Impavidi come Grifondoro

di LadyPalma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'annuncio dei campioni ***
Capitolo 2: *** La Prima Prova ***
Capitolo 3: *** Il tradizionale Ballo del Ceppo ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. La Seconda Prova ***



Capitolo 1
*** L'annuncio dei campioni ***


Impavidi come Grifondoro


1. L'annuncio dei campioni




 

Essere Corvonero significa ponderare bene ogni singola scelta, valutarne gli aspetti positivi e negativi – e non avere talvolta il coraggio di prendere la decisione giusta.

Perché Tyland Lannister ha fatto infiniti calcoli in merito al significato di una concreta partecipazione al Torneo Tremaghi, ma il risultato gli suggerisce di voltarsi e correre lontano fino alla Torre di astronomia. Draghi, immersioni nel Lago Nero, labirinti infestati? Ha studiato bene le prove dell'ultimo Torneo e non ci è voluto molto per capire che non fanno per lui.

E invece avanza, lentamente, accanto a Jason che sorride spavaldo nella sua divisa Grifondoro strizzando gli occhi a chiunque si prende la briga di notarlo. Tyland non nasconde un sorrisetto di bonario scherno: non potrebbero esserci due gemelli più diversi di loro due, pensa, anche se agli occhi del mondo sono pensati sempre come un'entità singola. Ma, in effetti, a lui conviene così. È che vorrebbe davvero essere come Jason, in fondo, non solo fisicsmente – ché Jason ha carisma, viene apprezzato, è il cocco della McGranitt, prende ogni maledetto Boccino d'oro, fa la corte a Rhaenyra Targaryen senza timore dei suoi rifiuti. Jason non ha paura di vivere.

"Ascoltate il mio ruggito" urla Jason alla piccola folla dei suoi compagni di Casa che presto batte le mani a tempo intonando l'ormai ben noto motivetto Perché Lannister è il nostro re leone.

Anche Tyland batte le mani, quasi in automatico, abituato com'è da sempre a gravitare nell'orbita di suo fratello. Con una punta di ironia, si chiede perché il suo club di gobbiglie non è lì a fare il tifo per lui. Jason ride, si applaude da solo e scambia qualche parola con i suoi sostenitori, ma l'ultimo sguardo prima del momento fatidico va tutto al suo specchio umano.

"Sei pronto, Ty? Al mio tre?"

Tyland annuisce, anche se dentro di sé trema.

Inserire il suo nome nel Calice non è affatto la scelta più intelligente, eppure non si permette il lusso di esitare: lancia il pezzo di pergamena tra le fiamme in contemporanea a Jason, come ha sempre fatto tutto. Ma proprio mentre il suo nome prende fuoco, si chiede per la prima volta se forse quella non potrebbe essere l'occasione giusta per far vedere a tutti chi è davvero.

E, soltanto per un secondo, si sente ambizioso come un Serpeverde.

 

🦅


 

Essere Tassorosso significa stare un passo indietro, offrire sostegno dietro le quinte – e soffocare l'ambizione di voler giocare da protagonista.

Perché ad Alicent Hightower piacerebbe molto partecipare al Torneo Tremaghi, anche solo per vivere un'avventura e provare a sé stessa che è di più di una bella ragazza purosangue, ma nessuno crede davvero che lei possa farcela. Così non ci crede neanche lei, e si accontenta di applaudire e mettere su il sorriso più genuino che riesce a fare mentre Rhaenyra e il suo fidanzato Harwin lanciano i loro nomi nel Calice.

"Sarebbe tanto assurdo se decidessi di provarci anche io?" – Rhaenyra aveva sgranato gli occhi e aveva balbettato cercando di nascondere il proprio stupore.

"Forse potrei candidarmi anche io, per aumentare le chance della famiglia" – suo padre l'aveva guardata come fosse impazzita e poi aveva riso, esortandola ad evitare di rendersi ridicola.

"Tu mi vedresti come campionessa?" – e il suo amico Criston non aveva nascosto la sua disapprovazione, fingendo fossero complimenti mentre le diceva che era delicata, fragile e una nobile purosangue a modo.

Alicent lo ha detto, lo ha detto a chiunque la volesse ascoltare, ma nessuno ha ascoltato davvero. Nessuno a parte Larys Strong, a dire il vero, mentre lavoravano in coppia durante Pozioni. Lui aveva smesso di tagliuzzare gli ingredienti, l'aveva fissata in quel suo solito modo inquietante e poi aveva lentamente annuito.

"Credo saresti un'ottima campionessa".

E lei aveva sentito un brivido correrle lungo la schiena – di paura, forse? – e aveva scosso la testa, senza più toccare l'argomento. Se l'unico sostegno veniva da quello psicopatico…

Cosa otterrebbe da un sogno infranto?, si chiede ora, mentre guarda altri studenti tentare la sorte spalleggiandosi a vicenda. Meglio non provarci, meglio non pensarci nemmeno, meglio ricordare il proprio posto e ad adattarsi ad esso. L'inevitabile caduta farebbe meno male, è perfettamente logico. Sospira, mentre volta le spalle al Calice ed esce dalla Sala Grande a passo spedito.

E, soltanto per un secondo, si sente intelligente come una Corvonero.

 

🦡


 

Essere Serpeverde significa avere ambizioni testarde, inventare strade alternative dove l'unica possibile sembra essere impraticabile – e non avere l'intelligenza di arrendersi.

Perché Larys è consapevole di avere capacità mentali superiore alla media, a dispetto del suo difetto fisico, e sperare di ricoprire un giorno la cattedra di Pozioni non può bastare. Né può bastare, forse, qualche goccia di Felix Felicis, vinta all'ultima sfida lanciata da Lumacorno a lezione, per infondere al pezzo di pergamena che ha tra le mani la quantità di fortuna di cui avrebbe bisogno.

È il migliore, è invisibile.

Tutti lo conoscono, tutti lo detestano.

Pensa di essere una divinità, pensa di essere una nullità.

Per tutta la vita si è cucito addosso questo binomio impossibile, e anche adesso se lo porta dietro, mentre si trascina in piena notte davanti al Calice di fuoco. Lo rifiuterà come ha fatto da sempre tutta la società – a causa della sua deformazione, a causa del suo carattere – oppure riconoscerà il suo valore? È una sfida, non è nient'altro, al Calice, ai suoi compagni così mediocri, a suo padre che è già convinto di avere in famiglia un futuro campione (l'altro figlio, però, mai lui), al mondo intero. E se è una sfida, perché non esagerare?

Dalle sue mani da pozionista cadono nelle fiamme due pezzi di pergamena intrecciati. Sorride.

E, solo per un momento, si sente generoso come un Tassorosso.

 

🐍


 

"Dopo i convenevoli e le precisazioni di rito, è giunto il momento che tutti stavamo aspettando. I tre rappresentanti della Scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts per la nuova edizione del Torneo Tremaghi scelti in maniera insindacabile e oggettiva dal Calice sono…"

I tre pezzi di pergamena fatali vengono sputati letteralmente dalle fiamme e, leggendoli ad alta voce, è il Preside Silente stesso a non nascondere la propria sorpresa.

"Tyland Lannister" annuncia con un sorriso divertito. E Tyland, dapprima incredulo, si alza presto in piedi con entusiasmo. Non resiste all'impulso di gettare un'occhiata alla tavolata rosso-oro, e quando lo fa trova Jason a fissarlo – e ad applaudire più forte di tutti gli altri.

"Larys Strong" riprende il Preside, stavolta con le sopracciglia alzate. E Larys lentamente sorride, in modo contenuto ma compiaciuto, mentre i suoi Compagni di Casa lo guardano con un nuovo rispetto e, da bulli che erano, adesso lo applaudono. Basta così poco a far cambiare opinione alle persone?, si chiede muovendosi verso il Calice, resistendo al desiderio di guardare verso i Tassorosso – se per scoprire la reazione di Harwin o quella di Alicent non lo sa, in fondo, neanche lui.

"E come ultimo campione… Alicent Hightower" annuncia infine, senza nascondere qui un autentico risolino. E Alicent resta semplicemente immobile, aprendo la bocca un paio di volte senza sapere cosa fare. Non ho messo io il mio nome nel Calice, urla nella sua testa, ma ha il sangue freddo di capire che dopotutto non importa. Non importa come, la cosa che non aveva osato sperate adesso è realtà, e gli insegnamenti di portamento, controllo ed eleganza impartitole fin da piccola adesso devono tornare utili; dominando i tremori – dalla confusione, dalla paura – si alza in piedi, accettando gli abbracci dei suoi compagni di Casa, e si unisce agli altri due campioni. Il Preside palesa la sua sorpresa per quella triplice scelta inaspettata (che ha fatto perdere, del resto, le scommesse a tutti gli studenti) ma lo fa adesso con un occhiolino e i migliori auguri, per poi indirizzarli verso una stanzetta privata dove potranno discutere tra loro per qualche minuto prima di fare conoscenza con i campioni delle altre due scuole.

Ed è qui che Alicent trova finalmente la sua voce, avvicinandosi con i pugni chiusi e l'espressione furiosa al Serpeverde.

"Sei stato tu a mettere il mio nome nel Calice?" gli sibila contro, resistendo all'impulso di scuoterlo solo per timore di farlo cadere con tutto il bastone.

Larys pare imperturbabile, anzi una luce strana appare nei suoi occhi mentre annuisce senza vergogna.

"Hai espresso un desiderio, e io ho deciso di aiutarti, quale amico non lo farebbe?"

"Io e te non siamo amici" ribatte la ragazza, adesso confusa.

Ma Larys sorride appena e, come sempre, sembra essere un passo avanti agli altri. "Non preoccuparti, saprai sdebitarti al momento opportuno. In questo Torneo del resto dobbiamo collaborare, o mi sbaglio?"

E continua a sorridere anche quando nota gli altri due campioni scambiarsi uno sguardo allarmato d'intesa, anche quando fisicamente Alicent si sposta più vicina a Tyland. Possono pensare di escluderlo o di fare team da soli in due, ma lui sa che avranno presto bisogno di lui, che senza di lui non saranno capaci di fare neanche mezzo passo in quella sfida potenzialmente mortale.

Un Corvonero, una Tassorosso e un Serpeverde – soltanto insieme possono sperare di essere impavidi come dei Grifondoro.

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Capitolo 2
*** La Prima Prova ***


 

2. La Prima Prova


 

Che i tre campioni di Hogwarts non sono Grifondoro lo si capisce anche semplicemente dal modo in cui reagiscono al gravoso compito di dover decidere chi tra loro affronterà la prima prova. Non vanno completamente alla cieca, anzi, i Presidi delle tre scuole hanno annunciato in cosa consisterà quella prima sfida: affrontare una creatura magica preventivamente sorteggiata dai tre Presidi a nome dei campioni, con l'obiettivo di farle perdere i sensi e recuperare il cilindro che è stato fissato al suo collo. Tuttavia, quella informazione gentilmente concessa ha aperto altre, troppe, incognite, e la più importante è: Quale creatura ci è toccata in sorte?

"I-io m-mi tiro fuori" dice subito Tyland alzando platealmente le mani in alto, e rivelando la leggera balbuzie infantile che ancora torna a tormentarlo nei momenti di grande agitazione. "N-non ho mai frequentato mezza lezione di C-cura delle c-creature magiche e poi… n-non sono davvero la persona più i-indicata…"

Contrariamente alle aspettative, la reazione di Larys è compiaciuta. Ignorando le ultime scuse blaterate dall'altro campione, fissa invece l'unica ragazza del gruppo con un accenno di sorriso. Lo implorerà di andare lui nell'arena al suo posto, oppure proporrà di andare lei stessa, trovandosi però costretta ad accettare qualsiasi aiuto lui sarà in grado di offrirle? In ogni caso, sarà lui a tirare le fila dell'intero gioco e, ancora una volta, ad avere pieno controllo su di lei.

"Allora, a quanto pare siamo rimasti solo io e te, Alicent. Cosa pensi di fare?" Esita per un attimo, forse calcolando nella sua mente come comunicare al meglio l'asso nella manica che sta per sfoderare. "Dispongo di un piccolo dettaglio che può forse aiutarti nella scelta. Si dia il caso che, in maniera del tutto accidentale si intende, ho avuto modo di vedere le tre creature che affronteremo". Fa una breve pausa, giusto il tempo necessario per godere dell'espressione di puro stupore sul volto dei suoi compagni – stupore che presto diviene vera e propria avidità di informazioni. "Beauxbatons avrà una acromantula, un vero peccato che la affronteranno senza saperlo. Durmstrang, invece, un drago, buon per loro che hanno un Targaryen…" 

"E noi, Larys, noi?" lo incalza Alicent, la cui ansia è adesso palpabile.

Larys sorride ancora. "Lasciavo il meglio alla fine. Un Serpecorno, la creatura più esotica se vogliamo usare questo termine. Conoscete qualcosa in merito?"

La ragazza appare sorpresa. Lei le lezioni di Creature Magiche le frequenta dal terzo anno, ma mai le è capitato di studiare un Serpecorno, né tantomeno di vederne uno dal vivo, visto che ormai sono del tutto estinti in Europa. Tutto ciò che ricorda richiama, piuttosto, le vaghe nozioni di Storia della Magia: il Serpecorno è il simbolo di una delle Case della Scuola di magia americana di Ilvermorny… Il fragile filo rosso delle sue conoscenze si tende fino a spezzarsi: un vantaggio che non può essere in alcun modo utilizzato è un vantaggio molto esiguo. Tuttavia, prima che possa ammettere ad alta voce la sua totale ignoranza, qualcosa la sorprende perfino di più della scoperta della creatura stessa, se possibile. Tyland, che dal momento della codarda rinuncia si è messo fisicamente in disparte, adesso è tornato ad avvicinarsi con rapidità.

"Tu hai visto la creatura? L'hai v-vista con i tuoi occhi?"

"Sì, Lannister, è proprio quello che ho detto”.

Ma Tyland ignora il tono ironico e afferra l'altro ragazzo per la divisa, con uno sguardo che esprime sia implorazione sia minaccia. 

"Era un S-serpec-corno americano? Aveva un gioiello sulla fronte?"

Larys solleva le sopracciglia ed esita qualche istante. Ben consapevole di essere inferiore sul piano fisico, ha già messo mano sulla bacchetta; eppure il calcolo ha come sempre la meglio sull'istinto. Quel damerino non è di certo l'allegato che si sarebbe scelto, ma è l'alleato che gli è toccato in sorte. Così si limita a mantenere il consueto sangue freddo e ad accennare un sorrisetto di sfida.

"Sì, aveva un gioiello sulla fronte. È così tanto rilevante?"

Il biondo lo lascia andare di colpo, quasi facendolo finire a terra, e si volta verso Alicent con un sorriso talmente radioso che avrebbe fatto invidia a suo gemello Jason.

"A-andrò io nell'arena! Ho un piano!".

 

🦅

 

Il piano di Tyland affonda le radici nei tomi di Storia della Magia che divora come passatempo e in un viaggio in Massachussets con la sua famiglia solamente l'estate precedente. Se uscirà vivo da quell'avventura – cosa che non è ancora affatto certa – è consapevole che il merito sarà unicamente della fortuna, non la fortuna liquida di una Pozione, ma quella dei casi della vita.

A differenza dei suoi compagni di sventura nel Torneo, lui conosce perfettamente le caratteristiche essenziali dei Serpecorni – intelligenti, dotati di vistose corna da cui ricavare nuclei di bacchette e alcune specie americane anche di un gioiello che si suppone dia poteri di invisibilità. 

E, soprattutto, ne ha visto uno dal vivo, cosa che gli ha permesso davvero di accorgersi della gelosia viscerale che lega quelle creature al proprio gioiello – se soltanto si prova ad avvicinarsi ad esso, spalancano le grandi fauci, mostrano i lunghi denti ed emettono dei veri e propri boati.

Tutto fumo e niente arrosto, aveva commentato Jason l’estate prima, che pure era stato il primo a indietreggiare di fronte all’incontro ravvicinato in una delle aree protette in cui sono ammessi visitatori. Per un'intera serata, al sicuro nella camera d'hotel che condividevano con una Burrobirra in mano, aveva poi imitato l'animale, calcando sulla buffa bocca spalancata. Per questo Serpecorno è l'equivalente di Corvonero e non di Serpeverde, aveva concluso ridendo, non sono davvero così letali come appaiono.

Adesso, mentre ripensa a quella scena mentre traffica da solo nell'aula di Pozioni dopo aver ricevuto il permesso speciale di Lumacorno, Tyland pensa che la somiglianza tra Serpecorno e Corvonero non è affatto questa. Deve essere piuttosto il fatto che anche se non sono creature davvero letali s’ingegnano per apparirlo, e per avvicinarsi a loro bisogna superare prima quell'apparenza e conoscere a fondo la loro essenza. In effetti, si dice che amino gli studiosi e, fortunatamente per Tyland, studiare è la cosa che gli è sempre riuscita meglio.

 

🦅

 

Ha già visto un Serpecorno e ha un piano interamente delineato in mente, eppure, per quante volte cerchi di ripetersi queste rassicurazioni nella testa, adesso che sta per affrontare nel concreto la Prima Prova del Torneo TreMaghi vuole semplicemente scappare via.

Perché, mentre si immaginava la scena nella sua mente, visionava soltanto se stesso e la creatura, ma si rende conto ora che c'è molto di più che entra in gioco nell'equazione. Come gli studenti e i professori che riempiono gli spalti in attesa di puntare lo sguardo su di lui, o come l'inviata della Gazzetta del Profeta che lo ha preso da parte per fargli un milione di domande tra cui Cosa vorresti dire come ultime parole se dovessi perire nella Prova, caro?. È agitato, così agitato che non si fida a sufficienza di aprire bocca per paura di balbettare in maniera incontrollabile. Così agitato che non deve quasi fingere sorpresa nello scoprire ufficialmente di dover affrontare un Serpecorno. 

A nulla possono valere gli incoraggiamenti di Jason (una vocina nella sua testa non può fare a meno di pensare che suo fratello sia geloso per non essere scelto Campione e che voglia vederlo fallire) o le rassicurazioni di Alicent (più lei è gentile con lui, più la cotta latente che ha sempre avuto per lei diventa concreta e il pensiero di apparire un fallito agli occhi di lei è un peso di cui proprio non ha bisogno al momento). Invece delle parole positive, tutto quello che riesce a sentire davvero nei minuti prima del suo turno sono piuttosto le urla di Laena Velaryon, la campionessa di Beauxbatons alle prese con la sua Acromantula. Conoscere prima il suo destino forse l'avrebbe aiutata, si ritrova a pensare, Larys aveva ragione. A proposito di Strong, non ha idea di dove sia cacciato, e si ritrova a cercarlo: sarebbe prontissimo a rimangiarsi ogni orgoglio e chiedere un goccio della sua Felix Felicis, magari…

"È il turno del Campione di Hogwarts: Tyland Lannister".
 

🦅

 

Mentre la folla lo acclama e si ritrova da solo al centro di quella gigantesca arena, Tyland sente di avere una Cioccorana in gola e una Puffskin impazzita al posto del cuore. Ci mette un minuto buono soltanto per decidere di compiere il primo passo, e lo fa soltanto perché dagli spalti l'acclamazione entusiasta si sta tramutando in un gigantesco mormorio confuso.

Avanza lentamente, passo dopo passo, sollevando i piedi con fatica come se fossero fatti di marmo, finché non arriva infine davanti alla creatura. Per quanto assurdo possa apparire, vedere il Serpecorno in carne e ossa – o, per meglio dire, squame e corna – è ciò che riesce inaspettatamente a tranquillizzarlo. Le persone intorno, le aspettative altrui, le paure che da sempre lo frenano… Tutto questo implode e si riassorbe nella visione originale: ci sono soltanto lui e quella creatura, una creatura che sa benissimo come affrontare.

"C-ciao, lieto di conoscerti" dice, cercando di usare un tono tranquillo. Ai Serpecorni piace il dialogo e quindi lui parla, a sufficienza da attirare la sua attenzione e avere il permesso di avvicinarsi fino a dove ne ha necessità. A pochi passi si ferma. Gli basterebbe uno slancio in avanti per afferrare ciò di cui ha bisogno: il cilindro è in bella vista attaccato al collo dell'animale, prenderlo sarebbe facile, se non si volesse pensare alle conseguenze. Invece lui alle conseguenze ci pensa benissimo, sa che l'unico modo per uscire dall'arena illesi è recuperare il cilindro dopo aver neutralizzato la creatura; dunque, andando all'apparenza contro ogni buon senso, salta invece verso la fronte del Serpecorno, puntando dritto verso il gioiello. La reazione prevista è immediata: la creatura reclina la testa per sottrarsi all'assalto e poi torna in avanti spalancando le fauci, chiaramente pronta a usare denti e corna in difesa. Senza lasciarsi spaventare dal suono terrificante del verso caratteristico, Tyland non perde tempo, sfila una boccetta dalla sua divisa e la vuota completamente nella bocca aperta del serpente, chiudendogliela poi a forza con un colpo di bacchetta. Il Serpecorno lotta con tutte le sue forze, lo colpisce due volte con le corna e riesce quasi a liberarsi dall'incantesimo; la magia però regge perlomeno abbastanza da permettere alla Pozione soporifera di iniziare a fare effetto. In pochi istanti, la creatura giace a terra e Tyland si china su di lei, allungando finalmente una mano verso il cilindro di piombo che contiene il prezioso indizio della Seconda Prova. Ignorando i rivoli di sangue che colano dalle ferite alle braccia, sorride. È stato facile, pensa, fin troppo facile, è davvero finita? 

Il corpo addormentato del Serpecorno gli suggerisce di sì.

È possibile che l’intelligenza, la conoscenza e il calcolo possano bastare a vincere anche se non si ha un grammo di coraggio in corpo? Può bastare questo a rendermi un campione?

La folla dagli spalti in risposta alla sua silenziosa domanda grida il suo nome.

"Mi dispiace, amico" mormora invece lui all'animale, accarezzandogli la fronte all'altezza del gioiello, "questo però te lo lascio, tranquillo".

 

🦅

 

Quando Tyland lascia l'arena e viene accolto da un applauso vigoroso di Albus Silente in persona, si rende conto con enorme sorpresa che, in effetti, ha quasi impiegato più tempo a percorrere l'arena che a raggiungere l'obiettivo in sé. Non è facile vedere sfide risolte così rapidamente, sottolinea il Preside, non è facile riuscire ad elaborare un piano e a portarlo avanti così perfettamente senza esitazioni o intoppi.

"I-io ho r-ricevuto un aiuto, in verità" ammette, forse per schivare parte di quell'effluvio di complimenti a cui non è abituato.

Ma gli occhi di Silente brillano ancora di più mentre gli rivolge un occhiolino.

"Tutti riceviamo un aiuto, signor Lannister, ma non sempre sappiamo come farlo fruttare. È il modo in cui utilizziamo le informazioni che possediamo che ci porta alla vittoria".

Dietro di lui, riesce a vedere Alicent che gli sorride e perfino Larys che applaude anche se di malavoglia, anche se la prima persona che gli rivolge la parola è la sua sfidante Laena, mentre gli porge la sua mano guantata in segno di sportività.

"Complimenti, sei stato davvero fantastico. Sei stato molto coraggioso".

Tyland sbatte le palpebre un paio di volte, confuso, poi accenna semplicemente un sorriso.

"No, tu sei stata coraggiosa. Io sono stato soltanto abbastanza intelligente".



 







 


NDA:

Tutte le informazioni citate sul Serpecorno (le caratteristiche fisiche, l’amore per gli studiosi, l’estinzione in Europa e il fatto che alcune specie americane posseggano un gioiello) le ho prese da Pottermore; l’unico dettaglio che ho aggiunto io è la correlazione tra i versi minacciosi con il sentimento di protezione verso il proprio gioiello – cosa che mi è servita ai fini della trama ahah
In particolare dei Serpecorni mi ha colpito il fatto che assumano delle tecniche (come i versi bassi e cupi) per sembrare più minacciosi di quelli che in realtà sono: questo secondo me è il dettaglio che più svela la loro intelligenza. Proprio per via dell’affinità della casa Serpecorno con Corvonero ho deciso che il Campione doveva essere Tyland e che, appunto, potevo giocarmela puntando tutto sull’intelligenza piuttosto che sull’azione. Per questo motivo, la Prova viene risolta molto facilmente, senza intoppi: insomma, mi sono detta, se si è fatto bene il compito a casa, se si conosce la creatura e si è preparato un piano, cosa potrebbe andare storto? Ho voluto premiare l’intelligenza preventiva, spero che come linea generale il mio intento si sia compreso.

A presto con un “rilassante” capitolo sul Ballo del Ceppo, dove punterò tutto sugli intrighi amorosi (che devo onestamente ancora decidere per bene con questi tre ahah).

 

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Capitolo 3
*** Il tradizionale Ballo del Ceppo ***


Alicent Hightower ha ricevuto innumerevoli inviti per il Ballo del Ceppo: ha detto no a tutti. Anzi, non proprio no, più che altro si è assestata puntualmente su un incerto e diplomatico forse che non deve aver convinto nessuno dei suoi pretendenti. 

Larys Strong, però, di un forse non si è proprio accontentato. Dopo quella risposta standard, esibisce un sorriso sinistro, invece, e si accomoda tranquillamente al tavolo Tassorosso accanto a lei, convinto in qualche modo di poter trasformare nel giro di una sola conversazione il forse in un sì.

"Vieni al Ballo con me e saremo pari. Potrei considerare estinto il tuo debito nei miei confronti per aver messo il tuo nome nel Calice".

Alicent lo guarda a lungo, in silenzio, giusto il tempo di tenere a freno la sua abituale paura – nei confronti degli altri, delle minacce, della vita.

"È qualcosa che io non ti ho mai chiesto, ti ricordo".

Il ragazzo appare sorpreso, eppure un sorriso si apre sul suo volto. "Se abbiamo superato la Prima Prova è solo grazie a me. Di certo ti considererai in debito almeno per questo".

"Non sono stata io a partecipare, magari dovresti chiedere a Tyland di accompagnarti al Ballo".

Le parole le escono fuori quasi ancor prima di rendersene conto. È conosciuta per essere sempre gentile, dolce, disponibile; non è proprio da lei non essere remissiva, opporre resistenza e ingaggiare battaglie di parole. Dev'essere una conseguenza dell'essere diventata Campionessa, forse, ma quale paradosso che quell'enorme cambiamento lo deve in fondo proprio a lui! Larys, intanto, continua a sorridere e basta. Il sottile gioco dei ricatti lo conosce, del resto, molto meglio di lei.

"D'accordo, Alicent. E dimmi, con chi pensi di andare? Magari con quel bellimbusto di Arryk Cargyll oppure proprio con il nostro comune amico Tyland?"

"Potrei considerare il mio amico Criston Cole" risponde, anche se sa benissimo di tirare fuori quella possibilità soltanto perché è ben noto quanto tra i due non corra affatto buon sangue –  e i duelli sfiorati nei corridoi possono testimoniarlo.

La menzione di quel nome ha, infatti, l'effetto improvviso di far sparire il sorriso dalla faccia di Larys. Stringe i denti, al contrario, ed è con un'espressione di palese irritazione che si china leggermente su di lei, riducendo la sua voce a un sussurro. 

"Beh, sarebbe un vero peccato se il tuo amico Criston Cole finisse in infermeria, non credi? Non sarebbe molto difficile per me, sai?".

Alicent sgrana gli occhi, tornando per un attimo la ragazza timorosa di sempre.

"Mi stai minacciando?"

I ruoli si ristabiliscono: Larys è di nuovo calmo, in controllo, mentre puntella il bastone a terra pronto ad alzarsi in piedi. "Non sto minacciando te" precisa in tono casuale. "Tutto ciò che ti chiedo è di essere la mia dama al Ballo, non mi sembra di chiedere molto".

Alicent esita solo un altro istante prima di ritrovarsi lentamente ad annuire. "E poi mi lascerai finalmente in pace?"

"Poi ti lascerò in pace" concorda lui, senza nascondere l'aria di trionfo, e si sente così vittorioso da aggiungere anche: "E, se posso permettermi, ti consiglierei di vestirti di giallo oppure di rosa. Starebbero bene come contrasto al mio completo blu-rosso tipico della famiglia Strong".




 

Capitolo 3: Il tradizionale Ballo del Ceppo



 

"In nome di Tosca, è proprio stupenda questa sera, non credi?" commenta Harwin, rompendo il teso clima di silenziosa attesa dei cavalieri in attesa delle proprie dame.

Sono tutti stipati lì ai piedi della scalinata principale del castello, ragazzi di ogni scuola e di ogni casa per una volta complici in quella breve parentesi del Torneo TreMaghi. Nella mezz'ora da quando sono arrivati i due fratelli Strong, molte ragazze hanno fatto la loro comparsa, accolte perlopiù da brusii concitati e fischi di ammirazione.

"Direi passabile" dice Larys in tono incolore, con gli occhi fissi sull'ultima arrivata, la campionessa di Durmstrang Mysaria nel suo elegante vestito bianco, che proprio in quel momento sta prendendo la mano che Daemon Targaryen le porge.

Ma Harwin al suo fianco ridacchia, colpendolo piano sulla spalla per invitarlo a voltarsi. E, quando lo fa, qualsiasi pensiero calcolatore si stava formando nella sua testa nello studiare i suoi avversari sparisce del tutto. Dall'alta scalinata sta scendendo in quel momento proprio Alicent, con i capelli ramati raccolti in modo da lasciarle scoperto completamente il viso, e il corpo fasciato in un lungo abito di velluto verde smeraldo. È stupenda, non trova un'altra parola migliore in effetti, e Larys si rende conto che gli riesce impossibile toglierle gli occhi di dosso. Soltanto quando lei è ormai davanti a lui, si costringe a sbattere le palpebre e a rendersi conto dei dettagli del mondo esterno che, a quanto pare, ha continuato in qualche modo a girare nel frattempo. Dettagli come il fatto che la sagoma rossa accanto ad Alicent è la sua migliore amica Rhaenyra Targaryen, o che suo fratello sta richiamando ripetutamente la sua attenzione.

"Scusami, Harwin, ero sovrappensiero" dice in tono distratto, con gli occhi ancora fissi sulla ragazza. Ci sono fiori ricamati sul vestito e ad un fiore assomigliano anche le sue labbra laccate di rosso.

"Oh, per la barba di Silente, non credevo avrei mai sentito dire una cosa del genere. Sovrappensiero tu?" lo canzona bonariamente Harwin, prima di fargli un occhiolino di incoraggiamento e avviarsi verso la Sala Grande con Rhaenyra sottobraccio.

Senza più valide interruzioni (se tali non possono essere considerati l'arrivo di altre fanciulle o gli apprezzamenti niente affatto sottili all'indirizzo di Alicent), i due restano a guardarsi e guardarsi è quello che fanno, in silenzio, per un tempo decisamente lungo. Alla fine è lui, con una esitazione degna di nota, il primo ad agire, pescando da una tasca un braccialetto di fiori rossi e boccioli verdi non ancora schiusi. "Si intonano perfettamente con sfumatura del vestito, sai? Speravo proprio ti vestissi di verde, forse sarà banale dirlo per un Serpeverde, ma è un colore meraviglioso e tu sei nata per indossarlo".

"Non è possibile!" esclama lei, mostrando stupore e irritazione insieme, "mi avevi detto di vestirmi di rosa o giallo!"

Larys ridacchia allegro, mentre le afferra con gentilezza il polso sinistro e le fissa con precisione il corsage. Poi, si porta la mano alle labbra per porgerle un perfetto baciamano. "Oh, Alicent, sei così adorabile quando provi a tenermi testa. Non riuscirai mai a stare un passo avanti a me, ma mi diverte immensamente vederti provare".

Alicent scuote la testa seccata, per quanto non riesca a smettere di fissare l'omaggio floreale che le ha regalato. È un pensiero bellissimo, in mezzo a un pericoloso gioco di manipolazioni sottili. "Come facevi a sapere che avrei scelto proprio il verde?"

"Vediamo: il nero non è il tuo colore e non avresti mai indossato il rosa e il giallo, visto che ti avevo espressamente detto di farlo. Dopo che ti ho consigliato come vestirti, sapevo che tu avresti di certo provato a contraddirmi in tutti i modi, quindi avresti anche evitato il rosso e il blu che avrei indossato io, e i loro affini – quindi via anche il bordeaux e l'azzurro. Indirizzarti verso il verde è stato abbastanza facile".

La ragazza apre la bocca un paio di volte senza emettere alcun suono. Ha ragione forse: non riuscirà mai a stare dietro una simile macchinazioni mentale. Quella catena di pensieri è stata esattamente la sua mentre sceglieva la stoffa adatta da Madama McClan; per quanto credesse di fargli un dispetto, stava invece inconsapevolmente cadendo nella sua trappola ben tesa.

"Esistono però anche altri colori, l'arancione, il bianco, il viola…"

"Ed esiste anche il verde" ribatte lui, serafico, prima di porgerle finalmente il braccio, "e, tra l'altro, dopo aver menzionato la mia famiglia era naturale che tu scegliessi il colore della tua. Non è fuoco verde quello in cima alla torre nello stemma degli Hightower?"

Alicent non sa come sia possibile, ma ogni sua nuova aggiunta riesce a essere una sorpresa. Afferra il braccio di Larys mostrandogli una palese smorfia di disappunto; dentro di sé, però, non può fare a meno di fare un plauso alla sua intelligenza e accogliere, tacitamente, la sfida a intuire le sue prossime mosse.

Odia che ciò che prova per quel ragazzo è ammirazione più che paura.

Eppure la lusinga, nonostante tutto, che a vederla davvero sia lui e non qualcun altro.

 

*

 

Ai piedi dalla grande scalinata non c'è ormai più nessuno, ma Tyland Lannister indugia ancora un po'. Potrebbe andare in Sala Grande da solo – avere un accompagnatore è indicato ma non obbligatorio, in fondo, e lui è pur sempre un Campione – ma il punto è che, tra tutte le dame che ha visto sfilare una dopo l'altra, non ha potuto fare a meno di accorgersi che una manca ancora all'appello. Ed eccola finalmente, trenta minuti di ritardo rispetto alle altre, come fanno le vere dame, in un vaporoso vestito azzurro cielo e un'espressione vagamente insicura sul volto. Tyland è estasiato nel vederla scendere le scale e farsi sempre più vicina, più vicina a lui. Prima di incontrare lei, pensava che Alicent fosse la ragazza più carina che avesse mai visto, ma se Alicent era una regina, quella che ha di fronte ora è una dea, e non può essere diversamente, del resto, per una ragazza che ha un quarto di sangue Veela nelle vene e il suo cognome – Velaryon – esiste per ricordarlo a tutti. Curiosamente, è solo quando la ragazza è esattamente di fronte a lui e lo saluta con un semplice sorriso, che lui si rende conto dell'implicazione insita nel fatto che non c'è davvero nessun altro accanto a loro. Possibile che lei non abbia trovato un accompagnatore?

"La tua dama non ancora si palesa?" domanda Laena proprio in quel momento, giocando quasi d'anticipo sulla stessa domanda.

"Non ho nessuna dama, a dire il vero. La ragazza a cui avevo chiesto ha preferito andare con qualcun altro, mentre io ho preferito rifiutare le ragazze che lo hanno chiesto a me" si ritrova a dire, e si stupisce da solo per essere così sincero. E per pronunciare una frase così lunga senza balbettare.

Laena annuisce comprensiva. "Anche il mio accompagnatore ha preferito qualcun'altra, appena qualche ora fa. Ma avevo appena iniziato a sistemarmi i capelli, quindi non ho avuto proprio il tempo di trovare un sostituto" dice, con una punta lieve di disappunto, indicandosi l'elaboratissima acconciatura di capelli argentei. Poi torna a sorridere. "Ma tu… davvero non avevi un'altra dama in mente da voler invitare?"

Tyland arrossisce appena, forse senza neanche rendersene conto, e adesso sì che torna a balbettare. "F-forse, anzi sì, sic-sicuramente sì, ma non sono davvero un Grifondoro, io, non sono così coraggioso da rischiare un altro r-rifiuto".

Laena lo studia in silenzio per qualche secondo, poi senza preavviso lo prende sottobraccio. "Per fortuna sono coraggiosa io, allora" replica, con un occhiolino, e a quel punto sono diventati senza troppe cerimonie accompagnatori di fatto.

Soltanto allora, con quella dea stretta al braccio, si sente abbastanza sicuro da lanciarle uno sguardo e dirle ciò che avrebbe dovuto dire fin da subito. "Stavo aspettando te, prima. Perché non c'era nessuno e tu mancavi e… e sei meravigliosa questa sera, e qualcuno doveva dirtelo".

Gli occhi di Laena si illuminano, mentre ride innegabilmente compiaciuta. "Siete tutti così galanti voi inglesi? O soltanto i bei ragazzi Corvonero come te?"

 

*

 

L'inizio del Ballo non è stato dei migliori. Mentre il Preside Silente invitava le coppie dei Campioni – Daemon Targaryen e Mysaria Whyte da Durmstrang, l'altra campionessa di Durmstrang Rhea Royce al fianco di un fortunato Jason Lannister, Joffrey Lonmouth e Laenor Velaryon da Beauxbatons, Laena Velaryon da Beauxbatons e Tyland Lannister di Hogwarts – a prender posto al centro della sala per aprire le danze, Alicent e Larys sono stati gli unici a declinare l'invito e a restare seduti ai margini. E se diversi ragazzi (e anche un paio di ragazze) da tutte le scuole si sono fermati di fronte a Alicent chiedendole di ballare, lei ha sempre rifiutato con gentilezza, anche se la delusione per doversene stare seduta è evidente sul suo viso – e nei suoi piedi che non smettono involontariamente di accennare movimenti al tempo di musica.

"Credo di aver capito il tuo gioco" esordisce la ragazza dopo i primi venti minuti dall'inizio del Ballo, con gli occhi fissi sulle coppie danzanti che, nel frattempo, si sono moltiplicate, "mi hai invitata per costringermi a stare seduta per tutto il tempo".

Larys appare sorpreso e, nella sorpresa, divertito. "Non ti sto impedendo di accettare gli inviti a ballare da parte degli altri, stai facendo tutto da sola".

"Ma sono venuta al Ballo con te, non potrei mai lasciarti qui da solo e–"

"Ah, la proverbiale cortesia dei Tassorosso, contavo proprio su questo, a dire il vero".

Alicent sospira seccata. "Quindi lo stai ammettendo. Mi hai invitata soltanto per non farmi ballare, è una sorta di strana punizione?"

"Non ti sto punendo per nulla, Alicent, né voglio che tu non ti diverta stasera. Non sono una persona cattiva, soltanto egoista".

"Egoista?"

"Non avrei sopportato di vederti ballare con qualcuno altro per tutta la sera, tutto qui".

Larys la fissa negli occhi con una tale intensità che Alicent – e di questo si dà immediatamente della stupida – arrossisce. Quasi per nascondere quella reazione, forse, si alza in piedi e mormora distrattamente che va a prendersi qualcosa da bere. Larys la segue con gli occhi (e con un mezzo ghigno sulle labbra), ma non riesce a godersi a lungo la sensazione di soddisfazione nell'averla messa in imbarazzo. Infatti, ancor prima che Alicent raggiunga il tavolo delle bevande situato nel lato opposto della Sala Grande, la sedia rimasta libera viene occupata da una ben nota ragazza in bianco.

"Mysaria, a cosa devo il piacere?" domanda Larys in tono appena infastidito.

La Campionessa di Durmstrang non ci gira intorno. "Tempo di tornare a conti pari, Strong. Un indizio per un indizio è ciò che mi pare giusto" dice, con il suo forte accento straniero, che l'incantesimo di traduzione non è riuscito a coprire.

Il ragazzo annuisce. "Quel che giusto è giusto" ammette, consapevole che senza l'alleanza con lei non sarebbe mai riuscito a scoprire la creatura destinata a loro durante la Prima Prova. Certo, sarebbe stato molto meglio nei suoi piani se quell'aiuto fosse andato a favore di se stesso o di Alicent, ma di questo Mysaria non è responsabile. La sua parte di accordo l'ha rispettata e, al di là di tutto ciò che si può dire su di lui, Larys onora sempre i suoi impegni – se non c'è alternativa, perlomeno. Così, si china al suo orecchio e le sussurra la soluzione all'enigma dell'inizio della Seconda Prova contenuto nel cilindro che tutti i Campioni hanno recuperato durante la Prima Prova.

Mysaria spalanca gli occhi e sembra quasi delusa. "Tutto qui?"

Larys non può fare a meno di ridacchiare. "Sì, tutto qui, potevi arrivarci anche da sola. Adesso, comunque, siamo pari, da ora in poi niente più aiuti, torniamo a essere rivali e che vinca il migliore" sentenzia, come se l'intero risultato del Torneo non dipendesse dall'esito concreto delle Prove ma semplicemente dai giochi di astuzia tra loro due. Poi, fa però una pausa, durante la quale qualcosa nella folla attira la sua attenzione. "Un ultimo aiuto gratuito voglio dartelo lo stesso, però: stai attenta al tuo accompagnatore, il tuo Daemon sembra un po' troppo preso a parlare con la fidanzata di mio fratello".

Mysaria curva le labbra in una smorfia di fastidio a quella notizia, ma il suo sguardo vaga in un'altra direzione. "Un consiglio anche per te, allora: stai attento anche tu, la tua di accompagnatrice mi sembra presa a parlare con il padre della fidanzata di tuo fratello".

 

*

 

Larys si alza subito in piedi e afferra il bastone, avviandosi purtroppo a passo lento verso il tavolo del buffet, davanti al quale, in effetti, la sua accompagnatrice sta conversando con Viserys Targaryen, il braccio destro del Ministro della Magia. C'è qualcosa di strano in quella conversazione, se ne accorge subito dal modo in cui Alicent ha iniziato a torturarsi le dita e si guarda intorno con una certa agitazione; quando però arriva finalmente a portata di orecchio, tutto quello che riesce a udire è un invito a ballare.

"Signorina Hightower, mi farebbe un immenso piacere avere almeno un ballo con lei".

È in quel momento, mentre guarda altrove per l'ennesima volta, che lei lo vede e sembra quasi sollevata – e curiosamente divertita. 

"Piacerebbe anche a me, signor Targaryen, ma vede ho già un cavaliere con cui ballare" replica e, con un'audacia imprevista, porge la mano a Larys. "Ci uniamo alle Danze?"

D'istinto lui le afferra la mano, ma non si muove, non può muoversi. Imbarazzato come mai è stato nella vita, come mai credeva di poter essere, resta semplicemente immobile a farsi travolgere dal proprio senso di inferiorità che da sempre segna, gli sembra, una barriera invisibile tra lui e il resto del mondo. Da un lato vorrebbe ballare con Alicent, sottrarla dalla situazione di imbarazzo con Viserys Targaryen e far vedere a tutti che è lui, tra tutti, a ballare con lei; dall'altra però sa che non può, che questo va oltre anche la sua capacità di macchinazione.

"Non posso ballare, Alicent, lo sai bene" sussurra alla fine, abbassando lo sguardo e puntandolo sulle loro mani intrecciate.

"Per via del tuo piede? Mi sono resa conto che è soltanto una scusa".

Non sa cosa lo irrita di più, se quella risposta o il tono di sufficienza usato, ma Larys solleva di scatto la testa con un'espressione ferita. "Una scusa?"

"Sì, una scusa" conferma lei, facendogli cenno di guardare alla loro destra, dove, a pochi passi di distanza, una improbabile coppia sta danzando senza problemi. "Questo è il terzo giro di valzer che Dolores Umbridge, l'inviata del Ministero, sta facendo con Malocchio Moody, il famoso Auror. E a lui manca un'intera gamba, non ha soltanto un piede difettoso".

Larys appare dubbioso, ma i secondi che passa a fissare la coppia indicata gli fanno in qualche modo affiorare un mezzo sorriso. Effettivamente, quel mago sta ballando senza problemi, anche se è evidente che l'intero ballo è guidato in qualche modo incomprensibile dalla pingue strega in rosa che è con lui.

"Fidati di me" dice Alicent, in tono dolce, approfittando di quel piccolo spiraglio. Gli sottrae il bastone, posandolo accanto a una sedia, e gli afferra l'altra mano per posarla sul proprio fianco. "Sarò io il tuo sostegno, ti prometto che non cadrai". Fa una piccola pausa per fare un sorriso ironico. "Permettimi di stare io un passo avanti a te per una volta, che dici?"

Larys non è per niente convinto, ma credere di poter essere normale per una volta è una possibilità talmente bella che non riesce a rinunciarvi. Fidarsi di qualcuno ed esporre al mondo la propria problematica fisica è forse la vera Prova di questo Torneo: nulla potrà mai essere peggio di questo a suo avviso. Eppure, se alla fine silenziosamente cede, non è tanto per se stesso o per i suoi desideri, ma in modo più bene per lei, per non deluderla e perché sì, di lei lui si fida.

Dapprima si muovono sul posto, poi pian piano compiono qualche piccolo movimento lento e goffo verso la pista, in cui lei dimostra che è in grado di sorreggerlo per davvero. Lui guarda fisso negli occhi di lei, non potrebbe fare altrimenti, e lei lo fissa di rimando con una dolcezza che sa di non meritare, ma nella quale vorrebbe sprofondare. Fintanto che dura quello sguardo, ha quasi l'illusione che ci sono soltanto loro due in quella Sala, che nessuno li sta guardando, che…

"Hem hem, mia cara, vedo che condividi la mia stessa fortuna" dice all'improvviso una voce stridula accanto a loro sovrastando la musica e facendoli quasi trasalire. "Due esili e leggiadre fanciulle a sostenere il peso di due invalidi. Perlomeno il tuo ha ancora entrambi gli occhi!"

 

*

 

"E così sei un ballerino provetto, Strong, mh?"

"Tornatene a fraternizzare con la nemica Veela, Lannister. Sparisci, altrimenti ti affatturo".

Nonostante le finte provocazioni reciproche, il tono è leggero. I due Campioni maschili di Hogwarts si sorridono e Tyland arriva perfino a strizzare l'occhio con fare complice. Quella sembra essere proprio la serata delle cose impossibili, pensa Larys, e tra queste potrebbe esserci persino cominciare a trovare Tyland Lannister simpatico e sentirsi finalmente una squadra.















 
NDA: Il Multiverso esiste e io non potevo fare a meno di far incontrare le mie due OTP (Larys/Alicent e Dolores/Alastor di HP). Un giorno, forse, riuscirò ad avere un personaggio maschile che non ha un problema di deambulazione ma non è questo il giorno – amo troppo il trope del ballo con queste due coppie, in ogni caso.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. La Seconda Prova ***


Bastano solo cinque minuti a Larys Strong per decifrare l'indizio contenuto nel cilindro recuperato durante la Prima Prova; dieci per agguantare Tyland Lannister e trascinarlo senza dire nulla verso gli impianti idraulici del castello.

La spiegazione arriva solo allora, nel cuore segreto dei Sotterranei, con i piedi nelle pozzanghere e un dedalo di vie che si apre davanti ai loro occhi.

"Ti saranno date tre ore di tempo, vedi di trovare l'uscita nel frattempo. Sarai solo, isolato e inzuppato" recita Larysa memoria, sottolineando con l'intonazione le parole che reputa importanti dell'inizio, "è palese che si sta parlando proprio di questo posto, per cui memorizzare tutto il percorso e trovare l'uscita in anticipo non potrà che offrirmi un vantaggio significativo".

"Un vantaggio fondamentale" concorda l'altro, "ma mi sfugge una cosa: perché sono qui anche io?"

Larys accenna un sorriso e gli passa piuma e pergamena che teneva custoditi nel mantello. "Due menti brillanti sono meglio di una".

Tyland si limita ad annuire e inizia già a tracciare le prime linee sulla pergamena. Poi, d'un tratto, solleva lo sguardo e si ritrova a ridacchiare, quando si accorge tardivamente del complimento.

"Stiamo diventando davvero amiconi, a quanto pare, eh Strong?"




 

Capitolo 4. La Seconda Prova




 

Prima ora

 

La Prova inizia nel modo in cui Larys aveva previsto. È del resto il modo che suggeriva l'indizio: solo, isolato, inzuppato, senza alcun incantesimo come alleato. Per questo, non si spaventa affatto quando si risveglia all'improvviso tutto solo nel semibuio degli impianti idraulici, e neanche quando, tastandosi il mantello, si accorge che gli hanno rimosso la bacchetta. Deve essere successo quando lo hanno convocato insieme agli altri Campioni – Mysaria di Durmstrang e Joffrey di Beauxbatons – nell'ufficio di Silente: il sorriso del Preside, mentre raccomanda loro di affidarsi all'intuito ma soprattutto all'amicizia, è l'ultima cosa che ricorda lucidamente. 

Ha tre ore di tempo per trovare l'uscita, lo ricorda bene, quindi afferra il bastone – quello non gliel'hanno sottratto, per fortuna – e il frammento di Specchio Gemello che deduce gli servirà per comunicare con i suoi compagni di squadra, e comincia a muoversi. Tre ore sono tante in fondo, pensa, se si conosce la strada; però possono essere anche poche se si deve percorrere quel labirinto alla maniera Babbana e se si ha una deformazione al piede. Procede lentamente, ma procede: ha memorizzato abbastanza bene ogni svolta da prendere e ogni vicolo cieco da evitare, e in un solo quarto d'ora pensa di essere già a buon punto. Se continua di questo passo arriverà nella metà del tempo, si concede di pensare con un sorriso, ma quello stesso sorriso gli si congela sulle labbra quando vede all'improvviso comparire davanti a sé una creatura non meglio identificata. Era ovvio che piazzassero degli ostacoli, lo aveva previsto, e in una condizione normale avrebbe usato la sua bacchetta ma adesso…

La creatura comincia a muoversi sempre più veloce e dal fondo della via si lancia letteralmente contro di lui emettendo un suono rabbioso. È un fastidioso, detestabile Avvincino, realizza facendosi scudo con una mano, nello stesso istante in cui, per puro istinto, da quella stessa mano scaturisce un'energia che non ha calcolato. Uno schianto sordo e poi silenzio. Quando Larys toglie la mano dal viso e torna a guardare, si stupisce di trovare l'animaletto tramontato a terra a pochi passo da lui. Non si stupisce per aver creato magia accidentale – tutti i maghi sono capaci  fin da bambini di farlo, specialmente in reazioni istintive – ma perché era convinto che la magia fosse proprio bloccata del tutto. Annuisce tra sé e sé, raccogliendo quel nuovo dettaglio pensando a come potessero servire in futuro, e continua a proseguire. Se gli ostacoli dovessero essere di quello stesso calibro e se è concessa la magia accidentale, allora quella sfida sarà davvero una passeggiata (per quanto sempre la passeggiata di uno zoppo).

Riprende allora con più sicurezza di prima, nonostante quel primo scontro, e quasi si stupisce quando altri venti minuti passano senza che ci siano altri imprevisti – né nella strada da percorrere, né nei meandri della sua memoria. Destra, sinistra, sinistra, destra, sinistra. Ha solo un'incertezza al sesto bivio, ma neanche quando si accorge di aver scelto l'opzione sbagliata entra in panico. Dopo l'ultima svolta che sceglie, si ritrova in un vicolo cieco e per la prima volta da quando è in quel labirinto davvero smarrito. Tuttavia, sa bene cosa fare anche in quel caso, perché anche per questo ha letteralmente un asso nella manica, un asso fatto di vetro. 

"Finalmente ci hai contattato! Come sta andando? Perché ci hai messo tempo?"

Le domande concitate di Alicent sono la prima cosa che gli arrivano all'apertura del contatto, anche prima di vederla con un'espressione metà preoccupata e metà furiosa.

"Alicent, è sempre un piacere vederti" la saluta, interrompendo quel flusso di parole, "avrei però bisogno di parlare con Lannister".

Come se avesse usato una parola d'ordine, Tyland si palesa all'improvviso nello specchio, sostituendo l'immagine (meno gradevole ma al momento più utile) di Alicent. Senza dargli modo di ripetere altre domande, gli spiega rapidamente il percorso che ha intrapreso, segnalandogli l'ultima posizione nota.

"Va bene, vediamo… fammi pensare…"

"Non puoi dare un'occhiata al disegno che ti avevo fatto fare?"

Tyland ridacchia, senza allegria. "Guara che abbiamo delle d-difficoltà anche n-noi. Siamo stati chiusi in una st-stanza senza niente, soltanto il nostro c-cervello". Se balbetta stavolta non è per l'imbarazzo, ma solo per l'irritazione.

"Ah, bene, una fortuna che il tuo dovrebbe funzionare abbastanza bene, o mi sbaglio?"

Di fronte alla tranquillità di Larys, Tyland sbuffa ma, in effetti, gli basta poco – molto meno dei dieci minuti che hanno a disposizione per parlare – per disegnate di nuovo, nella mente, il percorso che aveva tracciato sulla carta.

"Torna indietro di due svolte e poi non prendere il bivio e vai avanti. A quel punto, a destra".

Larys esegue e i suoi due compagni lo osservano dallo specchio, non in silenzio però. Lo mettono al corrente delle informazioni chiave con cui sono stati lasciati, informazioni che non erano contenute nel cilindro e che, come deducendo correttamente, il Serpeverde non ha modo di conoscere: la possibilità di parlare attraverso lo Specchio per due volte da dieci minuti ciascuna ogni ora (per un totale di sei ore in tutta la Prova), la presenza di ostacoli insidiosi e la possibilità di ricorrere una sola volta alla magia. Se le prime due informazioni sembrano lasciare Larys indifferente, l'ultima gli strappa una piccola smorfia di disappunto.

"Ah, troppo tardi per questo! Peccato averla usata contro l'Avvincino. Sarebbe stato molto meglio saperlo prima in modo da potermi regolare meglio".

È Alicent a sbuffare adesso di fronte all'implicita accusa. "E lo avresti saputo se ti fossi degnato di contattarci prima, noi non possiamo contattare te! Quando lo capirai davvero che siamo una squadra?"

Per tutta la risposta, Larys la fissa senza dire nulla. Poi interrompe la comunicazione.

 

*

 

Dieci minuti dopo, la voce di Larys torna a suonare nell'aula vuota in cui Alicent e Tyland sono rinchiusi. Sembra cordiale, affabile, e mentre cammina sorride.

"In cosa possiamo esserti d'aiuto?" domanda il Corvonero, preparandosi a fare di nuovo uso della sua geografia mentale.

"In niente, a dire il vero" è la pronta risposta, "la prima ora sta per scadere e io ho ancora dieci minuti a disposizione. Ci si comincia a sentire soli qui sotto, potrebbe farmi comodo una bella chiacchierata. Alicent, ti ho mai parlato della mia piccola coltivazione di malvales?"



 

Seconda ora

 

La seconda ora della gara inizia senza nessun'altra novità significativa; il percorso è così piatto (e Larys ormai così convinto di sé stesso) che dopo un po' il campione non si fa scrupoli prima di utilizzare di nuovo lo Specchio e sfruttare i dieci minuti a disposizione soltanto per chiacchierare.

"Allora, dicevamo delle malvales che–"

"Le malvales, davvero?" domanda in tono ironico Tyland dall'altra parte.

"Sì, le malvales. Speravo Alicent fosse interessata all'argomento, sono del resto così simili a lei…"

Alicent batte le palpebre perplessa e imbarazzata. "È un argomento interessante, ma ti ricordo che siamo nel bel mezzo di una Prova…"

Larys increspa appena le labbra e riprende semplicemente il discorso interrotto nel contatto precedente. Un minuto, due minuti, tre minuti, quattro minuti, cinque minuti – tempo che scorre in un monologo di Larys, inframmezzato da qualche breve risposta di Alicent e molti sospiri seccati di Tyland. Ma è sul sesto minuto che il Campione all'improvviso si zittisce, dopo una sonora imprecazione. "Per tutti i Gargoyle!"

Entrambi i compagni balzano subito sull'attenti. "Che sta succedendo, Larys?"

Quello che succede Larys prova a spiegarlo meglio che può, a seconda di ciò che vede – poco – e quello che sente – molto. Percepisce, infatti, il suo intero corpo essere percorso da rapidi e frenetici insetti magici, innocui probabilmente ma sicuramente molto fastidiosi.

"Chizpurfles! Sono piccoli parassiti a forma di granchio con le zanne, in genere attratti dalle bacchette dei maghi, ma nel tuo caso, in questo momento, deve essere per qualche oggetto meccanico… mi verrebbe da dire l'orologio".

"Grazie, professor Lannister" lo interrompe Larys, con impaziente ironia, "Sai dirmi anche come posso eliminare il problema magari? Al momento la mia unica idea è prenderli a bastonate".

"No, fermati proprio! L'unico modo per farli allontanare è restare immobili, vedrai che perderanno ben presto interesse. Colpirli sarebbe la cosa più deleteria da fare, al contrario!"

"Wow, sai davvero tante cose!" esclama Alicent al suo fianco. Lo stesso complimento fatto da Larys ma con più sincerità e meno ironia. E, inevitabilmente, Tyland, che finora aveva dimostrato una favella impeccabile, comincia allora a balbettare. "B-beh, ho s-solo seguito le l-lezioni di Cu-cura delle Creature magiche". 

Lo scetticismo di Larys, pur nel pieno dell'attacco dei parassiti, è palpabile. "Vuoi farmi davvero credere che Hagrid abbia spiegato tutto questo?" 

"No, è stata la Caporal".

"Ah, ecco, se magari ci fosse stata lei come insegnante allora forse perfino io–"

Qualsiasi commento velatamente velenoso Larys abbia intenzione di fare si perde insieme alla connessione tra gli Specchi al raggiungimento dei dieci minuti. Non importa, perché ha ottenuto tutto quello che gli serviva: lancia prontamente l'orologio lontano e resta immobile il più che può, fino a che il fastidioso pizzicare lentamente scompare.

 

*

 

Senza l'orologio Larys non può controllare il tempo che trascorre, lo conta quindi in maniera approssimata a seconda della strada che percorre. Perché continua a percorrerla, senza grandi sbagli e senza particolari esitazioni; certo, intraprende talvolta una svolta errata, ma riesce a ricordare bene da solo e a ritrovare presto la retta via.

Per la prima volta, sceglie di considerare seriamente l'aiuto dei compagni e quindi di non adoperare i dieci minuti rimasti di quell'ora senza motivo. Eppure, quasi come se una segreta legge del contrappasso volesse punirlo per la boria iniziale, quando si trova nella nuova inevitabile situazione di necessità, per qualche strano motivo usare lo Specchio è impossibile. 

Maledizione, perché stavolta non c'è una semplice via senza uscita davanti a lui ma un condotto del tutto allagato. E quella, lui lo sa benissimo, è l'unica via percorribile che possa portarlo davvero fuori da quel labirinto sotterraneo. Non può tornare indietro, non può andare avanti, non può contattare i compagni. In quel fiume che si sta formando sempre più rapidamente ai suoi piedi, è impossibile camminare e ancor meno lo è nuotare. 

Allora forse avrei fatto perfino io Cura delle Creature magiche, questa è la frase che avrebbe voluto dire a Tyland se ci fosse stato tempo. Ma invece ha scelto Babbanologia, ricorda come colpito da un'illuminazione, e con essa ha scoperto esercizi fisici per potenziare i muscoli delle braccia per ottemperare alle debolezza delle gambe, così come i film. E tra i film ne ricorda uno in particolare, dove un uomo sulla sedia a rotelle deve attraversare un corridoio pieno di acqua e per farlo si arrampica tenendosi sollevato a un tubo. 

Larys inspira, espira, inspira, espira, inspira e– lancia il bastone (altra rinuncia necessaria) e spicca un salto con il piede buono fino ad afferrare la tubatura al soffitto del condotto. La percorre così, in sospensione, fidandosi unicamente della forza delle braccia, fino ad arrivare a una nuova sezione almeno per il momento asciutta. E allora crolla a terra, esausto, ma con una nuova soddisfazione. Non per quello che si è lasciato alle spalle, ma per quello che vede: non è terminata neanche la seconda ora, probabilmente, ma lui già vede l'uscita.



 

Terza ora

 

L'ultimo tratto del labirinto è dritto e illuminato, per via del fondo brillante che gli si apre davanti come un miraggio, eppure ogni passo gli richiede il doppio della fatica, sia per la stanchezza fisica che prova dopo la traversata sia per l'assenza del bastone, cosa che lo porta a trascinare il piede e a camminare attaccato al muro. La sua determinazione non vacilla: se ha perso la spavalderia iniziale, quella non l'ha perduta non ancora. E non intende perderla ora, non a un passo dalla fine, non quando gli ostacoli sono finiti…

"Non sarai mai abbastanza, credi di esserlo con quel piede?"

"Essere deforme e debole, noi maridi siamo stati declassati ad animali ma dicci chi è più mostro tra noi e te?"

"Solitario, inutile, inquietante: chi credi potrà mai davvero tenere a te? Sei destinato a morire da solo".

Le voci sconosciute, ma molteplici, stridule e ipnotiche rimbombano per tutta la via assordandogli le orecchie, specialmente quando i loro proprietari gli compaiono davanti nel loro aspetto terribile – ma mai quanto le loro parole. Sono voci distinte che pian piano si trasformano in un canto, un coro sempre più intenso e crudele, dove gli aggettivi dardeggianti che emergono sono gli stessi: Mostruoso, incapace, solo.

Se fosse lucido capirebbe facilmente che i maridi sono stati modificati – per parlare la lingua degli uomini, per apparire fuori dall'acqua, per conoscere così tanto ciò che gli fa male. Ma, per quanto possa essere inusuale, Larys è tutto tranne che lucido, è altro da sé. È crollato a terra, senza possibilità di rialzarsi, e schiacciato dal buio delle proprie segrete fragilità ha smarrito l'orientamento, non vede più la luce né l'uscita. Il guizzo di lucidità che gli rimane lo usa per estrarre dalla tasca lo Specchio e attivarlo. Non ha la forza di guardarlo, non ha la forza di parlare, lo tiene semplicemente stretto nel pugno senza curarsi degli spigoli che gli infilzano la pelle, tanto le voci di quel canto e le loro parole crudeli arrivano comunque fino ai suoi compagni.

La sorpresa è che anche dall'altra parte arrivano voci – la voce per lui inconfondibile di Alicent – e parole – "Non sei un mostro, Larys, tu sei speciale. Tu lo sai quanto vali, sai quello che sei. Nessuno è come te. E adesso devi alzarti e vincere, per te, per noi. Non sei solo, siamo una squadra, ricordi?".

È un contrasto di parole e di suoni, ma la voce di Alicent ha ormai da tempo un modo segreto per penetrargli dietro e rubare la sua attenzione. Larys sente le lacrime bruciargli negli occhi, ma allo stesso tempo le sente anche congelarsi, ritirarsi. Non risponde, non a parole, ma continua a stringere lo specchio e striscia, striscia letteralmente, lontano dai Maridi alle sue spalle e verso la luce che ora torna a vedere.

La raggiunge e lo inonda del tutto insieme al clamore del pubblico che lo attendeva.

Saprà dopo di aver superato la Prova per primo – ben venti minuti in anticipo rispetto alla campionessa di Durmstrang, Mysaria – e di averlo fatto prima dello scadere delle tre ore e senza nemmeno ricorrere agli ultimi dieci minuti disponibili di contatto, tutti bonus che aumenteranno il suo punteggio. Così come si accorgerà soltanto dopo che nella tasca della sua divisa è comparsa una pergamena piegata in quattro contenete l'indizio per la Terza Prova. 

Per adesso, però, sente solo i palmi insanguinati, il dolore sordo del piede deforme e ancora, ancora, ancora la voce di Alicent. 

Non lo ammetterà ad alta voce, forse, ma riconosce che senza Tyland non avrebbe mai superato la via senza uscita né i chizpurfle, mentre senza Alicent sarebbe stato bloccato dai Maridi. 

Non lo ammetterà ad alta voce, forse, ma in qualche modo si sente una persona diversa da quando ha iniziato la Prova, più consapevole di quello che è capace di fare, ma anche dei suoi limiti e che l'unione a volte può fare la differenza, così come le debolezze possono essere una forza.

Non lo ammetterà ad alta voce, e questo di sicuro, ma finalmente ha davvero capito che cosa significa non essere soli, che cosa significa essere una squadra. 

 









 


NDA: Il film a cui ho fatto riferimento è Nella mente del serial killer.

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