It's Always Been You

di betty58
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Wolf Moon ***
Capitolo 2: *** 2. Second Chance at First Line ***
Capitolo 3: *** 3. Pack Mentality ***
Capitolo 4: *** 4. Magic Bullet ***
Capitolo 5: *** 5. The Tell ***
Capitolo 6: *** 6. Heart Monitor ***
Capitolo 7: *** 7. Night School ***



Capitolo 1
*** 1. Wolf Moon ***


*Personaggi e battute completamente prese da Teen Wolf. Ho semplicemente aggiunto un personaggio, ma la storia seguirà perfettamente la serie, o quasi. Buona lettura! :)*
 

Quanto sono belle quelle sere in cui non fa né troppo caldo né troppo freddo, tu stai tranquilla e serena stesa sul letto, con la finestra aperta e il venticello che ti sfiora appena? Quanto sono belle quelle sere in cui il silenzio regna sulla città, nessun rumore a disturbarti e tu, nella tua quiete, ti rilassi? Quanto sono belle quelle sere in cui i pensieri viaggiano leggiadri, come se quasi non volessero tartassarti in quei pochi minuti di pace? Quelle sere in cui chiudi semplicemente gli occhi e, magari con loro, spegni un po' anche il resto del mondo che ti circonda? Quanto possono essere belle?
Purtroppo, però, queste 'belle sere' non esistono più già da un po' di tempo a Beacon Hills. Proprio in questo momento si possono benissimo sentire le sirene della polizia, occupate in chissà quale caso questa volta.
A peggiorare notevolmente quella che credevo potesse essere una 'bella serata', è questo tic fastidioso e un irritante pss che riconosco, a malincuore, molto bene.

23:49

"Hai idea di che ore sono? Cosa diavolo vuoi a quest'ora Stiles??" magari potrebbe aver preso un po' troppo duramente le mie parole, ma odio essere disturbata, specialmente a quest'ora e specialmente quando domani c'è scuola. Io poi che ci metto sempre un sacco di tempo per addormentarmi e non riesco a dormire molto a causa della mia insonnia e questo lui lo sa, essendo uno dei miei due migliori amici, ma ovviamente deve sempre infiltrarsi in qualche avventura notturna.
"Ciao anche a te Beth, indovina? Notizia bomba: mio padre è alla ricerca di un cadavere nel bosco" la cosa che più mi inquieta non è di cosa stesse facendo lo Sceriffo Stilinski, in quanto conosco bene il suo lavoro e il suo impegno, ma il sorriso e l'eccitazione che aveva mostrato il moro quasi pelato sotto la mia finestra nel dirmi ciò.
"Ehi, indovina? Notizia bomba: è il suo lavoro"
"No... cioè lo so. Ma non è questo il punto: è alla ricerca di una metà del corpo" ed è da quel suo movimento con le sopracciglia che ho capito quanto per lui fosse normale e divertente andare alla ricerca di un mezzo cadavere e che non se ne sarebbe andato finché almeno non ci avessimo provato. Ma per quanto riguarda queste cose, Stiles è sempre stato molto convincente, e se devo essere completamente sincera, anche se può sembrare un'idea così strana e malsana, questa notizia mi ha causato una specie di scarica di adrenalina.
"Metà corpo? Arrivo" è uno dei pochi casi in cui mi coinvolge che mi interessa davvero. Infilo velocemente le scarpe e prendo una felpa, giusto per sicurezza. Non mi preoccupo minimamente del fatto che sono in pigiama, più che altro per il fatto che i miei già dormono, e hanno già acceso l'antifurto. Ma con tutte le volte che mi è venuto a chiamare, so perfettamente che nel bagno non funziona, e cercando di non fare rumore, scendo dalla finestra, che fortunatamente non è per niente alta. Saliamo subito sulla sua amata Jeep e ci dirigiamo verso una casa che conosco meglio delle mie tasche.

****************************

Non ho ancora capito come ha fatto a convincermi a salire dal tetto, anziché entrare dalla porta come due persone normali. Rischiare di cadere e rompersi chissà quali e quante ossa, solo perché 'così è ancora più in stile investigativo' ma dove? Ma quando? Ma che problemi hai? Ma perché mi faccio sempre coinvolgere così tanto?! Ci stavamo dirigendo verso la finestra, quando il fenomeno ha deciso di mettersi in piedi, non calcolando la sua instabilità e scivolando su un mattone.
"Stiles, attento!" un grazie speciale ai miei riflessi che mi hanno permesso di salvare il furbo da una brutta caduta.
"Stiles che cavolo fai qui?" percepisco la paura appena presa e il nervosismo, probabilmente come è successo a me, per aver interrotto una cosa importante, del mio migliore amico.
"Tu non rispondevi al telefono...che ci fai con quella?" non riesco a vedere cosa intendesse con 'quella', ma sto sentendo parecchio la pesantezza dal ragazzo ancora a testa in giù.
"Credevo che fossi un ladro" supposizione davvero perspicace e ottima, ma qui sto davvero perdendo le forze.

 


 

"Un ladro? Ma che? Okay ora devi starmi bene a sentire: mio padre se n'è andato venti minuti fa, stanno richiamando tutti gli agenti federali del distretto di Beacon Hills e anche la polizia" mi sorge un sorriso spontaneo sentendo ancora una volta l'eccitazione che si percepisce nelle sue parole.
"Perché?"
"Hanno trovato un corpo nel bosco..." mi dispiace interromperlo, ma davvero sento che le forze mi stanno abbandonando.
"Per l'amore del cielo Stiles, pesi. Scendi immediatamente o cadremo entrambi" sento il peso scivolarmi e uno Stiles, stranamente, atletico atterra perfettamente sul portico della casa. Vedo Scott sotto di me che allunga le mani verso l'alto e, ringraziandolo con un piccolo sorriso, mi butto letteralmente tra le sue braccia.
"Cioè un morto?" per quanto è dannatamente bello e per quanto io gli possa volere bene, a volte è davvero stupido ed ingenuo.
"No, un corpo di un vivo. Ma che domande fai?" vedendo ancora la sua faccia assonnata e persa, continuo "Sì stupido un cadavere."
"Un'omicidio?" grande Scott, davvero perspicace.
"Non si sa ancora. So che era una ragazza di circa vent'anni."
"Ma se hanno trovato il corpo, allora che stanno cercando?" neanche a finire la domanda che io e il quasi pelato ci guardiamo sorridendo e con una faccia compiaciuta risponde
"Qui viene il bello: ne hanno trovato solo metà" subito partono sguardi intensivi, come per capire se tutti e tre pensassimo la medesima cosa. Su tutti i nostri visi si può leggere la curiosità e il forte senso di sentirci grandi e adulti, non perdiamo tempo che già ci stiamo dirigendo verso la macchina.
"Andiamo".

 

Riserva di Beacon Hills:
non entrare
dopo il tramonto

 

"Dobbiamo farlo per forza?" sospettavo che qualcuno si sarebbe tirato indietro, Stiles sicuramente non l'avrebbe mai fatto, Scott credevo resistesse e che la curiosità avrebbe vinto su tutte le altre emozioni, e facendo due calcoli, pensavo che quel 'qualcuno' sarei stata io. Invece sono proprio io che sto cercando di incoraggiare il secondo.
"Dici sempre che in questa città non succede mai niente"
"Volevo riposare per l'allenamento di domani"
"Giusto, perché stare seduto in panchina è davvero faticoso" la non grazia di Stiles e la sua non delicatezza nel dire la propria opinione a volte mi lascia davvero senza parole.
"No invece, quest'anno giocherò, anzi sarò tra i titolari" noto un leggero sorriso sul suo volto che mi riempie di gioia. Per questo nuovo anno si è già prefissato degli obbiettivi e mi piace che sia così determinato nel realizzarli.
"Questo è lo spirito giusto, devi avere un sogno anche se non si realizzerà mai" ed ecco che la negatività in persona attacca ancora.
"Stiles sei una persona spregevole, potresti incoraggiarlo un po'. Comunque sappi che io farò sempre il tifo per te e so che puoi farcela" l'ultima parte la dico guardando Scott, il quale mi sorride e mi mette un braccio attorno alle spalle vedendo il freddo che piano piano mi sta coprendo il corpo di pelle d'oca.
"Questo non è essere incoraggianti, ma dare false speranze" rinunciando completamente a sostenere un discorso di questo genere con lui, mi lascio scappare una piccola risata.
"Solo per curiosità quale parte del cadavere stiamo cercando?" giusta osservazione, siamo così impegnati a trovare questo maledetto corpo che infatti non sappiamo nemmeno cosa cercare nello specifico.
"Ah.... non ci avevo pensato" ovviamente.
"E se... l'assassino fosse ancora da queste parti?" ti prego rispondi che hai qualche piano, uno qualsiasi.
"Non ho pensato neanche a questo" mi fermo di botto non volendo credere a ciò che avevo appena sentito e Scott, fermandosi con me, mi sorride alzando le spalle avendo già intuito la non organizzazione del nostro amico.
Ci arrampichiamo su un breve tratto in pendenza, aiutandoci anche con gli alberi.
"Confortante che, come al solito, hai pensato a tutto"
"Già" facendo quella faccia tra il dispiaciuto e il 'dovevate aspettarvelo' che mi fa sempre tanto ridere.
"Magari dovrebbe essere quello che soffre l'asma a tenere la torcia eh" lo vedo appoggiarsi un attimo all'albero a prendere grandi boccate d'aria, mentre Sherlock Holmes continua la ricerca nei paraggi.
"Tutto okay?" gli poggio una mano sulla spalla come ad incoraggiarlo e lui si rimette in piedi subito guardandomi in modo un po' strano, riprendendo il cammino.
"Tutto a posto, tranquilla" ci sorridiamo e seguiamo Stiles.
Ad un tratto vediamo il primo buttarsi a terra cercando di spegnere la torcia, mentre l'abbaiare dei cani si faceva sempre più vicino. Ci mettiamo a fianco a lui provando a pensare a un piano per non farci vedere, ma ovviamente il genio della serata decide da solo di alzarsi e correre verso di loro.
"Andiamo" Grande Stiles! Cosa fare quando sei alla ricerca di un corpo e non vuoi essere scoperto dalla polizia o dagli agenti federali? Senza alcun dubbio gli vai in contro, mi sembra scontato!
"Stiles..." ci guardiamo un secondo e, dopo che Scott ha respirato con l'inalatore, lo seguiamo cercando di fermarlo.
"Aspetta... Stiles" proprio quando ci stavano per scoprire, Scott mi prende per un braccio, tirandomi a sé, e ci nascondiamo dietro un albero.
Nonostante tutti gli anni che abbiamo passato insieme, ancora provo quella sensazione di agitazione di quando devi farti un nuovo amico. Quella sensazione di pelle d'oca che prende il possesso del tuo corpo quando questa persona ti sfiora. Quella sensazione di benessere e sicurezza che hai quando questa persona ti abbraccia. Quella sensazione di gioia e di voglia che quel momento non finisca mai, e la nostalgia di quando termina. Quella sensazione di menefreghismo nei confronti del resto del mondo, perché in quel momento pensi solo a ciò che state vivendo. Ho sempre pensato che Scott fosse un bel ragazzo e una persona molto dolce ed educata, ma da quando il nostro rapporto si è rafforzato così tanto, sento che è cambiato quasi tutto in me.
"Aspetta... questo piccolo delinquente appartiene a me" ad interrompere i miei pensieri è lo Sceriffo Stilinski che a quanto pare ha trovato un corpo, ma quello di suo figlio.
"Papà che si dice?"
"Allora tu ascolti tutte le mie telefonate" io e Scott ci stavamo guardando, ascoltando attentamente la conversazione.
"Noo... non quelle noiose" sorridiamo dell'ingenuità del nostro migliore amico e nell'immaginarci il povero Sceriffo alzare gli occhi al cielo e sbuffare leggermente.
"Dove sono andati a finire i tuoi complici?" per quanto a volte Stiles sottovaluti suo padre, Noah non è per niente stupido, e dopo così tanti anni passati insieme, c'era da aspettarselo che avrebbe fatto una domanda del genere.
"Chi Scott e Beth? Scott è a casa, ha detto che si voleva riposare per il primo giorno di scuola. Beth idem, sai che lei ci tiene molto. Sono solo io, nel bosco... da solo" credo che il nostro cuore non abbia mai battuto così forte a causa dell'agitazione e dalla paura di essere scoperti. Neanche quando stai copiando durante una verifica e il professore ti becca in fragrante. Vediamo la luce della sua torcia verso l'albero dietro cui siamo nascosti e Scott mi stringe ancora di più a sé.
"Dove siete? SCOTT... ELIZABETH" sono talmente in ansia che non mi sono nemmeno accorta di stare trattenendo il respiro "beh giovanotto, ti riaccompagno alla macchina poi tu ed io faremo una bella chiacchierata riguardo una cosa chiamata 'violazione della privacy'"
"Accidenti" vedo Scott staccarsi leggermente dall'albero e, dopo aver controllato che non ci fosse più nessuno, iniziamo a camminare verso la strada da cui siamo venuti.
Stiamo girando da circa una ventina di minuti e il sonno si sta facendo sentire.
"Scott, hai almeno un'idea di dove stiamo andando?" guardandomi attorno vedo sempre gli stessi alberi, mi sembra come di girare intorno. Lui si osserva attentamente attorno, cercando la strada giusta, anche se credo che quella l'abbiamo persa già da un po'. Ad un certo punto sentiamo un rumore tra i cespugli dietro di noi; neanche il tempo di girarmi che mi ritrovo per terra, ancora tra le braccia del mio migliore amico, con una mandria di cervi che passa di fianco e sopra di noi. Quando questi furono passati tutti, ci alziamo in piedi riprendendoci ancora da quello che è appena successo.
"Stai bene?" ed è proprio quando mi tocca la spalla che riesco a riemergere ed a realizzare quanto accaduto.
"Si, grazie a te. Tu stai bene?" lo vedo piuttosto scosso, ma riesce comunque a donarmi uno dei suoi bellissimi sorrisi.
"Tutto a posto, ma ho bisogno dell'inalatore. Mi è caduto quando sono passati i cervi." ci mettiamo a cercarlo, facendoci luce con quella poca che il telefono ci dà. Non sto prestando molta attenzione a quello che sto guardando, sono ancora troppo confusa e sconvolta.
Mi volto sentendo Scott urlare e lo vedo mentre cade, può sembrare una scena davvero tanto comica e lo è, finché non si nota l'altra metà del corpo.
"Oh mio dio!" indietreggio leggermente coprendomi la bocca con una mano, mentre con l'altra continuo a far luce sul corpo.

Quello che successe dopo non mi fu molto chiaro. Vidi solamente Scott dimenarsi contro qualcosa; un qualcosa di grosso e ricoperto di peli. Non sapevo cosa fare. Poi il mio corpo è come se si fosse mosso da solo, dopo aver impugnato un bastone, corsi in aiuto del mio amico. Dopo di che ricordo che ci siamo messi a correre. Non ho la minima idea di come siamo riusciti ad arrivare a casa sua, ma una volta varcata la porta l'ho portato subito in bagno a medicarlo. Poi ci siamo messi a letto e siamo crollati.
Questa notte senza incubi.

************************************

Ed ecco il trio riunito davanti all'entrata, pronti a riiniziare un nuovo anno scolastico. Sempre molto gentilmente Scott mi aveva accompagnato a casa e, dopo essermi cambiata, mio padre ci aveva dato un passaggio fino a scuola. La giornata sembra sia partita molto bene, ma ricordiamoci che è pur sempre il primo giorno di scuola, tutto può ribaltarsi da un momento all'altro. E ovviamente ci pensano quei due alle 7:53 dal mattino a stressarmi, parlando di ieri sera.
"Era buio, ma sono quasi certo che fosse un lupo" solo al ricordo mi vengono i brividi
"Un lupo ti ha morso?" la faccia di Stiles in questo momento è come se volesse dire 'okay, smettetela di prendermi in giro, non sono fesso'. Credimi, vorrei scherzare.
"No, non è possibile" ribatte immediatamente.
"Ho sentito ululare" uno spezzone di ieri sera si fa spazio nella mia mente...

'...eravamo appena arrivati in strada, avevo capito dove ci trovavamo, ma è come se il mio corpo si rifiutasse di rispondere ai comandi. Fu Scott che prendendomi per mano, cercava di farmi camminare. Dopo circa una ventina di passi si ferma e, alzandosi la maglia, si controlla la ferita che l'animale gli aveva procurato sul fianco destro. Un morso. Fatto ciò, un ululato arrivò presto alle nostre orecchie...'

"Non può essere" continua ad insistere il pelato. Oh ma santa miseria, c'ero anche io. Ti assicuro che quello era un lupo.
"Come non può essere? L'ho sentito"
"In California non ci sono più i lupi okay? Da oltre sessant'anni"
"Davvero?"
"Si davvero. Non ci sono lupi in California."
"D'accordo, potrai non crederci riguardo al lupo, ma sicuramente ci crederai se ti dico che abbiamo trovato il cadavere."
"Stai scherzando?"
"No, non sta scherzando, avrò gli incubi per un mese tanto per cambiare" sbuffo leggermente, stanca dell'argomento di quella conversazione. Non ho molto partecipato alla loro conversazione, le scene raffiguranti l'accaduto di ieri notte mi stanno invadendo la testa. So cosa ho visto. So cosa ho sentito. Non erano visioni. Non era un sogno. Era reale. Quello che ha attaccato Scott era un lupo. Ne sono certa.
"Accidenti, è davvero incredibile, è la cosa più assurda che sia capitata in città dalla nascita di Lydia Martin" proprio in quel momento si stava avvicinando una ragazza dai capelli rossicci, di media altezza. La ragazza di cui Stiles è innamorato dalla terza elementare.
"Ciao Lydia, sembri una... una che mi ignora. È solo colpa tua." dice indicando il ragazzo alla mia sinistra. Guardo la scena piuttosto divertita, sono proprio curiosa per cosa lo accuserà questa volta.

 

 Guardo la scena piuttosto divertita, sono proprio curiosa per cosa lo accuserà questa volta
 

"Diventerò uno sfigato. Mi stai contagian..." si incanta fissando un punto dietro di noi, o meglio qualcuno; infatti quando mi giro mi trovo una raggiante Lydia Martin che si sta avvicinando a noi.
"Questo giacchetto è davvero... stupendo! Dove l'hai preso?" non penso che sia così tanto 'speciale', è un semplice giubbottino in pelle color rosa antico.
"In un negozio in centro."
"Fantastico! Spero tanto che si trovi ancora. Penso proprio che andremo molto d'accordo io e te" finalmente un'amica femmina. E che amica poi. Non fraintendetemi, Scott e Stiles sono migliori amici perfetti, ma quando li porto con me a fare un po' di compere è come andarci da sola. Detto questo mi sorride e prima di entrare a scuola mi porge la mano e mi dice
"Lydia Martin"
"Elizabeth Gray" rispondo a mia volta ricambiando la stretta. Quando mi rigiro trovo i due ragazzi guardarmi visibilmente stupiti, con gli occhi spalancati e la bocca leggermente socchiusa.
"Che c'è? Ho bisogno di farmi amiche femmine, diventerò una scimmia rabbiosa che gioca a Lacrosse a forza di stare con voi" non voglio essere troppo crudele, ma è la verità.
"Quella è Lydia Martin" mi dice Stiles scandendo bene ogni parola. Come se non sapessi chi sia. Chiunque conosce Lydia alla Beacon Hills High School. Proprio quando sto per rispondergli, la campanella suona e tutti gli studenti si affrettano ad entrare nelle loro aule.
Per fortuna, quest'anno scolastico lo inizio in compagnia dei miei due migliori amici e mentre aspetto che il professore di inglese inizi la lezione, ne approfitto per riposarmi due secondi sul banco.
"Hai sonno?" mi chiede il pelato girandosi verso di me, che siedo nel banco dietro di lui.
"No, cosa te lo fa pensare? Sono andata a dormire solo all'una passata. Sto una meraviglia. Sai che faccio fatica ad addormentarmi, non posso uscire la sera." per quanto sia un gesto davvero carino e amichevole coinvolgermi, non posso permettermi di uscire ancora così tardi. Sono sempre stata una ragazza 'nelle regole': buoni voti a scuola, aiutare mamma nelle faccende di casa, rispettare sempre il coprifuoco, ovviamente non quando Stiles veniva a bussare alla mia finestra.
"Oh andiamo, è stato divertente"
"Oh sì! Specialmente quando abbiamo rischiato di morire, prima schiacciati da un branco di cervi e poi sbranati da un lupo." indicando me e Scott, il quale annuisce alla mia affermazione. Non so cosa Stiles stia dicendo, essendo troppo concentrata a scoprire cosa abbia il mio amico alla mia destra.
"Scott che hai?" domanda Stiles, accorgendosi probabilmente che nessuno stava ascoltando ciò che diceva e notando, come me, Scott guardarsi attorno e poi fissare fuori dalla finestra. Seguo il suo sguardo, e noto che sta fissando una ragazza che viene raggiunta dal consulente scolastico. Dopo neanche due minuti questi ultimi entrano nella nostra classe.
"Vi presento la nostra nuova studentessa Alison Argent. Cercate di farla sentire a casa." ci avvisa il consulente uscendo in seguito. La mora invece si siede dietro Scott.

************************************

La lezione termina velocemente e i corridoi si riempiono. Siamo tutti e tre all'armadietto di Scott cercando di organizzarci su cosa fare questo pomeriggio, ma lui non sta affatto collaborando, continuando a fissare la nuova arrivata. Ho iniziato a fissarla anche io. Devo ammettere che è una bellissima ragazza, sembra anche dolce e simpatica dall'apparenza, ma non vorrei che Scott ci perdesse troppo la testa. Non fraintendete lui si merita di essere felice, ma con le cose strane che stanno succedendo nell'ultimo periodo e con i suoi, sempre avuti, voti un po' mediocri forse è meglio se non si lasci prendere troppo. So che può sembrare un pensiero egoista, ma è così. E potrebbe essere anche che sono tanto, troppo, gelosa dei miei due migliori amici, ma questo rimane un nostro segreto.
"Qualcuno sa dirmi come mai la nuova ragazza sia qui da soltanto cinque minuti e già ha fatto amicizia con Lydia?" ad interrompere i miei pensieri è una ragazza che non credo di aver mai visto prima.
"Perché è uno schianto. Le persone belle si cercano." e quando si parla della 'sua' Lydia, Stiles non può non farle un complimento.
"Quindi stai dicendo che sono uno schianto? Ti ringrazio." faccio un sorriso profondamente sincero quando vedo il pelato imbarazzarsi. Lascio i due maschi a parlare di cose loro e nel mentre mi avvicino alle due ragazze notando che si è aggiunto anche Jackson, il capitano della squadra di Lacrosse della nostra scuola e persona più popolare insieme alla sua fidanzata Lydia.
"Ehi Beth, vuoi venire con noi?" mi chiede la rossa sorridendomi.
"Ehm... dove andate?" non ho detto proprio di 'sì', ma questo non importa di certo a Lydia visto che mi sta trascinando chissà in quale luogo.
"Elizabeth, lei è Alison. Alison, lei è Elizabeth" ci presenta la nostra nuova amica non sapendo che già ci siamo incontrate.
"Piacere" diciamo contemporaneamente per poi sorriderci.
Siamo sedute sugli spalti, proprio davanti al campo di Lacrosse dove i ragazzi fanno allenamento. Scott è posizionato davanti alla porta e sta facendo qualche esercizio di riscaldamento, mentre Stiles è ancora in panchina.
"Quello chi è?" chiede Alison indicando con lo sguardo il mio amico in porta.
"Quello? Non sono sicura di chi sia, perché?" risponde ingenuamente Lydia.
"È nel mio corso d'inglese"
"Si chiama Scott, Scott McCall" presento il ragazzo alla mia nuova amica, infrangendo il mio 'piano' di rimandare questa presentazione al più lontano possibile.
Chiudo gli occhi immaginando il male che ha provato il mio amico quando gli è arrivata la palla dritta in faccia, fortuna che ha il casco. Ma quello che mi ha stupito di più è la ripresa che ha avuto subito dopo. Sta parando letteralmente tutte le palle, compresa quella di Jackson, il quale non sembra affatto contento.

************************************

Ed ecco che siamo ritornati nel bosco alla ricerca di quell'orrendo, puzzolente cadavere.
"Mi aiutate?" chiedo gentilmente e anche con un pizzico di vergogna. Davanti a me si trova un fiumiciattolo e diciamo che non ho tutta questa agilità.
Il pelato ritorna indietro e una volta presa la mia mano, mi tira a sé. Ci guardiamo per qualche istante, per poi raggiungere Scott.
"Non so che cosa fosse. È come se avessi avuto tutto il tempo per prendere la palla. E questa non è la sola cosa strana. Posso sentire delle cose che non dovrei sentire. Degli odori." ci confida fermandosi e guardandoci.
"Degli odori, di che tipo?" gli chiede Stiles stranito e curioso quanto me.
"Tipo le gomme alla menta che hai in tasca" risponde continuando il cammino.
"Io non ho gomme alla menta" nel mentre fruga tra le tasche e, in effetti, trova delle gomme alla menta.
"È cominciato tutto con quel morso?" chiedo leggermente spaventata da quello che è appena successo.
"Se si trattasse di un'infezione? O se fosse la scarica di adrenalina che precede uno shock?" risponde ricambiando il tono di voce.
"Credo di averne sentito parlare. È un particolare tipo di infezione." ci dice Stiles.
"Sul serio?"
"Si. Si, credo che si chiami Licantropia." spontaneamente ridacchio capendo dove vuole andare a parare il mio amico.
"Che cos'è? È grave?"
"Si gravissima, ma solo una volta al mese." rispondo stando al gioco del pelato.
"Una volta al mese?" quanto sei ingenuo mio piccolo Scott.
"Si, come per le donne solo più breve" continuo.
"In particolare la notte di luna piena" dice Stiles per poi ululare. Il moro lo spinge da una spalla e questo non fa altro che alimentare le mie risate.

 


 

"Ehi, siete voi quelli che hanno sentito ululare"
"Potrei avere qualcosa di veramente serio" è troppo dolce quando fa così. Ma poverino, lui è seriamente preoccupato, mentre noi lo prendiamo in giro. Però devo ammettere che è davvero divertente.
"Lo so, sei un lupo mannaro... okay stavo scherzando. Ma se mi vedi fondere tutto l'argento che ho è perché venerdì ci sarà la luna piena." ci scherza ancora Stiles.
"Io mi ricordo che il cadavere era qui, sono passati i cervi e dopo ho perso l'inalatore" cambia discorso Scott guardandosi attorno per poi fissare lo sguardo su di me come per cercare conferma. Sento le guance riscaldarsi e semplicemente annuisco, ricordandomi le vicende di quella notte.
"Forse hanno spostato il corpo" ipotizza Stiles cercando fra i cespugli lì vicino.
"Spero mi abbiano lasciato l'inalatore. Costa ottanta dollari" dopo questa affermazione sorrido e aiuto i ragazzi nella ricerca; ma quando mi giro, mi ritrovo davanti un ragazzo abbastanza alto e muscoloso. Ha i capelli marrone scuro e gli occhi di un verde chiarissimo, non riesco a staccare lo sguardo. Ha un'area piuttosto minacciosa e non sembra per niente felice del fatto che siamo qui. 
Quando riacquisto lucidità, tocco il braccio di non so neanche quale fra i miei due amici.
"Che ci fate qui eh? Questa è proprietà privata" ci dice con tono scocciato e alquanto irritato. Senti omone, non fare il gradasso, stiamo solo cercando una cosa.
"Ah scusa, non lo sapevamo." risponde Stiles al posto nostro.
"Stavamo solo cercando una cosa, ma... non fa niente" continua Scott abbassando lo sguardo.
Derek gli lancia l'inalatore e lui, inaspettatamente, lo prende al volo. Poi senza aggiungere altro, se ne va.
"Devo tornare al lavoro" ci comunicò Scott come se nulla fosse successo.
"Scott quello è Derek Hale, ti ricordi vero?! Ha solo qualche anno in più di noi" la sua voce è un po' tremante e molto goffa.
"E allora?" chiedo io non conoscendolo per niente e quanto pare neanche Scott dato che ha la mia stessa espressione.
"La sua famiglia, morirono tutti in un incendio una decina di anni fa" ci informa Stiles.
"Perché è tornato?" domanda questa volta Scott come se gli si fosse accesa una lampadina. Nessuno dei tre seppe dare una risposta a questa domanda. Non sapevo neanche il suo nome fino a qualche minuto fa, di certo non so perché è riapparso.
"Andiamo" detto questo ci dirigiamo verso la Jeep di Stiles. Accompagniamo Scott alla clinica visto che tra un po' avrebbe iniziato il suo turno, mentre io mi fermo ancora qualche ora a casa di Stiles ad aiutarlo a 'fare delle ricerche' come mi ha detto lui.
Appena arriviamo a casa Stilinski, vedo subito lo sceriffo impegnato a leggere delle carte seduto in cucina.
"Buonasera Noah" ci sono molto affezionata a lui. È stato veramente come un secondo padre per me, gliene abbiamo fatte tante in questi anni io, Stiles e Scott e lui è sempre stato paziente e comprensivo con noi, ridendo anche delle avventure più comiche. Ci tiene molto al suo lavoro, ha faticato tanto per arrivare dov'è ora, ma questo non fa diminuire di certo la sua voglia. Nonostante il ruolo da sceriffo lo tenga molto impegnato, è stato capace di bilanciare il lavoro con le questioni personali, ricavando sempre del tempo da spendere con suo figlio e i suoi strambi amici. Al contrario dei miei genitori.
"Ciao Lilibeth! Resti per cena?" mi chiede gentilmente sorridendomi mentre già si alza per prendere il telefono con cui avrebbe chiamato sicuramente una pizzeria. In risposta annuisco e seguo il pelato in camera sua. Lui inizia a fare chissà quali ricerche mentre io me ne resto spaparanzata sul suo comodo letto cercando di attirare la sua attenzione con qualche battuta stupida.
Siamo riuniti tutti attorno al tavolo a mangiarci la nostra buonissima pizza, il clima è abbastanza sereno e allegro mentre, ancora una volta, ricordiamo questioni imbarazzanti di quando Stiles era piccolo. Ad interrompere questa atmosfera è il telefono di Noah che, dopo averci mimato con le labbra "lavoro" esce dalla cucina. 
Continuo a mangiare la mia pizza quando vedo il pelato alzarsi e andare vicino alla porta sporgendo l'orecchio all'infuori.
"Cosa stai facendo?" gli chiedo.
"Shh... sta parlando del corpo nel bosco" mi zittisce, riappoggiando l'orecchio alla porta.
"Il discorso sulla violazione della privacy vedo che non ti ha fatto nessun effetto" dico raggiungendolo.
Quello che ascoltammo ci lasciò molto perplessi. Era solo una presa in giro, invece piano piano si sta trasformando nella realtà. Non possiamo continuare a stare qui con le mani in mano. Dobbiamo parlare con Scott.

********************************

Oggi c'è la partita di Lacrosse e, ovviamente, non siamo riusciti a trovare Scott in tempo stamattina per raccontargli quello che abbiamo saputo la sera scorsa. Lo vediamo vicino la panchina mentre sta per entrare in campo; Stiles mi prende per un polso e mi trascina verso di lui.
"Scott, Scott aspetta" lo chiama.
"Stiles, ho la prima partita, non è il momento
"Ascoltaci un secondo. Abbiamo sentito il padre di Stiles al telefono, su quel cadavere che è stato recuperato nel bosco hanno trovato dei peli di animale" inizio a raccontare.
"Ora devo andare" cerca di fermarci Scott mentre prende la sua mazza.
"No aspetta, non immagini neanche che tipo di animale fosse..." Stiles si interrompe vedendo il nostro amico ormai troppo lontano "...era un lupo".
La partita è iniziata da circa una ventina di minuti e le cose non stanno andando molto bene. Jackson, si vede benissimo, non gli è per niente andata giù la questione di Scott che gioca e, nonostante sia nella sua squadra, l'ha appena sbattuto a terra. Il moro non si scoraggia, anzi direi tutto il contrario. Ha appena preso la palla e adesso sta correndo verso la porta schivando tutti gli avversari, facendo anche un salto per sorpassare uno. Riesce ad arrivare senza troppi intoppi e fa gol. La folla scoppia in fischi e urla felici verso l'azione impossibile che ha appena svolto il mio amico. Io e Stiles ci guardiamo, quasi come se avessimo pensato la medesima cosa per poi esultare la perfetta e inaspettata mossa compiuta da Scott.
Una volta tornati a casa sua, passammo tutta la notte a cercare e stampare informazioni su informazioni. 

 


 

"Licaone", "strozzalupo", "veleno", "proiettili d'argento". 
È tutto così strano. Non può essere. 
Penso di essere crollata verso le tre e mezza di notte, dopo aver fatto il quarto bicchiere di caffè a Stiles e, probabilmente, mentre riguardavo dei fogli già stampati devo essermi addormentata.
Mi sveglio sentendo bussare alla porta e successivamente delle voci. È appena arrivato Scott.
"Dai entra, devi vedere una cosa. Abbiamo passato la notte a prendere informazioni sui libri e sui siti web." inizia il discorso Stiles senza badare a tanti saluti. Cerco di aiutarlo in qualche modo, dandogli alcuni fogli che erano rimasti sotto di me sul letto. 
"Quanti caffè ti sei bevuto?" chiede piuttosto divertito il nostro amico. Magari ci fosse da ridere Scott...
"Tanti" rispondo io guardando i molteplici bicchieri sparsi per il pavimento.
"Non importa, ora ascoltami" si intromette il pelato.
"Sono riusciti a capire chi è l'assassino?" lo interrompe nuovamente il moro.
"Stanno interrogando delle persone, anche Derek Hale" risponde Stiles lasciandosi scappare un sospiro pieno di ansia.
"Quello che abbiamo visto nel bosco?" chiedo non sapendo nulla di questo fatto. Che fastidio quando non mi dice nulla.
"Si ma non si tratta di questo okay?" dice Stiles con un tono di voce parecchio agitato.
"E di che cosa?" a questa domanda il pelato mi guarda in cerca di un aiuto su come iniziare il discorso. 
"Ti ricordi, noi ti abbiamo preso in giro, ma non avremmo dovuto" comprendo pienamente la faccia confusa di Scott, ma è davvero difficile comunicargli questa notizia. Bisogna usare le parole giuste ed evidentemente non sono tanto brava.
"Il lupo, il morso nel bosco, sto leggendo tutta questa roba. Sai perché i lupi ululano?" chiede Stiles molto impaziente guardando Scott.
"Non lo so" risponde ingenuamente il ragazzo in piedi.
"È un segnale. Quando un lupo è da solo ulula per segnalare la sua posizione al branco. Quindi se senti ululare, ci potrebbe essere un branco lì vicino" riprendo io il discorso. 
"Un branco di lupi?
"No, di lupi mannari" risponde alla domanda Stiles alzando lo sguardo su di me. Ci guardiamo per qualche secondo per poi puntare la nostra attenzione su Scott, rimasto sconcertato in piedi nel mezzo della stanza.
"Avete finito di farmi perdere tempo in questo modo? Devo andare a prendere Alison fra un'ora" finalmente ha detto qualcosa, anche se immaginavo altre parole. 
"Oggi ti abbiamo visto in campo Scott. Quello che hai fatto non è solo incredibile... è impossibile." prova a rispondergli Stiles.
"Era solo un bel lancio" tenta di giustificarsi, aggiungendo un tono di modestia. 
"No, era un lancio formidabile." dico guardandolo negli occhi.
"Il modo in cui ti sei mosso, la velocità, i riflessi, la gente non diventa così da un giorno all'altro. E poi le tue visioni, i sensi sviluppati, non hai nemmeno più bisogno del tuo inalatore" continua al posto mio il pelato.
"Va bene, ma io non ho più tempo adesso, ne parliamo domani" riprende a parlare Scott avvicinandosi al letto per afferrare lo zaino. 
"Domani? Ma no, sta notte ci sarà la luna piena" gli corre in contro Stiles bloccandolo. Non andrà a finire per niente bene qui, me lo sento. 
"Che state cercando di fare? Finalmente sono tra i titolari, ho un appuntamento con una ragazza stupenda. Tutto nella mia vita è diventato perfetto, perché state cercando di rovinarmelo" rimango un po' ferita da queste sue parole. Gli vogliamo un bene dell'anima, anche di più; siamo molto felici per lui, ma ci preoccupiamo anche. In base a tutte le cose che abbiamo letto la prima luna piena per un neo licantropo è terribile, e si è molto incontrollabili. 
"Stiamo cercando di aiutarti, sei cambiato Scott. La luna piena ti provocherà dei cambiamenti fisici, ma ne avrai anche quando il tuo desiderio di sangue sarà incontrollabile." Stiles invece ignora totalmente quello che ha detto, e cerca ancora di convincerlo.
"Desiderio di sangue?" il nostro migliore amico ci guarda come se fossimo pazzi. 
"Si, bisogno di uccidere" rispondo alla sua domanda con molta titubanza e abbasso immediatamente lo sguardo quando Scott inizia a fissarmi.
"Comincio già a sentire la voglia di uccidere
"Sta a sentire: 'il cambiamento è provocato dalla rabbia o da qualunque cosa acceleri le pulsazioni.' È chiaro? Ho paura che Alison sia brava a farle accelerare. Devi annullare l'appuntamento. Chiamala subito" dice Stiles prendendo il telefono dal suo zaino ancora sul letto.
"Che fai?" noto che il suo sguardo è totalmente cambiato e che il suo respiro è diventato più pesante. Non si mette per niente bene.
"La sto chiamando." Scott lo prende per la maglia e lo sbatte con forza contro il muro mantenendo il pugno alzato in direzione del suo viso, buttando giù la sedia. 
"SCOTT" corro velocemente verso Stiles che, data la botta che ha preso, si dev'essere fatto davvero tanto male, scansando il moro che ci guarda con dispiacere e sorpresa per quello che ha appena fatto.
"Mi... mi dispiace." nella stanza cala il silenzio, e tutti stiamo alternando lo sguardo su tutti. 
"Devo andarmi a preparare per la festa" Scott ci guarda ancora una volta, prende le sue cose e quando è sulla porta sussurra un "scusa" rivolto più verso al fatto che ci sta in un certo senso 'lasciando' non credendo per niente a quello che gli abbiamo detto. 
"Tutto okay? Ti fa male la spalla? Fammi vedere" senza neanche aspettare una risposta gli massaggio la spalla notando una prima smorfia di dolore per poi affievolirsi in una curiosa e stranita.
"Come hai fatto?" mi chiede continuando ad avere quell'espressione.
"A fare cosa?" rispondo con un'altra domanda corrugando la fronte.
"Il dolore è sparito" ci guardiamo e in tutta risposta alzo le spalle. 
Dopo che mi sono accertata che stesse effettivamente bene, ci alziamo e risistemando la sedia noto un profondo graffio sul retro di questa.
"Stiles..." richiamo la sua attenzione e quando mi guarda, giro la sedia in modo che possa vedere cosa ha fatto inconsapevolmente il nostro migliore amico.

********************************

Siamo alla festa di Lydia e, anche se sono venuta principalmente per controllare Scott, devo dire che mi sto divertendo. In questo momento sono insieme a Stiles e ad altri ragazzi del nostro corso di economia. 
"Ho sete, vado a prendermi da bere. Volete qualcosa?" ci chiede un ragazzo del gruppo avvicinandosi a noi
"Due redbull vanno bene" risponde il pelato guardandomi. Mi allontano di poco per poter ballare meglio, adoro troppo la canzone che hanno messo: Mr Saxobeat di Alexandra Stan. Inizio a muovermi a ritmo della musica sempre guardando il mio migliore amico. In questo momento non mi interessa più niente, non penso più a niente. Voglio solo mandare via tutti i pensieri che in questi ultimi giorni mi stanno davvero tormentando. Voglio sentirmi libera. Ed è proprio così che mi sento adesso. Scatenarmi a ritmo di questa bellissima canzone, come se ad ogni mio movimento uscisse dal mio corpo un'informazione negativa. E non mi sono neanche accorta di star sorridendo, finché non arriva Stiles con due bicchieri in mano che mi guarda come se fossi pazza. 
"Per caso hai già bevuto troppo e non mi hai detto nulla? Non ti ho mai visto così raggiante. Dovremmo controllare Scott" mi dice mentre mi porge la mia bevanda, ma senza neanche pensarci due volte, prendo il mio e il suo bicchiere e li appoggio sul primo tavolo che vedo.
"Non ho bevuto niente Mamma! Mi sto solo divertendo, cercando di mettere da parte tutte le cose brutte successe negli ultimi giorni. Dovresti farlo anche tu." non gli lascio tempo di rispondere che subito lo prendo per mano e lo porto in pista. Non è molto abituato alle feste e si vede dalla sua rigidità, è così carino.
"Lasciati andare Stiles! È una festa cavolo, divertiti. Se succede qualcosa a Scott, stai tranquillo che lo vediamo. In ogni caso un piano non lo abbiamo, quindi tanto vale tenerlo sott'occhio e divertirsi contemporaneamente, giusto?!" cerco di incoraggiarlo, tentando di farlo muovere un po' ma sembra essersi convinto. 
È veramente impacciato, sembra una statua quasi. Uno Stiles che fa dei passetti a destra e a sinistra muovendo qualche volta le braccia, ma che al tempo stesso si guarda attorno per chissà quale ragione, è davvero uno scenario divertente. Iniziamo a 'ballare' insieme e, sentendosi un pochino più sicuro, vedo il pelato coinvolgersi sempre di più nella musica. Mi poggia una mano sul fianco e continuiamo a scatenarci trasportati dal ritmo della musica. Non ho mai visto questo lato di Stiles, o almeno non che io ricordi. Sono felice che si stia lasciando andare. Ha bisogno veramente di distrarsi questo ragazzo, specialmente dopo quello che è successo oggi pomeriggio. Lui, più di me e Scott, ha cercato di scoprire più cose possibili, e penso che abbia anche passato qualche notte in bianco.
Ci stiamo divertendo tanto quando vediamo venire verso di noi Scott, ma non sembra stare in ottima forma o almeno non è l'atteggiamento che mi aspettavo dopo "un'appuntamento con una ragazza stupenda". 
"Scott che hai?" gli chiede confuso Stiles guardandolo. 
"Stai bene?" provo io, questa volta, visto che non ha risposto al pelato.
Scott, dopo avermi lasciato un rapido sguardo, va spedito verso l'uscita dalla casa. Dietro di lui vedo che Alison lo segue, così tento di capirci qualcosa da lei.
"Ehi Alison. Cosa è successo a Scott?" le chiedo con Stiles al mio fianco.
"Non ne ho idea, stavamo ballando quando a un tratto si è come sentito male, e se né andato. Vado a vedere di fuori, se lo trovi fammi sapere, okay?" e dopo aver aspettato un mio gesto, esce anche lei dalla casa. 
La seguiamo e la vediamo parlare con Derek per poi salire in macchina con lui. Prendiamo velocemente la macchina e ci dirigiamo il prima possibile a casa del nostro migliore amico.

*****************************

Arriviamo in tempo record davanti alla sua porta e subito Stiles inizia a bussare incessantemente.
"Vattene" sentiamo Scott dall'altra parte del pezzo di legno che ci separa.
"Scott siamo noi" risponde immediatamente il pelato, e vediamo che Scott apre appena la porta. 
"Facci entrare! Scott! Posso aiutarti..." ritenta Stiles iniziando ad agitarsi. 
"No, devo andare a prendere Alison" controbatte il moro divaricando di qualche centimetro in più la porta.

 


 

"Sta bene, l'ho vista andare via dalla festa, lei sta bene, davvero. Scott aprici" questa volta sono io che provo a convincerlo a lasciarci entrare, usando un tono stranamente calmo. 
"Credo di sapere dov'è andata" dice Scott, ignorandomi completamente e continuando a pensare a lei. Grazie mille, davvero. È un onore essere considerata così tanto.
"Su facci entrare per favore" risponde Stiles ormai su una crisi di nervi.
"È Derek, Derek Hale il lupo mannaro, è lui che mi ha morso, lui ha ucciso quella ragazza nel bosco" dopo questa confessione, io e il pelato ci guardiamo preoccupati, indecisi se dirglielo o meno. Considerando che quasi sicuramente lo verrà a sapere e potrebbe arrabbiarsi, tenendo conto anche che è un lupo mannaro, alla fine optiamo per un'amara verità. 
"Scott... Derek è andato via con Alison mi pare" detto questo però Scott chiude la porta a chiave, lasciandoci fuori come due carciofi. Tanto non siamo preoccupati per niente, e non stiamo facendo i salti mortali per evitare un omicidio, ma va là! 
"SCOTT" urliamo contemporaneamente io e Stiles continuando a bussare. 
Corriamo verso la macchina, in direzione, poi, della casa della mia nuova amica. Sono stanca di correre sempre dietro alle persone.
Ci troviamo di fronte a casa Argent e, appena arrivati davanti alla porta, Stiles suona incessantemente il campanello. 
"Stiles smettila, hanno sentito!" togliendogli la mano dal pulsante.
"Non mi importa, devono capire che è un caso urgen..." proprio quando sta per terminare la frase, ecco che la Signora Argent apre la porta. 
"Salve Signora Argent, noi non ci conosciamo, siamo degli amici di sua figlia. La cosa le sembrerà assurda, molto assurda in realtà, direi che il termine assurdo non..." inizia a parlare frettolosamente Stiles facendomi alzare gli occhi. Tende sempre ad esagerare ogni cosa. Ormai ha più ansia lui di me, e ce ne vuole.
"ALISON, è per te" urla la madre di Alison non togliendoci gli occhi di dosso, dopo neanche cinque secondi notiamo la ragazza che si affaccia dalle scale.
"Ehi Alison, siamo venuti a dirti che abbiamo trovato Scott. Sta bene non preoccuparti, poi penso ti spiegherà e si scuserà domani lui stesso." inizio io il discorso prima che attacchi Stiles, rischiando di peggiorare la situazione. 
Salutiamo cordialmente la Signora Argent e ci scusiamo per il disturbo, in seguito saliamo in macchina andando alla ricerca di Scott.

**************************

Stiamo ripercorrendo per la seconda volta la strada nel bosco quando, finalmente dopo un'intera notte a cercarlo, vediamo Scott vagare alquanto pensieroso e solo quando Stiles accosta proprio a fianco lui, il moro ci nota. 
"Sapete che mi preoccupa di più?" ci chiede una volta salito.
"Se pensi Alison ti do un pugno in faccia" risponde sarcastico il pelato alla guida. Peccato che io non sia sarcastica per niente.
"Probabilmente ora mi odia" dice Scott scompigliandosi la folta massa di capelli. 
"Non credo affatto, credo che tu debba inventarti qualcosa per scusarti..." incomincia a consigliargli Stiles.
"Oppure potresti dirle la verità e rivelarle il fantastico fatto che sei un lupo mannaro" continuo io, interrompendo il pelato. Scott si volta a fissarmi tra il sorpreso e il perplesso, cercando di comprendere se quello che ho appena detto è veramente ciò che penso o se stessi semplicemente scherzando. In risposta alzo semplicemente le spalle, rivolgendo la mia attenzione al paesaggio fuori dal finestrino.
"Va bene pessima idea Beth... inventeremo qualcosa" risponde Stiles cercando di consolarlo dandogli una pacca sulla spalla. 
"Al massimo ti incateneremo nelle notti di luna piena, e ti darò da mangiare solo dei topolini. Una volta l'ho fatto con un boa." detto questo tutti e tre ridiamo. Se non ci fosse Stiles che in queste situazioni.

******************************

Penso di aver dormito, si e no, quei venti minuti di macchina che servono per arrivare dal bosco fino a scuola. Non sono proprio dell'umore e sento di non aver abbastanza forza per superare questa giornata scolastica. Alla prima ora ho lezione di storia, e prima che questa inizi, decido di andare in bagno a sciacquarmi la faccia, sperando con tutta me stessa che questo mi svegli un pochino. 
"Ti sei divertita talmente tanto ieri sera, da essere così devastata?" alzo di scatto la testa presa dallo spavento e guardo la ragazza che ha parlato attraverso lo specchio.
"Lydia, mi hai spaventato! Comunque sì, è stata una gran bella festa. Ma più che altro non ho dormito molto questa notte" le rispondo sorridendo, passandomi un'ultima sciacquata sul viso omettendo come ho passato realmente la serata scorsa.
"Mmh... con chi hai passato la notte?"
"Come? Con nessuno, non sono interessata al momento..." non so nemmeno io cosa sto dicendo e perché sono così tanto nervosa.
"Si certo. E il ragazzo moro? Tesoro, puoi fregare gli altri ma non me!" non so veramente cosa rispondere, mi limito a guardarla negli occhi tramite lo specchio cercando di trasmetterle i miei enormi dubbi. La conosco da neanche una settimana e già è riuscita comprendere i miei silenzi.
"Vieni qui! Mi prendo io un po' cura di te, adesso" mi fa appoggiare al lavandino e, dopo aver preso la sua trousse dei trucchi, inizia a rendermi più presentabile. 
"Porti le lenti a contatto?" mi chiede la rossa guardandomi attentamente l'occhio destro. 
"Si, per venire a scuola e a volte per uscire. Non mi piace indossare gli occhiali" abbasso leggermente il viso per distogliere, forse, l'attenzione di Lydia dal mio occhio, ma lei me lo rialza subito sorridendo e finendo il lavoro che aveva iniziato.

 

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Capitolo 2
*** 2. Second Chance at First Line ***


*Personaggi e battute completamente prese da Teen Wolf. Ho semplicemente aggiunto un personaggio, ma la storia seguirà perfettamente la serie, o quasi. Buona lettura! :)*

 

 "Siamo nel campo di Lacrosse della nostra scuola e il coach ha detto alla squadra di fare il solito esercizio di difesa e attacco, o qualcosa del genere. Jackson si trova davanti alla porta con la racchetta alta e aspetta impazientemente che il ragazzo davanti a lui vada a lanciare. Il ragazzo, a me inizialmente sconosciuto, inizia a correre verso la porta con la palla nella racchetta; ma, quando gli manca davvero poco dal far gol, Jackson riesce a fermarlo, facendolo cadere di pancia e si può subito notare la scritta sul retro della sua divisa. 'McCall 11'. Scott si rialza immediatamente, ritornando all'inizio della fila provando per la seconda volta l'attacco; e direi che questa volta è perfettamente riuscito nell'impresa. Jackson è stato sbattuto violentemente a terra e si possono udire bene i suoi lamenti per il dolore alla spalla. Scott, d'altro canto, si accascia, iniziando a prendere delle grandi boccate d'aria, come quando prendi un grosso colpo al petto e non riesci a respirare. Stiles gli corre immediatamente incontro preoccupato, probabilmente capendo già cosa stava succedendo al suo migliore amico. Lo aiutò ad alzarsi e corsero, sicuramente, verso gli spogliatoi mentre una persona, dal viso conosciuto, li osservava sotto l'ombra di un grosso albero poco lontano da loro. Una volta raggiunti i bagni, il mezzo lupo non stava affatto bene. Si poteva scorgere benissimo il suo nervosismo crescere ad ogni parola del pelato; tentava di controllarsi facendo dei respiri molto profondi, ma ad un tratto scoppiò, facendo uscire delle affilate zanne e i suoi occhi si colorarono di un giallo intenso. Si poteva notare il panico negli occhi dell'amico in piedi di fronte a lui, in cerca di una rapida soluzione. Scott iniziò ad inseguirlo ringhiando, non sapeva cosa stava succedendo, non era cosciente di quello che stava facendo al suo migliore amico. Prontamente Stiles trovò un estintore poco lontano da lui e non esitò neanche due secondi dal prenderlo e usarlo per calmare il neo lupo. Fortunatamente ha avuto effetto, Scott è tornato normale, ma non ricorda niente di quello che è appena capitato. Non ricorda che stava per uccidere il suo migliore amico."

Mi alzo velocemente a sedere, prendendo grandi boccate d'aria. Continuo a ripetermi che era solo un bruttissimo incubo, eppure sembrava così reale. Se ci penso, riesco a sentire sulla mia pelle i suoi respiri affannati, la sua voglia di sangue, la paura del pelato, i brividi alla vista delle zanne e degli occhi gialli. Sono ancora frastornata e mi gira un po' la testa per essermi alzata troppo in fretta, ma questo non mi frena dall'infilarmi velocemente le scarpe e correre verso la casa dal mio migliore amico preoccupata da morire. Le gambe mi bruciano e mi implorano di fermarmi, ma non posso. Devo accertarmi che stia bene. Dopo neanche dieci minuti sono davanti alla sua porta di casa a bussare come una matta. Probabilmente i suoi vicini staranno pensando che mi manca qualche rotella e staranno già chiamando una casa di cura, ma poco mi importa dei loro stupidi pensieri.
Quando apre finalmente la porta, non gli lascio neanche tempo di dire qualcosa, che mi butto a capofitto tra le sue braccia. Lo stringo più forte che posso, quel sogno mi ha causato talmente tanta paura che ho pensato serialmente che potesse essergli successo qualcosa.
È stupito, lo percepisco, non se lo aspettava, ma dopo neanche un secondo ricambia l'abbraccio, stringendomi di più a sé. Mi sento così sollevata, sono così felice che stia bene e mi do della stupida ad aver pensato che quel bruttissimo incubo potesse essere reale. Lui ora è qui con me. Mi tiene il più possibile vicina a lui, azzardo nel dire che riesco anche a sentire il suo cuore battere e niente mi dà più calma e tranquillità di questo. Non lo so, forse per la grande preoccupazione e paura di poterlo perdere seriamente oppure per questo momento di forte affetto che si è creato tra di noi. Forse è per questo che mi stacco leggermente, gli prendo delicatamente il viso e, dopo aver controllato che stesse veramente bene e averlo fissato per qualche secondo negli occhi, lo bacio. Un bacio dolce, semplice, ma allo stesso tempo che trasmetta tutte le sensazioni provate negli ultimi trenta minuti, tutti i sentimenti tenuti a freno fino a quel momento. Non so perché l'ho fatto, non so con quale coraggio almeno e, in questo istante, mi sto dando della stupida due volte. Per quale motivo non penso mai prima di fare qualcosa? Perché sono sempre così impulsiva? Perché sono così imbecille? Mi stacco velocemente, ma non mi allontano troppo. Va a capire cosa penserà adesso.

 

 Va a capire cosa penserà adesso
 

"Io... A me... Io, scusa. Non so cosa..." ma fortuna che mi sta interrompendo, quante cazzate sarebbero uscite altrimenti. Riposa in fretta le sue labbra sulle mie e mi porta dentro casa, chiudendo la porta e appoggiandomi contro essa. I sorrisi nascono spontanei e c'è questa grandissima voglia, dentro di me, di non staccarmi più. Al tempo stesso però sono confusa. Mi sembra sbagliato vivere questo momento, stare così stretta tra le sue braccia, baciarci e coccolarci. Provo dei forti sentimenti, gli voglio un grandissimo bene, ma non sono le stesse sensazioni che sento quando accanto a me c'è un'altra persona. Non posso e sarebbe inutile negarlo. Saliamo in camera e ci stendiamo sul letto, rimanendo sempre abbracciati. Sono appoggiata alla sua spalla destra e lui mi sta accarezzando i capelli mentre io gli disegno dei piccoli cerchi sul petto. È così rilassante tutto ciò.
"Posso sapere il motivo di questa bellissima visita?" abbassa lo sguardo e mi sorride. Dio aiutami a non restarci secca.
"Niente di troppo serio. Mi sento una stupida solo a pensarci" ricambio il sorriso e mi metto a giocare con i suoi capelli.
"Voglio sapere questa cosa stupida" ed eccolo qui, quell'alzamento di sopracciglia che tanto mi fa impazzire.
"Ho fatto un sogno. In pratica durante un allenamento di Lacrosse, Scott si è trasformato. Siete andati negli spogliatoi e ha quasi cercato di ucciderti. Ma tu sei troppo intelligente! Hai trovato un estintore e l'hai usato contro di lui. Poi puff, il lupo mannaro è tornato umano. L'unica cosa bella è che quello sbruffone di Jackson è stato sbattuto per terra. Quello sì che mi è piaciuto. Però è stato stranissimo, è come se lo avessi percepito sulla mia pelle, come se lo stessi vivendo realmente. Mi sono preoccupata, così sono corsa immediatamente qui." rido ancora al pensiero di tutta questa storia e poso gli occhi sul pelato che mi sta guardando scioccato e sorpreso. Si vede che non sa cosa dire, così continuo
"Ma ehi, tranquillo. È tutto a posto. Tu stai bene, Scott sta bene e non è successo nulla. Era solo un incubo."
"No! No no no, Beth..." si tira su a sedere e mi fissa dritta negli occhi.
"Quello che mi hai raccontato adesso, di questo tuo sogno. Non era un incubo. È successo veramente. Oggi pomeriggio." mi metto nella sua identica posizione e metabolizzo quanto mi ha appena detto.
"Ma sei sicuro?"
"È un po' difficile dimenticarsi del proprio migliore amico mentre tenta di sbranarti, sai?! La cosa strana è che tu hai sognato l'intera scena." ci fermiamo due minuti a pensare. In effetti, riflettendoci, è davvero una cosa surreale. Mentre succedeva tutto quel casino sul campo da Lacrosse della scuola e poi negli spogliatoi, io vedevo tutto in tempo reale, come se dovessi vivere quel momento. Ma a ripensarci meglio, a Beacon Hills non succedono cose normali da parecchio tempo.
"Vabbhe sarà stata una coincidenza. Passo troppo tempo in vostra compagnia, chiaro che poi faccio gli incubi con voi presenti"
"Ah sì, noi ti facciamo fare gli incubi?" mi guarda con la sua solita faccia da bambino in cerca di vendetta, infatti inizia a solleticarmi il fianco, per poi finire a farmi il solletico ovunque. Il silenzio della casa, e penso anche quello delle case affianco, è rotto dalle mie risate e dalle sue, causate dalle mie. Lo soffro tantissimo e probabilmente è uno dei miei punti deboli. Ricordo che quando ero bambina mio padre me lo faceva sempre, nei momenti liberi al pomeriggio, quando facevo arrabbiare, quando mi vedeva triste e non sapeva come tirarmi su di morale. C'era tanta di quella allegria e spensieratezza, mi mancano quei giorni. Con il passare del tempo, i miei genitori si sono sempre più distaccati da me. Non mi chiedevano più come stavo, non mi chiedevano di stare con loro quando non lavoravano, non giocavamo più insieme, non ridavamo, a volte non mangiavamo neanche più insieme. O mancava mamma o papà, mai tutti e tre. In compenso hanno iniziato a tenermi il triplo sott'occhio. Hanno voluto la lista completa delle persone che frequentavo, quanti anni avevano, da dove venivano, dove vivevano, che scuola frequentavano, in quali posti andavano e nei quali portavano anche me. Mi hanno messo il coprifuoco, anche se spesso e volentieri lo infrango per poter partecipare alle avventure di Stiles. Insomma, da tanta felicità e libertà, ora sono come in prigione. Fortuna che poi ho incontrato i ragazzi, Noah, Melissa, che praticamente sono diventati la mia famiglia.
Abbiamo riiniziato a coccolarci e a scambiarci dei piccoli e dolci baci.
"Sei pronta per il compito di matematica di questa settimana?" mi chiede rovinando TOTALMENTE il momento. Lo guardo sconcerta e poi scoppio a ridere. Avete presente quelle risate che partono quando siete nel panico? Ecco, questa è la causa della mia reazione.
"Ma fra tutte le cose che potevi dire, proprio matematica? No, non sono pronta per niente. Non ci capisco una mazza e non so neanche dove mettere le mani per primo. Penso che non verrò quel giorno a scuola." sbuffo mettendomi a sedere e strofinando le mani tra i miei capelli. Matematica. La materia che mi dà più problemi in assoluto. Non ci trovo un filo logico. Non riuscivo a fare nemmeno quei stupidi problemi semplici da elementari, tipo 'se hai 10 mele e ne mangi 7, quante mele rimangono?'. Giuro che non riuscivo a farli. Mia mamma si disperava ogni volta che si sedeva vicino a me cercando di aiutarmi. E mi scoccia. Mi scoccia un sacco non essere capace. Ho ottimi voti in tutte le materie, e poi arriva matematica.
"Se vuoi ti aiuto, me la cavo abbastanza" imita la mia posizione e mi fissa.
"Ti ringrazio, ma ti farò letteralmente impazzire. Non voglio vederti mentre scappi" gli sorrido e distolgo lo sguardo. Non mi piace quando le persone conoscono i miei 'punti deboli'. Faccio sempre la spavalda, quella che sa tutto di tutti, quella che non si fa buttare giù da niente, quella che non sta mai zitta quando sa di avere ragione. Ma, in realtà, ci sono tante cose che mi rendono triste o che comunque fanno cambiare subito il mio umore.
"Accetto il rischio di impazzire, ma mai potrò scappare da te" alzo velocemente lo sguardo e lo trovo mentre mi osserva con una faccia talmente dolce che farebbe sciogliere qualsiasi cosa. Ed è proprio adesso che ho compreso quanto lui mi conosca. E sorrido. Cosa si può fare in queste situazioni? Quando la felicità è alle stelle, forse anche più in alto. Un gigantesco sorriso, che parte da un orecchio e arriva all'altro. Gli butto le braccia attorno al collo e lo stringo forte. Consapevole di avere al mio fianco la persona migliore di questo pianeta. Ad interrompere questo fantastico momento è la notifica di un telefono. Il suo telefono. Dopo aver sbuffato, si alza per andarlo a prendere e per vedere chi ci avesse disturbato.
"È Scott, dice che devo andare in videochiamata" si avvicina alla scrivania e apre il computer, nel frattempo prende una specie di fucile giocattolo e si siede. Mi avvicino e scoppio a ridere vedendo quanto è imbecille il mio pelato. Saluto Scott che, in un primo momento, sembra sorpreso, ma poi ricambia.
"Che cos'hai scoperto?" chiede il moro al di là del computer.
"Niente di buono, Jackson si è lussato la spalla." poverino, è un vero peccato! Ma fatemi il piacere, spero abbia imparato la lezione quello sbruffone con la puzza sotto al naso.
"Per colpa mia?" domanda quasi preoccupato Scott.
"Perché è un'idiota" rispondo prima che possa farlo il ragazzo vicino a me che, tra l'altro, mi dà ragione.
"Ma potrà giocare?"
"Ancora non si sa. Adesso però contano su di te sabato" dice Stiles un po' preoccupato e dispiaciuto per l'amico. Scott chiude gli occhi stressato. Nel frattempo prendo posto sulla sedia affianco a quella di Stiles, sono stanca di stare in piedi come una statuina. Fisso un secondo lo schermo e subito mi salta all'occhio un dettaglio che prima non mi pareva di aver visto. Anche Stiles sembra averlo notato, infatti si avvicina al computer e guarda dietro la figura del nostro amico.
"Che c'è?" Scott ha visto il nostro cambiamento e ci guarda preoccupato. Subito il pelato inizia a scrivere sulla chat della videochiamata 'sembra...'
"Sembra che cosa?" domanda impaziente il moro. La connessione fa brutti scherzi e purtroppo non funziona bene, Stiles continua scrivendo 'che qualcuno sia dietro di te.'
"Che cosa?" vediamo Scott ingrandirsi, segno che si è avvicinato alla schermata e deve aver visto effettivamente qualcuno, dato che si gira. Di colpo Derek lo prende per il collo e lo spiaccica al muro, facendo terminare la videochiamata.
"Scott... SCOTT!" Stiles prova a far ripartire la chat, ma niente. L'account di Scott risulta disconnesso.
"È Derek, magari vuole parlargli del fatto che è diventato un lupo mannaro e lo vuole mettere in guardia su alcuni dettagli" dice guardandomi. Quell'uomo, però, mi incute parecchio terrore, mi sembra una calamita per i guai. Non a caso, da quando l'abbiamo visto, si sono creati molti problemi. E se magari volesse fargli del male, se magari non volesse parlare? Sarà il caso di andare a controllare?
"E se non fosse così? Stiles mi sembrava un po' arrabbiato, un po' tanto in effetti. E se avesse bisogno di noi? Facciamo un salto veloce, solo per controllare che sia tutto okay." stavo già per alzarmi, quando il suo telefono si illumina, rivelando un messaggio di Scott in cui ci avverte che sta bene e non ci dobbiamo preoccupare. E allora perché sono più agitata di prima?
"Visto è tutto a posto, Scott sa cavarsela" mentre lo dice mi guarda dritta negli occhi e, per questa volta, mi sforzo a lasciar perdere, almeno in questo momento. Gli scriverò più tardi.
"Al massimo, è stato bello conoscerlo e passare questi anni insieme a lui" alza le spalle e la sua faccia assume una di quelle sue classiche espressioni da pesce lesso, che mi fanno sempre tanto ridere.
"Stiles!!!" lo rimprovero, mentre alzo gli occhi. Se non lo conoscessi così bene, probabilmente penserei che fosse serio, ma so che prova un affetto grandissimo per lui.
"Questo non toglie il fatto che è veramente imbranato" sorrido appena sentendo che non è cambiato per niente nel corso degli anni. Lo fisso per un po', notando quanto sia effettivamente un bellissimo ragazzo e una fantastica persona. Sono così fortunata ad averlo al mio fianco. Lo abbraccio per la centesima volta oggi e mi coccolo a lui.
"Tutto bene?" mi domanda, notando il mio cambio d'umore.
"Tutto benissimo."
"Sei sicura? Non mi devi nascondere nulla, voglio sapere tutto di te."
"Non devi sapere nulla, sai già tutto. Sono sempre stata un libro aperto per te. Anche se le cose non te le dicevo direttamente, tu intuivi già cosa mi succedeva ed eri sempre lì a sostenermi e aiutarmi. Perciò si, sono sicura di star bene. Anzi sono felice, perché sono nel mio posto preferito con la mia persona preferita." lo sento mentre mi stringe ancora più a lui.
"Ceni qui, con me?" mi domanda mentre si lascia coccolare dal mio tocco.
"Neanche da chiedere." ci sorridiamo e, prendendoci per mano, scendiamo in cucina.
Appena entriamo in cucina, vediamo Noah intento ad apparecchiare la tavola.

 


 

"Buonasera sceriffo" gli faccio un cenno con la testa come saluto e lo vedo mentre prende un altro piatto da aggiungere ai due già presenti sul tavolo.
"Ciao cara, mangi qui?"
"Se mi volete, resto molto volentieri" ridacchio appena e lo aiuto ad aggiungere le ultime posate.
"Se fosse per me, ti adotterei." Mi sorride in segno di ringraziamento, ricambio e mi avvicino a Stiles riprendendogli la mano.
"Ehm... papà, noi pensavamo di ordinare qualcosa. È un problema? Se mi dici cosa vuoi, prendo anche per te" vediamo lo sceriffo rifletterci un attimo, nel frattempo noi iniziamo a scherzare tra di noi e a scegliere cosa ordinare.
"Come mai siete così felici?" ad interromperci è proprio il padre del ragazzo al mio fianco. Ci sta fissando con una faccia strana, una di quelle che assume quando deve interrogare qualcuno di losco.
"È stata una bella giornata..." risponde vago il pelato, abbassando lo sguardo sulle nostre mani unite.
"Cosa mi nascondete?"
"Niente papà dai, hai deciso cosa ordinare?" cambia velocemente argomento Stiles, ormai in panico per le troppe domande.
"Quale altro disastro avete combinato? Devo corrompere qualcuno?" incrocia le braccia all'altezza del petto e ci guarda come quando un genitore deve rimproverare il proprio figlio per aver fatto qualcosa di sbagliato.
"Niente Noah, te lo assicuro. Cerco di tenerlo fuori dai guai" alzo gli occhi e sorrido ricordando qualche sera fa, quando era stato beccato nel bosco alla ricerca di un corpo che non doveva cercare.
"Perché vi tenete per mano?" adesso ha una faccia più maliziosa, diciamo. Stiles ed io ci fissiamo per mezzo secondo e stacchiamo subito le nostre mani, mettendoci dritti sul posto. La situazione sta diventando veramente imbarazzante. Sento le guance bruciare e percepisco il calore della stanza aumentare notevolmente.
"Perché siete tutti rossi? Avete caldo?" oh mamma mia, oggi è la serata delle domande a quanto pare. Alzo appena gli occhi e vedo Noah che ci guarda confuso e Stiles che è letteralmente in panico. Con la coda dell'occhio colgo un movimento di testa e ritorno a guardare l'uomo di fronte a noi. Ha alzato il mento, come quando ti viene in mente un'idea geniale.
"Cosa succede fra voi due? Non è che... si insomma, state insieme?" abbasso velocemente lo sguardo, dando massima attenzione alle mie scarpe. Non so proprio cosa rispondere e neanche cosa pensare. Non ne abbiamo ancora parlato di questo fatto. È decisamente la serata più imbarazzante della mia vita.
"Okay papà, basta! Facciamo che ti arrangi per la cena uhm, che ne dici? Bene, siamo d'accordo. Buona serata, ciao ciao ciao" prende in mano la situazione Stiles, cacciando suo padre dalla cucina mentre quest'ultimo se la rideva tranquillo.
Abbiamo appena ordinato da Mc Donald's, ora siamo stesi sul suo letto in attesa che ci arrivi il cibo. Dopo la conversazione avvenuta poco prima con suo padre, non è più volata una mosca tra di noi. Guardiamo entrambi il soffitto bianco sopra di noi. Nella stanza c'è un silenzio strano, non è pesante, ma nemmeno rilassante. Non sappiamo cosa dire o cosa fare, e questo si sente. Si gira, rivolto verso di me e sospira. Volto la faccia nella sua direzione, senza però cambiare posizione del corpo.
"Ho una proposta" dice semplicemente. Annuisco in risposta, attendendo che lui continui.
"Vediamo come vanno le cose. Aspettiamo prima di dirlo ai quattro venti. Se vediamo che ci piace, possiamo anche ufficializzarlo, altrimenti troveremo una soluzione. Una cosa è certa: non voglio perderti. Per nessun motivo al mondo" ma cosa ho fatto per meritarmi una persona così. È talmente dolce, gentile, comprensivo, bello. Dio se è bello. Passerei ore solo a guardarlo.
Un ragazzo semplice, con i capelli castani e gli occhi che gli illuminano il viso. Penso che potrei perdermi a guardarli, non mi stancherei mai. Ho imparato a memoria ogni suo neo, ogni suo sorriso, ogni suo sguardo, ogni suo respiro. E lo adoro. Lo adoro per come si pone, per quello che pensa, per le piccole attenzioni che dà a me e alle persone che ama. Lo adoro perché cambia idea sempre, perché con lui non si sa mai come finirà la giornata. Lo adoro quando mi racconta quello che ha fatto durante il giorno, quando mi racconta i guai che ha combinato e sappiamo tutti che sono tanti. Lo adoro perché quando ama lo fa fino in fondo, non si risparmia, da tutto sé stesso, basti pensare a Scott e a tutto quello che abbiamo passato insieme. Lo adoro quando mi permette di stare con lui, dentro al suo mondo. E mi dà così fastidio questo grande "ma" che mi rimbomba nella testa. Non se lo merita. In che casino mi sto cacciando.
Qualcuno bussa alla porta e, dopo la risposta da parte di Stiles, vediamo il padre di quest'ultimo entrare con il nostro ordine. Iniziamo a mangiare, in un clima di gioia e spensieratezza. 
"Okay, senti questa..." si ferma qualche secondo per mandare giù il pezzo di panino che stava masticando e riprende a guardarmi.
"Sai perché quando il cielo è nuvoloso si deve contare solo fino a sette?" neanche tempo di finirla, che lo vedo già ridere. Ma come siamo finiti a raccontarci questo?
"Non lo so, e non so se voglio saperlo" lo sguardo un po' storta, sapendo che questa barzelletta finirà molto male e non farà ridere nessuno, all'infuori del diretto interlocutore.
"Perché altrimenti piove a dir... otto!" e come avevo immaginato, Stiles scoppia a ridere rotolando sul letto. Mi copro la faccia con le mani, cercando di dimenticare questa oscenità. Come ho già detto, non fa per niente ridere; ma vedere il pelato, che a momenti piange a causa della sua reazione esagerata, mi riempie il cuore di gioia.
"Dopo questa, me ne vado"
"No daiii, resta. Sopportami. E poi ERA BELLISSIMA QUESTA‼" mi ha preso delicatamente il polso quando ho fatto per alzarmi e adesso mi fissa ancora ridendo.
"Te ne racconto un'altra" mi tira verso di lui e ci stendiamo bene sul letto, buttando i vari recipienti e tovaglioli per terra.
"No, ti prego" la mia voce è uscita piuttosto disperata, ma in realtà non vedo l'ora che parli.
"Un signore chiede a un passante: Mi scusi, per andare al cimitero dove devo prendere l'autobus?" mi guarda come se si aspettasse che la conoscessi e che terminassi al posto suo. Poi alza le sopracciglia, mi lascia un piccolo bacio e continua.
"E il passante gli risponde: In faccia" dopo di che, ricomincia a ridere come un matto. Devo ammettere che è MOLTO squallida e, forse, anche un po' macabra, ma questa ha fatto ridere anche me.
Continuiamo così per tutta la serata. Tra stupide barzellette, tante risate e infiniti baci, le ore sono passate veloci. L'orologio appeso alla parete segna le 23:27.
"Stiles... posso dormire qui? Non mi va di tornare a casa dai miei." gli chiedo sconsolata. Sono veramente troppo appiccicosi i miei genitori. Da quando hanno cambiato lavoro, sono esageratamente opprimenti. Mi vietano qualsiasi cosa. Abbiamo combattuto tanto per le uscite di sera, e abbiamo trovato un'eccezione che, detta in tutta sincerità, mi va più che bene: finché sono con Stiles e Scott va bene, purché rispetti il coprifuoco stabilito, che tra l'altro scade tra esattamente 3 minuti. Prendo il telefono in mano, pronta già a scrivere a mia madre della mia variazione per la notte.
"Vuoi dormire... si insomma, tu vuoi dormire qui?" lo guardo all'istante e lo vedo molto nervoso e imbarazzato. Che abbia esagerato come sempre? Magari è presto? Perché mi vado sempre a incasinare!
"Ehm... se posso ovvio. Non voglio creare problemi. Sai che c'è? Vado a casa. Non ti preoccupare, dimentica la mia assurda richiesta. Io sono davvero stanca, il cervello non mi connette molto bene" mi esce una risata causata dall'imbarazzo che provo in questo momento. Sento le guance che mi bruciano e, pur di non farmi vedere in questo stato, inizio a prendere tutte le mie cose cercando di nascondermi sotto i capelli. Ma lui mi ferma e mi alza la testa, facendo incrociare i nostri sguardi.
"Mi farebbe piacere... se restassi intendo." non c'è malizia, non ci sono doppi sensi. Solo tanta dolcezza, affetto e voglia di coccolarsi. Ora come ora non desidero altro.
Mando veloce un messaggio a mia madre che, come se si aspettasse un mio avviso, mi risponde immediatamente e uno a Scott giusto per chiedergli come sta, ma quando non ricevo risposta, ripongo il telefono nella borsa. Ci mettiamo a letto. Inizialmente stiamo separati, sento il mio braccio destro a contatto con il suo. Nessuno dice niente, né tanto meno fa qualcosa. Poi, quasi come leggendoci nella mente, ci abbracciamo. Lui avvolge un braccio attorno alle mie spalle e mi accarezza dolcemente i capelli, mentre io mi accoccolo al suo petto tracciando dei disegni astratti su di esso. Ci rilassiamo entrambi e, dopo poco tempo, ci addormentiamo uno tra le braccia dell'altro.

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Siamo arrivati a scuola prima del previsto e, come al solito, ci appoggiamo al muretto davanti al parcheggio ad aspettare quel ritardatario di Scott. Questa mattina non sono proprio dell'umore giusto, sarà matematica alla prima ora? Molto probabile. Poi non so, ho una strana sensazione che non mi lascia tranquilla e direi che, con quello che abbiamo passato negli ultimi giorni, me lo posso permettere.
"A cosa pensi? Non hai detto una parola da quando siamo usciti di casa" mi domanda il pelato prendendo e giocando con la mia mano.
Provo ad elaborare un discorso sensato, ma come provo ad esporlo, ecco che il principino si degna di considerarci.
"Ehi ragazzi, scusate il ritardo" appena lo vedo vicino a noi, ritiro la mano da Stiles e mi siedo di fianco a quest'ultimo senza dire una parola.
"Scusa Betty se non ti ho risposto al messaggio ieri sera, ero crollato e l'ho visto solo questa mattina" sento lo sguardo di entrambi su di me, eppure continuo a guardarmi le scarpe cercando di rendermi invisibile. Devo andarmene.
"Non ti preoccupare. Io vado dentro, ho matematica alla prima e voglio ripassare un po' gli esercizi. Ci vediamo a pranzo" non aspetto nemmeno una loro risposta che già mi incammino. Sento un 'ma cosa è successo?' e un 'non lo so, ieri non era così' come risposta, ma ho deciso comunque di lasciar perdere e andare avanti con la mia strada.
Appena entro in aula mi siedo nel penultimo banco al centro. Con gli anni ho imparato che in questa posizione il professore non ti chiama mai, non capisco ancora il perché ma mi basta per non cambiare mai posto. Comincio a riguardare gli esercizi che il prof ci ha dato per l'altra volta e, vedendo tutti i miei punti interrogativi disegnati e le mie innumerevoli cancellature, mi dispero ancora di più e lascio decisamente stare. 
Velocemente la classe si riempie e neanche mi accorgo che Scott si è seduto alla mia sinistra, finché non mi chiama.
"Betty tutto okay?
"Certo, super carica e felice di iniziare questa fantastica lezione" gli rispondo semplicemente, concludendo con un sorriso più finto della voglia di insegnare di Harris, nostro professore di chimica. Non riesce a dire nient'altro che entra l'insegnante, chiamando alla lavagna il mio amico e Lydia per svolgere l'esercizio per compito. Vedo Scott guardarmi e mimarmi un "aiutami", ma ha decisamente sbagliato persona.
"Scott, non so fare niente. I miei esercizi sono tutti cancellati" gli sussurro, tanto so che mi sente comunque. 
Grazie al cielo la lezione finisce e alla fine il mio amico viene aiutato da Lydia, che ho scoperto essere una grande cervellona. L'avreste mai detto? Raccolgo le mie cose con calma e nel mentre lascio uscire i miei compagni, in modo anche da avere un momento di serenità. 
"Betty, posso chiederti un favore?" riconoscerei questa voce ovunque e poi lui è l'unico che mi chiama così.
"Dimmi Scott" alzo lo sguardo e lo trovo seduto nel banco di fronte al mio.
"Oggi ti va di venire da me dopo scuola? Non ho capito per niente il nuovo argomento di chimica e tu sei decisamente la migliore del corso. Ti pregooo!" mi guarda con quei suoi occhioni dolci, ed è impossibile restare impassibili. "Devo dirti anche delle cose e in più vorrei passare del tempo con te, è da un po' che non abbiamo uno momento nostro, mi manca." Mi guarda dritta negli occhi e giuro che il mio cuore ha fatto una capriola.
"Va bene, ci vediamo poi all'uscita" distolgo lo sguardo, raccolgo la mia borsa e vado dritta alla mia prossima lezione.

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Ho ancora 10 minuti prima della mia ultima lezione della giornata e sto raggiungendo Stiles e Scott in fondo al corridoio, che sembrano stiano scrutando lo sceriffo parlare con il preside da lontano. Cosa sta succedendo qui? 
Mentre mi dirigo verso di loro, vengo presa dal polso da Miss Lydia Martin.
"Allora, oggi vieni con me a fare un po' di shopping?" mi sfodera un bellissimo sorriso e mi porta di fronte al suo armadietto, dove prende i libri per la classe successiva.
"Facciamo domani? Oggi aiuto Scott in chimica
"Scott? Il moretto? Quel moretto?" incalza particolarmente "quel" e credo di sapere a cosa stia pensando. Dannazione alla tua intelligenza Lydia Martin.
"Siamo amici da una vita Lydia" alza altezzosamente gli occhi e so che ha capito perfettamente tutto.
"Se lo dici tu"
"Tu piuttosto? Nascondi la tua intelligenza dietro al lucidalabbra?" mi appoggio all'armadietto e osservo la sua espressione cambia totalmente. 
"Non so di cosa tu stia parlando. Studiare non fa per me" si lascia scappare una piccola risata e si guarda attorno, come per assicurarsi che nessuno stia ascoltando la conversazione.
"Tesoro, puoi fregare gli altri ma non me" le cito le identiche parole che lei mi disse qualche giorno fa in bagno e sembra proprio accorgersene. 
"Che rimanga tra di noi" mi prende leggermente il braccio e mi guarda dritta negli occhi.
"Come rimane tra di noi l'argomento di tu sai chi" non serve aggiungere altro. Entrambe sappiamo che mai avrei rivelato questa sua dote, anche se non è nulla di cui vergognarsi, e lei non avrebbe aperto bocca sui miei sentimenti troppo incasinati. 
"A proposito, avrei disperatamente bisogno di un aiuto in matematica? Che ne dici?" provo a fare gli occhi dolci, proprio come Scott fece con me per chimica, gesto che la fece sorridere e alzare gli occhi.
"Domani?"
"E lo shopping?
"Lo vuoi sì o no l'aiuto?"
"Sei la migliore!" e la stringo in un forte abbraccio, mentre lei si lascia scappare una piccola risata. In quel esatto momento ci raggiunge Jackson con un altro ragazzo della squadra di lacrosse.
"Beth, ti presento Josh. Josh, lei è la mia migliore amica Elizabeth" guardo stranita la ragazza al mio fianco e per non sembrare maleducata, stringo la mano al ragazzo di fronte a me.
"Piacere bellissima" mi lascia un bacio sulla mano, rendendo la situazione ancora più strana e imbarazzante di prima. In risposta mi limito a sorridere e ritiro subito la mano, pulendola sui pantaloni senza farmi vedere. Fortunatamente ci raggiunge Scott e, dopo che Lydia mi ha lasciato un pizzicotto sul braccio, gli altri tre si allontanano. 
"Ora devo andare a fare una cosa, ma ti aspetto nel parcheggio va bene?"
"Scott..." lo sguardo male e non c'è bisogno che continui. Sa bene quali sarebbero state le mie parole.
"Lo so, lo so, lo so, hai ragione. Ti prometto che sarà la prima e l'ultima"
"Sappiamo entrambi che questa è una bugia. Non fare promesse che non puoi mantenere." detto ciò, lo saluto con la mano e mi allontano, dirigendomi verso l'ultima lezione.

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Siamo nella camera di Scott ed è la quinta volta di seguito che provo a spiegargli l'argomento. Lui continua a fissarmi, come se fosse sul punto di dirmi qualcosa, ma puntualmente non esce nessuna parola. 
"Hai capito?" lo guardo stranita sperando in una risposta positiva, ma lo conosco troppo bene.
"Mi dispiace"
"Per cosa? Per essere così ignorante in chimica o per non avermi ascoltato per la quinta volta di seguito?" incalzo leggermente quel 'di seguito', l'ho già detto che oggi non è giornata? Bene. Se sono venuta qui per aiutarlo in chimica, perché cavolo non mi ascolta? O almeno non mi dice cosa non capisce nello specifico?
"Mi dovrei offendere?" sembra rifletterci su, mentre mi guarda confuso.
"Va bene Scott, pausa!" mi alzo della sedia, appoggiando il libro che avevo sulle ginocchia sulla scrivania, e mi butto sul letto.
"Comunque no. Cioè anche, ma non era proprio per quello. Intendevo altro." si blocca a fissarmi e vedendo, penso, la mia faccia confusa, continua "Mi dispiace. Per tutto. Per come ho trattato te e Stiles. Per le cose che ho detto. Ho sperato fino all'ultimo che fosse tutto un brutto sogno, che fosse solo frutto di uno shock, anche se percepivo il cambiamento in me. Sono stato così stupido. Voi volevate solo aiutarmi, come fate sempre, mentre io non volevo credervi." apprezzo queste sue parole. In effetti dopo quel pomeriggio a casa di Stiles non ne avevamo più parlato, non abbiamo avuto la possibilità di confrontarci e sono contenta che ora abbia tirato fuori l'argomento. Non porto rancore, per quello che è successo poi. "È da un po' di giorni che ci penso e non sopporto il fatto di averti ferito, di avervi ferito. Per non parlare di quando ho letteralmente quasi attaccato Stiles, con l'altro me" si siede a fianco a me e mannaggia a te Scott. Il mio cuore inizia a battere più veloce e spontaneamente la mia mente mi ricorda la scena dell'incubo avuto ieri, che alla fine non era proprio un incubo dato che stava succedendo anche nella realtà. O sì?
"Sì, lo so." 
"Te l'ha detto Stiles? Gli avevo chiesto di non dirti niente, volevo essere io il primo a raccontartelo" si scombina i capelli nervosamente e punta lo sguardo di fronte a sé. 
"Bhe... diciamo che me l'ha solo confermato. In realtà c'è una cosa che devo dirti, è un po' strana"
"Più strana dell'essere un lupo mannaro?" mi guarda con un sopracciglio alzato per poi smorzare la situazione con uno dei suoi spettacolari sorrisi. E sì amici, un po' ci sono rimasta.
"Touché! Comunque no, in sintesi stavo facendo il mio pisolino pomeridiano e ho fatto un sogno. Quello che succedeva nel mio sogno, stava tipo accadendo anche nella realtà. Ho visto voi sul campo, il tuo scontro con Jackson, i tuoi occhi cambiare colore, Stiles che ti portava negli spogliatoi e tutto ciò che è avvenuto dopo" non ho il coraggio di guardalo negli occhi, mi sento sempre così piccola di fianco a lui. Mi prende delicatamente la mano e me la stringe.
"Hai ragione, siamo due tipi strani" mi scappa una piccola risata e mi impongo di spostare lo sguardo su di lui.
"Ti batte forte il cuore" davvero perspicace Scott, complimenti. Ti meriti una medaglia. 
"Bhe, considerando che si trova nella mia cassa toracica, sì Scott, lo sento" stacco la mano dalla sua e mi alzo in piedi cercando di cambiare discorso prima che faccia qualche strana domanda.
"Dai vieni, riprendiamo chimica" non faccio in tempo a raggiungere la scrivania, che mi prende per il polso e mi stringe in un forte abbraccio. Quanto mi era mancato.

 

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Stiles entra in fretta e furia in camera di Scott, si piega sulle ginocchia prendendo grandi boccate d'aria. Cos'è, hai fatto il giro del mondo di corsa?
"Che hai trovato? Come l'hai trovato? Dove l'hai trovato? E si ho preso una pasticca per stare sveglio" cosa?
"Ho trovato qualcosa da Derek" gli risponde velocemente Scott mentre si alza in piedi e si avvicina al nostro amico.
"Okay, fermi tutti! Stavo tentando di spiegargli chimica, si può sapere di cosa stiamo parlando adesso?" 
"Sta mattina sono andato a casa sua. Nel bosco..." inizia a dire Scott
"Tu hai fatto cosa? Ma ti sei rincoglionito?"
"Qualcosa sepolto lì odorava di sangue" risponde con nonchalance, ignorando completamente il mio commento.
"Ma è stupendo! Cioè è terribile, il sangue di chi?" gli dà corda Stiles, che dopo un mio sguardo, cambia tono di voce e si passa una mano nei capelli.
"Non lo so, ma quando lo sapremo, tuo padre potrà arrestare Derek." Scott si mette faccia a faccia con il pelato e dopo avergli messo le mani sulle spalle continua "e poi cercheremo un modo per non farmi trasformare, perché non ho intenzione di saltare quella partita." Stiles gli sorride entusiasta e si danno il cinque.
"Quindi la prossima tappa è?" entrambi girano lo sguardo verso di me e, dopo avermi preso ognuno per un polso, saliamo in macchina.

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In 10 minuti arriviamo all'ospedale. Scott, appena trova la strada per l'obitorio, si avvia lasciando me e Stile nella sala d'attesa. 
"Ciao Lydia" sento il pelato e nel mentre appoggia una mano al muro per reggersi.
"Forse non ti ricordi di me. Sto dietro di te a biologia. Ah, comunque... ho sempre pensato che tra noi ci fosse un legame, mai espresso ovviamente" non riesco a vedere la mia amica, ma immagino già la sua reazione da 'badass'. È così sbagliato ridere? "Magari potremmo provare a conoscerci un po' meglio" vedo il mio amico passarsi una mano nei capelli e guardarsi attorno agitato.
"Un secondo, resta in linea" sento dire dalla rossa "Non ho sentito quello che hai detto, credi che valga la pena ripeterlo?
"No, scusa. Io mi siedo qui, tu telefona pure" si siede a fianco a me e prende casualmente un opuscolo sulle mestruazioni. 

 


 

"Tranquillo, passerà..." gli do una pacca sul ginocchio e cerco in tutti i modi di trattenermi dal ridere. Mi sento una così cattiva amica, ma andiamo la scena era davvero comica.
A un certo punto vediamo Lydia con Jackson, i quali, dopo essersi baciati, mi notato a fianco a Stiles e mi salutano. Una volta usciti, mi volto verso il pelato che ha una faccia piuttosto scocciata. Ci guardiamo per un secondo negli occhi e sì, abbiamo decisamente bisogno di parlare. Ad interrompere il momento è l'arrivo di Scott.
"Oh, Scott!" si alza immediatamente Stiles e io lo seguo a ruota.
"L'odore era lo stesso
"Sicuro?" gli chiedo.
"Si
"Ha sepolto l'altra metà del corpo nella sua proprietà. incredibile" scuote la testa, alternando lo sguardo tra me e Scott.
"Ora finalmente abbiamo le prove" riprende Scott.
"Io dico di usarle" inizia ad incamminarsi Stiles verso l'uscita 
"Come?" chiede Scott mentre lo segue con me al suo fianco. 
"Prima dimmi una cosa: fai tutto questo perché vuoi fermare Derek o perché ti ha detto di non giocare a Lacrosse?" ci fermiamo tutti e tre e ora gli occhi sono tutti sul nostro amico lupo.
"Aveva dei morsi sulle gambe Stiles, dei morsi
"Okay, ora ci serve una pala." usciamo definitivamente dall'ospedale e, per la centesima volta, saliamo in macchina.

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È un pessimo piano. È un piano davvero orrendo. È un piano che non ha un cavolo di senso. Siamo tutti e tre nella jeep di Stiles, nascosti dietro diversi alberi, davanti a casa di Derek Hale. Devo davvero ribadire che è un piano terribile? In più è piena notte, siamo circondati dal bosco e dal buio. Vediamo il proprietario della casa salire in macchina e andarsene, e di certo i miei due eroi non perdono tempo. Scendono con tutta l'attrezzatura per scavare, che hanno trovato in casa, e ci avviciniamo verso il punto che ci indica Scott.
"Aspetta, c'è qualcosa di diverso" ci ferma proprio quest'ultimo.
"Diverso in che senso?" chiedo cercando di rendermi utile, al posto di lamentarmi sempre.
"Non lo so" camminiamo fino ad arrivare alla presunta 'tomba'
"Dai facciamolo e basta" prende l'iniziativa Stiles, cominciando a scavare. Dopo un po' di lavoro mi guardo attorno preoccupata. Ricordate il brutto presentimento? Ecco, ora mi sta letteralmente divorando lo stomaco. 
"Ci stiamo mettendo troppo" si ferma Scott guardandosi attorno.
"Continua a scavare" risponde Stiles continuando a sterrare. 
"Ragazzi ho una pessima sensazione. Che facciamo se torna?" domando preoccupata.
"Ce la squagliamo" ribatte tranquillo il pelato.
"E se ci prende?" continua Scott al mio posto, facendo fermare tutti. 
"Ho in mente un piano" ci comunica Stiles.
"Sarebbe?" domanda realmente interessato Scott.
"Tu corri da una parte, tu da un'altra e io dall'altra. Chi viene preso prima si arrangia
"Che razza di piano è? È ancora più orrendo di questo" dico indicando la buca che si trova sotto i nostri piedi.
"Okay, fermi fermi" ci informa il pelato iniziando a scavare con le mani. Riusciamo a trovare un sacco, legato da tantissimi nodi e subito cominciamo a slegarli.
"Sbrigatevi" ci mette fretta Stiles.
"Ci provo, accidenti doveva fare proprio novecento nodi?" risponde leggermente in panico Scott.
"Ci penso io" gli prendo il nodo che aveva in mano e velocemente slego anche gli altri. Grazie cuffiette per gli anni di pratica. Apriamo il sacco e quello che si trova all'interno mi fa indietreggiare spaventata, mentre con le mani mi copro gli occhi. Dentro al sacco vediamo infatti la testa di un lupo. 
"Che accidenti è?" urla impaurito il pelato.
"È un lupo" complimenti Scott, Mister Ovvio è qui tra noi.
"Sì, questo lo vedo. Ma non avevi fiutato del sangue. Sangue umano" lo rimprovera Stiles non riuscendo a staccare lo sguardo dalla 'cosa'.
"Vi avevo detto che era diverso" si giustifica il lupacchiotto, cercando di focalizzarsi su altro.
"Questo non ha senso, dobbiamo andarcene" quasi li prego per farlo. Mi sono allontanata dalla fossa e l'occhio mi cade su un fiore particolare, che mi sembra di aver già visto.
"Si. Scott aiutami a ricoprirlo" e mentre i miei due amici si occupano della testa, io mi avvicino alla piccola pianta. Le ricerche con Stiles. Ecco dove l'ho già visto.
"Stiles!"
"Che c'è?" mi domanda, dandomi la massima attenzione.
"Può essere quel fiore?" lo vedo avvicinarsi e abbassarsi per osservarlo meglio.
"Ma di cosa state parlando? È solo un fiore" ci guarda stranito Scott, mentre aspetta Stiles per finire il lavoro. 
"Credo proprio tu abbia ragione Beth. Penso sia strozzalupo" mi conferma il pelato al mio fianco.
"Cosa sarebbe?" ci chiede confuso il nostro amico.
"È.... non hai mai visto l'uomo-lupo?" gli domanda Stiles guardandolo stranito.
"No" risponde l'altro negando anche con la testa. Lascio i miei due amici discutere su vari film mannari e riporto la mia attenzione al fiore, come lo alzo, noto che attaccata si trova una corda. Lo faccio presente anche agli altri due e quando sento il loro sguardo su di me e sull'oggetto che ho in mano, tiro la corda scoprendo che questa forma una sorta di spirale nella terra, che una volta terminata si illumina di un forte colore rosso. Vi prego ditemi che ho le allucinazioni. Scott si alza stupito e si allontana leggermente dallo scavo. 
"Ragazzi..." ci dice continuando a guardare sconvolto la buca. Ci avviciniamo velocemente a lui e, con disgusto e dispiacere, troviamo l'altra metà mancante del corpo. Mi appoggio sconsolata alla spalla di Scott e distolgo lo sguardo da quella povera ragazza.
La mattina dopo arriva la polizia che è venuta a prender Derek a casa sua, dopo che abbiamo fatto la denuncia. Io e Scott siamo appoggiati alla macchina di Stiles che osserviamo tutta la scena. Vedo Derek mentre guarda il ragazzo al mio fianco e, dopo che gli mettono le manette, lo fanno entrare dentro la macchina. Entrambi notiamo Stiles avvicinarsi alla macchina, mentre ci fissa e ci fa segno di stare zitti. Cerchiamo in tutti i modi di dissuaderlo, ma lui entra comunque nel posto del passeggiero. 
"Stiles" prova a urlargli Scott, ma ormai lo vediamo mentre prova a parlare con Derek. 
"Non ci credo" sospiro stanca, appoggiandomi con entrambe le mani alla macchina. Il mio amico si gira verso la mia direzione e mi poggia una mano sulla schiena in segno di supporto. Immediatamente mi partono mille brividi per tutto il corpo, e averlo al mio fianco mi dà così tanta pace e serenità. Intravedo Noah dirigersi verso Stiles e tirarlo fuori. Per la prima volta dopo tutta la nottata appena passata, prendo in mano il telefono notando le miriadi di chiamate e messaggi da parte dei miei. Sono fottutamente morta. Scott, che era ancora al mio fianco, mi guarda tra il preoccupato e una persona che sta per ridere a crepapelle. Semplicemente mi mima un 'buona fortuna' mentre mi allontano per chiamarli. Dopo neanche due squilli la voce di mia madre mi invade l'orecchio sinistro.
"Elizabeth Rosaline Gray! Si può sapere che fine hai fatto? Ti abbiamo mandato centinaia di messaggi e lasciato non so quanti messaggi in segreteria. Ti sembra il modo di sparire per tutta la notte senza avvertire nessuno. Stavamo per venirti a cercare, poi ci ha contattati una certa Lydia Martin dicendoci che dormivi da lei. Potevi avvisare signorina. Eravamo preoccupati che ti fosse successo qualcosa, questa città non è così tranquilla come tu e i tuoi amichetti credete, sai. Quando tornerai a casa faremo meglio i conti. Mi sono spiegata?!" non sono riuscita a fermarla, o almeno non ho osato. Come mi ha risposto, ha iniziato tutta la ramanzina senza neanche prendere fiato. Anche se più che preoccuparmi per la mia punizione di quando tornerò a casa, mi ha lasciato solo tanta curiosità e punti di domanda. Lydia mi ha protetta? Come faceva a sapere dove fossi o cosa stessi facendo? E cosa intendeva quando ha detto che questa città non è tanto tranquilla? Che sappiano di Scott? O di più? 
"Scusami tanto mamma, sto prendendo un taxi adesso. 20 minuti e sono a casa e vi racconterò tutto, lo prometto" rispondo velocemente prima che si arrabbi ulteriormente. Dopo un "sarà meglio" chiude la chiamata, lasciandomi incollata con il telefono vicino all'orecchio. Direi che in questa nottata abbiamo compreso tutti che i miei brutti presentimenti, oltre che esseri veri, possono pure peggiorare. Mi prendo altri due minuti per pensare a una scusa plausibile da raccontare e per respirare più aria fresca possibile. Ho così tante emozioni che mi invadono il corpo, la testa, il cuore, che quasi non respiro. Sento gli occhi pizzicare e, quando sento qualcuno abbracciarmi da dietro, li chiudo cercando di non far peggiorare la situazione. 
"Tutto okay Betty?" sono certa abbia sentito tutta la telefonata. 
"Si, tutto bene. Devo tornare a casa." lo sento semplicemente annuire e, dopo avermi stretta un'ultima volta, ritorna alla macchina lasciandomi tempo per ricompormi. Una volta raggiunti, saliamo in macchina e imbocchiamo la strada di casa. All'inizio regna il silenzio, poi Scott prende parola chiedendo tutto ciò che avevamo scoperto sullo strozzalupo e perché fosse piantato vicino al corpo della lupa. 
"Nessuna informazione sullo strozzalupo come fiore sepolcrale." ci informa il lupacchiotto con il telefono in mano.
"Continua a cercare." gli risponde Stiles, lanciandomi qualche occhiata dallo specchietto retrovisore.
"Magari è un rituale. Forse è così che si seppellisce un lupo mannaro. O magari è un'abilità speciale, qualcosa che devi imparare." ipotizzo sia per non far creare nuove idee strane, sia per dar un segno ai miei amici che mi sono tranquillizzata.
"È nella lista delle cose da fare" mentre il pelato parla, vedo che Scott sta iniziando a comportarsi in modo strano "Sotto a capire come riuscire a giocare stasera." alza leggermente gli occhi per poi tornare a prestare attenzione alla strada, poi continua "per le ragazze lupo mannaro sarà diverso.." non fa in tempo a finire che Scott lo interrompe.
"OKAY, smettila
"Di fare che cosa?" domanda ingenuamente il ragazzo alla guida.
"Di dire 'lupo mannaro', ti diverte così tanto? Basta!" vedo Scott prendere grandi boccate d'aria e aggrapparsi con le mani a qualcosa di stabile.
"Stai bene?" gli chiedo decisamente preoccupata per il mio amico.
"No, non sto bene. Non sto bene per niente." mi risponde con molto affanno.
"Alla fine dovrai accettarlo Scott, prima o poi..." continua tranquillo Stiles senza notare minimamente le condizioni del ragazzo al suo fianco. Sta solo che peggiorando. 
"Non riesco
"Stiles, io penso che stia male fisicamente. Non per l'argomento della conversazione!" poggio una mano sulla spalla di Scott tentando di tranquillizzarlo e lui si aggrappa al polso stringendomelo con forza.
"No. Non riesco a respirare" Stiles inizia a sbandare un po' "Ti prego, accosta" continua Scott, facendo cadere l'occhio nello zaino di Stiles dove trova lo strozzalupo. "L'hai tenuto?" appoggio la mia mano libera su quella di Scott, mi sta davvero frantumando il polso e provo un dolore insopportabile.
"Che cosa avrei dovuto farci?" chiede Stiles nel panico come tutti in quella macchina. 
"FERMA LA MACCHINA" e come vediamo gli occhi gialli, ci blocchiamo tutti. Stiles spaventato frena di botto, esce veloce dalla macchina portando lontano lo zaino e lanciandolo poi via. Nel mentre vedo Scott barcollare fuori dalla macchina e quando esco per raggiungerlo, inizia a correre in mezzo al bosco. Presa dal panico e dalla paura di non so più neanche di cosa, cerco di stargli dietro. Davvero pessima idea Elizabeth! Sento di star sudando esageratamente e le gambe non mi reggono più. È la seconda volta che corro così tanto per un ragazzo, non dovrebbe essere il contrario? I miei capelli, a causa del vento, mi finisco davanti al viso e quando vado per scostarli, inciampo in una radice e crollo rovinosamente a terra. Mi porto una mano alla bocca per tentare di contenere i versi di dolore. Sento la caviglia pulsarmi incessantemente e non so cosa fare. Resto seduta per non doverla sforzare e nel mentre provo ad urlare il nome di entrambi i miei migliori amici, che a quanto pare sembrano avermi completamente abbandonata. Dopo cinque minuti di assordante silenzio, mi alzo e appoggiandomi ai vari tronchi mi incammino verso la strada, con la speranza che Stiles non mi abbia lasciata a piedi. Di sto passo arrivo domani a casa, fortuna che dovevano essere 20 minuti di taxi. A un certo punto sento il rumore di rametti spezzati e presto mi trovo con un braccio attorno al collo del mio migliore amico e il suo a cingermi il fianco. Lo ringrazio a bassavoce, anche se può sentirmi perfettamente. Ma più di tutto ringrazio che non abbia fatto cazzate, perché ne abbiamo combinate già troppe. Arriviamo velocemente alla macchina e senza proferire altre parole, mi accompagnano a casa. Mi aiutano a scendere e come poggio piede per terra vedo i miei che corrono in mio soccorso. Mio padre mi prende in braccio portandomi in casa, con mia mamma che mi riempiva di domande. Come mi poggia sul divano, vedo due persone sconosciute.
"Tesoro, loro sono Victoria e Chris Argent. Volevamo presentarteli, ma date le tue condizioni è meglio se vai a letto"
"Argent hai detto?" domando subito incuriosita, mentre mi alzo con l'aiuto di mio padre.
"Sì, ci siamo già conosciuti?" mi risponde questa volta Chris.
"Oh no, io... ehm, conosco Alison. Abbiamo diverse classi insieme e siamo amiche" gli sorrido e quando mi ricambiano, li saluto e mi faccio portare in camera.

**************************

Per fortuna, con un po' di ghiaccio e tante bende a tenerla ferma, la caviglia è tornata più o meno a posto mentre, per quanto riguarda il polso, lo copro con diversi strati di garza per nasconderei i piccoli lividi e tagli che gli artigli di Scott mi hanno lasciato. Questa sera si terrà la tanto attesa partita di Lacrosse. Diciamo che il piano 'cercare di non far trasformare Scott in lupo mannaro' non è ancora stato completato, ci stiamo lavorando certo, ma ci sono ancora dei problemi tecnici. E per 'problemi tecnici' intendo che non abbiamo proprio idea di dove iniziare e come fare. Se c'è una cosa che non proprio condivido, ma che mi faccio andare bene comunque, è che per noi la speranza è alla base di tutto. Alla domanda 'come riusciamo a far giocare Scott alla partita senza che si trasformi e attacchi qualcuno?', la risposta è stata rispettivamente 'speriamo vada bene'. Siamo dei grandi. Sto aspettando sulle tribune che questa serata passi il più in fretta possibile, quando vedo entrare in campo Stiles e poco più dietro Scott che sta parlando con Lydia. Mi faccio notare dei miei amici e, dopo che mi lanciano uno sguardo preoccupato, alzo in alto i pollici e cerco di fare una faccia incoraggiante, per quanto possibile. 'Ci riuscirai, okay?! Io credo in te, so che puoi farcela" sussurro in direzione del mio amico lupo che con un sorriso forzato entra in campo.
La partita è iniziata da neanche 15 minuti ed è già un disastro. Non è così difficile notare le ostilità che regnano sul campo, in particolare all'interno della nostra squadra. Infatti nessuno sta passando la palla a Scott, l'unico in grado di fare punto. Che branco di incapaci. Quando la palla è per terra, il mio amico e Jackson si buttano su di essa, ma è quest'ultimo ad avere la meglio che, dopo aver buttato a terra Scott, prende la palla e fa gol. La tribuna inizia ad esultare, ma purtroppo non riesco a fare lo stesso. Il pensiero ricade sempre sul mio amico e su quello che può aver causato all'altro lui. Lydia mi passa un cartellone e non bado neanche a vedere cosa c'è scritto. I miei occhi sono incollati su Scott, che vedo agitarsi dopo essere stato isolato dalla squadra. In un momento in cui la palla vola in aria, il mio lupo salta per prenderla e, schivando tutti gli avversari, fa gol. Immediatamente lascio il cartellone e, insieme a tutti quelli della tribuna, esulto. Io e Stiles ci guardiamo per un secondo, quanto basta per capire la verità su quanto appena accaduto. 

 


 

"Vai Scott! Così! Non mollare!" continuo a gioire per il mio amico che sta procurando alla squadra parecchi punti. Se tutto questo poteva sembrare normale e lui un semplice giocatore molto bravo, la parte strana arriva quando gli avversari spontaneamente passano la palla a Scott, che corre verso la porta schivando gli altri rivali e portando a casa un altro punto. La tribuna e la panchina dei nostri giocatori sono in fibrillazione. Ultima azione. Scott ha la palla. Fermo non molto distante dalla porta. Vedo Stiles alzarsi in piedi. "Oh andiamo! Puoi farcela. Scott, puoi farcela" si volta nella mia direzione e finalmente tira la palla, facendo gol. I tifosi scoppiano in un boato, mentre velocemente entrano in campo per congratularsi con la squadra. Rincorro, nelle mie limitate agilità, Scott che sta scappando verso gli spogliatoi. Quando entro trovo il casco lanciato a caso e dei frammenti di specchio per terra vicino ai lavandini. 
"Scott! Scott, sei qui?" inizio a girare tra i vari armadietti in cerca del mio amico.
"Scott, ti prego" sento vari rumori inquietanti e mi sto leggermente spaventando. 
"È tutto okay Scott" gli dico dopo averlo visto appoggiato al muro della doccia. Il cuore inizia a battere forte e mi sta salendo giusto un po' di panico. Non so cosa fare. Non so cosa dirgli. E se mi attacca? Sono gracile e del tutto incapace di difendermi. Mi avvicino cautamente e gli tocco piano la spalla. Così opto per essere una semplice amica. Cerco in tutti i modi di reprimere la mia ansia in questo momento e i pensieri sulla sua figura trasformata, e semplicemente mi congratulo con lui per la sua prestazione in campo. Sperando che funzioni.
"Scott va tutto bene. La tribuna era entusiasta. Tutti avevano gli occhi puntati su di te. Tutti ti ammiravano. Sei stato spettacolare. Sei un campione Scott." non faccio in tempo a dire o fare altro che sento qualcuno arrivare da dietro e, quando mi giro, vedo Alison con il fiatone. Anche il mio amico sembra accorgersene, infatti si gira e senza aggiungere altro me ne vado, lasciandoli soli. Esco il più in fretta possibile, non riesco a reggere quella situazione. Il fiato si fa più corto, i miei occhi piano si riempiono di lacrime e il mio cuore un po' si ferma per poi riprendere a mille. In che casino mi sono messa. Fra tutte le persone, fra tutti gli studenti, proprio lui e proprio lei. A volte mi sento come se mi trovassi dentro un film comico o, peggio ancora, in quelli dove c'è la sfigata di turno che si innamora del migliore amico, ma lui ha occhi solo per la nuova arrivata nonché nuova amica della sfigata. Devo decisamente finirla di immaginarmi la mia vita come uno stupidissimo film. Sono talmente immersa nei miei pensieri che non noto nemmeno Stiles in piedi al mio fianco. Una volta alzata non riesco a fare altro, che subito vengo stretta dalle sue braccia. Ancora una volta, senza neanche dire una parola, Stiles mi ha capita. 
Il pelato entra in fretta dentro gli spogliatoi e, dopo un profondo respiro, lo seguo. Appena Alison ci vede si allontana da Scott e si avvia verso l'uscita. La saluto con un sorriso che lei ricambia. In fondo non è colpa sua, non è colpa di Scott, non è colpa mia. Semplicemente si provano sentimenti. E c'è sempre chi gioisce e chi soffre. E i ruoli vengono assegnati solo con la fortuna. Pensandoci: io ho avuto una vita intera per scegliere il mio posto con lui, stupidamente non ho mai colto l'occasione. La chiamiamo paura? Orgoglio? Idiozia? Comunque sia, ormai è troppo tardi.
"Il medico legale ha analizzato l'altra metà del cadavere. Il medico legale ha stabilito che l'assassino è un animale. Derek è umano, non un animale. Derek non è l'assassino. Derek esce di prigione." ad interrompere, nuovamente, i miei pensieri è sempre Stiles.
"Stai scherzando?" chiede scioccato e confuso Scott.
"No, e senti la brutta notizia: hanno identificato la ragazza, tutte e due le parti. Il nome è Laura Hale, la sorella di Derek." conclude il discorso il pelato. Mi scompiglio i capelli nervosamente, questa proprio non ci voleva. E ora cosa facciamo?

 

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Capitolo 3
*** 3. Pack Mentality ***


*Personaggi e battute completamente prese da Teen Wolf. Ho semplicemente aggiunto un personaggio, ma la storia seguirà perfettamente la serie, o quasi. Buona lettura! :)*
 

Non sono quel genere di persona che rimugina in continuazione sulle cose, ma è difficile dimenticare la scena di ieri sera di Scott e Alison, è difficile accettare dei sentimenti che non vorrei provare o almeno non per la persona per cui li provo. Il mal di testa mi sta uccidendo, questa notte non ho chiuso occhio. Un altro stupido ed inquietante incubo, ma questa volta era diverso. Mi ricordo della notte in cui Scott è stato morso, mi ricordo del lupo, dei suoi occhi rossi, della sua grandezza, del suo ululato, della sua cattiveria. Sono sicura di averlo rivisto anche nel mio sogno, ma in forma differente. Penso che avesse forma umana, ma di certo non riesco a collegarlo a nessuno di mia conoscenza. Non che mi ricordi molto in realtà, era tutto molto confuso e sfocato e, come ho aperto gli occhi, tutto ciò che è rimasto è solo un'immagine nera. Questa mattina mi è venuta a prendere Lydia. Mi ha addirittura scelto i vestiti, proprio come mia mamma quando avevo 7 anni, e mi ha portato a fare colazione. Devo ammettere che è stato piacevole, più passo del tempo con questa ragazza più mi affeziono. Abbiamo parlato del più e del meno, mi ha raccontato delle sue cose con Jackson (per mio grande interesse, P.S.: da notare l'ironia), della sua famiglia, di amici, feste, scuola e ci siamo messe d'accordo per il nostro pomeriggio di studio. Ora mi trovo al mio armadietto ad aspettare i miei due migliori amici, mentre la rossa è andata in bagno a rifarsi il trucco. "Devo essere bellissima per Jackson" parole sue. Finalmente vedo i due venire nella mia direzione e Stiles dare uno schiaffo sulla testa a Scott. 
"Era incredibile" sento dire da Scott, mentre si massaggia la testa dopo la "carezza" del pelato.
"Incredibile cosa?" mi intrometto nella loro conversazione.
"Scott ha fatto un sogno in cui uccideva Alison... sai, con l'altra parte" tenta di spiegarmi Stiles.
"Oookay, questo è inquietante" alterno lo sguardo tra i due e il mio lupo fa una faccia ancora più preoccupata, perciò mi affretto a continuare "ma era solo un sogno. Non ci pensare" gli faccio un sorriso incoraggiante, che sembra apprezzare. 

 


 

"Sembrava così reale" continua il moro, mentre tutti e tre ci dirigiamo verso l'esterno, al nostro solito muretto, dato che abbiamo ancora 10 minuti di tempo libero. Ma come usciamo dalla porta, davanti a noi vediamo uno scuolabus completamente distrutto e ricoperto di sangue, con la parete in fondo sfondata, su cui si trova un profondo graffio. Mi giro immediatamente verso i miei due amici che, come tutti, hanno una faccia scioccata e spaventata. Non perdo tempo nel prendere il telefono in mano e chiamare subito la mia amica. 
Uno, due, tre, quattro squilli, poi segreteria. Ci riprovo per altre tre volte, ma sempre lo stesso risultato. 
"Probabilmente sta bene" prova a rassicurarci Stiles, mentre con noi al suo fianco, cammina per i corridoi in cerca di Alison. 
"Non risponde ai miei messaggi Stiles" dice Scott
"E neanche alle mie chiamate" aggiungo poi, guardando ogni singolo studente presente nel corridoio.
"Potrebbe essere una coincidenza no? Una spaventosa coincidenza" continua il pelato, non credendoci neanche lui.
"Aiutatemi a trovarla, vi prego" stiamo continuando a cercare in tutti i corridoi, ma niente. Vedo Scott iniziare ad agitarsi. Come svolta l'angolo, si scontra con un armadietto e i suoi occhi iniziano a cambiare colore.
"Scott, non qui. Per favore, controllati. La troveremo e scopriremo cosa è successo questa notte, ma ti prego cerca di calmarti" gli metto una mano sulla spalla e mi assicuro che nessuno ci stia osservando. D'un tratto tira un pugno all'armadietto, il quale si rompe, e riesce a tranquillizzarsi. Gli faccio segno di respirare profondamente e lui mi copia chiudendo gli occhi. La campanella sta per suonare, per questo ci dirigiamo verso la prima lezione della giornata. E udite udite: è proprio quella di chimica. Mi guardo intorno alla ricerca di Stiles, in quanto ha lezione con noi, ma non lo vedo da nessuna parte. Dov'è finito adesso? Caso vuole che Scott si scontri con Alison, facendole cadere tutti i libri. E mai sono stata così felice di vederla. Un disastro è stato evitato e questa giornata sta prendendo una giusta piega. 
"Mi hai spaventata a morte" vedo i due sorridere, perciò li saluto velocemente e mi allontano il più in fretta possibile. Ritorno al volo al mio armadietto per prendere il giusto materiale e, con mia gioia, trovo Stiles. 
"Attenzione, è il Preside che vi parla. Vi starete chiedendo cosa sia successo ieri sera a uno dei nostri scuolabus. La polizia sta lavorando per scoprirlo. Nel frattempo le lezioni si svolgeranno come da programma. Grazie" finito questo discorso, si alza nei corridoi un generale lamento.
"Come stai? La caviglia?" mi chiede il pelato, mentre ci indirizziamo verso la classe.
"Bene. Ci metto ancora le bende solo perché i miei genitori insistono, ma si è ripresa subito. Pensavo peggio. Anche il polso, sono quasi praticamente sparite le ferite, solo qualche crosta" lo vedo annuire e assume una faccia strana, che capisco all'istante. "Stiles..." non faccio in tempo a finire, che mi interrompe
"Dobbiamo parlare" ci fermiamo un momento davanti alla porta di chimica.
"Già, dobbiamo parlare" e ancora una volta nell'arco di due giorni, veniamo interrotti. Questa volta dal professore che ci invita ad entrare e prendiamo subito posto dietro a Scott. 
"Va bene se vengo da te oggi pomeriggio?" mi chiede Stiles appena Harris si gira per scrivere qualcosa alla lavagna.
"Lydia mi aiuta in matematica" rispondo mentre inizio a copiare sul quaderno le formule che il professore ci sta dando, ma come vedo la sua faccia un po' delusa dalla mia risposta, continuo velocemente "ma se vuoi ti mando un messaggio appena abbiamo finito. Magari puoi restare anche a cena" subito mi manda un sorriso e non fa in tempo ad aggiungere altro che Scott si volta verso di noi
"Potrebbe essere mio quel sangue" ci dice preoccupato per quello che abbiamo visto questa mattina fuori scuola. 
"O quello di un animale. Si potresti aver preso un coniglio" gli risponde Stiles, mentre guarda il professore per assicurarsi che non li stia osservando
"Che ne ho fatto?" chiede il lupacchiotto facendo una faccia confusa. 
"L'hai mangiato?" tento di sdrammatizzare, distogliendo lo sguardo dalla lavagna.
"Crudo?" ora la sua faccia è allarmata ed è davvero divertente.

 


 

"No, l'hai cucinato con un fornetto per lupi mannari. Sei tu quello che non si ricorda niente" il sarcasmo di Stiles penso sia la cosa migliore di questo mondo, mi fa sempre ridere e mi fa sempre stare bene. 
"Signor Stilinski, se per lei questo è parlare sottovoce dovrebbe togliersi le cuffie di tanto in tanto" ci interrompe Harris, che in questo momento ci sta fissando.
"Ma..." prova a giustificarsi il pelato al mio fianco
"In più mi state distraendo la signorina Gray. Per questo penso che lei e il signor McCall dovreste stare separati, non crede?
"No" rispondono in contemporanea i miei due amici, mentre io un po' me la rido sotto i baffi. Sono sempre stata la cocca di Harris, che posso farci?! Il prof fa segno a Scott di spostarsi, il quale si mette nel primo banco di fianco una ragazza che è come il prezzemolo, ovunque. 
"Spero che l'ansia da separazione non diventi eccessiva" conclude il prof soddisfatto quando li vede separati, e continua con la sua lezione.
Vedo proprio quella ragazza al primo banco alzarsi e avvicinarsi alla finestra, esclamando 
"Ehi hanno trovato qualcosa" in men che non si dica tutti si alzano, troppo curiosi dagli sviluppi di questo incidente che ha colpito la nostra scuola. Un'ambulanza è ferma sulla strada, mentre dei paramedici stanno portando verso di essa una barella con un signore sopra.
"Non è un coniglio" ci commenta Scott. Mentre stavano girando la barella per farla entrare nell'ambulanza, il tipo sopra di scatto si mette seduto iniziando ad urlare, facendo indietreggiare tutta la classe per la paura. 
"Okay, va bene va bene. Si è svegliato, non è morto. I morti non fanno così." prova Stiles a consolare uno Scott scioccato.
"Sono stato io" ci dice il moro guardandoci terrorizzato.

***********************************

Il resto della mattinata passa in fretta, tra lezioni, noiosissime spiegazioni, pile di appunti presi, compagni che ti cercano solo per aiutarli nei compiti, intravedere Scott e Alison nei corridoi, nervosismo e un immenso sonno. Mi sono appena seduta a mensa e mi sto godendo questi momenti di pace e, per quanto possibile, di silenzio. 
"I sogni non sono ricordi." come sempre parlo troppo in fretta, infatti la soave voce di Stiles arriva presto alle mie orecchie. 
"Allora non è stato un sogno. È successo qualcosa ieri notte, ma non mi ricordo che cosa." ora si è aggiunta quella di Scott e, dopo neanche due secondi, si siedono al mio tavolo. Quest'ultimo di fianco a me, mentre il pelato di fronte a lui. 
"Perché pensi che Derek abbia tutte le risposte?" non ci vuole in gran genio per capire l'argomento della conversazione. Ora so che può sembrare strano, ma sto seriamente rivalutando la figura di Derek in tutta questa situazione. Continua a farmi inquietudine, ma penso davvero che sia l'unico al momento in grado di aiutarci.
"Forse perché fa parte di questo mondo da più di una settimana, a differenza nostra? Quindi ha una maggiore esperienza nel campo e di certo sa come comportarsi in queste situazioni" spezzo una lancia in favore di Derek, rispondendo per prima alla domanda, ovviamente retorica, di Stiles, che mi fa solo guadagnare un'occhiata strana da entrambi i miei amici. 
"In più durante la luna piena lui non è cambiato, aveva il controllo totale. Mentre io sono riuscito addirittura ad attaccare una persona innocente." continua Scott.
"Questo tu non lo sai" tenta di essere positivo Stiles, quando in realtà non vuole avere niente a che fare con Derek.
"Nemmeno tu. Non devo uscire con Alison, annullo tutto." insiste il moro al mio fianco prendendo il telefono dalla tasca. Oh ti prego sì! Questo è un ottimo piano.
"No, non lo annulli okay. Non puoi annullare tutta la tua vita. Inventeremo qualcosa." lo ferma il pelato di fronte. Stai. Zitto. Stiles. Non abbiamo il tempo di dire o fare altro che Lydia si avvicina al nostro tavolo e si siede di fronte a me e a fianco al pelato, che fa una faccia stupita e immensamente innamorata. 
"Inventare che cosa?" interviene la rossa, avendo ovviamente sentito l'ultima parte della nostra conversazione.
"Ehm... parlavamo di compiti" si inventa una pessima scusa Scott.
"Si..." gli dà corda Stiles e subito dopo chiede qualcosa al moro, che però non riesco a capire. 
Presto si aggiungono altri studenti, che penso siano giocatori della squadra di lacrosse, Alison e un'altra ragazza. Mi guardo attorno e vedo il ragazzo, seduto a capotavola, osservarmi in modo strano. No scusate mi correggo, penso stia guardando le mie tette. Questo tipo mi inquieta, ma possibile che sono tutti strani in quella squadra? Ci credo che perdono sempre. Fortuna o sfortuna arriva Jackson.
"Ehi alzati" ordina al ragazzo a capotavola, che ora ha spostato gli occhi sulle tette di Lydia.
"Perché non lo dici a Danny?" tenta di difendersi.
"Perché io non fisso le tette della sua ragazza e della sua amica" risponde Danny seduto vicino a Stiles, mentre Lydia sorride. Jackson riesce a mandarlo via e sedersi al suo posto. 
"Sembra che lo abbia attaccato un animale, forse un puma" continua il ragazzo mangiando una mela, iniziando così il discorso che volevo evitare almeno a pranzo. 
"O un leone di montagna" ribatte Jackson. 
"Il puma è un leone di montagna" puntualizza Lydia un po' innervosita, frase che attira l'attenzione di diversi componenti del tavolo. "Non è così?" aggiunge velocemente dopo che il suo ragazzo l'ha guardata strana, ottenendo però in cambio una mia occhiataccia. Incredibile come si faccia condizionare da quel babbeo.
"Che importa. Quel uomo sarà stato un drogato, sarebbe morto comunque" risponde con indifferenza. 
"Grande sensibilità Jackson, complimenti!" replico immediatamente al suo commento poco consono. Mi volto dalla parte apposta a lui e vedo Scott che mi sorride divertito per quello che ho appena detto.
Stiles prende parola per la prima volta da quando gli altri si sono aggiunti al nostro tavolo "Ho scoperto di chi si tratta, guardate" mette il telefono al centro e fa partire un video: 
"Il dipartimento non ha fornito dettagli sull'incidente, ma ha confermato che la vittima Garrison Myers è sopravvissuto all'aggressione. Myers è stato portato all'ospedale locale, le sue condizioni restano critiche." 
"Bhe io lo conosco" commenta balbettando Scott, mentre io e Stiles lo guardiamo stupiti e preoccupati. 
"Davvero?" chiede la tipa sconosciuta, seduta vicina a Danny. 
"Sì, quando prendevo lo scuolabus, vivevo con mio padre, lui era il conducente." continua alternando lo sguardo tra me e il pelato. 
"Parliamo di qualcosa di più allegro per favore?" chiede fortunatamente Lydia, ponendo fine al quel discorso. So già che lo avrei affrontato in seguito con i miei due amici. "Tipo... ah dove andiamo domani?" riprende mentre tutti si voltano in sua direzione. "Mi hai detto che tu e Scott uscite domani sera, giusto?" risponde guardando solo Alison.
"Veramente stiamo ancora decidendo" la quale ribatte intervallando tra lei e Scott. 
"Bhe, io non starò a casa a guardare le partite di lacrosse. Quindi se vogliamo uscire, dobbiamo andare a divertirci" continua la rossa spostando, questa volta, lo sguardo su di me. 
"Uscire ha detto?" chiede Scott alla ragazza al suo fianco, che in risposta semplicemente alza le spalle.
"Cioè noi quattro? Tu hai intenzione di uscire insieme a loro?
"Sì, sarebbe divertente" mi tengo totalmente fuori da questa conversazione, anche se ci resto molto male. Cerco di non farlo vedere e riprendo a mangiare le mie polpette.

 


 

"Già, divertente come bucherellare la mia faccia con questa forchetta" si intromette Jackson. La mia mente non riesce a non pensare alla scena. Sì, sarebbe decisamente divertente. Mi offro per essere la prima.
"Che ne dici del bowling? A te piace" propone Lydia prendendogli la mano, gesto che indispettisce Stiles.
"Sì, quando c'è una vera competizione" risponde il suo fidanzato con la sua solita altezzosità.
"Chi ti dice che non siamo in grado di competere con te?" lo stuzzica Alison, per poi chiedere a Scott "Tu sai giocare?
"Un pochino" risponde il mio amico visibilmente sotto pressione. 
"Soltanto un pochino, oppure si?" lo pressa Jackson. 
"Sì, in realtà gioco molto bene" replica con decisione, ricevendo una strana occhiata da me e Stiles. È da una vita che non gioca, tipo da quando aveva 8 anni, e anche allora non era bravo. Poi abbiamo smesso di andarci, ero troppo forte e non volevano più perdere. Che bei tempi!
"Bene, allora è deciso. Sarà una fantastica serata a sei" esclama felice e soddisfatta Lydia. Aspetta un attimo? Sei? Sto cercando di capire se stia facendo la finta tonta che sbaglia una semplice addizione, o se stia tramando qualcosa. La risposta mi arriva prima del previsto.
"Io e Jackson, Scott e Alison, Josh e Beth" continua spostando lo sguardo su di me e facendomi poi l'occhiolino.
"Ehm, no. Non l'ho mai deciso" rispondo velocemente molto, ma molto, confusa. Cosa sta pianificando adesso?
"Tranquilla, sarebbe venuto lui a invitarti, ma già che siamo in argomento." mi alza le spalle con quel sorrisino soddisfatto, che non fa altro che irritarmi. Oggi gliene dico quattro, anche cinque.
"Bene, allora ringrazierò anche lui. Ma temo di non poterci essere" tento in tutti i modi di farle capire quanto io sia contraria e irritata da questo suo comportamento, ma questo non fa altro che aumentarle il sorriso.
"Aspetta un attimo, tu esci con Josh?" mi chiede sconcertato Scott.
"No!" "Sì!" rispondiamo in contemporanea io e la rossa di fronte a me. "No, non usciamo insieme. E domani ho da fare. Mi devo preparare per il compito di economia e aiutare mia mamma in una commissione" invento la prima scusa che mi viene in mente, anche se so già che non reggerà.
"Secchiona!" mi commenta Jackson alzando giocosamente gli occhi.
"Meglio secchiona, che ignorante!" in tutta risposta alla sua occhiataccia, alzo le spalle e faccio un sorriso soddisfatto. Finalmente ora sta zitto! 
"Sono solo due ore di sera, non ti togliamo tanto tempo! Ti passo a prendere, non preoccuparti" riprende parola Lydia e, prima che possa controbattere, si alza e si allontana, uscendo poi dalla mensa. Subito dopo suona la campanella e tutti ci dirigiamo nelle nostre rispettive classi.

***********************************

"Va bene, avanti. Dimmi, cos'hai?" mi chiede Lydia alzando gli occhi e sbuffando leggermente, dopo la milionesima volta che la guardo male e le rispondo a monosillabi. Mi ha accompagnato a casa subito dopo scuola e appena entrate ci siamo messe a fare matematica. 
"Cos'ho? Sono irritata e assolutamente, completamente e immensamente contraria alla serata di domani" poggio la penna sul libro e mi focalizzo pienamente sulla mia amica, che tenta di ribattere, ma la blocco "Non ho finito. Punto 1: potevi almeno avvisarmi prima di questa uscita o dirmelo in un altro contesto, magari quando saremmo state solo io e te. Punto 2: Josh? Seriamente? A parte il fatto che se volessi davvero partecipare a questa uscita di gruppo, il mio compagno potevo benissimo sceglierlo da sola. Ma se proprio non resisti, Josh è la migliore opzione?"
"Dai, è stato carino con te. Ti ha dato un bacio sulla mano, non esistono più uomini del genere" mi risponde arricciando leggermente le labbra e guardando intorno a sé. Non ci crede neanche lei a quello che dice.
"Carino? È stato imbarazzante e del tutto inappropriato. E poi uomo? Dove? In che senso? In quale contesto? Te l'ho raccontato di quella volta che eravamo a lezione di storia e una cimice gli è volata davanti alla faccia? Ha iniziato ad urlare, coprendosi la testa con il libro, pregando che qualcuno la mandasse via o la uccidesse." 
"Bhe, guarda il lato positivo. Puoi approfittare di lui, per far ingelosire Scott" mi guarda con uno strano sorriso trionfante e mi fa l'occhiolino. Per me ha solo preso una bella botta in testa, Lydia tutto bene?
"Non lo userò mai per una cosa del genere, soprattutto per una persona che mi vede e mi vedrà sempre come la sua migliore amica." 
"Certo, perché oggi a pranzo quando ho detto dell'uscita tra te e Josh è rimasto indifferente. Tesoro hai i prosciutti sugli occhi per caso?"
"Si è sempre preoccupato di queste cose, ma non per questo ci deve essere un sentimento dietro. Ti ricordo poi che esce con Alison. Sì, proprio la nostra amica. Non le farò mai nulla del genere" come nomino il nome della nostra amica, la sua faccia cambia espressione. Sembra mi stia nascondendo qualcosa.
"Va bene, allora sarà solo un'uscita tra amici. Dopo domani sera non dovrai più vedere Josh o starci insieme. Il moretto sotto sotto nasconde qualcosa, è solo troppo attaccato all'idea della vostra amicizia." nel mentre mi dice questo, la vedo raccogliere le sue cose e mettere tutto nella borsa e quasi come leggendomi nella mente,
"Ora vado. Jackson mi aspetta. Fai la brava. Ci vediamo domani" mando un messaggio veloce a Stiles per dirgli di partire e poi accompagno la mia amica alla porta. "Gli hai mandato un messaggio?" alza le sopracciglia e si morde il labbro inferiore.
"Oddio sei incredibile!" mi lascio scappare una piccola risate "Non a chi pensi tu. Devo parlare con Stiles di alcune cose" ci riflette un po' su, come a ricordarsi di chi sto parlando. "Era seduto vicino a te oggi a pranzo. Capelli corti, un po' goffo e impacciato, ci siamo visti anche in ospedale qualche giorno fa." ma soprattutto irrimediabilmente innamorato di te. Non glielo avrei mai detto, o almeno non ancora. Sono così simili, ma al tempo stesso i due poli opposti. Penso che insieme starebbero molto bene.
"Ci vediamo domani" mi liquida velocemente con un abbraccio, per poi salire sulla sua macchina e allontanarsi sempre di più. 
Ritorno in camera e sistemo le cose fuori posto, per poi gettarmi sul letto in attesa del mio amico. Ripenso alla conversazione avvenuta poco prima con la rossa e vorrei che fosse tutto dannatamente vero. Scott geloso di me? Un sogno meraviglioso che non si avvererà mai. Lo conosco dalla terza elementare. Alcuni miei compagni mi davano sempre contro a causa dei soldi dei miei, che erano soliti finanziare gli eventi della mia scuola, in più spesso e volentieri mi escludevano dai loro giochi. Poi un giorno i miei avevano avuto un problema al lavoro e mi hanno accompagnato velocemente a scuola, dimenticandosi di prepararmi la merenda. Scott vedendomi senza cibo, durante l'intervallo, si sedette vicino a me e dividemmo il suo panino con la marmellata. Fin da subito abbiamo iniziato a parlare e scherzare tantissimo. È stato il mio primo vero amico. Dopo un paio di giorni si è aggiunto Stiles e da quel momento il nostro trio è diventato invincibile. Il nostro rapporto si rafforzava man mano. Poi iniziarono gli scherzi, le bravate, i segreti da tenere nascosti ai nostri genitori, le scappatelle di notte, i dolori, gli amori, tutto vissuto insieme, come se fossimo una sola persona. C'è stato solo un piccolo periodo in cui mi ero leggermente staccata, quando avevo conosciuto questo ragazzo Philip. Ma questa è un'altra storia. Fatto sta che poi il mio cuore è ritornato al suo posto. 
Il campanello di casa mi riporta alla realtà e, quando inizia ad insistere, mi alzo velocemente e vado ad aprire.
"Pensavo ti fossi addormentata" mi dice il pelato mentre entra in casa, appendendo il cappotto all'attaccapanni dell'ingresso.
"Bhe dopo un pomeriggio intenso di matematica, c'ero molto vicina" entriamo in camera e ci mettiamo stesi sul letto. Uno di fianco a all'altro, a pancia in su, a fissare il soffitto color giallino. Mi sembra tutto un déjà-vu.
"Devo dirti una cosa" prende parola Stiles voltandosi leggermente dalla mia parte.
"Anche io" lo imito e subito lui si alza in piedi, iniziando a camminare avanti e indietro.
"Parto io. Non so come iniziare o che parole usare" alterna la mano tra il mento e i capelli e la sua andatura così nervosa un po' mi tranquillizza. È sempre il solito Stiles.
"Stiles, dillo e basta. Sono la tua migliore amica" lui si blocca appena sente la mia ultima frase e si mette di fronte a me. 
"Penso sia questo. Voglio dire, tu sei sempre stata la mia migliore amica. E io il tuo. Cioè siamo migliori amici da una vita, da tipo la terza elementare. Ci siamo sempre stati per l'altro" continua a balbettare ininterrottamente e lo trovo così adorabile. Aspetto solo che dica quella fatidica frase, così che possa anche io liberarmi da questo mio peso che mi porto dentro. In realtà non so quanto sia intelligente raccontargli tutto, perché diciamocelo, in tutta verità, lui non è molto bravo a mentire.
"Sì Stiles, è questo che fanno gli amici." lo guardo divertita, mentre lui riprende a camminare.
"Bhe ecco, quello che è successo tra noi... Quello di qualche giorno fa... Ecco io ci ho pensato e... bhe... penso che... Okay. Te lo dico direttamente" si blocca nuovamente di fronte a me dopo aver balbettato per non so quanto
"Mi piace Lydia. Sono stracotto di Lydia. Solo che lei è fidanzata con il ragazzo più popolare della scuola e per lei sono così invisibile. Non so che fare" mi guarda disperato e con quel broncio triste talmente adorabile che vorresti solo stringerlo tutto il giorno. 
"E a me piace Scott. Sono stracotta di Scott. Solo che è prossimo fidanzarsi con Alison, nonché mia nuova amica, e per lui sono e resterò sempre la sua migliore amica." Dopo aver distolto lo sguardo per tutta la mia confessione, finalmente poso gli occhi su di lui, che mi sta scrutando cercando di capire se sia seria o meno.
"Chi è messo peggio?" gli domando retoricamente, mentre lui si butta sul letto a fianco a me. Finalmente è tornato tutto com'era. Una delle mie poche certezze è ancora qui con me. Grazie a lui ora ho anche un peso in meno e mi sento così bene.
"Mi dispiace, ma vinci a mani basse" mi prende in giro lui e, dopo aver ricevuto un pugnetto sul braccio da parte mia, continua "In ogni modo un po' l'avevo capito" ovviamente l'avevi capito Stiles Stilinski, nonché miglior detective che abbia mai conosciuto.
"Comunque sei stata la prima" introducendo, suppongo, un discorso serio, solo che non capisco a cosa si riferisca.
"In che senso?" chiedo.
"Bacio. Sei stata il mio primo bacio" distoglie lo sguardo per mezzo secondo per poi riposarlo su di me. Nella camera è calato uno strano silenzio. Non so come prendere questa notizia, ma soprattutto non so cosa rispondere. Da una parte mi sento onorata di essere stata la prima, ma dall'altro speravo che potesse dare il suo primo bacio alla persona che ama.

 

 Da una parte mi sento onorata di essere stata la prima, ma dall'altro speravo che potesse dare il suo primo bacio alla persona che ama
 

"Sono contento che sia stata tu. Cioè ora che ho rotto il ghiaccio, non farò figuracce quando mi ricapiterà" sdrammatizza Stiles notando, probabilmente, il mio stato confusionario.
"Mmmmh, hai ragione! Lydia ne sarà entusiasta" come nomino il nome della mia amica, il pelato mi guarda con la solita faccia da pesce lesso che ha quando la vede, facendomi ridere.
"Divertente! Tu invece?" mi chiede dopo avermi tirato un cuscino sul viso.
"Non ti ricordi Philip? Lui è stato la mia prima volta in tutto" rispondo senza scendere troppo nello specifico, ma sperando che abbia capito. Sarà pure il mio migliore amico o quello che volete, ma certi argomenti restano e resteranno off-limits. 
"Tu sei andata a letto con quel coglione?" domanda totalmente scioccato dalla mia rivelazione. 
"Ci sono stata insieme quasi un anno" tento di difendermi. Insomma non è così sbagliato. Ai ragazzi di oggi bastano 2 settimane. Okay che ero più piccola, ma ho aspettato il momento che ritenevo giusto.
"Non ci posso crede..." non finisce la frase che gli inizia a suonare il telefono e nel mentre in camera entra Scott con tutta la disinvoltura del mondo.
"E tu come sei entrato?" pongo al moro, mentre Stiles risponde alla telefonata.
"Betty so delle chiavi di scorta nel vaso" sedendosi sul fondo del letto, per poi continuare "Di cosa parlavate?" nel sentire questa domanda, la mia mente vola sui nostri precedenti argomenti e l'agitazione prende il possesso del mio corpo. Il mio cuore inizia a battere più forte e spero che le mie guance non siano troppo rosse.
"Ehm... niente di particolare. Sai, le solite cazzate" distolgo immediatamente lo sguardo da lui.
"Lo sai che riesco a sentire quando menti?" mi domanda con sorrisetto beffardo in viso. Dio è così bello, anche quando si prende gioco di me.
"Lo sai che questo è scorretto?" gli rispondo a tono. In quel momento ci raggiunge Stiles.
"Devo andare, mio padre ha bisogno di me per una questione di lavoro che non mi vuole svelare per telefono. Rimandiamo la nostra cena a un altro giorno?" ci informa e mi chiede una volta nella stanza, immediatamente annuisco e gli sorrido.
"E il nostro discorso non è ancora finito" mi avvisa alzando un sopracciglio, mentre si rimette le scarpe.
"Quale discorso?" si intromette Scott. Oh no! Qui va a finire male.
"Tu sapevi che Beth ha fatto sesso con Philip?" gli domanda ancora sconcertato Stiles al moro di fronte a me.
"Tu sei andata a letto con quello lì?" si rivolge quest'ultimo a me con la stessa faccia di prima del pelato. 
"Esatto amico, ho avuto la stessa reazione" continua a dargli corda.
"Okay. Chiariamo questa cosa una volta per tutte. Prima cosa: Sì, sono andata a letto con Philip. Siamo stati insieme per 11 mesi, okay? 11! Non mi potete accusare di niente. Ho voluto aspettare il momento giusto e poi è successo. Seconda cosa: siete i miei migliori amici e vi amo più di quanto crediate. Ma certi argomenti, e per 'certi argomenti' intendo proprio quel argomento, sono off-limits. Voi due potete parlarne quanto volete, ma con me vi prego no. Mi imbarazza" appoggio la testa alla testiera del letto e alterno lo sguardo tra i due. Grazie al cielo Stiles viene in mio soccorso e interrompe la situazione, che lui stesso ha creato, e ci saluta un'ultima volta. Una volta uscito, io e Scott ci sediamo sul divano e il silenzio cala tra noi. Proprio ora mi viene in mente il sogno fatto ieri notte. Ripeto, non è niente di che, ma preferisco raccontarglielo. Con tutto quello che succede non si sa mai.
"Ti devo dire una cosa. È stupida, però in un certo senso ti riguarda" mentre parlo tengo gli occhi fissi davanti e quando mi giro verso di lui lo noto già a guardarmi sorridendo.
"Sono curioso, spara!"
"La sera che sei stato morso, io ero con te. Non sono sicura di aver visto tutto chiaramente anche perché era buio e tutto ciò che sono riuscita a scorgere fu solo una grande figura nera con gli occhi rossi, ma sono certa di quello che ho sentito e provato sul mio corpo. Ho fatto un sogno particolare questa notte, dove riuscivo a percepire di nuovo tutte queste sensazioni. È come se per la seconda volta avessi rivissuto quel momento. L'unica differenza è che al posto di una grande figura nera, io penso di aver sognato un umano." per tutto il tempo non ho staccato gli occhi dai suoi, così come lui non li ha staccati dai miei. Ho notato il cambiamento da curioso a stranito durante il mio racconto.
"Che aspetto aveva?" mi chiede, facendomi sentire meno stupida e paranoica.
"Questo non te lo so dire. Continua ad essere una figura nera, ma questa volta è più umana e ha gli occhi chiarissimi" lo vedo annuire, in segno di comprensione.
"Derek?
"No, dubito altamente fosse lui. Ci assomiglia penso, ma non è lui" sospira nervosamente e sposta lo sguardo di fronte a noi, mentre mi poggia una mano sul ginocchio. Sono contenta che sia qui, ma soprattutto che mi abbia capito e creduto. Restiamo ancora un paio di minuti in questa posizione, fino a quando non mi prende il polso destro e mi accarezza le fasciature, che uso ancora per coprire le piccole ferite lasciate dai suoi artigli.
"Cosa ti sei fatta?" mi chiede guardandomi confuso, mandandomi completamente nel panico. Non voglio farlo preoccupare inutilmente. Io sto bene. Certo, lì per lì, sentivo tanto dolore, ma già alla sera stavano guarendo. In quel momento lui era fuori di sé per via dello strozzalupo, stava cercando di controllarsi. Forse sono stata troppo avventata io in quella situazione, ero consapevole di cosa stava per succedere e ho reagito d'istinto senza pensare alle possibili conseguenze. Non gliene faccio assolutamente una colpa.
"Niente, non ti preoccupare. Sto bene, solo qualche taglietto mentre cucinavo" ritiro lentamente il braccio per non fargli crescere altri sospetti, coprendolo poi con la manica della felpa.
"Perché mi stai mentendo?" facendomi il solito sguardo accusatorio.
"Scott, sto bene. Non è niente okay, sta già guarendo"
"Sono stato io?" mi chiede con un velo di ansia e, quando stavo per rispondergli, mi interrompe "Dimmi la verità".
"Non è quello che pensi. Stavi male a causa dello strozzalupo, sono stata avventata io. Dovevamo capire prima che qualcosa non andava. Cercavi solo un appiglio di aiuto e..." non mi lascia finire la frase che si alza bruscamente in piedi, dopo aver evitato di guardarmi in faccia per tutto il mio discorso.
"E ho trovato il tuo braccio, ferendoti con i miei artigli. Dio, mi sembra ancora così surreale tutto questo" si passa le mani tra i capelli nervosamente e, come provo a raggiungerlo, si scansa. "Non avrei mai dovuto portarti dentro questo casino. Non te lo meriti. Cerco di controllarmi e di non ferire le persone che amo, ma finisco per fare esattamente il contrario. Prima di quel morso eravamo niente. Nessuno ci conosceva. Gli unici problemi di cui ci dovevamo preoccupare erano i voti a scuola, allenarsi per diventare migliori a Lacrosse, non bruciare la cucina quando ci veniva in mente di cucinare i biscotti, o non farci scoprire dai nostri genitori quando saltavamo scuola. Non volevo questo morso. Non volevo le qualità che ho ottenuto di conseguenza. Non volevo entrare in questo mondo di sangue, dolore e morte. Non volevo ferirti, ti giuro che non ne avevo intenzione. Mi dispiace così tanto." si siede sul divano e si prende la testa tra le mani. Sono un po' senza parole, non mi aspettavo uno sfogo del genere da parte sua. Chiaro che dobbiamo ancora lavorare e imparare molte cose, ma non pensavo provasse tutto ciò. Mi avvicino cautamente e mi inginocchio davanti a lui. Gli alzo il viso e gli stringo le mani nelle mie.
"Smettila di sentirti in colpa, perché non hai fatto niente. Non volevi tutto questo e va bene, ti posso capire. Ma ti è capitato e non per forza devi viverla in modo così negativo. Hai qualità che nessun altro può avere e puoi sfruttarle per aiutare gli altri. Bisogna solo capire come fare, ma siamo alle prime armi. È normale e umano sbagliare, anche se di "umano" non vedi niente. E non è perché puoi origliare qualsiasi conversazione, o vedere dettagli da lontano, o la tua sorprendente bravura nella ginnastica artistica, che ti hanno fatto arrivare dove sei ora. Probabilmente ti sono stati di aiuto sì, ma è per quello che sei, per quello che provi, per quello che dici, per il tuo animo buono, per la tua simpatia ed empatia che le persone ti amano Scott. In più dovresti ormai conoscermi. Anche se mi avessi tenuto fuori da tutto questo con la forza, un modo per entrarci lo trovavo. Non ti lascerei mai affrontare da solo qualcosa di così grande. E non sopporterei di vederti in pericolo e io a casa disperata a non sapere nulla. Mi immagino tipo una me con una coperta tirata su fino ai capelli, mentre mi ingozzo di cioccolato e patatine; nel buio della mia stanza con il computer davanti a me a fare ricerche su ricerche per capire che cavolo ti sta passando. Poi ovviamente troverei la soluzione a tutti i tuoi problemi e diventerei la tua eroina" termino il discorso con un po' di ironia, giusto per sdrammatizzare la situazione e sono contenta nel vederlo ridere. Spero davvero abbia capito il fulcro del mio discorso. Tutto quello che faccio è sempre in relazione alla sua felicità e sicurezza, così come Stiles. Sono la mia famiglia e cercherò sempre nel mio piccolo di proteggerli e renderli felici. Poi non vorrei dire eh, ma mi è sembrato di vedere degli occhi lucidi mentre parlavo. Non passò molto tempo, prima che mi tirasse verso di sé e mi stringesse forte. Mi accarezza dolcemente i capelli e mi sussurra tanti "Grazie" all'orecchio e con mia grande sorpresa aggiunge anche un "Sei già la mia eroina".

 

 Mi accarezza dolcemente i capelli e mi sussurra tanti
 

"Ti va di accompagnarmi da mia mamma? Le voglio portare la cena" mi chiede una volta staccati. 
"Cosa le vuoi chiedere?" conosco Scott meglio delle mie tasche. So che dopo il divorzio dei suoi, si è attaccato tanto a Melissa, ma certi gesti li fa solo per ottenere in cambio qualcosa.
"Hai appena finito di parlare del mio animo buono, e insinui che io le voglio portare la cena solo per chiederle qualcosa?" mi guarda alzando le sopracciglia, ma con me non attacca. Infatti dopo che ricambio l'occhiata, continua "Va bene, ho bisogno della macchina per domani sera. A proposito, tu e Josh? Davvero?" si è proprio fissato con quest'idea. Mi viene in mente il discorso fatto oggi con Lydia e decido di provare a stuzzicarlo un po'. Mal che vada mi dice no, giusto?
"Che c'è sei geloso?" la butto sul ridere, mentre mi alzo e mi infilo le scarpe. 
"No, cioè sì. Certo. Josh è un coglione, peggio del principino Philip, ed è anche un po' inquietante." mi risponde mentre si avvicina a me, che mi sto infilando il giacchetto.
"Una possibilità si dà a tutti, o sbaglio? Poi mica mi devo innamorare, ci esco in amicizia" quando apro la porta per uscire, mi trovo i miei genitori di fronte che mi guardano straniti.
"Dove pensi di andare?" mi chiede mia mamma con un sopracciglio alzato e le borse della spesa in mano, che Scott si affretta ad afferrare per poi portarle in cucina.
"Le ho chiesto di accompagnarmi da mia mamma, in ospedale. Vorrei portarle una cena più sostanziosa di quella che propone la caffetteria" interviene il moro in mio aiuto. Dopo l'accaduto di qualche giorno fa, i rapporti con i miei sono un po' più freddi. 
"Alle nove e mezzo ti voglio a casa" mi dice in modo autoritario. Guardo l'orologio appeso in cucina e noto che sono appena le otto. Perfetto. Le lascio un bacio sulla guancia veloce per ringraziarla e velocemente io e il mio amico usciamo di casa.

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Mentre ci stavamo dirigendo a "In-N-Out Burger" abbiamo chiamato per fare l'ordine e appena arrivati, per fortuna, era già pronto. Ora la nostra meta è l'ospedale.
"Ti ha aiutato in matematica oggi Stiles?" mi chiede mentre addentava una patatina. Ovviamente oltre alla cena per Melissa, ne abbiamo approfittato e preso qualcosa anche per noi.
"Ehm, più o meno. Mi sono vista inizialmente con una mia compagna per matematica. Poi mi ha raggiunto Stiles che doveva rimanere per cena, ma c'eri anche tu quando l'ha chiamato Noah" tecnicamente non ho detto una bugia, ho solo omesso qualche dettaglio. Quindi non dovrebbe capire nulla, giusto?
"E non mi invitate? Mi sento offeso" mette su un finto broncio, che è la fine del mondo. Non può fare così.
"Sei proprio uno scemo. Dovevamo parlare di alcune cose e già che eravamo insieme, avevamo deciso di cenareNulla di importante" gli lancio un'occhiata velocemente per vedere la sua reazione, per poi abbassarlo sulla confezione di patatine che tenevo in mano.
"Queste cose non posso saperle?" distogliendo lo sguardo, così come me. E ora cosa gli dico? Sono fortemente indecisa se raccontargli di me e Stiles oppure starmene zitta. 
"È che sono un po' complicate e confuse" mi scappa una piccola risata e, quando vedo la sua faccia ancora più confusa ma curiosa di sapere, continuo il mio racconto, sperando che domani Stiles non ammazzi. Di certo non gli vado a raccontare la mia confessione fatta al pelato.
"Ehm... non so se ti ricordi di quel sogno che ti avevo raccontato a casa tua qualche giorno fa, in cui succedeva quella cosa nello spogliatoio tra te e Stiles. Il giorno stesso di quel sogno, io mi ero svegliata molto agitata e preoccupata, perché era come se avessi sentito sulla mia pelle le vostre stesse sensazioni. Mi aveva lasciato addosso tanta paura e nonostante fosse finito tutto per il meglio, avevo ancora quel nodo alla gola che non mi faceva stare tranquilla. Perciò mi sono infilata velocemente le scarpe e sono corsa a casa sua. Ci siamo abbracciati, sai le solite cose, mi sono assicurata che fosse tutto a posto. E poi... tra noi è successa una cosa." e se fino ad adesso sono riuscita a parlare normalmente, ora inizio a balbettare e ad agitarmi. 
"Okay, non mi sembra nulla di troppo serio" interviene Scott, tentando forse di calmarmi.
"Certo, fin quando non ci siamo baciati" gli dico sottovoce, sperando che non sentisse, ma ovviamente non è così.
"Voi cosa?" si ferma in mezzo alla strada e mi guarda stupito con bocca aperta. Mi volto verso di lui e inizio a mangiare nervosamente le patatine.
"Già, ripetutamente anche. È stata la situazione generale. Insomma io ero davvero tanto preoccupata e in quel momento si era creata questa atmosfera carica di emozioni." riprendo a parlare nervosamente, mentre ci incamminiamo nuovamente verso l'ospedale. 
"Ripetutamente?" ripete il moro al mio fianco mentre guarda per terra. Ma ha ascoltato quello che ho detto dopo? 
"Quindi adesso... siete tipo una coppia?" mi chiede titubante, posando gli occhi su di me.
"No, è proprio di questo che abbiamo parlato oggi. Ci siamo dati un paio di giorni per capire la situazione e come agire di conseguenza. Ma abbiamo appreso che io sono una migliore amica fantastica e lui un migliore amico strepitoso, niente di più. Poi mi ha ribadito il suo amore per Lydia ed è chiaro che nessuno potrà mai prendere il suo posto." mi lascio scappare una risata e da lontano intravedo, finalmente, l'ospedale. Sembra quasi sollevato da questa notizia, ma non voglio illudermi. Sarà contento che abbiamo risolto i nostri dubbi. 
"Anche perché poi si creava concorrenza tra lui e Josh" e come vede la mia faccia sconvolta, scoppia a ridere.
"Smettila con questa storia!!! Ci esco solo come amica, e poi è Lydia che mi costringe a venire" gli tiro un pugno sul braccio, anche se non faccio male neanche a una mosca, che alimenta solo la sua risata. 
Come entriamo nella struttura, vediamo Melissa dietro al bancone dell'ingresso che ci guarda sorpresa. 
"Il mio bellissimo, intelligente, meraviglioso figlio, mi sta davvero portando la cena?" dice con sorriso sulle labbra e un leggero tono di ironia.
"Non vuoi evitare la caffetteria per una sera?" gli risponde Scott tutto contento e tentando di comprarla il più possibile.
"Lilibeth è opera tua?" si rivolge questa volta a me.
"No, ha fatto tutto lui" alzo le mani divertita dalla situazione. Scott è un ragazzo davvero prevedibile.
"Bhe in questo caso... Sei il più premuroso, affettuoso e affascinante bugiardo che abbia mai conosciuto. Mi dispiace ma non avrai l'auto domani sera" ribatte Melissa, capendo perfettamente dove voleva andare a parare suo figlio.
"Mamma" tenta di fargli cambiare idea il moro al mio fianco.
"Che c'è? C'è il coprifuoco, niente auto. Ma questa la prendo" afferrando la busta contenente la sua cena e andando via, aggiungendo un "Ti voglio bene" in direzione di Scott.
"Si, anche io" si volta verso di me con una faccia scocciata e sconfitta.
Mentre ci stavamo dirigendo verso l'uscita, vedo il moro fermarsi in mezzo al corridoio, per poi girare e avvicinarsi alla porta di una stanza. Confusa e sospettosa lo seguo fin dentro la camera e lo trovo vicino al letto, su cui è steso l'uomo aggredito a scuola. 
"Signor Myers?" dice Scott andandogli più vicino per poi continuare "Sta bene?
"Scott, non penso sia una buona idea. È meglio andare" provo a dissuaderlo, ma come finisco di parlare il signor Myers si sveglia e afferra il moro per la maglia spaventandoci a morte.
"Fermo" esclama il mio amico nel panico "Mi lasci". Come provo ad avvicinarmi per aiutarlo, vediamo Melissa entrare nella stanza.
"Cosa ci fate qui?" libera velocemente Scott dalla sua presa e lo spinge "Andate! Andate!" ci urla mentre tenta di calmare il paziente. 
Corriamo fuori dall'ospedale e ci incamminiamo verso casa senza dire una parola. Ma cosa gli è saltato in mente? Cosa credeva di fare andando da lui? Non faccio nessuna domanda, oggi è stata davvero una giornata piena e impegnativa. Ho un disperato bisogno di dormire.

*******************************

Questa mattina mi sono alzata davvero tardi, il sogno di ieri mi ha perseguitata anche questa notte e non ho chiuso occhio per molto tempo. Mi sono fatta accompagnare dai miei genitori, ma non sono riuscita comunque ad arrivare in tempo alla lezione. Per il resto della mattina sono stata rapita da Lydia che non faceva altro che ripetermi il programma di quel pomeriggio, ma soprattutto non smetteva di parlarmi della dannata uscita di questa sera. Okay, ci ho provato, ci ho dormito su, ma il mio pensiero non è cambiato. Continuo a pensare che sia una pessima idea. Grazie al cielo l'ultima campanella suona e posso finalmente tornarmene a casa. Uscendo da scuola, vedo i miei migliori amici al solito muretto e, dato che non sono riuscita ancora a salutarli, mi avvicino. I due stanno parlando di qualcosa abbastanza animato, o almeno così sembra dato che Stiles ha una faccia sconvolta e Scott una leggermente contrariata e offesa.
"Glielo hai detto?" mi chiede il pelato una volta averli affiancati, facendola sembrare più un'affermazione contrariata che una domanda.
"Io devo andare" rispondo velocemente cercando di fare retrofronte, ma Scott mi blocca per il polso facendomi tornare di fronte a loro.
"Ovvio che me l'ha detto! E mi aspettavo di saperlo fin da subito" controbatte il moro mettendo su un finto broncio.
"Bhe, come ti ho detto ieri, ci siamo già parlati e chiariti. Non aveva senso dirtelo subito. Non sapevamo neanche noi cosa stavamo facendo." prendo parola prima di Stiles, per paura che potesse aggiungere qualcosa di troppo. Mi fido di Stiles, ma quando è troppo sottopressione è davvero loquace, e per fortuna annuisce solo, dandomi ragione.
"Okay, facciamo che vi credo." alza giocosamente gli occhi, in fondo so che ha capito la situazione. In tutto ciò continua a tenermi il polso, e ora che si è girato nella mia direzione e mi sta facendo gli occhi dolci, intuisco che voglia chiedermi qualcosa. Ruffiano.
"Cosa vuoi?" distogliendo lo sguardo non riuscendo per niente a sostenerlo. Mi incantano, che posso farci?! Sono così belli, luccicosi, profondi. Non riesco a guardarlo senza sentire mille brividi lungo il corpo, o gli elefanti nello stomaco. 
"Mi aiuti in chimica? Giuro, solo un paio di ore" come mi volto, lo trovo con la faccia da cane bastonato e come si fa a dirgli di no?! Vorrei sono stringerlo forte a me e non lasciarlo più andare.
"Va bene, ma se ti spiego e vedo che non mi ascolti, mi alzo e me ne vado." gli dico mentre ci dirigiamo verso la Jeep di Stiles, che nel mentre ci guarda divertito. Sento il mio povero stomaco brontolare, oggi a pranzo ho mangiato solo una mela, il resto non mi sembrava molto commestibile. È vero che non mi sono mai ammalata, o almeno non da quando ho memoria, ma di certo non voglio iniziare ora, perciò aggiungo "e mi offri il pranzo" alzando un dito in sua direzione, non permettendo repliche. 
"Affare fattooo!" mi stringe in un abbraccio forte, prima di salire tutti in macchina e facendoci, ovviamente, accompagnare.

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Abbiamo appena finito di studiare chimica e per fortuna non ci abbiamo messo molto. Questa volta mi ha ascoltato e, quando gli ho chiesto di ripetermi la lezione, ha detto tutto giusto. Mi butto sul letto e guardo le ultime notifiche sul telefono. Trovo un messaggio da parte di mamma, in cui mi dice di non tornare tardi a casa, e cinque da parte di Lydia, che mi ricorda per tipo la centesima volta dell'appuntamento con lei e Alison tra esattamente tre ore. Alzo gli occhi e sospiro leggermente, inviandole semplicemente un 'sarò puntuale'.
"Che hai? È tutta la mattina che ti vedo strana" mi chiede Scott stendendosi a fianco a me.
"Niente. Troppi punti di domanda" rispondo lanciando il telefono da qualche parte nel letto e puntando il mio sguardo sul soffitto.
"Okay, inizio io allora. Non riesco a togliermi dalla testa il sogno di ieri. Mi perseguita in tutto quello che faccio. Ogni tanto appaiono dei flash, ma non riesco a distinguere se siano ricordi o solo frutto della mia immaginazione e ansia e immensa paura." si confida il moro mettendosi a sedere e riuscendo così a guardarmi in faccia.
"Sai cosa ti potrebbe aiutare? O chi?" gli domando ovviamene in modo retorico, la risposta dovrebbe essere ben chiara, ma vedendo la sua faccia non del tutto convinta continuo "Derek". Mi alzo e inizio a raccogliere le mie cose, ho già capito che se non lo sprono un po' non andremo da nessuna parte. Lui è l'unico in grado di darci delle risposte e delle soluzioni a tutto quello che accade. Non capisco perché tentiamo di fare i tuttologhi, quando è chiaro che non sappiamo un bel niente. Vendendolo ancora seduto sul letto a guardarmi confuso per le mie azioni, gli lancio il giacchetto addosso e le scarpe di fronte a lui.
"Muoviti, non ho tanto tempo. Se arrivo in ritardo all'appuntamento con Lydia, mi uccide" mi lancia ancora uno sguardo non sicuro di quello che stavamo per fare, ma alla fine si convince e in men che non si dica siamo già in strada. Direzione: bosco.
"Comunque ti capisco. Anche io sono ancora tanto turbata dal sogno di ieri. Mi sembrava così vivo, reale. Le mie sensazioni erano reali. È come se ogni volta che chiudo gli occhi riuscissi a vederlo, ma una volta che li riapro restasse solo un'ombra. Ed è frustrante. Ho sempre fatto incubi, ma non capisco perché adesso siano così veri." gli spiego, mentre ormai stiamo entrando nella radura. 
"Perché sei speciale. Lo sei sempre stata. E quando scopriremo cosa cavolo è successo ieri notte, ci concentreremo su di te" il tono della voce così premuroso, la particolare scelta delle parole, il suo prendermi la mano in modo così delicato, mi manda fuori di testa. 
"Sono solo incubi, non c'è niente su cui concentrarci e perdere tempo. Comunque dobbiamo darci una mossa..." tento di cambiare discorso e staccare le nostre mani, ma lui mi interrompe stringendo maggiormente la presa.
"Altrimenti Lydia ti uccide. Sì, l'hai già detto." lasciandosi scappare una lieve risata che mi fa alzare gli occhi.
"Vi preparate per l'uscita di questa sera?" continua abbassando lo sguardo.
"Per mia fortuna" rispondo con un tono evidentemente ironico che lo fa sorridere.
"A proposito..." inizia il discorso, ma per evitare che finisca in uno già sentito, lo blocco subito.
"Se tiri fuori di nuovo la storia di Josh, giuro che mi arrabbio e ti lascio qui da solo" che causa solamente altre sue risate.
"Va bene va bene! Sto zitto. E non ci credo che mi lasceresti qui da solo, anche perché siamo arrivati" ribatte fermandosi e io semplicemente gli faccio la lingua. Lo vedo prendere un profondo respiro e, dopo avermi lasciato la mano, fa dei passi avanti.
"So che puoi sentirmi, ho bisogno di aiuto" ci avviciniamo di più alla porta e, senza neanche farlo apposta, Derek esce da questa. 
"Okay, lo so che ti ho fatto arrestare e che ho addirittura avvertito i cacciatori che eri qui. E so cosa è successo a tua sorella. Ma è accaduta una cosa ieri notte. Ho sognato che aggredivo una persona. In realtà potrebbe esser realmente successo." continua Scott guardandolo in faccia, mentre io annuisco a ogni cosa che dice.
"Hai aggredito il conducente?" chiede semplicemente Derek facendomi alzare gli occhi irritata. Ma secondo te, se lo sapevamo venivamo qui? Uomini, sempre così stupidi.
"Tu hai visto che cosa ho fatto?" chiede sconvolto il moro al mio fianco.
"No" ovviamente.
"Almeno puoi dirmi la verità: io posso fare del male?" domanda il mio amico preoccupato dalla risposta. Mi dispiace, ma abbiamo bisogno di più informazioni possibili.
"" bhe, apprezziamo l'onestà.
"Potrei uccidere?" continua.
"Si" ookay, qui non si mette tanto bene.
"Quindi ucciderò qualcuno?" prosegue con le domande Scott totalmente scioccato da quello che sta scoprendo.
"È probabile" risponde schietto Derek, mentre il moro si allontana leggermente.
"Oookay, siamo venuti qui per chiederti consiglio e aiuto, affinché Scott ricordi cosa è successo la scorsa notte. E tutto questo non è affatto d'aiuto." intervengo cercando di mirare direttamente al punto e quando vedo il più grande andare in direzione di Scott, esulto mentalmente. Speriamo bene.
"Senti... posso insegnarti come ricordare. Posso farti vedere come controllarti con il plenilunio. Ma non lo farò gratuitamente" e te pareva che ci fosse qualcosa dietro! Resto qualche passo indietro a loro, ma riesco perfettamente a vedere la scena e soprattutto ad ascoltarli.
"Che cosa vuoi?" chiede esausto il mio amico. 
"Lo scoprirai. Ma per adesso ti darò quello che vuoi. Torna allo scuolabus, entra dentro, guardalo, sentilo. L'olfatto, la vista, il tatto, lascia che siano loro a ricordare per te." gli consiglia il grande lupo appoggiandosi anche lui a una colonna della veranda.
"Nient'altro? Devo tornare lì." ribatte il mio amico alzando semplicemente le spalle.
"Vuoi sapere che è successo?" gli domanda nuovamente il più grande.
"Voglio sapere se sono stato io" gli risponde con sicurezza Scott mentre punta i suoi occhi in quelli di Derek. 

 


 

"No invece, vuoi sapere se farai del male a lei" lo corregge quest'ultimo, centrando evidentemente il punto. Cerco di reprimere in tutti i modi possibili ogni mio sentimento, sia per non scoppiare a piangere davanti a loro sia per non farli capire cosa sto davvero provando. Ma stiamo parlando di lupi mannari! Ovviamente stanno sentendo. Per distrarmi provo ad immaginarmi l'uscita di questa sera. Chissà se parlerò davvero con Josh, o se riuscirò a ricordarmi come si gioca, o se Jackson rovinerà la serata con qualche suo commento di poco gusto, o se Lydia smetterà di fare la finta tonta, o se non mi innervosirò vedendo Alison e Scott. Già, sarà davvero una pessima uscita. Presto vedo i due avvicinarsi a me e, senza dire una parola, il mio amico mi fa segno di andare. Lascio un'ultima sbirciata a Derek che scopro già guardarmi con un'occhiata che non riesco a decifrare, sembra divertito.

*******************************

La jeep di Stiles si ferma nel parcheggio posteriore della scuola e tutti e tre ci incamminiamo verso il cancello che dà sullo spiazzo dove si trova lo scuolabus. Ovviamente nel nostro tragitto di ritorno io e Scott abbiamo chiamato il nostro amico, che nell'arco di dieci minuti ci è venuto a prendere, pronti ad iniziare così un'altra avventura.
"No, vado solo io. Voi state qui e controllate" prova a ordinarci Scott causando una faccia contrariata sia a me che al pelato al mio fianco.
"Perché devo sempre controllare io? C'è Beth" gli risponde Stiles mentre inizia ad arrampicarsi, ma viene subito fermato dal moro.
"Perché ti conosco Stiles. E poi è una cosa che devo fare da solo" prova a convincerlo Scott, non riuscendoci per niente con me. Infatti mi avvicino velocemente alla ringhiera e penso a come scavalcarla nel minor tempo possibile. 
"Okay, perché sembra che tu sia Batman e io Robin? Non ho voglia di fare sempre Robin" continua a lamentarsi il pelato. 
"Noi non siamo mai stati Batman e Robin" ribatte il lupacchiotto, iniziando così un'altra discussione. Nel mentre io ne approfitto di questa loro distrazione e inizio ad arrampicarmi. 
"Eh... non è mai capitato?" risponde sarcastico Stiles lanciandogli una brutta occhiata.
"La smettete di litigare? Fra un'ora devo essere da Alison, per prepararmi insieme a lei e Lydia." li fermo una volta arrivata dall'altra parte e infatti entrambi mi guardano con la bocca aperta.
"Resta qui" gli dice Scott al pelato con tono autoritario, oltrepassando anche lui il cancello.
"Fate come volete, d'accordo" e nel mentre si avvicina alla macchina e noi allo scuolabus. Lo vedo toccare la porta ed entrare, nel frattempo io controllo un po' la zona. Non avevo mai fatto caso a quanto fosse inquietante la scuola di notte, ma soprattutto rivedere l'autobus in quelle condizioni mi spaventa tantissimo. Sembra un dannato film horror, viviamo un terrificante film horror. Andando verso il campo da lacrosse, vedo una luce accecante farsi sempre più vicina. Immediatamente torno indietro e busso al finestrino facendo segno a Scott di uscire. Stiles ha iniziato a suonare il clacson e, dopo aver scavalcato il cancello, lo raggiungo. Scott esce di fretta dallo scuolabus e lo vediamo correre nella nostra direzione, saltando sopra una macchina e oltrepassando il cancello con un salto mortale. 
"VAI! VAI! VAI!" urla a Stiles una volta salito, mentre quest'ultimo sfreccia via.
"Allora ti sei ricordato?" gli chiedo vedendo ormai la scuola lontana.
"Sì, ero lì ieri notte. Il sangue in parte era mio." risponde prendendo dei respiri e tenendosi ai braccioli laterali a causa della guida spericolata del pelato.
"Quindi sei stato tu?" gli domanda subito quest'ultimo non staccando gli occhi dalla strada.
"No, ho visto degli occhi sullo scuolabus e non erano i miei. Ma di Derek" Derek? No aspetta, questo non ha senso. Perché non gliel'ha detto prima? Perché gli avrebbe dato consigli per ricordare una cosa del genere?
"E il conducente?" continua con le domande Stiles, cercando di estrapolare più informazioni possibili.
"Cercavo di proteggerlo" risponde sincero Scott abbassando lo sguardo, ricordando sicuramente il momento.
"Aspetta! Allora perché Derek ha voluto farti ricordare questo?" questo è un interrogativo intelligente.
"E perché non ti ha detto niente prima? Non ha senso" intervengo io nella conversazione.
"Non lo so, non capisco" replica semplicemente il moro.
"È questione di branco" ipotizza convinto Stiles.
"Che vuoi dire?" gli chiede Scott.
"Tipo iniziazione. Avete cacciato insieme" continua la sua teoria il pelato.
"Squarciare la gola a qualcuno è un'esperienza che unisce?" ironizza il mio lupacchiotto causandomi una risata. 
"Ma non sei stato tu. Quindi non sei un assassino. Quindi significa che..." devia la risposta il pelato, guardando finalmente il lato positivo della situazione.
"Uscirò ancora con Alison" ribatte velocemente Scott girandosi verso di lui.
"In realtà volevo dire che non ucciderai noi due" indicando sé stesso e me, che a sentire quella frase ho cambiato decisamente mood. 
"Ah sì, anche quello" aggiunge alternando lo sguardo tra noi due, ma ormai mi sono concentrata sul paesaggio fuori dal finestrino.

********************************

Dopo una dura lotta contro il tempo sono riuscita ad arrivare in tempo a casa di Alison. Mi sono fatta una veloce doccia e ho indossato un semplice vestito nero largo il giusto, con sotto un paio di pantacalze leggermente trasparenti, accompagnato da vari bracciali e un paio di stivaletti con tacco basso. Ho discusso pesantemente con i miei genitori che, ovviamente, erano contrari a farmi uscire. Ripensandoci avrei dovuto ascoltarli, almeno ora sarei sotto le mie calde coperte a guardarmi per la centesima volta "Remember me", anziché sul letto della mia amica a farmi truccare da Lydia. Nel mentre Alison sta cercando l'outfit giusto per questa sera e ogni tanto chiede la nostra opinione mostrandoci degli abiti.
"Passo" risponde per la quinta volta la rossa in piedi di fronte a me.
"Ehm, no... decisamente no" dico questa volta io, lasciandomi scappare una lieve risata a vedere la sua faccia disperata ed esausta.
"Fammi vedere" interviene Lydia avvicinandosi all'armadio e facendo scorrere diversi vestiti.
"Passo. Passo. Passo ancora. Sai Alison il rispetto per i tuoi gusti sta scemando sempre di più." si ferma prendendo un abito molto luccicoso. 
"Ah, questo!" esclama soddisfatta mentre lo passa ad Alison che se lo prova guardandosi allo specchio. 
Nel mentre vedo passare Chris che, dopo un attimo di esitazione, entra in camera. 
"Papà, ciao" lo saluta sua figlia.
"Scusa, io ho dimenticato di bussare" dice alternando lo sguardo su noi tre. Di certo Lydia non può evitare una presentazione ad effetto, infatti si stende sul letto con una mano sul fianco mentre con l'altra si arriccia i capelli. 

 


 

"Salve, signor. Argent" facendomi alzare gli occhi e, dopo che Chris sposta lo sguardo su di me, gli sorrido semplicemente in segno di saluto, gesto che contraccambia. 
"Papà hai bisogno di qualcosa?" gli chiede Alison mentre poggia il vestito sulla sedia davanti alla scrivania.
"Questa sera resti a casa" risponde lui severo e diretto, lasciandoci sorprese.
"Ma devo uscire con i miei amici" ribatte la mora afflitta, mentre vedo Lydia assumere una faccia scocciata. 
"Non con un animale che va in giro ad aggredire le persone" dice Chris aggiustandosi il polso della giacca.
"Papà! Papà, ascoltami" inizia Alison con un tono più arrabbiato.
"No, c'è il coprifuoco. Nessuno può andare in giro dopo le 9:30. Ehi, niente discussioni" la interrompe subito per poi uscire. Mi affianco alla mia amica e stessa cosa fa Lydia.
"I miei mi hanno fatto lo stesso discorso, magari posso provare a parlargli. Non so cosa e quanto cambierà, ma tentar non nuoce giusto?!" le propongo mentre lei mi sorride in segno di ringraziamento. 
"Sei la cocca del papino." interviene la rossa al nostro fianco.
"Sì, a volte. Ma non questa sera. Ti ringrazio Beth, ma mio padre non è quel genere di persona che si lascia convincere facilmente. Sarebbe capace di tenerci qui tutta la sera facendo mille giri di parole, pur di farci perdere tempo." la osserviamo mentre mette alcuni oggetti, tra cui il vestito, nella borsa e, dopo aver indossato un cappello, si avvicina alla finestra saltando giù con un salto. Io e Lydia ci affacciamo alla finestra non staccandole gli occhi di dosso.
"Che cosa stai facendo?" le chiede sconvolta Lydia. 
"8 anni di ginnastica. Andiamo!" ci risponde semplicemente con un ampio sorriso, mentre io e la mia amica ci guardiamo
"Noi facciamo le scale".

*******************************

Appena arrivate al bowling abbiamo trovato i nostri accompagnatori fuori ad aspettarci e, senza troppi baci e abbracci (al di fuori di Lydia e Jackson), entriamo dirigendoci alla cassa.
"Pago io per entrambi" sento dire da Josh che si affretta ad affiancarmi e consegnare i soldi alla cassiera, mentre stavo per fare lo stesso.
"Josh, non ti preoccupare. Non è necessario" gli dico cercando di fargli ritirare la mano, che lui evita facilmente.
"Voglio farlo. Per farmi perdonare" mi rivolge un semplice sorriso e si avvicina alla pista, dove inizia a cambiarsi le scarpe. Velocemente lo raggiungo e mi siedo al suo lato copiandolo.
"Perdonarti per cosa?" gli chiedo confusa. Al massimo sono io quella che deve chiedere scusa, che sta uscendo con lui anche se in realtà non ne ha per niente voglia.
"Io penso... penso di averti baciato la mano al nostro primo incontro" balbetta lasciandosi scappare una piccola risata isterica e facendomi bloccare sul posto. Mi sta davvero chiedendo scusa per quello? Non so perché, ma questa sua frase mi fa sorridere e vedere questo suo lato impacciato mi fa tanto piacere. Forse l'ho giudicato troppo in fretta. Forse non si rivelerà così terribile come pensavo.
"Già, penso tu l'abbia fatto davvero" girandomi verso di lui e guardandolo finalmente negli occhi. 
"Non so cosa mi sia preso in quel momento, scusami" contagiandomi con la sua risata.
"In effetti è stato un po' strano, ma tranquillo. In un'altra circostanza probabilmente lo avrei apprezzato" gli confido sinceramente. Sono sempre stata un'inguaribile romantica. Una di quelle che desiderano una persona con cui passare i pomeriggi sotto le coperte mentre fuori piove, ma anche quando non piove. Una persona che mi coccoli tanto e spesso, che mi sorprenda con le piccole cose, che noti ogni mia espressione. Qualcuno con cui fare la scema ed essere me stessa fino in fondo. Qualcuno a cui raccontare qualsiasi cosa, senza avere paura di non essere ascoltata o capita. Una persona con cui ridere e scherzare, che si sciolga per tutte le mie piccole sorprese. Desidero qualcuno che mi mandi in fissa, che non si annoi se passiamo qualche sera a guardare la tele abbracciati sotto le coperte, che mi asciughi le lacrime con i suoi baci. Una persona che mi faccia brillare gli occhi. Una persona con cui giocare e sentirmi bambina, però che sappia anche farmi sentire donna. Una persona che mi faccia sentire protetta. E in cuor mio so benissimo chi sia quella persona. In ogni momento nostro, in ogni minuto passato insieme lui mi esaudisce tutti questi desideri. Mi fa sentire come una principessa, la sua principessa. E sapere che resterà sempre e solo nella mia testa un po' fa male. Un po' tanto male. A risvegliarmi dai miei pensieri e a distogliere lo sguardo dal moro per il quale ho perso la testa, è proprio Josh.
"Magari ci sarà quest'altra circostanza" il suo tono sembra sicuro, ma il suo abbassare la testa mi fa capire quanto in realtà lui sia una persona molto sensibile e tenera.
"Prima vediamo come va questa volta" lo ammetto, si sta rivelando una persona completamente diversa da come l'avevo giudicata, ma questo non cambia comunque i miei sentimenti e di certo non voglio illuderlo. Voltando il mio sguardo verso gli altri miei amici, noto Lydia al centro della pista con la palla in mano che prende la mira. Poi, però, arriva Jackson che le si para dietro cercando di aiutarla, ma le fa mandare solo la palla in corsia e al secondo tiro riesce a farle prendere due birilli. Patetico! Se solo le lasciasse il suo spazio, la rossa darebbe il giro a tutti. Ne sono certa. La prossima è Alison che, dopo aver puntato al centro, riesce a fare strike. 
"Vuoi distruggerci vero?" le chiede Lydia ridendo, mentre la mora in risposta le fa la linguaccia. Adesso il turno è di Josh che, al primo giro, butta giù sei birilli e, al secondo tiro, riesce a prendere quelli rimanenti facendo 'spare'. Mi congratulo con lui e, dopo aver preso la palla, mi avvicino alla pista. Spero di saperci ancora fare.
"Aspetta, ti aiuto" si offre il mio accompagnatore, non sapendo ovviamente il mio passato da 'campionessa', o almeno è così che mi definivano i miei due migliori amici.
"Non ne ha bisogno, grazie" risponde prontamente Scott puntando lo sguardo su di me e, per smorzare l'atmosfera che si era creata, sfoggia un grande sorriso tirato.
"Ehm... Ti ringrazio Josh! Diciamo che me la cavo, o almeno da piccola ero abbastanza brava" e dopo che si risiede, mi focalizzo nuovamente sui birilli di fronte a me. Prendo un profondo respiro e mi decido a tirare chiudendo subito dopo gli occhi. Quando sento il rumore dei birilli colpiti e i miei amici esultare, li riapro scoprendo di averli tirati giù tutti. La campionessa che era in me non è mai andata via! Ritorno al mio posto, dando il cinque sia a Scott che a Josh. Questa situazione è davvero imbarazzante. 

 


 

"Abbiamo una piccola fuoriclasse qui" si congratula il mio accompagnatore facendomi ridere. Mi concentro poi a guardare Jackson il quale, senza sorprendere nessuno, fa strike. 
"Sì, è davvero brava. Te l'avevo detto che non aveva bisogno del tuo aiuto" risponde il lupo a un paio di sedie alla nostra destra. Mi giro nella sua direzione ed è solo adesso che noto il braccio del ragazzo al mio fianco sul mio schienale, cosa che passa subito in secondo piano.
"Ma che cavolo ti prende? Smettila" gli sussurro sapendo perfettamente che riesce a sentimi.
"Tocca a te McCall" dice Jackson mentre torna al fianco di Lydia, assumendo l'identica posizione di Josh.
"Coraggio Scott" lo sprona Alison mentre lui prende la palla. Arriva al centro della pista e, dopo aver mirato, lancia la palla che finisce nella corsia laterale, causando grosse risate al mio accompagnatore e a quello della rossa. 
"Jackson" lo rimprovera Alison "Stai un po' zitto" mentre io guardo male il ragazzo al mio fianco che, insieme al biondo, non se la smette di ridere. 
"Scusami. Scusa, stavo ripensando a quando ha detto che gioca molto bene" ribadisce Jackson facendo finta di asciugarsi le lacrime.
"Ha solo bisogno di riscaldarsi un po'" questa volta sono io che prendo le sue difese e, dopo aver mandato un'altra occhiataccia a Josh, mando un sorriso incoraggiante al mio amico che distoglie subito lo sguardo da me.
"Sì, o forse ha bisogno delle barriere" continua il biondo scoppiando ancora a ridere insieme a Lydia. 
"Devi mirare il centro" lascio parlare Alison. Che si faccia incoraggiare dalla sua ragazza, la prossima volta col cavolo che lo aiuto. E sì, sono gelosa. 
"Cerca di non prendere le corsie laterali" lo deride Josh, aggiudicandosi una gomitata da parte mia. 
"Fallo concentrare" gli dico con tono severo. Okay, è impossibile per me non fare qualcosa per Scott. Se qualcuno me lo tocca, mi arrabbio e anche tanto. Il mio amico prende ancora la mira ma, nonostante la palla sia arrivata quasi in fondo, va comunque in corsia facendo ridere nuovamente gli altri due. 
"Bel lavoro McCall, davvero in professionista. Se vuoi la prossima volta ti do una dritta" gli dice sarcastico Josh. Questa volta ha davvero esagerato. Non si deve affatto permettere di dire certe cose e soprattutto non con quel tono.
"Sta zitto, è solo l'inizio. E puoi, per favore, togliere il braccio? Mi dà fastidio" e dopo avergli lasciato un'ultima occhiata contrariata, mi giro dalla parte opposta a lui, notando Alison guardarmi in modo strano e Scott sorridermi riconoscente, mimandomi con le labbra un "Grazie". 
Il secondo giro è stato abbastanza simile al primo, a parte che Jackson ha fatto uno spare e Josh ha buttato giù solo otto birilli in totale. È di nuovo il turno di Scott che si guarda attorno lievemente insicuro. 
"Eh dai Scott! Immagina che ci sia la faccia di uno che odi, tipo Harris mi sembra perfetto" provo ad incoraggiarlo sottovoce e sono contenta nel vederlo ridere leggermente. Alison gli si avvicina e dopo circa un minuto ritorna sorridendo. Il moro prende la mira e riesce a mandare giù tutti i birilli, causando esultazioni da parte mia e di Alison. 
"Che gli hai detto, si può sapere?" le chiede curiosa Lydia.
"Oh gli ho solo suggerito qualcosa a cui pensare" risponde semplicemente. 
La serata passa abbastanza veloce. Josh tenta di farsi perdonare in tutti i modi possibili, portandomi da bere, da mangiare, facendo battute del tutto insensate ma che con me funzionano un sacco. Mi ha raccontato qualche aneddoto della sua vita e alcuni dei suoi progetti futuri. Nonostante ancora non mi vada giù come ha risposto prima a Scott, lo apprezzo e devo ammettere che è una persona molto interessante. Siamo al penultimo giro e, quelli a contendersi la vittoria definitiva, siamo io e Scott, il quale ha appena fatto un altro strike.
"Questo è davvero incredibile. Jackson a quanti strike siamo arrivati?" gli chiede retoricamente Alison, mentre tutti ci voltiamo verso di lui 
"A sei. Di fila" risponde infastidito causando una risata da parte mia e, sorprendentemente, da Josh. 
"Mi è scattato qualcosa" ribatte semplicemente il moro sedendosi a fianco a Alison.
"Forse è un talento naturale" lo elogia Lydia con una strana espressione in viso. Si alza e, avvicinandosi al mio migliore amico, continua "Mi servirebbe un po' di talento, ti dispiacerebbe aiutarmi Scott?" facendolo rimane sorpreso, così come me.
"No, sei brava. Coraggio!" la conforta con un piccolo sorriso, spostando lo sguardo sulla pista.
"Ti ringrazio molto per la fiducia" replica la rossa dirigendosi verso la pista scocciata. Jackson, sentendo la conversazione, si alza immediatamente andando verso la sua ragazza. 
"Ti aiuto io" esordisce. 
"Che ne dici se provo da sola?" lo interrompe la mia amica, la quale fa strike. 
"Sì!" esulta, mentre si risiede vicino al biondo "Io credo che sia stata la fortuna" si difende velocemente quando si accorge che tutti la stiamo guardando scioccati.
"Sicura? A me sembrava un tiro perfetto" la stuzzico comprendendo perfettamente la sua messa in scena.
"Davvero?" chiede facendo la finta tonta, per questo mi avvicino a lei e la prendo per il polso allontanandola di poco dagli altri.
"Smettila di fare schifo solo per farlo contento".
"Credimi, lo punisco molto più spesso di quanto immagini" mi risponde semplicemente ritornando vicino al suo ragazzo, lasciandomi lì in piedi completamente scioccata. 

 

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Capitolo 4
*** 4. Magic Bullet ***


*Personaggi e battute completamente prese da Teen Wolf. Ho semplicemente aggiunto un personaggio, ma la storia seguirà perfettamente la serie, o quasi. Buona lettura! :)*

 

Mi sveglio di soprassalto sentendo un fastidioso rumore continuo, proveniente dal comodino affianco al letto. Apro lentamente gli occhi girandomi, ancora mezza addormentata, verso di esso. Scopro che si tratta del telefono di casa che, una volta rincasata ieri sera, avevo utilizzato per parlare con le ragazze e in più, con mia immensa scocciatura, noto che la mia sveglia segna esattamente le 2:12 del mattino. Ma chi cavolo chiama a quest'ora? E per quale dannato motivo non rimetto mai a posto le cose quando le uso? Mamma me lo dice di continuo. Per un momento penso di lasciarlo suonare, insomma la gente dovrebbe dormire solitamente in questo momento; ma la chiamata persiste e piano piano si insinua nella mia mente l'idea che, magari, sia davvero qualcosa di urgente. 
"Pronto?" rispondo ancora con la voce impastata dal sonno.
"Ehm... Elizabeth?" mi chiede la persona dall'altro lato senza ancora identificarsi. Probabilmente in un'altra circostanza mi sarei preoccupata, ma ora sono troppo rincoglionita per capire qualcosa.
"Sì, chi cavolo è alle 2 del mattino?" reagisco intontita, mentre il nervosismo sta prendendo il possesso del mio corpo. Grande, indovinate chi non dormirà neanche questa notte? Sì esatto, proprio io.
"Scusami tanto per l'ora, sono Chris Argent. Ho urgente bisogno di parlare con i tuoi genitori" dice finalmente identificandosi. Chris Argent che chiama a quest'ora? Ma cosa siamo, un centralino aperto 24h? Anche se tutto questo mi sembra molto strano, cosa sarà successo di così urgente da telefonare nel mezzo della notte? E se fosse successo qualcosa a Alison? E se avessero scoperto qualcosa riguardo Scott e il suo mondo? Comunque sia, perché chiamare i miei genitori? Sono diventati bff ora?
"Chris? Cosa è successo di così urgente da chiamare a quest'ora? È accaduto qualcosa ad Alison?" provo a chiedere mentre mi metto seduta sul letto e accendendo la lampada sul comodino.
"No tesoro, non ti preoccupare. Alison sta bene e sta dormendo. Scusa davvero per averti svegliato, non volevo. Ho solo bisogno dei tuoi genitori. Mia sorella sta tornando da un lungo viaggio e ha avuto un problema con la macchina. I meccanici sono chiusi adesso e so che tuo padre un tempo lo era, perciò penso abbia tutti gli attrezzi necessari" mi spiega con un tono di voce ansioso, come se non avesse tempo da perdere. Per quanto sia curiosa in questo momento, la voglia di ritornare sotto le coperte mi spinge ad uscire dalla camera e dirigermi verso quella dove stanno dormendo i miei genitori.
"Certo, attenda due minuti che li sveglio" gli comunico cercando di fargli capire la stranezza della situazione. 
Allontano il telefono, in modo da non fargli sentire proprio tutto, e smuovo leggermente mio padre tentando di svegliarlo.
"Papà! Papà! Chris Argent al telefono" gli dico appena lo vedo aprire gli occhi. Mi guarda prima stranito e confuso, ma quando gli passo il telefono, lo prende e si allontana da me.
"Okay, ho capito. Arriviamo" chiude la chiamata e si dirige verso l'armadio, accendendo tutte le luci possibili. Mia madre si alza intontita e alterna lo sguardo tra me e suo marito non capendo cosa stai succedendo.
"Chris ha bisogno di noi, dobbiamo andare" enuncia semplicemente l'uomo di casa. 
Nel mentre scendo in cucina e mi prendo un bicchiere d'acqua. Che strana situazione. Chris Argent che chiama alle 2 del mattino per una questione urgente, che alla fine è solo una macchina rotta, e chiede aiuto ai miei. Dove hanno preso tutta questa confidenza? Non fraintendete sono contenta che si siano fatti degli amici, ma c'è da dire che si sono trasferiti solo una settimana fa. E poi non poteva andare a prendere semplicemente sua sorella e il giorno dopo ritornare per la vettura? Questi ragionamenti non mi fanno bene a quest'ora e mi rincoglioniscono ancora di più. Mi appoggio allo stipite della porta e li vedo entrambi mentre scendono tutti coperti di nero e con un grande cappotto lungo che li copre totalmente. Da quando si sono trasformati in agenti 007? E perché nessuno mi dice mai niente? Li guardo scioccata e li seguo fino alla porta d'ingresso.
"Dove andate? Ma avete notato l'ora?" chiedo confusa stando sempre dietro di loro. Mia madre si gira e mi prende dolcemente il viso con un'espressione che non le avevo mai visto. Sembra arrabbiata e determinata, ma al tempo stesso preoccupata per qualcosa. 
"Piccola mia, vai a letto. Non ti preoccupare, torniamo subito." mi dice semplicemente mentre raggiunge suo marito fuori nel vialetto.
"È rimasto senza benzina, una sciocchezza" continua mio padre. Salgono entrambi in macchina e si allontanano velocemente. Benzina? Restare senza carburante è un problema così urgente da far uscire tutti così tardi? Le gambe iniziano a tremarmi a causa del freddo e le palpebre non vedono l'ora di chiudersi, perciò chiudo tutto a chiave e ritorno nel mio caldo letto, dimenticando momentaneamente quello appena accaduto.

 

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Per la seconda volta di seguito arrivo di qualche minuto in ritardo alla lezione, ma per fortuna la professoressa è troppo concentrata a consegnarci i compiti, di alcuni giorni fa, per notarmi. Mi siedo alla destra di Stiles, il quale si trova dietro Scott.
"La principessa non si è alzata neanche oggi?" mi chiede sarcastico il pelato facendomi alzare gli occhi.
"Stai zitto Stiles!" rispondo a tono causando una risata da parte di Scott, il quale si volta verso di noi.
"Se Derek non è l'alfa e non ti ha morso lui, allora chi è stato?" domanda questa volta al moro di fronte a lui.
"Non lo so" risponde dopo averci pensato un po' su.
"L'alfa ha ucciso il conducente?" continua il pelato mentre io cerco di stare dietro a tutto quello che stanno dicendo.
"Non lo so" ripete il moro facendo fare a Stiles una faccia davvero tanto strana.
"E il padre di Alison sa..." non finisce neanche la domanda, che Scott si volta spazientito verso di lui.
"Non lo so!" esclama guardandosi attorno avendo attirato l'attenzione degli altri alunni. 
"Padre di Alison? Cosa c'entra?" chiedo non capendo il filo del discorso e ricordandomi di questa notte.
"Sta notte ho sentito un ululato che mi ha portato nella zona industriale. Lì ho sentito degli spari e ho visto Chris Argent insieme a una donna e altre due persone. Poco lontano da loro mi è sembrato di vedere Derek scappare" mi racconta il moro voltandosi nella mia direzione. 
"A che ora circa?" insisto sentendo l'ansia salire dentro di me, cercando di scacciare questo allarme rosso che ronza nella mia testa.
"Non lo so, forse le 3" risponde semplicemente e, scorgendo il mio cambiamento di umore, continua "Perché?"
"Niente" chiudo il discorso, prendendo in mano il compito che la professoressa mi sta passando. Un sorriso soddisfatto appare sul mio volto nel vedere una bella grande 'A+' scritta in rosso nell'angolo del foglio. Immediatamente lo volto verso Stiles che trovo nella mia identica posizione, e noto con piacere lo stesso voto. Spostiamo contemporaneamente lo sguardo verso il nostro amico e una grossa "D-", seguita da diversi segni rossi, risalta sul suo compito.
"Amico mio, devi studiare di più" gli dice il pelato mentre Scott sospira stanco.
"Scott non ti preoccupare, è solo un compito. Lo recuperi subito. Se vuoi ti possiamo aiutare a studiare" tento di confortarlo indicando me e Stiles, il quale annuisce appoggiandomi.
"No grazie, oggi studio con Alison dopo la scuola" ci comunica non staccando gli occhi dal foglio, mentre io continuo a fissarlo come quel sogno che mai potrà esaudirsi.
"Questo è il mio ragazzo" esulta il pelato dandogli una pacca sulla spalla.
"Studieremo e basta" precisa Scott guardandoci con la coda dell'occhio.
"Io non credo" continua il ragazzo alla mia sinistra.
"Tu non credi?" chiede retorico il moro girandosi definitivamente verso di lui.
"Sono costretto a vivere la mia vita attraverso la tua. Se oggi vai a casa sua e sprechi questa colossale opportunità. Io ti giuro... Ti giuro Scott che ti faccio castrare" gli dice agitato guadagnandosi una mia occhiataccia. Questo è proprio il genere di conversazione a cui non vorrei mai più partecipare.
"Siamo solo amici e mi dà semplicemente un aiuto con lo studio. Non c'è assolutamente nulla e smettila con le domande, basta" gli risponde esausto tornando dritto sulla sedia.
"D'accordo, niente più domande. Non parliamo più dell'alfa o di Derek. Specialmente di Derek. Che ancora mi spaventa" termina il discorso e concentrandoci finalmente tutti sulla lezione appena iniziata, ma la mia testa si è disconnessa e continua a rigirare all'infinito la conversazione appena conclusa.

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La mattinata passa velocemente e manca, grazie al cielo, l'ultima lezione. Non vedo l'ora di buttarmi sul letto e dormire tutto il pomeriggio. Non mi interessa di compiti, scuola, genitori assillanti, creature soprannaturali, oggi me la dormo pesantemente. Chiudo il mio armadietto, dopo aver preso libri e quaderni, e mi dirigo verso la classe di storia. I corridoi sono vuoti e beatamente silenziosi, finché un forte rumore non mi fa arrestare sul posto. Mi dirigo verso il corridoio da dove provengono le voci e vedo Derek che sta praticamente attaccando Jackson, il quale è spiaccicato al suo armadietto. Osservo la scena molto combattuta se intervenire o meno. Oh andiamo! Ma un giorno di pace è così difficile averlo? Cerco di convincere me stessa a lasciar perdere, almeno per oggi, ma la parte più razionale e altruista ha la meglio e in men che non si dica mi avvicino ai due, distaccando Derek che ha graffiato il collo del biondo con gli artigli.
"Derek calmati" gli dico una volta allontanati abbastanza. Si appoggia al muro dolorante e solo ora noto la sua pessima cera. Il suo viso è peggio di un lenzuolo bianco appena lavato ed è scosso da continui brividi. 
"Cosa ti è successo? Perché stai così?" gli chiedo leggermente allarmata dalle sue condizioni.
"Ho bisogno di parlare con Scott" mi risponde a fatica, mentre cerca un appiglio a cui aggrapparsi. Un altro dannato déjà-vu. 
"Non puoi stare qui, ti vedranno tutti. Vieni, ti porto via da qui" dopo aver controllato che il corridoio fosse vuoto, gli circondo la vita con il braccio e il suo lo poggio sulle mie spalle. Inizialmente fa un po' troppo affidamento sulla mia forza, infatti a momenti cadiamo, poi riusciamo a trovare il giusto equilibrio e traballiamo fino allo spogliatoio femminile. Le lezioni di ginnastica sono finite per questa mattina e riprenderanno solo questo pomeriggio, quindi sono sicura che non ci sia nessuno. Lo faccio sedere sulla prima panchina che vedo e lo aiuto ad alzarsi la manica del giacchetto di pelle, rivelando una stomachevole ferita. Dopo una iniziale sensazione di disgusto, mi affretto a prendere più carta possibile e un bicchiere pieno d'acqua. Mi avvicino a lui e comincio a medicarlo come meglio posso, soffermandomi sulle vene di colore nero intorno alla ferita. Le accarezzo il più delicatamente possibile e, quando sposto lo sguardo sul suo viso per chiedergli ancora una volta cosa fosse accaduto, lo vedo fare una smorfia di sollievo. Poi bruscamente toglie il braccio dalla mia presa e si allontana di qualche culata da me. 
"Okay lupacchiotto, non ti tocco più" gli dico mentre mi siedo nella panchina opposta a lui. "Scott ora ha l'ultima lezione. Se per il tuo egoismo non è un problema, possiamo aspettarlo qui o se vuoi possiamo andarci a fare una bella passeggiata all'aria fresca" tenta di mandarmi un'occhiataccia, ma un altro spasmo di dolore lo percorre. 
"Sto cercando solo di aiutarti. Se mi dicessi cosa posso fare, posso tentare..." dannazione, non riesco proprio a trattarlo male. Mi fa così pena in queste condizioni. Vorrei solo farlo star meglio, non diventare sua amica. Per un momento lo vedo esitare, ma poi mi fa segno di avvicinarmi o almeno è quello che percepisco dal suo gesto. Sta cercando di togliersi del tutto la giacca, così ne approfitto e corro in suo soccorso. Mi siedo al suo fianco, con le dovute distanze non sia mai che gli venga anche un attacco allergico, e riprendo ad accarezzargli la ferita come avevo fatto poco prima. 
"Cosa sei tu?" mi domanda semplicemente mentre tiene gli occhi puntanti sulle mie mani attorno al suo braccio.
"Una ragazza adolescente che tenta di aiutarti" rispondo leggermente irritata. Ma che domande sono? Mi sento anche un po' offesa per il 'cosa'. So per certo che un giorno il mio lato gentile e buono mi si ritorcerà contro. Lui semplicemente mi scruta attentamente in ogni mossa che faccio.
"Allora... mi vuoi dire chi ti ha sparato?" gli chiedo cercando in tutti i modi di non sfiorare, neanche per sbaglio, il proiettile ancora dentro la ferita. 
"Se lo sapessi non starei cercando Scott in questo momento, cosa dici?!" ribatte con tono duro mentre distoglie lo sguardo. Lo sento irrigidirsi appena, per poi calmarsi nuovamente sotto il mio tocco.
"Quindi ti piace Scott, eh?!" alzo immediatamente lo sguardo scioccata da quello che mi ha appena posto e i battiti del mio cuore sono aumentati notevolmente. 
"Io non ti posso chiedere chi ti ha sparato che mi rispondi come se fosse un segreto di Stato, ma tu puoi chiedermi questioni sulla mia vita privata? Mi sembra troppo ingiusto e scorretto, dato che riusciresti a sentire ogni mia singola cellula scoppiare" mi fermo per guardarlo dritto negli occhi e mi rilasso quando lo vedo fare un minuscolo impercettibile sorriso. Oh mio dio! Ma allora sei un po' umano e non di ghiaccio. Oggi grandi scoperte! Restiamo in silenzio per tutto il tempo a venire, fin quando non noto che mancano circa 5 minuti al suono della campanella. 
"Andiamo! Lo aspettiamo di fuori" gli comunico, aiutandolo a rimettersi la giacca e prendendolo nuovamente per la vita. È decisamente più pesante di prima, segno che la sua condizione peggiora ogni secondo di più. 
Lo poggio al solito muretto che utilizzo come punto di incontro con i miei due migliori amici, con la speranza che ci raggiungano in fretta. L'ultima campanella suona e, lasciando Derek seduto, mi metto a cercare con lo sguardo Scott.
"Penso di aver intravisto... Scott" gli comunico girandomi nella sua direzione, non trovando però nessuno. Lo vedo mentre sta attraversando la strada e per poco non viene investito da una Jeep azzurrina che conosco molto bene. Velocemente mi avvicino e lo afferro prima che cada a terra, mentre mi volto verso Stiles che ha iniziato a suonare incessantemente il clacson. Deficiente lo vedi che abbiamo un problema? Perché cavolo non scende da quella macchina? Mi focalizzo sul ragazzo che sto cercando, con tutte le forze, di tenere in piedi, ma sta sempre di più lasciando andare il peso e, non resistendo più, lo accompagno delicatamente a terra. 
"Ma che cavolo...?" sento Scott per poi vederlo accovacciarsi al mio fianco.
"Che ci fai qui?" chiede a Derek con un leggero tono preoccupato.
"Mi hanno sparato" risponde con molta fatica, mentre si tiene il braccio.
"Non ha una bella cera" constata Stiles. Cos'è? Vuoi concorrere per Mister Ovvio?
"Perché non guarisci?" continua il moro al mio fianco ignorando tutti.
"Non ci riesco, era un proiettile diverso" dice guardandolo dritto negli occhi.
"Era d'argento, vero?" domanda curioso ed entusiasta il pelato ancora in piedi. Dopo tutte le ricerche che abbiamo fatto, in minimo di verità ce lo meritiamo.
"No idiota" ribatte in modo poco gentile.
"Aspetta aspetta! Ha detto che ti restavano 48 ore" pronuncia Scott, come se gli si fosse accesa la lampadina, e tutti ci giriamo verso di lui.
"Che cosa? Chi? Chi ha detto 48 ore?" chiede Derek leggermente confuso.
"Quella che ti ha sparato" risponde il moro al mio fianco fissando gli occhi nei suoi. Per quale motivo non gli ha dato una mano? Quando capiranno che Derek ci serve vivo? Senza di lui non andremo da nessuna parte. Gli occhi gli si illuminano di un blu acceso e un brivido di dolore gli percorre tutto il corpo. La situazione non si mette affatto bene. Di sottofondo si sentono tutte le macchine che, a quanto pare, si divertono ad attaccarsi al clacson. È davvero un suono odioso.

 


 

"Ma che stai facendo? Smettila Derek" gli dice Scott guardandosi attorno.
"Sto cercando di dirti che non ci riesco" risponde stringendo i denti. D'istinto gli riprendo il braccio e glielo stringo piano, proprio come avevo fatto nello spogliatoio, vedendolo prendere finalmente grandi boccate d'aria. 
"Come ci sei riuscita?" mi domanda il moro al nostro fianco togliendomi la mano da Derek.
"Non lo so Scott e non è importante saperlo in questo momento. Dobbiamo fare qualcosa!" ribatto scandendo bene l'ultima frase. Libero il braccio dalla sua presa e lo rimetto dov'era precedentemente.
"Derek, alzati subito" pronuncia Scott ma, dopo che lo guardo male, continua "Facciamolo salire in macchina" prendendolo per le spalle e tirandolo su con l'aiuto di Stiles, che fino a quel momento era rimasto in piedi a fianco noi a guardare la scena. In fondo non è una novità che non gli vada molto a genio. Lo trascinano verso la macchina e lo fanno salire nel posto del passeggero, mentre io salgo dietro.
"Dobbiamo scoprire che proiettile usano" tenta di dire Derek non riuscendo quasi a tenere la testa dritta.
"E io che cosa dovrei fare?" chiede Scott con un tono un po' scocciato. Ma sono davvero l'unica che lo sostiene?
"Lei è un'Argent. Sta con loro" rivela il malato. Quindi la famiglia di Alison è tipo una caccia licantropi? Alison lo sa? Alison ne farà parte? Che coincidenza che i miei genitori siano usciti poco prima che Derek venisse attaccato, non credete? D'ora in poi indagherò di più, cercherò di tenere le orecchie ben tirate e gli occhi aperti.
"Perché dovrei aiutarti?" domanda ancora una volta il moro non del tutto sicuro.
"Perché hai bisogno di lui, come tutti noi" anticipo guardando solo il lupo di fronte a me, mentre sento lo sguardo di Stiles e Scott su di me.
"Va bene, ci provo. Portalo via" dice semplicemente il moro arrendendosi. 
"Ti odio da morire" parla per la seconda volta il pelato, mentre sale in macchina e mette in moto.

********************************

Stiles è appena uscito per andare a ritirare il pranzo che avevamo ordinato poco fa. In macchina è sceso un silenzio strano. Devo ancora capire la figura di Derek. Credo fermamente che lui sia l'unico in grado di darci una mano, è chiaro ormai che sa molto più di noi. E perché passare una notte in bianco cercando informazioni che non avremo mai la certezza che siano vere, quando possiamo usare lui? Di certo mi intimorisce, ma per qualche ora con lui e le sue conoscenze, posso farmelo andare bene. Come ho già ribadito più volte, voglio solo che Scott stia bene e sia felice, magari senza uccidere me o qualsiasi altra persona. Continuo a fissarlo, come se potessi leggergli la mente, anche quando posa lo sguardo su di me. 
"Smettila di fissarmi" mi ordina con tono duro, mentre assume un'espressione severa.
"Sono probabilmente l'unica persona, in tutta la città, che riesce un minimo a sopportarti e che non vuole ucciderti. Non dico di diventare migliori amici, però..." lascio la frase in sospeso cercando di fargli capire il punto.
"Uccidermi? Non ci riusciresti mai" ribatte cercando di voltarsi nella mia direzione, ma si blocca a metà a causa del dolore.
"Sicuro? Nemmeno in queste condizioni?" gli domando retorica mentre lo aiuto a togliersi la giacca. 
"Smettila di starmi addosso" mi dice parecchio scocciato quando mi allontano da lui.
"Senti... per me non è così facile come pensi, okay? Non mi vai così a genio come ti dimostro e non ho la più pallida idea di come io riesca a dare sollievo al tuo continuo dolore, ma ci riesco. Non voglio essere tua amica, né nient'altro, odio semplicemente vedere le persone soffrire. Secondo te perché sono venuta in aiuto di Jackson prima? Perché mi sta simpatico? Ma per favore! E poi sono intelligentemente sicura che tu possa darci tutte le informazioni di cui necessitiamo, al contrario dei miei due migliori amici che non vedono l'ora di buttarti nel primo burrone che vedono. Perciò se, nel mio essere completamente inutile, devo sopportarti e aiutarti in un modo che reputo impossibile e stupido, lo faccio" mi sfogo non staccando gli occhi dai suoi.
"Non lo fai per me, né per te, né per quell'idiota. Lo fai solo..." inizia Derek, credendo davvero di prendermi alla sprovvista.
"Pensi davvero di sapere qualcosa di me che io già non sappia? Ti credevo più intelligente Derek, a quanto pare l'apparenza inganna" continuo a fissarlo e nel mentre prendo il suo braccio, aiutandolo per la milionesima volta in questa giornata. Ci sto prendendo troppo la mano, forse devo davvero rallentare. La sua espressione tramuta totalmente e ora mi sembra parecchio arrabbiato. Distolgo subito lo sguardo e una leggera ansia si fa spazio dentro di me, ma nonostante questa continuo con quello che stavo facendo. Sicuramente riesce a sentire i battiti del mio cuore aumentare e prova inizialmente a distaccarsi, ma rimane comunque in silenzio e si rilassa sotto il mio tocco. Un piccolo sorriso mi nasce spontaneo e, per quanto ci provi, non riesco a trattenermi.
"Comunque è la seconda volta che riesco a zittirti. Lo considero una vittoria" aggiungo tentando di smorzare la tensione, ma ricevo solo un suo secco e severo "Stai zitta" che aumenta ulteriormente la mia reazione.

 

Per fortuna entra Stiles in macchina con varie buste e noi ritorniamo al nostro posto, fingendo di fronte al pelato di non esserci detti niente
 

Per fortuna entra Stiles in macchina con varie buste e noi ritorniamo al nostro posto, fingendo di fronte al pelato di non esserci detti niente. Prendo il mio ordine e inizio a mangiare. Ho una fame assurda.
"Beth chiama Scott, chiedi a che punto è" mi dice il mio amico passandomi il suo telefono. Io? Chiamare Scott mentre è con Alison? Ma neanche morta.
"Io non chiamo Scott. Se vuoi gli mando un messaggio, ma se hai fretta gli telefoni tu" rispondo dopo una piccola risata isterica ripassandogli il telefono, mentre vedo Derek fare un odioso sorriso compiaciuto. Mi fa un segno distratto con la mano mentre riprende a guidare. 
"L'hai trovato?" mando semplicemente a Scott, sperando non mi chiami ma che risponda il prima possibile. 
"Ho bisogno di più tempo" dico leggendo al alta voce il messaggio appena ricevuto del giovane lupo.
"Eh andiamo! Ehi, smettila di sanguinare sui sedili, okay? Siamo quasi arrivati" replica Stiles dando contro a Derek e parcheggiando a lato della strada. Si gira verso quest'ultimo e continua "Che succede se Scott non trova il proiettile magico? Stai morendo?
"Non ancora. Ho un'ultima risorsa" ribatte il malato con molta fatica.
"Che vuoi dire? Quale ultima risorsa?" chiede scioccato e disperato il pelato alla guida. Derek si toglie la giacca, che prima si era appoggiato semplicemente sopra, scoprendo il buco con il proiettile e facendomi notare quanto sia notevolmente peggiorata la sua pelle. Ora è molto più pallida e le vene nere sono decisamente più marcate.
"Oh mio dio! Che cos'è? Oh, è contagioso? Forse è meglio se scendi" esclama Stiles disgustato, cercando di distogliere lo sguardo.
"Metti in moto. Ora" ordina semplicemente il lupo.
"Non credo che dovresti abbaiare ordini nelle tue condizioni, okay? In effetti penso che se volessi potrei trascinare le tue chiappe mannare in mezzo alla strada e lasciarti là" gli sbraita il pelato, facendomi alzare gli occhi. 
"Metti in moto o ti apro in due la gola" dice con calma ma con un tono che non ammette obiezioni "Con i denti" continua Derek spostando lo sguardo sul mio amico. Quest'ultimo inizialmente lo guarda in silenzio e, dopo aver distolto lo sguardo incredulo dalla situazione, accende la macchina e parte. 
Stiamo girando a vuoto da tipo due ore e non ne posso più. Da Scott neanche una parola, così come dai due davanti a me. Stiles è visibilmente irritato e spaventato, mentre Derek si aggrava a vista d'occhio. Avendo ancora il telefono del mio amico, decido di mandare un altro messaggio. Non possiamo aspettare ancora, rischia davvero di morire e non voglio avere il suo cadavere sulla coscienza. "Derek non ha un bel aspetto" e giusto per fargli capire che abbiamo davvero bisogno di quel dannato proiettile e di sbrigarsi, gli mando anche un "chiamami!!!
Dopo circa 10 minuti sentiamo finalmente il telefono del pelato suonare e, dopo aver mostrato ad entrambi che fosse Scott, Stiles si affretta ad accostare e rispondere "Che cosa dovrei farci con lui? Dimmelo
"Tra l'altro sta iniziando a puzzare" ribatte assumendo un'espressione che mi fa scoppiare a ridere e come vedo Derek guardarci male, tento di controllarmi ma è davvero complicato. 
"Puzzare di che cosa?" sento Scott, una volta che il pelato ha messo il vivavoce.
"Di morte" continua quest'ultimo mettendo a dura prova il mio autocontrollo.
"D'accordo, alla clinica veterinaria" suggerisce il moro dall'altra parte del telefono.
"Che diciamo al tuo capo?" domando intromettendomi nella conversazione.
"Se ne sarà già andato. La chiave è dentro una scatola dietro al cassonetto" ci informa concludendo con un pesante sospiro. 
"Lo hai trovato?" interviene Derek.
"Come faccio a trovare un proiettile? Ne hanno milioni. Questa casa è come un supermercato delle armi" risponde Scott con un tono abbastanza innervosito.
"Senti, se non lo trovi io sono morto, okay?" gli mette ancora più pressione, mentre io e Stiles ci guardiamo indecisi sul dà farsi. 
"Comincio a pensare che non sarebbe male" ribatte Scott facendomi scattare verso il telefono. Non può pensarlo davvero.
"Allora pensa a questo: l'alfa ti ha chiamato contro il tuo volere e lo farà ancora. La prossima volta o ucciderai con lui o ti farai uccidere. Se vuoi sopravvivere hai bisogno di me. Trova il proiettile" risponde e chiude la telefonata Derek, lasciandomi addosso ancora più preoccupazione e ansia di prima. Tutto questo è davvero surreale.

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Finalmente arriviamo alla clinica veterinaria e, con l'aiuto di Stiles, trasporto Derek fino al retro facendolo poi sedere su dei sacchi in fondo alla stanza. Lo aiuto a rimettersi la giacca, sta tremando come una foglia e delle piccole gocce di sudore iniziano a scendergli dalla fronte. 
"Aconitum Noveboracense, ti dice niente?" chiede il pelato ancora in piedi con il telefono in mano.
"È una specie rara di strozzalupo. Devo avere il proiettile" risponde il ragazzo al mio fianco con molta fatica.
"Perché?" insiste il mio amico fermandosi davanti a noi e puntando gli occhi in quelli di Derek.
"Perché senza morirò" ribatte quest'ultimo con una severità e freddezza da gelarmi il sangue nelle vene. 
Dopo aver preso la chiave, entriamo dentro la clinica e Derek si toglie velocemente la maglia. Bhe, diciamo che non è messo male il ragazzo, anzi... proprio per niente. Elizabeth, focus!!! Dobbiamo salvargli la vita, rimani concentrata. Già che combini abbastanza guai. Gli prendo il braccio per vedere la situazione e, come immaginavo, si è aggravata ulteriormente. Ora perde sangue e le vene del braccio sono ancora più nere.
"Sai, non sembra una cosetta da curare con un po' di echinacea e una bella giornata di riposo" ribatte Stiles tentando di sdrammatizzare. 
"Quando l'infezione raggiungerà il cuore, mi ucciderà" ci avvisa il più grande mentre si avvicina a un armadietto cercando qualcosa al suo interno. Io e il pelato lo osserviamo semplicemente, appoggiati al tavolo metallico. 
"Il termine 'positività' non è nel tuo vocabolario, eh?" continua Stiles, ma venendo ancora una volta ignorato.
"Se non arriva con il proiettile in tempo, c'è un'ultima risorsa" ci informa mentre continua a guardare nei cassetti.
"Questa è un'ottima notizia!" tento di trarre il lato positivo da tutta questa faccenda.
"E cioè?" chiede Stiles confuso, non staccando gli occhi da Derek che nel mentre ci mostra una mini sega elettrica. 
"Mi dovete amputare il braccio" risponde serio, lasciando sconvolti me e il pelato al mio fianco che a momenti sembra vomitare.
"Okay, una pessima notiziaLo fai tu! Io quella roba non la prendo in mano" dico velocemente alzando in alto le mani e allontanandomi velocemente.
"Non mi pare di averne discusso" esclama il mio amico girandosi verso di me.
"Faccio incubi da quando ho 10 anni, circa tre/quattro notti a settimana. Ne abbiamo discusso ora e il compito rimane tuo. E poi io l'ho aiutato e curato tutto il giorno, era tocca a te. Sei tu l'uomo" enuncio mentre gli passo la sega appoggiata su tavolo. 
"Oh ti prego, no! Che si fa se ti dissanguini?" domanda terrorizzato Stiles fissando l'oggetto nelle sue mani.
"Guarirà se funzionerà" risponde Derek mentre si lega l'elastico poco sopra la ferita.
"Senti, non so se ce la faccio" ribatte assumendo una faccia alquanto disgustata, e come dargli torto. Amputargli un braccio?!!!! Svengo, me lo sento.
"Perché no?" chiede con nonchalance alternando lo sguardo su di me e il pelato.
"Bhe, per tutto quel tagliare la carne, segare l'osso e specialmente per il sangue." enuncia lasciando trapelare il suo panico.
"Tu svieni alla vista del sangue?" domanda con tono rassegnato e preoccupato, mentre alza gli occhi sul diretto interessato.
"No, ma sai alla vista di un braccio imputato potrei farlo
"D'accordo. Facciamo così: o tu mi tagli il braccio o io ti taglio la testa" lo minaccia per la centesima volta in questa giornata, facendomi alzare gli occhi. È sempre dietro a dirgliene una, quando la smetterà? Come fai a prendertela o ad usare un tono così cattivo verso Stiles? Ma l'hai visto? È così dolce e carino. Non capisco come faccia, anche perché con me non si comporta così.
"Okay, senti non me le bevo più le tue minacce" prova a dirgli Stiles cercando di essere abbastanza convincente, ma in cambio viene aggressivamente preso per la maglia.
"Okay okay, d'accordo. Le ho bevute e assimilate. Davvero lo farò. E ora che fai?" continua velocemente vedendo la pericolosa vicinanza con il grande lupo cattivo. Entrambi ci accorgiamo della strana faccia che ha assunto Derek e, neanche tempo di avvicinarmi a lui, che si sporge vomitando sangue nero. Okay, questo è decisamente molto più disgustoso della ferita che porta al braccio. Smetteranno mai le novità di questa natura sovraumana? 
"Oh maledizione, questo che cos'è?" prende parola il mio amico, mentre io aiuto il ragazzo ad alzarsi passandogli anche dei fazzoletti trovati su una credenza.
"Il mio corpo cerca di guarire" si rimette in piedi appoggiandosi con le braccia al tavolo.
"Non sta facendo un buon lavoro" risponde sarcastico Stiles cercando di distogliere lo sguardo da quella strana melma sul pavimento.
"Adesso... Devi farlo adesso!" ordina fissando quell'oggetto spaventoso e il suo braccio. 
"Onestamente non credo di farcela" tentenna il pelato alternando lo sguardo tra Derek e la sega elettrica. 
"Fallo e basta!!!" gli urla quest'ultimo e, seppur con terrore e disgusto, Stiles posiziona lo strumento.
"Oh come faccio? Okay! Oh cavolo! E allora andiamo!" lo vedo prendere una leggera carica, ma poi non resisto più e mi copro gli occhi con le mani. Questa è una di quelle situazioni che non vorrei mai, e dico MAI, vivere. Grazie al cielo, qualcuno ha ascoltato le nostre preghiere e da lontano sentiamo la voce di Scott.
"Betty! Stiles!"

 


 

"Scott" urliamo in contemporanea io e il pelato mentre lo vediamo arrivare. Non perdo tempo e corro fra le sue braccia. Tutto ciò di cui ho bisogno in questo momento e, dopo che mi stringe maggiormente a sé, mi sento decisamente molto meglio. "Sono qui... sono qui" lo sento sussurrare al mio orecchio.
"Si può sapere che stai facendo?" domanda sconcertato notando in che situazione ci trovavamo, dopo esserci staccati. Il mio amico mette immediatamente giù tutto e tira un grande sospiro di sollievo.
"Mi hai evitato una vita intera di incubi" dice sollevato Stiles mentre si allontana dal tavolo.
"Scott ce l'hai?" chiede Derek. Immediatamente Scott tira fuori dalla tasca un proiettile particolarmente lungo e glielo passa. 
"Che cosa vuoi farci?" domanda curioso Stiles, mentre il più grande osserva attentamente la pallottola. 
"Voglio... Voglio" inizia la frase, ma non riesce a finirla che cade a terra svenuto facendo rotolare il proiettile sotto un mobile.
"No No No No" esclamiamo in contemporanea, mentre io e il pelato ci pieghiamo su Derek e Scott corre dalla parte dell'oggetto caduto.
"Derek" lo chiamo mentre gli tiro qualche schiaffo sul viso, ma non dà segni di vita. Inizio a preoccuparmi.
"Derek su, svegliati. Avanti, non farci spaventare. Scott che cosa facciamo?" continuo e nel frattempo il panico prende sempre più spazio dentro di me.
"Non lo so, non riesco a prenderlo" mi risponde mentre lo vedo allungarsi.
"Non si sveglia" enuncia Stiles con il mio stesso tono. 
"Credo stia morendo. Credo sia morto" continua alzandosi sulle ginocchia e spostando lo sguardo su qualsiasi cosa fuorché Derek.
"Tieni duro" provo a dire il ragazzo steso a terra con la speranza che mi senta, prendendogli e stringendogli la mano. Ho fatto fatica oggi ad aiutarlo, è stata una dura prova. Diciamo che non è proprio il genere di ragazzo socievole con cui è un piacere parlare. Ma di certo non merita di morire, e io non merito di vederlo così. 
"L'ho preso! L'ho preso!" esclama Scott mentre velocemente si avvicina. 
"Non mi uccidere per questo" ribatte Stiles lasciandomi confusa, ma poi subito dopo gli tira un pugno sul viso facendosi pure male alla mano, gesto che però riesce a svegliarlo. 
"Dammelo" ci ordina mentre lo aiutiamo ad alzarsi. Con i denti spezza la punta del proiettile e versa la polverina bianca, che si trova al suo interno, sul tavolo per poi dargli fuoco. Tutto questo ci lascia sorpresi e a me pure meravigliata. Da soli non ci saremmo mai arrivati. Se fosse successo a Scott tutto questo? Cosa avremmo potuto fare? Come sarebbe andata a finire? Non riesco neanche a pensarci, non voglio farlo. Non posso perderlo, è troppo importante. Devo convincere tutti del fatto che Derek ci può tornare utile. La polvere fa degli scoppietti e attorno ad essa si crea del fumo blu. Derek la prende in mano e la butta sul braccio, premendo e infilandola in profondità nella ferita dalla quale continua a uscire una strana polvere blu. Immediatamente lo sentiamo gemere dal male e subito dopo cadere a terra mentre urla dal dolore. Per fortuna le grida finisco e vediamo la ferita completamente guarita.
"Questo.È.Stato.Fantastico!" esclama con grinta Stiles mentre alza un pugno in aria. Lo guardo molto male e, dopo avergli tirato una gomitata, mi inginocchio a fianco del lupo ancora steso a terra. 
"Stai bene?" gli chiedo con tono premuroso, anche se ancora mi ritorna in mente la scena appena vissuta.
"A parte il dolore lancinante?" mi guarda e, dopo aver afferrato la mano che gli avevo posto, ci alziamo insieme. 
"La capacità di ricorrere al sarcasmo è già un buon segno" tenta di sdrammatizzare il pelato ancora in piedi al fianco di Scott, ma Derek non l'ha presa così bene, infatti lo sta guardando male, molto male. 
"Okay, ti abbiamo salvato la vita. Quindi devi lasciarci in pace, hai capito? E se non lo fai, tornerò dal padre di Alison e gli racconterò ogni cosa" prova a minacciarlo Scott, spostando gli occhi tra me e il ragazzo al mio lato.
"Ma cosa cavolo stai dicendo Scott? Ti sei fumato il cervello? Non puoi farlo." rispondo immediatamente, guardandolo completamente contrariata e scioccata da quello che ha appena detto. Non può pensarlo davvero.
"Ti fidi di loro? Credi che ti aiuteranno?" chiede Derek, mantenendo la calma anche per me. 
"Perché no? Sono molto più simpatici di te" ribatte quello stupido che mi ha rubato il cuore, anche se in questo momento vorrei dargli solo un calcio nel culo. 
"Bhe io mi fido di Derek, che per la cronaca conosce tutte le informazioni che noi non abbiamo. Poi di certo è dalla nostra parte e non ti spara dietroTi fidi davvero più di loro, che conosci da quattro giorni, che di me?" domando questa volta con tono tranquillo ma secco non staccando di mezzo secondo gli occhi dai suoi, ed è a causa di questo suo continuo silenzio che sento le lacrime pronte a scendere. La cosa che mi butta ancora più giù, è il fatto che in tutto questo Stiles gli ha sempre dato ragione.
"Ti faccio vedere io quanto sono simpatici" prende in mano la situazione Derek facendo un passo avanti, riuscendo a coprirmi.
"Che vuoi dire?" sento dire dal neo-lupo, ma senza prestarci troppa attenzione. In questo momento mi sento divisa in due parti: una è arrabbiata, furiosa nei suoi confronti, quei suoi ragionamenti insensati mi irritano parecchio; l'altra è semplicemente e profondamente delusa.

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Arriviamo velocemente alla casa nel bosco di Derek e saliamo nella sua macchina nera lucido. Ma come fa ad averla così pulita anche in mezzo alla terra e alla polvere? Cerco in tutti i modi possibili di evitare Scott, ma non ci vuole così quale fatica dal momento che nemmeno lui mi rivolge né la parola né un'occhiata. Cioè ora è lui quello che fa l'incazzato? Appena ne avrò l'occasione gliene dico quattro. Incredibile come dopo sei anni di amicizia, preferisce dar retta a persone che ha conosciuto, si e no, una settimana fa. Questa cosa mi ferisce. Che abbia sbagliato qualcosa io in questi anni? Che abbia detto o fatto qualcosa di sbagliato? Che abbia deciso di chiudere con me? Che si sia stancato? Bhe almeno potrebbe dirmelo in faccia, almeno ne parliamo da persone civili, anche se non so quanto potrei reggere a tale dolore. Comunque sia io ho la coscienza pulita ora, so di non avergli mai voltato le spalle, di aver sempre cercato la soluzione migliore per lui. Se lui avesse qualcosa da dirmi, sono pronta ad ascoltarlo, ma non in questo momento. Sono troppo arrabbiata e delusa anche solo per guardarlo, figuriamoci avere una conversazione di quel tipo. La macchina parcheggia e, affacciandomi al finestrino, vedo l'insegna del centro riabilitativo di Beacon Hills. Cosa ci facciamo qui? 
"Che ci facciamo qui?" chiede appunto Scott scendendo dalla macchina, copiato poi da me e Derek. 
Una volta dentro, la segretaria all'ingresso non ci degna neanche di uno sguardo. Simpatica! Ci avviciniamo velocemente a una stanza con la porta aperta e notiamo subito un signore su una sedia a rotelle, completamente immobile. Mille brividi percorrono il mio corpo. Rapidamente le immagini del mio sogno di qualche sera fa si fanno spazio nella mia mente e, più ci avviciniamo, più tutte le sensazioni si moltiplicano. Un forte mal di testa si impossessa di me e d'istinto afferro la mano di Scott. Lui inizialmente tenta di allontanarsi ma, dopo che gliela stringo più forte, si gira verso di me. Sento il mio cuore battere all'impazzata e mi aggrappo definitivamente al braccio del mio amico, che sembra aver capito che qualcosa non va. Infatti ha iniziato ad accarezzarmi la mano con il pollice.
"Lui chi è?" chiede a Derek una volta vicini al signore ancora sconosciuto. 
"Mio zio. Peter Hale" ci risponde non staccando gli occhi dal suo parente.
"Ed è come te? Un licantropo?" domanda titubante il moro al mio fianco.
"Lo era. Adesso è a malapena umano. Sei anni fa, mentre io e mia sorella eravamo a scuola, casa nostra è andata a fuoco. Rimasero intrappolate 11 persone, lui fu l'unico a sopravvivere" racconta il più grande abbassando leggermente lo sguardo. Quello che gli è capitato è davvero triste, non pensavo minimamente che potesse aver vissuto una tragedia del genere. 
"Ma... perché sei sicuro che siano stati loro?" insiste Scott cercando di capirci qualcosa in più. Nel frattempo lo vedo posizionarsi di fronte a me, come a volermi proteggere da solo lui sa cosa. 
"Erano gli unici a sapere di noi" dice Derek girandosi verso di noi. Per la prima volta da quando siamo entrati, la mia mente cambia soggetto e ora i miei pensieri ricadono suoi miei genitori e alla loro scappatella alle due di notte per andare in aiuto di Chris Argent. Quell'allarme rosso continua a rimbombarmi in testa.
"Sei anni fa hai detto?" chiedo ripensando a quando i miei cambiarono lavoro e in risposta lo vedo annuire con il capo.
"Forse avevano una ragione" ipotizza il moro al mio fianco fissando lo sguardo sullo zio di Derek.
"Ad esempio?" ribatte il più grande facendo calare il silenzio nella stanza. Nel momento esatto in cui quest'ultimo gira la sedia, mostrando il volto del suo parente, un grosso groppo alla gola mi fa trattenere per alcuni secondi il fiato. Penso sia lui. Il tipo del sogno. Non chiedetemi da cosa l'ho dedotto, perché è impossibile da spiegare.

 


 

"E questo come lo giustifichi?" continua Derek riferendosi alla metà faccia ustionata di Peter "Dicono che uccidono solo adulti e con prove certe, ma in quell'incendio morirono anche persone normalissime. È questo che fanno e anche Alison è come loro" ci racconta, ma subito dopo veniamo interrotti da un'infermiera.
"Che state facendo? Come siete entrati?" ci domanda con una certa ansia. Bella mia stai calma, siamo solo venuti a fargli visita non a rapirlo.
"Stavamo andando via" risponde il più grande, portando via me e Scott. 
In macchina non vola una mosca e presto arriviamo a casa del mio amico. 
"Vuoi restare da me?" mi domanda quest'ultimo una volta scesi entrambi dalla vettura. Tutto il mio corpo urla un forte ed intenso "Sì!", ma per fortuna o sfortuna, i miei mi hanno trasmesso il tremendo dono dell'orgoglio. Per quanto voglia stare con lui, specialmente dopo quello appena accaduto, mi è difficile non pensare a quanto successo nella clinica. 
"Ti ringrazio, ma è meglio se torno a casa. Ci vediamo" gli dico semplicemente sedendomi poi al posto del passeggero, mentre con la coda dell'occhio vedo Scott ancora lì in piedi. Derek parte immediatamente senza aprir bocca, e lo ringrazio mentalmente per questo. Per il resto del viaggio, le uniche parole che escono sono le mie, mentre gli indico la strada per casa mia. Presto, infatti, arriviamo di fronte al mio vialetto, dopotutto non sono così distante da Scott. Nonostante abbia già spento il motore, ancora non mi decido ad uscire. Non ne so molto bene le motivazioni. Forse non voglio entrare in quella casa, dove non capisco neanche più chi siano i miei genitori. Forse non voglio andare in camera mia e pensare, sicuramente, per tutta la notte a questa giornata e in particolare a Scott. Forse mi aspetto dei ringraziamenti da parte sua, alla fine ho fatto parecchio per lui oggi. Forse, pur di non stare sola, mi accontento della sua compagnia. Anche se fa pena nei rapporti umani. Sento un forte sospiro da parte sua, che mi fa girare immediatamente verso lui. Lo interpreto molto come un "okay, scavati dalle palle", ma purtroppo per lui sono nata anche come una persona molto fastidiosa. Gli copio il gesto accentuandolo abbassando lo sguardo e scuotendo la testa. Lui mi rivolge una brutta occhiata e semplicemente gli rispondo con un sorriso innocente. 
"Okay... Grazie Elizabeth per avermi aiutato in questa giornata così difficile per me. Se non fosse stato per te, ora probabilmente avrei ucciso quell'antipatico e superficiale di Jackson e non me ne sarei nemmeno pentito. In più sarei ancora agonizzante e disperso in qualche parte del mondo alla ricerca di aiuto. O peggio ancora sarei morto. Grazie per non avermi permesso di fare male a quei due soggetti che consideri i tuoi migliori amici. Oggi ho imparato una fantastica lezione. La comunicazione e i rapporti umani. Ci dovrò lavorare un po' su, però posso farcela. Sono Derek Hale e nessuna impresa è per me impossibile. Non vorrei però che tu fraintendessi tutta questa situazione. Per pareggiare i conti, ho cercato di essere gentile con te, accompagnandoti anche a casa. Perciò... buonanotte" mi autoelogio notando che lui non accenna ad aprir bocca e, finito questo mio discorso, lo vedo alzare gli occhi spazientito.
"Bhe... Prego Derek. Credimi che è stata un'ardua impresa anche per me. Non sei per niente una persona facile e starti accanto è stata una bella prova. Ho appreso però che posso sopportare anche le persone più chiuse e forse un po' aggressive; quindi la prossima volta che Jackson mi parlerà, potrei quasi riuscire a rispondergli in modo civile al posto di insultarlo e basta. E questa è decisamente una conquista. Sai, tra tutte le cose che mi immaginavo potessero accadere entrando nel mondo del soprannaturale, il fatto di aiutare Derek Hale non era neanche preso in considerazione, però sono contenta. Sono riuscita, in qualche strano e inimmaginabile modo, a farti star bene. Non ti offendere, ma non credo che io e te potremmo mai essere amici o qualcos'altro. Il mio è stato un semplice gesto di aiuto. Non voglio niente in cambio, tranquillo" mi auto rispondo. A volte sono davvero logorroica. Devo decisamente smetterla di dire certe cazzate e senz'altro devo andare a dormire a un orario decente.

 

 Devo decisamente smetterla di dire certe cazzate e senz'altro devo andare a dormire a un orario decente
 

"Hai finito?" mi dice semplicemente, guardandomi con quell'aria da saccente. 
"Sì, ho finito. Questa è una normale e civile conversazione fra due umani" ribatto sorridendogli e in cambio lui alza gli occhi girando la testa di fronte a lui. Gli lancio un'ultima occhiata e, dopo aver raccolto le mie cose, apro la portiera per scendere.
"Comunque penso si riferisse a te" mi interrompe Derek non staccando gli occhi dalla strada davanti a noi.
"Di cosa stai parlando?" gli domando confusa, fermandomi con metà corpo dentro la vettura e l'altra fuori.
"Quando siete venuti da me per chiedermi come ricordare. Quella a cui non vuole fare male, sei tu." mi informa girandosi verso di me. Non so se credergli. Insomma quello che mi ha detto è qualcosa di grosso, di importante. Non posso di certo fare finta di niente. In fondo lui può sentire quando una persona mente, giusto? E se avesse ragione? Ma se invece mi stesse dicendo ciò solo per farmi andare via? E se volesse solo essere gentile? Senza aggiungere un'altra parola, chiudo la portiera e mi avvicino lentamente al portone di casa. Solo una volta aperto, sento la macchina di Derek sfrecciare via. Con tutta la calma del mondo, mi dirigo in camera e, dopo essermi lavata e messa il pigiama, mi infilo nel letto. Che giornata!

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Capitolo 5
*** 5. The Tell ***


*Personaggi e battute completamente prese da Teen Wolf. Ho semplicemente aggiunto un personaggio, ma la storia seguirà perfettamente la serie, o quasi. Buona lettura! :)* 

 

Questa notte non ho chiuso occhio, continuavo a pensare a Scott, a Stiles, a Derek, a quello che è successo alla clinica, allo zio di Derek, alle sensazioni che ho provato. Inutile dirvi che sono quasi le 7 del mattino e non sono psicologicamente pronta per andare a scuola. A parte il sonno insostenibile, ma non sono proprio dell'umore per affrontare questa giornata. Spengo la sveglia e svogliatamente mi rigiro dall'altra parte del letto. Non ho neanche la forza di alzarmi e andare ad avvisare i miei. Non posso pensare che siano dei cacciatori, che potrebbero dare la caccia a Scott, o peggio ucciderlo. Anche se avrebbe un minimo di senso. Almeno riesco a spiegare la loro missione di ieri notte, le mille domande ogni volta che esco, le centinaia di raccomandazioni, la loro pesante insistenza nel sapere ogni singolo aspetto della mia vita sociale. Insomma, i genitori non diventano così opprimenti da un giorno all'altro. Poi hanno sempre questo atteggiamento misterioso e tornano ad orari improponibili. Che mi stia, come sempre, facendo troppe paranoie? In fondo tutto è nato da quando ho scoperto che Chris è un cacciatore e solo perché è amico con i miei, non vuol dire che loro lo siano, giusto? Aspetterò che escano di casa, per fare le mie ispezioni. Sento un leggero bussare alla porta e successivamente questa aprirsi. Parlando del diavolo, ecco che spuntano le corna.
"Tesoro, sono le 7 la colazione è pronta" dice mia mamma piano mentre si avvicina alla finestra, probabilmente per spostare le tende che impediscono alle prime luci del mattino di finirmi dritte in faccia. 
"Mamma oggi non mi sento molto bene" rispondo semplicemente coprendomi il viso con le coperte. Lei si avvicina scoprendomi la testa e, come vede la mia faccia, mi guarda confusa e un po' preoccupata.
"Oh tesoro, hai delle occhiaie terribili" grazie mamma, tu sì che sei d'aiuto. Mi poggia una mano sulla fronte per sentire la febbre, ma sono certa di non averla e se ne accorge presto anche lei.
"Non ho dormito molto questa notte. Posso restare a casa? Solo oggi promesso" le faccio un piccolo sorriso, sperando mi grazi. Un po' mi dispiace per questa situazione che si è creata. Io e mia mamma eravamo super legate. Le raccontavo sempre tutto e lei stava sempre al mio fianco ad ascoltarmi per poi donarmi sempre i suoi calorosi abbracci, è sempre stata come una sorta di migliore amica. Ha sempre avuto una specie di radar nei miei confronti, nel senso che capisce sempre alla perfezione ogni mio stato d'animo, prevede ogni mia reazione, a volte mi dà quasi fastidio. Insomma, sono così prevedibile? In diverse occasioni mi è capitato di arrabbiarmi con lei e, magari presa dalla troppa rabbia, usavo parole che su di lei stonano completamente. Eppure lei non si muoveva, stava comunque al mio fianco a tenermi sotto la sua ala protettiva, a difendermi da tutto e tutti. Ha costantemente questo forte atteggiamento di altruismo verso le persone che ama e le fa molto onore. Non mi viene in mente una sola volta che abbia pensato a sé stessa, che si sia dedicata solo a lei. Si mostra sempre come la donna più forte al mondo, non l'ho mai vista crollare. Chissà a cosa pensa, di cosa si preoccupa tutto il giorno. Chissà cosa la farà star male, o che comunque le tira giù il morale. Chissà cosa combatterà tutto il tempo. Mia madre è sempre stata molto brava a conoscere gli altri, a prevederli, a leggerli nel pensiero, ma lei è come una dura corazza impenetrabile. La guardi e vedi solo il suo splendido sorriso che le illumina il viso e ti trasmette allegria. A volte mi fermo ad osservarla e mi viene naturale pensare che da grande vorrei essere esattamente come lei. Non importa cosa nasconde, rimarrà sempre la mia bellissima mamma e la amerò incondizionatamente. Mi piacerebbe riprendere il rapporto con lei, magari potrei iniziare con il parlarle di Scott. Tanto è l'argomento più attuale e quotidiano che mi viene in mente. Finché non sono sicura che non centrino niente con il mondo soprannaturale, però non voglio tradirmi. 
"Va bene! Solo per oggi però" ribatte mentre alza il mignolo, che stringo subito sorridendole. 
"Devi andare subito al lavoro?" le chiedo mentre mi metto a sedere sul letto non staccando gli occhi da lei.
"Non subito, cosa mi devi chiedere?" mi dice mentre alza un sopracciglio. Tipico suo quando tenta di capire la persona che ha di fronte.
"Magari potremmo fare colazione insieme qui nel letto e parlare di cose a caso" abbasso leggermente lo sguardo sentendo un po' di imbarazzo salire. Oh andiamo, è mia mamma non la vecchia zia ficcanaso! Lei in risposta mi lascia un bacio sulla fronte ed esce dalla camera. Mi appoggio alla testiera del letto e penso alle parole giuste da dirle. Non me ne sto pentendo, solo che bisogna essere cauti. Non vorrei farmi sfuggire qualcosa di troppo, non ci vuole niente. Ritorna presto con un vassoio pieno di cibo, tra brioches e frutta, e due tazze belle fumanti. Lo appoggia sul comodino di fianco al letto e mi passa il mio cappuccino caldo, mettendosi poi di fronte a me. 


"Credo mi piaccia un ragazzo. Solo che le cose sono un po' complicate" inizio non staccando gli occhi dalla tazza, ma sento benissimo il suo sguardo puntato su di me. "Diciamo che abbiamo un rapporto strano io e lui, ci cerchiamo in continuazione, ci sosteniamo in ogni situazione, ci appoggiamo ad ogni bravata, siamo molto complici. Solo che non è mai abbastanza. Forse sono io che non mi sento molto alla sua altezza. Poi lui si sta sentendo con un'altra ragazza, quindi rimarrò sempre nell'angolo" mi lascio scappare una risata amara, mentre con le dita percorro il bordo della tazza. 
"Stai parlando di Scott?" alzo immediatamente lo sguardo verso di lei completamente scioccata. Lei, al contrario, si beve tranquilla il suo caffè. Bhe, inutile essere sorpresa. Ma come cavolo fa? Mi legge davvero nella mente? Sono forse troppo prevedibile? "Oh andiamo tesoro, pensi davvero che non l'avessi capito?" mi dice con tutta la serenità del mondo. 
"Cosa faccio mammaaaa?" le chiedo disperata mentre, dopo aver appoggiato la tazza, appoggio la testa sulle sue gambe. "È che... è sempre stato il mio migliore amico e io la sua. Non penso abbia mai pensato a qualcos'altro. Chiamala abitudine o sentimento non ricambiato. Penso non ci sia differenza" mi lascio cullare del suo dolce tocco sui miei capelli e nel frattempo fisso i miei occhi sulle grosse nuvole grigiastre che oggi ricoprono tutto il cielo.
"Finché non ne parlate, non ne verrete mai a capo" ribatte solamente. Ma che consiglio è? Come se fosse una cosa facile, no?!
"Ma come? A parte che sta con un'altra ragazza che, tra parentesi, è una mia amica. Non sarò la stronza di turno che ci prova con i fidanzati altrui. E poi sono arrabbiata con lui adesso. Non riuscirei a parlargli" rispondo mettendo su un piccolo broncio, mentre sento lei ridere. Ma da che parte stai mamma? 
"Cosa avrebbe combinato?" mi domanda guardandomi dall'alto senza smettere di accarezzare i miei capelli.
"Credo che non si fidi di me" replico mentre mi rimetto seduta al suo fianco. 
"Elizabeth, questa è la più grande cavolata che abbia mai sentito! Scott si fida ciecamente di te. Vi ho visti crescere bambina mia, e il rapporto che avete instaurato niente e nessuno potrà togliervelo. Non so che relazione abbia con questa ragazza, ma non credo proprio che potrà mai prendere il tuo posto. Avete vissuto insieme così tanti momenti, così tanti dolori e così tanta felicità. Siete diventati uno la felicità dell'altro. E non lo dico solo perché sono la tua mamma. Ne sono fermamente convinta, chiamalo sesto senso femminile" mi lancia un occhiolino e, quando sentiamo papà chiamarla, si alza lasciandomi un bacio sulla testa, per poi uscire. Mi ristendo nel letto e ripenso alla conversazione appena conclusa. C'è una parte di me che le crede con tutta la forza possibile, ma l'altra è molto scettica. Voglio dire, conosco Scott, meglio delle mie tasche, e lo sguardo che mi ha lanciato ieri sera non era come tutti gli altri. C'era qualcosa dietro. Lo sento. Ne sono certa. Non sono pronta a perderlo, anche a costo di vederlo a fianco di Alison. Certo, all'inizio farà male e dovrò lavorarci parecchio anche perché è un cavolo di lupo mannaro. Sente di quanto aumenta il mio battito quando mi è vicino, sente l'effetto che mi fa. Possibile che non l'abbia ancora capito? Cioè sarebbe un po' stupido dato che tutti quelli con cui parlo non fanno altro che rinfacciarmi i miei sentimenti. O magari non sa cosa dirmi per non ferirmi, in quanto l'interesse è unilaterale. Già, questa mi sembra l'opzione più valida. Fatto sta che prima o poi dovremo parlarne che mi piaccia o meno, e posso solo sperare che sia rapido e non troppo doloroso. Posso dire che situazione di merda? Che situazione di merda! Sento la porta principale chiudersi e contemporaneamente il mio telefono squillare.

Messaggio da Lyds:
Come mai non sei a scuola?
07:53
Messaggio a Lyds:
Non sto tanto bene
07:54

Neanche due secondi dopo, parte la mia suoneria e trovarci il suo nome mi fa sorridere. 
"Ti ho detto che non sto tanto bene, ma tranquilla che domani torno" rispondo immediatamente.
"E il malessere è fisico o di cuore?" mi domanda semplicemente lasciandomi senza parole. Allora sono davvero così prevedibile?!
"Lyds, ho appena finito di parlare con mia mamma, non mi va di iniziare di nuovo. Poi tu hai lezione tra esattamente 4 minuti" le comunico dopo aver staccato il telefono per vedere l'ora.
"Non finisce qui tesoro. Sentirò la tua mancanza. Baci" ribatte chiudendo subito dopo la chiamata. Lancio il telefono da qualche parte lontano nel letto e mi alzo in piedi stiracchiandomi per bene. Scendo velocemente in cucina con la mia tazza ormai fredda, che infilo immediatamente nel microonde. Aspetto che questa si riscaldi per bene e nel mentre mi dirigo al frigo per prendermi un po' d'acqua. Su di questo trovo un fogliettino appeso con una calamita:

"Provo a tornare a casa per pranzo. In caso contrario ti chiamo. Promesso.
Rimettiti 😉
Ti amo -Mamma"

Lo stacco con un grosso sorriso sulle labbra e, dopo il beep del microonde, torno in camera. Mi rimetto sotto le calde coperte e mi gusto il mio buonissimo cappuccino. Riprendo in mano il telefono, per controllare se siano arrivati altri messaggi o chiamate, e rimango un po' delusa nel non vederne nessuna. Mi convinco che sia solo per il fatto che tutti i miei amici abbiano lezione in questo momento. Finisco velocemente la mia bevanda e finalmente mi stendo chiudendo gli occhi.

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Mi sveglio sentendo un rumore strano e noto con dispiacere che sono solo le 10:48, il che vuol dire che ho dormito solo tre ore circa, il che vuol dire non abbastanza. Rimango comunque stesa con gli occhi chiusi, dato che il silenzio è ricalato nella stanza. Che mi sia immaginata tutto? Bhe di certo non mi stupirei, con tutte le cose strane che accadono le allucinazioni sono più che plausibili. Mi metto a sedere mentre un grosso sbadiglio si crea sul mio viso. Afferro gli occhiali sul comodino e, prima di indossarli, mi stropiccio gli occhi. Il sonno è ancora molto presente.
"Buongiorno eh" dice una voce, che in un primo momento non riesco a riconoscere, facendomi sobbalzare dalla paura. Ma è possibile che non posso rilassarmi un attimo? Mi volto immediatamente verso di essa e trovo Stiles e Scott appoggiati al muro di fianco alla porta. Si può sapere come sono entrati? O meglio ancora, perché cavolo sono qui? Sono stati lì come dei deficienti a guardarmi dormire? Mi devo preoccupare? I battiti del mio cuore sono aumentati per lo spavento appena preso e così anche il mio nervosismo. 
"Mi avete spaventata un casino! Come siete entrati? Sapete che esistono le porte?" chiedo ironica, mentre mi alzo dal letto.
"Betty ci conosciamo da 6 anni, conosciamo ogni porta e chiave di scorta di questa casa" mi risponde Scott con un tono molto scocciato. Senti, carino mio bello, già non sei messo in una buona posizione, in più mi avete svegliato dal mio riposino riparatore, e usi pure quel tono con me? Sei proprio una faccia tosta. Come se non lo sapessi d'altronde. 
"Bene allora, ricordatemi di aggiungere alla lista delle cose da insegnarvi anche come suonare un dannato campanello" ribatto con la sua stessa intensità. Mi devo calmare forse. "Cosa ci fate qui? Dovreste essere a lezione
"Anche tu" dice semplicemente il pelato alzando le spalle. Tutti e due hanno delle facce accusatorie, come se fossero contrariati da qualcosa e volessero farmi la ramanzina per qualcosa. Si sono invertite la parti e non me ne sono, per caso, accorta? Non sono fisicamente e psicologicamente pronta a questa conversazione. Non so dove vogliono andare a parare, ma sono davvero stanca. Vorrei solo tornare alla pace, è difficile da capire?
"Sentite... non mi sento tanto bene, perciò se vi siete intrufolati in casa mia solo per guardarmi con quelle facce, ve lo dico chiaramente, potete uscire" proferisco con un sorprendente tono calmo. Distolgo lo sguardo dai due, girandomi verso la finestra e dando così le spalle a loro. Sento già le lacrime agli occhi e non va bene. Perché sono così debole? Cala un opprimente silenzio e spero con tutta me stessa che escano davvero dalla porta.
"Vogliamo solo parlare" prova a dire Stiles in modo gentile.
"In realtà vogliamo sapere che cavolo ti prende in questo periodo" ribatte veloce Scott sempre con una certa arroganza. Questo cosa vorrebbe dire scusa?! Cosa prende a me? Ditemi che è uno scherzo.
"Intanto direi che potresti anche calmarti, dato che fra i tre quella arrabbiata dovrei essere io. E poi cosa vorresti dire con questo? Cosa prende a me? Sul serio?" mi giro verso di loro e non stacco gli occhi, nemmeno un secondo, dal moro a cui piace tanto puntare il dito.
"Arrabbiata tu? E sentiamo per cosa? Per includerti in ogni cosa che facciamo, senza lasciarti spazio sufficiente per i tuoi nuovi amici?" mi attacca quest'ultimo non muovendosi di un millimetro. Queste sue parole mi hanno ferito immensamente. Come può pensare una cosa del genere? I miei "amici", come ci tiene a puntualizzati in modo così aggressivo, sono loro due. Si può aggiungere Lydia, ma con lei è un rapporto totalmente diverso. Non capisco il punto di questa sua accusa. Non capisco dove vuole arrivare. Darei di tutto pur di passare più tempo con loro e li vedo praticamente tutto il giorno. Eppure non mi basta mai, ma sembra che non ci arrivino. 
"Che ne dite se ci calmiamo tutti?" interviene Stiles, notando il mio cambiamento d'umore. Non sono più arrabbiata, sono solo enormemente delusa. Dice tanto che ci conosciamo da 6 anni, ma se realmente crede questo di me, ha completamente sbagliato rotta. 
"Scusa, non dovevo usare quel tono. Il fatto è che sembra che ogni decisione che prendiamo non ti vada bene. Ti fidi sempre degli altri piuttosto che di noi. Hai ogni volta una critica nei nostri confronti e non sappiamo cosa fare. Non sappiamo che ti succede." continua Scott puntando gli occhi su tutto tranne che su di me.
"Potete farmi un esempio più esplicito? Perché a me sembra davvero tutto il contrario. Ogni singola cosa che mi succede, anche la più insignificante, ve la dico. Non ci sto capendo niente di tutto questo, sul serio. Se è uno scherzo, vi prego di smetterla" verso la fine la mia voce si incrina. Sento le gambe molli e le mani tremare. Ho una brutta sensazione e vorrei solo andarmene da questa stanza.
"Bhe... il più recente che mi viene in mente è Derek. Sembra che ogni cosa che dica sia legge. Non ti fiderai mica di lui? Non è affidabile" risponde il moro ritornando il tono iniziale. Oh mio dio, ma quindi è lui il problema? Non ci voglio credere. Derek è davvero l'ultimo dei miei pensieri.
"E mi spaventa, tanto" aggiunge Stiles che fin a questo momento aveva solo ascoltato a testa bassa.
"Tutta questa situazione è nata per Derek?" chiedo incredula, mentre i due puntano lo sguardo su di me. "Sentite, io non mi fido ciecamente di Derek, non penso sia una sorta di onnipotente, ma al contrario vostro gli dò il beneficio del dubbio. Sa esattamente come muoversi in ogni circostanza, ha sempre la soluzione pronta se ne avessimo il bisogno. È come un cavolo di libro delle istruzioni, che necessitiamo con una certa urgenza. Solo io ho notato che siamo ancora indietro e non sappiamo praticamente nulla di quello che può capitarti? Se non che puoi attaccare le persone e non ricordare nulla una volta che ti trasformi?" domando rivolgendomi al neo-lupo nell'ultima parte. 
"Quindi vedi che ti fidi più di lui" ribatte immediatamente quest'ultimo. Ha per caso il cerume nelle orecchie? Eppure l'ultima volta che ho controllato era un licantropo con tutti i sensi strasviluppati.
"Bhe... se parliamo di licantropi, dei loro 'poteri' e qualità, di tutte le stranezze che ne derivano, Sì. Mi fido più di un lupo con anni e anni di esperienza, piuttosto che di qualche sito internet. Potete biasimarmi? È semplice logica" se è questo che si vogliono sentir dire, bene. Eccovi serviti, ma non è nulla di nuovo, avevo già fatto questo genere di discorso. Alzano entrambi gli occhi, assumendo una faccia molto scocciata. Questo è ancora più surreale del mondo soprannaturale. 
"Quindi tu puoi fidarti di un estraneo che potrebbe ucciderti in mezzo secondo e con cui ci hai parlato due volte, ma noi non possiamo affidarci a persone del mestiere con cui almeno abbiamo già un dialogo umano?" chiede Scott, mentre vedo Stiles al suo fianco annuire in silenzio. Scemo numero 1 e scemo numero 2. Ecco cosa sono. Giunta a questo punto mi domando quanto effettivamente valga pena continuare. Insomma, se andiamo avanti di questo passo non arriviamo di certo da nessuna parte. Però, come si suol dire, queste parole hanno solo fatto traboccare il vaso. Non gli permetto di insinuare certe cose. Ho la coscienza pulita in tutto e per tutto.
"Queste 'persone del mestiere', come le definisci tu, cacciano e uccidono quotidianamente persone come te. Quindi perdonami se parto un po' scettica nei loro confronti. La questione è molto, molto diversa. Non si tratta di me che mi fido di Derek, o voi di loro. Per quanto mi riguarda potete credere anche ai sassi, è una vostra scelta. Quello per cui mi sento così delusa e distrutta, è che voi non vi fidiate di me. Mi sembra così surreale. Siamo cresciuti insieme. Abbiamo affrontato di tutto insieme. Sappiamo ognuno i segreti dell'altro. E mi venite a fare un discorso del genere? A me? È dalla terza elementare che non vi mollo un secondo, che non vi perdo di vista. Siete praticamente la cosa più bella che mi sia capita, e vi giuro che ogni cosa che ho fatto, ogni mia azione, ogni mio gesto o parola, è legata a voi, per rendervi felici e farvi star bene. Nessuna persona potrà mai venire prima di voi, mai. Se ho chiesto aiuto a Derek, non è perché voglio farvi un torto, ma perché voglio proteggervi. Siamo finiti in un mondo molto più grande di noi. Non sappiamo assolutamente niente, a parte che durante la luna piena puoi diventare una animale furioso. Avete mai pensato se quel proiettile avesse colpito te, Scott? Cosa avremmo fatto? Ti portavamo all'ospedale? O ti guardavamo mentre ti contorcevi dal male finché il veleno non avesse raggiunto il tuo cuore? Perché mi dispiace, ma io non sono pronta a vivere nulla del genere. Quindi sì, ho chiesto una mano a una persona più esperta, che sia in grado di salvarti quando io non posso farlo. Non perché non voglia, ma semplicemente perché non è nelle mie conoscenze. Siete la mia famiglia, le persone che amo più al mondo. Ieri sera alla clinica e anche adesso, con questo vostro discorso insensato, mi state spezzando. Non posso credere che non riusciate a vedere tutto quello che sto facendo per voi" come ho iniziato il discorso non ho più retto. Mille lacrime sono scese incessanti sul mio viso, bloccandomi diverse volte. Mi sento così vuota, annientata. Nulla a più senso. Mi giro velocemente, dando loro le spalle. Non riesco a guardarli. Sento dei piccoli passi venire verso di me e, di conseguenza, mi sposto cercando di allontanarmi il più possibile.
"Vi prego, andatevene. Ho bisogno di stare da sola" cercando con tutte le mie forze di non voltarmi. Tento di asciugarmi le guance dalle innumerevoli lacrime scese, ma è tutto inutile dato che non smettono di scendere.

 Tento di asciugarmi le guance dalle innumerevoli lacrime scese, ma è tutto inutile dato che non smettono di scendere


"Betty..." comincia a dire, ma non ho davvero voglia e forza per reggere ancora.
"No! Vi prego, andate via" lo interrompo velocemente con ancora la voce rotta dal pianto, mentre punto il mio sguardo fuori la finestra. Per fortuna o sfortuna, sento la porta aprirsi e, subito dopo, chiudersi. Mi lascio andare totalmente. Alla tristezza. Alla delusione. Alle lacrime. All'amarezza. Alla rabbia. Mi rifugio nel mio letto e semplicemente scoppio, lascio andare. Quando sono in queste condizioni sono sempre loro due i primi e gli unici che chiamo, eppure questa volta sono proprio loro che mi hanno ridotto così. Sembra una barzelletta. Prendo il telefono in mano e, come mi aspettavo, non trovo nessuna notifica. Entro nella chat e, seppur con molte e pesanti incertezze, mando il messaggio.

Messaggio a Lyds:
Ho bisogno di te
11:02

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Sono stesa con la testa appoggiata sulle gambe di Lydia, mentre lei mi accarezza dolcemente i capelli. È arrivata qualche ora fa con tre vaschette di gelato e, mentre le raccontavo tutto ciò che fosse capitato questa mattina, ce ne siamo pure finite due. 
"Si accorgeranno dell'errore che hanno fatto e, credimi Beth, torneranno" mi ribadisce la mia amica. Diciamo solamente che sta imparando ad inquadrarli. Prima di conoscermi e prima che Scott diventasse così 'casualmente' bravo a lacrosse, ignorava l'esistenza di entrambi i miei amici. Quando avevo finito il mio racconto non era affatto contenta, tant'è che li ha insultati per un po' e più volte mi ha detto di lasciarli perdere. La situazione ha iniziato a cambiare quando mi ha visto piangere e solo allora le ho parlato del nostro passato, di loro due, di quanto siano diventati importanti e parte di me. Lei ha cambiato totalmente atteggiamento e semplicemente mi ha stretto forte a sé. Non desideravo altro. Poi ci siamo stese, mi ha aggiornato sulla noia che ha vissuto oggi a scuola e mi ha prestato i suoi appunti. Da quel momento il silenzio era calato nella mia stanza.
"Non posso perderli Lyds" rispondo chiudendo gli occhi, dato che sentivo già le lacrime salire.
"E non lo farai. Te lo prometto" mi dice sicura, mentre con delicatezza mi gira al viso affinché io possa guardarla.
"Gossip Girl?" aggiunge subito dopo con un grosso sorriso che spontaneamente coinvolge anche me. 
"Okay, vada per GG" mi alzo e prendo il computer dalla scrivania. Mentre stavo tornando al fianco della rossa, il suo telefono suona.
"Cos'è quella faccia? Chi è?" le chiedo notando la sua faccia indecisa e confusa.
"È Alison" risponde titubante.
"E cosa aspetti a rispondere? Chiedile se vuole raggiungerci qui" le dico sedendomi al suo fianco, mentre lei mi lancia un'occhiata molto strana alla "ma sei sicura?". In questo momento ho solo bisogno di buona compagnia, e per 'buona compagnia' intendo persone che mi vogliono bene. Non sono arrabbiata con Alison, anzi vorrei scoprire di più su lei. Si è appena trasferita e posso solo immaginare cosa possa provare. Ovviamente il pensiero mi ricade su Scott, ma non voglio far vincere i brutti pensieri. Si merita davvero la possibilità di essere capita e scoperta, e sono molto curiosa di conoscerla a fondo. Mentre la rossa parla al telefono, scendo in cucina per prendere la vaschetta rimanente e faccio scoppiare due pacchetti di pop-corn nel microonde, giusto per sgranocchiare qualcosa mentre guardiamo la nostra serie preferita. Prima che potessi risalire al piano superiore, sento il telefono di casa suonare e, dopo aver posato momentaneamente il cibo sul tavolo, mi affretto a rispondere.
"Pronto?" chiedo non molto interessata.
"Ma allora sei sveglia. Come ti senti?" riconosco subito la voce di mia mamma. A ripensare a questa mattina, mi ritornano presto le lacrime agli occhi e un senso di tristezza mi colpisce forte addosso. 
"Non va mamma, quando torni?" le rispondo sentendo la voce leggermente incrinata. 
"Tesoro mio, cosa è successo?" mi chiede con tono allarmato.
"Sono venuti Stiles e Scott questa mattina e non è finita bene. Abbiamo litigato. Quando sei a casa ti racconto meglio" dico semplicemente mentre tiro su con il naso.
"Oh Lilibeth, mi dispiace così tanto. Sei sola adesso? Perché non chiami qualche amica?" prova a dirmi, cercando di aiutarmi.
"Sì sì, non ti preoccupare. C'è Lydia e tra poco arriva anche Alison" la sento tirare un sospiro di sollievo. La conosco abbastanza da sapere che è preoccupata per me, so che vorrebbe stare al mio fianco in questo momento; ma so anche che appena il suo turno finirà, passerà tutta la notte con me, non lasciandomi neanche per un secondo da sola. Perché è questo che fa lei, mi sta vicino e prende tutto il peso e il dolore che riesce, solo per alleggerirmi. 
"Bene, sono più tranquilla a saperti con qualcuno. Finirò per le 22 massimo, okay? Poi vengo direttamente da te" mi aggiorna la mia dolce mamma.
"Va bene mamma, ci vediamo questa sera" riattacco giusto in tempo per il campanello. 
Come apro la porta mi trovo Alison che, appena mi vede, assume quella faccia di compassione, che avrei voluto disperatamente evitare. Mi abbraccia forte e nella mia testa penso a chi glielo possa aver detto. Lydia? Scott? Probabilmente entrambi. Apprezzo che, però, non mi abbia ancora detto nulla a riguardo. Riprendo il cibo che avevo appoggiato sul tavolo e poi ci dirigiamo insieme nella mia camera. 
"Cosa stavate facendo?" chiede Alison dopo essersi seduta a fianco alla rossa.
"Stavamo iniziando un nuovo episodio di Gossip Girl, sei giusto in tempo" ribatte Lydia lanciandole un occhiolino. 
Mi metto al loro fianco, condividendo le varie schifezze prese e godendomi le mie amiche. 
Nel bel mezzo dell'episodio il mio telefono suona, costringendoci a stoppare. Proprio oggi le persone vogliono chiamarmi in continuazione? Sbuffo leggermente e mi alzo andando verso la scrivania, dove avevo lasciato il cellulare a caricare. "Scottino♡" il suo nome illumina lo schermo e il mio cuore inizia a battere più velocemente. Ancora una volta il grande divario dentro di me, riesce a mettermi in discussione. Muoio dalla voglia di rispondergli, di ascoltare ciò che a dirmi, di parlare fino a fare mattina come siamo soliti fare. Ma dall'altra non riesco. Il dolore che mi hanno causato è immenso. Le ho osservate le loro facce questa mattina, ho notato come hanno cambiato espressione nel momento in cui hanno sentito le mie parole e visto le mie lacrime. Vorrei tanto che capissero i miei gesti, le mie azioni; e, finché non lo faranno, non voglio essere soggetto della loro compassione. Con enorme fatica rifiuto la sua chiamata e piano piano mi giro verso le mie due amiche. Lydia mi guarda quasi soddisfatta di me, come se non accettare quella telefonata fosse stata una mossa vincente, mentre Alison mi guarda esattamente l'opposto. 
"Sono passata da lui prima di venire qui. Mi aveva chiamato e già dalla voce si capiva benissimo quanto fosse triste e dispiaciuto. Mi ha raccontato quello che è successo e si sentiva così in colpa. Credimi quando ti dico che vuole rimediare" mi racconta la mora alzandosi e posizionandosi di fronte a me.
"Bhe, effettivamente la colpa è sua" incalza Lydia mentre ci osserva dal letto. Distolgo subito lo sguardo, ancora una volta le lacrime minacciano di uscire. Ma possibile che non finiscono mai? Devo smetterla di fare la debole.


"Alison, ti ringrazio per quello che mi stai dicendo, ma sono al fianco di Scott da tipo 6 anni. Ce ne siamo fatti di torti, entrambi abbiamo sbagliato nei confronti dell'altro. L'ho visto triste, disperato e distrutto, ed è proprio quando si sentiva più solo che io ero lì per lui. Ma questa volta è diverso e ho bisogno di tempo per mandare giù. Sono certa che tornerà tutto alla normalità, ma adesso voglio solo stare con me stessa e con voi. Ho bisogno di stare lontana da lui e da tutto" rispondo dando sempre le spalle alle mie due amiche e, solo dopo essermi calmata, mi giro verso di loro.
"Beth... io non so cosa hai capito di me e Scott, ma credimi che non è così. Tu hai bisogno di lui al tuo fianco e lo stesso vale per Scott. Prima risolvete questa situazione, meglio sarà per entrambi" ribatte Alison mandandomi totalmente in confusione. Cosa verrebbe dire? Ho capito che sono così prevedibile e che ormai anche Obama è a conoscenza dei miei sentimenti per il mio migliore amico, ma la sua prima frase mi continua a girare in testa e non ha alcun senso. Stavo per parlare e chiederle di spiegarsi meglio, ma vengo bloccata dal suo cellulare che suona. "Scusate, è mio padre" dice uscendo dalla camera, lasciando me e la rossa.
"Tu ne sai qualcosa?" le chiedo riguardo a quello che ha detto poco prima la nostra amica.
"No, non capisco a cosa si riferisse" proferisce mentre guarda altrove e si arrotola una ciocca di capelli al dito. A volte è davvero una pessima bugiarda. La guardo male, ma lei in risposta si alza ed esce dalla stanza, dopo aver avviato una telefonata con Jackson. Non ho parole. Prendo il mio cellulare in mano e noto un messaggio.

Messaggio da Scottino♡:
Possiamo parlare?
19:18

Ignoro il messaggio sentendo entrare entrambe le mie due amiche. Questo loro comportamento così strano mi irrita. Sembra che mi stiano nascondendo qualcosa e questa sensazione mi fa sentire solo presa in giro.
"Noi dobbiamo andare. Ti vengo a prendere domani mattina, va bene?" mi chiede retoricamente Lydia. Ovviamente la mia risposta non può essere un "no". Prendono le loro cose e velocemente scendono le scale.
"Aspettate! Ali... cosa volevi dire prima? Potete rimanere a cena, non è un problema anzi..." provo a dire mentre le seguo. In realtà non ho voglia di rimanere da sola.
"Alison ha avuto un problema con i suoi genitori e io mi sono scordata di avere un impegno che non posso assolutamente saltare. Beth, vogliamo solo il tuo bene e credimi è proprio quello che stiamo facendo. Ci ringrazierai domani" ribatte rapida Lydia che, dopo avermi stretto in un abbraccio, esce insieme alla mora. Altre poche volte mi sono sentita così stupida e ingenua. Cosa cavolo voleva dire? A quanto pare è diventato il motto della giornata. Mi fermo in cucina a prendere un bicchiere d'acqua e il mal di testa si fa più insistente. Questa è decisamente una delle giornate più brutte e pesanti mai affrontate prima. Non solo litigo pesantemente con le persone più importanti della mia vita, ma mi devo anche far prendere in giro da persone che stanno prendendo sempre più posto all'interno del mio cuore. Poi però alla fine, quella sola sono io. È uno schifo. 
Sono appena salita al piano superiore, pronta a rintanarmi nel mio dolce e amato letto, quando il mio sguardo cade sulla camera dei miei genitori. Fra tutti gli eventi di questo interminabile giorno, mi sono anche totalmente dimenticata di cercare delle prove su di loro. Ma cosa sto facendo? Sono i miei genitori, se fossero dei cacciatori del sovrannaturale me ne sarei resa conto. Giusto? Okay, lo ammetto ogni tanto giocano a fare gli agenti 007, ma sono troppo buoni e perbenisti per fare del male anche solo a una mosca, figuriamoci a una persona. Appunto perché sono convinta di questa mia tesi, decido di entrare e dare ragione a me stessa. Appoggio il bicchiere sul comodino e mi guardo un po' attorno. Tutto è al suo posto. Niente maglia o calzino sparso per la stanza. Niente fogli di qualsiasi testo gettati a caso. Tutti i libri sono ordinatamente sistemati sulla scrivania. Così come il portapenne e gli altri vari oggetti di cancelleria. Il letto non ha neanche una piega e l'armadio è perfettamente chiuso. Tutto dannatamente e impeccabilmente ordinato. Mi avvicino al guardaroba e spulcio tra i vari abiti dei miei. Tutti rigorosamente stirati e ancora si sente il profumo dell'ammorbidente. Mi dà quasi fastidio tutta questa perfezione. Continuo a guardare un po' in giro, ma, come avevo già previsto, non ho trovato nulla. Soddisfatta e con un "te l'avevo detto" che riecheggia nella mia mente diretto ovviamente a me stessa, mi dirigo verso la porta, quando con il piede vado a sbattere contro qualcosa appena sotto il letto. Mi abbasso e, alzando le coperte che toccavano perfettamente il pavimento, trovo una valigetta di metallo. Ora sono decisamente curiosa. Cosa nascondono? Soldi? Scartoffie? Okay, non è che hanno qualche gioco erotico? Perché in quel caso potrei seriamente vomitare. Con una faccia schifata, osservo la scatola indecisa più che mai se aprirla o meno. Bhe, a questo punto, o la va o la spacca! Socchiudendo gli occhi, un po' intimorita da quello che posso trovare al suo interno, sblocco le levette di sicurezza e, finalmente la apro. Non è possibile. Non può essere vero. Forse avrei preferito trovare oggetti erotici, al posto di proiettili e pistole. Magari non è quello che penso. Magari li hanno comprati solo per proteggerci da eventuali ladri. Magari non c'entra niente con licantropi e lupi. Eppure questo senso di sconfitta e delusione mi sta opprimendo il petto. Prendo una pallottola e velocemente rimetto tutto esattamente come l'ho trovato. Chiederò a chi ne sa più di me. Esco dalla stanza dei miei genitori con l'intento di ritornare nella mia, quando il campanello di casa suona. Panico. Chi cavolo è a quest'ora? Non ho ordinato niente da mangiare. I miei genitori sono entrambi a lavoro e tornano tardi. Che sia Lydia o Alison? Magari si sono dimenticate qualcosa. Rapidamente entro nella mia camera e nascondo il proiettile nella prima giacca che vedo, dopodiché scendo le scale e, con molta titubanza, apro la porta tenendo la catenella di sicurezza inserita. Sorpresa o meno, nel mio portico vedo Scott che immediatamente fa scattare gli occhi nella mia direzione. Tristi e rossi.


"Cosa ci fai qui? Cosa vuoi?" gli chiedo prima ancora che lui possa parlare.
"Voglio solo parlare" mi dice semplicemente con quella faccina da cane bastonato. 
"Bhe ti facilito il compito. Io non voglio, perciò buonanotte" rispondo velocemente tentando di chiudere definitivamente la porta, ma lui mi blocca.
"Ti prego, solo cinque minuti" mi fissa dritta negli occhi e un po' lo odio per questo, perché sa che non resisto. 
Chiudo la porta e, ancora non del tutto sicura, sgancio la catenella e lo faccio entrare, rimanendo a dovuta distanza. Solo guardandomi riesce a destabilizzarmi, figuriamoci se mi tocca.
"Non esistono abbastanza e precise parole per esprimere quanto io sia dispiaciuto. Ho fatto una cosa orribile e non ci sono scusanti. Ti ho ferito, di nuovo. Sono consapevole che questa volta non si guarirà con delle banali bende. Non faranno la crosta e non andranno via dopo due giorni. Questa volta ho tradito la tua fiducia che, credimi, è peggio di qualsiasi altra cosa. Sono stato uno stupido, anzi sono tutt'ora uno stupido. Cerco di proteggerti da tutto il male, ma sono sempre quello che te lo causa..." abbassa la testa e so che è dispiaciuto. Riesco a vederlo e sono certa che mi stia dicendo la verità, ma questo non cambia. Non basta un 'scusa' o un 'sono uno stupido', sono cose che entrambi già sappiamo. 
"Scott... per quanto lo vorrei, non riesco a far finta di nulla. Non adesso almeno. Non vi ho mai voltato le spalle, a te specialmente. Per questo non capisco le vostre motivazioni" il grande dibattito dentro di me sta scatenando l'inferno. Non capisco più quali siano i miei pensieri, non so cosa dire, come comportarmi. Vorrei stringerlo forte a me, baciarlo; ma al tempo stesso vorrei prenderlo a calci e mandarlo lontano da me. 
"Non ci sono giustificazioni. È che... quando si tratta di te non riesco a ragionare lucidamente. Sono stato sopraffatto dalla gelosia e sono giunto a conclusioni affrettate. Non mi sono fermato neanche un secondo a chiedere a te, a parlare con te, a confidarmi con te, ad ascoltarti. Ed è stato così egoista" adesso ha iniziato a gesticolare e, santo cielo, è così carino mentre lo fa. Dovrei essere arrabbiata io in questo momento.
"Ma geloso di cosa? Non ho fatto niente, se non proteggere te e Stiles" chiedo rassegnata, mentre mi appoggio allo schienale del divano, dietro di me.
"E ti giuro che l'ho capito. Lo so che volevi proteggerci, so che lo fai sempre e continuerai a farlo. È che ti ho vista più preoccupata per Derek che per me. Ho avuto paura che lui potesse prendere il mio posto, prima ancora che io me ne accorgessi. Da quando sono diventato un lupo mannaro, sento tutto più amplificato e reagisco senza pensare. Sono più istintivo e non ragiono prima di fare o dire qualsiasi cosa" parla talmente veloce che quasi fatico a stargli dietro. Deve seriamente smetterla di dire certe cose. Così mi illude e basta, e finirà per farmi più male di quanto pensa. Mi asciugo velocemente una lacrima solitaria e spero con tutto il cuore che non l'abbia vita. Ma come abbiamo già constatato, oggi la fortuna non gira dalla mia parte.
"Cosa c'è? Ho detto qualcosa di troppo? Ho sbagliato qualcosa?" chiede preoccupato avvicinandosi a me.
"C'è che devi smetterla. Non puoi basare sei anni della nostra amicizia e del nostro rapporto con una, e sottolineo una, giornata con Derek. Che poi l'ho passata con lui solo perché stava per morire e, tra parentesi, aspettavamo te che te la spassavi tranquillo con Alison. Quindi perdonami se non capisco le tue motivazioni" gli dico cercando di allontanarmi, ma lui è più veloce. Mi prende per il braccio avvicinandomi a sé e facendo scontrare le nostre labbra. Rimango interdetta per un secondo, insomma ho aspettato questo momento da così tanto tempo che mi sembra un sogno. Solo quando lo sento staccarsi, realizzo ciò che sta accadendo e gli riafferro il viso, circondandogli il collo con le mie braccia. Lo vedo sorridere e subito riappoggia le sue dolci e morbide labbra sulle mie. 

Sento le gambe cedermi, il cuore sciogliersi, gli elefanti nel mio stomaco sembra stiano dando un party e la mia testa è completamente andata

Sento le gambe cedermi, il cuore sciogliersi, gli elefanti nel mio stomaco sembra stiano dando un party e la mia testa è completamente andata. Non riesco più a ragionare, i miei pensieri viaggiano su strade contorte e diverse tra di loro, mandando a puttane qualsiasi parte razionale e lucida di me. È la sensazione più bella e libera che abbia mai provato. Stare con lui, adesso e qui, non si spiega a parole. E il bacio? Bhe, non è il bacio più passionale della mia vita, non è quello più dolce e non è il primo; ma è quel bacio che mi sta facendo capire che mai vorrei baciare qualcun'altro dopo di lui. Questo è il mio piccolo attimo di paradiso. Dico 'piccolo', perché i miei sensi di colpa, verso una bellissima ragazza che è pure mia amica, mi stanno soffocando. Mi sento una stupida a fare questi pensieri quando, finalmente, riesco a realizzare questo mio sogno, ma non riesco. Staccarmi e allontanarmi da lui è stato il gesto più difficile di sempre e mi ci è voluta davvero tutta la mia forza di volontà. Gli poggio le mani sul petto chiudendo gli occhi e cercando di spostarlo un po' più indietro.
"Non posso. Non puoi. Non possiamo. Tu stai con Alison e non le farò un torto del genere. Io... io starò bene, ma Scott davvero. Ho bisogno di tempo" sento che il cuore a momenti mi esce dalla gabbia toracica e gli occhi iniziano a pizzicare. È incredibile come solo standomi vicino, riesca a farmi sentire così sensibile e fragile. 
"Betty... quando smetterai di dire cazzate e inizierai a capire che io e te non possiamo stare staccati? Che insieme va tutto enormemente meglio?" qualche lacrime sfugge al mio controllo e scorre veloce sulla mia guancia. Incredibile come ogni volta sappia perfettamente dove andare a colpire, come tocca sempre quel mio punto debole. Lui, vedendomi in queste condizioni, si avvicina prendendomi dolcemente i fianchi e appoggia la sua fronte contro la mia.
"Scott... credimi che dirti questo mi è un sacco difficile, ma oggi è stata davvero una giornata pesante e vorrei solo stendermi nel letto e sperare che finisca presto" balbetto pesantemente mentre chiudo gli occhi pur di non vederlo. So che non sarei mai riuscita a dirgli queste cose se lo avessi guardato. Lui in compenso stringe la presa, deciso a non lasciami andare, e ancora una volta prendo io questa iniziativa. 
"Ho solo bisogno di un po' di tempo da sola. Non troppo, lo sai che ci sarò sempre. Devo solo capire certe cose e far ritornare la testa con i piedi per terra. Ma è proprio perché ho questo perenne istinto di proteggerti che ti dico che secondo me c'entra lo zio di Derek in tutto questo casino. Le sensazioni che ho provato quando eravamo lì di fronte a lui, non riesco a spiegartele. Erano così forti, vere e già vissute. Ti giuro che non sono pazza, Scott, e penso tu abbia capito dove voglio andare a parare. In più, penso che... i miei genitori credo siano dei cacciatori." dico mentre mi allontano leggermente da lui, dandogli le spalle. Un misto tra vergogna e ansia prende il possesso del mio corpo. Ancora sono scioccata per quello che ho scoperto, anche se ancora devo verificare che sia del tutto vero.
"Che cosa?" chiede Scott con tono abbastanza preoccupato e sorpreso.
"Non ne sono ancora certa, ma ho dei dubbi. Appena so di più, vi aggiornerò" finalmente mi giro e, come una calamita, il mio sguardo si incontra con il suo. Mi avvicino alla porta e per fortuna lui mi segue. Non vorrei cacciarlo via, ma se resta ancora due minuti non riuscirò davvero più a resistergli. Mi si para davanti e, dopo avermi lasciato un bacio sulla fronte, esce chiudendo la porta dietro di sé. Come la sua figura sparisce dalla mia visuale, un forte senso di solitudine mi invade. Lui conosce tutti i miei punti deboli, sa cosa dirmi e come dirmelo, sa come deve trattarmi. Quando sono con lui mi sento sempre tanto piccola e fragile, ma al tempo stesso invincibile come se niente e nessuno possa ferirmi. Forse è per questo che apro la porta ed esco nel vialetto. Forse spero di vederlo ancora lì. Forse questa volta non farò vincere l'orgoglio e lo abbraccerò fino a non mollarlo più. Ma come lo vedo, intento a salire sulla sua bicicletta, resto ferma sul posto e, quando si gira a guardarmi, mi affretto a rientrare in casa e chiudere tutto. Corro in camera mia buttandomi nel letto, sperando davvero di addormentarmi presto e facendo così terminare questa giornata. Le scene di questa mattina si mischiano al bacio di questa sera, così come tutte le parole che sono state dette. La mia testa è un grande macello.

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Questa mattina a scuola è andata relativamente bene, Lydia mi ha tenuta occupata tutto il tempo. Più volte ho visto Stiles e Scott provare ad avvicinarsi, ma puntualmente la mia amica aveva un impegno "importantissimo" stranamente dall'altra parte della scuola. Ah queste coincidenze! Sinceramente non so se ringraziarla o meno. Da una parte sono ancora delusa per quanto accaduto ieri con i miei due migliori amici, ma dall'altra mi mancano. Sono sempre i miei migliori amici, dannazione. L'ultima campanella della giornata è già suonata da due minuti e la rossa mi sta trascinando verso il gruppo dove si trova Jackson. Mi infilo le mani nelle tasche e, quando sento l'oggetto che ho nascosto ieri sera, la voglia di andarmene e scoprire la verità aumenta notevolmente.
"Salve dolcezze!" ammicca nella nostra direzione Jackson, per poi attaccarsi alle labbra della sua fidanzata. Livello palo della situazione 150%. Alzo gli occhi scocciata, per poi spostare lo sguardo che "casualmente" cade su Scott e Stiles non troppo distanti da noi. Noto che sono già rivolti verso di me. Li saluto con un cenno di mano e un piccolo sorriso, che viene immediatamente ricambiato. Quando penso di aver trovato la forza e sicurezza giusta per andare da loro, qualcosa mi ferma o meglio qualcuno.
"Ehi Beth, come va?" mi volto verso la persona in questione e mi trovo di fronte un Josh con un ampio sorriso. Okay, questo incontro non me lo aspettavo. 
"Ehi! Ehm... tutto bene grazie, tu?" rispondo alternando per un momento lo sguardo tra di lui e i miei amici. Non è molto educato vero? Diciamo che sono un po' presa alla sprovvista, non mi immaginavo un incontro con lui.
"Tutto alla grande ora che ti ho rivista" si lascia scappare una piccola risata e, come la prima volta, quel senso di inadeguatezza si fa largo in me. Non fraintendete, Josh è davvero un ragazzo carino e simpatico, ma diciamo che non è molto il mio tipo. A buon intenditore, poche parole. 
"Allora... non ti ho vista molto in giro dalla nostra uscita" continua, notando forse il mio disagio.
"Sì, ieri non mi sentivo molto bene e non sono venuta. Gli altri giorni vengo rapita da Lydia o sto con i miei migliori amici. Diciamo che non sono il genere di persona che si fa notare" dico e vedo subito la mia amica allontanarsi con Jackson, mentre mi fa un cenno con la mano e uno sguardo ammiccante. Io non ci posso credere. Piano piano anche gli altri del gruppo si allontanano, lasciando soli me e Josh.
"Sì, diciamo che l'ho capito. Al bowling mi sono divertito tanto con te e devo ammettere che ho scoperto una bellissima persona. Ti chiedo ancora scusa per il mio comportamento da coglione esaltato, non so cosa mi fosse preso. Mi chiedevo se ti andasse quell'uscita di cui parlavamo, magari come seconda possibilità" mi chiede abbassando leggermente la testa, mentre si spettina i capelli. 
"Josh... anche io mi sono divertita quella sera e devo ammettere che, nonostante l'atteggiamento iniziale, ti sei rivelato totalmente il contrario di quello che pensavo. Sei un bravo ragazzo e so per certo che troverai la ragazza giusta per te, ma non penso di essere io quella persona. In più è un po' un periodo incasinato e non sono quella adatta al momento" gli rispondo cercando di usare le parole giuste per questa circostanza. Non voglio ferirlo, né illuderlo. È inutile negare che il mio cuore appartiene ad un altro e, finché non chiarisco con lui, non mi butterò in niente di nuovo.
"Capisco... c'è già un ragazzo, giusto?" mi domanda ancora mentre fissa i suoi occhi nei miei. Gli annuisco piano e sembra davvero capire la situazione. 
"Ci vediamo in giro Gray" mi regala un dolce sorriso e, dopo avermi stretto in un abbraccio, si allontana. Sono contenta che non ci sia rimasto troppo male, ma soprattutto che abbia davvero capito il mio stato in questo periodo. Non ho davvero la testa per concentrarmi su un altro ragazzo, specialmente quando ne ho già uno.
"E così mister simpatia ti ha chiesto di uscire?" mi volto immediatamente, sentendo la voce del pelato.
"Sì, ma non gli è andata molto bene" gli rispondo cercando di non spostare lo sguardo su Scott. 
"Quindi c'è già qualcuno nella tua testa?" mi domanda sarcastico sapendo, ovviamente, la risposta. Dopo aver lanciato una veloce occhiata al moro al suo fianco, lo guardo peggio che posso. 


"Ho un impegno importantissimo ora, quindi se volete scusarmi" rispondo non staccando gli occhi da Stiles, per poi girarmi e iniziare a camminare verso la mia meta.
"Ti possiamo accompagnare" interviene per la prima volta Scott facendomi arrestare.
"Vi ringrazio, ma è letteralmente a 5 minuti a piedi da qui. In più ho bisogno di schiarirmi un po' le idee, quindi..." lascio la frase in sospeso con la speranza che entrambi capiscano dove voglio andare a parare. 
"Beth, so che te lo abbiamo già detto e so che lo sai, ma ci dispiace davvero per quello che è successo" continua il pelato cambiando totalmente tono rispetto a prima. Mi rigiro vero di loro e, come sempre, automaticamente i miei occhi si fissano in quelli del ragazzo per cui ho perso del tutto la testa.
"Lo so. Adesso devo proprio andare, ma vi aggiornerò, okay? Ci vediamo domani" li saluto l'ultima volta con un piccolo sorrido e, senza più girarmi, mi avvio verso il bosco. Mi infilo le cuffie nelle orecchie e, dopo averle collegate al telefono, sparo la musica al massimo. Voglio, per questo breve tragitto, sovrastare il rumore dei miei mille pensieri. Non posso ancora credere a quello che sto andando a scoprire. Non riesco ad accettare che questa possa essere la verità. Cosa farò? Cosa dirò ai miei? E se dovessero scoprire qualcosa? Faranno davvero del male a Scott? O a Derek? E se mi costringessero a fare qualcosa a me? Non mi potrei mai perdonare nulla di tutto questo. 
Prima di quanto immagino, arrivo davanti alla porta della casa di Derek e, dopo una piccola esitazione, mi decido a bussare. Neanche dopo due secondi, apre la porta rivelando la sua figura severa ma al tempo stesso, vedendomi, curiosa.
"Cosa ci fai qui? Sto bene" parla velocemente, credendo che fossi lì solo per una cosa così banale. Magari Derek, magari.
"Mi fa piacere che stai bene, ma non sono qui per quello. Ho una domanda per te, anche se sono terrorizzata dalla risposta" gli confesso sinceramente. Il suo sguardo su di me si fa più intenso e automaticamente abbasso la testa.
"Non sono la persona giusta per risolvere i vostri drammi adolescenziali. In più non mi interessa e non ne ho il tempo" continua sempre con quel suo tono duro. Tiro fuori il proiettile dalla tasca e, molto titubante, glielo passo non staccando gli occhi dall'oggetto.
"Dimmi che è un proiettile qualunque. Dimmi che non c'entra niente con voi lupi mannari. Ti prego" quasi gli sussurro le ultime due parole. Per la centesima volta, nel giro di due giorni, sento le lacrime minacciare di uscire.
"Cosa ci fai con questo? Dove l'hai trovato?" mi domanda ancora una volta alzando di poco la voce.
"Puoi... puoi solo dirmi cos'è? Senza fare domande, per favore" incateno il mio sguardo con il suo. China di poco la testa osservando la pallottola che ancora tiene in mano. Con un gesto veloce rompe la punta, versando poi la polvere sul palmo.
"Annusa" mi dice semplicemente allungando il braccio verso di me. Leggermente confusa lo fisso, per poi fare ciò che mi ha detto. Non capisco molto il motivo, dato che ovviamente non succede niente. Se è una prova per testare una mia possibile allergia, mi dispiace ma non ha funzionato. Dopo di che fa la stessa identica cosa anche lui e, come annusa la polvere bianca, inizia a tossire buttandola poi tutta a terra. Mi avvicino di poco a lui, per assicurarmi che stia bene.
"È strozzalupo e questo proiettile ne è pieno" mi informa con tono preoccupato, ma soprattutto confuso.
Mi allontano di poco dandogli le spalle. Quindi questo vuol dire che i miei genitori uccidono persone come loro? Vuol dire davvero che i miei genitori uccidono persone? Perché sono pur sempre persone quelle a cui tolgono la vita! Come mi devo comportare adesso? Non posso andare da loro e rivelare che so tutto. Non posso affrontare un discorso diretto con loro. Se dovessero sapere di Scott, non so davvero come reagirei. L'idea che possano fargli del male, mi dilania. 
"Mi puoi dire cosa significa tutto questo? Dove l'hai trovato?" mi chiede ancora mentre si avvicina a me. Mi giro piano verso di lui, tentando di ricacciare indietro le lacrime.
"L'ho trovato sotto il letto dei miei genitori. Era da qualche giorno che avevo dei sospetti, ma ero convinta che fossero solo paranoie. Ma dopo aver visto i miei uscire alle due di notte e il giorno dopo te con un proiettile nel braccio, mi sono fatta due domande. Ho cercato in camera loro e ho trovato questa scatola con armi e pallottole. Ti giuro Derek, non ne sapevo niente. Mai avrei pensato che questo fosse il loro nuovo lavoro. Ti prego credimi, non ne sapevo niente. Non volevo che ti ferissero così gravemente. Non voglio che lo facciano ancora o che tocchino Scott. Te lo giuro" mi sfogo mentre un paio di lacrime scendono sulle mie guance, ma velocemente le spazzo via. Provo ad avvicinarmi a lui e, per mio sollievo, non si allontana. Questo vuol dire che mi crede, vero? Vorrei tanto guardalo negli occhi, ma la vergogna e il dispiacere mi oppressano. Ho passato letteralmente un giorno intero a stargli accanto, a curarlo, quando a ferirlo sono stati i miei genitori. Ditemi che è uno dei miei soliti incubi. Ditemi che non è vero.
"Ti credo" mi dice semplicemente. Alzo velocemente la testa verso di lui e noto il suo viso leggermente rilassato. Mi crede e questo è quello che conta. Mi siedo sconfitta sulla panchina che si trova sulla veranda e, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, affondo il viso tra le mani. 
"Cosa intendi fare?" mi domanda sedendosi al mio fianco. Fa un po' troppe domande per il mio mood attuale.
"Sarebbe stata la mia prossima domanda, ma dato che me l'hai posta tu, suppongo tu non abbia la risposta" mi alzo e mi giro nella sua direzione, incrociando le gambe sulla panca e guardandolo negli occhi. Che bel casino. E ora che faccio? Ora cosa faremo? 
"Cosa sta succedendo qui?" sento una voce che, a malincuore, conosco troppo bene.
"Cosa ci fai qui Beth?" continua ancora Stiles, mettendosi le mani sui fianchi contrariato. Tempo di notare Derek alzare gli occhi scocciato, che le mie due guardie del corpo si materializzano di fronte a noi.
"Disturbiamo per caso?" domanda sarcastico il pelato alternando lo sguardo tra me e il ragazzo al mio fianco.
"Stiles stai totalmente fraintendendo tutto" dico calma, ma tutte le emozioni provate poco prima mi inondano nuovamente, lasciandomi quasi senza fiato.
"Betty..." mi chiama Scott chiedendomi spiegazioni con un gesto del capo. Lancio un veloce sguardo a Derek, che mi fa un cenno la testa. Mi sa proprio che è ora di parlare. Prendo un grosso respiro e mi giro verso i miei due amici.
"A te, Scott, l'avevo già accennato ieri sera. Era solo un grosso dubbio che mi portavo dentro da un po', ma non c'era stato nulla di certo che mi facesse pensare che fosse reale. Poi ho visto i miei genitori uscire alle due di notte, dopo una chiamata da parte di Chris Argent, e il giorno dopo Derek ha rischiato seriamente di morire. Così ieri, curiosando nella loro camera, ho trovato una valigetta piena di pistole e proiettili. Ne ho preso uno e l'ho portato qui da lui, per capire se i miei dubbi fossero fondati o meno. E a quanto pare i miei sono dei cacciatori del sovrannaturale e io non so cosa fare. Non voglio che vi facciano del male" concludo il mio racconto alternando lo sguardo tra Scott e Derek, anche se è chiaro per chi sia più preoccupata. 
"Che casino! Scusate davvero, per tutto quello che hanno fatto e faranno. Penso abbiano stretto una sorta di coalizione con gli Argent" continuo, spezzando il silenzio che si era creato precedentemente.
"Sempre che non ce l'abbiano già da anni" pronuncia duro Derek non staccando gli occhi dalla staccionata rovinata di fronte a noi. Non starà mica pensando che l'incendio è stato appiccato dai miei? 
"Cosa stai insinuando? Credi davvero che centrino qualcosa con l'incendio?" chiedo quasi scioccata. No, non lo farebbero. Poi dai, avevano proprio appena cambiato lavoro, è impossibile che siano subito diventati degli esperti.
"Abbiamo appena scoperto che sono dei cacciatori e non ti sei accorta di nulla per tutto questo tempo. Vivono sotto il tuo stesso tetto e ci parli quotidianamente, non capisco la tua sorpresa" continua lanciandomi un'occhiata veloce, per poi alzarsi e allontanarsi leggermente. Un po' mi ha offeso quello che ha detto. Non penso che lui la prenderebbe in modo diverso, se venisse a scoprire che i suoi genitori uccidono lupi mannari. Specialmente se non era a conoscenza del mondo sovrannaturale.
"Va bene, d'ora in avanti staremo tutti attenti, con orecchie e occhi aperti. Non ci faranno nulla se non facciamo del male, giusto?" interviene Scott domandando l'ultima parte al più grande, il quale fa semplicemente un gesto con il capo.
"Vieni Beth, ti portiamo a casa" mi dice Stiles posandomi una mano sul braccio. Mi alzo e inizio a seguirli verso il sentiero che porterà alla strada. Mi volto un'ultima volta verso Derek, il quale continua a guardare verso di noi. Mi avvicino velocemente, rimanendo comunque a debita distanza.
"Tu hai detto che mi credi. Hai sentito il mio battito e sai che ho detto la verità. Non ti conosco, ma di certo non meriti di morire. Io ti aiuterò Derek" gli dico sicura non staccando gli occhi dai suoi. Non so cosa mi spinge a essere così protettiva nei suoi confronti. Lui poi che di protezione ne ha ben poco bisogno, caso mai è il contrario. Questa notizia dei miei genitori mi ha davvero scioccata e pensare che siano stati loro a sparargli, rischiando persino di ucciderlo, mi fa star male. Non voglio che nessuno soffra. Non voglio che nessuno venga ferito. Troverò un modo per parlarne con i miei, perché di sicuro non starò ferma a guardare. Derek è una persona molto sola, o almeno questo è quello che mi è parso, non ha amici o parenti (al di fuori dello zio con mezza faccia ustionata) e per questo non lo lascerò. La mia intenzione non è di diventare la sua confidente, per carità, ma giusto dargli un po' di compagnia, o almeno dimostrargli che forse una persona che si interessa di lui esiste. 

Senza aggiungere altro, mi giro e raggiungo correndo i miei amici che si erano fermati a metà strada per aspettarmi

Senza aggiungere altro, mi giro e raggiungo correndo i miei amici che si erano fermati a metà strada per aspettarmi. Arriviamo presto alla macchina e, come saliamo, il silenzio cala velocemente all'interno della Jeep. 
"Non volevo dirvelo senza avere delle prove certe. Per questo sono venuta da Derek oggi" spiego tenendo lo sguardo puntato sulla strada fuori dal finestrino. 
"Lo sappiamo, non devi dare spiegazioni. Come ti senti?" prende parola Scott essendo, in realtà, già a conoscenza di questo mio dubbio in quanto gliel'ho confessato ieri sera. 
"Non lo so" rispondo sinceramente.

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"Tantissimi auguri Ally" esclamo alla mora, notando i palloncini uscire dal suo armadietto e il suo disperato tentativo di rimetterli dentro. 
"Grazie, ma come... come lo sai? Hai organizzato tu questo?" mi domanda una volta essersi guardata attorno. Non vuole che nessuno sappia del suo compleanno o è una mia impressione?
"Sono entrambe due domande di cui conosci bene la risposta. In più sì, ho contribuito a costruire la sorpresa" le rispondo facendole un piccolo sorriso. Ieri, prima di uscire da scuola, io e Lydia ci siamo fermate a riempirle l'armadietto di palloncini e biglietti di auguri.
"Non fraintendermi, mi piace un sacco! Solo che non mi piace molto festeggiare il compleanno" dice semplicemente abbassando lo sguardo. 
"Questo non ti svincola da un abbraccio di auguri" ridacchio leggermente, per poi stringerla tra le mie braccia. 
"Grazie Beth, davvero! Allora? Hai qualcosa da raccontarmi?" cambia discorso Alison lanciandomi una strana occhiata. Cosa sa che io non so?
"Non capisco di cosa stai parlando" rispondo sinceramente e alquanto confusa. Neanche tempo di rispondere che si avvicina Scott, affiancandomi.
"Non sapevo fosse il tuo compleanno" dice alla mia amica, per poi posare lo sguardo su di me. 
"Io devo tornare al mio armadietto. Ho dimenticato il libro di chimica e tra poco inizia la lezione. Ci vediamo in giro" esordisco distogliendo lo sguardo dal mio migliore amico e, dopo aver salutato entrambi, mi allontano velocemente. Sento un "Glielo devi dire" e un "Ci ho provato, ma ho paura e mi blocco" di risposta e questo mi basta per accelerare il passo. Questa è la conferma che stanno insieme, giusto?! Non credo proprio di essere pronta a questa notizia, però almeno così posso smetterla di illudermi. Una volta raggiunto il mio armadietto, prendo il materiale giusto e mi dirigo verso l'aula di chimica.
Mi guardo attorno e noto che gli unici posti liberi sono: uno vicino a un ragazzo che non fa altro che chiedermi i compiti e gli appunti; e l'altro di fianco a Stiles. Senza neanche pensarci due volte, mi siedo alla sinistra del mio pelato. Dopotutto mi manca un sacco e, dopo la scena di Scott e Alison, ho bisogno di supporto. Chissà dov'è Lydia, è molto strano che non ci sia. 
"Ehi" mi saluta Stiles smettendo di sottolineare, momentaneamente, il libro. Si sarà accorto che in realtà lo sta colorando? Questo è un mistero che gli lascerò scoprire da solo.
"Ehi" rispondo facendo un piccolo sorriso e concentrando tutta la mia attenzione sul professor Harris.
"Vi ricordo che questa sera i professori riceveranno i genitori. Gli studenti con la media al di sotto della sufficienza dovranno partecipare. Non farò i nomi, in quanto la vergogna che provano per loro stessi è abbastanza come punizione." annuncia fermandosi di fianco al nostro banco, lasciando ovviamente intendere a chi si riferisse. "Qualcuno ha visto Scott McCall?" continua girandosi verso di noi. Ecco, proprio questo intendevo. Io e il pelato ci guardiamo attorno, notando che effettivamente il nostro amico non è in classe. L'ho lasciato in compagnia di Alison, non è così difficile pensare come sia andata a finire la loro mattinata. Poi ci sono io, cogliona di turno, che tenta pure di spiegargli chimica per farlo andare bene e lui salta le lezioni. Ad interrompere il silenzio creatosi, è l'entrata in classe di Jackson. Meglio tardi che mai. Tutti lo fissano come se fosse un alieno e lui, senza degnare di uno sguardo nessuno, si siede nell'unico banco libero. Harris si avvicina a lui e gli poggia una mano sulla spalla. 
"Jackson... se devi uscire prima per qualche ragione, dimmelo" gli dice con un'insolita compassione e gentilezza, lui semplicemente gli annuisce. Okay, cosa mi sono persa? Harris gentile? Jackson che non sbraita? Mi trovo in un mondo parallelo per caso? Sto per chiedere spiegazioni a Stiles, ma vengo anticipata dal professore.
"Cominciate a leggere il capitolo 9. Signor Stilinski cerchi di posare l'evidenziatore ogni tanto. È un libro di chimica, non un album da disegno" esordisce dandoci le spalle, mentre si avvicina alla cattedra. Il mio amico, in compenso, sputa il tappo che teneva in bocca e lo guarda male. Mi giro verso di lui, dopo aver dato una veloce occhiata a Harris, pronta a chiedergli cosa fosse successo, ma nuovamente vengo interrotta.
"Danny... posso farti una domanda?" chiede il pelato al migliore amico di Jackson, seduto di fronte a noi.
"No" risponde sospirando.
"Te la faccio comunque... per caso hai incontrato Lydia oggi?" domanda nuovamente Stiles. Danny sembra pensarci su, ma continua esclamando un secco "No". 
"Posso farti un'altra domanda?" continua il mio amico assumendo la solita faccia da investigatore.
"La risposta è sempre no" ribadisce facendomi sorridere. Stiles non ha mai parlato con lui, fa strano pure a me tutto questo interesse.
"Sai che è successo a lei e Jackson ieri notte?
"Lui non me lo direbbe" risponde Danny per la prima con una frase che non sia "no".
"Ma è il tuo migliore amico" insiste Stiles, non ricevendo però nessuna replica.
"Un'ultima domanda" continua il pelato avanzando con il busto verso il ragazzo di fronte a noi. 
"Che c'è?" chiede spazientito perché interrotto in continuazione.
"Tu mi trovi attraente?" domanda facendomi sbattere una mano sulla fronte. Non posso credere che l'abbia chiesto davvero. Ovviamente Danny non risponde e Stiles, a forza di avvicinarsi, cade dalla sedia attirando l'attenzione di tutti. 


"Mi puoi dire cosa sta succedendo? È capitato qualcosa a Lydia?" il mio tono è leggermente preoccupato. Possibile che non possiamo stare tranquilli nemmeno un giorno? Poi perché Lydia? Non ha fatto niente, se non essere tremendamente intelligente e bella.
"Ieri sera c'è stato un incidente alla videoteca. Jackson è stato attaccato, Lydia era scioccata e il commesso è stato ucciso" mi aggiorna velocemente sui fatti, mentre finge di leggere il capitolo assegnatoci dal professore.
"Cosa?! Ma... si sa cosa o chi è stato?" domando nuovamente ancora più in ansia per la mia amica. Andrò da lei dopo questa lezione. Lei c'è stata nel momento del bisogno, così farò io per lei.
"Dicono un leone di montagna" risponde guardandomi negli occhi. Siamo tutti d'accordo che non ci crediamo.
"Sì, immagino che leone di montagna sia" concludo concentrandomi sul libro aperto sul banco. In realtà "concentrandomi" si fa per dire, non capisco niente di quello che sto leggendo, il mio pensiero è fisso sulla mia amica.

*****************************

Sono uscita da scuola due ore prima e ho passato tutto il mio pomeriggio con Lydia, anche se non era molto di compagnia. Sua mamma le aveva dato delle pasticche per "farle calmare i nervi" e diciamo che ha sparato certe cazzate che sicuramente le rinfaccerò, da buona amica che sono. Ho provato pure a farle qualche domanda riguardo ieri sera, ma anche qui non ha saputo darmi risposte sensate. Quando sarà più sobria, indagherò meglio. Ci aveva pure raggiunto Stiles, preoccupato per la sua amata rosso fragola. Probabilmente sono stati i 20 minuti più divertenti della giornata. C'è stato un momento in cui la mia amica si è avvicinata talmente tanto, che pensavo seriamente volesse baciarlo. Lui ovviamente non si è tirato indietro anzi. Il problema arriva quando Lydia pronuncia il nome del suo fidanzato e la faccia di Stiles in quel momento non si può spiegare. Epica! Sono davvero una pessima amica, che ride delle disgrazie altrui. Diciamo che ha poi avuto la sua rivincita. Mentre ci dirigevamo verso casa sua gli ho raccontato di Scott e Alison e della loro, possibile, scappatella di oggi. Infatti poi i ruoli si sono rovesciati ed era lui che rideva di me. Può sembrare strano, ma in realtà è uno dei nostri modi per supportarci e darci conforto, sdrammatizzando anche in situazioni di cuore delicate come queste.
Come entriamo in camera sua, non ci penso due volte che mi butto subito sul letto guardandolo mentre inizia a camminare avanti e indietro chiamando Scott. È da questa mattina che ha staccato il telefono e non si riesce a contattare in nessun modo. Potrei dire che è da irresponsabili, specialmente quando c'è un grosso Alpha in giro per la città che attacca e uccide le persone, ma sarebbe dettato solo dalla gelosia. In tutta sincerità, se ci fossi io al posto di Alison avrei fatto la stessa cosa. Una giornata insieme al mio ragazzo, solo io e lui, senza nessuna interruzione.
"Ehi sono di nuovo io. Ho scoperto una cosa e non so che fare, okay? Quindi se accendessi il cellulare adesso sarebbe fantastico altrimenti ti uccido, mi hai sentito bene? Ho detto che ti uccido. Ora sono molto nervoso quindi non ti dirò come intendo ucciderti, ma lo farò. Chiaro? Io ti... Ciao" termina la chiamata lanciando il telefono sul letto e sedendosi sulla sedia girevole davanti alla scrivania. Già, mentre eravamo da Lydia abbiamo scoperto che con il suo telefono aveva filmato la scena di quando il grande lupo scappa dalla finestra della videoteca. Non immagino neanche lo spavento che si è presa. Lei non c'entra niente e farò di tutto per tenerla fuori. Vedo Stiles prendere il telefono di Lydia e riguardare, per la ventesima volta, il video. 
"Andiamo Scott, dove sei?" guarda un'ultima volta la foto del lupo e poi cancella il video. 
"Possiamo provare a parlarne con Derek" propongo per spezzare anche il silenzio creatosi.
"Per fare? Di certo non sa riconoscere dal pelo di chi si tratta" risponde facendomi alzare gli occhi. La questione "Derek" sarà sempre impossibile da fargli capire. Bussano alla porta e subito dopo fa il suo ingresso Noah, interrompendo così la nostra conversazione. 
"Dimmi che avrò delle buone notizie alla riunione con gli insegnanti" dice con un tono abbastanza calmo. 
"Che intendi per buone notizie?" chiede vago il pelato.
"Intendo che hai il massimo dei voti e nessun problema in condotta" risponde suo padre mettendosi le mani sui fianchi.


"Dovresti rivedere i tuoi parametri" ribatte il mio amico causandomi una piccola risata.
"Non dire altro" continua lo sceriffo aprendo la porta per uscire.
"Noah ti posso chiedere un passaggio fino a scuola? I miei mi vogliono lì con loro" lo interrompo alzando gli occhi. Vado bene in tutte le materie tranne in matematica, ma non sono comunque insufficiente. Quindi la mia presenza è totalmente inutile, ma con tutto quello successo nell'ultimo periodo me li devo graziare un po' altrimenti rimango davvero serrata in casa fino ai quarant'anni.
"Certo!" mi dona un tenero sorriso e, dopo aver salutato Stiles, lo seguo fino alla macchina.

********************************

Siamo arrivati a scuola nello stesso momento dei miei genitori e fin da subito mi hanno riempito di domande sulla mia giornata e soprattutto sulla scuola. Come se non sapessero la mia situazione scolastica. Sono a conoscenza del fatto che sono la migliore della classe in praticamente tutte le materie al di fuori di matematica, ma sanno anche che mi faccio aiutare dai miei amici e che mi impegno comunque al massimo. In questo momento i miei sono dentro a parlare con i vari professori ormai da 20 minuti, mentre io mi sono fermata di fuori. Mi sto annoiando tantissimo, così ne approfitto per chiamare Lydia. 
"Sì? Prontoo?" mi risponde con un tono abbastanza allegro. Bene, direi che è ancora sotto gli effetti delle pillole.
"Lyds, come stai? Ti sento bene" le dico, immaginandomi la mia amica stesa sul letto con tutti i capelli davanti alla faccia.
"Molto bene grazie Beth per preoccuparti sempre di me. Sai dovresti passare da me" peccato che ci abbia passato tutto il pomeriggio. Però la capisco, è capitato due/tre volte che si addormentasse dal nulla oggi. In effetti non mi fa per niente strano che non si ricordi.
"Lo farei con piacere, ma sono a scuola con i miei per i colloqui. Magari ti passo a prendere domani mattina" le propongo mentre inizio a camminare avanti e indietro davanti all'entrata della scuola.
"Ma non devono presentarsi solo gli studenti insufficienti?" mi chiede alquanto confusa.
"Sì, ma con tutto quello che sta succedendo vogliono tenermi sott'occhio" continuo notando alcuni genitori uscire.
"Comunque mi viene a prendere Jackson domani. Ci organizziamo per un'altra volta" cambia discorso mentre sento in sottofondo il rumore dello scarico del gabinetto. 
"Certo, magari ti porto a fare colazione" aggiungo, mettendomi nel frattempo seduta sugli scalini.
"Mi sembra una fantastica idea" mi risponde con un tono molto basso e si riesce benissimo a percepire la sua stanchezza.
"Vai a riposarti, ci vediamo domani" le dico apprensiva. 
"Ci vediamo domani Beth, grazie" mi saluta per poi chiudere la chiamata. 
Noto che nel parcheggio è appena arrivata una macchina e subito dopo, da questa, scendono Scott e Alison. Non ci posso credere, ma proprio ora dovevano arrivare? Non sono ancora pronta a vedere la nuova coppietta. Sento un certo calore nel petto crescere sempre più ed è inutile negare la mia invidia. Sono così curiosa di sapere cosa hanno fatto tutto il giorno, di cosa hanno parlato, di dove sono andati. Vorrei tanto sapere se affronta con lei gli stessi argomenti di cui parliamo noi, se si comporta come quando è con me, o almeno cosa fa in più e di diverso. Insomma se stanno insieme non la tratterà come tratta la sua migliore amica, giusto? Ma dall'altra parte voglio continuare a rimanere all'oscuro per quanto riguarda loro e la loro giornata. Giuro, solo un altro po' di tempo. Giusto per digerire la questione da per me, poi possono dirmi tutto quello che vogliono. Sto cercando di nascondermi da quando li ho visti scendere dalla macchina, portando i capelli davanti alla faccia e tenendo la testa china sul telefono. Già, le foto della galleria sono davvero spettacolari e particolarmente interessanti, alcune non ricordo nemmeno di averle scattate.
"Betty, ehi! Cosa ci fai qui?" mi richiama all'attenzione il mio amico, distruggendo così il mio piano.
"Ehi! Ehm... i miei genitori mi vogliono tenere nelle loro vicinanze, dato questo periodo un po' strano. Quindi sono qui ad aspettarli. Voi invece? Siete spariti letteralmente tutto il giorno" chiedo cercando di mimetizzare al massimo il mio poco interesse e reprimendo il più possibile la mia gelosia.
"Sì, siamo andati nel bosco e abbiamo perso la cognizione del tempo" rispondo Scott abbassando la testa.
"E del telefono. Stiles ti avrà chiamato milioni di volte. Però niente che non possa aspettare, poi ti diremo meglio. Spero abbiate passato una bellissima giornata e tu, Ally, un compleanno meraviglioso!" informo il mio amico cercando di non trasmettergli la mia ansia e preoccupazione. Nonostante tutto voglio davvero che sia felice e se lei riesce in questa impresa, a me va più che bene. 
"Grazie ancora Beth! Sì, è stata una giornata perfetta. Abbiamo parlato tantissimo e, in effetti, Scott ha qualcosa da dirti. Non è così Scott?" risponde Alison, per poi rivolgersi al moro ancora al suo fianco. Mi volto confusa verso di lui, che si sta grattando la testa imbarazzato. Decido di fare anche questa volta il primo passo, anche se tutto il mio corpo mi grida di non farlo. O la va o la spacca!
"Dovete dirmi qualcosa?" domando restando molto vaga, non voglio andare dritta al punto anche se mi servirebbe.
Alison in risposta si volta verso Scott incrociando le braccia. Non capisco davvero cosa sta succedendo. Per loro non dovrebbe essere così difficile dirmi che stanno insieme, casomai sono io quella che dovrebbe essere in crisi per quello che andrà ad ascoltare. Sono decisamente più confusa di prima. Avanti, ditelo e basta! Non tiriamola per le lunghe.
"Okay, te lo dico io. Beth... io e Scott siamofidanzati, o almeno questa è la parola con cui la mia testa ha automaticamente completato la frase della mia amica. 
"Scott" "Alison" "Elizabeth" i nostri nomi detti allo stesso tempo e con toni diversi fa decisamente più paura di qualsiasi altra cosa, Alpha compreso. Ci giriamo verso l'entrata e troviamo tutti i nostri genitori schierati. Melissa e gli Argent sono giusto un po' contrariati, probabilmente perché sono venuti a sapere della fuga romantica dei loro figli, mentre i miei hanno usato un tono molto più felice e orgoglioso. Non facciamo in tempo a dire niente che dal parcheggio si sentono forti urla e il rumore di numerosi motori accendersi e sfrecciare via. Professori e genitori scappano verso le loro macchine urlando. Nell'arco di un minuto si è scatenato il casino più totale e non si riesce a capire il motivo. Presto, però, si sentono piccoli, ma ben udibili, ruggiti e subito mi volto preoccupata verso Scott. Mi lancia una veloce occhiata e si mette poi a girare tra le macchine seguendo i rumori dell'animale. Tento di avvicinarmi ad Alison che, in questo momento sta attraversando la strada. Noto una macchina venirle addosso e velocemente la spingo verso il marciapiede, salvandoci per un pelo. Ci appoggiamo sane e salve contro il palo, mentre vedo correre verso di noi Scott.
"State bene?" ci chiede preoccupato e nel frattempo mi poggia una mano sulla schiena. Vorrei tanto godermi questo momento, ma dietro di lui vedo Noah cadere a terra a causa di una macchina che stava facendo retromarcia. Richiamo subito l'attenzione del mio amico e corro in aiuto dello sceriffo.
"Oddio Noah! Tutto bene? Ti fa male qualcosa?" domando mentre lo tiro su a sedere. Il tipo in macchina non si è nemmeno fermato, ha tirato dritto e si è allontano velocemente. In più noto a malincuore che Scott è rimasto vicino ad Alison, ma tenendo sempre gli occhi su di me. Distolgo velocemente lo sguardo delusa e presto la mia massima attenzione al padre del mio migliore amico.
"Sto bene. Sto bene" mi risponde mentre con la mano si allunga prendendo la pistola che tiene legata alla caviglia. Non fa in tempo nemmeno a caricarla che si sentono due colpi di pistola, per poi calare il silenzio più totale. Tutti fissano la scena, o almeno Chris Argent e l'uomo al suo fianco con le pistole nelle loro mani. Dopo aver lanciato una rapida occhiata a Noah, mi avvicino cautamente ai due. 


"Papà" lo chiamo e lui, ignorandomi, cammina verso l'animale che è stato colpito. Scott mi affianca e insieme ci fermiamo dietro i due cacciatori. Di fronte a noi vediamo un puma ormai senza vita. Non posso credere a quello che è successo. Non posso credere a quello che ha fatto mio padre. 

 

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Capitolo 6
*** 6. Heart Monitor ***


*Personaggi e battute completamente prese da Teen Wolf. Ho semplicemente aggiunto un personaggio, ma la storia seguirà perfettamente la serie, o quasi. Buona lettura! :)*


Oggi è sabato, ciò vuol dire niente scuola. Ieri sera appena tornati a casa, sono corsa in camera rifugiandomi nel mio caldo letto, evitando completamente i miei genitori. Non so davvero come affrontare tutta questa situazione. È troppo. È tutto così surreale, questo periodo è tutto così strano. È tutto così opprimente, soffocante. Sono confusa, non so più come reagire a determinate situazioni. Non so più come comportarmi, che atteggiamenti avere. Non so più cosa fare, non so cosa voglio, non so di cosa ho paura. Forse di tutto. Non so da che parte andare. Non so più cosa dire. Non so più nemmeno sfogarmi e finisco sempre per passare notti intere a rigirarmi nel letto. Perché sì, non riesco più neanche a dormire, non che sia una novità in fondo. Non so gestire lo stress, e ultimamente ce n'è davvero troppo. Non so più neanche da che parte scappare, ma in un modo o nell'altro scappo sempre. Non so più chi sono. Non so più cosa ripetermi per dirmi che vada tutto bene, mentre in realtà sento di star perdendo tutti i pezzi più importanti. Un sacco di cose sono cambiate con l'inizio di questo nuovo anno scolastico, diciamo che sto tentando molto lentamente di assimilarle. Resto ancora nel letto, aspettando il momento giusto per non beccare i miei genitori. Non sono ancora pronta. Più che altro non so cosa dire. Solo quando sento il silenzio più totale in casa, decido di alzarmi e scendere per mettere qualcosa sotto i denti. Non ho cenato ieri e il mio stomaco sta brontolando da non so quanto. Entro tranquilla in cucina, mentre leggo tutti i messaggi che mi ha lasciato Scott. Diciamo che si alternano tra scuse e vari argomenti per tentare di sdrammatizzare la situazione. Ovviamente non rispondo a nessuno di quelli e mi blocco vedendo i miei bere il caffè.
"Elizabeth, tesoro, possiamo parlare?" mi chiede mio padre, mentre poggia il giornale sul tavolo.
"Riguardo?" rispondo restando vaga, dirigendomi verso la macchina del caffè e dando così le spalle ad entrambi.
"Lo sai..." inizia a parlarmi mio padre, ma lo blocco subito. Sono stanca delle bugie, se dobbiamo proprio affrontare l'argomento voglio che mi dicano tutto.
"No, non lo so papà. Credevo che facessi l'avvocato e invece vengo a scoprire che nascondi una pistola nel giacchetto. E nella macchina. E chissà dov'altro. Per non parlare della valigetta sotto il letto. Perché sì, ci sono andata a sbattere con il piede e l'ho trovata. Quindi se volete parlare, ditemi la verità" finisco il discorso incrociando le braccia al petto, ma non per rabbia o altro. Spero solo che possano attutire in qualche modo la conversazione che stiamo per intavolare. Si scambiano una piccola occhiata, per poi concentrare su di me la loro massima attenzione.
"Ne parli come se sapessi qualcosa. Devi dirci qualcosa?" mi domanda sospetto mio padre. No, questa volta non mi freghi. Siete voi che nascondete qualcosa di troppo grande per essere tenuto segreto.
"So solo che da quando avete cambiato lavoro siete cambiati. Siete molto più strani, più opprimenti, più misteriosi. Giocate a fare gli 007 e uscite a notte fonda per andare ad aiutare una persona che conoscete da una settimana. Se questo vi sembra normale, abbiamo due concetti totalmente diversi di 'normale'" rispondo utilizzando sempre un tono calmo, ma ricambiando lo sguardo di mio padre. Come quella famosa notte, mia madre si avvicina e mi posa dolcemente le mani sulle spalle.
"Elizabeth, tutto quello che facciamo è per il tuo bene. C'è un mondo intero là fuori, fatto di orribili cose che fanno cose orribili. Tentiamo solo di proteggere chi non può proteggersi da solo, inclusa e soprattutto tu. Con gli Argent è una lunga storia, ci conosciamo da anni. Ci hanno aiutato a superare un difficile momento e siamo sempre rimasti in contatto. Ora che si sono trasferiti qui, stiamo solo recuperando il rapporto" mi dice con quel tono che potrebbe ammaliare chiunque.
"Stai facendo un lungo discorso per non arrivare mai al punto. Quali 'orribili cose'? Proteggermi da chi, da cosa? Quale momento difficile? Perché nascondete armi ovunque?" non stacco neanche per un secondo gli occhi da quelli di mia madre, i quali noto cambiare totalmente di intensità. Prima erano preoccupati e dolci, ora sono quasi arrabbiati. Sono stanca di questi loro cambiamenti di umore.
"Non capiresti, sei troppo piccola ancora. Quando sarà il momento ti diremo tutto. Ora vai a fare la spesa, questa è la lista e le chiavi della macchina sono sul tavolino all'ingresso" mi ordina allontanandosi per raggiungere suo marito. Resto a fissarli ancora per qualche secondo, mentre tranquilli ritornano alla normalità di un qualsiasi sabato mattina. Li amo, non posso dire il contrario. Mi hanno cresciuta e mi hanno saputo dare tanto amore, tutto quello che sono oggi lo devo a loro. Non potrò mai scordarmi dei bellissimi momenti passati insieme e anche quelli più brutti mi hanno comunque insegnato una lezione. Ma non posso credere a quello che stanno nascondendo, a tutto quello che fanno alle mie spalle e a tutto il male che causano. Mi piacerebbe tanto sapere come sono venuti a conoscenza del mondo sovrannaturale, perché hanno preso la decisione di attaccare e uccidere quelle persone, come hanno conosciuto gli Argent e se sono davvero responsabili dell'incendio di casa Hale. Come sempre, tanti punti di domanda, ma nessuna certezza. Senza aggiungere altro ritorno in camera e, dopo essermi lavata e vestita, mi dirigo velocemente verso il supermercato. Non prima di fermarmi nel bosco per una commissione.

*************************

Che palle! Odio fare la spesa. Mi perdo ogni volta tra quei maledetti scaffali e i commessi sono del tutto inutili e soprattutto maleducati. Per non parlare della fila infinita alla cassa. La prossima volta ci vanno da soli a comprare la roba, io posso sempre arrangiarmi con il cibo d'asporto. Come apro la porta del parcheggio, mi trovo Scott nascosto dietro alla mia macchina e, di sottofondo, un gran casino di antifurti.
"Che cavolo stai facendo?" gli chiedo confusa restando ferma sempre nello stesso punto. Lui si gira di scatto verso di me e si guarda attorno.
"Betty, vattene. Scappa!" mi ordina cercando di utilizzare un tono basso. Nel mentre sento il mio telefono squillare e subito decido di ignorare il mio amico, dando attenzione al messaggio di Lydia. Mi invita a casa sua questo pomeriggio e ciò vuol dire che non starò in casa con i miei genitori. Grazie al cielo. "Arrivo per le 15" le scrivo semplicemente. Un forte rumore mi distrae dall'oggetto nelle mie mani e, alzando lo sguardo, vedo Derek tenere Scott per il collo. Sul cofano della mia macchina.
"Sei morto" gli dice con tono arreso e scocciato.
"No, tu sei morto se mi ammacchi il cofano. Hai idea di quanto costi ripararlo? Me li dai tu i soldi?" guardandolo leggermente contrariata. Lui ricambia la mia occhiata, ma poi fa scendere il mio amico che subito gli dà contro. 

"Posso sapere che fai?" gli chiede infatti seccato, ignorandomi completamente. Grazie amico!
"Te l'avevo detto che ti avrei istruito" gli risponde velocemente, facendomi sorridere. Era proprio questa la "commissione" nel bosco. Ha così bisogno di lui, ma è troppo testardo e orgoglioso per chiederglielo.
"Tu sei pazzo! Mi hai spaventato a morte" enuncia, mentre sia io che Derek ci fermiamo a guardarlo. No, sano come un pesce.
"Bhe, sei ancora qui di fronte a noi. Quindi direi che ancora non sei morto" rispondo tentando di sdrammatizzare un po' la situazione, ma ricevo solo una brutta occhiata dal più grande e una confusa dal mio amico. Okay, sto zitta.
"Okay, ma sono stato veloce no?" domanda tentando di usare un tono sicuro, ma non gli riesce molto bene.
"Non abbastanza" replica infatti Derek.
"Però la tattica degli antifurto è stata efficacie" continua Scott ormai con tono rassegnato.
"A parte quando ti sei messo a chiacchierare" lanciando questa volta uno sguardo nella mia direzione.
"Siamo in un supermercato, cosa ti aspetti? Poi dovreste essere felici che sia uscita io da quella porta e non una qualsiasi altra persona, o peggio ancora mio padre. Ora, se non vi dispiace, vi lascio ai vostri discorsi da lupi e porto la spesa a casa" pronuncio facendo loro segno di sposarsi dalla mia macchina. Carico velocemente le buste nel posto del passeggero e, prima di salire, mi giro verso i due che stanno ancora discutendo.
"Non fate casini, okay? Non vorrei vedere i miei genitori uscire di corsa di casa" mi metto al volante e, senza aspettare risposta, metto in moto e parto.

*********************************

Questa mattina mi hanno accompagnato a scuola i miei genitori. Vogliono assicurarsi che entri sana e salva a scuola, come se da un momento all'altro potessi scappare o essere attaccata da un grande Alpha rabbioso. Spero che questa non diventi la nuova quotidianità d'ora in poi, come respiro altrimenti? Mi avvicino al solito muretto di tutti i giorni dove, con grande gioia, noto già Stiles seduto.
"Che palle!" esclamo buttando lo zaino ai nostri piedi e appoggiandomi di fianco al pelato.
"Buongiorno anche a te Beth" risponde sarcastico, mentre si volta verso di me "Cosa è successo adesso principessa?" continua.
"Ieri ho quasi discusso con i miei per tu sai cosa, di nuovo. Mi fanno tante pressioni, tanti 'signorina il mondo non è rosa e fiori come credi, ci sono cose orribili che fanno cose orrende'. Pretendono di sapere tutto quello che mi accade, ma sono i primi a stare zitti. Scott mi ha baciato. In più mi trattano come se fossi una bambina di cinque anni, che ha ancora bisogno di essere accompagnata a scuola. Poi non è che vanno a lavorare o ritornano a casa, no ovviamente. Aspettano, appostati nel parcheggio, che io entri. Incredibile! E Scott si è fidanzato con Alison" mi sfogo, parlando così veloce che a fine discorso mi manca il fiato.
"Prova a fare il loro stesso gioco" mi consiglia Stiles guardandomi strano per i miei commenti di troppo.
"Ci ho già provato, rigirano la frittata a loro piacimento" ribatto puntando gli occhi verso la macchina dei miei, nascosta tra le altre parcheggiate.
"Allora coglili sul fatto. Non possono far altro che dirti la verità e questo permetterà a noi di sapere ancora più informazioni per aiutare Scott. Solo non lasciare che ti facciano il lavaggio del cervello. Sono cacciatori, sono esperti, sanno esattamente cosa dirti per farti passare dalla loro parte" mi raccomanda questa volta, facendomi zittire. Ha perfettamente ragione, parlare con loro a tavola aperta potrebbe portare più danni che altro. Loro sanno molto di più rispetto a me, potrebbero farmi mille giri di parole pur di avere ragione. Potrebbero mentirmi, omettere informazioni, dirmi solo quello che vogliono loro. Ho bisogno di una bella lezione sul mondo sovrannaturale prima di intavolare una conversazione di questo genere con loro. Una lezione che sia veritiera almeno. Oggi pomeriggio farò dei giri da chi ne sa più di me.
"E non penso che Scott si sia fidanzato con Alison. Me ne avrebbe parlato, o almeno mi avrebbe detto che prova qualcosa per lei. Voglio dire... spero che me ne parli. E poi Scott ti ha baciato? Quando? E perché non è una bella cosa?" continua, ma ancora non riesco a trovare le parole giuste da usare. No, mi correggo: non ne voglio ancora parlare. Lo guardo ancora qualche secondo, per poi buttarmi tra le sue braccia. Ho un disperato bisogno di un suo abbraccio. Mi mancano. Mi mancano le serate, fatte di cazzate e risate, del nostro trio. Mi manca il nostro trio. Con tutto quello che sta succedendo, non abbiamo tempo di goderci la nostra amicizia, le nostre giornate, la nostra adolescenza. È come se fossimo stati costretti a crescere tutti in una volta, lottando e scoprendo cose troppo grandi per ragazzi di 16 anni. Voglio vivermi più momenti, di questo genere, possibili. A volta abbiamo bisogno di ritornare con i piedi per terra e ricordarci che siamo solo degli adolescenti.
Lo sento stringermi forte a sé, per poi allontanarsi di poco e posarmi le mani sulle spalle.
"Io entro, vieni con me?" mi chiede guardando qualcosa dietro di me.
"Certo!" rispondo semplicemente e, dopo aver preso le nostre cose, ci dirigiamo verso l'entrata. Girandomi noto Scott venire verso di noi, ma, come ci vede sugli scalini d'ingresso, si ferma sul posto guardandoci da lontano. Come siamo arrivati a tutto questo? Perché dobbiamo farci questo? Siamo cresciuti insieme, eppure ora siamo così distanti. E odio sentirmi così. Odio il fatto che tutto quello che vorrei fare è correre verso di lui e abbracciarlo, baciarlo, parlargli di tutto ininterrottamente. Perché tanto so che lui resta lì a osservarmi e ascoltarmi. So che mi guarderà con quei bellissimi occhi, così meravigliosamente dolci e profondi, facendomi sciogliere tutte le budella, per poi sorridermi, mandandomi totalmente in tilt il cervello e il corpo. So che mi darà uno dei suoi soliti consigli che all'inizio sembrano tanto stupidi, ma alla fine sono sempre la cosa giusta da fare. So che mi riempirà di battute insensate solo per farmi ridere e distrarmi dai mille pensieri. E se queste non dovessero bastare, so che mi ucciderà di solletico e mi ripeterà, come sempre, "quanto sei bella mentre ridi". E se lo dice lui, io ci credo davvero. So che poi ordinerà il mio cibo preferito e finiremo per mangiare sul divano guardando il nostro film preferito. Odio stargli così lontana, devo parlarci assolutamente. Non posso più aspettare.
La prima lezione di oggi è letteratura e vi prego uccidetemi. È così noiosa e inutile, come si fa a non addormentarsi? Ringrazio solo il mio ottimo studio a memoria, che mi permette di avere la media più alta. Ci sediamo negli unici posti vicini in seconda fila e, dopo aver tirato fuori i libri, mi giro verso di lui.
"Grazie per prima" gli dico semplicemente. All'inizio mi fa uno sguardo confuso, ma poi sembra capire dopo voglio andare a parare e mi regala un piccolo sorriso.
"Finché riusciamo a resistere, bisogna farlo sentire un po' in colpa" mi risponde facendomi l'occhiolino per poi zittirsi, visto che in classe è entrato il diretto interessato. Ci fissa per qualche secondo e poi si siede nel banco dietro al mio. Okay Elizabeth, prova del 9, puoi farcela! Come ha detto Stiles, bisogna solo fargli capire com'è la situazione. Sappiamo tutti che prima o poi ritornerà tutto a posto.
"Ancora non volete parlarmi? Almeno Stiles dimmi se tuo padre sta bene. È solo un livido vero? Qualche costola rotta, niente di grave? Sono davvero mortificato" inizia a parlare velocemente Scott, mentre sia io e che il pelato, dopo una veloce occhiata tra di noi, teniamo lo sguardo fisso di fronte a noi. Per questo lui continua "D'accordo... e se vi dicessi che sto cercando di risolvere il problema e ho chiesto a Derek di aiutarmi?" facendomi sorridere. Sono contenta che abbia ascoltato il mio consiglio.
"Se ti parlassi ti direi che sei un'idiota a fidarti di lui. Ma ovviamente io non ti parlo" risponde prima Stiles, con tono ancora più duro se possibile. Tuttora non capisco da dove venga questo risentimento nei suoi confronti.

 Tuttora non capisco da dove venga questo risentimento nei suoi confronti

"Se ti parlassi, interverrei dicendo 'finalmente'. Sono contenta che tu abbia ascoltato il mio consiglio che, non per dire, ma è la cosa giusta da fare. In più ti direi che potrei essere passata da lui e potrei avergli chiesto di aiutarti. Ma ovviamente io non ti parlo" gli dico velocemente, per poi guardare totalmente altrove aspettando la loro reazione.
"Tu cosa hai fatto? Perché?" mi chiede immediatamente Stiles alzando di poco il tono di voce e attirando l'attenzione su di noi. Mi giro verso di lui e, con la coda dell'occhio, vedo Scott stupito quanto il pelato.
"Perché voi non l'avreste mai fatto e abbiamo una certa urgenza di sapere. Perciò uno di noi doveva fare la prima mossa. Alla prossima luna piena non manca tantissimo e vorrei evitare che uno dei due venisse sbranato. Perché aspettare mesi per capire da soli come risolvere la situazione, quando possiamo farcela in qualche settimana?" un po' mi vergogno a ribadire nuovamente che l'ho fatto per Scott, sembra che lui sia sempre al centro dei pensieri. Il che è vero, ma di certo non mi va che tutti lo vengano a sapere. Stiles mi guarda ancora contrariato dalla mia decisione per questo continuo "Non mi odiare, per favore" con un tono simile a quello di una bambina che tenta di farsi perdonare dai genitori per un qualche casino commesso. Grazie al cielo la campanella suona e, mentre vedo gli ultimi studenti entrare in classe, inizio a pensare a cosa gli possa aver dato Derek come consiglio. Sono troppo curiosa di saperne di più, voglio davvero entrare in questo mondo e trovare la giusta strada per aiutarli. Stiles, come a leggermi nella mente, si gira verso di lui in contemporanea a me.
"Che cosa ha detto?" gli chiede diretto, mentre Scott ci sorride.

******************************

Finalmente questa interminabile lezione è finita. La campanella è appena suonata e abbiamo circa 10 minuti prima della seconda classe. Il neolupo ha provato a raccontarci quanto Derek gli ha detto, ma la professoressa ci riprendeva ogni 5 minuti. Infatti spero di aver capito male, perché non penso che gli abbia consigliato di fare ciò che noi stiamo disperatamente cercando di evitare, aka: farlo arrabbiare.
"Quindi vuole che ti arrabbi e che tiri fuori il tuo lato animalesco?" chiede ancora Stiles mentre insieme usciamo dall'aula. Questa è tipo la quinta volta che glielo domanda, cercando appunto un'ulteriore conferma al racconto di Scott, il quale risponde con un secco "".
"Correggimi se sbaglio, ma quando lo fai cerchi di uccidere qualcuno e di solito sono io" continua il pelato spostandosi a lato del corridoio.
"Lo so! Lui mi ha detto che è l'unico modo per insegnarmelo. Devo controllarmi da solo" aggiunge il lupetto alternando lo sguardo tra me e Stiles.
"E come ti insegnerà a farlo?" domando bloccando i miei occhi nei suoi.
"Non lo so, credo che neanche lui lo sappia" mi risponde avvicinandosi di poco a me. Mamma mia, ma perché deve essere così bello?
"Okay, quando devi rivederlo?" interviene il pelato fissandoci con le mani sui fianchi. Oh no, questo vuol dire solo una cosa.
"Mi ha detto di non parlarne e comportarmi normalmente" indugia Scott, spostando lo sguardo su di me per evitare quello del nostro amico.
"Quando?" insiste Stiles parandosi di fronte a lui.
"Oh no, qual è il tuo piano?" mi intrometto cercando di decifrare la mente del pelato, anche se so già che è un'impresa impossibile.
"Mi passerà a prendere alla clinica dopo il lavoro" ammette confuso il moro al mio fianco.
"Dopo il lavoro, bene. Questo vuol dire che ho ancora tempo" continua Sherlock, parlando più con sé stesso che con noi.
"Per fare?" chiede Scott guardandolo preoccupato.
"Per insegnarti una cosa" ci comunica per poi allontanarsi, immerso nei suoi innumerevoli pensieri.
"Dovrei avere paura?" si rivolge a me il moro, mentre entrambi osserviamo il nostro amico sparire tra gli altri studenti.
"Sì, temo comporti dolore fisico" gli rispondo sinceramente, dandogli poi la mia massima attenzione e notando, con mia grande sorpresa, che lui già aveva posato i suoi occhi su di me.
Mi posa una mano sulla spalla sinistra, facendola scendere lentamente per tutto il braccio e intrecciando alla fine le nostre mani. Abbasso lo sguardo seguendo ogni sua piccola azione, che seppur semplici causano in me un mix di emozioni incredibili. Come riesce, ogni volta, a farmi provare così tanto con così poco? Devo smetterla di illudermi e dovrei proprio staccare le nostre mani, ma cosa mi blocca?

 Come riesce, ogni volta, a farmi provare così tanto con così poco? Devo smetterla di illudermi e dovrei proprio staccare le nostre mani, ma cosa mi blocca?

"Ci sono così tante cose che vorrei dirti, non so da dove iniziare" mi dice, tirando poi un lungo sospiro.
"Non penso che questo sia il luogo adatto" rispondo incrociando, finalmente, i nostri sguardi.
"Già, anche io lo penso. Facciamo un giro oggi pomeriggio?" mi propone donandomi un piccolo sorriso.
"Ho un impegno subito dopo scuola. Tu devi andare alla clinica, giusto? E poi ti viene a prendere Derek. Ehm... provo a liberarmi prima e magari ti do uno strappo a lavoro" suggerisco dopo averci pensato un po'.
"Ci sto! Ma cosa devi fare?" mi chiede mentre, sempre con la mia mano stretta nella sua, ci dirigiamo verso la prossima lezione.
"Ricerche" ribatto vaga guardando dritta avanti me e vedendo una indecifrabile rossa venire verso di noi. Mi farà una qualche ramanzina? Probabile. Mi racconterà qualche aneddoto di sesso tra lei e Jackson? Molto più probabile. Mi farà venire coniati di vomito? Le statistiche non riescono a calcolare questa grande quantità di probabilità. A un tratto mi sento tirare e la mano, che prima mi stringeva dolcemente, ora mi ha stretto più forte facendomi girare verso il mio migliore amico.
"Se sono ricerche per aiutarmi, voglio partecipare" mi comunica una volta che sono andata a sbattere contro il suo petto. Le cose sono due: o sono prevedile da fare proprio schifo; o faccio davvero schifo a nascondere i miei sentimenti. La parte ancora più terribile è che, probabilmente, sono entrambe le cose.
"Per quanto io tenga a te e ti voglia bene, il mondo non gira attorno a te" uso un tono piuttosto sicuro, ma la cosa che mi frega sono i miei stupidi battiti accelerati. Comunque non è affatto giusta tutta questa situazione: mi sta togliendo la possibilità di mentirgli. Tutti hanno bisogno di qualche piccola bugia innocente e, soprattutto con lui, mi servono. È ovvio che tutto ciò che faccio, è legato in qualche modo a lui. Ma non per questo voglio che lui lo sappia. Non ora che sta con Alison. Non voglio circostanze strane. Peccato per me, sembra accorgersi della mia minuscola frottola, per questo continuo "Okay, potrebbe centrare con la tua... con il tuo... con quell'altro te, ma è una questione tra me e i miei genitori. Prima la risolvo, meglio è per tutti, e per farlo ho bisogno di sapere" gli confido dopo aver ricevuto un'occhiata storta da parte sua. Sì, più storta della sua mascella che, tra parentesi, mi fa impazzire. Passerei ore a lasciarci mille piccoli baci, per poi arrivare alla sua così soffice bocca. Stare stretta tra le sue braccia, mentre ci coccoliamo. Elizabeth, focus! Mi risveglio dai miei pensieri e noto che ha appena finito di parlare. Il problema è che non ho capito una singola parola. Che situazione imbarazzante! Lo vedo sorridermi e piano piano lo percepisco sempre più vicino. Oh no, cosa vuole fare? Baciarmi? Qui? Alison potrebbe essere nei paraggi. Perché fa così? Nella sua posizione non può comportarsi così. Se fossi nella mia amica, lo prenderei a calci nel suo bellissimo culo. A salvarmi (o rovinarmi?) da questo momento è Lydia, la quale si piazza di fianco a noi prendendomi per il polso libero.
"Beth ho bisogno di te. Andiamo!" esclama guardando in modo sospetto il moro di fronte a me, per poi trascinarmi via. Nel mentre tento di mimare a Scott che lo avrei chiamato, dopotutto oggi pomeriggio dobbiamo vederci. Lui in risposta mi fa un cenno con la mano e l'ultima cosa che vedo, prima di girare l'angolo con la mia amica, è il suo bellissimo sorriso che ha decisamente migliorato tutta la giornata.

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Da quando mi ha visto con Scott questa mattina, Lydia non mi molla un secondo. Si comporta in modo strano, è più ansiosa, agitata. Non mi ha neanche raccontato qualcosa di Jackson, anzi non l'ha ancora proprio nominato. Ogni volta che tento di farle una domanda, devia la discussione. È frettolosa nelle cose che fa e che dice. Non è da lei. Abbiamo appena finito la lezione di chimica e, grazie al cielo, ora c'è la pausa pranzo. Sto morendo di fame. Facciamo una piccola pausa trucco in bagno, poi passiamo a prendere Alison al suo armadietto, infine ci dirigiamo insieme alla mensa. Non mi ricordavo questo hamburger così buono. Da quando cucinano bene? O è solo il mio stomaco vuoto che accetta qualsiasi tipo di sostanza? Non mi è dato saperlo. Sono così persa a gustarmi questo panino, che solo in un secondo momento noto Ally tirare fuori dal suo zaino un libro piuttosto antico.
"La cosa di chi?" chiede Lydia confusa, dopo che la nostra amica ci ha introdotto l'argomento. 

"La bestia del Gévaudan. Ascoltate" risponde prontamente, mentre inizia a leggere "È un mostro quadrupede simile al lupo che terrorizzò le regioni francesi dell'Avernia e della Dordogna dal 1764 al 1767. La bestia uccise oltre un centinaio di persone, diventando tanto famigerata che il re Luigi XV inviò uno dei suoi migliori cacciatori ad ucciderla".
"Noioso" la interrompe la rossa continuando a mangiare la sua mela verde.
"Anche la chiesa alla fine dichiarò il mostro un messaggero di Satana" prosegue Alison, fermandosi poi a guardarci.
"Sempre noioso" commenta ancora Lydia alzando visibilmente gli occhi.
"I criptozoologi ritengono che si tratti di un predatore ungulato, forse un mesoniche." tutto questo è così spaventoso, troppo vagamente identico alla situazione che stiamo vivendo.
"Che noia mortale" la blocca nuovamente la nostra amica intelligentona, alternando lo sguardo tra me e la mora.
"Alcuni credevano si trattasse di uno stregone in grado di trasformarsi in un mostro cannibale" finisce di leggere con un certo tono cupo, ma allo stesso tempo eccitante. Vorrei tanto che fosse solo una storia inventata, lo vorrei tanto.
"Tutto questo che c'entra con la tua famiglia?" apro bocca per la prima volta da quando ci siamo sedute al tavolo. Forse quel libro mi può aiutare a saperne di più. Forse mi saprà dire come sono nati i lupi mannari e i primi cacciatori.
"Ecco. Si pensa che la bete fu intrappolata ed uccisa da un famoso cacciatore, il quale sosteneva che la bestia gli avesse ucciso sua moglie e i suoi 4 bambini. Si chiamava Argent" un piccolo brivido percorre la mia schiena a sentire questa frase. E se chi tento disperatamente di proteggere non sia per niente quello che penso? E se fossero solo delle cattive persone, che uccidono per il gusto di farlo? E se la mia famiglia e gli Argent facessero bene a cacciarli? Scuoto energicamente la testa, come a scacciar via questi pensieri. Non posso averlo pensato davvero. Scott fa parte di loro adesso e non è decisamente quel genere di persona.
"Un tuo antenato ha ucciso un grosso lupo. E allora?" domanda questa volta Lydia, mentre Ally continua a sfogliare le pagine alla ricerca di qualcosa.
"Non era solo questo. Guardate questa immagine" esordisce, girando poi il libro nella nostra direzione, mostrandoci la foto di quel foglio. Non è possibile. Se la mente non mi inganna, è identico al lupo che io e Stiles abbiamo visto nel video sul cellulare della rossa il giorno dopo l'attacco.
"Che cosa vi sembra?" ci chiede mentre alterna lo sguardo tra noi due, facendoci tacere all'istante. Mi volto immediatamente in direzione della rossa, notando la sua espressione preoccupata e terrorizzata.
"Lydia? Lydia?" la richiamo piano, mentre delicatamente le scuoto il braccio sinistro. Lei, come se si fosse risvegliata da un terribile incubo, spalanca gli occhi distogliendo lo sguardo dall'immagine.
"Sembra proprio un grosso lupo. Ci vediamo a lezione di storia" dice, per poi alzarsi e andarsene. Entrambe la guardiamo allontanarsi, senza però rincorrerla. Ha bisogno di stare da sola e schiarirsi le idee.
"Posso prenderlo in prestito per questo pomeriggio? Questa storia mi ha davvero incuriosita. Prometto che domani te lo restituisco" domando facendole gli occhi dolci. Lei in risposta si lascia scappare una piccola risata, allungandomi il libro.
"Tieni curiosona. Mi serve per una ricerca di storia, quindi hai 24 ore" mi dice guardandomi in modo minaccioso, ma sempre con un sorriso divertito sulle labbra. È davvero una bellissima ragazza.
"In cambio, raccontami un po' come vanno le cose" continua guardando qualcuno dietro di noi e, girandomi, noto Stiles e Scott andarsene dalla mensa.
"Con Stiles? Come dovrebbero andare le cose?! È il mio migliore amico, vanno alla grande" rispondo ignorando di proposito il fatto che si stesse rivolgendo all'altro moro.
"Sai perfettamente a chi mi riferisco. Non fare la finta tonta. Avete parlato?" continua piantando i suoi occhi nei miei. Mi mette suggestione parlare di questo con lei. Voglio dire, se sono una coppia che me lo dicano e basta senza girarci attorno. Ci sto solo che peggio così. Mi sento terribilmente presa in giro e non lo sopporto. Posso capire che non vogliano farmi soffrire e magari stiano cercando il momento e le parole giuste, ma più aspettano peggio reagirò. Per non parlare di come si sta comportando Scott in questo ultimo periodo con me.
"Dobbiamo chiarirci ancora su alcune cose e non abbiamo avuto l'occasione giusta. Alison, io gli voglio un bene indescrivibile. Farei di tutto per renderlo felice. Sempre. Ogni giorno. Sono la sua migliore amica da una vita. Perciò se avete qualcosa da dirmi. Se state insieme. Ditemelo. Se siete felici insieme. Se vi amate. Io non posso che essere contenta per voi e supportarvi in qualsiasi vostra decisione" concludo il discorso alzandomi, interrompendo così il contatto con il suo sguardo. Presto raggiunge la mia stessa posizione e prendendomi la mano mi sorride.
"Beth, se vuoi renderlo felice, stagli accanto sempre e amalo. Credimi, non desidera altro" detto questo si allontana, uscendo poi dalla mensa, lasciandomi da sola immersa nei miei innumerevoli e contorti pensieri.
Stargli accanto? Amarlo? Non riesco ad immaginare una vita in cui non faccio tutto questo. Non riesco a fare a meno di lui. Non riesco a non guardarlo. Non riesco a non difenderlo. Non riesco a non pensarlo. Forse sono stati i suoi modi di fare, forse invece solamente il suo sorriso. Come può qualcuno avere un potere così grande su di me? Come può qualcuno essere così importante ed essenziale senza sforzarsi di esserlo? Anche questa volta, non mi è dato saperlo. È successo e basta. Mi risveglio dai miei pensieri e, una volta preso il libro, esco dalla mensa alla ricerca di un posto tranquillo. Ho bisogno di pace e silenzio, dove posso riflettere e leggere, immersa nelle mie mille teorie. Fortunatamente ho un'ora buca, potrei benissimo andare in biblioteca e ripassare per la classe successiva, ma voglio sapere adesso cosa si nasconde in queste pagine. Mi metto a sedere sul pavimento, con la schiena appoggiata agli armadietti, proprio di fronte all'aula di economia che mi aspetta dopo.
Faccio appena in tempo a sfogliarlo, guardando attentamente ogni immagine, che subito vengo interrotta dalla presenza di qualcuno.
"Che stai leggendo?" mi chiede Jackson una volta seduto al mio fianco.
"Ehm... ciao. Mi sono fatta prestare un libro da Alison. Sai, la mia curiosità e il mio sapere non hanno limiti" mi accomodo meglio e, quando sento il mio ginocchio a contatto con il suo, allungo le gambe per spezzare quel breve tocco. Non voglio sembrare maleducata e nemmeno arrogante, ma non si è comportato affatto bene con me e i miei amici. Non capisco ora tutto questo interesse da dove arrivi.
"Hai un'ora di buco o...?" lascio in sospeso la domanda, notando che continua a fissarmi intensamente. È normale sentirsi a disagio in situazioni come queste?
"Oh no, è che non mi piace chimica" mi risponde abbassando lo sguardo sulle sue mani.
"Devi solo capire le basi, poi non è così complicata. Ti serve qualcosa?" continuo vedendo la sua insistenza.
"Veramente sì. Volevo parlarti. So di essere stato un idiota con te, soprattutto con Scott. E volevo dirti che mi dispiace. Sono serio" risponde fissando i suoi intensi occhi azzurri nei miei. Sembra quasi che ti ipnotizzino. Comunque sia non ci casco, qui qualcosa mi puzza. Non può aver cambiato idea da un giorno all'altro.
"In realtà non credo che tu non sia del tutto sincero" gli confido distogliendo lo sguardo da lui e sentendolo poi sospirare.
"Sai com'è essere il miglior giocatore della squadra? Essere una star? Avere tutta la gente che grida solo il tuo nome alle partite? E poi un ragazzo, un ragazzo un giorno ti ruba la scena e tutti guardano lui invece che te. Sai che cosa si prova?" mi giro nuovamente nella sua direzione per cercare di capire il succo del suo discorso, ma come sempre la sua è una faccia impenetrabile.
"Non lo so" rispondo semplicemente.
"Si ha come la sensazione che ti abbiano rubato qualcosa. Poi cominci a pensare che faresti di tutto, qualsiasi cosa, per riaverla" il suo tono è sicuro, determinato, forse quasi rassegnato e deluso.
"Non ti hanno mai detto che in squadra non sei da solo?" gli chiedo retoricamente.
"Ma io sono il migliore" commenta velocemente a tono e, vedendo la mia faccia strana, ridacchia continuando poi "Scherzavo... cavolo, devi davvero odiarmi molto"
"Non è vero" è arrogante, superficiale, egocentrico, egoista, forse anche un po' ignorante, ma non lo odio. Certo, mi danno fastidio diversi suoi comportamenti, ma l'odio è un sentimento fin troppo esagerato.
"Sei sicura? Perché io non sono cattivo. Faccio solo degli errori stupidi. Parecchi, ma non sono cattivo. Tu mi piaci molto" mi giro velocemente verso di lui, leggermente scioccata per le parole che ha usato. Sa di essere il fidanzato della mia migliore amica, vero? "E anche Scott, mi piacete molto tutti e due. Vorrei tanto piacere a voi. Vorrei potervi conoscere meglio. Allora? Che stai leggendo?" continua avvicinandosi sempre di più.

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"Okay, ecco il piano: tu entri per prima e ti siederai proprio dietro Scott, mentre io continuerò e mi metterò nel banco dietro il tuo. Capito?" chiedo ad Alison, dopo la centesima volte che le spiego la mia strategia. Il senso? Non chiedetemelo. Ho bisogno di pensare a cosa dirgli questo pomeriggio. Ho un disperato bisogno di prepararmi psicologicamente. E stargli vicino non aiuta per niente.
Ci troviamo ancora davanti all'aula di economia e, sbirciando al suo interno, ho già visto Scott seduto in seconda fila con due banchi liberi alle sue spalle.
"Certo, Beth, ho capito" mi risponde la mia amica con una certa nota sarcastica, che non mi piace troppo. Per fortuna vedo Stiles sedersi nel posto che tanto cerco di evitare.
"Andiamo! Seduti seduti, dai! Abbiamo molto da fare oggi, andiamo! Veloci!" enuncia il Prof Finstock con tono stranamente serio, mentre con molta calma entriamo in classe. Mi fermo sul posto e guardo molto male la mia amica, vedendola sedersi nel banco che avrebbe dovuto essere mio. La cosa ancora più strana è Stiles che scavalca il banco, lasciando così libero il posto dietro Scott. L'unico e l'ultimo banco rimasto. Prendo velocemente posto, cercando di evitare lo sguardo del moro per cui ho perso la testa.

"Ehi Betty, ti volevo solo dire che ho cambiato il mio compagno di chimica e ora siamo insieme" pronuncia il mio amico girandosi nella mia direzione.
"Ma io sono in coppia con Stiles" ribatto molto confusa indicando il pelato alla mia destra.
"Lo so, ho chiesto anche a lui e mi ha detto che non c'è problema" continua sorridendomi, mentre con la coda dell'occhio vedo Stiles annuire.
"Non c'è problema, dice? Lo sa che sarà insieme a Josh?" chiedo con un tono di voce più alto, spostando lo sguardo sul pelato che, come pensavo, non ne sapeva nulla.
"Il tuo compagno è Josh?" domanda sorpreso e leggermente irritato a Scott.
"Non è importante chi sia il mio compagno. Stiles se la cava in chimica, io faccio davvero schifo e ho un disperato bisogno di te" risponde inchiodando i suoi occhi scuri nei miei. Stronzo! E ora come gli dico di no?
"D'accordo" dico semplicemente, venendo subito dopo interrotta dal professore.
"Ascoltate tutti! Iniziamo con un rapido ripasso della lettura di ieri. Greenberg abbassa la mano, lo sappiamo perfettamente che l'hai letta" inizia Finstock facendo alzare a tutta la classe la mano, al di fuori del moro di fronte a me.
"Vediamo... McCall!" chiama il professore, sedendosi sulla cattedra.
"Che cosa?" risponde titubante il diretto interessato.
"La lettura" ripete l'insegnate.
"Bhe... la lettura di ieri?" tenta di prendere tempo il mio amico.
"Che ne pensi della lettura del discorso di Gettysburg?" dice sarcastico l'adulto.
"Come?" domanda ingenuamente Scott, causando una risata generale.
"Ero sarcastico. Conosci il termine 'sarcasmo', McCall?" chiede Finstock, sempre con tono ironico.
"Molto bene" risponde girandosi verso Stiles, il quale gli fa una faccia compiaciuta.
"L'hai letta o no?" ritorna serio il professore, iniziando a perdere la pazienza.
"Ehm... l'ho dimenticato" replica il moro abbassando la testa. Perché ho la sensazione che non andrà a finire bene? Vedo il petto di Scott alzarsi e abbassarsi velocemente, segno che si sta agitando sempre di più.
"Bravo McCall! Come se andassi bene in questa materia. Su ragazzo, non posso tenerti in squadra con un'insufficienza. Che ne dici di riassumere la lettura dell'altro giorno?" tenta di trovare un'altra soluzione Finstock, ma anche questa volta Scott gli fa no con la testa ormai in panico "No? E invece quella prima ancora? Perché non riassumi una qualunque cosa che ti è capitato di leggere in tutta la tua vita? No? Un blog? Oppure una bella scatola di cereali? E la scritta 'vietato ai minori' sul tuo sito web preferito che vedi ogni sera? Niente? Grazie McCall, grazie" inizia ad urlare il professore, mentre si alza dalla cattedra e si avvicina al banco del mio amico. Ormai nervosa, mi giro verso Stiles in cerca di aiuto e, in compenso, lui mi mostra un telefono cellulare con l'applicazione con la quale si misurano i battiti cardiaci, mimandomi che il numero preoccupante indicato è quello di Scott. Non si mette decisamente bene. "Grazie McCall. Grazie per aver spento l'ultimo barlume di speranza che avevo per la tua generazione. Bravo sei riuscito a spegnerla, grazie. Al prossimo allenamento ti guardi un po' di schemi. Se non c'è troppo da leggere" continua e termina il professore, dando le spalle a tutti gli studenti presenti in aula. Velocemente, ma sempre senza dare troppo nell'occhio, allungo la mano sotto il banco andando a incastrarla con quella di Scott, il quale stringe maggiormente la presa. 

Fortunatamente la campanella suona, ponendo così fine a questa interminabile lezione

Fortunatamente la campanella suona, ponendo così fine a questa interminabile lezione. "Bene gli altri li interrogo la prossima volta" ci congeda Finstock. Sposto lo sguardo sul telefono che tiene ancora in mano Stiles e noto, con grande piacere, che i battiti sono tornati nella norma.
Presto l'aula di svuota e proprio mentre stavo per varcare la porta, il professore mi richiama.
"Signorina Gray, una parola" lancio una veloce occhiata ai miei due amici, facendo segno loro di aspettarmi nel corridoio. "Quello che ti sto per dire non prenderlo affatto come un obbligo o una punizione, ma in quanto insegnante devo tutelare i miei alunni. Non posso permettermi di cacciare uno dei pochi giocatori della squadra che sappia giocare decentemente e soprattutto non voglio perdere. Quindi ecco quello che ti chiedo con molta, moolta, gentilezza: saresti disposta a dare lezioni a McCall? Legalo se vuoi e costringilo a studiare, oppure riempilo di mazzate, ma ti prego fa qualcosa!" conclude il discorso appoggiandomi le mani sulle spalle e guardandomi dritta negli occhi. Okay, forse è un po' tutto troppo inquietante. Legarlo? Mazzate? Sembra a me o dietro tutto questo c'è un doppio senso sessuale? Dovrei sentirmi molestata? È senz'altro tra i migliori insegnanti che abbia mai avuto, ma è troppo strano. Vive in un mondo tutto suo e chi lo capisce è bravo. Molto bravo.
"Vedo cosa riesco a fare..." rispondo un po' stranita, schiarendomi poi la voce.
"Sei la migliore! Sapevo di poter contare su di te" detto questo mi spinge quasi fuori dalla porta, lasciandomi ancora più confusa di prima. Come ho detto: chi lo capisce è bravo.
Poco distante riesco a scorgere i miei due migliori amici parlare e, avvicinandomi leggermente, mi arresto subito quando sento l'argomento della conversazione.
"Io la amo" esordisce Scott con un sorriso immenso sul volto. Sento piano piano il mio cuore spezzarsi in mille pezzi e mi sento così stupida. In fondo iniziavo davvero a credere che io e lui potessimo diventare un "noi". Eppure a volte succede. Ci si innamora di qualcuno che semplicemente non prova lo stesso. Anche se un po' fa male sapere che ama qualcun'altro, non è nulla che già non sospettassi. Scema io che ho voluto provarci comunque. Non avrei dovuto cedere. Non avrei dovuto permettere che prendesse sempre più posto nel mio cuore, diventando così enormemente e profondamente importante. Non mi sarei mai dovuta innamorare di lui, il mio migliore amico.
"Grandioso. Stavo dicendo..." tenta di riprendere il discorso precedente Stiles.
"No no no, è vero. Sono davvero innamorato di lei" lo interrompe nuovamente il moro con gli occhi che quasi gli brillano. Non riesco a reggere ulteriormente quella conversazione e velocemente mi rifugio dentro uno dei bagni del corridoio. Le lacrime arrivano presto ai miei occhi e questo nodo alla gola mi sta sempre più togliendo il respiro. Tutto questo mi distrugge, ma devo riuscire a dimenticarlo. Devo riuscire a reprimere la delusione, la rabbia, la tristezza, l'illusione di un ormai impossibile "noi". Devo riuscire a sopprimere tutti i sentimenti verso di lui. 'È solo il mio migliore amico e tale rimarrà.' Sì, questo è quello che mi ripeto tutte le volte che mi immagino le sue labbra baciare le mie. Ma se invece ci dovessimo allontanare? Se non volesse più stare al mio fianco per le mie stupide emozioni non ricambiate? Non posso permetterlo. Devo controllarmi, posso farlo, per il mio bene. Devo cercare di resistere. Anche se l'unico mio desiderio è un suo abbraccio, nonostante tutto. Ma lui vuole altro. Lui vuole lei e io come posso anche solo immaginare che quello che desidero possa diventare reale?
Ora come ora, mi sento come se stessi aspettando qualcosa che non arriverà mai, perché adoro illudermi e sperare. Ancora una volta mi sono illusa di una felicità che non mi appartiene.

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"Beth tutto bene?" mi domanda Stiles arrivando alle mie spalle e facendomi prendere un bel colpo.
"Sto bene grazie" rispondo veloce mentre lo guardo sedersi al mio fianco, per poi spostare subito la mia attenzione verso qualunque altra cosa.
"Non ho bisogno dei sensi super sviluppati di un licantropo per capire che stai mentendo, sai?!" ribatte facendomi alzare gli occhi. Possibile che ora tutto si riconduca a persone a cui magicamente crescono peli e zanne?
"Possiamo non parlare di lupi per 5 minuti? E poi cosa cavolo avete combinato tu e Scott questa volta?" chiedo con un tono abbastanza calmo, sia perché non è nulla di nuovo sia perché non voglio farlo preoccupare inutilmente per me. In fondo sono solo una bambina che mette il muso per qualche delusione d'amore.
"Potremmo essere finiti in punizione" ribatte grattandosi freneticamente la testa in uno stato visibile di imbarazzo, come se fosse già pronto alla mia ramanzina da mamma rompipalle.
"Wow! Sono sconvolta, non mi sarei mai aspettata questo comportamento da parte vostra. Voglio dire non è mai successo. Forse giusto quelle due/tre volte. Al mese. Dalla terza elementare" gli dico palesemente ironica, per poi scoppiare a ridere vedendo la sua faccia pienamente consapevole del fatto che abbia ragione.
"Dimmi solo una cosa... era proprio necessario?" continuo spostando lo sguardo su di lui, riuscendo a scorgere un ghigno divertito.
"Abbastanza! È stato esilarante, dovevo fare un video per mostrartelo" risponde ricordando sicuramente la scena, in quanto si sta addirittura tenendo la pancia dalle risate.
"
Sei proprio tremendo" mi perdo a guardarlo e mi lascio molto facilmente contagiare dalla sua felicità. Ho già detto che Stiles è una persona speciale? Perché lo è davvero. Non so davvero come farei senza la sua goffaggine, la sua spensieratezza, il suo sarcasmo, il suo istinto così protettivo, il suo essere così semplice ma al tempo stesso così tanto intrigante. Non importante che io abbia torto o ragione, lui sarà sempre dalla mia parte. Mi difenderà da tutto e tutti, anche se poi so che mi aspetterà una lunga ramanzina quando saremo solo io e lui. È la mia persona. Ormai è diventato una parte di me. Ormai è diventato un pezzo del mio cuore, della mia mente. Mi completa in ogni frase, in ogni sguardo, in ogni pensiero. Riempie le mie giornate di gioia e positività. Mi spalleggia, mi sostiene, mi incoraggia, mi porge la spalla quando ho bisogno di piangere, mi distrae quando ho bisogno di non pensare, mi fa ridere in ogni occasione possibile, anche la meno opportuna (soprattutto). Poi, chiaro, a volte mi fa anche arrabbiare e capita che escano parole dettate dal nervosismo, ma questo ci rende solo che umani. Insomma, chi non sbaglia? L'importante è accorgersi dell'errore commesso, ingoiare l'orgoglio e chiedere scusa. Per fortuna in questo siamo bravi. La verità è che certe amicizie sono indistruttibili. Resistono nonostante tutto. Al tempo, alla distanza, alla vita.
Presto, come se fosse la calamita mancante per completare il quadro finale, anche Scott ci raggiunge con una faccia abbastanza confusa ma sollevata di vederci così felici dopo giorni di forte stress.
"E così un'ora di punizione con Harris eh?!" lo prendo in giro mentre lo vedo alzare gli occhi al cielo.
"Non farmici pensare. Ancora non capisco se sono scemo io a dare sempre retta a Stiles o semplicemente sfigato" risponde esasperato, causando una reazione scioccata da parte del pelato al mio fianco.
"Sicuramente entrambe" ribatto, ricevendo un'occhiataccia da parte del moro in piedi, che aumenta solo il mio sorriso soddisfatto.
"La tua 'commissione' che fine ha fatto?" cambia discordo Scott.
"Quale commissione?" si intromette il pelato.
"Non me lo vuole dire" mi anticipa il moro lanciandomi un'occhiata di rimprovero.
"Ehi, non mi guardate così. Faccio ciò che ritengo giusto fare e mi rendo utile. O almeno ci provo" tento di giustificarmi facendo intendere loro esattamente a quale 'commissione' mi riferisco. Possono guardarmi male quanto vogliono, non cambio idea. In più dopo la nostra litigata dell'altro giorno, sono molto più comprensivi e permissivi.
"Non mi piace che vai da sola. Non sappiamo cosa aspettarci realmente" dice Scott con la sua solita apprensione, che mi scoglie ogni volta.
"Tranquilli, non è Derek il nostro problema. Bhe, almeno non il mio" rispondo con tono scherzoso, giusto per provare ad allentare la tensione che sento crearsi piano piano.
"E se invece ti attaccasse? Se ti facesse del male? Se facesse una delle sue cose da lupo cattivo? Se facesse come con Scott e ti mordesse?" inizia a domandare a raffica Stiles, mentre gesticola ininterrottamente con le mani, come ogni altra volta in cui è nervoso.
"E se invece non lo facesse? Se mi raccontasse cose importanti che potrebbero servirci? E chi ti dice che sia stato lui a mordere Scott? In più lo sapete, con la questione dei miei ci voglio andare cauta e prima di fare o dire qualsiasi cosa, voglio essere informata" tento di rassicurarli, anche se inutilmente. Finché non termino questa chiacchierata e ritorno tutta intera da loro, non molleranno mai la presa.
"Come fai ad esserne così sicura?" mi domanda retorico il pelato al mio fianco.
"Forse perché non lo minaccio ogni secondo di consegnarlo a dei cacciatori di lupi mannari e, almeno il beneficio del dubbio, glielo lascio." rispondo a tono, sapendo di aver colpito il punto giusto. Infatti non ribatte nessuno dei due.
Li vedo ancora un po' titubanti, ma poco importa. Capiranno presto che avevo, nuovamente, ragione.
"Bene, è giunto il momento della vostra fantastica e meritata punizione. Ci vediamo tra un'ora" li saluto per poi prendere le mie cose e indirizzarmi alla macchina.
"Meritata?" mi chiede sconcertato il pelato.
"Più che meritata idioti che non siete altro. Vi amo" li mando un bacio volante e ridendo salgo in auto. Direzione bosco.

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"...My loneliness is killing me (And I)
I must confess I still believe (Still believe)When I′m not with you I lose my mindGive me a sign, hit me baby one more time
I must confess that my loneliness is killing me nowDon't you know I still believeThat you will be here, and give me a signHit me baby one more time"

Un'ora è davvero lunga quando non si ha nulla da fare. Purtroppo per me, la casa nel bosco era completamente deserta e dopo aver girato a vuoto per circa 5 minuti alla ricerca di nessuno ho deciso di andarmene. Sono passata nel mio bar di fiducia a prendermi una bella dose di caffeina, per poi guidare senza una metà precisa cantando a squarciagola le canzoni della mia dolce Britney. Conosco ogni singola parola a memoria, è una delle mie super icone da che ho memoria. Ora che ci penso è stato davvero liberatorio e alla fine non è stato così pesante come credevo.
In questo momento mi trovo nel parcheggio della scuola ad aspettare (strano) i miei due pazzi amici. Anche se onestamente non ho capito bene i nostri piani del pomeriggio. So solo che devo accompagnare Scott a lavoro, per il resto nulla. Ma anche questo non è nulla di nuovo, una cosa a cui mi sono dovuta abituare con loro è vivere le mie giornate al momento. Senza pianificazioni. In realtà ci sono pianificazioni, ma ovviamente non vengo informata. Tranquilli, è così da quando siamo piccoli. Come quando si presentavano a casa mia per giocare e puntualmente ero appena uscita dalla doccia ogni volta. All'inizio può sembrare fastidioso, ma poi diventa talmente quotidiano che neanche ci fai più caso.
Sono talmente persa a cantare il brano successivo del CD, che non noto neanche quei due guardarmi divertiti dal finestrino. Sblocco la sicura e senza perdere altro tempo salgono in macchina, Scott al mio fianco e Stiles nei sedili posteriori.
"I don't need nobody telling me just what I wanna... do about my destiny...I'm so fed up with people telling me to be someone else but me" continuo a canticchiare, mentre picchietto le dite sul volante proprio come facevo prima dell'arrivo dei miei migliori amici.
"Allora? Saputo niente?" mi chiedono in contemporanea, volendo interrompere così il mio concerto mentale.

"What am I to do with my life?How am I supposed to know what's right?I can't help the way I feel But my life has been so overprotected" proprio come se niente fosse successo, continuo imperterrita. Non posso deludere i miei fans. Soprattutto non in uno dei miei pezzi preferiti di sempre. Subito dopo parte "Everytime" e immediatamente capiscono che tutte le domande che hanno in questo momento, devono aspettare per forza la fine di questo breve viaggio. Iniziano a cantare anche loro due, accompagnandomi e aiutandomi pure con i cori. Vorrei dire che siamo così uniti. Che al primo colpo creiamo una sintonia straordinariamente forte, ma in realtà è solo grazie alle altre centocinquanta milioni di prove che abbiamo fatto. Dovete infatti sapere che più spesso di quanto si pensi, nei "nostri pomeriggi" capita che facciamo dei mini concerti e ovviamente (da come avrete ben capito) una delle protagoniste indiscusse è proprio lei.
Purtroppo per me, nell'arco di 10 minuti arriviamo a destinazione e come spengo la macchina ovviamente la musica si stoppa. Come mi giro verso i due, li trovo già inquietantemente a fissarmi, ansiosi di risposte.
"Tranquilli, niente è successo e niente ho saputo. L'ho aspettato per 5 minuti, ma non si è fatto vivo così me ne sono andata." dico semplicemente e Scott, il quale probabilmente ha ascoltato il mio battito, tira un piccolo sospiro di sollievo nel sentire queste mie parole.
"Avremo le nostre risposte prima o poi. Ce la faremo. Insieme" mi rassicura il moro di fronte a me.
"Possibilmente non da Derek" aggiunge il pelato dai sedili posteriori, facendo così interrompere il contatto visivo tra me e Scott.
"Ci vediamo dopo il lavoro" risponde il moro per poi iniziare a raccogliere le sue cose. Sembra un po' titubante sul da farsi, prima si avvicina di poco a me come a volermi lasciare un abbraccio (o un bacio?), ma poi si limita a stringermi la mano appoggiata ancora sul cambio e infine esce velocemente dalla macchina. Il pelato non ci pensa due volte e, senza neanche scendere, scavalca il sedile passando al posto del passeggiero tirandomi pure un calcio in testa.
"Ma ti sembra il modo?" gli chiedo guardandolo piuttosto male.
"Cosa sta succedendo tra te e Scott?" mi risponde tra il malizioso e il curioso.
"Cos-cosa sta succedendo? Non succede niente. Di-di cosa stai parlando? Cosa dovrebbe succedere? Perché questa domanda? Sai qualcosa? Ovvio che sai qualcosa, sei Stiles. Sputa il rospo." gli dico veloce, mentre le immagini e le parole di oggi tra i due, sul presunto amore del moro verso Alison, invadono completamente la mia mente.
"Io so qualcosa? Chi ti dice che so qualcosa? Io non so niente. Dovrei sapere qualcosa? Cosa?" okay, ora mi sta facendo innervosire. Se gli faccio delle domande specifiche è perché mi aspetto una risposta diretta. Non di certo mille altre domande che girano solo attorno al nocciolo del discorso.
"Non mentirmi. Vi ho sentito questa mattina... Di quando Scott non faceva altro che dirti quanto sia innamorato di Alison" distolgo totalmente lo sguardo dal pelato e nel frattempo accendo la macchina per ripartire.
"Okay non dovrei essere io a dirtelo, ma non potete continuare così. Scott questa mattina non parlava di Alison. Scott non è innamorato di Alison. A Scott piace un'altra ragazza. Decisamente bella , sia dentro che fuori, se posso permettermi. Scott parlava di questa ragazza" mi confessa tranquillamente, come se questa notizia possa farmi sentire meglio. E adesso chi cavolo è questa stronza? Il solito magone alla gola è peggiorato. Il respiro mi si spezza. La mia testa è in confusione, passando ogni singola ragazza della nostra scuola che possa avere avuto un rapporto con il mio moro. Le lacrime si formano piano piano, esponendo ancora una volta le mie fragilità. Stringo il volante più che posso, per tentare di nasconde il sudore che si sta formando sul palmo e il tremolio che sta prendendo possesso di entrambe le mie mani.
"E sentiamo, chi sarebbe questa ragazza?" domando quasi retorica, con la voce che cede verso la fine.
"Tu. Sei sempre stata tu Elizabeth" e se prima non avevo voglia di parlare, ora ne ho ancora meno. Tu. Io? Sono davvero io quella ragazza? Mi sono davvero data della stronza da sola? Non è che non gli credo, mi fido ciecamente di Stiles, ma se avesse capito male? O se avesse frainteso qualsiasi parola o gesto o pensiero del moro? O se fosse solo un sogno dal quale mi sveglierò presto, delusa dal fatto che nulla è reale? Senza aggiungere nulla, ingrano la retro e guido verso casa di Stiles.

*********************************

Siamo appena arrivati nel parcheggio della nostra scuola, dopo aver ovviamente raccolto Scott da casa sua. Il pomeriggio è passato in modo molto strano in realtà, con me totalmente persa in ciò che Stiles mi ha detto precedentemente in macchina e lui che cercava in ogni modo di farmi distrarre. Impresa alquanto non riuscita. Ma ehi, la colpa è sua, che si prenda le sue responsabilità. Alla fine abbiamo deciso di prendere la sua fidanzata Jeep, solo perché potrei essere passata nella corsia opposta rischiando un incidente un paio di volte oggi, e il pelato non si fidava molto a farmi guidare. Esagerato! Ma va bene, ci posso passare sopra. In più ho avuto il fantastico onore di sapere come avremmo affrontato la situazione "il lupo mannaro cattivo ci dà la caccia". Ho per caso già detto che i piani nel nostro trio fanno schifo? Bene, confermo e sottoscrivo.
"Pessima idea" ribadisco una volta scesi tutti e tre dalla macchina.
"Sì, lo so" mi dà corda Scott mettendosi al mio fianco. Bene, almeno siamo d'accordo questa volta.
"Lo faremo lo stesso?" domando guardandoli come a supplicarli di lasciar perdere questa pazzia e tornare a casa per mangiarci una buona pizza tutti insieme.
"Hai un piano migliore?" mi chiede Scott utilizzando un tono sorprendentemente sarcastico. Troppa dose di Stiles quotidiana.
"Proporrei di ignorare completamente il problema fino a quando non sparirà da solo." risponde il pelato alzando le spalle, come se quello appena detto è la risposta più azzeccata ad un problema a cui nessuno riesce a risolvere. Ricevendo ovviamente il mio appoggio. Siamo in una democrazia, la maggioranza vince giusto?
"Tu pensa a farci entrare" ribatte il moro spostando lo sguardo in direzione di una macchina che presto prende posto affianco alla nostra.
"È qui" ci informa Derek una volta uscito dal veicolo, riferendosi sicuramente all'Alpha e causandomi di conseguenza la pelle d'oca.
"E il mio capo?" chiede Scott, spostandosi più vicino a me. La sua presenza mi tranquillizza, e non poco, per questo lo ringrazio mentalmente mentre allungo la mano per afferrare il suo braccio.
"Sta dietro" risponde il più grande, facendoci tutti contemporaneamente affacciare al finestrino. La scena che ci si presenta è il veterinario di Beacon Hills imbavagliato e legato mentre dorme (o l'ha drogato?) nei sedili posteriori.
"Ah sembra che stia comodo" non si lascia scappare una battuta sarcastica il pelato.
Senza perdere altro tempo, ci indirizziamo verso l'interno della scuola. Ecco i tre moschettieri in azione. Si inizia con il piano. Che qualcuno ce la mandi buona..
"Aspetta, che fate?" ci ferma Derek guardandoci confusi.
"Sono collegato all'Alpha. Vediamo se hai ragione" risponde semplicemente Scott, ritornando presto al mio fianco.
La scuola di notte è un vero e proprio scenario da film horror e questo non promette nulla di buono. Mi sono sempre chiesta: ma esistono le telecamere in questo rottame o la gente può uscire ed entrare quando vuole?
Direi che la risposta è ben chiara. Che branco di imbecilli. Non mi sorprenderei se un giorno qualcuno entrasse per, che ne so, bruciare qualcosa o ricoprire tutti i corridoi di melma puzzolente o chissà che altro. Però sarebbe davvero esilarante.
"Okay, domanda: che fai se l'Alpha non si fa vivo?" chiede Stiles una volta entrati nella segreteria.
"Non lo so" risponde Scott posizionandosi davanti al microfono con il quale solitamente il preside ci comunica qualsiasi informazione.
"E che cosa fai se si fa vivo?" domando questa volta io, temendo abbastanza la sua risposta.
"Non lo so" ecco appunto.
"Moriremo tutti" commento mentre mi lascio cadere sulla sedia della segretaria scolastica. Cavolo, non avevo mai realizzato quanto fosse comoda. La voglio anche io, altroché quelle sedie scomode. Basta, voglio fare la regina. Datemene una.
"Okay, avete detto che un lupo ulula per segnalare la sua posizione al branco, giusto?" chiede conferma Scott alternando lo sguardo tra me e il pelato.
"Sì, ma se tu lo porti qui farai parte del suo branco?" ribatto cautamente, mentre fisso i miei occhi nei suoi come a cercare la risposta senza bisogno di dire niente.
"Spero di no" ricambiando la preoccupazione.
"Sì, anch'io" si unisce Stiles spezzando, nuovamente, il contatto tra me e il moro. "Bene, tutto tuo" continua il pelato, allungandogli il microfono. Scott si schiarisce la voce e si guarda attorno, prendendo il coraggio necessario per fare quello che deve fare. O quasi, dato che quello esce non è per niente virile.
"Andava bene. Era un ululato, no?" chiede abbastanza sicuro di sé Scott, facendomi a stendo trattenere le risate.
"Sì, più o meno" rompo il silenzio creatosi, mentre continuo a coprirmi la bocca per mascherare la mia reazione divertita.
"A voi che cosa sembrava?" continua il moro cercando una conferma in noi, che non avrà.
"Un gatto che veniva soffocato, Scott" signori e signore, ecco a voi la voce della verità. Grazie papà Noah per aver creato questo ragazzo.
"Come faccio? Ditemi che cosa devo fare" domanda alquanto esasperato il moro, facendomi sentire in colpa per aver riso di lui.
"Ehi ehi" lo raggiunge Stiles, prendendogli le spalle da dietro "Ascoltami. Stai chiamando l'Alpha d'accordo? Sii uomo, un lupo mannaro, non un lupetto. Un lupo mannaro. Coraggio!" incoraggia Scott, mentre quest'ultimo mi lancia uno sguardo incerto. Da sempre per noi funziona così. Le parole, certo, sono importanti, ma davvero un sguardo ne vale più di mille. Gli sorrido soltanto, cercando di trasmettergli tutta la fiducia che provo nei suoi confronti.
"Okay" Stiles si allontana di poco per lasciargli il giusto spazio. Il moro prende un grande respiro e, come se fosse la cosa più naturale di sempre, fa un ululato come si deve facendo tremare tutto quanto. Tutti e tre ci guardiamo soddisfatti, orgogliosi di quello che è riuscito a fare Scott.
"Amico, quello sì che era un vero ululato. Sei stato fortissimo" lo elogia il pelato, mentre tutti contenti ripercorriamo la strada per il parcheggio.
"Sì Scott, sei stato fenomenale. Avrà funzionato sicuramente, anche se sono un po' terrorizzata da questo. Voglio dire... cosa faremo se l'Alpha venisse sul serio? Scappiamo? Ma sarebbe stupido, perché abbiamo attuato il piano principalmente per questo. Gli parliamo? Ma sarebbe ancora più stupido e ingenuo da parte nostra, come se ci rispondesse davvero. L'ultima cosa che fa è uccidere, costringere Scott ad uccidere ed evitarci. Gli diamo una pacca sulla spalla? Questo è a discapito vostro, io me ne starò mooolto lontana. Già" concludo mentre tutti e tre insieme varchiamo la porta d'ingresso.
"Ci penseremo una volta che si presenterà, sempre se viene davvero" mi risponde Scott, più insicuro di quello che voleva dimostrare.
"Ottimo, un altro piano orrendo. Sapete, mi sto abituando" continuo proprio quando arriviamo di fronte ad un arrabbiato Derek.
"Ora ammazzo tutti e tre. Che cos'era? Volevate attirare tutto lo stato qui a scuola?" ci sgrida lanciandoci uno sguardo di fuoco.
"Non sapevo che fosse così forte" si giustifica il moro, mentre si gratta nervosamente la nuca,
"Sì era forte, ed era fichissimo" commenta Stiles.
"Stai zitto" lo interrompe il più grande. C'era da aspettarselo.

Improvvisamente sento un formicolio crescere sempre di più, che mi sale velocemente dalla punta dei piedi fino alla testa

Improvvisamente sento un formicolio crescere sempre di più, che mi sale velocemente dalla punta dei piedi fino alla testa. Questa inizia a farsi più pesante. La vista mi si annebbia e, come se stessi per perdere i sensi, inizio a vedere le stelle per poi lasciare spazio a un nero profondo. Il respiro mi si accorcia e sento le forze piano piano abbandonarmi. Di colpo nella mia mente si formane due puntini rossi con un mix di sangue, artigli e zanne affilate, mentre in sottofondo riesco solo a sentire delle forti urla terrorizzate. L'unica parola che riesco a decifrare in mezzo a questo casino è solo "Derek".
Faccio giusto in tempo a notare il loro sguardo posarsi su di me, per poi essere di nuovo distratti da una cosa molto più grande di noi. L'Alpha si trova proprio alle spalle del più grande e in questo momento lo sta infilzando con i suoi artigli, facendogli uscire del sangue nero dalla bocca. Non può essere...
Mi sento trascinare con forza da entrambe le mie braccia, non ho la forza di reagire. Vedo il corpo di Derek scontrarsi contro il muro della scuola, lanciato dall'Alpha credendolo sicuramente morto. Di colpo mi ritrovo racchiusa tra due possenti braccia che mi stringono forte, appoggiati alla porta d'ingresso chiusa malamente da delle tronchesi.

Derek è morto.
Non può essere.
Elizabeth, è solo un incubo. Svegliati.

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Capitolo 7
*** 7. Night School ***


*Personaggi e battute completamente prese da Teen Wolf. Ho semplicemente aggiunto un personaggio, ma la storia seguirà perfettamente la serie, o quasi. Buona lettura! :)*

 Buona lettura! :)*

Derek è morto.
Sembra solo un terribile incubo, ma allora perché diamine non mi sveglio?
Tutto arriva alle mie orecchie ovattato. Come un lontano rimbombo che si ripete e si ripete in continuazione nella mia testa. Come a voler rendere sempre più realistica la situazione. Ma come può una creatura con artigli, zanne, occhi rossi e una grande voglia di uccidere essere reale? Tutti i malvagi che ci venivano raccontati nelle nostre fiabe preferite, come possono esistere? Adesso arriverà il mostro che si nascondeva sotto il letto, pronto ad uccidermi una volta addormentata? Come sappiamo che domani non arriverà un'apocalisse zombie?
Mi guardo attorno, ma non riesco a distinguere le figure che mi circondano. Non riesco a capire cosa stai succedendo. Non riesco a collegare la serie di immagini che sto e ho appena vissuto. Come se fossi totalmente estranea dalla realtà.
"Elizabeth, ehi! Va tutto bene... guardami. Elizabeth?" sento questa voce chiamarmi di continuo, il tono è molto agitato ma a me riesce stranamente a calmarmi.
Immediatamente due morbide mani mi afferrano dalle guance e, sempre come calamite, i miei occhi si incatenano a quelli del moro di fronte a me.
"Lo so, lo so fa paura, ma Betty... resta con me, okay? Ho bisogno di te. Ti prometto che ce la faremo" riesco perfettamente a distinguere ogni singola parola, ogni singolo dettaglio del suo viso, ogni singola emozione che lo attraversa, riesco persino a sentire il pizzicore agli occhi sintomo di una mia vicina crisi di pianto. Ma torno a respirare nuovamente, inondata da tutti i sentimenti possibili, solo quando sento le sue labbra appoggiarsi alle mie. Un bacio a stampo, semplice, ma comunque in grado di svegliarmi dal limbo in cui ero caduta. Ironico no? Potremmo essere sbranati letteralmente da un momento all'altro, ma almeno posso ritenermi fortunata di aver ricevuto un ultimo bacio dal ragazzo di cui sono follemente innamorata. Patetico? Troppo sentimentale? Forse un po', ma concedetemelo.
Mi guardo attorno spaesata, come se quello vissuto negli ultimi 10 minuti non fosse mai successo. O forse sono stati 20? Oppure 1? Ho perso totalmente il senso del tempo. Stringo forte la mano di Scott, il quale ricambia fortunatamente con la stessa intensità.
Entrambi i miei amici si affacciano alla piccola finestrella della porta d'ingresso e, di conseguenza, li copio.
"Dov'è andato? Dov'è?" chiede preoccupato il moro, mentre Stiles accende la torcia e la punta fuori per tentare di avere una migliore visuale. Molto lentamente e con molta cautela, ci alziamo e ci allontaniamo dalla porta tenendo sempre lo sguardo su di essa.
"Non terrà vero?" suona quasi più come un'affermazione, ma tutta la mia paura si riesce a percepire maggiormente.
"Probabilmente no" mi risponde il pelato con il mio stesso tono. Ci guardiamo attorno, scrutando ogni singolo angolo e prestando attenzione a ogni particolare.
Un lungo brivido percorre, nel giro di un paio di secondi, i nostri corpi sentendo un forte e potente ululato, che ci spinge a correre dentro la prima aula che incontriamo.
"Cattedra" ordina impanicato Stiles, mentre entrambi i miei amici afferrano l'oggetto in questione, pronti a spostarlo.
"Ragazzi! La porta non lo terrà fuori" li fermo, esponendo nuovamente i miei pensieri negativi.
"Già... Scott" mi appoggia il pelato per poi rivolgersi al moro che ora si è appoggiato alla parete "È il tuo capo" continua.
"Che cosa?" chiediamo in contemporanea io e Scott alquanto confusi.
"Deaton. L'Alpha. È il tuo capo. Il lupo mannaro psicopatico" spiega Stiles tentando di non andare fuori di testa, ma penso che questo passo sia ormai stato superato.

"Non può essere" nega immediatamente il moro, non volendo credere assolutamente a questa teoria e come dargli torto, ormai è un annetto che lavora alla clinica a stretto contatto con Deaton. Con il tempo, vuoi o non vuoi, impari a conoscere le persone che ti circondano e a capire se sono quelle di cui ti puoi fidare o meno.
"Oh andiamo! Lui scompare e in un attimo spunta quella cosa che fa fare a Derek un volo di 6 metri? Tempismo perfetto eh!" continua a sostenere la sua tesi il pelato iniziando pure a gesticolare.
"Non è lui" lo difende nuovamente dandoci, questa volta, le spalle. So che piano piano sta iniziando a credere a questa folle idea. Mi dispiace dirlo, ma tutto sembra davvero ricollegarlo a lui. Eppure è davvero una così buona persona.
"Ha ucciso Derek" rabbia, tristezza, incredulità, senso di colpa. Se prima mi spaventava anche solo il pensiero, detto ora a voce alta è letteralmente una secchiata d'acqua ghiacciata. Derek è morto. E se avessimo potuto salvarlo? Se avessimo potuto fare o dire qualsiasi cosa? Se gli avessimo semplicemente dato ascolto e non avessimo richiamato l'Alpha a scuola? La sua espressione di dolore ancora mi invade la mente, facendomi tornare le lacrime agli occhi. È solo colpa nostra.
"Derek non è morto. Lui non può morire" non avrei mai pensato che il positivo della situazione, in particolare se riguarda Derek, sarebbe stato Scott. Con la coda dell'occhio lo vedo avvicinarsi a me e prendermi la mano con uno scatto veloce, come se da un momento all'altro si aspettasse qualche mia reazione. Ancora una volta ha ascoltato il mio grido di aiuto.
"Che cosa? Gli usciva molto sangue dalla bocca. Non sembrava essere solo un graffietto. È morto e ora tocca a noi" continua a sostenere Stiles esternando tutta la sua agitazione. Credo che inconsciamente stia assorbendo tutte le mie sensazioni negative e le stia buttando fuori insieme alle sue. Uno mi protegge e mi cura dal male. Uno prende tutto il peso e lo lancia via.
"Okay, allora che cosa facciamo?" chiedo con un tono particolarmente basso e stranamente calmo. Entrambi si girano verso di me, stupiti semplicemente dal sentire la mia voce.
"Arriviamo alla Jeep. Andiamo via da qui. E tu rifletti seriamente sul cambiare lavoro" risponde il pelato, dopo imbarazzanti secondi di silenzio. Si avvicina velocemente alla finestra con la torcia ancora accesa, sicuramente per vedere la distanza che ci separa dalla sua macchina, mentre Scott tenta inutilmente di aprirla.
"Non si aprono. La scuola è climatizzata" gli faccio notare prima che riprovi un nuovo fallimentare tentativo, appoggiando una mano sul suo braccio per fermarlo.
"Allora rompiamone una" propone subito prendendo subito una sedia. Per le cazzate non perde proprio tempo questo ragazzo.
"Certo piccolo genietto, come la mettiamo con il rumore?" gli domando retoricamente, parandomi tra lui e la finestra. Io e le mie pessime idee. Per un momento ho seriamente pensato che mi avrebbe colpito.
"Dopo... dopo correremo" guarda bene fuori e vede che la macchina è abbastanza lontana "Correremo veloci" continua concentrandosi in modo inquietante sulla Jeep "Che cosa ha il cofano della tua Jeep?" chiede non staccando ancora gli occhi dalla vettura.
"Che vuoi dire? Non ha niente" ribatte immediatamente Stiles. E vorrei vedere, tratta quella macchina meglio di tutti noi.
"È piegato" gli fa notare Scott indicando il punto a cui si riferisce, anche se è abbastanza difficile non notarlo. Il danno è molto evidente.
"Vuoi dire ammaccato?" si avvicina preoccupato, cercando immediatamente la sua amata macchina. Cosa vi avevo detto? Già, true love! O toxic? Bah, punti di vista.
"No, voglio dire piegato" precisa nuovamente voltandosi verso il diretto interessato.
"C'era anche prim?" non faccio in tempo a finire la frase che un grosso oggetto rompe la finestra, facendoci abbassare velocemente, e atterrando di fronte a noi.
"Quella è la mia batteria" afferma Stiles puntando la torcia per vederci meglio. "Dobbiamo andare" continua il pelato alzandosi e andando verso la porta.
"Potrebbe essere lì fuori" ribatte Scott seguendolo a ruota con me al suo fianco.
"Lui è lì fuori" preciso afferrando la sua mano e alternando lo sguardo tra i due.
Dopo aver dato un'ultima controllata per sicurezza, apriamo la porta e ci immergiamo nel buio tetro dei corridoi scolastici. Sono in una sorta di stato dove il mio corpo sta lentamente crollando a causa della stanchezza, ma il cervello non ne vuole proprio sapere di spegnersi. È normale che l'unica cosa a cui penso è Stiles e Scott (possibilmente anche io) che ne escono vivi da tutto questo macello e buttarci finalmente in un bel letto comodo? Al momento ringrazio davvero che non stiano lasciando letteralmente mai il mio fianco. Come due guardie del corpo, cammino con uno alla mia sinistra e l'altro alla mia destra pronti a difendermi contro qualsiasi minaccia appaia.
"Ci serve una stanza senza finestre" parla finalmente Stiles dopo minuti di profonda riflessione, sicuramente per pensare ad un piano intelligente e uscire (si spera) da qui.
"Siamo in una scuola, non c'è una stanza senza finestre" ribatte Scott guardandosi attorno. Come se potesse trovare la risposta scritta negli armadietti!
"Allora un posto con meno finestre" sono così stanca, non riesco a pensare. Tutto mi sembra così inutile. Così tanto tempo sprecato. Perché quando eravamo al supermercato Derek è riuscito a trovare Scott, che parlava con me, in mezzo a tutto il casino degli antifurti, mentre ora nel bel mezzo del silenzio più totale l'Alpha non viene a prenderci? È impossibile che non sappia dove siamo. È impossibile che non riesca a sentirci. È venuto fin qui, ha ucciso Derek e ora ci intrappola a scuola, ma non viene ad ucciderci. Allora cosa vuole? Qui la cosa mi puzza e vi assicuro che non è il nostro sudore.
"Lo spogliatoio" dicono in contemporanea risvegliandomi dal mio stato di trans in cui, ancora una volta in questa serata, ero caduta.
Pensa Elizabeth, dai! Quale potrebbe essere la ragione? Perché farci correre da una parte all'altra senza uno scopo apparente? Che si stesse solo divertendo a darci una speranza? Che davvero sia così rincoglionito? Che voglia solo uno di noi? Ma comunque non avrebbe senso, perché potrebbe benissimo uccidere quelli che non gli servono e tenere il prescelto. Che magari si stia solo annoiando e allora vuole spaventarci? Siamo i suoi giocattoli per caso? Posso fare una considerazione poco appropriata? Almeno con tutto questo correre di continuo, faccio allenamento e dimagrisco. Tiè! Ceerto Elizabeth, ci crediamo tutti. Focus! Pensa! Ragiona! Vorrei proprio che Derek fosse qui a darci una mano.
"Chiama tuo padre" propone Scott una volta entrati nello spogliatoio maschile. Mamma mia che puzza, ma lo lavano ogni tanto?
"E che gli dico?" domanda subito Stiles, non accennando a fare quello che gli è appena stato chiesto.
"Non lo so, digli che c'è una fuori uscita di gas, un incendio! Se quella cosa vede le auto della polizia se ne andrà via" potrebbe anche andare come piano, ma non sarebbe troppo facile?
"Se non lo facesse? Se diventasse un terminator e uccidesse ogni poliziotto incluso mio padre?" incredibile la capacità del pelato di smontare qualsiasi piano che non sia il suo.
"Hanno le pistole" tenta di convincerlo il moro con scarsissimi risultati.
"Sì, ma Derek ha dovuto beccarsi un proiettile allo strozzalupo per indebolirsi, ricordi?" anche questo è giusto. Dannazione, possono smetterla di avere ragione in qualsiasi cosa dicano? Non è d'aiuto al momento.
"È vero, allora noi dobbiamo trovare una via d'uscita e andarcene" dice convinto Scott alternando lo sguardo tra me e il pelato.
"Qui vicino non c'è niente per almeno un chilometro" si intromette nuovamente Stiles.
"Appunto. Non c'è niente. La scuola è vuota. Nessuno che fa casino. Nessuna sirena o clacson o party all'esterno. Siamo totalmente immersi nel silenzio e lui non riesce a trovarci? Non sente noi che parliamo? O i nostri odori? O il nostro battito cardiaco? Non vi sembra strano? Voglio dire, se avesse voluto ucciderci lo avrebbe già fatto giusto?" espongo finalmente i miei pensieri, attirando la loro piena attenzione.
"Io spesso riesco ad ascoltare una conversione lontana anche con le voci in sottofondo" mi appoggia il moro con, se possibile, una faccia ancora più preoccupata.
"Hai ragione Beth, ma non possiamo rimanere qui per scoprirlo. Dobbiamo andare via. Il prima possibile" ribatte il pelato passandosi nervosamente la mano sulla testa.
"La macchina di Derek?" propone Scott alzando le spalle come se fosse l'idea più semplice, ma al tempo stesso più geniale di sempre.
"Può andare. Usciamo, recuperiamo le chiavi dal corpo e prendiamo la macchina" sintetizza Stiles, guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.
"E lui" sottolineo continuando a guardarlo male.
"E lui" mi sostiene il moro questa volta, sorprendendo me e il nostro amico di fronte a noi.
"Bene, come vi pare" ribatte il pelato avvicinandosi alla maniglia, quando Scott lo blocca.
"Fermo, ho sentito qualcosa" dice subito mentre ancora lo tiene stretto per il braccio.
"E che cosa?" chiede immediatamente Stiles cercando di decifrare lo sguardo del moro.
"Shh, zitto" lo zittisce parando un braccio di fronte ad entrambi e facendoci lentamente indietreggiare.
"Nascondetevi" neanche il tempo di finire che il pelato apre il primo armadietto che vede, creando un casino assurdo, infilandosi poi al suo interno e, senza pensarci due volte, io e il moro lo seguiamo a ruota. La porta cigola e sento qualcuno aprire l'armadietto di poco lontano dal mio. Scott. Poi sento solo tantissime urla e, una volta uscita, vedo Stiles con una mano sulla bocca del bidello per farlo tacere.
"Shh, zitto!" gli ripete il pelato tentando di calmarlo, ma di certo non è un trattamento di salute incontrare di soprassalto degli studenti nel bel mezzo della notte a scuola, quando dovrebbero essere solo che beati a dormire nel loro letto.
"Zitto un cavolo! Che volevate fare? Uccidermi? Forza fuori da qui" ci risponde infatti, alquanto infuriato aggiungerei.
"Ci ascolti solo un attimo, okay?!" insiste Stiles.
"Okay un bel niente. Toglietevi subito dai piedi." non ci fa neanche replicare che subito ci spinge fuori la porta.
"Solo un attimo per spiegarle" prova questa volta Scott tentando di impedire che l'inserviente chiuda definitivamente la porta.
"Chiudi il becco e spari..." neanche il tempo di finire la frase, che viene risucchiato dall'Alpha. La porta si chiude di botto e vediamo il corpo del bidello sbattuto contro la porta dalla quale si intravede la sua figura, con significative scie di sangue, con in sottofondo le sue urla.
"No" urla Scott mentre tenta di aprire la porta per salvarlo. Sono così sotto shock che non riesco nemmeno a fermarlo. In quale cavolo di incubo siamo finiti? Perché a noi? Cosa abbiamo fatto di così sbagliato per meritarci questo? Avrò bisogno di una lunga serie di sedute dallo psicologo una volta uscita da qui. Sempre che ne usciamo. Vivi.
Per fortuna Stiles riesce a tenere la mente fredda e riesce a portarci via da quest'inferno. Corriamo via, senza fermarci. Le gambe bruciano. Il cuore batte a due mila. Il fiato manca. E la voglia di arrendersi si fa sempre più alta. Come potremmo mai uscire da qui? Come una manna dal cielo, finalmente in lontananza vedo una delle tante porte della scuola. Ma anche questa volta, la speranza di avercela fatta si infrange contro un'altra uscita bloccata.
"Ma che cavolo?" Scott si affaccia con la testa fuori per controllare meglio "È un cassonetto, l'ha spinto davanti alla porta" ci spiega ritornando il mio fianco.
"Per intrappolarci" risponde Stiles mentre tenta di aprire a spallate la porta. "Forza aiutatemi" ci urla non fermando il movimento, ma è tutto inutile. Non si aprirà mai e questo casino servirà solo a evidenziare la nostra posizione all'Alpha. Devo tornare lucida, devo pensare ad un piano per aiutare me e i miei migliori amici. Non posso continuare a stare ferma e immobile come un vegetale, li rallento e basta, facendo aumentare solo le loro possibilità di essere beccati. Pensa Elizabeth. Reagisci.
"Stiles basta" prendo parola iniziando a camminare verso il corridoio opposto. Non possiamo stare immobili in un posto.
"Io qui non ci muoio. Non ci muoio a scuola" commenta il pelato a qualche passo indietro, mentre continua a osservarsi attorno alla ricerca probabilmente di una via di fuga.
"Noi non moriremo" rispondo immediatamente, colpita da una sorprendente sicurezza e determinazione. Dobbiamo rimanere positivi e attenti, ma soprattutto dobbiamo usare la furbizia e trovare al più presto un piano.
"Ma che sta facendo? Che cosa vuole?" continua ancora Stiles sbuffando sonoramente, stanco probabilmente di tutta questa situazione. Come tutti noi. Ci abitueremo mai a tutto questo?
"Me! Derek ha detto che gli serve un branco" risponde prontamente Scott, il quale non ha mai lasciato il mio fianco. Scontato e inopportuno forse dire che ormai il problema delle emozioni e dei battiti del cuore accelerati, in questo momento, è più che superato. La nostra situazione è ancora un grosso punto di domanda, ma dopo tutte le parole di Alison, persino Derek e soprattutto quelle di Stiles di oggi pomeriggio, non possiamo più fare finta di nulla. Ho deciso che se mai ne usciremo vivi da questa nottata, gli parlerò. Con sincerità, calma e soprattutto zero aspettative. Siamo migliori amici da anni, non gli ho mai tenuto nascosto nulla, e merita la verità proprio come io merito di liberarmi da questo enorme peso. Se va bene, vedremo come far funzionare il tutto; se va male, vedrò come far funzionare la nostra amicizia.
"Oh grande, un lupo pazzo che fa gioco di squadra, davvero fantastico!" mi distrae il pelato con il suo solito sarcasmo, che anche in situazioni come queste (direi quasi soprattutto) non manca mai. Scott ci ferma, mettendoci un braccio davanti, proprio nel mezzo del corridoio con la gigantesca finestra a muro al nostro lato. Dopo essersi beccato un'occhiata confusa sia da me che da Stiles, alziamo lo sguardo nella sua stessa direzione, al di fuori della vetrata, notando immediatamente e per intero il lupo psicopatico che ha deciso di darci la caccia sta sera. Appena inizia a correre verso di noi, copiamo esattamente la sua stessa azione, semplicemente dal lato opposto al suo sentendo dopo pochi secondi il vetro della finestra infrangersi. Mi sembra anche più che ragionevole, ci manca solo che gli andiamo incontro. A quel punto tanto vale stenderci su un piatto gigante, con tanto di salsa barbecue addosso, e un enorme cartello "Siamo qui, serviti pure" che ci indica. Che buona la salsa barbecue, mi andrebbe proprio in un bel cheeseburger. Ma cosa vado a pensare? Un lupo gigante assetato di sangue, del MIO sangue, ci sta inseguendo e penso al cheeseburger con salsa barbecue? Però ci starebbe ora.
Imbuchiamo il corridoio per il seminterrato e, una volta scese le scale, tentiamo di nasconderci al meglio. Tempo neanche 2 minuti per riprendere fiato che sentiamo l'Alpha raggiungerci.
"Allora?" domanda Stiles, mentre Scott si sta sporgendo per vedere la posizione dell'altro suo simile. Dopo il suo via libera, corriamo nella parte opposta, riparandoci dietro ad un macchinario. Questo posto mi mette i brividi. Dal disgusto.
"Dobbiamo fare qualcosa" se ne esce il pelato guardandoci e in cerca di risposte. Come se avessimo la sfera magica, coglione!
"Che cosa?" ribatte Scott, del tutto privo di piano. Come tutti d'altronde.
"Non lo so! Ucciderlo, ferirlo, fargli venire il mal di testa! Qualcosa!" risponde iniziando a gesticolare come qual volta sia agitato. Di sottofondo sentiamo dei ringhi e, preoccupati ci guardiamo attorno con la speranza di trovare un qualsiasi oggetto che possa distrarlo. Sento talmente tanto l'adrenalina e la paura, che ormai vivo questa intera situazione in una sorta di limbo. Non sento, anche se tutti i suoni arrivano ben chiari alle mie orecchie. Non vedo, anche se riesco a distinguere molto nitidamente ogni immagine. Non ho il controllo delle mie azioni, eppure sono da non so quante ore che corro per tutta la scuola nella speranza di scappare da quell'orribile mostro. Non so cosa fare eppure, nell'unica frazione di lucidità di tutta la serata, inizio a tastare tutte le possibili tasche di Stiles. Non sono pazza, o almeno non del tutto. L'ho sentito. Riesco tutt'ora a sentirlo.
"Che cosa stai.." inizia a domandarmi Scott, ma non lo lascio nemmeno finire che tiro fuori dalla giacca del pelato le sue chiavi. L'avevo detto che non sono pazza! Senza pensarci due volte le lancio dell'angolo opposto e più lontano da noi, dove ovviamente quell'idiota di lupo ci casca. Subito corriamo a chiudere la porta e posizioniamo la scrivania esattamente tra l'entrata e il muro, di modo che l'Alpha non possa uscire e rimanga incastrato lì dentro. Ci fermiamo un momento ad osservare la scena, contenti e sollevati che abbia funzionato. Forse, alla fine, non è poi così impossibile scappare e uscirne vivi.
Ma è nell'esatto momento in cui ho visto Stiles salire sulla scrivania e buttare un occhio all'interno della stanza dove abbiamo rinchiuso il lupo, che ho capito che la quiete sarebbe durata poco.
"Ma che fai?" gli domanda infatti Scott.
"Voglio solo dargli un'occhiata" ho mai detto che è un coglione? Patentato pure?
"Sei impazzito per caso?" gli rispondo immediatamente, mentre tento di portarlo via da lì.
"Senti, è in trappola okay? Non uscirà da lì" risponde il pelato continuando a sporgersi per cercare il lupo. "Eh già, ora ce ne andiamo" se prima ero solo insicura, ora sono totalmente convinta che si sia rincitrullito tutto d'un colpo. Adesso si mette anche a parlare con l'Alpha?
"Stai zitto" lo riprende Scott.

"No, non ho paura di quella cosa" neanche il tempo di finire la sua perla d'incoraggiamento verso sé stesso, che "quella cosa" tira una botta alla porta e l'incredibile Hulk si allontana spaventato, scendendo pure dalla cattedra e affiancandosi a noi. "Non ho paura di te. Tu sei là dentro e noi siamo qui fuori. E non riuscirai a..." riprende il suo discorso da eroe, ma viene subito troncato da un grosso botto, proveniente dall'interno della stanza. Il soffitto inizia a piegarsi e ci mettiamo poco a capire che, per salvarci la pelle, dovevamo riniziare a correre.
"Stiles sei un coglione! Un ENORME coglione"

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Non so cos'è peggio, se l'Alpha che ci rincorre ovunque o il camminare tra i corridoi della scuola nel silenzio inquietante e nel buio più totale. La testa mi fa male e sento i battiti del mio cuore pulsare in ogni parte del mio corpo, facendomi solo che peggiorare l'emicrania. Ho sonno, tanto, e, probabilmente per la prima volta in tutta la mia vita, vorrei solo che questo sia uno dei miei soliti incubi dai quali mi sveglio impaurita ogni notte. Sento una mano calda che mi accarezza il braccio destro per poi scendere e intrecciarsi con la mia. Non ho bisogno di guardare, perché so esattamente di chi si tratta, e senza pensarci due volte mi aggrappo al suo braccio come se fosse la mia unica ancora per rimanere mentalmente stabile. Anche se la persona in questione è un lupo mannaro, cosa che di "mentalmente stabile" non ha proprio nulla a che fare. Ma facciamo finta, vi va? Mi volto alla mia sinistra per controllare il mio migliore amico e vorrei così tanto trovarmi in una qualsiasi altra situazione con le sue pessime battute e la sua goffaggine che tanto mi fa ridere. Siamo tutti e tre spenti. Non rassegnati, ma ormai stanchi e privi di forze, cosa che non ci fa pensare abbastanza lucidamente per trovare una via d'uscita. A un tratto sento il moro al mio fianco fermarsi e stringermi maggiormente la mano.
"Aspettate, avete sentito?" ci chiede. Ma sentito cosa? Siamo circondati dal silenzio da non so quanto tempo e sinceramente non so quanto essere felice di ciò. Dove cavolo è finito quel disgraziato? Non ditemi che bastava farlo correre così poco per farlo andare via. O magari è rimasto troppo nauseato dalla nostra puzza di "abbi pietà di tre poveri deficienti adolescenti che non sanno cosa stanno facendo".
"Sentito che?" domanda Stiles mettendosi di fronte a noi.
"Un telefono che squilla" risponde confuso Scott.
"Cosa?" continuo io alternando lo sguardo tra i due ragazzi.
"Riconosco la suoneria. È il telefono di Alison" ribatte il moro iniziando a guardarsi attorno. Non so precisamente perché, dato che se fosse stata nel nostro stesso corridoio ce ne saremmo sicuramente accorti. Vedo il pelato prendere il suo telefono e deduco che stia chiamando la mia amica per capirci meglio qualcosa. Ci mancava anche lei adesso. Ovviamente non nel senso cattivo, intendevo che non ci volveva un'altra persona a rischiare la pelle sta sera. Non lei poi. Scott prende prontamente il cellulare del nostro migliore amico e chiede immediatamente ad Alison dove sia esattamente in questo momento, dandole appuntamento all'entrata della scuola prima di chiudere. Ma che ci farà mai a quest'ora qui? È proprio vero che le sorprese non finiscono mai.
"Che ci fai qui? Perché sei venuta?" domanda subito Scott leggermente preoccupato, e come dargli torto.
"Perché tu me l'hai chiesto" risponde Alison, spiazzandoci totalmente. Non può averlo fatto davvero.
"Io te l'ho chiesto?" ribatte titubante e ancora più confuso il moro. Senza altre domande ci mostra il suo cellulare con il presunto messaggio inviatole da Scott

Messaggio da Scott:
"ci vediamo a scuola, urgente"
19:12

"Ho la sensazione che non sia stato tu a mandarlo" ci dice mettendo in tasca il dispositivo e guardandoci preoccupata.
"Infatti è così" sospira il moro al mio fianco mettendosi una mano fra i capelli frustrato. Questa situazione peggiora davvero di minuto in minuto. Cos'altro può andare storto?
"Sei venuta in macchina?" chiede Stiles. Potrebbe essere una ottima via d'uscita.
"Con Jackson" risponde in fretta.
"C'è anche Jackson?" ribatto con sorpresa e irritazione. Ma proprio in questa situazione ci deve essere quel coglione? Anche qui? Ma basta.
"E Lydia. Che succede? Chi ha spedito il messaggio?" aggiunge Alison. C'è pure Lydia? Ma prima quando dicevo "cos'altro può andare storto?" stavo solo scherzando. Cercavo di ironizzare per sdrammatizzare la situazione. E che cavolo! Ha già vissuto un'esperienza traumatica con quel dannato Alpha, non voglio che ne viva un altro. Il telefono della mia amica inizia a squillare, ma nemmeno il tempo di rispondere che la porta alle nostre spalle si apre, mostrando Lydia e Jackson.
"Finalmente. Ce ne andiamo?" domanda la mia amica con tono leggermente preoccupato. A distrarci sono dei rumori provenienti dal soffitto, che mi fanno immediatamente rabbrividire. Scott mi prende subito la mano, non staccando gli occhi dall'alto.
"VIA!" urla il moro al mio fianco, mentre tutti quanti iniziamo a correre il più veloce possibile. Il soffitto si sfonda e sentiamo un forte tonfo, che purtroppo conosco bene e per il quale avrò incubi a non finire. Sempre se ne usciamo vivi ovviamente. Sali le scale. Gira a destra. Attraversa il corridoio. Gira a sinistra. Sali nuovamente le scale. Tutti movimenti sconnessi, con in sottofondo forti ruggiti e ringhi. Mi rendo conto che ci siamo fermati solo quando Scott molla la mia mano per chiudere la porta e spostare le sedie della caffetteria di fronte ad essa.
"Dobbiamo bloccare la porta" ci ordina il moro non fermando mai il suo movimento. Mi guardo attorno e quello che vedo è solo panico e casino. Le mie due amiche sono immobili, con espressioni terrorizzate, mentre urlano domande su domande cercando di capire cosa stia succedendo. Jackson si è aggiunto al neo lupo mannaro nello spostare mobili di fronte alla porta per tenerla chiusa. Stiles osserva la situazione come me, anche se lui sembra più calmo. Sono completamente congelata.
"Scott aspetta non qui" prova a dire Stiles mentre tiene fisso lo sguardo di fronte a lui. Confusa seguo la sua direzione e subito capisco cosa voglia dire. La parete di finestre. Non è di certo la massima sicurezza, e noi lo sappiamo già molto bene.
"Betty vieni qui, aiutami!" mi chiama Scott per poi continuare "Tutti quanti... prendete quelle sedie e mettetele di fronte alla porta! Presto!"
"Cos'era quello? Scott cos'era quello?" chiede Alison impanicata.
"Che ha fatto al soffitto?" domanda Lydia.
"Ragazzi aspettate solo un attimo" ci riprova Stiles, venendo nuovamente ignorato. "Ragazzi ascoltatemi" continua mentre tutti continuano nella loro irrefrenabile azione di spostare cose. "Ragazzi? È Stiles che parla. Possiamo fermarci un attimo per favore? Pronto!" conclude urlando il pelato, riuscendo nella sua impresa di bloccare tutti. Una volta che l'attenzione è su di lui, prosegue dicendo "Okay, bel lavoro. davvero un bellissimo lavoro. Adesso che pensate di fare con questa parete di finestre." Indicando la parete, mentre mi siedo su un tavolo sconfitta e distrutta da questa serata.

"Qualcuno può spiegarmi che sta succedendo? Io sto per impazzire e vorrei sapere il perché. Scott?" dice Alison mentre tenta di afferrare il braccio di Scott. Lui si scosta in tempo e si allontana non sapendo cosa dire o fare. Appoggia i pugni sul tavolo, proprio affianco alla mia gamba, dando le spalle a tutti. Alterna lo sguardo tra me e Stiles in cerca di aiuto, non sa come gestire la situazione e non posso di certo fargliene una colpa. Siamo solo adolescenti alla fine, costretti a vivere un contesto più grande di noi.
"Qualcuno ha ucciso il bidello" prende parola il pelato, lasciando spiazzati un po' tutti quanti. Come andrà finire questa conversazione?
"Come?" domanda scioccata la rossa.
"Sì, il bidello è morto" ribadisce il mio migliore amico, mentre il mio unico pensiero in questo momento è il ragazzo al mio fianco. Gli appoggio una mano sulla spalla e lui immediatamente la va a stringere inchiodando il suo sguardo nel mio. In questo momento esistiamo solo noi due. Tutto il resto diventa soffuso. Io tento di tranquillizzare lui, cercando di fargli capire che è probabilmente l'unico qui in grado di gestire tutta la situazione e che credo in lui, mentre lui prende respiri profondi e mi guarda con aria pentita. Cosa vuole fare adesso?
"Io non lo so. So solo che se usciamo da qui, ci ucciderà" ribatte scocciato e, al tempo stesso, impaurito Stiles.
"Ci? Intendi tutti noi?" domanda Lydia con occhi spalancati.
"Chi? Chi è?" chiede decisa Alison rivolta verso me e il moro, ancora di spalle. Il silenzio ricala pesante nella caffetteria e giuro che avrei iniziato a spostare qualsiasi sedia o tavolo a caso, se la risposta di Scott non mi avrebbe fermata.
"È Derek. Derek Hale" immediatamente alzo lo sguardo sul suo, che ovviamente è rivolto verso il tavolo. Si gira verso gli altri, dando questa volta le spalle a me. Incontro il viso di Stiles, che lo guarda stupito.
"Come? Ha ucciso lui il bidello?" chiede confuso Jackson.
"Ne sei sicuro?" lo interrompe Alison avvicinandosi.
"L'ho visto" continua Scott, tenendo sempre lo sguardo basso. Non ci posso davvero credere. Quindi è questo a cui si riferiva prima? Ha sempre avuto intenzione di incolpare ingiustamente Derek? Dopo tutta la fatica, le litigate, dopo tutto quello che è successo.
"Ma il leone...?" domanda Lydia leggermente disorientata, ma viene bloccata bruscamente da Scott che chiarisce "No! Li ha uccisi Derek".
"Tutti quanti?" cerca conferme Alison con ormai le lacrime agli occhi.
"Sì, a cominciare da sua sorella" continua il moro spostandosi dal tavolo a raggiungendo gli altri a pochi passi da noi.
"Il conducente dello scuolabus?"
"E il tipo del videonoleggio. È stato sempre Derek. Anche lui ora è qui dentro. E se non riusciamo a scappare, ucciderà anche noi" afferma il neo lupo convinto, mentre noto che mi lancia una lunga occhiata, probabilmente per capire cosa io provi in questo momento. Cosa che non so nemmeno io. Sono triste, delusa, irritata, frustrata, arrabbiata. No anzi, al diavolo l'arrabbiatura, sono proprio incazzata. Il problema è che non so bene neanche per cosa. Di certo il disgraziato là fuori ha la maggior parte della colpa, lui e il suo rincorrerci come topi da non so neanche quante ore. Poi il fatto che si siano aggiunti anche gli altri nostri tre amici, sicuramente non avevamo bisogno di altre persone da "gestire" e che rischino la pelle insieme a noi. Anche se la colpa è sempre dell'Alpha. In più non abbiamo un cavolo di piano in grado di farci uscire interi da questo incubo. Adesso ci si mette anche Scott. Non so perché me la stia prendendo così tanto. Non conosco Derek e quel poco che so è che è soltanto un grande uomo-lupo tanto solo, scorbutico, arrogante ed egoista. Non saprei spiegarlo, ma la giornata passata a guarirlo, oppure prima quando eravamo fuori nel parcheggio a parlare e d'un tratto la "visione", lui che sputa sangue con due artigli conficcati nella sua schiena, e poi il suo corpo morto di fianco all'entrata della scuola. Ho ancora i brividi. Penso solo che abbia già vissuto abbastanza e non meriti di passare per il cattivo di turno, quando io e i miei due migliori amici sappiamo benissimo la verità. Chiamatela umanità, pietà, compassione, o come vi pare. Ma posso anche capire che incolpare un morto sia più facile che spiegare una cosa troppo grande come quella che stiamo vivendo in questi mesi.
"Chiama la polizia" dice in modo troppo sicuro Jackson al mio amico pelato.
"No" ribatte lui.
"Che significa no?" continua scocciato il biondo avvicinandosi.
"Significa no. Te lo dico in spagnolo? No! Derek ha ucciso tre persone, non sappiamo che armi abbia" risponde Stiles cercando di rimanere il più sicuro possibile. In realtà io e Scott sappiamo bene a cosa si riferisca, e non possiamo di certo biasimarlo.

 In realtà io e Scott sappiamo bene a cosa si riferisca, e non possiamo di certo biasimarlo

"Tuo padre è lo sceriffo. Ha le armi di tutto il dipartimento. Chiamalo!" ordina Jackson.
"Lo chiamo io" si intromette Lydia mentre prende il suo telefono, facendomi scendere veloce dal tavolo per avvicinarmi e tentare di boccarla.
"No Lydia, puoi aspettare un secondo" prova Stiles, sempre avvicinandosi ma viene bloccato prima da Jackson.
"Ehi" si intromette Scott mettendosi tra i due.
"Chiamo dalla scuola superiore, siamo intrappolati qui dentro, ma... ma" ci guarda tenendo il braccio con il telefono in mano a mezz'aria, aggiungendo "ha riattaccato."
"La polizia ha riattaccato?" chiede Alison confusa quanto tutti noi, anche se sinceramente sono quasi sollevata.
"Li hanno avvertiti che ci sarebbero stati scherzi su un'irruzione nella scuola. Hanno detto che se richiamo, rintracciano la telefonata e mi arrestano" ci spiega la rossa.
"Allora richiama di nuovo" insiste la mora disperata.
"Non rintracciano i cellulari. La pattuglia andrebbe a casa tua prima di venire qui" interviene il pelato, sapendone sicuramente più di noi.
"Ma che? Che vuol dire? Perché Derek vuole ucciderci? Perché sta uccidendo chiunque?" riprende con le domande la Argent quasi con una crisi di nervi. Tutti ci voltiamo verso Scott che è sicuramente la figura di riferimento per tutti noi.
"Perché guardate tutti me?" ignoro tutto quanto e ritorno a sedermi nel mio angolo di tavolo nel totale silenzio. Non che fino ad adesso abbia parlato.
"Le ha mandato lui il messaggio?" domanda Lydia. Se sento un'altra sola domanda sbotto. Ma cosa siamo? L'oracolo?
"No. Voglio dire non lo so" continua il moro.
"Ha chiamato lui la polizia?" tiro un forte sospiro che fa girare Stiles nella mia direzione.
"Non lo so" inizia il neo lupo, ma, per la prima da quando abbiamo messo piede in questa cavolo di caffetteria, lo interrompo alquanto irritata
"Perché non smettiamo di fare mille domande inutili di cui ovviamente non sappiamo la risposta? E piuttosto perché non iniziamo a pensare ad un piano intelligente per uscire da qua?".
"Lo tiri fuori tu un piano secchiona? Sei stata per i fatti tuoi tutto il tempo, almeno noi cerchiamo di collaborare" mi risponde Jackson a tono. Eh no, non ci provare nemmeno. Non sono proprio in vena per le tue stupide battute adesso.
"Vuoi un pugno Jackson? No perché sai, sono proprio nel mood giusto" mi avvicino frettolosamente a lui, quando un braccio blocca il mio movimento e mi tiene stretta. "Sappiamo bene che 'usare il cervello' non è una tua attività frequente, quindi che ne dici di chiudere un po' la bocca e fare meno lo stronzo?" finisco il mio discorso, mentre un "Tranquilla, calmati" sussurrato arriva al mio orecchio sinistro, e mi lascio trascinare da Scott in un angolo della sala insieme a Stiles. Prendo respiri profondi e mi lascio cullare dal tocco leggero del moro al mio fianco, che ha preso ad accarezzarmi la mano.
"È stata un'ottima idea dare la colpa di tutto a Derek" commenta Stiles, sorvolando sulla mia 'scenata' anche se posso leggere molto bene la sua soddisfazione.
"Non sapevo che dire, ma dovevo dire qualcosa. Se lui è morto non importa giusto? E se non lo è... troveremo una soluzione".
"Ora dobbiamo pensare a come uscire vivi da qui" continua il pelato mettendosi una mano in testa e scompigliandosi i capelli corti che ha.
"Ma siamo vivi. Avrebbe già potuto ucciderci. Sembra che voglia intrappolarci" espone Scott esausto da tutta questa situazione.
"E quindi vuole mangiarci tutti insieme?" domanda ironico come sempre.
"No, secondo Derek cerca vendetta" dice il neo lupo, ricordandosi probabilmente di una conversazione avuta con il più grande.
"Nei confronti di chi?" chiede Stiles alquanto confuso.
"La famiglia di Alison? In fondo è lei che ha ricevuto il messaggio, senza che nessuno di noi glielo inviasse" espongo il mio pensiero, mentre gli altri due annuiscono con la testa.
"Okay, deficienti! Nuovo piano. Stiles chiama suo padre e gli dice di mandare qualcuno con un fucile decente, siamo d'accordo?" ci interrompe il giullare di turno con rabbia e molto presuntuoso. Io lo prendo a padellate prima o poi.
"Ha ragione. Digli la verità se è necessario, però chiamalo!" sussurra Scott a Stiles, in modo che gli altri non possano sentirci.
"Non voglio vedere mio padre che viene sbranato" risponde il pelato, mentre si allontana negando con la testa. Poverino, come dargli torto. Questa situazione è davvero surreale. Non bastano un paio di fucili e pistole per bloccare un gigante Alpha rabbioso, e se a questo gli prende il matto è probabile che faccia pure una strage.
"Forza, dammi il telefono" Jackson si avvicina e lo gira con forza. Stiles per difendersi gli tira un pugno in faccia. Porco cavolo! Non so se essere più sorpresa che sia stato proprio il mio indifeso pelato a tirare un destro a quello sbruffone arrogante o che quest'ultimo venga assistito da Alison. Cosa mi sono persa? "Jackson! Stai bene? Ehi, stai bene?"
Ancora con un piccolo sorriso sulle labbra per quanto accaduto, mi avvicino insieme a Scott al mio migliore amico che in questo momento sta prendendo il telefono in mano.
"Papà sono io... E c'è la segreteria. Senti devi richiamarmi appena puoi, anzi immediatamente" forti tonfi arrivano dalla porta chiusa facendoci girare tutti quanti "siamo a scuola, papà! Siamo a scuola" e chiude la chiamata. La porta sta per sfondarsi. Impanicata mi guardo attorno e le uniche cose che vedo sono sedie, tavoli, la porta della cucina, i carrelli con i vassoi, tante troppe finestre. Aspetta. La porta della cucina.
"La cucina. Da lì arriviamo alle scale" dico frettolosamente, mentre inizio a correre verso di essa.
"Ma salgono solamente" risponde Scott seguendomi.
"Sempre meglio che qui" continua Stiles non staccando mai gli occhi dalla porta. Corriamo a più non posso e saliamo il più in fretta possibile le scale. I corridoi, che conosco ormai come le mie tasche, ora mi sembrano un gigantesco labirinto. Mi sento tirare per il braccio e in un attimo ci troviamo tutti nell'aula di chimica. Chiudono a chiave e bloccano tutto con una sedia. Restiamo tutti immobili e il silenzio regna sovrano, fin quando non sentiamo un piccolo ringhio proprio fuori la stanza che, per fortuna, passa in fretta.
"Quanti ne entrano nella tua macchina?" chiede Scott a Jackson una volta accertato che l'Alpha sia passato.
"Cinque se ci si stringe un po'" risponde subito.
"Cinque? Io dietro ci entravo a malapena" ribatte Alison. Andiamo bene insomma. Lui e le sue stupide macchine lussuose.
"Non c'è modo di uscire senza attirare l'attenzione" commenta Stiles avvicinandosi a me, che nel mentre mi sono appoggiata alla cattedra.
"Guardate là" ci dice Scott puntando alla porta di fianco alla lavagna, proprio alle mie spalle, "Porta sul tetto. Scendiamo dalla scala antincendio e arriviamo al parcheggio" continua ad esporci il suo piano. Sono alquanto titubante, in quanto l'Alpha può sentirci benissimo e per di più saremmo anche all'ultimo piano. Non ce la faremo mai.
"È chiusa a chiave" lo frena subito il pelato.
"Il bidello ha la chiave" riflette Scott più con sé stesso che con noi. Oh no, sento già i meccanismi del suo cervello mentre formula un piano di merda.
"Vorresti dire il cadavere" lo corregge il mio migliore amico.
"La prendo io, posso trovarlo fiutando il suo sangue" ci guarda come se avesse avuto il piano migliore dell'universo. Era proprio questa la mia preoccupazione. Ma si è rincoglionito? Correrebbe un rischio troppo grande e se dovesse andare male non potrei mai sopportarlo.
"Non se ne parla proprio".
"Bhe sembrerebbe proprio una pessima idea. Ti viene in mente altro?" mi sostiene per fortuna Stiles.
"Prendo la chiave" annuncia a gran voce il moro girandosi verso gli altri tre ragazzi presenti nella stanza.
"Dici sul serio?" dice Alison proprio come una mamma sgrida il proprio figlio quando questo fa qualcosa di sbagliato.
"È il piano migliore, qualcuno deve farlo se vogliamo uscire" continua Scott, fregandosene totalmente di tutto e tutti. No. No. E ancora no. Non accetterò mai un piano del genere e di certo non lo lascerò andare tra le braccia della morte. È fuori discussione.
"No, non puoi andare, sei disarmato" tenta di farlo ragionare la mora. Da una parte le sono grata che mantenga questa calma e provi a fargli cambiare idea. Ora come ora io lo prenderei solo a schiaffi in testa. Ci guardiamo intorno e Scott prende la stecca, con il quale di solito si indica una cartina troppo in alto, come arma. Tutti lo guardiamo male "È meglio di niente" si difende mentre alza le spalle. Mi avvicino pronta a colpirlo sul serio questa volta, ma per sua fortuna Stiles mi interrompe.
"Deve esserci qualcos'altro".
"C'è..." prende parola Lydia indicando la vetrinetta con le varie sostanze che usiamo durante la lezione. A cosa starà pensando?
"Vorresti annaffiarlo con l'acido?" ribatte sarcastico il pelato facendomi alzare gli occhi.
"No, tirargli una bomba. Qui c'è tutto il necessario per una molotov con autoinnesto" ci spiega il suo piano la rossa. Oh merda, ha ragione! È un cavolo di genio, l'ho sempre saputo. La sto talmente amando in questo momento che la bacerei. Non scherzo. Oh mio dio, Elizabeth resta concentrata!
"Scusa per una...?" espone Stiles confuso, come tutti gli altri a giudicare dalle loro facce.
"Molotov con autoinnesto. Lydia sei un genio" ripeto mentre sorrido ampiamente alla mia migliore amica. Tutti si voltano a guardarla e nel frattempo tento di ricordarmi tutti gli ingredienti necessari.

 Tutti si voltano a guardarla e nel frattempo tento di ricordarmi tutti gli ingredienti necessari

"Che c'è? Devo averlo letto" si difende la mia amica. Ma a chi la dai a bere? Finiscila.
"Anche quello è chiuso a chiave" ma per la miseria Stiles, hai deciso di essere il re del pessimismo proprio oggi? Jackson tira una gomitata all'armadietto e, ovviamente, esso si rompe. Almeno una cosa giusta l'ha fatta. Mentre tutti sono concentrati a seguire ogni passaggio della rossa mentre costruisce la bomba, io mi avvicino a Scott. Anche se Lydia ha tirato fuori un'arma geniale, resta comunque un piano di merda.
"Questa è una follia, non puoi farlo. Non puoi uscire da qui" mentre gli prendo il polso e lo porto lontano dagli altri.
"Aspettiamo che il padre di Stiles ascolti la segreteria?" chiede retorico. Fa pure il simpatico ora?
"Potresti morire, non ti entra in testa? Ha ucciso tre persone e Derek di fronte ai nostri occhi. Non ti basta?" continuo a metà tra lo scoppiargli a piangere in faccia e prenderlo a schiaffi.
"Poi toccherà a te, a noi. Bisogna fare qualcosa. Devo fare qualcosa" risponde avviandosi alla porta.
"Scott, devi fermarti" lo raggiungo in fretta e mi piazzo fra lui e la porta. "Troviamo un'altra soluzione. Ci deve essere un'altra soluzione. Ti prego non andare. Non lo posso sopportare. Ti prego non lasciami, ti prego." le lacrime agli occhi non tardano ad arrivare e lui resta di fronte a me mentre dolcemente mi accarezza le guance. Poi si gira verso gli altri e, dopo aver preso la bomba da Lydia, mi sorpassa e si avvia alla porta. Ma mi prende in giro? Io non mollo, non posso neanche solo rischiare di perdere la persona che più amo al mondo. Dobbiamo ancora parlare e chiarirci. Dobbiamo ancora essere i soliti cretini che combinano guai innocenti e cercano scuse con i genitori. Dobbiamo ancora vivere tutta la nostra adolescenza e crescere insieme. Non posso perderlo. Cosa farò poi? Gli blocco la mano sulla maniglia della porta e mi ci appoggio sopra.
"Tu non puoi andare. Non puoi. Il solo pensiero di perderti mi devasta. Non puoi farmi questo. Sei il mio migliore amico Scott" tenta di spostarmi, ma resisto e resto ferma dove sono "Scott ti giuro... Ti giuro che se esci da questa porta io non so se potrò perdonarti" lui mi guarda dritto negli occhi, causandomi il delirio più totale nella testa e nella pancia. Non capisco più niente perché in pochissimi secondi mi lascia un dolce bacio a stampo, per poi scostarmi e uscire dalla porta. Intorno a me tutto tace. Sento gli occhi di tutti su di me, cosa che mi mette tremendamente a disagio perché in questo momento vorrei solo scoppiare a piangere. Stiles capendo la situazione si avvicina e mi avvolge tra le sue braccia, portandomi a sedere sulla cattedra. Non riesco ancora a realizzare. Non me ne frega niente se l'ha fatto per salvare me, per salvare noi e altri possibili innocenti. Non me ne frega nulla, perché così facendo rischia di lasciare me senza di lui. Cosa che non posso accettare. Tengo lo sguardo basso e noto delle elegantissime scarpe con il tacco all'ultima moda avvicinarsi. Subito dopo un forte profumo raffinato mi abbraccia e, come se avessi trattenuto fino all'estremo, lascio andare silenziose lacrime stringendo a più non posso due delle persone più importanti della mia vita.

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Ormai sono 15 minuti che Scott è uscito da quella porta e ancora non abbiamo nessuna notizia. Noi siamo tutti quanti sull'orlo di una crisi di nervi e penso che qualcuno stia per scoppiare.
"Jackson mi hai passato l'acido solforico, vero? Dev'essere acido solforico, non si innesca sennò" domanda di punto in bianco Lydia tenendo lo sguardo puntato sugli ingredienti ancora sul tavolo.
"Ti ho dato esattamente quello che hai chiesto, va bene?" risponde irritato il biondo.
"E ti conviene averle passato la bottiglietta giusta, hai capito?" mi intrometto con lo stesso suo tono. Non solo fa lo stronzo con battute che aumentano il mio nervosismo e mal di testa, ma se la prende pure con la mia migliore amica. È proprio fuori strada. Teniamo tutti fisso lo sguardo sulle bottiglie sul tavolo, giusto per non dover interagire tra di noi e con la speranza che il tempo passi in fretta. All'improvviso un forte ruggito fa tremare tutto l'edificio e terrorizzata mi giro verso Stiles che si trova nella mia stessa situazione. Ad attirare la nostra attenzione è Jackson (strano vero?), il quale cade a terra lamentando un forte dolore al collo.  Se vuoi te lo aggiusto. Lydia e Alison lo tirano in piedi, mentre lui continua a ribadire di stare bene. Peccato, un massaggino glielo avrei fatto volentieri. Vedo il pelato avvicinarsi e puntargli il dito proprio verso delle ferite presenti sul retro del collo.
"Che hai dietro al collo?" chiede in seguito, ma viene subito scansato da Jackson, che appunto conferma "Ho detto che sto bene". Quei graffi mi ricordano qualcosa, ma cosa? Dove gli ho già visti? In classe? Magari durante una lezione mi sono seduta dietro di lui e li ho notati. Impossibile, di solito mi metto a minimo 3 banchi di distanza e di certo non mi avvicino di proposito a lui. A parte quella volta con Derek, ma quello è un'altra situazione in cui, tra l'altro, potevo benissimo farmi i fatti miei e lasciare andare le cose al fato. Ma ovviamente no, sono nata impicciona e questa cosa mi farà dannare fino alla fine. Un momento, un momento, un momento, Derek! Ecco dove gli avevo già visti. Certe volte mi stupisco di quanto la mia mente sia fantastica. Anche se non so cosa voglia dire questo collegamento tra il ruggito dell'Alpha e il dolore dei graffi di Jackson. Potrei provare a chiedere a chi di dovere, ma guarda un po' il caso è morto qualche ora fa. Che amarezza.
"Possiamo provare a non litigare per favore?" interrompe i miei pensieri Stiles, anche se non ho la minima idea a cosa si riferisca.
"Dov'è Scott? Dovrebbe essere tornato." grande Alison, domanda dell'anno. Proviamo a chiedere all'oracolo? Ad un tratto sentiamo il rumore della serratura e ci giriamo immediatamente verso la porta, dove mi ci precipito.
"Scott! Scott!" gli urlo contro con la speranza di essere considerata, ma la fortuna oggi è andata a farsi un giro molto lontano da qui.
"Dove sta andando?" sento in sottofondo Lydia chiedere. Continuo a tirare la maniglia della porta, con la speranza che questa si apra, ma il coglione ci ha chiuso dentro. Se lo becco lo faccio pelato. Nel vero senso della parola.
"Ferma! Ferma!" mi ordina la rossa bloccando i miei movimenti. Mi giro stranita verso di lei, non capendo cosa voglia dirmi. "Avete sentito?" si gira verso la finestra e tutti rimaniamo fermi immobili senza fiatare. Le sirene di polizia. Ci avviciniamo di corsa alla finestra e notiamo le macchine arrivare di corsa. Grazie al cielo siamo salvi, ma Scott?

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Scott sta bene. È vivo e sembra essere in sé. In questo momento è insieme allo sceriffo e suo figlio, gli staranno sicuramente raccontando tutto tralasciando i dettagli che riguardano il soprannaturale. Io mi sono seduta nel solito muretto e ho già chiamato i miei genitori. Sembravano arrabbiati oppure solo troppo preoccupati, ma stanno venendo a prendermi. Forse è giunta la mia morte e sta volta per davvero.
"Bhe, siamo ancora vivi. Insomma siamo sopravvissuti all'Alpha. Non è per niente male essere vivi" sento dire da Stiles e, quando alzo lo sguardo, vedo che sono entrambi di fronte a me.
"Mentre eravamo in laboratorio ci è passato accanto. Non pensate che sapesse esattamente dove eravamo?" riflette Scott e vedo con la coda dell'occhio che mi lancia ogni tanto qualche occhiata. Il mio sguardo è però ritornato sulle mie scarpe.
"Allora perché siamo vivi?" chiede Stiles continuando la conversazione tentando sicuramente di alleggerire la situazione. Spoiler: non ci sta riuscendo. Mi dispiace, ma sono davvero arrabbiata e delusa.
"Mi vuole nel suo branco. Ma io credo che prima voglia che mi liberi del vecchio branco" ci spiega il moro e, con questo, potrebbe aver attirato la mia attenzione. Potrebbe, ripeto.
"Che intendi? Che vecchio branco?" domanda il pelato abbastanza confuso.
"Alison, Jackson, Lydia, tu e tu" dice indicando prima Stiles e poi me. A questa confessione seguono attimi di silenzio e sto facendo di tutto per non guardare Scott e scoppiare nuovamente a piangere.
"L'Alpha non vuole ucciderci" continua "vuole che lo faccia io. E non è la cosa peggiore" annuncia abbassando lo sguardo.
"E come..." inizia il sarcastico, per poi schiarirsi la voce e continuare "Come fa a non essere la cosa peggiore Scott?"
"Perché quando mi ha fatto trasformare, io volevo farlo. Volevo uccidervi. Tutti voi" ammette Scott per poi alzare la testa e guardarci. Posa lo sguardo su di me, mentre io lo sposto su Stiles che mi sta già fissando. Se lo fa giuro che lo ammazzo. Non ti azzardare Stiles. Non farlo.
"Accidenti, mi sono dimenticato di dire una cosa a mio padre. Torno subito ragazzi okay?! A dopo" parla velocemente per poi dileguarsi. Ti odio Stiles e me la pagherai. Mi alzo in fretta e faccio per andarmene anche io, quando il moro mi blocca per il braccio.
"Possiamo parlare?"
"Adesso vuoi parlare? Dopo tutto quello che è successo? Bhe io non ne ho voglia Scott e apprezzerei se rispettassi questa mia decisione" tento di liberarmi dalla sua presa, ma lui stringe, al contrario, più forte.
"Betty scusami! L'ho fatto solo per salvarvi e uscire da quella situazione. Solo io potevo farlo. Ora sappiamo cosa vuole, abbiamo un tassello in più da aggiungere al nostro puzzle. Volevo solo tenerti al sicuro dopo che rischi sempre così tanto per me. Sono stufo di vederti soffrire e anche solo l'idea che qualcuno possa ferirti mi distrugge" il suo tono si addolcisce, così come la sua presa, e forse anche io un po' mi addolcisco. O forse no
"Sai quanto cavolo me ne frega del 'tassello in più'?! Non puoi fare quello che ti pare e uscirtene poi con un 'scusa, ma volevo salvarvi'. Mi ha spezzato il cuore vederti uscire da quella cavolo di aula non sapendo se ti avrei più rivisto vivo. Non sapendo se avrei potuto abbracciarti di nuovo, o parlarti, o guardarti, o perfino litigare con te. Non avevamo nessuna dannata sicurezza di quello che sarebbe potuto accadere, di quello che ti avrebbe fatto o obbligato a fare. Ma lo sai cos'era una sicurezza per me? Tu deficiente! Tu sei la mia sicurezza e se tu mi lasci, io impazzisco. Perché ti amo stupido coglione che non sei altro e mi hai fatto prendere un cavolo di accidente. Non sei immortale okay? Non siamo in un cavolo di film. Questa è la realtà e una volta che succede qualcosa è irreversibile. Lo capisci?" sfogo i miei pensieri incasinati non staccando neanche per un attimo i miei occhi da lui. Anche se la maggior parte sono insulti. Non possiamo negarlo, se li merita tutti.
"Betty, io.." purtroppo o per fortuna viene interrotto da due voci che a malincuore conosco molto bene.
"Elizabeth!" vengo stretta da due braccia esili ma confortanti nelle quali ho pianto tante volte, e come tocco finale da un abbraccio caldo e protettivo che avvolge sia me che la mamma.
"Dio tesoro, eravamo così preoccupati. Ma che scherzo è questo? Adesso andiamo a casa e ci racconti tutto" prende parola mia mamma mentre continua e tenermi stretta a lei.
"Tu ragazzo tutto bene? Grazie per essere stato con la nostra Lilibeth, sappiamo che su di te possiamo sempre contare" sento dire da mio padre a Scott e questo non fa altro che farmi piangere di più tra le braccia di mamma. Insieme ci dirigiamo verso la macchina e, poco prima di entrarci, volgo un ultimo sguardo al ragazzo che mi ha rubato il cuore. È ancora lì, fermo, che mi guarda. Ma cosa ci succede Scott?

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