Kaizen Club

di Strange_writer
(/viewuser.php?uid=1078546)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0%- Prologo ***
Capitolo 2: *** 0,5%- Prologo ***
Capitolo 3: *** %Personaggi ***
Capitolo 4: *** 1% ***
Capitolo 5: *** 2% ***
Capitolo 6: *** 3% ***
Capitolo 7: *** 4% ***



Capitolo 1
*** 0%- Prologo ***


KAIZEN CLUB

Kaizen: Kaizen (改善) è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento continuo.

Prologo
 

Era questo l’obiettivo del Kaizen Club, migliorare i futuri eroi. Prepararli al peggio nel migliore dei modi. Spingerli a superare i propri limiti per diventare il meglio. In una società come quella odierna accontentarsi di essere un eroe qualunque non era sufficiente. Scalare quella montagna che era il successo per raggiungere la vetta. L’ambizione era sicuramente una qualità che ai buoni eroi non doveva mancare. Se la Yuei era rinomata per aver visto nascere gli eroi migliori di tutti i tempi il merito era indubbiamente da attribuire al Kaizen Club.
Eppure per fare parte del Kaizen Club l’ambizione da sola non bastava, solo i prescelti avevano l’onore di conoscerne l’esistenza e una cerchia ancora più ristretta aveva le capacità per entrare a far parte di quel mondo.
Una semplice combriccola di studenti accumunati dal sogno di diventare protettori della giustizia. Un gruppo di adolescenti che giocavano a fare i Supereroi. Degli eroi in erba che idealizzavano il mondo esterno. Questa sarebbe stata l’opinione dei più sul Kaizen Club.
Una rete di sicurezza. Una garanzia per il futuro degli eroi. Un rito di passaggio per scoprire se si ha la stoffa per diventare eroi. Questa era l’idea di Shouko Hiragi, fondatore del Kaizen Club.
Dalla fondazione erano passati anni e da allora l’obiettivo era rimasto immutato. Generazione dopo generazione gli studenti avevano perpetuato quell’ideologia: migliorare continuamente. Anche quell’anno le cose non sarebbero andate diversamente. Hayato Matsuura, presidente del Kaizen Club, appartenente alla 56° generazione, se lo sentiva, anche quell’anno i nuovi eroi che si sarebbero uniti al club non gli avrebbero delusi. Come un fiume l’esistenza del Club avrebbe continuato a scorrere senza intoppi, se si fossero presentati sarebbero stati aggirati o abbattuti. Ne era convinto.
Un’esplosione però fece vacillare questa sua sicurezza. Con pacatezza, come se niente fosse accaduto, alzò gli occhi dalla lista di nomi che stava leggendo. Scandagliò con le iridi smeraldine l’ambiente circostante alla ricerca della colpevole. La colonna di fumo che si alzava da una delle postazioni del laboratorio iniziò a vorticare in maniera elegante nell’aria fino a che non divenne una semplice sfera che leggera andò a depositarsi nel palmo della mano della stessa ragazza che aveva generato quel fumo.

“Quante volte ti ho detto di non usare metodi così poco ortodossi per allenare il tuo quirk?”

Chiese Hayato mascherando l’irritazione con un tono neutro. La ragazza ricambiò il suo sguardo seccato con uno di sfida.

“Quante volte ti ho detto che questo è il mio metodo?”

Il castano trattenne un sospiro esasperato, Yuki Nakamura sapeva come approfittare dell’esasperazione per farti impazzire, non le avrebbe dato quella soddisfazione. Purtroppo per lui il piccolo asteroide che gli orbitava intorno, manifestazione del suo quirk, oscillò appena influenzato dal suo umore. La cosa non sfuggì allo sguardo attento della ragazza, la quale non potè fare a meno di sogghignare soddisfatta. 

“La stanza del Club è abbastanza resistente da reggere a queste esplosioni, l’ho fatta costruire appositamente in questo modo dal mio Hoshonin.”

“Berillium si è diplomato l’anno scorso, chiamarlo Hoshonin è irrispettoso. Ora è uno Sponsor del Kaizen Club, ricordatelo.”

“Quanto sei precisino. Te lo ha mai detto nessuno che dovresti scioglierti un po’?”

“Lo farò solo quando non sarai più nei paraggi.”

Rispose lui con un finto sorriso di cortesia al quale la bionda rispose con un elegante dito medio. Hayato avrebbe davvero voluto essere altrove in quel momento ma per sua sfortuna per lasciare il laboratorio di Yuki aveva prima bisogno di svolgere i suoi doveri di presidente.

“Hai riempito la busta?”

Yuki, dissipando il fumo precedentemente creato, indicò un cassetto. Poi senza aggiungere altro si calò nuovamente gli occhiali da laboratorio e iniziò a miscelare il liquido presente in un becker. Hayato preferì non fare domande sulla natura dell’esperimento e si diresse verso il cassetto per recuperare ciò di cui aveva bisogno. Incuriosito sbirciò all’interno per leggere il contenuto. Alzò un sopracciglio sorpreso.

“Davvero hai scelto lui? Non credevo che tra di voi scorresse buon sangue.”

La ragazza del secondo anno, seccata dall’interruzione fin troppo lunga, scrollò le spalle.

“Per migliorare dobbiamo superare i nostri limiti no? Vediamo se riesco a superare i suoi limiti di sopportazione.”

Il castano si limitò ad un piccolo sorriso prima di scrivere sulla lista con cui era entrato il nome che aveva letto nella busta.

“Bene, ti saluto Smokey. E per favore, limitati con i tuoi esperimenti.”

La suddetta ragazza fece finta di non aver sentito e chiese

“Quante persone di quella lista credi abbiano qualche possibilità di superare il primo test?”

Hayato abbassò il capo, valutando che risposta dare alla ragazza.

“Non ne ho idea. Staremo a vedere chi sarà in grado di superare le nostre aspettative.”

 
*
 
Yuma Nakamura stava iniziando a non sopportare la voce del professore. Due ore di spiegazione ininterrotta sulle strutture degli anelli benzenici. Davvero non riusciva a giustificare l'entusiasmo con cui il professore stesse spiegando un argomento tanto noioso. Per certi aspetti gli ricordava sua cugina. La cosa peggiorò il suo umore già pessimo, ora sì che voleva saltare giù dalla finestra per non ascoltare una parola di più. La campanella fortunatamente arrivò in suo soccorso, sancendo la fine di quella giornata scolastica e della sua tortura. Con una velocità mai mostrata prima raccolse le sue cose, le gettò nello zaino e si fiondò fuori dall'aula. Non vedeva l'ora di poter tornare a casa e finire di rileggere per l'ennesima volta "Il Mastino dei Baskerville". Sebbene sapesse perfettamente come finisse il libro non poteva fare a meno di ritornare periodicamente a leggere uno dei grandi classici di Sir Arthur Conan Doyle. I gialli erano decisamente meglio degli anelli benzenici. Quando aprì lo sportello dell'armadietto per recuperare le sue scarpe qualcosa catturò la sua attenzione.

Una lettera.

Si guardò intorno per vedere se il mittente fosse ancora nei paraggi ma constatando di essere solo si decise a prenderla. Sull'involucro d'orato oltre al suo nome, scritto in caratteri eleganti e neri, non c'era scritto nient'altro. Incuriosito la aprì per leggerne il contenuto.
Con la presente missiva,
Smokey,
è lieta di informarvi, a nome del Kaizen Club, che potrete sottoporvi al processo di selezione.
Diventare membro del club potrebbe essere il primo passo per essere il migliore.
La aspetteremo nella palestra Gamma tra una settimana.
Nel frattempo riponiamo fiducia in lei affinchè non faccia parola di questa lettera con nessuno.
Kensei Shita1
 
Yuma alzò le iridi celesti dal foglio, leggermente perplesso. Forse avrebbe dovuto cambiare genere per i prossimi giorni.

 
*§*

1. Kensei Shita: Perfezionati. È una forma di saluto all'interno del Kaizen Club.

Angolo Autrice:

Salve a tutti!
Piacere di conoscerti, o lettore che ha avuto l’ardire di arrivare fino a qui!
Scherzi a parte, piacere sono Strange_writer, Strange per facilità. Sono approdata su questo fandom con un piccolo progetto che spero abbia catturato la vostra attenzione e vi abbia incuriosito. La storia è interattiva quindi qui, tra le mura della Yuei, vedremo, oltre ai miei OC, anche i vostri OC alle prese con questo strano quanto intrigante club: il Kaizen Club. Questa idea nasce principalmente perché l’idea che alla Yuei ci siano una marea di club mi è sempre frullata in testa e quindi eccomi qui a mettere nero su bianco uno di questi ipotetici club!
Dal momento che ci sono un po’ di spiegazioni da fare, delle regole da spiegare e delle schede OC da compilare tengo corto questo primo angolo autrice, altrimenti verrà fuori un angolo autrice più lungo del capitolo in sé.

Kaizen Club:

Come precedentemente detto il Kaizen è un club segreto della Yuei. A questo club vi si può accedere solo tramite invito durante il primo anno. L’invito viene spedito agli scelti, i Sentaku, dai Garanti, gli Hoshonin, che sono ragazzi del secondo/terzo anno facenti parte del club. Ovviamente per poter entrare a far parte effettivamente del club bisogna dimostrare ai membri del club di avere la stoffa. Ecco perché i Sentaku devono sottoporsi a delle prove. La particolarità del club è che possono entrare a far parte non solo i membri della sezione di Eroismo ma anche chi fa parte della Sezione di Supporto e della Sezione di Menagment. Ci sono diversi modi per salvare il mondo in fondo. Le prove saranno supervisionate dagli Hoshonin e dal Presidente. Al termine delle prove i membri che le avranno superate entreranno a far parte del Kaizen Club, chi invece non è riuscito a passare dovrà giurare di non fare parola dell’esistenza del club con nessuno, il club ha i suoi metodi per sapere se il segreto non viene mantenuto e in quel caso interverrebbero i Shiryoku, le risorse, ovvero persone pagate dagli ex membri del club, gli Sponsor, per garantire la normale esistenza del club. Altro compito svolto dagli sponsor è quella di garantire ai membri attuali del club abbastanza fondi per migliorare.
 
Spero che la spiegazione riguardo alla natura del club sia stata abbastanza chiara, nel caso non esitate a fare domande. ^^

Regolamento:
  • Accetto un massimo di 3 OC a persona sia Hoshonin sia Sentaku, purchè non siano tutti maschi o tutte femmine. I Sentaku possono essere solo del primo anno, a meno che non si siano appena trasferiti durante il loro secondo e terzo anno, ma le motivazioni del trasferimento devono essere valide. Gli Hoshonin invece solo del secondo o del terzo anno.
  • Non ho idea di quanti OC selezionerò, indicativamente 3/4 Hoshonin e 5/6 Sentaku, ma dipenderà molto dal numero di schede idonee che riceverò. La scadenza è il 6 Gennaio 2023, se entro quella data non avrò raggiunto un numero sufficiente di schede posticiperò la data, se anche per quella data le schede dovessero essere troppo poche allora cancellerò la storia.
  • La scheda Oc deve essere mandata tramite Messaggio Privato, qualsiasi scheda mandata tramite recensione non verrà presa in considerazione.
  • Nella recensione a questo capitolo per farmi sapere se partecipate vorrei che mi indicaste anche sesso, anni, sezione di cui fa parte e se è un Hoshonin o un Sentaku.
  • NON accetto personaggi imparentati con quelli Canon, la storia è ambientata anni prima rispetto alla saga originale di Horikoshi. Vedremo sullo sfondo muoversi i professori ma comunque non imparentate gli OC con loro.
  • I Gary Stue o Mary Sue non saranno accettati, i personaggi perfetti non possono migliorare in fondo. ;)
  • Nelle schede siate il più dettagliati possibili così che possa rappresentare gli OC al meglio
  • Inoltre vi chiedo di essere abbastanza presenti ovvero di lasciare una recensione almeno ogni due capitoli altrimenti il vostro OC lascerà la scuola per motivi sconosciuti. Se ci fossero problemi di qualsiasi tipo avvisatemi via MP.
Scheda Oc Hoshonin
  • Nome e Cognome:
  • Nome in codice (può anche essere uguale al nome da eroe):
  • Nome da eroe (se c’è qualche ragione particolare per cui ha scelto quel nome scrivetelo pure qui):
  • Anno frequentato (2°/3°):
  • Data di nascita:
  • Sezione del Dipartimento (Eroi, economica, di supporto):
  • Aspetto fisico (includere segni particolari, stile nel vestire):
  • Prestavolto * (preferirei lo inseriste ma capisco che non è facile imitare l’immaginazione a immagini già esistenti)
  • Carattere (dettagliato mi raccomando! Includere come si comporta in situazioni di pericolo, come e cosa l* fa arrabbiare, ridere, rattristare)
  • Che opinione ha di sé?
  • In cosa potrebbe migliorare?:
  • Quirk (Nome e tipo):
  • Spiegazione di come funziona il quirk:
  • Limiti del quirk (tutti i quirk ne hanno, nessuno escluso):
  • Come l’Oc usa il quirk in un combattimento (obbligatoria per chi crea un Oc aspirante eroe)*:
  • Costume da eroe:
  • Armi (se fa parte della classe di supporto specificare se sono state creati dall’Oc o no):
  • Come se la cava con il lavoro di squadra:
  • Ha qualche opinione particolare sugli altri corsi?
  • Passato del personaggio:
  • Famiglia del personaggio (specificare i membri e il rapporto che hanno con il vostro OC):
  • Tirocinio:
  • Episodi particolare successi al Kaizen Club:
  • Per quale tipo di persona farebbe da Hoshonin?
  • Ha un motivo particolare per cui, dopo aver scoperto il club, è rimasto in esso? (potete anche dirmi per i soldi/per l’opportunità):
  • Con chi va d’accordo:
  • Con chi non va d’accordo:
  • Che tipo di rapporto ha con Yuki:
  • Che tipo di rapporto ha con Hayato:
  • Che tipo di rapporto potrebbe avere con Yuma (inserire anche se i due si sono già incontrati o no):
  • Relazione (orientamento, se è interessat* ad avere una relazione e carattere della persona compatibile)
  • Paure e fobie:
  • Passioni (cosa fa nel tempo libero)
  • Cosa ama e cosa odia (una mini spiegazione del perché sarebbe gradita ma mi accontento anche di una lista, non preoccupatevi):
  • Altro (qualsiasi altra cosa vi venga in mente:
Scheda Oc Sentaku
  • Nome e Cognome:
  • Nome in codice (può anche essere uguale al nome da eroe):
  • Nome da eroe (se c’è qualche ragione particolare per cui ha scelto quel nome scrivetelo pure qui):
  • Data di nascita:
  • Sezione del Dipartimento (Eroi, economica, di supporto):
  • Aspetto fisico (includere segni particolari, stile nel vestire):
  • Prestavolto * (preferirei lo inseriste ma capisco che non è facile imitare l’immaginazione a immagini già esistenti)
  • Carattere (dettagliato mi raccomando! Includere come si comporta in situazioni di pericolo, come e cosa l* fa arrabbiare, ridere, rattristare)
  • Che opinione ha di sé?
  • In cosa potrebbe migliorare?:
  • Quirk (Nome e tipo):
  • Spiegazione di come funziona il quirk:
  • Limiti del quirk (tutti i quirk ne hanno, nessuno escluso):
  • Come l’Oc usa il quirk in un combattimento (obbligatoria per chi crea un Oc aspirante eroe)*:
  • Costume da eroe:
  • Armi (se fa parte della classe di supporto specificare se sono state creati dall’Oc o no):
  • Come se la cava con il lavoro di squadra:
  • Ha qualche opinione particolare sugli altri corsi?
  • Passato del personaggio:
  • Famiglia del personaggio (specificare i membri e il rapporto che hanno con il vostro OC):
  • Cosa pensa della misteriosa lettera e di questo fantomatico Kaizen Club?:
  • Quali sono le caratteristiche per cui potrebbe essere un potenziale membro del Kaizen Club?:
  • Ha un motivo particolare per cui, dopo aver scoperto il club, vorrebbe rimanere in esso? (potete anche dirmi per i soldi/per l’opportunità):
  • Con chi va d’accordo:
  • Con chi non va d’accordo:
  • Che tipo di rapporto potrebbe avere con Yuki(inserire anche se i due si sono già incontrati o no):
  • Che tipo di rapporto potrebbe avere con Hayato(inserire anche se i due si sono già incontrati o no):
  • Che tipo di rapporto potrebbe avere con Yuma (inserire anche se i due si sono già incontrati o no):
  • Relazione (orientamento, se è interessat* ad avere una relazione e carattere della persona compatibile)
  • Paure e fobie:
  • Passioni (cosa fa nel tempo libero)
  • Cosa ama e cosa odia (una mini spiegazione del perché sarebbe gradita ma mi accontento anche di una lista, non preoccupatevi):
  • Altro:
​I campi contrassegnati dall'asterisco sono facoltativi.
 
I miei Oc:
 

Ao No Exorcist🍭 — Dating Yukio Okumura would include:
Hayato Matsuura| 18 anni| 3° anno, 3 ° A|Sezione Eroi| Presidente| Quirk: Asteroid| Nome in codice: Saturn
 
Pacatezza e posatezza sono due termini che descrivono appieno Hayato. Raffinato nel modo di porsi e abile con le parole, potrebbe ingannare molte persone. La sua scaltrezza e furbizia hanno fatto di lui una scelta ovvia per il ruolo di Presidente del Kaizen Club.
A detta di alcuni membri del club dovrebbe però imparare a vedere anche l’altra faccia di quella medaglia che sono i doveri e imparare a rilassarsi ogni tanto.


Fairy Gone [Review] | KiritoNarukami
Yuki Nakamura | 17 anni | 2° anno, 2 ° G| Sezione Supporto | Hoshonin | Quirk: Smog |Nome in codice: Smokey

Irriverente, sfacciata e senza peli sulla lingua. Yuki non conosce la parola limite, tende a rendere drammatica qualsiasi cosa facendone una questione di stato. La sua sincerità, alle volte troppo cruda, viene interpretata dai più come una schiettezza saccente. Sono poche le persone che tollera e che esenta dal suo comportamento irritante, ma se si fa parte di questa ristretta cerchia si può essere certi che Yuki non tradirà mai la vostra fiducia.


Pin en Owari no Seraph:$
Yuma Nakamura |16 anni |1° anno, 1 ° B|Sezione Eroi |Sentaku | Quirk: Bone Structure

Se lo si dovesse incontrare per i corridoi si potrebbe pensare che Yuma sia una persona burbera che preferisce starsene sulle sue. Niente di più falso. Yuma è socievole, un buon ascoltatore e forse un consigliere un po’ meno abile ma sa dimostrare alle persone quando tiene a loro. Dall’animo gentile per le persone che si guadagnano la sua fiducia e dalla lingua tagliente per chi è riuscito a perderla e a fargli saltare i nervi. Essere sua cugina aiuta molto nell’ultimo compito.


Se avete domande per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi. ^.^


Strange

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 0,5%- Prologo ***


KAIZEN CLUB

Kaizen: Kaizen (改善) è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento continuo.

Prologo

Yuma sapeva di essere una persona paziente. Anzi, era uno di quei pregi di cui faceva gran vanto, ma in quel momento dubitava di aver mai posseduto una simile caratteristica.

“Per l’ennesima volta, Harada…”

“Il mio nome è Hamada!”

Protestò il ragazzo dalla chioma rossastra del dipartimento di Management che, da una buona decina di minuti, lo stava importunando. Yuma sospirò cercando di raccogliere la poca pazienza rimasta, non era quello il modo in cui aveva pensato di trascorrere la sua pausa pranzo.

“Hamada-san, non ho intenzione di aiutarti con questo… piano.”

Sebbene la parola usata da Ryo Hamada fosse stata progetto Yuma dubitava potesse essere definito tale. Assomigliava molto di più ad un maltrattamento di identità.

“Ma mi hai ascoltato mentre parlavo? Come puoi non accettare?”

“Purtroppo ti ho sentito tutte e tre le volte che hai spiegato questa tua idea. E tutte e tre le volte acconsentire mi sembra la cosa meno saggia da fare.”

Hamada circondò le spalle del biondo, chinandosi di poco per eliminare quei pochi centimetri di differenza in altezza. Con fare accondiscendente disse poi:

“Ma migliorerebbe di gran lunga la tua immagine! E sappiamo tutti e due che per un eroe in carriera l’immagine è un buon biglietto da visita.”

“Non mi convinci per niente con questa storia! Non ho nessuna intenzione di andare in giro a pattugliare per le strade a petto nudo solo perché ho una faccia poco amichevole!”

Ribattè il biondo in tono spazientito, citando le medesime parole del ragazzo del secondo anno.

“Beh, anche il tuo quirk non aiuta per niente a ristabilire la tua immagine. In fondo è solo un pezzo di stoffa! Non te ne accorgeresti nemmeno.”

Prima che Yuma potesse rispondere che a dicembre la differenza l’avrebbe notata eccome, una risata sguaiata catturò l’attenzione di entrambi i ragazzi. I due, alla vista della ragazza dai capelli biondi che occupava l’ingresso dell’aula, ebbero reazioni completamente opposte. Ryo si illuminò di colpo, come se davanti a lui fosse appena apparsa Miruko in persona invece di Yuki Nakamura, Yuma invece aveva alzato gli occhi al cielo e tirato un profondo respiro: doveva assolutamente contare fino a dieci prima di rivolgere parola alla cugina o la situazione sarebbe potuta degenerare molto in fretta. Ringraziò inoltre il cielo che i suoi compagni di classe fossero tutti in mensa, se qualcuno avesse assistito ad un loro qualsiasi scambio di battute probabilmente avrebbe chiamato qualche professore.

“Ryo, stai sprecando fiato inutilmente. Questo pelle e ossa non sa capire quando una buona opportunità gli si presenta davanti.”

Disse lei in tono sarcastico mentre entrava in aula per affiancare l’amico. Il biondo era arrivato a cinque, sicuramente non sarebbe stato in grado di aspettare altri cinque secondi per rispondere.

“Qualcun altro invece non sa quando non è il momento di immischiarsi in situazioni che non la riguardano.”

L’occhiataccia che i due cugini Nakamura si rivolsero la diceva decisamente lunga sull’antipatia che provavano l’uno per l’altro. Se Ryo non avesse saputo la storia che si celava dietro a quell’astio avrebbe potuto giurare che i due invece che essere cugini fossero ex amanti la cui storia era finita nella più tragica delle maniere. Peccato per lui che quello non fosse il caso, del sano gossip avrebbe potuto migliorarli la giornata.

“Ok, ok. Yuki, placa i bollenti spiriti, stai mandando a rotoli il mio progetto.”

Sussurrò il rosso all’orecchio dell’amica. Il prof Izuma non avrebbe sicuramente ceduto proroghe per il progetto di Immagine Eroica, e non poteva assolutamente permettersi un brutto voto. Per avere il proprio business doveva mantenere il titolo di migliore studente del secondo anno del dipartimento di Management. Doveva essere il migliore, e per quanto bene volesse alla sua amica non le avrebbe permesso di rovinargli i piani, anche se non intenzionalmente. La bionda alzò le mani al cielo con fare innocente.

“Sto solo cercando di aiutarti. È difficile far ragionare questa testa vuota.”

“Ha parlato colei che non sa nemmeno cosa voglia dire ragionare.”

Disse Yuma alzandosi di scatto dalla sua sedia e guardandola in cagnesco. La sua provocazione in risposta a quella di Yuki ebbe il potere di peggiorare ulteriormente l’umore della ragazza. Il rosso esalò un profondo sospiro, ora sì che farle mantenere la calma sarebbe stato difficile. Il prof Izuma, tra tutti i primini, doveva affidargli proprio Yuma Nakamura?
Ma quando aveva varcato la soglia della 1° B si era posto l’obiettivo di uscire dall’aula con la promessa di una collaborazione con Yuma, e non avrebbe cambiato idea facilmente. La soluzione era una sola: aspettare l’intervento divino. Fortunatamente Ryo non dovette attendere molto.

“Cosa sta succedendo qui?”

La voce atona di Hayato fece quasi saltare di gioia il rosso, non era mai stato così contento di vederlo. Yuki si interruppe a metà insulto per lanciare un’occhiata di sbieco al castano.

“Farti i fattacci tuoi ti riesce proprio difficile?”

Il tono velenoso di Yuki non scalfì minimamente Hayato, che dopo un anno sembrava ormai essere abituato all’umore altalenante della ragazza.

“Per quanto mi costi ammetterlo, dovresti veramente farti i fatti tuoi.”

Il tono brusco di Yuma portò il presidente del Kaizen Club ad alzare un sopracciglio perplesso. Non c’erano dubbi: quello davanti a lui era un altro Nakamura. Indubbiamente buon sangue non mentiva. Il sorriso pacato che comparve sul volto del ragazzo fece venire i brividi ai presenti: Yuki e Ryo sapevano perfettamente che era solo una maschera per nascondere una profonda irritazione, Yuma invece sembrava aver avvertito il pericolo anche se ignaro di cosa fosse in lui a farlo sentire a disagio.

“In ogni caso, non sono qui per fare da paciere. Nakamura-san, potresti seguirmi, ho bisogno di qualcuno che apporti una miglioria ai gambali del mio costume.”

“Miglioria? Te l’ho apportata settimana scor…”

L’occhiata di gelida di Hayato fece trasalire la ragazza. Non c’erano dubbi, era estremamente infastidito da qualcosa e Yuki era solo la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Deglutì a fatica prima di ficcare le mani nelle tasche del blazer scolastico, fingendo indifferenza.

“Vedrò che posso fare… Senpai.”

L’ultima parola la masticò a denti stretti più come una presa in giro per far intendere al più grande quanto lo stesse odiando in quel momento. La bionda lo seguì fuori dalla stanza, prima che Hayato lasciasse la stanza lanciò un’ultima occhiata nella direzione di Yuma studiandolo. Dalle sue osservazione aveva immaginato che fosse l’opposto della cugina, sperava con tutto se stesso che quella fosse stata solo un’eccezione, altrimenti avrebbe dovuto prendere provvedimenti seri durante il processo di selezione per evitare che Yuma potesse anche solo mettere piede nel club. Infine fece un lieve inchino e disse:

“Ci vediamo presto, Yuma Nakamura.”

Prima che il biondo potesse chiedergli come sapesse il suo nome, Hayato era già sparito in corridoio. Parecchie cose lo avevano confuso, in primis il comportamento della cugina in presenza di quel ragazzo mai visto prima, in secondo luogo quel ragazzo gli metteva i brividi, quella compostezza lo metteva decisamente a disagio. Notò poi qualcosa fuori posto con la coda dell’occhio: Ryo, ora seduto al suo posto, aveva aperto il blocco note con cui era entrato in classe.

“Quindi, per quanto riguarda la tua immagine ho deciso: ti concedo di tenere la giacca, ma la maglia deve sparire.”

 
*§*

Angolo Autrice:

Salve a tutti quanti! 
Eccomi qui con un piccolo capitolo intermedio come piccolo regalo di Natale anticipato. Abbiamo occasione di vedere meglio Yuki e Yuma interagire. Questi due bimbi daranno un bel po' di grattacapi ad Hayato e agli altri membri del Kaizen Club, già lo so. Inoltre ho voluto introdurre un nuovo OC: Ryo Hamada. La sua presenza nella storia al momento è un po' ambigua. Dovrebbe essere in realtà un personaggio secondario, ogni tanto lo vedremo apparire ma non sarà sempre presente. La sua condizione potrebbe però cambiare a seconda di alcuni fattori e diventare un personaggio principale. Spero comunque abbiate apprezzato la comparsa di questo piccolo scavezzacollo.^^
In ogni caso le iscrizioni sono ancora aperte e se volete maggiori informazioni e la scheda vi rimando al capitolo precedente dove potete trovare tutto. 
Di seguito vi lascio il prestavolto e qualche informazione sul conto di Ryo.


Kyo Sohma | Fruits basket kyo, Fruits basket, Fruits basket manga
Ryo Hamada| 16 anni| 2° anno, 2 ° J|Sezione Economia |Hoshonin | Quirk: Glowing Finger|Nome in codice: Kekkan
 
Non c’è persona alla Yuei che non riconosca l’affidabilità dell’occhio critico di Ryo. Il suo carattere alle volte un po’ infantile ed invasivo potrebbero ingannare molte persone, ma non appena Ryo fa cadere la maschera, diventa un ragazzo intelligente, attento e perspicace. Se ha un obiettivo sa trovare una marea di sotterfugi per raggiungerlo. Il suo motto è “Un cervello funzionante è più utile di un Quirk potente.”, detta da lui una frase del genere è un po’ ossimorica dal momento che alle volte adotta comportamenti che indicano l’assenza di una profonda riflessione. È parecchio duro con sé stesso e con gli altri, sa riconoscere i propri difetti e quelli altrui e trasformali in pregi è il suo lavoro.

A presto e un bacione a tutti! ;-*


Strange
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** %Personaggi ***


KAIZEN CLUB

Kaizen: Kaizen (改善) è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento continuo.

I personaggi

Ciao a tutti voi, eccomi finalmente qui con l'attesa lista di OC. Innanzitutto ci tengo a ringraziare chi mi ha inviato le schede, siamo riusciti a raggiungere il numero di OC che mi ero prefissata, quindi la storia può tranquillamente partire. Inoltre vi chiedo scusa per il ritardo con cui sto pubblicando la selezione, mi sono presa una settimana così da poter analizzare bene le schede e vedere che tipo di dinamiche si sarebbero potute instaurare tra i vari OC. Laciatemi dire che sono molto emozionata, non vedo l'ora che possiate imaprare parecchie cose sui vari personaggi e adorarli almeno un decimo di quanto li abbia adorati io. 
Ora bando alla ciance e ciancio alle bande!
Ecco a voi i nostri protagonisti!


Sentaku


Kirara Kyouko | 15 anni |1° anno, 1° A | Sezione Eroi |Quirk: Solid Rainbow


Yayoi Nanbu |16 anni | 1° anno, 1° A | Sezione Eroi | Quirk: Paper Craft


Shaka Hawkins | 16 anni |1° anno, 1° A | Sezione Eroi | Quirk: Falco Pellegrino


Kotone Oda |16 anni | 1° anno, 1° B | Sezione Eroi | Quirk: Owl


Rieko Tamura | 15 anni | 1° anno, 1° F | Sezione Supporto| Quirk: Wave Changer


Tetsuro Tanaka |16 anni | 1° anno, 1° I | Sezione Economia | Quirk: Honey Dew
 
Hoshonin



Shiho Himekawa | 16 anni | 2° anno, 2° A | Sezione Eroi | Quirk: Doll | Nome in codice: Shark


Shosuke Ozawa | 17 anni | 2° anno, 2° A | Sezione Eroi | Quirk: Electro Hair | Nome in codice: Shock


Hyunjin Choi| 18 anni | 3° anno, 3° B | Sezione Eroi | Quirk: Metal Absorber | Nome in codice: Prince


Osamu Hara| 17 anni | 3° anno, 3° F | Sezione Supporto | Quirk: Ghost Limbs | Nome in codice: Ghost


Yue Endou| 17 anni | 3° anno, 3° G | Sezione Supporto | Quirk: Emotion Holder | Nome in codice: Kangofu
 
P.S.: chiedo scusa ad alcuni di voi per non aver usato l'immagine da voi indicata nella scheda, puntroppo quando le riportavo qui su EFP l'immagine risultava vuota e ho quindi cercato immagini sempre dello stesso personaggio ma diverse, spero non ci siano problemi. Nel caso scrivetemi pure e provvederò a cambiare il prestavolto.

Prima di lasciarvi definitivamente vi lascio una tabella per riassumere la suddivisione delle classi.
Classe OC
1° A Kirara Kyouko
Yayoi Nanbu
Shaka Hawkins
1° B Yuma Nakamura
Kotone Oda
1° F Rieko Tamura
1° I Tetsuro Tanaka
2° A Shiho Himekawa
Shosuke Ozawa
2° G Yuki Nakamura
2° J Ryo Hamada
3° B Hayato Matsuura
Hyunjin Choi
3° F Osamu Hara
3° G Yue Endou

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 1% ***


KAIZEN CLUB

Kaizen: Kaizen (改善) è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento continuo.

1%
 
La Yuei potrebbe essere scambiata per una scuola qualsiasi. Per esempio durante l’ora di pranzo.  La mensa si riempiva di studenti che, al termine della prima parte delle lezioni, non vedevano l’ora di parlare con i propri amici, non avendo potuto farlo propriamente durante le lezioni.

“Cosa ti costa passarmi quegli appunti? Mica te li brucio, li copio soltanto!”

Oppure tartassavano i propri compagni di classe nella remota speranza che, per esasperazione, gli passassero gli appunti di quelle lezioni passate a sonnecchiare o a scarabocchiare il quaderno. Questo era il caso di Shiho Himekawa, studentessa del secondo anno della sezione A, e il povero malcapitato, in fila per ritirare il suo piatto, era Shosuke Ozawa. L’espressione serafica del ragazzo lasciava chiaramente intendere che fosse ben lontano dal cedere alle suppliche della compagna di classe, ma il ragazzo, non essendo la prima volta che si ritrovava in quella situazione, sapeva anche che Shiho era ben lontana dall’arrendersi.

“Himekawa-san, iniziare a prendere gli appunti durante le lezioni sarebbe molto più producente del passare la pausa pranzo a chiedere il permesso per copiare appunti.”

La rimproverò bonariamente lui, di pazienza ne aveva in abbondanza e per questo motivo era uno dei pochi che ancora non aveva iniziato ad ignorare Shiho quando si incaponiva in quel modo. Non che ignorarla fosse una cosa facile, per quanto ne sapeva il ragazzo nessuno era mai riuscito nell’impresa fino in fondo. Principalmente perché se c’era una cosa che la ragazza non sopportava era essere ignorata, i pochi coraggiosi che ci provavano venivano ripagati dalla ragazza con una moneta ben più cara: quella degli scherzi. Lo sguardo della verde si illuminò all’improvviso, come se fosse stata colta da un lampo di genio.

“Sei un genio Sciocco! Non ho bisogno del tuo permesso! Ah, se non esistessi dovrei chiedere a qualcuno del dipartimento di Supporto di inventarti.”

Shosuke arricciò il naso per l’uso di quel soprannome, anche se era molto più simile ad una storpiatura. Non riuscì però a ribattere poiché la ragazza lo strinse in un abbraccio, fin troppo stretto per i gusti del ragazzo. Shosuke si premurò di spostare dal petto le lunghe ciocche albine per evitare che i capelli sfiorassero la ragazza, l’ultima cosa che voleva era paralizzarla o darle la scossa, l’ultima volta che era successo, ovviamente non intenzionalmente, Shiho aveva cercato di tendergli degli agguati per fermare le due ciocche di capelli nella presa di una molletta da appuntare dietro la nuca. Non voleva assolutamente che la cosa si ripetesse anche quell’anno.
Shiho, dopo aver lasciando andare il ragazzo dalla sua presa ferrea, afferrò un vassoio a sua volta, ignorando le proteste degli studenti che la invitavano a fare la coda invece che tagliarla, e afferrò dagli espositori il bricco di un succo alla pesca, ormai convinta di aver trovato la soluzione ai suoi problemi. Dal momento che Shosuke non voleva essere colui che le avrebbe rotto le uova nel paniere, decise di cambiare argomento.

“In ogni caso, in questi giorni hai sentito Matsuura-san per le attività del club?”

“Mhh, no, non ancora. Ma essendo ormai vicina la metà di maggio immagino che si farà vivo presto. Anche perché altrimenti dubito avrebbe rotto così tanto per quella lettera di raccomandazioni.”

L’albino scosse la testa, ben consapevole che il povero Hayato aveva dovuto quasi legare ad una sedia la ragazza per obbligarla a scrivere la lettera. Poi una domanda si affacciò nella sua mente.

“È così strano dover scegliere invece di essere scelti. Sembra ieri che ho trovato quella lettera inquietante nell’armadietto.”

Ragionò ad alta voce la verde, cercando poi l’opinione dell’amico.

“Beh, prima o poi doveva arrivare il nostro turno. Per chi hai deciso che farai da Hoshonin?”

Shiho gli soffiò da sotto il naso il piatto di salmone al vapore prima di rispondere con un sorriso fintamente ingenuo, mostrando al ragazzo i denti affilati.

“Sarà una sorpresa. Tu invece chi hai raccomandato?”

Shosuke scosse la testa, ormai rassegnato all’idea che Shiho non avrebbe mai abbandonato quelle abitudine scherzose e leggere. Certe volte si domandava come in primo luogo avessero potuto legare, Ryo più volte gli chiedeva come fosse possibile che i due non si respingessero come calamite dello stesso polo. Hyunjin, che durante le ore del club aveva origliato questa conversazione, si era intromesso sostenendo che fosse proprio perché erano poli opposti alla fine erano diventati amici. Per quanto gli riguardava né Shiho né Shosuke  aveva bisogno di una motivazione per la loro amicizia. 

“Beh, dopo aver letto tutti quei fascicoli credo che Tanaka possa essere un buon elemento. Ha le carte in regola per essere un buon supporto e dalla scenata del test d’ingresso ne sono rimasto piacevolmente colpito, con le giuste dritte credo che potrebbe diventare qualcuno di temibile e che potrebbe fare le scarpe a Ryo.”

L’espressione stralunata di Shiho lo preoccupò.

“Come mai quella faccia? Ho detto qualcosa di sbagliato?”

“Sì. Che vuol dire che hai letto tutti i fascicoli?”

“Beh, Matsuura-san si è impegnato parecchio per raccogliere tutte quelle informazioni, ignorarle mi sembrava una grande mancanza di rispetto e quindi li ho letti tutti.”

“Tu sei strano forte.”

“Vuoi dirmi che tu non li hai letti?”

Shiho scrollò le spalle mentre con le iridi dorate scandagliò la sala mensa alla ricerca di un tavolo per lei e per l’amico.

“Diciamo più che ho guardato le foto, ho ascoltato un po’ degli sproloqui di Osamu su alcuni fascicoli e quando Hayato mi ha… ricordato la mia incombenza, ho inserito l’unico nome che mi era rimasto in mente.”

Shosuke sobbalzò sentendo quelle parole. Tenendo il suo vassoio con una mano, bloccò Shiho con l’altra, obbligandola a guardarla negli occhi cerulei.

“Ti prego, dimmi che non hai inserito un nome a caso.”

“Cosa? No! Ovvio che no! Il nome mi era rimasto in testa perché a sentir parlare Osamu avevo pensato fosse una tipa tosta.”

L’albino tirò un sospiro di sollievo e lasciò andare la presa dalla spalla della ragazza, permettendole di sedersi. Mentre faceva altrettanto ridacchiò leggermente.

“Ora però so che la tua protetta è una ragazza.”

La verde provò a ribattere ma venne interrotta dallo stridere delle altre due sedie vuote del tavolo.
Kyo Sohma | Fruits basket kyo, Fruits basket, Fruits basket mangaFairy Gone [Review] | KiritoNarukami
“Non sono ancora cominciate le attività effettive del club e già ne parlate?”

La domanda sorpresa di Yuki, la quale si era seduta al fianco di Shosuke, fece alzare gli occhi al cielo a Shiho, cosa che non sfuggì agli occhi attenti di Ryo, che ridacchiò sotto i baffi alla scena. Se Ryo non aveva idea di come Shosuke e Shiho potessero andare d’accordo sapeva perfettamente perché Shiho e Yuki invece stentassero a mantenere un rapporto civile: le somiglianze erano spaventose. Alle volte è proprio vero che sopportare sé stessi e i propri simili è più faticoso di quello che sembra.

“In ogni caso, già che sappiamo che è una ragazza potremmo saperne il nome?”

Alla domanda di Ryo, Shiho scosse energeticamente la testa.

“Assolutamente no, sarà una sorpresa. E poi le regole parlano chiare, niente nomi.”

“Himekawa-san, niente nomi all’interno del club. E inoltre questa persona non ne fa ancora parte. Quindi…”

L’occhiataccia che Shiho rivolse a Shosuke non ebbe l’effetto intimidatorio sperato, infatti lui si limitò a ridacchiare. Alle volte le vie secondarie usate dal ragazzo per ottenere quello che voleva erano facili da riconoscere e non cadere in trappola. 

“Piuttosto di parlare della mia scelta, parlate della sua. Ha scelto letteralmente suo cugino! Se non ti conoscessi direi che questo è nepotismo!”

Cercò di sviare Shiho indicando Yuki. La bionda le scoccò un’occhiata torva, tutti i presenti sapevano che c’erano tre cose di cui Yuki preferiva non parlare: tra quelle suo cugino. Fortunatamente intervenne Ryo, prima che l’amica potesse tirare fuori qualche commento acido per rispedire la palla al mittente.

“Yuma Nakamura effettivamente è decisamente un soggetto poco facile, di aspetti da migliorare ne ha. Solo che quando sono stato io a proporglielo non mi ha minimamente ascoltato.”

Si lamentò il rosso con fare melodrammatico lasciandosi scivolare sulla sedia con fare sconfitto. Ricordare quella sottospecie di colloquio del giorno prima lo angosciava, come avrebbe potuto ottenere il massimo dei voti? Sperava vivamente che il Kaizen Club potesse aiutarlo nell’impresa.

“Tu invece a chi hai dedicato la tua lettera?”

Fu la domanda di Yuki rivolta a Shosuke. Shiho non trattenne un enorme sorriso, ben consapevole di che cosa sarebbe successo di lì a poco, pregustando il caos che sarebbe scoppiato.

“Tetsuro Tanaka.”

“Ti prego dimmi che stai scherzando. Dimmi che tra tutti gli studenti del primo anno non hai scelto quel so tutto io.”

Fu la supplica di Ryo, l’espressione infastidita del ragazzo lasciava chiaramente intendere che la sua scelta non gli andasse tanto giù. Shosuke scrollò le spalle.

“Stai ingigantendo una faccenda da nulla, Hamada.”

“Da nulla? Quel tappetto ha totalizzato 99, 87% al test di ingresso per la Sezione, 0,03 punti in più di me l’anno scorso. Quando l’ho trovato per complimentarmi per la prima posizione in classifica lo sai cosa mi ha risposto?”

“Sì lo so, ero lì con te.”

Il commento pacato di Shosuke fu bellamente ignorato da Ryo, il quale continuò con la sua sfuriata ai danni dell’ignaro primino.

“Mi ha risposto “Mi dispiace, la prossima volta devi impegnarti di più.” Cosa significa? Che secondo lui dovrei ripetere il test d’ingresso?”

“Uh, però è una bella idea. Potresti ripetere l’anno, scommetto che Kisa-Sensei sarà felicissima di vederti ripetere le sue lezioni.”

Commentò Yuki divertita dall’irritazione del rosso, che in quel momento eguagliava quella che provava ogni qual volta, l’anno precedente, lo aveva sentito lamentarsi della professoressa di inglese, materia per cui il ragazzo era negato a livello di pronuncia.

Nel mentre che i quattro continuavano a parlare tra di loro erano ignari che le loro parole erano state ben udite dall’occupante del tavolo a loro adiacente: Tetsuro Tanaka. Non appena aveva riconosciuto Ryo come colui che aveva fatto arrabbiare prima dell’inizio della scuola aveva cercato di nascondersi, e quando li aveva sentito ricordare l’episodio avrebbe tanto desiderato che la terra sotto i suoi piedi si aprisse e lo inghiottisse. Un solo dettaglio lo aveva fermato dall’alzarsi e andarsene, le parole del ragazzo dai capelli albini. Sebbene l’unica cosa a cui avessero fatto riferimento fosse un club, per il fatto che quello sconosciuto affermava di averlo scelto non c’era ombra di dubbio che stessero parlando del Kaizen Club, lo stesso che lo aveva invitato a presentarsi al campo Gamma da lì a qualche giorno. E il ragazzo albino doveva essere il mittente della lettera: Shock. Se non fosse stato per la presenza del ragazzo dall’aria infuriata avrebbe decisamente chiesto più informazioni, ma dal modo in cui il rosso sventolava le bacchette in modo minaccioso intuiva che quello non era il giorno per chiarire il malinteso di cui era stato protagonista.

“È occupato?”

La voce di Rieko Tamura, atona e chiara, lo riscosse dai suoi pensieri e smise di ascoltare la conversazione del tavolo accanto. Tetsuro alzò lo sguardo, incontrando la figura di una ragazza dai capelli a caschetto bicolori raccolti in un codino. Il sopracciglio arcuato e lo sguardo che tradiva una certa impazienza gli ricordarono di non aver ancora risposto alla sua domanda.

“No, siediti pure.”

La ragazza lo ringraziò e si sedette nel posto vuoto più lontano dal ragazzo. Non conoscendolo preferiva non invadere i suoi spazi personali e il corvino non si lamentò più di tanto in quanto, se l’ancora adirato Ryo si fosse girato, lui sarebbe stato coperto. Lo sguardo ambrato del ragazzo di tanto in tanto, per sicurezza, si alzava dal suo vassoio per assicurarsi che la sua copertura non se ne andasse. Dall’altro capo del tavolo la ragazza, sentendosi osservata, si schiarì la voce.

“C’è qualche problema? Se il posto era riservato me ne vado.”

“No no, nessun problema.”

Il tono nervoso di Testuro e il modo in cui tormentava la ciocca rossa lasciavano trasparire un messaggio del tutto diverso.

“Ne sei sicuro? Hai la faccia di chi sta per svenire.”

Lui scosse la testa per rassicurarla, ma ripensandoci aggiunse in tono timido.

“Solo… non è che potresti piegare il busto un po’ più in avanti.”

La bicolore sgranò gli occhi: che diamine di richiesta era quella?

“Ok, credo che si sia appena liberato un posto là in fondo, mi sa proprio che andrò lì.”

Tetsurou sbiancò all’improvviso e cercò di supplicare la ragazza a non andarsene. Ma furono inutili le sue suppliche.

Prima e ultima volta che metto piede in mensa.”

Si annotò mentalmente Rieko, lanciando un’ultima occhiata sospetta al corvino che, quasi sull’orlo delle lacrime, continuava a lanciare occhiate nella direzione dove era precedentemente seduta. Le persone erano molto più difficili da capire delle macchine. Nel mentre che camminava non si accorse di aver urtato qualcuno con la spalla, rischiando quasi di far cadere il contenuto del suo vassoio per terra. Sfortunatamente l’altra persona non era stata fortunata come lei. Udendo il sonoro splash della zuppa di miso e l’infrangersi della ciotola in ceramica contro il pavimento della mensa alcuni studenti si girarono, incuriositi. Rieko si sentì avvampare sotto quegli sguardi indesiderati. Decisamente un grande sbaglio dimenticare il pranzo al sacco. La ragazza si affrettò a fare una sequenza di inchini sempre più profondi in segno di scuse, mentre nel retro della sua mente una vocina si domandava per quale motivo gli altri non avessero smesso di guardarla.

“Non preoccuparti, non fa nulla. Non c’è bisogno di queste formalità.”

Fu allora che Rieko alzò lo sguardo per la prima volta sulla persona che aveva urtato: un ragazzo dai capelli biondi di lunghezza media, dagli occhi di un castano caldo e un sorriso così gentile da essere quasi disarmante. La ragazza del primo anno si immobilizzò, comprendendo finalmente per quale motivo i curiosi non fossero tornati a guardare i loro vassoi: quel ragazzo era bellissimo.

“Mi dispiace ancora tantissimo.”

Per quanto bello fosse non credeva però che sarebbe riuscita a sopportare tutta quell’attenzione su di lei e preferì quindi applicare un piano che le sembrava infallibile: svignarsela. Era già troppo lontana per comprendere le parole che il biondo cercò di rivolgerle in seguito.

 
Ao No Exorcist🍭 — Dating Yukio Okumura would include:

“Hyunjin, credo che quella ragazza non sia una tua grande fan.”

La risata soffice e serafica dell’albina al suo fianco fecero ridacchiare anche un terzo ragazzo dalla chioma castana e ribelle. L’unico a mantenere un’espressione impassibile fu il quarto ragazzo, anch’esso castano ma dai capelli diligentemente pettinati.

“Devi averla ferita terribilmente. Già immagino cosa deve aver pensato “Quel sorriso perfetto è decisamente sospetto. Meglio girare alla larga.”. Già me li immagino i titoli del giornalino scolastico.”

Lo punzecchiò ulteriormente la ragazza. Hyunjin arrossì e si affrettò a smentire.

“Giuro che non ho fatto niente! Mi è solo venuta addosso! O sono io che non stavo guardando dove stavo andando?”

“Rilassati amico, Yue ti sta prendendo solo in giro.”

Il biondo guardò con sgomento la ragazza la quale gli rivolse un sorrisetto malizioso e un occhiolino, come se fosse stata scoperta mettere in atto chissà quale piano.

“In ogni caso dovremmo ripulire questo pasticcio.”

“Già, Osamu ha ragione. Mi dispiace però, oggi avevo davvero voglia di miso. Ehi, Hayato, posso rubarne un po’ della tua?”

Le iridi celesti di Hayato lo folgorarono, se c’era qualcosa su cui non cedeva era il suo cibo.

“Assolutamente no. Inoltre per questa – con lo sguardo indicò la zuppa ormai immangiabile – ho appena chiesto ad uno degli inservienti di occuparsene.”

Osamu e Hyunjin sorrisero grati all’amico per la sua tempestività.

“Ed ecco a voi Hayato Matsuura, rappresentate di classe, studente modello e presidente del club.”

“Hyunjin, gradirei non urlassi certe cose in posti così affollati.”

Yue gli diede una gomitata scherzosa nel fianco, costringendo il castano a piegarsi leggermente per incassare il colpo, perdendo un po’ la sua compostezza.

“Andiamo, mica sono tutti con le orecchie tese ad ascoltarti, rilassati, Presidente.”

L’albina calcò leggermente il titolo usato, e le comparve un sorriso furbo sul volto quando notò, con la coda dell’occhio, il tremore del piccolo masso che non abbandonava mai il fianco di Hayato. Per oggi poteva dire di aver ottenuto una quasi reazione dall’amico. Hyunjin, sebbene ignaro di quel segnale, sembrò aiutare il compagno di classe cambiando argomento.

“Osamu, ma quella non era la ragazza che hai scelto?”

Il castano annuì, saltellando allegramente di fronte al trio di amici.

“Non fatevi ingannare dalla sua apparenza, ho visto quella piccoletta in azione, vedrete che ha la stoffa giusta per entrare nel club.”

Hyunjin appoggiò il vassoio sul tavolo e lanciò un’occhiata nella direzione della porta verso cu Rieko si era precedentemente fiondata e si grattò la nuca un po’ perplesso.

“Ma sei sicuro di aver letto il fascicolo? Magari era fatto male.”

Le bacchette di Hayato si fermarono a metà strada tra il piatto e la bocca, dal posto di fronte a lui vide Osamu sobbalzare e portarsi in modo tragico una mano alla bocca. Quei fascicoli erano stati compilati uno per uno da Hayato stesso. Hyunjin, rendendosi conto di che cosa avesse detto, arrossì per la seconda volta nell’arco degli ultimi venti minuti.

“No, cioè, volevo dire… non è che le informazioni di due studenti sono state mischiate?”

Hayato inarcò un sopracciglio per niente convinto dal tentativo di salvataggio dell’amico, anzi la situazione poteva essere addirittura peggiorata. Il biondo si schiarì quindi la gola e incrociò le dita sotto al mento, cercando di salvarsi con un ultimo tentativo.

“Non è che hai sbagliato ad associare il volto ad un nome.”

Osamu scosse la testa e si picchiettò la tempia.

“Memoria eidetica. La vedo dura essermi sbagliato.”

A quel punto Hyunjin alzò gli occhi al cielo sconfitto e, arrendendosi, nascose il volto tra le mani. Osamu ridacchiò leggermente divertito dalle usanze melodrammatiche dell’amico prima di rivolgersi ad Hayato.

“Sappi comunque che sei fortunato ad essere il presidente, ti sei risparmiato una fatica assurda a non dover scegliere.”

Disse facendo riferimento al fatto che Hayato, in qualità di presidente, non poteva proporre un candidato. Il ragazzo emise uno sbuffo a metà tra il divertito e il sarcastico.

“Oh sì, sono stato così fortunato. Pensa che bello, ho dovuto raccogliere informazioni su 220 studenti circa, organizzarle in file e assicurarmi che ciascuno di voi le leggesse. Pensare che avrei potuto fare qualcosa come scegliere uno solo dei suddetti studenti sembra così tedioso.”

Il ragazzo del dipartimento di Supporto alzò gli occhi al cielo, il tono sarcastico di Hayato gli ricordava alle volte più un rimprovero, ma con il tempo aveva imparato a non darci tanto peso.

“Hai capito quello che voglio dire però, l’anno scorso mi ricordo che hai passato notti insonni per selezionare la persona adatta.”

“È vero, me lo ricordo! Pensate che passava addirittura le lezioni a leggere i fascicoli nascondendoli sotto al banco.”

Yue, sentendo l’ultima informazione riportata da Hyunjin, si portò teatralmente una mano alla bocca, indossando un’espressione sorpresa e ferita.

“Mi stai dicendo che il nostro adorato Presidente è in realtà un ragazzo ribelle? Presidente, dimmi che non è vero!”

“Yue.”

L’ammonì il castano, che ormai aveva capito che la sua pausa pranzo non sarebbe stata tranquilla e piacevole come aveva sperato. A rincarare la dose ci pensò Osamu che, fingendo di asciugarsi una lacrima, aggiunse.

“Se era ridotto al punto di portarseli a lezione significa che era proprio messo male, non doveva aver fatto i compiti per il club!”

“Ragazzi.”

Il rappresentante della terza B provò nuovamente ad invitarli a smetterla, ma evidentemente nessuno dei suoi tre amici afferrarono il messaggio perché quando Hyunjin, con le bacchette usate come microfono, si finse un telecronista il cui compito era quello di raccontare l’ipotetico futuro del club lasciato nelle mani di un “irresponsabile” Hayato capì che ormai li aveva persi.

“Dimenticatevi qualsiasi tipo di approvazione per upgrade nelle prossime settimane.”

“Ma, Presidente!”

 
Esclamarono in coro gli altri tre studenti del terzo anno, lasciando perdere qualsiasi battuta avessero intenzione di fare. Quando finalmente riuscì a gustarsi un po’ della sua zuppa, ormai sfortunatamente tiepida, Hayato cercò di nascondere un sorrisetto divertito: quell’anno da presidente sarebbe stato incredibilmente divertente.
 
*§*
Pin en Owari no Seraph:$
Kotone era sicura al cento per cento che quella lettera fosse stata inserita nel suo armadietto per puro errore. Magari a scuola c’erano una marea di Kotone Oda e la reale destinataria di quella lettera non era lei. Però l’ultima frase della lettera invitava caldamente a non fare parola con nessuno del contenuto dell’invito. Cosa diamine era quel misterioso Kaizen Club? E cosa volevano da una sua omonima? Ora che lei sapeva anche troppo cosa avrebbe dovuto fare?

“… -san? Oda-san? Ti senti bene?”

Kotone sobbalzò, emettendo un gridolino acuto, che fece girare nella sua direzione alcuni degli occupanti della biblioteca. Immersa com’era nei suoi pensieri si era dimenticata addirittura di dove fosse. Di fronte a lei Umine Fukushima, Yuma Nakamura e Rei Iwasaki la stavano osservando con sguardo interrogativo.

“Va tutto bene Oda-chan?”

Chiese Umine inclinando la testa da un lato. Kotone si affrettò ad annuire per fugare ogni dubbio. Oltre alla lettera Kotone al momento doveva affrontare un altro problema: le ripetizioni di matematica. Dopo il primo test in classe alcuni suoi compagni, ovvero i tre presenti, meravigliati dal suo ottimo punteggio l’avevano supplicata di aiutarli. O meglio, Umine e Rei l’avevano supplicata, Yuma aveva bofonchiato qualcosa che a grandi linee aveva intuito significasse “Mi servirebbe aiuto perché altrimenti il prossimo passo potrebbe essere la bocciatura.” Certamente molto catastrofica come previsione ma Kotone non se l’era sentita di dire di no, e quindi ora eccola lì, un giovedì pomeriggio qualsiasi, seduta ad uno dei tavoli della biblioteca della Yuei a dare ripetizioni a tre persone con cui aveva scambiato sì e no tre parole dall’inizio della scuola. E da come avevano cercato di interpretare le sue spiegazioni balbettate pareva anche fossero parecchio disperati, oppure solo spaventati dall’idea di rimanere indietro.

Dopo che ebbe finito di correggere anche l’ultimo calcolo segnato sul quaderno di Rei, Kotone decise che per quel giorno poteva bastare, anche perché aveva sentito più volte lo stomaco dei suoi tre compagni brontolare. Non voleva assolutamente vederli svenire di fame durante le ultime ore di lezione per colpa sua.
Rei la ringraziò con un enorme sorriso, mentre Umine la abbracciò in segno di riconoscenza. La ragazza iniziò a balbettare che in fondo non aveva fatto niente di speciale mentre cercava di svincolarsi dalla presa ferrea della compagna di classe. Dopo essersi sistemata meglio gli occhiali sul naso, li osservò poi dirigersi verso la mensa e quando entrambi sparirono dietro l'angolo Kotone tirò un sospiro di sollievo. Convinta di essere rimasta sola iniziò a riordinare la piccole piume che le adornavano il capo e che si erano arruffate per l’imbarazzo.

“Stai bene Oda-san?”

La ragazza sobbalzò e per lo spavento le penne che aveva appena finito di sistemare si arruffarono nuovamente. Yuma, ancora lì, la stava scrutando con occhio attento per cogliere qualche segnale.

“Sto perfettamente bene. Anzi, mai stata meglio!”

Cercò di rassicurarlo. Il biondo, per nulla convinto, inarcò un sopracciglio.

“Sicura? Poco fa sono abbastanza sicuro di non averti vista sbattere ciglio, sicura che la tua vista non ne risenta?”

Le parole di Yuma, pronunciato con un’ espressione indecifrabile, confusero la povera Kotone che non sapeva come interpretare il commento. Lo aveva spaventato? Era genuinamente preoccupato?

“È solo qualcosa che mi capita di fare. Non me ne ero resa conto. Scusa.”

“Non c’è niente di cui scusarsi, ero solo curioso.”

“Ah, mi spiace.”

Kotone spalancò gli occhi rendendosi conto troppo tardi di aver fatto qualcosa che le era appena stato detto non fosse necessario. Voleva sprofondare. Yuma dal canto suo la guardò confuso. Per cosa si stava scusando? Inoltre credeva di averle appena detto che non era qualcosa di cui scusarsi.

“Beh, ora credo di dover andare a mangiare pure io, la mensa non credo che resti aperta anche durante le ore di lezione.”

 
Kotone disse le ultime parole senza nemmeno prendere fiato, tanto che Yuma faticò un po’ nel cercare di capire dove finisse una parola e ne iniziasse un’altra. Quando capì era ormai troppo tardi per proporre a Kotone di fare la strada insieme dal momento che anche lui era diretto verso la mensa. La velocità con cui la castana era sparita fecero dubitare il biondo che la ragazza non avesse qualche secondo quirk legato alla velocità.
 
*§*
Le ore di lezioni pomeridiane probabilmente erano le ore più lente della giornata, la trepidazione per l’ora di pranzo ormai svanita non poteva più essere usata come motivazione per restare svegli durante le ore di lezione più noiose. L’unica cosa che gli studenti agognavano era ritornare a casa e passare il resto della giornata in santa pace. Per questo motivo quando a Kirara vennero affidati un secchio e uno scopettone ci mancò poco che li lanciasse con poca grazia fuori dalla finestra. O almeno questo era quello a cui aveva pensato mentre, con un ampio sorriso, aveva ringraziato il suo compagno di classe per averle procurato il materiale per la pulizia della classe.

“Fantastico, ora devo pure passare più tempo qui.”

Mormorò con un fil di voce tra e sé e sé, non nascondendo l’irritazione per la cosa. Ma sapeva che lamentarsene non l’avrebbe fatta andare a casa prima così si tolse la giacca della sua divisa e arrotolò le maniche della camicia per potersi mettere al lavoro. Mentre raccoglieva i capelli rosati in una coda alta, per evitare che le dessero fastidio, lanciò un’occhiata all’altra povera anima che era stato costretto, come lei, a perdere altri minuti preziosi della sua giornata. Dall’altra parte della stanza Shaka Hawkins aveva già iniziato ad accatastare i banchi al muro, così che ripulire sarebbe stato più facile. Kirara si domandò se quello sarebbe stato il giorno in cui sarebbe finalmente riuscita a sentire la voce del ragazzo. Sebbene lei potesse essere considerata una ragazza estroversa, per quanto fastidioso fosse, poteva dire di aver rivolto la parola a quasi tutta la classe, ad eccezione del ragazzo alato. Era persino riuscita a strappare un saluto cortese a Yayoi Nanbu, altro elemento storico della classe. Ma da Shaka non aveva mai ottenuto nulla. Se lo salutava il ragazzo rispondeva con un cenno del capo, se gli chiedeva come stesse riceveva una scrollata di spalle e se gli proponeva di unirsi a lei e ad altri studenti per studiare lui scuoteva la testa. Il tutto senza mai cambiare espressione: occhi freddi e labbra dritte in un’espressione che a molti sembrava di rabbia, ad altri di apatia. Qualcosa nell’indifferenza del ragazzo la innervosiva e rassicurava allo stesso tempo. Apprezzava che il ragazzo non avesse deciso di tediarla con chiacchere inutili come molti altri suoi compagni di classe, ma non degnarla nemmeno di una parola credeva fosse decisamente troppo. Si accorse che lo stava fissando da troppo tempo quando vide Shaka smettere di muovere i banchi per guardarla con sguardo interrogativo. La ragazza fu abbastanza veloce dal distogliere lo sguardo prima di essere beccata e farfugliò come copertura.

“Quei banchi dovrebbero essere spinti un po’ più a lato.”

Shaka guardò i tavoli confuso. Era parecchio certo che se li avesse spinti ancora un po’ avrebbe demolito il muro della classe. I due iniziarono a pulire nel più totale silenzio. Shaka aveva tirato fuori dalla sua cartella un paio di auricolari e li aveva indossati e Kirara dovette dire addio a qualsiasi piano sul provare ad intavolare una conversazione. Di tanto in tanto però la ragazza lanciava nella sua direzione delle occhiate incuriosite, notando che l’espressione solitamente burbera si era addolcita non appena aveva infilato gli auricolari. La vista le sembrava quasi paranormale, non credeva che i muscoli facciali di Shaka fossero in grado di permettergli di indossare un espressione del genere.

“Oh, Hawknis-san, per fortuna sei ancora qui.”

Kirara voltò il capo nella direzione della porta d’ingresso dove vide Yayoi Nanbu, ancora nella sua divisa scolastica. La rosata si domando come la corvina riuscisse ad avere una divisa perfettamente in ordine e con praticamente nessuna piega a fine giornata.

“Hawkins?”

Yayoi fece qualche passo all’interno dell’aula, notando che il ragazzo sembrava non essersi accorto della sua presenza. Kirara guardò con terrore gli uwabaki di Yayoi posarsi dove poco prima lei e Shaka avevano pulito.

“Fantastico, ora mi tocca pulire di nuovo.”

Boffonchiò sottovoce lei, a tono abbastanza basso da non essere udita dai suoi due compagni di classe. Nel mentre Yayoi aveva provato a richiamare nuovamente il ragazzo, non ricevendo nessuna risposta. La rosata si rese conto che probabilmente il volume della musica era forse troppo per udire la compagna di classe quindi, precedendo Yayoi, avanzò verso il ragazzo, indossò il suo sorriso più ampio e picchiettò sulla spalla. Shaka sobbalzò e le ali da falco pellegrino che aveva sulla schiena si spiegarono appena, in segno di difesa. Non appena si girò si rese conto che però non c’era nessun pericolo e che ad approcciarlo era stata Kirara.

“Cosa c’è?”

Kirara cercò di nascondere il tic nervoso all’occhio, avrebbe fatto finta che le prime parole che le aveva rivolto il ragazzo non fossero state pronunciate con tono seccato, ma solo stanco. Con l’indice indocò poi Yayoi e Shaka non potè fare a meno di guardare la corvina curioso. Era convinto fosse già tornata a casa.

“Hawkins-san, non hai consegnato il tuo quaderno di inglese, sono semplicemente passata per portarlo in sala professori.”

“Oh, scusami. Te lo passo subito.”

Mentre il ragazzo frugava nella sua cartella alla ricerca del quaderno Yayoi rimase immobile in attesa.

“Avete fatto un buon lavoro, immagino abbiate ormai finito.”

Disse la ragazza riferendosi al lavoro di pulizia svolto dai suoi due compagni di classe. Kirara lanciò un’occhiata al punto dove Yayoi era passata precedentemente e pensò che in fondo non era presente nessun segno di sporcizia, avrebbe potuto tranquillamente far finta di nulla e filare a casa, riteneva di aver fatto anche abbastanza per quella giornata.

“Già, io e Shaka-chan ce l’abbiamo messa tutta.”

Confermò poi la rosata con espressione raggiante e mostrando un pollice alzato. Yayoi annuì e Kirara potè quasi giurare di aver visto l’accenno di un sorriso compiaciuto, ma era stato così breve che avrebbe potuto anche essere un riflesso muscolare. Quando Shaka allungò il quaderno alla compagna di classe lo fece porgendole anche delle scuse per l’inconveniente.

“Nessuno problema. Ora vi lascio finire il vostro lavoro. Ci vediamo lunedì, buon week-end.”

Sebbene il commento fosse una cortesia tutti e tre diedero peso a quel saluto, tutti e tre consapevoli che quel week-end sarebbe stato il più lungo della loro vita. Quel week-end era l’unico ostacolo che li separava dallo scoprire cosa il fantomatico Kaizen Club avesse in serbo per loro.
 
*§*
 
Angolo autrice:

Eccomi qui con il primo capitolo!
Spero che vi sia piaciuto!
Ho voluto prima dare un quadro generale della situazione prima del primo effettivo inizio delle attività del Kaizen Club. Inoltre chiedo scusa a chi ha creato OC Sentaku, ho cercato di dare spazio a tutti gli OC in egual misura, ma non sono sicura di esserci riuscita al 100% con gli OC del primo anno, considerato che essendo al primo anno i legami tra di loro sono ancora acerbi. In ogni caso non temete, con le selezioni i Sentaku avranno paragrafi chilometrici. XD
Per quanto riguarda gli Hoshonin ho voluto già dare un assaggio del tipo di rapporto che c’è tra di loro creando delle situazioni un po’ corali. Ci tengo anche a precisare che anche se sembra esserci una sorta di divisione per anno all’interno del Kaizen Club esso in realtà non c’è. Con i prossimi capitoli vedrete un po’ tutti interagire con tutti.
Ultima cosa, spero che aver inserito i vari prestavolti all’interno del capitolo non abbia reso difficoltosa la lettura. Ho pensato che essendo solo il primo capitolo non tutti avevano ancora associato prestavolto e nome. Ma nel caso spezzasse la lettura non esitate a farmelo sapere che eliminerò le immagini dai vari paragrafi.
Detto questo ci sentiamo/leggiamo presto!

Strange  

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 2% ***


KAIZEN CLUB

Kaizen: Kaizen (改善) è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento continuo.

2%
Residenza Nanbu
 
Yayoi si tirò a sedere sul letto emettendo un sospiro profondo: la lettera dorata aperta che faceva bella mostra di sè sul suo comodino indicava che il suo non era stato un sogno. Quella lettera era comparsa senza indicare un mittente di sua conoscenza. Le si diceva solo di presentarsi ad una determinata ora in un determinato luogo e, in modo molto poco carino, che questo fantomatico club aveva gli occhi puntati su di lei, e sperava anche su qualcun altro. Sarebbe stato parecchio inquietante fosse stata l’unica a ricevere una lettera per conto di un club che, secondo qualsiasi registro, era inesistente.
 
Aveva contemplato l’idea che si trattasse di uno scherzo ma era giunta alla conclusione che l’unico modo per scoprirlo era recandosi alla palestra gamma alle 18:00 di quel lunedì. Non un minuto prima, non un minuto più tardi. Davanti a questa prospettiva la giornata che le si prospettava davanti sarebbe stata estremamente lunga, poteva già dire con certezza che le sei di sera non sarebbero mai arrivate. L’unico aspetto positivo dell’avere così tanto tempo era cercare di capire come rimanere a scuola oltre l’orario di chiusura di cancelli e ritornare a casa senza dover passare la notte alla Yuei.

Per il momento, però, aveva una routine da seguire. Portarla avanti era un modo per evitare che il tempo si prolungasse più del necessario. Lanciò una rapida occhiata alla sveglia sul suo comodino, la quale segnava le cinque e mezza. Aveva abbastanza tempo per il suo allenamento mattutino. Dopo aver indossato dei leggings comodi e una maglietta a maniche corte coperta da una felpa, uscì dalla sua stanza in punta di piedi, per evitare di svegliare il resto della sua famiglia. Una volta giunta davanti all'ingresso, infilò le scarpe da corsa. Nella penombra mattutina, ci mancò poco che inciampasse in una delle scarpe che erano state lasciate lì, probabilmente da uno dei suoi due fratellini. Quando sarebbe tornata a casa, le avrebbe messe a posto e avrebbe ammonito i due bambini. Quando inspirò a pieni polmoni l'aria frizzantina di quella giornata di maggio, Yayoi si sentì rigenerata e diede inizio ai suoi giri di corsa intorno all'isolato. Una volta tornata a casa, avrebbe proceduto con l'allenamento che suo padre le aveva impartito fin da quando era piccola per migliorare la sua abilità con la spada. Al momento poteva definirsi più brava di parecchi allievi che suo padre addestrava al dojo, ma non per questo si era adagiata sugli allori e, senza nemmeno mancare un giorno, ripeteva meticolosamente ogni passaggio per mantenersi in forma e migliorare. In fondo, suo padre glielo aveva ripetuto una marea di volte: l'arroganza è il veleno peggiore.

Il dojo di famiglia era un ambiente a lei familiare, era quasi la sua seconda casa. Se non era a scuola era lì. A quell’ora del mattino Yayoi era solita dedicarsi alla meditazione, approfittando della serenità che il posto era in grado di trasmetterle. Meditare l’aiutò a scacciare per qualche momento l’agitazione che provava ogni volta che le ritornava alla mente la lettera del Kaizen Club, ma purtroppo la sua pace durò decisamente troppo poco.

“Ehi Rin, dimmi se la sorellona sta dormendo?”

“Kou, mi stai spingendo!”

“Non è colpa mia se hai una testa troppo grande e non vedo niente.”

“Beh, allora prova a diventare più alto.”

Yayoi ridacchiò sentendo quei commenti bisbigliati ma che, per via del silenzio, erano perfettamente udibili. Aprì un occhio e si voltò nella direzione della porta scorrevole d’accesso al dojo dove, da una fessura, Koutaro e Rintarou, i suoi due fratellini, la stavano spiando.

“Guardate che vi sento.”  

I due colti sul fatto, cercarono di fare finta di nulla e richiusero la porta. La corvina si alzò e andò ad aprire la porta e scosse la testa quando li vide cercare di darsela a gambe.

“Cosa vi ho detto centinaia di volte?”

“Che la meditazione è importante.”

Iniziò Rin.

“… e che quindi non bisogna fare rumore.”

Terminò la frase Koutarou. Yayoi annuì, anche se sapeva che il fatto che i due bambini l’avessero ascoltata non implicava che mettessero in pratica le sue raccomandazioni.

“Forza voi due, venite dentro ad aiutarmi con l’allenamento.”

A quel punto valeva coinvolgerli. Il sorriso raggiante di Kou e l’espressione rassegnata di Rin non erano niente di nuovo per lei, in fondo era risaputo che Kou avesse un talento per le arti marziali che Rin non condivideva. La maggiore arruffò i capelli castani dei due fratelli minori prima di lasciarli entrare nel dojo, anche quella in fondo era parte della sua routine.

 
*§*
Liceo Yuei, Viale d'ingresso

“Matsuura-san! Matsuura-san!”

A quel richiamo Hayato si fermò e cercò tra la folla di studenti che popolava il cortile del liceo alla ricerca della voce che gli era nota. Quando individuò la chioma albina di Shosuke gli rivolse un sorriso gentile al quale il più piccolo rispose con un cenno del capo.

“Posso essere d’aiuto?”

“Sì, vorrei parlarti cinque secondi di quella verifica di cui ti avevo accennato settimana scorsa.”

Hayato notò lo sguardo eloquente di Shosuke, capendo perfettamente a cosa si stesse riferendo. Di verifiche non avevano mai parlato, quindi l’unica altra cosa a cui si poteva star riferendo era il club.

“Certo, chiedi pure.”

“Ecco… non credo che mi sia stata riferita alcuna data. È per caso una verifica a sorpresa?”

Il castano aggrottò la fronte perplesso. Era più che certo di aver informato tutti i membri del club riguardo data, ora e luogo dell’incontro. Anche sul gruppo chat che avevano si era premurato di ribadirlo. Poi, come ricordandosi chi avesse davanti, sospirò in rassegnazione.

“Ozawa, hai controllato l’ora oggi?”

Preso in contropiede dalla strana domanda che non sembrava avere niente a che vedere con la conversazione, Shosuke alzò il polso dove indossava un orologio analogico. Ma prima che potesse leggere l’ora Hayato coprì il quadrante con una mano. Shosuke alzò la testa ancora più confuso e quando vide il più grande scuotere la testa chiese.

“Non ho capito il codice.”

Hayato trattenne ancora una volta un sospiro. Non aveva effettivamente bisogno di una conferma per sapere che il ragazzo, per l’ennesima volta, avesse perso il suo telefono.

“Controlla l’ora usando il telefono.”

“Oh, non ho un telefono al momento, credo di averlo perso una settimana fa.”

Come sospettava Hayato il ragazzo era stato tagliato fuori da qualsiasi conversazione. Hayato alzò un sopracciglio e Shosuke capì che la risposta alla sua inziale domanda era in quel telefono.

“In ogni caso sarà alle sei, palestra gamma. Ma preferirei concordare alcune cose prima di incontrare i Sentaku, passa dal Sumimaru1 alle 17. Questa volta non affidarti al telefono per controllare l’ora.”

Shosuke arrossì di colpo, imbarazzato per aver disturbato il suo senpai per una cosa del genere. In un piccolo angolo della sua mente si ritrovò anche a maledire Yue e Yuki per non averlo aiutato quando le aveva incontrate poco prima.

“Mi dispiace veramente tanto, prometto che quest’anno sarò più attento a non perderlo.”

“Speriamo. Quest’anno sei un Hoshonin, gli avvisi via lettera sono riservati ai Sentaku. Ti è andata bene al primo anno, altrimenti credo che la metà degli incontri dell’anno scorso li avresti saltati.”

Shosuke rise imbarazzato. Per lui il telefono era più un accessorio che uno strumento e per questo motivo dimenticarlo da qualche parte, perderlo o ignorarlo per settimane era molto frequente. Osamu, scherzando, una volta gli aveva detto che era più facile raggiungerlo usando un piccione viaggiatore che una telefonata. Inutile dire che Shiho si era piegata in due dal ridere e per settimane lo aveva tempestato di chiamate, alla maggior parte delle quali non rispondeva perché il telefono era stato lasciato in silenzioso in qualche angolo della sua casa.

Il ragazzo del terzo anno, appena varcarono l’ampio ingresso della Yuei, lo salutò per dirigersi verso il suo armadietto, ricordandogli ancora una volta ora e luogo dell’incontro. L’albino fece altrettanto, affrettandosi ad andare ad indossare gli uwabaki e dare inizio a quella giornata scolastica.

“Shosuke! Sei riuscito nella grande impresa?”

Dopo aver chiuso l’anta dell’armadietto Shosuke si girò nella direzione della persona che lo aveva richiamato, ovvero Yuki. Alle sue spalle Yue gli rivolse un sorrisetto di scherno. Shosuke, con un’espressione poco divertita, incrociò le braccia al petto e voltò il capo nella direzione opposta.

“Mph, mi avete fatto fare una figuraccia. Potevate almeno avvisarmi!”

“E migliorare la giornata al presidente? Assolutamente no.”

Scherzò la bionda, circondando le spalle dell’amico con un braccio. Certe volte Shosuke dimenticava che lui e l’amica si passassero pochi centimetri di differenza, quindi con il suo metro e settantasette non avrebbe potuto minimamente intimidirla.

“Attenta ai capelli.”

L’avvisò lui animando le due ciocche anteriori per evitare di sfiorare la pelle scoperta della ragazza. Rendendosi conto del pericolo corso lei mollò la presa, finire paralizzata al suolo non rientrava nei suoi piani.

“Un giorno costruirò dei guanti da indossare perennemente così non ci saranno più rischi.”

“Yuki, credo che dei comuni guanti vadano più che bene.”

Le fece notare Yue. L’altra ragazza scosse il capo.

“Questo modello vorrei potesse permettere a chi li indossa di avere sensazioni tattili pari a quelle provate senza guanti.”

“Uhm, sembra un bel progetto. In alternativa però si potrebbe pensare ad una cuffia per mantenere le ciocche sotto controllo.”

Mentre le due erano immerse in quel confronto tecnico sembrarono essersi dimenticate che il diretto interessato era ancora presente e in grado di sentirle. Non appena sentì l’ultima proposta di Yue rabbrividì e si portò una mano alla nuca, per nessuna ragione avrebbe permesso ai suoi adorati capelli di essere rinchiusi in una cuffia da doccia avanzata.

“Sapete, credo che in fondo i guanti possano essere un progetto più stimolante a cui lavorare.”

Provò a farle ragionare, mantenendo un’espressione gioviale, come se un’idea fosse geniale quanto l’altra. Quando sentì Yuki darle ragione il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.

Il trio imboccò le scale per poter raggiungere ognuno la propria classe, le due ragazze continuarono a scambiarsi dritte su quel progetto che era inizialmente nato per scherzo e mentre esso prendeva forma Shosuke comprese di doversi rassegnare al suo destino: la gente d’ora in poi lo avrebbe toccato solo attraverso un guanto. Vederle così concentrate lo fece però sorridere: vedere Yuki senza la solita espressione acida e sarcastica era qualcosa di raro, così come sentire Yue parlare con praticità e con tono privo di qualsiasi sfumatura di scherno. Dovette però interrompere quel momento quando notò che Yue, ragazza del terzo anno, invece di continuare a salire le scale per raggiungere il piano delle classi terze, aveva svoltato insieme a loro. Come risvegliandosi da una trance Yue si guardò intorno spaesata, realizzando che effettivamente quello non era il suo piano e si affrettò a salutare i due amici per raggiungere la sua aula al piano superiore.

Shosuke accompagnò poi Yuki alla sua classe, che precedeva di un paio di aule la sua, rimanendo ad ascoltare le parole della ragazza riguardo a quale fossero i materiali migliori per il suo progetto. L’albino si appuntò mentalmente di trovare al più presto una miglioria da apportare ad un costume qualsiasi per distrarla.

 
*§*

Liceo Yuei, Laboratorio Classe di Supporto primo anno
 
Rieko guardò nervosamente l’orologio che portava al polso. Erano le cinque del pomeriggio e non aveva ancora la più pallida idea di come ingannare la sorveglianza scolastica per riuscire a rimanere oltre l’orario di chiusura dei cancelli. Avrebbe potuto interpretare la cosa come un segno del destino, forse l’universo non voleva che cadesse in una qualsiasi trappola che il fantomatico Ghost della lettera aveva preparato per lei. Ma da una parte ricevere una lettera in codice, che aveva dovuto decifrare per poter capirne il contenuto, le diceva che nessuno metteva così tanto impegno in uno scherzo.

Rieko per la frustrazione slegò i capelli e, tenendo l’elastico tra i denti, lo rifece per la centesima volta. Usando la fotocamera del telefono per assicurarsi di separare correttamente le ciocche bionde da quelle castane la ragazza si ritrovò a pensare che forse era meglio se si fosse portata dietro qualche forma di precauzione. Quando terminò di sistemarsi i capelli fece un mezzo giro sullo sgabello del laboratorio e si guardò in giro alla ricerca di qualcosa che potesse svolgere il compito. La maggior parte degli strumenti in vista erano lavori incompleti degli studenti, quindi non utilizzabili. Con una spinta di reni si alzò e iniziò ad aprire i vari cassetti alla ricerca di altro. In fondo nessuno si sarebbe lamentato se avesse preso in prestito qualcosa, anzi avrebbero dovuto ringraziarla dal momento che si stava offrendo volontaria per il collaudo. Tirò fuori un cilindro dall’aria sospetta, un cacciavite e una scatolina. Dal momento che le istruzioni dei vari strumenti erano raccolti in un database a cui solo i professori potevano accedere Rieko dedusse di doversi armare di ingegno per capire funzionamento e scopo degli oggetti. Il tempo non le mancava di certo in fondo. Per primo prese il cilindro ma non vedendo pulsanti sulla superficie e nemmeno scanalature che potessero indicarne l’apertura decise di ignorarlo. Probabilmente si trattava di un prototipo scartato. Il cacciavite, oltre ad avere punte intercambiabili, non dimostrava altre capacità e si accontentò infilandoselo in tasca, un’arma faceva sempre comodo, così come un cacciavite. Quando arrivò all’ispezione della scatolina sentì la porta scorrevole del laboratorio aprirsi. Era già arrivato il custode? Doveva dire addio all’incontro con Ghost e il Kaizen Club?

Nella fretta infilò anche la scatolina nella tasca della giacca e si girò verso l’ingresso con espressione colpevole. Si rilassò però l’istante dopo quando realizzò che non si trattava del custode bensì di un ragazzo. Aveva la schiena premuta contro la porta e i capelli scarmigliati probabilmente per aver corso. La ragazza riconobbe il ragazzo come lo stesso che la settimana prima in mensa l’aveva guardata in modo strano.

“Ehi.”

Disse lei in forma di saluto, nemmeno sicura del fatto che il corvino si ricordasse di lei. Tetsuro, accorgendosi solo in quel momento della sua presenza, la guardò allarmato.

“Nascondiglio.”

Sussurrò concitato lui iniziando a guardarsi intorno alla ricerca del suddetto posto. In tutta risposta Rieko lo fissò perplessa. Dubitava si trattasse di una forma di saluto, e credeva che per i messaggi in codice non avessero tutta quella confidenza. Quando però sentì il rimbombo lontano di passi comprese perfettamente il messaggio: dovevano nascondersi dal custode. Lo studente della Sezione Economica vide come unica soluzione l’armadio nell’angolo dell’aula e ci si avvicinò. Rieko, capendo la sua intenzione, lo afferrò per il colletto.

“Quello è pieno zeppo di ingranaggi e rottami, se non vuoi esserne sommerso non aprirlo. Vieni di qua.”

Tetsuro non fiatò e si lasciò trascinare in una cabina laterale ricavata da una delle pareti. La bicolore prese uno sgabello e lo mise dentro alla cabina poi tirò la tenda per chiuderla. Salì sullo sgabello e fece segno a Tetsuro di fare altrettanto con la sedia che era già presente in quello spazio angusto.

Quando i due sentirono la porta aprirsi trattennero il fiato, il cuore che gli martellava nel petto e la consapevolezza di star infrangendo una marea di regole del codice scolastico ben fissa in mente. Il custode fece un giro sommario dell’aula prima di uscire e richiudersi la porta alle spalle. I due attesero qualche secondo per sentire i passi allontanarsi prima di tirare un sospiro di sollievo.

“Grazie mille. Tra oggi e la mensa non hai idea di quanto io si in debito con te.”

Rieko, come se non avesse fatto nulla di che, scrollò le spalle e scese dallo sgabello per rimetterlo a posto.

“A proposito, cosa ci fa una cabina qui?”

Chiese curioso il corvino studiando l’ambiente circostante con occhi curiosi.

“Quando gli eroi vengono a provare i costumi migliorati hanno bisogno di privacy per cambiarsi.”

Spiegò lei con tono pratico, leggermente orgogliosa della curiosità mostrata, anche se per un dettaglio superfluo. Controllò poi l’ora sul display del cellulare e decise che era il momento di avviarsi verso il suo destino. Cercando di risultare il più indifferente possibile disse.

“Io ora dovrei andare, ho un impegno.”

“Ah sì, pure io.”

Aggiunse Tetsuro illuminandosi quando si ricordò il principale motivo per cui aveva iniziato a scappare dal custode. I due fecero la strada insieme verso l’ingresso, Tetsuro di tanto in tanto faceva domande sugli attrezzi che ricordava di aver visto e Rieko, cercando di associare le descrizioni strampalate del ragazzo alle varie invenzioni, rispondeva assicurandosi di non tralasciare nemmeno un dettaglio. Quando ebbero entrambi indossato le loro scarpe Tetsurou si batté una mano sulla fronte.

“Sono proprio uno smemorato, ho scordato il libro di matematica nel sottobanco, devo tornare a prenderlo. Sai com’è, domani ho una verifica.”

Rieko, vedendo l’occasione perfetta per raggiungere il luogo dell’appuntamento senza destare sospetti, annuì comprensiva.

“Certo, non preoccuparti, vai pure. Ci vediamo in giro.”

Il corvino annuì e la salutò ritornando nell’edificio. Rieko invece imboccò la strada che portava alla palestra gamma, approfittando della passeggiata per godersi gli ultimi raggi di sole della giornata. Arrivata a destinazione le persone presenti erano poche, ma qualcuno di a lei abbastanza noto risaltava tra i presenti. La bicolore spalancò la bocca per la sorpresa nel vedere Tetsuro davanti alla palestra gamma, l’unica cosa che riuscì a dire fu.

“Come hai fatto ad arrivare prima di me?”

 
*§*
Sumimaru, Sala comune
 
Hyunjin si grattò il mento perplesso. Era arrivato da pochi minuti e, oltre ad Hayato che sicuramente era lì dal suono dell’ultima campana, nella sala comune, seduti sui divanetti rivestiti di morbido tessuto verde, c’erano Ryo, Shiho e Osamu. La cosa che lo lasciò perplesso fu il silenzio che regnava nella stanza, cosa difficile da ottenere se quei tre soggetti erano nella stessa stanza. Hyunjin capì quindi che l’unico modo per scoprire il segreto dietro a questo silenzio era quello di chiedere.

“Ehi, che succede? Qualcosa è andato storto nelle preparazioni?”

Shiho, rendendosi conto solo in quel momento dell’arrivo del ragazzo, gli fece segno di non parlare. Confuso il ragazzo fece vagare lo sguardo color nocciola verso Osamu, nella speranza di ottenere risposte, ma lui non aveva staccato gli occhi da Ryo.

“Hayato, tu hai capito qualcosa?”

Hyunjin ricorse alla sua ultima risorsa. Il castano, senza alzare gli occhi dal tablet che aveva di fronte rispose semplicemente con una parola.

“Scommessa. E non chiamarmi con il mio nome.”

Il compagno di classe gli aveva fornito solo un indizio però, non la risposta che cercava. Si affrettò a posare la giacca della divisa e la cartella nella sua Kona2, la sala a lui dedicata, per poi tornare alle sue indagini. Aveva un po’ di tempo da usare e lo avrebbe messo a frutto. Raggiunse i suoi amici ai divanetti, anche perché era consapevole che con le Selezioni così vicine Hayato non avrebbe voluto essere disturbato. Quando prese posto di fianco a Ryo sobbalzò. L’espressione contrariata, l’aura iraconda che emanava e la punta delle sue dita di un rosso fluorescente erano un chiaro segnale. Hyunjin slittò all’estremità del divanetto, avvicinandosi a Shiho e bisbigliò all’orecchio della ragazza.

“Che cosa gli prende?”

“Oh, niente di che. Ha solo scoperto il nome di uno dei Sentaku e l’idea di rivederlo non gli piace per niente.”

“E la scommessa cosa c’entra?”

Chiese lui ricordandosi la risposta di Hayato. Shiho sorrise malandrina.

“È tutto il giorno che Kekkan non fa altro che giurare di far andare a fondo quel Sentaku. Solo che ora è entrato in questa fase di silenzio stampa, io e Ghost abbiamo scommesso su quanto durerà.”

Hyunjin ora era decisamente interessato. Vedere Ryo, una persona in genere sempre scherzosa e solare, in quello stato era raro, ma non impossibile. Tutti nel club ricordavano perfettamente l’unica altra volta in cui era stato così di cattivo umore, e da allora avevano imparato che sottovalutarlo e screditarlo apertamente equivaleva ad una dichiarazione di guerra.

“Devo proprio stringere la mano a questo Sentaku.”

A quelle parole Ryo parve ritornare al presente e l’espressione irata si accentuò ulteriormente.

“Stringergli la mano? Ma sei impazzito? Hai la più pallida idea di chi stiamo parlando?”

Alle parole di Ryo due furono le reazioni: Osamu esaltò, mentre Shiho colpì Hyunjin dandogli uno scappellotto.

“Dovevi proprio parlare? Non potevi aspettare l’arrivo di un’altra persona?”

Il biondo si massaggiò la zona lesa mormorando una serie di scuse, ma al momento era più interessato a Ryo.

“No in realtà non so di chi stiamo parlando.”

“Di questo qui!”

Il rosso gli allungo la lista di Sentaku che avrebbero partecipato al primo incontro quel giorno. Appena vide il volto comprese perfettamente chi fosse, memore della sfuriata di Ryo di inizio anno.

“Ma non è storia vecchia? Non sarebbe il momento di lasciar perdere questa storia?”

“Lascerò perdere solo quando verrà eliminato dalla lista.”

“Allora tieniti il tuo risentimento ed elaboralo in silenzio.”

Ad intervenire questa volta fu Hayato. Il ragazzo della sezione di Management si irrigidì, riconoscendo l’occhiata gelida tipica del ragazzo che soleva precedere una qualche sorta di minaccia.

“Comunque potresti provare a vederla come una sfida, in fondo se gli dimostri di essere migliore ciò che ha detto perderebbe significato. E tu ne usciresti come una versione migliore di te stesso.”

Ragionò Osamu mentre contava le monete che Shiho gli aveva allungato con riluttanza. Il rosso parve ragionarci su seriamente per poi concludere che forse quella non era una cattiva idea. Shiho afferrò poi la lista dei Sentaku e iniziò a sfogliarla commentando di tanto in tanto le informazione che trovava. Mentre lei e Ryo stavano discutendo se il quirk Emo-control, permettesse di controllare le emozioni altrui o il sangue delle persone la porta del Sumimaru si aprì rivelando le figure di Yuki e di Shosuke.

“Oh perfetto, ci siamo tutti. Possiamo cominciare allora.”

“Non manca Kangofu?”

Chiese Shiho guardandosi intorno, non vedendo l’albina da nessuna parte.”

“Oh, ti preoccupi per me piccola Shark?”

La verde sobbalzò e girò la testa di scatto, giusto in tempo per vedere Yue chiudere la porta del suo Kona. Shiho sbuffò.

“Assolutamente no, volevo evitare di sentire Saturn ripetere le cose due volte."

Hayato si schiarì la gola e nella sala calò il silenzio, tutti rivolsero l’attenzione al ragazzo consapevoli del fatto che il momento dell’incontro ufficiale con i Sentaku era ormai vicino.

“Essere parte del Kaizen Club è un onore che ci è stato concesso e che, durante il nostro anno, ci siamo impegnati per guadagnarcelo e dimostrare di esserne degli attraverso il processo di Selezione. Come sapete tra i membri del Kaizen Club a tutti è stata data la possibilità di concedere un’opportunità ma a pochi è stato conferito l’onore di presiedere la selezione, questo onore oggi è stato affidato a voi. Sarete i rappresentanti del Kaizen Club, gruppo con una specifica filosofia che avete accettato entrando a far parte del Club e che ci si aspetta tramandiate ai Sentaku di quest’anno.”

Shiho trattenne uno sbadiglio. Osamu l’aveva informata che anche l’anno scorso la loro Selelzione era stata preceduta da un discorso motivazionale del presidente di quell’anno. Le aveva anche raccontato che lo aveva tirato così per le lunghe che avevano finito per presentarsi in ritardo al luogo dell’incontro, cosa che lei ricorda perfettamente perché, se non fosse stato per Shosuke, se ne sarebbe tornata a casa classificando la lettera come uno scherzo davvero pacchiano.

“Ad ogni modo, questo non è qualcosa che immagino di dovervi spiegare, sono convinto che avrete modo di dimostrarmi che voi sapete agire e pensare considerando gli ideali del Kaizen Club.”

Hayato fece una breve pausa che usò per studiare i volti dei suoi amici. Sebbene sapesse che non tutti amavano i suoi discorsi ligi, gli poteva leggere negli occhi la determinazione e la voglia di dimostrare di essere il migliore. Prese poi il tablet e premette un paio di icone sullo schermo.

“Come ogni anno la prima prova è volta a testare la capacità di collaborazione dei Sentaku. Secondo i criteri gli individualisti non riconoscono margine di miglioramento, e chi fa troppo affidamento sugli altri non vede se stesso come il migliore. L’equilibrio è fondamentale.”

Quando terminò la frase gli armadietti addossati alla parete si aprirono rivelando all’interno dei manichini, ognuno che riproduceva la fisionomia di ciascun membro del club, che indossavano quella che Shiho l’anno precedente chiamava scherzosamente la divisa da elfo. Era formato da una canottiera aderente verde smeraldo con rifiniture dorate per tutti e da un pantaloncino corto dorato di spandex per le ragazze e da pantaloni lunghi sempre dorati per i ragazzi. Sui volti erano calate delle maschere che coprivano la metà superiore del volto che, per fortuna, sarebbero state indossate solo durante la prima prova. Il visore era stato aggiornato da Yue, ma la ragazza si era sempre astenuta dal dire in che cosa consistesse la miglioria. Infine sulle spalle dei manichini degli studenti dei dipartimenti di management e di Supporto era stato appuntato anche un mantello con cappuccio largo, anch’esso verde con motivi dorati, mentre le divise degli studenti del dipartimento eroi erano provviste di guanti, ad eccezione di quelle di Shiho e Hyunjin. Shiho si ritrovò a pensare di non invidiarli per niente, con il caldo di maggio sotto quel mantello avrebbe solo sudato. Inoltre a quanto pareva la sua supplica di cambiare il colore delle magliette era stata ignorata.

“Scommetto che sarai un ottimo filo d’erba.”

“Taci Yuki.”

Ribattè lei al commento della bionda. Il colore die suoi capelli non aiutava per niente.

“Indossate le divise, è arrivata l’ora di iniziare la Selezione.”

 
*§*
Liceo Yuei, Palestra Gamma
 
Shaka si guardò intorno incuriosito, cercando di non risultare indiscreto alle altre persone che come lui si trovavano nella palestra gamma. Oltre a lui erano radunati lì, ad occhio e croce, altri quindici studenti, alcuni erano volti a lui famigliari, essendo suoi compagni di classe, altri li aveva riconosciuti perché incontrati nei corridoi mentre di altri, fino a quel momento, ne aveva ignorato l’esistenza. Quello che notò era che però molti di loro avevano in mano la medesima lettera dorata che aveva ricevuto anche lui.

“Oh, Shaka-kun, sei anche tu qui?”

Il corvino si voltò di scatto nella direzione della ragazza che aveva richiamato la sua attenzione. Kirara, a pochi passi da lui, aveva un ampio sorriso in volto e si rilassò vedendo quel volto familiare. Sebbene non avesse parlato con molti suoi compagni di classe Shaka era felice di vedere qualcuno di noto in una situazione così incerta. Dire che era nervoso era riduttivo. Kirara sbatté un paio di volte le palpebre, in attesa di un saluto, che purtroppo non arrivò dal momento che il ragazzo si stava perdendo in mille elucubrazioni. Ripetendosi mentalmente di mantenere la calma la ragazza aggiunse.

“È arrivata anche Yayoi, seguimi così potremo affrontare qualsiasi cosa sia questa messinscena insieme.”

La cosa non gli sembrò una cattiva idea e quindi seguì la compagna di classe. Quando la raggiunsero notarono che era in compagnia di un ragazzo alto e dai capelli biondi.

“Yacchan, ho recuperato Shaka-kun come richiesto!”

Disse lei in tono forse un po’ troppo saccarino. La corvina annuì e salutò con un cenno cortese del capo il compagno di classe appena arrivato. La rosata spostò poi lo sguardo liliaceo  sullo sconosciuto e si portò l’indice al mento con fare interrogativo.

“E tu saresti?”

“Yuma Nakamura, piacere di conoscervi. Stavo solo chiedendo se fossero tutti qui su invito di Smokey e del Kaizen Club.”

“Smokey?”

Chiese incuriosito Shaka, quella era la prima volta che sentiva quel nome. Yuma annuì.

“Il mittente della lettera. Nanbu mi stava spiegando di essere qui per il Kaizen Club ma su invito di tutt’altra persona, Kekkan.”

Shaka e Kirara si guardarono confusi da quei nomi per niente familiari.

“Io ho ricevuto la mia lettera da Shark.”

Precisò Kirara controllando la sua lettera.

“Io da Prince.”

Kirara per sicurezza controllò anche la lettera di Shaka, il quale si era bellamente dimenticato di averla ancora tra le mani. Yuma aggrottò la fronte perplesso, c’era più di una persona dietro a tutto ciò? Quando notò una chioma castana nella folla decise di provare a fare un altro tentativo.

“Oda-san! Da questa parte.”

La ragazza in questione, sentendosi chiamare, sobbalzò sul posto e si rilassò appena quando realizzò si trattasse di Yuma. Rendendosi poi conto delle tre paia di occhi puntate su di lei la lieve tranquillità trovata andò a farsi benedire. In quel momento voleva farsi piccola piccola. Si avvicinò a Yuma e fece un segno di saluto con la mano, nonostante tutto non voleva essere maleducata.

“P-Posso esservi di aiuto?”

“Se sei qui immagino sia per via del Kaizen Club – Yuma attese che la castana annuisse prima di proseguire – l’invito ti è stato mandato da Smokey, Prince, Kekkan o Shark?”

Kotone scosse la testa non riconoscendo i nomi.

“Kangofu.”

Rispose lei allungando la stessa lettera dorata che avevano ricevuto anche gli altri ma che riportava un mittente completamente diverso.

“La cosa ha effettivamente senso, se proclamano di essere un club è normale che dietro ci siano più persone.”

Disse Yayoi e a quell’affermazione Kotone e Shaka annuirono trovandosi d’accordo con la deduzione. Kirara invece non era ancora del tutto convinta.

“Potrebbe comunque essere una sola persona che si spaccia per più persone. Spero solo che non vada ad inficiare sulla condotta qualsiasi cosa stia per succedere.”

Udendo quelle parole Kotone si allarmò. Era effettivamente vero che rimanere in territorio scolastico oltre l’orario consentito era contro il regolamento.

“Beh, ormai l’unico modo per scoprirlo è aspettare.”

E come se le parole di Yuma fossero state ascoltate, nella palestra fecero il loro ingresso 8 figure ammantate di verde. Le venti persone già presenti nella palestra si azzittirono tutte, focalizzando la loro attenzione sui nuovi arrivati. Nessuno osò fiatare, temendo che una delle figure incappucciate potesse fare qualcosa.
I membri del Kaizen Club da dietro le maschere, studiavano i vari volti che fino ad allora avevano studiato solo su carta, osservando con attenzione le loro reazioni. In fondo il loro obiettivo era valutarli ed esaminarli, non potevano perdersi assolutamente niente. I membri del Kaizen Club si disposero in riga di fronte agli studenti del primo anno, Hayato fece un paio di passi in avanti per distinguersi. Quando ebbe la certezza di avere l’attenzione dei presenti puntata su di sé si schiarì la voce e attivò il distorsore vocale che era stato incorporato alla maschera.

“Benvenuti Sentaku, credo di poter parlare a nome del Club se dico che siamo lieti di vedere che il nostro invito è stato accolto. Dalle vostre espressioni deduco che abbiate parecchie domande, quindi concedetemi di rispondere.”

Hayato fece una breve pausa in cui, con un ampio gesto del braccio, indicò i compagni alle sue spalle.
“In quanto rappresentanti del Kaizen club, come ogni anno, condurremo la Selezione dei nuovi membri. Il Kaizen Club è un club il cui obiettivo principale è quello di garantire al meglio il meglio per diventare il migliore. Se siete stati invitati è perché il Kaizen Club ritiene voi possiate essere il meglio. Un onore, a conti fatti. Ma non pensate nemmeno per un secondo di essere i migliori, ora come ora non siete nemmeno alla linea di partenza per esserlo.”

Quelle parole che volevano essere una provocazione vennero accolte da sbuffi e occhiatacce, che vennero però ignorate dal presidente.

“Se credete di avere le qualità per essere considerati i migliori il vostro unico modo per convincerci è dimostrarlo. Credete di poterlo fare?"

*§*
 
1. Sumimaru: significa angolo giro, fa riferimento all'edificio usato dal Kaizen Club.
2. Kona: significa angolo, fa riferimento all'"angolo" di spazio dedicato ad ogni Hoshonin. Consiste in una stanza di proprietà di un Hoshonin e che può decorare come meglio crede, tenendo sempre a mente che l'obiettivo primario è quello di favorire il miglioramento delle proprie abilità.

Angolo autrice:

Eccomi qui con il secondo capitolo!
Alla fine credo sia più di raccordo tra l'itroduzione e la prima prova, che sarà nel prossimo capitolo. Ho comunque approfittato di questo capitolo per dare un po' più spazio a quei Sentaku che credo di aver messo meno in luce nell'introduzione, spero che ora possiate avere un quadro generale di tutti i personaggi. Inoltre scopriaamo chi ha raccomandato chi. Ho cercato di rispettare il più possibile quanto indicato nelle schede degli Hoshonin, ma i poveri Sentaku non sanno chi è chi e quindi soffriranno un pochetto nella loro ignoranza della verità. 
Inoltre il capitolo di raccordo non mi vieta di riproporre gli Hoshonin, questa volta mischiando un po' le carte. Inoltre se credete che i contenuti sugli Hoshonin per questo capitolo siano finiti, vi sbagliate di grosso. Ho pensato ad un piccolo extra. Hayato il rispetto degli Hoshonin ce l'ha, ma nessuno vieta loro di fargli comunque passare le pene dell inferno. XD
Questo significa che gli altri Hoshonin, durante il discorso, si stavano facendo i fatti propri. Quindi vi presento l'extra "Inside an Hoshoni Mind!"!XD

Yue: La miglioria apportata al visore consente di avere la versione testuale di ciò che la persona inquadrata sta dicendo. Al momento del discorso si sta divertendo a leggere il discorso storpiato di Hayato, vedendone solo il profilo il programma è in grado di decifrare correttamente poche parole. Mentalmente si sta annotando anche le migliorie da fare.
Hyunjin: Vorrebbe rifare l’entrata in palestra perché il mantello che svolazza quando cammina è incredibilmente drammatico. Per rallegrarsi si sta immaginando la scena a loop.
Osamu: Sta guardando i Sentaku e associa ad ognuno nome, cognome, sezione e quirk.
Ryo: Indovinate? Sta cercando Tetsuro sperando di non trovarlo. Purtroppo per lui Tetsuro è pure in prima fila.
Yuki: Ci prova a seguire il discorso di Hayato, ma non avendo seguito nemmeno quello del suo anno dopo trenta secondi ci rinuncia.
Shiho: si è fatta spiegare da Yue la modifica apportata, al momento però sta cercando tra i Sentaku qualche coraggioso che parli con il vicino così da poter provare la funzione.
Shosuke: ascolta due parole sì e quaranta no, al momento il cappuccio che ha calato in testa gli ricorda il progetto di Yue e Yuki della cuffia costringente.

Che dire, adoro sti ragazzi e il caos che sono. XD
So che per voi, essendo solo l'inizio, sembra un po' presto per poterlo dire, ma fidatevi, lo sono. 
Detto ciò ci sentiamo/leggiamo presto!

Strange 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 3% ***


KAIZEN CLUB

Kaizen: Kaizen (改善) è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento continuo.

3%

“Immagino che al momento nessuno sia però informato su che cosa sia il Kaizen Club, nonostante alcuni di voi abbiano provato a documentarsi.” 

Alcuni dei presenti sobbalzarono colti alla sprovvista, ma il castano fece loro gesto di non preoccuparsi.

“Siamo stati tutti nei vostri panni, la curiosità non dovrebbe essere punita. Spero solo che questa sia l’ultima volta che voi facciate il nome del club al di fuori del club.”

Il suo tono gelido lasciava chiaramente intendere che quello fosse più un avvertimento che una raccomandazione. Il Presidente si schiarì la voce e riprese il suo discorso.

“Il Kaizen Club potrebbe essere presentato come un’opportunità per tutti voi. Siete agli inizi della vostra carriera, immagino senza un’idea di dove questo percorso da voi iniziato possa portarvi. Il Kaizen Club potrà essere l’aiuto di cui avete bisogno per compiere passi nella giusta direzione. Un piccolo passo per volta che porta alla destinazione, un miglioramento minimo e costante che porta ad un miglioramento ultimo. Questo, Sentaku, è il Kaizen Club.”

Al termine del discorso di Hayato, gli studenti del primo anno erano incuriositi da quello strano club. La domanda che molti però si stavano facendo era una: cosa avrebbero dovuto fare per dimostrarsi all’altezza. La risposta fu lo stesso Hayato a fornirgliela pochi istanti dopo.

“La Selezione sarà solo l’inizio per alcuni di voi. Questa fase sarà suddivisa in quattro step, chiunque riesca a superare tutti e quattro gli step sarà considerato membro ufficiale del Kaizen Club. Il primo step si terrà oggi.”

A quell’affermazione si sollevarono alcuni borbottii perplessi e contrariati. Nessuno si sentiva granchè preparato. Hayato alzò una mano per placare il brusio.

“Sarà una semplice partita di Ruba Bandiera.”

Quello era decisamente qualcosa che nessuno si aspettava di sentire. Come avrebbe potuto un gioco per bambini determinare l’esito di qualcosa che, a conti fatti, sembrava decisamente importante?

“In questo step chi di voi frequenta il corso di Eroismo sarà in campo e affronterà i quattro rappresentanti del Kaizen Club del corso di Eroismo. Essendo io tra questi, per ragioni di imparzialità, a spiegare i dettagli della sfida non sarò io ma Ghost. – il membro del Club appena nominato fece un passo in avanti per farsi riconoscere - Per favore, prima però indossate le vostre divise sportive e poi disponetevi sulla linea di fondo campo. Chi fa parte di altri corsi dovrà disporsi a bordo campo. Le regole della prima prova verranno spiegate solo allora.”

I Sentaku si guardarono un po’ perplessi tra di loro, le informazioni che avevano in loro possesso erano ancora poche ma nessuno di loro obiettò.

“Ehi, credi che facciano sul serio?”

Domandò Kirara ancora dubbiosa voltandosi verso Yayoi. La corvina scrollò le spalle, non sapendo cosa pensare di preciso. Tutta quella storia era decisamente strana ma dall’altra parte ne era incuriosita.

“Devo ammettere che non gioco a Ruba Bandiera da quando avevo cinque anni. Spero che sia un bel viaggio nel passato.”

Intervenne Yuma sovrappensiero e lasciandosi sfuggire un lieve sorriso. Shaka al suo fianco corrucciò le labbra.

“Non mi sembra la circostanza adatta per un tuffo nel passato.”

“Già, Shaka ha ragione. Inoltre ho come l’impressione che non sarà così facile come sembra.”

“Credi che ci sarà una modifica al regolamento?”

Chiese Kotone strabuzzando gli occhi davanti a quella supposizione di Kirara. Lei si limitò ad un’alzata di spalle, in fondo la sua era solo un’ipotesi. Il piccolo gruppetto poi si divise con la promessa di raggiungere il campo insieme una volta indossate le loro divise.
 
*§*
 
 Campo della palestra gamma
 
Yue si sedette con un sospiro su una delle panchine a bordo campo, imitata da Ryo e Yuki, mentre Osamu, dovendo spiegare il regolamento, era rimasto indietro con i membri delle classi di Eroismo. Le labbra della ragazza del terzo anno si incurvarono affascinata dai diversi indizi che i quattro aspiranti eroi lasciavano trasparire riguardo all’imminente prova: per Shiho e Shosuke quello era il primo anno che indossavano le vesti di scrutinatori e se da una parte Shiho trasmetteva la sua impazienza ed eccitazione attraverso piccoli saltelli sul posto e una costante sistemazione della sua divisa, dall’altra Shosuke cercava di nascondere il nervosismo facendo esercizi di riscaldamento muscolare. Hyunjin e Hayato invece ci erano già passati l’anno precedente e si poteva dire che avessero un po’ più di dimestichezza con il ruolo, ma Yue notò comunque che entrambi i suoi due amici provavano ancora un po’ di emozioni. Hyunjin continuava a sistemarsi la maschera, l’albina ipotizzò perché non voleva correre lo stesso rischio dell’anno scorso che questa gli cadesse durante metà prova. Fortunatamente era riuscito a non far scoprire la sua identità ma immaginava che il biondo non volesse ripetere l’episodio. Le iridi color onice si spostarono poi su Hayato e scosse leggermente la testa, sebbene sembrasse avere la situazione sotto controllo ma, per chi lo conosceva da più tempo come lei, era chiaro come il sole che ce la stesse mettendo tutta per non deludere le aspettative, forse si stava impegnando anche un po’ troppo considerando il modo esageratamente artificioso in cui aveva presentato il club, linguaggio che senza ombra di dubbio non gli apparteneva. Se doveva essere del tutto sincera anche lei, in un certo qual modo, poteva ritenersi elettrizzata all’idea di affrontare un nuovo anno.

“Yuki, sposta quei piedi, stai occupando tutta la panchina.”

L’albina voltò il capo alla sua destra per incontrare la seguente scena: Yuki spaparanzata sul resto della panchina libera e Ryo che, con un piede, cercava di spostarle le gambe, ma senza successo.

“Yuki, se non le sposti mi siedo su di te.”

Minacciò lui. La bionda aprì un occhio per squadrarlo e poi lo richiuse, aggiustando meglio le braccia con cui stava sostenendo la testa.

“Qua non c’è nessuna Yuki. Solo Smokey.”

Ryo alzò gli occhi al cielo, ma non si perse d’animo, sapeva perfettamente cosa doveva fare per essere ascoltato.

“Smokey-san, mi dispiace per quello che ho detto sul tuo nome… l’anno scorso. – forse sottolineare la cosa non era stata una buona mossa a giudicare dall’occhiataccia ricevuta. – ma scommetto che quest’anno non sarà più il nome più brutto del club.”

La bionda lo colpì con un debole calcio prima di mettersi a sedere in maniera più composta. Il rosso si massaggiò la gamba lesa e saltellò con quella buona fino al suo posto per poi sedersi. Yue, che aveva assistito a tutto lo scambio, scosse la testa divertita: anche loro due si stavano preparando a quello che sarebbe successo di lì a poco a modo loro.
Quando i Sentaku uscirono dagli spogliatoi, sul campo, erano già presenti i quattro rappresentanti, ora privi del mantello, e quello che dedussero essere Ghost, il supervisore delegato della prova, che li stavano aspettando. Il ragazzo si posizionò esattamente a metà tra le due file formate, da una parte, dai dodici Sentaku del dipartimento Eroi e, dall’altra parte, dai quattro Hoshonin. Guardò entrambe le parti con un sorriso carico di entusiasmo. Si schiarì poi la voce e iniziò a parlare.

“Cari Sentaku, benvenuti ufficialmente alla prima prova! Come il nostro adorato presidente ha già avuto modo di dire, la prova attuale è Ruba Bandiera. Lasciate che vi illustri le regole.”

Il ragazzo si voltò poi verso il bordo campo e mostrò un pollice alzato. A quel segnale Yue e Yuki estrassero dal mantello un palmare e appena vi posarono le dita sopra un paio di droni presero il volo. Sul monitor della palestra, nel giro di pochi secondi, apparve la visuale aerea ripresa, ognuno dei due droni riprendevano una delle due metà campo.

“L’obiettivo è lo stesso di una qualsiasi partita di Ruba Bandiera: un numero da 1 a 12 verrà annunciato e i giocatori delle due squadre a cui è stato attribuito quel numero dovranno correre a recuperare e portare al sicuro nella loro “base” la bandiera. Se l’avversario sarà in grado di abbracciare chi è in possesso della bandiera il punto verrà assegnato alla squadra avversaria. Solo i numeri chiamati possono fare punto portando la bandiera nella propria base. Ovviamente non siamo più bambini, l’uso dei quirk è concesso, non abbiate timore, date il meglio di voi, qualsiasi ferita e infortunio sarà poi gestito dal responsabile del Kaizen Club, Cheers.”

Osamu indicò la sagoma di una persona, anch’essa incappucciata, ma che invece di essere a bordo campo se ne stava nel corridoio degli spogliatoi. Alcuni membri del Club alzarono la mano in segno di saluto, ai quale Cheers rispose con ampie bracciate energiche. Alcuni dei Sentaku ridacchiarono per quel saluto fin troppo entusiasta. Sul campo poi comparve la bandiera in questione, un rettangolo di stoffa bianca appesa ad un asta metallica con una molletta così che prenderla non risultasse difficile.

“Per motivi di numerosità i membri attivi del team del Kaizen Club risponderanno a tre numeri ciascuno. Vedetelo come un handicap, cari Sentaku.”

Molti degli studenti del primo anno sogghignarono sentendo la vittoria in pugno, in fondo come tutti gli esseri umani, anche quei misteriosi individui, prima o poi, avrebbero risentito degli effetti della fatica.

“Per quanto riguarda le altre regole: fate di tutto per portare la bandiera nella vostra base, la squadra che raggiungerà per prima i cinque punti vincerà. Inoltre al termine di ogni match verranno concessi cinque minuti di riassestamento. Qualche parola di incoraggiamento per questi promettenti eroi, Presidente?”

Lo telecamera del drone progettato da Osamu ora era puntata su Hayato che, da dietro la maschera, alzò gli occhi al cielo.

“Ricordate che siete un team. Date il meglio di voi.”

“Questo è il nostro presidente, breve e coinciso. Bene, detto questo direi che si può dare iniziò al tempo di pianificazione. Quando sentirete questa sirena – l’arena venne inondata da un forte rumore stridente- disponetevi sulla linea gialla in ordine crescente e attendete che il primo numero venga chiamato. In bocca al lupo”

Osamu lasciò il campo e gli studenti del primo anno si riunirono a cerchio nella loro metà campo. Avevano solo venti minuti per decidere che numeri attribuirsi.

“Credo che la mossa più saggia sia innanzitutto scoprire cosa ci consentono di fare i nostri quirk. Chi ha un quirk incentrato sulle abilità fisiche sarà un numero alto così che anche se la distanza dalla bandiera è maggiore rispetto a quella dei numeri più piccoli non avrebbe problemi a ricoprirla.”

Ragionò Yayoi ad alta voce. Alcuni si ritrovarono ad acconsentire ma qualcuno invece non concordava con la sua idea. A contraddirla fu un ragazzo dai capelli castani lunghi fino alle spalle e dal fisico allenato che Yayoi riconobbe essere uno studente della 1°B, Masashi Shibata. 

“La posizione delle persone è indifferente, i mascherati di là, anche se sono in meno, devono ricoprire la stessa distanza, non porterebbe alcun vantaggio.”

“A livello di resistenza fisica però porterebbe un grande vantaggio.”

“La sfida consiste nell’essere il più veloce a recuperare la bandiera, non nel vedere che corre più a lungo.”

Yayoi strinse i pugni, frenandosi dal fare un commento acido. Odiava profondamente chiunque la contraddicesse senza un minimo di cortesia, c’erano molti modi per far notare qualcosa e la maleducazione era l’ultimo modo a cui qualcuno avrebbe dovuto ricorrere.

“L’idea di spiegare i nostri quirk però a me sembra una buona idea, in questo modo potremmo trovare un modo per essere più rapidi degli altri.”

Intervenne Yuma, che condivideva l’idea di Yayoi.

“O abili nel fermarli.”

Ci tenne a precisare Shaka in tono piatto. Masashi scrollò le spalle, non totalmente contrario a quell’idea.

“Connection mi consente di legare due cose che tocco, quando la connessione è creata i due target saranno attratti l’una all’altra.”

Gli altri annuirono, cercando di capire cosa fare di quelle informazioni. Qualcuno poi si schiarì la voce.

“Sloth mi consente di raggiungere la mia migliore forma fisica per un minuto per ciascuna ora di sonno, ho un totale di 12 ore di sonno in corpo, spero bastino.”

Il tono lento e strascicato usato da Sojuro Minato, studente della 1°A, facevano pensare tutt’altro, e le occhiaie che segnavano il suo volto non aiutavano per niente, ma gli altri decisero di fidarsi sulla parola. Fu poi il turno di Kirara.

“Cerco di farla molto breve, ho già una mezza idea di come rendermi utile comunque: con Solid Rainbow potrei creare una piattaforma che mi porti alla bandiera in pochi secondi.”

Il tono allegro e il pollice in su che usò la ragazza ebbe il potere di convincere gli altri che sapeva perfettamente cosa doveva fare per essere d’aiuto. L’espressione allegra della rosata cambiò all’improvviso in una preoccupata e indicò lo schermo.

“Uh oh, temo che questo stupendo incontro conoscitivo debba essere un po’ più rapido. Abbiamo solo sette minuti per decidere che numero assegnarci.”

“Dovremmo davvero decidere i numeri da darci prima di proseguire.”

Ci tenne a sottolineare Masashi il quale incrociò le braccia al petto con fare annoiato. Kirara gli rifilò un’occhiataccia, sembrava quasi che il ragazzo l’avesse appositamente ignorata.

“Ma non avevi appena detto che era irrilevante?”

Chiese un ragazzo dalle fattezze di volpe guardandolo interrogativo.

“Hisaki, non me ne frega nulla. Facciamo in fretta. Gli incappucciati sono così convinti di vincere che se la stanno ridendo con gli amici a bordo campo.”

Le parole del castano corrispondevano alla verità, gli Hoshonin avevano effettivamente abbandonato la metà campo spostandosi al lato. Dal modo in cui chiacchieravano con disinvoltura sembrava che si fossero dimenticati dell’imminente sfida.

“Se smettessi di remarci contro forse a quest’ora avremmo già finito.”

Commentò Kirara, aveva incontrato Masashi da meno di venti minuti e già non lo sopportava. Sebbene quella sfida non la convincesse del tutto era comunque una sfida, e come tale intendeva vincerla. Shaka, al suo fianco, le posò una mano sulla spalla per tranquillizzarla, cosa che ebbe un minimo effetto poiché il ragazzo la vide distendere la fronte che aveva corrugato per l’irritazione.

“Io voglio un numero pari.”

Dissero in coro due ragazze, Umine Fukushima e Nanako Yokota. Un ragazzo dai capelli neri e dai riflessi blu, Daisuke Fukui, scrollò le spalle.

“A me basta non essere chiamato.”

Yuma si portò le dita a massaggiarsi le tempie, ognuno diceva la sua e non ascoltava l’altro: in poche parole un macello. E, per il benessere della sua sanità mentale, doveva porre fine a tutto ciò.

“Assegnerò i numeri casualmente, se avete problemi per favore risolveteveli da soli e in silenzio possibilmente.” 

Al termine dei venti minuti preparatori i ragazzi del primo anno avevano avuto modo solo di spiegare come funzionassero i rispettivi quirk, senza proporre nessuna strategia. In fondo però elaborare strategie senza conoscere i quirk degli avversari sarebbe stato presso che inutile. Ognuno di loro avrebbe dovuto puntare a dare il massimo.

“Bene, bene! Direi che è il momento di dare il via alla Selezione, cha la prima prova abbia inizio!”
Il suono della sirena rimbombò nella palestra e tutte le persone in campo si misero in posizione di partenza, pronti a scattare.

“Numeri cinque! Minato e Shock.”

All’angolo del monitor comparvero i volti di Sojuro e Shosuke. Entrambi i ragazzi scattarono in avanti, pronti a prendere la bandiera. I ragazzi del primo anno non osavano fiatare, i loro sguardi passavano a intermittenza dal ragazzo che correva al monitor dove, grazie alla visuale aerea, si aveva un’idea più chiara di chi fosse in vantaggio. Qualcosa però gli allarmò, Shosuke, invece di correre nella direzione della bandiera, sembrava essere diretto verso Sojuro. Anche Sojuro se ne rese conto quando lo vide entrare nella sua visuale. Arrestò la corsa quando il ragazzo del secondo anno gli si parò davanti e si abbassò di scatto per evitare una delle due ciocche albine che il ragazzo aveva animato per cercare di colpirlo. Shosuke, avendo previsto che il ragazzo provasse a schivare il colpo alto abbassandosi usò l’altra ciocca per provare a toccarlo ma Sojuro, che aveva precedentemente attivato il suo quirk, fu più rapido e rotolò su un fianco per evitarlo e continuare la sua corsa verso la bandiera. L’albino, rendendosi conto che la sua strategia non era andata a buon fine, si lanciò all’inseguimento. Essendo il quirk di Sojuro incentrato sul miglioramento delle abilità fisiche fu facile per lui porre un distacco. Quando arrivò alla bandiera la afferrò, staccandola dall’asta, e si girò su se stesso per poter ritornare nella sua metà campo ma, ancora una volta, Shosuke gli si parò davanti. Sojuro mostrò un sorriso cortese e forzato.

“La tua tecnica non ha funzionato la prima volta, non funzionerà nemmeno la seconda.”
E dicendo ciò, appena vide la ciocca destra di Shosuke allungarsi, si abbassò. L’albino sorrise gentilmente in risposta.

“Non ho mai detto che avrei usato la stessa strategia.”

Sojuro lo guardò interrogativo ma capì in un attimo, anche se troppo tardi, cosa intendesse. Shock piegò le gambe e con la ciocca destra avvolse il braccio con il quale stava tenendo la bandiera. Sojuro sentì la pelle iniziare a formicolare in maniera fastidiosa, con intensità sempre maggiore, e fu costretto a mollare la presa sulla bandiera. Il ragazzo del primo anno imprecò sottovoce quando realizzò di non poter muovere il braccio colpito, ma non si diede per vinto. Piegò in avanti il busto usandolo come scudo e afferrò la bandiera con l’altra mano. Ad una velocità impressionante poi si liberò dalla marcatura di Shosuke e corse nella direzione della sua base. L’albino rimase lì di fianco all’asta con un sorriso indecifrabile sul volto mentre osservava il ragazzo alzare la bandiera verso il cielo in segno di vittoria. Avrebbe dovuto toccare anche l’altro braccio e paralizzarlo, solo così avrebbe rallentato il suo avversario. Riconoscendo la sua agilità di pensiero applaudì.

“Shock non fare il solito! Non incoraggiarli!”

Si lamentò Shiho da dietro la linea di partenza. La ragazza scoccò un’occhiata seccata ai Sentaku che si erano accalcati intorno a Sojuro per complimentarsi.

“Oh andiamo, lasciali gioire un po’. L’entusiasmo giovanile è sempre bello da vedere.”

“Non parlare come se fossi un vecchio decrepito. Hai solo un anno in più di loro.”

Lo ammonì la verde dandogli una gomitata nel fianco. Shosuke sorrise e poi si girò verso Hayato.

“In ogni caso è andata come avevi immaginato. Alla prossima seguiamo quindi il piano B?”

Chiese l’albino, che in ogni caso non sembrava molto avvilito per la sconfitta subita. Il presidente del Kaizen Club annuì.

“Come ho detto prima è fondamentale anche considerare il loro stato psicologico.”

Hyunjin rabbrividì a quelle parole.

“Certo che fai paura quando sei competitivo.”

“Non sono competitivo, ho solo intenzione di vincere.”

“Se avessimo più tempo ti chiederei di elencarmi le differenze tra le due cose.”

Nel frattempo nell’altra metà campo Cheers aveva già scosso energicamente la mano paralizzata del ragazzo, complimentandosi nel mentre per la sua vittoria. Quando Sojuro recuperò l’uso dell’arto si girò verso i suoi compagni di squadra. Yayoi ispezionò il pugno che Sojuro continuava a chiudere e riaprire per recuperare la sensibilità.

“Che ti è successo al braccio?”

“Quando lo ha toccato con i suoi capelli lo ha praticamente paralizzato.”

Kotone, udendo quell’informazione, rifletté per qualche secondo, ponderando le sue parole.

“La sua tecnica prevedeva il placcaggio, magari le ciocche non sono estendibili.”

Yayoi, sfruttando l’osservazione di Kotone, concluse:

“Quindi se vogliamo avere la meglio su quel tipo dobbiamo sperare che, se dovesse scendere in campo, sia contro qualcuno di noi con un quirk che consentono un combattimento a distanza. ”

Masashi, all’ennesima parola, sbuffò.

“Dovreste preoccuparvi più per il tipo con il masso, quello non sembra essere facile come quirk.”

“Teoricamente tutti gli avversari non andrebbero sottovalutati.”

Lo ammonì Kirara puntando le mani sui fianchi. Il castano alzò gli occhi al cielo e la rosata gonfiò le guance indispettita per l’essere stata ignorata, per la seconda volta. Voleva proprio fargli una lavata di capo ma il suono della sirena la costrinse a desistere.

Tutti si rimisero in posizione di partenza, gli occhi calamitati sulla bandiera.

“Numeri due, Nanbu e Prince.”

Come nel match precedente i volti dei due sfidanti apparvero sullo schermo. Si poteva dire uno scontro alla pari, nessuno dei due aveva un quirk che permettesse di aumentare la velocità del portatore, quindi niente poteva essere predetto fino all’ultimo secondo. Entrambi stavano puntando alla bandiera e Yayoi capì che il modo più efficace che aveva per vincere era ostacolare l’altro. Agire per prima le avrebbe inoltre concesso di scoprire il quirk dell’altro. Mentre correva si slacciò la felpa, rimanendo in canottiera e, dalla sua pelle, iniziarono a separarsi dei foglietti che presero a fluttuarle intorno e a piegarsi su se stessi. I presenti osservarono quei pezzi di carta prendere la forma di tante piccole farfalle in pochi secondi. Hyunjin notò le mosse della ragazza e, quando il nugolo di origami si fiondò nella sua direzione, fu abbastanza agile da evitarlo. La ragazza aveva mirato alle sue gambe per rallentare i suoi movimenti. Anche se non lo aveva colpito era riuscita comunque a portarsi in vantaggio.
Hyunjin comprese che se voleva raggiungere la bandiera e portare avanti il piano di Hayato doveva contrattaccare e fortunatamente il suo quirk gli avrebbe permesso di riuscire nella sua impresa. Per sua sfortuna però il regolamento vietava l’uso di equipaggiamenti per i membri del club, e per questo non aveva la sua solita cintura legata in vita. La cosa lo svantaggiava, ma non per questo non avrebbe risposto. Sapeva di potersi arrangiare con quello che aveva. Portò una mano alla maschera e la fece scorrere sulla superficie alla ricerca di uno dei dettagli dorati, che erano in realtà rifiniture di ottone dovute alla presenza del visore. Quando vide gli origami generati da Yayoi tornare alla carica focalizzò la sua attenzione sulle gambe, tramutandole in pochi istanti in ottone. Essendo un materiale di uso comune per ora poteva bastare. Quando le farfalle passarono tra le sue gambe le loro ali tagliarono la stoffa dei pantaloni ma non scalfirono la pelle che ora era diventata di un brillante colore oro. Con un sorriso vittorioso accelerò, ora aveva un problema in meno.
Yayoi nel mentre aveva le iridi color nocciola puntate esclusivamente sulla bandiera, era ormai a pochi passi da essa e allungò il braccio per poter afferrare il pezzo di stoffa.

“Prince, ora!”

La voce di Hayato risuonò nella palestra, calamitando l’attenzione dell’altra squadra su di lui.

“Non mi piace la situazione.”

Mormorò Kotone mangiucchiandosi l’unghia del pollice per il nervosismo, Shaka al suo fianco invece era all’erta, in attesa di un qualsiasi cambiamento, che non tardò ad arrivare. In campo, Hyunjin, a pochi centimetri di distanza da Yayoi, aveva cambiato la sua traiettoria, facendo un giro di centottanta gradi su sé stesso e cominciò a correre nella direzione opposta. Quello che accadde nei secondi successivi nessuno se lo aspettava. Hayato caricò un calcio e con forza colpì l’asteroide che solitamente li fluttuava intorno, questo sfrecciò a tutta velocità nella direzione della bandiera. Il masso, nella sua traiettoria, colpì la bandiera trascinandola con sé. Yayoi, vedendosi soffiare l’obiettivo da sotto il naso, provò ad inseguire il masso. Il suo piano si rivelò però poco efficace quando questo si fermò e, come richiamato da una forza invisibile, tornò indietro. Nella sua traiettoria di ritorno si piazzò Hyunjin che si limitò ad agguantare la bandiera e correre verso la metà campo della sua squadra, non molto distante da lui. Il biondo sentendo la sirena di fine match, sorrise e batté il cinque ad un’esaltata Shiho e si inchinò teatralmente davanti agli applausi dei suoi compagni di club.

“Ehi, questo non è contro il regolamento?”

Il tono sconcertato di Masashi tagliò corto i festeggiamenti del Kaizen Club. Hayato, al cui fianco era tornato il piccolo asteroide, si girò nella direzione dei Sentaku e scosse la testa.

“No. Inoltre mi sembrava di essere stato chiaro, siamo due squadre, perché dovrebbe essere contro il regolamento agire come tale?”

Le parole di incoraggiamento di Hayato di inizio prova acquisirono improvvisamente un altro senso.

 
*§*
 
Bordo Campo
 
Il terzo match era iniziato e a bordo campo tutti seguivano i movimenti di Hayato e Hisaki, i due partecipanti chiamati.

“Andiamo, ragazzi fategli mangiare la polvere!”

L’incitazione di Tetsuro fece sobbalzare Rieko al suo fianco. Erano seduti su una panchina a bordo campo, insieme agli altri studenti dei dipartimenti di Management e di Supporto. Tetsuro sembrava completamente assorbito dalla prova, sembrava quasi stesse seguendo una partita della sua squadra del cuore da quanta foga metteva nella tifoseria. Anche Rieko non poteva negare che quegli scontri fossero interessanti, ma al momento aveva alcune domande a cui proprio non riusciva a trovare risposta.

“Ehi, Tanaka, credi che noi entreremo per default?”

Il ragazzo spostò lo sguardo ambrato dal campo a Rieko, alzando le sopracciglia in una muta richiesta di ripetere. Lei sospirò e ripetè.

“Voglio dire, questa prova è rivolta agli aspiranti Hero, noi credi che siamo già parte di questo Club?”

“Ipotesi errata, piccola Sentaku.”

A rispondere non fu Tetsuro, ma bensì Osamu,  che era arrivato alle spalle dei due. Tetsuro, lievemente sorpreso dal fatto che uno degli studenti ammantati stesse rivolgendo loro la parola, boccheggiò a disagio. Rieko invece, come se niente fosse, continuò a porre le sue domande.

“Quindi dovremo affrontare una prova simile.”

“Ipotesi nuovamente errata.”

“Avremo una prova a parte dedicata ai nostri dipartimenti?”

“Ipotesi parzialmente corretta.”

Rieko sbuffò e incrociò le braccia al petto.

“Sai, sarebbe molto d’aiuto se almeno fornissi qualche informazione in più per contestualizzare.”

Osamu si grattò il mento come se ci stesse pensando su sul serio.

“Potrei farlo, ma è più divertente lasciarvelo scoprire da soli. In ogni caso… - Osamu scavalcò la panchina per essere dall’altro lato e sedersi tra Rieko e Tetsuro. – cosa ne pensate di questi match?”

Tetsuro, avendo nuovamente modo di tornare a guardare il campo, sorrise divertito.

“Decisamente ad alto intrattenimento, non sai mai cosa potrebbe succedere. Sembra quasi di assistere al Festival dello Sport!”

Osamu annuì a quella constatazione, era il terzo anno che assisteva a quelle prove e ogni anno ne era rimasto coinvolto. Il castano si girò poi verso Rieko per sapere la sua.

“Concordo con Tanaka, anche se l’assenza di equipaggiamenti rendono il tutto un po’ sbilanciato.”

“Cosa ti fa pensare ciò? Il fatto che non sia possibile il completo uso di un quirk?”

“Ipotesi parzialmente corretta.”

Rispose lei imitando la frase detta da Osamu poco prima. La cosa fece ridacchiare Osamu.

“Quello che voglio dire è che alcuni quirk sono incentrati sul miglioramento delle abilità fisiche, altri no. Una persona con un quirk di potenziamento è ovviamente avvantaggiata in una gara come questa.”

“Sei sicura di star guardando bene?”

Il tono lievemente rude di Yuki fece voltare Rieko e Tetsuro nella sua direzione. La ragazza, lievemente indispettita per essere stata contraddetta, incrociò le braccia al petto.

“È una prerogativa del club non elaborare le constatazioni?”

Tetsuro, lievemente intimidito dalla presenza di due Hoshonin, guardò Rieko supplicandola con lo sguardo di non provocare quella che tra i due sembrava essere quella più incline al ricorrere alle mani. Fortunatamente Yuki prese il commento alla leggera.

“Non è questione di equità ma di realtà. Credi che nel mondo dell’eroismo quando un Hero si trova davanti ad un Villain ha il tempo di recuperare costume ed equipaggiamenti?”

Sebbene la sua fosse una domanda retorica sia Rieko che Tetsuro scossero la testa.

“In quei casi non ti affidi alla fortuna ma alla strategia.”

Rieko e Tetsuro tornarono a guardare il campo dove Hisaki stava cercando di raggiungere la sua casa base schivando l’asteroide di Hayato. Quando videro Shosuke raggiungere il ragazzo volpe alle spalle e sfiorarlo con i suoi capelli-tentacolo capirono meglio la situazione.

“Non è comunque sbilanciato avere da una parte persone che non si conoscono e che devono lavorare insieme per la prima volta mentre dall’altra persone che invece sembrano lavorare insieme da tempo?”

“Ipotesi corretta.”

Esclamò Osamu incrociando le gambe e sollevando un dito verso il cielo.

“Ma a questo fanno fronte due cose: la numerosità – sollevò poi il secondo dito – e la fortuna.”

Tetsuro ora era decisamente confuso da quell’affermazione.

“Ma non avete detto che la fortuna non c’entra?”

“Non c’entra nei singoli match, ma nel quadro generale il ruolo della fortuna non può essere ignorato.”

Tetsuro guardò il campo davanti a lui dove Hayato stava sciogliendo l’abbraccio con cui si era guadagnato un punto. Un piccolo sorriso gli sbocciò sulle labbra del corvino dalle ciocche rossastre.

“Se la fortuna ha comunque un ruolo io avrei una proposta. Perché non scommettiamo?”

 
*§*
 
Angolo autrice:

Dopo mesi eccomi di ritorno!
Vi chiedo scusa per il ritardo ma ho preferito progettare per bene la struttira di tutti i match prima di scriverli, e la cosa mi ha portato cia più tempo del previsto. In ogni caso, se non mi dilungo troppo in dialoghi e scenette (cosa che dubito riuscirò a fare perchè adoro troppo questi OC) la prima prova durearà altri due capitoli. Quindi è probabile che alcuni OC avranno più spazio in alcuni capitoli e meno in altri.

Spero, in ogni caso, che la prima parte vi sia piaciuta!
Primo colpo di scena, Ruba Bandiera non è il ruba badiera a cui siamo tutti abituati ma più un "Prendi-la-bandiera-per-primo-e-poi-lancia-i-tuoi-compagni-di-squadra-all'attacco-per-difenderti". Chissà come andrà a finire, siete più che i benvenuti a partecipare alla scommessa di Tetsuro, hehe.
Ultima noticina che ci tengo a fare, alcuni OC Sentaku che trovato in questi capitoli torneranno poi anche nelle altre prove. Essendo una selezione 6 OC erano un po' pochi e ho quindi dovuto imbastire la cosa, altro motivo per cui ci ho messo un po' a progettare la struttura dei capitoli. Ma non preoccupatevi, avranno un ruolo marginale. (Già immagino i Masashi Haters gioire.XD)


Detto questo ci sentiamo/leggiamo presto!

 
Strange  

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 4% ***


KAIZEN CLUB

Kaizen: Kaizen (改善) è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento continuo.

4%
 
Al termine del terzo match, vinto nuovamente dagli Hoshonin, l’aria nella metà campo dei Sentaku era decisamente diversa. Più pesante e tesa.

“Che seccatura!”

Esclamò Masashi calciando il terreno del campo Gamma per la frustrazione. Si girò verso Hisaki con lo sguardo rovente di vergogna.

“È possibile che tu sia così scadente!”

Il ragazzo volpe si indicò incredulo. Era compagno di classe di Masashi, e sapeva che il temperamento del ragazzo non fosse dei più facili, ma non ne era mai stato la vittima. Anche Kotone e Yuma, alle parole di Masashi, si girarono. La ragazza rabbrividì per l’intensità di quello sguardo, ogni qual volta che il ragazzo sbottava in quella maniera aveva la tendenza a nascondersi dietro la persona più vicina, che in quel caso era Shaka. Yuma invece, esasperato, alzò gli occhi al cielo.

“Masashi, non è successo nulla di grave e siamo solo agli inizi. Non c’è bisogno di prendersela tanto.”

Il castano lo fulminò con lo sguardo e schioccò la lingua seccato da quell’intervento non richiesto.

“La prossima volta, invece di rimanere impalati, fate qualcosa. Quelli lì non sono gli unici a poter collaborare.”

“Wow, qui qualcuno da piccolo non ha minimamente imparato come usare la parola “Per favore”.”

Bofonchiò Kirara sistemandosi i capelli rosa e lilla in un coda alta. Non si sforzò nemmeno di alzare la voce, ben consapevole che il castano l’avrebbe nuovamente ignorata.
Nella metà campo avversaria Shiho saltellava da un piede all’altro, scaldando i muscoli con esercizi veloci. Erano al quarto match e tutti i suoi compagna di squadra erano già scesi in campo, mostrando ai Sentaku di che cosa erano capaci. Non vedeva l’ora di fare altrettanto.

“Andrai alla grande.”

La verde scrutò, oltre la spalla, Shosuke. Le sue parole l’avevano colta alla sprovvista, non si aspettava un commento del genere. Lei scrollò le spalle, riprendendo gli esercizi.

“Lo so perfettamente.”

“Me ne stavo solo assicurando.”

Il sorriso candido di Shosuke fece sorridere di rimando la verde. Sapeva che il ragazzo contava su di lei, così come contava sul resto degli Hoshonin, e Shiho avrebbe fatto di tutto per dimostrarsi degna di quella fiducia. Quando si furono tutti nuovamente posizionati sulla linea di partenza, sul monitor, apparve il numero Uno. I volti di Masashi e Shiho presero il controllo del grande schermo e, in men che non si dica, i due scattarono verso l’obiettivo. Masashi motivato dal desiderio di rivincita, mentre Shiho carica e
determinata a portare anche quel punto a casa. Quando entrambi i due competitori iniziarono a corrersi incontro entrambe le squadre si allarmarono.

“Shark, sta attenta.”

Fu la raccomandazione di Hayato che piegò le gambe pronto ad intervenire alla prima occasione.

“Stai tranquillo, so quello che sto facendo.”

Lo rassicurò lei accelerando, il ghigno affilato si accentuò quando si rese conto che il ragazzo davanti a lei non aveva la minima idea di che cosa lo stesse aspettando.

“Masashi, si può sapere che cosa hai in mente di fare?”

Fu la domanda nervosa di Yuma che, facendo saettare lo sguardo dallo schermo al compagno di squadra, cercava di capire cosa gli stesse passando per la testa.

“Solo quello che voi non siete riusciti a fare.”

Quando Shiho e Masashi arrivarono uno di fronte all’altro il ragazzo estese una mano per afferrare la ragazza ma lei, con una scivolata, riuscì a evitarlo e, dopo essersi rialzata e sfilata il guanto, toccò la nuca del ragazzo.

“Meglio prendere qualche precauzione.”

Lui si immobilizzò ma, appena notò che niente era cambiato si voltò verso di lei e digrignò i denti per la frustrazione quando notò che lei aveva sfruttato la sua distrazione per portarsi in vantaggio e correre verso la bandiera. A quel punto nella metà campo degli Hoshonin l’agitazione e la tensione erano del tutto svanite, ma altrettanto non si poteva dire per i Sentaku.

“Si crede tanto migliore di noi ma alla fine siamo sullo stesso piano.”

Bofonchiò Hisaki, ancora offeso per la precedente sfuriata subita. Kirara non potè fare a meno di annuire.

“Mi fa passare la voglia di collaborare.”

E, a conferma delle sue parole, non aveva nemmeno provato a materializzare uno dei suoi arcobaleni per aiutarlo e recuperare lo svantaggio. Se lui la ignorava allora lei avrebbe fatto lo stesso. Di tutt’altro avviso erano invece Yayoi, Toichi e Sojuro che, da quando avevano visto Masashi lanciarsi in una direzione non prevista, avevano iniziato a lavorare su qualcosa. Shaka, incuriosito, si era sporto verso di loro per capire che cosa stessero progettando. Vide che ad alcuni origami a forma di aereoplanino, creati da Yayoi, erano state attaccate delle sfere bluastre e solide. Quando provò a toccarne una Toichi lo fermò.

“Aspetta fratello, così rischi di saltare in aria.”

Il corvino lo guardò interrogativo ma non pose domande, accontentandosi di aspettare di vedere lo strano strumento in azione. Sojuro afferrò uno degli aereoplanini, facendo attenzione a non sfiorare le sfere, e, potenziando con il quirk la muscolatura del braccio, scagliò l’oggetto nella direzione di Shiho. Appena la sfera entrò in contatto con il suolo esplose, sollevando detriti e fumo. Colta alla sprovvista Shiho arrestò la corsa solo per aggirare l’ostacolo.

“Passatemi il prossimo!”

Fu il comando di Sojuro, pronto a scagliare la seguente bomba. Shaka, capendo finalmente cosa fosse stato creato, fece un paio di passi indietro perché, no, non ci teneva a saltare in aria.

Shiho sorrise divertita quando anche la seconda bomba la mancò, finalmente i Sentaku sembravano aver iniziato a collaborare. Non poteva che essere elettrizzata dalla cosa, finalmente l’asticella era stata alzata. Ma lei non sarebbe stata da meno. Con la coda dell’occhio notò che Masashi l’aveva quasi raggiunta. Quel momento di distrazione le fu fatale. Una delle bombe le cadde a pochi metri di distanza e l’onda d’urto generata la sbalzò a qualche metro di distanza, facendole perdere il vantaggio.  Masashi la superò, sentendo la vittoria in pugno. Ma Shiho non si sarebbe arresa tanto facilmente. Quando si rimise in piedi Masashi aveva già afferrato la bandiera e stava correndo verso la sua metà campo, ignaro di ciò che sarebbe successo di lì a poco. Shiho, tenendo fede alla fama di essere la ragazza più veloce del secondo anno, lo raggiunse. Il castano provò a scansarsi, ma lei fu più veloce. Intrecciò indice e medio e Masashi inciampò sui suoi stessi piedi, finendo rovinosamente a terra. La verde recuperò la bandiera e corse poi verso la sua squadra, aggiudicandosi l’ennesimo punto.

Il ragazzo del primo anno, sconfitto, tirò un pugno contro il suolo, adirato per quanto appena accaduto.

“Sei inciampato, davvero? Menomale che gli incompetenti eravamo noi.”

Commentò in tono acido Hisaki, incrociando le braccia al petto e scrutandolo dall’alto in basso. Lui scattò in piedi puntandogli un dito al petto.

“Non hai idea di quello che è successo.”

“Oh, ce l’ho. Sei inciampato.”

“Ma non è stata colpa mia!”

“Oddio ti prego, non provare a incolpare qualcun altro.”

Esclamò Yuma esasperato dal suo comportamento. Sentendosi messo all’angolo Masashi schioccò la lingua e ficcò le mani nelle tasche dei pantaloni stizzito. Vedendolo zittirsi, Kirara ringraziò mentalmente Yuma. Nonostante questa piccola vittoria il clima tra i Sentaku non era dei migliori, lo svantaggio era solo aumentato e non avevano idea di come ottenere il prossimo punto. Ma quando Kirara vide il suo numero e il suo volto comparire sullo schermo si sentì fiduciosa. Certo, non voleva cantare vittoria troppo presto, ma forse una speranza c’era. Il suo avversario era il ragazzo che nella sua testa aveva soprannominato “Gambe d’acciaio”, non ricordava esattamente il nome con cui si faceva chiamare.

“Cosa intendi fare?”

Domandò Kotone lievemente allarmata vedendo che Kirara non era scattata verso la bandiera. La rosata non le rispose però, preferendo mostrarle direttamente cosa volesse fare. Sotto i suoi piedi iniziò a formarsi una piattaforma arcobaleno che, in un batter d’occhio, iniziò ad estendersi nella direzione del suo obiettivo. Prima di mettere piede su quell’arcobaleno solido, ricordandosi un dettaglio dell’esame d’ingresso, si girò e prese per il polso Yuma.

“Tu, Gigante Buono, puoi tornarmi utile.”

E con quelle parole gli rivolse un occhiolino ed un enorme sorriso, per poi iniziare a correre seguita dal biondo che stava ancora processando il soprannome usato. Grazie alla velocità della piattaforma e della loro corsa i due riuscirono a superare Hyunjin in un batter d’occhio.

“Saturn, se vuoi entrare in azione io non sono contrario all’idea.”

Disse Hyunjin, pronto a mettere in atto la loro strategia. Il castano non se lo fece ripetere due volte e prese una live rincorsa prima di calciare il suo asteroide mirando alla piattaforma creata dal quirk di Kirara. La rosata sorrise e si voltò verso Yuma, che stava ancora tenendo per il polso.

“Spero tu sappia che non è niente di personale.”

E con quelle parole diede uno strattone al suo braccio, facendo sì che entrasse nella traiettoria del masso. Fortunatamente Yuma aveva dei buoni riflessi e aveva capito cosa fare. Incrociò le braccia, mettendole in una x davanti al petto, e attivò il suo quirk. Gli avambracci iniziarono a ricoprirsi di una sostanza biancastra che si solidificò appena in tempo per lo scontro con l’asteroide. Per la forza dell’impatto Yuma fu scaraventato a qualche metro di distanza, illeso grazie al quirk, e stessa cosa successe all’asteroide di Hayato. Il biondo osservò la piattaforma intatta e quando vide Kirara afferrare la bandiera sentì un sorriso spuntargli sulle labbra. Anche la rosata sentì una scarica di adrenalina percorrerle la schiena quando riuscì a sfiorare con le dita il pezzo di stoffa. Ora fortunatamente veniva la parte facile. Fece un giro su sé stessa e la piattaforma multicolore fece altrettanto, invertendo senso di percorrenza e la parte che la ragazza si lasciava alle spalle iniziò a sgretolarsi svanendo nel nulla.

“Non così in fretta.”

Kirara fu colta di sorpresa quando Hyunjin, approfittando della poca elevazione del percorso, le afferrò la caviglia, facendole perdere l’equilibrio. Ma non demorse. Strinse la bandiera al petto e generò un nuovo arcobaleno solido che andò a formare una cupola intorno a lei. Hyunjin si sfiorò la maschera tramutando il pugno destro in ottone e colpì la barriera nella speranza che si sgretolasse. La rosata si guardò intorno alla ricerca di qualche spunto per capire come tirarsi fuori da quella situazione.

“Esci da lì.”

Fu l’ordine di Yuma. Kirara strabuzzò gli occhi incredula: voleva forse perdere? Scosse veementemente la testa.

“Sei impazzito?”

“Fidati! Al mio tre. Uno… due… - Kirara guardò incerta il compagno di squadra e poi il pugno di Hyunjin che impattò nuovamente contro lo scudo – tre!”

Alla fine, non avendo idee migliori, decise di fare come detto. La superficie svanì, espandendosi leggermente e allontanando di poco il biondo del terzo anno. Prima che potesse lanciarsi in avanti per recuperare la bandiera un lampo di piume castane e grigie gli passò davanti, costringendolo a chiudere gli occhi per via della corrente. Quando li riaprì Kirara era sparita, o meglio, si trovava a qualche metro da terra, aggrappata saldamente alle zampe rapaci di Kotone, la quale, grazie al suo quirk, aveva trasformato le braccia in due ampie ali e le gambe in due zampe da gufo.

“Ti prego, ti scongiuro, non perdere la presa.”

Fu l’implorazione sussurrata di Kirara. La ragazza, quando aveva sentito le parole di Yuma credeva fosse il ragazzo che sarebbe corso in suo aiuto, non immaginava che il secondo dopo si sarebbe ritrovata sospesa a mezz’aria.

“Sto facendo del mio meglio. Se non ti agiti molto dovrei riuscirci.”

Rispose Kotone cercando di rassicurarla, omettendo il fatto che già trasportando un’altra persona il suo volo era leggermente compromesso e l’atterraggio non sarebbe stato dei più confortevoli. L’ultimo dettaglio Kirara lo scoprì ben presto. Quando Kotone mollò di scatto la presa, Kirara emise un urletto sorpresa e cercò di atterrare alla meglio nella sua metà campo. Nonostante questo però, quando riaprì gli occhi e vide la bandiera ancora stretta tra le dita, la prima cosa a cui pensò fu che ci era riuscita. Aveva fatto punto. Kotone, una volta atterrata, si precipitò dalla ragazza per assicurarsi che non si fosse fatta niente, gli occhi castani spalancati per la preoccupazione. Quando però Kirara la abbracciò per la gioia la castana si irrigidì perplessa. Aveva battuto la testa? Era il suo modo per fargliela pagare per il brutto atterraggio?

“Ahh! Sei stata fantastica! Non hai idea di quanto tu sia stata utile. Un minuto prima credevo di essere spacciata e quello dopo abbiamo fatto punto!”

Kirara, ancora estatica, sciolse la presa e le rivolse un grande sorriso.

“Ottimo lavoro!”

La ragazza gufo arrossì di botto per i complimenti e iniziò a farfugliare ringraziamenti e scuse insieme, confondendo la povera Kirara che non capiva che discorso seguire.

“Io spero che il mio sacrificio venga ripagato un giorno.”

Bofonchiò Yuma, che aveva raggiunto le due in quel momento. Kirara si girò e si mise in punta dei piedi e alzò un braccio per scompigliare le ciocche bionde del ragazzo. Lui, infastidito, scostò la testa e si risistemò i capelli.

“Ehi! Dopo avermi buttato in pasto ai nemici non puoi pure scombinarmi i capelli!”

“Come la fai tragica. E poi sei riuscito a cavartela e a fare ciò che mi aspettavo. Complimenti!”

Yuma capì di doversi accontentare di questo come ringraziamento. Ma una domanda gli balenò in testa.

“Ehi, come facevi a sapere che sarei stato la persona giusta?”

“Questo non posso dirtelo, segreto professionale.”

Gli fece un occhiolino e una linguaccia prima di tornare a parlare con Kotone, ricordando il volo appena eseguito, e lasciando il biondo a riflettere su quello che aveva appena detto. Quella non era assolutamente una risposta.

 
 
*§*
 
“Abbiamo fatto punto!”

Esclamò Tetsuro abbracciando Rieko nella foga del momento. La bicolore, non altrettanto investita dalla cosa, si dimenò.

“Amico, non è una partita di calcio, rilassati!”

“Ovvio che non lo è! Questo è mille volte meglio!”

Ribattè lo studente di Management ritornando a sedersi, voleva solo che il timer dei cinque minuti di pausa scorresse più velocemente. Voleva assolutamente vedere chi si sarebbe aggiudicato il prossimo punto, anche se sperava fortemente fossero gli aspiranti Eroi del primo anno, in fondo aveva scommesso ben mille yen su di loro.

“Non credi di starti scaldando un po’ troppo?”

Fu il commento di uno degli Hoshonin dai capelli rossi. Nonostante la maschera che indossava il corvino percepì l’occhiata glaciale che gli era stata rivolta. Il suo entusiasmo era svanito in un battibaleno quando riconobbe nello sconosciuto il ragazzo della mensa. D’istinto si spostò fino all’estremità più lontana della panchina.

“Beh, non c’è niente di male nel festeggiare.”

Notò Rieko che non comprendeva l’astio del rosso. Tetsuro la guardò allarmato e iniziò a sudare freddo: era forse impazzita? Voleva finire nei guai?

“Kekkan, guarda che ha ragione. E poi è inutile che fai tanto lo stoico, anche tu l’anno scorso saltavi in aria come un tifoso ogni volta che i Sentaku facevano punto.”

A parlare fu Yue, che ormai sembrava aver eletto la panchina dei Sentaku la sua personale panchina. Ryo avvampò e le puntò un dito contro.

“Non è affatto vero. Ti stai sbagliando!”

“Mhh, hai ragione. Forse esultavi ogni volta che era Prince a segnare punto.”

“Uh, è vero! Credo di non aver mai visto qualcuno fare il tifo per lui con così tanto entusiasmo. Mi ricordo che a fine prova sei pure andato a complimentarti con lui.”

Intervenne Osamu, ricordando la prova dell’anno precedente. Ryo sentì le guance andargli a fuoco.

“Oh, ma insomma! Non posso avere un po’ di buon gusto e apprezzare le doti di un promettente aspirante eroe?”

“Non se perdi litri di saliva nel farlo.”

“Ma che diamine?! Vi siete tutti coalizzati contro di me? Sapete che c’è? Credete quello che volete, ma sappiate che vi sbagliate.”

E, rosso per l'imbarazzo, marciò verso la pancina dell’altra metà campo dove iniziò a brontolare e a lamentarsi con Yuki per quanto appena avvenuto.

“Ah, questi giovani Hoshonin, ai nostri tempi c’era più rispetto.”

Commentò Osamu grattandosi la nuca e scuotendo la testa sconsolato. Alle volte dover arginare e limitare i danni di quella testa calda di Ryo poteva essere stressante, il fatto che nel mirino ci fosse uno dei Sentaku non aiutava per niente. Per fortuna non era il solo a cui era stato assegnato il compito di difendere Tetsuro da Ryo. Certe volte si domandava quanto dovesse ragionare Hayato per prevedere cose del genere. 

“Siete sicuri che il vostro amico stia bene?”

Domandò Rieko gettando un’ultima occhiata alla figura offesa di Ryo. Yue agitò una mano per sminuire la cosa.

“Si riprende in fretta, non preoccupatevi.”

Rieko e Tetsuro si scambiarono un’occhiata perplessa: forse quel club aveva molta meno solennità di quanto pensassero.

 
*§*
 
Al termine dei cinque minuti di tregua e riassestamento la sirena suonò nuovamente. Hoshonin e Sentaku rivolsero lo sguardo al maxischermo dove apparve il numero scelto.
 
“Numeri dieci! Bashira e Saturn.”

Furono molti i Sentaku a tirare un sospiro di sollievo: l’idea di essere stati abbinati al ragazzo in grado di controllare quell’asteroide così imprevedibile. Bashira Nanako però non sembrava altrettanto spaventata. Si tolse la felpa della divisa sportiva prima di iniziare a correre verso la sua meta, poco più indietro di Hayato che, per nulla turbato, teneva gli occhi fissi sulla bandiera, nella sua testa erano già pronti un paio di piani per riuscire ad avere la meglio. Smise di ragionare quando notò che intorno a lui aveva iniziato ad innalzarsi una nebbiolina fitta e dalle temperature piuttosto basse. Quando staccò la bandiera dall’asta si guardò intorno disorientato. La nuvola azzurrina stava iniziando a chiudersi intorno a lui, inghiottendolo. Con i sensi all’erta girò lo sguardo per individuare la ragazza che si nascondeva nella nebbia, senza successo si guardò intorno, la sua visuale era parecchio ristretta. Il freddo, inoltre, non aiutava per niente la sua concentrazione.

“Se non puoi prendere la mira sei praticamente inoffensivo.”

Giunse alle sue orecchie la voce della Sentaku. Provò a girarsi da dove aveva sentito la voce ma incontrò solo nebbia e gelo. Inspirò a fondo, ben consapevole che gli fosse rimasta una sola opzione.

“Smokey, ci stai mettendo troppo.”

Disse con tono impaziente. Sapeva che la bionda non stava aspettando che l’occasione per entrare in campo, il fatto che non l’avesse già fatto lo aveva stranito parecchio ma non sorpreso. Sapeva che la ragazza volesse che venisse chiesto aiuto in modo chiaro e tondo. Anche se non poteva vederla, il castano immaginò il sorriso che doveva essersi formato sul suo volto.

“Credevo che il grande Saturn sapesse cavarsela da solo.”

Quando Hayato sentì atterrare nel mezzo della nebbia qualcosa di metallico lui prese un profondo respiro. L’oggetto metallico, che altro non era che un fumogeno, si attivò rilasciando del gas che andò a mischiarsi alla nebbia fitta e azzurina. Hayato sapeva che in quel momento le molecole del gas si stavano legando a quelle di acqua sospese in aria. Poi, tra volute e onde, l’unione di fumo e nebbia iniziò a vorticare consentendo ad Hayato di vedere nuovamente il campo della palestra Gamma. A lato vide che il fumo si era concentrato intorno alla sua avversaria, seguendola per evitare che potesse rappresentare una minaccia. Hayato si girò verso le panchine a bordo campo incrociando lo sguardo di Yuki per avvisarla di non esagerare. La scrollata di spalle e l’espressione indifferente indicò che non poteva promettere nulla ma ci avrebbe provato. Il Presidente iniziò a correre verso la sua metà campo, con prima guadagnava punto prima Yuki avrebbe rilasciato la povera Sentaku. Non appena la sirena suonò, indicando la fine del match a favore degli Hoshonin, Yuki roteò il polso e la nuvola iniziò a dissiparsi rivelando una Bashira Nanako in preda ad attacchi di tosse. Cheers si affrettò a raggiungerla e a stringerle la mano. Yuki, ormai disinteressata, non notò l’occhiataccia di Hayato. La ramanzina che si sarebbe beccata era un problema della lei del futuro, al momento voleva continuare a godersi il gioco.

“Ehi, ma questo non è contro il regolamento?”

Hayato spostò le iridi smeraldine, per la seconda volta, su uno sbraitante Masashi. Con tono annoiato e pacato rispose alla domanda.

“Assolutamente no. E come ho già avuto modo di dire, siete un team, comportarvi come tale non è contro le regole.”

 
*§*
 
Alla luce di quella nuova scoperta, Yayoi aveva suggerito di spostarsi a bordo campo, dove si trovavano le panchine dove erano seduti gli studenti delle classi di Management e di Supporto. Shaka ascoltava in silenzio le proposte di alcuni studenti e le spiegazioni di altri. Al momento erano sotto di due punti, con gli Hoshonin ad un punto dalla vittoria. La cosa lo preoccupava parecchio, di quel club sapeva relativamente poco, se non nulla, e la curiosità della potenzialità che rappresentava lo affascinava. Immaginava che, se avessero perso, tutta la faccenda si sarebbe conclusa lì per tutti, lui compreso. Vedere la determinazione sui volti di molti suoi compagni di squadra gli aveva infuso un po’ di fiducia, ma non abbastanza per sperare in una vittoria. In particolare era preoccupato per il livello di coordinazione del gruppo, aveva notato che caratteri forti come quello di Masashi e Kirara erano destinati a scontrarsi e a portare problemi. Per questo si era limitato a stare in disparte senza intervenire: se non avesse fatto nulla l’equilibrio, già precario, era mantenuto. Riconosceva che non fosse la migliore delle soluzioni ma sembrava la più pratica al momento. Aveva provato anche a placare il nervosismo di Kirara che, sebbene provasse a nascondere, era evidente ai più attenti, ma la calma era solo temporanea. Shaka sentì qualcuno picchiettargli sulla spalla e si riscosse dai suoi pensieri. L’espressione annoiata rimase immutata, si limitò ad alzare un sopracciglio nella direzione della ragazza dai capelli biondi e castani legati in un codino che lo aveva richiamato.

“Sai per caso qual è il suo problema?”

Shaka voltò il capo nella direzione indicatagli da Rieko. Quando notò l’espressione stralunata di Yuma, Shaka scosse la testa. Eppure era certo che fino a poco prima il ragazzo stesse bene. Qualcosa doveva averlo turbato ma faticava a capire che cosa potesse essere stato. Di certo quell’espressione non prometteva nulla di buono per quell’equilibrio trovato e Shaka si appuntò mentalmente di tenere d’occhio il biondo nei prossimi match.

Yuma da quando quel fumogeno aveva disegnato una parabola nell’aria, aveva cancellato tutto ciò che lo circondava. Aveva cercato di rimanere calmo, in fondo i possessori di un quirk basato sul fumo erano molti. E molti di loro avevano capelli biondi lunghi fino alle spalle. E sicuramente molti di loro avevano quella risata strafottente. Ma chi voleva prendere in giro? Era palese che quella ragazza, ora seduta sulla panchina, era Yuki. Come avrebbe voluto aver girato la testa dall’altra parte quando la nebbia di ghiaccio si era tramutata in fumo.

Sentì le iridi color ghiaccio di Yuki fissarlo: sapeva che lui sapeva. Il ghigno che le arricciò le labbra era l’ennesimo gesto di sfida, l’ennesima provocazione e lui non sarebbe rimasto in disparte, avrebbe risposto.

“Dobbiamo vincere.”

Fu il suo semplice commento risoluto. Masashi per la prima volta assunse una espressione diversa da quella innervosita.

“Oh, finalmente qualcosa che vale la pena ascoltare.”
 
*§*

Angolo Autrice:

Ed eccoci qui con un nuovo capitolo, la partita prosegue a gonfie vele (per gli Hoshonin), e siamo quasi alle battute finali della prima prova. Abbiamo visto in azione altri OC e una piccola vittoria contro Masashi. XD
Masashi ormai nella mia testa è stato ribattezzato  "Il tipo del regolamento", ogni volta che c'è un colpo di scena sappiate che ci sarà lui a chiedere: "Ma questo non è contro il regolamento?"XD
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che le scene dei Ruba Bandiera non risultino troppo confusionarie. Le ho bene in mente in testa, mettere poi a parole una scena dinamica è tutta un'altra storia. Se quindi aveste delle critiche da fare fatele senza problemi, in fondo si può solo migliorare.

Detto ciò prima di lasciarvi in pace ho due comunicazioni di servizio:

1) Prima domanda della storia a cui rispondere tramite MP: Qual è il cibo/piatto più amato e più odiato dal vostro OC?

2) Siccome ho 8787463 idee in testa non sono riuscita a trattenermi e ho pubblicato il prologo di una nuva interattiva nel fandom di Genshin Impact, se conoscete il fandom e/o siete interessati, fateci pure un saltino!^^
Non preoccupatevi, questo non significa che sospenderò questa storia, solo che mi voglio male e non ho autocontrollo. XD


Strange  

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4040961