Addio alle armi

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il miglio verde ***
Capitolo 2: *** Creature sepolte in mezzo al vento ***
Capitolo 3: *** Le armi sono solo uno strumento della mente. Facciamo largo all’intelligenza ***



Capitolo 1
*** Il miglio verde ***


Jaless, una creatura simile ad un minotauro, vagava per i prati sconfinati della sua terra natia mentre il sole all’orizzonte diventava più scuro e senza luce.
In fondo aveva sempre desiderato fissare il tramonto dopo una giornata passata a guardare i suoi simili uccidersi tra di loro, perché la sua vita non è mai stata facile e vedere quanto quelle creature possano essere così fragili, rendeva la sua esistenza importante quanto significativa.
Passeggiava andando sempre avanti senza avere il coraggio di voltarsi indietro perché per lui voleva dire tornare ad un passato che lo avrebbe escluso da un futuro roseo e pieno di speranza.
Ma la speranza nella terra di Nimerung era solo un miraggio nascosto da vividi ricordi che piano piano stava dimenticando.
Sì perché la guerra non era l’unica realtà di quella terra.
Ci sono stati momenti in cui l’esistenza era scandita dal silenzio e dal rispetto di tutto ciò che li circondava,
Ma invasori senza scrupoli da altri mondi avevano fatto capire a Jaless che la felicità non era eterna.
Eppure ognuno di noi desidera vivere tranquillo lontano da pericoli e da problemi e imprevisti di ogni tipo, ma non sempre succede così.
Ricordava lo sguardo di quelle creature che avrebbe voluto vedere crescere senza mai perdersi un giorno della sua esistenza.
Ma se talvolta la perdita è molto dolorosa, il problema sta dal fatto che il giovane minotauro era stato costretto a continuare a vivere tra il supplizio e la sua sofferenza.
Perché una volta arrivata tra i confini del suo Regno, l’unica cosa che gli rimaneva è vedere quel sentiero infinito che lo racchiudeva in un mondo fantastico che all’apparenza sembrava incontaminato.
Ma arrivare sul confine di due territori che da molto tempo non facevano altro che farsi la guerra, rendeva l’esistenza davvero cruenta e insopportabile, perché i ricordi nitidi sono sempre presenti nella nostra mente e dimenticare è tanto difficile quanto doloroso.
Eppure quando Jaless si ritrova davanti ad un suo simili con la faccia sguarnita che imbrandiva una balestra pronto a colpirlo, egli non aveva la forza di proteggersi.
Ormai la sua vita non aveva più bisogno di essere vissuta perché il suo dolore era troppo forte.
Non aveva nemmeno la forza di cercare la vendetta di creature che avevano sterminato la sua famiglia perché non credeva che il sangue si lavava con il sangue.
Anche se a prima vista era una creatura orribile e molto potente, dentro il suo cuore e dentro il suo sguardo ormai trucidato, sentiva il bisogno di vivere in pace tra quelle distese verdeggianti dove il sentiero per la condanna a morte sembrava sempre più reale.
Eppure il suo nemico non accennava a mettere giù la sua arma, pronto a sparare in ogni momento.
Ma mentre le due creature rimanevano fermi a fissarsi da tempo immemore,
Jaless si inginocchiò dinanzi a lui chiudendo gli occhi e immaginandosi un momento felice della sua vita.
Perché è così che doveva essere: lontano dall’odio e dal dolore.
E perché i pensieri sono l’unico rifugio degli esseri viventi in cui ci risulta determinante nascondersi dalle intenzioni malevoli che ognuno di noi ha subito o infligge a qualsiasi essere che si trova dinanzi.
< Combatti! Guardami dirtto in faccia! > continuava gridare il suo nemico < Non può arrenderti in questo modo. >
Ma Jaless, che non comprendeva tale odio perché era avvolto dalla sua anima pacifica, rispose:
< Io non laverò via il mio male uccidendoti. Perché la guerra è la forma di morte più brutale. Preferisco andarmene in pace dopo che sono riuscito a guardare dentro di te… Se vuoi uccidermi, fai pure. Perché io non farò niente per fermarti. >
E nel dire ciò, Jaless si immaginava il momento del suo giudizio.
Perché anche se all’apparenza la sua ora era ormai giunta, la speranza non sarebbe morta con lui.

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Capitolo 2
*** Creature sepolte in mezzo al vento ***


< Tutta questa follia deve finire > mormorò Jaless con tono serio < Non hai imparato niente dai destini degli esseri umani? >
< Gli umani sono una razza molto inferiori a noi > replicò il minotauro con tono rude ma deciso < Le razze forti sopravvivono. Proprio come me. >
< Anch’io faccio parte della tua stessa razza. >
< No. tu sei solo la vergogna di tutti noi. Per questo devo eliminarti. >
Jaless, che rimaneva inerme dinanzi agli occhi assassini del suo simile, si stava rendendo conto che la furia delle creature era ineguagliabile.
La pace sembrava un lontano miraggio mentre l’odio aveva la sagoma trasparente trafitta solo dall’aria.
< Allora uccidimi. Ormai non posso far altro che acconsentire al mio destino. >
Ma se mentre il nemico si apprestava a trafiggerlo con la sua spada, urli acuti e molto decisi si sentivano molto vicini a loro.
Il nemico in questione, preso dallo spavento, rimase impassibile fissando con occhi pieni di sorpresa il povero Jaless.
< Hai sentito? Stanno per raggiungerti > rispose il minotauro < Non puoi scappare, Murgoth. >
< Non mi fanno paura! Saremo noi che vinceremo questa dannata guerra. >
< Il pianeta terra abitato precedentemente dai terrestri non deve rimanere solo un ricordo, ma le creature di questo luogo preserveranno momenti indelebili in cui negli anni avvenire si racconteranno leggende di ogni tipo. >
< Tutto questo verrà dimenticato. Come noi! >
> No, Murgoth. Perché non vuoi capire? >
< Smettila di abitare nel mondi della fantasia, Jaless. Lo vuoi capire o no che noi siamo solo pedine?! >
< Siamo importanti come molte altre creature simili e non. Sei tu che non fai altro che sminuirti. >
Ma mentre le urla e le grida in lontananza diventavano sempre più insistenti, Murgoth aveva fretta di chiudere la pratica uccidendo il suo simile.
< Allora? Che cosa vuoi fare? Non hai molto tempo, Murgoth. >
< Adesso finiscila! Lo vuoi capire che anche per me è molto difficile? >
< Vuoi salvarti? Ti consiglio di andartene ora che sei in tempo prima che gli altri ti cerchino. Magari un giorno di questi ci rivedremo. Bisogna vedere se rimarremo vivi oppure no. >
Murgoth, preso da un’angoscia profonda, passò dinanzi a Jaless senza degnarlo di nessuno sguardo mentre forti tempeste all’orizzonte presagivano un pericolo imminente.
Camminando avanti a lui senza voltarsi verso un passato che gli aveva solo regalato disgrazie, Jaless sentiva che il destino di esseri viventi non era mai stato in pericolo come quei momenti.
Corpi martoriati sotto lo sguardo inerme del povero minotauro, gli oscuravano la mete e gli facevano piangere il cuore.
“Il vento dell’odio non è mai stato così forte come adesso. Le vendette dei miei pari hanno superato il pensiero e la follia. Ora che la speranza è ancora più debole, devo guardarmi intorno per cercare un posto migliore per finire gli ultimi miei anni.”
E nel pensare ciò, Jaless continuò il suo cammino fino ad arrivare al tempio dello spazio, dove i ricordi cercano protezione grazie a creature volanti e a dir poco ospitali.

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Capitolo 3
*** Le armi sono solo uno strumento della mente. Facciamo largo all’intelligenza ***


Il confronto era ormai arrivato alla fine.
I minotauri di un luogo inesistente e lontano dal tempo e dallo spazio, erano giunti gli uni dinanzi agli altri per prendere la decisioni che avrebbe salvato o condannato la loro stirpe.
Perché se il destino era un gioco da non prendere alla leggera, la prospettiva per un futuro roseo lontano dalle armi e dall’odio, sembrava un miraggio.
Jaless, che si sentiva sempre più impotente, vedeva due schieramenti frapporsi mentre si guardavano con sguardo carico di rabbia e di rancore.
“Ma come si è potuto arrivare a questo?”
Il pensiero di Jaless l’aveva portato a redimersi per la sua razza dopo che era stato vicino alla morte.
L’introspettiva vita che gli stava accadendo era solo il primo sintomo di una fine solo rimandata?
Questa era un’altra domanda che si era rivolto, ma per attendere la sua risposta, doveva leggere negli occhi dei suoi simili.
< Fratelli > aveva cominciato a dire < Com’è possibile che siamo arrivati a questo? Non abbiamo imparato niente dalle scritture che i nostri spiriti ci hanno lasciato in eredità? Perché combattere per questioni stupide? >
< Lottare per la propria terra non è una cosa stupida > insisteva Murgoth facendosi largo tra la folla < Sei tu che non capisci le nostre ragioni! >
< La guerra non è una ragione valida per brandire armi e uccidersi a vicenda. Perché non lo riuscite a capire? >
< Jaless, hai rischiato di morire una volta. Togliti di mezzo dal campo di battaglia e mettiti al riparo ora che puoi. >
< Allora se continuerete a farvi la guerra, non potrò fare altro che andarmene da questo mondo che ho amato e odiato allo stesso tempo. Perché questo luogo sento che non mi appartiene più e vedervi uccidervi a vicenda distruggerebbe solo il mio animo fragile. Se siete intelligenti, farete la scelta giusta. >
< L’unica scelta consigliata e giusta è mettere sul piatto la legge del più forte. E solo i minotauri di tale valore riusciranno a sopravvivere. >
< Allora tu non sarai tra questi, Murgoth. >
Una voce grave e sconosciuta rimbombò dietro le fila dei minotauri.
< Gratel, che cosa significa tutto questo? >
< Ci hai gettati in una guerra che non ci è mai appartenuta. Come hai potuto farci questo? >
< Ma io veramente… Dovevamo combattere e dobbiamo farlo tutt’ora! È nella nostra natura! >
< E’ qui che ti sbagli… Per questo io e tutti gli altri nostri uomini getteremo via le nostre armi. Perché non possiamo continuare a combattere per le sciocchezze. >
< Credi davvero che la guerra sia una sciocchezza?! Allora non sai quello che stai dicendo? >
< Scommetti? >
Mentre anche tutti gli altri minotauri stavano gettando a terra le loro armi, Jaless sentiva dentro di sé un senso di rinascita che credeva di avere dimenticato.
In quel momento l’intelligenza delle creature aveva sovrapposto l’odio che stava per essere risucchiato da una luce talmente forte che sarebbe durata fino alla fine dei tempi.
Mentre i minotauri circondarono Murgoth per gettarlo nei sotterranei delle loro terre, Gratel si avvicinò a Jaless per ringraziarlo delle belle parole. >
< Stavolta le buone intenzioni hanno avuto la meglio > gli spiegò Gratel < Ma sarà sempre così? >
< Dipende tutto da noi… Sopprimiamo l’odio e potremmo vivere in pace. >
E nel dire così, nelle terre dei minotauri fu dimenticato per la voglia di combattere, facendo spazio alle speranze che fino a poco tempo prima avevano dimenticato.

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