Venice

di VickyDepp
(/viewuser.php?uid=99818)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 Venice ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Cent’anni ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Gucci ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Past ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. Violence ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. Don't forget to breathe ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Confronto ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. Do you really want? ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. Hurricane ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 Venice ***


Capitolo 1. Venice 

 

“Signor Leto, alloggia al hotel Exelsior del Lido di Venezia vero?” 

La voce del tassista gli risuonò talmente lontana che dovette scuotere leggermente la testa per riprendersi. Guardò dallo specchietto che aveva internamente la barca, in modo da ricambiare lo sguardo.

“Esatto, scendo direttamente all’imbarcadero”

Era talmente scollegato da se stesso che la sua stessa voce gli sembrava distante, come se appartenesse a qualcun altro.

Sarebbe dovuto scendere lì con la barca perché Alessandro aveva sapientemente avvisato i fotografi del suo arrivo fintamente a sorpresa. Avrebbe dovuto posare e indossare la sua solita maschera da ancor prima di toccare piede sulla terra ferma. 

L’ultima volta che era stato al Festival era una persona totalmente diversa. Non solo esteticamente (capelli corti, pochissima barba, giubbotto di jeans casual) ma anche dentro di sè. Era un periodo terribile nella sua vita privata, per questo mise tutto se stesso nel lavoro. All’epoca i Mars andavano fortissimo, aveva ruoli in film indipendenti ma acclamati dalla critica, non poteva mettere fuori il naso di casa che veniva acclamato ovunque. 

Era il 2009.

Nonostante quello, probabilmente era stato l’anno più buio della sua esistenza.

Non ha mai avuto una relazione importante se non quella con Colin. Si erano trascinati, feriti e amati per sei anni. Poi, proprio nel 2009, non ce la fece più. Non riusciva più ad amarlo di nascosto, ad essere la sua roccia nei momenti di sconforto, di portarlo sempre lui in rehab. Appena vacillò un solo secondo nei suoi sentimenti, Colin mise incinta una ragazzina. Quella gravidanza segnò la fine del loro rapporto, o almeno la prima volta che riuscirono a lasciarsi per più tempo, la prima volta che lui si decise a mettere un punto. La loro prima crepa troppo profonda per essere colmata dal sesso.

E poi? Cosa è successo?

Come si è trovato li, tredici anni dopo, invitato al festival non per una nuova brillante interpretazione, ma per una festa di Gucci? 

Perché l’unico che ancora lo considerava davvero era Alessandro?

Alessandro si era innamorato di lui praticamente subito, senza il minimo sforzo, adorandolo come una divinità. La cosa non fece che peggiorare la sua situazione, il suo distacco con gli altri, il suo sentirsi totalmente vuoto e sterile sentimentalmente.

Ormai sfruttava i suoi sentimenti sia per un tornaconto economico, sia per presenziare a degli eventi facendo scordare al mondo i brutti film fatti, il razzie awards e persino il fallimento della sua band. La sua vita era talmente in pezzi che guardava con nostalgia al Jared del passato, che credeva che perdere Colin fosse la fine di tutto e invece era solo l’inizio. L’inizio dei loro tira e molla, delle visite sempre più clandestine, dei sentimenti sempre più feroci che dolci. Ormai neanche più ricordava i sentimenti profondi che li legavano perché era da troppo che non li provava. 

Il taxi traballò vertiginosamente a causa di un mare un po’ agitato e fu come svegliato da un sogno ad occhi aperti. Cercò di essere più presente a se stesso così prese il cellulare e iniziò a scorrere sulla home di Twitter. Neanche il tempo di scorrere che gli uscì fuori il programma del festival del giorno dopo, il giorno della festa. Sapeva che doveva essere presentato il film di Harry Styles, erano entrambi ad essere i pupilli di Alessandro Michele e quindi testimonial Gucci, ma non aveva fatto molto caso all’altro film in concorso:  the banshee of inisherin. Girato in Irlanda. Cast: Colin Farrell.

Ebbe un sussulto talmente forte che anche il tassista si preoccupò, chiedendogli se fosse tutto ok.  

Cercò di mantenere la calma e cercare di non uccidere col pensiero e nell’atto pratico Alessandro. Era ovvio che sapesse della presenza di Colin. Lui sapeva tutto, gli aveva raccontato ogni cosa e sapeva che non voleva rivederlo.

Anche se all’apparenza sembrava più sicuro che mai della sua vita, nella realtà dei fatti era spaventato da una sua reazione se avesse avuto anche solo la lontana possibilità di rincontrarlo. Iniziò a sudare freddo e cercò di stare calmo: probabilmente l’amico aveva già avuto la delicatezza di non invitarlo. 

Forse. 

 

Fuori dal Exelsior Alessandro continuava a guardare l'orologio con impazienza. Sarebbe arrivato a momenti. Jared. il suo pupillo. Adorava vestirlo nelle maniere più stravaganti, adorava presenziare con lui a gala e party e posare con lui per tutti quei giornalisti smaniosi. A dire il vero, lo adorava e basta. Fin dal primo istante aveva provato per Jared un'attrazione irrefrenabile, poco importava il matrimonio, tutto quello che voleva era averlo. E ci era riuscito in parte. Aprofittando di lui, della sua debolezza, di quella strana fase della sua vita. Aveva conquistato la sua amicizia, al di là del loro rapporto professionale, avvicinandosi a lui in maniera piuttosto intima. Era stato semplice.

Ma c'era una cosa che ancora non era riuscito ad ottenere, una cosa che negli ultimi tempi bramava come non mai, quasi non facendolo dormire la notte. A quella cosa Jared ancora non aveva ceduto. Eppure nonostante ci avesse più volte provato spudoratamente, lo aveva sempre respinto con modi garbati, senza però mai allontanarsi da lui. Questo perchè, ne era certo, non era così indifferente, e soprattutto era solo, solo come un cane. Non aveva più niente, la band, la carriera, tutto era miseramente andato a rotoli negli ultimi anni. Un componente della band che se ne era andato, il fratello concentrato sulla famiglia, ruoli cinematografici sottotono e marginali, e lui che ormai era solo l'ombra di se stesso. Un'ombra che si aggirava sui vari red carpet vestito da pagliaccio, cercando di attirare con smorfie e gag i giornalisti che ormai iniziavano a snobbarlo. Un'ombra in cerca costante di attenzioni. Solo lui gli era rimasto accanto. Certo sapeva bene che l'amicizia che Jared ostentava nei suoi confronti era a sua volta interessata. Non fosse stato per Gucci, sarebbe probabilmente sparito totalmente dai media da un bel pezzo.

“Tesoro!" urlò quando il taxi si fermò di fronte all'hotel "Finalmente, ti stavo aspettando!" corse ad abbracciarlo, ma quello che ricevette in cambio fu una spinta ben assestata "Hey che ti prende, il viaggio sul mio jet privato non è stato di tuo gradimento?!”

“Mi spieghi che cazzo hai nel cervello?” 

Gli disse l’altro tra i denti mentre un addetto dell’hotel gli prendeva le valige, ovviamente firmate Gucci. 

Bloccò il ragazzo per una spalla, chiedendogli un programma cartaceo del festival, mentre lo stilista lo guardava perplesso.

Appena ebbe il programma tra le mani lo aprì al giorno 5 settembre.

“Non mi pare proprio che ci sia solo il film di Harry. Bugiardo del cazzo”

Gli lasciò il programma in mano e si avvicinò verso la reception, sperando di poter andarsene in camera sua e restarci fino alla sera successiva.

Alessandro alzò le mani in segno di resa. Accidenti, nemmeno si cricordava di quel bellimbusto di Colin Farrell! Non aveva proprio pianificato la sua presenza, figuriamoci pensare che i due potessero incontrarsi. Salutò con un sorriso di circostanza i giornalisti fingendo che fosse tutto a posto.

 "è stanco per il lungo viaggio, sicuramente questa sera sarà più ben disposto a fare qualche foto!" 

tagliò corto, entrando nella hole.

"Jay!" urlò correndogli dietro. Stava entrando in ascensore accompagnato da un facchino, e arrivò in tempo per bloccare le porte 

"Hey aspetta! Fuori tu, dammi le chiavi, penso io a lui" 

disse buttando letteralmente fuori l'uomo che stava accompagnando Jared nella sua stanza.

Le porte dell'ascensore si chiusero 

"Dai, non penserai davvero che l'ho fatto apposta! Non è neanche invitato al gala di Gucci, potreste non incontarvi mai!" 

cercò di rimediare 

"Sul serio, non vorrai rovinarti questi giorni di festa in questa bellissima città..." disse in tono calmo, accarezzandogli il braccio. Ah, che disdetta, non voleva certo indisporlo... però... ora che ci pensava, la presenza di Farrell poteva giocare a suo favore. Lui sapeva tutto del loro passato, Jared si era più volte confidato con lui riguardo al loro turbolento rapporto. Anche solo vederlo in fotografia causava a Jared una forte malinconia, uno strano malessere interiore, memore di un passato che mai sarebbe tornato. Poteva utilizzare quella condizione per farlo avvicinare a se ancora di più.... meschino da parte sua anche solo pensarlo, ma voleva quel ragazzo più di ogni altra cosa

 "Eddai Jay..." gli prese le mani sorridendogli amichevolmente

 "che ne dici, aperitivo sullla terrazza, e poi andiamo a provare l'outfit per stasera? Ho pensato ad un completo davvero originale per te, lascerai tutti a bocca aperta, come sempre"

Nel frattempo le porte dell’ascensore si aprirono, ad un passo dalla sua camera. Prese le valige e seguito dall’altro entrarono nella sua suite. 

Jared aveva uno sguardo vitreo e totalmente perso, Alessandro nel mentre gli parlava, ma lui proprio non riusciva a sentirlo, sentendosi totalmente travolto dai suoi pensieri e ricordi.

“Mi giuri che non ci sarà? Promettimelo ti prego.” Mormorò guardandolo quasi implorante.

“L’ultima volta che ci siamo solo visti è stato un disastro, lui era a un passo dalla rehab ma io almeno avevo ancora i Mars a cui aggrapparmi”

Sospirò stropicciandosi gli occhi, si sentiva la testa pesantissima.

“Vada per l’aperitivo ma dubito che berrò qualcosa di alcolico, la sbronza triste proprio non me la merito adesso”

Gli rispose, pensando fra se che se avesse potuto sarebbe voluto sparire in quell’istante. Buttandosi su un divanetto della stanza insieme all’altro.

“Non verrà al gala, conosco il nome di ogni singolo invitato e lui non è nella lista Jared, rilassati..." gli sistemò lascivamente i capelli dietro le spalle

 "andiamo, scommetto che una virgin colada ti risolleverà l umore!"

Leto sospirò per l’ennesima volta, annuendo con un cenno del capo,anche se sentiva uno strano presentimento. 

Si alzò dal divano e andò verso il bagno

“Mi do una sciacquata e ci sono, ma solo un cocktail eh!”



------------

 

 

 

 

Salve a tutti/e!

Ebbene, io e Lau_mckagan siamo tornate con una nuova ff a quattro mani. 

Questa è veramente LUNGHISSIMA, non ho idea se riusciremo a pubblicarla tutta, ma almeno la prima parte credo che sia degna di nota e di essere pubblicata, anche se ormai non so quanto efp sia frequentato, ci mancavamo da parecchio.

 

Per dare un po’ di contesto, io ho incontrato Colin il 5 settembre, stesso giorno della presentazione di Don’t worry Darling con Harry Styles, dove c’era anche Alessandro Michele. Avendo visto un po’ tutti questi personaggi insieme ho proposto a Laura questa finta festa di Gucci al festival di Venezia e questo fantomatico incontro, ovviamente mai avvenuto. Fa ridere pubblicarlo ora che Michele non è più il direttore creativo di Gucci, ma sembra fatto veramente di proposito con la trama che poi si svilupperà.

 

Altra piccola nota a margine, questa storia è stata scritta via email da due donne ormai adulte che hanno una vita abbastanza piena ahahah quindi come potete notare è praticamente scritta a PoV.

Io sono sempre Jared e Lau è sempre Colin, a turno ci siamo girate gli altri personaggi per comodità.

Quindi se notate cambiamenti di stile o punti di vista sapete perché.

Per il resto nulla, fateci sapere se vi piace che qui la strada è davvero lunga! 

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. Cent’anni ***


Capitolo 2.  Cent’anni 

 

Il viaggio era stato piuttosto stancante, ma ora nella sua camera in quel lussuoso hotel si era rintemprato, pronto per gli eventi di festa che lo attendevano in quei giorni. Si guardò allo specchio mentre si abbottonava la camicia. Era invecchiato. Poteva vedere qualche capello grigio tra la chioma fulva, qualche ruga di espressione di troppo, forse un po' di occhiaie. Sorrise. Beh, era invecchiato bene dopo tutto. Era più in forma ora che qualche anno prima, quando si era più giovane fuori, ma dentro... Dentro si sentiva vecchio di cent’anni. Ora invece aveva la forza di un ragazzino, la mente fresca e lucida come non lo era mai stata. Era soddisfatto di se stesso, della sua vita. Era felice. Uno stato d'animo che per anni non aveva conosciuto, anni bui e torbidi, dove si era perso. Ma ora eccolo, il Colin Farrell che voleva essere, l'aveva ritrovato. Tutta la sua vita ora aveva un senso. Non che fosse perfetta, ma era senza dubbio serena. Si sentiva appagato. La carriera andava a gonfie vele, e poi c'erano gli amici, quelli veri, la famiglia, e una compagna. In pochi lo sapevano, era sempre stato attento e riservato sulla sua vita privata. Sarah era una fotografa, si erano conosciuti su un set e avevano iniziato a frequentarsi di nascosto. Era una ragazza semplice, con il sorriso sempre ad illuminare il viso. Gli era piaciuta fin da subito, gentile nei modi, discreta, e bella. Lei lo aveva aiutato molto, aveva tirato fuori la parte bella di lui, l'aveva fatto di nuovo sentire in grado di provare qualcosa per  qualcuno, sciogliendo il gelo che aveva attanagliano il suo cuore per tanto tempo. 
"Colin sei pronto? Ci aspettano in terrazza" la voce di di Claudine spezzó il flusso dei suoi pensieri. 
"Ci sono, dici che dovrei mettere qualcosa di più elegante?" chiese lisciandosi la camicia bianca di lino, leggermente aperta sul davanti. 
La sorella alzò gli occhi al cielo

 "Colin è solo un drink di benvenuto, stai diventando noioso sai? Muoviti" rise dandogli una spintarella. 
Colin la prese sottobraccio, lei, la sua roccia. Claudine era molto più di una sorella, lei sapeva, lei l'aveva visto cadere all'inferno, e più volte l'aveva strappato via dalle fiamme.

 

 

Alessandro lasció che Jared si vestisse, oh la tentazione di sbirciare dalla serratura come un bimbo curioso era forte... Lo vide uscire e lo guardó alzandosi "per adesso non dico nulla, ma dopo una sistemata te la fai dare Jay..." disse guardandolo con quel completo che sembrava scelto un po' a caso, e la barba ancora incolta

 "dovresti tagliarla, il tuo viso è un piacere da vedere... Peccato nasconderlo" 

lo vide accigliarsi 

"lo dico per te tesoro... Sei così bello..." non capiva perché Jared quasi non si curasse più del suo aspetto. Lo si vedeva tirato a lucido solo nelle grandi occasioni, per il resto era sempre trasandato e mal vestito. Quella barba poi... Lo invecchiava, celava il viso angelico che tanti aveva fatto innamorare. Sembrava volesse nasconderlo apposta 

"Forza andiamo adesso, ho riservato un tavolo solo per noi, da li si gode di un panorama stupendo sulla città"

“Senza barba mi sembro un ragazzino e non mi va più. Per troppo tempo ho finto di essere più giovane  di quel che ero. Ormai ho superato i cinquanta, ma non è neanche una questione di numeri: mi sento vecchio di cent’anni” 

gli rispose, pensando che ogni volta che si guardava indietro vedeva talmente tante di quelle esperienze, quelle vite che lo avevano cambiato da non poter più pensare di dimostrare vent’anni. 

“Spero che la vista di questa città così malinconica mi possa rincuorare. Alla fine la malinconia ha bisogno solo di essere alimentata. Se la scacci diventi come me: vecchio e solo”

Non seppe nemmeno perché gli rispose così. Aveva praticamente ammesso di considerarlo neanche come amico in quella frase, ma era la verità. Alessandro ormai era diventato un mezzo, il suo mezzo per non cadere nel dimenticatoio dopo quegli ultimi anni fallimentari, un mezzo per restare aggrappato a quel mondo dello spettacolo che gli aveva dato tutto, ma lo aveva lasciato con niente in mano.

Eccola, la perenne malinconia negli occhi del ragazzo si fece più accentuata. Aveva ragione... Jared era ancora debole, tanto, per quanto avesse cercato di seppellirlo in quegli anni, Farrell era il suo punto debole "Non sei solo tesoro" sussurrò avvicinandosi, stringendolo subito in un forte abbraccio

 "ci sono io dai, lo sai che su di me puoi sempre contare... siamo amici, vero Jay?" si staccò da lui battendo le mani per smorzare la lieve tensione che si era creata 

"Forza su, la nostra virgin colada dovrà aspettare qualche minuto, tu ora vieni con me, qui in hotel hanno un servizio di coiffeur pazzesco! Sistemiamoci quei capelli, e leviamo quella barba... ci vuole un cambiamento, e quale modo migliore di mostarlo, se no qui a Venezia?! Parleranno tutti di te, e del tuo nuovo look!" 

sapeva di averlo in pugno, praticamente avrebbe potuto anche fargli di nuovo fare la cresta color melograno.

 

Sbuffò quando sentì l’altro insistere, ma sicuramente quella barba poteva essere fatta in modo migliore. Non l’accorciava da tantissimo tempo, perché in realtà a Los Angeles nessuno fa caso a te o come sei vestito per strada. In Italia è sicuramente diverso, è il paese della moda. Si prese i capelli tra le mani e notò effettivamente molte doppie punte. 

“Ok, hai ragione, una spuntatina ai capelli e accorciare un po’ la barba giusto per una ripulita ci sta: ma niente di più. Non voglio stare senza barba e senza capelli lunghi”

Ormai i capelli erano un suo tratto distintivo da anni, la gente si divertiva anche a paragonarlo a Gesù, poi ci era affezionato.

Sul fatto di essere amici non rispose tatticamente, ormai Gucci, Alessandro, il mondo della moda lo avevano totalmente stancato. 

Si era anche stufato di indossare quei completi assurdi, ma finché poteva stare al centro dell’attenzione l’avrebbe fatto, purtroppo era sicuramente il suo punto debole.

 

"Tu ascoltami e non te ne pentirai... sarai uno splendore"

Jared non fu molto contento in realtà, il parrucchiere calcò un po' la mano, sotto indicazioni di Alessandro. I capelli fino alle spalle, la barba curata e corta... a lui non importava però, poteva anche incazzarsi, ma sapeva che quello era ciò che la gente voleva vedere

 "Sei magnifico, stupirai tutti, capello da Gesù Cristo e barba da eremita ormai hanno stufato, lasciali a me, tu devi risplendere tesoro!" se fosse riuscito anche solo a mettere Jared più al centro dell'attenzione, a rilanciarlo un po', sicuramente ne avrebbe ricevuto la sua gratitudine 

"Ora andiamo o non ci sarà più nessuno da cui farsi vedere, forza... ai vestiti penseremo questa sera, dopo cena, ho un paio di idee interessanti per il gala di domani e vorrei mostrartele"

 

 

 

Colin Farrell fu accolto come un vero divo, questa volta nessuno lo schivava, non vedeva sorrisi di circostanza e strette di mano forzate. Aveva imparato negli anni a scansare i viscidi aprofittatori, e a non curarsi di chi sparlava alle sue spalle. Era una roccia, nessuno poteva più scalfirlo. Questa era una sua grande forza. Ora era rispettato, e chi lo voleva ad un party, ad un evento, lo voleva per davvero, e non solo perchè era costretto ad invitarlo. Aveva parlato con tutti, fatto foto, preso appuntamenti. Quella mondanità sana e pulita era così diversa da quella di un tempo. Ah, come si sentiva bene adesso... si godeva di una magnifica vista da lassù. Venezia era una città dal sapore magico, si ripromise di rimanerci qualche giorno in più dopo il Festival, per poterla visitare "La tua soda, con ghiaccio" prese con un sorriso il bicchiere che la sorella gli piazzò davanti.

"Grazie, mi ci voleva... a furia di parlare mi si è seccata la bocca"

"Se non sei stanco possiamo scendere dall'altra parte per delle foto nel salone principale, che ne dici? poi andiamo a cena... ah a proposito, per domani sera..."

"Ahhhh Claudine, non dirmi che hai preso un'altro impegno!"

"Perchè, avevi altro da fare Colin?"

"No! Ma dai... e che cazzo, volevo girare un po' la città, visitare qualcosa, volevo portarti in qualche ristorantino carino qua in giro..."

"Oh ne sono lusingata, ma sei qui per lavoro Coin, non per divertimento" ridacchiò vedendo la faccia scocciata del fratello

 "senti qui, Gucci ti ha invitato al gala di domani sera... tu ed altri, insomma, siete tra gli attori più imprtanti che calcheranno domani il red carpet, non poteva non invitarvi... avanti dai... "

Colin alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto come un bambino lagnoso 

"solo perchè sei tu... Gucci hai detto? Spero per te che non mi obbligheranno ad indossare uno di quei loro ridicoli completi" risero insieme prendendosi sotto braccio

 "muoviamoci con queste foto, ho una fame che sbranerei anche te!" scendendo dalla scalnata opposta verso il salone, si voltò un'ultima volta in direzione del terrazzo, e fu proprio mentre scendeva che intravide una figura che attirò la sua attenzione. Gli sembrava familiare.... era ormai lontano e di spalle, fu un attimo e subito la figura si spostò dal suo sguardo "Colin ti vuoi muovere?! Mi stai facendo cadere dalle scale!" 

"Oh scusa, arrivo..." si grattò i capelli, come faceva sempre quando aveva qualcosa a cui pensare. Che strano... 

 

Come sospettava Alessandro gli fece tagliare più capelli e barba del previsto, ma guardando il suo riflesso allo specchio doveva ammettere che non stava male come credeva.

Alla fine aveva così tanti capelli e peli in eccesso che il barbiere ci mise una vita, così tanto che arrivarono in ritardo all’aperitivo sulla terrazza dell’hotel. Mentre salivano, intravide una donna, era sicuro di averla già vista. Per un attimo fu convinto che si trattasse di Claudine, la sorella e manager di Colin. Si bloccò sulle scale girandosi per accertarsi che fosse lei, visto che al suo fianco aveva intravisto anche una figura maschile, ma era troppo tardi: ormai erano fuori dal suo campo visivo. Scosse la testa e continuò a salire le scale verso la terrazza: sicuramente era solo una sua impressione. 

Ovviamente giornalisti e fotografi  erano ancora alla festa, lui e lo stilista posarono insieme per delle foto di rito. Ormai erano praticamente insperabili, tutte le sue ultime foto pubbliche erano con Alessandro. Anche se House of Gucci era stata una brutta parentesi della sua carriera d’attore, doveva a quel marchio di moda tutta la sua notorietà di quegli anni.

Dopo aver indossato la sua solita maschera durante le foto si prese il cocktail da mano dell’amico e appoggiò i gomiti sulla balconata, guardando Venezia davanti a lui,pensando a quanto la malinconia di quella città lo rispecchiasse in quel momento.

 

 

——

 

Ancora non c’è l’incontro, giuro che non ve lo faremo troppo penare! Ho deciso che pubblicheremo due volte a settimana, in modo da poter andare più spedite. Spero vi piaccia! E grazie per le recensioni e i segui ❤️ 

 

Vicky e Lau

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3. Gucci ***


Capitolo 3.  Gucci

 

Il giorno dopo l’aperitivo in terrazza Campari la giornata di Farrell era davvero frenetica. Photoshoot con il cast, conferenze stampa, red carpet, la prima del film e… il galà di Gucci, purtroppo. Si svegliò di buon mattino per potersi vivere quella giornata meglio e dopo una prima serie di apparizioni all’exelsior per delle fotografie andò direttamente con gli altri alla conferenza. La conferenza durò più del previsto. Gli fecero parecchie domande sul film, sulla sua carriera e sui progetti futuri. Rispose a tutte in modo garbato, da tempo nessuno gli faceva più domande scomode sulla sua vita privata, o insinuazioni antipatiche su quanto facesse schifo la sua carriera. Gli fece piacere notare tanto interesse attorno alla sua ultima interpretazione, era un film profondo, a cui subito aveva accettato di prendere parte. Un'amicizia finita, come tante nella sua vita. Quando finirono posò per altre foto con i suoi colleghi e il regista, pranzarono tutti insieme in un bellissimo bistrot vicino al canal grande, tornando verso Venezia e di nuovo poi dovette tornare al lido in hotel per il red carpet. Non poteva riposarsi neanche un secondo, ma tutto quel da fare lo faceva sentire ancora meglio, era pieno di energie, di vita. 

 

La mattina dopo appena sveglio Jared prese il telefono in mano e, come temeva, sui social le foto dell’arrivo di Colin al festival erano ovunque. 

Aprì una di quelle foto, zoomando bene su di lui: stava benissimo. Aveva una polo bianca e dei pantaloni grigi che lo rendevano sobrio ed elegante come non lo aveva mai visto. Era invecchiato, anche più di lui, ma lo vedeva sereno. L’unica rimanenza del Colin del passato che aveva conosciuto così bene forse era nei cerchi che ancora si ostinava a mettere alle orecchie. Per il resto, gli sembrava un’altra persona.

Gli fece male, davvero. Pensarlo sereno, felice, probabilmente come non lo era mai stato, cosa che gli sembrava quasi un insulto a tutto il loro passato.

Perché non erano riusciti ad esserlo insieme?

Perché gli faceva ancora così male?

Quante persone superavano una rottura e stavano bene? Come Colin del resto. Lui invece no.

Si alzò dal letto e chiese la colazione in camera, chiamando subito dopo Alessandro 

“Ale mi porti già i vestiti da scegliere per stasera? O almeno portami fuori da qui. Non ce la faccio ad aspettare stasera”

Alessandro conosceva il motivo di quella tensione. Colin era su tutti i giornali, in televisione, sui social... e stava una favola, doveva ammetterlo. Cercò di far distrarre Jared, portandolo a pranzo in un ristorante vegano che gli avevano consigliato

 "ho un bellissimo completo in chiffone bianco, con un collo di pelliccia rosa che ti starebbe da Dio" 

ma Jared a malapena lo ascoltava. Sospirò 

"Tesoro senti, ci sei tu, ci sono io..." 

disse prendendogli la mano cercando di non farsi notare

 "lascia stare tutto il resto, dobbiamo pensare a te.... alla tua vita, alla tua carriera... incupirti così non serve, anzi, lo noteranno... questa sera devi risplendere, ti prego, Jared, fallo per te stesso, per noi..." 

non sapeva perchè aveva sottolineato quel noi... ma non ce la faceva proprio, Jared era un chiodo fisso

 "Potresti stare bene Jay... potremmo..." furono interrotti da due ragazze che avevano riconosciuto Jared e gli avevano chiesto una foto. Sbuffò, che inopportune! "Torniamo in in hotel, stanno per inziare i red carpet così saranno tutti cocentrati li e ci lasceranno in pace"

 

Una volta aveva odiato camminare su quel tappeto scarlatto. Lo aveva fatto con riluttanza, vedendo tanta finzione, ipocrisia e falsi sorrisi dietro tutta quella macchina. Ma cavolo, ora il suo lavoro era stato davvero riconosciuto. Non era li per aparenza, ma perchè lo meritava davvero! Che bello sentire i fan che lo chiamavano, vedere la gioia nei loro occhi per esere riusciti ad ottenere una foto, un sorriso, uno sguardo o un saluto accennato. Quante cose aveva perso in passato... ma ora no, ora voleva godersi tutto quello, era splendente nella sua elegante semplicità. La proiezione del film andò altrettanto bene, era davvero stanco, e non vedeva l'ora di tornare in camera a riposarsi 

"Ho bisogno di fare una doccia, mangiare al volo qualcosa e risposarmi..."

"Devi prepararti per il gala di.."

"Di Gucci, si lo so, ma senti fammi riposare aleno un po', sono stanco! Fammi praparare vestiti e tutto quello che serve, ti prometto che non farò tardi!"

"Colin..."

"Eddai..."

"Ok.... ma sappi che se alle 20 non sarai pronto, non avrai più un manager!"

"Esagerata... sarai comunque mia sorella"

"Ti farò disconoscere"

"Nah... non lo faresti mai." le diede un bacio sulla fronte dopo quel fraterno battibecco dei loro, e si fece accomapgnare in hotel aveva davvero bisogno di un po' di relax.

 

Passò la mattina e il pranzo con Alessandro, ma era totalmente assente. Si impose di non vedere più il cellulare, anche se lì chiunque stava parlando del film di Colin, di quanto fosse piaciuto alla stampa e di come aveva risollevato, da anni ormai, la sua carriera. 

Incredibile.

Quando si rividero ai golden globe del 2014 era l’esatto opposto. Lui era al centro del mondo: tutti i premi possibili, la gente lo amava per aver interpretato un personaggio trans, la sua band era all’apice. Era tutto come voleva.

Colin invece aveva azzeccato giusto un paio di film e la gente lo invitava per circostanza.

Mentre ritirava il premio, sentiva addosso solo il suo sguardo triste ed amareggiato per il loro destino.

All’epoca provò anche a parlargli, ma lo scacciò in tutti i modi. Non gli avrebbe rovinato il momento. 

Ora invece avrebbe fatto di tutto per parlargli, per chiedergli sinceramente della sua vita, per sentirlo vicino solo per un secondo. Dopo ci avevano riprovato altre volte, avevano continuato quella farsa per un po’, ma le cose degenerarono per l’altro. Sospirò.

Si pentiva di tutto.

Alla fine passò il pomeriggio a provare l’abito che alessandro gli aveva letteralmente cucito addosso: in realtà non gli dispiaceva. Forse la pelliccia rosa era un po’ eccessiva, ma ormai non metteva uno smoking normale proprio da quella famosa serata ai golden globe. Forse era stato li un altro momento di rottura della sua vita e se ne rendeva conto ora, dopo otto anni.

Fece di nuovo i capelli, si lascio truccare vistosamente gli occhi e si infilò nell’abito di Gucci per poi uscire dall’hotel ed andare a braccetto con Michele al gala: basta musoni, era ora di far vedere a tutti chi era il testimonial di Gucci perfetto. Altro che Harry Styles.

 

Claudine bussò puntuale alla sua porta, e come da copione, lui era ancora in boxer sdraiato sul divano

 "COLIN!"

"Sono subito pronto!"

"Me l'avevi promesso, accidenti!"

"Mi sono addormentato! Senti dai, non mi devo imbellettare come per il carpet, ci metto un attimo! Ho tutto pronto li, mi prepari un caffè intanto, ti prego!"

Claudine sbuffò. Se da un lato Colin n queli ultimi anni era tornato alla luce, dall'altro lato era sempre il solito bambinone capriccioso e irriverente di sempre. Ma forse, era giusto così, non sarebbe stato davvero lui altrimenti. Sospirò e sorrise cedendo alle sue richieste, infilando una cialda nella Nespresso che aveva nel salotto della stanza 

"Sei un vero stronzo, arriveremo in ritardo" disse senza ira.

"A cosa, al party dei pagliacci? Andiamo Claudine, ci vengo solo perchè non posso tirarmi indietro, ma proprio non credo che mi piacerà essere li sai?"

"Sei davvero insopportabile... ci sarà anche Hugh, e poi Cate..."

"Oh almeno sarò con chi parlare!" 

Hugh Jackman era un vecchio amico e Cate Blanchet una persona squisita, di buona compagnia

 "Come sto?"

Claudine guardò il fratello, in un bell'abito di Dior blu, elegante ma informale, e gli slacciò l'ultimo bottone della camicia bianca che indossava sotto alla giacca "Una meraviglia Cole... il tuo caffè" disse porgendogli la tazzina.

"Amaro, come la vita" sorrise l'altro "andiamo”

 

 

 

I fotografi impazzirono quando videro Alessandro e Jared arrivare insieme, vestiti come sempre molto simili. Lo stilista era molto più basso di lui e non aveva un bel viso, questo faceva in modo che brillasse sempre della sua luce riflessa. Per quanto la sua vita non fosse al top, il suo fisico reggeva sempre, tonico e muscoloso e da sotto la camicia bianca trasparente si intravedeva bene. 

La truccatrice aveva fatto un ottimo lavoro, aveva un ombretto brillantinato che risaltava moltissimo il colore dei suoi occhi.

Sentiva moltissimi sguardi su di lui, ma quello più ingombrante era quello dell’amico stilista, che gli si attaccò come una piovra addosso tutta la serata. Gli altri due testimonial, Harry e Alessandro Borghi, non li degnò quasi di uno sguardo.

Guardò come li aveva vestiti, erano belli. Harry era un ragazzino gracilino dagli occhi chiari, Alessandro un bell’uomo italiano dagli occhi azzurrissimi, quasi come i suoi. 

Effettivamente i gusti dello stilista erano chiari: begli uomini androgini con gli occhi azzurri.

Mentre parlava con Borghi su come li avesse conciati l’amico, successe quello che più temeva. 

Lo vide, da lontano. 

Sbiancò talmente tanto che l’italiano pensò si stesse sentendo male

“È tutto ok. Scusami, devo andare un attimo da Alessandro”

-Ad ucciderlo-

Proseguì la frase  nella sua mente.

Colin era li, a pochi passi da lui, ed era così bello da fargli male. 

Non seppe se lo aveva notato, ma fece di tutto per evitare di incrociare il suo sguardo, anche solo per un istante.

 

Se c'era una cosa che doveva riconoscere al team Gucci, era di saper organizzare un evento degno di quel nome. Il Gala era sorprendente, tutto curato e non mancava nulla. Prima di entrare dovette posare per altre foto, ma lo fece con piacere, davvero rormai il suo animo era così pacato e in pace da accettare di buon grado anche cose che un tempo lo avebbero solo infastidito. Claudine lo lasciò, stava parlando con l vecchio maico Hugh, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Era appena entrato Alessandro Michele, con un'altro ragazzo molto più carino di lui, vestito sulla stessa onda, e Harry Stiles "La star della serata...." 

commentò scuotendo il capo 

"sarà che sono invecchiato, ma non riesco proprio a capire questa moda" ridacchiò  dando una pacca sulla spalla dell'amico "vado a prendermi qualcosa da bere" disse voltandosi e allongtanandosi da li, senza notare che dietro ai tre giovani vestiti di bianco, ce n'era un quarto...

 

Alessandro cercò Jared con lo sguardo, appena furono entrati nel salone sembrava essersi dileguato. Lo aveva visto parlare con Alessandro Borghi, poi più nulla. E capì.... intento a prendere qualcosa da bere al banco servito, c'era Colin Farrell

 "merda" 

sussurrò tra sè. 

Evidentemente qualcuno dall'alto qualcuno l'aveva invitato all'ultimo momento. Vero che voleva aprofittare del momento malinconico di Jared, ma farlo incazzare forse non era una buona idea. A meno che.... quell'episodio lo mandasse così giù, da renderlo ancora più malleabile. Doveva trovarlo. Il suo sguardo vagò da una parte all'altra della grande sala, c'era tanta, troppa gente. 

 

Si fece largo tra la folla cercando di non farsi vedere da troppa gente, cercando Alessandro con lo sguardo. Appena lo trovò gli andò incontro come una furia, prendendolo per un braccio e portandolo fuori senza dire una parola.

Quando furono fuori il locale, in mezzo la gente che era uscita per fumare una sigaretta, cercò di spostarsi il più possibile 

“Me lo avevi giurato, cristo santo, perché ci tieni così tanto a rovinarmi la serata?”

Gli disse praticamente ringhiando, avrebbe voluto urlare e la voce gli usciva soffiata tra i denti.

“Io me ne vado, non me ne frega un cazzo della serata. Se qualcuno chiede qualcosa inventati qualche virus intestinale o che ne so, pure che sono positivo al COVID”

Gli disse senza neanche guardarlo, andando di nuovo verso l’entrata della festa. Purtroppo doveva passarci per forza per andare all’uscita.

 

La reazione di Jared era un po' oltre quello che si aspettava

 "Aspetta!" cercò di non urlare troppo, anche se in quel casino era difficile sentirlo. Si fece largo seguendolo, vendolo indirizzarsi verso l'uscita. Senza volerlo urtò la spalla di qualcuno... proprio Colin Farrel. Incrociò il suo sguardo per un istante e senza fermarsi corse dietro a Jared.

Riuscì a bloccarlo mentre aspettava un taxi, cercando di nascondersi alla meglio da paparazzi e fan

 "Ma cosa ti salta in mente, entra! Ti riconosceranno, Jay non buttare tutto all'aria" lo trascinò appena in tempo dietro un angolo più appartato tenendolo saldamente per le spalle

 "ascolta, non lo sapevo! Non era tra gli invitati fino a ieri, te lo giuro, te l'avrei detto altrimenti! Jay guardami, ascolta.,... è il tuo passato. Ricordi? Ne abbiamo parlato tante volte Jay.... il tuo passato, devi lasciarlo andare, non puoi ogni volta regaire in questo modo o non sarai mai felice" 

quelle aprole probabilmente fecero un certo effetto a Jared, che distese i nervi per un istante, lo sentiva sotto la presa delle sue mani

 "Tesoro ascolta.... te lo dico col cuore, lo sai quanto io ci tenga a te..." 

disse a voce più bassa, accarezzandogli il viso e alzandogli la testa per guardarlo in quegli occhi. Occhi spenti, incredibilmente azzurri e profondi che si erano velati di tristezza 

"Lasciatelo alle spalle" ripetè di nuovo avvicinandosi di più 

"non lasciare che ti distrugga, affrontalo, affrontiamolo insieme, a testa alta.... rientra con me, divertiti, lasciati andare, non farti trascinare ancora in questo stato... ci sono io con te, non ti lascio solo"

Jared Cercò di ascoltare le parole dell’amico, sentendosi gli occhi lucidi. Ormai erano anni che non pensava più a lui, persino l’ultima volta che lo aveva visto era convinto al cento per cento della sua decisione. Lui lo aveva lasciato. Lui aveva allontanato una persona che in quel momento era diventata totalmente tossica per la sua esistenza. Colin non aveva mai voluto dichiararsi, Colin si buttava nell’alcol a ogni loro litigio, Colin aveva fatto un figlio appena si era allontanato e aveva abbassato la guardia. 

E allora perché era lui quello che stava male ora? 

La persona che era diventato, fredda, distaccata e manipolatrice era sicuramente frutto di quella relazione. Avrebbe dovuto odiarlo per tutto quello che gli aveva fatto e invece si sentiva ancora sotto come un treno. Dopo di lui non aveva avuto nessun’altra relazione seria.

Prese un respiro profondo e cercò di farsi coraggio.

“È passato, solo passato”

Gli rispose con un sorriso amaro, allontanandosi da lui.

“Rientriamo”

Gli disse convinto solo in parte, ma doveva accettare il fatto che prima o poi sarebbe dovuto succedere. Doveva affrontare quella parte della sua vita e metterci una pietra sopra.

 

 

 

 

Eeeeee ci fermiamo qui! Molto sadico lo so, ma ovviamente ci arriviamo con calma e con un bel po’ di drama, come sempre.

Spero vi stia piacendo! Alla prossima

Vicky e Lau

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4. Past ***


Capitolo 4. Past

 

Colin sbadigliò annoiato quando una delle anziane stiliste di casa Gucci, che l'aveva bloccato mentre era al bancone, gli ridisse per l'ennesima volta che sarebbe stato un testimonial fantastico nei loro abiti di alta sartoria

 "Magari prendete un appuntamento con il mio agente, davvero  non credo di essere la persona più adatta, le è mlto gentile ma... credo di dover andare in bagno, mi scusi"

non era mai stato moto bravo a divincolarsi dagli scocciatori

 "Accidenti..." 

disse tra sè spostandosi verso l'antrata lontano il più possibile da quella signora impomata. All'improvviso si fermò. Un camerire gli andò a sbattere contro non aspettandosi quella brusca interruzione di camminata 

"Mi scusi" ma nemmeno lo sentì. 

Il suo passato era appena entrato nel salone e stava li, in piedi a qualche metro da lui. Osservò la figura tesa e immobile. Un burattino, una caricatura di se stesso, ecco quello che gli era sembrato in quegli ultimi anni, da qual poco che leggeva di lui sui giornali. Non gli aveva più fatto alcun effetto. Dopo l’ultima e terribile rehab, Colin era rientrato in trapia, per disfarsi definitivamente d quel ricordo, di quella storia, del suo passato. Aveva faticato, aveva pianto, era caduto e si era rialzato. Ed eccolo li, ora era una persona nuova, diversa. Ma ora il destino sembrava volerlo mettere alla prova. Era davvero solo un ricordo? Era davvero solo il suo passato? Jared Leto sembrava di pietra. Era stato un idiota. Come aveva potuto non pensare anche solo alla vaga possibilità che uno dei testimonial principali della casa di moda, potesse presenziare al gala? Come aveva fatto Claudine a non pensarci!

"Colin Farrel!" la pesante mano di Anthony Hopkins lo destò da quel trance in cui era caduto. Il vecchio attore gli strinse la mano, anche lui era tra i presenti, vecchio amico di Tom Ford uno degli storici direttori creativi del marchio, presente anche lui all'evento 

"sei in gamba ragazzo, ho visto il tuo film oggi, sei un ottimo candidato"

Ma Colin a mala pena lo stava ascoltando "S... si... grazie, devo... devo uscire un attimo" si dileguò letteralmente, lascinado i presenti vicino a lui un po' sorpresi, non era da lui allontanarsi in quel modo, soprattutto quando Uno come Hopkins gli stava parlando. Ma aveva bisogno di aria, e di calmarsi.

Sperò di non incontrare nessuno, si diresse verso i bagni, cercando di appartarsi il più possibile, chiudendocisi dentro

 "Ok ok, calma Colin, calma... com'era? A si, Respira, butta fuori.,... inspira profondamente, butta fuori.. cazzo!" 

gli esercizi di rilassamento in quel momento non avevano un grande effetto "Perchè, perchè proprio lui, perchè adsso?!" 

prese il cellulare con le mani tremnti e digitò un numero 

" Che ore sono? E' tardi... rispondi dai...."

Dopo qualche squillo una voce assonnata risponde dall’altra parte

 "Farrell? Colin... sei tu? Che ore sono?"

"Dottor Peterson, ho bisogno di lei, sono Colin"

"Si questo l'ho capto, ho memorizzato il tuo numero in rubbrica sai... dopo utti questi anni... non doversti esser a Venezia tu? Cristo Santo, è quasi mezzanotte"

"Si si sono proprio li, ma c'è un problema dottore, mi aiuti, lui è qui, è qui davvero, l'ho visto, non è un'allucinazione stavolta, lo giuro, era..:"

"Colin ok ok, calmati, respira..."

"Si, inspiro, butto fuori, inspiro, butto fuori..." sentiva che poteva anche venirgli un infarto in quel momento.

Il dottor Peterson era il suo psicologo di fiducia, sapeva vita morte e miracoli di lui, la sua vita non aveva segreti. L’aveva aiutato a lasciarsi alle spalle quella storia che l’aveva tormentato per anni, avevano fatto un bel lavoro tutti quanti per rimetterlo in piedi e incollare i pezzi di un Colin distrutto, e ce l'avevano anche fatta! O almeno credeva

 "Colin ascoltami, ne abbiamo parlato tante volte... prima poi doveva accadere"

"Poteva anche non succedere"

"Ma è successo! e cosa ci eravamo detti? Cosa avresti dovuto fare trovandotelo davanti?"

" Si dunque, me lo ricordo... ah, si ci sono! Testa alta, lui è il mio passato, non va dimenticato ma lasciato correre... io sono forte, ho superato il mio passato, si guarda avanti"
"Esatto.. si guarda avanti Colin"

"Ma c'era lui davanti, era li davanti a me!"

"Colin! Accidenti... respira  stai respirando?"

"Si"

"Bene... Colin, ce l'hai fatta in tutti questi anni, pui farcela anche ora... abbiamo tutti fiducia in te, sei agitato e va bene, è giusto, non te lo aspettavi, ma ora puoi controllarti... "

Avevano spesso parlato dell'ipotetico caso in cuo avesse di nuovo cincontrat Jared. Più volte vevano cercato di visualizzare la cosa, cercando di sperarla. Ma un conto era la teoria, un conto la pratica. Si sentiva così scosso... Tirò un gran respiro, cercando di calmarsi, e sentì i nervi ditendersi 

"Ok, ok... si, ce la posso fare, sono calmo"

"Bravo Colin... ora, torna di là, cerca d stare vicino a Claudine, o a qualcuno che conosci, parla, distraiti, non badare a lui, è parte del passato"

"Si, bene"

"Ok, ora va, e chiamami se hai ancora bisogno Colin... magari domattina, e creca di non bere"

Colin non aggiunse altro, spense il telefono, e chiuse gli occhi, focalizzandosi sul suo respiro. Sembrava essere solo

 "Ok, Farrell, ce la puoi fare..." 

fece pipì, si risistemò ed uscì per andare verso i lavandini. Si pulì le mani e si sciacquò il viso, l'acqua fresca lo fece rinsavire. Ora stava molto meglio. Si sentiva di nuovo forte.

 

Jared rientrò alla festa insieme ad Alessandro, combattendo con se stesso per non cercare Colin con lo sguardo. Non aveva senso, erano due uomini adulti, anzi, di mezza età. Fare ancora scenate, musi lunghi e far parlare mezza Hollywood di loro faceva parte del passato. 

Stava cercando di ripeterselo di continuo quando vide qualcuno sgattaiolare via nei bagni. Era convinto fosse Colin. Lo aveva visto, ne era certo. Cercò di buttare fuori qualsiasi pensiero quando girandosi si trovò Claudine davanti. 

Erano talmente vicini che non salutarsi sarebbe sembrato ridicolo.

“C-Ciao Claudine”

Le disse totalmente in imbarazzo.

Mentre la stava salutando Alessandro lo continuava a chiamarlo insistentemente, mettendogli in mano uno spirtz.

"Ma dove cavolo è finito?" si chiese Claudine, che non aveva più visto il fratello da quando si erano separati, appena entrati alla festa. Poi quella voce, oh da quanto non la sentiva

 "Jared!" 

il suo nome le uscì stridulo e tirato. Non per Jared, in fondo le era sempre piaciuto. Ma se Colin lo avesse visto... insomma, teoricamente doveva aver superato la cosa, ma chi poteva saperlo... 

"Jared, ciao, hemm... " era un po' in imbarazzo.

"Andiamo Jay, ti presento qualche amico" disse Alessandro nel mentre  dandogli uno spritz, cercando di tirarlo via da li, ma Jared non si mosse, così gli rimase accanto.

Claudine era piuttosto in imbarazzo. Gli spiaceva per lui. Sapeva il dolore che aveva provato, lo stesso che aveva visto provare al fratello 

"Avrei dovuto imaginare di trovarti qui, non ci ho proprio pensato sai?" forse fare conversazione con lui non era il massimo, se fosse arrivato Colin in quel momento chissà come avrebe reagito. Ma non poteva nenche far finta di nulla 

"Ti trovo discretamente bene" dire balle non era mai stato il suo forte, si vedeva lontano un miglio che mentiva.

Poi successe. Colin tornò in sala, riconobbe la sorella e si avviò verso di lei "Stai vicino a Claudine..." si disse mentalmente, ripetendo le parole del Dottor Peterson. Ma la folla oscurava colui con cui la sorella si stava intrattenendo

 " Eccomi sono andata un attimo a..." il destino doveva proprio avercela con lui quella sera. Calò un silenzio imbarazzante tra tutti loro. Claudine si schiarì la voce prendendo saldamente la mano del fratello 

"Stavo gusto dicendo che vorrei qualcosa da bere, accompagnami Cole" 

disse tirata cercando di trascinarllo via. Ma inaspettatamente Colin non si mosse "Ti raggiungo subito..." 'affronta questa cosa o non ne ucirai mai davvero' si disse "Ciao Jared, ti vedo bene" 'falso, sei proprio un idiota! Mi scappa di nuovo da pisciare...' pensò.

Claudine era tesissima, forse persino più di lui. Cercava insistentemente Colin con lo sguardo, era palese. Anche Alessandro non faceva altro che strattonarlo come per portarlo via, erano entrambi consapevoli del fatto che farli incontrare non era una buona idea. 

Quando era successo che persino incontrarsi per sbaglio alla festa poteva essere una tragedia? Cosa avevano fatto per ferirsi così tanto?

“Beh, sono il testimonial di Gucci, forse tu e tuo fratello siete quelli nuovi a queste feste” le rispose nel modo più spavaldo e falso che riuscì a fare, quando dalla folla sbucò lui.

Senti un peso allo stomaco talmente forte da pensare di stare davvero per crepare.

Lo guardò negli occhi come se fosse una specie di alieno e la sua voce in quel momento gli sembrò così diversa. Probabilmente neanche se la ricordava più. 

“Non hai saputo mai dire le bugie, nonostante a quanto pare sei l’attore più apprezzato della serata”

Gli rispose, girandosi verso Alessandro facendo toccare i loro spritz 

“Alla salute” disse in italiano come aveva sentito dire in quei giorni a Venezia, bevendo subito dopo, dando le spalle ai due fratelli.

Claudine aveva sempre cercato di mediare tra i due, per un periodo era anche stata in contatto con Jared, ma non si stupì quando lo sentì risponderle in maniera così tagliente. Sospirò.

Colin dal canto suo guardò di traverso quel tipo, non gli piaceva, anche se non lo conosceva affatto. Ma chiunque era stato al fianco di Jared non gli era mai piaciuto "Già, a differenza tua" rispose piccato, riferito al fatto delle bugie, e anche all'attore più apprezzato 

"E pensare che una volta ero io quello stronzo"

"Colin ti prego..." Claudine cercò di nuovo di portarlo via.

Ma Colin di nuovo rimase immobile

 "Ho saputo che sei ospite fisso di queste genere di feste, in effetti mi sento un po' spaesato, non sono abituato a queste pagliacciate... Claudine, ricordati di rifiutare altri eventi simili in futuro" concluse ostentando una calma apparente, che in realtà celava un fuoco devastante. 

Leto si mise a ridere nervosamente girandosi di nuovo verso di lui, guardandolo in tono di sfida

“È che non eri proprio più abituato alle feste Colin. Anzi, forse non eri più abituato a ricordartele ed essere sobrio durante”

Gli disse facendogli il verso. Quelle feste erano sicuramente molto più tranquille rispetto a quelle che l’irlandese frequentava venti anni fa. Jared non aveva un passato di droghe da rivendicare, al contrario suo. 

Sembrava una gara a chi si feriva meglio, ancora una volta, ma era l’unico modo che aveva per difendersi e l’avrebbe usato.

“Comunque non ti preoccupare, la prossima volta Alessandro non ti inviterà come gli avevo già chiesto di fare, vero Ale?”

Gli chiese sfiorandogli i capelli davanti a lui di proposito con fare languido, sperando veramente di dargli fastidio.

Si era messo a seguirlo quasi volergli fare un dispetto 

"La storia del alcolcolizzato cocainomane non funziona più Jay, inventati qualcosa di meglio" disse sorridendo fintamente alle persone con cui incrociava lo sguardo. E poi lo fece davvero, ferirlo. Seguà la mano che languidamete accarezzava i capelli di Alessandro Michele. Quello lo feriva. E Jared lo sapeva. Perchè poi? Perchè avrebbe dovuto ferirlo? La loro storia era stata sepolata sotto un cumulo di macerie, si era rifatto una vita, perchè ancora vederlo dare attenzioni ad altri lo feriva così tanto? Dai suoi occhi uscirono fiamme. Strinse i denti, incrociando i loro sguardi. La tensione era palpabile.

Alessandro sentì la mano di Jared intrecciarsi ai suoi capelli come mai aveva fatto, soprattutto in pubblico

 "Finiscila Jared, ti stanno guardando tutti" sussurrò tra i denti. Certo voleva Jared, ma non in quel modo, non davanti a mezzo mondo. Aveva un marito a casa diamine

 "Ti ho già detto che non l 'ho invitato io, lascialo andare, e cerca di controllarti"

Jared Sentiva gli sguardi della gente addosso, non doveva avere una bella cera. 

Si mise a bere lo spritz tutto d’un sorso e ne ordinò un altro dal cameriere. Odiava le sigarette e odiava le droghe che sicuramente stavano circolando quella sera tra gli invitati, come la cocaina e qualcos’altro. Almeno qualche drink però se lo meritava.

“È andata meglio di quello che pensavo” disse ridendo come un isterico

“Almeno non ci siamo accoltellati, un successo”

Disse, continuando a bere e a guardare l’amico 

 

Quando  Colin si allontanò, Claudine sospirò di sollievo, guardando Jared un'altra volta, con occhi che volevano dire solo una cosa 'Mi dispiace...'

"Cole" lo rgaggiunse, Colin aveva preso a sorridere come se nulla fosse, salutando scambiando qualche parola qua e la, e posando di tanto in tanto per qualche fotografo 

"Cole, ti prego fermati un secondo"
"Sto bene"

"Non mi pare"

"La prossima volta guarda meglio la lista degli invitati per favore"

"Sono anni che non lo faccio, Cole!" dovette alzare un po' la voce per avere la sua attenzione. Colin le aveva imposto di controllare sempre chi fosse inviato ai vari eventi a cui lui doveva far parte, sapeva che era possibile incontrarlo, e voleva evitare che questo accadesse 

"è che... insomma, era così ridicolo... Colin, eri pronto a questo, quante volte ne avete parlato con il Dottor..."

"Si, ne abbiamo parlato..." lo sguardo di Colin ora era incandescente 

"e si, sono pronto, vedi? Sono calmissimo... riprendi a ricontrollare ogni singola cazzo di lista, da oggi in poi" aggiunse a denti stretti.

"Andiamo Colin, ci vogliono fuori per un servizio" Claudine sorrise tirata, cercando di portarlo lontano da li. Non voleva accadesse di nuovo, vevano già dato spettacolo in passato, e non potevano farlo ora. Non dopo che Colin aveva ritrovato la su stabilità, sa professionale, ma soprattutto emotiva 

"Ti ha cercato Sarah prima, dovresti richiamarla" fortunatamente aver nominato la compagna, ebbe l'effetto desiderato. Colin si distese lievemente e voltò lo sguardo 

"Si, facciamo quel servizio, e poi la chiamo" aveva proprio bisgno di sentirla. Se solo fosse stata li... o forse era un bene che non ci fose, l 'ultima cosa che voleva era travolgerla con il suo passato. Non lo avrebbe fatto, poteva controllarsi. Poteva controllare tutto questo. 

 

—-

 

 

È successo! Ed è stato ovviamente un disastro annunciato. Speriamo di aver atteso le vostre aspettative e non vi deluderemo con i prossimi capitoli!

Vicky e Lau

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5. Violence ***


Capitolo 5. Violence

 

 

TW: scene crude e di violenza, non consensuali 

 


Colin si sentiva sfinito da quell’incontro, stanco... Ordino una diet coke, e la bevve quasi d'un fiato dopo aver posato per le altre foto che gli aveva chiesto Claudine 

 "Scusa non volevo prendermela con te" disse piano alla sorella che lo aveva cautamente seguito

 "hai ragione, prima o poi doveva accadere... Ed eccoci qui" 
"Cole... Non potrete nascondervi per sempre, lo sai... Sei a buon punto, hai fatto tanto in questi anni per te, per la tua vita, non lasciare che ti sfugga di nuovo tutto... Promettimelo" 
Annuì "farò del mio meglio, te lo prometto" sorrise di nuovo questa volta sincero, dandole un bacio sulla fronte

 "sono stanco sul serio però, vorrei tornare in camera"
"Certo, ti chiamo l'auto qui fuori, vuoi che ti accompagno?" 
"No, goditi la serata, mi spiace avertela rovinata" 
Si congedó da un po' di persone, dicendo a tutti che era stanco e preferiva andare a riposare. In parte era vero, ma era anche vero che stava un po' scappando da lì. Si era Contenuto ma se lo avesse incontrato di nuovo non sapeva se sarebbe riuscito a reggere. Pregò almeno di non essere nel suo stesso hotel. 
Appena fu in auto mandò un messaggio al Dottor Peterson

 'credo di avercela fatta, non ci siamo uccisi almeno... Appena torno ho bisogno di una seduta' meglio rinfrescarsi un po' le idee. 

Subito dopo chiamo Sarah

 "Hey, ti ho svegliata?" 
"Cole... Sono quasi le due... Mi hai svegliata, sì" rise. 
La sua risate gli fece bene "Chiedo perdono... Mi mancavi, e so che mi hai cercato... Non sono riuscito a liberarmi prima". 
"immaginavo... Ti ho visto sai, sei ovunque, e sei bellissimo" 
"oh grazie madame... Torno presto" 
"non volevi vedere la città?" 
"ho cambiato idea" non aveva più così tanta voglia di rimanere lì. 
"Colin non ti capiterà più di avere qualche giorno libero a Venezia, è una città stupenda, approfittane! È un ordine! Così tornerai qui ben riposato.. E potrò farti stancare di nuovo io" ammiccó. 
"ah questo peró è un colpo basso tesoro... D'accordo... Farò del mio meglio per tornare da te fresco e ben riposato" rise "ti chiamo presto...". "buonanotte Cole" 
"Mi manchi" 
Sarah stette un attimo in silenzio, glielo aveva già detto, ma non era da Colin quel tipo di smanceria

“hey, o l hai combinata o devo mancarti davvero tanto" 
"mi manchi davvero tanto”
“Anche tu, Cole”

Subito dopo Colin arrivo in hotel pensieroso, ringraziò l autista e scese, fortunatamente senza incontrare nessuno "buonasera signor Farrell" lo salutò un facchino. 
Ricambiò il saluto con un cenno del capo e un sorriso, fermandosi un attimo davanti a lui 

"senta una domanda, lei sa se alloggia qui il Signor Jared Leto?" 
Il ragazzo annui

 "Sì, signore" 
"perfetto..." rispose sarcastico

 "grazie" 
Salì sull’ ascensore battendo il pugno contro la parete

 "ovvio che alloggia qui... La tua solita fortuna Farrell, che ti aspettavi" parlò tra se. 

 

 

Finito il secondo spritz si sentì la testa più leggera e pensò che forse era stato pure troppo gentile con Colin. Come si permetteva di essere felice senza di lui? Perché a lui ha dato il peggio mentre ora alle persone che lo circondavano stava dando il meglio di se?

Era sicuro che stesse con qualcuno. Lo sentiva. Colin quando era innamorato era diverso, emanava una luce diversa. Questa volta non era per lui.

“Sta con qualcuno, lo so. Sicuramente una donna, capirai”

Disse all’improvviso mentre Alessandro si accendeva una sigaretta.

Si morse un labbro quasi a sangue e cercò un cameriere con lo sguardo, ma nulla.

“Mi prendi un altro spritz? Qui a Venezia sono il massimo” 

Disse ridendo, come se non fosse successo niente.

"sei sicuro?" 

Michele  si lisciò la lunga barba; vedere Jared alticcio gli faceva intravvedere una certa possibilità 

"non preferiresti andare via, in un posto più tranquillo? Potresti venire nella mia suite... Potrei farti compagnia, finché starai meglio" osò proporre. Chissà se questa volta avrebbe ceduto...

Jared osservò Alessandro e subito dopo si guardò intorno: la festa era agli sgoccioli, effettivamente nessuno avrebbe fatto troppo caso alla loro assenza. Stare da un’altra parte gli avrebbe fatto bene.

“Va bene” gli disse, avviandosi con lui verso l’uscita.

Quando arrivarono in hotel andò in reception chiedendo due drink per la suite dell’altro, salendo poi insieme a lui. 

Appena furono al piano entrarono nella stanza e Jared si buttò sul letto dell’amico, abbastanza provato dalla serata.

“Ho fatto troppo lo stronzo secondo te?”

Gli chiese  fissando il soffitto.

“Come reagiresti nel perdere Giovanni per sempre? Che effetto ti farebbe rivederlo dopo anni?”

Gli chiese, sinceramente curioso. 

Conosceva poco il marito dell’amico, aveva sempre trovato il loro rapporto ambiguo, ma se si erano persino sposati doveva unirli un sentimento importante, no? 

Era davvero un'occasione unica. Come aveva previsto la presenza di Farrell aveva giocato a suo favore, Jared aveva fatto cadere le sue barriere, complice anche qualche bicchiere di troppo

 "Non saprei..." disse accomodandosi seduto al suo fianco, accavallando le gambe 

"forse starei male per un po', ma poi.... siamo umani Jay, non siamo fatti per stare da soli tropp a lungo. E il rimpianto non è un sentimento che mi si addice" 

sorrise sdraiandosi su di un fianco, prendendo a giocherellare con una ciocca dei capelli dell'altro 

"dopo tutto la vita è così breve... stai qui ora, a farti il fegato amaro per una persona che non ti ha mai meritato, che ti ha ferito, che ti ha rovinato la vita, quando potresti lasciarti andare ed essere felice, provare piacere di nuovo... non è da sciocchi Jared, sprecare tutto questo tempo?"

Si girò verso di lui ascoltandolo, facendo spallucce mentre guardava la sua mano giocare con i suoi capelli.

“Non ho pensato a lui in questi anni, mi sono fatto la mia vita anche se non ho avuto un’altra relazione”

Quello era vero, ma quel periodo di down a livello di carriera, in più saperlo felice senza di lui lo aveva destabilizzato.

Subito dopo avergli risposto bussò il servizio in camera con i loro due spritz.

Jared si alzò dal letto per prenderli, per poi ritornare vicino a lui passandogli il bicchiere.

“Al presente?” Gli domandò, prima di brindare, guardandolo negli occhi

"A noi" rispose di rimando facendo tintinnare i loro bicchieri. Fece un sorso e poso il cocktail, non aveva voglia di bere, voleva essere lucido, voleva assaporare ogni istante di quella compagnia

 "Jared" sussurrò, rimettendosi sul letto "perché non ci divertiamo un po'? Hai bisogno di distrarti, e io ho una voglia tremenda tesoro..." disse senza tanti giri di parole posandogli una mano sul petto e scorrendo piano verso il basso, fino ad arrivare alla cinta dei suoi pantaloni. Era certo che non lo avrebbe respinti, non quella sera. 

Inarcò un sopracciglio guardandolo confuso. 

“Ale io…”

Iniziò a dire, mentre la mano dell’altro scese verso il cavallo dei suoi pantaloni, pietrificandolo. Non riuscì a muoversi per un attimo, pensando a cosa fare: non voleva scontrarsi con lui, ma non voleva di certo la sua stessa cosa. L’altro era sposato e lui non faceva l’amante di nessuno, ma soprattutto lo aveva sempre visto solo come un amico e niente di più. 

Alessandro Non pensava fosse un rifiuto in realtà, non si era mosso, e sembrava tremendamente fuori fase. Non vedeva Jared bere da... Da sempre probabilmente, non lo aveva mi visto bere "Hey ci lasciamo un po' andare, nulla di più. Non lo saprà nessuno, solo per rilassarci un po'... Tra amici Jay, perché siamo amici noi" 

Sussurrò, calcando la mano sul cavallo dei pantaloni Dell’altro 

"Oh tesoro, quanto ti desidero..." 

si avventò addosso a lui, sul suo collo, pesandosi sopra al suo corpo senza aspettarsi reazione alcuna, convinto che finalmente l’altro  avesse ceduto.

Per Jared Sentire le sue labbra in quel modo, senza volerlo e senza averlo chiesto gli sembrò qualcosa di una violenza inaudita. Non era la prima volta che qualcuno ci provasse con lui in quel modo, anche senza il suo consenso, ma di solito erano sempre persone estranee o da cui poteva aspettarsi qualcosa di simile. Aver ricevuto quel comportamento da una persona che reputava amica lo ferì doppiamente. Appena riprese la lucidità sentì la mano dell’altro sul suo cavallo dei pantaloni e la prese per un polso, cercando di spostarla ma lo stilista  fece parecchia resistenza.

“Fermati” gli ordinò, ma l’altro continuò imperterrito

“A-Alessandro per favore, fermati” gli disse di nuovo, cercando di nuovo di allontanarlo, ma l’altro gli aveva bloccato le braccia col suo peso, stando sopra di lui. 

Non poteva smettere lo voleva troppo, era alticcio, e ormai non poteva tornare indietro 

"Andiamo si che lo vuoi, da quanto non scopi? Lasciati andare e basta" 

disse bloccandolo ancora 

 "Non resistermi" sussurrò di nuovo, cercando di baciarlo con prepotenza. Era un vigliacco, in fondo lo sapeva. Ma Jared era una di quelle persone che ti prendeva tutto, e ti faceva impazzire. Era impazzito dunque? Mai avrebbe pensato di comportarsi in quel modo, ma non riusciva proprio a controllarsi.

Jared strinse gli occhi quando l’altro lo baciò, sentendo le sue mani ovunque mentre cercava di spogliarlo.

“Smettila!”

Urlò per l’ennesima volta, cercando ancora di divincolarsi.

“Basta! Non lo voglio, mi fai schifo!” 

Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, cercando di reagire il più in fretta possibile. 

Aveva la mente annebbiata da quello che era successo quella sera e dall’alcol, ma quelle mani addosso e quel bacio così violento non avrebbe potuto scordarseli così facilmente.

In un momento di debolezza,una persona che reputava amica si stava approfittando di lui nel modo più meschino possibile.

Spinse più che poteva verso l’altro, in modo da cacciarlo via, ma quando si divincolò cercò di scappare, Alessandro lo afferrò di nuovo facendolo cadere rovinosamente a terra, facendo un tonfo che probabilmente avrebbe sentito tutto l’hotel.

Gli diede un calcio e si alzò, incenerendolo con lo sguardo 

“Vaffanculo, tu, Gucci, il tuo finto matrimonio e la tua falsa amicizia. Era sempre stato questo quello che volevi da me?”

Gli urlò contro

“Rispondi, cazzo!”

 "Ma certo che no idiota!" urló 

"ma sei così... Così bello! Dannazione!" Era stato così vicino... Si tirò i capelli indietro sospirando , arrabbiato per quel rifiuto che quella sera non si aspettava "ma ti vedi?! Ti piangi addosso per uno stronzo drogato che ti ha buttato solo merda addosso, ti sei persino ubriacato solo per averlo visto! Quando reagirai, piccolo stupido!" gli si avvicinò di nuovo pericolosamente sbattendolo contro al muro cercando nuovamente di baciarlo. Ma cosa stava facendo?! Non era in sé... Cerco di controllarsi, staccandosi da lui di qualche passo

“Senza Gucci non sarai più nessuno!" 

lo minacciò puntandogli il dito contro

“Sei un fallimento, una nullità! Rifiutarmi e giuro che annullero tutti i contratti!”

Quando se lo ritrovò di nuovo addosso quasi si senti male, non credeva che davvero potesse arrivare a tanto. 

“Vaffanculo” gli ripetè con la bocca a un millimetro dalla sua, dandogli un altro calcio che lo fece piegare, in modo da riuscire a scappare verso la porta. 

“Meglio senza carriera che anche solo essere sfiorato da te”

Gli disse sbattendo la porta così forte che fece cadere uno dei quadri del corridoio dell’hotel, rompendo il vetro che rimbalzò sulla sua mano.

“Merda..” mormorò cercando di bloccare il rivolo di sangue che stava uscendo.

 

 

 

—-

 

So che il mondo è cambiato (meno male) e si sta più attenti a certi temi, quindi ho messo un trigger warning ad inizio capitolo per avvisare della presenza di scene non proprio simpatiche.

Ci scusiamo con Alessandro Michele (mi dispiace ma da fuori mi da proprio la sensazione di viscido, quando magari è un cucciolone) ma ogni storia ha un suo personaggio un po’ più cattivo, no?

Spero che vi stia piacendo!

Fatecelo sapere nelle recensioni 

Vicky e Lau

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6. Don't forget to breathe ***


  
 

Capitolo 6.  Don’t forget to breath 

 

 

Did we create a modern myth
Did we imagine half of it
Would happen in a thought from now
Save yourself
The secret is out
To buy the truth
And sell a lie
The last mistake before you die
So don't forget to breathe tonight
Tonight's the last so say good-bye

 

Il calcio che gli assestò lo fece piegare, ma non voleva mollare, non così "Jared!" urló, raggiungendo in corridoio "sanguini!” Disse afferrandolo per le braccia

“Torna dentro, non fare l’idiota! Vuoi rovinarti davvero così?! È stata una sciocchezza, cerca di ragionare cazzo!"

Lo lasciò imprecando

" ok, ok.. Diamoci una calmata, non siamo soli qui, non voglio dare spettacolo... Adesso entriamo in stanza e ne parliamo, con calma, ok Jared? " 

“Ma ti senti quando parli? Ti sei reso conto di cosa hai fatto? Cosa sono per te, l’ennesimo ragazzino da scopare? Ho cinquant’ anni Alessandro, non mi faccio abbindolare dai tuoi vestiti e dal  lusso”

Probabilmente da ragazzo avrebbe anche accettato, il suo aspetto lo aveva fatto trovare in situazioni che non voleva, lo aveva sicuramente aiutato a sfondare, ma adesso basta. Si sentiva stanco e vecchio, non riusciva più ad accettare certe cose.  A volte avrebbe voluto essere invisibile.

Dopo quella sua risposta Michele era teso e arrabbiato, si passó le mani tra i capelli e per evitare di scagliarsi di nuovo contro Jared, afferrò da una libreria  nel corridoio, un libro, scagliandolo lontano sperando di stemperare la rabbia che provava.

 

Colin si era fatto una doccia, aveva sgranocchiato qualcosa e bevuto un caffè decaffeinato. Dopo la telefonata con Sarah si sentiva meglio, la sua mente si era schiarita ed era pronto per il giorno successivo. Si sarebbe fatto una bella dormita, e avanti come se nulla fosse successo. Sentì ad un certo punto degli schiamazzi e qualche tonfo provenire da qualche stanza più in là, e sorrise pensando a qualche litigata tra amanti. Quante ne aveva fatte lui... Spense la tv e guardò l’ora. Erano quasi le 3 di notte. Sarebbe andato a dormire di corsa, ma un altro tonfo più forte  attirò la sua attenzione. Non voleva ritrovarsi in mezzo a una lite tra innamorati, ma se la cosa diventava violenta non poteva far finta di nulla, pensando a qualche giovane donna maltrattata

 “Non sono fatti tuoi Colin, stanne fuori" si disse. Ma un rumore di vetri rotti lo fece alzare in piedi e scattare fuori dalla sua stanza 

"che cavolo..." 

Sbam! Non seppe bene da che parte arrivò, ma sentì forte e chiaro quell oggetto, un libro gli sembrò, che si schiantò dritto sulla sua faccia 

"merda!" 

urló coprendosi il naso.

Jared si girò di scatto sentendo urlare, preoccupato di chiunque potesse mettersi in mezzo a quella faccenda. La stampa ne avrebbe parlato per settimane se fosse uscito qualcosa fuori. 

Quando si affacciò e vide chi si era beccato un bel libro sul naso si mise a ridere, passandosi la mano sana tra i capelli.

“Non ci credo” sussurrò semplicemente, guardando tutti e due, mentre sentiva ancora il sangue colargli dalla mano, sporcando il pavimento di marmo dell’exelsior.

Quando riuscì a riprendersi e ricomporsi occhi rimase di sasso. Ma perché il destino doveva essere così stronzo? Tra tutti quelli che poteva trovarsi davanti, proprio lui! 

'ma che ho fatto di male!' 

disse tra se, prima di inquadrare più lucidamente la situazione. C'era Alessandro Michele mezzo sbragato, con la faccia sconvolta che lo fissava in cagnesco. E poi c era Jared, ancora più sconvolto di lui. Si soffermò forse un po' troppo ad osservare il torace che si Intravedeva dalla camicia aperta, e quei capelli scompigliati, le gote arrossata... Non era più un ragazzino, eppure lo sembrava ancora, così bello... 

ma che cavolo stai pensando, Colin sveglia!' si ridisse, notando poi la sua mano 

"sanguigni!" urló come se fosse la cosa più ovvia da dire.
"Jared entra in camera!" urló Alessandro prendendolo per un braccio.
Bastò quello, lo sguardo di Jared. La lite che aveva sentito, erano loro... 

"che figlio di puttana" diede per scontato che fosse stato Alessandro a fargli del male. Non avrebbe dovuto impicciarsi. Andò verso di lui aferrandogli il braccio per liberare Jared dalla sua stretta Alessandro lo spinse, ci fu una breve colluttazione, poi Colin gli assestó un pugno in pieno viso che lo fece accasciare.
Il casino aveva destato anche altri ospiti, qualcuno iniziava a chiedersi cosa stesse accadendo, qualche porta iniziava ad aprirsi. Non poteva farsi trovare nel mezzo di una lite, non con lui poi! Anni prima se ne sarebbe fregato, ma non ora, non poteva 

"vieni via" disse prendendo Jared per un braccio, trascinandolo in camera sua.

Leto si ricordò della ferita alla mano solo quando Colin glielo fece notare, aprendola e vedendo quanto sangue stava scorrendo, sporcandogli anche l’abito bianco che Alessandro aveva fatto per lui. Quando rialzò lo sguardo Farrell e lo stilista si stavano picchiando, tanto che quando Alessandro cadde a terra dopo il pugno dell’irlandese lo seguì senza dire nulla nella sua stanza, sperando che nessuno avesse fatto troppo caso a quella litigata. Quando entrò nella stanza si appoggiò alla porta, guardandolo senza sapere bene cosa dire. 

“Grazie” disse semplicemente, ingoiando rumorosamente la saliva. 

Si sentiva ancora le mani dell’altro addosso e il sangue sulla mano…

Colin si mosse quasi meccanicamente, senza sollevare lo sguardo sulla faccia Dell’altro

 "si si, ok" rispose, invaso da emozioni contrastanti. Era una situazione paradossale. In più le taglienti frecciate che Jared gli aveva rivolto quella sera gli bruciavano ancora 

"va medicata" disse, andando nel grande bagno cercando da qualche parte nervosamente la cassetta del pronto soccorso, sperando che ci fosse. In fondo era un hotel di lusso, era il minimo. Infatti la trovò, bagnò un asciugamano e tornò da lui 

"siediti" disse perentorio dandogli l asciugamano bagnato per pulirsi, e traffucando nella cassettina in cerca Dell’occorrente. Le nocche gli dolevano, era vecchio per menar mani, si sentiva tutto dolorante.

Quando sentì l’altro rispondergli in maniera così fredda e meccanica si sentì un fallito; Alessandro era l’unica persona che gli era stata vicina in quegli anni e aveva abusato di lui. Colin era stato il grande amore della sua vita e gli rispondeva con sufficienza. Tra l’altro, stava benissimo: era evidente quanto la sua vita fosse migliorata senza di lui.

“Non sei obbligato a farlo, posso andare in infermeria o da qualche parte” gli rispose senza guardarlo in faccia. 

“So che non mi merito il tuo aiuto dopo stasera, tornerò a sparire dalla vita come abbiamo fatto fin’ora. Alessandro non credo che ci riproverà dopo quel pugno”

Gli spiegò, ma nel mentre l’altro gli stava continuando a medicare la mano e alla fine lui non fece tutta questa resistenza.

 

Avrebbe potuto lasciarlo li a medicarsi da solo, ma non lo fece. Gli prese la mano, sentendo una scossa pervadergli il corpo. Da anni non toccava più le sue mani. Erano più ruvide 

"certo, si, se vuoi finire sui giornali scandalistici" gli rispose sentendolo poi dire che sarebbe sparito dalla sua vita. Alzo le sopracciglia inarcando leggermente il labbro 

"certo, non ne dubito..." ma si bloccò quando disse quella cosa del provarci riguardo Alessandro. Strinse i denti. Per una cosa del genere un tempo avrebbe potuto ammazzarlo di botte... 

"per questo stavate litigando?" disse riprendendo a medicarlo. Sentì un moto strano nel suo animo '

non sono fatti tuoi Colin, non sono più fatti tuoi' si disse.

 

Jared non aveva proprio pensato al fatto che l’altro non potesse sapere il reale motivo dello scontro. Lo guardò con le labbra che gli tremavano e una stretta allo stomaco nel pensare a quello che gli stava per dire.

“Era un mio amico, niente di più. Diceva sempre che lo ispiravo per i vestiti, che ero il testimonial perfetto per Gucci. Non abbiamo mai superato i limiti dell’amicizia, mi ha fatto persino conoscere suo marito” gli confidò, senza neanche sapere perché lo stesse facendo.

“Ho bevuto un po’ stasera, sai che non reggo l’alcol, forse lo sapeva anche lui. Forse pensava che ci sarei stato. Mi ha persino ricattato, mi ha persino detto che se ci stavo potevo continuare ad andare ai suoi eventi”

Abbassò lo sguardo, sentendo gli occhi lucidi. 

Colin si bloccò per un istante sentendolo, stringendo i denti per cercare di frenare le sue contrastanti emozioni. Finì di bendarlo e si alzò

 "scusami" 

disse andando in bagno con la scusa di riporre le medicazioni, si chiuse la porta appoggiandocisi contro, ispirando ed espirando profondamente per riprendere lucidità. 

Non dimenticarti di respirare 

Aprì la finestra, l’aria era umida e salmastra 

"dio ma che ti ho fatto? Ce l’hai con me per caso?! " mormorò. Forse avrebbe dovuto chiamare il dottor Peterson. Ma erano le tre passate. Doveva cavarsela da solo. Si sciacquò il viso guardandosi allo specchio 

"ok Colin... Non è una una tragedia, domattina non ci sarà più, e ognuno andrà avanti per la propria strada" si disse

 "c'è la puoi fare" cosa avrebbe dato per fumarsi almeno una sigaretta. Non ne toccava una da anni. 

Prese un profondo respiro e tornò da lui, porge fogli un bicchiere di acqua e un aspirina.

Appena tornò Jared  si mise in piedi e prese il bicchiere con l’aspirina

“Grazie” gli disse, mandando giù la pillola e bevendo un po’ d’acqua.

Subito dopo lo guardò: che stavano facendo? Perché era ancora lì? Sospiro e fece un cenno con la testa verso la porta.

“È ora di andare, non ti disturbo oltre”

Gli disse, sorridendo amaro, costringendomi a non parlare, anche se avrebbe voluto dirgli tante cose. 

L’altro non obiettó, limitandosi ad un cenno del capo. Ma appena Jared andò verso la porta, sentì di fuori degli schiamazzi, probabilmente il personale dell hotel era stato chiamato per il trambusto, e avevano trovato il quadro rotto 

"non credo sia una buona idea" disse. Ci mancava che lo vedevano uscire dalla sua stanza. Non che farlo stare lì fisse un idea migliore, ma cosa poteva fare? Si sentiva con le spalle al muro.

“Questa giornata non vuole proprio finire” disse Leto buttandosi su una poltrona della stanza, notando che aveva il vestito sporco di sangue e spritz.

“Credimi non avrei mai voluto immischiarti in questa faccenda orrenda. Non sapevo neanche alloggiassi qui. La mia stanza è tre piani più su, figurati” 

Gli confidò mettendosi la mano sana sul viso, davvero stanco. 

“Tu come stai? Come va la mano?” Gli chiese riferendosi al pugno che aveva dato poco prima.

Si risedette sul divano passando di là mano sul viso stanco. Si senti vecchio in quel momento, sfinito. Jared era così, gli assorbita ogni energia. Evidentemente questo non era cambiato 

"è solo un graffio" disse muovendo le dita indolenzite. Già, non si sarebbe dovuto immischiare in quella faccenda. In passato tante volte aveva levato Jared dagli impicci di qualche avventore più insistente. Ma adesso.... 

"evidentemente doveva andare così" osservò a voce alta. In realtà pensava di averlo detto tra se. 

Quella situazione iniziava a farsi davvero pesante. Fuori si sentivano ancora i rumori delle signore delle pulizie, in realtà anche la voce di Alessandro in lontananza che forse tentava di spiegare l’accaduto senza far allarmare nessuno. 

Si sentivano entrambi come due topi in gabbia. Forse per la prima volta il destino li aveva costretti lì, faccia a faccia. Forse per l’ultima volta, per dirsi addio. 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Confronto ***


Capitolo 7 - Confronto

 

 

“Ero venuto qui a Venezia perché pensavo che staccare da LA potesse solo che farmi bene, invece mi ritrovo con un amico che mi voleva scopare e in una stanza con te. Chissà che ho fatto di male per meritarmi sta serata” 

disse Jared affacciandosi alla finestra, sentendo  ancora gente fuori la stanza che parlava dell’accaduto e puliva a terra. 

“Nemmeno nei miei peggiori incubi” biascicò tra se, sperando che l’altro non avesse sentito.

 Lui di lamentava?! Questa poi... Colin voleva stare zitto, ci provò davvero, ma quello era troppo 

"no scusa ?! Ti ho salvato da quella merda che ti porti dietro, e ti lamenti anche?!" arrivò a pensare che avrebbe fatto meglio a sbatterlo fuori da lì, perché però non lo faceva? 

"Sai cosa, avrei dovuto farmi i fatti miei! Non è colpa mia se ti circondi di stronzi, l’hai sempre fatto!" 

il vaso di pandora era aperto, voleva trattenersi, davvero ci aveva provato, ma non ci era riuscito 

"me compreso!" aggiunse auto accusandisi, sapendo che l’altro glie lo avrebbe sicuramente rinfacciato, quanto anche lui in passato fosse stato stronzo.

Jared lo guardò malissimo a quella risposta, irritandosi non poco 

“Non ho bisogno di qualcuno che mi salvi, ero già fuori la porta quando sei intervenuto, se non mi fossi saputo difendere sarebbe finita in tutt’altro modo” 

Gli disse, sentendo un brivido di ribrezzo lungo la schiena, che lo fece scuotere. 

“Il mio problema è proprio quello infatti” replicò alla sua affermazione sugli stronzi

“Ma a 50 anni è davvero difficile cambiare gusti”

Rise ironico, alzandosi e andando verso il frigo bar 

“Non c’è niente da bere qua dentro? Almeno passo il tempo”

Bofonchiò, per poi guardare l’altro

“Togli ancora tutto l’alcol eh? Capisco. Spero che si sbrigano fuori che me ne voglio andare”

Concluse, sedendosi di nuovo sulla poltrona, incrociando le braccia, in segno d’attesa mentre Farrell stringeva i pugni imponendosi di mantenere la calma, inspirando ed espirando come il suo coach gli aveva insegnato

 "puoi sempre ordinarlo col servizio in camera, avanti!" 

gli disse sbuffando

 "sai cosa? Tu non puoi uscire, ma io sì!”

dopo tutto era la sua stanza e non c’era nulla di male se lo vedevano uscire da lì. Andò verso la porta e la aprì. In corridoio una cameriera stava ripulendo per terra, sembrava tornata la calma. Ma poi dove voleva andare? Scappare, ecco cosa stava facendo. Se il destino aveva voluto che si rivedessero magari un motivo c’era. Quale non lo sapeva ... Richiuse la porta, girandosi verso di lui 

"puoi andare se vuoi, la cameriera non ci metterà molto" disse piccato

 "ma sai cosa, hai ragione, non siamo più dei ragazzini, abbiamo cinquant’anni e continuiamo a comportarci come anni fa! Non sei stufo di scappare?! Beh, io si! Sono stufo di sentirmi una merda ogni volta che sento il tuo nome, sono stufo di far controllare a Claudine ogni dannata lista degli invitati di ogni cazzo di evento per assicurarmi che tu non ci sia, sono stufo di pagare un sacco di soldi il mio analista, sono in analisi da anni, si è fatto una villa con piscina a Malibu grazie a me!" urló tutto d un fiato sentendosi anche un po' ridicolo. 

Leto ascoltò il suo sfogo, aspettandosi quella rabbia. Ormai lo conosceva come le sue tasche, nonostante non stessero più insieme da anni. Lo guardò cupo, sapendo che ciò che stava dicendo era solo la verità.

“Sai che non toccavo anche io alcol da secoli? E non perché non volessi, ma perché dopo gli Oscar sai in che abisso di pasticche e abusi ero caduto. Ci siamo rincontrati anni dopo, forse quello mi aveva permesso di uscirne, ma tu eri a pezzi. Così a pezzi che ho dovuto lasciarti per farti toccare il fondo e deciderti ad andare in rehab. Credevi che solo tu eri nella merda in quel periodo? Solo tu non vedevi una fine a tutto quel dolore?”

Colin non poteva saperlo, lo aveva allontanato in tutti i modi quando l’ultima volta che cercarono di riprendere in mano la loro relazione aveva ricominciato a bere molto, davvero troppo. Jared fece una forzatura a se stesso per lasciarlo, mettendolo nelle mani della sua famiglia per portarlo in rehab. 

“Ero al centro del mondo. Chiunque parlava di me, dopo l’oscar, iniziando come testimonial per Gucci, tutti mi volevano nei loro film e io pensavo solo a come ricostruire il nostro rapporto, mentre cercavo di non riaffogare in nessun amicizia malata o mare di antidepressivi”

Gli raccontò, ricordando anche solo per un secondo il suo rapporto malato con Terry Richardson.

“È ovvio che il problema non eri solo tu, ero io, il mio rapporto con gli uomini le relazioni, il padre che non ho mai avuto e bla bla bla ma in tanto io volevo solo te e sapevo che non avevamo un futuro. Ho mandato tutto a fanculo Colin. Ho bruciato in carriera, anzi due”

Continuò a dirgli con gli occhi lucidi

“Vederti qui, con un buon film, palesemente impegnato -perché ti conosco quando sei innamorato ed è ovvio che lo sei adesso- e felice credimi, mi fa piacere. Lo so che sembro ipocrita, ma sono contento per te, ma provo pena per me”

Quelle parole fecero più male a se stesso che all’altro probabilmente 

“Alessandro era uno dei pochi che sapeva tutto di noi, l’unico di cui mi ero fidato e stasera mi ha quasi violentato. Mi dici come dovrei stare? Dimmelo ti prego.”

Gli disse in tono canzonatorio, per poi andare verso la porta

Lo ascoltó, accolse quelle parole oneste e tristi, cercando un senso a tutti quegli anni "So quanto eravamo distanti in quegli anni, pur essendoci riavvicinati dopo quel brutto periodo del tuo Oscar." Iniziò col dire, deglutendo rumorosamente solo nel ripensare al 2014, a quei maledetti golden globe e allo stare lontano da lui in quel periodo così felice per la sua vita 

“So quanto sia stata dura per te ingoiare il tuo orgoglio e tornare da me nonostante tu non mi abbia voluto per anni, anni che dovevano essere felici. So che ci siamo allontani perché io non riuscivo a gestire le mie dipendenze. So tutto. Eppure, speravo che nonostante il nostro inferno potessi stare meglio ora” si fermò pensando quanto strano fosse il suo non sentire minimamente il bisogno di bere, sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto anni prima. Ora no, quella fase fortunatamente era superata. Ma questa invece, il suo tormento per quel ragazzo, quell’uomo che ora era lì davanti a lui, quello probabilmente non sarebbe mai passato nemmeno dopo secoli di terapia 'inutile terapia ' pensó. 

“Ma sai quante volte dopo la rehab ho provato a contattarti, per dirti quanto ero fiero di me per aver superato tutta quella merda, quanto ero fiero dell’uomo che eri diventato, per potertelo dire da sobrio. Per poterlo fare sapendo quello che dicevo”Jared non si era mosso, la sua mano ancora ferma sulla maniglia della porta. Se ne sarebbe andato probabilmente. E forse era meglio così.

Si fermò nel sentirgli dire quelle cose che lo colpirono in pieno. Sentì come uno squarcio nel petto, con quasi l’aria che mi mancava. Appoggiò la fronte contro la porta, stringendo gli occhi: non aveva idea di cosa fare. Una parte di lui avrebbe voluto urlare, ma doveva combattere contro se stesso e affrontare finalmente la realtà.

Dopo aver preso un respiro profondo si girò verso l’altro, con gli occhi arrossati da un pianto che non era ancora esploso

“Non potevo risponderti Colin. Tutto quello che avevo costruito, tutta la strada che avevo fatto per superare te, per superare noi… anche solo risponderti a telefono sarebbe stata la fine per me”

Gli disse, trattenendo un singhiozzo

“Non so se ho fatto la cosa giusta all’epoca, ma è andata così. Ora però non mi resta niente. Neanche la carriera per cui ho lottato. E allora mi chiedo: ne è valsa la pena? Abbiamo sempre avuto paura di perdere quello che ci eravamo conquistati con le unghie e con i denti nel nostro mondo, sacrificando noi stessi”

Aggiunse, inclinando leggermente la testa per guardarlo, sorridendo fra se 

“Visti da fuori secondo me sembriamo ridicoli. Capito che ho più di 50 anni? Non posso ancora avere i ‘problemi di cuore’” ridacchiò, tirando su col naso e stropicciandosi un occhio umido 

Jared gli sembrava un cucciolo smarrito, nonostante i suoi cinquant'anni suonati. Era sempre stato così. Non avevano mai guardato all'età anagrafica, tra i due era sempre stato lui quello 'vecchio', ci scherzavano anche su un tempo, fin da Alexander. Rise appena scuotendo la testa "Non si può sempre rimurginare sul passato, abbiamo già abbastanza rimpianti non credi?" sospirò abbandonando la schiena sul divano, stanco 

"perché non ti sei fatto aiutare? hai sempre voluto fare tutto da solo... come me... ci ha portato parecchi guai questo" 

Anni prima Colin aveva più volte cercato di uscire da tutti i suoi problemi, sempre inutilmente. Quell’ultimo periodo terribile della loro relazione era stato una svolta. E li spinto dalla sorella, aveva ripreso per davvero in mano la sua vita, e si era rimesso in gioco. Sia nel fisico che nella mente. Perchè Jared non ci era riuscito? Era sempre stato piu forte di lui. Possibile che non avesse aiuto, nemmeno dal fratello?

Jared Si tolse una lacrima dal viso con una mano, scuotendo la testa 

“Quando Tomo lasciò la band essenzialmente a causa mia e alle mie direttive, Shannon si allontanò molto. Erano molto legati lo sai. Credo sia rimasto con me più per il legame di sangue che per altro”

Gli spiegò, abbassando lo sguardo

“Nelle band succede, divergenze, non tutti la pensiamo allo stesso modo e Tomo era diventato davvero una figura ingombrante. Ma Shannon non l’ha mai presa bene. Non siamo più quelli che ti ricordi tu” 

Era difficile da ammettere, ma era la verità. Dirlo ad alta voce faceva un effetto stranissimo.

“Comunque è tutto ok, davvero. Mi dispiace averti risposto male alla festa e mi dispiace che Claudine debba sempre controllare che io non ci sia. Neanche io volevo incontrarti di nuovo, forse più per paura di tirare le somme della mia vita che per te”

Concluse, sospirando per l’ennesima volta

“Alla fine è passato tempo, basta cosi”

Colin ricordava i fratelli Leto come due entità quasi inseparabili. Shannon si era spesso mezzo di mezzo durante la loro storia. Non gli era mai piaciuto che il fratello si fosse infilato in qual casino, lui non gli era mai piaciuto a dirla tutto. E non poteva dargli torto. Però aveva anche cercato talvolta di fare da pacificatore, conscio de sentimento profondo che li legava. Altre volte, l'aveva intimato, minacciato, persino picchiato, affinchè rimanesse lontano da Jared. Pensarli ora così distanti era strano. Non disse nulla in merito, come poteva... lui stesso con Claudine per un periodo aveva rotto, non si erano parlati per un bel po'. Ma alla fine avevano risolto i loro problemi, per lo più causati da lui ovviamente, e a pensarci non avrebbe mai potuto fare a meno di lei.

"Non è che non volessi vederti, e poi come vedi non ha mai fatto quello che le avevo chiesto di fare; è che pensavo ti facesse male... quando non mi hai risposto, ho pensato che ti avrei ferito di nuovo, così ho mollato il colpo. Non volevo rimetterti nei casini, così mi sono concentrato su altro... solo dopo aver fatto i miei casini e che Claudine mi tirasse fuori prendendomi a calci nel culo, a dire il vero...  così mi sono rialzato Jared... dovevo farlo, e dovresti farlo anche tu..." si alzò andando a prendere della soda e due bicchieri puliti "o te ne vai o resti, ma non lì sul pavimento..." gli disse facendogli automaticamente posto sul divano vicino a lui.

A quella richiesta si senti davvero in trappola, perché non sapeva cosa fare o cosa fosse giusto fare in quel momento. Il confronto con l’altro era impietoso, se solo pensava a come aveva passato quegli anni dopo la loro storia. Aveva perso tutto quel tempo, perdendo rapporti e credibilità. Forse Colin aveva ragione, avrebbe dovuto chiedere aiuto e riprendere in mano la sua vita. 

“Cosa vuoi tu?” Gli domandò, sorprendendo anche se stesso.

“Non voglio essere di troppo, se vuoi che vada dimmelo” 

-Ma se vuoi che resti, dimmelo ancora-

Completò la frase nella sua mente, guardando l’altro dritto negli occhi.

 

-

 

 

Non siamo sparite! La ff continua ve lo giuriamo, abbiamo solo avuto un periodo incasinato, più il natale e le feste hanno rallentato il tutto

Ma ci siamo! 

Spero che vi piaccia e che continuate a seguirci, i prossimi capitoli saranno ancora a più scottanti 

Vicky e Lau

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8. Do you really want? ***


Capitolo 8. Do you really want? 

 

No matter how many times that you told me you wanted to leave

No matter how many breaths that you took you still couldn't breathe

No matter how many nights that you'd lie wide awake to the sound of the poison rain

Where did you go? Where did you go?

Hurricane - 30 seconds to mars 

 

 

Per la prima volta dopo tanto tempo, Colin si trovò a guardarlo dritto negli occhi, seppur da lontano - troppo lontano. Una volta il dottor Peterson gli aveva detto che sarebbe stato meglio affrontarlo, che per mettere un punto a tutto quello doveva chiudere il cerchio, rimasto sempre aperto. Aveva paura. Aveva paura di non farcela e tornare nel baratro da cui con le unghie era riuscito ad uscire, e a risorgere. Ma era arrivato il momento 

"Rimani Jared" disse stupendo se stesso. L'aveva detto sul serio?

Jared d’altro canto ebbe un sussulto quando l’altro gli rispose. Forse gli avrebbe dovuto dire di no, ma dopo quella giornata così pesante che altro poteva andare storto?

“Okay” gli rispose semplicemente, andando vicino a lui sul divano, proprio il posto a cui aveva accennato poco prima.

“Comunque ho monopolizzato la conversazione prima, so già di essere un disastro, parliamo di cose belle: tu come stai?” Gli chiese, cercando di non mettersi troppo vicino a lui, non aveva ancora il coraggio di spingersi a sfiorarlo addirittura. 

"Non c'è molto da dire, mi conosci... Puoi immaginare come ho vissuto gli scorsi anni. La nostra rottura in quel periodo così buio per me è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ovviamente è stata Claudine a raccogliere i pezzi e darmi una motivazione per andare avanti. Nessuno voleva avere a che fare con me, e non perché fossi un cattivo attore, ma perché ero una pessima persona; così ho reagito, ho detto basta. Mi ha aiutato un coach, un personal trainer e un analista, e davvero gli ho lasciato un sacco di dollari ma ammetto che mi ha aiutato sul serio, a capire che finché non avessi fatto pace con me stesso nulla sarebbe cambiato" prese un respiro stropicciandosi un po' I capelli com era soliti dare nei momenti di vago imbarazzo. 

Era un gesto che Jared conosceva "dovresti farlo anche tu, non è troppo tardi. Non hai bisogno degli altri, di gente come Michele, di tuo fratello... No... La prima persona di cui hai bisogno per stare meglio è te stesso Jared, nessun altro"

Lo ascoltò, pensando che l’altro fosse in evidente imbarazzo e stesse un po’ straparlando e ripetendo i concetti di prima. 

“Tranquillo, me la cavo. In qualche modo mi riprendo sempre”

Gli rispose, per poi fare spallucce

“Non sono mai andato in terapia, di solito mi scalo una montagna. Negli ultimi anni ho usato quello come momento terapeutico. Ti dico solo che quando ci misero in lockdown ero in mezzo al deserto e l’ho saputo dopo due settimane”

Rise, ricordando quell’assurdo situazione 

“La natura mi rigenera molto. L’ho capito grazie ad Alexander in realtà, qualcosa di buono quel film me l’ha lasciato”

Lo punzecchiò  

Farrell aveva visto qualcosa sulle sue scalate, ecco spiegate le sue mani insolitamente ruvide.

Fremette quando nominò quel film, il loro film... qualcosa di buono... sottointese che LUI non era stato qualcosa di buono, in quel film da cui tutto era partito. Non poteva dagli torto, spesso era arrivato a pensare di aver rovinato la vita di Jared. Si era incolpato così tanto "Sono felice di sentirtelo dire" e sperò sul serio che fosse così, che Jared riuscisse a rimettersi in piedi. A lui ci era voluto molto di più, da solo non ce l'avrebbe mai fatta, ma la sua debolezza era nota e Jared lo sapeva. 

Ormai l’imbarazzo era palpabile e una parte di Leto sapeva che Colin lo stava respingendo. Poteva biasimarlo? Tutto quel lavoro che aveva fatto su se stesso per andare avanti, per superare tutto il casino di quegli anni che andava ben oltre la loro storia, non poteva perderlo in una sera. Sorrise amaro, abbassando poi lo sguardo, pensando al perché gli avesse chiesto di restare, dopotutto. 

“Mi stai scacciando in tutti i modi, eh?” Gli chiese, sicuramente prendendolo alla sprovvista.

“So che sei frenato, è giusto. Non voglio forzarti in nulla, mi sarebbe piaciuto solo parlare credimi” aggiunse, riferendosi al fatto che Colin lo aveva fatto parlare, ma non gli aveva detto praticamente nulla della sua vita e gli anni erano passati, probabilmente avrebbero potuto parlare ore se ci fosse stata l’intenzione.

Dopo quelle parole avrebbe dovuto andarsene, ma non lo fece. Una parte di lui sperava che dopotutto l’altro si aprisse lo stesso, andando contro a ogni logica.

 

Colin lo guardò sospirando, regalandogli un leggero sorriso 

"No Jared, non ti sto scacciando" forse avrebbe dovuto in realtà. Di cosa dovevano parlare? Di quanto il loro passato avesse condizionato le loro vite? Della loro storia-non-storia? Del loro presente? Non riteneva opportuno parlare di quello proprio con lui, di Sarah e tutto il resto. In realtà non sapeva neanche dove li avrebbe portati quell'assurda serata. E comunque non avrebbe mai potuto scacciarlo. Ci aveva anche provato, tante volte, ma poi... pensò che l'affetto che provava per quel ragazzo ormai uomo non sarebbe mai passato 

"anche io vorrei parlare, per la verità non so nemmeno io di cosa, anche se avrei tante cose da dirti, è solo che sono spiazzato, credimi, non-“ abbassò lo sguardo

 "non lo so, insomma... quanto è passato dall'ultima volta? Non me lo ricordo..." rise un po' per scacciare via l’imbarazzo

 "è strano  essere qui con te, da soli" sottolineò quel da soli proprio per rimarcare il fatto che una situazione così non capitava da una vita, le ultime volte che si erano visti non erano mai stati soli.

“Boh, cinque anni?”

Rispose l’altro

“Cinque anni è parecchio tempo Cole” 

Era un sacco di tempo che non lo chiamava così e proprio in quel momento le loro gambe si sfiorarono senza volerlo, facendogli alzare lo sguardo 

“Anche a me sembra surreale. Ho passato cinque anni ad odiarti, ad odiarci; che spreco di tempo”

Ed era vero: a che pro odiarsi? Perché non erano stati in grado di arrivare prima a quel punto?

“Ci siamo messi insieme che avevo già 31 anni e tu 27, a volte vedo i ragazzi di 30 anni di ora è penso che io non ero così; ero un ragazzino. Tu ancora di più”

Disse ridendo 

Sentirlo parlare così tranquillamente della loro relazione, portò a Farrell un moto di malinconia. Si sentiva vulnerabile 

"mi odiavi per una giusta causa" aveva una paura tremenda di abbassare le difese. Tutto il lavoro fatto in quegli anni, e se non fosse stato abbastanza? Se non fosse stato abbastanza forte? Si sentiva così perso, la sicurezzaa provata fin poco prima stava lentamente scemando, lasciando spazio a quel Colin insicuro e tormentato che Jared conosceva. Ma evidentemente era un processo che doveva affrontare quello. Forse solo così avrebbe messo definitivamente un punto al suo passato 'ci siamo messi insieme'... pensò, se avesse potuto tornare indietro "a volte penso che se avessi fatto scelte diverse non saremmo arrivati a questo punto. Credo di aver sbagliato tutto, il fatto di essermi rimesso in riga in questi anni non cancella quello che ti ho fatto, mi dispiace" disse guardandolo

 "volevo dortelo da tanto... mi dispiace Jared, mi dispiace davvero per tutto" era stato pessimo con lui in passato. Il fatto che Jared volesse stare con lui alla luce del sole mentre lui non voleva, non poteva farlo, era stato terreno di scontro tante volte. Poi si erano mollati e ripresi un'infinità di volte. Si erano amati, odiati, Si erano fatti male a vicenda. Ma inutile negarlo,sapeva che la sua instabilità emotiva l'aveva portato a comportarsi da vero stronzo con lui, e se ne era accorto quando ormai era troppo tardi per loro.

 

Leto non si aspettava quella risposta, neanche quella confessione. Non sapeva neanche cosa volesse intendere alla fine

“Io non mi pento di quello che abbiamo fatto insieme. Certo, poteva andare molto meglio, come poteva essere qualcosa di meno importante. Magari ci saremmo potuti allontanare dopo poco, ma io probabilmente non avrei mai capito cosa vuol dire amare qualcuno”

Non si credeva capace di dire quelle cose con quella leggerezza e sicurezza contemporaneamente 

“Prima di te avevo avuto delle storie lo sai, forse un paio da ritenere importanti, ma neanche troppo; eppure per te persi proprio la ragione, il contatto con la realtà”

Disse ridendo 

“Anche per questo tu hai potuto fare tutti quegli errori. Potevi letteralmente calpestarmi e io ti avrei giustificato lo stesso, ero impazzito. Ho scritto le mie migliori canzoni grazie a te! Infatti dopo che ci siamo lasciati i miei album hanno fatto schifo, chiunque lo pensa”

Era come se non riuscisse a fermarsi, doveva cacciare tutto fuori 

“Quel sentimento assurdo che mi ha riempito così tanto la vita per così tanto tempo  è stato lo stesso che mi ha spronato poi per l’oscar quando te ne sai andato via: dovevo riempire quel vuoto con qualcos’altro. Quando poi siamo ritornati insieme è stato sempre la nostra relazione che mi ha fatto capire bene delle priorità. Non credo che tutti possano dire di aver amato così tanto qualcuno, io mi ritengo davvero fortunato. Ah e gli amori così non sono sempre quelli del vissero  felici e contenti.”

Sospirò, avvicinandosi di più a lui senza neanche pensare

“Dicono che chi interpreta Joker anche solo una volta è maledetto, ma io posso dire che sono stati più fatali Alessandro Ed Efestione. Dopo più di duemila anni hanno fatto centro di nuovo”

 

Quel fiume di parole lo stravolse in pieno, quasi gli girò la testa. Deglutì rumorosamente. Efestione e Alessandro, tutto era iniziato con loro. Ma quelli erano giorni felici, lui era stranito dai sentimenti che provava ma erano giovani, e il loro rapporto era ancora fresco e puro allora. Poi tutti si fece più profondo, più complicato. Sentirlo pronunciare la parola amore accostata al suo nome poi, fu come farsi una doccia gelata in pieno inverno. Sentì un brivido, si schiarì la voce, cercando di ricomporsi

 "credo... credo che nessuno sia in grado di amare qualcuno come... come è successo a noi" confessò, era la verità

 "ho bisogno di una boccata d'aria Jared, vuoi uscire?" chiese alzandosi, andando verso la terrazza dell sua stanza. Su un'altra terrazza anni prima aveva imparato a conoscere e ad amare quel ragazzo, ma davanti a loro, invece delle luci soffuse di Venezia, c'era il panorama polveroso, caldo e magico del Marocco. 

“Lo credi davvero? Davvero pensi che nessuno, neanche noi con qualcun altro, può amare così?”

Lo fece di proposito. Voleva capire in che punto della vita lo stava ritrovando, come andasse sul versante sentimentale. A che pro poi? Tanto non era lì per riconquistarlo o altro. Ma la curiosità lo stava mangiando vivo.

Colin annuì, certo le lo credeva davvero. Poi quell'allusione... sapeva dove voleva arrivare. Non è che non volesse parlarne, ma gli faceva così strano parlarne proprio con lui

 "Jared se vuoi chiedermi qualcosa fallo e basta" disse con un lieve sorriso "Vuoi sapere se sto con qualcuno? Sì,sto con qualcuno. Una donna, da qualche mese... sto bene con lei. " tornò a guardare le luci fievoli di quella magica città davanti a lui. La luna si rifletteva nelle acque del canal grande, e quel riflesso illuminava gli occhi azzurri di Jared in modo quasi insopportabile da guardare per lui 

"ma non nello stesso modo, non è la stessa cosa. Quello che ho provato con te io credo fosse così... unico" quello non era stato amore, era riduttivo parlare solo di amore. Era un insieme di sentimenti, passione, appartenenza, ossessione... l'amore li aveva solo mescolati tutti insieme.

“Mi credi che è la prima cosa che ho pensato appena ti ho visto?”

Gli chiese retorico Jared, sperando che il suo tono non uscisse troppo acido, perché forse un pizzico di fastidio lo provava

“È evidente che stai bene e mi fa piacere, so che non inizi le cose a cuor leggero. Non a 46 anni spero, magari a venti si” 

Ridacchiò per stemperare un po’ la tensione, in fondo ora che lo sapeva impegnato era come se quella fosse davvero la loro ultima chiacchierata. Era come metterci una pietra sopra definitiva. Aveva il coraggio e la forza di farlo?

Forse non aveva alternative

 

 "ti ricordi quando ci punzecchiavano sulle rispettive frequentazioni? Facevamo a gara a chi usciva di più con altri, per poi trovarci e litigarci su" erano sempre finte litigate quelle, c’era abbastanza armonia in quel periodo, era stato l unico periodo bello e positivo che aveva passato con lui, all inizio della loro relazione 

"Mi dicevi sempre che chiunque avessi scelto non sarebbe mai stato bello come te..." di nuovo sorrise abbassandolo. Sguardo verso il basso, le braccia stancamente posate sul davanzale

 "avevi ragione"

 

Jared si mise a ridere, ricordando quel periodo tanto complicato quanto bello e sereno. All’ultima frase lo guardò negli occhi, mordendosi il labbro inferiore

“Io scherzavo però, tu mi prendevi troppo sul serio”

Gli rispose, per poi toccargli il braccio 

“Mi sei mancato”

Gli uscì senza neanche rendersene conto, ma era solo la verità 

Colin Sentì il cuore perdere un colpo a quelle parole. Gli era mancato anche lui, da morire. Per tanto tempo aveva oppresso quei sentimenti che mai sarebbero spariti. Si rese conto che nonostante tutto, non si erano nemmeno affievoliti. Gli occhi gli si inumidirono "Quanto ho sperato di sentirtelo dire, un giorno" sussurrò appena. Si staccò dalla balconata, guardando il cielo sopra di loro e tirando sul col naso per ricacciare indietro le lacrime 

"Mi sei mancato anche tu Jay" chiamarlo di nuovo in quel modo... Non lo pronunciava da così tanto. Jared non sarebbe mai uscito davvero dalla sua vita, ora ne aveva la certezza. Ci sarebbe sempre rimasto in un modo o Nell’ altro.

Per il cantante Sentire l’altro pronunciare il suo nome in quel modo,  come faceva tanti anni prima gli fece stringere il cuore nel petto.

Avvicinò la mano sopra la sua sfiorandogli il dorso, cercando il suo sguardo in tutti modi non riuscendo a trovare il coraggio di fare quello che avrebbe voluto.

 

Dopo tanti anni ancora il tocco delle loro mani una sull altra faceva vibrare l’animo di Colin. Senti riallaciarsi le loro anime, un legame che mai si era spezzato. Strinse le due dita portandolo più vicino 

"Se solo potessi tornare indietro io-" 

si fermò. Non poteva dirlo, avrebbe fatto male ad entrambi. Allentò la presa facendo un passo indietro cercando di ritrovare lucidità, perché era sicuro che altrimenti avrebbe dato una delle sue cazzate

 "scusa, non dovevo dirlo..."

“Colin, non c’è bisogno. Davvero. È inutile avere rimpianti” lo interruppe con una fermezza che non sapeva di avere

“Penso sempre a quanto le scelte che facciamo modifichino il corso degli eventi. Siamo questi due adesso perché ci siamo feriti anni fa. Magari se non lo facevamo ci lasciavamo per qualche altro motivo, magari non era destino a prescindere da noi”

Cercava di giustificare entrambi, forse più l’altro che lui, ma comunque non voleva rovinare quel momento.

“Ora non pensarci”

Dopo averlo detto gli strinse più forse la mano, e gli accarezzò il petto, per poi guardarlo nuovamente

“Sai cosa mi fa ridere? Che ora sei un signore tutto composto col tuo smoking di Dior, che odia Gucci e le carnevalate, ma hai ancora quegli orecchini per ricordare a te stesso il tamarro che eri”

Sapeva stemperare la tensione, non c’era dubbio e infatti l’altro rise sentendosi più  leggero, asciugando veloce una lacrima che gli era sfuggita

 "non ti sono mai piaciuti"  ricordando che da sempre gli faceva notare quanto fossero tamarri e vistosi, seppur gli stessero tremendamente bene. Afferrò  il suo polso quando la mano Dell altro gli accarezzò il petto, si guardarono negli occhi per un tempo infinito, e per un istante sembro ancora che fossero sulla terrazza del loro hotel in Marocco, tanti anni prima

 "Alessandro non ha mai dimenticato Efestione" sussurrò, avvicinando a se è abbracciando, le sue braccia sembravano fatte apposta per accoglierlo. Un incastro perfetto.

 

Quella frase era un misto tra banalità e quasi profumo di casa. Se l’erano detta talmente tante volte a vicenda che ormai era una specie di rito che non praticavano da un po’. Una parte di se neanche si aspettava tutta quella manifestazione di affetto da parte dell’altro, in fondo era lui quello impegnato no? Ma forse era soltanto una reazione normale a tutte quelle emozioni contrastanti che, come lui, stava sicuramente provando. Così ricambio l’abbraccio, appoggiando il mento nell’incavo della sua spalla, sentendo di nuovo chiaramente il suo profumo, stringendolo a se come avrebbe voluto fare da un po’, tremando appena per quel contatto che non sapeva gestire 

 

Perché lo stava facendo? Perchè il destino aveva voluto farli incontrare di nuovo? Aveva sempre pensato che a tutto c'era un motivo.... ma quello? Forse dovevano fare davvero pace con loro stessi, eppure... aveva così tanta voglia di baciarlo... l'aveva pensato sentendosi in colpa, per Sarah, e anche per Jared. Non sarebbe stato giusto per nessuno di loro. Si scostò piano, prima di fare qualche scemenza. Sentì freddo, preferiva di gran lunga averlo addosso. Il contatto del suo corpo caldo, risveglio tanti ricordi seppelliti nella sua mente, e nel suo cuore: la passione, le loro notti... cercò di levarselo dalla testa nell'immediato, anche se il viso gli si colorì leggermente

 "ook hemmm... credo che questo sia strano, per tutti e due" ridacchiò scompigliandosi i capelli.

“Abbastanza” aggiunse, non sapendo cosa altro dire. Forse avrebbe dovuto spingersi lui, forse… No, Colin era impegnato. Non poteva fare una cosa del genere a una perfetta sconosciuta.

“Beh, Samantha.. o Sarah? Non mi ricordo più”

Lo fece di proposito a sbagliare il nome

“È una donna fortunata, ti ha preso nel periodo migliore”

Dopo averlo detto si allontanò da lui, pensando che forse era il caso di tornare nella sua stanza.

 

Sentire nominare Sarah - aveva di proposito sbagliato nome, lo faceva sempre con le ragazze che frequentava - fu come prendere uno schiaffo in faccia. Accidenti! Strinse un attimo i pugni 'Datti una regolata Colin cazzo!" pensò. Aveva per un attimo avuto voglia di dire chi se ne frega, ma come poteva? Insomma... ora che finalmente stava bene con qualcuno... non era la stessa cosa, nessuno poteva anche solo minimamente vvicinarsi a Jared, ma amava Sarah.... non gli rispose limitandosi ad un sorriso tirato. Quando Jared si allontanò, lui rientrò dentro, versandosi dell'acqua. Fuori non c'era più nessuno. Jared poteva andarsene in qualsiasi momento, se lo avesse voluto. Dal canto suo non gli aveva ancora detto nulla, lasciando implicito il fatto che poteva anche restare. Non voleva che se ne andasse.

“Hey, io vado. Mi ha fatto piacere poter parlare dopo anni come persone civili. Forse adesso non avremo più attacchi di panico nel vederci solo da lontano o su una lista di invitati a un evento”

Gli disse guardandolo, sorridendo appena

“Forse Venezia è stata un segno del destino, magari ti porterà fortuna”

Mormorò, guardando le luci della città al di fuori del vetro della finestra.

 

Farrell d’altro canto pensò che se all'inizio era stato lui quello piu composto e razionale, ora le parti si erano invertite. Jared sembrava calmo, obiettivo, sembrava finalmente in pace. Lui invece aveva dentro di sè un tornado di emozioni che stava facendo fatica a controllare. Sapeva che il ragazzo aveva ragione.  Era quella la giusta conclusione del tutto. Eppure non riusciva davvero a lasciarlo andare 

"Puoi... rimanere?" gli chiese, sedendosi. Eppure vrebbe dovuto lasciare che se ne andasse... lasciare le cose così, in quel nuovo equilibrio. Non voleva incasnare di nuovo tutto. Ma avevano perso così tanto tempo... ed ora, erano stati insieme solo poche ore...

 "è quasi giorno" disse con ovvietà.

 

Deglutì, irrigidendosi un bel po’, non aspettandosi minimamente quella proposta dall’altro. Cerco di riprendere a respirare, guardandolo ancora. 

“Va bene…”

Ovvio, era certo che di impulso gli avrebbe risposto così.

Il suo lato razionale gli stava urlando di andarsene in tutto i modi, ma non era proprio in grado di ascoltarlo in quel momento.

Si mise seduto sul letto vicino a lui, pensando che era stanchissimo 

“Io sono distrutto, è stata una serata bella intensa”

Disse, mettendogli una mano sul braccio

“Se mi addormento un po’ ti offendi?”

Gli domandò ironico, ma davvero ormai la tensione lì dentro era così insopportabile che non sapeva più come arginarla 

 

Si sentì così sollevato che non avesse rifiutato, o peggio ancora, che non gli avesse urlato dietro che era un folle a fare quella richiesta. Il divano sembrò infinitamente grande in quel momento, voleva averlo molto più vicino. Si spostò leggermente sedendosi proprio vicino a lui. Aveva caldo, Dio quella sensazione ogni volta che gli stava vicino

 "Jared..." sospirò

 "Sei libero di andartene se vuoi, sto per fare una cazzata delle mie, me lo sento" disse tutto d'un fiato.

 

Quelle parole le conosceva bene, alla fine l’irlandese era sempre stato un tipo molto diretto, ma coscienzioso a modo suo. 

Gli prese la mano, cercando di catturare il suo sguardo che ora faceva di tutto per evitarlo 

“Ti ho già detto che resto, Cole”

Rispose alla sua prima affermazione, per poi avvicinarsi 

“Cosa potrebbe essere un casino per te ora?”

Gli chiese enigmatico 

“Tradire Sarah, o stare con me questa notte?”

Sapeva di essere davvero sadico a fare quella domanda, ma non poteva andare oltre in quel momento. Non senza il suo totale consenso 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9. Hurricane ***


Capitolo 9. Hurricane

 

'Merda, merda!' si maledisse per non aveerlo lasciato andare prima, ma non voleva! Insomma, come al solito Jared gli toglieva lucidità. Respirò a fondo, non si trattava di Sarah, l'aveva già tradita, dal momento in cui aveva chiesto a Jared di restare. Aveva sempre creduto che i   tradimenti col pensiero non valessero, ma non era così. Il legame con Jared era ancora così forte ed intenso...

“Credo entrambe le cose" rispose, stava sudando 

"Tu-tu cosa vorresti?" non erano più due ragazzi erano due uomni adesso, erano cresciuti, possibile che si dovevano ancora ritrovare in quelle situazioni assurde? Gli venne da ridere istericamente e si coprì il volto con le mani 

"Non posso credere di essere di nuovo a questo punto, dopo tutto questo tempo"

Jared alzò lo sguardo su di lui 

“Lo voglio da quando mi hai medicato la mano” gli confidò ridendo dal nervosismo anche lui.

Voleva aggiungere tante cose, ma quanto diavolo avevano parlato quella sera? Si era davvero stancato delle parole, quindi lo guardò negli occhi e fece l’unica cosa che riteneva sensata e lo baciò, senza dire oltre e senza indugiare, sperando che l’altro non se ne pentisse troppo.

 

E quindi Jared si decise per entrambi. Le sue labbra, quelle magnifiche e calde labbra, era di nuovo sulle sue. Stranamente la cosa non lo scosse, ma lo fece sentire bene, di un bene sereno, diverso da tutte quelle volte che si erano ritrovati dopo essersi lasciati. Fu lui ora a chiedere di più da quel contatto, aprì le sue labbra ecrcando la sua lingua. Infilò le mani nei suoi capelli tenendolo contro di se, quasi temendo che cambiasse idea e si allontanasse. Sarah in quel momento, era solo un vago ricordo che la sua mente aveva cacciato miserabilmente in un angolo.

Leto non si aspettava tutta quella prontezza, di sentire le sue mani tra i capelli, di essere avvolto così tanto in quel bacio. Aveva sentito le mani di Alessandro addosso fino a poco prima, la sensazione di abuso e violazione del suo corpo avevano accompagnato un po’ tutta quella serata, anche per quello non riusciva a prendere il coraggio di fare niente, oltre perché tecnicamente in quel momento, come aveva già fatto tante altre volte, era l’amante della situazione. 

Eppure appena l’altro lo travolse in quel modo non si senti per nulla sovrastato, o non rispettato. Anzi.

Colin con lui poteva fare ciò che voleva, era stato sempre quello il suo potere.

Ricambiò subito la lingua in quel bacio che durò a lungo, forse un’eternità e lasciò entrambi senza fiato.

Si staccarono per un attimo con il fiatone, guardandosi e in quell’istante iniziò a sbottonargli la camicia, prendendo a baciarlo di nuovo.

Stava andando tutto così sbagliatamente come dove andare. Jared era caldo, lui di più... trovò un'enfasi in quel bacio che mai si sarebbe aspettato dopo tanto tempo. Quando iniziò a sbottonargli la camicia lo fermò. Improvvisamente una lampadina nel suo cervello si era accesa, mandando un segnale di allarme 

“Aspetta.... torno, dammi un secondo.." disse alzandosi facendogli cenno con un dito 

"Arrivo, aspettami, un secondo..." disse, filando in bagno. Era riuscito a prendere il suo cellulare e con mani tremanti fece quel numero per la seconda volta in quella serata.

"Colin..."

"Lo sto facendo!"

"Colin cosa.. che stai dicendo accidenti, è l'alba!"

"Mi hai sentito Doc? Lo sto facendo.. sul serio, insomma, è qui, lui, io..."

"Ma cosa..."

"Non so perchè insomma..." rise

 "da non credere, è qui sul mio divano, e gli ho chiesto io di restare!" rise di nuovo.

"Colin... lui... LUI?! Avevi detto che era tutto sotto controllo! Ricordati, il passato..."

"Si si, il passato... il passato non è passato, cioè è qui, e... oddio..."

"Calmati, Colin ascoltami"

"No ok, Doc, senti, non voglio ascoltarti adesso, volevo solo dirtelo...tanto ci rivediamo tra qualche giorno"

"Non fare stronzate Colin"

Si sentì improvvisamente calmo. Il dottor Peterson lo aveva davvero aiutato. Ma non poteva fermare l’impeto della loro attrazione. Poteva solo rimettere insieme i cocci, di nuovo, nel caso tutto fosse andato ancora in mille pezzi. Sospirò forte "È troppo tardi" disse con una calma surreale rispetto alle coincitate parole di prima 

"ci sentiamo Doc"

Non lo lasciò nemmeno più parlare. Mise giu il telefono, si alzò e si guardò allo specchio, negli occhi. Era così determinato. Gli venne di nuovo da sorridere, sorrise a quel colin riflesso che lo incitava ora a tornare di là.

Si sciacquò il viso con calma. Spense il telefono.

E tornò in salotto. Sperò che Jared non avesse sentito, o lo avrebbe preso per matto.

Un po' lo era dopo tutto.

"Scusami" ridisse prima di fiondarsi di nuovo sulle sue labbra, sovrastandolo.

Decise così di ripartire da dove era rimasto, sbottonandogli gli ultimi due bottoni della camicia, togliendogliela, staccando un attimo le labbra dalle sue, ridacchiando

“Ti mantieni bene dai”

Scherzò l’altro, baciandolo ancora

Sorrise, contento che Jared aprezzasse ancora il suo fisico. Non era più un giovane ragazzo ma la forma fisica l’aveva recuperata alla grande e mostrava ancora una certa prestanza. Non era stato facile perché per alcuni ruoli aveva dovuto ingrassare o dimagrire. Lui invece era come sempre oltre ogni aspettativa. Quando riuscì a togliergli quella fastidiosa maglietta, rimiro il suo torace muscoloso e liscio, toccando appena i vecchi tatuaggi che conosceva a memoria 

"era il mio psicoterapeuta" disse sollevando lo sguardo su di lui

 "gli ho detto che stavo per farlo sul serio..." gli venne da ridere, e rise scuotendo la testa sapendo che quella cosa poteva sembrare da pazzi.

 

Non gli aveva chiesto perché fosse andato in bagno perché pensava potesse dargli fastidio, ma si confidò senza che gli chiedesse nulla. Gli accarezzò una spalla, scendendo giù fino al braccio e alla mano 

“Stare con me ti manda talmente tanto in crisi?” 

Gli domandò, con un tono misto di ironia, ma anche curiosità 

“Quest’uomo mi odierà ormai”

“Diciamo che dopo tanti anni di lavoro e soldi direi buttati, era giusto informarlo..." rise di nuovo tornando un attimo serio 

"Sì Jared, mi mandi in crisi totale, ogni volta... è inevitabile, forse dovevamo sapere che sarebbe finira così... " disse senza alcun rimpianto 

"ed è il miglior modo in cui potrei concludere una nottata" si sdraiò tirandolo giù al suo fianco, riprendendo la sua bocca da dove l'aveva lasciata. Sapeva di sole, di buono, di dolce, un sapore inconfondibile che non era cambiato.

 

Non credeva fossero buttati: Colin stava benissimo. Decisamente meglio di lui, che la terapia non l’aveva mai fatta.

Il cedere alle tentazioni faceva parte dell’essere umano dopotutto.

Visto che si era steso al suo fianco, si girò per baciarlo, accarezzandogli il viso con fin troppa dolcezza.

Erano ancora sul divano quando si rese conto di stare scomodo e stretto. Buttò un occhio verso il letto, poi verso di lui.

“Che ne dici se ci spostiamo…”

Gli propose, tra un bacio e l’altro senza fermarsi 

 

Lo baciò di nuovo mordendogli leggermente il labbro. Senza dire nulla lo aiutò ad alzarsi e si spostò verso la stanza da letto 

"Se entriamo lì dentro non mi fermerò Jared, sei scuro di voerlo fare?" Era vero che era lui quello impegnato, ma sapeva quanto la loro elazione avesse tormentato il ragazzo. Tornare insieme anche solo per quella volta poteva mandarlo in crisi ancora di più.

L'aveva visto così fragile quella sera

 "Non voglio incasinarti di nuovo la vita" era sincero.

“Non fare il solito ipocrita, ormai il danno lo abbiamo già fatto”

Era un tono leggero e ironico, non voleva che l’altro se la prendesse.

Sì, era un periodo di merda per lui e probabilmente gli avrebbe fatto più male che bene, ma lo voleva.

Lo voleva adesso.

Si alzò dal divano e prese l’altro per un braccio, portandolo con lui verso il letto, per poi buttarlo li sopra, baciandolo ancora.

Era chiaro quanto Jared non aveva alcuna intenzione di respingerlo, anzi, riprese lui l'inizativa 

"S... si, ok ma..." disse tra un bacio e l'altro "c'è danno e danno sai..." l'attacco di Jared era impetuoso, e le sue mani non potevano che cercare il suo contatto, accarezzò la sua schiena i sui fianhi nudi per poi afferrargli il bordo dei pantaloni "Posso fare un danno piccolo o uno grande, e non è che poi mi dici che sono stronzo perchè ti ho messo in questa situazione per la millesima volta?" naturalmente anche il suo tono era leggero, senza convinzione alcuna per altro. Ma davvero non voleva che poi Jred lo maledicesse.

“Stai. Zitto.”

Enfatizzò le parole, guardandolo furbo negli occhi. 

“Mi stai stancando, so che lo vuoi quanto me, se non di più….”

Dopo averlo detto gli mise una mano sul cavallo dei pantaloni neri e eleganti che indossava 

“Dimmelo. Quanto lo vuoi?”

Gli domandò malizioso, baciandolo ancora, mordendogli il labbro.

Si piegò leggermente su stesso quando la mano dell'altro gli strinse il cavallo dei pantaloni, quello mica poteva mentire "Ouch" si lui parlava sempre troppo quando era agitato 

"ok, si lo voglio... lo sai, ma poi non ti lamentare, perchè se osi anche solo lontanamente a dire che sono stronzo io..." non finì la fase perchè Jared alzò gli occhi al cielo e lo baciò di nuovo tirandoselo contro. Le mani di colin gli abbassarono i pantaloni e i loro bacini si scontrarono facendoli gemere. Gli sembrava di essere tornato indietro di anni... non si sentiva nemmeno più vecchio, con Jared si sentiva sempre il solito Colin di tanti anni prima.

 

 

Jared Nel mentre mise entrambe le mani sul cavallo dei suoi pantaloni, sbottonandoglieli del tutto, facendo scendere lentamente la cerniera mentre lo guardava, con le labbra a un millimetro dalle sue.

Spostò le mani verso i suoi fianchi, sfilandoglieli.

Fece andare le labbra sul suo collo, mordendolo leggermente e ridacchiando 

“Non mi lamenterò di nulla, promesso”

Gli disse semplicemente, mettendo la mano sopra i suoi boxer 

"non... Puoi farmi tacere... Per sempre" sospirò liberando il corpo di Jared dall ultimo. Indumento che indossava. Quanto tempo era passato.

“Sicuro? Non sfidarmi Farrell, non ti conviene” 

Gli rispose prontamente, baciandolo ancora in modo da zittirlo nuovamente.

Nel mentre iniziò a sfilargli i boxer con calma molta calma. Una lentezza attuata di proposito, per lasciarlo impazzire un po’.

Quando finalmente li tolse si staccò da lui guardandolo mentre lo toccava piano vicino all’inguine, per poi arrivare sul membro, stringendolo nel pugno.

“Vuoi parlare ancora?”

Quello a basso totalmente ogni sua difesa. Colin si lascio andare con un gremito sicchiudendo gli occhi e piegando lievemente il capo all indietro. Non poteva essere vero. Com’era finito dal Red carpet a li?! Ma chi se ne importava in fondo, l aveva sempre voluto, l aveva sempre aspettato e sempre aveva sperato... Jared sapeva ancora cosa gli piaceva, Jared che conosceva tutto di lui, Jared che ogni dannata volta lo faceva impazzire. Era muto ora, Jared aveva vinto.

 

Sorrise felino quando vide l’altro ammutolito; alla fine certe cose non cambiano mai.

Continuò a toccarlo, lentamente, sperando di esasperarlo quasi, ma voleva farlo impazzire.

Era come se fosse totalmente assorto solo da quello: dare piacere all’altro.

Era passato decisamente troppo tempo dall’ultima volta.

Fece poi muovere la mano con intensità maggiore, sapendo che entrambi non volevano fermarsi a questo, iniziando a baciargli il collo, alternando le labbra e la lingua, scendendo sempre più giù, mettendosi fra le sue gambe. 

 

Lo stava portando all esasperazione, con quella lentezza che sapeva gli aveva sempre fatto venire i nervi

 "ti prego muoviti o ricomincio a parlare!" lo minaccio con voce rotta dall eccitazione.

Rise di gusto per poi arrivare con la bocca, ovviamente con ancora più lentezza di prima, al suo inguine. Colin ce lo aveva durissimo, non faticava a credere che stesse davvero soffrendo. In realtà, anche lui era impaziente, dopo tutto quel tempo.

Lo fisso dritto negli occhi stando sopra di lui, facendo salire la sua mano fino alla punta, per poi toglierla definitivamente, facendo posto alla bocca; gli succhiò soltanto la punta per un po’, per poi prenderlo tutto nella sua bocca. Quando risalì si staccò leggermente, iniziando a leccare, alternando la lingua a dei baci, fatti sempre di proposito per fargli perdere la testa

 

Si lascio andare ad un gremito quando finalmente senti le sue labbra addosso. Era tremendo, lento da farlo morire. Lo faceva sempre, giocava con lui perché sapeva che poi glie l’avrebbe fatta pagare. Andarono avanti così per un po’, l’altro conosceva e ricordava tutti i suoi punti deboli, tutto ciò che lo faceva godere. Infatti Non ci volle comunque molto prima che Colin venne, non poté trattenersi oltre. Si tiro su dopo qualche secondo, Jared era eccitatissimo e lui voleva la sua vendetta. Lo stese sotto di lui baciandolo, facendo continuamente scontrare i loro bacini. Senza però toccarlo mai. Il suo membro di nuovo pronto vagava tra le gambe Dell’altro. Colin gli apri di più le gambe apposta affinché potesse sfiorare il suo punto più intimo senza però andare oltre. Non c’era dolcezza in quello che stavano facendo, ma solo la voglia di ritrovarsi il prima possibile.

 

Leto lo voleva tantissimo, non riusciva neanche a pensare di poter aspettare oltre e quando notò che nonostante l’orgasmo appena avuto Colin fosse pronto di nuovo in poco tempo lo fissò negli occhi, stando sotto di lui

“Ti v-voglio” gli disse tra un bacio e l’altro, prendendogli il volto fra le mani, appoggiando la fronte sulla sua

“Ti voglio tantissimo”

Era solo la verità, non vedeva l’ora di sentirsi uniti di nuovo.

 

Dopo quelle parole,  fu un attimo. Nella frenesia e anche sconsideratezza del momento l’irlandese pensò che l’unico modo per velocizzare le cose era usare la saliva come lubrificante. Mise due dita sulle labbra dell’altro, che aveva visto nei suoi occhi la stessa intenzione. Jared leccò a fondo la sua mano e con velocità lo bagnò quanto bastava. Scivolo dentro di lui come se quello fosse stato il suo posto da sempre, come se nulla fosse mai cambiato.. Lo conosceva così bene quel corpo, quella sensazione, quel calore che lo a volse facendogli annebbiare la mente. Si abbasso su di lui prendendo a spingere vigorosamente, toccando punti che sapeva bene dove stavano, e che sembrava stessero aspettando proprio lui. Durò più di prima, ma comunque troppo poco, e quando entrambi arrivarono all’apice dopo l’ennesima spinta Colin si acascio sul corpo dell’altro, nascondendo il viso Nell’ incavo del suo collo. Nella stanza ora si sentivano solo i loro respiri ancora accelerati.

 

 

—-

 

 

Eeeee vabe, sapevamo tutti che doveva succedere no? È successo dopo 9 capitoli!  Forse vi abbiamo fatto penare abbastanza.

Alla prossima! 

Vicky e Lau

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4040293