Origins of nemesis

di dragun95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 
 
All’interno del laboratorio Adam stava continuando a lavorare senza sosta. Era da almeno due giorni che non chiudeva occhio è per quanto fosse resistente alla fatica dopo anni di lavoro. Iniziava a farsi sentire. Si portò la mano ai capelli biondi scompigliandoli appena un po' prima di bere un sorso del suo caffè.
 
Scosse la testa riprendendo a guardare il cristallo che gli avevano portato. La D.A.S.A.O, l’organizzazione indipendente che si occupa di monitorare e proteggere i Titani, lo aveva trovato seguendo il percorso di uno di esso, dopo che questi aveva scavato nel terreno per sparire.
Il cristallo che aveva davanti era un grande pezzo di almeno cinque chili di un colore azzurro elettrico. Il colore era decisamente insolito e dopo qualche analisi si era reso conto che non era nessuna gemma o sostanza conosciuta. Quindi presumibilmente si trattava di qualcosa di non terrestre.
 
-Una roccia spaziale è l’ultima cosa che vorrei!- sebbene una parte di lui ne fosse interessato, sapeva che dallo spazio non sempre arrivava qualcosa di buono. Basti pensare a Ghidorah, un esempio di specie extraterrestre invasiva.
 
“Dalle analisi sembra essere molto antico e possiede una leggera carica elettrica” almeno non era qualcosa di radioattivo, ma rocce elettriche. Alcune pietre contenenti ferro potevano possedere delle cariche positive per via della conduttibilità del metallo di cui erano fatte. Ma quel cristallo non risultava nella tavola periodica.
 
Si portò la mano a massaggiarsi gli occhi poggiandosi contro il muro, quel rompicapo gli stava facendo saltare i nervi. Se non riusciva a capire cos’era era inutile farci tanti giri sopra, aveva altro a cui pensare, come i Titani e la Terra cava.
 
Eppure la sua innata curiosità gli stava dicendo di provare ancora qualche test. E poi gli venne in mente che se aveva una leggera carica elettrica, vuol dire che forse poteva agire come un parafulmine assorbendo e trattenere corrente. Non aveva ancora testato la natura elettrica del cristallo. Ma di certo non avrebbe dato corrente con la batteria di un’automobile.
Aprì uno dei cassetti prendendo una pistola stordente, collegando i due elettrodi al cristallo attaccandoli con il nastro adesivo e dopo essersi messo a distanza di sicurezza premette il grilletto dando voltaggio.
 
Al primo impatto non successe niente, ma subito dopo il cristallo iniziò ad illuminarsi come se si fosse acceso. Ma la gioia di questa scoperta durò poco, visto che la luce iniziò a farsi più intensa fino a che il cristallo iniziò a rilasciare delle vere e proprie scariche elettriche intorno a sé.
Il giovane pensò bene di uscire dalla stanza per mettersi al sicuro, ma appena iniziò a correre, uno dei fulmini lo raggiunse colpendolo in pieno. L’unica cosa che sentì fu un forte dolore che gli percorreva ogni fibra del suo corpo fino alla testa, prima che tutto diventasse nero.
 
 
-*-*-*-*-*-*-*-
 
Riaprì gli occhi ritrovandosi in uno spazio completamente nero. Si guardò intorno, ma non vedeva altro che tenebre a perdita d’occhio. Abbassò lo sguardo notando di essere nudo, ma quella era l’ultima delle sue preoccupazioni.
 
-Dove sono?- gli venne spontaneo chiedersi, ricordando della scarica elettrica emanata da quel cristallo che gli era stato portato e che l’aveva colpito in pieno. Le uniche opzioni che gli venivano in mente erano due: Era finito in coma o era morto.
 
Non sapeva cosa ci fosse dopo la vita, ma la sua testa stava scoppiando. Gli tornò in mente sua madre che iniziava a predicare la bibbia e del paradiso, cose che per lui non valevano niente. Se era l’aldilà allora non era certo come era stato immaginato dall’uomo.
 
-No non può essere…sarò in coma e questo è solo un incubo!- si disse portandosi le mani tra i capelli, cercando di sgrovigliare quella matassa di dubbi con la logica e il suo genio.
 
“Non sei andato poi così tanto lontano!” si voltò di scatto trovandosi davanti una creatura che lo osservava.
 
Era una figura snella e più alta di lei con delle sembianze umanoidi, la sua carnagione tendeva all’oro ed era completamente calva ad esclusione delle due corna sul capo che partivano dalla fronte e curvavano seguendo la testa per poi rialzarsi leggermente sulla punta. I lunghi arti e il fisico sinuoso era coperto da un velo dorato.
Il biondo fece un salto all’indietro quando la vide, chiedendosi cosa fosse.
 
“Calmo, non voglio farti del male” disse una voce proveniente dalla sua testa. Subito guardo i grandi occhi completamente neri della figura.
 
-Parli telepaticamente?- la figura annuì leggermente. Mentre il giovane si portava una mano al volto non trovando i suoi occhiali da vista. Non sapeva dove si trovava e ora era in compagnia di una forma di vita non identificata, davvero fantastico.
 
“Non preoccuparti non sei morto, sei solo in animazione sospesa” gli spiegò l’aliena.
 
-Immagino sia a causa del cristallo vero- sospirò affranto. Lo sapeva che quella cosa veniva dallo spazio e che non avrebbe portato a niente di buono. Ma il suo unico pensiero ora era come cercare di svegliarsi e forse la figura davanti a lui lo sapeva.
 
“Non preoccuparti, ti farò svegliare da questo stato” gli disse come se avesse appena letto il suo pensiero, cosa che fece deglutire il giovane scienziato “Ma prima devo condividere una storia con te!”
 
-Una storia!- lei annuì.
 
"Io sono Shiala del popolo Altadmal. E questa è la storia di come io e il mio popolo abbiamo incontrato la nostra fine!".
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Sarò sincero, non credevo di ritornare in questo fandom e invece eccomi qui.
Rivediamo Adam, il mio personaggio apparso anche nell’altra mia storia sul monsterverse “Titans the door of war”. Dopo un esperimento fallito su un cristallo di origini sconosciuta si ritrova in uno spazio nero in compagna di un’aliena di nome Shiala.
 
Inizio col dire che dal titolo si capisce l’argomento della storia. Dato che nel film si spiega solo che Ghidorah è di natura aliena, mi sono preso qualche libertà per immaginare il suo possibile pianeta d’origine.
Spero che la storia vi possa incuriosire e ci vediamo al prossimo capitolo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

 
Iniziava proprio a pensare di essersi ficcato in un guaio più grande di lui, sebbene la figura aliena o meglio Shiala non sembrasse cattiva, la cosa non lo faceva comunque stare tranquillo.
 
"Io ti ho detto il mio nome e la mia razza. Ora dovresti presentarti anche tu, sai per cortesia" un’aliena che conosceva il galateo. Ora sì che le aveva viste tutte.
 
-Mi chiamo Adam Strife e sono un essere umano- gli rispose anche se non sapeva bene come comportarsi viste le numerose domande che aveva in testa.
 
-Tu non sei realmente qui o sei una specie di messaggio interattivo contenuto nel cristallo?- l’Altamdal scosse la testa in segno di negazione.
 
“Non preoccuparti, tutte le tue domande avranno una risposta. Ma prima…sei pronto a sentire la mia storia?” questa volta fu il suo turno di annuire. Era abbastanza intelligente da capire che quello era l’unico modo che aveva per avere risposte e svegliarsi da quello stato di animazione sospesa, come aveva affermato lei.
Alzò la mano schioccando le dita e dal buio comparve un grosso pianeta dalla superficie giallo-rossiccio e blu, circondato da un anello e con ben due soli a riscaldarlo. Adam si strofinò gli occhi per poi guardarla per chiedergli come avesse fatto.
 
“Siamo nel tuo subconscio. Io mi sto limitando a trasmettere le mie informazioni e ricordi sotto forma di immagini. Come se fossero dei filmati” gli spiegò. Lui ne restò affascinato, avvicinandosi per osservare meglio il pianeta. Era molto grande, forse anche più della terra.
 
-Come si chiama?-
 
Midaris. Questo era il nome della mia casa, prima che venisse distrutta!” i suoi occhi si velarono di tristezza ripensando a quello che era successo al suo pianeta.
 
-Mi dispiace…chi o cosa lo ha distrutto?- l’immagine cambiò ed ora i due non erano più in uno spazio nero, ma in un centro abitato.
Il giovane si mise a guardarsi intorno, la città che gli si presentò davanti era formata da edifici a forma di cupola e veicoli che si muovevano sollevati da terra, c’erano anche degli alberi simili a dei salici piangenti i cui rami arrivavano quasi fino a terra con le foglie di colore rosso.
 
“Questo era il cuore di Miradis. La nostra città più fiorente!” la piazza era piena di alieni uguali a Shiala. Rimase affascinato guardando il tutto soffermandosi soprattutto su dei grandi lampioni simili ad antenne che superavano in altezza gli edifici, arrivando fino in cielo.
Il quale era coperto da nubi che iniziavano a tuonare segno che stava per mettersi a piovere. Eppure la gente sembrava non badarvisi così tanto.
 
-Sembra che si stia per mettersi a piovere. Erano frequenti i temporali?- in quel momento i fulmini si sprigionarono dalle nubi cadendo verso il basso, venendo però attirati dalle antenne prima che arrivassero a terra.
 
“I fulmini prodotti dei temporali erano la nostra fonte primario di energia. Grazie a questo fenomeno naturale riuscivamo ad alimentare la nostra civiltà” da ciò capì che le antenne avevano sia lo scopo di attirare i fulmini che di accumulare energia.
 
-Chissà come facevate a dormire la notte?- scherzò lui permettendosi una piccola risatina –E’ stata forse l’energia accumulata a portare il tuo pianeta alla rovina?- scosse la testa a quella domanda, schioccando le dita così da cambiare visuale.
Ora si trovavano ai piedi di una montagna con delle gallerie minerarie e macchine che sembravano progettate per la trivellazione.
 
“Delle miniere?” si chiese il giovane guardando alcuni Altamdal indaffarati con le macchine di trivellazione e altri che stavano pranzando, nonostante la pioggia.
 
“Il nucleo del pianeta era di natura elettrica e anche le rocce e i minerali contenevano una carica di elettricità che riuscivamo a sfruttare…ma mai avremmo anche solo potuto immaginare che cosa abitasse nelle profondità del pianeta” dopo aver detto quelle parole la terra tremò sotto i loro piedi, ma i due non sembrarono subire quell’effetto visto che era solo un ricordo. Il terreno cominciò a spaccarsi e qualcosa uscì con forza da sotto di esso.
Era un lungo collo con squame di colore oro sormontato da una testa rettiliana, dopo un’istante ne sbucarono fuori altre due seguite da delle gigantesche ali membranose che si fecero strada arpionando il terreno così da poter uscire.
 
Il cuore di Adam perse un battito quando vide l’imponente figura di un drago tricefalo che conosceva maledettamente bene e che mai avrebbe voluto rivedere.
 
 
-*-*-*-*-*-*-*-
 
“Noi lo chiamammo Chötvòs ovvero il Demone della folgore” non osò alzare la testa per guardare quel mostro, troppi ricordi dolorosi stavano riaffiorando dentro di lei.
 
-Quindi hai avuto origine qui, dannato bastardo!-
 
“Lo conosci?” si stupì, vedendolo annuire mentre osservava l’imponente figura dell’arcinemico di Godzilla in tutta la sua stazza.
 
-Sul mio pianeta lo chiamiamo Ghidorah, colui che è molti!-
 
“É arrivato anche sul tuo pianeta!” non rispondere. Troppo impegnato a guardare la figura del drago aprire le bocche per ruggire, mentre le nuvole sopra di lui si riunivano per creare un’imponente tempesta. Proprio come aveva fatto quando era sulla terra.
 
-Lui ha distrutto la vostra civiltà!- non ci voleva di certo un genio a capirlo, dopotutto sapeva che quel mostro aveva abbastanza forza per mettere in ginocchio un pianeta. Lei annuì, mentre la visuale si spostava sulla città che era sotto attacco da parte del demone a tre teste.
Contro di lui gli abitanti avevano schierato quelli che sembravano dei carri armati con delle antenne al posto dei cannoni. Queste iniziarono ad illuminarsi di energia per poi scagliare dei fulmini che lo colpirono in pieno. Ma questi non fecero altro che rinvigorirlo. A quel tentativo di attaccarlo Ghidorah aprì le faulci sparando i suoi fulmini che fecero esplodere i mezzi corazzati.
 
-Quelle armi erano inutili!- Sapeva bene di come il corpo del drago fosse una specie di batteria vivente che assorbiva l’elettricità.
 
“Sfortunatamente, la nostra civiltà si basava sull’energia e quindi anche le nostre armi” ammise lei, guardando il distruttore aprire le ali producendo una violenta scarica di fulmini che si riversò sulla città folgorando a morte molti abitanti.
Adam voltò lo sguardo a quello spettacolo orribile, era anche peggio di quando attaccò Boston.
 
“Gli ci volle meno di metà mese per riplasmare il pianeta a suo piacimento. A quei tempi ero una scienziata…e considerando le capacità di quel mostro era solo questione di tempo perché venissimo annientati. Per cui decisi di correre ai ripari!”
 
-Che genere di ripari?- lei glielo mostrò.
 
All’interno di una grande stanza c’era un grande di cristallo, uguale a quello che gli avevano portato, ma più grande. Davanti ad esso Shiala stava indossando un casco collegato al minerale con un cavo luminoso.
 
“Quello che avete recuperato è un minerale creato artificialmente dai nostri laboratori. Si chiama Oreich e può essere usato per immagazzinare dati sotto forma di corrente elettrica. In questo caso la scansione delle mie onde celebrali e la mia coscienza” spiegò mentre vedeva sé stessa andare al pannello di controllo tenendo ancora in testa il casco ed attivare il conto alla rovescia che avrebbe sparato il cristallo nello spazio.
Appena il timer fu impostato, si sentì una violenta esplosione. L’Altamdal alzò di scatto la testa vedendo il soffitto crollarle addosso.
 
Il posto tornò ad essere totalmente nero con loro due come uniche presenze.
 
-E’ stato a causa sua se il tuo pianeta è morto. E forse dopo aver fatto ciò deve essere migrato cercando altri pianeti da plasmare a sua immagine- ipotizzò. Lei non rispose, troppo impegnata a guardare in basso con le lacrime che gli rigavano il volto per il dolore.
Rivedere la sua morte, quella della sua gente e del suo pianeta, era qualcosa di straziante. Ma doveva farlo, per far conoscere la sua storia e il pericolo del mostro che aveva distrutto la loro civiltà.
 
-Il minerale era progettato per trasmettere i dati autonomamente!- Shiala scosse la testa.
 
“E’ progettato per attivarsi anche con una carica di energia molto bassa e trasmettere i dati alla prima creatura senziente nelle vicinanze” questo se non altro spiegava perché si fosse attivato.
Era stata la corrente prodotta dal taiser ad avviare il processo per lo scaricamento dei dati contenuti e lui era l’unica forma di vita senziente nella stanza.
 
-Da scienziato a scienziata, posso farti una domanda se non sono indiscreto?- lei rispose con un annuimento della testa –Avete formulato delle ipotesi sull’origine di Ghidorah?-
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il nuovo capitolo, in cui facciamo la conoscenza del pianeta natale di Shiala: Miradis. E scopriamo essere anche il luogo d’origine di Ghidorah, luogo che poi il nostro caro demone a tre teste ha distrutto.
Inoltre vediamo che il cristallo citato nel precedente capitolo era una specie di capsula di dati.
Ma dopo questo Adam si prepara a chiedere delle possibili origini del drago a tre teste, chissà cosa gli risponderà l’Altamdal.
 
Vi aspetto al prossimo capitolo per scoprirlo, a presto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 
Quella domanda fece rimanere zitta l’aliena, come se non trovasse le parole. Mentre il giovane restava in attesa pensando che forse aveva fatto una domanda sbagliata. Poi però iniziò a guardarsi intorno, chiedendosi da quanto fosse in animazione sospesa.
Non c’erano orologi in quel luogo e iniziava a perdere la cognizione del tempo.
 
“Si, abbiamo fatto alcune supposizioni…sei sicuro di volerle sapere?”
 
-Come scienziato, mi sento il dovere di conoscerle. Inoltre ammetto di aver passato notti insonne a chiedermi che ambiente potesse aver creato un mostro al pari di un Titano Alfa!- l’Altamdal schioccò le dita proiettandoli in un nuovo ricordo. Ora erano all’interno di un museo alieno e a giudicare dalle ossa doveva essere uno di storia naturale.
 
“Prima che il mio popolo facesse la sua comparsa. Miradis era come ogni altro pianeta, abitato da creature primitive e selvagge” fece due passi portandolo davanti ad uno scheletro, presentava un lungo collo con le zampe anteriori che formavano delle ali.
 
“Questo è uno Shülkhe. Il primo carnivoro all’apice della catena alimentare” sullo scheletro davanti a loro vennero proiettati sopra, le immagini dei muscoli e le squame color oro.
 
“Questo che vedi è l’aspetto che aveva in vita, secondo i nostri studi” Adam si avvicinò per osservarlo meglio. Più lo vedeva e più gli sembrava di vedere Ghidorah, ma aveva solo una testa e sarà stato alto al massimo sette metri e lungo quindici.
 
-Sembra lui ma…è decisamente troppo piccolo- anche per gli standard dei Titani. Avrebbe potuto rivaleggiare con un Tyrannosaurus Rex questo era certo, ma di sicuro non con loro.
 
“Ovviamente queste creature si sono estinte, ma i loro discendenti vivevano ancora insieme al mio popolo” i due vennero circondati da delle piccole creature alte un metro. Somigliavano a dei pipistrelli paffutelli squamati di colore oro con delle ali simili a pinne, avevano una corta coda con un ciuffo di peli verdi uguali a quelli che gli crescevano sulla testa.
Le piccole creature iniziarono a svolazzare muovendo le ali intorno a loro. Adam fece per mettersi in posizione di guardia, ma Shiala lo tranquillizzò.
 
“Tranquillo, questi sono Dorat. Sono totalmente innocui, la mia gente li teneva come animali da compagnia” guardò le piccole creature paffutelle e poi la figura del drago più grande, chiedendosi come fosse possibile che da quella bestia fossero nati quegli esserini più adorabili.
 
-I misteri dell’evoluzione immagino- ammise per poi tornare all’argomento più importante –Ma questo non spiega come sia potuto esistere una creatura come Ghidorah. Avete capito se era una specie antecedente agli Shülkhe-
 
“Lo abbiamo pensato, ma nessun resto fossile ritrovato presentava più di una testa come lui. Anche se in base ad alcuni campioni di DNA che siamo riusciti a recuperare nel punto in cui era uscito. Era emerso che il suo genoma era simile a quello degli Shülkhe”
 
-Se era simile vuol dire che poteva essere un ramo evolutivo diverso?- gli domandò, volendo sentire ulteriormente le teorie, molto interessato.
 
“Era simile è vero, ma era mutato. Da questo abbiamo formulato una teoria che fosse un membro della specie nato con una mutazione genetica naturale, che gli ha causato la crescita delle altre teste e le dimensioni abnormi” ciò avrebbe anche potuto spiegare la sua esistenza.
 
-Non avete trovato altri resti simili a lui?- l’Altamdal scosse il capo.
 
“Nessuno dei DNA dei fossili ritrovati corrispondeva totalmente o quasi a quello di Chötvòs. Questo mi porta a pensare che fosse l’unico della sua specie” gli occhi dei due si misero a riguardare la figura dell’antico drago come se volessero chiedergli delle risposte.
 
-Per caso anche loro erano in grado di assorbire energia?-
 
“Lo abbiamo ipotizzato. I Dorat volavano tra le nuvole senza preoccuparsi dei fulmini e prendendo ad esempio i loro discendenti, ci siamo detti che potessero assorbire o almeno resistere ai fulmini costanti di Miradis” ammise. Al che le rotelle del ragazzo cominciarono a girare, cercando di assimilare tutte le informazioni e le ipotesi sulle origini del demone a tre teste.
 
“La maggior parte degli antichi Shülkhe si estinsero a causa dell’era fredda che investì il pianeta. Se anche fosse stato vivo insieme a loro può essersi rifugiato sottoterra e aver assorbita l’energia prodotta dai minerali presenti nel sottosuolo per alimentarsi e crescere. Questa era la nostra idea del perché fosse sottoterra”
 
-Sul mio pianeta era rimasto intrappolato in un blocco di ghiaccio, ma nonostante questo era ancora vivo. Suppongo abbia fatto lo stesso- lei schioccò nuovamente le dita e tutto ritornò nero.
 
E lei guardò il giovane dritto negli occhi.
 
“Hai detto che Lui è arrivato anche sul tuo pianeta! Siamo nel tuo subconscio, puoi mostrarmi tutti i tuoi ricordi. Devi solo concentrarti su di essi” gli spiegò per fargli capire come anche lui avrebbe potuto mostrargli ciò che aveva visto e che voleva che anche lui gli parlasse di come aveva conosciuto il demone a tre teste.
Adam chiuse gli occhi concentrandosi sull’immagine del suo pianeta e questi comparve davanti a loro come un’immagine proiettata.
 
-Questo è la Terra, il mio pianeta- l’immagine della terra si ingrandì fino a portarli al centro di Times Square. L’Altamdal si guardò intorno affascinata dagli edifici che si estendevano verso il cielo, come le antenne del suo pianeta e dall’imponente numero di persone intorno.
 
“È…molto affollato!” ammise lei.
 
-Si, l’essere umano è la specie dominante. Almeno così credevamo, ma la verità è che la specie più forte del pianeta sono loro…- si concentrò sulla fisionomia dei Titani che conosceva e questi apparvero davanti a loro -…noi li chiamiamo: Titani-
 
Shiala osservò le creature mastodontiche con gli occhi sgranati. Erano più grossi persino delle creature che abitavano il suo pianeta e potevano sicuramente arrivare a competere con Ghidorah, anche se non erano alla sua altezza.
 
-Sono creature antecedenti anche alle specie primitive che conosciamo. Vivevano sulla terra quando questa era ancora radioattiva e loro si nutrivano di queste radiazioni, ma di recente abbiamo appreso che la loro vera culla è la Terra Cava. Un ecosistema ricco di energia al centro del pianeta- alle immagini dei Titani si sovrappose l’ambiente della terra cava.
Shiala alzò la testa vedendo che sopra di lei c’era ancora terra e non il cielo. Come se l’ambiente continuasse anche sopra di lei, ma senza cadergli addosso.
 
-Ma il più importante di tutti i Titani è Godzilla il “Re dei mostri”- tutti gli altri Titani sparirono e rimase solo l’imponente figura del re dei Titani.
 
“Che…magnifica quanto minacciosa creatura” l’aliena fu rapita dalla figura della grande lucertola, soprattutto le sue placche ossee che gli percorrevano tutta la schiena e la lunga possente coda.
 
 
-*-*-*-*-*-*-*-
 
 
L’ambiente cambiò diventando innevato e pieno di ghiaccio, ma senza il freddo. Si trattava dell’avamposto 32 dove l’organizzazione Monarch, monitorava Ghidorah.
 
-Quando Ghidorah è stato scoperto era intrappolato in un blocco di ghiaccio e gli fu dato il nome di Mostro 0. Ma poi un pazzo ecoterrorista chiamato Alan Jonah lo ha liberato dalla sua prigione ghiacciata- davanti a loro apparve l’immagine dell’uomo, proprio come era stata rilasciata dai notiziari.
 
“Perché mai liberare quel mostro?” chiese subito. Se lo avessero scoperto quando era ancora in probabile ibernazione sul loro pianeta natale, avrebbero fatto qualunque cosa per farlo restare in quello stato. Lui si grattò il collo per cercare le parole visibilmente in imbarazzo.
 
-La nostra razza non è tra le più amichevoli. Né tra di noi, né con il nostro pianeta…abbiamo molti problemi, tra cui guerre e inquinamento ambientale causato proprio da noi stessi- intorno a loro apparvero alcune immagini veloci dei vari problemi che affliggevano la terra.
 
-I Titani hanno la capacità naturale di rilasciare radiazioni. Lui pensava che liberandoli, col tempo avrebbero ristabilito l’equilibrio del pianeta. Il problema è che Ghidorah era una specie invasiva e quindi nocivo per il pianeta!- su questo Shiala poteva dargli totalmente ragione.
 
-Per nostra fortuna Godzilla è una specie alfa, proprio come il nostro caro “Usurpatore”. Ti lascio immaginare da sola che cosa successe-
 
“Si sono scontrati per il predominio immagino!” lui annuì. La visuale si spostò, questa volta su una Boston distrutta, con Godzilla e Ghidorah che si stavano scontrando senza esclusione di colpi. Mentre sopra le loro teste anche Mothra e Rodan stavano dando vita ad una fantastica battaglia aerea.
 
-Ma alla fine ha dato a quel mostro ciò che si meritava!- l’immagine cambiò su Ghidorah a terra e Godzilla sopra di lui, il lucertolone aveva assunto una colorazione rossastra e alla fine esplose in una grande esplosione termonucleare. I due spettatori restarono in attesa quando videro la testa centrale del demone sbucare dalle macerie. Salvo poi notare che era tra le fauci di Godzilla, il quale sparò un raggio atomico tenendo la testa in bocca e ridurla in ceneri.
 
“Q…quindi è…morto!” chiese con il labbro tremante Shiala.
 
-Morto e sepolto!- gli rispose astenendosi nel raccontare la faccenda della Apex Cybernetic e del teschio di una delle teste del drago. Gli occhi dell’aliena iniziarono a versare calde lacrime di gioia, sapendo che chi aveva distrutto il suo pianeta era stato annientato. Rimase a guardare gli altri Titani inchinarsi davanti a Godzilla che aveva reclamato il suo trono e lei si inchinò con loro.
 
“Grazie, vostra maestà” Adam non disse nulla, lasciandole quel momento di pace che forse stava aspettando da troppo tempo.
 
Dopo ciò che gli aveva mostrato, rimasero in silenzio per un po' di tempo.
 
-Ora che abbiamo ascoltato le storie l’uno dell’altra. Immagino che tu possa farmi tornare indietro- per quanto avesse trovato il tutto molto istruttivo, ora voleva solo tornare indietro e riprendere le sue ricerche. Dopo essersi fatto una meritata dormita ovviamente.
 
Shiala a quella richiesta scosse la testa.
 
-Non ancora. C’è ancora una cosa di cui dobbiamo discutere, Adam!-.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ed eccoci al penultimo capitolo di questa breve storia.
Qui vediamo le possibili teorie sull’origine di Ghidorah che la nostra scienziata aliena si è fatta. Ammetto che mi sono preso qualche immaginazione sulle sue origini nella mia storia.
 
Visto che in ogni versione le origini del drago a tre teste cambivano.
I Dorat che qui li ho fatti apparire come animali domestici dei miei Altamdal. Nei film del 1991 erano le creature da cui Ghidorah aveva origine.
 
Alla fine sembra che Shiala debba molto a Godzilla, ma inaspettatamente deve ancora parlare di una cosa con Adam. Chissà cosa? Lo scoprirete nel prossimo e ultimo capitolo.
A presto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 
-Ho ascoltato la tua storia, come d’accordo. Cos’altro vuoi?- ciò che gli aveva chiesto di fare lo aveva fatto. Ed ora se ne usciva che dovevano parlare di qualcos’altro.
 
“Il mio popolo ha fatto passi da gigante in vari campi. Non sono sicura che voi umani possiate arrivarci prima di molti secoli, se non millenni” ammise lei, da quello che aveva visto erano una specie ancora primitiva. Certo non al livello di un animale, ma comunque tecnologicamente non avanzati quanto gli Altamdal.
L’altro storse le labbra a quelle parole, anche se in realtà trovava la cosa vera. La possibilità che l’essere umano potesse arrivare a quel tipo di tecnologia in tempi brevi, era impossibile.
 
Shiala alzò la mano e sul suo palmo si formò un quadrato azzurro percorso da piccole scariche elettriche. Il giovane scienziato lo guardò come a chiedergli che cosa fosse.
 
“Queste che vedi sono informazioni. Le mie informazioni in tutti i campi ideate e scoperte dal mio popolo” Adam sgranò gli occhi guardando più intensamente il quadratino. Chiedendosi come potesse un oggetto così piccolo contenere tante informazioni.
 
-E tu…me lo stai facendo vedere perché?-
 
“Perché voglio consegnartele!” gli rispose per poi spiegargli “Se le accetti le passerò direttamente a te, e quando sarai uscito dallo stato di animazione sospesa continueranno ad esistere nella tua mente”
 
Restò senza parole, le conoscenze di una civiltà aliena e tecnologicamente più avanzata di quella terrestre a portata di mano. La sua di mano. Una valanga di domande gli stavano balenando nella testa.
 
-E se non le volessi?-
 
“In tal caso quando uscirai da questo stato svaniranno nel nulla. L’Oreich è stato progettato per caricare dati ma una volta scaricati non possono più essere reinseriti al suo interno” spiegò lei in tono calmo e con una maschera di serietà in volto.
 
-Quindi quando sarò uscito…anche la tua coscienza svanirà!- l’aliena annuì, ma era una cosa che già sapeva quando aveva caricato la sua coscienza nel cristallo.
 
-Ci sono dati su armi e materiale bellico?-
 
“Ci sono molti dati, tra cui ingegneria, scienza, arte e sì anche progetti per armi belliche” ammise. Lo sguardo del giovane venne preso dal dubbio, era davvero il caso di portare con sé informazioni su armi di tecnologia aliena.
Nella sua mente risuonarono le parole del suo mentore, il dottor Ishiro Serizawa. L’uomo che aveva votato la sua vita alla conoscenza di Godzilla e della convivenza con i Titani e che era morto per la sua causa.
 
-Un uomo a me molto caro, un tempo mi disse “La più grande arroganza dell’uomo è considerare la natura sotto il nostro comando. E non il contrario”- così dicendo iniziò a fare qualche passo per allontanarsi appena da lei.
 
-Per come la vedo io, informazioni simili ci farebbero solo più male che bene- Shiala annuì comprendendo cosa volesse dire. Anche se una parte di lei era dispiaciuta che le conoscenze della sua gente sarebbero andate perdute per sempre.
 
-Sarebbe possibile, togliere quelle belliche e tenere solo le conoscenze culturali e scoperte scentifiche?- rialzò lo sguardo annuendo, sentendo un moto di gioia dentro di lei, mentre toglieva i dati riguardanti gli armamenti.
 
“Bene, qui ci sono le informazioni riguardanti gli sviluppi in campo tecnologico e la cultura del mio popolo. Se le vuoi allunga la mano e prendile” lui guardò il quadrato allungando la mano fino a quella dell’Altamdal stringendola sulle informazioni.
In un secondo tutti i dati contenute si riversarono nella sua mente, facendolo urlare di dolore, costringendolo a piegandosi in due. Era come se gli stessero imprimendo le informazioni con una penna surriscaldata.
 
“È doloroso, ma tranquillo alla fine conoscerai tutto quanto” inizio Shiala abbassandosi su di lui e posandogli la mano sulla testa “Per te è il momento di andare. Grazie di aver ascoltato la mia storia Adam Strife…e se vedi Godzilla, ringrazialo da parte mia e del mio popolo”.
 
 
-*-*-*-*-*-*-*-
 
 
Riaprì di scatto gli occhi non trovandosi più nell’oscurità. Istintivamente si portò le mani alla testa, ma questa non gli faceva più male. Riportò lo sguardo sul soffitto completamente bianco, sentendo un forte odore di ospedale.
 
-Adam si è svegliato- sentì la vocina di Asami al suo fianco, girandosi la vide con gli occhi umidi prima che scendesse dal letto e uscisse dalla stanza. Si trovava nel reparto infermieria della base, evidentemente lo avevano portato quando era stato elettrificato. Ma la prima cosa che si chiedeva, era da quanto fosse a letto.
 
Dopo un minuto la porta si aprì e degli infermieri fecero capolinea nella stanza avvicinandosi al paziente.
 
-Signor Adam, mi sente? Segua questa luce?- gli chiese uno di loto prendendo una piccola torcia infermieristica. Lui fece come gli fu detto, seguendola con lo sguardo. Era chiaro che dovevano fargli degli esami per capire il suo stato dopo aver ricevuto quella scossa.
 
-Da quanto sono a letto?- chiese sentendosi la gola secca, gli serviva dell’acqua.
 
-Tre giorni…iniziavamo a temere fosse entrato in coma- ammise un altro l’infermiere, che stava controllando la soluzione salina. Per lui invece sembrava passato più tempo, anche se non ne era certo visto dove si era trovato.
 
-La terremo in osservazione per altri giorni, dobbiamo assicurarci che non abbia riportato danni motori e celebrali- lui annuì sdraiandosi nuovamente sul letto. Un po' di riposo gli ci voleva.
Ma iniziava a chiedersi se tutto quello che aveva visto su Ghidorah, Shiala e la sua storia degli Altamdal fossero solo frutto della sua mente. Come a cercare una risposta nella sua mente, delle informazioni sull’utilizzo dell’energia prodotta dai fulmini gli affollarono la testa seguite da un simbolo.
 
Era nel laboratorio fermo ad osservare il cristallo o meglio il frammento di Oreich custodito sotto una campana di vetro a prova di elettricità. Anche se dopo la scossa che gli aveva dato, si era scoperto che il cristallo aveva totalmente perso la sua carica elettrica. Ormai era solo una pietra spaziale.
 
-Vedo che è tornato a lavoro- gli disse Julien andando al suo fianco. Lui annuì, erano due settimane che era rimasto a letto a riposarsi ed era il momento di riprendere i suoi studi.
 
-L’abbiamo isolato per evitare che potesse elettrificare qualcun’altro- non gli rispose limitandosi a guardare il cristallo. Aveva capito che tutto ciò che aveva visto quando era svenuto era successo davvero. Ma non l’aveva rivelato a nessuno, dopotutto chi gli avrebbe mai creduto.
Prese la sua tazza del caffè andando a sedersi sulla sedia iniziando a guardare lo schermo.
 
-Reazioni di Godzilla o Kong, oppure di persone mentre ero a riposo?-
 
-No, nessuna nuova- rispose la donna per poi lasciarlo lavorare. Riprese a controllare i dati che gli erano stati lasciati e che si erano accumulati. togliendosi il camice e restando in canottiera per lasciar respirare un po' il suo corpo. Mentre prese a digitare sulla tastiera sentì qualcuno entrare nella stanza.
 
-Adam è tornato- sentendo la voce della piccola Asari, si voltò verso di lei sorridendogli.
 
-Già, sono ancora in pista- gli rispose tirandosi su gli occhiali. Lei si avvicinò allungando la mano verso il tatuaggio che il giovane si era fatto di recente sul braccio.
 
-Che rappresenta?- il tatuaggio era una goccia rovesciata con al centro un piccolo cerchio da cui partivano dei fulmini, come se fossero all’interno di un contenitore. Il tutto di colore oro.
 
-È in memoria di una conoscenza, che ora non c’è più- gli rispose sfiorando il simbolo degli Altamdal. Anche se loro non c’erano più, le loro conoscenze e origini erano perfettamente incise nella sua mente. Ancora non sapeva di preciso cosa farne. Ma di una cosa era certo, in qualche modo avrebbe tramandato la loro storia prima o poi.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ed eccoci all’ultimo capitolo di questa storia. Alla fine Adam ha accettato le conoscenze degli Altamdal che Shiala gli ha concesso per far in modo che lei e la sua razza non siano dimenticati.
Spero che questa piccola storia vi sia piaciuta e che l’abbiate apprezzata. Ringrazio tutti coloro che l’anno seguita e anche solo chi l’ha letta.
 
Grazie e a presto.
 

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