Casa Brannon

di luvsam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sam guardò il vassoio che Dean gli  porgeva, poi scosse la testa.
“Non posso"
“Non hai più tre anni, Sammy, vai di là e affrontalo"
“Ti ho detto di no"
“Prima o poi si rimetterà in piedi e verrà a cercarti"
“Immagino perché”
Sam alzò lo sguardo verso la camera da letto e si sentì davvero come un bambino di tre anni. Stavolta però non aveva portato via dall’asilo un giocattolo che gli piaceva tanto , o si era fatto beccare a studiare di notte per il compito in classe. Stavolta aveva fatto saltare il banco, aveva commesso la madre di tutti gli errori e sapeva che non ci sarebbero stati occhi imploranti e lacrimoni che avrebbero placato l’ira di John Winchester.
Però diamine…Come poteva una cosa così sbagliata per una persona essere invece totalmente giusta per un'altra? Davvero non riusciva a capirlo e nonostante le cose avessero preso una piega non prevista, non provava rimorso per la sua scelta. Lo aveva fatto perché  era convinto che non doveva sempre finire con teste mozzate, fiamme e un nauseabondo odore di resti umani in decomposizione. Aveva voluto crederci, ma da lì, come diceva sempre Bobby, la merda aveva colpito il ventilatore.
Quando le acque si erano calmate e aveva avuto il coraggio di guardarlo, aveva letto la delusione negli occhi di suo padre e non si era meravigliato più di tanto quando aveva rifiutato il suo aiuto per rimettersi in piedi. Per uscire da casa Brannon, si era appoggiato a Dean lanciandogli occhiatacce e una volta arrivati al pronto soccorso, lo aveva fulminato costringendolo a rimanere da solo in macchina. Aveva aspettato il loro ritorno senza mai alzare lo sguardo e non aveva osato proferir parola quando aveva sentito dire a suo fratello che non potevano viaggiare a lungo e che si sarebbero schiantati al primo motel. Quando si erano fermati, aveva riprovato a sotterrare l’ascia di guerra, ma con un gesto stizzito della mano John gli aveva ribadito che non si sbagliava sul suo conto e che non avrebbe mai avuto le palle di un vero cacciatore.
Buffo, quella storia era iniziata proprio perché voleva dimostrargli il contrario…
Questo era accaduto quattro giorni prima e da allora Sam non aveva né visto, né parlato con suo padre un pò perché l’uomo era entrato e uscito dalla coscienza, un pò perché si era tenuto volutamente alla larga e si era accontentato di intuire come andavano le cose dalle espressioni di Dean.
I primi giorni erano stati duri perché suo fratello gli aveva spesso lanciato sguardi di rimprovero , poi con il passare delle ore il suo volto si era disteso e aveva tirato internamente un sospiro di sollievo. Avevano ricominciato a parlare e Sam aveva provato a spiegare le sue ragioni, ma non era andata molto bene, così si era rimesso all’angolo e ci sarebbe rimasto volentieri se ad un certo punto a Dean non fosse venuta la geniale idea di metterli faccia a faccia.
“Sam, devi andare, comportati come un uomo"
“Sei tanto ansioso che mi faccia a pezzi? Perché è quello che farà, lo sai"
“ Qualsiasi siano le sue intenzioni, e non credo che siano buone, non cambierà nulla non affrontarlo subito. Guarda il lato positivo, non potrà attaccarti alla parete così conciato”
Dean sorrise e Sam abbassò lo sguardo. Sapeva che in un modo un po' contorto suo fratello gli stava dicendo che, nonostante la sua testa di cazzo,  gli avrebbe coperto le spalle e non poté fare a meno di sorridere a sua volta quando l'idiota rincarò la dose.
“Nella peggiore delle ipotesi ho questo-fece mostrandogli un cucchiaino-sarà  perfetto per scrostarti dalle pareti"
Sam scosse la testa e rispose:
“Sei proprio un coglione"
“E tu una puttana"- ribatté tendendogli di nuovo  il pranzo, che aveva improvvisato per suo padre.
“Dean"
“Vai"
Il maggiore dei Winchester gli spinse il vassoio contro lo stomaco costringendolo a prenderlo, poi gli voltò le spalle e andò a tenergli la porta.
A quel punto Sam non ebbe più scelta e avanzò trattenendo inconsapevolmente il fiato. Varcata la soglia, sperò che Dean rimanesse nei paraggi in caso di emergenza , ma lo stronzo gli chiuse la porta alle spalle e lo lasciò da solo nella tana del lupo. Guardò verso il letto e si sentì sollevato dalla vista di suo padre con gli occhi chiusi e si disse che forse la sua buona stella per una volta aveva deciso di non voltarsi dall’altra parte. Appoggiò il vassoio sul mobile alla sua sinistra e si disse che doveva  battere in ritirata, ma qualcosa gli impedì di muoversi. Si ritrovò a fissare il  padre incosciente e si chiese quanto male gli facesse la gamba. Era seriamente dispiaciuto per quello che era successo e se gliene avesse dato la possibilità, glielo avrebbe spiegato, ma aveva la netta impressione che la condanna fosse già scritta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Due settimane prima al Singer Salvage
“Okay, figliolo, direi  che siamo pronti"-esclamò John chiudendo la cerniera del borsone.
Il rispondere con un sì, signore fu automatico per Dean, ma se tutto l'occorrente per la nuova caccia era effettivamente al suo posto, non poteva certo dire lo stesso per il resto. Si voltò per l'ennesima volta verso le scale e sospirò vedendole desolatamente vuote. Aveva sperato fino all'ultimo di veder comparire il mostriciattolo in soggiorno, o almeno scorgerlo appollaiato sui gradini, e invece Sam aveva mantenuto il puntiglio e si era barricato in camera dopo aver saputo che sarebbe stato, testuali parole, mollato da Bobby.
John si era arrabbiato molto per quell'uscita, suo figlio non poteva affermare di essere scaricato a casa di un uomo, a cui doveva riconoscenza infinita.
Bobby Singer gli aveva aperto la porta di casa quando era un’anima in pena con due bambini piccolissimi al seguito, senza contare che gli aveva insegnato tutto della sporca vita del cacciatore.
Per cui sì, non lo avrebbe mai ammesso davanti ai suoi figli, ma, se c’era una persona al mondo per cui avrebbe dato la vita a parte loro due, sarebbe stato proprio per quel burbero meccanico.
Se questo non fosse bastato, c’era anche l’altra questione, ovvero che Sam sapeva perfettamente che non doveva mai, soprattutto in presenza di altre persone, discutere le sue decisioni. Aveva anche aperto la bocca per rimproverarlo, ma la scheggia impazzita si era congedata senza permesso e non aveva messo il naso fuori dalla stanza nemmeno per cena.
Dean aveva dovuto forzarsi a non intervenire perché sapeva che avrebbe solo peggiorato le cose e poi, mai come questa volta, era d'accordo con suo padre: non era una caccia per Sammy. Troppe incognite e soprattutto troppe vittime della sua età,  che da qualche settimana si stavano dando il cambio sul freddo tavolo della sala mortuaria di Laramie. Si era sentito una merda quando aveva incrociato lo sguardo tradito del fratello, ma aveva taciuto lo stesso perché voleva andare a caccia con il padre con l'assoluta certezza che fosse in buone mani e non corresse rischi inutili.
Quasi indovinando i pensieri del figlio maggiore, John scosse la testa e disse:
“Smettila"
“Che ho fatto?”
“Stai sguazzando nel senso di colpa e a me servi concentrato, o è meglio che resti anche tu qui"
“No, signore, ci sono"
“Al 100%?”
“Al 100%”
“E appena usciremo da quella porta, la tua testa sarà solo sulla caccia e non sul bambino capriccioso del piano di sopra?”
“Sarà sulla caccia e non su Sam"
“Molto bene. Andiamo allora"
“Non lo salutiamo nemmeno?”
“Ha scelto lui di non comportarsi da adulto, nessuno lo ha mandato in camera sua, e in più non gli  dovrebbe essere più chiesto di rispettare la disciplina, che regola questa famiglia. Quando torneremo, gli chiarirò di nuovo che non tollero certi atteggiamenti, soprattutto quando siamo in casa altrui"
“Falla finita, John, non sei incazzato per questo-intervenne Bobby arrivando dalla cucina con qualche panino per il viaggio-lo sei perché il ragazzo tira calci e non te le manda a dire quando qualcosa non gli suona. Non sto dicendo che non ti debba rispettare, ma Sam ha il suo carattere e sta venendo fuori alla grande"
“Glielo faccio ingoiare il carattere se non si mette in riga, ma adesso non ho tempo per i suoi melodrammi, dobbiamo andare"
“Per quanto vale, la penso come Dean, dovreste almeno salutarvi"
John guardò il suo amico e capì al volo che cosa gli stava dicendo. Ogni volta che andavano a caccia, rischiavano la vita e sarebbero anche potuti non tornare, quindi non era il caso di lasciarsi in quel modo. Era un discorso sensato, ma, se Sam Winchester era testardo, John Winchester era un figlio di puttana ancor più cocciuto.
“Sapeva che saremmo partiti all'alba, se voleva salutare sarebbe qui. Andiamo, Dean, e Bobby…”
“Se osi dire grazie, ti impallino"
“Beh, forse questa volta i ringraziamenti sarebbero d'obbligo, ti lascio alle prese con lunatic boy"
“Io e il ragazzo staremo bene, deve solo sbollire"
“Non è qui in vacanza, mettilo a lavorare”
“Mi stai forse dicendo come devo comportarmi in casa mia?”
“No, ti sto solo chiedendo di darmi una mano a raddrizzare quella testa calda. Se continua così, non diventerà mai un cacciatore, anzi a volte dubito davvero che abbia la stoffa per essere uno di noi"
John tese la mano a Bobby, gliela strinse e poi, borsone in spalla, si avviò verso la porta sperando in cuor suo di vederlo arrivare, ma non si meravigliò quando si ritrovò ad avviare l'Impala senza che suo figlio minore si fosse fatto vivo. Alzò velocemente gli occhi verso la finestra della sua stanza, ma ottenne solo un’istantanea delle terribili tende color cachi di casa Singer, così saluto di nuovo Bobby con un colpo di clacson e partì  verso la nuova caccia con Dean al suo fianco.
Quello che l'ex marine non poteva sapere era che il ribelle non era stato poi così lontano dal rientrare in scena, perché dopo una notte agitata aveva deciso di capitolare e stava scendendo al piano di sotto quando aveva sentito quelle parole taglienti.
“…non diventerà mai un cacciatore, anzi a volte dubito davvero che abbia la stoffa per essere uno di noi"
L'affermazione di suo padre lo aveva congelato sul posto e non era più riuscito a fare un passo. Si era appoggiato ad una parete ed era scivolato giù fino a toccare il pavimento. Adesso tutto era chiaro, John non lo stava lasciando indietro perché voleva proteggerlo, lo stava facendo perché lo considerava un peso.
Era rimasto seduto nel corridoio fino a quando non aveva sentito l'Impala allontanarsi, poi si era rimesso in piedi ed era sgattaiolato fuori dal retro approfittando del fatto che il padrone di casa fosse tornato a letto per riposare ancora un pò. Aveva camminato a capo chino tra le carcasse, poi si era steso sul cofano di un'auto ed era rimasto a fissare il cielo fino a quando Bobby non lo aveva riportato alla realtà.
“Eccoti, finalmente.  Non hai sentito che ti chiamavo?”
“No, Bobby, scusa”
“Da quanto sei qui fuori? Pensavo che stessi dormendo”
“Praticamente da quando sono andati via”
“Cosa? Sono quasi  le dieci e John è partito alle cinque. Non ti sei congelato?”
“Non fa così freddo e avevo bisogno di pensare”
“Potevi pensare al caldo”
Sam sorrise e chiese:
“Perché mi stavi cercando? Hai bisogno di qualcosa?”
“Sì,  che vieni a mangiare"
“Io…”
“Lo sciopero della fame non li farà tornare prima”
“Non sto facendo nessuno sciopero, è solo che non ho molto appetito”
“Ti va di fare due chiacchiere?”
“Su cosa?”
“Sulla discussione che hai avuto con tuo padre?"
“Sto bene"
“Certo, molto convincente"
Sam alzò le spalle e non commentò.
“Senti, so che non vorresti essere bloccato con me, ma…”
“Bobby, io non ho nulla contro di te, è solo che…”
“Non ti va di essere escluso e lo capisco, ma questa caccia potrebbe essere davvero pericolosa per te e tuo padre non voleva farti fare da esca"
“Come se non lo avesse mai fatto prima"
“Sam"
“Non fa niente, non devi consolarmi, ho capito perfettamente come stanno le cose"
“Che cosa vuoi dire?”
“Che ho capito perché mi ha lasciato qui”
“Mmmm, vedo che è inutile insistere. Andiamo dentro ora, o rischiamo che quel cagnaccio non ci lasci nulla"
“Non è un cagnaccio"
“Dimenticavo che eravate amici per la pelle"
“È affettuoso, mi piace"
“E tu piaci a lui, ma non posso dire lo stesso di John. Deve aver intuito che tra di voi c’è tensione e ha deciso da che parte stare. E a proposito di quel mulo di tuo padre…Vuole che ti impegni in questi giorni, ma, se vuoi prendertela comoda, per me va bene"
“Se ne accorgerebbe, quindi farò quello che vuoi"
“Okay, ne parleremo meglio a stomaco pieno. Andiamo, scendi di lì"
Sam ubbidì e segui il cacciatore in casa con l'eco delle parole del padre nel cervello.
Nel frattempo John stava guidando verso Laramie e non riusciva a smettere di pensare a suo figlio minore.
“Dean”
“Sì, papà?”
“Ho davvero deciso di lasciarlo indietro perché avevo paura di mettergli un bersaglio sulla schiena”
“Lo so, papà, e ti ho detto che sono d’accordo con te. Sono sicuro che starà bene da Bobby, quei due nerd si intendono e poi c’è quell’ammasso di pulci”
“Sì, ma, quando ci fermeremo, fagli una telefonata”
“Non vuoi parlargli tu?”
“Lo sai che non risponderebbe”
“Beh, è incazzato anche con me, ricordi?”
“Sì, ma è diverso, ti perdonerà in fretta”
“Questa volta non ne sono tanto sicuro”
“Io invece sì. Non è mai accaduto nella storia che tuo fratello ti abbia allontanato per più di mezza giornata”
“Sei male informato, è stato capace di non parlarmi per una settimana”
“Quando?”
“Qualche mese fa”
“E che cosa hai fatto per provocare la sua ira?”
“Potrei averlo preso un po' in giro per una ragazza che gli faceva il filo”
“Potresti, o lo hai fatto?”
“Va bene, l’ho fatto, ho fatto in modo che si ritrovassero nella stessa gelateria e discretamente li ho lasciati soli”
“Tu, discreto?”
“D’accordo, ho sbirciato un po' dall’altra parte della strada, volevo vedere come se la cavava e mi costa dirlo, ma non sa proprio come comportarsi con le donne”
“Ha parlato Casanova”
“Lascia stare, papà, mi difendo molto bene”
“Immagino di sì, ma questo non ti autorizza ad entrare nelle questioni di cuore di tuo fratello”
“Almeno si è guadagnato un bacio dalla biondina, ma, invece di essermi grato, mi ha mandato a quel paese e non mi ha parlato più per giorni”
“Magari voleva decidere da solo che cosa fare”
“Papà?”
“Sì?”
“Pensi davvero che Sammy non diventerà mai un bravo cacciatore?”- chiese Dean tornando serio.
“In realtà penso che potrebbe essere un ottimo cacciatore, ha un potenziale enorme”
“Perché allora hai detto il contrario a casa di Bobby?”
“Ero solo arrabbiato e anche io mi riscaldo in fretta. Sam sta prendendo la cattiva abitudine di mettermi in discussione ed è una cosa che non posso tollerare”
“Lui ti ama, lo sai?”
“Beh, non me lo dimostra molto ultimamente”
“Anche tu non sei tenero con lui”
“Vero, ma è troppo ribelle”
John si passò una mano sulla barba incolta e sospirò.
“Era tutto più semplice quando gli bastavano i cartoni e i Lucky Charms”
Dean sorrise al ricordo della faccia estasiata del fratellino quando riusciva ad intercettare la sorpresa nella scatola e si sarebbe probabilmente perso nei suoi pensieri se suo padre non avesse rallentato e svoltato per entrare nel parcheggio di un diner.
“Ci fermiamo?”
“Ho bisogno di un caffè e il tuo stomaco sta ringhiando da un po'. Ci fermiamo per una ventina di minuti , poi dritti fino a Laramie”
“Sì, signore”
“Fai quella telefonata perché, non appena ripartiremo, niente più distrazioni”
Il ragazzo annuì e si domandò perché suo padre avesse così tanta difficoltà nell’ammettere che voleva sapere di Sam e che gli era dispiaciuto lasciarlo in quel modo. Il solito, fottuto orgoglio dei Winchester…
Entrò nel diner e andò a cercare un telefono. Alzò la cornetta e compose il numero del Singer Salvage.
Dopo qualche squillo la voce di Bobby gli arrivò all’orecchio e immediatamente chiese del fratello, che, non appena capì chi stava chiamando, si alzò e tornò velocemente all’esterno non nascondendo la sua rabbia.
“Non credo che abbia voglia di fare conversazione, mi dispiace”
“E’ ancora incazzato?”
“Molto, ma siete andati via solo da poche ore, dategli tempo”
“Okay”
“Gli dirò che lo salutate appena rientra”
“D’accordo, Bobby, grazie”
Dean riagganciò e raggiunse il padre al tavolo. Non ci fu bisogno di raccontare l’esito della telefonata, così i due Winchester mangiarono in silenzio, poi tornarono all’Impala e si rimisero in viaggio.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


John e Dean arrivarono a Laramie nel pomeriggio e come avevano sempre l’abitudine di fare, cercarono una base fuori città, lontani da occhi indiscreti. Questo voleva dire nella maggior parte delle volte che si ritrovavano a dormire gomito a gomito con camionisti, o amanti in incognito in stanze a limite dell’emergenza sanitaria, ma entrambi avevano imparato ad essere poco schizzinosi sull’argomento.
Furono accolti all’Econo Lodge da una signorina più interessata ad asciugarsi lo smalto delle unghie che a dare il benvenuto ai clienti. Era evidente che fosse profondamente insoddisfatta della posizione occupata e quasi non alzò gli occhi quando John gli chiese una stanza per qualche giorno. Rispose annuendo e con la stessa strafottenza si voltò a prendere le chiavi dal quadro alle sue spalle, ripetendo come una cantilena le regole su eventuali danni, schiamazzi notturni e sull’orario di check out.
Dean la osservò invece incuriosito perché la suddetta signorina, che comunicò ai due di essere la figlia della proprietaria e di chiamarsi Mandy, era dotata di un davanzale niente male e magari avrebbe potuto rendere le sue giornate più eccitanti, un interesse che non sfuggì a suo padre, che sorrise scuotendo la testa. Sapeva che il suo ragazzo era in pista da un bel po' e  gli faceva anche piacere che trovasse il tempo per divertirsi data la loro vita, ma in quel particolare momento dovevano occuparsi di una serie di cadaveri e non di misure di reggiseni. Gli pestò leggermente un piede e quando suo figlio si voltò per protestare, con uno sguardo lo richiamò all’ordine, poi prese le chiavi dal bancone e si avviò con Dean alla loro stanza dopo averli registrati sotto i falsi nomi di Adam Brooke e suo figlio Thomas.
“Sai che sei proprio un guastafeste? Volevo solo socializzare un po', Mandy è decisamente un otto e mezzo”
“Un otto e mezzo?”
“Vuol dire fisico da urlo, ma non la perfezione. Magari se mi avessi lasciato fare conoscenza, avrebbe anche potuto scalare la classifica”
“Se tua madre fosse qui e ti sentisse parlare in questi termini di un’altra donna, ti staccherebbe la testa a sberle”
“Esperienza diretta?”
John rise e confermò:
“Beh, quando l’ho conosciuta, non avevo voglia di impegnarmi in una relazione seria, ma Mary non era una che accettava le mezze misure. O dentro, o fuori, mi intimò una sera che mi recuperò in un locale, e ho deciso di non lasciarmela scappare”
“Che tipo di locale?”-chiese malizioso il giovane.
“Da quando la mia vita privata è diventata oggetto di discussione?”
“Stai cambiando discorso”
“Certo, perché stavamo parlando delle tue socializzazioni, figliolo, e visto che siamo qui per lavoro, dovranno aspettare”
“ Ricevuto, ma a lavoro concluso…”
“Torneremo da Sam”
“Non mi spetterà nemmeno un piccolo riconoscimento? Non devo fidanzarmi in casa, solo…”
“Non mi interessano i particolari su cosa fai o non fai con le ragazze”
“Una volta tanto che possiamo parlare apertamente, senza il timore che Sammy possa sentire, ti metti a fare il pudico?”
Il cacciatore sospirò e dovette ammettere che avere uno scambio tra uomini con suo figlio maggiore era un qualcosa di molto raro, quasi un tabù. Riteneva infatti il più giovane ancora troppo piccolo per ascoltare discorsi senza filtri sul sesso e aveva espressamente vietato a Dean di coinvolgerlo nelle sue avventure, pur mostrandosi abbastanza tollerante sul concedergli il più possibile delle libere uscite. D’altronde anche lui ogni tanto era bisognoso di staccare la spina e cercava conforto tra le lenzuola di una donna qualunque, ma Sam doveva rimanere ancora in panchina. Era stupido, tutto sommato, sapeva che a scuola c’erano specifiche lezioni di scienze, però non era disposto ad ammettere con se stesso che anche il suo bambino stava diventando grande e prima o poi avrebbe avuto le sue esperienze.
“Pensi che stia bene?”
“Non avevi detto che dovevamo venire qui ed essere concentrati al 100% sul caso?”
“Sì, l’ho detto, ma, anche se so che Bobby si prenderà cura di lui, non riesco a liberarmi della sensazione che qualcosa non andrà per il verso giusto. Sammy è tremendamente avventato quando è arrabbiato e non vorrei che facesse qualche sciocchezza”
“Hai paura che scappi di nuovo?”
“E’ meglio per lui che non ci riprovi, o questa volta non si siederà per molto più di una settimana”
“Gli hai dato una bella ripassata all’epoca, non credo che vorrà ripetere l’esperienza”
“Mai dire mai con tuo fratello, prova un perverso piacere nel provocarmi”
“Te lo concedo, a volte è davvero irritante con tutte le sue domande”
“Cerchiamo di concentrarci sul caso adesso?”
“Vuoi andare all’obitorio?”
“Sì e mentre lo faccio, tu resti qui”
“Perché non posso venire?”
“Sei troppo giovane per passare per un federale”
“Potrei essere una recluta in addestramento”
“Dean”
“Lo abbiamo già fatto, so come comportarmi”
“D’accordo, ma non apri bocca, dirigo io”
“Come sempre. Vado a cambiarmi?”
“Faccio prima una telefonata e vediamo se possiamo andare a parlare con qualcuno della sala mortuaria”
Dopo una ventina di minuti i due Winchester erano pronti ad entrare in scena e John si rimise al volante. Guidò fino al Mount Sinai Morgue e parcheggiò nell’area antistante l’ingresso. Uscì dall’auto, fece una veloce ispezione a Dean, poi, soddisfatto per quanto aveva visto, si avviò all’entrata tirando fuori il falso distintivo dell’FBI. Si avvicinò ad una guardia e si presentò come l’agente speciale Brooke. L’uomo in divisa gli lanciò un’occhiata, poi la sua attenzione fu attirata dal giovanotto accanto al visitatore.
“E lui è?”
“Una matricola, che deve farsi le ossa”
“E’uno sbarbatello”
“Lo so, ma mi danno un ordine e io lo eseguo”
“Chiaro e detto tra noi, sono contento che i federali si occupino della questione, tira una brutta aria in città”
“Con chi posso parlare del caso?”
“ Il dottor Philips sta terminando l’autopsia e non appena avrà finito…”
“Se fosse possibile, vorrei vedere il cadavere”
“Ha lo stomaco forte?”
“Direi di sì, ne ho viste tante”
“Bene, perché non resta molto di quei poveri ragazzi, fanno fatica a riconoscerli i loro genitori”
John sentì un brivido corrergli lungo la schiena e pensò che aver lasciato indietro Sam era stata una grande idea, poi indossò il tesserino Guest appuntandoselo sulla giacca. Su invito della guardia entrò poi nell’edificio e iniziò a seguirla tallonato da Dean lungo dei corridoi, che via via diventavano sempre più deserti. Presero un’ ascensore e scesero di qualche piano, poi dopo ancora qualche metro si ritrovarono davanti ad una doppia porta.
“Dovete indossare camice e mascherina, è la prassi”
“Certo”
“Nel frattempo dico al dottore che siete qui”
L’uomo premette il tasto di un interfono e annunciò la presenza dei due agenti, che furono invitati ad entrare. Non appena lo fecero, furono investiti da un odore poco invitante e Dean ringraziò il cielo di aver accettato la mascherina, ma già sognava la lunghissima doccia che avrebbe fatto una volta usciti di lì. Contrariamente a lui, suo padre non sembrava minimamente a disagio e si avvicinò a grandi falcate ad un tavolo su cui era chino un uomo con addosso un camice, che una volta doveva essere bianco.
“Signori, buongiorno”
“Buongiorno a lei, dottore. Sono l’agente Brooke e lui è il mio sottoposto Palmer. Siamo qui per indagare sulla serie di omicidi che si sono susseguiti nella vostra città nelle ultime settimane e le sarei davvero grato se mi fornisse tutte le notizie, di cui è in possesso”
“Mi domandavo proprio ieri quando i federali si sarebbero interessati al problema, perché, agente, di morti ne ho visti tanti, ma questi poveri sventurati...Quello che vedete qui è ciò che resta di Simon Rodgers, quindici anni, scomparso dieci giorni fa mentre tornava da scuola e ritrovato ieri in un canale di scolo da alcuni addetti alla manutenzione. I genitori lo hanno riconosciuto solo perché, chiunque lo ha ridotto in questo stato, non gli ha portato via una collanina, regalo di sua nonna. E’ stato davvero straziante, lo è stato tutte le volte da quando è iniziato questo incubo”
John abbassò gli occhi e rimase sconcertato da quello che vide perché ci voleva un grande sforzo di immaginazione per riconoscere nell’ammasso di sangue e ossa quello che doveva essere stato il medio adolescente americano. Ancora una volta il suo pensiero corse a Sam e immaginò che cosa avrebbe provato lui se gli avessero messo davanti i suoi resti. Il cuore gli si strinse e per un attimo distolse lo sguardo.
“Sta bene, agente?”
“Sì, mi scusi, è che ho un figlio della stessa età e mi sono messo nei panni dei genitori. Non so immaginare un dolore più grande, deve essere qualcosa che ti fa perdere la voglia di vivere”
Dean guardò suo padre e si meravigliò della dichiarazione così franca davanti al medico, poi pensò anche lui a suo fratello e capì che cosa volesse dire.
“Parole sante! E’ sempre dura restituire la salma di una persona così giovane alla famiglia, però in genere riesco a renderla, passatemi il termine, presentabile, ma in questi casi non so dove mettere le mani. Mancano intere parti dei corpi delle vittime, è come se fossero state divorate”
“Si è fatto un’idea?”
“Beh, all’inizio ho pensato all’attacco di un animale, ma adesso non se sono più tanto sicuro”
John guardò Dean e capì che suo figlio aveva avuto la sua stessa idea, avevano a che fare con un Wendigo. Aspettò pazientemente che il medico finisse l’esame dell’adolescente, poi si fece consegnare le copie dei rapporti riguardanti le altre vittime e dopo essersi liberato dei dispositivi di protezione, ritornò in auto. Non appena si sedette dietro il volante, si slacciò il nodo della cravatta e si sfilò la giacca. Si confrontò con Dean e i due convennero di fare un salto anche al distretto di polizia per recuperare la ricostruzione dei ritrovamenti. Incontrarono un funzionario molto ansioso di passare la patata bollente a qualcuno e da lui ottennero altri plichi recanti anche la foto dei ragazzi morti. Tornati all’Impala, John avviò il motore e si diresse al motel per fare il punto della situazione. Lungo la strada fecero una sosta per prendere qualcosa da mangiare, poi dopo essersi rifocillati e aver fatto il pieno di caffè, si misero a lavorare. La parete più larga della stanza diventò una lavagna e rapporto dopo rapporto ricostruirono la storia delle vittime. Erano di fatto tutti studenti tranne un certo Mark Shepard, che aveva abbandonato la scuola e lavorava in un market della zona. Erano i classici bravi ragazzi di provincia, senza grilli per la testa e dalla fedina penale immacolata.
Mentre guardava le loro foto, il cacciatore più anziano pensò che vedere i loro volti sorridenti li rendeva decisamente più reali e doveva fare qualcosa per dare un po' di pace a quelle povere famiglie. Certo, non avrebbe mai potuto restituirgli il loro bene più prezioso, ma almeno si sarebbe assicurato che nessun altro avrebbe attraversato quell’inferno.
“Figliolo-disse ad un certo punto guardando l’orologio-andiamo a dormire, domani voglio incontrare i genitori dei ragazzi”
“Non me lo faccio ripetere due volte, mi si stanno chiudendo gli occhi”
“Questo figlio di puttana ha i giorni contati, devo solo capire come si muove e ha chiuso”
“E poi mi lasci qualche ora con Mandy”
“Dean”
“Non abbandono il campo senza almeno provarci”
L’uomo sorrise e annuì.
“D’accordo, ma poi dritti da Sammy e mi darai una mano a rimetterlo sulla retta via”
“Mi sembra un accordo ragionevole. Buonanotte, papà”
“Buonanotte, Dean”
Le luci si spensero e i due Winchester riposarono fino alle nove quando la sveglia li tirò giù dai letti. Si prepararono, fecero una veloce colazione e poi iniziarono le loro indagini presso i familiari dalla residenza di Sean Miller, il primo ad essere ucciso. In quella casa e in tutte le altre a seguire il copione fu sempre lo stesso: da un lato lacrime mischiate ad incredulità e rabbia per una fine tanto assurda da parte di chi aveva amato chi non c’era più, dall’altro il sangue freddo dei Winchester nel dosare le domande e alzare i tacchi al minimo accenno di sospetto. Ci misero ore per sentirli tutti e solo verso il tramonto John si sentì soddisfatto di quanto raccolto.
“Wow, sono distrutto”- esclamò Dean stravaccandosi sul letto.
“Non metterti troppo comodo, entro domani voglio andare a cercarlo”
“Hai paura che attacchi ancora?”
“Non lo escludo. In giro non c’era praticamente nessuno mentre tornavano e non trovare prede, potrebbe renderlo nervoso”
“Hai ragione, sembrava che ci fosse il coprifuoco e sono solo le dieci e venti”
 “Pizza?”
“Ci sto. Credi che facciano consegne a domicilio? ”
“Uhm, non saprei, proviamo a chiamare”
Dopo circa venti minuti un signore sulla quarantina si presentò alla porta dei Winchester con un cartone fumante e lo tese a John.
“Peperoni e salsiccia e un abbondante porzione di patatine con ketchup e maionese”
“Grazie”
“Grazie a lei per avermi fatto trovare la cifra esatta, vado un po' di fretta. Ho preferito non far uscire i ragazzi, che normalmente fanno le consegne, dal locale, sa, con i tempi che corrono”
Il cacciatore annuì e rientrò in camera con la cena. La appoggiò sul tavolo vicino alla finestra e si sedette imitato da suo figlio, che si avventò sulle patatine.
“Mangi in maniera esagerata, lo sai?”
“Il minimo indispensabile per mantenere le forze- rispose Dean addentando la pizza.
“Sì, certo. Sammy non ha bisogno di ingozzarsi in questo modo e non mi sembra che non stia in piedi”
“Ma io devo nutrire anche il mio fascino”
John scoppiò a ridere, poi il pensiero volò al figlio minore.
“Che ore sono in South Dakota?”
“Quasi mezzanotte”
“Pensi che Bobby stia dormendo?”
“No, il vecchio fa le ore piccole”
“Allora lo chiamo, voglio raccontargli che cosa abbiamo scoperto e chiedergli se concorda sul fatto che Laramie è diventata la riserva di caccia di un Wendigo”
Dean si riempì la bocca per impedirsi di ribattere all’evidente bugia di suo padre, sapeva che non aveva bisogno di nessuna conferma, voleva solo avere notizie di Sam e la cosa gli stava bene. Lo vide mandar giù un altro spicchio di pizza, poi alzarsi e prendere il telefono. Aspettò solo pochi squilli prima che dall’altra parte si facesse viva la voce del suo amico.
“Singer”
“Ciao, Bobby, sono John”
“Ehi, Winchester, avete risolto il problema?”
“Non ancora, ma sono praticamente sicuro che si tratti di un Wendigo”
“Quando gli darete la caccia?”
“Oggi abbiamo finito il giro con i parenti delle vittime e crediamo di aver trovato uno schema negli appostamenti, quindi domani sera passeremo all’azione”
“Okay. Vuoi farmi la domanda vera adesso?”
John tacque e Bobby continuò:
“Sam sta bene ed è già sotto le coperte”
“Non è un pò presto per i suoi standard?”
“Ci siamo dati alle grandi pulizie dell’officina ed era piuttosto stanco”
“Si è calmato?”
“Non direi”
“Perché? Che ha fatto?”
“Niente di che, ma si vede che gli gira male. E’ molto silenzioso e continua a rimuginare su quello che è successo”
“Si è lamentato con te?”
“No, neanche una parola”
“Tornerò presto a prenderlo, un paio di giorni”
“Non è un problema per me avere qui Sam, lo sai. Vuoi che salga a vedere se per caso è ancora sveglio?”
“Non…”
“Resta lì, sono già per le scale”
Bobby arrivò alla porta della stanza e la aprì lentamente. Si affacciò e vide la figura distesa del ragazzo. Ne ascoltò il respiro e concluse che stava dormendo. Si tirò indietro e tornò al piano di sotto.
“E’ nel mondo dei sogni, John”
“Okay, non importa. Probabilmente non avrebbe accettato di parlarmi, quindi forse meglio così”
“State attenti laggiù, i Wendigo sono dei gran figli di puttana”
“Lo faremo e grazie per Sam”
“Torna con qualche birra e siamo a posto”
John sorrise e riagganciò. Raccontò a Dean della telefonata, poi buttò via il cartone della pizza e stese sul tavolo una mappa della zona.
“Cominceremo da qui-fece indicando un punto sulla carta-mi sembra il posto ideale dove rifugiarsi per spolpare una preda”
“Ed è piuttosto equidistante da tutti i punti in cui le vittime sono state viste l’ultima volta”
“Ottima osservazione”
“Tra un po' sarò pronto per andare a caccia da solo, me lo sento”
“Io invece sento troppa sicurezza nella tua voce e non mi piace questo atteggiamento. Non devi mai pensare di aver già vinto una guerra se ancora non hai combattuto nemmeno un battaglia”
“Sono fottutamente bravo, lo sai”
“Sì, sei bravo, ma hai ancora molto da imparare, giovanotto”
“Okay, okay, ricevuto. Vuoi fare per primo la doccia?”
“No, vai”
Non appena Dean scomparve alla sua vista, John tornò a sedersi accanto alla finestra e spostò la tenda per guardare fuori. C’era la luna piena e immaginò che il mostro stesse cercando un nuovo spuntino. Tirò fuori dal borsone ai suoi piedi il diario e cominciò a sfogliare le pagine per rileggere tutto ciò che sapeva sui Wendigo. Non ne aveva realmente bisogno, ma era un’abitudine che onorava ogni volta che stava per attaccare e mentre girava i fogli, vide qualcosa scivolare verso il pavimento. Si chinò per raccoglierlo e riconobbe la foto della sua famiglia prima della tragedia. Accarezzò con un dito il volto di Mary, poi il suo sguardo indugiò su un Sammy neonato, che dormiva tranquillo tra le braccia di sua moglie.
Dove era finita quella pace? Che cosa aveva travolto la sua famiglia in quella sera di novembre?
Restò con la foto tra le mani fin quando non sentì l’acqua chiudersi, la rimise nel diario, poi lo ripose nel borsone giusto un attimo prima che Dean facesse la sua comparsa accompagnato da una nuvola di vapore.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


La mattina dopo Sam riaprì gli occhi verso le sette svegliato dal respiro profondo di Rumsfeld, che si era intrufolato nella stanza senza che Bobby se ne accorgesse e sorrise alla vista del suo amico a quattro zampe spiaggiato ai suoi piedi. Lui e quel cane erano diventati compagni di giochi in un batter di ciglia ed era leggenda la storia del loro primo incontro. Sam era un soldo di cacio e Rumsfeld un cucciolo adottato da Bobby per riempire un po’ casa Singer, e quando il bambino lo aveva intercettato dal suo seggiolino nell’Impala durante una visita, era impazzito di gioia e si era fiondato ad abbracciarlo non appena era stato liberato dalle cinghie. Dal canto suo il cane si era fatto spupazzare senza ritegno e aveva accettato di buon grado ogni genere di martirio da parte del suo nuovo amico dopo esser stato valutato da papà Winchester.
John lo aveva trovato un po’ troppo vivace, ma innocuo e non aveva impedito da quel giorno in poi ai suoi figli di giocarci sotto la sua supervisione. Non c'erano mai stati incidenti di rilievo fino ad un pomeriggio agostano quando Rumsfeld aveva trovato davvero interessante l’orsetto di peluche di Sam e glielo aveva portato via trascinandoselo nella cuccia. Un altro bambino avrebbe pianto e chiesto l’aiuto di papà, ma non Sam Winchester, che, sotto gli occhi inorriditi di Dean, aveva infilato la manina in bocca al cane urlandogli che il giocattolo era suo. Le susseguenti grida del figlio maggiore avevano attirato l’attenzione di John, che aveva lasciato la chiave inglese con la quale stava stringendo un bullone sull’Impala, ed era corso in cortile.
L’istantanea del suo bambino che, impavido, stava lottando contro i denti di un Rottweiler, gli aveva gelato  il sangue e si era lanciato in suo soccorso. Aveva stretto forte le mascelle del cane per indurlo a mollare la presa e dopo qualche secondo di intensa pressione il cucciolo aveva liberato il prigioniero di pezza, permettendo al braccio del bambino di venir fuori dalla sua bocca.
John aveva afferrato l'arto di Sammy accovacciandosi davanti a lui e lo aveva rigirato tra le sue mani per accertarsi che non ci fossero ferite tali da richiedere una corsa al  pronto soccorso, poi, soddisfatto dall'esito dell'ispezione, lo aveva preso in braccio e solo allora il suo piccolo aveva iniziato a piangere. Lo aveva abbracciato pensando che si fosse reso conto di quello che aveva fatto e si fosse spaventato e invece dopo un po’ aveva capito che le lacrime erano per il giocattolo rovinato. Era rientrato in casa trascinandosi dietro anche il più grande per evitare rappresaglie contro il cane e aveva convinto Sammy che un bagnetto avrebbe fatto bene sia a lui che al suo amico. Le lacrime si erano fermate tra le bolle, poi era arrivato il sonno mentre papà gli asciugava i capelli.
Il giorno dopo e anche in quelli seguenti il cucciolo aveva tenuto le orecchie basse e aveva girato al largo perché erano tutti arrabbiati con lui, poi la crisi diplomatica si era risolta e i due erano ritornati amiconi. L’abitudine di Rumsfeld di vegliare sui sogni del suo umano preferito era nata allora e ogni volta che Sam chiudeva gli occhi, il Rottweiler era nei paraggi.
Il giovane Winchester si allungò nel letto e si disse che non aveva nessuna voglia di alzarsi. La prospettiva di avere a che fare con le montagne di cianfrusaglie di Bobby non era per niente invitante, ma non voleva fare un torto all’uomo, così si tirò su. Non appena mise i piedi a terra, Rumsfeld drizzò le orecchie e in pochi secondi si precipitò al suo fianco. Gli leccò una mano cercando la prima carezza della giornata e non appena fu accontentato, iniziò a scodinzolare felice.
“Ma sei sicuro di essere un Rottweiler?”-chiese bonariamente Sam prima di avviarsi verso le scale per scendere al piano inferiore. Si diresse verso la cucina e pensò di ringraziare Bobby per l’ospitalità preparandogli la colazione. Non era un gran cuoco, ma almeno le basi le aveva acquisite e dopo aver dato una rapida occhiata al contenuto del frigo, decise che avrebbe fatto dei pancake. Prima di iniziare, però, voleva godersi il silenzio della casa e come spesso faceva quando soggiornava al Singer Salvage, si prese un bicchiere di latte e si andò a sedere sul divanetto di fronte alla scrivania di Bobby. Da quando ne aveva memoria, il piano non era stato mai libero e aveva sempre pensato che solo una persona come Bobby Singer poteva lavorare in un caos simile. Era il contrario della sua situazione ideale per concentrarsi su qualcosa e quando il padrone di casa lo aveva capito, ad un certo punto gli aveva sistemato una scrivania di seconda mano nella stanza, una cortesia tra studiosi che John non aveva gradito molto.
Papà…
Si era addormentato pensando a lui ed eccolo sveglio da pochi minuti a pensare all’uomo che amava e odiava di più al mondo. Le parole che gli aveva sentito pronunciare gli si erano scolpite nel cervello e per quanto ci avesse provato, non era riuscito a non prenderle come i suoi veri pensieri.
Sam sospirò e sorseggiò ancora il latte facendo una nuova carezza a Rumsfeld. Forse avrebbe dovuto restare per sempre da Bobby per togliere il disturbo, almeno fino a quando non fosse diventato maggiorenne. Avrebbe potuto andare a scuola e allo stesso tempo lavorare in modo da pagare per il suo soggiorno, oppure si sarebbe potuto trasferire da Padre Jim. In fondo Bobby era un uomo abituato a vivere da solo e un adolescente tra i piedi non sarebbe stata una gran prospettiva, mentre, andando a Blue Heart, le cose sarebbero state diverse. Un pastore aiuta di default le persone, no? E’ la sua vocazione.
Sì, forse la seconda opzione era la migliore, ma non poteva essere certo né  di essere accolto, né di poter restare perché l’uomo avrebbe cercato di rimettere a forza insieme la famiglia.
Innervosito dai suoi stessi pensieri, Sam si alzò e prese a muoversi per il soggiorno fin quando lo sguardo non cadde su delle foto abbandonate sulla scrivania. Ne prese una ignorando le regole della buona educazione, che gli avrebbero imposto di non toccare le cose altrui, e la osservò da vicino. Era l’istantanea di un’enorme casa in stile coloniale, una come tante, ma, se questa particolare abitazione era entrata nel radar di Bobby, doveva avere qualcosa di soprannaturale. Voltò l’immagine e sul retro lesse un nome e una data: Deadwood, dimora della famiglia Brannon , marzo 1867.
“Deadwood?”- ripeté il ragazzo con un filo di voce.
La sua mente cominciò ad elaborare e si ricordò di aver sentito parlare di quella città durante una lezione di storia. Gli era rimasta impressa perché aveva trovato piuttosto bizzarro battezzare un posto in quel modo solo perché erano stati ritrovati degli alberi morti in fondo ad una gola e anche perché le storie su Wyatt Earp , Wild Bill Hilckok e sulla corsa all’oro delle Black Hills lo avevano sempre affascinato.
Le informazioni in suo possesso però non gli davano indizi sul perché Bobby fosse interessato a quella casa e non sentendo nessun rumore provenire dal piano di sopra, si mise a curiosare con più decisione. Trovò sparsi qua e là dei ritagli di giornali e anche qualche foglio con appunti disordinati e dopo essersi accomodato dietro la scrivania, iniziò a leggere. Dopo circa una ventina di minuti dovette fermarsi perché l’abbaiare di Rumsfeld gli fece capire che il padrone di casa si era svegliato e presto sarebbe sceso. Rimise a posto tutto quello che aveva spostato, tirò fuori da uno scaffale un libro e con aria innocente andò a sedersi di nuovo accanto alla finestra.
“Sam”
“Sono qui, Bobby”
“Ehi, sei caduto dal letto?”
“Sì, mi sono svegliato presto e sono sceso a bere un bicchiere di latte”
“Hai fatto bene, questa è casa tua e puoi fare quello che vuoi. Sei riuscito a riposare?”
“Sì”
“Bene. Ieri sera ha chiamato tuo padre, ma stavi già dormendo”
Il ragazzo alzò le spalle per dimostrare la sua indifferenza alla notizia e l’uomo pensò che fosse opportuno non lasciar cadere la cosa.
“Sei ancora incazzato”
“In realtà no”
“Davvero?”
“Ero arrabbiato quando sono andati via, ma, come ti ho già detto, adesso ho un’altra visione della situazione”
“E sarebbe?”
“Non importa”
“Lo sai che con me puoi parlare, vero?”
“Sì, ma sto bene”
“Non sei molto convincente”
“Non preoccuparti e anzi vorrei chiederti di nuovo scusa per come mi sono comportato. Per farmi perdonare, volevo prepararti la colazione”
“Non se ne parla, la preparo io a te e se sento ancora che vuoi scusarti, ti prendo a calci nel sedere”
“D’accordo”
“Non mi hai nemmeno chiesto se stanno bene”
“Se non fosse così, me lo avresti detto”
“A volte sei fin troppo intelligente, lo sai?”
Sam sorrise e seguì Bobby in cucina, non prima però di aver lanciato un’occhiata alla scrivania ed essersi ripromesso di saperne di più su casa Brannon. Se ne stette buono per ore, poi nel tardo pomeriggio, mentre stavano sorseggiando una bibita sul patio, passò all’attacco.
“Su che cosa stai lavorando?”
“Su niente”
“Davvero? Dal caos sulla scrivania non si direbbe”
“Beh, a dire il vero, stavo curiosando su un caso segnalatomi da un’amica prima che arrivaste, ma i Winchester hanno la precedenza”
“In altre parole ti ho rotto le scatole”
“Non hai rotto niente, può occuparsene qualcun altro”
“ Di che cosa si trattava? Banshee, vampiri?”
“In realtà non saprei dirtelo, ero solo all’inizio delle indagini, ma, come ti ho detto, ho lasciato perdere”
“Non avevi scoperto proprio nulla?”
“Fenomeni da definire in una casa coloniale a Deadwood”
“Mai sentita”
“Che vi insegnano a scuola?”
“Tante cose, ma non questa”
“Deadwood è storia, la nostra storia, e si trova dall’altra parte del South Dakota”
“Lontanuccia. E che cosa sta succedendo in questa casa di Deadwood?”
“Te l’ho detto, non ne so molto. Pare che ci siano stati rumori notturni, avvistamenti, il solito”
“Qualche fantasma allora”
“Possibile e uno anche abbastanza incazzato. Chiunque abbia provato ad andare ad abitare a casa Brannon, ha avuto un sacco di problemi, soprattutto le donne”
“Hai detto che ti ha contattato un’amica”
“Sì, Margareth ed io ci conosciamo dai tempi della scuola superiore. Lavora per un’agenzia immobiliare di Deadwood ed è dannatamente brava, ma non riesce a piazzare casa Brannon per un motivo, o per un altro. Ogni volta che porta qualcuno a vederla succede qualcosa e i possibili acquirenti scappano a gambe levate”
“Da quanto è disabitata?”
“Ti sei proprio incuriosito, eh? Credo da cinque o sei anni ormai ed è un gran peccato perché è una casa bellissima. Sulla scrivania ho qualche foto, se vuoi dare un’occhiata”
“Molto volentieri”
Sam si alzò e rientrò sentendosi stavolta autorizzato a leggere tutto quello che poteva su casa Brannon. Andò alla scrivania e riprese in mano gli appunti che aveva precipitosamente messo giù quella mattina. Ritornò alla sua postazione vicino alla finestra e fu lì che Bobby lo trovò rientrando in casa dopo una manciata di minuti.
“Wow, Sam, non credevo che questo caso avrebbe attirato così tanto la tua attenzione”
“Secondo me non dovresti mollarlo, è davvero interessante, senza contare che Margareth contava su di te”
“Le ho spiegato la situazione e ha capito”
“Se andassimo a Deadwood a dare un’occhiata?”
“Niente da fare, ragazzo. In questo momento la mia priorità è non perderti di vista, l’ho promesso a tuo padre”
“Ma non mi perderesti di vista, saremmo insieme”
“Bel tentativo, ma non credo che, quando ti ha lasciato qui, John intendesse lasciarti poi libero di scorrazzare nelle vicinanze di una casa potenzialmente infestata, anche se in mia compagnia. Non si scherza con gli spiriti, dovresti saperlo”
“Appunto! Margareth ha bisogno di aiuto e di certo sarebbe più contenta se ti occupassi tu della questione, no?”
“Gli ho mandato una persona fidata, va bene così”
“Ma…”
“Discorso chiuso, non ci muoviamo da qui e comunque da quando in qua smani per andare a caccia?”
“Non smanio per andare a caccia, ma non è giusto che tu sia bloccato qui perché mio padre ha deciso così”
“Ragazzino, tu e tuo padre vi assomigliate più di quanto pensate. Non sei interessato a casa Brannon perché ti dispiace per me, ma solo perché sei ancora arrabbiato con John e faresti qualsiasi cosa per andargli contro. La mia risposta è no, Sam, niente gita a Deadwood”
Sam abbassò lo sguardo e incassò il secondo rifiuto in pochi giorni. Anche Bobby evidentemente non lo riteneva all’altezza e si sentì davvero frustrato.
“Che ne dici di pensare alla cena adesso? Ho fame”
“Come vuoi”
“Vai a sbucciare le patate, ti raggiungo subito”
Non appena il ragazzo si allontanò seguito dal cane di casa, il cacciatore raccolse alla buona tutto quello che aveva accumulato su casa Brannon e lo infilò in un cassetto della scrivania.
Gli era dispiaciuto essere così perentorio con Sam, ma non poteva né andare contro il volere del suo amico, né alimentare la voglia di rivalsa dell’adolescente.
Cenarono quasi in silenzio e verso le dieci e mezza il giovane Winchester affermò di essere stanco e che sarebbe andato a letto.
“Che palle”- esclamò il cacciatore vedendolo scomparire al piano di sopra, poi si prese una birra e si mise davanti alla tv.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Dean guardò dal sedile del passeggero suo padre e riconobbe nella sua espressione tirata la frustrazione per non aver fermato il Wendigo prima che uccidesse ancora. Erano stati chiamati all’alba dall’ufficio del coroner perché una nuova vittima era arrivata sul tavolo del medico e vedere ciò che era rimasto di William Norris, una guardia notturna scomparsa e poi ritrovata morta poche ore dopo, mentre era in servizio nei pressi di una fabbrica di pneumatici, li aveva turbati. Erano abituati alla morte, ma sentire che l’uomo era prossimo alla pensione e lasciava moglie e figli, uno dei quali ancora al college, era stato un vero colpo.
“Maledizione”- esclamò ad un certo punto il cacciatore dando un pugno sullo sterzo.
“Papà, calma, dici sempre che non possiamo salvare tutti”
“Sì, lo so, ma lo abbiamo mancato per poco”
“Stasera torneremo a cercarlo e lo faremo fuori, vedrai”
John annuì e tentò di calmarsi. Si disse che suo figlio aveva ragione e alzò un po' il piede dall’acceleratore continuando a guidare verso il motel.
“Hai sentito Sammy?”-chiese.
“No”
“Quel ragazzo verrà a rapporto quando torneremo a prenderlo, non tollero certi atteggiamenti. Se gli do un ordine, lui non lo contesta, ubbidisce e basta. E soprattutto non si può permettere il lusso di non fare nemmeno una telefonata per sapere se siamo ancora vivi”
“Papà, non prendertela con Sam, non è colpa sua se il Wendigo ci è sfuggito e quell’uomo è morto. E se proprio vogliamo dirla tutta, nemmeno noi abbiamo…”
“L’ho chiamato”
“Hai chiamato Bobby”
“Piantala di fargli da avvocato difensore, o finirai nei guai anche tu. Sam deve essere messo in riga e capire che quello che decido è solo nel suo interesse. Immagini se fosse venuto? Adesso dovrei preoccuparmi anche di lui e non solo di quel disgraziato e di tutti quelli che lo hanno preceduto”
Dean non rispose sapendo che suo padre non gli stava davvero chiedendo un parere e anche che non avrebbe risolto nulla continuando a perorare la causa di suo fratello. Concentrò la sua attenzione sull'asfalto davanti a lui e pensò a quanto fosse incasinata la sua famiglia.
Il sergente Winchester aveva il suo carattere e onestamente non era semplice averci a che fare, ma quel ragazzino sembrava saper toccare tutti i tasti per mandarlo in bestia: papà era ossessionato dalla pianificazione e dalla disciplina e Sam si comportava come una scheggia impazzita, l'uno voleva ascoltare solo dei sì ai suoi ordini e l'altro era una costante valanga di perché e di ma.
E che dire dell’ultimo scontro a casa di Bobby?
Cavolo, suo fratello era praticamente una specie di genio a scuola e non riusciva a capire quando tenere la bocca chiusa?
Dean stava maturando la convinzione che non fosse questione di non arrivarci, Sam entrava in conflitto con suo padre per partito preso, altrimenti perché protestare anche quando aveva la possibilità di vivere qualche giorno da “persona normale”?
Quando John gli aveva detto del suo piano per questa nuova caccia, era sicuro che il nerd avrebbe fatto i salti di gioia e invece apriti cielo. Si era arrabbiato, aveva sbraitato come se stesse subendo il più grande torto della storia e la sua reazione lo aveva lasciato interdetto.
Non era lui a lagnarsi di cambiare sempre scuola , delle stanze dei motel, di non avere amici?
Non era la stessa piaga che dal sedile posteriore lanciava occhiatacce a papà durante i loro spostamenti?
Era certo che nessun mutaforma avesse preso il suo posto senza che se ne rendessero conto e che l’imbronciato cronico era Sam  al 100%, quindi che cavolo gli passava per la testa?
Non andava bene spostarsi e nemmeno fermarsi?Non aveva senso ed era per questo che si stava convincendo che Sammy protestasse, a prescindere, contro qualsiasi cosa uscisse dalla bocca del capo di casa Winchester.
Il guaio era che John non aveva né la voglia, né la pazienza di stare dietro agli sbalzi di umore di un adolescente, quindi le  persone che amava di più al mondo litigavano in continuazione e toccava a lui mandare i contendenti nei rispettivi angoli,quando le cose si mettevano veramente male. Non sempre aveva successo nel suo ruolo di arbitro e pacificatore e Sam si era preso un bel numero di ripassate, ma nonostante questo non si era mai piegato al volere di suo padre.
Scosse senza accorgersene la testa attirando l’attenzione dell'uomo, che gli chiese:
“A che stai pensando?”
“Niente di importante”
“Questa è la risposta che mi rifili quando si tratta di tuo fratello"
“Ma che leggi la mente? Dovrò fare attenzione a non fare festini qui dentro quando sei nei paraggi"- rispose picchiettando la fronte con l’indice.
Fu un attimo e John scoppiò a ridere.
Dean lo guardò con affetto e lo riconobbe. Quello era l’uomo che aveva avuto al suo fianco per quattro anni, un padre meraviglioso e solare, che poi era sprofondato nel baratro e aveva chiuso a chiave i suoi sorrisi.
“E così fai festini mentali?”
“Pochi in realtà,  preferisco le dirette “
“Dean”
L’uomo sorrise ancora e propose una pausa caffè.
“Lo sai che non dico mai di no”
“E immagino che tu abbia spazio anche per qualcosa di solido"
“Ovviamente”
I due uomini si fermano al primo diner disponibile e consumarono una veloce colazione, poi decisero di andare a fare un sopralluogo alla fabbrica di pneumatici. La zona era stata isolata dal nastro della polizia, ma non ebbero problemi a superarlo, riprendendo la pantomima dell’agente federale e della sua recluta. Si avvicinarono al posto in cui era stato ritrovato il corpo della vittima e riconobbero immediatamente i segni dell’attacco del Wendigo.
Dean guardò suo padre e dalla determinazione che gli lesse nello sguardo, capì che il mostro non avrebbe vissuto ancora molto. Lo vide osservare tutto con una concentrazione quasi maniacale, poi ascoltò al motel il piano, che aveva elaborato per prenderlo. Lo seguì senza mai dubitare per un attimo delle sue valutazioni ed effettivamente quella notte Laramie riconquistò la sua tranquillità.
Tornati alla base, i due Winchester erano in pessime condizioni e decisamente il più giovane non era uno spettacolo attraente per una ragazza, così reclamò la prima doccia e poi si lanciò all’attacco di qualcosa di molto più interessante di una mostruosa creatura. Si presentò alla reception con il più spavaldo dei sorrisi e chiese senza mezzi termini a Mandy di andare a fare un giro insieme. Lei lo guardò ridacchiando e dopo aver finto di volerci pensare un pò su, saltò sui sedili dell’Impala nonostante le urla di sua madre, che le ricordava che il suo turno non era finito.
John aveva osservato divertito la scena dalla finestra e quando vide sgommar via il suo ragazzo, scosse la testa. Sapeva che non lo avrebbe rivisto per un bel po' perché, come aveva ampiamente chiarito, sarebbe tornato solo dopo aver fatto touch down, così si concesse a sua volta una doccia e lasciò che l’acqua calda si portasse via la fatica e lo stress di quell’ennesima caccia. Mentre si asciugava, il pensiero tornò a Sam e guardò l’orologio. Era un’ora più che consona per chiamare a casa di Bobby, probabilmente i due stavano facendo colazione. Solo in quel momento John si rese conto che erano stati fuori praticamente tutta la notte per prendere il Wendigo e si chiese come potesse Dean essere ancora tanto pieno di energie. Sorrise di nuovo e pensò che alla sua età si sarebbe comportato allo stesso modo, anzi lo aveva fatto anche molto più adulto quando aveva conosciuto Mary. Non importava quanto avesse lavorato, la prospettiva di passare del tempo con la ragazza più fantastica che avesse mai incrociato era qualcosa di irresistibile e non si era mai tirato indietro.
Si asciugò e indossò dei vestiti puliti. Si disse che, nell’attesa del ritorno di Casanova, avrebbe schiacciato un pisolino, poi sarebbe andato in missione alla lavanderia a gettoni più vicina perché non avevano praticamente più nulla di pulito da mettere. Sfinito si stese sul letto, prese il telefono e compose il numero del suo amico cacciatore.
“Singer”
“Ehi, Bobby”
“John, caso risolto? State bene?”
“Sì, tutto okay. Che si dice dalle tue parti?”
“Tutto tranquillo”
“Ho interrotto la colazione”
“A dire il vero, no, Sam non è ancora sceso”
“Sei serio? Avevi promesso che non gli avresti fatto battere la fiacca”
“E non lo sta facendo, ma immagino che non si sia addormentato subito ieri sera”
“Come mai?”- chiese John rimettendosi seduto in mezzo al letto.
“Beh, ho dovuto frenare i suoi entusiasmi su un caso che mi era stato segnalato da un’amica. Lo ha trovato interessante e ha cominciato ad insistere affinché andassimo a dare un’occhiata”
“Sam ti ha chiesto di andare a caccia? Molto strano”
“Effettivamente sì, ma gli ho detto che non se ne parlava e che non avremmo mosso il culo da qui fino al vostro ritorno”
“Quel ragazzino è proprio un bastian contrario! Di che caso si tratta?”
“Una casa coloniale infestata a Deadwood”
“Hai già mandato qualcuno?”
“John, hai appena chiuso i conti con un Wendigo e già pensi ad uno spirito?”
“Hai detto che un’amica ti ha chiesto il favore di occupartene e se non l’hai fatto, è perché Sammy è da te. Volevo solo sdebitarmi, tutto qui”
“Sì, raccontala ad un altro, Winchester. Comunque ho mandato un mio contatto, se ne sarebbe occupato lui”
“Okay”
“Vuoi parlare con il ragazzo?”
“Sì, tiralo giù dal letto”
“Vado a svegliarlo e gli dico che lo attendi in linea”
“D’accordo”
Bobby appoggiò la cornetta e si avviò per le scale. Arrivato alla porta, bussò piano, poi, non ottenendo risposta, decise di entrare. La stanza era completamente immersa nel buio, così si avviò alla finestra per illuminarla un po' e quando si voltò verso il letto, sentì il cuore perdere un battito.
Restò immobile per qualche secondo, poi tornò al piano di sotto.
“John, non so come dirtelo…”
Esattamente cinque secondi dopo il sergente Winchester si muoveva all’interno della stanza come una pallina in un flipper impazzito e stava lanciando i loro pochi averi nei borsoni. Dopo aver fatto i bagagli a tempo di record, si voltò verso il tavolo alla ricerca delle chiavi della macchina e solo allora si ricordò che Dean era fuori e che era appiedato. Imprecò ad alta voce, poi tentò di riprendere il controllo. Si rese conto che non aveva altra scelta che aspettare suo figlio maggiore perché non aveva assolutamente idea di dove fosse andato ad imbucarsi con Mandy e pure se lo avesse saputo, non aveva mezzi per raggiungerlo, a meno che…
Si fiondò fuori dalla stanza e entrò come una furia alla reception. Spiegò il più velocemente possibile alla proprietaria che era in corso un’emergenza familiare e che doveva rintracciare il suo primogenito. Per fortuna la donna conosceva alla perfezione le abitudini di sua figlia quando aveva voglia di stare in pace e offrì a John le chiavi della sua auto per andare a stanare i piccioncini, cosa che avvenne nel giro di pochi minuti. Non ci fu spazio per le spiegazioni, solo una sonora e costante strombazzata da parte dell’uomo una volta giunto in vista dell’Impala seguita dalla faccia prima furente e poi scioccata di Dean davanti all’irruzione di suo padre nel bel mezzo del suo appuntamento. Niente scuse, niente di niente, se non una veloce e sgarbata richiesta alla signorina di scendere dall’auto di famiglia, una consegna altrettanto veloce delle chiavi dell’altro veicolo e di un’ancor più precipitosa partenza non appena l’uomo si fu assicurato che suo figlio maggiore fosse seduto accanto a lui nell’Impala.
“Papà, ma che diavolo succede?”- urlò Dean fissando l’indicatore di velocità salire sempre più verso l’alto.
“E’ Sammy”- rispose e il mondo del giovane Winchester si fermò.

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Capitolo 6
*** capitolo 5 ***


Mancava ancora molto per la sua fermata e Sam appoggiò stancamente la testa al finestrino alla sua sinistra. Era abituato a viaggiare, aveva vissuto sui sedili di un’auto da quando portava ancora i pannolini, ma non gli era quasi mai capitato di farlo da solo, se si escludevano un paio di traversate verso Blue Heart dove allo stazionamento degli autobus aveva sempre trovato ad attenderlo il pastore Jim, e la fuga a Flagstaff, e ad essere onesti, era abbastanza noioso, soprattutto perché non aveva portato con sé nessuno dei suoi libri. Nello zaino aveva infilato infatti solo cose necessarie e questo sarebbe piaciuto a suo padre, che non gradiva mai la presenza in auto di qualcosa di diverso da armi, sale e acqua santa. Gli unici testi sdoganati erano quelli contenenti esorcismi, o notizie sul mostro di turno, mentre erano considerati superflui tutti gli altri, in primis quelli di letteratura, che invece lui amava tanto.
A volte Sam si era chiesto a chi assomigliasse perché non riusciva a trovare nessun punto di contatto con suo padre ,né fisicamente, né caratterialmente. Si era risposto che forse aveva preso dalla mamma, ma era una storia priva di conferme perché parlare di Mary era un argomento off-limits
Il giovane Winchester guardò fuori e pensò a Bobby. Si sentì un po' in colpa per aver lasciato il Singer Salvage nel cuore della notte, ma non aveva trovato nulla di veramente rassicurante da scrivergli in un ipotetico biglietto, così aveva preferito rimandare ad altro momento le scuse e concentrarsi sulla missione:dimostrare a suo padre che si sbagliava sul suo conto. Aveva perfettamente ragione sul fatto che detestava la vita da cacciatore, nulla da obiettare su questo,ma non era questione di avere, o non avere talento per combattere il soprannaturale.Lui non voleva farlo, era una cosa del tutto diversa.
Per farglielo capire, doveva sbatterglielo in faccia? Bene, allora così sarebbe stato, e da questa considerazione era maturata la decisione di andare a risolvere da solo la questione Casa Brannon.
Sorrise all’idea di ricevere, a caso chiuso, le scuse dal grande John Winchester, ma, per ottenerle, doveva uscire vincitore dalla battaglia, così tirò fuori dal suo zaino tutti gli appunti che aveva preso “in prestito” a casa di Bobby. Si stiracchiò sul sedile, poi si mise a rileggere i fogli sgranocchiando una manciata di biscotti al cioccolato. Viaggiò per ore verso Deadwood, poi l’autobus si fermò e scese su Historic Main Street.
Si guardò intorno e vide che le strade non erano molto affollate, cosa che era decisamente positiva visto che un ragazzino forestiero, senza accompagnatori, avrebbe immediatamente attirato l’attenzione. Pensò alle prime mosse di suo padre ogni volta che arrivavano in una città nuova e la prima della lista era sempre stata quella di stabilire una base, ma stavolta non era in compagnia di un adulto e mezzo, quindi niente reception di un motel scadente, doveva improvvisare. Iniziò a camminare con lo zainetto in spalla e si fermò solo per prendere una mappa della città da un distributore per pochi spiccioli, poi continuò il suo giro esplorativo. Camminò per un pò senza trovare nulla che gli sembrasse adatto, poi ad un certo punto individuò un vecchio edificio abbandonato. Superò facilmente il cancelletto arrugginito ed entrò. Doveva essere stato un magazzino e aveva di certo visto tempi migliori, ma Sam non prevedeva di rimanere a lungo, quindi sarebbe andato benissimo. Fece un veloce giro, scelse un ufficio come sua residenza e si sistemò alla meglio, poi pensò di andare a dare un’occhiata a casa Brannon. Stese la mappa sul pavimento e individuò la strada. Valutò che il suo obiettivo era a pochi isolati e dopo aver tirato su il cappuccio della felpa, uscì dal magazzino e si incamminò cominciando ad avvertire un certo appetito. Per fortuna aveva pensato a portare con sé tutti i suoi risparmi e fece rifornimento in un piccolo market, prima di proseguire verso il suo obiettivo. Lo raggiunse dopo una manciata di minuti e scrutandone l’aspetto curato, Sam si chiese che cosa ci potesse essere di tanto oscuro tra quelle mura da far allontanare tutti i possibili compratori.
“Bella, vero?”
Sam sussultò e si voltò di scatto. Alle sue spalle vide una bella donna con un tailleur blu cobalto sulla quarantina e quando notò un cartellino appuntato alla giacca con il logo di un’agenzia immobiliare, fece due più due
“Ho paura però che tu non possa permettertela, giovanotto, costa molto di più della tua paghetta”
“Immagino di sì, ma la stavo guardando solo per un compito di storia”
“Un compito su casa Brannon?”
“Beh, la prof ci ha chiesto di scegliere un edificio storico e farci su una relazione”
“Forse faresti meglio a sceglierne altro”
“Perché?”
“Casa Brannon non porta molta fortuna”
“L’unica sfortuna che temo è quella di portare a casa un’insufficienza in storia”
La donna sorrise comprensiva e chiese:
“Come ti chiami?”
“Liam Cosgrove, signora”
“Margareth Bernard, molto piacere”
Sam si ricordò che Margareth era il nome dell’amica di Bobby e pensò che quello fosse il suo giorno fortunato.
“Piacere mio”
“Chi è il più severo a casa?”
“ Mio padre, il fallimento non è per lui un’opzione”
“Capisco, ma, se fossi in te, cercherei un altro argomento per la relazione”
“Invece io credo che questa casa sia perfetta: se, come dice, non è gettonata, allora nessuno la sceglierà e io porterò a scuola un compito originale
“Vedo che sei un tipo deciso, eh? Beh, se vuoi avere notizie su casa Brannon, puoi andare in biblioteca, troverai un bel po' di materiale”
“Come lo sa?”
“Sono un’agente immobiliare e mi sono documentata per poterla presentare ai miei clienti”
“Grazie per il suggerimento, ma…”
Il trillo di un telefono interruppe la conversazione e la donna si allontanò di qualche metro per rispondere. La sua postura divenne rigida e la sua espressione sempre più tirata, poi riagganciò e con aria abbattuta tornò da Sam.
“Tutto bene?”
“Problemi di lavoro, ennesimo appuntamento saltato”
“Mi dispiace, tolgo subito il disturbo”
“Non preoccuparti, non è colpa tua”
“Beh, comunque devo tornare a casa. Grazie per le sue dritte, andrò oggi stesso in biblioteca, ma…”
“Ma cosa?”
“Pensavo che visitarla sarebbe davvero figo”
 “Non posso farti entrare”
“Ha detto che il suo appuntamento è saltato”
“Sì, ma…”
 “Giuro che non perderò tempo, voglio solo dare un’occhiata”
Margareth rise divertita dalla faccia tosta dell’adolescente e disse:
“Solo dieci minuti”
“Me li farò bastare. Grazie, signora Bernard”
“Se smetti di chiamarmi signora, i minuti salgono a quindici”
Sam sorrise e annuì, poi seguì la donna verso l’ingresso. Salirono un paio di gradini, poi l’agente immobiliare mise la chiave nella toppa e quando spalancò la porta, il ragazzo rimase a bocca aperta. L’interno di casa Brannon era semplicemente fantastico, non aveva mai visto un posto tanto elegante in tutta la sua vita.
“E’ un vero schianto”
“Sì”
“Ma se è così bella perché non la comprano?”
“Non ho detto che non la comprano”
“Ha detto che quello di oggi è l’ennesimo appuntamento saltato”
“Sono impressionata, non ti sfugge nulla”
Margareth osservò il ragazzo e disse:
“Ci sono delle storie su questa casa”
“Che genere di storie?”
“Lascia perdere, mi daresti della matta”
Sam capì che doveva rallentare e si guardò ancora attorno. Si mise a gironzolare per il salotto e la sua attenzione fu attirata un enorme quadro sopra un camino, che ritraeva una coppia.
“Chi sono?”
“Gli ex padroni di casa, Jack e Sara Brannon”
“Sembrano molto uniti”- commentò il ragazzo notando la mano dell’uomo in piedi sulla spalla della sua compagna.
“Beh, lui era sicuramente innamorato di lei”
“E lei no?”
“Sara era una bellissima donna ed era molto più giovane del marito, ma aveva, per la mentalità dell’epoca, un difetto”
“Quale?”
“Non era ricca, mentre la famiglia di Jack possedeva mezza Deadwood”
“Sta dicendo che lei lo ha sposato per i soldi?”
“In realtà nei primi mesi di matrimonio era sempre al suo fianco nelle occasioni pubbliche e lo seguiva anche nei suoi viaggi di affari, poi restò incinta e lì iniziarono i problemi”
“Perché un figlio dovrebbe essere un problema?”
“Perché in paese giravano molte chiacchiere”
“Non capisco”
“Si insinuò che Sara non fosse incinta del marito, ma dell’aiutante dello sceriffo, e quando il bambino nacque….Diciamo che non assomigliava per nulla al presunto padre e Jack non la prese per niente bene. Divenne folle di gelosia e uccise il rivale”
“Wow, che storia! Jack andò in prigione?”
“No, se la cavò perché, come ti ho detto, i Brannon erano una famiglia potente”
“Che fine fecero Sara e il neonato?”
“In realtà non si sa per certo. I Brannon lasciarono Deadwood in fretta e furia e nessuno li ha mai più rivisti. Su alcuni giornali si ipotizzò che alla fine Jack avesse perdonato Sara e che si fossero costruiti una vita da un’altra parte, ma ci fu anche chi scrisse che l’uomo li avevss uccisi entrambi per lavare l’onta del tradimento”
“Ma erano proprio sicuri che il figlio non fosse di Jack?”
“Pare proprio che non lo fosse”
Non appena Margareth finì di pronunciare la frase, un ventata gelida investì i due visitatori, poi si udì il pianto di un neonato e il camino si accese da solo. Le porte iniziarono a sbattere violentemente e l’una dopo l’altra gli scuri delle finestre si chiusero lasciandoli praticamente al buio.
La donna urlò e nel tentativo di fuggire, inciampò e batté forte la testa. Fu un attimo e un paio di mani invisibili iniziarono a trascinarla verso l’uscita della stanza sparendo così alla vista di Sam, che nel frattempo si mise a scavare nello zaino . Tirò fuori la torcia, ma, non appena la accese, qualcosa gliela fece saltare dalle mani.
“Sono tutte menzogne”
“Chi c’è?”
Le fiamme si alzarono ancora di più e vicino al camino apparve la figura tremolante di Sara Brannon.
La donna indossava lo stesso abito del quadro, ma i suoi capelli non erano raccolti ordinatamente, le cadevano spettinati sulle spalle, e la sua pelle era molto pallida.
“Sono tutte menzogne”- ripeté il fantasma più ad alta voce e spaventato dal suo ghigno, il giovane cacciatore si disse che forse non era stata poi una grande idea lanciarsi in quella caccia da solo, ma ormai era in ballo e doveva cogliere l’occasione per dimostrare a tutti il suo valore.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


I due Winchester viaggiavano a tutta velocità verso la cittadina del Dakota del Sud quando Dean strinse nervosamente il ciondolo nella mano destra e chiese:
“Sei sicuro che sia andato a Deadwood? “
“Sì, ne sono sicuro. Bobby mi ha detto che mancano da casa tutte le ricerche che aveva fatto su casa Brannon e ricorda perfettamente di averle messe nel cassetto della scrivania dopo aver discusso con tuo fratello. Le ha prese lui, non c’è altra spiegazione”
“Ma perché?”
“Perché è Sam, ecco perché”
“Ma, papà, Sammy odia cacciare, non posso credere che di punto in bianco abbia deciso di lanciarsi in una missione kamikaze quando avrebbe potuto prendersela comoda da Bobby e seppellirsi nei libri”
“Onestamente ho smesso di chiedermi che cosa passa per la testa di tuo fratello, è da un pò che fa cose senza senso. Gli basta andarmi contro, per lui è più che sufficiente”
“Non ne sono convinto, Sam riflette sulle cose”
“E ti sembra che la cazzata che sta facendo ora sia frutto del ragionamento? Ha lasciato di notte casa di Bobby per andare a caccia da solo e senza armi. Dimmi che cosa c’è di logico in tutto questo e ti pago da bere”
Il giovane Winchester non seppe che cosa ribattere e scosse la testa.
“Hai ragione, è una stronzata colossale. Pensi che stia bene?”
“Secondo i miei calcoli, non dovrebbe essere arrivato a Deadwood da molto, quindi spero che non si sia precipitato a casa Brannon e di riuscire a bloccarlo prima che lo faccia. E quando lo avremo trovato, Dean, toglimelo dalle mani, o non rispondo di me”
John premette ancora sull’acceleratore e pur in preda all’ira per l’ennesima insubordinazione di suo figlio minore, non poté impedirsi al suo stomaco di stringersi al solo pensiero del suo ragazzo faccia a faccia con un fantasma, o con qualsiasi altra cosa ci fosse all’interno di quella maledetta casa.
Non era pronto, maledizione, non lo era neanche un pò. Anche se lo aveva addestrato duramente, Sam non era deciso sul campo come Dean, questo era un dato di fatto e la cosa gli toglieva il sonno. Aveva notato più di una volta che era titubante quando si trattava di premere il grilletto e questo atteggiamento non era tollerabile perché sul campo la minima esitazione poteva costarti la vita. Aveva provato a farglielo capire con calma e poi con modi meno urbani, ma, nonostante i suoi sforzi, Sam aveva sempre lo stesso sguardo terrorizzato di quando gli aveva messo tra le mani una pistola la prima volta anni prima. All’epoca aveva bloccato il suo tentativo di lasciarla cadere e non lo aveva ascoltato quando gli aveva detto che aveva paura, anzi lo aveva sgridato e lo aveva costretto a sparare i suoi primi colpi contro delle bottiglie, ignorando le sue lacrime. Gli avevano fatto male, ma il suo compito, da quando erano rimasti senza Mary, era quello di insegnare ai suoi figli a proteggersi e aveva ingoiato in fretta il boccone amaro del senso di colpa.
“Dean, siamo coperti?”
“Sì, papà, siamo a posto”
“Okay”
L’Impala divorò miglia su miglia e in poco tempo portò i Winchester a Deadwood.
John si fermò nei pressi di un parco pubblico e scese dall’auto alla ricerca di informazioni su come raggiungere casa Brannon. Fermò un’anziana passante, che stava portando a spasso il cane, e dopo averla salutata, le chiese dell’edificio di epoca coloniale spacciandosi per un inviato di un giornale locale.
“Casa Brannon? State alla larga da quel posto, è maledetto”
“Onestamente, signora, lo farei volentieri, ma il mio editore non sarebbe d’accordo. Si è messo in testa di pubblicare una serie di articoli sulle case più infestate d’America e casa Brannon è sulla sua lista ”
“Per che razza di sciroccato lavori, figliolo?”
“Uno che mi paga uno stipendio”
La donna sorrise e rispose:
“Beh, se proprio ci tieni a farti venire qualche capello bianco, devi andare al 1906 di Deadwood Mountain Drive. Devi percorrere fino in fondo questa strada, poi a sinistra e subito dopo a destra. Non puoi sbagliare, ti troverai proprio davanti a casa Brannon”
“Lei crede che ci sia davvero uno spettro? Speravo che fosse un altro buco nell’acqua come il resto delle case che ho visitato insieme al mio fotografo”
“Purtroppo per voi, non credo che sia così. Personalmente mi tengo alla larga da quel posto, non ci entrerei nemmeno se mi pagassero”
“Beh, non ho molta scelta, temo, non voglio perdere il mio lavoro”
“In bocca al lupo allora”
Dopo aver ricevuto le informazioni necessarie i due cacciatori ritornarono in auto e partirono a razzo verso casa Brannon. Vi arrivarono nel giro di pochi minuti e Dean lasciò l'abitacolo quando l’Impala non era ancora del tutto ferma. Stava già precipitandosi all'ingresso quando suo padre gli urlò di fermarsi.
Il giovane Winchester si voltò e gli chiese con lo sguardo perché diavolo lo stesse bloccando a pochi passi dalla porta: Sammy poteva essere dentro e soprattutto poteva essere in balia di un fottuto fantasma, perché perdere tempo?
“Non azzardarti ad entrare in quel modo, non ti ho addestrato a rischiare il collo”
“Ma, papà, si tratta di Sam"
“Non lo aiuti se ti fai ammazzare e se entri senza nessuna precauzione, costringerai me a fare lo stesso”
John , che nel frattempo aveva raggiunto il figlio maggiore, lo afferrò forte per un braccio e intimò:
“Resta lucido"
“Okay, ho capito"
“Sei sicuro? Perché altrimenti ti mando a calci in auto"
“Sì, signore, sono sicuro"
“Bene, allora vai a perlustrare il retro, mentre io mi occupo della parte anteriore. E se trovi qualcosa, mi chiami, non prendi nessuna iniziativa. Mi sono spiegato bene?”
“Sì, signore"
I Winchester si separarono e Dean si affrettò a raggiungere il retro della casa. Mentre lo faceva, pensò che quella era una delle volte in cui odiava la mania del controllo di suo padre. Come diavolo poteva rimanere così freddo davanti alla possibilità che in quello stesso istante Sam potesse essere ferito, o peggio?
Forse Sammy non aveva tutti i torti quando diceva che nella scaletta delle priorità di suo padre era all'ultimo posto?
Dean senti per un attimo mancargli l'aria e si fermò sconvolto. Da dove diavolo era arrivato quel pensiero? John li amava, questo era sicuro, e se non si stava lanciando come il settimo cavalleggeri contro la porta, non era per mancanza di affetto, ma solo per la determinazione a fare il massimo per salvare suo figlio. Si rimise in movimento e raggiunse il retro della casa. Si avvicinò all'ingresso secondario e cercò di affacciarsi all’interno dell'edificio, ma gli scuri alle finestre glielo impedirono. Si mise così in ascolto per intercettare qualsiasi rumore proveniente dall'interno, ma anche in quel caso i suoi sensi non gli restituirono nulla.
Dall'altra parte John non era stato più fortunato e si chiese se forse Sam non avesse cambiato idea lungo la strada perchè in fondo era sempre un ragazzo. Forse non si era mai avvicinato a casa Brannon e lo avrebbero intercettato tra le strade di Deadwood in attesa di tornare a Sioux Falls, o meglio ancora avrebbero scoperto che aveva rinunciato alla folle impresa ancor prima di arrivare in città.
Il cuore gli diceva di credere ad una delle due ipotesi, ma la mente e l'istinto di cacciatore tiravano in senso opposto e fece qualche passo indietro per osservare la casa ad una certa distanza.
Nulla faceva pensare a qualsiasi attività, umana o non, all'interno e se ne convinse ancora di più quando Dean tornò dalla sua ispezione e fece rapporto.
“Che facciamo, papà?”
“Non lo so. Da una parte entrerei lo stesso per sicurezza, ma siamo in pieno giorno e qualcuno ci ha già catalogati come forestieri. Una denuncia per violazione di domicilio non ci serve proprio dati i nostri trascorsi con la legge, quindi direi di allontanarci per il momento "
Dean seguì lo sguardo di suo padre e vide sulla veranda di una casa dall'altra parte della strada una signora in vestaglia e bigodini che parlava al telefono senza perderli di vista.
“Sta chiamando gli sbirri?”
“Molto probabile e penso che sarebbe molto difficile far credere a qualcuno che siamo interessati alla casa. Deve costare una cifra enorme, decisamente non alla nostra portata”
“Ci mancava anche la pettegola del quartiere"
“Smettila di fissarla e andiamo"
I due Winchester salirono in auto e John pensò che potevano accertarsi alla stazione degli autobus se Sammy era arrivato a Deadwood, oppure no. Si diresse al terminale e dopo aver chiesto un po’ in giro, si avvicinò ad un’autista della Greyhound lines.
“Mi scusi, è lei che ha effettuato la corsa da Sioux Falls arrivata qualche ora fa?”
“Sì, signore, sono io. Come posso aiutarla?”
“Mio figlio era sul suo autobus e ha dimenticato uno zainetto sotto il sedile. Per caso lo ha trovato ?”
“Me lo può descrivere?”
“Magro, alto, con i capelli castani. Le faccio vedere una foto?”
“No, me lo ricordo bene. In genere non viaggiano molti ragazzi a quell'ora, soprattutto non viaggiano ragazzi come suo figlio. Lo ha educato bene, deve esserne orgoglioso”
“Lo sono"
“Comunque ho controllato l'autobus a fine corsa e non ho visto nessuno zainetto. Forse qualcuno lo ha notato e lo ha preso. C'erano cose importanti dentro?”
“Non molto, per fortuna. La ringrazio e le auguro buona giornata”
“Aspetti, magari lo hanno consegnato al lost and found. Resti qui, faccio un tentativo. Mi può descrivere lo zaino?”
“È blu e ha una toppa con la testa di un'aquila reale sul lato destro”- intervenne Dean.
“Nessuna targhetta con il nome?”
“No, signore"
“Immagino che anche questo giovanotto sia suo figlio, stessa educazione”
“Si, è il maggiore"
“Ce ne fossero come loro, non ha idea di chi sono costretto a scarrozzare. Aspettatemi qui, chiedo alla collega e speriamo di essere fortunati"
L’autista si allontanò e John disse:
“Grazie per il soccorso, non avrei saputo descrivere lo zaino di tuo fratello”
“Quello che è in realtà importante è che sappiamo che è sceso a Deadwood”
“Già. Aspettiamo la risposta, che non ci serve, e poi andiamo"
Dopo pochi minuti l'autista tornò e disse ai Winchester che lo zaino non era stato consegnato. I due ringraziarono, tornarono all'Impala e si rimisero in movimento.
“Ragioniamo alla Sam. Che cosa avrà fatto quando è arrivato?”
“Avrà cercato un posto dove stare”
“Giusto, ma non ha contanti sufficienti per una stanza e attirerebbe troppo l'attenzione presentandosi in un motel”
“Quindi?”
“ È a piedi e non conosce la città. Se fossi al suo posto,  avrei cercato di non allontanarmi troppo da qui e da Casa Brannon”
“Sono d’accordo”
Dean guardò ancora fuori dal finestrino e ad un certo punto, indicò una costruzione alla sua sinistra.
“Che ne dici di quello?”
“Potrebbe andare bene"
L’uomo fermò l'auto e con il figlio maggiore si avvicinò all’edificio che aveva accolto poche ore prima un altro Winchester. Entrarono e si misero ad esplorare. Ci volle poco per trovare le cose di Sam e John commentò:
“È evidente che ha intenzione di tornare"
“Lo aspettiamo qui?”
“Mi metterei comodo per godermi la sua faccia al suo ritorno, ma questa storia è già durata troppo, senza contare che dobbiamo liberare quella casa. Prima faccio questo favore a Bobby, poi mi metto sotto tuo fratello e gli farò passare un brutto quarto d'ora"
Dean non replicò e provò solo una puntina di dispiacere sapendo che cosa attendeva il ragazzone. In realtà era molto arrabbiato con lui, tra le tante levate di testa che aveva avuto questa era il top del top.
“Dean"
“Sì, papà?”
“Sputa il rospo”
“Ecco, è che..”
“Coraggio, dimmi che stai pensando”
“Vuoi saperlo? Okay, te lo dico subito. Non riesco a credere che abbia potuto fare una stronzata così grossa e sono davvero incazzato con lui. Che gli è saltato per la testa? Lasciare il Singer Salvage di notte e senza dire una parola a Bobby? E adesso che ci penso, come ha fatto ad arrivare alla stazione degli autobus? È lontana dalla rimessa! Se scopro che ha preso un passaggio da uno sconosciuto, lo faccio nero, con tutti i pervertiti che ci sono in giro. E dove ha trovato i soldi per il viaggio? Ha rubato? Cazzo, se lo ha fatto, se ha…”
“Ehi, frena, stai diventando blu. Credevo di essere io quello più arrabbiato per la sua fuga, ma mi sa che dovrò fargli da scudo invece che punirlo “
“Non può comportarsi così, non può farmi questo!”
John sorrise dinanzi allo sfogo di suo figlio maggiore e disse:
“Hai ragione, non può farti questo”
“Scusa, volevo dire che non può farci questo"
“Tranquillo, va bene così. So perfettamente quanto ti sei dato per crescerlo e che spesso hai dovuto fare il padre di quella testa calda"
“Sei tu nostro padre, ho solo preso il timone quando ce n’è stato bisogno"
“E questo è successo spessissimo! Non sminuire il tuo ruolo, Dean, io sono molto fortunato ad averti come figlio. Ti sei preso responsabilità da adulto da quando eri un ragazzino e non ha mai protestato"
“Veramente una volta l'ho fatto e stava finendo molto male"
“Fort Douglas è un capitolo chiuso per me"
“Se lo dici tu"
“Dean, ti ho punito duramente quella volta, anche troppo. Ero così spaventato che quella Shriga avesse fatto del male a Sammy che non ho capito che il vero colpevole per la situazione ero io, non tu. Dovevo essere lì con voi e non in giro sapendo che quel mostro attaccava i bambini dell’età di tuo fratello"
“Ma mi avevi armato ed era compito mio proteggerlo"
“Sì, ti avevo armato, ma eri un ragazzino e troppo spesso ho fatto finta di non vederlo. Mi dispiace per quello, Dean, come mi dispiace non dare a Sam la stabilità di cui ha tanto bisogno. So che ne soffre, non sono cieco, e capisco anche il suo risentimento ”
“Sam ti vuole bene"
“A giorni alterni forse, ma in questi ultimi mesi è molto irrequieto. Sta crescendo in fretta e lo scontro diventerà sempre più duro. Anche di questo mi dispiace perché, quando siete nati, mi ero ripromesso di essere un buon padre e invece, sotto certi aspetti, mi sto comportando come il mio vecchio”
“Non parli mai di lui"
“Non c’è molto da dire, la classica storia dell’uscire a prendere le sigarette, solo che lui non fumava. Ha aperto la porta e ha mollato me e mia madre senza una spiegazione”
“Tu non sei come lui, non ci hai mollati”
“No e non vorrei mai lasciarvi indietro, ma a volte è indispensabile”
“Lo capisco"
“Lo fa anche Sammy?”
La conversazione fu interrotta dallo squillo del telefono di John, che, riconoscendo il numero del chiamante, rispose subito mettendo il vivavoce.
“Winchester”
“Avete trovato il fuggitivo?”
“Solo dove ha stabilito la sua base"
“Che palle"
“Che c’è ancora?”
“Mi ha appena chiamato il mio contatto e mi ha detto che la macchina lo ha piantato in mezzo al nulla. Il telefono non aveva campo e solo ora ha potuto avvertirmi che qualsiasi cosa ci sia a casa Brannon è ancora lì”
“Siamo andati sul posto ed era tutto tranquillo. Penso che Sammy si stia sgranchendo le gambe per le strade di Deadwood e…”
“Non avete visto nessuno? Maggie doveva essere li! Ci siamo sentiti stamattina e stava andando a far vedere la casa ad un potenziale cliente”
“Era tutto chiuso"
“Non c'era nemmeno la sua macchina?”
“Quale macchina?”
“Una Camaro grigia, il suo orgoglio”
“Oh, merda"
“Che cosa c’è, Dean?”
“Ho visto quell'auto era parcheggiata sul retro”
“Non me l'hai detto"
“Non mi sembrava importante, poteva essere di chiunque. L'ho notata solo perché era proprio bella, a parte gli adesivi dei gatti sul parabrezza”
“È la sua, John"
“Dean, andiamo”
John si precipitò fuori e in breve i due Winchester furono di nuovo davanti alla casa, ma questa volta si fermarono sul retro. Scesero velocemente convinti che la donna fosse stata presa, e rimasero molto sorpresi quando ne videro il corpo riverso davanti alla porta di servizio.
“Non c'era, papà, giuro che prima non c'era"
L'uomo si chinò su Margareth e con grande sollievo le trovò il battito. Era conciata male, ma non potevano chiamare semplicemente il 911, né tantomeno portarla loro in ospedale senza destare sospetti. A toglierli  dall'impiccio ci pensò un postino, che sbucò all’improvviso alle loro spalle.
“Oh, meno male che è arrivato qualcuno a darmi una mano. Stavo facendo il mio solito giro e l'ho vista. Sono tornato al furgone per chiedere aiuto, stanno arrivando”
“Che le è successo?”
“Non ne ho proprio idea! Potete restare? Vado sulla strada a farmi vedere dall'ambulanza"
“Certamente"
L'uomo si allontanò di nuovo e i due Winchester rimasero accanto alla donna finché non arrivarono i paramedici. La visitarono in modo sommario, poi aprirono la barella e ve la adagiarono sopra. Mentre stavano per muoversi, Maggie mormorò con un filo di voce:
“Lo ha preso, Sara Brannon lo ha preso"
Dean e John si fissarono e in un attimo il quadro fu chiaro. Non appena la scena fu libera, tirarono fuori le armi dal bagagliaio dell’Impala e si avviarono alla porta: casa Brannon doveva restituire ciò che non gli apparteneva.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Ignaro del fatto che suo padre e suo fratello erano arrivati a Deadwood, Sam era alle prese con il fantasma di Sara Brannon, soprattutto con la sua furia. Da quando era comparsa nel salone la temperatura si era abbassata di colpo e ogni tanto qualche oggetto schizzava da un lato all’altro della stanza infrangendosi contro le pareti. Era decisamente incazzata e dopo aver schivato un vaso, il giovane Winchester cominciò a capire che forse le cose non sarebbero andate lisce come aveva progettato.
Nella sua mente la sua prima caccia in solitario era stata semplice: era entrato, aveva trovato chi infestava la casa, lo aveva allontanato con ferro e sale e poi era tornato trionfante al Singer Salvage per ricevere le scuse da suo padre e prendersi la sua rivincita.
Era stato un pensiero eccitante che lo aveva accompagnato fino a Deadwood, ma, adesso che si trovava ad affrontare la realtà, il piano cominciava a fare acqua per tutta una serie di motivi: punto primo era disarmato , punto secondo non aveva messo in conto di dover anche salare e bruciare un cadavere, punto terzo non aveva la minima idea di dove potesse essere, e se proprio voleva trovare un’altra falla, avrebbe potuto dire che cominciava a dubitare di riuscire a ritornare all’aperto.
Nonostante tutto Sam cercò di restare positivo e pensò che forse il fantasma era lì perché la donna era morta in casa e il caro zip lo avrebbe aiutato a mandarla oltre. Di certo la prospettiva di un “salt and burn” non lo rallegrava perché, pur avendo visto papà e Dean farlo decine di volte e avendo capito il succo della faccenda, non era proprio sicuro che avrebbe saputo ripetere ogni loro gesto, senza contare che non ci sarebbe stato nessuno a guardargli le spalle durante il macabro barbecue. Tra l’altro aveva sempre trovato terribile fare un falò di ciò che restava di un essere umano, quasi irrispettoso, e quando aveva provato a dirlo a papà, lui lo aveva messo a tacere ricordandogli che cosa potevano fare degli spiriti inquieti in libera uscita. Effettivamente sapeva che non portavano che guai, ma allo stesso tempo non riusciva a non provare pietà per loro.  Persino la storia di quel fantasma che lo stava bersagliando in quel momento gli era sembrata triste, ma in questo caso specifico si trattava di sopravvivere e non aveva altra scelta che andare fino in fondo.
Per prima cosa doveva guadagnare tempo e per fare questo doveva allontanarla. Infilò di nuovo la mano nello zaino alla ricerca del pacco di sale che aveva preso a casa di Bobby, ma lo cercò inutilmente e si ricordò di non averlo portato con sè perché, quando era uscito, non lo aveva fatto con l’intenzione di entrare in azione. Si diede dello stupido e le pungenti parole di suo padre gli risuonarono nella mente. Forse aveva ragione lui, non aveva le palle per essere un vero cacciatore perché solo un principiante avrebbe fatto un errore di tale portata. La sgradevole sensazione di aver fallito di nuovo lo investì, ma Sara Brannon non aveva nessuna intenzione di lasciarlo autocommiserarsi e dovette per forza ritornare al presente e pensare in fretta ad un piano B.
“Sono solo menzogne, tutti mentono”
“Io non ho detto nulla”
“Ma eri con quella donna e le hai creduto mentre spargeva fango sulla mia memoria”
“Mi stava solo raccontando la tua storia”
“Quella non era la mia storia, non ho mai fatto quello di cui la gente mi ha accusata”
“Se non hai fatto nulla e sei in pace con te stessa, perché sei ancora qui?”
“Questa è casa mia, dove altro dovrei essere?”
“Beh, quando le persone muoiono..Sai di essere morta, vero?”
“Sì, lo so da tanto tempo ormai. All’inizio non capivo, non ricordavo e ho pensato di essermi solo addormentata nella mia camera da letto. La mia casa sembrava uguale a sempre, ma non era così”
“Che cosa vuoi dire?”
“Sono venuta qui e faceva così freddo. Tutte le cose erano coperte da lenzuola e c’era tanta polvere sul pavimento, come se nessuno ci avesse camminato sopra da secoli. Ho provato a chiamare mio marito, la servitù, ma nessuno ha risposto. C’era un silenzio soffocante, poi è arrivato il suo lamento. Era mio figlio, lo avrei riconosciuto in mezzo a mille, e ho iniziato a  cercarlo. Lo sentivo piangere, ma in casa non lo trovavo da nessuna parte e allora mi sono detta che, se non era dentro, doveva essere fuori con la governante. Ho provato ad uscire, ho aperto la porta e ho tentato di scendere i primi due gradini ed è successo. Mi sono ritrovata nel salone, di nuovo tra freddo e lenzuola.
Dio solo sa quante volte ho provato a raggiungere mio figlio, ma non ci sono mai riuscita, ogni volta si ripeteva sempre la stessa scena. E’ stato allora che ho capito, ho realizzato di essere morta e che sarei rimasta per sempre intrappolata nella mia casa”
“Come sei morta?”
“Non me lo ricordo e cosa più terribile non ricordo che fine abbia fatto mio figlio”
“Ti ricordi di tuo marito?”
“Non voglio parlare di lui”
“Ti ha uccisa?”
Sam si pentì all’istante della domanda che aveva posto perché Sara urlò e lo fece volare dall’altra parte della stanza. Cercò subito di rimettersi in piedi per essere meno vulnerabile, ma aveva battuto la testa e aveva qualche problema di vertigini.
“Merda”-esclamò prima di rotolare dietro un divano alla ricerca di un riparo.
Si toccò la nuca e sentì sulla parte alta un leggero rigonfiamento che prometteva di innalzarsi in fretta. Sperò che non fosse l’antipasto di qualcosa di più serio, ma non era il tempo per un triage perché la situazione stava velocemente precipitando e doveva lasciare al più presto il salone. Dalla sua posizione dietro al divano vide una porta con cerniere a spinta e sperò che potesse essere una potenziale via di fuga. Non che raggiungerla gli avrebbe assicurato la salvezza perché probabilmente Sara lo avrebbe inseguito, però con un po' di fortuna si sarebbe trovato nella zona non padronale. Una porta come quella non poteva dare accesso ad un’altra stanza di rappresentanza, o ad una camera da letto, e gli sembrava di aver letto da qualche parte che la servitù delle vecchie case coloniali usava ingressi defilati per accedere alle cucine. Non era proprio sicuro di quello che ricordava in quel momento perché aveva qualche difficoltà a mettere a fuoco, ma in fondo non era così importante, la sua priorità era allontanarsi dalla prima linea. Valutò in pochi metri la distanza che lo separava dalla porta, ma non aveva alcuna speranza di arrivarci con Sara che continuava a far volare di tutto. Aveva bisogno di un diversivo per distrarla e si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che potesse tornargli utile.
Sale e ferro erano le parole che continuavano a frullargli nel cervello e ad un certo punto la fortuna sembrò non girarsi più dall’altra parte perché il fantasma ebbe la bella idea di lanciargli contro l’attizzatoio. Lo vide volare sopra la sua testa e poi rotolare sul pavimento a qualche metro di distanza. Si mise a strisciare ringraziando per una volta l’addestramento ricevuto, lo raggiunse velocemente, poi batté di nuovo in ritirata dietro al divano.
Adesso era armato e se l’avesse colpita, Sara sarebbe scomparsa per un po' e avrebbe potuto muoversi. Strinse forte l’attizzatoio fra le mani, poi sbirciò in direzione del camino per localizzarla.
“Jack diceva di amarmi, avrebbe dovuto avere fiducia in me e invece si è lasciato travolgere dalle chiacchiere. Dovevamo essere una famiglia, dovevamo essere felici”
Ascoltando quelle parole Sam provò di nuovo pietà per quella donna, che protestava così vivacemente la sua innocenza. La vide camminare avanti e indietro davanti al cammino come se parlasse tra sé e sé e sperò che si stesse calmando, ma all’improvviso lanciò un altro urlo raccapricciante e gli oggetti tornarono a volare nella sua direzione. Non poteva restare bloccato dietro al divano, quindi ispirò profondamente e pregando di aver fatto veramente tesoro delle spiegazioni di mr Cooper durante le lezioni di atletica, si tirò su e lanciò l’attizzatoio contro Sara a mò di giavellotto. La colpì e non appena il fantasma scomparve, si mosse il più velocemente possibile e attraversò le porte a cerniera ritrovandosi in cima ad una rampa di scale poco illuminata. La prospettiva di scendere giù per quei gradini non era allettante, ma non aveva scelta, così si mosse e quando arrivò alla fine della rampa, tirò un sospiro di sollievo. Davanti a lui c’era un’enorme cucina e si mise subito a cercare nei mobili del sale. Ne trovò un pacco e ringraziò mentalmente chiunque lo avesse dimenticato. Lo aprì e ne prese una manciata giusto per essere pronto a reagire ad un’apparizione di Sara.
Continuò a muoversi per la cucina e quando vide un’altra porta sul fondo della stanza, sperò che fosse aperta, ma l’illusione di poter lasciare casa Brannon si infranse subito.  Quando mise la mano sul pomello per aprirla, lo sentì molto freddo e quello era un chiaro segno dell’avvicinarsi del fantasma. Provò a ruotarlo, ma ogni suo tentativo si rivelò inutile, così pensò che la cosa migliore fosse trovarsi un riparo in attesa che qualcuno fosse arrivato a salvargli il fondoschiena.
“Chi vuoi che venga, idiota?-si disse.
Scosse la testa incazzato con sè stesso, poi si aggrappò al pensiero che forse Maggie era uscita e aveva chiamato Bobby per dirgli quello che era successo. Il cacciatore avrebbe capito subito come stavano le cose e avrebbe lanciato l’allarme. Era una possibilità, ma poi realizzò che, anche se lo avesse fatto, lui, papà, Dean, erano tutti troppo lontani per evitare che Sara lo facesse a pezzi, quindi doveva cercare di uscirne da solo. Si allontanò dalla porta e si scelse un angolo con una buona visuale sul resto della cucina e si rinchiuse in uno spesso cerchio di sale.
Provato dalle forti emozioni, Sam crollò a terra e provò a riprendere fiato. Per fortuna Sara gli diede la possibilità di farlo e il giovane Winchester cercò di mettere in ordine i suoi pensieri. Aveva bisogno di un piano perché il fantasma sarebbe tornato e iniziò a pensare a cosa avrebbe fatto suo padre in una situazione del genere. Avrebbe di certo messo in ordine i pezzi del puzzle ponendosi delle domande e cercò di ragionare allo stesso modo.
Che cosa era veramente successo dopo che il signor Brannon aveva ucciso il presunto padre di suo figlio?
La famiglia era davvero andata via insieme da Deadwood?
Jack aveva perdonato Sara e si erano ricostruiti una vita altrove?
Riflettendo sulle parole della donna e sul fatto che il suo spirito era prigioniero tra quelle mura,  Sam ritenne più che verosimile la versione che voleva che l’uomo avesse portato a termine la sua vendetta uccidendo la moglie e il neonato, ne avesse occultato i cadaveri all’interno della casa e poi fosse fuggito grazie ai soldi della sua famiglia. In fondo Maggie aveva detto che i Brannon erano molto potenti e nessuno avrebbe mai osato mettersi contro di loro, forze dell’ordine comprese.
“E’ così? Sei prigioniera in questa casa perché è qui che sei stata uccisa insieme al tuo bambino?”
Sam rabbrividì e dopo qualche secondo il fantasma era di nuovo davanti a lui.
“Sei un ragazzino curioso”
“Non sono un ragazzino, sono un cacciatore”
“Cacciatori? Ho sentito parlare di voi come uomini fatti, mentre tu sei un po' acerbo”
“ Sono giovane, ma questo non significa che non sappia fare il mio lavoro e te l’ho dimostrato di sopra”
“Devo concedertelo, sei stato bravo, ma per quanto puoi resistere?”
“Vuoi uccidermi?”
“Non ti sarebbe accaduto nulla se non fossi entrato in casa mia, non sarebbe accaduto niente a nessuno se mi aveste lasciata in pace, ma quella stupida donna continuava a portare gente e a fargli toccare le mie cose”
“Devi andare oltre, questo non è più posto per te”
“E chi lo dice?”
“Non puoi continuare a stare tra i vivi e se me lo permetterai, ti aiuterò a…”
“Tu? Aiutarmi? ”
“Sì. Se trovo il tuo corpo, posso liberarti e farti lasciare questa casa”
“Ma io non voglio lasciarla”
“Non vuoi riposare in pace?”
“Sto bene qui, grazie mille”
“Sara, diventerai sempre più arrabbiata e…”
“Non è un cosa che ti riguarda! Difenderò casa mia da chiunque proverà a portarmela via, te compreso”
“Se mi uccidi, mio padre e mio fratello verranno a cercarti e non avrai scampo”
“Hai una famiglia?”
“Sì, siamo tutti cacciatori”
“Non dovevi venire qui”
Il fantasma fissò Sam per un manciata di secondi, poi inaspettatamente sparì alla sua vista e la cosa, invece di calmarlo, lo allarmò. Il lancio degli oggetti in salone era stato spiacevole, ma, se un nuovo bombardamento fosse partito in cucina, allora le cose sarebbero state ancora più dure data la grande quantità di utensili, che sarebbero potute diventare un’arma. Si guardò nervosamente intorno alla ricerca di un nuovo riparo, eppure niente sembrava vibrare, o oscillare. C’era una calma inquietante, la classica calma prima della tempesta e istintivamente tornò alla porta. Tentò di nuovo di ruotare il pomello e ancora una volta la serratura non scattò sotto la sua pressione.
“Maledizione”
Cercò con lo sguardo qualcosa con cui forzarla e per velocizzare i tempi, molto a malincuore lasciò andare il pugno di sale. Da un cassetto tirò fuori un coltello e uno spiedino, poi si mise a lavoro ben consapevole che, voltandosi, sarebbe stato molto più vulnerabile. Iniziò ad armeggiare ripetendo mentalmente le istruzioni che più di una volta Dean gli aveva dato durante gli allenamenti e allo stesso tempo restò in ascolto di qualsiasi rumore proveniente dalle sue spalle. Avrebbe avuto pochi secondi per afferrare il pacco di sale alla sua destra e reagire, ma non aveva altra scelta che fidarsi della sua capacità di rispondere ad un attacco improvviso. Si concentrò sulla toppa e si domandò se almeno per questa volta la sorte potesse dargli una mano.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


John guardò l’orologio e vide che era arrivato il momento di agire. Tirò un profondo respiro, poi diede un calcio alla porta confidando sul fatto che Dean stesse facendo la stessa cosa sul lato posteriore della casa.
In altre circostanze sarebbero entrati in modo più discreto, ma questa volta non c’era tempo da perdere e dovevano essere un po’ meno invisibili del solito. Dopo un primo colpo per indebolire la resistenza di casa Brannon, ne assestò un secondo e il semaforo scattò sul verde. Si precipitò all'interno, ma represse sul nascere l’istintivo desiderio  di chiamare a gran voce il figlio minore. Non voleva segnalare ulteriormente a qualunque cosa fosse in casa la loro presenza e iniziò ad avanzare verso il salone con i sensi all'erta. Non appena entrò nella stanza, notò immediatamente una serie di oggetti in frantumi sparsi sul pavimento e le fiamme nel camino, che si agitavano furiose. Era evidente che c'era stata un bel po’ di azione e ispezionò con attenzione l'ambiente alla ricerca di tracce di sangue. All'inizio non ne vide nessuna e si sentì sollevato, poi ne notò una piuttosto consistente che viaggiava verso una delle due uscite laterali. Si sentì morire e dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non cedere all’immagine di suo figlio ferito, o qualcosa di molto peggio. Avanzò seguendo quel macabro sentiero dorato con i nervi a fior di pelle e lasciando il salone, si ritrovò in un corridoio ampio e abbellito da quadri enormi alle pareti. La scena gli fece tornare in mente il giorno del Ringraziamento a casa di zia Winnie e la sua mania per i pavimenti sempre puliti.
Da bambino aveva trovato divertenti le pattine e le aveva usate per scivolare in giro a tutta velocità, mentre suo padre le aveva cordialmente odiate e non aveva mai mancato di ripeterlo in macchina a lui e a sua madre all’andata e al ritorno dal Maine.
Che diavolo c’entrava quel bastardo adesso? Doveva concentrarsi su Sam e non su quel figlio di puttana che la sera gli aveva dato la buonanotte e la mattina dopo lo aveva lasciato con montagne di domande.
Cazzo, non era il padre che avrebbe voluto essere per i suoi figli, ma mai e poi mai gli avrebbe fatto una cosa del genere. Non li avrebbe fatti crescere da soli con il fastidioso senso di colpa in un angolo del cervello e soprattutto, fin quando avrebbe avuto fiato, non avrebbe mai permesso a nessuno, vivente e non, di far del male ai suoi ragazzi.  Questo includeva questo fottuto fantasma di casa Brannon, che stava giocando a nascondino con loro e teneva Sammy da qualche parte. Continuò a camminare e dopo qualche ulteriore passo riconobbe Dean, che avanzava di gran carriera.
“Hai seguito il sangue?”
“Sì, partiva dalla porta posteriore, penso che sia dell’amica di Bobby”
“Ha senso, ma non possiamo escludere che potrebbe appartenere a Sammy”
“Non dirlo nemmeno per scherzo”
“Dean, dobbiamo essere preparati a tutto, non sappiamo che cosa quest’essere ha fatto o non ha fatto a tuo fratello”
“Se gli fosse successo qualcosa di grave, lo sentirei”
“Voglio fidarmi del tuo istinto, ma atteniamoci ai fatti. È iniziata nel salone, vieni a vedere”
I due Winchester tornarono indietro e questa volta  il cacciatore più anziano tornò al centro della stanza piazzandosi davanti al camino. Accese l’EMF  e le spie del rilevatore cominciarono a lampeggiare impazzite.
“C’è stato qualcosa qui”
“Pensi che si sia manifestata e che poi abbia fatto questo macello?”
“Probabile, ma questo ancora non ci dice dov’è Sammy”
Fece un giro di 180° su se stesso e tornò ad osservare la stanza in disordine. Da quella visuale un numero consistente di cocci attirò la sua attenzione e ipotizzò che il lancio fosse avvenuto in quella direzione. Si avvicinò al divano e lo giudicò un possibile nascondiglio. Ci girò intorno e sul pavimento riconobbe il portafogli di suo figlio.
“Deve essersi riparato qui dietro e sappiamo che non aveva armi con sé, quindi avrà dovuto improvvisare”
“Con questo?”
Dean si chinò verso il pavimento, poi si tirò su e mostrò l'attizzatoio al padre.
“Ferro, allora non mi fa parlare al vento“
“Ti prego, papà, non ora. Potrai punirlo per tutta la vita quando lo avremo trovato, ma adesso…"
“Hai ragione, scusa”
John si guardò intorno e cercò di immaginare i possibili scenari: se Sam si era rifugiato dietro al divano e poi aveva respinto lo spirito con l’attizzatoio, che cosa aveva provato a fare dopo?
La cosa più logica sarebbe stata cercare una via di fuga, ma non vi era traccia di lui né nella zona della porta anteriore, né in quella del retro.
Aveva  cercato riparo da qualche altra parte prima che il fantasma tornasse alla carica realizzando di essere bloccato fra quelle mura?
Il cacciatore si rese conto di avere una montagna di domande e nessuna risposta e la cosa lo rendeva molto nervoso, così concluse che non avevano scelta: dovevano dividersi.
“Dean, tu prendi il piano superiore, io quello inferiore. Ci rivediamo qui tra cinque e il segnale di pericolo è sempre lo stesso”
“D’accordo”
“Chiunque di noi due lo trova, si mette in sicurezza e chiama l’altro, mi sono spiegato?”
“Forte e chiaro”
“Andiamo”
I due Winchester si divisero scambiandosi con uno sguardo la muta promessa che avrebbero fatto di tutto per riprendersi Sammy e il più giovane si diresse immediatamente verso le scale. Cominciò a salire i gradini con le orecchie tese sperando di intercettare un rumore, un lamento, qualsiasi cosa gli segnalasse la presenza di suo fratello, ma per molti minuti la casa restò in silenzio. Ad un certo punto gli sembrò di aver perso il conto delle porte che aveva aperto e delle stanze che aveva ispezionato, quella casa sembrava dilatarsi ad ogni passo, ma in nessuna di essa vi era traccia di Sam.
Dean cominciò ad avere seriamente paura e la mente gli si riempì di immagini terribili.
Papà gli aveva detto di muoversi in silenzio, ma, se suo fratello era nascosto, o peggio ancora ferito da qualche parte, come avrebbe potuto sapere che lo stavano cercando e farsi sentire?
A volte gli ordini di papà gli sembravano davvero assurdi , ma continuò a camminare con passo felpato e in breve ispezionò la zona che gli era stata assegnata collezionando un gigantesco niente di fatto. Decise così di tornare al piano inferiore e man mano che scendeva i gradini, sentiva il cuore andargli più forte.
Pochi secondi dopo anche John fece capolino e in breve condivisero l'esito fallimentare delle ricerche.
“Che facciamo?”
“La donna è stata chiara, tuo fratello è qui in casa"
“Papà, guarda"
Dean indicò la porta attraversata da Sam poco prima e disse:
“Non l’avevo vista”
“Nemmeno io”
John avanzò deciso e in breve lui e suo figlio maggiore si trovarono davanti alla rampa di scale.
“Potrebbe essere passato di qui? “
“Non ci resta altro che scoprirlo! Mentre io me ne accerto, tu controlla il piano terra”
“Non ti lascio scendere da solo”
“ Uno, non ho bisogno della balia e due, ti ho dato un ordine”
“Lo so, ma ho una brutta sensazione”
“Dean, muoviti”
L’uomo accese la torcia e iniziò a scendere senza voltarsi indietro. Sapeva che suo figlio maggiore era rimasto a fissarlo, ma poi sentì il cigolio delle ante della porta e sorrise: il suo ragazzo non lo aveva deluso neanche questa volta. Arrivò in breve alla fine della scalinata e prima di affacciarsi nelle cucine, rimase nascosto in un angolo per studiare la situazione. Tutto sembrava tranquillo, anche troppo per i suoi gusti e la quiete fu presto interrotta da un tintinnio. Si affacciò e vide oscillare pericolosamente dei forchettoni appesi a dei ganci. Era evidente che non era solo e la cosa era di per sé spaventosa, ma lo divenne ancora di più quando vide partire a razzo uno degli utensili verso una porta. All’inizio non aveva bene messo a fuoco la scena, poi tutto divenne chiaro e urlò forte:
“Duck”
Per puro istinto la figura in lontananza si abbassò e il forchettone, seguito a raffica da alcuni suoi gemelli, si andò a conficcare nel legno.
John smise di respirare per qualche secondo perché , se aveva l’assoluta certezza di chi aveva a pochi metri di distanza, non poteva essere altrettanto sicuro che fosse stato abbastanza veloce da schivare tutti i colpi. Non aveva sentito urla, o lamenti, quindi presumibilmente stava bene, ma non lo vedeva muoversi ed era spaventato come raramente gli era successo in vita sua. Non ebbe che pochi attimi di stand by perché la figura di una donna si materializzò davanti a lui con aria furente.
“Cosa ci fai in casa mia?”
Fece un veloce gesto con la mano destra e il cacciatore si sentì sollevare da terra.
“Nessuno mi porterà via la mia casa”
“Non voglio la tua casa, voglio solo mio figlio”
“Sei il cacciatore? Winchester? Mi aveva detto che sareste venuti a cercarlo e a questo punto immagino che ci sia anche il fratello maggiore. Dov’è il ragazzone? Non vuole partecipare alla festa?”
“Lasciami riprendere mio figlio e ce ne andremo subito”
“Troppo tardi! Ho provato ad allontanare le persone da casa mia con le buone, ma non è servito a nulla, quindi adesso passerò alle cattive. Immagino che nessuno vorrà venire a vivere in un posto dove sono morti…”
“Lascia andare mio padre”
Una manciata di sale investì John in pieno volto e istintivamente chiuse gli occhi prima di piombare sul pavimento. Quando li riaprì, Sara Brannon era sparita e al suo posto c’era Sam, che lo fissava tremando.
Avrebbe voluto urlargli di tutto e chiedergli come cazzo gli fosse passata per la testa un’idea tanto stupida, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu rimettersi in piedi e stringerlo forte.
Dal canto suo il ragazzino rimase prima impietrito, quasi scioccato dalla reazione del padre, poi si lasciò andare e gli avvolse la vita con le braccia. Rimase ancorato a lui versando anche qualche lacrime fino a quando l’uomo non lo staccò con energia da sé e chiese:
“Stai bene, Sammy? Sei ferito?”
Il giovane Winchester scosse la testa e John tornò a respirare regolarmente.
“Sei sicuro?”
“Sì”
“Okay, allora recuperiamo Dean e andiamo via da qui, è proprio incazzata”
“La porta non si apre”
“Usciremo dal piano di sopra”
“Papà, io…”
“Non è il momento, dobbiamo andare”
John afferrò forte la mano di Sam e lo trascinò verso la rampa di scale. I due iniziarono a salire e in breve si ritrovarono nei pressi del salone.
“Dean, l’ho trovato, ci ritiriamo”- urlò.
Il giovane arrivò velocemente e dopo aver valutato al volo lo stato di salute del fratello, chiese:
“Dov’è la stronza?”
“Non è una stronza”
John e Dean si voltarono a guardare Sam e il capofamiglia chiese:
“Stai difendendo un fantasma?”
“Non sto difendendo nessuno, sto solo dicendo che Sara non sta facendo altro che difendere casa sua”
“Cosa sei posseduto?-chiese Dean.
“No, io le ho parlato e non era una persona cattiva. Il marito l’ha uccisa per gelosia, ha ucciso lei e suo figlio, e non è colpa sua se è bloccata qui”
“Sarà stata anche Madre Teresa di Calcutta, ma il trapano è sempre lo stesso: saliamo, bruciamo e bye bye Casper”
“Non se lo merita!”
“Stai parlando di uno spirito, Sam, non di una persona reale. E la tua ghost friend, per la cronaca, ha conciato molto male l’amica di Bobby e non sanno se ce la farà”
“Se le potessi parlare di nuovo, io…”
“Adesso basta, ragazzino, ne hai già combinate abbastanza e ne ho fin sopra i capelli dei tuoi discorsi strampalati! Noi siamo cacciatori e i cacciatori annientano tutto ciò che di soprannaturale striscia su questa terra. Adesso usciamo di qui, porti il culo nell’Impala e poi io e Dean verremo a risolvere questo bel casino”
John afferrò Sam per un braccio e avanzò a grandi falcate verso la porta d’ingresso preceduto da suo figlio maggiore. Erano quasi giunti a destinazione quando una forza enorme attraversò il corridoio e i tre Winchester furono scagliati contro un muro.

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Capitolo 10
*** capitolo 9 ***


Il primo a riaprire gli occhi fu Dean e l’istantanea sensazione che provò fu l’ovvio dolore causato dal volo senza paracadute di qualche minuto prima, poi un intenso freddo. Gli sembrò di essersi risvegliato in una cella frigorifera e tentando di mettere più a fuoco, si rese conto di non essere andato troppo lontano con l’immaginazione. Ogni oggetto che entrava nel suo campo visivo era coperto da una spessa patina bianca, come se qualcuno si fosse divertito a togliere il tetto e a spingere dentro casa una tormenta di neve, e Dean si ritrovò a pensare che gli sembrava di essere in una scena di quel film con Robin Williams che lui e Sammy avevano visto qualche anno prima. Lo aveva portato al cinema con i pochi soldi rimasti un sabato pomeriggio come ultimo tentativo di cancellargli la delusione, che da giorni aveva sul viso perché, tanto per cambiare, papà aveva promesso di essere presente alla gara dei progetti di scienze e poi non si era presentato. Il secchione aveva vinto anche il primo premio, ma lo aveva scaraventato con rabbia in un bidone della spazzatura non appena avevano lasciato l’auditorium e non gli aveva permesso di riprenderlo. Non lo aveva mai visto tanto giù di morale ed era stato difficile convivere con il suo malumore nei giorni seguenti, poi un manifesto colorato gli aveva offerto una via di fuga. Lo aveva trascinato fuori dalla stanza del motel convinto che si sarebbe annoiato a morte, non era decisamente il suo genere di film, ma alla fine della proiezione aveva dovuto ammettere che Jumanji era stato davvero una figata.
Sulla strada del ritorno lui e Sam avevano scherzato sul fatto che molto probabilmente anche loro avrebbero accettato di giocare e come da copione, Dean si era pavoneggiato dicendo che Van Pelt non avrebbe avuto scampo contro un cacciatore bravo come lui. In realtà quella volta non aveva voluto  atteggiarsi a grande, aveva fatto lo sbruffone solo per ottenere un largo sorriso di Sam a fine serata, e per fortuna anche quella volta aveva messo le cose a posto. Un film, due cazzate e una cioccolata calda, e l’ennesima buca di papà era caduta nel dimenticatoio, ma in quel momento le cose erano così semplici. Non si trovava nel 1995, quello in lontananza non era il salone di casa Parrish, e al posto di un matto con un cappello buffo c’era un fantasma molto incazzato.
Il suo primo pensiero veramente lucido fu quello di cercare suo padre e suo fratello, ma il suo corpo non era troppo d’accordo con la sua idea di rimettersi in movimento. La testa gli pulsava e anche la spalla destra era piuttosto dolorante, eppure doveva darsi una mossa e assicurarsi che anche gli altri non fossero feriti seriamente. Fece leva sulle braccia e tornò con qualche sforzo in posizione orizzontale appoggiandosi ad una parete. Si guardò intorno e poco lontano vide suo padre che si stava riprendendo. Lo raggiunse in pochi passi e fece per tirarlo su, ma l’uomo gli afferrò un braccio e chiese:
“Stai bene?”
“Sì, niente di grave. Tu?”
“Sammy?”
Dean si voltò realizzando di non averlo ancora visto e con sollievo ne riconobbe la sagoma in un angolo.
“E’ lì”
“Vai prima da lui”
“Sì, signore, ma…”
“Sto bene”
Il ragazzo scosse la testa dinanzi alla brevettata e palesemente falsa risposta di casa Winchester e si mosse verso suo fratello. Si inginocchiò accanto a lui e ne valutò le condizioni. Non gli sembrò ferito, così provò a scuoterlo per fargli riprendere conoscenza.
“Dai, principessa, la carrozza per il ballo sta partendo”
“Dean”
“Muoviti, non è il momento di fare un pisolino”
Sam aprì lentamente gli occhi e cercò di capire che cosa diavolo ci facesse sul pavimento. I ricordi lo assalirono e schizzò su.
“Ehi, ehi sta calmo, Rambo”
“E’ stata Sara?”
“Sì, ci ha fatto volare come fuscelli e direi di togliere in fretta il disturbo”
“Okay”
“Dean”
La voce di John fece sobbalzare Sam , che si voltò di scatto verso il genitore, e con grande sorpresa lo vide sul pavimento. Una delle tante cose sulle quali papà era ossessivo era quella che bisognava tornare sempre in piedi dopo un attacco per non essere delle facili prede, e chiese con lo sguardo a Dean che cosa stava succedendo. Dall’espressione del fratello maggiore capì che anche lui era piuttosto interdetto, poi nel giro di qualche secondo lo stupore fu sostituito dalla preoccupazione e lo vide avvicinarsi velocemente a John.
“Papà, che succede?”- gli chiese accovacciandosi davanti a lui.
“Credo di non essere poi tanto okay”
L’affermazione riempì Sam di paura perché, per quanto irrazionale fosse, continuava a pensare che suo padre fosse una specie di Iron Man e vederlo al tappeto non era una scena a cui era abituato.
“Dove sei ferito?”
“La caviglia sinistra”
“Rotta”
“Non lo so, ma non riesco a rimettermi in piedi”
“Merda”
Dean si morse nervosamente un labbro, poi disse:
“Okay, ti porteremo fuori di qui e magari faremo una puntatina al pronto soccorso, ma, prima di tutto devo provare a bloccarti la caviglia”
“Lo so”
Dean consegnò un’arma a Sam invitandolo a tenere gli occhi aperti, poi si mise subito all’opera per improvvisare un bendaggio e senza troppi complimenti strappò una tenda da un bastone. Immaginò che la padrona di casa non l’avrebbe presa molto bene, ma per il momento doveva concentrarsi sull’arto di suo padre, che si stava gonfiando.
“Non ha un bell’aspetto, papà, mi sa che dovrai metterti in panchina per un pò”
“Sara Brannon, permettendo”
“Hai ragione, guarda che casino ha fatto”
“Non ci troveremmo in questa situazione se qualcuno non avesse deliberatamente disubbidito ad un mio ordine! – sibilò l’uomo spostando la sua attenzione sul suo secondogenito-Hai qualcosa di sensato da dire, Sam, magari assumerti per una volta le tue responsabilità? Perché se apri la bocca e ti metti a fare di nuovo l’avvocato di un fantasma, non rispondo di me e non ti conviene farmi incazzare più di quello che sono”
Eccolo lì, anche azzoppato il sergente Winchester aveva rimesso i gradi e stava chiamando a rapporto il soldato indisciplinato.
Sam si voltò e ne incrociò lo sguardo severo. Voleva ribattere che erano nei casini perché,sì, lui aveva disubbidito, ma non era solo colpa sua. Avrebbe voluto urlargli che non avrebbe mai preso un’iniziativa del genere se per una volta nella vita suo padre lo avesse trattato in modo diverso, ma John aveva il potere di farlo sentire sempre inadeguato e balbettò:
“Volevo solo…”
“Fare di testa tua, come al solito, e come al solito, io e tuo fratello dobbiamo salvarti il culo”-urlò spazientito John.
“No, io…”
“Non potete rimandare il match a quando saremo fuori di qui? Abbiamo già abbastanza problemi, non credete?”-intervenne Dean rispedendo i due contendenti nei rispettivi angoli.
L’ex marine guardò in faccia il figlio maggiore e lesse sul suo volto la preghiera di non esplodere in quel momento. Sospirò e dovette convenire che non era proprio il caso di fare una lavata di testa al ribelle quando avevano ancora il fiato sul collo di un fantasma, così tacque per amore di Dean. Non poté però impedirsi di rifiutare con un gesto stizzito l’aiuto del minore quando il figlio maggiore lo rimise in piedi e lanciargli un’altra occhiataccia feroce. Iniziò a zoppicare verso la porta, mentre Sam chiudeva il gruppo coprendogli le spalle, e disse:
“Tutto troppo tranquillo”
“Per una volta non potremmo essere fortunati?”
“No, Dean, credo che sia in agguato da qualche parte”
“Non appena sarai fuori di qui, rientro e la faccio finita”
“Negativo, non rientri da solo. Non sappiamo nemmeno se il suo corpo è qui, sarebbe una caccia alla cieca”
“Ma potrei provare a bandirla”
“Ti ho detto che non se ne parla e non voglio ripeterlo, già mi basta un figlio che non mi ascolta”
La seconda stoccata colpì Sam al cuore e non poté fare altro che abbassare lo sguardo sconfitto, un segno di resa che gli costò caro perché dal nulla Sara si fece di nuovo vedere e lo mise di nuovo al tappeto.
Il rumore dello schianto costrinse gli altri due Winchester a voltarsi e Dean fece appena in tempo a tirare con sé di lato il padre prima che un pesante lampadario non si abbattesse alla loro destra. Sapeva di avergli fatto male strattonandolo e facendolo cadere in quel modo, ma non aveva tempo per chiedergli come stava, quella storia doveva finire e doveva finire all’istante. Avrebbe preferito aver messo prima in salvo la sua famiglia, però a mali estremi, estremi rimedi. Si mise tra John e lo spettro facendogli scudo con il suo corpo e urlò a suo fratello:
“Sammy, giù la testa”
 “Dean, no, siamo troppo vicini”
“Non abbiamo scelta, papà”
“Dean”
“Cenere alla cenere, polvere alla polvere, che il vento soffi su di te, spirito vagante e che pulisca il mondo dei vivi, che ti diriga verso il luogo a cui tu appartieni, e che tu possa sparire senza lasciare traccia."
A quelle parole lo spirito di Sara si bloccò all’istante e fissò furiosa il giovane davanti a lei.
“Non riuscirai a mandarmi fuori da casa mia”
“Cenere alla cenere, polvere alla polvere, che il vento soffi su di te, spirito vagante e che pulisca il mondo dei vivi, che ti diriga verso il luogo a cui tu appartieni, e che tu possa sparire senza lasciare traccia."-ripeté più ad alta voce il giovane Winchester.
Dopo che l’incantesimo fu pronunciato la seconda volta, il fantasma sbarrò gli occhi e tutto il ghiaccio che aveva coperto ogni cosa in casa Brannon iniziò a sciogliersi.
 “No”
“Cenere alla cenere, polvere alla polvere, che il vento soffi su di te, spirito vagante e che pulisca il mondo dei vivi, che ti diriga verso il luogo a cui tu appartieni, e che tu possa sparire senza lasciare traccia."
Sara urlò e cercò di scagliarsi contro il cacciatore scoprendo però di non riuscire a muoversi.
“Non puoi mandarmi via, questa è casa mi…”
Lo spirito sparì prima di riuscire a terminare la frase e in quello stesso istante i vetri di tutte le finestre si frantumarono.
Dean si lanciò a proteggere il padre e solo dopo una manciata di interminabili secondi la pioggia tagliente si fermò e le porte di casa si aprirono simultaneamente.
“Bon voyage, stronza”
Era finita, casa Brannon era finalmente libera, ma nello stato in cui era probabilmente non sarebbe stata comunque in cima alla lista di eventuali compratori. Quella però non era una questione di cui i Winchester dovevano occuparsi, dovevano solo saltare sull’Impala e allontanarsi il più in fretta possibile, perché il rumore dei vetri in frantumi aveva di certo dato un motivo in più alla vicina pettegola di esortare la polizia ad intervenire. Per questo Dean tirò su in fretta John e lo portò fuori lanciando continue occhiate a Sam, che li seguì senza fiatare. Si mise al volante e partì sgommando. Trattenne il fiato quando incrociò lungo la strada la prima auto delle forze dell’ordine che stava rispondendo alla chiamata e non rallentò fino a quando non si lasciarono alle spalle Deadwood. Solo allora decise di fermarsi e di capire esattamente in che condizioni fosse suo padre.
“Sto bene, Dean”
“Lo hai detto anche prima, ma hai la caviglia in espansione costante e scommetto che ti fa molto male”
“Fa male, ma non per questo non ti staccherei la testa per aver bandito in quel modo il fantasma”
“Ha funzionato, no?”
“Sì, ha funzionato, ma ti sei preso un rischio enorme”
“Tutto calcolato”
“Dean”
“Okay, non avevo previsto proprio tutto, ma è andata bene e non cambiare discorso. Abbiamo un problema qui, devi farti vedere da un medico”
John scosse la testa e sospirò rumorosamente arrendendosi all’evidenza. Lasciò che suo figlio maggiore lo portasse al pronto soccorso e quando vi arrivarono, ordinò a Sam di non muoversi dall’auto. Era ancora molto arrabbiato con lui e non aveva nessuna intenzione di fargliela passare liscia. Gliene aveva cantate quattro lungo il tragitto, poi aveva approfittato del momento in cui si era voltato a sgridarlo ancora nel parcheggio dell’ospedale per accertarsi che non fosse ferito seriamente. Aveva qualche livido in formazione sul viso e un labbro tumefatto, niente di più, e mentre avanzava zoppicando verso le porte scorrevoli, si disse che probabilmente avrebbe potuto anche non controllarlo perché Dean lo aveva di sicuro passato al microscopio prima di lui.
Rimasero un’oretta al pronto soccorso, poi con una sana dose di antidolorifici e un paio di stampelle tornò all’Impala notando che Sam non si era spostato di un millimetro. Si sistemò sul sedile del passeggero e guardò suo figlio minore nello specchietto retrovisore.
“Che diavolo ti passa per la testa, ragazzino?”
Quello e tanti altri pensieri lo accompagnarono fino al Bullock Motel e avrebbe voluto chiamarlo a rapporto immediatamente, ma in ospedale gli avevano qualcosa di decisamente forte, così con la certezza che i suoi figli fossero entrambi al sicuro dietro la porta della sua camera da letto, si lasciò andare e si addormentò.

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Sam lanciò un'altra occhiata verso il letto combattuto tra il desiderio di rivedere John cosciente e la paura di una nuova ramanzina, e si chiese se loro due avrebbero mai avuto un normale rapporto padre-figlio.
Lo desiderava da sempre, ma da qualche mese a questa parte erano capaci di passare ore nell'Impala, o nelle stanze di un motel senza rivolgersi la parola e quando lo facevano, le voci si alzavano: se non era papà che impartiva ordini, o lo accusava di essere stato sciatto nell’allenarsi, era lui che protestava contro l’ennesimo trasferimento, o per non aver avuto il permesso di vivere una serata da adolescente normale con quegli amici occasionali, che riusciva a farsi nelle varie scuole del paese.
Non doveva essere così perché amava suo padre e avrebbe fatto di tutto per lui, eppure sembrava che non avessero più niente da dirsi, come se vivessero in due mondi totalmente separati e questo, se a volte lo faceva incazzare, la maggior parte del tempo faceva male da morire.
Sapeva di aver fatto una serie di imperdonabili errori in tutta quella storia, ma a sua discolpa poteva dire che quello che era successo a casa Brannon era andato molto oltre le sue intenzioni e sentì forte il desiderio di togliersi il peso della colpa dal cuore.
Si avvicinò silenziosamente al letto e si sedette accanto a John. Abbassò lo sguardo sulla mano sinistra abbandonata sul lenzuolo bianco e la sua attenzione cadde sulla fede. Nonostante fossero passati molti anni dalla morte della mamma, papà non l'aveva mai tolta davvero. Da quando ne aveva memoria il cerchietto dorato era sempre stato lì ed era l'unica cosa che gli aveva visto pulire con una meticolosità maggiore di quella che usava per le armi: fango, incrostature di sangue, o tracce di qualsiasi altra schifezza soprannaturale, l'anello doveva tornare lucido.
Quando lo aveva notato, Sam si era detto che il non averne cura avrebbe significato per suo padre non avere più rispetto per Mary, o dimenticarla, e ne era stato felice perché, anche se mamma era solo un'idea, un'immagine sbiadita, aveva bisogno che rimanesse nelle loro vite per sempre. Quel cerchietto era la certezza che erano una famiglia e quando per un periodo non lo aveva più visto, aveva pensato che suo padre avesse trovato un altro amore e ne era stato follemente geloso. In fondo lo aveva visto in tv, succedeva sempre che chi rimaneva prima o poi si rifaceva una vita e lo trovava insopportabile.
Se mamma era stata il grande amore di papà, perché avere un'altra? Non glielo aveva mai detto, ma ne aveva sofferto per giorni, poi la fede aveva ripreso il suo posto ed era tornato a respirare. Aveva in seguito scoperto da una conversazione tra suo padre e suo fratello, spiata da dietro una porta, che non l'aveva tolta per un amore passeggero, o perché aveva intenzione di lanciarsi nella mischia, l'aveva solo portata a stringere perché durante una caccia gli era volata via e ci aveva messo un sacco di tempo per recuperarla: mamma era saldamente parte della famiglia e nel cuore di un bambino di dieci anni questo era più che sufficiente.
In fondo tutti hanno bisogno di avere delle certezze e la più grande del Sam di allora era che i Winchester erano e sarebbero stati sempre e solo loro quattro, poi era cresciuto e anche se la cosa lo infastidiva, aveva messo in conto che papà e anche Dean avessero le loro pause dal lavoro rallegrate dalle donne. Non ne avevano mai parlato apertamente, ma ad un certo punto aveva realizzato che certe volte che non uscivano e rientravano in piena notte solo per una birra. All'inizio lo aveva mandato giù come una brutta medicina  perché entrambi tornavano sempre da lui, poi con il tempo l'idea gli era sembrata meno insopportabile. Era sesso, soltanto sesso perché, quando le porte dell’Impala si chiudevano e il motore ricominciava a ruggire, non c'era mai un quarto incomodo, e, anche se lo aveva tenuto gelosamente per sé, anche lui aveva cominciato a fare i conti con certe sensazioni. Avrebbe voluto avere qualcuno con cui parlarne, ma temeva gli sfottò di Dean e rivolgersi a papà era ancor di più fuori discussione.
Lo considerava un moccioso senza palle, no? Come avrebbe potuto andargli vicino e chiedergli certe cose?
Non riuscivano ad essere d'accordo sul tipo di pizza da ordinare, figuriamoci se il grande John Winchester avrebbe acconsentito ad una chiacchierata da uomo a uomo. Non lo avrebbe mai fatto, lo sapeva per certo e l’ennesima prova gliel'aveva data quella storia.
Sam guardò di nuovo suo padre incosciente e nonostante la frustrazione, si sentì terribilmente in colpa e mormorò:
“Scusa, non volevo”
Il cuore di John perse un battito sentendo il tono di suo figlio, ma non si mosse. Non era proprio onesto quello che stava facendo, avrebbe dovuto aprire gli occhi e affrontare la questione, eppure allo scatto della porta aveva scelto di fingersi addormentato per vedere come si sarebbe comportata la testa calda.
Si era svegliato sentendo i suoi ragazzi discutere sul fatto di far entrare il più piccolo a portargli il pranzo e aveva ascoltato con interesse il loro scambio. Aveva sorriso sentendo parlare del cucchiaino e davanti all’immagine di un Sam spalmato sulle pareti, poi si era indispettito per il reciproco scambio di insulti.
Sapeva bene che dietro c’era un affetto enorme, ma non gli piaceva che i suoi figli fossero sboccati. Avrebbe voluto che non fosse così, ma ne era l’unico responsabile perché li aveva cresciuti tra bar e motel di un livello bassissimo e in entrambi i posti non potevi che aspettarti un certo tipo di persone. Se al mix aggiungeva che, mentre spesso Sammy si addormentava in braccio a lui ed era quindi inconsapevole di quello che gli succedeva intorno, Dean era sempre all'erta e non poteva pretendere che si tappasse le orecchie. Aveva perso il conto delle volte in cui lo aveva visto sbellicarsi dalle risate sentendo le perle di saggezza dell'ubriaco di turno, o sovraccaricarsi dinanzi ad una rissa. All'inizio aveva provato a fare il genitore severo e gli aveva intimato di non ripetere nulla di quello che sentiva, poi aveva realizzato che era fiato sprecato. Quegli occhi furbi gli avevano fatto capire che non aveva senso chiudere la stalla perché i buoi erano già scappati, così avevano raggiunto il compromesso che non sarebbe finito in punizione per il suo vocabolario sopra le righe, a patto che non avesse mai usato certe espressioni davanti a Sammy. Aveva funzionato per un po’, ma poi il più piccolo, desideroso di imitare il fratello, si era intrufolato al tavolo dei grandi e aveva alzato bandiera bianca.
Mary lo avrebbe asfaltato se avesse sentito i maschi di casa esprimersi con certi termini, ma lei non era lì a tirargli le orecchie per le birre di troppo e per tutto il resto, quindi il compito di tenere i ragazzi in riga era solo suo, anche ora che il suo secondogenito stava facendo ammenda.
La sua voce incrinata gli aveva quasi fatto aprire gli occhi, poi aveva deciso di restare in ascolto.
“Mi dispiace tanto, papà, davvero non volevo che ti facessi male. So di averti disubbidito e che mi punirai per questo, ma vorrei che capissi perché l'ho fatto”
Sam si prese una pausa e John temette che non  avrebbe vuotato il sacco, poi il suo ragazzo sospirò e continuò:
“Sono andato via da casa di Bobby perché mi hai lasciato indietro e volevo dimostrarti che io non sono…”
Il giovane Winchester si fermò di nuovo non riuscendo più a trattenere le emozioni e scacciò le lacrime con il dorso di una mano.
“Volevo dimostrarti che non sono uno senza palle e che provo davvero ad essere quello che vuoi mandando via quel fantasma, ma poi è andato tutto storto! So che ci dici sempre di non farci coinvolgere emotivamente nei casi e che ti sei ferito perché invece l'ho fatto, ma io ho bisogno di credere che nel mondo ci sia anche il bene e la possibilità anche per noi di avere una vita normale.
Capisco che tu voglia trovare chi ha ucciso la mamma, ma tu riesci a capire me?”
Sam a quel punto singhiozzò e John si impose di non muovere un muscolo per non metterlo in imbarazzo. Rimase fermo anche quando il suo ragazzo si alzò, poi non resistette alla tentazione di aprire leggermente gli occhi. Lo seguì con lo sguardo fino alla porta notando che si era preso una manciata di secondi per ricomporsi, probabilmente perché non voleva farsi vedere in quello stato da suo figlio maggiore.
Ma Dean avrebbe notato gli occhi arrossati e a modo suo lo avrebbe consolato, questa era una certezza.
John sospirò e fissò il sole che stava tramontando dietro la finestra.
“Certo che ti capisco, Sammy, e ti amerò per sempre”

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