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Scorpius Malfoy
controllò ancora
l’orologio e, nervosamente, spostò il peso da un
piede all’altro, guardandosi
intorno. Si passò una mano fra i biondi capelli corti e il
suo sguardo chiaro
cercò fra la folla.
Lily Potter
sorrise, vedendolo.
Anzi, ghignò. Come se fosse stata una Serpeverde e non la
meravigliosa
Grifondoro che era da quasi cinque anni. Scorpius sembrava irrequieto:
pensava
che Albus gli avesse dato buca? Lily ghignò ancora: sperava
vivamente che fosse
così.
Albus la
raggiunse alle spalle e
le chiese: “L’hai visto?” Lily scosse la
testa, facendo finta di guardarsi
intorno e suo fratello sbuffò.
“Mi
hai fatto fare tardi, dovevo
incontrarmi con Scorpius venti minuti fa!” si
lamentò il ragazzo e Lily alzò le
spalle. Era vero: era colpa sua se avevano fatto tardi. Sua e di Alice.
Si
voltò a guardare l’amica.
“Tutto
ok, Alice?” chiese alla
ragazza. Ultimamente Alice era strana: sembrava spesso distratta o
persa in un
mondo tutto suo. La biondina annuì e poi indicò
il marciapiede davanti alla
gelateria Fortebraccio.
“Scorpius
è lì, Albus” disse,
rivolta al ragazzo occhialuto. Albus annuì sorridendo e la
ringraziò,
allungando il passo verso il centro di Diagon Alley, dove gli studenti
di
Hogwarts facevano gli ultimi acquisti prima dell’inizio
dell’anno scolastico.
Le ragazze lo
seguirono e la
rossa quindicenne sbuffò sgridando l’amica:
“Perché gli hai detto
dov’era?”
Alice
spalancò gli occhi,
stupita. “Non dovevo?” chiese, confusa.
Uffa, era
riuscita a tirar tardi,
facendo in modo che partissero da casa in ritardo per lasciar aspettare
il
biondo Serpeverde e voleva farlo attendere ancora un po’,
magari cercando di
ingannare Albus con un giro diverso per cercarlo. Ma ora era tutto
andato in
fumo.
“Scusa
il ritardo, Scorp, non è
stata colpa mia…” disse il moro, lanciando alla
sorella un’occhiata truce,
quando si incontrarono con il Serpeverde. Lei sorrise innocentemente.
“Sì,
Scorp, è stata colpa
mia” ammise con noncuranza alzando una mano
come se volesse scusarsi ma senza dire niente per farlo.
Scimmiottò anche il
modo del fratello di chiamare l’amico: lei non lo avrebbe mai
chiamato ‘Scorp’!
Cos’era, un cucciolo di Puffskein?
Quando Scorpius
posò il suo
sguardo grigio su di lei, Lily si sentì vacillare, come non
era mai successo,
ma riuscì a nasconderlo molto bene. O almeno
sperò di riuscirci. “Simpatica,
Lily. Immagino che tu l’abbia fatto apposta” disse
il ragazzo, vagamente
divertito. La ragazza aggrottò il naso: non voleva che lui
fosse divertito. Non
doveva esserlo.
Lily aveva
conosciuto Scorpius
quando Albus era tornato a casa dal primo anno di Hogwarts in sua
compagnia e
ora, che loro stavano per iniziare il settimo, lo conosceva come se
fosse un
altro fratello.
E se riusciva a
tenere a bada
James, che era abbastanza gestibile, Albus e Scorpius insieme erano
incontrollabili: loro potevano divertirsi e spassarsela, mentre con lei
erano
peggio della McGranitt, tutto un susseguirsi di ‘Lily non
fare questo’ e ‘stai
attenta a quest’altro’. E lei non ne poteva
più.
E in quel
momento ce l’aveva con
Scorpius. Da un po’, a dire il vero. Forse una settimana o
due. Forse un mese.
Sì, un mese, forse. Da quando aveva dormito
l’ultima volta a casa loro. Non
capiva bene perché, ma non riusciva più a
sopportarlo. Solo vederlo le
provocava un fastidio alla bocca dello stomaco.
“Allora,
pronta per i G.U.F.O.?
Ho sentito dire che quest’anno saranno più
difficili degli anni passati” disse
Scorpius, guardandola.
Ecco
perché ce l’aveva con lui:
perché era un Troll! “L’ho sentito dire
anch’io” gli rispose, mettendo il
broncio. Cercava sempre di tirare in ballo la scuola per vantarsi del
fatto che
fosse il più bravo. Lily digrignò i denti e si
girò per chiedere ad Alice se
volesse andare prima al Tiri Vispi o lasciarlo per ultimo, quando
sentì Albus
esclamare: “Ehi, Scorp, ci sono gli altri, guarda!”
Tutti e tre i
ragazzi si girarono
nella direzione indicata dal giovane moro e Lily sentì Alice
emettere un
gemito: tre Serpeverde del settimo anno e due ragazze della stessa
casa. Perché
Alice aveva fatto quel verso? Le piaceva uno di loro? Li
guardò bene e li
riconobbe: David Rowie, Ethan Baddock e Scott Bole. Forse Scott era il
più
bello dei tre, ma non era sicura che fosse del tutto intelligente,
quindi lo
scartò. Gli altri due? Mmm lasciamo stare. Vabbè,
avrebbe appoggiato Alice
sempre e comunque, anche se le fosse piaciuto uno Snaso.
“Ci
vediamo dopo, allora,
ragazze?” chiese Albus, dopo aver fatto cenno ai suoi amici.
Come? No, no. Se
Alice era interessata a Scott il bello
o alle qualità nascoste di uno degli altri, dovevano andare
anche loro con i
Serperverde.
“Mamma
ha detto di passare il
pomeriggio insieme” si lagnò, come se avesse
cinque anni e sorrise di nuovo
innocentemente, come se ne avesse tre.
“Ma
Lily…” iniziò suo fratello
stranito. Effettivamente, di solito, non si facevano scrupolo di
disobbedire
alla madre.
“Ho
voglia di passare del tempo
con il mio fratellone e...”, si voltò a guardare
il gruppetto dei Serpeverde,
“i suoi amici” continuò, sperando che la
sua perplessità non fosse troppo
evidente.
“No!”
esclamò Albus, che volse
anche lui lo sguardo verso i ragazzi. “Non potete farvi un
giro da sole? Non ci
sono i vostri amici?”
chiese il
fratello. Lily spalancò gli occhi. Ah, suo fratello non la
voleva? Questo sì
che era un buon motivo per stargli appiccicata.
“Lily…”
Alice le toccò un
braccio, per non farla discutere con il fratello, ma la ragazza era
già partita
in quarta.
“Staremo
con voi!” esclamò, più
per ripicca che perché lo volesse veramente.
“Dai,
Lily…” Il tono di Albus ora
era così triste che Lily si sentì quasi in colpa.
“Cosa vuoi per lasciarmi in
pace?” chiese, per cercare di rabbonirla. Quasi
in colpa.
“Dammi
cinque galeoni” propose la
ragazza. Sapeva benissimo che lui non aveva tutti quei soldi, infatti
Albus sbuffò
e una parte delle lenti degli occhiali si appannò.
“E se
vi offro il gelato?”
chiese, pulendo gli occhiali con la maglietta e indicando con il mento
il
negozio Fortebraccio.
“Andata…”
acconsentì Lily
svogliatamente. Si sarebbe fatta offrire il gelato, ma non gliela
avrebbe data
vinta.
“Come
lo volete?” chiese, quindi,
Scorpius che non aveva detto niente fino a quel momento. Alice rispose
subito
con il suo gusto preferito, ossia limone e cioccolato e lei da brava
nipote dei
gestori del Tiri Vispi disse che avrebbe dovuto essere del suo gusto
preferito,
per essere valido il loro patto.
Ma Albus non
l’ascoltò e domandò
alla sua amica: “Limone e cioccolato?”, alzando un
sopracciglio con un sorriso
sornione.
“È
un problema?” chiese Alice, un
po’ stizzita. Lui rise e scosse la testa. Nessuno si accorse
che Scorpius si
era già avviato verso la gelateria.
“Qual
è il tuo gusto preferito?”
chiese Albus a Lily ma, secondo lei, non gli stava prestando la giusta
attenzione, così sarebbe stato più facile
imbrogliarlo.
“Fragola!
Possibile che non lo
sai?” rispose sbuffando. Il moro annuì e si
girò per andare in gelateria.
“Perché
gli hai detto fragola?
Non è il tuo gusto preferito” chiese Alice, mentre
aspettavano.
“Non
volevi passare il pomeriggio
con loro?” le domandò, curiosa, indicando il
marciapiede davanti al ghirigoro.
Aveva capito male?
“Io?
Assolutamente no! Volevi
passare il pomeriggio con quelle?” rispose lei, indicando le
due ragazze
Serpeverde del gruppo.
Lily le
guardò bene e vide una
ragazza bionda, con un vestito che lasciava ben poco
all’immaginazione gettarsi
sul braccio di Scorpius che era appena uscito dalla gelateria con
Albus. Era
Roxy, Roxy Montague, una delle più stupide ragazze che Lily
avesse mai
conosciuto. Però aveva un fisico che avrebbe fatto girare un
cieco, constatò,
sospirando mentre osservava i due ragazzi scambiarsi tre baci sulle
guance.
L’altra non la guardò neppure.
Aveva ancora il
broncio quando
Albus le portò il gelato e iniziò a mangiarlo
nervosamente, mentre il fratello
chiacchierava con Alice. Neanche notò subito che non era
gelato alla fragola,
ma bensì alla nocciola, il suo gusto preferito.
Albus le chiese
se fosse tutto a
posto e lei annuì, poi, mentre lui si stava allontanando,
esclamò ad alta voce
per farsi sentire: “Ti ricordavi il gusto giusto!”
Suo fratello si
girò e alzò le
spalle: “Ha preso Scorpius i gelati!”
Oh. Lily smise
di leccare il
gelato e guardò di nuovo il biondo Serpeverde che veniva
raggiunto da Albus.
Alice guardò anche lei mentre Roxy baciava sulle guance
anche il moro e poi
chiese, in tono curioso: “E come fa Scorpius a sapere il tuo
gelato preferito?”
Lily la guardò e
scosse la testa.
Già, come faceva a saperlo?
*** Eccomi con questa nuova
follia! Non
so se riuscirò a completare l'evento con cento ( ! ) Oneshot
ma
è un po' che vorrei scrivere una Scorily
“Scusa
il disordine, Astoria,
sono rientrata dalla Gazzetta del profeta giusto un quarto
d’ora fa” si
giustificò Ginny con l’amica.
Da quando
l’amicizia di Albus e
Scorpius si era fatta importante, le due donne, mamme dei ragazzi,
avevano
deciso di gettare i vecchi rancori e avevano iniziato a frequentarsi;
non era
un caso isolato, infatti, che Astoria si fermasse a casa dei Potter
quando
accompagnava il figlio, anche se ormai aveva superato da un
po’ l’età per farsi
portare a casa dei compagni dalla madre.
“Ma
smettila, lo sai che non mi
interessa. Piuttosto… parliamo di cose
serie…” disse Astoria con tono
confabulatorio.
Ginny si
avvicinò e annuì,
allungandole una tazza di tè. Le donne volevano organizzare
una cena la sera
della vigilia di Natale, per far stare insieme le due famiglie. Tutte e
due
pensavano che i mariti avrebbero dovuto fare pace e, visto
l’amicizia dei loro
figli, passare più tempo insieme.
(Quello che non
sapevano era che
i loro mariti, che lavoravano tutti e due per il ministero, prendevano
il caffè
insieme una volta a settimana e chiacchieravano liberamente
già da qualche
mese. Ma questa è un’altra storia.)
Qualcuno
bussò alla porta della
cucina e Ginny aprì l’uscio a Molly che
entrò portando una torta e
appoggiandola sul tavolo.
“Ciao
mamma, tutto bene?” la
salutò Ginny, versando un’altra tazza di
tè per la madre.
“Sì,
cara, stavo andando da
George e ho pensato di passare per portarti la torta alle
pesche” spiegò la
strega, sapendo che era la torta preferita della figlia.
“Grazie,
fermati un po’ con noi,
io e Astoria stavamo organizzando una cena…” E
Ginny iniziò a raccontare.
“Ciao
ma’, vado a giocare a
Quidditch con gli altri” disse James, il suo primogenito,
dieci minuti dopo,
scendendo dalle scale con la scopa in mano.
Il ragazzo
salutò calorosamente
la nonna e Astoria, adocchiando il dolce sul tavolo, e quando si
allungò a
prenderne un pezzo, la madre gli ricordò:
“Però, quando torni dal campo non
smaterializzarti in casa e lascia gli scarponi fuori,
l’ultima volta hai
lasciato una marea di fango su tutto il pavimento del salotto e dentro
uno
degli scarponi c’era un vermicolo!”
“Ecco
dov’era finito!” esclamò il
figlio con la torta in bocca.
Ginny
sbuffò. Forte. “Non parlare
con la bocca piena, maleducato!” lo sgridò,
dimenticandosi di chiedere cosa
intendesse dire. James rise e scappò fuori dalla cucina a
gran velocità.
“Che
brutte abitudini!” Ginny
sospirò rumorosamente
“Quand’è che la cosa mi è
sfuggita di mano e ho cresciuto
dei Jarvey invece che dei figli?”Astoria rise scuotendo la
testa e prese un
sorso di tè, mentre Molly le accarezzava una mano cercando
di consolarla
dicendo che l’adolescenza era temporanea. Quando aggiunse
‘quasi sempre’, la
figlia strabuzzò gli occhi e le donne risero tutte e tre.
In quel momento
dal piano di
sopra si sentirono delle grida: Ginny alzò la testa, pronta
all’ascolto: da
madre e sorella, sapeva riconoscere una bisticciata fra fratelli.
“Cosa
ci fa lui qui?” urlò Albus,
il suo secondogenito.
“Per
Godric, Albus, chiudi la
porta!” rispose Lily, l’ultima della famiglia.
Ginny si
alzò in piedi quando
sentì dei rumori scalpiccianti lungo il corridoio del primo
piano. “Ma cosa
stai…” si interruppe quando il rumore di qualcuno
che inciampava e cadeva
riempì tutta casa, insieme all’imprecazione.
“Albus,
ma cosa… Scorpius
fermalo, non…” La voce della ragazza si spense e
improvvisamente riprese a
gridare: “No!”
Il tonfo sordo
di qualcuno che
cadeva sul pavimento si sentì forte e Ginny corse al piano
superiore. Anche la
madre e Astoria la seguirono e quando furono alla fine delle scale,
quello che
si presentò loro fu strano: Scorpius, il figlio di Astoria,
tratteneva Albus
che, con la bacchetta puntata verso la sorella, aveva lo sguardo
incattivito.
Lily, a sua volta arrabbiata, era dall’altra parte del
corridoio, davanti alla
porta annerita della sua stanza, con le braccia spalancate.
“Cosa
sta succedendo?” chiese
Ginny ad alta voce.
Lily
girò la testa verso di lei
per parlare, ma Albus la precedette: “Mamma, Lily era in
camera con un ragazzo
e aveva la porta chiusa!”
“Hai
tentato di schiantare Richard!” esclamò
Lily, indicando la porta.
“Richard?”
Ginny si girò verso la
figlia che ebbe la decenza di arrossire.
“Sì,
mamma, era Richard e non
stavamo facendo niente…” si giustificò
la ragazza.
“Vi
stavate baciando!“ urlò
ancora Albus, agitandosi fra le braccia di Scorpius, che non lo voleva
lasciare
per paura che lanciasse un altro incantesimo.
“Non
è vero!” mentì Lily e
Scorpius si girò così velocemente che per poco
Albus non perse l’equilibrio.
“Sì,
che è vero!” esclamò con
così tanta energia il biondo che tutti rimasero in silenzio
per un attimo. Sua
madre lo guardò, ma quando i loro sguardi si incrociarono,
lui abbassò gli
occhi e divenne più attento alla presa dell’amico.
Nessuno
notò l’imbarazzo della
ragazza o che le sue guance erano diventate più rosse dei
suoi capelli. Ma Astoria
notò l'occhiata che lanciò a suo figlio. E
sorrise.
“Cosa
abbiamo detto delle porte
chiuse quando ci sono i ragazzi?” Ginny sgridò
Lily, poi si rivolse verso il
figlio: “Al, cosa abbiamo detto degli schiantesimi? E metti
via la bacchetta,
non c’è affatto bisogno che continui a puntarla
contro tua sorella! Voi volete
farmi diventare matta!”
Il ragazzo
ubbidì e Scorpius non
lo dovette più trattenere. “Comunque è
un Troll, si è smaterializzato quando ho
pronunciato l’incantesimo, chi ti sei trovata, Lily, un
codardo?” schernì la
sorella con cattiveria.
“Di
sicuro non uno spione come
te! Sei proprio un…” esclamò arrabbiata
Lily, che venne interrotta dalla nonna
che urlò: “Ginny! Non parlare così a
tuo fratello!”
Tutti si
zittirono e si voltarono
verso la strega. “Ma… nonna… non
sono… io sono Lily” disse la ragazza, confusa.
“Mamma!”
esclamò invece la
figlia: Molly si guardò intorno con gli occhi sbarrati,
capendo l’errore.
“Scusatemi,
mi sono confusa per
un attimo; mi sembrava di essere alla tana, quando tu, Ginny, litigavi
con Ron
per via di Harry…” spiegò la strega,
quasi con soggezione.
Ginny vide
Astoria alzare un
sopracciglio divertita e farle un sorriso furbo. Fece fatica a
trattenere un
sorriso anche lei: le litigate con suo fratello erano molto
più pensanti di
quella a cui avevano appena assistito, forse perché lei
poteva usare la
bacchetta anche fuori dalla scuola e gli incantesimi si sprecavano alla
Tana.
Ginny sospirò: che bei tempi.
“Non
vedo l’ora di tornare a
scuola, così non correrò il rischio di
incontrarti nei corridoi della torre!”
esclamò ancora Lily verso il fratello. Le donne iniziarono a
tornare al piano
di sotto.
“Ragazzi
calmatevi ora, su…”
disse Ginny, per mettere fine al litigio dei figli: quando litigavano
erano più
fastidiosi di un gruppo di Pixie.
“Sono
un prefetto! Potrò venirti
a scovare dappertutto!” si vantò Albus.
“Sì,
ti piacerebbe. Io e Alice
quando andiamo alle feste del Quidditch…”
iniziò anche Lily, che però venne
interrotta subito dalla domanda del fratello: “Alice? Cosa va
a fare Alice alle
feste del Quidditch che neanche gioca?”
“Ma
cosa ti interessa di cosa fa
Alice con quelli del Quidditch, scusa? Fatti i fatti tuoi!”
gridò la ragazza.
Le due donne si
girarono verso i
ragazzi e i loro occhi si incrociarono: tutte e due conoscevano il tono
di un
figlio adolescente.
“Ora
smettetela di gridare e
andate ognuno nella propria stanza!” alzò la voce
la madre da metà della scala
cercando di riportare un po’ di ordine: non ce la faceva
più. “E quando viene
Richard, voglio essere avvisata e la tua porta deve rimanere
aperta!” ricordò
alla figlia, lanciandole un’occhiata, che annuì
abbassando gli occhi. “Mentre
tu” si voltò verso Albus, “se ti becco
ancora a fare un incantesimo offensivo
in casa mia contro un’altra persona vedrai che ti
succede!” sgridò anche lui.
Le
porte sbatterono ma almeno i ragazzi non
dissero più niente. “Oddio, che brutte abitudini!
Schiantesimi e offese… e si
urlano insulti in continuazione…” disse Ginny
sospirando, dov’è che aveva
sbagliato?
“Urlavate
tanto anche voi, te lo
giuro. E a te dovevamo confiscare la bacchetta, ricordi?” le
disse Molly, per
consolarla, abbracciandole le spalle con il braccio.
“Quindi
è una brutta abitudine
che hanno preso da me? Stupendo!” esclamò Ginny,
sempre più abbattuta.
“Anch’io
litigavo con mia
sorella. Non è una brutta abitudine” disse
Astoria, risedendosi e scaldando la
tazza di tè con la bacchetta.
“No?”
chiese Ginny corrugando la
fronte.
“No.
Più si litiga e più ci si
vuole bene. Non era così anche per voi?” chiese
allora Astoria, e Ginny alzò le
spalle: forse. Forse poteva essere così.
“Quindi
è una buona abitudine
litigare?” chiese e le altre donne allargarono le braccia.
Ok, forse lo era.
“Sai
però qual è una cattiva
abitudine che vi tramandate in
famiglia?” le chiese ancora Astoria, divertita. E quando
l’amica la guardò
corrugando la fronte, si avvicinò e le disse sottovoce:
“Vi innamorate dei
migliori amici dei vostri fratelli!”
Quando Astoria
alzò lo sguardo,
incontrò quello di Scorpius, sull’ultimo gradino
delle scale. Non gli disse
niente, ma lo sguardo di lui parlò per tutti e due. Forse
quella cattiva abitudine avrebbe
riguardato
anche la sua famiglia. E forse non era così cattiva.
“Stupido
troll!” gridò Lily, brandendo la bacchetta e
lanciando una fattura che si
frantumò contro la porta dello scompartimento.
“Lily!”
la sgridò Alice, sbarrando gli occhi. “Ma cosa
fai?”
“Hai
sentito che ti ha detto quel troll? Non dovrebbe passarla
liscia!” Alice scosse
le spalle alle parole dell’amica.
“Non
mi importa. E non dovrebbe importare neanche a te. Se lo avessi fatto a
scuola
avrei dovuto toglierti dei punti...”
Questa
volta fu Lily a scuotere le spalle. “Ma tanto non lo farai,
Miss prefetto,
perché non siamo ancora a scuola!”
“Sicura,
vero, che non ti dà fastidio?”
“Che
tu sia diventata prefetto? No. L’ho sempre saputo che
avrebbero scelto te, fra
quelle del nostro anno.”
Cercò
con lo sguardo gli occhi dell’amica e lei annuì,
sollevata.
“Avevo
paura che ti saresti arrabbiata…”
“No,
non mi interessa” rispose. Poi si agitò un
po’ sul sedile e mise via la
bacchetta. “E quando saremo a Hogwarts gliela faccio pagare,
a quel troll. Ma non
mi farò beccare da te, così non perderemo punti,
non preoccuparti!” Lily rise
allo sguardo scandalizzato dell’amica e continuò,
più seria: “Comunque è stato
un infame, avresti dovuto lanciargliela tu la
fattura…”
Mentre
Alice alzava le spalle con gli occhi lucidi, si sentì una
voce provenire dalla
porta socchiusa.
“Chi
è l’infame?” Albus guardava le ragazze
alzando un sopracciglio, incuriosito,
mentre apriva tutta la porta dello scompartimento. Aveva sentito solo
l’ultima
frase di Lily ma, conoscendo la sorella, sapeva che non usava quella
parola a
sproposito. Infatti Lily sembrava molto arrabbiata mentre Alice Paciock
aveva
una faccia triste e lui si preoccupò. Che era successo?
“Nessuno”
rispose Alice.
“Growich”
disse sua sorella, insieme all’amica.
Quando
Lily si voltò verso di lei per chiederle con lo sguardo
perché avesse risposto
così, Alice scosse la testa e i suoi capelli biondi
svolazzarono intorno. Lei
li risistemò dietro la testa, ma Lily ebbe
l’impressione che lo avesse fatto
più per nervosismo che perché le davano fastidio.
Non voleva far sapere di
essere stata insultata da un troll? Ok. Avrebbe rispettato la sua
scelta.
Sbuffò
e si voltò verso il fratello. “Che fai
qui?”
Ma
Albus non la guardò e fece un passo avanti. “Tutto
a posto?” chiese il ragazzo,
ma questa volta guardò solo Alice. Lily si alzò e
gli si mise davanti per
impedirgli di vedere l’amica in imbarazzo.
“Sì,
sì, tutto a posto. Ti richiedo: che fai qui?”
Albus
non era riuscito ad arrivare fino ai posti in fondo, dove erano sedute
le
ragazze, perché sua sorella lo aveva fermato a
metà e non poteva andare più avanti:
Lily lo stava facendo apposta. La guardò alzando un
sopracciglio, ma lei
ricambiò lo sguardo senza spostarsi. Doveva essere ancora
arrabbiata per la
settimana prima, quando aveva tentato di schiantare Richard dopo averlo
sorpreso in camera sua.
Così
le disse qualcosa che non poteva assolutamente controbattere.
“Sono venuto a
prendere Alice. La riunione dei prefetti è stata spostata in
un altro
scompartimento”.
Sua
sorella strinse le labbra e, a malincuore, si spostò.
Gongolando, si rivolse ad
Alice: “Vieni, non c’è bisogno della
divisa, fai in tempo a indossarla dopo,
quando torniamo”.
“Torna
da sola, però” disse Lily, sbuffando e guardandoli
lasciare lo scompartimento.
“È
successo qualcosa?” chiese di nuovo Albus, mentre faceva
strada ad Alice nel
corridoio.
“No.”
“Ehi,
Potter!” Albus si girò verso lo scompartimento da
cui lo stavano chiamando dei
ragazzi Serpeverde e Alice lo vide fermarsi a guardare prima verso i
ragazzi e
poi verso di lei.
“Alice,
aspetta che…”
“Vado
da sola, non preoccuparti, dimmi solo dove devo
andare…” disse la ragazza.
Albus
le spiegò in quale vagone recarsi ma disse anche che avrebbe
fatto presto. La
ragazza annuì senza convinzione e si incamminò.
Passò
il primo vagone e si diresse verso l’inizio per passare
all’altro. Purtroppo,
appena aprì la porta che divideva i due vagoni, si
ritrovò davanti Roxi
Montague, una Serpeverde del sesto anno, circondata da un gruppetto di
ragazze.
“Oh,
Paciock, che dici? Lo fai vedere anche a me il tuo cuscino della
nonna?” La
stronza rise un po’ sguaiata e le sue amiche, intorno, la
imitarono, nello
stesso modo volgare e appariscente.
Alice
alzò gli occhi al soffitto e sbuffò, senza dirle
niente e cercando di passare
oltre per raggiungere il vagone per la riunione.
“Ehi,
no, no, dove vai? Voglio vederlo davvero. E vedere se resiste alla mia
bacchetta!” La ragazza rise ancora e lei la guardò
malissimo quando la strattonò
per un braccio. “Mio padre mi ha detto di aver visto tua
nonna questa
primavera: barcollava come colpita da una fattura
gambemolli!” La sua risata
era meschina e crudele.
Alice
si fermò e la guardò con uno sguardo di fuoco.
Per un attimo Roxi spalancò gli
occhi e fece un piccolo passo indietro, ma senza lasciare la presa sul
suo
braccio.
“Montague,
mia nonna è riuscita a dare scacco matto a una manciata di
mangiamorte, anche
se era già vecchia. Era una gran donna. Ora dimmi: cosa ha
fatto tuo padre,
invece? La tua famiglia si è piegata per paura dicendo poi
di aver agito sotto
Imperius?” Quando la bocca della ragazza si
spalancò per la sorpresa, Alice
scosse il braccio per togliersi dalla presa della Serpeverde, mentre
continuava
a parlare: “Sono altre le cose di cui vergognarsi, non un
cuscino ricamato da
una persona cara, sai?”
“Che
succede qui?” chiese Albus alle spalle della ragazza. Tutte
le studentesse si
voltarono verso di lui: nessuno lo aveva visto. Il ragazzo
sbuffò, cercando di
posare una mano sulla spalla di Alice, ma lei si voltò verso
di lui, il suo
sguardo si rabbuiò e scappò via prima che lui
potesse solo toccarla.
Albus
rimase lì, immobile come un idiota e poi sorrise imbarazzato
alle ragazze che
aveva ancora davanti. “Scusatemi” disse e si
incamminò velocemente dietro alla
piccola Grifondoro.
Venne
fermato più volte lungo il tragitto così ci mise
un po’ a raggiungere il fondo
del vagone. Quello successivo era il vagone dove ci sarebbe stata la
prima
riunione dei prefetti.
Allungò
il passo, ma quando passò davanti al bagno, si
scontrò con la porta che veniva
aperta.
Alice
stava uscendo dal bagno e si trovò faccia a faccia con
Albus. Fece un passo
indietro per richiudere la porta quando lui la bloccò con
una mano e la tenne
ferma. E purtroppo era più forte di lei.
“Tutto
bene?” le chiese, preoccupato.
Lei
non aveva una bella faccia, doveva aver pianto. Ma cosa era successo?
Annuì, ma
non sembrava convinta. Albus le prese la mano e la tirò
fuori dal bagno.
Mentre
camminavano le chiese: “Di cosa parlavate?”
Alice
si fermò e lui fece lo stesso, ancora tenendole la mano.
“Mi
vuoi prendere in giro anche tu?” La sua occhiata era dura, ma
il suo viso
deluso. Ma di cosa parlava?
“Come?
E per cosa?”
Lei
sospirò. “Ho nel baule il cuscino con il girotondo
di unicorni che ha
ricamato…”
“Tua
nonna” finì la frase per lei Albus.
Lei
annuì, sorpresa, e mormorò: “Sembra che
non sia ‘figo’ venire a scuola con una
cosa del genere. È da bambini piccoli”, e
così dicendo si rincamminò,
lasciandogli la mano.
A
volte si aveva bisogno di alcuni oggetti particolari per sentire le
persone
vicino, soprattutto quelle che non c’erano più.
Lui lo sapeva bene. Aveva visto
tante persone farlo. Suo zio George aveva una bacheca in casa dove
conservava
la scopa di suo zio Fred, che lui non aveva mai conosciuto.
Albus
sapeva che nonna Augusta era morta il mese prima e che la ragazza fosse
molto
legata a lei. Gli si strinse il petto al pensiero dello sguardo di poco
prima.
Quindi il gruppetto di Roxi l’aveva infastidita? Per una cosa
del genere?
Si
voltò indietro, ma poi decise di lasciare perdere e di
tornare da Alice.
La
raggiunse e, poco prima di entrare nel vagone dei prefetti, le mise una
mano
sulla spalla e sussurrò: “Mi
spiace…”
Alice
alzò le spalle e Albus strinse un po’ la mano
ancora posata su di lei.
“Potter!
Paciock! Siete gli ultimi, entrate così iniziamo!”
***
“Potter!”
gridò Growich e Lily quasi ghignò, dopo avergli
lanciato una fattura
Mangialumache.
Lily
gli era corsa dietro per tutto il treno. Voleva fargliela pagare e ora
c’era
riuscita.
“Ora,
troll, ricordati: quando arriverai a scuola, dovrai andarti a scusare
con
Alice, ok?”
Il
ragazzino iniziò a vomitare la prima lumaca e chiese perdono
con gli occhi. Ma
a Lily non bastava. “Hai capito?” Quando il
ragazzino annuì, senza riuscire a
dire niente, la ragazza aspettò che vomitasse ancora due
lumache e poi fece
finire la fattura. Lui scappò via e mentre correva lei gli
urlò dietro:
“Ricordatelo la prossima volta che avrai intenzione di
prendere in giro un mio
amico!”
Scorpius
aveva osservato tutta la scena dal fondo del corridoio del vagone.
Quando il
ragazzino scappò via, batté le mani e si
avvicinò alla sorella di Albus.
Lily
si voltò e, quando lo vide, mise via la bacchetta senza dire
niente. Scorpius
si avvicinò ancora.
Lily
guardava i bauli che occupavano il corridoio e rendevano difficoltoso
il
passaggio. Solo così era riuscita a braccare Growich, ma
almeno c’era riuscita.
Quando sentì qualcuno battere le mani alle sue spalle, si
voltò, spaventata, ma
poi riconobbe Scorpius e rifoderò la bacchetta.
“Mi
spii, Malfoy?” disse dopo un po’, con tono
più duro di quello che avrebbe
richiesto la situazione.
Il
ragazzo le fu vicino e alzò un sopracciglio divertito, prima
di risponderle: “Magari
mi è stato chiesto di tenerti d’occhio”.
Lily
alzò le spalle. “Se non hai di meglio da
fare…”
Scorpius
sorrise alla risposta della ragazza. “O magari sono andato da
Towlor, il capitano
della squadra di Quidditch Grifondoro” rispose, indicando con
il pollice la
porta che divideva i vagoni, dietro di sé. Vide chiaramente
il rossore salire
sulle guance della ragazza. Questa volta lei abbassò lo
sguardo e annuì, ma non
disse niente.
Si
avvicinò ancora e la sorpassò, diretto al suo
scompartimento, quando si girò
per dirle qualcos’altro, il treno improvvisamente,
frenò e si fermò,
sbilanciando tutti e due. La ragazza gli cadde addosso e tutti gli
scompartimenti vennero invasi dal caos e da voci concitate, mentre si
spegnevano le luci.
Lily
si ritrovò spalmata sul petto del biondo, rimasto appoggiato
a delle valigie
sovrapposte. Si agitò un po’ per tirarsi su, ma
peggiorò la situazione, non
riuscendo a staccarsi da lui.
“Calma”
disse Scorpius, con tranquillità. La prese per le spalle e
la tirò su,
spostandola da sé. Lily quasi ci rimase male,
sbuffò ma non disse niente. Le
porte degli scompartimenti si aprirono e qualcuno mise il naso fuori
per capire
cosa fosse successo.
“Che è
successo, secondo te?” gli chiese,
mentre si voltava verso il finestrino per guardare oltre al vetro.
Fuori
c’erano solo alberi, come se si fossero fermati nel bel mezzo
di un bosco.
“Non
lo so” rispose Scorp, tirandosi su e avvicinandosi per
guardare oltre al vetro
anche lui.
“Guarda!”
esclamò, cercando di indicare il vetro con il dito, ma loro
erano troppo
vicini, così, per far veloce passò il braccio
dietro alle spalle della ragazza
e picchiò leggermente la mano sul grosso finestrino.
Lily
guardò la mano del ragazzo posarsi vicino al suo viso.
Troppo vicino. Ma lui le
toccò la guancia, per girarle il viso e farle guardare di
nuovo fuori. “Guarda,
guarda lì!”
La
ragazza ubbidì e guardò nel bosco: un unicorno
correva, un po’ lontano dalla
ferrovia, ma si vedeva benissimo. Quando si fermò, lo fece
praticamente davanti
a loro e girò il collo, come per guardarli. Lily trattenne
il fiato: era
stupendo. Un bellissimo unicorno bianco, che risaltava nel buio del
bosco,
elegante sulle lunghe zampe affusolate e la criniera scompigliata dalla
corsa,
quasi arruffata magicamente, tanto era perfetta. Il lungo corno bianco
che
aveva sulla fronte, brillava nel buio, ma non di luce, di magia, e lui
si
inchinò.
O
perlomeno era quello che era sembrato a Lily. Non si era veramente
inchinato,
ma si era fermato e si era girato perché era un
unicorno… femmina. Una madre.
Un
piccolo puledro d’oro corse verso la madre e frenò
sugli zoccoli, alzando
polvere e terriccio. Lily spalancò la bocca in un gesto di
stupore: non aveva
mai visto dal vivo un unicorno, figuriamoci un cucciolo!
Il
piccolo si voltò verso il treno e, forse, per la
spensieratezza
dell’inesperienza, li guardò e si
incuriosì. Si avvicinò con quello zampettare
allegro e dondolante e voltò il muso verso il finestrino.
Lily
tirò giù il vetro e cercò di allungare
la mano. “Ciao piccolino…”
In
quel momento tornò la luce e i ragazzi uscirono dagli
scompartimenti in modo
rumoroso, che spaventò l’unicorno e tutti e due
gli animali scapparono nel
bosco.
“Peccato!”
esclamò Lily, voltandosi verso gli altri studenti. Se non
fosse stato per loro,
forse sarebbe riuscita ad accarezzarlo.
“Hai
visto com’erano belli?” chiese a Scorpius, mentre
ritirava su il vetro del
finestrino.
“Belli?”
domandò lui, aiutandola.
“Non
hai visto il cucciolo?”
“No.
C’era anche un cucciolo?”
“Oh,
sì, era bellissimo e si è avvicinato, stavo quasi
per accarezzarlo! Se non
fosse stato per questo casino…”
Tutti
e due si girarono verso il via vai di ragazzi. Il corridoio del vagone
si stava
riempiendo. I ragazzi iniziarono ad andare avanti e indietro, creando
ancora
più confusione.
Scorpius
si passò una mano fra i capelli e balbettò
qualcosa. Si era distratto.
“Ma
come hai fatto a non vederlo? Costa stavi guardando, tu?” gli
chiese.
Già.
Scorpius, cosa stavi guardando di più interessante di un
unicorno?
“Merlino!
Quattro?”
Ginny piegò la pergamena
ricevuta da sua madre e sbuffò. Quattro proprio no. Quattro
era un numero
grandissimo. Era più della metà di una squadra di
Quidditch. Forse una classe
d’asilo. Com’era l’asilo adesso?
L’asilo era ancora come quando c’era andata
Lily? Dannazione, doveva informarsi.
Harry
guardava sua moglie brontolare
e andare avanti e indietro per la cucina. Cosa stava succedendo?
“Ginny, tesoro…” inziò,
alzandosi dal divano. “Tutto bene?”
“Sì, Harry…” La donna che
aveva sposato più di vent’anni prima, lo
guardò con uno sguardo strano. “Quanto
sono grandi le classi dell’asilo?” gli chiese.
Harry spalancò gli occhi.
L’asilo? “Come? Che intendi?” Ginny
scosse la testa, come per liquidarlo e andò
in bagno. A Harry non rimase che guardare la schiena della moglie
andarsene dal
salotto.
Ginny
si sedette sulla
tavoletta del water e rispiegò la pergamena della madre: le
aveva appena
comunicato che aveva sognato la nascita di quattro creature. Quattro! E
Ginny,
che aveva un ritardo del ciclo di cinque giorni, iniziava a
preoccuparsi. Sua
madre aveva indovinato tutte e tre le volte che Ginny era rimasta
incinta,
aveva sognato la nascita di Rose e quella di Lucy. Per Hugo e Fred,
invece
aveva avuto una visione. Dannazione! Non poteva essere. Si prese il
viso fra le
mani e sospirò.
Non si rese conto del
tempo che stava passando finché Harry non bussò
alla porta.
“Ginny…
Ginny, sicura che
vada tutto bene?”
Ginny era in bagno da
almeno venti minuti e Harry, che non aveva sentito più
nessun rumore, si stava
preoccupando.
Sua moglie aprì la porta di
scatto, lo prese per un braccio e lo tirò dentro il bagno,
chiudendo subito
dopo la porta.
“Stai bene?” Harry era
sempre più preoccupato: Ginny aveva delle brutte occhiaia e
il suo viso era
molto pallido.
“Sono incinta” sbottò lei.
“E sono quattro. Come una classe d’asilo
d’infanzia. Metà di una squadra di
Quidditch!”
Harry sbiancò in viso.
Quattro? “Una squadra di Quidditch è formata da
sette giocatori…” tentò di
spiegare il mago, confuso dalla situazione e dal ragionamento della
moglie.
Ginny
spalancò gli occhi e
le mani iniziarono a tremarle. Perché non capiva?
“Ho contato anche una
riserva! Chi sei, Hermione che deve sempre precisare tutto?”
“Come? Cosa c’entra
Hermione…” Il povero Harry non capiva.
Giustamente: era un uomo. Non poteva
proprio capire.
La strega sbuffò forte e
sospirò. Poi, come se si fosse sgonfiata improvvisamente, si
accasciò sul water.
Harry
si spaventò. “Ginny!
Ginny! Ti porto al San Mungo? Questa gravidanza…” Ginny respirò lentamente e
sorrise. “Ok. Non so se sono incinta, ancora. Ho
solo… un ritardo”.
Harry sospirò sollevato e
Ginny si innervosì, alzandosi di colpo. “Ehi! Sei
contento? Non saresti
contento se…” Il viso della strega si irrigidì
e Harry pensò che stesse per scoppiare a piangere.
“Aspetta. Ginny, Ginny…
Calmati”. Pensò di avvicinarsi a lei e quando lo
fece, senza premeditarlo,
l’abbracciò e la prese in braccio sedendosi sulla
tavoletta.
Sua moglie si accoccolò
sul suo petto e Harry la cullò come se fosse una bambina.
Pensò a qualcosa di
pratico e disse: “Spiegami tutto, sai che sono un
po’ duro a capire…”
Ginny
tirò su col naso e
si spostò dalla camicia del marito. “No, non sei
tu, scusami. Sono io che non
mi spiego bene…”
“Allora dimmi, ti
ascolto.”
Ginny iniziò a spiegare e
raccontò di avere un ritardo del ciclo di una settimana.
“Ma prendi la pozione
antigravidanza, no?” le chiese Harry, accarezzandole la testa
dolcemente.
“Sì, ma tre settimane fa
ho avuto l’influenza, ricordi? E ho vomitato…
può essere che abbia influito sul
normale corso della pozione?”
Harry
scosse le spalle.
Cosa ne sapeva lui? Era un Auror, mica un medimago! Ginny
sospirò ancora.
“Perché allora hai detto che sei incinta di
quattro bambini?”
La strega sospirò e tirò
fuori dalla tasca una pergamena piegata. “Mi ha scritto mia
mamma… Ha detto che
ha fatto un sogno…”
Oh, Merlino! Quando Molly
sognava qualcosa, tutte le donne della famiglia Weasley si radunavano e
ci
ricamavano su. Molly aveva sognato un unicorno viola a cavallo di una
scopa
volante? Voleva dire che il bambino che aspettava Angelina era un
maschio.
Molly aveva visto nel fondo del caffè una macchia a forma di
barca con tre
alberi? Il Jobberknoll della vicina di casa di Percy (a cui piaceva il
caffè),
avrebbe covato un nido con tre uova.
Harry non capiva come
facessero a capire queste cose, lui ci aveva provato e qualche volta
Ginny,
Angelina e Audrey avevano provato a spiegarglielo, ma lui non aveva
seguito i
loro ragionamenti. Solo Hermione era scettica su queste cose, anche se
quando
Molly le aveva detto che Rose sarebbe stata una bambina nata a maggio,
lei che
aveva la scadenza in aprile, era rimasta sorpresa e quindi non aveva
più detto
niente e qualche volta partecipava anche lei alle varie discussioni sui
sogni
di Molly.
Però quattro bambini erano
un po’ tanti. No? Magari si era sbagliata. Magari era uno
solo… O magari
nessuno.
“Non puoi fare uno di
quei… test… Quelli che hai fatto per James, Albus
o Lily?” le chiese allora.
Ginny
annuì: giusto,
doveva fare il test. “Dobbiamo andare a Dragon Alley a
prendere la pozione”.
Harry annuì e le disse che
sarebbe andato a prenderla per lei. Ginny pensò che fosse il
marito migliore
del mondo e gli sorrise.
Lui le disse di mettersi
sul divano e di preparare il tè, così appena
fosse tornato lo avrebbero preso
insieme e avrebbero fatto il test.
Ginny mise il bollitore
sulla stufa e Harry andò a prepararsi. Quando
uscì, Ginny si mise comoda sul
divano e aspettò il ritorno del marito.
Dopo un quarto d’ora Harry
non era ancora tornato e Ginny iniziò a innervosirsi. Quanto
ci voleva a
materializzarsi a Diagon Alley e tornare indietro? Guardò
ancora l’orologio e
sbuffò, spazientita. Si alzò in piedi e
camminò nervosamente avanti e indietro
un po’. Quando si rese conto di aver guardato due volte
l’orologio nel giro di
due minuti, prese pergamene e piume e decise di distrarsi.
Scrisse a Hermione,
parlando del più e del meno. Non voleva svelare
all’amica le sue paure e la sua
situazione prima di saperne qualcosa di più.
Dopo aver chiuso la busta
e averla affidata a Roota, la civetta di casa, guardò di
nuovo l’orologio e,
accorgendosi che Harry mancava da almeno quaranta minuti,
iniziò a valutare l’idea
di materializzarsi a Diagon Alley anche lei, quando Harry apparve in
salotto.
“Harry!”
esclamò Ginny,
vedendolo.
Harry si portò una mano
fra i capelli. “Scusa, Ginny, mi è scappata
l’ora…”
“Dove sei stato?” gli
chiese la moglie.
“Ho bevuto una burrobirra
con…” provò a iniziare Harry, ma Ginny
spalancò gli occhi e si innervosì.
“Io ti aspettavo a casa e
tu ti sei fermato al pub a bere una burrobirra?” Oh, oh.
Harry capì che messa
giù in quel modo non solo non andava bene, ma era anche
equivoca, la cosa.
“Ho incontrato…” cercò
ancora di scusarsi lui. Sapeva che se avesse spiegato a Ginny di aver
incontrato Draco Malfoy a Diagon Alley che aveva bisogno di sfogarsi
perché al
ministero gli avevano giocato un brutto tiro, lei lo avrebbe appoggiato
e gli
avrebbe detto di aver agito nel modo più giusto.
“Sarà stato un tuo collega,
ci scommetto la bacchetta!” Harry chiuse la bocca. Forse non
era il momento di
dirglielo? Effettivamente Draco era un suo collega. Lei dovette
leggergli in
faccia la risposta perché sbuffò girandosi e
alzando le braccia al soffitto.
“Almeno
sei andato in
farmacia?” Ginny sperava, almeno, che lui avesse fatto
l’unica cosa per cui era
andato a Diagon Alley.
Harry sorrise e le allungò
il sacchetto della farmacia. La strega lo aprì e
tirò fuori l’ampolla per la
pozione del test di gravidanza. Era un boccetto giallo, più
grande di quanto si
ricordasse, con il tappo in sughero e la piccola pergamena piegata e
legata con
un nastrino. Girò il vasetto e lesse le istruzioni.
Harry
vide il viso della
moglie corrugarsi e la sua bocca diventare una linea dritta, prima di
tornare a
guardarlo e dirgli: “Hai preso quello sbagliato! Questo ci
mette cinque ore a
dare il risultato!”
Il mago spalancò gli
occhi, un po’ preoccupato. Il farmacista gli aveva fatte
vedere diverse ampolle
e lui, che era in ritardo, aveva scelto di portare a casa quella che
costava
meno: non aveva fatto domande, pensava fossero tutte uguali…
“Hai preso quella più
economica!” lo accusò lei. Harry si
bloccò. Era vero, ma se lo avesse ammesso
lei si sarebbe arrabbiata ancora di più? Decise di stare
zitto.
Ginny
sbuffò rumorosamente
e si chiuse in bagno. Mai una volta che facesse qualcosa di giusto! Una
cosa
gli aveva detto di fare! Una sola! E lui che faceva? Sbagliava la
pozione! Ma
cosa doveva fare perché tutto andasse bene?
Guardò l’ampolla e poi
lesse bene le istruzioni. Chissà se era cambiato qualcosa
dall’ultima volta che
aveva fatto un test di gravidanza…
Lesse tutto e poi sospirò:
doveva solo aspettare di dover fare la pipì, poi avrebbe
fatto il test. Si
guardò allo specchio. Era ancora una giovane strega nel
fiore dei suoi anni,
alla fine, i suoi capelli avevano giusto qualche filo grigio fra le
ciocche
rosse, che lei copriva giustamente con pochi colpi di bacchetta e la
sua pelle
aveva qualche ruga. Continuò l’ispezione lungo il
suo corpo. Non era più così
snella come la prima volta che aveva cavalcato la scopa, ma non si era
appesantita, non era sformata e si sentiva ancora in forma, anche se
sapeva che
il suo modo di affrontare i problemi era cambiato parecchio nel corso
della
vita: non era più spericolata come quando frequentava
Hogwarts e il tempo aveva
dato un freno anche ad altre cose.
Sospirò e tornò a guardare
il boccetto che aveva inmano:
seguì le
istruzioni e versò metà del vasetto nel
contenitore. Ora doveva solo aspettare.
Lasciò tutto sul lavandino
e uscì dal bagno: Harry la stava aspettando in corridoio.
Quando
Ginny uscì dal
bagno aveva un espressione strana, secondo Harry, ma lui la conosceva
da così
tanto tempo che non disse niente e aspettò che fosse lei a
parlare.
“Aspettiamo cinque ore,
adesso.”
Harry annuì e rispose
solamente: “Preparo il tè”.
Mentre preparava il
bollitore Harry vide Ginny aggirarsi per il salotto, prima di sospirare
e
sedersi sul divano.
Appena il bollitore
fischiò, Harry riempì le tazze e mise due filtri
in infusione. Preparò zucchero
latte e limone e portò tutto in salotto, appoggiando il
vassoio sul tavolino
davanti al divano.
“Non ricordo quanti
bambini c’erano in classe con Lily quando andava
all’asilo…” disse Ginny, dopo
un po’, togliendo il filtro dalla sua tazza e facendolo
sgocciolare nel
piattino.
Harry non rispose niente:
come faceva a ricordarsi le classi dell’asilo? I suoi figli
andavano tutti a
Hogwarts!
“Quattro è un numero
strano comunque, Ginny. Dubito che siano molte gravidanze da quattro
gemelli…”
Ginny lo guardò senza dire
niente e poi aggiunse un po’ di zucchero al suo
tè. “Anche solamente uno
sarebbe tanto, adesso, Harry…”
Lui annuì: aveva ragione.
Un figlio in quel momento, dopo così tanto tempo dagli
altri…
“Ti ricordi quando James
ha spinto Albus giù dalle scale dentro alla cesta della
biancheria?”
Harry annuì ancora alla
domanda della moglie. I suoi figli erano stati un po’ vivaci.
Un po’ molto,
pensandoci. “E quando hanno lanciato Lily giù dal
balcone della tana per farla
volare?”
Ginny
spalancò gli occhi e
il respiro le si fermò in gola, come quando, richiamata
dall’abbaiare del cane,
era uscita in cortile e aveva visto il fagottino della figlia cadere
verso il
basso.
“Almeno le avevano legato
il lenzuolo sotto le ascelle, ricordi?” Ginny sorrise
malinconica, contenta che
quella volta Hermione avesse spiegato molto bene come funzionava il
paracadute
fra i babbani.
“Per
non parlare degli
attacchi di magia involontaria! Ricordi quando James, preso dalla
gelosia, ha
fatto sparire la scopa mentre facevo vedere ad Albus come si
cavalcava?” Poi,
un altro ricordo affiorò nella mente del mago. “E
quando Albus ha spaventato
Lily a Halloween e lei ha gridato così forte che sono
scoppiate tutte le uova
che erano sul tavolo in cucina?”
Harry vide Ginny ridere
con la mano davanti alla bocca. Sapeva cosa si stava ricordando:
avevano riso
tutti dello spavento della bambina e lei si era arrabbiata
così tanto che aveva
generato un eccesso di magia che aveva stravolto la cucina e fatto
scoppiare le
uova e le zucche. Dopo, mentre ripetevano in continuazione la formula
del
“Gratta e netta”, si erano divertiti molto meno, ma
quella storia veniva
raccontata ancora, ogni volta che si parlava della
permalosità di Lily (che
Harry diceva avesse preso da Ginny) o quando a Natale si raccontavano
aneddoti divertenti.
“Insomma,
siamo fortunati
che siano ancora in vita e non si siano uccisi da
piccoli…” disse Ginny dopo un
po’, bevendo un po’ di tè. Si
accarezzò la pancia e sospirò. “Non
penso, però,
di poterlo fare di nuovo…”
Harry
si avvicinò alla
moglie e appoggiò un braccio sulle spalle, sbirciando
l’orologio: mancavano tre
ore al risultato. “Siamo stati bravi. E vedrai, saremo bravi
anche con questo”
mormorò, vicino al suo orecchio e posando la mano sulla sua,
ancora adagiata
sul ventre.
Ginny appoggiò la testa
nell’incavo della sua spalla. “Ci sono stati anche
momenti belli,
effettivamente…”
Harry sorrise ai ricordi.
“Ricordi quando volevano far crescere i fiori in camera
nostra per il tuo
compleanno?”
Ginny rise. “Abbiamo fatto
evanescere terra fino allo svenimento, ricordi? Non sono riuscita a
dire
“Evanesco” per tre ore, dopo che avevamo finito di
pulire…” Si accoccolò meglio
fra le braccia del marito e continuò:
“Però ti ricordi che bello quando la
domenica mattina saltavano nel lettone svegliandoci? O quando ci
raccontavamo
storie di paura tutti e cinque sotto le coperte? I nostri figli sono
cresciuti
e fra un po’ se ne andranno per la loro strada. Cosa faremo
con un piccolo
mago? Prima eravamo giovani, con tanta forza in
più…” Una lacrima le scivolò
sulla guancia e subito la cacciò via: stava diventando
nostalgica come sua
madre e iniziava a sentirsi vecchia.
Harry
le accarezzò la
guancia, asciugandole la scia senza dire niente. “Non siamo
vecchi” disse,
leggendole nel pensiero. Quando la moglie tremò leggermente,
la strinse ancora.
“Mi piacerebbe avere un altro bambino. Siamo più
maturi, sì, ma non vuol dire
che non saremmo bravi comunque. E poi, se sarà da solo,
sarà più facile; siamo
in maggioranza ora: due contro uno!” disse scherzando e
facendo ridere Ginny.
“Avrà tre fratelli che lo
adoreranno e non saranno gelosi perché sono
grandi” iniziò a spiegare Harry.
“Magari ci aiuteranno” osò, ma vide
Ginny arricciare il naso sorridendo
dubbiosa. “Beh, almeno non tenteranno di lanciarlo in giro e
non attenteranno
alla sua vita!”
“Magari
questa volta non
sarà così vivace. Magari sarà un
bambino tranquillo che…” Ginny si
fermò:
com’erano i bambini tranquilli? Lei non lo sapeva proprio.
“Andrà tutto bene, te lo
prometto. Saremo bravi e ce la faremo” promise suo marito.
Ginny lo guardò con
gli occhi colmi d’amore e si sentì veramente
fortunata ad averlo accanto.
Quando l’orologio scoccò
le famose cinque ore, Ginny si rese conto che il tempo era volato.
Aveva
passato il tempo rimanente per la fine del risultato della pozione fra
le
braccia del marito, vicini, senza neanche baciarsi, tenuti insieme dai
ricordi
felici e dai pensieri positivi.
Si alzò e andò verso il
bagno: aprì la porta e subito dopo la stanza si
riempì di fumo. Fumo nero:
risposta negativa. Prese la bacchetta e fece evanescere la nebbia scura
con un
sospiro.
Strano a dirsi, ci aveva
quasi creduto e… sperato. Forse era giusto così.
Richiuse il boccetto e
riordinò sul lavandino.
“Mi dispiace…” La voce di
Harry riempì il silenzio e Ginny si voltò verso
di lui: le lacrime, copiose, le
rigavano il viso e la fecero singhiozzare.
Harry
coprì con due passi
la distanza che li separava e strinse la moglie in un abbraccio stretto
e
ristoratore. Non si rese conto di essersi commosso anche lui,
finché non vide
una piccola macchiolina scura sulla camicetta della moglie,
lì dove era caduta
la sua speranza.
“Ti ho fatto piangere
tantissimo, oggi” disse ancora, appena ebbe di nuovo
controllo sulla sua voce.
“Sei stato meraviglioso,
Harry. Non avrei potuto scegliere un marito migliore di te”
gli rispose lei.
Harry stava per dire
qualcosa di spiritoso sulle scelte, per sdrammatizzare la situazione,
ma Roota
entrò dalla finestra del salotto, si diresse verso di loro
battendo le ali a
gran velocità e si posò sul bordo del lavandino:
in bocca una busta che porse
alla strega. Harry aggrottò la fronte mentre Ginny si
sporgeva per prendere la
posta. A chi aveva scritto la moglie?
Ginny aprì la busta e poi
sorrise. “Hermione dice che la classe d’asilo di
Lily e Hugo era composta da
sei bambini, mentre in quella di Albus e Rose ce n’erano
cinque”.
“Visto? Ti sbagliavi”
disse, abbracciandola e chinandosi a darle un bacio sul collo.
Avrebbero potuto
far l’amore. Avrebbero anche potuto cercare un altro bambino.
Sarebbe stato
divertente provarci, pensò, mentre le slacciava il primo
bottone e le posava un
altro bacio lì in quel triangolino di pelle.
“Dice altro di
interessante?” chiese mentre con la lingua disegnava piccoli
cerchi sulla sua
pelle candida.
Ginny
gemette e cercò di
mettere a fuoco la lettera. Cos’altro diceva? Iniziava a far
fatica a leggere.
“Oh! Dice che la loro
gatta ha partorito quattro gattini oggi
pomeriggio…” Harry si tirò su e la
guardò negli occhi: pensarono tutti e due la stessa cosa.
“Usiamo
precauzioni”
dissero insieme e poi scoppiarono a ridere prima di riprendere a
baciarsi.
-
-
***Lo
so, lo so, era tanto che non aggiornavo e non ho scritto niente della
nuova generazione... scusate, ma questa os mi martellava in testa da un
po' (e ho faticato ad adattarla al prompt, ma non volevo essere banale
e farla sotto il prompt 'bambini' 😅 ) spero comunque che vi
sia piaciuta lo stesso. Grazie per aver letto. �💜
Lily
passò il pennellino dello smalto sull’ultimo dito
del piede e poi chiuse la
boccettina. Lo agitò prima di passare la seconda mano e poi
guardò Alice che,
sull'altro letto del dormitorio, leggeva un libro.
"Ci
sono i provini di Quidditch, domani. Verrai a vedermi?"
La
biondina alzò appena gli occhi dalle pagine stampate.
"Dovrei? Tanto ti
prenderanno sicuramente".
"Oh,
grazie" rispose ironica. "Non dovresti, in quanto mia amica,
sostenermi sempre e comunque?"
Alice
alzò un sopracciglio all'indirizzo dell'amica e sorrise di
un sorriso furbo.
"Sei figlia di un Potter e di una Weasley che è stata
capitano delle Holyhead Harpies, l'ultima
cosa di cui hai
bisogno è il mio sostegno".
"Io ho sempre bisogno del tuo sostegno!"
Lily continuò ad agitare lo smalto sempre più
veloce, un po' per l'agitazione, un po' perché aveva preso
il via quando dalla
porta rimasta aperta entrò Lumos, il gatto di sua cugina
Rose.
Il piccolo felino, con il pelo scuro, lungo e
arruffato, saltò sul suo letto rapito dal movimento del
braccio della ragazza e
lei iniziò a ridere, agitando la boccettina davanti al
gatto, cercando di farlo
giocare.
Lumos seguiva con gli occhi e la testa il movimento
della sua mano, girandosi di qua e di là, fino a quando
Alice non chiese:
"Ma tuo fratello ci sarà?"
"Chi?" rispose stranita, Lily, fermando
il braccio a mezz'aria. Lumos pensò che fosse il momento
giusto per saltare e
si aggrappò con le unghie al suo polso. La rossa
urlò di spavento e di dolore,
aprendo le dita della mano e lasciando cadere la boccetta sul
copriletto.
Il gatto non si fece scappare l'occasione e si
affrettò a coprirlo con le zampe e prenderlo fra i denti.
"Brutto gattaccio! Lascialo subito!" gridò
e il felino corse via con il suo smalto in bocca.
Lily saltò
sul letto e il gatto, per lo spavento,
corse ancora più forte. La ragazza lo rincorse per il
corridoio del dormitorio
e poi giù per la scala a chiocciola.
In sala comune un gruppetto di tre studenti stava
entrando dal quadro della signora grassa e il gatto prese l'uscio per
scappare
dal territorio dei Grifondoro.
"Maledetto!" gridò ancora Lily, scansando
uno dei ragazzini che non aveva avuto la prontezza di spostarsi al suo
arrivo
e, una volta fuori, si guardò intorno per capire dove fosse
il gatto.
Lo vide fermarsi e voltarsi a guardarla: quel
maledetto animale la stava prendendo per i fondelli! Corse ancora verso
il
fondo del corridoio e lui scappò verso le scale.
Lily riuscì a stargli dietro fino a quando non
imboccò un corridoio che sembrava buio e deserto: non
ricordava di averlo mai
visto. Improvvisamente sentì freddo e abbassò lo
sguardo. Il pavimento sembrava
bagnato e lei era scalza perché era corsa dietro al gatto
senza infilarsi né
calze né scarpe. Quando un brivido di freddo le scosse le
spalle, si voltò a
guardare indietro, come se la causa del gelo fosse alle sue spalle.
"Miao". La ragazza si voltò di nuovo verso
il fondo del corridoio, che sembrava sempre più buio, e si
trovò davanti il
gatto di Rose che la fissava. Lumos era elegantemente seduto, come solo
i gatti
sanno fare, con la coda arrotolata intorno alle zampe anteriori.
Lily si avvicinò piano, notando che la boccetta di
smalto era appoggiato, stranamente diritta, proprio di fronte alle sue
zampette.
Fece un altro passo e quando fu abbastanza vicino da
chinarsi per afferrarlo, il gatto, in un gesto veloce e aggraziato, lo
riacciuffò fra i denti e corse via.
"Per Godric, maledetto gatto!" La ragazza
corse per il corridoio e seguì la corsa fulminea
dell'animale, appena girò
l'angolo, per poi fermarsi di blocco.
"Scorpius? Che ci fai qui?" chiese, al
ragazzo biondo che le sbarrava la strada.
Scorpius accarezzava il gatto: in braccio a lui il
maledetto felino faceva le fusa e si lasciava coccolare come se non
fosse nato
per nient'altro. Stupido gatto pensò
Lily, con una smorfia.
Lui si guardò intorno, poi posò il suo sguardo
plumbeo su di lei e la ragazza rabbrividì ancora.
"Penso che sia un sogno, sai?"
"Come?" gli chiese lei, senza capire.
Lui volse lo sguardo nel buio corridoio e poi tornò
a guardarla, prima di avvicinarsi. "Penso che tu stia sognando".
"E cosa ti fa pensare che sognerei te?"
"Questo forse dovresti dirmelo tu."
Lily rise. Forte. "Io? Sembra che qui tu ne
sappia più di me".
"È il tuo sogno, però."
Lily inclinò la testa per guardarlo e lui abbassò
lo
sguardo verso il gatto. Poi la ragazza si guardò di nuovo i
piedi: non aveva
più la prima mano di colore. Le sue unghie erano tutte
bianche. Eppure sapeva
di aver messo lo smalto prima che il gatto glielo rubasse. Non aveva
senso.
"Forse hai ragione. Perché allora sto facendo
questo sogno?" chiese ancora lei e Scorpius sorrise. Lily
rabbrividì
ancora e si morse il labbro inferiore.
"Cosa è successo prima che arrivassi io?"
domandò lui.
"Mi sono messa lo smalto" disse,
guardandosi di nuovo i piedi. "Alice mi ha detto che aveva uno smalto
nuovo e volevamo provarlo. Volevo… Richard…" Si
bloccò.
"Volevi?" chiese il biondo, facendo
scendere il gatto e rivolgendole uno sguardo strano.
Lily voleva farsi bella per Richard. Ma non voleva
dirlo ad alta voce. Anche se era un sogno. Era una cosa stupida.
"Ti vergogni?" domandò ancora, quando lei
non rispose. "Non sono reale, sai?"
"Anche se sei nella mia testa non vuol dire che
tu non sia reale."
Lily scosse le spalle, quante volte aveva sentito
dire quella frase? Ora iniziava a comprenderla.
Scorpius sorrise sornione. "Capisco…" Si
infilò le mani in tasca. "Quindi…"
Mentre lui si avvicinava, Lily pensò a quello che le
era successo: lo smalto sui piedi, il gatto, Alice, tutto sembrava
reale, non
poteva essere un sogno… Alice! Alice le aveva chiesto di suo
fratello. Era
perché lei aveva sospettato delle cose su di loro. E quella
cosa che aveva
detto sul Quidditch? Era vera anche quella. Tutti pensavano che lei
sarebbe
stata scelta per la squadra, tutti tranne lei, Lily, perché
non si sentiva
all'altezza e aveva bisogno di Alice che le infondeva sicurezza. Era
vero: era
un sogno.
E allora perché stava sognando Scorpius? Quando lui
si avvicinò ancora, sentì le guance calde.
Possibile che davvero i suoi sogni
stessero cercando di dirle qualcosa? Qualcosa che non voleva ammettere
neanche
con se stessa?
"Quindi… Perché io sono qui, secondo te?" Il ragazzo
fece un altro passo verso di lei.
"Per il gatto" rispose, prontamente. James
le aveva sempre detto che l'attacco è la miglior difesa. E
lei sentiva di aver
bisogno di una difesa, in quel momento: si sentiva troppo vulnerabile.
"Il gatto?" chiese infatti Scorpius,
fermandosi stranito e girandosi verso la direzione in cui se n'era
andato prima
il felino.
"Sì, è Lumos, il gatto di Rose, mia cugina. Non
sei innamorato di lei da tipo… una vita?" Il tono di Lily
era un po'
denigratorio e lei si sentì particolarmente stupida. Aveva
già capito che era
un sogno, perché insultare Scorpius anche nella sua mente?
Che bisogno c'era?
"Vuoi sapere se sono innamorato di tua
cugina?"
"Non mi interessa. Sei solo un sogno!"
Lily rise scuotendo le spalle e Scorpius sembrò quasi
imbarazzato. Ma poi si
riprese subito, facendo un passo e avvicinandosi ancora lentamente. Il
suo
sguardo era intenso. Penetrante. Lily sentì il petto
fermarsi e sempre più
caldo. "Non ti avvicinare! Stammi lontano!"
"Perché? Ti faccio paura? O hai paura di quello
che potresti provare per…"
"Stammi lontano e basta. Non mi interessa
quello che provo per te. Io ho Richard" scandì chiaramente
la ragazza.
Quando si rese conto di litigare con se stessa, sbuffò e si
guardò intorno.
"Come si fa a uscire da qui?"
Scorpius le si avvicinò del tutto e lei per un
attimo, solo per un attimo, pensò che volesse baciarla. E
solo per un altro
attimo, pensò che avrebbe voluto sapere cosa si provasse a
farlo. Sentì di
nuovo le guance in fiamme. Santo Merlino!
Il biondo la stava osservando da così vicino che lei
poté vedere tutte le sfumature dei suoi occhi grigi: non
c'era solo il grigio,
ma un milione di sfumature, e lei poteva vederlo benissimo anche alla
poca luce
delle lanterne nel corridoio. Chissà se era così
veramente.
Ora non le interessava più che fosse un sogno o
meno. Più gli guardava la bocca, più sentiva
l'impulso di volerlo assaggiare.
Si passò la lingua fra le labbra e non capì
più niente. Affondò i denti nella
carne e alzò su di lui uno sguardo implorante. Al diavolo
Richard, al diavolo
Rose. Doveva assolutamente sapere cosa si provasse a baciare Scorpius.
Ne aveva
assolutamente bisogno. E lui sorrise, quel sorrisetto sghembo che aveva
imparato a leggergli in viso. Lily pensò che stesse pensando
le stesse cose. Le
appoggiò le mani sulle spalle e lei pensò che il
momento fosse arrivato. Sentì
il cuore esploderle in petto.
"Svegliati" disse lui, invece, con un tono
strano.
"Come?" chiese la ragazza, palesemente
stupita.
"Svegliati, Lily!" Ma che stronzata. Era un
sogno.
Scorpius prese per le
spalle la ragazza che dormiva
sulla panca dello spogliatoio del campo di Quidditch e la scosse.
"Svegliati, Lily!" disse, un po' bruscamente. "Ti stanno
cercando tutti!"
Lily aprì gli occhi e si guardò intorno. "Mi
sono addormentata" constatò, con voce stropicciata dal
sonno. Scorpius
pensò che fosse comunque bella. "Chi è che mi sta
cercando?"
"Tutti. Albus, la Paciock, i tuoi cugini…
tutti."
"Ok. Ero venuta ad allenarmi."
"La prossima volta dillo a qualcuno. Così
evitiamo di cercarti dappertutto."
"Oh. Penso di averlo detto a Rich…"
"Richard non ti sta cercando". Scorpius
era sempre più scontroso.
"Ok, stai calmo. Mi
vesto."
Lily si alzò dalla panca e si guardò intorno.
"Scorpius…" iniziò, infilandosi le scarpe. Era
scalza, ecco perché
aveva sognato di avere freddo ai piedi.
"Cosa c'è?" chiese lui, mentre prendeva le
altre cose che lei aveva lasciato in giro.
"Non è che hai tu il mio smalto?" Scorpius
la guardò come se fosse pazza e Lily rise nervosamente.
Doveva ancora
svegliarsi del tutto. "Lascia stare…" Ma poi rise quando lui
continuò
a guardarla così stranito. Era quasi divertente.
"Pensavo
che lo smalto fosse della
Paciock". Scorpius uscì dalla porta aperta e si
incamminò verso l'uscita
degli spogliatoi. Quando fu quasi in fondo al corridoio, si
voltò e lei, che lo
osservava in piedi, al centro della stanza, vide benissimo il suo
sorrisetto
sghembo, lo stesso del suo sogno. Poi lui ammiccò e
uscì.
-
-
***Dopo
tatntissimo sono tornata su questa storia... ma ho deciso di non
seguire più troppo fedelmente i prompt, così
penso che cambierò anche i titoli. Ma non adesso! Ah ah ah.
Spero che
la storia vi piaccia comunque, e prometto di non abbandonarvi di nuovo.
Grazie a chi legge e, se ti è piaciuto, metti un bel like al
capitolo, grazie!
"Avete
sentito del
molliccio?" La voce di una ragazzina del quarto anno riempì
la sala comune
Serpeverde in una tarda serata di
novembre
e Scorpius e Albus alzarono la testa insieme dalle loro carte.
"Che
molliccio?"chiese Ethan ad alta voce, passandosi una mano sui capelli a
spazzola e scartando una carta nel mezzo del tavolino. La ragazzina
divenne
rossa sulle guance, accorgendosi dei cinque ragazzi del settimo anno
solo in
quel momento. Scappò via ridacchiando insieme alle amiche
con cui stava
parlando.
"Gira voce
che nel vecchio sgabuzzino si sia infilato un molliccio. Ci sono state
delle
vere e proprie scommesse. Chissà se qualcuno ha il coraggio
di andare a vedere
se c'è sul serio". Scott imprecò subito dopo aver
parlato, quando una
carta gli scoppiò in mano.
"Davvero? Un molliccio?"
chiese Albus, lanciando un'occhiata a Scorpius, che alzò un
sopracciglio. Il
molliccio era una creatura che si trasformava in ciò di cui
aveva più paura il
suo avversario. Un mostro infido e senza pietà.
"Non lo sapevi? E sì che
sei un prefetto, non dovresti sapere tutto? A me lo ha detto Roxi. Mi
ha anche
detto che se vado nel vecchio sgabuzzino e lo affronto, esce con me" si
vantò il ragazzo riccioluto.
"Scott, Roxi esce con
tutti…" lo apostrofò Scorpius, quasi sospirando.
"Dici che dovrei dirle
che voglio darle una palpatina come premio?" Scott
sghignazzò in modo
volgare e Albus alzò gli occhi al cielo.
"Se ci andassi e vedessi
il molliccio, in cosa si trasformerebbe?" gli chiese allora il moro,
cercando di cambiare discorso.
Scorpius
ascoltò gli altri e non
disse niente, neanche quando la discussione si fece un po' stupida e
molto
allegra. Lui sapeva benissimo in cosa si sarebbe trasformato il
molliccio se lo
avesse guardato. E se ne vergognava parecchio.
"Scorp, in cosa si trasformerebbe
il tuo?" La fastidiosa domanda di Ethan portò il biondo alla
realtà della
sala comune.
Scorpius pescò dal mazzo e
intanto prese tempo. Cosa avrebbe dovuto dire? Guardò la
carta che aveva in
mano e fece finta di esaminarla prima di metterla nel suo mazzo e di
farne cadere
un'altra a caso. Poi alzò lo sguardo sugli altri e
aprì la bocca.
"Io…"
"Potter,
una ragazza ti
sta cercando". La voce del prefetto del sesto anno, un mingherlino alto
e
dinoccolato che rispondeva al nome di Howard, entrò dalla
porta scorrevole chiamandolo
a gran voce e indicando con il pollice l'entrata dietro di
sé. Albus lo guardò
corrugando la fronte: una ragazza?
"È carina?" Il tono
alto di Scott fece scattare verso la porta lo sguardo di almeno altri
quattro
ragazzi e uno ricevette anche uno scappellotto dalla Serpeverde che era
seduta
vicino a lui.
"Oh, è la Paciock"
disse uno di quelli che era riuscito a sbirciare oltre la porta aperta. Alice?
La
fronte di Albus si corrugò ancor di più,senza che lui potesse fare niente per evitarlo.
"La Paciock è molto
carina, quest'anno. Non sembra anche a te? Quasi quasi…" La
voce di Scott,
con il viso rivolto verso Ethan, ora, dava fastidio anche ad Albus.
"Scott sta barando, ha
una carta nella manica, Ethan" disse il moro, alzandosi e gettando le
carte sul tavolino. Ethan, che aveva un carattere un po' bellicoso e
competitivo, fu subito addosso al compagno di casa per verificare il
reato.
"Non è vero, ti giuro che
stavolta non è vero!" lo sentì dire Albus mentre
si guadagnava l'uscita.
Si guardò intorno appena
varcata la porta scorrevole e vide Alice poco lontano, vicino al muro,
che
guardava verso l'entrata della sala comune.
La ragazza si avvicinò al
fratello della sua migliore amica con passo svelto.
"Alice, che
succede?" chiese il ragazzo, quando vide che la Grifondoro era un po'
agitata.
Lei si era avvicinata e Albus
poteva benissimo vederla mordersi le labbra. Qualcosa dentro di lui si
infiammò, bruciandolo da dentro e scivolando dal petto verso
il basso ventre.
Alice
aveva visto il moro
uscire dalla porta scorrevole e per un attimo le era mancato il fiato.
Doveva
essere per via della preoccupazione. Sì doveva essere per
quello.
"Albus…" disse, ma
poi si morse il labbro inferiore. Non pensava sarebbe stato
così difficile.
Attraversare tutto il castello da sola, di notte, non era
così facile come lo
faceva sembrare Lily. "Non è che…" Si
passò una mano fra i lunghi
capelli biondi e poi abbassò lo sguardo, guardando altrove.
Lily l'avrebbe
uccisa. Sì, quella volta l'avrebbe proprio uccisa.
"Va tutto bene?" le
chiese Albus. No. Non andava tutto bene.
Merlino, era più facile con James! Scosse il capo
e poi sospirò. Perché
con James era più facile? Non aveva
senso.
"Scusa, non volevo farti
preoccupare". Era vero: non voleva farlo preoccupare. Forse era meglio
non
dire più di tanto. "Mi chiedevo solo se… per
caso… Non è che hai tu la
mappa? Di solito andavo da James, ma…" chiese, abbassando la
voce e
guardandosi ancora intorno. Quell'anno James non c'era e visto che la
Mappa del
Malandrino era della loro famiglia, Alice aveva pensato che ce l'avesse
lui.
Albus
strabuzzò gli occhi e,
prendendola per un polso, la spinse contro il muro, lontano dalla
porta. Andava
da James per cosa? E perché aveva nominato la mappa? "Cosa
sai della
mappa?" Si era avvicinato di più a lei e aveva abbassato la
voce per non
farsi sentire.
La ragazza alzò gli occhi su
di lui e Albus rimase pietrificato: il suo sguardo, che al ragazzo
ricordava
molto la cioccolata calda che sua madre preparava durante le vacanze di
Natale,
lo trafisse da tanto gli sembrava profondo.
"Albus, mi fai male"
sussurrò e il Serpeverde scattò all'indietro
lasciandola andare.
"Se
cercate una stanza,
qui dentro ce ne sono parecchie…" La voce di Scott Bole la
fece girare
verso la porta scorrevole, dove lui e altri ragazzi li stavano
osservando, e
Alice capì che la situazione poteva essere fraintesa.
"Scusa, ho sbagliato a
venire. Mi sa che di solito ti cercano per altro…" disse, un
po' stizzita,
senza neanche sapere il perché, visto che non era colpa di
Albus.
"Scott è un Troll. Dimmi
chi stai cercando e vedo di aiutarti" sussurrò il ragazzo,
ma facendolo si
avvicinò di nuovo a lei e Alice si sentì invasa
dal suo profumo. La ragazza
strinse in tasca il biglietto di pergamena che aveva trovato sul
cuscino e
sospirò.
Albus
si rese conto di aver di
nuovo intrappolato la ragazza contro il muro, ma non riuscì
a controllarsi.
Perché andava da James? Chi cercava sulla mappa? Un ragazzo?
"Al, tutto bene?" Il
Serpeverde si girò verso l'entrata della sala comune e vide
Scorpius sulla
porta, che lo guardava con uno sguardo corrucciato. Doveva aver mandato
via Scott
e i suoi compari, ma altri ragazzi si affacciarono sulla porta e Albus
non
voleva che chiacchierassero su di lui. O su Alice. O su di loro. Anche
se su di
loro gli sarebbe piaciuto che ci fosse qualcosa di cui chiacchierare,
si rese
conto in quel momento.
"Cerco Lily, Al. Tua
sorella è andata a cercare il molliccio, ma non so dove
sia…" sussurrò lei
e Al fu combattuto fra l'essere contento e il non esserlo. Contento che
lei non
cercasse un ragazzo e scontento del fatto che Lily si fosse cacciata
nei guai.
"Aspetta qui" disse,
facendo un passo indietro. Si girò verso la sala comune, ma
poi si voltò di
nuovo verso di lei. "Non muoverti" le ordinò, puntando un
dito verso
di lei.
Con un cenno a Scorpius, entrò
in sala comune e si tirò il ragazzo da parte.
"Andiamo a cercare Lily,
dovrebbe essere nel vecchio sgabuzzino a cercare il molliccio".
Quando
Al aveva nominato il
molliccio, Scorpius sentì i peli del collo rizzarsi. Cosa
aveva fatto Lily? Era
andata a cercare il molliccio apposta?
"Vengo con voi"
disse, senza quasi rendersene conto.
L'amico si irrigidì.
"Mmm, ma no, dai, tanto so dov'è lo sgabuzzino. Facciamo
presto".
Al si voltò verso la porta
ancora aperta e Scorpius capì che voleva rimanere solo con
la figlia di
Paciock. Possibile? Lo guardò di sottecchi: ma avrebbe
cercato Lily?
"Ok" rispose. Sapeva
dove Al teneva la mappa del malandrino: ci avrebbe dato un'occhiata.
Guardò l'amico uscire dalla
porta e andare verso la Grifondoro, che nervosamente si stringeva le
dita fra
di loro; subito dopo il biondo allungò il passo verso il
corridoio del
dormitorio maschile. Entrò nella stanza del settimo anno e
si diresse direttamente
verso il baule di Al, ci frugò dentro e tirò
fuori la Mappa del Malandrino.
"Giuro solennemente di
non avere buone intenzioni" formulò, mentre osservava la
pergamena bianca
disegnarsi in quell'intricato disegno fatto di stanze e corridoi.
Osservò i puntini di Al e
della Paciock muoversi vicini e camminare lungo i sotterranei, diretti
al
vecchio sgabuzzino. Il suo sguardo li precedette in quel labirinto, per
arrivare alla presunta stanza del molliccio, ma, con suo stupore, la
vide
vuota: Lily non era lì. E allora dov'era? Al gli aveva
raccontato una bugia o
lo aveva fatto la figlia del professore? Corse con lo sguardo fino al
settimo
piano, ma Lily non era neanche nel territorio Grifondoro.
Sbuffò nervoso e percorse la
planimetria di tutta la scuola fino a quando la scorse: il puntino di
Lily Luna
Potter si trovava in uno stanzino dei sotterranei, dalla parte opposta
a dove
era andato suo fratello.
Imprecò e chiuse la mappa.
Cosa doveva fare? Doveva andare da Al a dirglielo o doveva andare
direttamente
da lei? Incantò la mappa, la mise via e guadagnò
la porta a grandi passi. Una
volta fuori dalla porta scorrevole, però, non dovette
neanche pensare, perché
il suo corpo girò da solo, incamminandosi verso lo stanzino
dove c'era Lily.
***
Lily
era un po' spaventata, ma
neanche tanto. Aveva lasciato un biglietto per Alice, giusto per farle
sapere
dove fosse, e si era avventurata giù nei sotterranei. Non
aveva mai visto un
molliccio. Non erano così facili da incontrare. E Lily era
proprio curiosa di
vederlo. Era curiosa di sapere in cosa si sarebbe trasformato. Non in
ragni e
serpenti di sicuro. Siccome sapeva che Alice avrebbe tentato di
dissuaderla,
semplicemente, non glielo aveva detto e basta, senza scatenare
discussioni.
Ora, però, mentre apriva la
porta dello stanzino che la cara Roxi Montague le aveva indicato, era
un po'
titubante. Ma non spaventata, solo… cauta. Ecco,
sì, cauta era l'aggettivo
adatto. Non è che avesse proprio paura. Non del tutto.
Non… forse giusto un po'…
Entrò nel locale, un piccolo
bugigattolo polveroso in cui c'erano vecchi attrezzi scolastici e
qualche
calderone ammaccato, e lì, alla sua destra, in fondo, un
logoro armadio di
legno giaceva sotto un finestrino che dava sul lago nero. Tutto era
scuro e non
c'era neanche una lanterna a rischiarare il buio, quel poco che poteva
vedere,
Lily lo vedeva attraverso la luce che filtrava dal corridoio.
"Lumus" sussurrò,
puntando la bacchetta verso il centro della stanza. L'armadio
ondeggiò e saltò
sul posto. Il
molliccio.
Lily tentò di sorridere, ma in quel momento l'idea di
essere da sola non le diede sollievo. Cavolo, perché non
aveva voluto andarci
con Alice? Perché?
Sospirò profondamente e fece
un passo avanti verso l'armadio. Non fece neanche in tempo a toccare
l'antina
socchiusa che questa si spalancò e sua madre uscì
di corsa dal ripostiglio.
"Lily! Come al solito
stai facendo la cosa sbagliata! Possibile che non impari mai?"
"Mamma…" Lily sbatté
gli occhi alla vista di Ginevra Potter che la sgridava e sventolava il
braccio
verso di lei. Mosse la bacchetta ma non riuscì a dire
niente. Fece un passo
indietro. Sua madre continuò a elencare tutti i suoi
insuccessi, anche quelli
di quando era bambina. Puntò la bacchetta balbettando. La
sua mamma le voleva
bene e la coccolava quando aveva paura, quella non era reale.
Crack. Il molliccio si
trasformò in Harry Potter, l'uomo che le aveva rimboccato le
coperte e fatta
ballare sui suoi piedi. "Oh, Lily, siamo così delusi da te,
forse non
avremmo dovuto averti…" Lily fece un passo indietro quando
suo padre
iniziò a scuotere il capo con sguardo addolorato.
Sentì una lacrima scenderle
sul viso. Quando anche nonna Molly iniziò a spiegarle quanto
fosse amareggiata
nel sapere che non era uguale alle altre cugine, Lily sentì
le lacrime sgorgare
copiose. Fece altri passi indietro, mentre il molliccio continuava a
cambiare
forma in qualsiasi componente della sua famiglia che la insultava e le
spiegava
perché non era contento di averla come parente,
finché non toccò il muro con la
schiena.
La sua bacchetta cadde per
terra, puntando la luce proprio contro il molliccio che continuava a
beffeggiarsi di lei.
"No!" gridò, senza
rendersene conto, poi si coprì il viso con le mani quando
Scorpius iniziò ad
avvicinarsi a lei. "Non voglio ascoltarti!" gridò, con
l'ultimo
barlume di lucidità rimastale. Aprì appena le
dita per guardare cosa stesse
succedendo e in quel momento il molliccio cambiò di nuovo
forma, divenendo un
signore anziano con lunghi capelli bianchi e un ghigno orribile in viso.
"Riddikulus!" gridò
una voce alla sua destra. Lily si voltò e vide Scorpius,
qualche passo dentro
alla stanza, al suo fianco, con la bacchetta puntata verso il molliccio.
I capelli bianchi del
molliccio divennero rosa e verdi, mentre si arricciarono in tanti
boccoli
intorno alla testa, e sulla bocca dell'uomo si materializzò
un ciuccio, uno di
quegli affari che si dà ai neonati per farli stare buoni.
Quando un bavagliolo
comparve al collo del vecchio, Lily rise e il molliccio la
guardò, prima di
esplodere in tanti piccoli pezzi e disperdersi nell'aria.
"Lily,
stai bene?" chiese
Scorpius, avvicinandosi al punto in cui era sparito il molliccio, per
controllare.
Sembrava sparito. Si girò verso di lei e la ragazza
riuscì solo ad annuire. Con
due passi il Serpeverde le fu davanti e lei si tirò su,
raccogliendo la
bacchetta.
"Chi era il
vecchio?" gli domandò, cercando di asciugarsi le lacrime di
nascosto.
Doveva aver capito che era la sua paura.
"Mio nonno" rispose
Scorpius, invece di mentire.
"Quello che ha tentato di
uccidere mia mamma?" Scorpius tolse lo sguardo dalla ragazza e
annuì,
vergognandosi un po'. "Scusa, non avrei dovuto dire…"
"Lascia stare. Piuttosto
dovresti smetterla di nasconderti. Ci tocca sempre cercarti". Lo aveva
detto con tono duro e stizzito e lui un po' se ne stupì. Ma
cosa le stava
dicendo? Perché se la stava prendendo con lei? Non era colpa
sua.
"E
come mai sei sempre tu
a trovarmi?" Lily si era infastidita dal suo rimprovero, fra l'altro
vero,
visto che era già la seconda volta che la stavano cercando.
Forse anche Alice,
questa volta, sarebbe stata arrabbiata, visto che era dovuta andare
fino alla
sala comune Serpeverde e lei odiava i sotterranei. Probabilmente aveva
chiesto
aiuto ad Al e Scorpius per cercarla. Di nuovo.
Uscirono dallo stanzino e
Scorpius girò automaticamente verso sinistra e a lei, che
non si ricordava
neanche da che direzione fosse venuta, non toccò nient'altro
che seguirlo.
"Me lo sto chiedendo
anch'io, fidati". La sua voce era ancora scontrosa.
"Ehi" disse,
fermandosi e prendendolo per un braccio per farlo girare. "Non puoi
essere
così arrabbiato per questo". Non poteva davvero. Altrimenti
non sarebbe
andato a cercarla.
"Infatti non è per
questo" rispose, prima di riprendere a camminare.
Oh. E allora?Perché
lo era? "E allora che hai? Perché
sei così scontroso?"
Scorpius
si voltò e tornò con
due passi verso di lei, fino a fronteggiarla. "Il molliccio…
Si è
trasformato in me. Me! Perché hai paura di me?"
La ragazza lo guardava senza
dirgli niente, il suo respiro regolare le faceva muovere il petto su e
giù.
Aveva visto lui e Scorpius non riusciva a concepirlo. Non ce la faceva.
Qualcosa attrasse la sua attenzione e il suo sguardo si posò
alle sue spalle.
"Alice!" esclamò la
rossa, scansandolo e correndo dall'amica.
-
-
-
***Eccomi!
Ho usato due prompt per una os un po' lunga, così ho deciso
di finirla nel prossimo capitolo.
Alice
guardò Albus parlare con Scorpius e spostò il
peso da una parte all'altra del
corpo.
Quando
il Serpeverde tornò da lei, dall'altra parte del corridoio,
una figura
familiare iniziò a camminare verso di loro. La Grifondoro
notò che la sua
camminata si fece più sensuale quando riconobbe il ragazzo
accanto a lei.
"Albus,
tesoruccio, dove vai?" chiese Roxi Montague, con un sorriso mellifluo.
Alice fece finta di non vedere l'occhiataccia che le lanciò.
"Roxi,
cosa fai in giro per il castello? Dovresti essere in
dormitorio…"
La
Serpeverde rise un po' sguaiatamente. "Oh, ti preoccupi per me? Sei
così
carino! Ora sono tutta tua, se vuoi". E ammiccò, leccandosi
le labbra.
Al
si passò una mano fra i capelli. Aveva ragione Scorpius:
quella ragazza ci provava
con tutti. Era quasi imbarazzante. Per lei. Stava pensando a come
rispondere
senza darle corda, quando Alice tossicchiò.
"Oh,
Paciock, scusami, non ti avevo vista" disse Roxi, con un finto tono
innocente. Al poteva sentire la falsità nella sua voce come
se la stesse
toccando con la mano.
Alice
fece un sorriso di circostanza e ricambiò il suo stesso
tono. "Ci credo
tantissimo. Vabbè, ragazzi, che ne dite di muoverci? Io
dovrei…"
"Tu
puoi pure andartene, Paciock, Albus non ha tempo di fare da baby
sitter,
stasera". La voce della Serpeverde era fastidiosa anche alle orecchie
del
ragazzo. E quando lei allungò una mano per prenderlo a
braccetto e stringersi a
lui, Al digrignò i denti per la sua maleducazione. Per non
parlare di quando
sentì il seno della ragazza spalmarsi su di lui. Era
difficile spiegare a
qualcuno come Roxi che non eri interessato e lei continuava comunque a
provarci.
Alice
sbuffò e poi si voltò verso Albus. "Mi daresti la
mappa? Così vi lascio
liberi…" sussurrò. L'ultima cosa che voleva fare
era perdere tempo. Lily
era via da un bel po' e a lei interessava solo trovarla.
Albus
si scostò dalla Serpeverde per farsi più vicino a
lei, le prese un braccio e
parlò solo per il suo orecchio. "Non c'è bisogno
della mappa. So dov'è il
molliccio". Alice sorrise senza accorgersene. Perché sapeva
dove fosse il
molliccio, non perché aveva appena liquidato la perfetta
Roxi per parlare con
lei. Gioì di quella piccola vittoria, non aveva bisogno di
altro. Bastava che
lui le dicesse dove andare e lei si sarebbe tolta subito dai piedi.
"E
dov'è?"
Albus
non aveva intenzione di lasciare andare la Grifondoro in giro per i
sotterranei
da sola. "Ti ci porto io" disse, facendole un cenno. Quando la porta
scorrevole si aprì di nuovo e due ragazzi buttarono l'occhio
verso di loro,
capì che dovevano spostarsi da lì.
"Albus,
andiamo dentro…" La mano di Roxi tentò ancora di
afferrarlo, ma lui riuscì
a schivarla.
"Roxi,
dobbiamo proprio andare, ora. Ci vediamo dopo" la congedò,
muovendosi e
tirandosi dietro Alice.
Alice
non aveva capito bene cosa fosse successo, ma dopo pochissimo si
ritrovò a
camminare per un corridoio buio nei sotterranei del castello insieme al
fratello della sua migliore amica. E lui la stava tenendo ancora per il
braccio.
"Puoi
lasciarmi, Al."
"Scusa"
disse lui, lasciandola andare all'improvviso, come se si fosse
scottato. Quando
il ragazzo girò in un altro corridoio, Alice lo
seguì senza dire niente.
"Tu
sai dov'è il molliccio?"
Albus
annuì, mettendosi le mani in tasca. Le poche lanterne
illuminavano in penombra i
tratti del corridoio. "Dovrebbe essere nel vecchio sgabuzzino".
La
Grifondoro si fermò di colpo. "Dovrebbe? Al, forse dovremmo
prendere la
mappa. È una cosa seria, non è…" La
ragazza sembrava preoccupata.
"Una
cosa seria? È un molliccio!" la liquidò lui.
"Comunque è di qua,
vieni". La sua mano le toccò il braccio e lei si
rincamminò verso la
direzione che lui le indicava.
"Un
molliccio è una cosa seria!" Alice era stupita dal fatto che
lui prendesse
la cosa alla leggera. "Non sarai uno di quelli che pensa che un
molliccio
possa trasformarsi solo in ragni e serpenti, vero?"
Albus
la guardò e fece un sorriso sghembo. "Sembri molto
più esperta di me…"
tentò di schernirla, ma il suo sorriso svanì
quando la ragazza abbassò lo
sguardo e si morse di nuovo il labbro. "Alice… hai
già visto un molliccio?"
chiese, quasi preoccupato. Sembrava che lei parlasse per esperienza.
Non
l'aveva mai vista così seria. Quando non rispose,
capì che non lo avrebbe fatto
e le domandò ancora: "In cosa si è trasformato?"
Lei
non smise di camminare, ma voltò il viso verso di lui. "Non
siamo così in
confidenza da dirtelo".
La
ragazza lo superò quando lui si fermò nel bel
mezzo del corridoio dopo le sue
parole. Cosa stava dicendo? "Come?"
Alice
sospirò. Camminare per tutto il castello con il pensiero di
farsi scoprire, le
risate dei ragazzi e il tono derisorio della Montague, l'avevano messa
a dura
prova. E lei era così preoccupata per Lily. Si
fermò in un punto in cui
partivano due corridoi diversi e si voltò verso di lui. "Da
che
parte?" chiese, allargando le braccia e indicando con le mani le due
strade.
Albus
le fece un cenno alla sua destra e lei si incamminò, senza
preoccuparsi di
sapere se lui la stesse seguendo o meno.
"Quindi?
In cosa?" insistette.
Alice
sbuffò ancora. "Ragni e serpenti. È quello?"
chiese, quando
improvvisamente una porta comparve sul muro alla loro sinistra.
"Non
sembri un tipo da ragni e serpenti" disse Albus, guardandola
attentamente
e seguendola verso la porta dello sgabuzzino. Aveva capito che gli
aveva dato
una risposta stupida per liquidarlo, ma lui non voleva mollare.
"Ho
paura di tutto. Contento? Di tutto. Potrebbe trasformarsi in qualsiasi
cosa".
"Sei
una coraggiosa Grifondoro". Albus si sentiva un bambino di cinque anni
che
bisticciava con la maestra.
Lei
rise, ma la sua risata non era allegra. "Già. Ma mi dicono
in tanti che
probabilmente il cappello si è sbagliato. Anche la tua Roxi".
Al
non disse niente, ma lei non aspettava una risposta, infatti subito
dopo disse:
"Comunque non è di me che dobbiamo parlare. È
Lily che ha fatto una cosa
stupida come andare da sola da un molliccio". Come? "Perché sei
così preoccupata per Lily? Di cosa ha
paura?" In cosa si sarebbe potuto trasformare il suo molliccio? Per la
prima volta da quando lo aveva saputo, Albus se lo chiese. Di cosa
aveva paura
sua sorella? E perché Alice era così in pensiero?
"Sei
suo fratello, non lo sai?"
Al
alzò le spalle. "Non ha paura di niente. Di solito sono gli
altri ad aver
paura di lei". In fin dei conti Lily era davvero una perfetta
Grifondoro:
arrogante, presuntuosa e ostinata. Cinica, dura e cattiva.
Chissà, forse Lily
avrebbe preso le sembianze del molliccio e si sarebbe spaventato lui.
Alice
si fermò e si girò verso il Serpeverde. "Anche le
persone che ci sembrano
più forti di tutti hanno un punto debole. Non dovremmo mai
scordarlo. Sono
fortunati quelli che hanno paura di topi e serpenti, sai? Sono paure
più facili
da affrontare di quelle dell'anima". Albus rimase zitto ad ascoltare la
voce della ragazza, come incantato dalla sua bacchetta. "Andiamo da tua
sorella. Voglio essere sicura che stia bene". Albus annuì e
si rincamminò
verso la porta.
Quando
fu davanti all'entrata del vecchio sgabuzzino, per un attimo, solo per
un
attimo, Alice vacillò. Non voleva vedere il molliccio, ma
voleva sapere se la
sua amica stesse bene. Tirò fuori la bacchetta e la
spianò; poi appoggiò la
mano sulla maniglia, ma non la girò subito: il suo cuore
aveva iniziato a
battere furiosamente. Sospirò e l'aprì,
spalancando la porta. Fu con un misto
di sollievo e dispiacere che constatò che il molliccio non
c'era. Si era
sentita pronta per niente. Entrò con passo deciso nel
piccolo stanzino e accese
la bacchetta con un 'Lumos', guardandosi intorno: era decisamente
piccolino,
appena lo spazio necessario per qualche scopa e strofinaccio e nessun
posto
dove un molliccio potesse nascondersi: niente armadi o sportelli,
niente
lavandini, niente di niente. E neanche Lily, comunque.
"Penso
che con te il cappello non si sia sbagliato per niente. Mi sembri
coraggiosa
anche tu".
Albus
aveva visto la paura in faccia alla ragazza, ma la sua determinazione
ad aprire
la porta era stata più forte. Non era una codarda. Per
niente. Il coraggio non
era l'assenza di paura, ma il saperla affrontare. Glielo aveva detto un
sacco
di volte suo padre. E quella ragazza era coraggiosa.
Altroché se lo era.
Lo
stanzino era vuoto, per fortuna, ma lei respirava ancora con un po' di
affanno.
Quando le sua labbra si arricciarono, il ragazzo capì che
lei si stava mordendo
l'interno della guancia e questo la rese tremendamente desiderabile ai
suoi
occhi. Altro che Roxi Montague!
Quando
disse quella frase sul cappello parlante, si sentì quasi uno
sciocco, infatti
lei si voltò e alzò un sopracciglio. "Dici?" Il
suo tono sembrava
sinceramente sorpreso. Sì! Sì, ne era sicuro! Al
si passò una mano fra i
capelli e balbettò qualcosa.
"Ok,
ma ora… Come facciamo a trovare Lily?" chiese Alice.
Albus
era diventato estremamente silenzioso e lei non sapeva più
cosa fare. Stava per
andare in paranoia. Improvvisamente, l'apparizione di un clown la fece
urlare e,
nel momento in cui si girarono tutti e due verso l'apparizione, la
ragazza saltò
indietro per la paura, prima di riconoscere Pix, il poltergeist. Lo
stanzino
era così piccolo che quando si mosse, finì contro
Albus, che a sua volta si
fermò contro il muro. "Scusa… Pix mi ha
spaventato più del molliccio"
cercò di giustificarsi lei, rimediando all'imbarazzo di
essere spalmata contro
il petto del Serpeverde. Cercò di tirarsi su, ma una mano le
si posò sul
ventre, spingendola contro di lui. Quando abbassò gli occhi,
vide le dita del
Serpeverde stringersi sul suo maglioncino e la sua mano che si muoveva
in una
calda carezza su di lei. "Resta con me" le sussurrò
all'orecchio e il
suo respiro le fece scorrere un brivido lungo il collo.
Al
non aveva voluto farsi scappare l'occasione e quando Pix era apparso
così
vicino a loro che lei era caduta all'indietro, l'aveva fermata,
perché era
proprio lì che voleva che lei stesse. Lì, contro
di lui. Appoggiata al suo
petto. Era più alto di lei, quindi riuscì a farle
appoggiare la testa sulla sua
spalla e rimanere a osservarla di sbieco. La vide aprire la bocca
per
ribattere la situazione, così sussurrò contro il
suo orecchio e la sua bocca si
richiuse senza dire niente. Giurò di averla vista arrossire
nel buio dello
stanzino.
Alice
era bloccata. Non che lui la tenesse ferma contro la sua
volontà: era lei che
non voleva muoversi. La mano di Albus si allargò e
iniziò a muoversi in una
carezza. Poteva sentire il suo calore dappertutto: sulla schiena, sul
ventre,
sul collo. Quando sospirò capì di aver trattenuto
il respiro. E scoprì che lui
profumava di buono. Di menta e fiori d'arancio, un mix esplosivo, che
le
martellava il petto. Era la fragranza più interessante che
avesse mai sentito.
Sentì
le labbra del ragazzo posarsi sul suo collo, proprio lì,
dove la pelle più
sensibile sporgeva sulla clavicola e si inumidì al tocco
della sua lingua; lei si
sciolse e, senza accorgersene, chiuse gli occhi, mordendosi il labbro
inferiore. Doveva essere in paradiso.
Pix
si mosse e Alice spalancò gli occhi, rendendosi conto di non
essere in
paradiso, ma nel vecchio sgabuzzino dei sotterranei. Ad amoreggiare con
Albus.
Il fratello di Lily. Lily!
"Albus…
dobbiamo trovare Lily…"
"Oh…
che carini che siete…" Li prese in giro il Poltergeist.
Albus tirò su la
testa dal collo della ragazza e lei si girò verso di lui,
con gli occhi sgranati.
"Non…" Il ragazzo non la fece finire, scocciato che lei
avesse
interrotto il momento e che Pix si fosse intromesso. Ma non voleva
sentire la
Grifondoro dire qualsiasi cosa. Non sapeva neanche lui cosa gli fosse
preso.
Cosa avrebbe potuto dire? Niente, ecco cosa avrebbe detto.
"Pix,
sai dov'è il molliccio?" chiese quindi al Poltergeist,
ignorando lo
sguardo confuso di Alice. Lei si voltò lentamente verso Pix,
ma gli lanciò lo
stesso un'occhiata strana che il Serpeverde ignorò, facendo
finta di non vedere.
"Oh,
chiedete l'aiuto di Pix, adesso? Sì che so dov'è
il molliccio… ma non so se
voglio dirvelo" cantilenò lui, con voce lagnosa. Albus
sospirò
contrariato.
"Ti
prego, Pix, pensiamo che Lily abbia trovato il posto dove si era
nascosto e
che…"
"Ho
visto una ragazza dai capelli rossi entrare nello stanzino del
molliccio, in
effetti" confessò il Poltergeist, incrociando le braccia e
le gambe mentre
svolazzava a un metro dal pavimento.
"Oh!
E puoi dirci dov'è?" gli chiese ancora Alice.
"Non
lo so…" fece il prezioso lui, ridendo e mettendosi a testa
in giù.
Albus
sbuffò: non c'era bisogno di essere gentili con Pix. "Vuoi
che vada a
chiamare il Barone Sangui…" Il ragazzo non fece in tempo a
finire la frase
che Pix gridò che il molliccio si trovava nell'archivio dove
venivano
conservati i vecchi calderoni e poi scappò via,
oltrepassando il muro.
"Sai
dov'è?" gli chiese la ragazza, girandosi verso di lui. Albus
non poté fare
altro che annuire.
Alice
uscì dallo stanzino come se improvvisamente il locale si
fosse riempito d'acqua
e si girò verso il ragazzo solo una volta fuori nel
corridoio. Quando Albus la
seguì senza dire niente, pensò di essersi
immaginata tutto. Effettivamente
poteva essere. Magari quando era entrata nello stanzino qualcosa le era
caduto in
testa, lei non se ne era accorta e ora aveva perso conoscenza. Oppure
aveva
sognato il tutto.
"Di
qua" disse il Serpeverde, indicando un'altra via, diversa da prima.
Alice
ubbidì sulla fiducia, lei si sarebbe già persa,
da sola.
Camminarono
in un silenzio imbarazzato per qualche minuto, poi, dopo aver voltato
un
angolo, videro due figure familiari ferme in mezzo al corridoio:
Scorpius
Malfoy e Lily si fronteggiavano e non sembrava una conversazione
allegra o
piacevole.
"Alice!"
esclamò la sua migliore amica, correndole incontro con uno
sguardo terreo, come
se lei fosse l'unica salvezza a cui potesse aggrapparsi.
"Lily…"
La strinse quando la rossa l'abbracciò forte. E Alice
lanciò un'occhiata al
Serpeverde per capire se lui avesse afferrato qualcosa dalla
situazione, ma lui
scosse il viso in segno di diniego.
Sua
sorella aveva uno sguardo terrorizzato, Al lo vedeva benissimo e si
sentì
tremendamente in colpa. Lanciò un'occhiata al suo miglior
amico e lui gli fece
un cenno con la testa. Doveva aver risolto lui. Lo ringraziò
muovendo il capo e
il biondo sorrise.
Si
voltò quindi verso Lily per capire se fosse tutto a posto,
quando una voce lo
chiamò dal fondo del corridoio. "Albus, non sei
tornato… Oh, stai badando
ancora alle piccole?" La voce di Roxi riempì i sotterranei,
nonostante
tutti loro fossero fuori posto e avrebbero dovuto mantenere un
atteggiamento
più discreto. E il suo finto sorriso si posò
sulle ragazze.
"Torniamo
alla torre, Lily" disse Alice, quando la Montague si
avvicinò a loro.
"Sì,
è meglio che ce ne andiamo prima che Roxi inizi a
strusciarsi addosso ad Al. È
uno spettacolo deprimente quando succede" disse Lily ad alta voce.
"Fidati,
è proprio uno schifo". Concluse, lanciando un'occhiata di
fuoco alla
ragazza, che ricambiò il suo sguardo.
Oh.
Alice si impose di non rimanerci male. Forse Albus pensava che fossero
tutte
come lei. Forse pensava che una valesse l'altra. Forse…
"Lily!"
La voce di Albus non era forte quanto la sua occhiata, secondo Lily, e
lei, in
risposta, gli rise in faccia.
"Andiamo,
allora."
"Vi
accompagnamo". Le voci di Scorpius e di suo fratello si mischiarono e
lei
li guardò stranita tutti e due.
"Non
c'è bisogno" disse, rivolta al biondo, senza accorgersi che
suo fratello
si era staccato da Roxi per raggiungere la sua amica.
"Aspetta,
Alice, dobbiamo…" Il Serpeverde si era avvicinato a lei, ma
Alice non lo
fece finire di parlare.
"Albus,
penso che tu ti sia sbagliato" disse solamente.
"Sbagliato?"
chiese lui, effettivamente sembrava confuso, ma poteva anche fare finta
di non
capire.
"Sì,
hai sbagliato persona."
Alice
lanciò un'occhiata a Roxi e poi si girò,
chiamando Lily che la raggiunse subito
e insieme si avviarono velocemente verso la torre.
"Che
è successo?" chiese Al a Scorpius, quando lo raggiunse, ma
il biondo
scosse la testa.
"Non
lo so."
"Bene,
ragazzi, allora torniamo nella nostra sala comune". Roxi, contenta di
essersi liberata delle due Grifondoro, li prese entrambi sottobraccio e
li
guidò verso l'altra direzione del corridoio con un gran
sorriso.
-
-
-
***Cioè,
io lo so che la ship principale dovevano essere loro, la Scorlily, e
che questi due stessero bene insieme, io ci avevo già fatto
un pensierino. Quello che non immaginavo è che iniziassero a
prendersi intere os tutte per loro... 😅
"Ciao,
Lily."
Lily si voltò si soprassalto, spaventandosi
al suono della voce del fratello. "Al, volevi farmi prendere un
colpo?" Albus ridacchiò. "Dovresti crescere…"
sentenziò la
sorella, sbuffando rumorosamente.
"E se invece facessimo una cosa da
bambini piccoli?" Lily alzò un sopracciglio.
"Tipo cosa, di preciso?"
Al sventolò una bustina di plastica con
dentro una sigaretta di pergamena e disse: "Ti ricordi quando facevamo
i
pigiama party?"
Lily arricciò il naso. "Di solito li
facevamo con i dolci, non con una, ripeto, una sigaretta. Sei diventato
tirchio?"
Al
rise e mostrò anche il sacchetto di
Mielandia. Vide gli occhi di Lily illuminarsi: sapeva di aver
pronunciato il
giusto incantesimo. "E comunque…" disse, prima di guardarsi
intorno
per controllare che nessuno li sentisse. "Questa non è
proprio una
sigaretta…"
Lily si avvicinò, strappandogli dalle mani
la bustina. "Al, per Godric, hai una canna?"
"L'ho sequestrata, a dir la
verità."
"Sei proprio un Serpeverde!"
tentò di offenderlo la sorella, ma Al non ci
cascò.
"Sì o no?"
Lily
aprì la busta di plastica e annusò il contenuto:
mmm così odorava in quel modo, quella roba? "Chi viene?"
chiese.
Al alzò le spalle. "Io e te"
disse.
"Solo io e te? Cos'è, uno
scherzo?" Lily si guardò intorno, cercando di capire se ci
fosse qualcuno
dei Serpeverde nascosto e pronto a saltare fuori all'improvviso per
combinarle
qualcosa.
"No…" Al sembrava quasi a
disagio: dondolava il peso da un piede all'altro. "È tanto
che non
passiamo una serata da fratelli… Io… ho paura di
averti trascurato e… volevo
farmi perdonare".
Lily gli sbatté sul petto la bustina.
"Ah, ah, bello scherzo davvero. Chi sei? Gira ancora della polisucco,
qui
in giro, eh?"
"No,
Lily, sono io davvero" disse
Albus, trattenendola per un braccio quando tentò di
andarsene.
"Mmm, per me sei quel troll di Growich…"
Lily si girò verso di lui e gli tornò vicino, con
la fronte corrugata, come se
potesse scovare in lui qualche difetto. "Però gli occhiali
sembrano
proprio quelli di Albus… Te li ha dati lui?"
"Lily… ti ho detto che sono io, sono
Al…"
"Aha, aha. Ok…" Albus capì che
stava facendo finta di credergli. "E perché mi stai
invitando a un pigiama
party, solo io e te? Non ti sembra… incestuoso, Al?"
"Per Salazar, Lily! E io che credevo
di essere stato io lo stronzo con te, negli ultimi tempi! Non ti ho
neanche
chiesto del molliccio e mi sono sentito in colpa…"
"Il molliccio? Sei Scorpius? È il tuo
modo per chiedermi spiegazioni per quello che hai visto?" Come? Che
cosa?
"Scorpius ha visto il tuo
molliccio?" Lily non disse niente, guardandosi intorno, ma non
tentò più
di chiedergli se fosse il suo migliore amico. Ma a lui era rimasto il
pensiero:
in cosa si era trasformato il suo molliccio? Era come diceva Alice?
"Lily…
in cosa si è trasformato il tuo moliccio?"
Lily
guardò Al, ma non era ancora convinta:
e se fosse stato uno scherzo davvero? E se… "Non mi conosci,
Albus? Sono
tua sorella, secondo te in cosa si è trasformato?"
"Qualcosa mi dice che non si è trasformato
in ragni e serpenti…" rispose lui, sospirando. Quella era
una frase di
Alice!
"Alice?" chiese, tentennando.
Perché la sua migliore amica dovrebbe farle uno scherzo
tanto crudele?
"Non puoi essere Alice! A meno che… Per Grodric, Alice non
ce l'avrai ancora
con me perché ho tentato di farti mettere con mio fratello,
vero?"
Cosa?
Albus aveva drizzato le orecchie e
anche la schiena. Cosa aveva fatto Lily? "Hai tentato di far mettere
Alice
con James?" Ma Lily gli rise in faccia.
"Sei Alice! Altrimenti come avresti
fatto a sapere che era James?"
"Perché l'altro fratello sono io,
Lily!"
"Sì, come no…" Il tono
denigratorio di sua sorella gli fece perdere le staffe.
"Smettila, Lillynilly!" Albus
aveva gridato.
"Merlino, non chiamarmi così,
Al!" Sua sorella lo prese per un braccio e lo trascinò per
una rampa di
scale. Quando arrivarono al settimo piano passò davanti al
muro tre volte e la
porta della stanza delle necessità apparve.
Lily
spinse la porta e Albus al tempo
stesso. Quando furono dentro, suo fratello si guardò
intorno: era una stanza
dei giochi. Come quelli dei bambini.
"Embhé?" chiese Albus,
guardandosi intorno.
"Sei Al" disse. Non era una
domanda. Quel nomignolo oltraggioso lo conosceva solo lui.
"Oh, non ti sfugge niente…" disse
lui, ironico. Ora che aveva capito che lei si era convinta,
iniziò a girare per
la stanza. "Oh, bolle di sapone… Ti ricordi quando le
facevamo
grandissime?"
Al
tirò fuori la bacchetta e iniziò a
muoverla in modo circolare contro la ciotola di acqua profumata posata
su un tavolino:
era uguale a quella che loro avevano a casa e che sua madre riempiva di
magia e
sapone. Sussurrò l'incantesimo e una grossa bolla
iniziò a formarsi dalla
superficie dell'acqua. Divenne sempre più grande, prima come
un limone, poi
come un'anguria, quando si ingrandì ancora
scoppiò prima di diventare grande
quanto un anello della porta di Quidditch. "No!" esclamò,
sorridendo.
Anche Lily si avvicinò e fece la stessa
cosa, ma la sua non raggiunse la grandezza di quella appena scoppiata,
così
sbuffò e ci riprovò.
"È una cosa che mi piace di te"
confidò lui.
"Cosa? Che io non riesca mai a fare le
bolle di sapone grosse come le tue?"
"Che tu non ti faccia mai scoraggiare.
Vorrei essere come te."
Lily
si girò alle parole del fratello e lui
fece scoppiare la sua bolla con la bacchetta. "Non lo sapevo".
Al alzò le spalle. "Non te l'ho mai
detto".
"E perché non me lo hai mai
detto?"
Lui alzò ancora le spalle. "Perché
sono un cattivo fratello?"
Lily rise arricciando il naso. "Naaa…
Non è vero. Sei il mio fratellone" disse e gli diede una
gomitata.
"Scusa".
La voce di Al si sentì a
malapena alle sue orecchie.
"Per cosa?" Lily si guardò
intorno e si avvicinò a una casa delle bambole. "Per aver
segato la testa
alle mie bambole quando ero piccola?" Prese una bambolina seduta su un
divano e la mise in piedi sulle scale, per poi spingerla giù
con la bacchetta.
"Quello lo facevamo insieme,
però."
"Vero. Non facciamo più niente
insieme" mormorò lei e Al capì che ne era
dispiaciuta.
"Adesso siamo qui" disse.
"Vuoi giocare insieme a me?" Al prese una racchetta da Ping Pong e
cercò la pallina.
"E se ci fumassimo la canna? Voglio
proprio scoprire cosa si prova."
Al sorrise e annuì: gliela aveva offerta
perché voleva che la sua prima volta fosse con qualcuno che
non avesse secondi
fini con lei. Prese la bustina che si era messo in tasca e insieme si
sedettero
su un divano che comparve in uno schioppo.
***
"Così
Scorpius ha visto il tuo
molliccio? Sono quasi geloso."
Lily guardò in alto e il soffitto le sembrò
strano: era colpa della stanza delle necessità o della
canna? "Eri uno dei
miei mollicci, puoi smetterla di essere geloso" gli confidò.
"Davvero?" La voce di Al le
sembrò altissima.
Annuì, alzando le spalle. "Sai,
pensavo che sarebbero davvero comparsi ragni o cose così.
Una
mummia o un ladro o un'assurdità del genere. Ma poi Alice mi
ha
detto che…"
"I mollicci non si trasformano solo in
ragni e serpenti. Già, lo ha detto anche a me."
Albus
era indeciso se chiederle perché il
molliccio avesse preso le sue sembianze o chiederle qualcosa di quello
di
Alice. Per fortuna fu sua sorella a scegliere. "In te, nella mamma, nel
papà… oddio, nonna Molly… in tutti voi
si è trasformato…" Lily sembrava
sull'orlo delle lacrime. "Sono stata così
stupida… giuro, sono stata
arrogante, pensavo di non aver paura di niente. L'ho sfidato e lui mi
ha
terrorizzato…"
"Ma perché?" Lily alzò le spalle
alla sua domanda.
"Mi dicevate cose brutte, che non ero
degna di far parte della famiglia, che avreste preferito che fossi
diversa,
che…" La voce le mancò e Al le
circondò le spalle con il braccio.
"Sei la mia sorellina. E mi piaci così
come sei. Sono contento che tu ci sia, anche se non te lo dico mai."
"Quando ero piccola mi hai detto che
sono stata adottata, ricordi? Mi hai detto che ero figlia di babbani e
che
probabilmente non avrei mai fatto una magia…" Al
iniziò a ridere. Lily lo
guardò malissimo, ma poi rise anche lei. "Eri proprio un
troll…"
"Ma dai! James lo aveva detto a me,
dovevo dirtelo per forza, altrimenti che fratello maggiore sarei?"
Albus rise ancora e Lily gli diede una gomitata sul fianco, ma lui rise
ancora
di più. "Se tuo fratello maggiore non ti ha mai detto che
sei stata
adottata non hai avuto un'infanzia, Lily!" La ragazza sbuffò
un po', ma
non riuscì a non ridere.
"Uffa…"
"Anche
gli altri la pensano come
me" disse Al, dopo un po'. "Nessuno ti vorrebbe diversa".
"Dici davvero?" chiese, un po'
intimorita. Non aveva mai detto a nessuno le sue paure. "A te non fa
pressione essere figlio di mamma e papà? Di non
essere… alla loro altezza?"
"Un po', forse. Ma non troppo. Cerco
di non pensare a loro per quello che hanno fatto, ma cerco di vederli
solo come
mamma e papà. Mi piacciono come genitori, sai?"
"Sì, anche a me. Adoro la mamma quando
mi porta in camera una fetta di torta perché ho avuto una
brutta giornata e
quando papà torna stanco dal ministero ma fa finta di
interessarsi a me e mi
chiede come sto: è gentile."
"Papà non è gentile, Lily. A lui
interessi davvero."
Lily sentì le lacrime premerle sugli occhi,
ma non voleva piangere. Voleva crederci, era bello. "E a te?" chiese,
con una vocina piccola piccola.
Albus
fece una smorfia strana con la bocca.
Lo fece apposta così che lei potesse vederla e potesse
capire che la stava
prendendo in giro. "Smettila!" esclamò sua sorella, dandogli
una
manata su un braccio.
"Anche a me interessi, e anche a
James."
"In cosa si trasformerebbe il tuo molliccio?"
gli chiese Lily dopo un po'.
"In ragni e serpenti?" rispose
lui, con una smorfia.
"Ti piacerebbe!"
"Sì. Sembra che la paura di qualcosa di
concreto sia molto più facile da combattere. Penso di aver
paura che a qualcuno
succedesse qualcosa di brutto a causa mia."
"Tipo?"
Albus si guardò le scarpe e poi si allungò
a prendere il sacchetto di dolci sul tavolino accanto al divano.
"Vuoi?" le chiese, ma lei non si fece ingannare: era sua sorella, la
figlia dei suoi genitori.
"Tipo cosa, Al?"
"Non ho mai visto un molliccio. Ma la
volta in cui mi sono spaventato di più è stata
quando ti ho legato al lenzuolo
del mio letto e ti ho lanciato dalla finestra. Te lo ricordi?"
Lily
scosse il capo. Non si ricordava.
"E cos'è successo?"
Albus divenne rosso, imbarazzato e vergognoso.
Prese un rospo alla menta dal sacchetto, lo scartò e lo
mangiò. "Tu avevi
tre, forse quattro anni. 'Voglio volare, voglio volare!' dicevi. E io
ero
curioso, avevo visto una locandina, sai quelle immagini ferme dei
babbani?" Lily annuì e lui continuò. "C'era un
uomo con un grosso
pallone di stoffa legato alle spalle. Zia Herm ci spiegò che
i babbani lo
usavano, perché loro non potevano volare. 'Paracadute'
disse". Lily
strinse un po' gli occhi: no, quella storia non se la ricordava
proprio. Para…
che?
"Così ti dissi: 'vuoi provare a
volare?' e tu, giustamente hai annuito. Eri così piccola e
leggera… pensavo che
sarebbe stato bellissimo. Pensavo avresti volato davvero. Ti ho legato
il
lenzuolo in vita, come nell'immagine e poi ti ho lanciato dalla
finestra della
camera dello zio Ron, alla Tana, ma tu non hai volato, sei
caduta…"
Lily trattenne il fiato. Caduta? E… cosa
era successo?
"Quando hai iniziato a cadere lungo il
tetto, ridevi, e anch'io, ma poi hai preso velocità e mi
sono spaventato. Sono
corso giù e ho gridato che eri caduta dalla finestra e tutti
sono usciti in
cortile correndo. Forse qualcuno è salito in camera, non
ricordo… Nonna Molly
gridava come una matta, mamma ha preso una scopa ed ha iniziato a
correre per
il cortile, papà e zio Ron guardavano il cielo e non
capivano dove fossi. Io
scoppiai a piangere. Ma da me non venne nessuno. Solo zia Herm, dopo un
po', mi
prese in braccio, ma anche lei sembrava preoccupata, perché
mi strinse a sé e
io sentivo il suo cuore battere fortissimo. E noi non ti trovavamo.
Correvano
tutti per il cortile e non ti trovavamo. Poi zia Herm mi chiese cosa
fosse
successo e io dissi che ti avevo spinto fuori dalla finestra e la
indicavo. Zio
Ron disse che forse ti eri impigliata sul tetto, ma papà
replicò qualcosa sul
fatto che allora avresti dovuto penzolare lì da qualche
parte. Mamma volò
intorno a casa e fece tantissimi giri, ma tu non c'eri: né
sul tetto, né per
terra, né eri impigliata da qualche parte. Non ti trovavamo
più…"
Lily spalancò gli occhi. "E dov'ero?"
Albus
si tolse gli occhiali e fece finta di
pulirli sulla maglietta. "Nonna Molly era sconvolta. Mi chiese un sacco
di
volte cosa avessi fatto e io continuavo a ripeterlo. Poi zia Herm mi
portò in
casa e io non so cosa successe dopo. Mamma e papà quella
sera mi parlarono e mi
dissero che avevo fatto una cosa pericolosa e che non avrei mai
più dovuto
farlo. Mi sono spaventato tantissimo. Ma ciò che mi fece
stare più male in
assoluto è stato quando quella notte mi sono svegliato e ho
visto la mamma piangere".
"Piangeva?" Lily era stranita e
lui la capiva benissimo: mamma non piangeva mai.
"Sì. Era sulla sedia a dondolo e ti
teneva in braccio. Piangeva e ti parlava. Non ricordo cosa ti disse, ma
lì
capii che si era spaventata. Aveva avuto paura di perderti. Per colpa
mia."
Lily non disse niente e annuì. Lui si era
sentito una merda. Aveva perso la sua sorellina, l'aveva spinta
giù dalla
finestra del quinto piano e l'aveva persa. Aveva causato un dolore
indicibile a
sua madre e l'aveva fatta piangere.
Sua sorella gli prese il braccio e ci passò
le mani sotto, come in un abbraccio. Gli appoggiò il viso
sul maglione della
divisa e non disse ancora niente, ma Albus apprezzò
tantissimo e rimasero lì,
in silenzio, per almeno un quarto d'ora.
"E dov'ero finita?" gli chiese,
alla fine.
"Sul pino in giardino."
Lily scoppiò a ridere. "Davvero?"
Albus si grattò la nuca e rise, annuendo.
"Per questo odio non sapere dove
sei…"
Lily
smise di ridere. "Oh. Mi spiace.
Ecco perché mi sei venuto a cercare quando mi sono
addormentata nello
spogliatoio…"
"Non è colpa tua."
"E la storia del molliccio…"
"Oh, lì non c'entro io, non lo sapevo.
È stata Alice a preoccuparsi per te" ammise il ragazzo.
"Lei si preoccupa un sacco. Ma penso
che fosse il molliccio a farla preoccupare. Di solito…"
ammise Lily.
"È venuta da te per via della mappa, vero?"
Il ragazzo annuì. "Ma perché hai
tentato di farla mettere con James?" le chiese.
Albus
non riuscì a non farle quella
domanda. "Sono stata una scema, eh?" Lily rise. "Non lo so
perché, effettivamente. Forse mi illudevo che
così sarebbe stata sempre con
noi. Con me. Sai, non sembra, ma Alice è veramente forte e
in gamba. I ragazzi
se ne stanno accorgendo e io ho paura di perderla. Se si mette con uno
e poi non
vuole più stare con me? Quando abbiamo iniziato Hogwarts
avevo una paura
allucinante che finisse in una casa diversa dalla mia. Penso che avrei
pregato
il cappello, se fosse successo. Sarei stata felice anche di essere una
di voi,
pur di stare con lei".
Albus ignorò il velato insulto e qualcosa
nel suo petto di strinse quando ripensò alla frase sui
ragazzi. Ma aveva un
ragazzo, Alice? Probabilmente no, altrimenti Lily non avrebbe tentato
di
metterla con James. Ma perché allora con suo fratello ma non
con lui? Non ebbe
il coraggio di chiederlo, così chiese solamente:"E cosa
c'entra
James?"
Lily rise. "Eh, bo. Noi stavamo sempre
con James, l'anno scorso. Pensavo che andassero d'accordo. Pensavo che
a lei
piacesse".
Albus si fece più attento. "E invece
non le piace?" cercò di buttare lì la sua
domanda, ma Lily non fu molto
collaborativa e alzò solo le spalle.
"Ora non lo so più. Lo pensavo
davvero. Li guardavo scherzare e me li immaginavo insieme. Li guardavo
sdraiati
e pensavo…"
No, no. "Mmm, sì ok, mi sa che ho
capito" disse, interrompendola.
"Secondo te sono stati insieme di
nascosto? Senza che me lo abbiano detto? Chissà, magari si
sono baciati…"
disse, un po' sognante, sua sorella. Merlino,
spero proprio di no! "Non
penso. James non è capace di mantenere segreti".
"Vero". Lily rise. "Però è
divertente. Chissà perché Alice non ha
voluto…"
Albus sorrise senza volerlo. Era stata lei
a dire di no? Bene! "Ma James che ha detto?" chiese, ancora
sospettoso.
"Oh, lui non lo sa" rispose lei. Ah, ecco perchè
aveva detto così, nel corridoio.
"Comunque è una stronzata. Sarebbe come sperare
che Scorpius si mettesse con te".
Lily
rise un po' nervosamente. "Vero
anche questo" ammise, senza dire nient'altro.
"E con Richard come va?" La
ragazza si tirò su dal divano per guardare il fratello in
faccia.
"Perché me lo chiedi?" Albus alzò
le spalle in risposta.
"Così. Litighiamo spesso anche per
lui…"
Oh. Ok. Si riappoggiò al suo braccio contro
lo schienale del divano. "L'ho lasciato".
Fu il turno di Albus di stupirsi e di
guardarla in faccia. "Perché?"
"Avevi ragione: era un troll".
Sperò che non le chiedesse altro.
"Cavolo! Ho perso cinque
galeoni!"
"Come?"
La voce di sua sorella
sembrava altissima e Albus si rese conto di aver pensato ad alta voce.
"Avete scommesso su di me?"
"Mmm, no. Ma Scorpius diceva che era
un troll e che lo avresti mollato prima di Natale, appena te ne saresti
accorta. Io ho detto che scommettevo cinque galeoni del contrario. Ho
perso. Ma
ho fatto tutto da solo."
Lily si accontentò di questa spiegazione. E
meno male, perché era la verità.
"Scorpius avrebbe potuto dirlo anche a
me. Mi sarei risparmiata un po' di tempo…"
"Te lo avevo detto io!" Albus si
agitò. Cavolo glielo aveva detto un milione di volte!
Lily ridacchiò. "Ma tu non vali, sei
mio fratello!" Come? Ma che voleva dire? Si voltò a
guardarla.
"Perché lo hai lasciato?" Lily
tornò seria e le sue guance si colorarono parecchio. Cosa
aveva fatto quel troll?
Aveva tentato di…
"Non eravamo d'accordo su… alcune
cose… quelle cose…" Albus sentì i
pugni chiudersi da soli. Quel troll
meritava una punizione!
Lily
vide l'espressione di Albus e tentò di
cambiare discorso per riportarlo sulla strada della
normalità. E sapeva cosa
poteva calmarlo.
"Scorpius mi ha salvato dal molliccio.
Si è trasformato nella sua paura. Tu sai qual è?"
Albus
annuì: il biondo non glielo aveva mai
confessato, ma lui sapeva di cosa aveva il terrore. O meglio, di chi.
"Suo nonno?" le chiese e Lily
annuì. "Scorpius è una brava persona. Anche se so
cosa dice zio Ron sulla
sua famiglia. Ti ha aiutato anche se avresti potuto vedere la sua paura
più
grande. Se questo non fa di lui una brava persona, non so cosa potrebbe
esserlo, allora."
Lily
annuì. Suo fratello aveva ragione.
Scorpius l'aveva salvata dal molliccio, senza pensarci due volte. Si
alzò e
Albus la imitò. "Che fai?"
"Pigiama party finito, Al: devo fare
una cosa importante. Ma mi è piaciuto tantissimo parlare con
te come ai vecchi
tempi."
"Non penso che sia notte, non può
considerarsi un pigiama party" tentò di ribattere lui.
"Non ci siamo neanche messi il pigiama,
se è per questo. Ma è stato… carino."
Albus annuì. "Sì, è piaciuto anche a
me".
Lily inclinò la testa di lato e gli chiese:
"Al, perché quando si è bambini non si vede l'ora
di crescere e poi quando
si è grandi si vorrebbe tornare bambini?"
Al scosse le spalle. "Se
sapessi
rispondere a questa domanda, Lily, avrei risolto metà dei
problemi della mia
vita".
Sua sorella sorrise di un sorriso un po'
strano e poi lo abbracciò. "Devo fare una cosa. Ma
è stato bello" lo
salutò.
Al la guardò andare via e non disse più
niente. Pensava di parlarle di Alice. E invece non aveva detto niente.
Raccolse il sacchetto e ci guardò dentro:
erano rimasta solo una cioccorana. La scartò e la
infilò in bocca prima che
scappasse e curiosò a vedere la figurina: da bambino faceva
la collezione, ma
ora gli sembrava una cosa sciocca. La guardò lo stesso e
sorrise nel
riconoscere il capitano dei Bats. La mise in tasca, pensando ancora che
quando
si è piccoli il mondo è molto più
bello. Uscì
dalla stanza delle necessità
e si incamminò verso i sotterranei: era quasi ora di cena,
ma dopo tutti quei
dolci non aveva fame per niente.
Nel corridoio del primo piano,
vicino all'entrata della biblioteca si fermò quando vide due
persone che
conosceva in un anfratto: Towlor, il capitano della squadra di
Quidditch di
Grifondoro, e Alice stavano discutendo di qualcosa e a un tratto la
ragazza
scoppiò a ridere, riempiendo il corridoio di un suono
melodioso.
Albus sentì il petto offuscarsi e
quando Towlor incrociò il suo sguardo e alzò una
mano per salutarlo, strinse i
pugni e fece finta di non averlo visto.
Alice si voltò e lo
vide: il suo
sorriso si congelò e poi scomparve, si rigirò
verso il ragazzo, gli disse
qualcosa e poi se ne andò, incamminandosi nella direzione
opposta a lui.
***
"Scorpius".
La voce di Lily lo
fece voltare di scatto e il ragazzo sbatté la testa contro
un ramo basso
dell'albero. Imprecò. "Non sapevo che fumassi…"
disse ancora, forse
un po' impacciata, indicando la sigaretta che lui reggeva in mano.
Il biondo si guardò le dita: l'aveva rubata
a Scott e iniziava a pensare che non fosse proprio una sigaretta di
pergamena,
ma qualcosa di più artigianale. Alzò le spalle in
risposta.
Lei lo guardò un po', rabbrividendo nel
buio della sera, senza dire niente, probabilmente perché lui
non le stava
facilitando il compito. Ma Scorpius era nervoso da quando l'aveva
tirata fuori
dallo stanzino con il molliccio. Sapeva che non era colpa sua, ma non
riusciva
a non essere arrabbiato. Così disse: "Non dovresti stare al
buio con me,
Lily. Non ti faccio paura?" Fece un altro tiro e poi lasciò
cadere la
sigaretta nell'erba del parco di Hogwarts.
"Io…" Lily sospirò e continuò a
dondolarsi sui piedi, ma lui non voleva aiutarla. "Sono venuta per
ringraziarti, per l'altra sera..."
"Stai sprecando tempo, vattene".
Scorpius la interruppe sventolando la mano.
"Oh, stammi ad ascoltare, non mi scuso
spesso!" Lily esplose e lui le rise in faccia.
"Va bene…" disse, ma poi si girò
guardando il lago nero.
"Io…"
Lily si sentiva un po'in
imbarazzo, ma forse a lui non interessava molto. "Volevo spiegarti
perché
hai visto te…"
"Perché il molliccio ha preso le
mie sembianze, intendi?" Il tono del Serpeverde era un po' duro e se da
un
lato Lily poteva capirlo, dall'altro la faceva veramente arrabbiare.
"Allora, non vorrei darti un
dispiacere, ma non sei l'unico in cui si è
trasformato… Mia mamma, Albus, mio
papà, mia nonna Molly…"
Scorpius la interruppe rigirandosi verso di
lei con un'espressione sorpresa ed esclamando: "Tua nonna Molly?"
Lily rise un po' nervosa. "Non voi.
Non ho paura di voi…" Per un attimo pensò che
forse lui aveva veramente
paura di suo nonno, proprio di lui come persona.
Scorpius
si fece più attento: se non aveva
paura di loro, perché li aveva visti?
"Io ho paura di quello che la gente
pensa di me" disse la ragazza, tutto d'un fiato. Lui
continuò a guardarla
più intensamente.
"Sei sicura? Tu hai paura di ciò che
pensa la gente?" Lei annuì e quando, alla poca luce della
luna, vide i
suoi occhi luccicare, Scorpius capì che quella confessione
le era costata
parecchio.
"Della gente a cui tengo, sì…"
disse, voltandosi a guardare il lago per un attimo, prima di riposare
lo
sguardo sul biondo. Probabilmente il suo atteggiamento era un
meccanismo di
difesa. Per un attimo il desiderio di proteggerla si
impossessò di lui,
recandogli un dolore al petto così forte da bloccargli il
respiro. "Sei il
miglior amico di Albus, ti conosco da tanti anni, sei come un fratello
per me,
fai parte della famiglia…"
"Un fratello?" chiese lui, con un
tono strano.
Un luccichio curioso le brillò negli occhi.
"Facciamo un cugino, dai…" Scorpius rise: lei faceva sempre
così. Era
tremenda. Forse per quello gli piaceva così tanto.
"Un cugino va bene" acconsentì.
"Non ce l'hai più con me,
allora?" Scorpius sospirò e scosse la testa. "Allora
tornerai a
rompermi per i G.U.F.O. e a criticare tutto quello che faccio?" Il naso
di
Lily si arricciò, e il suo tono ironico gli fece capire
quanto fosse
infastidita.
"Ma io non ho mai fatto queste
cose!" si lamentò lui.
"Probabilmente sei così arrogante che
neanche te ne accorgi. Come Albus. Siete proprio Serpeverde…"
"Ma non dovevamo fare pace?"
"Oh, sì giusto!" Lily tornò a
sorridere e Scorpius fu ancora più confuso. "Allora tutto a
posto? Hai
capito che non ho paura di te?" Il biondo annuì. Avrebbe
però voluto
sapere cosa pensasse di lui. "Vieni qui che ti abbraccio, allora".
Cosa? Scorpius spalancò gli occhi. "Oh, non fare quella
faccia! Ho appena
abbracciato anche Albus, oggi è la giornata in cui faccio
pace con la
famiglia".
Scorpius si avvicinò a lei, un po' in
imbarazzo: doveva davvero abbracciarla? E se… "Mi dispiace
contraddirti,
ma non siamo una…"
"Hai ripreso a criticarmi?" La
voce di Lily, nonostante le sue parole, era melodiosa e Scorpius non
capì più
niente. La ragazza si avvicinò e in un modo molto maldestro
cercò di
abbracciarlo. "Se mi aiutassi, forse…" Per
Salazar, Lily, non voglio abbracciarti come una sorella! Scorpius
sospirò mentre si obbligava a
ricambiare il suo abbraccio. Si nutrì del profumo che
emanavano i suoi capelli
e, senza accorgersene, la strinse a sé. Scorpius,
mollala subito! È
la sorella di Albus!
Lily
sentì Scorpius lasciarla andare velocemente e si
bloccò quando capì che avrebbe
voluto qualcosa di diverso. Si morse il labbro. Non è che i
suoi sentimenti nei
suoi confronti fossero cambiati? Non è che, invece di
odiarlo, in verità…
"Devo
andare…" disse e corse via.
-
-
-
***eccomi!!!
una lunga Os, per ben tre promp. Ok, penso di essermi stufata di questa
cosa dei prompt, quindi magari i prossimi non seguiranno proprio il
giusto ordine, perchè la storia inizia a svolgersi da sola e
i
personaggi iniziano già a fare quello che vogliono... 🙄🙄
vabbè... di solito cerrco
di assecondarli,
perciò non so cosa succederà nel prossimo
capitolo, mi
spiace 😅 ma spero che sarà buono lo
stesso. Grazie
a tutti!
Capitolo 9 *** Approcci, dichiarazioni e proposte ***
Approcci,
dichiarazioni e proposte
-
-
"Weasley!
Ci becchiamo alla
prossima partita!" La voce di Fiona Fleet riecheggiò nella
sala grande. La
Tassorosso del quinto anno sventolava una mano e una strana smorfia
verso Hugo
Weasley che, seduto al tavolo Grifondoro, tentava di nascondersi il
viso nella
mano.
Appena la ragazza girò l'angolo,
si rilassò e sospirò. "Che succede, Hugo?" gli
chiese Alice, con uno
sguardo divertito, seduta davanti a lui, vicino a Lily.
"La Fleet si diverte a
sfottermi da quando abbiamo fatto un allenamento insieme e mi ha fatto
cinque
gol uno dietro l'altro… Non riesco a capire
perché mi odi così tanto…"
Hugo sbuffò, chiudendo il libro.
"Non ti odia, Hugo.
Probabilmente le piaci, invece". Rose Weasley stava scrivendo una lunga
pergamena di Storia della magia, che avrebbe dovuto consegnare dopo una
settimana.
"Dici?" Hugo si voltò
verso l'uscita dove aveva visto sparire la ragazza. "E
perché, allora, non
mi dà tregua, se le piaccio?"
"Ti stuzzica. Se avessi
letto il libro che mamma…"
"Sì, sì, va bene…" Hugo
sbuffò, interrompendola e cercando di liquidare la sorella,
mentre si voltava
ancora verso la porta.
"Cosa
c'è scritto sul libro
di zia Herm?" chiese invece Lily, curiosa.
Rose alzò finalmente lo sguardo
dalla pergamena e guardò la cugina e la sua amica con
un'occhiata un po' di
superiorità. "C'è scritto che quando una ragazza
è attratta da un ragazzo
lo stuzzica, lo infastidisce".
"Ma non è vero!" gridarono
in coro le due giovani Grifondoro e poi si guardarono stranite.
"Sì, invece. A volte può
succedere anche che lo tratti male senza motivo. Cioè,
è più complesso: lei non
comprendendo appieno ciò che prova non riesce a capire come
incanalare bene le
emozioni e finisce che…"
"Sì, grazie, Rose, penso di
aver capito" disse Lily, per poi voltarsi verso Alice e aggrottare il
naso
in una smorfia. Sua cugina riusciva a rendere tutto sempre complicato.
"A
dir la verità a volte
succede anche agli adolescenti maschi…" sussurrò
Rose, ma nessuno la stava
più ascoltando e lei decise di lasciar perdere.
"Rose, andiamo a fare una
passeggiata nel parco, prima di cena?" Steeval, Corvonero, prefetto del
settimo anno, caposcuola e fidanzato di Rose, si avvicinò al
loro tavolo e si
rivolse direttamente alla Grifondoro.
Rose gli sorrise. "Incanto
l'inchiostro perché si asciughi prima e arrivo, Carl".
Appena
i due prefetti lasciarono
il tavolo, i tre ragazzi li seguirono con lo sguardo. "Ma secondo voi,
quei due, lo fanno?" chiese Lily, tornando a guardare gli amici.
"Immagino di sì, perché non
dovrebbero?" Alice alzò le spalle, aggrottando la fronte.
"Sono così noiosi tutti e
due… secondo me, no. Probabilmente a letto ripassano
incantesimi oscuri o la
lista delle pozioni" sentenziò Hugo.
"Beh, quando Steeval sta
zitto non è male."
Hugo ridacchiò. "Il problema
è che parla più di zio Percy. Ed è
noioso uguale. Ti ricordi come si è
arrabbiata Rose quando alla Tana abbiamo fatto finta di addormentarci
mentre
spiegava del suo stage alla Gringott?" chiese il ragazzo, girandosi
verso
Lily che annuiva ridendo.
"Sì! Oh, Alice, dovevi
esserci, è stato divertentissimo. E lui non ha capito
niente!"
"Voi siete tremendi…"
La biondina sorrideva mentre scuoteva la testa.
"Ti giuro che ridacchiava
anche nonna Molly!"
"Sarà
vera quella cosa che
ha detto prima Rose?" chiese il cugino, guardandosi intorno , mentre il
suo sguardo si fermava sulla porta dove prima era uscita la Tassorosso.
"Sulle ragazze adolescenti,
dici?" domandò Lily e il ragazzo annuì. Ci stava
pensando ancora anche
lei. Rose poteva essere una gran secchiona pignola, ma se voleva
metterti un
dubbio nel cervello…
"No: io non ho mai trattato
male Richard."
"Ha detto che lo fanno
quando un ragazzo piace e loro non è detto che se ne
accorgono, non quando ci
si sta insieme senza neanche sapere bene perché!" la prese
in giro Alice e
Lily spalancò la bocca.
"Ma dai! Non è vero! A me
lui piaceva davvero!"
"Ma se vi siete lasciati un
sacco di volte! Fidati: non intendeva te e Richard di sicuro!"
esclamò
Alice, ridacchiando e abbracciando le spalle dell'amica.
"Piaceva? Lo hai mollato due
giorni fa e non mi sembra che tu stia così male…
E poi avresti dovuto dire 'mi
piace' e non 'piaceva' se fosse stato vero… " disse Hugo.
"Sei proprio il fratello di
Rose!" lo schernì Lily, ridacchiando e tirandogli una piuma.
"Ok,
forse non ero proprio innamorata…" La ragazza
osservò il cugino
controllare ancora la porta e un po' si impietosì.
"Però potresti provare
davvero quella strada, se la Fleet ti interessa almeno un po'. Anzi,
sai cosa
dovresti fare? Prova a farla ingelosire, fatti vedere con un'altra, se
si
arrabbia ancora di più, probabilmente ha ragione Rose. Se
invece non fa una
piega, potrai lasciare perdere senza rimetterci la faccia".
"Sei mia cugina, Lily, non
ci crederà mai!" disse Hugo e Lily notò che la
sua idea stava germogliando
nella sua mente.
"Ma non io, troll!
Lei!" esclamò, mentre con la mano abbracciava le spalle di
Alice.
"Io?!"
Alice strabuzzò
gli occhi.
"Sì, così poi vi
innamorate!" Gli occhi di Lily brillavano, quasi, e la bionda
sbuffò.
"Lily…" iniziò, con un
tono da maestrina. "Dovresti smetterla di provare a mettermi con la tua
famiglia. Non voglio stare con i tuoi cugini! Scusa, Hugo, non
è nei tuoi
confronti…" proseguì, alzando un palmo verso il
rosso che annuì
tranquillamente.
"Quindi sta cercando di
metterti con un Weasley?" chiese Hugo, ridendo e prendendola in giro.
"Non solo, le ho proposto
anche James, ma lei non vuole. Sarà strana?" Hugo
annuì, dicendo una
fesseria delle sue e Alice ascoltò i due cugini schernirla
come se non fosse lì.
"Siete due Troll,
sapete?" Ma fece fatica a trattenere una risatina anche lei, quando i
due
rossi risero forte.
"Dai, Alice, ti prendo in
giro. Ti voglio bene, lo sai" disse Lily, stringendole il braccio
intorno
alle spalle un po' di più e baciandola sulla guancia. "Non
lo farò più. E
non iniziare a trattarmi male, altrimenti penserò che Rose
abbia ragione e tu
sia innamorata di me!" Alice rise mentre la spingeva via con la mano.
Hugo
vide passare nel corridoio
Fiona Fleet mentre parlava fitto con un'altra ragazza e non si
voltò verso di
lui per dirgli qualche battuta stupida come aveva fatto poco prima. E
se Rose
avesse avuto ragione? E allora perché adesso lei non aveva
detto niente nei
suoi confronti? Incuriosito si alzò per seguire le
Tassorosso e lasciò le due
ragazze da sole al tavolo Grifondoro.
"E
tu pensi che sia vero o
no che quello che ha detto Rose sul trattare male i ragazzi?" chiese
Lily,
ma questa volta la sua domanda era seria. Lei sapeva chi aveva
incominciato a
trattare male senza motivo. E aveva iniziato a pensare che i suoi
sentimenti
stessero prendendo una strada diversa. Per quanto odiasse dare ragione
a Rose…
"No, non ci credo."
"Davvero?" La risposta
di Alice l'aveva lasciata stranita e confusa allo stesso tempo.
"Sì. Se ti piace qualcuno,
non lo tratti male, anzi."
Lily soppesò le parole dell'amica
e annuì. Era vero anche questo. Però…
"E se invece fosse come diceva lei,
che la ragazza non ha ancora capito il perché e lo fa senza
accorgersene?
Oppure pensa che lui non ricambi o è gelosa? Potrebbe
essere?"
Alice
alzò le spalle, un po' a
disagio per l'argomento. Anche se Lily era la sua miglior amica, quella
discussione la portava a pensare solamente a una persona: l'unica con
cui era
stata un po' scortese. Lei, che era sempre gentile con tutti. E di cui
era
stata gelosa, anche solo per un attimo. Il suo sguardo finì
verso il tavolo
verde-argento in fondo alla sala e decise di giocare la strategia che
la sua
amica cercava di insegnarle da sempre: attaccare per difendersi.
"Non lo so, Lily. Facciamo
così: ti controllerò e ti dirò se
tratterai male qualcuno. Così potrai
chiedergli un appuntamento per andare a Hogsmeade, ok?" Decisa a
chiudere
l'argomento, Alice raccolse le sue cose. Sarebbe andata in biblioteca.
Lily
sbarrò gli occhi: e se fosse
successo davvero? E se tutti avessero potuto vedere che a lei piaceva
qualcuno
prima che se ne accorgesse Lily in persona?
Scosse la testa, per non cadere
in un baratro di autocommiserazione.
"Ok. E ti ricambio il
favore. Farò così anch'io con te. Appena
tratterai male qualcuno, ti obbligherò
a uscirci insieme.
Alice fece un sorriso strano e
poi disse: "Sì, così usciamo in quattro: io, te e
i due poveretti trattati
male!"
***
"Se
ti chiedessi di fare una
cosa illegale insieme a me, che mi diresti?" Scorpius alzò
il viso dal
libro di incantesimi e guardò il suo migliore amico che lo
osservava con
attenzione, ma senza aspettativa.
"Ti chiederei dove e
quando". La sua risposta non poteva essere diversa. Scorpius conosceva
quel ragazzo da sette anni e si erano parati la bacchetta a vicenda
così tante
volte che qualsiasi cosa avesse in mente di fare Albus, lui non avrebbe
potuto
mandarcelo da solo.
"Ho bisogno di un
secondo."
Non era una domanda, ma Scorpius
annuì: se Al aveva bisogno di un secondo durante un duello,
lui non avrebbe
negato la sua disponibilità.
"Chi ti ha sfidato?"
mormorò, avvicinandosi con la sedia alla sua, mentre si
guardava intorno: in
biblioteca non c'era molta gente, ma lo stesso le orecchie erano troppe
per una
discussione del genere.
"Nessuno, ancora".
Albus prese una pergamena e una piuma autoinchiostrante e scrisse
velocemente
un biglietto. Poi prese la bacchetta e la incantò. Dopo
qualche piega e qualche
giramento, la pergamena prese la forma di un guanto e Al la fece volare
per la
biblioteca.
Albus
guardò il suo origami
prendere il volo e svolazzare su due tavoli prima di arrivare
all'ultimo,
quello dove Richard Brown era seduto con i suoi amici.
Osservò con piacere il piccolo
foglio schiaffeggiarlo e cadere pesantemente davanti a lui, mentre il
ragazzo
spalancava gli occhi, guardandosi intorno: i pochi occupanti di
quell'ala della
biblioteca si voltarono tutti verso di lui e Al vide chiaramente il
ragazzo in
imbarazzo: gli aveva lanciato il guanto della sfida e ora lui avrebbe
dovuto
raccoglierlo per accettare il duello.
Quel troll pensava che avrebbe
potuto passarla liscia così? Forse non sapeva che sua
sorella non andava
toccata. Finché loro stavano insieme Al non aveva potuto
fare molto. Ci aveva
provato anche a casa, a schiantarlo, ma aveva preso su anche da sua
madre.
Mentre lì, a Hogwarts, nessuno avrebbe potuto dirgli niente.
Scorpius
trattenne il fiato
quando quel troll di Brown raccolse la pergamena e lesse il nome sulla
carta:
Al si stava mettendo nei guai. Se qualcuno avesse raccontato del duello
alla McGranitt,
sarebbe stato un disastro.
"Ma perché lo hai fatto
qui?" chiese ad Al. Scorp non capiva perché farlo in un
luogo pubblico e
comunque con testimoni presenti.
"È un Troll. Se non ci fosse
stato qualcuno ad assistere, si sarebbe tirato indietro di sicuro."
Scorp annuì: non faceva una
piega. "C'entra tua sorella?" Quando l'amico annuì, gli
chiese:
"Cosa ha fatto? L'ha lasciata?"
Scorpius immaginò Lily mentre
piangeva distrutta dal dolore. Strinse un pugno. Vabbè, in
fin dei conti era
meglio così, no? Cercò di impedire al suo petto
di sperare che lei si
riprendesse presto e che capisse che lui era un idiota.
"No. L'ha lasciato Lily. Perché
lui ha insistito troppo" spiegò, ma Scorp non
afferrò subito il senso di
tutta la frase: era stata Lily a lasciarlo e lui capì solo
quello.
"Come?" chiese,
infatti, subito dopo.
Vide Al farsi imbarazzato e poi
subito dopo innervosirsi. "Insistente. Troppo insistente. Su Quello" precisò.
Oh. Oh! "Parli di
sesso?" Scorpius strinse i pugni senza accorgersene, quando Al
annuì, e
solo quando le sue nocche divennero bianche e doloranti, si rese conto
della
cosa, ma non riuscì a non provare rabbia. Lily non andava
toccata. Altro che
duello! Si meritava molto di più: tipo una cruciatus.
Guardò
Brown con odio e disprezzo
finché il ragazzo, dopo aver lanciato uno sguardo ad Al, si
voltò verso di lui
e solo allora abbassò gli occhi.
Bene. Si scoprì a ghignare e quando
vide sul volto dell'amico la sua stessa espressione, annuì.
Al
non era del tutto convinto
della cosa: sapeva che era stato un grosso azzardo farlo
così, davanti a tutti,
ma non voleva che lui potesse rifiutare o che la cosa finisse come una
scaramuccia
in un anfratto del castello: doveva essere un duello a tutti gli
effetti.
Si alzò in piedi. "Dove
vai?" gli chiese Scorpius e lui sospirò: quello non era
l'unico guaio che
doveva sistemare.
"Devo parlare con il
professor Paciock… Ci vediamo a cena."
Lanciò un'altra occhiata al
tavolo del Corvonero, che ricambiò la sua occhiata, e poi si
girò per imboccare
l'uscita della biblioteca, diretto nelle serre.
***
Il
giorno dopo Albus entrò nella
serra sospirando, sperando di essere più fortunato del
pomeriggio precedente e
di trovare Neville. Purtroppo quella cosa per cui uno dei migliori
amici di sua
madre fosse anche un suo professore, a volte gli creava imbarazzo.
Sospirò ancora e spinse il
portone della serra, entrando sotto un arco di foglie verdi.
"Professor Paciock…"
Fece due passi e poi si bloccò: a
uno dei lunghi tavoli, seduta su un panchetto, Alice stava
canticchiando,
maneggiando le foglie di una pianta quasi tutta gialla. Era molto
concentrata,
così Al si avvicinò lentamente, cercando di non
spaventarla mentre richiamava
la sua attenzione.
"Alice. Alice…" ripeté
almeno tre volte, ma lei non si voltò mai. Subito
pensò che lo stesse
ignorando, ma poi vide i grossi paraorecchie che indossava e
capì che in verità
non lo stava sentendo. Aveva messo quelle protezioni anche lui, quando
avevano
iniziato a lavorare con le Mandragole. Ma lei non indossava i guanti.
Anzi,
stava accarezzando le foglie come faceva sua madre con Lily quando
cadeva e si
sbucciava un ginocchio da piccola. E quella pianta non era di sicuro
una
Mandragola.
Si avvicinò ancora e quando le fu
vicino le toccò una spalla per rivelare la sua presenza.
Alice
stava intonando uno degli
ultimi successi dei 'Diversamente Babbani' e quasi balzò
sullo sgabello quando
si sentì picchiettare sulla spalla: era convinta di essere
da sola, in quanto
suo padre era sparito nel retro delle serre subito dopo che avevano
discusso e non
era ancora tornato.
"Per le scarpe di
Merlino!" gridò, voltandosi e vedendo Albus che le cercava
di dirle
qualcosa. "Cosa?" urlò ancora, ma senza accorgersene.
Al
sorrise e si avvicinò, mentre
le spostava un paraorecchie per farsi sentire. Nel momento in cui lo
spostò,
però rimase zitto: la musica del gruppo preferito dai
giovani maghi usciva
dalle cuffie. "Oh!" Si sorprese. "Tiri vispi?"
Alice si tolse i paraorecchie e tirò
fuori la bacchetta per spegnerli, annuendo. Al sapeva che il negozio di
suo zio
aveva modificato quel modello di paraorecchie per incastrarci dentro
delle
piccole radio, così che i ragazzi potessero ascoltare la
musica senza
disturbare tutti: li aveva anche lui a casa, ma pensava che a scuola
fossero
vietati. Anzi, ne era sicuro, lui era un prefetto e conosceva tutte le
regole.
Le guance della ragazza si
colorarono di un rosso intenso. "Non sono a lezione…"
Alice
si sentì in imbarazzo
perché dal tono del ragazzo si era capito benissimo che la
stava sgridando. O
perlomeno, era ciò che aveva pensato lei, visto che aveva
litigato con suo
padre anche per i paraorecchie modificati. Cioè, non solo,
ma anche per quelli.
"Piace anche a me, quel
gruppo e…"
"Che fai qui?" chiese,
un po' sostenuta e senza voler iniziare una conversazione inutile..
Il ragazzo fece un passo indietro
e si guardò intorno, mentre la sua voce perdeva la sicurezza
che aveva sempre.
"Sto cercando tuo padre. Ieri non c'era. Devo assolutamente
parlargli…"
Al
non voleva farle sapere perché
dovesse parlare con Neville, così non finì la
frase, sperando che lei gli
dicesse dove trovarlo senza dover dire altro.
Alice si risedette e prese una
piccola forbicina. "Mio padre è di là, nel retro.
Ma non è simpatico,
oggi, ti avverto" disse, indicando la porta con le lame.
Come? Neville non era simpatico?
Neville era la persona più calma del mondo, non si
arrabbiava mai e non alzava
mai la voce. Quella ragazza non sapeva cosa volesse dire avere a che
fare con
un genitore poco simpatico.
"Ma va là, tuo padre è
sempre così gentile! È impossibile
che…" rise di lei, interrompendosi
quando incrociò i suoi occhi.
Alice alzò uno sguardo su di lui
così brutto che Al fece un passo di lato, verso il locale
sul retro.
"Papà!" gridò, prima che lui potesse raggiungere
la porta.
"Papà!" ripeté subito dopo continuando a
guardarlo.
Quando
suo padre arrivò,
presentandosi sulla porta, Alice spostò lo sguardo su di lui
e gli disse un po'
bruscamente: "Albus vuole parlarti", per poi indicare anche lui con
la forbicina.
"Ciao, Al, vieni pure. Ti va
un po' di tè?" chiese al ragazzo il suo sempre
gentile padre e Alice sbuffò sonoramente.
"Scusa
se Alice oggi sembra
un po' così…" iniziò Neville, per
essere subito interrotto da sua figlia:
"Così come, papà?"
Neville sospirò: le figlie
adolescenti erano impossibili da gestire. Con Frank era sembrato
più facile.
Come gli mancava Hannah in quei momenti!
"Di
cosa volevi
parlarmi?" Albus notò come Neville ignorò Alice e
capì che fra i due
dovesse essere successo qualcosa, qualcosa che non riguardava lui, ma
che forse
poteva essere un problema, visto che il professore non aveva rinnovato
l'invito
a seguirlo nel retro delle serre e lui non voleva parlargli
lì, davanti alla
figlia.
Chissà se poteva dire di volere
davvero un po' di tè… "Ehm, professor
Paciock… Neville… Io pensavo…"
Albus non riusciva a trovare le parole.
"Albus, va tutto bene?"
Neville fece due passi verso di lui, con uno sguardo preoccupato.
"Sì, sì, solo che… mi trovo
costretto a lasciare erbologia, Neville. Io non penso di riuscire ad
avere i
voti giusti…" Ecco lo aveva detto: era uno snaso in quella
materia.
"Come?
No, no. Siediti,
Albus, che ne parliamo". Neville prese la bacchetta e
avvicinò uno
sgabello alla lunga tavola con i vasi. "Ti serve erbologia per fare il
pozionista, è una materia di indirizzo" spiegò.
Se Albus voleva diventare
pozionista, aveva bisogno di erbologia, non poteva ritirarsi e il
ragazzo aveva
deciso già anni prima che quella sarebbe stata la sua strada.
Lo fece sedere e si sedette anche
lui, lì vicino.
Alice
vide Albus seriamente in
difficoltà. Fece finta di continuare a potare la pianta, ma
intanto seguì il
discorso fra i due. "Davvero, Neville, non ci riesco, l'anno scorso i
miei
voti non erano granchè… penso di aver sbagliato a
incominciare anche
quest'anno…"
"No, Al, ai G.U.F.O. hai
preso 'Oltre ogni previsione'! Guarda che puoi farcela, devi solo
impegnarti un
po' di più. So che quest'anno, con i M.A.G.O. ti sembra
tutto più difficile, ma
io sono convinto che ce la puoi fare, davvero. Devi diventare
pozionista,
ricordi, è il tuo sogno!"
"Mi sa che rinuncerò a
diventare pozionista, Neville… "
"No, non devi farlo. Al, sei
bravo, e sarai uno dei più bravi, devi solo trovare il modo
per…"
Suo padre era molto bravo a
spronare le persone. Le altre persone. Gli altri alunni. Alice
sbuffò ancora,
ma dovette farlo rumorosamente, perché tutti e due si
voltarono verso di lei.
"Papà, lui non vuole trovare
il modo per studiare, vuole che tu gli dia voti più alti.
Probabilmente perché
siamo amici di famiglia…"
Alice fece una smorfia, mentre
guardava Neville. Perché suo padre pensava che tutti gli
altri andassero spronati
e l'unica che invece non doveva seguire i propri sogni, fosse lei.
Al spalancò gli occhi. "Ti
giuro, Neville, che non volevo chiederti questo! Non lo farei mai,
davvero".
"Sì, sì…" disse ironica
Alice.
"Ehi, ma ce l'hai con me?"
le chiese Albus, voltandosi verso di lei. Sembrava arrabbiato.
Alice alzò le spalle. "Sei
sempre un Serpeverde…"
"Albus, devi scusare Alice,
non ce l'ha con te, ti sta trattando male solo per fare un dispetto a
me, non è
una cosa pers…"
Come? Non lo stava trattando
male! Ad Alice tornarono in mente le parole di Rose. Se lei avesse
trattando
male Albus, avrebbe voluto dire che era interessata a lui e invece non
era
vero. Non voleva che fosse vero.
"Non lo sto trattando
male!" urlò e tutti e due i maghi la guardarono straniti.
Quando si rese
conto di essersi alzata in piedi, lentamente si risedette. "Forse non
ci
riesce perché il tuo metodo di insegnamento non va bene per
tutti…" Si
sentì un po' stronza, mentre lo diceva, ma non
riuscì a non dirlo, doveva
assolutamente togliere l'argomento dal suo atteggiamento. E se Al
avesse
parlato con Rose e volesse prenderla in giro?
Neville
guardò la figlia e
sorrise, rilassato. Doveva solo respirare lentamente e tutto sarebbe
andato a
posto. Sapeva che sua figlia ce l'aveva con lui e non aveva dubbi sul
suo
metodo di insegnamento. Alice era in quel periodo per cui lo criticava
per
tutto e Hannah gli aveva spiegato che era una cosa che poteva
succedere,
soprattutto alle figlie femmine con i padri.
Così, quando lei si risedette,
ebbe l'idea. "Perché non gli fai da tutor tu?"
Come?
Albus si voltò verso
Neville strabuzzando gli occhi. "Lei?" chiese.
"Sì, Alice conosce tutte le
piante e ha sempre preparato tutte le lezioni insieme a me. Anche
quelle degli
anni successivi" spiegò.
"Non lo faccio più,
però" fu la laconica risposta di qualcosa di molto
più grande, immaginò
Albus, notando il suo sguardo. Quei due dovevano aver litigato o avuto
da dire
e ora lo stavano mettendo in mezzo.
"Ma sei in grado di
farlo" spiegò ancora Neville. Poi si girò verso
di lui. "Ti avrei
consigliato un tutor comunque. Alice può essere un'idea. Ti
assicuro che ne è
in grado".
"Ma non è detto che voglia
farlo!" brontolò ancora la ragazza.
"Come ti dicevo, non
prenderla sul personale, non è nei tuoi confronti, ma nei
miei…"
Albus alzò le spalle. L'ultima
cosa che voleva era che Alice gli facesse da insegnante: aveva due anni
meno di
lui!
"Va bene, tanto non voglio
neanch'io."
Alice
si risentì per quelle
parole. "Pensi che non possa farlo?" gli chiese, forse con un tono
più duro di quello che avrebbe dovuto.
"Smettila di essere così
antipatica con lui. Risolviamo diversamente, non c'è bisogno
di trattarlo male,
non…"
"Non lo sto trattando
male!" Alice sbuffò forte e alzò le braccia al
cielo. "Qual è la
prossima verifica che dovete fare?"
Neville
trattenne un sorriso:
qualcosa gli diceva che aveva vinto lui. "La cura delle piante
problematiche. Riconoscere le malattie e saper dare il giusto rimedio."
"E basta?" Alice alzò
il sopracciglio. "Dovranno riconoscere loro le piante?"
"Certo che dovranno
riconoscere le piante. Sono al settimo anno" spiegò, capendo
che Alice
stava già organizzando un metodo di studio. Sorrise ancora e
si voltò verso
Albus, che però aggrottò la fronte.
"Posso trovarti un altro
tutor, se preferisci" gli disse comunque, visto che lui non sembrava
convinto. Se non era convinto lui, non avrebbe funzionato bene.
Albus
guardò Neville e poi spostò
lo sguardo su Alice. Era abbastanza sicuro che lei potesse essere un
buon
tutor, anche se al quinto anno: praticamente era cresciuta in un vivaio
e
sapeva che suo padre le spiegava tutte le piante fin da quando era
piccola. Lo
sapeva perché spesso aveva sentito Frank, suo fratello, dire
che loro due
avevano la stessa passione, mentre Frank era nato con la bacchetta nera
per
l'erbologia, come diceva, mentre sua sorella sapeva riconoscere molte
piante
solo dall'odore o dalla luce che emettevano.
La ragazza lo guardò per un
attimo, ma poi tolse lo sguardo. La cosa la metteva in imbarazzo?
Poteva
essere. Da bravo Serpeverde, ghignò.
Potevano farlo. Era la sua ultima
spiaggia. Non erano molti i ragazzi che facevano erbologia con lui e di
tutor
non ne avrebbe trovati molti. Forse Tokkon di Tassorosso, ma a lui
puzzava
l'alito e gli sudavano sempre le mani, l'idea di passarsi strumenti
l'uno con
l'altro non lo attirava proprio. Per non parlare del fatto che
parlottava
sempre sottovoce e non si capiva mai ciò che dicesse: ti
toccava avvicinarti e…
No, no. Alice era molto meglio di
Tokkon. In tutti i sensi, pensò, tornando a posare lo
sguardo su di lei.
Ripensò allo sgabuzzino e sentì di nuovo il corpo
della ragazza contro il suo.
Sì, decisamente molto meglio.
Così avrebbe passato un po' di
tempo con Alice. Pensò che forse non sarebbe andata
così male, neanche se lei
avesse dovuto fargli veramente da maestrina.
"No, va bene Alice. Non vedo
l'ora" disse, sfoggiando uno dei suoi sorrisi e lanciando alla ragazza
un'occhiata divertita.
"Allora
è fatta. Abbiamo una
verifica fra due settimane e…"
"A me non chiedi se sono
d'accordo?" Alice aveva interrotto il padre e si era di nuovo alzata in
piedi, mettendo le mani sui fianchi.
Suo padre la guardò con una
faccia sorpresa. "Avevo capito che…"
"Hai capito male, papà. Mi
piacerebbe, ma non ho tempo. Quest'anno ho i G.U.F.O. e devo
studiare…"
Neville
la guardò e dovette
capire che stava campando scuse e infatti Alice abbassò lo
sguardo. "Mi
spiace, Al, davvero…" mentì anche verso di lui.
Albus
guardò la ragazza mettere
via i paraorecchie e radunare poche cose nella borsa dei libri. Quando
se la
portò a tracolla, capì che se ne stava andando.
"Hank Tokkon può essere un
valido tutor, papà, è molto in gamba. Io
sceglierei lui."
Al pensò che lei lo avesse detto
apposta. Gliela stava facendo pagare per qualcosa che non sapeva?
"Tokkon no, ti prego,
Neville, non lui. Chiunque, ma non lui" pregò verso il
professore. Avrebbe
preferito non fare davvero più il pozionista, che passare
del tempo a tu per tu
con quel tipo.
"Forse Al non ha poi così
bisogno. Forse non è vero che si perde in un bicchier
d'acqua e…" Alice
gli aveva lanciato uno sguardo quasi di odio, quando lui aveva detto
quella
frase su Tokkon, e ora stava calcando la mano. Al, però, non
fu colpito dal suo
atteggiamento, ma da una cosa che stava dicendo: il bicchiere d'acqua.
Per un
attimo il cervello del ragazzo si scollegò dal presente e
tornò indietro nei
ricordi e nei pensieri. Acqua!
"Acqua! L'acqua! Hai paura
dell'acqua! Il molliccio…" Al venne interrotto da una
piccola furia bionda
che lo raggiunse subito in pochi passi e lo strattonò per un
braccio, mentre
l'insegnante al suo fianco strabuzzò gli occhi verso la
figlia.
"Sei andata dal molliccio,
Alice?" quasi gridò.
"No!"
"Non lo abbiamo trov…"
I due ragazzi risposero insieme,
ma Alice strattonò ancora Al, impedendogli di parlare e
disse a suo padre:
"Vedrò di trovare il tempo, papà. Lo faccio io".
Al si ritrovò fuori dalla serra,
tirato da quella ragazzina come da una bacchetta magica molto potente e
non
poté più dire niente finché lei non si
fermò, quasi davanti al portone del
castello.
Alice
riuscì a fermarsi solo dopo
molti passi e quando ci riuscì, dovette respirare
più volte, da tanto era
agitata e il suo cuore batteva fortissimo.
"Non nominare mai più il
molliccio davanti a mio padre!" esclamò. Al la
guardò stralunato e poi si
strinse nelle spalle. "E non raccontargli ciò che
è successo nello
sgabuzzino!"
Al
pensò che la voce della
ragazza fosse un po' troppo isterica, ma non ci diede troppo peso. "Non
glielo avrei raccontato" disse solamente. Anche perché era
vero: non
avrebbe detto al padre della ragazza con cui si era chiuso nello
sgabuzzino che
aveva provato a baciarla. Non era mica un Troll!
"Bene". Alice si voltò
verso il castello e lui rimase a guardarla.
"Non mi ricordavo
dell'acqua". Era vero, non si era ricordato della sua paura dell'acqua
alta.
"Tu non sai niente". La
sua voce era dura, cosa che fece impensierire Al. "E io non voglio
parlarne".
"Parliamo delle lezioni da tutor,
allora?"
"Merlino, in che casino mi
hai messo!" Alice si voltò finalmente verso di lui e si
passò una mano nei
capelli, ma anche il ragazzo notò che il suo atteggiamento
era cambiato, era
più rilassato.
Albus rise. "Chi? Io?"
Alice
lo guardò finalmente negli
occhi. Lì nel parco non c'era molta luce, ma la piccola
falce di luna
illuminava quella parte di cortile. Lui aveva uno sguardo divertito.
Così come
sembrava divertito dalla situazione.
Dannazione! Stupido Serpeverde!
Quando sentirono i rintocchi della campana della cena, Alice
sospirò,
dicendogli: "Ne parliamo stasera alla ronda", e poi scappò
via.
"Fra una
settimana sulla
torre di astronomia" ordinò Albus al Corvonero, prendendolo
di sorpresa
mentre usciva dalla sala grande.
Brown trasalì e poi si voltò,
facendo un cenno con il capo verso di lui, ma senza dire niente, e
questo fece
imbestialire Albus ancor di più. Ma perché Lily
si era trovata quell'idiota?
Scorpius, accanto a lui, fece un
verso strano, quasi un ringhio e Brown accelerò il passo per
raggiungere le
scale.
"Codardo" bofonchiò,
così tanto piano che Al non fu veramente sicuro di averlo
sentito, ma si voltò
lo stesso verso l'amico, con un unico pensiero in testa: poteva sempre
contare
su di lui.
I due Serpeverde
camminarono
vicini verso i sotterranei e per un po' non si dissero niente. Poi,
prima di
arrivare nella sala comune, Scorpius si voltò verso Al,
domandandogli:
"Hai trovato Paciock, oggi?"
Il moro si stinse nelle spalle.
"Sì…" rispose, lasciando la frase sospesa, come
se non sapesse cosa
dire.
Scorpius si voltò quasi di
scatto, non capendo la sua reazione. "E…?"
L'amico sospirò e mise le mani in
tasca. "Mi ha dato un tutor".
"Ma non dovevi lasciare
erbologia?" Scorpius sapeva che sarebbe stato un grosso errore lasciare
erbologia, ma Al sembrava veramente convinto. Diceva che avrebbe potuto
fare
qualcos'altro. Scorpius invece pensava che Al avesse una
predisposizione per le
pozioni ed era veramente bravo nel riuscire a modificarle e a crearne
di nuove.
Suo padre diceva che era dovuto tutto al suo secondo nome e il padre di
Al aveva
riso quando glielo avevano detto, ma loro due si erano guardati senza
capire.
"Sì, ma Neville non ha
voluto, dice che dovrei provare prima altre strade…"
"Effettivamente sarebbe un
peccato, te l'ho detto, saresti un…"
"Sì, lo ha detto anche
lui…" Al sospirò più forte e Scorpius
lo guardò, cercando di interpretare
la sua espressione.
"Qual è il problema?"
"Nessuno" rispose,
troppo velocemente.
Quando l'amico
scoppiò a ridere,
Al si innervosì. Lo stava prendendo in giro? "Chi ti ha
assegnato?
Tokkon?"
Sul viso del moro si dipinse un
ghigno: oh no, quello era l'unico aspetto positivo della faccenda!
"Niente Tokkon…"
"E chi?"
"Alice" mormorò, come
se gustasse il suo nome sulla punta della lingua. Non aveva raccontato
a
Scorpius di cosa era successo tre giorni prima. Quella sera non si
erano
parlati per niente, e nessuno dei due era tornato sull'argomento.
"La Paciock?" strillò
Scorpius, fermandosi nel bel mezzo del corridoio. Al lo tirò
per un braccio da
parte e gli fece cenno di non urlare. "Ma sua figlia ha due anni meno
di
noi! Come fa a…"
Albus sospirò. "Lui dice lei
può farlo tranquillamente. Che conosce tutto il programma".
"Beh, effettivamente ci può
stare, se nasci in casa di un professore…"
Al storse il naso a quella frase.
"Frank non sa niente di erbologia. È lei che è
brava" la difese.
Scorpius
guardò l'amico con
attenzione: adesso la figlia di Paciock era brava? Non si ricordava di
averglielo mai sentito dire. E Frank? Immaginò che
intendesse il figlio
maggiore del professore. "Frank Paciock, suo fratello?" chiese
ancora, ma il suo interesse era già sfumato.
"Sì. Lily dice che Frank è
una frana con le piante e con la scopa, ma che in trasfigurazione
invece è un
portento. E per essere così ammirata lei, deve essere bravo
davvero, quindi
immagino che sia vero anche che non capisca niente di
erbologia…"
Scorpius sentì la stretta di un
laccio al petto che gli impedì di respirare. Paciock,
Lily… Perché la frase di
Albus gli stava creando quella sensazione fastidiosa? Cosa gli
interessava a
lui quello che Lily pensava di Frank Paciock?
"E quindi… Frank è
bravo?" Non sapendo come cavarsi dall'impaccio, Scorpius disse la prima
cosa stupida che pensò.
"Bo, che ne so io. Ma Lily
lo ha sempre adorato, magari è di parte. Penso che abbiano
passato un sacco di
tempo insieme, sai quando si è della stessa casa…"
Scorpius digrignò i denti senza
accorgersene. Aveva capito che l'amico parlava dei suoi fratelli e dei
figli di
Paciock, ma l'ultima cosa che voleva sapere era chi adorasse Lily o
meno.
"E la Paciock che ha
detto?" chiese invece, cercando di spostare l'argomento.
Al
sospirò, spingendo i pugni
nelle tasche. "Non voleva, si è opposta in tutti i modi"
ammise, un
po' vergognandosi. Perché effettivamente aveva fatto tanta
scena?
"Davvero?" gli chiese
Scorpius, alzando un sopracciglio.
"Già, ma poi alla fine ha
detto di sì e ha deciso tutto lei."
"Le ragazze sono
strane…" E sì, Scorp, le ragazze sono proprio
strane, questa specialmente.
"Quando farete la prima lezione?" gli chiese, subito dopo.
"Stasera alla ronda ci
mettiamo d'accordo." Scorp annuì, scrutandolo con uno
sguardo strano.
"Cosa c'è?" gli chiese, non riuscendo a sostenere la sua
occhiata di
ghiaccio.
"Niente" disse, per poi
sorridere, mettere le mani in tasca e camminare più
velocemente.
"Ehi, Scorp!
Aspetta!"
Scorpius rise quando l'amico lo
rincorse. "Penso che erbologia non sia l'unica cosa che speri di
studiare" ammise e rise ancora quando l'amico divenne rosso sulle
guance. "Stai
attento, va là…"
"L'ho baciata" sussurrò
il moro.
Scorp si fermò e lo squadrò:
sembrava che non gli stesse raccontando tutto. Non che si raccontassero
tutti i
particolari con le ragazze, ma questa volta sembrava…
strano. Sì, proprio strano.
"E…?" chiese.
Al
alzò le spalle e ripresero a
camminare insieme. "Non lo so" ammise.
"Non sai cosa?"
"Non so se c'è dell'altro. È
solo che…"
Scorpius sbuffò. "C'è da
tirarti fuori le parole. Che fine ha fatto il fascino Potter?" lo prese
in
giro l'amico.
Al fece finta di ridere. "Ah
ah, Scorp, divertente…"
"Dai, non ti sei mai fatto
problemi a…"
Il moro capì quello che intendeva
prima ancora che finisse la frase: era proprio quello che pensava anche
lui!
"Vero? Perché allora mi
sembra di camminare sulle uova di drago, questa volta?"
Scorp alzò le sopracciglia.
"Ah, non so. Che è successo?"
Al sospirò pesantemente.
"L'ho baciata a tradimento. Cioè, a dir la verità
non l'ho neanche baciata
davvero… Lei…" Non era neanche riuscito a farlo
bene. Alice si era tirata
indietro ancor prima che lui iniziasse.
Scorpius
aggrottò la fronte.
"Che vuol dire?"
"Guarda, lascia stare…"
Il biondo osservò l'espressione del viso dell'amico: non lo
aveva mai visto
così.
"Allora riprovaci."
"A baciarla?" Al si
fece subito attento.
"Sì, così saprai come stanno
le cose."
Al infilò di nuovo le mani in
tasca e ripresero a camminare. Fu solo dopo qualche minuto che riprese
a
parlare. "Ma non è una cosa strana, secondo te?"
"Cosa?" chiese
Scorpius, che iniziava a essere un po' infastidito dal comportamento di
Al: di
solito non era difficile parlare di ragazze. Di solito. Ma di solito le
ragazze
che frequentavano loro erano diverse.
"Che io non mi sia mai
accorto di lei."
Scorp tossicchiò, come se un
rospo alla menta gli si fosse fermato in gola. "C…Come?
Non…" Ma Al
non aveva bisogno di incoraggiamento.
"Conosco Alice da quando è
nata: dorme a casa mia da quando era piccola. Giocavamo a spara
schiocco sul
tappeto della sala. Io, i miei fratelli, Frank e… lei. Lei
non mi era mai
interessata. Non… così. Io non mi ero mai accorto
che lei fosse…"
Scorpius smise di ascoltare,
perdendosi nei suoi pensieri. Al continuò a parlare, ma il
biondo aveva
iniziato a pensare come capisse perfettamente la sua frase: anche a lui
era
successo di iniziare a vedere una persona diversamente. Anche lui aveva
pensato
che fosse strano accorgersi di alcune cose solo da un certo momento in
poi.
Anche a lui interessava qualcuno che aveva sempre guardato
diversamente. Solo
che non poteva dirlo. Perché era la sorella del suo migliore
amico.
"… sorella. Non ti sembra
assurdo?" Scorpius tornò nel corridoio della scuola.
"Come?"
"Non ti sembra assurdo che
lei sia la migliore amica di mia sorella?" No, Scorpius non pensava che
fosse assurdo. Ma non lo avrebbe mai ammesso.
"Non più del fatto che sia
la figlia del tuo prof che è il miglior amico di tua mamma."
Al
spalancò gli occhi alla frase
di Scorpius: Merlino, non ci aveva pensato! Troppa gente coinvolta.
"Giusto."
"Allora, cosa farai?"
"Proverò a baciarla
ancora!" rispose il moro, sorridendo. Ora sì che iniziava a
vedere le cose
dal lato giusto: doveva provare a baciarla davvero. Ma non voleva che
fosse
semplice.
"Ecco tornato il fascino
Potter!" esclamò Scorpius ridendo e dandogli una pacca sulla
spalla che lo
spostò in avanti di due passi.
***
Alice
uscì dalla biblioteca e si
fermò poco lontano dalla porta per controllare di aver preso
tutti gli appunti:
da quando aveva parlato con suo padre e Albus Potter nella serra non
capiva più
niente, era distratta e non riusciva a concentrarsi.
"Alice, Alice!" Il
sussurro di Hugo Weasley, che usciva dalla biblioteca, le fece alzare
lo
sguardo.
"Ciao, Hugo" rispose,
aggrottando le sopracciglia quando il ragazzo si avvicinò
molto a lei e le mise
un braccio sulle spalle. "Che stai facendo?" sussurrò anche
lei, come
se lui avesse dato un codice d'ordine a cui attenersi.
"Sh… Stai al gioco, la Fleet
sta per uscire… Fai finta di essere carina con
me…" mormorò ancora,
guardando verso l'entrata della biblioteca e, appena questa si
aprì, senza
neanche sapere chi stesse uscendo, Hugo si voltò verso di
lei sorridendo.
"Hugo… non devi dare retta a Lily…"
cercò di riportarlo alla ragione
lei.
"Non preoccuparti, non mi
innamorerò di te, per me sei un'altra cugina" le
confidò, voltandosi per
capire da che parte stesse andando la ragazza che fino a poco prima
avrebbe
evitato.
"Sono un po' troppo pallida
per essere scambiata per una Weasley, mi sa…" ammise lei,
guardandosi una
ciocca di capelli: le cugine di Lily avevano delle bellissime
capigliature
rosse, folte e piene di tutte le sfumature, da quelle del fuoco a
quelle del
tramonto. Praticamente avevano capelli che brillavano da soli.
"Eccola!" mormorò,
subito dopo, stringendola un po' troppo, per i gusti di Alice.
"Hugo, non esagerare, rischi
di farla scappare…"
"Ci ha visti, e ci sta
ancora guardando!" esclamò, sussurrando contento, subito
dopo, tornando a
rivolgersi verso di lei. Quando si chinò per baciarla su una
guancia, Alice
scoppiò a ridere e lo allontanò. "Smettila di
fare il Troll! Se ti
interessa quella ragazza, vai da lei e basta!"
Il viso di Hugo si fece serio per
un attimo. "Eh, ma io non sono in gamba come…"
"Non dire sciocchezze, Hugo
Weasley! Sei una persona fantastica e probabilmente la Fleet lo sa
già,
altrimenti non ti avrebbe adocchiato" gli disse, accarezzandogli una
guancia e abbassando la voce per non far sapere a tutti della ragazza.
Albus
girò per il corridoio del
primo piano proprio nel momento in cui Hugo si strinse di
più ad Alice e il
petto gli fece un borbottio strano. Quando poi la ragazza sorrise e
fece quei
complimenti a suo cugino, facendogli delle carezze sul viso, si
sentì rompere
qualcosa dentro. Facendosi forza, ma anche con molta determinazione,
fece qualche
passo verso di loro e chiamò la ragazza, così
loro si voltarono tutti e due.
"Al!" lo salutò il
cugino, con una finta allegria. Stranamente, sembrava un primino che
era appena
stato scoperto a violare una qualche regola della scuola. Albus si mise
sull'attenti.
"Di che parlavate?"
chiese, con noncuranza, ma prestando attenzione ad atteggiamenti ed
espressioni.
"Ehm… di… niente…"
rispose incerto Hugo, mentre Alice esclamò, subito dopo il
suo primo
tentennamento: "Del fatto che sono troppo bionda per essere una vostra
cugina!"
Alice si
stupì da sola di quello
che aveva detto, ma le era uscito così, dopo aver visto il
rossore ai lati del
viso di Hugo e il suo imbarazzo, e non voleva che Albus potesse
prenderlo in
giro in quel momento di confidenza. Certo che se a volte pensasse un
po' di più
non le uscirebbero stupidaggini simili, pensò anche.
Quando vide il viso corrucciato
di Albus, capì che non le credeva, così si
rivolse a suo cugino. "Vero,
Hugo?"
"Sì… Ma hai usato un'altra
parola… Hai detto pallida" cercò di salvare la
situazione anche lui, ma
Alice ci rimase quasi male: 'pallida' non era di certo una parola che
ti
metteva in bella mostra. E poi lei aveva indicato i capelli, invece
così
sembrava che la pallida fosse lei, sembrando una tipa malata o molto
brutta! E
lei non voleva che Albus pensasse a lei come a una ragazza scialba o
poco sana.
No, ma che pensava? Non le interessava ciò che pensava
Albus! Oh, Merlino,
forse sì, le interessava.
Sospirò lanciando occhiataccie a
Hugo e lui ricambiò con uno sguardo perso.
"Pallida?" Albus
pensava che quei due lo stessero prendendo in giro. Aveva sempre
associato il
pallore a qualcosa di brutto, mentre invece Alice…
"Pallida di capelli,
intendevo" rispose la ragazza, mentre arrossiva sulle guance,
lanciandogli
uno sguardo così strano che Al non riuscì a
concepire nessun pensiero, se non
che non sembrasse pallida per niente.
"I tuoi capelli sono
belli" disse infatti, pentendosi subito dopo, quando i due ragazzi lo
guardarono straniti. E profumano di vanigli. Ma
questo non lo disse, anche se lo ricordava benissimo da quando l'aveva
stretta a
sé nello sgabuzzino.
Hugo era
così imbarazzato che si
inventò una scusa per andarsene. Quando notò che
nessuno degli altri due capì
quello che stava provando, fece qualche battuta e sgattaiolò
via velocemente.
Non si rese conto di dove stesse andando fino a quando non si
fermò a
riprendere fiato, appoggiando una mano contro il muro.
"Weasley, tutto ok?"
Hugo alzò lo sguardo verso Fiona
Fleet e si guardò intorno: era quasi nelle cucine e non
sapeva come fosse
finito lì. "Oh, sì, sì…"
Fiona si avvicinò a lui con uno
sguardo strano. "Sicuro che vada tutto bene? Vieni, siediti un
attimo…" La ragazza lo prese a braccetto e lo condusse verso
un anfratto
del corridoio, facendolo sedere su una panchetta. Hugo non oppose
resistenza.
Albus
guardò il cugino correre
via e poi si voltò verso Alice: anche lei stava guardando il
corridoio dove era
sparito Hugo.
"Che succede?" le
chiese.
La ragazza spostò lo sguardo
verso di lui. "Come? Niente!" rispose troppo velocemente
perché fosse
vero.
"Stai con mio cugino?"
Alice
spalancò gli occhi: ecco,
lo sapeva che il giochetto di Hugo avrebbe creato danni. "No!
Lui…"
Non sapendo quanto potesse dire a Albus, alzò le spalle. "Mi
cercavi?" chiese quindi, cambiando brutalmente discorso.
"Pensavo di parlare della
questione del tutor" esordì, senza tante cerimonie.
"Hai cambiato idea?"
Alice sentì uno strano formicolio al ventre mentre gli
faceva quella domanda.
Aveva elaborato un piano di studi per niente? Aveva sprecato tempo?
Certo, era
solo per quello che si era sentita così strana al pensiero
che lui non volesse
più farlo, non per altro.
Ad Albus non era
piaciuto il suo
cambio di argomento, ma non poteva insistere senza sembrare invadente,
anche se
in quel momento iniziava a pensar male di ogni ragazzo che vedeva con
lei. Si
era inventato una scusa sul momento e fu contento che lei non si
ricordasse che
dovevano parlarne alla ronda e non prima.
"Tu hai cambiato idea?"
le chiese di rimando.
"Io? Anche se mi avete messo
in mezzo quasi senza la mia considerazione, io non mi tiro indietro
quando
prendo un impegno."
Albus alzò un sopracciglio
divertito dal tono quasi stizzito della ragazza: così era
quasi divertente.
"Pensi che a me non importi?"
Alice alzò le spalle. "Avevi
già deciso di lasciare erbologia. Per quel che ne so, non ti
interessa niente
di questo… progetto" sentenziò lei.
Albus si morse l'interno di una
guancia: il suo discorso non faceva una piega. "Io ho bisogno di
passare
erbologia, vorrei fare il pozionista. È solo che…
bo, non mi piace tanto come
materia e faccio fatica a studiarla…"
Quando il
Serpeverde parlò con
sincerità, Alice sentì il cuore stringersi di
tenerezza. "E come farai
quando dovrai trovare nuovi ingredienti per le tue pozioni?"
"So a cosa servono tutte le
erbe che usiamo nelle pozioni, ma curare le piante, sapere se hanno
bisogno
della luce del sole o della luna per crescere, beh, non mi sembra
così…"
"Interessante" finì per
lui Alice. "Sì, posso capire. Io posso aiutarti, so quali
piante magiche
sono in programma al settimo anno, non è difficile, ma devi
fare la tua parte.
Io non ti darò niente da copiare, ok?"
Albus
annuì, passandosi una mano
fra i capelli.
"Certo."
"E non mollerai a
metà". Al annuì ancora, ma lei lo guardava con
sospetto.
"Possiamo rendere la cosa
più intrigante."
"Tipo?" Lo sguardo di
Alice gli piacque tantissimo: lei era interessata a un'eventuale sfida.
Lo
sapeva.
"Potremmo trovare il modo di
darmi una sorta di premio se dovessi passare il compito in classe"
propose, con una certa soddisfazione.
La risata di Alice riempì il
corridoio e lui si sentì fortunato.
"Tipico di un Serpeverde: ti
faccio un favore e vuoi anche un premio! Vorrei avere la tua
sfacciataggine,
davvero!"
Divertita,
Alice, continuava a
sorridere: era vero, avrebbe voluto avere la sua sfacciataggine, ma gli
piaceva
che l'avesse lui, perché lo rendeva veramente carino.
"E cosa vorresti?"
chiese, più per curiosità che perché
pensasse davvero di accettare.
"Potremmo uscire insieme. A
Hogsmeade, subito dopo la verifica" propose lui, con
un'ingenuità che
avrebbe fatto invidia a un bambino.
Alice si bloccò: la stava
prendendo in giro?
"Tu e io?" chiese,
pensando di non aver capito bene.
"Sì" rispose annuendo,
Albus. Alice lo guardò, pensando ancora che la stesse
prendendo in giro. Lui
era così contento, troppo contento. Forse pensava di poter
continuare quello
che era successo nello sgabuzzino? Sentì le guance scaldarsi
al pensiero che
non le sarebbe dispiaciuto neanche a lei, ma non voleva dargli
soddisfazione.
"No, trova
qualcos'altro."
Le parole della ragazza fecero
cadere Albus nello sconforto. Perché aveva detto di no?
"Come?"
chiese, stupito della sua risposta.
"Trova qualcos'altro. Non…
posso uscire con te."
Cosa, cosa, cosa? E perché non
poteva? Per quale stupidissimo motivo? L'unica ragione per cui era
stato rifiutato,
tempo indietro, era stata perché la ragazza a cui aveva
chiesto di uscire fosse
già impegnata. Da bravo Serpeverde non pensò al
fatto che lei non volesse passare
del tempo con lui. Primo perché aveva detto che non poteva e
secondo perché…
perché non voleva ammettere che potesse essere una
possibilità.
"Ma tu non hai un
ragazzo!" esclamò, forse un po' troppo a voce alta, visto
che alcuni
studenti che passavano per il corridoio si girarono verso di loro.
Alice
strabuzzò gli occhi e si
dimenticò di farlo allontanare da vicino alla porta della
biblioteca, troppo
arrabbiata per quello che lui stesse insinuando.
"Perché siete tutti convinti
che io non abbia un ragazzo?" chiese, con tono stizzito e una mano sul
fianco.
"Perché sei una
sfigata!"
I due ragazzi si girarono verso
l'entrata della biblioteca e videro Roxi Montague che si avvicinava a
loro.
Alice sbuffò forte. Due
Serpeverde, doppia strafottenza, doppia rabbia. "Montague, quando il
mondo
avrà bisogno della tua opinione, te la verremo a chiedere.
Fino a quel momento,
continua a fingere di capire quello che succede e stai zitta".
Senza guardare più nessuno, Alice
si girò verso il corridoio e iniziò a camminare
verso la torre dei Grifondoro.
Merlino! Al
guardò la schiena
della Grifondoro ed ebbe paura di aver perso anche l'occasione di
erbologia. Ma
da dove era sbucata Roxi? E perché se la trovava sempre tra
i piedi?
"Ma… cosa ha detto?"
Albus la guardò sospirando: non aveva capito che non le
aveva fatto un complimento.
Forse Scorpius aveva ragione.
"Roxi perché non vai a
cercare Scott? So che sarebbe contento di stare con te…"
Lei però gli sorrise di uno di
quei sorrisi melliflui che faceva spesso e gli si avvicinò,
prendendogli un
braccio. "Ma io preferisco te, Albus!"
Al si scrollò la ragazza di dosso
e le disse: "Ma io no. E Alice ha promesso di aiutarmi in erbologia. Ne
ho
veramente bisogno, devo andare".
"Ma ti aiuto io in
erbologia!"
Al si rivoltò verso di lei e si
chinò per far sì che nessun altro potesse
sentire. "Non sai la differenza
fra una mandragora e un insetto stecco, Roxi. Non sto cercando
compagnia per
quello che immagini tu, sto proprio cercando una persona intelligente
che mi
possa aiutare".
Quando Roxi spalancò gli occhi,
non si chiese se si fosse offesa o no, ma girò i tacchi e
rincorse la biondina
che era scappata via poco prima.
"Alice!" gridò, ma lei
era troppo lontana.
Alice si
girò solo alla terza
volta che aveva sentito Al gridare il suo nome, non voleva girarsi
neanche in
quel momento, ma poi pensò che continuare a ignorarlo non
sarebbe servito a
niente. Sperò solo che la Montague non lo avesse seguito.
Si fermò ad aspettarlo e Albus la
raggiunse in qualche passo. Sorrise quando capì che era
affaticato. Cavolo, non
era una bella cosa da pensare! Però continuò a
sorridere quando notò che era da
solo.
"Quindi? Avete già
finito?"
Osservò il ragazzo appoggiarsi
sulle ginocchia e riprendere fiato.
Al pensava di
morire. Come aveva
fatto a camminare così velocemente? Lui aveva dovuto correre
per raggiungerla!
Quello che non immaginava era che la rabbia di un'adolescente femmina
avrebbe
potuto creare magia involontaria per tre ore di seguito.
Ignorò la sua frase e cercò di
fermare il fiatone.
"Ok, scusa, non ti ho
chiesto se fossi già impegnata per Hogsmeade…"
"Non sono impegnata"
ammise lei con riluttanza e Al si sentì sorridere il petto.
"E non hai…" Ma lui non
riuscì a chiederle se avesse un ragazzo perché
lei lo zittì con una mano.
"No. Ok, no. Non sono
impegnata in nessun senso, ma questo non deve c'entrare niente con la
nostra…
collaborazione". La sua voce era un po' restia, ma lei sembrava sicura.
"Certo, ok. Allora cambiamo
il premio."
Alice
spalancò gli occhi: lui
insisteva ancora per il premio? Che faccia tosta! Un po' le dispiacque,
ma da
un lato sapeva che era la cosa migliore, loro non potevano andare
insieme a
Hogsmeade.
"Sentiamo cosa vorresti
proporre…"Cercò di essere un po' propensa alla
cosa, lei.
"Un bacio."
Cosa? Era impazzito? Il cuore di
Alice incominciò a battere velocemente e la ragazza per un
attimo pensò che le
esplodesse il petto.
"Un… bacio?" chiese,
sospettosa.
"Sì!" Il sorriso del
ragazzo tornò a ripresentarsi sul suo viso e lei dovette
abbassare gli occhi
perché non riusciva a guardarlo.
"È uno scherzo? C'è la
Montague qua da qualche parte?" chiese, sapendo benissimo che
lì in quel
punto non poteva nascondersi nessuno.
Al
spalancò gli occhi e il suo
sorriso morì sulle labbra. "No, nessuno scherzo!
Perché dovrebbe
esserlo?"
Vide la ragazza alzare le spalle,
ma poi lei alzò di nuovo gli occhi su di lui e Al
poté vedere benissimo le sue
perplessità. "Perché?"
"Perché, cosa?"
"Prima vuoi uscire insieme,
ora… questo. Perché, Albus?" La sua voce aveva
tremato a un certo punto e
Al non seppe dire bene se fosse una buona cosa o no.
Si sentì preso in trappola e si
immaginò una lezione di incantesimi con la McGranitt in cui
non si era
preparato.
"Io… penso che sia una buona
idea."
"Per te?"
"Per noi". Al si
avvicinò di un passo e si chinò verso di lei,
prima di mormorarle all'orecchio.
"Ti ho sentito. Nello sgabuzzino, ti ho sentito. Piaceva anche a te.
Facciamo una prova. Un bacio solo. E se non è una cosa per
noi, lasciamo stare.
Ci stai?"
Alice
continuò ad ascoltare la
sua voce mentre le diceva all'orecchio tutte quelle cose vere. E si
sentì
arrossire mentre ripensava a quello che era successo e al fatto che le
era
piaciuto davvero.
"Ti faccio sapere"
disse, prima di girarsi e incamminarsi ancora verso la sala comune dei
Grifondoro.
***
Al era seduto su
uno dei tavoli a
guardar fuori dalla finestra della stanza dei prefetti, il cielo scuro
e
puntato di stelle. "Tutto bene, Potter?" gli chiese Towlor, mentre
iniziava a scrivere la pergamena.
"Sì, sì, stavo pensando… Chi
è di turno stasera?" gli rispose soltanto per prendere
tempo, mentre
realizzava che Alice non era ancora arrivata e la stava aspettando con
ansia.
Alice stava
camminando al fianco
di Hugo mentre scendevano le scale per andare nella stanza dei
prefetti. Tutti
e due erano pensierosi e non si rivolsero mai la parola, ma nessuno dei
due ci
fece caso.
Quando entrarono nel piccolo
locale, Alice notò Towlor, il capitano di Quidditch,
scrivere la pergamena, ma
notò subito anche Al che, vicino alla finestra, non l'aveva
ancora vista.
Si avvicinò al compagno di casa e
prese una piuma autoinchiostrante e una piccola pergamena dal banco,
dirigendosi verso la finestra.
Al si vide
comparire Alice
davanti all'improvviso, neanche lei si fosse materializzata. "Alice!"
quasi gridò, stupito.
"Prendi questo libro dalla
biblioteca e leggilo prima di giovedì. Giovedì ci
vediamo dopo le lezioni"
disse lei, senza neanche salutarlo e consegnandogli il biglietto.
"Va bene" rispose,
leggendo il titolo del libro che lei gli aveva scritto sulla pergamena.
"Ma non è un libro di scuola" disse ancora, stranito.
"No. Ma è scritto molto bene
e spiega come riconoscere i sintomi delle varie malattie delle piante.
Mio
padre ha detto che è quello che dovrete fare al prossimo
compito."
"Ok" rispose, piegando
il biglietto e mettendolo in tasca. "E l'altra cosa? Accetti?"
Alice sorrise e annuì. "Sì,
ma avrai il tuo premio solo se prenderai 'Eccezionale' come voto".
Eccezionale? Ma era matta? Era già difficile per lui
prendere la sufficienza,
figuriamoci il massimo dei voti!
Il sorriso che era nato sul viso
di Al scemò a sentire quelle parole e lei dovette capire di
averlo preso in
contropiede perché gli fece l'occhiolino. "Così
sono sicura che ti
impegnerai davvero". E detto questo, si girò e
tornò vicino ai Grifondoro.
"Scorpius!"
Quando sentì chiamare il suo
nome, Scorpius si bloccò come se gli fosse piovuta addosso
una doccia gelata.
Forse più perché aveva riconosciuto la voce che
lo aveva chiamato che altro.
"Lily…" Il suo tono era
stanco, ma non per colpa della ragazza: aveva fatto un allenamento
extra di
Quidditch particolarmente intenso e ora si sentiva uno straccio. Prese
la
borraccia che riposava vicino al baule delle palle.
"Non bere!" Lily arrivò
di corsa. "Chi è la ragazza più bella di tutte?"
gli chiese mentre
gli strappava di mano la borraccia.
"Come? Bo… Estrella Rymer?"
Stranito, Scorpius la guardò mentre apriva la borraccia e si
versava un po'
d'acqua sulla mano; poi gli diede il contenitore e tirò
fuori la bacchetta.
"Specialis Revelio!"
pronunciò puntando alla sua mano. E insieme osservarono le
scritte sollevarsi
da quella piccola conca d'acqua.
Lily
osservò gli ingredienti dell'Amortentia
scorrere davanti ai suoi occhi, finché la scritta 'Capello
di Roxgail Tangerine
Montague' non finì l'elenco.
Ma… "Cioè la Montague si
chiama 'Roxgail Tangerine'? Aspetta che lo dica ad Alice!" Lily rise
mentre
faceva cadere l'acqua sul prato. "Se avessi bevuto, avresti risposto
diversamente. Comunque, bella risposta. Anche secondo me la cantante
dei
'Diversamente Babbani' è stupenda!" Scorpius scosse la
testa, confuso.
"Sicuro che tu non abbia bevuto? Vuoi che ti chieda di chi sei
innamorato?" gli chiese, guardandolo con uno sguardo sornione. Il
ragazzo
sbuffò.
"Mi hanno messo
l'Amortentia
nella borraccia?" Il tono di Scorpius si stava scaldando, lo capiva da
solo, ma effettivamente si stava innervosendo.
"Oh, non sono mica stata io!
Anzi: un bel 'grazie' non sarebbe male, sai?" Lily lo stava osservando
con
uno sguardo che doveva aver ereditato da sua nonna e Scorpius dovette
annuire.
"Sì, hai ragione. Grazie.
Come lo sapevi?" chiese, guardando la borraccia.
"Ho sentito Roxi che si
lamentava in biblioteca. Non ho capito cosa sia successo con Albus,
perché
parlava sottovoce, ma sono riuscita a sentire la parte in cui diceva
che ti
aveva versato il filtro d'amore nella borraccia mentre parlavi con
Preece."
Scorpius ripensò a tre ore prima,
quando si era fermato a parlare con il capitano della squadra di
Quidditch di
Tassorosso e si maledisse mentalmente: aveva visto passare Roxi e
avvicinarsi a
loro, ma mai avrebbe pensato che potesse fare una cosa del genere. "Ma
scusa, l'ha fatto per vendicarsi di qualcosa che le ha fatto Al?"
Lily rise. "Santo Godric,
non ti interessa il fatto che abbia tentato di rifilarti un filtro
d'amore, ma
del fatto che non era interessata a te! Nobile, Scorpius, proprio
nobile da
parte tua!" Rise ancora e lui si sentì un po' stupido.
"Ho sete, però…" disse,
guardando gli spogliatoi del campo: avrebbe dovuto bere dai rubinetti,
il
castello era troppo lontano. Lily si sedette sul coperchio del baule
delle
palle e chiuse i ganci con gesto esperto.
"Vai, porto io dentro il
baule e le altre cose". Tirò fuori la bacchetta e fece
levitare il tutto.
Scorpius raggiunse gli spogliatoi, mentre Lily lo seguiva con gli
attrezzi.
Aprì il rubinetto nel bagno
maschile e si dissetò, poi andò a cambiarsi.
Sentì la ragazza chiudere la porta
dello sgabuzzino degli attrezzi e per un attimo si immaginò
che lei lo
raggiungesse, per poi scuotere la testa e riprendersi.
Si cambiò e uscì dallo
spogliatoio maschile, stupendosi di trovare Lily ancora lì.
Lily stava
osservando la panca su
cui si era addormentata poche settimane prima e ripensò al
suo sogno. Era così
brutto il fatto che si sentisse così inadeguata da sognare
addirittura di aver
bisogno di qualcun altro. Ripensò anche al molliccio e un
po' si vergognò anche
di quello.
Improvvisamente una mano le toccò
il braccio, chiamandola. "Lily…"
La ragazza sobbalzò e si girò
verso Scorpius, che si stupì della sua reazione. "Scusa, mi
sono… Posso
chiederti una cosa?" chiese, tutto d'un fiato.
Scorpius corrugò la fronte: ma
perché doveva essere sempre così serio?
"Dimmi" le
disse,
quando capì che lei non lo aveva aspettato apposta. Un po'
ci rimase male,
aveva quasi sperato che lei…
"Come hai fatto a entrare
nel mio sogno?" Scorpius sentì uno strano imbarazzo salirgli
al viso.
Sapeva di avere fatto una cazzata. Così come ne aveva fatta
una ancor più
grossa quando, volendo sorprenderla, si era esposto da farle capire che
era
entrato nella sua mente. Fra l'altro era illegale e non voleva che lei
potesse
dirlo a qualcuno. Si pentì di tutte e due le cose.
"È stato solo un momento…"
tentò di giustificarsi lui, anche se lei non lo aveva
(ancora) accusato di
niente.
"Sì, sì, va bene…"Sventolò
una mano, per liquidare la cosa, e poi continuò. "Voglio che
mi spieghi
come usare la Legilimanzia" insistette.
Scorpius sospirò. "Qui a
scuola è vietata da un po' di anni, Lily…"
"Quindi se lo raccontassi
alla McGranitt ti toglierebbe dei punti?" Scorpius spalancò
gli occhi. La
McGranitt poteva anche sospenderlo o espellerlo!
Lily
capì di averlo in pugno
quando il suo viso divenne terreo. Ghignò peggio di un
Serpeverde, ma lei non
ci pensò. "Insegnami come si fa e non dirò niente
a nessuno" lo
ricattò.
Vide Scorpius tentennare e
vacillare più volte. "Non è una cosa
così semplice. Non è un incantesimo
che impari e funziona…"
"Come se gli incantesimi
riuscissero subito. Come se bastasse impararli. Sei tu il
secchione…" Lily
sbuffò: sembrava che lui non volesse aiutarla in nessun modo.
"Appunto! Questo è ancora
più difficile. Non è che si riesce a entrare
nella mente delle persone
così!" spiegò, schioccando le dita.
"Non mi sembra che tu abbia
faticato per entrare nella mia mente, quando mi sono
addormentata…"
bleffò. In verità non sapeva se avesse fatto
fatica o meno, ma sperò di
prenderci.
Scorpius
tentennò ancora. Quello
che stava per dire lo faceva sentire uno stronzo. "È stato
facile perché
non eri tranquilla. Penso che tu avessi freddo o paura. È
più facile quando
l'altro… soffre" confessò. Era stato
semplicissimo. Quando l'aveva vista
lì, rannicchiata sulla panca aveva capito che non stava
andando tutto bene e
aveva avuto l'istinto di svegliarla, ma poi la sua mente, un diavoletto
insinuatore, gli aveva suggerito di entrare nel suo sogno. Ma non
pensava che i
suoi dolori fossero così segreti: aveva pensato che avesse
bisogno di essere
salvata o qualcosa così. E non pensava che lei gli si
voltasse contro nel suo
stesso sogno. Ma avrebbe dovuto immaginarlo: Lily era fatta
così. Sorrise nel
rendersi conto che forse poteva essere anche qualcos'altro a permettere
di
entrare facilmente nei pensieri di qualcun altro.
Quando lui
sorrise Lily sentì le
guance scaldarsi, come se avesse capito che lei era spaventata e che se
ne
vergognava.
"Quindi se qualcuno sta
male… è più facile?"
Scorpius lasciò cadere la borsa a
terra e sospirò ancora. "Ok, ti spiego" disse e
passò i
quaranta minuti successivi a spiegarle come
si facesse.
Era complicato davvero, dovette
ammettere Lily. E se l'altra persona faceva un minimo di resistenza era
quasi
impossibile per qualcuno che non fosse predisposto, capace e altamente
allenato.
"Oh. Ok, mi sa che non ci
riuscirò facilmente, eh?"
"C'è anche un altro modo, in
verità. Lo usavano anche i maghi nel medioevo, quando non
dovevano farsi
scoprire" disse ancora, ma questa volta si rialzò dalla
panca dove si erano
seduti dopo i primi dieci minuti, e raccolse la borsa da terra.
"Che sarebbe?" chiese
Lily, alzandosi anche lei.
Scorpius le girò le spalle mentre
spiegava e intanto puntò la bacchetta contro le lanterne in
fondo al corridoio
che costeggiava gli spogliatoi. "Se è un ragazzo, puoi
entrare nella sua
mente facilmente in un momento intimo, ma lui deve essere molto
coinvolto".
"Intimo?" chiese
stranita, guardandolo mentre tornava verso di lei e la sorpassava per
andare ad
aprire la porta che dava sull'esterno.
Scorpius era
già abbastanza
imbarazzato così, senza doverle spiegare nei dettagli
ciò che intendeva. Aprì
la porta e le disse, prima di uscire: "Spegni tu le ultime lanterne,
Lily".
Subito dopo si affrettò per allontanarsi da lei.
"Ok. Lo faccio subito" disse,
tirando fuori la bacchetta e spegnendo tutte le luci. Scorpius si
voltò e vide
il corridoio al buio, ma la porta era ancora aperta e lei non si era
mossa.
Subito dopo si sentì il rumore metallico di qualcosa che
rotolava e Scorpius
fece un passo verso l'entrata. Quando sentì ancora il rumore
e la voce di Lily
gridare, si allarmò. "Tutto bene? Lily dove sei?"
"Mi è caduta una cosa, non
andartene, Scorpius."
"Accendo la luce,
aspetta" cercò di tranquillizzarla, ma appena
toccò la bacchetta, ancora
nella tasca dei jeans, sentì la sua voce molto
più vicina. "No, non
farlo" sussurrò lei, mentre veniva trascinato dentro la
struttura da due
piccole mani che gli presero il mantello.
Dalla luce che veniva da fuori
vide il contorno del suo viso farsi sempre più vicino, ma
non immaginò quello
che stava per succedere. Cioè, poteva immaginare, ma non
riusciva a crederci.
"Penso di aver capito.
Intimo così?" gli chiese, e Scorpius sentì il suo
fiato sul viso, mentre lei
tirò il mantello che teneva in mano per farlo chinare e la
ragazza gli posava
le labbra sulle sue. Prima che lui si potesse rendere conto della cosa,
Lily si
strinse a lui e Scorpius poté respirare il suo profumo, che
conosceva da tanto
ma che non avrebbe mai pensato potesse dargli così alla
testa: un misto fra zenzero
e olio di mandorla, un misto così strano che solo Lily
poteva esserne la
regina.
L'audacia della ragazza lo bloccò
e gli impedì di spostarsi, mentre lei muoveva le labbra su
di lui ed ebbe quasi
la sensazione che sorridesse. Quando si staccò, gli
dispiacque così tanto che
non pensò che fosse sbagliato, che fosse una stupidaggine,
che lei fosse la
sorella di Albus e che l'amico l'avrebbe ucciso se lo avesse scoperto.
"No" rispose,
allungando le mani e circondandole il viso mentre si allontanava,
avvicinandola
a sé. "Così" disse, prima di chinarsi di nuovo
verso di lei e
baciarla come si deve.
Lily spalancò gli occhi quando
capì cosa volesse fare il ragazzo e li chiuse quando
sentì le sue labbra
morbide contro le sue, lasciandosi andare.
Lui sapeva dei dolci della nonna,
di corse sulla scopa in primavera e di folate di vento sulle scogliere
d'estate. Sentì le ginocchia tremare e si
aggrappò al suo mantello, mentre le
mani di Scorpius erano scivolate lungo il suo corpo e si erano fermate
sulla
schiena, abbracciandola in un gesto che la fecero sentire al caldo e al
sicuro.
Si sciolse nel suo abbraccio mentre lasciava che la sua lingua
l'invadesse
dolcemente e l'accarezzasse.
Non seppe mai dire chi dei due
fece il gesto di staccarsi perché per lei erano passati
pochi istanti e milioni
di anni, ma a un certo punto tutto finì.
Lily si leccò le labbra e abbassò
lo sguardo, più per lei che per il Serpeverde
perché c'era così buio che non si
potevano vedere bene.
"Mi sono scordata di
provarci…" ammise lei e la risata di Scorpius
riempì il corridoio, le sue
orecchie e il suo petto.
***
"Prefetto
Paciok, la preside
ti vuole nel suo ufficio. Ha detto subito."
Alice spalancò gli occhi e annuì.
"Grazie" disse e il ragazzino corse via.
"Che è successo?" chiese
Lily, guardando l'amica.
"Non lo so. Puoi aspettare
per quella cosa che volevi dirmi?" chiese alla rossa.
"Oh, sì, certo, vai."
Lily
osservò l'amica camminare
lungo il corridoio per dirigersi verso le scale: l'ufficio della
preside era
nella torre più alta del castello. Sospirò.
Voleva raccontarle di quello che
era successo nello spogliatoio dello stadio e stavano andando in
biblioteca per
parlare, prima che quel primino le portasse il messaggio della
McGranitt.
Il bacio con Scorpius non l'aveva
premeditato. Davvero. Ma era rimasta così demoralizzata
quando lui le aveva
spiegato come funzionasse la Legilimanzia che quando aveva tirato fuori
l'argomento dell'intimità, aveva voluto provarci. E ora non
le interessava più
niente della Legilimanzia, ma non riusciva a smettere di pensare a
Scorpius.
Erano tornati indietro in silenzio senza dirsi niente e quando avevano
varcato
la soglia del castello, si erano ritrovati in mezzo agli altri
studenti, così
si erano salutati imbarazzati e si erano divisi.
Sperava che parlarne con Alice
l'avrebbe aiutata a fare un po' di chiarezza, ma lei ora se ne era
andata.
Sospirò ancora, mentre la guardava salire le scale che si
muovevano cambiando
direzione.
Alice avrebbe
imprecato, se
normalmente fosse stata sua abitudine: le scale si stavano spostando e
dalla
parte opposta a quella dove doveva andare lei.
Sbuffò quando l'ultimo gradino si
appoggiò al pianerottolo del quinto piano e, appena fu
stabile, corse lungo il
corridoio per cambiare strada e arrivare in una qualche maniera alla
torre.
Quando si rese conto di aver
sbagliato corridoio, sbuffò ancora e demoralizzata,
tornò indietro e imboccò
delle altre scale, sperando di fare presto. Non era mai stata chiamata
dalla
preside e quel 'subito' le metteva un po' di agitazione in corpo.
Dopo dieci minuti era un po' in
ansia, ma stava camminando frettolosamente lungo il corridoio
dell'ufficio,
notando da lontano la statua del vecchio Gargoyle e quando se lo
trovò di
fronte, Alice tentennò: il primino non le aveva detto la
parola d'ordine per
entrare.
"Ehm…" provò a dire,
quando il Gargoyle la guardò con il suo solito sguardo.
"Sono Alice
Paciock, la preside mi ha…" La statua incantata si
spostò, lasciando
libero il passaggio. "Oh, grazie" disse ancora, a nessuno visto che
il Gargoyle non la stava calcolando, dato che era una statua,
fondamentalmente.
Salì la lunga scala mobile e una
volta in cima, si trovò di fronte alla porta con il
batacchio. Alzò una mano
per bussare, ma questa si aprì da sola prima che lei dovesse
toccarla: la
stavano aspettando. Un po' di panico la prese: cos'era successo?
Quando entrò nel grande ufficio
circolare, notò subito la McGranitt seduta alla scrivania
che parlava con suo
padre. "Papà?" esclamò, sorpresa e un po'
spaventata. "È
successo qualcosa alla mamma? O a Frank?"
La preside alzò una mano e indicò
una delle sedie oltre il tavolo di marmo e Alice si avvicinò
per sedersi.
"No, Alice, a casa stanno
tutti bene."
"Si sieda, signorina
Paciock."
La voce della McGranitt era più
seria di quella di suo padre, che era serio, ma le lanciò un
sorriso
rassicurante. Alice annuì e si sedette.
Passò qualche minuto, ma nessuno
parlò. "Scusate… ma perché sono qui?
Cosa sta succedendo?"
Minerva
guardò l'orologio e
calcolò quanto tempo era passato da quando i ragazzi erano
stati avvisati.
Aveva apprezzato tantissimo la puntualità della signorina
Paciock, mentre
invece l'altra persona avvisata stava iniziando ad ammucchiare ritardo:
non le
piaceva per niente. Lanciò uno sguardo a Neville, che
annuì.
Neville
notò le occhiate che
Minerva lanciava all'orologio e sperò che il ragazzo non lo
stesse facendo
apposta. Sorrise ad Alice. "Stiamo aspettando anche un'altra persona,
Alice, appena arriverà, la preside McGranitt ci
spiegherà tutto". Sua
figlia annuì alle sue parole, ma poi chiese: "E chi altri
stiamo
aspettando?"
"Porti pazienza, signorina
Paciock, per cortesia" disse Minerva e Alice sussurrò un 'va
bene' a mezza
bocca. Neville capiva che era pensierosa, ma sapeva che
finché non fosse
arrivato Albus, la preside non avrebbe detto niente.
Alice si
sistemò meglio, un po'
maledicendosi per aver corso. Tanto valeva prendersela con calma.
Aspettarono
ancora cinque minuti e poi la porta si aprì ancora e la
ragazza si girò verso
l'uscio, troppo curiosa di sapere chi si fosse fatto attendere
così tanto dalla
preside. Trasalì e spalancò la bocca quando lo
riconobbe. "Al?"
Albus
entrò con passo lento e
strascicato nell'ufficio della McGranitt. Pensava di essere stato
chiamato
perché quell'idiota di Brown aveva fatto la spia e invece
non fu lui che si
trovò davanti nella piccola stanza circolare.
"Alice!?" esclamò,
stupito, guardando subito la preside e il professore di erbologia. Cosa
era
successo?
"Si sieda, signor
Potter" gli disse la McGranitt, indicando la sedia vuota accanto alla
ragazza. "Ha avuto problemi a trovare la strada per l'ufficio?" gli
chiese ancora e Al, senza accorgersene, fece una smorfia
così simile a un
sorriso che sembrò quasi dispiaciuto.
"Mi scusi, preside, ho
avuto… un contrattempo…" La sua voce suonava
falsa anche alle sue
orecchie, ma non sapeva cosa dire: quando il ragazzino lo aveva
chiamato,
dicendo che doveva presentarsi subito nell'ufficio della McGranitt,
aveva
pensato che Brown avesse fatto la spia e si era un po' inalberato,
così, su
consiglio di Ethan, aveva cercato di farsi passare il nervoso prima di
presentarsi nella torre. In quel momento, invece, pensava di aver fatto
un
errore.
Si sedette, mentre lanciava
un'occhiata ad Alice, ma lei scosse impercettibilmente le spalle, in un
gesto
che gli fece capire che neanche lei sapeva perché fossero
lì.
"Vi ho fatto
chiamare per la
questione 'tutor' delle lezioni di erbologia. È arrivata
voce, a me e al
professor Paciock, di un fatto un po' increscioso" iniziò
Minerva,
lanciando un'occhiata a Neville e lasciando a lui la parola.
Neville si
schiarì la voce, un
po' imbarazzato. "Sembra che, dopo che ho assegnato il compito di
seguirti
alla signorina Paciock, voi abbiate organizzato di appropriarvi di
nascosto di
una copia del compito in classe, per far passare la verifica al signor
Potter…" Guardò i due ragazzi che ricambiarono il
suo sguardo un po'
confusi. Si fidava di Alice e, anche se ultimamente era un po'
cambiato, anche
del figlio di Harry, ma loro dovevano verificare la
veridicità della voce prima
di portare avanti quel… progetto.
"Ma non
è vero!" Al
quasi scattò in piedi, spalancando gli occhi nervoso. Forse
l'ira per Brown
aveva solo cambiato strada.
"Si sieda, signor
Potter" gli intimò la McGranitt, con un'occhiata. Albus si
girò verso
Alice, ma lei non lo guardò, il suo sguardo era fisso, un
po' contratto, sui
due adulti.
Alice stava
pensando. Loro non
avevano parlato di copiare. Anzi, lei aveva detto chiaramente ad Albus
che
avrebbe dovuto studiare e che lei non gli avrebbe passato aiuti, ma gli
avrebbe
dato una mano con la comprensione. Sì, era stato l'unico
momento in cui avevano
parlato di una cosa del genere. O lui si era dato delle arie con i suoi
amici,
dicendo che non avrebbe dovuto fare niente e che lei gli avrebbe
passato tutti
i compiti, pensò, lanciandogli un'occhiata di sbieco, oppure
qualcuno lo aveva
detto in giro o alla preside per creare loro dei problemi.
Gli unici momenti in cui avevano
parlato delle lezioni, beh, che avevano parlato e basta, alla fine, non
si
erano visti per altro, era stato nella sala dei prefetti, per la ronda,
la sera
prima, dove poi si erano divisi perché lei aveva fatto il
giro di ispezione con
Towlor e quando fuori dalla biblioteca lui le aveva proposto quella
cosa
assurda del premio. Cercò di non fermarsi a pensare al
premio che lui aveva
proposto e di continuare a pensare chi poteva sapere della cosa a parte
loro e
suo padre.
Il nome della Montague le venne
in mente quando si ricordò perché avesse
rifiutato la proposta di uscire
insieme. Lei doveva essere lì ad ascoltare e qualcosa
suggeriva ad Alice che
non le piacesse molto il fatto che Albus l'avesse lasciata per correrle
dietro.
Un sorrisetto comparve sulle sue labbra allo stesso pensiero, ma poi
cercò di
pensare a qualcosa per salvare gli studi dell'amico. E, a giudicare da
quello
che stavano dicendo lui e gli insegnanti, non se la stava cavando bene.
Albus non
riusciva a crederci!
Loro non gli credevano! "Chi è stato a dire una cosa del
genere? È una
bugia! Noi non abbiamo mai pensato di farlo!" Anzi, pensò,
Alice era stata
chiara, non gli avrebbe dato cose da copiare: lui avrebbe dovuto
studiare. E ad
Albus andava bene.
Mentre tentava di scoprire chi
fosse stato, sbuffò all'ennesimo "Non si preoccupi di
questo, Potter"
della McGranitt e si voltò verso la ragazza per capire
perché non avesse ancora
detto niente: a lei non interessava che li accusassero così?
Ma Alice effettivamente sembrava
da un'altra parte: continuava a guardarli senza dire niente e a
lasciare a lui
tutto il lavoro. Si innervosì e si mosse sulla sedia facendo
stridere le gambe
sul pavimento.
"Non ci interessa sapere chi
è stato" disse improvvisamente la ragazza. Non
alzò la voce, ma arrivò
chiarissima a tutti e tre. Cosa? Cosa stava dicendo? Un po' agitato,
Albus si
mosse ancora. Certo che a lui interessava sapere chi era stato! Lei gli
lanciò
un'occhiata strana, ma poi si girò ancora verso la preside.
"Se ci avete chiamato è
perché avrete preso una decisione, immagino. È
abbastanza scontato che noi
negassimo le accuse, siano esse vere o false, quindi non è
per sapere la nostra
opinione in merito che siamo qui, giusto?"
Come?
"Ma dobbiamo sapere chi l'ha
detto!" sussurrò lui, girando il viso, solo per lei. Per
fortuna quel
tavolo era così grande che riuscì a non farsi
sentire da Neville e dalla
McGranitt.
"È stata la Montague di
sicuro, ma non dirlo ad alta voce, non ci aiuterebbe"
mormorò Alice,
tirandosi su e appoggiandosi dritta sullo schienale. Improvvisamente
più sicura
di sé, sorrise e anche Albus rimase colpito.
"Effettivamente
siete qui
perché ci sembra il caso di annullare questa cooperazione.
In fin dei conti il
signor Potter è all'ultimo anno, mentre lei, signorina
Paciock…"
"Come mio padre sa già,
altrimenti non mi avrebbe proposto come tutor, preside McGranitt,
conosco
perfettamente il programma del settimo anno e sono in grado di aiutare
chiunque
nel preparare un compito in classe senza copiare niente."
"Sì, questo lo sappiamo,
ma…"
Alice fece una smorfia e, prima
che suo padre continuasse chiese: "Quindi il fatto che abbiamo
già fatto
un piano di studi, per cui abbiamo perso tempo e che dimostra la nostra
buona
fede, cadrà sotto la bacchetta di una voce di corridoio non
dimostrabile?"
Guardò negli occhi la preside e
questa alzò un sopracciglio. "Avete organizzato
già gli studi?"
"Beh, se avessimo voluto
copiare, effettivamente, non ci sarebbe servito, no? Ho anche
consigliato
a…" si voltò verso Albus, indecisa su come
chiamarlo, "al signor
Potter di prendere dei libri dalla biblioteca per approfondire la parte
sulle
malattie delle piante, che è uno dei temi del compito in
classe, ma che è noto
a tutti. Mostra il biglietto che ti ho dato alla preside, per favore."
Albus
iniziò a capire e sorrise.
"Ho il libro proprio qui, l'ho preso poco fa, ero in biblioteca quando
sono stato convocato qui, preside…" Tirò fuori
dalla borsa il libro in
questione, che aveva preso prima di pranzo e lo appoggiò sul
piano per
mostrarlo. Magari il fatto di aver detto che era in biblioteca, lo
avrebbe
esonerato da un rimprovero successivo.
"Lo hai già preso?" gli
chiese lei, stupita e, per un attimo, Albus pensò che lo
fosse davvero, perché
il suo atteggiamento era leggermente diverso da prima.
"Sì. Ti ho detto che avrei
preso la cosa sul serio. Ci tengo a prendere 'eccezionale', sai?" le
spiegò, ammiccando e abbassando la voce sulla seconda parte.
Sorrise quando
vide il rossore salirle al viso.
Alice si
voltò quasi di nascosto dopo
le sue parole e notò che suo padre aveva preso in mano il
libro, mostrandolo
alla McGranitt.
Quando l'uomo tese il libro ad
Albus, lanciò un sorriso nella sua direzione. Stranamente,
Alice pensò che
fosse una sorta di premio, qualcosa per cui lui le stesse dicendo che
era stata
brava e si era comportata bene.
"Magari potremmo leggerlo
insieme" le disse e Alice alzò tutte e due le sopracciglia,
mentre un'idea
le veniva in mente.
"Effettivamente perché
dovremmo cancellare le lezioni da tutor quando noi potremmo comunque
studiare
insieme? Ci vieterete anche quello?"
"Alice!" La voce di suo
padre e la ragazza sorrise, quasi ghignò.
"Preside McGranitt, questa è
la bozza del piano di studi a cui avevo pensato. Logicamente non
pensavo di
doverne fare una bella copia…"
Albus
osservò Alice che, ignorando
il padre, prese dalla borsa dei libri una pergamena piegata e la
aprì,
consegnandola alla preside che la lesse e poi gliela ridiede.
"Ma se volete comunque
annullare lo studio, possiamo capire. È più
facile sostenere qualcosa in cui
credono tutti che dimostrare che non è così.
Penso che tuo padre abbia detto
una cosa del genere una volta che sono venuta a cena, Al, giusto?"
chiese
alla fine, girandosi verso di lui.
Albus non sapeva se ridere o
essere preoccupato. Lei si stava riferendo a più di
vent'anni prima, quando suo
padre, Harry Potter, aveva detto che Voldemort era tornato e siccome
nessuno
gli credeva, si tendeva ad additarlo come bugiardo invece che ammettere
che
potesse avere ragione.
"Alice, adesso…" Albus
pensò che Neville potesse avere un infarto lì, a
Hogwarts, nell'ufficio della preside:
il suo viso era tutto rosso e goccioline di sudore gli contornavano la
fronte.
"Non si preoccupi, professor
Paciock, ho capito cosa intende la signorina. Propongo di lasciare che
i
ragazzi portino avanti il progetto" iniziò a dire la
McGranitt, il suo
viso era molto strano, come se fosse disteso, tranquillo e non la
solita
maschera rigida con cui dava ordini e punizioni. Ad Albus venne quasi
il dubbio
che stesse sorridendo.
"Grazie, preside McGranitt"
disse Alice, con un cenno del capo, ma poi lanciò a suo
padre uno sguardo
vittorioso e Albus vide la preside cambiare espressione.
"In questo caso però, vedrò
di essere presente al compito in classe, così da assicurarmi
che non ci siano
infrazioni alle regole."
Come? Albus strabuzzò gli occhi:
la preside sarebbe stata presente al suo compito in classe? Per tutti i
Gargoyle!
"Grazie mille,
allora,
preside. Possiamo andare adesso?" Alice appoggiò le mani sui
braccioli e
fece il gesto di alzarsi. Lo fece per nascondere il fatto che le mani
avevano
iniziato a tremare e non voleva che nessuno se ne accorgesse. Il cuore
aveva
iniziato a batterle fortissimo appena aveva iniziato a parlare con la
preside e
a sostenere la sua causa. Pensava che non fosse giusto che volessero
far
saltare il programma di tutor, perché avrebbe significato
che l'accusa della
Montague, perché era sicurissima che fosse stata lei, fosse
vera e le dava
tremendamente fastidio.
Albus si
alzò appena la preside
fece un cenno con il capo e prese la ragazza per un braccio, salutando
velocemente e trascinandola fuori.
"È
diventata coraggiosa come
te" disse Minerva, sorridendo e voltando il viso verso Neville, appena
la
porta si chiuse alle spalle dei ragazzi.
"È diventata
maleducata!" esclamò il professore e la preside gli
appoggiò una mano sul
braccio a mo' di carezza, ma senza muoverla.
"Questa generazione è
abituata a difendere i propri principi e le proprie idee. A volte
esagerano, ma
ti assicuro che non ha esagerato, Neville" lo rassicurò.
"Non riesco più a tenerla,
discutiamo tutti i giorni. Lei è così…"
"Sai chi mi ricorda?"
lo interruppe Minerva, guardandolo con uno sguardo a metà
fra il triste e il malinconico.
Neville si
spostò e fece un passo
verso la finestra, guardando fuori. "Non lo dire, Minerva, non lo dire,
per favore! Non sai quante volte me lo ha detto anche mia nonna?"
"Devi essere orgoglioso,
Neville, porta il suo nome e lo fa con onore."
Alice assomigliava a sua madre,
Alice Paciock. E, a quanto pare, aveva il suo stesso temperamento e
riusciva a
mandarlo in tilt. Non c'erano riusciti i Carrow, non c'era riuscito
Piton, né
Voldemort quando gli aveva riso in faccia. Ma sua figlia ci riusciva
alla
perfezione. Sospirò.
"Lasciaglielo fare. È la sua
strada" la difese ancora Minerva.
"No."
"L'avrai sempre contro se
non la lascerai libera."
"Non mi interessa, non farà
l'Auror…"
Minerva si alzò e lo raggiunse.
"Così la perderai, Neville…"
Neville gonfiò il petto, proprio
come davanti a Voldemort, quando aveva decapitato Nagini. "Potrei
perderla
comunque…" disse ancora, infilando una mano in tasca ed
estraendo la carta
violacea e leggermente trasparente di una Bolla Bollente mentre i suoi
occhi si
riempivano di lacrime.
Alice
riuscì a mantenere una
velocità normale fino al Gargoyle, poi non riuscì
più a resistere e, lungo il
corridoio che portava alle scale, scoppiò a ridere mentre
saltellava. "Per
Godric, per Godric!" Ridacchiò ancora, un po' isterica,
forse, con la mano
davanti alla bocca.
"Per le scarpe sporche di
Merlino, Al, hai sentito cosa ho detto nell'ufficio della preside? Non
le avevo
mai parlato così!"
Il suo cuore continuava a battere
fortissimo, ma una strana sensazione, a cui non riusciva a dare un
nome, iniziò
a riempirle il petto. Un misto di gioia, emozione, adrenalina e quella
che
doveva essere un po' di sconsideratezza, iniziarono a farla tremare,
mentre
ancora rideva.
Albus
guardò la ragazza
sorridendo: era forse isterica, forse rideva troppo, forse esaltata, ma
era
bellissima da vedere, uno spettacolo incredibile.
"Mi hai incasinato il
compito di erbologia! Ecco cosa hai fatto! La preside sarà
lì a controllare
ogni mia mossa, pronta a segnarsi ogni mio errore…" Un po'
nervoso anche
lui, ridacchiò inquieto.
"E invece no! Ti preparerò
così bene che non potrà dire niente,
perché non farai neanche un errore!"
Lei era ancora esaltata, mentre gli puntava il dito verso il petto e
rideva: i
suoi occhi brillavano e Albus desiderò soltanto che fosse
tutto vero.
"E mi farai prendere il
massimo dei voti?" osò, vedendola così carica,
alzando un sopracciglio.
"Prenderai 'eccellente'! E
sai perché?" stava dicendo, prima di voltarsi e indicare il
punto dove le
scale erano poco prima posate sul pianerottolo. "No, le scale! Se ne
stanno andando…" No, no, Albus voleva sapere!
Osservò la ragazza che
guardava desolata le scale, così prese una decisione su due
piedi, le prese la
mano ed esclamò: "Corri!"
Alice
spalancò gli occhi e si
lasciò trascinare in quella che pensò, ma solo
per un momento, fosse una
pazzia. Iniziò a correre verso le scale che si stavano
allontanando sempre di
più, con la mano stretta fra le dita del fratello della sua
migliore amica e
rise.
"Salta!" Quando il
pianerottolo finì, ma prima che si creasse la ringhiera,
Albus saltò, tirandola
per il braccio e incitandola: Alice non ci pensò neanche su
e si lanciò anche
lei.
Albus
atterrò sul primo scalino
della scala e riuscì a piantare bene i piedi per rimanere in
equilibrio, perché
non era la prima volta che lo faceva, ma sapeva che lei non lo aveva
mai fatto
e, per non farle avere problemi, cercò di voltarsi appena in
tempo, prima che
Alice gli finisse addosso.
Il cuore di
Alice stava facendo
gli straordinari e lei pensò per un momento che le fosse
scoppiato e lei stesse
morendo. Ma la morte era così calda... E morbida…
E profumava di menta e fiori
d'arancio! Fiori d'arancio?
Aprì gli occhi e si accorse di
essere fra le braccia di Abus.
"Albus, scusa, io…"
"Sh…" le intimò lui,
stringendola un po' di più, fino a quando con un leggero
tremolio le scale si
agganciarono a un altro pianerottolo.
Lui fece un passo di lato, ma
senza lasciarla e lei dovette seguirlo.
"Stai bene?" le chiese,
appena ebbero posato di nuovo i piedi su un lungo corridoio fermo e non
su uno
stretto gradino che si muoveva nell'aria senza protezione.
"Non lo avevo mai
fatto!" Spalancò di nuovo gli occhi, annuendo e osservando
le scale che
ora, forse troppo stanche, riposavano ferme immobili, come se non si
fossero
mai spostate.
Quando si spostò da lui, sentì
subito la mancanza di quel calore che l'aveva protetta poco prima.
"Deve essere la
giornata
delle prime volte, allora" disse Albus, con un sorriso, continuando a
guardarla.
"È stato… Merlino, è
stato…"
"Fantastico?" tentò di
aiutarla lui.
"Eccitante" rispose
lei, mentre il viso le si colorava di nuovo di rosa.
Alice si sentiva molto accaldata."Penso
che sverrò" gli confidò.
"Per quello che hai detto
alla preside o per il salto?"
Lei rise, mentre iniziavano a
camminare lungo il corridoio, cercando di capire dove fossero. "Per
tutti
e due immagino".
"Così pensi che prenderò
'eccezionale'?" le chiese e Alice sentì di nuovo calore al
viso. Ma era in
quello stato così sconosciuto che decise di fare una pazzia.
"Lo
spero" gli confidò.
"Perché ti sei esposta con
la McGranitt e tuo padre?" insistette lui. Ma Alice non
riuscì a dirgli
che voleva il premio, in quel momento, e per non rovinare tutto, scosse
le
spalle.
Dopo qualche minuto di silenzio, Albus
ruppe il silenzio. "Cosa è successo con tuo padre?" Come?
Cosa?
"Hai discusso con tuo padre già ieri, nella serra. Oggi non
avevate
finito" le disse, probabilmente le aveva letto in faccia che stava
facendo
finta di niente.
Alice decise di non mentire.
"Sì, è vero…"
Albus
capì che lei era un po'
restia a parlare, ma ora voleva sapere. "Ehi, dimmelo! Fra dieci giorni
dovrò sostenere un esame per cui non sono per niente
preparato mentre la
preside mi scruterà in cerca di ogni mossa falsa, puoi
confidarti con me!"
Lei lo guardò e proprio quando Al
pensò che si sarebbe negata, annuì. "Abbiamo
discusso perché gli ho detto
che voglio fare l'Auror…"
"Bello!" esclamò. Suo
padre aveva iniziato come Auror e ora era a capo di quella sezione del
ministero. Ne parlava sempre con orgoglio e anche sua madre aveva molto
rispetto per quella professione.
"Lui non la pensa così. Per
via dei miei… dei suoi…" Merlino! Si era scordato
dei genitori di Neville!
Albus avrebbe voluto battersi una mano sulla fronte.
"Oh…."
"Già." Lei non lo
guardò ancora.
"È un bel casino, eh?"
"Già" ripeté ancora,
sospirando.
"Le foglie a
punta sono
simbolo di che cosa?"
Albus guardava Alice sfogliare le
pagine di un vecchio libro e fargli le domande senza alzare neanche lo
sguardo.
"Delle piante che
pungono?" Finalmente lei alzò il viso per guardarlo e Al
sorrise.
Quando capì che lo aveva fatto
apposta, lei sospirò. "Spiritoso…"
Tornò a sfogliare il libro e la
sua mano sinistra si mosse lentamente verso il viso. Il ragazzo
osservò le sue
dita premere in punto preciso della fronte e poi spostarsi una ciocca
di
capelli dietro all'orecchio: era una cosa che Alice faceva quando non
era tranquilla
e ormai lui aveva imparato a conoscerla.
"Pensavo…" iniziò,
avvicinandosi a lei. Erano seduti in biblioteca ai due lati di un
angolo di un
lungo tavolo.
"Bravo. È un ottimo
inizio."
Al la ignorò. "Abbiamo
nuotato insieme" disse ancora. Lei alzò lo sguardo di nuovo
verso di lui.
"Al, dobbiamo studiare se…"
Ma Albus non la fece finire.
"Sì, lo so: vuoi dimostrare a tutti che avevi ragione tu e
che puoi farmi
prendere un bel voto al compito in classe. Ma non riesco a capire come
puoi
aver paura dell'acqua e saper…"
Alice chiuse
velocemente il libro
lasciando la mano a tenere il segno. Albus si riferiva alla storia del
molliccio
e alla sua paura. Ma non erano affari suoi.
"Non è il mome…"
"Ho capito che non vuoi
dirmelo. Ma sai…" Il suo sguardo divenne sornione e sul suo
viso si
disegnò un sorrisetto strafottente. "È solo che
non riesco a pensare ad altro,
finché non chiariamo questa cosa. Neanche al compito" disse,
con un tono
che ad Alice sembrò un po' troppo innocente per essere vero.
"E se te lo spiego, dopo ti
concentrerai?" capitolò velocemente lei. Anche Lily era
così insistente.
Doveva essere qualcosa di genetico.
Il ragazzo annuì.
"Promesso" disse.
"Ok" concordò,
sospirando come se avesse davanti un bambino piccolo che faceva i
capricci.
Beh, non era molto diverso, effettivamente…
Si avvicinò con la sedia e si
chinò verso di lui abbassando la voce.
Albus si
riempì la mente di fiori
di vaniglia mentre lei si accostava a lui dicendo: "Ho paura di
annegare, che
l'acqua mi sommerga e che io smetta di respirare, contento?"
E come poteva essere? "Ma
come è possibile? Sai nuotare!"
La ragazza si morse un labbro e
la sua mano si mosse verso la fronte. Senza accorgersene, Al gliela
strinse
facendola appoggiare sul tavolo. Lei non se lo aspettava e
spalancò gli occhi.
Subito dopo tolse lo sguardo da lui.
"So nuotare, ma ho paura lo
stesso."
"Di non riuscire a
nuotare?" chiese Al, un po' confuso.
"Che non dipenda da me. Tre
anni fa a una festa in piscina mi hanno fatto uno scherzo e tenuto la
testa
sott'acqua. Solo che non avevano calcolato il tempo e io…
io… non riuscivo a
respirare e ho pensato di morire."
"Ma chi è stato?"
domandò il ragazzo, sgranando gli occhi.
Lei scosse le spalle. "Era
uno scherzo. Non volevano uccidermi" tentò di scherzare
tornando a
guardarlo, ma Al, al pensiero che potesse aver corso un pericolo, che
fosse
reale o fittizio, si impensierì comunque. Annuì,
ma senza crederci veramente.
"E il molliccio?"
Alice
pensò di finire di
raccontare tutto, così avrebbero potuto lasciarsi alle
spalle anche quel
discorso lì e riprendere a studiare: non poteva rimetterci
la faccia con suo
padre e la McGranitt!
"Ho visto un molliccio solo
una volta, nella cantina di mia nonna…" Si interruppe,
perché un po' si
vergognava di quello che era successo e, per paura di dire qualcosa che
potesse
sentire chiunque, si guardò intorno per capire se qualcuno
per caso li stesse
ascoltando, ma non c'era nessuno abbastanza vicino a loro.
Al strinse un
po' di più la mano
della ragazza che copriva ancora con la sua e lei alzò su di
lui uno sguardo
intenso. Quando parlò ancora capì che doveva
essere una cosa importante e
sperò, per un attimo, di non aver esagerato con le richieste.
"Quando mi ha visto si è
trasformato in… in… un mucchio d'acqua.
Io… non avevo mai pensato che potesse
succedere. La cantina si è riempita. Di…
Sì, di acqua. Ha iniziato a salire velocemente
e ho iniziato a nuotare, ma quando è arrivata al
soffitto… Sono andata in
panico, non mi teneva nessuno, ma toccavo il soffitto con la testa
e…"
Alice tentò di togliere la mano
da sotto quella del ragazzo, ma lui non glielo permise e la strinse
ancora,
così lei tolse dalle pagine del libro quella che teneva il
segno e si asciugò
velocemente una lacrima che stava scappando.
"Scusa se te l'ho chiesto.
Non avrei…" Al si sentiva imbarazzato e la lasciò
andare subito.
La ragazza però lo ignorò.
"Mio padre ha aperto la porta proprio quando pensavo che avrei smesso
di
respirare. Penso che si sia spaventato quanto me…"
Alice non
riuscì a trattenere
un'altra lacrima e si chinò a prendere un fazzoletto dalla
borsa che era appesa
allo schienale della sedia, dandole l'opportunità di
girargli le spalle e,
forse, ricomporsi.
Probabilmente era per quello che
era successo nella cantina di nonna Augusta che suo padre era
così contrario al
fatto che diventasse un Auror. Chissà che non avesse
ragione, si era quasi
fatta uccidere da una sua paura, in fin dei conti.
Al si sentiva di
merda: non
pensava che potesse essere una cosa così… seria.
Però avrebbe dovuto capirlo,
santo Merlino! L'atteggiamento di Neville al pensiero del molliccio,
quella
frase sui ragni e serpenti o sulle paure dell'anima… Era
stato un troll,
avrebbe dovuto imparare a stare più attento, era stato
superficiale.
Si allungò e prese uno dei libri
ancora chiusi sul tavolo e una penna auto inchiostrante.
Cercò di non metterle
fretta e quando prese dalla borsa una pergamena nuova, lei disse
solamente:
"Ci sono", e iniziarono a studiare davvero.
***
"Eccoti qua!"
Albus
alzò lo sguardo dal libro e vide sua sorella arrivare
trafelata.
"Lily!" esclamò, quando
lei ripeté ancora la frase con la voce affannata e sedendosi
accanto all'amica.
"È più di un'ora che ti
cerco! Non pensavo foste ancora qui…" Lily si
voltò verso la bibliotecaria
e si assicurò, probabilmente, che non stesse venendo da loro
per rimproverarla
e intimarle il silenzio.
"Stavamo studiando…" Si
intromise Alice, appoggiando la mano aperta sul libro che stava
consultando,
come a giustificarli.
"Sì, e lo state facendo da
tre ore…"
"Davvero?" Le voci dei
due ragazzi si confusero, mentre in contemporanea guardarono
l'orologio. Al
dovette ammettere che era vero: erano passate più di tre ore
da quando erano
entrati in biblioteca. Si guardò intorno: effettivamente
anche le persone accanto
a loro erano cambiate e la sala si era vuotata un bel po'.
Lily
sbuffò: tipico di suo
fratello far finta di niente quando gli faceva comodo.
"È vero che hai sfidato
Richard a duello?" chiese, senza tanti giri di parole, la ragazza. Era
una
domanda retorica, comunque: sapeva già che era successo ed
era abbastanza
sicura che fosse vero.
"Davvero?" domandò
Alice, spalancando gli occhi.
Albus
guardò le due ragazze con
uno sguardo sicuro e poi le ignorò, tornando a scrivere
sulla pergamena.
"Non sono affari vostri".
"Disse quello che ha appena
minacciato il mio ex!" La voce di Lily era quasi stridula.
"Beh, questo mi sembra il
male minore: Richard è un troll e lo sai benissimo.
Però…" Alice aveva
preso la parola, spiegando a sua sorella la sua opinione sul ragazzo in
questione, e Al la guardò senza alzare la testa,
così la vide quando tornò a
girarsi verso di lui. "Ma se la McGranitt vi becca, potrebbe punirvi. E
dopo quello che è successo…"
Cavolo! Al spalancò gli occhi:
era appena stato nell'ufficio della preside ed era riuscito benissimo a
spiegare ai suoi genitori il perché senza farsi sgridare
troppo, ma così aveva
dovuto dire a tutti di aver bisogno di aiuto per una materia come
erbologia che
nessuno considerava difficile. E aveva ricevuto lettere anche da zia
Herm e
dallo zio Ron (Anche se lo zio Ron gli aveva solo scritto di non farsi
scoprire
e gli aveva dato qualche suggerimento per copiare). Quindi aveva capito
che,
nonostante tutte le sue spiegazioni, era possibile che non gli
credessero. E
ora non avrebbe avuto una giustificazione valida per la sfida con
Brown. Non
voleva spiegare ai suoi la storia di Lily, così come aveva
pensato di mantenere
segreta la sua collaborazione con Alice, anche se ormai la conoscevano
tutti.
Sperò solo che nessuno sapesse del premio. Appena fossero
stati da soli di
nuovo, glielo avrebbe chiesto.
Lily
sbuffò ancora. Non gli
interessava che suo fratello potesse venire punito, espulso o
quant'altro. A
lei interessava che nessuno venisse a sapere il fatto che lo avesse
sfidato per
quello che lei gli aveva confidato, ossia che non aveva voluto fare
sesso con
lui: era già abbastanza umiliante così, senza
dover far sapere a tutti i fatti
suoi.
Sperava almeno che Alice le desse
man forte e invece… Stare con suo fratello non le faceva
bene. Per niente.
"Comunque, ti cercava Hugo.
Dice che ha delle novità" le disse, e in fin dei conti era
vero, soltanto
che suo cugino non le aveva detto di chiamarla.
Al si fece
più attento quando sua
sorella nominò Hugo. Aveva visto i due ragazzi insieme e non
aveva ancora
capito quanto dovesse preoccuparsi. Ma preoccuparsi per cosa? Scosse il
capo.
Non doveva preoccuparsi di sicuro.
"Novità in che senso?"
Sentì chiedere la ragazza. Lei sembrava un po' troppo
interessata, ma almeno
avevano spostato l'attenzione dal suo duello. Duello che ci sarebbe
stato la
sera dopo.
"Bo, forse intende il
Quidditch? Gli hai dato dei consigli come hai fatto con Towlor?"
"Hai dato dei consigli sul
Quidditch a Towlor?" esclamò, stupito, Albus, rivolgendosi
ad Alice. Lei
arrossì e iniziò a balbettare: "No…
non ho dato… sì, consigli… gli ho
solo… detto che quando lancia la pluffa… sul lato
sinistro del… del
campo…" ll ragazzo notò la sua mano sfiorarsi la
fronte e girare intorno
all'orecchio: era nervosa! Avevano parlato solo di Quidditch? O di che?
"Alice!" la zittì sua
sorella. "Per il Quidditch, lui è
il nemico. Non sveliamo i nostri
segreti" spiegò, indicandolo con l'indice.
Al guardò Lily che gli lanciava
uno sguardo vittorioso e cercò di tornare lucido: non
riusciva a capire come
mai avesse così tanti pensieri strani sui ragazzi con cui
parlava Alice. Disse
qualcosa a sua sorella, ma il suo tono non doveva essere stato dei
più gentili
perché Lily gli rispose con voce avvelenata.
Alice
capì di non volersi
intromettere in quella discussione tra fratelli e si alzò,
radunando le cose.
"Vado a vedere se Hugo ha bisogno. Ci vediamo lunedì? "
domandò al
ragazzo e lui annuì, così si voltò e
li lasciò da soli.
Lily
occupò il posto dell'amica e
poi si chinò su suo fratello, abbassando la voce. "Ora
disdici tutto, mi
hai capito?"
"No. Se mi tirassi indietro
proprio ora tutti penserebbero che sono un codardo."
"Sei un Serpeverde, chi se
ne frega di cosa pensano di te! Qui sono io che ci rimetto, se la cosa
continua!"
"Perché ci rimetti tu?"
Lily spalancò gli occhi, irritata dal suo non capire. O dal
suo fingere di non
capire.
"Non voglio far sapere a
tutti che sono vergine! E quando verrà fuori il
perché lo hai fatto, tutti lo
capiranno!"
Al
alzò le spalle. Sua sorella
riusciva sempre a essere così egocentrica. Tipico dei
Grifondoro.
"Penseranno che ce l'ho con lui perché vi siete lasciati e
basta. Nessuno
penserà che tu sia…" Si fermò su
quella parola, perché non aveva pensato
di doverne discutere con lei, così tentò una
strategia diversa. "Ma poi
non è meglio? Sarebbe peggio se tutti pensassero che l'avete
fatto, no?"
"E invece no!"
Fu quindi con sollievo che vide
Scorpius entrare in biblioteca per consegnare un libro.
"Scorpius!"
urlò suo
fratello, guardando oltre la sua testa. Lily si voltò, quasi
terrorizzata al
pensiero che il ragazzo ci potesse essere davvero e che l'urlo di Albus
non
fosse solo un modo per distrarla.
Vide chiaramente il Serpeverde
biondo voltarsi a guardarli e anche il suo viso, anche se meno di lei,
si fece
un po' preoccupato: loro non avevano più parlato, dopo il
bacio. Anche se Lily
ci aveva pensato. E parecchio.
Scorpius si
girò verso la voce
del compagno di casa e, quando vide la ragazza seduta accanto a lui,
per un
attimo si pentì di aver scelto proprio quel momento per
consegnare il libro che
aveva preso in prestito.
Al gli stava facendo segno di
avvicinarsi proprio mentre la Pince gli ordinava: "Non fate confusione
o
vi sbatto fuori. Lo dica ai suoi amici", così Scorpius
annuì con il capo e
dovette avvicinarsi per forza ai Potter.
"Al. Lily…" Sperò che
il suo saluto non fosse troppo… Troppo cosa? Troppo
interessato? Troppo
indifferente? Troppo strano?
"Scorp, vieni, vieni…"
Al continuava a fargli un cenno con la mano, sorridendogli e
invitandolo a
sedersi. Il biondo capì che non doveva sapere niente del
bacio che si era
scambiato con sua sorella. Lanciò uno sguardo a Lily, ma lei
non disse né fece
niente. Non ricambiò neanche il suo sguardo interrogativo,
sembrava solo
infastidita. Oh. Andiamo bene…
Al
sperò che la presenza di
Scorpius zittisse sua sorella sull'argomento e magari la distraesse, ma
lei
divenne stranamente silenziosa. Pensava che lei avrebbe detto qualche
battuta
su Scorpius e poi avrebbero riso tutti insieme, come al solito. E
invece no.
Forse era davvero molto preoccupata per il duello.
Quando si ritrovarono tutti e tre
vicini e nessuno disse niente, la biblioteca si riempì di
imbarazzo e di quel
silenzio assordante che infastidiva le orecchie e la mente.
"Tutto bene?" chiese allora
il biondo e Al capì che era stranito dalla situazione.
"No. Mio fratello sta
tentando di farsi espellere e non se ne preoccupa."
Al sospirò, si strinse nelle
spalle e guardò l'amico con una faccia del tipo:
ormai…
"Tu sapevi che aveva sfidato
Richard? Merlino, che domanda stupida: probabilmente lo avrai anche
spalleggiato…" Sua sorella sospirò, scuotendo la
testa e girandosi di
nuovo verso di lui. "Sei già stato richiamato. E se la
McGranitt ti
convocasse ancora, sarebbero due volte in due settimane…"
"Come hai saputo del
duello?" chiese invece Scorpius, direttamente a Lily, ignorando
ciò che
aveva appena detto.
Lily
guardò da un'altra parte.
"Non è importante…"
"Te lo ha detto Brown!"
insistette lui e alla ragazza non sembrò neanche una
domanda, ma
un'affermazione. Annuì continuando a guardare verso lo
scaffale di storia della
magia.
"Te lo ha detto davvero
lui?" gridò suo fratello, sbattendo la mano sul tavolo,
arrabbiato.
Albus non
riusciva a credere al
fatto che quell'idiota di Brown fosse andato da Lily a spifferarle una
cosa del
genere. La sua stima per il ragazzo calò ancora, sempre che
la cosa fosse
possibile.
"Ci penso io"
disse
allora Scorpius
,
scrollando le spalle.
Quando aveva detto quella frase,
Lily aveva alzato la testa di scatto e, per la prima volta da quando si
era
unito a loro, lo aveva guardato. Scorpius non seppe se essere contento
della
cosa o infastidito.
"Farai annullare il
duello?" Scorpius si voltò verso l'amico, in cerca di
approvazione o di
una negazione. Cosa doveva fare? Nel frattempo poteva comunque coprire
Albus in
ogni caso, poi magari avrebbero deciso insieme se lasciare le cose come
stavano
e nascondere il duello a Lily o se avrebbe dovuto trovare un modo per
annullarlo davvero.
Al non sapeva
cosa rispondere
alla domanda silenziosa che il biondo gli stava lanciando con lo
sguardo. In
quel momento più che mai voleva riempire Brown di
incantesimi, ma allo stesso
tempo sapeva benissimo che Lily e Alice avevano ragione: non era il
momento di
farsi riprendere dalla preside.
Così fu contento quando Scorpius
aggrottò le sopracciglia per un secondo e poi
annuì.
"Ci penso io"
disse
ancora Scorpius, senza sapere bene come procedere, ma lo sguardo che
Lily gli
aveva lanciato gli era piaciuto, e tanto. Lei lo guardava con
adorazione quando
era piccola, così come faceva con James e con Albus, quando
lui non la vedeva.
Ma ora… Ora non lo faceva più e lui non sapeva
come interpretare la cosa.
Dopo quel bacio, poi…
Era stata lei a prendere
l'inziativa, Scorpius non poteva scordarlo, ma poi Lily, dopo che
l'aveva
baciata lui, l'aveva evitato. Se ne era andata via e non lo aveva
più cercato.
Questo non riusciva a toglierselo dalla testa. Lei lo aveva baciato
davvero solo
per la storia della Legimanzia? Non aveva mai avuto così
tanti dubbi per una
ragazza.
"Grazie" disse lei
sottovoce e il suo tono infastidì Scorpius più
del dovuto."Dovresti
ringraziarlo tu!" E diede uno scappellotto al fratello.
"Ahi!" Albus si
massaggiò la nuca, dove la mano della sorella gli aveva
fatto perdere fiducia e
autostima. "Ma smettila! Non dovevi saperne niente, te lo avevo detto
che
era un'idiota, quel Brown!"
"Hai fatto lo sbruffone e
hai fatto una pantomima in biblioteca, come potevo non venirlo a
sapere? Se non
me lo avesse detto lui, lo avrei saputo comunque!"
Quindi aveva proprio spifferato
tutto! Il ragazzo sbuffò ancora: avrebbe fatto passare un
po' di tempo e poi
avrebbe parlato a tu per tu con Brown. E lì ce ne sarebbero
state delle belle.
Lily gli diede un altro scappellotto.
"E non pensare di andare da lui una volta calmate le acque!" Merlino,
come aveva fatto a capirlo?
"Sei insopportabile. Scorpius,
non è che i tuoi vorrebbero adottarla?" chiese all'amico, ma
continuando a
lanciarle occhiatacce.
Scorpius si
alzò e sospirò.
"No" disse, con voce grave: il pensiero che Lily girasse per casa sua
gli procurò un brivido al basso ventre.
Senza neanche salutare si avviò
fuori dalla biblioteca.
"Visto? Non ti
vuole
nessuno!" rincarò la dose suo fratello, mentre Lily
osservava Scorpius
andarsene.
"Già…"
Scorpius
uscì dalla biblioteca
quasi con violenza, infatti lasciò sbattere la porta senza
accompagnarla. Si
voltò quando il rumore gli fece ricordare alcuni rimproveri
di sua madre, ma
non se ne curò.
Scese nei sotterranei ed entrò
nella camera del settimo anno. Il baule di Albus lo chiamava e sapeva
che ne
aveva libero accesso, così come l'amico poteva
tranquillamente frugare nel suo.
Prese la mappa e la controllò: prima di tutto
lanciò uno sguardo alla
biblioteca, ma i due fratelli Potter non erano più seduti
vicini, i loro
puntini stavano camminando verso l'uscita della biblioteca, e presero
due
strade diverse. Sospirò e controllò il resto
della scuola: Brown stava entrando
nel bagno del terzo piano ed era solo.
Senza pensarci su due volte,
incantò la mappa, la chiuse, la mise via e
allungò il passo verso il terzo
piano: se fosse riuscito a beccarlo prima che uscisse dal bagno sarebbe
stata
una buona occasione.
Scorpius arrivò al terzo piano
quasi con il fiatone, ma quando vide la porta dei servizi, fece un
ultimo
sprint e quasi corse per entrare.
Aprì piano l'uscio e, con la
bacchetta in mano, la incantò, facendo apparire un cartello
con scritto 'Fuori
servizio' e si intrufolò dentro. Si appoggiò ai
lavandini e aspettò che Brown
finisse di usare il bagno.
Un ragazzino dei primi anni, con
la divisa Corvonero uscì da una delle cabine e si
fermò, quando lo vide.
Scorpius gli fece cenno di uscire direttamente e lui obbedì,
correndo verso la
porta senza neanche lavarsi le mani.
Brown
uscì dalla cabina in centro
e si fermò quando lo vide. "Malfoy!" esclamò,
anche se Scorpius non
seppe dire bene se fosse sorpreso o meno.
"Brown…" rispose un po'
senza enfasi lui.
Il Corvonero lentamente si
avvicinò a uno dei lavandini per lavarsi le mani e Scorpius
lo lasciò fare.
Quando finì, si girò verso di lui ma, ancora, non
disse niente. La cosa dovette
farlo sentire un po' nervoso.
"Senti, se è per il duello
di domani…"
"Sei andato a raccontare a
L… in giro del duello, Brown. Non si fa…"
Scorpius si morse la lingua,
decidendo di non scoprire le sue carte con il Corvonero.
"L'ho detto solo a
Lily."
"Non hai pensato che forse
lei non avrebbe dovuto saperlo?"
"Speravo che raccontasse a
Potter com'erano andate le cose, così da risolvere la
cosa... pacificamente."
Scorpius si innervosì: un
codardo? Era messo così male in incantesimi, da dover tirare
in ballo Lily? Ma
un altro pensiero gli si intrufolò nella mente…
"Raccontalo a me, come sono
andate le cose. E magari vediamo di risolvere fra di noi" lo
assecondò.
Brown
annuì e si passò una mano
fra i capelli: sembrava lo stesso nervoso. "Parlerai tu con Potter?"
"Certo."
"E lo convincerai a ritirare
la sfida?" Scorpius sbuffò senza far rumore: non un codardo,
il peggiore
dei codardi!
"Va bene" acconsentì.
"Ok. Forse spiegarlo a te
sarà più facile…" Non gli piacque il
tono del ragazzo e dovette
trattenersi dal lanciargli una maledizione. "Io non volevo insistere.
Non
sono il tipo che insiste, sai?" Brown rise nervosamente e Scorpius
strinse
forte la bacchetta sfilandola dalla tasca dei jeans. "Ma, detto fra
noi,
non è che Lily sia molto normale, no?"
"Cosa?" Il biondo
aggrottò la fronte e dovette fermare la mano per impedirle
di lanciare
incantesimi senza controllo.
Lui rise ancora e si passò, di
nuovo, la mano fra i capelli. "Non è che sia una tipa calma
e che capisci
sempre cosa vuole. A volte è un po' esuberante e
poi… È che noi eravamo lì
che…"
"Dove eravate?"
"Nella stanza circolare del
terzo piano. Quella dove ci sono i vecchi…"
"Sì, ho capito, vai
avanti" lo interruppe, di nuovo, il Serpeverde. Conosceva quel posto:
era
una stanza usata da molti, grande e con tanto spazio per terra
perché il
materiale di scuola era posizionato su degli scaffali addossati al
muro. Si
poteva far comparire tappeti e cuscini e, per i più audaci,
anche un materasso.
Lui non l'aveva mai usata e in quel momento pensò che non
avrebbe più potuto
farlo senza pensare a loro due lì dentro.
"Lei mi aveva detto che non
voleva, però…" Il ragazzo si interruppe, ma
Scorpius non riuscì a
incoraggiarlo verbalmente, così stette zitto. Dopo un po'
lui continuò.
"Però mentre ci baciavamo ha iniziato a farsi tutto molto
più… caldo. Pensavo
che avesse cambiato idea. Non ti è mai successo? Ma
sì, insomma, a volte dicono
no ma poi… Poi…" Lo sguardo del ragazzo fece
accapponare la pelle di
Scorpius, che riuscì a controllarsi e ad aspettare che
andasse avanti. "Abbiamo
continuato a baciarci. Così pensavo che stesse andando tutto
bene, ma lei è
impazzita quando le ho toccato…"
Scorpius non riuscì a trattenersi
e la sua mano scattò da sola, mentre la formula
'Muruscorpus' gli sfuggiva dalle
labbra senza preavviso.
Il corpo di
Brown si staccò da
terra e velocemente si capovolse a testa in giù, per poi
venire scaraventato
contro il muro del bagno. Il ragazzo gemette e Scorpius si
avvicinò a lui. Si
accovacciò per guardarlo in faccia e gli disse: "Lascia
stare Lily. Non
andarle vicino, non parlarle, non toccarla, non… guardarla.
Se ti becco a fare
una qualsiasi di queste cose te ne pentirai amaramente, roba che
rimpiangeresti
il duello di domani. Ci siamo capiti?"
Il Corvonero sgranò gli occhi. Il
biondo aspettò in silenzio e quando Brown annuì,
forse resosi conto della sua
serietà, fu contento.
"Duello annullato."
Scorpius si
alzò e si girò per
andarsene. "Ehi, ma mi lasci qui?" gridò.
Il Serpeverde si fermò sull'uscio
e si voltò di nuovo verso il muro. "Silencio" disse,
puntandogli la
bacchetta contro. Poi uscì dal bagno e se ne andò
senza staccare il cartello
appeso alla porta.
***
"Merlino!" La
voce di
Rose fece fermare Lily lungo il corridoio dei dormitori dei Grifondoro.
Si
avvicinò alla porta aperta del settimo anno e mise dentro la
testa.
"Rose? Tutto ok?"
Sua cugina, colta alla
sprovvista, si girò di scatto verso l'uscio, nascondendo
qualcosa dietro la
schiena e facendo un urletto. "Lily! Sì, certo, certo. Tutto
bene"
ripetè.
La piccola di famiglia fece un
altro passo nella stanza, chinando il capo di lato.
"Sicura?" chiese
ancora, notando quanto la cugina sembrasse agitata.
"Sono sempre sicura"
rispose lei, ma Lily notò che il suo sguardo
vacillò. Indecisa su cosa fare, si
girò verso la porta e poi tornò a guardare la
cugina. "Vai, Lily" le
suggerì.
Rose
sperò di essere abbastanza
convincente e che Lily capisse che aveva bisogno di rimanere da sola.
Doveva
assolutamente trovare un modo per risolvere il problema e avere intorno
la
cuginetta non aiutava. La ragazzina però rimase a fissarla
per un tempo che le
parve infinito e lei trattenne il fiato senza accorgersene.
Lily
annuì e fece un passo
indietro verso la porta ma quello che successe dopo la
bloccò sul posto: il
labbro inferiore di Rose tremò. Non un tremolio leggero, ma
proprio una
vibrazione vera e propria e la ragazza si ricordò l'ultima
volta che glielo
aveva visto fare.
"Per Godric, Rose, che
succede?" le chiese, avvicinandosi a lei e abbracciandola.
Nel momento in cui le braccia
della cugina la circondarono Rose iniziò a tremare e tutta
la sua compostezza
svanì.
"Oh, Lily, sono una sciocca.
Ma non dirlo a nessuno…"
"Non lo dirò a nessuno
semplicemente perché non è vero, Rose" le disse
Lily, stringendola più
forte quando capì che era scoppiata a piangere. "Spiegami
che è successo
che lo risolviamo" propose, subito dopo.
Rose si
staccò dalla cugina e si
asciugò gli occhi. Ci mise molto tempo perché si
vergognava di quello che stava
per dire, ma alla fine dovette cedere e confessare, anche soltanto
perché non
aveva intenzione di chiedere l'aiuto di nessuno e ormai Lily era
lì…
"Ho bisogno di una pozione
test di gravidanza. Io…" Ma si interruppe, non riuscendo a
spiegare a Lily
che lei e Carl non erano stati sempre… attenti.
Cioè, a dir la verità era
successo una volta sola e in teoria lei si sentiva abbastanza sicura
del fatto
che non fosse un problema, ma voleva essere del tutto tranquilla. E si
sentiva
strana come quando doveva dare l'esame di smaterializzazione e aveva
avuto un
crollo nervoso.
"Respira, Rose,
respira.
Andrà tutto bene" la confortò Lily,
accarezzandole la schiena. Sua madre
diceva che Rose era come zia Herm, così tendente alla
perfezione che quando non
riusciva a raggiungere ciò che si era prefissata diventava
inquieta e poteva avere
anche una crisi isterica. E Lily non voleva che succedesse. Rose era
insopportabile, saccente e pignola, ma era sua cugina e lei le voleva
bene.
"Hai provato a ordinarla in
farmacia?"
Rose annuì, facendo sventolare
una pergamena che aveva in mano: ecco cosa nascondeva quando era
entrata!
"Arriva fra due giorni… Ma non posso aspettare
così tanto!"
Lily si morse un labbro annuendo
lentamente, mentre si avvicinava a lei e leggeva la missiva della
farmacia che
confermava ciò che aveva appena detto Rose. E Lily era
d'accordo: non si poteva
aspettare così tanto.
"Non ce l'ha
nessuno,
qui?" chiese ancora la piccola Grifondoro, ridandole il foglio e Rose
le
sorrise: era così innocente! Le passò una mano
sulla testa, con fare materno.
"Non voglio che lo sappiano.
Sai, è un attimo che si sparge la voce…"
Lily scoppiò a ridere e Rose
rimase un po' stranita. "Non ho mica detto di chiedergliela!" Si
avvicinò al baule di Emily, una delle sue compagne di
stanza, ma Rose la fermò
quando capì che intendeva frugarci dentro senza permesso.
"Ma non si
può!"
Lily rise ancora. Ma che carina,
sua cugina. "Certo che si può se è un'emergenza.
Poi quando ti arriva
quella della farmacia, la sostituisci. Tanto chi se ne accorge?"
"Ma non sono tutte uguali le
pozioni test!" tentò ancora di opporsi lei.
Lily sospirò. "E allora che
vuoi fare?"
Rose
guardò la cugina che la
osservava alzando un sopracciglio: altro che innocente, era una piccola
delinquente! Rubare così alle sue compagne di stanza! "Ma
sono mie amiche,
non voglio rubare le loro pozioni… Oh, se ci fosse tempo a
sufficienza, la
preparerei io, ma ci vogliono quattro giorni perché l'erba
fondente maceri bene
e…"
Lily sventolò una mano per
liquidare il suo discorso e la interruppe. "Se ti fossero
così tanto
amiche non avresti problema a dir loro che ne hai bisogno, no?"
Lily
sbuffò alle parole di Rose.
Se lei si fosse trovata nella sua situazione, non avrebbe avuto dubbi
su Alice:
sapeva che non lo avrebbe raccontato a nessuno, anche se immaginava che
l'avrebbe sgridata apertamente, una volta risolta la cosa. Per un
attimo si
immaginò a pensare di aver fatto l'amore con qualcuno. Con
Richard? Merlino, no
di sicuro! L'immagine di Scorpius prese forma nella sua mente e
sentì le guance
prendere colore.
"Non voglio rubare le loro
pozioni…" ripetè Rose, e Lily, contenta di
pensare ad altro, rispose
prontamente. "Lo faccio io, non c'è problema. Tu controlla
se ci sono
degli incantesimi di protezione che…"
In quel momento due delle
compagne di stanza di Rose entrarono nella camera e Lily si
zittì.
Rose
sgranò gli occhi quando Lily
si fece quasi beccare da Emily e Sarah, e il suo cuore
accelerò i battiti.
"Ragazze! Noi non stavamo
facendo…" iniziò a scusarsi, ma la giovane
Grifondoro la prese per mano e
la trascinò fuori dalla stanza.
"Rose! Ma sei matta? Stavi
per spifferare tutto!" la sgridò, una volta in corridoio.
"Ma no, cercavo di sviare la
situazione…"
"Fidati, non era il modo
giusto per farlo. Facciamo così: ti trovo io la pozione, tu
aspettami fra
un'ora al bagno di Mirtilla" propose, e Rose vide chiaramente i suoi
occhi
pensare. Pensò di rivalutare l'innocenza della sua
cuginetta: forse le ragazze
più giovani erano davvero più audaci.
"Un'ora?" chiese,
quindi.
"Preferisci
aspettare due
giorni? Oppure potresti andare in infermeria e chiedere alla
Chips…" Lily
sapeva benissimo che nominare l'infermiera avrebbe convinto Rose,
così lo fece
apposta.
"Merlino, no! Ok, va bene.
Fra un'ora nel bagno di Mirtilla."
Lily annuì e si incamminò verso
il fondo del corridoio: doveva sbrigarsi se voleva metterci solo un'ora.
"E, mi raccomando, trattieni
la pipì!" le sussurrò, ammiccando.
***
"Albus."
Al si girò, sorpreso di trovare
Lily nei sotterranei, ma forse ancora più sorpreso che lei
non avesse gridato
per attirare la sua attenzione.
"Lily…" sussurrò,
avvicinandosi a lei.
"Ti ricordi quel favore che
mi devi?" gli chiese e lui corrugò la fronte: quale favore?
Era convinto
di non doverle niente, ma con Lily purtroppo non c'era mai niente di
sicuro.
"Di cosa parli?"
Lily
sospirò. "Il casino che
hai fatto con Richard!"
"Non ti devo niente! E poi tanto
se ne occuperà Scorpius, stasera."
La ragazza sgranò gli occhi.
"Stasera?"
Al scosse le
spalle. Il duello ci
doveva essere la sera dopo, quindi Scorpius avrebbe dovuto occuparsi
della cosa
prima. Ma non lo disse.
"Cosa vuoi? Che ti
serve?" le chiese. Tanto valeva andare al sodo.
"Mi serve il mantello."
Il mantello? La guardò con
sguardo corrucciato. "E che ci devi fare?"
Lily
alzò gli occhi al cielo.
"Non sono affari tuoi".
Suo fratello era ancora dubbioso,
ma almeno fece due passi verso la porta scorrevole che si immetteva
nella sala
comune delle serpi. "È qualcosa di illegale?" chiese,
sottovoce,
quando lei lo raggiunse.
"Se non lo fosse, ne avrei
bisogno, secondo te?"
"Ho quasi paura a chiedere…"
brontolò ancora lui, ma bisbigliò alla porta la
parola d'ordine e le fece cenno
di seguirlo.
"Allora non farlo."
Al scosse la
testa alle parole
della sorella e le disse di rimanere in sala comune mentre lui andava
in
dormitorio a prendere il mantello.
Aveva fatto pochi passi verso il
corridoio dei sotterranei quando sentì lo scalpiccio dei
passi della sorella
subito dietro di lui.
"Ti avevo detto…"
"Stanno arrivando la
Montague e le sue amiche oche, non ho intenzione di rimanere
là da sola con
loro!" esclamò Lily, raggiungendolo e continuando a
guardarsi indietro.
"Coraggiosa, Lily, eh?"
"Sono in superiorità
numerica. E lei gioca sporco… Ehi, hai saputo che ha tentato
di mettere
dell'Amortentia nella borraccia di Scorpius?" disse tutto d'un fiato.
Lily si sarebbe
volentieri morsa
la lingua: ma cosa gli aveva detto? Perché aveva tirato in
ballo il fatto
dell'Amortentia?
"Davvero?" le chiese il
fratello, ma poi si fermò, come colpito da un fulmine, e si
girò verso di lei.
"E tu come lo sai?"
La ragazza cercò di scuotere le
spalle con disinvoltura e non rispose. Seguì Albus dentro la
camera del settimo
anno e si guardò intorno mentre lui apriva il baule.
"Dove devi andare? E
quando?"
"Nei dormitori
femminili" rispose lei, indicando con la mano la direzione del
corridoio
opposto a quello che avevano imboccato loro.
"Qui?" Albus era
stupito. Eh, sì, lo era anche Lily.
"Sì. So che la Montague ha
una pozione di cui una mia amica ha estremamente bisogno…"
La ragazza
prese il mantello e se lo allacciò intorno al collo.
Albus
guardò la testa della
sorella rimanere sollevata nel vuoto, mentre chiudeva il gancio del
mantello.
Quando Lily disse 'mia amica' pensò ad Alice e la sua bocca
parlò da sola.
"Una pozione? Io posso…"
"Grazie, Al, sei gentile, ma
no. È una pozione per cui ci vogliono quattro giorni solo
per far macerare
l'erba fondente e a noi serve…" Cosa?
Erba fondente? Quattro giorni?
"Non sarà una pozione test
di gravidanza!"
Lily sorrise a
trentadue denti.
"Complimenti fratellino, ti meriti un eccezionale
in pozioni!" E si tirò il cappuccio sul capo, facendolo
cadere oltre la
fronte.
"È per Alice?" esclamò
Al e Lily si scoprì subito il viso.
"Ma che ti salta in mente!
Alice non…" In quel momento la porta della camera del
settimo anno si
spalancò e quel Troll di Bole entrò come se fosse
a cavallo di una scopa in
mezzo allo stadio, così lei si ricoprì
velocemente per non farsi vedere.
Albus
notò la sorella nascondersi
dietro il mantello e annuì, sperando che lei lo stesse
guardando. Sollevato dal
fatto che non fosse Alice ad aver bisogno della pozione che stava
cercando
Lily, si voltò verso Scott per dire qualche stupidata e
avvicinarsi alla porta
per aprirla e farla uscire.
Purtroppo, mentre l'apriva, entrò
Scorpius e si fermò proprio davanti all'uscio, cercando
qualcosa nella borsa
dei libri, impedendo a Lily di uscire. Al non aveva la più
pallida idea di dove
lei fosse finita, così tornò verso il letto e
chiese all'amico la prima cosa
che gli passò per la testa, sperando che Scorpius lo
seguisse e lasciasse la
via libera. Se fossero stati da soli gli avrebbe detto tranquillamente
di Lily,
ma essendoci Scott, non si sentiva pienamente tranquillo a far sapere
che sua
sorella era nella loro stanza.
Lily
aspettò che Scorpius andasse
verso il centro della stanza e poi si incamminò verso la
porta, notando il modo
in cui Al aveva attirato la sua attenzione per farlo spostare,
lasciando uno
spiraglio giusto per farla uscire.
"Ho beccato quel Troll di
Brown…" disse il biondo, ignorando la domanda che suo
fratello gli aveva
fatto e lei si voltò, osservandolo: aveva una faccia strana.
"Duello annullato?" gli
chiese quindi Al e lui annuì sospirando. Probabilmente anche
suo fratello
dovette pensare che lui si stesse comportando in modo strano,
perché aggrottò
le sopracciglia. "Tutto bene?"
"Sì…" esitò, ma poi si
sfilò il maglione e lo lanciò sul letto. "Tu sai
cosa…" Si guardò
intorno e quando vide l'altro compagno di stanza, si zittì.
"Niente,
lascia stare…"
Lily non si mosse. Richard gli
aveva detto cos'era successo? Gli aveva raccontato tutto? Cosa sapeva?
Oddio,
gli avrebbe lanciato un Avada Kedavra. Doveva assolutamente sapere di
cosa
avessero parlato.
Ad Al non
piacque molto la faccia
di Scorpius, così si avvicinò a lui, cercando di
capire cosa fosse successo.
"Scorp…" disse, avvicinandosi. Il Serpeverde
iniziò a sbottonarsi i
bottoni della camicia. "Al…" E gli indicò con un
cenno degli occhi
Scott: capì che avrebbero parlato una volta soli,
così annuì e tornò verso il
suo letto.
"Merlino!" Il sussurro
alle sue spalle, appena udibile vicino alla porta, lo fece girare a
guardare
nessuno, e Al capì che Lily era ancora lì con
loro. Si rivoltò verso il letto
dell'amico e capì perché la sorella aveva avuto
quella reazione: Scorpius era a
torso nudo e si stava finendo di spogliare.
Lily si premette
una mano sulla
bocca per non dire più niente, e spalancò gli
occhi: aveva visto Scorpius in
costume un sacco di volte, ma non quell'estate, così non se
lo aspettava
proprio così… così in forma. O lui era
cambiato dall'anno prima o lei aveva
iniziato a vederlo diversamente… Ed era una gran bella
visione. Pensò di
avvicinarsi per guardarlo meglio, ma sarebbe dovuta passare troppo
vicino a suo
fratello e lui avrebbe capito quello che voleva fare, così
stette ferma:
l'ultima cosa al mondo che voleva era che Al pensasse che a lei
Scorpius
interessava in quel modo. E per Godric se le avrebbe fatto storie! Per
fortuna
Albus era stato l'unico ad accorgersi della sua esclamazione.
"Che stai facendo?"
chiese al biondo, avanzando verso di lui, proprio mentre si stava
sganciando la
cintura. Lily capì che voleva fermarlo e lei alzò
gli occhi al soffitto: era
proprio un guastafeste!
Scorpius alzò lo sguardo,
confuso. "Mi sto cambiando per l'allenamento di Quidditch?" chiese,
guardando stranito Albus.
"Giusto, giusto…"
iniziò suo fratello, poi girò su se stesso con le
braccia aperte, rivolgendosi
verso di lei. "È il caso che usciamo tutti, allora:
c'è l'allenamento di
Quidditch" disse ancora e Lily dovette soffocare una risata quando
capì
che la frase era per lei.
"Prima
aspettiamo che Scott
si rivesta, almeno, che dici, Al?"
La voce dell'amico era ilare e
molto divertita, così Albus si voltò verso Scott
e notò che Scott era
completamente nudo, anche se mostrava solo la schiena e il sedere. Oh,
santo
Salazar! Si girò verso la sorella, ma non vide niente,
giustamente, e sperò
solamente che lei fosse già uscita.
Ignorò Scorpius e Scott che
ridevano e, senza farsi vedere, tastò lo spazio intorno al
suo letto e verso la
porta per capire dove fosse Lily.
Fu soltanto quando capì che non
sarebbe potuta essere da nessuna parte che, tranquillo, chiuse la porta
e si
cambiò per l'allenamento anche lui.
Ginny
alzò la mano e si fece
vedere appena Astoria entrò nel locale.
"Sono qui!" esclamò e
la donna bionda le sorrise facendo un cenno con il capo.
"Allora?" Non riuscì a
non chiedere, agitata come da bambina la notte di Natale.
"Ha detto di sì: a capodanno
siamo da voi!" esclamò la donna, contenta mentre sistemava
il mantello
sulla spalliera della sedia. "Quando gliel'ho chiesto mi è
sembrato
sorpreso, ma non ha fatto storie. Anzi, penso che sia stato sollevato:
pensava
fossi incinta!" Astoria ridacchiò mentre alzava la mano per
chiamare un
cameriere.
Ginny si ricordò di quando, solo
due mesi prima, avevano avuto quel sospetto anche loro. Sorrise, ma
cambiò
argomento. "Come mai lo pensava?"
Le donne fecero
le loro
ordinazioni a una giovane cameriera e poi tornarono a parlottare
sottovoce.
"Quando gli ho detto che
aspettavo Scorpius, ho cucinato per lui e dopo abbiamo fatto il bagno
insieme
nella stanza patronale!" confidò Astoria all'amica,
ridacchiando felice.
Non si era accorta di aver fatto praticamente le stesse cose anche se
per
motivi diversi. Per l'annuncio della gravidanza, che tutti e due
avevano
aspettato con il cuore in gola, aveva cucinato per dargli la bella
notizia e
avevano fatto il bagno insieme, gioendo per l'occasione, mentre questa
volta…
"Io cucino spesso per Harry.
Non si accorgerebbe neanche se facessi qualcosa di più
elaborato o meno. Ho
fatto diversamente" disse invece Ginny, storcendo il nasino e prendendo
il
bicchiere.
"Cosa hai fatto? E che ha
detto?" chiese quindi Astoria, curiosa.
"Oh, ha detto di sì, ma vai
avanti, voglio sapere tutto" liquidò la cosa lei.
Astoria raccontò allora di come
avesse preparato una deliziosa cenetta per Draco con tutte le sue
pietanze
preferite e poi quando si erano ritirati in camera, gli aveva fatto
trovare la
vasca grande piena di acqua e di schiuma. Effettivamente era stato
equivoca, la
cosa. Ridacchiò, dicendolo ad alta voce, per poi
rattristarsi subito: dopo
Scorpius non erano arrivati altri figli, nonostante li avessero
cercati.
Astoria avrebbe desiderato tantissimo avere anche una bambina. Ma
oramai erano
sentimenti datati e lei se n'era fatta una ragione.
Ginny
posò la mano su quella
dell'amica quando vide la sua espressione farsi triste: Astoria le
aveva
raccontato della loro difficoltà ad avere altri bambini dopo
Scorpius. E sapeva
anche quanto aveva desiderato una femmina. Quando l'amica scosse le
spalle,
cercando di scacciare le lacrime, disse: "Ti presto Lily. Me la porti
indietro dopo tre giorni, te lo assicuro!"
Astoria rise e Ginny fu contenta
di averle un po' sollevato il morale. "Lily è una ragazza
deliziosa".
"Schiantesimi a parte? Ti ho
detto che si smaterializza di già?" Ginny scosse il capo
bevendo la sua
burrobirra alcolica.
"Dai!" esclamò,
stupita, Astoria.
"Già, una volta Harry ha
spiegato come al secondo anno la traccia era stata confusa
perché era stato
Dobby a fare le magie e così lei ha capito come ingannare il
ministero…"
"Mi ricorda te alla sua
età!" Astoria rise e Ginny non riuscì a
trattenere un sorrisino
soddisfatto.
"Non ero così!"
"Eri peggio!" E le due
donne ridacchiarono.
Astoria bevve un
lungo sorso per
poi sospirare: Draco aveva detto di sì, alla fine. E non
aveva fatto neanche
tante storie.
"Comunque ha accettato: possiamo
iniziare con i preparativi" ricordò all'amica poco dopo. "E
Harry, ha
fatto storie?"
Ginny scosse il capo. "No.
Non gliene ho dato la possibilità" dichiarò.
La bionda aggrottò la fronte: che
intendeva? "In che senso?"
Ginny sorrise di
un sorriso
furbetto. Era cresciuta con sei fratelli. "Ho pensato che chiedere il
perdono fosse più semplice che chiedere il
permesso…" Prese di nuovo il
bicchiere e bevette, con uno sguardo divertito negli occhi.
"Oh!" esclamò Astoria.
"Sì. Gli ho detto
semplicemente: 'A Capodanno vengono anche Astoria e Draco'. Invece di
chiedergli
se gli andasse bene o se fosse d'accordo…"
"E lui che ha detto? Non ha
protestato?"
"No. Era impegnato. Ha detto
solo 'Ok'. Penso… non ricordo le parole giuste…
Oh, ma non è importante…"
Ginny alzò lo sguardo al soffitto e poi liquidò
la questione con la mano.
Astoria non
aveva capito.
"Come? In che senso 'impegnato'?" Cioè, Ginny glielo aveva
detto a
cose fatte, mentre lui faceva dell'altro e non aveva avuto la
possibilità di
opporsi? "Ma che stava facendo?" chiese, allora. Forse gli aveva
mandato un gufo mentre era al lavoro?
"Stavamo facendo sesso sul
piano della cucina" ammise Ginny, con uno sguardo birichino e gli occhi
che ridevano.
Astoria spalancò gli occhi: Oh!
***
Harry si diresse
verso la cucina
del piano: aveva bisogno di un tè, sembrava che quella
giornata non dovesse
finire mai. In ogni momento spuntavano problemi: un giovane
dell'accademia
ubriaco che si era fatto scoprire da due babbani a fare magie, un drago
tenuto
illegalmente nella contea di Moray, uno
snaso trasfigurato male a cui avevano dovuto prestare soccorso e tutta
un'altra
serie di piccoli, noiosi fatti di cui aveva dovuto scrivere i rapporti.
Si versò un'abbondante tazza di
tè e si allungò a prendere lo zucchero, ma poi ne
mise solo un cucchiaino,
subito dopo essersi guardato la pancetta: non doveva lasciarsi andare.
Anzi,
avrebbe chiesto di tornare sul campo per essere più attivo,
tutta quella
burocrazia da scrivania non faceva per lui, pensò,
toccandosi il ventre e
sospirando.
"Potter, a quanto pare festeggeremo
il nuovo anno insieme."
La voce di Draco
fece girare
l'Auror, che gli allungò una tazza di tè quando
lo riconobbe. "Già, così
pare" rispose, allungandogli il latte.
Draco prese la tazza e poi
sorrise.
"Hai sentito la partita
ieri?" gli chiese ancora Harry.
Il biondo annuì. "Woondy ha
preso il boccino proprio mentre Ruffon segnava punto! Non so da quanti
anni non
succedeva…"
La partita di Quidditch del
giorno prima era finita proprio mentre Rupert Woondy, il cercatore dei
Chudley
Cannons che era riuscito ad afferrare il boccino soffiandolo sotto il
naso del
cercatore dei Bats, proprio mentre Alex Ruffon segnava l'ennesimo gol
nei
cerchi. Era stata una gran partita. "I Bats e i Chudley Cannons che
finiscono in parità è praticamente un evento
eccezionale!"
E i due
continuarono a parlare,
senza sapere tutto quello che le loro mogli avevano fatto
perché convinte che
loro non avrebbero mai passato insieme una festa di loro spontanea
volontà e
che consideravano un evento eccezionale la cena di Capodanno quanto
loro la
partita del giorno prima.
***
Lily si
incamminò lentamente, per
non fare passi falsi e farsi scoprire, verso il corridoio dei dormitori
femminili dei Serpeverde. Sapeva per certo, perché aveva
sentito che lo diceva,
che la Montague aveva delle pozioni test nel suo baule. Sperava che non
si
fosse vantata per niente e di non star sprecando il suo tempo.
Seguì due ragazzine del secondo
anno verso il corridoio opposto a quello dei ragazzi e cercò
di non inciampare
in niente e di tenersi stretto il mantello intorno al corpo. Era una
cosa
difficile, per quanto lo avesse fatto un sacco di volte: bastava che un
lembo
del mantello prendesse un colpo d'aria o si muovesse e lei si sarebbe
fatta
scoprire.
Quando le due Serpeverde
entrarono in una delle stanze, provò a continuare il
corridoio, sperando di
trovare la camera del sesto anno e che la porta fosse aperta.
Per fortuna, qualche antenato
vegliava su di lei perché non solo sentì la voce
della Montague poco dopo, ma
questa veniva proprio da una stanza aperta. Si infilò
prontamente dentro, per
paura che la porta potesse venire chiusa da un momento all'altro.
Una volta all'interno si guardò
intorno: cinque letti erano decorati con i colori della casa, ma solo
tre
ragazze erano nella stanza, la Montague e le sue amichette, MaryKate
Pucey ed
Edith Davis.
Lily annuì come se dovesse
rispondere affermativamente a una domanda, mentre invece stava solo
considerando la sitazione: il baule ai piedi del letto della Montague -
aveva
riconosciuto il suo letto perché c'era su la sua borsa dei
libri, quella piena
di adesivi magici che aveva visto in biblioteca il giorno che l'aveva
sentita
raccontare dell'Amortentia – era aperto, così si
fiondò a raggiungerlo per
guardarci dentro.
L'interno del baule era molto
confuso e in disordine, ma Lily vide chiaramente delle boccette
colorate sul
lato sinistro. Non sapendo di che colore dovesse essere quella dei test
di
gravidanza, si avvicinò al bordo del baule e
allungò una mano per leggere le
etichette.
'Pozione per nascondere i
brufoli' e 'Pozione per lucidare i capelli' erano i vasetti
più grossi, con
tappi blu e rossi, contro il lato del baule. Accanto, quattro boccette
color
verde mela erano le più piccole, con il tappo giallo e Lily,
presa
d'ispirazione allungò subito la mano verso una di quelle.
Girò l'etichetta e
dovette soffocare un'esclamazione di gioia quando scoprì che
era la pozione
giusta.
Purtroppo non vide arrivare la
Pucey, ma sentì la Montague che gridò: "Non
toccare il mio baule!",
così si spaventò e alzò gli occhi,
pensando di essersi tradita in qualche modo.
Invece, questa volta, la Serpeverde non ce l'aveva con lei, ma con la
compagna
di stanza che era proprio accanto a Lily, vicino al baule.
"Stai ferma! Ho visto che mi
è sparita la pozione per l'abbronzatura perenne, nessuno si
avvicinerà più al
mio baule!" esclamò concitata la ragazza verso l'amica.
"Roxi, ti giuro che non sono
stata io, volevo solo…"
"Non prenderai niente!"
La ragazza gridò ancora e diede, con la mano, un colpo al
coperchio che scattò
tentando di chiudersi.
"Ahi!" esclamò Lily,
quando venne colpita sulla mano. Sfilò velocemente il
braccio e il baule, dopo
che il coperchio ebbe rimbalzato, si chiuse.
Si infilò due dita in bocca e si
trascinò lontano dal letto quando notò che tutte
e due le ragazze avevano visto
che il baule non si era chiuso la prima volta.
"Avevi la mano dentro, cosa
volevi rubarmi?"
"Non è vero!" esclamò
la Pucey.
"Sì, invece! Volevi prendere
le mie cose anche se ti avevo detto di no!"
Lily si alzò lentamente e con
attenzione strisciò verso la porta: finché le due
Serpeverde avessero
continuato a litigare non si sarebbero rese conto di niente.
Sorridendo, ma trattenendo il
respiro fino a quando raggiunse la porta della camera, la ragazza
iniziò ad
affrettare il passo nel corridoio: voleva uscire da lì il
prima possibile.
Per fortuna il corridoio e la
sala comune erano deserti, così non dovette prestare troppa
attenzione. Fu
soltanto davanti alla porta scorrevole che capì di non
riuscire a uscire perché
non si ricordava la parola d'ordine. Gliela aveva detta, Al? O si era
scordato?
O si era scordata lei?
Merlino!
Era lì davanti che provava a
ricordarsi cosa dovesse dire, quando, improvvisamente la porta si
aprì e un
ragazzo entrò di corsa: Scorpius. Doppio Merlino!
Lily fece appena in tempo a
spostarsi, prima che lui le finisse addosso, ma il mantello
volteggiò e lei,
anche se era abbastanza sicura che il ragazzo non potesse averla vista,
perché era
già di spalle, trattenne il fiato.
Scorpius si fermò improvvisamente
e si girò, con la fronte corrugata. "Lily?"
*
"Merlino, Al, ho
lasciato in
camera il polsino tutore. Inizia tu l'allenamento, arrivo subito."
Con queste parole Scorpius era
corso dallo stadio di Quidditch fino al castello e poi aveva imboccato
la
strada per i sotterranei. Se solo si fosse ricordato dove lo aveva
messo
avrebbe potuto usare un 'accio' e invece doveva cercarlo. Oh, avrebbe
perso tantissimo
tempo.
Corse per i sotterranei ormai
senza neanche pensare, la sua mente e le sue gambe sapevano
già dove andare.
Sperò di trovare la porta scorrevole aperta, così
da risparmiarsi di fermarsi e
dire la parola d'ordine, ma imprecò quando la vide chiusa
nel momento in cui
girò per il corridoio.
Pronunciò la parola prima ancora di
arrivarci davanti e funzionò, perché la vide
aprirsi, ma quando entrò in sala
comune ebbe una strana sensazione: una folata di vento lo fece fermare.
Non poteva esserci vento. Le
finestre davano sul lago nero, quindi erano chiuse. Non poteva esserci
vento.
Si ripeté. Si fermò e si girò nel
momento in cui sentì chiaramente una
fragranza di olio di mandorle mischiata a un pizzico di zenzero: solo
una
persona aveva quel profumo!
"Lily?" chiese, al
vuoto.
-
-
-
***Eccomi,
sono finalmente tornata! Per questo voi (e io, specialmente!) dobbiamo
ringraziare Alessya che è stata così carina da
leggersi la storia tutta d'un fiato (e recensire) e mi ha invogliato a
pubblicare anche questo capitolo. Grazie cara! 💜
(correte a leggere anche la sua Scorlily perchè è
veramente bella e noi fan di questa coppia siamo così
pochi...)
"Lily?"
"Come ca…" Lily si girò
e fece un passo avanti senza neanche rendersene conto: il cappuccio del
mantello le cadde oltre le spalle, scoprendole il viso. Ma come aveva
fatto a scoprirla?
Si era tradita?
"Allora avevo sentito
giusto! Lily, cosa ci fai qui?"
"Al mi ha prestato il
mantello per…" iniziò a spiegare, ma quando
sentì delle voci provenire dal
corridoio femminile, si ritirò su il cappuccio.
Scorpius si
voltò verso il camino
della sala comune e vide un gruppetto di ragazze sbucare dal corridoio
del
dormitorio. Velocemente, e soltanto perché l'aveva vista
poco prima, allungò
una mano verso la ragazza, lì dove aveva calcolato dovesse
esserci la sua
spalla, e la allontanò dal centro della sala, fin verso la
porta scorrevole.
"Vermicoli fritti"
disse, appena ci fu davanti e come si aprì, spinse fuori
Lily.
"Cosa cavolo ti è venuto in
mente? Come hai fatto a prendere il mantello dal baule di Al?" le
chiese,
appena fuori nei sotterranei.
Lily
sbuffò e alzò gli occhi al
soffitto: tanto lui non poteva vederla. "Non l'ho preso di nascosto! Me
lo
ha dato lui, prima".
"Prima quando?" Il tono
di Scorpius sembrava un po' allarmato e lei sogghignò.
"Quando vi siete cambiati
per l'allenamento" disse, pensando se giocare sporco o no.
Scorpius si passò una mano fra i
capelli e poi la allungò ancora verso di lei. "Dove sei? Non
mi piace non
vederti…"
Lily sentì la sua mano sulla
testa e subito dopo sentì la stoffa del mantello che le
scivolava sulle spalle.
Scorpius
scoprì il viso della
ragazza e scosse la testa: ma perché lei si cacciava sempre
in situazioni
pericolose? La porta scorrevole si aprì di nuovo e
uscì un ragazzino del terzo
anno. Senza neanche rendersene conto, dopo un fruscio e una spinta si
trovò
schiacciato contro il muro, sotto al mantello insieme a Lily.
"Cosa fai?" le chiese.
Lily posò due dita sulle labbra
di Scorpius, girandosi a guardare il ragazzino che era uscito dalla
sala comune
e che si incamminava verso di loro, continuando a guardare qualcosa fra
i suoi
libri, superandoli senza degnarli di uno sguardo.
"Sh… Malfoy, è un mantello
invisibile, ma non è insonorizzato!" sussurrò.
Scorpius sentì le guance
diventare calde. E anche il petto. E anche più
giù. Non disse niente quando lei
lo chiamò per cognome e annuì.
Appena il corridoio fu libero, la
prese per mano e la trascinò per qualche metro, fino a
quando non trovò una
porta: l'aprì e spinse dentro la ragazza, seguendola subito
dopo.
Lily storse il
naso al gesto un
po' imperativo del ragazzo, ma non disse niente fino a quando non
chiuse la
porta. "Ehi!" si lamentò.
"Qualsiasi cosa tu debba
fare, non farla" sentenziò lui. Ma cosa stava dicendo?
"Ma…"
Scorpius scoprì entrambi e si
ripiegò il mantello sul braccio. "Dimmi cosa devi fare che
lo faccio
io".
"E perché dovresti?"
chiese, stupita, lei.
"Se è qualcosa per cui ti
serve il mantello, sarà pericoloso."
Lily sbuffò e alzò di nuovo gli
occhi al soffitto. "Non ho bisogno della balia! Quand'è che
lo capirete? E
poi, se Al non ha fatto storie, perché dovresti farlo tu?"
"Dimmi cosa devi fare"
insistette ancora lui.
Scorpius sentiva
le mani tremare
dal nervoso. Già, se Al le aveva dato il mantello, voleva
dire che sapeva
quello che doveva fare. Ma a lui non lo aveva detto.
"Dovevo intrufolarmi in una
camera e non volevo essere vista" ammise lei, un po' contrariata.
In una camera? E di chi? E per
cosa? Per fare cosa e con chi?
Si sentì spalancare gli occhi e
trattenere il fiato. "Lo faccio io" propose.
"No, non puoi. Ma l'ho già
fatto, non preoccuparti. E poi, potevo farlo solo io". Lily
incrociò le
braccia al petto e iniziò a pestare per terra con la punta
del piede.
Perché? Perché doveva farlo lei
per forza? E cosa aveva fatto? Si voltò verso la porta
chiusa, come se potesse
vedere attraverso la sala comune Serpeverde: lei stava venendo via da
lì. Immagini
di ragazzi che giravano intorno a Lily, affiorarono alla sua mente.
Scosse le
spalle e si girò verso il muro, come se quel gesto avrebbe
potuto impedirle di
intuire i suoi pensieri.
Lily non
capì cosa gli stesse
succedendo: non sembrava un despota che voleva impedirle di fare
qualcosa di
divertente, sembrava più un fratello preoccupato. Per quanto
la similitudine le
stesse stringendo il cuore, si avvicinò a lui, gli
girò intorno per vederlo in
faccia e gli mise una mano sul braccio. "Non potevi farlo tu
perché era il
dormitorio femminile. Voi maschi non…"
Scorpius abbassò gli occhi sulle
sue dita e poi li alzò velocemente verso il suo viso.
"Dormitorio
femminile? E che hai fatto alla mano?" chiese, sfiorandole
delicatamente
le nocche
Lily osservò la pelle più scura,
quella parte che era rimasta sotto al coperchio del baule e
ritirò la mano,
cercando di muovere le dita: facevano male. "Sì, dovevo
prendere una cosa
da un baule… ma ho già fatto. E ho beccato anche
il coperchio sulla mano,
quindi sono già stata punita, non sgridarmi anche tu,
è a fin di bene".
Scorpius
corrugò la fronte: cosa aveva
rubato?
Ma poi le prese la mano e le
osservò meglio le dita. "Ti fa male? Dovresti metterci della
pomata per le
contusioni, ce l'hai? Io ne ho un po'…" Inconsciamente si
girò verso la
direzione della porta scorrevole della sala comune.
Lily
sfilò la mano dalla sua,
imbarazzata. "Sì, ce l'ho in camera, me l'ha
data… Rose! Merlino che ore
sono? Rose mi sta aspettando!"
"Rose?"
La ragazza si mise a cercare la
pozione nella tasca del mantello e rispose troppo velocemente.
"Sì, ma non
dovevo dirtelo. Non dirlo a nessuno. E mi dispiace. So che lei ti piace
e non
ti calcola, ma… Eccola qua!" Appena toccò il
vasetto, lo estrasse e
sorrise: per un attimo aveva pensato di averlo perso, con tutta la
fatica che
aveva fatto per prenderlo!
"Lily… A me non interessa Ro…
Ma quello è un test di gravidanza?!"
Scorpius stava
tentando di
decifrare tutte le parole della piccola Potter e si stranì
quando lesse
l'etichetta della pozione.
"Sì, Malfoy, so che voi
ragazzi non ci credete, ma capita di usarli, sai?" Lily si
infilò la
boccetta nella tasca dei jeans e fece per oltrepassarlo per uscire.
"Dai
tu il mantello ad Albus?"
Ma… cosa… "Aspetta, Lily!
Perché pensi che mi piaccia Rose?" riuscì
finalmente a chiedere. Se da un
lato la cosa lo faceva sentire al sicuro, dall'altra aveva bisogno di
capire
perché lei fosse arrivata a tale conclusione.
Lily si fermò e chinò la testa di
lato. "Quest'estate, alla Tana, Al ha detto a Fred che ti vedeva
strano.
Diceva che pensava che fossi interessato… sì,
a…" balbettò e poi lei
guardò da un'altra parte, come se non riuscisse a guardarlo.
"A Rose? È impossibile che
abbia detto così!"
La ragazza sbuffò e alzò gli
occhi al cielo. "No, ha solo detto che pensava che fossi interessato a
una
ragazza perché avevi smesso di uscire con le
altre…"
"Ah!" Scorpius si passò
una mano fra i capelli: perché diavolo Al non ne aveva
parlato con lui invece
di andare da suo cugino? Però poi ci ripensò e
concluse che forse era stato
meglio così.
"E Fred gli ha detto che
quando Louis si è innamorato di Colette ha smesso di uscire
con qualsiasi altra
ragazza. Così loro hanno pensato che tu fossi…"
Lily si interruppe, a
disagio.
"Al non può aver pensato che
fossi innamorato di Rose!" esclamò il biondo.
Quella piccola streghetta si
morse il labbro. Santo Salazar!
Lily sentiva le
guance andare a
fuoco ma, allo stesso tempo, era curiosa e interessata:
perché Al non avrebbe
potuto pensarlo? Perché?
"No, effettivamente, non ha
detto di chi… Ho pensato io che potesse essere Rose, voi
siete stati…"
"Lily, non hai capito
niente!" Ecco che iniziava a infastidirla!
"E certo, io sono sempre quella
che non capisce niente…" Quando sentì le lacrime
pungerle gli occhi, tentò
di scappare fuori dall'aula.
Scorpius si
maledisse quando vide
quell'espressione triste sul bel visetto della ragazza. No. No. No.
"Lily…" Fece un passo
avanti, bloccandola per un braccio. Le mise una mano sotto al mento e
la
obbligò a guardarlo. Notò gli occhi umidi della
sua piccola Lily e sentì una
morsa al petto al pensiero di essere stato lui a farla stare male.
"Sei tu. Sei tu, Lily. Non è
Rose…"
Si chinò su di lei e si dissetò
del suo respiro come se non bevesse da una settimana.
Lily, sconvolta
dalle sue parole,
ci mise un attimo a rendersi conto che Scorpius la stava di nuovo
baciando, ma questa
volta era preparata e, cullata dalle sue parole, senza pensarci due
volte, gli
portò le mani dietro al collo e schiuse le labbra in un
invito che era insieme
innocente e peccaminoso.
***
Rose aspettava
Lily con
impazienza, camminando avanti e indietro per il bagno del secondo
piano. Il
pianto di Mirtilla Malcontenta le avrebbe dato fastidio a prescindere e
in quel
momento avrebbe voluto ucciderla un'altra volta.
"Mirtilla… Ma perché non la
smetti una buona volta?" sbuffò, nervosa e arrabbiata.
"Siete sempre così cattive,
voi ragazze, con me!" si lagnò il fantasma. "Mi fate sempre
gli
scherzi…"
Rose alzò gli occhi al soffitto.
"Non ti ho mai fatto scherzi, Mirtilla, lo sai. Ti confondi con le tue
compagne di corso, forse. Ma sei morta da più di
cinquant'anni e dovresti
averlo superato, ormai, o no?" Se fosse stata un pochino meno agitata,
sarebbe riuscita a parlare con Mirtilla in modo più calmo, e
probabilmente, più
gentile, ma Rose non aveva nessuna voglia di essere accondiscende, non
quella
volta.
"Come sei cattiva, Rosemary,
proprio tu che mi hai nascosto il libro di incantesimi ieri mattina!"
Ma… Rose guardò Mirtilla con la
fronte corrugata: come l'aveva chiamata? E cosa aveva fatto il giorno
prima? I
ragionamenti dei fantasmi erano un po' strani e probabilmente lei non
si
ricordava di essere morta da tanto tempo e che le sue coetanee erano
già streghe
con i capelli bianchi. Doveva averla scambiata con qualcun'altra.
La porta si
spalancò e una Lily
stranita entrò nel regno del fantasma più lagnoso
di tutta Hogwarts.
"Finalmente!" gridò Rose, andandole incontro. "L'hai
trovata?" le chiese, ma subito dopo la guardò. "Stai bene,
Lily?"
Lei distrattamente annuì.
La piccola rossa
aveva una faccia
strana, ma in quel momento Rose aveva altro a cui pensare. Lily le
allungò una
boccetta e la cugina la prese, chiudendosi in uno dei bagni.
Lesse le istruzioni e vuotò il
contenuto della boccetta. Quando lesse il tempo che ci avrebbe messo la
pozione
a fare effetto, sospirò rumorosamente, uscendo dal bagno.
"Ci vuole un'ora e mezzo
prima di avere una risposta" disse ad alta voce, ma a nessuno in
particolare, mentre con la bacchetta faceva comparire un timer a grandi
numeri
sopra al lavandino. Quando vide la cuginetta ancora con
quell'espressione
strana in viso le si avvicinò. "Sei sicura di stare bene,
Lily?"
Lily
sbatté gli occhi, come se
solo in quel momento si fosse resa conto della presenza della ragazza.
"Io… Sì, sì, certo…" Poi si
guardò intorno e quando capì che Rose non
aveva più bisogno di lei, scosse le spalle. "Immagino di
dover andare,
adesso" disse ancora, ma si sentiva un po' confusa.
Rose si
preoccupò: poco tempo
prima la piccola Lily si era avvicinata a lei, rassicurandola e
aiutandola per
quello che le sembrava un problema insormontabile e ora lei avrebbe
dovuto almeno
ricambiare il favore. In fin dei conti era stata gentile e non sembrava
che
stesse molto bene. Ma pensò anche che non ne volesse parlare.
"Dove hai preso la pozione?
A chi dovrò ridarla quando arriverà quella della
farmacia?" chiese, per
non farla andare via, ma Lily scosse di nuovo le spalle.
"A nessuno. Lei non sa che
gliel'ho presa io. Non so neanche se se ne
accorgerà…" Mentre parlava alzò
una mano e Rose si rese conto che aveva due dita gonfie e le nocche
sbucciate.
"Che hai fatto? Ti sei
cacciata nei guai per prendermi la pozione?" domandò,
sgranando gli occhi
e afferrandole la mano: aveva bisogno di un po' di pomata cancella
lividi.
"Guarda che mano, che hai! Dovevi…" Con la bacchetta
appellò la borsa
dei libri, da cui non si separava mai e con la mano libera
frugò al suo interno
per cercare l'unguento.
"Ho baciato un
ragazzo…" confessò lei, invece di risponderle.
Come? Rose prese il tubetto di
pomata, ma poi alzò lo sguardo sulla ragazzina: i suoi occhi
sembravano strani.
"Lui non…" Rose
tossicchiò. "Non è stato… gentile?
È stato lui a fare questo?" chiese
sottovoce.
Lily scosse la testa. "No,
non è stato lui. Mi è caduto il coperchio del
baule sulla mano mentre prendevo
la pozione. Lui… Lui… Ha detto che gli
piaccio…"
Rose era molto confusa: se si era
fatta male per un incidente e lui le aveva detto che le piaceva, era
una cosa
buona. O no? "Ma a te, lui piace?" domandò, allora.
Lily
sospirò così forte che per
un attimo pensò che non sarebbe più stata in
grado di fare qualsiasi altra
cosa. "Io… penso di sì… Oddio, Rose,
sai quella cosa che dicevi sul fatto
di trattar male qualcuno?"
"Se ti ha trattato male
mentre vi baciavate, non va bene. Io intendevo…"
"No, non mi ha trattato
male. Anzi…" Lily si voltò verso lo specchio,
dove Mirtilla stava
piangendo perché a lei nessuno l'aveva mai baciata.
Rose
chinò lo sguardo sulle dita
della ragazza e le spalmò un po' di pomata.
"Perché non mi racconti cosa è
successo? Tanto dobbiamo aspettare…" Guardò in
alto, verso il timer e
sospirò, pensando a quanto il tempo, a volte, passasse
lentamente.
"Sono sicura che non
capiresti…" le rispose la cugina. Ah. E perché?
"Perché non posso
capire?"
Lily ritirò la mano dalla sua e
si morse un labbro. "Tu sei perfetta, Rose. Non ti senti mai a disagio
o
confusa. Io…"
Rose rise di una risata nervosa e
si passò una mano fra i ricci rossi. "Ti assicuro che non
sono perfetta,
Lily, altrimenti non sarei nascosta in un bagno a fare un test di
gravidanza
sperando che sia negativo" ribatté. "E mi sono sentita
confusa e a
disagio tantissime volte!"
"Davvero?" Lo
sguardo
sgranato di Lily dovette convincere la cugina, perché Rose
le mise un braccio
sulle spalle, stringendola a sé.
"Certo. Mi sento a disagio
quando alla tana Dominique si mette in costume e stringe il reggiseno
per far
sembrare che ha una taglia in più, quando Lucy si spazzola i
suoi liscissimi
capelli in cortile o quando zio Percy si vanta dei voti di Molly
all'accademia.
Potrei andare avanti all'infinito, Lily. All'infinito…" Rose
sospirò e a
Lily si strinse il petto di tristezza, mentre la lasciava andare.
"Non dovresti sentirti così!
Però, Merlino, anch'io affogherei Dominique quando lo fa!"
Lily abbassò lo
sguardo sul suo seno e sbuffò. Rose stavolta rise davvero.
"Tu hai ancora speranze,
devi crescere un altro po'. Io invece…"
Rose si
portò le mani sulle tette
e fece una smorfia. Anche Lily rise. "Comunque i tuoi capelli sono i
più
belli. Molly e Lucy non riesci neanche a distinguerle da dietro, sono
così…
banali, lisci che non sanno di niente. Tu sei solo tu,
perché te e Hugo li
avete ricci come zia Herm. Te li ho sempre invidiati…."
"Ma va! Sono odiosissimi!
Una volta a casa ho testato un incantesimo e sono riuscita a farmeli
tutti
lisci, ma poi mi ha visto mio padre ed è scoppiato a ridere,
così non l'ho più
fatto."
"Dovresti sentire cosa dice
mamma sulla sensibilità di zio Ron…"
l'espressione della piccola fece
ancora ridere Rose.
"Sì, è il bello di zia
Ginny, lei dice tutto in faccia. A tutti. Anche tu sei
così…"
"Io?"
"Sì. Non diresti mai a
qualcuno qualcosa che non è vera solo per ingraziartelo: sei
sincera."
"Oh."
Lily percepì dell'ammirazione
nelle parole della cugina e la cosa le fece piacere.
"Ora ti va di parlarmi di
questo ragazzo? Spero che non sia Brown, perché non mi piace
molto, ma posso
provare a essere distaccata, solo per te."
Lily scosse il capo. Scorpius.
Per un po' aveva smesso di pensarci.
"Ho baciato un ragazzo,
qualche giorno fa. È stato un gioco, più o meno.
Ma poi l'ho rivisto e…"
Si passò la mano fra i capelli, ma emise un verso
perché le faceva ancora male.
"Lui ha detto che gli piaccio. Che gli piaccio io…" Lily non
riusciva
ancora a crederci. Lei, la più piccola fra le cugine, la
più piccola in
famiglia, lei… lei piaceva a Scorpius.
Rose sorrise come faceva nonna
Molly quando incantava una sbucciatura sul ginocchio a uno dei nipoti.
"E
perché sei così stranita? Non è una
cosa buona?"
"Io…" Lily pensò che
ormai era in ballo e tanto valeva ballare. "Io pensavo gli piacessi
tu" confessò.
Rose
spalancò gli occhi. Non
stava parlando di Carl, vero? "E perché lo pensavi?" chiese,
tastando
il terreno. La piccola alzò le spalle. Oh, non era una
confessione. Non doveva
essere Carl. Sospirò e cercò di concentrarsi su
di lei. "Beh, cosa te lo
faceva credere?"
Lily
alzò lo sguardo su di lei e
fece ciò che, secondo sua cugina, le riusciva bene: disse la
verità.
"Perché è Scorpius. E voi siete stati insieme"
confessò.
Rose rise e poi
si contenne,
quando capì che Lily ci era rimasta male. "Sono stata con
Scorpius al
terzo anno. Per due settimane, mi sembra. Ti assicuro che nessuno dei
due pensa
all'altro diversamente che da amici". Si avvicinò a lei e
insieme si
sedettero sul piano del lavandino. "Cosa ti ha detto?"
"Ha detto che non era
innamorato di te."
Rose sorrise, nonostante il tono
della cuginetta. "Bene. No?"
"Ha detto che gli piaccio
io."
"Anche questo è un bene,
no?" Lily annuì.
"E mi ha baciato…"
La ragazza le lanciò un'occhiata
materna. "Continuiamo ad andare bene, mi sembra. Ti è
piaciuto?" La
piccola annuì ancora. Ma allora qual era il problema? "E
allora…"
"Ha detto che non possiamo
stare insieme" mormorò sottovoce.
Cosa? Rose cercò di contenere lo
sconcerto di quella rivelazione. "E perché?"
Lily
alzò le spalle, ancora.
"Vero che sembra una presa in giro?" chiese, ma poi notò
Rose fare
'quella' faccia. Era la stessa faccia di quando giocava a Quidditch,
gli anni
passati. Ogni volta che doveva calcolare qualcosa o doveva focalizzare
il
pensiero su un particolare, lei faceva quella faccia.
"No, non è detto"
ammise, infatti, come se ci avesse pensato giorni interi.
"No?" Per un attimo
Lily ebbe voglia di piangere: era vero che non capiva niente? Era vero
che le
cose chiare a tutti lei non riusciva a capirle?
"Penso che possa frenarlo il
fatto che tu sia la sorella di Albus" spiegò Rose.
Ma che stupidaggine!
"Perché?"
Rose alzò le spalle. "A
volte i maschi sono strani. Hanno questa cosa che non si toccano le
sorelle dei
propri amici… Fred ha imposto a tutti i suoi amici di non
provarci mai con
Roxeanne. Conoscendo Albus e la sua gelosia, non mi stupirei di una
cosa
simile: guarda cos'è successo con Brown…"
Ma… Davvero? Lily corrugò la
fronte. "Ma…"
Rose storse il
naso e fece una
smorfia. "Sembra una cosa stupida, vero?"
"Non sembra: lo è!"
esclamò Lily e la riccia non riuscì a non ridere.
"È come se io non
volessi che Hugo uscisse con Alice!"
"O Albus" la corresse
Rose.
"Io ho anche provato a farla
mettere con James!" esclamò, ancora, per poi fermarsi alle
parole della
cugina. "Albus? Ottima idea!"
Rose, stranita dalla reazione di
Lily, sobbalzò quando il timer arrivò a zero e
suonò un trillo di avvertimento.
"Oh…" Lily alzò lo
sguardo e tutte e due le ragazze osservarono i numeri sparire
nell'aria.
"E ora?" chiese la piccola.
Rose fece un respiro profondo.
"Ora bisogna aprire la porta e vedere di che colore è il
fumo che si è
sprigionato. Se è nero è negativo, se
è bianco è positivo" spiegò, con il
cuore che le batteva fortissimo.
Lily
capì che Rose era
terrorizzata, così fece un passo verso il gabinetto. "Ci
guardo io?"
le chiese, con il viso voltato verso di lei.
Rose annuì e Lily appoggiò la
mano sul pomello della porta. "Aspetta! Se dovesse essere
positivo…"
Ma Lily stava già girando la maniglia.
Il fumo che uscì dalla porta era
nero. Nero come la pece. "Scusa, non…" Lily
osservò Rose cadere in
ginocchio e scuotere la testa come a dire che non faceva niente.
"Oh, meno male. Grazie,
grazie…"
Lily aggrottò la fronte.
"Chi stai ringraziando?"
Lei scosse anche le spalle.
"Non lo so. Ma voglio ringraziare. Merlino, forse. Il cielo,
anche…"
"Sarà il caso che ora presti
attenzione, invece. Non andrò nel dormitorio femminile delle
serpi un'altra
volta!"
Rose si
rialzò e abbracciò forte
la cugina. "Hai ragione: lo farò. E comunque, grazie anche a
te, che hai
rubato una pozione per me".
"Sei mia cugina"
rispose, scuotendo
le spalle, come se
fosse una spiegazione plausibile.
"Lo avresti fatto anche per
Dominique o Molly?"
Rose rise quando vide la smorfia
della piccola rossa. "Forse da Molly avrei preteso qualcosa in
cambio!" E poi scoppiò a ridere.
"Ora vado,
comunque, devo
passare a chiedere un favore ad Alice".
E così dicendo Lily corse fuori
dal bagno, diretta alla sala comune nella torre.
Alice era in piedi, con ancora i
libri in mano e la borsa a tracolla, che chiacchierava con Hugo,
appoggiato a
un divano vicino al camino.
"Alice, Alice!" la
chiamò e la bionda si voltò verso di lei.
"Lily, ma dov'eri
finita?"
La rossa dondolò una mano davanti
al viso per non darle spiegazioni e poi si avvicinò per
parlare sottovoce.
"Ho bisogno di un favore" esordì.
Alice aggrottò la
fronte: lo
sguardo di Lily non le piaceva. Era lo stesso di quando aveva saputo
del
molliccio. E di quando era andata a cercare Growich per vendicarla. E
di
quando… Alice lasciò perdere e passò
al sodo: "Sputa il rospo". "Devi metterti con mio
fratello Albus!"
"Devi metterti
con mio
fratello Albus!"
Alice spalancò occhi e bocca:
cosa aveva detto Lily? "Ma sei fuori? Avevi detto che non avresti
più provato
a farmi mettere…"
Lily la
interruppe, sorridendo.
"No no, non è per te, è per me"
precisò.
Lo sguardo di Alice era molto
stranito e confuso. Giusto: doveva spiegarle.
"Ho bisogno che tieni
impegnato Albus."
"E perché?"
Lily sorrise. "Perché ho
intenzione di mettermi con Scorpius e lui mi sarebbe d'intralcio!"
Alice
sospirò e scosse il capo.
"Lily…"
"Alice, ti prego, posso
contare solo su di te! Ultimamente siete sempre insieme e andate
così d'accordo…"
"Ultimamente siamo sempre
insieme perché mio padre ci ha obbligato. E di sicuro tuo
fratello non avrà
voglia di stare con me dopo aver passato tutto questo tempo per
studiare"
spiegò, ma allo stesso tempo sentì le guance
prendere colore al pensiero del
premio che aveva richiesto Al. Forse lui avrebbe accettato di stare
più tempo
con lei. Forse lei avrebbe anche gradito. Forse… E forse le
avrebbe fatto
piacere. Senza il forse.
"Cosa hai in mente?"
chiese, rassegnata, sospirando. Se c'era una cosa che aveva capito era
che per
far smettere un Potter di esasperarti era accontentarlo.
Fu così che ascoltò l'amica
raccontarle di baci, sospiri, idee, progetti e di come volesse far
cambiare
idea a un ignaro Serpeverde.
Alice provò quasi pietà per il
giovane Malfoy.
***
Il silenzio
della biblioteca era
pieno di sospiri e di mormorii sopiti di giovani studenti che, come la
maggior
parte degli adolescenti, considerava lo studio un passatempo troppo
poco
fruttuoso per svolgerlo senza scadenze.
"Merlino!"
Alice osservò Albus chiudere di
scatto il libro e lanciarlo sull'altro lato del tavolo. "Al!"
sussurrò, allungandosi per riprenderlo e allo stesso tempo
lanciò un'occhiata
alla cattedra della Pince per vedere se li avesse sentiti.
"Non ce la farò mai!"
esclamò ancora il ragazzo.
"Ma cosa dici? Hai fatto un
sacco di progressi" lo rassicurò lei.
"Non è vero…" Il tono
di Al era veramente depresso. Aveva bisogno di incoraggiamento.
"Hai risposto a
tutte le mie
domande. Sai tutto. Conosci tutte le piante, sai riconoscere le
malattie più
comuni e sai come curarle. Ti assicuro che non ti manca niente."
Albus scosse la testa e si massaggiò
la fronte: gli sembrava di essere in difetto. Era sicuro che alla
verifica di
giovedì avrebbe fatto solo del casino. Davanti alla
McGranitt. Guardò fuori
dalla finestra la pioggia che cadeva incessantemente da tre giorni,
rendendo Hogwarts
un luogo grigio, cupo e triste.
"Ok, metti via" rispose
Alice. Al tornò a posare gli occhi su di lei. Come? La
osservò mentre si alzava
e infilava le cose nella borsa dei libri.
"Perché?" chiese, senza
muoversi.
"Vieni con me" disse
lei, senza cerimonie. E poi si girò e iniziò a
incamminarsi verso l'uscita
della biblioteca.
Ehi! Ma… Quando capì che lei non
si sarebbe fermata ad aspettarlo, si rimise gli occhiali, si
alzò in piedi,
aprì la borsa appesa allo schienale della sedia e con il
braccio ci fece cadere
dentro tutte le cose che erano sul tavolo: libri, piume, boccette di
inchiostro, pergamene. Richiuse la borsa e la infilò a
tracolla prima di
correre per raggiungere la ragazza. Rallentò solo quando
l'occhiata della Pince
tentò di incenerirlo fra gli scaffali.
Imboccò l'uscita e si guardò a
destra e a sinistra per capire da che parte fosse andata lei. Quando la
vide si
sbrigò per non rimanere indietro e la chiamò.
"Alice!"
gridò il
ragazzo e Alice sorrise senza voltarsi.
"Muoviti!" esclamò.
Quando la raggiunse, sentì Al
sospirare. "Sei la ragazza più impegnativa che conosca"
disse,
mettendosi al suo fianco.
"Chi, io?"
L'espressione sorpresa della ragazza fece capire ad Al che non stava
fingendo.
"Sì, tu. Non sono mai corso
dietro a nessuna in questo modo!" Lei aprì la bocca, ma poi
la richiuse
subito. "Dove stiamo andando?" chiese, quando notò che lei
non aveva
rallentato il passo.
"Alla serra"
spiegò
Alice, tornando sicura di sé. Quando lui aveva detto quella
frase sul correre
dietro alle ragazze, si era sentita in imbarazzo, lei non stava
cercando di
fare la preziosa!
"Perché? No" esclamò,
fermandosi nel mezzo del corridoio.
"Perché voglio dimostrarti
quello che ti ho detto. Ho sbagliato, dovevo portati prima a contatto
con le
piante, così ora saresti più tranquillo" disse
lei, tornando indietro e
prendendolo per un braccio.
"Non servirà a niente. Non
ci riuscirò…" si lamentò ancora il
ragazzo.
Alice sbuffò e gonfiò le guance.
"Smettila di fare la ragazzina capricciosa" lo sgridò e Al
sorrise.
"Vedrai che è come dico
io" continuò, ma non si fermò più.
*
La pioggia
cadeva incessante,
rumorosa, bagnata e fastidiosa come un Pixie arrabbiato. I ragazzi
vennero
colti di sorpresa appena misero fuori il naso dal portone e
l'umidità si
incollò loro addosso, attaccando le divise alla pelle.
"Porco Salazar!"
esclamò Al, nel rendersi conto di aver sottovalutato il
clima. Si portò la
borsa dei libri sulla testa, cercando di frenare la pioggia.
Alice tirò fuori la bacchetta e
con un incantesimo non verbale lasciò che una protezione
magica li avvolgesse
per non farli bagnare.
"Oh! Figo!"
esclamò
Albus, riportando la borsa sul fianco e osservando come l'incantesimo
fosse
utile.
"È una variante che ho
inventato io. Quando ti scordi sempre l'ombrello…" Alice
scosse le spalle
e sorrise.
Al non disse niente, ma continuò
a osservarla mentre camminava spedita verso le serre. Il ragazzo la
seguì
docile e lasciò che lei decidesse la strada. Oltrepassarono
gli orti e anche la
prima serra.
Soltanto quando si lasciarono
alle spalle anche la terza serra, Al iniziò a corrugare la
fronte. "Ma
dove…"
"Fidati di me, Potter, e
sta' zitto" rispose lei alla domanda che neanche aveva finito di
pronunciare.
Oh. Va bene.
Alice
passò anche la quarta serra
e spinse la porta di quella che sembrava una cantina, tanto era buia e
umida.
Ma una volta dentro, non c'era frescura e la luce era soffusa al punto
giusto.
"Non sono sicuro di essere
mai stato qui…"
"Probabilmente non sei mai
stato punito, allora!" Alice ridacchiò, interrompendo
l'incantesimo e
infilandosi la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans.
"Perché tu sì?"
"Diciamo che spesso mi sono
trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato senza
volerlo…" spiegò,
non volendo dire ad Al che di solito era quando seguiva Lily che si
ritrovava
nei guai.
"Ah!" Il sorriso
divertito del ragazzo le fece arrossare le guance, così fece
un passo avanti e
posò la borsa su uno dei lunghi tavoli, al tempo stesso
gridando:
"Papà!"
Al si
stranì al suono della voce
della Grifondoro e si bloccò come incantato: Neville? Appena
la figlia lo
chiamò, il professore apparve dalla stanza sul retro.
"Alice?"
chiese, con in mano uno straccio su cui si stava pulendo le dita.
"Ciao, siamo venuti a
chiedere il permesso per visionare le piante della serra sette. Visto
tutto
quello che è successo…" Il tono della ragazza
sembrava un po'
accondiscendente e Albus immaginò che lo stesse facendo
apposta: non lo stava
di nuovo tirando in mezzo per via di un litigio con suo padre, vero?
Neville
sospirò all'espressione
sul viso della figlia: lei non poteva immaginare quanto somigliasse
alla nonna
in quel momento. Lui stesso aveva visto degli sprazzi di quella
determinazione
negli occhi di sua madre, nonostante svanissero subito e fossero per lo
più
falsi momenti lucidi.
Annuì: le serre erano a
disposizione degli alunni, soprattutto di chi volesse incrementare lo
studio.
"Andate pure, ma non fate disordine" raccomandò.
Alice si voltò verso il figlio di
Ginny e gli sorrise, sempre con quello sguardo vittorioso in viso. Era
determinata. Era in gamba. Era sua figlia. Ma lui aveva comunque una
paura
folle di perderla.
"Ok."
E senza dire nient'altro, tirò
per un braccio il ragazzo, raccolse la borsa dal tavolo e
trascinò tutti e due
fino alla porta comunicante con le altre serre, in fondo al locale.
"Ok, eccoci qui"
esordì
lei, spingendo una grossa porta di legno che immetteva nell'ultima
serra.
"Cosa c'è qui?" chiese
Al, seguendola e guardandosi intorno.
"Qui ci sono le piante
malate. Non tutte si possono salvare e non tutte possono essere guarite
immediatamente. E qui si possono fare esperimenti."
Davvero? Al si guardò intorno:
era come le altre serre, ma le vasche con le piante erano
più fitte, c'era meno
spazio fra una vasca e l'altra e le panche molto, molto meno di quando
faceva
lezione nella serra due o tre.
"Vieni qui" ordinò la
ragazza, dopo essersi infilata di lato lungo una vasca e aver raggiunto
la fine
del locale.
"Ehi, aspettami!"
esclamò, prima di correrle dietro. Merlino, era la seconda
volta in pochissimo
tempo!
Alice
riuscì a raggiungere le
piante che voleva mostrare ad Al e si fermò solo quando si
trovò nell'angolo
più lontano. Aspettò che il ragazzo la
raggiungesse e poi posò la borsa dei
libri su l'unico tavolo pulito, contro la parete. Con il capo gli fece
cenno di
imitarla e poi si avvicinò a un Bubotubero.
"Sai che pianta è
questa?" gli chiese, quando sentì la presenza del ragazzo
alle sue spalle.
Al
sbuffò e il ciuffo di capelli
sulla sua fronte si spostò. "È facile…
È un Bubotubero…"
"Non ci sono cose facili e
cose difficili, Al. Ci sono cose che si sanno e altre che non si sanno.
Non
noti niente di strano?" gli chiese ancora, indicando il fusto contorto.
Il ragazzo si fece attento quando
notò effettivamente che la pianta non era come al solito: le
grosse
protuberanze che la ricoprivano non erano grosse, gonfie e lucenti come
lo
erano l'ultima volta che l'aveva vista.
"I suoi bozzi sono
diversi" disse, avvicinandosi e studiandola un po'. Tirò
fuori la
bacchetta e la batté sul fusto. "Sembrano vuoti…"
spiegò.
"Vuoti come quando vengono
spremuti?" domandò ancora la ragazza. No. Al scosse la
testa, sicuro. Non
erano come al solito.
"No, quando
vengono spremuti,
con il suo pus si fa un ottimo unguento per l'acne,"
sciorinò il suo
sapere il ragazzo, "i suoi bozzi restano circolari. Sono solo meno
gonfi.
Questa sembra che abbia qualcosa che non va".
Alice sorrise e gli fece qualche
altra domanda, ma quando capì che lui sarebbe arrivato da
solo al ragionamento
che gli avrebbe fatto capire la malattia della pianta, rimase zitta e
lasciò
che lui proclamasse da solo la diagnosi per la pianta.
"Tutto giusto, bravo. Ora
vieni, guardiamo questa…" disse, facendogli un cenno con il
capo e facendo
un passo verso un altro arbusto.
Al si riprese
quasi subito:
subito dopo aver capito che al Bubotubero mancava un terriccio
argilloso e una
tazza di pozione ricostituente per piante non verdi, aveva preso un po'
di
sicurezza e aveva iniziato a guardare le piante con un occhio diverso:
quando
l'arbusto riceveva poca 'acqua o aveva ricevuto un incantesimo
sbagliato,
cambiava colore, e la parte bassa del fusto iniziava a sfumarsi,
diventava
trasparente e giallognola. Scoprendo quale fosse il loro problema, era
molto
più semplice capire come curarle.
"Ok, facciamola
difficile…" iniziò Alice, girando per la serra e
scrutando le piante esposte.
Al rise: fino a quel momento era stato facile? La ragazza si
girò verso di lui
con uno sguardo sornione e i suoi occhi brillarono di divertimento.
Ricambiò l'occhiata
e si avvicinò a lei: voleva giocare? Era bravissimo nei
giochi, lui. E anche
nelle sfide.
I quaranta minuti successivi
furono pieni di strane insinuazioni, malattie magiche o esotiche,
improbabili
soluzioni, altre probabili ma di difficile esecuzione e, alla fine,
anche idee
un po' assurde e stupide, ma assolutamente, furono pieni di risate,
battutine e
tanto divertimento.
"Te lo avevo detto: sai
tutto, non devi preoccuparti" disse alla fine la ragazza, chinandosi ad
annusare una pianta. "Mannaggia, questa non è
guarita…" constatò,
accarezzando una foglia blu piena di buchi.
"E se me la vedo male?"
chiese Al, avvicinandosi a lei. Non era più impaurito, ma
lei era stata molto
carina e sperava di ricevere altre 'coccole'.
Alice era
impegnata a osservare
un esemplare di Frullobulbo con i tentacoli adagiati sulla terra,
invece che
ondeggianti lungo l'arbusto, e non notò il tono del ragazzo,
accarezzando la
pianta con le lacrime agli occhi.
"Chiudi gli occhi e usa gli
altri sensi" spiegò semplicemente in risposta al gioco di
parole, ma non
si voltò verso di lui.
"Gli altri sensi?"
"Sì, annusa e tocca"
confermò.
"E non assaggio
niente?" Nel momento in cui lo disse Alice si sentì prendere
la mano e
girare: in un solo gesto, Al la strinse a sé posandole una
mano sulla schiena e
le sorrise. Uno di quei sorrisi irresistibili ma finti, che Alice aveva
visto
un sacco di volte, uno di quelli che i ragazzi facevano quando volevano
qualcosa. E lei aveva capito cosa volesse Albus, probabilmente pensava
che quel
sorriso funzionasse con tutte. Con tutte quante. E Alice riusciva a
crederci
perfettamente, visto che era bastato quello per smuoverle il petto e
farle
battere più forte il cuore. Ma l'idea di essere come tutte
le altre non le
piaceva per niente. Si voltò a guardare di nuovo il
Frullobulbo e si sentì
riempire di tristezza. E sarebbe stato così facile rimuovere
quella tristezza
con l'aiuto di Albus. Ma lui non avrebbe mai compreso appieno il
perché lo
avrebbe fatto. E questo rendeva il tutto ancora più triste.
"Al…" iniziò, quando la
sua mano si allargò sulle sue reni e tentò di
spingerla verso di lui. "Non
è una buona idea…" disse ancora, abbassando lo
sguardo: aveva il terrore
che lui potesse leggerle la bugia negli occhi.
Ad Al si spense
il sorriso e la
lasciò andare. Forse davvero stava perdendo i colpi. Forse a
lei, lui non
interessava davvero. Forse il 'fascino Potter' come lo chiamava
Scorpius, si
era esaurito e ne era rimasto solo a James.
In quel momento si sentì la porta
comunicante con le serre aprirsi e Alice fece un altro passo indietro
prima di
alzare uno sguardo triste su di lui e girarsi verso il fondo del locale.
"Alice?" chiamò la voce
di Neville.
"Sì, papà, siamo qui…"
rispose lei, lanciandogli un'altra occhiata per poi raggiungere il
professor
Paciock.
"Avete… finito?" chiese
ancora l'uomo, lanciando uno sguardo a lui e poi alla figlia, per poi
continuare ancora con occhiate confuse.
"Sì, abbiamo finito"
concordò Al, tornando a prendere la borsa dei libri dalla
scrivania lungo la
parete.
Neville
guardò i due ragazzi
uscire, ma capì anche lui che era successo qualcosa. "Tutto
bene?"
chiese sottovoce alla figlia, mentre Albus teneva la porta aperta verso
l'esterno: il professore capì che la stava aspettando.
"Sì…" rispose Alice, ma
poi si morse il labbro inferiore e il suo sguardo si fece triste. Senza
farlo
apposta, Neville guardò Albus, ma lui stava guardando il
cielo scuro. Forse si
stava sbagliando.
"Sicura?" insistette.
La ragazza annuì, ma non guardò
mai verso la porta, si voltò invece verso le vasche delle
piante. "Quello…"
Indicò vagamente con la mano il fondo della stanza. "Il
Frullobulbo…"
Si morse ancora il labbro e Neville si tranquillizzò un
pochino.
Guardò nella direzione indicata
dalla ragazza e annuì. "Sì, era quello della
nonna. Non si è più ripreso
dopo che…" Neville non riuscì a finire la frase.
La morte di Nonna Augusta
lo aveva lasciato solo e di nuovo orfano, come se avesse ancora undici
anni e
fosse di nuovo il ragazzo sovrappeso e timido che affrontava Hogwarts
per la
prima vola.
'Papà…
Durante le vacanze andiamo
al San Mungo?' Alice avrebbe voluto tanto riuscire a fare quella
domanda, ma
poi non ne ebbe il coraggio e non disse niente: si avviò
verso la porta e solo
una volta sull'uscio si girò verso il padre, ma i loro
sguardi non si
incrociarono e lei uscì dalla serra.
Si stupì di trovare Al ad
aspettarla: dopo il due di picche che gli aveva dato, pensava che se ne
sarebbe
andato via arrabbiato, e invece lui era lì fuori.
"Non piove più"
constatò e lei annuì con il capo senza dire
niente.
Al
aggrottò la fronte: Alice
aveva un atteggiamento strano. Non capiva se fosse per l'interruzione
di suo
padre o per altro, ma il suo sguardo era abbattuto e le si
avvicinò.
"Grazie, comunque" disse, schiarendosi la voce.
"Oh… Sì. Beh, alla fine
avevi solo bisogno di un po' di incoraggiamento."
Sicuramente anche lei ne avrebbe
avuto bisogno, di incoraggiamento. Soprattuto con lui. Decise di non
mollare. Si
avvicinò a lei e le prese la mano: era freddissima.
"Stai bene?" le chiese,
per un attimo seriamente preoccupato.
Alice staccò la mano dalla
sua."Devo
andare…" Allungò il
passo e Al dovette correrle dietro. Ma cosa stava succedendo?
"Ehi, fermati…"
Quando
sentì il maglione della
divisa tirare indietro, Alice sospirò: non ce l'avrebbe
fatta. Non con lui. Si
voltò. "Senti… Va bene studiare, va bene il tuo
premio… ma basta, finita
lì. Noi… Io…" Gesticolò e
fece un respiro profondo.
"Pensi di non essere il mio
tipo" dichiarò lui, concludendo la sua frase. Alice rise
nervosamente.
"Io non sono il tuo
tipo!" esclamò, quasi arrabbiata.
"Non puoi saperlo"
insistette Al, con un sorrisetto sghembo. Oh, che nervoso le faceva
venire quel
sorrisetto: era proprio un Serpeverde! Convinto di poter avere tutto,
che tutti
siano ai suoi piedi. Si girò e prese a camminare verso il
castello.
"Certo che lo so! Ho visto
quelle che frequenti e IO non sono come loro!"
Al sorrise
ancora mentre
allungava il passo per starle dietro. "Ah, sei gelosa?"
Lei si fermò, si voltò
velocemente e il ragazzo le finì quasi addosso. "Io non sono
gelosa di te,
Albus Severus Potter!" Era così infastidita dal fatto che
lui avesse
insinuato la cosa che non riusciva più a tenere ferme le
mani.
"Dici?" la stuzzicò
ancora. Oh, Merlino lei si era fermata in un punto buio e quando stette
zitta
non seppe dire bene se fosse arrossita o meno. Era così
carina quando
succedeva.
Gli voltò le spalle e riprese a
camminare. Lui la raggiunse e l'affiancò. "Ti ricordi quella
frase di
qualche giorno fa? 'Non siamo in confidenza e non ci conosciamo
bene'… Oh, lo
hai detto tu!" precisò, alzando le mani quando Alice si era
girata verso
di lui per fulminarlo con un'occhiataccia. Non ribatté
niente, così lui
continuò. "Non mi conosci e non sai qual è 'il
mio tipo', in fin dei
conti. Mentre io so benissimo chi…"
"Guarda che a te basti che
respiri…"
"Adesso mi offendi…" Si
portò una mano al petto e fece una smorfia innocente. Lei
sbuffò e non ci
cascò. "E un po' offendi anche te, a dire il
vero…"
Alice sentiva il
nervoso salirle
e scendere lungo tutto il corpo: lui stava girando il significato di
tutto.
Quel troll di un Serpeverde! Si avvicinò ad Al e
bisbigliò: "Sai perché
pensi di volere proprio me?"
Al
corrugò la fronte: ma che
domanda era? Ma lei non voleva una risposta, pensò,
perché subito dopo continuò
a parlare. "È perché non ho ceduto. Non sono
caduta ai tuoi piedi
dicendoti quanto sei bello e intelligente e non smanio dalla voglia di
cacciarti la lingua in bocca!" Subito dopo lei sospirò e il
suo corpo,
rigido fino a poco prima, si rilassò. Al, invece di
arrabbiarsi, trovò la cosa
molto divertente.
"Dici che ci starebbero
proprio tutte?"
Quando il
ragazzo disse quella
frase stupida e allargò gli occhi in una smorfia divertita,
Alice sbuffò
ancora, rigirandosi e tornando verso il castello a passo veloce.
"Stupido
Serpeverde!"
"Dai, Alice, stavo
scherzando!"
Lei si fermò ancora. "Io non
sono una sfida" disse.
"Sei il mio premio."
"E allora aspetta giovedì.
Avrai ciò che vuoi, no?" Tipico di un Serpeverde: voleva, a
ogni costo,
tutto prima del tempo. Senza pensare a nessun altro che a se stesso,
visto che
rimetterci sarebbe stata solo lei. Perché Alice ne era
convinta: le sarebbe
piaciuto. Tantissimo. E lui sarebbe andato avanti, contento di aver
vinto,
mentre lei sarebbe rimasta lì, con il suo sapore sulle
labbra a rimpiangere
qualcosa che sapeva già che non avrebbe mai avuto. E non
voleva illudersi.
Al
pensò che il suo tono fosse
intriso da molto più di nervosismo e rabbia.
Sembrava… triste e lui non
riusciva a interpretare la cosa.
"Domani ci vediamo?"
chiese invece, non sapendo più cosa dire.
Alice alzò le spalle. "Non
ha senso ripassare. Per me sei preparato". No. No. Lei non aveva capito.
"E se ci vedessimo senza
studiare?"
Alice si morse
il labbro
inferiore. Da un lato aveva promesso a Lily di tenere impegnato suo
fratello, e
farlo, le piaceva. Ma dall'altro, se lui avesse provato di nuovo a
baciarla,
non era sicura di riuscire a dire ancora di no. E doveva dirgli di no.
Primo
perché altrimenti il premio non avrebbe avuto valore, e
secondo… per tutto
quello a cui aveva pensato prima. Per un attimo si chiese quali erano
le cose
che l'avevano convinta che fosse sbagliato: Merlino, si sentiva
confusa.
Al vide la
ragazza tentennare.
Non voleva più vederlo? Ma davvero? Non era solo uno scherzo
fra di loro?
"Da amici?" capitolò lei alla fine. Al annuì.
"Prometti?"
No.
"Certo."
Alice
annuì, perché così avrebbe
accontentato tutti: Al, Lily e anche se stessa.
***
"Domani riesci a
tenere Al
in biblioteca fino a cena?" Lily aveva fermato Alice prima ancora che
mettesse piede nella stanza del quinto anno.
"Abbiamo finito di studiare.
Domani non andremo in biblioteca" le rispose l'amica, posando la borsa
sul
suo letto.
"Per i denti di
Merlino!" Lily si buttò sulla trapunta con la scena
più melodrammatica che
Alice avesse mai visto. Rise, perché l'adorava e avrebbe
voluto avere metà
della sua audacia.
"Mi inventerò qualcosa, dai…"
le rispose, sapendo perfettamente che era stato lui a chiederle di
passare il
pomeriggio insieme e non il contrario, e per questo si sentì
colpevole come se
stesse tradendo la sua amica, ma non voleva raccontarle niente, ancora.
Conoscendo Lily non l'avrebbe più lasciata stare e ad Alice
faceva comodo che
lei avesse in mente altre cose per il momento.
"Ti ho detto che sei la mia
amica preferita?" A quelle parole la rossa le saltò al
collo, tirandola
sul letto e serrandola in un abbraccio killer.
"Lily, sono la tua unica
amica, le altre le hai esasperate tutte!" la prese in giro, ridendo.
"Vero! E per questo sei
anche la migliore. Ti voglio bene!" Lily le stampò un bacio
sulla guancia
e le ragazze rimasero sdraiate sul letto a guardare il baldacchino fino
a
quando non si fece ora di cena.
Al rilesse le
parole di buon
auspicio di quel bigliettino trovato sulla panca del tavolo della
colazione e
il suo sguardo corse in fondo alla sala grande, verso gli studenti
Grifondoro.
Alice era seduta vicino a sua sorella e, forse per telepatia o per
casualità,
alzò gli occhi proprio in quel momento. Al levò
in alto la mano che reggeva la
pergamena in un saluto e lei sorrise, facendogli un cenno del capo.
Il giorno prima non si erano
visti perché Scorpius aveva organizzato un allenamento extra
di Quidditch,
dicendo che lo stadio si era liberato improvvisamente ed era
impensabile
rinunciare a un'occasione così. Tutti loro si erano guardati
straniti, ma poi
alla fine avevano alzato le spalle e accettato la cosa. Però
così non era
riuscito a beccare Alice in nessun modo, perché lei era
sempre con Lily. C'era
stato un momento in cui aveva pensato di fregarsene e portagliela via,
ma
siccome non gli era venuto in mente nessun motivo per farlo senza che
sua
sorella potesse pensare qualsiasi cosa, aveva rinunciato. Rompere le
barriere
di Alice era già abbastanza difficile, se anche Lily avesse
tentato di
mettergli i bastoni fra le ruote, non ci sarebbe mai saltato fuori.
Sospirò.
Scorpius si
sedette accanto
all'amico proprio nel momento in cui sospirò.
"Tutto ok?" gli chiese,
mentre gli sfilava dalle mani il vassoio con le uova strapazzate e se
ne
prendeva una generosa porzione.
"Guarda". Gli mostrò il
biglietto aperto senza rispondere veramente alla sua domanda. Scorp
lanciò
un'occhiata alla scritta e prese una forchettata. "Chi è?
Una delle tue
amiche?"
Al
sbuffò. Perché tutti pensavano
che avesse un sacco di ragazze? "No, è Alice"
precisò, scocciato che
l'amico non lo avesse capito subito.
"Ah, la Paciock, giusto. Come
va con lei? Non mi hai più detto niente."
Al guardò di sottecchi l'amico
mentre si versava un bicchiere di succo. "Effettivamente sembra che tu
mi
stia evitando, ultimamente…" constatò subito dopo
averci pensato.
"Chi? Io?" Scorp rise.
"Sei tu che sei costantemente impegnato con la figlia del prof, in
verità!"
"Ma non è vero! Ieri non
l'ho vista per colpa del tuo allenamento a sorpresa. A proposito, devo
ancora
capire perché hai improvvisato una cosa simile. Non abbiamo
neanche una partita
vicina!"
Scorp
alzò le spalle fingendo di
masticare. Cosa doveva dirgli? Che Lily aveva iniziato a non dargli
tregua? Che
lo sorprendeva negli angoli più bui del castello e a lui
veniva sempre un
infarto quando pensava che qualcuno potesse vederli insieme?
Non sapeva come, ma lei aveva
capito che Scorpius, dopo la sua puerile dichiarazione, aveva il
terrore che Al
scoprisse cosa provava per Lily e il fatto che potesse venire a sapere
che
l'aveva baciata (e più volte) gli faceva scorrere brividi di
paura lungo la
schiena. Cosa avrebbe fatto? Lo avrebbe additato come un traditore? O
magari
gli avrebbe dato una pacca sulla spalla dicendogli che era contento?
No, era
un'utopia, non sarebbe mai successo.
Chinò la testa sul piatto e
mangiò ancora.
"Ora non studieremo neanche
più insieme… E Lily è sempre fra i
piedi… Oh, Scorp non è che…"
Scorpius capì cosa volesse
chiedergli l'amico e si alzò prima ancora di mandar
giù il boccone. "Ho
scordato un libro, ci vediamo a pozioni. E per Erbologia…"
Albus
ringraziò l'amico quando
gli fece un augurio magico e lo guardò andare via.
Chissà cosa aveva
dimenticato, visto che la prima ora aveva incantesimi.
Il moro finì la colazione e al
suonare della prima campanella si diresse verso le serre.
Passò di proposito
davanti al tavolo dei Grifondoro, ma non fu Alice a dargli un pugno sul
braccio
in un augurio abbastanza colorito.
"… fratellone! Dai dai che è
la volta buona!" concluse sua sorella in quel suo modo delicato
di fare tutto. Poi si fermò e
chinò il capo. "Oh Merlino, sei nervoso davvero?"
Al alzò una spalla: era nervoso
sì, se non fosse riuscito a prendere almeno una sufficienza
avrebbe potuto dire
addio per sempre al suo sogno di fare il pozionista.
"Ma va là, andrà tutto bene,
vedrai. E chi lo sa, magari prenderai pure un 'Oltre ogni previsione'!"
lo
incoraggiò e Albus si sentì un po' meglio, tanto
da arrivare a strafare.
"Magari prenderò
'Eccezionale'."
Ma sua sorella storse il naso e
fece una smorfia. "Vabbè, l'importante è
crederci!" e così dicendo
sparì nella calca di studenti del quinto anno.
Sospirò ancora.
***
Sette erano le
piante che doveva
esaminare e cinque erano state veramente facili da capire cosa
avessero. Le
ultime due iniziavano a dargli dei grattacapi, invece. Okay che avrebbe
comunque ottenuto la sufficienza, ma ora voleva davvero puntare
all'Eccezionale. Voleva baciare Alice. E se per lei quello era l'unico
modo per
farlo, lui avrebbe preso il massimo dei voti. E poi aveva detto che
poteva
riuscirci tranquillamente. Però lei non aveva visto la Mimbulus Mimbletonia o quell'altro
cespuglio di cui non riusciva a vedere altro che numerosissime foglie
di forme
differenti. Mentre si avvicinava alla Mimbulus si ricordò
quale pianta avesse
come caratteristiche le foglie dalle diverse conformazioni,
così tornò indietro
e scrisse sulla pergamena, fissata alla cartellina con un pezzo di
magicscotch,
con scrittura elegante e sofisticata, 'Centinodia'e
tutte le
caratteristiche che avrebbe dovuto avere la pianta sana e quelle che
aveva
questa davanti a lui. Scrisse così tanto che
pensò di finire l'inchiostro nella
piuma auto inchiostrante e sorrise quando riuscì a scovare
il suo problema e
l'incantesimo per guarirla. Sorrise mentre passava accanto alla
McGranitt che
vegliava sulla verifica. Stranamente, lei gli rispose allo stesso modo.
Il vero problema rimase l'ultima pianta. La Mimbulus
Mimbletonia era grigia e sembrava un semplice cactus,
più piccolo di quelli
che aveva visto in giro. Ci girò intorno più
volte e, almeno per cinque minuti,
non seppe proprio dire cosa diavolo avesse quella pianta.
Fece ancora quello che gli aveva insegnato Alice e
scrisse sulla pergamena tutto quello che sapeva sulla pianta, poi fece
l'unica
cosa che non aveva ancora avuto bisogno di fare: si avvicinò
e chiuse gli
occhi. Allungò le mani e inspirò forte, cercando
di cogliere tutto ciò che emanava
e che era, la pianta. Dovette farlo due volte, perché si
fece distrarre da ciò
che aveva intorno e la prima volta perse concentrazione.
Fu solo mentre suonava la campanella di fine
lezione che capì cosa avesse quell'esemplare e sorrise
mentre allungava la
pergamena al professore.
"Com'è
andata?" gli chiese Neville,
mentre si sporgeva a prendere la cartellina.
"Bene". Il ragazzo sorrise e l'uomo fece
finta di non vedere l'espressione della McGranitt mentre li osservava.
"Hai ragione" disse, sorridendo e facendo
scorrere la verifica. Si confrontò con Minerva e poi con la
bacchetta fece
apparire il voto in alto a sinistra, prima di allungarlo al ragazzo.
Albus riprese il
compito con un brutto sospetto: le
parole del voto erano troppe. Quando lesse le scritte in rosso quasi
gli cadde
la bacchetta: Oltre ogni previsione.
Ma perché? Lui aveva fatto tutto giusto!
***
Al
uscì dalla serra velocemente: forse sarebbe
riuscito a beccare Alice prima che iniziasse l'ora successiva. Che
materia
aveva detto di avere? Non lo ricordava, porca Morgana!
Rientrò al castello, ma invece di girare per le
aule del piano terra, salì le scale automaticamente e si
rese conto da solo di
sapere già dove doveva andare.
Passò davanti all'aula di Storia della Magia e
subito dopo si scontrò con una manciata di studenti del
quinto anno che si
stavano dirigendo verso di essa.
Sarebbe stato più facile vedere Lily,
probabilmente, ma fu la chioma bionda di Alice che Al
adocchiò subito, e
passando accanto a loro, la bloccò per un braccio mentre gli
studenti
continuarono a camminare.
"Al!" esclamò lei, spalancando gli occhi,
quando se lo trovò di fronte.
Lily non si era
accorta del fratello, ma aveva
notato di non aver più accanto l'amica. Si girò
indietro e li vide, così chiamò
Al, chiedendogli come fosse andata.
Il moro si girò verso di lei e con un gran sorriso
le mostrò il pollice alzato: fantastico!
Tentò di gridare un'esclamazione, ma uno dei suoi
compagni la spinse dentro l'aula, e lui non la sentì.
Tornò fuori subito, ma
dal corridoio erano spariti sia Alice che Al. Oh.
"Signorina Weasley, non resti sulla porta che
intralcia il passaggio. Dovrà aspettare di essere un
fantasma per poterlo
fare."
Lily arricciò il naso e la bocca alla brutta
battuta del professore Ruf e annuì rientrando.
Alice non aveva
capito niente. Al l'aveva fermata
mentre stava andando a lezione di Storia della magia e si era girato
quando
Lily gli aveva chiesto come fosse andata, così lei non aveva
capito la
risposta, e ora la stava trascinando lungo il corridoio del primo piano.
"Al, ma dove stiamo…"
"Qui" la interruppe lui, facendola
entrare in una nicchia del corridoio.
Quando si trovò in un passaggio buio, tirò fuori
la
bacchetta e illuminò l'ambiente. "Al, ma che è
successo? Com'è
andata?"
Lui sembrava nervosissimo e lei si preoccupò:
possibile che fosse andata male? Non avrebbe più fatto il
pozionista? (Ed era
tutta colpa sua?)
Albus non sapeva
da dove cominciare: dal fatto che
aveva fatto tutto giusto? Della Mimbulus Mimbletonia che
in verità non
aveva niente e che era stata messa come trabocchetto? O che era
riuscito a
scovare subito quello delle prime cinque piante? Ci aveva messo una
vita per
scrivere tutto, ma poi alla fine, era stata una cosa semplice.
Si passò una mano fra i capelli e si sedette su una
protuberanza del muro di pietra.
Cercò di iniziare dall'inizio e raccontò delle
prime malattie che aveva trovato, spiegandole come c'era arrivato
– sempre- per
qualche suggerimento che le aveva dato lei. Dovette intartagliarsi
più volte,
perché la fronte della ragazza si corrugò molto.
"… e quella cavolo di Mimbulus Mimbletonia! Ci
sono stato dietro almeno mezz'ora, non capivo, Alice, te lo giuro,
così ho
scritto tutto, come mi avevi detto tu e alla fine, quando è
suonata la campana
ci sono arrivato: non era malata! Non aveva niente!"
Gesticolò ancora,
nella fretta di spiegare e continuò. "Ma non ho fatto in
tempo a
scriverlo, così tuo padre mi ha dato solo Oltre
ogni previsione, ma io
lo avevo capito, lo sapevo, ci ero riuscito, ci credi? Ce l'ho fatta! E
poi…"
Alice
spalancò la bocca, delusa dal fatto che lui
fosse così contento di aver preso Oltre ogni
previsione invece di Eccezionale
e ci rimase male. Lui sorrideva, invece. Un po' nervosa,
perché era sicurissima
che lui ci sarebbe riuscito e convincendosi del fatto che se aveva
svolto
correttamente tutto, non c'era differenza, fece due passi avanti, si
infilò fra
le gambe del ragazzo, gli prese il volto fra le mani e lo
baciò.
*
"Ma, Neville, se
avevi
capito che Albus aveva fatto tutto il compito corretto,
perché gli hai dato
solo Oltre ogni previsione?"
"Perché così quando ha
ammesso che la Mimbulus
Mimbletonia non aveva nessuna malattia, gli hai alzato il voto tu,
Minerva.
Scommetto che ai suoi occhi è stato molto più
soddisfacente che se lo avessi
fatto io. Quel ragazzo aveva bisogno di un'impennata di autostima e ora
ce
l'ha!"
Minerva scosse il capo quasi sorridendo. "Sei
sempre stato una persona dall'animo gentile, Neville. E continui a
dimostrarmelo".
Magari fosse stato sempre così semplice! Neville si
toccò in tasca la carta della caramella e la fece scivolare
fra il pollice e
l'indice: era una cosa che faceva quando era nervoso e lo sapeva bene.
Forse
avrebbe dovuto parlarle. Forse avrebbe dovuto lasciarla andare. Alla
fine,
sarebbe ritornata. O l'avrebbe persa per sempre.
***
Al era rimasto
stranito quando lei si era fiondata
su di lui e gli aveva preso il viso fra le mani per baciarlo, ma non ci
aveva
pensato su tanto e aveva goduto della situazione, portandole le mani
sui
fianchi e rispondendo al suo bacio.
"Mi dispiace per il voto…" mormorò Alice,
quando si staccò da lui, con tono afflitto. Merlino, non lo
aveva baciato per
pietà, vero? Le prese una mano e la tirò
giù fino a quando lei si sedette sulle
sue gambe, stringendola di più a sé e baciandola
subito dopo averle sussurrato
di stare zitta. Chiuse gli occhi e le portò una mano al viso
quando lei schiuse
le labbra e si lasciò baciare ancora: doveva essere in
paradiso.
"Te lo avevo
detto che sarebbe stato
fantastico!" Il sussurro del moro solleticò la pelle di
Alice e lei si
sentì arrossire fino alla cima dei capelli.
Non sapeva cosa dire, così non disse niente e gli
posò
una mano sulla spalla. "Sì, lo avevi detto" si
sentì rispondere,
mentre sorrideva. Fece per alzarsi, ma lui la trattenne.
"Resta qui. Se mi bacerai solo oggi, dovrà
durare molto" disse sottovoce, cercando ancora le sue labbra. Alice non
voleva smettere, a dir la verità. Le dispiaceva che lui non
avesse preso il
massimo dei voti, perché era sicura che se lo meritava, ma
dall'altra parte non
le interessava niente dei suoi voti in quel momento magico. Quando lo
aveva
baciato per la prima volta, consapevole di ciò che stava
facendo, era pronta a
scoprire come sarebbe stato, ma ora, che sapeva cosa si provasse,
avrebbe
voluto che non finisse mai.
Al non la
forzò in nessun modo e anche dopo il
quarto o il quinto bacio, quando aveva rallentato la presa su di lei,
lasciandole l'opportunità di andarsene, lei non lo aveva
fatto. Le spostò una
ciocca di capelli dietro all'orecchio e poi avvicinò di
nuovo la bocca al suo
orecchio, come se dovesse confessarle un segreto. "Non mi hai lasciato
finire… Ho preso Eccezionale. Ma mi è piaciuto
molto di più, così" ammise
e quando notò che le guance di Alice presero colore si
sentì fortunato.
"Hai preso
Eccezionale?" chiese Alice
passandosi la mano fra i capelli. "Ma avevi detto…"
"Sì, stavo dicendo che subito Neville mi aveva
dato Oltre ogni previsione, perché pensava che non avessi
risolto il problema
dell'ultima pianta, ma poi quando gliel'ho spiegato, la McGranitt mi ha
alzato
il voto!"
"La McGranitt?" domandò, ripetendo le sue
parole. Al annuì e lei si portò una mano al viso,
scuotendo la testa: che
figura!
"Ehi, non fare così. Sono contento, invece,
che sia stata tu a baciarmi. Non aspettavi altro, eh?" le disse, con un
sorrisino furbetto.
"Che Troll!" lo sgridò, mentre cercava di
trattenere una risata, dandogli una manata sulla spalla.
"Sì, ma sono contento comunque."
"Eh sì: diventerai un pozionista!"
"Ho baciato Alice Paciock" ribatté,
invece lui, facendole un occhiolino. Alice trattenne il respiro per un
attimo,
ma poi si riprese.
"Pensavo di essere stata io a baciarti…"
lo corresse e si chinò di nuovo su di lui: com'è
che aveva detto? 'Visto che
era solo quel giorno, doveva durare a lungo'.
Capitolo 18 *** Baci segreti, baci e segreti, segreti senza baci ***
Baci
segreti, baci e segreti, segreti senza baci
-
-
"Alice!"
Lily
alzò il braccio per chiamare l'amica e le fece cenno di
raggiungerla sulla
panca dei Grifondoro durante il pranzo. "Dov'eri finita? Ruf
è così
logorroico… Senza di te è una noia mortale
seguire le sue lezioni…"
"Scusa, tuo
fratello mi ha raccontato del compito e…"
La rossa alzò gli occhi al
soffitto mentre i vassoi del cibo iniziavano a comparire sui tavoli.
"Sì,
immagino, quando Al inizia non finisce più di
parlare…"
"Eh, già…"
Alice
non sapeva bene cosa
dire a Lily, ma della lezione di erbologia di Al, lei sapeva ben poco.
Avevano
passato quelle due ore, che lei avrebbe dovuto passare nell'aula di
Storia
della Magia, nella nicchia lì vicino, a baciarsi, a
ridacchiare e a fare gli
stupidi tutto il tempo. Inutile dire che era stato bellissimo. Si
toccò le
labbra, che sentiva ancora gonfie, non spiegandosi come mai Lily non se
ne
fosse accorta e poi lanciò un'occhiata al tavolo Serpeverde,
giusto in tempo
per veder entrare, da una delle porte laterali, Albus e Malfoy. Il moro
alzò lo
sguardo verso il loro tavolo e quando incrociò i suoi occhi,
le sorrise e lei rispose
allo stesso modo.
Merlino, sentiva ancora il
cuore batterle fortissimo, per non parlare di come percepisse su di
sé il
profumo di Al. Senza farsi notare da Lily alzò l'orlo dello
scollo del maglione
e se lo avvicinò al naso, chiudendo gli occhi: ma lei come
faceva a non
sentirlo?
Lily
vide Al e Scorpius
entrare nella sala grande e sbuffò quando osservò
il biondo sedersi accanto a
suo fratello e non guardare mai dalla sua parte. Probabilmente lo stava
facendo
apposta: era impossibile che non sentisse il suo sguardo trapassargli
la testa.
O il torace. O più giù. Decise di darci un taglio.
Si sporse per prendere il
vassoio con il pasticcio di carne e, intanto, si girò verso
Alice. "Però è
andato, bene, giusto? Mi ha fatto un segno affermativo quando gliel'ho
chiesto".
La bionda annuì, mentre la
guardava versarsi una buona dose di cibo. "Sì, ha preso
Eccezionale."
"Davvero?" Lily
era così stupita che il mestolo si fermò a
mezz'aria. Alice annuì senza dire
niente e lei si fermò a pensare.
"Beh,
in questo caso,
potresti aiutarlo ancora, no? Se continuerete a studiare insieme
probabilmente
diventerà la sua materia preferita!"
Alice, che conosceva bene
Lily, le lanciò un'occhiata da sotto le ciglia. "Cosa stai
architettando
ancora?" le chiese a bruciapelo.
"Chi, io?"
rispose la rossa, con un sorrisino di finta innocenza.
"Sì, tu: Lily Luna
Potter."
Lily alzò di nuovo gli
occhi al soffitto e sbuffò ancora. "Ok, mi hai sgamato.
È che non ho
concluso niente con Scorp. Sì, beh, ci siamo solo baciati
per un po', ma…"
Solo? Alice alzò un
sopracciglio. Anche lei e Al si erano baciati per due ore e non avrebbe
mai
messo nella stessa frase il 'solo' che aveva usato Lily. Era stato
sconvolgete,
si era sentita viva, si era sentita grande e bella, aveva…
Sospirò, e Lily si
fermò nel raccontare. "Cosa c'è?"
"Lily, se lui ti
piacesse davvero, non diresti che vi siete solo baciati.
Perché quando baci
qualcuno che ti piace…"
"Hai baciato qualcuno
di recente?"
"Come?"
Stranita, Alice si fece attenta: si era tradita? Non era ancora pronta
a
condividere Al con qualcun altro. Neanche con Lily. Specialmente con
Lily, che
era sua sorella.
"Hai un'espressione
strana e normalmente non parli di semplici baci così, come
se fossero… qualcosa
di importante."
"I baci sono qualcosa
di importante, Lily!"
"Sì, se non sei
costretta a elemosinarli!" Come? Ma cosa stava dicendo?
"Che intendi?"
"Intendo che
Scorpius, nonostante la sua dichiarazione nell'aula, a parte quella
volta lì,
non ha mai fatto il gesto di baciarmi. Inizio a pensare che non sia
vero e che
me lo abbia detto perché gli facevo pena."
"Oh, Lily, sono
sicura di no" la consolò Alice, posandole una mano sulla sua
e
stringendogliela. Era brutto il fatto che lei fosse così
felice e che alla sua
migliore amica, invece, sembrava che andasse tutto male.
"Ti
ho detto qual è
il problema di Scorpius, Lily" s'intromise nella loro discussione Rose,
sedendosi sulla panca di fronte a loro e prendendo uno dei vassoi.
"Sì, che è un
Troll" concluse per lei la cugina. Rose scosse il capo: voleva aiutare
Lily, ma aveva bisogno che lei capisse. Aveva osservato Scorpius
abbastanza, abbastanza
da far ingelosire Carl effettivamente, e aveva capito il suo
atteggiamento: a
lui Lily piaceva. Rose aveva visto come la guardava quando pensava che
nessuno
se ne accorgesse. E probabilmente gli piaceva così tanto che
non riusciva a
scegliere fra lei e l'amicizia con Albus: ormai sapeva cosa passava per
la
testa dei maschi, avrebbe potuto fare tranquillamente la psicomago per
gli
adolescenti.
"Ha solo bisogno di
una piccola spinta."
"Nel lago nero?"
chiese Lily ironicamente.
"Lily…"
La
bionda cercava sempre di fare l'avvocato del diavolo, secondo Lily.
"Alice, ma secondo te
dovrei stare con uno che, per quanto abbia detto che gli piaccio, non
tenta mai
di baciarmi? Persino Richard mi cercava più di lui!"
"Oh, Richard voleva
solo portarti a letto, e questo lo sai anche tu, non dovresti neanche
metterli
sullo stesso piano…"
Sì, quello che diceva
Alice era vero, soltanto che di Richard non gliene fregava niente,
mentre di
Scorpius…
"Quanto lo baci tu,
ricambia?"
Lily sentì le guance
avvampare alla domanda di Rose. Le piacevano i baci di Scorpius. E
sì, sembrava
piacessero anche a lui. Quello che non le piaceva era il fatto che
dovesse
sempre essere lei a cercarlo e a fare la prima mossa. Solo le prime
volte era
stato lui a baciarla. Ed era stata una sensazione bellissima.
Sentì Alice
ridacchiare affettuosamente al suo fianco e stringerle le spalle con un
braccio.
"Mi sa di sì, Rose.
Forse ha davvero solo bisogno di una spinta…"
O forse non la voleva
veramente. Ma l'orgoglio di cui portava i colori sulla divisa le
impedirono di
dirlo ad alta voce.
"Andate
a Hogsmeade
insieme e mettilo alle strette. O ignoralo. O fallo ingelosire.
O…"
Rose propose tutti i
trucchetti che avevano usato lei o le sue amiche, ogni volta che
volevano
raggiungere un obbiettivo con un ragazzo.
"Non verrà mai da
solo con me" ammise Lily, ma poi si voltò verso Alice.
"Però…"
Rose vide l'espressione
della bionda e rise: avere a che fare con la loro famiglia quando si
mettevano
in testa qualcosa, doveva essere faticoso da reggere. Ma divertente.
"Però?" chiese
infatti lei, con un tono rassegnato.
"Potremmo andarci in
quattro. Se quel Troll pensa che la sua amicizia con Al sia
più interessante dei
miei baci, andiamo a Hogsmeade tutti insieme."
"Potrebbe
funzionare,
sai? Ma deve sembrare che la cosa parta da loro" spiegò
Rose, che iniziava
a provarci gusto.
"Devi farti invitare
da Al per uscire sabato. Potresti dirgli che è per
festeggiare il suo voto o
che deve offrirti una burrobirra perché lo hai aiutato e ha
preso Eccezionale…"
ordinò, quasi, alla bionda.
Alice tentò di tirarsi
indietro, dicendo che Al avrebbe potuto capire che era una farsa e la
rossa
insistette dicendo qualcosa che fece guardare tutte e tre le ragazze
verso il
tavolo dei Serpeverde.
Scorpius e Albus alzarono
entrambi lo sguardo su di loro, ma se Al sorrise, facendo un cenno con
la mano,
Scorpius corrugò la fronte.
"Ma dai, guardalo! È
più Troll del suo amico. Non ci arriva di sicuro."
Alice
sentì una punta di
amarezza premerle lo stomaco. "Non dire così, non
è vero! Tuo fratello è
molto intelligente e…"
"Sì, sì, va
bene…" la liquidò l'amica, con una mano, ma Alice
notò che Rose le aveva
lanciato uno sguardo curioso.
Rose
sorrise materna
quando Alice abbassò lo sguardo. Alice e Al? O solo Alice
dietro ad Al? Beh, il
sorriso di Al di prima poteva essere un buon indizio.
"Potrebbe non essere
una farsa. Potreste andarci davvero…"
"Oh, ho già tentato
di farla uscire con qualcuno dei nostri, ma ha detto di no.
Però, forse, non ha
detto di no per Al… Alice, non ricordo: avevi rifiutato
anche Al?" Si
voltò verso l'amica, ma lei era impegnata a guardare la sua
forchetta. Alzò lo
sguardo svogliatamente e con una certa studiata sorpresa. Finta. Ma
l'amica non
la calcolò, perché stava guardando il recipiente
con il secondo. "Ehi, ma
chi ha finito il polpettone? Merlino… Ehi, giù la
forchetta, quel vassoio è
mio!" continuò Lily, alzandosi subito dopo.
Come si alzò, Alice tornò
a guardare il suo piatto, evitando accuratamente di incrociare lo
sguardo di
Rose, che comunque continuò a guardarla sorridendo.
No, il sorriso di Albus
non era stato casuale. Continuò a osservarla e
notò che le sue guance erano
rosse. Ohhh. Sì, qualcosa stava succedendo.
"E quali sono le
altre qualità di Al, Alice?"
Alice
vide il sorriso
sornione della rossa, ma non capì cosa intendesse: aveva
capito e voleva
giocare con lei? Ma poi: capito cosa? Che a lei piaceva Al? Che si
erano
baciati? Che lui… Lily tornò con un vassoio e la
bacchetta spianata e si
risedette accanto a lei, in modo molto chiassoso.
Lanciò un'ultima occhiata
a Rose, ma lei si era voltata verso Lily. "Lily, Al ti ha mai detto se
è
interessato a…"
"Rose, abbiamo
sentito dire che non giocherai la partita contro i Serpeverde, il mese
prossimo, è vero?"
Rose
si voltò verso Alice
e rise: per essere sempre all'ombra di Lily, la ragazza era furba. O
chi lo sa,
magari non era solo Lily a essere in gamba, a quanto pare: aveva sviato
l'attenzione in modo molto interessante.
"Avevi detto che
avresti giocato! Che anche se il Quidditch non ti interessava
più tanto, lo
avresti fatto per la squadra!" Lily aveva sgranato gli occhi, con
un'occhiata che l'accusava di tradimento.
"Lily… No, ho deciso
di ritirarmi definitivamente dalla squadra: non ha senso che giochi,
visto che
non ho partecipato neanche a un allenamento. Preferisco concentrarmi
sui
M.A.G.O."
"E perché Towlor non
ci ha detto niente? Lui lo sa?" La rossa sembrava veramente in ansia.
"Lo dirà al prossimo
allenamento. Io l'ho informato stamattina…" disse, per
tranquillizzarla,
ma senza riuscirci. Giusto, quella mattina. Ma allora…
"Ma tu come lo
sapevi? E perché non me lo hai detto?" chiese la rossa,
girandosi verso
Alice.
"Già, tu come hai
fatto a saperlo? Anzi, voi. Hai detto 'abbiamo sentito'…"
Rose era molto
più tranquilla e la osservava con curiosità, ma
senza essere arrabbiata.
Aveva detto a Micheal
Towlor che si ritirava dalla squadra e non avrebbe giocato poco prima,
ed erano
solo loro due. Sapeva che Towlor non lo aveva ancora detto a nessuno,
semplicemente perché era stata a lezione con lui fino al
suono della campanella
e poi erano andati a pranzo. Come faceva a saperlo Alice? Poi si
ricordò di
quella nicchia nel corridoio. La usavano gli studenti dei primi anni
per
nascondersi da Ruf. Magari nascosta lì. E se non era da
sola… Scoppiò a ridere.
Alice
lo aveva sentito
un'ora prima, proprio da Rose: era passata dal corridoio del primo
piano
insieme ad altri studenti del settimo anno e stava parlando con Towlor
della
partita: lo aveva sentito anche Albus e lei aveva dovuto baciarlo
quando aveva
esclamato qualcosa e rischiato di farsi scoprire.
"L'ho sentito in
giro… Mi sa che la notizia circola già"
Cercò di giustificarsi, ma
l'occhiata che le lanciò ancora Rose, la tacciò
come bugiarda. Abbassò gli
occhi: doveva aver capito.
Rose
sapeva che stava
mentendo. Ma non le interessava molto: alla fine, lo avrebbero saputo
tutti.
"Oh, non preoccuparti,
Alice. Chissà, magari la voce è arrivata anche ai
Serpeverde, allora? Dici che
Al lo sa già?" le chiese, con l'intenzione di farle capire
che sapeva ma
che non avrebbe detto niente e intuì che la ragazza aveva
afferrato il senso
della sua domanda perché divenne di nuovo rossa.
Ma, appunto, non voleva
svergognarla.
Alice
sentì il calore
salirle ancora al viso quando Rose aveva nominato Al: doveva aver
capito che
era con lui. Si preparò a un'eventuale sconfitta, per aver
sfidato una strega
abile come lei. Scosse le spalle. "Non saprei. Ma è
molto… probabile"
ammise, pronta a incassare un'eventuale battuta che la smascherava agli
occhi
di Lily.
"Andrò a dirgli di
non farlo sapere a nessuno. Anche se immagino che Scorpius potrebbe
saperlo
già: ricordiamoci che Al non gli nasconde niente."
Alice pensò che la frase
fosse per lei e scosse le spalle ancora, mostrando una sicurezza che
non
sentiva. "Beh, è il capitano di Quidditch, ci sta che glielo
racconti, no?.
Magari non gli dice proprio tutto il resto…" Era veramente
così? Alice non
era sicura. Al avrebbe raccontato a Scorpius di loro? Di quello che
avevano
fatto nel nascondiglio del corridoio?
Rose
si alzò. "Andrò
ad assicurarmene. Non voglio che la voce arrivi alla squadra prima che
glielo
abbia detto Towlor".
Lo sguardo allarmato di
Alice le fece scuotere la testa: non doveva preoccuparsi.
Sperò di riuscire a
comunicarglielo senza aprire bocca.
Si girò e si avviò verso
il tavolo dei Serpeverde, diretta verso il cugino e il suo migliore
amico.
Al
non si accorse di Rose
finché lei non si sedette davanti a loro. "Ragazzi" li
salutò con un
sorriso strano.
"Rose" rispose
Al, mentre Scorpius alzò gli occhi dal piatto e le fece un
cenno con il capo.
"So che avete saputo…
Cioè, so che eri nascosto nella nicchia del corridoio del
primo piano mentre
spiegavo a Micheal della partita" spiegò, guardando Al negli
occhi, quasi
ridendo.
Al vide Scorpius girarsi
verso di lui e alzare un sopracciglio, ma non disse niente ad alta
voce. E non
avrebbe detto niente: era il suo miglior amico, se avesse voluto
cazziarlo per
qualsiasi cosa, anche avergli nascosto dov'era veramente durante le ore
di
pozioni, lo avrebbe fatto una volta da soli loro due. Annuì
verso Rose e lei
proseguì.
"Volevo chiedervi di
non dirlo in giro, non ancora. Finché Micheal non
darà l'annuncio
ufficiale…"
"Certo, Rose, non era
nelle nostre intenzioni dirlo in giro" rispose Scorpius, da nobile e
gentiluomo qual era. "Chi prenderà il tuo posto? Lily?"
Al si voltò verso l'amico
e lo guardò corrugando le sopracciglia. Lily? Lily, sua
sorella?
Rose scosse le spalle.
"Non saprei, deciderà Micheal, immagino".
Scorpius
non era riuscito
a smettere di pensarci da quando Albus gli aveva detto di averlo
sentito: chi
avrebbe fatto il cercatore dei Grifondoro? Lily sicuramente era la
migliore,
anche se adesso giocava da cacciatrice.
"Ho la vostra parola,
comunque?" Tutti e due i Serpeverde annuirono. "Ah, stavo parlando
con le ragazze, là al tavolo" disse ancora, indicando il
lato dei
Grifondoro in fondo alla sala, ma senza voltarsi.
Tutti e due lanciarono
un'occhiata in quella direzione, ma sia Lily che la Paciock, quando
videro che
loro le stavano guardando, tolsero lo sguardo per parlare fra di loro.
Scorpius
non capì se lo avessero fatto apposta o meno.
"Ed
è venuto fuori
che…" Rose fece una pausa misurata e aspettò che
i ragazzi la guardassero.
"Che a loro piacerebbe andare a Hogsmeade, sabato".
Chissà se così riuscivano
a capire. Guardò Al e subito dopo Scorpius per poi
aggiungere: "Sperano che
qualcuno si faccia avanti… Oppure ci andranno con qualcun
altro…"
Poi, senza aspettare
risposta, si alzò e se ne andò.
Scorpius
rimase a guardare
Rose come quando, da bambino, sua madre lo ammoniva per il suo
comportamento.
"Deve aver capito che
l'ho sentita quando ero nascosto con Alice. Secondo te, lei ci verrebbe
con me
a Hogsmeade?"
Scorpius non aveva
ascoltato l'amico e continuava a guardare il tavolo Grifondoro, ma Lily
non
guardò più verso di lui. "Chi, Rose?"
"Scorp!" esclamò
Al, dandogli una pacca sulla spalla. "Ma mi ascolti o no?"
continuò,
per poi abbassare la voce. "Intendevo Alice: se la invito, mi dice di
sì?
Era questo che intendeva, giusto? Dici che l'ha invitata qualcun altro?"
Scorp scosse le spalle e
tornò a guardarlo. "E che ne so, io?" rispose concitato il
biondo,
perché era convinto, in verità, che la frase
fosse stata detta per lui. Per lui
e Lily. Chissà se la storia degli altri ragazzi era vera o
no. L'unica
differenza fra lui e Al era che Al avrebbe potuto tranquillamente
invitare la
bionda, mentre lui non avrebbe mai potuto uscire con Lily. Non senza
una
giustificazione. E non ne aveva. "Quindi hai fatto sesso con la
Paciock?" gli chiese, soltanto per metterlo in imbarazzo
perché era
nervoso. Aveva immaginato che fosse con lei per le ore di lezione, ed
era
invidioso: lui riusciva a stare con Lily solo per pochi minuti, di
sfuggita e
male. Si passò una mano fra i capelli: doveva dirglielo.
Doveva parlare con
tutti e due. Ma non in quel momento. Si sentì un vigliacco.
Al
si sentì quasi un
dodicenne. Sentiva l'imbarazzo crescergli nel petto, ma la cosa lo
faceva
sentire bene. "Volevo raccontare ad Alice del compito e fra una cosa e
l'altra si è fatto tardi… Non abbiamo
fatto… Niente di male…"
Scorpius lo guardò alzando
un sopracciglio e lui si sentì un Troll. "Di male? E da
quand'è che sei
diventato così… puritano?" Il biondo quasi gli
rise in faccia e Al alzò le
spalle.
"Va bene così"
disse semplicemente.
Scorpius
dovette mordersi
la lingua per non rispondergli male. Non voleva litigare con il suo
miglior
amico, ma era nervoso e aveva voglia di sfogarsi. E lo capiva
perfettamente: anche
lui pensava che stare vicino alla ragazza giusta fosse meglio che fare
sesso
con una qualsiasi. Così sospirò silenziosamente e
gli chiese: "L'hai
baciata?"
Al sorrise in un modo così
strano che tornò bambino e Scorpius si sentì di
nuovo invidioso. E subito dopo
in colpa. "Mi ha baciato lei" ammise, con lo stesso tono con cui,
qualche
anno prima, gli aveva detto che per Natale aveva ricevuto una Firebolt
III
serie gold.
Scorpius pensò ancora a
Lily: anche lei lo aveva baciato. Più volte. Ma spesso
sembrava arrabbiata con
lui, più che felice. Come se si aspettasse qualcosa. Come se
lui non le avesse
spiegato che non avrebbero potuto fare niente. Se non baciarsi di
nascosto
qualche volta. Ok, questo non glielo aveva detto, ma lo pensava.
"Potremmo andare in
quattro, che dici? Hai chiesto a qualcuna di uscire, sabato?"
Scorp guardò l'amico con
la fronte aggrottata, tornando con la mentre nella sala grande. "Non
l'ho
chiesto a nessuna" ammise. E non voleva chiederlo a nessuna,
pensò
tornando a guardare il tavolo Grifondoro e notando che Lily si stava
alzando.
"Perfetto!"
Come? Cosa era perfetto? Si chiese, non capendo.
"Diciamo alle ragazze
che andiamo insieme a Hogsmeade e…"
"No, non è una buona
idea, Al, tutti e quattro…" disse Scorpius, forse troppo
velocemente, ma
l'ultima cosa che voleva fare era passare una giornata in compagnia di
Al e
Lily e di dover stare attento a quello che diceva, che faceva e che
pensava.
Non era neanche sicuro di riuscire a stare nella stessa stanza per
dieci
minuti, con Lily e Al, figuriamoci una giornata intera.
"Non ho detto che
staremo insieme tutti e quattro!"
Come? Scorpius si voltò
velocemente a guardarlo: conosceva Al da tantissimo tempo e sapeva che
quell'espressione non prometteva niente di buono. "Cosa hai in
mente?" chiese, con una brutta sensazione: avrebbe quasi preferito
dover
partecipare al duello con Brown.
Quando Al gli raccontò ciò
che aveva ideato, Scorpius pensò che i fratelli Potter
fossero nati per farlo
ammattire. Scosse la testa mentre il moro rideva e gli spiegava
perché il suo
piano fosse così perfetto.
Alice stava
uscendo dalla
lezione di Aritmanzia e si sentì tirare per un braccio prima
di trovarsi al
buio dietro all'arazzo del cervo che corre, del terzo piano. "Alice!"
La voce di Al le riempì i pensieri e il suo profumo di fiori
di arancio e menta
le fece girare la testa. "Al?" chiese, ma sapeva già la
risposta,
infatti non disse nient'altro quando sentì le mani del
ragazzo stringerla a sé
a chinarsi a baciarla.
Quel giorno, per fortuna,
sembrava lunghissimo per le cose belle. E iniziava a capire
perché molti
ragazzi si nascondevano nei corridoi bui. O perché le
ragazze si facessero
mangiare il lucida labbra così volentieri.
Al non riusciva
a staccarsi
da Alice, e neanche voleva farlo. Quando iniziò a sentirsi
accaldato, però, capì
che la situazione iniziava a sfuggirgli di mano. "Facciamo una
passeggiata
nel parco?" le chiese, sperando che l'aria della fine di novembre
raffreddasse i suoi bollenti spiriti. O perlomeno che gli facesse
tornare il
sangue a una temperatura accettabile.
Quando la ragazza sospirò
sul suo viso, pensò di rimangiarsi l'invito e di trascinarla
in un posto più
comodo, ma poi riuscì a controllarsi. "Va bene" rispose lei,
ma subito
dopo sentì di nuovo le sue labbra su di lui e le sue mani
che si intrufolavano
fra i capelli: Merlino, così sarebbe stato difficile!
Fu soltanto dopo dieci
minuti che uscirono da dietro all'affresco e Al riuscì a
ricomporsi. Anche
Alice dovette sistemarsi i capelli, ma mentre lo faceva gli
lanciò un sorriso
così bello che il ragazzo pensò che sarebbe valsa
la pena anche affrontare un
drago.
"Però andiamo verso
il lago…" suggerì la ragazza, mentre nel
corridoio abbassava gli occhi,
facendo finta di cercare qualcosa nella borsa quando incontravano altre
persone: avevano finito l'ultima ora di lezione e gli studenti stavano
reclamando la tanto attesa libertà, prima di tornare a
studiare sui libri.
"Il lago?"
chiese Al, incurante di tutti e prendendole la mano.
Quando lui le
prese la
mano, Alice sentì il cuore scoppiarle in gola.
Abbassò lo sguardo quando
incontrarono dei ragazzi che incrociarono il loro cammino e poi
tornò a
guardarlo. "C'è l'allenamento di Quidditch, adesso.
Lily…"
La ragazza non
terminò la
frase e Al Annuì: andare vero il lago li avrebbe allontanati
dallo stadio di
Quidditch, dove poco dopo sarebbe iniziato l'allenamento dei
Grifondoro. E
quindi ci sarebbe stata Lily. Tutti e due non volevano che sua sorella
sapesse.
Bene, andavano già d'accordo.
Al sorrise mentre le
stringeva le dita un po' di più.
***
Lily era uscita
dagli
spogliatoi con uno sguardo terreo in viso. "Tutto bene, Lily?" le
chiese Nicole, una delle battitrici, scorgendo la sua espressione.
La rossa riuscì solamente
ad annuire: Micheal aveva detto che voleva parlare con la squadra
(tutta la
squadra, riserve comprese!), prima dell'inizio dell'allenamento, ma lei
sapeva
già cosa voleva dire ed era questo che le aveva messo
addosso quella strana
sensazione. Ansia, preoccupazione o chissà cosa, fatto sta
che stava sudando
freddo.
Da un lato sapere che il
posto da cercatrice sarebbe stato libero, le dava la spinta per provare
a
chiedere al capitano quel ruolo, dall'altro… non era del
tutto convinta di
riuscirci. Merlino, quand'è che avrebbe iniziato a sentirsi
capace e sicura e
come fingeva di essere?
Si avvicinò al campo e si affiancò
a Hugo che, già con le protezioni indossate, aspettava con
la scopa in mano e
uno sguardo svogliato.
"Hugo" lo salutò,
chinandosi a raccogliere una pluffa e lanciandola verso il cugino.
"Lily…" Il tono
del rosso era quasi scocciato.
"Che hai?"
"Niente… Tu sai di
cosa ci deve parlare Micheal?" Lily aggrottò la fronte: lui
non lo sapeva?
Rose era sua sorella!
"Non lo sai?"
gli chiese, stupendosi. Come faceva allora a saperlo Alice, se non ne
era a
conoscenza neanche Hugo?
Il ragazzo scosse le
spalle e fece per aprire la bocca, quando Micheal entrò nel
cerchio formato dai
giocatori. "Ragazzi" esordì, muovendo la scopa e sospirando.
"Ho
una brutta notizia. Rose Weasley ha…"
"Rose
Weasley-Granger" lo corresse la ragazza, comparendo dietro di lui e
mettendosi al suo fianco.
"Rose?" esclamò
Hugo e la sorella gli fece un cenno con il capo, sorridendo mesta.
"Forse dovrei
spiegare io, giusto Michael?" Il capitano annuì, muovendo il
braccio che
reggeva la scopa per invitarla a parlare.
"Ragazzi, mi dispiace
molto, ma devo abbandonare la squadra. So di aver partecipato ai
provini, di
aver portato via il posto da cercatore a qualcun altro e di non aver
dato a
nessuno, in questo modo, l'opportunità di allenarsi,
ma…" Rose sospirò e
si passò una mano fra i capelli ricci.
"Sei incinta?"
le chiese Christopher Rowand, uno dei battitori, con un ghigno degno di
un
demone.
"Coglione"
sussurrò Lily, ma non abbastanza basso da non farsi sentire
da tutti.
Rose le indirizzò un
sorriso e poi fece un passo verso il ragazzo. "No, Chris. È
solo che sto
cercando di dare più M.A.G.O. possibili e, anche se pensavo
di riuscirci, ho
paura di non poter prestare la giusta attenzione al Quidditch.
Quindi… sono qui
a lasciare il posto…"
Rowand non la fece neanche
finire e si girò verso Michael. "Chi sarà il
nuovo cercatore?"
Michael scosse le spalle.
"Non ho ancora deciso. Con il fatto che c'era Rose, nessuno si
è
presentato ai provini per quel ruolo…"
"Lo faccio io,
allora. Hai delle riserve per me."
"Ehi, no!" Si
trovò a reclamare Lily. "Dovresti fare una selezione
comunque"
propose a Michael.
"Vuoi proporti tu,
piccoletta?" Rowand, che era all'ultimo anno, si avvicinò a
lei, ma Lily
non si fece ingannare. Né dalla sua altezza, né
dalla sua postura: non era
giusto che il posto lo prendesse lui senza una selezione.
"Lily potrebbe. È
agile e corre veloce. Non sottovalutare la cosa, Michael" la sostenne
Rose.
"Non ho tempo per i
provini. La partita contro i Serpeverde è fra nove giorni.
Sceglierò qualcuno
della squadra… tipo… mercoledì.
Qualcun altro oltre a Chris e Lily vorrebbe
candidarsi?" chiese allora, girando su se stesso: nessuno
accettò
l'invito.
"Potter, sai di non
avere speranze, vero?" le chiese Rowand, con uno sguardo divertito.
"E chi lo sa"
rispose lei, guardandolo con espressione dura.
"Perfetto. Vinca il
migliore, allora" le augurò lui, alzando una mano a mo' di
saluto.
Mentre si allontanava,
salendo a cavallo della scopa, Lily si chiese cosa le fosse saltato in
mente:
lei cercatrice. Non lo aveva mai fatto. Beh, sì, aveva
giocato con gli altri
alla Tana, ma per quanto si impegnasse, non erano veramente partite
'importanti', quelle!
Osservò il resto della
squadra iniziare l'allenamento e sospirò. "Dai, Lily, puoi
farcela di
sicuro! Non fare quella faccia…" Hugo si era avvicinato a
lei per darle
una pacca sulla spalla.
Avrebbe voluto avere metà
della sua sicurezza. Sospirò e prese il volo anche lei.
***
Freddo, c'era
freddo.
Questo era sicuro. Ma ad Al non era ancora passata la voglia di
stringere Alice
fra le braccia senza lasciarla più andare.
Avevano camminato fino
alla riva del lago, chiacchierando di cose senza senso, ma senza mai
staccare
le loro mani unite e le dita intrecciate. Una volta sulla battigia, Al
la tirò
a sé e la baciò ancora.
Lei non oppose resistenza,
ma si scostò velocemente da lui quando si sentirono delle
voci poco lontano.
"Al… Potrebbero
vederci…"
"Lascia che
guardino" le rispose lui, allungando una mano verso il suo viso, ma lei
fece un passo indietro.
Lui non capiva.
Un conto
erano i baci che si erano scambiati quella mattina, o prima, dietro
all'arazzo,
un altro conto era farsi vedere da tutti. Hogwarts, era un posto
pettegolo,
pieno di lingue, orecchie e occhi. E Alice non voleva che gli altri li
vedessero. Non voleva spiegare a nessuno del premio e che quel giorno
sarebbe
stato così speciale per loro. E non voleva che lo sapesse
Lily, perché si
sarebbe illusa. E non lo avrebbe fatto solo Lily.
Fece un passo indietro e
lasciò la mano del ragazzo.
"No, non…" Tentò
di spiegarsi.
"Esci con me,
sabato?" la interruppe Al. Come? Sabato? Fra due giorni? Ma…
"Sabato?"
chiese, troppo sbalordita per mettere insieme altre parole.
"Sì, sabato". Al
rise, ma la sua risata si tinse di un tono strano.
Al per un attimo
pensò che
lei dicesse di no. Ma
perché avrebbe
dovuto? "Andiamo a… Hogsmeade" continuò,
decidendo di mentirle per
paura che il suo no diventasse
reale
e definitivo.
"Di solito vado a
Hogsmeade con Lily, non so se…"
Oh, era tutto lì il
problema? "Ho già pensato a Lily. Cioè, ci
penserà Scorpius. Usciremo in
quattro e…"
"Avete già
organizzato tutto?" Il suo tono sostenuto fece venire ad Al il dubbio
di
aver parlato troppo. Era una cosa brutta aver già pensato a
come uscire con
Alice?
Da come la stava
mettendo,
Alice pensò che Al desse per scontato che lei e Lily
avrebbero accettato l'invito
con entusiasmo. Ed effettivamente, sarebbe stato anche così,
se loro non si
fossero baciati per una stupida scommessa e Lily non fosse arrabbiata
con
Scorpius.
"E cosa ti fa credere
che diremo di sì?" Si sentì in dovere di chiedere
e un po' gioì a veder Al
vacillare.
"Perché non dovreste
voler venire con noi?"
"Devo ricordarti che
quest'estate ci avete offerto un gelato per non stare con noi?"
Il sorriso di Al
scemò:
per Salazar, era vero. E di sicuro se lo ricordava anche Lily: le
ragazze
avevano una memoria pazzesca per cose così stupide. Ma
allora aveva capito male
le parole di Rose o lei stava facendo la preziosa? Tentò
comunque di insistere.
Si passò una mano fra i
capelli. "È stata un'idea mia, non di Scorpius"
precisò, tentando si
salvarsi, ma lo sguardo della ragazza si incupì.
"Giusto. E ora ci
inviti…" Beh, lui voleva passare il pomeriggio con Alice, di
sicuro non
con Lily, e se per farlo doveva 'accasare' temporaneamente Lily,
Scorpius
glielo avrebbe fatto, come favore.
"Pensavo che dopo
stamattina…" esordì, ma lo sguardo della ragazza
lo trapassò.
"Oggi è un altro
discorso. Oggi è il tuo premio. Ma domani…" Come?
Ma non era così!
Si avvicinò e le prese la
mano. "Stamattina mi hai baciato tu. Puoi raccontarti quello che vuoi,
ma
non lo hai fatto di sicuro per il premio. E neanche adesso…"
Alice non
riuscì a
sostenere il suo sguardo e abbassò gli occhi,
perché era tutto vero: lo voleva
anche lei, ma stava giocando a un gioco di cui non conosceva le regole.
"Sì, hai ragione. Ma… e se poi va male?"
Le sembrava che in ballo
non ci fossero solo loro.
"E se poi va
bene?"
la stuzzicò Al, con un sorriso. "Esci con me. Dimmi di
sì". Si
avvicinò ancora, le prese il viso con una mano, prima di
chinarsi e posare
labbra sulle sue. Capì di aver vinto quando lei si
lasciò andare e schiuse la
bocca.
"Non ti dovrebbe
riuscire tutto così facile. Non è giusto"
brontolò Alice e il ragazzo sorrise.
"Vuoi che indovini il
tuo gelato preferito?" la prese in giro, visto che aveva già
scoperto i
suoi gusti e lei rise.
"Ti piace vincere
facile, eh?" Mi piace vincere te.
Ma non lo disse ad alta voce. "Beh, potresti provare a indovinare il
mio
colore preferito, in questo caso…" Lo sguardo sornione di
Alice era un
misto fra innocenza e peccato e Al pensò che non avrebbe mai
visto niente di
più bello. Annuì.
"Va bene"
rispose, allegro.
Alice rise del
suo
ottimismo. Probabilmente pensava, come facevano troppi Serpeverde, che
essendo
una Grifondoro il suo colore preferito fosse uno di quelli della sua
casa.
"Io starei attento a non cadere nel banale, se fossi in te. Non sono
né il
rosso né…"
"Azzurro. Il tuo
colore preferito è l'azzurro" rispose sicuro Al, prima che
lei finisse la
frase.
Oh, Merlino! E come faceva
a saperlo con sicurezza? Con quella
sicurezza?
"E come fai a…"
"Le tue piume per
scrivere sono azzurre, il cordoncino che lega le pergamene che hai
nella borsa
è azzurro, la stella che ti pende dal collo
è…"
Alice si toccò il ciondolo
che le aveva regalato nonna Augusta: Al aveva prestato attenzione a
quelle
cose? Il calore le riempì il petto e la coccolò
come un gatto che faceva le
fusa.
Al non
capì bene il suo
gesto: aveva sbagliato? Non gli sembrava. Per un attimo la sua
sicurezza
vacillò, quando il suo sguardo si riempì di
tristezza, ma poi lei sorrise e
tutto il mondo tornò a girare nel giusto verso.
"Mi sa che verrò con
te a Hogsmeade, sabato" disse lei e Al pensò che non fosse
il caso di specificare
che non sarebbero andati a Hogsmeade, visto tutte le storie che aveva
appena fatto,
così annuì.
***
Lily era
arrabbiata nera:
quel Troll di Rowand l'aveva stuzzicata per tutto l'allenamento fino a
quando
non aveva sbottato e gli aveva dato una spinta che lo aveva fatto
cadere di
parecchi metri prima che riuscisse a riprendere il controllo della
scopa. Così
Michael Towlor l'aveva richiamata, Hugo era intervenuto in sua difesa,
una
delle cacciatrici aveva tentato di difendere il battitore e il tutto
era finito
in una grossa caciara.
"Lily!" La voce
di Hugo l'aveva fatta voltare, ma non si era fermata.
"Cosa c'è?"
Quando il cugino la raggiunse le fece un sorriso che le
ricordò molto lo zio
Ron e si ammorbidì: sembravano sempre dei teneroni. "Scusa,
Hugo. Anzi,
grazie per prima…"
"Rowand è un Troll,
spero che qualcosa impedisca anche a lui di giocare in squadra". Hugo
alzò
le spalle e la seguì verso il castello.
"Addirittura?"
"Certo. Anzi, devi
proprio batterlo!" Poi Hugo vide Fiona che lo aspettava sul portone di
entrata e fece un cenno di saluto alla rossa, prima di raggiungere la
Tassorosso.
Lily sbuffò: una giornata
di… Ma che le era venuto in mente? Non sarebbe mai riuscita
a farsi ammettere
come cercatrice. Però provare non costava niente…
Beh, a parte l'orgoglio.
Scorpius
riuscì a
intercettare Lily lungo un corridoio del terzo piano: sapeva che dopo
l'allenamento lei sarebbe andata direttamente in camera e voleva
raggiungerla
prima che entrasse nel regno rosso e dorato dei Grifondoro.
Le si affiancò.
"Lily" la salutò, ma lei girò appena lo sguardo
verso di lui e, anche
se alzò un sopracciglio per la sorpresa, non disse niente.
"Towlor vi ha detto
che…"
Lily si
fermò di colpo:
Scorpius lo sapeva? "Sai di Rose?" gli chiese.
Il Serpeverde annuì.
"Me l'ha detto Albus" si giustificò. Ah. Per un attimo,
aveva pensato
male. Ma perché Alice e Albus lo sapevano mentre anche Hugo
ne era all'oscuro?
Scosse il capo.
"Le voci girano in
modo strano…" disse, a nessuno in particolare. "Tu cosa
vuoi, invece?
Non penso che tu mi abbia cercato perché morivi dalla voglia
di vedermi, no?"
Scorpius
incassò il colpo:
sapeva di non essersi comportato nel migliore dei modi, ma non l'aveva
mai
trattata male. "Sei nervosa?"
"Sì, mi stai rendendo
nervosa tu. Ho appena scoperto che dovrò battermi contro un
mezzo gigante per
il ruolo di Rose e non sono…" Ma cosa stava dicendo?
"Towlor non ha dato a
te il posto da cercatore?" Scorpius era stranito. Secondo lui, nella
squadra di quell'anno, non c'era un Grifondoro migliore di Lily per
quel ruolo.
"Che fai, mi sfotti,
Malfoy? Perché non ho molto tempo per queste…"
"No, aspetta… Non
volevo… "Lily sospirò pesantemente e poi riprese
a camminare. "Senti,
posso aiutarti io per il ruolo. Puoi allenarti con me". La ragazza lo
guardò come se gli fossero spuntate due teste direttamente
dal petto.
"Tu?" Il suo
tono era scettico, ma non lo stava deridendo. E meno male! Non si
sarebbe
vantato, ma era un cercatore dal suo secondo anno, ed era il
più bravo in
assoluto.
"Sì" rispose
solamente. Lei si fermò di nuovo e fece una faccia strana,
come se stesse
valutando la cosa.
"Sabato prossimo c'è
la partita contro di voi. Non mi sembra una cosa…
cioè, dici sul serio?"
"Certo."
Lily stava
pensando che
forse poteva approfittare della cosa. Rose non aveva tempo di aiutarla
e
Scorpius era uno dei cercatori più bravi. Lei comunque
doveva sostenere quella
sorta di provino fra meno di una settimana. Non aveva tempo per cercare
qualcuno, non sapeva a chi chiedere e… Merlino! Va bene, va bene!
"Michael deciderà
mercoledì prossimo. Probabilmente ci sarà una
gara o qualcosa di
simile..." Scorpius annuì ancora. Lily si morse il labbro,
forte.
"Ok, andata".
Scorpius
osservò la
piccola rossa allungare la mano verso di lui e gliela strinse. Avrebbe
voluto
dirle che dovevano suggellare con un bacio o una cosa così,
ma stette zitto
perché in quel momento passarono due studenti Corvonero del
secondo o terzo
anno. Sapeva che doveva chiarire con Lily, lui l'aveva evitata, ma quel
giorno
era stata lei a non cercarlo e ora pensava di aver fatto una cazzata e
si stava
pentendo.
"Ci vediamo allo
stadio?" gli chiese lei, ma Scorpius dovette scuotere la testa.
"Il campo è
prenotato, domani. Dovremo fare domenica mattina".
Lily
strabuzzò gli occhi:
domenica mattina? "Non volevi iniziare subito?" le chiese un attimo
dopo, capendo il suo sguardo. Sì che voleva, ma…
Merlino, domenica? Annuì.
"Ma non facciamo troppo presto. E se facessimo sabato?" gli
domandò.
Magari domenica sarebbe riuscita a dormire un po'.
"C'è Hogsmeade,
sabato" rispose lui, con la fronte corrugata.
Oh, giusto. Hogsmeade.
Quella cavolo di gara le stava mandando in tilt il cervello. "Ah, ok,
va
bene domenica, allora" acconsentì.
"Magari a Hogsmeade
ci mettiamo d'accordo per gli allenamenti. Non c'è molto
tempo e…"
Cosa, cosa, cosa?
"Ehi, frena
quando
voli in curva, Malfoy, cosa andiamo a fare a Hogsmeade?" Scorpius
capì che
lei non sapeva niente. Al gli aveva detto che sarebbero andati a
Hogsmeade e di
averne parlato con la Paciock, ma probabilmente lei non lo aveva ancora
detto a
Lily. Tentò di arrampicarsi sui vetri.
"Pensavo che sarebbe
stato carino…" Cosa avrebbe dovuto dire? Spiattellare la
storia di Al e la
figlia del professore? Non era sicuro che sarebbe stata una buona idea.
"Mi stai invitando a
uscire?" gli chiese lei, senza mezzi termini, ma la sua espressione non
era propriamente quella di una ragazza contenta.
"No?" le domandò
in risposta, come se volesse lasciare decidere a lei.
Lily
alzò le spalle.
"Di solito vado con Alice ma… Immagino che non sia un
problema,
comunque" concluse alla fine, annuendo. Chissà, avrebbero
potuto parlare
di quello che stava succedendo fra di loro? Perché lei
avrebbe gradito sapere
come stavano le cose…
"Allora ci vediamo…
direttamente sabato?" chiese comunque, per capire se si fossero messi
d'accordo nel modo giusto.
Scorpius
annuì. "Sì,
sabato mattina davanti al portone" concluse. Quando Lily si
avvicinò a
lui, pensò che volesse baciarlo, così
lanciò un'occhiata intorno a loro, per
assicurarsi che non ci fosse nessuno: fece un passo verso i lei e si
chinò
leggermente, ma Lily gli diede una pacca sulla spalla. "A sabato"
esclamò,
ma subito dopo capì quello che lui si era aspettato e i suoi
occhi furono
attraversati da un lampo divertito, così avvicinò
il viso al suo e si leccò le
labbra prima di dire: "Questa volta caschi male, Malfoy!"
Scorpius ci rimase male
come se gli avessero dato un due di picche. Merlino!
Lily
arrivò davanti del
quadro della signora grassa e incontrò Alice che, dall'altra
parte del
corridoio, stava parlando con alcune ragazze.
"Lily!" la
chiamò lei quando la vide e la rossa la raggiunse subito.
"Alice, vieni, ho un
sacco di cose da raccontarti!" disse, tirandola per un braccio, senza
rendersi conto che anche l'amica voleva dirle qualcosa. La
trascinò dentro la
sala comune e si diresse subito verso la scala a chiocciola. "Non ci
crederai mai!"
Alice voleva
raccontare a
Lily di suo fratello e del fatto che l'avesse invitata a Hogsmeade.
Intanto
l'avrebbe informata sul premio e sul fatto che quella giornata
l'avevano
passata insieme. Sentì un po' di calore salirle al viso:
cosa avrebbe detto
Lily? Sarebbe stata contenta per lei o no?
"Micheal ci ha
confermato che Rose lascia la squadra e lui deciderà, la
settimana prossima,
chi prenderà il suo posto e… indovina? Scorpius
mi aiuterà ad allenarmi!"
"Scorpius?" le
chiese, stranita.
Gli occhi di Lily
brillarono e Alice si bloccò. "Sì! E non
è finita qui: mi ha chiesto se
vado a Hogsmeade con lui. Beh, in verità non penso sia un
appuntamento vero e
proprio, dice che così possiamo metterci d'accordo per gli
allenamenti. Ma è
sospetto, no? Avremmo potuto tranquillamente parlarne stasera dopo cena
o
domani. E invece lui mi ha detto sabato…" Lily era contenta.
Agitata e
contenta. E blaterava senza sosta. "E poi si aspettava che lo baciassi
e
io mi sono tirata indietro! Avresti dovuto vedere la sua faccia!
C'è rimasto
come uno snaso nelle sabbie mobili. Però gli ho detto di
sì per sabato. Non
volevo tirare troppo la corda…" Stavano camminando per
raggiungere la
stanza del quinto anno e ancora Lily non aveva ripreso fiato,
nonostante
cercasse di non alzare troppo la voce. "Secondo te vuole chiedermi di
stare insieme per davvero? Probabilmente ci sarà anche Al e
quindi ha
intenzione di ammettere anche davanti a lui che vuole stare con me. Tu
cosa
dici?"
Alice sbatté gli occhi
quando Lily si fermò davanti alla porta della camera del
quinto anno e non
seppe cosa rispondere. Al le aveva detto che aveva chiesto a Scorpius
di uscire
con loro e Lily, e lei aveva pensato che sarebbe stata una bella cosa
ma… Ora
l'entusiasmo dell'amica la stava preoccupando: se le avesse detto che
lei lo
sapeva perché Al aveva chiesto a lei di accompagnarlo a
Hogsmeade, avrebbe
capito che il biondo glielo aveva chiesto solo per quello? Ma poi,
quali erano
le intenzioni di Scorpius? Magari si stava facendo tanti problemi e in
verità
il Serpeverde aveva deciso da solo di chiedere a Lily di uscire.
Oppure…
La sua amica
aveva una
faccia strana. Lily le posò una mano sulla spalla e la
scosse. "Ohi,
Alice, tutto bene?"
"Come? Sì,
certo…" le rispose, ma la rossa non era del tutto convinta.
"Dici che Scorpius ha
intenzione di dire a Al che vuole stare con me?" Ad Al e al resto del
mondo, pensò Lily. Aveva finalmente deciso?
Ripensò a quando si era aspettato
che lei lo baciasse e al fatto che c'era rimasto male. Forse si sarebbe
dato
una mossa. E se invece il suo interesse era veramente solo quello del
Quidditch? Si morse il labbro.
Alice vide Lily
torturarsi
il labbro con i denti e capì che non sentiva veramente tutta
la sicurezza che
manifestava. La passò un braccio sulle spalle, aprendo la
porta della stanza.
"Sono sicura che sabato avrai tutte le tue risposte" le disse
cercando di non mentire.
"E se non fossero
quelle che mi aspetto? O quelle che vorrei?" Lily mormorò
talmente piano
che Alice avrebbe pensato che avesse detto qualcos'altro, se non
l'avesse
conosciuta così bene.
"Ti aiuterò a fargli
il culo" rispose e Lily rise dirigendosi verso il suo letto.
"Scusami, cosa dovevi
dirmi?" le domandò, dopo un po', mentre radunava le cose per
andare a fare
la doccia.
"Oh, niente di
importante" mentì, ma non riuscì a guardarla.
Lily si
sentì in colpa.
"So che ti ho stressato tanto, ultimamente, con la storia di
Scorpius…"
"Non preoccuparti,
Lily, siamo amiche…"
"Ti ho anche
obbligato a stare con mio fratello, chissà quanto mi odi!"
"Ma no, cosa dici!
Anzi, a dir la verità…"
Alice
pensò che forse
poteva approfittare delle parole dell'amica per confessargli quello che
sentiva
per Al, quando una ragazza si affacciò alla porta della
stanza. "Potter!
Un tipo grande e grosso mi ha detto di dirti che anche se fai comunella
con il
cercatore dei Serpeverde, non puoi batterlo!"
Lily iniziò a brontolare
su uno dei giocatori della squadra di Quidditch e si avviò
fuori dalla stanza,
dicendo che sarebbe andata a dirgliene quattro.
Alice sospirò: non
sembrava mai il momento giusto.
***
Finalmente
sabato era
arrivato e le ragazze, seppur per motivi diversi, erano abbastanza
agitate:
Alice non era poi riuscita a dire alla sua migliore amica che sarebbe
uscita
con suo fratello e Lily era nervosa all'idea di non sapere cosa
aspettarsi da
quella giornata.
"Sto bene?" le
chiese la rossa e Alice le sorrise come una zia.
"Sei bellissima,
Lily" l'assicurò, osservando la ragazza tirarsi il maglione
sui jeans.
Scesero le scale
ridacchiando a braccetto e Alice, per tutto il tempo, non si chiese mai
cosa
sarebbe successo quando i Serpeverde si sarebbero presentati.
Si morse il labbro, senza
poter confidare i suoi pensieri a nessuno. In fin dei conti, presto si
sarebbe
rivelato tutto, no? Glielo avrebbero detto insieme.
*
"Cavolo, sono
insieme!" esclamò Albus verso l'amico quando dalla porta che
dava
sull'entrata videro le ragazze scendere dalle scale.
"Beh, cosa ti eri
immaginato? Non hai detto alla Paciock che saremmo andati tutti?" Al
alzò
le spalle: sì, era vero le aveva detto così.
"Ora devo solo
riuscire a trovare il modo… Perché non vai a
chiamare mia sorella? Con una
scusa potresti portarla via un attimo…"
A Scorpius non
piacevano
molto i giochetti. Forse perché non era molto bravo in
quelle cose, ma poteva
assecondare Al lo stesso. "Potrei dirle che voglio parlare di
Quidditch.
Non penso che alla Paciock interessi molto lo sport, così
non insisterà per
venire…"
Scorpius pensava che
invece l'amica di Lily fosse al corrente di loro due, così
era sicuro che
qualsiasi scusa avesse usato, non avrebbe accampato storie. Sempre che
Lily
volesse veramente andare con lui; dopo giovedì sera, non ne
era così sicuro.
"Quidditch? E di cosa
dovreste parlare? Lily non vuole dirmi niente di Quiddich, ha paura che
scopra
qualche schema o qualcosa che potrebbe andare a nostro vantaggio sabato
prossimo."
Scorpius alzò le spalle
con una studiata noncuranza e si preparò a lanciare la
cacca-bomba. "Le ho
promesso che l'avrei aiutata per prendere il posto di Rose. Faremo
qualche
allenamento…"
Albus si voltò verso di
lui con uno sguardo strano e Scorpius si preparò a un
eventuale confronto:
forse era il momento di dirglielo. Fece per aprire la bocca, ma
l'espressione
di Al si distese e poi sorrise. "Ottima idea! Non sarei riuscito a
pensare
a niente di meglio!"
Al diede una
pacca sulla
spalla all'amico e poi tornò a guardare le ragazze che si
stavano avvicinando.
"Guarda che intendo aiutarla davvero" precisò Scorpius e il
moro si
voltò di nuovo di verso di lui.
"Davvero?" Era
stranito: perché Scorp avrebbe dovuto farlo?
Il biondo si strinse nelle
spalle. "Mi sembrava una cosa carina, l'ho incontrata l'altra sera e ha
detto che le sarebbe piaciuto fare il provino, ma aveva paura di non
farcela…"
"Lily? Davvero pensa
di non farcela?"
Scorpius si strinse nelle
spalle. "Alla fine ha solo bisogno di incoraggiamento, penso che sia un
po' insicura".
Albus annuì. "Bene,
allora tienila impegnata così. Io porterò via
Alice e magari loro non si
faranno troppe domande…"
Scorpius
alzò un
sopracciglio all'esagerato ottimismo dell'amico. "Ma la Paciock non sa
dove
andrete?"
Al scosse tutto il busto.
"No. Pensavo mi avrebbe detto di no. Non so perché, ma
è restia a lasciare
da sola Lily."
Forse perché erano amiche?
Scorpius alzò gli occhi: ma il suo migliore amico aveva una
sorella e non
capiva niente di queste cose?
"Ma non bastava dire
a Lily che volevate stare da soli?"
Al sbuffò. "Guarda,
preferisco non tirare in ballo mia sorella. Mi…
dà fastidio, la cosa. Come se
lei poi si sentisse in diritto di mettersi in mezzo. Sai
com'è fatta, no?"
No, Scorpius non lo
sapeva. Cioè, sì, lo sapeva. Ma a lui piaceva
come si 'metteva in mezzo' Lily.
"Quindi neanche la Paciock vuole dirlo a Lily?" chiese. Ma su questo
era scettico: aveva visto le ragazze insieme più volte a
casa dei Potter, e lui
era abbastanza sicuro che non si sarebbero nascoste una cosa
così. Ma le
ragazze erano sempre un casino, quindi chi era lui per esserne
così sicuro?
"A dir la verità,
penso che Alice non aveva capito che non volevo solo un bacio. Lei
pensava che…
sarebbe stato solo l'altro giorno. Non…" Scorpius
notò la difficoltà di Al
nello spiegarsi. E, come aveva notato i giorni prima, capì
che per lui era una
cosa nuova: la figlia del professore lo stava mettendo in discussione.
"Lei pensava che
volessi solo fartela e non aveva capito che le tue intenzione erano
più…
serie?"
Al si
passò una mano fra i
capelli. "Sì, una cosa così". E sapeva che Alice
avrebbe fatto storie
anche per quella giornata lì. Al immaginava che
finché si trattasse di
nascondere a sua sorella una giornata di baci, sarebbe stata d'accordo,
ma
nascondere di più... Non era del tutto convinto. E lui,
siccome non voleva dire
niente a sua sorella fino a quando non fosse stato sicuro di
ciò che c'era con
Alice, preferiva stare zitto. Forse, convincere Alice sarebbe stato
più
difficile. Il giorno prima ne avevano parlato e lui era riuscito a
schivare la
discussione, ma non sapeva fino a quando ci sarebbe riuscito.
"Dai, è ora di
andare…"
*
Lily vide
arrivare
Scorpius dalla porta dei sotterranei e, per quanto si sforzasse di
rimanere
impassibile, si scoprì a sorridergli.
"Ragazze" le
salutò. Sembrava imbarazzato e a Lily fece tanta tenerezza:
Scorpius
imbarazzato era una cosa così dolce!
"Scorpius, sei
solo?" chiese, guardando alle sue spalle: si era aspettata anche Albus,
ma
il biondo non era stato raggiunto da nessuno.
"Ehm…" Il
Serpeverde si passò una mano fra i capelli mentre si voltava
verso il corridoio
dei sotterranei. "Eh sì…"
"Albus non
viene?" Ora Lily era stranita: non doveva esserci anche lui? Si
voltò a
guardare Alice, ma lei le sorrise.
Alice vide la
confusione
sul viso dell'amica, così intervenne: "Se volete andare,
dico io ad Albus
di raggiungervi, appena lo vedo".
"Sicura? Non ti
dispiace aspettare qui da sola?" le domandò Lily con
incertezza.
Alice si sentì a metà fra
l'essere in colpa e dare all'amica la possibilità di uscire
con il ragazzo che
le piaceva.
"Sì, non
preoccuparti. Al massimo faremo la strada insieme per venire a
Hogsmeade."
Scorpius
guardò la
biondina incoraggiare Lily con gli occhi e qualche gesto di conforto.
Lily non
voleva andare da sola con lui? E perché? Preferiva che ci
fosse anche suo
fratello?
"Intanto andate. Sono
sicura che abbiate tanto da… dirvi" disse ancora la figlia
di Paciock.
Scorpius alzò un sopracciglio alla velata insinuazione e la
biondina lo guardò
come se volesse sfidarlo. Poi Lily acconsentì e si
voltò verso il portone.
"Va bene, andiamo intanto che non c'è nessuno per il
controllo
dell'uscita" spiegò, tirandolo per un braccio.
Il biondo stava ancora
guardando la Paciock e lei cambiò espressione quando Lily si
voltò, mimando
sulle labbra: "Comportati bene, Malfoy".
Per un attimo, ebbe una
brutta sensazione, ma poi Lily lo strattonò ancora e lui si
voltò verso la
ragazza. "Sì, arrivo…"
Alice
osservò i due
ragazzi uscire dal portone e sorrise dolcemente, ma poi si
rabbuiò: sperava
soltanto che fra i due andasse tutto bene.
Pochissimo tempo dopo che
loro furono usciti dal portone, vide Al avvicinarsi all'entrata e
lì capì che
il tutto era stato fatto apposta: ma apposta per chi? Per Lily e
Scorpius o per
lei e Al? Non le piaceva la strana sensazione che le stava prendendo lo
stomaco.
"Ciao"
salutò la
biondina, Al, quando si avvicinò a lei, mettendole un
braccio sulle spalle e
tirandola a sé per baciarla sulla guancia.
"Al…" lo
rimproverò lei senza troppa convinzione, ma non si
spostò.
"Alice…" rimbeccò
lui, lasciandola poi andare. "Andiamo?" chiese, prendendole la mano.
"Lily e Scorpius sono
appena usciti" gli disse, seguendolo verso la fila d'uscita davanti al
portone.
"Sì, lo so. Ho
mandato Scorpius prima apposta" le confidò.
"Perché?
Non dovevamo
uscire tutti insieme?" chiese Alice, stranita. Aveva capito male? Non
avrebbe detto a Lily la verità neanche quella volta?
"Sì, ma ho cambiato
idea" rispose, scandendo il suo cognome al nuovo custode: era il
settimo
in sette anni e non aveva ancora imparato i nomi di nessuno.
"Ah, tu hai cambiato
idea e tutto il mondo ti segue?" gli chiese, un po' seccata, mentre
controllava come fosse stato scritto il suo nome: perché lo
sbagliavano tutti?
Al rise,
passandosi una
mano sulla testa, coperta dal berretto verde argento. Perché
lei riusciva
sempre a fargli domande scomode? "Più o meno. Ma fra amici
funziona così,
no? Mi ha fatto un favore, così possiamo rimanere da
soli…" Tentò di
spiegare, mentre seguivano altri ragazzi fuori dal cancello di
Hogwarts, tutti
diretti a Hogsmeade.
"Ma tanto poi ci
vedrà ad Hogsmeade insieme, no?" disse lei, guardandolo
stranita.
Al sospirò: era difficile
da spiegare, ma prima di dirlo a Lily, e se avesse potuto avrebbe
aspettato più
tempo possibile, aveva bisogno di chiarire con Alice alcune cose.
"Più o meno…"
"In che senso?"
Per sviare l'attenzione le
chiese se avesse già parlato a sua sorella di loro e fu
sollevato quando lei
scosse la testa.
"Volevo ma poi
lei…"
Alice non sapeva
come
spiegare ad Al, che non sapeva niente di Lily e di Scorpius, quanto sua
sorella
fosse agitata al pensiero di uscire con lui quel giorno e di non essere
riuscita a parlarle. E di come quel segreto con la sua migliore amica
le stesse
rovinando lo stomaco.
"Bene, meglio
così" disse lui, rimettendo il braccio sulle sue spalle e
tirandola di
nuovo a sé. "Siamo abbastanza lontani da scuola, ora? Me lo
dai un
bacio?" sussurrò vicino al suo orecchio e lei
sentì un brivido
accarezzarle la nuca.
Si girò verso di lui e gli
prese il viso fra le mani. "Non vedevo l'ora…"
*
"Dove andiamo?"
gli chiese Lily, lanciandosi un'occhiata alle spalle senza farsi
vedere: di
Alice e Al non c'era traccia. Forse Alice lo stava intrattenendo
così che lei e
Scorpius potessero chiarire le cose prima che arrivasse Al.
"Non so… Ai Tre
manici di scopa?" rispose Scorpius e lei annuì.
Il caldo del pub li
accolse con piacere e Lily si tolse mantello e cuffia mentre si sedeva
sulla
panca. Si voltò a guardare il biondo mentre si toglieva la
sciarpa. "Non
sembri preoccupato che qualcuno possa vederci, stavolta" lo
provocò, con
uno sguardo divertito.
Scorpius
sospirò mentre
appoggiava il mantello sulla sedia accanto a lui. "No" rispose, ma
non era preoccupato soltanto perché Albus sapeva
perfettamente dove fosse e con
chi. E cosa stesse facendo.
"Bene" disse, un
po' troppo felicemente Lily. "Quindi siamo qui per…"
Scorp alzò un braccio per
chiamare il barista e poi si voltò verso di lei, ignorando
la sua frase almeno
finché non avesse saputo come rispondere correttamente.
"Burrobirra?"
chiese allora.
"Oh,
sì! Una
burrobirra calda, per cortesia" ordinò Lily all'uomo che si
era presentato
al tavolo. "Con…" Si allungò a prendere il
menù e si mise a leggere
le varianti.
"Non la prendi con
una fetta di arancia, di solito?" le chiese lui.
"Sì, ma stavolta
volevo cambiare. Mi ci può aggiungere un po' di cannella in
polvere?"
chiese e il cameriere annuì, facendo segnare alla piuma auto
inchiostrante
l'ordinazione su un taccuino.
"Per me una
burrobirra normale, grazie. Fredda" specificò dopo lui.
Quando il barista se ne
andò Scorpius la guardò stranito. "La cannella
è molto dolce, non so se ti
piacerà…"
Lily, un po' divertita e
un po' infastidita dalla cosa, gli rispose a tono. "Forse ci sono cose
su
di me che ancora non sai" lo stuzzicò.
Lui alzò le spalle e si
guardò intorno, sperò di averlo incuriosito.
Scorpius
sperò di non aver
fatto una cazzata: avrebbe voluto portar fuori Lily in un'altra
occasione.
Avrebbe voluto parlare con lei senza preoccuparsi di chi aveva intorno,
baciarla senza il pensiero che Al venisse a scoprirlo e…
"Non avevi intenzione
di vederci molto presto, vero, domani?" gli chiese lei, interrompendo i
suoi pensieri, appoggiando le mani sul tavolo e allargando le dita.
Scorp sorrise: sapeva che
le piaceva dormire. Pensò di stuzzicarla, dicendole un
orario assurdo e lei
impallidì prima di rispondere: "Ma davvero?"
Quando lui rise lei gli
diede una pacca sul braccio, ma poi scoppiò a ridere.
Continuò a provocarla
mentre arrivarono le burrobirre e scoprì la gioia di non
doversi sforzare per
scherzare con lei.
Passarono due ore e le
burrobirre finirono, consumate insieme a battute, risate e aneddoti del
passato.
-
-
-
*** Eccomi! Scusate il
capitolo corto, ma ho dovuto dividerne uno più lungo ed
è stato un casino
"Forse dovremmo
avviarci
verso Hogsmeade" propose Alice, staccandosi dalle labbra di Al: era
passata quasi mezz'ora ed era giunto il momento di rincontrare Lily e
Malfoy.
"Non andremo a Hogsmeade,
Alice". Il tono del moro era strano e un po' lo era anche lui: si
passò
una mano guantata sul berretto e sorrise (quel sorriso a cui iniziava a
far
fatica a dire di no!), poi le accarezzò una guancia con il
dorso delle dita.
"No? E dove andremo?"
Stranita, la ragazza si voltò verso il viale ciottolato: Al
voleva tornare a
scuola? E perché avrebbero dovuto farlo proprio nell'unico
giorno in cui
potevano uscire?
"Ti fidi di me?" le
chiese e Alice lesse nel suo sguardo la speranza che lei accettasse
senza fare
domande. Si morse un labbro, ma poi, senza sapere bene
perché fosse così,
annuì.
Al strinse la
ragazza in vita e
si smaterializzò per comparire in un vicolo di Londra. Non
lasciò andare Alice
subito, perché aveva paura che scappasse, così
aspettò che lei si rendesse
conto di dov'erano.
Alice non si era
aspettata la
smaterializzazione e lo strappo allo stomaco la prese un po' in
contropiede, ma
quando si ritrovarono nella Londra babbana, spalancò gli
occhi, ancora più
sorpresa. "Albus!" esclamò, meravigliata da ciò
che vedeva, mentre si
girava fra le sue braccia: le decorazioni natalizie, la gente che
vedeva
camminare lungo la via principale, i suoni di campanelle benfestanti e
tante,
tantissime altre cose, la fecero sorridere.
"Alice, vuoi passare questa
giornata con me, nella Londra babbana?" le chiese allora lui, con quel
sorriso da Serpeverde, consapevole del fatto che difficilmente avrebbe
risposto
di no.
Infatti lei rise.
Al sorrise
soddisfatto: voleva
sorprenderla e c'era riuscito. Ma non era ancora tutto.
"Siamo a Londra nel giorno
di Hogsmeade!" esclamò ancora Alice e Al non seppe dire se
nella sua vita
ci fosse stato prima di quel momento un istante così felice."Merlino, se ci
beccano…"
Lui scosse le spalle e le prese
la mano. "Pensiamo alle cose belle: non ci scopriranno. Torneremo in
tempo, te lo prometto".
"Dovresti fare solo promesse
che puoi mantere, Potter!" lo prese in giro lei, ma continuò
a guardare
verso la strada principale.
"Ti prometto che sarà un
giorno bellissimo, allora" disse ancora, prima di avventurarsi verso la
calca che vedevano dal piccolo vicolo dove si erano materializzati.
"Che hai in mente?" gli
chiese, ma anche Al capì che lei si stava lasciando andare.
"Pensavo di pranzare con lo
zucchero filato e bere cioccolata calda in tazze da passeggio. Potremmo
guardare le vetrine natalizie e poi…"
Alice
sbarrò gli occhi quando si
inoltrarono nella via principale: il via vai di persone era caotico e
tremendamente eccitante, vedeva i chioschetti di cibo babbano e
annusava loro
profumi, immaginando gusti che si scioglievano sulla lingua.
"Non so cosa sia lo zucchero
filato, però…" ammise, quando iniziarono a
camminare lungo la via.
"Te lo farò assaggiare, ma
prima guarda là…" Lui le indicò con il
dito un punto della strada che si
affacciava sul Tamigi e lei sgranò di nuovo gli occhi quando
vide il ponte
nella sua maestosità. "Il Tower Bridge!"
Al si
stupì. "Lo
conosci?"
"Conosco tutti i ponti del
Tamigi. James e Frank ci avevano promesso che se li avessimo imparati
tutti a
memoria ci avrebbero portato qui, due anni fa. Questo è il
più bello perché si
apre. Le navi non volano, ma ci passano in mezzo!"
Oh. Non era una novità per lei?
L'idea che James l'avesse portata in giro come stava per fare lui, gli
fece
digrignare i denti.
"Ci sei già stata?"
chiese, per la prima volta pensando di aver sbagliato sorpresa. Cosa
avrebbero
fatto, ora?
Ma la ragazza rise nervosa e si
passò una mano sulla guancia. "No, ci avevano preso in giro"
rispose,
quasi sconsolata e Al si sentì un po' una brutta persona al
pensiero di esserne
contento.
"Beh, ora siamo qui. E lo
guarderemo aprirsi mentre le navi ci passano in mezzo."
Gli occhi della ragazza
brillarono mentre si voltava verso di lui. "Davvero?"
"Davvero."
"Non vedo l'ora."
Al si
fermò a un chioschetto di
dolciumi e prese delle gommose a forma di animali e uno stecco su cui
una
nuvola di zucchero filato colorato si dondolava dolcemente.
"Questo è lo zucchero
filato" le disse, mentre glielo porgeva sotto lo sguardo stranito
dell'ambulante.
"Wow! E come si
mangia?" chiese lei, facendolo girare per osservare quell'opera d'arte.
"Come un gelato?"
"Come vuoi, anche così"
spiegò, staccandone un pezzo e avvicinandolo alla sua bocca
per farglielo
assaggiare. Lei chiuse gli occhi quando lo zucchero le si sciolse sulla
lingua
e Al si sentì fortunato guardandola mentre si leccava le
labbra compiaciuta.
Santo Godric era
una goduria!
Un'insieme di tutti i dolci di Mielandia sullo stesso stecco. Quando
riaprì gli
occhi, lo sguardo di Alice si incrociò con quello del moro e
l'occhiata intensa
che lui le lanciò le fece accalorare le guance.
"Me ne fa un altro,
per…"
No, no no!
"No, dividiamo questo"
insistette lei. Al alzò le spalle e ordinò dolci
diversi.
Si allontanarono e lei ne staccò
un altro pezzo. "È il tuo turno" disse, allungando le dita
verso di
lui. Il lampo che passò negli occhi del ragazzo le
suggerì che avrebbe fatto
qualcosa di audace, ma non ascoltò il suo sesto senso e
quando Al aprì la bocca
per mangiare lo zucchero filato, le sue labbra non si fermarono e
arrivarono a
lambirle le dita. Un brivido le corse dalle dita fino al petto e quasi
si sentì
tremare di piacere. Spalancò gli occhi e lui le
bloccò la mano per continuare
quella carezza fino al palmo.
"Mi piace molto lo zucchero
filato…" riuscì a dire, ma la sua voce venne
fuori roca alle sue stesse
orecchie e lei dovette tossicchiare per schiarirsi la gola. Al sorrise
ancora:
peccaminoso, intrigante e assolutamente affascinante.
"Comunque si può mangiare
anche dallo stecco, così…" spiegò lui,
continuando a guardarla e
chinandosi verso di lei che teneva lo stecco vicino al viso.
Alice capì che voleva addentare
direttamente lo zucchero filato, così all'ultimo lo
tirò via, sporgendosi verso
di lui e baciandolo.
Al le
posò la mano sul fianco e
la strinse verso di sé.
"Sai di dolce" disse
lei, ancora con le guance rosee. Al non voleva staccarsi da lei, ma
voleva
giocare ancora, così si sporse a staccare con i denti un
grosso pezzo di
zucchero solido, per poi tornare verso di lei e invitarla a servirsi
direttamente dalle sue labbra. Lei rise, ma poi lo
accontentò e tutti e due
mangiarono finché le loro bocche non si incontrarono di
nuovo.
Alice si stava
divertendo
tantissimo: avevano mangiato dolci, si erano baciati, avevano
passeggiato mano
nella mano, si erano fermati a baciarsi ancora, avevano curiosato in un
mercatino babbano e si erano provati strani cappelli colorati. Per non
parlare
di quando avevano visto davvero il ponte aprirsi in due per lasciar
passare le
navi! E lì si erano baciati ancora. Forse erano i baci che
rendevano quella
giornata così bella.
"È stata la più bella uscita
a Hogsmeade che abbia mai fatto, senza essere a Hogsmeade!"
ridacchiò lei,
in un momento del pomeriggio, quando il sole iniziava a calare.
"Ma non è mica finita. C'è
un'altra sorpresa"
Alice sgranò ancora gli occhi: le
sembrava di non aver fatto nient'altro per tutto il giorno. "Ancora?
Non
vorrai viziarmi, Potter!" esclamò, contenta di ogni cosa.
Albus rise: era
proprio quello
che sperava di fare. Allungò il passo, tirandola appena per
la mano, smanioso
di vedere la sua reazione alla vista della sorpresa successiva.
Quando girò l'angolo e si ritrovarono
sul lungo fiume, le indicò la cosa più grande
sulla riva opposta: la London
Eye, la grossa ruota panoramica che sembrava toccare il cielo, nella
sua
maestosità.
"Andiamo lì?" chiese
lei, spalancando la bocca e, per un attimo, ma solo per un attimo, Al
si
domandò se avesse dovuto prima chiederle se soffrisse di
vertigini. Ma poi si
ricordò che lei voleva fare l'Auror e per farlo bisognava
anche sostenere
l'esame di volo, quindi lei non poteva avere paura dell'altezza. O
almeno, non
troppo.
"Pensavo di sì. Che
dici?"
"Che ho intenzione di
baciarti e di non smettere finché il sole non
sarà calato oltre i palazzi di
Londra!" Continuando a guardare la grossa ruota, lei fece scivolare la
mano contro la sua e intrecciò le dita in cerca di contatto.
Al le strinse la mano: Alice non
era noiosa come sostenevano alcuni studenti del sesto anno (a cui lui
non aveva
detto che non lo fosse, però: più le stavano
lontano, meglio era) ma era una
ragazza con una gran voglia di divertirsi. Aveva pensato che avrebbe
fatto più
storie per il fatto di infrangere le regole della scuola e
smaterializzarsi
lontano da Hogsmeade, e invece lei non si era preoccupata e aveva
giocato con
lui tutto il tempo.
La fila per
salire sulla ruota
panoramica era lunghissima, notò Alice, ma il ragazzo
accanto a lei usò diversi
Confundus e altri incanti per passare davanti a tutti e salire, quasi
immediatamente, sulla cabina che li avrebbe portati a fare il giro.
Alice, appena salita, ridendo del
fatto che se fossero stati scoperti avrebbero corso più del
rischio di
spolverare tutti i trofei della scuola, corse subito verso il vetro di
fronte a
lei per vedere il fiume e poi si voltò verso il ragazzo.
"È
stupendo!"
Al
riuscì a confondere l'addetto
alla sicurezza e lasciò che la capsula, che poteva contenere
anche una ventina
di persone, partisse con solo loro a bordo. Sperò che la
cosa non facesse
notizia e che non arrivasse alle orecchie di suo padre (o peggio,
quelle di sua
madre!) e si avvicinò ad Alice che, con le mani appoggiate
al vetro, osservava
il sole calare dietro i palazzi.
"Sì, è veramente bello. Non
pensavo fosse così…"
"Non ci eri mai stato?"
Alice si voltò verso di lui e i loro visi si ritrovarono
vicinissimi.
Scosse il capo.
La ragazza sorrise.
"Bene". Oh. E Perché? "Vuol dire che non ci sei stato con
nessun'altra: mi piace" continuò lei, come se avesse sentito
la sua
domanda. E tornò a guardare fuori, mentre la ruota girava
lentamente per
permettere il riempimento di tutte (le altre) capsule.
Al le prese la mano più vicina a
lui. Come farle capire che non aveva in mente un'altra ragazza,
né pensava che
lei fosse come… come le altre… sì,
come quelle con cui era uscito fino a quel
momento. Non voleva dirle niente, così le baciò
le dita e tornò a guardare
fuori insieme a lei.
"Sai, si dice che sia stato
Kingsley a far costruire la London Eye. Dopo la battaglia di Hogwarts
voleva
che anche la Londra babbana facesse qualcosa di grandioso per
festeggiare la
vittoria contro Voldemort. Solo che loro non lo sanno"
spiegò Alice, mentre
guardava la luce calare e quando disse 'loro' indicò con il
pollice dietro di
sé, come se i babbani fossero proprio lì vicino.
Al era sicuro di aver già
sentito quella storia, ma sì, qualcuno doveva averla
già detta, ma sentirla raccontare
da lei rendeva il tutto più bello. Non disse niente e
continuò a rimirare la
città dall'alto.
Fu solo quando
la ruota raggiunse
il punto più alto che lui parlò ancora. Era
andata bene. Lei non poteva
pensarla diversamente ed era giunto il momento di fare la sua proposta.
"Stai con me, Alice, stai
con me".
"Come?" Alice
staccò la
mano dalla sua e lo guardò mentre ci rimaneva male.
"Non sei una sfida perché mi
hai detto di no. Non sei solo un premio. Stai con me. Io… ti
voglio."
Quando lei non rispose, lui
dovette pensare di aver sbagliato tutto e fece un passo indietro. Alice
tornò a
guardare fuori il sole che calava. Era stata una giornata bellissima.
Poteva
finire meglio? O peggio? No, sarebbe finita meglio. Era ora di osare.
Come
accettare di passare una giornata a Londra senza permesso. Come baciare
pre prima
il fratello della sua migliore amica. Come quando aveva detto a suo
padre che
sarebbe diventata un Auror.
Si voltò verso di lui e con uno
sguardo fintamente scandalizzato, gli chiese: "Mi vuoi, hai detto.
Quindi
vuoi solo portarmi a letto?"
Lui spalancò gli occhi e iniziò a
balbettare cose strane.
Lei aveva capito
male! Al si
passò una mano fra i capelli: non riusciva neanche a
spiegarsi… Lei pensava
parlasse di sesso. Ed effettivamente la sua frase poteva averlo dato da
intendere, ma non era così. Beh, non ancora, non in quel
momento anche se… si
dovette sedere sul sedile che c'era al centro della capsula: era un
Troll.
"Non intendevo… Merlino, sembro un pervertito…"
mormorò, fra i denti,
sconsolato.
Alice ebbe
pietà di lui e scoppiò
a ridere. "Stavo scherzando, Al, ho capito" lo tranquillizzò.
Lui la guardò stranito e poi si
alzò, mentre faceva un passo verso di lei. "Volevi prenderti
gioco di
me?" Fece un altro passo, mentre la sua bocca si curvava in un sorriso
giocoso e allungava le mani davanti a sé, come se volesse
afferrarla.
Alice capì il gioco e rise,
lanciando un urletto e girandosi per tentare di scappare verso il lato
lungo
della capsula.
Al la raggiunse
quasi subito: aveva
gambe più lunghe e correva più veloce. O forse
lei non voleva scappare
veramente. Quando successe, l'abbracciò da dietro, come la
prima volta che
aveva sentito il suo profumo così da vicino e la strinse,
posandole la guancia
contro la sua.
"Voglio stare con te. Tu
vuoi stare con me?" le chiese, sussurrando al suo orecchio e lei
annuì.
Alice aveva
sentito la carezza
del suo respiro sulla pelle e aveva iniziato a girarsi fra le sue
braccia,
finché non si trovò cullata nel suo abbraccio.
Gli portò le mani dietro al
collo e si strinse a lui.
"Certo che voglio stare con
te. Ti ho appena scoperto e non voglio già perderti. E poi,
come hai detto tu:
andrà tutto bene, no?"
Il viso di Al si contrasse in una
smorfia. "Ehi, non dovresti dire qualcosa tipo che è una
vita che aspetti
che io te lo chieda perché hai sempre pensato che fossi uno
strafigo o una cosa
così?"
La ragazza rise e gli baciò la
bocca. "Sei un'arrogante Serpeverde. Ma quanto è grande il
tuo ego?"
"Ma dai… Sarebbe
stato…" Al non finì la frase e Alice
appoggiò la fronte contro il
maglione.
"Sei un presuntuoso
Serpeverde. Egocentrico. E altezzoso."
"Dovresti smetterla di farmi
tutti questi complimenti: poi mi monto la testa."
La ragazza rise e lui l'abbracciò
ancora. Poi si chinò ancora sul suo orecchio. "Per quel che
vale, non
vedevo l'ora di fare il compito in classe solo per poterti baciare."
"Anch'io" mormorò lei
girando appena il viso.
Al
allungò una mano verso il suo
viso e le accarezzò una guancia. "Avresti potuto baciarmi
nella serra,
allora".
"No."
"Perché?" le chiese
lui, stupito del suo tono risoluto.
"Perché avevo il terrore di
quel momento."
Come? Cosa? "E come
mai?"
Lei si staccò dal suo petto e
scosse le spalle. "Prima sarebbe successo, prima sarebbe finito.
Pensavo
che sarebbe stato solo un bacio, Al. Non pensavo che tu volessi
davvero…"
"Stare con te?"
Alice annuì, fece un passo
indietro e guardò per terra, poi si passò una
mano fra i capelli e tornò a
guardarlo, con un sorriso incerto, ma bellissimo. Si
riavvicinò e si chinò su
di lei.
Ora stavano insieme, non c'era
nient'altro da dire o di cui parlare.
*
"Ma non
è un po' tardi?
Dov'è Albus?" Quando aveva visto che anche il primo
pomeriggio era
passato, Lily aveva iniziato a farsi questa domanda. E anche Alice,
dov'era?
Lei e Scorpius avevano
chiacchierato, e non solo di Quidditch, ma di veramente tante cose,
erano
usciti dal pub e avevano girovagato per i negozi. Si erano rimpinzati
di dolci
da Mielandia e Lily ne aveva fatta una buona scorta da portarsi in
camera.
Fu solo quando si ritrovarono
ancora lungo il viale principale di Hogsmeade che si rese conto di che
ore fossero.
Così aveva fatto quella domanda al biondo, che si era subito
chiuso in se
stesso.
Scorpius sapeva
che prima o poi
quel momento sarebbe arrivato. Aveva detto ad Al che avrebbe dovuto
farsi
vedere, a Hogsmeade, prima o poi, ma lui aveva liquidato la cosa.
Si infilò le mani in tasca sotto
al mantello e si preparò alla parte più difficile
della giornata. Era un
peccato perché era stato veramente un bel sabato. Lui e Lily
avevano
chiacchierato e scherzato e Scorpius non si divertiva così
con una ragazza da
tantissimo tempo. E aveva una voglia matta di baciarla. Ma non lo
avrebbe fatto
lungo la via principale di Hogsmeade. No no. Forse sulla via del
ritorno, forse
a scuola. Anche se iniziava a sentirne il bisogno, non voleva che fosse
davanti
a tutti.
"Albus non verrà,
Lily…"
Lily
aggrottò le sopracciglia.
Come?
"In che senso?"
"Lui è uscito con una
ragazza. Ma non…"
"Ah!" esclamò lei,
senza lasciarlo finire. Al doveva essersi smaterializzato da qualche
parte.
Sapeva che lo faceva anche James, l'anno prima. "Mi hai invitato solo
perché sapevi che lui non ci sarebbe stato?"
Scorpius scosse il capo, chinando
la testa di lato, come se non volesse darle una brutta notizia e fosse
costretto.
Poi Lily capì: quelli del settimo
anno che avevano già dato l'esame di smaterializzazione,
fondamentalmente non
avevano bisogno di altro, era tutto concesso. Se non ti beccavano. E
forse Al
aveva paura che lei parlasse o dicesse a qualcuno che stava infrangendo
le
regole. Il nervoso che le fece agitare le mani si impossessò
di lei: forse fare
la spia non era poi una cosa così malvagia da fare se tuo
fratello si preoccupa
così tanto che tu possa farla.
"Si è smaterializzato e tu
sei qui per assicurarti che io non dica niente a nessuno?" E non per
stare
con lei? Sentì la tristezza attanagliarle lo stomaco: era
stata una giornata
così bella…
Scorpius voleva
spiegarle.
"No, non…" Al non aveva mai dubitato di lei e Lily doveva
saperlo.
"Non pensava che tu lo dicessi a qualcuno…" Si
intartagliò sotto lo sguardo
duro della rossa.
"Allora mi hai invitato tu
di tua spontanea volontà?" gli chiese, contropiede.
Scorpius si sentì una merda e non
rispose. Lei dovette capirlo lo stesso perché un'espressione
delusa le passò
sul viso. "Al sa di noi? Di ciò che è successo in
questi giorni?" Lui
scosse il capo, mentre realizzava che lei stava arrivando a capire
tutto.
"Perché lo ha chiesto a te?"
"In che senso?"
"Perché a te. Perché non ha
chiesto a qualcun altro di… tenermi impegnata…
Aspetta, ti ha detto anche di
aiutarmi a Quidditch?" Questa volta il viso della ragazza era veramente
mesto.
"No!" esclamò lui,
quasi gridando. "No, mi sono offerto io perché pensavo che
ti sarebbe
stato d'aiuto…"
Lily si morse il
labbro forte
quando sentì le lacrime pungerle gli occhi: si sentiva
tradita e sola.
"Certo, io non sono capace di fare niente…"
"No. Tu sei perfettamente in
grado di farlo!" Scorpius si avvicinò a lei e
allungò le mani per
prenderla per le spalle, ma Lily fece un passo indietro, per non farsi
toccare.
"Lo farò da sola, allora."
Cercò di ignorare il senso di
colpa sul viso del biondo e domandò a bruciapelo: "Con chi
è uscito
Al?" Se era uscito con quella stronza della Montague gliela avrebbe
fatta
pagare. Pesantemente.
"Con la Paciock"
sussurrò Scorpius e Lily pensò che la terra
franasse sotto i suoi piedi.
"Alice?" Il biondo annuì e lei si sentì una
stupida. Stupida per
tutto: per non essersi accorta di niente, per esserci cascata e per
essersi
illusa.
Quindi anche Alice aveva tramato
alle sue spalle? Per cosa, poi? Poteva uscire con Al quando voleva, lei!
Scorpius
notò la sua espressione
e si sentì in colpa. "Lei… Alice… era
d'accordo con voi?"
"No."
"Giuramelo" sussurrò
lei.
"Te lo giuro su quello che
vuoi. Al voleva separarvi perché pensava che altrimenti lei
non sarebbe andata
con lui a…" Si bloccò quando si rese conto che
stava dicendo troppo.
"Sembra che almeno uno di
voi faccia di tutto per stare con la ragazza che gli piace."
Scorpius incassò il colpo e non
disse altro.
"Sai che c'è, Malfoy? Sei un
Troll. Se non vuoi stare con me, va bene. Ti lascerò stare.
Cosa credi, di
essere l'unico con un bel faccino?"
E detto questo, Lily si girò e
corse verso la scuola.
Scorpius non potè fare
nient'altro che seguirla.
*
Lily era
incazzata nera. Con
Scorpius, con Albus, un po' anche con Alice. Perché non
aveva detto di no a suo
fratello e non era andata a cercarla? Si fermò. Alice aveva
tentato di
parlarle. E se avesse voluto dirle che si era innamorata di Al? Lei era
stata
così impegnata a correre dietro a Scorpius e poi con la
preoccupazione per il
ruolo di Rose che forse aveva un po' trascurato Alice. Ed era stata lei
a dirle
di tenere impegnato suo fratello. Era la stessa cosa che Al aveva
chiesto a
Scorpius, fondamentalmente… Però non dovevano
mettersi insieme loro! Si sentì
una stronza a pensare una cosa del genere e riprese a camminare
lentamente
verso la scuola. Se loro erano già arrivati avrebbe cazziato
Al.
"Lily!" Al suono di quella
voce familiare, la rossa sorrise: un ragazzo, davanti al cancello di
Hogwarts
aveva alzato la mano e la sventolava nella sua direzione, richiamandola.
"Teddy!" esclamò, prima
di iniziare a correre e finirgli addosso in un abbraccio fraterno.
Scorpius aveva
quasi raggiunto
Lily quando la sentì urlare di piacere e correre fra le
braccia di un tipo che
l'aspettava fuori da Hogwarts.
"Merlino!" esclamò
sottovoce, mentre la gelosia gli serrava lo stomaco.
"Teddy! Che ci
fai qui a
Hogwarts?" Lily si staccò dalle braccia di quello che da
sempre
considerava un fratello e gli sorrise.
"Cercavo Al. Al Ministero è
passata la richiesta per un corso da Alchimista e volevo farglielo
sapere prima
di tutti."
Lily storse il naso: Albus era
quello più fortunato, ora pure raccomandato dal Ministero.
"È uscito con una ragazza,
non so quando tornerà" disse, girandosi indietro verso il
sentiero: vide
Scorpius arrivare lentamente, mentre li osservava da lontano.
"Oh, giusto: il sabato di
Hogsmeade, non ci avevo pensato…"
Teddy
guardò verso il sentiero,
mentre un gruppetto di ragazzi risaliva verso la scuola; anche lui e
Vic
andavano insieme a Hogsmeade. Sorrise come se fosse stata una vita
prima. O
chissà, forse lo era davvero.
"Perché non entriamo? Qui
fuori si gela…" propose Lily.
Oh, certo. "Va bene, lo
aspettiamo dentro" acconsentì mentre si incamminarono
insieme agli altri
studenti nel cortile della scuola. "E tu come stai, Lily?"
Lily
alzò le spalle: di sicuro
non avrebbe raccontato a Teddy tutto quello che le stava succedendo.
"Me
la cavo, dai. E tu? Vic? Tutto bene?"
Il sorriso di Teddy si fece più
luminoso e si chinò verso di lei prima di entrare dal
portone. "Le
chiederò di sposarmi!" Oh! Lily spalancò la bocca
e la coprì con la mano,
mentre i suoi occhi brillarono alla notizia.
"Ma è una notizia stupenda!
E hai già…"
"Vuoi vedere l'anello?"
le chiese e Lily saltellò contenta.
"Certo! Ce l'hai qui?"
esclamò.
Teddy mise la
mano nella tasca
interna del mantello e prese la scatolina che da tre giorni si portava
dietro
ovunque andasse. Era un anello modesto, ma lui ne andava fiero: aveva
risparmiato per un sacco di tempo e quando lo aveva visto aveva capito
che era
quello giusto per la sua Vic.
Lo mostrò a Lily e lei spalancò
gli occhi. "È bellissimo, Teddy! Complimenti, sono
così contenta per
voi!"
Lily
abbracciò di nuovo Teddy.
Ora erano nell'androne del castello e c'era un po' di via vai di gente
e lei,
distratta dalla situazione, non aveva più visto Scorpius.
"La mamma lo sa?" gli
chiese, mentre lui rimetteva via il suo piccolo tesoro.
Teddy
annuì. "L'ho detto a
Ginny ancora prima di prendere la decisione. Mi ha aiutato tantissimo.
Lo sai
che hai una mamma in gamba?" Il ragazzo si scoprì quasi
commosso: era
andato a casa di Harry tantissime volte in quel periodo: ogni volta che
aveva
un dubbio o una perplessità lo aiutavano sempre, non avrebbe
saputo cosa fare,
senza il loro aiuto. Era fortunato ad avere un padrino così.
Lily rimase
ancora un po' a
chiacchierare con il ragazzo e poi, quando venne chiamata da Michael,
lo salutò
quasi con dispiacere.
"Vai, non preoccuparti.
Aspetto Al e poi vado anch'io."
La ragazza lo abbracciò ancora e
non vide né Scorpius che si era fermato a osservarli,
né Al e Alice che stavano
entrando dal portone.
***
Alice aveva
sentito l'umore di
Lily già quando era entrata in sala comune e l'aveva vista
seduta su uno dei
divani a chiacchierare con Hugo. Aveva tentennato giusto qualche
secondo, ma
poi si era diretta subito verso di lei: sapeva che doveva aver capito
con chi
era sparita per tutto il pomeriggio, ma come l'avesse presa, non lo
immaginava
neanche.
"Ciao" esordì,
avvicinandosi ai ragazzi.
Lily
alzò lo sguardo sull'amica e
arricciò sgradevolmente il naso: ce l'aveva ancora con lei,
anche se non era
del tutto arrabbiata.
"Alice… sei tornata
finalmente. Com'era Hogsmeade? O dovrei dire: com'era Albus?"
Hugo alzò un sopracciglio al
sentire la cugina rivolgersi così ad Alice e si
girò verso la bionda che
sorrise verso di lui e tornò a guardare l'amica.
"Lily… scusa se…"
La rossa sbuffò rumorosamente e si
alzò, come se fosse infastidita dalle parole della compagna
di casa.
"Ora devo proprio
andare…"
"Ma
cosa…" Hugo
sembrava veramente stranito e Alice capì che Lily non gli
aveva detto niente.
"Lascia stare, è colpa
mia…" disse, ma poi alzò le spalle: di cosa aveva
colpa, poi? E Lily non
avrebbe dovuto raccontarle del pomeriggio passato con Malfoy? O forse
era
arrabbiata perché non era andata bene? Valutando se dovesse
o meno correre dietro
all'amica che aveva appena imboccato la scala a chiocciola, Hugo la
distrasse,
facendosi più vicino.
"Sei alla ronda, dopo?"
"Sì. Perché?"
"Ho un sacco di cose da
raccontarti!" sussurrò.
Alice alzò un sopracciglio e si
sedette più vicina a Hugo. "Non vorrai lasciarmi
così! Cosa è
successo?"
Ma il rosso si alzò e sorrise
sornione. "No, no. Non qui. E poi un po' di attesa non ha mai ucciso
nessuno!" Strizzò un occhio e scappò via,
canticchiando felice.
Alice lo osservò fino a quando
non prese la scala a chiocciola e poi scosse la testa sorridendo, prima
di
avventurarsi verso i dormitori femminili.
***
C'era freddo.
Dannatamente
freddo.
Lily fregò le mani una contro
l'altra e poi impugnò la scopa in quella gelida domenica
mattina. Aveva deciso
lo stesso di andare al campo da Quidditch presto anche se immaginava
che Scorpius
non l'avrebbe aiutata con gli allenamenti: in fin dei conti doveva
comunque
farlo e poi si era svegliat e non era più riuscita ad
addormentarsi, quindi
tanto valeva fare qualcosa di utile.
Salì a cavalcioni della scopa e
fece un giro di campo, ma l'aria era veramente gelata: in Scozia
l'inverno non
scherzava mai.
Scorpius vide la
sagoma della
piccola Potter vagare nella nebbia e sorrise: lei era venuta lo stesso.
Salì
sulla scopa e la raggiunse da dietro.
"Buongiorno!" gridò,
come le fu alle spalle e lei sobbalzò: non si aspettava di
vederlo e un po' il
ragazzo ci rimase male.
"Scorpius, per Godric,
volevi farmi cadere?"
"Sono venuto ad allenarti.
Anche questo fa parte del…" Ma lei sbuffò e si
allontanò, senza lasciarlo
finire.
Lily si
scostò dal biondo e gli
girò le spalle: pensava veramente che non sarebbe venuto e
non era pronta a
rivederlo dopo il pomeriggio passato insieme e quello che si erano
detti.
"Lily!" la chiamò, ma
lei non si voltò. Quando la affiancò, lo
guardò storto.
"Cosa sei venuto a
fare?" lo aggredì.
Scorpius
sospirò paziente.
"Lily…"
Ma la ragazza sterzò bruscamente
per tagliargli la via e bloccarlo. "Ascoltami tu: io sono qui solo
perché
voglio diventare il nuovo cercatore della squadra; non mi interessa di
te, di
quello che dici ad Albus, del fatto che non mi vuoi o…"
Lui la interruppe. "Io
voglio solo aiutarti. Tregua?" propose. Vide la ragazza annuire senza
dire
niente, così le porse la mano. Aspettò che lei si
convincesse e, poco dopo, le
loro mani si strinsero in un patto quasi formale.
Lily
osservò il ragazzo mettere
una mano in tasca e tirare fuori un boccino. Ma?! Dove lo aveva preso?
"Ok. Ora, ricorda: ogni boccino
è diverso, perché unico, e tutti hanno qualcosa
di particolare" spiegò.
Lanciò in aria il boccino che aveva in mano e questo distese
le ali, facendo
vibrare l'aria e le piume: era sempre uno spettacolo unico, quando
succedeva.
Poi prese la bacchetta e ne fece
comparire altri due. Erano finti, non boccini veri, ma sembravano
perfettamente
reali. "Osservali meglio, ma ricorda che hai pochissimo tempo prima che
la
partita inizi. Cerca di memorizzare soprattutto il loro odore e il
rumore che
fanno le ali" disse ancora lui. Odore? Ma i boccini profumavano? Lily
spalancò gli occhi, ma effettivamente riuscì a
notare piccole differenze sul
dorso curvo del boccino e sulla stesura delle ali, notando tutti e tre
i
boccini vicini.
Poi Scorpius, con un colpo di
bacchetta, li lanciò poco lontano e poi le disse: "Ti
ricordi qual è il
primo che ti ho fatto vedere?" Lily annuì: lo vedeva ancora.
E anche se i
tre boccini volteggiavano come bambini che giocavano ad acchiapparella
fra di
loro, poteva ancora vedere qual era quello 'originale'.
"Bene" disse ancora
Scorpius. "E ora…" Con un colpo di bacchetta fece apparire
una decina
di giocatori di Quidditch e con altre due sventolate e incantesimi,
anche le
tribune si riempirono. L'aria si impregnò di grida e rumori,
chiacchiericci e
frusci di scope.
"Ma cosa…" Lily si guardò
intorno: riconobbe i giocatori dei Bats, la squadra preferita di
Scorpius e fra
il pubblico c'era anche qualcuno della scuola. Sapeva già
che, come gli altri
boccini, erano finti, ma lo spettacolo era impressionante.
"Perché
hai…"
"È facile seguire un boccino
e vederlo durante un allenamento di calma piatta. Ma un'altra cosa
è durante
una partita vera e propria" spiegò. Lily annuì:
la cosa aveva senso. "Ora
andiamo a prenderlo!" disse, dando il via al vero allenamento.
*
"Sei stata
brava."
Il complimento del Serpeverde le
arrivò al petto direttamente e Lily sorrise nonostante il
fiatone.
"Merito dei tuoi
suggerimenti" ammise: effettivamente buona parte della riuscita
dell'allenamento andava a lui e Lily non poteva negarlo.
Scorpius scosse le spalle e insieme
si incamminarono verso il castello: la colazione ora era proprio
invitante.
Rimasero zitti per tutto il tempo che ci misero a raggiungere il
cortile e il
portone d'entrata, poi Lily si girò verso di lui prima di
entrare.
"Allora… grazie.
Domani…" Si mangiò la lingua: lui l'avrebbe
aiutata anche il giorno dopo?
"Domani abbiamo
l'allenamento con la squadra" disse il biondo e lei annuì:
giustamente la
squadra avrebbe avuto la precedenza. Anche perché giocavano
contro di loro.
"Giusto…"
"Se vuoi, possiamo fare dopo
cena, ma dovremo usare la stanza delle necessità, se la
troviamo libera."
Come? La stanza delle necessità?
Di solito era presa d'assalto dalle coppiette che volevano imboscarsi
in posti
sicuri. "Sarà difficile… ma poi… non
sarai stanco?" Ma lui scosse le
spalle, come se la cosa non lo riguardasse. Beh, almeno non aveva
nessun
appuntamento, pensò Lily, ma subito dopo se ne
pentì: non voleva pensarci.
Forse era meglio andarsene subito.
"Ok, potremmo provare. Ora
vado, però. Grazie per… essere venuto lo stesso."
Lei stava per
andarsene e lo
aveva ringraziato due volte, così Scorpius pensò
che fosse sincera.
"Lily…" la chiamò. La ragazza si voltò
sorridendo un po' stanca, ma
felice, e aspettò che lui continuasse. "Io non ho mai detto
che non ti voglio".
Lily si
bloccò sul portone e lo
osservò a bocca aperta. Poi dei ragazzi passarono
dall'androne per andare in
sala grande a fare colazione e il momento passò. Senza dire
niente, si girò e
imboccò le scale.
***
Dopo cena Lily
si era fermata in
sala comune perché ammettere che senza Alice tutto diventava
noioso, era un
po'… vergognoso. E avrebbe voluto raccontarle di Scorpius:
nessuno l'avrebbe
capita come Alice, ma lei non si era comportata benissimo nei suoi
confronti,
né il giorno prima, quando l'aveva vista tornare,
né quel giorno, in cui
l'aveva ignorata e si era sempre finta impegnata. Ma probabilmente lei
si era
consolata con Albus… A cena, nervosa perché
probabilmente l'amica l'avrebbe
evitata, per non dover essere scartata, Lilysi era andata a sedere con
le
amiche di Rose. E si era annoiata a morte.
Sospirò e prese da uno dei
tavolini davanti al camino una rivista, sfogliandola senza attenzione,
mentre
aspettava che l'amica si facesse vedere.
"Che fai?" Sua cugina
si sedette sul bracciolo della poltrona che stava occupando e
appoggiò il
braccio sullo schienale imbottito.
Lily alzò le spalle.
"Niente".
Rose
guardò la cugina di traverso
e poi sospirò. "Fammi indovinare: hai litigato con Alice?"
"No, in verità no"
ammise la piccola rossa.
"Allora come mai non sei con
lei?" Lily alzò su di lei uno sguardo duro, le
ricordò molto zia Ginny, ma
ci vide qualcosa sotto che preferì ignorare la sua
occhiataccia. "È per
Albus?"
Lily
spalancò gli occhi: anche
Rose lo sapeva?
Ma la cugina dovette capire la sua
espressione perché scosse il capo. "In verità non
me l'ha detto nessuno:
l'ho capito solo osservandoli. Beh, devo dire che era abbastanza
chiaro, gli
indizi c'erano tutti…"
Come? Davvero? Forse… Forse…
"Ascolta il consiglio di una
che di relazioni sociali non ne ha un granché…"
Rose
sospirò e si chinò sulla
cugina. "Tieniti stretta le vere amiche. Nessuno è perfetto.
Ci saranno
incomprensioni e contrasti, ma se vi volete bene, riuscirete a
risolvere tutto,
con un po' di buona volontà".
Lily storse la
bocca e guardò il
fuoco, rimuginando sulle parole della cugina. Quindi avrebbe dovuto lei
fare il
primo passo? Voleva bene ad Alice e il pensiero di perdere la sua
amicizia le
faceva male, ma il pensiero di essere stata all'oscuro di
tutto… Oppure era colpa
sua? Una cosa era certa: avrebbero dovuto chiarire.
Sentì Rose alzarsi e andarsene;
le lanciò un'occhiata e la cucina si voltò,
facendole un cenno del capo e un
sorriso materno. Decise allora che fare la prima mossa sarebbe stata
una cosa
saggia, così, quando Alice entrò in sala comune
dal quadro della Signora
Grassa, si alzò per raggiungerla. Subito dietro di lei,
però, entrò anche Hugo
e Lily si accorse in quel momento che i due stavano ridendo e
parlottavano fra
loro. Una morsa le strinse il petto, ma non riuscì a capire
cosa fosse:
gelosia? Invidia? Sicuramente nessun nobile sentimento, comunque.
Continuò ad avvicinarsi ai due,
che non l'avevano ancora vista e continuavano a parlarsi fitto, fino a
quando
non vide la mano di Hugo posarsi sulla spalla dell'amica: sapeva che
era un
gesto in amicizia, lo aveva visto tantissime volte, lo aveva fatto lei
stessa
con altri ragazzi, ma in quel momento le diede enorme fastidio. Una
piccola
parte della sua mente voleva che Alice, dopo che lei l'aveva ignorata,
fosse
triste e disperata per aver perso la sua amicizia, mentre invece la sua
vita
continuava ad andare avanti e sembrava anche piuttosto bene. E poi
avrebbe
voluto raccontarle di quella mattina, e invece lei non le aveva chiesto
niente…
Nervosa e cattiva, anche se capiva
che era sbagliato e che era in torto, si avvicinò a loro e
sputò sull'amica una
delle più brutte frasi che le aveva mai rivolto e di cui non
pensava neanche
una virgola, solo per farle del male.
Alice stava
ascoltando quello che
le diceva Hugo con un misto di sorpresa e di gioia: lui era uscito con
la Fleet
e il loro appuntamento era stato grandioso.
"Ma ora…" iniziò, poco
prima di trovarsi una Lily arrabbiata e furiosa davanti.
"Stupendo, non ti bastava
mio fratello, ora lo tradisci con mio cugino? Diventare prefetto deve
averti
fatto montare la testa…"
Cosa? Alice notò l'imbarazzo di
Hugo a quella frase cattiva e si sentì male per l'amica.
"Lily, ma cosa
stai…"
"Devo andare" la
interruppe la rossa, invece, passando fra di loro per dividerli e
uscendo dal
passaggio del quadro, investendo un ragazzino del secondo anno.
Lily
uscì di corsa dal quadro,
prima che qualcuno potesse vederla piangere e corse, arrabbiata con se
stessa,
fino alla porta della stanza delle necessità, sperando che
fosse libera.
"Ciao!"
La voce della sua migliore amica
fece alzare la testa a Neville di scatto. "Ginny!" esclamò,
ma senza
muoversi.
La serra numero sette era la sua
preferita, quando doveva pensare, ma quel giorno non lo stava aiutando
per
niente.
"Beh, l'ultima volta hai avuto
una reazione diversa… Non ti fa piacere vedermi?" disse
sorniona la rossa,
guardandolo con finto rimprovero. Neville sorrise e scosse il capo:
adorava il
fatto che lei non fosse cambiata per niente.
"Ginny, Ginny… Ti manda
Hannah?" Si avvicinò a lei e l'abbracciò.
Ginny si
lasciò coccolare
dall'amico e poi si staccò da lui, dandogli un leggero
scappellotto sul
coppino. "Cosa mi combini?" lo sgridò.
Neville scosse la testa e tornò a
sedersi. "Non ne voglio parlare" ammise lui.
"Immaginavo. Infatti sono
qui per questo" gli rispose lei, appoggiando la borsa e il mantello
sulla
vasca delle piante e sedendosi su uno sgabello.
Neville
osservò l'acqua inzuppare
il mantello dell'amica e spostò le sue cose sulla scrivania
alle sue spalle.
"Non…"
"Ti ricordi quando Piton
ha…"
"Non iniziare, per
Godric!" Neville si infiammò, e guardò l'amica
con gli occhi spalancati,
poi si rese conto di aver urlato e si risedette sullo sgabello,
appoggiando i
gomiti al bordo della vasca, e prendendosi la testa fra le mani.
Ginny si
rialzò e si avvicinò all'uomo,
posandogli un braccio sulle spalle, prima di appoggiare il mento sui
suoi
capelli. Lentamente portò una mano sulla sua testa e
iniziò ad accarezzarlo
come se fosse un cucciolo impaurito o un bambino piccolo. Non si
sorprese
quando sentì i suoi singhiozzi, bassi e lenti, mentre
copiose lacrime iniziarono
a bagnarle il maglione, ma non se ne curò e
iniziò a dondolare dolcemente, come
quando James da bambino aveva un incubo e riusciva a calmarsi solo in
braccio a
lei.
Fu solo dopo
quello che a Neville
parve tantissimo tempo, che riuscì a riprendersi e a
smettere di piangere.
"Scusami…" disse,
spostandosi da lei e asciugandosi gli occhi.
"Non c'è niente di cui
scusarsi, Neville". Stranamente, il tono gentile della donna,
riuscì a
calmarlo ancora di più, perché sapeva che lei era
sincera.
"Non voglio perdere anche
lei…" iniziò.
"Preferiresti che facesse un
lavoro più tranquillo, ma più noioso o che non
fosse felice?" gli chiese
allora: tutti e due sapevano che stavano parlando di Alice.
Così Neville le fece una domanda
brutta. "Come facevi a dormire la notte, sapendo che Harry era
là fuori in
pericolo?"
Ginny
sospirò: da quando Harry
aveva avuto la promozione la sua vita lavorativa aveva iniziato a
essere un po'
meno pericolosa e lei era contenta della cosa, ma sapeva che il marito
apprezzava di più il lavoro sul campo che dietro alla
scrivania.
"Non bisognerebbe smettere
di vivere solo perché si ha paura della morte,
Neville…" gli disse.
"Sembrano parole di Luna,
non tue" le rispose lui, con un piccolo sorriso e Ginny rise.
"Se te le avesse dette Luna,
sarebbe stata più convinvente!" E rise anche l'uomo.
"Ti ricordi quando Harry ha
messo James sulla sua prima scopa?" Neville sorrise divertito e
annuì.
Ginny se lo ricordava bene perché lei, che era incinta di
Al, non poteva
seguire la cosa da vicino ed era preoccupata che Harry non proteggesse
bene il
figlio e James si facesse male. Lei aveva messo una marea di
incantesimi di
protezione nel giardino della Tana, nel caso fosse caduto, nel caso la
scopa
avesse iniziato a prendere il volo e anche per qualunque altra cosa che
non era
poi successa. "Sai cosa ricordo di quel momento?"
"L'ansia e il cuore che
batte impazzito?" propose Neville, ma dal suo sguardo capì
che la stava
prendendo in giro.
"Anche. Ma è la risata di
James che mi torna in mente ogni volta…" Si girò,
per sfiorare un fiore
rosso di una pianta che non sembrava stare molto bene e
sospirò. "Mia
madre una volta mi ha detto che il compito dei genitori,
fondamentalmente, è
solo: indicare la strada, non lasciare trapelare la preoccupazione e
sperare
che vada tutto bene."
Neville scosse
il capo. Erano
tutte cose che sapeva già. Ma davvero non poteva, per una
volta, essere un po'
egoista? Non voleva perdere sua figlia, era un crimine?
"E poi, se continui a dirle
che non può fare l'Auror, vorrà farlo per forza,
anche se magari si renderà
conto che non è quello che vuole. Vuoi davvero fare questo
gioco con lei? Gli
adolescenti tentano spesso di andare contro i genitori, a volte solo
per
testare i propri limiti."
Sbuffò. Sapeva che Ginny, come
tutti gli altri, aveva ragione. Ma era difficile da accettare.
"Quindi dovrei dirle che
deve fare l'Auror, così non vorrà più
farlo?"
Ginny fece un
sorriso a metà fra
un sospiro e uno sbuffo. "Devi dirle che sarai al suo fianco e che
l'appoggerai, qualsiasi cosa sceglierà".
"E quando sarà in servizio,
come farò a gestire la situazione?"
"Ti farai un bagno caldo,
farai l'amore con Hannah oppure ti berrai una pozione di ansiolitico,
esattamente come fanno tutti gli altri i genitori."
Quando lui sorrise, Ginny capì
che almeno ci stava pensando. Poi lui prese una grossa forbice da
giardinaggio
e tagliò una foglia morta da una pianta che lei pensava
fosse ormai
irrecuperabile. "E te, novità?"
Ginny tornò a sedersi e sorrise.
"A capodanno verranno a casa nostra Astoria e Draco. Beh, dovevano
venire
a Natale, ma poi…"
Neville sapeva
che l'amicizia fra
Albus e Scorpius aveva riavvicinato i due genitori, sapeva che Malfoy
ora era
un'altra persona. Quello che non disse, però, era che aveva
visto Lily e
Scorpius in un anfratto a baciarsi. Non voleva seminare zizzania o
malumore,
perché non sapeva come i suoi amici avrebbero appreso la
cosa. Così sorrise e
ascoltò Ginny parlare di menù e vino elfico:
quando fosse toccato ad Alice lui
sarebbe morto di sicuro, altro che Auror!
***
"Scorpius" lo
chiamò,
una voce melodiosa.
Scorp si girò mentre percorreva
il corridoio della biblioteca per raggiungere i sotterranei ed
esclamò:
"Mamma? Che ci fai qui?"
Astoria Malfoy fece tre passi
sorridendo al figlio e lo abbracciò con affetto. "Ero qui
vicino a fare
una commissione e ho pensato di venire a trovarti" rispose.
"Una commissione?"
chiese lui, incredulo. "Qui vicino? E cosa dovevi fare?"
Astoria rise.
"Cos'è un
interrogatorio? Non ti fidi? O ti vergogni della tua mamma che
è venuta a
trovarti?"
Scorpius, almeno, ebbe la decenza
di arrossire e questo fece provare a sua madre tanta tenerezza, che gli
scompigliò i capelli con una mano. "Mamma, dai, smettila!"
sussurrò
lui.
La donna decise di lasciarlo
stare e fece domande più innocue.
*
"Ma quella
è la signora Malfoy?"
La voce del cugino fece girare
Lily che osservò la splendida donna che abbracciava suo
figlio. "Sì, è
Astoria. Che ci fa qui?" chiese, a nessuno in particolare.
"Però… è una gran…"
Lily si girò verso Hugo e lo sgridò apertamente.
"Vabbè, ma che ho detto?"
"Sei un Troll. Comunque sì,
lei è molto elegante… Hai visto come sono alti i
suoi tacchi? E ha sempre dei
vestiti che costano un sacco di galeoni… Forse per questo
sembra una modella. È
così bella… altro che mia mamma!"
"Zia Ginny?" chiese
Hugo, con la fronte aggrottata. "Alice dice che tua madre ha la
capacità
di stare bene con qualsiasi cosa addosso. Che sia una tuta o un vestito
per il
galà del Ministero…" Lily alzò una
spalla: era vero, Alice glielo diceva
spesso. Chissà forse voleva ingraziarsela già da
tempo. Si pentì di quel
pensiero subito dopo averlo forgiato. "Forse dovresti smetterla di
pensare
male…"
Lily si voltò incattivita.
"Te lo ha detto lei che penso male di tutti?" esclamò, nel
bel mezzo
del corridoio, facendo girare un gruppetto di ragazzini dei primi anni.
Hugo la guardò stranito.
"Lei chi? Zia Ginny? Lily, ma cosa stai dicendo?"
"Oh, Lily!"
La voce di Astoria Malfoy
interruppe la sua discussione con il cugino e la rossa si
girò velocemente
verso la strega. "Buongiorno, Astoria" salutò, alzando una
mano e
facendo qualche passo verso di lei.
Astoria
lasciò che la ragazza si
avvicinasse e poi l'abbracciò con affetto. "Ho saputo che
vuoi diventare
Cercatore. Chissà come sei emozionata all'idea!" La ragazza
corrugò la
fronte e lanciò una strana occhiata a Scorpius. "Non
preoccuparti, non me
l'ha detto lui…" le sussurrò all'orecchio e
sorrise quando vide le sue
guance diventare rosse. Adorava Lily: era una ragazza sveglia e
determinata,
aveva il coraggio dei suoi genitori e la lingua di Ginny. Avrebbe tanto
voluto
essere come lei, da ragazza. "Me l'ha detto la tua mamma: è
così
orgogliosa di te. Oh, ma non dire che te l'ho detto: lo negherebbe per
lo
stesso motivo!"
Lily rise alla sua frase e
Astoria avrebbe voluto prenderla ancora fra le braccia.
"Ragazze!" Lily
si girò
quando sentì anche la voce di sua madre e la
osservò mentre si faceva largo fra
gli studenti che impegnavano il corridoio: accanto a lei c'era il padre
di
Alice, che camminava verso di loro, sorridendo.
"Com'è andata?" le
chiese Astoria sussurrando, quando Neville si fermò da dei
ragazzi che avevano
attirato la sua attenzione, e tutte e due le donne lo osservarono senza
farsi
notare.
Che stava succedendo?
"È andata" rispose sua
madre, con un sorriso di quelli così simili a nonna Molly e
Lily capì, senza
afferrare niente della situazione, che sua madre era davvero una strega
speciale. Era vero, doveva smetterla di pensare male di tutti.
"Mamma!" Lily si sporse
verso di lei, come se si fosse accorta della sua presenza solo in quel
momento
e l'abbracciò, felice, anche senza poter spiegare il
perché.
Ginny
alzò un sopracciglio verso
Astoria, quando Lily l'abbracciò, contenta di vederla come
quando le faceva una
sorpresa durante i primi anni e l'amica alzò le spalle in un
gesto affettuoso
ma che voleva dire anche: 'Non farti domande, ma goditi il momento'.
Ginny ricambiò l'abbraccio della
figlia e poi le sussurrò all'orecchio: "Va tutto bene,
piccola?"
Lily, per la
prima volta in quei
giorni, poté sorridere e dire la verità.
"Sì, adesso sì."
***
Il
mercoledì arrivò in un baleno,
nonostante sembrasse che il tempo non passasse mai.
Lily si preparò già in camera, ma
era agitata e continuava a sfregare le mani contro la coscia, in un tic
nervoso. Oh, come avrebbe voluto non aver fatto la stronza con Alice,
in quel
momento!
Perché Lily sapeva che si era
comportata male: aveva continuato a ignorala e tutte le volte che
l'amica aveva
tentato di avvicinarla le aveva risposto male. E quella mattina, quando
lei le
aveva chiesto a che ora ci sarebbe stato il provino, le aveva detto
chiaro e
tondo che non voleva vederla intorno al campo.
Fin Albus aveva tentato di
parlarle, ma lei non gliene aveva dato la possibilità. E ora
si odiava per
questo.
L'unico con cui aveva parlato era
stato Scorpius, ma si era rifiutata di discutere con lui di qualunque
cosa di
diverso dal Quidditch. E ora si sentiva dannatamente sola.
Si caricò sulle spalle il poco
coraggio che sentiva di possedere, tutta la sua insicurezza e, senza
neanche
accorgersene, si incamminò verso il campo di Quidditch.
Quando arrivò allo stadio, notò
subito Rose e Towlor, poi vide anche gli altri della squadra e, infine,
notò Rowand
che da mezzo metro da terra, a cavallo della scopa, le lanciava
occhiate di
sfida ghignando. Oh, lui non era neanche nervoso? Merlino!
Lily si avvicinò uscendo da sotto
le tribune, notando in quel momento che anche le tribune erano
occupate: non
c'era il movimento che c'era per le partite di Quidditch, ma c'era
parecchia
gente. Quel provino incuriosiva parecchie persone. Nervosamente, si
asciugò il
palmo della mano che non reggeva la scopa, sui pantaloni. Si
avvicinò al gruppetto
e salutò, guardandosi ancora intorno: forse Alice era venuta
lo stesso.
"Lily, fallo nero. Se Rowand
vince, mi toccherà mangiare fango per cena…" Hugo
le si era avvicinato e
le aveva dato una pacca sulla spalla.
"Hai scommesso su di
me?" gli chiese lei, sbarrando gli occhi.
"Ho scommesso sulla tua
vincita. E poi, quel tipo lì, in squadra non mi piace.
Figurati come
Cercatore…"
Lily sentì il peso di
un'ulteriore responsabilità e sospirò: ora
avrebbe voluto avere vicino Alice.
Si guardò ancora intorno: non che si aspettasse Scorpius,
però… Però aveva
detto chiaramente a tutti che non li voleva lì e aveva
precisato che loro
l'avrebbero soltanto fatta innervosire e così avrebbe perso
la possibilità di
essere Cercatrice. Merlino, che stronza che era stata!
Lasciò che tutti i pensieri
negativi le scivolassero via e si ripromise, una volta finito il
provino, in
qualsiasi modo sarebbe andata, di cercare quella che considerava ancora
la sua
migliore amica e di prostrarsi ai suoi piedi e di rimanerci
finché lei non
l'avesse perdonata.
Con quella forte convinzione nel
cuore, impugnò la scopa, la fece roteare e poi si
avvicinò a Towlor, per poi
girarsi verso Rowand e fargli un augurio sportivo.
*
"Si vede
pochissimo, da
qui…" si lamentò Alice, da sotto la tribuna.
"Allora usciamo e andiamo
più vicino" propose Al, arrivandole dietro e circondandole
la vita con le
braccia.
La ragazza scosse la testa.
"No. Non voglio che si arrabbi o si agiti più del dovuto.
Poi magari perde
per una sciocchezza e non me lo perdonerei mai…"
Alice continuò a sporgersi oltre
i pali della tribuna, ma effettivamente si vedeva pochissimo. Una volta
che i
due ragazzi presero il volo, poi, non riuscì più
neanche a distinguerli.
"Non perderà" disse
Malfoy, poco lontano, mentre anche lui guardava oltre i pali.
Alice si voltò verso di lui e
sorrise. "Vero".
Sentì le mani di Al stringerla un
po' di più e poi il ragazzo chinarsi su di lei a baciarle il
collo. "Non
dovresti guardare il provino?" sussurrò, girandosi appena
verso di lui,
mentre ridacchiava perché le sue labbra le facevano il
solletico.
"Scorpius dice che vincerà:
mi fido di lui" rispose, sorridendo contro la sua pelle.
"L'ha visto!"
esclamò
il biondo e Al si girò di scatto verso di lui, prima che
Alice iniziasse a
saltellare contenta, strusciandosi contro di lui.
"Sì, sta volando a
prenderlo! Sta volando!"
Il ragazzo sospirò e si staccò
velocemente da lei: tanto Lily era diventata più importante
di lui, per
fortuna. Si avvicinò ai pali e si mise fra i due ragazzi che
lanciavano
esclamazioni di incitamento a sua sorella, che tanto non poteva
sentirli.
Strinse forte le mani sulla ringhiera di sostegno e quasi perse
l'equilibrio
quando Alice si buttò su di lui urlando: "L'ha preso! L'ha
preso!"
Scorpius
esultò lanciando in aria
il pugno chiuso: Lily ce l'aveva fatta! La sua
Lily ce l'aveva fatta! Stranito da quello che aveva appena pensato, si
voltò
verso l'amico, ma lui era intento a trastullarsi con la Paciock.
"Perché ora non andiamo da
lei?" disse poco dopo Al, staccandosi dalla ragazza.
Alice rimase
ferma mentre Al
faceva un passo indietro. "E se lei non ci… volesse?"
chiese,
sussurrando.
"Sono sicuro che non
accadrà" le rispose lui, sorridendole dolcemente.
Si voltò verso il gruppetto che
aspettava in fondo al campo e annuì: Merlino, doveva almeno
provarci. "Ti
aspetto là" disse, ma poi si girò di nuovo e
guardò verso il biondo.
"Vi aspetto là" precisò, prima di lanciargli
un'occhiata che sperò
che lui capisse.
Corse lungo il prato e raggiunse
Rose, Hugo, Michael e gli altri.
"Lily! Ce l'hai fatta!"
Lily si
girò verso l'amica e
sorrise, sgranando gli occhi: Alice!
"Merlino, Alice, mi hai
visto?" rispose, mentre la ragazza, correndo le finì fra le
braccia. Alice
era lì! E lei aveva fatto una prova eccellente!
Michael aveva liberato il boccino
e lei, seguendo tutti i consigli di Scorpius, era riuscita a non
farselo
scappare. Aveva notato che Rowand si era infastidito dalla confusione
che
arrivava dalle tribune e dalle grida che salivano dal campo,
così era stata
contenta anche di aver fatto quegli allenamenti così
particolari.
"Certo che ti ho visto,
sciocchina! Non potevo mancare. Ricordi? Sono la tua migliore amica!
Cioè…" Quando Lily vide l'amica bloccarsi e
guardare altrove, si sentì
quasi male. La riabbracciò e le disse sottovoce: "Sei la mia
migliore
amica. Scusa se l'ho dimenticato…"
"Ti voglio bene, Lily."
Lily sorrise, mentre lacrime di
gioia le bagnavano le guance.
"Anch'io, Alice."
Dopo mezz'ora,
Towlor
diede ufficialmente il verdetto e la carica di Cercatore a una Lily
incredula
ma entusiasta.
Rose fece apparire delle
burrobirre e i ragazzi festeggiarono stappando bottiglie colorate.
"Sapevo
che ce l'avresti fatta, piccola" disse alla cugina, stringendola in un
abbraccio che non aveva niente da invidiare a nonna Molly. "E sono
contenta: Rowand non mi piace per niente" sussurrò al suo
orecchio, prima
di girarsi e dire qualcosa anche ai due Serpeverde che stavano
arrivando.
Lily sorrise ad
Al.
"Siete venuti a vedermi…" ammise con sopresa. Suo fratello
ricambiò
il sorriso e prese una burrobirra indicandola con il collo della
bottiglia.
"Certo che siamo
venuti. Anche se starnazzavi che non ci volevi, in verità
sappiamo tutti che…"
"Io non
starnazzo!" gridò Lily iniziando a correre dietro al
fratello. Al scoppiò
a ridere e iniziò a correre, fino a quando non raggiunse una
scopa, ci montò
sopra e prese il volo. Lily corse a prendere la sua e, ridendo come una
matta,
si affrettò a seguirlo.
"Allora, Malfoy,
pronto per sabato?"
Towlor si era avvicinato a
Scorpius mentre, insieme alla Paciock, guardavano i fratelli Potter
rincorrersi
come bambini.
"Certo. Vi daremo parecchie
mandragole da sradicare" rispose il biondo sorridendo e dandogli la
mano:
Towlor gli piaceva, era un bravo capitano e un giocatore corretto. Lui
rispose
con una risata alla sua finta provocazione.
"Lily ce la metterà
tutta per dimostrare ciò che vale. Io non sarei
così sicura, Malfoy…" Lo
stuzzicò la Paciock, lanciandogli un'occhiata divertita. Ah,
davvero? Fu la
volta di Scorpius di ridere: non vedeva l'ora. "Ho già
notato che
quando…"
"Ah, no, Alice…"
Towlor appoggiò una mano sulla spalla della ragazza e la
spostò da vicino a
lui, per mettersi in mezzo. "Non si parla di tecniche di Quidditch con
il
nemico" la rimproverò, bonariamente, lanciandole uno strano
sorriso.
Lily raggiunse
Al,
tagliandogli la strada e giocando con lui, mentre insieme ridevano. Si
rincorsero ancora un po', fino a quando non si spostarono verso l'altra
parte
del campo e alla fine, stanchi, atterrarono sull'erba.
"Scusa" disse,
affannato, Albus.
"Per cosa ti scusi di
preciso?" Sentì il fratello ridere e rise con lui, quando
non riuscì a
trattenersi. Il ragazzo le scompigliò i capelli e lei si
divincolò, fino a
quando non caddero vicino per terra.
Al
sospirò. "Non
dovevo chiedere a Scorpius di ingannarti. Scusami. Dovevo dirtelo
subito…"
"Va bene. Cioè, è
andata bene…" Lily si fermò in tempo prima di
dire che a lei non era
dispiaciuto: non aveva intenzione di dire a suo fratello che le piaceva
Scorpius, soprattutto perché a lui non piaceva abbastanza da
ammetterlo con Al.
"Alice non ha colpa:
ho ideato tutto io, lei non c'entra".
Lily fu contenta
di come
il fratello difendesse Alice: anche se lei aveva capito che era andata
veramente così, sapere che lui ci tenesse a proteggerla, le
fece molta
tenerezza.
"In verità lo sapevo.
Cioè, ho dubitato di lei, le ho detto delle cose orribili,
ma io lo sapevo che
non era colpa sua. Perché sei tu, quello cattivo!" Ridendo
tornò a giocare
con lui e a saltargli addosso, colpendolo non proprio delicatamente.
"Merlino, Lily!"
esclamò Al a un certo punto, ma sapeva benissimo che doveva
subire, perché lei
aveva ragione. "Aspetta di vedere quello che ti farò, se la
farai
soffrire!" gli disse poco dopo, un po' ridendo e un po' seria.
Al le bloccò un polso.
"Non la farò soffrire".
"Ti conviene!"
Poi Lily gli diede una manata sul petto. "Però non avete
fatto niente…
Cioè…" balbettò per spiegarsi. Come
dire che sembrava che fra loro non ci
fosse niente di importante perché non li aveva mai visti
baciarsi in pubblico o
cose così?
Al
capì il suo
interrogativo e le spiegò: "Finché non darai la
tua approvazione, lei non
vuole che lo sappia nessuno…"
"Ah!" esclamò,
stranita.
"Già" concluse
il ragazzo, alzando una spalla.
"Ma quindi la
Montague non lo sa?"
Come? E cosa c'entrava? Al
corrugò la fronte. "Dovrebbe?"
La smorfia di Lily non
avrebbe avuto niente da invidiare al ghigno di un Serpeverde. "Oh, io
non
vedo l'ora di vedere la sua faccia!" Cosa? E come mai?
"Perché?" le
chiese allora, ma la sorella lo liquidò con una mano, mentre
alzava la testa
verso il gruppetto che era rimasto in fondo e faceva una faccia strana.
"Che c'è?"
"Torniamo là, che
Michael ci sta provando di nuovo con Alice…"
Cosa? Cosa? Al si alzò in
piedi, guardando verso il lato opposto del campo: Towlor, il capitano
della squadra dei Grifondoro aveva una mano sulla spalla di Alice e lei
rideva mentre
loro si parlavano. Fece uno scatto e sentì Lily ridere.
"Prendi, così fai
prima" gli disse, lanciandogli la scopa. Al la prese al volo e ci
saltò su
con un gesto esperto.
Lily
osservò suo fratello
partire di corsa verso Micheal, Scorpius e Alice e sorrise fra
sé e sé: finalmente
anche lui avrebbe fare i conti con la gelosia. Sembrava quasi umano,
quel
Serpeverde! Salì sulla scopa e li raggiunse proprio mentre
Al lasciava cadere
il manico e, senza calcolare nessuno, con tre passi si
avvicinò alla ragazza,
le prese il viso fra le mani, le fece fare un passo indietro per
staccarla dal
Capitano e la baciò davanti a tutti.
Lily sorrise, mentre
sentiva qualche applauso e fischio venire dagli altri della squadra e a
qualcun
altro che si era unito al gruppo.
"Fammi
indovinare,
glielo hai detto tu?" Scorpius si avvicinò alla rossa mentre
si chinava a
prendere una burrobirra.
"Che Michael ci stava
provando con Alice? Sì!"
"Ma Towlor non
ci…"
"No! Davvero?"
Il tono di Lily era fintamente sorpreso. Si portò la mano
sulla bocca, fingendo
di spalancare gli occhi per aver fatto un errore.
Scorpius scosse la testa e
sorrise. "Beh, dovevano pur uscire allo scoperto, no?"
Per un attimo Scorpius
pensò che fosse una provocazione nei suoi confronti e si
rabbuiò, ma poi lei si
chinò ancora e poco dopo gli porse una burrobirra con un
gran sorriso.
"Tieni, Malfoy, festeggia
ora, perché sabato vi faremo il culo!"
Alice
arrivò trafelata
davanti alla porta della biblioteca, dove Lily la stava aspettando.
"Eccomi! Scusami, ma
mio padre mi ha fatto chiamare e non riuscivo più a venire
via…" si
giustificò la bionda, lasciando cadere la borsa fra le gambe
e portandosi le
mani ai capelli.
Lily alzò le spalle, ma le
guardò il capo incuriosita. "Ma che hai fatto?" le chiese,
allungando
una mano e la ragazza sospirò, scuotendo il capo.
"La Montague mi ha
fatto uno scherzo…"
"Cosa?" Lily
sgranò gli occhi e la sua mano si fermò a
mezz'aria. "Che scherzo?"
chiese ancora, osservandole i capelli bagnati.
"Ma niente di che,
anzi, mi incanti tu, che non ci vedo?" Lily annuì, prendendo
la bacchetta
e, con poche parole, fece girare la ragazza e le sistemò i
capelli.
"Grazie" disse ancora, quando l'amica ebbe finito e tornò a
voltarsi
verso di lei.
"Però dovresti…"
La rossa pensava che Alice avrebbe dovuto iniziare a rispondere a
quella megera
per le rime e, soprattutto, lanciarle qualche fattura, cosa in cui era
molto
brava, anche se nessuno lo sapeva.
L'ultima cosa
che voleva
Alice era sentirsi fare la ramanzina da Lily, così la
interruppe quasi subito.
"Non volevi, vero, andare in biblioteca?"
Lily scosse le spalle e
l'amica sorrise: non era proprio la strega più studiosa del
mondo. "No, no,
possiamo andare nell'aula circolare, se vuoi."
"Sicura di non dover
fare dei compiti?" le chiese comunque, perché non voleva che
per colpa sua
potesse prendere dei brutti voti.
"No, no. Però fra due
ore ho l'allenamento con la squadra…" rispose, guardando
l'orologio.
"Oh, bene. E sì,
all'aula circolare: sono stanca e ho solo voglia di cioccolata e di
coccole" disse, stiracchiandosi e controllandosi i capelli: avrebbe
dovuto
risistemarsi la treccia.
Al
sentì solo l'ultima
frase della ragazza, ma si avvicinò a loro sorridendo e
circondò la vita di
Alice con le braccia. "Coccole? Mi offro io" disse, chinandosi e
baciandola sul collo.
Sentì il gridolino della
bionda, che si accoccolò contro di lui, mentre girava il
viso per guardarlo.
"Al!"
Lily aveva visto
il
sorriso di Alice e cercò di non essere invidiosa e solamente
tanto contenta per
l'amica, soprattutto osservando quanto suo fratello fosse affettuoso:
l'aveva
mai visto così con una qualche ragazza? Non era sicura e la
cosa le fece molta
tenerezza. Poi alzò il viso da loro e vide Scorpius, alle
spalle di Al. Il
ragazzo le fece un cenno con il capo e lei ricambiò allo
stesso modo, per poi
togliere lo sguardo: era ancora difficile.
Il gruppetto si incamminò
verso l'aula circolare al terzo piano e Lily si ritrovò
davanti, accanto al
biondo Serpeverde.
"Allora, pronta
per
sabato?" le chiese Scorpius, infilandosi le mani in tasca.
"Sì. A dir la verità
sono sia spaventata che eccitata all'idea!" gli confidò, con
un sorriso,
che però non era rivolto a lui, notò.
"Come la prima volta
sulla scopa?" le chiese, cercando di capire perché gli
sembrava che lei
stesse mantenendo le distanze.
"Come la prima volta…
Sì, dai, come il primo volo!" lo accontentò, ma
Scorpius lesse cose
diverse nelle sue parole: intendeva di sicuro qualcos'altro, ma cosa?
Non stava
parlando di… sesso? Imbarazzato dai suoi stessi pensieri,
non riuscì a
chiederle altro e lei tolse lo sguardo dal suo.
Lily iniziava a
sentirsi a
disagio. Avrebbe voluto ammettere che si sentiva come la prima volta
che aveva
varcato il portone di Hogwarts, ma non voleva sembrare troppo
infantile, così
gli diede corda, senza specificare niente.
"Lily sarà bravissima,
e tu, Malofy, dovrai stare molto attento, perché potrebbe
sfilarti il boccino
da sotto il naso!" Alice si intromise fra di loro e
l'abbracciò,
insinuandosi sotto al suo braccio. Alla rossa fece così
piacere che si fosse
staccata da Al per lei, che sorrise al Serpeverde come se avesse
ricevuto un
grosso regalo.
Scorpius
guardò la Paciock
portarsi via Lily ridacchiando e sentì Al affiancarlo mentre
loro erano già
davanti alla porta della stanza circolare.
"Non eri obbligato a
venire…" iniziò il moro, ma lui alzò
le spalle.
"No, no, non c'è
problema. E poi qualcuno ha parlato di cioccolata…" Sorrise
ad Al,
sperando che lui non si facesse troppe domande: aveva bisogno di stare
con Lily
perché lei aveva iniziato a essere troppo distaccata e ora
capiva che doveva
recuperare tutto il loro rapporto, amicizia compresa. "Se vuoi, dopo vi
lasciamo da soli…" propose, così da sviare ogni
tentativo di pensiero da
parte dell'amico.
Al sorrise
nervoso e
rallentò il passo prima di raggiungere le ragazze che
avevano già aperto la
porta. "In verità è il caso che io non resti da
solo con Alice"
ammise, passandosi una mano fra i capelli.
"In che senso?"
gli chiese Scorpius, fermandosi stupito.
"Sì, beh… Se
rimanessimo soli poi… Sai…"
Il biondo piegò il capo di
lato, stranito. "Stai dicendo che non vuoi?"
"Certo che
voglio!" lo interruppe, quasi stizzito che non capisse.
"Allora non ho capito
il problema" chiese spiegazioni.
Al sbuffò. "Ho
insistito per uscire. Ho insistito per stare insieme. L'ho praticamente
imbrogliata per portarla a Londra e obbligarla a passare del tempo con
me. Non
mi era mai successo. Non ho mai dovuto… insistere. E se
stessi esagerando? E se
non mi accorgessi quando dovrei fare un passo indietro? Non ho mai
dovuto
preoccuparmi di queste cose!"
Scorpius capì cosa
intendesse, stranendosi lo stesso perché per lui era
così facile capirlo: aveva
le stesse paure con Lily. Però lui aveva pensato che
standole lontano avrebbe
risolto e invece aveva fatto tutto quel casino…
Al
osservò l'amico annuire
e farsi pensieroso.
"Ci sono momenti in
cui mi sembra di esplodere, Scorp" continuò, sottovoce.
"Anche ieri,
mi sono dovuto staccare da lei perché non se ne accorgesse,
ma io…"
Sospirò e si passò una mano fra i capelli.
"Io…" Non riusciva a spiegarsi:
dopo un po' che baciava Alice, quando erano soli o purtroppo anche
quando non
lo erano, come era successo il giorno prima, lui iniziava ad avere
voglia di
lei. E sapeva come ci si doveva comportare, ma stava diventando
più difficile.
Sempre più difficile.
"E se arrivassi a
obbligarla senza accorgermene?" sussurrò, un po' spaesato.
Scorpius scosse il capo.
"Non penso che
succederà. Tu non sei il tipo" lo rassicurò, ma
Al scosse la testa: e se
invece si sbagliasse?
Scorpius fece qualche
passo, raggiunse la porta dell'aula dove erano sparite le ragazze e
l'aprì,
tenendogliela aperta.
"E fidati: lei non sembra
il tipo che te lo permetterebbe."
*
"…E
la McGranitt ha
detto che quest'anno gli esami per i G.U.F.O. saranno sempre di
mattina."
Alice era seduta a gambe
incrociate sul pesante tappeto dell'aula circolare e si accarezzava i
capelli
tentando di farsi una treccia morbida, mentre ascoltava Lily che,
seduta sul
divano, si lamentava delle notizie ricevute quella giornata.
"Qual è il problema
di fare gli esami di mattina?" chiese Malfoy e Alice si
voltò verso di
lui, che era sdraiato sui gomiti, alle sue spalle.
"Lily non carbura
fino alle undici" gli confidò.
"Se è per questo non
carbura neanche di pomeriggio" si intromise Al e la bionda gli
lanciò un
sorriso, mentre arricciava il naso.
"Simpaticissimo,
Al" brontolò la ragazza in questione, ma non se la prese
più di tanto.
"I G.U.F.O. sono
facili, comunque, pensa quando dovrai dare i M.A.G.O…" disse
suo fratello
e Lily sbuffò: sempre esagerato, lui.
"Una volta passati,
tutti gli esami sembrano facili. Anche i compiti in classe di
erbologia!"
Lily mandò un bacio volante ad Alice, che aveva lanciato
quella frecciatina ad
Al con uno sguardo divertito e tenero allo stesso tempo e
sentì Scorpius
ridere.
"Quando hanno
ragione,
hanno ragione" si intromise il biondo e Al sbuffò, ma poi
alzò il viso dal
piccolo calderone portatile che stava mescolando e guardò la
sua ragazza che
gli stava facendo gli occhi dolci.
"Ho comunque preso
Eccezionale" rimarcò, lanciandole un'occhiata provocatoria.
"Per merito mio,
però!" precisò lei, ridendo e Al sentì
anche gli altri unirsi a lei.
Brontolò sottovoce e
continuò a mescolare.
"Dai, non
arrabbiarti, ti prendiamo in giro affettuosamente, lo sai…"
Alice si
allungò verso di lui e gli fece una carezza sul braccio.
"Che stai
facendo, lì? Ha un profumo…"
Al non alzò il viso, ma le
prese la mano stringendole le dita dolcemente.
"È cioccolata calda,
anche se non te la meriti, visto che mi prendi in giro…"
spiegò, mentre
anche lei ricambiava la stretta e intrecciava le dita con le sue.
"Per me?"
chiese, sorpresa.
"Se la mia ragazza
dice che ha voglia di cioccolata e fuori c'è freddo, questo
è il modo migliore
per accontentarla" disse, vedendola arrossire.
Alice si
sentì quasi
commossa. "Ho delle stecche di cannella, aspetta che le prendo,
così le
aggiungiamo. Qualcuno è allergico alla cannella? Scorpius?"
chiese, perché
non lo conosceva molto bene, mentre prendeva la borsa e ci curiosava
dentro.
"No, Scorpius non è
allergico, ma trova la cannella troppo dolce" chiosò Lily.
La bionda si bloccò.
"Oh. Aspetta, potrei avere dello zenzero, allora. Non è
molto dolce".
Scorpius scosse
il capo.
"No, no, va bene. Non ho problemi con la cannella" disse, lanciando a
Lily un'occhiata curiosa, mentre lei lo guardava come se lo stesse
sfidando. Ma
cosa aveva?
"Potrei avere anche
dell'anice stellato e…" La Paciock infilò quasi
la testa nella borsa.
"Eccolo! Ho anche del peperoncino!" esclamò.
"Peperoncino?"
chiese Al, stranito.
"Sì, lo hai mai
assaggiato con la cioccolata calda? È buonissimo."
"Occhio che è
afrodisiaco!" Lily fece l'occhiolino alla coppietta sul tappeto e
Scorpius
notò che anche Al si imbarazzò: quella piccola
streghetta lo aveva detto
apposta per fare infastidire suo fratello!
Volendo aiutare l'amico,
chiese alla ragazza: "Ma quante spezie hai, nella borsa?"
Ma Lily, che probabilmente
aveva capito, rispose per lei: "È figlia di una barista e di
un erborista,
praticamente; può non portarsi dietro qualunque cosa per
insaporire cioccolata
calda e burrobirra? A proposito, Hannah non c'era a 'I Tre Manici di
Scopa',
sabato, come mai?"
Alice
sospirò mentre si
girava verso di lei e Al le metteva una mano sul fianco, facendole il
solletico. "È da zia Kate: ha appena avuto un altro bambino
e le ha
chiesto se l'andava ad aiutare…"
La rossa annuì e lei si
voltò verso Al. "È pronta?" gli chiese,
riferendosi alla bevanda.
"Sì."
I ragazzi fecero apparire
le tazze e il moro versò cioccolata calda per tutti.
"Mi è piaciuto,
prima, quando hai detto che sono la tua ragazza…"
sussurrò ad Al, dopo un
po', mentre gli metteva un Marshmallow nella tazza.
Lily vide Al
sorridere a
qualcosa che gli aveva detto Alice e sussurrarle all'orecchio qualcosa
che la
fece sorridere teneramente. Decise che forse era il momento di
lasciarli soli.
"Scorp, accompagnami
al campo da Quidditch" ordinò, senza chiedere, al biondo,
appoggiando la
tazza vuota su un tavolino.
"Di già?" chiese
Alice, guardando l'orologio.
"Sì, pensavo di
andare un po' prima…" spiegò, mentre prendeva le
sue cose.
"Ma sei sicura?
Veniamo con te, allo…"
"Finisci la
cioccolata, Alice. Ci pensa Malfoy, giusto?"
Scorpius
annuì alla frase
di Lily soltanto perché lo sguardo che lei gli aveva
lanciato gli ordinava di
farlo.
"Sì. Devo anche
passare dalla biblioteca a restituire un libro" aggiunse e la rossa gli
sorrise. "Ci vediamo a cena, Al" lo salutò.
Prese le sue cose e seguì
Lily fuori dalla porta.
"Tuo fratello mi
ucciderà."
"Per cosa?" gli
chiese lei.
"Non vuole rimanere
solo con la Paciock."
Lily si
bloccò lungo il corridoio:
cosa aveva detto? E perché mai non avrebbe dovuto volerlo?
"Cosa?" Vide
Scorpius in imbarazzo e lui si passò la mano fra i capelli.
Capì che non voleva
dirglielo, ma questo non rientrava nei suoi piani. "Quindi?"
insisté.
Scorpius si era
pentito di
essersi fatto scappare quella frase e ora non sapeva come cavarsela.
"Ohi, Malfoy, hai
bisogno di un Veritaserum?" lo incitò.
"Ha paura di fare la
stessa fine di Brown" disse.
Che cavolo aveva
detto? E
cosa c'entrava Richard? "In che senso?" E cosa sapeva Scorpius di
lui?
"Ha paura di
insistere troppo e che lei lo lasci. Beh, in verità non ha
paura che lo lasci,
ma non vuole esagerare. E ha paura di non rendersene conto. Che lei si
senta
obbligata a…" spiegò.
"Ma che
stronzata!" si lasciò sfuggire Lily, interrompendolo, quando
capì quello
che stava dicendo e notò Scorpius alzare le sopracciglia in
una smorfia
divertita. "Inutile che fai quella faccia!"
Scorpius rise.
"Tuo
fratello è una brava persona. Già il fatto che si
faccia tutti questi problemi,
vuol dire che non succederà. Ma penso che stia vivendo male
la cosa. Il fatto
che lei abbia poca esperienza lo riempie di dubbi…"
continuò, facendosi
serio.
"Ma stai dicendo sul
serio?" Lily si era fermata e lui la imitò.
"Volevi la
verità…" disse, allargando le braccia.
"Non so se
considerarlo un idiota o tentare di apprezzare il suo
virtuosismo…" Lily
riprese a camminare, pensando. "Cioè, ha paura di essere
così eccitato da
violentarla? Merlino, non solo è un Troll, ma non conosce
Alice… Anch'io ho
paura delle sue fatture… " La ragazza si guardò
indietro e poi sospirò.
"Dovrei tornare indietro a dirgli che è uno stupido come
tutti gli
altri".
Gli altri chi?
"Come?"
Lily guardò il biondo e
scosse il capo. "Siete due Serpeverde che non vedono al di
là della loro
bacchetta. Alice mi ha raccontato come è andata fra di loro:
il premio, il
bacio, la gita a Londra… Quello che Al non ha capito
è che non è che è stato
lui a far capitolare lei!"
Scorpius corrugò la
fronte. Ah, no? "Dici? Te lo ha detto lei?"
Lily scosse di
nuovo la
testa: non glielo aveva detto Alice, ma lei la conosceva e aveva
capito, da ciò
che le aveva raccontato, come erano andate effettivamente le cose.
"Ci sono alcune
ragazze che ti fanno credere di condurre il gioco. Ma in
verità, sono loro che
hanno deciso che potevi giocare. Perché sono loro che hanno
scelto te."
Alice non avrebbe mai
fatto qualcosa che non voleva. Poteva sembrare timida, ma non era
insicura per
niente: era quasi riuscita a circuire suo padre per farle fare l'Auror
e lui
non voleva neanche sentirlo nominare!
Quando notò che Scorpius
non era più al suo fianco, si girò per cercarlo e
lo vide fermo con la fronte
corrugata.
"Cosa c'è?"
Scorpius
sbatté le
palpebre: ora gli dispiaceva davvero di non aver giocato.
*
"Cosa voleva tuo
padre?" le chiese Al, una volta soli.
"Niente, voleva
sapere se potevo fare da tutor a un altro studente". Alice si
spostò e si
fece spazio accanto a lui sul tappeto, contro al divano. Le sue parole
lo
distrassero e non fece caso al fatto che lei si era accoccolata troppo
vicino.
"A chi? Gli hai detto
di no?" La sua voce dovette risultare un po' stridula perché
lei gli
lanciò un'occhiata divertita dal basso.
"Perché dovevo dirgli
di no?"
"Non
voglio…"
Alice sapeva che
probabilmente suo padre le stava lanciando un modo per riprendere i
rapporti e
non capiva lo strano comportamento del moro.
"Non dovrei farlo
perché tu non vuoi?" gli chiese, allora, tirandosi su e
mettendosi a
sedere davanti a lui: si stava innervosendo. Lui borbottò
qualcosa, ma la
bionda non lo sentì. "Non ho capito".
Al non voleva
ammettere di
essere geloso. Era una cosa strana per lui e doverlo dire ad alta voce
lo
faceva sentire… debole. "Non voglio e basta" sostenne.
"Allora abbiamo un
problema" dichiarò Alice e lui vide il suo cipiglio
corrugato.
"Ma perché lo vuoi
fare? Non ti basto io?"
Come? Alice
sgranò gli
occhi. "Che stai dicendo? Non ti aiuto più con erbologia!"
"Beh, potresti, no?
Ci saranno altri compiti quando torneremo dalle vacanze."
Ma cosa stava dicendo?
"Io… bo, non ci avevo pensato, sì, posso
aiutarti, ma non vedo come…"
Al
capì che si stava
arrampicando sugli specchi: ormai tanto valeva andare avanti. "Non
avrai
tempo di aiutare qualcun altro, se aiuti me" continuò.
"Io penso di sì,
invece."
"Però non
voglio."
Alice alzò un sopracciglio
in un modo così perfetto che Al pensò lo avesse
studiato allo specchio.
"Dammi un buon motivo e potrò pensarci". Eh, fosse facile.
Alice si stava
innervosendo, lo vide benissimo: incrociò le braccia sotto
al seno e sbuffò. Il
suo sguardo cadde proprio lì, per poi spostarsi subito
quando se ne rese conto.
"Quindi? Non hai
un
buon motivo?"
"Sicura che sia un
maschio?"
Alice sbatté le palpebre e
le sue braccia caddero lungo i fianchi: cosa aveva detto?
"Al…" si allungò
verso di lui e gli posò una mano sul braccio.
"Al…" lo chiamò ancora,
ma lui non la guardò in faccia. "Al, sì,
è un maschio: si chiama Steve e
ha dodici anni…"
Finalmente Al la
guardò.
Dodici anni? Un ragazzino? Merlino! "Cosa?" buttò sul ridere.
"Pensavi che…"
Alice non finì la frase, stranita dai suoi stessi pensieri.
Poi si morse il
labbro e divenne rossa sulle guance. "Mi piace, che tu sia
geloso…"
sussurrò, chinandosi su di lui.
"Non sono
geloso" tentò di salvarsi.
"No" ironizzò
lei, ma rise mentre si chinava a baciarlo.
"Ma certo che sono
geloso!" sbottò subito dopo.
"Anch'io sono gelosa
di te…" confidò lei, sorridendo.
"Non so proprio di
chi dovresti esserlo, comunque."
Lei rise nervosamente e si
sedette davanti a lui. "Ah, no? Solo la Montague mi lancia incantesimi
alle spalle e le altre mi guardano chiedendosi se ti ho somministrato
qualche
pozione, praticamente rischio la vita ogni volta che vado in sala
grande!"
Alice fu
contenta di
averlo detto ad alta voce. "Cosa è successo?" le chiese lui.
Ma lei liquidò la cosa
gesticolando con la mano. "Sei il ragazzo più bello del
settimo anno,
senza considerare che metà della scuola sarà
stata nel tuo letto, secondo te
cosa dovrei pensare?"
"Ma non è vero!"
Alice fece una smorfia che da sola si ricordò la McGranitt e
poi rise.
"Che sei il più bello
o che te le sei fatte tutte?"
"Beh, potrei
effettivamente essere il più bello…" Alice rise
ancora e gli lanciò un
cuscino raccolto da sopra il divano. "Però non devi
preoccuparti.
Davvero". La ragazza annuì: le piaceva il fatto che lui
tentasse di
rassicurarla, così lo fece anche lei.
"Neanche tu devi
preoccuparti" disse e Al annuì, sospirando.
"Va bene". Lei
sorrise, prima di baciarlo.
"Vedrò di non farmi
sedurre da Steve il dodicenne, ok?" Scoppiò a ridere,
spostandosi, e Al le
tirò indietro il cuscino di prima.
Tanto valeva
parlare
chiaro, pensò Al. "E Towlor?"
Alice sbarrò gli occhi.
"Qualunque cosa tu abbia sentito, non era un appuntamento!" Che cosa?
Lui non aveva sentito niente! Aveva solo avuto quel brutto
presentimento e poi…
Merlino! "Che appuntamento?"
"Lascia stare, non è
importante…" Tornò ad accoccolarsi contro di lui
e Al dovette concentrarsi
su ciò che iniziava a sentire. Tornarono a baciarsi e il
ragazzo le portò una
mano in vita.
Alice si
spostò e nel
farlo la divisa si scompose, così tirò un po' il
maglione, sfilando la
camicetta dalla gonna. Quando sentì le dita di Al sulla
pelle nuda, trattenne
il respiro, ma subito dopo lui spostò la mano. "Scusa" disse.
Di cosa? Stranita, la
ragazza corrugò la fronte: aveva già notato che
lui cercava di non toccarla, ma
pensava di aver avuto delle paranoie. Ora, invece, le sembrava di avere
una
conferma.
"Perché ti
scusi?"
Al si
staccò da lei: era
sempre più difficile. A ogni bacio sentiva sempre
più caldo e aveva il terrore
di non riuscire a ragionare più.
"Ti stavi sistemando
e…"
Lei si morse il labbro
inferiore e fece un sorriso strano. "Non mi stavo sistemando: volevo
sentire
la tua mano accarezzarmi" spiegò.
COSA? Voleva ucciderlo, lì
in quel momento? "Ah".
"Avevi detto che ti
piacevo. Pensavo che…"
"Tu mi piaci!"
sostenne lui, agitandosi quando lei fece spazio fra di loro, sedendosi
più
lontano.
"A me sembra di
no" dichiarò lei, mentre alzava su di lui uno sguardo duro.
Ma che ne sapeva lei?
"Ma cosa dici?"
Alice sapeva di
non essere
appariscente, di non avere un fisico spettacolare o tante curve da far
girare
qualcuno per i corridoi. Ma fino a quel momento lì, le era
andato benissimo.
"È perché non sono… come loro? O
perchè non faccio quello che fanno loro?" Quanto le faceva
male fare quella
domanda?
"Chi? E cosa vuol
dire… Alice, di cosa stai parlando?"
Sospirò, ma poi guardò da
un'altra parte: non riusciva a guardarlo in viso. Forse non era
così coraggiosa
come diceva Lily. Forse le ragazze che la prendevano in giro avevano
ragione.
Al, quando lei
non parlò
più, si sentì preso da panico. Si
inginocchiò verso di lei e le prese le
spalle. "Guardami" le disse e la ragazza alzò i suoi
occhioni su di
lui. "Ti giuro che mi piaci. Mi piaci tantissimo. Mi piaci
così tanto che a volte
penso di esplodere" con una risatina nervosissima si passò
la mano fra i
capelli.
Non aveva intenzione di
dirle quanto pensasse a lei, la sera o sotto la doccia, ma se avesse
dovuto
convincerla, o anche solo farle passare quella tristezza dallo sguardo,
forse
poteva arrivarci, anche se aveva paura che potesse sembrare un ricatto.
"È una cosa nuova per me. E lo è proprio
perchè sei diversa dalle altre…"
Alice
sgranò gli occhi. E
poi sorrise. Tornò vicino ad Al e lo baciò.
"Allora mi sa che dovremmo
trovare un modo nuovo perché le cose funzionino bene per
noi" disse,
subito dopo, togliendosi il maglione.
***
Il sabato
mattina arrivò
in un baleno.
Lily era un po' agitata e
un po' eccitata, proprio come aveva confessato a Scorpius. Ma il fatto
di
giocare come cercatrice la riempiva di gioia e non vedeva l'ora di
entrare in
campo per volare e cercare il boccino.
Si mise la divisa e uscì
dagli spogliatoi femminili con un po' di agitazione, incamminandosi
dietro agli
altri giocatori della squadra.
"Michael è contrario
al sesso prima della partita, Weasley, non parlarne ad alta voce."
Lily drizzò le orecchie e
spalancò gli occhi, notando Hugo che parlava con Stuart.
"Hugo?" Si sentì
chiedere, quando realizzò il senso della frase.
Il rosso si girò verso di
lei e si fermò, aspettando che con il passo successivo lo
raggiungesse.
"Lily! Che un
lupo…"
"Ma taci! Con chi è
che hai fatto sesso?" lo interruppe.
"Porta sfortuna
interrompere un augurio magico, lo sai!" rispose lui, scandalizzato,
per
poi abbassare la voce. "E non urlare: io, che Michael fosse contrario,
non
lo sapevo!"
"Ma hai una
ragazza?"
Hugo sorrise e Lily vide
chiaramente i lineamenti dello zio Ron nelle foto che nonna Molly aveva
a casa.
"Sì. Alice non ti ha
detto niente?" La rossa scosse le spalle: cosa doveva dirle Alice?
"Effettivamente
è successo tutto quando avete litigato…"
Oh, Lily si ricordò di
aver visto Alice e Hugo parlare spesso, effettivamente. Quindi aveva
raccontato
a lei di aver fatto sesso per la prima volta, perché loro
tre avevano parlato
molte volte sull'argomento e Lily sapeva perfettamente che Hugo era
vergine
quanto loro, fino a poche settimane prima.
"Oh. Beh, sì…"
Ma cosa avrebbe dovuto dire? Doveva fargli i complimenti?
"Sh… non farmi
scoprire!" sussurrò Hugo, prendendola per un braccio. No,
no, non lo
avrebbe fatto. Scosse il capo per rassicurarlo, ma poi
continuò a pensarci: ma
se Alice e Albus lo avessero fatto anche loro, lei sarebbe rimasta
l'ultima di
loro tre a essere vergine? Non ci aveva pensato, ma in quel momento la
cosa
iniziava a darle qualche grattacapi.
"Lily, sei
pronta?" le chiese il capitano, appena prima di uscire dalla porta
degli
spogliatoi. Lei annuì e decise di concentrarsi sulla
partita: avrebbe fatto
vedere a tutti quanto valeva.
"Certo, Michael, non
vedo l'ora!" rispose, alzando la scopa. Tutta la squadra
urlò l'inno dei
Grifondoro e poi uscirono all'aperto, per andare verso il campo.
"Siamo in mano a una
ragazzina. Perderemo sicuramente…" Lily si voltò
nel sentire la voce di
Rowand che la criticava e quando lui incrociò il suo sguardo
le lanciò
un'occhiataccia. Aveva ragione Hugo: quel tipo non doveva neanche stare
in
squadra. Ricambiò il suo sguardo e si girò per
raggiungere gli altri: non si
sarebbe fatta intimidire da lui.
Scorpius
aspettava che la
squadra Grifondoro uscisse dagli spogliatoi. Non sapeva cosa aspettarsi
da
questa partita: avrebbe combattuto direttamente contro Lily e non
avrebbe
saputo bene dire se fosse ansioso o eccitato dalla cosa. Sorrise quando
pensò
al fatto che praticamente lei aveva detto di sentirsi allo stesso modo.
Per fortuna anni e anni di
rigida educazione purosangue riusciva a fargli controllare i suoi
sentimenti. O
almeno sperava che dall'esterno si vedesse così.
"Tutto bene?"
gli chiese Al, avvicinandosi. Annuì, cos'altro avrebbe
potuto fare? Di sicuro
non voleva parlare. "Ora hai paura di aver dato troppi suggerimenti a
Lily, eh?"
Il biondo sorrise,
contento che l'amico avesse frainteso. "Sono sicuro che sarà
una partita
interessante" disse, sapendo che almeno non stava dicendo bugie.
"Dopo ho bisogno di
un consiglio…" gli disse il moro, volgendo lo sguardo verso
la porta degli
spogliatoi che si stava aprendo.
Come? Alzò una spalla, annuì
e poi fecero un passo avanti per salutare i giocatori dell'altra
squadra prima
di iniziare.
Lily strinse la
mano al
fratello e a Scorpius per ultimi, come aveva fatto da quando era in
squadra, ma
questa volta lanciò a tutti e due un augurio magico. E
sorrise quando Scorpius,
stringendole la mano più a lungo, le disse che voleva
vederla agguerrita.
"Mi aspetto la stessa
cosa, Malfoy" gli rispose, ricambiando la stretta.
Salirono sulle scope e
notò il biondo che volava vicino al baule prima che
venissero sganciate le
palle, lo aveva visto fare altre volte, ma ora sapeva cosa stava
facendo:
cercava di cogliere tutti dettagli del boccino d'oro. Velocemente lo
seguì e
riuscì a raggiungere un punto strategico, ma quando il baule
venne aperto, alle
sue spalle sentì la voce di Rowand gridare: "Potter, non
puoi prenderlo adesso,
il boccino!", e la sua grassa risata. Si fece distrarre e
girò la testa
giusto per vedere il capitano che diceva qualcosa al battitore, ma poi
tornò a
prestare attenzione alle palle.
La pluffa e i bolidi
vennero sganciati e poi, per ultimo, il professor WhiteBall
slegò la cinghia
che teneva stretto il boccino. Subito si alzò, rimbalzando
sul suo sostegno e
poi, a mezz'aria, distese le sue lunghe ali d'oro.
Lily notò subito il colore
sfumato d'arancio e, quando sbatté le ali, un dolce profumo
si propagò fino
alle sue narici.
"Pop Corn!"
esclamò, sottovoce e, senza rendersene conto,
guardò Scorpius che le fece
l'occhiolino prima di volare via.
*
La partita era
iniziata già da
due ore e la pluffa aveva cambiato campo più volte,
mantenendo sempre in pari
il punteggio, distaccandosi sempre di poco: la partita era agguerrita.
Lily girava per il campo cercando
di non farsi distrarre da nient'altro se non dal boccino, ma quella
dannata
pallina non si vedeva da nessuna parte. E sapeva che era
così perché ogni tanto
osservava Scorpius e anche lui aveva difficoltà a trovarlo.
C'erano stati due
momenti distinti in cui a tutti e due era sembrato di vederlo, e lei
sapeva che
almeno una delle due volte quel cavolo di boccino c'era stato davvero,
ma si
era volatilizzato appena loro erano riusciti ad arrivarci vicino.
Iniziava a
essere frustrante:
almeno da cacciatrice non c'erano questi momenti mezzi morti. Poi, una
fragranza particolare le arrivò sotto al naso: Pop corn! Il
Boccino! Girò di
scatto la testa, proprio mentre vide Scorpius fare la stessa cosa e
tutti e due
videro il puntino dorato allontanarsi da loro.
Scorpius vide la
scia dorata
sparire subito, ma la vide: il boccino! Quando partì verso
quella direzione,
capì che anche Lily l'aveva vista, perché anche
la sua scopa cambiò rotta per
inseguire il piccolo tondino.
Lily si
trovò accanto a Scorpius
mentre inseguivano il boccino, erano alla stessa altezza, uno a fianco
all'altra e lui sembrava molto concentrato.
Lo
guardò due o tre volte con la
coda dell'occhio e notò che effettivamente lui riusciva a
non farsi distrarre
da niente.
Esattamente come
al provino di
mercoledì, anche lei tentò di concentrarsi
sull'obbiettivo e si chinò un po'
per prendere velocità. Improvvisamente, esattamente come
facevano i boccini e
come era giusto che fosse, la piccola pallina indemoniata
virò verso destra e
lei fu lenta nel seguirla, mentre notò che Scorpius aveva
girato subito,
riuscendo a non farlo allontanare troppo.
Cercando di non
farsi prendere
dal panico, tentò di raggiungerlo e recuperare lo svantaggio.
Scorpius
percepì la presenza di
Lily quando riuscì a raggiungerlo: c'era da dire che la gara
era interessante.
E competitiva. Si sentiva agguerrito e carichissimo: era sicuro di
vincere, ma
gli piaceva l'idea che non sarebbe accaduto facilmente.
Solo un'altra
volta gli era
capitato che anche l'altro cercatore vedesse il boccino insieme a lui e
che
dovessero duellare così per prenderlo.
Quando il
boccino iniziò a salire
verso l'alto, notò la piccola Potter chinarsi e avere la
meglio su di lui,
mentre acquisiva velocità: lei era più leggera e
in salita era un vantaggio.
Imprecò mentalmente e cercò di tagliare l'aria
anche lui nei modi che
conosceva: non poteva permettersi di perdere! Cosa avrebbero pensato
gli altri?
Lily
notò che stava sorpassando
Scorpius e sorrise, per poi allungare la mano per vedere se riusciva a
raggiungere il boccino: ormai era questione di poco, anche se reggere
la scopa
con una mano sola rallentava la precisione di guida.
Notò che lui si era abbassato un
po' verso il manico e che stava recuperando terreno. Allungò
anche lui la mano
in avanti e ormai era proprio questione di poco.
Sentì il sibilo, ma non realizzò
subito e non si girò a controllare, nonostante l'istinto di
cacciatrice le
stava cercando di mantenere i sensi all'erta.
Poco dopo vide tutto nero e il
campo di Quidditch sparì.
Scorpius
teneva lo sguardo fisso
davanti a sé: vedeva solo il braccio di Lily e le sue dita,
lo smalto nero che
spuntava oltre i guanti da Quidditch.
Riuscì a darsi la spinta e,
appena la scopa scattò in avanti, si sporse per prendere il
boccino, cercando
di non lasciarsi scappare l'occasione.
Quando l'afferrò, tirando il
manico verso di lui con l'altra mano e frenando la corsa,
alzò il pugno al
cielo e si guardò intorno: ma Lily dov'era? Abbassò lo sguardo
e la vide
mentre cadeva insieme alla scopa: sgranò gli occhi e gli
sembrò che il cuore si
fermasse all'improvviso.
***Eccomi!
Allora, so benissimo che i boccini che non hanno un odore particolare.
(o no? La zia Rowling lo ha per caso scritto? 'I boccini non hanno
odore?' perchè in questo caso, posso fare come
voglio... 😅 Ok, scherzi a parte, lo so che non è
mai stato detto che abbiano un odore, ma a me la cosa piaceva molto (ma
scusate, con tutte queste magie, con l'Amortentia, come si fa a non
pensare che i profumi siano qualcosa di importantissimo e che hanno
sempre un loro perché? ok, dopo questo pippone che non sta
né in cielo e né in terra, spero che non me ne
vogliate per la storia del profumo del boccino. Tutto qua. Grazie a chi
legge. 😊
Scorpius
sentì i tre fischi di
fine partita prima ancora di riuscire a muoversi nel vedere il corpo di
Lily
cadere inerme sul prato. Si diede una scrollata e puntò
verso il basso la
scopa, pensando di non essere mai andato così forte e allo
stesso tempo così
lentamente.
Atterrò, abbandonando la scopa, e
subito notò il professor Whiteball, con la bacchetta
spianata fare lo stesso:
capì che aveva incantato Lily per farla adagiare sul terreno
senza che avesse
ulteriori danni.
"Che cazzo è successo?"
gridò Towlor, facendosi largo fra i giocatori che avevano
accerchiato Lily.
"Un bolide l'ha colpita"
spiegò Hugo, scendendo dalla scopa e avvicinandosi
preoccupato alla cugina.
"Ma come è possibile?"
chiese qualcun altro.
Scorpius non ascoltava, ma si
inginocchiò accanto a Lily, cercando di svegliarla.
"Fermo, Malfoy: è stata
colpita alla testa, non agitarla. Aspettiamo l'infermiera" lo
fermò il
professore.
Al si avvicinò a lui e sbarrò gli
occhi: il biondo vide nel suo sguardo il suo stesso tormento.
"Ma come ha
fatto un bolide
a colpirla?" Al sentì chiedere da uno dei suoi giocatori
quella strana
domanda. Come? Per un cacciatore venire colpito da un bolide era
abbastanza
normale. Ah, giusto: Lily non giocava in quel ruolo e nessuno dei
cacciatori le
era vicino. Ma allora com'era successo?
Osservò mentre gli infermieri caricavano
la sorella sulla barella e per un attimo si sentì spaesato.
"Dovrò scrivere a mia
madre…" disse, confuso, come se non fosse troppo convinto,
notando che la ragazza
non si era risvegliata.
"Mando io un patronus a
Ginny". La voce di Neville si materializzò al suo fianco e
Al si voltò
verso di lui annuendo in ringraziamento: anche il suo viso era
preoccupato.
*
"È
stato quel troll di Rowand"
sussurrò Alice, scendendo dagli spalti. Lei lo aveva visto
mentre prendeva la
mira su Lily. L'era caduto l'occhio perché stava osservando
quello che faceva
Albus e poco distante aveva notato Rowand che colpiva il bolide e,
pensando che
fosse in una posizione strana, aveva seguito la traiettoria del tiro.
Passò da dietro e si diresse
verso l'infermeria, per evitare la calca del pubblico e cercare di
raggiungere
i giocatori, ma purtroppo arrivò in ritardo
perché qualcuno l'aveva pensata
come lei e si era ritrovata in mezzo a una miriade di studenti; era
riuscita a
raggiungere il castello e ad arrivare al primo piano solo dopo quello
che le
sembrò un'eternità, trovando già un
mucchio di gente nel corridoio.
Notò Albus e si avvicinò a lui,
che aveva ancora addosso la divisa. "Al" lo chiamò,
avvicinandosi.
Lui fece un sorriso tirato.
"Alice" rispose e le mise un braccio sulle spalle, stringendola a
sé
in un gesto naturale, appoggiandole la guancia sui capelli. Sembrava
preoccupato e lei lo capiva benissimo: Lily era rimasta incosciente per
tutto
il tempo che l'avevano portata via, probabilmente aveva bisogno di un
po' di
supporto anche lui.
"Come sta?" chiese,
facendo scorrere una mano sulla sua schiena in una carezza confortevole.
"La stanno visitando e non
ci fanno entrare: non sappiamo neanche se si è
svegliata…" spiegò Hugo,
avvicinandosi alle sue spalle insieme agli altri giocatori della
squadra
Grifondoro. Annuì senza sapere bene perché.
Al vide arrivare
Towlor con una
faccia seria e si avvicinò a loro porgendogli le borse che
avevano lasciato
negli spogliatoi: erano venuti via subito e non avevano neanche pensato
a
recuperare la bacchetta! Fu Alice a prendere le sue cose e quelle di
Lily, e
lui gliene fu grato: si sentiva un po' confuso.
Notò che Scorpius aveva fatto
cadere la borsa ai suoi piedi senza neanche prendere la bacchetta e lo
guardò,
mentre lui ricambiava il suo sguardo preoccupato.
"Non l'ho vista, non me ne
sono accorto…" si incolpò il biondo e Al
corrugò la fronte: non era colpa
sua!
L'infermiera uscì dalla porta: subito
le si fece calca intorno, ma Alice lo spinse appena e lui
riuscì a trovarsi di
fronte alla strega con facilità. "Come sta?" chiese.
"Sta bene, si è
svegliata."
Al sentì parecchi sospiri di
sollievo alle sue spalle.
"Possiamo vederla?"
Subito dopo che lui ebbe solo pensato quelle parole, qualcuno aveva
già fatto
la domanda, si girò e notò Scorpius che,
impaziente, premeva per sapere come
stesse Lily.
"Adesso no, vi chiamo
io" rispose la strega, ritornando dentro velocemente.
Scorpius non
riusciva a pensare
lucidamente: vedere Lily mentre cadeva e non poter fare niente per
impedirlo lo
aveva fatto sentire un inetto. E lei era rimasta incosciente. Come
stava? Stava
bene davvero? Aveva subito colpi irreparabili? Aveva visto cos'era
successo?
"Ehi, Scorp, non
preoccuparti, non è colpa tua…" Sentì
Al rassicurarlo ma lui scosse il
capo: avrebbe smesso di preoccuparsi nel momento in cui l'avesse vista
con i
propri occhi. "Sei più agitato di me. La Nurseelan ha appena
detto che sta
bene…"
Ma lui ancora non era convinto.
Guardò l'amico negli occhi e spiegò: "Quando ne
sarò sicuro, smetterò di
preoccuparmi. Non capisco perché tu sia così
calmo, invece…"
"Ma cosa stai
dicendo?"
Al sgranò gli occhi quasi offeso dalle parole dell'amico.
"Ehm… ragazzi…" Alice,
accanto a lui, li aveva presi per un braccio e li aveva fatti spostare
dalla
calca. "Penso che sia arrivato il momento. Al, Malfoy deve dirti una
cosa
importante… Ecco mettetevi qui…" disse ancora,
guardando Scorpius che
abbassò gli occhi ma poi annuì, rialzandoli su di
lui.
"Al…"
"Cosa mi devi dire?"
chiese, irritato, pensando che il suo migliore amico stesse per dirgli
qualcosa
che lo avrebbe fatto arrabbiare, anche se non capiva cosa.
"Al, io… Lily…" Il
biondo si passò una mano fra i capelli e guardò
verso Alice, che lo esortò con
un gesto delle mani. Cosa stava succedendo? Al tornò a
guardare Scorpius e si
preparò a qualcosa di molto brutto. "Sono preoccupato per
Lily, Al. L'ho
vista cadere e non ho fatto niente, mi sono sentito un Troll
e…"
"Ti ho già detto che non
penso sia stata colpa tua."
"Non è quello che pensi tu,
il problema. Cioè, non stavolta. Ora è quello che
sento io, il mio
problema…" Al era ancora più confuso di prima.
"In che senso?"
"Al, mi piace Lily. Tanto.
Da quest'estate. E ti giuro, ci ho provato a non pensare a lei, ma non
ci
riesco. E mi sembra di tradirti. So quello che pensi sui suoi ragazzi
e…"
Al stentava a crederci. "Ti
piace mia sorella?"
Scorpius
sospirò. "Sì. E non
riesco a smettere. Poi lei è venuta da me e…"
"Lily è venuta da te?"
Prima che lui potesse rispondere,
arrivarono altri ragazzi dal corridoio e ci fu una discussione. Quando
la
Paciock urlò qualcosa e loro si girarono, Al
partì alla carica nel vederla fra
le braccia di Towlor.
Appena i due
ragazzi iniziarono a
parlare, Alice tornò verso gli altri che erano davanti alla
porta
dell'infermeria, dove Miss Nurseelan era sparita subito dopo aver detto
che
Lily era sveglia e stava bene. Si fermò vicino a Rose e a
Hugo e lanciò
un'occhiata dietro di sé per guardare i due Serpeverde.
"Mi sa che qualcuno sta
confessando, vero?" disse Rose, guardando anche lei i ragazzi.
Alice annuì. "Sarebbe ora, no?"
"Sono maschi…" spiegò,
con un tono che fece sorridere Alice.
In quel momento Rowand e l'altro
battitore, nonché Cecily, una cacciatrice Grifondoro,
arrivarono un po'
spavaldi verso di loro.
"Michael, te lo avevo detto
che avremmo perso, se avessi messo lei come cercatrice: non sa neanche
stare
sulla scopa!"
Alice sentì la rabbia riempirle
ogni parte del corpo e sbottò: "Ma se è stata
colpa tua, che la hai
colpita!"
Rose vide il
ragazzo sbiancare e
poi ridere nervoso: Alice doveva avere ragione. "Ma cosa dici,
nanerottola? Non sono stato io. Deve essere stato un battitore
Serpeverde!" spiegò, voltandosi verso gli altri, mentre
anche i ragazzi
Serpeverde li raggiungevano.
La piccola Paciock si avvicinò a
lui a grandi passi e gli puntò contro il dito. "Io ti ho
visto, Rowand.
Hai preso la mira verso di lei e hai battuto il bolide!"
Quando anche Michael si fece
avanti chiedendo se fosse vero, Rowand fece un'altra risatina nervosa.
"Dai, Towlor, non le crederai mica? È solo una ragazzina in
difesa della sua
amica. E poi hai visto, non…"
"Sei stato tu!" gridò
ancora la biondina, con una voce così forte che
rimbombò nel corridoio senza
bisogno di un sonorus e tutto il gruppo si zittì.
Michael guardò Alice, che non
staccò mai gli occhi dal giocatore, e poi si
voltò verso di lui. "È vero?
Sei stato tu?"
Rowand scosse il capo, ma si
capiva che non era del tutto sincero.
"Potrei aver colpito il
bolide… Ma stavo puntando a Malfoy!" cercò di
salvarsi, guardando verso il
fondo, dove i due Serpeverde si erano rintanati a parlare.
"Bugiardo di un Troll…"
Alice scattò in avanti e il giocatore tirò fuori
la bacchetta per colpirla.
Rose mise mano alla sua ma, prima
ancora che riuscisse a pensare a un qualsiasi incantesimo difensivo,
Rowand
cadde sotto la luce rossa di uno Stupeficium non verbale.
"Rose, ma ti
sembra il
caso?"
"Non sono stata io,
Michael!"
Alice sentì la voce dei ragazzi
come se le arrivasse da molto lontano.
"Ma cosa hai fatto? Santo
Merlino…"
La voce della ragazza accanto a Rowand
era stridula e quando Alice vide che aveva in mano la bacchetta,
puntò ancora
la sua, ma fu fermata da due braccia forti che la cinsero da dietro.
"Ferma, piccola, o finisci
nei guai" disse una voce alle sue spalle, mentre Rose neutralizzava la
giocatrice.
Al
arrivò in quel momento.
"Ma che succede?" chiese, a tutti e a nessuno in particolare,
spaesato da tutto ciò che stava succedendo: Lily, Scorpius e
poi… quello.
"La tua ragazza è stata più
veloce di me. Non ti conviene farla arrabbiare, mi sa…"
Realizzò poco di
quello che gli stava dicendo la cugina, ma annuì comunque:
cosa aveva fatto
Alice? E perché Towlor la stava abbracciando?
Alice si
liberò dalla stretta di
Michael e si guardò intorno, un po' spaesata. Quando
incontrò lo sguardo della
Montague (ma cosa ci faceva lì?) lei abbassò
subito gli occhi e fece un passo
indietro, nascondendosi dietro a una delle sue amiche, che la
guardò con gli
occhi sbarrati.
"Ehi, tutto bene?" le
chiese Al, avvicinandosi a lei. Annuì, ma quando vide tutte
le persone che la
stavano guardando, gli occhi le si riempirono di lacrime.
Rose vide la
ragazza un po' confusa,
così cercò di aiutarla: mise via la bacchetta e
iniziò a battere le mani.
Subito dopo Hugo si unì a lei e poi anche gli altri della
squadra e, notò con
piacere, anche i Serpeverde.
"Ma cosa fanno?"
Alice
si stupì della cosa e si guardò intorno ancora:
ma quanta gente c'era? C'era
anche la squadra dei Serpeverde e molti dei loro studenti.
"Ti stanno dando supporto.
Funziona così" spiegò Al battendo le mani anche
lui.
Oh. Ohhh.
"Alice, cosa succede?"
La voce di Neville, apparso in fondo al corridoio, fece fermare tutto
il
battimani: cosa sarebbe successo? Suo padre l'avrebbe mandata dalla
preside perché
aveva schiantato uno studente?
Mentre si stava chiedendo quelle
cose, sentì Al, ancora al suo fianco, dire: "Mamma?",
così realizzò
che Ginny Potter era in fondo al corridoio e le stava sorridendo.
"Ma cosa sta
succedendo?" le chiese il suo migliore amico, appena arrivò
di corsa da un
lungo corridoio.
"Niente, Neville. Tua figlia
ha appena schiantato quel Troll che ha fatto cadere Lily dalla scopa e
se osi
sgridarla te la vedrai con me" spiegò sottovoce Ginny,
tornando poi a
sorridere verso il gruppetto che sostava nel corridoio e incamminandosi
verso i
ragazzi. "Sono arrivata appena ho saputo. Purtroppo mi ero scordata la
scopa e ho dovuto correre da Hogsmeade fino a qui. Come sta Lily?"
chiese,
facendosi largo fra gli studenti per raggiungere la porta
dell'infermeria e
mettere una mano sulla spalla del figlio, sorridendo alla ragazza
accanto a
lui.
"Miss Nurseelan dice che è
sveglia e che sta bene, ma non ci fa entrare…" disse,
sconsolata, la
ragazza.
Ma figuriamoci!
"Di sicuro non mi butterà
fuori, vieni, entra con me" propose alla ragazza e lei, lanciando
un'occhiata al padre, annuì e la seguì dentro
l'infermeria.
"Grazie, Ginny.
Mi
guardavano tutti…" mormorò Alice, entrando con
lei nel locale e
chiudendosi la porta alle spalle, lanciando un'occhiata al gruppetto
che era
rimasto fuori.
"È perché hai fatto una gran
cosa e nessun altro ha avuto il coraggio di farlo. Sei stata
bravissima, a
proposito, ma non dire a Minerva o a Neville che te l'ho detto,
perché poi
passo dei guai anch'io!" Alice sorrise a Ginny e lei le mise un braccio
sulle spalle, tirandola verso di sé. "Vieni che ci
assicuriamo che Lily
stia bene" disse ancora, tirandosela dietro con passo veloce.
*
Lily stava
bevendo un succo di
zucca quando la tenda accanto al suo letto si spostò,
rivelando la presenza di
sua madre e della sua migliore amica. "Mamma!" esclamò,
quasi
versandosi addosso il liquido arancione dalla sorpresa.
Ginny sorrise
nel vedere la
figlia sana e salva: non avrebbe mai ammesso con nessuno di essere
preoccupata,
ma vederla sveglia e in salute le tranquillizzò il cuore e
la mente.
"Lily…" la salutò, sedendosi sul letto. "Come
stai?"
La piccola rossa alzò una spalla
e guardò, oltre la strega, la sua migliore amica. "Sto bene.
Come dovrei
stare? Mi dispiace aver fatto perdere la partita…"
"Lily, ti ha
colpito un bolide!"
esclamò invece Alice, sventolando le mani in aria: possibile
che non lo
capisse?
"È quello che fanno i
bolidi" spiegò, con naturalezza.
Ah, ma davvero? La bionda rise un
po' nervosa e si passò la mano fra i capelli. "Oddio, Lily
sei mitica…"
Fece un passo verso di lei e si chinò ad abbracciarla.
Lily
appoggiò il bicchiere sul
comodino accanto al letto e ricambiò l'abbraccio dell'amica.
"Sicura di
stare bene? Ti ha colpito in testa…" disse ancora.
La rossa si portò una mano ai
capelli e fece una faccia strana. "Ah! Ecco perché ho questo
bernoccolo!
Ci ho fatto mettere un po' di Pomata
Cancellalividi per Traumi Sportivi e il male è
subito passato, anche se
immagino che ci vorrà un po' prima che se ne vada il
gonfiore…" spiegò.
"Hai detto tu alla Nurseelin
di metterci la Pomata Cancellalividi?" le chiese sua madre, alzando un
sopracciglio.
"Sì" rispose, spiegando
di quando Ginny spiegava i trucchetti che utilizzava lei a Quidditch,
insieme a
suggerimenti vari e strategie.
Ginny si
riempì di orgoglio a sapere
che Lily l'ascoltava veramente: e lei che pensava che tutto
ciò che le diceva
le passava per la mente per pochi secondi per poi uscire e lasciare
spazio ad
altre cose.
Sorrise teneramente, senza
accorgersene e strinse la mano della figlia. Lei dovette capire
qualcosa,
perché mormorò: "Non dovevate
preoccuparvi…"
E la donna sentì le lacrime
pungerle gli occhi.
Alice
capì di voler lasciare sole
le due rosse e disse che sarebbe andata a tranquillizzare gli altri,
rimasti
fuori.
"Perché, chi c'è?"
chiese Lily, aggrottando la fronte.
"Praticamente tutti."
"Davvero?" La bionda
annuì. "E sono arrabbiati perché non ho preso il
boccino? Merlino, ero
così vicina… Non ho neanche visto il
bolide…" continuò la rossa, per poi
inclinare la testa. "Non pensavo neanche di dover starci
così attenta,
comunque…"
"Poi ne parlerai con
Micheal…" disse solamente: non voleva spiegarle di Rowand.
Notò l'occhiata che Ginny le
rivolse e alzò le spalle quando le chiese in una muta
domanda, perché non le
avesse raccontato tutto: in fin dei conti non c'era bisogno.
"Vado. Ti faccio portare la
borsa con le tue cose da Al" le disse, baciandola sulla guancia.
"Mi fai portare anche una
cioccorana e delle piume di zucchero?"
Alice rise e annuì mentre usciva
dallo stanzone.
Una volta fuori, Al e Scorpius si
avvicinarono subito, ma anche gli altri si girarono verso di lei.
"Sta bene" esordì.
"Ha già chiesto dei dolci…"
Al sorrise: se
sua sorella aveva
già fatto richieste, stava benissimo.
Sentì Rose alle sue spalle ridere
e dire a Towlor che probabilmente sarebbe stata in grado di risalire
sulla
scopa e continuare la partita, se non questa non fosse stata
già finita.
"Vado dentro e torno subito:
non andartene" disse ad Alice, lanciando un'occhiata di sottecchi alla
squadra Grifondoro che stava parlando in cerchio: doveva assolutamente
scoprire
perché Towlor sembrasse così in confidenza con la
sua ragazza. Anche Lily aveva
detto qualcosa su di lui.
***
Suo fratello era
entrato e uscito
dall'infermeria come se avesse avuto un Drago alle calcagna,
probabilmente voleva
solo fare bella figura con sua madre. Lily storse la bocca e
arricciò il naso
in una smorfia.
"Tutto bene, tesoro?"
le chiese Ginny, accarezzandole la testa di lato, dove non aveva
battuto.
"Mamma… ti sei mai sentita
come se stesse andando tutto male?" chiese, sospirando. Quando sembrava
che tutto stesse prendendo una piega favorevole, succedeva sempre
qualcosa che
ribaltava di nuovo tutto.
Ginny sorrise
tristemente: al suo
primo anno era stata posseduta dall'anima di Voldemort ed era quasi
morta;
quando, finalmente, Harry si era innamorato di lei, l'aveva lasciata
per andare
incontro a un altro Avada Kedavra; senza contare il suo sesto anno,
quando
avevano dovuto organizzare una resistenza per impedire ai Carrow di
ucciderli.
Si strinse la testa della figlia
al petto e chiese: "Ti va di raccontarmi cosa ti preoccupa?"
E lì,
Lily, come se avesse cinque
anni, scoppiò a piangere e raccontò alla madre di
come si era sentita negli
ultimi due mesi. Riuscì a raccontare di come si era sentita
sola quando aveva
litigato con Alice, dell'ansia che l'aveva colta quando aveva dovuto
affrontare
il provino di Quidditch, e di come facesse male essere rifiutate dal
ragazzo
che le piaceva. Ma riuscì a raccontarle tutto senza nominare
mai i nomi dei
ragazzi.
Stranamente, sua madre non disse
molto, ma la lasciò sfogare, cullandola come quando era
piccola e questo, di
per sé, l'aiutò già tantissimo.
Ginny
continuò ad accarezzare e a
dondolare la figlia, non sapendo bene se le parole che voleva dirle
sarebbero
state quelle giuste: purtroppo, a volte, fare il genitore era
difficile. Le
delusioni e le esperienze negative facevano crescere ed erano
importanti, ma lo
si capiva solo quando si riuscivano a superare e a guardare voltandosi
indietro
nel corso della vita. Anche se si tendeva a tenere i figli lontano
dalle cose
brutte, queste capitavano lo stesso. Bisognava crescerli
perché fossero in
grado di affrontarle e sperare continuamente che non dovessero mai
farlo.
Era contenta che avesse fatto
pace con Alice, perché le due ragazze avevano un legame che,
Ginny ne era
sicura, sarebbe durato tutta la vita e faceva bene a tutte e due. Come
lei con
Hermione e Luna. E con Neville. Sorrise al pensiero che forse, un
domani, anche
i figli delle due ragazze avrebbero potuto essere amici.
Così, invece di grandi filosofie
di vita, Ginny raccontò di quando era adolescente lei, di
come si era sentita
quando aveva scoperto che il suo amore non era ricambiato e di quello
che
provava quando volava sulla scopa.
Lily piangeva e
rideva insieme,
mentre chiacchierava con sua madre, non c'era nessuno come Ginny Potter
che riuscisse
a consolarla così bene. Soltanto il suo profumo, quel odore
di casa, di buono,
di infanzia, che respirava quando lei l'abbracciava, la rendeva serena
e
felice.
"Piccola mia…" disse,
dolcemente, baciandole i capelli. "Sei già così
grande…"
"Sembri nonna Molly" la
prese in giro, stringendola affettuosamente.
"Già. Passi tutta la vita a
voler essere diversa, e poi ti rendi conto che fai le stesse cose che
faceva la
tua mamma alla tua età" confidò, sospirando,
più a se stessa che a lei,
comunque.
"Tua nonna ha
cresciuto
tanti figli e tutti nel migliore dei modi" disse Ginny, pensando che
lei
poteva solo sperare di esserci andata anche solamente vicino.
"Com'è stato crescere con
tanti fratelli?" le chiese la ragazza e la strega sorrise pensando al
tempo passato.
"Bellissimo. E devastante.
Ma ho imparato un sacco di cose. E poi, io ero l'unica Weasley, anche
se ero la
più piccola."
Lily fece una
smorfia.
"Anch'io sono la più piccola…"
"Sì, ma tu sei una Potter. E
sei unica anche tu."
"Scusate, c'è un ragazzo qui
fuori che non è ancora andato via e aspetta di
entrare…"
Miss Nurseelin andava avanti e
indietro già da un po', ma loro non ci avevano fatto caso,
impegnate com'erano
a chiacchierare, ma effettivamente era appena rientrata dalla porta che
dava
sul corridoio.
"Sai chi potrebbe
essere?" le chiese sua madre, ma Lily scosse la testa: non ne aveva la
più
pallida idea.
Ginny guardò
l'orologio ed
esclamò: "Ma è qui fuori da un'ora! Devi
assolutamente farlo
entrare!" "Ma non so chi
è!"
rispose la ragazza, ma la rossa capì, da come guardava verso
la porta, che era
curiosa. "Sai cosa mi ha detto
una
volta Fred, mio fratello? Che a volte, tutto ciò che serve
sono venti secondi
di stupido coraggio" sussurrò verso la figlia. "Esco subito
Miss
Nurseelin, lo faccia pure entrare". Si alzò dal
letto, si chinò sulla
figlia e le diede un bacio, mentre la porta si apriva sotto la
bacchetta
dell'infermiera. Quando il ragazzo
entrò, un po'
titubante, Ginny sbatté gli occhi nel riconoscerlo. Lily lo
chiamò per nome, in un
misto di sorpresa e di emozione. La donna si
voltò velocemente verso
la figlia, ma lei non la guardò: il suo sguardo era posato
sul ragazzo che era
appena entrato. E sembrava incantata da un filtro d'amore. Oh. Sorrise: conosceva
quello
sguardo e ricordava quella sensazione. Per un attimo
tornò nella sala
comune dei Grifondoro, subito dopo la partita di Quidditch contro i
Corvonero,
quando, per la prima volta, Harry l'aveva baciata. "Ciao, Scorpius" lo
salutò, con un sorriso, mentre usciva dall'infermeria.
Scorpius fissava
la porta
dell'infermeria come se ne andasse della sua vita.
"Alice ha detto che sta bene"
disse Rose accanto a lui e il biondo si girò.
"Preferisco assicurarmene
personalmente" rispose.
La ragazza sorrise. "Sì, lo
immagino" disse solamente. "Com'è andata con Al?"
Lui si passò una mano fra i
capelli. "Non lo so, Al è strano".
"Penso sia innamorato"
rispose la rossa, girandosi verso Alice che parlava con gli altri della
squadra.
Il biondo fece una risatina
nervosa. "È geloso" confermò, indicando con il
capo la ragazza e il
capitano di Quidditch.
Rose strabuzzò gli occhi.
"Di Michael? Ma…"
Scorpius la interruppe alzando le
spalle. "Già. Però non penso gli faccia male,
sembra più…"
"Più vivo? Meno sicuro di se
stesso e quindi meno egocentrico?"
Alzò le spalle per rispondere
alla ragazza: per ora l'interesse di Al per la Paciock, a Scorpius
aveva portato
solo cose favorevoli, ma chi lo sa. Sicuramente era meglio di Roxi,
comunque.
E, come diceva sua madre, per
essere veramente sicuri bisogna sempre avere un dubbio, altrimenti non
si può
vivere.
Rose vide Al
uscire
dall'infermeria e gli fece un cenno quando notò i ragazzi
della squadra
chiacchierare tutti insieme. "Come sta?"
"Sta bene, sta bene.
Brontola e si lamenta di me."
Rose sorrise nel notare Scorpius
rilassarsi un po'.
"Perfetto" rispose,
lasciandoli soli e raggiungendo gli altri senza voltarsi.
"Al" iniziò Scorpius,
pensando che tanto valeva finire il discorso di poco prima, ma notando
che lui
era continuamente girato verso la Paciock e Towlor.
"Ti piace mia sorella"
disse il moro, capitolando.
Annuì. "Mi piace Lily,
sì". Ecco, lo aveva ammesso davvero. E mai come in quel
momento era così
sicuro della cosa.
"Così era lei… Merlino,
Scorp avevo capito che c'era qualcosa, ma non avrei mai
pensato… Vabbè, quindi
ci pensi tu, allora?"
Cosa? Come? Cosa stava dicendo?
"Scusa?"
"Ti conosco da tanto e mi
fido di te. Penso che sarà in buone mani, in fin dei conti.
Io…" Si girò
verso i ragazzi ancora raggruppati, mentre qualcuno aveva iniziato ad
andarsene
e la sua fronte si corrugò quando Towlor si chinò
sulla Paciock per dirle
qualcosa. "Sì, beh, se proprio ci tieni, perché
no? Meglio te di un
altro!"
Ma… Ma… MA COSA?
"Ehi, ma non dovresti dirmi
qualcosa tipo che mi prometti delle fatture se la faccio soffrire o
tratto
male?" Scorpius non riusciva a crederci: gli aveva detto soltanto
'perché
no'?
"Ti dimentichi che vi
conosco tutti e due. Sono molto più preoccupato per te che
per lei. Ma sei
grande: te la caverai, vedrai" rispose con un sorriso sbilenco e anche
abbastanza divertito, dandogli una pacca sulla spalla e girandosi poi
verso la
Paciock, che era rimasta ad aspettarlo, mentre Towlor era chino sulla
sua
borsa.
Al
notò che il capitano dei
Grifondoro era ancora accanto ad Alice, anche se almeno avevano smesso
di
bisbigliarsi cose e ridacchiare. Quella cosa che gli prendeva lo
stomaco non
gli piaceva per niente; anche se lei aveva detto che poteva stare
tranquillo,
si sentiva inquieto.
Alice vide Al
andare verso di
lei, ma non capì, dall'espressione sul suo viso, cosa
pensasse della situazione
fra Malfoy e Lily.
"Tutto bene?" gli chiese
e lui annuì, ma sembrava ancora pensieroso.
"Guarda che non devi
preoccuparti. Loro… sono molto carini insieme, in
verità" tentò di
rassicurarlo.
Al
piegò la testa. "Loro
chi?"
"Lily e Malfoy. Non sei
preoccupato per loro?" chiese lei. Cosa? Scosse le spalle, senza
neanche
chiedersi cosa lei sapesse più di lui sull'argomento,
notando che Towlor si era
rialzato e si era portato la borsa oltre la spalla: dannazione, era uno
di
quelli che le ragazze consideravano un bel tipo? Al sapeva solamente
che era un
giocatore corretto, aveva stima di lui e sembrava una persona gentile.
Di nuovo
gli bruciò la bocca dello stomaco.
"No, non sono preoccupato
per loro" ammise, non riuscendo a non guardare male Towlor.
Alice
capì che il problema era
Michael mentre osservava il suo ragazzo guardarlo male.
Sospirò scuotendo la
testa: doveva parlargli subito. Quello che non aveva previsto era il
fatto che
il capitano dei Grifondoro si girasse verso di loro. "Vado anch'io.
Magari
passo a vedere come sta Lily in serata. Potter" lo salutò, facendo un cenno con il
capo, per salutarlo, e
poi le mise una mano sulla testa, chiamandola 'Piccola', per poi
girarsi a
lanciare un cenno del capo a Malfoy.
"Smettila" disse
Al, verso
il ragazzo e Towlor si voltò verso di lui con la fronte
corrugata.
"Come?"
"Non chiamarla così. Non…
toccarla. Lei…" Per fortuna riuscì a fermarsi
prima di sembrare un
troglodita e dire 'lei è mia'.
Ma Towlor, che per i denti di
Merlino era comunque una persona intelligente, capì lo
stesso. "No,
Potter, hai frainteso, io…"
"Al, non…"
"Siete usciti insieme?"
Si sentiva veramente un idiota, ma non riusciva a non pensarci. Cos'era
successo? Si erano baciati? Avevano provato a stare insieme?
Perché non
riusciva a smettere di pensarci? Perché sembrava che lui la
conoscesse così
bene? Lily aveva detto che lui ci aveva provato.
Perché…
"Ne abbiamo già
parlato!" sbottò lei e Al notò che si stava
arrabbiando, ma non poteva
farci niente.
Alice sentiva la
rabbia colmarla
e salirle dallo stomaco: lui non le credeva? Non si fidava di lei?
"Forse non glielo hai
spiegato bene" disse Michael, fondamentalmente molto calmo. "Lo
faccio io, non c'è problema".
"No!" esclamò lei, ora
era arrabbiata anche con lui. "Dovrebbe fidarsi di me e farsi bastare
quello che gli ho detto!"
Al si sentiva
estraneo a quella
situazione, ma capiva una cosa: loro gli stavano nascondendo qualcosa.
"Potter, non voglio provarci
con la tua ragazza. Io sono già impegnato. Lei…"
Towlor si girò verso
Alice e le sorrise. "Lei è la mia sorellina. Te lo giuro.
Sto…"
"Non dovrebbe esserci
bisogno di dirglielo!" sbottò ancora lei, arrabbiata. Come?
Al non capì.
"Non c'è problema, Alice, ho
scritto ai miei genitori, ormai lo devono aver capito…
Potter, io sto con
Frank, suo fratello. All'inizio della scuola abbiamo litigato
perché io non
volevo ammettere apertamente la nostra relazione e ci abbiamo messo un
po'
a…" Imbarazzato non per quello che aveva ammesso, ma per
come si era
sentito, Michael si interruppe, per poi riprendere. "Alice mi ha solo
aiutato quando stavo male".
Oh. OH. OH! Al si passò una mano
fra i capelli. "Scusa, io…"
"Tutto a posto" rispose
lui, togliendolo dall'imbarazzo.
"Non
è tutto a posto."
Alice sbuffò, fulminando Al con
lo sguardo.
"Se Frank avesse fatto una
scenata del genere a Theodore, avrei gongolato per il resto della vita"
le
disse, facendole l'occhiolino, e la ragazza sentì il calore
riempirle il viso.
"Però, Potter, stai attento: ho visto Alice arrabbiata e non
vorrei mai
essere sotto la sua bacchetta in quei momenti. Trattala bene, mi
raccomando". Lanciò ad Al uno sguardo di avvertimento e lui
ebbe la
decenza di imbarazzarsi.
"Lo farò" replicò,
lanciandole uno sguardo che le fece sciogliere tutta l'arrabbiatura.
Quando Michael se ne andò, Alice
tornò a guardare il moro. "Sei un cretino" disse,
sospirando.
"Lo so. Scusa…"
"Però sei il mio
cretino…"
Lui sorrise, mentre le prendeva
una mano e la tirava verso di sé. "Questo è
sicuro. Vieni qui, dammi un
bacio che abbiamo vinto la partita e merito un altro premio" le disse,
chinandosi
su di lei.
"Questi premi…"
ridacchiò Alice, prima circondargli il collo con le braccia.
"Prefetto
Paciock…"
Alice si voltò verso il ragazzino
che si era avvicinato, ma senza staccarsi dall'abbraccio di Al.
"Sì?"
"Il professor Paciock…"
Il bambino si imbarazzò, anche se Alice non seppe dire se
fosse perché aveva
interrotto il loro bacio o per via dello stesso cognome: a volte i
più piccoli
si intartagliavano non sapendo se dire 'tuo padre' o 'il professore'.
Alice sospirò e si girò verso di
lui, prestandogli tutta la sua attenzione. "Cosa ha detto il
professore?" gli chiese, quando lui non parlò più.
"Dice di andare da lui nel
suo ufficio!" riferì, prima di correre via.
Al si morse
l'interno della
guancia. "Dici che ci ha visto?"
"Era qui, ci ha visto sì,
Al" gli disse, non capendo cosa volesse dire, mentre invece lui era
preoccupato: era stato così sciocco da far sapere al padre
della sua ragazza
che stavano insieme prima ancora che lo sapesse tutta la scuola?
Lei, comunque, non aveva capito.
"Intendo… Tuo padre. Dici che ci ha visto?"
"Non saprei…"
Storse il naso e poi le chiese:
"Vuoi che venga anch'io?"
Alice
strabuzzò gli occhi:
assolutamente no!
"Non penso che ce ne sia
bisogno, vorrà sgridarmi per lo schiantesimo, probabilmente"
disse lei. La
ragazza rise quando vide il sollievo sul suo volto. "Ma non dovresti
offrirti per qualcosa che non vuoi fare, lo sai, vero?" gli chiese,
subito
dopo.
Al
alzò una spalla: lui cercava
solo di fare le cose fatte bene. "Allora vado in sala comune, alla
festa".
Alice lo guardò chinando la
testa. "Festa?"
"Beh, abbiamo vinto: ci sarà
sicuramente una festa."
Alice
annuì meccanicamente:
giusto. "Ok, allora ci vediamo stasera?"
Al le fece un sorrisino.
"Potresti venire anche tu" propose.
Come? Nei sotterranei? A fare
cosa? "Io? Per festeggiare i Serpeverde?" chiese, alzando un
sopracciglio.
"Per festeggiare… me"
precisò lui e lei sentì il calore riempirle il
petto e salirle al viso.
"Mmm… Va bene. Vedo se
riesco a passare, dopo" acconsentì, senza troppa
convinzione: lei non
voleva andare di sicuro in sala comune!
"Ho capito: ci vediamo
stasera" brontolò lui, prendendo la borsa.
Sentendosi in colpa, Alice lo
raggiuse. "No, dai, vedo se riesco…"
"Non c'è problema"
disse, un po' contrariato, con un tono che smentiva le sue parole. Poi
si girò
verso il biondo, seduto per terra con la schiena appoggiata al muro.
"Scorpius, resti qui?"
Al cenno affermativo del capo del
biondo, Al si incamminò verso le scale e Alice fu
lì lì per raggiungerlo, ma
poi si voltò verso l'altra direzione del corridoio e si
avventurò verso la
torre e l'ufficio di suo padre.
Scorpius
osservò i ragazzi
andarsene in direzioni opposte: non aveva sentito cosa si fossero detti
perché
erano lontani, ma non avevano delle facce contente. Rimasto solo, si
sedette
per terra e tirò fuori la bacchetta dalla borsa, aspettando
che Ginny uscisse
per poter entrare a parlare da solo con Lily.
***
Era passato un
bel po', da quando
era rimasto solo, e Scorpius, per ingannare l'attesa, aveva tirato
fuori la
bacchetta e giocava con il boccino che gli era rimasto in tasca,
lanciandolo e
incantandolo quando si allontanava troppo, per non alzarsi dal
pavimento.
"Ma sei ancora qui?" La
voce dell'infermiera Nurseelan, gli fece alzare la testa di scatto,
perché non
aveva sentito aprirsi la porta.
"Posso entrare?"
chiese, con calma, cercando di non scatenare il brutto carattere della
strega,
visto che era lei che decideva le visite.
"Aspetta un attimo"
disse, per poi sparire oltre la porta. Scorpius lentamente si
alzò, rimise in
tasca il boccino, e quando vide la porta aprirsi da sola, probabilmente
sotto
la bacchetta dell'infermiera, con un timido passo, entrò.
Aveva aspettato per così tanto
tempo, che gli si era intorpidito il sedere e un po' anche il cervello.
Vide
Ginny, la madre di Lily, sorridere di un sorriso strano, come quando
sua madre
lo guardava di nascosto, e salutarlo, prima di uscire.
Lily
osservò Scorpius entrare in
infermeria con fare timido, ma senza imbarazzo.
"Ciao" lo salutò,
quando lui si fermò, senza più avanzare.
"Stai bene" disse, ma
senza fare una domanda. Era proprio un'affermazione. E anche la ragazza
sentì
il sollievo nella sua voce. Sorrise, nonostante tutto.
"Ora dovresti chiedermi come
sta il bolide."
Scorpius rise e
riprese a
camminare verso di lei, con più slancio e con un altro
spirito: stava bene
davvero.
"Sappi che hai preso il
boccino solo perché sono stata abbattuta, comunque" sostenne
lei, con una
voce un po' strana e il ragazzo, se non l'avesse conosciuta
così bene, avrebbe
quasi detto che fosse imbarazzata dalla situazione.
"Non lo metto in
dubbio" rispose, ma la rossa sbuffò come se lui avesse detto
tutto il
contrario e Scorpius si ritrovò a sorridere mentre si
avvicinava ancora.
Lily lo
osservava camminare verso
di lei e sentiva il suo cuore picchiarle contro la gabbia toracica in
un modo
sempre più rumoroso alle sue orecchie: lui non lo avrebbe
sentito, vero? Per
quanto continuasse a dire stupidaggini, il ragazzo non si
fermò e, una volta
vicino al letto, si sedette sulla sedia accanto al piccolo mobile che
faceva da
comodino.
"Ti ho visto cadere…"
esordì. Lily non seppe cosa rispondere e quindi non disse
niente. "È
stato… bruttissimo. Devastante, quasi. Mi è
sembrato che il mondo si bloccasse
e mi sono sentito… morire".
Quando finì la frase, alzò lo
sguardo su di lei e la guardò con occhi seri. Lily
pensò di fare una battuta,
di dire qualcosa di spiritoso sul fatto che sembrasse sempre colpa sua
o
qualsiasi altra cosa, ma non riuscì a dire niente e
abbassò lo sguardo. Si
odiò, un po' per questo.
"Sto bene" mormorò
solamente.
"Sì, ma io no" disse
lui e Lily rialzò lo sguardo, preoccupata: cosa voleva dire
che lui non stava
bene? "Non riesco a smettere di pensare che forse avrei potuto fare
qualcosa e…"
"E cosa avresti dovuto fare,
scusa? Stavamo giocando, il tuo compito era prendere il boccino."
Scorpius
alzò le spalle. "Sono io che dovevo stare attenta ai bolidi.
E ti dirò, di
solito sono piuttosto brava, nel farlo. È stato il vostro
nuovo
battitore?" chiese.
Scorpius strinse
le labbra e
corrugò la fronte. "La Paciock non te lo ha detto? Non siamo
stati noi. È
stato…"
"Cosa? Non sarà stato mica
Rowand!"
Il ragazzo annuì e Lily imprecò
coloritamente. "Quel brutto… Mmm, che Troll…
Alice non mi ha detto niente!"
continuò, quasi fra sé e sé.
"Forse non voleva
agitarti" le rispose, anche se non aveva fatto nessuna domanda, notando
che effettivamente si stava innervosendo. Doveva omettere il resto?
"Adesso dovrà pagarla! Quel
lurido…"
"La Paciock l'ha schiantato
dopo che ha tentato di accusare noi. Effettivamente è un
vigliacco…" disse
il ragazzo, senza pensarci, lasciando che i pensieri trovassero la via
per la
bocca da soli.
"Davvero? Mi spiace
essermelo perso! E com'è stato?"
Scorpius sorrise. "È stato
forte, un attimo prima erano lì che gridavano e quello dopo,
lui aveva tirato
fuori la bacchetta ma non è riuscito neanche a usarla. La
tua amica è stata più
veloce di Rose".
Lily sorrise:
Alice era così, non
si perdeva in chiacchiere ed era fortissima, peccato che non fosse il
tipo da
mettersi in mostra. "E suo padre non vuole che faccia
l'Auror…"
Per un po' rimasero in silenzio e
dopo, Scorpius si alzò velocemente in piedi. "Ho una cosa
per te"
disse.
Per lei? Lily lo osservò mettersi
una mano in tasca e tirare fuori il boccino d'oro: spalancò
la bocca. Perché lo
voleva dare a lei? Era il suo trofeo!
Ma l'imbarazzo è una cosa brutta
e, esattamente come aveva fatto con Alice quando era arrabbiata, gli
disse una
frase maligna, per non dover apprezzare il gesto. "Così mi
ricorderò per
sempre che ho fallito il mio incarico da cercatrice?"
Scorpius si
bloccò: per lui aveva
un altro significato! "No. io…" Ma poi si bloccò
e la guardò
seriamente.
Lily
capì che Scorpius aveva
intuito il suo stato d'animo e si odiò un altro po',
perché sembrava che lui la
conoscesse così bene e lei si sentiva senza nessun tipo di
protezione. Si
sedette sul letto vicino a lei, prendendole una mano e posandoci sopra
il
boccino, che stese le ali facendole vibrare e provocandole il
solletico.
"Non vorrei mai che tu pensassi una cosa del genere. E questa era solo
la
tua prima partita, ricordalo: ce ne saranno altre e saranno migliori".
"Adesso mi dirai che anche
alla tua prima partita hai perso, magari."
Il ragazzo si passò una mano fra
i capelli. "Non te lo dirò mai" ammise e Lily
scoppiò a ridere.
"Dovresti tenerlo tu,
comunque. È il tuo premio."
"Beh, in verità, dovrei
restituirlo a Mr. Whiteball, ma se lo sono scordati tutti, grazie a te."
Lily chiuse la mano e impedì al
boccino di scappare quando pensò che lo avrebbe fatto. "Va
bene,
allora."
"Lo tieni solo perché non
dovresti farlo" disse il ragazzo e Lily arricciò il naso, in
segno
affermativo.
Scorpius, appena
lei fece quella
smorfia, le passò una mano sulla guancia e Lily
tornò seria, scostandosi.
"Non toccarmi, Scorpius. Per favore" mormorò. Se lei gli
avesse
lanciato una fattura si sarebbe fatto meno male.
"Io volevo…"
"Ci sarà una festa, nei
sotterranei, perché non ci vai?" gli disse, cercando di
liquidarlo e se
Scorpius non avesse letto nei suoi occhi la tristezza, avrebbe pensato
che
volesse mandarlo via davvero.
"Lily lasciami parlare"
provò ancora, ma effettivamente abbassò la mano.
"Tu mi piaci" disse,
cercando le parole giuste.
Lily storse la
bocca: sapeva già
quella parte e non aveva voglia di sentirla ancora. La faceva sentire
poco
importante, come se lei non valesse abbastanza. O forse in
verità a lui non
piaceva così tanto. O forse non gli piaceva per niente.
"Senti, sono stanca e poi ne
abbiamo già parlato: va bene. Hai troppa paura di perdere
l'amicizia di mio
fratello piuttosto che stare con me, ma non mi interessa
più."
"Non ti interessa?"
chiese lui, con un tono stridulo, come se avesse sentito solo quello e
Lily
avrebbe sorriso malignamente, soltanto qualche mese prima.
"Te l'ho detto: facciamo
finta di essere amici, ma…"
"Io non faccio niente per
finta!"
"No?"
"No!"
Scorpius si
stava innervosendo:
era rimasto fuori ad aspettare di sapere se lei stesse bene o meno e
aveva pure
detto tutte quelle cose ad Al, cose che non avrebbe mai ammesso ad alta
voce,
se non ce ne fosse stato assolutamente bisogno, comunque.
"Non vuoi più stare
insieme?" le chiese, pensando che il tempo che lei ci avrebbe messo a
rispondere sarebbe stato lunghissimo.
"Adesso vuoi stare con
me?" lo stuzzicò, senza rispondere.
Il ragazzo sospirò: lei era
impossibile. "Ti sembra che avrei aspettato fuori così
tanto, altrimenti?
Se non mi importasse di te, non avrei insistito per vederti e ora sarei
giù,
nei sotterranei, a farmi fare scherzi idioti per festeggiare la
vittoria"
disse, tutto d'un fiato.
"Strana dichiarazione, la
tua, Malfoy."
Lily
sentì le guance andare a
fuoco, ma non lo avrebbe mai ammesso: l'orgoglio dei Grifondoro era
troppo radicato,
in lei.
"Per una ragazza come te, ci
vuole qualcosa di diverso."
"Dovrebbe essere un
complimento?"
Scorpius scosse la testa,
alzandosi dal letto. "Sei impossibile…" Si passò
una mano fra i
capelli.
"Forse dovresti insistere un
po' di più."
Scorpius
sgranò gli occhi: cos'è
che voleva? E come faceva a insistere più di così?
Poi lei continuò. "È più di
un mese che ti rincorro, che ti cerco, che ti bacio… Mi hai
evitato, mi hai
fatto sentire così male, inutile, inadeguata…" Si
fermò e sospirò,
guardando fuori dalla finestra. Il biondo pensò che per lei,
una confessione
del genere fosse un grande passo.
"Lo so, Lily, mi spiace, è
che volevo prima…"
"Forse dovresti andare. Non
voglio stare con una persona e chiedermi continuamente se sono
importante per
lui o no. E, sinceramente, finché non capisci cosa provi per
me, non è il caso
che noi…"
Scorpius non voleva che lei
finisse la frase e, per la prima volta in vita sua, fuori dal campo di
Quidditch, fece una cosa improvvisata, che non aveva previsto, che gli
era
passata per la testa e che forse sarebbe stata la scelta più
stupida e
sbagliata in assoluto: tornò verso di lei, le prese il viso
fra le mani e la
baciò come se stesse per perderla.
Lily
sentì la differenza con gli
altri baci di Scorpius: questo era famelico, appassionato e focoso,
dettava
urgenza e voglia di toccarsi. Lui era sempre stato controllato,
fondamentalmente, e lei pensava che fosse per via della sua educazione
da
purosangue e nobile snob, ma in quel momento… In quel
momento Scorpius sembrava
il protagonista di uno di quei romanzetti che leggeva sua cugina
Dominique, uno
di quei bellimbusti che fanno sospirare le ragazze e che quando le
baciano le
lasciano senza parole. Santo Godric, ora avrebbe voluto aver letto di
più di
quei romanzetti: cosa si faceva quando non riuscivi più a
dire niente? Quando
il tuo cuore sembrava impazzito e stava per scoppiarti nel petto?
Scorpius si staccò da Lily e lei
notò, con un misto di piacere e di eccitazione, che aveva il
fiatone, come se
avesse corso intorno al castello tutto il giorno. La sua mano le
accarezzò la
guancia e i suoi occhi erano scuri e bellissimi, mentre continuavano a
guardarla come se fosse una pietra preziosa.
"Scorpius…" mormorò, ma
lui le posò il pollice sulle labbra.
"Non parlare, Lily, ti
prego. Ti farò cambiare idea, se non vuoi più
stare con me. Ti prenderò per
sfinimento, se è questa la punizione per essermi comportato
come un vigliacco.
Hai perfettamente ragione, per il mio comportamento, ma fidati: sei
importante
per me e voglio stare con te più di qualsiasi altra cosa
e…"
"Scorpius…" tentò di
interromperlo ancora lei e lui alzò scherzosamente gli occhi
al soffitto e si
interruppe davvero.
La voce della
ragazza era roca e
questo riempì Scorpius di orgoglio ed eccitazione, ma sapeva
che doveva
smorzare tutte le sue recriminazioni, e per farlo, doveva farla parlare
il meno
possibile; probabilmente era l'unico modo.
"Lily, taci per una volta,
sto cercando di dirti quello che mi hai chiesto, di darti le
spiegazioni che
meriti e…"
"Scorpius… va bene: ti credo.
Ma ora… andiamo via?"
Il ragazzo strabuzzò gli occhi.
"E dove andiamo?" le chiese.
"Nell'aula circolare, nella
stanza delle necessità, dove vuoi. Andiamo via di qui, in un
posto dove
possiamo baciarci senza che nessuno possa interromperci."
Oh. Sì. Sì, si poteva fare,
giusto. Ma quindi non doveva fare nient'altro? Non avrebbe dovuto
convincerla
a… In quel momento lei si sporse verso di lui e lo
baciò. "Andiamo via e
basta" disse e lui si convinse.
"Aspetta, lasciamo un
biglietto a Miss Nurseelin."
E la sentì ridere, prendendolo in
giro per il suo senso di responsabilità.
Alice
bussò alla pesante porta di
quercia e questa si aprì magicamente. Un po' titubante, ma
non troppo, entrò.
In fin dei conti, dopo quello che aveva fatto, si aspettava di essere
richiamata. "Papà?" chiamò, una volta dentro,
quando vide che la scrivania
del direttore dei Grifondoro era deserta.
"Entra, Alice, entra. Sono
qui" le rispose la sua voce, da una porta socchiusa che c'era in fondo
alla stanza. "Eccomi" disse, con un sorriso, affacciandosi alla
porta, mentre si asciugava le mani con una salvietta."Accomodati, arrivo subito".
Mentre si sedeva, la ragazza
sentì lo sciacquio del lavandino del bagno dell'ufficio del
genitore: di solito
era più facile trovarlo nelle serre, ma quel giorno c'era
stata la partita di
Quidditch e probabilmente non era ancora tornato fra le foglie e la
terra,
anche se aveva delle piante anche lì, pensò,
facendo cadere lo sguardo su
alcune aiuole piene di margherite e primule, dietro la scrivania.
Si sedette davanti alla scrivania
e guardò fuori dalla finestra, mentre il gelo colorava tutto
di una nebbiolina
fitta.
Neville
uscì dal bagno e, prima
di chiudere la porta, osservò la figlia seduta, tranquilla,
che guardava fuori
dal vetro, il cielo grigio della Scozia. Era la sua bambina. Sarebbe
sempre
stata la sua bambina. Ma ora stava crescendo. E aveva schiantato
dell'idiota di
Rowand, che aveva fatto perdere la partita alla squadra. Sorrise
ripensando a
come dei bimbetti del primo anno raccontavano l'accaduto come loro si
raccontavano gli ultimi pettegolezzi della scuola: con eccitazione e
coinvolgimento.
Sembrava che lei fosse stata brava, che il ragazzo non avesse neanche
fatto in
tempo a pronunciare un incantesimo che Alice lo aveva steso a terra
senza
parlare. Merlino, avevano ragione tutti: sarebbe stata un ottimo Auror.
"Alice" la
chiamò suo
padre, mentre Alice si voltava verso di lui.
"Mi hai fatto
chiamare?" L'uomo annuì e a lei sembrò un po'
troppo pensieroso per essere
una cosa tranquilla di routine. Lo osservò mentre si sedeva
alla scrivania e,
sempre senza dire niente, ma continuando a guardarla, sorrise. "Mi
spaventi, papà. È successo qualcosa alla mamma? O
alla zia Kate?" Sperò
che non fosse successo niente al piccolo Stuart.
L'uomo scosse il capo e guardò in
basso, verso la cassettiera sotto il piano di legno. "No, no, tesoro,
non
devi preoccuparti, non è successo niente di grave. Tua madre
era in soffitta
e…" Poi si interruppe. "Anzi, prima ti andrebbe di
raccontarmi cos'è
successo nel corridoio dell'infermeria?"
Il suo tono era così pacifico,
come se le avesse chiesto se avesse dato da bere alla Mimbulus Mimbletonia, che Alice pensò
che fosse una domanda trabocchetto. Solo che di solito suo padre non lo
faceva.
"Ehm… Parli di…"
"Com'è andata con Rowand?" A malincuore,
ma abbastanza soddisfatta del fatto che lui fosse così
tranquillo e quindi non
voleva sapere niente di Al, raccontò di come il ragazzo
avesse tentato di
accusare i battitori dei Serpeverde, quando in verità era
stato lui a colpire a
tradimento Lily. Alice aveva pensato di raccontare piano, con pochi
dettagli e
in modo sbrigativo, fondamentalmente, ma mentre spiegava tutto
ciò che era
successo un po' si agitò e l'adrenalina riprese a scorrerle
nelle vene per
quello che aveva fatto, e finì che il suo racconto prese un
po' troppa enfasi.
"Così lo hai schiantato…" Il tono di suo
padre era serio, ma sempre tranquillo. Ora pensava di aver raccontato
troppo.
"Sì" confermò.
"Usando un incantesimo non verbale…"
"Sì" ripeté, stranita, perché il suo
tono
era sempre più serio.
"Un tuo compagno di casa… Sai che devo
decurtarti dei punti per questo, vero?"
Cosa? Alice abbassò lo sguardo perché non aveva
senso ribattere: non poteva schiantare qualcuno, neanche qualcuno che
se lo
meritava, e non rimetterci proprio niente. Sperò soltanto
che i suoi compagni
non l'avrebbero odiata per questo.
Annuì, continuando a guardare per terra.
"Dovrò toglierti dieci punti, mi spiace" continuò
e la ragazza
sospirò: non erano neanche tanti.
"Però…" Alice alzò lo sguardo,
incuriosita dalla parola e dal suo tono. Quando il padre si
fermò, avrebbe
voluto incalzarlo e chiedergli spiegazioni, ma riuscì a
stare zitta e non dire
niente e lui, finalmente, continuò. "Però
è anche vero che sei stata molto
brava nel lanciare uno schiantesimo non verbale in così poco
tempo, quindi
direi che ti meriti dieci punti per la tua prontezza di riflessi".
Come? Alice sentì il sorriso nascerle sul viso:
alla fine non avrebbero perso punti? Quelli che aveva tolto, glieli
aveva
ridati, fantastico!
"Oh. Sì. Beh, graz…" iniziò a dire, ma
lui la interruppe subito, alzando il dito indice verso di lei.
"Solo questa volta. La prossima volta, SE
succederà, ci saranno solo la decurtazione dei punti e una
punizione. Doppia.
Ci siamo capiti?"
"Sì, papà" rispose lei, annuendo con il
capo: se l'era cavata con poco. Anzi, con niente!
Neville vide il
sollievo riempire il viso della
figlia e le sorrise dolcemente. Avrebbe voluto dirle che era fiero di
lei e
sperò di esserci riuscito senza poterlo dire a parole.
"Posso andare, allora?" gli chiese e
l'uomo alzò un sopracciglio: possibile che avesse fretta?
Forse voleva assicurarsi
di come stesse Lily. Lui sapeva che stava bene perché
l'infermiera glielo aveva
fatto sapere e anche perché, poco prima che la ragazza
entrasse, Ginny gli
aveva mandato un patronus per avvisarlo che la rossa era più
ferita
nell'orgoglio che nel fisico.
"Hai fretta di tornare da Lily?" le
chiese, con tono gentile.
Alice
sentì il calore salirle al viso: non aveva
pensato proprio a quella Potter… Voleva solo andare a
cercare Al, perché le
dispiaceva per come si erano lasciati.
"Io…" Suo padre sorrise al suo
tentennamento.
"Non devi preoccuparti: sta bene" le
disse, con un sorriso, e lei si sentì ancora più
in colpa. Annuì senza dire
niente ma non tentò di nuovo di alzarsi.
"In verità ho un'altra cosa da dirti"
continuò, portando lo sguardo dove lo aveva prima di
chiederle dello
schiantesimo e si sentì benissimo il rumore di un cassetto
che si apriva.
"Anzi, da darti. Tua madre era in soffitta per cercare non ho capito
cosa
per il bambino di zia Kate e ha trovato un baule di nonna
Augusta…"
Il braccio di Neville scomparve dietro la scrivania
e quando ne fece capolino reggeva in mano un piccolo quaderno bordeaux
dall'aspetto antico, ma in buono stato.
Sulla copertina un nome, scritto con inchiostro magico,
appariva e scompariva insieme ad altri disegni di stelle, cuori e
linee: Alice
McKinnon.
Alice trattenne il fiato, mentre sentiva gli occhi
sgranarsi: sua nonna. Quel quaderno doveva essere appartenuto alla
donna di cui
portava il nome. Anzi, alla ragazza, perché c'era il suo
cognome da nubile.
Neville
notò lo sguardo della figlia e il suo
sorriso si addolcì: lui aveva avuto la stessa reazione.
Nessuno pensava che sua
nonna Augusta potesse avere cose di sua madre e invece… Quel
diario, quelle
pagine di scrittura fitta e adolescenziale, erano state fonte di
sorrisi e di
lacrime per Neville, ma sicuramente di tanto amore.
"Era il suo diario quando aveva la tua età: se
ti andasse di leggerlo…" le disse, spingendolo verso di lei
e notò
benissimo il suo sorriso e i suoi occhi riempirsi di gioia.
"Sì,
mi piacerebbe!" esclamò, contenta, Alice,
mangiandosi con gli occhi il piccolo libro.
"Prendilo, allora" le disse suo padre,
con un sorriso, mentre glielo porgeva.
Lei si alzò, stringendo il piccolo quaderno fra le
mani, cercando di studiare ogni dettaglio della copertina.
"Sai, papà, cos'altro mi piacerebbe?"
sussurrò, senza alzare gli occhi dal nuovo oggetto.
"Cosa, tesoro?" le chiese, alzandosi e
girando intorno alla scrivania per andarle vicino.
"Vorrei che andassimo al San Mungo, durante le
vacanze…" Parlare le era costato tantissimo, ma doveva
farlo, lo sapeva.
"Lo faremo, allora" rispose suo padre.
Neville
trovò il sorriso della figlia bellissimo.
"Davvero?" Annuì.
"Certo."
"Grazie. Magari potrei prenderlo su?"
chiese, indicando il diario.
Il professore scosse il capo. "Sarebbe
inutile, ma perché no?"
"Non è detto che sia inutile."
"Loro non guariranno mai, lo sai vero?"
"Certo che lo so. Ma forse rivederlo potrebbe
farle provare delle belle sensazioni. Come un sogno, quando al mattino
non ti
ricordi cos'è successo, ma sai che sei stato bene."
Neville dovette trattenere le lacrime, così annuì
in silenzio. La ragazza si avvicinò a lui e lo
salutò con un bacio sulla
guancia.
"Grazie, papà, è un regalo bellissimo"
disse e lui, che era a conoscenza di cosa c'era scritto sul diario,
sapeva che
era proprio così: ad Alice sarebbe piaciuto molto.
Prima che uscisse dall'ufficio la richiamò e lei si
girò. "Sì? Ti sei scordato di dirmi qualcosa?"
chiese.
"Sarai uno dei
migliori Auror, proprio come lo
era lei."
*
Alice vide la
porta scorrevole della sala comune
dei Serpeverde e sospirò; era andata in dormitorio per
mettere al sicuro il
diario della nonna e aveva anche pensato di leggerne qualche pagina, ma
il
pensiero di Al le teneva occupato il cervello così aveva
deciso che avrebbe
letto il diario quella sera e si era diretta nei sotterranei. Ma ora
che era
lì, non era più sicura che fosse una buona idea:
quando la porta scorrevole si
apriva e richiudeva per lasciar passare degli studenti, si sentiva una
musica
ad alto volume e il fumo biancastro che usciva faceva capire che la
festa non
solo era in corso, ma era una GRANDE FESTA.
Forte delle parole del padre, se avesse voluto
davvero fare l'Auror, avrebbe dovuto tirar fuori un po' di coraggio,
no? Si
incamminò in quella direzione.
"Ehi, Paciock, forte il tuo
schiantesimo!" esclamò un ragazzo, appoggiato al muro del
corridoio, che
fumava e aveva un bicchiere di burrobirra in mano, alzato nella sua
direzione
come un brindisi.
"Oh… Sì… grazie…"
mormorò, confusa: cosa
avrebbe dovuto rispondere?
Delle ragazze uscirono dalla porta scorrevole e una
fermò le altre con la mano, indicandola. "È lei,
è lei quella che ha
schiantato il battitore!" disse e subito dopo le altre fecero degli
urletti striduli. "Ti ho visto, io ti ho visto, sei stata velocissima!
Chissà
come sei brava in incantesimi…" l'adulava una delle altre,
avvicinandosi
con devozione. Ma che stava succedendo?
"Beh, sì non me la cavo male" rispose,
quando capì che loro attendevano una sua replica.
"Sei stata grande, invece!" Sospirò
l'ultima, poi le passarono accanto e due si girarono sorridendo quando
la
oltrepassarono. Ma… davvero?
Si affrettò verso la porta scorrevole prima che si
chiudesse dopo l'uscita delle ragazze, ma questa si richiuse proprio
davanti al
suo naso.
"Merlino!" esclamò, sbuffando e pestando
il piede per terra: ora avrebbe dovuto aspettare che qualcuno uscisse
di nuovo.
O forse…
Si girò verso il ragazzo appoggiato al muro e gli
chiese: "Mi fai entrare?", indicando la porta e lui si
staccò dal
muro per raggiungerla, con un ghigno in viso.
"Che mi dai?"
"Non ti schianto?" propose e lui rise. Si
avvicinò alla porta e sussurrò qualcosa che lei
non sentì, ma la porta si aprì,
rivelando davvero un gran casino: la sala comune era quasi tutta al
buio, solo
alcune luci si illuminavano ogni tanto di qua e di là nella
stanza, ma la
musica era altissima. Ma non era male per niente.
"Prego, signorina" la invitò ad entrare,
con un buffo inchino e il braccio teso verso la porta. Lo
ringraziò ed entrò,
ma quando la porta si chiuse alle sue spalle, per un attimo si
sentì in
trappola: non sapendo la parola d'ordine, non poteva uscire.
"Ma guarda chi c'è… La Paciock…" Alice
si
girò di scatto verso Roxi Montague che le si
avvicinò appena mise piede dentro
la sala comune, stando sull'attenti. Riusciva a scorgere i suoi
lineamenti solo
quando le luci pulsavano in quella direzione, ma l'avrebbe riconosciuta
ovunque. Lei e i suoi orecchini lampeggianti sotto i capelli chiari.
"Ehi…
sei venuta tu, non vorrai attaccarci tutti, vero?"
Eh? No, no. Alice si rilassò quando capì che lo
aveva detto perché la sua mano era scattata alla bacchetta,
nella tasca
posteriore dei jeans.
"Sì, io…" Si passò una mano fra i
capelli, imbarazzata, cercando di guardarsi intorno per orientarsi: non
era mai
stata lì e di sicuro il buio non aiutava.
"Attenta!" le disse ancora la ragazza,
spingendola indietro con una mano, mentre un ragazzo passava accanto a
loro con
un secchio colmo di ghiaccio e lanciandolo sulla gente.
Per poco lui non le aveva fatto la doccia.
"Oh. Grazie…" borbottò, non sapendo bene che
dire, scrollandosi delle
gocce dai jeans.
"Sai com'è: alcol, musica e ragazzi eccitati
dalla vittoria di una partita, non sempre formano un insieme
intelligente"
spiegò la Serpeverde, alzando una spalla. "Gran bella mossa,
oggi: quel
Troll voleva far cadere la colpa su di noi. Avresti potuto lasciarlo
fare e non
lo hai fatto…"
"Non era vero!"
La Montague rise della sua espressione e bevve da
un bicchiere che, Alice si rese conto solo in quel momento, aveva in
mano.
"Tipico di voi Grifondoro: la verità prima di tutto!"
Alzò una
spalla e continuò. "Sei stata brava, comunque. Ne hanno
parlato
tutti".
Imbarazzata, Alice, non disse niente. "Vuoi da
bere?" le chiese l'altra, ma poi rise e le chiese se fosse abituata
alle
cose forti.
Quando le passò un bicchiere con un liquido
colorato, Alice si girò e fece un incanto Revelio: fidarsi
è bene… Quando la
ragazza la vide, scoppiò ancora a ridere: probabilmente era
un bel po' che
stava bevendo, pensò la ragazza.
"Ma dai, che non ti faccio niente…" le
disse, sospirando, ma poi si girò verso un punto della sala,
quando delle grida
vennero da quella parte. "Comunque se cerchi il tuo ragazzo,
è là"
continuò, indicando con il bicchiere la parte in fondo della
sala.
Alice osservò il punto che le stava indicando e
vide Al, insieme a Bole e ad altri della squadra. "Ma cosa fanno?"
chiese, quando li vide, coordinati in una specie di danza della pioggia
babbana.
"Fanno festa" rispose la ragazza,
semplicemente.
Alice continuò a guardare i ragazzi su un piccolo
palchetto che facevano comunque gli stupidi, secondo lei, ma erano
molto
carismatici: si stavano divertendo molto, si capiva da come ballavano e
quando
alla fine gridarono tutti insieme, anche lei si sentì parte
della festa: aveva
iniziato a muoversi a ritmo della musica, che andava e veniva e aveva
iniziato
a bere l'intruglio che le avevano messo in mano.
"Devi andare là, non ti vedrà mai se resti
qui" le disse ancora la Serpeverde.
"Cos'è? Mi stai aiutando?" la stuzzicò
Alice, sorridendo dietro al bicchiere: iniziava a sentirsi bene,
nonostante
tutto, e la voglia di divertirsi le stava facendo ondeggiare il bacino
a tempo
con la musica, mentre portava in alto le braccia.
La ragazza sbuffò e Alice rise, battendo il
bicchiere contro il suo in un brindisi. Subito dopo la sala esplose in
un urlo.
"Tequila! Tequila! Tequila!" Tutti i ragazzi urlavano e tutte le mani
scattarono in alto, verso i ragazzi della squadra, ancora sul palco.
Notò Al sorridere e scuotere la testa, alzando un
palmo verso di loro. "Io no. Stavolta passo" disse, facendo cenno
agli altri di andare avanti e spostandosi. La sala brontolò
rumorosamente.
"Oh, che carino" esclamò, al suo fianco
la bionda Serpeverde e Alice si girò verso di lei. "Penso
che lo stia
facendo per te" spiegò, con un sorrisino un po' storto.
Alice non capì cosa intendesse, ma non voleva
ammetterlo, così le disse: "Com'è che sei
così gentile con me, adesso? Non
mi farai più scherzi?"
La Montague fece un sorriso divertito e poi una
scintilla le illuminò lo sguardo. "Certo che te ne
farò. Anzi stai attenta
a cosa faccio ora…" disse, girandosi poi verso la folla e
urlando, con il
bicchiere alzato e la mano libera a coppa intorno alla bocca. "Se
volete
che Potter beva tequila, dovrete venire a prendere qui la Paciock!"
E la indicò con la mano, urlando e gridando versi
di incitamento.
Alice non capì, ma strabuzzò gli occhi appena si
accorse che un gruppo di ragazzi accorse urlando verso di loro e la
sollevò di
peso. Perse il bicchiere, ormai vuoto, mentre la trasportarono per la
stanza,
per poi farla scendere direttamente sul palchetto vicino ad Al e agli
altri
giocatori: lui sorrideva beato.
"Sei venuta" disse solamente, prendendole
una mano per aiutarla, quando la lasciarono malamente, mentre gli altri
fecero
loro cerchio intorno.
"Avevo detto che lo avrei fatto."
Al aveva bevuto
giusto qualche bicchiere, e non di
burrobirra, ma non poteva non festeggiare la vittoria, Scorpius non
c'era e lui
doveva almeno fare le veci del Capitano, in quel momento. E poi la
musica
caricava tantissimo.
Si esibirono di nuovo in quello stupido balletto
che per tradizione la squadra Serpeverde faceva quando vinceva e poi si
lasciò
un po' andare: in fin dei conti avevano vinto, ma quando
iniziò il coro per
fare il gioco della tequila, si bloccò. Merlino, la tequila
no. Tentò di
scendere dal palco, negandosi al gioco, ma glielo impedirono,
così si preparò a
qualcuno di quegli scherzi idioti o anche alla doccia di ghiaccio:
insomma
sapeva che qualcosa si sarebbe fatto. Cercò di tirarsi
indietro ancora due o
tre volte, mentre il coro continuava, ma poi, dal fondo della sala, non
troppo
lontano dalla porta scorrevole, sentì una ragazza urlare
qualcosa e tutti si
girarono verso di lei. Era troppo lontano e nella sala c'era troppa
confusione
per capire cosa avesse detto, ma quando sentì il nome di
Alice, Al si fece
attento.
Poco dopo, quattro dei ragazzi più grossi si
diressero verso quel punto e vide Alice essere caricata sulle spalle e
venire
trasportata verso di lui. Finì di bere il liquido che aveva
nel bicchiere e poi
lo appoggiò da qualche parte andandole incontro in fondo al
palco.
La prese per mano quando Parker l'adagiò non
proprio delicatamente sul legno e lei barcollò perdendo
l'equilibrio. "Sei
venuta" le disse, sorridendo, come se fossero solo loro due; dire che
era
contento era un eufenismo: il fatto che lei fosse lì, nella
sala comune dei
Serpeverde, anche se la sua squadra aveva perso, voleva dire molto, per
lui.
"Avevo detto che sarei venuta". Il suo
sorriso si illuminò alle luci lampeggianti della stanza.
Però non era detto che lei avrebbe… "Hai
scelto il momento più…" Si passò una
mano fra i capelli, ridendo un po'
nervoso, forse per colpa dell'alcol.
"Più…?" chiese lei, prima che i ragazzi
tornassero a gridare e a battere le mani.
"Tequila! Tequila!" Al scosse il capo,
girandosi verso i suoi compagni di casa.
"No, ragazzi, dai…"
"Dai, Paciock, Potter ha troppa paura per
farlo: togliti il maglione!"
Alice si
voltò alla voce della Montague: cosa
doveva fare? "Cosa devo fare?"
"Niente, niente, non…" iniziò Al, alzando
ancora una mano verso gli altri.
"Non sarai una codarda, vero?" gridò
ancora la Serpeverde, dal fondo della sala; ora Alice poteva vederla
bene, era seduta
su un tavolo e le stava mimando di spogliarsi. E poi le fece
l'occhiolino.
Stranamente, la ragazza decise di fidarsi. "Ok" disse ad alta voce,
girandosi poi verso Al.
"Cosa fai?" le chiese lui, quando alzò
l'orlo del maglioncino che portava.
"Mi tolgo il maglione" rispose, con la
voce più calma del mondo.
Al
sentì l'urlo simultaneo che accompagnò il
maglione azzurro di Alice al pavimento e sospirò forte
quando lei rimase con
una canottiera di pizzo così aderente che si vedeva ogni
curva della pelle e,
per fortuna, anche il reggiseno.
"O Santo Salazar…" Si sentì dire e lei
gli sorrise.
"Continua!" gridò una voce maschile,
subito seguita da altre due o tre.
"No, no, va bene così!" esclamò a sua
volta lui, alzando le mani e chiedendo il silenzio con determinazione.
Alice lo
guardò zittire tutti e si riempì gli occhi
di quello che lesse nel suo sguardo. Poi si sentì il rumore
di un tavolo che
veniva spostato; si girò verso la porta scorrevole e vide
che la Montague le
sorrideva senza cattiveria, alzando il bicchiere verso di loro, prima
di bere.
Al le si avvicinò, e le chiese: "Sicura?"
Lei alzò le spalle: tanto valeva giocare. "Ma
adesso?"
"Adesso Tequila!" gridò qualcuno vicino a
loro e al suo fianco si materializzò un vassoio fluttuante
con una decina di
bicchierini pieni di un liquido trasparente e che immaginò
fosse la famosa
tequila, una montagnola bianca e un mucchietto di fette sottili di
limone. Capì
che avrebbe dovuto fare qualcosa perché il vassoio
continuava a svolazzarle
intorno, ma Al si era girato verso altri ragazzi, e non avrebbe potuto
esserle
d'aiuto, così si voltò di nuovo verso la
Montague: nella tempesta, ogni porto
andava bene.
La ragazza tirò fuori la bacchetta e una fettina di
limone si alzò dal mucchietto; Alice la prese con due dita,
per poi tornare a
guardare lei che le fece cenno di infilarla fra le labbra. Ok,
facciamolo.
Come lo mise in bocca tutta la sala esplose in un grido e la Montague
mimò con
le labbra: "Ora non farlo cadere".
Come? Cosa voleva dire?
Al, che forse
aveva bevuto un po' troppo per
ragionare decentemente, fece un altro passo e le posò le
mani sui fianchi. Si
chinò su di lei, baciandola sotto l'orecchio,
mordicchiandole il lobo e
procedendo in basso, lungo la linea delicata del collo. La
sentì sospirare
quando con la lingua le sfiorò la pelle ed eccitato, la
strinse con le mani,
fino a infilare i pollici sotto la stoffa per accarezzarla.
Alice
pensò di morire per un momento, quando sentì
tutte le emozioni concentrarsi su di lei. Per un attimo si
vergognò di essere
in mezzo a così tanti ragazzi, sotto lo sguardo di tutti, ma
poi si scordò
subito di loro, quando Al continuò a baciarla anche oltre il
collo. Le sue dita
la facevano vibrare e in quel momento capì cosa intendesse
la Serpeverde,
stringendo di più la fettina di limone fra i denti:
sentì l'asprezza
dell'agrume mescolarsi con i gemiti che avrebbe voluto poter fare.
Rabbrividì seriamente quando lui scese fino a
sfiorare con le labbra il pizzo della canottiera e sentì la
spallina caderle,
scoprendole un po' più di pelle, che lui fece subito sua.
Quando la sua lingua
lasciò una scia umida, si tirò su di colpo e lei
tornò, improvvisamente, nel
sotterraneo, spalancando gli occhi.
Al si era
ricordato del fatto di non essere da soli
e aveva scelto il posto dove spargere il sale praticamente senza
pensarci, ma
volendo solo fare presto per mettere fine alla cosa, prima di spingersi
troppo
oltre. Allungò un braccio per prendere un po' di granelli di
sale dal vassoio e
li sparse praticamente sul seno della ragazza, dove era passato con la
lingua:
la sala urlò ancora, incitandolo.
Si chinò velocemente a leccare il sale, prese il
bicchiere con la tequila, lo vuotò in sorso e
rubò dalle labbra di Alice il
limone. I suoi occhi sorrisero e lì Al capì di
non essere sobrio per niente,
dal momento che pensò una cosa così assurda, ma
poi strappò la buccia dal limone
con i denti, per mandarlo giù velocemente e un brivido lo
scosse mentre
ingoiava quel grumo aspro, per poi chinarsi di nuovo sulla sua ragazza
e
baciarla con passione. Le mise una mano sulla nuca per paura che lei
scappasse
e che, se non avessero finito il gioco fino alla fine, glielo avrebbero
fatto
rifare, mentre lui voleva solo defilarsi con lei, ma Alice lo sorprese
non solo
ricambiando il suo bacio, ma portandogli le braccia al collo e
stringendosi a
lui.
La stanza esplose ancora, ma poi la musica riprese
ad alto volume e i ragazzi tornarono ad agitarsi.
"Per
Godric…" ridacchiò Alice, ancora
accaldata dalla situazione, quando si staccarono.
Al le sorrise e le accarezzò la guancia. "Sei
stata magnifica…"
E lei si sentiva davvero euforica. Fece un passo
indietro e si girò verso il pubblico, ormai ambientata
benissimo. "Posso
bere Tequila anch'io?" chiese, ad alta voce e tutta la sala si
zittì, per
riprendere a urlare subito dopo. "Tequila per la Paciock!"
gridò
qualcuno e poi qualcun altro la incitò scandendo il suo nome.
Il vassoio volteggiò ancora vicino a lei, mentre
alzava lo sguardo sul moro. "Ora tocca a te" disse.
Al vide una luce
peccaminosa negli occhi della
propria ragazza e pensò che lo shottino di tequila avesse
peggiorato la sua
vistae la sua
capacità di ragionare.
"Spogliati" gli disse, con un sorriso
sornione. Cosa?
Gli occhi di Alice questa volta lampeggiarono
davvero, e Al non seppe dire se fosse magia involontaria o se lui fosse
sotto
un incantesimo. "Cosa?"
"Potter, spogliati, Santo Salazar!" gridò
qualcuno dal fondo della sala e Al vide Roxi incitarlo mentre un
ragazzo si
univa a lei.
"Ti aiuto?" Alice fece un passo verso di
lui e Al capì che faceva sul serio.
"Vieni qui, piccola" la incitò, mentre il
suo maglione e la maglietta che portava sotto finivano sul pavimento e
lui
rimaneva a torso nudo. La sala urlò, ma meno di prima,
dovette ammettere.
Alice, forse
guidata da ciò che aveva bevuto, ma
divertita, fece due passi e gli posò la mano sul petto.
Alcune grida riempirono
la stanza, ma diverse da prima. Lo fece indietreggiare fino a
raggiungere un
tavolo che c'era in fondo al palco, dove lui posò il sedere,
spingendolo ancora
perché si abbassasse e dovette appoggiarsi all'indietro con
le mani.
"Il limone. Potter, non ti scordare"
mormorò, facendogli l'occhiolino e lui rise, cercando con lo
sguardo il
vassoio, che li raggiunse subito.
Al prese una
fettina di limone e la strinse fra le
labbra, divertito, ma quando Alice si chinò sul suo collo
facendo esattamente
quello che aveva fatto lui poco prima, rischiò di lasciar
cadere il frutto e
dovette stringerlo con i denti per non rischiare che tutti se ne
accorgessero.
Lei scese a baciarlo lungo il petto, accarezzandolo
con la mano calda, mentre lui sentiva ogni respiro farsi pesante e
roco, nello
sforzo di trattenersi dal chiudere gli occhi e lasciarsi andare
all'indietro e
tirarla con sé.
Capì perché lei lo avesse fatto abbassare
così tanto
quando scese ancora, giocando con la pelle del torace, improvvisamente
sensibilissima. Tracciò con le labbra la scia delle costole
e poi raggiunse
l'ombelico, sfiorandogli, con le labbra e le dita, gli addominali, che
iniziarono a tremargli. Ormai Al respirava a fatica, il limone era
strizzato e
pensò anche che il suo succo stesse colando.
Alice si fermò e lui pensò di avere un po' di
respiro prima che lei tracciasse, con la lingua, una lunga scia umida
proprio
contro la cintura dei jeans e Al rabbrividì: probabilmente
lo aveva fatto
apposta. Sentì dei fischi di incoraggiamento, ma per il
resto era circondato
dal silenzio.
Non seguì quando lei mise il sale sulla sua pelle,
probabilmente soltanto per farlo morire, visto quanto ne dovette
mettere per
coprire tutta la zona umida. Riuscì a vedere a malapena il
sorriso sornione di
lei mentre leccava il tutto e poi si tirò su per bere lo
shottino. La sala
esplose in urla e grida, mentre la musica tornò a bombare e
la ragazza si
appoggiava a lui per raggiungere il limone, sfiorargli le labbra con le
sue, far
sparire il frutto e poi tornare a baciarlo a bocca aperta.
Alice
capì quando i ragazzi avevano tolto
l'attenzione da loro perché si sentiva solo pulsare la
musica. Riaprì gli occhi
e sorrise mentre si appoggiava al tavolo per tirarsi su. "Pensavi che
voi
Serpeverde foste gli unici a volervi divertire, eh?"
Al scoppiò a ridere e la sua mano scivolò sulla
sua
schiena, impedendole di allontanarsi da lui, mentre si staccava dal
tavolo.
Fece qualche passo indietro, ma lei continuò a
sorridere, divertita. "Prendi la bacchetta e raccogli le nostre cose"
sussurrò, con una voce roca e sexy che le scaldò
il petto, mentre si
guardava intorno.
Non gli chiese neanche perché e ubbidì. "E
ora?" chiese, quando la mise via dopo aver fatto evanescere tutto in un
posto sicuro.
Al sorrise come
un pirata babbano, e portò tutte e
due le mani sotto al suo sedere, sollevandola e costringendola ad
abbracciarlo
con le gambe: lei spalancò gli occhi, ma rise ancora, mentre
si aggrappava al
suo collo. Non si curò delle grida, dei versi di
incitamento, né delle
occhiate, più o meno curiose, né di quelle
invidiose e scese dal palco,
passando in mezzo ai ragazzi, con gli occhi fissi su di lei.
"Ora andiamo via" spiegò, sparendo dalla
sala comune con in braccio quella che considerava la ragazza
più audace del
mondo.
-
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***Eccomi!
Ho faticato ad aspettare fino a oggi, perché il capitolo mi
è piaciuto tantissimo scriverlo e non vedevo l'ora di
pubblicarlo. (Lo so che non è niente di che, ma ricordatevi
che la storia è verde :-) )
"Andiamo
nell'aula circolare?"
Lily prese
la mano di Scorpius appena fuori dall'infermeria. "Meglio la stanza
delle
necessità" rispose lei.
Il ragazzo aggrottò la fronte, squadrandola.
"Perché?"
Lily non voleva spiegargli ciò che aveva in mente.
"Così…"
Scorpius non si
mosse di un passo e la ragazza si
trovò bloccata dalle loro mani, ancora unite. Si
voltò. "Allora? Che
c'è?"
"Hai in mente qualcosa" dichiarò, sicuro.
Quello che non disse era che suo fratello aveva quella stessa
espressione,
quando architettava qualcosa. E lo faceva spesso.
Lily
sgranò gli occhi, ma riuscì a ricomporsi in un
tempo record, alzando le spalle. "Ma no, non è
ve…"
"Hai in mente qualcosa" ripeté lui, senza
muoversi; i suoi occhi la scrutarono e Lily si sentì quasi
nuda. Infastidita
dal fatto che lui la conoscesse così bene e allo stesso
tempo contenta, si
morse un labbro. "Ok, sì, forse…" ammise, alzando
la mano libera.
Scorpius non disse niente e aspettò. Due ragazzini
dei primi anni che portavano lo stemma dei Corvonero sul mantello,
passarono
loro accanto e Lily sospirò: ok, lo avrebbe accontentato.
La ragazza mise
una mano in tasca e Scorpius
corrugò ancora di più la fronte quando
tirò fuori il boccino d'oro che lui le
aveva appena regalato. Riportò lo sguardo sul suo viso e le
chiese: "Che
vuol dire?"
"Che finiremo la partita, questa volta!"
esclamò lei, stringendo il boccino che sventolava
elegantemente le ali.
"Ma sei appena stata colpita…"
"Dai, sto benisssimo!" Lily si avvicinò e
si strinse a lui. "Me lo devi. O hai paura di perdere?"
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. "Va
bene. Ma…"
"Grazie" lo interruppe, baciandolo sulle
labbra per non farlo più parlare. "Allora andiamo!"
Scorpius
lasciò che la ragazza si staccasse da lui
e corresse avanti per raggiungere la scala. "Però non
metterci una
vita!" esclamò e la sua risata riempì il
corridoio. Il biondo sospirò e
sorridendo si incamminò verso di lei: era una bomba pronta a
esplodere, ma a
lui piaceva anche per questo.
Lily rise quando
lo vide incamminarsi verso di lei
e si voltò per correre verso la scala; quando
arrivò al corrimano, però,
dovette fermarsi e aggrapparsi alla ringhiera: per un attimo, la scuola
vacillò
sotto di lei. O forse, fu lei a vacillare. Si girò
lentamente verso il ragazzo
e lui arrivò correndo.
Scorpius aveva
visto Lily tentennare e, siccome era
una cosa che lei non faceva quasi mai, si preoccupò. Quando
stette ferma per
quel che gli sembrò una vita, allungò il passo e
nel momento in cui si voltò
verso di lui, pensò che sarebbe caduta per terra.
"Stai bene?" le chiese, posandole la mano
sul lato del braccio. Lei annuì, ma il suo sguardo si perse
in giro.
"Guardami, Lily: stai bene?" ripeté, prendendole tutte e due
le
spalle. Dopo quello che gli sembrò un'eternità,
lei annuì sorridendo. "Ci
sei cascato!" esclamò, ma con una voce strana. Il Serpeverde
scosse la
testa e la trascinò via prendendola per una mano.
Lily si sentiva
un po' strana: si era dovuta
appoggiare alla balaustra quando aveva iniziato a girarle la testa, ma
non
voleva ammettere con Scorpius che lui potesse aver ragione. Mentre la
trascinava, lentamente ma con sicurezza, da qualche parte, lei si
toccò, di
nascosto, il bernoccolo sulla testa: era ancora lì, ma per
fortuna aveva smesso
di farle male.
Fu con stupore, quindi, che si ritrovò al settimo
piano: lui l'aveva portata lo stesso nella stanza delle
necessità? Sorrise:
forse aveva voglia anche lui di volare insieme.
"Passa tu, davanti al corridoio" le
disse, lasciandole la mano e indicandole il punto in cui avrebbe dovuto
comparire la porta d'entrata alla stanza.
Lily annuì e avanzò lungo il corridoio, tornando
indietro e poi ripassandoci: quando la porta apparve, si
voltò verso di lui con
un gran sorriso.
Scorpius si
avvicinò mentre Lily apriva la porta
della stanza delle necessità. Non era sicuro di quello che
avrebbero trovato,
ma fu molto meno deluso di lei, quando notò una stanza molto
simile a quella
circolare: un divano, un tappeto e un sacco di cuscini per terra.
Nessuno
stadio di Quidditch. Per fortuna? Purtroppo? Non aveva ancora deciso.
Lily
sentì il morale caderle sotto i piedi: la
stanza non aveva funzionato, quella volta, e lei non sapeva neanche che
fosse
possibile. "Perché non c'è il campo?" si
sentì chiedere, prima di
rendersene conto.
"La stanza non può creare qualsiasi cosa solo
perché…" iniziò lui, saccente.
"La stanza delle necessità può prendere
qualsiasi forma! L'unica cosa che non può fare è
creare del cibo" gli
rispose, con lo stesso tono.
Lui la osservò con un sorrisetto divertito, come se
lo avesse capito. "Prima legge di Gamp".
Lily alzò gli occhi al soffitto. "Forse
staresti meglio con Rose" lo prese in giro, ma non troppo.
Scorpius
sbuffò e le prese la mano. "Ogni
tanto piace anche a me avere ragione, in verità" ammise e
lei rise. E poi
quello che provava per Lily non lo aveva sentito per nessun'altra, ma
non
voleva dirglielo, visto che anche lui si sentiva parecchio confuso
dalla cosa.
"Ascolta" disse, facendola girare verso
di lui. "È una stanza delle necessità, non dei
desideri. Non ha creato uno
stadio perché non è quello di cui hai bisogno
adesso" spiegò. Lei alzò una
spalla e annuì, forse rassegnata. "Non hai fatto finta,
prima, vero?"
Lily sospirò e poi storse il naso, senza rispondere:
se lo era immaginato. "Dai, vieni" le disse, prendendole una mano e
facendo
un passo verso il divano.
Dire che era
seccata e delusa era un eufemismo:
Lily sbuffò ma seguì docilmente il ragazzo. "Per
questo hai fatto passare
prima me?" Probabilmente lo aveva fatto per farle vedere che aveva
sempre
ragione: arrogante Serpeverde.
"Se fossi passato prima io sarebbe apparsa una
vasca da bagno e la cosa mi avrebbe messo in imbarazzo" ammise lui,
lasciandole la mano e toccandosi la divisa sporca di fango con il
palmo. Lily
gli sorrise: forse aveva qualche pregiudizio. Forse…
Scorpius si
sentì tirare e dopo pochissimo si
ritrovò disteso sul divano: ma non era il caso che si
stendesse lei? A dir la
verità pensava che sarebbe apparsa l'infermeria, quindi
immaginò che forse lei
non stava così male. Forse le era solo girata un po' la
testa, forse non…
"Ammetto che hai ragione, contento?" gli disse, prima di sdraiarsi su
di lui ridendo e appoggiarsi sulle mani ai lati della sua testa.
"Allora
dovrai tenermi impegnata in un altro modo, mi sa…" Si
chinò a baciarlo e
Scorpius sorrise, senza pensare più a niente.
*
"Prima sbronza?"
Lily aveva la testa appoggiata sul petto di
Scorpius e giocava con i disegni della maglietta che lui portava sotto
la
divisa, mentre gli faceva un sacco di domande, fra un bacio e l'altro.
"Dodici anni. Prima festa del Quidditch"
rispose lui.
Lily tirò su la testa per guardarlo. "Quando
dico a mio fratello 'festa del Quidditch' si fa subito strano. Mi sa
che da voi
ne succedono delle belle, eh?"
Scorpius rise, quasi imbarazzato. "Un sacco di
scherzi: schiuma colorata e docce di ghiaccio, più che
altro, ma sì, anche
alcol a volontà. Ma ora cerchiamo di limitare almeno i
ragazzini".
"Vi divertite solo voi grandi? Non è
giusto!" Ridacchiò lei, tornando a posare la guancia su di
lui. Scorpius
le accarezzò la schiena, senza risponderle.
"E tu? Prima sbronza?"
Lily rise. "Oh, niente di che, avevo otto
anni".
Scorpius si
mosse e per poco non la fece cadere di
lato. Otto? E che voleva dire 'niente di che'?
La ragazza rise ancora, probabilmente della sua
reazione. "Alla Tana: era il compleanno di qualcuno, ma non ricordo di
chi. Avevano aperto una bottiglia di spumante molto grande,
perché quella volta
eravamo in tanti e…"
"Quella volta?" chiese, ironico lui;
quando a casa sua c'erano tutti erano una decina di persone e solo se
univano
le famiglie di suo padre e sua madre; la Tana, invece, era invasa,
sempre, da un
sacco di gente, erano sempre almeno una ventina. Lily alzò
gli occhi su di lui
e notò che sembrava divertita. Poi continuò.
"Io e Hugo ci eravamo arruolati come camerieri
e zia Fleur ci consegnava i bicchieri pieni di vino da portare a tutti.
Solo
che noi facevamo il giro lungo e quando passavamo dietro al gazebo che
c'era in
cortile ne bevevamo un sorso prima di consegnarlo. E, appunto, eravamo
in tanti,
quindi tanti bicchieri.
Non avevamo neanche finito di consegnarli tutti che
avevamo iniziato a sghignazzare e a barcollare; zia Herm e mio padre se
ne
accorsero perché i nostri bicchieri iniziarono a essere
troppo vuoti e si
alzarono per venire da noi. Ma noi eravamo brilli e non lo capimmo
subito…"
"Hai vomitato?" le chiese lui.
"Oh sì. Tantissimo. Mamma mi teneva i capelli.
E sembrava arrabbiatissima…"
"Sembrava?" chiese, non capendo la frase.
"Sì, sembrava. Mi ha sgridato dicendo che non
avrei dovuto farlo e
tutto il resto: che
il vino fa male ai bambini eccetera eccetera… Ma poi quella
sera, in camera con
papà l'ho sentita che rideva, raccontandogli che lo aveva
fatto anche lei,
quando era piccola!" Lily rise, perché effettivamente,
raccontarlo in quel
momento, sembrava buffo. "Ok, Malfoy, ora sta a te: prossima domanda?"
Scorpius
continuò ad accarezzare la schiena di
Lily: stava adorando quel pomeriggio con lei, le domande sulle loro
vite, i
baci, le carezze… Si sentiva in paradiso e non sarebbe mai
uscito dalla stanza
delle necessità.
"Hai fame?" le chiese alla fine, invece di
farle altre domande.
"Mi mangerei un drago" rispose lei,
sospirando come se ci avesse pensato solo in quel momento.
E in quel momento la stanza delle necessità
iniziò
a trasformarsi e un lungo tunnel prese forma dove prima c'era la porta.
Lily
alzò la testa per osservare quella
trasformazione. "Ma… Dove porta?" chiese, ricordandosi di
quello che
aveva detto prima sul cibo e le leggi della magia.
"Nelle cucine, dagli elfi. Vuoi fare un
giro?"
La ragazza si alzò del tutto e annuì: non era mai
stata in cucina!
"Ma tu ci sei già stato?" gli chiese,
mentre si infilava le scarpe.
Lui annuì e le porse la mano per aiutarla ad
alzarsi. "Sì".
*
Lily aveva fatto
un lungo bagno e si stava
coccolando con dei dolcetti alla frutta che aveva rubato dalla cucina
di
Hogwarts, mentre leggeva "Streghe al Top", una rivista per
adolescenti.
Quando aveva iniziato a sbadigliare e a sbattere
gli occhi per la stanchezza, Scorpius l'aveva obbligata a tornare in
camera,
dicendole che aveva bisogno di riposarsi. Lei effettivamente si sentiva
stanchissima, così non aveva replicato, ma ora, dopo ilbagno, non riusciva a
dormire.
Lanciò, di nuovo, uno sguardo al letto di Alice:
era l'unico vuoto, perché negli altri tre le altre stavano
dormendo.
In quel momento si aprì la porta della camera e una
debole luce rischiarò il pavimento della stanza, mostrando
il contorno della
ragazza: un ghigno comparve sulle sue labbra quando capì che
stava bene.
"Signorina Paciock! Le sembra questa l'ora di tornare?" disse, con la
sua migliore interpretazione della voce della preside e quando l'amica
sobbalzò, scoppiò a ridere.
Alice
entrò dal quadro della signora grassa nel
silenzio più assoluto: era tardi anche se non troppo, per
essere un sabato
sera, ma la sala comune era deserta e solo il rumore e la luce del
camino
riempiva la stanza. Si incamminò lungo la scala a chiocciola
e continuò il
tragitto fino alla stanza del quinto anno.
Le lanterne illuminavano fiocamente il corridoio,
così non ci fu bisogno di accendere la bacchetta. Spinse la
porta cercando di
fare meno rumore possibile e fece un passo dentro la stanza quando la
voce
della McGranitt la fermò sulla porta, sgridandola. Per un
attimo il cuore mancò
un battito e, subito dopo, riprese il suo ritmo normale quando
sentì Lily
ridere e capì che le aveva fatto uno scherzo.
"Lily! Volevi farmi morire?" esclamò,
sottovoce, avanzando verso il suo letto. Quando notò che
aveva un vassoio di
dolcetti con la frutta, si sedette e gliene rubò uno,
facendolo sparire in un
boccone. "Sei già fuori dall'infermeria? Effettivamente
sembra che tu stia
benissimo…" la sgridò bonariamente.
Lily le fece la
lingua quando l'amica la prese in
giro, per poi animarsi subito dopo. "Scorpius mi ha raccontato di
quando
hai schiantato Rowand! Oh, per Godric avrei voluto vederlo!"
Alice alzò le spalle: lei era così. Scorpius le
aveva raccontato di come tutti erano rimasti ammutoliti dalla cosa e di
come
lei fosse stata addirittura più veloce di Rose, che, essendo
la figlia del
Ministro della Magia, era considerata un portento, ma Alice alzava
sempre le
spalle, come se si fosse allacciata le scarpe correttamente e la cosa
non fosse
importante. Chissà, forse era per questo che le voleva
così bene.
"Se lo meritava: è stato un Troll" si
difese lei. "E con Malfoy? Com'è andata?"
Il sorriso di Lily avrebbe rischiarato la camera se
fosse stato correlato di magia: era stato un pomeriggio fantastico,
nonostante
avessero perso a Quidditch.
Le raccontò quello che era successo nella stanza
delle necessità, delle domande, del campo da Quidditch, dei
baci di Scorpius…
"Ma ora stai bene, giusto? Non ti è più
girata, la testa?" Lei rispose scuotendo il capo e Alice le
raccontò di
come i ragazzi avessero parlato prima che Scorpius entrasse in
infermeria.
"Cavolo! Così glielo ha detto… Avrei voluto
esserci, per Godric! Svengo una volta e guarda quante cose succedono!"
"Io penso che sia stato il fatto di averti
visto cadere, che l'ha fatto decidere di uscire allo scoperto" le fece
notare Alice.
Quello che Alice
non disse era che era stato
veramente spaventoso vederla mentre veniva colpita dal bolide e
rimanere a
guardare senza poter fare niente, mentre cadeva nel vuoto insieme alla
scopa;
decise di non dirlo ad alta voce, perché anche lei si era
spaventata tanto e
non voleva più pensarci.
Prese un altro dolcetto, si leccò un dito sporco di
crema e Lily la guardò con la fronte aggrottata. "E tu,
invece, dove sei
stata? Non c'eri, a cena" le chiese.
"Ci… siamo… addormentati" rispose, balbettando
e con la bocca piena, cercando di non far cadere niente.
Sentì il calore
salirle alle guance al pensiero di quello che era successo nel
pomeriggio:
prima la tequila, poi il resto…
Lily
sgranò gli occhi.
"Tu e… Al?" Alice annuì, mentre il suo
sguardo scendeva ancora verso il vassoio. "E avete fatto…"
Non sapeva
se chiedere o meno. Da un lato, voleva sapere tutto,
dall'altro… voleva davvero
sapere di Al? Oh, Merlino, era arrossita! Sì, voleva saperlo!
Alice
sentì le guance infiammarsi alla domanda
dell'amica. Per un attimo guardò verso la porta,
perché si sentirono dei passi
provenire dal corridoio, ma poi questi passarono: probabilmente erano
ragazze
del sesto o settimo anno che tornavano in camera.
"Oddio, Alice, sei tutta rossa! Lo avete
fatto?" esclamò Lily saltando sul letto: così
avrebbe svegliato tutti!
"Ma no. No…"
"Alice Augusta Paciock, non mi raccontare delle
balle!" la rimproverò l'amica.
"Sh… Lily, calmati. No, non abbiamo…
Cioè…" Si voltò ancora verso il letto
in fondo alla stanza e le fece cenno
di stare zitta, mettendosi l'indice davanti alle labbra.
Lily
sbuffò quando l'amica si interruppe ancora. Ma
insomma!
"Non siamo andati… fino in fondo"
sussurrò, quando tornò a guardarla, ma
abbassò subito gli occhi.
"E cosa avete fatto?" domandò, ancora con
gli occhi sgranati.
Alice
allungò una mano per prendere un altro
pasticcino, quando Lily glielo portò via. "Devi raccontarmi
tutto. Oppure
non te lo do!"
"Tutto?"
"Certo, ogni cosa!" asserì la rossa.
"Va bene" acconsentì, con un sorriso
biricchino. "Prima mio padre mi ha tolto dieci punti per lo
schiantesimo,
poi…"
"Cosa?"
Lily abbassò la mano senza accorgersene e la bionda
le portò subito via il dolcetto. "Ma poi me li ha ridati. E
mi ha dato
anche…"
Se Lily diceva 'Tutto', Alice l'accontentava.
-
-
-
***Eccoci
ormai alla fine. Lily e Scorpius sono finalmente insieme. La coppia
AliceXAl mi ha preso un po' la mano, devo ammettere, ma forse
è anche il bello dei personaggi, quando decidono di fare di
testa loro, no? Il prossimo capitolo sarà l'epilogo e poi,
chiuderò finalmente il tutto. Grazie a tutti voi che mi
avete seguito in questo marasma di casino e avete continuato a leggere
la storia, nonostante fosse molto confusa. Chi lo sa, magari un domani
la revisionerò e correggerò tutti i buchi di
trama che (sono sicura!) ci sono. Grazie ancora.
"Le
vacanze sono una stronzata…"
"Al, non dire così…"
Alice, per la terza volta da quando avevano
lasciato il vagone dei prefetti per raggiungere Lily e Malfoy,
sospirò: Al si
lagnava nello stesso modo in cui lo faceva sua sorella e questo la fece
sorridere.
Stava pensando a cosa dire quando un ragazzino dei
primi anni le finì addosso, facendole perdere l'equilibrio.
Al
riuscì
a prendere la ragazza
per un braccio, evitando di farla cadere e, una volta assicuratosi che
lei
stesse bene, si rivolse al ragazzino. "Non correre, altrimenti ti tolgo
dei punti" disse, contrariato.
Alice alzò gli occhi e gli diede una manata sul
braccio, probabilmente per dirgli di smetterla di bleffare, ma poi
decise di
rassicurare il piccolo studente che aveva sgranato gli occhi
terrorizzato.
"Scusa, prefetto Potter, non lo faccio
più" mormorò lui, ma poi, vedendo arrivare altri
ragazzini, scappò via
nella direzione che aveva preso.
"Non correte, per Salazar!"
"Dai, smettila…"
Alice gli prese il braccio e fece scivolare la mano fino a raggiungere
la sua e
intrecciare insieme le loro dita.
Il ragazzo sbuffò: perché lei non era infastidita
come lo era lui? Se fossero rimasti a scuola
si
sarebbero potuti vedere tutti i giorni, senza che nessuno ficcanasasse
il naso,
e invece così…
A casa sicuramente sua madre avrebbe
voluto che partecipasse a tutti i pranzi di famiglia e altre cose
assurde.
Anche l'ultima riunione con i prefetti era stata assurda, secondo lui. Avrebbero dovuto rimanere a
Hogwarts.
Poi Alice gli strinse le dita e Al sospirò,
voltandosi a guardarla mentre ancora camminavano lungo il corridoio.
Alice
si avvicinò ad Al quando due ragazzi del
quinto anno incrociarono il loro cammino e ne approfittò per
stringersi a lui.
"In verità, secondo me, sarà…" Ma
lui non le fece finire
la frase e la spinse contro la parete rientrante del vagone, subito
prima della
congiunzione di due carrozze.
"Se fossimo rimasti a scuola, ci saremmo
potuti vedere tutti i giorni, mentre così, fra il mio stage
al Ministero e il
resto, non riusciremo a vederci fino all'anno nuovo, ci scommetto…"
Alice sorrise come aveva sorriso poco prima al
ragazzino: lo avrebbe tranquillizzato, anche lei voleva vederlo spesso.
Alzò una
mano per accarezzargli la guancia e lui gliela prese per baciarle le
dita.
Al appoggiò una mano alla parete dietro alla
ragazza e si chinò su di lei per baciarla: per fortuna non
fece obiezioni,
Alice aveva smesso di nascondersi e l'unico problema di cui lui si preoccupava era Neville, ma stava
sempre attento ad
assicurarsi che non fosse in giro.
"Se tu mi lasciassi parlare, forse…"
disse Alice, appena lui si staccò, ma il
ragazzo rise, perché lei non sembrava avere voglia di
interrompere il bacio;
nessuno dei loro baci.
"Spara" concesse: lei sembrava sempre un
passo avanti a lui e per Al era stata una cosa talmente nuova che si stupiva ogni volta.
"I miei sono a Hogsmeade" iniziò la
ragazza. Come? Davvero? Sentì un sorriso spuntargli sul
viso. "A casa siamo
solo io e Frank, ma…"
Al sentì sparire il suo sorriso.
"Ma?"
Alice
spalancò gli occhi per un secondo, contenta
di avere la sua attenzione. "Non possiamo invitare gente e i miei hanno
deciso di bloccare i camini e di impedire le materializzazioni, quindi…" Al imprecò, ma lei
continuò. "Quindi
dovrò venire a prenderti io".
"Cosa vuol dire che
devi venirmi a prendere?"
"Materializzazione congiunta, Potter" mormorò,
omettendo che lei e Lily lo avevano fatto un sacco
di volte, sia con James che con Frank.
Al
sgranò
gli occhi quando capì
quello che intendeva: avrebbe guidato lei la materializzazione? Era
illegale!
Alice dovette capire quello che stava pensando perché subito
dopo aggiunse:
"Se con me c'è un maggiorenne con patente, il Ministero non
può sapere con
certezza da chi proviene la magia e se…"
Giusto!
Al tornò a
sorridere e non ascoltò la fine della
frase: sapeva di quella falla, suo padre l'aveva raccontata, qualche
volta, in
passato. "Beh, sempre che a te non dia fastidio che debba condurre io
la mat…" Ma
cosa gli interessava a
lui? "Voglio stare con te, non mi interessa
nient'altro"
la interruppe.
Alice
sorrise e gli prese il davanti del maglione
per tirarlo a sé. "Bene, perché sai
cos'è che voglio io?"
Al le posò le labbra sulle sue e le circondò la
vita con le mani. "Cosa vuoi?"
La ragazza si sollevò sulle punte e sussurrò:
"Voglio fare l'amore con te", prima di tornare a baciarlo.
***
"Sapevate che Olivia Clark, delle Holyhead
Harpies, si ritira?" chiese Lily, mentre, con la testa appoggiata alle
cosce di Scorpius, leggeva
Teen Quidditch sdraiata sui
sedili dello scompartimento dell'Hogwarts Express.
"Sì, sembra che sia incinta" rispose
Fiona, la fidanzata di Hugo, mentre pescava un rospo alla menta
dall'enorme
sacchetto di dolci del ragazzo. "Davvero?
Mamma non me lo ha
detto" constatò, corrugando la fronte. Ma poi tornò a
guardare la rivista patinata dove scope e
divise svolazzavano a ogni pagina. "Chissà chi prenderanno
al suo posto…"
Sospirò, voltando pagina.
"Peccato che Rose non giochi più, altrimenti…"
Hugo si infilò
in bocca una piperilla
e continuò a parlare con la
bocca piena. "Davvero!
L'avrebbero
presa subito, senza neanche fare il provino, ci scommetto!"
esclamò la
rossa, sospirando subito dopo.
Scorpius
teneva una mano sulla pancia di Lily e la
mosse in una carezza inconsapevole, mentre guardava fuori dal
finestrino.
"Te dovrai aspettare
ancora due anni".
"Per far che?" gli chiese lei, inclinando
la rivista e guardandolo da sotto.
Scorpius abbassò lo sguardo su di lei. "Per
fare i provini per il Quidditch" precisò; Lily sapeva volare
meglio di un
gufo, era veloce e agile, ed era in grado di guidare la scopa anche
solo con
una mano. Probabilmente avrebbe potuto farlo anche bendata e con una
mano
incantata dietro alla schiena. Per lui, avrebbe potuto giocare da
professionista, in qualsiasi squadra. Con qualsiasi ruolo.
Lily arricciò il naso in un gesto che smosse il
petto del biondo. "Non so…"
"Devi
solo trovare il coraggio di
provarci" disse ancora lui, continuando ad accarezzarla sopra il
maglione.
Quando Lily alzò di nuovo gli occhi su Scorpius,
lui le fece l'occhiolino e poi spostò lo sguardo fuori dal
finestrino, ma senza
staccare la mano da lei. Ma… Si
tirò su e si voltò
verso il ragazzo. "Ma parli sul serio?"
Scorpius
si girò appena
sentì che Lily si era spostata. "Come?" chiese, non capendo. "Pensi
davvero quello che hai
detto?" gli chiese lei, sottovoce, come se fosse un
segreto. Eh? Non
avrebbe parlato se non lo avesse pensato! "Ma
certo.
Perché
dovrei…"
Quando lei si morse il labbro, Scorpius
si sentì perso. "Tu non pensi di poter…"
Si interuppe quando il
rumore del sacchetto di Weasley e della Tassorosso al suo fianco gli
ricordò
che non erano soli. "Ehm…"
"Hugo, andiamo da Stuart, che prima ha detto
che doveva parlarci" disse
la ragazza, alzandosi
in piedi.
"Stuart?
Ma non ha
detto niente del ge…"
La Tassorosso fece una smorfia con la bocca e
interruppe il rosso tirandolo per un braccio. "Certo che lo ha detto! Magari non lo ricordi"
lo apostrofò, mentre il ragazzo la guardava confuso, poi si
rivolse a Lily.
"Tuo cugino ha poca memoria, mi sa…"
Lily sorrise nervosamente e si passò una mano fra i
capelli, mentre con un cenno la ringraziava. Osservò i due
amici uscire dallo
scompartimento, ma poi rimase a guardare la porta anche quando lei e
Scorpius
rimasero soli.
"Guardami, Lily" le disse, dopo un po', e
la ragazza obbedì, girandosi verso di lui, ma senza alzare
gli occhi.
Scorpius
le prese il mento con la mano e le alzò il
viso. "Adesso mi spieghi" ordinò, quasi.
"Pensi veramente che potrei giocare in una
squadra di Quidditch?" Ma che domanda era?
"Tu giochi già in una squadra di
Quidditch!" le rispose.
Lily sbuffò e alzò gli occhi al soffitto. "Ma è quella della
scuola!" esclamò, come se fosse
niente. Scopius fece
cadere la mano.
"Per te che sei brava
è solo la squadra della scuola, ma c'è anche chi
non è stato ammesso…"
Lily
si morse l'interno della guancia; non capiva
se lui volesse farla sentire in colpa o la trattasse come una bambina
capricciosa. Comunque non le piaceva nessuna delle due cose. "Quindi, secondo te sono brava?"
chiese ancora.
Scorpius
sorrise. "Certo che
sei brava. E lo sai
anche tu" rispose, facendo
scorrere il dorso delle dita sulla sua guancia: adorava toccarla.
Lei rise e si spostò su di lui, salendo a cavalcioni sulle sue gambe. "E
quanto sono brava,
allora?" domandò, chinandosi su di lui per baciarlo.
Il ragazzo le posò le mani sui fianchi,
accarezzandola attraverso i jeans. "Beh…"
Si fermò perché lei aveva iniziato a strusciarsi
contro di lui; non andava bene
per niente. "Lily…"
sospirò.
"E sono più brava di te?" gli chiese
ancora, ridendo.
"Cosa dovrei
rispondere?" Lei rise ancora. "Se ti dicessi che sei più
brava di me,
diresti che sono un ruffiano, mentre se sostenessi che sono
più bravo io, tu…"
"Direi che sei un arrogante presuntuoso!"
lo interruppe, ridendo.
"Già, lo immaginavo!" rispose lui,
iniziando a farle il solletico. Lily rise e si buttò di
lato, fino a quando non
si ritrovarono sdraiati vicini.
Lily
sospirò e passò le mani fra i capelli del
ragazzo; le piaceva così
tanto, farlo.
"In verità ho scoperto che non sei male,
sai?" disse, continuando ad accarezzarlo. "Lily
che mi fa un
complimento?
Ma chi sei tu? E che ne
hai fatto di lei?" Scorpius riniziò
a farle il
solletico e lei rise ancora, mentre il mondo sembrava lontanissimo,
fuori dal
loro scompartimento. Lily ci pensava da un po': Scorpius
l'aveva aiutata
con il Quidditch, la sosteneva e le diceva sempre che era brava.
Perfino Alice
aveva detto che in certi momenti il suo atteggiamento valeva
più dei baci e
delle carezze.
"Potrei dirti che…" "Mi
dici già quanto
pensi che io sia snob e altezzoso, sai?
Non c'è bisogno che tu lo
faccia anche adesso!" la interruppe lui, ridendo, ma Lily mise il
broncio:
per una volta che era seria!
"Sei sempre gentile…"
iniziò, come se lui non avesse detto niente, rendendosi
conto per la prima
volta che, forse, anche lei poteva essere una persona gentile come lui.
Continuò ad accarezzargli i capelli. "Sei bravo a Quidditch,
sei così
bello che tutte le ragazze ti corrono
dietroe…"
La voce le morì in gola e un groppo alle corde
vocali le fece mancare le parole che voleva dire dopo.
"Lily, non…"
Scorpius cercò di tirarsi su, improvvisamente serissimo, ma
lei gli impedì di
muoversi.
"Shh… zitto.
Chissà
quando ricapiterà che io sia così sincera con te"
disse ancora, prima di
baciarlo e lui obbedì. Continuò a far scorrere le
mani su di lui e poi scese
fino alla spalla e continuare un po' sulla schiena. "Hai i voti
migliori
che io abbia mai visto. E non per qualcosa, ma ti ricordo ancora che
sono
cugina di Rose; sei sempre carino con tutti e non ti ho mai sentito
prendere in
giro o insultare nessuno…"
Scorpius
rimase a bocca aperta: Lily gli stava
elencando tutte quelle qualità, ma lui se le meritava
davvero? Era davvero così
come lo vedeva lei? "Io non…"
Gli chiuse le labbra con un dito, intimandogli
ancora di tacere. "E sei così dannatamente perfetto che
naturalmente non lo sai.
Scorp, io…"
Lei si interruppe
ancora e
lui rimase in bilico fra il prenderla in giro perché aveva
sempre detto che non
lo avrebbe mai chiamato 'Scorp'
e sentire quello che
voleva dirgli, così rimase in silenzio a perdersi nei suoi
occhi nocciola,
quegli stessi occhi che ora lo guardavano con intensità.
"Io… penso di amarti"
concluse Lily, in fretta,
subito dopo, spostando lo
sguardo verso il finestrino, per osservare campi e boschi che si
susseguivano
in un loop infinito di
emozioni.
Stranamente, si sentiva bene; non in imbarazzo,
come pensava, né smaniosa di sentirgli dire la stessa cosa,
lei voleva solo
dirglielo, non per sentirlo rispondere, ma perché lui doveva
saperlo.
"Lily…" la
richiamò il biondo, accarezzandole ancora il viso e lei
tornò a guardarlo, con
una strana tranquillità nel petto.
"Non devi dire niente, Scorpius, non voglio
che tu ti senta obbligato…" Ma
lui non la fece finire e
si chinò fino ad azzerare lo spazio fra le loro labbra. "Io,
invece, ne
sono sicuro: ti amo, Lily" disse prima di baciarla e farla sentire in
paradiso.
***
Santo
Merlino!
Ginny
stava correndo per la scala che portava ai
piani superiori perché si era scordata i guanti in camera. O
nel guardaroba. O…
Beh, dannazione, se se
lo fosse
ricordato, dov'era, avrebbe potuto fare un accio
e tutto si sarebbe risolto in pochissimo tempo, invece era
già a DiagonAlley quando si era
accorta di averli lasciati a casa e di non riuscire a resistere senza.
Sbuffò quando inciampò su uno dei gradini e si impose di darsi una calmata:
sapeva perché si sentiva
così nervosa e irritata. Era perché Lily, la sua
cara figliola di soli quindici
anni, aveva raccontato alla sua miglior amica, la sera prima, che quel
giorno
avrebbe fatto l'amore per la prima volta con Scorpius, il suo ragazzo e
lei,
che aveva sentito la conversazione di nascosto, non aveva
potuto far altro che fingere di non sapere niente. Ma
come si fa a fingere di non sapere? Sua figlia,
la sua
bambina più piccola, stava perdendo la verginità
forse proprio in quel momento.
Nervosamente guardò l'orologio. Come sarebbe andata? Sarebbe
stata
un'esperienza bella come la sua con Harry? O sarebbe stato disastroso?
Scorpius
sarebbe stato gentile oppure… Si
impose
di continuare a
camminare. Ma
perché si era messa con un ragazzo che
lei conosceva? Uno che aveva visto crescere, che considerava parte
della sua
famiglia... Cosa avrebbe
fatto se avesse dovuto
lanciargli una cruciatus
perché non era stato attento
con sua figlia? Per le mutande sporche di Merlino, avrebbe davvero
preferito
non sapere!
Entrò in camera e lì, sul comodino,
trovò ciò che
l'aveva fatta tornare indietro fino a casa. Sorrise scuotendo il capo e
si
affrettò a prenderli. Desiderosa di pace, cercò
anche di tranquillizzarsi: Scorpius
sarebbe stato perfetto per Lily, esattamente come lo era stato Harry
con lei. Sarebbero
stati attenti a tutto e ogni cosa sarebbe andata bene. Sorrise e fece
dietro front per
tornare a fare gli
acquisti.
Invece di smaterializzarsi, però, una volta fuori
sul corridoio, vide la porta della stanza di Al chiusa: ma quante volte
aveva
detto ai ragazzi di lasciare le porte aperte la mattina così
che l'aria
circolasse dappertutto? Le stanze degli adolescenti poi avevano bisogno
di
aria, se qualcuno voleva entrarci ancora.
Con un sospiro profondo aprì la porta ma, quello
che vide la bloccò prima che potesse raggiungere la
finestra: Al era
sdraiato a letto, mentre sul suo torso nudo era
appoggiata una ragazza, nuda dalla vita in su e si stavano bisbigliando
frasi
chiaramente d'amore.
Quando lei si girò verso la porta spalancata, per
poco Ginny non perse l'equilibrio: Alice! Merlino, suo figlio era a
letto con
Alice. E sicuramente avevano fatto…
Oh, Merlino!
Chiuse la porta di scatto e poi si fermò a
guardarla dal corridoio, come se stesse vivendo in trance e stesse
per proclamare una profezia.
"Ginny? Tutto bene?"
La voce dell'uomo la riportò velocemente sul
vecchio tappeto che si ostinava a non buttare e che era stato colpevole
di aver
attutito i suoi passi; come sentì la porta di casa chiudersi
e rumori
inconfondibili riempire la cucina, riaprì
la porta
della stanza del figlio, per mettere dentro la testa. "Vedete
di
rivestirvi.
Anzi, smaterializzatevi: tuo padre
è qui"
annunciò.
"Ma papà non
aveva
quella cosa al Ministero?" chiese suo figlio, mentre lei sbuffava
ancora.
"Non il tuo, il suo!" urlò bisbigliando,
per poi chiudere di nuovo la porta e raggiungere Neville giù
e impedendogli di
salire.
Era una situazione bizzarra: Lily e Scorpius, Al e Alice… ma cosa era
successo? Non c'era più gente nuova a
Hogwarts? Per un attimo ripensò a quando aveva pensato che i
figli di Lily e di
Alice avrebbero potuto essere amici, da grandi. Amici, aveva pensato,
non cugini, per Godric!
"Hai uno strano sorriso, Ginny" le disse
Neville, quando raggiunse la fine della scala. Oh, davvero? Stava
sorridendo?
Buttò un occhio allo specchio in corridoio e notò
di di
avere un'espressione contenta. Beh, effettivamente
la situazione era buffa e divertente. Guardò verso il
pianerottolo, lì dove
pochi mesi prima i suoi figli si erano tiratischiantesimi e ora,
invece, stavano crescendo davvero. Ma
era giusto così.
"Ho trovato uno zellino
vicino al letto" mentì, ma felice.
"Porta fortuna" "Sì,
l'ho sentito
anch'io.
Andiamo? Harry ci raggiunge a pranzo
da Hannah" disse,
prendendo l'amico a braccetto e spingendolo con decisione verso la
porta, per
farlo uscire.
"Oh, mamma!" esclamò James, incrociandoli
davanti all'uscio.
"James, cosa fai a
casa?" domandò, aggrottando la fronte; il rossore sulle
guance del figlio
le fecero capire che non si aspettava di incontrarla e che era a
disagio. Un
altro che tornava a casa di nascosto per incontrarsi con qualcuno?
Quasi rise.
"Oh, aspetti una ragazza?" chiese e
quando gli si arrossò anche la fronte, rise davvero.
"Beh, mamma, pensavo che in casa non ci fosse nessuno…"
Il ragazzo si portò una mano alla nuca e
Ginny non riuscì più a trattenersi.
"Ah, e fammi indovinare: non mi hai detto
niente perché la conosco di
già!"
James spalancò gli occhi e la bocca. "E tu
come fai a saperlo?"
La
rossa si allontanò ridendo al braccio del suo
miglior amico: ma sì, la vita era imprevedibile ed era
proprio questo a
renderla così bella.
Fine
***Eccomi
alla fine! Ma
più che altro, eccoci! Sì, perché
senza
di voi, questa storia, tirata, strampalata, nata diversa, finita un po'
così,
non ci sarebbe stata. Quindi
grazie. Grazie di aver
letto subito quando pubblicavo, grazie per le vostre recensioni, per i
vostri
commenti, per tutto. E scusate se (e probabilmente è
così) la storia avrebbe
meritato di più. È che era nata in un modo, ma
poi io mi sono stufata delle os,
loro (i personaggi) hanno deciso di fare quello che
volevano, fregandosene di tutto ciò che avevo pensato io con
la scaletta e
hanno fatto un po' di casino. Doveva esserci molta più Scorlily
e doveva essere molto
diversa. Me ne scuso. Ma spero
almeno che la coppia Al e Alice vi sia piaciuta
(perché io l'ho adorata e ho fatto fatica a non farle
prendere tutta quella
scena).