Il giudizio della magia

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo smistamento ***
Capitolo 2: *** Primi passi nel buio ***
Capitolo 3: *** La visione del preside ***
Capitolo 4: *** L'ammaliante canto ***
Capitolo 5: *** L'arte del combattimento ***
Capitolo 6: *** Una lezione che non scorderò mai ***
Capitolo 7: *** I legami di un universo unico ***
Capitolo 8: *** Freddo pungente ***
Capitolo 9: *** Non esistono catene che possano soffocarmi ***
Capitolo 10: *** La creatura nascosta ***
Capitolo 11: *** L'animagus perfetto ***
Capitolo 12: *** Dannazione nascosta nell'anima ***
Capitolo 13: *** Il segno dell'amore ***
Capitolo 14: *** Non rimarrai lontana da me ***
Capitolo 15: *** La sentinella ***
Capitolo 16: *** La voce ***
Capitolo 17: *** La morte di uno studente ***
Capitolo 18: *** Farsi da parte... o forse no? ***
Capitolo 19: *** Legami perfetti ***
Capitolo 20: *** Le grida dell'innocenza ***



Capitolo 1
*** Lo smistamento ***


Tutti erano spaventati e intimoriti per la prima volta in quell'immenso corridoio.
Il castello dove gli alunni magici avrebbero trascorso i prossimi nove mesi era il più grande e il più maestoso che avevano mai visto.
Mentre il loro vociare si muoveva in mezzo a tutto quel silenzio, gli sguardi smarriti dei presenti andavano a posarsi su un uomo molto diverso dagli altri.
I suoi occhi a mandorla e il suo sguardo attento non poterono che destare alcune domande che non tardarono ad arrivare.
< Tu devi essere Shang. >
Una voce in mezzo a mille si levò come un fulmine a ciel sereno mentre il guerriero cinese si voltò incuriosito da tali parole.
< Chi vuole saperlo? >
< Non ti preoccupare. Volevo solo che la mia curiosità potesse essere divorata da una semplice risposta. >
< E perchè tale curiosità? Io non so nemmeno chi sei. >
< Imparerai a conoscermi nel corso del tempo. E chissà in quale casata verrai smistata. >
< Sicuramente spero non nella tua. Non mi sono mai piaciute le persone ficcanaso. >
< Come hai detto? >
Sì stava levando un forte vento di tempesta mentre tutti gli altri alunni attendevano il peggio di quello scontro.
Nessuno sì preoccupava di andargli incontro, come se a nessuno potesse interessare minimamente del loro futuro.
< Non hai il fucile con te, Gastone. E nemmeno la tua bacchetta. Non ti è permesso di usare magia all'interno del castello per un ignorante come te. Soprattutto se non sei bravo a padroneggiare la magia. >
< E tu cosa ne vuoi sapere, nullita?! Non sei nemmeno riuscito a vincere le tue guerre. >
Sguainando la sua spada nascosta, Shang si diresse verso il suo nemico attaccandolo alla gola e piantandolo contro il muro.
< Tu non sai minimamente del mio passato. Quello che la storia racconta su di me non ti deve minimamente interessare. E se vuoi continuare a vivere, ti consiglio di lasciarmi in pace. >
< Non sarebbe meglio tenere a bada alle nostre armi? > fece una giovane ragazza in mezzo alla folla di alunni < Non vorrei che potessimo finire nei guai per colpa vostra. O per colpa tua, Shang. >
< Non so nemmeno chi sei, ma a differenza di questo ignorante, mi piace la tua spavalderia. >
< Mi chiamo Mulan. E sono passati molti anni da quando non ci vediamo. >
< Mulan... Proveniamo dal nostro stesso universo di storie. Un universo che è mutato quando qualcuno ci ha riunito fin qui. >
< Hai detto bene. E anche se ai tuoi occhi sembrano solo dei ragazzini, siamo gente adulta che ha bisogno di superare queste prove e trovare la sua giusta strada. Ma litigare tra di noi, non può che servire a niente. >
< La ragazza ha ragione. >
Una voce acuta e decisa si levò dal fondo del salone.
Una figura dalle corna e dalle labbra rosso sangue si manifestò verso quegli individui che subito si rimisero in riga.
< Ci sarà tempo per combattere tra di voi. Di usare la vostra magia e la vostra forza di volontà... Ma per stasera conoscere il futuro delle vostre case. Case che dovrete riempire di gloria con moltitudini di prove e uno studio afferrato che vi permetterà di superare qualsiasi esame che vi si presenterà dinanzi... Scusate la mia maleducazione: il mio nome è Malefica e sono la vostra insegnante di trasfigurazione. Una materia che a vostro pensiero, amerete o odierete. Spero per me che vi possa piacere perchè essendo molto influente in questa scuola, vi sconsiglierei con tutto voi stesso di potermi fare una guerra. Anche se qui il presente Shang ha fatto valere il suo valore coraggioso. Ma anche allo stesso tempo stupido visto che nessuno deve essere in pericolo di vita. Ed io, come vostra insegnante, vi pregherei di seguire le piccole regole minuziose che si insegnano in qualsiasi scuola nel vostro mondo conosciuto e che vi permette di vivere nella più totale civiltà. Sempre che tutti voi siate andati a scuola... Questo mondo, in fondo, non è poi così diverso dal vostro. Dovete solo imparare a sopportarvi a vicenda, evitando di fare le prime donne, cosa che io non sopporto minimamente. Ed ora, se mi avete ascoltato, il preside Merlino vi sta aspettando con grande veemenza. >
una volta che si ristabilì la calma, Shang non smetteva di fissare il suo nuovo nemico con sguardo accigliato senza minimamente concentrarsi sul salone dove gli alunni della scuola e tutti i professori si riunivano per tre pasti al giorno tutti i giorni.
Il preside di cui Malefica aveva appena accennato, era un uomo normale, con il suo cappello a punta mentre guardava tutti gli individui con grande curiosità.
< Benvenuti nel Castello di Agarp, miei fedeli guerrieri della magia. In questo anno scolastico vi aspetteranno prove che solo il vostro essere e la vostra volontà, vi aiuteranno a superare con grande maestria.
In tutto ciò, non farà parte solo la vostra intelligenza, ma anche la vostra scaltrezza e la vostra voglia di essere i migliori. Ma chissà se tali prove saranno per voi un grande ostacolo o solamente una passeggiata. I pericoli che incombono in questo castello sono molti, ma non dovrete avere paura: se eseguirete ogni regola che prevale in questo luogo, non finirete minimamente in castigo o peggio ancora, uccisi. Sì perchè le forze maligne che vogliono la vostra morte sono molti e superare tali avversità sarà per giovani inesperti come voi, molto difficile. Ma se seguirete ogni nostro passo, vedrete che sarà un puro divertimento questo anno scolastico che vi attende.
Non dovete minimamente preoccuparvi delle mie parole perchè questa sera dovete solo pensare a divertirvi e pensare minimamente alla vostra casata. Non sto più nella pelle, sapete?! Ed è per questo che ho chiamato la coscienza di tutti voi: Grillo Parlante! >
Una minuziosa creatura entrò nel salone mentre tutti coloro che dovevano essere smischiate nelle case si apprestavano a fargli spazio.
< Oh, cielo! È stato molto difficoltoso per me trovare la strada di questo luogo. Il castello di Agrap è davvero enorme, Preside. Devo farmi dare da lei una cartina, altrimenti mi perderò in questi corridoi. >
< Non si preoccupi, cara coscienza. Ogni suo desiderio sarà un ordine per me... Ma veniamo a noi. Pronto ad usare le sue arti magiche e smistare ogni individuo che le si presenta davanti. >
< Certo. Non aspettavo altro. >
mentre tutti gli alunni si misero in fila, il Grillo Parlante chiamò ad uno ad uno uno di loro come se li potesse conoscere da tanto tempo.
< Non riesco a capire come un insulsa creatura possa decidere del mio destino > tuonò Gastone superando l'intera fila < Io non mi farò comandare da una creatura inutile e senza cervello. >
Il Grillo Parlante non poteva minimamente pensare di venire offeso da un essere umano che solo la divina provvidenza gli ha donato la magia.
< Un mezzosangue come te non può avere il coraggio di parlarmi così. >
< Io sarei cosa? >
< Grillo Parlante, per favore. Non usi termini non consoni a questi giovane ragazzi > fece Mago Merlino alzandosi dal suo trono.
< Come dovrei definire questa nullità? So molto sul tuo conto, cacciatore Gastone. La tua irascibilità e la voglia di ottenere tutto quello che vuoi, ti hanno condotto fino a qui. E per cosa? Per farti vedere superiore agli altri? Mi spiace comunicarti che sei solo una nullità. Una nullità senza cervello. >
< Ma come osate tutti voi mancarmi di rispetto? >
< Sei tu che manchi di rispetto a noi, Gastone. E non pensare di potermi sconfiggere, altrimenti l'oblio sarà il tuo luogo di partenza che non vedrà mai la fine. >
< Adesso basta! >
L'inverosimile calma del preside della scuola venne scossa improvvisamente da quella scena che si era venuta a creare tra il cacciatore e il Grillo Parlante.
< Non tollero minimamente la vostra superbia e la vostra mancanza di rispetto! Tu Grillo parlante hai un compito ben preciso. Mentre tu, giovane cacciatore, ti consiglio di rimanere al tuo posto se non vuoi finire in guai dove non potrai minimamente uscirne. >
< Rimani al tuo posto Gastone stai zitto una buona volta! > fece Malefica ripristinando l'ordine < Dobbiamo andare avanti, altrimenti nemmeno quando giungerà l'alba saremo pronti. >
< Va bene. Io mi scuso per la mia sfida che ho lanciato a questa nullità... Ma anche il qui presente Gastone dovrà scusarsi. Anzi, ho un'idea migliore: sarò il primo che chiamerò. Anche se pensò con tutte le mie forze in quale casata verrà smistato. >
Mentre le arti magiche del Grillo Parlante stavano avvolgendo il cacciatore, la parola Serpeverde risuonò in tutta la stanza come una vera e propria sentenza.
< Serpeverde? Sarò felice di portare avanti tale nome. >
Con grande sicurezza e fiero del suo prossimo futuro, Gastone fu il primo ad essere smistato in quella casata che prediligeva il sangue puro di un mago ma che combatteva per i propri scopi per raggiungere fini ed onori.
E anche se a detta della saggezza del Grillo Gastone era un mezzosangue, tutto ciò non gli impedì di raggiungere tale scopo.
Subito dopo quel siparietto che ha fatto ritardare tale celebrazione, il Grillo parlante scandì i prossimi alunni che avrebbero conosciuto il loro destino legato a tali casate:

 

 

Ariel – Grifondoro
Eric – Grifondoro
Belle - Grifondoro
Adam/Bestia – Grifondoro
Gastone – Serpeverde
Mulan – Corvonero
Shang – Grifondoro
Alice – Corvonero
Biancaneve – Tassorosso
Cenerentola – Tassorosso
Aurora – Tassorosso
Filippo – Tassorosso
Semola – Tassorosso
Jasmine – Serpeverde
Aladdin – Serpeverde
Pocahontas – Grifondoro
Esmeralda – Corvonero
Meg – Serpeverde
Hercules – Tassorosso
Jane – Corvonero
Tarzan – Tassorosso
Rapunzel – Grifondoro
Flynn – Grifondoro
Elsa – Grifondoro
Anna – Grifondoro
Hans – Serpeverde
Kristoff – Corvonero

 

 

Molti di loro avrebbero conosciuto amici che gli avrebbero cambiato il corso della loro esistenza.
Mentre altri avrebbero conosciuto il lungo fervore della sfida e della rivalità in quelle mura così sconfinate da non lasciare niente d'intentato e dove tutti i prossimi misteri avrebbero sancito un futuro scritto da un destino nascosto nel buio dei loro propositi e dei loro istinti.

 

 

< Sì può sapere che cosa ti è preso?! >
L'ira di Merlino fu di un mago che avrebbe reso la vita impossibile a chiunque, anche alla sua fedele coscienza.
< Se io non nutrissi nei tuoi confronti tutto il rispetto che puoi pensare, ti avrei sbattuto fuori dal castello seduta stante. Ti rendi conto che hai attaccato uno studente?! >
< Se l'è meritato quel vigliacco. Infatti l'ho smistato in Serpeverde. >
< Questo non vuol dire niente dove tu l'abbia messo. Stavi per uccidere un mio studente. E per di più sotto gli occhi di tutti gli altri. Sarebbe stato uno scandalo. Uno scandalo che non possiamo permetterci. >
< Ah sì? Tanto quel vile non sarebbe servito a niente. >
< Bada a come parli, coscienza. O la mia ira diventerà funesta. >
< Va bene, non dirò altro. Già questa sera sono successe troppe cose che non voglio minimamente ripetere... Anche se una bella lezione la meriterebbe quell'uomo. >
< E poi usare l'appellativo mezzosangue. Inaudito. >
< Lo terrò d'occhio, Merlino. Ogni sua singola mossa giungerà dritto a me. Quel mago non saprà cosa significa la parola tranquillità. >
< Fai quello che vuoi. Senza combinare alcun guaio. Mi hai capito? >
< Sì, d'accordo. Sei stato abbastanza chiaro. >
Merlino fissava il Grillo Parlante con sguardo truce e pieno d'odio.
Ma sapeva molto bene che la saggezza di un grande mago stava nella pazienza.
E anche se il Grillo controllava a visto il povero Gastone, Merlino non sarebbe rimasto con le mani in mano.
< Anacleto, svegliati. >
Il gufo del preside lo fissò con occhi guardinghi e assonnati.
< C'era bisogno di alzare la voce? >
< Ho un compito per te, Anacleto. Un compito a cui non puoi sottrarti. >
< E' forse una minaccia? >
< No. È solo un avvertimento. >
< Chi dovrei seguire? >
< Il Grillo parlante. >
< Ed io che pensavo di tenere a bada uno studente ribelle. >
< Quello ci sta già pensando lui... Ma non posso stare tranquillo nel pensare che quella creatura possa fare danni in qualsiasi momento. Ed è per questo che ti dico di controllarlo a vista. Per il bene comune. >
< Ma quale bene comune. Tu ti preoccupi troppo, Merlino. Ma lo farò... Domani mattina. >
< Va bene, brontolone che non sei altro. Riposati adesso perchè dopo i tuoi compiti saranno molto impegnativi. E non potrai tirarti indietro. >

 

 

Angolo autore lmpaoli94

Salve a tutti e benvenuti nel mondo della magia.
Come penso abbiate già capito, anche se siamo nel mondo della magia, non ci troviamo ad Hogwarts, ma in un mio castello inventato a cui gli ho dato il nome Agarp.
In questa storia ci saranno molti protagonisti che si daranno battaglia in un mondo a loro nuovo e sconosciuto.
Voglio anche precisare hce la mia storia sarà diversa da tutte le altre, onde evitare problemi di copyright o di copia.

Spero solamente che la storia possa piacere a molti se non a tutti e se volete, lasciatemi tutti i commenti che volete.
Sarò felice nel rispondere ad eventuali domande.

Alla prossima

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Capitolo 2
*** Primi passi nel buio ***


Le prime lezioni furono molto difficoltose per i giovani studente e anche se il loro padroneggiare della magia era alquanto scarno, ogni professore avvertiva i propri studenti di non disperare e di usare la magia solo per ogni bene e per difendersi.
< Sembra quasi un allenamento di kung fu a cui noi non siamo abituati. Non è feroce così, Shang? >
< Hai detto bene, giovane principe dagli occhi azzurri. >
< Oh, sono un vero maleducato nel non presentarmi. Il mio nome è Eric. Felice di conoscerti >
< Il mio lo sai già, Eric. E te lo dirò più tardi se sarò felice di aver fatto la tua conoscenza visto il primo problema scaturito ieri sera da quel dannato di Serpeverde. >
< Capisco i tuoi dubbi, ma ti consiglierei di non diffamare i tuoi compagni di corso. Potrebbe portarti guai. >
< Non m'importa niente. Io dico solo quello che penso e basta. Adesso devo andare. >
Ma Eric non voleva che il suo amico se ne andasse così frettolosamente.
< Aspetta, Shang. Avrei bisogno di un favore. >
Distogliendo lo sguardo dai suoi appunti, lo sguardo truce del guerriero cinese andò a posarsi verso il suo compagno di corso.
< Ecco perchè hai avuto il coraggio di avvicinarti a me. Altrimenti non ti saresti mai fatto avanti... Andiamo, che cosa vuoi? >
< Vedi, anche se sono stato addestrato nei combattimenti con la spada, non mi sento ancora pronto nella mia forza di volontà mentre tu ne hai da vendere davvero molta. >
< E con ciò? >
< Ecco, vorrei che tu usassi le tue grandi arti di sapere per conquistare la bellissima Ariel. >
< Ariel? E chi sarebbe? >
< Fa sempre parte della nostra casata ed è davvero... bellissima. Io non so come usare tali aggettivi, ma il mio cuore mi spinge verso di lei. È dal primo momento che l'ho visto che... >
< Hai fatto presto ad innamorarti, caro Eric. Essere proprio cotto, non ti aiuterà nei tuoi doveri scolastici. Se vuoi davvero essere il migliore, dimentica l'amore. Almeno in questo periodo. >
< E dovrei trattenere i miei sentimenti per chissà quanto tempo? Non ce la farei mai. E poi c'è qualcosa che mi spinge a credere che lei non è come noi. >
< Che vuoi dire? >
< Non lo so. Non è umana e la sua riservatezza non mi convince per niente. E se fosse... come si dice... >
< Vorresti credere che la tua innamorata sia un animagus? >
< Vorrei saperne di più, ma non so dove trovare le dovute risposte. Tu puoi aiutarmi^? >
Shang non avrebbe mai messo in pericolo la vita di uno studente, ma nel vederlo così innamorato e disperato allo stesso tempo, non poté fare altro che metterlo in una situazione alquanto complicata.
< C'è una parte del castello in cui nessuno può entrare. È la sezione proibita che i professori ci fanno evitare di conoscere. Sapere dei maghi che non potremmo comprendere per noi che siamo appena arrivati. Quindi ti sconsiglio vivamente di avvicinarti a tale settore se non vuoi ricevere una bella punizione che ti ricorderai per tutto il resto della tua esistenza. >
< Ma allora perchè mi dici questo? >
< Per farti credere che nella vita c'è sempre una speranza. Anche se ci può spingere in guai inimmaginabili. >
Ma Eric non voleva fermarsi.
Sapere che c'era anche solo una risposta per saperne più della sua Ariel senza poterci parlare direttamente, lo faceva sperare.
< Shang, devo raggiungere quel luogo che mi hai detto. >
< Ma sei pazzo?! È impossibile! >
< Se non vuoi aiutarmi fa lo stesso... Ma io ricercherò questa verità. A costo di essere cacciato. >
Shang non poteva credere alle parole del suo compagno.
E adesso che gli aveva rivelato tale segreto, non poteva lasciarlo da solo.
< Ti accompagno, maledizione. >
< Davvero? Faresti questo per me? Ti ringrazio! >
< Vedi di tacere, altrimenti ci farai scoprire subito... Cvi muoveremo questo notte nel buoi. E speriamo che la nostra buona stella non ci abbandoni. >
< Va bene. Ottima idea. >

 

 

Appena tutti si furono messi a dormire, fu Eric a svegliare Shang.
< Vieni, Shang. È il momento. >
< Dannazione. Mi hai spaventato. Stavo leggendo. >
< Direi piùm studiando. Ma avrai tempo per quello visto che mi hai detto che mi aiutavi. >
< D'accordo Eric ma evita di stressarmi. Sono già vestito? Vedi? >
< Ok. Muoviamoci. Non vorrei essere scoperto. >
< Non verremo scoperto se tu rimarrai in silenzio. Anche perchè ho un asso nella manica di cui non ti ho parlato. >
Togliendo dal suo guardaroba un mantello alquanto diverso dagli altri, Eric vide che si trattava di un mantello dell'invisibilità.
< Ma come diavolo ne sei venuto in possesso? >
< L'ho trovato qua dentro appena sono arrivato. Non so chi l'ha messo, ma ne usufruirò immediatamente. >
< Bravo! Bella idea. >
Una volta sotto e scomparsi agli occhi guardinghi di chi poteva metterli nei guai, Eric e Shang uscirono dal loro dormitorio per dirigersi nella sezione proibita della biblioteca.

 

 

Il cuore batteva a mille negli occhi dei due giovani studenti.
Intraprendere un percorso al buio in quelle vie quasi sconosciute, voleva dire preannunciare ad un pericolo che non avrebbe taciuto per sempre.
Giunti dinanzi ad un portone, Shang fece di tutto per non fare rumore, ma il portone scricchiolò rompendo quel sacro silenzio.
Nessuno si avvicinò a loro mentre il timore di venire scoperti crebbe ancora di più.
Shang era il più tranquillo dei due e cercare in mezzo a tutta quella moltitudine di libri era qausi impossibile.
< Siamo nella sezione proibita. Io direi di dividerci, ok? >
< Ma se succede qualcosa, Shang? >
< Non possiamo rimanere insieme, altrimenti se verremo scoperti, finiremo nei guai tutti e due. È l'ora di cavarcela ognuno da soli. >
< Non era questo il nostro piano. >
< Non discutere, Eric. Ti ho promesso che ti avrei accompagnato. E adesso tocca a te cercare la verità. Io ti aiuterò, ma alla mia maniera. >
Eric capì che non c'era tempo da perdere e cercare quella verità celata negli occhi della sua compagna era tremendamente difficile.
Dopo aver controllato alcuni di quei libri, il silenzio si ruppe ancora.
Shang, spaventato, si rimise il suo mantello dell'invisibilità andando incontro ad Eric, ma senza riuscire a trovarlo.
< Eric, dove sei? >
La paura s'impadronì del giovane guerriero cinese e la voglia di scomparire era il suo più grande desiderio.
Shang continuava a guardarsi intorno fino a che non sentì un rumore come se alcuni vetri s'infransero a terra e dopo il buio che avvolgeva la biblioteca, un fuoco prepotente si alzò in mezzo a quei libri.
< Eric, che diavolo hai fatto?! >
< Io non ho fatto niente! Qualcuno ha cercato di aggredirmi. >
Ormai non c'era tempo per le spiegazioni, ma il miglior modo per dimenticarsi di tutto ciò, era fuggire.
Fuggire il più lontano possibile mentre l'allarme alla scuola sarebbe stato dato di lì a poco.
Il Preside Merlino riuscì a fermare l'incendio grazie alle sue arti magiche, salvando quelle storie di magia che la scuola aveva gelosamente custodito nel corso dei secoli.
Il preside si sentiva affranto e preoccupato allo stesso tempo, mentre a raggiungerlo al suo capezzale venne Anacleto.
< Tu che ci fai qui? Nonm dovevi tenere d'occhio il Grillo Parlante? >
< L'incendio che si è divampato in questa scuola è molto più importante, non credi? >
Cercando di mantenere la calma, Merlino ordinò al gufo di chiamare nel suo ufficio tutti i professori della scuola per cercare di giungere ad una verità che doveva assolutamente trovare la luce.

 

 

< Questi primi passi nel buio sono stati molto pericolosi > fece Shang nascondendo il suo mantello < Ci è andata molto bene stavolta. Potevamo venire scoperti ed espulsi. >
< Ma ciò non è successo. >
< Sì, ma dobbiamo ritenerci alquanto fortunati, Eric. Se non fosse per la tua dannata curiosità, tutto ciò non sarebbe mai successo. >
< Adesso che cosa centro io? >
< Niente. Lascia perdere. >
< Sei tu che non mi hai aiutato fino alla fine. Se solo tu mi avessi guardato davvero le spalle, quella dannata figura misteriosa non mi avrebbe mai attaccato. >
< A proposito di quella figura... Non hai davvero visto di chi si trattava? >
< Se l'avessi visto, mi sarei diretto subito dal preside, non credi anche tu, guerriero cinese dei miei stivali? >
< Questa è l'ultima volta che ti aiuto. Sappilo. D'ora in avanti, sarai tu a scoprire il segreto di Ariel. Sempre che quella ragazza ne abbia uno. >
< Ti ringrazio tanto. >
Sentendo i due compagni litigare, Flynn si svegliò assonnato.
< Va tutto bene, ragazzi? >
< Sì. Torna a letto, Flynn. Lo spettacolo si è concluso. > tagliò corto Eric spegnendo la luce della stanza.

 

 

Merlino era preoccupato e alquanto inorridito.
Chi poteva mai essere stato ad entrare nella sezione proibita della biblioteca appiccando quel fuoco e cercando di distruggere secoli di magia?
< Sono alquanto sconcertato. E inorridito > cominciò a dire il preside fissando i professori alquanto assonnati < Vi ordinò di tenere gli occhi aperti su una nuova minaccia che si aggira in questo castello. Finché non riusciremmo a capire di chi si tratta, non potremmo mai dormire sonni tranquilli. Sono stata abbastanza chiaro?! >
Anche se Merlino era famoso per la sua saggezza e il continuare a mantenere il suo sangue freddo, l'inizio di quel nuovo anno era stato più burrascoso del solito.
< Preside, c'è solo una creatura che può fare tutto ciò? >
< Solo una? I nemici sono tanti, Malefica. A cominciare da lei. Ma lei ha un animo diverso che ho imparato a conoscere nel corso degli anni. Ed è per questo che mi fido. >
< La ringrazio... Ma chi potrebbe appiccare un simile incendio per la brama di distruggere tutto ciò? Ci pensi bene. >
Dopo che nessun professore aveva osato rispondere, Merlino fissò Malefica con sguardo corrucciato.
< Non può essere lui. Si trova in prigione! >
< Solo oggi è giunta al castello una lettera dove dice che Frollo è scappato la notte scorsa e che non è stato ancora ritrovato. >
< E perchè io non sono venuto a sapere di tale notizia? >
< Era troppo impegnato a organizzare il primo giorno per i nuovi alunni. Ed io, insieme agli altri professori, abbiamo creduto che tale fuga poteva non essere così importante. >
< Allora credevate male. Tutti voi! Quell'uomo ha cercato di sfidarmi maneggiando magia proibita che poteva distruggere per sempre questo mondo. Con lui in giro, Agrap non è più un luogo sicuro. E dovremmo tenere gli occhi bene aperti. Anzi, direi che dovrò fare tutto da solo. Ancora una volta. >
< Frollo è molto potente, Merlino. Anche se è rimasto rinchiuso per tutti questi anni, le sue affinità magiche non sono diminuite, ma aumentate. E poi ha la bacchetta. >
< Tutto ciò non mi spaventa. Dobbiamo ritrovarlo al più presto, prima che sia troppo tardi. >

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Capitolo 3
*** La visione del preside ***


Eric non faceva altro che fissare la sua compagna Ariel.
I suoi occhi persi andavano a scontrarsi contro quello sguardo enigmatico mentre la Regina Cattiva stava spiegando la lezione di pozioni.
< Eric! Eric! >
< Sì, professoressa. Mi scusi. >
< C'è qualcos'altro di più interessante che ti spinge a non seguire la lezione? Vorrei ricordarti che nella verifica di esame mese ci sarà la vostra prima èpratica. Con ciò, vorrei evitare di far esplodere l'intera aula a causa di alcuni voi inetti che non si applicano minimamente. Quindi Eric, ti consiglio di seguirmi, altrimenti Malefica sarà molto felice di rivederti. Anche perchè non aspetto altro che mettere la casata di Grifondoro in un imbarazzo totale. >
< Professoressa, le giuro che non capiterà più. >
< Sarà meglio per te, Eric. Anche perchè i tuoi voti non sono proprio perfetti e la tua attenzione lascia proprio a desiderare. Ma tra pochi giorni sapremmo dove tu e tutti gli altri tuoi compagni potete arrivare. >
una volta che la lezione fu conclusa, Eric confessò a Shang che avrebbe parlato con Ariel.
Ma il suo mancato coraggio lo spinse a ritrarsi proprio all'ultimo momento, mentre Mulan e molte altre ragazze la circondarono complimentandosi per la riuscita della lezione.
< Sei ancora qui, Eric? >
< Credo che finché non saprò di lei, non farò nessun passo. Non voglio fare nessuna brutta figura. >
< Quindi? Vuoi continuare a tacere? >
< In questo momento, sì. >
Shang non riusciva a capire come la codardia di un uomo di mare potesse spingersi così lontano.
< Ti confesso una cosa: più aspetti, peggio è. >
< Ma se lei non è quello che vuole farci pensare... >
< E con ciò? Mica vorrà ucciderti. >
< Questo non posso mica saperlo, Shang. >
< Fai come vuoi... Ma ti confesso che stai sbagliando tutto. >
< Vedremo che avrà ragione. >
Una volta giunto nel cortile della scuola, la professoressa Malefica si accinse a circondarlo.
< Ahh! Professoressa! >

< Scusami Shang, ma non sapevo come avvertirti. >
< In merito a cosa? >
< Il preside vuole parlarti. Subito. >
Facendo finta di nulla sulla questione della biblioteca, Shang si presentò dinanzi al Preside fissandolo con sguardo perso.
< Preside, voleva vedermi? >
< Sì, ragazzo... Credo che tu abbia visto che c'è un piccolo regalo nel tuo appartamento. >
< In verità sì. >
< Il mantello dell'invisibilità è un oggetto che mi apparteneva e che ho usato per tutta la mia vita solo per scopi benefici. Quindi vuol dire che non dovrai usarlo per andare a zonzo nelle ore notturne e non dovrai minimamente usarlo all'infuori della scuola.
E' un regalo molto speciale che ho voluto regalare all'uomo più coraggioso che io conosca.
Anche se sei un mezzosangue, ciò non vuol dire che le tue potenzialità siano nulle.
Ho grande fiducia in te e sono convinto che farai di tutto pur di dimostrarmi il tuo valore. >
< Io la ringrazio, Signor Preside. Davvero. >
< E poi potrai contare sull'insegnamento di Malefica, uno dei migliori professori che la scuola può godere. >
Ma Shang non riusciva a fidarsi di nessuno, nemmeno della sua professoressa di trasfigurazione.
Il suo sguardo serio e alquanto raccapricciante, lo facevano destare nel non cacciarsi nei guai, senza minimamente parlare dei fatti della biblioteca.
Ma Shang non poteva rimanere silenzioso su quel misterioso fatto.
< Preside, sa dirmi a che punto sono le indagini per quanto riguarda l'incendio della biblioteca. >
Il preside fissò il ragazzo con sguardo incuriosito, mentre Malefica si accingeva a interrompere tale curiosità.
< Perchè vuoi saperlo? Per il bene della scuola o per la tua semplice curiosità? >
< Diciamo per tutte e due le cose. Mi preoccupa le cose che succedono in questo castello e venire informato di tali eventi, non può che portarmi ad aiutarvi un giorno di questi. >
< Non c'è bisogno del vostro aiuto. Né tanto meno di un aiuto di un ragazzo che ancora non sa che cosa vuol dire magia. >
< Ma io professoressa non volevo sopraffarvi. >
< Ma lo hai fatto, Shang. Quindi ti consiglio di rimanere al tuo posto. Per il tuo bene. >
Shang capiva che doveva farsi gli affari propri, ma voleva anche la sicurezza che non sarebbe stato minimamente invischiato sulla questione dell'incendio.
< Stiamo ancora cercando il colpevole, Shang. Il mio allarmismo purtroppo non si è ancora placato e quindi sono costantemente preoccupato. Ma fortunatamente grazie ai nostri professori, la situazione è totalmente sotto controllo. >
< Bene. Sono felice di constatarlo. >
Ma prima che Shang uscisse dall'ufficio del Preside, l'arguzia di un mago potente lo portò a guardarsi bene intorno mentre tutte le avvertenze che aveva subito, subirono un notevole rafforzamento.
< Come ti ho già detto, attento a quando vaghi per il castello sotto il mantello dell'invisibilità. Potrebbe essere molto pericoloso. >
< Ma io non ho fatto niente di tutto ciò''' >
< Evita di mentirmi, Shang. Non ti conviene. So quando agisci e come lo fai. Come lo so di te, lo so di tutti gli altri. Quindi, occhi bene aperti. >
Shang ci rimase molto male nel sapere che la sua incolumità era sempre tenuta sott'occhio.
Per stavolta non ricevette nessun tipo di punizione, ma il Preside teneva gli occhi addosso su chiunque di loro, preoccupandosi fermamente di tutto quello che succedeva fuori e dentro il castello.

 

 

Eric invece, era continuamente in procinto di ficcarsi nei guai, soprattutto se tali guai erano legati alla sua curiosità e a Gastone.
< Vedo che stai diventando un ragazzo molto studioso come il tuo amico di merende, Eric. >
< Di chi stai parlando, Gastone? >
< Non fare lo stupido con me, anche se in fondo in fondo lo sei... >
< Sei venuto fin qui per offendermi? >
< Certo. Perchè mi ritengo molto più abile e intelligente di te. Che cosa stai cercando? >
< Questi non sono affari tuoi. Quindi lasciami in pace. >

Ma Gastone non voleva fermarsi dopo il suo avvertimento.
Portandogli via il libro che stava leggendo, grazie all'aiuto dei suoi amici, continuò a farsi beffe di Eric.
Il ragazzo non sapeva come destreggiarsi contro l'odioso compagno e nessuno dei suoi compagni di Grifondoro avevano intenzione di aiutarlo.
< Sei solo uno sciocco lupo di mare. Non sei un cacciatore come me. >
< Peccato che tu non sia morto nell'oblio della tua storia. Avresti fatto un favore al mondo della magia. >
< Ma come osi parlarmi in questo modo. >
Tirando fuori la sua bacchetta, Gastone era pronto a colpire il suo avversario.
< Gastone, non vorrai mica usarla > gli fece il suo compagno Aladdin < Finiresti in punizione. >
< Non m'importa. Almeno avrò avuto lo sfogo di colpire una nullità contro quel dannato lupo di mare. >
< Un lupo di mare sa come difendersi da un mezzosangue come te. Mezzosangue uguale a nullità. E tu non potrai mai maneggiare la magia come vuoi. >
< Io non sono un mezzosangue, maledetto! >
Ma prima che la situazione potesse degenerare, Ariel venne in aiuto di Eric fermando la truce vendetta di Gastone.
< Ma guardati, lupo di mare. Ti fai aiutare da una ragazza. >
< Peccato che non ci troviamo in mezzo al mare Gastone, altrimenti saresti morto affogato. >
< Pensi davvero di farmi paura? Io non ho paura dell'acqua. >
< Perchè non conosci le creature marine. Se solo tu sapessi, avresti certamente fifa. >
< Ariel, mi stai forse dicendo che tu sei una creatura diversa da noi? >
< Non credo che tu voglia scoprirlo. >
Tirando fuori la sua bacchetta, Ariel riuscì a disarmare il suo avversario, lasciando tutti i presenti a bocca aperta.
< Ma guardati Gastone: la tua stupidità non ha limiti. Serpeverde dovrebbe vergognarsi per aver acquisito una figura come te. >
< Non osare continuare ad offendermi, altrimenti... >
< Altrimenti cosa? Ti metti a piangere? Perchè non vai a farlo nel tuo dormitorio? Sono sicuro che là dentro avrai tutta la rassicurazione necessaria. E ora lascia in pace me e i miei compagni. >
Con la coda tra le gambe, Gastone e Aladdin lasciarono la biblioteca dove fino a qualche notte fa' si era sprigionato l'incendio.
Per miracolo o forse grazie ad una magia potente di protezione, nessun libro era stato minimamente danneggiato.
Eric, a quel punto, non poté che ringraziare la sua compagna Ariel che per la prima volta, si fece coraggio parlandogli.
< Sei stata magnifica. Davvero. >
cercando di mantenere il suo sguardo serio, ad Ariel non importava niente di ricevere ringraziamenti.
< La prossima volta se vorrai sapere di più sul mio conto, potrai domandarmelo personalmente. Io non ho niente da nascondere. >
< Ma a cosa ti riferisci? >
< Vuoi sapere chi sono veramente? O cosa sono? >
< Ecco, io... >
< Bene Eric, preparati alla verità: io sono un animagus. Un animagus che vive nelle zone più impervie del mare. Io sono una sirena. >

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Capitolo 4
*** L'ammaliante canto ***


< Una sirena? Non ci posso credere. >
La sorpresa di Eric fu alquanto palese, dimenticando per sempre tutte le sue preoccupazioni.
< Non ho mai incontrato una sirena prima d'ora. Pensavo che fosse... una leggenda. >
> Siamo più che una leggenda, Eric. Siamo vere. Vere come altre cose che circondano questo mondo. >
< Ad esempio? >
< Non sono io che dovrò spiegartele. Ma con il tempo imparerai. Imparerai tutto quello che ci circonda. Non esistono solo mezzosangue o animagus. Ma altre creature superiori che si nascondono nell'ombra. Come ad esempio quello che ha appiccato l'incendio nella biblioteca. >
> E tu che cosa sai di lui? >
Ariel si destò subito nel raccontare la sua versione.
La giovane ragazza non riusciva ancora a fidarsi dell'uomo, anche se non riusciva a mollargli gli occhi di dosso.
Ariel si sentiva diversa, come se i suoi più oscuri sentimenti stessero prendendo il sopravvento.
< Non so niente. So solo che siamo in pericolo. >
< Secondo me non ci dovremmo sentire tali. Abbiamo un grande preside che può proteggerci in ogni istante,. E poi abbiamo dei compagni che nascondono le qualità nel combattere e non solo nello studiare. >
< Fidarsi del preside va bene, ma guardarci bene dai nostri professori e dai nostri alunni può sembrare fatale. >
< Mi stai forse dicendo che non riesci a fidarti di nessuno, Ariel? >
< Sono una sirena, Eric. E anche se le sirene hanno una bellezza ineguagliabile, so di cosa possiamo essere capaci. Nel corso della nostra storia hanno sempre provato a scovarci e a ucciderci. Ma stavolta sarà diverso. >
< Uccidervi? Chi può fare una cosa del genere? >
< A chi è interessato della nostra leggenda... Veniamo dipinte come creatura pericolose che minacciano il mondo magico. Per questo rimanere nascoste è l'unico modo per sopravvivere. >
< Ma allora perchè mi hai confessato il tuo segreto? >
< Perchè credo di fidarmi di te... E poi perchè volevo salvarti da te stesso. Saresti morto nel cercare tali risposte. E un faccino ingenuo come il tuo, può tornarmi molto utile. >
Eric non sapeva se si sentiva offeso o interdetto da tali parole.
E' vero che si trovava dinanzi ad una bellissima ragazza, ma spingersi oltre non era affatto una buona idea per lui.
L'amore era un sentimento che non poteva appartenere ad un lupo di mare studioso di magia e fidarsi di quella giovane ragazza mediante gli avesse confessato il suo temibile segreto, lo spingeva a continuarsi a guardare intorno. Per il suo bene e per il bene di tutti i suoi compagni.
Ma quel tocco sincero e quegli occhi bellissimi, avevano spinto Eric sotto un ipnosi a cui non sapeva sottrarsi.
< Sai Eric, saresti ammaliantemente facile per me farti cadere in un sogno ad occhi aperti. >
< Che vuoi dire, Ariel? >
< Non puoi fare a meno di guardarmi. Ti rendi conto che in mia presenza saresti in continuo pericolo? > gli sussurrò la ragazza a pochi centimetri dalle labbra dell'uomo.
< Io non ho paura. >
< Fai bene a non averne perchè io sono buona. Ma se tu solo scoprissi altri animagus che popolano questa scuola, staresti bene alla larga. >
> Non capisco cosa avete tutti contro questi animagus. Io li trovo interessanti. >
< Interessanti finché non decidono di ucciderti. >
< E perchè dovrebbero farlo? >
< Perchè loro hanno timore. Per loro chiunque gli giri intorno, è un totale pericolo. E poi fanno di tutto per mantenere il loro segreto. E se venisse portato alla luce, verrebbero perseguitati. Ma a differenza mia, io sono consapevole della mia volontà e della mia forza. Per questo non ho paura. >
< Certo. Capisco. >
< Eric, vuoi davvero vedere come riesco ad ammaliare una creatura indifesa come te? >
Eric non sapeva cosa rispondere.
La compagnia di quella ragazza era alquanto piacevole ma allo stesso tempo paurosa.
Paura che Eric cercò di tenere alla larga per cercare di essere una persona diversa.
Ma Ariel riusciva a leggere i suoi occhi e sapeva bene cosa il ragazzo voleva da lei.
< Ascoltami. E chiudi gli occhi. >
Senza che il ragazzo rispondesse alla richiesta di Ariel, rimase inebetito ad occhi aperti mentre una misteriosa melodia avvolse le sue orecchie e tutto il suo corpo.
Sembrava interdetto e avvolto da una forza oscura a cui non poteva minimamente sottrarsi.
Improvvisamente però, ammaliato da tale melodia, Eric cercò di fuggire disperatamente mentre le note della sirena riempirono tutto quel silenzio.
Il castello sembrava così lontano e il luogo aperto in cui i due ragazzi si trovarono, sembrava quantomeno una prigione, soprattutto per Eric.
Il ragazzo non riusciva a fuggire da tale ammaliamento e la sua voglia di combattere venne neutralizzato dal suo sguardo inebetito.
Eric sembrava che stesse sognando, ma ad occhi aperti.
Un sogno profondo dove si vedeva lui in compagnia di una sirena mentre solcavano i mari del mondo conosciuto.
Eric si sentiva attratto talmente tanto che avrebbe fatto qualsiasi cosa per la sua sirena, fino a portarsi direttamente alla morte.
E anche se Eric non pensava a tale destino, per lui importava solo rimanere in compagnia di quella creatura bellissima che la avvolse dandogli un rapido bacio mentre Ariel interruppe improvvisamente il suo canto.
La sorpresa di essersi spinta oltre la fece immediatamente destare, mentre l'arrivo di Mulan e di una professoressa, la fecero desiderare di sparire.
< Che cosa ci fate voi due qui fuori da soli al freddo? >
> Cosa? Ma che è successo? >
Eric non riusciva a ricordare niente mentre toccandosi la fronte, gli fece capire che si era trattato di un sogno molto strano.
< Stavamo studiando insieme, professoressa Ursula. Niente di preoccupante. >
< Credete davvero che io mi fidi? Se non fosse stato per la vostra compagna, tu Ariel saresti andata incontro a guai molto seri. >
< Io non ho fatto nulla, professoressa. Davvero. >
< Mulan, riporta Eric nella tua casata. Devo parlare da sola con Ariel. >
La guerriera cinese, molto curiosa nello scoprire il potere degli animagus, si limitò però ad eseguire l'ordine mentre Eric non aveva nessuna intenzione di alzarsi.
> Vieni, avanti. >
< Ma cos'è successo? >
< Hai solamente battuto forte la testa. Adesso ti porto ion infermeria. >
< No. Non è vero. >
< E' meglio per te non discutere il mio volere e gli ordini della professoressa Ursula. Non ti conviene. >
E una volta rimasti da sole, Ursula scannò la povera Ariel per il potere che aveva manifestato.
< Ammaliare le povere creature umane non ti servirà a farti sentire invincibile. Soprattutto se lo usi a fin di male. >
< Non volevo ucciderlo buttandolo in mare. Volevo solo farglio capire dove può spingersi un animagus prima che si potesse fare del male da solo. >
< Quel ragazzo non ha bisogno di te. E tu non hai bisogno di lui! >
< Lei non sa di cosa posso essere capace. >
< Smettila di fare la superba e ascoltami, ragazzina: se userai ancora il tuo potere, ti sbatterò nell'ufficio del preside così che lui ti darà la punizione necessaria. >
< Crede davvero che ho paura dopo che lei ha quasi provato a distruggere la mia famiglia e ad uccidermi? >
> E' stato molto tempo fa' quando non facevamo parte di questo mondo. >
< Non cerchi di divagare in inutili insinuazione. Meglio se lei pensi al suo insegnamento di erbologia. Io penserò a me stessa. >
< Se solo ti metterai in pericolo, io lo verrò a sapere! E ti punirò! >
< E se il mio potere potesse fare del bene a questa scuola? Se io riuscissi a scovare il male che circonda tutti noi? >
< Ariel, tu non sai quale è il vero male. Sei ancora una ragazzina che a malapena riesce a manovrare i suoi poteri. Ma se tuo padre sapesse... >
< Non osare parlare di lui! Non te lo permetto! >
La rabbia di Ariel fu alquanto categorica, quasi a scontrarsi perennemente contro quella figura che la continuava a fare soffrire mediante un passato burrascoso.
< E poi le consiglio di stare al suo posto, altrimenti ci saranno altri animagus svelati. Dopo di me, s'intende. >
< Nessuno ti crederà. Sarebbe la tua parola contro quella di una professoressa rispettata. >
< Rispettata fino a che punto? >
< Questi non sono affari tuoi, Ariel. E adesso smettila di fare la saccente superiore. Con me non attacca. >
< Allora mi lasci in pace. >
< Lo farò, facendoti rimanere qui sola in riva al mare per tutta la notte. Non ti sarà permesso rientrare, pena la detenzione nella foresta proibita che circonda il castello. >
< Lei non può farlo. >
< Non morirai. Ti serva solo da lezione... E sì, io posso farlo. >
Inorridita da tale decisione, Ariel si trasformò in sirena buttandosi nelle acque fredde che circondavano il castello.
“Così imparerai a tenere la testa bassa, Ariel. La tua superbia sarà solo la tua rovina.”

 

 

Mentre il buio avvolse il castello e l'intero territorio, il silenzio venne rotto da alcuni passi felpati che lo conducevano in mezzo a quell'oscurità, verso la dimora dei maghi.
La figura misteriosa avanzava con sguardo attorniato mentre il suo ciglio lo rendevano pericoloso.
Ma quei passi vennero interrotti improvvisamente da un canto melodico che si mischiò alkle sue intenzioni.
Si bloccò per ascoltare mentre le sue intenzioni erano altre.
La figura nel buio voleva muoversi, scappare da quella debolezza che lo stava facendo desistere.
Ma il canto era troppo forte mentre il buio si impadroniva dei suoi occhi.
< NO! Lasciami andare! Non mi avrai! >
E mentre tale pericolo veniva sventrato, un altro avrebbe avvolto il castello, mentre il buio si stava diradando catturando quella figura misteriosa.
< Chi diavolo sei tu?! >
< Il peggior incubo di tutti i viaggiatori > rispose Ariel con il sangue negli occhi dopo che si era ritrasformata in umana < E tu hai finito di incutere timore nell'ombra, Frollo. Pagherai il tuo male. Smetterai di muoverti nell'ombra ed eviterai di spaventarci. >
Ridendo sommessamente, Frollo non si sentiva per niente in trappola.
< Questo è solo il momento della mia vendetta interrotta. Saprò fuggire. Come ho sempre fatto. Il mio spirito non scomparirà mai. >

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Capitolo 5
*** L'arte del combattimento ***


Frollo si guardava intorno attendendo l’arrivo del suo acerrimo rivale Merlino.
Il mago stava cercando ogni modo per cercare di evadere in quell’ufficio, ma sembrava impossibile.
Poteva cercare di pensare essendo da solo, ma riusciva solo a sentire il rumore di un corvo che si aggirava nelle vicinanze.
< Magari tu puoi essermi d’aiuto. >
pronunciando alcune parole incomprensibili, Frollo gettò nel buio l’ufficio di Merlino, mentre le sue arti magiche stavano per prendere il sopravvento.
< Mi farai uscire da qui, pennuto. E di me non rimarrà nessuna traccia. >
Ma anche se dinanzi a lui si trovava un corvo senza un minimo di potere, l’uccello gridò talmente forte che si incendiò improvvisamente lasciando interdetto il grande mago.
< Ma che diavolo di stregoneria è questa? >
< Vedo che hai avuto l’onore di conoscere il corvo di Malefica. E tutte le sue sfaccettature di fenice che sta imparando piano piano. >
La voce di Merlino risuonò in tutto il suo ufficio, riportando improvvisamente la luce persa.
< Sembra un uccello innocuo, ma dentro di sé ha un potere eccezionale. Forse sarebbe stato meglio se fosse stato lui a controllare alcuni di questi alunni che nascondono il male dentro di loro. Ma fa’ lo stesso… Adesso dobbiamo pensare al tuo futuro, Frollo. >
< E’ da molto che non ci vediamo Merlino. Le tue arti magiche mi sorprendono ogni volta che ci vediamo. >
< Per questo non riesci mai a fuggire come vorresti. >
< Mi stai forse dicendo che sono un inetto? >
< Potresti migliorarti, ma usando la magia a fin di male, meglio gettarti nella prigione più pericolosa che io conosca. Giusto per tenerti sotto controllo. >
< Quella prigione che hai pensato per me sulle rive dell’oceano e con la marea che si ingrossava diverse volte al giorno non è servito per tenermi incarcerato. Sono fuggito. Con l'aiuto del mio sapere. >
< Sì è vero, ma stavolta sarà diverso. >
< Cosa vuoi fare? Gettarmi tra le grinfie di un animagus? Non posso ancora credere di avere fatto una brutta fine per colpa di una sirena. È inaudito. >
< Alcuni dei miei alunni nascondono un potere che non puoi immaginare minimamente. Per questo non riuscirai mai nei tuoi intenti. >
< Vedi di non sfidarmi, Merlino. Potresti avere delle brutte sorprese. >
< Se non mi conosci ancora, rimango sempre umile dinanzi ai miei nemici. Peccato per te che dopo anni nella criminalità più totale, cambiano idea e cercano di essere creature diverse. Ma tu sei diverse. Sei molto recidivo. >
< Non ci posso fare niente. >
< Per non parlare dell’ultima volta che hai sedotto una zingara che ti ha sconfitto grazie alle sue arti divinatorie. >
< Quella maledetta! > fece Frollo con tono truce < Sono convinto che si trova ancora da te. non è forse così? >
< Chi lo sa… Ma stai sicuro che ha tutta la protezione che io posso garantirgli. >
< Certo. Ma la mia vendetta continuerà ad essere truce e spietata. >
< Ti stai consumando, Frollo. Non sei più un giovane mago come un tempo. Io e te invecchiamo e non possiamo farci niente. >
< Puoi cercare in ogni modo di farmi destare dai miei obiettivi con i tuoi giochetti, caro Merlino… Ma non mi farai mai cambiare idea. >
< Ridendo sommessamente, Merlino prese in giro il suo nemico grazie all’intervento della sirena che ha risolto tale situazione.
< Una sirena… E’ davvero inaudito. >
< Cerca di fermarti, ora che sei in tempo. >
< Non lo farò! Quante volte te lo devo dire?! >
La rabbia e la collera di Frollo scossero ancora quell’ufficio che mise in allarme anche il corvo che teneva d’occhio l’intera situazione.
< Gridare non ti servirà a niente, Frollo. La tua magia non può nulla in questo ufficio. E in mia presenza, naturalmente. >
< Non è così! Se non fosse stato per te, avrei controllato questo dannato pennuto. >
< Il corvo di Malefica non è così stupido come può sembrare. E tu devi imparare dai tuoi errori se vuoi cercare di diventare perfetto. Ma ti assicuro che non avrai questa possibilità. Ti farò sbattere a Campo Maleficus dove non potrai mai tornare indietro. >
< Non lo farai mai. I maghi non tornano mai indietro da quel luogo. >
< Infatti. Solo con il mio volere puoi avere una possibilità di sfuggirne, ma vedo dai tuoi presupposti che non sarà così. Quindi rimanere in quel luogo mentre la magia scomparirà dal tuo essere, ti farà slo che bene. Ma ti posso assicurare che quel luogo non è per sempre. Non verrai mai rinchiuso per sempre. Anche con un mago crudele e spietato come te bisogna avere pietà. Quindi, vedi di rigare dritto! >
Mentre l’ufficio di Silente veniva scosso con un forte incantesimo, Frollo venne risucchiato in un vortice infernale che lo spedì direttamente nella prigione di massima sicurezza riservato a maghi spietati come lui.
Allarmata per quello che stava succedendo, Malefica si riversò nell’ufficio del preside per cercare di sondare la situazione.
< Ho sentito varie grida, Merlino. Che diavolo sta succedendo? >
< Con gran voce ti confesso che Frollo non sarà più un problelma. L’ho rinchiuso a Campo Maleficus fino a data da destinarsi. >
< Doveva condannarlo a morte, Signor Preside. Era l’unico modo. >
< La condanna a morte non fa’ parte del nostro essere, Malefica. >
< Ma è l'unico modo per togliere di mezzo nemici come lui. >
< Le prometto che lo terrò bene d’occhio. Non farà altri passi falsi. Glielo giuro. >
< Lo voglio ben sperare. >
Anche se Malefica non riusciva a fidarsi delle parole del preside, sapeva molto bene che i suoi poteri andavano ben oltre la sua forza.
nessuno poteva tenere testa al grande mago Merlino fino a quel presente conosciuto.
Ma esiste sempre un avversario più forte che cercherà di avere la supremazia necessaria per guidare un mondo magico non ancora espiato da tali maghi oscuri.

(Campo Maleficus)

 

 

Vedendola combattere in giardino, Shang si avvicinò alla sua compagna Mulan che si stava esercitando con la spada.
Vedendo come si destreggiava e la sua velocità, il giovane studente gli andò incontro per cercare una comunicazione che sembrava impossibile.
< Sei davvero molto brava. Davvero > cominciò a dire Shang interrompendola.
< Ti ringrazio. >
< Ti assicuro che non lo dico spesso ai miei nemici o a tutti coloro che conosco. >
< Perché? Noi ci conosciamo. >
< Non del tutto, ma credo che potremmo diventare buoni amici. >
< Chi ti garantisce tutto questo? >
< Ho una sensazione che non può dirmi il contrario. >
Ridendo da tale richiesta, Mulan non aveva nessuna intenzione di diventare amica di un uomo che si dava un sacco di arie.
< Caro Shang, è meglio se torni a fare il detective del mistero insieme al tuo amico Eric invece che perdere tempo con me. >
< Come, scusa? >
< Avete scoperto che Ariel è un animagus? Non ci voleva molto. E non ci voleva nemmeno andare in biblioteca mettendo in pericolo voi stessi e tutta la scuola. Anche se credo che ormai sappiamo tutti chi ha causato l’incendio di tale luogo. Ma forse non sappiamo ancora la causa… E se fossi stato tu o il tuo amico Eric per paura di venire catturati? >
< Tu non sai minimamente cosa è successo in quel luogo > ribatté Shang a denti stretti < E se non sei bene informata, ti pregherei di tacere. >
< Tu sei troppo intelligente per cadere in simile trappole. Quindi credo che sia stato quello sciocco di Eric. Ha causato tale incendio per tenere alla larga il suo aggressore. Quindi per questo Frollo è fuggito nelle acque circostanti, venendo poi catturato da Ariel che era stata isolata per colpa di Medusa, sua acerrima nemica. >
< Una bella storia, non c’è che dire. La tua storia non fa una grinza… Ma se Eric avesse cercato di combattere quel ladro e inavvertitamente avesse rotto la lanterna? >
< Non avrebbe avuto nessuna possibilità contro il suo nemico. Anche se Eric è un mago, non ha mai combattuto. >
< E tu cosa ne sai? >
< Lo so e basta! >
Shang si sentiva inorridito dalla superbia della sua compagna di scuola.
Credeva fermamente che quella ragazza si potesse sentire invincibile di fronte a tutto.
< La tua arroganza è pari solamente alla tua ignoranza, cara Mulan. >
< Che cosa intendi dire? >
< Che vuoi fare la saccente con me. Ma non hai capito contro chi hai a che fare. >
Gettando a terra il suo mantello, Shang sguainò la sua spada mettendo in guardia la sua avversaria.
< Vuoi sfidarmi? Ed io che credevo che avremmo combattuto con le nostre bacchette. >
< Sarebbe stato troppo facile per te visto che sei molto più preparata di me con la tua magia. Di conseguenza ho pensato che con la spada, sarebbe stato diversa. E poi non è permesso usare la magia fuori dalla scuola. >
< Ma non fuori dal suo perimetro… Ma fa’ lo stesso. Sarà divertente metterti al tappeto. >
Senza perdere ulteriore tempo, Mulan avvolse con vari colpi brutali il giovane Shang circondandolo con le sue tecniche.
ma Shang si difendeva a spada tratta, venendo solo ferito lievemente alla gamba sinistra.
< Ti ho colpito! >
< Una ferita lieve e superficiale. Adesso tocca a me! >
Vedendo quanto era difficile colpire la sua avversaria, alla fine Shang mollò la sua arma per tirare fuori la sua spada e disarmarla incredibilmente.
< Non è valido! Tu hai barato! >
< Io non ho fatto niente di male. Stiamo combattendo. >
< Sì ma avevi detto con la spada e non con la bacchetta! >
< La tua superiorità mi stava davvero snervando. E la tua supremazia può andare a farsi fottere. >
< Aaah! Ti odio! >
Scaraventandosi contro Shang con tutta la forza di cui poteva disporre, la giovane Mulan venne fermata da Biancaneve e da Cenerentola, due delle sue più grandi amiche.
< Non ne vale la pena di mettersi nei guai per uno come lui, Mulan. Anche perché sta arrivando Ade con tutta la classe per insegnarci alcuni incantesimi. >
Cercando di placare la sua rabbia, Mulan ripose la sua spada fissando con sguardo truce il suo sfidante.
< Shang, ti avverto che il nostro scontro non finisce qui. È solo questione di tempo e ti darò una bella lezione come si deve. >
Cercando di ridere sommessamente sotto i baffi, Shang fu avvertito da Cenerentola di ricomporsi subito, altrimenti avrebbero passato tutti un sacco di guai.
< Non vi preoccupate, ragazze. Non sono io che attacca zizzania, ma la vostra amica che non sa ancora cosa vuol dire combattere. >
Per difendere la sua amica, Cenerentola gli lanciò un Espelliarmus che lo scaraventò a terra.
< Prima di parlare male della mia amica, sciacquati la bocca. Ti conviene. >

 

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Capitolo 6
*** Una lezione che non scorderò mai ***


Shang non poteva niente contro la magia.
Le forze umane erano niente di fronte all'arte di combattimento che le altre casate stavano imparando.
Il giovane guerriero doveva guardarsi bene intorno e cercare di mantenere tutta l'umiltà necessaria per cercare di essere il migliore.
Ma chi poteva aiutarlo?
Eric era troppo impegnato a cercare le dovute risposte nel passato di Ariel mentre Ursula cercava di farlo desistere cercando di convincerlo a pensare alla sua magia.
Mulan invece pensava a farsi delle amiche.
Amiche che nel corso della sua vita non aveva mai avuto e solo nella scuola di Agrap stava conquistando con il suo coraggio e il suo eroismo.
Shang a quel punto credeva di essere solo.
Solo contro una potenza che era la magia e che non aveva ancora imparato ad addomesticare
Ma solo un professore curioso della sua storia poteva farlo destare e farlo cambiare impercettibilmente.
Era un professore molto diverso dagli altri anche perchè non aveva bene legato con nessuno di loro, tranne che con kil preside Merlino.
Merlino vedeva quel professore un fulcro inestimabile che doveva coltivare e non cacciare come un molestatore o come una figura sgorbia e maledetta.
Nessuno di cuore nobile aveva visto in lui tali energie e la sua figura era sempre rimasta nell'ombra, fino a quel giorno.

 

 

Shang cercava di scrutare quell'uomo basso che si divincolava tra i banchi di scuola come se niente potesse spaventarlo.
Insegnava con passione e con devozioni e solo pochi ragazzi avevano il presunto dovere di ascoltarlo.
I suoi occhi lucidi gli avevano fatto ricordare di un passato molto lontano da quello che poteva credere, ma era troppo opprimente anche nel suo presente.
Abbandonato per salvargli la vita, il professore di storia della magia coltivava la sua stessa vita lontano da tutte le possibili attenzioni mentre il suo coraggio veniva ancora mascherato da tutto il suo sapere che solo un mago purosangue come Merlino gli poteva insegnare.
Merlino, anche se era un fedele Serpeverde, non era una figura crudele e spietata come si poteva credere.
La sua intelligenza andava ben oltre tutto il suo sapere e fare in modo di essere il migliore era stata solo la sua priorità e non la sua ossessione.
Aveva conosciuto ogni singola creatura e aveva sempre cercato di fidarsi di tale, ma solo l'attuale professore di storia della magia aveva afferrato in lui tutto il rispetto e tutto il calore di un uomo normale che poteva sprigionare.
La sua avventare nella scuola più rinnomata e famosa al mondo aveva fatto in modo che tali alunni potessero profondere il loro tale rispetto che non poteva assolutamente passare inosservato.
Spiegare l'arte di quei maestri che avevano fondato la scuola e le cosiddette quattro casate, non rendevano partecipi molti di quei alunni ancora acerbi per farsi sottolineare maghi e streghe potenti, soprattutto coloro che non covavano tale riconoscimento.
E questo il professore di storia della magia aveva adocchiato anche in Shang che anche se cercava di rimanere attento alle sue lezioni, nella sua mente leggeva la voglia di combattere. Con o senza la magia.
La divinazione non era un solido segreto per quel professore che aveva molte passioni che risiedevano nel suo cuore, e tra queste cera anche quello di leggere le menti turbolenti di giovani studenti.
Ma un giorno come tanti, quella magia incluse ancora il destino di quel professore e di Shang, troppo coinvolto nel pensare solo a combattere.
< Shang? >
Girandosi di sbieco, l'alunno non aveva ancora capito cosa potesse aver mai fatto.
< Professor Quasimodo, posso fare qualcosa per lei? >
Il mago non sapeva come poter far breccia nell'animo di quello studente, anche perchè non era riuscito mai in tale intento con gli altri.
E perciò la storia della magia era sempre stata la sua vera passione che lo accompagnava da tanti anni.
Ma quel giorno Quasimodo voleva cambiare, facendo l'amicizia di quel giovane guerriero.
< Il tuo principio di essere il primo su tutto non riesce a prevalre come vorresti tu, non è vero? >
§< Che cosa? >
< Tale supremazia non ti riuscirà mai in questo mondo. Non cerchiamo di essere i vecchi che i bambini e tutti coloro che sanno delle nostre storie conoscono su di noi. Ma nel mondo della magia non è così, Shang. Noi dobbiamo cercare di essere diversi. Per il nostro bene. >
Shang però non riusciva a capire che cosa il suo professore volesse dirgli.

< Professore, da cosa intuisce la mia totale scarsa di immergermi in questo... vortice magico? >
< Una gran bella definizione, non c'è che dire. Ma le tue capacità sono troppo sottovalutate in questo mondo, mentre nel tuo ti sei sempre sentito a tuo agio. Dunque, per cercare di essere bravo quanto i tuoi compagni, devi imparare ad immergerti in questo mondo. >
< Professore ci sto provando. Ma non è così facile. >
< Ci stai provando? Ma se passi tutto il tuo tempo a disposizione a maneggiare la spada e le tue arti di kung fu. Guarda che non sono uno stupido. E non ti conviene mentire al tuo professore. >
> Io credevo che questa fosse una scuola democratica e non una dittatura. >
< Lo è. Ma quale è il tuo più grande desiderio? >
< Io... >
Shang non sapeva cosa rispondere.
Sapeva molto bene anche lui di avere molte difficoltà nell'entrare nel meccanismo della magia e cercare di difendersi con tale come meglio poté.
Le sue sorti umane erano ben diverse dalla mentalità di adesso e rimanere inchiodato al suo passato, non poteva che farlo minimamente crescere.
< Io posso essere la risposta a tale problema. Ma dovrai seguirmi. >
A quel punto il ragazzo fu molto felice nel constatare che i professori erano ben lungimiranti nell'aiutare i propri studenti. Ma Shang si sentiva quantomeno speciale.
Tale riservazioni che Merlino e Quasimodo avevano solo per lui, rendevano il suo soggiorno nella scuola molto interessante, ma allo stesso modo pericoloso.
Pericoloso per il semplice motivo che non era ancora riuscito bene a difendersi dal più grande male, mentre la sua amata nascosta stava facendo passi da gigante.
< Il tuo passato ti inchioda al tuo essere e tale gelosia ti sta rodendo dentro. >
< Gelosia? Che vuole dire? >
< Andiamo in giardino. Lì potremmo parlare liberamente. >

 

 

Mentre la maggior parte degli studenti erano impegnati nell'essere un mago, vedere l'intero giardino del castello completamente vuoto, fece sentire a suo agio il giovane studente.
< Sai Shang, anch'io nella mia vita ho imparato ad amare una persona > fece Quasimodo rievocando il suo passato < Peccato che i miei sentimenti erano contrari all'insegna della mia amata. Tale fuoco che mi si è rivolto contro, mi ha fatto capire che non potevo crogiolarmi nella tristezza e nel dolore, ma cercare di essere diverso da quello che ero cercando di essere un ottimo guerriero con la bacchetta.
Fu proprio così che ho deciso di inseguire il mio sogno di diventare un grande mago e grazie al mio incontro con Merlino, sono diventato anche professore! Ti rendi conto? >
< Sono davvero contento per lei. >
< E dimmi Shang, i tuoi pensieri sono mutati da quando sei qui con me? >
< Che intende dire? >
< Non fare lo sciocco e segui i miei ragionamenti: avrai ben capito che sto cercando di plasmarti come un mago e hai anche capito che non serve essere un cervellone per essere bravi nella magia. Ci vuole molta pratica e molta intelligenza nell'essere un mago superiore. Ed è per questo che siamo qua adesso. Su via, prendi la bacchetta. >
Quasi spaventato da tale richiesta, Shang non riusciva ancora a sentirsi a suo agio tenendo in pugno quell'arma che non gli apparteneva
< Vediamo i tuoi sviluppi da quando sei qui. Cerca di togliermi questa bacchetta. So che puoi farcela. >
A quel punto il ragazzo pensò a come disarmarlo, ma non sapeva davvero da dove iniziare.
Quasimodo lo aspettava con foga e impazienza, impazienza che si tramutò in attacco.
< Molto bene. Visto che sei tu as non attaccarmi, lo farò io. >
Senza che Shang potesse fare qualcosa, venne travolto dall'incantesimo che lo mise a terra.
Toccandosi la fronte, Shang non riuscì a capire come avesse fatto.
< Non ti sei fatto male grazie all'erba che ha accutito la tua caduta, Shang. Ma devi cercare di pensare più velocemente, altrimenti il tuo nemico ti ucciderà prima che tu te ne accorga davvero. >
< Chi potrebbe mai volermi morto? >
< I maghi e le streghe non sono tutti buoni. Avrai sentito parlare di Frollo. >
< Sinceramente non molto. >
< Capisco... Ma purtroppo non sono io il mago adatto per spiegarti tutto questo. Vedi soltanto di concentrarti e di liberare la tua mente. Fai uscire la tua voglia di guerriero. So che vorresti colpirmi e farmi del male, ma il tuo sapere ti danneggia ulteriormente. E non è perchè hai studiato, ma la tua scarsa voglia di rimanere qui in questa scuola. >
< Ancora non capisco il motivo per cui adesso sono qui. >
< Allora vedi di non pensare a questa tua sconfitta, ma a concentrarti nel colpirli. >
< Visto che non sono l'unico ad aver centrato i miei obiettivi della vita come questa scuola, mi parli ancora di lei. >
> Ragazzo mio, non c'è molto da sapere. >
< Mi parli del suo amore non corrisposto. Mi incuriosisce molto. >
Ma Quasimodo non fu del suo stesso avviso.
Accigliandosi in volto, il professore colpì ancora il suo alunno con un altro sortilegio magico che lo lasciò ancora interdetto.
< Merlino sa benissimo che io e te stiamo combattendo e sa anche che sto rischiando il mio posto. Noi professori non dovremmo sfidare voi alunni. Ma in questo caso, voglio farti crescere. >
Riprendendo la sua bacchetta e vedendo Quasimodo con la guardia abbassata, Shang riuscì a disarmarlo con un sortilegio che si era ricordato incredibilmente.
< Expelliarmus! >
Il professore fu alquanto sorpreso e felice nel vedere che il suo studente prediletto stava crescendo.
< Molto bravo! Vedo che ci vogliono le cattive maniere per farti uscire da quel guscio intorpidito. >
< Non so davvero come ho fatto professore. Sul serio. >
< L'importante che tu ci sia riuscito. Sono davvero orgoglioso di te. >
Abbracciando il suo studente, i due non avevano visto Mulan che stava passando lì vicino a loro.
< Oh, Mulan. Non credevamo che tu... Non sei a studiare? >
< Per oggi può bastare professore. Non crede? E poi sono la migliore del suo corso. >
< E' vero. Ma il sapere è infinito e tu, tutti gli altri e io non finiremo mai di imparare con la magia. >
< Mi sta forse dicendo che c'è sempre qualcuno migliore di me? >
< Certo. Quello al sicuro. Tu Mulan devi continuare a migliorarti, mentre Shang deve imparare a seguire coloro che lo faranno sentire diverso, ovvero migliore. Voi due per primi state facendo dei passi da gigante, anche se su due strade parallele diverse. I miei complimenti... Ora però devo andare. Ancora bravo, Shang. Hai superato la tua prima prova di magia. Continua così! >
E nel rimanere da solo con Mulan, anche la giovane ragazza non poté che congratularsi con il suo compagno.
< Vedo che stai finalmente migliorando ascoltando chi davvero vuole aiutarti. Ma non farti illusioni. La tua magia è ancora scarna e a malapena sai tenere in mano una bacchetta. Proprio come la tua spada. >
< Sei ancora arrabbiata con me per come ti ho sconfitto? >
< Mi hai ingannata. E imbrogliata. Tutto ciò non riesco a buttarlo giù. >
< E' la vita, Mulan. C'è chi vince e chi perde. >
< E' vero. Ma tornerà il mio momento. E sarà lì che verrai deriso da tutti i nostri compagni. Ormai sei dentro il cerchio della mia vendetta. >
Shang non aveva mai pensato di spingere tale vendetta nei confronti di quella ragazza a cui provava forti sentimenti che a malapena riusciva ad assopire.
Ma se tale dolore era dipinto da quella cornice di combattimento giunto solo una settimana fa', Shang voleva guardare avanti. E cercare di adempiere a quel perdono facendo breccia nel cuore di una eroina cinese che a scuola, non tutti conoscevano appieno.
Ma ora il ragazzo doveva solo ringraziare il suo professore per avergli aperto del tutto gli occhi, in una lezione che non avrebbe mai scordato.

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Capitolo 7
*** I legami di un universo unico ***


Shang era disteso sul suo letto in preda a i suoi pensieri.
Non si sentiva bene con sé stesso e il suo legame burrascoso con la magia, non faceva altro che peggiorare la sua situazione.
Pensare che quell'universo magico si allargava sempre di più e a lui non faceva altro che sfuggirgli, rendeva la sua esistenza alquanto turbolenta.
Ma dopo che fu il suo professore di storia della magia a fargli aprire gli occhi, stavolta toccò ad una sua compagna di dormitorio a farlo destare dalle sue stranezze.
< Ehi! Che cosa ci fai qui da solo? Non vieni a lezione? >
< No, Rapunzel. Non ne ho voglia. >
< Senti, non riesco a trovare Eric da nessuna parte. Sai che fine ha fatto? >
< Credo che sia continuamente a contemplare l'amore platonico di una sirena. Un amore a mio avviso non corrisposto. >
< Non dovresti dire così, Shang. L'amore e l'amore. E noi non possiamo farci niente... Forse è anche questo è perchè tu stai così male e non ti alzi dal letto. >
< L'amore? Assolutamente no. Ma cosa ti viene in mente? >
< Shang, credi che io e tutti gli altri nostri compagni non abbiano capito le tue difficoltà a misurarti in questo mondo? Tu cerchi di essere quello che eri nella tua storia, ma qui dobbiamo convivere assieme. E nel farlo dobbiamo darci da fare. Ma tu non fai abbastanza. Anche se alcuni professori vogliono aiutarti, sta a te prendere il toro per le corna ed essere padrone del tuo destino. Un guerriero capace come te, dovrebbe farlo senza problemi. >
Alzandosi dal suo letto, Shang si sentiva come se fosse oppresso e impotente.
< Non posso credere che tu mi definisca un bamboccio, Rapunzel. Chi ti credi di essere tu? >
< Una che sa come coltivare la sua esistenza. A differenza tua... >
< Ma tu non sai niente di me! Non sai che cosa ho passato durante la mia infanzia e quello che ho dovuto sopportare nella mia adolescenza. Non sai niente! >
< Puoi continuare a gridare quanto vuoi, ma non cambierà niente. Magari solo Mulan può essere a conoscenza del tuo passato, ma ciò non vuol dire che devi essere un debole agli occhi di tutti. >
< Io non sono un debole! >
< Scommetto che se in questo momento ci sfidassimo a duello, sappiamo già tutti e due chi avrebbe la meglio. >
< Sul serio? Vorrei dirti che sono riuscito a disarmare il Professor Quasimodo. >
< Lo sanno tutti che ti ha fatto vincere. >
< Ma che stai dicendo?! Vuoi sfidare la mia pazienza, Rapunzel? Non ti conviene. >
< Allora vedi di fare l'uomo una volta nella tua vita e di non pensare a quello che eri. Adesso sei diverso da tutti ai nostri occhi. Mi hai capito? >
Shang fece di tutto per mantenere la calma e la pazienza necessaria per non prendere a schiaffi Rapunzel, ma quando vide un Flynn innamorato che attese con ansia la giovane ragazza, tutto gli sembrò chiaro e determinante.
Quei sentimenti che non aveva mai provato e che non riusciva a provare, improvvisamente presero il sopravvento.
Doveva assolutamente parlare con Mulan e fargli capire tutti i suoi errori e il suo modo di approcciarsi in un mondo diverso.
E nel farlo non poteva attendere oltre.

 

 

Shang incontrò Mulan mentre stava studiando in compagnia di Biancaneve e Cenerentola nel giardino della scuola.
Mentre i loro sguardi andarono ad incrociarsi, Shang sapeva bene che non poteva attendere oltre.
< Mi dispiace interrompere il vostro studio, ma ho assolutamente bisogno di parlare con Mulan. Da soli. >
Biancaneve e Cenerentola non capivano, fissando l'uomo con sguardo guardingo.
< Non puoi aspettare la cena di stasera? Domani ci sarà una verifica molto importante di difesa contro le arti oscure > rispose Cenerentola.
< Sì. E poi Tremotino è spietato per chi non comprende la sua materia. Ma a te non è mai capitato visto che non hai mai studiato affondo. Per questo rimarrai un mago senza poteri. >
< Biancaneve, pensa di me quello che vuoi tanto non m'interessa > replicò Shang facendo la voce grossa < Ma io ho assolutamente bisogno di parlare con Mulan. Per favore. >
Mentre Mulan si alzò dopo che era distesa sull'erba, ci pensò lei a convincere le sue amiche.
Shang si sentiva come se fosse preoccupato e la tensione nei suoi occhi era palpabile.
< Shang, che cosa ti succede? Perchè mi volevi con tanta insistenza? >
< Vedi Mulna, Rapunzel mi ha finalmente aperto gli occhi facendomi pensare sul mio presente e sul mio possibile futuro. Un futuro che si sta plasmando senza di te. Ed io non voglio che ciò accada. >
< Non riesco a capire dove vuoi andare a parare. Il mio futuro dovrebbe essere legato a te? Ma se non andiamo d'accordo. >
< Lo so bene. Perchè siamo guerriero. E i sentimenti che gli altri nostri compagni stanno manifestando, non fanno parte del nostro essere. Ma c'è stato un periodo che io e te siamo stati innamorati. E vorrei che tutto ciò potesse accadere anche in questo castello. Perchè io non riesco ad essere nessuno senza di te e mi dispiace averlo capito troppo tardi. >
Mentre Mulan lo fissava interdetto, la giovane cinese non sapeva che cosa rispondere.
< Mulan, se vuoi tempo per pensarci fai pure > fece Shang toccando le sue mani fredde < E spero tanto che tu ascolti la mia richiesta e non pensi solo a migliorare le tue arti magiche e di guerriera come ho fatto io fino ad adesso. Aspetterò con ansia la tua risposta. >
Ma Mulan non aveva molta voglia di attendere tutto ciò.
Sapeva bene cosa voleva dalla sua vita, soltanto che stava aspettando che Shang potesse confessarsi a sua volta.
< Non andartene Shang. So anch'io cosa voglio dalla mia vita. E voglio te. >
Mentre i due giovani guerrieri si strinsero in un abbraccio, Mulan sancì quel tocco baciandolo sotto gli sguardi attenti di Biancaneve e di Cenerentola che rimasero a loro volta interdette.
< Adesso vedi di fare meno lo sbruffone e di concentrarti solo sulla magia. >
< Lo farò > rispose sorridente Shang
< Guarda che non ho dimenticato la sfida che mi devi. Il sapore della vendetta è troppo forte anche adesso. >
< Combatteremo. E che vinca il migliore. >
< E lo farò io. Senza dubbio. >
E dopo che quella tensione palpabile era dipinta sul volto di Shang, andò a sciogliersi come neve al sole, mentre la prima nevicata era pronta per coprire quell'immagine così misteriosa e onnipresente di un castello ancora troppo sconosciuto agli occhi dei giovani studenti.
< Finalmente sei riuscito a dichiararti > fece Eric improvvisamente guardando la nuova giovane coppia guardarsi con sguardo felice.
< Ehi! E tu dov'eri? >
< In compagnia di Ariel. Dovresti vedere quando si trasforma in una sirena. È bellissima ed io... non posso rimanere lontano da lei. Io la amo. Più di qualsiasi altra cosa. >
Nel vedere quell'amore e quel legame che il suo amico di casata stava descrivendo, la serenità sarebbe stata avvolta in quel castello.
Ma la neve e il natale vicino non avrebbe sancito quei legami sinceri e pieni d'amore, ma era solo il preambolo di una tempesta che avrebbe coinvolto quella pace e quella serenità.
 


Mentre Quasimodo non era a lezione dai suoi studenti, rimaneva da solo a tirare sassi nel laghetto vicino al castello per cercare di stemperare una tensione che il suo passato stava continuando a bussare al suo presente.
E non c'era nessuno che conosceva il suo passato meglio del preside.
< Ancora qui al freddo? >
Merlino guardava il professore con sguardo fiero e anche penoso e non l'avrebbe mai lasciato a sé stesso.
< Rimanere da solo non può che farmi bene. In dormitorio è così deprimente. Almeno qui potrei imbattermi in un animagus. Magari in una sirena. >
< E tu rischi di prenderti un raffreddore. >
< Ho vissuto in luoghi molto più freddi, Merlino. Le campane di Notre – Dame non sono così calde come si può credere. >
< Quando riuscirai a dimenticare il tuo passato? >
< Sinceramente non lo so... Mai? >
< So molto bene che non fai altro che pensare alla tua amata Esmeralda. Ti sta continuando a fare soffrire, vero? >
< Vederla qui in questa scuola non fa altro che aumentare le mie pene. E Frollo, anche se è un mio caro amico, non riesco a vederlo come un sincero amico. Mi ha portato via l'unica cosa che io amavo davvero... La verità è che la realtà è troppo cruda persino per me. Ed io non so cosa fare immerso a questa magia. La magia non può continuare a tenermi occupato per tutte le mie ore del giorno e della notte. È impossibile. >
< Ma non sai nemmeno cosa fare. >
< Cerco di mantenere tutta la calma necessaria senza riuscire a guardarli negli occhi per evitare di soffrire... Ma ogni giorno che passa, diventa sempre più difficile ed io ormai non so più cosa fare. >
Merlino, nel vedere tanta sofferenza, avrebbe fatto di tutto per aiutarlo, ma i sentimenti che racchiudevano l'amore erano troppo complessi e sconosciuti per un mago famoso come lui.
< Non troverò mai l'amore che può colmare il mio vuoto. Non è forse così? >
< Il destino è pieno di imprevisti, caro Quasimodo. E non dovresti pensare continuamente in maniera pessimista. >
< Come faccio a vedere del bene nel mondo che mi circonda? >
< Guarda ad esempio Shang. Grazie a te, adesso è un alunno diverso. >
< Ma non stiamo parlando di lui, Merlino. Ma della mia vita sentimentale che è un disastro. Anche se non ci fosse tempo nelle nostre vite magiche, io non posso non guardarmi indietro nei miei ricordi più duri. >
< Se vuoi evitare di pensare a Esmeralda e a Febo, ricordati quando sei stato abbandonato. >
< Che cosa? >
< E il modo in cui Frollo ha reso la tua infanzia e la tua adolescenza impossibile. Vedrai che sarà allo stesso modo ti sentirai male, ma almeno non penserai a loro. >
< Ma tutto ciò è orribile! >
< Lo so bene. Ma è l'unico modo per non vederli felici assieme. E vedrai che con il passare degli anni dimenticherai tutto. Dai retta a me. >
< Spero che tu abbia ragione. >
< Adesso vieni con me. Gli altri professori ci stanno aspettando nella sala grande. >

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Capitolo 8
*** Freddo pungente ***


Il momento del natale era un toccasana per gli alunni della scuola di Agrap.
Molti di loro erano in procinto di tornare a casa loro per festeggiare il Natale assieme alle rispettive famiglie che non vedevano da molto tempo.
Ma altri decidevano di rimanere al castello per addobbare quel luogo e renderlo il più felice possibile.
Agrap era molto lontano da quelle case che ormai la solitudine non poteva mai entrare nelle loro menti.
Soprattutto in quella di Elsa che aveva davvero un rapporto molto speciale con il natale.
< Elsa! Elsa! >
Sentendo sua sorella che la chiamava a gran voce, per poco Elsa non fece cadere le numerose palle di natale che stava attaccando da sola nell'immenso albero di natale che era stato allestito nel grande salone del castello.
< Sei ancora qui? Perchè non andiamo un po' fuori? C'è una bellissima neve. Proprio come c'era ad Arendelle. >
Arendelle, il luogo che Anna non aveva mai dimenticato.
La notizia che c'era la possibilità di diventare streghe e di padroneggiare la loro magia, li aveva spinte lontane dalla loro casa che da molti anni mancava di affetto.
Dopo la morte dei loro genitori, Elsa aveva preso le redini di un regno che non era caduto nello sconforto, ma che quell'assenza si faceva sempre più sentire ogni giorno che le due ragazze non vedevano i loro genitori.
Ma la felicità e l'esplosione di sua sorella minore Anna, avevano fatto capire ad Elsa che la vita era breve e che non c'era tempo di vivere nella tristezza più profonda.
E nel sapere che le due ragazze si stavano comportando molto bene nella scuola, avevano spinto il preside Merlino a fargli un regalo che avrebbero sicuramente gradito: ornare il salone grande di spirito natalizio, uno spirito che a molti gettava nella più totale indifferenza.
< Non ti ricordi il colpito che ci ha dato il preside? Dobbiamo ornare questo salone e dobbiamo farlo prima di Natale. >
< Ma a Natale manca ancora una settimana. Non credi che abbiamo tempo per giocare un po' assieme. >
< Anna, quando capirai che non siamo più due bambine? >
< Sinceramente mai. Io non voglio essere dipinta come un adulta. >
< Fai male. Non sei mica Peter Pan. >
< E anche se fosse? Non credo che genererei problemi. >
< Questo lo dici tu. In certi casi dovresti crescere Anna, altrimenti non diventerai mai una brava strega. >
< Guarda che so padroneggiare molto la magia. Vuoi vedere? >
Tirando fuori la bacchetta, Anna tentò di far lievitare alcune palle di natale per metterle sull'albero.
Ma improvvisamente si fece prendere dalla mano, scaraventando alcune di quelle palle addosso a sua sorella che si ergeva su di una scopa.
Cercando di proteggersi, per poco Elsa non cadde di sotto, inveendo contro una sorella alquanto sconsiderata.
< Sei impazzita?! Potevi uccidermi! >

< Scusami, Elsa. Non volevo. >
< Aspettami fuori, va bene? E se avrò voglia di giocare con te, mi farò viva io. Ma adesso lasciami in pace. >
Anna soffriva molto nel vedere sua sorella così adirata e spazientita.
Ancora si ricordava quel momento in cui Elsa usava la sua magia per divertirsi insieme a lei.
Momenti spensierati che per Anna non erano così lontani ma che per Elsa era stato tutto dimenticato.
Anna era una giovane ragazza che viveva nel passato e il suo futuro di magia era un mondo a cui era difficile poter convivere.
Tutto era facile per Elsa che con la magia era riuscita ad essere quella che è: una delle migliori streghe che Agrap aveva da offrire.
Anna non poteva che essere felice per sua sorella, ma tale felicità era data da un distaccamento che non riusciva a ricolmare.
Le due sorelle non stavano più insieme come quando erano bambine e tale divisione non poteva che aumentare nel corso del tempo.
Ma anche se Elsa era tra le più dotate della scuola, l'ombra della sorella poteva pesare come un macigno, senza riuscire più a tornare indietro.

 

 

Mentre Elsa stava cercando di rimediare al piccolo disastro di sua sorella, la visita di Merlino non poteva mancare.
< E' davvero un albero di natale sensazionale > fece il preside con tono fiero di quella giovane ragazza < Non ne ho mai visto uno così bello. >
< La ringrazio, signor preside. Lei è troppo buono. >
Vedendo il piccolo disastro che i suoi occhi guardavano incuriositi, Merlino capì anche che quella giovane ragazza non poteva farcela da sola.
< Elsa, sei sicura che non hai bisogno d'aiuto? >
< No ce la faccio. Davvero. >
< E' un grande lavoro. E tale lavoro non dovrebbe portarti via tutte le energie. Anche se ormai le lezioni sono sospese, dovresti pensare a svagarti un po'... Fuori dal castello c'è una bellissima neve. Mi ricordo che tu la adori molto. >
< Arendelle è immersa dalla neve per quasi sei mesi l'anno. Come non potrei amarla? >
< Bene. Quindi credo che sia meglio che tu ti fermi un po'. Tua sorella ti sta aspettando. >
< Ma lei come sa che mia sorella mi sta aspettando? >
< Non per darmi delle arie giovane paladina della neve, ma riesco a comprendere i sentimenti che affiorano nelle menti di voi studenti. E poi non ho potuto fare altro che fissare tua sorella che voleva spingerti fuori da queste quattro mura. Tu hai bisogno di divertirti, cara Elsa. E non posso che dare ragione a tua sorella. >
Sentendo quelle parole, Elsa fu subito dispiaciuta per come aveva trattato sua sorella.
< Mi pento per avergli risposto male, ma certe volte mia sorella dovrebbe rimanere al suo posto. >
< Ma il suo posto è accanto a te. Per questo non fa altro che assillarti > rispose sorridente Merlino < Tu dovresti essere più accondiscendente nei suoi confronti... So molto bene che dopo la morte dei vostri genitori gli hai fatto da madre, ma per lei tutto quello che fai non è abbastanza. Anche se ti adora più della sua vita, vorrebbe sempre rimanere accanto a te. Cerca di fargli desiderare tutto ciò. Ormai siamo quasi vicino a natale. >
< Lei crede che mia sorella mi perdonerà? >
< Lo farà sicuramente. E ora prendi il tuo mantello. Tua sorella ti sta aspettando. >
Acconsentendo alla richiesta del preside, Elsa capì subito che la sua devozione nei suoi compiti e nella magia, non potevano essere importanti come l'amore di una sorella.
L'unica davvero amorevole a cui gli è rimasta sempre accanto.
E tale amore non poteva essere dimenticato in quel periodo natalizio dove la bontà doveva essere tutto.

 

 

Raggiungendo sua sorella in giardino, non poté che contemplare tutta la sua tristezza dipinta sul suo volto.
< Anna! Sono qui! >
Vedendo sua sorella che si preparava ad una battaglia di palle di neve, Anna non poté fare altro che ritrovare il sorriso.
< Finalmente sei qui! >

< Avanti, vedi di difenderti sorellina. Non sarò così buona con te. >
Dopo aver fatto un muro di neve per difendersi dagli attacchi della sorella, Anna era stata soprassaltata.
< Non ti andrà sempre bene, Elsa. Preparati a ricevere la mia vendetta. >
Me nel mentre le due sorelle erano impegnate a divertirsi come due bambine, qualcosa attirò l'attenzione di Anna.
La giovane ragazza vide un piccolo uomo che stava maneggiando la sua bacchetta sulle rive del lago mentre la neve cominciò a ricadere copiosamente.
< Anna, che succede? > domandò sua sorella.
Ma la ragazza era troppo distratta dal volteggiare di quella bacchetta per rispondere a sua sorella, mentre un buio oscuro stava per avvolgere il cielo circostante.
< Elsa, chi è quell'uomo? >
La ragazza non aveva riconosciuto che l'individuo in questione non era altro che il loro insegnate di difesa contro le arti oscure.
< E' il professor Tremotino. Chissà cosa sta facendo sulla riva del lago. >
Intenzionate a scoprire cosa stava accadendo, i guai erano solo il principio.
Tremotino era un misterioso professore dove non dava confidenza a nessuno e rimaneva riservato.
Considerato uno dei maghi più potenti e meno capiti che la storia poteva adottare, quella forma di oscurità mise in allarme le due sorelle che interruppero subito il mago.
< Professor Tremotino. Professore. >
Sentendosi chiamare, il mago si girò di scatto guardando interdetto le due sorelle.
< E voi che cosa ci fate qui? È freddo e buio. Dovreste essere all'interno del castello o addirittura dalla vostra famiglia. >
< Abbiamo deciso di rimanere qui, professore. Non c'è nessuno che ci aspetta a casa. >
Elsa non aveva mai visto il suo professore così spaventato e nervoso prima d'ora, cosa che la sospettò molto.
< Possiamo fare qualcosa per lei, professore? >
< No. Anzi, gradirei di rimanere da solo. Sto preparando la prossima lezione e gradirei che non mi vedesse nessuno. >
Ma elsa non riusciva a fidarsi delle parole del mago, mettendola di nuovo ancora in allarme.
< Va bene. Io e mia sorella Anna ce ne stavamo giusto andando. >
< Ma Elsa, perchè? >
< Evita di discutere, avanti. E poi sì è fatto inspiegabilmente buio. Torniamo dentro. >
L'intelligenza e l'accortezza di Elsa avevano salvato sua sorella dal misterioso mago dallo sguardo enigmatico e misterioso.
Se fosse stata abbastanza capace di padroneggiare le sue arti magiche, Elsa lo avrebbe sfidato senza problemi.
Ma trattandosi di un professore dalla forza misteriosa e dal suo sapere anche infinita, decise di tornare all0interno del castello per avvertire subito il preside.
Ma Merlino si era proprio smaterializzato di fronte a Tremotino, facendolo sobbalzare dallo spavento.
< Hai visto il preside, Elsa? È un vero portento quel mago! >
< Non per altro è il più potente tra tutti... Meglio però se rientriamo al castello. >
< Aspetta un attimo. Voglio vedere come andrà a finire. >
Elsa non riusciva a comprendere tale curiosità da parte di sua sorella, ma alla fine nemmeno lei poteva tirarsi indietro.
< Sempre in disparte voi professori. >
> A chi ti riferisci, Merlino? >
< Dopo Quasimodo, anche tu decidi di rimanere lontano dalla scuola. E per cosa? Per aumentare e studiare le tue arti magiche. Ma la mia domanda è: per fare cosa. >
< Niente, preside. Stavo solo preparando la prossima lezione. >
< Tremotino, credi che io sia uno stupido? Non pensi davvero che stai evocando le tue arti oscure nascoste? Ma quello che non capisco è: per fare cosa? >
Tremotino non sapeva cosa rispondere e dopo aver interrotto il suo sortilegio, il cielo scuro fece spazio ai tiepidi raggi solari di quel pomeriggio d'inverno.
< Meglio se torno dentro. Non c'è motivo che io rimanga qui. >
Ma Tremotino non aveva ancora risposto alla domanda del preside, facendolo alquanto indispettire.
< Tremotino? >
< Mi dica, Merlino. Posso fare qualcosa per lei? >
< Oltre che rispondere alla mia domanda? Non saprei... C'è magari qualcosa di cui mi devo preoccupare? >
Nel sentire quella domanda, Tremotino si guardò intorno con sguardo truce e allo stesso tempo spaventato.
Sapeva molto bene che non poteva fare niente contro quel mago, talmente potente da conoscere ogni forma di magia.
< No, Preside. Perchè mi domanda questo? >
< Allora vedi di mostrare tutta la lealtà che io ho mostrato nei tuoi confronti. E se avrai continuamente qualche sotterfugio di cui non mi potrai confessare, sappi che io lo saprò. Non vorrei avere delle brutte sorprese, caro Tremotino. Soprattutto in questo periodo di Natale. Dovremmo essere tutti più buoni. Non lo credi anche tu? >
Ma Tremotino continuava a non rispondere, lasciando trapelare tutte le sue preoccupazioni.
Merlino però sapeva bene che il suo passato oscuro non l'avrebbe lasciato in pace per il resto dei suoi giorni.
E se aiutare il male lo avrebbero lasciato in totale libertà, Merlino avrebbe avuto bisogno d'aiuto per fronteggiare un pericolo che non era ancora stato distrutto.
< Certo, preside. Farò il bravo. Come lo sto facendo da quando mi ha assunto come professore di difesa contro le arti oscure. >
< Bene. Mi fa' piacere saperlo. Anche tu rimarrai qui al castello? >
< Sì, preside. Ho ancora molte cose da fare. >
E nel dire ciò, Tremotino non poteva dimenticarsi di una promessa fatta anni fa' al suo mentore.
Una promessa a cui non si poteva tirare indietro.

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Capitolo 9
*** Non esistono catene che possano soffocarmi ***


il natale era finalmente giunto e la magia di tali desideri avevano avvolto l'intero castello.
Numerosi dolci e prelibatezze di ogni genere, erano stati preparati per quel giorno felice in cui tutte e quattro le casate si univano in un meraviglioso abbraccio e passavano le loro giornate a ridere e scherzare come non avevano mai fatto prima d'ora.
Tutti sembravano felici per quel giorno tanto spensierato, tranne per il preside Merlino.
Il mago non faceva che essere paranoico nel pensare che qualcuno avrebbe fatto qualcosa di male all'interno delle mura di quel castello, mettendo in pericolo anche gli stessi alunni.
Ma non riusciva nemmeno a trovare il coraggio di confessare le sue preoccupazioni alla sua fedele collega di mille avventure: la professoressa Malefica.
< Merlino, che cosa le succede? >
< Niente, Malefica. Va tutto bene. >
ma la fata sapeva benissimo che non era così.
Scrutando gli occhi del preside, Malefica capì che stava mentendo.
E nel poter scoprire la verità, la fata doveva solo seguire i suoi movimenti di quel giorno tanto speciale e di quel pranzo così infinito che inchiodò gli alunni rimasti al castello e i professori, a pranzare assieme in quel salone ricco di calore e di complicità.

 

 

Mentre il sole stava scendendo dietro l'orizzonte, Merlino non aveva più ricevuto notizie da Tremotino.
Il professore di difesa contro le arti oscure sembrava scomparsa nel nulla, senza sapere dove poterlo cercare.
Le sue preoccupazioni presero il sopravvento e solo con l'aiuto di Malefica e di Quasimodo che Merlino trovò i giusti alleati.,
> Merlino, chi sta cercando? >
< Non sono affari che vi riguardano. Vi prego di tornare dai ragazzi. >
< Non lo faremo, Merlino. Non prima di sapere che cosa sta succedendo. >
Quasimodo sapeva bene che mancare di rispetto ad un mago rispettoso come Merlino poteva comportare qualche problema, ma non era il momento delle punizioni.
Mentre il grande mago accettò tutto l'aiuto necessario dei due maghi, alla fine gli confessò che dovevano trovare Tremotino al più presto.
< Non c'è bisogno che voi continuiate a cercarmi > fece Tremotino piombando improvvisamente dinanzi a loro < Avevo bisogno di restare da solo. Tutta la bontà del natale mi stava quasi cariando i denti. Non fa per me così tanta compagnia. Credo che voi lo sappiate. >
Quasimodo e Malefica si guardarono quasi confusi, ma per Merlino era diverso.
Sapeva bene che stava continuando a nascondere qualche misfatto, ma solo la correttezza e le parole giuste di Merlino avrebbero fatto parlare quel mago che ai suoi occhi era un individuo oscuro.
< Bene, visto che non c'è più pericolo, direi di tornare dai nostri ragazzi > fece Quasimodo < Andiamo, malefica? >
< Sì. Non vedo l'ora di giocare con alcune cose chiamati... mi sembra scacchi? >
< Ci sono gli scacchi dei maghi che sono molto più divertenti. Ma muovere gli oggetti senza la magia può essere divertente. Chissà quanto saranno bravi i nostri alunni. >
< Non ci resta che scoprirlo. >
Una volta che Merlino rimase da solo con Tremotino, non poté che dare sfogo alle sue preoccupazioni.
< Dove ti trovavi? >
< Nei miei appartamenti, Merlino. >
< Non mentire. Io non ti credo. >
< Dovrà farsene una ragione, preside. Perchè questa è la pura verità. Ma se non si fida di me, controllarmi non sarà sufficiente. Questo castello è molto grande. Persino per lei. >
Merlino capì subito che Tremotino lo stava sfidando e il suo modo di parlare lo rendeva nervoso e irascibile.
< Ti stai mettendo in guai molto seri. Me lo sento. >
< Se il mio guaio è rimanere qui con voi e assentarmi quando lo credo il momento adatto, allora non so cosa dirgli. Mi vuole forse rinchiudere nelle segrete del castello? >
> Nessuno è a conoscenza di quel posto > ribatté Merlino irritato < Hai fatto una capatina alla sezione proibita? >
< Io posso farlo, Merlino. Ma gli assicuro che non ho trovato niente che possa minimamente comprometterla. I suoi segreti sono al sicuro. >
< Che cosa ti dice che io abbia qualche segreto nascosto in questo castello? >
< Andiamo Merlino, ognuno di noi ha dei segreti... Soprattutto un mago potente come lei. Non faccia finta che io sia stupido perchè non lo sono. >
< Non l'ho mai pensato, Tremotino. Ma dovresti stare molto attento a quello che fai. Tu sei da solo, mentre io posso contare con maghi molto potenti che ti potrebbero scoprire in qualsiasi istante. >
< Bene. Che lo facciano pure. Come ho detto, io non ho niente da nascondere. E se non sono più il benvenuto in questo castello, la prego di farmelo sapere al più presto. Me ne andrei senza convincerla del contrario. >
merlino sapeva bene che per tenere d'occhio Tremotino, era necessario farlo rimanere al castello.
< No. Non c'è bisogno che tu te ne vada, Tremotino. E mi scuso per il mio tenere tutto sotto controllo, ma non posso farne a meno. Ho paura che qualche forza del male possa impadronirsi di tutto ciò che ho costruito. Non posso rimanere tranquillo in nessun istante. >
< Preside, lei vive proprio male. Si provi a rilassare. >
< Se solo tu avessi le responsabilità che ho io, avresti un pensiero diverso sul mio conto. Quindi ti prego ancora di rigare dritto e di non nascondere i tuoi propositi per nessun motivo. Mi hai capito? >
< Non occorre essere ripetitivo con me. So quello che faccio e quello che devo fare. Stia tranquillo. >
Dopo che gli animi si erano finalmente assopiti, per Tremotino era giunto il momento di ritirarsi nelle sue stanze senza venire disturbato da nessuno.
< Ci rimarrà male se stasera non sono dei vostri, Merlino? >
< Me ne farò una ragione. Puoi andare. >
< La ringrazio. Sapevo che mi avrebbe capito. >
E nel dire ciò, Tremotino voltò le spalle a Merlino, tornando nei suoi nascondigli per portare a termine il suo piano folle e nascosto.

 

 

Dopo aver riunito tutti i professori nel suo ufficio, Merlino confessò a tutti loro le preoccupazioni che aveva per Tremotino.
< Non possiamo fidarci di lui. Ho paura che ci volti le spalle in qualsiasi momento e scateni una sporta di male che non potremmo contrastare. >
< A cosa si sta riferendo? > domandò Ursula < Tremotino non ha mai provato a fare sfoggio della sua magia controllando l'acqua. Altrimenti lo avrei saputo. >
< ti ringrazio per queste affermazioni Ursula, ma secondo me c'è molto di più dietro a questa storia... Non vorrei che si stesse preparando a far evadere Frollo. >
Nel sentire quel nome, tutti i professori si guardarono guardinghi l'uno con l'altro.
< Quell'uomo presto verrà gettato nelle fiamme dell'inferno > fece Ade con superiorità < Ed io sarò contento di vederlo bruciare ancora. La mia anima sarà sua. >
< In questo istante Frollo è ancora vivo e medita vendetta ogni giorno che passa. La prigione di massima sicurezza che ho scelto per lui non potrà mai fermare la sua voglia di libertà. >
< Quindi sarebbe meglio ucciderlo? > domandò invece Maga Magò.
< Ovvio che no. Noi non siamo degli assassini. Abbiamo il dovere di mantenere l'ordine nel mondo magico. È questo quello che mi limito a chiedere. >
< E ti pare poco? >
< Grillo parlante, tu non fai parte dei professori. >
< Quindi mi sbatteresti fuori come se fossi una nullità? Grazie per la fiducia che hai in me. >
< Non prenderla male, Grillo. Volevo solo... >
< Volevi continuare ad offendermi. Ma non ti preoccupare, razza di mago da quattro soldi. Non la prenderò male. Almeno non questa volta... Mi hai chiesto di controllare quel barone di Gastone ed io l'ho fatto. Motivo per cui non ho fatto altro che perdere tempo mentre potevo impegnarmi in altre faccende. >
< Ad esempio? >
< Non lo so, Ade. Non ci ho mai pensato essendo troppo impegnato. >
< Va bene, Grillo. Non dovrai più controllare Gastone e tutta la sua nullità. Contento? Dovrai tenere d'occhio Tremotino, un mago con un passato burrascoso e alquanto interessante. >
< Non so il male che può sprigionare quel mago, ma sarò felice di accontentarti. >
< Se solo voi sapreste la sua storia... >
< Bene. Perchè non ce ne parli? >
Merlino fece un respiro profondo prima di ricominciare a parlare su quell'individuo che ha provato a salvare per numerosi anni da quando aveva deciso di essere il preside di Agrap.
< L'avevo conosciuto che vagava come un'anima in pena tra le locande della città.
Sembrava triste e innocuo, ma il mio sapere magico mi ha fatto capire che non era così.
Quella creatura aveva un potere speciale. Un potere sconosciuto in cui poteva evocare tutte le forze magiche al suo cospetto e tramare alleanze oscure che potevano rialzarlo dal suo nascondiglio oscuro.
Ovviamente sapevo bene che essendosi gettato nell'alcol e nel silenzio, non poteva essere pericoloso più di dieci anni faì.
Ma quando gli ho pregato di far parte della mia squadra di professori, Tremotino sapeva che il suo sapere magico sarebbe aumentato.
Ha studiato le arti oscuro e le arti benevole, rimanendo vicino e fedele a me per tutti questi anni.
Ma la sua voglia di vagare nell'ombra non si è mai placato.
Ha sempre cercato di tramare alle mie spalle con incantesimi proibiti che mi avrebbero gettato nell'oblio e nella dannazione.
Per non parlare delle maledizioni senza perdono che continuava a perdurare e a cercare di insegnare agli alunni di questa storia.
Ho dovuto fare la voce grossa per fermare questa follia e alla fine sono riuscito a convincerlo.
Non l'ho mai minacciato di andarsene da qui, ma certe volte tale scelta mi fa' pentire nell'averlo trapiantato nella mia vita.
Sono certo però che quel mago va' aiutato in un modo o nell'altro. >

non riuscendo a scoprire del suo passato tormentato, tutti i professori non furono d'accordo con le parole di Merlino.
< E se non volesse essere aiutato? Se la sua dannazione fosse soltanto la sua rovina? >
< Che intendi dire, Quasimodo? >
< Insomma, quel mago vuole fare il furbo con noi nascondendosi per praticare molto probabilmente, magia proibita. E noi dovremmo aiutarlo? >
< E' un mago come tutti noi, Quasimodo. E finché rimarrà sotto la mia supervisione in questo castello, io lo aiuterò. Che vi piaccia o no. >
Era la prima volta che Merlino discuteva con gli altri maghi.
Il suo cuore lo riempiva di tristezza e sentire di essere rimasto solo, non poté che portarlo ad agire contro il loro volere.
< Merlino, allora io vado... >
< Fai quello che credi, Grillo. Ho solo bisogno di stare da solo. >
< Merlino, vuoi che lo aiuti anch'io? > domandò Anacleto uscendo dal suo nascondiglio.
< Sì, certo. Più siete meglio è. >
< Certo. Vedrai, non ti pentirai di noi. >
< Ne sono assolutamente certo > replicò il mago striminzendo un piccolo sorriso sincero.

 

 

Il castello era immerso nel buio più completo, illuminato solo dai raggi lunari che anch'egli erano offuscati dalle nuvole nere di quella sera di natale.
Per Tremotino era giunto il momento della verità.
Il momento per cui aveva lavorato da tempo e che tutto il suo potere avrebbe preso il sopravvento in quella scuola.
< Sei sicuro che vuoi davvero aiutarmi? Guarda che io posso farcela da solo. >
< Ho brama di potere. E il tuo essere e le tue conoscenza, mi spingeranno sempre di più a migliorarmi. >
< Va bene, Gastone. Sarò felice di accontentarti. >
Mentre alcune parole incomprensibili di una lingua sconosciuta riempirono quel buio e quel silenzio, Tremotino evocò una sorta di portale temporale che avrebbe riportato lì da lui la figura per eccellenza per cui aveva sempre nutrito una profonda ammirazione e profondo rispetto.
< Ci siamo, Gastone. Il mago più potente del mondo uscirà dalla sua cella e ritornerà tra di noi. >
< A chi ti stai riferendo? >
Mentre un forte vortice di temporali si era abbattuto sulla scuola, la notte di natale venne offuscata dal ritorno di un mago che per molto tempo era rimasto lontano dalla sua supremazia e dalla sua voglia di vincere.
< Ora che sono tornato in libertà la supremazia della magia sarà mia. >
< Ma quello è... >
< Gastone, ti presento Frollo: il più grande mago oscuro di tutti i tempi. >

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Capitolo 10
*** La creatura nascosta ***


Tremotino era finalmente riuscito nel suo intento di liberare il mago considerato il più potente e il più pericoloso del mondo.
Ma tale scontro con Merlino non ebbe mai luogo a causa delle sue varie ingenuità che hanno colpito il mago oscuro, evitando ogni singola possibilità di combattimento.
Ma ora che Frollo era finalmente libero, il suo sapere magico aveva bisogno di recuperare di quegli anni persi lontano dal castello di Agrap.
Era una corsa contro il tempo e scoprire dell'evasione di Frollo non era così difficile.
< Ero completamente da solo in quella fortezza > raccontò Frollo < In quel freddo dannato mentre le mie vene erano pronte ad esplodere.
Sono settimane che non metto qualcosa sotto i denti ma la mia forza di volontà mi ha portato fino a qui. >
< Ma non è umano sopravvivere per settimane senza mangiare qualcosa! > protestò Gastone.
< Ma infatti io non sono umano, ma una creatura nascosta che si diverte a giocare nelle menti di voi poveri illusi che non sanno nemmeno cosa fanno. >
Frollo fu indignato di trovarsi d'intorno una figura tanto inutile quanto meschina.
< Trempotino, dove hai trovato questo fantoccio? >
< E' un bravo studente di Serpeverde. È spaventato perchè non ha mai assistito a questo tipo di magia. >
< E tu l'hai portato fino a qui?! >
< Non dirà niente a nessuno, pena la morte. Non è vero, Gastone? >
< Non c'è motivo che io parli, Frollo. Quindi lei può fidarsi di me. >
< Magari posso anche fidarmi, ma chi mi dice che sei la persona di cui posso tenere d'occhio. >
< Perchè Tremotino non sarà mai da solo e avrà tutti gli occhi necessari in modo che al primo passo falso, finirà in un mare di guai. Ma non io, Frollo. Io sono molto più libero di vagare in questo castello. E posso diventare un valido servitore per lei, Frollo. E glielo dimostrerò. >
Evocando una maledizione senza perdono proprio dinanzi al mago oscuro, Tremotino non fece niente per difendersi.
< Crucio! Crucio! >
Era da molto tempo che Frollo non vedeva una simile forza con i suoi occhi e vedere quella determinazione negli occhi di quel ragazzo, lo rendeva fiero di lui.
< Adesso smettila o lo ucciderai. >
Tremotino si sentiva debole, ma la maledizione senza perdono non intaccò minimamente il suo sistema nervoso.
Si sentiva rabbioso e prese per il collo il povero Gastone minacciandolo che sarebbe stato proprio lui ad ucciderlo.
< Che diavolo volevi dimostrare, maledetto?! >
< Che il mago oscuro può fidarsi di me. >
> Tu sei un folle se proverai di nuovo ad uccidermi. Tu non faresti parte di questa congrega se non fosse per me. E tutti gli altri individui nascosti si rivolterebbero in questo momento se sapessero della tua totale inadempienza. >
< Non è morto, Tremotino. La prego di mantenere la calma. >
< Tu sei solo un mezzosangue che non sa minimamente che cosa sia la magia. >
Liberando il suo nuovo protetto, Frollo impugnò la sua bacchetta minacciando Tremotino.
< Non osare offenderlo con questa parola. Mi hai capito? >
< Io... non volevo, signore. >
< Se tu non mi tornassi utile, a quest'ora navigheresti insieme alle sirene. O ti farei uccidere da un drago... Ma mi torni ancora utile, Tremotino. Quindi vedi di mantenere la calma. >
Tremotino si sentiva impotente di fronte a Gastone e Frollo, ma era l'unico tra i presenti che poteva godere del suo sangue puro e di tutta la magia che circolava nelle sue vene.
Il senso di appartenenza che aveva con il male, aveva tradito per sempre Merlino che tali magie senza perdono, non sarebbero minimamente passate inosservate.
< Frollo, che cosa pensi di fare adesso? > gli domandò Gastone.
< Ucciderò in maniera silenziosa tutti coloro che oseranno opporsi al mio volere, cominciando da Merlino. Quel mago da quattro soldi capirà di che pasta sono fatto e la vendetta e l'ardore di vedere il mondo magico distrutto, mi ridarà la speranza di fondare un mondo nuovo. Un mondo dove i maghi più forti avranno la meglio contro i maghi deboli, senza distinzione del proprio sangue. >

 

 

Cercando di distrarsi gli ultimi giorni di vacanza, molti degli studenti rimasti al castello si sfidavano in alcuni atteggiamenti umani.
Come ad esempio combattere con le spade, una disciplina che Shang e molti altri suoi compagni non avevano mai dimenticato.
E nel mentre il re leggendario di un regno che non è mai esistito cercava di allenarsi da solo sfidando il freddo e la neve, toccò ad un cavaliere silenzioso farsi avanti per aiutarlo.
< La neve sta diventando molto dura, non trovi anche tu Semola? >
< Filippo. Qual buon vento ti porta qui? >
< Vederti maneggiare Excalibur, mi rimanda alla mente ricordi che non potrei mai dimenticare. >
< Vuoi forse sfidarmi ad un duello? >
< Non direi proprio una sfida come è successo tra Mulan e Shang, piuttosto di un allenamento alla pari. La tua forza di volontà contro le mie arti di combattimento. Solo così vedremo chi ha la meglio. >
< Va bene. Ci sto. Non ho niente da perdere se non destreggiarmi e diventare sempre più forte. >
Appoggiando i loro rispettivi mantelli sulla neve, Semola e Filippo si guardarono intensamente negli occhi senza che uno di loro facesse la prima mossa.
< Ti sto aspettando, Re Artù. >
< Perchè non sei tu ad attaccarmi? >
< Perchè non voglio rovinare l'esordio di uno dal sangue più nobile del mio > rispose Filippo con tono mellifluo.
< Non fare lo sciocco e attaccami. >
< D'accordo. L'hai voluto tu. >
Mentre Semola in confronto a Filippo era a malapena un adolescente, Riusciva a coprire ogni colpo di quel cavaliere che sapeva davvero il fatto suo.
Ma tale combattimento sarebbe stato distratto dall'arrivo di quella ragazza dalle labbra color rosa rossa.
Il suo sguardo enigmatico aveva distolto il principe Filippo dal suo combattimento, finendo a terra dall'attacco di Semola.
< Ah! Ti ho sconfitto! >
Ma Filippo non riuscì a dire niente al riguardo, concentrandosi ancora su quella ragazza che passò dal cortile del castello facendo finta di niente.
> Sei stato bravo, Semola. Sei davvero un grande cavaliere. Ma adesso devo andare. >
Semola non aveva mai conosciuto il significato dell'amore e vedere Filippo impegnato ad inseguire un amore non corrisposto, lo rendeva nervoso e disattento.
< Aurora! Aurora! >
Chiamando a gran voce la ragazza, Aurora lo stava aspettando in mezzo a quella neve che aveva ricoperto tutto il castello.
< Finalmente ti ho trovata. >
Ma in mezzo a quella neve, una sorte di incantesimo aveva fatto in modo di far uscire da tale gelo una rosa bianca che si sbocciò appena la ragazza toccò la neve fredda.
< Hai visto quanto è bella questa rosa? >
< Sì, Aurora. Ma la mia attenzione è verso di te. E la tua bellezza ad essere ineguagliabile. >
< Tu mi riempi di lodi che non mi merito, Filippo. Ma puoi davvero definirti come un grande cavaliere? >
< Perchè mi fai questa domanda? >
< In questa scuola ci sono maghi che possono essere molto più forti di quello che vogliono far credere. E tu sarai del loro stesso avviso? >
< Non posso dimenticare il mio passato, Aurora. Come Shang, anch'io cercherò di diventare uno fedele alla magia. >
< Ripensando a Shang, lui e Mulan sono davvero una bella coppia. Una coppia moderna a cui la guerra li ha finalmente uniti. Ma noi cosa siamo, Filippo? Solo un principe e una principessa? O forse siamo altro? >
Filippo non riusciva a capire dove Aurora volesse andare a parare, ma cercare di colmare quella divisione non poteva che renderlo nervoso.
> Fermati. Non ti avvicinare. >
< Perchè ti comporti in questo modo, Aurora? Che cosa ti ho fatto? >
< Dimostrami chi sei veramente. >
< Ma tu sai come sono! >
> Allora dimostrarmi dove puoi spingerti. Solo così potrò finalmente aprire il mio cuore. >
E mentre Aurora si dissolse dinanzi a Filippo come se fosse uno spirito della neve, Filippo gridò con tutte le forze per il dolore e il rinniego che aveva ricevuto, gettandosi nel più totale sconforto.

 

 

< Aurora! Aurora! >
Riaprendo gli occhi, Filippo non riusciva a capire dove si stesse trovando.
Il caldo attenuato delle coperte del suo letto rendevano quella solitudine impossibile da estirpare.
Solo Semola arrivò in soccorso del suo compagno domandandogli che cosa fosse successo.
< Va tutto bene? >
< No Semola... Non so perchè stavo gridando così. >
< Avrai sicuramente fatto un incubo. Che cosa hai visto? >
< Non saprei. Mi sento confuso... C'era la mia amata Aurora che mi respingeva e all'improvviso, si è proprio dissolta dinanzi a me. Non riesco a capire come potesse essere possibile. >
< Adesso vedi di calmarti, Filippo. Aurora è nel dormitorio femminile di Tassorosso e presto la rivedrai. >
ma nel mentre Filippo si rivestì di fretta e furia, confessò a Semola di volerla vedere adesso.
< Ma non avrà nemmeno ancora fatto colazione! >
< Non m'interessa. Devo sapere che lei mi ama. >
Uscendo con la divisa di Tassorosso, Filippo si ritrovò inspiegabilmente di fronte ad Aurora con lo sguardo assonnato e affamato.
< Buongiorno Aurora. Anche tu ti sei svegliata presto? >
< Anche se le lezioni sono sospese, ho molto da recuperare. >
< Capisco. Vuoi che ti aiuti? >
< Non ce ne sarà bisogno, ma grazie davvero. >
< Posso almeno accompagnarti? >
< D'accordo. Se vuoi. >

Filippo non la smetteva di distogliere lo sguardo da Aurora, troppo emozionato quando rimaneva in sua compagnia.
< Va tutto bene, Filippo? È da quando ti ho visto che sei molto strano. Per giunta non stai nemmeno mangiando niente. >
< E ' solo che vorrei dirti... Insomma Aurora, è da molto tempo che io e te ci conosciamo em non sono mai riuscito a descriverti i miei sentimenti. >
< E vorresti farlo adesso di fronte a tutti? >
< Non riesco più a trattenermi. >
Ed improvvisamente, Filippo diede un bacio ad Aurora di fronte a molti dei suoi compagni, scatenando l'ira di Aurora che non si aspettava una mossa del genere.
< Non avresti dovuto farlo > replicò adirata Aurora alzandosi da tavola e dandogli uno schiaffo che lo lasciò interdetto e in preda ai suoi più profondi pensieri.
Nemmeno l'arrivo del suo amico Semola smorzò quegli animi tesi.
< E' andata male, vero? >
< Peggio di così non poteva andare. Adesso cosa faccio? >
< Lasciagli il suo spazio e cerca di capire il motivo perchè si è spinta a dargli uno schiaffo. Magari così capirai i suoi stati d'animo e potrai sentirti meglio. >
< Sentirmi meglio? Credo che sia impossibile. >

 

 

Aggirandosi nelle più profonde segrete del castello, Frollo evocò una bestia nascosta e rimasta incarcerata per troppo tempo.
< Adesso drago dai sfogo a tutta la tua rabbia e distruggi questa scuola una volta per tutte! >
Il mondo magico era stato gettato in un pericolo senza precedenti e solo l'arrivo tempestivo di Malefica evitò che tale mostro potesse distruggere il castello.
< Chi ti ha liberato?! Maledetto! Preside, dobbiamo fare subito qualcosa. >
< Dobbiamo cercare la colpa che ha causato tutto questo. E credo di trovarlo qui nelle vicinanze delle segrete. >

 

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Capitolo 11
*** L'animagus perfetto ***


Qualche ora prima

 

Filippo se ne andava sconsolato dalla sala grande dopo che Aurora gli aveva dato uno schiaffo.
Non essere stato ripagato del suo amore sincero verso quella principessa che per lui era tutto, lo rendeva indifendibili e triste.
Nemmeno Semola, il suo amico più vicino, riuscì a risollevargli il morale.
Filippo aveva deciso di rimanere da solo, ma ovunque andasse, s'imbatteva in alcuni suoi compagni felici per le feste che stavano passando e per quella pace che avevano trovato grazie alla sospensione delle lezioni.
Nessuno poteva davvero capire come si sentiva Filippo e quella tristezza mischiato al pianto lo rendevano debole agli occhi di tutto.
< Che cosa ci fai qui in mezzo alla scalinata? > gli domandò Shang.
< Lasciami in pace, guerriero cinese. Ho bisogno di stare da solo. >
Shang però non avrebbe mai abbandonato il suo amico, cercando di capire la sua delicata situazione.
< Hai un segno sul volto. Come se qualcuno ti avesse graffiato. >
< Hio ricevuto uno schiaffo. Non sono stato graffiato. >
< Davvero? Allora oltre allo schiaffo, quella donna ti ha anche provato a graffiare. Vuoi che ti indichi il segno? >
< Non ce n'è bisogno. Non occorre che tu giri il coltello nella piaga. >
< Non era mia intenzione, Filippo. Volevo solo... >
< Perchè le donne che non corrispondono il tuo amore sincero sono così crudeli? Perchè si comportano come se fossero loro le padrone del tuo stesso destino? >
> Perchè lo sono davvero. >
< Che cosa dici? >
< Credi che anch'io non abbia sofferto dell'amore non corrisposto di Mulan. Prima non ci piacevamo affatto e credo fermamente che in fondo al suo cuore, finché non avrà ottenuto la rivincita sul nostro combattimento, non ci sarà quell'amore sincero che io spero. Quindi, tra di noi, è ancora tutto aperto. >
< Ma almeno vi siete chiariti... >
< Non penserò assiduamente alla mia conquista e alla breccia del suo cuore, ma non mi sentirò tranquillo finché non avrà ottenuto ciò che vuole. >
< E per lei è così importante? >
< Filippo, è in gioco il suo onore. Tu sei un guerriero proprio come me e lei e non puoi non pensare che c'è in gioco una posta così alta. >
< Già... l'onore... Peccato che io l'abbia perso in questo istante. >
< Abbi fiducia in te stesso e vedrai che dopo andrà tutto meglio. >
< Perchè mi riesce difficile fidarmi? >
< Perchè soffrire non ti servirà a niente. Dammi retta. >
< Quindi dovrei attendere in silenzio e aspettare di riuscire a fare breccia nel suo cuore? E come? >
< Solo i tuoi e i suoi sentimenti ti daranno la risposta. Lo dovrai scoprire da solo. >
< Bene, bella situazione. Io me ne vado. >
Alzandosi da quegli scalini freddi, Filippo si asciugò le sue ultime lacrime pensando solo a migliorarsi nello studio.
< Non è sempre una buona idea affogare le proprie pene nello studio. >
< Almeno gli farò capire che non sono così uno smidollato come si può credere. >
< Seio davvero sicuro che lo pensi? >
< Sì. Assolutamente. Devo conquistarla? Allora lo farò alla mia maniera... Se non posso salvarla da un pericolo imminente, sarà la magia che salverà me e tesserà il nostro rapporto. >

 

 

Mentre Filippo si ritrovò fuori dalle mura del castello, s'imbatté improvvisamente con la sua professoressa di erbologia che stava coltivando alcune piante sulle rive del lago.
< Posso disturbarla, professoressa? >
< Certo, Filippo. Non chiedermi perchè sto piantando qualcosa in emzzo a questo freddo, ma questo terreno è molto fertile e la prossima lezione tratterà questa radice che deve crescere proprio qui. >
Colto e interessato alla lezione di Ursula, il pensiero che balenò nella mente di Filippo era però altro,
< Professoressa, mi tolga una curiosità: come vi sentite voi animagus in questo mondo magico? Insomma, molti maghi che non riescono a trasformarsi possono vedervi con occhi diversi. Come se dovreste essere lasciati in disparte. >
< Come fai a sapere che io sono un animagus? >
< Ho letto molte storie sul suo conto e non si spaventi. Non voglio giudicarla. >
< E' un momento della mia vita che non voglio raccontare. Chiaro? >
< Era perfida e crudele come l'insegnante di trasfigurazione, giusto? >
< Non m'importa sapere quale storia ti lega con Malefica, ma sarebbe meglio che la mia bramosia rimanga intatta e dimenticata nel fondo della mia mente. Mi hai capito? >
< Ma io non voglio farle del male... >
< Vuoi intraprendere il destino di conquistare la tua amata, non è vero? Posso solo dirti di tenerla d'occhio. Potrebbe cadere in guai molto seri. La magia nera è sempre dietro l'angolo. >
A quelle parole, Filippo si sentiva interdetto e confuso.
Non sapeva se credere alle parole di Ursula o fare finta di niente.
> Grazie per avermi dedicato il suo prezioso tempo > fece il ragazzo con un flebile tono di voce prima di voltarsi verso il castello.
< Non sono pericolosa, Filippo. E non lo voglio più essere. Mi hai sentito? >
Ma il cavaliere evitò di rispondere, tornando all'interno del castello per concentrarsi su qualcosa che lo avrebbe potuto distrarre.

 

 

< Sai di averlo spaventato? >
< Sei ancora qui, Ariel? >
< Mi piace nuotare in acque gelide mentre non c'è nessuno nei paraggi. Mi fa sentire meglio. >
< Puoi fare tutto quello che credi, ma vedi di lasciarmi in pace. Ti ho già rovinato la vita una volta e se tuo padre sappiamo che ci parliamo all'infuori delle lezioni... >
< Non hai niente di cui preoccuparti. Ma vorrei che tu usassi la tua magia per le forze del bene. >
< E cosa ti dice che io potrei fare il contrario? >
< Non so, ma ho una strana sensazione. Come se stesse succedendo qualcosa di veramente terribile. E accadrà proprio stanotte. >
< Le tue fantasie non possono essere minimamente provate. >
< Sento il richiamo dell'acqua che mi grida di stare molto allerta, professoressa. >
< L'acqua non ha sempre tutte le risposte. >
< Ma può aiutarmi! >
< E come?! Non sei ancora un animagus perfetto, Ariel. Quindi ti consiglio di stare in disparte dal pericolo. Voi ragazzini non capite in che guai vi state invischiando. Ed io, essendo un docente di questa scuola, ho il dovere di proteggervi e non di farvi del male. Tutto ciò ti dovrebbe far riflettere da che parte sto. >
Ma Ariel non si sentiva ancora convinta di quelle parole, ritornando a nuotare nel lago per cercare di smorzare la tensione.

 

 

Presente:

 

Mentre Filippo si ritrovò nei corridoi del castello, intravide Aurora che con sguardo circospetto, si stava guardando intorno.
Incuriosito e preoccupato allo stesso tempo, Filippo la seguì
Esso si ritrovò in un'ala del castello che non aveva mai visto prima e quando la sua giovane amata si ritrovò in quel luogo che sembrava normale e macabro allo stesso tempo, Aurora aprì un passaggio segreto che la portò dritto nelle segrete del castello.
Tutto ciò sembrava tremendamente pericoloso per il giovane cavaliere ma non poteva pensare di vedere Aurora camminare in quel buoi come se niente fosse.
Cercando quindi di non farsi vedere, alla fine Filippo si ritrovò in un salone nascosto mentre una figura che gli dava alle spalle stava cercando di parlare con Aurora.
< Ti ha seguito qualcuno? >
< No. Sono venuta da sola. >
< Molto bene... Tu sarai la prima per il mio sacrificio di fronte a questa creatura. E il povero Merlino e tutti gli altri maghi non riusciranno a trovarti in tempo perchè brucerai all'inferno.
Insieme a quella figura meschina, Filippo riconobbe solo Gastone mentre un altra figura minuta era distante poco più in là.
Mentre le continue sorprese si dipinsero sul volto di Filippo, il giovane cavaliere non poteva darsela a gambe e fuggire da quella situazione.
Doveva cercare di salvare la sua Aurora, anche a costo della sua esistenza.
Il cuore batteva dalla paura ma non poetva fuggire da quella verità.
Tirando fuori il suo pugnale, Filippo minacciò quello stregone con voce forte e imperativa.
< Fermatevi adesso finché siete in tempo! >
< E tu chi diavolo saresti? >
< E' un mio compagno di corso, Frollo. Non è una minaccia apparente. >
< Ma lo potrebbe diventare, dannazione! Aurora, ti avevo intimorito di non farti vedere da nessuno! >
< Io non credevo... >
< Traditrice! >
Intimando Gastone a scomparire dalla sua vista, il giovane serpeverde non fece niente per aiutare il suo signore.
< Frollo... >
< Molto bene. Vorrà dire che invece di avere un solo sacrificio, ne avrò due. >
Evocando una creatura che si trovava nel sottosuolo, Filippo non avrebbe mai creduto che la storia si potesse ripetere.
Un drago si trovava dinanzi a lui, ma stavolta non c'era nessuno che poteva aiutarlo.
Completamente senza idee e disarmato, Filippo trascinò via Aurora mentre il salone sotterraneo si riempì di fuoco e di dolore.
Filippo si sentiva in trappola e la paura di non farcela ebbe il sopravvento.
Ma un volatile che attraversò quel fuoco, fece in modo di proteggere il giovane cavaliere e la principessa della Brughiera.
< Grillo, ma cosa... >
< Vedi di non parlare e tieniti alla fenice! >
Mentre l'ardore del drago scosse le fondamenta del castello, l'arrivo tempestivo di Merlino e di Malefica cercò di cambiare il sorso degli eventi.
< Preside! Professoressa Malefica! >
< Noi due parleremo più tardi. Intanto devi andartene via in un luogo sicuro. Ora! >
Mentre Aurora e Filippo uscirono da quel condotto che portava diretti in superficie, Merlino intravide la figura di Frollo che stava manovrano la creatura.
< Preside, stia indietro. Qui tocca a me cercare di evitare il peggio. >
Trasformandosi anch'ella in un drago, per Malefica fu molto facile distruggere quella creatura in pochi minuti.
Dopo aver già combattuto con quelle sembianze, sfidare un nemico di tale portata fu molto più semplice di quanto poteva credere, senza dimenticare l'aiuto della magia.
Merlino gli donò l'incantesimo di protezione necessario per non venire minimamente ferita, mentre Frollo non poté nulla controllare quel potere tanto forte quanto sconosciuto.
Mentre il suo drago venne distrutto, quella nuvola di fumo nero fu il momento adatto per scomparire nell'ombra e gettare Merlino nella più profonda commiserazione.
< Frollo è scappato di prigione. Ed io non ho potuto fare niente per impedirlo. >
mentre Malefico ritornò alle sembianze originali, non riuscì minimamente a placare l'odio e l'ira del preside.
< Riunisci l'alunno Filippo e l'alunna Aurora. Devo sapere cosa hanno visto e cosa lì hanno spinti fin qua. >

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Capitolo 12
*** Dannazione nascosta nell'anima ***


Aurora era stata portata d'urgenza in infermeria in uno stato critico.
Era stata piegata da un incantesimo potente e oscuro che sono le erbe della professoressa Ursula e alcune pozioni della Regina Cattiva avevano evitato il peggio.
Filippo fu il primo a vergognarsi molto per non essere stato capace di proteggerla e nel vederla in quel letto d'ospedale lo rendevano inquieto e nervoso.
Senza riuscire a sapere la verità da Aurora, Merlino dovette parlare alla svelta con Filippo.
< Come ti senti, ragazzo? >
< Molto male, signor Preside. Ho visto la mi9a amata obbedire agli ordini di quell'uomo... Sì vedeva dai suoi occhi che era profondamente cambiata. >
< Hai deciso di seguirla nelle segrete nonostante fosse molto pericoloso. Sai cosa hai rischiato, giusto? >
< La mia vita non è importante senza di lei. >
< Evita di fare meno lo stupido e pensa con lucidità > fece Malefica scuotendo l'animo del suo alunno < Voi ragazzi siete sotto la nostra responsabilità e non avete il diritto di andarvene a zonzo per il castello come se niente fosse. Mi hai capito?! >
< Calmati, Malefica. Il ragazzo sa quello che ha fatto. >
< Se non fosse stato per la fenice e per il grillo parlante, tu e la tua amichetta sareste morti nelle segrete senza che avessimo saputo in tempo niente di voi. >
< Ho dovuto farlo, professoressa. Il mio cuore da cavaliere si spingerebbe oltre la mia stessa vita. E io non potevo sopportare che Aurora fosse succube di quell'uomo. >
< L'hai visto? Hai visto Frollo? >
< Non so ancora quale fosse il suo nome, ma sancirò la mia vendetta uccidendolo un giorno di questi. Mi basterà essere pronto per sfidarlo ad un duello magico e vedremo chi avrà l'ultima parola. >
< Tu sei proprio uno sciocco > continuò a dire Malefica offendendo il ragazzo < Tu e tutti gli altri non sapete minimamente chi è quell'uomo. Nemmeno il tuo preside Merlino è riuscito mai a sconfiggerlo. Anzi, è fuggito dalla sua prigione sena che lui se ne potesse accorgere. >
< Mi sta forse dicendo che era sotto la sua sorveglianza? >
< Sì > rispose Merlino < E mi dispiace molto per quello che è successo- non sarebbe dovuto capitare. E adesso che quell'uomo è libero di vagare indisturbato dove vuole lui, io non posso sentirmi minimamente al sicuro. E nemmeno voi. >
Filippo però non fu minimamente scosso dalle parole di Merlino e di Malefica, ancora preoccupato per le condizioni di Aurora.
< Aurora si riprenderà, professoressa? >
< Ancora non lo so. Ursula e la Regina cattiva gli hanno dato qualcosa che la possano fare riprendere. Fortunatamente la ragazza non ha avuto ferite gravi di ogni tipo, ma il suo animo ne risentirà. >
Appena le due professoresse uscirono dall'infermeria, Filippo si diresse verso di loro per constatare la salute della sua amata.
< Sarebbe meglio che tu torni al tuo posto > fece la Regina Cattiva con veemenza < Una sonora punizione non te la toglie nessuno. Mi hai capito? >
< Regina, evita di essere così cattivo con il ragazzo > lo difese Ursula < Sono convinta che Merlino e Malefica ci abbiano parlato. >
< Non mi basta. Quel ragazzo ha messo in pericolo la sua vita e quella di tutti gli altri studenti. >
< Non è vero, professoressa! > gridò inviperito < Io dissentisco delle sue parole. >
< Bada a come parli, ragazzo! Sai chi hai davanti?! >
< Ho tentato di fronteggiare il più grande mago oscuro che questa scuola abbia mai visto e sì, so chi mi trovo davanti: una professoressa che non ama minimamente insegnare ai suoi studenti. >
Presa da un moto di rabbia, Regina tirò fuori la sua bacchetta puntandola addosso al ragazzo.
< Rimangiato subito quello che hai detto. >
Ci volle l'arrivo tempestivo di Merlino per evitare che la professoressa di pozioni facesse il più grande errore della sua vita.
< Abbassa la bacchetta! Subito! >
< Preside, quel moccioso mi ha offeso. >
< Ha i nervi a fior di pelle. È amore, Regina. Un sentimento che io e te non abbiamo mai provato. >
< Lo comprendo > fece Ursula prendendo la parola < e noi e questo ragazzo siamo molto fortunati nel constatare che la povera Aurora si riprenderà. >

< Davvero? >
< Liberarla dall'incantesimo oscuro in cui era stata avvolto non è stato affatto facile, ma adesso basterà un po' di riposo e vedrete che la ragazza tornerà ad essere la smorfiosa che tutti noi conosciamo. >
< Vedo che la conosci bene > fece Malefica con tono deciso.
< Sì impegna molto durante le lezioni, ma ciò non vuol dire che la sua saccenza sia efficace. Certe volte non sa nemmeno che cosa dice. >
< parlando di tutt'altro, hai visto chi era in compagnia di Frollo, Filippo? >
Ancora scosso per quelle immagini, il giovane principe della Brughiera non riusciva ancora a credere che la sua amata fosse salva.
< Potrei prima vedere Aurora, signor Preside? >
< Non hai sentito? Il preside ti ha fatto una domanda! > fece Malefica con tono deciso.
< Lascia stare, Malefica. Andiamo tutti a vedere quella ragazza. Filippo ne sarebbe lieto. >
nel vedere dormire in un sonno profondo, Filippo si ricordò che non bastava il bacio del vero amore per poterla svegliare, ma qualche altra forza più grande.
E anche se il riposo l'avrebbe rinsavita del tutto, il dolore nel vederla così inerme non poté passare minimamente.
< Filippo, se vuoi salvare Aurora e tutta la scuola, devi dirmi che cosa hai visto. >
Posizionandosi accanto a lei e stringendogli la mano, Filippo trovò le forze per parlare.
< Vidi quell'uomo dallo sguardo rude e dagli occhi spiritati fare un incantesimo e guidare quelle parole e tutti coloro che fossero presenti.
Non avevo mai visto niente prima d'ora, ma quell'uomo sapeva davvero cosa stava facendo.
Non so come, ma vidi Gastone e una figura nascosta non molto lontano da Frollo che ascoltavano come se fossero posseduti, oltre che ad Aurora che rimase inerme e con gli occhi fissi su di lui. >
< Aspetta un momento, hai detto di aver visto Frollo? >
La domanda di Malefica fu come uno squarcio nel cielo.
Pensare che un ragazzo della scuola fosse coinvolto con quel pazzo, rimettevano i professori ancora di più in allarme.
< Purtroppo sì, professoressa. Anche se vorrei credere che non fosse possibile, quel ragazzo era come se stesse cercando di imparare qualcosa da lui. Qualcosa di veramente tremendo... Peccato che non sono riuscito a vedere anche l'altra figura, ma sono sicuro che avevo gli occhi addosso anche di lui.
Subito dopo che mi sono fatto vedere, è successo tutto così in fretta.
La magia oscura che mi ha avvolto, il drago, l'arrivo tempestivo della fenice e del Grillo Parlante che non smetterò mai di ringraziare di avere salvato me. E voi, Preside e professoressa, non avrei mai pensato di uscire vivo da lui. La mia fine sarebbe stata giunta senza il vostro miracolo. >
per nulla scosso da quelle parole, Merlino sapeva bene che non poteva fidarsi di Gastone, troppo ingenuo e dalla mente troppo variabile pur di essere un mago fedele ai principi della vera magia.
< Preside, non doveva... >
< Quel ragazzo doveva essere controllato > fece il preside con tono fermo e deciso < Riconosco ancora i miei errori. Purtroppo credo di non essere così capace e potente come voi tutti credete. >
< preside, non dica così. Avanti... Lei non sarà mai un problema in questo castello. Io e tutti gli altri docenti abbiamo un profondo rispetto per lei. Sul serio. >

le parole sincere di Filippo però, non riconsegnarono la felicità e la calma al vecchio Preside, troppo incolpato per quello che è successo.
< Devo parlare con Gastone. Al più presto. >
Ma nel prendere le difese del ragazzo toccò al capo della sua casata Tremotino, che non avrebbe mai permesso uno scandalo e una possibile espulsione da parte di un suo protetto.
< Tremotino, dove sei stato per tutto questo tempo? >
< A preparare le prossime lezioni con Gastone e altri della mia casata. Perchè? Cos'è successo? >
< Un fatto grave è accaduto in questa scuola. Un fatto fuori dal normale che non ho saputo tenere alla larga dalla nostra incolumità. >
< Preside, mi sta facendo preoccupare. >
< Sì tratta di Frollo, Tremotino > fece Malefica senza mezze misure < E' qui in questo castello ma non sappiamo dove. >
< E' un vero guaio. Con ciò siamo tutti in pericolo? >
< Purtroppo sì... Ma lasciando stare quel dannato stregone, avrei bisogno di parlare con Gastone. Ho paura che lui sia invischiato in questa storia e che abbia venduto la sua lealtà a quell'uomo. >
< Cosa?! Sta scherzando, preside. Gastone non potrebbe mai fare niente di tutto ciò. >
< Mi dispiace per te, ma non ci metterei mai la mano sul fuoco. Non possiamo fidarci di quel mago. >
< Non posso credere che lei sia il primo a dire questo > rispose indignato Tremotino < Gastone è rimasto sempre in mia compagnia. Non avrebbe ami fatto una cosa del genere. >
< Mi spiace per te Tremotino, ma non ne siamo del tutto certi > fece Malefica con insistenza.
< Voi vi state sbagliando! E poi ci sono io che posso garantire per lui. Chi ha messo in giro queste sciocchezze? >
< E' stato... >
< Chiunque sia stato ci porta a dubitare di lui. Ed è per questo che ci dobbiamo parlare. Subito. >
< Sono innocente, Signor Preside. Possa la mia anima bruciare all'inferno per il resto della mia infinità. >
Sentendosi chiamato in causa, Gastone si fece avanti con determinazione.
Da quando era giunto ad Agrap, il giovane alunno aveva imparato a farsi rispettare e accrescere il suo carattere e i suoi voti a scuola ne avevano beneficiato.
< Forse mi vedete come un mago diverso, ma non potrei mai vendermi ad uno stregone che vuole solo il male per tutti noi, me compreso. Io preside sono pronto a giurare il vero dinanzi a voi, pena la mia reclusione nel carcere dei maghi. >

Scrutando quelle parole, Merlino evitò di infierire contro quel ragazzo dall'animo forte e molto sicuro di sé.
< Dove stavi andando? >
< Volevo andare a trovare Aurora. So che sta molto male e che questi fiori rossi poteva renderla felice, anche se credo stia dormendo. >
< Un bel pensiero da parte tua... Ma ti dico una cosa certa: io non riesco a fidarmi di te e non lo farò mai. Quindi avrò per sempre gli occhi aperti su di te. Ti sentirai sempre osservato e la tua tranquillità in questa scuola verrà messa a dura prova. >
< Ma Preside, lei non può farlo! > protestò Tremotino.
< Faccia quello che crede giusto, Preside. Io non ho paura e non ho niente da nascondere... Adesso, posso consegnare queste rose ad Aurora? >
< Certo. Fai pure. >

Merlino sapeva molto bene che non si sarebbe sbagliato ma la presenza di quel ragazzo lo rendeva rabbioso e insicuro.
Il male camminava proprio accanto a lui e questo Merlino non poteva sopportarlo, tranne che avere gli occhi bene attenti e fissi su quel mago così strano e pieno di segreti.
E appena Gastone passò dinanzi a Filippo, non poté che fissarlo con odio.
< So che sei stato tu ad avermi messo di mezzo > fece l'alunno di serpeverde con tono rude < Ti sei messo contro il nemico peggiore. Tu, la tua amata e tutti gli altri non rimarrete al sicuro in questo luogo. Se io avrò gli occhi addosso del preside, voi avrete gli occhi addosso di chi avete deciso di sfidare. E vi assicuro che la vostra idea verrà ripagata con la vostra morte. >
Sentendo quelle parole piene d'odio e di rancore, Filippo sguainò la sua spada.
< Filippo! >
< Non permetto che mi si offenda in questo modo. Sei tu che ti sei messo in un bel guai, Gastone. E non ne uscirai mai più. >
< Ed io non voglio nemmeno uscirne. Mi hai capito? >
< Abbassa la spada! Subito. >
Vedendo quel ragazzo entrare in infermeria, Filippo dovette assaggiare tutta la collera del suo Professore di difesa contro le arti oscure.
< Filippo, sei punito per avere offeso un tuo compagno. E sai dove ti spediremo? Di fonte al lago del castello. E prega che nessun animagus possa farti del male. >
Non potendo credere a quelle parole, Filippo pensò di ricevere la difesa del preside, cosa che non avvenne.
< Preside Merlino, ma quel bastardo di Gastone mi ha minacciato! Ed io non potevo rimanere in silenzio. >
< Hai sbagliato ad agire, Filippo. Ma la tua punizone non sarà così grave come ti ha detto Tremotino, ma tu mi seguirai per un compito molto arduo. Questa notte. >

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Capitolo 13
*** Il segno dell'amore ***


Tremotino non era assolutamente d'accordo nel vedere Merlino difendere Filippo e la sua irrispettosa mancanza di rispetto.
< Stare un paio d'ore nella foresta proibita non può che fare bene all'educazione di questo ragazzo > fece Tremotino a denti stretti < Preside, dobbiamo tenere la mano dura contro chi non rispetta gli altri. >
Ma Merlino non aveva voglia di stare a sentire Tremotino, ancora interdetto e inaffidabile da quelle parole
< Tremotino, finché tu sarai un semplice professore, non avrai parole sulle mie decisioni, >
< Ma Preside... >
< Filippo non ha fatto niente di male e il tuo alunno dovrebbe stare benissimo al suo posto per evitare disguidi e guai di ogni genere. Mi sono spiegato? >
< Non è il momento di litigare questo > fece Malefica prendendo la parola < Un'alunna è stata ferita e chissà chi altro finirà in pericolo di vita. E noi, tutti assieme, dobbiamo evitarlo. >
< Innanzitutto la ragazza non è in peircolo di vita e i fatti che Filippo ha raccontato, non rispecchiano minimamente il corso degli eventi. Perchè poterci fidare di lui? >
< Perchè non abbiamo alternativa > replicò Ursula con tono fermo < Fidarci dei nostri studenti può essere il primo passo nei loro confronti come senso di responsabilità. Loro devono dare molto alla scuola ma noi dobbiamo dare molto a loro per insegnargli cosa significa il senso della magia. Quindi credo fermamente che ogni punizione, non vuol dire che cambi il resto delle cose. Le punizioni non sono sempre importanti. >
< Detto da te sembra alquanto strano visto il tuo passato burrascoso da strega del male > fece Tremotino con tono fermo.
< Per non dimenticare tu che ti diverti a cambiare il corso delle cose come meglio ti piace. Ma stavolta non ti è andata bene. >
< Prego?! >
< Smettiamola di litigare > fece Filippo facendosi sentire < Esaudirò l'ordine del preside rimanendo in sua compagnia e ubbidendo. Non posso fare altro. >
Mentre gli animi si stavano raffreddando, Gastone uscì dall'infermeria con sorriso che all'inizio pareva beffardo, ma in fondo era sincero e felice.
< Aurora si è svegliata. >
< Davvero? >
Entrando di prepotenza in infermeria, tutti i professori e il preside compreso poté vedere che la ragazza era stanca ma stava bene.
< Un buon riposo è quello che ci vuole, ragazza mia. Hai rischiato di venire uccisa e solo dopo mi potrai dire com'è successo. >
< Ma io signor Preside... non riesco a ricordarmi niente. >
< Lasciamola in pace. Forza > fece Ursula trascinando gli altri fuori < Anche se si è svegliata, non vuol dire che è fuori pericolo. Quindi andatevene via. >
L'unico a non essere entrato all'interno della stanza fu proprio Filippo, ancora troppo felice nel manifestare i suoi reali sentimenti.
Ma una volta che rimase solo in compagnia del Preside in quel corridoio, fu estremamente felice nel constatare che la punizione era tutta una montatura per salvarlo dalle grinfie di Tremotino.
< Signore, ne è davvero sicuro? >
< Mai lo sono stato come adesso > replicò Merlino dandogli una pacca sulla spalla < Anche se magari non te ne rendi ancora conto, hai salvato quella ragazza. Ed io lo so bene... Lasciamo perdere ogni diceria che avvolge questo momento. Aurora è salva e lo dobbiamo solo a te. >
< Ma sono stato salvato da quel drago. Non ho fatto niente... >
< Hai cercato di distogliere il male coraggiosamente, ma anche stupidamente visto che eri consapevole che non ce l'avresti mai fatta. Ma io lascerò perdere su questo punto e tornerai alle tue lezioni come se niente fosse. Mi hai capito. >
< La ringrazio, Signor Preside. Lei è un mago molto buono. >
< Sono stato anch'io ragazzo > rispose Merlino sorridendo alla risposta di Filippo < So cosa vuol dire amare una persona e so anche cosa vuol dire mettere in gioco la propria vita per salvare qualcuno. Tu hai un cuore grande Filippo e potresti essere il nuovo cavaliere della magia. >
< Cavaliere della magia? Cosa vuol, dire? È forse una prova che dobbiamo superare? >
< In un certo senso, sì. Ma siamo appena a metà dell'anno scolastico e molte cose potrebbero variare. Ma tu sei sulla strada giusto nel poter salvare questa storia da ogni avversità. >
< E secondo lei sarò pronto? >
< Solo il tempo può dircelo, caro ragazzo. >
Nel cuore suo, Filippo non si sentiva ancora pronto per un simile compito, anche perchè la sua conoscenza della magia era alquanto limitata.
Ma la sua forza di volontà e la voglia di imparare ad essere un mago oltre che essere un cavaliere di una storia passata, poteva risvegliare un futuro limpido e pieno di soddisfazione.
< Vedrò di fare del mio meglio... Ma in questo momento, sono davvero felice nel sentire che Aurora si è svegliata. >
< Perchè non vai dentro e ti sinceri delle sue condizioni? >
< Ma Signore, la professoressa Ursula... >
< Non ascoltare la professoressa in questo momento. Hai tutto il mio benestare. Adesso vai. >
merlino aveva un gran cuore nell'incoraggiare tutti quei maghi che se lo sarebbero meritato.
La sua voglia di vederli forti, audaci e in grado di padroneggiare la magia, era il suo più grande compito oltre che il suo più grande desiderio.
 

 

Una volta che Filippo entrò e vide Aurora dormire beatamente su quel letto dell'infermeria, non poté trattenere un sorriso.
Vederla lì beata e in salute, gli avevano restituito la felicità e la spensieratezza.
< Mi lasci in pace, professoressa. Ho già bevuto i suo intrugli disgustosi di erbe e adesso voglio essere lasciata in pace. >
Ma appena Aurora aprì gli occhi, non poté credere di vedere quel cavaliere che conosceva dalla sua infanzia.
< Oh, scusami. Sei tu. >
< Non devi scusarti. Sono felice di vederti che ti stai riprendendo > rispose Filippo sorridendo.
< Già. È stato un momento molto difficile per me e ancora non so chi o cosa mi abbiano fatto... Sentivo di essere prigioniera dentro di me e la mia voglia di urlare nel pronunciare che volevo uscire da questo incubo, si perdeva nell'ignoto. Gridare aiuto senza che nessuno ti possa sentire è davvero la cosa più spiacevole che mi sia capitata fino ad oggi. >
< E' tutta colpa di quel dannato mago che è scappato dalla sua prigione. Ma ora non devi pensare a lui... Ursula e Regina ti hanno guarita, Aurora. E adesso puoi solo che migliorare. >
Stringendo la sua mano, Aurora non aveva mai captato un simile sentimento prima d'ora.
Finalmente aveva capito che solo Filippo poteva entrare nella sua vita e salvarla in ogni qual dove. In ogni momento.
Quel legame sancito da un sorriso sincero da parte di lui e la voglia di amare davvero, senza alcuna domanda che potesse detrarla nello scegliere il suo amato.
E mentre quel tocco di mano stava diventando sempre più caldo, Aurora si alzò nel suo letto baciando il suo salvatore.
< Ancora una volta mi hai salvato, Filippo. Ed io non posso dimenticarlo e poter credere che io e te siamo una cosa sola. >
< Allora questo vuol dire... >
< Magari ricominciare a frequentarci può far rinsaldare quei momenti che in Brughiera erano nati grazie al tuo buon cuore, senza dimenticare che il nostro compito adesso è la magia. >
< Aurora, non potevi farmi più felice come adesso. >
Nel segno di quell'amore sincero e devoto, tale legame fu sancito da un abbraccio che fu solo interrotto dall'arrivo tempestoso di Ursula.
< Ancora qui sei? Ho detto a tutti che Aurora deve risposarsi! Sei sordo, Filippo?! >
< Sto andando professoressa. Mi scusi. >
E mentre i due ragazzi risero alle spalle della loro professoressa, da quel giorno non si sarebbero più divisi, onde cancellare quel presente così lieve e indimenticabile.

 

 

Trascinando Gastone nel suo ufficio, Tremotino strigliò quel ragazzo ingiurendo contro di lui per la mancata riuscita del piano di Frollo.
< Potevi essere stato scoperto ed espulso! Che cosa avrei potuto fare altrimenti? La magia oscura è troppo pericolosa per un individuo come te! >
Ma Gastone non voleva arrendersi.
Voleva essere un mago degno del suo nome e imparare l'arte magica dal migliore degli insegnanti, ovvero Frollo.
< Ho sbagliato a immergermi in questa avventura pericolosa > replicò Gastone con tono fermo < Ma io voglio imparare ed essere il migliore agli occhi suoi e a quelli di Frollo. Sarò un fedele servitore come non avete mai avuto. >
< Ti stavano scoprendo, dannazione! >

< Ma non è successo! E ora che la buona sorte mi ha protetto, agiremo accuratamente e nel migliore dei modi. E nessuno di noi tre sarà in pericolo. >
< E come puoi pensare una cosa del genere? >
< Perchè io ho il marchio di colui che ho deciso di servire. >
Facendo vedere il suo avambraccio, Tremotino poté constatare una piccola figura di un drago e di una spada.
< Quindi anche tu... >
Sorpreso da quello che aveva visto, anche Tremotino aveva il solito stemma sull'avambraccio.
Un simbolo che li legava a colui che ardeva dalla voglia di rinascere e dalla voglia di tornare ad essere il amgo oscuro più potente del mondo.
< Siamo legati, professore. Al suo destino. Ed io non posso tirarmi indietro, nemmeno se lei vuole. >
Tirando un sospiro profondo, Tremotino si sentiva in gioco come non mai.
< Frollo sa chi nel suo cerchio della vendetta. Spero solo che tu non sia il nostro anello debole. >
< Stia tranquillo, professore. Non lo sarò. >

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Capitolo 14
*** Non rimarrai lontana da me ***


Frollo vedeva il suo futuro ancora lontano dalle sue reali prospettive.
Rimanere nascosto nell'ombra dove Merlino non sarebbe mai giunto a lui, rendeva l'attesa snervante e bruciante:
Frollo si guardava intorno e in preda a ricordi incancellabili, non era riuscito a sottomettere una sola persona in particolare.
“Aveva gli occhi azzurri e quel volteggiare con quegli stracci in mezzo alla povera gente... Lei doveva essere mia e doveva amarmi più di qualsiasi altra cosa. Dovevo solo riuscire a sottometterla, ma invece...”
La rabbia era troppo grande e la furia troppo devastante.
Gli urli e gli strepiti di quel luogo risuonarono incessantemente nella sua mente.
Ma Frollo non poteva più aspettare.
“Rimanere nascosto non fa parte del mio essere. Io devo agire. Anche da solo. Il mio unico amore per Esmeralda non può rimanere incompiuto e dimenticato.”

 

 

Studiando i suoi appunti insieme alle sue amiche, Esmeralda si sentiva sola, come se un senso di nostalgia lo dividesse dalla città Parigina.
Agrap, anche se in un'altra dimensione, non era così lontana da Parigi.
Ma rimanere in quel mondo magico lontano dalle creature non umane, rendeva quel soggiorno nel castello un vuoto che non poteva essere colmato.
< Esmeralda, va tutto bene? >
La sua amica Pocahontas era la più raggiante tra quel gruppetto e tali sguardi non potevano che essere così diversi.
< Io veramente... >
< Lascia stare la nostra amica, Pocahontas. Altrimenti rischi di distrarla. >
Meg, dal canto suo, era la più serie delle altre tre.
Il suo modo di rimanere nell'ombra veniva lasciato in disparte dal quel suo atteggiamento strafottente e da quella voglia di essere la prima donna tra le tre.
Esmeralda e Pocahontas avevano imparato a conviverci, senza dargli alcuna importanza.
< Non ho più voglia di studiare. Ho bisogno di prendere una boccata d'aria. >
< Meg, i corsi sono ricominciati proprio oggi e siamo sommersi dai compiti. Come puoi non avere più voglia di studiare? >
< La vita non è solo libri. Io voglio divertirmi un po'! E in questo castello non c'è possibilità di farlo. >
< Vuoi che ti ricordi che siamo stati in pericolo fino a qualche settimana fa'? >
< Pocahontas, perchè vuoi rovinare sempre tutto? >
< Perchè è quello che riesco a fare meglio > rispose la ragazza sorridente.
< Comunque mi dispiace dirtelo Pocahontas, ma Meg ha ragione: ho bisogno di una boccata d'aria. Ormai sono ore che siamo chiusi qua dentro in mezzo a questi libri e a questo silenzio. >
< Oh, meno male qualcuno mi capisce! >
< Sapete che vi dico, fate come volete. Io rimango ancora un po' qui. >
< Ci vediamo a cena, allora? Sempre che tu venga. >
< Ah ah ah. Spiritosa, Meg. Andatevene pure. Via. >
Ridendo sommessamente sotto i baffi, alla fine anche Meg ed Esmeralda si separarono.
La prima per aggregarsi ad alcuni compagni della sua stessa casata che non facevano niente per tutto il giorno, mentre la giovane zingara si stava dirigendo verso l'ufficio di Quasimodo.
Il professore per lei era un ricordo lontano da quel giorno in cui si erano visti per la prima volta nella piazza davanti a Notre – Dame.
Per Quasimodo era stato un colpo di fulmine, ma per la ragazza un'amicizia sincera.
Per questo per il giovane professore non era facile intravedere quello sguardo dopo tanto tempo.
< Professore, la disturbo? >

 

 

Appena Quasimodo alzò lo sguardo, rimase visibilmente a bocca aperta nel vedere la sua vecchia fiamma oltrepassare quella porta.
< Esmeralda, che cosa ci fai qui? >
< Stavo passeggiando per i corridoi della scuola e mi stavo domandando se lei mi potesse aiutare con alcuni compiti che la riguardano. >
Quasimodo non sapeva cosa rispondere, facendo lo sbadato e limitandosi a farla accomodare in mezzo a tutti quei libri e a quelle scartoffie.
< A-accomodati pure. Siediti qui. >
< Ti ringrazio. >
Il sorriso contagioso della ragazza fu come una luce solare in mezzo a quell'inverno, mentre Quasimodo rimase in religioso silenzio ascoltandola.
< Non capisco questi passi. Me li può rispiegare con cura? >
Ma il giovane professore non riusciva a trovare le parole adatte, dimostrandoglielo solo con un incantesimo efficace.
< Ecco, se farai in questo modo non avrai problemi nel superare questo compito. Ovviamente ti avverto che non ti ho spoilerato nulla, ma il mio è solo un piccolo aiuto. >
< Lo immaginavo, professore. Infatti se sono qui... >
< Pensavo che mi volevi parlare di altro. >
Nel sentire quelle parole, Esmeralda si bloccò di colpo.
< Ecco, io... >
< So cosa provi in questo momento: rabbia, incomprensione, tristezza... Febo avrebbe voluto... >
< Ti prego di non parlare di lui, Quasimodo. Non lo sopporterei. >
Esmeralda si alzò dalla sua sedia mentre le lacrime stavano cominciando a sgorgare sul suo viso.
< Non avrei voluto. Ma credevo che... >
< Volevo solo parlare dei compiti. Niente di che. Adesso me ne posso andare. >
Ma Quasimodo non avrebbe mai permesso che la loro conversazione si potesse interrompere in quel modo.
< Esmeralda, ti prego. Non te ne andare. >
< Ho fatto un errore nel venire qui. Sapevo bene che nel vederti... Nel vederla, mi scusi. >
< Puoi darmi benissimo del tu. Per me andiamo oltre che al rispetto della nostra professione. Anche se tu sei una mia studente, l'amicizia profonda che mi lega a te va ben oltre questo scoglio. E poi non posso nasconderti il mio passato. >
< Quasimodo, se ho scelto Febo... >
< Va bene va bene, scusami. Non ne parliamo. Non voglio continuare a soffrire. >
Qiuasimodo non riusciva minimamente a sopportare il nome del suo ex amico.
Anche dopo che Esmeralda e lui si erano legati per sempre, un'improvvisa imboscata a Febo e ai suoi compagni, hanno fatto in modo che le vite e le strade di Esmeralda e di Quasimodo, si fossero divvise per sempre.
< Non l'ho nemmeno visto morire. Non ho potuto salutarlo per un'ultima volta... Ti rendi conto cosa significa questo? >
< Mi dispiace non essere venuto al suo funerale. Ma volevo ricordarmelo da vivo. Mi comprendi, vero? >
< So che non avevate più legato come un tempo. E tutto per colpa mia. >
< Non è vero, Esmeralda. È colpa solo mia e dei miei sentimenti. >
< No. Tu mi ami sinceramente ed io... non ho corrisposto tali sentimenti. E non perchè sei diverso dagli altri, ma perchè Febo... Ancora non capisco i reali sentimenti che ho per lui. >
< Sono cose vostre che non mi riguardano. Tu eri felice insieme a lui e questo per me era l'unica cosa che contava. Fine del discorso. >
< E allora perchè te ne sei andato da Parigi senza dire niente a nessuno? >
< Perchè avevo bisogno di ritrovarmi e Agrap era il luogo più adatto nel farlo. Ho avuto la fortuna d'incontrare il preside Merlino e di convincermi della cattedra di storia della magia. A quel punto non ho avuto più dubbi: la mia strada si trovava qui in questo castello. Mi dispiace non avervi detto nulla, ma per il mio ego è stato meglio così. >
< Vorrai forse dire il tuo egoismo > continuò a dire Esmeralda adirata < Mi sono sempre convinta che era tutta colpa mia e che la tua lontananza sarebbe stata una condanna per me e per Febo. Non ho potuto fare finta di nulla e anche il mio rapporto con Febo ne stava risentendo pesantemente.
Sembravo circondata in mezzo alla nebbia senza avere una mano tesa su cui aggrapparmi. >
< Febo non ha fatto niente per consolarti? >
< Era sempre occupato a mantenere la calma durante le carestie che hanno colpito la città. Molta gente moriva di freddo e di fame e le rivolte erano all0ordine del giorno. Ed è per questo che qualcuno l'ha ucciso, senza che io potessi fare qualcosa per salvarlo. Me l'hanno portato via per sempre, Quasi. Per sempre. >
Nel vedere che le lacrime cominciarono a sgorgare con più insistenza, Quasimodo non poté fare altro che abbracciarla e di dispiacersi ancora di più per come si erano divisi,
< Scusami. Sto piangendo come una smorfiosetta. >
< No, non è vero. Hai bisogno di sfogarti dopo tutti questi anni. >
< Mi dispiace averti dato un simile ricordo, ma dovevi sapere... sapere quello che mi sono sempre portato dentro. >
< Non ti preoccupare di tutto ciò > rispose Quasimodo asciugando le lacrime di Esmeralda dopo averla visto un piccolo sorriso tirato sul suo volto < Adesso va un po' meglio? >
Gli occhi di Quasimodo erano quello che Esmeralda avrebbe dovuto leggere in tutti quegli anni.
Un amore mai sbocciato in quel momento così toccante e pieno di sofferenza-
Quasimodo aveva salvato la sua Esmeralda dalle grinfie di Frollo e anche se in quel mondo così distante dal loro tale minaccia era ancora più vivida che mai, l'insegnante di storia della magia non poteva più tirarsi indietro.
< Quasi, se lo fai... >
< Finirò in guai immensi. Ma non posso più trattenermi. >
Un legame sancito da un bacio che Quasimodo non aveva mai avuto modo di sancire con la sua forza di volontà.
Ed ora che Febo sembrava essere un lontano ricordo, Quasimodo provava con tutte le sue forze ad essere felice con la sua Esmeralda, senza dimenticarsi del presente e di tutti gli ostacoli che gli si sarebbero parati dinanzi.

 

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Capitolo 15
*** La sentinella ***


Voleva avere gli occhi addosso di tutti, muovendosi nell'ombra.
Quel silenzio che ricopriva quei momenti di pace apparente, erano la strada necessaria per muoversi nel buio e indisturbato.
Ma non tutti erano d'accordo sul suo operato, anche se l'alunno in questione era fedele all'operato di Merlino, senza che però nessuno glielo avesse chiesto.
< Tarzan! >
Sentendosi chiamare, il mago in questione si voltò con circospezione.
< Che cosa stai facendo in piedi nel cuore della notte? >
Malefica, che non riusciva a fidarsi di molti dei suoi studenti, non avrebbe permesso a nessuno il libero via vai nel castello.
< Ho sentito delle voci... Voci che ci mettono in un pericolo circostante e il mio senso della giungla e di un luogo che non mi appartiene, mi tende ad avere gli occhi aperti. Su tutto. >
< Tarzan, non hai il permesso di vagare per i corridoi del castello in piena notte. Lo sai questo, vero? >
< Non sto facendo niente di male a nessuno. >
< Tuttavia, potresti essere tu il pericolo incombente che nessuno può fermare. Tu e tutti gli altri tuoi compagni non avete la minima idea di chi potreste trovarvi dinanzi. Il suo potere va oltre la sua forza. E se ciò accadesse, nessuno riuscirebbe a fermarlo, né tanto meno tu. >
< Ma professoressa, lei non conosce la vita nella giungla... Sono cresciuto in mezzo agli animali e iun mago da strapazzo non mi fa' paura. >
< Lui non vuole incutere terrore, Tarzan. Vuole solo uccidere per i suoi scopi. E chi se lo è trovato dinanzi, ha subiito capito la sua forza. Ma ti avverto: sarai fortunato se ciò non avvenisse. Mi hai capito? >
< I letti e tutte queste comodità sono troppo per me. Io ho imparato a vivere tra gli alberi. Al freddo. >
< Questa è la nostra civiltà, Tarzan. E ti dovrai abituare ai suoi modi. Chiaro? A costo di incatenarti al tuo letto per una settimana. Vedrai che a quel punto capirai veramente di cosa posso essere capace. >
< Mi sta forse minacciando? >
< Voglio solo farti capire che non sei il padrone di questo castello. Ci sono altre sentinelle che si muovono per conto del Preside. E tu non sei uno di questi. Quindi tornatene immediatamente a letto, o la tua punizione sarà feroce. >
Affacciandosi dalla finestra e vedere quella neve che ricopriva il castello, Tarzan si sentiva più in catene che mai.
< Noi professori e il preside capiamo perfettamente tutti i vostri istinti. Shang e Mulan che vogliono combattere a suon di kung fu e di spade, Elsa e Anna che vogliono trasformare il castello come in un regno di ghiaccio e tu che vuoi scorrazzare liberamente tra gli alberi. So bene che sei molto lontano da casa, ma questa prova della magia ti aiuterà a capire chi sei veramente. O cosa sei. >
< Sono un umano a cui la magia non vuole entrare nel mio corpo. Ecco chi sono. >
< Prova a vivere come un comune mortale e vedrai che ti sentirai meglio. >
< Ma i comuni mortali non sono ben visti qui nel mondo della amgia. Anzi, la magia non dovrebbe minimamente appartenerli. >
< Allora vedi di captare la tua solitudine trasformandoti in un uomo speciale. Perchè tu lo sei. E se sei qui in questa scuola, vuol dire che qualcuno più vecchio di te ci vede molto lungo e hai delle doti davvero speciali... Vedi però di ascoltare i tuoi superiori. Ad iniziare da adesso. >

Ma nel mentre Tarzan si dava pace e soffocato ancora tra quei corridoi così freddi, Malefica lo seguiva con i suoi occhi, trasformandosi in un corvo silenzioso che lo fissava dietro alcune statue.
< Non c'è bisogno che lei mi segua, professoressa Malefica. Ho capito. >
< Allora vedi che hai doti speciali? >
< Diciamo che i miei sensi sono molto sviluppati rispetto a quelli dei miei compagni. Loro non hanno vissuto nella giungla. Non hanno visto con gli occhi di un bambino una bestia che uccideva i propri genitori. >
< E' questo quello che ti preoccupa? I tuoi genitori? >
< No. Ormai ho imparato a viverci. Non ne sento minimamente la mancanza. >
< Capisco. >
< Vedo che purtroppo sì è fatto tardi. La lascio finalmente andare. >
< D'accordo, Tarzan. Proverò a fidarmi di te. >
< La ringrazio. >
Guidando i suoi istinti repressi mentre cercava di tornare nel suo dormitorio come se niente fosse successo, la giovane sentinella vide una porta socchiusa che attirò immediatamente la sua attenzione.
“Non posso farlo. Devo tornare nel mio dormitorio.”
Ma Tarzan non voleva fermarsi.
I suoi istinti primordiali andavano ben oltre gli ordini ricevuti, ma l'uomo non poteva fermarsi.
Facendosi guidare da una fioca luce che si faceva largo tra quello spiraglio, l'occhio di Tarzan vide quello che di sconvolgente era dir poco.
Il suo professore si storia della magia cercava di controllare con la mente quella sua compagna mentre con i suoi occhi affondava nella sua carne.
Il professor Quasimodo si divincolava tra quegli abbracci mentre la giovane Esmeralda rimaneva inerme e faceva aumentare il suo piacere.
“Non è possibile che un professore...”
ma mentre Tarzan toccò lievemente la porta di quella stanza, sentì un lieve cigolio che mise in allarme i due amanti.
< Quasimodo, cos'è stato? >
< Non lo so, Esmeralda. >
< La porta. Forse sarebbe meglio chiuderla. >
< Va bene. Vado subito. >
Guardandosi intorno e cercando di vedere chi potesse spiarli, Quasimodo non vide niente che lo mise in allarme, tornando a vanificare il suo presente con quella ragazza che aveva sempre amato.
Lo scandalo stava urlando in quel silenzio e Tarzan non poteva credere di essersi imbattuto in tale mistero.
“Non posso parlare. Ho fatto una promessa.”
ma Tarzan non si trovava da solo e l'arrivo tempestoso del buio più profondo lo prese alle spalle.
Tappandogli la bocca per evitare che potesse urlare, Frollo mostrò il suo sguardo verso colui che non aveva il minimo rispetto.
< Ma lei chi è? >
< Colui che manterrà segreto tale misfatto. Sai che sorpresa da parte degli altri tuoi professori se scoprissero che un loro collega sta abusando una povera ragazza. Si scatenerebbe un panico inverosimile e Merlino perderebbe tutto il controllo che ha su questo castello. >
< Vedendo quello che sta succedendo, sembra davvero che il preside non abbia tutto questo controllo. >
< Attento a come parli, ragazzo: stai dicendo del più grande mago di tutti i tempi. Anche se io non ho mai avuto la possibilità di sfidarlo realmente. Ma tutto ciò non può che interessarti... Non dovresti essere qui. O sbaglio? >
< Con chi sto parlando? >
< Davvero lo buoi sapere? >
< Certo. Non amo parlare con gli sconosciuti, soprattutto se non so il loro nome. >
Ridendo sommessamente a quella richiesta, Frollo smaterializzò il giovane ragazzo nella sua stanza, lasciandolo alquanto sorpreso e perplesso.
< Magari parlare nel salone dei Tassorosso ti farebbe sentire a tuo agio. >
< Ma io veramente... >
< Non vorrai che qualcuno ci potesse sentire. >
Una volta ritrovatasi dinanzi al fuoco della sala dove si riunivano i giovani di tale casata, Tarzan non si sentiva minimamente al sicuro.
< Hai paura, ragazzo? >
< Perchè dovrei averne? Vuole forse farmi del male? >

< Non ne avrei motivo. Hai deciso di fidarti di me e di seguirti ed io non posso che fidarmi di te. >
< Avevo alternativa? >

< Credo di no. Ma tu sei un ottimo mago che guarda con gli occhi vispi e attenti. Più attenti di tutti i tuoi compagni. Per questo mi piaci molto. >
< E adesso sono sicuro che hai bisogno di me. Di qualcosa. >
Fissandolo attentamente, Frollo capì di trovarsi davanti un individuo speciale.
< Sai chi sono io? >
< Posso immaginarlo: il cattivo di tutta la scuola. >
< Grazie per avermi sottolineato con tale appellativo > rispose sorridente il mago oscuro < Ma preferisco essere chiamato Frollo. >
< Che cosa vuoi da me, Frollo? >
< Ecco, visto che nessuno riesce a capire le tue reali capacità, vorrei che tu facessi parte del mio progetto. Un progetto che vuole riportare questa scuola e il mondo della magia su una prospettiva dove i maghi più potenti avrebbero la possibilità di rimanere in vita. E tu fai parte di questa piccola cerchia. Non ho intravisto nella scuola maghi intelligenti come te... E tutto ciò mi rende alquanto felice. Puoi fare al caso mio. Sempre che tu lo voglia. Ed io potrei esaudire ogni tuo desiderio >
Ma Tarzan non sapeva cosa rispondere, rimanendo sul vago senza guardare dritto negli occhi il mago oscuro.
< Non vorrai mica dirmi che dovrai pensarci. >
< Non voglio finire nei guai > cominciò a dire Tarzan. Vorrei solo tornarmene nella giungla in mezzo alla mia famiglia, una volta che sarò riuscito a superare questi esami. Non voglio cercare altri espedienti per tornare a casa molto prima. La mia famiglia non l'accetterebbe mai. Per questo ho deciso di farcela con le mie forze e da solo. Non ho bisogno dei tuoi trucchi e con ciò non ho bisogno di tale richiesta. Anche perchè posso immaginare dove potresti spingerti. Mi dispiace. >
Se fosse stata in un'altra occasione, Frollo avrebbe potuto dare sfogo a tutta la sua rabbia.
Ma non essendo ancora potente come avrebbe voluto, decise di lasciar perdere.
< Davvero ti dispiace? Accetterò il tuo volere ma stai sbagliando. Non cercherò di convincerti. Ho altre faccende di cui occuparmi. >
Tarzan lo guardò un'ultima volta per poi convincersi che il male non poteva far parte di lui.
Sentendo tali voci, Tarzan vide un'ombra dirigersi verso di lui: era Hercules.
< Ma con chi stavi parlando si può sapere? >
< Scusami, Hercules. È che non riuscivo a dormire. >
< Almeno potresti fare più piano. Vuoi forse svegliare tutto il dormitorio? >
< No. Adesso vengo a letto anch'io. >
Ma Tarzan non poteva sentirsi al sicuro in quel momento, fissando il suo volto in uno specchio convincendosi che tale occasione mancata avrebbe reso la sua anima ancora per i buoi, mentre tale sentinella sarebbe stata oppressa solo dai suoi pensieri.

 

 

Tornando di fronte alla figura di Quasimodo scambiava effusioni d'amore con Esmeralda, Frollo sentiva il suo sangue ribollire in una profonda vendetta.
“Lei è mia, Quasimodo. E tu non me la porterai via per sempre.”

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Capitolo 16
*** La voce ***


Le vacanze di natale si erano concluse e le lezioni stavano cominciando a riprendere in quel folto panorama della neve.
I ritorni alla scuola furono scanditi da abbracci e da sguardi complici mentre il loro futuro sarebbe rimasto legato ancora a quella scuola.
Molti delle coppie celate nei vari nascondigli stavano conoscendo la luce del sole, ma non la giovane Esmeralda che, dal canto suo, doveva tenere nascosta la sua relazione con Quasimodo.
Il professore di storia della magia fu molto lieto di dare il bentornato agli studenti, alquanto riposati e liberi da ogni pensiero.
Nemmeno Merlino aveva visto il mago Quasimodo così in vena di feste, facendogli capire che il giovane professore stava cambiando.
< Vedo che alla fine ti piace stare qui > fece Merlino tendendogli una mano < Sono davvero contento di vederti sereno. >
< Il rientro di questi ragazzi mi ha riconsegnato la voglia di vivere. Le lezioni sospese mi davano un senso di nostalgia. Proprio come le campane di Notre – Dame. Ma quella storia è soltanto un capitolo chiuso della mia vita. Il mio posto è qui accanto a lei e a questi studenti. >
< Sono contento di sentirtelo dire... Ma non dovresti dimenticarti da dove vieni. Perchè tutto il tuo passato non può essere solo doloroso. >
< Invece sì, Preside. Voglio guardare avanti e pensare solo al mio futuro. Quei legami che mi tenevano stretto a Parigi ormai sono passati. >
< C'è una persona che però non può darti la pace necessaria. E si nasconde qui nel castello. >
< Vediamo di non parlarne, d'accordo? È una minaccia per tutti, ma soprattutto per me e per Esmeralda. >
Distogliendo lo sguardo da Quasimodo, Merlino intravide la giovane ragazza parlare con alcune sue amiche.
< Lei sa di lui, vero? >
< Lo sanno tutti. Ho avuto modo di parlarci qualche giorno fa' e non è minimamente preoccupata. A differenza mia. >
< Solo con l'aiuto di tutto riusciremmo a catturarlo. Purtroppo non ho il totale controllo di questo castello a causa delle sue arti oscure che avvolgono la mia mente. Sono convinto cher si nasconda come un volgare ratto, in attesa di venire catturato. >
< Anacleto e Grillo parlante non si sono pronunciati su di lui? >
< No. Ma credo di aver bisogno di altre spie per trovarlo, altrimenti ci attaccherà senza che noi ce ne possiamo accorgere. >
< A chi sta pensando? >
< Magari a te, Quasimodo. Non c'è nessuno che conosca quell'uomo meglio di te. E poi sei molto migliorato in fatto di duelli magici. >
< Io veramente... >
Quasimodo non sapeva cosa pensare e rischiare ancora la sua stessa vita per un uomo che l'aveva cresciuto nell'ignoranza e in un mondo che sembrava non lo volessero minimamente, gli riapriva una ferita che sembrava rimarginata.
< Preside, ci sono molti maghi più bravi di me. >
< Questo dovresti dirlo a me, Quasimodo. Tu ti sottovaluti troppo e questo è un male. >
< Preside, non che io non voglia aiutarla, ma preferirei concentrarmi su altri programmi. >
< Ad esempio? >
< Ad esempio pensare a crescere gli alunni. Sono loro i combattenti del futuro e ci vuole una guida saggia e ben dotata. Come ha detto lei, le mie arti magiche sono aumentate. Quindi chi meglio di me può addestrarli a dovere? >
merlino scrutò negli occhi del giovane professore che stava nascondendo qualcosa.
Un qualcosa che il suo viso non riusciva a tenere dentro di sé e tale verità sarebbe stata la rovina di uno scandalo evitabile.
< Quasimodo, c'è forse qualcosa che vuoi dirmi? >
Il professore scrutò negli occhi il mago, senza capire dove volesse andare a parare.
< No. Niente. >
< Molto bene... Ma tu sai che se io o altri docenti avessimo bisogno di te... >
< Non mi tirerei mai indietro. Lavorerò nell'ombra per il bene di tutti noi. Ve lo prometto. >
< Grazie. Era quello che volevo sentirmi dire. >
ma tali sguardi seri e alquanto curiosi avrebbero celato la sua vera forza mentre la sentinella del castello fissava alcuni di quei studenti.

 

 

< Ehi, Tarzan! Vieni qui con noi. >
Sentendosi chiamare a gran voce, l'uomo della giungla non poté credere che tale scandalo stava prendendo vita.
< Hai presente Esmeralda? >

< Certo che l'ho presente, Kristoff. Perchè me lo domandi? >
< Perchè alcune voci giunte a me e ad Hans ci hanno detto che quella ragazza è segretamente innamorata di un suo professore. E non è un professore come tutti gli altri ma Quasimodo. >
< Ma che diavolo state dicendo? Non raccontate frottole. >
< Perchè non dovremmo crederci? > domandò Hans < Ci stai forse distogliendo dalla verità? >
< Ma quale verità! Esmeralda fa' parte della mia casata e la conosco da più di te, Hans. >
Ma il giovane nordico non riusciva a fidarsi dell'uomo della giungla, troppo legato ai suoi stessi compagni.
< Non starai mica proteggendola, spero. >
< Perchè dovrei fare una cosa del genere? >
< Voi di Corvonero non fate altro che aiutarvi a vicenda, nemmeno foste dei Grifondoro. Noi di Serpeverde vogliamo solo scoprire la verità. Una verità che è solo questione di tempo. >
< Vuoi forse pedinarla? Guarda che Esmeralda non sarà così stupida come vuoi far credere. >
< Magari qualcuno può fare il gioco al posto nostro. >
< Hans, ma che vuoi dire? >
< Gastone padroneggia la magia meglio di chiunque altro ed è stato proprio lui a tirare fuori questa voce. >
Tarzan, indignato da tale rivelazione, voleva stroncare questa voce sul nascere.
Ma nel vedere alcuni altri suoi compagni passeggiare sorridenti e con sguardo malevolo appena fissavano Esmeralda, capì che ormai la voce si era sparpagliata come una tossina.
< Dove posso trovare il tuo compagno di casata? >
< Credo nel salone dei Serpeverde. Ma a te non è concesso entrarci. >
< Vorrà dire che lo tirerò fuori con le buone. >

 

 

Usando le sue arti magiche per non farsi vedere dai compagni di Serpeverde, Tarzan si ritrovò nel salone di tale casata fissando con sguardo truce il giovane cacciatore.
< E tu che diavolo ci fai qui? Non sei un Serpeverde! >
< Ottima scoperta, spione e dannato uomo del male > replicò Tarzan a gran voce < Mi dici che cosa volevi dimostrare con Esmeralda? >
< Non so cosa tu ti stia riferendo. Ti avverto: lascia subito questo salone, altrimenti... >
< Credi davvero di farmi del male con la tua magia? Vuol dire che non mi conosci ancora appieno. >
< Non ho bisogno di farlo. Ho capito che tu e molti altri siete solo degli inetti. E poi quello che dico sui nostri compagni non sono affari tuoi. >
< Verto che lo sono visto che vuoi ferire una povera ragazza. >
< Esmeralda ci sta prendendo in gioco tutti. Non riesci a capirlo? >
< Anche se volesse amare un professore è libera di farlo! >
< Non se quel professore toglie l'amore ad un grande mago oscuro che attende solo di farsi avanti e distruggervi tutti. >
Nel sentire quelle parole, Tarzan non poteva credere che Gastone avesse venduto la sua fedeltà all'oscurità.
< Lo vedi questo marchio? È la nostra nascita appena il giorno del giudizio colpirà tutti voi. >
il simbolo del drago e della spada lasciò interdetto l'uomo della giungla, fissandolo con sguardo spaventato.
< Ma che diavolo sei tu? >
< Il tuo più grande incubo, Tarzan. Un incubo che non dimenticherai mai. >
Ma prima che Tarzan venisse colpito, l'arrivo di Jasmine evitò il peggio all'uomo della giungla.
< E tu, razza di tigre del deserto? Che cosa pensi di fare? >
< Di farti espellere, sciocco che non sei altro. >
Jasmine fissò il suo compagno di casata con sguardo teso em truce, come se una vera pantera stesse attendendo di attaccare la sua preda.
< Questo farabutto è entrato nel n ostro salone senza permesso. Quindi va punito. >
< Credi veramente che io sia una stupida? > replicò Jasmine puntando la sua bacchetta contro Gastone < Credi che io non sappia il motivo dell'astio che hai nei suoi confronti? >
< E' una spia! E va punito. >
< E tu? Ti sembra di essere una goccia limpida? >
< Sono chi o cosa voglio essere. E non prendo ordini da te! Quindi, o ti togli di mezzo, o ti colpirò insieme a lui. >
Ma Jasmine era assolutamente abile con la magia e talmente veloce da proteggere Tarzan e da farlo smaterializzare insieme a lei dinanzi all'entrata del salone di Serpeverde.
< Ma come... è successo? >
< Evita di fare domande e vattene. >
< Ma io... >
< Subito e non discutere! E ti avverto: vedi di farti gli affari tuoi e di non spiare chi non dovresti. Almeno se non sai contro chi hai a che fare. Mi hai capito? >
Imbambolato per tali parole, Tarzan si limitò a fare un cenno di sì con la testa e sparire nel salone grande del castello insieme a molti altri suoi compagni.
Con lo sguardo assetato di sangue, Gastone uscì dal salone dei Serpeverde per incrociare una Jasmine determinata, mentre il suo odio per i ficcanaso aumentava sempre di più.
< Che cosa volevi dimostrare? Perchè l'hai salvato? >
< Perchè hai già fatto troppi danni, Gastone. Io non riesco a fidarmi di te. >
< Sono affari miei con chi parlo e cosa faccio. >
< Credo che io non sappia quello che ti òlega al mago oscuro? Se solo il Preside sapesse... >

< Non hai le prove. E tali menzogne, ti farebbero espellere. >
< Non lo farebbe mai. >
< Jasmine, vedi di lasciarmi in pace. Mi hai capito? >
< Allora vedi di non fare del male ai tuoi compagni. Mi sono spiegata? >
Senza dire neanche una parola, Gastone si ritirò nella sua stanza per affinare ancora quelle arti magiche che erano diventate la sua unica ossessione.

 

 

Dopo la fine del primo giorno di scuola dopo le vacanze estive, gli sguardi complici di Esmeralda e Quasimodo non passarono inosservati agli altri studenti che li guardavano con dolcezza e con maleficenza.
< Quasi, sarebbe meglio se il nostro rapporto non sia aperto come adesso. >
< Perchè? Cosa ho fatto di male, Esmeralda? >
< Non hai fatto altro che sorridermi per tutta la lezione. Non la smettevi di guardarmi. >
< Lo so. È troppo forte. Non riesco a starti lontano > rispose l'uomo dandogli un bacio sotto il collo.
< Ma lo dovrai fare. Sciocco che non sei altro. >
< Non posso. Sono troppo avvolto dal tuo vortice d'amore. Mi sei mancata nel corso di questi anni. >
< Anche tu mi sei mancato, Quasi. Ma vedi di chiudere la porta. Non vorrei che qualcuno ci scoprisse. >
E anche se la loro era solo una voce messa in giro da chi voleva solo denigrarli, il loro segreto fu scosso da due occhi sconcertati.
< Esmeralda! Professore! Che cosa state facendo? >

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Capitolo 17
*** La morte di uno studente ***


Jane stava lì a fissare i due amanti con sguardo serio e sconvolto.
Vedere un suo professore con una sua compagna la rendeva disgustata e alquanto interdetta.
< Jane, non è come sembra. >
< Signorina, sì può sapere che cosa stava cercando nel mio ufficio? >
< Io? N – niente. >
< Allora perchè è entrata senza bussare? >
< Io non avrei mai cfreduto di trovare lei e la mia compagna di studi in atteggiamenti intimi! >
Quasimodo fissava la giovane studente con sguardo senza emozioni, senza pensare a cosa fosse successo dopo se il segreto fosse portato alla luce grazie a tali prove.
< Signorina Jane, cosa sta pensando di fare? >
< Come scusi? >
< Ci ha scoperto. E devo dire che il segreto che lega me ed Esmeralda è durato meno di quello che io potessi credere. Ma Merlino non può perdere tempo in tale scandalo. Anche perchè il nostro amore risale da troppo tempo. Un tempo che ha mutato le nostre vite e che ci ha spinto a ritrovarsi nonostante le vicissitudini. >
< Io non vi farei mai del male, né tanto meno spifferare il vostro segreto. Insomma, perchè dovrei rovinarvi? >
< Perchè c'è molta gente che vorrebbe il mio male e quello della mia amata. A cominciare da Frollo. >
< Il famigerato mago nero. Non ho mai avuto la possibilità d'incontrarlo, purtroppo. >
< E ti auguro di non farlo mai, ragazzina. È troppo pericoloso. >
< La mia voglia di scoprire le vite di questa scuola mi spingerà oltre la paura. E poi quell'uomo non ha ancora avuto il coraggio di uccidere nessuno. >
< Jane, e se tu fossi la prima? >
< Non lo sarà mai. Te lo assicuro. >
Prendendo le cose per cui era giunta nell'ufficio del professor Quasimodo, Jane si divertiva a favoleggiare nella sua mente in cerca di storie improbabili e di amori veri, scoprendo anche misteri che legavano il castello.
Una sorta di sentinella femmina, una dote divisa da Tarzan.
< Ci sono molti individui che possono scovarvi, ragazzi miei. Quindi vi direi di stare molto accorti. >
< Grazie Jane, ma lo sappiamo bene anche noi > rispose Quasimodo con sorriso finto.
< Allora perchè fate di tutto per essere scoperti? Il vostro amore non è del vostro stesso avviso. Non riuscite a stare attenti. È molto più forte di voi. >
< Non so perchè, Ma Jane ha ragione > replicò Esmeralda alquanto preoccupata.
< Esmeralda, ti prego. >
< Non possiamo amarci in questo luogo. È troppo pericoloso per noi. >
< Quindi vorresti interrompere la nostra storia d'amore per delle futili preoccupazioni? >
< Quasi, tu non capisci. >
< Esme, sono passati tanti anni dopo che ci siamo rivisti... E non voglio aspettare altro tempo per poter stare insieme a te. >
< Non ci sono alternative, Quasi. Dobbiamo prenderci una pausa. >
Sentendo quelle parole, a Quasimodo sembrò crollare il mondo addosso.
Vedere riconquistata la sua amata e in solo poco tempo vederla fuggire sotto i suoi occhi, rendevano la sua esistenza bruciante e maledetta.
> Io non ti abbandonerò mai, Quasimodo. Rimarrò per sempre vicino a te. In ogni momento mi sentirò legata a te. >
< Ma se non potrò averti... >
< Non potrai avermi qui, Quasi. Solo alcuni mesi e finito l'anno scolastico... >
< Va bene. Sei stata abbastanza chiara. >
Rimettendo in ordine le sue scartoffie, Quasimodo non aveva intenzione di vedere più nessuno.
< Quasi, mi disapiace. Davvero. >
< Ora lasciatemi da solo. Vi prego. >
< Sei forse arrabbiato con me? >
< Non ha importanza. Il nostro legame non ha più importanza per noi. >
< Professore, Esmeralda ha solo detto... >
< Fai silenzio pugnalatrice alle spalle o ti metto un brutto voto sul registro. >
< Con quali motivazioni, mi scusi. >
< Con quelle che vorrò io. E adesso vattene. >
Senza capire la reale situazione che si stava creando, Jane sapeva in fondo al suo cuore di aver fatto solo il bene della giovane coppia, evitandogli guai futuri.
< Andiamocene, Jane. Quasimodo ha bisogno di riflettere. >
Le parole di Esmeralda furono come se gli avesse sbattuto la porta in faccia.
Una porta che non si sarebbe mai più aperta e che il dolore e la rabbia andavano ben oltre ka sua lucidità.
Prendendo tutto quello che gli capitava tra le mani e buttarlo a terra come gesto di stizza, Quasimodo non poté più trattenere le lacrime di quell'amore troppo pericoloso per rimanere unito.

 

 

Jane non riusciva in nessun modo a farsi gli affari suoi in quella scuola in cui i legami tra gli studenti andavano a rafforzarsi ogni giorno che passava.
Voleva sapere tutto di tutti, senza preoccuparsi di quello che sarebbe successo.
I suoi occhi indiscreti lasciavano un modo preciso per accantonare i suoi studi per concentrarsi su tutte le curiosità.
Non aveva più dormito per cercare di trovare quelle verità nascoste, mettendo in pericolo anche la sua salute.
Nessuno cercò di fargli cambiare idea in un mondo chiuso nei suoi sentimenti di quelle mura scolastiche.
Ma se i segreti più celati mostravano il suo volto durante la notte, seguire uno dei tanti studenti sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.
Giunta quasi in cima alla torre del castello, vide Gastone in compagnia del professor Tremotino che stavano parlando con una figura nascosta nell'ombra.
Una figura che poteva essere innocua visto la flebile voce che emanava verso quei due individui.
“Allora i traditori della scuola sono loro. Chi lo avrebbe mai detto?!
Per vedere quella figura nitida.
Quella figura nascosta dal buio, Jane si avvicinò troppo.
E quando il silenzio avvolse il resto di quel buio, ritrovarsi dinanzi Gastone fu come se la sua condanna a morte avesse bussato alla sua porta.

 

 

Jane non sapeva cosa dire e rimanere dinanzi a quello sguardo truce del giovane ragazzo non la faceva sentire a suo agio.
< Ciao, Gastone. Credo di essermi persa. >
< Fin quassù^ come hai fatto a finirci? Nessun alunno sa di questo posto. >

< Ma tu sì, Gastone. Perchè tu ne sei a conoscenza? >
< Non credi di essere nella posizione di non fare domande? >
< Scusami, ma è più forte di me... Volevo solo sapere che cosa stavi facendo nel cuore della notte. Tutto qui. >
< Tutto qui? Ti rendi conto di esserti messa in pericolo? >
< Gastone, cosa sta succedendo? >

La voce di frollo fu perentoria e per Jane non ci sarebbero state alcune vie di fuga.
< Con chi stai parlando? >

< Con una ragazza che non doveva essere assolutamente qui. >
Mentre lo sguardo glaciale dell'uomo ioncrociò quello di una ragazzina indifesa, Jane non osò pronunciare parola.
< Perchè questa ragazzina ignobile è giunta fin qui nel nostro nascondiglio? Forse perchè voleva conoscere cosa vuol dire morire. >
< Mio Signore, non credo che sia una buona idea uccidere. >

< Taci, Gastone. Non sei nella posizione di prendere decisioni... Anzi, credo invece che sarai la persona adatta per farmi vedere la tua fedeltà a me. Dopo aver reclutato nel nostro gruppo due nuovi giovani talenti come Hans e Kristoff, credo che sarai ben lieto di sapere la tua vera responsabilità. >
Gastone non avrebbe mai pensato di spingersi a tanto e che la follia di un uomo riverso nella sua profonda rabbia potesse esplodere in qualsiasi momento.
< Mio Signore, non sono la persona più adatta... >
< Invece lo sei. La ragazzina non potrà andare da nessuna parte se tu la uccidi subito. Altrimenti il gioco potrebbe diventare più interessante, ma più snervante per quanto riguarda te. >
< Non riesco a capire. >
< Se deciderai di lasciarla in vita, la ragazzina potrà fuggire. A quel punto dovrò prendere in pugno questa situazione e fermarla. Dopo quel dannato cavaliere, non posso immaginare un'altra figura che riesce a salvarsi in maniera miracolosa. Non lo potrei permettere. Quindi, la mocciosa è condannata a morte malgrado quello che succeda. Mi dispiace davvero tanto. >
L'ironia che Frollo scatenò dinanzi quella ragazza, non lasciarono nessuna via di fuga a Jane.
La paura e lo spavento si impadronirono dei suoi sentimenti, mentre le lacrime cominciarono a sgorgare sul suo volto.
< E' inutile piangere. Dovevi pensarci prima fece Frollo bloccandogli ogni possibile via di fuga < Per te è finita. >
Ma ora toccava a Gastone manovrare quella sorte che Frollo aveva deciso per lei.
Mentre gli occhi andavano ad incrociare quelli di Jane, Gastone tirò furoi la sua bacchetta puntandola addosso a lei.
< Gastone, ti prego. Non farlo. >
< La pietà + solo per gli ingenui e per i deboli. Uccidila! Ora! >
Gastone non poteva indietreggiare sotto quel volere.
Le sue mani e le sue intenzioni erano legate a quel futuro diventato dannato anche troppo per lui.
< Addio, Jane. Avada Kedavra! >
Una sorte di luce verde e di potenza inaudita attraversò il corpo di una ragazzina che era morta a causa della troppa curiosità.
E mentre il mondo magico sarebbe stato scosso da quella visione, la maledizione senza perdono non sarebbe passata inosservata.
Una ragazzina morta dinanzi agli occhi di un preside.
Un preside che non riusciva a credere a quello che aveva dinanzi, tranne che un tradimento impunito che aveva assoluto bisogno di una vendetta.
< Gastone e Tremotino. Dovevo immaginarlo. >
< Sono scelte di vita, Merlino. Non è colpa mia se alcuni della tua squadra hanno deciso il loro destino. >
Ma nel mentre Merlino non perdeva di vista il trio del male, Hans e Kristoff si erano smaterializzati in tempo per tornare nei loro dormitori e continuare a fare quelle spie che Frollo aveva bisogno.
E mentre quel buio e quell'odio era diventato più tenebroso che mai, Tremotino disarmò Merlino con un incantesimo prima che il Preside potesse attaccarli.
< Tre contro uno. Non è corretto. >
< Caro Merlino, per me sarebbe un grande onore poterti distruggere questa notte. Ma ho bisogno di recuperare tutta la mia magia per essere al tuo livello. E ora che il tuo controllo della scuola si sta sgretolando ogni giorno che passa, direi che la riuscita del mio piano sarà più rapida di quello che credi. Addio... per il momento. >
E mentre Frollo, Gastone e Tremotino scomparirono sotto gli occhi di Merlino, quest'ultimo rimase tutta la notte ad abbracciare il corpo di Jane, pentendosi per non aver protetto tutti coloro che abitavano quella scuola, trasformando Agrap in un luogo insicuro e pericoloso.

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Capitolo 18
*** Farsi da parte... o forse no? ***


Merlino non aveva nessuna intenzione di uscire di più dal suo ufficio.
La sua codardia e la sua stessa paura l'avevano imprigionato in un luogo in cui nessuno avrebbe potuto entrare per salvarlo.
Nemmeno Anacleto e il Grillo Parlante potevano fare qualcosa per smuovere il suo animo visto che il suo stesso ufficio era stato chiuso con una magia impossibile da poter decifrare.
Quelle lettere strane e quegli anagrammi che erano molto diversi in quel mondo sconosciuto, mentre le preoccupazioni di tutte quelle creature che avevano fatto tutto per lui, aumentava sempre di più.
< Non ci siete ancora riusciti? > domandò Quasimodo ritrovandosi dinanzì alla porta dell'ufficio di Silente mentre Anacleto e Grillo parlante non sapevano più cosa fare < Gli altri professori? Hanno provato a fare qualcosa? >
< Sì. Ma non ci sono riusciti. >

< Secondo me è magia oscura. Sappiamo tutti che Merlino era attratto da simili descrizioni. L'avevano spinto in un mondo molto diverso da questo. Un mondo dove poteva sentirsi potente. >
< Non dire scempiaggini, Quasimodo. Merlino non avrebbe mai adoperato la magia oscura! >
< Questo vuol dire che non conosci ancora il tuo padrone, gufo dei miei stivali. >
< Ma come ti permetti?! Se posso posso trasformarmi in una creatura che ti ucciderebbe allìistante-. >
< Mi dispiace per te, ma abbiamo già seppellito la povera Jane e non abbiamo tempo per vedere altri uccisioni. >
< Frollo è molto vicino a noi > mormorò Grillo Parlante prendendo la parola < Ci vede volubili e molto fragili. In qualsiasi momento ci potrà attaccare. E noi come potremmo difenderci senza il miglior mago del mondo? >
< Secondo me l'abbiamo troppo sottovalutato. >
Mentre Quasimodo tentò in ognio modo di offendere la potenza e il rispetto del suo preside, fu solo Anacleto che prese posizione.
< Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio. >
< Se Merlino fosse davvero potente come vuole farci credere, allora sarebbe qui accanto a noi con un piano ben congegnato per attaccare il suo alter ego. Perchè è quello che Frollo è. >
< magari si scoprirà che Frollo e Merlino sono due fratelli separati dalla nascita: il primo si è votato alle forze del male, mentre il secondo... >
Nemmeno il Grillo Parlante era sicuro di parlare bene del mago.
Le sue attitudini a nascondere le sue abilità nella magia e le voci contrastanti che lo dipingevano come un cattivo, avevano spinto la saggezza dell'animale a non credere solo alle apparenze.
< Adesso stai fascendo stupide congetture pure tu, Grillo? Sì può sapere da che parte state?! >
< Dalla parte della ragione. E merlino non è quello che ci vuole far credere. >
< Quasimodo, te l'ho già detto: parla ancora male del preside e farai una brutta fine. >
< Vuoi forse gettarmi nel lago ghiacciato? Oppure ti trasformerai in una creatura mitologica o magica e mi ucciderai distruggendo mezzo castello? Allora fai pure! Ma non me ne andrò di qui finché non avrò parlato con lui. >
< Tutti noi vorremmo parlarci ma non ci riusciamo! >
< Allora troviamo un modo per aprire questo portone e scopriamo quello che il mago ha in mente. È l'unico modo. >
< E tu Quasimodo, come insegnante di storia della magia, che cosa vorresti cavarne? Non sei abile come Malefica o altri professori. >
le parole di Grillo parlante non sminuirono minimamente le abilità dell'ex campanaro.
Muovendosi con fluttuazioni inverosimili mentre si stava concentrando e chiudendo gli occhi, Quasimodo scagliò la sua magia contro quel divisorio che era diventato come un muro insormontabile.
E mentre il castello tremò sotto il suo dominio, la porta che racchiudeva l'ufficio di Merlino non si sgretolò minimamente, lasciando interdetto il giovane mago.
< Ah! Credi ancora che Merlino sia uno stupido inetto? È proprio vero che hai ancora molte cose da imparare, caro Quasimodo. >
< Lo riconosco, va bene. Ma non mi darò per vinto. >
< Sarebbe tutto inutile > fece Malefica allarmata per quello che era appena successo < Evoi tutti dovreste evitare di rimanere qui a perdere tempo. Non ci sono possibilità per entrare. Non l'avete capito? >
< Ma Malefica... >
< Taci, sgorbio di un insegnante e fammi parlare. >
< Ma come osi?! >
< Scagliare la tua magia non ti servirà a niente. L'ultimo incantesimo ti ha molto indebolito e per prima cosa, non c'è tempo per farci la guerra a vicenda. Oppure anche tu vuoi essere contro i nostri propositi? >
Alla fine, dovette essere Malefica e la sua inappropriatezza con la magia a fermare i propositi di un mago che aveva giurato fedeltà all'unico preside della scuola che avrebbe risolto qualsiasi problema.
Ma da quando Merlino aveva visto un mago qualunque padroneggiare una simile magia potente, non poteva che dipingersi come un mago debole che non avrebbe potuto fare niente contro chi era giovane e padroneggiava la magia molto meglio di lui.
Ma Merlino era l'unica guida di quel mondo.
Quel mondo che non risplendeva più dopo che l'oscurità aveva preso il sopravvento e il modo in cui il male prendeva il sopravvento era data da quella sicurezza e da quel maligno che ormai aveva avvolto l'animo di un qualsiasi mago, anche mezzosangue, a vagare con lo sguardo fisso verso l'ignoto mentre il sole rimaneva lontano da quel presente.

 

 

< Sei stato bravissimo, Gastone. Davvero capace di avere il sangue freddo nel riuscire in atle impresa. Non so cosa dire. Sono estasiato. >
le belle parole di Frollo non scossero minimamente l'animo di Gastone, che ancora non aveva capito quello che realmente aveva fatto.
< Adesso però non mi dire che ti stai pentendo, Gastone. Non lo accetterei mai. >

ma il ragazzo continuava a non rispondere, ancora scosso o solamente dispiaciuto.
< Tremotino, tu che lo capisci meglio di me, cosa intendi credere? Gastone non vorrà mica... >
< No. Il simbolo che ha sul braccio ci lega indissolubilmente a te, mio Signore. Non potremmo mai detrarci da quello che abbiamo fatto e se tu muori, non ti seguiremo. Non potremmo vivere in un mondo che non ci appartiene. >
Mentre Frollo non si convinceva di quelle parole, Gastone sentì i suoi sensi di colpa pervaderlo.
< Non ho mai ucciso nessuno prima d'ora. Per questo mi sento così. >
< Ti ci dovrai abituare, ragazzo mio. È la scelta da fare quando si sposa le forze del male. E tu hai del talento, ragazzo mio. Talento che prima non riuscivo a vedere. >
< e' confortante sentirglielo dire mio Signorine, ma ancora non sono riuscito ad essere quello per cui ho studiato. Quello per cui volevo immaginare: un mago perfetto che non pensa minimamente ad essere un mezzosangue. >
< Anch'io sono tale ma non me ne faccio una colpa. La magia ha voluto benedirci e io ho assoluto bisogno di questo segno divino. Perchè mi spinge ad essere diverso da quello che ero: una persona migliore. >
< E' vero. Ma certe volte non veniamo capiti. È questo che ci rilega nel buio. >
< Esatto. Ma è solo questione di tempo e noi guideremo questo parallelo mondo della magia che ci ha unito. Devi solo continuare a credere in te stesso. È questo quello che voglio. >
mentre le parole di Frollo sembravano una benedizione per quell'animo confuso di Gastone, il vecchio inquisitore ci mise poco a fare cambiare idea al cacciatore.
Abbracciandolo e trascinandolo verso di lui come segno di fede e di un legame sempre più forte, Tremotino sentiva le preoccupazioni invadergli, mentre quel legame oscuro avrebbe sancito una prospettiva imprevedibile.

 

 

Il passare delle ore non poteva sicuramente aiutare il proseguo di quell'alleanza che non sarebbe mai tornata a vigilare su quel mondo.
E mentre i professori continuavano le lezioni in quella scuola come se niente fosse, una figura femminile dal carattere introverso e misterioso pensò di ritrovarsi dinanzi a quel dilemma.
Aveva come lo sguardo compiaciuto e trasognato, ma la giovane maga non pretendeva nella sua riuscita, ma sapeva benissimo che niente era impossibile.
E mentre si stava guardando in quello specchio pesante che era riuscita a portarsi con le sue stesse forze, Anacleto e Grillo Parlante si guardavano sorpresi e confusi.
< Ehi, ragazzina? Ragazzina! >
Sembrava che la maga in questione non volesse ascoltarli, facendo finta di niente e continuando nel suo compito.
< Ma cosa sta facendo, Anacleto? > domandò Grillo mentre fissava quella figura guardarsi dritta allo specchio.
< Non lo so ma vorrei tanto saperlo. >
< E se fosse una minaccia? >

< Quella ragazzina che ha le sembianze di una bambina? Ma fammi il piacere, Grillo. >
< Non voglio soprassarvi ma credo che l'unico modo per guardare lo sguardo del nostro preside è giocare d'astuzia oltre che con la magia. E questo specchio può davvero fare al caso nostro. >
La ragazzina era assolutamente certa di quello che stava facendo, ma Anacleto non riusciva a convincersi di quelle parole.
< Vuoi forse smaterializzarti nell'ufficio di Merlino attraversando quello stupido specchio? Il Preside non è così stupido come puoi credere. Avrà pensato a tutto. >
< Avrà è una condizione che non implica tale sicurezza. E adesso vedrete come. Se volte, potete seguirmi >
Mentre lo specchio cominciò ad illuminarsi, la ragazzina lo oltrepassò senza problemi seguita dai due animali che una volta riapriti gli occhi, non poteva ancora crederci.
< Ma questo è... >
< L'ufficio di Merlino. >

 

 

Guardandosi intorno, Anacleto e Grillo non lo videro da nessuna parte, facendogli pensare che quell'ufficio in cui si trovavano, era tutta una montatura architettata dalla ragazza.
< Mi sta aspettando. Lo sento... Ma io e Merlino dobbiamo parlare da soli. Quindi ci potete scusare? >
< Come potremmo fare ad uscire di qui? La porta è chiusa e lo specchio... >
Come un cenno della bacchetta, Alice aprì la porta dell'ufficio lasciando ancora confusi i due animali.
< Ragazzina, si può sapere cosa hai in mente? >
< Voglio solo convincere il mio preside ad ascoltarci. Tutto qui. >
< Andate pure. Io e Alice ci sentiremo a nostro agio. >
< Ma preside! Allora è tutto vero! >
< Nessuno sa giocare e ingannare la magia con Alice > fece Merlino ritrovando un sorriso perso < E adesso lasciateci da soli. Dobbiamo parlare. >
Uscendo da quell'ufficio come se niente fosse successo, Merlino non la smetteva di fissare Alice.
< Sei migliorata. >
< Ho imparato dal migliore. Il trucco dello specchio è di sua invenzione, mio Signore. >

< Sono il tuo preside, Alice. Non scordartelo. >
< Ma finché siamo soli lei è il mio unico maestro. Mi ha cresciuta salvandomi dai miei stessi incubi. E questo io non posso scordarlo. >

mentre Merlino non poté trattenersi dall'abbracciare Alice, sentiva in cuor suo che la sua magia si stava affievolendo mentre la vecchiaia stava avanzando.
Non si sentiva più potente come un tempo e vedere quella creatura pronta per il grande passo, rendeva il suo stesso futuro ricco di incomprensioni e di possibili stravolgimenti.
Come un futuro distopico in cui Merlino non avrebbe mai fatto parte.
Un futuro in cui la magia non sarebbe mai scomparsa e che il frutto dell'ardore di quel luogo in cui Merlino ha visto crescere sarebbe durato fino all'infinito.
Ma ora doveva farsi parte e trovare il coraggio nel confessarlo.
< Non potrà mai farlo. >
< Come? >
< Merlino, sa molto meglio di me che io riesco a captare ogni singolo pensiero che il suo subconscio cova nelle profondità nella sua mente. E lei deve capire che non sarà mai un problema per questa scuola, ma una risorsa che potrà darci la mano in ogni ambito in cui il nostro destino lo richieda. E lei fa' parte di tale destino. Di quello di tutti. >
< Perchè allora la morte di Jane mi fa' capire che ho fallito? >
< Perchè quella ragazza non meritava di vivere, mio Signore. E lei non avrebbe potuto fare niente per salvarla. Nemmeno se quella sentinella si fosse fatta gli affari tuoi. Il suo corso in questa vita era finita. E il nostro unico peccato è non averglielo confessato. >
< Tutto ciò ci spinge a credere che siamo dei mostri. >
< Siamo solo due maghi realistici, Merlino. Dobbiamo convincerci che c'è sempre uno spirale da intraprendere per capire chi realmente siamo. E il nostro futuro non può essere indissolubilmente lontano dal bene di questa scuola. Ma lei e tutti gli altri tra professori e studenti non riescono a capirlo. Per questo non farò altro che arrabbiarmi per cercare di cambiare il senso della nostra vita. Con o senza il suo aiuto. >
merlino non sapeva cosa credere e mentre la sua forza di volontà stava riacquistando vigore, Merlino non poteva credere che la sua apprendista maga lo aveva convinto a ricredersi e quel suo sguardo magnetico lo avrebbe ancora fatto sentire debole.
Ma non era uno sguardo di sottomissione, ma di voglia di rivalsa.
E Merlino non avrebbe mai smesso di guardarla.

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Capitolo 19
*** Legami perfetti ***


Mentre Merlino si era deciso ad uscire dal suo ufficio, entrò in sala grande con un'emozione mai provata prima d'ora.
Anche se aveva varcato quella porta per moltissimo tempo negli anni a seguire,. Entrarci quella volta in quel clima di tensione e di paura, lo spingevano a dare sempre il meglio di sé stesso.
Sembrava tutto nuovo per lui, ma era sempre il solito salone in cui si consumavano i pasti della scuola, oltre ad essere usato per le lezioni più importanti dove tutti gli alunni erano chiamati a parteciparvi.
< Merlino. >
La voce acuta e sincera di Malefica ridestò dai pensieri il vecchio mago, scandendo un sorriso sincero che la fata non vedeva impresso nel volto del Preside da moltissimo tempo.
< Sono felice di vederla qui e non imprigionato nella sua solitudine. >
< Mi dispiace essere stato lontano per troppo tempo, ma avevo bisogno di riflettere. >
< Toccava ad un'astuta alunna oltre che ad una grandiosa maga entrare nei suoi confini per farle cambiare idea? >
< Malefica, spero che tu non sia gelosa. >
< Non lo sarei mai. Anzi, sono assolutamente felice di vederla qui tra noi. Perchè mi spinge a sperare. >
< La battaglia con Frollo non è ancora stata vinta. >
< Lo so. Ma è questione di tempo breve e... credo che possiamo essere capaci nel contrastarlo e imprigionarlo in un luogo dove sarà impossibile che lui possa evadervi. >
< Non c'è luogo lontano e oscuro che possa tenere a bada quel mago. L'unico modo è ucciderlo. m>
< Sarà un compito ardue e pericoloso e purtroppo molti dei nostri alunni non sono pronti a tale compito. >
< Lo immagino alla perfezione Malefica, ma sono anche convinto che con l'aiuto di voi docenti e la loro forza di volontà, riusciranno a superare qualsiasi ostacolo. >
< E' bello sentirglielo dire Preside, ma non è così scontato come lei può credere. >
< Lo capisco perfettamente. L'immagine di Jane morta mi fa' piangere ancora il cuore. Tutto ciò non posso ancora sopportarlo. >
< Anche se cercano di nasconderlo bene, negli occhi di quei ragazzi è dipinta la paura e il timore di non farcela. Questo anno scolastico sembra non volgere al termine e molti di loro non vedono l'ora di tornare a casa. >
< D'accordo. E sia così per questi individui che vogliono abbandonare la nave nel momento del bisogno. >
< Mi scusi? >
< Fagli preparare le loro valigie. Non faranno parte dei nostri propositi e dei nostri piani. Non ci servono. >
Indignato per tali parole, il nervosismo di Merlino era palpabile.
Ma solo lui era in grado di far cambiare idea a tali individui.
Solo lui poteva cambiare il corso delle cose, con un alleato d'eccezione accanto a lui.

 

 

Mentre Tarzan rimaneva di fronte al lago con tutta la solitudine e la tristezza per quella creatura che non era riuscito a conoscere affondo, Merlino si avvicinò all'uomo della giungla con tono affabile e di cortesia.
< Posso mettermi qui vicino a te? >
< Signor Preside. Quale onore. >
< Lascia stare l'onore, ragazzo mio. Io sono un mago come tutti gli altri. Anche se non sembra ai tuoi occhi. >
< Lei preside è la nostra unica speranza che ci spinge a combattere il nemico. Non la definirei un mago come tutti gli altri. >
< Allora perchè vuoi partire, Tarzan? Perchè te ne vuoi andare? >
< Ma io... Come fa' a saperlo? >
< Anche se negli ultimi tempi non sembra, sono a conoscenza dei fatti che accadono nella mia scuola. Almeno che tu non sia in grado di fare qualche incantesimo che possa destabilizzare i miei poteri magici. Ma non credo che sia il tuo caso, ragazzo mio. Con ciò non voglio dire che sei inutile, dico soltanto che potresti ancora imparare e dare tanto a questa scuola. Non sei del mio stesso avviso? >
< Come posso rimanere qui? Non ho niente che mi spinga a combattere. >

< Non è vero. E lo sai perchè? Hai a cuore tutti noi. E anche se non lo vuoi confessare, il tuo cuore ti spinge a credere questo. E un mago dal cuore nobile non può che ascoltarlo e tirarsi indietro... Sai cosa succederebbe se tu te ne andassi? >
< Sinceramente no, Preside. >
< Saresti colto da profondi sensi di colpa. E tutto ciò non te lo perdoneresti mai. È vero che tu torneresti nel tuo mondo come se niente fosse cercando di dimenticarci. Ma come farai ad essere felice senza qualcuno che possa capirti? Non dico che potrei essere la tua guida per tutto il resto della tua vita, ma credo che ho molto ancora da insegnarti. Come tu e tutti gli altri compagni mi avete insegnato la vostra bontà. >
< Ma io in verità non ho fatto nulla. >
< Il vostro coraggio che vi ha spinti la maggior parte a intraprendere questa nuova avventura di diventare dei maghi abbandonando il vostro mondo parallelo, mi ha spinto a credere che siete pieni di forza di volontà. Ed io non posso che essere fiero di voi. >
Dandogli una pacca sulla spalla come segno di profonda fedeltà verso il suo animo, Tarzan vide Shang maneggiare con la spada con le sue arti magiche mentre Alice si divertiva a giocare con il suo specchio.
< Sembrano due ragazzi normali come te Tarzan, ma in fondo al loro cuore batte la forza di un guerriero spietato che non si tirerebbe mai indietro in nessuna occasione. Ed è quello che vorrei vedere in te. >
mentre le parole del Preside avevano sortito l'effetto desiderato, Tarzan cambiò idea e non avrebbe mai abbandonato i suoi compagni.
< preside, le giuro... >
< Non ho bisogno di alcuna promessa, Tarzan. Mi fa sentire felice sapere che rimarrai qui con noi. Adesso vieni e dammi un abbraccio. >
Crogiolandosi nella felicità ritrovata, la scuola di Agrap e tutti coloro che avevano girato nel proteggerla, si preparava ad un futuro che sarebbe stato scritto solo con il loro essere e con quella voglia di dare un inizio diverso facendo dimenticare la visione di un mondo oscuro.

 

 

Il più grande sapere magico.
Tutto ciò che si voleva sapere della magia era custodito in quella biblioteca smisurata e agli occhi umani infinita.
Un mondo magico sconfinato in cui tutto il potere veniva messo in pericolo da un mago oscuro.
Ma c'era un futuro per tutti quei libri.
Un futuro in cui il sapere non sarebbe stato dimenticato e che una figura dall'animo gentile e dagli occhi dolci avrebbe messo a disposizione la sua vita pur di mantenere intatto il passato della storia della magia.
< Belle, sei ancora qui dentro? >
< Non ce la faccia a separarmi da questi libri. È più forte di me, Adam. >
< Lo comprendo. Ma credi di essere pronta a fronteggiare un nemico più grande di noi? >
< Perchè tu sei pronto? >
< Sinceramente non lo so... Ma pensare di separarmi da te mi rende il cuore fragile e l'animo triste. Perchè io non posso stare senza di te. Non potrei mai farlo. >
Uniti in quella storia d'amore oltre un mondo a loro sconosciuto, Belle si sentiva unita di quell'amore che la Bestia voleva dimostrare in quelle sembianze umane.
E mentre l'odio e la paura di un uomo fragile veniva messa a dura prova, Belle doveva cercare di mantenere quella flebile calma che insieme ad Adama avevano costruito.
< La mia voglia di trasformarmi in quel mostro che ero stato mi rende inquieto e pieno di energie che devono essere sfogate il prima possibile. Se solo mi trovassi davanti quell'omuncolo da strapazzo e quei dannati traditori di Tremotino e Gastone, la mia furia sarebbe placata minimamente e la mia voglia di vivere rinsavita una volta per tutte. >
< Non puoi pretendere che la tua forza e il tuo vigore possa prendere il sopravvento in questo modo. Non puoi trasformarti nella creatura che non vorresti essere. >
< Belle, il punto di tutto questo è che io voglio esserlo. Perchè in sembianze umane, io sarei inutile. E come dare torto a colui che vuole distruggerci. Io non posso farmi vedere debole. >
< E non lo farai! Stai tranquillo. Io credo in te. >

ma sentendo il sentore di un pericolo che si stava avvicinando, Adam si trasformò in quella creatura ripugnante che nel corso della sua vita si era nascosta in mezzo a quella solitudine che l'avrebbe distrutto.
Ma in quel presente lontano da quel ricordo era tutto diverso.
Controllava il suo istinto mentre Belle cercava di cambiarlo, ma Adam si trasformava nella bestia solo per proteggere lei e il loro amore indistruttibile.
< Adesso cosa pensi di fare? Se incontrerai Frollo da solo, ti sconfiggerà. >
< Non succederà mai, Belle. E ho bisogno che tu creda in me. >
Sentendosi accarezzata e coccolata mediante quei tocchi, Belle non poté tirarsi indietro da quel desiderio.
< Io credo in te, Bestia. E ci crederò sempre. >
< Ti ringrazio. Ne avevo proprio bisogno di sentirtelo dire. >
E mentre quel legame sarebbe stato messo a dura prova ancora una volta, la Bestia dovette fronteggiarsi contro coloro che per ultimi hanno tradito la loro magia e la loro scuola, invischiandosi nell'oscurità più truce e cruda.
< Due contro uno > fece la Bestia < Avanzate pure. Io non ho paura. >

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Capitolo 20
*** Le grida dell'innocenza ***


Hans e Kristoff fissavano la bestia con sguardo truce.
Avrebbero fatto qualsiasi cosa per fermare l'ardore di un animagus che avrebbe ucciso tutti coloro che avrebbero messo in discussione la magia buona.
< Voi siete dei traditori. E non avete nessun diritto di rimanere qui. >
< Che cosa pensi di fare? Vuoi forse eliminarci? >
< Vorrei poterlo fare, Hans. Sbranarvi in questo momento per dar sfogo alla mia voglia di vendetta. Sono rimasto umano per fin troppo tempo e adesso... >
< E adesso non farai niente, espelliarmus! >
Scaraventato contro uno dei tanti corridoi del castello, Tremotino teneva sotto controllo la bestia.
< Non osare muoverti. >
< Non riuscirai a farmi niente. Sei codardo come questi due per farlo. >
< Che cosa ne vuoi sapere di me? >
< Le tue arti oscure non possono avere effetto su di me. >
Alzandosi di scatto e aggredendo il piccolo mago, Adam era pronto a sbranarlo senza pietà, ma Hans riuscì a lanciargli una maledizione senza perdono che lo rese inerme.
< Crucio! >
La bestia sarebbe morta molto velocemente se non fosse stata per l'arrivo tempestivo di Malefica e di Ursula che, sentendo delle grida, stavano temendo il peggio.
< State prendendo un grande abbaglio voi due > fece Malefica dopo essere riuscito a liberare la bestia < Siete ancora in tempo per arrendervi. >
< Perchè farlo? Nessuno riuscirà ad accantonare la nostra rabbia di vivere in un mondo nuovo e diverso da questo. >
< In un mondo sbagliato, oseresti dire > replicò Ursula < Malefica, la bestia deve essere portata alla svelta in infermeria. Le ferite causate da tale maledizione lo stanno distruggendo dentro. E non si fermeranno. >
< Non ha sentito, Professoressa? Andate adesso finché è in tempo. Una piccola tregua che può risollevarvi. Sempre che riusciate a farcela. >
< Che voi tre siate maledetti. >
< Non è colpa mia e dei nostri pensieri se abbiamo deciso di agire così. La nostra voglia di comandare insieme al mago oscuro in un modo diverso, non è affare che vi possa riguardare. >
< Malefica, ascolta Hans. Per il nostro bene. >
Ma la fata non riusciva a fidarsi delle parole del suo nemico, anche se la bestia stava soffrendo.
< Malefica! Ascoltalo! La bestia ha bisogno di cure! >
< Va bene. Andiamo. >
Ma appena Malefica e Ursula presero il corpo esanime della Bestia, Tremotino scagliò contro di lui un Avada Kedavra che lo uccise a sangue freddo mentre il dolore più grande stava per prendere il sopravvento.
< Questo è solo un assaggio della nostra vendetta > fece Tremotino con tono vittorioso < Presto i prossimi sarete voi. >

 

 

Mentre nella scuola il panico si stava diffondendo come una macchia d'olio, Merlino non riusciva a credere che un altro componente della sua scuola era stato ucciso senza che lui potesse fare niente.
Il dolore e la distruzione erano troppo grandi, quasi a far ripiombare lo stesso mago in un vortice di solitudine dove non sarebbe potuto più uscirne.
< Preside! Preside! >
< Lasciami stare, Alice. Ho bisogno di pensare per cercare di recuperare... da questa perdita. >
< E' impossibile farlo, preside. E lei lo sa bene. >
Il dolore di tale perdita era sancito dall'arrivo di Belle che non riuscì a trattenere lo sdegno e la rabbia per come il nemico si fosse intrufolato nel castello.
> Adam! Adam! No! >
Nessuno riusciva a sopportare Belle sgretolare il suo animo verso colui che aveva sempre amato.
Non riusciva a credere che tale presente sarebbe stato maledetto dall'arrivo del male più profondo che si stava spargendo senza che nessun mago potesse fare qualcosa.
< Belle, mi dispiace. >
< Non abbiamo tempo dei convenevoli, Signor Preside > fece Belle digrignando i denti < Ho bisogno di trovarlo. E di misurar,mi con lui. >
< E' impossibile farlo. Ti ucciderà senza pietà. >
< Allora vuol dire che morirò proteggendo questa scuola come ha fatto Adam. Non posso sopportare che la vendetta non venga elaborata. >
< La tua non è vendetta Belle, ma rabbia. Una rabbia che non ti servirà a niente perchè lui è troppo forte. >
< Quindi toccherà a lei agire? Da solo ce la farà? >
Facendo un respiro profondo, per Merlino non c'era posto per farsi da parte, ma era giunto il momento di agire il prima possibile mentre rumori e grida di dolore andavano a mischiarsi in quel complesso maestoso dove la magia oscura se ne stava impadronendo.
< Ti prometto Belle... >
< Non fate promesse. Agite. E basta. >
Merlino non aveva mai visto Belle sotto quella prospettiva di assetata di sangue.
Anche se era il dolore a parlare per lei, il mago non poteva avere pietà per il suo nemico.
Perchè la pietà era per i deboli e Merlino non poteva dimostrare di essere tale se voleva salvare il mondo in cui viveva.

 

 

Mentre Tremotino si stava complimentando con Hans e Kristoff per la riuscita di una trappola semplice che aveva tolto di mezzo un altro individuo magico, Gastone non era dello stesso avviso di coloro che stavano festeggiando.
< Si può sapere che cosa state facendo? >
< Brindiamo alla nostra vittoria > replicò Kristoff con tono fermo e sincero < la bestia è stata sconfitta. Il primo tassello per far capire a tutti chi siamo veramente. >
< E una volta fatto ciò? Chi credete di essere? >
< Gastone, non capisco quale sia il problema > replicò Tremotino alzandosi dalla sua poltrona nel salone di Serpeverde < Stiamo conducendo la nostra battaglia ottimizzando le nostre mosse. Dovresti esserne fiero. Come sono sincero lo sarebbe Frollo. >
< Tremotino, voglio confessarti che non abbiamo vinto la guerra, bensì una stupida battaglia. Anche se a mio parere inutile. >
< Un morto in questa battaglia non può rivelarsi inutile > fece Hans con la voce grossa < E tu lo sai bene. Sei un criminale come noi, Gastone. Uno che ha giurato con il marchio che ha sul braccio da che parte stare. E non si può tornare indietro. >
< Chi ha detto che io mi pento di quello che ho fatto? >
< I tuoi occhi, ragazzo mio. Ci stanno facendo capire un sacco di cose. >
< Voi siete pazzi. E smettetela di dire cose senza senso. Dico solo che il nostro unico obiettivo è Merlino. Se riusciremo ad uccidere lui, avremmo vinto la nostra guerra. Sono inutili questi spargimenti di sangue anticipati. Mi avete capito? >
Ma Tremotino e tutti gli altri non riuscivano a fidarsi di tale parole, quasi pensando che il tradimento di Gastone potesse trovarsi nella sua mente debole.
Ma l'insegnate di difesa contro le arti oscure lo avrebbe tenuto d'occhio, quasi a confutare i suoi sospetti in veri.
< Gastone... stai molto attento a quello che fai e a quello che dici. Mi hai capito? >
Il giovane cacciatore evitò di dire qualcosa, limitandosi ad incrociare Frollo che era troppo concentrato sul suo vero obiettivo nascosto.
< Spero che siate soddisfatti per aver ucciso un inutile mago > fece il mago oscuro rivolgendosi principalmente a Tremotino < Perchè togliere di mezzo un animagus? Non ha assolutamente senso. >
Inviperito per quelle parole, Tremotino fissò con sguardo truce il suo padrone.
< Solo perchè non abbiamo deciso di uccidere ila bestia al posto del tuo nemico giurato, ci credi degli incompetenti. Ma ti faremo cambiare idea che non è assolutamente così. >
< Che cosa centra Quasimodo adesso con noi? >
< Mio Signore, non siamo così stupidi come lei può farci credere. Quindi smettila di prenderci gioco della nostra intelligenza. Sappiamo veramente cosa provi quando vedi lei. >
< E pensi davvero che io possa distrarmi così dal nulla?! Non hai ancora capito chi sono. >
< La vostra indignazione non sortirà l'effetto di farci cambiare idea. Tu la ami troppo, Frollo. E' talmente invischiato per quell'amore e per quei pensieri che fai su di lei che ti sei dimenticato dei tuoi veri propositi. E adesso vorresti farci credere che vuoi conquistare questo mondo sottomettendo tutti gli altri. Tu non sei il nemico principale di questa storia. E la tua debolezza verso quella donna riuscirà a distruggerci. Una volta per tutte. >
< Non riuscirai mai a tenermi da parte, Tremotino. Sono io che comando le vostre menti. >
< No, caro Frollo. Ormai non potrai che essere più inutile di quel cacciatore da strapazzo. Sei finito. >
< Adesso lo vedremo. Avada Kedavra! >
Per dimenticare tale disdegno e assopire quelle parole che lo avevano dipinto, Frollo tolse di mezzo Tremotino e i due studenti con rapidità fulminante che Gastone rimase inerme nel vedere tale forza.
I corpi dei tre maghi erano riversati a terra mentre lo sguardo assetato di sangue del mago oscuro non sortì quella vendetta agognata.
< Mio Signore, sta bene? >

< Vattene via, Gastone. Ormai non fai più parte del nostro piano. I voleri e le idee che ci legano non fanno più parte di te. >
< Ma il marchio che ho sul braccio... >
< Ho tradito. Ho tradito te e i miei uomini. Solo per l'amore di una donna. Una donna che devo assolutamente possedere per colmare il vuoto che mi sta divorando. Tremotino aveva ragione nel dire che io sono un debole. Ma quando avrò ottenuto il suo amore incondizionato con le buone o con le cattive, riuscirò ad essere un mago migliore e a usare le forze del male solo per distruggere i miei nemici. Al contrario di adesso, devo agire da solo. E tu saresti solo d'intralcio per me. Questa battaglia non può interessarti minimamente. Mi hai capito, adesso? >
Senza avere una valida ragione nel riconoscere il suo mago oscuro per cui aveva venduto la sua anima, Gastone si sentiva sperso in quel castello e in quel mondo che sapeva bene non appartenergli mai più.

 

 

Tutti si erano preparati per la battaglia.
Tutti erano pronti per trovarsi davanti l'unico mago oscuro che voleva davvero il male di Agrap e di tutto il mondo della magia.
I loro occhi erano oscurati dal fatto che non ce l'avrebbero mai fatta.
E mentre attendevano l'arrivo del mago oscuro in sala grande, Merlino e Malefica videro che non tutti erano presenti.
< Quasimodo ed Esmeralda mancano all'appello, Preside. Non sappiamo dove siano finiti. >
< Dobbiamo trovarli al più presto, Malefica. Se sono da soli, non riusciranno a farcela contro Frollo. >
Il castello era troppo grande persino per Merlino che con il cuore che continuava a piangere per la morte di Adam, non riusciva ad avere quel controllo desiderato che tanto agognava.
< Tu rimani qui, Malefica. Io vado a cercarli. >
< Da solo? È troppo pericoloso. Vengo con lei. >
< No! Tu devi rimanere qui insieme ai ragazzi. In questa sala e insieme non può accadervi niente. >
< Ma Preside... >
E mentre il mago fissava un'ultima volta quegli sguardi incompresi e tristi, Merlino si apprestava a camminare per quei corridoi con la speranza che il giorno dopo sarebbe stato illuminato dalla luce del sole.

 

 

< Dobbiamo sbrigarci! Una barca ci sta aspettando al lago sotto al castello! >
Quasimodo trascinava per mano la sua amata senza avere il coraggio di guardarsi alle spalle.
Ma l'insegnante di storia della magia non si era ancora reso conto che Frollo poteva essere ovunque e da nessuna parte.
E mentre le onde del lago si alzavano in segno di ribellione, la figura dell'oscurità si manifestò proprio dinanzi a loro.
< Oh no! >
Tirando fuori la sua bacchetta mentre la paura aveva preso possesso dell'anima del povero Quasimodo, quest'ultimo avvertì ad Esmeralda di fuggire il più lontano possibile e avvertire Merlino.
< Non vi servirà a niente > fece Frollo con tono fermo < Ormai la resa dei conti è iniziata e nessuno di voi scapperà di fronte al mio volere. >
Immobilizzando Esmeralda senza che Quasimodo potesse difenderla, il professore capì che non c'era futuro per lui e per la sua amata.
< Che cosa gli hai fatto?! >
< Si riprenderà. Ma chissà chi riuscirà ad abbracciare tra noi due, Quasimodo. >
Il professore si sentiva inerme e senza energie, troppo impaurito per andare incontro a quella situazione.
< Hai forse paura? >
< Provo un profondo ribrezzo nei tuoi confronti, Frollo. Ed Esmeralda non rimarrà mai accanto a te. Nemmeno se io morirò. >
< Allora vuol dire che morirete insieme. >
< No. Tu la ami troppo per fargli del male. Non mentire. >
< Quello che farò con Esmeralda dopo la tua morte non ti deve riguardare minimamente. Tu sei la nostra rovina. Ed ora che le fiamme dell'inferno ti bruceranno per sempre, non potrai fare niente per salvarla. >
< Tu dici? >
Mentre la fenice nera s'imbatté contro quel mago mentre il fuoco lo circondò, la creatura di Malefica s'incenerì per un'ultima causa: eliminare l'ultimo cavillo di quel male che circondava quell'area.
Quasimodo, con il cuore che ricominciava a zampillare di speranza, vide l'anima nera di Frollo che piano piano bruciava dinanzi ai suoi occhi.
< Perchè tu non stai bruciando? >
< Perchè questa creatura brucia l'anima oscura di chi non crede nella magia buona. Quella vera. E tu brucerai all'inferno della magia. Per sempre. >
< Ma che diavolo ne vuoi sapere tu? Tu non sai minimamente che cosa sia la magia! >
< Non m'importa. Perchè ti vedrò soccombere contro quel volere che ognuno di noi desidera. Ed è grazie a tutti i maghi di questo mondo che tu soccomberai. <

E mentre il fuoco avvolgeva l'anima di quel cuore malato che aveva deciso di soccombere, Quasimodo chiuse gli occhi prima di dare un sospiro di sollievo.
Quel sospiro di liberazione che aveva tanto desiderato.

 

 

Alcuni mesi dopo

 

Mentre tutti gli studenti si apprestavano a lasciare Agrap per tornare a casa, Esmeralda dava un'ultima occhiata a quel luogo che l'aveva spinto a ricongiungersi verso un amore insperato e impossibile da riprendere.
< Esmeralda > fece Quasimodo mentre la richiamò a Sè in compagnia di Merlino < Sei sicura di volertene andare? >
< Quasi, la nostra storia non potrà mai finire > fece la giovane ragazza toccandogli la guancia < Ma ho bisogno di tornare a casa. In un mondo che è sempre stata casa mia. E non pretendo che tu mi segui, ma vorrei avere la convinzione che io possa rivederti un giorno. >
Quasimodo sembrava sentirsi afflitto e dispiaciuto per la decisione di Esmeralda, ma sapeva in cuor suo che il suo più grande desiderio era proprio lei.
< Non potrò mai abbandonarti, Esme. Io e te siamo una cosa sola. Ma il cuore della magia mi spinge a rimanere qui. Ma non potrò mai dimenticare Parigi e la mia casa. >
< Ti capisco. >
E dopo un abbraccio lungo e sincero mentre tutti gli alunni si apprestavano a salire su quel treno portandosi con sé avventure e pensieri di un anno ricco di soddisfazioni, l'unico davvero infelice sembrò davvero Quasimodo.
Il vapore di quel treno non offuscò i suoi occhi lucidi mentre Merlino non disse niente per non compromettere le decisioni del suo futuro.
< Preside, cosa dovrei fare? >
< Sono contento di sapere che i tuoi pensieri siano rivolti al senso della magia e la tua voglia di crescere sempre di più... Tuttavia Quasimodo, non bisognerebbe scordarci del proprio cuore. E anche se questa nuova vita ti ha proprio riconsegnato la voglia di vivere, è l'amore che davvero ti guida su tutto. E se la tua amata ha deciso che il vostro futuro è lontano da qui, l'unico modo per rimanere vicino a lei è rincorrerla. >
< Ma Preside, quindi io e lei... >
< Ci rivedremo. In un futuro diverso da questo presente... Adesso vai e non voltarti più indietro. >
E mentre quel campanaro dalla voglia smisurata di vivere si rilegò indissolubilmente al suo amore scontrandosi contro quelle barriere che era riuscito a distruggere, la visione di loro due felice non poteva che essere la fine del primo capitolo della loro storia d'amore, senza dimenticarsi del proseguo di quella storia.
Un proseguo dove quel grande libro di un passato che li aveva fatti conoscere in un universo differente dalle loro radici, avrebbe sancito un futuro rafforzato di una vita tanto speciale quanto sottolineato dai sentimenti trascinati dal loro cuore e dal loro essere.
Perchè quei personaggi erano così felici di vivere e di innamorarsi.
E la magia ha solo rafforzato tale insegnamento.

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