Stai lontano dai Potter

di Nemesis01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. ***
Capitolo 4: *** IV. ***
Capitolo 5: *** V. ***
Capitolo 6: *** VI. ***
Capitolo 7: *** VII. ***
Capitolo 8: *** VIII. ***
Capitolo 9: *** IX. ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII. ***
Capitolo 13: *** XIII. ***
Capitolo 14: *** XIV ***
Capitolo 15: *** XV. ***



Capitolo 1
*** I. ***


 




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







I.


La prima cosa che suo padre gli aveva detto, appena dopo aver ricevuto la lettera d'ammissione ad Hogwarts, era stata: "stai lontano dai Potter". Glielo aveva ripetuto più o meno ogni volta che era rientrato a scuola negli ultimi quattro anni, era diventato un vero e proprio mantra: "fai attenzione alle scale, non infilarti in stanze nascoste, non usare la magia al di fuori delle lezioni, gioca pulito a Quidditch e stai lontano dai Potter". 
Non che Scorpius dovesse proprio "fare attenzione" a stare alla larga dai Potter, dato che la stragrande maggioranza degli studenti faceva a gara pur di non sedersi vicino a lui, ma niente, per quanto lui potesse rispondere "non ci ho proprio nulla a che fare" suo padre continuava a ripeterlo.
Il giovane Malfoy aveva capito che era inutile tentare di spiegarsi, allora ogni volta annuiva mesto e diceva "sì papà". A quel punto Draco gli sorrideva, gli faceva una carezza sulla testa e lo lasciava salire sull'Hogwarts Express. 

Scorpius stava sistemando alcune cose che si era portato da casa dopo le vacanze natalizie e rimuginava sul discorso del padre. Perché premurarsi tanto di non avere a che fare coi Potter? Non riusciva a spiegarselo. 

Erano pochi i Serpeverde rimasti a scuola per le vacanze di Natale e, per fortuna, quelli che lo avevano fatto non condividevano la stanza con lui: poteva godersi la sua amata solitudine. Si sedette sul letto e arricciò le labbra pensieroso.

I Potter-Weasley avrebbero potuto essere comparati al 50% degli studenti di magia presenti nella scuola. Erano rumorosi e chiassosi, sempre al centro dell'attenzione e, sebbene finissero in punizione un paio di volte a settimana, non avevano l'aria di cattive persone... Anzi, sembravano spassarsela proprio un sacco! Avevano a disposizione i giochi de "I Tiri Vispi Weasley" prima che finissero sul mercato, ridevano, si prendevano in giro e sembrava sempre che fossero a una di quelle feste di famiglia alle quali lui non aveva mai preso parte.
La maggior parte di loro era finita in Grifondoro, mossa prevedibile del Cappello Parlante, mentre due dei figli del Salvatore del Mondo Magico erano finiti in Serpeverde. Lui, così come aveva promesso al padre, non ci aveva avuto molto a che fare: ogni tanto aveva scambiato con Albus qualche appunto sulle lezioni di Pozioni e una volta sola avevano spettegolato in Sala Comune sulla Strillettera che aveva ricevuto una ragazza del primo anno di Tassorosso. Con Lily, invece, non aveva mai avuto occasione di confrontarsi. Aveva seguito il consiglio di suo padre: era stato alla larga dai Potter.  Eppure, era sicuro di aver visto l’Auror Harry Potter, il suo eroe, al funerale di sua madre l’estate appena trascorsa. Il signor Potter si era avvicinato a suo padre, gli aveva messo una mano sulla spalla e aveva lasciato dei fiori bianchi accanto alla lapide di Astoria Greengrass. Era l’unico a dover stare alla larga dai Potter? Cosa avevano da non poterli avvicinare?
Harry Potter era l'eroe del Mondo Magico, ma anche il mago che Scorpius ammirava di più nell'universo. Aveva studiato le sue gesta dai libri di Storia della Magia, aveva seguito tutte le sue interviste, si era interessato a ogni caso che l'Auror aveva risolto: Scorpius adorava Harry Potter e avrebbe tanto voluto conoscerlo di persona, parlarci per davvero, non come faceva con la figurina che era uscita dalle Cioccorane e che custodiva gelosamente di nascosto.  La famiglia Potter appariva davvero impeccabile. Lily sembrava una ragazza molto gentile, Albus era uno degli studenti più talentuosi del suo anno e James… Scorpius sospirò e si stese sul letto a pancia all’aria. James era il più figo della scuola.
Era bello, intelligente, divertente, pieno di risorse… Certo, aveva una tempra ribelle che lo faceva finire nei guai almeno una volta al giorno, ma era davvero magnifico.
Ogni mattina, quando lo vedeva entrare in Sala Grande per la colazione e i suoi amici e parenti lo accoglievano con baci e abbracci, avrebbe voluto davvero avvicinarsi a lui, presentarsi, chiacchierare, cercare una scusa qualsiasi e farsi notare. Arrossì al solo pensiero e immaginò scene in cui James lo salutava, gli chiedeva di allenarsi a Quidditch, lo aiutava a cavalcare la scopa abbracciandolo per le spalle… Uno sguardo complice, i loro visi sempre più vicini e…

 

L'unica volta che aveva avuto a che fare con James Sirius Potter era stata durante il terzo anno di scuola. 
Alcuni studenti, coetanei e non, lo avevano preso di mira ed era diventato vittima di alcuni scherzi. Qualche volta, soprattutto al primo anno, si era perfino nascosto in bagno a piangere per lo stupido nomignolo che gli avevano affibbiato: Sgorbius. Ogni volta che qualche testa di Troll lo chiamava in quel modo correva in bagno e si ripeteva di ignorarli. Aveva funzionato; dal primo al terzo anno il numero di studenti che si divertiva a prenderlo in giro era diminuito. Tuttavia, un paio di Grifondoro continuavano a prenderlo in giro. Il peggiore era sicuramente McLaggen, il portiere della squadra di Quidditch. Quest'ultimo, oltre a chiamarlo Sgorbius, spesso gli lanciava contro delle Fatture Gambemolli o lo spaventava con delle Caccabombe mentre studiava in Sala Grande.
Draco lo aveva avvisato sul fatto che il cognome Malfoy non sarebbe stato ben visto, ma Scorpius non pensava che si sarebbe arrivato a tanto.

Al terzo anno, poi, McLaggen aveva davvero esagerato. 
Malfoy aveva salutato Albus dopo la lezione di Incantesimi e, mentre Potter era rimasto in corridoio a chiacchierare con sua cugina Rose, si era diretto verso le scale con l'intento di raggiungere i sotterranei. Però, prima che potesse soltanto dire "Ippogrifo", si ritrovò a brache calate nel bel mezzo del corridoio; imbarazzatissimo, provò a tirarsele su ma dovevano essere per forza state incantate poiché non riuscì a farlo. Sentì McLaggen sghignazzare e deriderlo insieme ai suoi degni compari mentre lo chiamava Sgorbius, alludendo addirittura alle minuscole dimensioni del pene che si celava tra le mutande. Scorpius desiderò scomparire, si vergognò talmente tanto che piangere di fronte a loro anziché nascosto in bagno non sembrava fargli differenza. 
Non capiva perché ce l'avessero tanto con lui, che cosa gli aveva fatto?
D'un tratto, pochi attimi dopo, la risata del bullo si spense. A Scorpius fu lanciato addosso un mantello e qualche attimo dopo riuscì perfino a ricomporsi. 


 

"McLaggen, hai finito con lo show?"
"Oh andiamo, Potter, pensavo sapessi divertirti..."
"Io non ho bisogno di mettere in imbarazzo gli altri per divertirmi... Ho abbastanza ego da farmi notare senza bullizzare un altro mago, tra l'altro più piccolo di me."

Albus si era avvicinato al giovane Malfoy e gli aveva chiesto se fosse tutto ok; Scorpius aveva annuito anche se avrebbe preferito di gran lunga seppellirsi sotto il Platano Picchiatore. 

"Quante storie per uno scherzo innocente," sbuffò McLaggen. Fece qualche passo verso la sua vittima e allungò un braccio verso di lui, "io e Sgorbius siamo amiconi, stavamo solo scherzando!"
James non era parso convinto dalla cosa e aveva sollevato un sopracciglio. Scorpius, tremante, si era staccato subito dalla presa mentre gli amici di McLaggen ridevano sotto ai baffi. "È vero, Malfoy?"
Scorpius aveva sollevato lo sguardo verso Potter e aveva faticato perfino a deglutire. Non era vero ma sapeva che se avesse detto la verità McLaggen sarebbe finito in punizione e lui avrebbe dovuto continuare a subire le sue angherie almeno un altro anno.
"Io..."
"Non è vero, Jamie. Ernest gli rompe il cazzo tutti i giorni. Se non fosse che l'ho visto sbaciucchiarsi con Penny penserei che si fosse preso una bella cotta per Malfoy!"
All'affermazione di Albus, James aveva assunto una classica faccia da schiaffi e rivolto uno sguardo a McLaggen mentre Scorpius era diventato più rosso di un Marciotto.
"Sono costretto a togliere 20 punti a Grifondoro! E, se non vuoi che ne tolga altri 50, farai meglio a chiedergli scusa. Nessuno di noi reagirebbe bene sapendo di essere slittati dopo Tassorosso nella Coppa delle Case."
Ernest avrebbe voluto prendere a pugni sia i Potter che Malfoy ma, consapevole che la minaccia di James lo avrebbe messo in difficoltà, aveva farfugliato un "mi dispiace" tra i denti. James sembrava essere abbastanza soddisfatto ma non risparmiò Scorpius da un'occhiata colma di disappunto; Malfoy si era dimostrato un vero fifone e forse quello sguardo voleva ricordargli di tenere la testa alta o, più semplicemente, che era stato un codardo e che un Grifondoro intrepido come lui non poteva tollerare un comportamento simile.
Scorpius aveva abbassato lo sguardo e aveva guardato lo stemma Grifondoro luccicare sul mantello che gli era stato lanciato.
James aveva cinto le spalle di Ernest per allontanare lui e la banda dai due Serpeverde. "Sarà meglio che tu non vada a cagare il cazzo a qualche altro mago, altrimenti sarò costretto a spaccarti il culo. E sai, non sei proprio il mio tipo."

Nel ricordare l'accaduto, che non aveva mai raccontato a suo padre, Scorpius sorrise nostalgico. Il 2019 era stato un anno difficile per lui; sua madre stava lottando con forza contro una Maledizione di Sangue e la sua famiglia era finita su tutti i giornali, soprattutto dopo la sua dipartita. Aveva visto suo padre chiudersi ancora di più in se stesso, aveva dovuto sostenere lo sguardo dei professori che, impietositi, non avevano avuto cuore di rimproverarlo per i compiti non svolti, e l’atto di non poter aggiungere “dai un bacio alla mamma” sul fondo delle lettere che scriveva a Draco non era d’aiuto.
Era stato anche l'anno in cui Scorpius aveva dovuto affrontare il grande mostro della perdita e tutte le conseguenze che un avvenimento del genere potesse comportare; il fatto che non avrebbe dovuto più preoccuparsi di quello stronzo di McLaggen, però, era stato d'aiuto ed era stato possibile grazie a James.

 

- C'è nessuno? Aiuto! -
Malfoy, scosso da quella voce, ritornò alla realtà. Si mise in piedi e si avviò in Sala Comune.
- C'è qualcuno? Sto male, per favore, - piagnucolò. Era la voce di una ragazza e sembrava stare davvero male.
- Arrivo, - rispose il ragazzo. Fu molto sorpreso nel rendersi conto che a chiedere aiuto era Lily Luna Potter. La ragazza aveva le lacrime agli occhi ed era piegata letteralmente in due dal dolore. Okay stare alla larga dai Potter, ma non poteva lasciarla lì sofferente. Le si avvicinò perplesso, le poggiò delicatamente una mano sulla spalla e piegò leggermente le ginocchia.
- Che hai? -
- Mi fa malissimo la pancia, - rispose la ragazza. Lily aveva le guance rosse e gli occhi gonfi di lacrime. Sembrava stare davvero malissimo.
- Andiamo, ti accompagno in Infermeria! Madama Abbott saprà sicuramente come aiutarti, - rispose il ragazzo in tono affabile. Lily annuì e quando provò ad alzarsi avvertì un forte dolore alle gambe che la costrinse a sedersi di nuovo.
- Ti aiuto io, se non ce la fai ad alzarti, - si propose il ragazzo cercando di mostrarsi più galante possibile. Non amava quelle situazioni e non aveva nessuna intenzione di diventare un Guaritore, ma non poteva lasciare una maga in quelle condizioni. Suo padre lo avrebbe rimproverato fino alla morte, anche se la maga era una Potter. 
La ragazza annuì piano e si mise in piedi; Scorpius l'aiutò facendosi carico di metà del suo esile peso corporeo. Lily era molto più bassa di lui ma aveva gli stessi capelli ribelli dei suoi fratelli, in particolare di James dato che erano dello stesso colore. Le sorrise affabile e, insieme, iniziarono a camminare lentamente verso l'uscita del dormitorio. Passo dopo passo, guardandola di sottecchi per non farla sentire a disagio, la stava accompagnando in Infermeria; la gonna corta che indossava la maga non lasciava molto spazio all'immaginazione e Malfoy notò che le colava sangue sulle cosce. 
- SANTA MORGANA, - imprecò e avvampò. - Stai perdendo sangue! -
- Sì, - rispose Lily e riprese a piangere. Era arrossita di botto, quasi si fosse vergognata della situazione. - È successo stamattina sul treno. Pensavo si fosse fermato ma ora ho tutti questi dolori e ha ripreso! -
- Dobbiamo sbrigarci ad andare in Infermeria! Ce la fai ad aumentare il passo? -
- Ce la faccio, credo... - rispose la ragazza. 
Dubbioso sulle vere capacità della ragazza, decise di tenerla ugualmente abbracciata lungo il tragitto. Salirono le scale in silenzio e, sebbene la scuola non fosse piena, qualche ragazzina pronta a ridacchiare di Lily c'era lo stesso. Scorpius si era limitato a guardarle male e a stringere di più la piccola Potter. Arrivarono in Infermeria dopo due piani di scale e, quando Madama Abbott aprì la porta, Lily perse i sensi tra le braccia di Malfoy.
- Potter! - chiamò il ragazzo spaventato.
- Per la barba di Merlino, cosa è successo?! -
- Non lo so, Madama Abbott, era in dormitorio e stava malissimo... -
- Vieni, aiutami a metterla sul lettino. -
Il ragazzo diede una mano all'infermiera nel limite delle sue possibilità. - Ha detto che aveva mal di pancia e che le facevano male le gambe. -
L'infermiera annuì e coprì il corpo della studentessa con un lenzuolo; la ragazza aveva fatto il primo incontro con il ciclo mestruale ed era impreparata. Nulla di grave e niente che una Pozione non potesse guarire.
- Si riprenderà? -
- Certo. Puoi andare, avviserò i suoi fratelli. -
Malfoy annuì piano; voleva allontanarsi per stare alla larga dai Potter ma non se la sentiva di lasciare la ragazza da sola. Così, quando Madama Abbott si allontanò per scrivere ai fratelli di Lily, lui si accomodò su una poltroncina accanto al letto.

Suo padre non sarebbe stato d'accordo ma non era neanche tenuto a sapere per filo e per segno quello che succedeva. Il piano era semplice: avrebbe aspettato l'arrivo dei Potter e sarebbe andato via con la certezza che la ragazza non sarebbe rimasta sola.
Scorpius odiava gli ospedali o qualsiasi cosa glieli ricordasse. L'anno precedente aveva trascorso due mesi al San Mungo per non lasciare sua madre da sola, per non perdersi neanche un minuto dei suoi sorrisi e neanche uno dei suoi baci. Si portava dietro ancora il trauma di averle stretto la mano senza vita mentre suo padre piangeva disperato. Non aveva mai visto Draco versare così tante lacrime prima di quel giorno e si augurò di non dover assistere mai più a una scena del genere.
Per fortuna, la situazione di Lily non era nulla di tanto grave. A detta di Madama Abbott era semplice "natura femminile". Probabilmente si riferiva al ciclo. 

Mezz'ora dopo, la porta dell'Infermeria si spalancò. Il rumore di passi veloci echeggiò in una stanza altrimenti silenziosa.
- Potter, con calma! Ci sono maghi che soffrono qui, - li rimproverò Hannah. 
- Ci scusi Madama Abbott, - sussurrò Albus e diede una gomitata al fratello maggiore che si limitò a lanciargli contro un'occhiataccia.
I due raggiunsero il letto della sorella e assunsero un'espressione sorpresa nel vedere che Malfoy si trovasse lì.
- C'è qualcosa che devo sapere? - chiese James.
- No! - rispose Scorpius arrossendo. Il Prefetto Grifondoro non aveva ancora indossato la divisa; forse non aveva fatto in tempo a rivestirsi ed, essendo stato avvisato dall'infermiera sulle condizioni della sorella, era corso così com'era. Ed era bellissimo.
- E... Cosa ci fai qui? –
- Ho accompagnato Lily. Ero in dormitorio, l'ho sentita arrivare in Sala Comune mentre chiedeva aiuto. -
James ascoltò con scetticismo, poi si rivolse al fratello in tono nervoso. - E tu dove cavolo eri?! -
- Io... Hey, fatti i fatti tuoi, ero... Impegnato! -
Il Grifondoro assottigliò gli occhi con l'intento di risultare minaccioso, poi scrollò le spalle. - Grazie per averla accompagnata qui, Malfoy. -
- Di nulla, - rispose Scorpius ancora rosso in viso.
- Cos'ha avuto? – chiese Albus.
- Credo sia stata la prima volta che ha avuto il ciclo mestruale, - disse l'infermiera che aveva origliato il loro botta e risposta.
- Fa così male?! -
- Può fare anche più male, soprattutto le prime volte. Le ho dato una Pozione, tra un'ora al massimo sarà già pimpante come prima! –

I tre tirarono un respiro di sollievo; Scorpius si rimise in piedi e si aggiustò i pantaloni, ringraziando ogni mago esistente per esser nato uomo. - Allora io, ehm, vado. -
- Va bene, grazie ancora. -

Scorpius si limitò a sorridere ai due e, prima di lasciare l'Infermeria, notò che James si era seduto sulla poltroncina precedentemente occupata da lui.
Perché gli batteva forte il cuore?

 

 

*


NdA:
Ho già pubblicato questa fanfiction su Wattpad e Ao3. Devo ammettere che questa storia non è ancora conclusa e, sebbene abbia in testa la trama generale, non ho ancora trovato un modo per chiudere il cerchio. Comunque, questo capitolo si concentra molto su Scorpius e sulle sue cotte adolescenziali (che nostalgia!) e spero vi sia piaciuto.
Un abbraccio <3


*


NdA/09GIU23:
Non so perché, ma mi è venuta voglia di provare a ritornare sul fandom. Adoro troppo questa ship (Scames) e mi dispiace non leggere nulla in giro su di loro. Sto anche correggendo la storia dai vari orrori ortografici, quindi faccio un appello a chiunque la legga dopo questa data: per favore, segnalatemi ogni strafalcione. Grazie. Un abbraccio <3

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Capitolo 2
*** II. ***


 




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







II.

Se c'era una cosa che, negli anni, Harry aveva capito era che la vita è imprevedibile. Non avrebbe mai pensato di sopravvivere alla battaglia contro Lord Voldemort, né di sposarsi, avere figli e divorziare. A onor del vero, forse quest'ultima cosa se l'aspettava. 
Aveva avuto un matrimonio abbastanza felice con Ginny; lei era stata una ragazza coraggiosa trasformatasi in una donna altrettanto tosta. Avevano condiviso molto, esperienze, emozioni, quotidianità ed era stata proprio quest'ultima cosa ad averli uccisi. Si erano dati così tanto per scontati che avevano smesso di guardarsi, capirsi, cercarsi, raccontarsi. Capitava sempre più spesso che dormissero separati o che non si rivolgessero la parola per giorni interi: il loro amore, nato nell'avversità, era sfociato nella noia e nell'apatia. Nessuno dei due era felice di come le cose si stavano muovendo e un giorno avevano cominciato a parlare di divorzio.

Era accaduto una mattina qualunque. I loro figli erano a Hogwarts e loro due stavano annegando nel silenzio di Grimmauld Place.
"Harry, credo che dovremmo finirla qui."
Le parole di Ginny gli erano arrivate addosso come un fulmine a ciel sereno; si era accorto di alcuni cambiamenti, incluso il diminuire dei loro rapporti sessuali, ma non aveva mai vagliato l'ipotesi di poter chiudere la loro storia.
"Dovremmo finirla?"
"Ci ho pensato su, Harry. Io... Ti voglio bene, rispetto tutto quello che hai fatto e ti stimo tantissimo ma..."
"Non mi ami più."
"Non ti amo più."
Tanto gli era bastato e aveva annuito. Era stata l'accettazione tanto spontanea a fargli aprire gli occhi: anche lui non l'amava più, sebbene fosse legato all'idea di quella che era stata la loro storia d'amore.

La parte più difficile era stata quella di comunicarlo ai loro figli. Avevano entrambi paura che non avrebbero capito, che si sarebbero arrabbiati da morire... E invece non lo avevano fatto. Solo Lily aveva piagnucolato un po' ma era bastato un lungo abbraccio per farla stare meglio.

Il suo matrimonio era finito così, con un abbraccio e una firma su un documento ministeriale. Lui e Ginny non avevano neanche litigato sull'affidamento dei bambini: da settembre a luglio sarebbero stati a Hogwarts e durante le vacanze avrebbero potuto scegliere loro dove stare. Albus e Lily avevano preferito restare a Grimmauld Place con Ginny mentre James si era trasferito a Streatham Common con il padre: aveva conquistato una stanza tutta per sé! Sia Molly che Arthur, però, avevano insistito che Harry continuasse a prendere parte alle festività con i Weasley; d'altronde, loro erano stati la sua famiglia fin dai primi tempi della scuola, e questa cosa non sarebbe dovuta cambiare per nulla al mondo. Lui aveva accettato e, anche se all'inizio era stato un po' strano, Ron e Hermione gli erano rimasti accanto. Erano bastate un paio di battutacce di George per sciogliere la tensione e tutto era tornato alla normalità.

"Normalità".
Che parolone.

Rivolgersi a Ginny usando il suo nome piuttosto che un nomignolo affettuoso standard era stato difficile; un paio di volte gli era sfuggito un "cara" ma, per fortuna, era passato inosservato.
Era stato tutto così tranquillo e civile che Harry e Ginny si erano perfino scambiati un regalo di Natale. Lei gli aveva regalato una sciarpa di una bella tonalità di bordeaux mentre lui le aveva comprato un libro sulla storia del Quidditch comprensivo di fotografie storiche e replica del primo boccino d'oro. Entrambi erano parsi molto soddisfatti e avevano ripreso a scambiarsi informazioni sui loro figli.

Dopo cena James, Albus e Lily avevano espresso il desiderio di restare a dormire a "La Tana" insieme ai cugini; nessuno dei due aveva avuto il coraggio di negare loro la cosa e li avevano accontentati. Quando era passata la mezzanotte i due avevano salutato Molly e Arthur ed erano usciti con l'intento di ritirarsi ognuno a casa propria. In realtà Harry non aveva voglia di tornare a casa. Aveva trascorso tutto l'autunno da solo nell'appartamento a Streatham ma quella era la sera di Natale e non gli andava di restare a guardare le lucine dalla finestra in solitudine, gli ricordava troppo l'infanzia vissuta con i Dursley. Arrivò oltre i confini de "La Tana" e rimuginò sul fatto che c'era un unico posto in cui poteva trascorrere del tempo con qualcuno; si materializzò a Hogsmeade e camminò lungo la strada innevata che conduceva a "I Tre Manici di Scopa". Lì avrebbe potuto scambiare due chiacchiere con qualche mago e bere un paio di Whiskey Incendiari prima di andare a letto.
Fu sorpreso, però, di trovare un'altra persona ferma proprio fuori allo stesso locale. Istintivamente gli si avvicinò e riconobbe subito il mago che si nascondeva sotto al pesante mantello verde mirto. Restò accanto all'uomo in assoluto silenzio, si infilò le mani in tasca e si soffermò a guardare l'insegna contornata di lucine colorate. Non era sicuro ma ebbe l'impressione che, di tanto in tanto, anche l'altro gli avesse lanciato qualche sguardo. Anzi, fu proprio lui a rompere il ghiaccio.

"Cosa ci fai qui, Potter? Non hai nessuno stupido gioco da fare con la tua famigliola felice?"
"No, dormono tutti," aveva mentito Harry nascondendo un sorriso amareggiato. "Scorpius?"
"Dorme al Manor con i miei genitori," aveva detto l'altro. "Non mi andava di tornare a casa da solo."
"Ti capisco, Malfoy."
Draco aveva sogghignato incredulo. "Cosa vuoi capirne tu?"
Harry aveva scrollato le spalle e si era voltato verso l'altro. Non aveva avuto un anno traumatico come quello di Malfoy ma anche il suo non era stato proprio idilliaco. "Io e Ginny ci siamo lasciati," aveva ammesso con franchezza ed era tornato a guardare l'insegna del pub. Dirlo ad alta voce lo aveva reso immediatamente vero. Lui e Ginny si erano lasciati. 
Malfoy aveva storto le labbra e tirato un lungo sospiro. "Ne vogliamo parlare dentro?"
"Offri tu?"
"Sei tu quello ricco, Potter. Ho già offerto la volta scorsa, io."
Nel ricordare quella sera, Harry trattenne a stento un sorriso: non avrebbe mai pensato di trovare un amico in Draco Malfoy. 
In effetti, aveva iniziato a frequentarlo durante il periodo di malattia della strega Greengrass. Si erano ritrovati più volte a "I Tre Manici di Scopa" per bere e parlare; nessuno dei due si era dato appuntamento. Si erano solo trovati nel momento giusto ogni volta.

 

- Potter. -
- Uh? Malfoy? Che ci fai qui? -
- Devo fare una denuncia, - disse Draco.
- Oh, sì, ehm, ok, sono qui per questo. –
Malfoy era sempre stato un acuto osservatore delle sue regole che, in questo caso, gli vietavano di sedersi senza essere stato invitato a farlo. Non gli pesava stare in piedi e guardare come quello scellerato di Potter cercasse di trovare il modulo che gli occorreva. Quando l'ebbe recuperato si passò una mano tra i capelli già disordinati e alzò lo sguardo verso Draco.
- Perché sei ancora in piedi? Siediti! Alla tua età figurati se puoi ancora allungarti. –
L'uomo storse il muso e avrebbe voluto rispondergli con qualche battutina acida ma era troppo agitato per rivendicare la superiorità nei confronti di Harry. Si limitò a sedersi composto di fronte all'altro e a lanciargli contro un'occhiata indispettita. Potter doveva essersene accorto e, per questo, dopo aver sistemato gli occhiali, gli rivolse un sorriso affabile.
- Cosa è successo? –
- Ho smarrito la mia patente da Smaterializzazzione, - disse l'altro.
Harry alzò lo sguardo verso di lui e intinse la piuma nell'inchiostro blu. – La tua patente? –
- Sì. Quando stamattina ho accompagnato Scorpius alla stazione l'avevo in tasca ma, quando ho raggiunto il mio ufficio, mi sono reso conto di non averla più. –
Potter mugolò qualcosa di non meglio definito e scribacchiò qualcosa sul modulo. - Probabilmente ti sarà caduta. Non dovrai mai risostenere nuovamente l'esame ma ci vorranno un paio di settimane prima che te ne spediscano una copia nuova. -
- Che cazzo, ci mancava giusto questo, - sbuffò Malfoy.
- Ti posso rilasciare un Documento di Trasporto Provvisorio, così che tu possa ugualmente materializzarti senza problemi. –
- Grazie Potter, - rispose Draco. Lasciò che l'altro compilasse il modulo e, quando ebbe finito, lo firmò lì dove necessario.
- Figurati, è il mio lavoro. Farò spedire la patente al Manor o hai un altro indirizzo? –
- Preferirei riceverla all'Ufficio Misteri. Non sono molto a casa, ultimamente. –
- Settimane pesanti? –
- Puoi immaginare quanto lo sia stato, suppongo. –
- Anche qui c'è stato un bel via vai di gente, - disse Harry. – I maghi impazziscono durante il Natale. –
- Non guardano neanche dove mettono i piedi, - si lamentò Draco. – La settimana scorsa hanno schiacciato il rospo di Scorpius. Per fortuna non si è fatto molto male, però un poco d'attenzione in più sarebbe stata gradita. –
- Tuo figlio ha un rospo? – chiese Harry trattenendo una risata.
- Che hai contro i rospi? – domandò Draco assottigliando lo sguardo.
- Niente, è che... I Malfoy non mi sembrano tipi da rospi. Più da gatti o da furetti, - ridacchiò.
- Ah, ah, ah. Sto morendo dal ridere, - rispose l'altro stoico.
- Anche Lily ha un rospo, - raccontò Harry. – Albus ha un gatto mentre James ha un topo dorato. –

Malfoy avrebbe tanto voluto dirgli che non gli importava granché degli animali della prole di Potter ma si limitò a stringere le spalle. La verità era che, col tempo, aveva provato a cambiare atteggiamento. C'era riuscito grazie all'aiuto e al supporto di Astoria che, con il suo buon cuore, gli aveva insegnato ad amare il prossimo. O, almeno, ci aveva provato. Quando si era ammalata lei gli aveva chiesto di non tornare a essere lo stesso ragazzo di prima. Gli aveva chiesto di "far vedere al mondo quanto splendido fosse Draco Malfoy" ...Peccato che lui avrebbe voluto splendere solo per lei. Le mancava da morire nelle notti d'inverno e in quelle d'estate; guardarsi intorno nel letto e non trovarla accanto a sé era la sensazione più brutta del mondo. Da quando l'aveva persa, Draco aveva compreso il vero significato della solitudine. 
Astoria non sarebbe tornata indietro e tutto quello che Draco poteva fare per tenere vivo il ricordo era quello di sforzarsi di essere gentile anche con gli altri. Per fortuna, lui e Harry avevano ricucito i loro rapporti una notte di neve. Avevano parlato davanti a quattro boccali di Burrobirra e avevano condiviso esperienze ed emozioni; Draco aveva degli amici, i suoi compagni di scuola, ma non era riuscito a parlare con loro così apertamente come aveva fatto con Potter. 
C'era qualcosa di particolarmente esilarante in quella faccenda.

- Un topo? Pensavo che i Weasley avessero chiuso con i roditori. –
Harry rise e scosse piano la testa. – Infatti i suoi nonni hanno provato a opporsi ma tra James e Moody si è instaurato subito un legame indissolubile... Quindi non siamo proprio riusciti a dividerli! –
Malfoy si limitò a sorridergli con cortesia e, quando prese la copia del Documento di Trasporto, si rimise in piedi. – Resterei volentieri a chiacchierare dei vostri ratti di famiglia ma devo rientrare in ufficio. –
- Oh, sì, vero. Beh, allora, se dovessimo trovare la tua patente te lo faremo sapere. –
- Perfetto. In ogni caso attendo la nuova copia entro le prossime settimane. Grazie dell'aiuto, Potter. Ci vediamo in giro, - salutò Malfoy e lasciò l'ufficio.

L'Auror avrebbe tanto voluto fermarlo e chiedergli di vedersi ancora, magari di passare a bere una Burrobirra dopo il lavoro, ma non lo fece. Aveva bisogno di una persona che non gli ricordasse quanto fosse soddisfacente la vita matrimoniale o che gli raccontasse dell'ultimo flirt di Ginny. Draco sarebbe stato la persona perfetta con cui poter essere solo Harry. 

Quanto era strana la vita. Da adolescente, probabilmente, non avrebbe mai pensato di ritrovarsi a voler frequentare Draco Malfoy. Aveva trascorso parte del suo tempo a odiarlo o ignorarlo mentre ora, ogni qualvolta metteva piede al pub, sperava di incontrarlo seduto al bancone. Lo seguì con lo sguardo fino a quando la porta dell'ufficio non si chiuse con un tonfo e l'Auror sospirò; mancavano troppe ore alla fine del suo turno e la giornata gli sembrava interminabile. Forse avrebbe fatto meglio a uscire in missione per ammazzare il tempo, almeno avrebbe fatto qualcosa di diverso dal riempire scartoffie tutta la giornata. Si alzò e mise su il mantello, pronto per uscire, quando Ron entrò in scena.

- Ehi, amico! –
- Ciao Ron! –
- Stai uscendo? -
- Sì, volevo fare la ronda... Tu sei appena rientrato? Non ti ho visto in giro stamattina. –
- Sì, sono stato fuori tutta la notte. Non ho potuto neanche accompagnare i pargoli alla stazione. –
- Erano più che felici di essere andati con lo zio figo. Ovviamente parlo di me, - rise Harry. – Sono sicuro che siano già rientrati. –
- Grazie per averli accompagnati, fratello. –
- Dovere e piacere! –
- Stasera ci sarai anche tu a "La Tana"? I miei genitori festeggiano il loro anniversario. –
- Non ne sapevo nulla... Ma non credo di poter venire. Ho già un impegno, - spiegò Harry. In realtà era più che sicuro che Ginny gli avesse accennato qualcosa ma non se la sentiva di prendere parte all'evento. – Scriverò loro un gufo per gli auguri. –
Ron assunse un'espressione accondiscendente, salutò l'amico e firmò il cartellino d'uscita. Harry, invece, uscì dalla stanza e si diresse verso Hogsmeade con l'intento di verificare che fosse tutto okay. Si era dispiaciuto di aver snobbato il suo amico Ron ma non aveva bisogno di una predica o dell'ennesimo racconto sulla famiglia felice Weasley. 

Il pomeriggio fu abbastanza deludente. Purtroppo, o per fortuna, Harry non aveva trovato alcuna anomalia in giro per il paese e camminare non l'aveva aiutato a schiarirsi le idee. Così, alle 5 p.m., era rientrato in ufficio, aveva preso una tazza di Caffè Bolle-Bollenti e si era accomodato dietro la scrivania. Quando aveva accettato l'incarico che gli era stato offerto dal Dipartimento Auror, Harry lo aveva fatto senza battere ciglio: non capita tutti i giorni che un giovane mago, senza aver terminato la scuola, riceva una proposta del genere. 
All'inizio era stato divertente; andava in missione almeno una volta a settimana e la vita gli sembrava piena d'avventura. Quando erano nati i suoi figli, Harry aveva chiesto, dietro i suggerimenti di sua moglie, un periodo di assestamento. Aveva iniziato con una missione al mese e ora era fortunato se riusciva a farne una all'anno. Avrebbe pagato fior di galeoni per avere un caso su cui indagare e impegnare la mente su qualcosa di diverso dal chiedersi "ma perché Ginny mi ha lasciato?".

L'uomo, annoiato, iniziò a scrivere il report quotidiano. Non era accaduto nulla di anomalo e, parlando con Fortebraccio, quest'ultimo gli aveva riferito quanto fosse più tranquillo e vivibile il paese ora che Voldemort era definitivamente scomparso. Di questo Harry ne era felice. 
Sbuffò, fece un sorso dal suo caffè e riprese a svolgere il compito tanto noioso che prevedeva la prassi. Non sarebbe potuto andare via prima delle 8 p.m. Non che avesse molto da fare; anzi, l'idea di doversi mettere ai fornelli per prepararsi qualcosa da mangiare lo annoiava tanto da rimpiangere di non aver mai assunto un elfo domestico. Comunque, pensò che, fino alle 9 p.m., avrebbe sicuramente trovato una bella coscia di pollo con patate al forno a "I Tre Manici di Scopa". Il suo stomaco brontolò e Harry lo prese come un segno d'assenso. Soddisfatto alla sola idea di potersi godere una cena tanto gustosa, ritrovò la carica per portare a termine l'impresa di riordinare i fascicoli sulla scrivania. 

Quando Potter appose un timbro sull'ultimo fascicolo da sistemare, l'orologio segnava le 8:10 p.m.; l'uomo allungò le braccia per stiracchiarsi e poi si mise all'in piedi. Diede l'ultimo sguardo alla scrivania e, dopo aver spento la luce, uscì. Salutò qualche altro impiegato ministeriale incontrato nel tragitto che lo conduceva all'uscita e poi si materializzò direttamente fuori da Madama Rosmerta.
Faceva freddo e si lamentò tra sé e sé per aver dimenticato il mantello in ufficio nella fretta d'uscire. Aprì la porta ed entrò nel locale; salutò con un cenno alcuni dei camerieri e si accomodò a uno dei tavoli. Erano tutti occupati ma riconobbe subito chi era seduto al numero tre. Gli si accomodò di fronte e lo guardò soddisfatto.

- Buonasera Malfoy. –
- Potter, - salutò l'altro. – Hai mai mangiato qui? –
- Praticamente sempre, - rispose l'Auror. 
- Io ho solo bevuto qui. –
- Buonasera signori, - l'interruppe un cameriere. – Cosa posso portarvi? –
- Per me una zuppa di zucca, - ordinò Malfoy.
- Per me anche... Ma come antipasto! Poi gradirei il pollo con le patate. E un'insalata di zenzero. Con del pane, per favore. –
Il cameriere appuntò tutto sotto lo sguardo scettico di Draco. - Da bere? –
- Due Burrobirre, - ordinò Harry. Il cameriere prese nota anche di quello, sorrise ai due e si diresse verso la cucina.
- Perché mi guardi così? –
- Quanto cavolo mangi, Potter?! –
- Uhm? Io mi sono messo anche a dieta! –
- Questa la chiami dieta? –
- Normalmente avrei mangiato molto di più. –
- Ti odio, - commentò Draco. Harry aveva un fisico asciutto nonostante l'età e, sapendo quanta roba era capace di infilarsi nello stomaco, provò invidia estrema per la sua forma fisica. 
- Ho il metabolismo veloce, - si discolpò l'altro.
Malfoy gli rivolse l'ennesimo sguardo glaciale e poi, disgustato, strinse le spalle. 
- Allora, com'è andata al lavoro? –


 

*

 

NdA:
Mi prendo un minuto per ringraziare pubblicamente Abby_da_Edoras e Ladyriddle. Due autrici bravissime, due persone davvero favolose che ho piacevolmente ritrovato con questa fanfiction. Grazie mille, davvero. 
Questo capitolo è incentrato su Draco e Harry. Un capitolo un po' spiegone (anzi... lo dimo, cit), ma che mi serviva per introdurre queste due teste calde e creare un po' d'atmosfera... spero vi sia piaciuto!
Un abbraccio <3



*

NdA/09GIU23:
Sto correggendo la storia dai vari orrori ortografici, quindi faccio un appello a chiunque la legga dopo questa data: per favore, segnalatemi ogni strafalcione. Grazie. Un abbraccio <3

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Capitolo 3
*** III. ***


 




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







III.


 

Scorpius era sempre stato molto mattiniero, era il primo di tutti i Serpeverde ad andare a fare colazione. Quando giunse in Sala Grande erano a malapena le sei del mattino, a quell'ora erano ancora tutti a dormire. A Malfoy non dispiaceva fare colazione da solo: non doveva subire occhiatacce e battutine, nessuno lo giudicava se mangiava un biscotto in più e poteva godersi Hogwarts nel silenzio più assoluto. Certe magie capitavano solo a quell'ora.

La mattina del suo secondo giorno, però, quando entrò in Sala Grande la trovò già occupata. Al tavolo di Grifondoro c'era James. Era seduto sulla panca a gambe incrociate, indossava la camicia al di fuori dei pantaloni, aveva la cravatta allentata ed era bellissimo. Due grosse cuffie gli coprivano le orecchie e sembrava avere un'aria completamente assorta tanto da tenere gli occhi chiusi... Probabilmente ascoltava della musica. Era così affascinante che non riuscì a staccargli gli occhi da dosso, tanto da inciampare contro la panca di Corvonero e finire a terra. Diventò rosso in volto, non tanto per il dolore quanto per l'imbarazzo dovuto al rumore che aveva fatto. Rimase a terra per un po', nella speranza che Potter non avesse né visto né sentito; rifletté seriamente sull'ipotesi di rotolare fino a raggiungere il tavolo di Serpeverde ma l'idea di poter essere visto nel mentre lo fece sentire ridicolo.

- Ehi, tutto bene? -

No.
Non poteva essere vero.

Scorpius sollevò lo sguardo e incrociò quello di Potter, arrossì ancora di più e non provò nemmeno ad alzarsi. - S-sì, grazie. -
James tolse le cuffie dalle orecchie e le poggiò a ridosso del collo; poi allungò una mano verso di lui gli sorrise. - Dai, ti aiuto ad alzarti. -
Malfoy arrossì ulteriormente ma afferrò la sua mano e si rialzò imbarazzato. - G-grazie, Potter. -
- Figurati. Hai aiutato mia sorella, sono in debito con te. Come ti senti? -
- Avrei preferito non inciampare, - borbottò il Serpeverde portando una mano dietro la testa. Il Grifondoro sorrise e, dopo avergli lanciato uno sguardo per sincerarsi che fosse tutto okay, strinse le spalle.
- Buona colazione, - disse soltanto, prima di tornare al tavolo della sua casa.
- A-anche a te, - farfugliò Malfoy dandosi subito dell'idiota. Avrebbe dovuto approfittare, invitarlo a fare colazione insieme, parlare con lui o restare seduto accanto al ragazzo più bello della scuola. Invece no, lui era stato "alla larga dai Potter". Scorpius andò a sedersi al tavolo di Serpeverde e fissò James bere una tazza di caffè da lontano. Era così bello... Sbuffò e recuperò a sua volta una tazza dal centro della tavola. Grazie alla magia si riempì di cappuccino di soia, bevanda che iniziò a bere distrattamente.

Sebbene avesse avuto più occasioni per parlarci non era mai riuscito a farlo; un po' la timidezza, un po' perché aveva paura di una reazione strana da parte del padre, si era sempre limitato a osservarlo da lontano. Forse avrebbe dovuto essere più sicuro di sé, ma cosa avrebbe dovuto dirgli?
Non poteva di certo andare lì ed esclamare: "ciao James, diventiamo amici?"... Insomma, sarebbe stato ridicolo, non aveva più cinque anni!
Era davvero complicato essere un Malfoy.


Capitò, però, un giorno della settimana successiva, un'occasione che non riuscì a passare inosservata. Scorpius era appena uscito dalla Biblioteca e reggeva un paio di grossi volumi tra le braccia. La domenica pomeriggio Hogwarts era molto più tranquilla; gli studenti più grandi ne approfittavano per un giro extra a Hogsmeade, se non c'erano gli allenamenti di Quidditch, mentre quelli più giovani socializzavano nelle rispettive Sale Comuni. Scorpius non era molto estroverso e preferiva occupare il tempo libero per anticiparsi qualche pergamena di Storia della Magia o Pozioni piuttosto che farsi prendere in giro dai suoi compagni, per questo raggiunse l'unico posto che sapeva essere deserto a quell'ora: il campo da Quidditch.
Era piacevole stare seduto sugli spalti quando non erano sovraffollati da tifosi urlanti. Inoltre, l'aria frizzante del pomeriggio lo aiutava a restare vigile mentre ripeteva come l'Ordine di Merlino avesse fatto infuriare la Lega di Morgana, cosa che avrebbe volentieri evitato di fare ma il giorno dopo avrebbe dovuto sostenere una verifica e non poteva permettersi il lusso di un voto che fosse più basso di una "O". Suo padre sarebbe andato su tutte le furie! Quindi, anche se avrebbe volentieri approfittato di un pomeriggio libero per dormire un po', continuò a stare con la testa sui libri fino a quando un rumore non lo distrasse da quella lettura poco coinvolgente: James Sirius Potter era appena caduto sull'erba del campo.

Scorpius sussultò e si affacciò per verificare che fosse ancora vivo. Potter si era subito rimesso in piedi, si era ripulito le ginocchia dall'erba e dal terreno, aveva sistemato i capelli in un codino e aveva ripreso a correre. Malfoy invidiava la costanza e la dedizione che contraddistinguevano James; era bravo a scuola come negli sport, eccelleva nelle attività extracurricolari come il Club dei Duellanti e il Coro di Hogwarts e aveva un sacco di amici. Lui a stento riusciva a superare l'anno scolastico saltando il Torneo di Scacchi Magici di fine anno! James aveva sicuramente una o due marce in più. Chissà se in vita sua si era mai sentito stanco o se qualche volta avesse pensato di non farcela... E chissà cosa aveva fatto per ritrovare l'energia e la carica giusta per affrontare ogni situazione.
Ora, per esempio, aveva solo ripulito le ginocchia e aveva ripreso l'allenamento; era stato un gesto rapido, di pochi secondi, eppure gli era bastato per andare avanti. Scorpius, invece, non era più riuscito a recuperare l'attenzione per ripetere Storia della Magia e aveva trascorso l'intero pomeriggio a guardare James allenarsi. Aveva addirittura cambiato posto; si era messo prima su un anello più basso e poi, infine, aveva raggiunto la panchina degli allenatori per guardare meglio. Non era nemmeno sicuro di essere stato notato e né che quello fosse il suo obiettivo ma, quando il ragazzo, affannato e sudato, gli si parò di fronte, avvertì distintamente il cuore battere all'impazzata.
Senza pensarci su due volte afferrò la propria borraccia Serpeverde e gliela porse.

- Grazie, - disse Potter afferrando l'oggetto. James tolse il tappo e fece per avvicinare le labbra al beccuccio quando ebbe un attimo di esitazione. - Non stai tentando di uccidermi, vero? -
- Io... Ma... No! - Scorpius sembrò veramente offeso. Andava bene la rivalità tra i loro genitori ma lui non era Draco e stava già trasgredendo all'ordine di stare lontano dai Potter per sottolinearlo. - Pensavo avessi sete... È solo acqua, - specificò. Davvero il suo cognome ispirava così poca fiducia?
- Chiedevo, - rispose James facendo spallucce e bevve un sorso. In realtà aveva così tanta sete che avrebbe volentieri finito la bottiglia ma non voleva lasciare Malfoy a corto.
- Puoi finirla, se ti va. Credo tu stia morendo di sete! -
- Oh, sì, grazie, - ribatté James felice come se avesse incontrato lo spirito di Godric in persona.
Scorpius sorrise e lo guardò accomodarsi al suo fianco. Merlino, quanto era bello. Non poteva credere che stava bevendo dalla sua borraccia!
- Non hai freddo? - chiese Potter.
- Non sono io in shorts e canotta, - obiettò Malfoy. - Però ammetto che l'aver dimenticato la sciarpa non è stata una mossa astuta. -
- Io sono ancora accaldato dall'allenamento... Ma, se mia mamma fosse qui, inizierebbe a darmi per defunto entro i prossimi due giorni. -
- "Tutto sudato in mezzo al vento! Dillo che vuoi morire. Mi vuoi far venire un infarto, sì? Per tutte le fate turchine, James, copriti immediatamente con quindici mantelli di lana!" - ironizzò Scorpius in una perfetta imitazione di una qualsiasi madre apprensiva.
James scoppiò a ridere tanto che si stava per strozzare con l'acqua che gli era andata di traverso. - Uguale, - commentò quando si riprese.
Malfoy rise poi quella espressione si completò con una nota di malinconia. - Anche mia madre era così, - disse soltanto. Gli mancava davvero tanto. Non che suo padre gli avesse mai fatto mancare qualcosa ma l'amore di una mamma era diverso. C'era un legame più profondo.
- Apprensiva e protettiva? -
Malfoy annuì. - Ogni scusa era buona per imbacuccarmi con sciarpa, guanti, cappelli, paraorecchie e almeno due mantelli, soprattutto quando nevicava. -
James ascoltò in silenzio mentre giocherellava con il piccolo ciondolo che penzolava dal tappo della borraccia.
- Quando mi infagottava tanto da farmi assomigliare a un pupazzo di neve mi faceva arrabbiare ma, ora che non c'è più, mi manca tanto anche quello. Soprattutto quando nevica. -
- Non nevicherà per almeno un altro mese, - rispose Potter, dopo aver appoggiato una mano sulla spalla di Scorpius.
- Lo so, - farfugliò Malfoy, - ma nevica qui dentro tutti i giorni, - terminò indicando con un dito il proprio cuore. Gli occhi divennero lucidi dalla tristezza e abbassò lo sguardo. Che figura stava facendo proprio davanti a James? Si stropicciò gli occhi e tirò un sospiro profondo cercando calmarsi. Potter gli fece una carezza lungo la schiena e parlò con tono dolce. - È normale che ti manchi, Scorpius, era tua mamma ed è andata via proprio quando avevi bisogno di lei. Puoi piangere, se ti va, - lo rincuorò, - non lo dirò a nessuno. -

Malfoy sollevò lo sguardo verso il Grifondoro e, come se non avesse fatto altro che aspettare quelle parole per tutta la sua vita, scoppiò a piangere. I grossi lacrimoni che scendevano dai suoi occhi sembravano non aver freno e cadevano pesanti fino a bagnare le nocche delle mani. James rimase immobile per un po'; quel pianto gli ricordò quello che si era fatto Albus quando scoprì della separazione dei loro genitori, solo che Albus poteva comunque vedere sia la madre che il padre, e per questo era stato facile consolarlo... Scorpius, invece, aveva perso la madre per sempre. Titubante sul da farsi, si sporse per abbracciarlo. Non c'erano molte parole da dire ma non poteva lasciarlo lì a piangere da solo.
Il Serpeverde, poi, ne aveva già passate tante, tra i pregiudizi vari e bulli che lo avevano preso di mira, ma era rimasto un ragazzo gentile e disponibile, senza considerare che aveva aiutato sua sorella in un momento delicato.
No, non poteva proprio lasciarlo lì da solo; così, gli tenne compagnia mezz'ora, il tempo che ci volle per far scorrere via la tristezza.

Scorpius si staccò a malincuore dall'abbraccio; era un cretino. Aveva avuto finalmente occasione per parlare con James per conoscerlo meglio e l'aveva sprecata a piangere. Si stropicciò gli occhi e li asciugò con il dorso delle mani, ancora imbarazzato. - Scusami, - bisbigliò.
James non disse nulla e si limitò a sorridergli. Malfoy sospirò e si alzò in piedi. - Si sta facendo buio, dovremmo tornare dentro. Io dovrei, - specificò. -
- Io vado a prendere la divisa dagli spogliatoi e poi andrò in Sala Grande. Ah, - sospirò e gli porse la borraccia vuota. - Grazie per l'acqua. -
- Tienila, - si affrettò a dire e sorrise ancora. - Così puoi ricordarti che anche i Malfoy e i Serpeverde possono essere gentili, - commentò e, prima che l'altro potesse rispondere, corse via lasciando James seduto sulla panchina da solo. Potter rimase immobile e confuso poi, quando il Serpeverde fu ormai lontano, si alzò dalla panchina e si diresse verso gli spogliatoi.


- Hai ancora quello schifo Serpeverde? -
- Il verde è il mio colore preferito, - rispose James senza distogliere lo sguardo dai libri. Era passata quasi una settimana dall'ultima volta che aveva incontrato Scorpius e non era più riuscito a incrociarlo in corridoio.
- Malfoy, - lesse Louis arricciando le labbra. - È sua. Ti ha dato un pegno d'amore? -
- Smettila e posa quella cosa, - lo rimproverò Potter.
Weasley roteò gli occhi e poggiò la borraccia lì dove l'aveva trovata. - Tra qualche giorno è il compleanno di Lily, ha detto che vuole fare una festa, - gli ricordò.
- Possiamo parlarne dopo? -
- Vuole invitare anche Scorpius. -
- Domani ho la verifica di Difesa Contro le Arti Oscure, Louis. -
- Non ti importa che Malfoy venga alla festa? Dopo tutto quello che ha fatto suo padre... -
- Non è un problema mio, - sbuffò James innervosito. - Scorpius è ok. -
Louis storse il muso e, dopo aver tirato un sospiro, riprese a studiare.

La biblioteca era un posto tranquillo e, salvo le risate di qualche ragazza in sottofondo, non sembrava volare una mosca.
- Davvero verrà anche Malfoy? - Stavolta fu James a rompere il ghiaccio.
Louis si limitò ad annuire mentre Potter girò la pagina del libro, pensieroso. Era strano: durante gli anni precedenti aveva fatto molta attenzione a evitare la sua famiglia mentre ora, invece, partecipava anche alle feste.
- Lo ha invitato Lily... Credo si sia presa una cotta per lui, - commentò Weasley senza alzare lo sguardo dal libro. L'altro sollevò gli occhi al cielo distrattamente poi, come se la notizia non gli importasse, strinse le spalle. - Papà non la prenderà bene. -
- Dubito che lui ricambi, comunque. -
- Dici? Ha anche portato Lily in infermeria! -
- Andiamo, devi essere solo uno stronzo senza anima se vedi un tuo compagno stare male e scegli di non accompagnarlo da Madama Abbot. -
- Anche questo è vero... -
- È che mi sembra più interessato a un altro Potter. -
- Tipo? -
- Tipo uno che ha la sua borraccia. -
- Ma sei fuori come un Kappa! A parte che comunque non mi pare sia gay ma in ogni caso io ti ho già raccontato com'è andata con questa cosa. -
- Tu sei James Potter, sei quello che l'ha salvato dai bulli più di una volta... sei praticamente una leggenda in questa scuola e hai aiutato proprio lui! Se io fossi una ragazza ti cadrei ai piedi con le gambe aperte. -
- Oh Merlino, Louis, che schifo. - 
- Weasley, Potter! Oh Morgana, ancora mi ritrovo richiamare questa coppia, - sbuffò la bibliotecaria. - Qui si studia e lo si fa in silenzio. Se volete chiacchierare andate in Sala Grande. -
- Ci scusi, - risposero i due all'unisono.

James intinse la piuma di Augurey nell'inchiostro blu e riprese a scrivere il suo tema sui vari utilizzi degli Incanti Scudo. La teoria del cugino non sembrava totalmente campata in aria ma... No, no, aveva sicuramente parlato a vanvera come suo solito. Se Scorpius provasse qualcosa per lui avrebbe sicuramente giocato meglio le proprie carte, soprattutto avrebbe cercato un contatto nei giorni a seguire, cosa che non era successa.

- Tanto lo vedremo alla festa, - disse Louis e sogghignò.



*

NdA
Un altro capitolo su James e Scorpius. I capitoli sono alternati tra la Nuova Generazione a scuola e le vite dei loro genitori a Hogsmeade/Londra. Che dire... spero vi sia piaciuto.


*

NdA/09GIU23
Anche qui ho apportato delle piccole modifiche, nulla di trascendentale rispetto alla trama originale. È assurdo pensare come uno possa trovare errori anche dopo cinquemila letture. Capita anche a qualcun altro o sono io la pazza ossessiva?
Un abbraccio a tutti <3.

 

 

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Capitolo 4
*** IV. ***


 




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







IV.
 

- Secondo me hai esagerato, ci sono troppe cianfrusaglie e tutto questo bianco rende la casa molto sterile. -
- Si chiama illuminazione, Malfoy... Cosa vuoi saperne tu, che hai vissuto in una caverna per anni! -
- Il Manor non è una caverna, è accogliente! -
- Certo, tutti i posti accoglienti hanno delle prigioni nascoste e sono state teatro di morte e... -
- È Storia della Magia ormai. Ne parleranno anche i libri dei ragazzi. -
Harry roteò gli occhi e gettò il mantello sulla poltrona. - La casa che dividevo con Ginny era tutta colorata... Quando mi sono trasferito qui volevo un posto in cui ricominciare, - spiegò l'uomo; del resto, non si cominciava sempre da una pagina bianca? 
Harry strinse le spalle e poi si tuffò sul divano, esausto. Draco storse il naso di fronte alla poca eleganza dell'altro ma, abituato a quel tipo di comportamento, si limitò a mantenere un'espressione di disappunto prima di sedersi affianco a Harry.
-
 Ho mangiato troppo. -
- Malfoy, hai mangiato solo una zuppa di piselli... -
- Con dei crostini di pane enormi! -
- Un solo crostino di pane, dato che l'altro l'hai rifilato a me... -
- Sempre a lamentarti, Potter... Sai fare qualcos'altro nella vita? -
- Beh, sì, tipo salvare il mondo magico... -
- Che barba, Merlino, sempre a rinfacciare questa cosa... Sei stato anche premiato per questo, eppure, a volte, mi domando come sarebbero andate le cose se avessi rivelato che eri proprio tu a Villa Malfoy... -
- È stato quello il motivo che mi ha spinto a salvarti dalle fiamme dell'Ardemonio! -
Malfoy roteò gli occhi seccato. - C'è qualcos'altro che sai fare oltre a dire "io ho salvato tutti"? -
- Mh... Sì, so preparare ottimi Margarita! Ne prendi uno? -
- Che roba è? -
- Il cocktail preferito di zia Petunia, - rise Harry. - Però è molto buono. -
- Non berrò mai roba di origine babbana, - rispose Malfoy.
- Mi dispiace per te che non avrai l'onore di assaggiare un Margarita preparato da me. -
- Ne farò volentieri a meno... Comunque, dove dovrei dormire stanotte? -
- Hai già sonno? -
- No, ma vorrei posare le mie cose. -
- Lasciale lì, dopo ti mostrerò la stanza degli ospiti, - disse Potter. - Sicuro di non volere un Margarita? -
- È alcolico? -
- Molto. -
- Allora ne prendo due. -

Harry ridacchiò e si alzò dirigendosi verso il mobiletto degli alcolici. Nella sua vecchia casa Ginny non gli aveva mai permesso di averne uno, era tanto spaventata che i bambini potessero afferrare una bottiglia e berne qualche sorso. Quando aveva preso in affitto un appartamento per lui e James non aveva resistito all'idea di concedersi un mobiletto e riempirlo con superalcolici di suo gradimento per dar sfogo alla sua passione per i cocktails.
Era molto orgoglioso del suo mobiletto. Si avvicinò a esso, recuperò dei calici di vetro, uno shaker e le bottiglie necessarie per preparare il cocktail sotto lo sguardo di Draco che l'osservava mentre era all'opera.
Malfoy si ritrovò a pensare che la vita era proprio strana: non avrebbe mai pensato di finire a dormire a casa di Harry Potter. Aveva trovato in lui l'amico che avrebbe sempre desiderato avere al proprio fianco: divertente, leale e, soprattutto, sincero e fedele.

- Ecco qui, - disse Harry servendo il cocktail all'altro.
- Grazie, Potter. -

Harry sorrise e si accomodò accanto all'amico. Malfoy s'inumidì le labbra con il drink quando improvvisamente un rumore assordante lo fece sussultare; Leotordo, il vecchio e bacato gufo di Ginny, si era schiantato contro gli infissi. Harry poggiò il bicchiere sul tavolino e andò ad aprire la finestra, coccolò il capo della bestiola e lo fece entrare in casa per darle da mangiare dopo aver preso il messaggio.
 

"Ciao Harry,
non so se la scuola di Hogwarts ha avvisato anche te ma, nel dubbio, ti invio una breve sintesi di quello che è successo. Lily ha avuto il suo primo ciclo, si è spaventata molto per il dolore e le perdite di sangue, ed è svenuta. Scorpius, il figlio di Draco Malfoy, l'ha vista stare male e l'ha accompagnata in Infermeria dove l'hanno raggiunta anche James e Albus.

Sta molto meglio ma sono sicura che due parole da parte di suo padre le farebbero piacere.

Saluti,
Ginny."
 

L'uomo strinse le spalle e tornò a sedersi sul divano, perplesso.
- Brutte notizie? -
- No, no. Lily è stata portata in Infermeria ma non era nulla di grave. -
- Quale allievo di Hogwarts non è mai passato per l'Infermeria? -
- Era praticamente il tuo palcoscenico preferito, - lo schernì Harry. - Però la cosa strana è che è stato tuo figlio ad accompagnarla. -
A Draco per poco non andò di traverso un sorso. - Cosa? Mio figlio? -
- Proprio lui... Non pensavo fosse così gentile! -
Malfoy aggrottò le sopracciglia e, sebbene fosse innervosito dal fatto che suo figlio non fosse stato alla larga dai Potter, avvertì l'esigenza di difendere la propria prole. - Scorpius è un ragazzo gentile! -
- A differenza tua... Quando avevi la sua età eri un vero stronzo! -
- Anche tu lo eri, e non sapevi neanche preparare i Margarita. -

Potter sorrise e recuperò il bicchiere per fare un sorso. Nonostante i continui battibecchi tra loro era piacevole parlare con Draco; sentiva di poter condividere con lui qualsiasi cosa, non doveva essere "Harry, il buon Potter" ma solo Harry. Poteva lasciarsi andare a qualche commento più meschino senza essere giudicato, sentirsi triste e preoccupato senza essere sminuito nella propria identità e, più di tutto, poteva essere libero di stare in silenzio.

A furia di chiacchierare e condividere battute e ricordi erano passate più di tre ore e almeno altri quattro bicchieri di Margarita. L'orologio aveva appena battuto le due e la stanchezza iniziò a farsi sentire.

- Merlino, Potter, è tardi, domani dobbiamo andare al lavoro e noi siamo qui a cazzeggiare come se fossimo due adolescenti a un pigiama party. -
- Hai ragione Malfoy, andiamo a dormire. -

I due uomini si alzano dal divano e percorsero un breve corridoio. La casa di Harry era più piccola e accogliente rispetto al Manor che, specialmente quando Scorpius era a scuola, sembrava ancora più freddo e desolato.
- Questo è il bagno, - spiegò Potter indicando la porta in fondo al corridoio, - mentre questa a sinistra è la camera di James. Si premura sempre di sigillarla con degli incantesimi, come se io non potessi disilluderli... Ma vabbè. Quella a destra è la camera degli ospiti, quindi sarà camera tua stanotte. La mia stanza è dall'altro lato del corridoio, ti ho lasciato degli asciugamani puliti ma, se hai bisogno di qualcosa, puoi bussare alla mia porta. -
- Grazie Harry, - rispose Draco sorridendo.

Quella era stata la prima volta che era rimasto a dormire a casa di Potter.


Per Draco era diventata quasi un'abitudine; aveva lasciato sempre un ricambio di abiti puliti a casa di Harry, aveva colonizzato una parte del bagno con lo spazzolino e l'acqua di colonia che era solito utilizzare, aveva comprato un secondo paio di ciabatte e aveva lasciato un libro sul comodino. La camera degli ospiti era diventata "stanza Malfoy".
Harry era un buon coinquilino. Era più pulito di quanto credesse, discreto da farsi i fatti suoi ma abbastanza di compagnia per scambiare due chiacchiere post-lavoro. Si trovava davvero bene nell'appartamento al centro di Londra molto più che al Manor dove echeggiava solo la sua solitudine e l'assenza di Astoria e Scorpius. Non si era reso conto di quanto gli mancasse un amico fino a quando Harry non era entrato far parte della sua vita.
Malfoy sospirò, terminò di leggere il quinto capitolo di "Minerali e quarzi: come lavorarli", poggiò il libro accanto a sé, spense la luce e chiuse gli occhi per provare ad addormentarsi.


Capitò un giorno, invece, che Draco non sarebbe dovuto andare al lavoro. Era rimasto ugualmente a dormire da Harry anche se lui era uscito presto per andare in ufficio; ormai si sentiva a casa sua tanto da avere un doppione delle chiavi.
Probabilmente il custode del palazzo babbano in cui Harry risedeva li aveva scambiati per una coppia di conviventi tanto che lo salutava chiamandolo "signor Potter". Draco non aveva mai fatto obiezioni per rispetto a Harry e, a dirla tutta, ci aveva provato a spiegargli che non erano fidanzati ma l'anziano signore non aveva ben recepito il messaggio e continuava imperterrito a chiamarlo così.
Babbani.
Come poteva Harry dire che non erano stupidi?
Draco proprio non lo capiva.
Pensava proprio a questo quando uno dei gufi ministeriali batté contro la finestra; l'uomo aprì, pagò il prezzo di cinque zellini per il messaggio, recuperò la lettera indirizzata proprio a lui e l'aprì.
 

"Provvedimento ministeriale 20/4817 a carico del Mago Draco Lucius Malfoy.

Si informa il mago in oggetto che dal giorno successivo alla ricezione di questa missiva sarà posto sotto sequestro il seguente immobile di sua proprietà: Malfoy Manor.
Si predispone l'impossibilità di trasportare mobili e altri beni previa autorizzazione del Wizengamot o di chi ne fa le veci.

Pregasi contattare il Capo del Dipartimento Auror per qualsivoglia controversia.

Cordiali saluti,
Afora Gabras
Giudice supremo del Consiglio dei Maghi"
 

Draco lesse più volte la lettera che aveva tra le mani per sincerarsi di aver compreso la gravità della situazione e, senza neanche a bere il caffè che aveva preparato, recuperò il mantello per uscire e si materializzò all'ingresso del Ministero. Doveva necessariamente parlare con Harry.

Quando raggiunse l'Ufficio del Dipartimento Auror fu sorpreso di trovarlo vuoto, per cui si accomodò in sala d'attesa e sbuffò. Harry sapeva di questa cosa? Se sì, perché non l'aveva avvisato? Era legale? Non poteva neanche prendere le sue cose o, peggio, quelle di suo figlio... E dove sarebbero andati? Quanto sarebbe durato quel provvedimento? Maledizione, ci mancava solo quello!
- Malfoy, che ci fai qui? -
- Weasley, - sbuffò Draco stanco. - Cercavo Harry. -
- Harry è fuori in missione. Ne avrà per un po'. Vuoi parlarne con me? -
- Grazie ma credo di doverlo fare con Potter. È lui il capo, no? -
- Sì, ma magari è per qualcosa per cui potrei esserti d'aiuto anche io. -
- Ho ricevuto una comunicazione ministeriale. -
- Per? -
- Un sequestro. -
- Allora sì, devi parlare con Harry, - borbottò Ron prima di entrare in ufficio senza congedarsi.
Draco sbuffò e pensò che Weasley avesse perso tutta la sua educazione quando riaprì la porta all'improvviso.
- Puoi comunque accomodarti dentro. Posso offrirti un tè? -
- Mh, va bene, grazie. -

Trascorse almeno un'ora da quando aveva incontrato Ron e Harry non era ancora arrivato. Weasley non era di molte parole ma aveva ugualmente apprezzato il silenzio piuttosto che convenevoli stupidi. Malfoy aveva bevuto due tè caldi e rilassanti ma non erano serviti a granché; più il tempo passava, più realizzava che aveva perso la casa senza un motivo. Sentiva la rabbia, la tristezza e la frustrazione prendere possesso del suo corpo e, prima che potesse infilarsi le unghie nella carne, Harry entrò.

- Ron... Draco, che ci fai qui? -
- Stamattina ho ricevuto questa, - disse Malfoy senza troppi convenevoli mostrandogli la lettera.
L'Auror Potter tolse il soprabito e prese la missiva per leggerla.
- Cosa? -
- Non ne sapevi niente? -
- No, te l'avrei detto, ti pare? -
- Non lo so... So solo che il Ministero si è preso il Manor... -
- Cosa? - Perfino Ron sembrò stranito. - E perché? -
- Me lo chiedo anche io, - rispose Draco. - Non posso neanche andare a prendere i miei vestiti o quelli di Scorpius... -
- Ma non possono fare così, - obiettarono i due Auror.
- Anche perché non hanno specificato il motivo del sequestro. -
- Sarà sicuramente per qualcosa di relativo al Signore Oscuro o qualche altra cazzata che avrà fatto mio padre, - si lamentò Malfoy.
- Beh, - disse Harry sedendosi dietro la sua scrivania. - Dobbiamo autorizzarti ad andare al Manor almeno per recuperare abiti e altre cose... e poi dobbiamo scrivere al Wizengamot per capire perché è successo tutto questo e quale sarà la durata del provvedimento. -
- Ci sono altre opzioni? -
- No, - rispose Harry. Sembrava sinceramente dispiaciuto. - Ron, puoi passarmi il modulo 5/3, per favore? -
- Sì, tieni. -
- Grazie. -
- Però, Malfoy, fossi in te mi consulterei con un buon Magi-Avvocato, - propose Weasley.
Harry fissò il collega incredulo ma piacevolmente sorpreso da quella reazione.
- Ho già scritto al mio Magi-Avvocato, Weasley, grazie del consiglio. -
- Se anche fosse legato al processo contro il Signore Oscuro avrebbero dovuto specificarlo nella lettera... E poi mi sembra un po' oltre il limite, no? Sono passati più di vent'anni! -
- Spero sia qualcosa di meno macchinoso, in realtà, - borbottò Harry sistemandosi gli occhiali che gli erano caduti dal naso. - Mi serve una firma qui e possiamo andare a casa tua. -

Il pomeriggio del suo giorno libero lo aveva trascorso a traslocare o, meglio, a recuperare abiti e oggetti necessari allo scopo della sopravvivenza dignitosa di lui e di suo figlio. Draco aveva recuperato alcuni dei suoi abiti e parte di quelli che aveva lasciato Scorpius a casa; nella valigia infilò anche una foto che ritraeva lui, Astoria e Scorpius.
- Nel frattempo, Draco, puoi stare da me. -
- Non voglio disturbare, - disse Draco e pregò affinché insistesse. Avrebbe voluto avere un amico, anzi avrebbe voluto solo Potter al suo fianco.
- Dico sul serio, tanto quella è diventata camera tua e, se proprio questo casino non si dovesse risolvere rapidamente, quando la scuola sarà finita Scorpius e James potranno dividere la stanza. -
- Non pensi sia il caso di parlarne con James prima? -
- Spero che si risolva prima di dover convincere quei due a condividere la stanza... Ma, comunque, James non avrà problemi: ha sempre diviso la camera con qualcuno, - rispose Potter.


Così, erano passate più di due settimane da quando Harry e Draco avevano iniziato la loro convivenza. Avevano orari abbastanza diversi da non intralciarsi la mattina in bagno ma abbastanza simili da poter chiacchierare la sera davanti a del finger food precotto e un calice di vino.

Una sera, per ringraziare Potter dell'ospitalità, Draco gli aveva preparato la cena. Aveva seguito la ricetta di un tale apparso nella scatola animata che Harry chiamava tele-qualcosa; era andato da Sainsbury's sotto casa e aveva acquistato il necessario per preparare un arrosto di anatra alle mele e alle arance ed era tornato a casa, pronto per provare a cucinare qualcosa di diverso da cibi precotti o dagli speziatissimi piatti di Madame Rosmerta. Era stato abbastanza complesso utilizzare tutti quegli utensili da cucina e solo in quel momento aveva capito il valore del lavoro degli elfi domestici. Ci impiegò quasi tutto il pomeriggio ma, alle 21:00 in punto, la cena era pronta per essere servita. Aveva apparecchiato il tavolo peninsulare della cucina-living room curando ogni dettaglio. Un'ora dopo Harry non era ancora arrivato... Strano, di solito quando era fuori dalla mattina, tornava sempre per cena.
Draco sbadigliò e andò a stendersi sul divano. Aveva avuto una giornata pesante. Il suo turno era terminato alle 8:30 del mattino e non aveva avuto molto tempo per recuperare le energie; però non voleva addormentarsi; avrebbe voluto aspettare Harry e cenare con lui ascoltando le sue imprese assurde. Forse aveva ragione il vecchio custode del palazzo a definirli "signori Potter".

Quando Harry entrò in casa era passata da poco la mezzanotte e Draco stava dormendo da quasi due ore. C'era un buon odore di gelsomino estenso nell'aria e Potter lo associò alla candela che ancora ardeva sul tavolino vicino al divano. Cercò di muoversi senza far rumore e richiamò a sé una coperta per far riscaldare l'amico ma, appena la poggiò su di lui, Draco si svegliò di soprassalto. Malfoy aveva gli occhi ancora lucidi dal sonno e sembrava essere terribilmente innocente con quell'espressione in viso.

- Harry... Che ore sono? Mi sono addormentato. -
- È quasi la mezza... -
- Oh, no, - sbuffò Draco intristendosi. Era tardi per la cena che aveva preparato con tanto impegno.
Harry non riuscì a capire la malinconia dietro il suo sguardo fino a quando non notò il tavolo apparecchiato e sgranò gli occhi. Draco gli aveva preparato una vera cena!
- Non hai ancora mangiato? -
- Aspettavo te... Ma ora è tardi. -
- Ho avuto una lunga serie di imprevisti, - spiegò Harry. - Non metto qualcosa nello stomaco da stamattina, quando Ron mi ha portato uno Spicy Latte con le ciambelle di zucca. Ho tantissima fame! -
- Se ceniamo ora non digeriremo prima delle tre, - si lamentò Malfoy mettendosi a sedere. In realtà era contento che l'amico avesse così tanta fame, voleva dire che i suoi sforzi non erano stati vani e che non lo aveva lasciato a casa per andare da qualche parte a far baldoria.
- Io digerisco anche le corde di violino, - ridacchiò Potter mentre raggiungeva il suo posto sulla penisola. - Allora, cosa si mangia? -
Era davvero sconvolto che Draco gli avesse preparato da mangiare; non era una cosa da lui, soprattutto perché era abituato a servirsi degli elfi domestici per questo tipo di azioni. Sorrise, però, e si rivolse all'altro. - Ha un profumo delizioso! -
- Ci mancherebbe. Dopo tutta la fatica che ho fatto per prepararlo! -

Harry ridacchiò e rifletté sul fatto che erano anni che non si sentiva a casa come in quel momento.
 


*
 

NdA
Ecco che tocca di nuovo a Draco/Harry, eheh. Le cose iniziano un po' ad entrare nel vivo anche tra loro due... <3


 

*
 

NdA/10GIU23
Oh, niente, passano gli anni ma io la Drarry ce l'ho sempre nel cuore. 

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Capitolo 5
*** V. ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







V.


I preparativi per la festa di Lily erano durati più del previsto. James non avrebbe mai pensato di dover addobbare l'aula in disuso del settimo piano con festoni, fiori, brillantini esplodenti e ceste colme di dolcetti e caramelle. Per lui le feste erano fatte di Burrobirra e cibo avanzato dalla cucina di Hogwarts, per gentile concessione degli elfi. Invece Lily teneva molto a dettagli pressoché inutili a cui lui aveva avuto il compito di badare. Che rottura essere il fratello maggiore…
- James, la lucina blu pende a sinistra. -
- E sistemala! -
- Ma non so come fare. -
- Usa la magia, Al! Sei un mago oppure no? -
- Io sto preparando le ceste! - 
James roteò gli occhi e provò a sistemare di nuovo la lucina blu.
- Ragazzi, ho una bella notizia, - esordì Louis entrando in aula.
- Annulliamo questa pagliacciata? -
- No, James, una notizia bella per la festa. -
- Non dargli retta, è solo in crisi per le decorazioni. -
- Ho parlato con gli elfi delle cucine, ci manderanno qualcosa di buono da mangiare! -
- Almeno mangeremo qualcosa di commestibile, - sospirò James. - Ora smettila di pensare al cibo e aiutarmi con questa roba! -
 
I tre ragazzi cercarono di addobbare l'aula al meglio e, quando ebbero finito, provarono a riposare sedendosi sui banchi.
- Chissà che materia si studiava qui, - rifletté Albus ad alta voce. - Sembra un’aula molto antica, magari ci insegnavano Arti Oscure o cose del genere. -
- In realtà no. Prima c'erano molti più maghi e quindi i corsi di studio erano molti di più… c'era un corso per ogni Casa di ogni materia per ogni anno. Ora che siamo trenta maghi l'anno, se va bene, ne basta uno solo. -
- E tu come sai queste cose? -
- Le ho letto su “Storia di Hogwarts”, - rispose Scorpius sorridendo. - Ne ho una copia, se vuoi te la presto. - 
Louis e James ridacchiarono e scossero la testa.
- Il giorno in cui Albus leggerà un libro di sua spontanea volontà vorrà dire che il mondo è finito. -
- Non è colpa mia… leggere per me equivale a studiare, e nel mio tempo libero voglio divertirmi! -
Scorpius strinse le spalle e si accomodò su una sedia. Aveva tra le mani un piccolo pacchetto incartato in maniera impeccabile con della carta verde smeraldo ed una bellissima coccarda argento.
- In confronto al tuo, il mio pacchetto sembra essere stato fatto da un bambino di due anni! - ridacchiò Weasley. 
In effetti, nessun altro regalo finora era stato impacchettato meglio di quello di Malfoy. 

Uno ad uno iniziarono ad arrivare a tutti gli invitati. La famiglia Potter-Weasley era al completo e, da sola, bastava a riempire metà dell’aula, poi c'era qualche amica di Lily e qualche altro compagno Serpeverde, come Amycus Shackelbot. Quest'ultimo, intimidito dall'orda di gente, si era messo in un angolo in attesa di essere notato dalla festeggiata. Anche Scorpius era dello stesso umore ma si trovava dall’altro lato dell’aula, sempre più convinto che non fosse salutare fissare James e Louis che si sfidavano in una gara di karaoke (Weasley aveva perso su tutta la linea) e allora decise di avvicinarsi all’altro Serpeverde. 
Amycus sembrò quasi sollevato dal vederlo.
- Ciao Malfoy! -
- Ciao Shackelbot!  Anche tu qui? -
- Sì, stavo mantenendo un muro per non farlo cadere ma poi ho visto che c’eri anche tu! -
- Che stavo facendo esattamente la stessa cosa, - ridacchiò Scorpius. -  Mi sento un po’ fuori luogo… qui sono tutti una famiglia, io non so nemmeno perché sono qui. -
- Me lo chiedo anch'io! -
I due ragazzi, accomunati da uno strano e persistente senso d’estraneità, trascorsero un bel po’ di tempo insieme a ridere e scherzare. Era davvero strano; Scorpius e Amycus non avevano mai chiacchierato tanto come in quel momento.
- Ehi Malfoy… e Shackelbot, - salutò James evidentemente su di giri.
- Potter, - risposero i due all'unisono. 
James era davvero bello anche se sudato e con gli occhi lucidi dalla stanchezza. Quando gli cinse le spalle, Scorpius arrossì di botto.
- Allora, vi state divertendo? -
I due annuirono lentamente risposta.
- E perché siete appartati qui? - chiese James allegro; poi cambiò tono e divenne ammiccante. - Ho forse interrotto qualcosa? -
- Ma che… no! - Scorpius arrossì violentemente. 
James, invece, continuò a sorridere e li trascinò nel trambusto della pista da ballo improvvisata.

Alle tre del mattino erano rimasti davvero in pochi. Albus e Rose erano andati via poco dopo la mezzanotte, e pian piano li avevano seguiti quasi tutti quelli che avevano lezione la mattina successiva. James, nonostante la musica ad un volume elevato, si era addormentato con la testa poggiata sul banco. Come facesse a dormire con quel rumore era un mistero. D'un tratto, la musica si spense e Amycus tirò un respiro di sollievo.
- Lily, forse dovremmo andare, non credi? - chiese timidamente il ragazzo. La festeggiata, stanca, annuì.
Lily si guardò intorno; c'erano solo James, Amycus e Scorpius. 
- Lui lo lasciamo qui? - chiese Shackelbot perplesso.
- Credo sia il caso di svegliarlo, - rispose Scorpius. - Lily, ci pensi tu? -
La ragazza annuì e si avvicinò al fratello, gli diede una pacca sulla spalla con l’intento di svegliarlo. James aprì gli occhi lentamente, confuso.
- Mh? -
- Ehi Jamie… stiamo andando via. -
- Mi sono addormentato? -
- Sì. -
Il Grifondoro storse il naso, come se fosse dispiaciuto dall’aver preso sonno, e si mise in piedi dopo aver trattenuto uno sbadiglio. 
- Vi serve compagnia per tornare giù? Con tutti questi regali… - disse James sbadigliando ancora. Sua sorella ridacchiò e scosse la testa.
- Stai praticamente dormendo. Ce la caveremo da soli, vero? -
Gli altri Serpeverde annuirono. In realtà, James era davvero preoccupato dal lasciarli andare da soli; più che altro perché era convintissimo che Amycus volesse provarci Lily e che sua sorella, invece, si era presa una cotta per Malfoy. Quest’ultimo doveva aver intuito qualcosa e sorrise dolcemente.
- Possiamo scriverti un messaggio quando arriviamo, così non ti preoccupi. - 
- Va bene, - acconsentì James. Non poteva insistere oltre perché non voleva mettere in imbarazzo la sorella. - Allora a domani, Lily, - la salutò. Le posò un bacio sulla fronte e salutò Amycus con un cenno.
Scorpius sorrise e fece per voltarsi quando James gli afferrò il polso. Lily e Shackelbot avevano già oltrepassato la soglia della stanza.
- Malfoy… volevo darti questo, - disse Potter allungandogli un pacchetto.
Il Serpeverde arrossì, incredulo, e lo prese. Lo scartò lentamente: come avrebbe dovuto reagire? 
Perché gli aveva fatto un regalo? 
Deglutì, poi vide che il pacchetto conteneva una borraccia Grifondoro… non una a caso, era proprio quella di James! C’era perfino il suo nome inciso sotto lo stemma della sua Casa. 
- Così non resti senza, - spiegò James sorridendo. Poi, ancora frastornato dal sonno e dal mal di testa, gli stampò un bacio sulla guancia.
- Buonanotte, Scorpius. -

Malfoy non riusciva a capacitarsi di quanto gli era capitato. Non solo aveva avuto modo di ballare con James ma lui gli aveva fatto un regalo e dato un bacio sulla guancia! Si era sentito accolto come mai prima. Gli era parso di avere degli amici, nessuno lo aveva preso in giro o deriso per il semplice fatto di essere un Malfoy. Era stata una festa molto bella. Perché aveva trascorso tutto il tempo stando lontano dai Potter?
Arrivò, insieme agli altri due, nella Sala Comune di Serpeverde; Amycus e Lily si salutarono e raggiunsero il dormitorio. Anche Scorpius salutò Shackelbot prima di andare in camera sua e, dopo aver indossato il pigiama e recuperato penna e inchiostro, si infilò nel letto per scrivere un messaggio a James. Scrisse poche parole, giusto per avvisarlo che erano arrivati, incantò il foglio con una formula che gli aveva insegnato suo padre e fece in modo che il biglietto si materializzasse in camera di Potter.
James era in camera sua e, sebbene avesse molto sonno, non riusciva ad addormentarsi. Il suo pensiero vagava tra la verifica di Incantesimi e Scorpius. 
Perché gli aveva dato un bacio sulla guancia? 
Che cosa gli era saltato in mente?
Forse Louis aveva ragione… forse era lui ad essersi preso una cotta per il giovane Malfoy. Proprio in quel momento, un foglietto di carta si materializzò di fronte ai suoi occhi; James allungò una mano per afferrarlo e lo aprì. Malfoy l’avvisava, come promesso, che erano nei dormitori sani e salvi. Potter sorrise di nuovo e rispose con un semplice “Grazie :)” e glielo rispedì.

Scorpius non era riuscito a dormire. James gli aveva anche risposto al messaggio! Merlino, il cuore gli batteva all’impazzata. Forse, per qualcun altro sarebbe stato un gesto da niente ma lui, che non era abituato ad avere amici, ci aveva visto una forma d’affetto mai incontrato prima.

Malfoy e Potter non ebbero modo di incontrarsi fino alla settimana successiva. Essendo di due anni scolastici diversi era difficile potersi vedere durante le pause; non avevano in comune ore di buca se non quelle di pranzo e cena, ma era stato ugualmente difficile potersi parlare più di dieci minuti.
Un venerdì alle 17:00 Scorpius avrebbe dovuto seguire la lezione di Cura delle Creature Magiche, ma la professoressa Caporal era rimasta ferita da un Ippogrifo e il San Mungo l’aveva trattenuta per qualche giorno; la lezione era stata annullata e Scorpius ne aveva approfittato per andare in cortile a leggere un libro. Solo quando si era seduto si era reso conto che in cortile c’erano anche il professor Flitwick e i ragazzi del coro. Il docente, per una mera questione di scaramanzia, avrebbe voluto farlo allontanare ma, alla fine, si era convinto a farlo restare purché non distraesse i ragazzi del coro.
Scorpius finse di leggere un libro per tutta la durata delle prove ma, in realtà, la sua attenzione era stata catturata da James, come al solito. Lui e Louis avevano un bel feeling e, per questo, il Direttore gli aveva fatto cantare insieme una canzone intera. Stavano preparando uno spettacolo per la chiusura dell’anno accademico e, da quello che aveva potuto vedere, sarebbe stato uno show fantastico.
Quando il professore li congedò, Scorpius rimase seduto sulla panchina e continuò a fingere di leggere.
- Ehi Scorpius, - lo salutò Potter sedendosi accanto a lui. Indossava ancora la tunica viola e dorata del coro, segno che era passato a salutarlo appena finito le prove.
- Ciao James! -
- Ho visto che facevi finta di leggere, - lo punzecchiò. - Come stai? -
- È che la musica mi piace molto, - ribatté il Serpeverde. - Oggi ho fatto una verifica di Trasfigurazione e sono preoccupato per il risultato. Tu? -
- Me la cavo, - rispose James scrollando le spalle. - Stamattina ho ricevuto una lettera da mio padre. Dice di dovermi dire una cosa importante appena ci vedremo e che mi verrà a prendere a King’s Cross. -
- Anche mio padre mi ha scritto la stessa cosa! -
- Davvero? -
- Sì… questa è una coincidenza strana. - 
- In effetti lo è. Ora sono ancora più preoccupato, - sbuffò James aggrottando le sopracciglia.
Malfoy sorrise e istintivamente, dopo aver chiuso il libro, poggiò una mano sul ginocchio dell’altro. - Non ti preoccupare, vedrai che sarà qualcosa di semplice. Sappiamo benissimo che i nostri padri sono un po’ melodrammatici, - ridacchiò. Poi, appena si rese conto di aver toccato la gamba di James, arrossì violentemente. 
Potter, invece, sorrise rincuorato. - Ma sì. -

- Ehi Jamie, andiamo? - chiamò Weasley. - Oh, ciao Malfoy! -
- Weasley, - salutò Scorpius.
- Abbiamo Erbologia tra cinque minuti esatti, - spiegò Louis.
- Pensa che io devo ancora finire i compiti che ci ha assegnato la volta scorsa, - rise James.
- Ma… ma come? Dovresti studiare e impegnarti di più! I voti che prendiamo a scuola possono fare la differenza per qualsiasi tipo di carriera si vuole intraprendere una volta fuori da Hogwarts! -
- Mi sembra di sentire nonna Molly, - scherzò Weasley. Anche James ridacchiò e si rimise in piedi. 
- Non ho mai preso un voto più basso di “O”! - chiarì James; gli fece poi l’occhiolino e andò via insieme al cugino.

Scorpius sospirò e li guardò allontanarsi. Era così irraggiungibile ma, allo stesso tempo, così vicino. Che cosa poteva fare per trascorrere un po’ di tempo con lui? E, soprattutto, perché ci teneva così tanto?
In fondo, James lo aveva protetto qualche volta, gli aveva fatto conoscere delle persone ma… non aveva mai avuto davvero modo di conoscerlo e capire se poteva o meno essergli amico. Loro due erano così diversi, praticamente opposti, eppure si sentiva fortemente attratto da lui tanto da avere le palpitazioni ogni qualvolta gli rivolgeva la parola. Non capiva come mai la razionalità scompariva completamente quando era nei paraggi.
Sospirò, si stese sulla panchina e fissò le nuvole bianche che squarciavano l’azzurro del cielo.



 

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Capitolo 6
*** VI. ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







VI.


Ormai mancava sempre meno alla fine della scuola e il Ministero della Magia non aveva ancora revocato il sequestro del Manor. Per questo motivo, Draco e Harry avevano deciso di scrivere ai loro primogeniti anticipandogli qualcosa. L’idea era stata di Malfoy, Harry lo aveva assecondato ma non era convinto che fosse stata una mossa corretta, anzi, era sicuro di avere allarmato suo figlio inutilmente.
- Sei un po’ pallido stamattina… non ti senti bene? -
- Sto benissimo, non vedi? Sto praticamente facendo il lavoro di un elfo domestico, - si lamentò Draco.
- In una casa normale funziona così: non ci si sfruttano gli elfi, - spiegò Harry. Del resto, era pur sempre il segretario del C.R.E.P.A. grazie alla sua amica Hermione. - Però, se preferisci, possiamo assumerne uno. -
Malfoy non rispose: era talmente irritato che perfino la proverbiale gentilezza di Harry lo infastidiva. Gli aveva detto era pallido… beh, era sempre pallido, perché faglielo notare in maniera così diretta?
- Io sto uscendo, vado al lavoro. Oggi mi tocca uno stupido appostamento… tu sei di turno? -
Draco annuì. - Non tornerò prima di domattina, - aggiunse, prima di far sparire la tazza che aveva in mano. Lui stesso ne rimase colpito mentre Harry rise.
- Ho capito che non ti piaceva, ma farla evanescere solo per questo mi sembra un tantino eccessivo! -
Malfoy restò in silenzio, perplesso. Quello era stato un attacco di magia accidentale. In un mago adulto e che aveva imparato ad usare la bacchetta da almeno trent’anni? Non era possibile. Doveva stare davvero male.
- Draco… -
- Non stavi andando al lavoro? -
- Sì, sto andando ma… sei strano. Sei ancora più pallido del solito e ora sembri confuso… sei sicuro che sia tutto ok? -
Malfoy, a malincuore, scosse la testa. - Penso di essere molto stanco, - ammise.
Potter cercò di sorridergli e di risultare rincuorante. - Non puoi fare un cambio turno con un tuo collega? -
- No, Potter, mai. Io sto bene, - ripeté. Un conto era ammettere della sua debolezza con un amico, un altro era sembrare sfaticato sul posto di lavoro. 
Harry scrollò le spalle, lo salutò e andò via.

I casi di magia accidentale si ripeterono spesso nell'arco della settimana.
Capitò che una mattina Draco si svegliò insieme ad un grosso mal di testa. Il solo alzarsi dal letto e andare in bagno sembrava avergli tolto più della metà dell'energia che aveva recuperato nel sonno. Era da solo a casa e aveva cercato di restare vigile il più possibile. Potter gli aveva detto che aveva una scorta di Pozioni Corroboranti nel cassetto del suo comodino, ma la sua camera era troppo lontana e preferì recarsi in cucina e bere il caffè freddo avanzato dalla sera precedente. Dopo qualche sorso, complice la doppia dose di zucchero, parve sentirsi un po’ meglio e si recò a lavoro.
Raggiunse l'Atrio al livello otto del Ministero della Magia con la Metropolvere. Non si sentiva abbastanza in forma per una materializzazione. Harry e Ron lo videro dall'altro capo dell'Atrio.
- Ma che ha? - chiese Harry tra sé e sé.
- Ora ti preoccupi della tua nuova fiamma? - scherzo Ron.
- Che… Ron, che diavolo dici? -
- Ha dormito da te anche stanotte, no? -
- Ron, gli hanno sequestrato il Manor, mica potevo lasciare un mio amico in mezzo alla strada? -
Weasley sembrò divertito dalla reazione imbarazzata dell’amico e incalzò. - Siete rimasti svegli tutta la notte, eh? -
- Ron!!! -
- Dai, amico, non c’è niente di male. Tu e Ginny avete rotto, anche lei sta andando avanti. Beh, non che mi piaccia Malfoy, però, se ti fa star bene… -
Potter preferì non rispondere, imbarazzato. Non aveva pensato assolutamente a Draco in quel senso né che potessero dare l’impressione di una coppia. Certo, Malfoy gli aveva raccontato dell’illazione del custode, ma non ci aveva dato troppo peso. Posò lo sguardo apprensivo su Draco. Cosa provava per lui? Era lo stesso tipo di effetto che lo legava a Ron? -
- Ehi, scherzavo Harry, - disse Ron guardando anche lui nella direzione di Draco. 

Malfoy sembrava essere veramente disorientato mentre si dirigeva verso l'ascensore; barcollava e si guardava intorno in cerca di indicazioni. Eppure, lavorava nell’Ufficio Misteri da più di dieci anni. 

- Comunque, sembra strano… non è che gli hanno fatto un Confundus? - 
- Spero di no, ma anche a me sembra sempre più strano. -

Il tempo di dirlo che Draco cadde: sembrava essere svenuto. Era crollato come un Grinzafico cotto e aveva battuto con la testa a terra.

- Oh, no, Draco! -
Potter corse per avvicinarsi a lui, districandosi tra i maghi curiosi, e Weasley lo seguì immediatamente. Harry si inginocchiò accanto a Draco e gli afferrò il polso sinistro; sembrava essere vivo, ma era molto debole.
- Io lo porto al San Mungo, - sancì Harry e provò a materializzarsi. Non riuscì a farlo: era come se qualcosa gli impediva di muoversi di lì, come se fosse immobilizzato o fosse stato vittima di un incantesimo d’adesione che lo teneva incollato al pavimento.
- Ron, Ron… non riesco a… -
- Ci provo io, - disse l’amico. Anche lui non ci riuscì, nonostante disponesse delle stesse autorizzazioni speciali di Harry, e guardò l’altro con aria perplessa. - Se è uno scherzo dei suoi, giuro che l'ammazzo, - precisò.
- Sta male, Ron, - sbuffò Potter.
- Vado subito ad aprire una Passaporta. -

Mezz'ora dopo, Draco era già stato visitato da un team di Guaritori. Harry era rimasto in ospedale; era salito al quinto piano in attesa di avere informazioni effettive sulla salute dell’amico. Aveva aspettato tutto il tempo e, per ingannare l'attesa, aveva ordinato un tè caldo alla melassa. 
Uno dei Guaritori era venuto ad avvisarlo. 
Draco si era ripreso dopo un paio di pozioni ma ancora non sapevano quale era stata la causa del suo malessere. Harry sembrò dimenticare la questione del non essere riuscito a materializzarsi e parve rincuorato dalla notizia. - Posso vederlo? -
- Certo, mi segua pure signor Potter. -

Malfoy apparì felice nel vederlo anche se la sua espressione gioiosa consisteva in un semplice evitare di sollevare il sopracciglio sinistro.
- Come ti senti? -
- Molto meglio. Non so cosa mi sia preso… -
- Forse una piccola infezione da pus di Bubotubero. Stiamo ancora analizzando la cosa ma dovrà continuare ad assumere un Pozione Corroborante di tipo A due volte al giorno, - spiegò il Guaritore con un sorriso.
Quest’ultimo rimase a chiacchierare con loro per un paio di minuti e poi si congedò per andare da un’altra paziente. Malfoy s’incupì appena rimase da solo con Harry nella stanza.
- Non sei un rammollito, se è questo che pensi. -
Malfoy sollevò un sopracciglio incuriosito. Come aveva fatto a sapere quello che pensava? - Sei molto stressato ultimamente… hai perso la patente, ti hanno sequestrato il Manor e… - si fermò e rimase in silenzio per dei secondi. Era ovvio che si riferisse alla morte di Astoria. Draco storse il muso e gli fece cenno di continuare. Potter sorrise debolmente e proseguì. - Hai avuto un anno pesante. Vedrai che, appena lo stress sarà passato, andrà meglio. Forse dovresti considerare una vacanza dal lavoro, - suggerì.
Draco sospirò. Harry aveva ragione ma il lavoro all’Ufficio Misteri era l'unica cosa, dopo Scorpius, a tenerlo sano di mente. Oh Merlino, Scorpius. 
- Harry… Scorpius non deve saperlo, va bene? -
- Ma… -
- È stato qui due mesi a badare a sua madre, - spiegò Draco. Non voleva dare al figlio un buon motivo per soffrire di nuovo.
- Va bene, - rispose Harry. In effetti, se a scuola si sarebbe saputo che suo padre era stato ricoverato al San Mungo, si sarebbe certamente preoccupato. - Tornerò a trovarti stasera, - aggiunse, infine, e lo salutò prima di tornare al lavoro.

Draco fu dimesso dopo un paio di giorni, avrebbe potuto continuare la terapia da casa con la promessa che non sarebbe andato in ufficio per una settimana. All'inizio sembrava una vera e propria prigionia ma, una sera, le cose cambiarono.
Harry era rientrato a casa con del cibo cinese d'asporto e si era divertito molto nell’osservare l'espressione disgustata di Malfoy che non aveva mai provato una cucina diversa da quella degli elfi domestici. Draco aveva anche assaggiato una grappa di riso che gli aveva un po’ dato alla testa. Si senti così leggero, come se avesse bevuto dell’Acquaviola, tanto che sorrise perfino all’amico.
- Non so perché ti abbia lasciato, Potter. -
- Cosa? -
- Ginny Weasley. Non so perché lo abbia fatto. -
- Perché non mi amava più. -
Malfoy sembrò pensarci un po’, fece un altro shot di grappa e ripeté: - Io non l'avrei mai fatto. - 
Harry, istintivamente, ripensò a quello che gli aveva detto Ron qualche giorno prima sul “trovarsi qualcun altro” … in quel momento, l'idea che questo “qualcun altro” potesse essere Draco non gli parve tanto malsana.
- Ah no? Ma se hai provato a spedirmi al San Mungo ogni volta che mi vedevi! -
- A scuola era diverso, - si rabbuiò Malfoy. - Erano tempi brutti, noi eravamo piccoli e inesperti. - L’uomo poggiò il bicchierino, ormai vuoto, sul tavolo. - Ora è diverso. -
- Diverso? -
Malfoy annuì. - Ora sei più divertente e non rifiuti la mia compagnia, - rise. Era evidente che non aveva retto bene l’alcol babbano; le sue guance, infatti, erano diventate rosse e i suoi occhi lucidi. Sembrava addirittura sorridere. 
- Ora sei più simpatico, - rispose Harry.
Draco assottigliò gli occhi e gli rivolse un sorriso malizioso nell’avvicinarsi pericolosamente al volto di Harry. Con il polpastrello dell’indice destro gli accarezzò le labbra, la punta del naso e la fronte, soffermandosi giusto al centro di essa. Sembrò quasi sensuale.
- Io sono sempre stato simpatico, Potter. -
Harry deglutì dopo aver seguito i suoi movimenti con lo sguardo. - Facevo bene a starti lontano, - ridacchiò. 
- Io facevo bene a starti lontano, Potter, - obiettò Draco. - Però ora non voglio più. -
Complice, probabilmente, la quantità di grappa in circolo, Draco si sporse verso di lui. Harry assunse per un secondo un'espressione perplessa poi, non capendo se lo stesse prendendo in giro oppure no, rimase immobile. 
- Ora non sei così lontano, - si limitò a dire a bassa voce.
Malfoy sogghignò. - Ti ho detto che non voglio più stare lontano da te, - ripeté prima di dargli un bacio a fior di labbra. Sembrava voler studiare le reazioni dell’altro, per capire fin dove poteva spingersi. Harry, però, rimase stupito e con la faccia da Maride lesso; tuttavia, non dava l’impressione di volersi sottrarre dal bacio di Draco. Anzi, senza nemmeno pensarci, si inumidì le labbra con la punta della lingua per assaggiare la scia del leggero bacio appena ricevuto. In realtà non era un bacio, si erano a malapena sfiorati le labbra, ma ora sembrava desiderarne ardentemente uno. 
Perché diavolo voleva un bacio da Draco Malfoy?
Non seppe darsi una risposta ma, prima che il suo cervello potesse formulare un piano d’azione, avvicinò le sue labbra a quelle dell’altro uomo e lo baciò. 
Draco sorrise impercettibilmente contro le sue labbra e ricambiò con ancora più passione. Chi lo avrebbe mai detto… il gelido Draco Malfoy che elargiva baci caldi e passionali.

Il giorno dopo Harry era uscito per andare al lavoro dopo una notte insonne Draco stava ancora dormendo. “Meno male,” pensò, perché non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi con Malfoy. Non era nemmeno sicuro che si ricordasse di avergli dato un bacio… due baci… almeno dieci… beh, non che avesse contati ma avevano passato almeno un paio d’ore a sbaciucchiarsi sul divano e, ad essere sincero, lui avrebbe volentieri replicato. 
Perché? 
Continuava a chiederselo dalla sera prima e la cosa continuava a lasciarlo perplesso. Non aveva mai provato attrazione per un uomo e non avrebbe mai pensato di provarla proprio per Draco. Era la stessa persona che durante gli anni a Hogwarts… Draco aveva ragione: erano altri tempi. 
Quando Harry ritornò a casa capì che anche il suo coinquilino doveva aver pensato alle sue stesse cose. Per evitare di creare situazioni imbarazzanti, Harry lo salutò come da prassi: avevano cenato con un pudding di carne e gelatina di Ribes; avevano chiacchierato del più e del meno, avevano scritto ai loro figli e, dopo aver commissionato a Hydra, il gufo di Malfoy, la spedizione, si sedettero sul divano. Era lo stesso posto dove la sera prima si erano scambiati diversi baci. 
- Harry, - chiamò Draco. 
Strano. Gli era sembrato un “Harry” quasi dolce. - Dimmi. -
- Grazie. -
- Di cosa? -
- Per… sai, sei stato gentile. Per ieri. Io… non so cosa mi sia preso, io… io, ieri… -
- Mi hai dato un bacio. -
- Sì, - rispose Malfoy deglutendo. - Scusami. -
Harry scrollò le spalle. Lui desiderava un altro bacio ma Malfoy gli stava chiedendo scusa.
- Non so perché l'ho fatto. Cioè, so perché, ma non mi spiego… io non sono così impetuoso, capisci? -
- A me non è dispiaciuto, - ammise Harry d’impulso. - Perché lo hai fatto? -
- Potter, tu perché baci la gente? -
- Io non bacio la gente, Malfoy! -
- L’ho fatto perché… cioè… volevo, volevo darti un bacio. -
- Volevi darmi un bacio? -
Draco annuì. 
Harry sorrise. - Ora non vorresti? - 
- Cosa?! - Malfoy sgranò gli occhi. I modi di Potter erano decisamente audaci… del resto, era pur sempre un Grifondoro.
- È un no? -
- Harry io… -
Certo che voleva dargli un altro bacio, forse anche altri cento. Forse avrebbe voluto restare a sbaciucchiarlo due o tre ore come la sera precedente ma aveva paura. Molto probabilmente non aveva provato qualcosa del genere nemmeno per Astoria, sebbene l’avesse molto amata. Ma Harry… Harry Potter… non solo era un uomo, ma era anche il suo nemico storico. Ora le cose si erano davvero capovolte, come avrebbe potuto spiegarlo agli altri? I suoi amici storici, come Zabini e Nott, non avrebbero mai capito. Non che si fossero sforzati a dargli una mano nel momento del bisogno, in realtà, ma le apparenze restavano le uniche cose che aveva da difendere. Avrebbe dovuto fare i conti con i suoi colleghi al Ministero, ai Weasley (che, in ogni caso, restavano la famiglia di quel testone) e avrebbe dovuto parlarne con Scorpius. Non poteva lasciarsi andare, non così e non senza poter avere la scusa del potente alcool babbano.

- Oh, fanculo Malfoy, - si lamentò Harry. Si sporse verso di lui e lo baciò con foga. A differenza di Draco non sapeva perché lo voleva tanto ma aveva atteso tutto il giorno un altro bacio e non sarebbe stato il rispetto maniacale per le apparenze di Malfoy ad impedirglielo. In realtà, l’altro non sembrava disprezzare la cosa perché, dopo un secondo di smarrimento, aveva ricambiato il bacio con lo stesso ardore.
- Harry, - mugolò senza staccare le labbra da quelle di Potter. Con una naturalezza che non gli apparteneva, gli aveva perfino portato le mani tra i capelli neri. 
A Harry batté forte il cuore. Era sbagliato volere Malfoy sotto ogni punto di vista ma baciarlo e stringerlo a sé erano le uniche cose che gli sembravano giuste da fare. Portò le mani su quelle dell’altro e lo accarezzò lungo le braccia fino ad avvolgerlo in un abbraccio appassionato.
Draco lo lasciò fare e ricambiò l’abbraccio senza smettere di baciarlo. Nonostante il temperamento di Harry la sua lingua si muoveva con delicatezza e il calore del suo corpo era rassicurante. Ormai l’idea di smettere o separarsi sembrava impossibile. Per questo si addormentarono stesi sul divano, avvolti in un mezzo abbraccio.

L’indomani fu l’arrivo di Hydra a svegliargli. Il gufo portava con sé le risposte dei loro figli, e si avvicinò alle dita di Draco, ancora dormiente, pronto a mordicchiargliele per farsi ricompensare con una carezza per il lavoro svolto. Harry, dopo aver sistemato gli occhiali, allungò un braccio per farle una carezza sulla testa; Hydra sembrò gradire molto le attenzioni e decise di tornare nella sua gabbia per riposare.
Potter afferrò il pacco con le quattro lettere e, senza aprirle, lo poggiò sul tavolino e si sporse per parlare all’orecchio di Draco. 
- Draco, - chiamò. Utilizzò un tono dolce e caldo nonostante la voce ancora roca del sonno. 
- Mh? - Malfoy non aveva ancora aperto gli occhi: era troppo impegnato a godersi il tepore del corpo di Harry contro il suo per poter tornare alla realtà.
- Ti va un cappuccino? -
- Mh-h, - rispose sottintendendo un “sì”. Harry decifrò il messaggio; aveva voglia di dargli un bacio sulla fronte ma sarebbe sembrato troppo sdolcinato, perciò si limitò ad accarezzargli brevemente la gamba sinistra prima di rimettersi in piedi.

Capitò quindi che tutte le sere di tutta la settimana le trascorressero a sbaciucchiarsi sul divano. La salute di Draco sembrò migliorare tanto che riprese Harry diverse volte per il disordine che lasciava in cucina al mattino.
- Comunque, ti è arrivata una lettera da Hogwarts. Non ho sbirciato ma temo che riguardi James. Ne è arrivata una anche a me, - spiegò.
- Perché ti è arrivata una lettera su James? -
- Non su James, stupido, su Scorpius. La Preside mi informava che mio figlio è stato messo in punizione perché è stato beccato fuori dalla Sala Comune dopo il coprifuoco. E non era da solo. -
- Con chi era? - 
- Era con James. -  



 

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Capitolo 7
*** VII. ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







VII.


Da quando Scorpius aveva fatto amicizia con i Potter la sua reputazione era decisamente migliorata. Nessuno lo guardava più come se fosse soltanto il figlio un Mangiamorte; pareva che il fatto che fosse stato accettato nella cerchia dei Potter fosse un lasciapassare per le attività sociali. Perfino alcune ragazze di Corvonero gli si erano avvicinate subito dopo la lezione di Pozioni e, con qualche risolino, gli avevano chiesto se avesse una ragazza. Malfoy era rimasto imbarazzato e lo sguardo divertito di Albus, che sembrava dirgli "vai, vai", non l'aveva aiutato di certo. Preferiva di gran lunga le cene in Sala Grande al tavolo con i Potter e i Weasley alle chiacchiere casuali con gente che prima lo ignorava o lo aveva preso in giro gratuitamente.
McLaggen non lo aveva davvero più bullizzato. L'intervento di James era stato decisivo e, sebbene McLaggen non mancasse mai l'occasione di lanciargli qualche occhiataccia, almeno evitava di ridicolizzato davanti a tutta la scuola.

- Non so come fare con Pozioni, - sospirò Scorpius.
Albus annuì triste. - Ha assegnato un sacco di compiti, non so come riusciremo a farli tutti. Poi dobbiamo anche scrivergli due rotoli di pergamena sull'uso del Sangue di Drago... due rotoli, - sbuffò. 
- Sono dodici usi, Al, puoi scriverci pure più di due rotoli di pergamena. -
James era arrivato insieme a Louis. Sembravano essere inseparabili. Se non fosse che sapeva che fossero cugini, Scorpius avrebbe potuto tranquillamente pensare a loro due come una coppia perfetta: belli e affiatati. 
- Ha assegnato lo stesso compito anche a noi, - spiegò Louis sedendosi accanto a Hugo.
- E che voto avete preso? -
- Io una misera "O" ma James una "E". -
Malfoy si voltò verso James ammirato.
- Cos'è quella faccia, Scorpius? -
- È che... fai un sacco di cose, come fai a prendere sempre "E"? -
Potter bevve un bicchiere di succo di zucca prima di rispondere. - Te lo avevo detto, io sono bravo in tutte le cose che faccio. -
A Scorpius piaceva molto la famiglia Potter e anche la piccola scia di popolarità che gli aveva portato non era male. 

Albus e Scorpius rimasero a studiare in biblioteca fino a tardi per completare i compiti di Pozioni. A differenza del padre, Malfoy non era portato per la materia, preferiva di gran lunga Erbologia e Cura delle Creature Magiche.
- Ragazzi, è tardi. Sono passate le dieci e io devo chiudere, - l'interruppe Madame Pince.
Sembrava perfino dispiaciuta: i due ragazzi erano stati tranquilli e assorti nello studio per tutto il tempo, senza mai disturbare o alzare la voce, che era un vero peccato mandarli via.
- Oh, ci scusi Madame Pince, noi non ci siamo resi conto dell'orario... -
I due raccolsero le loro cose, salutarono la bibliotecaria e uscirono. Mentre scendevano le scale, ascoltando il chiacchiericcio di alcuni quadri, commentavano fra loro le scoperte fatte sull'argomento.

- Ehi voi due, allora siete vivi! -
- Jamie, - mugolò Albus. - Perché sei così cattivo da non volermi far copiare i compiti? -
- Perché copiare è sbagliato... e poi perché detengo il record della pergamena più lunga e dettagliata sul Sangue di Drago, - rise. - Dove eravate? Avete addirittura saltato la cena! -
- Siamo rimasti a studiare in biblioteca e non ci siamo resi conto che era tardi. -
- Anche se ora, ti confesso, il mio stomaco si è reso conto di essere vuoto, - si lamentò Albus. - È tardi, vero? Hanno già chiuso? -
James annuì. - Gli elfi hanno anche ripulito la Sala Grande. Forse, se andate in cucina, possono comunque prepararvi qualcosa... -
- Non sono in vena dei loro "oh padrone Potter, signore, tutto, tu chiede e noi prepariamo, signore, tu vuole una fetta di torta? Noi fare torta più buona per padron Potter, signore..." -
James e Scorpius scoppiarono a ridere per l'imitazione di Albus. 
- E tu, invece, che ci fai qui? -
- Ho appena finito gli allenamenti di Quidditch. Sono passato a salutare Hagrid prima di andare nella Sala Comune, mi ha dato una cosa per papà... oh, certo, - si ricordò qualcosa perché prese a scavare nella sua borsa da Quidditch. Estrasse un sacchetto di tela color avorio e lo allungò verso il fratello. - Hagrid mi ha dato dei biscotti al mou e delle Cioccorane. Prendeteli voi. Non sarà granché ma almeno non restate a digiuno! -
I due ragazzi guardarono James come se avesse donato mille galeoni ciascuno e Albus afferrò subito il sacchetto dalle mani del fratello. 
- Albus è un elfo libero, - scherzò. - Adoro la cavalleria di voi Grifondoro. -
James strinse le spalle divertito. - Ti ho dato i biscotti di Hagrid mica quelli di nonna Molly, - rise, poi gli fece una linguaccia.
- Tu... tu... traditore del tuo sangue, piccolo sudicio mostriciattolo, io... -
- Dai Al, - rise Scorpius divertito. - Smettila di fare l'elfo arrabbiato e torniamo in Sala Comune. Abbiamo ancora da scrivere due dei dodici usi! -
Albus sbuffò ancora e rivolse al fratello un'ultima occhiata minacciosa; dopo lo abbracciò senza dire niente e, insieme al suo amico, si diresse verso il dormitorio. James li osservò per qualche secondo prima di fare la stessa cosa.

- Sei fortunato, sai? - disse Scorpius.
- Per i biscotti? Prendili, ce ne sono anche per te! -
- Non solo per quelli, - rispose Malfoy afferrando un biscotto. Era un po' duro ma con la fame che aveva avrebbe mangiato anche una sanguisuga essiccata. - Tu hai Lily e James... e lui è molto premuroso! -
Potter lo scrutò da sotto gli occhiali mentre mandava giù un altro biscotto. - In effetti, poteva andarmi peggio. Pensa se avessi avuto Louis come fratello... brrr! -
- Perché? -
- Louis è un po' Veela, - spiegò Albus mangiando un altro biscotto. - A volte penso che James lo sopporti solo perché ne è ammaliato. -
- Scusa ma... cioè... non ho ancora studiato le Veela, ma sapevo che loro sono femmine e che attraggono i maschi. Esistono anche Veela uomini? - 
- Normalmente le Veela sono donne e attraggono gli uomini... non ci sono molti studi su Veela di sesso maschile, però si presuppone che così come quelle donne ammaliano gli uomini sia uguale in senso opposto. Però, ehm, in sostanza si viene attratti da ciò che ci piace di più. -
Scorpius lo guardò a metà tra il confuso e il curioso. Gli piaceva l'idea di scoprire qualcosa in più sulle Veela ma continuava a non capire a pieno il discorso dell'amico.
- Cioè Louis attrae un sacco di ragazze, cosa per la quale lo invidio, ma anche i ragazzi. -
- Anche i ragazzi? -
Albus annuì. - In maniera diversa e, comunque, Louis è Veela per un quarto, quindi... ma non tutti i ragazzi. Solo quelli gay. -
- E perché pensi che Ja... cioè... James è gay? -
Albus lo fissò quasi come se gli volesse dare dell'idiota ma annuì. Non era un segreto di stato, anzi, per molto tempo era stato il centro dei gossip scolastici. Malfoy non fece altre domande. Questo voleva dire che aveva davvero una chance! 

Il giorno dopo si ritrovarono tutti insieme a fare colazione. Scorpius aveva fatto tardi per i suoi standard e si era avviato in Sala Grande con Lily, Albus e Amycus.
James e il resto della famiglia sembravano star discutendo di qualcosa di altamente noioso dato che Potter soffiava nel suo succo di zucca per fare le bolle.
- Eccoci qui, - disse Albus sedendosi accanto a suo cugino Fred. - È già arrivata la posta? Sto aspettando una lettera da papà! -
- Non ancora, - rispose Louis. - Ehi Malfoy, mi passi una mela per favore? -
Weasley aveva sorriso gentile e Scorpius, memore di quanto gli aveva detto l'amico, cercò di non fissarlo direttamente negli occhi a lungo. Si limitò ad annuire, sorridergli di rimando e passargli la mela. Non poteva giocarsi l'opportunità con James se quest'ultimo avesse pensato che gli piacesse Louis. 
Come al solito i piatti dorati iniziarono a riempirsi di cibo e il gruppo, rumoroso e numeroso, fece colazione senza mai smettere di chiacchierare. Dieci minuti dopo che Hugo aveva fatto fuori l'ultima tartina alla crema pasticciera, un'orda di gufi svolazzò in sala.
I tre fratelli avevano ricevuto due lettere a testa, una da Ginny e una da Harry, mentre per gli altri c'era meno posta. Anche Scorpius aveva ricevuto due lettere, una da suo padre e una...
- Questa non ha il mittente, - borbottò Malfoy. Era una bustina blu, più piccola delle buste da lettera comuni, e c'era scritto solo "A Scorpius H. Malfoy".
James sembrò incuriosito dalla cosa.
- Aprila, no? -
- Magari è una di quelle ragazze Corvonero di ieri, - lo spronò Albus facendogli gomitino.
- Le due ragazze Corvonero? - chiese James.
Albus rise e annuì, raccontando a tutti della "conquista" di Scorpius. Quest'ultimo arrossì di botto. Avrebbe voluto scomparire, cosa che cercò di fare nascondendosi nel cappuccio del mantello.
- Allora sono sicuramente loro, - disse Louis.
- Dai, apri! -
- No! Non dovrebbe farlo, - obiettò Lily.
Amycus sembrava essere d'accordo con lei. - Potrebbe essere qualcosa di pericoloso o qualcosa di imbarazzante come una Strillettera. Magari comincerà ad urlare e sarà terribile! Secondo me dovresti leggerla in dormitorio. O in bagno. -
Scorpius annuì ai due sotto lo sguardo scettico di James. 

Malfoy si era portato con sé la lettera blu durante tutta la giornata e non aveva ancora trovato il coraggio di aprirla. Nella sua testa si erano figurate diverse opzioni: poteva essere uno scherzo e si sarebbe ritrovato coperto da Puzzalinfa, oppure poteva essere una specie di Strillettera o qualcosa di maledetto, o ancora uno scherzo di qualcuno che non sopportava la sua attuale popolarità. Ne avrebbe dovuto parlare con un prefetto? No... era troppo paranoico. Senza considerare che avrebbe fatto la figura dell'allocco.
Il pomeriggio non aveva lezione in comune con i suoi amici. Albus ed Amycus non avevano scelto Antiche Rune mentre lui avrebbe voluto studiarla fin dal primo anno. Dopo aver salutato il professor Babbling, che stranamente non aveva assegnato compiti, Scorpius si era riparato in un angolo dietro ad una colonna di pietra. Estrasse dal libro di Antiche Rune la busta blu; si poggiò con la schiena contro la colonna e rigirò la busta tra le dita. Perché non c'era scritto nemmeno il mittente? E perché James aveva assunto quell'espressione tanto corrucciata? Forse sapeva cosa significava una lettera blu. Magari era davvero una delle Corvonero e probabilmente James aveva mandato una lettera blu a qualcun altro e... "Basta," pensò. 
Stava facendo troppe congetture.
Sospirò e aprì la lettera.
Non ci furono urla né pus né esplosioni di sorta, il che rincuorò il ragazzo. Nella busta c'era solo un foglietto, anch'esso blu, e lo tirò fuori.

"Vediamoci alle 2:00 di stanotte alla Torre dell'Orologio.
Vuoi sapere chi sono?
Io, invece, vorrei un tuo bacio."

Nessuna firma.
La grafia non poteva essere di qualcuno che conosceva poiché non gli era familiare. Alle 2:00 alla Torre dell'Orologio? Era dopo il coprifuoco! Non poteva rischiare...

"Io, invece, vorrei un tuo bacio."

Chi mai avrebbe voluto un bacio da Scorpius?
Il ragazzo infilò rapidamente la lettera nella tasca del mantello e decise di andare in biblioteca per ultimare i compiti di Pozioni.

James, invece, era in biblioteca dal primo pomeriggio. Da buon prefetto si trovava lì per aiutare alcuni ragazzi del primo anno a fare i compiti. Ero uno dei compiti che gli toccava fare, del resto. I maghi che usufruivano del suo aiuto erano per lo più Nati Babbani e avevano più difficoltà degli altri a capire il linguaggio dei maghi.
- P-Potter, - chiese timidamente una ragazzina bionda. - Qui c'è scritto che bisogna girare la bacchetta dopo ogni pozione ma non c'è scritto come... -
- Oh, non preoccuparti, - le sorrise cordiale. - Il professor Lumacorno ti spiegherà per bene come muovere la bacchetta. Ogni pozione ha un movimento diverso, alcuni sono molto simili e ci si può confondere, però questo ti serve solo per imparare il procedimento a grandi linee per la preparazione di una pozione. -
La ragazza, ancora imbarazzata, lo ringraziò per la spiegazione e tornò sui libri.
Scorpius lo vide da lontano; avrebbe voluto avvicinarsi e salutarlo ma non voleva disturbarlo, perciò andò diritto al primo tavolo che gli sembrò libero e ci poggiò sopra inchiostro, libri e pergamena.
- Ciao Malfoy, - salutò Louis. 
Il Serpeverde non si era reso conto della sua presenza e ne fu sorpreso. - Ciao Weasley, - ricambiò.
- Cosa devi studiare? -
- Oh, io... ecco... - Scorpius l'aveva fissato troppo tempo e scosse la testa prima di tornare a fissare i libri. - Pozioni, devo finire un tema sui dodici usi del Sangue di Drago. -
- Che noia, - si lamentò Louis. Poi, come se non vedesse l'ora di chiederglielo, si sporse verso di lui e parlò a bassa voce. - Hai scoperto di chi era la lettera? -
Malfoy rimase immobile, quasi come se gli avessero scagliato contro un incantesimo di pietrificazione. Per un attimo fu tentato dal dirgli che non erano fatti suoi ma subito dopo pensò che potesse essere un buon modo per farlo sapere a James. Non che pensasse che James avrebbe potuto provare qualcosa per lui, ma lo sguardo che gli aveva lanciato la mattina gli aveva dato un briciolo di speranza. Allora scrollò le spalle, scosse la testa per dire no e gli mostrò il bigliettino. 

La teoria di Scorpius non fece una grinza. Dopo cena, nella Sala Comune di Grifondoro, Louis aveva raccontato tutto a suo cugino. Era molto probabile che avesse addirittura piazzato una scommessa sulla reazione di James (secondo Fred non avrebbe fatto una piega) e rimase piuttosto perplesso dal fatto che non avesse detto una parola. Non aveva nemmeno storto le labbra.
Fu solo intorno alle due di notte, quando udì un rumore di porte che venivano aperte e chiuse, che Louis ebbe la sua vittoria: James era sicuramente uscito dal dormitorio e, se ci aveva visto giusto, sarebbe andato alla Torre dell'Orologio.

James si era dato della testa di Troll più volte durante il tragitto; non sapeva perché stava andando lì. Se fosse stata una trappola? Magari quella testa calda di McLaggen che lo aveva tratto in inganno per vendicarsi... o forse era solo geloso. 
Perché avrebbe dovuto essere geloso di Scorpius?
No, non era geloso, andava lì solo per proteggere Scorpius da un eventuale scherzo. Se, invece, lì si fosse trovata una ragazza Corvonero non si sarebbe nemmeno fatto vedere.
Sì, avrebbe fatto così. 

In realtà, Scorpius non ci sarebbe voluto andare. Lui avrebbe voluto un bacio, sì, ma da James e quella non era la sua calligrafia. Però, pensò, che voleva almeno essere onesto con la persona che gli aveva scritto e, per quanto non gli andasse di sfidare la sorte e beccarsi una punizione, era sgattaiolato fuori dal dormitorio e si era diretto al luogo dell'appuntamento.

- James? - chiese. In un baleno, si vide già felicemente sposato con lui in una delle sue fantasie.

- Silenzio! - urlò un quadro.
- Spegni quella bacchetta, ragazzo! - intimò un altro ritratto.

Potter farfugliò un “Nox” e l’oscurità piombò nel corridoio nascondendo la sua espressione da “sono stato colto con le mani nel sacco di polvere di Bulbadox”.
- Scorpius? -
- Che… tu… sei… sei stato tu? - 
- Io a fare cosa? -
- Questo, - farfugliò Scorpius tremando. Gli sventolò il biglietto di fronte agli occhi.
- Io… no, io… quale biglietto? -
La felicità di Scorpius incominciò a sciamare e lesse la lettera a voce alto. - Questa è la lettera che ho ricevuto stamattina, - spiegò.
- Ah… io… non sono stato io. -
- E allora perché sei qui? Hai un appuntamento con qualcun altro? -
Per un solo secondo, James fu tentato dal rimangiarsi tutto, dirgli che era stato lui, prendersi quel bacio e andare avanti ma… no, qualcun altro voleva le labbra di Scorpius e lui doveva sapere chi era.
- Io… sono un Prefetto. Qualcuno nel dormitorio vociferava di un appuntamento qui nel cuore della notte e sono venuto, - mentì.
- Ah. - Scorpius sembrò deluso.
James farfugliò qualcosa di indecifrabile e capì che si era infilato in un bel casino. Avrebbe dovuto riportare Malfoy al Direttore di Serpeverde e, di conseguenza, lui sarebbe stato riportato alla Direttrice di Grifondoro, il che gli faceva ancora più paura.
- Torna a dormire, va bene? - disse soltanto.
Malfoy abbassò lo sguardo e gli occhi iniziarono a gonfiarsi di lacrime. Aveva davvero pensato, anche solo per un secondo, che fosse stato James a mandargli quel biglietto e invece, probabilmente, si era trattato solo di uno scherzo. Probabilmente qualcuno gli aveva voluto tirare uno scherzo per fargli perdere qualche punto Casa e lui ci era cascato in pieno. Annuì piano e sperò che il pensiero che qualcun altro volesse baciarlo avesse potuto far scattare in James una reazione ma… si voltò, deluso, dandogli le spalle e fece qualche passo per fare la strada a ritroso e tornare nella Sala Comune di Serpeverde.
- Buonanotte, - farfugliò Scorpius.
- Aspetta! - lo fermò Potter afferrandogli il polso. - Io… non sono stato io a scriverti la lettera ma un bacio lo vorrei lo stesso. -

Che cosa aveva detto?
Che cosa diavolo gli era preso?!
Scorpius si voltò verso di lui e lo guardò diventando così rosso he quasi era visibile al buio.
- Non lo so, - rispose, e subito si diede dell’idiota.
James gli lasciò il polso e capì la reazione dell’altro. - La verità è che sono venuto qui perché volevo scoprire chi ti aveva mandato quel maledetto biglietto, - ammise.
- E perché t’interessava tanto? - chiese Malfoy mentre la sua voce interiore gli suggeriva un chiaro “bacialo e basta, testa di Troll”.
Potter sorrise in risposta; voleva dire che non si era davvero bruciato tutte le possibilità con Malfoy e allora proseguì nel raccontargli la verità.
- Louis mi ha detto che ha visto il biglietto che ti era arrivato e che c’era scritto di un appuntamento qui. Volevo capire davvero chi fosse, che cosa voleva da te e… sono corso qui. In pigiama, - aggiunse e ridacchiò.
Scorpius si addolcì e fece un passo verso di lui, titubante. - E io… io, che sono vestito così bene, dovrei dare un bacio a te che sei in pigiama giallo-oro?! - chiese ridendo. I suoi occhi erano ancora gonfi di lacrime ma stavolta per la gioia. Anche James rise e, dopo qualche minuto di silenzio e risa nervose, i due si fissarono intensamente negli occhi. Quelli di Scorpius, di un bellissimo grigio-verde, sembravano ancora più grossi ora che erano lucidi e brillanti. 
La luce nel corridoio, dopo il “Nox” di Potter, era veramente molto fioca e si intravedevano a malapena i tratti dei loro corpi se erano abbastanza vicini, e proprio questo li spinse ad abbracciarsi.
- Oh, James, - sospirò Scorpius. Poi restò in silenzio quando avvertì le mani dell’altro tra i suoi capelli. Socchiuse gli occhi e si sentì come il protagonista di un libro per streghe adolescenti: il suo principe lo stava quasi per baciare.
Con un po’ di titubanza e qualche sorriso nervoso, James avvicinò le labbra a quelle di Scorpius e i due si scambiarono un bacio timido; solo quando Scorpius schiuse leggermente le labbra, dando modo all’altro di muoversi diversamente, che il loro bacio divenne più umido.
Potter aveva spinto Malfoy costringendolo a indietreggiare fino a farlo finire con le spalle al muro (qualche altro quadro si era lamentato per il trambusto, ma loro non gli avevano dato peso) trasformando quel bacio timido in uno decisamente più umido e passionale. Il contatto tra le loro labbra accese, di botto, un forte desiderio. Il desiderio di qualcosa di più; non bastava più il flebile contatto tra le loro lingue, la mano di James si muoveva sicura tra i capelli biondi di Scorpius che, spinto dall’impeto, da tutto il tempo che aveva trascorso a fantasticare su quel momento, appoggiò le mani sul suo petto, per poi farle salire sulle spalle e accarezzargli il collo. 
Il cuore di Scorpius batteva all’impazzata. Non poteva credere che stesse succedendo per davvero. 
Era come un sogno, come un bellissimo, romanticissimo, sensualissimo sogno.

- Cosa succede qui? -

Potter avrebbe riconosciuto quella voce tra mille: era la professoressa McGonagall.



 

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Capitolo 8
*** VIII. ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







VII.


Harry non era stato in grado di arrabbiarsi con suo figlio. La professoressa McGonagall era stata un vero esempio di rettitudine morale per lui e sapeva che se aveva stabilito di mettere in punizione James e Scorpius c'era un valido motivo per la sua decisione. Draco avrebbe voluto spedire immediatamente una Strillettera al figlio ma Harry aveva cercato di dissuaderlo in tutti i modi.
- Gli avevo chiesto una cosa, una sola, - urlò in preda ad una crisi. Draco stava riordinando i vestiti poggiandoli nell'armadio con scatti nervosi. - Gli avevo detto "stai alla larga dai Potter", e lui cosa fa? - chiese retoricamente e diede un pugno ad un cuscino con la pretesa di rimetterlo in sesto. - Non solo viola le regole di Hogwarts ma anche l'unica che gli avevo imposto io! E non dovrei mandargli una Strillettera? -
Potter lo fissò attraverso gli occhiali appannati e mise su un'espressione perplessa.
- Cioè, fammi capire, hai detto a tuo figlio di stare lontano dalla mia famiglia? -
Malfoy lo guardò e, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, annuì. - Certo! -
Harry era incredulo. - Davvero? -
- Per i capelli di Morgana, Potter, sì, sì, è vero. -
- E perché gli hai dato questa stupida regola? -
- Perché i Potter sono la rovina della mia famiglia, - gridò rabbioso Malfoy e, solo quando si voltò verso l'altro, capì di essere stato troppo aggressivo. 
- La rovina della tua famiglia? -
- Hai mandato i miei genitori ad Azkaban, - gli ricordò Draco. Perché voleva vincere quello stupido battibecco? Harry lo aveva accolto in casa sua come un randagio quando il Ministero gli aveva sequestrato il Manor, cosa che né i suoi amici né la sua famiglia avevano fatto. Anzi, non gli avevano nemmeno scritto.
- I tuoi genitori erano Mangiamorte! -
- Beh... -
- Anche i tuoi zii erano Mangiamorte e hanno ucciso Sirius, il mio padrino! -
- Non vuol dire... -
- Erano al servizio di Voldemort, che ha ucciso i miei genitori! -
- E con... -
- TU ERI UN MANGIAMORTE! -

I due si guardarono in cagnesco e rimasero in silenzio per un po'. Sapevano entrambi di aver esagerato e Draco, nonostante fosse spaventato dal poter essere cacciato da casa, non mutò la sua espressione crucciata. 
Harry era furibondo. Come poteva aver detto a Scorpius di stare lontano dai Potter? Dopo i discorsi e gli articoli sui giornali sulla pace nel Mondo Magico e sul guardare avanti nonostante i pregiudizi... era stato l'unico a crederci per davvero? E poi, come poteva averlo baciato dopo le raccomandazioni che aveva fatto a suo figlio? 
Merlino, avrebbe voluto picchiarlo. 
Poi, proprio mentre la rabbia cresceva, si ricordò dell'unica arma che aveva sempre funzionato contro Malfoy anche a scuola: l'indifferenza.
Allora decise di dargli le spalle e allontanarsi.
- Dove vai? - chiese Draco furente, ma l'altro non rispose e proseguì il suo cammino verso l'ingresso dopo aver indossato le scarpe.
- Harry, dove vai? - ripeté.
Potter continuò a non rispondere. Indossò il mantello, gli lanciò uno sguardo di sfida e si smaterializzò lasciandolo solo nell'appartamento.
- Fanculo, Potter. -

Harry non tornò. 
Erano passate più di quattro ore da quando era svanito e non era più riapparso. All'inizio Draco non ci aveva dato peso, era troppo infuriato per mettersi a pensare a quell'idiota di Harry. 
Altre due ore dopo, la rabbia stava scemando e Potter non era ancora tornato. Forse aveva esagerato nel dirgli che era stato la rovina della sua famiglia. In realtà, Harry non aveva fatto niente che al suo posto Draco non avrebbe fatto; la rovina della famiglia Malfoy erano stati gli ideali sbagliati e restrittivi di suo padre. 
Avrebbe dovuto scusarsi con Harry, magari preparandogli una torta di melassa?
No.
Potter se ne era andato proprio come tutti gli altri. 
Non doveva muovere un solo dito per lui.
Malfoy prese un libro, si accomodò sul divano e si coprì le gambe con un plaid caldo; sfogliò le pagine pigramente, senza realmente leggere il contenuto. 
Harry non era come tutti gli altri. Gli era sempre stato vicino, non aveva smesso di frequentarlo e, anche ora che gli aveva gridato contro cose orribili, lui non lo aveva sbattuto fuori da casa. Era andato via lui, forse per sbollire la rabbia, per non riversargliela contro. Draco abbassò lo sguardo sulle dita che si intrecciavano nervosamente.
La collera stava lasciando spazio all'ansia e così, preso dallo sconforto, aprì la credenza e decise di preparare ad Harry la sua torta preferita. Ne sarebbe stato felice e lo avrebbe perdonato.

Dopo altre tre ore, la torta alla melassa era pronta. Erano passate sette ore da quando Potter era andato via e non era più tornato. Malfoy si era addirittura adoperato per ripulire la camera, aveva ordinato e spolverato il salotto e anche pulito la gabbia di Hydra. Per un secondo pensò di spedire un gufo a Ron o Hermione per sapere se avevano notizie di Harry ma cambiò subito idea, perché avvertire un Auror o il Ministro della Magia per una lite domestica era un tantino esagerato.
Draco aveva trascorso del tempo affacciato alla finestra in cerca d'indizi ma non c'era alcuna traccia di Harry.

Era quasi ora di cena e Draco non aveva fame. La paura che ad Harry poteva esser successo qualcosa gli aveva chiuso lo stomaco. "Aspetterò le nove," pensò, "e se non torna avviserò Ron."
Il tempo di pensarlo che uno strano rumore provenne dall'ingresso; Malfoy si fiondò subito a controllare cosa fosse.

- Harry... - 
Il tono di voce di Draco sembrò molto più dolce rispetto a quello del mattino. 
Harry si sfilò il mantello da dosso e l'appese all'attaccapanni, sospirando.
- Harry, senti, io... - mormorò Malfoy. Non sapeva cosa dire. Avrebbe voluto scusarsi, dirgli che si era preoccupato e che gli aveva preparato un dolce.
- Che buon profumo, - commentò Potter. Non aveva più lo sguardo truce.
- Ho, ehm, preparato una torta. -
Harry non aggiunse altro e Draco continuò. - È una torta di melassa, te ne darò una fetta, anche più di una, se ti scusi per essere andato via. -
Potter arricciò le labbra pensieroso, come se stesse riflettendo sull'accettare o meno la proposta.
- Non so. In realtà a te dovrebbe far piacere quello che ho fatto quando ero via, - rispose Harry scrollando le spalle.
Draco si morse la lingua più volte per non porgli quella domanda ma la sua curiosità era tale che superava la sua forza di volontà. - Dove sei stato? Che cosa hai fatto? -
Potter sorrise tra sé e sé.
- Sono stato al Ministero. Ho parlato con Hermione per la questione del Manor. -
Improvvisamente a Draco si seccarono le fauci. Guardò l'uomo ad occhi sgranati. 
- Vuoi... vuoi mandarmi via? -
- No, - rispose. - Le ho chiesto il perché di quest'azione ministeriale. Sai, non lo sapeva. Non aveva la minima idea di chi avesse dato questa disposizione e ne era stranita, anche Ron non le aveva anticipato niente. -
- Lei non... non lo sapeva? -
Potter scosse la testa. - Pare che probabilmente sia qualcosa di antecedente al suo mandato. Ha detto che si informerà e cercherà di restituirti la casa quanto prima o, almeno, di darti la libertà di poterci andare quando vuoi a prendere le tue cose. -
Malfoy non seppe che tipo di reazione avrebbe dovuto avere; da un lato era felice che il Manor sarebbe diventato più accessibile, dall'altro temeva che ciò potesse mettere la parola fine alla loro "convivenza".
Harry, però, sorrise dolcemente. - Non ti sto cacciando e non l'ho fatto per farti tornare a casa. -
- E allora perché? -
- Perché hai già subito abbastanza disgrazie nella tua vita. Se vuoi abbandonare il Manor dovrà essere una tua scelta, non del Ministero. Solo tua. -
Le labbra di Draco si schiusero in un sorriso. Come poteva essere proprio lui l'unica persona a capirlo davvero?
- Allora, posso assaggiare la torta? -

Ormai la settimana di vacanze forzate era quasi finita e Draco non vedeva l'ora di tornare al lavoro. Certo, non sapeva come sarebbe stato una volta smesso con la terapia, però si sentiva molto meglio con l'aiuto della pozione Corroborante tanto che, quando Harry aveva proposto di organizzare una cena con i suoi amici, lui aveva lavorato con gran lena per far sì che fosse tutto perfetto.
Certo, all'inizio non era parso molto entusiasta ma si era fatto persuadere con la promessa che non si sarebbe parlato di "diavolerie babbane". Così, lui e Harry avevano trascorso una giornata intera a cucinare per la cena. Avevano preparato delle salsicce di maiale con purea di patate e salsa gravy, Yorkshire pudding e Cornish pastry: una cena degna dei pasti di Hogwarts. Al dessert, invece, ci avrebbero pensato Ron ed Hermione... almeno così aveva detto Potter, ma Draco aveva insistito per preparare una gelatina al rum di ribes. Malfoy si era anche premurato di decorare la casa, riordinarla e di apparecchiare il tavolo con posate e tovaglie di classe (aveva utilizzato un vecchio regalo che la signora Figg aveva fatto ad Harry per il suo matrimonio). L'intera casa era stata ripulita da cima a fondo (Harry aveva detto che i suoi amici non avrebbero badato al disordine ma per Draco era inaccettabile invitare gente a casa e non renderla presentabile) e ora profumava di vaniglia e lime. Quando Malfoy fu soddisfatto dell'atmosfera, andò a prepararsi; mise degli abiti eleganti e raccomandò, anzi ordinò, ad Harry di fare lo stesso sostenendo che il suo pigiama fosse impresentabile. 

Ron ed Hermione giunsero alle 19:30 in punto, indossavano abiti per bene e Potter fu felice di aver dato ascolto a Draco, che non si curò di nascondere un ghigno soddisfatto.
Inizialmente l'aria era un po' tesa ma, appena la cena fu servita, si riscaldò subito. Ron, Harry e Draco avevo discusso per più di un quarto d'ora sul campionato di Quidditch (Draco si era limitato ad un semplice sbuffo quando Ron aveva sostenuto che i Chudley Cannons non si sarebbero posizionati ultimi), Hermione aveva esposto un aneddoto divertente su quanto capitato al suo assistente (pare che qualcuno gli avesse scagliato contro una Fattura Muco Volante e che la cosa capitava ogni volta che rivolgeva un complimento ad Hermione, Ron fissava il soffitto come se fosse la cosa più interessante al mondo), Harry aveva raccontato di aver ricevuto un'offerta di lavoro come insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure per l'anno successivo. Si sarebbe trattata di una sostituzione, poiché il docente in carica aveva chiesto al Preside un anno sabbatico per un viaggio avventuroso in un altro continente.
- Oh, Harry, ma è una notizia fantastica, - si congratulò Hermione. - Quando eravamo nell'ES eri un professore magnifico! -
- Hai accettato, vero? Dimmi che lo hai fatto! -
Draco aveva nuovamente storto il muso. Non gli piaceva l'idea che Harry si fosse allontanato per un anno intero. 
- Non lo so, - rispose Potter. - Sai, i ragazzi sono tutti lì e… già con Neville hanno qualche difficoltà a chiamarlo professore... non vorrei che si sentissero a disagio. -
Dopo cena, prima del dessert, avevano giocato a Magitrivial (un'ultima invenzione di George), un gioco che testava le conoscenze magiche, e Draco aveva soffiato la vittoria ad Hermione che gli fece una smorfia sdegnata. 
Ron ed Hermione avevano portato in dono una saporitissima Battenberg Cake ma presero anche una fetta di gelatina. Quando furono sazi si accomodarono sul divano davanti al camino. Hermione e Draco reggevano elegantemente un bicchiere di prosecco mentre Ron ed Harry, impegnati in una diatriba su chi avesse i figli peggiori, avevano appena finito di bere un caffè.
- La settimana prossima torneranno pure per le vacanze estive, - si lamentò Ron.
- In realtà sono contento di vedere James... anche se, forse, dovrei sgridarlo per essersi fatto mettere in punizione. -
- È finito in punizione? -
- E qual è la novità? - domandò Hermione scrollando le spalle. - James è come Harry: non ha proprio idea di cosa significhi la parola "regola"! -
Ron e Draco soffocarono una risata all'espressione da cane bastonato di Harry.
- La novità è che è finito in punizione con Scorpius che, per inciso, non ne aveva mai beccata una prima. -
- Con Scorpius? - chiese Granger sorpresa. - Ma come... -
- Beh, io ho intenzione di chiederglielo. -
- Andiamo Malfoy, - rise Ron. - Sai quante volte io e Harry siamo finiti in punizione? -
- Oh sì, certo, vantatevene pure, - li rimproverò la donna. - Voi e quella maledettissima voglia di... -
- Dico solo che può capitare di finire in punizione, - cercò di giustificarsi Ron.
- Non dovrebbe, - sentenziò, stitica, Hermione e chiuse così il discorso.
Trascorsa un'altra ora i due coniugi notarono che si era fatta ora di battere la ritirata. Harry e Draco li accompagnarono alla porta e, quando uscirono da casa, Harry sembrò captare un "però avevi ragione, Ron, sono così carini insieme" a cui non diede troppo peso.
- Ti sei divertito? - chiese Harry aiutando l'altro ad ordinare e ripulire.
- Mah, - ripose Draco. Non aveva fatto alcuna espressione disgustata, perciò Potter l'interpretò come un sì. Quando ebbero finito di riordinare, Harry si tolse gli occhiali, li poggiò distrattamente sul tavolo e allungò le braccia verso l'alto per stiracchiarsi. La camicia gli uscì fuori dai pantaloni e per alcuni secondi gli lasciò scoperti i fianchi. Draco rimase incantato dalla scena tanto che lo fissò come un adolescente in crisi ormonale. Quanto tempo della sua vita aveva sprecato ad odiare Potter...
- Malfoy? Hey? Mi senti? -
- Rifallo. -
- Cosa? -
- Quella cosa con le braccia che hai fatto prima. -
- Ma... Draco, tutto ok? -
- Rifallo e basta! -
Harry rimase piuttosto interdetto dalla richiesta ma eseguì il desiderio e sollevò le braccia ancora una volta. Notò poi lo sguardo di Draco fisso sulla sua pelle... che stesse pensando di andare oltre i semplici baci? 
Potter non aveva mai avuto dei rapporti sessuali con un uomo e non sapeva esattamente cosa fare. Suo figlio James era omosessuale ma non avrebbe mica potuto chiedergli una osa del genere! Però, si disse, non è che dovevano finire per forza con un rapporto completo... magari avrebbero potuto cominciare con il conoscere ognuno il corpo dell'altro. Non aveva ancora finito di ordinare i pensieri quando cominciò a sbottonarsi la camicia con lentezza, un bottone alla volta, con lo sguardo rivolto alle dita che si muovevano sinuose. 
Malfoy arrossì, lasciò perdere le stoviglie e si avvicinò all'altro. Nemmeno lui aveva avuto esperienze con altri uomini ma c'era da dire che nessuno mai gli aveva fatto provare quel genere di sensazioni prima. Si era sentito rapito dal corpo di Harry, richiamato dal colore leggermente olivastro della sua pelle... era stato inevitabile per lui provare a toccargli i fianchi e l'addome; la pelle di Potter era ruvida e coperta da una leggera peluria bruna. Chissà a cosa pensava Harry; era tanto assorto nel provare a sbottonargli la camicia senza smettere di baciarlo che era impossibile decifrare le sue intenzioni.
- Andiamo di là, - borbottò Harry contro l'orecchio dell'altro, poi inclinò la testa per baciargli il collo. Draco aveva una pelle morbida, liscia e profumata; il suo odore gli aveva causato una forte tempesta ormonale, cosa che non gli era mai capitata. Senza attendere la risposta di Draco (del resto, quella non era una domanda) lo trascinò nella camera da letto. Non accese nemmeno la luce e lo fece scivolare con le spalle sul letto. Malfoy mugolò di qualcosa che sembrava piacere e lasciò che Harry lo spogliasse senza opporsi né lamentarsi del fatto che Potter fosse ancora vestito.
Harry, con la camicia sbottonata, si stese su Draco e continuò a baciarlo con trasporto. Portò il ginocchio tra le sue gambe e curvò la testa per mordergli il collo mentre portava le mani a stringergli i fianchi. Toccava il corpo di Malfoy con avidità e aveva un fremito ogni qual volta la sua pelle lattea diventava ruvida dall'eccitazione evidente. Potter sogghignò e avvicinò le labbra a quelle dell'altro, mordendogliele con desiderio; poi portò la mano destra sul suo petto e, con una rapida sequenza di movimenti, gli sfiorò il pene. Fu una strana sensazione toccare un membro che non fosse il proprio ma, dovette ammettere, quello di Draco non era niente male: era eccitato, liscio e candido. Si lasciò cadere su di lui senza schiacciarlo e iniziò a masturbarlo. 
- Oh, Harry, - gemette Malfoy. Era davvero piacevole avvertire il suo tocco, avrebbe voluto non smettesse mai e, con gli occhi lucidi dall’emozione, lo strinse forte tra le braccia.

Il mattino seguente, quando Draco aprì gli occhi a causa della luce che entrava con prepotenza nella stanza, si trovò ancora tra le braccia di Harry. Erano entrambi nudi, avvolti ancora in un abbraccio e, Draco ne era certo, Harry gli aveva addirittura sbavucchiato sulla spalla. La cosa gli avrebbe fatto altamente schifo se non fosse che l'abbraccio di Potter, caldo e avvolgente, gli aveva regalato un sonno profondo e tranquillo come non capitava da anni; sorrise e provò a muoversi senza riuscirci: l'abbraccio di Harry era così solido che era impossibile svincolarsi.
- Ancora cinque minuti, - soffiò Harry. Aveva gli occhi chiusi, le labbra morbide e i capelli arruffati: nel suo disordine era una delizia per gli occhi.
Malfoy sorrise; probabilmente avrebbero fatto tardi al lavoro ma non gli importava granché.
Stava così bene vicino a Potter.

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Capitolo 9
*** IX. ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







IX.


Quando Louis chiese a James com'era possibile che Grifondoro avesse perso dieci punti a causa sua, lui non rispose. Era stato un anno difficile per la loro Casa; avevano anche perso la vittoria della Coppa di Quidditch (erano arrivati secondi, dopo Tassorosso), il che non aveva fatto guadagnare loro i punti in cui speravano per vincere la Coppa delle Case.
- E poi ti sei fatto mettere in punizione dalla McGonagall, - lo rimproverò.
- Oh andiamo, non è mai morto nessuno per aver lucidato dei trofei. -
- Sì ma perché? Hai saltato anche le prove del coro e domani ci sarà la cerimonia per la Coppa delle Case... -
- Lasciami in pace Louis, - sbuffò James.
Scorpius non se la passava molto meglio. Più la fine dell'anno si avvicinava più temeva di rincontrare suo padre; era già sorpreso di non aver ricevuto una Strillettera, ma probabilmente gli sarebbe spettato qualcosa di molto peggio una volta a casa. Lui e James non erano riusciti a incontrarsi dopo la sera nella Torre dell'Orologio.
James era stato messo a pulire trofei mentre a lui era spettato il compito di riordinare la dispensa nel laboratorio di Pozioni. Era capitato si fossero incrociati in Sala Grande insieme agli altri, ma Potter aveva i G.U.F.O. quell'anno e, come tutti i maghi della sua età, era in un perenne stato d'ansia tra un consulto a "Teorie degli incantesimi, vol. 5" e l'altro. Quanto avrebbe desiderato vederlo almeno per un secondo; non avrebbe sprecato tempo col chiedergli cose su di loro, gli sarebbe bastato un altro bacio e ne sarebbe stato felice.
Per Potter, invece, la felicità sembrava essere un ricordo lontano. Dormiva mediamente due ore a notte (secondo Albus beveva litri di Pozione dell'Euforia di nascosto) per preparare esami e ottenere almeno undici G.U.F.O.

- Undici?! -
- Sì, - sbuffò Albus. - E, se ci riesce, io e Lily siamo moralmente obbligati ad emularlo o, peggio, superarlo. -
- E quali materie studia? -
- Le sette materie obbligatorie e tutte le facoltative tranne Divinazione. Avrebbe voluto seguire anche quella ma papà e zio Ron gliel'hanno caldamente sconsigliata. -
Scorpius era rimasto con la bocca spalancata dalla notizia. Come faceva a seguire tutte le lezioni, prendere voti alti, seguire il Coro, il Club di Gobbiglie, il Quidditch e... 
- È terribile, lo so, - sentenziò Albus. - Ha tutte le qualità per arrivare ovunque anche se non so cosa voglia fare dopo la scuola. -
- Beh, al posto suo non lo saprei anche io! Per me è più facile, faccio schifo quasi in tutto meno che nelle materie obbligatorie. Lì sono almeno Accettabile! -
Albus rise. - Pensa che io vorrei fare il Pozionista ma non ho mai preso più di Scadente in Erbologia... -

Era frequente, durante l'ultima settimana di giugno, vedere studenti che provavano Incantesimi in cortile o correvano in lacrime nei corridoi. Scorpius sperava sempre di incrociare James ma non capitava mai, così passava i pomeriggi in biblioteca a studiare con i suoi due amici per studiare per gli esami di fine anno.
Il penultimo giorno di scuola, però, Scorpius aveva fatto tardi all'appuntamento con i suoi amici; correva lungo scale senza prestare attenzione e aveva finito con lo scontrarsi con un altro studente. Batté forte il naso contro la spalla dell'altro ragazzo e strinse gli occhi per il dolore.
- Merlino, scusa, non stavo g... James? -
- Scorpius, tutto bene? -
- Io... sì, tutto bene! - Malfoy aveva alzato gli occhi: finalmente poteva vederlo!
- Scusa, è che penso di aver fallito a Babbanologia... mio nonno non ne sarà contento, - si lamentò Potter.
Scorpius gli sorrise con dolcezza e strinse i libri al petto. - È un esame che ti serve per i tuoi piani di carriera? -
- Ehm... - James sospirò sconfortato. - Io non ho ancora deciso cosa fare, - confessò.
Il Serpeverde lo guardò allibito. - Come no? -
- È che... cioè... - Potter sospirò di nuovo e si accomodò su un gradino. - Ci sono tante cose che mi piacerebbe fare e non so cosa scegliere. -
Malfoy assunse un'espressione intenerita e si sedette accanto all'altro, ignorando gli studenti che facevano fatica a passare.
- Cosa vorresti fare davvero? - 
- Te l'ho detto: non lo so! Durante i primi anni pensavo che l'Auror potesse essere una buona strada ma non mi va. Sai, per tutta la faccenda di mio padre... se diventassi Auror la gente direbbe che lo sarei diventato solo perché sono il figlio di Harry Potter. -
- Lo Spezzaincantesimi? -
- Zio Bill! -
- Sei bravo con le creature magiche? - 
- Zio Charlie addestra draghi... -
- Uhm, scrivere per una rivista? -
- Mia mamma è una giornalista sportiva. -
- Però sei bravo al Quidditch! -
- Sì ma mamma e papà, e anche mio nonno a quanto pare, hanno già lasciato il segno... -
- Oh, ehm, allora potresti lavorare al Ministero, ci sono un sacco di uffici interessanti! Oppure potresti fare il Guaritore, scegliere la tua specialistica... -
- Ci avevo pensato, - ammise James. - Ma credo di essere troppo impulsivo per una carriera del genere. -
Malfoy restò in silenzio per qualche attimo, poi scrollò le spalle e gli rivolse un altro sorriso.
- Ti capisco, sai? Credo tu voglia essere riconosciuto come James e non come "il figlio di"... probabilmente riesco a comprendere questa sensazione più di qualunque altro, - disse. - Le carriere di noi maghi sono abbastanza limitate e, in ogni caso, non credo tu voglia lavorare in un negozio a Diagon Alley. Sarebbe poco avventuroso! Ma... in ogni caso, credo tu debba seguire la tua indole, anche se tuo padre è un Auror o tuo zio è uno Spezzaincantesimi. Scegli una carriera e impegnati per renderla davvero tua, così sarai solo James. -
Il Grifondoro lo guardò sbalordito. Non sapeva cosa rispondere e restò in silenzio. Scorpius si rimise in piedi; era sicuro che Albus e Amycus avessero già iniziato senza di lui, e strinse le spalle.
- Io vorrei diventare un Guaritore. So che sarà difficile e che dovrò studiare tanto... e so che nessuno si fiderà di me, perché sono un Malfoy, no? Però so che quando avranno bisogno di un mago che gli salvi la vita non avranno tempo per i loro pregiudizi. E io sarò solo Scorpius. -
Potter annuì; Malfoy aveva ragione sotto ogni punto di vista.
- Ora vado in biblioteca... Albus e Amycus mi stanno aspettando. Domani abbiamo l'ultimo esame, quello di Incantesimi. -
James rimase seduto sulle scale e lo guardò ancora incerto. - Grazie, Scorpius! -
Il Serpeverde gli sorrise affabile e corse dai suoi amici. Era felice di aver rivisto James anche se avrebbe preferito un altro tipo di incontro.

Scorpius aveva sempre atteso con ansia il rientro a casa ma quell'anno era stato veramente diverso. Aveva degli amici e gli sarebbero mancati molto, soprattutto perché sarebbe stato molto difficile nascondere a suo padre la corrispondenza con i Potter-Weasley. Lo spettacolo del coro era stato superbo: James aveva una gran bella voce, oltre che tutto il resto. Malfoy caricò il baule sul treno e prese posto.
Il viaggio era stato complesso come sempre. Quando lasciavano la scuola gli studenti non sapevano mai se essere felici per le vacanze o tristi per il cambio d'ambiente, quindi si sentivano risa o lamenti in tutte le carrozze. 
James era stato nello scompartimento con i suoi compagni di squadra; avevano mangiato qualche Gommabolla Bollente acquistata in treno e poi ripassato alcune formazioni per l’anno successivo. Era stato l'ultimo anno per il loro Capitano e ne avevano approfittato per ottenere il massimo delle strategie per poter portare Grifondoro alla vittoria l'anno successivo.
Per Scorpius, invece, era stato più rilassante. Aveva trascorso il tempo a chiacchierare con Lily e Amycus e avevano spaziato su diversi argomenti: cosa aveva suggerito "Il Mensile delle Streghe" sulla moda, per esempio, l'esito dell'ultima partita dei Montrose Magpies, la reazione di Gazza all'ultimo scherzo di Peeves... tutte cose che gli avevano lasciato una sensazione di spensieratezza e che, per alcuni attimi, l'avevano aiutato a dimenticare di dover parlare con suo padre di come si sarebbe svolta la loro estate.
Già immaginava la reazione di Draco: "Ti avevo detto di stare alla larga dai Potter, Scorpius! Invece vuoi passare l'estate con il primogenito di quello scapestrato?" e al solo pensiero iniziò ad agitarsi e smise di rispondere ai due amici.
- Tutto bene, Scorpius? - 
- Sì, tutto bene... -
- Sei diventato silenzioso all'improvviso! -
- Stavo pensando a mio padre, - sbuffò Scorpius. - Ha detto che doveva parlarmi di una cosa importante. -
- Io non so se vedrò mio padre quest'estate, - s'incupì Lily. - Lui e la mamma hanno divorziato. Mamma vuole andare in vacanza in Egitto, dice di aver già preso il Wizard Passport anche per me e Albus e che l'Egitto è una sorta di tradizione per i Weasley... -
- E James? - domandò Amycus incuriosito.
- Lui vive con papà, quindi ha avuto modo di scegliere. Dice che resterà a Londra tutto il mese di agosto. -
- L'Egitto è affascinante, - spiegò Amycus. - Ci sono stato l'estate scorsa con la mia famiglia, abbiamo scoperto un sacco di cose interessanti! -
- Vorrei tanto ci fosse anche papà, però, - sospirò la ragazza. - È la prima volta che passerò tutta l'estate senza vederlo... -

Amycus si fiondò ad abbracciare la piccola Potter e Scorpius arricciò le labbra pensieroso. Almeno Lily avrebbe rivisto suo padre mentre lui non avrebbe avuto più l'opportunità di abbracciare la sua mamma.

Il treno fischiò appena raggiunse la stazione di King's Cross. Erano le 11:30 quando le porte dei vagoni si aprirono e gli studenti iniziarono a lanciarsi giù a frotte, troppo felici di poter riabbracciare genitori e parenti.
Scorpius e James, invece, se la presero comoda. S'incontrarono sul ballatoio di fronte agli sportelli aperti.
- Ciao James! -
- Ciao Scorpius! Com'è andato il viaggio? -
- Mh. Okay. Ho scoperto che quest'anno va di moda il verde, - ridacchiò. - A te? -
- Ho mangiato così tante schifezze che mi viene da vomitare, - ammise per poi caricare sulla spalla la sua Firebolt 2017g. - Per fortuna quest'estate conto di allenarmi, altrimenti Peeves mi chiamerà "il Signore Grasso". –
- A proposito di Peeves, hai visto cosa ha combinato a Gazza? - ridacchiò Malfoy scendendo dal treno. 
James lo seguì a ruota e scosse la testa. - No! Cosa mi sono perso? -
- Gli ha fatto esplodere una Caccabomba sotto al piede, Gazza si è spaventato tantissimo e ha iniziato a correre lungo tutto il corridoio dell'ala ovest gridando cose non meglio definite... -
- Qualche imprecazione tipo "maledetti studenti, ai miei tempi vi avrebbero già preso a frustate dopo avervi legato su un letto di chiodi", - scherzò Potter imitando la voce del custode così bene che perfino qualche altro ragazzino, nell'udirlo, iniziò a ridere.
- Eri uguale, - si complimentò Scorpius. Era davvero strano, gli era bastato chiacchierare un secondo con lui per spazzare via tutta la negatività del momento. I Potter erano davvero eccellenti con le imitazioni.
I due camminarono fianco a fianco; James continuava ad imitare Gazza mentre Scorpius non riusciva a smettere di ridere per la somiglianza. Quando raggiunsero metà banchina si resero conto che i loro genitori li aspettavano ai due lati opposti, così furono costretti a salutarsi.
- Se non dovessimo vederci, James, posso scriverti? -
- Certo! Se non dovesse arrivarti risposta non arrabbiarti, è che il mio gufo è un po'... come dire... tonto, - si giustificò il ragazzo. - Papà voleva prenderne uno nuovo ma io gli voglio troppo bene per mandarlo in pensione. –
- Va bene, - annuì Malfoy. Nella sua testa aveva già deciso che avrebbe imposto al proprio gufo di attendere la risposta di James per riportargliela, qualora gli avesse scritto per davvero. - Allora ti auguro buone vacanze, Potter. -
- Buone vacanze anche a te, Malfoy. -
I due si scambiarono un sorriso e batterono il pugno in segno d'affetto, poi ognuno raggiunse la propria famiglia.
Scorpius si avvicinò a Draco che lo salutò con un abbraccio appena accennato.
- Ciao papà, - disse il ragazzo.
- Ciao Scorpius, - salutò il genitore. - Come stai? Com'è andato il viaggio? -
- Io sto bene, ho solo molto sonno. Il viaggio è stato normale... -
- Ho visto che salutavi il tuo nuovo amico, - ironizzò Draco.
Il giovane Malfoy arrossì violentemente e abbassò lo sguardo. - Sì, James. -
- Sbaglio o è il figlio di Potter? -
- Non sbagli, - disse, tra i denti, Scorpius. Suo padre non rispose in alcun modo; niente "ti avevo chiesto di stare lontano dai Potter", nessun "per la barba di Merlino, ti avevo detto di non frequentare Grifondoro", niente di niente. Il ragazzo restò allibito e lo fissò con la bocca leggermente aperta.
- Andiamo a casa? - 
- Sì, ma… c’è qualcosa di cui devo parlarti prima. -

Per James, invece, fu diverso. I suoi genitori, sebbene fossero separati, avevano aspettato tutta la prole insieme sulla banchina. Albus e Lily, che non vedevano Harry da mesi, non riuscivano a staccarsi dal loro papà mentre Ginny, appena notò l'avvicinarsi del primogenito, si tuffò ad abbracciarlo.
- Jamie, tesoro, come sei cresciuto! Sei più alto! Sei più magro, ma mangi, sì? -
- Ciao mamma, - rise il ragazzo. - Mangio come un maiale, ho finito dieci Cioccorane solo stamattina. -
Ginny, pur non credendogli davvero, lo tenne stretto per una grossa manciata di minuti prima di lasciarlo andare. - Devi tagliarti i capelli, - suggerì, infine.
- Non lo farò mai, li voglio più lunghi dei tuoi, - la prese in giro lui con una linguaccia per poi salutare il padre con un cenno.
- Jamie, sei sicuro che non vuoi venire in Egitto con noi? - chiese Ginny. - Ne ho parlato con tuo padre, per lui va bene se ti aggiungi... -
Il ragazzo lanciò uno sguardo a suo padre che si sforzò di sorridergli affabile. Per Harry davvero non sarebbe stato un problema anche se ci teneva a passare l'estate con almeno una parte della famiglia. Senza considerare che voleva davvero parlare con suo figlio di una questione che gli stava molto a cuore.
- Se vuoi andare, Jamie, vai pure, - disse Harry.
- No, starò bene a Londra, - rispose James. - Non mi va di vedere altre mummie, basta il professor Binns. –
- Ne sei sicuro? - domandò Harry anche se, in realtà, faticò a trattenere la gioia.
- Sicurissimo, - rispose il ragazzo.
- E poi il professor Binns è un fantasma ad onor del vero, - sancì Albus.
- È sempre qualcosa di morto che non è morto, - obiettò James stringendo le spalle.
- Ora non litigate, ragazzi. Prendete le valige, salutate papà e andiamo, su! - li esortò Ginny.
- Va bene, - risposero i figli minori in coro. 
Albus abbracciò Harry, senza aggiungere altro, e diede una spallata al fratello prima di prendere la valigia; Lily, invece, non riuscì a staccarsi dal genitore.
- Lily! - chiamò Ginny.
Harry le fece cenno di aspettare un attimo; strinse forte la figlia tra le braccia e le diede un bacio sulla testa.
- Papà... -
- Tesoro, ci vedremo alla Tana appena tornerete dall'Egitto, va bene? Così mi racconterai tutto quello che hai visto! -
- Va bene, - rispose sconsolata Lily, staccandosi.
L'uomo le sorrise ancora e poi salutò il resto della famiglia sventolando la mano fino a quando furono visibili. James, invece, infilò le mani in tasca e poi guardò il padre.
- Andiamo, pa'? -
- Ehm, James, io, vedi, devo... devo dirti una cosa... -
Per l'Auror fu veramente difficile cercare di spiegare a suo figlio che non solo era diventato amico di Draco, ma che la sua nemesi, il bullo che a scuola gli aveva reso le giornate più pesanti, il mago del quale proprio non si doveva parlare per evitare scatti d'ira, sarebbe rimasto a casa loro per un lasso di tempo indefinito a causa del problema con il Manor. Per fortuna aveva deciso, insieme a Malfoy, di non raccontare nulla ai loro figli sull'evolversi della loro relazione. James aveva ascoltato con attenzione e non l'aveva mai interrotto, anche se di tanto in tanto lanciava qualche occhiata a Scorpius e suo padre che sembravano discutere animatamente.
Quando Harry finì di raccontare e spiegarsi, guardò il figlio in cerca di una reazione.
- Allora... che ne pensi? -
Il ragazzo scrollò le spalle come se la cosa lo sfiorasse a malapena. - Tranquillo papà, a me va bene. -
- Davvero? -
- Sì... voglio dire, starà da noi per un po', no? Per me hai fatto bene, anche se prima non andavate d'accordo ora siete amici e un amico in difficoltà va aiutato. E se lui ha aiutato te, sai, per quella cosa con mamma... cioè... hai fatto bene, - concluse.
- Sono contento! - L'uomo abbracciò il figlio con affetto, si sistemò gli occhiali e si voltò verso i Malfoy.
- Dobbiamo aspettare che finiscano di litigare per tornare a casa, pa'? -
- Credo proprio di sì. -

- Prima dici a me di stare lontano dai Potter e poi vai a vivere insieme a lui?! -
Draco si passò una mano sulla fronte, esausto. Suo figlio era pure più pesante di lui.
- Scorpius, andiamo. Dovresti essere felice, visto che sei finito pure in punizione con James! -
- Io... - Scorpius sospirò. Non sapeva perché stava reagendo in modo tanto aggressivo; avrebbe dovuto essere felice di poter passare tempo con James e poter scrivere ai suoi amici senza nascondersi dal padre. - Non è per James, è solo che... avrei voluto sapere di non poter tornare a casa... le mie cose... -
Draco sospirò ancora e poggiò una mano sulla spalla del figlio. Era molto stanco e affaticato; la terapia con la Pozione Corroborante era finita da un po' e accusava molto facilmente la stanchezza, soprattutto quella psicologica. Tuttavia sorrise al figlio con dolcezza.
- Hai ragione. È che preferivo parlarne da vicino... comunque, ho già portato lì un po' di cose che avevi a casa, poi ci sono queste nel baule... ma se ti manca qualcosa, qualsiasi cosa, chiederemo a Harry di accompagnarci per andarla a prendere, va bene? -
Il ragazzo annuì ancora. Gli sembrò veramente strano udire il nome di Harry pronunciato in maniera tanto dolce dal padre.
- Perfetto, allora andiamo, - lo esortò e fece per chinarsi per prendere il baule. Lanciò uno sguardo a Harry che, in men che non si dica, si avvicinò ai due insieme a suo figlio.
- Ciao Scorpius, com'è andato il viaggio? - chiese Harry. Nulla avrebbe potuto metterlo a disagio. Era molto simile a James, pensò Scorpius ammirato.
- S-s-sì, sì, signor Potter, tutto bene, sì, - farfugliò. Aveva una sua figurina che gli era uscita dalle Cioccorane che conservava nascosta, ed era veramente strano conoscere il mago più famoso del mondo e parlare con lui. - Molto bene! -
James ridacchiava mentre accarezzava il suo topo dorato che, risvegliatosi da un sonno ristoratore, aveva cominciato a mordicchiargli le dita.
- Andiamo? -

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Capitolo 10
*** X ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







X.
 

Scorpius non aveva mai viaggiato in auto e gli fu veramente difficile mantenere a freno l'entusiasmo per una cosa tanto babbana. James era seduto accanto a lui e giocava distrattamente con Moody, il topo dorato, mentre Malfoy guardava il panorama con il naso schiacciato contro il finestrino. Sembrava assorto nel guardare il panorama cambiare così rapidamente senza la magia; James ebbe perfino la sensazione che non era mai stato nella Londra babbana e si promise di proporgli di andarci insieme qualche volta.
Draco, invece, guardava fisso davanti a sé e con lo sguardo vacuo; era pallido e si sentiva molto debole e confuso, tanto da non lamentarsi della guida spericolata di Harry o del fatto di star andando in giro con l'ausilio di mezzi babbani. Harry, invece, era di buonumore; di tanto in tanto fischiettava le note di una vecchia canzone babbana o insultava i pedoni che attraversavano fuori dalle strisce.
- Allora James, come sono andati i G.U.F.O.? -
- Penso di aver fatto schifo in Babbanologia... - ammise sconfortato.
- Beh, non fa niente, no? Voglio dire, a meno che tu non voglia lavorare al Ministero... -
- Non c'entra, - lo rimproverò il figlio. - Volevo solo dire a zia Hermione che ho preso più G.U.F.O. di lei. -
Draco sogghignò; il commento del giovane Potter sembrò competitivo abbastanza da potergli risultare simpatico. Scorpius, invece, scosse la testa insieme a Harry.
- Secondo Albus hai preso Eccellente in almeno dieci materie. È tantissimo, se consideriamo quanti corsi hai seguito quest'anno... -
- Tu quanti ne hai seguiti? - chiese Draco al figlio.
- Io, ehm, le materie obbligatorie e poi ho scelto Cura delle Creature Magiche e Antiche Rune. -
- Solo nove?! -
- Nove è un buon numero, - disse Harry.
- È tutto quello che mi serve, - chiarì Scorpius. - Per fare il Guaritore devo prendere G.U.F.O. e M.A.G.O. in Pozioni, Incantesimi, Erbologia, Trasfigurazione e Difesa Contro le Arti Oscure, quindi... ho scelto due materie che potevano aiutarmi nel percorso. -

Draco aveva arricciato le labbra mentre Harry continuava ad elogiare le scelte di Scorpius. Pochi minuti dopo, arrivarono a destinazione; Potter fermò l'auto fronte al palazzo e si stiracchiò appena fuori dall'abitacolo.

- Forza, prendete i bauli e andiamo! Ah, Scorpius, non so se tuo padre te l'ha detto... - Harry si avvicinò al ragazzo sotto lo sguardo diffidente di Draco. - Questo è un palazzo babbano e quindi anche il custode lo è. Cerca solo di non mostrarti eccessivamente meravigliato, ecco... -
- Oh, sì, certo, sì, non si preoccupi signor Potter. -
James indossò un paio di occhiali da sole (nessuno seppe spiegarsi da dove fossero usciti), si ficcò il topo nella tasca del pantalone e aprì il portabagagli per recuperare il baule.
- Merlino, Scorpius! Il tuo baule è pesantissimo. Ti aiuto io, va bene? -
Scorpius annuì e seguì James; entrambi reggevano il baule ma Potter camminava avanti perché conosceva già la strada. Anche Draco era uscito dall'auto e aveva raggiunto Harry che, nel frattempo, aveva preso il baule del figlio.
- Sei sicuro che non vogliamo andare al San Mungo? -
- Sto bene, - rispose Malfoy provando l'ardente bisogno di poggiare la testa sulla spalla dell'altro. - Poi sai come la penso, Scorpius... -
- ...non deve sapere, lo so ma potremmo dire che accompagni me! James è abituato a queste cose. Una volta sono tornato a casa col naso che perdeva sangue e non riuscivamo a fermarlo! -
- Interessante. Comunque sto bene, - ripeté stancamente.
Harry capì di non poter insistere così scrollò le spalle, mise l'antifurto all'auto e raggiunse i due ragazzi nell'androne. Il custode li aveva già intercettati e i giovani sembravano molto confusi.
- Allora, avete capito? Non si gioca in cortile prima delle cinque del pomeriggio e niente schiamazzi dopo la... signori Potter, buon pomeriggio! -
"Signori Potter", li aveva chiamati così. James e Scorpius si guardarono ancora più straniti.
- Oh, buon pomeriggio a lei, signor Addington, - salutò Harry con disinvoltura.
- 'giorno, - aggiunse Draco seccato.
- Quindi questi sono i vostri ragazzi? -
- I vostri... -
- Sì, - si affrettò a rispondere Potter abbracciando i due adolescenti. - Ragazzi, lui è il signor Addington, il custode. -
James e Scorpius forzarono un sorriso; Draco, invece, roteò gli occhi annoiato.
- Oh, bene, sì, sono due bei giovanotti. Sono rimasti nascosti fino ad ora? -
Mentre Draco, James e Scorpius si stavano domandando che cosa gli importasse, Harry sciolse i ragazzi dalla presa e si rivolse al custode con gentilezza. - Sono stati in un college scozzese, ora sono qui per le vacanze estive. -
- Oh, bene, sì, - farfugliò l'anziano. - Allora, avete capito le regole del condominio? -
- Sì, - rispose James. - Non si gioca in cortile e niente schiamazzi dopo la... non so, ma io e lui ce ne staremo buoni fino a quando torneremo a scuola. -
Scorpius annuì e Draco continuò a scuotere la testa. - Ora andiamo, Harry? -
Potter annuì, salutò l'anziano custode e dopo aver posizionato i bauli in ascensore, esortò gli altri a seguirlo. James e Scorpius si erano seduti sui due bauli impilati mentre Harry e Draco, in silenzio, erano in piedi davanti a loro. James li guardò divertito; il signor Addington li aveva chiamati "signori Potter" e loro non avevano detto niente; per un attimo valutò l'ipotesi di poter chiamare Draco "mamma" e fece veramente fatica a trattenere una risata.
Draco gli lanciò un'occhiata gelida e, quando l'ascensore si aprì, parlò poco prima di uscire. - No, James, non puoi farlo. -
- Cosa.. fare cosa? Non ho detto niente! - obiettò James, uscendo a sua volta. Il ragazzo era stato nell'appartamento del padre poche volte, quindi non ricordava il numero dell'abitazione. - È di qua? - chiese al padre. Harry annuì e ridacchiò. - Draco è un Legilimens, figliolo. -
- Oh, - sospirò James ridendo a sua volta. Entrarono tutti e quattro in casa e Draco chiuse la porta. Lasciarono i bauli all'ingresso e poi si guardarono a vicenda ; sembravano tutti disorientati e in cerca di informazioni. Harry prese le redini delle situazione e ruppe il ghiaccio. - Allora... James, tu ricorderai sicuramente che quella lì è camera mia, - disse indicando una porta. - La camera vicino al bagno è di Draco. Poi, ecco, pensavamo che tu e Scorpius potreste dividere la stanza. -
- La mia stanza? - chiese James sollevando un sopracciglio.
- Sì, - rispose Harry.
- Altrimenti, Scorpius può dormire con me, - intervenne Draco. - Ma pensavamo che, dato che siete finiti in punizione insieme non avreste avuto problemi a dividere la stanza. -
I due ragazzi arrossirono lievemente; James si sentì quasi violato dallo sguardo del signor Malfoy; non voleva farsi leggere nella mente e fargli sapere che aveva baciato suo figlio.
Scorpius alternò lo sguardo tra suo padre e James; dividere la camera con Potter sarebbe stato interessante ma se lui non voleva, allora il loro bacio...
- Per me va bene, infatti, - rispose James. - Per te? -
- Va benissimo, - si affrettò a dire Scorpius, forse con troppo entusiasmo nel tono.
- Ottimo, - disse Harry sereno. - Allora sciogli i tuoi incantesimi e sistemate le vostre cose. Noi ci occuperemo della cena! -

Così, mentre James e Scorpius capivano come organizzarsi, Draco e Harry erano in cucina. 
Potter aveva tirato fuori dal mobile alcune pentole e Draco stava preparando gli ingredienti per il Roastbeef quando, all'improvviso, gli sparì dalle mani il pacco di sale.
- Fanculo, - si lamentò.
- Di nuovo? - chiese Harry preoccupato. - Draco... -
- Non ricominciamo, - l'interruppe Malfoy. - Stava andando tutto bene... sarà stato il fatto che mi preoccupava dover dire a Scorpius del Manor. -
Harry non sembrò convinto ma capì di non poter costringere l'uomo in alcun modo; poggiò una padella sul fornello spento e allargò le braccia verso l'altro. - Dai, vieni qui. -
- Sei fuori? Se ci vedono... -
- Sono impegnati, non entreranno. Smetti di fare l'ansiogeno e vieni qui, - ripeté senza cambiare posizione. Malfoy si guardò intorno con aria furtiva; sospirò e si avvicinò ad Harry, lasciandosi avvolgere in un abbraccio. Con qualche secondo di differita, Draco ricambiò e socchiuse gli occhi. Potter dondolava piano; il suo ondeggiare, unito al tepore del suo corpo, lo fecero rilassare immediatamente. Strinse la stoffa della t-shirt di Harry tra le dita e sbuffò.
- Ti ho fatto sparire mezza cucina. -
- Non importa. Ricompreremo tutto. -
Harry cercò di sembrare rassicurante, e forse Draco si sentì meglio, ma la verità erac che si preoccupava sempre di più per la salute dell'altro. Riuscirono ugualmente a preparare la cena e a mettersi a tavola alle otto in punto. James e Scorpius mangiavano senza troppa voglia e i due uomini lo avevano notato. Era una situazione difficile e confusa per tutti.
- Perché siete finiti in punizione? - chiese Draco. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo indeciso; non avevano più parlato del bacio che si erano scambiati e James si chiedeva ancora chi fosse ad aver spedito a Scorpius la lettera blu.
- Eravamo fuori, nei corridoi, dopo il coprifuoco. -
- E cosa facevate nei corridoi? -
- Ehm... - Scorpius arrossì nel ricordare la situazione. - Non... ecco... era una scommessa stupida! -
- Sì, una cosa con Louis. Secondo lui non avevamo il coraggio, - l'appoggiò James.
Draco non sembrò credergli ma storse il muso fingendo di farlo. - Non avreste dovuto. -
- Andiamo, alla fine non hanno fatto nulla, - disse Harry che cambiò immediatamente tono dopo l'occhiataccia di Malfoy. - Ma, ehm, farò due chiacchiere anche con Louis! Non fatelo più, - finse di ammonirli e rivolse loro un occhiolino.
James e Scorpius ridacchiarono e ripresero a mangiare. Dopo cena i due ragazzi tornarono in camera mentre Harry andò a vestirsi: doveva andare a lavorare.

La prima settimana di convivenza fu un poco più complessa di quanto si sperasse. James teneva il bagno occupato almeno due ore quando faceva la doccia, Scorpius lasciava vestiti e ciabatte ovunque, Draco entrava nella stanza dei ragazzi almeno due volte al giorno per verificare che fosse tutto ok... era stato davvero difficile trovare un equilibrio. Tutto questo si univa a casi di magia accidentale, strane scosse di terremoto e difficoltà, per Harry soprattutto, ad usare la magia.
Un giovedì sera, mentre Scorpius faceva la doccia e James leggeva un fumetto, Harry si era intrufolato nella camera di Draco. Quest'ultimo si era sentito male e con una scusa era andato a stendersi sul letto. Potter aveva aspettato che i figli fossero impegnati prima di sgattaiolare in camera di Malfoy. Si era seduto sul letto e accarezzava i capelli biondi dell'altro.
- Draco... è capitato troppo spesso per poter passare inosservato. -
- Lo so, - rispose l'uomo stancamente. Socchiuse gli occhi e si lasciò accarezzare. - Ma ho avuto molto da fare, sai, dopo la settimana di pausa c'era molto lavoro arretrato. -
- È comprensibile ma... ti confesso che sono preoccupato. -
Harry smise di accarezzarlo e Malfoy gli rivolse un'occhiataccia.
- Questo weekend sono in pausa, vedrai che andrà meglio. -
- Sono in pausa anche io! -
Draco sorrise debolmente. - Potremmo approfittare per fare qualcosa coi ragazzi, - suggerì.
- Potremmo andare a Brighton, al mare, - propose Harry. - Così loro possono divertirsi e noi riposare. -
- Io voglio anche divertirmi, - obiettò Draco facendogli una linguaccia. Potter sorrise e si stese accanto a lui dopo avergli dato un bacio.
- Sei mai andato al mare? -
- No, mai. Com'è? -
- Bello, potente... -
- Mh... non lo so, non è che fa freddo? -
- È estate, se non ci andiamo ora, quando? -
- Non so... -
- Vabbè, - lo provocò Harry. - Allora ci andremo solo io e James. E ho intenzione di stare in costume da bagno tutto il tempo. In spiaggia. -
- Esibizionista! -
- Sto anche bene in costume, ho un fisico da paura... poi le cicatrici fanno figo! -
- Smettila, - lo rimproverò Draco lanciandogli un cuscino sulla faccia.
Potter rise e ricambiò il colpo poi, ribadendo il concetto sul mostrarsi mezzo nudo in spiaggia, si beccò anche un pizzocotto sulla coscia. Harry ridacchiò e si avvicinò a Draco per dargli un bacio ma lui si voltò dal lato opposto, fingendosi offeso.
- Non fare il permaloso, dammi un bacio! -

Scorpius, che era in bagno per la doccia, sgranò gli occhi. Afferrò l'accappatoio, molto più grande di lui, e, completamente zuppo, corse nella camera.
- James, - bisbigliò allarmato.
- Uhm? - James aveva una matita tra il naso e le labbra arricciate. - Scorpius? - Si voltò verso il ragazzo solo qualche attimo dopo e sgranò gli occhi nel guardarlo. Per un secondo lo immaginò sfilarsi l'accappataio nell'atto di mostrargli la pelle umida e morbida, e chiedergli di...
- James, mi senti? -
- Sì... sì, credo, - rispose tornando bruscamente alla realtà. - Dimmi. -
- Tuo padre è chiuso in camera di mio padre, - spiegò Malfoy prima di rabbrividire per il freddo. Si avvolse meglio nell'accappataoio per riscaldarsi.
- Non senti freddo? Io, in realtà, ho proprio caldo, - rispose James che viaggiava su altre frequenze.
- James, - lo rimproverò Malfoy arrossendo. - Ascoltami con attenzione, per favore. -
- Ci provo, - deglutì l'altro. Scorpius era sicuramente nudo lì sotto e, se la sua pelle fosse stata liscia anche solo la metà delle sue labbra, James l'avrebbe assaggiata più che volentieri.
- James, - chiamò ancora, ma il ragazzo sembrava pensare ad altro. Forse Scorpius aveva troppa poca autostima, o era ancora troppo innocente, per pensare di risultare sensuale agli occhi di James. - Tuo padre è chiuso in camera di mio padre. -
- Che? -
- Tuo padre è chiuso in camera di mio padre! -
- Ho capito, era per dire "cosa? Davvero?"! -
- Oh, scusa. Sì, vieni, - disse e, dopo avergli afferrato il polso, lo trascinò in bagno. I pensieri di James divennero man mano sempre meno casti.

Scorpius scavalcò la vasca per entrarci e posò l'orecchio contro il muro; invitò l'altro a fare lo stesso con un gesto della mano. Potter si sistemò rapidamente i pantaloni e lo emulò.
"Secondo te dovremmo dirlo ai ragazzi?"
"Non lo so... è così complicato..."
"Sì... e poi cosa dovremmo dire?"
"Non sappiamo neanche noi cosa e come è successo!"
"Ma non mi sento in pace con me stesso, capisci? Mi sembra di star mentendo a James e... non lo so. Penso che sarebbero felici, forse, di sapere che... che siamo andati avanti, no?"
"Allora forse dovremmo parlargliene."
"Sì. Dovremmo."
"Al mare?"
"Al mare."
"Me lo dai un bacio?"
James si voltò di scatto verso Scorpius. Erano entrambi sconvolti. I loro padri e... loro... Potter ebbe come uno scatto nervoso; fece come se volesse uscire subito dalla vasca ma scivolò addosso a Scorpius e batté forte il ginocchio.
- Cazzo, - si lamentò, poi fissò Scorpius. Era steso sotto di lui. James lo fissò con un grosso miscuglio di emozioni; lo voleva, eccome se lo voleva, ora che era praticamente nudo sotto di lui... ed era bello, Merlino se era bello anche con lo shock dipinto sul volto, e le sue labbra, per tutta la magia del mondo, gliele avrebbe baciate per ore e ore fino a consumargliele ma... James deglutì con difficoltà e senza staccare lo sguardo dall'altro.
- Scorpius... - farfugliò, ma prima che potesse aggiungere altro, Malfoy si era portato le mani sulla bocca e aveva cominciato a piangere.
Potter non disse una parola; affondò la testa nel piccolo incavo tra il collo e la spalla di Scorpius e lo abbracciò. Era una posizione scomoda e probabilmente sconveniente ma entrambi erano stati schiacciati dal peso di un segreto che non avrebbero voluto scoprire.
Se i loro genitori stavano insieme, qualunque cosa erano convinti di provare l'uno per l'altro doveva scomparire.

 

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Capitolo 11
*** XI ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


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Stai lontano dai Potter







XI.

Il giorno dopo partirono tutti per andare al mare. Si erano alzati la mattina intorno alle cinque; avevano calcolato circa un paio d'ore d'auto per arrivare a destinazione e non avrebbero voluto perdere nemmeno un minuto delle loro vacanze. James, con addosso gli occhiali da sole, finse di dormire per tutta la durata del viaggio. Scorpius si era accorto che non stava dormendo davvero perché ogni tanto accarezzava Moody che, invece, dormiva beato sulle sue gambe. Non avevano parlato più dopo aver origliato il discorso dei loro genitori; ad un certo punto, quando Scorpius aveva smesso di piangere, James era tornato in camera sua e si era accasciato sul letto. Aveva saltato la cena fingendo un pesante mal di stomaco e si era alzato controvoglia per andare a Brighton. Scorpius aveva notato gli occhi rossi nascosti dietro al vetro scuro ma non disse nulla; dal canto proprio, non sapeva come comportarsi e si era limitato a poggiare la testa contro il finestrino e a guardare il panorama che le campagne inglesi avevano da offrire.
Ogni tanto il suo rospo gracchiava ma bastava una piccola carezza sulla testa per farlo zittire.
Draco e Harry chiacchieravano a bassa voce, per non risvegliare il malumore del giovane Potter, e ogni tanto si scambiavano qualche sguardo preoccupato.
Dell'alloggio si era occupato Harry che, avendo vissuto con dei babbani, aveva molta più dimestichezza nel trattare con loro. Aveva detto di aver preso una camera in un hotel "di lusso" per "famiglia". Forse intendeva una camera per i Malfoy e una per i Potter, nessuno lo aveva capito, come nessuno aveva compreso il concetto di "hotel di lusso", ma si fidavano dell'uomo ed erano certi che non sarebbero finiti in una bettola.
Arrivarono a Brighton alle nove del mattino e raggiunsero l'hotel di lusso pochi minuti dopo. Sbrigate alcune faccende burocratiche, i quattro raggiunsero il terzo piano. Le loro camere si trovarono lì e, così come aveva ipotizzato Scorpius, c'erano una camera per i Malfoy e una per i Potter. Entrambe le stanze affacciavano sul mare. Quando Scorpius vide il mare per la prima volta provò l'impellente voglia di buttarsi in acqua con tutti i vestiti e direttamente dal balcone della stanza.
I quattro si rincontrarono al piano terra, indossavano tutti un costume e una t-shirt. Draco, il più pallido dei quattro, era quello più a disagio. Lo sguardo di Scorpius scivolò su James: era così dannatamente bello, anche se nascosto dietro i suoi occhiali e con un telo rosa shocking sulle spalle. I capelli lunghi avevano superato perfino le spalle ma non si era curato di tagliarli e, comunque, a Scorpius piacevano pure così.
- Non pensi di dare nell'occhio con... quello? - chiese Draco indicando il telo rosa.
James sorrise malizioso. - Qui? A Brighton? -
- Che ha Brighton che non va? -
- Per dare nell'occhio qui dovrei solo volare su un Ippogrifo. E forse solo poche persone mi degnerebbero di uno sguardo. -
Le parole di James divennero immediatamente chiare quando arrivarono in spiaggia: i babbani di Brighton erano super stravaganti. Tra piume, glitter e coriandoli sparati in ogni angolo, era davvero difficile farsi notare.
Harry sembrava divertito quanto James, Draco era evidentemente a disagio e Scorpius era curioso di scoprire tutto sul come godersi il mare al meglio. I due Potter si tolsero rapidamente t-shirt e ciabatte, le gettarono con noncuranza sui ciottoli marroncini della spiaggia e si guardarono con aria di sfida. James aveva addirittura tolto gli occhiali per l'occasione.

- Chi arriva ultimo è un Bundibum, - disse James e corse rapido verso l'acqua seguito da Harry che provava a fermarlo o a braccarlo. Ci era quasi riuscito e non fu facile decretare il vincitore perché erano rotolati entrambi in acqua.

Scorpius aveva riso osservando la scena da lontano, poi si era tolto la maglietta con eleganza e l'aveva poggiata sul telo steso sui sassi, come aveva visto fare a una ragazza qualche metro più in là. Draco imitò il figlio ma era prevedibilmente infastidito dall'atteggiamento dei Potter.

- Andiamo anche noi? -


Il primo impatto dei Malfoy con il mare fu traumatico. L'acqua era veramente gelata ed era stato necessario immergersi subito per evitare l'insorgere di situazioni imbarazzanti. I Potter, abituati, nuotavano come se fossero due Maridi; Harry insegnò a Scorpius come nuotare e lui fu un allievo più diligente del padre. James e Harry avevano poi intrapreso una sorta di lotta che vide vincitore il più giovane e poi, tutti insieme, cominciarono a lanciarsi contro schizzi d'acqua. A volte Harry si nascondeva sottacqua e spaventava i due ragazzi che ridevano divertiti e provavano a vendicarsi non facendolo risalire.
Uscirono dall'acqua solo quando i loro stomaci cominciarono a borbottare con prepotenza. Corsero verso i teli e vi si avvolsero dentro, infreddoliti; Scorpius non aveva mai riso tanto in vita sua e per la prima volta, dopo quasi un anno dalla morte della madre, aveva un'espressione leggera. Draco notò quanto suo figlio fosse felice vicino ai Potter e si pentì di avergli detto di stare lontano da loro. In cuor suo ringraziò Harry per aver avuto l'idea del mare e per una lunga serie di motivi, incluso quello di aver reso Scorpius un adolescente spensierato.
Mangiarono dei club sandwiches seduti in riva al mare; l'acqua, di tanto in tanto, arrivava a bagnar loro le dita dei piedi e il vento smuoveva i capelli di tutti (in particolar modo quelli di James che fu costretto a legarli per evitare di mangiarli insieme ai tramezzini). Ogni tanto gruppi di ragazzi babbani accendevano qualcosa che Harry aveva chiamato "radio" o "stereo" e si espandeva il suono della musica nell'aria e, a volte, James si metteva a ballare sui sassi fingendo anche di cantare (Harry applaudiva come se fosse un vero concerto) e, altre volte, lo aveva fatto anche Scorpius.
Nel pomeriggio avevano ripreso a giocare in acqua; James e Scorpius erano saliti in spalla ai loro rispettivi genitori e diedero vita allo scontro del secolo (nessuno capì se fosse "Malfoy contro Potter" oppure "Grifondoro contro Serpeverde") che si concluse in parità.
Quando il sole diede segno di voler tramontare, i quattro si decisero a tornare in hotel. Nonostante la stanchezza, Harry appariva sollevato: Draco sembrava aver recuperato le forze.
Dopo una doccia ristoratrice, James si era steso sul letto in attesa che suo padre fosse pronto; se ci avesse messo anche solo due minuti in più, probabilmente sarebbe crollato dal sonno e avrebbe saltato la cena.


Il ristorante dell'hotel aveva due sale e loro scelsero di cenare all'esterno, sotto un cielo di veli bianchi e svolazzanti. Il profumo del mare era intenso e rilassante, ma Draco e Harry, vestiti a modo come se fossero ad un appuntamento galante, sembravano essere agitati.
Il cameriere servì loro un antipasto con prodotti tipici di mare e un tagliere di olive, formaggi e crostini di pane. James assaggiò subito un'oliva, Scorpius annusò una fettina di salmone marinato che pendeva dalla forchetta.
I due adulti non avevano neanche rimosso i tovaglioli dal loro piatti.
- Tutto bene, pa'? - chiese James.
Harry e Draco si scambiarono uno sguardo complice e poi annuirono l'uno all'altro per darsi coraggio.
- A dir la verità, ragazzi, noi abbiamo una cosa molto importante da dirvi. - Così come ci si aspettava da un Grifondoro, fu Harry a spezzare il silenzio. I due ragazzi li ascoltarono con attenzione: loro sapevano già qualcosa e quindi il senso di inadeguatezza, dimenticato nelle ore di divertimento in spiaggia, ritornò con violenza come un pugno nello stomaco.
A sorprendere più di ogni altra frase fu la domanda di Scorpius che arrivò a bruciapelo, prima che i due potessero fare outing. - Io e James non siamo fratelli, giusto? -
Draco sbiancò e sgranò gli occhi. - Scorpius ma che... -
- Beh, è inutile che facciamo finta, - disse il giovane Malfoy che, spronato dall'espressione inebetita di James, proseguì. - Ieri, per caso, abbiamo ascoltato quello che vi stavate dicendo. Eravate in camera e io e James in bagno. -
- Perché diavolo tu e Jam... -
- È irrilevante al momento. Volete dirci che state insieme, no? -
Harry si sistemò gli occhiali sul naso e, con una sincerità disarmante, annuì.
- Va bene, io non ho problemi al riguardo. -
- Anche io non ne ho, - chiarì il giovane Potter.
- Ma io e James non siamo fratelli. -
- No, non lo siete, non potreste esserlo in ogni caso e... -
- Intendo, non ci comporteremo come tali. Io e James siamo... -
- ...amici, - disse Potter. - Più o meno. -
Scorpius annuì. Era vero: più o meno erano amici. Draco li scrutò; Scorpius era bravo in Occlumanzia mentre James... forse da lui avrebbe potuto ricavare qualche dettaglio in più...
- Non faccia così, signor Malfoy, - lo riprese James. - Lo chieda e basta. -
- Che cosa ci facevate fuori dall'orario in corridoio? -
James sorrise malizioso e per un solo istante pensò di dare sfogo alla propria irriverenza e baciare Scorpius davanti ai due ma si trattenne. - E voi cosa ci facevate chiusi in camera? -
- James! - lo riprese Harry. Il giovane Grifondoro mantenne il sorriso malizioso dipinto sul viso fino a quando Draco non distolse lo sguardo. - Non parlare così a Draco, - lo ammonì il padre. - Mi sembra lecito voler sapere cosa è successo. Abbiamo preferito chiederlo a voi piuttosto che alla McGonagall ma... -
- Oh, smettiamola, - sbuffò James. - Voi vi siete messi insieme e noi non lo sapevamo. Anche voi ci avete mentito e per noi era lecito sapere cosa stesse succedendo. -
- Non devo giustificarmi con te, - rispose Harry. - Io e Draco... -
- Papà! - urlò Scorpius.
Harry e James si voltarono verso Draco: aveva gli occhi spenti ed era diventato freddo come un vaso di porcellana.
- Manderò una squadra di Obliviatori. Non muovetevi di qui, - ordinò Harry che, afferrando il corpo paralizzato di Malfoy, si smaterializzò. James e Scorpius si guardarono colpevoli e preoccupati.


La squadra di Obliviatori era arrivata esattamente pochi secondi dopo. I ragazzi avevano atteso istruzioni su come muoversi e finirono alla Tana con tutte le loro cose mezz'ora dopo.

 


Scorpius non riusciva a smettere di piangere. A casa dei Weasley c'era solo Louis; gli altri sarebbero arrivati con qualche settimana di ritardo. Molly fu eccessivamente premurosa con i due ragazzi e preparò una tisana calmante per Scorpius che continuava a tremare.
- Tesoro, - commentò la signora Weasley avvolgendo il Serpeverde in un abbraccio. - Non ti preoccupare, andrà tutto bene! -
- Ma cosa è successo? - chiese Louis.
- Suo padre... si è sentito male, credo, e mio padre l'ha portato al San Mungo. Ci hanno detto che avremmo dovuto passare la notte qui, - spiegò James.
- Avete mangiato? Venite in cucina, vi preparo una cioccolata calda... ho degli ottimi pasticcini alle mandorle... venite, su, cari! -
James sapeva che non si poteva disobbedire alla nonna per cui si alzò e fece cenno a Scorpius di imitarlo. Malfoy non aveva fame; avrebbe voluto solo sapere come stava suo padre, ma non poteva mostrarsi maleducato alla signora Weasley.
Louis li seguì e Molly preparò una cioccolata calda per tutti e tre. Scorpius si sforzò di mandare giù almeno un pasticcino sotto lo sguardo vigile della donna ma riprese a piangere qualche attimo dopo averlo fatto. Stava facendo la figura dell'idiota.
- Oh, tesoro, - disse Molly abbracciandolo di nuovo.
- Scusatemi, - bisbigliò Malfoy. - È solo che... la mia mamma è morta un anno fa e ora mio padre... Merlino, era come pietrificato, cosa gli è successo? -
- Scorpius, vedrai che tuo padre starà bene, - cercò di rassicurarlo Louis. - Sono sicuro che... -
- Che domani potremo andare a fargli visita, - disse Molly sorridendo. - O sarà lui a venire qui. Ora andate a dormire... dopo una notizia del genere vi ci vuole un letto comodo e una bella dose di sonno! -

 

Harry dava per scontato che avrebbe trascorso la notte al quinto piano del San Mungo. Aveva trasfigurato una sedia in un divano comodo, aveva fatto apparire dei cuscini e un plaid e lì, al caldo, avrebbe atteso notizie con ansia. In teoria non avrebbe avuto alcun diritto, non essendo un parente o suo marito, ma nessuno avrebbe negato un favore a Harry Potter. Non che riuscisse a dormire, in realtà, ma aveva bisogno di chiudere gli occhi per un momento. Lui se lo sentiva che Draco non stava bene; aveva cercato di ignorare i sintomi nascosti dai baci e dai sorrisi, dalle gare in acqua, dalle loro dita intrecciate, ma ogni giorno i suoi mal di testa diventavano sempre più forti e la sua pelle sempre più pallida e... avrebbero fatto meglio a non dire quelle cose ai ragazzi.
- Signor Potter, mi scusi, - gli parlò una ragazza molto giovane, probabilmente da poco diplomata ad Hogwarts.
- Mh? Sì? Ci sono novità? -
- Sì e no, signor Potter, ma il Guaritore Rye mi ha chiesto se posso farle qualche domanda e... -
- Tutte quelle che vuole, se può aiutare Draco. -
- Va bene, - sospirò la ragazza. - Sappiamo che il signor Malfoy lavora al Ministero, per caso sa se... -
- È un Indicibile. Se mi stai chiedendo "se ha visto qualcosa di strano" o "se ha toccato qualcosa di pericoloso" la risposta è ovviamente positiva. -
La ragazza annotò il dettaglio. - Sa se qualcuno della sua famiglia ha mai manifestato qualcuno dei suoi sintomi? -
- Non so molto della sua famiglia. So che suo figlio sta bene, però. -
- È la seconda volta che il signor Malfoy è stato portato qui per lo stesso motivo. Il Guaritore Rye vorrebbe fare delle indagini più specifiche. Ha notato qualcosa di strano intorno a lui? Non so, come... -
- Magia accidentale. Capita spesso. Poi, uhm, capogiri e stanchezza. A volte la casa trema, soprattutto quando è arrabbiato o spaventato. Pallore, sì, molto pallido. L'ho sentito lamentarsi spesso di qualche doloretto ma... -
- E lei, signor Potter? -
- Io cosa? -
- Le è mai successo qualcosa del genere? -
- Io... no! Ma... aspetti, forse sì. Una volta non sono riuscito a Smaterializzarmi. E prima, quando l'ho preso sottobraccio per portarlo qui, ho avvertito qualcosa di strano... era come se il sangue mi ribollisse nelle vene... non nel senso che ero arrabbiato, era proprio come se il mio sangue fosse in un calderone a sobbollire. -
- E ora come si sente? -
- Beh, bene, cioè... è passato subito, in realtà. -
Il giovane apprendista prese nota di tutto ciò che l'uomo gli aveva raccontato e poi gli rivolse un sorriso affidabile.
- Può accomodarsi sul suo divano, signor Potter. Le faremo sapere appena ci saranno novità. -
Trascorsero diverse ore prima che qualcuno potesse portare qualche novità a Harry. Quando il Guaritore Rye raggiunse Potter questi non seppe dire se il sole non c'era perché era troppo presto o troppo tardi. Harry si ridestò grazie ad un caffè che il Guaritore gli aveva gentilmente offerto.
- Allora, signor Potter... noi abbiamo fatto delle indagini e....oh, no, non faccia così. Mi scusi. Il signor Malfoy si è ripreso e ora dorme. Vorremmo scrivere alla sua famiglia ma siamo sicuri che lei ci potrà dare maggiori indicazioni in merito... -
- Tagliamo questa parte e andiamo al sodo, per favore. Cos'ha Draco? Non sarà mica Vaiolo di Drago? -
- Oh, no, no, no. Ci avevamo pensato, abbiamo fatto dei test ma l'ipotesi è da scartare. No. Temiamo che possa avere contratto una malattia molto rara... nulla che possa togliergli la vita, sia chiaro, ma sicuramente, a lungo andare, gliela cambierà totalmente. -
Harry faticò a respirare; nulla di mortale ma... - Di che malattia parliamo? -
- Ha mai sentito parlare del Morbo di Bennett? -
Potter scosse la testa e il Guaritore proseguì. - Il Morbo di Bennett, che si chiama come il mago che lo ha scoperto, è un... come dire... è una patologia degenerativa del sistema magico. -
- Una... cosa? Degenerativa? Che significa? -
- In pratica, è come se ci fossero degli squilibri all'interno della magia del signor Malfoy, mi segue? -
Harry scosse nuovamente la testa e si tolse gli occhiali appannati per ripulirli.
- Mi spiego meglio, - disse Rye cordiale. - È come se la magia all'interno del sangue del signor Malfoy stesse svanendo; il suo organismo, per difendersi, cerca di produrre più magia e questo comporta alcuni sbalzi, come la rottura di oggetti o altri casi di magia accidentale, cose che, in genere, non si presentano in un mago adulto. Allo stesso tempo, lo sforzo nel produrre tutta questa magia causa al suo amico le cefalee e il senso di disorientamento... capisce? -
- Cioè... sì, credo di aver capito. E ora come facciamo? Cosa bisogna fare? -
- Il Guaritore Bennett è un mio carissimo amico, gli ho scritto per avere più informazioni e per capire come trattare il paziente. Capirà che, essendo una malattia molto rara, ogni terapia è totalmente sperimentale... -
- E allora... se non dovesse funzionare? -
Il Guaritore assunse un'espressione grave. - Ecco... vede... continuerà così fino a quando la sua magia non sarà del tutto esaurita. -
- Quindi non sarebbe più un mago? -
- Perderebbe la facoltà di usare i suoi poteri. -
- Praticamente diventerebbe un Magonò, ma sarebbe vivo. -
- Sì. Però, signor Potter, una cosa del genere... non è facile da sostenere, per questo raccomandiamo sempre la terapia. Se dovesse funzionare, il signor Malfoy starà bene. Altrimenti ci sono alcune comunità... sa, dopo una notizia del genere, bisogna affrontare un lungo periodo di stress emotivo. In tutto il Mondo Magico ci sono stati solo due casi prima di quello del suo amico e uno dei due, ahimè, ha deciso di togliersi la vita: era meglio morire piuttosto che vivere senza magia. Capisce cosa intendo? -
- Sì, capisco... -
- Però cerchiamo di non essere pessimisti. Il signor Malfoy è ancora un mago e abbiamo preso il morbo in tempo. Forse possiamo ancora fare qualcosa, anche solo rallentare il corso della malattia e... -
- Sì... -
- Scriverà alla famiglia, signor Potter? -
Harry annuì distrattamente prima di gettare via il caffè e buttarsi sul divano. Non poteva credere alle parole del Guaritore e non c'era nulla che potesse migliorare la situazione al momento.

Draco sarebbe diventato un Magonò.

 

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Capitolo 12
*** XII. ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







XII.

Draco aveva reagito piuttosto bene alla notizia, o almeno così era parso a Harry. Quest'ultimo si sarebbe aspettato qualche scena da dramma adolescenziale, invece Malfoy era rimasto in silenzio e aveva annuito mestamente. Harry si chiese se non fosse una sofferenza troppo grande per poter essere urlata, qualcosa di cui vergognarsi a tal punto da volerla tenere per sé. 
- Sta arrivando anche Scorpius, vero? -
Harry annuì. - Ovviamente non sa cosa... -
- Bene, - lo interruppe Draco. - Prima che lui arrivi, ho bisogno di parlarti. -
- Dimmi. -
- Il Guaritore Rye ha detto che la terapia sarà lunga e dolorosa, che non è certo che possa rallentare o cancellare questa malattia e che, se diventasse più grave, finirei in qualche comunità non ho capito dove. -
- Draco, non... cioè... vedrai che ce la faremo. Io sono con te, resterò con te e vedrai che riusciremo a cavarcela. -
Malfoy sorrise a malapena: era evidente che non la pensava come Harry. - Vorrei chiederti una cosa. -
- Cosa? -
- So che sono stato terribile quando ho detto a mio figlio di stare lontano dai Potter, ma... -
- Draco non... -
- Aspetta, fammi finire. Io vedevo te e i tuoi figli così felici... non avevo mai visto Scorpius ridere così tanto come quando eravamo al mare ieri mattina. Era così felice mentre imparava a nuotare o cantava canzoni stupide sul bagnasciuga... io non avrei mai pensato che queste cose potessero essere così importanti per un ragazzo, per farlo sentire così felice e sereno. Io non sono stato cresciuto con queste cose, lo sai, e non sapevo cosa fare. Tu non hai avuto genitori né esempi validi, eppure avevi le idee chiare sul fatto che i tuoi figli non avrebbero mai passato quello che era successo a te. -
- Beh, non è stato facile, ma... -
- Harry, - lo interruppe di nuovo Draco, sospirando. - Se mi dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa, vorrei che fossi tu a occuparti di Scorpius. -
Potter spalancò la bocca e gli occhi e per lo shock riuscì a restare in silenzio per più di trenta secondi.
- Ho bisogno che tu me lo prometta, Harry. Ho anche scritto questa cosa sul modulo del San Mungo ma, prima di firmarlo, volevo parlarne con te. Essere sicuro che, sai... -
- Ma... Scorpius mi odia! -
- No. Penso che sia innamorato di James, più che altro. -
- Innamorato di James? -
- Sì. Si sarà preso una cotta per lui... insomma, tuo figlio è molto simile a te, non mi sorprende che ne subisca il fascino. -
- Oh Merlino, io non me ne sono accorto... -
- E di cosa ti accorgi tu, Potter? - rise Draco. - Credo anche che si sentano in colpa. Un tempo mi sarei opposto con tutto me stesso, e non ti nascondo che sono preoccupato che la cosa possa distruggerli, ma ora non mi interessa quello che la gente abbia da pensare: i nostri figli hanno bisogno di sostegno, e possono sostenersi l'uno con l'altro. È molto bello. -
- Ma sì. Poi la gente avrebbe da ridire su qualsiasi cosa, - commentò Harry. Non era totalmente sereno sulla questione: aveva paura che se ci fosse stato del tenero tra i loro figli ci sarebbero state ripercussioni sul suo rapporto con Draco, ma al momento le priorità erano decisamente altre.
- E non voglio, no Potter, non fare quella faccia, non voglio che tu mi accudisca come se fossi una Puffola. Ho trascorso due anni dietro la malattia di Astoria e so quanta sofferenza possa portare nella vita di un uomo una situazione del genere. Non voglio che tu faccia dei sacrifici per me. -
- Non sarebbe un sacrificio. -
- Lo so che il tuo animo Grifondoro non la vede così, ma... -
- Draco, - chiamò Harry. Fu il suo turno di interrompere: gli prese le mani e lo guardò diritto negli occhi. - Smettila di fare così. Troveremo un modo, io continuerò a lavorare, a baciarti, a prenderti in giro e a starti accanto. E continueremo a litigare, a scopare per fare pace e a litigare di nuovo se sarà necessario. -
- È sempre necessario, - specificò Malfoy.
Potter finse di non essere stato interrotto e continuò il suo discorso. - E, se ti fa stare meglio, ti prometto che mi prenderò cura di Scorpius e che lo tratterò come se fosse mio figlio. Ma non ce ne sarà bisogno: ha già un padre che gli vuole bene. -
Draco sorrise con più convinzione. - Grazie. -
Harry sorrise a sua volta. Non aveva idea di come avrebbe fatto a mantenere la promessa che aveva fatto, ma ormai aveva dato la sua parola e avrebbe trovato la forza.


James e Scorpius arrivarono nel pomeriggio, accompagnati dalla signora Weasley. Scorpius aveva l'aria di chi non aveva chiuso occhio (e forse era stato così) mentre James sembrava più riposato. Si parlavano poco e facevano attenzione a non toccarsi; Harry lo notò subito ma finse di non averlo fatto.
- Vieni qui, - disse Draco al figlio allargando le braccia. Scorpius scoppiò a piangere e gli si tuffò addosso, abbracciandolo. 
- Papà! -
- Ehi, smettila di piangere! -
- Mi sono preoccupato tantissimo! -
- Lo so. Scusami. -
- Ora come ti senti? -
- Molto meglio, - mentì Draco. - Tu come stai? -
Scorpius scrollò le spalle in risposta.
- Hai ringraziato la signora Weasley per l'ospitalità? -
- Sì. Ha preparato una colazione buonissima! -
Draco si rasserenò. 
- Stasera tornerai a casa? -
- Io... - Malfoy cercò con lo sguardo il sostegno di Harry.
- Stasera andremo alla ricerca del sushi perfetto, - disse Potter. - Così, appena dimetteranno tuo padre, lo porteremo nel ristorante giapponese più buono del Regno Unito. -
- Sushi? -
- Ha la fissa per il cibo dei babbani orientali, - disse Draco con finta sufficienza. - Ho assaggiato il cinese: non è male, ma non capisco perché tutta questa enfasi... -
Scorpius ridacchiò anche se continuò ad essere preoccupato per il padre.

James era rimasto fuori con sua nonna e Harry, che voleva lasciare i Malfoy da soli, lo raggiunse. Entrambi non seppero cosa dirsi e così si abbracciarono calorosamente. 

 

Draco fu trattenuto in ospedale per due settimane, quasi la metà delle vacanze estive dei ragazzi, e Scorpius andò a trovarlo ogni volta che Harry poteva accompagnarlo. I primi giorni di ricovero erano stati molto lunghi e difficili, tanto che Draco aveva creduto che la durata delle ore che componevano un giorno fosse magicamente aumentata. I test avevano confermato la diagnosi del Guaritore Rye: Draco aveva contratto il Morbo di Bennett e, prima o poi, sarebbe diventato un Magonò. 
Per i primi giorni, Draco aveva assunto delle pozioni disgustose: in teoria avrebbero dovuto implementare la sua magia, ma era stato difficile non vomitare dopo averle bevute.
Una volta aveva perfino sporcato gli abiti di Harry per il rigetto delle pozioni. Insomma, era stata una tortura. L'intruglio che avrebbe dovuto aiutarlo puzzava così tanto che era difficile berlo e trattenerlo per fargli fare effetto. 
Malfoy alternava momenti di disgusto a vere crisi di rabbia che spesso facevano esplodere oggetti o creare piccoli terremoti. In una di queste crisi aveva perfino schiantato uno degli assistenti di Rye.
"Domani andrà meglio," ripeteva Harry ogni dannata volta, ma il giorno dopo era uguale a quello prima e così era stato per almeno cinque giorni. 
Era stato davvero complesso per Draco non prendersela con i Guaritori; litigare con Harry, invece, era stato più facile.

Al quinto giorno gli avevano sospeso le pozioni e gli avevano restituito la bacchetta.
"Mi trattano come uno studente del primo anno," si lamentava Draco con Harry. "Uno studente del primo anno può fare questo?" Aveva continuato e gli aveva scagliato contro uno schiantesimo.
Harry non si era difeso ma i Guaritori gli avevano sospeso le visite per evitare l'insorgere di ulteriori crisi. Solo che Draco non si era calmato, così dopo due giorni gli avevano concesso nuovamente le visite.

La presenza di Harry era stata fondamentale e dopo due settimane Draco poteva finalmente proseguire la convalescenza a casa.
Il Guaritore Rye gli aveva spiegato come somministrargli alcune pozioni (era un metodo babbano che Harry già conosceva) e gli aveva consigliato di tenerlo lontano dalla bacchetta. Harry pensò che sarebbe stata un'impresa ardua, ma si promise di fare almeno dei tentativi.

 

Rientrarono a casa in tarda serata (Harry aveva deciso che sarebbe stato meglio, per l'umore di Draco, evitare un contatto con il custode impiccione) e poi si accomodarono sul divano.
- Papà! - gridò Scorpius felice. Corse verso il genitore e gli saltò addosso. Draco lo abbracciò debolmente, non troppo entusiasta. 
Restava ugualmente prigioniero in un posto, tanto valeva restare al San Mungo. Infatti, dopo qualche secondo, Draco si rinchiuse in camera sua.
Scorpius parve rimanerci male tanto da rivolgere a Harry uno sguardo mesto.
- È molto stanco, - disse Harry cercando di tranquillizzarlo. - Perché tu e James non andate a giocare un po' a Quidditch? -
- La gente può vederci volare, - obiettò Scorpius, ricordando di essere in un quartiere babbano.
- Oh, no, tranquillo. Ho chiesto un permesso al Ministero: sapevo che James avrebbe voluto allenarsi quest'estate. Il tetto è un posto sicuro. Dai, vi divertirete, - l'esortò Harry.
In realtà Scorpius non aveva molta voglia di divertirsi né di giocare a Quidditch a quell'ora, ma sapeva che era meglio non stuzzicare suo padre e aveva chiesto a James di andare a giocare sul tetto.
Lui aveva acconsentito, avevano recuperato l'attrezzatura e poi erano saliti sul tetto.

Nel frattempo, Harry era andato in camera di Draco. Si era intrufolato cercando di fare meno rumore possibile, ma il cigolio della porta lo aveva tradito. 
Borbottò qualcosa contro quella casa vecchia e cigolante, poi si rivolse all'altro. - Draco? -
Lui non rispose. 
Malfoy era rimasto steso sul letto, inerme. Aveva le braccia aperte e l'espressione sconsolata.
- Sono qui per la pozione, - annunciò Potter.
Svogliatamente, Malfoy scorciò la manica del pigiama e protese il braccio verso l'altro. Non disse una parola, ma dimostrò il suo assenso con il gesto compiuto.
Harry si mostrò calmo e paziente, ma dentro di sé nascondeva una guerra. Voleva urlare, perché non era giusto che fosse capitato proprio a Draco. Non che una malattia come quella potesse essere giusta, ma era davvero troppo in quel caso. Draco aveva già sofferto abbastanza, nell'infanzia e nella prima età adulta, e con lui anche Scorpius ne aveva passate tante. Il pensiero che quel ragazzino stava rivivendo qualcosa che gli aveva portato via la madre terrorizzò Harry a tal punto che faticò a trattenere le lacrime.
- Sembri un folletto quando fai così, - commentò Malfoy.
- Così come? - chiese Harry. Disinfettò la pelle dell'altro con dell'ovatta imbevuta e preparò la puntura.
- Così come quando trattieni le lacrime. Sono io che sto morendo, non tu. -
- Non stai morendo, - lo rimproverò Harry. Riempì la siringa della quantità necessaria per una dose di Pozione e si assicurò che non vi fosse aria all'interno. - Stringi il pugno, - aggiunse.
Draco fissò la siringa e roteò gli occhi, obbedendo. - Che pratica barbara. -
Le braccia di Malfoy erano piene di piccoli segni, e ognuno di essi corrispondeva ad una precedente puntura. Harry fece l'iniezione e sperò di non fargli troppo male.

Malfoy non emise un suono. Continuò a fissare controluce la polvere muoversi nell'aria, libera e leggera: era un'immagine quasi ipnotica. Sollevò l'altra mano e provò ad afferrare uno di quegli acari senza riuscirsi, così si ritrovò a guardare l'aria vuota scivolargli tra le dita.
- Non voglio più fare niente, - disse Draco. - Sono stanco. -
- Ma cosa dici? Sei ancora giovane... e poi hai Scorpius! -
- Tu e la tua famiglia saprete prendervi cura di lui meglio di me. - 
- Draco, - disse Harry in tono fermo, - stammi a sentire. Per quanto improbabile e non convenzionale, e in un modo che nemmeno io sono capace di comprendere, tu sei diventato la mia famiglia. E non lascerò che questo morbo si nutra di te. -
- Si è già nutrito di me, - rispose Malfoy. Una lacrima calda gli scivolò sulla guancia. - Cosa posso essere se non sono un mago? -
- Tu sei un mago, Draco. -
- No. Sono una vergogna, per me, per Scorpius, per il mio sangue... il mio sangue che credevo tanto puro, e invece... -
Harry avrebbe voluto rimproverarlo altre duecento ore per la questione del sangue puro, ma fu proprio la parola "sangue" a fargli sgranare gli occhi.
- Draco! -
- Mh? - 
- Devo assolutamente parlare col Guaritore Rye. Vado al San Mungo. -
Prima che Draco potesse solo dire "cosa?" Harry scomparve. Malfoy sospirò e tornò a fissare la polvere danzare nella stanza.

 

Seduti sul cornicione del palazzo, James e Scorpius fissavano i bolidi agitarsi nello scatolone di cuoio. Non avevano davvero giocato a Quidditch, anche se James di tanto in tanto lanciava la Pluffa verso il cielo per poi riprenderla. 
Contrariamente alle loro aspettative, qualora ne avessero avute, il cielo era abbastanza chiaro da poter ammirare le stelle.
- James, - Scorpius spezzò il silenzio. 
- Scorpius? -
Malfoy non riuscì a parlare. Le parole sembravano incastrarsi tra le corde vocali mentre le lacrime non facevano fatica ad uscire. James lasciò perdere la Pluffa e si avvicinò al ragazzo, abbracciandolo.
Scorpius si aggrappò alle spalle dell'altro e pianse. Pianse per almeno un quarto d'ora senza fermarsi; di tanto in tanto James gli passava un fazzoletto, ma non disse nulla né provò a farlo smettere. Non voleva che smettesse e non di certo perché gli facesse piacere vederlo piangere, ma perché riteneva giusto che Scorpius desse vita alle proprie emozioni e non le soffocasse.
Quando gli sembrò più calmo, e il pianto fu più debole, James provò a dire qualcosa. - Vedrai che andrà bene, tuo padre è uno forte. -
- E se fosse colpa mia? -
- Come potrebbe essere colpa tua? -
- Lui è rimasto... cioè... quando siamo andati a cena nell'hotel, lui... hai visto la sua faccia, no? Se fosse successo lì... sarebbe colpa mia, no? -
- Scorpius, il Guaritore ha detto che è un morbo, non una reazione post-traumatica. È come prendersi il Vaiolo di Drago, e quello mica ti viene perché scopri che tuo figlio è gay e se la fa col figlio del tuo compagno. - James fece una pausa e batté le ciglia, perplesso. - Merlino, detta così sembra la trama di qualche libro che potrebbe piacere a mia nonna. Fatta eccezione per il fattore omosessuale. -
Malfoy scosse la testa, seriamente preoccupato. - Sono serio, James... -
- Anche io, - ribatté l'altro. - Voglio dire che gli è capitato per il lavoro che svolge. O almeno così mi ha detto papà. -
- Che ti ha detto tuo padre? - chiese Scorpius preoccupato.
- Che tuo padre svolge un lavoro pericoloso e che deve essere venuto a contatto con qualcosa che gli ha fatto contrarre questo Morbo di Bennett. - James ci pensò su e poi scrollò le spalle. - Senti, io... capisco che tu sia preoccupato per tuo padre, anche io lo sarei. Però non puoi fartene una colpa. -
- Quella notizia lo ha distrutto, - disse Scorpius. - È colpa mia. Avrei dovuto fare come mi aveva chiesto e starti lontano! -
Potter inarcò un sopracciglio ed esibì una delle espressioni più deluse e arrabbiate che la storia del Mondo Magico potesse ricordare. - Beh, - rispose James, - puoi sempre starmi alla larga ora. -

*

ndA
Mai, mai, mai e poi mai ferire l'ego di un Grifondoro. E questa è una lezione di vita.

 

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Capitolo 13
*** XIII. ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







XII.

Harry era davvero stravolto. Il turno al Ministero era stato molto estenuante (mai possibile che c'erano così tanti casi su cui lavorare ora che la guerra era finita?) e l'aver donato un litro di sangue al San Mungo non l'aveva di certo fatto sentire più forte. Quando girò le chiavi nella serratura della porta, Harry pensò che avrebbe voluto fare solo una cosa: dormire. Oh, sì, dormire: avrebbe voluto chiudere gli occhi, riposare e cessare di esistere per almeno quattro o cinque ore. E l'avrebbe fatto, se non avesse beccato Scorpius in cucina.
- Buongiorno signor Potter. -
- Harry, - lo corresse lui trattenendo uno sbadiglio.
- Buongiorno Harry, - ripeté Scorpius. - Sembri stanco. -
- Beh, sì, è stata una nottata pesante. Come mai sei già sveglio? -
- Preparo la colazione per papà... - 
Harry sorrise intenerito. L'appetito di Draco era drasticamente calato, ma Harry sperò che il gesto di Scorpius non passasse inosservato.
- Senti, Harry... posso... posso farti una domanda? - chiese il ragazzo mordendosi un labbro per l'imbarazzo.
Harry voleva davvero andare a dormire. - Sì, dimmi. -
Scorpius girò le nuova nella padella per farle cuocere bene e sospirò. - È colpa mia se papà sta male? -
- Cosa? - domandò Harry a occhi sgranati. - Oh, Scorpius, no! Assolutamente no, perché dici così? -
- Per quello che è successo l'altra sera a cena... quando eravamo all'hotel... -
L'uomo ci rimuginò su, cercando di ricordare il momento specifico, e poi scrollò le spalle. - Non mi pare tu abbia fatto qualcosa... -
- Io gli ho detto di me e James... - bisbigliò Scorpius. Era in evidente imbarazzo e le sue guance divennero rosse. - E poi lui è stato male... -
- Oh, no, no, no, Scorpius, no! - Harry scosse ripetutamente la testa. Si sistemò gli occhiali e, dopo aver passato la mano tra i capelli, riprese a parlargli. - Tuo padre stava male già molto prima. O meglio, io mi ero accorto che qualcosa non andava da prima che voi due tornaste qui per le vacanze. -
Scorpius sembrò scettico, ma continuò ad ascoltarlo senza interromperlo.
- Non è voluto andare al San Mungo nonostante le mie pressioni, sai quanto tuo padre può essere molto testardo quando ci si mette. Ha detto che era solo un mal di testa da stress, anche se alcune cose continuavano ad accadere quando era nei suoi giorni di riposo. Io non potevo portarlo in ospedale con la forza, quindi mi sono limitato ad assisterlo come potevo. -
Harry si versò un bicchiere d'acqua. Voleva davvero dormire. - Insomma, la malattia di tuo è padre si chiama Morbo di Bennett. Ed è una malattia seria, non è un infarto, non è qualcosa che ti viene perché scopri che che tuo figlio è gay e se la fa col figlio del tuo compagno. -
Scorpius sorrise nel notare la somiglianza davvero assurda, ma tenera, tra James e suo padre.
- Certo... se tu fossi stato soltanto gay e ti fossi messo con un Babbano sarebbe stato meglio di frequentare un Potter, - rise Harry, - ma, insomma... alla luce di alcuni, ehm, recenti avvenimenti, Draco non può certo contestare la tua scelta. -
Il giovane Malfoy annuì piano e sembrò rilassarsi leggermente. - Ne sei davvero sicuro? -
- Sì, sicuro. -
- Va bene, - rispose Scorpius. - Cos'è quel cerotto sul braccio? -
- Oh, sono stato al San Mungo, - rispose Harry.
- Ti senti bene? Per favore, non... -
- Non ti allarmare, sto bene. Ho solo pensato ad una cosa e ne ho discusso con i Guaritori. - 
Harry si sentì particolarmente soddisfatto dell'idea che aveva avuto, tanto da considerarla praticamente già vincente anche se non aveva ancora fatto i conti con la dura realtà. Però, in un certo senso, Draco aveva ragione: la magia è una questione di sangue.
- E quel cerotto? È una cosa Babbana, no? -
- Sì... mi hanno prelevato del sangue per alcuni esami, e mi hanno anche offerto la colazione. Essere Harry Potter può avere i suoi vantaggi, - rise Harry nascondendo uno sbadiglio. - C'è altro di cui vuoi parlarmi? -
- No, grazie Harry. Scusami, devi essere molto stanco e io... -
- Non ti preoccupare. Buona colazione, - gli augurò l'uomo prima di recarsi verso la camera da letto. 

Era davvero strano vivere sotto lo stesso tetto con il suo compagno senza dormire insieme. La questione delle camere separate doveva durare pochi giorni, il tempo necessario per far abituare i loro figli alla notizia, ma, dopo il ricovero, Draco aveva espresso il desiderio di continuare così. 
Non era per il sesso, Harry non aveva iniziato a frequentare Draco per quello (anche se, chiaramente, era una cosa importante), ma per poter dormire insieme, restare vicini anche solo poche ore, respirare il suo odore nel sonno, avere la certezza di trovarlo accanto dopo un incubo. 
Mestamente, Potter non aveva potuto fare altro che accettare la proposta (non poteva obbligarlo a dormire insieme a lui, che senso avrebbe avuto? Si sarebbe persa davvero tutta la magia dell'amore) e così ora si ritrovava a riposare su un non troppo comodo divano letto nello studio. 
Harry voleva davvero dormire. Si tolse frettolosamente le scarpe, gettò maglia e maglioncino per terra e si tuffò sul letto. Solo quando provò a rimboccarsi le coperte, Harry notò che c'era qualcosa di pesante nel letto.
- Ma che cosa... - si domandò tra sé e sé. Si voltò e sospirò amareggiato pensando al sonno che avrebbe perso. - James? - chiamò.
Suo figlio sembrava non aver minimamente accusato il colpo tanto che continuò a dormire indisturbato. Non volendo sfidare troppo la sorte, Harry si stese accanto a lui e chiuse gli occhi. Voleva proprio dormire.

Verso l'ora di pranzo, lo stomaco di Harry cominciò a brontolare. L'uomo aprì gli occhi svogliatamente, perché le quattro ore di sonno non erano state sufficienti, ma il suo stomaco la pensava diversamente e costrinse Harry ad alzarsi. James non era più accanto a lui.
Harry strinse le spalle, s'infilò gli occhiali e si stiracchiò. Dopo aver ripreso coscienza di sé, si rimise in piedi ed andò in cucina. Trovò James lì, stranamente chino sui libri.
- Ehi, tu, - chiamò. - Che ne hai fatto di mio figlio? -
- Ciao pa', - salutò James. - Come stai? -
- Ho un po' fame. Tu come stai? -
- Ti ho lasciato il pranzo in frigo, - disse soltanto. 
- Tu come stai? - ripeté l'uomo.
James non rispose.
- Rettifico. Hai dormito bene nel mio letto? -
- È un po' scomodo. E poi credo che dovresti dormire con il signor Malfoy. -
- Lo credo anche io, - commentò Harry sbadigliando. L'uomo recuperò dal frigo un contenitore di plastica con della pasta e l'infilò nel forno a microonde. - Credo che andrò a vedere come sta Draco, a tal proposito. -
James strinse le spalle e scrisse qualcosa sulla pergamena che aveva davanti a sé. Stava davvero facendo i compiti.
- ...tesoro, posso farti una domanda? -
- Non chiamarmi "tesoro", ti prego, fa tanto anni '80. Comunque sì. -
- Perché stai facendo qui i compiti e non nella tua stanza? -
- Perché lì dentro c'è Malfoy. -
Harry avrebbe voluto fare altre domande ma pensò che non fosse il caso di insistere: era chiaro che a James non andava di parlare. - James, sappi che io sono qui, ok? -
James sollevò lo sguardo per dei secondi. - Lo so, ti vedo. Non dovevi andare dal signor Malfoy? -
Harry si domandò perché non era rimasto nel letto ancora altre due o tre ore, poi sospirò e ricominciò a parlare. - Intendo... se hai bisogno di parlare, che ne so, qualsiasi cosa, non che sono fisicamente qui. -
- Va bene, - rispose stiticamente James.

Certo che fosse successo qualcosa tra i due ragazzi, Harry si avviò affranto verso la camera di Draco. Aprì la porta e lo trovò stranamente seduto sul letto. Sembrava stare un po' meglio, tanto che aveva anche ripreso colorito.
- Ehi Draco, - salutò.
- Uh? - Draco sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo (qualcosa che Harry avrebbe definito come "mattone polacco, minimalista, di scrittore morto suicida giovanissimo") e lo rivolse al compagno. - Ciao, Potter. Come stai? -
- Sono un po' stanco, - ammise l'uomo. Andò a sedersi ai piedi del letto e rivolse lo sguardo a Malfoy. - Tu come stai? -
- Oggi mi sento un po' meglio, - ammise. Sembrava stranamente mansueto. Forse leggere il libro gli faceva bene. 
- Si vede. Hai perfino un colorito normale! -
Malfoy storse il naso in una smorfia, perché era chiaro che non gli piaceva essere preso in giro nemmeno per scherzare, poi chiuse il libro. - C'è qualcosa che non va. -
- In che senso? - 
- Stanotte Scorpius ha dormito qui. -
- Ma sai che anche James... cioè... quando sono tornato a casa, ho visto che si era addormentato nel mio letto! -
Draco sembrò rimuginarci su, poi lo fissò assottigliando gli occhi. - Cosa gli ha fatto? -
- Chi? -
- Tuo figlio! Cosa ha fatto tuo figlio a mio figlio? -
Harry avrebbe fatto meglio a dormire. Udì il "plin" del microonde (ah, quel piatto di pasta, quanto avrebbe preferito essere in cucina a mangiare), ripensò a suo figlio e scrollò le spalle. - Perché dovrebbe essere mio figlio ad avergli fatto qualcosa? Magari è stato il tuo ad aver fatto qualcosa a James! -
- Ma per favore, - lo schernì Malfoy, - tuo figlio ha una faccia così tosta che, a confronto, tu sembri un mollaccione! -
- Guarda che la lingua di tuo figlio è più tagliente della tua, serpe! -
Draco boccheggiò uno "tsé" e voltò la testa dall'altra parte. 
- Dai, Draco. Saranno cose loro, lasciamole risolvere a loro. Hai pranzato? -
- Sì, - rispose. - Tuo figlio mi ha portato un piatto di pasta. -
- E com'era? -
- Piccante, - si limitò a dire Draco.
Harry sapeva che non avrebbe potuto ottenere un vero complimento, ma si limitò a sorridere. Poi, mentre stava per dirgli che lui aveva davvero fame, vide un uccello avvicinarsi al vetro della finestra. L'uomo andò subito ad aprire le imposte e accolse il gufo in casa; frugò nelle tasche e trovò la cifra da pagargli per la consegna e recuperò la lettera legata alla sua zampetta.
- Puoi riposare qui, se vuoi, - disse al gufo, accarezzandogli la testa. L'uccello bubolò e poi si appollaiò un po' sul davanzale per recuperare un po' d'energia prima di ripartire.
Harry tornò a sedersi e aprì la lettera con un'avidità tale che Draco pensò si trattasse di una vincita milionaria.


- James, tornerai a parlarmi prima o poi? -
Potter non rispose e continuò a correre. Era ormai pomeriggio inoltrato, il sole non era molto forte (non che a Streatham Common il sole fosse un problema) e il venticello fresco rendeva quello il momento ideale per allenarsi. Correre lo faceva sentire libero, senza contare che era un esercizio necessario per mantenere al top le sue prestazioni durante una partita di Quidditch. 
- James... per favore, non ignorarmi! - 
Scorpius sbuffò sonoramente e si sedette a terra con le gambe incrociate. - Va bene, non parlarmi. Ma almeno ascoltami! -
James continuò a correre senza dargli alcun tipo di segnale. Era evidente che fosse permaloso come un Maride, dopotutto doveva pur avere qualche difetto. 
- Sai, non è bello il tuo atteggiamento. Okay, ieri sera ho detto qualcosa di spiacevole, e mi dispiace, davvero, ma ero, e sono, preoccupato per mio padre! Non è una cosa facile per me... -
All'ennesimo silenzio, Scorpius sollevò lo sguardo verso il cielo e pregò Merlino di fargli dire le parole giuste. - Jamie, per favore... è già tutto così complicato... - Malfoy sospirò, affranto. Sembrava che tutto remasse contro di lui: sua madre, suo padre, la relazione che Draco aveva costruito con Harry, e ora anche James. Certo che non potesse peggiorare, si giocò il tutto per tutto. 
- James. Io ho una cotta per te dal mio primo anno a Hogwarts, e ora devo praticamente iniziare l'anno dei G.U.F.O.! Non hai idea di quanto mi sembravi irraggiungibile, per tutti i cappelli di Morgana. Eri sempre con qualcuno, eri quello divertente, ti adoravano tutti e io... io ero... solo Sgorbius. Anche la sola idea di parlarti per chiederti, boh, "quanti punti mancano a Serpeverde per superare Grifondoro?" mi faceva battere il cuore così veloce che mi sarebbe servita una Pozione Calmante. - 
Fece una breve frase per riprendere fiato, ma il fatto che James corresse sul posto invece che lungo il perimetro del tetto gli parve un buon segno. 
- Quando abbiamo scoperto dei nostri padri, ho avuto paura. Non perché non fossi contento per loro, in realtà sono davvero molto carini insieme, ma perché pensavo che proprio ora che avevo avuto l'occasione di essere qualcosa in più di un ranocchietto qualcosa si era rotto. L'abbiamo pensato di sicuro entrambi, anche se non ce lo siamo mai detto: se loro due si fidanzassero ufficialmente, o se si sposassero... -
- Andiamo, Scorpius! - sbuffò James, fermandosi. - Se anche si sposassero, a meno che l'uno non adotti ufficialmente il figlio dell'altro, io resterò il figlio di Harry Potter e tu quello di Draco Malfoy. Non c'è alcun legame di sangue tra noi due. -
- Lo so, ma... -
- Non voglio essere indelicato, - l'interruppe nuovamente James, - ma, fino a qualche anno prima della guerra, le famiglie Purosangue si accoppiavano tra di loro. Tra cugini! È come se io, un giorno, sposassi Louis. - James, forse, per un attimo ci pensò davvero e poi rabbrividì per lo schifo. - Bleah, - aggiunse. - Comunque, io e te siamo di due famiglie diverse. -
- Lo so, ma ho avuto ugualmente paura. È vero che trascorriamo la maggior parte del nostro tempo a Hogwarts, ma se ci lasciassimo e dovessimo vivere insieme? Potremmo creare problemi ai nostri padri... -
- Che palle, - sbuffò James. - Io e te non ci siamo nemmeno messi insieme e già pensi "se ci lasciassimo"? -
Scorpius arricciò le labbra indispettito. 
James sospirò e si sedette accanto a lui. - Se, per qualche motivo, la nostra convivenza dovesse risultare impossibile, posso sempre andare alla Tana o a casa di mia madre. -
- Ma qui hai la tua stanza... -
- È solo una stanza, - disse Potter. - La sacrifico per qualcosa che mi piace di più. -
Malfoy arrossì. - Per cosa? -
- Per questo, - rispose James, e lo baciò. Si era avvicinato lentamente, aveva messo una mano tra i suoi capelli e l'aveva guardato fisso negli occhi: chissà cosa ci aveva visto. Forse un po' di paura, forse un po' di coraggio, forse qualcosa che gli mancava e che aveva trovato nelle iridi verdognole di Malfoy. Allora aveva inclinato la testa e, con gli occhi socchiusi, l'aveva baciato. 
All'inizio era stato un bacio timido, una specie di richiesta, e, quando Scorpius non si era sottratto, James aveva reso il bacio più umido e profondo. 
Scorpius amava i baci di James. Arrivavano sempre a caso, nei momenti in cui meno se l'aspettava, ma erano di un impatto emotivo così profondo che ogni bacio diventava il suo respiro. Avrebbe potuto baciare James tutta la vita.
- Oh, ragazzi, siete qui! -
La voce di Harry l'interruppe.
Porca Morgana, - sibilò Scorpius. James sorrise contro le sue labbra.
- Pa', non ti hanno insegnato a bussare? -
- Jamie, non so se lo sai, ma qui non c'è una porta. È solo un tetto. -
- Ho capito, ma... -
- Oh, andiamo, poche storie! Non capisco perché dobbiate amoreggiare qua sopra quando di sotto avete anche una camera, - obiettò Harry scrollando le spalle.
Scorpius era diventato rosso come un Kappa ed aveva perso l'uso delle parole.
- Pa'! - Lo riprese James, ridendo. - Perché qui sopra è più romantico? -
Harry ci pensò un po' su e poi dovette convenire col figlio. - Okay, te lo concedo. comunque... sono arrivate le lettere da Hogwarts. E, se venite giù, io e Draco vorremmo parlarvi di una cosa importante. - 
James e Scorpius si lanciarono uno sguardo d'intesa. Erano entrambi preoccupati, forse entrambi spaventati. Scorpius lo era di sicuro. James, invece, apparentemente più impavido, prese la mano di Malfoy.
A dita intrecciate, i due seguirono Harry al piano di sotto.

 

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Capitolo 14
*** XIV ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


*




Stai lontano dai Potter







XIV.

La cucina di casa Potter non era molto grande e proprio per questo risultava essere uno spazio accogliente e vivibile, a misura di mago. Da quando Draco aveva accettato di abitare lì, poi, la cucina profumava sempre di qualcosa; forse erano tutte le candele che aveva comprato alla Farmacia o qualche incantesimo di diffusione di sentenze, fatto stava che la cucina di casa Potter era piccola, accogliente e profumata.
Per qualche strano motivo, Scorpius non si era mai sentito così a casa come in quella cucina. Eppure era un appartamento in cui non era mai entrato prima di quella stessa estate.
- Minerva deve aver saputo che vi siete trasferiti qui, - commentò Harry. Anche lui stringeva una lettera da Hogwarts, questa volta l'aveva afferrata subito. Nonostante fossero passati anni che contavano come secoli, aveva il timore che qualcuno potesse nascondergli le comunicazioni che l'avrebbero condotto al mondo della magia.
Scorpius scartò la sua lettera e la lesse con attenzione fino alla fine. Poi strabuzzò gli occhi. - M-m-mi hanno... mi hanno scelto come Prefetto Serpeverde! - esclamò felice e fissò suo padre in cerca di supporto. Ma Draco non disse nulla e si limitò ad un sorriso stentato.
Proprio quando Scorpius stava per abbassare lo sguardo, intervenne Harry. - Ma è fantastico, bisogna festeggiare! Che ne dite se stasera ordiniamo una pizza? -
Il giovane Malfoy sorrise debolmente ed annuì. - Sì! Ma questa volta niente ananas, però. -
James rise e poi strinse le spalle. - Ma non è così malvagio, comunque... -
- Tu... tu... sei un traditore del tuo sangue, - lo rimproverò Harry. Scoppiarono a ridere tutti e tre.
Draco li fissava assente, come se stesse guardando un film alla tele-qualcosa che Harry aveva in soggiorno, come se fosse una sostanza extra-corporea che non combaciava con la sua presenza fisica. Non aveva ancora aperto la lettera che era arrivata per lui. Voleva essere felice per suo figlio, abbracciarlo, scompigliare i suoi capelli e dirgli che era molto, molto, orgoglioso di lui. Eppure, non aveva la forza di muovere un singolo muscolo, nemmeno per ostentare un sorriso.
- Draco, tutto bene? - domandò Harry. Nel non ricevere risposta, capì che qualcosa non andava e corse subito a prendere una siringa e la pozione che gli avevano dato al San Mungo.
Scorpius, spaventato, cercò la mano di James.
Quando Harry tornò, si prodigò subito nel fare una puntura a Draco. Quest'ultimo, riprendendo a respirare, spalancò gli occhi e si guardò intorno spaventato.
- Ti senti meglio, Draco? -
L'uomo annuì mestamente e, senza accorgersene, fece sparire una piuma che aveva tra le mani.
- Sì, sto meglio, - rispose Draco che, successivamente, si rivolse al figlio. - Scusami, Scorpius, è bello che ti abbiano dato la carica di Prefetto! -
Il giovane Malfoy, però, non sembrò particolarmente entusiasta al complimento del padre; scrollò le spalle, recuperò la sua posta e si alzò. - Vado in camera, devo rispondere ad Amycus, - disse, e se ne andò.
- Scorpius, aspetta... - provò a fermarlo Draco senza riuscirci. Guardò Harry con uno sguardo a metà tra il pentito e lo spaventato.
Potter gli poggiò una mano sulla spalla e gli sorrise rassicurante. - Vado io, non ti preoccupare. -

James vide il padre andare verso la cameretta e poi fissò Draco di sottecchi. L'uomo sembrava essere molto impensierito, tanto da far scomparire il bicchiere d'acqua che stringeva tra le mani.
- Signor Malfoy, posso farle una domanda? -
- ...a me? - chiese Draco. In quei giorni, gli sembrava impossibile essere utile per qualche scopo.
- Sì, a lei. Posso? -
- Sì, - annuì Draco perplesso. Cosa diamine voleva da lui?
- Guardi qui, - disse James. Si avvicinò all'uomo e gli mostrò la lista dei libri da comprare per il suo prossimo anno a Hogwarts. - La Preside dice di scegliere solo uno di questi due libri di Pozioni, ma non saprei in base a quale criterio debba essere io a decidere. Considerando che vorrei prendere Eccellente ai M.A.G.O., mi chiedevo se lei potesse darmi una mano. -
La richiesta di James fece sorridere Draco. Erano stati giorni davvero difficili per lui che non riusciva nemmeno a fare gli incantesimi più elementari, e che non era in grado di controllare l'ansia vista la frequenza delle sparizioni improvvise. Il solo pensiero che qualcuno potesse aver bisogno di lui, e che non fosse lo stesso Draco a necessitare di un aiuto, lo fece sentire sollevato. Malfoy sorrise debolmente e lesse i titoli dei libri proposti dalla Preside.
"Il grande Grimorio dei M.A.G.O. - Pozioni, filtri e infusi" è un libro davvero molto antico, non credevo che lo pubblicassero ancora oggi, - iniziò Malfoy. Continuò a tessere le lodi del volume per almeno dieci minuti buoni, lasso di tempo in cui James annuì per dare cenno di attenzione. In realtà, il cervello di James si era disconnesso dopo i primi secondi, ma era soddisfatto che il signor Malfoy si sentisse tanto in vena di chiacchiere. Forse Scorpius non aveva avuto una cattiva idea nel proporgli di fare il Guaritore, anche se a lui affascinava di più la psicologia dei maghi piuttosto che le malattie fisiologiche.
- Mentre "Pozioni Avanzate" è un classico di Hogwarts, ma non credo che ti farà avanzare davvero. -
James ridacchiò. - Noto una spiccata preferenza per il grimorio! -
Draco annuì fiero. - Nessun libro è ben articolato quanto quello. Se vuoi una "E", quello è sicuramente il tomo perfetto. -
- O eccellente o niente, questo è il mio motto! -
Malfoy sorrise e scrutò il ragazzo. Forse gli aveva chiesto quel consiglio per distrarlo, forse perché davvero gli interessava il suo parere; ma la verità era che, qualunque fosse il motivo, la domanda di James l'aveva mantenuto saldamente incollato al suolo. Gli sorrise ancora una volta, quasi volesse ringraziarlo senza farlo davvero, e si diede ancora una volta dello stupido per esser stato così tanto lontano dai Potter.

Scorpius e Harry erano seduti sul letto di sopra e avevano le gambe a penzoloni. Erano rimasti in silenzio per qualche minuto, ma il limite di tempo massimo che aveva Harry per restare in silenzio era di novanta secondi, dopodiché scattava il terzo grado.
- Scorpius, tutto bene? - chiese.
Che domanda stupida. Come poteva andare tutto bene se suo padre, suo padre!, non riusciva nemmeno ad essere felice per lui? Se suo padre, suo padre!, era finito in ospedale e se qualsiasi patologia avesse contratto ne stava distruggendo l'essenza?
Il ragazzo strinse le spalle e cercò di non risultare maleducato o ingrato. Malgrado fosse un Malfoy, Scorpius era stato educato al rispetto ed era cresciuto con una sensibilità tale da risultare fragile come un cristallo. Ma Scorpius non era un cristallo, né uno stupido, né uno sprovveduto. - Harry, con quale coraggio mi chiedi come sto? -
Harry fu sorpreso da quella risposta e gli rivolse uno sguardo gentile, esortandolo a parlare.
- Mio padre ha una relazione con qualcuno e non me lo dice. Quel qualcuno sei tu, dopo che mi ha voluto tenere a tutti i costi lontano dai Potter. E va bene, ci passo su, perché a me non interessa con chi stia mio padre purché sia felice. Poi scopro che il nostro Manor non è più davvero nostro, e che ora mio padre abita qui con te. E va bene, perché tanto cosa cambia? Voglio dire, i ricordi di famiglia sono nella mia testa e io vivo a Hogwarts la maggior parte del mio tempo. -
- Stai davvero affrontando molte cose insieme, Scorpius... -
- Non ho finito, - l'interruppe lui aggrottando le sopracciglia. - Poi mio padre finisce al San Mungo, e ho pensato che fosse perché gli avevo detto che volevo stare con James. E invece scopro che non era la prima volta che accadeva, che ha una malattia magica probabilmente inguaribile e che... - Scorpius non riuscì a terminare la frase e scoppiò a piangere.
Allora Harry lo abbracciò; lo strinse forte, calorosamente, come se fosse suo padre anche se non lo era davvero. Non c'era molto altro che potesse fare, del resto. Cosa doveva dirgli? Che le cose si sarebbero risolte per il meglio? Questo era quello che sperava, ma non poteva dargli certezza alcuna.
- Non voglio perdere anche il mio papà,- singhiozzò il ragazzo affondando la sua testa bionda tra le braccia di Harry.
A quel punto, Harry avrebbe voluto dirgli qualche frase rassicurante, qualcosa tipo "vedrai, non lo perderai", ma si sentì un bugiardo. Non aveva idea di cosa sarebbe potuto accadere, né di come la malattia di Draco avrebbe potuto evolversi. L'unica cosa che sapeva era che nemmeno lui avrebbe voluto perdere Malfoy. - Scorpius... farò tutto, davvero, tutto quello che mi è possibile fare per tenere tuo padre con noi più a lungo possibile. -
Il ragazzo sembrò apprezzare la sincerità dell'uomo e sospirò mestamente. Restò tra le braccia di Harry almeno cinque minuti buoni, poi si staccò, si asciugò gli occhi e sorrise. - Grazie, - disse Scorpius.
Harry gli stampò un bacio sulla fronte, gli scompigliò i capelli e sorrise a sua volta. - Non mi devi ringraziare. Non devi mai farlo, non tu. -
Scorpius sorrise di nuovo e allora capì, capì davvero, perché suo padre gli si era tanto raccomandato di stare lontano dai Potter.

- No, Harry, io... io non ci sto. -
- Draco, ma... -
- No. No, no, no. No. N-o. -
- Draco, si tratta di Hogwarts! -
- Lo so benissimo che si tratta di Hogwarts. Ma io non me la sento. -
La candela sul comodino di Draco giunse al termine e, spegnendosi, rilasciò nell'aria uno strano odore di cera bruciata. Forse non avrebbero dovuto acquistarle in un negozio babbano, ma a Harry era piaciuta tanto la forma del barattolo che la conteneva e Malfoy non aveva avuto cuore di dirgli di no.
Draco sospirò amareggiato e si lasciò andare contro il muro di cuscini che ricopriva la spalliera del letto.
- Non è più quella Hogwarts. -
- Lo so, altrimenti non avrei permesso che mio figlio la frequentasse. -
Poi, esattamente come la fiammella della candela si era spenta, la lampadina delle idee geniali di Harry si accese. - Lo faresti proprio per lui, per Scorpius. Potresti avere più tempo con lui. -
Draco lo fulminò con lo sguardo. Come poteva, proprio lui, usare Scorpius per far leva sulla sua volontà? - Sei scorretto, - giudicò Malfoy. - Perché devo venirci anche io? Il lavoro lo hanno offerto a te! -
- Perché non voglio lasciarti solo, Draco, ecco perché. Un conto è lavorare in ufficio al Ministero, dove posso raggiungerti anche per la pausa pranzo, un altro è lavorare a Hogwarts. Dovrei trasferirmi lì per un anno scolastico e non mi va di lasciarti da solo tutto questo tempo. -
- Che tu ci sia o meno, io perderò ugualmente la mia magia, Harry, - disse Draco. Non sembrò particolarmente triste o risentito. Era solo rassegnato all'idea che il suo destino era stato già scritto da un autore con molto sarcasmo. Lui, "Purosangue", tradito proprio da quel liquido rosso che gli irrorava le vene... un Purosangue che, a poco a poco, sarebbe diventato un Magonò. - Questo... questo non puoi cambiarlo. -
Harry abbassò lo sguardo e, mestamente, si rilassò sul letto accanto al compagno. Fissò il soffitto per un minuto abbondante, poi tornò a guardare Malfoy. - Ma posso renderlo meno doloroso. Meno difficile. Posso alleggerirlo... per te, per Scorpius... per me. -
- Scusa, Harry, eh, ma credi davvero che Hogwarts possa rendere questo meno difficile per me? PER ME? - gridò Draco. Stavolta si era incazzato. - Non prendermi per il culo. Non... nulla può renderlo meno difficile, per me. Sono io che perderò la magia, io, Draco Malfoy!, non tu. In che cazzo di modo vivere un anno nella scuola dove ho imparato ad applicarla, dove tanti altri giovani maghi ne esplorano la bellezza e l'intensità, potrebbe aiutarmi? Non hai mai, e dico mai, pensato, col cervello bacato che ti ritrovi, che per me andare a Hogwarts sarebbe doloroso, più di questo morbo del cazzo? -
Harry aprì la bocca come per dire qualcosa ma fu interrotto da qualcuno che bussò alla porta.
- Posso? -
Era la voce di Scorpius. Draco si asciugò gli occhi alla meglio. - Vieni, Scorpius, entra pure... -
Il ragazzo, conscio di aver interrotto qualcosa, entrò timidamente. - Ehm... il signor Weasley è arrivato con la Passaporta... s-siete pronti? -
Draco annuì debolmente e si mise in piedi; sistemò i pantaloni e la camicia alla men peggio e si avvicinò al figlio. Harry lo seguì a ruota, senza preoccuparsi di come gli cadevano addosso i vestiti. Sulla soglia della porta, Draco fermò Harry e si premurò di sistemargli il colletto della camicia. Fu un gesto che fece sorridere Scorpius. Aveva avuto modo di origliare un po' la loro conversazione, e credeva che i due fossero di pessimo umore, ma il gesto di Draco era un chiaro segno d'amore. Era bello vederlo innamorato, nonostante tutto.
- Non è il caso di andare vestito come se ti fossi tuffato nell'armadio dopo esserti inflitto un incantesimo aderente, - commentò Malfoy.
Scorpius scoppiò a ridere. Sì, era proprio bello vederlo innamorato. 

 

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Capitolo 15
*** XV. ***




Disclaimer!
Questa fan fiction tratterà di coppie slash (Draco/Harry e anche James Sirius/Scorpius). Per cui, se non vi piace lo slash né siete fan di queste ship, vi chiedo il favore di tenere in considerazione questo dettaglio prima di iniziare a leggere.  
Grazie mille.


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Stai lontano dai Potter







XV.

 

Uno dei momenti estivi preferiti di James era "il falò del ritrovo": era una cosa nata così, per caso, e che era finita con il diventare una vera e propria tradizione per i Weasley/Potter. Ogni anno, alla fine di agosto, si riunivano tutti a Villa Conchiglia e restavano lì tutta la notte.
Era cominciata come una scusa per ritrovarsi, per riunirsi, per mescolare le varie culture della comunità magica: la famiglia Weasley era sparsa un po' in tutta Europa, ma la notte del falò si ricongiungevano tutti a Freshwater West, nel Galles, per una dose di energia e affetto. Durante il giorno, ognuno s'impegnava nell'attività che gli risultava più consona, e la sera s'impegnavano tutti per preparare un grande fuoco: c'erano giochi, musica, bagni notturni, divertimento ma anche tante storie da raccontare ed ascoltare.
James adorava il falò del ritrovo perché poteva vedere tutta la sua famiglia riunita a festeggiare e, poi, perché c'era tantissima Burrobirra (e nessuno a controllare quanta ne bevesse). E un'altra delle cose che proprio non mancava al falò del ritrovo era il cibo. Molly Weasley ne preparava in abbondanza, per ogni palato e ogni allergia, dagli antipasti al dessert. Come potesse avere l'energia per cucinare così tanto, alla sua età, restava un mistero.

- James, a nonna, sei dimagrito... ma mangi? -
- Nonna, ma se ho preso due chili da quando sono tornato! -
- E mangia un altro po', ti ho preparato il pollo fritto come piace a te... -
Teddy gonfiò le guance d'aria e scoppiò a ridere quando Molly, con estrema abilità, imboccò James con un pezzo di pollo fritto.
Grhfazitbe... - rispose il ragazzo intendendo "grazie".
- Se continui a mangiare diventerai ancora più grasso. -
- Ma è buono, - commentò James. - E poi io faccio sport. -
- Ogni scusa è buona per mangiare, - rispose Teddy scherzando. - Allora, cosa mi racconti? Come sono andati i G.U.F.O.? Non mi hai più scritto! -
- Beh, a mia discolpa, volevo scriverti... è che sono stato distratto dagli eventi, - cercò di spiegare James.
- Sì, certo, biondi eventi dagli occhi smeraldo, - commentò Albus.
- Al! -
Il giovane Potter fu travolto dall'abbraccio di James e Teddy. - Siete rientrati dall'Egitto? -
- Non mi sarei perso il falò del ritrovo per nulla al mondo, - sentenziò Albus con in mano un cosciotto di pollo. Nonna Molly doveva esser passata a salutare. Ed era passata a salutare anche Lily (con una fetta di torta alle castagne), Scorpius (con un budino al cioccolato e lamponi), Harry (con un pezzo di torta alla melassa) e Draco (con delle patatine fritte). Insomma, erano stati messi tutti all'ingrasso e a proprio agio.
Draco, in particolar modo, si sentì così tanto a proprio agio che intavolò una superficiale quanto piacevole conversazione con Ginny sull'Egitto, che portò Scorpius a riflettere su quanto fosse stato influente Harry Potter nella vita del genitore.

Quando tutti furono sazi, si fermarono vicino al fuoco. Qualcuno ballava, qualcuno chiacchierava, qualcuno sorseggiava un calice di vino, qualcun altro si scolava una Burrobirra o restava avvolto nel plaid seduto sul tronco di legno grezzo che aveva assunto il ruolo di panchina. Teddy, illuminato dalla luce del fuoco, imbracciò una chitarra e iniziò a strimpellare qualche nota. Lily ed Albus, abbracciati e avvolti da una coperta leggera, seguivano il ritmo con dei mugolii; James, invece, riconobbe subito la canzone e colse la palla al balzo per canticchiare. Era un caso, forse, un caso davvero fortuito, che Teddy avesse scelto proprio quella canzone. James, così come Scorpius, aveva avuto l'occasione di origliare il piccolo litigio che Draco e Harry avevano avuto proprio prima di uscire da casa. Non sentiva di poter essere completamente dalla parte di nessuno dei due, poiché entrambi cercavano di agire con il migliore degli scopi possibili sebbene con poca astuzia.

Tell me something, boy, - cantò Teddy e guardò James, certo che lui avrebbe seguito il ritmo. - Are you happy in this modern world? Or do you need more? Is there something else you're searchin' for? -

Draco, distraendosi dalla conversazione con Ginny, si girò di scatto verso il ragazzo che cantava. Non avrebbe mai detto che Teddy potesse avere una voce tanto piacevole e melodica.

I'm falling. In all the good times, I find myself longin' for change, and in the bad times, I fear myself. -

Seguendo la musica, James sorrise e proseguì, interpretando la seconda voce. - Tell me something, boy. Aren't you tired trying to fill that void? Or do you need more? Ain't it hard keeping it so hardcore? -

Ma quello che sorprese Draco ancora di più fu James. Harry gli aveva accennato che suo figlio avesse una dote davvero particolare per il canto, ma Draco non immaginava così tanto. Restò ammaliato dalla sua voce, quasi come se fosse caduto sotto l'influenza di un potente filtro d'amore, e non riuscì a staccargli gli occhi da dosso.

I'm falling. In all the good times, I find myself longing for change... and in the bad times, I fear myself, - cantò ancora. Dopodiché, preso dall'enfasi ma anche dalle necessità fisiche, si mise in piedi lì sul tronco e proseguì: - I'm off the deep end, watch as I dive in, I'll never meet the ground. Crash through the surface, where they can't hurt us, we're far from the shallow now. -

Sorridendo, Teddy continuò a fargli da coro. - In the sha-ha, sha-ha-llow... in the sha-ha-sha-la-la-la-llow... -

Quasi sospeso nell'etere in cui era piombato, Draco sembrò allontanarsi dalla realtà per dei secondi; riuscì a guardare tutto dall'esterno, percepì la profonda spensieratezza di quel momento e la leggerezza necessaria per poter affrontare la vita. Notò il sorriso sul volto del figlio, le rughe d'espressione di Ron, i denti bianchi e brillanti di Hermione, le dita affusolate di Ginny, gli occhi dolci di Molly e Arthur, le labbra di Harry... oh, Harry... quanto era bello poterlo guardare mentre chiacchierava, mentre esisteva nella sua spontaneità. Con la colonna sonora cantata dal giovane Potter, Draco poggiò il bicchiere sulla sabbia e, a piedi nudi sui granelli dorati, raggiunse Harry.
- Harry, - bisbigliò dolcemente. Portò una mano a carezzargli la schiena e gli sorrise.
- Draco? Ti senti bene? - domandò l'uomo preoccupato.
Malfoy annuì piano. - Sì, sì, sto bene. Senti, posso... posso parlarti un secondo? Davvero, solo un secondo... -
- Ma certo, - annuì Harry. Si congedò dagli amici e si voltò verso l'altro, spostandosi di qualche passo. - Dimmi tutto! -
- Facciamolo. -
- ...qui, di fronte a tutti? -
- Per le uova di mille kappa, ma cosa hai capito?! -
- Ehm... -
- Oh santa Morgana, Potter. Non quello. Cioè... non ora, non davanti a tutti! Oh Merlino, non pensavo di poter... oh, vabbè, senti. Facciamolo, andiamo a Hogwarts. -
Harry fu costretto a ripetere mentalmente quella sequenza di parole prima di strabuzzare gli occhi e allungare le labbra in un sorriso. - Sei sicuro? -
Draco annuì. Voleva il tempo, voleva la spensieratezza, voleva la leggerezza, voleva la positività e voleva condividerle con le persone che amava, con la sua famiglia.
- E cosa... cosa ti ha fatto cambiare idea? -
Malfoy strinse le spalle e poi sorrise. - James, - rispose e si voltò a guardarlo.

Dopo aver cantato l'ultima parola della canzone, James sospirò di sollievo e si lasciò cadere sulla sabbia morbida e fredda. Louis, che non aveva fatto altro che commentare sulla "figaggine" del cugino, ne approfittò per buttarsi addosso a lui. Lo seguirono Albus, Fred, Hugo e i gemelli Scamander. Scorpius li guardò perplesso.
- Stiamo facendo una gangbang con James? - chiese Teddy che, senza attendere oltre, lasciò la chitarra sul tronco e si tuffò nella mischia.

- Barbari, - commentò Amycus. Aveva in mano un cosciotto d'anatra. Nonna Molly aveva colpito ancora.
- Amycus, quando sei arrivato? - chiese Scorpius.
- Da poco... il tempo di incontrare la signora Weasley, da come puoi dedurre. -
Il giovane Malfoy sorrise. - Faccio parte di questa famiglia da meno di un mese e già sono ingrassato di due chili. -
Amycus rise e si accomodò accanto all'altro, in silenzio.
La brezza leggera smuoveva i capelli di Scorpius. Il ragazzo, amareggiato, ascoltava la voce di James che si lamentava di una palpatina troppo veemente o di un pizzicotto troppo doloroso e pensava che forse era il caso di mettere fine a tutto quel trambusto. Ma la verità era che a lui piaceva quel trambusto; non aveva mai avuto una vita così rumorosa, movimentata, viva e affettuosa. Spostò lo sguardo per incrociare quello del padre che, divertito, prendeva in giro nonna Molly. Anche lui si sentiva a casa, era evidente.
- Sai, - disse Amycus. - La mia famiglia non è così... aperta, anzi, accogliente. Accogliente è la parola giusta. -
- Ti capisco, - rispose Scorpius sorridendo. - È come se fossi sempre stato qui, anche se... insomma... cioè, ecco, prima dello scorso anno non mi ero mai avvicinato ai Potter. -
- E chi ne avrebbe mai avuto il coraggio, - scoppiò a ridere Amycus. - Io l'ho fatto solo perché ti sei fatto avanti tu! -
- Ma guarda tu, - ribatté Scorpius allibito. - Io mi sono ritrovato Lily praticamente svenuta tra le mie braccia, è stato quello il momento in cui ho dovuto scegliere cosa fare! Una tragedia! E tu hai aspettato me?! Stavi proprio fresco. -
Amycus fece per ribattere, ma Lily si avvicinò ai due; era sorridente e pimpante, probabilmente anche lei aveva fatto una ricarica di zuccheri grazie a sua nonna.
- Secondo voi non dovremmo interrompere questo stupro di gruppo che sta avvenendo ai danni di mio fratello? -
Amycus e Scorpius guardarono la massa di corpi avvinghiati sulla sabbia e strinsero le spalle.
- Sembra che si stiano divertendo, - osservò Amycus. - Quando si stancheranno la smetteranno. -
- Non si stancheranno mai, - intervenne Draco. Furono tutti sorpresi di vederlo lì.
- P-papà? -
Draco fece un sorso dal calice di succo di zucca che gli aveva offerto Ginny e sorrise al figlio. - Ora lo salvo io, - disse. Si avvicinò al gruppetto e, con un piede, provò a fingere di calciare via Teddy. - Ehi, voi! Mi serve un attimo James. -
- Vuole unirsi anche lei, signor Malfoy? - domandò Teddy ridendo.
- Per tutti i peli di Merlino e i suoi avi, no, oddio, che schifo! -
Scorpius ridacchiò per il commento del padre e tornò a parlare con Amycus e Lily. La brezza leggera e fresca che proveniva dal mare gli smuoveva i capelli e il profumo della salsedine nell'aria gli recava di continuo un senso di benessere e relax. James gli aveva detto che il suo momento preferito dell'estate era "il falò del ritrovo". In poche ore, Scorpius aveva anche capito perché.

Ancora coperto di sabbia e con la vescica gonfia, James gli sorrise. Quando Draco era vicino a lui, il ragazzo cercava di tenere sempre a bada i pensieri: non voleva che l'uomo lo leggesse dentro. - Mi dica, signor Malfoy. -
- Draco, - gli concesse.
James gli rivolse uno sguardo sorpreso. - Draco. -
- Senti, James... volevo... lo so che questo è un momento di divertimento e spensieratezza, ma ho appena preso una decisione molto importante e vorrei condividerla con te prima che con gli altri. -
- Con... me? - James sollevò un sopracciglio. - Perché con me? -
- Riguarda tuo padre. Ecco... io vorrei chiedergli di sposarmi, - disse Draco tutto d'un fiato.
James sgranò gli occhi al massimo della loro elasticità. - ...vuoi sposare mio padre? -
- Shhh, non gridare, - gli intimò Draco. - Sì, vorrei sposarlo. -
- E perché lo vieni a dire a me?! - si lamentò James. Inconsciamente, il ragazzo lanciò uno sguardo a Scorpius. Se i loro padri si fossero sposati, loro due... e poi Scorpius avrebbe di nuovo avuto paura... e...
- Lo so che è una situazione complicata, James. So che tra te e mio figlio c'è qualcosa, anche se non ho ben capito cosa, e so che ne voglio sapere il meno possibile per la mia sanità mentale, ma... io... -
Draco sospirò e guardò Harry. Era così bello mentre rideva per una battuta di Ron, ed era così affascinante anche con quella macchietta di salsa al curry sulla cravatta...
- Merlino, James, sto pensando che lui è bello anche con quella macchia di salsa sulla cravatta. Tu ti rendi conto della profondità dei miei sentimenti, giusto? -
James rise e annuì. - Sì, me ne rendo conto! Ma mi fa strano... -
- Perché? -
- Perché è mio padre! E perché sono stato abituato a vederlo per anni con mia madre, era già molto strano che... - James fece un sospiro e riordinò i pensieri. - Da quando sono iniziate le vacanze estive è stato un susseguirsi di notizie e rivelazioni, Draco. Prima la vostra relazione, poi la tua malattia, poi il fatto che molto probabilmente starete a Hogwarts con noi e ora... questo. Non sta andando tutto troppo velocemente? Sei davvero sicuro di volerlo sposare? -
Draco annuì. - Capisco... -
James scrollò le spalle. - Io vorrei che mio padre fosse felice. Se credi di poterlo rendere felice, allora sposalo pure, - disse in tono auto-conclusivo. Mise su un sorriso di circostanza e poi, ignorando gli altri, fece una corsa verso il bagnasciuga. Senza guardarsi indietro, si scontrò con le deboli onde del mare e si tuffò in acqua.

 

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