La freccia che trafisse Excalibur

di Effye90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sentimenti discordanti ***
Capitolo 2: *** Primo incontro ***
Capitolo 3: *** Il dolore della perdita ***
Capitolo 4: *** Al cuor non si comanda ***
Capitolo 5: *** Indifferenza ***
Capitolo 6: *** Confidenze ***
Capitolo 7: *** La missione ***
Capitolo 8: *** Un tesoro di inestimabile valore ***
Capitolo 9: *** Giovane innocente ***
Capitolo 10: *** Tra finzione e realtà ***
Capitolo 11: *** Nuova vita ***
Capitolo 12: *** Primo allenamento ***
Capitolo 13: *** Tormento e passione ***
Capitolo 14: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 15: *** Verità a tutti i costi ***
Capitolo 16: *** La scelta ***
Capitolo 17: *** Lieto fine? ***



Capitolo 1
*** Sentimenti discordanti ***


Quando El Cid non era in missione, i giorni li passava ad allenarsi tra arena e scogliera.

Tutti sapevano quali erano le sue abitudini e quanto fosse devoto ad Athena e al duro lavoro.
Non sapeva cosa fosse il riposo anche se Sisifo più volte gli aveva detto di non esagerare con l’allenamento.

Tuttavia, nessuno gli aveva mai chiesto ne osava chiedergli di allenarsi con lui; sapevano che avrebbero ricevuto un no secco in meno di un secondo.

Anche quel Sabato non fu diverso dalle altre giornate; mattina in arena e nel tardo pomeriggio alla scogliera.

Migliorarsi!

Questo era il suo monito.

Anche se aveva ottenuto la lama suprema grazie a Sisifo e Sasha tempo addietro, ancora non perdonava a sé stesso di essersi fatto fregare proprio nella casa del sagittario da uno degli sgherri di Hypnos: Icelo.

Lo seguì e, ad uno ad uno, anche con l’aiuto di Tenma sconfisse i quattro dei del sogno.

Perse anche il braccio destro in quell’occasione ma ciò non lo distolse dal suo obiettivo: salvare l'anima ed il corpo di Sisifo.

Il sagittario era infatti il suo amico più fidato.

Dopo la Guerra Sacra, il grande Sacerdote e Athena in persona, lo obbligarono ad alcune settimane di riposo.

Nonostante lui avesse perso un braccio, il giorno dopo avrebbe voluto tornare di filato in arena.

Aveva commesso un errore con Icelo e quello stesso errore, gli era costato caro.

Ma gli servì anche da lezione.

Accettò controvoglia di rimanere fermo per qualche tempo pur sapendo che Sisifo gli sarebbe stato vicino.

Passò i primi giorni chiuso in casa ricevendo quotidianamente la visita del cavaliere di sagitter e anche del nuovo grande sacerdote: il cavaliere dell’ariete, Shion.

Gli fu poi concesso di iniziare ad uscire gradualmente recandosi in arena per osservare gli allenamenti degli altri cavalieri e delle reclute e, solo dopo una decina di giorni, gli diedero il permesso di recarsi a Rodorio.

Così fece.

Dopo aver ricevuto il via libera da Shion e Sasha quel pomeriggio, risalita la scogliera, si recò in arena per osservare l'allenamento di Regulus con un paio di nuove reclute; sulle gradinate, vide anche suo zio Sisifo.

Il giovane leone era davvero forte e non aveva bisogno di impegnarsi più di tanto per atterrare quei poveretti che aspiravano a diventare cavalieri.

Aveva dato prova del suo grande potere durante la Guerra Sacra.

“Sisifo!”

El Cid gli si sedette accanto.

“Ah Cid! Ti trovo molto meglio oggi!”

Il suo sguardo puntò il braccio ormai mancante.

Non sarebbe mai successo se lui non avesse affrontato Hades a viso aperto quando erano in un momento di palese difficoltà.

Aveva decisamente sottovalutato il nemico.

“Mi dispiace Cid! E’ colpa mia…” –indicò la spalla destra e sospirò- “ho agito d’impulso e contro Hades per di più; ho sbagliato!”

Mise le mani sulle ginocchia e strinse i pugni.

Cid notò il suo gesto e gli pogggiò per un brevissimo istante la mano sul polso destro.

“Non provo risentimento nei tuoi confronti per quanto successo. Ho chiesto io a Lady Sasha di venire in tuo aiuto. Io, solamente io! Sapevo che non sarebbe stato facile sconfiggere i quattro dei da solo tuttavia non ho esitato e sono partito alla tua ricerca o meglio…” –digrignò i denti- “alla ricerca di quel farabutto di Icelo. Seguirlo, è stata un’ottima mossa!”

Si voltò poi verso Regulus.

“Ma i tuoi allievi…”

Cid lo zittì.

“Tu meglio di me sai quanto ci tenessero a combattere al mio fianco. Anche se con destino tragico, hanno avverato il loro desiderio! Sarei morto anche io pur di salvarti, Sisifo!”

Il suo sguardo rimase immutato proprio come il tono di voce.

Il sagittario lo guardò quasi sorpreso poi riabbassò gli occhi puntandoli sulle proprie ginocchia.

“Ad ogni modo io non riesco a perdonarmi per quanto ti è successo!”

“Direi che con la perdita del solo braccio me la son cavata!” –fece una pausa e guardò le reclute che si stavano impegnando contro Regulus- “è questo il nostro destino, Sisifo! Combattere e rischiare la nostra stessa vita per un bene superiore!”

Il silenzio cadde tra loro per qualche minuto.

“E poi, se non fosse stato per te, io non  avrei mai raggiunto la lama suprema!”

Abbozzò un piccolo sorriso.

Sisifo fece altrettanto.

“Bè mi ha dato una mano anche Sasha; non ho fatto tutto da solo!”

“Il risultato non cambia. Ci siamo aiutati a vicenda ed eccoci ancora qui all’arena a parlarne; a me, basta questo!”

Sisifo annuì poi tornò a guardare il nipote che aveva appena atterrato un'altra recluta che si era aggiunta alle altre per dar loro manforte.

“A proposito…” –Cid appoggiò il viso sul palmo della mano sinistra- “più tardi credo che andrò a far due passi a Rodorio! Verresti con me?”

Il sagittario annuì.

“Ti avrei detto no i giorni scorsi ma ormai hai il permesso di muoverti quindi si, verrò con te!”

“Allora sarà meglio che vada a farmi una doccia e a farmi cambiare le bende. Ci vediamo più tardi da te!”

Si allontanò senza nemmeno salutare.

Sisifo alzò la mano come per fermarlo ma non disse nulla e lo osservò allontanarsi.

Nonostante le belle parole che aveva avuto il capricorno per lui, proprio non riusciva a perdonarsi per quanto gli era successo.

Lo avrebbe voluto aiutare con le medicazioni ma ci pensavano sempre le ancelle.
Quanto successo dopo lo scontro con Hades, li aveva fatti avvicinare ancora di più.
Un pensiero scattò nella mente del sagittario; un pensiero forse che non gli si addiceva proprio per niente.

Un pensiero impuro.

Fece cenno di no con la testa.

“El Cid è un ottimo cavaliere e un fidato amico; tutto qui!”

Si diede un leggero schiaffo in faccia.

Regulus si voltò verso di lui e lo salutò con la mano e lui rispose al saluto sorridendo.
Sospirò e non si mosse più fino a quando il nipote non gli si sedette accanto.

“Ci sei andato un po’ troppo pesante non credi? Loro sono qui da un paio di giorni e malauguratamente, gli sei capitato tu in arena!”

“Non ci sono andato pesante per niente proprio perché sono nuovi!” –Regulus si guardò la mano destra leggermente livida- “forse hai ragione ma non ho usato molta forza, davvero! E poi è bene che capiscano come funziona sin da subito!”

Si mise l’asciugamano attorno al collo.

“Meglio che vada a farmi una doccia. Saranno anche delle reclute ma mi fanno sudare!”

Sapeva benissimo che non era così ma voleva dare un po’ di merito anche ai nuovi arrivati.

“Ci vediamo stasera?” “Mi spiace Regulus ma stasera vado a fare un giro a Rodorio con El Cid!”

“Sarà per un’altra volta allora; ciao zio!”

Si avviò verso la casa del leone mentre Sisifo rimase un altro po’ sulle gradinate a riflettere.

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Capitolo 2
*** Primo incontro ***


Aiutato dalle ancelle, Cid si fece un bagno veloce poi si rivestì.
Pantalone scuro e camicia chiusa fino al penultimo bottone; si sistemò il colletto e si avviò verso la nona casa.
Trovò Sisifo ancora con l’armatura indosso e assorto nei propri pensieri.

“Se non vuoi uscire, allora andrò da solo a Rodorio non ci son problemi.”

Il sagittario trasalì.

“Oh! Scusa Cid, riflettevo. Mi vesto in un attimo!”

Scomparve alla sua vista per una decina di minuti.
Tornò in sala sistemandosi i capelli.

“Possiamo andare!”

Cid annuì e assieme si avviarono verso Rodorio.
Era una serata fresca e limpida.
Sisifo alzò gli occhi verso la luna.
Era piena e illuminava le stelle tutt’intorno come mai prima d’ora.

“E' proprio una stupenda serata. L'ideale per aprirsi con la persona a cui si tiene di più!”

Pensò il sagittario tra sè guardando poi l'amico di sempre.

“Come ti senti?”

“Sono vivo!” –guardò il braccio destro e il viso gli si oscurò per un breve istante- “delle volte mi sembra di sentire ancora quel taglio netto al mio avambraccio!”

Mise la mano sul bicipite destro.

“Però sto bene, davvero!”

Sisifo finse di credergli.

Passarono davanti al negozio chiuso del padre di Agasha e proseguirono dritti fino al centro.
Rodorio era praticamente deserta alla sera.
A parte qualche ragazzo che chiacchierava per strada, il silenzio circondava l’intero paesino.

“Vuoi bere qualcosa?”

“Per me è uguale!”

Rispose Cid mettendo la mano sinistra in tasca.
Entrarono in un locale del centro.
Le travi di legno a vista lo rendevano un posto gradevole e molto accogliente anche grazie alle luci soffuse.

“Un paio di birre per favore!”

Disse Sisifo alzando una mano per attirare l’attenzione del barista.
Quest’ultimo fece cenno di si con la testa e i due andarono a sedersi ad un tavolo non troppo distante dall’entrata.

“E’ carino qui!”

Cid inarcò un sopracciglio.

“Sisifo, non fare l’ingenuo con me. Ti conosco fin troppo bene e so quando hai qualche pensiero per la testa; sei distratto da questo pomeriggio se non da molto prima!”

Il sagittario si guardò attorno pensando a cosa fosse meglio dire.
Si era infatuato del suo migliore amico e avrebbe voluto dirglielo ma in che modo?
Come l’avrebbe presa il capricorno?
Ma soprattutto, come l’avrebbero detto a Sasha e Regulus se anche Cid ricambiava quei sentimenti?

Incrociò lo sguardo del cavaliere della nona casa.
Sotto quella luce, i suoi occhi piccoli quasi come fessure erano penetranti molto più del solito.

“E’ solo stress accumulato in questo periodo. Ero molto preoccupato per te, Cid! Quella ferita avrebbe potuto esserti fatale se non avessi avuto la prontezza di cauterizzarla come meglio potevi mentre venivi a salvarmi nel mondo dei sogni!”

L’amico fece cenno di no con la testa; sospirò e abbassò lo sguardo verso il tavolino in legno.

“Come te lo devi dire Sisifo che sto bene? Poteva, come dici tu, andarmi molto peggio e invece eccomi qui! Le mie ancelle, hanno fatto proprio un bel lavoro.”

Roteò la spalla un paio di volte.

“Già le ancelle….”

Pensò il sagittario voltando la testa verso destra e facendo una smorfia.

“Comunque anche tu mi sei molto vicino e mi hai aiutato a modo tuo e di questo ti ringrazio! Anche Shion è stato molto gentile a passare una volta al giorno alla nona per accertarsi delle mie condizioni. E ogni giorno, mi portava i saluti di Sasha!”

In quel momento il barista poggiò due boccali innanzi a loro con un bel sottobicchiere.

“Grazie mille!”

Dissero in coro i cavalieri.

“Brindiamo alla vita, Sisifo! Ringraziamo di essere sopravvissuti a questa guerra sacra!”

L'altro non disse nulla e fece tintinnare il boccale contro quello del capricorno.

Mentre beveva un sorso, Cid si voltò verso la porta e il suo sguardo incrociò quello di una ragazza che era appena entrata nel locale.
Questa sostenne il suo sguardo per qualche secondo poi sorrise.

Era molto bella.

Non molto alta, mora e coi capelli mossi che le arrivavano un poco più sotto delle spalle.
Indossava un lungo abito bianco perlaceo con una leggera scollatura a cuore e un paio di sandali bassi.
Quell’accenno di scollatura lasciava poco spazio all’immaginazione; si vedeva che era ben messa.
Cid non ci fece nemmeno caso.
I due non si staccarono gli occhi di dosso fino a quando un’amica di lei, non la trascinò ad un tavolo non troppo lontano da quello dei due cavalieri.

“Cid, va tutto bene?”

Sisifo gli sfiorò la mano poi si girò.
Notò subito le tre ragazze al tavolo e soprattutto, che quella seduta al centro continuava a fissare nella sua direzione o per meglio dire, in quella di El Cid.
Bevve in tutta fretta la sua birra poi picchiò il boccale sul tavolo senza preoccuparsi di dosare la forza.

“Che ti prende Sisifo?”

“Nulla Cid, nulla…” –si voltò nuovamente verso le ragazze poi con tono stizzito disse- “dovresti andare da lei. Ti sta squadrando dalla testa ai piedi. Io credo che me tornerò a casa!”

Fece per alzarsi ma Cid lo fermò.

“Si può sapere che ti è preso? Sono uscito per far due chiacchiere con te e non per adescare una ragazzina qualunque!”

Il sagittario rimase in piedi per un paio di minuti tenendo i pugni serrati e gli occhi chiusi poi si sedette nuovamente.

“Ragazza qualunque dici? Eppure anche tu la stavi fissando o sbaglio?”

Cid finì il suo boccale poi gli rispose.

“Vuoi davvero che vada da lei, Sisifo? Ho chiesto a te di venire con me a far due passi qui in paese; se avessi voluto conoscere qualcuno, sarei venuto da solo non credi?”

Inarcò un sopracciglio ma il tono di voce rimase sempre basso e pacato.
Non si scomponeva mai da bravo cavaliere qual’era tuttavia, l’atteggiamento del sagittario, iniziava leggermente ad infastidirlo.

“Io non voglio che tu vada da lei…” –pensò. Poi si mise una mano dietro la nuca imbarazzato- “non fraintendermi non ti obbligo ne ad andare da lei, ne a rimanere qui; fai pure ciò che vuoi.”

Cid osservò in silenzio il fondo del boccale ormai vuoto.

“Possiamo andare a far due passi e poi rientrare!”

L'amico annuì.
Si alzarono, pagarono e si avviarono verso l’uscita.
Sisifo lo fece andare avanti di proposito per vedere come si sarebbe comportato passando accanto al tavolo delle ragazze.
Come previsto, lui e la ragazza, si scambiarono l’ennesimo sguardo d’interesse.
Il sagittario allora lo affiancò e non gli sfuggì quell'impercettibile sorriso che Cid fece nella loro direzione.

“Sai inizio ad essere stanco; ti dispiace se rientriamo ora al santuario?”

Il capricorno fece no con la testa.

“Per me va bene tanto credo che verrò anche domani sera a far due passi qui a Rodorio.” -lo guardò- “spero di poter godere della tua compagnia anche domani.”

Mise la mano in tasca e assieme si avviarono verso il santuario e le rispettive case.

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Capitolo 3
*** Il dolore della perdita ***


L’indomani, come ogni mattina, un’ancella andò a cambiare le bende al cavaliere di capricorn poi arrivò Shion.
Nonostante fosse diventato da poco igrande sacerdote, quanto successo ad El Cid lo aveva fatto preoccupare non poco e oltre a lui, anche Sasha.
Fu proprio lei ad incaricarlo di assicurarsi delle condizioni del cavaliere d’oro finchè non si fosse rimesso completamente.

“Buongiorno El Cid; ti trovo bene!”

“Sto molto meglio, grande sacerdote!”

Chinò il capo.

“Facciamo per questa volta che questa non sia una visita formale ma di semplice cortesia!” –vide le bende gettate a terra non più sporche di sangue- “vedo che la ferita si è rimarginata del tutto, bene!”

L’ancella finì la medicazione, chinò il capo prima di fronte a Shion, poi in direzione di Cid e lasciò la stanza.

“Si, ne stavo parlando giusto ieri con Sisifo. Se non avessi avuto la prontezza di rimarginarla subito io non so…”

Ma Shion lo bloccò con un cenno di mano.

“L’importante è che tu sia sano e salvo. Sasha ed io eravamo molto in pensiero per te e anche Sisifo lo era!”

Sospirò e si lasciò cadere su una sedia.
Cid ne osservò ogni minimo movimento; era ovvio che fossero tutti stanchi.
Erano stati giorni intensi, drammatici e anche stressanti.

“Non volevo causare tutto questo, perdonatemi grande sacerdote!” –mise la mano sul bicipite- “se non avessi sottovalutato Icelos, tutto questo non sarebbe successo!”

Si chiuse in sé stesso e tacque.

“Sono i rischi che si corrono ad essere un cavaliere, El Cid. Non turbarti per quanto successo! Ormai sei in via di guarigione ed è ciò che più conta…”

Guardò in basso e gli occhi divennero lucidi.

“Mi dispiace per il vostro maestro. Posso immaginare cosa abbiate provato in quel momento!”

“Dammi del tu per favore; almeno per ora. In fondo, sono ancora il cavaliere d’oro dell’ariete quindi un tuo pari!” –fece una pausa e si alzò per aiutarlo a reindossare la maglia- “ho provato non so quante emozioni tutte in una volta. Rabbia, tristezza, voglia di vendetta, ira...”

“E’ ciò che ho provato anche io quando Icelos apparve alla nona casa per sgraffignare l’anima di Sisifo! Non ho avuto la prontezza…”

Strinse il pugno e digrignò i denti.

“Queste sono emozioni negative che non portano a nulla. Ad ogni azione, corrisponde una reazione uguale e contraria e noi ne siamo il miglior esempio! Persino Dohko si è scagliato contro Hades inutilmente, purtroppo…”

Shion gli diede poi le spalle e tornò a sedersi.

“Siamo stati avventati proprio come Tenma. E pensare che gli avevamo anche fatto la predica a lui, Yuzuriha e Yato!”

Cid non disse nulla per parecchio tempo.
Avventati lo furono anche i suoi allievi nel voler scontrarsi a tutti i costi contro Oneiros.

“Sai Cid, mi è dispiaciuto molto quando appresi dei tuoi allievi. Loro ti veneravano! Eri una guida, un riferimento ed un esempio proprio come il maestro Hakurei, lo era per me.” –incrociò le braccia al petto e buttò la testa indietro- “non possiamo incolparli. Per un allievo, seguire il maestro in battaglia è motivo di orgoglio e loro si son scontrati contro un Dio nonostante la paura che li attanagliava!”

“Tuttavia hanno disubbidito ad un mio ordine preciso: rimanere qui! Loro non erano ancora pronti per uno scontro tanto importante e ne hanno pagato le conseguenze. Un gesto del tutto avventato; troppo avventato ma…” –fece una pausa e si voltò verso Shion- “hai ragione! Io sono fiero di loro e non vi è morte più nobile di quella toccata a loro. Sono morti con la fierezza negli occhi e con la consapevolezza di aver aiutato me, il loro maestro!”

Shion si alzò e si avvicinò al letto incrociando le mani dietro la schiena.

“Voglio dirti una cosa in confidenza!” –il tono di voce divenne severo e più autoritario- “quando Hakurei mi disse che io avrei preso il suo posto come sacerdote e consigliere della Divina Athena, ho dubitato e indugiato per un istante. Non mi ritenevo all’altezza di un simile incarico e tutt’ora, a dirtela tutta, non mi sento pronto per prendere alcune, importanti decisioni!”

“Posso affermare con certezza che il compito di grande sacerdote ti si addice alla perfezione invece o Hakurei non ti avrebbe scelto come successore suo e del sommo Sage!”

Shion sorrise.

“Ti ringrazio El Cid. Provo a fare del mio meglio ma ti assicuro che non è un compito facile; io non sono come il mio maestro. Lui rifletteva di più mentre io troppo spesso ho preso decisioni sbagliate dovute alla troppa fretta. Delle volte mi sembra di vestire i panni di Tenma o Yato!”

Tornò nuovamente a sedersi.

“Ma cerco di fare del mio meglio proprio per non deludere il maestro Hakurei! La veste del grande sacerdote è molto pesante da indossare, Cid. Può non sembrare ma ti assicuro che è così!” –fece una pausa e guardò fuori dalla finestra pur rimanendo seduto- “dovrò trovare qualcuno che mi sostituisca come cavaliere dell’ariete.”

Il capricorno non battè ciglio.

“Ci sarebbe quel giovane di nome Atla… Lui ha grandi poteri telecinetici e potrebbe essere un degno custode della prima casa però non so; dovrò valutare molto attentamente.”

“Sembra un bravo ragazzo, si!”

“Mi sono trattenuto abbastanza ed è ora che ritorni ai miei affari quotidiani. Dirò a Sasha che ormai non vi è più alcun bisogno che io venga personalmente ad accertarmi delle tue condizioni; direi che sei quasi guarito! Buona giornata El Cid!”

“Buona giornata a voi!”

Cid chinò il capo poi si alzò e andò in sala.
Si chiese se Sisifo lo avrebbe accompagnato a Rodorio anche quella sera e poi, nella sua mente, si immaginò la ragazza del locale.
Avrebbe voluto conoscerne il nome.

Non visto, sorrise a quel pensiero.

“Chissà se la rivedrò…”

Disse a voce leggermente alta.

Senza perdere tempo, si recò in arena come al solito per vedere chi si stava allenando.
Vi trovò nuovamente Regulus ma senza suo zio sugli spalti.
Lo trovò strano ma non chiese nulla.
Si sedette e notò che il cavaliere del leone, si stava allenando con le stesse reclute della mattina precedente.

Per un attimo, sentì la mancanza dei suoi allievi.
Se mai si fosse rimesso del tutto, avrebbe nuovamente allenato delle reclute anche lui; di certo, la mancanza del braccio non lo avrebbe mai fermato.
Oltre a ciò, non vedeva l’ora di tornare ad allenarsi seriamente alla scogliera.
Quello era il suo posto; solitario, non visto dai più e silenzioso.

Solo lui ed il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli.

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Capitolo 4
*** Al cuor non si comanda ***


La sera non tardò ad arrivare e Cid, aiutato da un’ancella, si vestì di tutto punto per andare a Rodorio.
Sperando di incontrare la ragazza del locale, si sistemò anche i capelli o meglio ci provò ma invano.
Arrivò a passo svelto alla casa del sagittario.

“Sisifo!”

Lo trovò seduto sul divano con un bicchiere di vino mezzo vuoto in mano.

“Vieni a far due passi?”

Il cavaliere si voltò di scatto.

“Due passi? Al locale di ieri?”

Il capricorno annuì.

“Vorrei farci un salto più tardi, si.”

Il tono di voce sempre calmo.

“Mi dispiace Cid ma per stasera preferirei starmene a casa…” –voltò la testa e osservò il bicchiere mezzo vuoto- “forse passa Regulus a farmi un saluto tra un po’!”

Si alzò e andò in cucina.
El Cid lo seguì con lo sguardo.

“Allora non mi trattengo oltre; buona serata!”

“Anche a te!”

Non appena il cavaliere di capricorn uscì dalla nona, Sisifo fece altrettanto e lo osservò mentre scendeva le scalinate.
Si sentì in colpa per aver mentito a colui che un tempo considerava il suo migliore amico mentre ora…

Sospirò.

Il solo pensiero di saperlo con quella ragazza, lo mandava in bestia; doveva essere sincero e dirgli cosa provava ma ogni volta qualcosa lo bloccava.
Lui, innamorato del suo migliore amico!

Come si può dire una cosa simile a cuor leggero?

Se non voleva perderlo, avrebbe dovuto dirgli ciò che provava prima che potesse conoscere meglio quella ragazza; lui doveva essere più rapido di lei.

Andò in camera a cambiarsi.
Fece più volte le prove allo specchio immaginando che il suo riflesso fosse El Cid ma ogni volta finiva per balbettare e cambiare discorso.
Perché quella paura di essere sincero?
Paura forse di un rifiuto, un litigio o di troncare definitivamente i rapporti con lui se lo avesse rifiutato.
Deglutì e alla fine uscì di casa ma quando arrivò a Rodorio, lo vide fuori dal locale intento a parlare con quella ragazza e le sue due amiche.

La rabbia crebbe dentro di lui; ormai era tardi.

Cid non stava ridendo a differenza delle ragazze ma non staccava gli occhi di dosso dall’interessata.
Strinse i pugni e soffocò un urlò in gola.
Si voltò per tornare rapidamente al santuario.

“Sisifo!”

Cid gli afferrò la spalla.

“Ti credevo con Regulus!”

Il sagittario pensò velocemente e prese una scusa poco credibile ma non gli venne in mente di meglio.

“Ero sceso io alla quinta ma mi ha detto che era stanco. Si sta allenando ogni mattina e si sta impegnando tanto ultimamente; voleva riposare!”

Il capricorno non gli credette ma non disse nulla.

“Unisciti a noi!”

Fece cenno alle ragazze di avvicinarsi.

“Loro sono: Demetra, Maia e lei è Lara!”

A quest’ultimo nome, diede più enfasi.
Sisifo avrebbe voluto correre via ma ormai non poteva tirarsi indietro.

“Io sono Sisifo, piacere!”

“Sappiamo chi sei, cavaliere. Sei il custode della nona casa!"

Disse Maia tutta contenta e affiancandolo.

“Ora che ci siamo tutti, possiamo entrare.” –Cid fece passare avanti Lara e le sue amiche poi sussurrò all’amico- “grazie per essere venuto; non so quanto sarei durato da solo con loro tre. Non sono tipo da chiacchiere prolungate!”

Sisifo lo seguì nel locale in silenzio.
Il capricorno spostò la sedia a Lara.

“Un vero cavaliere; grazie Cid!”

Sisifo sentì nuovamente la rabbia ribollire in lui.
Voleva che quella serata finisse alla svelta.
Aveva perso la sua occasione; era ormai palese che tra El Cid e Lara fosse scattata la scintilla.
Avrebbe dovuto essere contento per lui e invece sentì l’odio crescere dentro di sé.

Odio e rabbia; un connubio che non avrebbe portato a nulla di buono.

Tuttavia non disse nulla e cercò di comportarsi nel modo più calmo e naturale possibile.
Non era da lui avere scatti d’ira tantomeno in luoghi affollati come quello.

Il barista si avvicinò al tavolo e prese le ordinazioni.

Lara disse qualcosa all’orecchio di El Cid ma la sua espressione rimase immutata e priva di sentimento.

“Certo che potreste sorridere ogni tanto voi due!”

Disse Maia quasi seccata.

“Lasciali stare; non dimenticare che sono cavalieri al servizio di Athena e poi…” –Lara si fermò un attimo e guardò Cid negli occhi- “sono sicura che sorrideranno al momento opportuno!”

“E’ così!”

Disse il capricorno tagliando corto e guardando male Maia.

“Sisifo, lui mi stava raccontando della guerra appena cessata!” –si chiuse nelle spalle e per qualche istante non parlò più- “le truppe di Hades hanno portato tanto dolore anche qui a Rodorio! Albafica ha fatto del suo meglio per proteggerci e alla fine ha sconfitto Minos!”

In quell’istante, la luce negli occhi di Cid cambiò.
La sua espressione divenne più morbida ed empatica.

“Mi dispiace, Lara!”

Disse a bassa voce.

“Non devi dispiacerti; in realtà, dispiace molto di più a me, a noi!” –guardò e indicò le due amiche- “per la dipartita dei vostri amici e compagni!”

Maia e Demetra annuirono.

“La colpa è solo di Hades!” –rispose prontamente il capricorno- “è compito di un cavaliere proteggere l’umanità e la Divina Athena dalle avversità! L’essere un cavaliere, comporta dei rischi…”

Si guardò il braccio e tacque.
Sisifo si intromise nel discorso.

“Essere cavaliere vuol dire anche rinunciare ad una vita tranquilla. Combattere per la giustizia, delle volte, vuol dire anche rinunciare alla persona che si ama per proteggerla o per altri motivi….”

A queste ultime parole, si soffermò su El Cid.

“Purtroppo è vero; dobbiamo distaccarci dalle emozioni a volte per andare avanti. Io stesso ho visto uno dei miei allievi morire tra le mie braccia ed è stato terribile!”

Si rabbuiò.
Lara poggiò la mano sulla sua e lui gliela strinse per un attimo poi la liberò.

Sisifo in quel momento finì la sua birra.

“Si sta facendo tardi; è meglio rientrare Cid! Non devi sforzarti più del dovuto.”

Il tono di voce non ammetteva repliche.
Il capricorno bevve di gusto la birra rimanente nel boccale poi si alzò. Annuì a Sisifo poi guardò Lara.

“Vi ringraziamo per la serata e per la compagnia!”

Fece per andarsene ma la ragazza gli prese la mano.
Si mise sulla punta dei piedi e gli diede un bacio sulla guancia.
Cid arrossì e la salutò con un cenno di mano.
Sisifo dovette sopprimere per l’ennesima volta la rabbia.

Uscirono tutti e 5 dal locale e presero due direzioni diverse.

“Grazie davvero per essere venuto, Sisifo!”

Il sagittario non gli rispose; avanzò a passo svelto e a malapena lo salutò quando arrivarono alla nona casa.
Cid avrebbe voluto fermarsi e parlarci ma era tardi e lui doveva riposare.
Il braccio iniziava a dolergli e doveva cambiare le bende ormai impolverate.

Qualcosa turbava il suo amico e lui avrebbe scoperto di che si trattava.

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Capitolo 5
*** Indifferenza ***


Sisifo fece di tutto per non incrociare il cavaliere del capricorno nei giorni successivi.
Irreperibile o impegnato; questo aveva ordinato alle ancelle di dire ad El Cid ogni qualvolta veniva a cercarlo alla nona casa.
Il capricorno, come suo solito, non si scompose mai e capendo di non essere più bene accetto dall’amico senza capirne appieno il perché, smise dopo alcuni giorni di cercarlo e di chiedere sue notizie.
Non lo incrociò mai nemmeno in arena ma vi trovò spesso suo nipote.

“Regulus anche oggi qui?”

Il giovane leone annuì.

“Zio Sisifo si fa vedere raramente in questi giorni!” –si asciugò la fronte- “in tutta onestà, non so perché; non vuole dirmelo.”

“Quindi non passa nemmeno da te?”

“No! Si fa vedere giusto due minuti quando salgo io alla nona solo per dirmi che ha da fare. Ieri sera…” –fece una breve pausa e alzò gli occhi al cielo- “stava consultando un mucchio di carte; credo che stia per partire per una missione!”

“Una missione!” –Cid chiuse gli occhi e abbassò il capo con fare pensieroso- “ti ringrazio, Regulus!”

Voltò le spalle al ragazzo e iniziò a salire le scalinate.
Regulus lo guardò allontanarsi, fece spallucce e riprese ad allenarsi.
Anche a lui sembrò molto strano il comportamento di suo zio ma più insisteva a voler sapere, meno risposte riceveva.

Se davvero fosse partito per una missione, perché non dirglielo?

Sferrò un pugno al fantoccio di legno che cadde a terra.
Solo quando lo rialzò si accorse di avergli trapassato il torace; era inutilizzabile.

“Fine dell'allenamento direi!”

Si mise l’asciugamano in spalla e si avviò alla casa del leone pensieroso e un po’ preoccupato.

“L’ultima guerra contro Hades, è risultata fatale per alcuni di noi. EL Cid ci ha rimesso un braccio e ora lo zio si comporta in modo strano…” –arrivò alla quinta dopo pochi istanti e ordinò ad un’ancella di riempirgli la vasca- “che cosa è successo?”

Si lasciò cadere sul divano, guardò il soffitto e sbuffò.
Abbassò poi lo sguardo e sospirò.

"Accidenti che casino!"

Si grattò la testa quando un'ancella lo avvisò che il bagno era pronto.
Regulus si alzò e si immerse nella vasca lasciando libere solamente le braccia poggiandole sul bordo e la testa.
Quel piacevole tepore, era l'unica cosa in grado di allontanargli tutti i brutti i pensieri.

Il cavaliere di capricorn nel frattempo si trovò nuovamente innanzi alla casa del sagittario.

“Così stai per andare in missione Sisifo…” –indicò i fogli di carta sul tavolino- “senza dire nulla nemmeno a Regulus?”

“Non questa volta, Cid!”

Si alzò e lo oltrepassò per uscire dalla propria casa.
Una volta fuori, si appoggiò ad una colonna con la schiena ed incrociò le braccia.

Poco dopo, sopraggiunse il capricorno.

“Che cosa vuoi Cid?”

Nonostante tutto, il tono di voce lo mantenne basso e calmo anche se dentro ribolliva di rabbia.
La presenza del suo ex amico, gli dava ormai solo fastidio.
El Cid rimase a lungo in silenzio poi si sedette su uno dei gradini sottostanti.

“Vorrei una spiegazione!”

Sisifo si staccò dalla colonna e lo affiancò rimanendo tuttavia in piedi.

“Sulla missione?”

“Su tutto ciò che ti sta passando per la testa in questo periodo!” –lo guardò severo- “non sono stupido come credi, Sisifo. So che qualcosa ti turba e vorrei fare qualcosa per porvi rimedio!”

“Non puoi far niente per me o forse…”

Si voltò ed entrò in casa poi alzò la voce per farsi sentire.

“Lascia perdere El Cid; tra qualche giorno partirò per la missione e...” –voltò il busto di 180 gradi per poterlo guardare in faccia un attimo ancora- “non so quanto starò via. I nostri ruoli, si sono invertiti! Fino a pochi giorni fa, eri tu quello schivo; sempre in missione o intento ad allenarti. Adesso invece è il mio turno!”

Cid lo seguì dentro casa.

“Non è la missione a turbare i tuoi pensieri! Verrò con te se potrò essere utile in qualche modo; basta che tu me lo chieda.”

Sisifo gli diede le spalle e non lo guardò più.

“Il grande sacerdote e Sasha hanno affidato a me questo incaricato e se non ti hanno detto nulla a riguardo, non lo farò nemmeno io!”

Strinse i pugni e si allontanò andando in un’altra stanza.

“Buona giornata El Cid!”

Il capricorno strinse il pugno a sua volta e digrignò i denti.

“Accidenti a te, Sisifo! Che cosa ti prende? Perché non vuoi dirmelo?”

Pensò tra sé avviandosi verso la sua casa.
Glielo avrebbe voluto urlare in realtà ma non gli parve il caso.
Quella sera sarebbe tornato a Rodorio.
Non aveva più visto Lara dall'ultima volta in cui si ritrovarono tutti insieme.
Pensò che sarebbe stata una bella occasione per svagarsi un po’ e non pensare alla testardaggine del sagittario.

Per lui, Sisifo, era ancora il suo migliore amico.

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Capitolo 6
*** Confidenze ***


Il capricorno come si era ripromesso, quella sera stessa si recò nuovamente a Rodorio e, arrivato al solito pub, immancabilmente vi trovò Lara.
Era sola.

“Posso?”

La ragazza, sospirando, fece si con la testa.

“Non volevo disturbare…”

“Non disturbi El Cid; anzi…”

Gli indicò il bicchiere vuoto e appoggiò il viso sul palmo della mano destra poi attirò l’attenzione del barista alzando la mano sinistra.

“Un’altra media, per favore. Per te Cid?”

Ma lui fece cenno di no con la testa.

“L’analcolico della casa, grazie!”

Il barista annuì e si allontanò.
Il cavaliere posò il suo sguardo sulla ragazza; un velo di tristezza copriva quelle stupende iridi che solitamente brillavano di luce propria.

“Che cosa succede, Lara?”

“Si tratta di mia madre…” –fece una pausa e osservò il barista trafficare dietro al bancone- “ha dei problemi…”

“Salute? Se posso chiedere?”

“No Cid; lei…” –si guardò intorno per osservare cosa stessero bevendo gli altri clienti- “lei ultimamente sta bevendo parecchio; più del solito. Sai, stava con un uomo che tale non si poteva definire. E’ finita come io immaginavo e lei non l'ha presa bene!”

Il cavaliere rimase in silenzio.

“Ho paura di come si possa ridurre se continuerà così…” –venne interrotta dal barista che portò quanto ordinato. Lo guardò con la coda dell’occhio poi proseguì- “ha sofferto, abbiamo sofferto tanto; ci mancava solo…”

Soffocò le ultime parole.

“Mi dispiace!”

Cid abbassò lo sguardo osservando il liquido nel suo bicchiere.
Lo annusò.

“Fragola…”

Disse con tono basso.
Lara lo osservò in silenzio.
Fecero tintinnare i loro bicchieri e bevvero.

“E tu Cid? So che non sei di molte parole ma stasera hai un’aria più strana del solito. Direi quasi preoccupata!”

Lui annuì.

“Ricordi Sisifo?”

La ragazza fece si con la testa.

“Bè tra qualche giorno partirà per una missione e non me lo ha detto; sono venuto a saperlo da suo nipote Regulus. Non so di che incarico si tratti; mi evita. Sono giorni che le ancelle mi liquidano dalla nona casa con delle scuse oserei dire patetiche e quando riesco a trovarlo in casa…”

L’espressione delusa era palese.

“Sisifo? Ma non mi avevi detto che è il tuo migliore amico? Che motivo avrebbe per comportarsi così?”

Cid appoggiò il mento tra indice e pollice e chiuse gli occhi per un istante.

“Sono giorni che si comporta così; è più schivo del solito e tra i due…” –la guardò negli occhi- “parliamoci chiaro, lo schivo ed introverso sono io!”

Lara sorrise.

“Lo avevo notato sai? Ed è per questo che mi piaci…”

Poi silenzio.
Si bloccò e arrossì.
Le parve che il tempo scorresse ad una lentezza quasi esasperante; come avrebbe reagito lui?
Si coprì gli occhi con entrambe le mani.

“Oddio scusa io non volevo… Non volevo dirlo, giuro!”

Il cavaliere le prese la mano sinistra e gliela abbassò.
Le dita si incrociarono così come i loro sguardi.

Fu una questione di attimi.

Le iridi di Lara, avevano ripreso la loro solita luce e Cid venne attratto dalle sue labbra.
Le liberò la mano e portò la propria sul suo viso che carezzò in modo delicato come se la sua pelle fosse fatta di porcellana preziosa ma molto fragile, forse troppo fragile.

La baciò.

Lasciò passare qualche secondo poi la sua lingua, si fece strada tra le labbra di lei che non oppose resistenza.

Si lasciarono trasportare da quel bacio forse troppo intenso per il posto in cui si trovavano ma non gliene importava; in quell’istante, erano solo loro due.
Il cavaliere si staccò poco dopo.
“Io… Perdonami, Lara!”

“Non chiedere scusa; io in realtà speravo che accadesse…”

La ragazza sapeva che non poteva mettere piede nel santuario ma avrebbe voluto proseguire la serata da lui.
Non ebbe tuttavia il coraggio di chiederglielo.

“Domani ti ritrovo qui, Cid?”

Il capricorno si alzò, la prese per mano e uscirono assieme dal locale.
La tirò a sé col braccio sinistro e la strinse come mai aveva stretto nessun altro.

“Non mancherò!”

Un ultimo bacio a fior di labbra e presero due strade diverse.

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Capitolo 7
*** La missione ***


Nei tre giorni seguenti, Cid si recò ogni sera a Rodorio per incontrarsi con Lara e, ogni volta che passava dalla nona, non chiedeva più di Sisifo.

Per quanto testardo, il capricorno capì che per parlargli anche di quanto stava succedendo tra lui e Lara, avrebbe dovuto aspettare il suo ritorno ammesso che si sarebbe reso reperibile.

Se nella decima casa regnava la serenità sebbene con qualche pensiero di troppo, alla nona regnava solo nervosismo.
Sisifo ricevette solo la visita del nipote la sera prima che la sua missione iniziasse.

“Quindi andrai da solo?”

Lo zio annuì.

“Così mi hanno ordinato Sasha e Sage.”

Regulus fece spallucce.

“E va bene ma mi sembra strano che non ti abbiano affidato un compagno. Per quanto possa essere una missione sia semplice, il pericolo è sempre dietro l’angolo!” –con tono determinato, il giovane leone strinse i pugni e si mise in posizione di difesa- “io sarei venuto volentieri con te!”

Sorrise fiero.

“Non credo che arriverò ad usare la forza o almeno, lo spero. Non avrebbero deciso di mandarmi da solo se non fosse una cosa di poco conto.”

Sospirò.
Regulus rimase in silenzio ma lo guardò perplesso.

“Sicuro che vada tutto bene? Ti conosco, zio.”

“Va tutto bene Reg!” -si alzò e gli mise una mano tra i capelli scompigliandoglieli poi guardò il soffitto in un punto imprecisato- “sono solo in pensiero per la missione; come hai detto tu, non si può mai sapere!”

Si avvicinò alla sua armatura posizionata a totem poco distante da loro e ne osservò il proprio riflesso.
Pensò a tutte le bugie da lui stesso raccontate negli ultimi giorno sia ad El Cid che a Regulus.

La frustrazione del momento, per un attimo, prese il sopravvento e coprì l'immagine del proprio viso riflessa sul totem dorato.

Regulus non gli credette ma non insistette oltre; era ovvio che, di qualunque cosa si trattasse, non aveva voglia di parlargliene.

“Allora sarà meglio che vada; buona serata e sii prudente zio!”

Gli voltò le spalle e, senza attendere risposta, uscì dalla nona per dirigersi alla quinta.

Per un attimo, mentre si trovava sulla scalinata che collegava la settima e l’ottava casa si voltò ma non in direzione della nona, bensì verso la decima.

Che Cid fosse a conoscenza di quanto gli stesse succedendo?

Pensò tra sé.

Il giorno dopo, glielo avrebbe chiesto se lo avesse incontrato all’arena.
Arrivò alla quinta in men che non si dica e andò dritto in camera chiudendo con forza la porta; si lasciò cadere sul letto, sbuffò e col braccio destro si coprì gli occhi.

"Buonanotte zio!"

Disse con tono basso immaginandosi di averlo al suo fianco.

Fu una notte lunga ed insonne per il cavaliere del sagittario; si girò e rigirò più e più volte nel proprio letto.
Nella sua mente, riviveva sempre una sola scena:

Cid accanto a Lara mentre lui si trovava molto lontano da loro e nascosto nella penombra.

Mise l’avambraccio destro sulla fronte e mugugnò.
Si addormentò quando ormai mancavano tre ore alla sua partenza.

Nonostante la mancanza di sonno, si alzò rapido dal letto, fece una colazione veloce e, con lo scrigno contenente l’armatura, si avviò alla velocità della luce verso l’antica città di Olimpia.

Da un paio di settimane, giravano strane voci a Rodorio riguardo quella cittadina; pareva infatti che fosse stata presa di mira da alcuni saccheggiatori di tesori.
Era un posto ricco di storia coi suoi antichi teatri, templi e statue nonché la sede dei giochi olimpici.
Si vociferava che alcune persone, vi si recassero negli ultimi tempi con pale e grandi sacchi di juta in cui mettere il prezioso bottino.

Era mattino presto ma Sisifo voleva essere sicuro di cogliere i malfattori sul posto; magari qualche vedetta si sarebbe palesata ai suoi occhi quanto prima.

Si sedette nel posto in cui, a quanto pare, vi era posizionata la statua di Zeus tempo addietro; lo scrigno accanto a lui.
Osservò a lungo ed in silenzio le sterpaglie che si trovavano ai suoi piedi poi si mise una mano sul volto e si piegò in avanti col busto fino ad appoggiare la fronte sulle ginocchia.

“Perché El Cid? Perché proprio quella ragazza? Perché ora?”

La rabbia prese il sopravvento; si alzò di scatto e tirò un pungo a ciò che rimaneva di una vecchissima colonna.
Colpì proprio il capitello che si frantumò.

“Accidenti a te Sisifo! Ora se qualcuno fosse nei paraggi, sicuramente se la starà dando a gambe.”

Si diede una pacca in fronte.

Sospirò nuovamente e tornò a sedersi.
Il sole era ormai alto e la giornata era limpida.
Si guardò intorno e si lasciò trasportare dalla bellezza di quel posto.

Fece un respiro profondo e poi sorrise.
Si disse tra sé:

“Questo posto profuma quasi di casa. La sede dei giochi olimpici!” –un altro sorriso gli deformò per un attimo il volto- “ricorda un po’ il santuario con tutte queste colonne… Già, il santuario!”

Abbassò la testa e la lasciò ciondoloni; lo sguardo rivolto nuovamente verso le sterpaglie.
Dopo qualche minuto, buttò indietro il busto e si appoggiò di schiena contro un piedistallo in pietra.
Vi poggiò anche la nuca e con lo sguardo puntato sull’orizzonte, si appisolò.

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Capitolo 8
*** Un tesoro di inestimabile valore ***


“Hey imbecille, sono reperti preziosi e tu li fai cadere a terra in questo modo maldestro. MALEDIZIONE!”

Sisifo venne ridestato da questa frase.
Si alzò leggermente e voltò la testa verso sinistra.
Nella direzione opposta alla sua, vide tre uomini; due intenti a scavare e uno che metteva delle piccole statuette raffiguranti diverse divinità in diversi sacchi di juta.

“Possibile che non ci sia una vedetta?”

Si guardò intorno ed eccolo là ad una decina di metri alla loro destra, un uomo col volto quasi interamente nascosto da una sciarpa, si girava a destra e sinistra tenendo una mano sopra gli occhi per far si che la luce del sole non lo ostacolasse.

“Questa è la statua di Hermes;, vedi di non farla cadere a terra brutto imbecille!”

L’uomo più anziano diede uno scappellotto al giovane incaricato di riporre le statue nei sacchi.

“Chiedo scusa, non l’ho mica fatto apposta!” –disse quest’ultimo massaggiandosi la nuca- “e comunque, questa statua è di marmo; siamo sicuri che il sacco ne reggerà il peso?”

L’anziano si guardò attorno.

“Perché non lo dici un po’ più forte così qualcuno della capitale può sentirti?”

Gli diede un altro scappellotto.
Il terzo uomo trattenne a stento le risate.

“Continua a scavare tuanziché ridere sotto i baffi che non hai!”

Sisifo rimase nascosto dietro i resti di un paio di colonne e non li perse di vista.
Scavarono per altri 30 minuti buoni ma la fortuna non girò dalla loro parte.

“Meglio svignarsela, presto inizieranno le visite.” –fece un giro a 360 gradi per accertarsi che non vi fossero sguardi ostili attorno a loro- “ voi due, riempite le buche!”

Lui prese uno dei sacchi di juta contenenti un paio di piccoli volti in bronzo e tra le mani, saldamente, tenne la statua di Hermes.

“Con questa ci faremo una fortuna, vedrete!”

Si voltò verso destra e fece cenno alla vedetta di raggiungerli. Sisifo non intervenì.

Si chiese se fossero effettivamente solo loro i ladri o se ve ne fossero altri; decise così di seguirli.
Uscirono dagli scavi facendo molta attenzione e proseguirono verso Nord per qualche chilometro.

Il sagittario rimase sempre a qualche metro di distanza da loro.
Dopo una ventina di minuti, arrivarono al villaggio di Koskinas.

“Ma questo…” –alzò di pocoil tono e spalancò gli occhi- “questo è un villaggio turistico!”

All’anziano parve di sentire una voce a lui sconosciuta alle sue spalle e così, si girò di scatto con la statua di Hermes alzata.

“Chi va là?” –tornò sui suoi passi e indietreggiò di un paio di metri- “lo so che sei dietro l’angolo farabutto vieni fuo…”

Nessuno.

Sisifo ebbe la prontezza di sfruttare la velocità della luce per nascondersi dietro all’ultima villetta.

“Va… Va tutto bene, signore?”

L’anziano annuì.

“Entriamo ora, prima che qualcuno ci scopra!”

Salirono alcuni gradini ed entrarono nella prima palazzina.

Il più giovane, posò con poca delicatezza il sacco di juta a terra.

“MA ALLORA PARLO ARABO!” –sbottò l'uomo che gli diede un altro scappellotto- “QUESTI SONO PREZIOSI E COSTOSI REPERTI VUOI CAPIRLA?”

Si chinò poi per togliere i due volti di bronzo che vi avevano inserito; li rigirò un paio di volte tra le mani poi li rimise nel sacco.

“Molto belli!” –si rialzò e riprese la statua di Hermes tra le mani- “voi due rimanete di guardia; tu vieni con me!”

Fece cenno al ragazzo più giovane di seguirlo.
Scesero un paio di scalinate e raggiunsero lo scantinato in apparenza normale e mezzo vuoto.
Vi era qualche bottiglia di buon vino, un paio di gabbie vuote, degli utensili su un mobiletto di legno e quello che sembrava un vecchissimo ritratto.
L’anziano si avvicinò a quest’ultimo, lo levò e premette il chiodo che lo reggeva.
Il ragazzo che era con lui, spalancò bocca e occhi.

Il muro si aprì in due permettendo l’accesso ad una stanza più piccola ma abbastanza spaziosa da contenere alcuni reperti di circa 20 cm di altezza quali visi in bronzo e piccole sculture in marmo.

Adagiò la statua di Hermes e i volti in bronzo accanto agli altri reperti.

“Sai ragazzo, sono riuscito a piazzare un paio di volti di antichi filosi ad un prezzo elevato e ti parlo di 5 cifre, mi spiego?” –incrociò le braccia e guardò fiero il suo tesoro- “con tutti questi oggetti, diventeremo ricchi e straricchi e non dovremo più andare a scavare, sudare e rubare!”

Guardò il giovane severamente.

“Posso contare sulla tua discrezione?”

Il ragazzo annuì.

“Molto bene torniamo su; è quasi ora di pranzo e mi è venuta una gran fame!”

Fece uscire per primo il giovane poi, toccando un punto preciso della parete, uscì velocemente e la stanzetta sparì alla loro vista.

“Fortuna che i primi visitatori non entrano mai prima di mezzodì o sarebbe impossibile trafugare alla luce del giorno!”

Scoppiò a ridere mentre il ragazzo lo guardò piuttosto imbarazzato.
Era la prima volta che prendeva parte ad un furto ma era suo nipote; non poteva dirgli di no.
Era stato infatti allevato proprio da lui dopo la morte dei suoi genitori.

Salirono le scale velocemente ma ciò che videro, li lasciò senza parole.

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Capitolo 9
*** Giovane innocente ***


Qualcuno aveva messo KO i due uomini rimasti di guardia.

“MA… MA COSA?”

Gridò l’anziano.
Il nipote non proferì parola ma si guardò intorno; alla loro sinistra, da un corridoio, vide avanzare un uomo mai visto prima.

“E così il villaggio turistico è solo una copertura!”

Disse Sisifo con tono grave.

“CHI SEI? MALEDETTO!”

L’anziano gli andò incontro e provò a tirargli un pugno sotto al mento ma il sagittario, con una velocità da lui mai vista, si abbassò.
Il colpo andò a vuoto e l’uomo per poco non cadde in avanti.
Si girò guardandolo male poi urlò:

“SI PUO’ SAPERE CHI DIAVOLO SEI? E PERCHE’ SEI QUI?”

Provò nuovamente ad attaccare.
Sisifo con un balzo gli fu alle spalle e lo afferrò sotto le ascelle.

“Sicuro di voler sapere chi sono? Fossi in te, mi limiterei a riportare questi reperti dove li hai trovati!”

Il tono di voce rimase basso e calmo poi si voltò versò il giovane.

“E tu? Sei troppo giovane per porre fine alla tua vita da uomo libero in questo modo…” –l’anziano provò a divincolarsi- “stai fermo tu, dove hai fretta di andare?”

Il ragazzino strinse i pugni.

“Io sono… sono suo nipote; non mi resta che lui al mondo!”

Sisifò lo osservò severo poi, sorridendo, il suo sguardo si addolcì.

“Ci sono modi migliori per stare vicini ad una persona a noi cara ed il rubare, non è di certo tra questi!”

“MA SI PUO’ SAPERE CHI SEI? IO NON HO INTENZIONE DI RINUNCIARE AL MIO TESORO!”

Provò nuovamente a divincolarsi ma Sisifo lo strinse con più forza a sé; sospirò.

“Se non la smetti di dimenarti, rischi di farti molto male; io ti avverto!”

Strinse ancora di più.

“AAAAH! MA LA TUA FORZA… SI PUO’ SAPERE…”

Non riuscì a finire la frase che Sisifo lo liberò dalla sua morsa.

“Se proprio ci tieni a saperlo, mi chiamo Sisifo e servo la divina Athena!”

L’anziano si scambiò un’occhiata perplessa col nipote poi si mise a ridere e sbeffeggiarlo.

“La divina Ath… Ma ti senti quando parli? Sarai un ubriaco capitato qui per caso. Mi dispiace ma dovrò farti tacere una volta per tutte!”

Si scagliò contro il sagittario con foga ma questi lo fermò ponendo la propria mano destra sulla sua fronte; la mano sinistra chiusa a pugno e appoggiata sul fianco.

“Proprio non volete rendermi le cose facili; te lo ripeterò solo una volta. Riporta quei preziosi reperti nel sito di Olimpia altrimenti ne risponderai prima al sottoscritto poi alla divina Athena”

“Come faccio a sapere che dici la verità? Potresti volere tenere tutto per te ciò che ho trovato!”

Sisifo con un gesto rapido e forte della mano, lo spinse indietro poi si abbassò e gli tirò un calcio sulla tibia che lo sbilanciò e lo fece cadere di schiena.

“Eppure io ti avevo avvertito; non è da me trattare così gli anziani ma tu…” –fece una pausa e si chinò per guardarlo meglio in faccia- “tu hai coinvolto tuo nipote in un furto e scommetto che lui non avrebbe visto nemmeno un soldo o sbaglio?”

“NO NO MA CHE DICI; IO…”

Vide Sisifo sovrastarlo alzandosi in piedi.

“E’ vero; il ricavato me lo sarei tenuto tutto per me. La verità è che mi sarei sbarazzato di quei due…” –indicò gli uomini a terra privi di sensi- “e con una scusa avrei liquidato lui!”

Indicò il nipote e si zittì.

“Sai cos’è che mi fa più arrabbiare? Devi sapere che anche ho un nipote; si chiama Regulus e noi due siamo molto affiatati. Lui è ciò che mi rimane…”

Abbassò lo sguardò e smise di parlare per qualche minuto; pensò ad El Cid.
L’anziano lo guardò stranito.

“Ad ogni modo, adesso torneremo al sito e rimetterete apposto quegli oggetti davanti a tutte le persone presenti. CHIARO?”

L’ultima parola la pronunciò con tono alto e autoritario.

“E va bene, va bene; farò come vuoi tu!”

L’anziano si rimise in piedi e alzò le braccia in segno di resa.
Sisifo poi si rivolse al nipote.

“Quanto a te, verrai con noi e ammetterai le tue colpe tuttavia…” –gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla- “il tuo animo è buono, lo percepisco. Tuo nonno pagherà ma tu verrai con me; ti porterò a Rodorio ma prima, parlerò con la divina Athena per spiegarle quanto successo. Ma per fare ciò, devi credere in Lei, nella giustizia e nell’amore!”

Si allontanò dal ragazzo senza attendere la sua risposta; prese l’anziano per un braccio e si fece accompagnare nella stanza segreta.
Raccolsero in 4 sacchi di juta e un paio di scatole visi e statuette in marmo e bronzo.

“Ma come faremo a portare tutto ciò?”

Lamentò il vecchio.

“Lascia fare a me!”

Prese i due sacchi più pesanti con la mano destra mentre con la sinistra, si mise in spalla una delle due scatole.

“Se non vi dispiace, i tre che rimangono li affiderei a voi!”

Il giovane guardò Sisifo meravigliato mentre l’anziano non fece altro che chiedersi da dove provenisse la forza del cavaliere di sagitter.

“Che sia davvero un cavaliere al servizio della Dea Athena?”

Pensò.

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Capitolo 10
*** Tra finzione e realtà ***


Sisifo, nonno e nipote tornarono al sito di Olimpia e, sotto gli occhi attoniti dei turisti e delle guardie del sito, rimisero al proprio posto i vari reperti.

“Alcuni li cercavamo da molto mentre di altri, nemmeno ne eravamo a conoscenza!” -disse una delle guide turistiche- “vi ringraziamo e vi saremo eternamente grati signor…”

“Sisifo!”

Il cavaliere sorrise.

“Signor Sisifo!”

La guida chinò la testa in segno di ringraziamento e ordinò alle guardie di pensare all’uomo più anziano mentre il nipote venne affidato proprio al sagittario.
Lo prese per mano e superarono la folla che li aveva accerchiati.

“Come ti chiami?”

“Liam; ho 13 anni!”

“Mio nipote Regulus ne ha 15.” –si fermò e gli mise entrambe le mani sulle spalle chinandosi innanzi a lui- “è davvero un piacere conoscerti, Liam!”

Il ragazzino arrossì e ripresero a camminare.

“Davvero conosci Athena?”

“Da molto tempo anche e comunque ricordati di chiamarla divina Athena o dea Athena. Gli amici più stretti, la chiamano Sasha!”

“Che ne sarà di mio nonno?”

Sisifo si fermò e lo guardò.
Il silenzio calò per qualche istante.

“Io non lo so ma non la passerà liscia. Rubare reperti storici e di così grande valore è un atto grave Liam, tu lo capisci?”

Questi annuì.

“Non preoccuparti; sono sicuro che starà bene ma ora dobbiamo pensare a te…”

Continuò a camminare ma Atene era troppo lontana perché il ragazzino potesse raggiungerla a piedi ed era visibilmente provato.

“Sarà meglio fermarci qui per questa notte; domani torneremo a casa!”

Liam non disse nulla.
Entrarono nel primo hotel che trovarono, mangiarono con gran trasporto e il giovane si addormentò verso le 21.
Sisifo gli rimboccò le coperte e gli accarezzò il viso.

“In fondo, non sei molto diverso da me; da noi!”

Sussurrò per poi andarsene in balcone ad osservare il quarto di luna.
Liam dormì fino al mattino.

“Buongiorno!”

Disse Sisifo sorridendo.

“Allora non era un sogno; mio nonno…”

Si rabbuiò.

“Purtroppo no Liam; ciò che hai veduto e vissuto ieri, era tutto vero!”

“Oh…”

Si strinse nelle spalle e afferrò il lenzuolo chiudendolo nei pugni.

“Vieni, dobbiamo andare!”

Lasciarono in fretta l’hotel e Sisifo lo prese in braccio.

“Adesso Liam, voglio che ti aggrappi saldamente a me!”

Gli fece mettere le mani attorno al collo e, in men che non si dica, si ritrovarono alle porte di un paesino che il giovane mai aveva visto.

“Questo è Rodorio e chi vi abita, è a conoscenza del santuario che è il posto in cui io vivo!”

Liam si guardò in giro meravigliato.
Sisifo lo mise giù, lo prese nuovamente per mano e si ripresero a camminare.
Durante il tragitto, nemmeno a farlo apposta, incrociò Lara che lo salutò con la mano e sorridendo.
Il sagittario, fece appena un cenno con la testa per non risultare maleducato e continuò a camminare; Lara lo seguì con lo sguardo finchè non lo vide scomparire dietro l’angolo.

“Questo è il vicolo che collega Rodorio al santuario!”

In un secondo, il paesaggio cambiò totalmente.
Un’arena, delle scalinate enormi ed infinite e una serie di case con colonnati esterni, apparvero alla vista di Liam.

“WOW!”

Esclamò meravigliato.

“Andiamo; dobbiamo arrivare lassù!”

“Che cosa? Io mica ce la faccio!”

“Non posso certo lasciarti qui; devi per forza venire con me a meno che…” –guardò in direzione dell’arena e vide Regulus allenarsi con alcune reclute e Cid seduto sulle gradinate. Il sagittario si imbarazzò- “vieni…”

Cid non si accorse di lui finchè non fu ad un paio di metri.

“Sisifo, sei tornato!”

“Zio Sisifo!”

Regulus gli corse incontro ma non lo abbracciò.

“E lui?”

“E’ Liam ma è una lunga storia; devo assolutamente parlare con Shion ma sarebbe meglio che venisse lui qui.” –guardò il ragazzino e gli si inginocchiò davanti- “ti devo lasciare per qualche minuto ma tornerò presto. Ti puoi fidare di El Cid e Regulus perchè sai, lui è il nipote di cui ti parlavo!”

Sorrise, si rialzò e iniziò a salire le scale.

“Davvero vuole arrivare fin lassù a piedi?”

Spalancò gli occhi.

“Per noi è cosa da niente, siamo abituati; tu piuttosto Liam…” –Regulus lo fissò per qualche istante- “sei una nuova recluta?” “Recluta?”

Lo guardò perplesso.

“Credo che Sisifo l’abbia portato qui per un motivo ben preciso; non credo che sia una recluta!”

Rispose il capricorno prontamente poi si voltò ad osservare l’amico prima che sparisse all’interno della casa dell'ariete.

“Perché hai portato questo ragazzino con te?”

Si chiese.

Sisifo in breve tempo arrivò alle porte del tredicesimo tempio e chiese il permesso di entrare.

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Capitolo 11
*** Nuova vita ***


Liam era seduto sulle gradinate accanto ad El Cid; sospirava.

“Quanto ci impiega Sisifo?”

“Se è andato in udienza col grande sacerdote e la divina Athena, dovrai pazientare ancora, ragazzo!”

“Mi chiamo Liam!”

Cid si voltò verso di lui e lo guardò severo.

“Lo so che quello è il tuo nome; ora presta attenzione.”

Gli indicò Regulus e poi tacque.
Dopo un’altra ventina di minuti finalmente Sisifo tornò; accanto a lui, un uomo vestito però in modo diverso, senza armatura.
I lunghi capelli verdi, furono la prima cosa che Liam notò.

“Grande Sacerdote!”

Dissero in coro El Cid, Regulus e le reclute con cui quest’ultimo si stava allenando; si inchinarono tutti.
Liam li imitò abbassando il capo.
“E così, tu saresti Liam: io sono Shion!”

“Pi… Piacere!”

Tenne gli occhi bassi.

“Non devi aver paura di me; qui non devi temere nessuno di noi!” –gli sollevò il viso con la mano destra- “Sisifo mi ha parlato di te e di quanto è successo ad Olimpia: mi dispiace per tuo nonno.”

Gli diede le spalle e si allontanò di qualche passo; le mani intrecciate dietro la schiena.

“Diventerai un abitante di Rodorio se lo vorrai altrimenti…” –si voltò ed il tono divenne autoritario- “rimarrai qui al santuario e ti allenerai con le reclute!”

Indicò i ragazzi dietro di lui che erano appena stati stesi da Regulus per la millesima volta.

“Io come uno di loro?”

Inarcò un sopracciglio e Shion si voltò a guardarli.

“Bè non proprio così ma son sicuro che ci andranno piano all’inizio con te ma non dovrai mai parlarne con nessuno di questo posto; solo con gli abitanti di Rodorio potrai farlo. Se non rispetterai questa semplice regola, ne pagherai le conseguenze tra cui l’essere bandito. Chiaro?”

Gli si parò davanti e lo guardò dall’alto verso il basso.
Liam deglutì.
“Non… Non ne parlerò con nessuno!”

“Bene! Alloggerai con le reclute e ti allenerai con loro ogni giorno; ricorda che qui, siamo al servizio della divina Athena. Noi siamo le forze del bene, Liam!”

Con un cenno di capo, si congedò e risalì le scale che portavano al grande tempio.

“Ma io quando la vedrò Athena?”

“Divina Athena!”

Lo rimproverò El Cid.
Sisifo gli tirò un’occhiataccia.

“Avrai occasione di conoscerla personalmente, non temere. Ma per adesso, è meglio che qualcuno ti mostri il santuario e il programma giornaliero!”

Regulus si offrì volontario notando lo scambio di sguardi che si tirarono suo zio e il capricorno.

“Mi assicurerò io che le reclute gli spieghino il tutto per bene; ci siamo capiti?”

Si voltò tenendo le braccia incrociate verso i ragazzi con cui si stava allenando.
Tutti annuirono all’unisono.
Liam si voltò verso Sisifo un po’ preoccupato.

“Vai pure, sei al sicuro ora. Ci vediamo più tardi!”

Non appena Regulus e le reclute portarono via dall’arena Liam, Sisifo si lasciò cadere sul gradino più basso e Cid gli sedette accanto.

“Ebbene?”

Sisifo si strofinò gli occhi.

“Ieri è stata una lunga giornata e io ho bisogno di riposare un po’.”

“Tutto qui? Non hai nient’altro da dire?”

Voleva tanto parlargli ma a quanto pare, il muro che il sagittario aveva eretto tra loro, ancora non era crollato.

“Una cosa l’avrei…” –si alzò in piedi e gli diede le spalle- “ho visto Lara venendo qui; mi sembrava molto felice!”

Se ne andò senza nemmeno salutarlo e Cid rimase da solo, arrabbiato e deluso al contempo; non ci stava.
Lo seguì su per le scale.
“Perché me lo dici con quel tono, Sisifo? Ti ha forse fatto qualcosa lei?”

Il sagittario rallentò il passo poi si fermò.
Si voltò leggermente con busto e viso.

“Lei proprio no!”

E riprese a salire le scale.
“Allora dimmi che ti ho fatto io!”

Lo bloccò prendendolo per il polso.

“Lasciami Cid!” –con un movimento rapido si liberò dalla presa- “se non lo capisci proprio tu, proprio la persona con cui più mi sono confidato, la persona che…”

Si voltò verso il capricorno.

“Non puoi o non vuoi capire a quanto pare!” –sospirò e riprese a salire le scale- “stammi bene!”

Il capricorno salì alla svelta due gradini per raggiungerlo poi si fermò e si chiese se quella fosse effettivamente la fine della loro amicizia.
Gli diede le spalle e ridiscese le scale; andò in direzione della scogliera per sfogarsi scagliando la sua Excalibur contro l’acqua che iniziava ad incresparsi per colpa del vento.

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Capitolo 12
*** Primo allenamento ***


“Hey sveglia ragazzino; è l’ora dell’allenamento!”

Liam si svegliò di soprassalto e la prima cosa che vide, fu la faccia di una delle reclute che aveva visto il giorno prima.
Lo stava scuotendo e gli intimava di alzarsi alla veloce.
Si strofinò l’occhio destro poi sbadigliò.

“Non è un po’ troppo presto?”

Chiese quasi intimorito e si nascose sotto al lenzuolo.

“Ricordati che ora vivi al santuario e noi reclute…” –indicò altri due ragazzi alle sue spalle- “dobbiamo allenarci con Regulus, cavaliere d’oro del leone, ogni giorno a quest’ora. Questi sono gli ordini che ci sono stati dati e ora… IN PIEDI!”

Urlò le ultime due parole e gli levò il lenzuolo di dosso.
Liam sbadigliò nuovamente, si alzò col busto e si sedette tenendo le gambe ciondoli sul lato sinistro del letto.

“Noi ti aspettiamo giù all’arena!”

I suoi compagni di addestramento si congedarono e lo salutarono con la mano ma uno di loro tornò indietro poco dopo.

“Non appena arriverai in arena, ti darò spallacci, pettorale e ciò che serve; per ora indossa quelli!”

Indicò alcuni vestiti buttati sul fondo del letto.
Liam annuì e si vestì tra uno sbadiglio e l’altro.
Dopo pochi minuti, raggiunse i suoi compagni in arena e vide Regulus sopraggiungere dalle scale con la coda dell’occhio.

“Vieni, ti do l’equipaggiamento da addestramento.”

Gli disse il ragazzo più giovane dei tre prendendolo per il polso; non si allontanarono di molto e in uno stanzino, se così si poteva chiamare, gli fece prendere ed indossare l'equipaggiamento protettivo.

“Ora sei pronto per il tuo primo addestramento; sei una vera recluta.” –gli sorrise- “a proposito, io sono Alexandros ma tutti mi chiamano Ale!”

“Liam, piacere!”

“Andiamo; Regulus odia i ritardatari!”

Tornati in arena, il nuovo arrivato salutò il cavaliere del leone con la mano ma quest'ultimo però, lo guardò molto seriamente.

“Bene; sei puntuale e questo mi piace!” –il tono era calmo ma fremeva dalla voglia di allenarsi- “Alexandros, Liam voglio che vi alleniate a colpire con le ginocchia e con quanta più forza potete un paio di manichini sul costato dopodiché coi pugni, ne colpirete il torace. Voglio vedere quei manichini malridotti a fine allenamento, intesi?”

I due ragazzi annuirono.

“Vieni Liam, andiamo a prendere l’occorrente!”

“Intanto voi due…” –Regulus indicò i due ragazzi rimanenti- “vi allenerete con me. In questi giorni avete dovuto difendervi dai miei colpi ma oggi, sarò io a difendermi dai vostri; spero che almeno uno dei vostri pugni mi raggiunga.”

Sogghignò e poi si mise in posizione di difesa.
I due ragazzi, deglutendo e sapendo che nulla potevano contro di lui, non si tirarono indietro e gli si scagliarono addosso da entrambi i lati.
Volarono pugni e calci ma Regulus con movimenti rapidi e tenendo le braccia a difesa di petto e viso a seconda del tipo di colpo, li schivò tutti.
Gli fece riprendere fiato per qualche secondo poi ricominciarono mentre vennero raggiunti nuovamente da Liam e Alexandros; ciascuno col proprio manichino.

“Posizionalo qui a circa un metro e mezzo dal mio!”

Liam eseguì l’ordine.

“E ora fai come me!”

Alzò la gamba destra e portò velocemente il ginocchio sul fianco sinistro del manichino; lo colpì e questo vibrò un po’.

“Avanti Liam, tocca a te!”

Il ragazzino fissò il proprio manichino ancora integro e rimase immobile per qualche istante.
Nonostante Regulus fosse impegnato a difendersi dai colpi degli altri due, ogni tanto lo osservava con la coda dell’occhio.

“Colpiscilo Liam... Per Sisifo!”

Pensò tra sé.
Strinse il pugno, alzò il ginocchio quanto più potè e colpì.
Il manichino non vibrò e lo colpì più in basso rispetto ad Ale.
Abbassò lo sguardo.

“Se ti può consolare, io la prima volta non arrivai nemmeno a quell’altezza!”

Disse l'amico sorridendo.

“Coraggio, continuiamo. Vedrai che riuscirai anche tu a farlo vibrare; mettici più forza e focalizza il punto preciso in cui colpirlo.”

Glielo indicò.
Liam annuì e diede altre due, tre, quattro ginocchiate.
Non si scostò di molto dall’altezza iniziale ma iniziò a vedere qualche segno sul fianco del suo manichino.

Iniziava a sentire le ginocchia calde e dolenti.<
br> “Liam ricordi le parole di Regulus?”

Annuì.

“Diamo ancora qualche ginocchiata poi dovremo passare ai pugni sul torace!”

Annuì nuovamente e tirarono per qualche altro minuto le ginocchiate sui fianchi.
Si fermarono per riprendere fiato quando Liam sentì una presa vigorosa sulla sua spalla; era Regulus.

“Non pensare che non ti stessi tenendo d’occhio, nuovo arrivato!”

Incrociò le braccia al petto.

“Io non sono molto bravo…”

Disse Liam guardando il suo manichino messo molto meglio rispetto a quello di Ale.

“Per ora! Credi che io, Sifio, El Cid, loro…” –indicò le reclute- “siamo nati imparati? Allenamento costante, sudore, sacrificio e anche coraggio e perseveranza; questo è ciò che serve per migliorarsi e diventare più forti!”

Caricò il pugno e colpì il manichino di Ale oltrepassandolo da parte a parte.

“Sei stato pazzesco!”

Disse Liam ammaliato da quel colpo così potente e preciso.

“E questo non è niente; voglio che tu e Ale colpiate il manichino rimanente dove io ho colpito l’altro.” –gli diede le spalle per tornare dagli altri due allievi- “impegnati Liam e presto vedrai i risultati!”

Il ragazzo, più determinato che mai, scostò Ale e iniziò a colpire con una raffica di pugni il manichino che, inizialmente, rimase immobile poi iniziò leggermente a tremare.
Si fermò e si asciugò la fronte con l’avambraccio.

“Bravo!”

Disse il compagno di allenamento tutto contento.
Liam si girò verso Regulus che fece cenno di si con la testa.
Pensò inoltre che fosse una recluta molto promettente.

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Capitolo 13
*** Tormento e passione ***


Erano giorni ormai che El Cid non parlava con Sisifo e, quando si incrociavano in arena o lungo le scalinate, il sagittario nemmeno gli rivolgeva parola.
Il capricorno parlò anche con Regulus del malcontento dello zio; speravano che il salvataggio e l’arrivo di Liam lo avrebbero tirato su di morale ma la verità era che non presenziò mai ai suoi allenamenti.

Quella sera, El Cid aveva un appuntamento con Lara, l’ennesimo ma stavolta, sarebbe andato a cena da lei.
Era ansioso ma non lo dava a vedere; voleva solo che fosse una serata perfetta nonostante il periodo difficile che entrambi stavano passando.
La madre di Lara continuava a bere e non si schiodava più da casa; a tratti era diventata anche violenta.
Cid notò alcuni lividi sulle braccia della ragazza che, nonostante le maniche lunghe, non riusciva a nascondere molto bene ma non le disse mai nulla.

Se la situazione fosse peggiorata, le avrebbe parlato e sarebbe intervenuto lui stesso.

Provò a sistemarsi i capelli invano dopo aver indossato la sua camicia più bella.
Sistemò colletto e polsini e si avviò.
Scese lentamente le scale e quando arrivò in prossimità della casa del sagittario, chiuse gli occhi per un attimo poi vi entrò.
Sisifo avvertì il rumore inconfondibile dei suoi passi ma non fece in tempo a svignarsela.

“Sisifo, sei in casa!”

“Stavo per andare da Regulus in verità.”

Non lo guardò negli occhi.

“Possiamo scendere insieme!”

“No no tu vai pure avanti Cid” –si alzò e prese un paio di fogli di carta- “finisco due cose e poi scendo!”

Il capricorno non si soffermò ne insistette oltre.
Si avviò a passo svelto verso l’ottava casa.
Una volta percorso l’intero santuario, si fermò un istante e guardò verso la casa di Sisifo.
Sospirò.

“Che situazione…”

Si disse mettendo le mani in tasca e proseguendo poi verso casa di Lara.
Quando lei gli aprì, gli gettò le braccia al collo e lo baciò ma lui si staccò quasi subito.

“Tua madre…”

“Non è in casa. Qualche sera fa, ha conosciuto uno ed è quasi sempre da lui.” –abbassò lo sguardo- “rientra sempre di mattina con l’alito che puzza di alcol in modo vergognoso ma se provo a dirle qualcosa…”

Si sfiorò l’avambraccio e tirò su di pochi centimetri la manica.

“Questa storia deve finire, Lara! Posso aiutarti; insieme aiuteremo tua madre!”

Ma lei fece no con la testa.

“No Cid è una cosa che devo affrontare da sola ma l’averti conosciuto, mi ha reso più felice e più forte che mai!”

Sorrise e lo fece accomodare nel salotto.

“Posso offrirti qualcosa da bere?”

“Per ora no, ti ringrazio!”

Notò il polsino della camicia leggermente stropicciato e lo tirò leggermente per sistemarlo.
Si accomodò sul divano allungando il braccio sinistro sullo schienale; Lara gli si sedette a fianco.

“Sto preparando la fasolada, spero ti piaccia. Visto che sei un cavaliere, non penso che tu possa mangiare pasta ripiena!”

Sorrise mentre lui rimase impassibile.

“Corretto! Ma non credere che noi cavalieri mangiano solo verdura, frutta e carne; ogni tanto ci concediamo qualche sfizio. Comunque la zuppa andrà benissimo!”

“Come vanno le cose con Sisifo? Sai l’ho incontrato alcuni giorni fa; era con un bambino…”

Cid la fermò.

“Si chiama Liam e lo ha salvato da una brutta situazione famigliare; ora si allena con suo nipote.” –si alzò e andò alla finestra- “è diventato una recluta a tutti gli effetti!”

Lara lo raggiunse e guardò fuori.
La luna era piena.

“Io l’ho salutato ma lui non mi ha quasi degnata di uno sguardo.”

Si rabbuiò.

“Sai Cid, non vorrei che fosse colpa mia quanto stia succedendo tra voi!”

Il capricorno si voltò verso di lei.

“Colpa tua? E perché mai?”

“Bè da quando noi due ci conosciamo…”

Ma lui la zittì poggiando le labbra sulle sue.
Dopo qualche secondo si fece spazio con la lingua e il bacio divenne più passionale.
Mise la mano sinistra sulla nuca di lei e la spinse ancor di più verso di sé.

Lara sentì subito l’eccitazione di lui premere contro il suo corpo.

Venne travolta da un turbinio di emozioni.

Premendo sempre le labbra le une contro le altre, con la mano, Cid si intrufolò sotto la sua maglia di cotone e salì fino al reggiseno; vi infilò le dita ed iniziò a stuzzicarle il capezzolo che stava via via diventando sempre più turgido.
Lei intanto gli sbottonò la camicia e poi gliela tolse con foga.
La mano di lui scese e arrivò fino al bordo dei pantaloni; ne abbassò la cerniera e poi, più comodamente, si infilò sotto all’intimo di pizzo e le sfiorò l’intimità.
Poteva già sentirne il calore e la propria erezione aumentò ancora.
Con indice e medio, entrò in lei ed iniziò a stimolarla con movimenti rapidi.
Quando iniziò a gemere, Cid la prese per i capelli e le buttò indietro la testa iniziando a baciarla sul collo poi la spinse sul divano facendola sedere a gambe aperte.
Si inginocchiò e scostandole l’intimo, con la lingua, riprese da dove aveva lasciato pochi istanti prima con le dita.

“Cid…”

Disse lei con respiro affannato.
Il cavaliere si staccò dopo pochi minuti, la fece alzare e le fece appoggiare le mani sullo schienale facendola piegare leggermente in avanti.
Si tolse i pantaloni, abbassò i boxer e scostandone nuovamente l’intimo, entrò in lei.
Sapeva che non le avrebbe fatto male, anzi.
Diede sin da subito colpi cadenzati, decisi; la prese per i fianchi e le diede una pacca sul gluteo sinistro lasciandole il segno delle dita.
I gemiti si intensificarono ed i respiri divennero più corti e veloci. “CID!”

Urlò.

Un attimo prima dell’orgasmo, lei si mise un cuscino sulla bocca.
Il solo pensiero del corpo perfetto e muscoloso di lui, la faceva impazzire ed ora, era suo.
Il capricorno aumentò il ritmo e diede colpi sempre più forti poi si piegò per qualche secondo appoggiandosi sulla schiena di lei coi pettorali.
Col braccio sinistro, le toccò i seni poi l’abbracciò.
La liberò dopo alcuni minuti e si rivestì in fretta.

“LA ZUPPA!”

Gridò lei correndo in cucina.
Per poco, non inciampò nei suoi stessi pantaloni.

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Capitolo 14
*** Sensi di colpa ***


Il cavaliere la raggiunse in cucina.

“Non è scotta… menomale.”

Disse Lara ancora col fiatone.
Cid abbozzò un sorriso che lei non vide.

La abbracciò prendendola da dietro e sentì l'erezione crescere pian piano di nuovo sotto la stoffa.
A lei piacque moltissimo sentire il suo membro premere contro i suoi glutei.

Si voltò verso di lui, si mise in punta di piedi e lo baciò a fior di labbra.

“Aspettami di là, arrivo subito!”

Un sorriso quasi perverso le deformò il viso per qualche secondo.
Il cavaliere annuì ed uscì dalla cucina.
Lo raggiunse qualche minuto dopo; su un vassoio, un paio di piatti in porcellana e il pentolino con la fasolada.
Versò un paio di mestoli nel piatto di Cid e glielo passò.

“Lara sii sincera con me, perché pensi che sia colpa tua?”

La ragazza sospirò.

“E’ evidente che Sisifo ne risenta del rapporto che si è creato tra noi; non trovi?” –fece una pausa per versare anche a sé stessa la fasolada- “è da quando ci siamo conosciuti che lui si comporta in modo sgarbato con te; non lo sopporto.”

“E perché dovrebbe avercela con te? E’ il mio migliore amico ma non sono certo di sua proprietà!”

Rigirò un paio di volte il cucchiaio nella fasolada.

“Io non lo so, Cid.” –iniziò a mangiare- “ma la verità è questa!”

“La verità Lara, è che io non conto più nulla per lui che sia per un motivo o per l’altro e poi..” –abbandonò il cucchiaio sul bordo del piatto e alzò leggermente il tono di voce- “se fa tante storie e mi evita solo perché ho trovato qualcun altro con cui passare il mio tempo, proprio non lo accetto. Non mi parli più e faccia come vuole; in queste settimane ho provato a chiedergli spiegazioni, a chiedere scusa persino senza sapere cosa gli avessi fatto!”

Riprese a mangiare e il silenzio calò tra i due.
Finito il pasto, si accomodarono sul divano.
Lara non pensò ad altro per tutta la cena; i sensi di colpa la divoravano dall'interno.

“Comunque Cid io non posso dire di conoscerti a fondo ma da quel poco che ho capito, nonostante le parole che mi hai detto poco fa, tu a lui ci tieni ancora.” –gli appoggiò una mano sul ginocchio- “lo consideri ancora tuo amico, vero?”

Il cavaliere la guardò meravigliato.

“Forse tu mi conosci già molto meglio di lui!”

Tacque.
Col braccio sinistro, le cinse le spalle, l'attirò a sè e la fece appoggiare nell'incavo della spalla con la testa.
Lara alzò la mano sinistra e la strinse nella sua.
Trovò molto piacevole quell’intreccio di dita il capricorno tanto che le strinse, seppur delicatamente, per farle capire quanto ci tenesse.
Rimasero in silenzio fino a quando lei, con la mano, salì dal ginocchio fino alla cerniera dei pantaloni.

“Sono contenta che tu sia venuto a casa mia!”

Lo guardò maliziosa e sorrise.
Gli slacciò I pantaloni e con la mano, rimanendo sopra la stoffa dei boxer, si mise ad accarezzargli l'erezione.
Lui non oppose resistenza e la lasciò fare.
Si trovò di colpo con pantaloni e boxer abbassati.

Lara si piegò col busto e con la lingua, iniziò a leccargli dal basso verso l’alto il membro ormai duro come marmo soffermandosi di più sulla punta.
Con le labbra, lo prese in bocca e Cid vide la sua testa iniziare ad andare su e giù.
Le poggiò la mano sulla nuca e iniziò ad aiutarla a cadenzare i movimenti poi strinse una ciocca di capelli nel pugno e tirò leggermente.
Buttò indietro la testa e chiuse gli occhi concentrandosi solamente su ciò che stavano facendo le labbra di lei.
Quando iniziò a sentirlo pulsare, Lara aumentò il ritmo.
I respiri del cavaliere si fecero sempre più corti e ravvicinati.
Strinse con più forza la ciocca di capelli e si puntellò a terra con le dita dei piedi.
I muscoli iniziarono a contrarsi per il piacere.

"Lara..."

Provò a parlare ma il resto della frase gli morì in gola.
Il respiro si affannò sempre più.
Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e farla sua nuovamente ma non lo fece.
Rimettendole la mano sulla nuca, la spinse per far si che lo prendesse in bocca nella sua intera lunghezza.
Dopo un altro paio di minuti e respiri affannosi, venì e lei ingoiò.

Quando rialzò la testa, Cid la baciò poi fece scendere la mano sinistra lungo tutto il fianco fino ad arrivare sul gluteo sinistro.
Lo strinse ma lei gli fermò la mano.

"E' stata una bella serata Cid ma si sta facendo tardi e mia madre..."

Il cavaliere allora si scostò.

“Sarà meglio che vada allora ma…” –le alzò il viso- “promettimi che parlerai con tua madre e farai in modo che venga aiutata altrimenti interverrò io!”

Lei annuì e lo accompagnò alla porta.
Cid le diede un ultimo bacio a fior di labbra e quando fece per andarsene, lei lo fermò.

“E tu promettimi che riuscirai in qualunque modo a parlare con Sisifo; questa situazione va chiarita al più presto.”

“Continuerò a provarci se è ciò che vuoi ma dubito di poterci riuscire. Lui mi evita Lara! Anche quando passo dalla casa del sagittario, lui non si fa trovare o si chiude in un’altra stanza. Delle volte riesco a percepirne la presenza grazie al cosmo ma non voglio insistere troppo.”

“Io credo che Sisifo debba fare chiarezza su ciò che ancora lo lega a te. Se davvero sei il suo migliore amico, prima o poi accetterà questa situazione e tutto si sistemerà!”

A quelle parole El Cid non rispose ma pensò tra sé:

“Fare chiarezza su quello che ci lega…”

Con un cenno di mano, si avviò verso il santuario.
Si chiese se Sisifo fosse in casa.
Aveva fatto una promessa a Lara e voleva mantenerla.
Avrebbe parlato col sagittario.

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Capitolo 15
*** Verità a tutti i costi ***


Il mattino seguente, come si era ripromesso di fare, Cid scese di buon’ora alla nona per essere sicuro di trovare Sisifo e di parlarci una volta per tutte.
Quella situazione lo stava logorando anzi, li stava logorando entrambi, lo sapeva.
Arrivò alla casa del sagittario e senza chiedere, entrò.

“Sisifo adesso noi due parleremo.”

“Non ho niente da dirti, Cid!”

Si alzò dalla sedia e si avviò verso la stanza adiacente ma il capricorno gli si parò davanti.

“Ora basta con questi giochetti, Sisifo! Ho detto che noi due dobbiamo parlare e così faremo!” –il tono perentorio e deciso non ammetteva repliche- “voglio la verità da te. Potrà farmi male, potrà portarmi ad odiarti non m’importa; la verità, Sisifo!”

Lo invitò poi a tornare a sedersi.

“Posso anche sedermi Cid ma io non ho comunque niente da dirti!” –sospirò- “ti ripeto che se proprio tu non capisci il perché di questo mio comportamento, allora questa discussione non ha senso.”

Il capricorno, rimanendo in piedi, lo guardò dall’alto verso il basso.

“So solo che questo tuo astio nei miei confronti, iniziò quando conobbi Lara. Per Athena, si può sapere che ti ha fatto quella ragazza?”

Il sagittario non rispose e si voltò dall’altra parte facendo una smorfia.

“Ti ho detto di lasciar perdere Cid!”

Il capricorno si spostò seguendo i movimenti dell’amico.

“Allora staremo qui tutto il giorno!”

Si sedette su una sedia lì affianco e tacque.
Il silenzio scese in tutta la nona casa; la tensione era palpabile e Cid si mise più comodo poggiando la caviglia destra sul ginocchio sinistro.
Incrociò le braccia e chiuse gli occhi per riflettere sul da farsi.

Sisifo dal canto suo, ne osservò i movimenti poi appoggiò il viso sul palmo di una mano e sbuffò.

“Non dovresti andare in arena?”

“Dovresti andarci tu per vedere anche i progressi del ragazzino che hai salvato; Regulus lo sta addestrando bene!”

“Non avevo dubbi!”

Si rinchiuse nuovamente in sé stesso.

“Sisifo anche la mia pazienza ha un limite e doverlo raggiungere proprio con te… il mio migliore amico...”

Lasciò cadere la frase.
Il sagittario a quelle parole sussultò leggermente.

“Il tuo migliore amico, Cid…”

Si rabbuiò.
Si alzò e andò a prendersi un bicchiere d’acqua.
La gola gli si seccò all’improvviso.
Aveva ormai la conferma che non sarebbe mai stato nulla più di un amico per il capricorno; non poteva, non voleva e non riusciva più ad accettarlo.
Voleva esserci lui al posto di Lara ma così non era e tutto perché non ebbe il coraggio di dirgli la verità quando capitò l’occasione.

Sospirò nuovamente e l'altro lo affiancò.

“Sisifo, ora vuoi dirmi cosa succede? Davvero la tua è solo gelosia?”

Il tono di voce del capricorno cambiò all’improvviso; era deluso.
Gli diede le spalle e lasciò la stanza e con grande stupore di Sisifo, non andò verso l’arena ma prese la scalinata che conduceva alla decima casa.
Lo seguì fino all’uscita e lo osservò durante la salita; strinse i pugni amareggiato.
Aveva nuovamente perso l’occasione di essere sincero con lui ma nonostante tutto, non lo seguì.
Rientrò in casa e si lasciò cadere sul divano di peso.

“Che cosa ho combinato?” -si diede una sberla in fronte poi incrociò le braccia sul petto e osservò lo scrigno contenente la sua armatura.- “e si che un cavaliere non dovrebbe provare paura; non per queste cose. La gelosia non dovrebbe essere di casa qui al santuario eppure…”

Lasciò la frase a metà e si diresse verso le scale che collegano la casa del sagittario a quella del capricorno.
Aspettò alcuni minuti poi prese coraggio e salì molto lentamente.
Coi pugni stretti e le braccia a penzoloni lungo i fianchi, ripensò ai momenti in cui avevano combattuto fianco a fianco lui ed El Cid; in particolare, a quando sconfissero Hades.

“Ne sei uscito piuttosto malconcio da quello scontro El Cid!” –si disse nella propria testa- “hai affrontato 4 dei solo per salvare me. Io Sisifo, cavaliere d’oro del sagittario, colui che ha sfidato Hades senza pensarci. E’ vero che la guerra è nel nostro destino però…”

Strinse i pugni e smise di pensare a quei momenti.

“El Cid!”

Disse entrando nella casa di capricorn.
Non ottenne risposta.
Lo cercò in ogni stanza ma invano.

“Eppure l’ho visto salire; che si sia recato al tredicesimo tempio? Ma perché?”

Pensò.
Uscì dall’altro ingresso e una voce famigliare lo bloccò di colpo.

“Ti sei deciso alla fine!”

Il cavaliere del capricorno era appoggiato ad una colonna con braccia incrociate e lo sguardo rivolto verso l'undicesima casa.

“El Cid io…” –abbassò lo sguardo- “mi dispiace!”

“E’ un inizio ma non mi basta…”

Entrò in casa seguito a ruota dall’altro.
Si sedettero sul divano e Cid stavolta lo guardò negli occhi.

“La verità Sisifo; ora o mai più!”

Il sagittario sospirò poi fece un respiro profondo.

“La verità può far male, lo sai vero?”

L’altro non gli rispose.
“La verità è più semplice di quanto pensi, El Cid!” –sostenne il suo sguardo stavolta; la mano gli tremò ma lui la ignorò- “la verità è che io non ti considero più mio amico!”

Il custode della decima lo guardò perplesso ma non mosse un dito ne proferì parola.

“Non puoi essere mio amico per un semplice motivo…”

“Sisifo che cosa…”

Il sagittario gli mise l’indice sulla bocca per farlo tacere e poi lo baciò.
Cid tuttavia, si staccò immediatamente da lui.

“Se questo è uno scherzo Sisifo, sappi che non mi sta piacendo. Dimmi una buona volta quello che mi devi dire che mi faccia male oppure no; starà a me prenderne atto o meno!”

L’aria all’interno della decima casa divenne pesante, quasi soffocante.

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Capitolo 16
*** La scelta ***


Sisifo non si sarebbe mai aspettato una reazione simile da parte di El Cid; erano migliori amici da parecchi anni e avevano rafforzato il loro rapporto battaglia dopo battaglia.
Si erano avvicinati sempre più col passare del tempo.

Amici, confidenti, migliori amici e poi…

Lui avrebbe tanto voluto continuare compiendo un ulteriore passo avanti nel loro rapporto ma a quanto pare, per Cid il tutto si fermava a migliori amici.

“Io… non sarei dovuto venire qui, scusami…” –si alzò e si avviò velocemente all’uscita- “non doveva andare così!”

Scese in fretta le scale, oltrepassò la nona, l’ottava e tutte le altre case e sparì lasciandosi alle spalle anche l’arena.
El Cid rimase costernato da un tale comportamento; si chiese più e più volte se seguirlo o meno ma il pensiero di quel bacio, lo bloccò.
Conosceva bene Sisifo e sapeva che non scherzerebbe mai sui propri sentimenti.
Si alzò e iniziò ad andare avanti e indietro nel salone.

“Sisifo!”

Disse a voce alta pur sapendo che l'altro era ormai lontano da quelle mura.
Ripensò a quel bacio e al calore del suo viso.
Il sapore delle sue labbra, per un secondo, lo aveva inebriato ma lui ad ogni modo lo aveva allontanato.

Che fare dunque ora?

No non era quella la domanda giusta e non lo era nemmeno chiedersi il perché.
Rimase per parecchio tempo chiuso nel proprio salone a riflettere.
Continuava a rivivere nella sua mente il momento del bacio; se davvero non gli importava nulla, come mai continuava a pensarci senza provare fastidio?
Di punto in bianco si fermò proprio al centro della sala e spalancò gli occhi.

“Non posso essere suo amico perché lui vorrebbe…”

Lasciando soffocare le ultime parole, si avviò di corsa verso la nona casa.

“Sisifo!”

Disse col suo solito tono di voce basso e calmo.
Era evidente che il cavaliere del sagittario non era lì.
Perlustrò tutte le case e arrivò all’arena ma non lo trovò nemmeno lì; in compenso vide Liam allenarsi corpo a corpo contro Alexandros.
Sorrise soddisfatto nel vedere la nuova recluta atterrare quella più esperta.

“Avete visto Sisifo?”

“E’ corso in quella direzione…”

Alexandros gliela indicò col dito.

“La scogliera!”

Si disse Cid.
Si diresse verso il posto in cui era solito allenarsi da solo.

“Il tuo astio di queste settimane nei miei confronti allora è dovuto al profondo sentimento che alberga nel tuo cuore!”

Arrivò sul costone e guardò in basso.
Su uno dei massi più grossi vide seduto il sagittario; osservava l’acqua in silenzio.
Scese e lo raggiunse.

“Perché sei qui El Cid?”

“Dovrei farti io questa domanda; questo è il posto in cui io vengo ad allenarmi ogni giorno!”

Il sagittario lo ignorò volutamente per qualche minuto poi lanciò un sasso nell'acqua senza guardarlo.

“Sei qui per respingermi nuovamente?”

Il capricorno si sedette al suo fianco.

“Non sono qui per farti del male ma…” –gli prese il viso e lo girò in modo che si vedessero negli occhi- “io sto con Lara adesso!”

Sisifo non battè ciglio.

“Non ne dubitavo!” –si alzò e si allontanò- “vado a vedere Liam allenarsi come mi hai consigliato tu!”

El Cid lo seguì con lo sguardo.
Si sentì un verme per aver spezzato il cuore al suo migliore amico ma lui ora stava con Lara; non poteva ignorare quanto successo la sera prima a casa sua.
Cuore e mente andarono in subbuglio ma non si scompose; rimase fermo sul masso a pensare.
Provò sentimenti contrastanti sia per l’uno che per l’altra ma l’unico che poteva porre fine a quella spiacevole situazione, era proprio lui.
Se col sagittario era impossibile parlare, sicuramente Lara lo avrebbe ascoltato.
Risalì e raggiunse l’arena ivi incrociò lo sguardo del sagittario, salutò Liam e Alexandros con un cenno di mano e si avviò verso Rodorio.
Si fermò davanti al fiorista e la vide intenta a sistemare alcuni vasi.
Lei lo notò e gli fece cenno di entrare.

“Ciao Cid, come mai qui?”

“Perdonami, non vorrei disturbare!”

“Non disturbi ma mentre parliamo, metto apposto questi vasi se non ti dispiace; devo riempire questi due bancali entro mezz’ora.”

“Cercherò di essere breve allora…”

Fece una pausa e osservò il suo corpo muoversi armonioso anche sul lavoro.
Sembrava tanto fragile ma era più forte e caparbia di un leone.
Quando si chinò per prendere un vaso dalla parte bassa del carrello, osservò ogni millimetro del suo fondoschiena sodo che ormai conosceva molto bene e si eccitò.
Quella era forse la risposta che cercava; voleva lei!

“Cosa devi dirmi Cid?”

Lara si rialzò e lui trasalì.

“Ho parlato con Sisifo!”

“Davvero? Sei riuscito a farti dire cosa lo turbava?”

Il capricorno annuì.

“Dimmi tutto allora. Sono molto contenta che abbiate parlato!”

Tornò a sistemare i suoi vasi e Cid attese qualche altro secondo prima di riprendere parola.

“Ero andato alla nona casa determinato a parlarci ma lui continuava col suo muro di silenzio; ad una certa non ci ho più visto e me ne sono tornato alla decima e lui, qualche minuto dopo, mi ha raggiunto e…”

Si fermò.
Non riusciva a dirle la verità.
Lara fece una piccola pausa e si voltò verso di lui; il negozio era vuoto.

Gli si avvicinò e gli sfiorò il braccio.

“Cid va tutto bene? Cosa ti ha detto?”

Non ottenne risposta.
Abbassò lo sguardo e indietreggiò di circa un metro.

“Cid, ora sono io che ti chiedo di dirmi la verità! Che cosa ti ha detto Sisifo?”

Il cavaliere la guardò negli occhi; per quanto si sentiva legato a lei, il cuore apparteneva a qualcun altro ma forse, lo aveva capito troppo tardi.

“Non posso darti la felicità che cerchi, Lara!”

“Perché mi dici questo adesso? CID, CHE COSA TI HA DETTO SISIFO?”

Alzò il tono e le mani iniziarono a tremarle per la rabbia.
Il cavaliere gliene strinse una.

“Tu mi piaci Lara; mi piaci molto e forse avrei potuto amarti ma…”

“Ma?”

“La verità che forse nascondevo di proposito a me stesso, è che avevo già al mio fianco la persona che amo e forse, da più tempo di quanto ne voglia ammettere!” –le lasciò la mano- “mi dispiace davvero che sia finita così ma non potevo continuare a frequentarti sapendo che sarebbe stata solo una menzogna nei tuoi, nei nostri confronti!”

La salutò con un baciamano e uscì dal negozio.
Lara si trovò impreparata di fronte alle lacrime che iniziarono a solcarle il viso; lo guardò uscire ma riprese a lavorare come se nulla fosse.

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Capitolo 17
*** Lieto fine? ***


Lasciò Rodorio tutt’altro che a cuor leggero.
Ora doveva dire a Sisifo che aveva fatto la sua scelta ma se lui lo avesse rifiutato?
Rimanere solo era un’opzione che non lo aveva nemmeno sfiorato, stranamente.
Corse al vicolo che collegava il paese al santuario e svanì.
Andò in arena e vi trovò nuovamente Liam e Alexandros ma di Sisifo neanche l’ombra.
Salì le scale ed entrò nella nona sperando di trovarlo lì ma niente.

“Che sia…”

Si diresse verso la sua casa.

“Sisifo!”

“Sono qui, Cid!”

Alla sua sinistra, trovò il sagittario appoggiato contro il muro con le scapole.

“El Cid di capricorn, in queste settimane gelosia e rabbia mi hanno annebbiato la vista e ho ignorato te e i sentimenti che provavo volutamente; mi dispiace!” -gli mise una mano sulla spalla poi proseguì.- “voglio che tu sappia che potrai sempre contare su di me e anche Lara potrà farlo!”

Il capricorno sollevò la mano chiusa a pugno, chiuse gli occhi poi gli tirò un cazzotto sul braccio.

“Hey ma che ho detto adesso?”

“Sisifo, ringrazia che non abbia usato Excalibur!” –la voce nonostante tutto era calma- “non hai fatto proprio niente; io ho fatto qualcosa se mai…”

“Cosa avresti fatto?”

“Ho appena lasciato Lara!”

Gli diede le spalle e andò a sedersi sul divano.

“Che?” –il sagittario spalancò occhi e bocca per qualche istante- “Dea, ma che hai combinato? Nemmeno un’ora fa, mi hai detto che stavi con lei; perché lo hai fatto?”

“Se non ci arrivi da solo, allora non abbiamo più niente da dirci noi due.” –si voltò dall’altre parte- “ti ricorda qualcosa questa frase?”

Il sagittario si sedette al suo fianco.

“El Cid, ma allora tu…”

Stavolta fu il capricorno a prendere l’iniziativa e a baciarlo.
Il bacio stavolta fu più intenso; le loro lingue si incontrarono e si incrociarono ma proprio il capricorno, dopo qualche istante nuovamente si staccò.
Sisifo non disse nulla.

“Sisifo io ti ho sempre considerato il mio migliore amico ignorando che l’affetto che provo per te, va ben oltre la semplice amicizia!”

Si alzò e si avviò verso l’uscita della decima.

Il sagittario lo seguì all’esterno.

“Forse è così da più di qualche settimana, aggiungerei!”

Si voltò verso di lui in cerca di conferme.

“Io mi sono sentito più vicino a te dopo la battaglia contro Hades, sarò sincero. Soffocavo quel sentimento inizialmente ma poi ha preso il sopravvento!”

“Perché non sei stato sincero con me sin dall’inizio?”

Sisifo sospirò.

“Ricordi la sera in cui mi presentasti Lara?”

Cid annuì.

“Devi sapere che ero venuto al locale proprio per dirtelo ma quando ti ho visto con lei…” –strinse i pugni- “volevo andarmene El Cid ma tu mi hai visto prima che potessi farlo!”

“E sei lo stesso rimasto al locale… Mi dispiace! Immagino che non sia stato facile.”

“Per niente! Nei giorni seguenti l’amore che provavo per te ha lasciato posto alla rabbia e non ci ho più visto. Credevo che allontanarmi da te, avrebbe placato la mia gelosia ma così non è stato. Ho chiesto io a Sasha e Sage di mandarmi in missione da solo; mi sarei concentrato solo su quella e forse avrei dimenticato tutto il resto ma così non è stato. Tornato a Rodorio con Liam, ho incontrato proprio l’ultima persona che avrei voluto vedere: Lara! Mi dispiace Cid ma è giusto che tu lo sappia.”

“Credi che non sappia che mi evitavi di proposito? Ti conosco meglio di chiunque altro e sapevo che qualcosa turbava la tua mente ed il tuo cuore e io volevo solo aiutarti. Invece…” –fece una pausa e alzò lo sguardo verso il sole coprendosi gli occhi con la mano- “invece ti ho fatto soffrire!”

“Abbiamo sbagliato entrambi, Cid!”

“Credo che tu abbia ragione ma credo che i nostri problemi siano appena iniziati, Sisifo!”

Quest’ultimo lo guardò inarcando un sopracciglio.

“Che vorresti dire? Che dovremmo parlarne con Sasha e Sage e accettarne le conseguenze?”

“Quello sicuramente ma io parlavo di qualcun altro!”

Sisifo fece mente locale.

“Per Athena come lo diremo a Regulus?”

“Diremo? Hai capito male. Tuo il nipote, tuo il dovere di parlargli!”

Lo baciò a fior di labbra e salutandolo con un cenno di mano entrò in casa.
Il sagittario volse lo sguardo verso la quinta.

“Bravo Sisifo avevi più timore di dire ciò che provavi ad El Cid quando dovresti averne di più per il cazzotto che tuo nipote ti darà e soprattutto, per la forza con cui lo farà!”

Si voltò verso la casa del capricorno, sorrise e scese le scale.
Direzione: casa del leone.

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