Di fuoco, aria e terra

di Severa Crouch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In viaggio per l'Inghilterra ***
Capitolo 2: *** La prima prova ***
Capitolo 3: *** È solo uno stupido ballo ***



Capitolo 1
*** In viaggio per l'Inghilterra ***


Nota introduttiva. 

Due piccole precisazioni per i lettori.

  1. Non ho letto “Fuoco e Sangue”, il libro da cui è tratta la serie tv di “House of the Dragon” e mi sono presa la massima libertà nel modellare le date di nascita senza nemmeno provare a fare i conti. Ho preso i personaggi e li ho infilati nel contesto del Torneo Tremaghi, adattando i ruoli sociali a quelli della società scandinava (rubando allegramente da Vikings). 
    Pur cercando di mantenere i personaggi identificabili e coerenti con quello che emerge dalla serie, mi sento più tranquilla a inserire l’avvertimento OOC, visto che non li conosco così bene da sapere come si comporterebbero in un altro universo. So che in realtà è un discorso che ha il suo limite nel fatto che i personaggi sono più approfonditi nella serie perché il libro narra gli eventi dal punto di vista della storia, ma non conoscendo l’arco esistenziale intero del personaggio, non so se determinate scelte/pensieri giustificati dalla visione della prima stagione della serie troveranno un riscontro anche nelle stagioni future alla luce degli eventi narrati nel libro. 

  2. Un altro avvertimento riguarda la scuola di Durmstrang. Sappiamo che la sua posizione è sconosciuta e protetta da alte misure di sicurezza che impediscono di ricordare dove si trovi esattamente. Dalla lettura dei libri, ho sempre avuto la sensazione che fosse collocata nell’estremo nord dell’Europa, quindi io ho sempre avuto l’headcanon che la vuole nella penisola scandinava. Ci tenevo a segnalarlo perché so che, per via di Karkaroff e Krum, molti autori la collocano da qualche parte nei territori russi, mentre nelle mie storie la troverete sempre in Scandinavia che, peraltro, nelle mie storie è un unico territorio magico e non segue gli stati geografici Babbani perché i territori sono scarsamente abitati e quindi la comunità magica è troppo piccola perché vi sia un ministero norvegese, finlandese, svedese, danese. 

Fatte queste premesse, vi lascio al capitolo!

 
***
 
Capitolo 1 - In viaggio per l’Inghilterra

 


 

Durmstrang, da qualche parte nel nord Europa, 23 settembre 1979


 

Il refettorio di Durmstrang è immerso in un silenzio militare. 

Tra le alte pareti di pietra, fin sopra la volta percorsa da travi di legno, vi è solo l’eco dei passi del preside Karkaroff che attraversa la sala con lo sguardo dritto avanti a sé, il mento sollevato e il passo veloce. 

Troppo veloce per non tradire una certa ansia.

Rhaenyra ha imparato molte cose da bambina, prima di partire per l’Istituto di magia di Durmstrang, e una di queste è stata proprio osservare chi la circonda. Ricorda ancora quando suo padre, Viserys Targaryen, a capo dei maghi danesi, le ha chiesto di servire la birra durante le riunioni con i maghi del concilio ristretto, quelle che servono per definire la linea danese da portare nel governo di Scandinavia. Nel corso di quelle riunioni, ha avuto il privilegio di ascoltare e scoprire cosa muove gli uomini, quali tasti sono da premere, quali da evitare. 

Ha imparato a mantenere le distanze e farsi rispettare grazie alla sua abilità nel duello e quell’innato rapporto con i draghi. Il suo Grugnocorto Svedese, Syrax, è affidato alle cure del Guardiacaccia della scuola e lei approfitta di ogni momento libero per andare da lei e prendersene cura, o approfittarne per volare tra i fiordi fin sulle montagne dalle nevi perenni.

Il Preside osserva gli studenti con aria sprezzante, solo a chi reputa sufficientemente influente riserva un sorriso mellifluo che suscita ribrezzo agli occhi di Rhaenyra. “Benvenuti a un nuovo anno a Durmstrang,” annuncia con l’accento strascicato di chi ha origini nelle terre dei Rus. “Questo sarà un anno molto speciale.” Gli occhi neri gli si illuminano di una gioia che turba Rhaenyra, perché è foriera di cattivi presagi. In lontananza, il grido di Syrax si disperde tra i fiordi.

“La Confederazione Internazionale dei Maghi ha indetto un’edizione speciale del celebre Torneo Tremaghi. La scuola di Hogwarts ospiterà il torneo e tre concorrenti per ogni scuola si sfideranno in prove di magia. Partiremo alla vigilia di Samhain utilizzando la nostra nave.”

Per Rhaenyra è istintivo cercare con lo sguardo Criston, non si sorprende a vederlo a fremere d'impazienza. Dall’altro lato della sala, Harwin sorride con una luce negli occhi che denota la sua voglia di mettersi alla prova. C’è una differenza tra i suoi compagni di scuola, che solo chi li conosce bene e ha condiviso con loro intere giornate nella sala dei duelli può cogliere: Criston è mangiato dall’ambizione di dimostrare il proprio valore, mentre Harwin ha l’orgoglio di chi lotta per dimostrare a sé stesso che i limiti sono fatti per essere superati. 

Un mormorio eccitato inizia a serpeggiare tra le pareti di pietra. Karkaroff batte il suo lungo bastone di legno intarsiato da rune per terra, richiama le attenzioni degli studenti fin troppo eccitati. “Potranno partecipare solo gli studenti che il 31 ottobre saranno maggiorenni,” precisa, “Il Torneo Tremaghi ha versato un ingente tributo di sangue nel corso della sua storia e vogliamo che solo i più abili siano in grado di partecipare.” 

La delusione si diffonde tra gli studenti e, grazie al silenzio sgomento che segue, il preside passa alla tradizionale divisione degli elementi. “Come tutti gli anni, partiremo dal settimo anno e poi andremo a scendere fino ai nuovi arrivati del primo anno. Man mano che sarete assegnati all’elemento che vi domina, andrete sotto lo stendardo con la runa che lo rappresenta, raggiungerete i Direttori che vi condurranno nelle rispettive torri, vi sistemerete e vi preparerete per la cena.” Socchiude gli occhi e precisa: “In silenzio.”

I primini, delusi dal dover attendere il loro turno, si zittiscono terrorizzati; è solo il primo assaggio della disciplina che impartisce Durmstrang e della pazienza che richiede ai suoi studenti. Rhaenyra lo ha imparato nei sei anni passati.

“Cole, Criston.” 

Il suo compagno di duelli avanza con aria baldanzosa verso il cerchio magico che ha tracciato il professor Karkaroff, accanto alle rune disegnate con i quattro elementi della natura, simboli alchemici e magici. Criston si china per terra e vi posa la bacchetta e attende il responso. Il legno di acacia vibra e il nucleo di corda di cuore di drago si sposta verso la runa della terra. Criston si volta verso di lei e Rhaenyra ha la conferma che nemmeno quell’anno saranno compagni di dormitorio. Alcuni studenti incolpano le bacchette per l’elemento che li predomina, ma la verità è che è la magia del mago e della strega che ha alimentato il nucleo che indirizza la scelta. C’è un legame ancestrale con la magia antica della natura in ciascun mago e il nucleo della bacchetta è in grado di coglierlo. 

Ci sono quattro torri, in corrispondenza dei quattro punti cardinali, ciascuno predominato da un elemento. Ogni anno, la bacchetta porta lo studente verso l’elemento predominante della propria natura e questa predominanza può variare sulla base delle esperienze, delle scelte e del percorso di crescita che ciascuno di loro fa nell’Istituto dove viene insegnato a conoscere gli elementi e la propria natura. Così, è raro che uno studente trascorra tutti gli anni di formazione in uno stesso dormitorio. Raro, ma non impossibile e Rhaenyra lo sa bene, dopo aver trascorso ben sei anni sotto l’elemento del fuoco.

“Strong, Harwin.” 

Rhaenyra osserva il suo compagno di duello avanzare, si scambiano un sorriso e una leggera morsa le stringe lo stomaco. 

Il legno di cedro di Harwin si muove, vibra e la bacchetta rotola fino alla runa dell’aria. C’è un po’ di delusione nello sguardo di Harwin, ma le sorride fiducioso. Dopo tutto, per lui non è mai stato un problema gestire la distanza. In lontananza, Rhaenyra coglie del sollievo nello sguardo di Criston, geloso del legame che sta nascendo tra lei e Harwin, della loro intesa muta e della stima reciproca.

“Targaryen, Rhaenyra!” Karkaroff la chiama a voce alta e Rhaenyra stringe la sua bacchetta di ebano. Il crine di unicorno emette delle flebili scintille mentre lo posa nel cerchio magico. Sono pochi istanti prima che la bacchetta rotoli verso il segno del fuoco - come gli anni precedenti - ed emetta una fiamma rossa che lascia sorpresi tutti gli studenti. Karkaroff le rivolge uno dei suoi sguardi melensi e le sussurra un: “Notevole, signorina Targaryen.”

Rhaenyra si limita a un inchino, recupera la bacchetta e torna al suo posto. Dicono che nei Targaryen scorra fuoco e sangue, i suoi sette anni di Durmstrang hanno confermato questa voce che gira.

 

***

 

Mar del Nord, 30 ottobre 1979

 

La nave della scuola è salpata, Criston si avvicina a Rhaenyra con la speranza di non essere allontanato. “Hai realmente intenzione di partecipare al Torneo Tremaghi?” le domanda prendendole le mani e stringendole tra le sue in modo che Harwin Strong osservi bene la scena. 

“Non credo di aver molta scelta.”

“Ce l’hai! Potremo goderci tutto l’anno come se fosse una vacanza in Inghilterra, potremmo pensare di rimanere lì! Ho sentito che il Ministero della Magia inglese offre posti ben remunerati anche per gli studenti stranieri! Potremo essere felici!” Le mani di Rhaenyra si sfilano dalle sue e lo sguardo di lei è tagliente come una spada. 

“Non posso lasciare la Danimarca! Mio padre aspetta il mio ritorno per introdurmi al Governo e tu vuoi che vada a servire un governo straniero?”

“Ma sarai libera!”

“No, sarò solo una schiava sotto un’altra bandiera! Io non sono nata per essere un’impiegata, ma per guidare il mio popolo!” ribatte scaldandosi, rivendicando tutto quello che nei mesi passati sembrava ripudiare. Criston scuote la testa smarrita, si sente sprofondare e un senso di panico l’assale mentre la rabbia per quel rifiuto avvampa nel suo animo. “E rischieresti la tua vita per dimostrare il tuo valore a dei rozzi contadini, a viandanti e criminali?”

Lo schiaffo lo colpisce in pieno volto e il sorriso sarcastico di Harwin in lontananza ne aumenta il dolore. “Non osare parlare male del mio popolo! Mai più!” Rhaenyra alza la testa e ritorna sottocoperta. 

Criston si sente sconfitto e vorrebbe rimangiarsi tutto, ogni parola, tornare a occupare il posto di amico e confidente fidato. Lasciare che sia lei a giocare con la sua vita. Sa che la terra, con la sua concretezza materica, finisce per spegnere il fuoco o per venirne bruciato. Sospira mentre osserva il mare e, mai prima d’ora, si è sentito tanto solo e sperduto.

“Due di picche, Cole?” sghignazza un ragazzino del quinto anno, Baratheon se non ricorda male. Criston lo osserva e Blackwood, un altro ragazzino del secondo anno, gli suggerisce di lasciarlo perdere, ché è un idiota. Criston però non vuole far la figura del debole, è già stato umiliato abbastanza e far passare la voglia di ridere a Baratheon gli sembra un ottimo modo per sfogarsi. Così, tira fuori la bacchetta e lo solleva in aria fino a portarlo sull’acqua.

Blackwood ride, ma Criston non è contento del terrore che inizia a comparire nello sguardo di Baratheon. Così, lo avvicina al pelo dell’acqua e il viso di quello stronzetto si bagna per le onde mentre urla di terrore.

“Fossi in te terrei la bocca chiusa,” ride Criston. “Rischi di bere acqua di mare!”

Baratheon urla e si dimena, Blackwood ride e Criston si unisce a loro mentre solleva su e giù la sua vittima. La mano gli sfugge per un istante e la testa di Baratheon finisce sotto la soglia dell’acqua. Il volto riemerge rosso per lo sbalzo di temperatura con l’acqua gelida.

“Adesso basta!” La magia di Igor Karkaroff riporta Baratheon sulla nave e immobilizza Criston. “Mi meraviglio di lei, signor Cole! Dovrebbe conoscere i limiti e, soprattutto, come vendicarsi senza lasciare tracce!” Sibila velenoso, irritato per essere stato disturbato dal consiglio con i docenti.

Criston mormora scuse, si inchina, ripete che non accadrà mentre la vergogna l’assale insieme al terrore di aver rischiato di vedersi vietata la partecipazione al torneo. Non sa come sia possibile, ma la sua lealtà a Karkaroff ha prodotto qualcosa di buono se non ha ricevuto altro che una lavata di capo seguita da un perdono magnanimo. Molti altri hanno avuto punizioni ben più gravi per aver infranto le regole, figurarsi per aver messo in pericolo la vita di uno studente, persino di uno stronzo come Baratheon.

 

***

 

Harwin non sa cosa sia accaduto di preciso tra Criston e Rhaenyra. O meglio, lo immagina, sebbene una parte di lui non voglia nemmeno provare a pensare certe scene che la mente gli propone. 

Il viaggio è stato lungo e la frustazione di Criston lo ha reso ancora più intollerabile. Insieme a un paio di compagni di Durmstrang, ha dovuto sedare un paio di risse che hanno rischiato di scoppiare. Il preside Karkaroff ha persino minacciato Cole di rispedirlo a Durmstrang se si dovesse ripetere in un comportamento indegno. Ha altresì suggerito di risparmiare la rabbia per il Torneo Tremaghi che, si sa, le streghe amano da sempre i valorosi cavalieri.

Harwin non sa quanto sia valoroso, ma capisce Rhaenyra, sa cosa vuol dire essere il primogenito e avere il peso del proprio nome sulle spalle. Né lui né Rhaenyra sono liberi come Criston che ha il lusso di poter disegnare il proprio destino.

Sospira guardando il mare. 

L’Inghilterra è vicina e presto vedranno la sagoma della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, ha annunciato il preside Karkaroff mentre tirava fuori la mantella per le cerimonie importanti e si lisciava la barba scura scrutando l’orizzonte. 

“Nemmeno quest’anno saremo nella stessa torre,” scherza Rhaenyra mentre gli si affianca. La divisa rossa di Durmstrang le sta di incanto, si trova a pensare. 

Harwin sorride e la imita nel poggiare i gomiti sul bordo della nave mentre osservano l’orizzonte. “C’è stato solo il primo anno e poi niente più.” Ridacchia nel ripensare a quando erano solo due primini che si inseguivano per improvvisare delle battaglie di cuscini nel salotto comune della torre del fuoco. Dopo il primo anno, Harwin ha visitato la terra, ha trascorso due anni nella torre dell’acqua, e quasi credeva di aver trovato il proprio elemento, salvo venire scelto per tre anni consecutivi dalla torre dell’aria. Forse perché sospira sempre, gli ha fatto notare suo padre. Forse perché è veloce come il vento, si è ritrovato a pensare. “Sai, non vorrei dire, ma l’aria non è poi così male come elemento,” le fa notare.

“Ah, sì? E perché?” 

“L’aria sorregge i draghi e… ne alimenta il fuoco,” le fa notare con un sorriso complice. Il rossore sulle guance di Rhaenyra è interrotto dall’urlo che annuncia l’arrivo a destinazione. Sono costretti a tornare sottocoperta, avviare le procedure di immersione per poi ritrovarsi nel mezzo di un loch scozzese, così diverso dai loro fiordi.

Il professor Silente, il preside di Hogwarts, è un mago celebre che li accoglie con aria benevola, seguito da uno stuolo di professori e studenti curiosi. Harwin controlla le uniformi dei suoi compagni di torre, sistema quelle di un paio di studenti e attende il segnale per scendere dalla nave. In file ordinate, scendono a terra verso la scuola che li ospiterà.

Dentro la mensa, che gli studenti di questa scuola chiamano Sala Grande, intravede suo fratello minore, Larys Strong. Ha una menomazione al piede che gli ha reso impraticabile poter conformarsi all’educazione rigida di Durmstrang, così la famiglia ha deciso di iscriverlo a Hogwarts. Larys ha la cravatta verde argento della casa di Serpeverde, gli sorride con un fare misterioso e, per la prima volta, Harwin gli legge una luce sinistra negli occhi.

Hanno appena preso posto lungo le panche sotto degli stendardi rosso e oro che hanno un leone rampante che ricorda lo stendardo dei Lannister, quando la Sala Grande si riempie degli studenti di Beauxbatons. Harwin scorge lo sguardo emozionato di Rhaenyra che picchietta sul suo braccio e gli indica due ragazzi dai lunghi capelli argentati. “Sono i miei cugini: Laena e Laenor!” esclama allegra. Alza lo sguardo verso di lui e gli dice: “Scommetto che anche loro vorranno cimentarsi nel Torneo, sono combattenti molto valorosi! I Velaryon sono duchi dei Franchi e il posto da cui provengono è semplicemente incantevole.”

Harwin si limita a un sorriso mentre scaccia pensieri che, inevitabili, gli balzano alla mente. Il figlio di uno jarl, ancorché primogenito, non potrà mai ambire alla figlia del capo dei Danesi. Eppure, la sintonia e l’affinità che provano quando sono insieme, Harwin non l’ha mai provata e se c’è una donna per cui vale la pena smuovere le montagne e scardinare regole secolari, quella è proprio Rhaenyra. 

L’aria alimenta il fuoco, ma ne è consumata, gli ricorda una voce nella sua mente che assomiglia troppo a quella di Larys. Alza lo sguardo, gli occhi scuri di suo fratello lo stanno scrutando dal fondo della sala e un brivido sinistro gli scende lungo la schiena.

Si sorprende quando lo incontra intento a infilare il proprio nome dentro il Calice di Fuoco. Harwin lo saluta e poi, insieme a Rhaenyra, affida il proprio nome al giudizio di quell’artefatto intriso di magia antica. Attendono che Criston Cole adempia alla sua chiamata con l’aria di chi vuol dichiarare guerra al mondo. 

Rhaenyra ride, sdrammatizza, mentre li invita a bere una pinta di birra a bordo della loro nave insieme agli altri compagni. Sono una squadra, dopo tutto, e dovranno portare onore e gloria a Durmstrang.

 

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Capitolo 2
*** La prima prova ***


Capitolo 2 - La prima prova




 

La nave di Durmstrang oscilla, non a causa delle placide onde del Lago Nero, ma per l’agitazione che pervade i suoi abitanti. Da quando Karkaroff ha lasciato trapelare che sarà un solo campione a dover affrontare una creatura magica pericolosa, i Campioni hanno i nervi a fior di pelle. 

“Non è una prova per una fanciulla,” sentenzia Criston Cole.

“Non è nemmeno una prova per un ragazzino,” afferma Harwin. Rhaenyra li osserva in silenzio e dentro di sé sa che non è compito per un uomo, che un Basilisco è una creatura potente e velenosa e, da che mondo è mondo, il veleno è un’arma da donna. Li lascia discutere, sperando che si mettano fuori gioco con le loro mani e inizia a ponderare perché non possa fare lei da sola le tre prove che quei due sono un fardello più che un vero e proprio aiuto.

Scende sulla riva a passeggiare per distogliere l’attenzione dal caos e lì incontra suo cugino Laenor nell’elegante divisa celeste di Beauxbatons. “Sarai tu il prescelto per la prova?” 

“Questo discorso è il motivo della mia fuga dalla carrozza: Laena e Joffrey cercano di raggiungere un accordo. Ognuno vuole essere il prescelto.”

“Curiosa coincidenza, Laenor, è lo stesso motivo che mi ha condotto qui a riva. Ti va di fare due passi?” Il cielo di Scozia cambia rapidamente i colori e il grigio del pomeriggio ha lasciato il posto a un rosso mozzafiato che i fiordi, già immersi nella notte polare, possono ricordare con nostalgia. Rhaenyra credeva di dover attendere l’equinozio di primavera prima di rivedere una simile luce.

“Ho saputo che ti sei distinto nel torneo delle Stepstones,” gli rivela per far conversazione. 

“Suppongo sia stato zio Daemon.” Laenor è sempre stato perspicace e se non abitasse così distante, se non fosse l’erede di un regno di mare e lei intenzionata a rimanere in Danimarca, forse potrebbe prenderlo in considerazione come marito. Certo, non le è mai sfuggita la natura del suo legame con Joffrey, ma chi lo dice che il matrimonio deve fondarsi sulla passione carnale e non sul rispetto reciproco? A volte, un alleato è meglio di un amante, si trova a pensare cinicamente.

Camminano in silenzio, l’uno al fianco dell’altra mentre il sole cala e il tramonto cede il posto all’imbrunire. La voce di Madame Maxime, la preside di Beauxbatons, interrompe il loro peregrinare senza meta, richiama Laenor ai suoi doveri di campione Tremaghi e si promettono di rivedersi l’indomani, nella tenda prima della prova.

Rhaenyra raggiunge Harwin e Criston che, a giudicare dalle espressioni torve, non hanno raggiunto alcun accordo. A lei va bene così, dopo tutto. Non ha la forza di combatterli e ne riconosce l’inutilità. Aspetta che si sfiacchino e si logorino a vicenda. Dopo, si farà avanti e risalterà per prontezza e lucidità. A corte le direbbero che è ciò che fanno le donne, che il loro compito è guidare quando il reggente è distratto o impedito, e che esistono regine pronte a trasformare Re valorosi in omuncoli inoffensivi, a tenerli impegnati con la guerra, lasciandole libere di tessere la loro rete di potere. Rhaenyra, però, non ha mai avuto bisogno di ricorrere a simili mezzi, anche se sarebbe sciocco non approfittarne assecondando gli eventi e una rivalità continua.

La cena scorre tranquilla, seduti al tavolo dei Serpeverde, a discutere con Larys Strong, il fratello minore di Harwin, tra i Campioni di Hogwarts. “Avete deciso chi parteciperà alla prima prova?” sonda Harwin.

Larys osserva il fratello sottecchi e un sorriso obliquo gli affiora sul volto. Sospira e con un tono di voce lento e calmo, quasi ipnotico, spiega: “Il Calice di Fuoco ha selezionato i Campioni di Hogwarts valorizzando tre capacità differenti: Tyland Lannister di Grifondoro è certamente noto per la sua nobiltà e il coraggio, io della Casa di Serpeverde posso non essere forte, ma sono certamente il più astuto della scuola, e infine Arryk Cargyle di Tassorosso che è perfetto per il lavoro sporco.”

“Lavoro sporco?” domanda Criston colpito.

“Sì, la manovalanza, sai, le cose per cui non vale sporcarsi le mani.”

“Praticamente, il ruolo di Harwin,” scherza Criston attirandosi un’occhiataccia e una gomitata nel fianco da Harwin. Rhaenyra nasconde dietro un calice di succo di zucca il disappunto per quelle punzecchiature che si ripercuotono a oltranza.”

“Se c’è qualcuno che fa il lavoro sporco a Durmstrang,” interviene, “quella sono io. Dopo tutto, vengo da una zona di zotici e contadini, no?”

“Rhaenyra…” la invoca Harwin, “non ho bisogno di essere difeso.”

“No, ma la verità deve essere detta. Sei solo troppo nobile per dare a Criston ciò che si merita.” 

“Scusatemi.” La discussione viene interrotta dall’arrivo di uno studente del quinto anno. “Il preside vi vuole vedere nella nave.” Sono costretti a congedarsi da Larys e a Rhaenyra non piace lo sguardo di sufficienza che rivolge a tutti loro, ha la sensazione che stia cercando di rendersi inoffensivo mentre è un concorrente letale come il veleno. Ha i brividi mentre esce dalla Sala Grande e l’aria rarefatta lascia il posto a quella fresca dell’atrio per poi diventare gelida all’esterno. Harwin le prende la mano, le offre il braccio e con la bacchetta lancia un incantesimo respingente per la pioggia che copra perfettamente loro due. Criston Cole li segue con il capo chino e l’aria torva.

Karkaroff li aspetta ancora più cupo, se possibile, in una stanza avvolta dal fumo della sua pipa. Rhaenyra assottiglia lo sguardo e percepisce la tensione del preside che domanda ansioso: “Avete deciso chi sarà il campione della prova di domani?”

“Non è poi così diverso da un drago. Ci penso io.” Rhaenyra anticipa Harwin e Criston e lascia la stanza prima che possano prendere parola. Attraversa gli stretti corridoi di legno consunto; quella nave deve aver visto molteplici viaggi. Gira voce che i primi navigatori siano stati Vichinghi diretti in Islanda. 

Tira un sospiro di sollievo quando si chiude nella sua cabina personale. Nel baule di cuoio con impresso a fuoco il simbolo della sua scuola, fruga tra le sue cose, rinviene una scatola di legno in cui dentro sono ordinatamente conservate le sue pozioni. Ha avuto cura di portare con sé una boccetta di Pozione Calmante, in grado di garantirle un sonno privo di sogni. Il suo corpo ha bisogno di ricaricarsi in vista del Torneo e non può permettere alla sua ansia di mettere i bastoni tra le ruote.

I problemi non si rimuovono con le pozioni, le diceva sempre sua madre, Aemma, e Rhaenyra, ogni volta, le rispondeva, forse avete ragione, madre, ma per lo meno si possono neutralizzare per un po’. Sorride nel ripensare a quel dialogo mentre la mente si ottenebra e lei scivola nel sonno.

L’indomani si sveglia di buonora allegra e con le idee chiare su come affrontare la creatura. La soffiata di Karkaroff le ha dato il tempo di prepararsi e perfezionare la sua strategia. A colazione Harwin la osserva in silenzio e le sussurra: “Dovrei andare io.”

“Harwin, sul serio, so come fare.” 

Criston non parla, si limita a divorare uova strapazzate e aringhe con aria torva, a Rhaenyra dispiace di aver perso l’amico di un tempo, l’avverte come una sconfitta. Le cose potevano andar meglio, se solo Criston si fosse mostrato ragionevole. Continua a dirsi che, forse, lasciata sbollire la delusione, ci possa essere spazio per il perdono e la riconciliazione.

Posa una mano sulle spalle di entrambi i ragazzi. “Vado a prepararmi nella tenda, mi augurate buona fortuna?” I due studenti si guardano sorpresi, a ricordarsi di un tempo in cui loro tre riuscivano ad essere anche amici, prima che il desiderio e alcuni incastri impacciati alterassero il loro equilibrio. Se c’è una strada per ricucire i rapporti e superare le difficoltà, suo padre le ha sempre insegnato che val la pena di esplorarla. Così li ringrazia e poi saltella verso la tenda.

Oltre la soglia di stoffa, Rhaenyra si sorprende nell’incontrare il profilo elegante di sua cugina Laena, campionessa di Beauxbatons, e l’ombra smilza e inquietante di Larys Strong, il fratello di Harwin. Sono loro i prescelti per affrontare la prima prova.

Rhaenyra constata che tutte le scuole hanno seguito la medesima strategia: non è la forza bruta che piega il Basilisco, ma l’astuzia e il sangue freddo che, spesso, nei maghi più impavidi manca. Inoltre, vuol dire che ogni scuola ha avuto la soffiata. I docenti non esiteranno ad avvantaggiare i propri studenti nel corso del Torneo.

L’ordine estratto dal funzionario del Ministero della Magia prevede che sia il campione di Hogwarts ad affrontare la prova. 

“Lei è l’unica figlia del più influente mago di Danimarca, cosa direbbe suo padre nel vederla esporsi a tale pericolo?” Una strega dai boccoli biondi e le labbra scarlatte le afferra per un braccio, schiocca la lingua e sfoggia un sorriso. “Rita Skeeter per la Gazzetta del Profeta.”

“Rhaenyra Targaryen. Mio padre è stato informato dalla mia partecipazione al Torneo ed è orgoglioso che il Calice abbia visto il mio valore.”

“Non pensa che possa morire?”

“Spero proprio di no, ma sono i rischi di ogni duello, no?” Rhaenyra scrolla le spalle e fa cenno a uno dei docenti di Hogwarts, una strega da un cappello a punta sopra un paio di occhiali rettangolari. La professoressa - McGranitt, le sembra che si chiami - afferra la giornalista e con un solo sguardo la invita ad accomodarsi fuori dalla tenda.

Il tempo sembra trascorrere sempre più lentamente, il boato del pubblico, le esclamazioni di paura e quelle di stupore si alternano fino a scoppiare in un applauso.

Segue il turno di Laena e Rhaenyra le augura buona fortuna mentre torna a sedere sulla brandina. L’applauso arriva dopo pochissimo tempo e Rhaenyra si augura che Laena abbia avuto una buona strategia.

“E ora, il campione di Durmstrang, Rhaenyra Targaryen!”

Rhaenyra sbircia l’arena e nota degli schermi oscuranti, potenziati da incantesimi complessi, che impediscono al pubblico di morire sotto lo sguardo del Basilisco. Mantiene lo sguardo fisso per terra, chiude gli occhi e con la bacchetta evoca una benda di seta nera che le oscuri la vista. Acuisce l’udito e si avventura nell’arena.

Il cuore le batte forte nel petto, sebbene il respiro abbia rallentato il suo ritmo. L’adrenalina ha potenziato i suoi sensi. Sa che il Basilisco è lì vicino, ha calcolato il percorso che la separava dalla creatura prima di rinunciare alla vista. L’animale porta fissato al collo un cilindro di piombo che sente tintinnare contro il petto coperto di squame nerastre. Un segnale perfetto per individuare il bersaglio e la bocca della creatura. 

“Reducto!” 

Rhaenyra manca il bersaglio, colpisce il Basilisco che sibila nervoso. Non serve il Valyriano antico, il Basilisco non risponde alla lingua dei draghi. Rhaenyra corre cercando di evitare la creatura che striscia veloce nella sua direzione. Sente il corpo del serpente scattare e, sebbene non sia un Basilisco particolarmente grosso, rimane decisamente letale. 

Così, Rhaenyra è costretta a nascondersi dietro una roccia per prendere fiato. Nel petto, il cuore le martella furiosamente ricordandole che nei duelli le cose possono andare diversamente da quanto ci si è prefigurato, e che non tutte le strategie possono funzionare. 

Respira. 

Deve tenere il panico lontano da sé e pensare che lei ha il sangue dei draghi, come le dice sempre suo padre. Fa un altro respiro profondo e si mette in ascolto. Il Basilisco è immobile, forse studia l’arena, forse l’ha notata ed è pronto a colpire. Sembra lontano e il pubblico è in silenzio. Solleva la benda per studiare il terreno e individuare l’obiettivo. Ne approfitta per prendere la mira mentre il Basilisco ha ucciso una povera civetta che ha avuto l’ardire di guardarlo negli occhi. 

“Reducto!”

Questa volta il colpo va a segno e il cilindro si stacca dal suo collare per poi rotolare sull’arena. Il Basilisco, però, si accorge dell’accaduto e solleva il capo di scatto, alla ricerca di un’altra preda per completare un misero pasto.

Rhaenyra si benda nuovamente ed esce allo scoperto. Individua il suo bersaglio e dalla tasca del mantello estrae una delle sue bombe soporifere. Credeva che le avrebbe usate in battaglia, mai contro una creatura inerme che condivide la stessa reputazione dei draghi.

“Non voglio farti del male,” sussurra mentre lancia contro il volto del Basilisco l’ampolla piena di polvere soporifera. Al contatto con il corpo dell’animale, la nuvola di polvere si allarga fino a coprire l’intera superficie dell’arena. Il respiro di Rhaenyra è protetto da un incantesimo Testabolla ed è solo quando sente il tonfo del corpo del Basilisco che Rhaenyra corre a recuperare il cilindro. Non ha idea di quanto possa durare l’effetto su una creatura di quelle dimensioni, così, afferra il cilindro di piombo ed esce dall’Arena mentre il pubblico esulta in un boato.

Appena fuori, nella tenda dei campioni, Harwin la stringe a sé lasciando cadere la paura che lo ha attanagliato. È coperta di polvere e sudore, ma questo sembra non importare. Rhaenyra cerca con lo sguardo Criston, si scambiano un sorriso e lei si lascia abbracciare. 

“Ho avuto paura che potesse succederti qualcosa,” le confessa. 

Rhaenyra gli solleva il viso e sorride: “Ora è finita.” 

Il momento viene interrotto da Karkaroff che irrompe nella tenda urlando: “È uno scandalo! Questo Torneo è truccato!”

“Non mi spingerei a simili accuse!” esclama il preside di Hogwarts, il professor Silente. La sua statura si erge autorevole e Karkaroff, in confronto, sembra rimpicciolirsi sempre di più.

“Mon dieu, che cosa è accaduto?” è la domanda sconcertata della preside di Beauxbatons. 

“Dovresti saperlo, Maxime!” l’accusa Karkaroff! “Proprio tu fai l’innocente?”

“Laena ha fatto una prova impeccabile, l’avete vista tutti,” commenta incredula. Albus Silente annuisce e le sorride benevolo: “Proprio così, Laena è stata bravissima e i punteggi sono meritati.” Rhaenyra osserva la scena a disagio, il preside di Hogwarts se ne accorge e le dice: “Signorina Targaryen è stata molto brava e creativa, ma ha sbagliato la mira del Reducto e questo ha leggermente inciso sul suo punteggio facendola arrivare terza, ma ha due punti dal campione di Hogwarts e il Torneo è appena iniziato. Sono certo che i suoi compagni di Durmstrang sapranno recuperare la distanza nella seconda prova.”

Harwin e Criston annuiscono. In quel momento, i punti non contano, importa solo che loro tre sono insieme, e vivi.

 

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Capitolo 3
*** È solo uno stupido ballo ***


Capitolo 3 - È solo uno stupido ballo






Scemata l’adrenalina della prima prova, gli studenti delle tre scuole sono stati contagiati dall’agitazione da ballo. Ognuno cerca una dama, o un cavaliere, e non è insolito assistere a scene del tutto ridicole. 

Improvvisamente, le ragazze, che prima giravano sempre in gruppo, sono diventate solitarie e trascorrono il poco tempo libero a fissare il Lago Nero, a fingere di leggere nei cortili della scuola, solo con la speranza di essere avvicinate e scelte da qualcuno.

Rhaenyra non è mai stata abituata ad essere scelta, lei sceglie, e persino suo padre è dovuto venire a patti con questa verità. Così, mentre passeggia mano nella mano con Harwin per i prati della scuola, gli domanda: “Hai già deciso con chi andare al ballo?”

Harwin sorride, la osserva ed è incredibilmente perspicace nel risponderle: “In realtà vorrei andare al ballo con te, ma dalla domanda che mi hai fatto, temo che ciò non sarà possibile. Tu con chi andrai?” Rhaenyra sospira, si ferma per guardare negli occhi il suo compagno di scuola. Le loro mani sono ancora intrecciate e gli occhi scuri di Harwin, il suo sorriso gentile, le fanno sobbalzare leggermente lo stomaco. Harwin è bello nella sua divisa scolastica, il rosso dell’uniforme e il mantello bordato di pelliccia lo rendono simile a un valoroso cavaliere. Rhaenyra si avvicina a lui e si solleva sulle punte per incontrarne le labbra che prontamente ricambiano il bacio con solerzia. “Sei l’unica persona che sembra capirmi perfettamente.”

“Eppure, comprenderti non è sufficiente,” le fa notare. 

Rhaenyra scuote la testa. “No, Harwin, sarei felicissima di presenziare al ballo con te, ma che immagine daremo dell’Istituto di Durmstrang se due campioni si chiudono a riccio? Non siamo nella posizione di poter pensare ai nostri interessi… E poi… ti confesso che sono preoccupata per Criston.”

“Sei ancora attaccata a lui?” C’è un po’ di risentimento nella voce di Harwin e di sorpresa. Rhaenyra scuote la testa. “No, mi ha delusa grandemente con quelle sue sciocche richieste e la sua insistenza nel corteggiarmi, ma è un Campione Tremaghi e deve portare a termine una prova. Non possiamo stuzzicare il suo lato irascibile. Al momento, dobbiamo essere un fronte compatto.”

“Quindi si tratta di politica e di strategia, come sempre.”

“C’è qualcosa in questo mondo magico che non sia politica e strategia? Ricordi la nostra posizione?”

“Sì, a differenza di Criston, non sono uno sciocco idealista. Con chi pensavi di andare al ballo, allora?” le domanda cingendole la vita e attirandola a sé. Rhaenyra poggia la schiena e la testa contro il petto di Harwin, si lascia stringere in quell’abbraccio e si gode i baci che il suo compagno di scuola le posa sulla guancia (sa che se lo definisse ragazzo la sua fermezza inizierebbe a vacillare). 

“Pensavo di chiederlo a mio cugino Laenor.” 

Harwin sorride, la tensione dei muscoli si rilassa e l’abbraccio si fa meno possessivo, più languido. “Mi sembra che tuo cugino preferisca andare al ballo con il suo amico Joffrey, però.”

“E per le mie stesse ragioni non potrà farlo. Sarà un cavaliere politicamente perfetto e strategicamente complice.” Alza lo sguardo per incontrare gli occhi di Harwin che sorride nuovamente.

“Ti darebbe fastidio se lo chiedessi a tua cugina Laena?” le domanda. 

“Credo che Laena sia molto legata al fratello e a Joffrey, quindi, direi di no,” risponde Rhaenyra con un sorriso. 

Forse può funzionare.

***

Che sia Rhaenyra Targaryen a tirare le fila della loro vita, Criston Cole lo ha accettato da tempo. Di tutti gli studenti di Durmstrang è la più sveglia e sicuramente la sua mente strategica è stata forgiata dagli incontri politici a cui assisteva con il padre. 

Così, quando Rhaenyra gli propone che ciascuno di loro vada al ballo con uno studente di un’altra scuola, Criston pensa solo che è perfetto, perché se lui non avrà Rhaenyra, nemmeno Harwin l’avrà.

Inizia a guardarsi intorno: deve scegliere una dama che sia all’altezza della bellezza di Rhaenyra, in grado di suscitarne la gelosia e, perché no, magari regalargli anche una bella serata. Non una dama imbarazzante, e nemmeno una che si faccia strane idee, che, per colpa di qualche ubriacone dei suoi compagni di Istituto, Durmstrang ha una strana nomea. Ci tiene a mantenere l’aspetto e la rispettabilità che deve avere un mago valoroso, un Campione Tremaghi. Così, scarta quelle bruttine, anche quelle troppo appariscenti, ignora le bionde, ché non vuole pensare a quanto non sia Rhaenyra la sua dama e continua a riflettere.

Incontra la sua dama quando meno se l’aspetta: dopo una sessione di allenamento particolarmente intensa, mentre la sua uniforme da duello è sporca di fango ed erba e decisamente lui non profuma di fresco. Per qualche strana ragione, quella ragazza con l’uniforme di Hogwarts, splendidi capelli castani che le scendono in onde morbide lungo la schiena, si è fermata ad osservarlo. Criston le sorride e le fa un inchino, secondo il saluto formale che insegnano a Durmstrang. 

La ragazza non fugge e Criston le si avvicina. “Vi piacciono i duelli?” le domanda, usando il voi per sottolineare la sua cortesia.

“Non ho mai visto nessuno duellare in questo modo, siete molto bravo,” risponde la ragazza.

“Siete molto gentile, Miss…”

“Hightower, Alicent Hightower,” risponde imbarazzata. Le guance le si colorano di rosso e Criston la trova deliziosa: impeccabile, delicata, modesta, educata, bellissima. Soprattutto, impressionata dalle sue abilità. Alicent Hightower ha tutto ciò che serve per poter essere la sua dama per il ballo. “Perdonate la sfrontatezza, signorina Hightower, avete già un cavaliere per il ballo?”

“H-ho ricevuto delle proposte da alcuni compagni di scuola, ma non ho ancora accettato,” gli dice con un tono di voce che trema leggermente.

“In tal caso, mi fareste l’onore di accompagnarmi? Non sono molte le vostre compagne con una tale grazia nel portamento.”

Alicent sorride timidamente e china il capo. “Ne convengo, signor Cole, la vostra richiesta mi lusinga. Non credevo di essere all’altezza di fare da dama a un Campione Tremaghi, specie dopo quello che la Gazzetta del Profeta scrive sul vostro attaccamento a Rhaenyra Targaryen.”

“Lo sto chiedendo a voi, Alicent, non a Rhaenyra.” La vede tremare nel momento in cui pronuncia il suo nome e poi annuisce rapidamente. “D’accordo, sarà un vero onore, signor Cole.”

“Chiamami Criston, per favore.” 

Alicent sorride e Criston si sente come se una nuova vita stesse iniziando per lui. Forse, l’idea di rimanere in Inghilterra dopo la fine dell’anno e gli esami, non è poi così male e Alicent Hightower ha tutto ciò che potrebbe fargli dimenticare Rhaenyra e la sua freddezza.

***

La sera del ballo Harwin Strong indossa la sua veste da cerimonia nera sotto il mantello rosso della scuola, bordato di pelliccia. 

Si presenta fuori dal prato della carrozza dell’Accademia di Beauxbatons per incontrare Laena Velaryon. La strega è meravigliosa con i suoi ricci biondi e l’abito azzurro polvere che le fa risaltare l’incarnato.

“Siete un incanto, miss Velaryon,” le dice mentre esegue un perfetto baciamano.

“Rhaenyra ha sempre avuto buon gusto in fatto di cavalieri,” commenta la cugina mentre afferra il braccio che Harwin le porge. 

“Mi riferiscono lo stesso di voi.”

Laena ride e lo sguardo si posa su Laenor e Joffrey che stanno uscendo dalla carrozza. I due campioni di Beauxbatons scherzano e si scambiano sguardi come due fidanzati. 

“Vado a prendere Rhaenyra al punto di attracco della nave. Ci vediamo dentro,” avvisa Laenor mentre si congeda dalla sorella e dall’amico. Laena osserva la scena con interesse e poi procede con Harwin verso il castello. Joffrey li segue e racconta di aver invitato una ragazza di Tassorosso, di cui non ricorda il nome, ma che l’ha vista piangere perché il ragazzo che le piaceva le aveva preferito un’altra, così, si è offerto di accompagnarla.

“Queste convenzioni sociali sono assurde,” sentenzia Laena. “Ciascuno di noi è costretto ad andare ad un evento con qualcun altro.”

Harwin sospira paziente: “Credo che sia per via del ruolo di Campioni che ricopriamo, gli altri studenti sono molto più rilassati.”

“Forse, allora, avrei dovuto accettare l’invito di quel Lannister,” ridacchia Laena.

“E passare la serata a spostare le sue mani dal posto sbagliato?” 

“No, hai ragione. So di essere in buone mani.”

Joffrey alza un sopracciglio, Harwin si sente studiato come un oggetto da esposizione. Il ragazzo posa una mano sulla spalla di Laena e con un sussurro malizioso commenta: “Ottime, direi.” Harwin non sa come sia finito in quella situazione, ad essere il terzo incomodo, o l’oggetto di pensieri inopportuni, sa solo che Rhaenyra avrà molto da farsi perdonare per l’imbarazzo che questa situazione gli sta causando.

Dentro il castello, la Sala Grande è addobbata in modo incantevole. Le ghirlande di abete si sono tinte di neve. Le decorazioni con i colori delle case e le candele che fluttuavano creando un’atmosfera calda e accogliente hanno lasciato il posto al bianco delle nevi e all'argento dei ghiacci. Ci sono luci azzurre fluttuanti, altre dorate che riscaldano l’atmosfera e la rendono magica. Un gruppo di fate danza sull’albero e decorazioni incantate che riproducono la neve che cade. La volta della sala riproduce un cielo notturno, sereno, illuminato dalla Via Lattea. 

Harwin, come tutti gli studenti, è incantato dallo spettacolo e il suo sguardo è ancora più sorpreso nel momento in cui Rhaenyra fa il suo ingresso al braccio di Laenor Velaryon. Sono una bellissima coppia di campioni Tremaghi, deve ammetterlo.

“Signor Strong, permette una domanda per la Gazzetta del Profeta? Come mai la sua dama non è Rhaenyra Targaryen?”

“Sa che è una domanda inopportuna da formulare di fronte la mia dama, la signorina Velaryon?” risponde cortesemente. “Lo spirito del Torneo è quello di conoscere studenti delle altre scuole, cerchiamo di rispettarlo. Con permesso.” Stringe la mano di Laena e la porta via, prima che quella strega odiosa ponga qualche domanda scortese anche a lei. 

“Grazie, Harwin, lo apprezzo molto.”

“Non dirlo, Laena, la Skeeter è insopportabile. Avviciniamoci alla pista da ballo, tra poco dovremo aprire le danze. A proposito, prima che me ne dimentichi, non ti ho fatto i complimenti per la prova. Non era semplice affrontare un Basilisco, sei stata molto brava.”

“Anche Durmstrang ha fatto un’ottima prova, Rhaenyra è stata coraggiosa. Io non avrei avuto il coraggio di bendarmi.” Laena si volta verso l’ingresso della sala e stringe il braccio di Harwin. “Ma quello è…”

“Criston Cole,” Harwin completa la frase. Criston è entrato nella sala vestito con l’uniforme da cerimonia di Durmstrang tirata a lucido, i capelli scuri perfettamente acconciati e al suo braccio c’è una bellissima ragazza dai capelli castani che indossa un elegante abito di seta verde che le lascia scoperte le spalle. Ha l’incedere di una regina, tanta è la grazia nel camminare.  

“Buonasera, Harwin, ti presento la mia dama, la signorina Alicent Hightower,” dichiara Criston solennemente. 

“Molto lieto,” risponde, “suppongo che tutti voi conosciate Laena Velaryon che mi ha concesso l’onore di farle da cavaliere.”

“Difficile non conoscere una Campionessa Tremaghi, specie dopo la splendida prova che ha realizzato,” commenta Alicent.

“Anche mio fratello Larys è stato molto bravo, ne sono rimasto colpito.”

“Perché? Non pensavi che fosse in grado di affrontare un Basilisco per via della sua… menomazione?” Alicent si infiamma in un modo che Harwin ha visto solo con Criston. Cerca di spegnere ogni conflitto. “No, non intendevo questo, sono molto affezionato a mio fratello e so quanto sia un mago esperto e dotato di risorse infinite. L’arguzia, poi, è proprio la sua dote.”

“Danzerà anche, sapete? Con la signorina Arryn di Durmstrang. Dopo tutto, è questo lo spirito del Torneo Tremaghi.”

“Vedo che siete molto intima con mio fratello.”

Alicent gli rivolge uno sguardo oltraggiato. “Siamo compagni di Casa, non osare fare simili insinuazioni. Criston, per favore, andiamo a bere qualcosa prima che inizino le danze.”

Laena gli rivolge uno sguardo lungo e non appena i due si allontanano ridacchia: “Temo che tu abbia toccato un nervo scoperto. Povero Criston, si troverà un altro Strong come rivale.”

“Non ti nascondo che una parte di me ne è molto divertita. Raggiungiamo Rhaenyra, Laenor e Joffrey. La loro compagnia è decisamente più piacevole.”

Solo dopo aver dato il via alle danze, quando la festa entra nel vivo e le coppie si mescolano, Harwin è più che felice di alternarsi tra Laena e Rhaenyra, di concedere qualche ballo anche a quella Susie di Tassorosso che è sorpresa di trovarsi in mezzo a studenti di altre scuole in grado di farle dimenticare le delusioni d’amore. Almeno finché il ragazzo che l’ha fatta piangere non si presenta per chiederle un ballo e poi dileguarsi nel parco con lei. Da un’altra parte della sala, con gli studenti di Hogwarts, Criston danza con Alicent.

È una serata splendida, divertente, allegra e calorosa, come le feste di Yule dovrebbero essere. Quando gli studenti più giovani iniziano a rientrare nei loro dormitori, Laenor propone di arrivare fino alla carrozza di Beauxbatons dove ha una bottiglia di Firewhisky per continuare a festeggiare nei giardini. Possono creare una bolla riscaldante che impedisca loro di sentire il freddo. Rhaenyra e Laena acconsentono entusiaste, così come Joffrey. Harwin si accoda e mentre escono dal portone vedono Criston Cole congedarsi da Alicent Hightower con un baciamano e tornare verso la nave.

“Credete che dovremmo…”

“Non ci pensare proprio, Rhaenyra,” la blocca Laena. “Un soggetto così ci rovinerebbe la serata.” Laenor ridacchia divertito e Joffrey stempera: “Dai, andiamo a festeggiare.” 

Harwin segue con lo sguardo Alicent che torna verso il castello e gli spunta un sorriso quando intravede la sagoma inconfondibile di suo fratello, fermo sul portone, che allarga il braccio e accoglie la dama di Criston sotto la sua ala. 

“Andiamo a  festeggiare,” ridacchia, “c’è proprio bisogno di brindare.” 

Rhaenyra gli rivolge uno sguardo perplesso e Harwin le sussurra complice: “Più tardi ti spiego.” Proprio come il fratello, allunga il braccio e accoglie Rhaenyra. “È proprio una bella festa.”

“È solo uno stupido ballo,” ridacchia Rhaenyra appoggiando la testa contro la sua spalla.

 

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