The Trial

di Reykyra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Capitolo 1 – Torna a casa
 
Era una nottata magnifica, il cielo era cosparso di corpi celesti che riflettevano la propria luce sulla superficie dell’acqua, mentre una leggera brezza soffia sulle poche piante situate sulla superficie. Una scena tanto bella quanto priva di spettatori.
C’era tanto freddo in quella caverna e le gallerie scavate nel sottosuolo producevano un forte eco, che portava con sé sospiri, pianti e qualche preghiera. Erano per lo più bambini, perché degli adulti ne erano rimasti ben pochi, i più erano morti di stenti e di torture. Erano  soli, abbandonati alla mercé di uomini crudeli, che si stringevano tra loro la notte per avere un po’ di calore e di conforto. E anche lì, in quella mesta situazione, un bimbo se ne stava in disparte appoggiato contro la parete rocciosa che fronteggiava le sbarre della loro misera dimora. Aveva i capelli scuri come la notte, né lisci né ricci, così lunghi che gli ricadevano sugli occhi ed era coperto di sporcizia e di stracci fino alle ginocchia, poi alle caviglie portava delle catene.
Loro erano schiavi, costretti a svolgere lavori pressanti dall’alba fin’anche a notte fonda se i loro carcerieri lo esigevano. Erano sporchi, ma non importava, erano affamati, ma venivano nutriti il minimo indispensabile a sopravvivere. E c’era chi desiderava avere il volto ed i capelli puliti, chi sognava di addormentarsi con la pancia piena di leccornie mai provate prima e che forse nemmeno esistevano nella realtà. Il desiderio di libertà giaceva ormai assopito nelle loro fragili ossa, conoscevano solo quella vita e le forze in loro possesso erano appena sufficienti per arrivare al giorno successivo. Ormai tutti avevano perso la speranza.
 
Il suono del mare riecheggiava nelle sue orecchie, un mare distante, con le sue sfumature di blu e azzurro cristallino, con la sua schiuma bianca e le onde che s’infrangevano fragorose sulla bianca spiaggia. Il suono del mare e il calore del sole alto nel cielo, levigato dal vento che gli soffiava fra i capelli. Che momento pacifico, che ricordo piacevole.
Il suo passo cadenzato e deciso non lasciava trasparire quell’immagine idilliaca, il pallore della sua pelle non avrebbe mai presagito tutto il tempo che aveva trascorso sotto il sole. Il suo aspetto ricordava più quello di un comune viaggiatore, con il suo mantello scuro e i vestiti altrettanto cupi sotto di esso. Su quella figura pallida e cupa al contempo spiccava un ulteriore contrasto: iridi ambrate, rese ancora più intense dallo scuro contorno occhi dovuto di certo a troppe notti insonni.
Il viale che conduceva a Konoha era ampio, con boschi verdi e rigogliosi tutt’intorno, era una bella stagione e il viaggiatore trovava anche quella vista piacevole come il ricordo del mare. Le alte mura che circondavano il Villaggio della Foglia si facevano più visibili e imponenti man mano che ci si avvicinava e una volta che il misterioso viaggiatore ebbe raggiunto le grandi porte fu fermato, come da norma, per poter essere riconosciuto dalle autorità del villaggio. Gli chiesero di identificarsi e quali fossero le motivazioni che lo avevano spinto a recarsi a Konoha, ma appena videro i suoi documenti impallidirono e non ebbero bisogno di chiedere ulteriori spiegazioni, si fecero da parte in silenzio dopo avergli reso i suoi effetti personali.
 
Reyen, il giovane viaggiatore poco più che ventenne, si guardò intorno con sguardo rapito. Il villaggio era una visione mozzafiato, ben diversa dai paesaggi cui era abituato lui, privi di qualsiasi tocco umano; questa era una visione completamente nuova per il ragazzo. Tutto intorno a lui traboccava di vitalità, c’erano tante persone che camminavano per le strade, c’erano edifici alti e variopinti, c’erano abitazioni, servizi pubblici e negozi di vario genere, c’erano persino delle sorgenti termali.
Prima che potesse rendersene conto, Reyen stava attraversando il via vai delle strade di Konoha accompagnato dal chiacchiericcio generale, desideroso di sapere dove portassero e quali edifici o monumenti particolari vi fossero connessi; arrivò al piccolo porto collegato al fiume, dove il pesce fresco era ancora disponibile all’acquisto e altre merci venivano scaricare dalle imbarcazioni. Sembrava tutto così … normale.
 
Itachi Uchiha vagava per il villaggio, o meglio, per i tetti del villaggio con aria tormentata. Teneva gli occhi fissi all’orizzonte, nella vana speranza di trovare un po’ di sollievo dai pensieri in fermento nella sua mente. Shisui era in missione, non sarebbe tornato che tra qualche settimana, ma anche volendo non ci sarebbe stata la possibilità di parlarne con lui.
Si alzò dal suo rifugio e scese sulla strada, iniziando una lenta passeggiata verso le vie esterne del villaggio, meno trafficate del centro. Teneva il capo leggermente chinato in giù e le mani in tasca, camminava piano come a voler rimandare l’inevitabile con ogni piccolo passo.
La situazione non era affatto semplice. Era stato messo davanti ad una scelta che non sapeva come affrontare. Una parte di lui sapeva cosa doveva fare, l’altra era restia a prendere atto della missione che doveva compiere. Shimura Danzo lo aveva messo davanti ad una scelta molto dura, dichiarando che la fine del Clan Uchiha era ormai imminente, fosse stato per sua mano e per quella di altri. A lui spettava decidere quante vittime sarebbero state risparmiate, scegliendo di rendersi esecutore di un crimine che non si sarebbe mai potuto perdonare, ma risparmiando la vita a suo fratello e a molti altri che sarebbero rimasti coinvolti nel potenziale conflitto.
 
Perso com’era nei suoi pensieri, quasi non si accorse della figura in nero che gli passò davanti, diretta ai campi d’allenamento degli Uchiha. Itachi s’accigliò, perché qualcuno doveva andare nelle zone di proprietà del suo clan proprio un momento di tensioni come quello. Poi un pensiero molto rapido gli fece correre un brivido lungo la schiena: Sasuke. Suo fratello poteva essere nei campi ad allenarsi, come spesso accadeva, e lui stupido non ne era certo perché era rimasto così a lungo con la testa fra le nuvole che non si era curato di seguire la routine del minore. Ciò nonostante, se quel tale avvolto dal mistero rappresentava davvero una minaccia per la sua famiglia, lui si sarebbe assicurato che di farlo pentire di aver messo in atto un piano così folle.
Lo seguì da debita distanza, come un bravo shinobi farebbe, notando come il misterioso intruso non si curasse troppo di essere in un territorio ad accesso limitato, si comportava quasi come un turista fermandosi di tanto in tanto per osservare qualcosa che sfuggiva agli occhi di Itachi, il che lo irritava leggermente.  Il silenzioso pedinamento andò avanti ancora per poco, giusto il tempo di arrivare al luogo dove Sasuke si stava effettivamente allenando. Itachi non esitò e mise la mano nella sua sacca, afferrando subito un kunai, pronto ad uccidere il misterioso intruso. Questi però, con grande sorpresa da parte dell’Uchiha, non si avventò contro Sasuke e non sembrava nemmeno aver intenzione di attaccare; la figura incappucciata si limitò ad appoggiarsi ad un albero come se volesse godersi una sorta di spettacolo.
 
All’improvviso una voce profonda e austera emerse da vicino Sasuke: Fugaku. Itachi non era mai stato tanto grato per la presenza del padre come in quel momento. Se lui era là con Sasuke, significava che l’aggressore avrebbe desistito con ogni probabilità. Itachi si spostò furtivamente in un’angolazione che permettesse di osservare il volto del misterioso intruso, che proprio in quel momento decise di abbassare il cappuccio, lasciando il giovane Uchiha decisamente molto sorpreso. Aveva immaginato che sotto la stoffa si celasse una figura molto più in là con gli anni e decisamente dallo sguardo risentito, invece aveva davanti a sé un giovane dalla pelle bianchissima, con capelli indisciplinati e occhi color ambra che racchiudevano tristezza, malinconia forse nostalgia, ma di certo non odio. Rimasero così ad osservarsi di nascosto gli uni dagli altri fino a quando il giovane misterioso decise di tornare sui suoi passi e prendere le distanze da lì.
Con il senno di poi Itachi non avrebbe saputo spiegare perché decise di seguirlo, ma lo fece e il desiderio di non perderlo di vista fu talmente forte che lo spinse ad uscire allo scoperto, ritrovandosi a specchiarsi nelle iridi del giovane che, forse preso alla sprovvista, forse realmente intenzionato a rappresentare una minaccia per la sua famiglia, lo attaccò. A nulla servì il kunai che Itachi aveva in mano, poiché l’altro lo spezzò con un gesto fluido della mano. Il giovane Uchiha fece un balzo all’indietro cercando di aprirsi un varco per allontanarsi, ma la stessa mano che aveva spezzato il kunai ora mirava a lui, mentre l’altra lo aveva afferrato per una spalla per tirarlo verso la traiettoria del colpo. In quel momento lo Sharingan comparve negli occhi del più giovane, pronto a scontrarsi con il nuovo nemico, ma ciò che vide spiazzò entrambi. Le iridi ambrate che aveva visto prima era scomparse, sostituite anch’esse dall’abilità innata degli Uchiha, oltre ad esse Itachi notò che la mano che stava per colpirlo era avvolta dalle fiamme. L’arte del fuoco. Dunque il giovane che tanto misterioso era quasi sicuramente un membro del Clan Uchiha.
 
Quando l’altro abbassò le mani e fece un passo indietro, Itachi ebbe certezza che non ci sarebbero stati altri attacchi; indietreggiò a sua volta e poté finalmente dare uno sguardo ravvicinato al giovane. –Chi sei?- Furono le sole parole che uscirono dalla sua bocca, il corpo non si muoveva e gli occhi non sembravano capaci di staccarsi dalla figura di fronte a lui. Il giovane sembrò tentennare un po’, incerto se mentire o dire la verità. – Reyen … Uchiha.-

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 2 – a metà
 
-Se ne deve andare!- - La sua presenza è una minaccia per tutti noi!- -Forse è presagio di sventura!-
Quante urla, quante parole crudeli gli venivano rivolte contro. Tutto questo tumulto per un piccolo innocente, che ne se rimaneva seduto in un angolo con il capo chino. Era suo padre che ascoltava le suppliche e le malcelate minacce che i suoi compagni muovevano contro il bambino, senza poter fare altro che prendere atto dell’umore degli altri membri del Clan. Si volse verso il piccolo, superando la barriera umana che li divideva.
 
-Reyen … Uchiha.- Fugaku pronunciò il suo nome con grande stupore ed emozione, non credeva possibile che il giovane fosse davvero lì, davanti a lui. Itachi si era voltato immediatamente nella direzione della sua voce quando aveva chiamato il nome dell’altro, notando anche la presenza del piccolo Sasuke dietro la figura paterna. Dunque suo padre conosceva il misterioso giovane. Itachi non sapeva cosa pensare, perché un ragazzo tanto giovane aveva osservato di nascosto Fugaku e poi si era allontanato senza andare a parlargli se i due si conoscevano?
Come a voler cercare nuovamente risposte dal viso del ragazzo, Itachi si voltò per scrutarlo e fu allora che vide ciò che aveva immaginato la prima volta: lo sguardo di quel Reyen era diventato duro, avrebbe detto anche freddo se non fosse stato che le sue iridi sembravano ardere di emozioni, lasciando ancora qualche accenno di quella malinconia che avevano mostrato in precedenza. Restava dritto sulla schiena, il volto pallido distorto in un’espressione risentita, la mano che prima era stata avvolta dalle fiamme ora era chiusa in un pugno portato all’altezza delle anche. Ma ciò che disturbava Itachi più di tutto era l’ostinato silenzio che lo accompagnava.
Fugaku tentò di avvicinare il giovane, ma se al suo primo tentativo di avanzare aveva indietreggiato, al secondo tentativo di avvicinamento Reyen spiccò un balzo indietro, quanto bastava per sollevarlo da terra e spostarlo dal trio e nel fare ciò la sua immagine sembrò scomparire per un attimo, farsi trasparente e riapparire poco più in là, accompagnata da uno strano chackra più simile a fumo, dai colori tra il grigio scuro e il nero, con alcune sfumature violacee. Con un ultimo sguardo d’avvertimento, il giovane girò definitivamente i tacchi e si allontanò dal luogo.
 
Hiruzen Sarutobi era in piedi, davanti alla grande vetrata del suo ufficio di Hokage del Villaggio della Foglia, con la sua amata pipa in bocca e un braccio dietro la schiena. Sfumacchiava pacifico, quando un indelicato bussare interruppe il suo piccolo momento di pausa. –Avanti.-
Erano le due guardie cui era stato affidato il turno di pattuglia alle porte del villaggio, avevano un’aria un po’ incerta. –Perdona il disturbo, Terzo Hokage. Non siamo certi che sia una questione urgente, ma…- Incespicò sulle parole per continuare. -Ma stamane è giunto al villaggio un giovane che risultava essere un certo Reyen Uchiha.- Il vecchio Hokage si fece più attento alle parole dei due e cominciò ad interrogarli circa le intenzioni dichiarate dal nuovo arrivato. –Beh, ha semplicemente detto di essere finalmente tornato a casa. E dal momento che non ha nessun precedente di qualsiasi tipo, non abbiamo potuto far altro che lasciarlo passare.- Sarutobi annuì, non c’era alcuna ragione per cui Reyen non potesse rientrare nel proprio villaggio natale, ciò nonostante il pensiero del suo ritorno proprio in un momento di tensioni tra il Villaggio e il Clan Uchiha non gli consentiva di lasciar correre una questione altresì banale. –Capisco. Avete fatto bene a segnalarmi il suo ritorno, tuttavia non c’è ragione di agitarsi. Reyen Uchiha è stato lontano da casa per lungo tempo, è giusto che vi abbia fatto finalmente ritorno.-
Quando ebbe finito di rassicurare i due uomini e li ebbe congedati, Hiruzen Sarutobi tornò alla sua pipa, sedendosi sulla sua poltrona. Non era più in un piccolo momento di pausa, poiché la sua mente era già entrata in moto, progettando possibili scenari e possibili soluzioni. Se quel ragazzo si fosse rivelato una minaccia per Konoha, avrebbe dovuto gestirlo come tale, per quanto sapeva che le probabilità pendevano in realtà per il contrario, conoscendo la sua storia. –Dovrò conferire con i consiglieri riguardo questa storia. Forse non è niente, ma è meglio essere certi.-
 
Itachi e Sasuke camminava poco dietro Fugaku, che non aveva detto una parola da quando quel Reyen se n’era andato via in quel modo tanto brusco, se non un secco “andiamo a casa”. I due fratelli non avevano il coraggio di domandare al padre informazioni circa il misterioso ragazzo, forse perché il minore contava su Itachi per farlo e quest’ultimo era ancora alquanto turbato dall’incontro di poco fa. Era più che certo di non averlo mai visto prima, però suo padre lo conosceva e inoltre lo stesso Reyen aveva manifestato emozioni che facevano ben intendere che ci fossero dei trascorsi con Fugaku.
Il trio si addentrò nel quartiere degli Uchiha, posto ai margini del villaggio con grande malcontento dei membri del Clan. Le mura bianche erano dipinte solamente con lo stemma del casato, il ventaglio bianco e rosso e le saracinesche dei negozi locali cominciavano ad abbassarsi, visto che l’ora del tramonto era arrivata da poco e la gente che passeggiava per le vie cominciava a ritirarsi verso le proprie dimore, in vista dell’ora di cena. –Fugaku! Ragazzi!-
Mikoto Uchiha si avvicinò ai tre con passo lento, uno sguardo affettuoso le adornava il bel viso. La sua presenza sembrò abbastanza ad allentare la tensione che si era creata dal pomeriggio, soprattutto per Fugaku, ma era una pace che non era destinata a durare. –Capo!- Erano alcuni membri delle unità di polizia assegnati a Fugaku, accorsi dal loro capo per riportare notizie che in realtà lui e i suoi figli già conoscevano. –Reyen Uchiha! Reyen Uchiha è tornato al villaggio!-
Itachi si guardò subito intorno, notando gli sguardi delle persone mutare al pronunciare di quel nome: sua madre assunse un’espressione molto simile a quella che aveva visto sullo stesso Reyen mentre osservava Sasuke e Fugaku, gli altri invece furono ancor più curiosi da osservare, notava che alcuni avevano assunto un’aria preoccupata, altri invece erano quasi felici della notizia, mentre i più giovani, che probabilmente non conoscevano l’identità della persona in questione, rimase indifferenti.             –Riuniamoci questa sera al tempio di Nakano!- Ordinò Fugaku, prima di tirare dritto verso casa, chiaro segno che non avrebbe risposto a nessuna domanda.
 
-Ecco la sua chiave, signore! Spero che avrà una buona permanenza qui da noi!- L’anziano signore vestito di bianco si chinò educatamente dopo avergli dato la chiave del suo appartamento. Reyen accettò con un sorriso e si congedò rapidamente, desideroso di un po’ di calma. Era un trilocale abbastanza semplice ed accogliente, con divani moderni color antracite su cui erano poggiati cuscinetti color crema, la tappezzeria era relativamente chiara e la cucina era aperta. Un alloggio di lusso per i suoi gusti, ma ci si sarebbe abituato in fretta.  La camera padronale era molto spaziosa e con un grande letto matrimoniale, con le lenzuola azzurre e la trapunta blu con raffigurato un cielo stellato e una luna crescente. Reyen adorava quei colori, li trovava semplicemente rilassanti, gli calmavano sempre i nervi. La stanza aveva una grossa finestra con delle semplici tende bianche appese e i muri erano del medesimo colore, con appesi dei quadri decorativi tutti a tema floreale.
–Finalmente!- Esclamò buttandosi a peso morto sul letto, non era stanco fisicamente, no, la sua forma fisica si era plasmata in anni e anni di lavori forzati; era la sua mente che era in subbuglio: era riuscito a fare ritorno nel suo villaggio d’origine, ma non c’era un sola parte in esso che per lui corrispondesse realmente a “casa”, perché vi aveva trascorso davvero poco tempo e non c’era ricordi affettivi che lo rendessero completamente felice di essere tornato; aveva rivisto una persona che faceva parte del suo passato, ma qualsiasi sorta di felicità avesse potuto provare era scomparsa nell’istante in cui l’altro l’aveva riconosciuto. E chi erano quel bambino che stava con lui? E il ragazzino che lo aveva inseguito? Non si era accorto di lui fino a quando non gli si era palesato, forse lo aveva addirittura seguito per tutto il tempo! –Somigliava un po’ alla mamma…- Pensò distrattamente. Si girò sul fianco che dava di spalle alla finestra e volgeva verso la parete, cercando di scansare certi pensieri. Sbuffò rialzandosi a sedere. Non riusciva a stare calmo. Pensò che forse, dato che aveva una casa tanto ben attrezzata, poteva concedersi qualche lusso come un bagno rilassante. Si preparò gli abiti per la notte, e si diresse nel locale da bagno, anch’esso semplice e molto elegante, con i mobili in legno scuro e le pareti chiare e qualche decorazione che ricordava il verde del bambù. Preparò la vasca e s’immerse quasi subito, lasciando che l’ acqua lavasse via la tensione che aveva accumulato in quel breve lasso di tempo. Tirò un sospiro di sollievo, chiuse gli occhi e reclinò il capo all’indietro.
 
Intanto, al tempio di Nakano gli Uchiha si erano radunati. Tutti tranne Itachi, a cui Fugaku aveva espressamente detto di non andare e di badare a Sasuke. C’era un gran vociare tra i membri del clan, che però cessò quando Fugaku prese la parola per dichiarare l’inizio di quella nuova riunione del clan Uchiha. –Reyen Uchiha ha fatto ritorno a Konoha. Dobbiamo capire quale sarà la sua posizione!- Disse immediatamente uno dei membri più anziani, schiarendosi la gola in attesa di proseguire la sua esposizione. –Personalmente, ritengo che il giovane sia tornato al momento propizio. La sua forza potrà di certo essere utile a sostenere la nostra causa.- Un altro allora s’alzò in piedi di scatto. –Non scherziamo! Lo abbiamo allontanato noi, non il villaggio! Chi ci dice che non si schiererà dalla parte di Konoha?-  -Io dico che dobbiamo mettergli ben in chiaro che siamo ancora noi la sua famiglia ed è solo a noi che deve fedeltà!- -Ma quale fedeltà?! Prima lo mandiamo via e poi quando torna lo accogliamo come il figlio prediletto?!-
Tra i vari membri coinvolti nella discussione partì un vero e proprio battibeccare, come facevano i politici per infangarsi a vicenda quasi e Fugaku capì che era arrivato il momento di intervenire e placare gli animi. –Non sappiamo se Reyen sia tornato qui su richiesta di Konoha e per sua volontà. Forse non è nemmeno a conoscenza della situazione.- Parlò la voce femminile di Mikoto Uchiha, una delle poche ad avere avuto un pensiero impopolare. –Dovresti dircelo tu! Sei sua madre!- La rimbeccò uno, con l’aria un po’ alticcia e lo sguardo da attaccabrighe. –Basta!- Tuonò allora Fugaku, insofferente ad una tale mancanza di tatto verso sua moglie. –Sapete bene tutti quanti che, proprio per il benessere del Clan Uchiha, io e Mikoto abbiamo acconsentito all’allontanamento di nostro figlio Reyen. E non ci sono mai stati contatti da allora. Detto questo, io ritengo poco saggio attaccarci a qualsiasi idea non confermata. Per ora, limitiamoci ad osservare l’evolversi degli eventi.- La riunione toccò altri argomenti e altre discussioni prolungarono la sua durata fino a notte fonda.
Intanto i due fratelli Uchiha rimasti soli a casa si godevano un buona tazza di latte caldo prima di coricarsi. La serata si era fatta più fresca e una bevanda calda rappresentava una buona scusa per passare un po’ di tempo insieme. –Secondo te, fratellone, chi poteva essere quel tizio?- Itachi sapeva che Sasuke avrebbe fatto domande, ma scosse semplicemente la testa, nemmeno lui sapeva cosa dire. –Non so nulla di certo, Sasuke. Però…- Tentennò, attirando ancora di più l’attenzione del più piccolo. –Però?- -Però… Immagino conoscesse nostro padre. L’ho seguito quando l’ho visto avvicinarsi ai campi di allenamento degli Uchiha. Credevo ti avrebbe attaccato invece non l’ha fatto. Sembrava triste.- Sasuke sorseggiò il suo latte con fare pensoso, poi i suoi grandi occhi strabuzzarono. –Hai visto che cosa ha fatto?! La sua mano era avvolta dal fuoco e lui non è stato bruciato!- Itachi assunse un’espressione stupita a sua volta. Era vero, non solo aveva distrutto un arma in ferro con una sola mano, ma non aveva minimamente subito conseguenze nonostante avesse utilizzato il fuoco su sé stesso. Itachi non aveva mai visto prima qualcuno fare una cosa simile con il proprio chackra, certo lui poteva controllare anche l’elemento dell’acqua, ma l’acqua non brucia e il solo che aveva visto padroneggiare un elemento diverso dai suoi era stato Kakashi, il suo ormai ex-capitano Anbu. –Forse quel Reyen conosce delle tecniche ninja davvero forti! Se non fosse un nostro nemico, forse potrebbe insegnarci qualcosa…- -Sasuke, non sappiamo se si tratti davvero di un nemico o di un amico, ma fino a quando non ci saranno date istruzioni a riguardo, faremo bene a tenerci alla larga da Reyen Uchiha.- Itachi lo aveva detto sperando di tenere il suo fratellino lontano dai guai, ma lui stesso sentiva di non desiderare altro che scoprire la vera natura di questo fantomatico Reyen.   

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Capitolo 3 – Emozioni
 
La notte passò relativamente tranquilla, il letto era confortevole e le coperte calde gli avevano indotto un sonno quasi istantaneo, destinato però a cessare di buon mattino. C’era un incessante bussare alla porta del suo alloggio, così fastidioso che a nulla era servito nascondere la testa sotto i guanciali. Reyen si alzò dal letto con fare stizzito, come chiunque avrebbe fatto se destato dai propri dolci sonni in maniera tanto rumorosa, si diresse alla porta indossando la vestaglia nel mentre e senza nemmeno chiedere chi fosse, aprì l’uscio. –Kyria. Hai idea di quanto sia presto?- Disse lievemente seccato. Di fronte a lui una giovane circa della sue stessa età, con gli occhi verdastri e i capelli castano scuro e una carnagione poco più vivace della sua, se ne stava con un sorriso appena accennato e un sacchetto contenente qualche leccornia per la colazione. –Ben svegliato, Ren.-
Come dal nulla, sbucò alla porta anche un ragazzone leggermente abbronzato, alto e muscoloso, vestito con pantaloni e camicia, con corti capelli biondi un po’ a spazzola e gli occhi grigi. Reyen si aprì in un leggero sorriso: –Luxe! Non sapevo saresti venuto anche tu.- I tre amici, scambiati i dovuti saluti, si ritirarono in casa per gustare la prima colazione.
 
Il sole quel mattino emanava un calore gentile e la giornata si prospettava molto piacevole. Itachi si ne stava seduto all’esterno di casa a godersi il tepore mattutino, uno dei momenti di svago che di recente si concesso sempre meno. Pare che il ritorno di quel fantomatico Reyen avesse creato scompiglio non solo per il suo clan, ma anche il villaggio non sapeva come trattarlo. Una piccola parte di lui era estremamente grata di poter tirare il fiato dopo tutta la serie di missioni no stop. Era persino riuscito a recuperare qualche giorno di allenamenti con Sasuke, inutile dire che il suo fratellino era stato felicissimo.
Non tutto era rimasto calmo però, i suoi genitori sembravano irrequieti e Itachi sapeva bene, in quanto figlio di due shinobi, che provare a domandare il motivo di quell’apparente stato d’animo non gli avrebbe fruttato nessuna risposta.
Si perse a guardare un uccellino, che sembrava concentrato su un punto fisso. Guardò un po’ meglio e si rese conto che il volatile stava puntando un piccolo serpente arrotolato nel giardino, lo spiava in attesa del momento propizio di planargli addosso per farne la sua preda e possibile pasto. Improvvisamente Itachi ebbe un lampo di genio: se i suoi genitori non volevano fargli sapere qualcosa, avrebbe fatto ciò che aveva fatto fino a quel momento per le unità segrete, li avrebbe spiati fino a che non avrebbe scoperto qualcosa. Strinse il pugno con decisione. Si, avrebbe fatto così. Non era bello spiare la propria famiglia, lo sapeva bene, ma lui stesso ne faceva parte e non si riteneva così inaffidabile da non poter essere messo al corrente di situazioni delicate. Per diamine! Suo padre lo aveva portato sul campo di battaglia quand’era solo un bambino!
Si alzò di scatto, gli serviva una scusa per lasciare il campo libero, così da poter trovare poi una postazione utile per le sue attività di spionaggio. –Fratellone!- Sasuke bloccò il flusso di pensieri ninja di Itachi, il quale si voltò per con aria colpevole a guardarlo. Il piccolo lo guardò sorridente. –Senti, se non hai missioni oggi, ti andrebbe di accompagnarmi all’accademia? Mamma dice che vorrebbe affidarti qualche commissione da sbrigare.- Era perfetto, quasi troppo. –Ma si, certo.- Niente scuse, stavolta avrebbe assecondato Sasuke, che si trattenne a stento dal fare i salti di gioia.
 
Luxe e Kyria si erano ripromessi di andare a visitare meglio il villaggio, studiare un po’ di più il campo insomma, perciò Reyen rimase solo a casa per il tempo sufficiente a rendersi effettivamente presentabile, prima di uscire anche lui per fare una normalissima passeggiata. L’ultima esplorazione si era rivelata davvero pessima per lui.
Le strade di Konoha non erano male, la terra era stata equamente appiattita e non c’erano buche o sassi ad ostacolare il percorso. Le mura erano quasi tutte beige o grigiastre, a dettare i colori erano le insegne e i vari lenzuoli appesi fuori. C’era il medesimo via vai di persone in cui si era imbattuto al suo arrivo. Solo c’erano molti più bambini. –Ehi tu! Naruto! Torna qui, piccola peste che non sei altro!- D’istinto Reyen si voltò verso la voce, facendo involontariamente da testimone ad una scena piuttosto sgradevole. L’uomo che aveva gridato si era poi lanciato all’inseguimento di un bambino dai vestiti sporchi, con la pelle non troppo chiara, una folta chioma ribelle e bionda e due occhioni azzurri; il piccolo aveva stampata sul viso un’espressione di scherno mentre scappava a tutta velocità, ma era più lento di quell’omone che lo prese in quattro e quattr’otto, lo scaraventò a terra e gli rifilò due sonori ceffoni sul viso. –Credi di essere divertente con le tue bravate? Avevo appena fatto riverniciare il muro! E ora? Devi ripagarmelo!- Naruto, così aveva capito si chiamasse il bambino, non faceva che scalciare e dimenarsi per sfuggire alla presa dell’altro, ma non gli aveva mai risposto. L’omone, probabilmente inasprito dal comportamento di Naruto, lo tirò su con forza e se lo appoggiò sulle ginocchia prima di rifilargli una lunga serie di sculacciate. Il bimbo a stento tratteneva le lacrime, mentre Reyen era esterrefatto: qui chiunque poteva alzare le mani su un bambino? Si sentì ribollire il sangue nelle vene, si guardò intorno per capire qual’era l’umore degli altri presenti e con suo grande orrore vide che gli occhi di tutti erano puntati sui due, ma solo a Naruto erano riservati i commenti –Se l’è cercata, quel mostro.- -Dovrebbero metterlo in gabbia, quell’animale.- e così via.
Reyen non capiva perché si comportassero così duramente con un bambino, ma decise che lui avrebbe messo fine a quella storia. Ebbe il tempo di fare un solo passo verso i due litiganti che Naruto rifilò un morso al braccio dell’omone e si approfittò del suo momento di dolore per dargli anche un calcio nel muso, che sfruttò per darsi lo slancio e sfuggire alla sua presa, ripartendo a correre con la vista offuscata dalle lacrime. –Maledetto mostro! Te la farò pagare cara, vedrai Naruto! Sta’ attento a te!!!-
 
Itachi aveva da poco salutato Sasuke all’ingresso dell’accademia ninja e si era diretto verso il mercato per soddisfare alcune richieste di sua madre. Naruto gli era sfrecciato accanto poco prima, aveva l’aria di un cane bastonato, ma Itachi non si era mai effettivamente avvicinato al piccolo. Passeggiava lungo il viale con aria vigile, nonostante i numeri pensieri. Si fermò alle bancarelle dove poteva acquistare ciò di cui aveva bisogno. –Buongiorno Itachi! Cosa posso fare per te oggi?- Chiese il venditore, un omone dall’aria gioviale. Itachi notò che sul braccio aveva i segni di un morso e anche sul mento c’era una bella botta, ma non osò chiedere. Sorrise cordiale. –Buongiorno, signore. Avrei bisogno di un bastone di pane, una radice di zenzero e poi, per favore, vorrei anche un cavolo cinese e dei pomodori.- Il venditore gli preparò una busta con dentro tutti i prodotti, accettò il compenso e i due si salutarono. Itachi proseguì il suo giro di acquisti.
Mancava ancora molto all’ora di pranzo e sapeva che sua madre non avrebbe cominciato a cucinare tanto presto, quindi si concesse di gironzolare ancora un po’ prima di riavviarsi verso casa. Passando per il parco giochi dove genitori e bambini si erano raggruppati, Itachi si fermò intenerito ad osservare la scena per un breve istante, prima di riprendere i suoi passi. E fu proprio allora che rivide Reyen Uchiha. Era seduto sulla riva del fiume, accanto a lui sul prato c’era un piccolo sacchetto di plastica e il giovane sembrava intento a sorseggiare una bevanda in solitaria. Non si sarebbe nemmeno accorto che era là se non avesse voltato la testa verso il fiume.
Itachi desiderava davvero avvicinarlo, era una figura avvolta dal mistero e lui non riusciva a staccarsi dalla mente l’idea di risolverlo. Prima che potesse decidere, i suoi piedi avevano già cominciato a scendere verso il fiume e, stavolta, Reyen si era ben accorto di lui a giudicare dall’occhiataccia che gli aveva rifilato. Sebbene non fosse stato accolto in modo amichevole, sperava di potergli parlare… ma di cosa?! Mentre lo avvicinava, Itachi si sentì andare nel pallone: aveva pensato di andare da lui, ma non a cosa dirgli! Le guance gli avvamparono istantaneamente. –Senti, io…- Cominciò impacciato, cosa che raramente gli capitava. Poi un lampo di genio. –Mi dispiace per l’altro giorno. Credevo fossi un nemico, non sapevo nemmeno chi fossi. Sai, nessuno entra di soppiatto nei campi di allenamento degli Uchiha.-  Reyen lo guardava in silenzio e Itachi si sentì ancor più a disagio. Poi l’altro si alzò in piedi. –Nessun rancore.- Disse semplicemente, poi lo superò e se ne andò senza dire altro.
 
-Fugaku, credi dovremmo dirlo ai ragazzi?- Mikoto si sedette al tavolo della cucina, accanto al marito intento a leggere il giornale, come soleva fare ogni mattina. –Non sappiamo cosa ha riportato qui Reyen, non possiamo correre rischi, specialmente non ora.- La donna abbassò lo sguardo, Fugaku poteva capirla, Reyen era il loro primo figlio, ma non avevano potuto crescerlo e ora, ancora una volta, il volere degli Uchiha e la necessità di preservare il clan e i loro altri due figli li allontanava dal primogenito. Non era una macchina, lui, lo aveva senz’altro nascosto meglio di sua moglie, ma anche lui nutriva una profonda tristezza per l’assenza di Reyen. –Non possiamo fare niente, finché non abbiamo certezze.- Disse lei. Fugaku sapeva cosa realmente gli stesse dicendo. –Ho capito. Proverò a parlargli.- Mikoto sembrò rinvigorirsi alle sue parole e l’abbracciò.
 
Luxe poggiò la sua giacca sul divano poco dopo essere entrato nell’appartamento che ormai avevano deciso di condividere lui e Reyen, Kyria era una donna forte e soprattutto indipendente che voleva i suoi spazi e la sua autonomia, quindi avrebbe alloggiato in un altro appartamento. Reyen era seduto al tavolo della cucina con le mani sulla superficie legnosa, sembrava nervoso. –Successo qualcosa?- L’Uchiha alzò gli occhi, era davvero arrabbiato. –Oggi ho assistito a scene che pensavo appartenessero ad altre epoche.- Luxe si sedette al tavolo con lui, portando con sé due tazze di tea caldo che aveva preparato lo stesso Uchiha poco prima del suo rientro. –Il mondo non va mai tutto di pari passo. Che hai visto?- -Un bambino è stato picchiato in pubblico. Da quanto ho sentito aveva fatto un dispetto al suo aggressore, ma quello che gli ha fatto… Le parole che ha detto e le persone! Le persone stavano immobili e dicevano che lo meritava!- Reyen scosse la testa, sempre più sconcertato e nervoso. –Io non metto in dubbio che se un bambino, qualunque bambino, commette un errore vada corretto, ma c’è un limite alla gravità delle punizioni! Lo hanno umiliato, Luxe. Non è giusto.- Luxe sapeva che l’argomento “bambini” era un nervo scoperto per il suo amico, essendo stato anche lui come il bambino che aveva appena descritto. –Gli hai parlato, Ren?- -No, eheh… Quel piccoletto sapeva il fatto suo! Gli ha rifilato un bel calcio nel muso, prima di darsela a gambe.- Questo dettaglio risollevò il morale ad entrambi. –E poi ho rivisto il ragazzino di ieri. Sai, quello che mi aveva attaccato… E’ venuto a scusarsi. Ha detto che non sa chi sono e che nessuno va nei campi di addestramento degli Uchiha in maniera losca come ho fatto io.- Reyen ridacchiò nuovamente. –Era totalmente nel panico, avresti dovuto esserci!- Rise ancora. –Credo che le scuse fossero solo un pretesto per avvicinarmi. Magari lo ha mandato mio padre per investigare su di me.- Luxe sorseggiò la sua bevanda in silenzio per un po’, prese un bel respiro e parlo. –Non conosco il modo di agire di tuo padre, ma mandare due volte la stessa persona può essere una mossa rischiosa.- -Mh. Hai ragione.- I due sorseggiarono il loro tea con calma, proseguendo la loro chiacchiera. 
 
 
 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Capitolo 4 – Importunare uno indifferente
 
Quella mattina era iniziata bene, anzi, benissimo: si era alzato prestissimo, si era concesso una buona tazza di caffè latte con qualche biscotto; aveva poi passato un po’ di tempo a rimirare la città dalle vetrate dell’appartamento e aveva ricordato quanto quel panorama gli apparisse ancora così estraneo nonostante fosse il suo paese natale, con i suoi edifici alti e minacciosi, le mura di pietra fredda e indifferente avevano ricordato gli incontri diretti ed indiretti con i membri del suo clan, i cittadini del villaggio, quel bambino di nome Naruto e i suoi amici.  E poi c’era stato anche il secondo incontro con il ragazzo dai capelli lunghi, al quale lui, ovviamente, non aveva nemmeno chiesto il nome. Non era sicuro sul perché l’avesse interessato al punto di spingerlo a cercarlo nuovamente, ma l’atteggiamento che aveva assunto quando finalmente aveva potuto parlargli gli aveva dimostrato la spontaneità dei suoi intenti. Reyen dal canto suo sapeva di non essere stato il top della gentilezza e si era atteggiato da snob da quando lo aveva raggiunto solo per chiedergli scusa, non ce l’aveva con lui nello specifico e sapeva che avrebbe potuto, anzi dovuto, essere meno brusco e scostante con quel giovane dai capelli lunghi, ma gli risultava difficile fidarsi di chiunque avesse il ventaglio e il nome del suo vecchio clan.
Poi la sua mente si era spinta indietro, a quando aveva ancora addosso stracci, lividi e catene; a quando la sua vita e la sua libertà dipendevano interamente dalla volontà di altri. E non aveva dimenticato, mai, i pochi amici che si era fatto, tra i quali Luxe e Kyria, e quanti di loro e morti sottoterra, schiacciati dai crolli o stremati dall’incessante ed opprimente ritmo di lavoro che erano stati costretti a raggiungere. Lui era il primogenito ed erede del capo del Clan Uchiha, ma era stato trattato come un mostro sulla base di un pregiudizio e per quel motivo allontanato dalla sua famiglia. Era stato costretto ad una vita che non meritava e dalla quale era riuscito a fuggire con i suoi due amici a caro prezzo. Ora, i responsabili dovevano pagare e lui, Luxe e Kyria erano a realizzare il loro scopo. Dopotutto era colpa di quelle persone se lui aveva sofferto tanto ed era persino stato abbandonato dai suoi genitori. Istintivamente si toccò la mano sinistra, dove il dito medio e l’anulare erano coperti da una sorta di guanto scuro che risaliva fino all’avambraccio, un gesto che sembrava rassicurarlo sul fatto che l’arto stesso fosse ancora attaccato a lui. Scostò la mano, si alzò in piedi e si stiracchiò un po’, pronto per avviarsi verso il bagno per una doccia calda. Quando si fu lavato e vestito se ne tornò in soggiorno a leggere il giornale.
A scuoterlo dai suoi pensieri fu un lieve bussare alla porta, era dannatamente presto quindi: chi era il pazzo che rompeva le scatole a quell’ora? Reyen aprì la porta in fretta e furia, prima che Luxe si svegliasse, perché sapeva che se si fosse destato così presto avrebbe scatenato un putiferio. Stava per prendere a male parole il demente che faceva chiasso alle cinque di mattina, ma si rese conto che il demente era niente meno che suo padre, Fugaku Uchiha. Le parole gli morirono in gola. – Sapevo che eri sveglio.- Disse semplicemente l’uomo e Reyen, semplicemente, non sapeva come, cosa e perché rispondere,ma sapeva che suo padre si era presentato alla sua porta all’alba dell’alba e non aveva minimamente senso che conoscesse, o fingesse di farlo, i suoi orari di veglia. – Mi spii?!- Fece lui, tra l’incredulo e lo scontroso. – Possiamo parlare?- “Ovviamente”, pensò Reyen, “prima lui, poi gli altri … Forse.” – Ignori le mie domande e ti aspetti una risposta alle tue?- Stava per sbattergli la porta in faccia, ma il “per favore” che gli rifilò Fugaku suonò quasi come un colpo basso. Quasi, perché a ben pensarci, anche lui aveva qualche parolina da dire a suo padre dopo tutti gli anni che avevano trascorso lontani. Sbuffò fingendosi scocciato,uscì e si chiuse l’uscio alle spalle. Se Fugaku Uchiha voleva parlare con lui, doveva trovare un territorio neutro e, di certo, casa sua non lo era. – Fa’ strada.-
 
In quello stesso momento di pace che è il mattino, la sala del Consiglio di Konoha era tutt’altro che pacifica. Il Terzo Hokage e i suoi consiglieri si erano riuniti su invito del leader, il quale aveva provveduto poi ad informarli circa il ritorno al villaggio di un membro del Clan Uchiha ritenuto piuttosto pericoloso: Reyen Uchiha. – La sua presenza è una potenziale minaccia, Hiruzen! Perché hai aspettato tanto a convocarci?! - I membri del Consiglio di Konoha si sentivano oltraggiati. Homura, Koharu e Danzo sedevano ai loro posti con risolutezza, eleganza e un diavolo per capello. – Calmati Homura. Reyen è qui solo da qualche giorno e non ha ancora avuto nessun contatto ufficiale con gli Uchiha.- Rispose Hiruzen, di gran lunga più calmo degli altri tre. – Reyen Uchiha è il primogenito di Fugaku Uchiha, se buon sangue non mente, non avrà nemmeno bisogno di incontrarli, forse si saranno messi in contatto prima ancora del suo arrivo al villaggio! - – Sospetto sia così anch’io. Hiruzen, la presenza di Reyen e le sue intenzioni vanno chiarite. Ho sentito dire che ha ottenuto grandi abilità nei suoi anni di lontananza da Konoha.- Il Terzo scosse il capo, sconsolato. A volte i suoi consiglieri erano davvero paranoici, tuttavia l’idea di chiarire gli intenti di Reyen non era poi male. – Aspettate.- intervenne Danzo, chiamando a sé l’attenzione dei presenti. – Se convocassimo Reyen Uchiha per chiedergli in che rapporti è con il suo clan, la situazione risulterebbe sospetta a chiunque. Propongo di osservarlo da una distanza conveniente.- – Potremmo affidare questo incarico ad Itachi Uchiha. È la nostra spia più fidata e di certo non conosce Reyen. Di certo il suo lavoro potrebbe portarci ad osservare nuove possibilità e valutare diverse opzione nel caso in cui dovessimo arrivare ad eliminare il problema. -  Hiruzen scoccò un’occhiata di ferro a Danzo. – Trovo che si fin troppo presto per questi discorsi e in ogni caso non sono disposto ad arrivare ad un conflitto armato con gli Uchiha. Sono nostri compagni d’armi e il clan che ha fondato il nostro villaggio insieme ai Senju. Non getterò al vento anni di storia e di lealtà reciproca senza aver tentato ogni possibilità di riconciliazione con loro. Spero che Reyen possa rivelarsi un alleato e non un nemico. E l’unica persona che forse potrebbe anche avvicinarlo a questo è sempre Itachi, per gli stessi motivi che ha elencato prima Danzo. Molto bene, quest’operazione ha il mio pieno appoggio. Fa’ inviare un messaggio ad Itachi e convocalo qui, gli spiegheremo i dettagli della sua missione. –  E con quelle ultime parole, Hiruzen Sarutobi licenziò il Consiglio e si recò fuori dall’edificio dove ha sede l’ufficio dell’Hokage. Il sole non si era ancora alzato appieno e il villaggio cominciava appena a svegliarsi, il vecchio Professore si avviò per le tanto amate vie di Konoha con un sorriso calmo sul viso. Si, quell’atmosfera era l’ideale per aiutarlo nelle sue riflessioni.
 
I due Uchiha erano andati nel bosco alla fine e si erano inoltrati nella sua parte più profonda, dove gli alberi erano talmente alti da coprire la volta celeste e i primi raggi solari s’infiltravano tra le foglie. Accanto al percorso terreno c’era un ruscello abbastanza grande e nell’aria si sentiva il suono della natura che si svegliava, il canticchiare degli uccelli sovrastava il più flebile frinire dei grilli e si cominciavano a vedere in giro scoiattoli, qualche coniglio e qualche rara volpe dei boschi. Gli animali notturni si erano già ritirati nelle loro tane per il loro riposo dopo aver vegliato sul bosco per tutta la notte. Reyen e Fugaku avevano camminato a lungo e in completo silenzio, del quale il più giovane era sinceramente grato perché avrebbe preferito di gran lunga evitare di rispondere a inutili convenevoli e preferiva ammirare l’ambiente circostante, come ormai era abituato a fare ovunque andasse. Tutto appariva più bello, quasi magico, se avevi passato un’infanzia nelle profondità delle miniere ad estrarre materiale sconosciuto che veniva impiegato per scopi non definiti. Reyen sapeva solo quanto quelle pietre facessero male alla salute delle persone.
Nel profondo del bosco c’era una radura con un piccolo lago, il panorama circostante era verdeggiante ma privo di altri suoni al di fuori dell’ animato scrosciare di una cascata. Reyen guardò il muro d’acqua che aveva di fronte senza vederlo davvero, il fragore dell’acqua gli ricordava le onde del mare dell’isola dove era stato tenuto prigioniero e costretto a vivere sottoterra come un verme, il rumore del mare era stato una costante nei fugaci attimi di tregua aveva avuto. Rinsavì quando Fugaku si diresse alla fonte d’acqua e vi camminò sopra con nonchalance, superando la barriera d’acqua ed addentrandosi in quella che l’altro suppose essere una grotta nascosta. Un territorio neutrale, certo, ma anche una possibile tomba. Lo seguì comunque, se ci fosse stato bisogno di combattere lui non si sarebbe risparmiato nemmeno, anzi, soprattutto contro suo padre. – Qui non ci disturberanno.- – Il rumore dell’acqua ci copre sia per il suono che per l’odore. Potremmo ucciderci a vicenda che nessuno si accorgerebbe di niente. Anche considerando quanto siamo lontani dal centro abitato.- Fugaku si voltò verso il figlio, avendo già previsto la sua sfiducia e il suo scetticismo in merito al luogo che aveva scelto. – Non sono qui per ucciderti o aggredirti. Voglio solo parlare con te. - Il giovane Uchiha si sedette a terra e Fugaku lo imitò. – Perché sei tornato?- – Davvero t’importa? Se avessi voluto farmi domande tanto futili non saremmo qui.- Fugaku si dovette trattenere, si convinse che l’ostilità di Reyen era del tutto comprensibile. –Per me è importante saperlo. Gli Uchiha sono preoccupati che tu possa essere un nemico. Non vorrebbero finire in qualche … trappola, per così dire.-  – Avrei dovuto aspettarmelo.- Reyen si alzò in piedi e si diresse verso il muro d’acqua e vi si fermò davanti. – Sei qui per conto loro … Di nuovo.- Fece un suono che risultò a metà tra una smorfia ed una risatina, tutt’altro che felice. – Allora puoi dire alle tue pecorelle che il giorno in cui questo lupo deciderà di mangiarsele, non sarà un caso. - – Ciò che vogliono sapere è se il momento è arrivato o meno. Io voglio sapere soprattutto se sei alleato con qualcuno o se ti muovi da solo. – Il giovane Uchiha si voltò verso suo padre con aria confusa. –  Due cose: nessun predatore è così idiota da dire alla propria preda quando l’attaccherà e soprattutto … Alleati? Come ti aspetti che io conosca alleati se non so chi sono i tuoi nemici?- ­– Konoha. – Ci fu un momento di stallo, durante il quale Reyen e Fugaku si fissarono senza parlare. – Ma perché mai Konoha dovrebbe esservi avversa? Siete il Clan co-fondatore e gestite le forze di polizia del villaggio … - ­– Otto anni fa ci fu l’attacco del Kyuubi a Konoha. Qualcuno incolpò noi Uchiha per l’accaduto e da allora il Consiglio di Konoha e l’Hokage ci hanno tenuto a distanza, ci hanno spinto a vivere ai margini del villaggio. Siamo perseguitati per un atto che non abbiamo commesso. Perciò ora ti chiedo: sei alleato di Konoha o degli Uchiha? – Reyen aveva ascoltato incredulo, seppur composto, le parole di suo padre fino al quesito finale, ma alle sue orecchie suonava più come una richiesta di alleanza e non poté non ridere. – Io ti garantisco una cosa: non mi alleerò mai con gli Uchiha, soprattutto perché , come hai detto non vorrebbero finire in qualche trappola, per così dire. E stai pur certo che se Konoha mi farà un offerta allettante ci penserò su. - – Reyen! Non puoi fare una cosa simile alla tua gente! - –Non posso? Tu pensi che dopo che sono stato cacciato da loro, dopo che ho vissuto in schiavitù per tutta la mia infanzia, dopo che sono stato picchiato, lasciato a morire di fame e usato come un animale da laboratorio, tu pensi che dopo tutto questo io non possa fare loro un torto? – Fugaku dove riconoscere a suo figlio le sue ragioni. Gli Uchiha avevano chiesto a gran voce che venisse allontanato. – Tu hai sofferto per le decisioni prese dagli Uchiha, ne prendo atto. Ma ti chiedo di non agire contro il clan. È stata una decisione sofferta, soprattutto per me e tua madre.- – Non ci avete messo più di cinque minuti a scaricarmi, non credere che non me lo ricordi! - – Tu eri pericoloso! - – Io non avevo il controllo! Il mio chackra era troppo forte perché potessi controllarlo all’epoca, quindi si, ho appiccato qualche incendio senza volerlo, ma questo non giustifica l’essere abbandonato dai propri compagni e soprattutto dai propri genitori! - Eccolo li, il carattere forte che sicuramente aveva ereditato da lui e del quale in quel momento Fugaku si sentiva derubato, sapeva di non poter placare il rancore di un figlio tornato al suo paese dopo essere stato abbandonato dai genitori. Chinò il capo in segno di sconfitta, sperando che Reyen capisse. – Ci sono delle tensioni esterne, gli Uchiha temevano che tu potessi essere un nemico. Io dovevo essere sicuro, è il mio dovere come loro leader. Se non stai con Konoha, allora non c’è nient’altro da aggiungere- – Io sto da qualunque parte, purché non sia la loro. E, chi lo sa, magari potrei prendere posizione in questa faida interna … Se solo m’importasse qualcosa di una delle due parti.- – Reyen ascolt…!- Ma l’altro lo interruppe, visibilmente irritato. – Non crediate di essere così importanti per me! Sono tornato, allora? Mi state trattando allo stesso identico modo di quattordici anni fa! Non mi avete voluto quando avrei potuto far parte del clan e della famiglia, adesso non devo più spiegazioni a nessuno.- Reyen si rigirò verso l’uscita. – Abbiamo finito. Ah, in futuro ti pregherei di non tornare a cercarmi. - Ed era stato tanto svelto ed impetuoso a parlare quanto nell’andarsene. Era sparito come un’ombra, lasciando Fugaku Uchiha in una caverna sotto una cascata, solo come uno stoccafisso.
 
Reyen rientrò in casa come un uragano, sotto lo sguardo perplesso di un ancora assonnato Luxe e di Kyria, che ovviamente si era unita a loro per la colazione e aveva imbandito la tavola di cibi e bevande. – Ren?- Chiese semplicemente lei, con il tono di chi ha capito che qualcosa non va e con una punta di preoccupazione. – Non credo di essermi mai incazzato tanto in vita mia!!!- Disse lui sbattendo la felpa contro il divano. – Non l’ho visto per anni e stamattina si è presentato qui all’alba per chiedermi che cosa ci faccio a casa mia!- Luxe cominciò a svegliarsi a mano a mano che il suo amico sfogava la rabbia trattenuta nel tragitto da non sapeva dove fino a casa. – Mi ha trascinato in un angolo dimenticato da dio per dirmi cosa?! Non mi vede da oltre un decennio e la sola motivazione che lo ha spinto alla mia porta è stata il clan! Sempre il clan! Non sia mai che Fugaku Uchiha si comporti da essere umano.- Kyria cercò di rimanere calma per il bene del suo amico, aveva sentito di come Reyen era stato allontanato dagli Uchiha e non poteva sperare di placare il suo risentimento con una chiacchierata di dieci minuti. – Almeno tu gli hai chiesto chi era il tizio che ti aveva aggredito la prima volta? Quello che poi è tornato a chiederti scusa.- – Ah. Ehm … No. Sinceramente non ha nemmeno sfiorato i miei pensieri, ero decisamente concentrato a non uccidere mio padre. - Luxe scoppiò a ridere come se avesse sentito la barzelletta più bella degli ultimi anni. – Ora sappiamo perché sei negato per il lavoro d’intelligence! Non riusciresti mai a sopportare di fare la spia o peggio, sostenere un interrogatorio!- L’Uchiha inarcò il sopracciglio, giocosamente irritato. – Beh, chiedo scusa, ispettore. Ero lievemente incazzato. - Kyria capì che quello era il momento d’intervenire. – Va bene, va bene ragazzi. Adesso vediamo di metterci a fare colazione, prima di svenire dalla fame. Poi vedremo di organizzarci. – Reyen sembrò placarsi un pochino, complice lo scambio di frecciate amichevoli con Luxe, ma si stupì nel sentire nominare la colazione. – Sono ancora in tempo per la colazione? – Fece perplesso. – Guarda che è ancora mattina, non è nemmeno ora per un aperitivo. - – Ah, già. Tu sei ancora in pigiama. – Il biondo s’indignò. – Mi stai dando dell’ubriacone?! Guarda che ho solo due anni più di te! - – Il che ti rende maggiorenne! -
Stavano bisticciando ancora mentre apparecchiavano la tavola e servivano le porzioni di uova e pancetta nei piatti. Erano ormai pronti quando, per la seconda volta quella mattina, qualcuno bussò alla porta. Reyen andò ad aprire, poiché era l’unico rimasto in piedi. Alla porta si stupì di vedere di nuovo Fugaku. – Ancora tu?! - Fugaku stavolta non era intenzionato ad aspettare che il figlio si rendesse disponibile ad ascoltarlo e lo manifestò apertamente quando bloccò la porta che gli stava per essere sbattuta in faccia per la seconda volta quel giorno. – Hai ragione. I tuoi affari ti appartengono, ma sappi questo: qualsiasi siano le tue intenzioni, se gli Uchiha verranno coinvolti ci saranno anche due innocenti che rischieranno la vita. E quegli innocenti si chiamano Itachi e Sasuke: i tuoi fratelli!-  Reyen indietreggiò, quasi fosse stato colpito fisicamente dalle parole di suo padre. Fratelli? D’improvviso sentì il braccio forte di Luxe avvolgerlo e la sua mano appoggiarsi sulla sua spalla. – Usare in questo modo la vita delle persone è da bastardi! - Ringhiò Luxe, paonazzo dalla rabbia tanto che le vene sul collo e sulle tempie si erano gonfiate. – Tuo figlio ti ha già dato l’opportunità di parlargli e tu l’hai buttata al vento. Perciò, ora lascialo in pace. Vattene.- Anche Kyria era comparsa al fianco di Reyen e gli aveva preso la mano, l’amico era in chiaro stato di choc. Fugaku uscì in silenzio e i due amici sospettarono che quell’ultimo scambio di battute gliel’avesse data vinta. Si voltarono a guardare il loro amico. –  Ren? - – Ho perso l’appetito. Vado in camera mia. -   

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Capitolo 5 – Una pausa imprevista
 
Erano trascorse circa due settimane da quando ad Itachi era stato affidato il compito di spiare Reyen per accertarsi dei suoi intenti, ma del giovane misterioso c’erano stati ben pochi avvistamenti. Sembrava che il ventenne se ne stesse per lo più chiuso in casa, lo aveva visto molto di rado allontanarsi dal suo alloggio e sempre per brevissime passeggiate in solitaria alla stessa riva del fiume Nakano dove si erano incrociati tempo addietro. Itachi trovava che avesse sempre un’aria molto grigia. Però doveva riconoscere che l’arrivo imprevisto di Reyen aveva messo in stallo qualsiasi tensione tra Uchiha e Konoha, cosa per cui lui era personalmente molto grato.
Erano diversi giorni che poteva accompagnare Sasuke all’accademia ninja, dal momento che la sua missione principale era una soltanto e non si muoveva da casa prima del tardo pomeriggio. –Sembri più riposato.- Itachi voltò il capo leggermente alla sua destra, trovando Shisui Uchiha in uniforme jonin, chiaramente appena rientrato dalla sua missione. –Shisui!- Gli corse incontro come un bambino farebbe con il suo fratello maggiore. –Sei tornato, finalmente!- I due amici si scambiarono un breve abbraccio, poi s’incamminarono verso il quartiere Uchiha mentre si scambiavano racconti sui giorni passati lontani.
 
Reyen Uchiha stava fermo, in piedi davanti alla finestra della sua stanza, aveva l’aria stanca e le occhiaie sotto i suoi occhi si erano fatte ancora più cupe ed intense, donandogli un certo fascino; le notti precedenti erano state difficilmente occupate dal sonno, quanto più dal suo continuo rigirarsi nelle coperte. Cercava di convincere sé stesso che le parole di suo padre non avessero nulla a che fare con il ritorno della sua maledetta insonnia, ma era una battaglia che sapeva di aver già perso in partenza. Mentre lui non c’era, i suoi genitori erano andati avanti con le loro vite ed avevano generato altri due figli. I suoi fratelli. Ormai era certo che fossero i due ragazzini che aveva visto il primo giorno ai campi di allenamento. Colpì il muro per la centesima volta quei giorni. Si sentiva combattuto e in un certo era come se fosse stato non solo abbandonato, ma addirittura rimpiazzato. Come un oggetto difettoso veniva sostituito con uno nuovo, perfettamente omologato e funzionante. Ma lui era una macchina che era stata progettata con un cuore e quel cuore soffriva da molti anni: soffriva per l’abbandono; soffriva per la solitudine; soffriva per le ferite e i maltrattamenti che aveva subito; soffriva per gli incubi che il suo passato aveva generato; soffriva anche ora per le nuove informazioni che aveva ricevuto; soffriva perché non sentiva odio per i suoi fratelli. –Ren?- Luxe entrò nella stanza del moro, trovandolo con il pugno stretto alla parete che aveva appena colpito, il capo chino e la chioma completamente in disordine. –Ren… So che non è facile, Mal Loro non devono pagare lo scotto per gli errori di altri.- -Lo sai che non sono bravo con le persone. Posso empatizzare a distanza, ma questo è diverso, questo è…- -questo è la possibilità di avere dei fratelli.- Reyen abbassò il pugno rimasto poggiato al muro e alzò il capo, voltandosi verso il suo biondo amico. –Chi mi assicura che vogliano avermi come fratello?- Si spostò definitivamente dalla sua postazione alla finestra, voltandosi interamente verso Luxe e avanzando verso di lui di qualche passo. –Le parole di mio padre non fermeranno il mio scopo qui. Sappiamo entrambi che non me ne importa niente del clan né del villaggio. Non facciamoci distrarre.- -Io e Kyria abbiamo già cominciato a cercare, però c’è un fatto che non possiamo lasciarci sfuggire.- -Sarebbe?- -Fugaku è il capo delle forze di polizia ed è stato qui, in casa nostra e ci ha visti. Se quest’informazione dovesse venir fuori di nuovo, in altre circostanze…- -Si, ho capito. Dobbiamo allontanarci.- -Io e Kyria dovremmo cambiare il nostro aspetto e prendere le distanze per il momento.- L’Uchiha si mise a pensare, poi parlò di nuovo. –Ok, ho un piano. Faremo così.- Iniziò poi ad esporre la sua idea. –Io posso usare lo Sharingan e far credere alle guardie che voi abbiate lasciato il villaggio. Nello stesso istante creerò un’altra illusione che mostrerà loro che altre due persone si stiano recando a Konoha. A tutti gli effetti, la barriera ninja percepirà l’uscita e l’ingresso di due persone. Da lì vi muovere in maniera autonoma, non ci saranno contatti diretti tra noi, stabiliremo delle zone di scambio informazioni a rotazione e che cambieranno in modo del tutto naturale. Ormai sapete che riesco a percepire la vostra presenza, perciò quando avrete informazioni importanti andrete in una, una sola, delle zone prestabilite. In questo modo io potrò farvi da diversivo.- -Diversivo per cosa?- -Non ricordi più, Luxe? La mia presenza sta tenendo sulle spine tanto Konoha, quanto gli Uchiha. Non sono così stupido, mi sono accorto che c’è qualcuno che mi sta alle costole. Quindi è meglio che io attiri l’attenzione di questo soggetto su di me, così almeno voi due potrete portare avanti la nostra missione.-
 
Il cielo si era tinto di arancione e nell’aria si sentiva il profumo di cibo che preannunciava l’ora della cena, le persone cominciavano ad allontanarsi dalla strada, i mercanti abbassavano le saracinesche dei loro negozi, serravano bene le porte e controllavano che la cassa fosse in ordine prima di lasciare del tutto il posto di lavoro; anche tra gli shinobi c’era che poteva concedersi il lusso di rincasare prima del calar della notte. I bambini si allontanavano di controvoglia dalle altalene e dagli scivoli, chiamati dai genitori per via dell’ora tarda, ma non per tutti era cosi: Naruto era di nuovo alle prese con i soliti bulletti che lo importunavano sempre, si divertivano, i ragazzi più grandi e robusti, a prenderlo in giro, a costringerlo a fare qualche cosa di umiliante e lui lottava finché poteva, ma quando le botte erano troppe e la voglia di tornare a casa lo assaliva, cedeva. Tornava a casa, anche quella sera, coperto di terra e con i vestiti sgualciti dagli strattoni di quei gradassi, che lo prendevano per la magli e lo tiravano da una parte all’altra. Guardava a terra davanti a sé, vergognandosi di aver ceduto nuovamente alle cattiverie di quei cattivoni, ma era tanto distratto da non rendersi conto di stare per imbattersi in un’altra persona, se non a cosa fatta. Atterrò sul sedere, ma si rialzò prontamente in piedi, pronto a scappar via. –Va tutto bene? Ti sei fatto male?- Naruto vide di fronte a sé, in piedi e per nulla infastidito, un ragazzo molto più grande di lui e dei bulli di poco prima, con la pelle chiarissima e gli occhi ambrati esaltati dalle occhiaie molto scure. –Um…Io, ecco…- -Scusa, è colpa mia. Non ti avevo visto mentre camminavo.- Il ragazzo gli sorrise leggermente, ma Naruto era più frastornato dalle sue parole, così gentili che per un momento si convinse di aver battuto la testa più che il sederino. –No… Non è niente…-
I due rimasero li a fissarsi per un attimo, Naruto non sembrava voler scappare l’altro non sapeva come proseguire quella inaspettata conversazione. A chiacchierare fu lo stomaco del piccolo, che inevitabilmente arrossì, vedendo l’attenzione del più grande nuovamente su di sé. –Dovresti affrettarti a tornare a casa, i tuoi genitori ti staranno aspettando per la cena.-  -Io non li ho i genitori. Non c’è nessuno a casa.- La sua risposta arrivò talmente rapida e pronta che lasciò una strana atmosfera nell’aria. –Allora… Posso offrirti io la cena? Per scusarmi di esserti venuto addosso, almeno…- Gli occhioni di Naruto brillavano di gioia. –Ramen!- Esclamò senza pensarci due volte e fu chiaro quale fosse il menù della cena. –E ramen sia. Io non sono molto pratico di qui, perciò se conosci un posto che ti piace, fa pure strada. Oh! E, io mi chiamo Reyen Uchiha.- -Io sono Naruto Uzumaki!- I due si avviarono verso il Ramen di Ichiraku e per tutto il tempo Naruto fece i salti di gioia e ringraziò il giovane per la sua enorme cortesia. Reyen si sentì molto sollevato di aver potuto fare un gesto carino verso il piccolo orfano.
La coppia di quasi sconosciuti ebbe modo di interagire e di approfondire la reciproca conoscenza, delineando che i caratteri di Naruto e Reyen erano piuttosto simili e questo permetteva ai due di capirsi e apprezzarsi meglio. Il piccolo Uzumaki raccontò del festival Matsuri che si sarebbe svolto quella sera e invitò Reyen a trascorrerlo insieme e, con sua sorpresa e gioia, l’Uchiha accettò. Erano giorni che se ne stava in casa ad annegare nei suoi stessi pensieri, un piccolo festival non poteva certo fargli male, e poi ne voleva vedere uno a tutti i costi.
 
Il festival Matsuri era bellissimo, con le sue luci colorate sparse per tutto il viale e le persone vestite a festa. Reyen aveva regalato a Naruto uno yukata adatto all’occasione, un semplice kimono leggero blu scuro con ricamati sopra dei pesci dorati e una fascia dello stesso colore in vita, infine dei sandali infradito. L’Uchiha invece se n’era preso uno color borgogna, ricamato con un color oro rosato in forme che ricordavano un fuoco al vento, elegante e astratto, con una fascia nera in vita e i medesimi sandali infradito.
Naruto si guardava attorno con aria entusiasta, Reyen invece cercava di imprimere nella mente quelle luci, quella sensazione di spensieratezza che gli arrivava dalla festa. Prese per mano il bambino biondo, cogliendolo un poco di sorpresa, e i due cominciarono a passeggiare per le varie bancarelle, osservando i cibi, giochi e gioielli esposti, il tutto sotto gli occhi strabuzzati dei presenti. In effetti, l’Uchiha aveva già rifilato non poche occhiatacce in difesa di Naruto: questa serata era per lui, non andava rovinata.
-Reyen! Sei venuto anche tu qui!- Luxe e Kyria si avvicinarono alla coppia, erano vestiti anche loro per l’occasione: Luxe aveva un semplicissimo yukata verde smeraldo con un dragone d’oro che spiccava sulla manica destra e si stendeva fino alla schiena, lo indossava un po’ aperto così da lasciare scoperta una porzione abbondante del torace scultoreo; Kyria invece era cosi bella che sembrava un’altra persona, avvolta nel suo yukata lilla con un trama floreale bianca e un obi in vita viola scuro e i sandali tradizionali geta; portava i capelli neri raccolti in un’acconciatura shimada ornata da dei kanzashi molto semplici.
Notando gli sguardi curiosi dei suoi due amici, Reyen si affrettò a fare le presentazioni. –Lui è Naruto Uzumaki, un mio amico.- Disse l’Uchiha. –Naruto, loro sei Luxe e Kyria, miei amici d’infanzia.- Il biondo salutò con un po’ di timidezza, non essendo per nulla avvezzo a socializzare in modi che non comprendessero insulti e qualche scappellotto non sempre meritato. Soprattutto Luxe, con il suo aspetto imponente, lo metteva un po’ a disagio. Kyria fece qualche passo verso di lui, un sorriso dolcissimo sul viso, gli si chinò davanti e gli carezzò i capelli con fare amichevole, quasi materno e a Naruto non sfuggì il sorriso d’approvazione di Luxe, come se volesse fargli intendere che gli piaceva. Era così contento di quei due nuovi amici che non riuscì a trattenere il gigantesco sorriso che gli si aprì sul visino paffuto.
Nel nuovo gruppo si creò sintonia quasi istantaneamente e il tempo al festival Matsuri passò leggero.
 
-Dai fratellone! Così non vedremo mai lo spettacolo!- Sasuke strattonava la maglietta di Itachi con l’espressione imbronciata e le guancie leggermente gonfie per lo sforzo. Shisui alle loro spalle li guardava ridacchiando spensieratamente. –Mancano ancora un paio d’ore prima dello spettacolo, Sasuke. Avremo tutto il tempo di arrivare!- Itachi rivolse un’espressione di supplica in direzione dell’amico, a volte Sasuke sapeva essere ingestibile quando s’impuntava su qualcosa. –Si, ma io voglio anche vedere la festa prima che i premi migliori se ne vadano!- Non c’erano premi migliori di altri, i due adolescenti lo sapevano, ma vallo a spiegare un bambino di otto anni che stava facendo il diavolo a quattro per poter importunare suo fratello e farlo camminare più velocemente. Decidendo di decretare Sasuke vincitore della disputa, a senso unico è ovvio, il trio affrettò il passo verso la tanto decantata festa Matsuri.
 
Fu durante il loro girovagare che Reyen notò Itachi e Sasuke insieme ad un terzo ragazzo, più grande e riceveva dai due le stesse attenzioni che si sarebbero potute riservare ad un fratello maggiore: Sasuke si aggrappava a lui e si lasciava portare sulle spalle, Itachi gli rivolgeva sorrisi ammirati o sguardi supplicanti quando il più piccolo si lanciava alla carica verso una bancarella. Reyen si ritrovò a provare invidia verso quel ragazzo di cui non sapeva nulla, si sentiva male a guardarli e allo stesso tempo trovava difficile distogliere lo sguardo da quel gruppetto così allegro e spensierato. Gli si strinse il cuore, ma cercò di non lasciar avere la meglio alle sue emozioni. D’improvviso sentì la manina di Naruto prendere un lembo del suo yukata e tanto gli bastò per riportare la sua attenzione sul resto della festa e, ovviamente, su colui che l’aveva richiamata per primo. –Ti va di provare a prendere qui pesci?- Chiese il bimbo mentre con la manina indicava una bancarella dove era possibile provare il gioco. –Solo se Luxe accetta la mia sfida.- Nemmeno a dirlo, il biondo cominciò a rimboccarsi le maniche dello yukata, segno che la sfida era stata accolta.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6 – Tracce
 
Dalla serata del festival Matsuri erano passati solo due giorni e il legame tra Reyen e Naruto cominciava a rafforzarsi. Reyen aveva due fratelli a cui non sapeva se e come avvicinarsi, perciò aveva inconscia mente cominciato a manifestare atteggiamenti protettivi e positivi verso il bambino orfano, che dalla sua parte si nutriva di ogni singola briciola di affetto che riceveva dall’Uchiha, fin troppo grato alla vita per avergli concesso la gioia di una simile figura. Ai suoi occhi Reyen appariva come una persona gentile e divertente (aveva avuto modo di assistere ai rari momenti in cui il suo senso dell’umorismo si faceva vedere e, laddove la sorpresa finiva, iniziavano le risate), molto forte ma anche fragile in un certo senso. Infatti ogni tanto gli capitava di trovarlo a fissare chissà cosa con un’aria tutta mogia e non sapeva spiegarsene il motivo. Sapeva che detestava quei momenti e che, istintivamente, faceva di tutto per distrarlo. In un certo senso, quei due colmavano l’uno il vuoto dell’altro.
Reyen gli aveva spiegato che nell’arco di qualche giorno Luxe e Kyria avrebbero intrapreso un lungo viaggio e che quindi non si sarebbero visti per un po’ di tempo, gli aveva inoltre raccontato qualche aneddoto della loro vita: come si erano conosciuti e come erano diventati amici, aveva persino accennato al fatto che anche loro erano cresciuti senza genitori e si erano fatti forza l’un l’altro. – Sai, Naruto, io ti ho visto quel giorno … Quando quell’uomo ti ha picchiato in mezzo alla strada. - Gli confessò un giorno l’Uchiha mentre i due si gustavano una dolce merenda, perché senza di lui Naruto avrebbe vissuto solo ed esclusivamente a ramen, ne era più che certo. Il biondino alzò gli occhi incuriosito, osservando il suo nuovo amico, il cui viso era contratto in una smorfia di rabbia. –Non ho passato molto tempo qui a Konoha, nonostante io ci sia nato. Ma vedere una scena del genere … Credevo che il mondo andasse avanti, non indietro. - – Ren … - - Io avrei voluto fare qualcosa ma … - D’improvviso Reyen si voltò verso Naruto con uno sguardo incoraggiante sul viso. –Ci hai pensato proprio tu a dare il ben servito a quel tizio! Ahah, ricordo ancora la sua faccia dopo che gli avevi tirato quel moro! Ahah!- L’inaspettato scoppio d’ilarità del moro aveva inevitabilmente contagiato anche Naruto. Quando si furono calmati anche il bambino parlò. – Quindi già sapevi chi ero, quando mi hai incontrato quella sera? - – Beh, si e no. Non sapevo niente di te, se non che mordi.- E di nuovo cominciarono a ridere. -  
 
Shisui era tornato da poco al villaggio, ma pareva che poco prima del suo ritorno un altro Uchiha avesse portato scompiglio nel Consiglio e nel Clan e, soprattutto, nel suo amico Itachi. Era stato proprio quest’ultimo a raccontargli dell’incontro con Reyen e di come l’Hokage in persona gli avesse ordinato di capire le sue intenzioni, inoltre Itachi gli aveva confessato di essere inspiegabilmente attratto dalla sua figura: non sapeva darsi una ragione, dato che al secondo incontro con lui, Reyen l’aveva trattato in maniera più che glaciale e sbrigativa, però per il giovane Uchiha era difficile discostare i propri pensieri dall’immagine dell’altro. – Non è che ti sarai innamorato?- Lo prese bellamente in giro Shisui. – Non scherzare! È una cosa seria! Insomma, è da un po’ che ha fatto ritorno, ma non è mai entrato nel quartiere degli Uchiha e non ha mai cercato un colloquio con mio padre né con il Consiglio di Konoha. Insomma, non ha preso una posizione in merito a … Beh, tu sai in merito a cosa .- Shisui tornò serio. – Era lui quello che ci ha osservati al Matsuri? Capelli scuri, un po’ ribelli e quegli strani occhi?- – Allora lo hai notato anche tu! -  – Certo che l’ho visto! Con lui c’era il bambino della Volpe … -
I due adolescenti si fissarono per un po’ e poi ebbero lo stesso, terrificante pensiero. – Non pensi che Reyen voglia liberare il demone, vero?! - Fece Itachi, visibilmente agitato. Come aveva fatto a non pensare ad una possibilità così ovvia? E se fosse davvero successo di nuovo, come otto anni prima, a quel punto anche la sorte degli Uchiha era segnata. Konoha li avrebbe ritenuti responsabili del precedente attacco. Itachi scattò in piedi prima che Shisui potesse fiatare e corse via come un fulmine, lasciando l’altro con ancora la mano sollevata a mezz’aria e prima ancora che potesse dire A.
 
Reyen aveva da poco accompagnato Naruto a casa e gli aveva dato la buona notte, avrebbe voluto rimboccargli le coperte come un bravo tutore, ma sapeva che sarebbe stato un po’ troppo. Dopotutto si conoscevano solo da qualche giorno. Luxe e Kyria non si erano visti per tutto il giorno, forse erano riusciti a trovare qualcosa, forse avevano dovuto anticipare la loro fuga. Non sapeva nulla di certo, perché dovevano comunque essere cauti. Decise di non cedere a pensieri negativi e optò per un banale giro al market ventiquattrore poco distante dalle vie principali di Konoha. Vi entrò e si guardò un po’ in giro, concedendosi di acquistare qualche sfizio, come una bottiglia del suo succo preferito e qualche stuzzichino dolce e salato come accompagnamento. Non si sentiva nemmeno un po’ stanco e dubitava che avrebbe dormito quella notte; passava delle belle giornate in compagnia delle persone a cui voleva bene, ma la notte il suo sonno tardava ad arrivare e spesso era agitato. Stava per salire la scalinata che l’avrebbe riportato sulla via di casa, quando si trovò in cima ai gradini Itachi, tutto trafelato e affannato da quella che sembrava essere stata una lunga corsa. Reyen rimase a fissarlo con un pizzico di stupore, poi si riprese e cercò d’imbottigliare tutte le sue emozioni e di ostentare un’aria d’indifferenza.
Senza vacillare, riprese il suo passo sui gradini, intenzionato a passare oltre Itachi e a tornare a casa. Quando gli fu accanto, l’altro l’afferrò per il braccio, scoperto per via della semplice maglia con manica a tre quarti che Reyen indossava. La risposta che ricevette fu un’occhiataccia. – Ho bisogno di parlarti. - Furono le sole parole che riuscì a pronunciare il giovane Uchiha, parole che giunsero inaspettate alle orecchie di Reyen e che lo lasciarono in dubbio. “Beh, tale padre, tale figlio.” Pensò, quando ripensò a come anche Fugaku si era presentato alla sua porta con la medesima richiesta e più ci pensava, più si innervosiva. La stretta che Itachi aveva sul suo braccio gli diventò fastidiosa, tanto che rispose al gesto alzando la temperatura del suo chackra talmente in fretta che l’altro lasciò la presa solo quando ormai sulla sua mano c’erano delle piccole ustioni. – Non capisco per quale motivo dovresti voler parlare con me. Noi non ci conosciamo. - Fu la brusca risposta che accompagnò il microscopico attacco. – Ti prego! - Reyen allora si voltò e, colta l’espressione disperata di Itachi non riuscì a non trattenere il sopracciglio che andava inarcandosi. – Non è che ti sei innamorato di me, vero? - Itachi diventò paonazzo per l’imbarazzo e la rabbia. Anche lui, oltre a Shisui, si era fatto l’idea sbagliata. – Ma come ti salta in mente?! – Gli urlò contro. Reyen doveva riconoscere che l’idea di stuzzicarlo lo divertiva sinceramente. – E’ per una cosa seria! - Aggiunse Itachi. Reyen non aveva voglia di altre rogne con gli Uchiha, ma del resto aveva davanti l’unico che aveva avuto la decenza di scusarsi per un comportamento scorretto. – Va bene. Seguimi. - Gli sbuffò l’altro, roteando gli occhi. Itachi lo seguì fino a casa.
 
– Kyra, ti rendi conto di cosa abbiamo trovato? – La ragazza e Luxe avevano messo a punto un lungo e ben progettato piano per riuscire ad intrufolarsi nelle segrete della Radice, che sapevano essere sotto la gestione di Danzo. Avevano evitato di rivelare a Reyen del loro piano, soprattutto perché, a differenza sua, si erano accorti del fatto che il loro amico era tenuto d’occhio da qualche tempo, perciò rivelare le loro intenzioni avrebbe potuto essere pericoloso. Ora lei e il biondo muscoloso avevano in mano dei documenti, piuttosto vecchi, ma che per loro avevano un grandissimo significato. Tra questi figurava un progetto d’architettura alquanto … singolare. – Se quello che abbiamo davanti è ciò che penso, allora dovremo sicuramente avvertire Ren. Temo che questo progetto abbia coinvolto molte più vite di quante riusciamo ad immaginare. –
 
Nel frattempo Reyen s’era convinto a dar retta ad Itachi, ben guardandosene però dal raccontargli della visita del loro genitore, perché se c’era una cosa che gli era stata chiara fin dal primo momento che gli aveva parlato quella sera, era proprio che il giovane Uchiha non avesse la minima idea del loro legame di parentela. Fugaku aveva avvertito solo lui per cercare di frenarlo, ma la sola cosa che Reyen frenava nei riguardi dei suoi fratelli era il rivelar loro la sua identità e parentela, nulla a che vedere con i suoi progetti. Gli aprì la porta e lo invitò freddamente ad entrare, offrendosi di preparare un tea da buon padrone di casa; Itachi si tolse le scarpe e nel mentre che l’altro trafficava in cucina, si guardò attorno: quell’appartamento era bello, indubbiamente, ma non c’era nulla che lo rendesse simile ad una vera casa, non c’erano fotografie o oggetti personali che dessero al locale un aspetto vissuto, casareccio per così dire. In effetti, di lui non sapeva niente, se non che era appena tornato da … Dove era stato per tutto quel tempo?
– Il tea è quasi pronto. Che stai guardando? – Itachi uscì dalla sua trance con un lieve sussulto, girandosi istintivamente verso la direzione di Reyen. – Scusa, non volevo ficcanasare. Mi sono lasciato trasportare … -– Trasportare? E da cosa? Se cerchi qualche informazione su di me, sappi solo che ho buon gusto a scegliere la mia casa. -Prima che Itachi potesse ribattere gli fece cenno di seguirlo in cucina, dove lo aspettava una tazza di tea e qualche dolcetto dango di cui lui andava matto. Si chiese se l’altro lo sapesse o si trattava solo di un caso.
Rimasero in silenzio a sorseggiare la bevanda, poi Itachi si decise e prese il coraggio di parlare. – So che ultimamente continuo ad importunarti e credimi, non ne ho davvero l’intenzione, ma … devo. – Reyen prese un respiro profondo e analizzò con cautela la situazione in cui lui e il suo ignaro fratello si trovavano e ebbe il sentore che anche Itachi era vincolato dal volere degli Uchiha. – Ti ha mandato Fugaku Uchiha, per caso? – Itachi scosse il capo. – Devi giurarmi che non ne farai parola. Questa conversazione deve rimanere segreta. – Ci fu un attimo di silenzio in cui i due cercavano di capire quanto fossero oneste le intenzioni dell’altro. Reyen, infine, annuì. – Molto bene. Hai la mia parola Itachi Uchiha, per quanto essa possa valere per uno shinobi. - ­– Voglio credere che sia abbastanza. Io sono un membro delle unità speciali dei ninja di Konoha e mi è stato ordinato di sorvegliarti. Ci sono tensioni tra il villaggio e gli Uchiha e il Consiglio teme che tu possa essere un nemico di Konoha. Ecco perché si sono rivolti a me e mi hanno ordinato di spiarti. Tuttavia non sono venuto qui per conto loro questa sera. Qualche giorno fa ti ho visto al festival Matsuri in compagnia di Naruto Uzumaki, lo spirito del Kyuubi. – Fece una piccola pausa, mentre Reyen l’osservava in silenzio, in attesa di comprendere dove il suo discorso volesse andare a parare. – Devi sapere che l’oggetto delle tensioni tra il nostro clan e il villaggio è proprio l’attacco del Kyuubi di otto anni fa. Perciò devo chiederti questo: quali sono i tuoi interessi a Konoha e cosa c’entra Naruto Uzumaki? –
Reyen portò le mani davanti al viso ponendole una sopra l’altra, leggermente chiusa a pugno, e girò il capo lievemente di lato, fissando gli occhi verso un punto indefinito della stanza. Ora i tasselli erano andati tutti al loro posto, inclusi quelli che mancavano dalla conversazione con Fugaku. Pensò di essere crudele per un istante e di farsi beffa di Itachi, mentendogli spudoratamente, ma poi pensò a Naruto. Naruto non meritava di essere trascinato in questa faida, in cui non aveva nessun ruolo. E poi, infondo, a fargli queste domande era suo fratello, ma non per conto di altri, solo per placare i suoi timori. ­– Capisco. Ora la situazione mi è chiara. - Si prese un altro momento prima di rispondere. – Io non sono tornato a Konoha per parteggiare per qualcuno. Di certo non ti hanno detto a sufficienza su di me, altrimenti sapresti che non prenderei mai le difese degli Uchiha. Tuttavia devo specificare che non ero nemmeno a conoscenza dell’identità di Naruto Uzumaki come contenitore del Kyuubi e che il mio incontro con lui è stato del tutto casuale e che il tempo che trascorro con lui è derivato da una strana forma di amicizia. - Si raddrizzò meglio sullo schienale, con fare risoluto. – Spero che questo basti a rassicurarti. Non ho intenzione di mettere in gioco vite innocenti o scatenare rivolte. Per me, sono schermaglie inutili. -Itachi si sentì rincuorato, Reyen lo aveva preso sul serio e gli aveva parlato onestamente, però rimaneva un piccolo dettaglio che lo turbava. – Però tu hai detto che non difenderesti mai gli Uchiha. – L’altro scoppiò a ridere. – L’ho detto, certo. Questo non significa che li attaccherei. Gli negherei il mio sostegno, questo è certo. In qualsiasi altro caso, me ne rimarrei indifferente.- – Perché?- Gli domandò con un filo di voce e l’altro perse istantaneamente il suo tono allegro, il suo volto s’incupì e Itachi rivide la stessa espressione malinconica e astiosa del loro primo incontro. – Questo dovresti chiederlo ai tuoi genitori. Non sta a me dirtelo. Ormai tu avrai capito che tra me e lui c’è un legame, ebbene, la natura di questo legame dovrà dirtela lui. - Itachi sperò di fargli cambiare idea, ma Reyen fu inamovibile perciò il loro incontro si concluse poco dopo. – Un’ultima cosa. – Disse Reyen, poco prima che Itachi aprisse la porta per uscire, facendolo voltare verso di lui. – So che, in quanto membro delle unità speciali, farai rapporto riguardo la nostra conversazione. - L’altro sgranò brevemente gli occhi: l’aveva beccato in pieno. – Allora c’è un’altra informazione che dovrei darti, ma sarai tu a decidere se rivelarla ai tuoi superiori o meno. - – Di che si tratta? - – Fugaku Uchiha è venuto da me a chiedere se fossi alleato o nemico degli Uchiha. Sai già come la penso, perciò qualsiasi offerta mi abbia fatto l’ho rifiutata. Non c’è altro. -
 
Luxe e Kyria osservarono mentre Itachi Uchiha usciva dal condominio dove alloggiava Reyen, vederlo a volto scoperto e senza uniforme anbu li tranquillizzava ed agitava al contempo. Aspettarono che si fosse allontanato a sufficienza prima di entrare a loro volta nello stabile. Corsero fino alla porta del loro amico ed entrarono senza nemmeno bussare. – Ren?! – Lui uscì di corsa dalla sua camera da letto, indossando solo i pantaloncini azzurri del pigiama e una canotta bianca. Non indossava il suo guanto al braccio sinistro e i due poterono rivedere dopo tempo i segni che solcavano la pelle nivea di Ren: grigiastri, come se la carne fosse morta in quei punti, si diramavano su tutto il braccio destro e sulla clavicola. – Per l’amor del cielo! Ma che vi prende a tutti stasera?! - Fece lui con tono esasperato. Avrebbe voluto passare una seratina tranquillo e sereno con un libro, un film o qualcosa di rilassante in generale, invece s’era ritrovato prima con un tredicenne investigatore e poi i suoi amici gli sfondavano la porta di casa a notte fonda. Non s’accorse dello sguardo di Kyria, immobile e cupo, fissato sul suo arto sinistro. – Scusaci. - S’affrettò a rispondere Luxe, avendo notato lo stato dell’amica. – Abbiamo visto quel ragazzino uscire da qui, pensavamo fossi nei guai. - Ren mise insieme i pezzi, per la seconda volta quella sera, poi rispose. – Non era qui con cattive intenzioni, anzi, grazie a lui ho capito un po’ di cose. – E poi proseguì, raccontò agli amici ciò che si era detto con Itachi, infrangendo a sua volta la promessa che si erano fatti all’inizio.
Ma, dopotutto, aveva anche scoperto la menzogna celata dietro quella promessa. I ninja non possono mantenere promesse che costano la sicurezza del loro villaggio.

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7 - Distacco
 
Per Naruto i giorni seguenti il fatidico incontro con Reyen erano stati oro per l’anima, il giovane Uchiha gli aveva regalato la gioia di conoscere sentimenti che fino a poco prima gli erano rimasti sconosciuti, lui che era solo un bambino non sapeva cosa significasse avere un vero amico, un fratello e, per certi versi, anche un padre. Reyen lo aveva consigliato in questioni che, Naruto era certo, non fossero realmente importanti per lui, lo accompagnava a scuola e a fare merenda da qualche parte, gli preparava pasti caldi (contestando apertamente la sua ossessione per il ramen a tutte le ore) e qualche volte aveva persino passato la notte da lui, rimboccandogli le coperte dopo avergli letto o raccontato qualche storia. Era il centro del suo mondo, ma gli aveva anche fatto vedere quanto sbagliato fosse quello in cui aveva vissuto fino ad allora. I suoi compagni di scuola, suoi coetanei, lo trattavano come un appestato e lo lasciavano sempre solo, ad eccezione di Shikamaru e Choji che lo invitavano a giocare quando la pigrizia e la fame lo consentivano. E poi c’era Sasuke. L’odioso ed incredibilmente talentuoso Sasuke. Naruto non si sentiva escluso da lui, dal momento che nessuno gli piaceva in particolar modo, non aveva una sorta di gruppo di appartenenza. Sasuke era Sasuke. Il solitario. Ma a Naruto non andava giù il fatto di essergli secondo, era l’ultimo della classe, vero, ma sentiva una sorta di rivalità verso l’altro bambino ed era come se il resto dei compagni non esistesse.
Le ultime lezioni all’accademia avevano previsto l’introduzione ai duelli ninja, con tanto di spiegazione delle regole e delle formalità che andavano rispettate in tali occasioni, così la classe si era spostata in cortile per le prove pratiche. Ovviamente a Naruto era toccato scontrarsi con Sasuke e, neanche a dirlo, aveva subito una sconfitta schiacciante, che, nonostante fosse stata ampiamente preannunciata, gli aveva lasciato l’amaro in bocca. E aveva visto rosso quando Sasuke se n’era semplicemente andato con il suo fare da tenebroso arrogante, tanto che l’Uzumaki gli era saltato addosso, o almeno ci aveva provato, finendo al tappeto una seconda volta. E ci aveva riprovato e riprovato, fino a quando non si stava per mettere a litigare con Sasuke, evidentemente saturo dei suoi tentativi di sopraffarlio ed era dovuto intervenire il professore. – Ah! Naruto è proprio un perdente! – Aveva cominciato a sbeffeggiarlo uno dei suoi compagni, seguito a ruota dagli altri e Naruto si era sorbito tutte le parole di scherno senza mai reagire, pensava a Reyen in quei momenti e al suo fare rassicurante. “Lo rivedrò appena saranno finite le lezioni.” Si fece coraggio e ritornò in classe con gli altri.
 
Mentre Naruto era a scuola, Reyen ripensava alla conversazione avuta con i suoi amici qualche giorno prima. I progetti e le mappe che avevano recuperato erano sicuramente legati al luogo in cui lui e gli altri erano stati relegati per anni, ma dal momento che ormai i sospetti che vigevano sul suo ritorno gli erano stati resi noti tanto dagli Uchiha quanto da Konoha, sarebbe stato più saggio se tali documenti rimanessero in un luogo più sicuro e soprattutto non in mano sua. Kyria e Luxe erano partiti, dietro consiglio di Reyen stesso, per trasportare quei documenti in un luogo più sicuro, ma al trio non era sfuggito però il fatto che il luogo di ritrovamento di quelle pergamene fosse stato messo sotto sorveglianza da ninja appartenenti alla Radice, il cui capo era Shimura Danzo. Proprio per questo Reyen era rimasto, per scoprire qualcosa in più su di lui e anche sugli altri membri del Consiglio di Konoha. Aveva ricevuto un’ulteriore informazione che sapeva potergli tornare molto utile: la sera in cui si erano parlati, Itachi Uchiha aveva rivelato di essere un membro dell’unità speciale, quindi era molto vicino sia all’Hokage che ai suoi consiglieri. Reyen sapeva che, se avesse giocato bene le sue carte, avrebbe avuto per le mani una valida fonte di informazioni. Il trucco stava nel capire come ingannare un genio tredicenne.
 
Itachi Uchiha continuava nelle sue attività di spionaggio, ma non si trattava più di Reyen, bensì il target era l’intero Clan Uchiha. Da quando avevano parlato e gli aveva chiarito la sua posizione tra il Villaggio e gli Uchiha, Reyen non rappresentava più una minaccia secondo l’Hokage, perciò era inutile proseguire qualsiasi indagine su di lui. Per il momento le sue mansioni sarebbero tornate quelle antecedenti il suo arrivo.
– Reyen … - Itachi pensò ad alta voce e nello stesso istante gli tornarono in mente le sue parole “Tra me e Fugaku c’è un legame, ma dovrai chiedere a lui quale sia”. Più facile a dirsi che a farsi, suo padre era stato sfuggente negli ultimi tempi a causa delle tensioni tra i cittadini e le forze di polizia, quando tornava a casa era talmente esausto e di pessimo umore che le parole gli morivano in gola. Ma non poteva negare che il non sapere lo mandasse ai pazzi, tanto che pensò di chiedere a sua madre se sapeva qualcosa. Reyen aveva detto che il suo legame non riguardava solo Fugaku, ma entrambi i suoi genitori, perciò quella sera Itachi rincasò dopo l’ora di cena come spesso accadeva da quando era entrato nell’unità operativa e, come sempre, trovò la cena pronta ad aspettarlo, amorevolmente tenuta in caldo dalla premurosa Mikoto, che era lì in cucina pronta ad accoglierlo sorridente. Anche suo padre era seduto al tavolo della cucina, intento a sorseggiare del sakè, un gesto che Itachi aveva imparato ad interpretare come forma di rilassamento.
– Padre, madre, vi devo parlare. – Aveva preso parola dopo aver consumato il pasto serale, aspettando che i genitori gli prestassero attenzione. I due coniugi si scambiarono un’occhiata brevissima, poi Mikoto andò a prendere posto accanto al marito ed entrambi attesero in silenzio che il loro figlio proseguisse il suo discorso. – Ho incontrato Reyen Uchiha, dopo la prima volta nella foresta, intendo. Aspetta! – Esclamò alzando le mani in segno di pausa, quando vide Fugaku alterarsi. – So che anche tu ci hai parlato, padre. E sappi che il mio avvicinamento a lui è stato dovuto a fattori legati al Villaggio ed anche al nostro clan. Ultimamente l’ho visto in compagnia di Naruto Uzumaki e temevo potesse avere intenzione di scatenare nuovamente il Kyuubi. – Fugaku sembrò placare la sua furia temporaneamente. – Sei riuscito a farlo unire alla nostra causa? – Itachi scosse il capo. – Non intende schierarsi dalla parte di nessuno. Ne vuole rimanere fuori. Ma non è solo questo … - Fece una breve pausa, sperando che il tempo potesse dargli un po’ di coraggio. – Padre, vorrei sapere qual è il tuo legame con lui. Reyen non ha voluto dirmelo, ha detto che avrei dovuto saperlo da te. – Mikoto abbassò gli occhi e chinò il capo e Itachi capì che anche lei sapeva; guardò Fugaku, sperando in una risposta risolutiva, che però non arrivò prima del bussare alla porta. Era tardi ormai e Itachi sapeva bene che chiunque fosse, era venuto per lui, perciò si alzò in piedi controvoglia ed andò ad aprire. Davanti a lui c’era un membro delle unità speciali, con uniforme, mantello e maschera sul volto. – E’ richiesta la tua presenza. Subito. - E si dileguò. Itachi non aveva tempo, quando veniva convocato, doveva andare. Non importava se aveva appena concluso le sue missioni, doveva andare. E così fece, s’infilò l’uniforme con rapidità e, coperto il volto con la sua maschera, uscì.
 
Reyen passeggiava avanti e indietro per il suo appartamento con aria seccata, anzi, furiosa. Nell’arco di tempo in cui Naruto era stato all’ accademia era riuscito a mettere ad organizzare una nuova missione per infiltrarsi nel covo della Radice, dove Kyra e Luxe avevo detto che Danzo conservava tutti i suoi affari. Era un maestro di arti illusorie, non aveva avuto problemi a camuffarsi ed entrare nel covo, soprattutto perché aveva orchestrato un valido diversivo per tenere le forze di Danzo occupate. Perciò, mentre gli altri uomini erano impegnati nell’inseguire un gruppo di ladri d’ombra che aveva rubato alcune pergamene estremamente riservate dall’ufficio dell’Hokage, lui si era infiltrato con tranquillità nel deposito di Danzo e aveva avuto tutto il tempo necessario a frugare tra le sue cose. Tra i vari rotoli di disparate dimensioni aveva ritrovato degli oggetti che in realtà conosceva molto bene e rispettivi progetti di design. Dei bracciali anti-chackra, dello stesso tipo di quelli che aveva sperimentato lui alla miniera. Questo confermava il coinvolgimento di Danzo, Homura e Koharu in quegli esperimenti atroci che lui stesso aveva subito. Ma non c’erano solo i consiglieri, comparivano anche svariati nomi. Alcuni li aveva già sentiti e sapeva non essere gente di Konoha. Dunque il suo viaggio lo avrebbe portato altrove e doveva ammettere a sé stesso che non era del tutto sicuro di voler abbandonare così presto il Villaggio della Foglia.
Un timido bussare alla sua porta lo sviò dai suoi pensieri, riconobbe la persona perché ormai era abituato a sentire quel suono. – Naruto, che succede? È tardi … - Oggi non erano riusciti ad incontrarsi per via della missione di Reyen, di cui ovviamente il bambino non sapeva nulla. Se lo ritrovò alla porta con gli occhi gonfi e lucidi e la faccia mogia, notò anche che aveva un ginocchio sbucciato e altri graffietti sparsi su tutto il corpo. Subito si preoccupò, gli sembrava di avere davanti il Naruto del loro primo incontro. – Chi ti ha ridotto così?! – Gli chiese dopo essersi chiuso la porta alle spalle. Naruto cercava di togliersi le scarpe con gli occhi appannati dalle lacrime e quando le mani di Reyen gli giunsero in aiuto cominciò a strofinarsi gli occhi con il gomito per cercare di farsi vedere forte, ma era inutile. – Naruto … parlami. - Il piccolo scoppiò in un pianto sguainato e tra i singulti cominciò il suo racconto. – Oggi abbiamo fatto i primi duelli ninja ed io ho perso contro Sasuke. Gli altri bambini hanno cominciato a prendermi in giro e io ho resisto mai poi … poi … Il maestro Iruka ha detto … che … ha detto che … non dovevano curarsi di me … che non dovevano darmi importanza … - Reyen lo strinse a sé e lo raccolse in braccio, carezzandogli la schiena e i capelli e dandogli qualche bacetto sulla tempia. Naruto lo lasciava fare mentre si sfogava. – Sono scappato via dalla scuola. Non voglio più tornarci! Mi trattano tutti male! –
Reyen aspettò pazientemente che il bambino finisse le sue lacrime, poi lo accompagnò in bagno dove disinfettò il ginocchio, che Naruto si era sbucciato nella foga della fuga, e gli altri graffi più profondi. Rifletteva. Non voleva abbandonare Naruto perché aveva capito che il legame che li univa era troppo importante per il piccolo e non avrebbe retto una separazione; d’altro canto aveva la sua missione, la promessa che si era fatto di vendicare i torti subiti e tutti i compagni morti. – Naruto, io devo partire. – Gli disse improvvisamente. – Ho giurato che avrei portato a termine la mia missione, ma a quanto pare il mio viaggio è destinato a proseguire altrove. – Naruto andò nel panico quasi immediatamente, ma Reyen lo calmò. – Vorrei chiederti, Naruto, se vuoi venire con me. - L’Uzumaki lo osservò sorpreso. – Se qui non sei a tuo agio, se le persone ti trattano male non hai ragione di restare. Ti aiuterò io a realizzare il tuo sogno. Sarò il tuo maestro e la tua famiglia, se accetterai di seguirmi nel mio viaggio. – Naruto non ci rifletté affatto, non si soffermò nemmeno per un secondo sulle parole di Reyen perché non ce n’era bisogno: il villaggio in cui era nato non lo aveva mai fatto sentire a casa, non aveva nessuno che gli volesse bene lì e gli eventi di quella giornata orribile gli avevano chiarito che la sola persona che contava davvero era disposta a tutto pur di non perderlo. – Promesso? – Gli chiese. – Promesso. –
 
Quella stessa notte il Consiglio di Konoha si riunì per discutere dei furti d’informazioni che c’erano stati negli ultimi giorni. Itachi Uchiha fu convocato per capire se gli Uchiha c’entrassero in qualche modo, ma dai suoi rapporti e dalla sua stessa testimonianza non emerse alcun dettaglio che facesse presagire il coinvolgimento del clan. Danzo era particolarmente furente, aveva saputo delle effrazioni avvenute nel covo della Radice e di come il colpevole aveva aggirato i suoi uomini senza il minimo sforzo. Ma non poteva rivelare il contenuto dei rotoli mancanti perché se Hiruzen avesse scoperto l’esistenza di tali scritti, non avrebbe esitato a punire severamente sia lui che gli altri consiglieri. Doveva agire in fretta e trovare un modo che avrebbe consentito di sfruttare tale situazione a suo vantaggio. – Anche se Itachi ci ha fornito rapporti e informazioni molto promettenti, non mi sento di escludere il coinvolgimento degli Uchiha. Pochi a Konoha sanno introdursi negli archivi con tanta leggerezza e viene da pensare che per chi utilizza lo Sharingan sia ancora più facile. – Itachi ascoltò in silenzio il consigliere, ma avrebbe voluto fare tutt’altro. Danzo era losco e lui lo sapeva, ma la sua carica di consigliere dell’Hokage e il suo ruolo come capo delle forze speciali lo rendevano intoccabile.  – Non sono d’accordo. – intervenne il Terzo. – Lo Sharingan non è indispensabile per introdursi in un edificio e realizzare un furto. E gli Uchiha, di questi tempi, hanno ben altro di cui preoccuparsi e Konoha, nonostante questo periodo di pace, ha ancora diversi nemici. Potrebbe trattarsi di chiunque. – Itachi fu grato delle parole dell’Hokage, che ai suoi occhi pareva l’unico con un po’ di buon senso. – Itachi, ritengo opportuno che tu continui a raccogliere informazioni sugli Uchiha per mantenere stabile la situazione. - Koharu intervenne bruscamente. – E se ci dovessero essere tracce dei rotoli scomparsi, dovrai portarli subito da noi. - Sollevò il capo, che fino a quel momento aveva tenuto chinato in segno di rispetto. – Non è così facile. Gli Uchiha sanno di essere sorvegliati e, considerata la mia posizione all’interno del Villaggio, non si fidano di me. Io stesso sono sotto sorveglianza. - L’Hokage e i suoi consiglieri rimasero immuni alla sua confessione, ad eccezione di Danzo. – Questo mi sembra un ulteriore motivo di sfiducia, Hiruzen. Gli Uchiha staranno calcolando la loro prossima mossa e se hanno in mano i rotoli scomparsi, potrebbero essere più pericolosi di quanto avevamo previsto. - Mentre gli altri proseguivano nel loro dibattito, Itachi chinò nuovamente il capo in segno di rispetto, ma in realtà si stava mordendo il labbro per evitare di dire qualcosa di inopportuno. Danzo sembrava voler incolpare il suo clan a tutti i costi!
 
Da quel fatidico giorno era trascorso quasi un mese, in cui le ricerche dei ladri non avevano avuto esiti di alcun tipo. Sembrava che i colpevoli fossero spariti nel nulla. Per tutto quel tempo Itachi non aveva avuto la possibilità di parlare di nuovo con i suoi genitori, perciò il mistero che avvolgeva Reyen rimaneva. Nel corso di quel mese Naruto non era più tornato a scuola, ma nessuno era venuto a cercarlo a parte Reyen, con il quale stava pianificando la sua partenza in gran segreto. Il Terzo Hokage era andato a fargli visita per convincerlo a ritornare all’accademia, ma anche i suoi tentativi si erano scontrati con la realtà in cui viveva il piccolo Uzumaki e Hiruzen Sarutobi dovette riconoscere con rammarico che non Naruto non era da biasimare se non voleva nemmeno uscire di casa. Era sempre stato un po’ monello, vero, ma quale bambino non lo era? Eppure, solo a Naruto toccavano le punizioni più severe e il recente comportamento di Iruka e le parole che gli aveva rivolto erano state l’ultima goccia. Aveva anche appurato che la sola persona che Naruto incontrava più che volentieri era Reyen Uchiha, con il quale aveva sviluppato un legame molto forte, perciò il Terzo aveva provato a convincere l’Uchiha a far ragionare Naruto per farlo tornare all’accademia, ma era stato come ritrovarsi davanti ad un lanciafiamme carico. – Se Naruto non viene rispettato dai suoi compagni e dagli insegnanti non è colpa sua. È l’atteggiamento che questo villaggio ha nei suoi confronti ad essere sbagliato. Se lo incoraggiassi a tornare, sarebbe come dirgli che il suo malessere non conta. Quindi la mia risposta è no. - Era proprio forte e deciso come suo padre Fugaku, Hiruzen dovette riconoscere che la sua presenza nella vita di Naruto era positiva, ma allo stesso tempo comportava dei pericoli: cambiare la mentalità degli abitanti del Villaggio non era impresa da poco, nemmeno per lui che era l’Hokage.
In quello stesso mese, la guerra fredda tra Uchiha e Konoha si era fatta più intensa, tanto che si temette per uno scontro diretto, che per fortuna non arrivò mai. Si, lo scontro non arrivò mai perché in una notte uggiosa, in cui le strade di Konoha erano deserte e non si udiva altro che il suono della pioggia che s’infrangeva contro la terra e i tetti degli edifici, in quella notte due figure incappucciate abbandonavano furtive il Villaggio della Foglia, la casa che non fu per Naruto Uzumaki e Reyen Uchiha. Naruto se ne stava appollaiato sotto il manto dell’altro, che lo aveva portato il braccio per evitare che qualcuno potesse individuare la sua figura di bambino, mentre sfrecciavano nel folto della foresta, sfruttando le condizioni meteorologiche per coprire le proprie tracce.
Quella stessa notte Itachi Uchiha poté finalmente conoscere la risposta dei suoi genitori che tanto aveva atteso e con essa scoprì anche la reale identità di Reyen Uchiha, ma quando andò da lui, non sapendo neppure cosa dire, trovò l’uomo che gli aveva affittato l’appartamento intento a chiudere a chiave. – Oh, buonasera ragazzo. Cerchi un alloggio? – Gli aveva chiesto gioviale. – Il ragazzo che abitava qui dov’è? - Gli domandò senza prestare ascolto alla sua offerta.  – Ah, non saprei. Mi ha lasciato un biglietto dove mi comunicava che avrebbe lasciato l’appartamento. È stato molto generoso, mi ha lasciato una mancia molto generosa per scusarsi del poco preavviso. –
Tornando sui suoi passi, Itachi sentiva la testa leggera e il corpo pesante come se la pioggia che cadeva incessante non facesse altro che rallentarlo e schiacciarlo. I suoi piedi lo portarono a zonzo per tutto il villaggio fino all’alba, quando il tempo sembrò placarsi e allora Itachi si rese conto di essere tornato nel luogo dove aveva incontrato suo fratello maggiore per la prima volta. E per la prima volta dopo quattro anni, Itachi pianse.

Angolo autrice
Un saluto a tutti i lettori, perdonate se non mi sono mai rivolta a voi direttamente, confesso che prima non ne avevo mai avvertito la necessità.
Con questo settimo capitolo si conclude la prima parte della storia (che ovviamente proseguirà) e si comincia ad entrare in una nuova fase, in cui le vicende si svolgeranno in territori correlati al mondo di Naruto e altri inventati di sana pianta.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno letto fino a qui e vi invito a lasciare un feedback se vi va, anche solo per la curiosità di sapere cosa ne pensate. È la prima volta che inserisco personaggi inventati in uno scritto pubblicato. (In ultimo vi dico che se volete avere un’idea più chiara dell’aspetto di Reyen Uchiha, basta guardare il mio avatar.)
Grazie per il vostro tempo,
Reykyra

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8 – Tempo e spazio
 
Erano giorni che si spostavano da una parte all’altra senza soste che non fossero strettamente necessarie, Naruto cominciava a sentire quella sensazione che assale ogni bambino troppo lontano da casa, la sua sicurezza vacillava e le notti passate a dormire all’addiaccio lo avevano fatto sentire ancora più vulnerabile. La sua unica ancora rimaneva l’Uchiha, che mai aveva lamentato stanchezza o qualsiasi disagio in generale e che aveva il possibile per rendergli il viaggio il più confortevole possibile. Nelle poche volte che avevano potuto concedersi momenti di svago, seppur brevi, dove Naruto aveva ricevuto i primi insegnamenti dal suo nuovo maestro. Reyen non era un ninja, ma il giovane Uzumaki aveva potuto constatare che era egualmente un guerriero dalla forza incredibile. In poco tempo gli aveva insegnato nuove cose, con la pazienza di un maestro e l’austerità di un padre, senza mai opporsi alle sue curiosità e senza rimproverarlo se non capiva subito qualcosa. – Naruto, vieni qui un momento. – Il bambino lo raggiunse di corsa, convinto di ricevere nuovi insegnamenti. Ma così non fu.
Reyen aveva abbattuto un albero, aveva raccolto la legna e aveva cominciato a intagliare degli utensili dai tronchi mozzati in pezzi più piccoli. Naruto lo guardò affascinato. – Il posto dove siamo diretti è inospitale e pieno di pericoli, Naruto. E non ci sono persone laggiù. – Spostò lo sguardo da quello che cominciava a sembrare un bicchiere per guardare l’altro, che aveva l’aria preoccupata. – Il posto è noto come terra dei demoni e solo i più coraggiosi o i più folli ci si addentrano. È lì che avrà luogo il tuo addestramento Naruto, ma voglio prima dirti qualcosa che nessuno ti ha mai detto. – Posò gli utensili. – In te è sigillato il demone Kyuubi. Lo stesso demone aveva attaccato il villaggio otto anni fa, causando danni e lasciandosi alle spalle una lunga scia di vittime. Il ricordo di quegli eventi non ha mai lasciato i sopravvissuti, che hanno trasmesso la loro paura alle nuove generazioni. Per questo gli abitanti ti hanno sempre trattato male. – Reyen scrutò a lungo il piccolo e si rammaricò di aver dovuto essere il portatore di una simile verità, ma Naruto doveva sapere. Doveva capire, solo allora avrebbe potuto crescere in tutto e per tutto.
Ma era giusto che Naruto piangesse, perché quel peso era appena stato depositato sulle sue spalle e lui ne era stato reso consapevole. – Ma perché io?! Perché il demone è dentro di me?! – Chiese tra i singulti. – Questo io non lo so, Naruto. Ma posso dirti questo: io non vedo lo spirito di un demone in te, vedo solo Naruto Uzumaki, il bambino che sogna di diventare Hokage. Ed è per questo, proprio per questo, che stiamo andando in posto come la terra dei demoni! Per aiutarti a diventare forte, così il Kyuubi non potrà rappresentare un pericolo per gli abitanti del villaggio e tu potrai diventare l’eroe che tutti sognano. – Ci volle ancora un po’ prima che Naruto, a grandi respiri, cominciasse a calmarsi. – Hai ragione. Io diventerò più forte e gli abitanti non dovranno più temere la Volpe! – Sembrò una rassicurazione sufficiente a Reyen, che riprese in mano il legno e il coltello e continuò ad intagliare. – Bene. Ora, torniamo alla tua istruzione. –
 
Al Villaggio della Foglia c’era una nascosta agitazione, le apparenze suggerivano che nulla fosse cambiato, i bambini frequentavano l’accademia ninja come sempre e i diplomati prendevano parte alle missioni di gradi minori, ma ai piani alti c’era ansia. Il Consiglio e l’Hokage erano stati impegnati nell’organizzare operazioni di ricerca a seguito della dichiarata scomparsa di Naruto Uzumaki. Hiruzen era stato svelto e aveva colto al volo l’occasione per riscattare il nome degli Uchiha, che da sempre considerava compagni e che, a dispetto dei suoi sospettosi collaboratori, non aveva mai realmente ritenuto responsabili del disastro del Kyuubi. Questo aveva allentato le tensioni e portato la situazioni ad uno stallo temporaneo, anche se le previsioni volgevano al meglio. Danzo, Koharu e Homura era fumanti di rabbia per quest’ idea del Terzo, chiaramente in contrasto con tutto ciò che avevano sostenuto fino a quel momento. Hiruzen Sarutobi aveva impiegato le forze di polizia senza richiedere un consulto ai suoi consiglieri e i tre sapevano che l’aveva fatto solo perché sapeva che si sarebbero opposti a tale proposta. In aggiunta, tutti i rapporti sulla questione dovevano essere esposti e consegnati solo ed esclusivamente all’ Hokage, che aveva ordinato ai consiglieri di occuparsi di tutte le altre questioni interne.
Itachi Uchiha era stato, insieme ai suoi compagni, inviato in numerose ricerche, nella vana speranza di ritrovare il jinchuuriki del Kyuubi, che era certo si trovasse in compagnia di Reyen.
“Già, Reyen …” Il nome di suo fratello lo aveva assillato fin da quando l’aveva incontrato ed aveva scoperto il perché troppo tardi. L’Uchiha era sparito con Naruto e non si erano lasciati alla spalle nemmeno un rametto spezzato. In verità, avevano scelto il momento ideale per sparire, perché la tempesta che si era abbattuta aveva lasciato tanta confusione e le possibili tracce erano sparpagliate ovunque, rendendo impossibile sbrogliare la matassa e risalire ad una pista.
Il tempo continuò a scorrere e le ricerche si fecero via via più saltuarie, fin quando l’Hokage non fu costretto ad accantonare la questione per dare la priorità a nuove urgenze. E il bambino della Volpe a nove code si fece solo un ricordo per alcuni, ma per Hiruzen Sarutobi c’era tanta tristezza nell’aver perso le tracce di un innocente figlio di Konoha.
 
 
Otto anni dopo, il Villaggio della Foglia aveva raggiunto il suo periodo di massimo splendore. Gli edifici non era più solo neutri e spenti, ce n’erano di nuovi, più alti e colorati e anche sui volti degli Hokage era comparsa una nuova scultura: Tsunade Senju, nipote del Primo, aveva da poco ricevuta la carica di Quinto Hokage. Hiruzen Sarutobi era morto pochi anni addietro, durante un subdolo attacco perpetrato da Orochimaru, con cui il Terzo si era scontrato all’ultimo sangue, riuscendo a sigillare le sue braccia per privarlo delle sue preziose tecniche, pagando con la vita. In tutto questo tempo gli Uchiha aveva potuto ristabilire il proprio buon nome e, grazie alle loro prodezze durante l’attacco di Orochimaru, ora erano tenuti in grande considerazione dagli altri clan e dai comuni cittadini di Konoha. Otto anni dopo, Sasuke Uchiha era un sedicenne molto ligio ed uno shinobi molto abile, era ormai entrato a far parte delle forze di polizia come aveva sempre desiderato e poteva finalmente dimostrare a tutti, soprattutto a suo padre, il suo valore e il suo potenziale, maturato in anni di dedizione e allenamenti per poter essere all’altezza del ventaglio sulla sua schiena e anche di Itachi.
Itachi aveva ormai smesso di lavorare come Anbu, il defunto Hokage lo aveva sollevato dai suoi incarichi per concedergli di stare un po’ “alla luce”, come aveva detto lui stesso. Ora era di nuovo un jounin, ma le sue imprese gli erano valse un ruolo che nessun altro Uchiha aveva mai raggiunto: era il nuovo Consigliere dell’Hokage, con grande invidia dei tre vecchi membri del Consiglio di Konoha, che avevano provato in tutti i modi a metterlo alle stratte, sperando che vacillasse con la sua inesperienza, tuttavia avevano trovato in Itachi una persona curiosa e saggia oltre le apparenze imposte dalla sua giovane età. Tsunade si riteneva molto soddisfatta del suo operato, avendo potuto ammirare come le azioni e le parole di Itachi fossero il prodotto non solo di esperienze pratiche, ma soprattutto del suo grande ed incondizionato amore per il Villaggio ed i suoi abitanti.
 
Otto anni dopo la loro fuga, completamente inaspettati e cresciuti, Naruto Uzumaki e Reyen Uchiha tornarono a Konoha, con grande sorpresa delle autorità e di un certo Uchiha.
Il giovane ninja era cresciuto, i suoi capelli biondi si erano fatti un po’ più lunghi e le punte sparavano in tutte le direzioni; il suo viso era diventato più maturo e il suo corpo era cresciuto in altezza e in robustezza, grazie anche agli allenamenti a cui si era sottoposto. Reyen invece era rimasto quasi lo stesso, nonostante i suoi quasi ventinove anni, i suoi occhi ambrati sembravano due fari nella notte, circondati dal pesante nero delle occhiaie, i capelli non erano più indisciplinati come prima, erano un po’ più corti, ben pettinati all’indietro con delle ciocche che ricadevano sul viso e che davano risalto all’orecchino pendente dell’orecchio destro. Naruto indossava dei pantaloni scuri, lunghi fino al polpaccio a cui seguivano i suoi anfibi da ninja con l’apertura sulle dita dei piedi; sopra invece portava una casacca arancione, tendente al rosso e un po’ scura, con una trama circolare che seguiva l’orlo delle maniche.
L’Uchiha invece indossava abiti scuri come sempre: pantaloni neri con delle tasche a vista, lunghi e abbastanza aderenti nonostante il tessuto elasticizzato, sopra portava una maglia nera a collo alto con dei ricami argentati all’altezza del collo (quasi fosse una collana) ed una strana pelliccia, in realtà ricavata dal pelo di un demone, ad adornarne una spalla, mentre ai polsi portava degli spessi bracciali con delle catene d’argento e, come sempre, le due dita della mano sinistra erano coperte da quel misterioso guanto. Indossava anche lui degli anfibi stringati alti fino al polpaccio, ma i suoi erano chiusi sul davanti
Ad accompagnare i due giovani c’era uno dei tre ninja leggendari, Jiraya. L’Eremita dei Rospi era stato l’unico in grado di rintracciarli ed aveva inizialmente tentato di riportare a casa il jinchuuriki del Kyuubi, ritrovandosi a scontrarsi con Naruto e con un Uchiha decisamente poco ragionevole. Reyen non era stato minimamente intimidito dalla sua presenza e si era dimostrato pronto ad ingaggiare uno scontro mortale pur di impedire al suo pupillo di essere riportato a Konoha. Jiraya aveva potuto constatare che Naruto non era mai stato rapito né maltrattato, ma che anzi, avesse semplicemente trovato qualcuno che credeva in lui e che si era detto disponibile ad aiutarlo a realizzare i suoi sogni; alla fine aveva dovuto cedere e rinunciare a riportare indietro l’Uzumaki e Reyen aveva avuto l’idea di proporre una tregua: Jiraya avrebbe potuto seguire l’addestramento di Naruto, in quanto l’Uchiha non era un ninja, mentre lui avrebbe pensato a tenere mansueta la Volpe qualora avesse deciso di uscire. Il Sannin acconsentì e così Naruto incontrò il suo maestro.
 
Ora che erano tornati, dovevano necessariamente recarsi all’ufficio di Tsunade e comunicarle il ritorno di Naruto e di Reyen. Una volta entrati, l’ Uchiha fu accolto da uno sguardo di fuoco da parte dell’Hokage, mentre Itachi, il suo consigliere, gli rivolse uno sguardo sconvolto. “Dunque ha saputo.” Pensò Reyen. – Reyen Uchiha. Sei considerato il responsabile di un fatto gravissimo! Sei accusato del rapimento di Naruto Uzumaki e … – Jiraya si frappose fra Tsunade e l’Uchiha. – Non è affatto come pensi, Tsunade. Reyen non ha rapito Naruto, lo ha soltanto aiutato in un momento difficile. – L’Hokage era molto scettico. – Portandolo via da Konoha? – L’Eremita dei Rospi tirò fuori dalla sua sacca diversi rotoli di pergamena. – Questi sono i resoconti di quanto accaduto negli ultimi 4 anni, quando sono riuscito a rintracciarli. Naruto si è sottoposto a un allenamento speciale per poter controllare il Kyuubi, così da poter evitare un nuovo attacco e Reyen, in quanto Uchiha, ha potuto impedire al demone di sopraffarlo durante questi allenamenti. Io stesso ho deciso di unirmi a loro e diventare il maestro di Naruto. Ma puoi credermi se ti dico che questi ragazzi non sono né dei traditori, né dei criminali. – Vedendo i resoconti scritti che le erano stati forniti, Tsunade dovette cedere alle parole dell’ amico. – Molto bene, Jiraya. Mi fido della tua parola, tuttavia Reyen dovrà rimanere sotto stretta sorveglianza fino a quando non avrò accertato la veridicità delle tue informazioni. In quanto a Naruto, se quanto hai detto corrisponde al vero, allora dovrà sostenere l’esame per diventare ninja a tutti gli effetti. Non ha nemmeno ricevuto il copri fronte a quanto ne so. – – Si, è cosi. – Furono le sole parole dell’Uzumaki.
Reyen fece un passo avanti, chiedendo implicitamente il permesso di parlare. Tsunade lo fissò colpita, mentre Itachi scattò in avanti a sua volta, credendo che l’altro volesse attaccare. Reyen lo guardò di sfuggita, prima di riportare la sua attenzione sull’Hokage. – Quando avrà fatto tutti gli accertamenti del caso, quando le sarà possibile credere nelle mie intenzioni, vorrei chiederle un colloquio privato: solo lei ed io. C’è una questione della quale vorrei discorrere con lei, Quinto Hokage. Senza nessun’altro. –

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