Boris x Marvel - Tutto molto italiano

di Miky_D_Senpai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stavolta lo facciamo italiano ***
Capitolo 2: *** Iron man (2008) ***
Capitolo 3: *** L'incredibile Hulk (2008) ***
Capitolo 4: *** Iron man 2 (2010) ***



Capitolo 1
*** Stavolta lo facciamo italiano ***


Negli studi

"Buona!" gridava Ferretti con il fare audace di chi sa di aver portato a casa un'altra scena di merda.

Si era rotto il cazzo di tutto, di Stanis e quel suo modo di fare così fastidiosamente saccente, degli sceneggiatori che gli consegnavano ogni volta carta con cui pulirsi il culo e della rete che sembrava volerlo sempre abbandonare alla deriva.

Ma quel giorno sarebbe cambiato tutto, anche se lui non lo sapeva.

"René" bisbigliò, entrando di soppiatto, Sergio, mentre gli altri esultano per quei dodici secondi in più aggiunti all'insieme di scene di una puntata pilota di una serie che riusciva a piacere solo al cast, nonostante quei matti ci mettessero addirittura la faccia.

"Che vuoi a Se', qua io sto a tanto così da alzarmi e andarmene, è tutta 'na merda" gli sussurrava René per mettere in chiaro la situazione.

"No, qua stanno a parlà di un importante progetto.. collaborazione con la Marvel!" gli rispondeva tentando di non farsi sentire dalla troupe.

"Ma che Marvel? Quella dei fumetti?" gli risponde incredulo il regista, vedendo finalmente la luce fuori per il suo riscatto.

"Sì quella, budget alti si spera, ma prodotti qui" gli occhi di Arianna si illuminavano, aveva origliato, attenta come il suo solito, e anche lei era rimasta sorpresa dalla notizia.

Ferretti contemplava le mille possibilità, la fama, i soldi e la grandezza che questa collaborazione gli avrebbe portato. Senza lasciar dire i dettagli a Sergio, si alza in piedi urlando.

"Signori oggi è un giorno importante, la rete ci ha donato un'occasione unica. Macché unica, l'Occasione con la o maiuscola!"

"René aspetta..." tentava di bloccarlo Sergio, ma è troppo tardi.

"Una collaborazione con la Marvel!" Tutti quanti, dopo un leggero attimo di lag tra azione e reazione, esultavano vedendo la loro vita prendere una svolta così sorprendente.

Alcuni non sapevano precisamente di cosa si trattasse, ma una collaborazione con un franchise così importante veniva collegata automaticamente alla parola "soldi" e quello bastava.

"Potrò finalmente coronare il sogno della mia vita e fare Batman!" urlava Stanis abbracciando la co-star e saltellando felice. Ma Sergio era pronto a rovinare, almeno un minimo, l'umore.

"Ci fanno fare solo le scene dopo i titoli di coda" ammetteva, rammaricato, soprattutto perché, come si aspettava: nessuno capì.

"E che cazzo ce fanno girà dopo i titoli di coda? Gli attori che si prendono er caffé?"

Lo sgomento era generale.

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Da qualche parte sul mare

"Dobbiamo inventarci qualcosa" gli sceneggiatori erano sul punto di buttarsi dal loro piccolo yatch per la disperazione.

"Eh, inventare, non andiamo mai oltre il minuto secondo le loro linee guida" Una sfida difficilissima stava minando la loro autoefficacia.

"Partiamo dalla prima, che ci hanno detto?" Controllavano e ricontrollavano le richieste, disperati. Quei fogli di appunti non gli dicevano niente

"F4" veniva in mente a tutti, ma solo uno riusciva a dirlo, vincendo la paura di farci una brutta figura forse, o forse era ancora troppo preso dalla partita a battaglia navale.

"Affondato, maledizione"

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Negli uffici della Rete

"Ma René, devi stare tranquillo, si tratta di una collaborazione importante per la quale avrai tutto il supporto"

"Lopez, tu mi devi dare certezze che qui mi scatta l'ammutinamento se non so che cazzo dirgli a questi" Ferretti, dall'altra parte del telefono, era palesemente agitato, speranzoso di trovare un minimo di conforto.

"Ma tu stai scherzando? Quale ammutinamento, qui abbiamo un'occasione irripetibile, mettetevelo bene in testa. Vi arriveranno ulteriori dettagli in settimana" lo stava rassicurando, con il suo solito tono velatamente minaccioso.

Dato che il regista non parlava, continuò lui "Mi aspetto dei capolavori, tutti all'opera soprattutto! O qui saltano teste!"

"Va bene, grazie Lopez" rispondeva René dall'altra parte, capendo che forse, bastava aspettare quella settimana e sarebbero stati pronti a partire.


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Mini angolo autore:

Questa storia non era in programma, ma la aggiungo alle altre perché è stato amore a prima vista. La pubblicazione potrebbe essere discontinua.
Spero che le intenzioni della storia siano chiare, ci si vede più avanti!

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Capitolo 2
*** Iron man (2008) ***


Negli studi

"Cosa ti prende Stanis?" L'attore si era rinchiuso nel suo camerino. Aveva urlato tutta la mattina a seguito della notizia che uno dei suoi idoli (molto poco italiano e sicuramente molto americano) sarebbe arrivato sul set.
Questo lo stava distraendo dal fatto che nessuno aveva bisogno delle sue doti attoriali, dato che il contratto era stato sospeso, nonostante tutti gli sforzi per muovere i suoi avvocati e tutte le lamentele passivo-aggressive.

Ma la rete era stata chiara: "Non me devi rompe er cazzo proprio oggi che viene Samuel L. Jackson sul set" gli aveva risposto Lopez dopo la sua ennesima minaccia di abbandonare qualunque progetto e anzi, trasferirsi alla concorrenza.

La notizia dell'arrivo dell'attore lo aveva sì distratto, ma anche fatto entrare in un circolo vizioso alimentato da competizione, rispetto, invidia e stima, quindi si era barricato nel camerino con Arianna che gli stava pazientemente intimando da mezz'ora di uscire. Non che servisse da qualche altra parte, ma il camerino era l'unico adatto a ospitare degli attori di così alto calibro e doveva essere libero.

René nel frattempo era troppo occupato a pensare alla scena per concedersi di andare a parlare personalmente con l'attore.
"Ma come sarebbe a dire che l'attore principale della scena non può venire?" dall'altro capo del telefono, Lopez era rammaricato, ma almeno aveva la soluzione già pronta.
"La scena si fa, poi in post produzione appiccicheranno la faccia di Robert sulla sua controfigura" gli disse, continuando poi "Questa produzione è così ricca da potersi permettere questo ed altro! Cose che nemmeno immagini, infatti dovete girare tutto su sfondo verde"

"Ma come su sfondo verde? Nessun dettaglio, nessun particolare?" si stava lamentando René, che si vedeva tarpare le ali in ogni modo.

"René allora non ti è chiaro, il set che si vede nel film, le cose, sono tutte finte! Create al computer con quei programmi... quelli lì, ci sono altre persone che vengono pagate piuttosto che spendere migliaia di euro in scenografia!" Sergio, che intanto era arrivato insieme a un camion, si stava avvicinando con fare frettoloso al regista, che a guardarlo così si era deciso ad attaccare.

"Che succede a Se'?"
"Eh qua c'è tutta la parte della scenografia che va montata, du mila euro de roba" René era allibito.
"Ma come, a me hanno appena detto de sta tranquillo che fanno tutto a schermo verde, tutto al computer"
"Vabbè, la cosa importante: do sta Stanis?"
"Nel camerino a rompe er cazzo" René spostava i fogli della sceneggiatura da un'ora, qualcosa in quelle righe non lo convinceva, quello che c'era scritto sembrava fin troppo normale.
"Faccelo restare, l'attore che non viene... coso... Roberto, lo sostituiamo con la prima merda che troviamo, lo vestiamo tutto di verde, prendiamo du stracci e la scena è fatta"
"Ma come due stracci, fammi il piacere Sergio, questo qua dovrebbe essere" mentre parlava stava indicando la sceneggiatura "un miliardario, che figura ce fai se lo vesti delle prime cose che trovi?"
"Tranquillo René, fidate che sono direttive da seguire per ste cose e poi il budget era finito per l'abito de quell'altro"

Sul volto di René c'era la tipica espressione di chi pensava di avere abbastanza soldi e possibilità da potersi permettere qualunque cosa, ma che alla fine si ritrovava a dover elemosinare nella speranza di portare la pagnotta a casa. Con quella rinnovata amarezza e delusione, il regista si apprestava a reclutare una merda per girare quella scena.

Alessandro, che era appena tornato dentro con il solito vassoio di caffè, si trovò tartassato di richieste:

Metti questo.

Segui il copione.

Non fa' cazzate.

Non dire niente a Stanis.

Non dire niente a nessuno.

Non parlare.

E movite.

In due secondi era stato catapultato dall'essere un semplice assistente ad essere la co-star di una scena del set, nonché attore di fama mondiale sotto copertura per non far lamentare Stanis.

Nel parcheggio, all'arrivo dell'attore afroamericano, Stanis si era trasformato nel pezzo di pane più ubbidiente che avessero mai visto. Voleva per forza stargli appiccicato, ma i due bodyguard gliel'avevano impedito, consegnandogli anche gli ultimi oggetti che aveva lasciato nel camerino apposta per essere notati: il dopobarba, che a detta sua era lo stesso che usava l'attore americano, e un suo poster.

"Molto americano, mi piace da parte vostra" li guardava, mentre lasciavano passare il regista e la sua assistente, gli unici autorizzati, che dovevano coordinarsi con Jackson per i dettagli della scena.

"Lì" diceva indicando la porta  "Lì ci sto io di solito, ora quei cuscini acquisteranno un valore inestimabile" sibilava ancora Stanis, lanciando occhiatacce ai due omoni senza risultare minaccioso, quando René e Arianna uscirono dal camerino, si poteva notare come fosse deluso e in disperato bisogno di approvazione.

Il regista e l'altra, d'altro canto, sembravano completamente sbalorditi dall'efficienza e dalla professionalità amabile che, per una volta, si erano trovati davanti. Un attore di quel calibro, li aveva caricati ed erano entusiasti e pronti a girare.

Stanis, che aveva ancora una freccia da scoccare, era stato "buono" fino a quel momento per aspettare il momento giusto per offrirsi come controfigura di Robert Downey Jr. essendo in qualche modo venuto a conoscenza della sua assenza.
"Renato! Renato carissimo, so che già siete disperati per trovare una soluzione a questo problema, ma potrei fare uno sgarro alla mia persona e al mio contratto per aiutarvi"
Aveva lo sguardo fiero di chi aveva appena lanciato un'offerta irripetibile, ma René era di tutt'altro parere e non si sarebbe fatto abbindolare da quello stupido giochetto.

Mentre prendeva Stanis sottobraccio, il regista gli spiegò come avevano risolto la situazione chiamando un famosissimo interprete francese "Pierre Jean George" che era già pronto negli studi, intendendo come questa produzione avesse tutto sotto controllo. Alessandro, che un po' si sentiva uno stronzo in quella tutina verde, stava passando di lì proprio in quel momento, perché sarebbe entrato nel camerino per ripassare le poche battute con l'altro attore. Completamente coperto, era irriconoscibile e fu facile per il regista  fargliela bere.
"Conoscerai sicuramente, tra teatro e cinema"

La Rochelle guardava quello strano omino verde attonito, conscio che il grande Pierre Jean George non poteva essere messo in discussione. "Non potrete tenermi lontano dal set, ho un contratto! Capito René?" li minacciò, ma se ne stava finalmente andando.

Il set era completo, avevano alzato alte pareti versi che sarebbero state sfruttate per la maggior parte delle scene. A René un po' dispiaceva non avere modo di scollarsi da quelle direttive, ma non si poteva nemmeno lamentare delle mini sceneggiature che gli erano state mandate tanto sembravano decenti.

Erano pronti a girare, la luce non era quella che piaceva a Duccio, un taglio oscuro obliquo doveva lasciare i personaggi in penombra. Una scelta azzeccata per mascherare il più possibile l'assenza di un attore e per dare un tono più misterioso all'altro. René era ancora indaffarato con le sue solite mosse che imitavano i movimenti di macchina per dare le ultime direttive ai macchinisti, l'interprete aiutava Samuel L. Jackson a comprendere cosa dicesse il regista, anche se faceva fatica con il suo accento marcato.

"Daje npò"

"C'mon a little"

"Ammazza che roba"

"Kill that thing"

"Itala, li mortacci tua ae undici de matina stai ciucca"

"Itala, in the name of your ancestors, you're drunk at eleven"

"A coso te levi dar set, che me serve da girà! Mannate a casa sto cojone!"

"You thing move from the set, I need to start... oh wait, that's me sorry!"

Iniziarono finalmente a girare la primissima scena richiesta dal nuovo contratto. La tensione era palpabile, l'aria era pesante, tutta la troupe aveva gli occhi puntati sulla scena. Borbottii e il brulicare degli assistenti erano le uniche cose concesse, prima dell'urlo di René.

"Motore!" Il silenzio.

"Iron man scena post credit numero uno, prima" Il ciak.

"E... AZIONE!" l'urlo.

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Negli uffici della rete

"René, lavoro fantastico, strabiliante! Eccezionale!" Lopez ancora non aveva finito di congratularsi con il regista, lasciandogli modo di fare il modesto, che un dubbio gli balenò in mente. "La scelta della tuta verde per risolvere il problema creato da un attore che non si presenta è andato bene, scelta azzeccata. Però Stanis mi ha detto che avete chiamato addirittura un francese, come ci siete riusciti?"

"Macché francese e francese, abbiamo preso una delle nostre merde e l'abbiamo risolto co poco, una sciocchezza" rispondeva l'altro, mentre Alessandro ascoltava la conversazione silenzioso.

"Ah, ottimo! Fai in modo che questo "francese" allora sia ben ricompensato e si tenga pronto se serve ancora" A quelle parole, René fece un gesto all'assistente per allungargli una banconota da cento in gesto simbolico, ammiccando un po', era di buon umore sapendo che il suo lavoro era stato fatto e stava in mano a editor esperti. 

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Da qualche parte nel mare

"Allora adesso ci metti uno sfondo" il gruppo degli effetti speciali stava lavorando dal proprio yacht per sostituire con oggetti reali le parti del set. Copiando e incollando asset preimpostati.

"Ma non questo, mica stanno nel giardino, mettici la foto che hai fatto a casa tua" ogni idea era buona, ma solo se faceva risparmiare tempo.

"Bravo!"

"Ora prendi il manichino di Robert che ci hanno mandato gli altri" aprendo la cartella potevano trovare già il pacchetto usato per lo stesso attore in un altro film.

"Ma questo è quello di Sherlock Holmes" stava per andare tutto a monte dato che erano completamente diversi, quando "Togli un po' la barba e scombinagli i capelli per sostituire le zone dove c'è il cappello"

"Abbassa la luminosità al minimo"

"Genio!"

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Di nuovo negli uffici della rete

"Non sarei autorizzato a dirtelo, ma siamo amici e non mi posso tirare indietro, si tratta di un milione" stava ammettendo Lopez, dopo qualche richiesta del regista sull'entità del compenso per la scena.

"Un milione... delle vecchie lire?"

"Un milione di euro" la risposta lasciava René ancora più sorpreso.

"A scena?" Erano un sacco di soldi, pensava.

"A scena"

Una valanga di soldi.

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Capitolo 3
*** L'incredibile Hulk (2008) ***


Negli studi

"Arianna!"
René stava avendo un problema: si era dato al giardinaggio. Nei mesi che erano passati tra un lavoro e l'altro aveva cercato un modo per ingannare il tempo e purtroppo l'aveva trovato. In poco tempo si era riempito casa di piante di basilico, prezzemolo, pomodori e tanti, troppi, alberelli da frutto. Quindi quella mattina, come ogni volta che tornava sul set a girare, se ne era portate alcune da regalare.
Lei, che era sempre attenta a farsi trovare prima degli altri sul set, era sfortunatamente già sulla porta ad aspettare il regista con delle brutte notizie.
"Oh eccoti, ti ho portato dei cespuglietti di fragoline, queste devi stare attenta..." le avrebbe detto vita morte e miracoli su come coltivare, annaffiare, produrre, vendere fragoline selvatiche, ma lei non gli poteva lasciare il tempo di finire la frase.
Almeno l'assistente aveva il compito di far rispettare la tabella di marcia: "René allora è arrivata l'altra sceneggiatura, questa scena è un po' più complicata però" era evidente che fosse spazientita dal ricevere l'ennesima piantina.
"Dentro Sergio sta già facendo montare la scenografia, dobbiamo chiamare ancora le comparse" si fermò alla vista dell'albero di limoni che giaceva sui sedili posteriori dell'auto del regista. Sembrava alto quanto lei.
"E quello che è?".
René, che intanto aveva preso i fogli con la scena della giornata e gli stava dando un'occhiata, le rispose distraendosi completamente: "Quello è per Sergio, a proposito, chiamamelo che non me lo posso tenere in macchina ancora a lungo, mi si riempie di terra" la sua voce era squillante, era felice.
Mentre Arianna sbuffava, lui si iniziava a occupare dello spostamento dell'alberello che aveva portato fieramente fin lì.

"Alessandro? Senti vai tu a sistemare per le comparse che qui è tutto un casino" gli ordinò Arianna, mentre posava la piantina insieme alle altre, che già stavano morendo.
Il ragazzo sapeva che quello sarebbe stato un lavoraccio, quindi sperava che la risposta che si era preparato funzionasse come scusa per liberarsi di quell'onere.
"Ma io sono già bloccato per l'arrivo degli attori, Sergio mi ha detto che se mi muovo mi licenzia".
Per sua sfortuna, Arianna non abboccava così facilmente alle sue scuse.
"Non mi rompere anche tu, vai ad occupartene o passerai un brutto quarto d'ora, in più tieni lontano Stanis che se poco poco lo vedo in giro sono cavoli tuoi".
Nonostante la riluttanza, Alessandro sapeva che sarebbe dovuto andare il prima possibile a reclutare le comparse necessarie. Servivano una dozzina di persone per riempire il bar fittizio che stavano allestendo, più una barista che avrebbe dovuto servire un solo bicchiere. I costumi erano già pronti e bisognava solo fare una breve selezione.
Era l'unico momento in cui Stanis avrebbe potuto interferire con il lavoro e, puntuale come la iella, lo trovò lì, pronto a prendere la sua occasione.
"Perché voialtri cosa ne sapete dei veri sacrifici che questo lavoro comporta, dover ricominciare da così in basso per un attore di fama internazionale è davvero una sfida e voi siete fortunati a esserne testimoni"; sembrava sul punto di essere malmenato quando entrò Alessandro.
C'erano una trentina di persone pronte per quei ruoli e già sarebbe stato un lavoro difficile mandarne via alcune, ora che anche Stanis si pavoneggiava come se avesse già il ruolo era tutto più difficile.

"René dobbiamo fare qualcosa per questo modo che ha Sergio di utilizzare il budget".
La troupe vagava per il set sistemando il bar fittizio tra le solite pareti verdi: aveva tutta l'aria di un locale trasandato, ma quello che preoccupava Arianna erano i dettagli.
"Che succede? Ha speso di nuovo troppo?" Il regista era particolarmente attento al denaro e sperava che almeno quel giorno avrebbero potuto stare sereni.
"No, tutt'altro, pare che sia rimasto senza: dovevamo avere qualcosa che somigliasse a un superalcolico e si è presentato con questa" La bottiglia che aveva in mano, oltre ad essere completamente spoglia di etichetta o marca, conteneva uno strano liquido verde.
"Ma che è 'sta merda?" René era diventato tutto d'un tratto scettico, il sogno della seconda scena perfetta si allontanava dalle sue mani.
Sergio stava tornando con le mani sporche di terra, borbottando qualcosa su quel "cazzo di alberello che manco c'aveva un limone attaccato".

"Sergio che cazzo è sta roba?" gli domandò subito il regista "Dobbiamo fare finta che sia un alcolico e che gli diamo? Un infuso verde? Eddai"
"René che te devo dì, quello m'hanno dato"; mentre i tre si stavano facendo distrarre dalla discussione, Itala stava giustamente pensando a degustare il liquido incriminato, ma dopo un singolo sorso di quello che ne aveva versato stava già tossendo.
"'cci vostra" era l'unica cosa che era riuscita a dire iniziando a tossire, attirando l'attenzione degli altri.
"A Itala, che te piglia?" le chiedeva Sergio avvicinandosi. Se la stava prendendo per l'insulto, ma Arianna stava già intervenendo per controllare invece se si fosse strozzata o meno.
"Vieni, andiamo a prendere una boccata d'aria" diceva l'assistente mentre la signora indicava la bottiglia.
"Che te stai a beve gli oggetti di scena? Vecchia ladra ubriacona" continuò a inveirle contro l'altro, riprendendo la bottiglia e mettendola di nuovo tra gli oggetti di scena.
Erano tornati ognuno alle proprie faccende. Le acque sul set sembravano essersi calmate, nessuno si era accorto però che il bicchiere era già stato preso da qualcun altro, che lo stava posizionando per la scena.

"Stanis ti prego, lasciami lavorare"
Alessandro era bloccato sotto l'ascella dell'attore, che lo teneva intrappolato con il braccio per sottolineare la sua posizione di dominio sulla sua vita e sulla sua persona.
"Allora non ci siamo capiti Seppia, per chi non lo sapesse, lui è il mio amico Seppia" continuava a parlare l'altro alternando le minacce verso di lui e quello strano teatrino con le altre persone presenti, "Io sono qui per un ruolo come gli altri e tu devi essere imparziale e scegliere le persone che sono più adatte a trovarsi in scena, lì sul grande schermo".
Sembrava stesse per iniziare un altro dei suoi monologhi esistenziali, una metafora senza senso tra il grande schermo e qualcosa di insensato, invece gli presentò un'altra persona tra quelle presenti nel loro piccolo pubblico.
"Vieni, ti presento Mauro" lo continuava a portare con sé sotto il braccio, "Mauro è un mio grandissimo amico che mi sta insegnando la lingua degli inglesi, i loro usi, i loro modi di dire, così che io possa immedesimarmi alla perfezione per questo e tanti altri ruoli".
Mauro era un uomo sulla trentina, dai lunghi capelli con i dread e lo sguardo di chi in quel momento non viveva nella realtà, ma qualche dimensione parallela. Ripeteva "Love is love, fratelli" come un mantra ogni minuto e Stanis lo seguiva. Ogni tanto intonavano insieme una canzone reggae.
Alessandro era allibito e non sapeva da dove iniziare, l'unica cosa che gli venne in mente era iniziare a dare indicazioni ad almeno alcuni di quelli che erano lì da un'ora ad aspettare. Decise che, invece di dire direttamente chi sarebbe andato in scena, avrebbe mandato a casa prima chi non serviva, lasciando Stanis per ultimo.
"Per i vestiti lì a destra, per il trucco sempre a destra, ma alla seconda porta, tu Stanis invece resti qui e ti chiamo direttamente Arianna" le persone avevano finalmente iniziato a muoversi, in un ritardo clamoroso, considerando anche che gli attori avevano già finito di provare le loro battute. Non che a René dispiacesse lavorare con due attori di quel calibro, ma Arianna non sarebbe stata contenta e qualcosa poteva sempre andare storto.

Arianna, che riuscì a tirare un sospiro di sollievo vedendo finalmente arrivare le comparse, si era accorta di come uno degli attori sembrasse molto alticcio, atteggiamento che il regista tentava di giustificare come un'immedesimazione totale nel personaggio. La verità era che, continuando a ripetere la scena, si era finito per bere tre bicchierini di quello strano liquido verde che solo Itala avrebbe potuto dire fosse in realtà assenzio, ma ormai era stata mandata a casa.
"Arianna, qui c'è Stanis che chiede di te" dal walkie-talkie si sentì la voce di Alessandro e lei sperava fosse la sua immaginazione o che si fosse ubriacata in qualche modo anche lei.
"Va bene, arrivo, ma tu vieni ad occuparti dell'attore, Hurt, che non mi sembra sia molto in sé"

René intanto stava continuando a dare indicazioni, aiutato dall'interprete, ai due attori. Per rendere la scena più solenne e aumentarne la suspense, avrebbe reso quei deboli dialoghi più taglienti per lasciare allo spettatore la voglia di tornare al cinema. Era gasato, su di giri, ispirato come non era da tempo.
"Tu ti avvicini" intanto muoveva le dita verso il bancone.

"You get closer"


"Lui non si gira finché tu non sei vicino" seguiva la sua narrazione girando la mano imitando i movimenti dell'attore.


"He doesn't look at you until you're closer"


"Gli dici che state creando er gruppo de cosi"


"You tell him about the group"

"Lui chiede noi chi?"

"He asks who?"

"E te je risponni stocazzo"

"And then you answer..." René bloccò il traduttore "Statte bono te, chiaro?"
Tornando alla postazione, prese le cuffie e controllato lo schermo fece cominciare il vero e proprio ciak.
"Azione!"

"Dov'é Stanis?" domandò Arianna, incrociando Alessandro proprio davanti l'uscita degli studi.
Girandosi verso dove l'aveva lasciato, Alessandro ebbe quasi un mancamento nel vedere che non c'era più.

Quella volta le comparse che avevano avuto modo di prepararsi vagavano nella scena, sapendo che non dovevano interferire in nessun modo e fare finta di essere impegnati in altro.
L'attore stava bevendo l'ennesimo sorso e quando ne domandò un altro al barista, la comparsa che doveva solo dargliene un altro, si girò rispondendo.
"Sure my friend, love is love"
L'attore, ormai troppo ubriaco per reagire in maniera composta, scoppiò in una risata fragorosa, mentre Stanis che si trovava davanti a lui non capiva bene che era successo, se quello fosse parte della battuta o se si trovasse davanti a un palese incapace.
René era di tutt'altro parere.
"A pezzo demmerda! Levate quella testa di cazzo dal set?! Tra quello ubriaco fracico e sto pezzo demmerda non chiudiamo più! Do cazzo sta Arianna?!"
L'incazzatura faceva tremare tutto il set, tranne l'attore americano che si rotolava ancora dal ridere. Stanis riuscì a scappare senza lasciare tracce, prendendosela con il suo amico Mauro che gli aveva insegnato davvero troppo poco per capire e reagire alla "situazione".

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Negli uffici della rete

"René il problema non è dover lavorare in fase di montaggio per togliere le inquadrature in cui rincorri Stanis minacciandolo di morte" sogghignava Lopez, che si era divertito nel rivedere quella scena.
"Ma qui abbiamo ricevuto lamentele da parte di due attori, uno dei quali è stato costretto a letto due giorni per recuperare la sbronza" continuava poi, comunque irritato per la situazione scomoda che si era creata.
"Lo so, ma qui c'è stato un problema con la scenografia e ci hanno scambiato le bottiglie" tentava di scusarsi il regista, completamente costernato e preoccupato per un'eventuale cancellazione nel progetto, ma la chiamata era solo un'ammonizione.
"Per la prossima scena il budget sarà risicatissimo e forse inizierà ad esserci una supervisione più attiva"
"Ma che ce mannate gli sciacalli?" La paura più grande di René era proprio quella di trovarsi qualcuno della rete che supervisionasse la produzione delle scene. Non che la qualità fosse scarsa, ma la manodopera avrebbe potuto trovare pretesti per ribellarsi e quello non era nemmeno lo scenario peggiore.
"Direttamente dall'America, quindi vedi di non fare cazzate!"

Una volta chiusa la chiamata, René guardò Arianna e Sergio, che erano rimasti a origliare.
"E mo so cazzi"

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Gli occhi del cuoreee
Gli occhi del cuoreee
Booooooriissss

Il video pur di non metterlo, o metterne uno troppo lungo, ve lo lascio in Hindi.

Per il meme.

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Capitolo 4
*** Iron man 2 (2010) ***


Negli studi

"Ragazzi, è arrivata una nuova richiesta dalla Marvel" Arianna rientrò urlando sul set, era un'urgenza che le era stata appena comunicata al telefono e tutti avrebbero dovuto essere messi al corrente, anche gli assenti come Stanis e René.
Ci fu un momento di silenzio, un attimo di esitazione, i macchinisti e gli attori presenti si bloccarono all'istante scambiandosi occhiate confuse.
"Chi?" la domanda fu generale e simultanea. Nessuno si ricordava.

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Da qualche parte su una consolare

"Per favore, c'hai n'euro? Devo fa 'na chiamata"
Il regista conosciuto e acclamato dalla critica René Ferretti era finito sul lastrico: Stanis aveva vinto, l'aveva sbattuto fuori grazie all'aiuto dei suoi avvocati dopo una lotta giuridica durata mesi. Il tutto perché si era offeso.
Nonostante sapessero che il contratto gli impedisse di partecipare alle riprese delle scene per il progetto statunitense, soprattutto dopo l'intervento che gli aveva fatto rischiare un paio di denunce. Fatto stava, che se il regista era ormai legato a quel progetto internazionale, poteva essere ancora rimosso da quelli per la Rete. Così era stato deciso.
Nei due anni che erano passati si erano impegnati a gettare fango su di lui, che tra avvocati e il danno di immagine si era ritrovato a sperperare quello che aveva guadagnato fino a trovarsi con le famose pezze.
Per tentare di risollevarsi, chiamava su base giornaliera Lopez chiedendo informazioni e notizie per la prossima scena, ma la notizia che sperava non stava ancora arrivando.

Quella mattina, come le solite, si era messo a racimolare un po' di spicci per andare al gabbiotto che usava per le telefonate, senza notare la macchina nera che lo seguiva. Arrivato al telefono pubblico, però, lo trovò rotto.
Vedendo il mondo cadergli addosso iniziò ad elencare una serie di santi, più o meno inventati, ai quali assegnava appellativi sempre più indecorosi.
Il passaggio casuale di una suora fu l'unica cosa che riuscì a bloccare le sue imprecazioni e a farlo tacere, giusto in tempo per sentire i finestrini della macchina che si abbassavano.
Da fuori poteva vedere solo persone ben vestite senza riconoscere i volti.
"E voi chi siete?" In risposta alla domanda ci fu solo un cenno della mano. Il conducente lo invitò gentilmente a entrare, ma alla sua esitazione, due omoni in giacca e cravatta scesero dai sedili posteriori.
"Ao che volete?" tentò di ribellarsi mentre veniva sollevato di peso "A cosi io so de Fiano Romano, ve corc-" la portiera si chiuse e la macchina si avviò silenziosamente come era arrivata.

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Negli uffici della Rete

"Sì presidente, abbiamo rintracciato René, stanno valutando se questo periodo ha compromesso la sua ambizione" Lopez sapeva bene che quell'azzardo aveva compromesso tutto, avevano rischiato di dover cambiare  l'intera troupe. Ma il sostegno dei pochi era stato subito sedato con un sostanzioso assegno.
"Certo certo, siamo disponibili da subito a cambiare il contratto nella maniera più conforme alla nuova situazio..." venne interrotto.
"Come dice?" L'espressione lasciava già intendere che il piano che proveniva dall'alto fosse ambizioso, costoso e lungo da mettere in pratica. Ma soprattutto costoso.

"Arianna senti" Iniziò a parlare alla ragazza che aveva aspettato di essere interpellata per tutto il tempo.
Lei era lì per esprimere i propri dubbi sulla serie di cui Stanis era diventato anche produttore, quindi aveva bisogno almeno dell'appoggio della rete prima di mettergli le mani addosso. C'era l'inferno, ma il suo interlocutore non era René e l'avrebbe fatto parlare rimandando i suoi problemi.
"Bisogna recuperare René per la scena della cosa, la Marvel. Ci serve che sia nel pieno delle forze e soprattutto, ricordatelo, ci serve produttivo: abbiamo una settimana"
Arianna sgranò gli occhi "E non potevi telefonarmi per dirmelo? Almeno iniziavo a preparare il set o almeno a chiamare i fornitori per la sceneggiatura!"
"Tranquilla Arianna, è già quasi tutto sistemato, come sai, ogni tanto le cose funzionano meglio se ti avvicini alla scadenza... e con le minacce" Lopez sorrise. Forse non era il tipo di sorriso che ad Arianna piaceva vedere, ma dovette accettare che per quel progetto i modi con i quali la Rete era intenzionata ad agire non sarebbero stati canonici.
Lei stava già per uscire quando si ricordò dell'altra questione. "Senti per Stanis..."
"Stanis lascialo perdere, se si metterà il bastone tra le ruote deve farlo da solo" la congedò.

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Negli studi

"Allora ragazzi" Arianna aveva convocato tutti per un annuncio importante "oggi torna René" continuò, alla notizia ci furono una serie di sorrisi ed esclamazioni, ma alcuni si aspettavano già la fregatura che ancora non aveva detto: "Però, avremo anche i supervisori che avevano annunciato due anni fa e dato che la scena è semplice dobbiamo essere perfetti e finire in settimana"
Eccola l'inculata, pensò qualcuno. Registrare in una settimana, dividendo le giornate per i due progetti con la consapevolezza che René e Stanis non potevano, secondo il nuovo contratto stare nello stesso momento sul set, era un'impresa oltre le loro capacità.

"Ma-m-ma sta scena com'è? Difficile?" domandò Biascica, andando dritto al punto. Gli altri seguirono lo sguardo e, fortunatamente, l'espressione che aveva Arianna era indecisa, ma tendente all'ottimismo.
Sergio intervenne mostrando il set rimpicciolito davanti ai loro occhi, era la rappresentazione di quello che sarebbe poi risultato nella scena. Modellini stampati per corrispondere esattamente a macchine e bulldozer, ma, a parte far riaffiorare ricordi dell'infanzia, nessuno sapeva che cosa avrebbero potuto fare con quei giocattoli.
"Ci hanno specificato come fare, è una cosa che va molto in America, ma per noi sarà una cosa nuova lavorare su modellini in scala" continuò Arianna, indicando le posizioni a cui le macchine sarebbero state montate, il modo di fare le inquadrature, ma tutti erano concentrati sulla macchina radiocomandata che faceva parte della scenografia.

Quando arrivò René, gli operatori stavano ancora giocando con il modellino.
"Allora si può sapere che cazzo succede qui?" l'urlo li risvegliò dalla trance ludica e ci fu un via vai verso le loro postazioni.
Il set era già pronto, l'attore di turno era già stato sufficientemente  istruito dagli assistenti ed era stato anche avvertito dell'enorme quantità di possibili interruzioni. Ma in quel momento sembravano tornati tutti ai giorni della leva obbligatoria.

"Forza che non abbiamo tempo da perdere!" Il regista mise le cuffie e si girò verso Arianna.
"Che dovemo fa?"
Dopo averlo messo al corrente sulla situazione e i dettagli della scena, lo avvertì "Abbiamo circa un'ora prima che Stanis sia qui"
Ferretti sbuffò "E che palle questo, va bene giriamo che ce la portiamo a casa tutta sta scena di merda"
Si girò verso il set "Do sta la macchinetta radiocomandata? Biascica! La smetti de fa er pupo?"
Il capo elettricista stava rincorrendo la macchina piegato verso il basso e con le braccia penzoloni. Producendo un suono ripetitivo mischiato al suo solito balbettio e a una lunga lista di insulti.
Intanto alcuni degli ultimi nella catena alimentare della produzione stavano ridendo attorno al radiocomando.

"Dai cazzo!"
Le urla, le pause e tutti gli atteggiamenti sospetti venivano messi nero su bianco in un angolo. Lì nascosto c'era l'infiltrato americano della Marvel che avrebbe potuto mandare a monte tutto il progetto con una riga di appunti.

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