Broken

di historiae
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La figura minuta e avvolta nella stoffa leggera della camicia da notte strisciava sul pavimento cercando di non fare rumore. Le tende della stanza erano state tirate la sera stessa, soffocando sul nascere i raggi candidi della luna che facevano capolino dalle montagne poco lontane.

Avanzò a tentoni nel buio, stringendosi al petto con un braccio il suo pupazzo preferito, respirando il più piano possibile. Raggiunse il grande letto di fronte al suo, troppo alto perchè lei potesse scorgerne la figura coricata al di sopra. Facendo leva sui piedini, si alzò e, fulminea, vi si arrampicò.

La sorella maggiore, che dormiva beata, si rivoltò tra le lenzuola stropicciate, mugugnando qualcosa.

-Icy... sei sveglia?- bisbigliò, e cominciò a strattonarla per un braccio, svegliandola.

-Che cosa c'è, Sapphire?- domandò l’altra, con la voce impastata.

La bambina le teneva le mani ancorate al braccio, e tremava, spaventata. Il suo pupazzo giaceva capovolto accanto a lei. Dato che non se ne separava mai, Icy pensò che la sua preoccupazione dovesse essere sincera.

-Ho di nuovo sognato quelle creature.- bisbigliò, come per timore che qualcun altro la sentisse. Il suo mento tremava, sull'orlo del pianto. -Volevano fare del male alla mamma.-

Icy, quasi del tutto sveglia, si soffermò sugli occhi lucidi della sorellina. Era già capitato che avesse incubi del genere, e il più delle volte si era svegliata terrorizzata, cercando conforto in lei. Dall’alto dei suoi dieci anni, Icy era sufficientemente scettica da tranquillizzare sempre la sorella con freddezza riguardo ai mostri che a parer suo si immaginava troppo di frequente.

-Smettila di piangere. Te l'ho già detto, le creature che sogni non esistono. E non potranno mai farci del male, né qui né in nessun altro posto. Mi hai capito bene?-

-Come fai a saperlo?-

-Lo so e basta. Qui ci sono quelle belle lepri veloci che ti piacciono, e le balene bianche. Ma non i mostri.-

Dopo un paio di singhiozzi, la bambina parve calmarsi un poco. Si accostò ancora di più alla sorella maggiore, facendo ondeggiare i suoi riccioli candidi.

-Posso restare qui con te?- supplicò.

-No, Saph, devi tornare nel tuo letto. È ora di dormire, adesso.-

-Ma io ho paura.-

Icy si malediva ogni volta che abboccava alla trappola dello sguardo implorante della sorella, la quale, con quella infallibile arma, riusciva a trascinarla il più delle volte in un guaio dietro l'altro. Ma sapeva che anche quella volta si sarebbe costretta da sola a fare uno strappo alla regola.

-...e va bene. Ma devi stare ferma e zitta.-

Le fece posto accanto a lei. Con un balzo, la bambina le fu addosso, desiderosa di protezione, come come se temesse che tutto ciò che aveva di più caro le dovesse essere tolto di lì a poco.

 

 

 

Ad Icy parve di venir smossa da uno scossone quando sentì una mano sfiorarla appena, ridestandola dal suo dormiveglia.

Non ricordava di essersi addormentata, e si sorprese del fatto che le fosse riuscito di farlo, dato il nervosismo che aveva ancora in corpo.

La navetta fluttuava nel buio dello spazio da un tempo incalcolabile, e il suo incedere fluido e sicuro l'aveva cullata verso un lieve sonno.

Sbattè le palpebre e riacquistò la sua abituale compostezza alla vista di Bloom, che, armata di espressione gioviale, le stava dinanzi per accertarsi che si fosse accorta di lei.

-Stiamo per arrivare.-

Icy distolse all'istante lo sguardo dalla fata e si affacciò al finestrino, scrutandovi attraverso.

Il mare di oscurità puntellato di stelle andava gradualmente schiarendosi, mentre la navetta si immergeva a capofitto in una nebbia azzurrognola di dubbia origine. Il mezzo oltrepassò un gigantesco e affilato frammento di cristallo marmoreo e bianco, che si aggirava là sperduto come il detrito di qualche meteora disintegrata.
Poi, Dyamond apparve. Anche da quella distanza si poteva notare il bianco della neve che lo copriva risplendere in una miriade di bagliori appena percettibili, e gli sprazzi di blu tenue del mare, nascosti dietro la massiccia rete di ghiaccio che lo avvolgeva.

Icy provò una fitta allo stomaco al pensiero di essere di nuovo a casa, e sebbene vi fosse mancata solo per poco, pregava con tutta l'anima che il suo pianeta natale fosse rimasto come l'aveva lasciato.

Ma il suo pensiero era rivolto unicamente alla bestiola che era rimasta abbandonata laggiù. Più di una volta aveva maledetto il destino per averle impedito di portarla via con sé, tanti anni prima, e sé stessa, per non esserne stata in grado. Adesso, tutto ciò che le rimaneva era la speranza di ritrovarla viva.

 

La navetta planò con precisione sul terreno pianeggiante, sollevando una nuvola di brina. La portiera principale si aprì lasciando cadere a terra la scaletta, mentre Sky spegneva i motori.

-Tempismo perfetto.- disse, rivolgendosi a una Bloom infreddolita e imbacuccata in un giaccone da neve sotto cui aveva infilato almeno altri due maglioni di lana pesante.

-Quanto dista esattamente Dyamond dalla nostra galassia?- gli chiese. Non vi era informazione che non avrebbe potuto essere utile in futuro. Perciò ne approfittò.

-Ho calcolato una sessantina di unità astronomiche e un tempo di circa un paio d'ore. Ma forse siamo stati tanto abili da guadagnare qualche minuto.-

Icy si era alzata in fretta dal suo posto e si era diretta verso l'uscita, dove fece a Bloom la cortesia di attenderla. Non aveva intenzione di perdere neanche un minuto di tempo.

-Lascia perdere queste sciocchezze. Potrai vantarti più tardi di quanto tu sia stato un bravo pilota, ora siamo qui per motivi molto più importanti.-

Il silenziò calò nell’abitacolo.

-Icy ha ragione.-

Sky guardò Bloom, interdetto e sorpreso dalla sua accondiscendenza. Dopodichè estrasse la mappa topografica digitale di Dyamond che Timmy gli aveva fornito prima di partire.

-Questo punto indica che siamo atterrati poco al di fuori della capitale. Proseguendo in linea retta verso nord vi addentrerete nella zona montuosa, non sarà facile orientarvi. Il ghiacciaio che cercate dovrebbe essere da queste parti.-

-Non verrai con noi?- gli chiese Bloom.

Icy contrasse i muscoli facciali finchè gli occhi e le labbra non le si ridussero a delle fessure.

-No. Resterò di guardia alla navetta. Stai tranquilla, non mi succederà niente. E poi non vorrei mai che l'incidente della scorsa volta si ripetesse.- disse Sky, questa volta adocchiando Icy con rimprovero. I due si infilzarono a vicenda con una stilettata prima che il ragazzo tornasse a concentrarsi sulla fata.

-Porta la mappa con te, ti aiuterà. E, Bloom...- le si accostò bisbigliando, in modo che solo lei potesse udirlo. -...spero che tu sappia quello che stai facendo.-

-Andrà tutto per il meglio, Sky. Sarà questione di qualche ora. O almeno spero che sia sufficiente. Intanto grazie per averci accompagnate fin qui.-

Quando lo salutò con un bacio, Icy era già fuori dalla navetta, spazientita.

Bloom scese dalla pedana e la raggiunse, sospingendola in avanti accanto a sé con una mano guantata. -Andiamo, Icy.-

Sky si sporse un'ultima volta dall'uscio per raccomandarle di tenersi in contatto con lui per qualunque emergenza.

 

Quando Sky sparì dentro la navetta, Icy tirò un sospiro di sollievo e affrettò il passo.

La voce della sua coscienza la induceva a pensare che sarebbe stato meglio sbrigarsela da sola, come aveva sempre fatto, ma il rigor di logica, che le bucava il cervello come un tarlo, la convinceva del fatto che accettare l’aiuto di Bloom sarebbe stata la cosa più utile che potesse fare per portare la sua missione a compimento. Avere una spalla accanto sarebbe stato vantaggioso in caso di difficoltà, e di recente, Icy aveva constatato come la fata fosse ben disposta a schierarsi dalla sua parte, di fronte ad un obiettivo comune come lo era stata la minaccia di Valtor.

 

Bloom contava i suoi passi ascoltandone il rumore secco sulla neve indurita dal tempo. Ad ogni respiro, una nuvola densa di vapore le sfuggiva dalle labbra, e aveva già perso la sensibilità alla punta del naso e delle dita.

Oltre che per semplice curiosità, vi era un altro motivo per cui si era offerta di accompagnare Icy alla ricerca della sorella: non aveva osato ammetterlo davanti a lei, ma la curiosità la divorava; per qualche motivo, era impaziente di constatare con i suoi occhi se il lato buono che le era parso di scorgere in lei fosse reale, o se lo avesse soltanto immaginato.

Dal canto suo, Icy non sapeva dire come avesse fatto Bloom a intuire che tra lei, la volpe bianca e Dyamond ci fosse un legame di cui nessun altro attorno a lei sembrava aver sospettato nulla. Quando la fata si era recata personalmente da lei per offrirle il suo aiuto, memore dell'affetto che le aveva visto rivolgere all'animale, doveva avercelo scritto in fronte, e ben leggibile.

Ma non avrebbe lasciato che Bloom si immischiasse eccessivamente in faccende che non la riguardavano. Sarebbero andate in cerca della volpe e l'avrebbero portata via da lì; Bloom l'avrebbe aiutata a rompere l’incantesimo ed entrambe sarebbero tornate alle loro vite. Quel che sarebbe successo dopo, era affar suo.

Bloom pensava che quella sarebbe stata la volta buona. Forse, da quel momento, non avrebbe più avuto motivo di avere paura di Icy. Ma per esserne certa doveva almeno provare a conoscerla leggermente più a fondo di quanto aveva fatto finora; far crollare il muro di pregiudizi e timori - e ve ne erano ancora parecchi - che le divideva. Per esserne certa, però, doveva provare a parlarci, con naturalezza, la stessa che aveva con le sue compagne, o quantomeno sperare di andarci vicino. Ma sapeva che non sarebbe stato facile; soprattutto alla luce della contrarietà di Sky.

Icy aveva percepito a pelle l'ostilità e la mancanza di fiducia del ragazzo nei suoi confronti, e ciò l'aveva profondamente. Ma come al solito aveva deciso di non darci peso: lui era stato un semplice mezzo attraverso cui raggiungere il suo pianeta e adempiere alla sua ricerca.

 

-Cerchiamo di restare unite.- disse Bloom. Avrebbe aggiunto che si trattava di una questione di sicurezza, ma non voleva ammettere di fronte ad Icy il suo timore derivato dal fatto che il luogo le era totalmente sconosciuto.

Icy rallentò il passo sullo spiazzo di neve costellato di rocce grigie che ormai volgeva alla fine, lasciando posto alle prime casupole e diramandosi nelle strade che conducevano al centro della capitale di Dyamond.

-Conosco questo posto come la mia ombra. Quando ritorneremo, dì al tuo ragazzo che può andare da qualcun altro a giocare con le sue mappe e a darsi l'aria dell'esperto esploratore. Non con me, e non qui.-

Bloom fermò una replica sul nascere, ricacciandosela in gola. Icy non aveva tutti i torti. -Sono certa che non voleva sminuirti, ma solo facilitarci le cose.-

-Beh, lui non è qui, ora, il che significa che sei sotto la mia guida. Perciò seguimi.-

 

Icy, acquistata la forma da strega, si alzò in volo, sovrastando i tetti rivestiti dal ghiaccio lucido e compatto. Bloom si trasformò a sua volta e, rabbrividendo per il freddo, la seguì.

Diversi metri sotto di loro, le case oramai quasi indistinguibili si addensavano velocemente tra loro. A quella quota, l’aria sferzava i volti delle due ragazze, trascinando con sé un pulviscolo gelido.

Icy guardava davanti a sé, poi il terreno, poi ancora diritto.

-Sai,- azzardò Bloom, alzando la voce per sovrastare il sibilo del vento. -forse hai ragione, la mappa non ci servirà, oggi. Ho un ricordo abbastanza preciso del ghiacciaio dove io e le mie amiche abbiamo incontrato la volpe per la prima volta.-

Icy le diede una veloce occhiata affermativa, per poi spostare l'attenzione sulla traiettoria che andava percorrendo.

 

Le case erano del tutto scomparse dalla vista, inglobate nell'esteso blocco di ghiaccio irto di cristalli affilati che si ergeva diversi metri sopra la città.

All'orizzonte, le cime aguzze delle montagne si avvicinavano, mentre sotto di esse compariva agli occhi delle due ragazze una distesa di ghiaccio spessa diversi metri, tanto limpida da riflettere le cime innevate; quello che un tempo doveva essere un lago. Da laggiù saliva per le pareti irte della montagna una distesa di neve il cui aspetto ricordava quello di una cascata immobile da tempo immemore.

-Eccolo, è laggiù.- indicò Icy, mentre Bloom annuì.

-Credi che tua sorella si nasconda ancora lì?-

Icy non rispose subito, limitandosi a deglutire, reprimendo il crescente senso di preoccupazione.

-E' quello che vorrei scoprire.-

 

Inoltratesi tra le spesse pareti del ghiacciaio, scesero in volo nel crepaccio, trovando riparo dal vento forte che spirava in superficie. Bloom si guardava intorno con una certa inquietudine. Udiva in lontananza il suono delle slavine. La forza di gravità scaricava interi banchi di neve e ghiaccio a valle.

-Sapphire?-

Bloom sussultò nell'udire Icy chiamare il nome della sorella. Assicuratasi che le pareti ghiacciate fossero salde al loro posto, raggiunse la strega avanzando sul suolo della gola.

-Sapphire? Dove sei?- ripeteva Icy.

La strega sospirò, mentre un insopportabile dubbio cominciava a farsi strada in lei, stringendola alla bocca dello stomaco. Si morse il labbro inferiore e inspirò profondamente per mantenere la calma. Avanzò ancora, cercando di scorgere anche il minimo segno di vita. Anche Bloom si mise a chiamare il nome di Sapphire, ma non sembrò migliorare la situazione.

Le voci delle due ragazze rimbombavano sulle pareti del ghiacciaio, il vento le trascinava via assieme al suo ululato.

Icy iniziò a pensare al peggio. Per quanto ne sapeva, Sapphire poteva anche essere morta. Di fame, o di freddo, o per opera di un animale feroce; le possibilità erano innumerevoli, e Icy non si dava pace. Bloom le si avvicinò.

-Vedrai che la troveremo.- disse. Avrebbe aggiunto che sarebbe stato meglio cercare altrove, e che non si sarebbero arrese, ma capì che il momento non era dei migliori per farlo, e che disturbare quel silenzio avrebbe peggiorato le cose.

Fece per appoggiare la sua mano sulla spalla di Icy in segno di conforto, quando un uggiolio acuto risuonò da una fonte imprecisata. Icy trasalì e, prima che Bloom potesse esperire alcun contatto con lei, si alzò in volo.

-Sapphire?- chiamò di nuovo, e la fata la imitò.

L'uggiolio risuonò ancora, questa volta proveniente dal basso. Icy indicò verso un piccolo antro scavato nel ghiaccio. Una bestiola dal pelo ingrigito camminava con lentezza uscendo dalla tana. Zoppicava. Le due ragazze si precipitarono a vedere. La bestiola sollevò gli occhi color zaffiro su Icy, che assunse un’espressione inorridita. Il suo pelo, che lei ricordava bianco e lucente, era sporco e arruffato, e l'animale aveva un aspetto denutrito. Quella visione la sconvolse, più di quanto le fosse successo nel vedere la sorella tramutarsi nella creaturina non umana, tenera e indifesa che era non molto tempo prima.

Anche Bloom aveva chiaro in mente l'aspetto sano e vivace dell'animale. Non era più come la ricordava. Il suo cuore di fata percepiva ora l'apprensione di Icy, che lottava contro il dubbio di essersi sbagliata. Quando la strega sollevò una mano per accarezzarla, la volpe arretrò e cominciò a mostrare i denti, nervosa.

-Sapphire, sono io, Icy. Non mi riconosci più? Cosa ti è successo?-

Sapphire prese a ringhiare più forte, puntando gli occhi in quelli di Bloom.

-Credo che abbia paura di me. Non mi conosce.- disse Bloom. La fata percepì l'ostilità nell'animale, celata dietro il suo aspetto vulnerabile e innocente.

-Forse dovrei farmi da parte per un momento.- propose poi, cercando la conferma di Icy.
La strega impiegò qualche secondo prima di rispondere. -Sì, credo sia meglio.-

Il suo tono era calmo. Bloom annuì e si allontanò di qualche passo.

Sapphire smise a poco a poco di mostrare i denti e tornò a sedersi, aprendo gli occhi languidi e fissandoli sulla figura inginocchiata a pochi passi da lei.

Icy fece comparire nella mano il fiore di quarzo rosato che teneva sempre con sé. Lo mise a terra.

-Mi riconosci, adesso?-

 

Bloom alzò lo sguardo, allarmata, verso la superficie del crepaccio, udendo in lontananza il rumore del ghiaccio che si frantumava.

La volpe avanzò zoppicando fino a raggiungere il fiore, annusandolo. Sollevò la testolina verso Icy e guaì, disperata. Aveva dolore. Icy la sollevò, percependone la leggerezza. Il suo pelo era ispido come paglia. Ma i suoi occhi blu, seppur slavati, erano inconfondibili. Guaì di nuovo quando la sistemò meglio tra le sue braccia.

La strega si voltò per guardare Bloom, che aveva visto tutto, e ora sorrideva, intenerita dalla scena, dal suo angolo appartato nella parete ghiacciata. Come la fata si avvicinò con lentezza, Sapphire emise ancora un debole ringhio.

-Shh, Sapphire. Non ti farà del male.- la calmò Icy. La bestiola si concentrò sulla sorella, mentre Bloom la osservava, incerta se provare ad accarezzarla o meno. Icy la stringeva a sé, ancora diffidente, e non sembrava disposta a lasciare che Bloom la toccasse, almeno non ancora.

-Credo che abbia una zampa rotta.-

Bloom fece per rispondere quando udì ancora quel suono secco e poco rassicurante.

-Dobbiamo andarcene da qui. Se cadesse una slavina quaggiù, resteremmo sepolte.-

Prima che Icy potesse ribattere, un suono molto più minaccioso echeggiò tra le pareti della gola. Un ululato che non dava per nulla l'idea di appartenere ad un animale di piccola taglia.

-Hai sentito?- fece Bloom. -Sbrighiamoci.-

 

Tenendosi la volpe stretta al petto, Icy seguì la fata in superficie e le due si avviarono verso la città. Nessuna di loro aveva intenzione di finire sotto i denti di bestie feroci, e, dovendo proteggere la volpe ferita, Icy non avrebbe potuto combattere in alcun modo. In quel momento, da qualche parte nel suo animo, ringraziò l'universo del fatto che Bloom fosse con lei.

Bloom si guardò alle spalle in tempo per scorgere un banco di neve cadere con un gran fracasso a pochi metri dal ghiacciaio da cui erano appena uscite.

Guardando in direzione della città, Icy non potè evitare di pensare che forse, laggiù, qualcuno della sua famiglia era riuscito a sopravvivere, come ci era riuscita Sapphire, e forse era in pericolo, senza un riparo e senza più nessuno accanto su cui contare.

Quando furono sopra il palazzo reale, il punto sommerso dal ghiaccio più alto, Icy, d'impulso, lo disse a Bloom.

-Voglio andare a cercarli.-

Il vento si era alzato, e trascinava con sé minuscole e taglienti scaglie di cristallo.

Icy cominciava a credere impossibile che vi fossero ancora degli umani vivi sul pianeta, considerato che la popolazione era stata probabilmente decimata dal freddo. Una parte di lei non voleva arrendersi e tornare a Magix senza nemmeno provarci; anche fosse stato solo uno, un abitante di Dyamond, avrebbe tentato di riportarlo alla vita, progredendo anche solo di un passo verso la salvezza del suo mondo.

-Fa un freddo insopportabile.- fece Bloom, e rivolse lo sguardo alla volpe. -Non resisterà ancora a lungo. Dobbiamo portarla via di qui.-

-Ma...-

-Lo so come ti stai sentendo, adesso. Ma non abbiamo tempo. Sta per scatenarsi una bufera di neve, e non riusciremo mai a ripartire per Magix e ad aiutare Sapphire se restiamo qui un minuto di più.-

Icy abbassò a sua volta gli occhi sulla bestiola che tremava, infreddolita, protetta alla meglio dalle sue braccia. I pericoli di quel luogo erano in agguato, e si convinse che salvare la volpe, in quel momento, era più importante.

 

Sorvolata la capitale, giunsero presto alla navetta, che ora era parzialmente avvolta da un sottile velo di ghiaccio, ed era immersa per pochi centimetri nella neve. Bloom udì il suono dei motori, segno che Sky era ancora lì e che il mezzo di trasporto funzionava ancora correttamente. Infatti, lo vide presto affacciarsi sull'uscio, e ne fu sollevata.

Le due rientrarono al coperto e tornarono alla loro forma originaria.

-Ho acceso i motori non appena vi ho viste arrivare. Il tempo atmosferico non migliora. La navetta non resisterà con questo freddo.-

-Decolla, Sky. Dobbiamo raggiungere Alfea il più presto possibile. Abbiamo un'ospite speciale che ha bisogno delle nostre cure.-

Bloom guardò Icy, che stringeva ancora la bestiola malridotta, assumendo un'espressione che non ricordava di avere mai visto, in tutti quegli anni, sul suo viso serio.

Le si sedette accanto, concentrandosi sull'animale, al momento il loro unico punto di interesse comune.

-Ha l'aria esausta.- osservò. -Ma l’importante è che l’abbiamo ritrovata. Quando starà meglio torneremo su Dyamond, e ti aiuterò a ritrovare la tua famiglia. Promesso.-

Icy si soffermò sul sorriso sincero che Bloom le stava rivolgendo, non sapendo come reagire.

Sapphire era ancora ferita e affamata; perciò la missione non poteva ancora dirsi completata. C'era un'ultima cosa da fare. L'incantesimo che la affliggeva doveva essere spezzato, e la sua sorellina doveva tornare quella di un tempo. Salvare gli abitanti di Dyamond sarebbe stato il passo successivo.

La navetta sfrecciò nello spazio, diretta verso Magix.

-Non devi preoccuparti per lei.- disse Bloom. -Conosco qualcuno che può aiutarci.-

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Sapphire zampettò cauta verso la ciotola d'acqua che era appena stata posata sul tappeto. Le diede una rapida annusata e poi bevve, assetata.

Il suo pelo sembrava quasi aver riacquistato luminosità, riflettendo la luce primaverile che illuminava quella stanza di Alfea.

-Sembra che abbia passato dei gran brutti momenti.- disse Roxy, rivolta a nessuno in particolare.

-Puoi fare qualcosa?- si affrettò a chiedere Icy, guardandola con le sopracciglia corrugate, trattenendosi dall'aggiungere un Ti ringrazio, capitan ovvio, per quieto vivere.

Tra tutte le fate esistenti in quella scuola, la scelta di Bloom era andata a cadere proprio su di lei, colei che tra tutte conosceva di meno, e di cui, per conseguenza naturale, era disposta a fidarsi meno.

Bloom le aveva assicurato che la fata degli animali avrebbe senz'altro saputo cosa fare per ridare alla volpe il suo aspetto originario, e che padroneggiava un potere che nessuna delle altre fate possedeva. Le aveva assicurato che non avrebbe potuto desiderare di meglio, e che non sarebbe rimasta delusa.

Icy dubitava se crederci fino in fondo. Roxy non era stupida, e si era sincerata sin da subito che Bloom sapesse quel che stava facendo, andandosi a fidare a tal punto di una strega con la quale entrambe avevano avuto trascorsi spiacevoli. L'incontro tra le due non era stato propriamente caloroso. Veder comparire Bloom in compagnia di Icy aveva fatto pensare all'ultima fata terrestre che ci fosse qualcosa sotto. Ora non cessava di osservare la strega con sospetto, aspettandosi una sua mossa falsa in qualsiasi momento. Ma il clima creatosi nella stanza, tutto sommato, sembrava relativamente tranquillo, e Roxy aveva deciso di chiudere un occhio e stare a vedere quale ingrato compito le sarebbe spettato. La volpe bianca le faceva tanta tenerezza, e certamente, per il bene di un animale innocente, sarebbe stata disposta ad offrire il suo aiuto a chiunque.

 

-Ho bisogno di esaminarla da vicino. Puoi metterla qui sul letto, per piacere?-

Bloom, che si trovava più vicino a Sapphire di quanto non lo fosse Icy, prese l'iniziativa e fece per prenderla in braccio, ma non fece in tempo ad avvicinarsi che la volpe mostrò di nuovo i denti, minacciando di morderla. Bloom ritrasse le mani.

-Che caratterino!- esclamò. Si chiese se l'avversione della volpe nei suoi confronti fosse dovuta al fatto che non la conosceva, o se la creatura avesse semplicemente ereditato il temperamento terribile della sorella. Di fatto, pur piccola che fosse, iniziava a farla sentire a disagio.

Icy sollevò la bestiola, stando attenta a non farle male, e la mise sul letto della fata, dove si sdraiò, guaendo sommessamente per via del dolore alla zampa.

Roxy si inginocchiò sul pavimento per avvicinarsi all'animale.

Quando Bloom le aveva parlato dell'incantesimo di cui era vittima, e del fatto che sotto alle spoglie di volpe era intrappolata una bambina, la fata era rimasta scioccata. Non le capitava spesso di trovarsi in situazioni simili, ma sapeva che quel tipo di maledizione era un caso molto frequente in quasi tutte le culture magiche che conosceva.

-Stai tranquilla, Sapphire, questo non ti farà male.- disse, evocando una piccola sonda magica tra le mani, che fece scorrere lungo il corpicino dell'animale.

Udire il nome della sorella pronunciato con dolcezza dalla fata, fece ad Icy uno strano effetto.

Roxy diede una carezza alla testolina della volpe, e si servì di quel contatto per attingere ai suoi poteri e scavare nei suoi ricordi. Quel che vide non fu qualcosa di sereno.

Bloom osservava i movimenti di Roxy, e non potè fare a meno di covare del sospetto.

-Sembra che soltanto io non le piaccia.-

Icy la udì per caso, sebbene avesse parlato a voce bassa, e la guardò, chiedendosi dove volesse andare a parare. In quel momento, non sapeva che farsene delle sue perplessità. Sapphire era spaventata e ferita, e fare distinzioni di qualsivoglia tipo era di certo l'ultima delle sue preoccupazioni.

 

-A parte la sua zampetta, che guarirà presto, sta bene.- fu felice di confermare Roxy. Icy si curò di non farsi notare mentre tirava un sospiro di sollievo.

Roxy era intenta nel frattempo a fasciare la zampa di Sapphire, ripensando a ciò che aveva appena visto, e alla grande paura che aveva percepito in lei.

-Ha vissuto da sola per la maggior parte del tempo. Ha cercato di integrarsi in una famigliola di volpi bianche come lei, ma non ce l’ha fatta. È stata costretta a nutrirsi di ciò che le restava delle carcasse animali che gli altri cuccioli lasciavano da parte. Ha sofferto la fame e il freddo per parecchio tempo. Capita che in condizioni disperate, anche gli animali stremati scelgano di lasciarsi morire, ma lei ha continuato ad aspettare che qualcuno la venisse a salvare.-

 

Icy sentì senso di colpa crescere e si morse il labbro fino a provare dolore; si maledisse per non averla potuta portare con sé poco tempo prima. Con fatica, si convinse che lasciare Dyamond per affrontare definitivamente Valtor e la minaccia che incombeva sull'intero cosmo era stata la migliore delle scelte, per sé e per Sapphire. Ma la bestiola, nel frattempo, ne aveva pagato le conseguenze a caro prezzo, e la responsabilità gravava sulle sue spalle come un macigno.

-E l'incantesimo... l'incantesimo si può spezzare?-

-Non è impossibile. Non ti nascondo che potrebbero esserci delle complicazioni. Percepisco un'enorme quantità di energia negativa, in lei, e per contrastarla sarà necessario un grande apporto di magia contraria. Presumo che porti ancora le tracce del sortilegio che la affligge. La magia nera che percepisco è antica e potente. Non sarà facile.-

-Uniremo le forze.- disse Bloom, e già tendeva le mani in direzione dell'amica, pronta a formulare una convergenza.

Roxy accolse l'invito e dopo essersi concessa qualche secondo per riflettere nuovamente su ciò che stava per fare, trovò la spinta necessaria nello sguardo di Bloom.

-D'accordo. Io sono pronta. Prepara la tua Fiamma del drago.-

 

Icy mosse qualche passo indietro, coprendosi gli occhi per via della luce che il controincantesimo stava generando, spinta dalla repulsione verso l'immane quantità di energia positiva che andava sprigionandosi. Lasciare la sorella in mano alle fate era l'ultima cosa a cui lei, d'istinto, avrebbe acconsentito, e non negava che avrebbe voluto essere lei, e solo lei a spezzare l'incantesimo. Ma sapeva che, al di là degli scopi distruttivi, interferire con la magia positiva era sconsigliabile, specie quando si trattava di controincantesimi rivolti a maledizioni molto antiche e radicate nella vittima, o l'equilibrio magico sarebbe stato seriamente compromesso. Sapeva che non c'era altro da fare se non fidarsi di chi aveva mostrato le migliori intenzioni nei suoi riguardi e in quelli della bestiola. Forse, loro sarebbero riuscite anche dove lei aveva fallito, e forse, se il destino non era tanto crudele quanto appariva, la sua fiducia sarebbe stata ricompensata.

Le due fate si concentrarono attingendo ai loro rispettivi poteri, unendo un antidoto magico del potere degli animali al soffio curativo del drago.

Videro presto la creatura accucciata sul letto mutare di forma a poco a poco, ma l'apporto di magia positiva ancora non sembrava sufficiente.

-Proviamo con la polvere di fata.- suggerì Bloom.

Bastò un soffio di pulviscolo magico e la bestiolina si illuminò, divenendo indistinguibile agli occhi delle tre ragazze. Quando la luce svanì, sul letto non c'era più il cucciolo malmesso e spaventato di prima. C’era una bambina dal volto placido e innocente, alta poco più di un metro, pallida, gli occhi chiusi e i capelli riccioluti e bianchissimi.

La sua camiciola, altrettanto bianca, era strappata in più punti; le sue estremità avevano numerosi segni di ferite, e non portava scarpe, probabilmente andate perdute da tempo.

 

Bloom e Roxy si guardarono, allibite, di fronte al miracolo che era appena avvenuto di fronte ai loro occhi. La fata degli animali fu lieta di constatare che la strega non aveva mentito, e Bloom si lasciò commuovere dal pensiero che quella bambina, bella come un angelo, fosse sangue del sangue di Icy, e che lei potesse, in gioventù come ora, averla davvero amata.

Incredula, cercò lo sguardo della strega, che già si apprestava ad avvicinarsi, incerta se stesse vivendo un sogno troppo bello per essere suo, o se quella che stava guardando fosse davvero sua sorella, quella di un tempo.

Icy si appostò a terra, accanto al letto, osservando quel corpicino fragile.

-Sapphire?- la chiamò. La voce le uscì appena.

Toccò la sua piccola mano inerme. Era gelida.

-Sapphire? Puoi sentirmi?-

Notò la sua pelle delicata ancora screpolata dal freddo. Sembrava una bambolina di porcellana maltrattata e sopravvissuta a stento alle intemperie. Il suo petto era immobile, e ad Icy venne il terribile sospetto che non respirasse.

-E' congelata.- disse la fata degli animali, prima di avvolgere il corpicino esile in una coperta. -Mi sorprende che sia sopravvissuta. Da quel che so, tutte le volpi bianche sono abituate al clima artico, ma ovviamente fanno eccezione le volpi nate con sembianze umane. Un paio di mesi in più laggiù in queste condizioni e non ce l'avrebbe fatta.-

Lo sguardo della fata era severo, e vi traspariva tutta la sua attenzione verso quel caso.

 

Sapphire si svegliò improvvisamente spalancando gli occhioni ed inspirando in un sol colpo quanto più ossigeno le fu possibile; come se si fosse risvegliata da un lungo periodo di ibernazione in apnea.

Il cuore di Icy mancò un battito, e lo stesso accadde alle due fate. Sapphire era viva.

-Sapphire? Guardami; mi riconosci?-

La bambina, ora seduta sul letto, fissava Icy intensamente. Come se il solo rivedere il viso della sorella maggiore avesse acceso un lampo nella sua memoria, si sollevò sulle ginocchia e le gettò le braccia al collo con una forza che Icy non ricordava più le appartenesse. Solo allora il suo respiro si calmò.

Icy la strinse, aspettandosi che l'incanto si spezzasse da un momento all'altro, che la bambina svanisse di nuovo, sfuggendo alla sua presa e tramutandosi in magia inconsistente, come già era accaduto.

Ma i suoi riccioli folti rimasero lì, tra le sue dita, assieme al freddo del suo corpo gracile, che a poco a poco si dissipava, e alla stretta delle piccole braccia che man mano si allentava.

Un fiume di parole, domande ed espressioni di incredulità iniziò a riversarsi nella sua mente, ma ognuna di esse le morì in gola al vano tentativo di dar loro voce. Tenne stretta quella creaturina fragile, come se da lei dipendesse la sua lucidità mentale.

Nemmeno Sapphire aveva più proferito parola, e ora sembrava non volersi scostare più dalla sorella, stringendola più forte possibile ignorando il leggero dolore che percepiva al polso destro. Risvegliatasi in quella stanza luminosa, dalla temperatura mite e del tutto nuova, si era sentita proiettata di colpo in un mondo sconosciuto, in cui solamente il viso e la voce familiare di Icy costituivano l'unico barlume di sicurezza. Era ancora scossa da un leggero tremito; la sua pelle esposta, finora abituata ad una spessa pelliccia, era più sensibile al freddo che mai; la vista acuta che aveva era stata soppiantata da quella umana, di gran lunga più elementare, e tornare a possedere due paia di arti distinti era una grande novità.

 

Osservando la scena, Bloom non potè fare a meno di commuoversi, ricordando la meravigliosa sensazione ed il calore che aveva provato nel riabbracciare i suoi genitori dopo una lunga e sofferta ricerca, e la sorella maggiore, dopo che ella aveva riacquistato un corpo.

Finalmente, la bambina lasciò la presa dalle spalle di Icy e ricominciò ad indagare il suo viso, come per accertarsi che fosse davvero lei. Era inevitabilmente cresciuta; era una donna, ora, e somigliava in modo incredibile a... qualcuno. Nella sua memoria erano addensati solo pochi ricordi confusi, volti, luoghi e sensazioni.

Quando Icy udì il suono palese di qualcuno che tira su con il naso, si voltò per vedere Bloom con gli occhi lucidi e un'espressione di contentezza che le aveva visto assumere troppe volte, e che finora le aveva sempre messa a disagio. Dovette ricacciarsi a forza l'emozione nel petto, imponendo mentalmente al suo cuore di rallentare, rendendosi conto della sensazione intensa che il fatto di rivedere la sorella viva le aveva provocato.

-Smettila di fissarmi in quel modo.-

-Scusa, è stato più forte di me.- Bloom si asciugò l'ultima lacrima traditrice e si avvicinò alle due sorelle.

Icy sentì le manine di Sapphire stringersi più forte alle sue braccia, ma non ci diede peso.

-Adesso ce ne andremo.-

-Cosa?- fece Bloom.

-Ce ne andremo da Magix.- rispose Icy. -Dobbiamo tornare su Dyamond per cercare la nostra famiglia. Mia sorella ne ha bisogno, e per ora non abbiamo un altro posto dove lei possa crescere a suo agio.-

Il sorriso di Bloom si spense.

-Non potete partire così all'improvviso. Sappiamo entrambe quali pericoli nasconda Dyamond, li abbiamo visti con i nostri occhi. Ti ho promesso che ti avrei aiutato a liberarla, ma almeno fino a che non saremo certe che Sapphire sta bene, è meglio che restiate per un po’...-

-No. Adesso spetta a me prendermi cura del mio pianeta e della mia famiglia.-

-Icy, ragiona: non riusciresti mai a salvare da sola un pianeta così vasto. Nemmeno io ce la farei, e conosci bene i miei poteri, ma più volte ho avuto bisogno delle mie amiche per...-

-Che cosa vorresti dire?-

Icy si sollevò in piedi, mentre Sapphire, ancora accucciata sul letto, restava ancorata al suo braccio, con tanta forza da graffiarla con le unghie.

-Sto dicendo che riuscirai a salvare Dyamond se ti fiderai di me e dell'aiuto che ti sto offrendo. E che tua sorella ha bisogno di altro tempo per riprendersi da quello che ha passato, e se posso essere onesta non mi sembra che sia in ottima forma. Insomma, guardala! Non fa che fissarmi in quel modo, e non mi piace per niente. Se avesse ancora le sue sembianze animali probabilmente mi starebbe ancora mostrando i denti. Perchè si comporta così?-

Bloom si ritrasse d'istinto quando incontrò gli occhi di Sapphire, pregni di una strana energia. Pur avendo riacquistato le sue sembianze umane, tradiva ancora un'inspiegabile avversione nei suoi confronti.

-Bloom ha ragione.- si intromise Roxy. -Il suo corpo non ha ancora completamente espulso tutta l'energia del sortilegio. Per ora, potrebbe aver conservato alcuni dei suoi istinti animali, come... il fiuto per il pericolo, a cui reagisce così. È piuttosto strano ed inquietante, ma è più comune di quello che si pensi.-

Sapphire stava nascosta dietro la sorella, le manine ancora avvinghiate al suo braccio, accucciata e schiva come un animale impaurito. I suoi occhi sembravano essersi incollati alla figura di Bloom, come a volerne controllare i movimenti.

Icy lo notò, e pensò subito che il suo istinto animale superstite, di cui parlava Roxy, stesse interpretando l'energia della fata come pericolo. Era evidente che non avrebbero potuto restare lì. Non avrebbe resistito nel vedere il terrore sul viso di Sapphire.

-Adesso lo sai. Contenta? Ora non possiamo perdere altro tempo.- disse Icy, inamovibile.

Bloom, a quel punto, si irritò, e per costringerla a modo suo a farla ragionare, la afferrò per un braccio.

-Icy, devi ascoltarmi.-

-Non toccarla!-

 

Per Bloom sarebbe stato impossibile associare un tono di voce tanto minaccioso ad una bambina di poco più di sette anni. Ma quello che successe glie ne diede un valido motivo. Non fece in tempo a voltarsi che la bambina saltò dal letto e le si avventò contro, afferrando il braccio che aveva mosso in direzione della strega, minacciando di morderla come se fosse stata un cane rabbioso.

Le gambe gracili non la ressero quando cadde sul pavimento della stanza, mentre Bloom si ritraeva, sconvolta, in preda al dolore della stretta che l'aveva colta di sorpresa. Una forza simile non poteva in alcun modo appartenere ad una bambina di quella statura.

Icy, più scioccata di lei, chiamò più volte il nome della sorella, che ora sembrava non vedere né udire più nulla attorno a lei. Il blu delle sue iridi era scomparso, i suoi occhi erano ora incolori, senza luce, e il suo corpicino, ancora abbandonato a terra, era scosso da violenti spasmi.

-Che cosa le sta succedendo?-

-Allontanati.- ordinò Roxy a Bloom, e si appostò sopra la bambina, formulando un incantesimo sedativo per scongiurare la crisi.

-Sapphire, andrà tutto bene. Starai bene!- continuò a ripeterle Icy, schiacciata dal sentimento di impotenza.

Gli spasmi cessarono lentamente, mentre Sapphire abbandonava la testa da un lato, addormentandosi, sorretta dalle braccia della sorella maggiore.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-Per di qua!- aveva echeggiato una voce ignota, e i passi gli stivali di cuoio dei soldati, riconoscibili tra mille, esitavano sul sottile ghiaccio appena formatosi attorno alla città.

I sovrani dovevano avere avvistato le creature e, non vedendo tornare le bambine, avevano dato l’allarme e mobilitato uno squadrone con l’ordine di recarsi a cercarle nel bosco.

Quando trovarono Icy, era già troppo tardi. La giovane principessa giaceva in lacrime su un tappeto di ghiaccio, disperandosi alla vista della sorellina che oramai non aveva più nulla di umano: la bestiola, guaendo impaurita di fronte ai soldati venuti per lei, cercò una via di fuga tra gli alberi. Due uomini sollevarono Icy, e le fu inutile ogni tentativo di liberarsi ed inseguire la volpe, che era già lontana.

-Che ne è della piccola? - chiese un uomo. Nessuno di loro aveva assistito all’accaduto con i propri occhi. Sapphire era scomparsa, e nessuno aveva sospettato della volpe. Un silenzio generale lasciava intuire ai soldati di essere arrivati tardi. Icy era tutto ciò che avevano trovato, ed era viva per miracolo.

-Il palazzo è stato attaccato. Non c’è più nulla da fare. -

Icy si pietrificò di fronte a quelle parole, mentre prendeva coscienza del fatto che non avrebbe mai più rivisto sua sorella e i suoi genitori. Sentì l’intero peso del cielo crollarle addosso, e un dolore al cuore.

-Maestà, vi porteremo via. Dyamond non è più sicuro. Fatevi coraggio, e tutto andrà bene. -

E quella fu la prima colossale bugia che la vita riservò ad Icy. Aveva perso tutto; era rimasta sola al mondo; e niente sarebbe andato bene, da allora in poi.

Tutto ciò che era rimasto alla giovane principessa, accanto al dolore struggente della perdita, era un fiore rosato di quarzo, che ancora stringeva forte nella mano.

 

 

_______________________________________________________________________________

 

L'ospedale di Magix, fortunatamente, era quasi vuoto.

Era pomeriggio inoltrato, e le poche infermiere rimaste circolavano tra un corridoio e l'altro eseguendo le ultime visite prima del turno serale.

Icy non le degnava di uno sguardo. Aveva chiesto a Bloom e a Roxy di lasciarla sola e aveva cercato di calmarsi e riflettere, cosa che in genere le riusciva meglio, ma che in quel momento le sembrava l’impresa più difficile del mondo. Si era accomodata su una delle decine di sedie accostate alla parete del largo corridoio, ma non era riuscita a rimanervi per più di qualche minuto. Per almeno tre volte si era alzata e si era accostata alla vetrata attraverso cui poteva vedere la sala medica dedicata ai bambini.

Sapphire era seduta su un letto minuto e le sorrideva agitando piano la manina, mentre un medico occhialuto e piuttosto giovane le auscultava il cuore. Al polso portava ancora la fasciatura applicatale dalla fata degli animali. Sembrava essersi ripresa piuttosto bene dopo essere stata sedata, e non sembrava soffrire più il freddo come prima. Ma appariva ancora gracile e debole. I suoi riccioli bianchi, ora sciolti, le arrivavano alle caviglie. I suoi occhi apparivano più vivaci, e li fissava sul dottore mentre cercava di scambiare qualche parola con lui, facendo dondolare i piedini, divertita.

Icy, osservando la scena, stringendosi nelle braccia, mostrò alla sorellina un sorriso di sfuggita, che non durò a lungo.

Percependo qualcuno avvicinarsi, si distrasse.

 

Darcy aveva il respiro leggermente accelerato, come se avesse corso per raggiungerla. L'aveva chiamata per chiederle dove fosse, dato che avrebbe dovuto farsi viva già da un pezzo, e quando aveva saputo che si trovava in ospedale, aveva temuto ce le fosse successo qualcosa. Sapeva meglio di lei che la sua testardaggine, a volte, la portava a pagare prezzi piuttosto alti.

Stormy, dalla sua destra, la guardava cercando di cogliere un segno dalla sua espressione insolita.

-È lei, Sapphire?-

-Sì.-

Darcy osservò a lungo la bambina, soffermandovisi più di quanto avesse potuto fare quando ne aveva avuto occasione, e si rese conto di quanto effettivamente somigliasse ad Icy. A colei che per anni aveva creduto fosse sangue del suo sangue.

-Non la ricordavo così... così...-

-...così malmessa.- intervenne Stormy.
Darcy le tirò una gomitata. -Me la aspettavo cresciuta, dopo tutti questi anni.-

Sua sorella non rispose.

-Icy?- Darcy le si avvicinò. -Stai bene?-

Icy pensava. Tutto era sbagliato, tutto sarebbe dovuto andare diversamente. Sapphire sarebbe dovuta tornare alla sua forma originale senza complicazioni; si sarebbero riabbracciate e avrebbero cominciato una nuova vita insieme, lasciandosi il passato alle spalle. Non avrebbe mai pensato di trovarsi lì, fuori da quella stanza, ad osservare la sua unica sorella ricoverata dopo l'inspiegabile episodio di quel giorno. Le cose non erano andate secondo i suoi piani, e lei non poteva sopportarlo.

-Non ho niente. Non capisco che cosa le sia successo.-

-Vedrai che tra poco il guaritore verrà a parlare con te.- la rassicurò Darcy.

-Quello che io non capisco è come tu abbia potuto accettare l'aiuto di quella fata. Non dicevi sempre che avresti preferito tagliarti la gola piuttosto di coinvolgerla nelle tue questioni personali?-

-Stormy, non è il momento.- la ammonì Darcy.

-Ok, d'accordo, fai come vuoi. Fatti pure aiutare dalla principessina. Io dico che non saresti ridotta così, se questo non fosse mai successo.-

-Sarebbe successo comunque, Stormy!- sbottò Icy.

Stormy era solo gelosa, e lo sapeva da sempre. Ma in quel momento sentiva di non avere il tempo e le energie per stare a sentire i suoi rimproveri. Doveva pensare a sua sorella. Stormy non capiva. Bloom, malgrado tutto, sapeva meglio di chiunque altro cosa significasse perdere la propria famiglia, ed essere la sola in grado di riportare un pianeta morto alla vita. Se lei ci era riuscita, perchè non avrebbe potuto fare lo stesso anche lei? Per anni avevano combattuto, fino a che una delle due aveva raccolto il coraggio ed aveva messo tutto il rancore da parte, offrendo aiuto senza chiedere nulla in cambio.

Ma questo, se perfino a lei era sembrato strano, Stormy non avrebbe mai potuto comprenderlo.

Si disse che forse era stata troppo severa, con lei. Era normale che si sentisse tagliata fuori dalla sua vita. Anche per le sue vecchie compagne, dopotutto, la notizia era stata scioccante, e all'improvviso ad entrambe sembrava di non riconoscere affatto la loro leader di sempre.

 

Icy non fece in tempo a voltarsi che dal fondo del corridoio apparve Bloom. Camminava decisa verso di lei con un'espressione estremamente seria e per nulla amichevole. Le si fermò davanti.

-Vi dispiace lasciarci sole?- chiese, rivolta a Stormy e a Darcy.

Stormy fece per aprire bocca, ma bastò un cenno di Icy a zittirla, e Darcy la convinse ad allontanarsi con lei.

Per pura generosità, Icy concesse a Bloom il tempo di dirle quel che doveva, ma la fata non sembrava essere in vena di discussioni, al pari di lei.

Invece, sollevò la manica della maglia azzurra e mostrò alla strega l'avambraccio sfregiato da un livido scuro.

Icy sgranò impercettibilmente gli occhi, tanto che Bloom non sembrò accorgersene.

-Sai spiegarmi come sia possibile?- le chiese con il tono severo e intriso di astio con cui abitualmente le si rivolgeva.

Chissà, forse te lo meriti, fu il pensiero che d'istinto attraversò la mente di Icy. Recuperò la calma e cercò di pensare a una risposta logica.

-No.-

Bloom, che era partita con le migliori intenzioni, sentiva ora il dubbio che iniziava a mangiarla viva, facendole sospettare che non fosse stata una buona idea imbarcarsi in quella assurda situazione.

-Forse sai qualcosa che io non so?- chiese ancora. Ottenere informazioni da Icy era sempre come cercare di cavar sangue da una rapa.

-Non ho niente contro di lei, ok?- la fata inspirò a fondo prima di proseguire. -Ma mi preoccupa. Non pensi che possa costituire un pericolo, nello stato in cui si trova?-

-Non parlare di lei in questo modo.- Bloom si beccò l’ennesima stilettata. -E non pensare che io ti stia nascondendo qualcosa, perché non è così.-

-Non ho detto questo.- In quel mentre, il medico aveva terminato la visita. -Cerco solo di capire cosa sia successo.-

Icy vide che l’uomo si apprestava a uscire dalla stanza. -Sta arrivando.-

Strinse le nocche, già pronta a minacciarlo se non le avesse dato le risposte che voleva circa le condizioni di Sapphire.

-Sei troppo nervosa. Lascia che ci parli io.- mormorò Bloom, agendo d’anticipo.

Fronteggiò il guaritore con il suo usuale sorriso. -Come sta, dottore? Che cosa ci può dire di lei?-

Icy corrugò le sopracciglia e stette in ascolto.

-Le sue funzioni vitali sono nella norma. È uscita da uno stato di ipotermia e per essere così piccola se l’è cavata bene. L’ipotermia è chiaramente imputabile alla lunga permanenza al freddo; quello che non riesco a spiegarmi sono le convulsioni e l’episodio di aggressività. Avete detto che ha subito un controincantesimo?-

-Già, e subito dopo è successo questo.- intervenne Bloom, scoprendo nuovamente il livido sul braccio.

Abbiamo capito; adesso non osare cercare di farla apparire come un mostro.

-Potrebbe essere del tutto normale. Non è escluso che abbia conservato tracce del sortilegio che ha subito. Noterete delle stranezze per qualche giorno, ma si attenueranno con il tempo, man mano che espellerà la magia residua. Ora deve solo riposarsi e riprendere coscienza della sua forma umana, possibilmente in un ambiente tranquillo.-

Bloom ringraziò il guaritore.

Icy non si era persa una parola, eppure sentiva che qualcosa non tornava. E ciò non era dovuto semplicemente nella sua scarsa fiducia nell’autorità. Le tracce della maledizione avrebbero dovuto scomparire riportando Sapphire alla forma umana. Perché non era successo? Perché non era andata come previsto? C’era sicuramente dell’altro, qualcosa che nessun medico avrebbe saputo o voluto spiegare.

Si ordinò di rimandare a più tardi quel far congetture che le toglieva energie e si convinse che il guaritore avrebbe anche potuto avere ragione. Doveva solo avere pazienza e prendersi cura della sorella perché recuperasse le forze dopo il brutto periodo passato. Così facendo la vicenda della strega Sciamana sarebbe divenuta acqua passata, un lontano ricordo a cui ripensare con un sospiro di sollievo. Avrebbe solo dovuto smettere di preoccuparsi, per il proprio bene e quello di Sapphire.

 

Quella sera, la bambina venne dimessa. Mentre sedeva sola con lei al tavolo del refettorio di Alfea, Icy vide con piacere che sembrava aver ritrovato la vitalità e l’appetito. Le aveva legato i capelli in due lunghe trecce per darle un aspetto più ordinato, come era sempre piaciuto alla sua mamma. Adesso sembrava proprio una principessina, nonostante le fosse ancora difficile comportarsi come un essere umano. Faticava ancora a camminare diritta e, quando parlava, sbagliava ancora qualche parola. Il fatto di doverla correggere ricordava ad Icy i vecchi tempi in cui studiavano privatamente a corte, quando Sapphire non faceva che distrarsi durante la lettura ad alta voce.

Ora la bimba, affamatissima, era intenta a bere latte caldo a grandi sorsi e a mangiare gli squisiti biscotti di fata Cannella, a detta di tutte i migliori mai serviti ad Alfea.

Icy la osservava, trattenendo a fatica un sorriso, mentre faceva dondolare le gambette sotto il tavolo.

-Che buono! Domani ci sarà ancora da malgiare?- chiese.

-Mangiare, Sapphire. Si dice mangiare.-

-Ah, come sei pignola, Icy.-

La strega trattene una risata.

-Saranno anni che non tocchi del vero cibo.-

Si perse nuovamente ad osservare la bimba, accorgendosi di quanto fosse buffa e lasciandosi trasportare dal suo entusiasmo. Cercava di fissare nella mente i dettagli, di costruire daccapo anni e anni di ricordi e momenti insieme che le erano stati strappati, in quelle poche ore.

Ma era davvero tutto come prima? La bambina aveva riconosciuto lei, ma… il resto?

-Sapphire, che cosa ricordi di quello che è successo oggi?-

Sapphire distolse l’attenzione dalla sua tazza, smise di far dondolare i piedi e si mise a pensare intensamente.

-Poco.- concluse. -Mi sono svegliata e ti ho visto, ed ero felice.- Bevve un altro sorso di latte. -E poi c’era il dottore-

Icy ebbe conferma del suo sospetto: non ricordava nulla che andasse oltre quelle ventiquattr’ore. Iniziò a preoccuparsi. E se avesse sofferto di amnesia?

-Nient’altro?-

Sapphire si sforzò di pensare ancora più intensamente.

-Non lo so.-

Ad Icy venne un’idea. Se era servito per farsi riconoscere da una volpe nell’inospitalità di un ghiacciaio, avrebbe per forza dovuto funzionare anche qui.

Estrasse la mano e mostrò alla bambina il fiore dai petali di cristallo che aveva conservato per tutti quegli anni. La bimba guardò con meraviglia l’oggetto scintillante sotto i suoi occhi.

-Lo sai che cos’è questo?-

Sapphire sollevò lo sguardo pieno di stupore sul volto della sorella maggiore e una pioggia di ricordi, troppo intensa per un’anima così piccina, la invase come un’onda. Guardò il cristallo, poi Icy, poi di nuovo il cristallo. Lo prese tra le mani e lo guardò controluce, da ogni possibile angolazione, lo soppesò, lo ammirò.

-Ma è un fiore del nostro albero! Il nostro albero che vive per sempre! C’è ancora? Esiste ancora?-

Sapphire stava quasi gridando, animata dal ricordo del loro posto speciale. Era quasi sul punto di aggrapparsi alla sorella, in preda alla morbosa curiosità. Icy sentì delle emozioni sconosciute montare nel petto, e poi il sollievo: Sapphire non aveva dimenticato Dyamond. Stava funzionando.

A quel punto si fece seria. Pensò al modo più appropriato di porre la domanda seguente, ma in un modo o nell’altro avrebbe dovuto farla, presto o tardi.

-Ti ricordi di mamma e papà?-

Sapphire la guardò intensamente, come se attraverso gli occhi della sorella potesse scorgere il ricordo che cercava. E lo trovò.

-Mamma e papà! Dove sono?-

Ora il viso della bambina era velato di una leggera malinconia. Afferrò forte il braccio della sorella maggiore, come se in lei avesse ritrovato l’amore materno che per anni le era mancato, ma che era sempre stato nel suo cuore. Ora l’immagine dei suoi genitori si era affacciata alla sua mente con tale vividezza da sembrare indelebile.

-Voglio andare da loro. Dove sono?-

Icy udì del trambusto alla soglia del refettorio e pensò che stesse entrando qualcuno.

-Sono su Dyamond, insieme a tutti gli altri.- rispose infine. -Ma sono sepolti dal ghiaccio, e non sappiamo dove siano di preciso.-

-Ma non possono essere scomparsi. Voglio andare a cercarli. Voglio andarci subito.-

La maniglia scattò e la porta si aprì. Gli occhi di Icy saettarono immediatamente verso quella parete. Una capigliatura rossa spuntò sulla soglia nel refettorio, non invitata.

-E’ permesso?- trillò la voce di Bloom. La fata entrò e camminò allegra verso l’ultimo tavolo, dove le due sorelle erano sedute. Già risentita per il fatto che la fata avesse interrotto il loro momento insieme, Icy si lasciò prendere dall’ansia; non era ottimista riguardo la possibilità di accontentare la sorellina, e sapeva che Bloom si era imposta di seguire alla lettera i consigli del guaritore: assoluto riposo per Sapphire e niente stress emotivo.

Tutto ciò era ridicolo, pensava Icy. Da quando in qua permetteva a Bloom di decidere per lei?

Da quando hai bisogno di lei. Maledizione.

Alla vista di Bloom, Sapphire si irrigidì, nascondendosi dietro Icy. Bloom si intenerì subito nel vedere quegli occhioni osservarla con diffidenza, come un bambino che cerca di prevedere le mosse di uno sconosciuto. Meglio timida che aggressiva, pensò la fata. Le sorrise, con la speranza di metterla a suo agio e guadagnare la sua amicizia. Se avesse voluto ottenere la fiducia di Icy, quello sarebbe stato un buon punto di partenza.

-Come sta?-

-Sembra stia bene. Comincia a ricordare.-

-È un buon segno. Ha ancora paura di me?-

-Un po’. Ma le ho detto che può fidarsi.-

Grazie a Dio, pensò Bloom. Quando si trattava di mettere buone parole per qualcuno, Icy era l’ultima persona su cui contare. Per fortuna le circostanze attuali le avevano concesso di fare un passo avanti come essere umano. La squadra si andava rafforzando.

-Non temere, Sapphire.- Bloom si sedette sulla panca e parlò alla bimba come solitamente faceva con la sua Lockette, con dolcezza. -Le fate che hai conosciuto qui oggi sono tutte tue amiche, e vogliono tutte aiutarti. Qui sei al sicuro. Io mi chiamo Bloom.-

Poi le porse la mano, per dare il benvenuto alla piccola ospite. Inizialmente Sapphire fu riluttante, ma quando vide che Bloom era innocua e anzi, gentile, uscì allo scoperto e tese la manina per stringere quella della fata.

Icy assistette a quella scena quasi comica reprimendo una risata. Seppur strano, era un bene che tutte le parti della squadra andassero d’accordo.

-Vorrei presentarti a tutte le mie amiche, ma credo che per oggi sia sufficiente. Avremo tempo per conoscerci.- sorrise Bloom.

Icy si incupì. Da quelle parole intuì che Bloom non avrebbe dato segni di voler lasciare Alfea tanto presto. Sapphire doveva rimettersi, ma il desiderio di entrambe di tornare a casa era talmente forte che non credeva avrebbero resistito a lungo.

-Dobbiamo partire.-

Bloom si allarmò. -Così presto?-

Icy portò lo sguardo su Sapphire. -Non può più aspettare. E nemmeno io. Dobbiamo trovare i nostri genitori e rompere l’incantesimo, prima che sia troppo tardi.-

Sapphire, che aveva capito di cosa si stesse parlando, diede il suo tacito assenso, annuendo.

-È troppo rischioso per lei. È ancora troppo debole. Se dovesse succederle qualcosa...-

-Saprei come proteggerla. Credimi, è quello di cui ha più bisogno, ora.-

-Che cosa ti impedisce di attendere qualche giorno? Di che cosa hai paura?-

-Non voglio che dimentichi.-

Le due ragazze si guardarono per un intero minuto. Bloom, nel sentire per la prima volta Icy confessare il suo timore, credette di stare sognando. Del resto, la schiettezza era una dote immortale della sua rivale.

-Non voglio ritrovarmi su Dyamond per vederlo in fin di vita e pensare che avrei potuto agire prima. Non posso perdere altro tempo.-

Bloom inspirò ed espirò, e intanto già iniziava ad elaborare mentalmente un piano.

-D’accordo. Sembra che sia molto importante, per voi.- nell’udire Bloom acconsentire, Sapphire si illuminò di gioia. -Ma non sarete sole.-

 

 

-Rifletti bene, Bloom.- aveva detto Stella, la voce della sua coscienza, quando quella sera, durante il loro ritrovo abituale nella sua stanza, Bloom aveva comunicato alle amiche la sua intenzione di partire. Le matricole non avrebbero ricominciato le lezioni che tra qualche settimana; la sua assenza non avrebbe causato troppo scompiglio ed era certa che anche Faragonda avrebbe capito.

-È pur sempre Icy, che stai aiutando. Non voglio che tu te ne penta.-

-Già.- aggiunse Tecna. -Come fai a essere certa che non sia tutta una gigantesca, colossale trappola?-

Bloom sospirò, sprofondando nella poltrona della sua scrivania. -Non so, ragazze, è una sensazione, non posso farci niente.-

-Quale sensazione?- si informò Aisha. Bloom a quel punto trovò difficoltà a spiegarsi. -Non crederai davvero alla storia della scintilla d’amore?-

-No, c’è dell’altro. Ho una sensazione, come se avessi già vissuto tutto questo.-

-Vuoi dire che tutto questo ti ricorda qualcosa?-

-Sì, è come un deja-vu.-

-Ti ricorda il tuo regno?- chiese Musa, dal basso del suo giaciglio fatto di cuscini. -La storia di Domino e del ghiaccio che lo ricopriva?-

La fata del fuoco tacque.

-Chi tace acconsente…- commentò Stella.

-E il fatto di salvare un altro regno ti farebbe sentire, come dire, a posto con la coscienza?- concluse Tecna. Bloom si ritrovò a sospirare di nuovo. Conosceva Tecna da anni eppure si stupiva ancora della sua capacità di andare a colpire i punti giusti, senza giri di parole.

-È compito di ogni fata guardiana proteggere i regni della Dimensione Magica! Tutti, senza distinzione.- adesso Bloom aveva alzato la voce. Fu il turno delle sue amiche di tacere. -E mi dispiace doverlo dire, e non è niente di personale, ma di questo caso preferisco occuparmi da sola.-

-Sola con Icy?- scandì Stella con espressione a metà tra l’allibito e il rimprovero. La determinazione dell’amica era tanto forte che quasi non osava ribattere.

-Se davvero corro dei pericoli come dite, non voglio coinvolgervi. Io le ho offerto il mio aiuto e io manterrò l’impegno.- La fata abbassò lo sguardo, guardandosi la punta delle dita e giochicchiandoci, nervosa. Poi il tuo tono di voce divenne più flebile. -Qualsiasi cosa pensiate, io sono convinta di quello che ho visto su Dyamond. Forse ho visto sempre e soltanto una parte della Icy che tutte conosciamo. Sono certa che un cuore non può contenere solamente ombra. C’è sicuramente dell’altro. Deve esserci.-

 

 

Il letto della stanza di Alfea in cui alloggiava la piccola ospite era stato preparato quella mattina con lenzuola pulite e candide, e ora la bambina, con la sua camiciola da notte e i riccioli bianchi, sembrava quasi mimetizzarvisi. Icy sedeva lì con lei, a rimboccarle le coperte.

-Non mi sembra vero che torneremo a casa.- disse Sapphire, con il solito entusiasmo irrefrenabile. -Sei sicura che i nostri ginitori sono vivi?-

-Genitori, Sapphire.- la corresse Icy, severa.

La bambina roteò gli occhi, come faceva sempre quando Icy la faceva arrabbiare.

-È quello che io e te scopriremo. A patto che tu adesso ti metta a dormire.-

-Come faccio a dormire se sono così contenta?-

-Devi essere in forze. Sarà una missione molto difficile.-

Sapphire tacque ed ebbe un tremito di contentezza al pensiero che tra non molto avrebbe riveduto i luoghi e le persone a lei cari. Icy sorrise nel guardarla e desiderò lasciarsi coinvolgere a sua volta da tanta emozione. Se solo l’età adulta e le esperienze vissute non avessero reso il suo animo così incline a pensieri inquieti. Nutriva grandi aspettative nella riuscita di questa missione. Doveva riuscirci, per Sapphire. Per dimostrarle di aver mantenuto la vecchia promessa.

-Ti mancano, vero?-

Sapphire annuì.

Non c’era modo di tenere il letto in ordine. Icy si arrese.

-Anche a me.-

-Mi manca anche il nostro bosco. E le volpi. E Daisy? Avrà avuto altri cuccioli?-

Domande, domande, domande. Icy capì che Sapphire ricordava solamente Dyamond per com’era un tempo, e non per l’aspetto che aveva oggi. L’idea di un mondo ibernato e morto non faceva parte del suo immaginario. Se solo avesse potuto vederlo… Icy non poteva fare a meno di chiedersi come la sorellina avrebbe reagito, una volta tornata laggiù. Purtroppo, a costo di deluderla, presto avrebbe dovuto metterla di fronte alla realtà.

-È tutto coperto da ghiaccio, Sapphire.-

-Oh, già.- La bambina abbassò la testa, colta dalla tristezza. Stette in silenzio per qualche secondo. Ma poi d’un tratto si illuminò, guardando la sorella. -Ma tu lo scioglierai, vero Icy?-

Gli occhi pieni di speranza della bambina infusero una vena di ottimismo nella strega, che si lasciò andare ad un sorriso e annuì, con convinzione.

-Sì.- Sapphire, per poco, non si mise a saltare sul letto dalla gioia. -Faremo i salti mortali pur di riportare Dyamond come prima, e ci riusciremo. Distruggeremo quella coltre, pezzo per pezzo.- Icy osservò la bambina, cercando nel suo sguardo ancora un po’ di quell’ottimismo che nella vita non aveva mai conosciuto, ma che ora la faceva sorridere. -A costo di ritrovarci con due ghiaccioli incastrati su per il naso.-

Sapphire scoppiò a ridere a crepapelle, e ad Icy parve di dimenticare tutte le preoccupazioni. Tra di loro era consuetudine lanciarsi battute ed espressioni per divertirsi a vicenda. L’impulso a ridere di cuore era così insolito, adesso, e la faceva sentire così strana. Ma era come se in compagnia della sua sorellina potesse finalmente lasciar cadere la maschera e far uscire le emozioni più vere. Forse era questo che più la spaventava: l’idea che qualcuno potesse scorgere quei sentimenti e usarli a suo sfavore. Qualcuno come Bloom.

Sapphire non aveva né pregiudizi né filtri. Lei era tutto ciò che le restava della sua famiglia. Con lei era libera di sentirsi come voleva.

La bambina smise di ridere e si fermò, seduta tra le coperte spiegazzate, fissando la sorella con gli occhioni azzurri e vivaci, gli stessi di un tempo.

-Sai una cosa?- Icy stette in ascolto. -Stamattina eri molto diversa dalla Icy di prima. Ma adesso sei ritornata quasi normale.-

-Che vuol dire normale?-

-Che sorridi ancora!-

Icy si soffermò sul viso infantile e raggiante di Sapphire e lasciò che il miscuglio di emozioni che la tormentava da giorni prendesse il sopravvento. Per un tempo incalcolabile non aveva conosciuto altro che odio, invidia e rancore, e aveva dimenticato la lietezza, tanto da non riuscire a identificarla, ore che le si presentava. Soltanto Sapphire aveva saputo compiere questo miracolo.

D’istinto, le due sorelle si protesero l’una verso l’altra e si abbracciarono forte.

Icy affondò il viso nei riccioli bianchi della bimba e percepì la stretta delle sue piccole braccia infonderle nel cuore una nuova speranza.

-Ti voglio bene.- le sfuggì, in un sussurro appena udibile.

-Anche io ti voglio bene, sorellona.-

Si separarono, e Icy le rimboccò le coperte per l’ennesima volta. Sapphire sbadigliò, cominciando finalmente a sentire la stanchezza.

Icy si alzò dal letto e abbassò la luce sul comodino. Sapphire stava già per chiudere gli occhi, ma le sue labbra sorridevano ancora.

-Vedrai, ce la faremo a ritrovare mamma e papà.- mormorò Icy. -Presto saremo di nuovo tutti insieme.-

Sapphire chiuse gli occhi e si addormentò con l’espressione serena di chi sa che ogni suo sogno sta per avverarsi.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Una brezza tiepida e profumata di sale marino agitava il fogliame rigoglioso e proteso verso il cielo terso color zaffiro. Nulla ostacolava l’immensa distesa d’erba che andava a cadere morbida verso l’oceano, e poco più in alto, sulle colline, il riflesso del sole sui grandi massi di quarzo accendeva il tutto di una luce frizzantina.

Sapphire correva a perdifiato da un fiore all’altro e saltava per raggiungere gli scoiattoli che sgusciavano tra i rami. Icy, che doveva badare a lei, non riusciva ad avere un attimo di pace per potersi fermare per un momento all’ombra. Oltretutto, le era stato detto di non allontanarsi troppo, ma l’esuberanza della sorellina l’aveva indotta più volte a violare questa regola. Ora, continuava a gettare occhiate furtive e ansiose verso il villaggio ed il palazzo reale. Per Sapphire era facile aggirare le regole: lei era piccola e non aveva mai subito più di tanti rimproveri. Per Icy era diverso: se la sorella fosse finita nei guai, la colpa sarebbe caduta su di lei. La disciplina era tutto; le leggi ferree, gli ammonimenti quotidiani. Ogni regola trasgredita era un pezzetto di libertà che se ne andava.

-È ora di andare.- disse, severa, mascherando il timore.

-Perchè? Io voglio rimanere ancora un po’.-

-È tardi.- Icy si rifiutò di muovere altri passi avanti e, anzi, già si preparava a discendere verso il villaggio. -Nonna si arrabbia, se ci vede giocare insieme.-

 

________________________________________________________________________________

 

 

Una cappa di gelo artico invase la stanza quando il portale dimensionale si aprì, facendo calare drasticamente la temperatura. Sapphire rabbrividì e strinse più forte che potè la mano della sorella maggiore. Bloom fece un ultimo cenno di saluto alle amiche da dietro gli occhiali da neve e prese il posto in prima fila. L’ultima cosa che vide prima che il portale si chiudesse fu la mano di Tecna che le dava l’ok.

Il punto esatto dove avrebbero dovuto approdare era proprio la capitale del regno di Dyamond. La visibilità era quasi nulla e la neve vorticava trasportando i suoi fiocchi minuti e taglienti. Le condizioni, rispetto al viaggio di pochi giorni prima, erano peggiorate. Bloom ricordava perfettamente il suo primo arrivo su Domino, ai tempi in cui era ancora sepolto nel ghiaccio, e il suono innaturale del vento che Musa aveva definito caotico e rabbioso. La sensazione, ora, era esattamente la stessa.

Sapphire camminava cercando di tenersi dritta, stringendosi nella sua sciarpa di lana. L’unica che sembrava non soffrire di quel clima invivibile era Icy, che guardava in ogni direzione facendo affidamento sul suo senso dell’orientamento.

-Ti serve un aiuto?- chiese Bloom, accennando ad estrarre la mappa digitale.

-No.- chiarì Icy, e si incamminò tenendo lo sguardo fisso in avanti. Orientarsi in mezzo a quella bufera sarebbe stato arduo perfino per lei, ma non impossibile.

Gli ultimi resti visibili dell’architettura di città erano stati inghiottiti da uno spesso strato di neve. Solo alcuni pinnacoli dalla forma più regolare suggerivano la presenza degli edifici centrali. Il palazzo reale non poteva essere lontano.

Anche i totem di ghiaccio erano stati sepolti, ma erano gli unici ad aver mantenuto il loro aspetto inalterato, come se fossero stati eretti in tempi estremamente recenti. A giudicare dall’aspetto abbandonato del luogo, la strega Sciamana doveva essere morta da tempo, ma la magia che aveva lasciato dietro di sé sembrava avere un’energia immortale. La negatività si poteva quasi respirare, come aria densa e pesante.

L’obiettivo era anzitutto capire l’origine del sortilegio, e poi distruggerlo, e così ridare vita al pianeta. Bloom era d’accordo. Forse sarebbe bastato un indizio, un’iscrizione, un manufatto, un luogo che indicasse dov’era custodito il potere della Sciamana. Forse sarebbe bastato distruggere quello per mettere fine a tutto. Forse il segreto erano proprio i totem. Icy ebbe il sospetto che la faccenda non fosse in realtà così semplice come credeva.

 

-Vedo qualcosa!- esclamò Bloom, facendosi schermo con il braccio e puntando il dito alla sua destra. Nel pulviscolo gelido si intravedevano delle forme massicce, completamente inglobate dalla massa trasparente del ghiaccio. Icy cambiò strada per avvicinarsi a Bloom, e aguzzò la vista.

La torre centrale.

Era immensa, e solo l’ultima finestra spuntava intatta dallo strato di neve su cui stavano camminando, ed ora era collocata ad altezza d’uomo. Bloom ebbe un brivido al pensiero che sotto i loro piedi ci fossero metri e metri di vuoto.

Erano giunte in prossimità del palazzo reale. Ora, per l’esattezza, stavano camminandoci sopra.

Ogni via d’accesso era ostruita. Il ogni angolo del villaggio troneggiavano totem alti come castelli. Osservandoli, Icy capì che anche sciogliendo tutto quel ghiaccio con l’aiuto di Bloom, non avrebbe sradicato il sortilegio alla radice. Non era ancora il momento di agire.

Sapphire si guardava intorno inorridita, con una voglia di piangere che la opprimeva alla gola. Quello non era più il suo mondo come lo conosceva. Ora lo rivoleva indietro, più che mai.

La vista di un blocco di ghiaccio che intrappolava un’intera famiglia, dei loro volti pieni di panico e dei loro arti scomposti, fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Non servì a nulla il tentativo di Icy di nasconderle quell’atrocità e di spiegarle che probabilmente non erano morti, ma dormienti; scossa da tremiti, la bambina si abbandonò alla disperazione e al terrore che anche ai suoi genitori fosse toccato lo stesso destino. Icy le strinse la piccola mano per farle coraggio e la convinse a incamminarsi di nuovo con sé e con Bloom.

Non avrebbe mai dimenticato quella desolazione. Ma una volta riuscita la missione, pensò Icy, Sapphire ne avrebbe tratto forza, come aveva fatto lei.

La bimba diede fondo alla sua forza d’animo, si asciugò le lacrime e seguì la sorella, tenendola per mano, mentre si copriva gli occhi per non incontrare di nuovo quell’orrore.

 

-Com’è possibile- chiese Bloom -che quelle persone siano rimaste in stato di incoscienza anche dopo la morte della Sciamana?-

-Non sappiamo se sia davvero morta.- rispose Icy. -E comunque dimentichi che grazie ai totem la sua magia è ancora radicata in ogni angolo del regno. Nessuno ha mai spezzato la maledizione, noi saremo le prime a farlo. Nessuno ha messo più piede su Dyamond da allora.-

Sapphire, con coraggio, scostò leggermente la manina guantata dal viso e incontrò le fattezze barbare di un totem scolpito nel ghiaccio che incombeva proprio sul suo tragitto. Rabbrividì, fissandolo a lungo. Non ho paura. Non ho paura.

La speranza di trovare presenza umana a cui chiedere informazioni era svanita prima ancora che potesse essere presa in considerazione. Le guglie ghiacciate del palazzo reale iniziavano ad allontanarsi, e così anche le tracce del villaggio e dei totem. Rimaneva solo una sconfinata distesa bianca al cui orizzonte si ergevano, terribili, le cime della zona montuosa. Tonnellate e tonnellate di roccia, ghiaccio e neve che si ispessiva di secondo in secondo, che mutava a seconda del clima, si innalzava in gigantesche nubi e sublimava al suolo.

-Aspetta- la chiamò indietro Bloom. -Se usciamo dai confini del regno rischiamo di perderci.-

-Non voglio uscire dai confini del regno.- rispose Icy. -Voglio vedere se ai villaggi vicini è successa la stessa cosa.-

-Credo proprio di sì.- fece Bloom, meditabonda. -Pensi che troveremo qualcuno?-

La risposta di Icy fu soffocata dal sibilo del vento che andava crescendo man mano le ragazze uscivano dal tracciato urbano.

 

Non trascorse più di un’ora che le condizioni atmosferiche si fecero nettamente peggiori. Adesso era davvero impossibile orientarsi, e anche i totem sembravano essere scomparsi. Man mano che le ragazze proseguivano, il terreno si inaspriva. Guglie di ghiaccio taglienti come lame ricoprivano il terreno come frammenti di giganteschi rami spezzati, e le montagne e la catena di ghiaccio che avvolgeva il pianeta diveniva sempre meno nitida all’orizzonte, occultata dalla nebbia.

Icy si arrestò, immobile e avvolta dalla raffica di neve, e si guardò alle spalle in cerca di qualunque riferimento. Non ne trovò. Era come se la città fosse stata inghiottita.

-Ho il sospetto che ci siamo allontanate troppo.- la voce di Bloom le giunse ovattata.

Impossibile. Dev’essere un effetto del sortilegio.

-Icy, ho paura.-

La strega si accorse appena della forza con cui ora la bambina le stringeva la mano, concentrata com’era sul capire cosa diamine fosse accaduto. Fu Bloom a notare l’inquietudine della piccola.

Sapphire non si spiegava lo strano odore che sentiva nell’aria. Da quando era di nuovo umana, riviveva con straniamento le tracce di istinto animale che le erano rimaste, come un potere magico venuto dal nulla. Tra queste c’era, fine e chiaro, il senso di pericolo.

-Icy?-

Terrorizzata, Sapphire tirava insistentemente la manica della giacca della sorella, per richiamare la sua attenzione. Icy riportò lo sguardo sulla bambina e vide che tendeva il braccio, indicando un punto indefinito sulla neve, lontano, dinanzi a sé. Sul momento, Icy non vide nulla. Bloom, che stava in piedi poco più in là, aguzzò la vista.

Si irrigidì e le si mozzò il fiato nel vedere gli occhi vitrei di un lupo bianco.

Sapphire ricominciò a tremare e si nascose dietro la sorella maggiore. Icy trasalì. L’animale si avvicinava con lentezza, nel suo manto regale e candido. Il vento le portò all’udito un debole ringhio. Osservò meglio, e notò i suoi denti in mostra, affilati come spilli. L’animale si fermò.

-Icy,- esalò Bloom, restando immobile. -al mio tre prendi con te Sapphire e scappa più veloce che puoi. Io mi trasformerò e cercherò di allontanarlo.-

Senza dare segni d’assenso, Icy aveva già preso in braccio la sorellina, senza mai distogliere lo sguardo dal lupo, che ora aveva ripreso ad avanzare, facendo sprofondare una zampa dopo l’altra nella neve fresca.

-Uno,- Bloom contò, lasciandosi cogliere da un orrendo sospetto: era abbastanza in forze, nonostante quel freddo? Il suo potere avrebbe funzionato nonostante si trovasse completamente immersa nel suo elemento contrario?

-due,-

Sapphire nascose il viso, aggrappandosi alla sorella, terrorizzata dal ringhiare costante del lupo, che ora era sempre più vicino. Icy indietreggiò, piano e in silenzio.

-tre!-

Un grido forte e deciso spezzò il rumore bianco della tormenta di neve.

Bloom si fermò.

Icy restò dov’era, con la bambina ancora stretta fra le braccia.

Il lupo voltò il muso verso destra, distratto da una figura alta e scura appena comparsa nella nebbia. Portava con sé un bastone alto e sottile, che agitò nell’aria con gesti precisi.

Spaventato, l’animale mosse qualche passo indietro per poi correre via, guaendo.

Solo allora le due ragazze ripresero a respirare.

La loro attenzione si diresse totalmente al nuovo venuto che aveva salvato loro la vita.

Sapphire aveva smesso di tremare e aveva sollevato la testa per assistere alla novità.

La figura si avvicinò, ma non abbastanza perché lo si potesse guardare chiaramente in viso. Era alto e scarno, ed era abbigliato interamente di pelli. Sembrava avere, a tutti gli effetti, le fattezze di un mago.

-Ti ringrazio.- azzardò Bloom, alzando leggermente la voce perché gli arrivasse chiara, nel vento. -Se non fosse stato per te...-

La figura tacque. La fata si voltò con sguardo interrogativo verso Icy, che non aveva nulla da aggiungere.

-Chi sei?- riprovò a chiedere Bloom, con esitazione.

La situazione si stava facendo strana. Icy pensò che sarebbe stato meglio lasciar perdere, quando la figura, finalmente, si mosse.

-Io sono Tagùl.- disse, portando la mano destra al petto. -Seguitemi.-

Tese il braccio dietro a sé, voltandosi, e si incamminò, sprezzante della neve che aveva interamente coperto il suo mantello di pelliccia.

Bloom guardò nuovamente Icy, con rinnovata speranza. Avevano finalmente trovato la presenza umana che cercavano, fosse stata anche una soltanto.

Non era tutto perduto. Forse c’era ancora vita, su Dyamond. Ricca di gratitudine per il nuovo incontro, Bloom si incamminò sulle orme del misterioso figuro che la precedeva.

Sapphire era ora in preda allo stupore. Quell’uomo aveva scacciato il lupo: doveva esserle amico.

Icy la mise a terra e la prese per mano. Poi si incamminarono insieme.

 

In quella zona del regno le tracce di civiltà erano per lo più inesistenti. E non solo a causa del ghiaccio. Osservando la forma particolare delle montagne, Icy capì di trovarsi nella regione sacra.

La gente del villaggio ne parlava spesso, un tempo, ma probabilmente lei era ancora troppo piccola per capire di cosa si trattasse.

Era trascorsa già un’ora da quando si era messa in cammino, e Sapphire cominciava a essere stanca, tanto che l’aveva sentita più volte trascinarsi a fatica sulla neve. Fortunatamente la tempesta di neve si era calmata, e adesso l’uomo misterioso era visibile più chiaramente nella sua andatura stabile e regolare. Icy lo osservò, cercando di carpirne i dettagli, nonostante fosse di spalle. Il suo bastone affusolato portava, sulla sommità, quelle che sembravano essere delle corna di cervo.

Quando anche Bloom sembrò soccombere al freddo, Tagùl mosse gli ultimi passi avvicinandosi alla parete scura della montagna, addentrandosi in un cunicolo. Con incertezza, le ragazze lo seguirono, felici se non altro di avere finalmente trovato un riparo dalle intemperie. Sapphire era esausta e aveva bisogno di scaldarsi e di riposare. Icy la prese in braccio, nonostante la stanchezza.

Tagùl si addentrò, senza preoccuparsi di far loro strada, in quello che sembrava un covo sotterraneo all’interno del ghiacciaio. Sapphire ebbe paura quando attraversarono il buio pesto del primo tratto, ma la vicinanza di Icy la tranquillizzava.

C’era del brusio là sotto, come se ci fosse qualcuno ad attendere il loro arrivo. Il mago si introdusse per primo, camminando in pendenza, in una grotta flebilmente illuminata dalla luce che entrava dall’esterno, riflessa dal bianco della neve.

Le due ragazze varcarono la soglia e rimasero senza fiato. La grotta era interamente abitata.

Uomini, donne e bambini sedevano sparsi per il suolo brullo e freddo, vestiti di pelli grezze. Coperte e tappeti di pelliccia erano stoccate in ogni angolo. Alle pareti, accanto agli amuleti di ogni forma e dimensione che vi erano appesi, spiccavano grossi frammenti di quarzo rosato e luminescente che costituivano la loro unica fonte di illuminazione.

Un uomo e una donna stavano in piedi, in disparte, attendendo che Tagùl si riunisse a loro.

 

D’improvviso, una donna si mise a gridare.

-Straniere! Via!-

Nell’udire ciò, anche altre donne e altri uomini reagirono con spavento e presero a gridare alle intruse. Qualcuno di loro brandì le armi e minacciò di attaccarle. Dovevano essere anni che non incontravano altri all’infuori dei loro conviventi, ed erano diventati estremamente protettivi nei confronti della loro casa. Erano in tanti, e non sembravano avere l’aria di chi scherza.

Bloom fu intimorita da quegli attacchi e Icy, preoccupata per la sorte della sorella e per la propria, si chiese dove mai quell’uomo avesse osato portarle.

-Fermi!- tuonò Tagùl, pieno d’ira, sollevando le braccia. -È questo, per voi, il modo di accogliere le loro altezze reali?!-

Nella grotta, a quel punto, piombò lo sconcerto.

Le donne si abbandonarono allo sconvolgimento; ci fu chi si portò le mani alla testa, chi scoppiò a piangere. Alcune si avvicinarono ad Icy per prostrarsi ai suoi piedi chiedendo perdono. Gli uomini si inginocchiarono all’istante, quasi volessero baciare la terra. Le madri, in preda a un moto di devozione, li imitarono e afferrarono di forza i loro bambini per costringerli a fare lo stesso.

Espressioni di gaudio e incredulità riempirono quelle mura mentre Icy con Sapphire, che le si stringeva alla giacca, intimidita dalla presenza di tutte quelle persone, venivano accolte al riparo.

-Principessa!- proveniva da ogni angolo e da ogni bocca. -Siete viva! Siete viva!-

-Vostra Altezza, vi credevamo scomparsa.-

-Che il Grande Cielo sia lodato!-

Tagùl offrì la mano a Bloom per scendere l’ultimo tratto dell’ingresso della grotta e solo allora la fata potè osservare il suo aspetto. Aveva un viso scarno e due occhi che esprimevano una tale bontà che, per un motivo incomprensibile, le ricordarono quelli di suo padre. Aveva dei segni sul viso, tracciati con tinture bianche e blu.

Anche Icy aveva potuto osservare l’aspetto di Tagùl e ora si guardava attorno, spaesata e incuriosita. Quelle persone erano di aspetto del tutto simile a lui. Ce n’era un’intera tribù, probabilmente antica di generazioni. Icy riconobbe i loro amuleti, e i simboli della regione sacra dipinti e incisi sulle pareti; riconobbe i loro abiti e la fattura dei loro utensili; la loro lingua scritta e i segni sui loro visi.

Non erano maghi. Erano sciamani.

 

Ecco finalmente scoperto chi abitava la regione sacra del regno. Icy se lo era sempre chiesto.

Erano i sacerdoti sciamani a governare gli spiriti dei defunti e di tutto il creato. La leggenda voleva che le anime degli oltrepassati fossero custodite nei fiori di quarzo, e che di conseguenza essi acquisissero un potere speciale. Ogni cuore vivente si legava ad uno di essi, ed era lui a scegliere il suo custode per la vita. Erano gli spiriti a governare la loro fioritura e la loro caduta, i cicli stagionali. In essi dimorava l’energia magica del pianeta e dei suoi abitanti.

Ma perché questa gente viveva rintanata nelle montagne? Perché avevano reagito in modo così aggressivo al loro arrivo?

Qual’era la loro vera natura? Erano ostili o pacifici? Avevano sempre vissuto lì?

Era possibile che la strega Sciamana provenisse proprio da una tribù come quella?

-Principessa Icy di Dyamond.- Icy si voltò nell’udire la voce femminile che pronunciava il suo nome. Dinanzi a lei stava una delle sacerdotesse che, con Tagùl e il terzo uomo, avevano dissuaso gli altri membri di quel piccolo popolo dall’attaccare lei e la fata che le era accanto.

-Mi chiamo Huna. Sono la capo tribù. Permettete che vi dia la mia benedizione.-

La donna, anziana e robusta, le strinse la mano tra i palmi mentre pronunciava a fior di labbra una formula sacra che Icy non riuscì a decifrare.

Huna fece la stessa cosa con Bloom, che ora la guardava con gratitudine. Qualcosa in lei le ricordava immensamente Maya, la sacerdotessa che aveva incontrato sull’isola di Pyros, durante il viaggio alla ricerca di sé stessa.

Nel frattempo, una ragazza poco più che adolescente si era offerta di occuparsi di Sapphire. Non le fu facile convincere Icy a lasciarla in mani altrui, ma una sensazione inconscia la spingeva a fidarsi della sua gente.

-La principessina è molto stanca.- aveva detto, prendendo la bambina tra le braccia e adagiandola su un giaciglio appositamente fatto per lei. -È bene che si riposi. Ha fatto un lungo viaggio.-

Icy guardò la sorella con apprensione, prima di tornare a dare ascolto alla capo tribù.

-Principessa, come siete cresciuta. E cambiata. Avevamo temuto il peggio per voi, quando il re e la regina…- Huna si interruppe, turbata da un pensiero o un ricordo. -Sono cambiate così tante cose. Ma voi, come siete arrivata fin qui?-

-Sono qui per sciogliere la maledizione. Il destino mi ha riportato su Dyamond tempo fa, ma non ho colto l’occasione per farlo. Ora non me ne andrò fino a che ogni frammento di ghiaccio non sarà scomparso da queste terre.-

-E io l’aiuterò.- intervenne Bloom.

-Allora è il Grande Cielo che vi manda.-

-Dobbiamo ringraziare Tagùl, lui ci ha condotto da voi.-

-Riconoscerei Sua Altezza Reale tra mille volti. Non l’avrei mai abbandonata al pericolo.-

L’uomo si avvicinò ad Icy e la benedisse come aveva fatto Huna poco prima.

-Lasciate che vi presenti Tagùl e Atka. I miei fratelli.-

Due uomini affiancarono la donna ed entrambi si inchinarono alla principessa. La somiglianza tra loro era sorprendente.

-Sono qui per aiutarvi, ma anche io cerco delle risposte.- continuò Icy. -Quello che ha fatto la strega Sciamana deve avere a che fare con voi. Che cos’è successo davvero su Dyamond?-

Nella grotta si sollevò un brusio inquieto. Il solo nominare la strega Sciamana suscitava ancora tanta paura in quella gente, segno che dovevano aver assistito con i loro occhi a qualcosa di terribile che Icy ignorava.

Huna inspirò ed espirò profondamente, prima di parlare. Anche Bloom stette in ascolto, interessata.

-Io c’ero, e anche i miei fratelli.- cominciò.

Seguì una lunga pausa.

-Il suo nome era Lakema. Era una giovane donna come voi. Era capo tribù, prima che lo divenissi io. Ma era così avida di potere che nel suo cuore non aveva posto che per l’egoismo. Quando ricevette la chiamata degli spiriti credette di poterne approfittare per acquisire potere e rispetto. Questo le costò caro.-

-Che cosa le è successo?- chiese Bloom. Icy ascoltava, immobile.

-Cadde vittima di sé stessa.- continuò la donna. -Volle sfidare l’Altrove, credendo di poter condurre uno spirito malevolo all’altro lato.-

-E poi?-

-Perse il controllo. Fu quello spirito che iniziò a controllare lei, portandola alla distruzione della sua gente e della sua terra. Fu terribile. Noi, insieme ad altre tribù, ci nascondemmo qui, sotto terra, nella speranza di sfuggirle. Ad oggi non ci è rimasto molto con cui vivere. Viviamo di caccia e abbiamo la protezione degli spiriti buoni. Ma solo pochi di noi sono sopravvissuti a quella catastrofe. Coloro che allora erano bambini, ancora oggi portano nell’anima il ricordo della devastazione.-

Huna cercava di mostrarsi forte, ma quando finì di raccontare, i suoi occhi erano umidi. Icy deglutiva per reprimere la rabbia e il sentimento di vendetta che sentiva crescere e crescere ogni secondo che passava.

-E così la strega Sciamana avrebbe agito per conto di uno spirito malintenzionato?- chiese Bloom.

-E ha gettato la maledizione sull’intero pianeta e su Sapphire.- le fece eco Icy.

-Questo solleva tante altre domande.- rimuginò la fata. -Sapere che la Sciamana stessa è stata vittima di una forza più potente rende il tutto più complicato. Lei è soltanto la chiave che ci apre un mondo di infinite altre possibilità.-

-Questo spiegherebbe perché gli effetti del sortilegio non sono svaniti dopo la sua morte.-

-Forse la maledizione può essere sciolta solamente liberando il corpo della Sciamana dallo spirito che la possiede.-

-Questo possono farlo solo i sacerdoti. Ma non abbiamo modo di ritrovare il corpo. Potrebbe essersi dissolto e sepolto sotto tonnellate di ghiaccio.-

-Ci deve essere un’altra spiegazione. Fammi pensare.-

Huna taceva. Tagùl, il fratello più anziano, la osservò e scambiò con lei un severo sguardo di intesa, come se entrambi sapessero qualcosa che però si rifiutavano di rivelare.

Intanto, Bloom continuava a rimuginare tra sé e sé. Tutto ciò che finora avevano tra le mani erano una strega e un pianeta imprigionato nel ghiaccio. Tutta quella faccenda aveva del familiare e non poteva fare a meno di ricordarle il suo pianeta, Domino. I destini dei due regni erano sorprendentemente simili, e più di una volta Bloom si era fermata a chiedersi se non ci fosse un legame tra i due mondi e le loro storie.

-Maestà.-

Icy si distrasse quando una donna la chiamò.

-La principessina non si sente bene.-

Icy si alzò e andò subito a vedere quale fosse il problema. Si avvicinò a Sapphire e vide che, nel dormiveglia, tremava di freddo. Per tutta la sua permanenza laggiù aveva dimostrato tanta forza, ma ora il suo corpicino era arrivato al limite: non poteva più sostenere quel gelo innaturale. Doveva fare subito qualcosa, o Sapphire avrebbe rischiato l’ipotermia.

-La principessina guarirà. Le abbiamo dato una bevanda curativa, per farle recuperare le forze. Ora deve solo dormire.-

La strega la prese tra le braccia, per assicurarsi che fosse cosciente. Ma Sapphire non aprì gli occhi.

Icy sentì montare il panico.

-È troppo piccola e debole per sopportare questo freddo.- disse, con il rammarico di non poter fare nulla per lei. Accanto a sé e al gelo del suo stesso corpo non avrebbe potuto trovare conforto in alcun modo.

-Prendete questo, Altezza.- le disse una giovane madre, porgendole una coperta di pelliccia. -Noi abbiamo abbastanza calore.-

Icy la guardò con tacita gratitudine e avvolse la bambina con quella coperta, stringendola a sé.

-È una tragedia.- proferì Huna. -Neanche la più piccola scintilla di fuoco riesce più a prendere vita, su questo suolo. Non abbiamo altro modo di scaldarci se non questo.-

Bloom incontrò lo sguardo pieno di apprensione di Icy, e la strega le apparve in una luce del tutto nuova mentre si stringeva al petto la bambina, come la cosa più preziosa che avesse. Non potè fare a meno di rivedere sé stessa e Daphne, e sua sorella maggiore che rischiava la vita pur di portarla in salvo. Nessuno meglio di lei poteva capire cosa significasse temere per la vita dei propri cari e avere la responsabilità di custodirla nelle proprie mani.

-Forse posso fare qualcosa.- disse, e si avvicinò alla bambina, inginocchiandosi. Le tastò la fronte e fu come toccare roccia fredda. Conscia che qualcosa non andava, attinse al suo potere per usarlo su di lei. -Posso donare a tutti voi un po’ della mia fiamma del drago. Forse basterebbe a spezzare l’incantesimo...-

-La tua che cosa?-

Huna, impallidita, e si era alzata in piedi.

Bloom non aveva accumulato che un po’ di calore nelle mani, ma nel mezzo della grotta e tra i suoi abitanti era già piombato il panico. Le espressioni delle donne e degli uomini, ora, era di puro terrore.

-Ferma!- due uomini si avvicinarono alla fata e le afferrarono le braccia, bloccandola da entrambi i lati. Bloom non capì il perché di quella reazione, ma ogni suo tentativo di divincolarsi fu vano. Bloom vide i due uomini che la trattenevano chinare lo sguardo verso terra, dove Sapphire giaceva.

La bambina si era irrigidita come se fosse stata di pietra, e i suoi occhi si erano dischiusi ed erano velati di un biancore di morte. Il suo respiro si era fatto lento e meccanico.

Le donne e i bambini cominciarono a gridare, come se un demonio si fosse infiltrato tra loro, manifestandosi in tutto il suo orrore.

Bloom aveva già visto accadere tutto ciò qualche giorno prima, nella sua stanza di Alfea. Incapace di proferire parola, sgranò gli occhi dal terrore quando vide Sapphire muoversi verso di lei e afferrarla prima per la giacca e poi per un braccio, con una stretta così violenta che non poteva in alcun modo essere sua. Icy cercò di trattenere la bambina, ma Huna si avvicinò, più svelta.

-Non toccatela, Maestà. Non è la principessina.-

In preda allo shock, Icy osservò la donna afferrare Sapphire con fermezza, poggiarle la mano sulla fronte e renderla incosciente con una formula magica di lingua incomprensibile. La bambina tornò inerme e chiuse di nuovo gli occhi. Huna la adagiò nuovamente sulla sua coperta, restituendola alla sorella maggiore.

Bloom, con il respiro corto, guardò la donna con la volontà di ringraziarla per averla protetta, mentre i due uomini ai suoi lati allentavano la presa su di lei, lasciandola libera di muoversi nuovamente.

Icy, in preda alla confusione più totale, e per nascondere il suo stato d’ansia, si alzò in piedi e camminò spedita verso la soglia della grotta, da cui uscì, fuori, sulla neve compatta.

Bloom si alzò per seguirla, ma prima guardò Huna negli occhi e le affidò la piccola Sapphire. La donna si offrì di prendersene cura fino al suo ritorno.

 

Icy cercava di recuperare la razionalità e di mettere un freno alle voci che le affollavano la mente mentre rallentava il passo e si fermava in prossimità di una sella di terreno innevato. Lo scricchiolio del ghiaccio sotto i suoi piedi bastava appena a distrarla dalla frustrazione.

La tormenta era cessata, e ora il paesaggio lunare di Dyamond era bloccato in una staticità silenziosa e fredda, come una fotografia in bianco e nero. Un velo di nubi copriva ancora l’orizzonte, ma lasciava libera alla vista la vallata sottostante, dove un villaggio denso di abitazioni faceva mostra di sé con fatica, spuntando dallo spesso strato di ghiaccio che lo copriva.

Non è la principessina. Icy si convinse che non avrebbe mai dimenticato quelle parole finché fosse vissuta. Non è la principessina.

L’esserino che le giaceva dinanzi, semicosciente, era impossibile che quella non fosse Sapphire. la stessa Sapphire che aveva salvato dal gelo, tramutato in umana e riabbracciato con commozione; la stessa che era tornata a sorridere, a parlare con voce allegra e a tenerla per mano.

La stessa Sapphire che aveva aggredito Bloom, non appena lei aveva osato mettere mano al potere del drago per darle conforto dal freddo; la stessa che l’aveva attaccata, ferendola, poco dopo essere stata liberata del maleficio che la intrappolava in un corpo animale. E poi la crisi, e la visita del guaritore.

Chissà che cos’era apparso agli occhi di Huna, per farle pronunciare quelle parole. Qualcosa di estraneo e terribile.

Sapphire non avrebbe mai fatto del male a nessuno.

Non è la principessina.

Com’era possibile? Ciò significava che forse non lo era mai stata, da quando l’aveva trovata e portata via con sé? Perfino, forse, dal giorno in cui l’aveva rivista correre attraverso il roveto, mentre si trovava su Dyamond per conto di Valtor?

Sentì un nodo stringerla alla gola al pensiero di aver sbagliato tutto; di aver restituito la vita ad una creatura che ora percepiva come del tutto sconosciuta.

Sentì un’ombra di lacrime inumidirle gli occhi e non ebbe potere di fermarle quando le sfuggirono, cadendo e cristallizzandosi sulla neve solida. Immediatamente inorridì quando percepì farsi strada in lei la repulsione verso la bambina, l’unica a cui aveva espresso, per la prima volta in tutta la sua vita, qualcosa che si avvicinava molto all’amore. Devastata dal pensiero di aver aperto il suo cuore a quella creatura sconosciuta, e afflitta dalla mancanza di Sapphire, la sua Sapphire, si abbandonò in ginocchio sulla neve, percependone il freddo intenso. Schiacciata dall’impotenza di fronte al male che affliggeva la sorella, lasciò che la rabbia montasse, avvelenandole l’animo, come era solita fare. Strinse i pugni e con tutta la forza di cui fu capace colpì a terra, scalfendo il ghiaccio spesso del suolo. Desiderò con tutto il suo cuore che si spezzasse all’istante e scomparisse per sempre, per magia, così come si era formato. E insieme ad esso, anche il grande male che le impediva di ricongiungersi alla sua famiglia.

Non poteva essere vero. E se Huna si fosse sbagliata? Che cosa sapeva quella gente? Le avevano parlato del passato, l’unico frammento del passato del suo mondo di cui finora nessuno le aveva detto nulla. Sapeva tutto del suo passato più prossimo, quello che era scritto tra le pagine dei libri di storia e che a Magix era sulla bocca di tutti. La sua storia faceva parte di lei e ne aveva ricordi nitidi. Ma più si spingeva indietro nel tempo, più le mancavano dei frammenti per costruire il quadro completo.

E poi c’era Bloom: era convinta fino in fondo che accettare il suo aiuto fosse stata la scelta migliore, nonostante tutto. Un regno era già stato salvato grazie al suo potere, e lei non poteva non approfittarne. Eppure aveva la sensazione che coinvolgere la fata e la sua fiamma del drago le avesse portato più guai che benefici.

E poi, Sapphire; non era normale il modo in cui aveva reagito al potere curativo della fiamma, e non era altrettanto normale la reazione di panico che era esplosa tra quelle persone nell’udirla nominare. E Huna, che l’aveva allontanata per poter sedare l’aggressione. Non è la principessina.

L’intervento di Bloom e l’episodio dovevano per forza essere legati. Ma chi, o che cosa aveva aggredito la fata?

Icy deglutì, nervosa. Un atroce dubbio cominciò ad assalirla, facendola rabbrividire e provocandole una stretta al petto. Dal suo inconscio andava pian piano facendosi strada un’intuizione che fino ad ora si era rifiutata di ritenere possibile. L’intuizione che le dava risposta a tutto: ai suoi dubbi sul male che affliggeva Sapphire e sul triste destino in cui era piombato il suo intero pianeta.

 

Quando Bloom uscì allo scoperto e respirò di nuovo l’aria gelida e pungente dell’esterno, percepì una fitta di dolore ai polmoni. Esalando una nuvola di vapore per scaldarsi le mani, si inerpicò lungo la mezzacosta fino alla sommità del declivio. Non ci impiegò molto a scorgere Icy e la leggera maglia bianca che la copriva, mimetizzandola nel candore del paesaggio. Era inginocchiata a terra, cogitabonda, e i suoi capelli raccolti erano smossi dai soffi di vento intermittenti, e sfioravano di tanto in tanto la terra.

Nel veder arrivare Bloom con la coda dell’occhio, Icy respirò più a fondo che potè e ritrovò la sua usuale compostezza, o almeno ci provò. Bloom, a cui non sfuggiva niente, notò che gote le si erano arrossate, e non diede la colpa al freddo.

-Ne dobbiamo parlare.- pronunciò la fata dopo un momento di esitazione. Icy contrasse la mascella, facendo ordine nella mente. -Ho pensato a una cosa, e volevo sapere se anche tu fossi dello stesso parere o se fosse solo un’altra stupida sensazione.-

-Non importa.- Icy diresse lo sguardo su di lei e Bloom si sentì congelare. -Devi lasciare Dyamond.-

La fata la fissò, straniata. -Ma che cosa dici?-

-Hai già fatto abbastanza. La tua missione finisce qui.-

-Non se ne parla. Ho promesso a te e a Sapphire che non sareste mai state sole, e non ho intenzione di abbandonarvi.-

-E invece devi. Le cose sono cambiate. È una situazione che devo risolvere da sola.-

Icy non la guardava più. Teneva gli occhi bassi, verso la vallata e il villaggio sepolto. Bloom, testarda com’era, non si lasciò intimorire dal suo tono severo. Si avvicinò e si inginocchiò sulla neve accanto a lei, per parlarle a quattr’occhi.

-Senti.- disse. -È evidente che questa storia non riguarda solamente te. Se c’è qualcosa che ha a che fare con la mia fiamma del drago, voglio vederci chiaro, perciò non me ne voglio andare.-

-Era chiaro da quando ti sei offerta di aiutarmi.- disse Icy. -L’ho capito. Credi ci sia un nesso tra gli eventi accaduti sul tuo pianeta e su Dyamond. Perché adesso fai quella faccia? Credevi di essere l’unica a pensarlo?-

Bloom rimase ammutolita. Era davvero un libro aperto, tutto sommato. Non le veniva mai facile occultare i suoi stati d’animo come faceva Icy. Non ci sarebbe mai riuscita, neanche quando le fosse tornato utile.

-Beh, no, non lo sei. E la tua fiamma del drago è proprio la carta che c’è in gioco.-

-Allora avevo ragione a sospettarlo. Avrai notato anche tu la paura negli occhi di quelle persone. Solo un evento traumatico può aver dato origine a una repulsione così profonda.- Icy taceva. -Stavolta ho la sensazione che anche tu sappia qualcosa, ma che tu non me lo voglia dire.-

-Ti sbagli.- si difese Icy, sapendo di mentire.

-Hai detto che non sono l’unica a credere che ci sia un legame tra Dyamond e Domino. Finora c’è solo un elemento in comune tra i due: il ghiaccio.-

Bloom osservò la catena di cristallo che avvolgeva il cielo all’orizzonte, ora ben visibile su uno sfondo plumbeo, e tastò con le dita la compattezza della neve che non si piegava sotto il suo peso.

-E sei d’accordo con me riguardo la fiamma del drago: potrebbe essere la chiave per spezzare l’incantesimo. E quindi devo restare.-

-Non ne sono più così sicura. Guarda che cosa è successo a causa della tua fiamma del drago.-

Ora Icy la guardava negli occhi. Bloom rabbrividì al ricordo delle grida e delle persone che la tenevano ferma, e alla stretta troppo forte della bambina. Vide Icy alzarsi in piedi, con atteggiamento sempre più inquieto. -Non sarebbe dovuta andare così. Avremmo dovuto tornare a casa, rompere l’incantesimo e ricominciare a vivere la nostra vita, e invece ci ritroviamo punto e a capo. E tutto questo a causa tua!-

Icy aveva alzato la voce, e Bloom potè giurare che i suoi occhi si erano inumiditi, come accadeva sempre anche a lei quando si abbandonava all’emozione nel dare voce a ciò che la faceva star male. La fata provò immediatamente empatia per la strega che le stava di fronte e non potè fare a meno di ricordare l’antico timore che la tormentava ogni giorno per il destino di Daphne e dei suoi genitori naturali, quando ancora era convinta di doversi rassegnare ad averli persi per sempre.

-Guardami.- disse, e provò a trattenere Icy dal voltarle le spalle, dimenticando per un momento che non stava avendo a che fare con una delle sue amiche.

-Lasciami.- rispose la strega, ora in evidente difficoltà a reprimere le lacrime di rabbia. -Non avrei mai dovuto portarti qui. Ero certa che grazie al tuo potere avrei messo le cose a posto, ma non ho fatto altro che mettere in pericolo la vita di mia sorella. Rassegnati, non puoi fare più nulla, per noi. È finita!-

Bloom ci riprovò. -Guardami!- le intimò, questa volta con tono più deciso, e la costrinse a fronteggiarla. Con enorme sorpresa, Icy non oppose resistenza. Aveva capito di non potersi più nascondere a Bloom. La pietra del peccato era stata lanciata, e non era possibile tornare indietro.

Le mani della fata si erano strette intorno alle sue spalle, bloccandola, e quando si spostarono attorno al suo viso, la strega capì di essere in trappola.

-Hai ragione.- disse Bloom, con l’atteggiamento più affabile che le venisse spontaneo. -Tutto questo è causa mia; se interi popoli sono stati messi in pericolo e interi mondi hanno rischiato di essere distrutti, è a causa mia. Mia e del mio potere. Ma è proprio per questo che sono qui. La cosa ci riguarda entrambe.- Icy ascoltava. -Riguarda anche me. Perciò non voglio lasciare Dyamond e scaricare tutto sulle tue spalle. Troveremo una soluzione insieme.-

Ci volle qualche minuto perché Icy ritrovasse la fiducia nella fata, e le espresse il suo tacito assenso solo dopo che Bloom le ebbe restituito il suo spazio personale. Con il nuovo accordo suggellato, si guardarono con complicità. Le lacrime erano scomparse, almeno per il momento. Bloom riuscì a strappare ad Icy solo un accenno di sorriso.

 

Poco lontano da loro, ritta in piedi sul bianco spoglio della neve, Huna le osservava, stringendo accanto a sé il suo bastone d’appoggio ornato di file e file di amuleti. Con il cuore rasserenato dalla vista della loro rinnovata unione, si incamminò verso di loro.

Fu Bloom per prima a vederla avvicinarsi, ma non fece in tempo a muovere un passo sulla via del ritorno che Huna le aveva già raggiunte. Il viso di Icy si era incupito nuovamente, e la donna se ne accorse. Quella donna sapeva qualcosa, ne era certa. E ora aveva quasi timore che lei le desse conferma dei suoi sospetti.

-Cos’è che la tormenta?- chiese con coraggio, ma la voce le uscì tremante.

-Vostra Maestà deve sapere.- cominciò Huna, sostenendo lo sguardo della sua futura sovrana. Purtroppo sapeva che le sue parole l’avrebbero gettata nello sconforto. La sua espressione non presagiva nulla di buono. -È qualcosa di terribile.-

Le due ragazze tacquero. Poi Bloom ruppe il silenzio. -Scusate, ma ho solo un sospetto. Se Sapphire sta male per opera della strega Sciamana, non c’è modo di punirla, giusto? Lei non era in sé quando le ha gettato addosso la maledizione.-

-È proprio questo il punto.- continuò la sacerdotessa. -Lakema è stata solo il tramite di qualcosa di ancora più mostruoso, che ancora esiste.- Il suo tono divenne greve. -Esiste qui, nel ghiaccio che ricopre il regno, e…- si fermò, -… e nella principessina.-

Icy percepì un fremito d’orrore in ogni vena del corpo, mentre inspirava a fondo per mantenere la calma. -Allora avevo ragione.-

-Parla dello spirito che la Sciamana ha sfidato?- chiese Bloom. -Lo spirito che l’avrebbe portata a maledire Dyamond?-

-Sì.-

-Però c’è un altro mistero: che cosa avrebbe a che fare tutto questo con la mia fiamma del drago?- quando Bloom nominò il drago, vide Huna irrigidirsi. Spostò poi lo sguardo su Icy e vide che teneva il volto chino, l’espressione rassegnata come se tutto già le fosse chiaro.

-Si tratta di un’anima che Vostra Maestà ben conosce. Un’anima malefica e omicida. L’entità tormentata di una strega avida e vendicativa.-

Icy abbandonò il suo stato meditabondo per cercare lo sguardo di Huna.

-È tornata?- domandò, con un mormorio. Bloom ascoltò senza capire. -È davvero tornata per riprendersi quello che voleva?-

-Temo di sì, principessa.- esalò Huna. La sua voce era ormai ridotta a un sussurro intriso d’angoscia. -Temo di sì.-

-Una strega?- Bloom guardò Icy con fermezza. -Come la conosci? Chi è? Di chi sta parlando?-

Icy sollevò di nuovo lo sguardo verso l’orizzonte mentre ricordi antichi di anni venivano a galla, come ripescati da una voragine senza fine.

-Era la madre di mio padre.- mormorò. -Si chiamava Belladonna.-

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il rumore della stecca di legno di ciliegio esplose con violenza battendo sul tavolo sommerso di libri e pagine scribacchiate.

Sapphire sobbalzò mentre il suo visetto luminoso, acceso dalle risate fino a un secondo prima, si incupiva, spaventato. Icy rimase immobile al suo posto, con lo sguardo basso mentre i passi della donna si muovevano in circolo nella sua direzione. Quando i passi cessarono a meno di un metro da lei, udì il respiro della sorellina accelerare, come se stesse sforzandosi di trattenere il pianto. Anche Sapphire sapeva di non poter assolutamente farsi vedere in lacrime in quel contesto.

In quella stanza non si parlava senza permesso. Non si sorrideva. In quella stanza si taceva e ubbidiva.

-Io non ci sarò per sempre!- tuonò la voce femminile il cui tono ricordava alle bambine la foga del loro padre, quando era molto arrabbiato. Icy tenne gli occhi fissi sui caratteri eleganti impressi nella copertina color cuoio del suo libro, mentre sentiva l’agitazione e la rabbia montare ogni secondo di più.

Dinastie e Governi di Dyamond’.

-Io mi sono presa carico della tua istruzione, signorina, per sopperire all’incompetenza di quei ciarlatani, e non lascerò che tu ti lasci distrarre e sprechi questo tempo in futilità!-

Sapphire, troppo piccola per capire quelle parole, si sentì presa d’attacco per il solo fatto di aver desiderato uscire a giocare con gli animali invece di ascoltare la lezione di storia, distraendo così la sorella.

-È ora che tu impari che cosa ti aspetta là fuori, ragazzina; quali potenze indicibili e quali immense avversità incontrerai sul tuo cammino quando sarai regina, e dovrai essere pronta ad affrontarle. Altrimenti fallirai!-

 

 

Icy si rigirò nel sonno, inquieta.

 

 

-Quando ci rivedremo?- chiese Icy, dopo che la madre di suo padre le ebbe dato la buonanotte.

-Non lo so.-

-Sarà un viaggio lungo?- chiese ancora la voce dell’innocenza.

-Sì.-

-Perchè te ne vai così all’improvviso?-

-Mi aspetta un incontro importante.- la voce rimaneva monotona e seria, non accennando ad alcuna emozione. Icy osservò quegli occhi identici ai suoi e a quelli del padre. Occhi che non avevano mai dato segni di mostrare affetto o compassione. Occhi vigili e attenti, ma severi e gelidi, che non avevano mai conosciuto il perdono.

-Tante cose stanno per cambiare.-

La giovane principessa non capì.

-Ma le cose andranno molto meglio quando tornerò.- la donna la fissò. -Molto, molto meglio.-

Ad Icy non piacque quello sguardo, e neanche quella reticenza che le metteva i brividi. Sentì che nei giorni a venire non avrebbe provato mancanza o nostalgia per la donna seduta accanto a sé.

-Devi solo promettermi di essere brava.-

-Sì.-

-Me lo prometti?-

-Sì, nonna. Sarò brava.-

-Studia, cresci, rafforzati. Apprendi più che puoi. Non importa se a volte ti sentirai sola. Esistono cose infinitamente più grandi e irrinunciabili per cui dare la vita. Quando sarai grande capirai...-

Furono le ultime parole che udì, da lei.

 

 

________________________________________________________________________________

Icy si mise a sedere, con il cuore che batteva all’impazzata. Intorno a lei, una coltre di buio le impediva di riconoscere l’ambiente, e il silenzio surreale era spezzato solo dal suo respiro.

Intravedendo nella penombra i cristalli rosati incastonati nella roccia e il ghiaccio che cominciava a riflettere la luce bianca del giorno, capì che era quasi l’alba.

Bloom, distesa sulla coperta accanto alla sua e rannicchiata sotto due strati di pellicce, si alzò a sedere.

Non sarebbe riuscita a dormire in ogni caso per via del freddo, e i morsi della fame la stavano tenendo sveglia. La sera prima era riuscita ad ingerire solo un po’ di brodo di muschio che Icy non era del tutto riuscita a toccare. C’era poco da fare gli schizzinosi, si era detta, eppure nessuna delle due era stata in vena di banchettare.

Icy rallentò il respiro, calmandosi. Sentì lo sguardo di Bloom addosso, nonostante la fata non fosse ancora del tutto lucida e sveglia.

-Incubi?- chiese, con interesse genuino. Icy sembrò ignorarla.

Non avrebbe saputo se definirlo incubo oppure uno spiacevole ricordo che riemergeva dall’inconscio dopo esservi rimasto a lungo sepolto.

Bloom si sistemò più comodamente tra le coperte.

-Durante tutta la mia vita da fata- cominciò, -l’ho vista sempre e soltanto come fantasma.- Quasi sorrise al pensiero di quanto tempo era passato e quante difficoltà nel frattempo si erano risolte. -Non l’ho mai conosciuta in carne ed ossa. Com’era?- guardò Icy con ardente curiosità.

La strega soffocò una risata sarcastica. -Beh,- fece, -non troverai fotografie di allora né di lei né delle altre in nessun posto, a Magix.-

I buoni propositi di Bloom morirono all’istante. -Chissà come doveva essere da giovane. Era bella?-

-Che importanza ha?-

-Credi che fosse una donna come tutte le altre?-

-Non credo lo sia mai stata.- il tono con cui Icy pronunciò quelle parole provocarono a Bloom un brivido che acuì il freddo che già sentiva.

-Perchè credi che abbia fatto ciò che ha fatto?- stavolta il tono di Bloom non avrebbe ammesso silenzi o mezze risposte. -Che cosa voleva dal mio e dal tuo regno? Cosa voleva da noi?-

-Solo un’ingenua come te potrebbe fare una domanda simile. Voleva il potere. Che altro?-

-Ma ci sono così tante cose che ancora non tornano.- Bloom le si era avvicinata di molto, smuovendosi al punto che le coperte le erano scivolate via di dosso. -C’è stato un tempo in cui è vissuta come essere umano; un intero frammento della sua vita che potrebbe aiutarmi a capire davvero chi era Belladonna. Non so altro se non del legame di sangue che aveva con te.-

Icy sospirò e con non poco sforzo si spinse indietro nel tempo fino alle vecchie storie che negli anni aveva udito riecheggiare tra le mura del palazzo di Dyamond.

-Lei viveva a palazzo, con la mia famiglia. Era consigliera di mio padre. Lo aveva istruito in tutto. Era anziana, ormai, e voleva assicurarsi che il regno fosse in ottime mani… prima di lasciarci.-

Bloom ascoltava. -Continua.-

-Credo che non abbia mai accettato che mio padre prendesse come moglie quella che poi è diventata nostra madre; mia e di Sapphire, intendo.-

-Perchè? Cosa c’era di sbagliato, in lei?-

-Era una donna buona e solare. E Sapphire era uguale a lei. La nostra gente era felice come non lo era mai stata. Belladonna aveva capito che con lei non avrebbe mai potuto imporre il suo volere su Dyamond.-

-Doveva essere già molto potente, quando tu eri piccola.-

Icy sospirò. -Si è occupata della mia educazione. E questo, per lei, significava già avere del potere in mano. Diceva che sotto la sua guida sarei diventata la più potente regina che Dyamond avesse mai avuto.-

-Adesso è chiaro. Lei aveva bisogno di un’erede. Per sé e per il suo regno.-

-Ha cercato di istruirmi secondo le sue regole, e poi un giorno se ne andò. Credo avesse trovato la fonte di potere che cercava: la tua fiamma del drago.-

-E da quel giorno non l’hai più rivista?-

-No. Ma ha vegliato su di me dall’Altrove, per tutti questi anni.-

Bloom annuì, ripensando alla Icy che aveva sempre conosciuto. Da quel giorno su Dyamond qualcosa in lei era cambiato, ma era certa che sotto sotto fosse rimasta sempre la stessa: l’erede di Belladonna, la più grande custode del potere del ghiaccio, assassina macchiatasi della morte di centinaia di popoli.

-E adesso è tornata.- concluse Bloom. -Ora finalmente sappiamo chi c’è dietro la strega Sciamana e a tutta la sua storia.-

-Icy?-

Una vocetta sottile e cristallina interruppe il discorrere tra le due ragazze, attirando l’attenzione di entrambe.

Sapphire si era svegliata e si stropicciava gli occhi con le manine infreddolite e sembrava aver recuperato appieno le forze dopo la brutta nottata. Icy si sorprese nel vederla di nuovo cosciente, ma non venne mossa dall’insolito sentimento di affetto quando la bambina le si avvicinò per cercare la sua compagnia.

-Hai fatto una bella dormita, eh Sapphire?- constatò Bloom, con il sorriso.

Icy guardava la bambina con sospetto, ma scelse di non darglielo a vedere. Non avrebbe mai capito le sue motivazioni, e l’avrebbe soltanto ferita. Appariva del tutto normale nell’aspetto e nell’atteggiamento, come quando era arrivata a Magix dopo essere stata salvata.

-È giorno!- esclamò la bambina, nel veder brillare i cristalli rosa.

Si alzò dal suo giaciglio, udendo del trambusto poco lontano. Nello spazio adiacente, due donne erano in piedi e intente a preparare da mangiare per i bambini della tribù. Sapphire corse da loro, allegra, e loro si inchinarono, svelti. Qualcuno fece cadere la sua ciotola, nella foga.

I tre fratelli capi erano svegli, e Sapphire li salutò, con un leggero timore reverenziale. Tagul si inchinò a lei e le strinse la mano. Atka le offrì uno scialle di pelliccia per proteggersi dal freddo. I suoi vestiti non le sarebbero certo bastati.

Quando anche Bloom e Icy si unirono a loro, i tre sciamani si inchinarono alla loro principessa, e il resto della tribù li imitò. Sapphire corse accanto alla sorella maggiore, vivace ed energica.

-Oggi è il grande giorno, vero, Icy?- le chiese.

Gli occhi di tutti si diressero verso la principessa, colmi di speranza.

-Quale giorno?-

-Il giorno della grande vittoria. Oggi scioglierai il ghiaccio, no?-

Allora Icy capì. Sul momento non seppe dare una risposta alla bambina, che adesso la guardava con occhi carichi di aspettativa. Non era la prima volta che le succedeva di trovarsi in difficoltà di fronte ad una sua richiesta.

Per fortuna, Huna intervenne per salvare la situazione.

Si avvicinò alle due sorelle e invitò Sapphire ad unirsi agli altri bambini per un po’. Nel frattempo, le disse, lei avrebbe preparato tutto per questo grande trionfo.

Sapphire, un po’ scocciata, obbedì. Huna si risollevò in piedi mentre il sorriso abbandonava il suo volto.

Bloom la guardò, cercando di decifrare la sua espressione.

-Non aspetta altro.- disse Icy.

-Già.- le fece eco Huna, non distogliendo lo sguardo dalla bambina. I fratelli, nel frattempo, l’avevano raggiunta.

-Sembra tornata quella di sempre.- commentò Bloom. -Lo spirito ancestrale potrebbe essere scomparso.-

-Non è detto.- rispose la capo tribù. -Gli spiriti si muovono da qui all’Altrove continuamente, e se si tratta di spiriti potenti e dannati riescono a farlo con facilità sorprendente. E quando vengono a trovarsi tra gli umani, non esitano ad uccidere per poter tornare alla vita.-

La voce di Huna tremava. Icy si chiese se l’antenata avesse qualche conto in sospeso proprio lì, su Dyamond. Doveva essere così. Era tornata per vendicarsi di qualcosa o di qualcuno; per prendersi qualcosa che aveva dimenticato. Non sarebbe mai tornata invano, solo per il gusto di infestare un pianeta morto e senza abitanti da rendere schiavi.

-Che cosa suggerite?- chiese Bloom ai fratelli.

-Liberare questo spirito è l’unico modo per liberare Dyamond.- la frase che pronunciò Atka risuonò come una sentenza.

Icy fissò l’uomo per un istante interminabile. Bloom aveva la mascella contratta.

Il fantasma dannato dell’antenata era già stato liberato una volta, con esiti disastrosi. L’intera dimensione magica era stata sul ciglio della devastazione ed era stata risparmiata grazie al coraggio delle fate. Ma non era bastato.

Belladonna non si sarebbe mai arresa. Icy la conosceva. Non c’era da augurarsi di averla come nemica: non lasciava scampo ad anima viva. Per liberarsi di lei, non c’era che un modo: sottostare ai patti ed esaudire i suoi desideri. Solo allora, forse, quel demone del suo passato non sarebbe più tornato a tormentarla.

-Come?- chiese di nuovo la fata del fuoco.

-Il fulcro del sortilegio è il palazzo reale di Dyamond. È lì che quella forza malevola si è radicata.-

-Forse è come diceva Sapphire.- Icy si era avvicinata. -Forse il primo passo per spezzare la maledizione è sciogliere il ghiaccio che ricopre il palazzo reale, il centro esatto del regno.-

-E forse nel palazzo potremo cercare altre tracce di lei e capire come allontanarla.-

Bloom era convinta. Dalla sua voce traspariva tutta la sua determinazione. Bene, pensò Icy. Se era la fiamma del drago, quella che Belladonna voleva, lasciare che Bloom la usasse di nuovo era il primo passo verso la sua sconfitta. Pensò però che non avrebbe confessato nulla di ciò alla fata: non avrebbe reagito bene se avesse saputo che sarebbe stata disposta a consegnarla alle grinfie dell’entità, sfruttando il suo potere per salvare Dyamond.

-Questo lo scoprirete a tempo debito.- sentenziò Huna. Poi si rivolse ai fratelli. -Atka; Tagul. Preparate il necessario. Scorteremo le loro altezze reali fino alla capitale.-

Bloom trasalì, sorpresa nell’apprendere che gli altri membri della tribù sarebbero stati lasciati soli per il resto del tempo che i capi sciamani avrebbero loro dedicato. Loro sanno restare uniti, pensò poi, memore del loro solido legame spirituale e famigliare.

Sapphire, che origliava, si allontanò dagli altri bambini per correre dalla sorella. Non battè ciglio quando Icy le restituì la sua giacca e la coprì con la pelliccia che le era stata donata.

Riposta ogni speranza nella loro futura regina, i membri di quel piccolo popolo le diedero il loro saluto. Il capo tribù più anziano benedì i cristalli rosa, pregni delle auree degli spiriti benevoli, facendone i loro protettori. E varcò la soglia della grotta, seguito dai fratelli.

 

 

Prima di lasciare le montagne alla volta della città sepolta, Icy aveva fatto promettere a Bloom, sotto gli occhi inquisitori di Sapphire, che avrebbero mantenuto la parola di liberare il palazzo dal ghiaccio. Laggiù dovevano esserci la mamma e il papà, e la bambina non aspettava altro che riabbracciarli. Bloom era determinata più che mai al completamento della missione; ciò che più di ogni altra cosa la motivava, era il fatto di aver conosciuto un frammento in più del passato di Icy, e quindi del suo; un filo sottile, quasi invisibile aveva legato le loro vite e i loro mondi per anni, un filo che adesso diventava tangibile e consistente. Salvare quelle vite sarebbe stato come rivivere il suo ritorno a casa. Rivedere Icy ritrovare i suoi genitori sarebbe stato come esperire di nuovo l’incontro con i suoi, e provare nuovamente quelle emozioni positive. Era decisa a liberare quel regno a tutti i costi, e riponeva grande speranza nell’aiuto dei fratelli sciamani.

Icy camminava sulla neve cristallina con lo sguardo fisso avanti a sé. Sapphire la teneva per mano senza fiatare, e faceva lo stesso. Si vedeva a un miglio la loro impazienza di arrivare a destinazione e scoprire che cosa avrebbero incontrato.

Il cielo era interamente coperto e non un rifolo di vento si muoveva nell’aria. Non un cristallo di neve si scostava più da terra, come se improvvisamente l’intero pianeta fosse sprofondato in un inspiegabile sonno. Il ghiaccio era come pietra sotto i piedi, il silenzio era totale.

Dopo circa un’ora di cammino, i primi totem cominciarono a comparire. Prima sporadicamente, uno o due al massimo, poi sempre più compatti, a gruppi.

Icy sentì Sapphire al suo fianco irrigidirsi, ma questa volta la bambina volle provare a vincere il coraggio e non chiuse gli occhi al loro passaggio.

D’un tratto e senza alcun cenno, Huna si fermò. I due fratelli le si avvicinarono. Bloom osservò attentamente il punto esatto dove ora si trovavano. Era uno spazio stranamente regolare, come se fosse stato disegnato secondo una geometria precisa. La neve si avviluppava verso l’alto in guglie massicce, ricordandole le torri alte degli edifici centrali. Doveva essere la piazza principale della città.

Huna avanzò di qualche passo. Aprì le braccia. Battè il suo bastone a terra. Al contatto con il ghiaccio, l’oggetto produsse un suono sordo, innaturale, e sprigionò un breve, freddo bagliore. Pochi secondi dopo, nel suolo iniziò a formarsi un crepaccio. Icy e Bloom si sentirono tremare la terra sotto i piedi e temettero che l’intera area potesse collassare da un momento all’altro.

Quello che videro, invece, fu un varco che si apriva nel crepaccio fino a sprofondare in uno strano sotterraneo.

-Le fondamenta del palazzo.- esalò Icy, sorpresa. -Perchè proprio qui?-

-Seguiteci.- questa volta fu Atka a pronunciare quell’ordine. Icy si indispettì. Percepiva di nuovo in quegli individui un atteggiamento di segretezza che la insospettiva.

-È così che ho scoperto per la prima volta il palazzo di Domino.- disse Bloom, con un filo di emozione nella voce. -È tutto esattamente come allora.-

Fiduciosa, seguì i tre fratelli, osservando dove loro mettevano i piedi e imitandoli in ogni movimento. Il bianco abbagliante della neve andava attenuandosi dando un po’ di sollievo agli occhi, mentre il gelo, in compenso, cresceva. Piccoli sbuffi di vapore si liberavano con il respiro. Sapphire era ora ben coperta, e non dava segni di insofferenza.

Tutto intorno, le sculture di ghiaccio dalle forme diaboliche non accennavano a sparire. Anzi, se possibile, aumentavano di numero. Il ghiaccio ricopriva ogni cosa, arrampicandosi ed ergendosi fino a metri e metri sopra le teste e precipitando in lunghe e affilate stalattiti. La luce filtrava a malapena dall’esterno, ma il luogo era protetto dalle intemperie e la sua fisionomia era ben riconoscibile agli occhi di Icy. Quello era il cuore del regno, un tempo la sua casa, il luogo dov’era nata e cresciuta. Il luogo che non avrebbe mai voluto abbandonare.

-Perchè questo posto?- chiese la strega a Huna, con fare inquisitorio.

-Terrà al sicuro la principessina,- rispose la donna. -se l’entità dovesse tornare.-

Icy aveva calcolato solo in parte quel rischio. Se l’entità fosse tornata al richiamo della fiamma del drago, sua sorella sarebbe stata in pericolo.

Ma era un rischio che doveva correre, a malincuore. Fiduciosa nella sua gente, spostò lo sguardo su Bloom e le fece capire che era pronta a procedere.

Dopo un cenno di assenso, Bloom si trasformò e si alzò in volo uscendo all’esterno. Nella penombra del sotterraneo, Icy vide Huna avvolgere Sapphire tra le braccia come una figlia, dopodichè si trasformò a sua volta e seguì Bloom fuori dal palazzo.

Dall’alto, la fata e la strega avevano ora una visione più completa della città imbiancata e del palazzo che svettava, sepolto, sopra il livello delle altre abitazioni.

-Uniamo le forze al mio segnale.- disse Bloom, convinta sin da subito dell’efficacia di una convergenza. Avrebbe soltanto dovuto applicare gli insegnamenti di Faragonda: l’armonia tra le due parti era l’eccellente presupposto per il successo di una magia combinata, e in quel momento non ricordava vi fosse mai stata più armonia tra lei ed Icy di quella che vi era adesso.

Icy annuì con decisione. Mancava poco alla fine del regno di ghiaccio.

Quando Bloom le afferrò le mani percepì il calore della magia positiva, così insolito, a cui non avrebbe mai fatto l’abitudine. La fiamma del drago, tanto avvolgente ed energica quanto la ricordava, si sprigionò nell’aria riversandosi sul suolo di neve e cristallo; ad essa si unì la magia del ghiaccio, che plasmava e frammentava gli elementi.

Una forte luce scaturì dall’attacco, e costrinse entrambe a serrare le palpebre. Quando le riaprirono, guardarono ai loro piedi, sospesi nel vuoto.

Sembrava funzionasse. Le torri di porfido con le loro ricche decorazioni di marmo e corniola cominciavano a riemergere dalla coltre bianca, e i colori delle costruzioni cittadine iniziavano a tornare visibili sotto uno strato di ghiaccio che a poco a poco diveniva più trasparente e sottile.

Dagli intagli polimorfi dei totem cominciavano a luccicare numerose goccioline d’acqua che cadevano una dopo l’altra a terra. Le nuvole che coprivano il cielo sopra il palazzo sembravano aprirsi a poco a poco svelando qualche chiazza di azzurro, e la catena di cristallo all’orizzonte sembrava sfumare come un disegno cancellato.

Stanche per la grande quantità di energie impiegate, Bloom e Icy scesero di quota e si reimmersero nel crepaccio per tornare alle fondamenta del palazzo reale, dove il ghiaccio dava l’impressione di volersi liquefare sempre più velocemente.

Sapphire, con un sussulto di sorpresa, si divincolò dalla stretta di Huna e corse a gettarsi tra le braccia della sorella maggiore, allegra e contenta per il palazzo finalmente liberato.

-Ci sei riuscita? Ci sei riuscita?-

Icy si destò dall’emozione del momento datale dall’aver ritrovato la sorellina salva, e si fece confusa. Bloom, che avrebbe desiderato volentieri condividere la gioia della bambina, lo era altrettanto. La strega gettò lo sguardo in direzione dei tre capi tribù, dalla cui espressione non era chiaro se sapessero cosa fosse accaduto. O meglio, cosa non fosse accaduto.

Icy scostò da sé la bambina per guardarla in viso. Guardò Huna, cercando una spiegazione.

Sapphire stava bene.

Perché lo spirito non era comparso?

D’un tratto, come in un brusco squilibrio atmosferico, un freddo terribile calò sul posto, facendo rabbrividire i presenti.

Quando le mura del palazzo cominciarono a tremare, Sapphire si aggrappò al braccio della sorella, battendo i denti per la paura.

I totem dalle fattezze mostruose stavano gradualmente riformandosi, cristallizzandosi con una velocità impossibile. Il velo di ghiaccio che aveva abbandonato il palazzo stava ricominciando a coprirlo, come se il tempo si fosse riavvolto su sé stesso, divenendo più compatto e resistente di prima, come roccia.

-No, no, no!- esclamò Icy, con la rabbia già in corpo per lo sforzo che si era rivelato vano.

I tre fratelli sciamani assunsero un’espressione di allarme solo quando un vento diabolico e innaturale iniziò a spirare, portando con sé un suono simile a quello di una risata maligna.

Sapphire serrò le palpebre quando i totem di ghiaccio si illuminarono di un bagliore freddo e sinistro, come fossero vive.

Bloom, Icy e la bambina si riunirono. Huna strinse il cristallo che aveva nella mano, a effigie di protezione. Guardò in ogni direzione, attendendo anche il minimo segnale che le indicasse la presenza di qualcosa. L’entità rimaneva nascosta, subdola. Non poteva che essere lei.

-Fatti vedere!- ordinò la donna.

L’eco della risata aleggiava ancora nell’aria, mascherata dal sibilo del vento. Il ghiaccio si era riformato fino all’ultimo cristallo, estendendosi perfino oltre il suo livello. Era stato tutto inutile.

-Perchè ci fai questo?!- domandò Icy, in preda alla disperazione, mentre Sapphire la stringeva, tremando dal terrore.

Bloom stava in allerta e pronta a difendere entrambe, se ce ne fosse stato bisogno.

-Dove abbiamo sbagliato?- chiese la fata, volgendosi verso la strega.

Le vibrazioni di energia negativa colpivano le pareti di pietra e ghiaccio, rimbombando fino nelle membra.

-Non è il potere, che vuole.- disse Huna. Si era alzata in piedi.

-E allora che cosa vuole?-

Huna strinse il suo bastone con forza, irrigidendosi, mentre lo sguardo le cadeva sulla bambina nascosta tra le braccia della sorella. Icy impallidì. Incapace di muovere un muscolo, lasciò che lo sgomento e la rabbia prendessero posto in ogni nervo del suo corpo.

Bloom, scioccata, si alzò e fronteggiò la capo tribù.

-Perchè? Perché farebbe una cosa simile?-

La fata aveva quasi le lacrime agli occhi. Non avrebbe mai accettato che una creatura dall’animo malvagio, fosse essa terrena o magica, se la prendesse una bambina. Tanti innocenti erano morti su Domino, intere famiglie, in nome di un potere che l’antenata aveva cercato a lungo, ma che non sarebbe mai stato suo.

Ora le aveva offerto la fiamma del drago su un piatto d’argento, usandola per liberare il palazzo, ma non era stato sufficiente.

A quel punto Tagul si alzò in piedi.

-La principessina non è più al sicuro.-

Icy teneva stretta la sorellina, che si era abbandonata ad un pianto pieno di angoscia. Sul volto dello sciamano vi era compassione. Doveva essere terribile sapere che qualcuno o qualcosa, intorno a lei, voleva farle del male, e non riuscire a vedere, né a toccare quel nemico invisibile.

-Non lo è mai stata. Quando la Signora era in vita non aspettava altro che voi, e solo voi, ereditaste il trono. Aveva grandi progetti per voi.-

-Questo lo so.- rispose Icy, impulsiva. -Ma mia sorella...-

-...è sempre stata un ostacolo, per lei.-

Icy ammutolì. Tagul proseguì, scegliendo le parole con cura.

-Il buon cuore della principessina e l’amore che vi legava le hanno sbarrato la strada, fermandola dal compiere atti orribili.-

-Tu sai tutto questo?-

-Io ho vissuto qui a lungo. Vi ho vista crescere, anche se voi non lo ricordate.-

Sapphire aveva smesso di piangere, e ascoltava, pur non riuscendo a capire del tutto ogni cosa.

La verità era giunta alla mente di Icy come un’epifania.

Sapphire era stata usata come esca. Belladonna aveva capito che non sarebbe mai riuscita a separarle, e aveva agito sottraendole ciò che per lei era più importante. Sapeva che Icy avrebbe senz’altro cercato il Grande Potere per salvarla, e lei avrebbe colto l’occasione per riconquistarlo e ritentare dove aveva fallito.

Icy maledì per aver pensato di liberarsi dell’antenata sfruttando il controincantesimo. Sarebbe stata perfino disposta a tradire Bloom pur di eliminare la minaccia, ma non sarebbe stata disposta a lasciare che lei si prendesse Sapphire. Mai.

Non avrebbe mai accettato il ricatto. Non avrebbe mai voluto scegliere tra la sorella e la libertà del suo regno.

-Voi ci dovete aiutare.- disse.

-Non è semplice.- rispose Tagul. -Lei non se ne andrà finché non avrà ottenuto quello che vuole.-

-Voi avete un potere che non non abbiamo.- replicò Bloom. -Diteci soltanto quello che possiamo fare e noi lo faremo.-

Per ultimo, anche Atka si alzò in piedi, e raggiunse i fratelli.

-La principessina è la chiave per risvegliare l’entità.- avanzò, reggendosi al bastone, zoppicando. Si fermò davanti alla sua futura regina. -E c’è un solo modo per farlo.-

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


-Non hai imparato niente, ragazzina!-

La voce terribile e profonda suonò quasi irriconoscibile mentre rimbombava in ogni angolo di quel luogo senza identità.

Circondata dal buio più totale, Icy sentiva la presenza muoversi attorno a lei, a tratti lontana, a tratti tanto vicina che le sembrava di sentire il suo respiro gelido fuoriuscire dal suo stesso petto. Cercava di non guardarla direttamente, teneva lo sguardo fisso a terra, i pugni serrati di quando reprimeva la rabbia di un rimprovero subito e ingiusto.

-Tutti questi anni- esalò lo spirito, muovendosi in una nuvola di fumo bianco. -e non sei riuscita a ottenere definitivamente il potere supremo. Quello che ti avrebbe resa invincibile e che avrebbe reso me libera da questo limbo. Guardaci adesso: siamo entrambe imprigionate qui, ed è andato tutto perduto.-

Il fumo bianco si infittì. Il gelo crebbe, diffondendosi laggiù dove non c’era né spazio né tempo. Non era il gelo della Terra, né quello di nessun altro mondo popolato dalla vita.

Belladonna avvolse Icy, cercando il suo sguardo.

Doveva imparare, capire una volta per tutte con chi aveva a che fare.

-Tu sai che non finirà così, bambina.- sussurrò. -Tu sai che non avrai molte altre occasioni, se continuerai a deludermi.-

La voce aspra strideva come una catena arrugginita sull’asfalto.

-Se fallirai un’altra volta- continuò. -mi costringerai a prendere provvedimenti. Mi porterai quello che voglio. E lo farai senza esitazioni. O non avrai da me la stessa clemenza che hai avuto finora.-

E con quelle parole ostili si dileguò, accompagnata da un’agghiacciante risata.

 

 

 

_______________________________________________________________________________

 

-Funzionerà?- chiese Icy.

La coltre di ghiaccio, compatta e fredda come diamante, ricopriva le alte volte del sotterraneo estendendo i suoi cristalli nel vuoto in rami artigliformi. L’eco del vento sibilava ancora lì intorno come una musica sinistra e maledetta.

-Funzionerà,- parlò Huna, guardando dapprima la sua principessa e poi la fata che le era accanto. -se avrete coraggio e fiducia l’una nell’altra.-

Icy e Bloom cercarono l’una gli occhi dell’altra, incerte di aver compreso appieno ciò che la donna voleva dire. Si limitarono a trasmettersi reciprocamente quel po’ di coraggio che sarebbe loro servito per andare fino in fondo. Poteva essere rischioso, ma non avevano scelta.

-D’accordo.- Icy prese un respiro profondo. Sentì le membra irrigidirsi mentre dava il suo consenso ai capi tribù. -Facciamo in fretta.-

Chinando il capo in un cenno solenne, come a dire Ogni vostro desiderio è un ordine, Huna indicò ai due fratelli di avvicinarsi. I due uomini tenevano per mano Sapphire, che era stata allontanata per il tempo necessario alle tre donne di formulare un accordo sul da farsi. Condotta la bambina tra le braccia di Huna, la lasciarono. Lei cercò immediatamente lo sguardo e il contatto della sorella maggiore.

-Icy? Cosa succede?- la vocina le tremava tutta, gli occhi erano lucidi. -Il ghiaccio non si scioglie.-

Icy si chinò alla sua altezza e la guardò con serietà, come faceva quando esigeva da lei la massima attenzione.

-Adesso ci riproveremo.- disse, così flebilmente che quasi nessuno dei presenti potè udirla. -Stai tranquilla, andrà tutto bene.-

La bambina, che teneva gli occhi blu fissi in quelli di Icy, sentì la stretta della sorella che la abbandonava, e subito dopo, la mano tremula e ossuta della donna che si posava sulla sua fronte.

Fu l’ultima cosa che vide e sentì, prima di sprofondare in stato di incoscienza.

 

Icy contrasse la mascella, imponendosi di conservare il sangue freddo la fiducia che aveva sempre avuto nella sapienza dei sacerdoti del suo regno. Sapphire era in buone mani, e l’avrebbero riportata da lei presto, sana e salva.

Vide Huna distendere la bambina a terra, con l’aiuto dei fratelli, coprendola con una coperta, e posare quattro amuleti dalle strane fattezze ai punti cardinali del suo corpo.

Bloom si scervellava per ricordare dove avesse già visto simili oggetti, e Icy, che ne conosceva la funzione, stette a guardare finché tutto fu sistemato.

-Tenetevi pronte.- disse loro Tagul.

Bloom tornò con la mente al momento presente e tentò di prevedere gli avvenimenti dei prossimi minuti. Aveva un compito preciso, e non poteva sbagliare.

Si appostò accanto al corpo esanime della bambina e attese un cenno da parte di Icy, prima di procedere. Osservò il petto della bimba alzarsi e abbassarsi con regolarità. Era un buon segno.

Il cenno arrivò, e Bloom si concentrò. Accumulò un intenso flusso di potere nelle mani e mantenendo il massimo controllo dei movimenti generò un cerchio di fuoco che circondò Sapphire dalla testa ai piedi. Protetta dagli amuleti sacri di Huna, la bimba rimase placida e beata nel suo sonno senza sogni.

Solo allora i tre fratelli cominciarono, a turno, a pronunciare un’antica formula di lingua ignota.

Icy e Bloom indietreggiarono. Una grande energia si stava sprigionando in quel luogo e il cerchio di fiamme generato da Bloom sembrava risentirne, crescendo.

Allo scoccare del bastone di Huna sul suolo, una folata di vento fece divampare le fiamme, segno che l’evocazione era iniziata.

Poi calò il silenzio. Non accadde nulla per diversi minuti.

D’un tratto fu Tagul ad esalare un grido, guardandosi ai piedi.

La bambina aveva aperto gli occhi. Bloom rivisse il ricordo ancora nitido della crisi che Sapphire aveva avuto in sua presenza, poco dopo la metamorfosi.

Allora come adesso, le sue iridi non avevano colore ed erano simili in tutto e per tutto a quelli delle tante e spaventose statue di ghiaccio che troneggiavano di guardia al palazzo.

Icy trattenne un gemito di orrore. La fata trasalì e si ritrasse, angosciata, mentre un filo sottile e denso di fumo bianco saliva dalla bocca della bambina distesa a terra.

Salì in alto, crescendo di dimensioni e assumendo progressivamente una forma familiare.

Due occhi luciferini si accesero alla sommità della nube bianca.

Un mento pronunciato, un naso adunco si delinearono e un paio di mani rachitiche si allungarono fino a sovrastare il corpo di Sapphire.

Ora una forma umana, incorporea e spaventosa aleggiava sulle ampie volte del soffitto, costringendo i presenti ad alzare lo sguardo per vederla nella sua interezza.

Bloom, scossa da un tremito di paura e quasi pietrificata dal freddo che aumentava, resistette all’impulso di accostarsi ulteriormente ad Icy. Era trascorso molto tempo dal suo ultimo incontro con la strega antenata, e aveva quasi dimenticato quel suo aspetto terribile. Se avesse avuto le sue amiche con lei, ora, avrebbe trovato conforto nel loro abbraccio.

Strani suoni ed echi provenienti da una fonte ignota cominciarono a rimbombare sulle pareti del sotterraneo.

-Finalmente, Dyamond.- gracchiò la voce minacciosa dell’entità.

Senza che né Bloom né Icy potessero prevederlo, Belladonna si gettò verso la bambina, che ancora dormiva. Icy, con prontezza, avanzò e attaccò.

Agì d’istinto, dimenticando il dettaglio principale: Belladonna non aveva un corpo da distruggere.

Il colpo non andò a segno, finì a terra, scalfendo il ghiaccio e la pietra.

Atka venne in suo aiuto, facendole scudo e allontanando la strega con l’aiuto del suo talismano.

-E così l’hai portata.- gracchiò la voce. Gli occhi demoniaci si diressero verso il viso assopito della bambina ormai inconsapevole di tutto ciò che stava accadendo laggiù. Sul volto di Belladonna si aprì un sorriso malefico.

Icy stava sull’attenti, pronta a proteggere la sorella, aspettandosi in ogni momento una mossa falsa da parte della strega. Bloom la raggiunse, pronta a prestarle aiuto.

-Sei stata brava, Icy. Soltanto la fiamma del drago poteva spezzare la mia maledizione, un potere che entrambe conosciamo bene.-

-Che cosa vuoi?!- gridò Icy, con tanta rabbia che sembrò voler trapassare il limbo e giungere direttamente alle orecchie dell’entità e dei suoi simili.

-Non è che l’inizio, bambina. Lakema non ha fatto altro che incominciare la grande opera. Grazie a lei l’intero nostro mondo è rimasto fermo immobile, in attesa che venisse un tempo migliore. Quel tempo sta per arrivare, Icy. Solo grazie al potere supremo, il nuovo regno potrà cominciare. Ma… cosa vedo!-

L’ectoplasma fluttuò in direzione della fata del fuoco. -La futura regina di Domino ci ha fatto dono della sua presenza?-

-Sì. E dovrai passare sul mio corpo, per prenderti il mio potere.-

-È un peccato che Sua Altezza abbia dovuto scomodarsi dal suo prezioso trono per noi.-

-Sono qui di mia spontanea volontà, strega. Per amore di questo popolo e di tutti gli altri che tu hai condannato.- Bloom rispose alla provocazione con fermezza. -Se credi che ti lascerò distruggere un altro regno, ti sbagli di grosso. Ora te la vedrai con me.-

La fata del fuoco si alzò in volo, avvolta dalla luce rovente del dragone. I tre fratelli, i cui corpi non erano abituati a tanto calore, dovettero coprirsi il viso.

Gli occhi luminosi della strega fissavano senza sosta, famelici, le fiamme che avvolgevano il corpo di Sapphire, e contemporaneamente, erano attratti come un magnete dal bagliore e dal calore del grande drago.

Bloom si ritrovò a dover soppesare bene le sue scelte. Se avesse attaccato, il fantasma si sarebbe nutrito del suo fuoco, come linfa vitale. Avrebbe dovuto essere astuta, scegliere con cura il momento giusto per colpire, e quello opportuno per fuggire.

Non ebbe tempo di soffermarsi oltre su quei pensieri che le mani artigliate dell’entità erano già protese verso di lei. La fata la evitò, veloce come un fulmine, mentre la sua risata roca e profonda si diffondeva nuovamente in ogni angolo. La strega le stava alle costole, ed era sempre più vicina quando Bloom capì di non avere scampo. Il soffio letale e gelido della custode del ghiaccio stava per raggiungerla, per toglierla di mezzo per sempre. Aveva aspettato troppo tempo per difendersi, e ora dubitava che anche il fuoco avrebbe fermato quell’attacco.

Si chiuse a riccio, pronta a ricevere il gelo paralizzante, ma non sentì niente.

Icy le si parò davanti, assorbendo l’incantesimo di ghiaccio, e nonostante la magia dell’antenata fosse immensamente più forte di quanto lei potesse tollerare, ne uscì illesa.

Bloom ricominciò a respirare solo dopo essersi resa conto pienamente di quello che era successo.

Aveva sempre creduto che trovarsi di fronte ad un nemico comune generava unione anche tra le parti più inconciliabili, e ne aveva appena avuto prova lampante.

Icy l’aveva difesa. Forse per dimostrare a Belladonna che era lei, e solo lei, ad avere il diritto di precedenza sulla fiamma del drago, che ora le era indispensabile per la salvezza di Dyamond. Ma per Bloom poteva significare solo una cosa: che per Icy esisteva finalmente qualcosa di più grande per cui combattere, al di là della conquista del potere illimitato. Belladonna non aveva fatto altro che usarla. E ora era Icy a volersi vendicare di lei. Bloom aveva visto giusto. Che cos’era mai il dominio sul mondo rispetto all’affetto di una famiglia ritrovata? Sperava che anche Icy lo avesse finalmente capito.

-Cosa?!- tuonò Belladonna, facendo tremare il suolo e le pareti, mentre i suoi occhi si illuminavano di un bagliore vermiglio. -Come osi sfidarmi?!-

-Lasciaci in pace!- esclamò la sua erede, soffocata dalla rabbia.

-Adesso vedrai. Così imparerai ad intralciare i miei piani.-

Icy sentì il cuore congelarsi nel petto quando Belladonna prese il volo in picchiata, giù, in direzione di Sapphire, addormentata e senza difese.

-No!- esclamò Icy, e si gettò all’inseguimento.

Al suolo, intanto, nel punto dove giaceva Sapphire, una fitta lamina di cristalli di ghiaccio si stava formando, intaccando dapprima le fiamme che avvolgevano il piccolo corpo, e poi la bimba, risalendo dalle sue scarpette, avvolgendole le gambe esili e le mani. La coperta che la copriva era stata scagliata lontano con un soffio gelido.

Icy lasciò che la rabbia che l’accecava le fornisse l’energia necessaria per attaccare.

Il ghiaccio avanzava. Icy stava per colpire, quando un suono secco, come quello di uno scoppio, si udì.

Poi un altro. E un altro. E un altro ancora.

Uno dopo l’altro, gli amuleti che Huna aveva posto a protezione di Sapphire, rendendola invulnerabile alle forze maligne, erano stati distrutti dal gelo. I volti di Atka e di Tagul si tinsero di panico.

Il gioco era chiaro. Belladonna voleva assicurarsi che il potere le venisse consegnato spontaneamente. Sapeva che per salvare la sorella, Icy sarebbe stata disposta a qualsiasi cosa.

Icy e Bloom frenarono la magia che già avevano accumulato nelle loro mani. Non potevano rischiare di colpire la bambina.

Ma proprio mentre il fantasma bianco stava per mettere gli artigli sulla principessina, Huna estrasse la sua ultima arma di difesa: un cristallo color ametista, luminescente e pregno dell’energia degli spiriti del bene, che frappose tra l’antenata e la creatura addormentata.

La luce si sprigionò, e l’energia positiva che invase il luogo fu tale che il fantasma ne fu abbagliato, e gridò, ritraendosi.

Quando la luce si dissipò, subito Belladonna si riprese. Sembrava indebolita, e la magia bianca sembrava averla intimidita, rendendola meno ostile. O era ciò che a Bloom ed Icy era parso di vedere.

Consapevole che contro i tre fratelli sciamani non vi era arma a cui potesse ricorrere, Belladonna si era resa più vulnerabile. Erano loro a poterla controllare, a governare l’Altrove da dove veniva, e per quando potere possedesse, non era libera.

Ma lo sarebbe stata, una volta ottenuto il potere.

Icy non avrebbe mai lasciato che lei facesse leva sul suo istinto di protezione verso la sorellina. Non si sarebbe mai lasciata ingannare più di quanto aveva già fatto. Era stato grazie all’aiuto di Bloom se aveva ritrovato la volpe, ma mai avrebbe pensato di cadere in una tale trappola.

La fiamma del drago aveva salvato Sapphire, le aveva assicurato calore e vita, ed era essenziale per la sua sopravvivenza. Non avrebbe mai potuto consegnarla a Belladonna. Nemmeno in nome del potere più grande dell’intero universo. Nemmeno per la corona. Nemmeno per la vita eterna.

Belladonna era vile, profittatrice e incline al ricatto, come tutte le streghe che avevano fatto voto al male. Sapphire non era, per lei, che un vecchio straccio. Non le sarebbe più stata utile, d’ora in avanti. Icy era la sua prima ed unica erede, la sua scelta. E ora, l’antenata si preparava a scaricare la sua ira su entrambe.

-Mi avete stancato!- la voce gracchiante invase il sotterraneo con una violenza inaudita. Il bianco dell’ectoplasma balenò a tratti nella penombra, rendendo poco chiari i suoi spostamenti.

-È arrivato il momento di scegliere, principessa.- l’entità canzonò Icy, storpiando quell’appellativo.

-Non accetterò mai un ricatto!- tuonò la sua erede. -Non ti prenderai la mia famiglia. Non un’altra volta.-

-Dovresti conoscere le regole, bambina.- esalò lo spirito. -Non otterrai niente, se non sarai disposta a pagare.-

Icy rimase immobile e in silenzio per un istante che sembrò infinito. Strinse i pugni, mentre nella sua mente prendevano forma mille possibilità di azione.

Si avvicinò al cerchio di fuoco ormai quasi estinto per gli effetti del respiro di ghiaccio del fantasma, e sollevò la bambina esanime e leggera, tra le braccia.

Bloom, da poco lontano, osservava la scena, pronta ad intervenire. Ora Icy e la sua sorellina erano totalmente esposte allo sguardo e agli artigli dell’entità.

-No, principessa…- sussurrò Tagul. I suoi occhi e quelli dei fratelli imploravano pietà per la piccola, in silenzio. -Non cedete. Non l’ascoltate…-

Bloom sollevò lo sguardo a pochi metri da terra e notò che sul viso di Belladonna era comparso un ghigno di soddisfazione. Fece per muovere un passo in avanti e impedire ad Icy di commettere il peggiore sbaglio della sua vita, memore di quando l’aveva dissuasa dal consegnare a Valtor la Stella primaria che avrebbe messo fine all’esistenza di ogni forma di vita magica al mondo.

Era stata proprio la scelta di Icy a farla ricredere su di lei, e a darle la speranza che in lei potesse esistere quello spiraglio di bontà in cui aveva sempre confidato, e adesso le si presentava la stessa situazione.

Aprì la bocca per richiamare l’attenzione di Icy, ma la strega, come se le avesse letto nel pensiero, spostò di scatto lo sguardo su di lei.

-Bloom. La fiamma.- ordinò, con tono severo. -Presto, rivela la fiamma.-

Dal suo volto impassibile non traspariva la minima emozione, rendendo impossibile per Bloom decifrare le sue intenzioni. La fata trasalì, riluttante.

-Principessa, vi prego...- implorò nuovamente Tagul, la voce ridotta a un sibilo. -Non lo fate.-

Icy lo ignorò. Fissava Bloom. Sapphire giaceva tra le sue braccia, come un corpo morto.

Sei una brava bambina, Icy.

Huna e i fratelli osservarono, tremando d’orrore, il ghigno di Belladonna tramutarsi in una risata agghiacciante e i suoi occhi accendersi di rosso, mentre si avvicinava alle due sorelle.

Bloom deglutì. Espirò, imponendosi di smettere di tremare, e sollevò le braccia, attingendo al potere del drago. Una luce calda la avvolse, accumulandosi nei palmi delle sue mani.

Funzionerà, se avrete coraggio e fiducia l’una nell’altra.

Le parole di Huna le riecheggiarono nella mente, scaldandole il cuore e infondendole sicurezza. Di una cosa era certa: Icy non agiva mai senza consapevolezza. Nulla era lasciato al caso e ogni azione, ogni minima mossa aveva un suo preciso movente.

Cercando di mantenere il controllo dell’immensa quantità di energia che stava rilasciando, Bloom si preparò a scagliarla con tutta la sua forza in direzione dell’entità.

Icy alzò gli occhi sulla nube bianca e antropomorfa che si avvicinava di secondo in secondo.

Bloom aveva già le mani protese verso il fantasma.

Icy, di scatto, le si rivolse.

-Attaccami!-

Il comando arrivò come un fulmine a ciel sereno. Bloom sgranò gli occhi e si soffermò sullo sguardo ipervigile della strega, sui suoi occhi spalancati che la fissavano con severità.

Confusa e pietrificata, Bloom aprì la bocca senza sapere come reagire, con i nervi tesi come se si trovasse davanti a un ordigno da disinnescare.

Guardò Huna, Tagul e Atka, con occhi sgranati.

-Ma...-

-Fallo! Adesso!-

Bloom, che si era imposta di prendere a insegnamento le parole di Huna, serrò le palpebre e scagliò, con tutta la forza di cui fu capace, il soffio del dragone su Icy e la bambina che teneva tra le braccia.

Attratta dal rosso bruciante di quella luce, l’antenata protese finalmente le lunghe mani affilate per farla sua.

Icy, fulminea, levò in alto il braccio sinistro al massimo della sua estensione. Le particelle d’aria gelida intorno a sé si intrecciarono con la velocità di un battito di ciglia, avvolgendo la fiamma in una torre grezza di ghiaccio, congelandola all’istante.

-Noo!- il grido selvaggio dell’antenata esplose e svanì solo poco prima che la materia solida la intrappolasse nella sua interezza, donandole un corpo che la immobilizzò, facendola tacere per sempre.

 

Bloom, con il respiro corto per lo shock, osservò il fantasma di Belladonna imprigionata nel suo stesso elemento. La bocca spalancata in un grido di disperazione, gli occhi luciferini colmi di ira e le mani raggrinzite e contratte in attesa di afferrare il suo bottino, rimaste vuote.

Priva di un appoggio, quella tomba di ghiaccio precipitò al suolo, andando in mille pezzi.

Huna, si inginocchiò a terra frettolosamente, tra i frantumi, reggendo un cristallo puro e chiarissimo tra le mani. Icy osservò l’oggetto riassorbire in sé ciò che restava dello spirito. I suoi riflessi rosati e vitrei si tinsero a poco a poco di un nero sporco ed opaco.

La donna, stringendo saldamente il cristallo sacro, posò gli occhi sugli altri presenti. La tensione era scomparsa dal suo viso, il suo animo era quieto.

Un nuovo silenzio irreale era calato.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Bloom si era appena avvicinata ad Icy per constatare se lei e Sapphire stessero bene, quando una serie di suoni secchi e improvvisi, come ghiaccio che si spezza, iniziarono a diffondersi nel sotterraneo.

Nel suolo, sulle pareti e sulle volte decorate erano comparse delle crepe estese e profonde, e la terra sotto i piedi si era fatta improvvisamente liscia e scivolosa.

La fata, che, dal moto di apprensione e confidenza di poco prima, teneva ancora salde le mani al braccio della strega, riunì con un cenno i fratelli sciamani, preparandosi ad un teletrasporto di emergenza.

-Dobbiamo andarcene da qui. Il ghiaccio sta per seppellirci.-

Icy annuì con un cenno deciso e, ancora una volta, unì le sue forze a quelle di Bloom per portare tutti in salvo. Lasciarono quell’antro buio mentre le prime gocce d’acqua incominciavano a cadere dal soffitto, sempre più fitte, fino a trasformarsi in rivoli d’acqua che scorrevano via, come fiumi, facendo ritorno alle profondità della terra.

 

Il luogo più sicuro dove recarsi era senza dubbio la torre centrale del palazzo. Alta diversi metri, era stata toccata dal ghiaccio solo fino ad un certo livello, lasciando la grande terrazza di pietra chiara e la torre di breccia rossa sgombre e limpide com’erano state erette.

Raggiunto il suolo sicuro, Icy aveva riadagiato Sapphire a terra, con l’aiuto di Bloom. La fata sorresse la testa ricciuta della bimba, che cadde rivolta su un lato, ancora inerme. Icy sfiorò la fronte della sorellina, pallida e fredda come dopo il primo ritorno alle sue sembianze umane. Con il fiato sospeso, per un attimo temette il peggio, ma quando la bocca livida di Sapphire si schiuse e lei fu scossa da qualche colpo di tosse, potè respirare di sollievo.

Un sorriso di consolazione le sfuggi quando Sapphire si mosse e aprì gli occhi vividi, volgendo la testa verso di lei, mentre il suo viso riprendeva colorito.

La bambina inarcò le labbra a sua volta, tendendo le mani verso la sorella e aggrappandosi al suo mantello blu per sollevarsi. Icy la avvolse tra le braccia, e queste volta seppe con certezza che Sapphire non sarebbe più svanita come polvere tra le dita. Mai più.

-È finita.- mormorò.

Bloom sorrise, commossa, mentre la bambina, che stava comoda in braccio alla sorella come quando era piccola, si voltava per guardarla.

La fata fu sorpresa da quel contatto visivo diverso, e con la dolcezza con cui adesso quegli occhi color zaffiro la osservavano, da amica.

Rincuorata, tese con molta gentilezza la mano a Sapphire e questa volta la bimba glie la strinse illuminandosi in un sorriso di contentezza. La paura era passata, e quella fata tanto potente aveva combattuto per lei, accanto alla sorella. Non c’era più niente da temere.

-Grazie.- le disse, timidamente.

Bloom sentì la gioia gonfiarle il cuore e si scoprì sorpresa da quel gesto di gratitudine. Quanto era diversa, Icy, dalla sorellina, pensò. Da lei non si sarebbe mai aspettata un ringraziamento, e infatti non era mai avvenuto, neanche in situazioni in cui Icy aveva avuto salva la vita proprio grazie a lei.

-Non c’è di che, piccola.-

Entusiasta, spostò lo sguardo su Icy. Ora lei le sorrideva, lasciando che fosse Sapphire, con il suo animo puro, a dare voce a dei sentimenti che, in fondo, erano anche i suoi.

Erano ancora lontane dalla complicità che Bloom aveva sperato di costruire. Ma era già quanto di meglio potesse sperare di ottenere.

-Guardate!-

La voce di Huna giunse da poco lontano. La donna, sorretta dal suo inseparabile bastone di legno, gettava lo sguardo lontano, sulla terra che circondava il palazzo. Dalla torre era visibile il mare, le vecchie distese di campi coltivati, i quattro villaggi vicini e i primi rilievi della regione montuosa, bianca e lucente di neve.

Bloom ed Icy la raggiunsero, lasciandosi meravigliare da ciò che videro.

Le torri inferiori del palazzo e i tetti delle case della città stavano pian piano riemergendo dalla coltre spessa di ghiaccio trasparente, e così anche le cime degli alberi e le pietre antiche del terreno. Le statue ciclopiche dei golem e i totem crollavano pezzo per pezzo, fino a divenire ruderi illeggibili. Il ghiaccio si ritirava a poco a poco, sublimandosi in aria come polvere magica, svelando il verde del terreno vergine e il chiarore dei cristalli che lo costellavano. Nel legno antico e morto degli alberi aveva ripreso a scorrere la linfa, e ora vi crescevano piccoli germogli di quei fiori di quarzo rosa con cui tutti i bambini del regno tanto amavano giocare.

Bloom, estasiata, non potè fare a meno di pensare a quanto quel risveglio della natura sarebbe piaciuto a Flora, se solo avesse potuto vederlo. Era un luogo nuovo.

Fu solo quando la neve ebbe liberato le porte e le finestre delle case che le prime presenze umane cominciarono a risvegliarsi. Fu Sapphire a notarlo, quando indicò la piazza principale della città e udì delle voci sommesse.

Gli abitanti di Dyamond potevano di nuovo poggiare i piedi sulla terraferma. Coloro che erano stati ibernati, non senza straniamento e fatica, riassaporarono la luce, e coloro che erano sfuggiti alla Sciamana, rintanandosi in casa, poterono ricongiungersi con chi avevano lasciato. Dapprima poche figure comparvero, poi il suolo cittadino si fece sempre più agitato e brulicante di uomini e di donne usciti allo scoperto per ritornare a vivere.

Purtroppo c’era anche chi aveva perso qualcuno. Ma la resurrezione di Dyamond era una tale gioiosa novità per tutti, e la volontà di ricostruire ciò che era stato distrutto avrebbe creato un’unione tanto forte come non ve n’era mai stata tra i membri di un popolo, che presto anche il dolore sarebbe stato dimenticato in favore della lietezza di una grande rinascita.

Sapphire osservava con entusiasmo tutte quelle persone, cercando di cogliere quanti più dettagli possibili dalle loro fisionomie, dai loro vestiti, dai loro atteggiamenti. Laggiù c’era certamente qualcuno che conosceva, ma ora non ne ricordava né il nome né l’aspetto.

Solo poco dopo il suo sorriso entusiasta fece posto a un’espressione di turbamento.

Strinse i pugni attorno al mantello che avvolgeva le spalle di Icy e fissò gli occhi sgranati nei suoi. Un pensiero attraversò la mente di entrambe, gettandole nella preoccupazione.

-Dove sono mamma e papà?- chiese la bambina.

In men che non si dica, aveva già convinto Icy a metterla a terra e a recarsi con lei all’interno del palazzo per cercare i genitori.

Bloom si preparò mentalmente solo allora ad incontrare per la prima volte il re e la regina di Dyamond, liberandosi della trasformazione e cercando di rendersi più presentabile possibile. Del resto era lei stessa un’altezza reale. Le sue sembianze di fata sarebbero state un biglietto da visita importante, tuttavia preferiva di gran lunga avere un aspetto più consono al pianeta che ora la ospitava; un aspetto che non la opponesse così visibilmente a quello di Icy, la sua futura reggente.

Distogliendo per un attimo l’attenzione da sé stessa, Bloom si riunì nuovamente ad Icy e ai fratelli sciamani per un secondo teletrasporto.

Si trasferirono in basso, davanti alla soglia del palazzo.

Solo un leggero vento smuoveva l’aria e portava via con sé i resti di neve e i frammenti dei totem caduti, mentre il suono del ghiaccio che si spezzava in frantumi continuava imperterrito. Il ponte d’accesso alla reggia, con i suoi torrioni, era gremito da cittadini e cortigiani intenzionati a ricongiungersi ai loro sovrani per offrire loro omaggio e felicitarsi per la resurrezione del regno. Tutta quella gente, la loro gente, in quel momento era invisibile agli occhi delle due sorelle. Mano nella mano, si guardavano intorno, concentrate nella ricerca di due sole persone.

La presenza dei fratelli sciamani aveva destato scalpore negli abitanti della città, e ciò servì a vantaggio di Icy per passare inosservata. Se la sua gente l’avesse riconosciuta, come avevano fatto i membri della tribù di Huna, sarebbe stata trattenuta senza più via di scampo. Insieme a Bloom, protetta da un incantesimo di invisibilità, si introdusse nel palazzo.

Al primo piano non trovò altri che i membri della servitù, affaccendati a riconoscersi a vicenda e a orientarsi nuovamente tra le mura dove avevano vissuto per anni, e che per altrettanto tempo era stata la loro prigione.

In cima alla seconda rampa di scale, Sapphire iniziò a farsi agitata. Guardò a destra e a sinistra, mentre le lacrime le salivano agli occhi. La porta della sala del trono era chiusa. Solo le sale dell’amministrazione erano tornate operative. I funzionari, scomparso il primo smarrimento, riassumevano pian piano la loro postura e il loro solito atteggiamento formale.

-Dove sono, Icy?- chiese la bambina, con voce rotta.

C’era ancora della neve che cadeva dalle finestre. Icy venne colta da un sospetto. Forse non tutte le sale del castello erano state liberate dal ghiaccio. Forse ve n’erano alcune, come la stanza che la Sciamana aveva adibito ad alloggio personale, su cui il controincantesimo non aveva mai avuto effetto. Forse non tutti i membri del popolo di Dyamond avevano avuto la fortuna di restare assopiti, senza per questo essere feriti o uccisi. Forse il re e la regina erano tra questi. Forse, per loro, era troppo tardi.

Icy e Sapphire si guardarono. Due grosse lacrime rotolarono sulle guance della bimba. Icy le ricacciò indietro prima che potessero presentarsi e crearle ulteriore disagio laddove non ne aveva bisogno. Mantenne la calma. Inspirò ed espirò. Strinse la mano della sorellina, infondendole forza con lo sguardo e il contatto. Se davvero avessero appreso l’insperabile, si sarebbero fatte coraggio insieme.

I fratelli sciamani le raggiunsero poco prima che Icy forzasse la maniglia della porta della sala del trono. Il metallo era gelido.

Entrarono.

Dato che non vi era nessuno in vista, Bloom decise di sciogliere l’incantesimo di invisibilità.

Il tappeto verde bosco che dalla soglia portava al podio del trono era ancora parzialmente coperto di brina. I resti di un totem gigantesco stagliato dietro alle poltrone reali andavano disfacendosi, perdendo gli ultimi frammenti. Lo shock termico dell’incantesimo del gelo aveva spezzato la maggior parte delle grandi finestre di vetro, compresa quella che si apriva sull’ampia terrazza della facciata, da cui i banditori emettevano i proclami reali.

Sul fondo della sala, le sculture a mezzobusto che ritraevano il re e la sua bella moglie erano vitrei, ricoperti da uno strato di ghiaccio che sembrava inscalfibile.

Il vuoto che regnava in quella sala faceva male all’anima. Huna e i suoi fratelli percepirono subito i resti della magia della Sciamana e dello spirito che l’aveva condotta lì. Non si sorpresero che per una bambina piccola, tutto ciò fosse intollerabile.

Quando uscirono e si sporsero dal parapetto, in vista di tutte quelle persone che stavano in attesa di essere ricevute a palazzo, le quali probabilmente non sapevano nulla del destino dei loro regnanti, la loro speranza di rivedere i sovrani di Dyamond vacillò.

Bloom stava per avvicinarsi ad Icy e offrirle una parola di conforto, ma proprio allora la strega si sentì strattonare la mano e udì il grido di Sapphire.

-Mamma!-

Sapphire non dovette percorrere che pochi metri di corsa, perché proprio sulla soglia della finestra era comparsa la donna che lei aveva amato, e ancora amava, di più al mondo. Tante furono le emozioni contrastanti che a quel punto iniziarono a creare subbuglio nella mente e nel petto di Icy, che credette improvvisamente di non capire più nulla.

Proprio lì, davanti a lei, in piedi nel suo abito regale e con il capo ornato da una corona di diamanti purissimi, la regina di Dyamond stringeva la figlioletta dal cui viso ora sgorgavano copiose lacrime di contentezza.

Bloom si lisciò la giacca stropicciata, facendo cadere la brina, e aggiustò il portamento, controllando lo stupore e facendo posto ad un sorriso lieto. I tre fratelli sciamani si inginocchiarono in un inchino sentito, e lei li imitò. Risollevatasi, si perse ad osservare le fattezze della donna, notando quanto fosse incredibilmente bella e a quanto il suo viso le ricordasse quello di Icy.

La strega, ora, con il cuore in tumulto, era incapace di muovere un passo, schiacciata dall’emozione e dall’incredulità per l’accadimento di quell’incontro. Erano trascorsi anni e mai avrebbe pensato che quel momento sarebbe arrivato.

Sapphire era di nuovo corsa via, lasciando la madre.

Aveva visto comparire, proprio alle spalle della donna, il re, suo padre.

Erano vivi, erano vivi entrambi. Mai c’era stata una notizia più gioiosa, per la bambina.

Al cospetto del re di Dyamond, la regina appariva ancora più bella, pensava Bloom. I suoi capelli scuri, raccolti in un’acconciatura formale che lasciava scoperta la fronte elegante, e anche gli occhi, neri come piume di corvo, creavano un contrasto acceso con la capigliatura e la barba candida del re, e con i suoi occhi grigi. I colori freddi dei loro abiti mettevano in risalto i loro lineamenti duri e decisi. Il loro sguardo era severo, al pari di quello della loro figlia maggiore, ma il loro portamento era posato e formale. Persone poco inclini all’emozione, indubbiamente, quasi quanto i regnanti di Zenith, che Bloom conosceva grazie alle sue trasferte diplomatiche.

I fratelli sciamani si inchinarono nuovamente di fronte al loro re, questa volta restando a terra più a lungo.

Inevitabilmente commossa dopo aver riabbracciato la figlioletta, la regina muoveva ora alcuni passi verso Icy, imitata dal marito. Icy si sentì strana. Tra tutti i membri della sua famiglia, lei era l’unica ad essere cambiata; l’unica che era scampata alla grande distruzione, l’unica che era riuscita a costruirsi una vita fuori dai confini di Dyamond mentre il pianeta dormiva, bloccato nel tempo, l’unica ad essere diventata grande. Per un attimo ebbe paura che sua madre e suo padre non la riconoscessero, o peggio ancora, che non volessero farlo.

Ma dalle loro espressioni che a poco a poco si tingevano di commozione, capì che quel timore era totalmente infondato.

Seppur vero che lei era l’unica ad essere diversa, era sempre stata l’unica a poter spezzare la maledizione. E ora che ci era riuscita, la sua famiglia non avrebbe potuto che esserle infinitamente grata.

Bloom si inchinò ai sovrani quando questi si avvicinarono alla sua nemica di sempre, ma loro sembrarono non notarla affatto. Avevano occhi solo e soltanto per Icy.

Forzando un moto di sentimento che probabilmente non le era proprio per natura, la regina protese le braccia verso la figlia e, sfiorandole il viso con entrambe le mani, le posò un bacio delicato sulla fronte prima di stringerla forte.

Il re di Dyamond, mantenendo la compostezza formale che lo distingueva, imitò la moglie.

Icy, che solo allora stava rendendosi conto del miracolo che la vita le aveva regalato, un miracolo ancor più grande del ritorno di Sapphire, trovò appena la forza per ricambiare quell’affetto così nuovo per lei.

Sapphire, per piccina che fosse, si unì a quel grande abbraccio, mentre il cuore le scoppiava di gioia per essersi finalmente riunita al coloro che amava.

La regina, che non si capacitava del fatto di avere di nuovo davanti a sé la primogenita, divorava con gli occhi ogni dettaglio del suo viso, ogni più piccolo lineamento per essere certa di non stare vivendo un sogno. Nelle sue iridi vitree riconobbe gli occhi del marito, e rivide sé stessa nell’eleganza del suo profilo e nel suo sguardo severo e accigliato.

-Figlia mia.- la voce regale della donna incantò i presenti, ridestando ricordi antichi di anni che si aggiunsero a quelli che già stavano prendendo forma. -Sei così cresciuta. Come sei tornata qui? Come hai spezzato il sortilegio?-

-Vi racconterò tutto.- si affrettò a rispondere Icy.

-Quando?- chiese il re, accarezzando i capelli candidi della figlia.

-Non ora. È una storia molto lunga.-

-Lo hai fatto da sola?- chiese la regina, con stupore.

Lo sguardo di Icy si scostò dagli occhi della madre per posarsi su Bloom, che stava in disparte, preda della soggezione che i due sovrani di Dyamond le incutevano.

-No.- rispose Icy, dopo un momento di esitazione. Bloom sapeva benissimo quanto le costasse ammetterlo, e provò un’ammirazione nuova per la strega. -Non sono mai stata sola.-

Rivolse lo sguardo verso la piccola Sapphire, in piedi in mezzo a loro con un sorriso pieno di gioia. -E neanche lei.-

La regina di Dyamond diede un’ultima carezza al viso dolce della secondogenita, mentre suo padre le scompigliava i capelli ricci, facendola ridere.

D’un tratto, si udì un forte vociare provenire dalla piazza antistante il castello.

Nel vedere la famiglia reale riunita, i cittadini avevano iniziato a intonare grida di esultazione, agitando fazzoletti bianchi e sbracciandosi in gesti di devozione. La regina e il re erano vivi, e così anche le loro altezze reali, le loro figlie.

Solo allora Bloom raccolse il coraggio e si fece avanti. Con passo fermo raggiunse il cospetto dei sovrani di Dyamond e si inchinò, come aveva imparato.

-Permettete che vi porga il mio saluto.-

Mentre la regina porgeva la mano a Bloom in segno di amicizia, Sapphire si ricongiunse con Icy.

-Sei la benvenuta su Dyamond, Bloom di Domino.- disse la donna. La fata si sorprese che la regina conoscesse il suo nome, ma non abbastanza da restarne sconvolta. I sovrani di Dyamond regnavano ancor prima che lei nascesse.

-Ti ringraziamo a nome di tutto il nostro popolo per aver offerto il tuo potere per la liberazione del regno.-

-Dovere, Maestà.- replicò Bloom, con un altro piccolo inchino. -Ma io ho ben poco merito. Se non fosse stato per Huna e per la sua gente, probabilmente oggi non saremmo qui.-

L’attenzione dei due regnanti si spostò sui tre fratelli sciamani, che erano inginocchiati a terra da tempo incalcolabile.

-Alzatevi.- ordinò il re. Loro obbedirono. -Da ora in poi la vostra gente non dovrà più temere la fame e l’esilio. La gente di Dyamond non avrà più timore di voi e del vostro culto, poiché noi insegneremo loro a non averne. La vostra ricchezza spirituale tornerà ad essere pane quotidiano per tutti noi, com’è sempre stata. Quando il regno sarà di nuovo ricco e prospero avrete cibo e calore per sfamare e scaldare le vostre famiglie, e non vi dovrete più nascondere. La storia di Lakema sarà solo un lontano ricordo, e lo resterà finché esisterà la vita quaggiù.-

I tre fratelli non ebbero parole per esprimere la loro gratitudine ai sovrani di Dyamond, e poterono soltanto inchinarsi nuovamente, e non vi fu modo di dissuaderli.

Felice, Bloom si rivolse di nuovo ai due regnanti.

-Vorrei cogliere l’occasione per offrire a voi e al regno di Dyamond il mio appoggio e quello del popolo di Domino. Le nostre braccia saranno sempre aperte per voi. Confido che questo sia l’inizio di una fruttuosa alleanza.-

Il re e la regina si guardarono con fierezza. Sapphire, affascinata, sorrideva. Icy la imitava, inorgoglita. Per un attimo la diplomazia di Bloom la colpì, suscitando in lei ammirazione. Seppur pensasse in passato che non fosse altro che una fata da quattro soldi, come principessa non se la cavava affatto male. Quando avrebbe ripreso la corona, Icy avrebbe dovuto affinare le sue abilità diplomatiche che negli anni precedenti aveva trascurato, impegnata com’era stata a esercitare violenza su chiunque si trovasse sul suo cammino. Il lavoro di squadra non le era mai andato a genio, ma per una regina vi erano obiettivi tanto grandi da realizzare che lo sforzo di una sola persona non sarebbe mai bastato.

Il lavoro da fare per restituire a Dyamond lo splendore dei suoi secoli d’oro sarebbe stato immenso, e un aiuto in più non era da disdegnare. Sarebbe stato davvero un nuovo inizio per entrambi i popoli.

 

D’un tratto, qualcosa di minuscolo e freddo andò a posarsi proprio sul viso di Sapphire, facendola rabbrividire. Alzò gli occhioni e con stupore si lasciò sfuggire un sospiro di meraviglia. Piccoli fiocchi fluttuanti e candidi cadevano morbidi al suolo e, se era abbastanza svelta, poteva afferrarli tra le mani, e osservarli mentre si fermavano sulla sua pelle bianca, sciogliendosi.

Afferrò il bordo del mantello blu di Icy e lo strattonò più volte.

-Guarda, Icy! Nevica!-

Icy sollevò lo sguardo e si accorse che Sapphire aveva ragione.

La rete di ghiaccio che imprigionava il pianeta, stagliata all’orizzonte come una catena salda e infrangibile, stava pian piano disfacendosi, precipitando come neve argentea e leggera.

Bloom imitò la strega. Il suo sesto senso di fata le disse che qualcosa di speciale stava per accadere.

Quei fiocchi di neve si muovevano sinuosi, sempre più fitti come un vortice di polvere magica che cadeva su di loro come una magia purificatrice.

Icy trattenne il fiato, con lo sguardo rivolto al cielo e un’espressione di autentico stupore.

Quel vortice di neve trasportato dal vento scese proprio sopra di lei e la avvolse come una pioggia di stelle.

Come nella più antica delle favole, quelle con il lieto fine, la fata terrestre vide, con meraviglia, quel pulviscolo magico posarsi sul capo di Icy e dare forma ad una corona d’argento scintillante.

Icy, ammutolita, osservò quei fiocchi eterei continuare a vorticarle intorno precipitando fino ai suoi piedi mentre, al loro passaggio, la sua uniforme da strega si tramutava per incanto in un abito regale bianco e lucente come la neve più pura; quello che ora le spettava di diritto, segno della nobiltà che le era sempre appartenuta.

Proprio lì accanto a sé, anche Sapphire aveva subito quella incredibile magia e andava ora rimirando il suo prezioso abito turchese ornato di nastri di velluto.

Ripresasi dall’emozione, Icy indagò il suo nuovo aspetto e per la prima volta si sentì davvero a casa, come se nulla fosse mai cambiato.

Tutto era di nuovo come prima. L’incantesimo era spezzato.

 

Quella neve magica continuò a cadere dolcemente, coprendo a poco a poco ogni cosa; un velo bianco e cristallino come diamante si adagiava sul suolo, libero da ogni magia maligna, donando alla città e a tutto il regno un aspetto fatato che da molto tempo non aveva.

I tre fratelli sciamani assistettero ammaliati a quell’evento, mentre godevano del fresco della neve che nulla aveva a che vedere con l’intollerabile gelo che aveva finora avvolto l’intero pianeta, pregno di energia negativa. Huna, con gli occhi chiusi, inspirò quella nuova aria e percepì gli spiriti del bene intorno a sé, ricevendo il loro invito ad affidarsi a loro. Il male era stato sconfitto, e il regno era salvo.

Bloom si avvicinò ai tre fratelli. Era pronta a dare loro il suo addio. Già sentiva la commozione tornare a stringerla al petto, ma sapeva che quello non sarebbe stato il loro ultimo saluto.

Era giunto per lei il momento di tornare a Magix, ma avrebbe avuto molto da fare, una volta arrivata. La sua missione di fata guardiana non era che appena cominciata.

Huna, Tagul e Atka diedero la loro benedizione alla fata e alle loro principesse. Icy e Sapphire, più belle che mai, li avevano raggiunti per parlare con loro.

-Che ne sarà di lei?- chiese Icy, puntando con lo sguardo il cristallo scuro che Tagul teneva stretto tra le mani, avvolto da un lembo di pelle.

-Non oserà più fuggire. Ve lo assicuro.- rispose lo sciamano. -Quando torneremo a casa, questo quarzo sarà gettato sul fondo del grande ghiacciaio, dove resterà per sempre.-

-Tornerà all’Altrove?-

-Sì.-

-Non troverà il modo fare del male anche da laggiù?-

-Avete la mia parola. Ora dovete pensare soltanto al bene di Dyamond. Il vostro regno ha bisogno di voi ora più che mai.-

Sapphire sorrise all’uomo, il quale ricambiò, prendendola per mano.

-State bene, principessina. E non dimenticateci.-

-Mai e poi mai!- fu la risposta entusiasta di Sapphire.

D’un tratto, il rumore di un turbine di vento smosse le nubi sopra il palazzo reale, e nella volta celeste, come un coleottero in volo che cresceva e cresceva di grandezza, comparve un oggetto che Bloom riconobbe immediatamente.

Una navicella.

I volti dei presenti erano fissi verso il cielo e attoniti per quell’apparizione improvvisa. Sapphire aveva la bocca spalancata per lo stupore. Non aveva mai veduto o conosciuto una tecnologia tanto avanzata, prima d’ora.

Bloom, raggiante di contentezza e sorpresa, osservò il mezzo atterrare nella piazza retrostante il palazzo, quasi deserta, e quando le porte si aprirono vide Sky scendere e sbracciarsi nella sua direzione. Era venuto a prenderla.

La fata gli fece cenno di attendere e si scostò dal parapetto di pietra per volgersi verso Icy.

-Ti aspetta un lungo viaggio, presumo.- disse la strega. Sapphire stringeva la sorella, intuendo che quello fosse un momento importante.

-Già. Ma non è finita qui.- Bloom sorrise. -Quando saremo a Magix organizzeremo immediatamente una squadra di aiuto per la tua gente.-

Icy la squadrò da capo a piedi, incerta su quale fosse la reazione più appropriata di fronte a quella generosità.

-Non sei costretta a…-

-Non dirlo neanche per scherzo.- Bloom finse di arrabbiarsi, ma subito dopo le rivolse l’ennesimo sorriso. Icy fu quasi disorientata dall’espressione così disinteressata e sincera della fata.

Bloom si fece improvvisamente seria. Non avrebbe mai pensato di vivere quel momento, ma sapeva che prima o poi sarebbe arrivato. Icy sarebbe tornata ad adempiere al suo ruolo di principessa ereditaria, ma come per i tre fratelli sciamani, sapeva che non avrebbe dovuto dirle addio.

A Magix, Icy aveva lasciato le sue compagne di sempre, ed era sicuro come l’oro che non se ne sarebbe separata in modo così repentino. Aveva ritrovato la sua vera famiglia, ma loro avrebbero sempre occupato un posto speciale nel suo cuore. La sua vita era su Dyamond, ora, ma non le avrebbe mai abbandonate.

Bloom si perse per un attimo negli occhi seri di Icy, in quello sguardo composto e scostante che non sarebbe cambiato mai, e di questo non poteva che essere immensamente felice. Era bello sapere che alcune cose sarebbero rimaste le stesse, ma che da allora in poi l’armonia avrebbe regnato anche tra due parti un tempo inconciliabili.

Osservò poi il visetto di Sapphire, e la prese per mano in segno di amicizia. Guardò di nuovo Icy. Il candore del suo abito le illuminava il viso, donandole una luce regale che le calzava a pennello.

Senza pensarci, in un moto di affetto le toccò il braccio con un gesto gentile, come un abbraccio lasciato a metà. Non si spinse oltre. La strega seguì con lo sguardo la mano di Bloom che le si posava sulla pelle, e tornò poi a guardarla in viso.

-Sarai una grande regina, Icy.-

Icy rispose con un sorriso appena accennato, ma profondamente sentito.

-E potrai sempre contare sul mio aiuto. Che tu lo voglia o no, non ti libererai facilmente di me.-

Non ci volle molto perché Bloom lasciasse la mano di Sapphire e si scostasse da Icy, avviandosi verso l’uscita del palazzo. Se non avesse avuto l’urgenza e la fretta di avvertire le sue compagne della nuova importante missione che le attendeva, sarebbe rimasta per molto altro tempo.

Sapphire si commosse per quel saluto che significava per lei un separazione, e da che Bloom e Icy si erano dimostrate tanto unite, fu come veder partire una seconda sorella.

Bisognosa di conforto, si strinse alla sorella maggiore, la quale la sollevò, prendendola in braccio perché potesse vedere dall’alto la fata che si dirigeva verso quel mezzo di trasporto sconosciuto e tanto particolare.

Bloom si voltò indietro e agitò il braccio verso le due sorelle. Icy rispose al saluto sollevando la mano destra in un gesto quasi formale, riadagiandola subito dopo per tornare a reggere la sorellina.

Sapphire non smetteva di ammirare il veicolo, rapita.

-Ma che cos’è?- chiese, curiosa, con il viso colmo di meraviglia.

-È un’astronave.-

-E a cosa serve?-

Sapphire guardò finalmente la sorella in viso, e lei ricambiò.

-Serve a spostarsi da un pianeta all’altro.-

Sapphire trasalì, affascinata. -Per viaggiare?!-

Icy annuì.

-Viaggiare era il tuo grande sogno, no?- le chiese. -Vedere i regni della Dimensione Magica.-

-Sì, sì!- Sapphire annuì con frenesia. Icy fu divertita da quell’euforia infantile che era propria della sorella. -Però…- aggiunse, pensierosa. -…fra un po’ di tempo. Dopotutto siamo appena tornate a casa.-

Icy sorrise. Il ragionamento non faceva una piega. Era naturale che Sapphire volesse riambientarsi tra i volti familiari e i luoghi a lei affezionati, prima di imbarcarsi in nuove avventure. Era ciò che desiderava anche lei.

-E quale pianeta ti piacerebbe visitare, per primo?-

Sapphire corrugò le sopracciglia, facendosi seria. Cercò di ricordare quelle belle figure che vedeva sui libri da piccola quando, con Icy, discuteva dei suoi progetti futuri. Avrebbe voluto vedere il mondo e le meraviglie di tutto il creato, con la certezza che avrebbe sempre potuto ritornare su Dyamond, dalla sua famiglia, e che nessuno l’avrebbe mai separata da tutto ciò che di più caro aveva.

-Calliope, forse.-

-Anche Althea non è male.-

Sapphire storse le labbra, riflettendo. Poi replicò, decisa.

-Ma Calliope è più bello.-

Icy rivolse alla sorellina uno sguardo pieno di affetto.

-E io ti ci porterò.-

Sapphire esultò, ma fu subito distratta dal vorticare dell’elica della navicella che si alzava in volo.

La bambina agitò la manina in un saluto caloroso, mentre lei e la sorella maggiore osservavano l’astronave sollevarsi sempre più in alto, sparendo nella volta celeste che si ergeva sul loro vasto regno tornato alla vita.

 

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