Too Cool for School

di Milly_Sunshine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hopeless ***
Capitolo 2: *** Cheerleader ***
Capitolo 3: *** Unfaithful ***
Capitolo 4: *** Seraphin ***
Capitolo 5: *** Cheer-boy ***
Capitolo 6: *** Kostantin ***
Capitolo 7: *** Shopping ***
Capitolo 8: *** Valentin ***
Capitolo 9: *** Winter ***
Capitolo 10: *** Fallenangel ***
Capitolo 11: *** School Prom ***
Capitolo 12: *** Happy Ending ***



Capitolo 1
*** Hopeless ***


La sveglia iniziò a suonare: DRIIIIIN. Mi sentii sollevata: con la sveglia poteva iniziare la mia storia.
Iniziò nel peggiore dei modi, mentre ero divisa tra due fuochi. Il primo fuoco era rappresentato dalla sveglia, che squillava per ricordarmi che a quell'ora dovevo mettere il collirio con il quale stavo curando la congiuntivite, mentre il secondo era rappresentato dal registratore di cassa, sul quale stavo facendo scorrere la spesa dell'ennesima cliente.
Decisi di resistere alla tentazione del collirio e mi sbarazzai della signora che mi scrutava con attenzione.
Pagò con il bancomat, il che mi fu d'aiuto, perché non fui costretta a contare le monete del resto, poi si allontanò. Infine si girò e, all'improvviso, tornò indietro.
«Hope!» esclamò.
Non avevo la più pallida idea di chi fosse, ma non mi lasciai intimidire.
«Veramente al giorno d'oggi mi chiamano tutti Hopeless e credo che questo soprannome rispecchi molto di più l'essenza della mia stessa esistenza.»
La signora annuì.
«Hai proprio ragione, Hopeless. Eri senza speranza da ragazzina e lo sei tuttora. A proposito, ti ricordi di me?»
«Mhm... no.»
«Sono la madre di Valentin e, dato che prima o poi lo scoprirai, ti annuncio che mio figlio è tornato in città.»
«Azz, la madre di Valentin?!» esclamai. «È invecchiata malissimo, signora, non l'avrei mai riconosciuta se non mi avesse detto che era proprio lei! Comunque mi fa piacere per Valentin.»
«A lui, invece, non fa molto piacere. Ha perso il lavoro e, siccome non poteva più pagare l'affitto, ha deciso di trasferirsi a casa mia, nella sua vecchia stanza. In più, siccome si ritirò da scuola dopo la seconda superiore, ha deciso di prendere il diploma iscrivendosi alle scuole serali.»
Spalancai gli occhi.
«Vuole dire che io e Valentin saremo compagni di scuola, come ai vecchi tempi?»
«Sì.»
Non riuscivo a crederci: avevo trascorso tutta l'infanzia con il mio amico Valentin, giocando con lui alla Playstation ogni singolo giorno dela mia esistenza, almeno finché non eravamo passati a giochi più per adulti.
La nostra amicizia era stata indelebile, almeno finché tra di noi qualcosa non si era irreparabilmente spezzato. Si trattava del preservativo che Valentin aveva indossato durante uno dei nostri giochi da adulti, quando avevamo sedici anni.
A quel punto avevo abbandonato la scuola e non gli avevo più dato mie notizie. Valentin non aveva mai saputo che ero rimasta incinta e che, all'età di diciassette anni, avevo partorito una bambina alla quale avevo dato il nome di Destiny (volevo chiamarla Hope, ma già io stessa portavo quel nome, quindi ne avevo scelto uno che fosse in linea con le esigenze di trama).
Poco dopo il parto avevo saputo che Valentin era scappato di casa, stanco della scuola, per arruolarsi nella legione straniera. C'era anche chi raccontava che invece avesse fatto il senzatetto per alcuni anni, prima di ravvedersi e di trovare un'occupazione, ma non credevo a tutte queste teorie.
Io e la madre di Valentin ci salutammo e mi misi a fantasticare su quello che sarebbe stato il mio primo incontro con il mio amico d'infanzia, dopo così tanti anni...
...
...
...
...e così facendo dimenticai di mettere il collirio e me ne accorsi soltanto quando, mentre mi dirigevo verso la scuola serale con il mio fuoristrada scassato comprato da un mio prozio subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, gli occhi iniziarono a bruciarmi dietro alle lenti degli occhiali.
Dato che non avevo ancora descritto il mio aspetto, nonostante fossi in ritardo rimasi per cinque minuti a contemplarmi nel retrovisore, non appena ebbi parcheggiato.
Il giorno precedente avevo marinato la scuola serale per andare da una mia amica parrucchiera che mi aveva riempito di colpi di luce biondi i miei capelli castani tagliati a caschetto, portavo occhiali dalla sottile montatura nera e avevo gli occhi castani con qualche pagliuzza dorata. Avevo le labbra piene ma non troppo e un po' di lentiggini sulle guance. Alle orecchie portavo un paio di orecchini comprati in un negozio di bigiotteria, intonati con la collanina che portavo al collo.
Non si vedeva nel retrovisore, ma quel giorno portavo una camicia bianca con un paio di jeans attillati e ai piedi indossavo un paio di decolleté nere. Anzi, no, indossavo ancora il camice del minimarket, quindi dovevo correre immediatamente in bagno a cambiarmi, prima dell'inizio dell'ora di economia aziendale.
Più rapida di una velocista mi precipitai verso la scuola ed entrai in bagno, dove si stava svolgendo un comizio. Non avevo idea del perché le mie compagne della scuola serale dovessero tenere un comizio davanti allo specchio: alcune di loro erano delle racchie da paura, in più i loro discorsi non erano per niente interessanti, si limitavano a parlare delle loro giornate di lavoro e, dato che nessuna aveva un diploma, facevano tutte lavori abbastanza banali. In più il bagno era stato pulito soltanto alla mattina, ovvero molte ore prima, e c'era un tanfo insopportabile di piscio stantio, dato che in alcuni dei water non funzionava bene lo sciacquone, perché era una scuola da poveri.
Mi cambiai lì dov'ero, davanti alle altre donne, alcune delle quali iniziarono a borbottare che ero bionda, magra e portavo i tacchi, quindi dovevo essere una stronza come tutte le cheerleader piene di soldi che frequentavano le scuole superiori...
...
...
...
...eh, mi sarebbe piaciuto tantissimo essere una di quelle cheerleader stronze e piene di soldi, ma purtroppo non avevo soldi e quei pochi che avevo li investivo tutti nell'educazione di mia figlia Destiny, inculcandole qualche sano concetto in testa, tipo quello di suggerire al suo eventuale fidanzato di non tenere i preservativi sul cruscotto della macchina quando c'erano quaranta gradi, se non voleva ritrovarsi come me incinta durante le scuole superiori a causa di un preservativo rotto.
Avevamo litigato a quel proposito anche quella stessa mattina e Destiny mi aveva rinfacciato che ero acida e che non facevo altro che sbatterle in faccia che concepirla era stato il più grave errore della mia vita.
Smisi di pensare a Destiny e uscii dal bagno, quasi scontrandomi con un mio compagno di classe che stava smanettando sullo smartphone nel corridoio in attesa dell'inizio della prima ora di lezione.
Si chiamava Seraphin e come la metà dei miei compagni di scuola aveva un nome di m*rda, ma non importava, perché era un gran fustacchione biondo con gli occhi azzurri, non era né fidanzato né sposato e quella sera non si era allacciato i primi due bottoni della camicia, quindi mi sentivo già tutta bagnata.
Purtroppo Seraphin non mi degnò di uno sguardo e allungò il cellulare al suo compagno di banco. Li sentii ridere per via di alcune meme che stavano guardando e mi sentii esclusa. Non che da parte mia avessi mai rivolto la parola a nessuno dei due, ma mi sentii indignata per non essere presa in considerazione.
Indignata, mi diressi verso l'aula.
I miei tacchi risuonavano nel corridoio facendo risvegliare anche i cadaveri: non avevo la camminata molto leggera.
In aula Faith, la mia best friend forever, mi aspettava sfogliando una copia di "Cioè" risalente al 1998 che aveva trovato in soffitta.
La mia best friend forever leggeva sempre quella copia di "Cioè" risalente alla sua infanzia fin da quando anche lei era rimasta incinta a sedici anni quando avevamo frequentato quella scuola per la prima volta.
Suo figlio era diventato il best friend forever di Destiny e avevo sperato per anni che un giorno si potessero fidanzare, poi però ci aveva rivelato di essere gay e avevamo dovuto rinunciare a combinare un matrimonio tra i nostri eredi che, di conseguenza, erano ancora entrambi single.
«Ho incontrato Seraphin» confidai a Faith.
«OMG, davvero?!» esclamò Faith.
«Sì, che cosa strana...»
«Appunto. A parte il fatto che lo incontriamo ogni sera a scuola, non capisco come sia potuto succedere. Non...»
Rimase senza parole: Seraphin era entrato in classe insieme al suo compagno di banco Konstantin, perché tutti dovevano avere nomi interminabili che terminavano in -IN a quanto pareva, e tutte li stavano fissando con la bava alla bocca, comprese le racchie dei pettegolezzi in bagno. Non si vergognavano? Alcune di loro avevano quarant'anni e ne dimostravano almeno cinquantacinque ed erano sposate con dei cinquantenni squattrinati che passavano le loro serate a ingozzarsi di birra al bar litigando per i risultati della Champions League.
«Al mondo non c'è più religione» borbottai.
«Invece sì» replicò Faith che, dopo essersi identificata come atea fin dalla nascita si era recentemente convertita al buddhismo.
Poi entrò in classe la signora Prudence, la nostra professoressa di economia aziendale. Aveva ventotto anni, aveva appena preso l'abilitazione per insegnare ed era una strafi*a da paura, ragione per cui Seraphin nella sua materia era sempre stato il primo della classe. Non era chiaro se la signora Prudence ricambiava i suoi sentimenti, quello che era certo era che nella sua materia prendevamo tutte dei tre e dei quattro, quindi probabilmente era gelosa del fatto che, in qualità di studentesse, avessimo più possibilità con l'alunno più sexy della classe.
"Oppure" realizzai, "siamo noi che non studiamo abbastanza".
Questa era l'alternativa più probabile, dato che lavoravamo tutte otto ore al giorno e avevamo quasi tutte una famiglia di cui occuparci. In più, personalmente, durante le lezioni non prestavo la benché minima attenzione, quel giorno soprattutto, dato che attendevo con ansia l'arrivo di Valentin.
Valentin non arrivò. Pensai che fosse una serata sprecata, ma la realtà dei fatti era che la mia vita era destinata a cambiare per sempre.

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Capitolo 2
*** Cheerleader ***


L'ora di economia aziendale finì. Fummo tutti felici, a parte Seraphin e il suo amico Kostantin, di vedere la signora Prudence che se ne andava.
Mi chiesi se quei due fossero mai stati a letto con lei e se facessero addirittura dei threesome. Dal momento che ogni tanto anche Kostantin teneva un bottone della camicia slacciato, anch'io avrei fatto un threesome con loro.
Alla seconda ora c'era la partita di baseball. Affrontai un nuovo comizio in bagno, indossai l'uniforme da giocatrice di baseball e mi recai in palestra.
Seraphin era il capitano della squadra degli scapoli, Kostantin quello della squadra degli ammogliati. La bisbetica cinquantenne che dava il via ai comizi in bagno, invece, era capo cheerleader e, mentre scendevamo in campo, si mise ad agitare i pon-pon urlando cose senza senso.
Si sollevò un coro di applausi, mentre io mi mettevo in posizione: in un angolo del campo, mi appartai a leggere sullo smartphone le anticipazioni di "Febbre d'amore". Poi un mio compagno di squadra fece una mossa vincente e tentò di vincere la partita lanciando la mazza in testa a Kostantin.
Kostantin schivò la mazza, che venne verso di me. Mi infilai il cellulare in tasca e schivai a mia volta la mazza con un triplo salto mortale. La capo-cheerleader si inchinò ai miei piedi e mi cedette i suoi pon-pon. Non riuscivo a crederci, al secondo mese di scuola ero già diventata una cheerleader.
Mi misi a ballare e urlare cose senza senso lì dov'ero, ma c'era ancora qualcosa che mancava nel mio cuore.
Dov'era Valentin?
Perché aveva marinato la scuola quella sera?
Non lo vedevo da una vita, ma mi sentivo annaspare in un mare di disperazione popolato da tonni a pinne gialle destinati a finire in scatola.
Quando finì la partita di baseball, in parità sullo 0 a 0 dato che nessuno di noi aveva la più pallida idea di come si giocasse a baseball, tornai in bagno a cambiarmi.
La capo-cheerleader alla quale avevo rubato il posto si presentò come Lina, mentre le altre pettegole si chiamavano Gina, Pina e Rina. Queste ultime tre non erano per niente soddisfatte del mio ruolo.
«Non capisco perché Lina ti abbia messa al suo posto» osservò Gina. «È sempre stata la migliore cheerleader della nostra scuola, mentre tu sei palesemente inadatta al tuo ruolo.»
Pina e Rina si misero semplicemente ad applaudire.
Feci per replicare, ma non mi ascoltarono, perché si erano già messe a spettegolare a proposito del fatto che il tale dal quale Gina lavorava come domestica avesse ricevuto quella mattina una cartella esattoriale da Equitalia.
Dato che vivevamo in un piccolo paesino chiamato New York, quella lettera era arrivata per sbaglio dall'altra parte dell'oceano e Gina si chiedeva come avrebbero potuto spedirla all'effettivo mittente.
A quel punto tornammo in classe per la terza ora, quella di disegno.
Feci un ritratto a Seraphin, avendo cura di dosare bene le ombre nella zona inguinale per far sì che il pacco sembrasse più grande.
Faith mi fece i complimenti e mi disse che disegnavo meglio di Picasso.
«Chi?» le domandai, mentre uscivamo dall'aula per dirigersi in mensa.
Quel giorno il menù consisteva in bistecca di tacchino alla piastra con contorno di lattuga. Tutti iniziarono a lamentarsi del fatto che il cibo fosse disgustoso.
Dopo cena andammo tutti a casa: nella nostra scuola si facevano soltanto tre ore ogni sera, per assenza di professori disposti a insegnare nelle nostre classi.
Mi preparai per andare a dormire, poi rinfacciai ancora una volta a Destiny che mi aveva rovinato la vita, spuntando dal nulla da un preservativo bucato.
Mi addormentai pensando che il giorno dopo sarebbe stato un giorno migliore...
...
...
...
...ma non lo fu. Mi svegliai dopo avere sognato di fare sesso con Valentin, ma non vidi Valentin, così come il giorno seguente e quello dopo ancora.
Ero tentata di denunciare sua madre per truffa, per avermi fatto credere che avrebbe frequentato la mia stessa scuola, ma la settimana seguente fui costretta a desistere da quell'intento.
Era lunedì, ero in ritardo a scuola per l'ennesima volta e indossavo un abito da sera rosso perché ero stata promossa a cheerleader e volevo sentirmi più figa.
La congiuntivite era ormai passata e presto avrei potuto ricominciare a portare le lenti a contatto, quindi potevo sognare ancora un futuro insieme a Kostantin.
Entrai in classe in ritardo di venti minuti e notai che il mio banco era occupato. Accanto a Faith stava seduto un uomo trasandato, con la pancia tipica dei bevitori di birra, che portava un maglione a righe simile a quelli di mio nonno e un berretto di lana. Aveva la barba poco curata e mi accolse salutandomi con un rutto, incurante dell'occhiataccia che gli lanciò la signora Prudence.
Lo riconobbi da una cicatrice su un sopracciglio, che gli avevo lasciato quando a dieci anni gli avevo tirato un pugno senza prima togliermi la collezione di anelli che portavo.
Quello era il mio amico d'infanzia Valentin e rabbrividii al pensiero di avere sognato di scoparmelo.
Rina, l'unica delle cheerleader ultraquarantenni non sposata, gli aveva già messo gli occhi addosso, ma lui non la considerava, in quanto troppo impegnato a sfogliare il "Cioè" del 1998 insieme a Faith.
Mi guardai intorno, chiedendomi dove avrei potuto sedermi.
Per fortuna venne in mio soccorso Kostantin. Mi pregò di mettermi in braccio a lui.
Fu un'esperienza bellissima, soprattutto sentii qualcosa di duro sotto di me e capii che aveva avuto un'erezione.
Sperai che fosse sufficiente per far ingelosire Seraphin e convincerlo a invitarmi a cena quella sera, offrendomi i buoni pasto con cui pagare la mensa. Seraphin, tuttavia, non si preoccupò affatto di quello che stava accadendo accanto a lui. Però, al cambio d'ora, fece vedere anche a me alcune meme a tematica "parrucchino di Donald Trump" che aveva trovato su Facebook e mi sbellicai dalle risate insieme a lui e a Kostantin.
Non riuscivo a crederci, ero diventata amica dei fighi.
Anzi, di più: non riuscivo a crederci, ero diventata amica dei fighi!!!11!!!1!!1!!
Ero realizzata come non mai: per fortuna nella mia vita stavano succedendo anche tante cose belle.
Purtroppo fui costretta a un duro ritorno alla realtà quando tornai a casa e aprii la buchetta della posta: mi erano arrivate in un colpo solo sia la bolletta del gas sia quella della luce. Non mi restava che sperare in qualche altro colpo di scena che mi facesse tornare il sorriso.
 

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Capitolo 3
*** Unfaithful ***


La mia vita continuò a proseguire nel più normale dei modi: grazie al mio stipendio del minimarket riuscii a pagare le bollette arretrate e comprai anche un salvadanaio per mettervi alcuni spiccioli con cui speravo un giorno di riuscire a comprare un abito per il Ballo di Autunno, attendendo freneticamente che Seraphin e il suo best friend forever Kostantin si sfidassero a duello per avermi come damigella. Non successe e Faith ne fu molto soddisfatta, perché puntava a fidanzarsi con quello che usciva perdente da questo scontro e non sarebbe stato possibile se fosse morto nel duello, ma eravamo destinate a rimanere single ancora a lungo, dato che quei due continuavano a smanettare sullo smartphone a ogni soffio di vento, o in alternativa a fare gli occhi dolci alla signora Prudence, mentre noi se avessimo voluto fare sesso, avremmo dovuto fare un threesome con Valentin.
Il nostro amico bevitore di birra ce lo propose, ma rifiutammo gentilmente e, in segno della nostra amicizia (leggi: friendzone) decidemmo di arrivare con lui a un accordo. Se non ci avesse più fatto delle avance, gli avremmo offerto ogni sera una lattina di birra, facendo a turno.
Fu in quel contesto che, una sera di fine settembre, io e Faith mettemmo fine alla nostra amicizia. Siccome io sono la protagonista e sono più figa di lei, fu ovviamente tutta colpa sua, perché era una str***a e pure una pu**ana schifosa e se non vi sta bene scrivetela voi la fyccinahhhh!!11!!11!!1!!1!!!
A Faith non stava bene e chiaramente cercò di diventare lei l'autrice, spodestandomi dal mio ruolo.
«Ieri ti ho prestato i soldi per comprare la birra a Valentin, perché ti eri dimenticata a casa il portafoglio» mi disse, a tradimento, mentre uscivamo dal bagno per poi andare in mensa. «Come pensi di fare, mi restituisci i soldi o gli paghi tu la birra per due giorni di fila?»
Era tutto molto atroce. Le voltai le spalle e corsi immediatamente verso la mensa senza darle alcuna spiegazione. Non potevo sopportare quel terribile affronto, quindi mi avvicinai a Valentin. Siccome era un tipo trasandato e zozzone non si era lavato le mani dopo essere stato al cesso, quindi era già in mensa e si stava già abbuffando. Divorava un piatto di spaghetti al pomodoro, dimenticandosi la regola aurea degli studenti che consumano pasti nella mensa scolastica: non si stava lamentando del cibo e, anzi, stava osservando che quella pasta era perfino più buona di quella che mangiava alla mensa dei poveri durante la sua precedente carriera di senzatetto. In un altro momento mi sarei indignata per quel tradimento, ma il tradimento peggiore era quello di Faith e non potevo incavolarmi con due persone per volta, sarebbe stato troppo impegnativo.
Strappai il piatto di spaghetti a Valentin, che si lamentò di non averli ancora finiti e che avrebbe anche voluto fare il bis e il tris mangiando i miei e quelli di Faith se non fossero stati di nostro gradimento, poi mi avvicinai alla mia ex amica che entrava nella mensa.
Senza dire nulla le lanciai il piatto in faccia e una colata di sugo di pomodoro le inondò la camicetta bianca semitrasparente che si era messa per cercare di fare colpo su Seraphin e Kostantin. A quel punto accadde una cosa terribile: Valentin scattò verso di lei e si mise a ruggire come una belva. Poi le propose di avere un incontro erotico nel quale, durante l'intimità, avrebbe leccato le tracce di sugo sui suoi indumenti. Scossi la testa, pensando che Valentin avesse qualche rotella fuori posto.
Quella tremenda str***a di Faith gli rispose, candidamente: «Non ricordi? Niente sesso, solo birra. Oggi tocca a Hope comprartela e ha anche detto che è disposta a farlo lei per un mese intero.»
«Come osi?!» sbottai. «Pensavo che fossi la mia best friend forever invece sei tirchia, non sei disposta a spendere in nome della nostra amicizia e soprattutto hai la camicetta sporca di sugo di pomodoro e io che sono una cheerleader non posso stare in compagnia di una persona che non ha la benché minima cura della propria immagine.»
Detto questo la afferrai per i capelli e la scaraventai sul tavolo al quale Seraphin e Kostantin, invece di cenare, si stavano passando un tablet per contemplare con gli occhi sgranati una pagina di meme su Facebook.
L'intera classe decretò che ero uscita vincente dalla rissa con Faith, a parte Valentin che stava cercando di scroccare un piatto di spaghetti, e a parte i due miei futuri cavalieri, che continuavano a pensare alle loro cavolate.
Andai a sedermi a un tavolo, acclamata da tutti, e rimasi lì per tutta la durata del pasto, che in realtà non consumai, dopo avere ceduto la mia porzione a Valentin. Non ero in vena di mangiare, non dopo la fine della mia amicizia con Faith. Ci tenevo a lei, quando eravamo ragazzine e non aveva i soldi della paghetta, mi capitava di condividere con lei i "Cioè" che non riusciva a comprarsi, non mi aspettavo che mi voltasse le spalle a quella maniera.
Scoppiai a piangere, nella speranza di impietosire qualcuno che venisse a farmi compagnia, ma venne solo Valentin per dirmi che aveva sete e per chiedermi i soldi della birra. Esasperata, gli diedi tutti i contanti che avevo nel portafoglio, mi alzai di scatto e me ne andai.
Corsi verso la macchina inciampando sui lacci delle Converse che facevano parte della mia divisa da cheerleader e che ero obbligata a indossare per questioni di immagine, al posto delle decolleté che indossavo un tempo, caddi a terra e attesi. Dov'era Seraphin che mi allungava una mano per permettermi di rialzarmi? E dov'era Kostantin che lo spingeva da parte per essere lui ad aiutarmi? Ma soprattutto, com'era possibile che fosse già settembre e nessuno mi avesse ancora invitata al ballo di autunno? Era una sensazione terribile, che svanì solo quando mi addormentai.
"DRIIIIN" disse la sveglia del mio cellulare, che avevo puntato per sbaglio. Mi tirai su e mi accorsi che stavo dormendo nel parcheggio della scuola. Non c'erano più altre auto, quindi dovevano essersene già andati tutti a casa. Era quasi mezzanotte, quindi dovevo darmi una mossa. C'era il pericolo che Destiny andasse a letto senza prima avere finito i compiti o peggio ancora incontrando a mia insaputa qualche suo compagno di scuola che non conosceva il significato del termine "preservativo", rendendomi nonna. Era uno scenario agghiacciante: se fossi diventata nonna alla mia età, addio sogni di una love story con Seraphin o con Kostantin.
Era uno scenario talmente devastante che invece di andare a casa, presa dalla disperazione, andai al pub a ubriacarmi. Speravo che arrivasse uno sconosciuto random e che tentasse di violentarmi davanti a tutti sul bancone del bar, così Seraphin sarebbe stato costretto a venire a salvarmi...
...
...
...
...e per una volta nella vita fui una donna molto fortunata. Arrivarono in quattro che, ululando come lupi in calore, si sbottonarono i pantaloni e mi vennero incontro brandendo i loro turgidi membri. Il barista, sconcertato da tutto quello che stava accadendo, prese fuori il cellulare e si mise a riprendere la scena, consapevole del fatto che, se l'avesse postata sui social, avrebbe avuto molti più like e condivisioni rispetto ai post con foto di cocktail che pubblicava sulla pagina del pub.
Due dei loschi individui mi afferrarono per le braccia, uno mi sfilò l'uniforme da cheerleader e l'altro si distrasse un attimo grattandosi la testa sulla quale sfoggiava un piccolo codino unto.
«Seraphin, dove ca**o sei?!» urlai. «Hai circa trenta secondi per venire a salvarmi picchiando questi tipi uno dopo l'altro.»
Fui fortunata anche stavolta: arrivò una persona a salvarmi. In circa un minuto ridusse tutti i miei aggressori come colabrodi, poi mi fece un inchino e mi domandò: «Cosa ne pensa della mia performance, signorina Hopeless?»
Rimasti spiazzata.
«S-signora Prudence?!»
«Già, sono io» rispose la professoressa di economia aziendale. «È delusa, signorina Hopeless?»
«Un po' sì» ammisi. «Speravo fosse un uomo a salvarmi.»
«E io speravo che lei fosse bisessuale, perché sento di avere una crush per lei, signorina Hopeless» mi confidò la signora Prudence. «Seraphin e Kostantin non contano niente per me, è un vero dispiacere che non le piacciano le donne.»
Pensai di approfittare della sua attrazione nei miei confronti per offrirle sesso in cambio di voti alti, ma non ero il tipo di persona che fa queste cose. Piuttosto avrei approfittato della sua attrazione per me per spingerla a organizzare un foursome con Seraphin e Kostantin.
La signora Prudence, però, mi disse che doveva tornare a casa per andare a badare a sua nonna e mi salutò dandomi un bacio su una guancia. Quando mi guardai allo specchio scoprii che portava rossetto scadente che sbavava. Però mi aveva lasciato sulla guancia l'impronta di un numero sei, quindi lo presi come un segnale di buon auspicio, convinta di essermi conquistata finalmente la sufficienza in economia aziendale.
Ne approfittai per vantarmene con Destiny, quando arrivai finalmente a casa.
«Non sono certo una capra ignorante come te» le dissi. «L'hai mai preso tu un sei in economia aziendale?»
«Certo che no» ribatté Destiny. «È la mia materia preferita, prendo tutti otto e nove in economia aziendale, e senza neanche che la professoressa si sia innamorata di me. Chi è la capra ignorante?»
Spalancai gli occhi.
«Come fai a sapere che la signora Prudence è innamorata di me? Per caso mi stai spiando?»
«No, è la dura legge delle fyccine» ribatté Destiny. «A volte, per questioni sceniche, i personaggi devono sapere cose di cui non hanno avuto modo di essere informati. Possibile che non lo sappia tu che sei la protagonista? A proposito, quello che hai fatto a Faith è davvero sgradevole, ti hanno mai detto che non si lanciano piatti di pasta addosso alle persone? Solo i bulli e le cheerleader possono farlo.»
«Ma io adesso sono una cheerleader» replicai. «Posso fare quello che mi pare.»
«Stai attenta, allora» replicò Destiny. «Hai pensato che potresti cadere in disgrazia, che Faith potrebbe diventare capo cheerleader a sua volta e romperti gli occhiali per vendetta?»
Mi sentii triggerata quasi come quando mi arrivava la bolletta della luce, quindi decisi che era ora di mettere fine a quella traumatica serata. Mi preparai per andare a letto e mi addormentai pensando a quanto sarebbe stato bello ricevere un invito al Ballo di Autunno, al quale ormai mancavano appena due settimane. Avere un cavaliere per il ballo significava mettersi in mostra e poi andare a fare sesso in una meravigliosa stanza di hotel a cinque stelle a spese del cavaliere stesso, non avere un cavaliere invece significava restare a casa a guardare "C'è posta per te", non c'era dubbio su quale fosse l'alternativa migliore.
La mattina seguente mi svegliai di soprassalto sentendo la voce di Maria De Filippi che mi chiedeva se volessi aprire la busta, ma realizzai che era stato solo un sogno. Nessuno aveva deciso di utilizzare quel mezzo per invitarmi al ballo, ero ancora forever alone e non avevo più l'affetto della mia best friend forever divenuta la mia nemica giurata. Il mondo faceva schifo e c'era da scommetterci che sarebbe stata un'altra giornata terribile, insomma, una di quelle in cui venivano a fare la spesa al minimarket solo uomini e donne di mezza età, invece che gente tipo Justin Bieber, Selena Gomez, gli One Direction e Miley Cyrus. Non restava altro da fare che attendere con ansia che arrivasse un'altra meravigliosa serata a scuola.

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Capitolo 4
*** Seraphin ***


Il Ballo d'Autunno si avvicinava e, siccome la vita di Hopeless al momento non era abbastanza interessante da giustificare l'avere la sua voce narrante in un altro capitolo, le rubai la scena perché dopotutto le fyccine con POV alternati sono più stylish, dato che le lettrici hanno come obiettivo scoprire cosa passi per la testa del figonehhhh bellissimohhhh di turno. Mi controllai quindi la camicia e decisi di aprire un ulteriore bottone per incrementare il mio fascino, poi mi infilai lo sgabuzzino dove la moglie di Kostantin mi stava aspettando. Facemmo sesso ininterrottamente per due ore, quarantacinque minuti e sette secondi netti, così che mi dimenticai tutte le cose sgradevoli che accadono nella vita, tipo il fatto di non avere ancora un diploma e di lavorare sottopagato per un'impresa di pulizie, grazie alla moglie di Kostantin che mi aveva raccomandato alla titolare dell'impresa stessa, una sua lontana parente.
«Ti prego, resta ancora un po' con me qui nello sgabuzzino» mi supplicò la moglie di Kostantin, mentre mi tiravo su i pantaloni. «Mi sento sola quando non ci sei.»
«Lo so che ti senti sola» replicai, «Ma devo assolutamente andare a scuola e sono già in ritardo.»
«Mi raccomando, non invitare nessuna al Ballo d'Autunno.»
Sospirai.
«Certo che anche tu hai delle belle pretese, ci incontriamo dentro uno sgabuzzino e poi non vuoi che alla luce del sole io frequenti altre donne.»
«Ti ricordo che sono sposata» puntualizzò la moglie di Kostantin. «Tu stesso hai sempre detto che è meglio che nessuno venga a scoprire della nostra relazione.»
«Però non ho mai detto che dovevamo fare sesso in uno sgabuzzino pieno di polvere, mi pare. Se ci lavorassi io, qui, sarebbe tutta un'altra musica. Farei diventare questo stanzino lucente come una lampada.»
«Come sei dolce, Seraphin» mi disse la moglie di Kostantin e fui costretto a trattenermi per non saltarle addosso.
Non potevo fare tardi, mi aspettava un'impegnativa serata scolastica e tra le lezioni previste non c'era nemmeno economia aziendale, quindi sarei stato costretto a stare lontano dalla signora Prudence.
Superando i limiti di velocità, arrivai addirittura in anticipo di cinque minuti e mi misi a guardarmi intorno per vedere se ci fosse qualche novità. Nel cortile della scuola Hopeless stava volteggiando agitando i pon-pon e il resto delle cheerleader era diviso in due schieramenti, quello delle sue fan e quello delle sue detrattrici.
A quel punto entrai e mi diressi in classe, dove trovai quello straccione di Valentin seduto accanto a Faith. Dopo la rottura dell'amicizia tra lei e Hopeless si era schierato dalla parte di Faith perché gli aveva consigliato una nuova marca di birra che trovava più gradevole di quella di cui era stato un fedele consumatore nei dieci anni precedenti.
Io mi sedetti accanto a Kostantin, che mi porse subito il cellulare per farmi vedere una foto che aveva scattato di nascosto a Hopeless.
«Guarda qui che fi*a.»
«Già» borbottai, indispettito.
Come si permetteva Kostantin di mettere gli occhi addosso a Hopeless? Ero tentato di sfidarlo a duello, ma poi mi ricordai che fino a mezz'ora prima mi stavo s*opando sua moglie, quindi lasciai perdere.
Credendo che il mio tono fosse dettato da disinteresse, andò su google e digitò "barzellette sui carabinieri". Poi me ne lesse una decina ed ero talmente assorto che mi persi l'ingresso trionfale di Hopeless in classe. Sentii solo la sua voce mentre insultava Valentin per essere diventato il nuovo compagno di banco di Faith e sostenne di volere fare causa a Faith per essersi impossessata del banco che loro due un tempo avevano condiviso. Quella battaglia legale avrebbe potuto essere interessante, ma non se ne fece più niente perché le cheerleader sue sostenitrici volevano tutte offrirle un banco nel quale sedersi. Hopeless, quindi, fece un saluto a Faith e Valentin agitando il dito medio al vento e andò ad accomodarsi.
Non saprei dire quali fossero le lezioni di quella sera, dato che le barzellette che mi aveva letto Kostantin mi rimbombavano ancora in testa.
Finite le tre ore di lezione, come da consuetudine mi recai in bagno seguito da Kostantin. Trovai Valentin che, per una volta, si stava lavando le mani dopo avere pisciato e stava controllando nello specchio se i suoi capelli non fossero fuori posto. Compresi subito che stava cercando di non sfigurare perché Faith era maggiormente alla sua portata rispetto a Hopeless e non voleva lasciarsela sfuggire. Quel comportamento mi fece inorridire, quindi lo afferrai per il colletto della camicia a quadri e lo sbattei contro al muro.
«Come ti sei permesso di abbandonare Hopeless per schierarti con una traditrice? Tutto ciò è scandaloso.»
Per tutta risposta, Valentin scrollò le spalle e fece un rutto. Fu un affronto terribile, mi buttai addosso a lui e scoppiò una rissa. Siccome ero biondo con gli occhi azzurri e avevo la camicia sbottonata, quindi ero un figo doc, uscii vincente dallo scontro nonostante Valentin pesasse tipo il doppio di me.
Lo lasciai a terra in un lago di sangue, mentre Kostantin mi suggeriva di chiamare un'ambulanza in suo soccorso.
«Ma no, figurati» replicai, con fermezza, «Siamo in una fyccina, si riprenderà in cinque secondi contati.»
Uno.
Due.
Tre.
Quattro.
Cinque.
Sei.
Azz, le cose si stavano mettendo male, rischiavo di essere indagato per tentato omicidio.
Set-...
...
...
...con un secondo e mezzo di ritardo, Valentin si riprese facendo un rutto micidiale, poi si alzò in piedi e chiese a Kostantin se sapesse che cosa ci fosse per cena quella sera in mensa.
Kostantin si lamentò per cinque minuti di quanto fosse disgustoso il cibo, ma Valentin non lo ascoltò. Affermando che aveva fame, lasciò il bagno e si diresse verso la mensa. Per deformazione professionale riempii un secchio e mi misi a dare lo straccio per non lasciare il bagno imbrattato di sangue. Kostantin, che durante il giorno lavorava in una discarica, mi disse di non comprendere l'ossessione che avevo per la pulizia e si diresse a sua volta in mensa. Siccome il sangue a terra era brutto, decisi che non valeva la pena di rincorrerlo pregandolo di aspettarmi. Non c'era pericolo che si mettesse tra me e Hopeless, perché i miei capelli erano più biondi dei suoi, i miei occhi più azzurri, la mia camicia più sbottonata e soprattutto io avevo un POV nella fyccina mentre Kostantin se lo poteva solo sognare. E poi, stando a voci di sgabuzzino, il mio membro era anche più grosso del suo: #SeraphinWins.
Arrivato in ritardo in mensa mi misi in pari con i lavori lamentandomi del fatto che il petto di pollo fosse scadente perché non aveva sapore di fiorentina con osso.
«E poi» osservai, dopo una lunga pausa di riflessione, «Queste melanzane alla piastra non hanno per niente il sapore dei pomodori gratinati.»
Ero il primo di tutta la classe ad essersene accorto e ad avere espresso un pensiero così profondo, quindi fui accolto da un coro di applausi. Mi sentii importante e pensai che, se avessi chiesto a Hopeless di venire al ballo scolastico insieme a me, mi avrebbe sicuramente detto di sì. Però era solo il primo capitolo in cui mi veniva assegnato un POV, non potevo rischiare che la fyccina si avviasse lentamente verso il termine proprio adesso che stavo raggiungendo un senso di appagamento. Decisi quindi che non sarei andato al Ballo d'Autunno, se non con una di queste partner: 1) Miley Cyrus, 2) Selena Gomez, 3) Demi Lovato, 4) Christina Aguilera perché mi piaceva anche il pop di fine anni '90, 5) la moglie di Kostantin perché era inevitabile, mi ero profondamente innamorato della moglie di Kostantin, anche se sapevo di non avere speranze di potere stare al suo fianco al di fuori di un luogo che fosse il polveroso sgabuzzino dove ci incontravamo di nascosto due volte alla settimana. Se mi fossi impegnato molto e mi fossi fatto qualche colpo di luce biondo platino ai capelli, forse sarei riuscito al massimo a concordare un terzo appuntamento settimanale.
Rinunciai ai miei intenti e mi misi ad ascoltare i pettegolezzi dei miei compagni di classe: le gang delle cheerleader detrattrici di Hopeless sosteneva che Hopeless avesse la cellulite, un netturbino che di solito si sedeva in ultima fila si lamentava che mentre faceva sesso con l'amante facendo credere alla moglie di essere andato a giocare a calcetto sua moglie gli aveva messo le corna andando a letto con l'intera squadra di calcetto, mentre Faith criticava il fatto che le nuove generazioni non avessero concetti sani nella testa, tipo pensare mettere da parte i soldi per comprarsi il numero speciale di "Cioè" con in allegato il poster gigante di Benji e Fede. Quella situazione di stallo terminò quando Kostantin mi mostrò delle meme e mi sentii un uomo realizzato.
Andai a casa felice, chiedendomi se non fosse il caso di provarci con Faith la sera successiva tanto per allungare il brodo, decidendo che ci avrei pensato nel cuore della notte se non fossi riuscito a dormire. Poi, una volta a destinazione, aprii la buchetta della posta e scoprii che era arrivata da pagare la rata del condominio, quindi entrai imprecando. Invece di pensare al mio dubbio esistenziale mi stravaccai sul divano e mi misi a guardare una replica di "Chiambretti Night". Mi addormentai sul divano verso le tre di notte, senza avere risolto i miei dubbi esistenziali. Quando mi svegliai, andai a controllare sul calendario quanti giorni mancassero all'arrivo dello stipendio, con il quale avrei potuto pagare la rata del condominio.
Mancava ancora una vita, quindi telefonai a mia zia e le chiesi se avesse bisogno di qualcuno che le facesse le pulizie di Pasqua in casa. Mia zia accettò, anche se non era Pasqua, perché sapeva che avevo bisogno di fare qualche lavoro extra per guadagnare qualche soldo.
«Vieni a casa mia domani sera» mi disse, «Perché dopodomani devo andare a giocare a tombola e il giorno dopo a scuola di ballo. Infine il giorno dopo c'è una cena al centro anziani e...»
La interruppi: «Va bene, ci vediamo domani sera.»
«Dopo cena, mi raccomando. Alle 19.00 in punto.»
Mi sarei perso la scuola e la lezione di economia aziendale della signora Prudence, ma mia nonna mi aveva promesso un compenso economico piuttosto soddisfacente e nella vita bisognava fare delle scelte, anche se dolorose, specie se portavano soldi o grandi soddisfazioni, come essere detentori del POV del capitolo in cui tali scelte avvenivano.

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Capitolo 5
*** Cheer-boy ***


La casa di mia zia risplendeva come la reggia di Versailles e non aspettavo altro che ricevere il compenso che la padrona di casa mi aveva promesso, ma rimasi un po' spiazzato nello scoprire che il mio POV era stato confermato per un ulteriore capitolo. Poi accadde qualcosa di meraviglioso. Iniziai a sentire a tutto volume "Andiamo a comandare" di Fabio Rovazzi, la suoneria speciale che avevo abbinato al numero della moglie di Kostantin. Questo significava probabilmente che intendeva programmare un incontro straordinario.
Mi sfilai i guanti di lattice sporchi di polvere e corsi a prendere il telefono. Lo portai all'orecchio e risposi subito: «Amore mio, come stai?»
Rovazzi continuò a cantare, segno evidente che non avevo premuto il pulsante per accettare la chiamata. Rimediai quindi al misfatto, quindi ripetei: «Amore mio, come stai?»
«Aaaawwww» rispose dall'altro capo del telefono una voce che non era quella della moglie di Kostantin. «È la prima volta che mi chiami amore, da quando ci sono conosciuti.»
Mi venne un dubbio: «Kostantin, sei tu?»
«Sì, esatto, sono io.»
«Perché mi chiami da questo numero?»
«Perché mi sono dimenticato il cellulare in macchina e ho già messo la macchina in garage, non avevo tempo di andare a prenderlo, essendo estremamente impegnato, quindi ti ho chiamato dal telefono di mia moglie.»
Siccome non mi ero ancora completamente rincretinito (in realtà un po' sì, ma tutti i personaggi di una fyccina hanno il dovere di essere un po' rincoglioniti) gli domandai: «Scusa, ma se sei così impegnato perché mi hai telefonato?»
«Sono impegnato a ispezionare da cima a fondo il mio armadio alla ricerca degli indumenti da indossare per il Ballo d'Autunno» puntualizzò Kostantin. «Mi sono reso conto di non avere nemmeno una cravatta che possa andare bene per l'occasione, quindi volevo chiederti se questo sabato sei libero dalle 7.00 di mattina fino alle 22.00, minuto più, minuto meno.»
«E cosa dovresti fare dalle 7.00 alle 22.00?»
«Mi pare ovvio, girare tutti i negozi del nostro piccolo paesino chiamato New York alla ricerca di una cravatta da indossare per l'occasione. Penso che dovresti cercarne una anche tu.»
«Naaaaaahhhhh, non intendo andare al Ballo d'Autunno.»
«Tu sei pazzo! Come puoi mancare un simile appuntamento? Non permetterò che il mio best friend forever se ne stia a casa da solo mentre è in corso il Ballo d'Autunno.»
«Veramente» obiettai, «Quella sera potrei anche riuscire ad andare a pulire la casa di qualcuno. Mia zia mi ha promesso di raccomandarmi alla gente che frequenta il suo stesso centro anziani. Sai, sono tutte persone avanti con gli anni che impiegano tutte le loro energie per ballare il rock'n'roll tutti i giovedì sera, al venerdì e al sabato sono troppo stanchi per dedicarsi alle consuete pulizie del fine settimana. Potrei guadagnare più soldi di quanti ne abbia avuti a disposizione negli ultimi dieci anni.»
«Non scherzare» mi rimproverò Kostantin. «La sera del ballo scolastico è sacra, devi assolutamente partecipare. Devo ricordarti che sei il più figo della classe e che tutte le ragazze non vedono l'ora di vederti in smoking e cravatta?»
«Veramente la maggior parte preferirebbero vedermi nudo.»
«Esattamente, ma prima bisogna passare per lo stadio dello smoking e della cravatta. Si fa sesso solo rigorosamente dopo la fine del ballo scolastico. E in albergo, anche se la maggior parte di noi sono single e vivono da soli.»
«Tu non sei single e non vivi da solo.»
«Infatti porterò al ballo mia moglie come damigella e dopo la fine del ballo farò sesso con lei. In un albergo, ovviamente, perché l'autrice di questa fyccina si è accordata con la lobby degli albergatori che la pagano un tanto a capitolo.»
Era tutto estremamente bello e romantico, ma il mio obiettivo era quello di essere io, alla fine del ballo, quello che avrebbe fatto sesso in un albergo insieme alla moglie di Kostantin. Sarebbe stato un notevole passo avanti, perché ero stanco dello sgabuzzino della palestra in cui due volte alla settimana la mia amante disertava le lezioni di pilates alle quali si era iscritta per potermi incontrare.
Finii la telefonata promettendo a Kostantin che lo avrei aiutato ad andare a comprarsi una cravatta nuova, poi mi misi a riflettere sul senso della vita e delle fyccine. Non avevano alcun senso, queste ultime. Dovevo essere il protagonista maschile, quello che si innamorava della protagonista femminile, invece ero innamorato della moglie del mio compagno di banco che si era già diplomata vent'anni prima. Non ero preparato per tutto questo, forse avrei fatto meglio a cercare di diplomarmi quando avevo diciotto anni invece di iscrivermi alle scuole serali adesso che ne avevo trentaquattro.
I miei pensieri furono interrotti da mia zia che si complimentò con me per le mie doti nella pulizia e mi raddoppiò addirittura il compenso che mi aveva promesso. Era fantastico, quindi mentre tornavo a casa decisi di andare a bermi una birra al pub.
Non feci in tempo a bere la birra, perché arrivarono quattro loschi individui che mi scambiarono per la protagonista femminile e tentarono di stuprarmi sopra al bancone del bar. Furono letteralmente inceneriti dal salvifico intervento della signora Prudence.
«Professoressa!» esclamai, «Che cosa ci fa qui?»
«Puoi anche chiamarmi Prudence e darmi del tu» mi ricordò la signora Prudence, «Quando ci vediamo fuori da scuola.»
«Sì, lo so, ma di solito quando ci vediamo fuori da scuola è per avere rapporti a tre insieme a Kostantin» puntualizzai. «Adesso siamo in un contesto meno intimo, quindi pensavo fosse opportuno essere più formale. Anzi, ti pregherei di darmi del lei e di chiamarmi per cognome, in questo contesto, ma non posso farlo, perché non ho un cognome.»
«Non fa niente, nemmeno Hopeless ne ha uno. La legge del piccolo paesino di New York ha abolito i cognomi per ordinanza del nostro sindaco Bibiero De' Giustini. A parte lui, ci chiamiamo tutti Summer.»
«Non sono d'accordo con le decisioni di politica estera del sindaco De' Giustini. Se fosse stata eletta Gomezia Dei Seleni sarebbe andata molto meglio. Invece di pensare alla summerizzazione dei nostri cognomi, avrebbe portato a termine il progetto di effettuare un gemellaggio con un piccolo paesino chiamato Los Angeles.»
«Per favore, Seraphin, se vuoi parlare di politica vai al bar dei pensionati, io non ho tempo per le questioni amministrative. Veniamo alle cose serie: hai chiesto a Hopeless di fidanzarsi con te, in modo da poterla portare a un foursome con noi e Kostantin?»
«No.»
«Allora cosa aspetti?! Cosa credi, che abbia allacciato un rapporto a tre con te e Kostantin per voi? Sveglia, non siete né giocatori di football né attori del gruppo di teatro scolastico, né suonate nessuno strumento musicale. Hopeless invece è una cheerleader. Lo capisci, una cheerleader?»
Mi sentii una nullità al confronto di quella terribile realtà, quindi decisi che dovevo dedicare il resto della serata a combattere per la parità dei sessi.
«Penso che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nel mondo in cui viviamo. Voglio dire, se io che sono un uomo posso essere vittima di un tentato stupro al pub e Hopeless può essere oggetto d'amore della professoressa di economia aziendale, sconvolgendo radicalmente gli stereotipi da fyccina, perché gli uomini non possono fare le cheerleader mentre le donne giocano a football americano? Dobbiamo ribaltare la situazione, altrimenti il mondo andrà allo sfascio.»
«Mi stai dicendo che vorresti vedere Hopeless come capitano della squadra di football della scuola?»
«No, sto dicendo che voglio fare la cheerleader, delle giocatrici di football americano potrebbe fregarmene meno di zero, ma le ho citate tanto per dare profondità al mio discorso.»
«Non c'è bisogno di dare profondità al discorso. Domani mattina vai subito a comprarti un paio di Converse con le stelline e i teschi, io da parte mia cercherò di farti entrare nella squadra delle cheerleader corrompendo Hopeless. Altro che sei in economia aziendale, le metterò addirittura sette.»
Non riuscivo a crederci: era il giorno più bello della mia vita, potevo diventare un ragazzo pon-pon e indossare un'uniforme da cheerleader al posto della camicia sbottonata, anche se avrei chiesto una deroga per indossare l'uniforme soltanto mentre impegnato nella mia attività. Come primo ragazzo pon-pon della scuola sarei sicuramente riuscito a strappare un trattamento di favore, dopotutto ero biondo, con gli occhi azzurri e la camicia costantemente sbottonata e questo apriva ogni possibile strada.
Mi ricordai anche del mio desiderio di invitare Faith al ballo scolastico, ma realizzai che non potevo mettermi contro Hopeless in un momento così solenne. La mia carriera di cheerleader non poteva essere messa a rischio per invitare al ballo una che non mi piaceva neanche. Piuttosto, realizzai, il dovere dipendere dalle volontà di Hopeless apriva un nuovo scenario: adesso sì che mi conveniva invitare lei al ballo, anche se rimanevo convinto che l'amore della mia vita fosse la moglie di Kostantin.
Il giorno dopo, a scuola, gli raccontai dei fatti di quella sera.
«In che senso stai per diventare una cheerleader?» Il mio best friend forever mi fissava con gli occhi strabuzzati. «Mi avevi giurato che non avresti mai cercato di entrare nella squadra senza portarmi con te! Tutto ciò è ridicolo!»
«Come ridicolo?!» obiettai. «Ho realizzato il sogno della mia vita e non puoi essere proprio tu a mettermi i bastoni tra le ruote.»
«Se non convinci Hopeless a farmi entrare nella squadra, allora non voglio più essere il tuo compagno di banco» sbottò Kostantin, allontanando il suo banco dal mio. «E ora, per cortesia, fammi il piacere di non parlarmi più di pagine di meme, perché io non parlo con i traditori della patria che abbandonano gli amici al proprio destino.»
Lo ignorai. In quel momento non mi importava niente di preservare la nostra amicizia, perché diventare cheerleader era molto più importante, ma poi quella sera la moglie di Kostantin mi telefonò per lamentarsi che avevo trattato male suo marito e che, di conseguenza, per punirmi non me l'avrebbe più data. Mi commossi nel sentire quelle parole e l'indomani informai Kostantin che avevo cambiato idea e gli suggerii, il sabato successivo, di comprarsi anche un paio di Converse oltre che la cravatta.
«Va bene» confermò Kostantin, «Però le cose si faranno più difficili. Propongo di incontrarci alle 6.00 invece che alle 7.00 e di prolungare la nostra giornata di shopping fino a mezzanotte. Ci stai?»
«Certo che ci sto» confermai. «Finalmente stiamo girando sui binari giusti e per realizzare quello che deve essere l'obiettivo di una fyccina. Penso che tra pochi capitoli saremo pronti per sfidarci a duello per conquistare il cuore di Hopeless.»

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Capitolo 6
*** Kostantin ***


"DRIIIIIIIIN" disse la sveglia, così, di botto, alle 4.35 del mattino.
Per spegnerla la scagliai fuori dalla finestra, sentendo un inequivocabile rumore inquietante. Mi alzai timidamente e andai ad affacciarmi: avevo colpito il parabrezza della macchina di Fallenangel Summer, la più importante giornalista sotto copertura di un piccolo giornale di paese chiamato New York Times. Per fortuna stava ancora dormendo, quindi sarebbero passate ore prima che se ne accorgesse...
...
...
...invece no. Fallenangel entrò con un vassoio sul quale stava in bilico una teiera enorme e mi disse: «Buongiorno tesoro.»
«Tesoro un ca**o» replicai. «Ti ricordo che siamo entrambi in pericolo di perdere il posto e, se la nostra inchiesta va a buon fine, solo uno di noi conserverà il lavoro.»
«Siamo in una fyccina» rispose Fallenangel, «Quindi ho il dovere di atteggiarmi a partner educata ed elegante.»
«I partner educati ed eleganti nella realtà non appoggiano teiere sul letto.»
«Forza, avventati sul tè come se fossero le 17.00 in punto e tu fossi un aristocratico inglese che muore di sete.»
«Poi cosa devo fare, anche accendermi la pipa e chiamare il notaio per modificare il mio testamento? "Lascio tutti i miei averi alla mia collega Fallenangel Summer, che si finge mia moglie per esigenze lavorative".»
«Dai, non fare il cretino, che oggi per te sarà una bella giornata di shopping» mi rimproverò la mia finta moglie, che si fingeva tale per calarsi meglio nell'indagine che stava svolgendo, studiando un soggetto critico come Seraphin per il nostro reportage "l'educazione scolastica negli adulti - gli stereotipi da teen drama nelle scuole serali". «Sono certo che proverai tante meravigliose cravatte, Kostantin.»
Sentirmi chiamare per nome fu un'emozione. Fu solo in quel momento che realizzai mi era stato dedicato un POV. Non mi era mai capitata una simile fortuna nella vita, perfino il giorno in cui ero stato assunto come giornalista per il New York Times perdeva d'importanza.
Mi avventai sul tè che, in assenza di una tazza, decisi di bere direttamente dalla teiera. Lo ribaltai accidentalmente sul letto, quindi siccome si stava facendo tardi chiesi a Fallenangel se potesse chiamare mia madre perché venisse a cambiare le lenzuola. Fallenangel mi ricordò che mia madre abitava dall'altra parte dell'oceano in un piccolo paesino chiamato Londra, quindi difficilmente avrebbe speso i soldi dell'autobus per venire a casa mia, ma la mandai a ca*are. Ero certo che avrebbe preso un autobus transoceanico a due piani per venire a sistemare la mia stanza.
Andai in bagno a prepararmi e dopo un'ora, quando uscii, sentii mia madre che, in vivavoce al telefono con Fallenangel, urlava: «Sbrigati, Kostantin, che fai tardi al centro commerciale! E vestiti decentemente, o vuoi continuare a fare brutte figure e ad essere messo al secondo posto nella classifica dei ragazzi più belli facendoti battere da Seraphin?»
Quelle parole furono illuminanti per me, ma sapevo di non avere speranze. I miei capelli erano castano chiaro anziché biondi e i miei occhi tendevano al grigio-azzurro invece di essere di un azzurro puro come quelli del mio best friend forever. Rimediai allacciando un bottone della camicia in meno, poi andai davanti allo specchio e mi riempii i capelli di gel.
Mia madre, al telefono, commentò con aria di rimprovero: «Smettila di pettinarti con i capelli sparati in aria, quella pettinatura era di moda più o meno nei primi anni 2000 e dal momento che in questa fyccina ci sono gli smartphone e si possono fare chiamate internazionali senza dovere fare un mutuo, abbiamo sicuramente già passato abbondantemente quegli anni.»
«No» replicai, «Oggi ho deciso che siamo nel 2000, quindi mi pettino come mi pare. E adesso smettila di rompere e vieni a cambiarmi il letto, che l'ho macchiato di tè. E dato che ne ho bevuti due litri, adesso sento il bisogno impellente di andare a pisciare, quindi ti affido alle cure di Fallenangel.»
«A proposito, quando te la sposi sul serio? Hai già trentotto anni ormai, quando ti deciderai a metterti insieme a una brava ragazza e a mettere su famiglia? Non vuoi mettere al mondo una distesa di future Hope, Destiny e Summer?»
«Era esattamente quello che avrei fatto vent'anni fa se tu non avessi insistito affinché utilizzassi il preservativo quando facevo sesso con la mia fidanzata delle scuole superiori, con la quale mi sono lasciato quando mi sono trasferito da un piccolo paesino chiamato Londra in un piccolo paesino chiamato New York dopo avere vinto una borsa di studio per chiamare giornalismo.»
«Conosco la storia della tua vita, perché me la devi necessariamente raccontare?»
«Perché è la prima volta che ho un POV e devo utilizzare un po' di infodump a caso per convincere le lettrici che sono più figo del mio best friend forever Seraphin e che quindi sono io quello che merita di fidanzarsi con la protagonista femminile, nonostante non abbia ancora maturato la decisione di farmi i colpi di luce biondo dorato. Quindi di dico anche che ho un fisico tale e quale a quello di un dio greco e che ho un pacco abbastanza consistente. Credo che se mostrassi a Hopeless le mie foto in mutande si metterebbe con me seduta stante.»
«Ti consiglio un dio scandinavo» mi suggerì mia madre. «I nordici hanno capelli e occhi mediamente più chiari, quindi hanno maggiori possibilità di far sciogliere il cuore di Hopeless.»
Nel frattempo si stava facendo tardissimo, quindi andai a pisciare, poi tornai a finire di prepararmi. Era un giorno importante, dovevo andare a comprare una cravatta e un paio di Converse in un arco temporale di circa diciotto ore.
Quando Seraphin venne a suonare il campanello di casa mia, andò ad aprirgli la porta Fallenangel, che lui conosceva semplicemente con il nome di "moglie di Kostantin". La mia finta consorte era una ragazza molto semplice dall'aspetto estremamente sobrio e per nulla esagerato: indossava per l'occasione un abito da sera con un piccolo strascico lungo un metro e trentasette centimetri, scarpe con tacco dodici e si era raccolta i capelli in una treccia adornata di Svarowski. Seraphin la guardò con la bava alla bocca per venti minuti buoni, quindi gli feci un filmato da mostrare in futuro a Hopeless per mostrarle che non era un tipo affidabile quando si trattava di fidanzamenti con la protagonista femminile di una fyccina.
Dopo quei venti minuti di silenzio imbarazzante, Fallenangel intrattenne Seraphin parlandogli di argomenti come la politica, le tasse, la riforma delle pensioni e il prezzo della benzina. Io mi misi a sbattere la testa contro al muro. Come le saltava in mente di parlare di quelle cose con uno studente delle scuole serali? Avrebbe potuto parlare piuttosto di football e di baseball, rigorosamente giocati da squadre scolastiche, o di concorsi di Mr e Miss Ballo d'Autunno. Seraphin non parve comunque molto disturbato, dato che continuò a fissarla con la bava alla bocca, finché non gli feci notare che era già tardi e che dovevamo andare ad appostarci davanti al centro commerciale, in modo da essere i primi a entrare quando avrebbero aperto circa tre ore più tardi alle 9.30.
Salimmo sulla mia macchina, che tenevo disordinata ad arte perché ero un giornalista sotto copertura e dovevo interpretare la parte dello sciatto dipendente senza titoli di studio di una discarica, poi ci dirigemmo verso il centro commerciale, sgommando come in un film di "Fast and Furious". Ci mettemmo anche a fare una gara in pieno centro cittadino con una Vespa 50 special guidata da Valentin, che uscì perdente dallo scontro.
«Ahahahah, grande Kostantin!» commentò Seraphin. «Sapevo che eri figo quasi quanto me, ma oggi ne ho avuto l'ennesima conferma.»
Facendo qualche altra sgommata a caso mi fermai nel parcheggio del centro commerciale. A quel punto ci mettemmo in paziente attesa...
...
...
...o almeno era quello che speravo di fare, dato che alle 7.55 Seraphin ruppe quel silenzio per confidarmi: «Mi s*opo tua moglie due volte alla settimana.»
Stava rischiando di far saltare la copertura mia e di Fallenangel, cosa che non potevo permettere. Avrebbero scoperto tutti che non ero un vero studente delle scuole serali, ma un giornalista d'inchiesta e mi avrebbero escluso dagli eventi mondani tipo i balli scolastici.
Mi appigliai a tutto il mio buonsenso, protestando: «Seraphin, non sono nemmeno le otto di mattina e devo comprarmi una cravatta e un paio di Converse, per diventare Mr Ballo Scolastico e cheerleader.»
«Hai ragione, scusa se ho tirato fuori un argomento così insidioso proprio in questo momento, invece di parlare di argomenti più leggeri. Credo che chiederò a Hopeless di accompagnarmi al ballo scolastico.»
«No» replicai, «Sarò io a invitare Hopeless al ballo scolastico.»
«Non ci pensare nemmeno» ribatté Seraphin. «Io sono il più figo della classe quindi ho diritto di priorità. E poi hai detto che dovevi portare tua moglie.»
«Hai ragione, ma Fallenangel potrebbe non essere tanto interessata e...»
«Davvero si chiama Fallenangel?»
«Certo che anche tu potevi essere gentile e chiederle il suo nome, tra una s*opata e l'altra.»
«Sbaglio o avevamo detto che non avremmo dovuto parlare del fatto che vado a letto con tua moglie?»
«Hai ragione, ma con la storia di Hopeless mi hai fatto un po' distrarre. Ti rendi conto che abbiamo una cosa molto più seria da fare, ovvero comprare una cravatta e delle Converse, e che tutto questo mi scombussola la mente? Potrei addirittura fare l'acquisto sbagliato.»
«Non preoccuparti, sarò qui con te a consigliarti» mi rassicurò Seraphin. «Ti fidi di me?»
«Sì.»
«Io invece non mi fido più di te.»
«Come sarebbe a dire?!»
«Tua moglie si chiama Fallenangel, è un nome troppo trash per essere vero. Non puoi esserti sposato una persona con un nome simile.»
«Azz, mi hai scoperto.» Abbassai lo sguardo e lasciai cadere ogni precauzione. «Te lo confesso, io e Fallenangel facciamo solo finta di essere sposati. Non siamo nemmeno fidanzati. Non mi piace neanche. Ha sempre cercato di farmi fare brutte figure al lavoro.»
«In discarica?»
«Non proprio, ma non posso spiegarti adesso.»
«Quindi» ipotizzò Seraphin, «Avevi paura che tutte le cheerleader ti saltassero addosso, quindi hai fatto finta di essere sposato.»
Era una spiegazione plausibile, almeno nel nostro contesto, quindi glielo feci credere.
«Sì, esatto.»
«Mi dispiace che tu abbia dovuto fare qualcosa del genere, quando in realtà nessuna cheerleader sarebbe mai saltata addosso a te come prima scelta. Spero che con la nuova cravatta tu possa avvicinarti un po' ai miei livelli di fascino, ma dubito che ce la farai. Ti dovrai rassegnare: sarò io Mr Ballo d'Autunno e sarò io quello a cui le cheerleader salteranno addosso. Io, però, avrò occhi solo per Hopeless e tu dovrai accontentarti di una ruota di scorta. Queste sono le regole delle fyccine.»
«Ma io sono un verohhhh ribellehhhh e cambierò le regole» decretai. «Sono stanco di questa storia che il best friend forever del protagonista maschile deve sempre stare un passo dietro di lui. Domani andrò dalla parrucchiera a farmi i colpi di luce e allora vedrai che il tuo primato verrà messo in discussione.»

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Capitolo 7
*** Shopping ***


A volte ritornano e questo capitolo è una di quelle volte. Dopo avere ceduto il POV nelle puntate precedenti ai Serakostaphin ero riuscita finalmente a riappropriarmi di ciò che mi apparteneva di diritto, in un sabato mattina di settembre in cui mi recavo insieme a mia figlia Destiny a fare shopping per il Ballo d'Autunno.
Mia figlia non sapeva ancora dove l'avrei portata, ma sarebbe stata senz'altro molto felice di sapere cos'avevo in programma per lei.
«Scusa, mamma, dove stiamo andando?» mi domandò, con un filo di emozione di troppo nella voce. «Mi avevi detto che mi avresti accompagnata a conoscere una tua amica broker finanziaria affinché potesse illustrarmi i segreti della sua professione, ma sbaglio o stiamo andando verso il centro commerciale?»
«Esatto» le confidai. «Dì la verità, non sei felice?»
«Cosa dobbiamo andare a fare al centro commerciale?»
«A comprare il mio vestito per il ballo scolastico.»
«Alle sette e mezza di mattina?»
«Esattamente. Voglio essere la prima a entrare, devo fare presto. Alle 14.00 inizio il turno al minimarket, non ho tutta la giornata a disposizione.»
Destiny si mise le mani tra i capelli.
«Ti prego, fammi scendere! Avrei potuto passare tutta la mattina a studiare, invece devo venire con te a vederti mentre ti provi cinquanta vestiti, tanto sappiamo tutte e due che alla fine sceglierai per quello meno costoso.»
«E ti sembra un problema comprare il vestito meno costoso?»
«No, mi sembra un problema essere costretta a venire con te. Non potevi portare Faith come al solito? E non potevi chiedere una giornata di ferie, così avresti potuto girare per i negozi fino a mezzanotte?»
«Perché?» le domandai, insospettita da quella sua proposta. «Volevi la casa libera fino a sera, in modo da poterti incontrare con il tuo ragazzo?»
«Non ho un ragazzo.»
«E allora cosa aspetti a trovartene uno? Credo che anche voi teenager presto avrete un ballo scolastico.»
«Voglio andare a casa a studiare. Possibile che sia così difficile da capire questo concetto?»
«Sì, certo, è un concetto incomprensibile. Voi giovani siete proprio dei disagiati, siete riusciti a inventarvi perfino la voglia di studiare. Il mondo andrà allo sfascio e sarà tutta colpa vostra. E ora scusami, ma quello è Valentin a bordo di una Vespa, devo assolutamente salutarlo.»
Per salutarlo feci una sgommata suonando il clacson e lo sfidai.
«Chi arriva ultimo al centro commerciale è scemo!»
Valentin non venne nemmeno verso il centro commerciale, quindi vinsi la nostra gara a tavolino. Parcheggiai la macchina accanto a quella di Kostantin e lo vidi seduto a bordo insieme a Seraphin, mentre aspettavano l'orario di apertura.
Siccome ero timida, per esigenze di trama feci finta di non vederli e mi diressi di soppiatto verso il centro commerciale, seguita da Destiny che si era messa a tenere un comizio sulla contabilità.
Finalmente giunsero le 9.30 e mi precipitai nel primo negozio vicino all'ingresso. Vendeva lingerie, quindi comprai il completo meno costoso in assoluto, da indossare per il dopo-ballo in hotel. Mi dissero che aggiungendo due euro (moneta corrente nel piccolo paesino di New York nel quale mi trovavo) avrei potuto avere in abbinato anche un cerchietto con le orecchie da Playmate, quindi non mi lasciai sfuggire una simile occasione. Solo dopo avere fatto quell'acquisto realizzai che nel dopo-ballo non ne avrei avuto bisogno perché in qualità di protagonista avrei vinto sicuramente il titolo di Miss Ballo d'Autunno e indossato la relativa corona di latta.
Nel frattempo si erano fatte le 9.55 e dovevo assolutamente sbrigarmi, se non volevo rischiare di rimanere senza vestito per il più grande evento che si sarebbe tenuto nel mese di ottobre.
Uscii di scatto dal negozio di lingerie e mi precipitai verso uno di quelli che vendevano abiti da sera, schiantandomi contro due loschi individui che uscivano da un negozio di cravatte. Siccome non eravamo al pub, non temetti di subire una violenza sessuale, ma vidi comunque la signora Prudence che passava di lì per ogni evenienza per salvarmi la vita in caso di necessità.
Anche mia figlia la vide e andò a chiederle un autografo. Le vidi poi che dibattevano di argomenti economici e lasciai perdere, potevo anche fare a meno di Destiny. I due loschi individui nel frattempo erano caduti a terra per via del nostro scontro e si stavano rialzando a fatica.
«Seraphin, Kostantin!» esclamai, con una certa sorpresa. «Cosa ci fate qua?»
«Kostantin non possiede nessuna cravatta decente» mi informò Seraphin, «Quindi l'ho accompagnato a comprarsene una, dato che riteneva che solo il mio buongusto potesse essergli d'aiuto per risolvere un problema di tale entità.»
«Posso venire con voi?» li supplicai. «Sarei felicissima di aiutare Kostantin a decidere he cravatta comprare. È una cravatta per il ballo?»
Seraphin rispose: «Sì, è una cravatta per il ballo, anche se non è ancora sicuro che sua moglie Fallenangel voglia venirci. Io, nel frattempo, pensavo di invitart-...»
«Ehi, cosa fai?!» sbottò Kostantin. «Non puoi invitarla al ballo. Non adesso. È sleale, non mi hai ancora dato il tempo di andare a farmi i colpi di luce biondi.»
Mi resi conto che entrambi volevano invitarmi al ballo e per l'emozione rischiai di svenire. Poi mi ricordai di non essere una damigella dell'Ottocento ed ebbi una reazione più contemporanea: mi sentivo già tutta bagnata quando mi introdussi con i Serakostaphin all'interno del negozio di cravatte, sperando che presto con la stessa eleganza uno dei due si introducesse dentro di me.
Non sapevo chi avrei scelto tra i due, perché erano entrambi due figoni, ma non c'era problema, tale decisione avrei dovuto prenderla soltanto all'ultimo capitolo ed era mio dovere fare in modo che la fyccina durasse fintanto che l'autrice non si fosse stancata di scriverla.
Kostantin era eternamente indeciso, tutte le cravatte che vedeva sembravano non fare al caso suo, quindi alle 10.25 annunciai che andavo un po' di fretta e che dovevo assolutamente andare a provarmi un vestito.
Seraphin propose di fare una pausa dalla ricerca della cravatta e ci recammo in uno dei negozi di abbigliamento, che scelsi perché era il più low cost in assoluto.
Scelsi alcuni abiti a caso e mi diressi verso un camerino, pregando Seraphin e Kostantin di attendermi lì davanti in religioso silenzio. I due non rimasero affatto in religioso silenzio e all'esterno li sentii immersi in una discussione sul ballo scolastico.
«Avresti dovuto pensarci prima ai colpi di luce. Ti ricordo che sono il protagonista maschile di questa storia e ho tutto il diritto di invitare la protagonista femminile al ballo.»
«Avevi detto che non l'avresti fatto. Non puoi aspettare fino a domani sera? La parrucchiera di fiducia di Fallenangel ha accettato di ricevermi domani nel primo pomeriggio per darmi un look che possa fare cadere Hopeless ai miei piedi.»
«Ai tuoi piedi non hai ancora le Converse. Io sono un ragazzo pon-pon e tu no, non hai comunque speranze.»
«Lunedì inizio anch'io come ragazzo pon-pon, cosa credi, che non mi sia dato da fare? La signora Prudence si è già accordata con Hopeless: se anch'io farò parte della squadra delle cheerleader, passerà direttamente dalla media del sette a quella dell'otto.»
«Comunque arrivi tardi. Rubi sempre tutte le idee migliori a me. Sarai sempre l'eterno secondo, non potrai avere Hopeless.»
«Questo, se permetti, è tutto da vedere. Presto sarò riconosciuto come il vero figo della classe e allora non avrai più speranze.»
Era meraviglioso che due figonihhhh come loro si stessero contendendo le mie attenzioni quando avrebbero potuto fare colpo su qualsiasi donna, ma ero stanca di sentire le loro chiacchiere, quindi li misi a tacere uscendo dal camerino indossando un abito color panna dalla scollatura molto abbondante, con uno spacco laterale che arrivava quasi fino all'inguine. Ero certa che la poca stoffa utilizzata fosse la ragione per cui quell'abito era il meno costoso tra quelli che avevo selezionato, ma era sempre bello unire l'utile al dilettevole, quindi i due iniziarono a fissarmi con la bava alla bocca e il desiderio di invitarmi al ballo.
Mi sentivo incredibilmente appagata, quindi nonostante fosse ancora presto tornai dentro il camerino, mi sfilai l'abito e tornai a indossare l'uniforme da cheerleader che per abitudine portavo anche nel tempo libero, poi andai alla cassa a pagare.
Consegnai alla cassiera venti euro e presi il centesimo di resto che mi venne indietro infilandomelo nel reggiseno. A quel punto ero pronta per fare un'ulteriore visita al negozio di cravatte, ma accadde un terribile misfatto.
Seraphin e Kostantin entrarono indisturbati nel negozio, mentre io mi schiantai addosso a un'altra persona che passava di lì per caso. Quella persona era Faith. Il sacchetto che conteneva il mio abito da sera color panna cadde a terra e si aprì, lasciando intravedere il pregiato tessuto low cost del grazioso ed elegante indumento.
Faith non parve soddisfatta di quello che vedeva e affermò che non solo era un abito da TrOyA, ma era anche un abito da StRaCçYoNa. Avrei dovuto sentirmi devastata, ma replicai che la tro*a stracciona era lei, che da ragazzina doveva elemosinare i miei "Cioè". Quel pensiero triggerante la fece indignare, dato che mi si avventò addosso e mi afferrò per i capelli, che quel giorno portavo raccolti in una coda alta perché l'autrice si era dimenticata che nel primo capitolo avevo i capelli corti. Mi piaceva il modo in cui la mia coda volteggiava quando facevo salti mortali nella mia uniforme da cheerleader e trovavo oltraggioso che Faith mi stesse tirando i capelli.
La afferrai per le tette e strizzai, finché non lanciò un urlo di dolore.
«È tutta scena» decretai. «Sono certa che ti piacerebbe tanto farti strizzare le tette da Seraphin.»
«Certo che mi piacerebbe e altro che farmi strizzare le tette» ribatté Faith. «Me lo s*operei in diverse posizioni e senza neanche attendere la sera del ballo scolastico.»
«Questo conferma che sei una TrOyA» puntualizzai. «Solo le tro*e fanno sesso in occasioni diverse dalla sera del ballo scolastico. Possibile che tu non abbia ancora imparato a comportarti entro i limiti della decenza?»
Cercai di strizzarle di nuovo le tette, ma Faith mi tirò un pugno sul naso, facendomi volare a terra. Chi credeva di essere, la signora Prudence al cospetto di un potenziale stupratore seriale? Era una vera e propria indecenza. Nonostante avessi deciso di non rivolgere più la parola a Valentin, avrei dovuto assolutamente tornare sui miei passi e parlargli per convincerlo a schierarsi dalla mia parte.
Vidi Valentin proprio quel pomeriggio, quando venne al minimarket per comprare delle salsicce da cuocere alla griglia, grazie ai soldi che gli aveva dato sua madre. Non mi sentivo ancora pronta per fare il grande passo, quindi rimandai. Era stata una giornata già abbastanza impegnativa: avevo comprato un abito da sera al prezzo di diciannove euro e novantanove, avevo accompagnato Seraphin e Kostantin in un negozio di cravatte e tra una cosa e l'altra ero guarita in circa due minuti e ventisette secondi da una frattura al setto nasale. Avevo anche abbandonato mia figlia al centro commerciale, cosa che ricordai soltanto a sera inoltrata, ma Destiny non si offese. Anzi, mi raccontò di avere conosciuto un ragazzo figlio di una commercialista e di un direttore d'azienda e di essersi innamorata seduta stante di lui, anche se non aveva né i capelli biondi né gli occhi azzurri. Non era neanche particolarmente muscoloso e non portava camicie sbottonate, quindi decretai che mia figlia aveva gusti di m*rda, ma non era un problema mio. Avevo un ballo scolastico al quale farmi invitare ed ero ormai pronta per l'evento. Non mi restava che attendere il duello tra i Serakostaphin per comprendere chi dovesse essere il mio cavaliere.

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Capitolo 8
*** Valentin ***


Era una calmissima serata di settembre ed ero arrivata in anticipo nel parcheggio della scuola. Anzi, qualche capitolo fa era fine settembre e i giorni continuavano a passare imperterriti in quelli seguenti, quindi assegnerei d'ufficio la suddetta serata al mese di ottobre. Era una calmissima serata di ottobre ed ero arrivata in anticipo nel parcheggio della scuola, guardandomi nel retrovisore perché ero stata dalla parrucchiera il giorno precedente e quindi dovevo trovare una scusa per descrivere la mia nuova acconciatura. Non variava da quella precedente se non che adesso avevo la frangia. Il resto dei capelli lo tenevo legato in una coda alta, con un elastico sfumato di un range di colori che andavano dal lavanda all'antracite, sfumando verso il salmone scuro e culminando con dei fili color terra di Siena bruciata. Faceva parte di una confezione da dodici che avevo comprato sette anni prima a un mercatino delle pulci in offerta speciale in abbinato a un soprammobile a forma di pappagallo sudamericano che avevo tenuto sulla credenza finché un giorno non mi era caduto a terra mentre spolveravo. Era stato un giorno molto triste per me, ma mi erano rimasti gli elastici per capelli e questo lo trovavo quantomeno una consolazione.
Il color lavanda era il più acceso di quelli presenti nell'elastico che portavo ai capelli, ma fortunatamente era sobrio al punto tale da non spiccare troppo. Non volevo che la mia uniforme da cheerleader, simile a una divisa da guerriera Sailor, ma con la gonna color porpora e il fiocco di tonalità fucsia Hollywood, potesse non spiccare abbastanza. Solo le scarpe, perfettamente abbinate, dato che erano delle Converse a strisce porpora e fucsia Hollywood adornate da stelline dorate e teschi argentati, potevano risaltare tanto quanto la mia uniforme. Siccome stava iniziando a fare un po' fresco, tuttavia, a partire da quella sera portavo anche un paio di calzettoni di lana rosa pallido.
Mi ripararono i polpacci dal fresco della sera, quando scesi dalla macchina, ma mi arrivò una vampata di gelo lungo le cosce. Dovevo assolutamente chiedere la convocazione di una riunione straordinaria del consiglio scolastico per mettere all'ordine del giorno la discussione dell'eventualità di aggiungere un paio di leggings di lana alla divisa da cheerleader. Se mi avessero detto di no, avrei minacciato di chiedere all'autrice di intervenire in mio favore facendo scendere sul piccolo paesino di New York un clima subtropicale. Anzi, siccome il clima subtropicale avrebbe costretto i fighi a sbottonarsi ulteriormente la camicia, scartai sul nascere la riunione straordinaria del consiglio scolastico e la temperatura salì all'istante a ventotto gradi. Mi diressi con grande soddisfazione verso l'ingresso della scuola, pensando di entrare. Non lo feci, tuttavia, perché trovai Valentin seduto sui gradini davanti all'entrata mentre smanettava sul cellulare.
Mi sedetti accanto a lui.
«Cosa fai?»
«Una cosa molto importante.»
«Ovvero?»
«Non sono sicuro di poterla condividere con te, adesso che non siamo più amici.»
«No, dimmi» lo supplicai. Ero io che decidevo se eravamo amici o no, non lui. «Cosa stai guardando?»
«Ieri era il mio compleanno, quindi mia madre mi ha regalato dei soldi» mi informò Valentin. «Sto guardando un catalogo di barbecue, perché ho deciso di comprarne uno nuovo. E per prima cosa cucinerò una grigliata di verdure per mia madre, dato che è il suo piatto preferito.»
Era proprio un ragazzo dolce e sembrava anche avere fatto il bagno nel dopobarba. Inoltre si era pettinato i capelli e negli ultimi due minuti non aveva ancora ruttato. Se fossi stata una racchia, l'avrei considerato un potenziale marito modello, quindi non capivo perché alcune delle cesse della classe non gli avevano ancora messo gli occhi addosso.
Valentin, però, sembrava avere altri programmi per la testa, dato che mi chiese: «Secondo te sto iniziando ad assumere l'aspetto di una persona civile? Faith mi ha promesso che, quando non dovrà più vergognarsi di me, ci metteremo insieme. Mi ha anche già trovato un'occupazione come aiuto-scaricatore di porto, quindi a breve inizierò ad avere uno stipendio.»
Era tutto molto bello e romantico, ma rimaneva il fatto che Faith fosse la mia nemica giurata e che non potevo sopportare l'idea che il mio best friend forever d'infanzia si mettesse insieme a lei. Faith doveva rimanere single a vita, una persona come lei non meritava di trovarsi un uomo.
Espressi le mie rimostranze a Valentin, che obiettò: «È da quindici anni che non faccio altro che sfogliare vecchi numeri di Playboy, vorrei avere una donna vera, prima o poi.»
Stavo per ricordargli che aveva avuto me, in passato, ma lasciai perdere, perché io stessa avrei preferito rimuovere quei ricordi. In più non volevo correre il rischio che qualcuno della scuola lo scoprisse, che figura ci avrei fatto? Non mi avrebbero mai creduto se avessi raccontato che ai tempi Valentin era presentabile e sarei stata bollata a vita. Non potevo permettermelo, il mio obiettivo era diventare la ragazza più popolare della scuola, qualunque cosa questa espressione significasse e qualunque cosa significasse essere popolare in un luogo in cui passavo molto meno tempo che al minimarket.
Dissi, piuttosto: «So che per te trovare una donna è importante, ma perché proprio lei? Perché una persona che odio profondamente e che mi odia?»
«Era la tua migliore amica fino a pochi capitoli fa» replicò Valentin. «Non capisco che cos'hai contro di lei.»
«Voleva che io ti pagassi una birra quando toccava a lei» precisai. «Questa è una ferita insanabile, non ho mai subito un torto peggiore nella vita. Cosa faresti tu al mio posto?»
«Mi berrei un'altra birra.»
«Non mi piace la birra.»
«Allora bevi quello che ti pare o mangia una salsiccia piena di unto, ma vai avanti. Non ha senso rimanere fermi a guardare indietro.»
«A volte guardare indietro è il modo migliore per tenersi al riparo dalle in*ulate.»
«Come sei poetica, Hope. Se non fossi già innamorato di Faith, mi innamorerei seduta stante di te.»
Mi aveva chiamata Hope. Mi faceva pensare a quando ero ancora una ragazzina innocente e mi sentii per un attimo al settimo cielo. Poi tornai alla realtà e ci tenni a correggerlo: «Adesso mi chiamo Hopeless. Hope non c'è più, ormai è morta.»
«Non devi dire questo» ribatté Valentin. «Quella Hope c'è ancora, da qualche parte, e non sta aspettando altro che di venire fuori. La sento, la sento profondamente, dentro di te.»
«Valentin, piantala!» replicai, stizzita. «Mettiti di nuovo a ruttare e piscia sulla tavoletta del cesso, fai quello che vuoi, ma smettila di tirare fuori queste massime. Sei out of character e sei anche un arrampicatore sociale. Vuoi passare dalla parte del mondo civilizzato che non ti spetta. Quale sarà il prossimo passo?»
«Non saprei, per il momento punto ad avere un POV, ma credo che prima sia necessario radermi e diventare astemio, oltre che sostituire la mia Vespa con un mezzo più potente. Penso che se mi comprassi una moto seria potrei fare il salto di qualità. Sarei visto come un kriminalehhhh badboy dalle madri delle mie potenziali fidanzate, perché non c'è nessun crimine peggiore del guidare una moto.»
Lo feci tornare alla realtà: «Tu non hai i soldi per comprarti una moto.»
«Già, e questo mi lascia piuttosto spiazzato» convenne Valentin. «Se non avessi appena deciso di cercare di diventare astemio in onore della figaggine e della possibilità di avere un giorno un POV, credo proprio che mi darei all'alcolismo.»
«Beh, allora fallo pure liberamente» gli suggerii. «Tanto non avrai mai un POV, non sei figo abbastanza. E solo una disperata come Faith potrebbe mettersi con te.» Siccome Faith si stava avvicinando, ripetei a squarciagola: «SOLO UNA DISPERATA COME FAITH POTREBBE METTERSI CON TE.»
Faith si avvicinò a noi a passo spedito. Credevo volesse venire a picchiarmi un'altra volta e mi preparai per ridurla in polpette, ma quello che accadde dopo ebbe dell'incredibile. Si sedette infatti in braccio a Valentin e gli infilò in bocca tre metri e ventisei centimetri di lingua.
Le cheerleader mie detrattrici si misero ad applaudire facendo urla da stadio. Perfino la signora Prudence, che passava di lì per caso, si mise ad applaudire e a fare urla da stadio. Anche un gruppetto di teppisti che stavano dipingendo i cancelli della scuola di rosa shocking tanto per fare venire sera si misero ad applaudire e a fare urla da stadio. Siccome avevo un solo modo per stare al centro della scena, mi alzai in piedi, mi misi ad applaudire e a fare urla da stadio. Poi presi due pon-pon che si erano materializzati dal nulla e agitandoli in aria feci un triplo salto mortale, avendo cura che mi si alzasse la gonna abbastanza per far vedere che indossavo un paio di mutande in tinta con le Converse: erano infatti a strisce porpora e fucsia Hollywood con stelline dorate e teschi argentati. Naturalmente la mia acrobazia non passò inosservata e, seppure non indossassero in quel momento le uniformi da cheerleader, anche Seraphin e Kostantin si misero a fare salti mortali nel cortile della scuola. Continuammo per venti minuti buoni, almeno fino a quando la signora Prudence si affacciò alla finestra dell'aula e ci informò che eravamo in ritardo e che la lezione di economia aziendale era già iniziata da un quarto d'ora e lei stava parlando al vuoto.
Tutti corsero all'interno, inclusi Seraphin e Kostantin. Solo Faith e Valentin rimasero in cortile a limonare. Non potevo sopportare quella scena, quindi mi misi in mezzo e li separai. Poi urlai, rivolta a Faith: «Stai lontana da Valentin, è il mio best friend forever e non ti permetto di avvicinarti a lui. Devi andartene e lasciarlo in pace.»
Faith mi fissò con aria di sfida, poi si strappò via il sobrio soprabito beige che indossava e si mostrò nel suo splendore: portava una divisa da cheerleader.
«What the f*ck?!» esclamai, colta alla sprovvista. «Chi ti ha dato il permesso di entrare nella squadra delle cheerleader?»
«La preside in persona» mi rispose Faith. «È venuta nel negozio di bigiotteria dove lavoro e, per convincerla, le ho fatto uno sconto sull'acquisto di un paio di orecchini. Ha accettato subito. Mi ha detto che presto tornerà a comprarsi una collana. Se le faccio un altro sconto potrei addirittura riuscire a spodestarti.»
Tutto ciò era oltraggioso. Come avevo fatto per tutti quegli anni a considerarla un'amica?
La guardai con disprezzo e affermai: «C'è una sola cosa che puoi fare, ormai.»
«Ovvero?»
«Ovvero restituirmi tutti i miei "Cioè". In tal caso di permetterò di avere una love story con Valentin.»
«Io e Valentin siamo adulti e non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno» replicò Faith, con freddezza. «Se la cosa non ti sta bene, puoi cambiare fyccina.»
Ero oltraggiata, quindi decisi di non entrare per la lezione di economia aziendale. Rimasi in cortile a fare salti mortali random, almeno finché non mi stancai. Faith doveva già essere entrata a scuola, lasciandomi completamente sola. Scoppiai in un pianto disperato, pensando che la vita non avesse più un senso. Sapevo che, se mi fossi comportata così, Seraphin sarebbe uscito dalla scuola per dirmi che mi amava e che non dovevo piangere, perché la mia vita con lui sarebbe stata perfetta, ma non accadde. Arrivarono solo i quattro stupratori che si lamentarono del fatto che non fossi andata al pub, complicando loro la vita. Mi salvai grazie alla fine della lezione di economia aziendale, dato che la signora Prudence venne a picchiarli un'altra volta.

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Capitolo 9
*** Winter ***


Era una notte buia e tempestosa, ovvero era la stessa sera di prima, ma visto il passaggio alla fascia subtropicale era scoppiato un acquazzone degno della Foresta Amazzonica e io ero nel cortile della scuola nella mia divisa da cheerleader. Dalle finestre della scuola veniva solo un buio pesto perché un fulmine aveva fatto saltare la corrente e presto piccole fiammelle iniziarono a sollevarsi. Erano accendini, sembrva di essere a un concerto negli anni '90. Poi mi arrivò un foglio di carta appallottolato in testa. Siccome eravamo tornati momentaneamente negli anni '90, sul foglio c'era scritto "ti trovo molto carina, vorresti metterti con me? Sì, no, forse, rispondi con una crocetta". Feci la crocetta sul "forse" e lanciai il foglio nuovamente appallottolato dentro la finestra. Avevo risposto "forse" perché non ero riuscita a identificare, nonostante il mio evidente sguardo che andava oltre il buio, la grafia che aveva scritto il biglietto. Si trattava di Seraphin o di Kostantin? Decisi che avrei indagato in proposito. Però mi serviva una nuova best friend forever generica per quello scopo. Aspettai che uscisse dalla scuola una persona a caso e infatti giunse una bidella sui cinquant'anni venuta a portare un sacco di spazzatura nel cassonetto.
La placcai in stile giocatore di rugby e le domandai: «Vuoi diventare la mia best friend forever in questo capitolo?»
«Sì» rispose la bidella, presentandosi. «Mi chiamo Winter. Per l'esattezza sono diventata Winter Summer per via dell'ordinanza del nostro sindaco Bibiero De' Giustini.»
«Io, invece, sono Hopeless» la informai.
«Sì, certo, lo so, sei la cheerleader migliore della scuola e io stessa vorrei tornare a iscrivermi a scuola per diventare una cheerleader. Sei la mia fonte di ispirazione.»
Siccome indossava un banale grembiule da bidella, la invitai a raggiungermi in macchina, dove tenevo degli indumenti di riserva. Le feci indossare una felpa rosa con il cappuccio raffigurante Snoopy adornato di stelline e di teschi, un paio di leggings tigrati e un paio di Converse turchesi che portavo con me per ogni evenienza.
«Mi dispiace, queste non posso mettermele» decretò Winter, dopo averle provate. «Io porto il quarantuno e queste scarpe sono al massimo un trentasette. E poi non capisco la tua mania per le Converse. Non potresti indossare un paio di scarpette di cristallo da verahhhh principessahhhh?»
Una domanda di tale entità comportava una risposta estremamente argomentata supportata dalla proiezione di un Power Point ad hoc, quindi le dissi, con grande profondità emotiva: «Okay, boomer.»
Winter si lamentò: «Dovresti dirlo senza virgola.»
Quella considerazione mi fece illuminare. Ah, no, era semplicemente tornata la corrente. Nel frattempo suonò la campanella che annunciava la fine delle lezioni. Winter tornò dentro la scuola per fare le pulizie nella nostra aula e io la seguii, delineando con lei un piano d'azione per scoprire chi fosse il mio corteggiatore. Disertai quindi la cena in mensa, anche perché il menù di quella sera prevedeva un filetto di halibut che oltraggiosamente non aveva il sapore del petto di pollo alla piastra, prendendo appunti. Winter si rivelò piuttosto illuminante, dato che per anni aveva origliato i pettegolezzi delle studentesse che avevano come obiettivo principale quello di fidanzarsi con il figone di turno.
«Dobbiamo introdurci di nascosto nelle case dei tuoi cavalieri.»
«In che modo? Non so nemmeno quale sia il loro indirizzo.»
«Ti do le chiavi della segreteria. Cerca nel secondo cassetto della scrivania. Non il primo, ci sono solo le copie di "Sorrisi e canzoni TV" che l'addetta legge di nascosto durante l'orario di lavoro.»
«E poi? Come farò a entrare in casa loro?»
«Avranno sicuramente lasciato un mazzo di chiavi sotto lo zerbino.»
«Hai ragione. Saresti disposta ad accompagnarmi?»
«Va bene, ma solo perché mi sono impegnata a diventare la tua best friend forever generica per tutta la durata di questo capitolo.»
Attesi con una certa impazienza che Winter finisse di lavorare, dopodiché uscimmo da scuola e salimmo a bordo della sua auto. Lasciai la mia nel parcheggio per non dare nell'occhio. La casa più vicina era quella di Seraphin che ovviamente, per esigenze di trama, aveva lasciato le chiavi sotto lo zerbino. Abitava in un bilocale modesto ma piuttosto ben tenuto, non c'era un granello di polvere in giro né nulla di fuori posto. Sarebbe stato l'uomo perfetto da sposare, non avrei più dovuto fare le pulizie nessun giorno della mia vita.
Mi infilai nella sua stanza e guardai dentro ai cassetti dell'armadio che tipo di mutande portasse. Trovai un meraviglioso paio di boxer verde brillante e mi venne spontaneo alzarmi la gonna.
Winter entrò nella stanza e mi colse in quella posa. Si mise a leccarsi le labbra e mi disse: «Sei proprio carina.»
Mi si avvicinò e mi baciò. Non mi aspettavo questa svolta, ma ancora di meno mi aspettavo che mi buttasse sul letto e mi strappasse via le mutande.
Fu un'esperienza meravigliosa e solo dopo una serie di orgasmi multipli mi ricordai della mia indagine. A casa di Seraphin non c'era niente che non andasse, a parte una bottiglia di Coca Cola Zero, quando aveva sempre sostenuto di non avere bisogno di bere bibite dietetiche per non ingrassare.
Dopo esserci assicurate di non avere lasciato tracce ce ne andammo, mettendo di nuovo le chiavi educatamente sotto lo zerbino. A quel punto non restava altro da fare che andare a casa di Kostantin.
Eravamo a metà strada quando Winter si fermò di colpo nel bel mezzo della carreggiata.
«Devo farti una confidenza» mi informò, mentre dietro di noi una serie di automobili protestava per l'interruzione organizzando un concerto di clacson. «Sono stata io a mandarti quel biglietto e a chiederti se vuoi metterti insieme a me.»
«Mi dispiace, ma ti considero solo un'amica» risposi. «Ora, per favore, portami a casa di Kostantin.»
«Ti accompagno a casa di Kostantin, ma solo perché conto sulla speranza che prima della fine della fyccina me la darai un'altra volta.»
«Allora temo che resterai molto delusa.»
«Io spererò di potermi fidanzare con te un giorno. Anzi, ti vorrei addirittura sposare. Ti prego, Hopeless, sposami e diventa la mia toygirl.»
«No, non mi sposerò finché la bigamia non sarà concessa e non potrò sposarmi entrambi i Serakostaphin.»
Per protesta Winter si mise a sgommare a organizzare gare con mezzi di trasporto random che ci passavano accanto. Uno di questi era la Vespa di Valentin, ma non la stava guidando Valentin. A bordo c'erano ben quattro uomini che riconobbi subito. Oltre al tentato stupro, quei quattro si erano dedicati anche al furto di motorini, a quanto pareva.
Winter li investì, facendoli cadere a terra, e la rimproverai subito per il misfatto.
«Quella è la Vespa di Valentin, che non ha certo i soldi per portarla in carrozzeria a sistemarla, adesso.»
Winter non ebbe il tempo di rispondermi, perché eravamo già arrivate dall'altro capo del piccolo paesino chiamato New York dove abitava Kostantin. Restammo subito molto deluse: non c'erano delle chiavi sotto lo zerbino. In compenso c'era una donna che, affacciata alla finestra, leggeva il giornale.
«Secondo te perché legge il giornale affacciata alla finestra?» chiesi a Winter. «È buio, forse vedrebbe meglio se si mettesse in casa sotto al lampadario.»
«Esattamente» convenne Winter, «Quindi si sarà messa lì per esigenze di trama. Dobbiamo assolutamente vederla e riconoscerla. Ti dice niente?»
«No.»
«Aspetta che mi metto gli occhiali, ci provo io.»
«Gli occhiali?»
«Sì, sono miope. Mi mancano numerose diottrie.»
«E allora perché hai guidato senza?»
«Chi se ne frega, tanto è fentasi.»
Spalancai gli occhi.
«No, aspetta, da quando è diventata una fyccina fentasi? Stai barando!»
«No, non sta barando» disse un drago che passava di lì per caso alitandomi addosso una fiammata. «Ora però scusate, ma vado un po' di fretta. Mi sono perso sulla Terra e devo tornare nell'effettivo universo parallelo fentasi.»
Guardai Winter scuotendo la testa.
«Quella cosa che mi hai offerto dopo il sesso dicendomi che sarebbe stata la mia prima sigaretta non era davvero una sigaretta, vero?»
«Azz, mi hai sgamata» borbottò Winter. Adesso che indossava gli occhiali, si mise a guardare attentamente la donna alla finestra. «L'ho già vista, eppure non riesco a ricordarmi dove.» Si rivolse direttamente a lei: «Ehi, tu, per caso sai dirmi dove ci siamo già viste?»
«Quella volta che sei andata a trovare tuo fratello al lavoro, quando faceva il rider nei pressi della sede di un piccolo giornale di paese chiamato New York Times.»
«Giusto» confermò Winter, rivolgendosi stavolta a me. «Sono passati quattro anni, non ricordavo bene. Se non sbaglio mi ero persa nella sede del giornale mentre cercavo mio fratello che era andato a consegnare al direttore un panino alla porchetta, finendo per sbaglio nell'ufficio di quella donna. Stava criticando un suo collega e quel collega era Kostantin.»
«No, aspetta, non è possibile» replicai. «Kostantin lavora in una discarica.»
«Kostantin finge di lavorare in una discarica» affermò Winter. «Mi dispiace, Hopeless, il tuo cavaliere ti ha mentito. Non è chi sostiene di essere e se non mi credi non voglio più avere una love story con te e nemmeno essere la tua best friend forever.»
«Non fa niente» risposi, «Tanto ormai sta finendo il capitolo. Non me ne faccio niente di una bidella cinquantenne come amica. E poi, se vuoi un consiglio, cerca di rimorchiare donne della tua età. E restituiscimi subito la felpa. L'ho pagata ben dieci euro al mercato.»
Con riluttanza, si tolse la felpa. Anch'io con riluttanza mi allontanai da lei: portava almeno la quinta di reggiseno. Rimasi sola lungo la strada, chiedendomi quanto tempo sarebbe passato prima della comparsa della gang degli stupratori.
Non arrivarono, ma in compenso arrivò Seraphin. Siccome la donna era già rientrata in casa perché non necessitava più di essere riconosciuta, attirò la sua attenzione lanciandole dei sassi contro la finestra, il cui vetro era già rotto a causa del probabile lancio di una sveglia.
«Moglie di Kostantin, esci da lì!» la chiamò. «Oggi non sono venuto nello sgabuzzino della palestra perché stavo facendo le pulizie al centro anziani frequentato da mia zia, dove mi hanno assunto in pianta stabile, ma sono certo più che mai di volere stare con te!»
La donna si affacciò alla finestra replicando: «Non mi chiamo moglie di Kostantin, mi chiamo Fallenangel.»
«Qualunque sia il tuo nome, lancia la tua treccia adornata con Svarowski giù dalla finestra. La utilizzerò per salire e venire a raggiungerti.»
«No, non farlo!» lo pregai. «Ti devo parlare di una cosa importante.»
«Mi devi confessare che sei entrata in casa mia di nascosto e che hai fatto sesso con una bidella sul mio letto? Lo so già, ho le telecamere in casa.»
Avvampai.
«Azz...»
«Non fa niente. Anzi, è stato piuttosto eccitante assistere alla scena.»
«Però non volevo parlarti di questo, ma del tuo amico Kostantin. Hai mai pensato che avesse qualcosa da nascondere?»
Seraphin scosse la testa.
«Sono una mente semplice, non mi pongo dubbi esistenziali.»
«Ebbene, il tuo amico Kostantin non lavora in una discarica. Sembra che lavori per il New York Times. Dovrebbe avere minimo una laurea. Che cosa ci fa allora alle scuole serali? È un infiltrato.»
Seraphin mi guardò piuttosto a lungo, poi mi rassicurò: «Vai a casa, Hopeless. Ci penserò io a vedermela con lui e a proteggerti dalle sue macchinazioni. Però, in cambio, vorrei che tu mi facessi un favore.»
«Se posso...»
«Vieni al Ballo d'Autunno con me.»
Gli occhi mi si bagnarono di lacrime e non furono l'unica parte del mio corpo che si bagnò. Mormorai un "sì" con tono languido e finalmente Seraphin mi baciò.

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Capitolo 10
*** Fallenangel ***


Mentre baciavo Hopeless mi appropriai del POV e la mandai a casa, perché essendo una protagonista femminile di fyccine doveva essere protetta e tutelata a qualsiasi costo mentre accadevano eventi pericolosi. Non sapevo esattamente che evento pericoloso stesse accadendo, dato che mi trovavo semplicemente per strada di fronte a casa di Kostantin, ma sapevo che se avessi atteso pazientemente una situazione da badboy questa si sarebbe presentata in men che non si dica.
Arrivò infatti Kostantin e, senza dargli nemmeno il tempo di parlare a propria difesa, lo afferrai per i capelli castani chiari con colpi di luce biondi grazie ai quali i suoi punti di figaggine erano aumentati avvicinandosi molto ai miei.
Kostantin reagì tirandomi un calcio nelle pa**e e caddi a terra in un grido di dolore che risvegliò perfino le anime del purgatorio. Le anime del purgatorio mi dissero che non faceva niente perché tanto non stavano dormendo ma giocando a briscola, quindi mi sentii rassicurato. Il mio processo di rigenerazione immediata iniziò così e dopo circa ventisette secondi e mezzo non sentivo più alcun dolore all'inguine.
Mi alzai in piedi e mi misi a ruggire come un licantropo, poi lasciai perdere perché i licantropi sono pelosi quindi poco fighi secondo gli standard delle fyccine di generi diversi dal fentasi. Decisi quindi di comportarmi da persona sensata e responsabile e azzardai: «Sbaglio o mi hai mentito sulla tua identità?»
«Non venire a fare la morale a me, non dopo che ti sei s*opato Fallenangel pur credendo che fosse mia moglie» replicò Kostantin. «Tra l'altro mi ha detto che ce l'hai piccolo.»
«Quindi Fallenangel non è davvero tua moglie» realizzai. «Anche lei mi ha mentito. Trovo tutto ciò inaccettabile. Ti ho sempre trattato come il mio best friend forever e ho sempre trattato lei come la donna della mia vita. Perché voi avete trattato me come un povero idiota raccontandomi una bugia dopo l'altra?»
«Per tua informazione mi sono iscritto alle scuole serali per una seria indagine giornalistica» mi spiegò Kostantin. «Cosa dovevo fare, raccontarti per filo e per segno la storia della mia carriera professionale? Non mi fido della gente che abita nei paesi piccoli in cui tutti si conoscono, mi ricordo ancora come funzionavano le cose quando abitavo a Londra, non potevo sbadigliare senza che chiunque ne fosse al corrente. Non...»
«Non cercare di incantarmi raccontandomi di come si viva male nei paesi piccoli» lo interruppi. «Rimane il fatto che mi sento oltraggiato. Non avresti dovuto permetterti di farmi credere di essere un'altra persona. Credevo che tu fossi tale e quale a me, un figone senza un diploma.»
«Infatti sono esattamente come te» cercò di difendersi Kostantin. «Sono un figone, solo che ho un diploma e anche una laurea.»
«Beh, se così stanno le cose, allora non possiamo più essere amici. Nessuno può avere amicizie che vanno oltre il proprio titolo di studio, è la dura legge delle fyccine. Ti pregherei anche di uscire di tua spontanea volontà dalla squadra delle cheerleader, prima che decida di farti cacciare raccontando a Hopeless chi sei veramente.»
«No, ti prego, non farlo.» Kostantin mi fissò con aria supplichevole. «Hopeless è la mia futura fidanzata, non può scoprire così, da un giorno all'altro, che non sono quello che crede.»
«Ti sbagli, Hopeless non è la tua futura fidanzata e verrà insieme a me al Ballo d'Autunno.»
«Non credo proprio.»
«L'ho già invitata. Mi ha detto di sì.»
«Non ti credo.»
«Ho anche limonato con lei. Come puoi vedere, ho ancora tracce del suo lucidalabbra brillantinato sulla labbra.»
Stavolta fu Kostantin a mettersi a ruggire e ad avventarsi contro di me. Alla finestra Fallenangel si mise a fare un tifo da stadio per lui e trovai tutto ciò piuttosto oltraggioso. Va bene, mi aveva mentito e non era davvero sposata con Kostantin, ma questo avrebbe potuto rendere la nostra relazione molto più semplice, quindi sarebbe stato un valore aggiunto e non certo un ostacolo ai nostri incontri nello sgabuzzino. Anzi, dato che Kostantin non era davvero suo marito, io e Fallenangel avremmo potuto incontrarci a casa loro.
Mentre ero immerso in quelle riflessioni, Kostantin ne approfittò per massacrarmi. Mi lasciò sotto casa sua in una pozza di sangue rimettermi in piedi fu molto complicato. Per la rigenerazione totale servirono ben quattro minuti e sette secondi, non ero mai uscito così tanto devastato da una rissa. Sperai che Fallenangel non avesse ripreso la scena, altrimenti ci avrei fatto una figura terribile se avesse deciso di divulgare il video. Poi non capivo una cosa, ovvero come mai fossi uscito perdente dallo scontro nonostante fossi il protagonista maschile della fyccina. Questi intoppi generalmente accadevano soltanto qualora il protagonista maschile avesse dovuto essere soccorso dalla protagonista femminile in versione crocerossina. Invece no, nel mio caso arrivarono solo i quattro stupratori seriali per chiedermi se stavo bene. Io li mandai a ca*are, poi mi misi a vagare senza meta fino all'alba perché...
...
...
...non preoccupiamoci del perché e se non vi sta bene andate a leggere un'altra fyccina. All'alba andai a casa, mi diedi per malato al lavoro e decisi di studiare un piano d'azione per vendicarmi di Kostantin.
Quella sera mi presentai a scuola in largo anticipo e trovai tutte le cheerleader già radunate nel cortile che facevano tripli salti mortali. Hopeless era l'unica che stava ferma, forse sognando a occhi aperti il momento in cui mi avrebbe visto.
Mi presentai davanti a lei e le dissi: «Ciao, amore mio.»
«Ciao, amore mio» rispose Hopeless. «Ti amo tanto.»
«Anch'io, ma dobbiamo parlare di una cosa importante» le annunciai.
Hopeless annuì.
«Sì, lo so, il tuo patrimonio non è molto sostanzioso, quindi dobbiamo dividerci le spese della camera d'albergo dopo il ballo. Non c'è problema per me. Ho messo da parte dei soldi per questo.»
«Mi fa piacere, ma volevo parlarti di un altro problema, ancora più serio. Si tratta di Kostantin. Ho scoperto delle cose disgustose su di lui.»
«Ovvero?»
«Ci ha mentito sulla sua identità e sul suo titolo di studio. Probabilmente ha anche mentito quando ha detto di preferire i cani ai gatti e quando ci ha raccontato di essere allergico al peperoncino. Non trovi che tutto ciò sia terribile?»
«Quindi cosa proponi di fare?»
«Pensavo di infilargli un peperoncino su per il cu*o per testare l'effettiva presenza di un'allergia, ma non penso sarebbe abbastanza. Dovresti espellerlo dalla squadra delle cheerleader.»
«Ma desiderava così tanto farne parte...»
«Appunto. Una volta che l'avrai buttato fuori non resterà più niente di lui e finalmente avrò ottenuto la mia vendetta.»
Hopeless sospirò.
«Va bene, ma solo se me lo chiedi con più gentilezza, infilandomi la lingua in bocca.»
Ridacchiai.
«Certo, Hopeless, te la metto volentieri la lingua in bocca e magari anche da un'altra parte. Sono certo di essere bravo tanto quanto Winter.»
«Sì, subito» mi ordinò Hopeless, prendendomi per mano, portandomi sulla sua macchina e ribaltando il sedile.
«Ma non è la sera del ballo» obiettai.
«Non fa niente, il petting è consentito, bisogna astenersi soltanto dai rapporti completi.»
Feci esattamente quello che mi chiedeva e mi sentii un uomo realizzato. Quando decise di disertare la prima lezione della sera per ricambiare la cortesia mi sentii ancora più realizzato, pensando che Kostantin non avrebbe mai avuto niente di tutto ciò.
Quando entrai alla seconda ora gli descrissi il tutto nei minimi dettagli. Reagì separando il suo banco dal mio e informandomi che non intendeva più prendere parte a dei threesome con me e la signora Prudence, ma che, anzi, avrebbe chiesto a Fallenangel se voleva mettersi insieme a lui.
Ricordai che stavo insieme a Hopeless solo per esigenze di trama e che il mio vero amore era in realtà proprio Fallenangel e mi sentii morire. La situazione mi stava lentamente sfuggendo di mano, tanto che iniziai a desiderare che il Ballo d'Autunno arrivasse presto. Dopo quell'importante evento e dopo avere fatto sesso con Hopeless avrei potuto concentrarmi su quello che contava davvero nella vita.
Alla fine della lezione provai a telefonare a Fallenangel.
«L'utente da lei chiamata» mi informò la segreteria telefonica, «Ha deciso di friendzonarla.»
Il mondo era proprio ingiusto. Avevo voglia di farla finita con tutto, ma ricordai che quella notte avrei dovuto andare a pulire la casa di una coppia di amici di mia zia che erano in vacanza e che per quel lavoro avrei ricevuto un consistente compenso, visto che si trattava di ore notturne. C'era ancora qualcosa che avesse senso nella vita, un giorno sarei riuscito a conquistarmi il mio posto nel mondo.
Quando l'ultima era terminò, mi recai nella mensa scolastica anche se in realtà andavo di fretta, solo per dimostrare a Kostantin che non intendevo sedermi al suo stesso tavolo. Non parve molto disturbato da tutto ciò, anzi, fece perfino coming out come intellettuale mettendosi a leggere un libro. Tutti lo fissavano in modo strano, ma a lui sembrava non importare nulla.
Gli unici che non lo stavano fissando erano Faith e Valentin, che stavano parlando tra di loro di come si sarebbero vestiti per partecipare al Ballo d'Autunno. Poi Faith andò a casa e Valentin decise di mangiare le penne al ragù che Faith aveva rifiutato poco prima.
Mi sedetti di fronte a lui e gli feci una proposta a bruciapelo.
«Dato che io e Kostantin non siamo più amici, vuoi diventare il mio nuovo best friend foverer?»
«Sì» rispose Valentin. Mi sentii al settimo cielo, adesso che non ero più solo. «A una condizione, però.»
Lo guardai storto.
«Non ci sono condizioni.»
«Non è niente di importante» replicò Valentin. «Vorrei solo che mi aiutassi a convincere Faith e Hopeless a tornare amiche, così dopo potremmo organizzare delle grigliate tutti e quattro insieme.» Mi allungò dei soldi. «Dalli a Hopeless e dille che sono da parte di Faith e che sono i soldi di quella birra a causa della quale hanno litigato qualche capitolo fa.»
Era un'idea geniale, mi stupiva che fosse uscita dalla mente semplice di quel bevitore di birra, ma non dissi niente. Stavo iniziando a realizzare che ero appena diventato il best friend forever di un aiuto-scaricatore di porto per nulla figo e non mi era mai capitato di avere amici che non fossero attraenti. La mia vita sarebbe cambiata radicalmente, ma ero pronto a questo cambiamento.

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Capitolo 11
*** School Prom ***


Era arrivato il momento del penultimo capitolo e cercai di fare mente locale: ero Seraphin, non Kostantin. Non che ci fosse bisogno di ragionarci molto, mi bastava guardarmi allo specchio per notare che i miei capelli erano più biondi dei suoi, ma ero lo spasimante della protagonista femminile di una trashfyccina e, per prassi, venivamo prodotti in serie, tanto che ci distinguevamo l'uno dall'altro solo dal nome e dalla sfumatura dei capelli, che andava da un range che poteva passare dal biondo platino al castano chiaro dorato. Mi controllai quindi nello specchio, ma mi allontanai subito, affranto dal fatto di avere la cravatta e di non potere, di conseguenza, portare la camicia sbottonata come di solito.
Salii a bordo della Limousine che avevo affittato per recarmi al ballo e, quando l'autista mi guardò con aria sospetta chiedendomi se avessi i soldi per pagare, gli allungai una mazzetta di denaro, che si infilò in tasca senza controllare. Fui molto fortunato, dal momento che erano soldi di un vecchio Monopoli.
Siccome Hopeless abitava dall'alto capo del piccolo paesino chiamato New York in cui risiedevo, ci vollero circa cinque minuti per arrivare sotto casa sua. La trovai che mi aspettava nel suo abito succinto e avrei voluto saltare direttamente alla fase post-ballo. Purtroppo quel giorno mi sentivo molto una stampante, quindi potevo fare solo cose canon.
Hopeless venne a sedersi accanto a me e le dissi: «Buongiorno, principessa.»
«Ma è sera» replicò Hopeless.
«Non fa niente, il giorno e la sera sono solo costrutti della nostra mente.»
«Cosa significa?»
«Non lo so, ma suonava bene.»
«Come sei romantico! Mi sembri un bacio Perugina trasformato in una persona e sono felice di avere scelto te. Kostantin non è mai contato niente per me.»
«Hai ragione, Kostantin non conta» risposi, con convinzione.
In quel momento mi arrivò un messaggio vocale di Kostantin che, scandendo le parole con tono preciso, recitava: «Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici...»
Lanciai il cellulare dal finestrino della macchina per non sentirlo più. Siccome i cellulari erano strumenti più avanzati rispetto alle sveglie, si mise a camminare più velocemente dell'andatura della Limousine, entrò dal finestrino e mi si infilò in tasca. Poi, al solo scopo di trollarmi, esclamò: «DRIIIIN!»
Siccome la sveglia aveva suonato, poteva iniziare il ballo. Mi ritrovai catapultato immediatamente nell'atrio della scuola, dove era stato organizzato il Ballo d'Autunno. Tenevo per mano la mia dama e ci mettemmo subito a ballare un lento, mentre risuonava ad alto volume musica reggaeton.
«Perché state ballando un lento?» chiese all'improvviso la voce del cantante Iglesio Degli Enrichi. «Se non avete la più pallida idea di cosa si balli in quale modo, potevate rimanervene a casa.»
«Hai ragione, Iglesio» risposi, «Ma prendere parte al ballo scolastico è il minimo sindacale per essere autorizzati a fare sesso, quindi sono venuto sperando in un sei politico.»
Iglesio mi guardò con aria di approvazione, nonostante la sua voce provenisse solo dallo stereo. Non riuscivo a capire perché stessi avendo visioni strane, forse anch'io ero stato ingannato dalla bidella Winter quando mi aveva offerto quella che doveva essere la mia prima sigaretta.
Smettemmo per un attimo di ballare, per verificare chi dei nostri compagni di scuola fosse presente. Ce n'erano vari, tra cui le ex cheerleader di mezza età. Due di loro ballavano rispettivamente con un macellaio e con un salumiere che si sedevano spesso in ultima fila durante le lezioni, mentre le altre applaudivano.
Era una serata poetica e perfetta, ma divenne ancora più perfetta quando entrarono Faith e Valentin. Quest'ultimo portava lo smoking e il farfallino e aveva i capelli ben tirati all'indietro. Sembrava uscito dagli anni Venti del Novecento invece che dai nostri, ma non aveva alcuna importanza: era diventato improvvisamente più presentabile ed era del tutto comprensibile il fatto che Faith si fosse fidanzata con lui.
Anche Hopeless fu molto comprensiva nei loro confronti e, dato che la dura legge delle fyccine prevedeva che i/le best friends forever dovessero tornare amici/amiche entro la fine della fyccina, corse ad abbracciare Faith e a dirle che le voleva bene. Ci sedemmo tutti insieme a un tavol-...
...
...
...
...ehi, fermi tutti, eravamo nell'atrio della scuola, non c'erano tavoli nell'atrio. Ci sedemmo quindi sui gradini delle scale che conducevano al piano di sopra e ci mettemmo a fare progetti per il futuro, parlando delle posizioni del kamasutra che avremmo sperimentato più tardi quella sera.
Sia Hopeless sia Faith parlarono di quanto fosse importante per loro essersi astenute dai rapporti sessuali fino a quel momento e Faith tentò di fare un po' di polemica ricordando a Hopeless che, sfruttando un buco nel regolamento, aveva avuto regolarmente rapporti orali con me nel parcheggio della scuola a bordo della sua macchina.
«Ringrazia che è il penultimo capitolo» ribatté Hopeless, «Altrimenti non avrei problemi a rompere di nuovo la nostra amicizia. Ti sei salvata dalle esigenze di trama.»
«E tu?» mi chiese Valentin. «Tu e Kostantin dovreste mettervi avanti con i lavori e tornare amici, dato che il prossimo capitolo è l'ultimo.»
Quando sentii nominare Kostantin, mi grattai le parti intime. Non volevo più avere a che fare con lui, qualunque fosse il regolamento non scritto delle fyccine. Non potevo tollerare l'idea che mi avesse mentito a proposito della sua vera professione, ma soprattutto a proposito del suo titolo di studio.
Non si fece vedere nell'atrio della scuola, disertando il Ballo d'Autunno. Non riuscivo a crederci, era tutto assurdo, nessuno avrebbe dovuto commettere un'azione così sovversiva saltando il ballo, speravo quindi almeno che stesse facendo qualcosa di costruttivo, tipo seguire una puntata di "Affari tuoi" su Raiuno. Poi realizzai: doveva essere presente al ballo, probabilmente nascosto dentro a un pacco, per sorvegliarci e continuare a tessere le sue trame losche. Chissà, magari era nascosta da qualche parte anche quella truffatrice di Fallenangel.
Pensare a Fallenangel mi fece riempire gli occhi di lacrime, quindi andai in bagno con la scusa che avevo la congiuntivite e dovevo mettermi il collirio. Non riuscivo a capire perché stessi piangendo per Fallenangel, in fondo, di colpo, non mi sentivo più innamorato di lei. Forse era quella la considerazione che mi spezzava il cuore? Che, esigenze di trama o meno, adesso nella mia vita c'era un'altra persona?
Non sapevo più cosa pensare, sentivo dentro di me un peso insormontabile e non ero sicuro che sarei riuscito a colmare il mio vuoto interiore. Per fortuna sentii una presenza amichevole accanto a me e fui ammaliato dall'udire un rutto.
«Valentin!» esclamai. «Cosa ci fai qui in bagno?»
«Dovevo ruttare, ma non potevo farlo in pubblico» mi rispose. «Adesso che sono diventato una persona civile, devo mantenere un certo contegno. So che ormai ci sarà solo un capitolo e Kostantin si è già accordato con la lobby del POV procacciandosi il finale e che io non potrò mai avere un POV, ma ci sono tante altre cose belle nella vita. Per esempio, tu che hai il POV adesso, ti senti davvero così tanto appagato come pensavi? Oppure sei appagato dal fatto di essere diventato una cheerleader?»
«No, non trovo appagante niente» ammisi, «A parte quando Hopeless me lo succhia nel parcheggio. Anzi, se devo essere sincero non trovo appagante nemmeno quello.»
«Perfino io» mi confidò Valentin. «Faith è anche brava a succhiare, però non mi dà le emozioni che ricevo quando azzanno della carne alla griglia.»
«Ma come? Quindi anche tu e Faith avete rapporti orali durante questo periodo di astinenza?»
«Sì, perché, cosa c'è di male? Il regolamento dei balli scolastici vieta tassativamente soltanto il coito.»
«Allora Faith non dovrebbe fare tanto la santa cercando di screditare Hope!»
«Va beh, lascia perdere, sono faccende da donne. Noi che siamo veri uomini dovremmo iniziare a comportarci da veri uomini.»
«E fare cosa?»
«Non saprei. Magari inseguire il quartetto degli stupratori seriali e prenderli a bottigliate.»
«Non saprei, ci penseremo domani. Adesso abbiamo un finale di ballo che ci aspetta, ma soprattutto un finale di trashfyccina, con tanto di sesso sfrenato. Capisco che non sia come la carne alla griglia, ma non sei eccitato di fronte a questa prospettiva?»
Valentin fece un ululato e tornò nell'atrio a ballare con Faith. Li vidi volteggiare in modo scatenato mentre risuonavano le note di "My Immortal" degli Evanescence.
Era tutto bellissimo, ma erano già le 23,40 e il ballo sarebbe terminato a mezzanotte in punto.
«Stai già facendo il conto alla rovescia, baby?» chiesi a Hopeless.
I suoi occhi si illuminarono. Nonostante indossasse l'abito da sera invece che la divisa da cheerleader si mise a fare qualche volteggio e tutto fu bellissimo e romantico. La presi tra le braccia e mi misi a ballare un rock acrobatico, già proiettato alle acrobazie che avremmo fatto sotto le lenzuola.
Quando scoccò la mezzanotte, uscii insieme a Hopeless, scoprendo che non c'era più la Limousine. Probabilmente l'autista aveva scoperto che gli avevo dato i soldi del Monopoli e se n'era andato. Ero stato fortunato, dato che non era lì ad aspettarmi tenendo in mano una mazza da baseball.
Presi Hopeless per mano e mi diressi a piedi insieme a lei verso l'hotel. A ogni passo si lamentava, perché era faticoso camminare sui tacchi invece che sulle Converse. Avrei voluto ricordarle che quando non era ancora cheerleader metteva sempre i tacchi, ma non volevo litigare con lei pochi istanti prima di portarmela a letto. L'happy ending era alle porte e doveva essere un happy ending a tutto tondo, anche se mi sentivo spaesato e disilluso e non ne capivo la ragione.

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Capitolo 12
*** Happy Ending ***


La festa era finita, quindi uscii dal pacco nel quale mi ero nascosto. Vidi Hopeless andare via insieme a Seraphin, ma non feci niente per trattenerla: dovevo capire quale fosse la ragione del coro di fischi che si stava sollevando. Poi, all'improvviso, capii: non erano stati annunciati il re e la regina del ballo. Ci pensò la voce di Iglesio Degli Enrichi, ritornato per un pezzo reggaeton a fine serata, a pronunciare i nomi miei e di Fallenangel.
La mia finta moglie mi si gettò addosso, festeggiando a tutto spiano quel risultato inaspettato.
La allontanai.
«Non ti senti nemmeno un po' colpevole?»
Mi guardò storto.
«Dovrei?»
«Rifletti, Fallenangel, tu non frequenti questa scuola, ti sei imbucata e sei anche diventata reginetta del ballo, strappando il titolo a chi ci ha messo tanto impegno per farsi votare. Non ci pensi alla povera Hopeless? Come si sentirà in questo momento?»
«Ho letto alla perfezione il regolamento non scritto del Ballo d'Autunno» ribatté Fallenangel. «Ti chiederai come l'abbia letto se non è scritto, ma c'è chi l'ha trascritto di nascosto e lo diffonde in segreto via Whatsapp.»
«Hai letto il regolamento... e quindi?»
«Quindi non dice niente sul fatto di non potere fare sesso se non si viene eletta reginetta del ballo. Basta la partecipazione: tutte le coppie partecipanti possono fare sesso dopo la serata, a condizione che vadano in albergo. Non importa che Hopeless non abbia conquistato la corona a cui teneva così tanto, tra poco inizierà a calare i pantaloni del suo cavaliere e tutto si concluderà nel migliore dei modi.»
Il pensiero di Hopeless a letto con Seraphin mi disturbava profondamente e non riuscivo a spiegarsi come mai Fallenangel fosse così insensibile nei confronti delle mie turbe interiori.
«Non te ne frega proprio niente? L'idea che io mi sia davvero innamorato e che ora abbia il cuore spezzato ti lascia del tutto indifferente?»
Fallenangel mi squadrò con durezza e mi ricordò: «A volte per conquistare la persona amata bisogna anche darsi da fare. Hai mai pensato di avere sbagliato qualcosa? Oppure di esserti arreso troppo in fretta? È vero, Hopeless se n'è andata con Seraphin, ma non mi pare che tu abbia fatto alcunché per impedire che si allontanassero. Hai per caso pensato di seguirli?»
«Non c'è niente da fare, ormai, a questo punto della trama, mi pare scontato che siano i Prescelti e che la loro unione stia scritta nelle stelle. Non ho più alcuna possibilità di mettermi tra di loro e mi tocca rassegnarmi. È tutto assurdo, considerato che Seraphin era innamorato di te e che avrebbe potuto farsi da parte senza problemi, ma la dura legge delle fyccine non poteva fare altro che colpire di nuovo. E mi ha colpito proprio nelle palle, con tutti i posti che c'erano.»
«Non essere ridicolo, Kostantin. Sappiamo che nelle trashfyccine le Hope di turno devono avere la capacità mentale di un'ameba e non essere in grado di intuire nemmeno minimamente che cosa vogliano per il loro futuro, dove per "loro futuro" si intendono sesso e fidanzamenti, perché non esistono altre cose nella vita. Tu, però, non sei una Hope, sei quello che spera di portarsela a letto! Dovresti utilizzare la tua posizione per metterla alle strette, farle capire che tu la desideri e anche lei desidera te, nonostante adesso sia con Seraphin. Forza, Kostantin, cosa ci fai ancora lì imbambolato ad ascoltarmi? Se ami una persona, cerca di fare qualcosa pe farla tua, è la regola numero uno!»
Ne avevo abbastanza delle regole, volevo diventare uno di quegli studenti che scrivevano ovunque "f*ck the system", ma il termine "f*ck" mi fece venire altri pensieri. Peccato, mi sarebbe piaciuto fermarmi a: mi fece venire.
In quel momento mi fu tutto chiaro, sapevo perfettamente che cosa dovevo fare e, solo alla fine, al dodicesimo capitolo, mi resi conto che, se avessi avuto le mie convinzioni ben salde fin dal giorno uno, non sarebbe nemmeno stata scritta la fyccina. Oppure sarebbe stata scritta una fyccina completamente diversa, ma quello era un dettaglio.
Sfruttai il fatto di sapere perfettamente in anticipo in quale hotel si stessero recando Hopeless e Seraphin grazie alla lettura della mente che veniva praticata di consuetudine per avere continuità tra un POV e l'altro, quindi uscii e mi recai a mia volta a piedi verso l'albergo stesso.
Ero in ritardo, o forse stavo solo dando ai due il tempo di arrivarci perché fare irruzione nella stanza quando si stavano già spogliando era più bello e più adatto alla trashfyccina che far avvenire l'unione tra me e il mio Vero Amore in modo più consueto, senza dovere attendere che fosse troppo tardi a causa della legge che voleva che chi faceva sesso la sera del ballo scolastico fosse destinato a rimanere insieme per tutta la vita.
Ripensai a tutto quello che era successo fin dal primo giorno in cui avevo iniziato la mia missione sotto copertura alle scuole serali. Mi si era aperto un mondo, avevo potuto finalmente comprendere il modo di ragionare della persona media, quelli che anche crescendo rimanevano sempre ancorati a quello che contava davvero nella vita.
Ripensai alla mia amicizia con Seraphin, a tutte le pagine di meme che avevamo visto insieme e a quanto questo avesse contribuito a dare un peso al nostro rapporto. Avevo voluto bene a Seraphin come amico, ma era giunto il momento di guardare avanti e di occuparmi di quello che contava veramente.
Con quei pensieri in testa spalancai la porta della stanza in cui si erano rifugiati Seraphin e Hopeless. I due si voltarono di scatto verso di me.
«Kostantin, che cosa ci fai qua?» gridarono, all'unisono, sconvolti dall'idea che qualcuno potesse mandare in vacca il loro post-ballo.
«Sapete benissimo perché sono qui» feci presente a entrambi. «Sapete benissimo che non accetto di essere messo da parte tanto facilmente... e poi perché? Perché non vengo riconosciuto ufficialmente come il più figo della scuola? Beh, vi sbagliate di grosso, sono appena stato eletto Mr Ballo d'Autunno.»
«Che bella notizia» osservò Seraphin. «Se io e te fossimo ancora amici e se io stesso non avessi avuto come obiettivo ottenere quel titolo, adesso dovrei correre ad abbracciarti e dirti che sono felice per te.»
Hopeless era preoccupata da questioni decisamente più pratiche. «Dimmi, faccio ancora in tempo ad andare a ritirare la corona?»
«Quale corona?»
«Sono stata eletta, no?»
«Invece ti sbagli» misi in chiaro. «È stata eletta Fallenangel, nonostante non frequenti la scuola. Ti viene qualche dubbio sul perché sia stata votata lei al posto tuo?»
Hopeless era una mente semplice, quindi non le venne spontanea una risposta. Ci pensò Seraphin a intervenire al suo posto: «Hopeless si è fidanzata con me, quindi tutte le persone della scuola sono invidiose della nostra relazione, perché sognavano me, indipendentemente dal loro orientamento sessuale e dal loro stato civile.»
«Oh, no!» replicò Hopeless, stizzita. «Non è affatto vero, tutti desiderano me, non te, quindi se la sono presa perché mi sono messa con te senza considerarli. Credo ti convenga accettare questa realtà. Sarai anche il figone biondo con la camicia sbottonata, ma io sono la protagonista femminile e mi sembra uno status decisamente più privilegiato. E poi sono anche capo cheerleader.»
«Lo sapevo!» replicò Seraphin. «Sapevo che mi avresti fatto pesare il nostro diverso status sociale! Cosa pensi, che mi faccia piacere essere sempre messo in imbarazzo perché io faccio le pulizie mentre tu sei una cassiera? Perché io sto in mezzo alla sporcizia e alla polvere mentre tu sorridi ai clienti del supermercato trasmettendo loro il messaggio "vi prego, pagate con il bancomat, altrimenti dovrei darvi il resto in moneta e non sono capace di contare gli spiccioli"? Sei solo una classista! Non mi sembra che Faith, che lavora in un negozio di bigiotteria, si metta dei problemi perché Valentin fa lo scaricatore di porto! Anzi, gli ha trovato lei stessa il lavoro e lo accetta per quello che è, perché lo ama. Tu sei sicura di amarmi? Sei sicura di volere qualcosa in più che la sola soddisfazione di essere la ragazza del figone biondo con la camicia sbottonata?»
«Certo che ti desidero» rispose Hopeless. Mi fissò con occhi gelidi. «Lo vedi, Kostantin, che casino hai fatto? Io e Seraphin stavamo per fare sesso.»
Mi rassegnai, c'era una sola cosa che potevo fare.
«Va bene, me ne vado. Vi auguro buona fortuna. So che nel prossimo capitolo troverò una persona che mi ama e dimenticherò questo momento così triste.»
«Puoi anche rimanere, per quanto mi riguarda» obiettò Seraphin. «Ormai è passata la magia del momento. E poi, comunque, non c'è un prossimo capitolo, quindi se vuoi concludere qualcosa lo devi fare adesso o mai più.»
Era vero, non riuscivo a capire come potessi avere dimenticato un dettaglio così importante.
Aprii il cuore e dissi tutto quello che mi veniva in mente.
«Per la prima volta, da quando ho iniziato le scuole serali, sento di essermi davvero innamorato e di avere incontrato la persona della mia vita. So che siete la coppia perfetta, che siete i Prescelti e che non dovrei mettermi in mezzo, ma non posso farne a meno. Non posso rinunciare ai miei sentimenti solo perché non fanno parte della storyline. Ti prego, amore mio, non gettarti in una relazione sbagliata e non fare sesso stasera, non qui, con la persona che pensi di avere scelto per il resto della tua vita. Io e te ci amiamo e sono certo che lo sai anche tu.»
«Sì, hai ragione» fu costretto ad ammettere Seraphin. «Ti amo anch'io dal primo momento che ti ho visto. Quindi, Hopeless, levati dalle palle e vai a fare i tuoi volteggi.»
Vidi Hopeless andarsene via in lacrime, gettando a terra il cerchietto da Playmate che portava in abbinato all'abito da sera, poi non vidi più niente, mentre le labbra di Seraphin si univano alle mie.



*** fine ***

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