando sono venuta ad abitare a casa Cullen, ho passato gran parte del mio tempo insieme ad Edward.
L’ho sempre considerato come un fratello anche se il nostro rapporto è molto più complesso di così; siamo complici, in tutto ciò che facciamo, ci completiamo a vicenda, siamo entrambi pianeti e satelliti l’una dell’altro e per quanto io mi sforzi di considerare Emmett e Jasper alla stregua di Edward, questo non potrà mai accadere. A vederci da fuori non sembriamo affatto fratelli.
E ora che tutte queste emozioni iniziano a presentarsi, frequenti, non so se posso essere in grado di capirle ma soprattutto di gestirle.

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Capitolo 15
*** Il mio 18^ compleanno ***


Buongiorno ragazze, scusate il ritardo.
Dunque intanto ringrazio tutte voi che avete lasciato recensioni, che avete messo le mie storie tra le seguite, le preferite e le ricordate.. grazie di cuore.
Vi avviso che sto proseguendo con i capitoli di -Appuntamento al buio- e che sabato aggiornerò -Io sono nessuno-
Ora vi lascio al capitolo. Un bacio
 
 
 
 

Bella
 
Sono passati esattamente trentun giorni dall’inizio della scuola e domani è il mio diciottesimo compleanno.
Alice e Rosalie hanno già iniziato i preparativi per quella che loro chiamano la festa dell’anno, migliore di quella organizzata per il mio arrivo a casa Cullen.
In queste settimane il mio rapporto con Edward non è cambiato ma ho sempre quelle strane emozioni che sento agitarsi dentro di me quando passiamo del tempo insieme o quando i miei pensieri corrono a lui.
In queste tre settimane invece una cosa è cambiata: James ed io abbiamo iniziato a passare del tempo insieme.
Frequentiamo la stessa classe; è un bravo ragazzo, gentile ed educato ed è anche molto carino.
Anche a scuola è un alunno modello.
Qualche sera siamo usciti insieme per un gelato e un’occasione in particolare la ricordo bene perché avevo l’impressione che qualcuno ci seguisse.
 
Eravamo seduti su di una panchina vicina al parco e stavamo gustando il gelato, scambiando anche due parole, quando ad un certo punto un rumore mi fece voltare verso un cespuglio poco lontano.
Mi sembrava di aver visto un’ombra ma essendo buio non potevo esserne certa.
Così chiesi a James se potevamo fare due passi.
Passammo ancora un paio d’ore insieme ma quella sensazione di essere spiata mi restò fino a che lui mi riaccompagnò a casa.
Nel momento in cui James mi salutò con un bacio sulla guancia, la porta si spalancò mostrando un Edward a dir poco infastidito.
Quella sera mi rimproverò perché avevo fatto più tardi del solito.
Sinceramente ci restai male, lui non era mia madre o mio padre; neppure Esme o Carlisle si erano mai permessi di correggere i miei comportamenti.
Il mattino dopo però, venne in camera mia per scusarsi e tutto tornò come prima.
 
Mordo il tappo della mia biro mentre cerco di studiare queste ultime pagine di storia per l’interrogazione di lunedì, ma non riesco a farmele entrare in testa.
Sbuffo prima di lanciare il libro sul tappeto e appoggiare la testa sul cuscino.
Domani compio diciotto anni e dei miei genitori non si sa ancora niente.
Carlisle mi ha detto che le ricerche della polizia sono state interrotte tempo fa, quando tutte le piste portavano ad un vicolo cieco e non avevano altri indizi su cui indagare.
Ma so che lui e tutti i Cullen non hanno mai smesso e posso dire che nella mia immensa sfortuna sono stata proprio fortunata.
Un leggero tocco alla porta mi fa capire che ho visite.
Rosalie fa capolino e mi invita a seguirla, senza aggiungere altro.
“Che succede Rose, perché sei così misteriosa?” le chiedo intuendo comunque la nostra destinazione.
“Lo scoprirai molto presto”
Poi capisco che stiamo andando in camera di Alice e quando Rose apre la porta, sembra che lì dentro sia scoppiata una bomba.
“Oddio Alice ma che diavolo hai combinato? Cos’è tutta questa confusione?” chiedo conoscendo già la risposta.
“Sono i preparativi per la tua festa di domani. Scegli il colore che ti piace di più, così lo utilizzeremo come colore guida per tutta la festa. Ho già inviato tutti gli inviti, richiedendo agli ospiti di scegliere l’abbigliamento che preferiscono, con la clausola di evitare in assoluto il colore blu”
“Ti ringrazio Alice e grazie anche a te Rose, sarà una festa strepitosa ne sono certa, proprio come quella precedente” le abbraccio strette.
“Non ringraziarci Bella, ti meriti questo e molto di più. Bene, direi che il catering è pronto, gli inviti sono già stati recapitati, le decorazioni le abbiamo, tu hai il tuo vestito.. non manca niente!” esclama battendo le mani, come se avesse vinto la più grande battaglia della sua vita.
 
Quella sera mi addormento presto, sognando la festa del giorno seguente.
 
Mi sveglio di soprassalto, spaventata dal suono della sveglia.
Infastidita mi ributto tra i cuscini, concedendomi ancora un quarto d’ora di relax.
Sorrido beata, pensando che oggi è il mio compleanno e la mia famiglia mi ha organizzato una gran festa.
Quel flusso di pensieri viene ben presto interrotto da Alice, la quale decide che per oggi il mio abbigliamento deve essere di nuovo deciso da lei.
Mi sembra di essere la sua bambolina ma non mi lamento perché in fondo le sue attenzioni mi fanno sentire amata.
Mi mette tra le mani un vestitino rosa, molto semplice, con delle maniche a sbuffo, un corpetto aderente e una gonna a mezza ruota lunga al ginocchio.
Poi mi dà un paio di ballerine.
“Ma Alice, con tutti i vestiti che ho nel mio armadio, questo da dove spunta?”
“Oh questo è un vestito che avevo comprato per me ma non mi è mai piaciuto veramente. Te lo regalo volentieri”
E’ nuovo, ha ancora il cartellino attaccato.
“Allora grazie, mi piace molto”
“Oh sì lo sapevo, ecco perché ho scelto questo. Comunque, svelta che i ragazzi ci stanno già aspettando”
Mi preparo in fretta e dopo aver fatto colazione andiamo a scuola.
Sono serena e voglio godermi al massimo questa giornata.
 
Dai professori di scienze, letteratura e storia ci viene assegnato un compito molto particolare: dobbiamo svolgere ricerche sui miti e le leggende.
Mi sono sempre appassionata a questi argomenti e sto già pensando di fare un salto in biblioteca per consultare un po’ di libri.
“Allora ragazzi, il tema è Miti e Leggende. Potete parlare di esseri leggendari quali draghi, licantropi, fate, vampiri ecc., oppure dei miti greci come Perseo, Apollo, del minotauro o di quello che preferite. Potete svolgere la tesina come volete, analizzando un solo argomento oppure più di uno, l’importante è cercare di trovare un nesso per tutte e tre le materie.
Avete domande? Volete chiarimenti? Altrimenti vi ricordo che avete due settimane di tempo per consegnarla, a partire da oggi.”
In quel momento suona la campanella, liberandoci dall’ultima ora di lezione.
Prima di uscire dalla classe mi fermo a salutare alcune mie compagne, ricordando loro la festa di quella sera.
Nel corridoio, due braccia mi avvolgono e sento due labbra sfiorarmi una guancia.
“Ciao tesoro, dove stavi scappando senza salutarmi?”
“Ciao James, non stavo scappando, anzi ti stavo proprio cercando. Volevo chiederti se stasera ti va di venire un po’ prima, così stiamo un po’ insieme, che ne dici?” gli chiedo voltandomi per guardarlo negli occhi.
“Certo che mi va, passo per le 7 ok?”
“Sì, alle 7 è perfetto”
Sto per lasciargli un bacio quando qualcuno si schiarisce la voce molto poco delicatamente.
Edward.
“Sì arrivo, lo so, facciamo tardi, Alice si arrabbia e bla bla bla.. che pacco!” brontolo prima di scoccare un bacio a James e ricordargli l’appuntamento di stasera.
“Ti ho sentita, piccola ingrata!” mi urla Alice, dal fondo del corridoio, in mezzo al chiacchiericcio di alcuni ragazzi.
Questa è un’altra cosa a cui non riesco a dare una risposta ma mi ripeto come un mantra che lei è Alice la stramba.
“Andiamo o ci perseguirà per tutto il giorno” mi dice Edward alquanto irritato.
Ma quando saliamo in auto, ad Alice è già passato tutto mentre Edward è sempre più cupo.
“Allora Isa, che hai fatto di bello a scuola oggi? Lezione interessante con il professor Warren?” mi chiede lei mentre controlla un filo della sua camicetta.
“Oh sì da morire Alice. Il prof ci ha assegnato una tesina sui miti e leggende, lasciandoci totale libertà di scelta sull’argomento”
Sono davvero gasata per quel compito e credo lo svolgerò al meglio.
“Bene e hai già un’idea su cosa scegliere?” mi chiede lei veramente curiosa.
“Oh sì, dato che ho sempre avuto grande curiosità e interesse verso le creature soprannaturali delle quali non si crede possano esistere, credo che potrei scegliere i licantropi oppure i vampiri, ma credo che sceglierò i vampiri.”
Non capisco per quale motivo accade ma l’auto frena di colpo e se non fosse per Edward, la mia testa finiva contro il sedile anteriore.
“Ma Emmett che diavolo ti salta in testa, vuoi ammazzarci tutti?” gli urlo impaurita per quello che è appena successo.
Dopo un momento di silenzio, questi tre scoppiano a ridere e se possibile, la mia irritazione cresce ancora di più.
“Sapete cosa vi dico, vado a piedi, sono più sicura” scendo e inizio a camminare.
Non mi volto quando mi passano accanto e mi superano, troppo impegnata a capire che cosa è successo poco fa.
Quando arrivo a casa, di loro non c’è traccia, solo Esme mi aspetta in cucina per mangiare qualcosa.
Ma il mio stomaco è chiuso.
Mi dispiace deluderla quindi alla fine accetto un piatto di pasta.
Quando sento un vociare, capisco che quei tre pazzi sono entrati in casa e più svelta che posso, mi dileguo in camera mia.
Non ho voglia di parlare con nessuno per ora e chiudo la porta a chiave.
Prendo i quaderni dei compiti da fare per la prossima settimana e inizio a programmare il lavoro per ogni giorno, tenendo presente che devo anche andare in biblioteca per la tesina.
Dopo un paio d’ore mi sento un po’ meglio e decido di scendere a prendere una fetta di quella deliziosa torta al cioccolato di Esme.
Quando apro la porta, dietro ad essa ci trovo Jasper con un pugno alzato, pronto a bussare.
“Oh ciao Jasper, hai bisogno di qualcosa? Sto scendendo a fare merenda”
“Oh no no, volevo chiederti se va tutto bene, ho sentito i ragazzi parlare di te e mi sembrava ci fosse qualche problema”
Mi sento come avvolgere da una sensazione di calma mentre Jasper mi sorride sornione.
“Oh no non preoccuparti grazie, è tutto a posto” rispondo contraccambiando il sorriso.
“Allora perfetto, ti lascio alla merenda, ci vediamo più tardi”
Lo saluto e vado a prendermi la mia meritata torta.
 
Un’ora dopo è Alice che bussa alla mia porta.
“Vieni Alice, è aperto” la invito ad entrare.
“Isa, senti.. io vorrei chiederti scusa per prima e ti assicuro che non capiterà mai più niente del genere” mi dice imbarazzata.
Non posso tenere il muso ad Alice né tanto meno ad Emmett e ad Edward e senza troppi giri di parole, la perdono.
“Scuse accettate. Ed ora hai un compito da assolvere sorellina.
Guadagnati i miei ringraziamenti” scoppio a ridere mentre lei mi risponde.
“Andiamo nella stanza delle torture” mi dice come ad ordinarmelo e ora è lei a scoppiare a ridere.
 
Quando Alice mi ha riaccompagnata in camera per aiutare a vestirmi e ha tirato fuori dalla cabina armadio il mio vestito blu, mi sono resa conto che quell’abito era stato acquistato proprio per questa occasione.
“Sarai uno schianto Bella, come è giusto che sia in questo giorno così speciale per te” sussurra quella frase con malinconia, tristezza, come se volesse essere lei al posto mio.
Mi lascia sola mentre mi faccio una veloce doccia e dopo aver lavato anche i capelli, esco dal bagno ancora in accappatoio ed entro nella cabina armadio per prendere le scarpe.
Sussulto quando uscendo, mi ritrovo Edward seduto accanto al mio tavolino.
“Dio Edward, la smetterai mai di fare questa comparse all’improvviso? E poi da dove sei entrato, la porta è chiusa” borbotto ancora agitata.
“Sì, quella è chiusa ma ricordi.. stanze comunicanti, bagno in comune. Sei carina anche così” mi dice arricciando le labbra in un sorriso.
“Comunque, sono qui per chiederti scusa per quello che è successo in auto, oggi pomeriggio” mi dice
“O..ok, scuse accettate, non ci stavo neanche più pensando” gli rispondo con un sorriso.
“Bene, mi fa piacere. Ora ti lascio preparare. Alice sarà qui tra poco. A dopo” e se ne va.
 
Per le 7 sono pronta e mentre quello che credo sia James, suona alla porta, un timido Emmett si avvicina per scusarsi.
Un attimo prima che James mi raggiunga, Emmett ed io ci scambiamo un bacio sulla guancia come a sancire la nostra pace.
Di Edward ancora nessuna traccia e di questo il mio cuore ne soffre un po’.
James si avvicina e mi prende le mani, facendomi fare una piroetta per potermi guardare meglio.
“Sei bellissima, Bella” mi dice quando ritorno di fronte a lui.
“Grazie, anche tu non sei niente male” gli rispondo con un sorriso.
Alice ha invitato praticamente tutti i miei compagni di classe, molti hanno accettato e questa sera sono qui a festeggiare con me.
James si offre di prendermi qualcosa da bere e mentre lo aspetto mi guardo attorno per rendermi conto del gran lavoro che ha fatto Alice insieme a Rose, ancora più in grande dell’altra festa.
Palloncini con il numero 18, fiori, striscioni e candele accese ovunque, un buffet ricco di prelibatezze.
Sorrido al pensiero di quanto Alice e Rosalie si siano impegnate per fare tutto questo e appena riuscirò a trovarle, le ringrazierò.
Mi guardo attorno, continuando ad ammirare gli addobbi e ad un tratto i miei occhi incontrano la figura del mio fratellino, stupendo nel suo completo dello stesso colore del mio vestito.
E’ visibilmente meravigliato ma quando mi sorride, non c’è niente di più bello del suo sorriso.
Ben presto mi è accanto e prendendo una mia mano, mi posa un bacio sulla fronte.
“Abbiamo lo stesso gusto in fatto di colori” mi sussurra poco lontano da un orecchio.
“Mmh sì, ma se devo essere sincera Alice mi ha dato una mano” rispondo io.
Passano alcuni secondi e veniamo raggiunti da James.
“Cia.. ciao Edward” lo saluta lui un po’ impaurito.
“Ciao James” risponde Edward, in tono distaccato.
James sembra davvero intimorito e imbarazzato da Edward e non posso dargli torto, il mio fratellino si sta comportando come un perfetto fratello.
Mi sono accorta da subito che a lui non piace James ed è sempre sulla difensiva quando ci vede insieme.
Anche in questo momento, mentre Edward lo sta fissando come se volesse incenerirlo, James sta dando tutte le attenzioni alle sue scarpe.
Ad un certo punto Edward decide di lasciarci soli ma prima, con tono autoritario, mette in chiaro una cosa a James.
“Mi raccomando, le sono molto affezionato; vedi di trattarla con i guanti, altrimenti per te saranno guai seri”.
Non aspetta risposta anche se un James eccessivamente intimorito gli sussurra un timido “Sì certo”.
 
La serata prosegue serena ma mi sento sempre addosso gli occhi del mio fratellino e questo in qualche modo mi mette a disagio.
Così propongo a James di uscire a passeggiare in giardino.

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Capitolo 16
*** Un finale a sorpresa ***


Buongiorno ragazze, come state?
Oggi triplo aggiornamento tutto per voi!
Intanto ringrazio tutte voi che mi seguite e poi avrei una cosuccia da chiedervi: vorrei creare una serie e dato che sono a corto di idee, chiedo a voi qualche suggerimento.
Se vi va, fatemi sapere!
Buona lettura.
 
 
 
 
Edward
 
Era stata una giornata pesante, anche se per un vampiro niente può essere stancante, ma da quando Bella è entrata nelle nostre vite, tutto si è complicato.
Non poterle ancora raccontare la verità sulla nostra vera natura poi peggiorava ancora di più la situazione.
Carlisle voleva posticipare il più possibile quel momento, in modo tale da tenerla al sicuro ancora per un po’, mentre le ricerche dei suoi genitori continuavano.
Eravamo sempre più certi che dietro a tutta questa storia ci fossero i Volturi ma Alice non aveva ancora previsto nessuna mossa da parte loro.
Aveva un buco nelle sue visioni anche per quell’ ormai lontano giorno dell’incidente; pensiamo però, che il luogo in cui è accaduto, è spesso battuto dai lupi e probabilmente la loro presenza ha oscurato tutto.
 
Oggi è il compleanno di Bella e non potrebbe essere più meravigliosa con addosso quel fantastico vestito blu, il mio colore preferito che tra l’altro dona tantissimo alla sua carnagione.
Prima le ho parlato un attimo e ho dovuto salutare anche quel coso che le sta sempre appiccicato come una cozza.
E’ un bravo ragazzo e devo ammettere che è anche carino ma conosco una persona che sarebbe ancora meglio per lei.
 
Ah sì Edward, lo credi davvero? Credi che quando le racconterete tutto di voi, lei non scapperà a gambe levate rimpiangendo di non essere morta come teme che siano morti i suoi genitori?
Tu sei un mostro Edward e lei starebbe di certo meglio senza di te.
 
La voce della mia coscienza.
 
Sì forse è vero ma io senza di lei non potrei più esistere, le sono legato, come farei senza la mia cantante?
 
Una forte pacca sulla spalla che solo un vampiro può sopportare senza provare dolore, mi riporta in questa sala.
Emmett compare al mio fianco e inizia un dialogo silenzioso.
-Che c’è fratello? E’ da un po’ che ti osservo e oltre a fulminare con lo sguardo quel ragazzino, non hai fatto altro da tutta la sera? Sei preoccupato che le faccia del male?
-No Emmett no, sono pensieri ben più grandi. Vorrei poter essere io al posto di James ma non sono sicuro che sia un bene per lei, nonostante lei, adesso, sia tutto per me.
-Fratello, te l’ho già detto durante un’altra discussione, non ti ho mai visto così sereno da quando le nostre esistenze si sono incrociate. Non preoccuparti e non precluderti la possibilità di essere finalmente completo. Faremo un passo alla volta, ti aiuterò, lo sai ci sono sempre per te come tu ci sei sempre per me, ricordi il nostro patto?
-Sì Emm, non potrei mai dimenticarlo.
Mi volto a guardarlo per un attimo per sorridergli e poi torno con lo sguardo alla sala.
-Certo fratello, che sei proprio cotto, sei fuso, completamente andato. Segui ogni suo spostamento, hai sempre la situazione sotto controllo e la guardi proprio come se te la volessi mangiare.. e scusa l’ironia ma è così!
Mi volto verso di lui, infastidito dalla sua ultima frase e me lo trovo con le mani all’aria in segno di difesa.
So che lo dice con ironia ma io so che sono proprio quelle le emozioni che provo quando lei è nella stessa mia stanza e ultimamente, anche solo pensare a lei, scatena in me reazioni che non avevo mai provato.
E vorrei non provarle, non posso costringerla a provare le stesse cose, deve avere una vita sua ma allo stesso modo non so come fermare questo vortice di emozioni e in fondo non so neanche se sia possibile.
Come per i lupi c’è un imprinting, per noi vampiri c’è una cantante: un legame che non si distrugge neanche con la morte.
-Diavolo Edward, neanche con Tania eri così e Tania ti piaceva molto.
-Tania.. non c’è paragone tra loro nonostante lei fosse una bellissima vampira che mi avrebbe seguito anche in capo al mondo.
Ci scambiamo un’altra occhiata e quando riporto lo sguardo sulla sala, i due piccioncini stanno uscendo in giardino.
Liquido Emmett velocemente e li seguo.
 
 
Bella
 
Siamo qui in giardino da alcuni minuti.
L’atmosfera è speciale e la compagnia anche.
James ha un modo di parlare molto dolce, ci tiene a me e me l’ha dimostrato in più di una occasione.
E’ premuroso e gentile e mi piace.
Non posso ancora parlare di sentimenti, è troppo presto anche se insieme stiamo bene.
Passiamo quel tempo a parlare e passeggiare, raccontandoci ciò che ci passa per la testa finchè percepisco una strana elettricità nell’aria.
James smette di camminare e ad un tratto mi avvicina a sé, per quanto il mio vestito lo consenta.
“Bella, tu.. tu mi piaci da impazzire e credo tu abbia capito che provo qualcosa di più di una semplice amicizia per te”
Alt, un attimo, si sta per caso dichiarando?
Non sono pronta a questo, non ancora.
“Beh anche tu mi piaci James” rispondo convinta di quello ma non aggiungo altro.
Non abbiamo mai parlato seriamente di come si sarebbe potuta evolvere la nostra relazione, anche se lui mi ha confessato di fare sul serio con la nostra storia, perché una storia c’è ma è proprio all’inizio e a 18 anni non mi sento proprio pronta a fare progetti a lungo termine se non quelli sulla mia vita lavorativa.
Non voglio ferirlo dicendo cose che facilmente potrebbero essere fraintese ma prima o poi le cose andranno messe definitivamente in chiaro.
Ad un tratto sento la sua presa sui miei fianchi aumentare e il suo viso avvicinarsi al mio.
Sta per baciarmi, dovrebbe essere un momento romantico e lo sarebbe se solo un getto di acqua gelida non ci colpisse in pieno.
Perchè diavolo è partito l’impianto di irrigazione?
 
Ci stacchiamo di colpo, spaventati per quella fastidiosa interruzione e cerchiamo di metterci al riparo dentro casa.
Io mi sono salvata, solo una piccola parte del vestito si è bagnata ma James sembra proprio un pulcino annaffiato.
“Oh James mi dispiace tanto, vieni, cerchiamo Esme, lei potrà di certo aiutarci”
Fosse successo a qualcun altro sarei scoppiata a ridere ma si tratta di James e sinceramente mi dispiace proprio.
Esme riesce a sistemare il vestito di James ma lui non vuole restare per il taglio della torta, troppo offeso per ciò che è appena successo.
Cerco di convincerlo ma invano, così mi ritrovo a salutarlo, sull’uscio di villa Cullen.
“Ci vediamo domani James” gli dico salutandolo.
Annuisce, lasciandomi un bacio a stampo e poi si allontana col suo motorino.
Rientro in casa e una fin troppo allegra Alice mi si para davanti, annunciando che è ora della torta.
Si spengono tutte le luci e quando finalmente la torta fa il suo ingresso, rimango senza parole.
E’ bellissima e sono sicura che è anche buonissima.
Tutta ricoperta di panna montata, con la scritta Buon Compleanno Bella e le candeline con il numero 18.
Vorrei abbracciare Alice e Rosalie e quando mi guardo attorno per cercarle, l’unica persona della famiglia che trovo è Edward.
Mi sorride e poi si avvicina.
“Buon compleanno sorellina” mi sussurra ad un orecchio, come se in mezzo a tutta quella confusione lo potesse sentire qualcuno.
Sì perché mentre la torta faceva il suo ingresso, la canzoncina Happy Birthday to you aveva iniziato a suonare e tutti la cantavano.
“Grazie Edward”
“Ora esprimi un desiderio e spegni tutte le candeline in un soffio solo” mi dice lui.
Mangiamo la torta e alcuni vogliono anche il bis.
E’ davvero ottima, farcita all’interno con frutta e crema al cioccolato, non potevo chiedere di meglio.
 
Sono seduta a riposarmi un attimo mentre mi gusto la seconda fetta di torta quando Emmett, delicato come sempre, urla per attirare l’attenzione di tutti, per fare un brindisi in mio onore.
Tutti innalzano i calici e gridano cin-cin e poi auguri.
Sono davvero felicissima per questa giornata e per tutte le attenzioni che questa famiglia mi sta dando.
 
Un paio d’ore dopo, gli invitati sono andati via tutti e io posso finalmente togliermi questi trampoli.
I piedi si sono un po’ gonfiati, non sono abituata a portare scarpe di questo genere.
Le raccolgo dal pavimento e prima di ritirarmi nella mia stanza, passo in cucina a ringraziare della festa.
Sono stranamente tutti lì e stanno parlando tra di loro, in modo molto strano.
E’ Carlisle il primo ad accorgersi della mia presenza.
Mi sento in imbarazzo, mi sembra di aver interrotto qualcosa di personale.
“Emh.. scusate, non volevo interrompere, voglio solo ringraziarvi per la festa, era tutto perfetto. Io ora vado a dormire. Buonanotte.”
Veloce come sono arrivata me ne vado e quando arrivo in camera vengo assalita da tristi emozioni.
Era tutto perfetto fino a poco fa ma ora invece.. sembrava volessero tenermi fuori dai loro discorsi.
Mi svesto e ripongo con cura il vestito nella cabina.
Infilo il pigiama, sperando che sia una notte senza incubi e quando sto  per infilarmi a letto, sento bussare alla porta.
 
 
Edward
 
Bella ci aveva sorpresi mentre parlavamo in cucina.
Proprio in quel momento Jasper ci stava informando che aveva sentito una debole scia di vampiri ma non era riuscito a saperne niente di più.
“Dovevamo raccontarle tutto subito, aveva il diritto di sapere la verità su di noi e su cosa potrebbe essere realmente accaduto ai suoi genitori”
“Ma cosa stai dicendo Alice, non era pronta e non lo è neanche adesso. Non possiamo buttarle addosso altri pensieri” le dico
“Io credo che Alice abbia ragione, io al suo posto vorrei sapere” Rosalie
“Povera piccola, chissà che cosa ha provato in tutti questi anni senza i suoi genitori. Non si è mai confidata più di tanto, con nessuno di noi”
Esme ha ragione.
Bella si è sempre tenuta tutto dentro e questo l’ha sicuramente fatta soffrire ancora di più.
“Dobbiamo aspettare, non è pronta” dico ancora.
“Dobbiamo aspettare, Edward? E cosa, di grazia? Che scopra tutto da sola, sentendosi talmente tradita e messa da parte proprio da noi che l’abbiamo adottata? Vuoi che sbatta in faccia tutto il suo odio e il suo dolore per averle nascosto tutta la verità, eh? Vuoi questo Edward?” sputa fuori Alice.
“Certo che no Alice ma in questo momento cosa possiamo fare? Tu cosa proponi Carlisle?”
Carlisle non aveva ancora detto niente.
“Possiamo aspettare ancora qualche giorno. Come sapete, Eleazer del clan Denali, ha confermato le nostre ipotesi sui Volturi ma neanche lui ha trovato altri indizi. Ho però rintracciato due vampiri che erano nella guardia con me e sto aspettando notizie da loro. Poi agiremo. State tranquilli e comportatevi come al solito con lei, a tempo debito le parleremo e mi assumerò io tutte le responsabilità del caso”
 
Detto quello, corro in camera di Bella e spero con tutto il cuore che non stia già dormendo.
 
Bella
 
Sto per infilarmi a letto quando sento bussare alla porta.
Immagino già chi è e lo invito ad entrare.
“Oh sei già in pigiama, peccato avevo una sorpresa per te” mi dice dispiaciuto.
Lui sa benissimo quali sono i miei tasti deboli e li ha appena toccati.
“Non ci sono problemi, mi cambio e sono tutta tua” felice che sia venuto da me prima di dormire.
Quella sua visita aveva già risollevato il mio umore.
 
Mi sta portando in garage e sinceramente non ne capisco il motivo finchè mi apre una mano e ci fa cadere sopra una chiave, una chiave di un’auto.
“Edward ma.. è quello che penso io? La sorpresa è un’auto, per me?”
Annuisce e con un gesto della mano mi invita ad avvicinarmi per guardarla meglio.
E’ un’ Audi A1, nera, con il tettuccio apribile in vetro.
“Ha il tettuccio, per guardare le stelle, come mi hai sempre detto di voler fare ma non hai mai potuto” mi sussurra alle spalle, mentre mi accarezza un braccio.
Si è ricordato di quella cosa che gli avevo confidato anni fa e ora mi ha comprato un’auto esattamente come l’ho sempre voluta.
Mi volto per guardarlo, i miei occhi sono colmi di lacrime che stanno per scendermi, i suoi sono più dorati che mai.
“Non piangere mia Bella, è solo un’auto, niente in confronto a te” mi attira al suo petto e mi stringe, poi aggiunge
“Che ne dici, ci facciamo un giro?”
Annuisco felice come non mai e ben presto siamo a girovagare per le vie di Seattle.
 
Non vorrei mai rientrare a casa ma è tardissimo.
Edward mi lascia sulla porta della mia camera dandomi la buonanotte.
Lo ringrazio ancora per il magnifico regalo e gli do un bacio sulla guancia.
Nessuno dei due sembra intenzionato ad abbandonare l’altro ma lui riesce a trovare la forza e dopo aver ricambiato il bacio, ognuno entra nella sua stanza.
 
Il mattino dopo, un meraviglioso profumo arriva alle mie narici e quando apro gli occhi, un vaso con un grosso mazzo di rose bianche e rosse svetta sul tavolino davanti ai miei occhi increduli.
Mi avvicino e afferro il biglietto dal quale leggo
 
Questo è un altro regalo per te. E.
 
Ma è la busta appoggiata sul tavolino, alla quale è appesa una mollettina a forma di cuore, che attira maggiormente la mia attenzione.
La apro con le mani un po’ tremanti e inizio a leggere
 
Ti ringrazio per essere entrata nella mia esistenza, hai portato felicità e una ventata di aria fresca.
Sei stupenda e solo tu sai rendere tutto così unico e speciale.
Grazie di esistere.
Il tuo fratellino E.

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Capitolo 17
*** La verità mi fa male ***


Buongiorno ragazze, come va?
Oggi finalmente succederà qualcosa di tanto atteso in questo capitolo..
Sto scrivendo i capitoli forse più difficili di questa storia, mi stanno impegnando un po’ ma credo che stiano riuscendo bene.. poi mi direte voi.. comunque vi ricordo per oggi l’aggiornamento a Summer love e vi lascio alla lettura.
Un bacio.
 
 


 
Bella
 
Corro fuori dalla mia stanza, alla ricerca di Edward.
Vedo Esme in cucina, le chiedo dove posso trovarlo e lei mi dice che è uscito per fare due passi.
Esco di corsa, non curandomi di Emmett che mi chiede dove sto andando e di Rosalie che mi guarda stranita.
Quando stamattina ho trovato quei fiori e quel biglietto sul tavolino, dentro di me è scattato qualcosa.
Le sue parole, svettavano su quel foglio bianco e sembravano lanciare un messaggio che fino ad ora non ero riuscita a decifrare, nonostante dentro di me qualcosa iniziava ad agitarsi.
Una sensazione potentissima, mai provata prima d’ora, ha iniziato ad irradiarsi dal mio cuore ad ogni fibra del mio corpo.
E tutta questa potenza un po’ mi spaventa.
 
Sto vagando ormai da un po’ quando una voce conosciuta che mi chiama, mi fa voltare.
“Bella? Che ci fai qui da sola? E’ pericoloso”
Me ne infischio del pericolo, io avevo bisogno di vederlo, perché quando sono con lui sento che ogni scoglio può essere superato, ogni problema risolto e sento che ogni tassello va al suo posto.
Per quanto mi sforzassi di evitarlo, ogni pensiero andava sempre a lui.
In tutti questi anni un porto sicuro in cui ritrovarmi, un amico, un fratello, un confidente.
“Avevo bisogno di vederti, di parlarti” gli dico ansante.
“Ok ma.. è successo qualcosa? Stai male?” mi chiede preoccupato, avvicinandosi.
“No no, è solo che volevo ringraziarti per i fiori e per.. il biglietto, è tutto bellissimo, ho gradito molto”
“Bene, mi fa piacere che ti siano piaciuti” mi sorride.
“Tu sei così dolce, tenero e così carino e io non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che mi dai, perché mi proteggi e sei sempre con me, la tua sorellina a volte imbranata e in mezzo ai piedi” gli dico.
Si fa ancora più vicino e mi afferra il viso con entrambe le mani, poi prosegue
“Bella, lo sai, da sempre io mi sento molto protettivo verso di te e.. e non riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un attimo”
Mi scruta, con quegli occhi dorati come a trapassarmi, aspettando una mia risposta, mentre l’ambra dei suoi occhi si liquefa sempre di più.
L’intensità di quello sguardo mi provoca un cedimento alle gambe e la stessa sensazione di prima si ripresenta con la stessa potenza.
E a quel punto, sussurro le uniche parole che sento combaciare con la realtà dei miei sentimenti, perché io voglio che lui continui a starmi accanto, io ho bisogno di lui.
Perché questo trasporto, questo legame che ho con lui un po’ mi spaventa e mi porta a pensare che per me lui inizi ad essere più di un fratello.
“Allora non farlo” gli sussurro guardando quelle due pozze dorate.
Non so cosa sarebbe giusto che accadesse adesso ma sicuro non mi aspetto quello che invece accade.. Edward mi stringe a sé in un lungo abbraccio, posandomi le sue labbra fresche sulla fronte.
Sento le sue mani accarezzarmi la schiena e inizia a dondolarsi portandosi dietro anche il mio corpo.
Quando si allontana per guardarmi, mi invita a tornare a casa.
Annuisco, arresa alla sua richiesta.
 
Sono in camera e ripenso a quello che è successo nel bosco poche ore fa.
Non so neanche io come mi sento: sono delusa? credevo che si comportasse diversamente? Credevo mi avrebbe baciata? Volevo mi baciasse? Sono dispiaciuta da come è finita?
Andiamo Bella, che cosa vai a pensare, cosa pretendevi, alla fine anche se non di sangue siete un po’ come fratelli.
Tutto questo è così irreale e allora perché non posso respingere questa attrazione che sento per lui?
 
Se mi avessero detto che crescere e provare sentimenti  comportava un così grande dispendio di energie mentali, mi sarei preparata.
A tutto questo devo aggiungere il fatto che sto frequentando James e che dovrei parlargli, anche se non so bene come affrontare il discorso.
 
Sbuffo sonoramente e accartoccio l’ennesimo foglio di carta e lo getto con rabbia nel cestino.
Sono qui da troppo tempo e non sono ancora riuscita a scrivere nemmeno una pagina di questa benedetta ricerca.
Alla fine poi, ho scelto il mito dei vampiri.
Ho recuperato diversi libri dalla libreria e ad alcuni ho già dato un’occhiata, senza però trovare informazioni interessanti da poter utilizzare.
Queste creature così dannate e allo stesso tempo affascinanti, hanno sempre suscitato in me paura ma anche molta curiosità.
 
Decido di iniziare a leggere un altro libro, magari mi viene qualche idea per cominciare.
Questo è proprio dedicato interamente ai vampiri.
Inizio a sfogliare le pagine e già dalle prime immagini posso rendermi conto che questo tomo è ben fatto, molto dettagliato e ogni informazione è scritta bene.
Dunque, vado subito alla descrizione del vampiro.
Qui dice che i vampiri vengono considerati esseri ultracentenari, dalla pelle diafana ed estremamente dura.
Non so perché ma il mio pensiero vola ai Cullen: sono tutti pallidi, ma d'altronde, penso, qui piove molto spesso e il sole si vede più che altro in estate.
Poi proseguo leggendo che i vampiri sono estremamente forti ma obbligati a nascondersi dalla luce del sole a causa dell’effetto che questa avrebbe sulla loro pelle: se il loro corpo venisse colpito dai raggi solari, rilucerebbe in modo da attirare attenzione.
Beh credo che sarebbe un bellissimo spettacolo, penso tra me e me.
Ma chissà perché? Vediamo se lo spiega.. oh sì ecco.
Questo brillare sarebbe dovuto alla loro alimentazione, che come ben si sa è composta completamente da sangue.
Mi fermo un attimo a rileggere quelle parole, pensando che se esistessero davvero, sarebbero creature spaventose.
 
Un brivido mi attraversa la schiena.
 
Continuo a leggere.
Alcuni hanno poteri particolari come leggere la mente delle persone, vedere il futuro, influenzare le emozioni altrui.
 Caspita, sono davvero delle macchine, penso.
Si dice poi che essendo dei non morti, il loro corpo sia completamente freddo a causa dell’assenza di sangue.
Penso a me, a quanto io abbia sempre caldo e a quanto mi piaccia quando Edward mi abbraccia o mi lascia carezze, lui sì che è davvero fresco.
Sorrido.
Poi la lettura continua, informandomi che, in rarissimi casi, alcuni vampiri sono in grado anche di cambiare colore degli occhi: questo è dovuto prevalentemente alle loro emozioni oppure anche alla loro fame di sangue, quando sono in astinenza.
Ah ma dai.. che cosa particolare, ho fatto caso anche agli occhi di Edward che prima erano verdi e poi color ambra e..
 
E i miei pensieri si bloccano, tutto il mondo intorno a me si ferma: non è possibile, no.
Dai Bella, i vampiri non esistono.
Non posso credere anche se.. ho notato troppe coincidenze con loro..
-la forza
-la pelle diafana, fredda e dura come il marmo
-gli occhi che cambiano colore.
 
Ripenso a tutte le stranezze di Alice e di Emmett, dal primo giorno che li conosco; ai discorsi silenziosi che i Cullen sembravano scambiarsi in diverse occasioni, proprio davanti a me; alla pelle così bianca e fredda e al petto duro di Edward, alla sua capacità di cambiare colore degli occhi.
 
Non posso impedire al mio corpo di iniziare a tremare e quando bussano alla porta vorrei scappare il più lontano possibile.
Ma cercando tutto il coraggio in me vado ad aprire, decisa a scoprire se quello che penso è la verità.
 
E’ Alice.
Sul viso un’espressione come se avesse appena saputo di una disgrazia ma è quello che dice a farmi prima inchiodare i piedi al pavimento e poi arretrare per cercare qualcosa con cui difendermi.
 
“Tu sai” sussurra fissandomi.
 
Arretro ancora ma mi do della stupida, cosa potrò mai usare per difendermi da loro e poi, devo davvero difendermi?
Alice vedendomi mettere distanza tra lei e me, cerca di calmarmi.
Alzo una mano come a fermare lei e le sue parole.
Cerco di calmarmi e a fatica riacquisto un minimo di autocontrollo e quando mi sento il respiro regolarizzarsi, le dico
“Adesso scendiamo ed esigo che mi spieghiate tutto” mormoro in un tono che neanche io mi riconosco.
Lei non aggiunge altro e mi precede, conducendomi in sala, dove li trovo tutti lì ad aspettarmi.
Passo in rassegna tutti i loro volti e per ultimo mi soffermo su quello di Edward: ha lo sguardo addolorato, consapevole che sarebbe stato meglio raccontarmi ogni cosa invece di farmelo scoprire così.
“Adesso mi spiegate tutta questa storia, pretendo la verità, tutta la verità e per favore evitate di scusarvi, vi conosco da troppi anni e avreste potuto mettermi al corrente di tutto molto tempo fa. Non sono più una bambina” termino posando lo sguardo su Carlisle, colui che mi ha salvata, il primo di cui mi sono fidata.
Ed è proprio lui a parlare per primo.
“Bella, vorrei cominciare col dirti che quello che tu immagini corrisponde a verità: siamo vampiri.
Non mi scuso per non avertelo detto prima, ma mi prendo tutte le responsabilità del caso perchè l’abbiamo fatto solo per tenerti al sicuro, meno cose sapevi di noi e del nostro mondo e meglio era.
Non è sicuramente questo il modo in cui avrei voluto tu lo scoprissi, avrei voluto parlartene con calma, un giorno. Sei sempre stata una bambina molto loquace e non mi stupisce che tu ci sia arrivata da sola” mi confessa sincero, abbozzando un sorriso.
Dovrei sentirmi onorata per questo complimento e invece mi sento arrabbiata, così stupida e tradita da tutti loro che avevo iniziato a considerare come una seconda famiglia.
Ed era ora che anche loro sapessero dei miei sentimenti.
“Se non avessi avuto quella stupida ricerca da fare e non avessi letto quelle informazioni su di voi, non lo avrei mai scoperto” sputo fuori arrabbiata.
Sento la rabbia salire, una sensazione mai provata.
“No Bella, te lo avremmo detto, quando sarebbe stato il momento giusto. Noi..” non lo lascio finire, mi fa sentire ancora peggio.
“Pensavate di non dirmelo ancora per quanto tempo, pensavate che dopo non mi sarei sentita ancora più stupida, inadeguata e sola? Che non mi sarei sentita profondamente tradita da voi? Eh?” butto fuori rabbiosa.
“No Bella non era nelle mie intenzioni, nelle nostre intenzioni. Ti ripeto te lo avremmo detto, era nei piani” cerca di spiegarmi per farmi calmare ma io non riesco proprio a calmarmi.
Sono delusa e mi sento davvero tradita e ho bisogno di far uscire quello che provo perché diversamente credo che esploderei.
“Ah sì e quando? Eh? Quando uno di voi mi avrebbe morso e avresti dovuto salvarmi? Sì, era nei tuoi piani Carlisle? Oh accidenti!” urlo camminando avanti e indietro per la sala per poi proseguire
“Beh e hai considerato, hai considerato che me ne sarei potuta andare? Questo c’era nei tuoi piani? Da ora non voglio più vedervi, nessuno di voi, me ne vado per sempre! E non cercatemi!” concludo sbattendo le braccia intorno a me.
Dio, vorrei urlare.
Ma una cosa non avevo considerato.. l’intervento di Edward.
“Bella, calmati. Senti io non avrei mai voluto che succedesse questo ma..” di nuovo sono costretta a interrompere le loro scuse.
“E allora avresti dovuto pensarci prima! Calmarmi? Ma come puoi chiedermi di calmarmi? Proprio tu Edward, la persona di cui mi fidavo di più, tu che mi sei sempre stato vicino, che mi hai aiutata, confortata.. non me lo sarei mai aspettato.. nascondermi una cosa così importante, così delicata.. e probabilmente non è neanche l’unica cosa che mi avete tenuto nascosto fino ad ora.. dio vorrei urlare!” non ce la faccio più, sto per scoppiare a piangere ma non voglio farlo, non piangerò per loro.
Fa per avvicinarsi ma io lo fermo, iniziando ad arretrare verso la porta, per guadagnare una via di fuga.
Andiamo Bella, sei qui con 7 vampiri, credi davvero che riusciresti ad uscire?
Che stupida che sono e ogni attimo che passa me ne convinco sempre più.
“Ti prego Bella, ascoltami” mi implora, allungando una mano verso di me.
Mi prega, si permette di fare quello, ma la mia rabbia è alle stelle e in uno scatto d’ira afferro la prima cosa che mi capita e gliela lancio addosso ma ovviamente la scansa senza fatica e la cosa si schianta sul parquet finendo in mille pezzi.
“Ho vissuto 7 anni nella menzogna, per colpa vostra e non intendo restare qui ad ascoltarvi un attimo di più” sibilo assottigliando gli occhi.
Arretro passo dopo passo verso la porta con Edward che ad ogni mio passo, ne compie uno verso di me.
So che mi seguirà e probabilmente non farà neanche fatica a trovarmi ma non intendo restare ancora lì.
La verità mi fa male, mi sbatte in faccia in una volta sola tutta la realtà dei fatti.
I Cullen sono vampiri e a loro è sicuramente legata la sorte della mia famiglia.
Non posso reggere oltre, oltrepasso la porta di casa e inizio a correre nel bosco.
 
Non so da quanto tempo sto vagando ma inizia a fare buio e io sono disperata e sola.
Faccio l’unica cosa che so potrebbe farmi stare meglio in questo momento: urlo, urlo finchè ho fiato in gola, liberando la mia rabbia e quando le gambe cedono mi accascio contro un albero sentendo le guance calde di rabbia e un senso di nausea m’invade.
 
E’ buio.
Devo essermi assopita.
E’ buio ma questo non mi impedisce di intravedere qualcosa muoversi tra i cespugli che mi circondano.
E se prima a casa dei Cullen avevo paura, ora sono proprio terrorizzata perché non ho la minima idea di quello che c’è lì dietro.
Cerco un riparo, un posto dove nascondermi ma non ce ne sono.
E poi avviene tutto in un attimo: proprio mentre un tuono squarcia il silenzio e dal cielo scende una bomba d’acqua, dal cespuglio sbuca fuori un lupo enorme.
Chiudo gli occhi e di nuovo urlo con tutto il fiato che mi è rimasto, schiacciando gli occhi fino a provare dolore e aspettando così la mia fine.
Ma non accade niente, a parte il sentirmi inzuppata sempre di più dalla copiosa pioggia che sta scendendo;
quando a fatica riapro gli occhi, terrorizzata da quello che potrei trovare, riesco a vedere il lupo che è di fronte a me, seduto che mi fissa, immobile.
E’ davvero enorme, con un folto pelo rossiccio, la lunga coda e due grandi occhi marroni.
Forse sta pensando a come mangiarmi, penso, anche se non mi sembra feroce e pericoloso.
 
Quante cose strane dovrò ancora vedere, nella mia vita?
 
Valuto la situazione, penso che potrei provare a scappare, magari ce la faccio.
Poi, odo una voce che potrei riconoscere tra milioni, chiamare il mio nome.. la voce di Edward.
Mi raggiunge senza nascondere la sua natura, alla sua velocità.
Si inginocchia e senza chiedermi il permesso mi abbraccia, lasciandomi un bacio sulla testa.
“Non devi più farmi uno scherzo del genere, hai capito signorina? Sei troppo importante per me”
Vorrei ribellarmi, urlare e spingerlo via ma alla fine tutta quella situazione mi sembra così anormale che credo c’è sicuramente bisogno di qualche spiegazione in più.
E la vicinanza di Edward è di per sé un toccasana.
Quando scioglie l’abbraccio, nei suoi occhi che da verdi diventano ambra, scorgo tutta la sua preoccupazione che piano a piano sta sparendo, lasciando spazio a tanto affetto per me.
“Bella, non devi avere paura di noi, abbiamo sempre cercato di difenderti e abbiamo sempre agito in funzione di questo. Ci sono molte cose che ancora devi sapere” mi sussurra mentre le gocce di pioggia continuano a colpirci.
“Va bene..vi ascolterò.. ma allora.. mi dirai anche la verità sui tuoi occhi?” chiedo mentre mi prende in braccio per portarmi a casa.
“Certo, tutto quello che vuoi ma ora andiamo, altrimenti ti prenderai un malanno” mi sussurra ad un orecchio.
Poi si avvicina al lupo e gli lascia una carezza sulla testa dicendogli
“Ciao Jake, grazie mille”
Il lupo in risposta gli ringhia ma non capisco perché.

Questa è un'altra cosa che dovrò farmi spiegare da Edward.

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Capitolo 18
*** Racconto di una storia ***


Buongiorno ragazze, pronte per il consueto triplo aggiornamento del sabato?
In questo capitolo molte delle vostre domande avranno risposta ma se così non fosse non preoccupatevi..le avrete più avanti. Vi ringrazio come sempre perché vi ritrovo sempre qui e ora buona lettura.
Un bacio.
 
 
 
 
 Bella
 
Appena entriamo in casa sono tutti lì pronti ad accogliermi: chi con delle coperte, Esme con una tazza fumante di the, Alice con un cambio asciutto.
Come ho potuto pensare anche solo per un attimo che volessero farmi del male?
 
Accetto le loro cure, come per scusarmi della mia pessima figura del pomeriggio.
Mi cambio e mi avvolgo in una coperta, afferrando la tazza fumante che Esme mi porge.
“Perfetto, grazie, credo che ora possiate cominciare a raccontare tutta la storia e per favore, dall’inizio” li invito.
Carlisle prende la parola e inizia a raccontarmi quella che sembrerebbe una favola a tutti gli effetti se non fosse per il fatto che davanti a me c’è una prova più che tangibile della sua realtà.
 
“Noi siamo vampiri, chi più antico chi più giovane; ognuno di noi ha qualità diverse e in diverse misure, ma di questo ti parlerò più avanti perché ora ci sono argomenti più urgenti da trattare”
Carlisle già da quel preambolo ha scatenato in me inquietudine e paura ma so che devo far fronte a questi sentimenti e non lasciarmi travolgere.
 
“Io provengo dalla più potente casata di vampiri che esista, quella a cui fanno capo tutti i vampiri del mondo: i Volturi.
Ognuno di noi è obbligato a sottostare alle loro leggi e il non rispettarle porterebbe a pene tutt’altro che piacevoli.”
Mi spiega con calma, come a darmi il tempo di elaborare ogni informazione.
 
“Ma veniamo al motivo principale per cui ti sto parlando di loro: temiamo che abbiano a che fare con la scomparsa dei tuoi genitori, perché si tratta di scomparsa e non di morte.
Fino ad ora non ti ho mai parlato della possibilità che i tuoi genitori fossero stati rapiti dai Volturi, volevo proteggerti e il tenerti al sicuro è sempre il motivo per cui ti ho adottata” mi dice facendo una pausa nel suo racconto.
 
La sua rivelazione è come una doccia d’acqua fredda che mi colpisce in pieno, agitando in me un miscuglio di emozioni tali da attorcigliare il mio cuore.
Mi occorre un attimo e tutta la mia vita mi scorre davanti, tutti i momenti passati con i miei genitori per arrivare al giorno dell’incidente, al periodo in orfanotrofio e poi fino ad oggi.
Tutte le mie paure sulla loro sorte, le supposizioni, le mie speranze di poterli ritrovare e che fossero in vita, tutto quello mi conduce a questi Volturi.
 
“Lo pensi ma non hai la sicurezza che sia davvero così, giusto Carlisle?” gli chiedo già immaginando la risposta.
“Sì è così, nessuna pista sicura solo supposizioni, purtroppo” mi dice mesto.
“Quindi come pensiamo di procedere? Aspettiamo che questi Volturi ci mandino la richiesta di un riscatto oppure che vengano qui a trovarci?”
“Vedi Bella, la situazione è molto più complessa di così, noi sappiamo già che cosa vorrebbero loro in cambio da noi e conosciamo bene il motivo per cui si sono comportati in modo così meschino.
Aro è uno dei primi vampiri ad essere stato creato e come ti ho detto prima per una parte della mia esistenza, ho vissuto come membro della sua guardia.
Col passare del tempo però, mi accorgevo che quel posto non faceva per me; sapevo che allontanarmi da loro mi avrebbe causato problemi ma non ero disposto a sottostare ancora alla loro diretta tirannia.
Volevo diventare -vegetariano- e ad Aro questo proprio non andava giù e in più, proprio in quel periodo, conobbi Esme e l’idea di vivere la mia esistenza insieme a lei fu un altro motivo per andarmene da loro.
Ho vissuto tutti questi decenni con la paura che lui potesse vendicarsi e forse è giunto il momento.
Come ti dicevo, questo è il motivo ma so anche che Aro vorrebbe Alice ed Edward nella sua guardia: se facessimo questo scambio, non ci sarebbe assolutamente nessun problema e potresti riabbracciare i tuoi genitori. Se dovesse essere necessario, ricorreremo a questo ignobile ma inevitabile ricatto” termina lui affranto.
 
Le sue parole ancora una volta mi gelano sul posto: come potrebbe permettere di scambiare Alice ed Edward per i miei genitori, io non potrei mai permetterlo.
“No.. io non voglio.. deve esserci un altro modo!” sposto lo sguardo su Alice, stretta al braccio di Jasper e poi su Edward che è seduto accanto a me; una sua mano si posa sulla mia ma questa volta non riesco a percepire bene la differenza di temperatura.
“Se fosse necessario lo farei volentieri, per i tuoi genitori e per l’amore che sento per te. Bella, tu meriti di vivere la tua vita con loro, hai già perso tutti questi anni” quelle gemme d’ambra brillano d’amore e bruciano ogni cellula del mio viso su cui si posano.
“Sarebbe un prezzo troppo alto da pagare se perdessi te” il mio è un sussurro ma sono certa che mi ha sentita più che bene.
Mi attira a sé e mi stringe posandomi un bacio tra i capelli.
“Vedrai che non succederà, andrà tutto bene. Ho ancora troppe cose da condividere con te”
In quegli attimi in cui ci siamo estraniati da tutti, prepotente è tornata quella emozione che solo ora riconosco come essere amore.
“Deve pur esserci un altro modo!?” domando ancora abbracciata a lui.
“Forse sì. Sto aspettando la visita di un paio di vecchi amici, dovrebbero arrivare a giorni. Forse loro potranno darci informazioni per contrattaccare Aro e tutta la sua congrega e forse l’unico modo è usare la loro stessa arma: il ricatto”
“Allora aspettiamo notizie da questi tuoi amici e poi decidiamo cosa fare e.. ah.. Carlisle, voglio essere presente anche io all’incontro” rispondo convinta.
“Bella, vedi, non credo che sia una buona idea, sai loro non sono vampiri come noi, sono..”
“Voglio essere presente anche io” ribadisco, facendogli capire che pretendo di partecipare.
“Va bene, prenderemo tutte le precauzioni del caso e ci sarai anche tu” mi dice arreso.
“Ma ora voglio sapere del vostro modo di vivere, ogni cosa che vi riguardi” e mi metto comoda sul divano, sempre tra le braccia di Edward.
“Va bene, ne hai tutto il diritto.
Comincio col dirti che noi non beviamo sangue umano ma ci definiamo -vegetariani- perché ci nutriamo del sangue animale.”
Lo interrompo subito perché una domanda mi nasce spontanea..
“Ma io vi ho sempre visti mangiare cibo umano, come è possibile questo?” chiedo ricordandomi di Emmett e di quella gara delle polpette.
“Sì, possiamo mangiare anche il cibo umano perché abbiamo mantenuto un certo legame con la nostra umanità; tuttavia non è ovviamente il cibo che prediligiamo e non è quello che introduciamo in maggior quantità, anche perché non ci sazia affatto”
Ecco perché Emmett non ne aveva mai abbastanza delle polpette..
 
“Devi sapere che ognuno di noi ha delle abilità, delle doti che caratterizzano la nostra persona:
Edward può leggere nel pensiero, mentre Alice ha il potere di prevedere il futuro e Jasper è in grado di percepire e controllare le emozioni altrui.
Queste doti si aggiungono a quelle che già conosci come forza, resistenza, velocità; in più tutti i nostri sensi sono estremamente potenziati.”
 
Ascoltando parola dopo parola mi scorrono nella mente le scene di vita passata a cui non ho saputo mai dare una spiegazione: Alice che mi sente pur essendo lontana da me, le loro battute su qualcosa che io ho detto, Emmett e le sue frasi a doppio senso e ogni tassello comincia a prendere il suo posto.
“Ecco spiegato perché in molte occasioni ho pensato che Alice fosse pazza e che Emmett fosse un bambinone” scoppio a ridere delle mie stesse parole e in qualche modo contagio anche loro che ridono insieme a me.
I due diretti interessati non sembrano prendersela troppo, capendo bene il momento delicato, lasciano correre anche se so che poi la pagherò.
“Ovviamente noi siamo immortali dato che siamo già morti, quindi non invecchiamo mai”
Ecco, quella è l’unica cosa che mi ha sempre fatto pensare che ci fosse qualcosa di veramente inconsueto in loro ma non ho mai cercato spiegazioni o verità perché alla fine mi andava bene così.
 
“Negli anni, abbiamo sempre cercato di mascherare al meglio il nostro non invecchiare, cercando il più possibile di non farti notare quanto il nostro aspetto restasse immutato. Credo comunque siamo riusciti nel nostro intento o perlomeno siamo giunti fino a qui.”
“Ho sempre sospettato che ci fosse qualcosa di diverso, qualcosa di magico in voi ma mi sono detta che andava bene così e non ho mai cercato la verità. Certo, alla luce dei fatti mi accorgo che sono stata piuttosto cieca ma ripeto, mi andava bene e mi va bene anche ora, soprattutto per il fatto che è uscita la verità.”
“Mi sento in dovere di spiegarti anche il motivo per cui non ti ho adottata subito ma ti ho costretta a vivere 7 anni in un orfanotrofio..” ecco di questo ero davvero curiosa, questo in cuor mio proprio non gliel’ho mai perdonato.
“Il motivo è Jasper: lo avevamo trovato da pochi mesi e non era assolutamente in grado di controllarsi, tu saresti stata in pericolo e lui, se ti avesse fatto del male, avrebbe avuto rimorsi per il resto della sua esistenza e la storia narra che molti vampiri non hanno retto al fatto di aver causato del male a degli umani. In più, credo che avresti potuto provare paura nel vederlo in quello stato”
Mi volto verso Jasper che proprio in questo momento mi sorride e un senso di pace mi avvolge.
“Ti ringrazio Jasper” lui capisce subito a cosa mi riferisco.
“Non ringraziarmi Bella, sei parte della famiglia adesso e noi difendiamo la famiglia, sempre. Mi dispiace solo di non essere riuscito a calmarti anche oggi pomeriggio.. eri troppo agitata e perfino io non sono stato in grado di darti un po’ di pace”.
A vederlo adesso sembra un agnellino e non riesco proprio a immaginarmelo fuori controllo.
 
“Credo di averti detto tutto Bella, in ogni caso sai che puoi chiedermi qualsiasi cosa e se posso sono sempre disposto ad aiutarti”
“Grazie Carlisle, di tutto ma ora io vorrei scusarmi per il mio comportamento di oggi pomeriggio. Sono stata una stupida a reagire così ma davvero mi sono sentita tradita nel profondo e per un attimo ho avuto paura.. di voi. Se potete perdonarmi.. mi dispiace anche per il tuo prezioso vaso, Esme” dico riconoscendo i cocci ancora sparsi sul pavimento.
“Oh, era solo un vecchio vaso e avevi tutto il diritto di essere adirata cara, è stato un comportamento più che lecito, ma non pensiamoci più e piuttosto vado a prepararti qualcosa da mangiare mentre tu vai a farti un bagno caldo. Alice, Rose andate ad aiutarla”
Le ragazze restano con me tutto il tempo e scendono giusto un attimo prima, lasciandomi sola in camera.
 
Un leggero bussare interrompe i miei pensieri rivolti a tutte quelle informazioni che Carlisle ha condiviso con me.
Un Edward con una espressione colma di scuse, si presenta sulla porta.
“E’ stata colpa mia, io ho insistito per non dirti niente, fosse stato per Alice te lo avrebbe detto tempo fa. Mi dispiace Bella, per tutto quello che hai dovuto sopportare, sopporti e a quello a cui andrai incontro; ma davvero l’ho fatto solo perché la credevo la cosa giusta”
“Non voglio più sentire le vostre scuse, tantomeno le tue. Avete agito per il mio bene e questo mi basta. Adesso dobbiamo solo pensare a come aiutare i miei genitori” gli rispondo sincera.
Penso davvero che sia stato meglio così e col senno di poi, non provo più il rancore di poche ore fa.
Quei suoi occhi così espressivi che ora mi guardano con affetto, risvegliano quella sensazione che ritorna prepotente, come ogni volta che siamo vicini e rende irresistibile la voglia di tuffarmi tra le sue braccia.
Non ci penso più di tanto, ho bisogno di un nostro abbraccio e mi tuffo sul suo petto.
Accoglie me, tutte le mie paure, le mie insicurezze e non c’è un altro posto dove vorrei essere ora, se non avvolta dalle sue braccia.
“Ho sempre così bisogno di te Edward, mi sei indispensabile”
“Oh Bella, non sai quanto tu lo sia per me. Domani se vorrai potrai farmi tutte le domande che desideri, ci sono alcune cose che riguardano me di cui vorrei parlarti” mi dice sciogliendo l’abbraccio.
“Va bene ma ora scendiamo ti prego, la mia pancia umana brontola”
Ridiamo insieme della mia battuta e raggiungiamo gli altri in cucina.
 
Mi sento tranquilla ma allo stesso tempo ho paura che con tutte le informazioni del giorno, un incubo possa venire a farmi visita perciò, nonostante mi senta un po’ ridicola e infantile, faccio l’unica cosa che so mi farà dormire bene: chiedere ad Edward se possiamo dormire insieme.
E così sono per la seconda volta davanti alla sua porta, con il pugno alzato per bussare, quando una Alice euforica mi raggiunge.
“Ne sarà felicissimo, non aspetta altro che passare del tempo con te, non avere timore” e come è arrivata se ne va, lasciandomi lì a guardarla sparire nella sua camera.
Quando volto lo sguardo sulla porta, ci trovo Edward con un gran sorriso.
“Alice è una gran ficcanaso ma ha ragione. Preferisci stare qui o in camera tua?” mi chiede senza che io dica niente.
“Da te” sussurro mentre penso al motivo della mia risposta.
Credo che morirei di vergogna se mi chiedesse il perché.
Mi fa entrare e si siede sul letto, completamente a suo agio mentre io resto in piedi imbambolata: quei cambiamenti tra noi e quelle emozioni dentro di me mi destabilizzano al punto di non lasciarmi pensare lucidamente.
“Bella senti, posso chiederti perché hai scelto di dormire qui e non nel tuo letto?”
Ecco, appena finito di pensarlo.. e adesso?
“Non arrossire ti prego.. così rendi le cose ancora più difficili.. non voglio metterti in imbarazzo ma non riesco a leggere i tuoi pensieri e in quel modo sarebbe tutto più semplice..”
Lui non può leggere la mia mente?
“Come mai non ci riesci? E’ forse colpa mia? Sono sbagliata?” gli chiedo sedendomi sul letto accanto a lui.
“Assolutamente no, cosa dici.. io credo piuttosto che tu sia quello che noi definiamo uno scudo”
La mia faccia deve dirla tutta su quanto io sono stranita dalle rivelazioni della giornata.
“Tu sei in grado di schermare la tua mente in modo tale che io non vi possa entrare. E’ un bene per i vampiri che provano a carpire i tuoi pensieri e forse è qualcosa che si può anche estendere e migliorare; di certo non è un bene per me..” mi confessa sorridendomi dispiaciuto.
“Oh, quante cose strane dovrò ancora sentire su di me..”
“Non preoccuparti Bella, non ti lascerò da sola e poi noi non siamo soli, ricordalo sempre. E ora dormi, oggi è stata una giornata pesante”
Io dormo e lui che fa?
“Io dormo ma tu che fai, dato che i vampiri non dormono mai?” gli domando curiosa.
“Io ti guarderò mentre dormi”
mi risponde, sfoderando il più bel sorriso, carico di un sentimento che a me pare avere un solo nome: amore.

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Capitolo 19
*** (Quasi) Tutti i nodi vengono al pettine ***


Buongiorno ragazze.
Oggi ho una comunicazione importante da farvi: sto facendo dei lavori di manutenzione a casa, quindi per questa settimana e le prossime due, gli aggiornamenti di tutte le storie saranno di un solo capitolo a settimana invece di due.
Mi dispiace di questo inconveniente ma tra una cosa e l’altra si ridurrà il tempo per scrivere.. poi tornerà tutto come prima.
Ora vi lascio al capitolo piuttosto lungo e con una scena che so già vi piacerà tanto..
buona lettura e grazie per la comprensione.
Un bacione.
 
 
 
 
 
Edward
 
La guardo dormire ed è come se il mio cuore tornasse a battere.
Come ho potuto pensare che ciò che provo per lei non è amore?
Ed è grazie ad Alice, che con le sue opache visioni mi sta mostrando che anche per lei sta cambiando qualcosa; il suo bisogno di avermi sempre intorno, di cercarmi anche solo con lo sguardo, quella che sembra proprio gelosia e non di certo fraterna, mi stanno portando a pensare ad un cambio di sentimenti nei miei confronti.
E’ stato difficile per me passare tutta la mia esistenza da solo, nonostante le mie avventure nessuna mai era riuscita a raggiungere il centro esatto del mio petto, proprio dove ora giace il mio cuore morto.
Ma ciò che lei rappresenta per me è molto più di una banale avventura e se da un lato è quello che ho sempre desiderato, dall’altro devo ammettere che un po’ mi spaventa.
Sono un vampiro centenario ma nella nostra esistenza la cantante si trova una volta sola.
 
Di colpo torno alla visione di Alice di oggi pomeriggio.
 
Bella, nel bosco, sola e indifesa sotto la pioggia.
Quando sono scattato per andare a cercarla, Carlisle mi ha fermato
“Figliolo lasciala andare, ha bisogno di stare sola” mi disse appoggiandomi una mano sul braccio.
Al suo consiglio si era unita anche Alice
“Sì, tranquillo Edward, ha solo bisogno di tempo, non succederà niente”
Ma l’idea che fosse lì fuori, tutta sola non mi piaceva per niente.
“Chiamo Jacob e gli chiedo se lui è di ronda questa notte, almeno potrà tenerla d’occhio finchè non deciderà di tornare”
E così contattai Jake e gli chiesi quel grandissimo favore.
Quando poi la vidi lì, rannicchiata, infreddolita e impaurita, senza sapere chi, lo ringraziai per averla trovata sana e salva.
E ringraziai anche Jacob.
 
Era uscita di casa incazzata nera e un po’ era anche colpa mia.
Di comune accordo avevamo deciso di temporeggiare perché pensavamo che sarebbe stata più al sicuro ma non avevamo fatto i conti con i suoi sentimenti.
 
Un movimento al mio fianco mi avverte che la mia piccola si sta svegliando.
Quanto mi è piaciuto accarezzare il suo viso, tracciarne i contorni, sfiorarle i capelli, inspirare il suo dolce profumo, che ora mi avvolge come una coperta.
“Ciao” mi sussurra con la voce ancora impastata dal sonno.
Com’è adorabile con i capelli arruffati e quell’ espressione buffa a causa della luce che la infastidisce.
“Ciao piccola, hai dormito bene?” le chiedo posandole un bacio sulla fronte.
“Sì, decisamente e tu? Ti sei annoiato ad osservarmi tutta la notte?” mi domanda ributtandosi tra i cuscini.
“Oh no, per niente.. è stato come dire.. esilarante, sentirti parlare nel sonno”
Bella ha parlato nel sonno e anche parecchio e ciò che le è uscito dalla bocca è stata melodia per le mie orecchie.
Ottengo la reazione che immaginavo: scatta seduta, guardandomi con un’espressione preoccupata, domandandosi che cosa possa mai esserle sfuggito di bocca.
“No, dimmi che non è vero, ti prego, dimmi che scherzi” mi implora intrecciando le mani in segno di preghiera.
“Mi dispiace dirtelo ma è così, però ti assicuro che hai detto delle cose bellissime”
“E sarebbero?” mi chiede curiosa.
“Vuoi davvero che io ti metta in imbarazzo più di quanto lo sei già adesso?”
Anche se titubante annuisce e allora io la accontento.
“Sembrava proprio un vero discorso, quasi una dichiarazione” le dico, lo so che sono perfido ma questa situazione inizia a starmi stretta. Lei sa di noi ed io un po’ da egoista ho bisogno di qualche risposta da lei.
Deglutisce a vuoto, passando le mani tra i capelli arruffati.
Non voglio torturarla più di tanto, quindi le dico tutto, proprio come lei ha fatto questa notte.
 
“Resta con me, Edward, non te ne andare. Sento il bisogno di averti sempre vicino e anche se adesso so cosa sei, io di te non ho paura. Non sei mai stato il mio fratellino perché il mio non è mai stato un bene fraterno.. c’è sempre stato qualcos’altro a legarci e ora più che mai sento il bisogno di scoprirlo”
 
Rivivo quel momento, riascoltando le mie parole, quelle stesse che sono uscite dalle sue labbra.
Provo ancora quella sensazione di appartenenza che ho provato quando con una mano mi ha afferrato la camicia, senza lasciarla più.
E il mio cuore ha un sussulto quando, come a ricordarsi le parole sussurrate quella notte, inizia a pronunciarle con me.
Al termine siamo occhi negli occhi e nella stanza sembrano esserci due cuori che battono invece di uno solo.
Non voglio spaventarla e nemmeno aggredirla ma ho bisogno di un contatto, per rendermi conto che lei è reale ed è qui.
Avvicino le mie mani fredde e le appoggio sul suo viso.
Lei non si muove e tiene i suoi occhi puntati nei miei che non sono mai stati di un ambra così intensa, mentre il suo cuore, chiuso nel suo giovane petto, sta facendo un baccano enorme.
“Edward” mi chiama e la sua voce mi ricorda sempre più un trillare di campanellini.
Non vorrei parlare vorrei solo perdermi in quegli occhi, in quel contatto così semplice ma così profondo per me.
“Sì?”
“Potresti baciarmi?”
La mia mente di vampiro impiega molto più tempo di quello che gli occorre solitamente e incredula, si ripete quelle due parole più volte.
Mi sono ripromesso di controllarmi ma come posso riuscirci se lei mi pone una domanda del genere?
“Bella io.. ne sei sicura?” le chiedo titubante, al contrario di lei che sembra non aspettare altro.
Annuisce e poi mi conferma ciò che vuole
“Baciami, ti prego, ne ho bisogno”
Non le rispondo a parole ma a fatti.
Non interrompo mai il contatto con i suoi dolci occhi mentre mi avvicino; un soffio divide le nostre labbra, posso sentire i nostri respiri mescolarsi.
In questo momento sto respirando e solo così mi sembra di avere il controllo totale sul mio povero corpo, scosso da mille emozioni.
Mi basta sporgermi ancora di poco e le nostre labbra saranno le une sopra le altre.
Tutto questo mi sta costando tanto autocontrollo, mettendo a dura prova il mio lato vampiro.
Posso sentire la trepidante attesa di Bella nei suoi muscoli, nel suo respiro che ogni attimo cresce sempre più, fino a quando mi decido e metto fine a questa straziante distanza.
Le mie labbra si appoggiano sulle sue, con lo stesso effetto delle onde sugli scogli, come il ghiaccio contro il fuoco, marmo contro il più morbido e malleabile elemento quali sono le sue labbra sotto le mie in questo momento.
Il mio corpo è in balìa di sensazioni descrivibili solo da chi ha incontrato la sua cantante.
Riconosco in lei il dominio che ha su di me ed io su di lei e tutto quel potere sta fluttuando intorno a noi e dentro di noi.
Ne sento la forza, sconvolgente e l’intensità e mi chiedo se anche lei avverte tutto questo.
Le mie labbra, dopo più di cent’anni, hanno finalmente trovato il loro posto e il mio cuore con loro.
Da quel semplice sfioramento, il mio bisogno cresce e stando sempre attento a dosare la mia forza, approfondisco quel contatto.
Imprigiono le sue labbra tra le mie fino a farle scivolare via.
Bella geme e subito mi preoccupo di averle fatto male anche se so di essere stato attento a tenere a bada i miei canini e il veleno.
“Ti ho fatto male?” le chiedo sollevandole il viso.
“Male? O no, no, tutt’altro, sai io non sono abituata a certe attenzioni”
Sorrido, la mia piccola umana.
“Quindi se io continuassi non ti dispiacerebbe, vero?”
“No” mi sussurra arrossendo.
“Mia piccola Bella, ho aspettato più di un secolo per incontrarti ed ora tutto questo non mi sembra possibile”
“Beh credici Edward, proprio come ci credo io”
La guardo ancora un attimo prima di ricongiungere nuovamente le nostre labbra.
L’incertezza di prima è svanita, lasciando spazio ad una nuova bellissima consapevolezza: le nostre vite sono ora intrecciate
e strette da un legame indissolubile.
Sciolgo il bacio perché lei riprenda fiato e nonostante a me non serva, ne approfitto anche io, tirando un lungo sospiro.
E’ inspiegabile come il fatto di restare accanto a lei risvegli in me il lato umano che credevo di aver perso completamente.
Appoggia una mano sul mio petto, proprio dove giace il mio cuore atono e posa i suoi occhi nei miei.
“Ora che succederà” mi domanda con un filo di voce.
“Niente che tu non voglia o che tu non possa sopportare. Sei e sarai sempre il centro di tutto il mio mondo, Bella, ricordalo in ogni momento” le dico posandole un bacio in fronte.
Un sospiro abbandona le sue labbra prima di pormi la domanda a cui so che vuole una risposta da ieri sera.
“Edward, io vorrei sapere perché i tuoi occhi a volte da verdi diventano color ambra? Sussurra avvicinando la sua mano ad accarezzarmi il viso.
Ed io non faccio altro che accontentarla.
“Il cambio di colore dei miei occhi è un dono che ho sempre avuto. Da umano i miei occhi erano verde smeraldo, colore che ho mantenuto anche dopo la trasformazione; da vampiro non mi è mai piaciuto questo colore, legato ai sentimenti tristi, alla malinconia, alla paura e talvolta alla rabbia. Da quando passo gran parte del mio tempo insieme a te, i miei occhi sono praticamente sempre dorati e sai cosa vuol dire?” le chiedo
“No, dimmelo tu”
“Vuol dire che quando ci sei tu nessun sentimento negativo mi colpisce, la tua presenza spazza via ogni paura, ogni tristezza con la quale prima dovevo fare i conti ogni giorno”
Alle mie parole, un sorriso le illumina il volto rendendola ancora più bella di quanto non lo è già.
“Sai, è un po’ quello che capita anche a me quando sto con te” sussurra appoggiando il capo sul mio petto.
L’abbraccio prima di invitarla a fare altre domande.
“Dato che siamo in fase di confessioni, chiedimi pure tutto quello che ancora vuoi sapere”
Non riesce a dire niente perché la sua pancia l’avverte che da umana deve fare colazione.
“Credo dobbiamo rimandare a oggi pomeriggio ma prima dovrò comunque parlare a James per mettere in chiaro le cose”
Al sentire il nome di James, un flotto di veleno invade la mia bocca ma lo caccio via subito.
Io non sono quel tipo di vampiro, almeno che non sia inevitabile e necessario.
“Intanto preparati e poi vedremo di fare tutto. Ti aspetto giù” le lascio un bacio sfiorandole le labbra e solo quel debole contatto mi rimanda alle sensazioni che mi hanno scosso solo pochi minuti fa.
 
Sono tornato da scuola mentre Bella si è fermata a parlare con James.
Volevo restare con lei ma la signorina mi ha spedito a casa ed io ho obbedito.
Spero non la tratti male altrimenti sarò io a fargli male a quel coso spilungone.
Sono in camera mia davanti allo specchio, cercando di domare questa chioma di capelli quando sento la sua voce e i miei occhi da verdi si fanno ambrati.
Spalanco la porta e senza calma volo in cucina dove la trovo a bere un bicchiere di acqua.
“Quindi è andata bene?” sento Esme che le domanda
“Sì, credo di sì, gli ho domandato spiegazioni per il suo comportamento alla festa e perché non si è fatto sentire in questi giorni: mi ha detto che si era offeso per ciò che è accaduto sabato sera e si è sentito in imbarazzo; per me ha fatto solo la figura del bambinone viziato e permaloso. Alla fine poi mi ha anche confessato che neanche lui era convinto di quello che stavamo facendo. James ha sempre preteso da me una storia molto seria e io gli ho sempre detto che alla mia età non mi sentivo di dargliela” conclude mentre varco la soglia della cucina.
La saluto, posandole un bacio sulla tempia.
“Ciao piccola, tutto bene?” le chiedo sorridente.
“Ciao Edward, sì gli ho parlato e anche lui ha capito che non sarebbe andata avanti per molto, volevamo cose diverse da questa storia quindi è stato meglio chiuderla subito” mi risponde tranquilla.
Le accarezzo una guancia come a consolarla anche se credo non ne abbia bisogno.
“Allora che ne dici di andare di sopra a continuare il discorso che abbiamo iniziato stamattina?”
“Sì, molto volentieri”
“Bella, vuoi dei biscotti? Li ho appena sfornati” le domanda Esme.
“Molto volentieri”
Mia madre ha sempre avuto un debole per Bella, considerandola proprio come se fosse figlia sua e credo che anche la mia piccola consideri Esme come una seconda mamma.
 
Giunti in camera mia, Bella non perde tempo e inizia subito a tempestarmi di domande.
 
 
Bella
 
Siamo saliti in camera di Edward e ho intenzione di fargli tutte le domande che mi passano per la testa: ho bisogno di tutte le informazioni che può darmi, ho bisogno di saperne il più possibile per farmi un quadro completo della mia nuova vita.
Scalcio via le scarpe e mi siedo accanto a lui, con la schiena contro la testata del letto.
“Davvero posso chiederti tutto, ma proprio tutto?”
“Certo Bella, te l’ho detto, ogni cosa che vuoi sapere io te la dirò” mi sussurra, voltando la testa verso di me.
“Ok bene, allora preparati Edward, ho tante domande per te” scoppio a ridere e lui con me.
“Spara” mi invita.
“Quanti anni hai, Edward?” vado dritta al sodo.
“Età anagrafica o età fisica?” mi domanda trattenendo una risata.
“Ehi prima di tutto non ridere, mi hai promesso che avresti risposto, non prendermi in giro, è una cosa seria e poi non lo sai che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda?” borbotto falsamente indispettita, allungando una mano ad afferrare un biscotto.
“Sì scusa hai ragione. Dunque l’età anagrafica è 119 anni mentre quella fisica è 18 anni”
“Accidenti… quindi abbiamo questa cosa tra di noi” dico mentre sposto la mano da me a lui “e tecnicamente tu potresti essere il mio bis-nonno?” scoppio a ridere mentre lui mi guarda con aria offesa.
Incrocia le braccia e resta in silenzio per un po’.
“Sorvolerò su questa offesa che mi hai inflitto ma sono sicuro che prima o poi mi prenderò la mia vendetta” ora è lui a ridere guardando la mia espressione.
“Dai, prosegui piccola, sono curioso delle domande che usciranno da quella testolina” mi dice toccando la mia fronte con l’indice.
Da quel punto una scossa si irradia a tutto il mio corpo e credo che l’abbia sentita anche lui perché resta alcuni secondi con il braccio alzato per aria.
Mi riprendo un attimo e poi torno alla carica.
“O..ok..poi vorrei chiederti come mai Jasper con il suo potere, ieri pomeriggio non è riuscito a calmarmi? Mi avrebbe evitato quella pietosa scenata” gli confesso abbassando lo sguardo.
“Bella, non scusarti più, non devi. Non voglio più parlare di questo, capito?” le dico forse un po’ troppo duro ma voglio che smetta di sentirsi in colpa, quando dovremmo esserlo noi per non averle parlato subito.
“Ok” borbotto, addentando il biscotto.
“Bene, in quanto alla tua domanda credo che lui non ci sia riuscito perché tu hai alzato il tuo scudo, ricordi che te ne ho parlato?”
Annuisco.
“Ecco, eri talmente arrabbiata che senza neanche accorgertene lo hai alzato come un muro, non permettendo neanche a lui di aiutarti a stare meglio”
“Accidenti, ora devo avere paura anche di me stessa?” gli chiedo pensierosa, agitando per aria quel che resta del biscotto.
“No, no è un dono questo e come ti ho già detto potremo aiutarti a espanderlo e migliorarlo, se vuoi”
L’idea di avere anch’io un dono mi elettrizza e voglio a tutti i costi farlo crescere.
“Lo voglio eccome!” esclamo con fin troppa enfasi.
“Ok, allora parleremo di questo con Carlisle, lui conosce chi può aiutarti. Prossima domanda?” mi chiede più impaziente di me.
Voglio stuzzicarlo prendendolo in giro ma la sua reazione mi lascia un attimo senza parole.
“Sei impaziente che io esaurisca le domande così potrai finalmente liberarti di me, Edward? Stiamo affrontando questa nuova cosa insieme e già mi vuoi mettere in un angolo, devo proprio esser..”
Con un gesto talmente rapido che neanche me ne accorgo, mi porta con la schiena sul materasso e un urlo di spavento abbandona la mia bocca.
“Stai attenta a quello che mi dici, io sono un vampiro permaloso e non gioco con i sentimenti, men che meno con i tuoi” annuisco ancora stupita di quel gesto ma non sono impaurita, come invece crede lui.
“Ti ho spaventata? Hai preso paura?” mi chiede ad un palmo di naso, sento il suo fresco respiro accarezzarmi la pelle.
“Tu non mi fai paura, io mi fido di te” gli confesso sincera.
“Non è mio intento metterti paura e il fatto che tu ti fidi di me, mi fa molto felice.” mi sussurra, riportandomi a sedere.
Sorride.
“Ok, ho un’altra domanda. Questa mi incuriosisce parecchio.. vorrei sapere di più sul lupo che ho incontrato nel bosco..” lascio la frase in sospeso, ho troppe domande riguardo a questo, quindi lo lascio spiegare.
“Il lupo che hai visto nel bosco è precisamente un licantropo, acerrimo nemico dei vampiri e viceversa, ma per noi Cullen lui e tutta la sua gente è un amico, un alleato. E’ un mutaforma, in quanto questi esseri possono trasformarsi da umani in lupi e viceversa e quello che hai incontrato ieri si chiama Jacob. Gli ho chiesto io di tenerti d’occhio, quando sei scappata nel bosco. Magari un giorno, se vuoi, andiamo a conoscerlo.”
E io che a vedermelo sbucare fuori dai cespugli sono morta di paura, mentre lui era lì, mandato da Edward per proteggermi.
Non saprò mai come dimostrare tutta la mia riconoscenza verso lui e tutti i Cullen ma posso iniziare con un affettuoso abbraccio.
Gli salto con le braccia al collo stringendolo forte, consapevole che non sente dolore e poi gli bacio una guancia.
“Grazie Edward, per ieri e per tutto perché tu sai sempre cosa fare e cosa è giusto per me”
“Bella, tu fai parte della famiglia adesso e io difenderò sempre la famiglia” mi dice accarezzandomi una mano.
“Sai, mi costa parecchio non riuscire a leggerti nel pensiero, mi eviterebbe d’immaginare sempre che cosa ti frulla per la testa”
Sarebbe meno faticoso anche per me, soprattutto nei momenti come questo in cui la domanda che vorrei fargli è un po’ imbarazzante.
E’ da un po’ che in verità mi frulla questa domanda per la testa e adesso che ho l’occasione per fargliela, mi manca un po’ di coraggio.
E’ molto personale e non so se sono nella condizione per osare.
Poi penso che se non vuole non mi risponderà.
“Ehm dunque, pensavo ad una domanda un po’ personale e il dono adesso aiuterebbe, mi sentirei meno in imbarazzo”
“E’ così brutta come domanda? Vuoi chiedermi se ho mai bevuto sangue umano? Se dormo in una bara o se faccio altre cose strane?”
“No, io veramente vorrei.chiederti.quante.fidanzate.hai.avuto.nella.tua.vita”
Aggrotta le sopracciglia ma so che ha capito e spero che non me lo faccia ripetere.
“Ti prego, non farmelo ripetere”
“Una” mi risponde secco.
“Cosa?”
“Ho avuto una sola fidanzata, a parte..”
“A parte?”
“A parte quella cosa che c’è tra di noi” indica se stesso e poi me.
“Oh..”
“Sei stupita? Pensavi fossi un Casanova?”
“No beh questo no, pensavo che in 119 anni tu avessi conosciuto molte vampire e che..”
“E che avessi avuto più fidanzate” conclude lui per me.
Annuisco.
“Avrei potuto ma aspettavo te” mi dice avvicinandosi.
Edward ha sempre un effetto potente su di me ma la vicinanza del suo corpo al mio mi manda letteralmente in iperventilazione.
E le sue parole non aiutano di certo.
Aspettava me, vuole me e io cosa voglio?
“Bella per favore, non fare così, raccontami i tuoi pensieri, il tuo silenzio mi manda nel caos”
E ora cosa gli dico?
 
La verità Bella, semplicemente la verità.
 
“Ok, dunque. Sappiamo entrambi che tra noi non è mai stato un legame fraterno e non so tu ma io me ne sto accorgendo solo ultimamente. Sei la mia metà della mela Edward, vivo in funzione di te e tu per me sei la mia calamita personale” sorrido al pensiero di quante volte lo cercavo con lo sguardo solo per accertarmi che fosse nei paraggi.
“In quanto a tutto il resto, così tanto grande e ancora in parte incomprensibile per me, se vuoi potremo affrontarlo insieme, passo dopo passo, per cui, se tu vuoi, io potrei aspirare a quel secondo posto” gli dico con la voce un po’ tremante.
Nascondo le mani una nell’altra perché anche quelle non riescono a stare ferme ma lui me lo impedisce, prendendole tra le sue e puntando gli occhi su di me.
“Quel posto sarà tuo solo se tu lo vorrai, sei libera di scegliere come vivere la tua vita e con chi. Io non ho potere e se anche l’avessi di certo non lo userei per importi qualcosa contro la tua volontà. Sei troppo importante per me Bella, non dimenticarlo mai” sussurra quelle ultime parole come fossero una preghiera ed io so che non accadrà mai niente contro la mia volontà.
“Sai, quando ho iniziato a provare quella miriade di emozioni che non sapevo descrivere né tanto meno comprendere, ho avuto un po’ di paura ma adesso mi accorgo che non ne ho motivo perché ci sei tu con me” gli confesso posando il capo sul suo petto.
“E sarai seconda solo perché ti ho conosciuta più tardi ma so per certo che sarai tu e solo tu al mio primo posto, per sempre”.
Mi avvolge in un abbraccio ed ogni paura e preoccupazione svaniscono.

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Capitolo 20
*** Spiegami ancora, Edward ***


Buongiorno ragazze e buona estate.. non so da voi ma qui fa proprio caldo.
Per oggi vi aggiorno Love at first bite e Summer love; il nuovo capitolo di Io sono nessuno perdonatemi ma arriverà sabato.
Bene ora vi lascio alla lettura e vi ringrazio come sempre perché mi seguite e apprezzate ciò che scrivo.
Un bacio.
 
 
 
 
Bella
 
“Bella, vieni nello studio di Carlisle, c’è una bella sorpresa per te!” mi chiama Edward dal corridoio.
Chissà che sorpresa mi hanno preparato..
“Sì, arrivo subito” urlo dalla mia camera, devo solo trovare le scarpe.. dove diavolo sono finite le mie scarpe?
Devo iniziare ad essere un po’ più ordinata altrimenti Alice mi rimprovera dico ad alta voce.
“Oh puoi giurarci sorellina, da domani corso accelerato di buone maniere”
Mi volto e trovo Alice che mi squadra dalla porta.
Mi guardo intorno ancora e finalmente trovo le scarpe: una in un angolo della camera e una sotto il letto, nascosta dalle lenzuola.
“Ok, andiamo” le dico infilando al volo la scarpa destra.
 
L’ufficio di Carlisle è piccolo ed è ricavato da un angolo della sua camera da letto.
Quando entriamo trovo Edward e tutta la famiglia al completo.
“Oh.. è una riunione di famiglia? Per caso ci sono novità sui miei genitori?” chiedo speranzosa.
“No Bella mi dispiace, non è per quel motivo che ti ho fatta venire qui ma posso dirti che i miei amici ci raggiungeranno fra un paio di giorni, così potremo parlare con loro e pensare a cosa fare.
Ma veniamo al vero motivo per cui sei qui: questa è per te”
Seguo il movimento della sua mano che mi indica una scatolina posata sulla sua scrivania: mi accorgo solo ora della sua presenza e mi soffermo ad osservarla.
“E’ un regalo per te, Edward mi ha detto che ne volevi uno anche tu; ho pensato però che per te fosse più adatta una collana ma se non è di tuo gusto, possiamo far preparare anche un anello. Su forza aprila”
Allungo la mano, che un po’ mi trema per l’emozione, verso quella scatolina di velluto rosso e la apro, concentrando tutta l’attenzione sull’oggetto al suo interno.
E’ una collana con un cinturino in velluto nero e un ciondolo con lo stemma dei Cullen.. uguale a quello dell’ anello di Edward.
Alzo gli occhi da quel magnifico regalo e una lacrima scappa al mio controllo.
La scaccio via subito anche se quella è una lacrima di felicità.
“Grazie, grazie a tutti, è stupenda e non la cambierei con nient’altro. Vorrei metterla subito”
Come richiamato mentalmente, Edward si avvicina e mi aiuta ad indossarla; mi sfiora la pelle del collo con le dita fredde ed un brivido mi attraversa la schiena.
Rosalie, che fino ad ora è rimasta in disparte, mi allunga uno specchio col quale posso vedere come mi sta.
Alle mie spalle Edward mi sussurra un sei bellissima mentre i nostri sorrisi si riflettono nello specchio.
“Bene Bella, sono contenta che ti piaccia: ora sei a tutti gli effetti parte di questa famiglia” mi dice Carlisle.
“So che prima di cena volete passare alla riserva per conoscere Jacob e i ragazzi quindi vi lascio andare, ci vediamo più tardi”
“Sì, Carlisle, porto Bella a conoscerli ma al nostro ritorno, Bella vorrebbe chiederti aiuto per una cosa” gli dice Edward.
“Certo Bella, quando vuoi, mi trovi qui. A dopo”
 
Raggiungiamo la riserva indiana in quindici minuti, grazie alla guida spericolata di Edward e della sua Aston.
“Vedrai, ti piacerà questo posto e anche i ragazzi, sono molto ospitali e simpatici” mi dice svoltando in una stradina sterrata immersa nel verde.
“Siamo arrivati”
Ferma l’auto in uno spiazzo e da gentiluomo mi apre la portiera.
Non maschera più la sua vera natura e a me non dispiace anzi, sono piacevolmente stupita dall’apprendere sempre cose nuove su di lui.
“Vieni, per di qua. Proseguiamo a piedi, è meglio” mi dice allungandomi una mano.
“Non vuoi sporcare la tua bambina?” gli dico provocandolo.
“No, streghetta, voglio fare questo prima di incontrare loro”
Con una lentezza che di certo non lo contraddistingue, afferra il mio viso con entrambe le mani e mi attira a sé.
E’ troppo alto per me ma lui non sembra farci caso perché colma facilmente la distanza tra noi e appoggia le sue labbra sulle mie.
Sta dosando la sua forza e di certo si sta controllando ma anche stavolta mi chiedo quando smetterà di farlo e si lascerà andare proprio come sto facendo io.
Mi sto lasciando così andare che le mie gambe diventano burro e lui è costretto ad abbandonare con una mano il mio viso per sorreggermi.
Ma non interrompe il bacio che anzi si fa più intenso.
E’ straordinario quanto le sue labbra si modellino alle mie e non reggendo più la situazione di estasi, cerco un appiglio, trovandolo nei suoi capelli.
Un mugolìo di piacere risuona nella mia bocca ma non sono così sicura di averlo emesso io, anche se quel contatto mi sta piacendo all’inverosimile.
Quei capelli sembrano di seta e passarci le dita è davvero spettacolare.
Un altro gemìto mi conferma che non sono io bensì Edward a gradire quel mio servizio.
“Bella..” mi sussurra appoggiando la fronte alla mia.
“Sì?”
“Hai idea delle scosse che mi provochi quando mi metti le mani addosso?”
“Oh, scusa non lo faccio più” gli dico mentre tolgo le mani dai suoi capelli ma lui prontamente mi ferma.
“Non azzardarti a togliere le tue mani da lì” mi dice bloccandomi i polsi a mezz’aria.
Ok, sto veramente impazzendo.
Tutta la situazione mi sta mandando fuori di testa.
Siamo qui, in mezzo al niente, dove ovunque guardi trovi alberi colmi di foglie e un ruscello poco lontano, con un vampiro che con un tono così roco mi sussurra non azzardarti a togliere le tue mani da lì e mi sta tenendo per i polsi da non so quanto.
Se dovessi morire ora almeno morirei tra le sue braccia.
Mi sono perfino dimenticata di respirare.
“Bella, Bella, ti senti bene?” mi chiede lasciandomi andare improvvisamente i polsi e le mie braccia mi ricadono lungo i fianchi, a peso morto.
“Ti ho spaventata? Dannazione devo imparare a controllarmi, sei ancora scossa dalla verità sulla mia natura!” borbotta passandosi una mano tra i capelli e iniziando a passeggiare avanti e indietro.
Ah lui deve controllarsi? Io sono una ragazzina in preda alle prime cotte adolescenziali e per di più con un vampiro.
“E’ tutto ok” borbotto per tranquillizzare forse più me che lui.
Al sentire le mie parole, mi è subito accanto per vedere se è davvero così.
“E’ tutto ok ma ora è meglio andare a incontrare questi amici”.
 
Appena raggiungiamo un gruppetto di case, un ragazzone alto e muscoloso come Emmett, ci viene incontro sorridente.
“Edward ciao, papà mi ha avvisato che ci avresti fatto visita, così ti ho aspettato. Gli altri sono tutti giù alla spiaggia. Ehi ma tu devi essere Isabella? Ciao piacere, io sono Jacob” mi dice tutte quelle cose quasi senza respirare e mi chiedo come faccia.
“Ciao, sì io sono Isabella ma Bella basta” gli allungo la mano stringendo la sua.
“Ma venite ragazzi, andiamo a fare due tiri in spiaggia”
 
Al nostro arrivo, un gruppo di ragazzi e ragazze ci attende: sono seduti su alcuni tronchi ma appena ci vedono arrivare, si alzano per raggiungerci.
“Ragazzi lei è Bella”
“Ciao, molto piacere” dico facendo poi un gesto con la mano.
Me li presenta uno ad uno ma ad essere sincera faccio un po’ fatica a ricordare tutti i nomi.
Poi un ragazzo domanda ad Edward
“Ehi Ed, sbaglio o ci devi dare la rivincita per l’ultima volta?”
Edward mi guarda, forse pensando che non voglio restare sola ma sto bene.
“Vai, non credo vogliano mangiarmi”
Scoppiano tutti a ridere della mia stupida battuta e anche lui mi sorride scuotendo la testa.
“Edward non preoccuparti, ci sono le ragazze con lei e poi qui non le può succedere niente” gli dice Jacob.
Mi lascia in compagnia delle uniche due ragazze del gruppo, Leah che è la sorella maggiore di Seth e Emily, la fidanzata di Sam.
E mentre i ragazzi giocano a calcetto, noi ragazze parliamo e spettegoliamo.
“Così ora fai parte della loro famiglia?” mi chiede Emily
“Sì, Carlisle mi ha adottata. Dopo tutto quello che mi è successo, sono riuscita a trovare un po’ di felicità”
“Sono brave persone e ti vogliono bene” dice Leah.
“E per quanto riguarda Edward? Che ci dici?” mi domanda Leah tirando un sassolino nell’acqua.
All’improvviso mi sento la faccia in fiamme e devono accorgersene anche loro
“Tranquilla Bella, si fa per parlare, pensavo non fosse una domanda imbarazzante ma ho sbagliato” si scusa lei agitando le mani come a scusarsi.
“E’ che ci è sembrato tu sia per lui quello che è un pianeta per il suo satellite, ti sta sempre attorno e anche adesso che sta giocando a calcio, non ti stacca gli occhi di dosso” mi sussurra Emily.
Curiosa mi volto a controllare se davvero mi sta guardando e quando i miei occhi incontrano i suoi, un sorriso solo per me, arriva fino al mio cuore.
“E’ cotto di te e quegli occhi ambrati.. è una vita che non glieli vedo” continua lei.
So che con loro posso parlare, con loro non devo nascondere niente e potremmo anche diventare buone amiche.
Quindi perché non confidarmi e chiedere consiglio.
“Sapete, anche io tengo molto a lui e quando siamo insieme mi sento così felice e in pace. Non ho timore per la sua natura, so che non mi farebbe mai del male e anche se so che tra di noi c’è qualcosa, per ora ci stiamo andando piano”
“Fate bene a fare così, è tutto nuovo e non solo per te. Da quando tutti noi abbiamo iniziato a trasformarci, abbiamo smesso di invecchiare e sono già diversi anni che lo conosciamo. A nessuno di noi è mai capitato di vederlo sereno e rilassato come adesso, per quanto un vampiro possa essere sereno e rilassato” dice adombrandosi quando pronuncia le ultime parole.
Sto per chiederle spiegazioni quando un urlo ci avvisa di fare attenzione.
Una palla sfuggita al controllo dei ragazzi sta volando proprio verso di me.
Nella frazione di un secondo mi copro il viso preparandomi ad un impatto che però non avviene, proprio come nel bosco e quando riapro gli occhi, la palla è tra le mani di Edward.
 
Il mio salvatore.
 
“Stai bene?” mi domanda chinandosi a tastarmi braccia e viso.
Si attarda ad accarezzarmi una guancia e istintivamente, appoggio il viso contro il palmo della sua mano, beandomi di quel freddo contatto.
“Sì tutto bene, grazie a te”
“Si è fatto tardi, che ne dici se torniamo a casa? Possiamo venire qui quando vuoi. Alice aveva previsto che avresti fatto amicizia con le ragazze e adesso sarà anche un po’ gelosa” mi dice strizzandomi un occhio.
 
Alice, una ragazza tutt’altro che gelosa, penso tra me e me.
 
Salutiamo tutti e alle ragazze do appuntamento a presto.
Mi scrivono i loro numeri di telefono su un foglietto, invitandomi a chiamarle quando voglio.
 
Ci avviamo all’auto e mi torna in mente il bacio di prima.
Se continuerà a baciarmi così ogni volta morirò di autocombustione.
“A che pensi, piccola? Non sei stata bene oggi?” mi chiede sorridente.
“Oh no no è stato bello.. solo..” ma come faccio a dirgli quelle cose?
“Solo?” m’incalza lui.
“Uffa Edward, non posso sempre dirti tutto quello che mi passa per la testa, certe cose.. io.. mi vergogno!” gli spiego sentendo le mie guance colorarsi di rosso.
“Va bene, me le dirai quando te la senti” borbotta deluso.
Oh al diavolo, un vampiro rammollito.
“Che vampiro rammollito” sussurro senza pensare.
“Che hai detto?” mi domanda facendosi più vicino.
Ok mi ha sentita, mi arrendo.
“Ho detto che sei un vampiro rammollito”
“Questo non avresti dovuto dirlo”
Si avventa su di me facendomi il solletico a cui non posso resistere; mi dimeno ma lui non molla la presa e un attimo prima che il mio corpo sgusci via per cadere sul prato, le sue braccia mi afferrano e mi riportano in posizione eretta.
Il suo respiro mi colpisce in pieno viso e dio, quegli occhi d’ambra mi trapassano ogni volta, come fosse la prima.
Non so quanto posso reggere ancora il suo sguardo che lui non è intenzionato a sciogliere.
“Dobbiamo andare, non voglio spaventarti né tanto meno opprimerti. Ci sarà tempo per tutto” mi sussurra dolcemente.
Due cose che lui non potrebbe mai farmi sono spaventarmi e opprimermi.
 
Dopo cena siamo di nuovo nell’ufficio di Carlisle per parlargli del mio dono.
“Quindi tu vorresti imparare a controllarlo e a farlo crescere, giusto?” mi domanda Carlisle.
“Sì, credo potrebbe essere utile per me e magari anche per voi”
“Non sarà pericoloso tesoro?” chiede Esme a suo marito.
Esme, la mia seconda mamma, che si preoccupa sempre per me.
“No Esme, non ci sono pericoli anzi. Ho intenzione di chiedere a Katrina del clan Denali di aiutarci. Anche lei ha un potere che è riuscita a sviluppare. Dopo la visita di Vladimir e Stefan, chiederò a Kate di farci visita”
“Grazie Carlisle, è molto importante per me” gli confesso.
“E tu sei molto importante per noi, Bella” mi dice lui abbracciandomi.
 
Quella notte, ancora una volta il letto di Edward mi accolse e il mio sonno fu lieve e rilassato come ogni ultima notte passata con lui.

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Capitolo 21
*** Stefan e Vladimir ***


Il racconto di Stefan e Vladimir è stato preso in prestito per raccontare una parte di storia che forse alcune di voi non conoscono.
Le leggi descritte da Carlisle sono arricchite rispetto a quelle che già conoscevamo.
 
Buongiorno ragazze. In questo capitolo scopriamo qualcosa in più su Aro e conosciamo due amici di Carlisle.
Questo è un po’ il capitolo che darà il via alla parte più importante della storia nonchè a quella che ci porterà alla fine.
Ho pensato che vi avrebbe fatto piacere conoscere cose di Aro e ho usato alcune di queste informazioni appunto per lo sviluppo della storia.
Perdonatemi se trovate qualche errore ma questo è stato un capitolo un po’ difficoltoso da scrivere..
Vi ringrazio come sempre perché mi seguite e vi do un bacio.
Buona lettura.
 
 
Bella
 
Il giorno dell’atteso incontro con i due vampiri amici di Carlisle era arrivato.
Vladimir e Stefan si erano presentati alla porta di casa Cullen quella stessa mattina ed io non mi ero mai allontanata dal braccio di Edward, troppo impaurita da quei quattro occhi che non avevano mai smesso di fissarmi dal primo momento che avevano varcato la soglia.
“Benvenuti amici, nella mia umile casa” li saluta Carlisle.
“Vi presento la mia famiglia” passa in rassegna tutti i componenti lasciando volutamente me per ultima.
“..e lei è Bella, la..” non riesce a terminare la frase che uno di loro, quello moro, Stefan lo interrompe.
“Un’umana? Vivete con un’umana?” gli domanda fissandomi insistente.
Alle sue parole Emmett e Jasper mi si parano davanti, per difendermi, qual’ora fosse necessario mentre io mi faccio piccola tra le braccia di Edward che mi stringe spasmodico.
“Sì amici, lei è umana e fa parte della famiglia. Vi pregherei di non pensare a lei ma al motivo per cui vi ho convocati qui”
Carlisle li invita a sedere sul grande divano anche se potrebbero benissimo stare in piedi per ore.
Iniziano a parlare di Aro, dei Volturi e del loro passato e ad un certo punto le cose si fanno interessanti anche per me.
Quindi mi accoccolo meglio tra le braccia di Edward e mi metto in ascolto di questa nuova interessante storia.
Stavolta, a raccontarla è Stefan.
“Tutto è iniziato nel 500 dC, quando i Volturi hanno usurpato il controllo del mondo dei vampiri dalla nostra congrega rumena. Insieme a Marcus e Caius, Aro ha stabilito i Volturi a capo di tutti i vampiri.
Aro alla guida insieme ai fratelli, hanno stabilito le leggi del mondo dei vampiri e punivano coloro che non le seguivano, in quanto avrebbero causato la minaccia della scoperta di quel mondo.
Quando governavamo noi invece, tutto veniva a noi.
Prede, diplomatici, persone in cerca di favore.
Tale era il nostro potere ma siamo stati sempre onesti su ciò che eravamo.
La nostra congrega di vampiri era una delle più antiche esistenti, era la congrega del potere originale, prima che i Volturi ci rovesciassero con le loro guardie piene di talento soprannaturale, in una guerra lontana, tra il 400 e il 500 d.C.
Dopo la perdita del potere, siamo rimasti solo io e Vladimir.
Nei tempi antichi, per crescere, si faceva così: un gruppo di ambiziosi vampiri chiamava una tregua al solito litigio tra piccole congreghe e univa le forze allo scopo di guadagnare potere.
 
Ascolto rapita quel suo racconto e solo da queste poche parole percepisco l’avidità e la prepotenza di questo Aro.

"Alla fine, la nostra congrega divenne la più grande e quella dominante del mondo dei vampiri.”
“Da chi era formata la vostra congrega?” domanda Jasper interessato.
Il vampiro lo guarda e poi risponde
“La congrega consisteva in una guardia e subordinati; la maggior parte di essa si è concentrata sulla forza fisica.
Durante il nostro governo, come con la maggior parte dei vampiri dell'epoca, non ci preoccupammo di mantenere segreta la nostra esistenza.
Facevamo volentieri sapere al popolo rumeno di essere vampiri.
Gli umani ci venivano consegnati in dono e se fossimo stati abbastanza contenti di loro, avremmo scelto di trasformarli.
Ma quando i Volturi salirono al potere, dopo quasi un secolo di guerre con loro, siamo stati usurpati.
La nostra caduta ebbe origine dalla sottovalutazione del loro vantaggio, delle abilità soprannaturali che esistevano in alcuni vampiri che i Volturi avevano raccolto.
Io, Vladimir e il compagno di Vladimir, sfuggimmo all'esecuzione quando il nostro castello fu distrutto.
Da allora, abbiamo nutrito risentimento verso i Volturi e ci promettemmo che avremmo fatto qualsiasi cosa per rovesciarli come loro avevano fatto con noi.
Dopo la nostra caduta, abbiamo tentato di distruggere i Volturi e riprendere il potere, raccogliendo oltre 100 reclute, pensando che quel numero avrebbe superato i membri di talento dei Volturi.
Ma fu allora che Aro mostrò i poteri distruttivi di Alec e Jane e massacrò l'intero esercito, incluso il compagno di Vladimir.
Noi due siamo sopravvissuti solo perché li stavamo aspettando sulla via di fuga, dove avevamo pianificato una trappola per l'atteso ritiro dei Volturi.
Dopo questa sconfitta, non seguì più alcun tentativo di creare altri vampiri per la nostra congrega.
Decidemmo di scomparire fino a quando i Volturi si sarebbero indeboliti o si sarebbe presentata un'altra potenza a cui aggregarsi.
Ogni decennio, Aro mandava il suo talentuoso Demetri, a cercarci per vedere cosa stavamo facendo, costringendoci a spostarci costantemente ed essere sempre in guardia.
Dato che comunque rappresentavamo una minaccia minima o nulla per i Volturi, rimanemmo comunque sempre sulla nostra strada.
Crediamo sempre che un giorno i Volturi possano essere distrutti una volta per tutte, con le loro vere ambizioni rivelate al mondo dei vampiri e forse quel giorno non è lontano.
Sapete, noi abbiamo un odio particolare per Jane e Alec, li chiamiamo "i gemelli delle streghe", a causa dei loro potenti talenti che hanno reso intoccabili i Volturi.
Vladimir afferma sempre che Alec gli deve molte vite, ma che si accontenterà solo della sua.”
 
Osservo quei due vampiri: ricordo che Stefan e Vladimir mi sono stati descritti da Carlisle come esseri molto pallidi, con la pelle della stessa consistenza polverosa di quella dei Volturi, sebbene non così pronunciata.
Hanno anche gli occhi bordeaux scuri perché appunto non sono vegetariani come i Cullen.
I capelli di Stefan sono scuri e Vladimir è così biondo cenere che sembra grigio pallido. Indossano semplici abiti neri che sembrano moderni ma in realtà hanno uno stile ben più antico.
Le loro voci sono così indistinte e melodiose che un umano che le ascolta potrebbe pensare ci sia un solo oratore.
Carlisle mi ha detto che sembra suonino come i Volturi quando parlano, dato che sono vecchi come loro, ma non hanno uno strato lattiginoso negli occhi come invece si dice abbiano i Volturi, a causa del loro stile di vita in gran parte sedentario.
Il vampiro riprende il racconto e nessuno ha più intenzione di interromperlo, tutti troppo concentrati ad ascoltarlo. “Prima che si formasse la congrega, Vladimir era a capo di una congrega di quattro membri, che all'epoca era grande per gli standard.
Ne facevano parte otto vampiri tutti fondatori della congrega, come Vladimir e me.
Questi otto, furono uccisi dai Volturi alla fine della loro guerra.
Vi era il mio compagno, ucciso con il resto della congrega quando i Volturi ci decimarono.
Il compagno di Vladimir, che sopravvisse all'attacco iniziale e fuggì con Vladimir e me ma fu ucciso quando i Volturi distrussero tutti i vampiri che avevamo reclutato per annientarli.
Vladimir ed io sopravvivemmo perché non eravamo sul posto durante il massacro.
La nostra congrega aveva anche una collezione di guardie e in seguito oltre 100 reclute che erano state raccolte nel tentativo di rovesciare i Volturi.
Ma tutti furono massacrati da loro.”
 
Stefan termina così il racconto, parlando sia per lui che per Vladimir.
“Tutto ciò è molto interessante ma a noi come potrebbero servire queste informazioni” gli chiede Emmett curioso.
“Calma, giovane vampiro, non vi abbiamo ancora parlato del grave crimine di cui si è macchiato il nostro amico Aro: quello che noi abbiamo scoperto decenni fa e che vi racconteremo fra poco, cambierà le carte in tavola il giorno in cui si dovrà affrontare una battaglia” gli risponde Vladimir, fissandolo con quegli occhi cremisi.
Dire che sono inquietanti è dire poco ma allo stesso tempo è tutto così affascinante.
“Non vedo l’ora di affrontare quegli schifosi per riprenderci ciò che ci spetta di diritto” sibila Stefan, la voce tagliente più di un’arma affilata.
“Beh a questo punto siamo tutti molto curiosi di conoscere cosa ha compiuto Aro di tanto spregevole”
Carlisle li invita a proseguire il racconto.
Adesso è Vladimir a parlare e con fare teatrale, ponendosi in mezzo a noi, si imbarca in una storia che già dai preamboli, non annuncia niente di buono.
“Dovete sapere tutti che Aro possiede il dono della telepatia tattile, quel talento soprannaturale di leggere tutti i pensieri e i ricordi che una persona abbia mai avuto con un solo tocco.
Aveva una moglie, Sulpicia, che lui stesso ha trasformato.
Aveva deciso di scegliere un essere umano e creare una compagna piuttosto che cercarla in un altro vampiro, in quanto egli temeva che tale rapporto avrebbe complicato i suoi piani.
Aveva un certo tipo di donna in mente e trovò quello che cercava in Sulpicia.
Lui la corteggiava con successo e le fece accettare di diventare un vampiro e poi di sposarlo.
Aro aveva anche una sorella biologica di nome Didyme. Aro trasformò Didyme in vampiro, nella speranza che avesse una capacità come la sua.
Tuttavia, Didyme sviluppò una capacità non così utile a lui: aveva il potere di rendere tutti felici e tutti alla fine arrivarono ad amarla.
Accadde che Marcus e Didyme si innamorarono
e ben presto si accorsero di essere infelici alla corte dei
Volturi e maturarono la voglia di partire e viaggiare per il mondo.
Infuriato per la loro decisione e per evitare che ciò accadesse, Aro compì un tremendo crimine: uccise Didyme, dopo aver finto di concedere loro il permesso di partire.
Per Aro, Marcus era troppo parte integrante della sua famiglia, non aveva intenzione di perderlo e il suo potere era più prezioso della capacità della sorella.
Così sfruttò il potere di Chelsea, usando la sua capacità di garantire la fedeltà di Marcus ai Volturi e lo legò per sempre a loro.
Marcus non ha mai scoperto la verità sulla morte della moglie ma non è detto che non possa accadere ora.
 
Nonostante avesse agito credendo fermamente nelle sue azioni, Aro, si sentiva in colpa per aver ucciso la sorella.
Dovete sapere che egli usa il potere di Chelsea anche per cambiare la lealtà dei vampiri che non vogliono unirsi alla sua congrega.
Ecco perché voi due non avreste scampo se vi trovaste davanti Chelsea” dice indicando Alice ed Edward.
 
Il mio cuore perde un colpo e istintivamente, con una mano, stringo forte la maglietta di Edward.
“Non preoccuparti Bella, non succederà niente, vedrai” cerca di tranquillizzarmi.
“Ragazzo, io aspetterei a fare promesse che non sai di poter mantenere. Conosciamo questo segreto di Aro ma al tempo stesso non sappiamo quanto potremo utilizzarlo.
Dipende da come si svolgerà l’incontro o la battaglia.”
“E tu come fai a sapere tutte queste cose?” gli domanda Emmett.
“Nonostante la nostra congrega sia stata annientata, abbiamo ragione di credere che alcuni dei nostri si siano infiltrati tra le fila dei Volturi ma non sappiamo chi essi siano.
Fino a qualche decennio fa ricevevamo messaggi che ci avvisavano delle rappresaglie di Aro effettuate da Demetri.
Grazie a questi avvisi siamo riusciti a scampare ogni volta.
Pensiamo oltresì che quei nostri informatori siano stati scoperti perché non riceviamo più nulla da anni.”
 
La storia si fa sempre più fitta e più pericolosa ed io che prima mi sentivo tanto coraggiosa, adesso non lo sono più così tanto.
“Carlisle, tu conosci le regole dei Volturi e quanto Aro possa sembrare generoso e accomodante ma dietro si nasconde un essere ignobile ed estremamente vendicativo” gli dice Stefan.
“Sì e non è da sottovalutare.” Ci dice Carlisle
“Aro ed io eravamo molto amici al tempo, oserei dire di essere l’unico vampiro che lui considerasse amico.
Nonostante il valore della nostra amicizia però sono certo che Aro guarda a tutti noi come una minaccia, a causa delle nostre capacità e del legame insolitamente forte che abbiamo creato tra noi.
Ad Aro non è mai andato giù il fatto che io abbia preferito essere “vegetariano” e che me ne sia andato via da loro, anche se apparentemente sembra averlo accettato.
Non dobbiamo tuttavia dimenticare le severe leggi che Aro ha pensato di istituire per regolamentare la loro vita come le cacce, che devono essere poco appariscenti, i resti devono essere eliminati e il territorio deve essere cambiato spesso;   inoltre la caccia è vietata a Volterra , la città di residenza dei Volturi; infatti il loro cibo viene portato dall'esterno, a volte abbastanza lontano;
da ricordare poi i bambini immortali, incapaci di autocontrollo e quindi una minaccia di esposizione: non devono essere creati.
Tale creazione è punibile con la morte del bambino, del creatore e di coloro che difendono il bambino e che conoscono la sua esistenza.
 Infatti il creatore è responsabile del comportamento del suo neonato e dell'insegnamento delle leggi, prima che possa essere lasciato da solo. Lasciando un neonato libero di cacciare in modo evidente, la pena sarà la morte sia per il neonato che per il creatore. Anche se il neonato ignora la legge, i suoi atti avventati sono ancora punibili con la morte.
Un'altra legge molto importante è quella che proibisce di trattare con i Children of the Moon (i licantropi) ad eccezione del loro sterminio.
La falsa testimonianza, indipendentemente dall'intenzione, è punibile con la morte.
I Volturi obbligano a non attirare attenzione e i vampiri non dovrebbero essere notati alla luce del sole.
Altra cosa importante, l'interazione dei vampiri con gli umani non deve attirare molta attenzione. Se un essere umano se ne accorgesse, questo lo porterebbe a due opzioni: che l'umano si unisca gli immortali o mettere a tacere l’umano in modo permanente.
Finché l'attenzione non viene attirata ampiamente, in modo da indurre il coinvolgimento dei Volturi, essi potrebbero non scoprirlo mai.”
Carlisle elenca tutte quelle leggi, alcune delle quali conosco già ma una in particolare mi colpisce direttamente: io sono umana, so di loro e ora so che ci sono solo due alternative per la mia vita.
Edward, forse capendo i miei pensieri mi stringe a sé, come a infondermi coraggio e posso dire che per ora questo mi può bastare.
Non voglio farmi prendere dalla paura e quando finalmente i due vampiri si avviano alla porta, tiro un sospiro di sollievo.
Sento Carlisle salutarli e avvisarli che appena avremo deciso come muoverci, verranno informati.
Ed io mi domando cosa potrà mai accaderci ora che le carte sono quasi tutte in tavola.

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Capitolo 22
*** Insieme ***


Buon pomeriggio ragazze!
Sono riuscita a finire i lavori in casa e posso davvero ritenermi soddisfatta.. quindi da questa settimana ritorna il doppio aggiornamento per Summer love e Love at first bite.
Io sono nessuno resta come sempre al sabato.
Ogni giorno aggiungete le mie storie alle seguite e alle preferite e io vi voglio ringraziare di cuore.
Ora scopriamo come si sente Bella dopo la visita dei due vampiri. Buona lettura.
 
 
 
Bella
 
Questa mattina, tutti noi avevamo rimandato i nostri impegni per poter ascoltare i due vampiri amici di Carlisle.
L’incontro con Vladimir e Stefan mi aveva lasciato addosso un senso di paura e d’inquietudine non indifferente.
Sentirli parlare della potenza e della magnificenza di questi Volturi, mi aveva fatto capire a cosa andavamo incontro, da cosa i Cullen avevano cercato di tenermi al riparo per tutti questi lunghi anni.
 
Se ne sono andati da alcune ore, dopo che Carlisle li ha pregati di non cacciare nei pressi della città: le sue parole rieccheggiano nella mia mente, cacciare qui o da un’altra parte per me non fa nessuna differenza, si sarebbero macchiati comunque di sangue umano.
 
Un lieve bussare mi annuncia l’arrivo di qualcuno.
Alice sbuca da dietro la porta, indecisa se entrare o meno.
“Vieni pure Alice, entra, volevo proprio parlarti” la invito a raggiungermi sul letto.
“Prima che tu dica qualsiasi cosa Isa, io vorrei chiederti perdono per non aver fatto tutto ciò che era in mio potere per rivelarti la verità. Dalle mie visioni di te, anche se molto opache, avevo intuito un evolversi dei fatti che poi si è rivelato uguale. Eravamo amiche Isa, sorelle anche e spero che non sia cambiato niente tra noi” mi confessa triste.
Come può solo pensare queste cose?
“Alice” le dico afferrando le sue fredde mani tra le mie
“Non tormentarti con questi discorsi, è tutto risolto e sì è cambiato tutto tra noi ma solo ed esclusivamente in meglio. Non posso più fare a meno di voi, non posso più fare a meno di te” dico abbracciandola.
“Chi è che non può più fare a meno di me?” domanda Edward entrando e sedendo sul letto accanto a noi.
“Fratellino, hai davvero un tempismo perfetto, stavi forse origliando? O peggio ancora frugavi nei miei pensieri” borbotta Alice.
“Oh no mia cara sorella, non farei mai una cosa tanto ignobile, comunque potresti uscire, devo parlare con Bella di una cosa molto importante”
Alice lo fissa, assottigliando lo sguardo e poi scoppia a ridere.
“Sì come no! Vabbè Isa, vi lascio.. se hai bisogno arriverò senza che mi chiami”
“Va bene, ciao Alice e grazie” le sorrido, mentre lei esce dalla stanza.
 
Quando restiamo soli, sono davvero curiosa di quella intrusione: chissà di cosa vuole parlare Edward.
“Dimmi sono tutt’orecchi, di cosa devi parlarmi?” gli domando mettendomi comoda sul letto.
“Di niente. Volevo solamente restare solo con te” mi sussurra avvicinandosi.
Gattona fino a sedersi al mio fianco, il gomito piegato sul cuscino, a reggere il mento.
Perché è così dannatamente bello in tutta questa semplicità?
Perderei ore a guardarlo e rimirarlo, ad accarezzargli quel viso perfetto, passare le dita nei suoi capelli e..
“Bella, Bella?”
“Mmh sì?” dico risalendo il flusso dei miei pensieri.
“Tutto bene?” Mi sembri strana? E’ per l’incontro di stamani?”
“Oh no no pensavo ad altro..” aggrotta un sopracciglio, scrutandomi curioso.
“Ok e questo altro si può sapere oppure è un segreto?”
Perché deve sempre essere così difficile rivelare i miei pensieri e i sentimenti per lui, accidenti.
“Pensavo a te” dico abbassando il viso e assumendo la colorazione di un gambero.
“Questo mi lusinga” dice alzandomi il viso con un dito.
“E questi pensieri in particolare riguardavano..” mi chiede insistente
Oh al diavolo la timidezza, è Edward mica un sconosciuto.. vuole saperlo? Glielo dirò.
“Pensavo al tuo viso, a quanto sei bello e a quanto vorrei passare ore ad accarezzarti” sprofondo nel cuscino, afferrandone un altro per coprirmi la faccia ma un tocco lieve me lo impedisce.
“Ti prego di non farlo, non nascondermi la vista del tuo volto, già non posso avere accesso alla tua mente che mi è nascosta, non farlo”
Me lo chiede così dolcemente da bloccare ogni mio minimo gesto.
E per quelli che sembrano attimi infiniti i nostri occhi si perdono gli uni negli altri.
Poi si allunga e mi lascia un dolce bacio sulla fronte: mi piace quando mi lascia questi baci così affettuosi da sciogliere il cuore.
Sorrido e chiudo gli occhi, assaporando quell’attimo in cui le sue fredde labbra incontrano la mia calda pelle.
“Bene, veramente di una cosa volevo parlarti, se ti va”
“O..ok dimmi”
“A che punto sei con la ricerca? Potrei darti una mano se hai bisogno.. sai sono piuttosto ferrato sull’argomento!” borbotta avvicinando una mano alla bocca come se mi stesse confidando un gran segreto.
Scoppio a ridere per quella scena e accetto volentieri, certa che farò un gran figurone.
Ci mettiamo comodi ed inizio a prendere appunti, stupendomi di quante informazioni non avevo ancora letto su quei libri presi dalla biblioteca.
Scrivo e intanto rido delle scenette che lui stesso crea, per divertirmi ed alleggerire un po’ la tensione di tutta quella giornata.
 
Tre ore dopo, verso le 13, Esme chiama Edward con il pensiero, dicendogli di farmi andare in cucina per pranzo.
“Esme ci sta chiamando, devi mangiare qualcosa, andiamo”
Mi prende per mano e raggiungiamo Esme in cucina, alle prese con una teglia piena di quelle che sembrano lasagne.
“Oh Esme, lasagne?” domando euforica.
“Sì, spero ti piacciano”
“Sicuramente” le confermo con un sorriso.
Mangio tranquilla, sempre sotto il piacevole controllo di Edward che dal “giorno della verità”, come lo chiamo io, non mi lascia mai sola.
E a me piace da morire.
 
Dopo pranzo, data la giornata grigia ma senza pioggia, ne approfittiamo per uscire un po’ in giardino.
L’aria è fresca ma con una giacca si sta bene.
Ci sdraiamo sui divanetti accanto alla piscina e guardandola ancora colma d’acqua, mi torna alla mente la visita che abbiamo fatto alla riserva.
E una frase di Emily compare nei miei ricordi
 
“..a nessuno di noi è mai capitato di vederlo sereno e rilassato come adesso..”
 
So che posso chiedergli tutto, me lo ha detto più volte, però ho sempre paura di raggiungere il limite, di toccare argomenti di cui forse non vorrebbe parlare.
Provo a rischiare, come sempre se non vuole, ha di certo la possibilità di non rispondere.
“Senti Edward, io vorrei chiederti una cosa ma non so se posso, se non vuoi rispondermi non importa, lo capirò..”
Mi osserva un attimo, credendo forse di capire la domanda dalla mia espressione.
“Sai che puoi chiedermi tutto, piccola, non ho segreti per te e non voglio iniziare ad averne adesso” mi dice mettendosi seduto.
Ok Bella, coraggio..
“Ok.. ecco vedi, quando siamo andati alla riserva, Emily ha detto una frase su di te e io..ecco volevo sapere cosa significa..”
Mi scruta un attimo, forse in attesa che io dica qualcos’altro ma davanti al mio silenzio, inizia a parlare.
“Ti ha detto forse che sono diversi anni che mi conoscono e non gli è mai capitato di vedermi sereno e rilassato come adesso, per quanto un vampiro possa essere sereno e rilassato?” mi dice adombrandosi.
Sono proprio le parole che mi ha detto lei.
“Sì” sussurro aspettando che aggiunga qualcos’altro.
“Vedi Bella, la vita del vampiro può sembrare affascinante da fuori ma da dentro è tutta un’altra cosa. Abbiamo regole da seguire, l’eternità davanti a noi ma abbiamo anche molta sofferenza. Veniamo strappati dalla nostra vita umana a volte senza volerlo, lasciando indietro affetti che non potremo più rivedere. La trasformazione è dolorosa e quello che viene dopo non tutti riescono ad affrontarlo nel modo giusto, soprattutto se non hanno qualcuno ad aiutarli. Noi siamo stati fortunati ad avere Carlisle ma non per tutti è così. Poi, una cosa che per molti è importante è l’anima: con la trasformazione diventiamo dei mostri, assetati di sangue, alla mercé dei nostri istinti e capita a tutti di macchiarsi di omicidio diventando degli assassini.
Ecco perché è così difficile vedere un vampiro sereno e rilassato” mi spiega tutto senza interruzioni, forse preoccupato che io possa spaventarmi e interrompere la sua spiegazione.
Ma non deve, io non ho paura di lui anzi ripongo tutta la mia fiducia in Edward.
“Allora è un bene che tu sia così adesso” bisbiglio abbozzando un sorriso.
Anche lui mi sorride e non perde tempo per aggiungere
“Tu sei il mio bene Bella, sei tu che mi fai sentire così. Ogni fibra del mio corpo quando sta con te è come se nascesse a nuova vita, si rinnovasse, eliminando tutto il marcio che un vampiro si porta dietro. Tu mi purifichi Bella e questo è quello che fa una cantante. E tu sei la mia”
Rafforza lo sguardo su di me e la voglia di abbracciarlo è tanta.
Così mi metto in piedi davanti a lui, prima prendendo le sue mani nelle mie e poi lo attiro a me, poggiando il suo capo sul mio petto.
Non sembra un vampiro centenario, in questo momento pare un agnellino impaurito.
Sento le sue braccia avvolgermi la schiena e un sorriso nasce dalle mie labbra.
“Allora possiamo dire che tu hai salvato me ed io ho salvato te” sussurro portando una mano ad accarezzargli i riccioli ribelli.
Poi, la sua frase mi conferma che la strada intrapresa è a senso unico e da lì non si torna più indietro, neppure se uno dei due lo volesse
“Non resisto a te”
Una frase sussurrata, soffocata dai miei vestiti ma che arriva forte e chiara al mio cuore, situato proprio all’altezza delle sue labbra, sotto a qualche strato di stoffa.
 
Non vorrei rompere quella perfetta bolla di pace e serenità che ci avvolge ma il mio bisogno di chiarire e abbattere definitivamente le mie barriere per lui è troppo forte.
Devo farlo.
“Senti Edward, vorrei parlarti di una cosa..”
Ancora stretto al mio corpo, alza gli occhi verso di me e mi osserva un attimo.
“Devo preoccuparmi, Bella?” mi domanda dato che non parlo.
“Oh no no, io.. è una cosa bella..” borbotto arrossendo.
Lo sto facendo impazzire lo so, non può leggere la mia mente e il mio tentennare ogni volta lo manda fuori di testa.
“Bella ti prego, parlami, dimmi cosa ti preoccupa, mi stai facendo impazzire”
Ecco appunto.
Quegli occhi ambra, offuscati da un velo di preoccupazione nei miei confronti, mi osservano.
“Ecco io, si scusami è sempre un po’ difficile per me parlare di certe cose..”
Prendo un respiro profondo e poi parlo.
“In questi ultimi giorni ho avuto modo di riflettere tanto sulla mia vita, sul futuro e su di noi. Le emozioni che ho provato quando mi hai baciata, sono scolpite nel mio cuore e vorrei che fossero lì ad aspettarmi ogni singolo giorno della mia vita” faccio una pausa per un altro respiro e poi proseguo
“e.. ecco vedi, io mi sono resa conto che ho bisogno di te, sempre, in ogni momento, di sentirti vicino.
Non voglio più vivere la mia vita e poi avere te, voglio vivere la mia vita con te.
Edward tu mi sei indispensabile, non posso pensare di vivere una vita in cui tu non ci sei, perciò voglio iniziare a fare le cose seriamente. Non voglio più aspettare, voglio stare con te, se tu lo vuoi” termino la frase trattenendo il respiro, in attesa di una sua risposta.
Mi guarda ma non parla: è possibile che io abbia scioccato un vampiro?
Ma una cosa attira la mia attenzione: i suoi occhi riacquistano quella lucentezza dell’ambra e quella felicità dei momenti in cui è insieme a me.
E poi in un attimo è in piedi, mi attira a sé e senza dire niente mi dà quella che interpreto come una risposta: mi bacia dolcemente, abbracciandomi come se fossi così preziosa e delicata da avere la massima cura e adorazione in ogni minimo gesto.  

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Capitolo 23
*** Morirei ancora, per te ***


Buonasera ragazze, vi chiedo umilmente scusa per questo ritardo. Venerdì è stato il mio anniversario di matrimonio e mio marito ha pensato di festeggiare e passare il fine settimana fuori.. vi chiedo ancora scusa, non mi piace farvi aspettare così e quindi ora vi lascio subito alla lettura..
Abbiamo un capitolo molto dolce, con una sorpresina finale,spero vi piaccia.
Un bacio e a presto.
 
 
 
Edward
 
Sono certo che questa ragazza che ora stringo dolcemente a me, prima o poi mi farà morire un’altra volta.
Io, un vampiro centenario, soggiogato da una fragile quanto forte umana.
Le sue parole mi hanno colpito come una palla di cannone, in pieno petto, forti e decise, già scolpite nel mio cuore per l’eternità.
Dal primo giorno in cui ho posato i miei occhi su di lei, ho capito che non sarei stato in grado di separarmene, di privarmi del suo sorriso, dei suoi gesti.
In tutti questi anni è cresciuta, affrontando le difficoltà e il dolore di una vita che l’ha privata dei genitori.
E’ cresciuta sì ma è rimasta la stessa ragazzina innocente e pura del primo giorno.
E lei adesso è qui con me, mi sta affidando la sua vita e il suo cuore che ora sta battendo come un tamburo nel suo petto.
Sarà un cammino lungo e impervio ma so che nessuno di noi due ha intenzione di arrendersi, né oggi né mai.
La mia piccola e forte Bella.
“Aspettavo di sentire queste parole e non puoi neanche minimamente immaginare quanto mi facciano piacere. Non ho mai preteso che tu provassi ciò che sento io dal primo giorno ma speravo con ogni fibra del mio corpo che anche tu sentissi il richiamo del legame tra noi: sei la mia cantante Bella ed io mi ritengo molto fortunato ad averti nella mia esistenza” le confesso accarezzandola con lo sguardo.
Ogni volta che posa i suoi occhi su di me, come sta accadendo ora, mi scordo di essere un vampiro, un pericoloso predatore, un assassino.
Lei annienta completamente le mie difese, divento un burattino e per lei non mi fermerei davanti a niente.
La sua innocenza, la sua purezza è per me un’arma disarmante, come anche il suo sorriso.
Così dolce e graziosa quando sorride e le si formano delle piccole fossette ai lati delle labbra, quelle labbra che non smetterei mai di baciare.
So di dovermi trattenere ancora, non posso lasciarmi andare completamente al mio istinto, rischierei di spaventarla davvero, se mi lascio travolgere da tutto ciò che sento; sono comunque convinto che non dovrò pazientare a lungo e presto potrò porre fine a questa che per me è una grande tortura.
Lei, così dolce e graziosa ma anche forte e decisa, la mia giovane guerriera.
“Edward” mi chiama con un sussurro.
“Dimmi piccola” le dico accarezzandole una guancia.
E’ calda, il sangue che ancora circola nel suo corpo, raggiunge le sue guance imporporandole.
“Io ecco, vorrei saperne di più sul mio ruolo di cantante, cosa devo fare?” mi domanda, nella voce un po’ di timore.
Eccola la mia giovane guerriera.
“Non devi fare niente, piccola, ma se vuoi avere più informazioni te le darò volentieri.”
L’afferro attirandola e ora che è con me, non riesco a starle lontano neanche un attimo.
“Ricordi quello che ti ho detto su questo nostro legame particolare?” le chiedo accarezzandola.
“Sì, ricordo tutto” mi risponde con un sorriso.
“Tu non hai nessuna azione da compiere, vedi, il tuo legame con me è molto più forte da parte mia piuttosto che per te. Tu sei la mia cantante Bella, cioè il tuo sangue mi attrae così tanto da -cantare- per me.” le spiego cercando di non spaventarla.
Mi osserva pensierosa, forse persa ad incamerare quell’ultima informazione che le ho fornito.
Dischiude le labbra per parlare ma subito ci ripensa, aggrottando la fronte, ancora più dubbiosa di prima.
Poi finalmente si decide a parlare e la sua domanda mi spiazza completamente.
“Vorresti mordermi, Edward?”
Me lo sta chiedendo veramente?
A quelle parole sento la bocca riempirsi di veleno e i canini prudono per il desiderio di affondare di nuovo in un corpo caldo.
Di colpo mi allontano da lei, sbattendo contro il muro alle mie spalle.
Ma che cosa mi salta in mente, pensare anche solo a queste cose, pensare a quanto mi piacerebbe affondare i miei canini nella sua delicata pelle, assorbendo per intero il suo profumo.
Senza contare che potrei farle del male.
E’ inutile, non ho scampo, per quanto io mi sforzi di trattenermi, la mia natura di vampiro uscirà sempre fuori, a spese della mia Bella.
Tuttavia, non sembra impaurita dal mio gesto, forse consapevole del turbamento che mi ha causato con la sua domanda.
Mi si avvicina lentamente, valutando attenta i miei movimenti fino a raggiungermi: mi abbraccia e in un sussurro mi dice
“Perdonami Edward per la mia domanda, non pensavo potesse turbarti così tanto.”
Mi chiede scusa quando dovrei essere io a farlo, per non sembrarle un mostro.
“Non devi chiedermi scusa, invece dovrei farlo io e spero che quello che sto per dirti non turbi te, questa volta.
Mi tocca rispondere sì alla tua domanda; sì vorrei morderti, con tutto me stesso, accidenti e non vorrei dover essere costretto a dirtelo ma è così. Il profumo del tuo sangue mi manda fuori di testa anche dopo tanti anni. Starti vicino non ha diminuito il desiderio del tuo sangue, di sentirne il sapore, di sentirlo scendere nella mia gola pervadendo il mio corpo, per poi raggiungere ogni fibra di esso.” Concludo la mia confessione voltando lo sguardo lontano da lei, consapevole che ora le appaio proprio come un mostro.
Un tocco leggero ma deciso della sua mano mi induce a riportare lo sguardo su di lei.
“Io mi fido di te, so che non mi faresti del male” mi dice cercando di apparire calma ma dentro di lei so che si agitano mille sensazioni.
“Bella, qui non si tratta di fidarsi o meno, io potrei davvero non rispondere più di me se dovessi morderti, è troppo forte l’attrazione che sento”
“Edward, io mi fido di te, totalmente” mi ripete decisa.
Questa sua totale fiducia verso di me mi spiazza completamente: sono consapevole di cosa potrebbe accadere se perdessi il controllo anche solo per un secondo e non me lo potrei mai permettere.
“Bella, morirei ancora per te, brucerei tra le fiamme, sarei disposto ad essere fatto a pezzi per te, tu non puoi immaginare quanto tu mi sei indispensabile ora che ti ho nella mia vita e il solo pensiero di poterti fare anche solo un minimo graffio mi manda fuori di testa. Non potrei mai e poi mai perdonarmelo”
Una lacrima abbandona i suoi occhi, scendendo inesorabile sulle guance, che piano piano si inondano di quelle sue calde perle.
“Non volevo farti piangere, scusami” le dico portandola al mio petto per abbracciarla.
“Non..tranquillo, sono lacrime di gioia” sussurra soffiando sulla mia camicia.
“Voglio stare con te Edward e voglio prendere tutto di te, sarò coraggiosa e affronterò tutte le avversità che verranno perché con te so che posso farcela”
 
Che cosa ho fatto per meritarmi una ragazza così speciale, una così grande bellezza?
 
“Non devi promettermi niente Bella, tu ti fidi di me e io mi fido di te, hai abbattuto le mie barriere, quelle che mi ero costruito attorno da ormai cent’anni e per questo non potrò mai ringraziarti abbastanza. Ricordati che tu sei e sarai sempre il mio tutto”
Il suo sguardo intenso che ora è fisso su di me, si vela nuovamente di lacrime e presto alcune di loro abbandonano quei suoi occhi così espressivi.
Non voglio che pianga per me ma ora come prima, le sue sono lacrime di gioia.
Alcune restano intrappolate tra le sue lunghe ciglia e non resisto a non toccarla.
Le accarezzo le palpebre, morbidi scrigni di quelle preziose gemme brune, incastonate in quel suo delicato viso.
Sfioro le ciglia, bagnando i polpastrelli delle sue lacrime.
Un lieve sorriso le compare sul volto e una sua mano raggiunge la mia stringendola.
“Non voglio vederti piangere, amore, anche se so che sono lacrime di gioia” le sussurro attirandola a me.
“Morirei ancora e ancora, per te Bella, tutte le volte necessarie. Di questo come del mio amore ti prego non dubitarne mai”
Sento i suoi occhi addosso bruciare, marchiare in ogni punto in cui si posano la mia pelle diafana.
Non parla e so che il suo silenzio in questi casi vale più di mille parole.
Lei ha sempre preferito i gesti alle parole e infatti..
Lenta quanto decisa si avvicina alle mie labbra per dar vita ad un bacio che dall’inizio si preannuncia pericoloso.
Non attende un mio gesto, conduce lei e questo oltre a piacermi a dismisura, risveglia in me le mie più profonde sensazioni.
E’ un gioco pericoloso e devo far fronte a tutto il mio autocontrollo.
La lascio fare anche quando approfondisce il bacio, avvicinandosi pericolosamente ai miei canini.
Credo di avere la situazione sotto controllo ma quando le sue mani raggiungono i miei capelli, non resisto più e in un attimo lei è sotto di me, stesa tra le lenzuola.
La schiena le preme contro il materasso, senza che il mio peso le gravi addosso.
Questo bacio si sta rivelando più impegnativo del primo, quando ancora il mio autocontrollo non aveva deciso di andarsene un po’ in vacanza.
Lei sembra tranquilla e come me si gode quel momento tutto nostro, dedicandosi alle carezze al mio ciuffo.
Ma in un attimo in cui mi concedo di abbassare le difese, lei pensa bene di mordermi il labbro inferiore.
Dalla mia gola sale un ringhio che da tempo non sentivo ed ogni muscolo del mio corpo si tende.
In altre occasioni sarei stato felice di quella reazione ma ora, con la mia piccola tra le braccia, ho solo paura di averla spaventata.
Ma a quanto pare lei non smetterà mai di stupirmi.
“Sei molto sexy quando fai così.. grazie per avermi concesso l’onore di avermi reso partecipe”
Lo ripeto, prima o poi mi farà morire ma non posso avercela con lei e con un sorriso beffardo riprendo da dove avevamo interrotto.
Questa volta sono io a condurre il gioco o almeno credo fino al momento in cui inizia ad accarezzarmi le braccia, la schiena, per poi soffermarsi al mio petto cercando di togliermi la maglietta.
So cosa sta facendo ma non voglio che sia adesso e che sia così.
“Bella, credo sia meglio fermarsi”
Mi guarda dubbiosa, non capendo perché l’ho fermata.
“Hai capito male Edward, volevo solo vederti e accarezzarti, sentire la tua pelle contro la mia.. ma se tu non vuoi non importa”
Sono un coglione, un emerito coglione.
Il fatto che non posso leggerle la mente non mi dà il diritto di giungere a conclusioni mie personali.
“Mi dispiace Bella io.. perdonami, sono un cretino” le dico cercando di alzarmi ma lei me lo impedisce.
“Non sei un cretino.. però per farti perdonare potremmo continuare da dove abbiamo interrotto” mi propone con un sorriso.
Mi sembra il minimo da fare.
Le lascio togliermi la maglia e quando la mia pelle fredda sfiora la sua bollente, mille brividi mi colpiscono.
Ricomincia a baciarmi, esplorandomi in ogni centimetro.
Sento le sensazioni riaffiorare ed aumentare fino a raggiungere il livello più alto nel momento in cui pronuncia quelle parole che non credevo avrei mai sentito da lei
“Mordimi Edward”
Mi immobilizzo all’istante, non capendo se ho davvero udito oppure no.
Come a conferma, le ripete
“Mordimi Edward, ti prego”
Le ha dette davvero.
“Bella ma..non credo sia una buona cosa”
“Edward, io lo voglio.. tu dici di tenere a me, quindi fallo per me, ti prego”
Sto cercando di controllarmi ma con lei e soprattutto davanti ad una richiesta del genere mi risulta piuttosto difficile.
Sta schiacciando i tasti giusti, facendo leva sul mio amore per lei e so che cederò.
Raccolgo tutta la forza di volontà di cui ancora dispongo, il mio autocontrollo e mi impongo di dosare assolutamente la mia forza: non devono esserci danni, per nessuno dei due.
“Ti accontento ma sappi che non sono d’accordo”
Mi sorride e la sento rilassarsi; io invece sono teso come la pelle di un tamburo e questo mi appare così dannatamente assurdo.
Incateno gli occhi ai suoi appena prima di sporgermi verso il suo collo.
Sento già la sua vena carica di sangue pulsare sotto quella candida pelle profumata.
La morderò ma il mio veleno resterà dove si trova, almeno fino a quando non sarà lei a dirmi di voler diventare come me.
Il suo sangue mi sta chiamando, sta cantando per me.
Lei non pare temere ciò che sta per succedere, è rilassata, intenta a giocare con il mio ciuffo ribelle
E quando i miei denti affondano finalmente nella sua carne lacerandone la pelle, un gemito fuoriesce dalle sue labbra.
Lo sapevo, non avrei dovuto farlo, sta provando dolore ed è tutto a causa mia.
Quel dolce nettare invade la mia bocca e si dirama velocemente nel mio corpo.
Così delizioso proprio come la mia Bella.
Alcune gocce cadono dalle mie labbra ancora appoggiate al suo collo macchiando il cuscino.
Non avrei mai immaginato di provare ciò che sento adesso e mi domando cosa sentirà lei, se dentro di lei si agitano le stesse sensazioni oppure..
Di colpo un pensiero che non mi appartiene mi colpisce in pieno lasciandomi di stucco.
 
Mi sento leggera, come se galleggiassi su di una nuvola..
 
E ancora
 
Non immaginavo di poter provare tutte queste emozioni insieme..
 
E poi
Io amo Edward, l’ho sempre amato, ora lo so
 
E finalmente comprendo qual è la chiave della sua mente e del suo cuore.

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Capitolo 24
*** Lo scudo può cadere.. ***


Buonasera ragazze, ecco un nuovo capitolo tutto pov Edward.
Sono in vena di capitoli pucciosi, spero non vi dispiaccia. Vi riservo come sempre i miei ringraziamenti e vi do appuntamento a sabato con gli altri aggiornamenti.
Un bacio.
 
 
 
 
Edward
 
Non posso credere a ciò che sto percependo.
L’ho morsa e nell’ istante esatto in cui il suo sangue è scivolato nel mio corpo, la sua mente si è aperta, come per magia, per me.
Niente più ostacoli, niente più segreti da quel preciso attimo.
Mi sono bloccato per racimolare i pensieri e credo sia giusto dirle ciò che sto sentendo.
Ha gli occhi chiusi e dalle labbra esce un timido gemito.
“Bella” la chiamo dolcemente per non spaventarla, ma non ottengo risposta.
Riprovo
“Bella” questa volta apre gli occhi e mi riserva un sorriso.
“Stai bene?”
“Oh sì mai stata meglio” borbotta tranquilla.
Questa ragazza non smetterà mai di stupirmi, pensavo sarebbe svenuta per il dolore o almeno avrebbe urlato e invece è qui tra le mie braccia completamente a suo agio.
“Sai, è successa una cosa..” le dico per attirare la sua attenzione su ciò che sto per dirle.
E così accade.
Mi osserva aspettando una mia spiegazione.
“Prima, quando ti ho morsa e il tuo sangue ha invaso il mio corpo.. è accaduta una cosa stupenda: non so come ma hai abbassato il tuo scudo permettendomi così di entrare nei tuoi pensieri”
Mi guarda senza capire bene il senso delle mie parole ma quando realizza cosa le ho appena confessato, le sue labbra si aprono in un gran sorriso e senza pensarci si getta tra le mie braccia.
“Ma come è potuto succedere Edward? Voglio dire è bellissimo ma come è possibile?” mi domanda curiosa.
“Non ne sono sicuro ma credo che l’unica spiegazione sia appunto la potenza del tuo sangue, che aggiunto al rapporto che ci lega, ha contribuito a renderlo possibile. Mi dispiace perché credo che si verifichi solo durante il mio morso”.
Anche lei ne appare un po’ delusa ma un attimo più tardi si è già ripresa, stupendomi con la sua richiesta:
“Edward, mordimi ancora, voglio rifarlo. Voglio che tu legga nei miei pensieri, che tu possa sentire ciò che sento io quando sto con te, ti prego, lo desidero tanto” mi chiede quasi implorante.
Non può fare così, non può chiedermi di esaudire le sue richieste facendo leva sul fatto che non riesco a dirle di no.
Lei è il mio punto debole e questo non va bene perché un vampiro non dovrebbe mai avere un punto debole.
Non vorrei farlo, non adesso almeno, non voglio che perda troppo sangue a causa mia ma quando una sua mano mi accarezza i capelli e poi una guancia, mi arrendo e l’accontento.
Entrambi consapevoli delle emozioni che proveremo fra poco, affiniamo i sensi e quando affondo di nuovo i canini nella sua carne, mille pensieri e mille emozioni mi invadono.
Il ricordo del primo giorno in cui ci siamo incontrati, la sera del suo compleanno, il pomeriggio in piscina, il nostro primo bacio sono solo alcuni dei ricordi che trovo nella sua mente e ai quali lei ripensa spesso con affetto.
Emozioni da lei provate che mai mi ha raccontato, viste così acquistano un maggior valore.
Mi sembra di essere un intruso mentre frugo tra i ricordi e quei suoi pensieri, dei quali io faccio praticamente sempre parte.
Scopro che mi pensa sempre, riesco anche a sentire la potenza di quei pensieri e scorgo perfino un pizzico di gelosia provata quando alcune ragazze della scuola mi ronzavano attorno, per non parlare di Jessica.
Le mie labbra si piegano in un sorriso al ricordo di quel giorno e non posso che esserne lusingato: dal canto mio, provo gli stessi sentimenti per lei.
So di dovermi fermare anche se quella sbirciatina alla sua mente mi ha fatto molto piacere e non vorrei doverla lasciare mai.
Mi stacco da lei, ricevendo un lamento di disapprovazione.
“Per oggi basta, amore, avremo altre occasioni” le dico cercando di convincerla.
Non appare molto convinta ma alla fine si rassegna.
“Vieni qui” le dico attirandola ancora a me.
“Ti disinfetto la ferita, così guarirà prima”.
Mi osserva dubbiosa, non capendo cosa intendo fare ma so che alla fine le piacerà molto.
Le prendo il viso tra le mani e avvicino le labbra alle due punture dei miei denti.
Con la lingua disinfetto accuratamente prima una e poi l’altra e ciò che ottengo è esattamente ciò che pensavo.
Un borbottio abbandona le sue labbra e una risatina compare sulle mie.
“Ti sto facendo il solletico lo so ma devi pazientare un attimo, così la ferita sarà pulita e guarirà prima” le spiego continuando nella mia opera.
“A dire la verità non mi stai facendo il solletico, tutt’altro, devo dire che mi piace molto questa specie di coccola che mi stai riservando”
Blocco la lingua a mezz’aria dopo aver sentito le sue parole: credo che mi farà uscire fuori di testa prima o poi.
La sua ingenuità, unita a queste frasi di sottile malizia, sono un connubio devastante per i miei sensi; se poi ci uniamo il suo sangue, posso ritenermi spacciato.
Cerco di ricompormi per terminare le mie preziose cure e poi l’aiuto a mettersi seduta.
Voglio chiederle come sta, dopotutto quello che abbiamo fatto oggi non si fa tutti i giorni e neanche capita a tutti.
“Bella, ti senti bene? E’ tutto ok?” le domando accarezzandole le mani.
Mi regala un grande sorriso che le raggiunge quei suoi occhioni castani, specchi della sua anima.
“Sono felicissima Edward e non sono mai stata così bene, se escludiamo il giorno in cui ci siamo avvicinati..” sussurra tutto a bassa voce, sapendo che posso sentirla ugualmente.
Lascia la frase in sospeso ma capisco bene a quale giorno si riferisce, il giorno del nostro primo bacio.
Non posso passare troppo tempo senza abbracciarla, senza un contatto o anche solo uno sguardo; non ho bisogno di respirare ma da quando sto con lei mi sembra di ritornare umano.
Potrà sembrare banale o forse patetico per un mostro come me ma da quando c’è lei nella mia vita niente ha più lo stesso significato per me.
Ho rivisto le mie idee, i miei obiettivi, ho rovesciato tutta la mia vita per lei e lo rifarei altre mille volte.
“Ti ringrazio Edward per avermi accontentata. Sono certa di averti trasmesso gran parte di ciò che provo per te ma posso assicurarti che anche per me è stata un’emozione forte e difficilmente eguagliabile. Ti appartengo Edward e sappiamo entrambi che sarà così per sempre”
E’ come se ogni volta che ascolto le sue parole d’amore, il mio cuore riprendesse a battere furioso nel mio petto.
E proprio ora è come se ci fossero due cuori che battono unendosi in un suono solo, quello dell’amore.
“Non serve ripeterti ciò che già tu sai ma voglio che ti siano ben chiare alcune cose: mi troverai accanto a te in ogni istante, qualunque sia la scelta che un giorno farai; la strada che deciderai di percorrere intreccerà la mia, sempre; la vita che sceglierai sarà la mia e se un giorno avrai bisogno di me sarò al tuo fianco, sempre, perché non potrei essere altrove e tutto questo è sicuro come il mio amore per te”
So di aver parlato troppo ma non ho più intenzione di nascondermi né tanto meno nascondere i miei sentimenti.
Voglio stare a carte scoperte, voglio dare tutto quello che sono in grado di offrire perché mai come ora so di aver trovato la persona che aspettavo da ormai cento anni.
La osservo e vedendola nella sua disarmante purezza, penso di non meritarmela ma dura un attimo, l’attimo esatto in cui si getta con le braccia al mio collo e mi stringe prima di sussurrarmi all’orecchio
“Credo di essermi innamorata di te, Edward”
Non credo ci siano parole più belle da udire e pronunciate qui e ora, assumono un significato e una forza senza eguali.
Faccio l’unica cosa da fare in questo caso
“Io non lo credo, ne sono certo e so che è così per entrambi” le dico accarezzando una sua guancia.
Mi sorride e imbarazzata arrossisce.
Non si può descrivere quanto mi mandi fuori di testa il rossore che le compare sulle guance e quando poi sono io a provocarle quella reazione, lo preferisco di gran lunga.
Voglio comunque spezzare l’imbarazzo e sollevarla da quella situazione, così provo a farla ridere.
“Beh comunque devo farti i miei complimenti, hai fatto un’ottima scelta con il sottoscritto, brava!”
Le scappa una risata e capisco che il mio obiettivo è raggiunto.
 
Non ho intenzione di separarmi da lei a meno che ciò non sia prettamente indispensabile ed è per questo che da stanotte non intendo più passarla da solo.
Non prova imbarazzo quando spostando le lenzuola si infila nel letto; abbiamo già dormito insieme durante le notti dei suoi incubi, anche se ora la situazione è differente.
Non ho intenzione di fare altro se non stare a guardarla mentre dorme, abbracciarla e stringerla a me, accarezzare la sua pelle delicata, cullarla tra le mie braccia: sono un gentiluomo di quegli anni in cui poter guardare una donna era già tanto.
Si accoccola al mio petto e non potrebbe esserci sensazione più gradevole del suo esile, caldo corpo appoggiato al mio forte e freddo.
Mi lascia un bacio su una guancia prima di appoggiare la testa sulla mia spalla e cingermi la vita con un braccio; in risposta ai suoi gesti, un mio bacio tra i suoi capelli e un buonanotte piccola sussurrato con amore.

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Capitolo 25
*** ...e può crescere ***


Buonasera ragazze… vi chiedo scusa per questo nuovo ritardo ma non mi sono dimenticata di voi.
In questo capitolo entra in scena un nuovo personaggio che aiuterà Bella col suo dono.
Vi lascio alla lettura.. un bacio.
 
 
 
 
Bella
 
Mi sveglio avvolta da una sensazione di pace.
E capisco subito da cosa è dovuto quando mi accorgo di essere tra le braccia del mio amore.
Edward, che mi sta guardando con un gran sorriso stampato sulla faccia, solo per la sottoscritta, mi tiene stretta a sé.
“Buongiorno amore, hai dormito bene?” mi domanda sereno.
“Buongiorno a te amore, finchè tu sarai con me sarà così”
Mi lascia un bacio sulla guancia e sorride sornione.
Ad un tratto un pensiero attraversa la mia mente..
“Edward” lo chiamo per attirare l’attenzione.
“Ho parlato anche stanotte?” domando temendo la risposta.
Scoppia a ridere, impudente.
Sciolgo l’abbraccio per mettermi a sedere e guardarlo bene in faccia: è inutile, il ruolo da dura non mi si addice per niente ma ci provo lo stesso.
“Stai forse ridendo di me? O di quello che potrei aver detto durante il sonno?” gli chiedo appuntandogli un dito sul petto.
“Ad essere sincero nessuno dei due, ridevo per la tua espressione buffa, amore” mi confessa prendendo il mio dito nella sua mano e attirandomi a sé in un bacio che sa di buongiorno.
Di cosa stavamo parlando?
Mi arrendo a quel momento e un risolino compiaciuto affiora sulle sue labbra, quella labbra tanto delicate quanto dannate per il mio autocontrollo.
“Buongiorno amore” mi ripete allontanandomi dal suo corpo, le lebbra piegate in un sorrisetto.
“Giochi sporco Edward, non va bene” borbotto cercando di non ridergli in faccia e mantenere quell’aria da dura che proprio non mi si addice.
Ma è tutto vano quando poi lui mi porta con la schiena contro il materasso e mi accarezza il viso.
“Non so cosa darei per vederti sempre così felice e col sorriso” borbotta ad un soffio dalle mie labbra.
“Resta sempre con me Edward, non devi fare altro” gli rispondo sfiorandogli le labbra con le mie.
Da lì ne nasce un altro bacio dolce, fatto di carezze.
Ed ogni volta staccarsi mi crea un vuoto nel petto.
“Forza dormigliona, oggi è una giornata importante. Fra poco Katrina sarà qui e dovrai iniziare a lavorare”.
 
Katrina
 
Avevo chiesto a Carlisle se lui conoscesse qualcuno in grado di aiutarmi a comprendere e sviluppare il mio dono, quello che tutti si ostinavano a chiamare scudo.
E lui ha contattato questa Katrina, per tutti Kate, che a quanto pare ha seguito un percorso con cui è riuscita a sviluppare anche il suo di potere.
 
La stiamo aspettando al limitare del bosco e quando Alice ci avvisa con la sua visione che sta arrivando qualcuno, tutta la famiglia Cullen mi si avvicina, come a proteggermi.
“Sento i suoi pensieri, è Kate” ci avvisa Edward allentando la presa sui miei fianchi.
Pochi minuti dopo, una bionda riccioluta esce dal bosco.
“Buongiorno famiglia Cullen e che grande accoglienza che mi avete riservato” dice passandoci tutti in rassegna.
Osserva me e poi posa lo sguardo su Edward.
“Ciao Edward, ti trovo splendidamente, sei sempre in ottima forma” gli dice avvicinandosi e sfiorandogli un braccio.
Anche se non ho poteri speciali, percepisco l’atmosfera che si è creata da quando questa barbie bionda è arrivata.
Edward sembra che non la veda neanche anche se non si scosta al suo tocco ma a me, questa qui dà parecchio fastidio.
Immagino ci sia stato qualcosa tra loro ma adesso Edward ha decisamente voltato pagina.
Non ci penso due volte e le faccio capire che da adesso per lei qui non c’è trippa per gatti.
“Mi hanno detto che tu puoi aiutarmi col mio potere ed io sarei piuttosto impaziente.. vogliamo iniziare?” dico parandomi tra lei ed Edward.
Anche un cieco capirebbe che cosa ho appena fatto e mentre dagli altri Cullen sale una risatina, Edward mi appoggia le mani sui fianchi.
Hanno capito tutti e posso ritenermi soddisfatta perché il mio messaggio è arrivato forte e chiaro, anche alla bionda.
“Certo, come vuoi” mi risponde senza avermi prima riservato uno sguardo assassino.
“Allora, prima di tutto devi cercare di visualizzare il tuo scudo. Chiudi gli occhi e concentrati, rilassa il tuo corpo e respira” mi dice Kate ed io compio alla lettera quelle azioni.
Voglio veramente imparare ad usarlo, potrebbe essermi utile in futuro.
Mi concentro ma non è una cosa facile, soprattutto se non sai con cosa hai a che fare.
Dopo un’ ora e molteplici tentativi, finalmente riesco ad intravedere qualcosa: è come se fosse una specie di membrana, una enorme bolla di sapone trasparente che si propaga dal mio corpo avvolgendo chi mi sta accanto.
Posso dirigere il mio potere e controllarlo, per espanderlo a chi voglio.
Cresce e si gonfia ma non riesco a tenerlo e quasi subito si ritrae.
E’ difficile, non pensavo lo fosse così tanto, non so se riuscirò a farcela.
Lo tengo solo per pochi minuti e poi si ritrae.
“Non spaventarti e non scoraggiarti Bella, all’inizio è un po’ difficile ma con il tempo e la pratica vedrai che non ci saranno più problemi e potrai gestirlo come meglio credi” mi incoraggia Kate.
Anche Edward mi si avvicina e mi posa un bacio tra i capelli per incoraggiarmi.
Il mio amore.
“Ho pensato una cosa Bella, potremmo usare qualche stimolo, una motivazione per spingerti a migliorare il dono” mi dice ammiccante.
Che diavolo vuole dire?
Si avvicina ad Edward con una strana espressione in viso e subito penso voglia fargli del male.
Mi avvicino anch’io a loro e proprio mentre lei sta per toccare il braccio di Edward, io tocco lei, espandendo automaticamente il mio scudo.
Lo sento crescere e avvolge Edward che al tocco di Kate non prova alcun dolore.
“E’ proprio questo che intendevo dire, Bella. Un incentivo può aiutarti a svilupparlo nel miglior modo” mi dice lasciando il braccio di Edward.
Ritraggo lo scudo e Edward mi abbraccia, soddisfatto dei miei progressi.
“Facciamo ancora qualche prova e poi puoi esercitarti da sola, ora sei in grado di farcela da te” mi dice Kate.
Proviamo e riproviamo ancora per un po’ finchè non si fa ora di pranzo e Kate ci saluta, invitandoci a trascorrere qualche giorno da lei in Alaska.
 
Ho una fame tremenda che mi mangerei un bue intero e a tavola assaggio tutto quello che Esme ha preparato appositamente per me.
 
Edward mi guarda soddisfatto per i miei progressi e non perde occasione per dirmelo.
“Sei stata brava amore, vedrai che con un po’ di pratica sarà perfetto. Devi solo cucirtelo addosso perché questo dono è solo tuo” mi dice mentre saliamo in camera nostra.
Sì perché ieri sera, prima di dormire, abbiamo parlato e siamo giunti alla conclusione che nessuno dei due vuole più passare una sola notte senza avere l’alto accanto.
Così adesso sto portando alcune delle mie cose nella stanza di Edward.
Sono felicissima della piega che sta prendendo la storia con Edward e quando avremo sistemato la situazione con i Volturi e avremo delle risposte sui miei genitori, finalmente potrò tirare un sospiro di sollievo.
“Ora signorina ci riposiamo un po’ e poi usciamo a fare un giro nel bosco, va bene?” mi propone il mio amore prima di mettermi a letto.
“Ok papino, come vuoi” gli dico per prenderlo in giro ma in fondo a volte mi tratta come una bambina.
“Farò finta di non aver sentito, piccola peste e ora riposa, ti chiamo io quando sarà ora”
“Ehi, ma tu non rimani?” gli domando, non voglio che se ne vada.
“No, tranquilla, mi siedo qui sulla poltrona” dice indicando una grossa poltrona di pelle marrone.
“Va bene” sussurro prima di posare la testa sul cuscino.
Quello che compio è proprio un riposino ristoratore e al mio risveglio, trovo Edward sulla poltrona, esattamente dove l’ho lasciato.
“Ben svegliata principessa, pronta per fare Cappuccetto rosso?” mi domanda venendomi incontro.
“Ciao amore, certo, credo che sarà divertente, vero?”
“Sarà molto divertente” mi dice dandomi un buffetto sul naso.
 
Dieci minuti dopo, sulle spalle di Edward, stiamo correndo, o meglio lui sta correndo, tra gli alberi del bosco.
L’aria fende il mio viso, ho gli occhi chiusi ma sono sicura che se anche fossero aperti non vedrei niente.
E’ una sensazione strana ma bellissima e vorrei non finisse mai.
Edward ferma la corsa quando raggiunge la cima di una collina, dalla quale si vede la vallata.
E’ uno spettacolo stupendo, fatto di verdi prati e alti alberi, corsi d’acqua e case che da quassù sembrano piccolissime.
“E’ stupendo Edward, grazie di avermi portato qui” gli dico stringendomi al suo petto.
“Grazie a te amore di essere qui e nella mia vita” mi sussurra baciandomi le labbra.
Avvolti in quell’abbraccio e stregati dal nostro amore, nessuno dei due, né tantomeno Edward, si è accorto che un paio di occhi decisamente non umani ci stanno osservando.
 
 
P.s.: chi potrà essere?

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Capitolo 26
*** Nel mirino ***


Buonasera ragazze, eccomi per l’aggiornamento.
Qui troviamo un pov esterno e forse capirete di chi si tratta (ve l’ho accennato qualche capitolo addietro) e un pov Bella.
Comunque non so voi ma questo caldo mi sta proprio buttando a terra.
Devo avvisarvi che ho pensato di spostare l’aggiornamento del sabato alla domenica.. mi dispiace per il cambiamento ma ho qualche difficoltà a rispettare i tempi.. però mi farò perdonare, promesso.
Ora vi lascio alla lettura.
Un bacio e come sempre grazie di  cuore.
 
 
 
Pov esterno
 
Come mi era stato comandato,
avevo seguito i Cullen e la loro umana; già da alcuni giorni non perdevo ogni loro minimo spostamento, restando a distanza e a quanto pare nessuno si è accorto di me, troppo presi da quella loro fragile umana; ho ottenuto così importanti informazioni per i miei signori.
Com’era da immaginarsi, la ragazza era stata recentemente informata riguardo l’esistenza dei vampiri e a quanto pareva anche della nostra, motivo per il quale si contravviene alle nostre solide leggi.
Li ho osservati in più occasioni, annotando mentalmente ogni dettaglio da riferire al mio ritorno.
Posso ritenermi soddisfatto di ciò che ho scoperto, un po’ meno lo sono stato quando ho intravisto quei due luridi vampiri varcare la soglia di casa Cullen.. chissà poi per fare cosa.
Ora che il mio lavoro qui può considerarsi concluso, posso finalmente fare ritorno a casa.
 
Raggiungo Volterra in mattinata, avvolto nel mio spesso mantello, per coprirmi dalla luce del debole sole invernale.
Sanno già tutti del mio arrivo e so già di essere atteso con trepidazione, nella sala dei troni.
Le alte porte scure si spalancano per me, al mio arrivo, come a invitarmi ad entrare senza indugiare.
I tre vampiri pluricentenari mi attendono curiosi e impazienti, seduti sulle loro importanti poltrone e mi invitano a raggiungerli.
“Vieni Dimitri, raccontaci cosa hai scoperto” mi incita senza troppa attesa Caius, il vampiro biondo, più giovane ma non meno pericoloso degli altri.
“Buongiorno miei signori, porto con me notizie interessanti, alcune delle quali già preannunciate.”
“Allora dicci, Dimitri, racconta cosa stanno tramando questi Cullen, dovremmo forse preoccuparci?”
Ora è Aro a parlare e mentre lo fa si alza in piedi e discende un paio di scalini per raggiungermi.
“Mio signore, come avevate preventivato, la ragazza è con loro, se ne stanno prendendo cura da quando è uscita dall’orfanotrofio.
Le hanno raccontato la verità sull’incidente e cosa molto peggiore, le hanno rivelato l’esistenza della nostra razza.”
“Questo era scontato, il mio amico Carlisle è sempre stato un sentimentale e forse è stato proprio questo a condurlo lontano da noi”
Aro pronuncia quelle parole quasi con un moto di tristezza nella voce, devo dire piuttosto inconsueto per lui.
“Continua Dimitri” mi esorta ora Marcus, il terzo componente a capo dei Volturi e il meno loquace.
“Ho fatto poi un’altra scoperta, che potrebbe tornarci utile nel caso di uno scontro: recentemente Stefan e Vladimir, della sconfitta congrega rumena, hanno fatto visita al clan Cullen. Non conosco i dettagli del loro incontro ma so che hanno parlato di noi”
Aro mi scruta, fermando il suo andirivieni su e giù dagli scalini.
E’ pensieroso, con le mani giunte sembra cristallizzarsi più di quanto già non lo sia.
“Questa è una notizia che potrebbe dare vita ad una guerra ma di questo ce ne occuperemo più avanti.. dimmi cos’altro hai scoperto Dimitri, so che hai un’altra importante novella da esporci” mi invita nuovamente Aro.
“Sì c’è un’altra informazione.. la ragazza a quanto pare è in possesso di un dono, pare sia una sorta di scudo ed è stata recentemente aiutata a svilupparlo”
All’udire le mie parole Aro inizia a battere le mani e saltellare come un bambino davanti ai regali di Natale.
“Che gran bottino, che gran bottino. Devo assolutamente averli tutti e tre” inizia a borbottare lui.
Non comprendo esattamente a chi si riferisce, certe cose mi vengono taciute per cui mi limito a comunicare di non avere più nulla da dire e chiedo il permesso di ritirarmi.
Permesso accordato, mi dirigo nel cortile interno del palazzo dove sono certo di trovare qualcosa di cui sfamarmi.
Posso solo udire in fine Aro che, da perfetto stratega, inizia a pianificare l’agguato perfetto a coloro che considera prede e allo stesso tempo trofei da esposizione.
 
 
 
Bella
 
Dal giorno della visita di Vladimir e Stefan, abbiamo parlato più volte sul come affrontare Aro e la sua guardia, senza però trovare una vera soluzione, solo avanzando ipotesi e facendo supposizioni ma l’unica cosa certa è che avremmo sicuramente utilizzato quella rivelazione shock fornita dai due vampiri.
Aro, anche se a distanza di tanto tempo, avrebbe pagato caro per l’omicidio della sorella e per averlo tenuto nascosto a tutti.
 
Oggi è una giornata come tante altre, fatta di scuola e di compiti, di tempo da trascorrere insieme ad Edward e di telefonate ai nonni Cullen, sempre in attesa di una nostra visita.
E proprio in questo momento sto parlando con nonna Cullen che mi invita a trascorrere un fine settimana insieme ad Edward nella loro casa di campagna.
L’idea mi sembra davvero allettante ma prima devo chiedere ad Edward.
“Nonna, posso chiamarti domani, devo chiedere ad Edward se..” ma non faccio in tempo a finire la frase che due braccia mi avvolgono in un abbraccio e una voce mi sussurra
“Accetta, sarà bellissimo”
Resto un attimo sorpresa e poi rispondo alla nonna che è ancora in linea e sta aspettando una risposta
“Nonna? Sì scusami, ci sei ancora?” le chiedo
“Sì sì tesoro dimmi? Riuscite a venire allora?” mi domanda per niente offesa.
“Sì, saremo da voi per il fine settimana” le dico felice di passare del tempo con loro.
 
Appena riaggancio, Edward mi trascina in un dolce bacio carico d’amore.
“Mi sei mancata oggi” mi sussurra in un orecchio.
“Ma se siamo stati insieme tutto il giorno, come hai fatto a sentire la mia mancanza?” gli rispondo facendo comparire un sorriso sulle mie labbra.
“Ricordi, non posso stare lontano da te neanche un attimo” mi dice rafforzando la presa sui miei fianchi.
E’ talmente dolce quando mi riserva parole così che non posso fare altro se non contraccambiare le sue effusioni.
“E’ uguale per me Edward, mi manchi tremendamente quando non sei con me, come pochi secondi di apnea”
“E sarà sempre così” mi dice ancora lui.
E’ una favola quasi perfetta quella che sto vivendo e non appena avrò indietro i miei genitori tutto sarà bellissimo.
Poi mi torna alla mente la chiamata della nonna..
“Edward, dobbiamo organizzare un week-end.. ma tu sai già che sarà bellissimo, vero?” lo sguardo da furbetta, alla ricerca di indizi sul come saranno quei giorni.
Sembra capire al volo cosa vorrei con quello sguardo ma non ci casca.
“Oh no, so cosa stai cercando di fare ma per quanto tu ci provi questa volta non saprai niente
N.I.E.N.T.E. capito? Silenzio, muto, shh” sentenzia lui facendo anche il gesto di chiudersi la bocca come fosse una cerniera.
“Ok ok ho capito, basta, mamma mia come siamo drastici, chiedevo un indizio per organizzarmi, sai la valigia, i vestiti, roba da donne..” cerco di fargli dire qualcosa ma non so sbottona.
“Ah se è solo per quello tranquilla, ci sta già pensando Alice anzi guarda credo abbia finito proprio ora”
Non appena termina la frase, un’Alice stra sorridente entra in camera tirandosi dietro un trolley che pare una valigia per una settimana di vacanza.
Non faccio domande, stiamo parlando di Alice, userò ciò che mi serve e il resto lo riporterò a casa.
“Ok, perfetto, grazie Alice per il bagaglio, sei impagabile”
La mia pazza, imprevedibile Alice.
“Di niente Bella, è sempre un piacere” e ci lascia soli.
“Non vedo l’ora di passare un po’ di tempo con i nonni” borbotto sedendomi in braccio ad Edward.
“Io invece non vedo l’ora di baciarti un po’”
E mi trascina così all’incontro delle nostre labbra e dei nostri cuori.

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Capitolo 27
*** Vivere aspettando ***


Buongiorno ragazze e buona domenica.
Eccoci all’aggiornamento..
Week-end dai nonni solo per Edward e Bella e altri due pov..
Buona lettura.. un bacio.
 
 
 
Bella
 
L’atteso week end dai nonni è finalmente arrivato ed io mi sento eccitata come una bambina.
Avrò l’occasione di conoscerli meglio e passerò del tempo insieme al mio Edward, il che non guasta di certo.
Anche lui sembra molto entusiasta della nostra piccola vacanza e non perde occasione per ricordarmelo, proprio come ora.
“Vedrai staremo bene, i nonni come sai sono persone fantastiche e tu già sei entrata nei loro cuori.
Ne approfitteremo per fare tante cose che qui non abbiamo occasione di provare, andremo a cavallo, ti porterò a visitare i laghi e tanto altro” mi sussurra mentre mi stringe a sè.
“Non ho dubbi sul fatto che sarà bellissimo e che starò bene, come si può non esserlo quando sto con te” gli confesso schioccandogli un bacio all’angolo della bocca.
Quell’ingenuo gesto gli provoca sempre la stessa reazione e il pensiero che sono io a procurargliela, mi riempie di soddisfazione.
“Bella..”
So cosa sta per dire e lo accontento subito.
“Sì, ho capito Edward, hai ragione, non è il momento per queste cose. Prepariamoci e partiamo, non rimandiamo oltre la nostra vacanza” gli dico raccogliendo le ultime cose e infilandole nella borsa.
 
Mezz’ora dopo, una volta salutati tutti e aver notato occhiatine complici tra Edward e Alice, siamo in viaggio verso la tenuta dei nonni.
Non è molto distante da Forks, completamente immersa nel verde della campagna.
Impieghiamo circa un’oretta per raggiungerla ma credo che saremmo potuti arrivare anche prima se solo Edward non avesse deciso di restare sotto il limite di velocità per tutto il tragitto.
Appena imbocchiamo il viale della tenuta, glielo faccio presente.
“Mi potresti spiegare perché hai mantenuto una velocità così sotto il limite per tutto il tempo?” borbotto allungando una mano sulla sua, ferma sul cambio.
Porta lo sguardo su di me e mi guarda come se gli avessi fatto la domanda più stupida del mondo poi sorride.
“Perché, anche se per un breve tempo, sono riuscito a stare da solo con te, veramente da solo, senza interruzioni di fratelli o rompiscatole, solo io e te”
Questo spiega tutto e infatti in questo tempo, mi è sembrato ancora più rilassato del solito, più a suo agio.
Stringo la sua mano e mentre parcheggia la Volvo sotto il porticato, i nonni compaiono sulla porta di casa.
Ci vengono incontro e non appena scendiamo dall’auto, ci abbracciano stretti.
“Benvenuti ragazzi, tutto bene il viaggio?” chiede la nonna guardando Edward.
“Sì sì tutto bene nonna, grazie”
“Ciao Bella, ti trovo molto bene.” mi saluta il nonno dandomi un bacio sulla guancia.
“Ma venite ragazzi, entriamo. Vi abbiamo preparato due stanze separate ma se preferite potete stare nella stessa camera” ci dice la nonna facendoci l’occhiolino.
Oddio che imbarazzo, chissà che pensano di noi..
“Grazie nonna, più tardi penseremo anche a questo. Ora stiamo un po’ con voi e poi voglio portare Bella a fare un giro nei dintorni della tenuta”
 
Passiamo un paio d’ore con loro, parlando dei mesi in cui non ci siamo visti e poi Edward mi rapisce per portarmi con sé a cavallo, senza rivelarmi la destinazione.
Inutile chiedere, mi godo il paesaggio, tra le braccia di Edward che a cavallo sembra esserci nato.
“Ha davvero tante qualità, signor Cullen, riuscirò mai a vederne la fine?” gli domando consapevole di provocarlo.
“Signorina Isabella, non so se prenderlo come un complimento o piuttosto come una critica velata, lei cosa mi consiglia?” borbotta soffiandomi sul collo.
Il mio corpo si ricopre di brividi e per un attimo mi irrigidisco.
“Complimento” dico sicura, suscitando in lui una risatina.
“Ne ero certo” mi risponde rallentando il passo del cavallo fino a fermarlo.
Così presa dal discorso, non mi sono neanche accorta di aver raggiunto una piccola cascata.
Quel getto d’acqua limpida cadendo forma un piccolo laghetto, contornato da rocce e vegetazione che lo rendono davvero romantico.
“Che bello qui, sembra di essere in una favola” dico senza pensare.
“Siamo in una favola, tu sei con me, lontano dai problemi, due giorni solo per noi” mi dice mentre mi aiuta a scendere da cavallo.
Mi afferra attirandomi a sé e mi posa un delicato bacio sulla fronte.
Un semplice bacio sulla fronte ma che dato da lui ha comunque una certa potenza.
“Preparo un posto in cui possiamo stare comodi, tu intanto fatti un giro qua attorno.” mi propone sciogliendo l’abbraccio.
“Ok, allora ti cerco un po’ di legna per il fuoco” propongo rendendomi utile.
“D’accordo ma stai attenta e non allontanarti troppo”
Parto alla ricerca di legnetti, decisa ad aiutare Edward e riesco a raccoglierne un bel mazzetto.
Li metto da parte mentre osservo la natura che mi circonda: per quanto mi sforzi, qui si odono solo il rumore dell’acqua della cascata e il canto degli uccellini.
Ad un tratto ripenso alla sera in cui mi sono trovata da sola nel bosco, davanti a quell’enorme lupo, la paura che ho provato.. ma quando Edward mi ha trovata, si è dissolta in un attimo.
Adesso ne riderei ma in quel momento temevo per la mia vita.
Mi sono allontanata un po’ troppo da dove si trova Edward anche se sforzandomi riesco ancora ad intravederlo.
So che non dovrei farlo preoccupare ma un’idea si fa strada in me.
Ad un tratto caccio un urlo e poi mi nascondo dietro ad un folto cespuglio.
So che Edward sarà lì in un attimo e mi troverà senza problemi per cui cerco di trattenermi dal ridere, anche se a fatica.
Aspetto, aspetto ma non arriva; sono sicura che mi abbia sentito, ha un udito supersviluppato.
Mi sposto di lato, sporgendomi dal cespuglio per controllare se riesco a vederlo ma senza risultati e quando torno al mio posto, un urlo di spavento abbandona la mia bocca: Edward è seduto accanto a me e mi sta guardando.
“No dico, sei per caso impazzita? Mi hai fatto prendere un colpo, nel caso sia possibile. E poi pensavi davvero che non ti avrei trovata in un baleno?” mi domanda leggermente alterato.
“Volevo farti uno scherzo” rispondo scoppiando a ridere.
La situazione non sarebbe proprio così comica come la sto vedendo io, se non fosse per la faccia di Edward che ha capito il vero motivo del mio scherzo.
“Volevi giocare? Lo sai che con me non c’è partita, dovrei farti vincere ma sai anche che a me non piace perdere” mi dice avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra.
Questo è giocare sporco e lui lo sa.
“Sì volevo giocare e lo voglio ancora” dico mentre in modo piuttosto goffo mi alzo e inizio a correre.
So di avere Edward praticamente addosso ma quando mi volto per controllare, non trovo nessuno.
Un senso di paura si impossessa di me appena prima di andare a sbattere contro un petto di marmo.
“Te l’ho detto che non mi piace perdere ed ora dammi il mio premio” mi dice appoggiando le sue labbra sulle mie.
E’ un bacio breve ma non meno intenso di tutti gli altri.
E lui se ne accorge.
“Recupero la legna che hai raccolto, tu intanto siediti sulle coperte e riprenditi dal mio bacio” mi dice ridendo.
Che sfacciato.
“Non prenderti gioco di me Edward Cullen o te ne pentirai” borbotto sedendomi.
Torna un attimo dopo e finalmente accende il fuoco.
Restiamo lì in quel paradiso a scambiarci coccole e a goderci la pace fino all’ora di pranzo e poi torniamo a casa dai nonni.
 
Nonna Cullen mi ha preparato le lasagne.
E dopo averne mangiate due porzioni posso dire di essere soddisfatta.
“Mi fa piacere che ti siano piaciute cara, te ne ho preparata anche una teglia da portare con voi a Forks.”
“Grazie nonna, le ho gradite tanto”
“Ragazzi dove siete andati di bello stamattina? domanda il nonno.
“Alla cascata, è sempre bellissima, in qualsiasi stagione” risponde Edward.
Anche se io l’ho vista oggi per la prima volta, credo che quello sia un posto magico in ogni momento dell’anno.
“Ma hai ancora tanti posti da mostrare a Bella. Bene, noi fra poco andiamo nell’orto, venite con noi?”
Mezz’ora più tardi cammino nel grande orto dei nonni, del quale sono molto orgogliosi.
Ma non finisce lì.. mi dicono che dietro alla piccola scuderia dalla quale abbiamo preso Necolta, la cavalla che ci ha condotti alla cascata, hanno anche un recinto in cui tengono alcune specie di animali da cortile e non solo ed io come una bambina chiedo ad Edward se può portarmici subito.
 
Così impieghiamo il resto del pomeriggio a dar da mangiare a polli, anatre, conigli e caprette.
E quando penso di aver visto tutto, un gran pavone mi si para davanti, aprendo la coda in una grande ruota.
“Wow” esce dalla mia bocca che resta aperta.
“Amore, vieni qui, non stargli troppo vicino, potrebbe essere pericoloso.
Non capisco perché mi dice così fin quando a quel pavone se ne aggiungono altri e hanno tutti un’aria poco amichevole.
“Stanno corteggiando le femmine, spostiamoci”
E tutto si fa più chiaro: anche loro come gli umani cercano una compagna.
Ci allontaniamo ma continuiamo la passeggiata nei pressi della tenuta
 
 
 
Pov Aro
 
Demetri mi ha portato delle notizie davvero succulente; ho intenzione di sfruttarle al meglio nell’incontro che ho in programma di organizzare ben presto con il can dei Cullen.
Avranno una bella sorpresa quel giorno e sono certo che saranno disposti a tutto pur di scendere a patti con il sottoscritto.
Tutti obbediscono ad Aro Volturi perché io sono la legge e niente e nessuno, nemmeno quello che un tempo consideravo alla stregua di un amico come Carlisle, potrà mettersi tra me e il mio bottino.
 
 
 
 
Pov Alice
 
E’ domenica mattina e oggi pomeriggio Edward e Bella faranno ritorno a casa.
Hanno chiamato ieri sera e mi sono sembrati davvero felici, se lo meritano, entrambi.
Sto sistemando dei fiori che ho appena raccolto nel giardino quando una visione mi colpisce in pieno: il vaso che ho tra le mani cade infrangendosi sul pavimento e il mio corpo si immobilizza sul colpo.
Una coltre di neve ricopre tutta Forks e sopra di essa, decine di orme si formano sotto il peso di pesanti mantelli rossi e un presagio per niente confortante si fa strada in me: i Volturi stanno arrivando.
In un attimo mi sono tutti accanto e leggono nella mia mente quella triste quanto sconvolgente notizia.
Carlisle non perde tempo, avverte Edward chiedendogli di fare subito ritorno a casa.
Dal canto suo Edward vorrebbe spiegazioni che però non ottiene, sollecitato a partire immediatamente per Forks.
E’ l’inizio della guerra e forse la fine di tutto.

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Capitolo 28
*** Dai nonni ***


Ciao ragazze, come va?
Intanto vi dico che sto scrivendo dei capitoli per continuare Appuntamento al buio (come mi era stato richiesto da un paio di affezionate girls); poi sto pensando anche ad altre cosucce ma prima voglio finire queste 3 storie altrimenti diventa davvero impossibile gestirle tutte.
Poi.. domanda totalmente estranea: voi seguite Daydreamer-Le ali del sogno?
Se sì fatemi sapere che ne pensate..
Adesso vi lascio al chappy..
Un bacio
 
 
 
 
Bella
 
 
Dopo il giro turistico della tenuta che Edward mi ha fatto fare, posso dire di essere davvero stanca.
Non vedo l’ora di cenare e di buttarmi a letto, preferibilmente tra le braccia di Edward.
Stiamo cenando allegramente, tra i racconti di gioventù dei nonni e le domande sul nostro futuro e da ragazza un po’ maleducata, scappa uno sbadiglio qua e là.
“Scusatemi” borbotto in imbarazzo “ma oggi è stata una giornata davvero intensa.”
“Non preoccuparti cara, andate pure a dormire. Staremo insieme domani, abbiamo ancora tanto tempo” mi risponde nonna, uno strano luccichio nei suoi occhi color ambra.
Ma.. un dubbio si fa spazio nei miei pensieri..
Che siano anche loro come i Cullen?
La domanda mi sorge spontanea ma per ora preferisco tenerla per me.
“Grazie e grazie per la cena, era tutto squisito”
Bacio la nonna su una guancia e poi il nonno e vedo sui loro visi quanto sono felici della nostra presenza lì.
Saliamo al piano di sopra dove ci sono le camere ed Edward mi conduce in una stanza con un grande letto.
“Ho scelto io per te, spero non ti dispiaccia: sono egoista lo so ma io non posso stare lontano da te per così tanto tempo” mi dice accarezzandomi la mano.
Lui dice di non avere accesso alla mia mente ma io speravo proprio che decidesse anche per me perché questo mi fa capire quanto ci completiamo uno con l’altra.
“Hai fatto la scelta giusta Edward” gli dico con un sorriso a 36 denti.
“Ed ora vado in bagno, ho bisogno di un po’ di tempo da umana” aggiungo prendendo la valigia e correndo in bagno.
Non ho idea di cosa ci sia qui dentro anche se un po’ ho paura di scoprirlo.
Apro la cerniera ed estraggo il beauty; doccia veloce, lavo i denti, spazzolo i capelli e poi vado alla ricerca di un pigiama.
E questo sembra essere un incubo o solo un brutto scherzo di Alice.
Per quanto io mi metta a frugare, qui dentro non c’è neanche l’ombra di un pigiama degno di quel nome: abbiamo completi striminziti, baby-doll e camicine trasparenti.
Vorrei morire.
“No, noo, nooo!” dico a voce un po’ troppo alta
 
..come se fuori non ci fosse un vampiro super dotato in grado di sentire anche i respiri..
 
E infatti..
“Bella, Bella che succede?”
Non ho il coraggio di dire niente, mi vergogno così tanto.
“Bella rispondi o giuro che butto giù la porta” mi dice alzando la voce.
Decido di aprirla quella porta, ancora avvolta nell’accappatoio.
“Ho un problema Edward” borbotto appena il suo viso mi appare.
“Che tipo di problema, spiegami” mi dice dolcemente, attirandomi a sé.
E adesso come glielo dico?
 
Lascia perdere Bella, mettiti il meno peggio ed esci da questo bagno, fai la donna.
 
Sì ma che vergogna.
 
Pensa di essere in costume, ti ha già vista no?
 
Sì ma non è mica la stessa cosa, eh?
 
No, sto zitta, mi vergogno troppo.
“Ehm no..ecco mi sono dimenticata la crema per il corpo che metto la sera, l’ho lasciata  a casa in bagno” borbotto sperando che ci creda.
“E ti sei disperata per questo?” mi chiede sorpreso.
“Ehm sì” cerco di essere convincente.
“Non preoccuparti, ti presto una crema che uso io, se per te va bene”
Si allontana un attimo per poi rispuntare sulla porta con un barattolo.
“Ecco tieni, usane pure quanta ne vuoi, così stasera avremo lo stesso profumo” mi sussurra all’orecchio.
Ok Bella, calma, non agitarti.
Mi vuole torturare e sa che così non sbaglia di certo.
“Edward, ti prego, lasciami almeno vestire” gli dico, la voce bassa che faccio fatica a sentirla io stessa.
“Ok ma fai presto, voglio stare un po’ con te prima che ti addormenti” mi sussurra ancora.
Mi tremano le gambe e se non se ne va immediatamente credo dovrà afferrarmi al volo perché io non cada a terra.
Ma se ne va e chiude la porta, lasciando dietro di sé un profumo, il profumo che credo appartenga a quella crema che mi ha dato.
 
Ok, è il momento di affrontare la realtà.
Ho scelto lo straccetto più coprente che Alice si è degnata di mettermi in valigia ed ora sono con la mano sulla maniglia della porta, indecisa se uscire o se restarmene qui.
Penso però che Edward non me lo lascerebbe di certo fare e si domanderebbe il motivo di tale comportamento.
Così, affrontando il toro per le corna, abbasso la maniglia e sbircio fuori: la luce è soffusa, solo la abat-jour sul suo comodino è accesa.. ma a me questo potrebbe bastare?
Posso uscire conciata così e alla luce per giunta?
E se anche esco, non è che Edward ci vede anche al buio?
Oddio sto impazzendo.. e se glielo chiedo?
Mi prende per pazza?
Va beh ci provo?
“Edward?” lo chiamo cercando di risultare tranquilla.
“Sì?” mi risponde senza alzare lo sguardo dal libro che sta leggendo.
Non mi ero ancora soffermata a guardarlo: indossa una maglietta blu a mezza manica e un pantalone lungo sempre di colore blu ed io non posso che rimanere incantata da quella sua semplice perfetta perfezione.
Non sentendo più niente da parte mia, porta i suoi occhi a scontrarsi con i miei e d’istinto mi riparo dietro la porta.
“Tutto bene Bella? Che volevi dirmi?” domanda divertito dalla scenetta.
Mi sto rendendo ridicola lo so ma mi vergogno da morire.
“Ecco.. io volevo chiederti.. beh se per caso tu ci vedi anche al buio” butto fuori in una volta.
Scoppia a ridere e lancia il libro sul letto, per poi avvicinarsi alla porta del bagno.
“Tra tutte le domande che mi aspettavo questa proprio non era nell’elenco, comunque la risposta è no, ho tanti doni e poteri ma questo proprio no, mi dispiace” mi dice sogghignando.
Poi continua
“Ma perché ti interessa tanto? Se posso chiedere eh” mi chiede lui adesso, passandosi la lingua sui suoi canini affilati.
Ma perché si comporta così?
Perfido di un vampiro..
Non si rende conto del grado di sensualità che raggiunge in questi momenti.
“Allora potresti spegnerla, così vengo a letto” gli dico io e la mia voce risulta quella di una gallina strozzata.
Non mi fa altre domande e gattonando sul letto raggiunge l’interruttore della luce e la spegne.
I miei occhi faticano un istante ad abituarsi al buio ma non appena riesco a vedere qualcosa, sguscio via per infilarmi a letto.
Ma non appena tocco il materasso, due braccia fredde mi intrappolano ad un petto altrettanto freddo.
“Presa e adesso non scappi più” mi sussurra all’orecchio, facendomi rabbrividire.
A parte che di certo non sarei scappata, nonostante io mi trovi così svestita e in imbarazzo davanti a lui.
Anche se non può vedermi, le sue mani ora stanno accarezzando il mio corpo e sicuramente si sta accorgendo di ciò che indosso o meglio che non indosso.
E infatti..
“Bella, che cosa..?” non riesce neanche a finire la frase, lui , un vampiro centenario.
“Non importa Edward, dormiamo, è tardi e ho sonno” poi mi accorgo di quello che ho detto e mi correggo.
“Cioè io dormo..tu.. tu fai ciò che preferisci.. ecco” borbotto grattandomi la fronte.
Secondo voi mi ascolta?
Certo che no!
Tempo due secondi e la luce del lampadario mi acceca letteralmente.
Sento già le guance diventare due bei pomodori maturi e gli occhi di Edward bruciarmi la pelle.
Non voglio aprire i miei per trovarmi di fronte i suoi.
Ma sono costretta a farlo dalla sua voce che non ammette repliche, soprattutto perché mi chiama per nome e lo fa solo quando vuole la mia totale attenzione.
“Isabella, potresti per favore aprire gli occhi?” me lo chiede ma so che è più un ordine il suo.
Obbedisco e due gemme di ambra liquida mi colpiscono in pieno, tanto quanto una stilettata al cuore.
“E’ per quello che hai addosso che non uscivi dal bagno e mi hai chiesto di spegnere la luce?”
Faccio sì con la testa, la mia lingua sembra incollata al palato.
“Ed è per questo che ora hai le guance tutte rosse e sei così in imbarazzo?” mi chiede ancora lui.
Faccio ancora sì con la testa.
“Credi che riuscirai a dire qualcosa oltre che muovere la testa su e giù?”
“Sì”
“Bene. Intanto per cominciare e da quello che posso vedere, ti dico che mi piace molto.
Mia sorella ha buon gusto, devo ammetterlo anche se su di te ogni cosa sta divinamente” mi confessa compiaciuto.
Perché lo fa, perché mi chiedo io, mentre vorrei diventare invisibile.
“Che ne dici se spengo la luce così tu ti rilassi e io posso coccolarti un po’?” borbotta sensuale, strofinando il naso sulla mia guancia.
L’ha detto davvero?
Coccolarti?
Ha usato quel tono di voce suadente, sensuale, coinvolgente.. stop Bella ferma poi ti senti male.
Vorrei sotterrarmi per l’imbarazzo che sto provando ora.
“Ook” provo a dire, la voce decisamente impastata.
“Aspetta, prendi questo” alla sua velocità mi mette tra le mani un bicchiere di quella che sembra acqua.
Lo bevo in un sorso, riscoprendomi con la gola secca.
“Va meglio ora?” mi chiede accarezzandomi la schiena.
E’ un gesto senza malizia il suo ma che a me fa tutt’altro effetto.
“Spegni la luce Edward, per favore” gli chiedo ed un attimo dopo mi ritrovo stretta al suo corpo.
Non sento freddo nonostante sono praticamente nuda, la situazione basta di gran lunga per provocarmi ondate di calore.
Ho dormito tante volte insieme ad Edward ma mai conciata in quel modo, Alice mi sentirà quando torneremo a casa.
“A che pensi?” mi chiede capendo i miei silenzi.
“Penso che ucciderò tua sorella quando torniamo. No dico, almeno una roba decente ce la poteva mettere in quella borsa!” borbotto piccata.
“E perché, a me non dispiace per niente”
Prende a farmi carezze sulla spalla, gioca a creare figure sulla mia pelle che subito si ricopre di brividi.
“Hai freddo?” mi domanda soffiando sulle mie labbra.
“N..no” riesco appena a dire.
“Perché in tal caso ho io la soluzione” borbotta prima di fiondarsi sulle mie labbra.
Non ho il tempo di reagire e sinceramente neanche mi verrebbe voglia di oppormi a quelle che lui ha definito coccole.
Amo come si prende cura di me, amo le sue gentilezze, le premure che ha verso di me, amo la protezione che esercita su di me ma soprattutto amo lui.
E di tutto, questo è nient’altro che l’inizio.
 
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Ma mentre Edward e Bella si godono quel tempo insieme, un esercito potente sta marciando verso Forks.

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Capitolo 29
*** Nuove scoperte ***


Ciao ragazze, che mi raccontate?
E’ un po’ che non ringrazio le lettrici silenziose e proprio a loro vorrei rivolgere una richiesta: mi farebbe molto piacere se mi lasciaste un commento, anche privato, anche ad un solo capitolo perché non so mai se sto facendo bene oppure no (nonostante le storie vengano inserite tra preferite, da ricordare, seguite e io veda le visite ai capitoli); mi sarebbe d’aiuto e sarebbe anche bello avere un confronto con voi.
Detto questo, vi lascio al capitolo e spero che qualcuna di voi mi scriva.
Un bacio.
 
 
 
 
Bella
 
Risveglio.
Questa parola non avrebbe lo stesso valore se non fosse tra le braccia di Edward, che proprio ora mi regala uno dei suoi dolci sorrisi carichi d’amore solo per me.
“Ben svegliata principessa” mi sussurra accarezzandomi una guancia.
“Buongiorno Edward” borbotto, la voce ancora impastata dal sonno.
“Hai riposato bene e ti senti in forma?” mi domanda con un luccichio negli occhi.
“Sì certo ma perché me lo chiedi?” sono curiosa.
“Scendiamo a fare colazione e poi vedrai” mi risponde enigmatico come fa di solito in queste occasioni.
Sta progettando qualcosa e non vuole dare dettagli.
Lo sbuffo che esce dalle mie labbra lo diverte molto, a me un po’ meno.
Sono curiosa ma so anche che se intende farmi una sorpresa, non mi darà nessun indizio.
“Arrivo subito, vado un attimo in bagno” borbotto seccata.
Scendo dal letto dimenticandomi completamente di quello che avevo indossato per dormire la sera precedente.
Sto prendendo un cambio dalla borsa quando dallo specchio lo sguardo di Edward mi colpisce: credo che stia proprio guardando il mio.. fondoschiena.
Mille tonalità di rosso colorano il mio viso e alla mia massima velocità umana cerco riparo in bagno.
Sforzo inutile perché due braccia forti mi afferrano e mi mettono spalle al muro.
Non ho paura di questi suoi gesti anzi mi piacciono, al contrario sono decisamente in imbarazzo.
“Per.. per favore Edward fammi andare in bagno” pigolo con un filo di voce.
“Perché ti imbarazzi così Bella, sono io. Se ti fa stare meglio possiamo fare così, in questo modo siamo pari” non capisco cosa intende finchè, con un gesto secco, non si toglie la maglietta e resta a petto nudo di fronte ai miei occhi.
Il mio povero cuore prende a correre nel mio petto, le mie gambe accusano il colpo con un cedimento.
Adesso è anche peggio di prima.
“Non dovevi farlo Edward, non dovevi” borbotto alla ricerca di un po’ d’aria.
“E perché no? Sono così brutto?” mi provoca lui.
Eh, ma cosa sta dicendo?
“No ma cosa dici, sei..sei..”
“Sono almeno un po’ carino?” continua a provocarmi avvicinando le labbra al mio orecchio.
“Sei molto più che carino” borbotto, rossa fin sopra i capelli.
“Oh grazie amore e che ne dici di darmi un bacio per il buongiorno?” mi chiede giocando con i miei poveri nervi.
Cosa mi fai Edward Cullen, ogni volta che sei con me?
Mi alzo sulle punte, troppo bassa per raggiungerlo se non così e gli lascio un bacio su quelle fredde, dure ma altrettanto calde e morbide labbra che si ritrova.
Convinta di aver esaudito la sua richiesta, faccio un passo verso il bagno quando mi intrappola nuovamente tra le sue braccia.
“Ti sembra un bacio del buongiorno quello?” borbotta infastidito.
E senza aggiungere altro, appoggia le sue labbra sulle mie fino a confondere le une con le altre.
“Così va meglio. Ora puoi andare” mi lascia libera e va alla ricerca di un cambio per sé.
Vado in bagno e mi chiudo a chiave, non per paura ma ho bisogno di riprendermi un attimo da tutte queste emozioni.
Tra ieri sera e stamattina il mio cuore ha fatto gli straordinari e nonostante ciò non mi dispiaccia affatto, ho bisogno di riportare un po’ di calma in me.
Non sono abituata alle attenzioni di un ragazzo, alle emozioni che ogni volta sento dentro di me quando sono con lui ma tutto questo mi piace e anche tanto.
Mi preparo veloce e quando esco dal bagno, Edward mi aspetta seduto sul letto, in tutto il suo splendore.
Ci perdiamo un attimo a guardarci e poi mi afferra la mano per portarmi di sotto.
Dalla cucina un delizioso profumo di colazione riempie l’aria mentre i nonni ci stanno aspettando seduti al tavolo.
“Buongiorno ragazzi” ci salutano in coro.
“Buongiorno” dico avvicinandomi per dar loro un bacio.
“Spero tu abbia dormito bene Bella anche se credo che sia proprio così” mi dice nonna facendomi l’occhiolino.
Questa donna è davvero perspicace, non si può nasconderle davvero niente.
Non so se l’ha capito dal mio sorriso mentre varcavo la soglia della cucina o dall’espressione di Edward, comunque è molto loquace.
“Molto, grazie” le rispondo sorridente.
Facciamo colazione sotto lo sguardo beato e soddisfatto dei due vecchietti e poi Edward mi trascina fuori mentre loro ci augurano buona passeggiata.
“Hai proprio scelto l’abbigliamento adatto per oggi” mi dice prima di prendermi la mano.
“Indizi su dove andiamo?” provo a scoprire qualcosa ma senza risultati.
“Tra poco vedrai” mi dice “ma prima sali sulle mie spalle e aggrappati forte” mi invita a fare ciò che mi chiede ed io lo faccio, sempre più curiosa.
Mi aggrappo forte mentre lui mi dice che se voglio posso chiudere gli occhi.
Non lo faccio, voglio provare a vedere cosa accadrà di lì a poco.
E’ un attimo e stiamo sfrecciando alla sua velocità tra gli alberi e i rami che prontamente Edward sta scansando.
Non vedo praticamente niente, il mio occhio umano non è in grado di assimilare le immagini che si muovono velocissime intorno a me.
Quando Edward si ferma e mi fa appoggiare i piedi per terra, per un attimo tutto sembra girare veloce.
“Non ti lascio non preoccuparti. Prenditi tutto il tempo che vuoi” mi sussurra stringendomi a sé.
Appoggio il viso al suo petto e cerco di regolarizzare il respiro.
“E’ stato, è stato.. bellissimo” borbotto con il fiato ancora corto.
“E vedrai come lo sarà fra poco” mi dice baciandomi i capelli.
“Ti senti meglio ora, ce la fai a camminare?” mi domanda dolce.
Vorrei dirgli di no così mi porterebbe ancora in braccio ma non sono bugiarda; quindi lo prendo per mano e mi lascio condurre nella passeggiata.
Alcuni metri più avanti una radura si apre davanti a noi e da lì, proseguiamo poi per un sentiero minore che ci porta ad un panorama mozzafiato: da quell’altura, sotto ai nostri piedi si estende tutta la campagna che circonda Forks.
“Edward ma è magnifico qui, è come essere sul tetto e vedere ciò che ci circonda da un’altra prospettiva”
Mi perdo a guardare quel panorama che si estende sotto di noi e che visto da lì assume tutto un altro aspetto.
“Non sporgerti troppo, potrebbe essere pericoloso” mi avvisa quando vede avvicinarmi al dirupo.
Cerco di imprimere nella mia mente quel paesaggio, tanto bello come fosse una cartolina.
“Possiamo tornare quando vuoi, se stai pensando a quello” mi dice abbracciandomi.
“Sì sarebbe magnifico”
Mi sorride.
“Vieni, ora proseguiamo altrimenti la mia tabella di marcia subirà ritardi e non mi piacciono i ritardi” mi dice schioccandomi un bacio sulla guancia.
 
Passeggiamo tra quei boschi, attraversiamo radure , scendiamo a raccogliere dei fiori per la nonna quando Edward mi avvisa che è ora di tornare a casa.
“Vorrei tornare ancora, magari con una macchina fotografica” e all’improvviso una scenetta stupida mi compare davanti agli occhi facendomi scoppiare in una fragorosa risata.
“Posso sapere perché ridi così, vorrei ridere anche io” mi domanda infastidito.
Lui ha un limite su di me e a volte è divertente sfruttarlo per scherzare.
“Mi chiedevo se quando ti scattano una foto poi ci compari” scoppio di nuovo a ridere, so che non si offende per queste stupidaggini ma adesso mi sta guardando un po’ male.
Ahi ahi.
“Edward scusa non volevo offenderti, era una battuta la mia” cerco di sistemare la situazione ma lui invece di rispondere prende ad avvicinarsi pericolosamente.
Lui fa un passo avanti ed io uno indietro finchè vado a sbattere contro il tronco di un albero.
“E adesso pagherai le conseguenze delle tue parole” mi dice poco prima di fiondarsi su di me a farmi il solletico, per poi intrappolare le mie labbra nelle sue.
“Non smetterei mai ma è davvero ora di andare a casa” mi dice abbracciandomi.
Per me può fare ciò che vuole, sono il suo burattino.
E mentre lui mi riporta a casa sulle spalle, io mi godo quel viaggio stringendolo forte.
 
Passiamo il pomeriggio alla fattoria, godendo della compagnia reciproca.
Edward si offre di prepararmi la cioccolata mentre nonna seduta sul divano lavora a maglia.
La sera, dopo cena ci vuole accanto a lei davanti al camino scoppiettante per raccontarci una storia: la storia della sua famiglia.
La racconta ad entrambi anche se Edward la conosce di già.
Ci racconta di quando era giovane e ha conosciuto il nonno, il suo unico grande amore e suo attuale marito.
Che si sono sposati e hanno avuto un solo figlio, Carlisle.
Poi il racconto si fa più triste.
“Una sera, non vedendo tornare a casa il nostro Carlisle, siamo usciti a cercarlo. Dopo ore di ricerca, venne trovato moribondo sulla riva del fiume, poco distante da Seattle. Non sapevamo cosa gli fosse successo ma quando il dottore lo visitò, ci disse che era stato morso da un animale. Da quel giorno però non fu più il nostro ragazzo perché a morderlo non fu un animale bensì un immortale. Non sapevamo cosa fosse ma quando si svegliò capimmo che Carlisle era stato trasformato in vampiro, creatura considerata solo leggenda.
Tuttavia non lo abbiamo mai lasciato da solo e col passare degli anni, giungevamo sempre più alla convinzione che non volevamo separarci da lui. Così, un giorno di tanti anni fa, gli abbiamo chiesto di trasformarci per poter stare sempre insieme.
Anche noi siamo diventati degli immortali per amore di nostro figlio e anche se abbiamo sofferto nella trasformazione, né è valsa la pena”
Termina il racconto senza le lacrime che non può versare ma in compenso sono io quella che piange e che non sa cosa dire.
“Ci dispiace, non volevamo farti piangere Bella, volevamo raccontarti la nostra storia” mi dice il nonno con un sorriso.
“Grazie,non preoccupatevi, siete speciali anche voi, come tutti i Cullen” mormoro mentre uno sbadiglio mi coglie impreparata.
“Scusatemi, credo di dover andare a dormire. Grazie per la bella serata”
Mi avvicino per baciarli e poi insieme ad Edward, vado in camera a riposare.

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Capitolo 30
*** Tutto cambia ***


Buonasera ragazze, come state?
Oggi i piccioncini tornano a casa, interrotti da una telefonata di Carlisle.
Sarà davvero l’inizio della fine?
Andrà tutto bene oppure no?
E’ uscito un po’ corto ma non potevo proseguire..nel prossimo ci sarà battaglia e poi si raccoglieranno i cocci.
Buona lettura e un bacio.
Grazie a tutte per esserci.
 
 
 
Bella
 
Un tocco leggero tra i miei capelli, labbra fresche sulle mie guance, braccia strette attorno ai miei fianchi.. se è un sogno non svegliatemi, se è realtà che sia così in eterno.
“Buongiorno mia principessa” sento sussurrare ad un orecchio.
Un sorriso spunta sul mio viso e due labbra lo imprigionano svelte.
Apro gli occhi e due gemme d’ambra mi accolgono, dandomi il buongiorno per quello che sarà sicuramente un giorno perfetto.. o forse no.
Passare quei giorni lì, lontani da tutto ci ha fatto bene, regalandoci momenti solo per noi ma prima o poi avremmo fatto ritorno a casa e forse tutto ci sarebbe sembrato ancora più difficile.
“Buongiorno mio principe.. mi stai viziando con tutte queste coccole, lo sai? Poi ne vorrò sempre di più?” pigolo sulle sue labbra, rendendomi conto solo ora di ciò che ho detto.
Lui, per niente scandalizzato dalla cosa, mi risponde senza problemi.
“Ed io sarò felice di fartene finchè ne vorrai, amore mio”
Mi accarezza le braccia, spostandosi sui fianchi, per poi scendere alle mie gambe.
Non ho mai nascosto l’attrazione che provo per lui ma Edward non si è mai mostrato favorevole ad approfondire più di tanto i contatti nei miei confronti.
Ma in questo momento, sta raggiungendo punti ancora inesplorati fino ad ora.
“Edward, borbotto con la voce roca.
“Sì?” mi chiede senza interrompere baci e carezze.
“Non credi che sia meglio prepararci per scendere?” gli domando.
Ma Bella dico sei scema?
Da dove ti escono ste sparate?
Hai un ragazzo che ti riempie di attenzioni e tu gli dici che è meglio smettere?
Sei proprio tutta matta!
Mi guarda un attimo e poi mi chiede
“Vuoi davvero che smetta? Ti sto dando fastidio?”
“N..no fastidio, certo che no, è solo che..”
“E’ solo che ti senti ancora un pò in imbarazzo con me, giusto?” mi chiede sapendo già la risposta.
“Sì”
“Ma non devi amore. Ascolta, facciamo così, comincia tu, mi presto volentieri alle tue carezze, così intanto prendi confidenza con me, anche se ammetto farò fatica a resisterti” mi dice baciandomi una guancia.
Sorrido.
“Che c’è, perché sorridi?”
“Sei sempre così attento a ciò di cui ho bisogno, così premuroso, che cosa ho fatto io per meritarmi una tale fortuna?” domando più a me che a lui.
“Esisti. Te la meriti come io merito te. Siamo le due metà di una mela, ci completiamo e ci compensiamo e sarà così per sempre” mi sussurra posandomi un bacio sulla fronte.
“Hai la capacità di rendere magico ogni momento che passo insieme a te e questa è un’altra delle tue qualità, Edward Cullen”
Sta per rispondermi quando il suo telefono prende a suonare insistente.
Di malavoglia lo afferra per controllare chi sta chiamando e non appena legge il nome sul display, la sua espressione ad un tratto si fa cupa.
“E’ Carlisle”
Basta quello per farmi capire che sta per succedere qualcosa e non è sicuramente qualcosa di buono.
“Pronto, Carlisle.. dimmi..”
Edward lo ascolta e dalla sua faccia non sono buone notizie.
“Ho capito, non si sa quando succederà..” stringe il telefono tra le mani.
Penso ad Aro e ai Volturi..
“Abbiamo poco tempo.. sì torniamo subito, a presto”
Termina la conversazione e sposta lo sguardo sul mio viso, una maschera di paura e preoccupazione.
“Non avere paura Bella, ci sono io con te e finchè ci sarò io al tuo fianco non ti accadrà nulla” mi abbraccia e mi bacia cercando di infondermi fiducia, coraggio ma soprattutto amore.
“Dobbiamo tornare subito, mi dispiace ma arriveranno presto. Continueremo questo discorso tra di noi molto presto, quando saremo più tranquilli e sereni, te lo prometto. Sei troppo importante per me Bella, non permetterò a niente e a nessuno di farti soffrire ancora, a costo della mia stessa vita”
Mi abbraccia stretto mentre l’unica cosa che riesco a fare io è piangere.
Mi culla per alcuni minuti ma poi per noi è davvero tempo di tornare.
Raccogliamo le nostre cose in fretta, salutiamo i nonni spiegando brevemente la situazione e partiamo alla volta di Forks.
 
Regna il silenzio durante tutto il tragitto e il mio pensiero va alla battaglia, a come finirà, se riuscirò ad abbracciare di nuovo i miei genitori.
La mia testa pullula di domande alle quali non so ancora dare una risposta.
Edward è concentrato alla guida ma so che c’è dell’altro.
“A che pensi?” mi chiede interrompendo il flusso dei miei pensieri.
“Vorrei tornare a ieri sera quando abbiamo chiamato Alice, a quando andava tutto bene ed eravamo felici” dico trattenendo una lacrima.
“Ehi” mi dice lui allungando una mano per accarezzarmi una guancia.
“Avremo ancora i nostri momenti belli, amore mio, non dubitare mai di questo come del mio amore per te, ok?” mi dice regalandomi un sorriso.
“La nostra felicità non è ancora iniziata, principessa e vedrai sarà bellissima” mi dice continuando ad accarezzarmi.
“Ora caccia via le lacrime, abbiamo una battaglia da affrontare e da vincere” borbotta sicuro.
 
 
Giungeranno quando la prima neve di stagione attecchirà al suolo, con la guardia e i fratelli giungeranno e sarà battaglia.
 
Così ci aveva detto Alice, vedendo tutto questo nella sua visione.
E così è.
 
--------------
E’ un freddo pomeriggio di due giorni più tardi quando l’esercito dei Volturi, composto dalla sua guardia al completo e capitanata da Aro con a fianco i suoi fratelli, raggiunge il limitare della foresta di Forks.
Avvolti nelle pesanti giubbe rosse e nere, avanzano nella radura, lasciando dietro di loro solo un silenzioso rumore di paura e distruzione.
A nulla servirà battersi, neanche un numeroso esercito potrebbe mai sconfiggere gli straordinari elementi che compongono la guardia di Aro e i suoi fratelli.
Nessun sforzo potrebbe mai valere la pena di una vittoria.
La battaglia è persa in partenza e si sa ma forse, l’unico barlume di speranza può essere riposto in lei: la piccola e fragile umana, dotata di un dono scoperto da poco e per caso, potrebbe rovesciare l’esito degli eventi.
L’esercito nemico è già in formazione da battaglia, quando d’improvviso dal centro si apre un varco: Aro, Caius e Marcus fanno la loro teatrale entrata in scena ma si scopre poi che la vera sconvolgente sorpresa sono i due personaggi, un uomo ed una donna che camminano seguendo i loro passi.
Quando si posizionano di fronte al piccolo capannello di vampiri, il respiro della ragazza umana le si mozza in gola: riconosce in loro due i suoi genitori.

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Capitolo 31
*** Loro sono qui ***


Buonasera ragazze.
Per prima cosa vorrei dirvi che la settimana prossima sarò in vacanza, di conseguenza gli aggiornamenti invece di due saranno uno e credo nella giornata di venerdi.
Perdonatemi per queste variazioni, è il periodo così.
Vi lascio al capitolo e vi ringrazio come sempre.
Un bacio.
 
 
 
Bella
 
La vista mi si annebbia, non capisco se per le lacrime o per l’emozione e quando anche le mie gambe iniziano a cedere, se non fosse per Edward mi troverei seduta in mezzo alla neve.
 
Sono loro?
Sono davvero loro?
Sono i miei genitori?
 
Edward mi stringe tra le braccia ed è da quando siamo arrivati che fa di tutto per consolarmi e infondermi coraggio.
Voglio andare da loro, voglio abbracciarli, parlare con loro.
Compio un passo in avanti, approfittando di un momento di distrazione di Edward.
Ma lui mi riprende subito e mi strattona per riportarmi tra le sue braccia.
“Bella, che diavolo credevi di fare? Non puoi buttarti in pasto ai Volturi così perché credi sia giusto, io non te lo posso permettere!” mi osserva con i suoi grandi occhi che ora non sono più color dell’ambra.
I miei invece mi si riempiono di lacrime e ben presto sgorgano senza che possa impedirlo.
“Io.. mi.. mi dispiace.. volevo solo andare da loro..” borbotto dispiaciuta e triste.
“Lo so e ti capisco ma dobbiamo essere cauti, Bella non sappiamo ancora se sono vampiri e che cosa è stato fatto loro” mi dice stringendomi a sé.
 
Le sue parole mi spaventano, potrebbero davvero averli trasformati?
Oppure torturati?
Potrebbe Aro essere arrivato a tanto?
Considerato il mostro che è, tutto è possibile.
 
Mi lascio andare tra le sue braccia, cercando di rilassarmi senza ottenere però grossi benefici.
Sono molto preoccupata e impaurita e niente in questo momento potrebbe aiutarmi a sentirmi meglio.
In fondo sono solo una piccola, fragile umana e per ora l’unico posto che mi si addice è quello che sto occupando adesso.
 
Guardo Carlisle intento a scrutare i membri della guardia che in questa giornata si sono uniti ai Volturi.
Il suo volto è una maschera imperturbabile impassibile tranne nel momento in cui il suo sguardo si posa su due vampiri, posti esattamente a fianco di Caius.
Li scruta e dalla sua espressione sembra quasi preoccupato.
 
Non passa molto tempo che Carlisle compie alcuni passi verso di loro e solo io so quanta voglia ho di seguirlo.
Edward, forse pensando ad una mia nuova possibile fuga, non mi perde d’occhio, come se per riprendermi ci volesse molto.
 
Nel momento in cui Carlisle si ferma al centro della radura, il mio cuore perde un battito: da lì a poco potrebbe accadere di tutto e per noi potrebbe essere la fine.. oppure no.
Sono attimi di trepidazione per tutti, fino a quando Carlisle inizia a parlare.
 
“Aro, amico mio, quanto tempo è passato, ti trovo bene” esordisce lui, rompendo il ghiaccio di quella situazione già critica di per sé.
“Saluti a te, Carlisle, vedo che hai unito un bell’esercito di vampiri tuoi alleati, c’è forse occasione per una battaglia?” domanda lui unendo le mani e portandosele in grembo.
“Non so proprio Aro, dovresti dirlo tu, che hai con te due umani” sposta lo sguardo su di loro, fermi sulle loro gambe con lo sguardo perso, quasi vitreo.
Alla parola umani il mio cuore gioisce, nonostante lo stato pietoso in cui versano, sono felice che siano ancora vivi e che siano ancora loro.
“Ah ti riferisci ai miei amici umani” dice voltandosi ad indicarli.
“Questa doveva essere la sorpresa finale ma non ho resistito e ho deciso di esibirla subito; e poi sai bene quanto io ambisca ad avere Edward ed Alice tra le mie fila ma che tuttavia non posso convincere i tuoi figli a seguirmi con la forza, quindi ho pensato che portando un aiutino, avrei influenzato le loro decisioni”
Un sorriso sadico e perfido si dipinge su quelle labbra sottili, degne di un mostro quale è lui.
 
I miei genitori, utilizzati come merce di scambio per Edward ed Alice.
Aveva ragione Carlisle a ipotizzarlo, la malvagità di Aro non ha confini e ne abbiamo la conferma proprio ora.
 
“Aro, sai benissimo che questo non accadrà mai ma possiamo comunque trovare una soluzione alternativa, non trovi?” gli propone Carlisle, cercando di convincerlo, senza ovviamente riuscirci.
Una risata diabolica e sprezzante irrompe nell’aria, disperdendosi per tutta la radura.
“Non credo proprio che questo possa accadere caro Carlisle, sono ancora io a decidere e a comandare e anche se in un passato molto lontano potevamo considerarci amici, per questo non avrai di certo un sconto.” Gli risponde il vampiro dagli occhi rossi.
“Ti ho sempre sopravvalutato Aro, credevo tu fossi davvero degno di guidare tutti i vampiri del mondo ma da qualche tempo a questa parte mi sono accorto che non è così”
Mi stupisco delle parole di Carlisle, lo sta sfidando ma sono certa che lui sa cosa sta facendo.
Poi continua..
“Ti ho sempre visto come un vampiro retto e giusto, avaro e ambizioso al punto giusto, protettore e giustiziere in egual misura, determinato al bene di tutti noi ma forse da allora sono cambiate molte cose che ti hanno reso il vampiro che sei ora”
L’espressione di Aro è indecifrabile, deve mantenere la calma e nascondersi dietro la maschera di impassibilità che lui stesso si è costruito: niente e nessuno deve intaccare l’immagine di Aro Volturi.
La sua risposta, piccata e per niente indolore arriva subito.
“Sono sempre stato invidioso di te della tua forza e della capacità di crearti una famiglia ed un clan dal niente e senza essere un despota; allo stesso tempo, nonostante te l’abbia permesso, non ho mai superato il tuo abbandono per raggiungere i tuoi obiettivi. Le regole sono uguali per tutti, in egual misura, e se allora non ho fatto niente lasciandoti andare via è perché in fondo ho sempre pensato che avresti fatto ritorno. Ma così non è stato ed ora siamo qui perché hai infranto un’altra delle nostre importanti leggi e in qualche modo devi pagare o comunque
porvi immediatamente rimedio”
Carlisle si aspettava anche questo discorso, certo che Aro prima o poi sarebbe venuto a riscuotere il debito ne suoi confronti, in una maniera o nell’altra.
Un verso gutturale mi colpisce alle spalle: Vladimir e Stefan, unitisi anche loro in questa tanto importante quanto decisiva giornata, esprimono tutto il loro odio verso il vampiro che sta parlando.
Mi volto impaurita e quattro occhi rossi mi fissano duri.
“Non preoccuparti ragazzina, usciremo vincitori da questa giornata, l’unico sangue versato qui e ora sarà il loro, lo giuro” mi dice sicuro Stefan.
Annuisco, incapace di proferire parola e decisa a riportare tutta la mia attenzione sul povero Carlisle, solo in mezzo al niente.
“Immaginavo sarebbe giunto questo momento Aro ed è giusto che sia così: gli errori si pagano, sempre, ed è per questo che prima di parlare ancora di me o dei miei figli, vorrei parlare di quello che è accaduto quel giorno di 7 anni fa su quel ponticello poco lontano da Seattle” non aggiunge altro, in attesa che Aro si degni di dare spiegazioni.
“Tutto si riconduce al fatto che hai infranto la legge ma se vuoi sapere come è successo e cosa è successo a loro” dice indicando i miei genitori
“Beh sarò felice di raccontartelo ma mettiti comodo sarà una storia molto lunga ma interessante”
Carlisle stringe i pugni per la rabbia ma deve contenersi per evitare possibili problemi.
“Puoi tralasciare i dettagli, l’importante è che mi dici la verità” gli dice Carlisle.
“Come preferisci, allora sarò breve ma ti dirò tutto quello che devi sapere”.
 
“Avevo mandato Demetri sulle tracce dei tuoi amici umani già da qualche tempo, da quando avevo scoperto che li avevi informati della nostra esistenza.
Ho pianificato ogni cosa e poi ho utilizzato il potere di Benjamin in mio favore.
Lui e il suo potere capace di influenzare gli elementi della natura, è stato in grado di ricreare lo scenario perfetto per far credere all’incidente.
Poi, alcuni membri della mia guardia hanno portato a Volterra i tuoi amici e da lì me ne sono preso cura io.
Non ho mai avuto intenzione di trasformarli se è questo che ti stai chiedendo, ho pensato mi sarebbero potuti servire di più come merce di scambio e quindi li ho tenuti come alimento e come compagnia. Questo è ciò che ho da dirti.
Perché ho fatto tutto questo? Beh il motivo lo conosci già, non serve ripeterlo”
 
Non posso credere alle mie orecchie, non li trasformati ma sono in uno stato pietoso; li ha tenuti per bere il loro sangue e usarli all’occorrenza come merce di scambio e pensa davvero che saremmo disposti a questo?
Guardo Edward, ripenso alla discussione avuta giorni prima e l’espressione del suo viso mi fa capire che sì, sarebbe disposto a farlo.
“Edward..” pigolo tirando un lembo della sua giacca.
Volta il suo sguardo su di me abbozzando un sorriso.
“Stai tranquilla, andrà tutto bene” cerca di tranquillizzarmi.
Riporto l’attenzione su Carlisle, che stringe i pugni.
“E quali altri poteri hai utilizzato per nasconderti dietro al mostro che sei? Per evitare che facessero domande e scoprissero di voi?” gli domanda determinato Carlisle.
 
“Ho capito cosa sta facendo Carlisle, bravo, ottima idea” borbotta Edward al mio fianco.
Come mi capita spesso non afferro il senso delle sue parole ma quando Aro gli risponde, lascio perdere i miei dubbi e ascolto.
“Chelsea, non è ovvio? Dovresti ricordarti di lui e di quanto è prezioso per me!” conclude Aro con una risatina quasi isterica, indicando uno dei due vampiri al fianco di Caius.
 
“Complimenti Aro per essere caduto a due piedi nella trappola e complimenti a te Carlisle per esserci riuscito così facilmente” sussurra Edward.
Io in tutto questo ho capito solo un nome, Chelsea, e credo di ricordarlo dalla conversazione avuta con Vladimir e Stefan.
Ma è quando Carlisle esordisce con questa domanda che tutto diventa chiaro anche ai miei occhi.
“Certo, Chelsea, ed è grazie a lui che hai legato a te tuo fratello Marcus dopo aver ucciso sua moglie, nonchè tua sorella Didyme”
Carlisle termina il suo discorso ritornando al suo posto, tra di noi.
 
Il silenzio cala sulla radura mentre due paia di occhi rossi si voltano a guardare Aro, seguiti poi da tutti gli altri vampiri della guardia.

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Capitolo 32
*** L'avidità si paga ***


Buon venerdì ragazze, tutto bene?
La situazione in questo capitolo si fa interessante, Aro dovrà spiegare che cosa è realmente accaduto a Dydime e vedremo se i fratelli gli crederanno oppure gli daranno la giusta punizione.
Vi ringrazio tutte come sempre, vi mando un bacio e vi lascio alla lettura.
 
 
 

Bella
 
La bomba era stata innescata e avrebbe sicuramente cambiato le sorti di quell’incontro ma quello che sarebbe successo da lì a poco era davvero qualcosa d’impensabile e nessuno di noi lo aveva calcolato.
 
Stringo forte la mano di Edward, so di non procurargli alcun dolore ma serve a me per infondermi coraggio e aggrapparmi a lui.
“Tranquilla Bella, non ti lascio, ti prometto che non ti succederà niente” mi sussurra baciandomi in fronte.
Non lo ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che fa per me, per l’amore che mi dà e sono certa che anche se il destino non ci avesse legati e non fossi la sua cantante, in qualche modo saremmo riusciti comunque a trovarci.
 
Aspettiamo trepidanti l’evolversi della questione familiare che si è creata poc’anzi, quando Carlisle ha sollevato la questione dell’assassinio di Dydime.
Carlisle che astuto ha abbandonato il centro della radura per rimettersi al suo posto, accanto ad Esme.
Stiamo assistendo ad un intenso scambio di sguardi tra i vampiri fratelli, un misto tra l’incredulo e la rabbia.
Chi mai potrebbe uccidere la sorella solo perché ha deciso di andarsene per la sua strada assieme al suo compagno, chi se non Aro Volturi?
E quando Marcus si decide a parlare, tutti noi ci mettiamo in ascolto, certi che da lì a poco qualcosa accadrà.
“Che cosa sta dicendo Carlisle? Che cos’è questa storia Aro, voglio delle spiegazioni!” urla Marcus, in preda all’agitazione.
“Sì, Aro, spiegaci, vogliamo sapere la verità” lo incalza Caius.
Aro, dal canto suo, preso in contropiede, impiega alcuni minuti per trovare le parole per esprimersi e questa volta non fa di certo del suo meglio.
Chi avrebbe mai detto, Aro Volturi senza parole!
“Miei cari fratelli, non crederete davvero alle parole di Carlisle? Come potete credere che sarei capace di fare una cosa del genere e per giunta a mia sorella” inizia lui, senza riuscire a far cambiare l’espressione sul viso dei due fratelli.
“Sappiamo di cosa sei capace Aro, perfino io non sono così perfido e spietato come te e tutti conoscono le mie spregevoli gesta del passato” sentenzia Caius e un lampo gli attraversa le rosse iridi.
“Suvvia fratello, se non hai niente di cui pentirti, raccontaci come sono andate davvero le cose, raccontaci la realtà dei fatti o dobbiamo forse chiedere aiuto ad Elijah per sapere la verità?” aggiunge Marcus, trattenendo la rabbia.
Dal canto suo, Aro mantiene quella maschera di superiorità che lo contraddistingue, mostrando solo la sua tremenda freddezza.
Non so quanto tempo i fratelli e la guardia stessa siano disposti ad attendere prima di avere una risposta adeguata, se qualcuno non darà una scossa a tutta questa situazione.
Ad un tratto, dalle mie spalle, si leva una voce che riconosco subito essere quella di Stefan.
“Non essere timido, Aro, racconta come hai ucciso la tua unica sorella, l’unico legame che ancora avevi con la tua vita precedente; spiega in che modo hai messo fine alla sua esistenza solo perché se ne voleva andare via da te e con lei avrebbe portato via anche Marcus; non avresti mai potuto rinunciare a lui perciò hai ucciso lei e sempre con l’aiuto di Chelsea hai fatto in modo che Marcus restasse al tuo fianco” conclude sprezzante Stefan, uscendo allo scoperto e mostrandosi alla vista dei Volturi.
Un brusio generale si alza da loro e tutti i vampiri dagli occhi rossi prendono a guardarsi gli uni con gli altri, increduli a ciò che hanno appena udito.
Probabilmente per loro Aro è sempre stato un buon capo, nonostante il suo essere crudele e spietato e venire a conoscenza di questi suoi atti, mette tutti in uno stato confusionale.
Caius e Marcus si avvicinano ulteriormente al fratello che ora capisce davvero di non avere più scampo.
“Parla Aro, è il momento” gli intima Marcus, vicinissimo al suo viso.
Una maschera di cera, ancora più pallida del solito; la sua fine è vicina e lo sente anche lui e davanti a ciò non gli resta che confessare tutti i suoi crimini.
“Tutto ciò che avete udito è vero, sono stato io ad uccidere Dydime e ho usato il potere di Chelsea per tenere Marcus con me. Dydime non ha sofferto, tranquilli, un solo colpo di pugnale di cenere di quercia bianca e ha cessato di esistere. Non potevo di certo perdere né lei, né te caro fratello e questa è stata la soluzione migliore. Certo, forse ho provato un po’ di dolore e di rimorso per averlo fatto ma d’altronde era l’unica soluzione” sentenzia Aro, per niente turbato da ciò che è appena uscito dalla sua bocca.
 
Non posso credere alle mie orecchie, come se niente fosse ha raccontato l’assassinio della sorella, senza provare dolore o disgusto per sé stesso.
Mi dispiace di essere solo una piccola, fragile umana e non poter eliminarlo con le mie stesse mani, gli farei capire che razza di essere spregevole è lui.
 
Alle sue parole, le teste di Caius e Marcus scattano in direzione di Aro, turbati anche più di me per le sue parole.
“Come hai potuto fare questo, come? Era tua sorella, era mia moglie.. solo per la tua avidità di potere e la mania di controllare ogni singola cosa” urla Marcus, agitando le braccia ma restando perfettamente accanto al fratello.
“Il potere e il controllo per me sono sempre state le due prerogative dell’essere a capo dei Volturi e non vi avrei mai rinunciato” borbotta Aro, con un ghigno sul viso.
“Ma adesso sarai costretto a farlo” sentenzia deciso Caius.
Nell’attimo esatto in cui lui pronuncia quelle parole, Aro, forse consapevole che la sua fine è davvero vicina, compie un balzo per iniziare una disperata fuga.
Fuga che si conclude malamente, al limitare del bosco, quando lo stesso capo dei Volturi viene riportato indietro da Felix e Demetri.
I miei occhi umani non riescono a vedere gran che ma posso immaginare come siano andate le cose.
Quando Edward mi ha raccontato di loro, mi ha anche spiegato i modi in cui si può uccidere un vampiro e proprio ora, qui davanti a me, sto vedendo come avviene in pratica.
Un grande fuoco viene acceso, mentre quattro vampiri tengono fermo un Aro che neanche in punto di morte riesce a pentirsi di ciò che ha fatto.
“In questo giorno, in cui è stato scoperto il vile reato commesso dal qui presente Aro Volturi, noi, Caius e Marcus Volturi, intendiamo vendicare Dydime e tutti coloro che hanno subito dei soprusi da parte di nostro fratello. Che egli abbia la fine che si merita”
Le parole di Marcus, velate da quella che a me pare commozione, se mai è possibile, precedono di pochi secondi la fine del grande Aro.
Con gesti rapidi e decisi, quasi invisibili all’occhio umano, il suo corpo viene smembrato, tra le sue urla di dolore e la sua risata malefica che ancora rieccheggia nell’aria.
Ogni parte del suo corpo viene buttata nel falò e ad ogni lancio, a fiamma prende forza, come alimentata, levandosi alta verso il cielo.
Quando tutto si calma e anche il fuoco perde potenza, riesco finalmente a tirare un sospiro di sollievo.
So che per noi non è ancora finita e c’è ancora la questione dei miei genitori.
In questo tempo sono sempre stata concentrata su Aro ma ora che ci siamo liberati di lui, la mia attenzione è per mamma e papà.
“Edward..” pigolo guardandolo in viso.
Sposta i suoi occhi su di me, occhi che ancora non sono tornati di quel colore che amo tanto e che mi conferma che va tutto bene.
“Dimmi amore”
Sposto lo sguardo sui miei genitori e lui capisce subito cosa intendo.
“Dobbiamo pazientare ancora un po’ Bella ma non preoccuparti, andrà tutto per il meglio, te l’ho promesso”
Lui cerca di tranquillizzarmi ma finchè non li abbraccerò non sarò rilassata.
“Bene, ora che Aro non sarà più un problema per nessuno, propongo di ritornare ognuno alle proprie vite. Ma prima vorrei chiedere a Carlisle di raggiungerci”
Marcus invita Carlisle ad avvicinarsi ed io ho un po’ paura che possa accadergli qualcosa.
Mi irrigidisco ma Edward mi sussurra che non succederà nulla di brutto, anzi.
“Carlisle, ti parlo a nome mio e di Caius: noi non eravamo al corrente di molte azioni compiute da nostro fratello e anche riguardo ai tuoi amici umani, potrà sembrarti strano ma siamo dispiaciuti per quello che è successo loro. Tuttavia, alcune nostre leggi sono state fatte per la nostra stessa incolumità e una di queste, far conoscere la nostra esistenza agli umani, è un problema.
Ti chiediamo quindi di trasformarli il prima possibile o saremo costretti ad agire noi per risolvere la questione.
Detto questo non abbiamo altro da aggiungere” termina lui deciso.
Nelle mie orecchie suonano le campane a festa, anche se il prezzo per essere definitivamente liberi dai Volturi è la nostra trasformazione.
 
“Chelsea vieni qui” sento Caius chiamare.
“Libera immediatamente questi umani dal tuo potere e poi vattene il più lontano possibile dalla nostra vista” continua il vampiro biondo.
Chelsea esegue gli ordini e poi sparisce dileguandosi nel bosco.
“Portali con te e mi raccomando alla nostra richiesta, Carlisle” gli ricorda Marcus.
“Certo, non abbiate timore, risolverò tutto di persona. Addio” li saluta Carlisle.
“Addio” rispondono in coro i fratelli Volturi.
E così, veloci come sono arrivati se ne vanno, lasciando dietro di loro il fumo di quel falò e l’odore acre di vampiro bruciato.
Carlisle si avvicina ai miei genitori e l’istinto di corrergli incontro è tanto che non resisto e sguscio via dalle braccia di Edward.
Me lo lascia fare, ormai non ci sono più pericoli.
Lo spettacolo che mi si presenta però è uno dei peggiori a cui ho assistito nella mia vita: profonde occhiaie, pelle diafana e aspetto trasandato sono solo alcuni dei dettagli che noto in loro.
Gli occhi spenti, vacui mi colpiscono quando alzano lo sguardo su di me.
Impiegano alcuni minuti per riprendersi dallo stato in cui li ha ridotti il potere di Chelsea e quando accade, sui loro visi un’espressione carica di stupore prende forma.
“Bella?” borbotta mia madre per poi guardarsi attorno spaesata.
“Dove siamo, Bella, che è successo?” domanda lei mentre i miei occhi si gonfiano di lacrime.
L’abbraccio di slancio, in attesa di questo momento da più di 7 anni ormai.
Contraccambia la stretta e quando sento altre due braccia stringerci, capisco che si è unito anche mio padre.
“Papà..” sussurro voltandomi appena, per vederlo in viso.
“Sono qui tesoro, sono qui” mi risponde baciandomi tra i capelli.
Carlisle ci lascia alcuni minuti di intimità ma so che vuole controllare il loro stato di salute.
“Mamma, papà venite con noi, andiamo a casa così vi riposerete e parleremo un pò. Carlisle ci aiuterà” li invito a seguirci e quando lo sguardo di papà si posa su Carlisle, lui lo abbraccia e lo ringrazia.
Il vampiro lo tranquillizza dicendogli che da ora in poi saranno al sicuro.
 
A casa Cullen regna un clima di festa e felicità e posso dire che il mio cuore adesso scoppia proprio di gioia.
Edward non la smette di baciarmi, tralasciando accuratamente la bocca, sotto lo sguardo attento di mio padre.
Quando Edward si accorge che lui lo sta fissando, il mio ragazzo gli sorride sghembo, abbattendo ogni suo dubbio a riguardo di quei baci.
“Vieni con me un attimo, ho bisogno di parlarti” mi sussurra ad un tratto Edward, controllando che nessuno stia facendo caso a noi.
“Ma Edward, siamo appena tornati, dobbiamo parlare con i miei genitori e..”
“Un attimo, per favore..” insiste lui.
Accetto, non è mai stato così insistente, magari è una cosa importante.
Mi trascina in camera e chiude la porta dietro di sé, a chiave.
“Edward, vuoi per favore spiegarmi che cosa c’è di così tanto import..”
Non posso terminare la frase perché mi ritrovo sdraiata sul letto, con le labbra di Edward spalmate sulle mie, in un bacio che non ha proprio niente di casto.
“Questo, questo era così importante da non poter aspettare oltre! Mi sei mancata oggi, Bella, ma non preoccuparti, abbiamo un discorso in sospeso stasera e lo riprenderemo sicuramente” mi sussurra ad un orecchio.
Mi torna alla mente quel discorso di cui parla e sono certa di aver assunto sul mio viso ogni sfumatura di rosso.

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Capitolo 33
*** Un nuovo inizio ***


Ciao ragazze, ben trovate per questo nuovo capitolo.
Scopriremo un po’ che cosa è successo ai genitori di Bella e loro sapranno come ha vissuto la loro figlia in tutti questi lunghi anni.
Un ringraziamento va come sempre a tutte voi che leggete, che recensite e che aggiungete le mie storie tra le preferite e le seguite.
Un bacio e a presto.
 
 
 
Bella
 
“Dobbiamo tornare dagli altri” mormoro cercando di regolarizzare il respiro, accelerato dai ripetuti baci che Edward ed io ci siamo scambiati fino ad ora.
Siamo in camera da più di un quarto d’ora, in una bolla d’amore che vorrei non esplodesse mai.
“Ancora un attimo amore, sono in astinenza da te da troppo tempo” sussurra rituffandosi sulle mie labbra.
E chi sono io per non concedergli ancora le mie labbra?
Chi sono io per respingerlo?
Non potrei mai farlo perché ciò che desidera lui è esattamente ciò che desidero io.
 
Dopo altri 10 minuti abbondanti, mi aiuta ad alzarmi dal letto per tornare dalle nostre famiglie ma ora sono io a non volermene più andare.
“Sei ingiusto Edward, adesso che vorrei io stare qui con te, tu vuoi tornare di là” borbotto sporgendo il labbro inferiore, come offesa.
In risposta ottengo un bacio sul naso e una frase che mi lascia allibita
“Stasera avremo tutto il tempo che vorrai per stare insieme e saranno momenti che non dimenticherai tanto facilmente”
Pronuncia quelle parole poco lontano dal mio orecchio, sfiorandolo appena con le fredde labbra e incendiando così il mio corpo.
Non mi meraviglio più di niente perché per me ogni più minimo contatto con lui è come se in me divampasse un incendio.
 
Torniamo di sotto e troviamo tutti in salotto impegnati in una fitta conversazione.
“Oh eccoli qui i nostri ragazzi” esclama Esme venendoci incontro e dandomi un bacio su una guancia.
Lascio Edward e vado a sedermi sul divano in mezzo ai miei genitori che non perdono tempo per abbracciarmi e baciarmi ancora.
Da quando abbiamo lasciato i Volturi fino a quando Edward mi ha rapita, sono stata stretta nelle loro braccia.
“La mia bambina bellissima” esclama mia madre schioccandomi l’ennesimo bacio sulla guancia.
“Ci sei mancata così tanto, credevamo di non rivederti mai più, rinchiusi e soggiogati come eravamo” esordisce mio padre che fino ad ora si è limitato ad osservarmi adorante e a scrutare dubbioso Edward.
Edward, che da quando siamo entrati in salotto, se ne sta lì in piedi, appoggiato allo stipite della porta a braccia conserte e non fa che guardarmi, puntando quei suoi occhi d’ambra solo e soltanto su di me, come a proteggermi, come pronto a intervenire in caso di bisogno.
“Renee, Charlie, volete raccontarci un po’ come vi hanno trattato i Volturi in tutti questi anni? Dove li avete trascorsi?” domanda Carlisle cercando di essere il più delicato possibile.
“Certo, anche se non c’è molto da dire” dice mio padre iniziando a raccogliere le idee per raccontarci tutto.
“Quando dopo l’incidente ci siamo risvegliati, non capivamo dove eravamo capitati. Non riconoscevamo il posto ma abbiamo capito subito trattarsi di una prigione sotterranea. La luce era poca e faceva molto freddo.
Quando poi i nostri carcerieri si sono palesati, abbiamo compreso di essere finiti in guai seri: ho riconosciuto in loro gli esseri di cui una volta mi avevi accennato, Carlisle, e lì ho capito che non avremmo avuto via di scampo. Ringraziavo solo che la nostra Bella fosse in salvo con te” racconta mio padre mentre una lacrima solca il mio viso.
In tutto quello che loro stavano passando, si è preoccupato di me, la loro bambina.
“Sì, quello è il nostro ultimo ricordo prima di essere privati della nostra memoria: da lì i nostri ricordi sono solamente per ciò che ci hanno fatto passare, senza più ricordi della nostra vita o di te, Bella. Abbiamo vissuto questi anni nell’oblio, in balìa di quei mostri e basta” mi dice mamma accarezzandomi una guancia.
“Non oso pensare che cosa avete dovuto sopportare, quanto dolore vi hanno imposto” mormoro osservandoli triste.
“Eravamo come intontiti e ci sentivamo come tali, come imprigionati in una realtà che di certo non ci apparteneva. Ricordo che venivamo utilizzati come cibo e che la prima volta è stata davvero orribile. Ci hanno prelevati entrambi dalla nostra cella e ci hanno portati in una grande sala con all’interno imponenti troni. Ci hanno fatti inginocchiare sul pavimento e senza dare spiegazioni ci hanno morso. A nulla è valso ribellarsi e gridare, erano troppo forti. Io ricordo di essere svenuta e di essermi poi risvegliata nella nostra cella” continua il racconto mamma.
“Carlisle, noi ti saremo per sempre grati per aver accolto Bella nella tua famiglia ed esserti preso cura di lei. Non comprendo perché ci sia capitato questo ma so che tu potrai darci spiegazioni” dice mio papà guardando il vampiro biondo.
“Charlie, è proprio di questo che dobbiamo parlare adesso. Siete stati vittime di questa disavventura perché tu e tua moglie conoscete la nostra esistenza, l’esistenza dei vampiri” sentenzia Carlisle.
Un silenzio cade su tutta la sala, si odono solo i respiri di noi tre umani.
“Carlisle, che cosa ci succederà adesso?” domanda mio padre, consapevole che di sicuro qualcosa nelle nostre vite sarebbe cambiato.
Io sapevo già la strada che avrei scelto, ancora prima di incontrare i Volturi ma ora, pur non volendo, lo stesso destino sarebbe toccato anche ai miei genitori.
“I Volturi hanno delle leggi molto severe Charlie e nonostante Aro non ci sia più, i suoi fratelli porteranno avanti certe sue convinzioni. Una delle leggi indiscutibili è quella di non rivelare mai e per nessun motivo la nostra esistenza e anche se voi lo avete scoperto da soli, siete comunque a conoscenza di noi. Ciò che prevede la legge per rimediare a ciò è la trasformazione da parte di chi ha rivelato il segreto oppure.. oppure saranno direttamente loro a trasformare il soggetto e non sono sicuro che questo avvenga in modo delicato o indolore e senza conseguenze per lo stesso”
Carlisle non usa mezzi termini ed è giusto così anche perché la trasformazione è l’unica soluzione per sopravvivere.
“Se quella che dici è davvero l’unica soluzione, sarà così, ci trasformerai”
Mio padre volta lo sguardo verso mamma e lei asserisce silenziosa, sorridendogli.
Non avrei mai voluto che la mia vita prendesse una piega così definitiva e anche un po’ estrema, essere costretti a diventare qualcosa di cui neanche si conosceva l’esistenza se non come leggenda, è piuttosto difficile.
Io lo accetto con molta tranquillità, felice della vita che già sto vivendo e perchè ho Edward con me e per lui farei di tutto mentre i miei genitori lo fanno solamente per me.
“So che è una situazione difficile per voi, sarà tutto estremamente nuovo e doloroso all’inizio ma purtroppo non ci sono alternative. Mi dispiace e mi scuso tanto di avervi messo in questa condizione, se non avessi interagito con voi adesso non saremmo qui a parlare di questo”
Carlisle si scusa di qualcosa di cui non ha proprio colpa perché senza di lui io non avrei mai conosciuto Edward.
“Non scusarti Carlisle, non farlo, senza di te non avremmo mai potuto avere un amico così prezioso e fidato nelle nostre vite. Si sistemerà tutto e saremo tutti felici, non temere” gli risponde mio padre.
Un clima più leggero si respira dopo aver parlato di questo argomento o almeno fino a quando Charlie, mio padre, non butta lo sguardo su Edward, immobile nella stessa identica posizione, da quando abbiamo messo piede in salotto.
“E tu ragazzo, non hai niente da dirmi?” lo provoca lui, sostenendo lo sguardo di Edward.
Il mio amore si aspettava quella domanda da un pezzo e infatti non pare minimamente stupito.
“A parte il fatto che amo sua figlia con ogni fibra del mio corpo e che intendo proteggerla e renderla felice per il resto della nostra esistenza, credo proprio di no, capo Swan” gli risponde Edward, senza muoversi di una virgola.
Arrossisco alle sue parole e non appena termina di parlare, sposta lo sguardo su di me e mi sorride, da perfetto innamorato.
Mamma mi abbraccia e mi stringe a sé, anche lei felice per me, per la mia vita.
“Era quello che volevo sentirmi dire, giovanotto, ma bada bene di non farla soffrire altrimenti anche se tu sei a prova di proiettile, giuro che te la farei pagare cara!” sentenzia mio padre, alzando un pugno per dare vigore alle sue parole.
Un veloce lampo di dubbio attraversa gli occhi di Edward che deglutisce ma subito si riprende, consapevole che non potrà mai farmi soffrire.
Anche io mi rilasso, rincuorata dal sorriso che mio padre gli riserva e dall’abbraccio che i due si stanno scambiando proprio in questo istante.
“Preparo un caffè e porterò anche dei biscotti al cioccolato” ci propone allegra Esme, sparendo in cucina, mentre Edward prende il posto di mio padre sul divano.
Non potrei essere più felice di così in questo momento e mentre Esme porta in tavola il caffè, racconto un pò la mia vita di quei lunghi 7 anni.
Di quanto sia stato difficile crescere senza di loro, prima in orfanotrofio e poi qui con i Cullen anche se solo grazie ad Edward sono riuscita a trovare il mio posto nel mondo.
“Ho studiato tanto e mi sono impegnata ed ora sono all’ultimo anno di liceo, insieme ad Edward” gli stringo una mano tra le mie e lui mi posa un delicato bacio sul naso.
Non è per niente in imbarazzo al contrario di me che vorrei sotterrarmi per la vergogna.
“Ho fatto tante amicizie che sono state preziose per superare la vostra assenza, soprattutto nelle sere in cui il vostro ricordo bussava alla porta del mio cuore, prepotente. Edward è stato molto importante per me e lo è tutt’ora ma anche Alice, Rosalie, Emmett e Jasper lo sono stati e non da meno Esme, con tutti i suoi manicaretti cucinati apposta per me e Carlisle, sempre pronto a darmi consigli e ad aiutarmi”
Ognuno di loro mi osserva con occhi sognanti ma voglio terminare con un altro ringraziamento.
“E poi grazie a te papà, che mi hai affidata a Carlisle, senza di lui non so davvero che vita avrei potuto vivere” e mi alzo per correre ad abbracciarlo.
Ed è in questo meraviglioso clima che mi ritrovo un'altra volta con il viso rigato di lacrime, lacrime sì ma di felicità.

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Capitolo 34
*** L'amore ***


Sorpresa!
Eccomi con un nuovo capitolo e con un giorno di anticipo!
Spero vi piaccia la sorpresa e spero vi piaccia anche ciò che leggerete.
E’ un capitolo leggermente hot ma non tanto, non necessità cambiamento di rating, in cui i nostri E&B vivranno finalmente dei momenti di intimità un po’ più profondi.
Grazie come sempre a tutte voi e buona lettura.
Un bacio
 
 


Bella
 
Dopo il pranzo in famiglia, altri momenti di racconto e quelli affettuosi, dopo la cena e dopo tutti i miei ripetuti sbadigli, giunge per me il tempo di andare a dormire.
Anche i miei genitori vengono accompagnati nella loro stanza, la stanza degli ospiti ed io me ne curo bene di far sapere loro che stanotte dormo insieme ad Edward.
Ad essere sincera dovrei far presente che ci dormo già da parecchi giorni ma questo è solo un dettaglio e lo penso solo per autoconvincermene.
Mi scappa un risolino mentre tutti insieme ci dirigiamo verso le camere.
Non ho però calcolato Emmett, che come sempre non perde occasione di mettermi in imbarazzo.
“Bells, buonanotte. Cerca di non andare sonnambula anche stanotte, altrimenti Edward si prenderà un colpo a trovarti in pigiama nella sua camera!”
Assumo tutte le colorazioni del rosso mentre lui ride sguaiato e non appena incontro lo sguardo di mio padre, mi scopro senza saliva.
Mi guarda storto, poi guarda Edward e poi ancora me.
Ma san Carlisle è sempre pronto a salvarmi dai guai.
“Sì Charlie, Bella a volte soffre di sonnambulismo ma la sto curando e monitorando ed è anche grazie ad Edward che non è mai accaduto niente di brutto” sentenzia lui, dandogliela a bere in un attimo.
Emmett è sempre il solito ma domani mi sentirà.
Alice sopprime una risata mentre Rose lancia una serie di gomitate ad Emmett.
Edward dal canto suo mi bacia una guancia e mi sorride tranquillo.
Ho Edward che mi ama da morire, ho due famiglie e sono fantastiche entrambe.
Ho Edward che amo da morire,
ho due famiglie e non potrei essere più fortunata di così.
 
Quando finalmente i miei genitori si sono sistemati nella loro stanza, posso sgattaiolare via insieme ad Edward.
Sono esausta e mi butto di schiena sul letto, chiudendo gli occhi per rilassarmi.
Un profumo m’invade e sento il materasso abbassarsi sotto il peso di Edward.
“Ehi amore, non vorrai per caso dormire eh? Ti ho preparato una sorpresa ma è in bagno!”
Una sorpresa?
In bagno?
Apro gli occhi incuriosita e mi scontro con le sue due gemme d’ambra.
Mi sorride e mi aiuta al alzarmi per condurmi in bagno.
Appena apre la porta, una nuvola di vapore ci invade.
Mi spinge all’interno per non far svanire quell’atmosfera che si è creata e poi richiude la porta dietro di sé.
“Ti ho preparato un bel bagno caldo, dopo questa giornata immaginavo ne avessi bisogno” mi sussurra ad un orecchio.
Sfiora il lobo con le sue labbra e quello basta per accendermi come un fiammifero.
“Edward..” borbotto sentendo già le gambe molli.
“Sì?” mi sussurra di nuovo.
Non sono in grado di aggiungere altro e l’unica cosa che voglio fare è riempirlo di baci e ringraziarlo per le sue attenzioni verso di me.
Appoggio le labbra sulle sue che non aspettano altro e conduco quel bacio al posto suo.
All’inizio mi lascia fare ma quando la situazione si fa più calda, mi ritrovo con la schiena contro la porta e le sue mani che vagano sul mio corpo.
“Bella.. io.. dovremmo andarci piano”
 
Dovremmo andarci piano.
 
Quante volte mi sono ripetuta quella frase nella testa ed ora che mi sono decisa e non voglio più andarci piano, è lui a tirarsi indietro.
“Non voglio più andarci piano” gli dico puntando lo sguardo nei suoi occhi.
“Co..come? Dici sul serio?” mi domanda lui.
“Sì, non voglio più sprecare tempo con te, voglio vivere e voglio iniziare da oggi” rispondo senza lasciare i suoi occhi.
Mi sorride e porta una mano ad accarezzarmi il viso.
“Se è questo ciò che desideri, non sarò di certo io ad impedirtelo ma posso assicurarti che sarà un inizio meraviglioso”
Mi bacia ancora sulle labbra mentre io gli accarezzo il petto.
Un ringhio gli sale nella gola e non fa altro che aumentare la voglia di lui.
Non sono mai andata oltre a baci e innocenti carezze ma con il passare del tempo trascorso insieme a lui, è come se il mio stesso corpo richiedesse di più.
Le sue mani vagano sulla mia schiena fino a raggiungere i bordi della mia maglia: mi osserva, come a chiedere un permesso silenzioso.
Permesso che gli concedo più che felice.
Il suo sguardo si accende alla vista del mio petto coperto solo da un top e non posso che essere soddisfatta che ciò che vede gli piaccia.
Alla mia maglia segue la sua ed ora sono io a perdermi nell’osservare la sua perfetta perfezione.
Ogni particolare è al posto giusto e non potrebbe essere più bello di com’è.
Ora sono io che cerco di farmi coraggio per procedere alla sua svestizione e quando con le mani tremanti raggiungo i bottoni dei suoi jeans, le sue si sovrappongono alle mie.
“Posso farlo io” mi propone gentile.
Vorrei accettare ma so che se lo faccio non supererò più l’imbarazzo che ancora mi frena.
“No, ce la faccio ma.. ti ringrazio”
Mi sorride e allontana le sue mani, aspettando i miei tempi.
Tentenno un attimo ancora ma alla fine riesco nel mio intento e mentre lui scalcia via i jeans, le sue mani sono già su di me per far fare la stessa fine ai miei.
Siamo mezzi nudi, freddo contro caldo, avvolti da una nuvola di vapore che sembra volerci proteggere.
Un brivido mi attraversa la schiena ma non per il contatto con la sua pelle bensì per il vortice di emozioni che mi sta attraversando il corpo.
“Vieni, entriamo in acqua”
Sa bene quanto ancora provi imbarazzo a mostrarmi così svestita e non mi chiede di andare oltre almeno per il momento.
Lo ringrazio mentalmente anche se per adesso non può saperlo.
L’acqua è calda al punto giusto ed è un toccasana per i miei nervi.
Mi fa sedere tra le sue gambe e appoggiare la schiena al suo petto.
Mi accarezza le braccia facendo scorrere su di esse l’acqua, che con l’aiuto di una spugna, scivola lungo il mio corpo.
Tutto questo è davvero rilassante ed unito ai baci che mi sta dando, sembra di essere in paradiso.
“Ti piace?”
Domanda ovvia che in risposta ottiene un mugugno di approvazione.
Prende ad insaponarmi, spalmando un po’ di bagnoschiuma sulla spugna.
Compie disegni circolari e ancora una volta queste sue carezze hanno il potere di rilassarmi.
Dalle spalle scende ai fianchi e poi si immerge per raggiungere le gambe.
Nel risalire tocca la parte interna delle cosce e risveglia tutte quelle sensazioni lasciate in sospeso da quel giorno.
Un sospiro abbandona le mie labbra, facendogli capire che è sulla strada giusta.
Risale sulle spalle e di nuovo mi bagna con l’acqua.
Mi sento un po’ in colpa, d'altronde io non gli sto dando nessuna attenzione, quindi decido di invertire i ruoli.
Mi volto fino ad essere in posizione frontale, davanti a lui. All’inizio è stupito da quel cambio di posizioni ed io mi sento un po’ in imbarazzo dato che gli sto dando piena visione del mio petto, soprattutto ora che il top è diventato trasparente.
Cerco di non pensarci e inizio con le mie coccole per lui.
Apprezza da subito, ringhiando, nonostante la mia inesperienza e mi sorride spesso a conferma di quanto gli piaccia.
Le mie e le sue carezze fanno salire la temperatura in quel bagno e tra un gemito e l’altro, entrambi ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando: non ci bastano più le coccole, stiamo raggiungendo un altro livello del nostro rapporto.
Di lì a poco sarei diventata la sua donna, mi avrebbe amata in quell’istante e per sempre, facendomi sua per l’eternità.
E nell’ istante esatto in cui diventiamo una cosa sola, i suoi canini lacerano di nuovo la mia pelle, dandogli pieno accesso ai miei pensieri, che vorticano solo ed esclusivamente intorno a lui.

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Capitolo 35
*** Ti amo ***


Buon mercoledì ragazze! Eccoci qui, in arrivo con un nuovo capitolo puccioso tutto per voi.
Intanto ringrazio le mie assidue commentatrici, sono felice di trovarvi e sapere il vostro parere e poi grazie a chi l’ha letta tutta d’un fiato o si è messo in pari, attendendo così un nuovo capitolo.
Grazie anche alle lettrici silenziose, anch’esse preziose.
Un bacio e buona lettura.
 
 
 
 
Edward
 
Avevo aspettato così tanto per poter godere di questo momento che adesso non mi sembra vero di viverlo.
Siamo una cosa sola, un solo corpo, un solo grande amore e mentre assaporo quel nettare che per me è il suo sangue, vedo e rivivo ogni suo pensiero, ogni sensazione e mi accorgo che come sempre, riportano tutte a me.
Non vorrei mai interrompere quel flusso di pensieri così gratificante ma devo farlo, per il suo bene.
Mi prendo cura della ferita che le ho lasciato mentre lei mi stringe a sé in un abbraccio.
“Edward” mugugna sottovoce.
“Dimmi amore” le rispondo leccando i fori del mio morso per farli guarire.
“Ti amo” borbotta lasciandosi andare in un sorriso.
Ha gli occhi chiusi mentre mi dice quelle due parole.
 
Ti amo
 
Due parole che hanno di per sé una potenza e un significato enorme e ancora di più se dette per un vampiro o da un vampiro.
Ma ciò che rende tutto così speciale è il fatto che me lo sta dicendo adesso per la prima volta, adesso dopo essere stati una cosa sola.
Ho aspettato lei e i tutti i suoi tempi, ripetendomi che in questi anni molti cambiamenti avevano influito sulla sua crescita ed io non avevo nessuna intenzione di sconvolgerla e farle pressione più di quanta già non ne sopportasse.
E così l‘ho seguita, sempre, prima come un amico, poi come un fratello ed ora come il suo compagno e non c’è niente di più bello del sentirsi dire ti amo, soprattutto per uno come me.
Già, uno come me; mi è sempre piaciuto il paragone che molti di noi tendono a farsi: dicono che siamo come i cigni, scegliamo una compagna per l’esistenza e sarà lei fino alla nostra morte.
Ed io so di averla trovata ormai da più 7 anni.
 
“Anche io” le rispondo posando le mie labbra sulle sue, in un delicato bacio che profuma d’amore.
“Come ti senti, amore?” le domando temendo una sua risposta negativa.
Spero di non averle fatto troppo male, controllarsi in quel momento e in tutto quello che è avvenuto dopo, è stato molto difficoltoso.
“Mai stata meglio” mi risponde sollevando le palpebre, dandomi così accesso ai suoi bellissimi occhi color del cioccolato.
Un brivido le fa increspare la pelle quando le mie mani l’accarezzano ma non sono sicuro che sia stata colpa mia.
Siamo ancora nella vasca e l’acqua si è decisamente raffreddata e se per me non è proprio un problema forse Bella inizia ad avere freddo.
“Vieni usciamo da qui. Ti aiuto ad alzarti”
Le tendo una mano ma lei sembra non volerla accettare.
“Bella?”
Mi guarda con un’espressione imbarazzata ma non riesco a comprenderne il motivo.
Ma quando i suoi occhi e anche le sue mani scendono sul suo corpo coperto solo dall’intimo, diventato trasparente a causa dell’acqua, capisco bene il problema.
“Ti senti ancora in imbarazzo dopo quello che abbiamo vissuto poco fa?” le domando accarezzandole una guancia.
Mi risponde muovendo la testa in segno di assenso.
Diventa rossa e porca miseria quanto mi piace quando le accade!
“Non devi amore, vieni fidati di me, se vuoi non ti guardo ma dobbiamo uscire di qui o ti ammalerai.. vieni, ti fidi di me?”
In risposta ottengo un flebile -sì- e quando le porgo la mia mano per aiutarla, l’afferra e finalmente usciamo dalla vasca.
L’avvolgo nell’accappatoio e con movimenti delicati l’aiuto ad asciugarsi.
Le sciolgo i capelli inumiditi e prima di asciugarli con il phon, glieli spazzolo.
Si lascia andare alle mie attenzioni, appoggiando la sua schiena al mio petto e sentire le nostre pelli l’una contro l’altra è sempre un’emozione bellissima.
“Vieni, ora devi toglierti di dosso questa roba bagnata. Cambiati pure con calma, io vado a prenderti qualcosa da bere in cucina”
Esco con addosso l’accappatoio e vado in cucina.
Dalla vetrata del giardino, la luna piena risplende alta e maestosa nel cielo: è una notte speciale ed io ho l’onore di passarla insieme al mio amore.
Ad un tratto un profumo familiare mi raggiunge e le mie labbra si aprono in un sorriso.
Appoggia il viso sulla mia schiena e mi abbraccia.
“Ci stavi mettendo troppo, quindi sono venuta a vedere se avevi bisogno di aiuto”
Poso le mie braccia sulle sue, intrecciate sul mio addome e il mio sorriso si fa più marcato.
“Perché vai raccontando bugie signorina, lo so che sei venuta fin qui perché ti mancavo”
Mi volto per vederla e la visione che mi appare mi lascia senza parole: i capelli le ricadono morbidi sulle spalle e indossa una misera vestaglietta, sotto alla quale si intravede una camicia da notte di pizzo nera che andrebbe dichiarata illegale.
Deglutisco a vuoto anche perché non mi serve a niente.
“Bella.. non potevi coprirti un po’? Hai intenzione di farmi impazzire di peso stanotte?” le domando cercando di contenermi.
“Non è colpa mia, Alice ha fatto shopping al posto mio.. non.. non ti piaccio?”
Oddio, come fa a domandarmi questo?
Non si rende conto di che effetto mi fa?
Evidentemente no..
“Oh Bella, tu non immagini nemmeno quanto mi piaci ed è proprio per questo che ti dicevo di coprirti”
Un sorriso le spunta vispo ma è un sorriso diverso, come di beffa.
“Edward, stavo scherzando” mi risponde iniziando a correre verso la nostra stanza.
Resto un attimo interdetto dalle sue parole ma quando capisco che non faceva sul serio, lascio il succo che le avevo preparato e le corro dietro.
Inutile dire che la riacciuffo subito, tra risolini neanche troppo contenuti, spingendola in camera e buttandola sul letto.
“Vuoi scherzare con un vampiro centenario eh, bene adesso avrai ciò che ti meriti!”
Cerco di essere il più pauroso possibile, le ringhio a pochi centimetri dal viso ma tutto ciò che ottengo in risposta è una bella risata sguaiata, degna di un film di Fantozzi.
Hai capito la signorina, adesso la calmo io sicuramente.
 
“Adesso ci penso io a te”
Mi fermo a fissarla per alcuni istanti ed è lì che lei capisce cosa l’aspetta.
Le apro la vestaglia e inizio a baciarle le gambe, salendo dalle caviglie.
Baci umidi che le ricoprono la pelle di brividi.
Raggiungo le cosce e non lascio indietro nemmeno un centimetro di pelle.
Sento il suo respiro farsi più veloce e capisco di essere sulla buona strada per la mia vendetta e proprio quando azzardo ad alzarle la camicia, lei mi blocca con una mano.
Me l’aspettavo ma non sono deluso, per lei stanotte è stata ricca di novità e per ora per me va bene così.
“Non preoccuparti amore, è tutto a posto. Vado a prenderti il tuo succo che prima ho dovuto lasciare in cucina, torno subito” le faccio il solletico su un fianco e subito dopo le do un bacio sulle labbra, quelle labbra delle quali non riesco a farne a meno.
Quando torno la trovo con la schiena appoggiata alla testiera del letto, lo sguardo rivolto alla porta, su di me.
“Ti sono mancato?” le chiedo conoscendo già la risposta.
“In maniera esagerata” mi risponde lei, regalandomi uno dei suoi sorrisi.
Dio quanto è bella quando sorride.. ed è mia.
Le porgo il bicchiere e finisce il contenuto in un attimo.
“Ne vuoi ancora?” le domando scoprendola così assetata.
“No, adesso voglio stare un po’ abbracciata a te” mi risponde sorridendo.
Mi avvicino, mi sdraio accanto a lei e poi la prendo tra le mie braccia, non prima di averle dato un bacio degno di essere chiamato tale.
“Il sapore del succo alla pesca mischiato alla vaniglia delle tue labbra è qualcosa di indescrivibile. Sei adorabile, in ogni momento, in ogni modo e in qualsiasi occasione, amore mio”
E la bacio ancora.
Porta subito le mani tra i miei capelli e anche se sono un vampiro, posso affermare che questo suo gesto mi rilassa e direi anche molto.
Li accarezza e mi massaggia e tutto ciò piace a lei quanto a me.
Non ho idea di come le sono finito addosso ma quando si stacca per riprendere fiato, io ne approfitto per imprigionare la sua immagine nei miei occhi, per averla sempre davanti durante i nostri baci.
Sì, perché quando la bacio chiudo gli occhi per poter così vivere al meglio ogni sensazione.
Prende ad accarezzarmi il viso, lasciando dietro di se una scia bollente e tutto ciò che vorrei adesso è continuare ad assaporare le sue labbra.
“Edward” sussurra troppo vicino alle mie labbra.
“Sì?”
“Grazie per quello che mi hai fatto vivere stanotte, per come sei stato attento ai miei bisogni e per quanto amore hai messo e metti nella nostra storia. Sono stata bene, mi sono sentita completa. Mi dispiace di aver aspettato così tanto a dirti quelle due paroline ma volevo farlo in un momento che per noi avesse un significato e così è stato. Perdonami se ho ancora alcuni piccoli ostacoli da superare, vedrai che presto non ci saranno più”
La mia piccola fragile e forte umana, la mia guerriera.
“Prendo quello che mi dai e con i tuoi tempi: io sono qui e ti aspetto, sempre, perché anche io ti amo ed è l’unica cosa che importa oltre al fatto di essere corrisposto. Non vado da nessuna parte, almeno non senza di te”
E la bacio, la bacio perché ne ho bisogno, la bacio perché la amo, la bacio fino a consumarle quelle rosse fragole che si ritrova sul suo viso d’angelo.

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Capitolo 36
*** Perchè aspettare ancora? ***


Buon lunedì ragazze.. scusatemi per il ritardo ma ho avuto qualche problema con i capitoli.. comunque ce l’ho fatta a pubblicarli tutti e tre.
Vediamo come procede la storia di Edward e Bella e se ci sono novità.
Un bacio e grazie a tutte voi che mi sopportate.
Ciaoo
 
 
 
Bella
 
Il mio risveglio non potrebbe essere più dolce di quello che sto vivendo adesso, stretta tra le braccia di Edward, con i suoi delicati baci posati sulle mie guance.
Apro gli occhi per potermi beare della sua vista ma ancora prima sorrido felice per ciò che sto vivendo.
Due gemme d’ambra mi fissano, ad un soffio dal mio viso.
“Buongiorno amore mio” mi saluta allargando le labbra in un sorriso.
“Buongiorno a te” gli rispondo, sporgendomi quel poco che basta per lasciargli un veloce bacio a stampo.
“Mmh no non ci siamo” borbotta lui.
Aggrotto la fronte non capendo cosa c’è che non va quando lui ferma le mie parole sul nascere, posando le sue fresche labbra sulle mie, calde e ansiose di un nuovo contatto.
“Ecco così potrebbe andare” borbotta staccandosi da me e posando il suo sguardo sulle mie labbra rosse per il suo bacio.
Adoro questi suoi gesti e ad essere sincera, a volte lo provoco apposta per avere queste sue attenzioni.
“Il mio vampiro preferito.. a volte però non si accorge che..” interrompo volutamente la frase, per stuzzicarlo e so che non passerà molto per avere una reazione e infatti..
“Finisci la frase Bella” mi dice, il tono senza espressione.
Già mi scappa una risata ma non posso cedere così facilmente.
Vedendomi ferma sulla mia posizione insiste ancora, stavolta con più enfasi.
“Ho detto, finisci la frase Bella, altrimenti te ne pentirai” borbotta aggrottando le sopracciglia.
Adoro quando cerca di controllarsi, la fatica che fa per controllarsi anche se so che non mi farebbe mai del male.
Un ringhio sale dalla sua gola, così poco distante da me e improvviso che mi fa sussultare.
“Ok, l’hai voluto tu”
Mi afferra per i fianchi e blocca il mio corpo sul materasso, iniziando a farmi il solletico.
Mi manca quasi il respiro per le risate e le mie parole che riempiono la stanza.
Lo imploro perché smetta ma lui continua e solo quando sento i suoi canini affondare nel mio collo, trovo un po’ di pace.
Può sembrare disumano e terrificante ma quel gesto per me è davvero eccitante, una cosa solo nostra, in cui possiamo comunicare, proprio come stiamo facendo adesso.
Sbarra gli occhi e si stacca da me.
Ops, ha capito cosa gli nascondo.
“Sei una streghetta Isabella Swan, ti prendi gioco di un vampiro centenario come me e mi sfidi e tutto questo è..è.. estremamente eccitante”
Non mi da il tempo di controbattere perché si fionda nuovamente sulle mie labbra.
Ma questa volta accade qualcosa di diverso.
Non è il solito bacio, c’è qualcosa di strano e capisco subito cos’è: i suoi canini.
I suoi canini sono ancora esposti, posso sentirli mentre ci stiamo baciando.
Non era mai accaduto e mi domando perché ora sia così.
“Edward” lo chiamo per essere tranquillizzata.
Si blocca di scatto, fissandomi impaurito.
“Ti sei fatta male Bella? Ti sei ferita?” mi domanda prendendomi il viso tra le mani.
“No, no tranquillo..solo.. volevo chiederti come mai, ecco, loro.. sono così..” chiedo vergognandomi della mia stessa domanda.
Mi sorride mostrandomi completamente l’oggetto della nostra discussione e in questo momento temo di provare davvero un po’ paura nei suoi confronti.
Ma dura poco, consapevole che piuttosto di fare del male a me, ne farebbe a sé stesso.
“E’ imbarazzante per me ma te lo dirò ugualmente: sei il mio amore. Ecco vedi, sei tu, è per te che a volte non tornano al loro posto, sei tu che li stimoli e loro non rispondono più a me, niente del mio corpo mi risponde più da quando stiamo insieme, fatìco a mantenere il controllo del mio corpo e penso tu te ne sia accorta” mi risponde sorridendo goffamente, con ancora i canini in bella mostra.
Scoppio a ridere non per le parole ma appunto per la sua espressione e lui subito diventa serio.
Oddio, se lo offendo ancora sono guai seri stavolta.
“Scusami Edward ma la tua espressione era davvero buffa, non so come faccia un vampiro vecchio come te ad essere così.”
Adesso mi guarda ancora più cupo e temo di aver inforcato una strada senza ritorno.
“Ridi di me senza ritegno e poi mi dai del vecchio, grazie Bella, è stupendo iniziare la giornata così”.
Mette su una faccia da imbronciato che proprio su quel viso non si addice e incrocia le braccia, voltando il volto al lato opposto del mio.
Oh oh oh, questa volta l’ho fatta un po’ grossa.
“Eh dai Edward stavo scherzando, lo sai”
“Hai offeso l’onore di un vampiro ed ora farai fatica a riconquistarne la fiducia” borbotta senza guardarmi in faccia.
Mi avvicino a lui e cerco di sciogliere la stretta delle sue braccia ma invano.
Allora passo alle carezze, dedicandomi alle sue braccia e poi spostandomi alla sua schiena.
Ad essere sincera ciò che sto facendo ha effetto più su di me che sulla sottoscritta e la cosa non aiuta affatto.
Dato che voglio darmi il colpo di grazia, prendo a baciargli le guance, scendo sul collo, poi gli mordo una mascella e lì un ringhio sale dalla sua gola.
Bingo Isabella, continua così.
Decido di andare al sodo e stampargli un bacio sulle labbra.
Lo faccio ma quel bacio si rivela tutt’altro che a stampo.
Scioglie l’incrocio delle sue braccia e in un attimo me lo ritrovo addosso, le sue labbra impegnate in una danza con le mie.
I canini sono rientrati e lui sembra tornato quello di prima.
“Edward” borbotto riscoprendomi senz’aria.
“Sì?” mi domanda lui.
“Farai sempre così quando ti chiedo scusa perché credo di averti offeso?”
Mi guarda un attimo prima di dirmi
“E tu, farai sempre così quando credi di avermi offeso?”
Ho capito dove vuole andare a parare e la cosa mi fa sorridere.
“Non si risponde ad una domanda con una domanda, è maleducazione” lo rimbecco io.
“Non ho mai detto di essere educato”
“Già, è vero, ma mi piaci anche per questo”
“Ah ti piaccio e basta?” mi domanda salendo con una mano ad accarezzarmi un fianco.
Diavolo di un vampiro, io conosco i tuoi punti deboli ma tu conosci i miei.
Voglio accontentarlo e immagino che la mia risposta lo lascerà soddisfatto.
“Oh no tu mi piaci ma ti amo troppo. Sei bello Edward, bellissimo, nessuno potrebbe dire il contrario ma non è solo il tuo bel viso o il tuo bel fisico ad avermi attirata a te, ciò che più amo è quello che sta qui dentro” e con un dito indico il suo cuore morto.
“Senza questo saresti un involucro, un guscio vuoto e a me le cose vuote non piacciono”.
Termino il mio monologo con tanti piccoli baci sul viso che lui apprezza e si gode ad occhi chiusi.
“Bella, ti prego, promettimi che sarà sempre così fra noi, che scherzeremo, litigheremo ma poi faremo sempre pace. Se non fosse così non credo che potrei sopportarlo”
Le sue parole inchiodano i miei gesti, stupita dalle sue parole.
Come può solo pensare che dopo un litigio tra noi resterebbero dei rancori?
Come può pensare che potrei smettere di scherzare con lui?
“Perché questi brutti pensieri amore?” gli domando facendomi spazio per mettermi seduta sul letto.
“Perché sono un egoista e non vorrei mai che tra noi tutto andasse male o che finisse, perché io ti voglio con me, ho bisogno di te e il non averti accanto mi farebbe morire”
Forse ho capito cosa intende.
“Ho capito cosa stai cercando di dirmi, temi che ora che ho ritrovato i miei genitori io possa andarmene e lasciarti. Beh non preoccuparti, non potrei mai farlo, sarebbe come strapparsi il cuore dal petto. Ci trasformeremo e vivremo tutti insieme come una grande famiglia”
Apre gli occhi e quel verde mischiato all’ambra proprio non gli si addice.
“Togliti dalla testa queste brutte cose Edward Cullen, ti amo più della mia stessa vita e per te sono sempre stata disposta a sacrificarla. Ti voglio oggi, domani e per il resto dei giorni che avremo, ricordalo bene”
Mi abbraccia di slancio, prendendomi alla sprovvista.
“E comunque il mio destino è segnato dal primo giorno che siete entrati nelle nostre vite”
“Ti amo anche io Isabella Swan, sei l’essere più speciale che questo mondo aveva da offrire e sei stata destinata a me. Per questo non ringrazierò mai abbastanza”
Mi bacia con trasporto ed io lo lascio fare volentieri.
“Voglio trasformarmi al più presto, voglio questa vita insieme a te al più presto, non voglio più aspettare”
“Neanche io voglio più aspettare. Allora forza, vestiti e andiamo a parlare con Carlisle e decidiamo la data della tua rinascita”
Annuisco felice, ma ho ancora una cosa da chiedergli, una richiesta che spero accetterà.
“Edward, io vorrei che fossi tu a trasformarmi” gli domando speranzosa in un suo sì.
Mi guarda regalandomi un sorriso e uno dei suoi -sì- più speciali.
“Sì, se desideri che sia io a farlo lo farò, per te farei di tutto e questa occasione credo sia la più bella in assoluto”
Lo abbraccio e lo bacio, mi sento così fortunata ad averlo accanto che il mio cuore non smette di battere come un matto nel mio petto.

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Capitolo 37
*** Uguali ma diversi ***


Entro in punta di piedi, tornando da voi dopo tanto-troppo tempo.
Purtroppo non ho un motivo né una spiegazione ben precisa per questa mia assenza, se non una serie di eventi che hanno messo in pausa le mie storie.. ma, se state leggendo queste parole, vi ringrazio di cuore perché significa che non mi avete abbandonata nonostante la lunga attesa.
Sono davvero mortificata e non mi perdo in scuse che servirebbero a poco; voglio solo dirvi grazie per il tempo che ancora mi state dedicando e vi invito a non preoccuparvi perché sia Love at first bite che Summer love avranno il loro finale.
Vi lascio al capitolo.
Un bacio e ancora grazie.
 
 
 
 

Bella
 
Quel giorno andammo a parlare con Carlisle per decidere la data migliore per la mia trasformazione.
Insieme a me, anche i miei genitori sarebbero diventati vampiri, sacrificandosi, per poter stare insieme per sempre.
 
E oggi finalmente quel giorno è arrivato.
Carlisle ha predisposto due stanze, una per me e una per i miei genitori, dove avremmo trascorso il periodo della nostra trasformazione.
Sono agitata, non lo nego ed anche sui volti di mamma e papà posso scorgere un po’ di paura.
 
“Stai tranquilla amore, andrà tutto bene. Al tuo risveglio mi troverai qui al tuo fianco” cerca di rassicurarmi Edward.
“Non ho paura, sono solo un po’ in ansia.. ma saperti qui al mio fianco mi calma già” abbozzo un sorriso che sembra più una smorfia mentre lui si avvicina al mio orecchio per sussurrarmi
“Non avere nessun timore ma pensa solo a cosa ci aspetta dopo la trasformazione..”
Mi bacia dolcemente, lasciando la frase in sospeso e accendendo in me il seme della curiosità, mentre un risolino isterico si leva alle mie spalle..
E’ Alice, che ovviamente sa a cosa si riferisce Edward.
Sto per chiedere spiegazioni quando Carlisle entra nella stanza.
“Bene Bella, se vuoi possiamo iniziare.
I tuoi genitori hanno parlato un po’ con Jasper che è riuscito a tranquillizzarli e tu.. beh credo che Edward abbia fatto lo stesso”
 
Altra risatina isterica.
 
Beh sicuramente Edward ha spostato tutto il mio interesse alle sue parole ma pare che nessuno voglia darmi spiegazioni quindi credo proprio che dovrò aspettare e rimandare tutto a dopo la trasformazione.
“Certo Carlisle, sono pronta, possiamo iniziare” affermo decisa.
E l’ultima immagine nei miei occhi è il viso di Edward che mi sorride e mi sussurra “Ti amo”.
 
Un attimo dopo, un dolore lancinante al mio collo mi avvisa che tutto ha inizio; poi il buio mi avvolge.
Questo è l’inizio della mia nuova vita.
 
Brucia, brucia tutto.
Sento il sangue nelle vene scorrere come lava rovente.
La testa, la testa mi scoppia dal dolore e quel bip insistente non accenna a fermarsi.
Sono morta o sono viva?
Non riesco a capirlo.
Non riesco a muovere le gambe e le braccia, provo con le dita delle mani ma non credo di avere successo; vengo scossa da spasmi, sarà positivo?
E il mio cuore.. batte?
Non saprei dirlo.
Non lo sento.
Le palpebre sono pesanti ma so di essere al buio anche se non ne comprendo il motivo.
 
Da quanto tempo sto così?
Quando finirà questa tortura?
 
Poi ad un tratto, un vociare lontano, come provenisse da un’altra stanza, mi colpisce e mentre lo sento avvicinarsi mi torna alla mente l’ultima immagine prima di chiudere gli occhi: Edward.
Al vociare si uniscono dei passi, passi di più persone.
Le voci ora sono vicine, molto vicine e una la potrei riconoscere tra milioni.
“Carlisle, credi che si stia svegliando? Quanto mancherà”
 
E’ lui, il mio amore che si preoccupa per me.
 
“Dobbiamo attendere ancora un po’, il suo cuore sta scandendo gli ultimi battiti ma dobbiamo dare il tempo al suo corpo di riprendersi. Non devi preoccuparti Edward, andrà tutto per il meglio”
Quelle sue parole arrivano come un balsamo alle mie orecchie e al mio povero corpo, scosso ancora da tremori e dolori lancinanti.
Ed è proprio in quel momento che il mio cuore inizia la sua forsennata corsa verso il silenzio eterno.
L’ultimo battito e poi si arresta.
 
E’ la fine o è l’inizio?
 
 
 
 

Edward
 
 
Sono già alcuni minuti che il cuore di Bella ha smesso di battere eppure le sue palpebre non accennano ad alzarsi.
 
Non impensierirti Edward e abbi ancora un po’ di pazienza, vedrai, si sveglierà presto.
 
Il pensiero di Jasper mi arriva diretto e non posso che ringraziarlo accennando un debole sorriso.
Poi, un movimento impercettibile all’occhio umano mi fa capire che ormai ci siamo: la mia Bella si sta svegliando.
 
L’incontro più bello di tutta la mia esistenza è quello con i suoi meravigliosi occhi rossi.
Mi guarda e poi la sua attenzione ricade sulla stanza e sui presenti, sugli oggetti posti attorno a lei.
E’ chiaramente un po’ spaesata e sicuramente piena di domande.
Ogni cosa per lei è nuova, dal modo in cui percepisce oggetti e rumori perché adesso ogni senso è estremamente ampliato.
Allungo una mano per toccarla ed ora la sua temperatura è uguale alla mia.
Sorrido a questa analogia tra di noi e penso che non è l’unica.
Mi sorride di rimando e intreccia le dita alle mie.
“Mi sei mancato Edward, non vedevo l’ora di tornare da te” mi sussurra sapendo bene che posso ugualmente sentirla.
“Non sarei andato da nessuna parte, almeno non senza di te e comunque sono qui e ci sarò finchè tu lo vorrai”
Mi avvicino al suo viso per lasciarle un casto bacio, avremo tantissimo tempo per le smancerie; ora voglio che si abitui alla sua nuova essenza e poi voglio accompagnarla dai suoi genitori: so che ci sta pensando e subito me ne dà conferma.
“Edward io.. non vorrei sembrare una ingrata ma vorrei..”
Appoggio un dito su quelle labbra che vorrei tanto baciare ancora e poi le dico
“Prima che tu aggiunga altre sciocchezze, pensavo proprio di portarti da loro. Ma facciamo le cose con calma: prova ad alzarti e a camminare. Per te è tutto nuovo e dovrai imparare a dosare forza e velocità ma non preoccup..”
Mi blocco davanti alla scena che mi si presenta: la mia Bella, vampira da meno di 15 minuti, già dotata di un autocontrollo che quasi neanche io in certe occasioni riesco ad avere.
“Ok, non sprechiamo tempo in consigli che per ora non ti servono, andiamo”
Afferro la sua mano e ci dirigiamo dai suoi genitori, dando il tempo a Jasper e ad Esme di abbracciare Bella e di darle il benvenuto, ‘di nuovo’, nella nostra famiglia.
 
I genitori di Bella sono insieme a Carlisle che li sta monitorando.
Anche loro si sono svegliati da poco e come Bella si sentono un po’ spaesati.
“Ciao Bella, come ti senti?” le domanda mio padre andandole incontro per poi stringerla a sé.
“Tutto bene Carlisle, ti ringrazio”
Poi volge lo sguardo sui suoi genitori e so che vorrebbe piangere ma purtroppo a noi vampiri è un lusso che non è concesso.
Gli si avvicina e li avvolge in un abbraccio che come non mai sa di casa.
Decidiamo di lasciarli qualche minuto da soli, consapevoli però che per loro il prossimo passo sarà nutrirsi.
 
“Sono felice che Bella abbia fatto questa scelta, anche se per me è sempre stata come una sorella”
La voce di Alice mi sorprende alle spalle, come se un vampiro si potesse cogliere di sorpresa, ma a me in questo periodo capita spesso.
 
Jasper dice che è un comportamento possibile, il canalizzare l’attenzione dei propri pensieri su qualcosa o nel mio caso qualcuno; Emmett dice che sto invecchiando, Esme dice semplicemente che è l’amore.
 
Sorrido dei miei stessi pensieri quando le voci felici di Bella e dei suoi genitori riempiono il salotto.
Carlisle ci fa segno di accomodarci sui divani perchè ha bisogno di parlare con tutti noi.
“Vedo che avete preso un po’ di confidenza con il vostro nuovo corpo, quindi direi di passare alla fase nutrimento: come vi avevo già spiegato qualche giorno fa, questa fase è molto importante sia ovviamente per noi, sia per chi ci sta intorno.
Non abbiate timore, potrete contare sull’aiuto di tutti noi, finchè vorrete e in ogni momento non esitate a parlare di eventuali dubbi o problemi.
Detto ciò..”
 
“..quando organizziamo il matrimonio?”
 
La voce calda e suadente di Rosalie rimbomba nella sala, portando con se sguardi di stupore e di incredulità.
 
Ma lo ha detto davvero?
 
Nessuno arrossisce ovviamente ma in caso contrario avremmo avuto ben 10 facce da peperone rosso arrostito.
Osservo Bella che ha lo sguardo sognante, pensando a come potrebbe essere il suo matrimonio e poi guardo i suoi genitori che prima guardano me e poi guardano la loro figlia, ancora bellamente assorta nei suoi pensieri.
Non hanno l’aria arrabbiata o contrariata, sorridono e sono solo stupiti come del resto lo siamo tutti noi, per cui, quando credo che la situazione stia tornando alla normalità, ciò che sta per dire Alice mi colpisce in pieno ma ovviamente non faccio in tempo a fermarla.
“Io l’ho visto, sarà una bellissima giornata di sole, ci saranno tanti fiori e..”
“Alice..Alice per favore fermati”
Interviene Esme, l’unica che riesce ad avere una certa influenza su di lei, dopo Carlisle.
“Ok” borbotta, comunque soddisfatta di ciò che ha detto.
Seguono alcuni minuti di silenzio durante i quali ci guardiamo tra di noi come a studiare i pensieri del proprio vicino e quando penso che le mie sorelle possano aver influito davvero sul mio futuro matrimonio con Bella, un pensiero forte mi arriva e subito dopo a quel pensiero viene data voce.
“Io credo che questo matrimonio sia da celebrare molto presto”
E’ il padre di Bella a pronunciare quelle parole, tenendo per una mano sua moglie e dall’altra sua figlia, che con quei suoi occhi cremisi sta perforando la mia anima, ormai persa da tempo.

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Capitolo 38
*** Questo matrimonio sà da fare! ***


Buongiorno ragazze, eccomi finalmente dopo tanto tempo.
Siamo arrivati all’ultimo capitolo di questa storia che spero vi sia piaciuta.
Innanzi tutto ci tengo a ringraziarvi tutte per aver letto e recensito i capitoli e mi scuso di non essere stata costante con gli aggiornamenti.
Non credo ci saranno capitoli extra ma qualora vogliate sapere come potrebbero essere i miei protagonisti tra qualche tempo, potete avanzare richieste ed io vi accontenterò.
Vi lascio alla lettura.
Un bacio grande e ancora grazie.
 
 
 
Bella


Dal giorno della trasformazione sono passati ormai 6 mesi e durante tutto questo tempo l’intera famiglia Cullen, la famiglia Swan ed io siamo stati davvero molto impegnati ad organizzare un matrimonio: il mio e di Edward e ancora non se ne vede la fine.
A nulla sono valse le mie richieste di avere una cerimonia ed un ricevimento sobri e con pochi invitati; richieste bocciate, ancora prima di averle espresse per intero, dalle mie ben presto cognate Alice e Rosalie.
A me non importava lo sfarzo, non interessava il colore delle tovaglie, se i fiori sarebbero stati delle rose, dei tulipani o dei garofani, decidere se  avere quattro bicchieri a commensale piuttosto che due, a me l’unica cosa che interessava era iniziare la mia vita con Edward.
“Ehi amore, che fai tutta sola qui?”
“Sto cercando di nascondermi dalle tue sorelle anche se so che non è possibile” scoppio a ridere della mia stessa battuta, consapevole che la privacy e la tranquillità in una casa piena di vampiri è proprio impossibile.
“Isabella Swan, devo dire che l’essere vampira ti dona parecchio, sei migliorata notevolmente sotto molti aspetti” mi sussurra soffiandomi all’orecchio.
Eh sì, tutto è migliorato da 6 mesi a questa parte, anche i miei sensi e le mie emozioni si sono accentuate: adesso tutto è innalzato all’ennesima potenza.
Ogni minima carezza, ogni bacio di Edward accende il fuoco dentro di me e questo lui lo sa bene e se ne approfitta.
“Signor Edward Cullen, non dovrebbe giocare così con le sensazioni di una giovane donna, non le si addice” rispondo fintamente offesa
“Ma non è colpa mia, è la signorina in questione che mi provoca” borbotta sogghignando
Lo guardo di traverso, cosa che facevo anche da umana e lui ridacchia di me.
“Va bene, forse ho io la soluzione”
“Ah sì?” domando incuriosita
“Sì e la mia soluzione è questa”
Prende il mio viso tra le mani e a velocità umana appoggia le sue labbra sulle mie.
Sono fresche come le mie, ora che siamo entrambi vampiri.
Mi bacia dolcemente ma questo sembra non bastargli quindi approfondisce il contatto.
Non mi sono mai abituata ai baci di Edward e tutto questo scatena in me un turbinio di emozioni a cui non riesco a resistere.
“Scusami ma mi sei mancata parecchio ultimamente, con tutti i preparativi per il matrimonio, quelle due streghette ti portavano via da me anche per una sciocchezza”
 
*Ti ho sentito Edward*
 
*Chi sarebbero le due streghette?*
 
Una risata isterica parte da entrambi, consapevoli che le sorelle, scherzosamente ce l’avrebbero fatta pagare.
“Per fortuna manca una settimana, non ce la faccio più ad aspettare” borbotto appoggiando il viso sul suo petto.
Nonostante io sia uno dei più pericolosi cacciatori del mondo, alcuni lati umani si fanno ancora sentire.
“Bellaaa, scendiii.. dobbiamo ancora scegliere il colore dei cuscini per le sedie” urla Alice per farsi sentire meglio.
Non servirebbe urlare per farsi sentire ma Alice è così, a lei piace essere teatrale.
“Vado, prima faccio e prima torno da te”
 
Guarda che ti ho sentita, ingrata.
 
Mi porto una mano alla fronte, in segno di resa e scendo per raggiungere Alice.
 
 
Una settimana dopo
 
Oggi finalmente è il grande giorno.
Mi sento tranquilla, con quella piacevole sensazione di farfalle nella pancia che credo mi accompagnerà fino a stasera.
Mio papà è già pronto e vestito di tutto punto e mi aspetta di sotto; io sono appena passata sotto le grinfie (si fa per ridere) di Rosalie per l’acconciatura e Alice per il trucco e devo solo indossare l’abito.
Sia Alice che Rosalie sono state molto brave, hanno esaudito in pieno i miei desideri, almeno in questo, realizzando un’acconciatura semplice semiraccolta con qualche boccolo sulle spalle e un trucco leggero dai toni delicati.
Il vestito, beh per il vestito mi ha consigliata la mamma.
Ho scelto un abito a sirena, bianco con un po’ di coda e le maniche di pizzo.
Non ho avuto nessun indizio sul vestito di Edward e tutti sono stati molto attenti a non farmi scoprire niente ma nonostante la curiosità devo dire che non mi importa più di tanto, fra poco potrò vederlo e sarà di certo stupendo.
“Siamo pronti, Bella quando vuoi puoi scendere”
Alice mi avvisa che il momento è arrivato.
Papà mi si avvicina prendendomi per mano come a volermi incoraggiare.
Gli sorrido e con un cenno del capo lo invito ad avviarci per le scale.
La cerimonia e anche il ricevimento sono stati allestiti nel grande parco di casa Cullen e niente è stato lasciato al caso, nonostante io avessi insistito per una festa alquanto sobria.
Il percorso da casa al luogo della celebrazione è stato cosparso di petali di rose bianche, come il mio bouquet.
“Attenta a non inciampare” mi sussurra mio padre per paura che l’emozione faccia brutti scherzi.
Sogghigno all’impossibile eventualità della cosa, incurante della gente che mi sta guardando, chi invidiosa chi sognante di voler essere al mio posto.
Questo tratto di giardino che mi divide da Edward non finisce mai e nonostante abbiamo davanti a noi l’eternità, non vorrei sprecare nemmeno un secondo di questo prezioso tempo.
Tra un sorriso e l’altro rivolto agli invitati intorno a me, finalmente posso scorgere l’arco sotto il quale Edward mi sta aspettando.
Quando lo vedo e lui mi sorride beh, lì è l’inizio di tutto.
Solo qualche attimo dopo mio padre mi consegna a lui che mi accoglie dandomi un leggero bacio sulla fronte.
“Sei bellissima, ma di questo non avevo dubbi” mi sussurra subito dopo.
“Devo dire che neanche tu sei niente male” borbotto strizzandogli un occhio
A cerimonia conclusa, impaziente di aspettare ancora, Edward mi prende tra le sue braccia e mi bacia dolcemente.
“Non resistevo più, finalmente tutti sanno che da oggi sei solo mia” borbotta causandomi una risatina
“Io sarò migliorata ma anche tu sei cambiato, non eri così audace”
“E ti dispiace?” mi domanda fintamente preoccupato
“Oh no signor marito”
“Perfetto, mia signora moglie” mi risponde ed entrambi scoppiamo a ridere felici come non mai.
 
La festa entra nel vivo quando inizia la musica.
Il primo ballo è quello con mio padre.
Non avrei mai immaginato così il giorno del mio matrimonio né tantomeno che mi sarei sposata con un vampiro, ma oggi sono così felice che non potrei chiedere di più dalla vita.
“Sono felice per voi, per te bambina mia e sono sicuro che starete bene insieme”
“Grazie papà, ti voglio bene” se potessi piangere, conoscendomi in questo momento sarei una fontana.
“Ti voglio bene anche io, piccola” mi risponde stringendomi a sé.
“Ehi, non vi state forse dimenticando di qualcuno?” borbotta mia madre fintamente offesa.
L’abbraccio si allarga per fare posto anche a lei mentre dagli invitati parte un forte applauso.
Amici, conoscenti e parenti dei Cullen sono accorsi per questa giornata e tutti si stanno divertendo tra balli e canti.
Seduta al tavolo nuziale posso osservarli: c’è chi canta cercando di azzeccare le parola, chi balla goffamente sbagliando pure il tempo e qualcuno si riempie il piatto di cibo che poi non mangerà ma tutti sono allegri, tutti festeggiano e sono qui per noi.
“Un penny per i tuoi pensieri”
Da quando Edward ha scoperto come leggere i miei pensieri, quello era un momento speciale, tutto nostro.
Ma ora che anche io sono un vampiro, purtroppo non potrà più accadere.
Lui però non sa che ho una sorpresa da fargli.
“Uhm, sto pensando a quando darti il mio regalo di nozze”
Mi guarda stupito, se così si può dire, molto probabilmente incuriosito dalle mie parole.
“Regalo? Beh possiamo scambiarcelo quando finalmente resteremo da soli” mi risponde con fare ammiccante
“Signor Cullen, non perde tempo lei eh?”
“Con te mai. Anche se ora abbiamo l’eternità davanti a noi, non intendo sprecare neanche un attimo”
I suoi occhi si soffermano sul mio viso e per un attimo che sembra infinito mi ci perdo.
“Ti amo da morire Edward” sussurro accarezzandogli una guancia con il dorso della mano.
L’afferra tra le sue e la porta alle labbra per baciarla.
“Io di più Isabella” un brivido mi percorre la schiena a sentire pronunciare il mio nome per intero.
E’ sempre stato così, il suono di quelle lettere pronunciate da Edward hanno un potere afrodisiaco.
Legati in quel momento così intimo e speciale, veniamo interrotti da un rumore che definirlo assordante è poco anche per dei vampiri.
 
Dong dong
 
“Ah come siete dolci, prenderò spunto da voi per far colpo sulla mia Rose”
“Emmett!” urliamo insieme Edward ed io
“Emmett sei davvero un ingombrante orso” lo insulta bonariamente Alice, mentre Rosalie lo colpisce in testa con la sua borsetta.
Lui in risposta scoppia a ridere, trascinando tutti i presenti in una fragorosa risata.
“Emmett, dove diavolo hai recuperato quegli strumenti infernali?” chiede Edward alzandosi in piedi per raggiungerlo.
“Non pretenderai che io ti sveli tutti i miei segreti eh? Frughi già abbastanza tra i miei pensieri fratellone” borbotta fintamente offeso incrociando le braccia e scatenando un’altra ondata di risate.
“In che famiglia sono capitata” sussurro ridendo delle mie stesse parole.
“Oh, d’ora in poi questa famiglia sarà il tuo problema minore” mi sussurra Edward dandomi un bacio a bordo labbra.
“Edward, ci guardano tutti” borbotto un po’ a disagio guardandomi attorno
“Non sto facendo niente di male” dice dando un’occhiata alle mie spalle
“Dici che ci guardano tutti? No non quello là, no… No, ora anche lui”
Evitare di ridere è impossibile e anche lui lo fa, avvicinandosi a me per poi abbracciarmi.
 
I festeggiamenti proseguono fino a tardo pomeriggio, quando io sento il bisogno di ritirarmi con il mio meraviglioso maritino.
Ma i miei programmi vengono interrotti da Carlisle.
“Ragazzi, noi vorremmo darvi il vostro regalo di matrimonio e per farlo dovreste seguirci”
Edward ed io ci guardiamo, stupiti di non esserci accorti che avessero un regalo per noi.
“Torno subito, aspettatemi qui”
Carlisle si allontana tornando poco dopo con in mano una grossa chiave.
Non immagino proprio che tipo di regalo possa essere e questo accresce di molto la mia curiosità.
“Venite, seguitemi, non è lontano”
Ci avviamo verso il lato est del giardino, camminando sull’erba ormai fresca che dolcemente mi solletica i piedi.
Edward, al mio fianco, tiene la mia mano, visibilmente curioso del posto che stiamo raggiungendo.
Abbandoniamo il giardino e attraverso un cancelletto, sbuchiamo su di un sentiero di ciottoli bianchi, grazioso e ben curato.
Sembra di essere in uno di quei racconti per bambini, con prati, fiori e simpatici animaletti che si rincorrono felici.
“Siamo quasi arrivati” ci annuncia Carlisle
Il sentiero ci conduce nei pressi di un ruscelletto nascosto tra gli alberi ma la mia attenzione viene catturata da una costruzione completamente in sassi che si erge davanti a noi.
Una graziosa veranda con sedie e tavolini e tanti fiori a contornare gli spazi.
“Eccoci qui, a casa vostra”
Si avvicina all’ingresso, infila la chiave e dopo due giri, la serratura scatta.
Spinge il grosso portone di legno scuro che senza fatica si apre e ci invita ad entrare per primi.
Come tradizione vuole, per gli sposi, Edward mi prende in braccio e attraversiamo la soglia di casa.
Edward è senza parole tanto quanto me e questo è tutto un dire, lui non è mai senza parole.
Entriamo e veniamo accolti da un delicato profumo di fiori freschi, rose per l’esattezza.
Sono riposte in un alto vaso trasparente su di un tavolino a fianco del divano.
Ci troviamo nella sala, dove oltre al tavolino e al divano troviamo un televisore sulla parete opposta all’ingresso, una bellissima libreria colma di libri, un altro divano ed una vetrinetta ad angolo.
Sono senza parole, è tutto bellissimo.
“Vi piace?” chiede Esme impaziente
“Oh Esme è semplicemente perfetta”
“Sì mamma, è davvero deliziosa, è opera tua vero?”
“Sì, mia e delle tue sorelle” risponde indicando Alice e Rosalie al suo fianco.
“Ma proseguite pure con il resto della casa” ci invita lei
La sala è collegata alla cucina, che purtroppo sarà poco sfruttata, da un piccolo arco in mattoni davvero delizioso.
La cucina è proprio come è sempre piaciuta a me, anche il colore è perfetto, bianca e in legno.
Attraverso un corridoio raggiungiamo il bagno, uno studio e un’altra stanza/studio.
In fondo, una porta chiusa nasconde il suo interno.
“Ovviamente adesso c’è il pezzo forte, speriamo non lo facciate fuori già stasera” esordisce Emmett scoppiando a ridere.
Volano calci e gomitate che ovviamente a lui fanno solo il solletico mentre io rido avendo intuito cosa c’è dietro quella porta.
Ad aprirla è Edward.
Al centro della camera c’è un meraviglioso letto a baldacchino, con tanti cuscini e teli svolazzanti.
Completano il tutto comodini, due poltrone, una grande tv appesa al muro e una panchetta ai piedi del letto.
Sono così immersa in quella stanza che non mi accorgo di Alice al mio fianco.
“Ho una sorpresa per te, vieni”
Mi trascina per un braccio facendomi girare intorno al letto, verso una parete che scopro essere scorrevole.
Apre le ante ed appare una immensa cabina armadio, piena di vestiti, scarpe, borse e accessori.
Lei sta scherzando spero, non metterò mai tutte quelle cose, io che sono abituata a preferire jeans e maglietta.
“Alice ma.. lo sai vero che..”
Non mi lascia finire e mi incalza
“Sì lo so ma almeno potresti tentare, vedrai che poi ti piacerai e sarà anche divertente”
Cerco di essere positiva e fiduciosa come lei anche come ringraziamento per tutto quello che ha fatto.
“Ci proverò” borbotto non troppo sicura.
“Qui avete anche un altro bagno” ci indica Esme 
“Più piccolo ma molto comodo e poi fuori c’è il giardino con il capanno degli attrezzi, ma questo avrete tempo per guardarlo con calma”
“Sono davvero sbalordita Esme, grazie davvero, mi piace tantissimo, grazie grazie” l’abbraccio calorosamente e lei contraccambia.
“Di nulla tesoro, sono felice per te e per Edward, ha aspettato tanto per avere te nella sua vita ma ora che ci sei so che potrà finalmente iniziare al meglio la sua esistenza”
Esme è la madre che tutti noi dovremmo e vorremmo avere: amorevole, premurosa, severa nella giusta dose.
Per me che fortunatamente la mamma ce l’ho ancora, lei è la mia seconda mamma.
“Bene, ora è arrivato il momento di andare e lasciare in pace i nostri sposini” esordisce Carlisle ed io gliene sono davvero grata.
Ho voglia di godermi un po’ mio marito anche se so che ho tantissimo tempo per farlo ma non voglio sprecare neanche un secondo.
Ovviamente Emmett non può evitare di fare le sue battutine ma ormai non ci faccio più caso.
Ci salutiamo e ci lasciano nella nostra casetta.
Abbracciati e sorridenti sulla soglia di casa li guardiamo allontanarsi giusto di qualche centinaia di metri.
“Allora signora Cullen, è pronta ad iniziare la sua esistenza insieme a questo bel ragazzo?” mi domanda Edward indicando se stesso con entrambi gli indici.
Scoppio a ridere per questo suo gesto e lui fintamente offeso mi guarda storto.
“Non potrei desiderare niente di più” gli rispondo avvicinandomi a lui.
I nostri occhi si incatenano e le nostre labbra si uniscono in un lungo bacio che ci condurrà alla camera da letto.
“Vorrei proseguire questo piacevole momento ma mi pare di ricordare che qualcuna qui presente abbia un regalo per il sottoscritto” borbotta staccando appena le labbra dalle mie.
Ah dimenticavo, il prezioso regalo per Edward.
“Hai ragione scusa, non mi ero dimenticata solo che sono stata ampiamente distratta da mio marito” rido portandomi una mano alla bocca.
Lo prendo per mano e lo porto a sedere sul letto.
Ho bisogno di concentrarmi un attimo perché voglio che sia tutto perfetto.
“Ho pensato tanto a quale regalo potesse essere degno di te e alla fine ho capito che l’unica cosa che non hai mai potuto avere e vivere fino in fondo di me fossero i miei pensieri, le mie emozioni più nascoste. Quindi amore, goditi questo fantastico viaggio dentro di me”
Prendo le sue mani nelle mie e fisso i miei occhi nei suoi.
Una serie interminabile di immagini scorrono nella mia testa, dal nostro primo incontro, alle volte in cui Edward mi ha protetta, alle sere passate insieme, ai giochi in famiglia, fino all’inizio della nostra storia.
Edward è rapito dal susseguirsi di tutte queste scene, sorride e quando pian piano vanno esaurendosi, i suoi occhi mi fissano forse ancora più carichi del suo amore.
“Non ho parole Bella, questo è il miglio regalo che potessi mai desiderare.. ma come hai fatto?”
“Ci è voluto molto impegno e molta pazienza, uniti a tante prove ma Carlisle mi è stato davvero d’aiuto. Così finalmente sai che ci sei sempre stato solo tu e sarà così per l’eternità”
Mi abbraccia e senza perdere tempo riprende il bacio da dove io l’avevo interrotto poco tempo prima.
 
Quello fin qui è stato un viaggio lungo e a volte anche difficile ma al mio fianco so di aver sempre avuto il mio Edward; ed ora che questo viaggio prosegue seguendo un altro percorso, so che sarà altrettanto meraviglioso.
 
 
 
The end

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