Love-Hate-Tyler:Wendsday caos

di vale_gada
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Love-Hate-Tyler ***
Capitolo 2: *** Passato e Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Niente è come sembra ***
Capitolo 4: *** Cercarti...Trovarti. Forse. ***
Capitolo 5: *** Ti farò mia. ***
Capitolo 6: *** Amore, Seratonina e Suicidio. ***
Capitolo 7: *** Tutti a casa Addams. ***
Capitolo 8: *** La prima notte a casa Addams. ***
Capitolo 9: *** Ho sempre corteggiato solo te. ***
Capitolo 10: *** Odio il modo in cui non possa fare a meno di amarlo ***
Capitolo 11: *** Sedute, Rivelazioni e Amore ***
Capitolo 12: *** Torture ***
Capitolo 13: *** Gelosie e Incomprensioni ***
Capitolo 14: *** Attrazione ***
Capitolo 15: *** Voglia, Paura e Destino ***
Capitolo 16: *** Alla ricerca di una risposta. ***
Capitolo 17: *** E' tornata. ***
Capitolo 18: *** Notte di cause. ***
Capitolo 19: *** Inganno ***
Capitolo 20: *** L'anello e il medaglione ***
Capitolo 21: *** L'aiuto di Zio Fester ***
Capitolo 22: *** Scoperte ***
Capitolo 23: *** Oblio ***
Capitolo 24: *** Sacrifici e Perdite ***
Capitolo 25: *** Sei mesi dopo ***
Capitolo 26: *** Tentativi di vendetta ***
Capitolo 27: *** La sua nube di vapore ***



Capitolo 1
*** Love-Hate-Tyler ***


Ho sempre pensato che le mie emozioni preferite fossero Tristezza e Odio. La tristezza è sempre stata la mia costante di vita, mentre l'odio qualcosa di più raro ma perfettamente intenso. Ho odiato i ragazzini che hanno ucciso il mio Scorpius e ho odiato veder mano trafitta da un coltello. 

Non avrei mai creduto che l'amore potesse divenire il mio sentimento preferito, anzi. Mi limitavo a immaginare l'amore come qualcosa di felice, fatto di smancerie e parole dolci rivoltanti (devo dire che i miei in questa immagine hanno contribuito molto). Non avrei mai pensato che l'amore potesse scavarti l'anima, creare in te un desiderio di vendetta e sadismo tremendamente piacevole. Non avrei mai pensato che si potesse odiare e amare allo stesso tempo. E' la prima volta che chiudo gli occhi e sento questo turbinio di emozioni interiori. Non ho avuto molto tempo di soffermarmici sopra:la profezia, Crackstone, la Thornill, la scuola in fiamme, la fine del semestre e il ritorno a casa. Ho sempre voluto chiamare le cose con il loro nome, arrivare dritta al punto delineando le più brutali. Non ho trovato in nessuna cronaca e in nessun libro un'emozione fatta di odio e amore perciò ho deciso di chiamarla Tyler.

La fiducia infranta, il desiderio di vendetta, le visioni sulla sua natura e quell'indifferenza nel vedermi appesa nella cripta ad un passo dalla morte. 

Non ho più saputo niente su di lui, non ho più indagato niente sulla sua natura, nonostante mille domande mi stiano tormentando: era consapevole? Può evitarlo? Era tutta finzione? Può controllarlo? Ora che non ha più un padrone cosa succederà? 

La sfilza di miei punti interrogativi è interrotta dal trascinarsi di qualcosa sul pavimento.

"Mano potresti evitare di trascinarti nel cuore della notte?Potresti svegliare mio fratello e adesso non avrei la forza di strangolarlo"

Mano ignorò le mie parole e si trascinò fino ai piedi del letto con uno strano oggetto.

Si arrampicò con i suoi agili polpastrelli sulla mia coperta nera e iniziò a "parlarmi"

Mi disse che era importante che leggessi il libro che mi aveva portato.

Mi chinai a raccogliere la fragile copertina di pelle intaccata dal tempo e dall'umidità.

"Che cos'è?"

Mano mi fece cenno di aprirlo. 

GLI HYDE. COSA SONO, COME CONTROLLARLI E COME LIBERARLI.

"Dove diavolo lo hai preso?"

Disse che era di Gomez e che lo aveva trafugato dalla Biblioteca dei Belladonna.

Scossi la testa e lanciai il libro sul fondo della stanza.

"Non mi interessa saperne niente. Lasciami in pace."

Mano era contrariata, mi disse solo che era importante leggessi il IV capitolo,II e III paragrafo.

Restai in silenzio a fissare il vuoto per qualche minuto, forse decine di minuti.

"Al diavolo" 

Raggiunsi il libro e aprì al capitolo indicato da mano. Qualcuno aveva pure sottolineato con una matita. Il chiaro di luna piena illuminava i trafiletti scritti in penna stilografica.

"Una volta che un Hyde viene liberato dal Padrone perde tutte le sue emozioni e sensazioni umane, comandate per perseguire gli scopi più bramati. In caso di morte del padrone, il mostro non riesce più a controllare le trasformazioni e non ricorda più niente del passato e del presente. Ogni giorno fuori controllo lo avvicina ad essere sempre meno umano e sempre più bestia, finché la sua condizione diviene immutabile ed eterna. L'unica emozione che riesce a scuotere la parte umana di un Hyde è l'amore. Aspiranti padroni, attenzione all'amore: se l'hyde si innamora di qualcuno potrà disobbedirvi e non riuscire ad ucciderlo/a in prima persona."

Il ticchettio dei polpastrelli attirarono la mia attenzione.

"E con questo mano? Lui non mi ama e non mi ha mai amata"

Mano mi disse che non potevo saperlo perché non aveva mai provato ad uccidermi.

"Ero parte di un piano più grande, risvegliare Crackstone e poi mi ha lasciata morire nella cripta"

Mano si avvicinò e scorse con i suo indice le parole "In prima persona"

"Questo non cambia comunque niente. Era tutta una finzione."

Mano girò la pagina per arrivare al III paragrafo.

"E' possibile dividere definitivamente la bestia dalla sua parte oscura. L'amore come sempre gioca un ruolo fondamentale in questa creatura. Così come nelle favole più banali, l'hyde, per perdere la sua parte bestiale deve far l'amore con chi ama. Le cronache narrano solo di una divisione, perché come ben potrete capire è raro innamorarsi e soprattutto che qualcuno gli si avvicini"

"NO MANO. NON VOGLIO VEDERE PIU' NIENTE."

Mano cominciò a dire cose tipo "Potresti salvarlo" "Lui ha risvegliato in te quella scintilla che vedo in Morticia e Gomez" o "Siete il caos insieme " poi non lo ascoltai più. Lascia il libro sul pavimento e mi misi a letto ignorando i suoi ticchettii fastidiosi. 

Forse mi mandò a quel paese ma non mi importava molto. Sentì la porta chiudersi e sprofondai nel silenzio. Incrociai le braccia al petto e tra i mille pensieri mi addormentai.

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Capitolo 2
*** Passato e Rivelazioni ***


"Sai sto conoscendo una ragazza della Nevermore. Un po' strana effettivamente, niente di così eclatante per una reietta, ma ne son terribilmente attratto" disse Tyler giocando con delle foglie di pianta carnivora.

"Di chi si tratta? Magari può tornarci utile per il nostro piano?"

La professoressa Thornill era impegnata con i suoi enormi occhiali a selezionare altre piante per tener sotto controllo il suo Hyde a sua insaputa.

"Si chiama Mercoledì Addams"

La professoressa sgranò gli occhi e fece rotolare a terra un vaso di terracotta.

"Assolutamente NO."

"Come no?"

"Da quanto la conosci?" Trasalì preoccupata.

"Da qualche settimana"

"E perché me lo dici solo adesso?"

"Non credevo fosse rilevante"

"Devi stare lontano da lei."

"E perché mai?"chiese Tyler incuriosito.

"Perché...beh perché ci servirà in seguito e tu non puoi affezionarti..."

"Ci servirà in seguito?"

"Sì Tyler"

Tyler fissò il vuoto mordendosi le labbra.

"Io..."

"Tu?" La professoressa prese tra le mani il suo volto fissandolo negli occhi.

"Io credo di...vedi quando mi hai ordinato di fermare Rowan...ecco...io è come se sentissi un innato senso di protezione nei suoi confronti"

"Tu non la ami Tyler vero? Di a mamma che non ami quella mocciosetta"

"Io non lo so io..."

La Thornill sgranò gli occhi e lanciò per terra un altro vaso, stavolta distruggendolo in mille pezzi.

"TI ORDINO DI TENERLA A DOVUTA DISTANZA."

"Perché!" 

"Perché sì. Non vuoi farmi arrabbiare vero? Chi ha rivelato la tua vera natura? Chi?"

"Tu"

La professoressa si avvicinò e infilzò nel suo braccio una strana fiala di colore rosso.

"Obbedirai?"

Tyler cambio sguardo, i suoi occhi si fecero di un bianco asettico, privo di emozioni e sensazioni.

"Sì"

Mercoledì si alzò di scatto fissando il vuoto della sua stanza. Strinse tra le mani le lenzuola in preda ad una rabbia che non sapeva neppure descrivere. Corse verso il libro ancora sul pavimento e lo raccolse stringendolo tra le mani. Decise di studiarlo, voleva e doveva capire se il suo sogno fosse qualcosa di collegato a reali visioni oppure uno scherzo della sua testa. 

 

 

————

 

Le enormi catene intorno al suo collo e ai suoi polsi, il sudore che scendeva sui suoi muscoli e quella sensazione di panico e vuoto. Questo era ciò che vedeva lo Sceriffo di fronte ai suoi occhi, al di là di un vetro piombato.

"Non esiste nessun modo per curarlo? E' la sola cosa che mi resta, la sola cosa mi tiene in vita"

"Non sappiamo niente di queste cose Sceriffo. Siamo solo un'equipe medica di un carcere e con simili reietti non abbiamo mai avuto a che fare"

"Temevo questo giorno da quando ho perso mia moglie per lo stesso motivo"

La dottoressa strinse la sua mano in segno di conforto.

"Mi ascolti. Gli unici che possono far qualcosa sono in quella scuola che lei tanto odia. Deve parlare con loro."

"Questo è escluso. Lo vogliono morto."

La dottoressa sospirò finché non fu interrotto da una figura rimasta ad osservarli nel buio della stanza.

"Io conosco chi può aiutarlo"

"Sei solo uno specializzando alle prime armi, resta al tuo posto" intimò la dottoressa.

"Lascialo parlare"

"Ecco, mio fratello andava alla Nevermore nei tempi in cui gli Hyde erano creature ammesse...e durante un incontro con le famiglie decisi di seguirlo in una strana biblioteca. Mi nascosi sulle scale per far sì che non mi notasse. In quel momento lo sentì parlare con un ragazzo riguardo ad un libro sulla cura degli Hyde."

"La cura?" Disse speranzoso lo sceriffo.

"Sì loro parlavano di questo libro. L'altro ragazzo gli intimò di lasciar perdere in quanto gli Hyde son creature imprevedibili e pericolose...e poi si è preso questo libro e lo ha messo in una borsa dicendo che lo avrebbe portato via dalla Nevermore per evitare che altri con strampalate idee potessero usarlo"

"Sai qualcosa riguardo a questa persona che ha in custodia il libro?"

"Mi ricordo solo che aveva dei baffetti neri piuttosto caratteristici che mio fratello lo chiamava Addams, ma non credo fosse il nome."

"Sei stato gentilissimo"

Lo sceriffo fu interrotto dalle grida di suo figlio: una richiesta di aiuto. Disse solo un nome inconfondibile "Mercoledì".Lo sceriffo fissò suo figlio diventare la stessa bestia. Strinse le nocche fin a sbiancarle e corse via dirigendosi da quello che considerava il suo peggior nemico. Forse messe da parte tutte le divergenze poteva essergli di nuovo utile. 

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Capitolo 3
*** Niente è come sembra ***


La residenza oscura e buia svettava di fronte ai suoi occhi. Era difficile immaginarsi quel luogo così cupo colpito da dei raggi di sole. Non era carenza di melanina quella delle loro carnagioni si disse. Prese coraggio, ma prima che potesse suonare la strana campana alla sua destra, il cancello si spalancò cigolando di fronte ai suoi occhi. Vide un uomo fissarlo con un sigaro tra le strette labbra appoggiato alla colonna del porticato.

Si fissarono a lungo finché Gomez fece un cenno di entrare.Con le mani tra tasche, assicurandosi di aver una pistola con un colpo inserito, passò tra le tombe di tutte le generazioni degli Addams.

“Buongiorno”

“Giornata bellissima non trovi?” Disse Gomez aspirando il suo sigaro e fissando il cielo grigio e in procinto di piovere.

“Beh per gusti piuttosto sinistri Sì”

“Considerato che la mia piccola vipera non è ancora uscita dalla sua stanza, e considerato che non ho sentito di omicidi affascinanti che mi riguardano, credo di sapere perché sei qui”

“Vogliamo parlarne dentro o su un porticato?”

Gomez spense il sigaro tra le sue mani come se non bruciasse affatto e fece cenno di entrare.

La casa era enorme, cosparsa di ragnatele e con un odore terribile di muffa. La perfetta casa per dei reietti.

“Se vuoi accomodarti”

Gomez fece cenno di accomodarsi sulla poltrona nera e piena di buchi fatti dal tempo o chissà da quale strana creatura. 

“Sai che la poltrona su cui sei seduto apparteneva a Genny Addams, nostra trisavola. A lei piaceva cucinare i lombrichi e altre strane creature, seduta proprio su quella poltrona. Che bei tempi. Mia nonna mi raccontava sempre di quanto fossero buoni” sorrise sotto i baffi il padrone di casa.

Lo sceriffo la fissò con disgusto cercando di non adagiarvisi troppo sopra.

“Sono qui per Tyler”

“Lo so. Ma vede sebbene sia ammirato dal modo in cui ha torturato quelle persone, ha cercato di uccidere anche la mia piccola nuvoletta di tempesta.”

Lo sceriffo ignorò le sue accuse e proseguì.

“Ci deve essere una cura. Tu hai due figli e una moglie che ami alla follia. Io ho solo lui”

“Non c’è cura. L’unica cosa che conosco è l’ipnosi e l’uso di farmaci che creeranno in lui un’amnesia permanente. Resterà dormiente, come una mina vagante.”

“Vorresti che tua figlia si dimenticasse di te? Ricominciare tutto da capo con la paura di perderla? Lo so che tu hai un libro sulla cura degli Hyde”

Gomez trasalì.

“Dimentica quelle pagine. E’ pericoloso e c’è solo una testimonianza in tutta la storia degli Hyde di guarigione. Persone son morte per provarci.”

“Morirei se solo sapessi di aver una speranza di salvare mio figlio. Meglio morto che vederlo in catene per il resto della mia vita.”

“Non posso aiutarti”

Lo sceriffo si gettò alle sue caviglie e per la prima volta pianse.

“Devi aiutarmi. Me ne assumerò ogni responsabilità e se non riuscisse la cura lo ucciderò io stesso.”

Gomez lo fissò intensamente.

“A che stadio è?”

“Stadio?”

“Sì. Lo stadio è fondamentale per capire quanto margine di manovra abbiamo per aiutarlo”

“Cosa si intende per stadio?”

“Lo stadio di un Hyde varia e peggiora con la morte del padrone. Si trasformerà sempre di più finché la sua condizione resterà permanente. La perdita di memoria è un indizio fondamentale per la stadiazione. Ti riconosce?”

“Io…io non ho avuto ancora il coraggio di guardarlo negli occhi…se non attraverso un vetro piombato. Codardo da parte mia.”

“Devi capire se ti riconosce prima di poter far qualsiasi cosa”

“E se non lo facesse?”

“Dovrai fare l’ipnosi e procedere nell’altro modo”

“C’è un altro modo?”

Gomez sospirò e annuì.

“Deve fare l’amore con la sola persona che ama. Capirai che se non ha nessuno di cui è innamorato al momento,l’ipnosi potrebbe dargli del tempo per ritardare l’esito e conoscere qualcuno che possa aiutarlo”

“Lui…lui…ha urlato il nome di Mercoledì prima di trasformarsi”

Gomez si gettò all’indietro sul tavolo di marmo e iniziò a tossire.

“Sebbene abbia immaginato mia figlia accanto ad un uomo pazzo a tal punto da apprezzare qualcuno che getta dei piranha nella piscina della scuola, non con un Hyde. Non con lui.Poteva significare qualsiasi cosa quel nome. Anche odio.”

“Io non so più che pensare” sospirò con le mani sulla testa.

Mercoledì scese le scale interrompendo la conversazione tra i due uomini.

“Voglio vederlo.”

“Mercoledì!”

“Voglio vederlo e guardarlo negli occhi”

“Te lo proibisco” cercò di intimare Gomez.

“Padre. Non mi hai proibito di scavare tombe dissotterrando i miei parenti nella notte del Sabbath, non mi hai proibito di nuotare tra gli squali e non mi proibirai di vedere un Hyde legato per giunta” disse marcando l'ultima frase.

“Solo se mano verrà con te” sospirò rassegnato Gomez, consapevole del fatto che fosse impossibile fermare sua figlia.

Mercoledì annuì. Lo sceriffo si alzò in piedi fissando Morticia infondo alla stanza.

Mercoledì la raggiunse con passo svelto.

“Tieni stretto il talismano che ti ho dato, ti proteggerà.”sussurrò.

Mercoledì la fissò intensamente prima di voltarsi.

“E ricorda niente è come sembra”aggiunse Morticia.

Mercoledì si fermò e annuì.Prese mano mettendola nel suo zaino e senza trasalire un’emozione si avviò all’uscita seguita dallo sceriffo. Riuscì sentire il suono degli sbaciucchiamenti dei suoi genitori prima di chiudere la porta. Che schifo si disse.

———

Non parlarono per niente in quella macchina. Ci furono solo colpi di tosse e sguardi giudicanti. Mercoledì continuava a fissare le fitte piante dei boschi di Jeriko scorrere velocemente dal finestrino. Prese dal suo zainetto lo strano marchingegno tecnologico di cui l’aveva dotata Xavier. Nessuna notifica. Perfetta solitudine. Xavier rispettava il suo silenzio e lei lo apprezzava per questo. Fu risvegliata dai suoi pensieri al suono del freno a mano tirato.

Mercoledì si trovò davanti una struttura piuttosto macabra, con edere rampicanti ovunque in mezzo ad un boschetto ricco di nebbia.

“Che bel posto” sorrise lievemente.

Lo sceriffo la fissò stranito.

“Seguimi”

Con le mani strette alle cinghie del suo zainetto in pelle nera, camminava nel corridoio lugubre di quel posto.

Sentiva i suoi passi rimbombare e vedeva le luci del penitenziario spegnersi e accendersi come affette da un attacco epilettico. L’odore di muffa pervadeva le sue narici, e le grida dei carcerati in lontananza davano a quella situazione la perfetta melodia. Si disse che poteva esser la location perfetta per il suo prossimo compleanno.

Una donna andò incontro allo sceriffo. Sembravano voler discutere in piena privacy viste le loro voci basse. L’unica cosa che sentì fu la dottoressa che presa da un sussulto disse “E’ troppo pericoloso”.

Che codarda, pensò Mercoledì. Decise di accomodarsi su una panchina cigolante e marcia agli angoli del corridoio, picchiando nervosamente i suoi monolith sul pavimento in gomma.

“Vieni” disse lo sceriffo facendogli strada.

Entrarono in una stanza blindata con ben due porte di ferro. Avevano fatto le cose antifuga pensò.

Vide un vetro nero di fronte a lei che improvvisamente rivelò il contenuto di quella stanza che prima non c’era. Sembrava un grande schermo di uno di quei cinema di città, lo stesso che Tyler aveva montato nella cripta per il suo compleanno. Non era un film, era la realtà.

Si fermò ad osservarlo attentamente. Posò il suo sguardo sulle catene, sul suo petto nudo e pieno di sudore e poi arrivò ai suoi occhi spenti, privi di emozione. Si disse che per la prima volta rivedeva lei in lui. Fissò il ritmo del suo respiro, calmo stranamente. Le venne in mente cosa disse lo Zio Fester su quella pianista Hyde: bella e intelligente. Forse era una caratteristica di ogni Hyde. 

I suoi pensieri furono interrotti dallo sceriffo.

“Io devo entrare. Qualsiasi cosa accada non andartene in giro e resta ferma qui. Ok?”

Mercoledì annuì.

Lo sceriffo le porse il cappello e seguì la dottoressa per un percorso blindato. Sparì per qualche minuto prima di rivederlo entrare al di là del vetro.

Forse aveva trovato dopo mesi la forza di guardare negli occhi suo figlio. L'assassino di tutte quelle persone.

Tyler aprì lievemente gli occhi attratto dal rumore proveniente nella stanza. Le sue narici si espansero e il cigolio delle catene ruppe il silenzio. Era a tratti una bestia che rispondeva agli stimoli ambientali come un animale selvatico in cerca di una preda da sbranare.

“Tyler…sono io” sussurrò suo padre.

Tyler digrignò i denti e cercò di strapparsi le catene pronto ad attaccare.

“IO NON TI CONOSCO” ringhiò lasciando che una goccia di saliva scivolasse al lato destro della sua bocca.

“Io…” tremò lo sceriffo.

I suoi occhi si fecero sempre più rossi, e i suoi movimenti sempre più spasmodici. Lo sceriffo si paralizzò a pochi passi da suo figlio. Chiuse gli occhi, stanco di vivere e con la paura di non farcela. Nella concitazione e con la certezza di voler morire, vide qualcuno pararglisi di fronte senza alcuna paura.

I loro sguardi si incrociarono per la prima volta dopo quanto accaduto in quella foresta e in quella cripta, quando se ne era andato lasciandola morire.Tyler si immobilizzò fissandola intensamente. Il suo respiro si fece sempre più quiete fino a gettarsi all’indietro sul suo lettino sterile. Sentì il rumore delle catene rilasciarsi dalla tensione.

Mercoledì si avvicinò pericolosamente.

“Stai lontana è pericoloso” gridò la dottoressa da dietro il vetro.

“Ciao” disse semplicemente Mercoledì. 

Tyler la fissò intensamente senza staccare mai lo sguardo.

“So che mi riconosci” aggiunse Mercoledì con il suo solito tono sterile.

Tyler fissò il soffitto prima di trasformarsi in quella creatura mostruosa.

Mercoledì si avvicinò incurante, nonostante le grida di tutto il personale del penitenziario.

Tyler con tutta la forza la spinse per terra facendole battere la testa sul tavolo dei farmaci. Tutto girava intorno a lei e un prepotente fischio la frastornò. Non faceva male la botta,ma la consapevolezza che non avrebbe potuto aiutarlo. La consapevolezza di aver fallito in qualche modo, ancora prima di provarci.Aveva avuto la sua conferma agrodolce:se un Hyde ama non riesce ad uccidere e neppure a provarci. Si portò la mano sulla nuca e riuscì a sentire  una sensazione di caldo tra le dita. Fissò intensamente il rosso del sangue trai suoi polpastrelli. Non era lei che poteva salvarlo ripetè a se stessa. Si alzò vicino all'hyde e cercò di andarsene con le sue conferme, quando si sentì afferrare un braccio prepotentemente. Si schiantò prepotentemente contro un petto nudo. Riuscì a sentire il suo odore entrar prepotentemente nelle narici, tutto perfettamente sbagliato e tutto così tremendamente giusto. Riuscì ad alzare appena gli occhi e lo vide nelle sue sembianze umane, ancora con il respiro affannato.

“Scusami io…mi sei mancata…aiutami ti prego Mercoledì” sussurrò prima di svenire per una puntura fattagli a tradimento dalla dottoressa.

Mercoledì rimase a fissarlo svenuto sul letto.

Aveva ragione sua madre: niente è come sembra. 

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Capitolo 4
*** Cercarti...Trovarti. Forse. ***


Devastante. Terribile. Pauroso. Bellissimo.

Fissava il soffitto della sua camera da letto, cercando di imprimere come un nome su una lapide quell’odore a cui non aveva mai fatto caso. Mano si arrampicò con i suoi polpastrelli sulle coltri nere.Iniziò a darle dell’incosciente, della pazza psicopatica con istinti suicidi.

“Non ti ci mettere anche tu” proferì dandogli le spalle.

Mano fece il giro e piombò di fronte al suo naso. Iniziò a “parlare” di moduli di iscrizione alla Nevermore da firmare e spedire. 

“Lo so. Ho ancora 2 mesi prima che ricominci quello strazio di scuola”

Mano disse che era riuscito a trovare il numero di Enid grazie ad attente ricerche.

“Le scriverò non appena finito di meditare sulla dolcezza della morte”

Mano si fermò in attesa di capire cosa passasse per la testa di Mercoledì.

Con le sue dite smaltate di Silver Moon trafugato a Enid cominciò a giocare con le sue trecce.

“Non so che fare. Domani lo sceriffo tornerà a prendermi. Dice che la reazione di Tyler ha dell’incredibile… la prima reazione umana dopo mesi in quella struttura. Eppure sento che c’è qualcosa che mi ferirà in tutta questa storia, e per una volta nella mia vita non ho quella sensazione piacevole. Avrei preferito vedere un’altra lobotomia di mio Zio Festerà durante la celebrazione del 2 novembre.”

Mano disse che era normale e che anche lei doveva ammetter di aver dei sentimenti in fondo.

“Buonanotte” sussurrò chiudendo gli occhi e ignorando quella possibilità.

-

-

Il suo sonno fu interrotto da un suono straziante proveniente dal suo zainetto. Decise di ignorarlo ma continuava in modo compulsivo. Forse mano aveva messo qualche allarme?Barcollò verso l’origine del rumore giusto in tempo per vedere lo schermo dello strano aggeggio illuminarsi.

Qualcuno la stava chiamando con un numero sconosciuto:magari era il suo stalker con nuovi argomenti di cui trattare. Strofinò il dito verso il verde.

Al di là una voce squillante iniziò a parlare con enfasi.

“MERCOLEDì! FINALMENTE ANCHE TU HAI UN TELEFONO! COME STAI? SONO ENID, NEL CASO NON MI AVESSI RICONOSCIUTA! MERCOLEDì MI SENTI? MANO MI HA DATO IL TUO NUMERO”

“Sì. Fortunatamente ho ancora un udito.”

“E COME STANNO ANDANDO LE VACANZE?”

“Bene. Tu tutto ok? Più avute trasformazioni da lupo?”

“Oh no! Fortunatamente no. Credo che il mio dono sia limitato solo ad occasioni di pericolo o qualcosa del genere.”

“Oh bene. Almeno è una sorta di avvertimento per una situazione entusiasmante”

“Sicura che vada tutto bene? Ti sento più giù del solito”

“Mi hai solo svegliata.”

“Ma sono già le 10. Che ci fai ancora a letto?”

“Le 10 hai detto? Come le 10?”

“Sì. Devi fare qualche cosa oggi?”

“No, cioè sì. Ti dispiace se ti richiamo stasera?”

“Ma io voglio saperne di più! Il mio istinto da lupo sente che ci sono scoop a riguardo”

“Si tratta di Tyler”

Non sa perché lo disse. Non era mai capitato che si confidasse con qualcuno in tema di amore o altre cose simili. Forse perché a parte qualche bacetto al campeggio non aveva mai avuto a che fare con questo sentimento in modo maturo.

“Ci sei?”

“Stai parlando di quel Tyler? Di quella creatura che ha ucciso 4 persone e che sotto controllo della Thornill ha dato fuoco alla Nevermore”

“Non è stato lui a dare fuoco alla Nevermore”

“Ma a uccidere sì”

“Lo so.”

“E che c’entra Tyler con te?”

“E’ una cosa molto lunga da spiegare”

“Mercoledì…sai che io ci ho quasi rimesso la vita in quella foresta in uno scontro con Tyler vero? Stai attenta ti prego. Qualunque cosa ti stia passando per la testa medita e non fare l’impulsiva”

“So cavarmela”

“Non so se crederti”

“Stai tranquilla.”

“Chiamami stasera però. Non farmi chiamare mano per aver tue notizie”

“Ok. Ora devo andare”

Fortunatamente riattaccò Enid, perché non avrebbe saputo come fare.

A momenti sarebbe arrivato lo sceriffo a prenderla per tornare al penitenziario, ma stavolta avrebbe saputo cosa fare.

La macchina si fermò nell’esatto luogo del giorno prima

“Grazie di esser venuta”

Mercoledì non rispose continuando a leggere le pagine del libro che mano gli aveva dato.

“E’ il libro sulla cura degli Hyde”

Mercoledì lo fissò intensamente e annuì.

“C’è altre possibilità?Altre strade? Altre speranze?”

Senza rispondere ripose il libro nello zainetto e aprì lo sportello.

“Come non detto” sospirò lo sceriffo Galpin.

Mercoledì senza aspettarlo si diresse verso la stanza di Tyler a passo svelto finché non si trovò davanti la dottoressa che le sbarrò il passaggio.

“Dove stai andando?”

“Lo sa benissimo”

“Prima dovrai indossare i dispositivi di sicurezza. Non vogliamo episodi come quelli di ieri”

Mercoledì sogghignò.

“Crede che un caschetto e delle ginocchiere da rugbista possano impedire ad un Hyde di sbranare?”

“No, ma se ti dovesse lanciare non dovremmo spendere soldi in disinfettante. I fondi scarseggiano.Avanti”

Senza dire una parola le passò accanto, ignorando il suo sinistro caschetto arancione e altre strane protezioni da picnic famigliare nel bosco.

“Se morirai ti lasceremo in suo pasto”ringhiò la donna.

“Non vedo l’ora” sorrise prima di varcare la porta blindata. Si fermò non appena notò due medici in fondo ai piedi del letto di Tyler che parlavano tra loro.

“Questa notte si è trasformato 3 volte. Sta peggiorando rapidamente.”

“Continuate a far finta che non sia qui a due passi da voi e che non sia abbastanza umano per capire.” Ringhiò.

Lo fissarono entrambi prima di uscire dalla stanza ignorandolo del tutto.

Mercoledì rimase ferma sullo stipite della porta finché Tyler non notò la sua presenza.

“Sei tornata”

Mercoledì iniziò a rovistare nello zainetto.

“Perché sei tornata? Godi nel vedermi sempre meno lucido? Vuoi torturarmi? Non ti basta che non possa impedire tutto questo?”

Si avvicinò con uno strano termos e glielo porse.

“Smetti di lagnare. Ti ho portato un quadruplo”

“Caffè ad una creatura omicida e agitata. Geniale.” 

Fu l’altoparlante a parlare. Quella voce irritante si espanse in tutta la stanza.

“Dovete osservarci come in un film di serie B?”

“Sì. Ti vorrei ricordare che siamo in un penitenziario” rispose la voce meccanica.

“Ditemi che ci sono anche le telecamere…Vi prego”

“Anche”

“Se dovesse squartarmi mandate tutto il materiale a Stephen King.Avete il mio consenso.”

Tyler per la prima volta dopo mesi sorrise.

Mercoledì appoggiò il termos sul tavolo di ferro pieno di calmanti e farmaci.

“Non ti è bastata la lezione della cripta” proferì Tyler.

“Forse no.”

“Dura a morire” 

“Non ti darò questa soddisfazione”

“Peccato”

Era molto diverso dal ragazzo dolce e premuroso che aveva conosciuto. Si chiese se fossero falsità anche quelle premure oppure se la tenesse a distanza.

Si zittirono entrambi senza sapere che cosa dire.Poi Tyler ruppe il silenzio.

“Ho paura…”

“Non eri quello che si eccitava a vedere la paura negli occhi degli altri?”

“E a te ha eccitato gettare dei piranha nella piscina della scuola evirando quel ragazzo?”

“Sì.”

“Sì” rispose Tyler.

“Davvero non ricordi tuo padre?”

“Non è mai stato un padre per me. E’ l’unica cosa che dimenticherò con piacere”

Mercoledì chiuse gli occhi immaginando per un momento lo sceriffo piangere ai piedi di Gomez e forse anche in quel momento visto che stava ascoltando quella conversazione.

“Tu ami qualcuno?” Chiese Mercoledì fredda.

“Come?”

“Ami qualcuno o qualcosa?”

“No.” Rispose freddo.

“Mi odi vero?”

“Odio il modo in cui qualcosa mi impedisce di saltarti addosso”

“E poi?” Chiese.

“E poi odio il modo in cui mi tieni testa. Non hai paura di me.”

“Mai avuta. Dovresti averne tu.”

Tyler sogghignò.

“Sembra che io sia condannato a trasformarmi per sempre in quella bestia. Mi hanno detto che a trasformazione terminata mi uccideranno. Che ci fai qui se non per godere di questo?”

“E’ questo che vorresti?”

“Quali alternative ho?”

“Se le avessi le proveresti?”

“Una parte di me ama far del male alle persone.Si nutre di questo.”

“E l’altra?” Incitò Mercoledì.

“L’altra ha sempre sognato di vivere in una casa enorme, vicino al cimitero dove è sepolta mia madre con 2 bambini e la donna che ama.”

“Disgustoso. Fossi in te sceglierei la prima parte, anche se conosco qualcuno che ha saputo unire entrambe le cose”

“Sì?”

“I miei genitori. E’ divertente affacciarsi dalla finestra e vedere la tomba di tua nonna o di tua zia. Quando mi mancano solo solita disseppellirle.”

Tyler si zittì e chiuse gli occhi. Mercoledì si avvicinò appoggiando le sue mani sul letto freddo a pochi cm dalla sua mano.

“Non hai proprio paura di me vero? Avrei dovuto ucciderti” sospirò continuando a tenere i suoi occhi chiusi.

“Sarei tornata a tormentarti durante le sedute spiritiche di Halloween.”

Tyler aprì gli occhi e fissò attentamente il suo cardigan nero, le trecce cadere sulle sue spalle, i suoi occhi profondi e le sue labbra lievemente tinte da un rossetto viola scuro. Come una calamita e il suo magnete posò la sua mano incatenata sulla sua e la strinse.

“Aiutami a uscire da qui ti prego. Ho sentito che posso fare un’ipnosi e dimenticarmi di tutto. Preferisco questo anche se solo per pochi mesi di vita.”

“E se ci fosse un’altra possibilità?”

“Quale? Quella stronzata sull’amore?”

Mercoledì scansò la mano come se l’avesse bruciata con una fiamma ossidrica.

“So che ti piaccio…ma non ti amo. Non puoi aiutarmi”

“Perfetto. Almeno non perderò ulteriore tempo.”

Afferrò lo zaino ignorando il suo sguardo puntato su di lei.

“Non te ne andare ti prego”

“Addio Tyler”

“ASPETTA” gridò.

La rabbia prese possesso dei suoi muscoli. Le sue vene svettarono dalle sue braccia.Mercoledì senza pensarci si avvicinò di nuovo terribilmente a lui.

“Puoi controllarlo. Lo so che puoi.”

Tyler ringhiò con forza. Delle lacrime solcarono il suo volto, gli spasmi si fecero sempre più marcati, potenti, incontrollabili.

“Guardami Tyler. Lo puoi fare.”

La dottoressa entrò di corsa con la stessa puntura del giorno precedente.

“ASPETTI! NON LO FACCIA!” gridò Mercoledì.

“Tu vuoi ucciderci tutti!”

“ASPETTI! TYLER ASCOLTAMI. GUARDAMI. CONTROLLALO. NON SEI SOLO.”

Tyler iniziò a tremare sempre di più. Lanciò un grido quasi disumano.

“NON ME NE VADO. SONO QUA. GUARDAMI”

Prese il suo volto tra le mani incurante del pericolo a cui si stava esponendo.

Mercoledì lo strinse a sé, nonostante si irrigidisse sempre di più.

“BASTA DEVO FARLO!” Gridò la dottoressa.

“Adesso mi hai stancata!”

Mercoledì prese la fiala in malo modo dalle sue mani e con forza la gettò per terra rompendone il contenuto.

“SEI UNA PAZZA”

Tyler spinse la dottoressa per terra, poi con un gesto fulmineo strinse Mercoledì tra le braccia in modo soffocante. Posò la sua fronte sudata sull’incavo della sua spalla ringhiando.

“Fallo.Uccidimi.”

“Non posso” ringhiò. “Con te non riesco.”

Ancor prima di rispondere Mercoledì si sentì staccare dal suo corpo da delle guardie e lo vide trasformarsi poco prima di esser trascinata via. 

-

-

 

“Mia piccola nuvoletta di tempesta”

Mercoledì si diresse in camera senza considerare le domande di sua madre o le proposte di suo fratello di mettere su una ghigliottina per i criceti.

“Gomez caro, devo andare a parlare con lei. Aspettami.”

“Ora come ogni giorno mia cara”

Morticia salì le scale fermandosi davanti alla porta chiusa con sopra un cartello “ENTRA E MORIRAI”

“Vipera…come è andata?”

“Madre vorrei stare a contemplare la morte in solitudine”

“Non possiamo farlo assieme? Sai quanto adoro contemplarla”

“Possiamo farlo domani mattina”

“Non andrai con lo sceriffo domani?”

“No. Non andrò più con lo sceriffo.Ho tutte le risposte che mi servono.”

“Ok…ti lascio trai tuoi bei pensieri”

Mise le sue braccia incrociate attorno al suo petto e ignorando anche i bussare di mano si addormentò.

-

-

Le pareti piene di quadri illuminati da luce soffusa facevano da padrone. Cominciò a avanzare sentendo il freddo del parquet sotto i piedi. Si concentrò su ogni singola litografia e figura: un paesaggio, una montagna, una famiglia felice ad un luna Park. Quando le immagini terminarono si trovò di fronte una porta socchiusa e senza esitare spinse la maniglia.Si avvicinò a un tavolo di mogano con sopra una candela accesa quasi finita. Si incantò nel fissare i movimenti ondulatori delle fiamme, come se potessero rivelarle qualcosa. Avvicinò le sue dita sulla cima della fiamma,giocando e beandosi della sensazione di calore sui polpastrelli.All’impovviso si sentì cingere ai fianchi da qualcosa, sussultò.La stretta si fece sempre più forte.Non era una stretta demoniaca, ma qualcosa di dolce che le impediva di voltarsi. Il contatto lo aveva sempre odiato, ma in quel momento si sentiva come scaldata dentro da un’emozione che non voleva sentire…che non poteva sentire. Si sentiva piena e non a metà. Sentì un sospiro sul suo collo, e inghiottì a vuoto. Chiuse gli occhi e strinse le nocche sul tavolo fin a sbiancarle.Sentì delle labbra posarsi sulla sua spalla e lasciare una scia di baci sulla scapola.Riconobbe quell’odore inconfondibile. Si voltò di scatto trovandosi i suoi occhi profondi che la fissavano senza mai staccarsi, immobili. La lieve luce della candela illuminava il suo petto nel cuore della notte.Era bellissimo. Tyler posò la sua mano sulla guancia e poi la baciò a stampo fermandosi un secondo a pochi centimetri da lei, per attendere una reazione.Lei rispose aggrappandosi disperatamente a lui. La spinse lievemente contro la porta continuando a stringerla forte a sé, beandosi di quel momento. Il bacio si fece sempre più spinto e le braccia di Mercoledì si strinsero intorno al suo collo. La prese in braccio come se niente fosse e la portò sul letto, schiacciandola con il suo peso. Cercò e unì le sue dita con le sue continuando quella danza incessante. 

 

I macchinari del penitenziario cominciarono a suonare compulsivamente, attirando l’equipe dei medici ad osservare quella cosa per loro nuova. Le linee dell’elettroencefalogramma andavano come onde a ritmo compulsivo. Videro lui muoversi delicatamente in quel piccolo spazio tra le catene e lo videro sorridere beato dopo notti passate a trasformarsi a ritmi di due ore.

Mercoledì si rigirò stringendo le lenzuola tra le mani.

 

I loro corpi si nutrivano di quei baci finché Tyler non si fermò e si fissarono negli occhi intensamente sorridendo. 

 

Mercoledì aprì gli occhi trovandosi di fronte solo la sua stanza vuota e per la seconda volta nella vita sentì che le mancava qualcosa o qualcuno dopo Scorpius. Percepì quella sensazione di volerne di più. Era tutto un sogno…o una visione…o un sogno.

Tyler aprì gli occhi guardandosi intorno sentendosi terribilmente sperso. Vide tutti i medici aldilà del vetro fissarlo:la rabbia montò ma riuscì a controllarla. Si disse che se si fosse trasformato non avrebbero più concesso a nessuno di avvicinarsi. Si gettò all’indietro fissando il soffitto e sorrise prima di riaddormentarsi.Avrebbe dato la vita per sentire quella sensazione di appagatezza del suo sogno. Mercoledì. Forse la sua Mercoledì da quella volta che gli apparse dalla nube di vapore di quella macchinetta del caffè fuori uso.

 

Mercoledì non riuscì più a prender sonno. Fece ricerche sul dono di visioni future, sui sogni premonitori finché non perse la cognizione del tempo.Si accorse di esser ormai a mattina quando  vide entrare mano con un vassoio di tè all’ortica e biscotti al sapore di arancio e liquirizia. 

Chiese che cosa ci facesse già in piedi.

“Niente. Brutti sogni.”

Mano non chiese altro e si allontanò. Chiuse gli occhi ricercando quella sensazione sempre più lontana. Era come se fossero stati legati da un patto di sangue che lei non sapeva spiegarsi. 

 

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Capitolo 5
*** Ti farò mia. ***


"Abbiamo deciso di affiancare a Tyler uno psicologo. Stanotte è successo dell'incredibile."

"Che cosa è successo?"

"Oltre al fatto che non si è trasformato,i tracciati dell'elettroencefalogramma e le analisi hanno riscontrato nel suo sangue presenza di ossitocina e serotonina a livelli elevati."

"Mi perdoni ma cosa significa?"

"Tyler stava sognando qualcosa di bello che ha controllato la trasformazione. Bisogna solo capire che cosa e se sia sufficiente somministrare in lui questi ormoni o se devono direttamente essere prodotti dal suo cervello"

"Non basta chiedergli che cosa abbia sognato?"

"Secondo lei non lo abbiamo già fatto? Muto"

Lo sceriffo sbuffò.

"Non avete provato a somministrargliela?"

"Certo, ma il tracciato non corrisponde a quello della sera prima. Ha solo avuto l'effetto di un calmante"

"Questa storia mi farà perdere il lavoro e a quel punto non potrò più permettermi le sue cure"

"Dov'è la ragazzina pazza?"

"Non è venuta"

"Ci serve la ragazzina. Con lei riesce a parlare e magari sapremo il contenuto del suo sogno"

"Non credo che verrà"

"Andremo noi da lei"

"Noi?"

"Preparate il furgone"

"Volete portare Tyler a casa sua?"

"Sì. Legato ovviamente e con tutte le accortezze tipo braccialetti per la scossa e altri dispositivi simili"

"Fino ad ieri non volevate farlo uscire e fargli vedere qualcuno e adesso lo portate a casa Addams?"

"Non è una mia scelta. Lo ha deciso il primario con lo psichiatra e lo psicologo. Io eseguo solo gli ordini"

"E' una follia."

"Non spetta a noi a quanto pare deciderlo"

La dottoressa entrò nella stanza di Tyler poggiando sul tavolo un pezzo di pane.

"Tyler. Oggi usciremo."

"Usciremo?" Chiese incuriosito mandando a quel paese le sue intenzioni di fare il muto.

"Certo. Andremo a fare una visita a quella ragazzina che viene a farti visita"

"Mercoledì?"

"Sì credo si chiami così."

"Non parlerò con nessuno del mio sogno, non parlerò con nessuno né tanto meno con quella mocciosa"

"I tentativi non gli decido io. Preparati."

-

-

Lo sceriffo con il furgone alle spalle bussò alla porta della residenza degli Addams.

Gomez e Morticia aprirono osservando il furgone alle spalle.

"Mi dispiace venire qui, senza preavviso per giunta."

"Che sta succedendo?"

"Avevi detto che mi avresti aiutato a salvare mio figlio"

"Bene e con questo?"

"I dottori hanno deciso che potesse fargli bene uscire e vedere Mercoledì all'esterno"

"Mi stai dicendo che tuo figlio è su quel furgone?"

"Sì, Signora Addams" 

Una donna interruppe la loro conversazione.

"Non deve preoccuparsi. E' legato e con 20 bracciali per la scossa che stenderebbero un elefante se azionati contemporaneamente"

"Mia cara non doveva disturbarsi a portarli. Noi abbiamo una sedia elettrica di famiglia al piano di sopra, se vuole può legarlo lì che dice?"

La donna stranita fece un passo indietro.

"Che bello! Finalmente un'attività in famiglia" sorrise Gomez.

Tyler fu scaricato dal furgone come un vero e proprio torturato ai tempi dell'inquisizione.

"Ciao ragazzo"

Morticia si avvicinò spostando lievemente i suoi ricci sulla fronte.

"Voglio andarmene da qui" ringhiò Tyler.

"Mio caro, la tua resistenza non fa altro che entusiasmarmi."

"Adesso lo liberiamo cosicché possa caminare liberamente seppur in catene."

Per la prima volta dopo mesi, Tyler sentì i suoi piedi toccare per terra e la sensazione fu davvero bellissima. Trascinò le sue catene e i suoi braccialetti nel porticato degli Addams.

"Dove si trova sua figlia?"

"Al piano di sopra, mano mi ha detto che sta facendo colazione"

"Mano?"

"MANOOO" gridò la donna di casa.

L'appendice cominciò a correre verso il luogo. Iniziò ad agitarsi non capendo cosa stesse succedendo. Il ragazzo delle consegne svenne.

"Fa sempre questo effetto!" Sorrise Gomez sotto i baffi.

"Volete lasciarmi con questi psicopatici?" Chiese Tyler

"Così ci lusinghi mio caro"

"Sì. Staremo qua fuori e sei pieno di GPS sotto pelle. Non vorrai dirmi che hai paura di loro?" Sorrise la dottoressa nella speranza che facessero fuori quella creatura che stava portando via tutte le prospettive di carriera altrove.

Tyler entrò in casa fissando suo padre negli occhi prima che la porta di casa Addams si chiudesse lasciando tutto il mondo fuori.

"Andiamo ragazzo! Vuoi prima vedere la casa? C'è la sala delle torture, la biblioteca dei veleni, ma la cosa a cui tengo di più è stanza dei nostri cimeli di famiglia. Se vuoi Puggsley ti farà vedere tutto"

"Io non ci vado con quello" disse scappando in un'altra stanza

"Non farci caso è sempre stato il codardo di famiglia" 

"Non mi interessa vedere niente.Voglio andarmene e tornare nel penitenziario"

"Andiamo ti porto da Mercoledì.Lei saprà come torturarti." Sorrise Morticia.

Morticia trascinò le sue catene al piano di sopra. Tyler a testa bassa salì ogni singolo gradino di quelle scale marmoree finché non si trovò di fronte una porta "ENTRA E MUORI".Sorrise.

"Ok, quando hai deciso bussa e entra. Io tornerò di sotto."

Morticia con fare esuberante corse per le scale lasciandolo completamente solo.

Tyler restò immobile sospirando davanti alla porta. Avrebbe aspettato lì un'ora e poi sarebbe sceso e tornato nel penitenziario. Sì così avrebbe fatto. Allora perché stava bussando?

Una voce al di là della porta rispose.

"Mano? Entra solo se hai altri biscotti."

Tyler spinse la porta strisciando le sue catene sul parquet di legno ebano.

Mercoledì si voltò attratta dal rumore cigolante e sobbalzò sbattendo sullo spigolo del suo baldacchino. 

"Che diavolo ci fai in casa mia? Sei scappato?"

"No, i medici hanno pensato potesse farmi bene vederti"

Mercoledì si avvicinò lentamente.

"Ieri non volevano neppure che ti facessi visita e adesso ti portano a casa mia con queste ridicole protezioni? Che cosa è cambiato?"

"Dicono che stanotte non mi sono trasformato e che le mie analisi sono anomale"

"Anomale?"

"Sì...ano..male."

Mercoledì si avvicinò a lui e cominciò a girargli intorno.

"Non sei il primo serial killer nella mia camera sai?"

"No?" Sorrise.

"No sei il nono."

"Wow avete dei bei precedenti in famiglia"

Mercoledì gli porse un biscotto.

"Tranquillo non è avvelenato. Di solito mi piace avvelenare con la Cicuta, ma non è molto reperibile sul mercato"

"Non mi vanno"

"Ok. Cosa dovremmo fare in questo tempo?"

"Non lo so. Si aspettano che ti racconti cosa è successo stanotte"

Mercoledì sgranò gli occhi, sperando che il suo interlocutore non si accorgesse della sua caduta di emozioni.

"Cosa è successo stanotte?"

"Niente di rilevante"

"Eppure deve esserlo se ti hanno portato qua"

"Solo analisi anomale e un sogno"

Mercoledì picchiettò nervosamente i polpastrelli sul tavolo.

"Un sogno?" Chiese in modo falsamente confuso.

"Sì, ma non dirò a nessuno di cosa si tratta."

"Nemmeno mi interessa saperlo"

Tyler si avvicinò come attratto da una forza invisibile. Mercoledì iniziò ad ordinare i suoi fogli di studio sulla scrivania.

"Che stavi leggendo?"

"Studi sull'eutanasia"

Tyler fermò con le catene l'ultimo foglio prima che Mercoledì lo afferrasse.

"Sogni e premonizioni" lesse ad alta voce.

"Premonizioni su un'eutanasia" aggiunse facendo trasparire un velo di agitazione.

"Oppure..."sussurrò Tyler "abbiamo fatto lo stesso sogno"

"Io non sogno mai" 

"Sicura? L'eutanasia l'hai sognata o sbaglio?"

Tyler fulmineo la intrappolò al muro, tra la scrivania e il suo letto a baldacchino.

"E'stato Puggsley a sognare l'eutanasia. Puoi chiederglielo."

"Quindi non mi hai sognato?" Sussurrò a pochi cm da lei.

"No."

Tyler si avvicinò al suo orecchio.

"Io sì invece"

Lo sussurrò in un modo terribilmente erotico.

Mercoledì iniziò ad irrigidirsi e a fissare il soffitto mordendosi le labbra fino a farle sanguinare.

"Sei come droga" continuò.

Con le braccia ad anello a causa delle catene la strinse ancora di più a sé, in trappola.

Chiuse gli occhi in attesa di morire nel modo più stupido e bello che potesse immaginare.

La fronte di Tyler si depositò nell'incavo della sua spalla e la strinse forte a sé.

Se avessero prelevato un campione di sangue in quel momento avrebbero trovato solo ossitocina.

Mercoledì si scostò e si trovarono a fissarsi negli occhi pericolosamente.

Tyler tentò di avvicinarsi alle sue labbra, ma Mercoledì lo fermò con la sua mano.

"No.Non posso Tyler"

"Non puoi fare cosa? Baciarmi?"

"Aiutarti in quel senso"

"Io non stavo minimamente pensando a te come un farmaco"

"Non intendevo questo."

Tyler si divincolò e poi notò lo schermo del telefono di Mercoledì illuminarsi con un nome inequivocabile "Xavier".

Tyler sogghignò.

"Non rispondi?"

"No"

"Mercoledì cos'è? Non sono il reietto giusto per te?"

"No, io non so perché mi stia chiamando"

"Tolgo il disturbo"

Prima che potesse raggiungere la porta Mercoledì gli si parò di fronte impedendogli di uscire.

"Spostati"

"No"

"Spostati o lo farò con la forza"

"E verrai fulminato"

"Spostati ho detto!" Gridò. Forse.

"Ho sognato che stavamo per far sesso" disse Mercoledì tutto in un fiato.

Tyler la fissò intensamente.

"E hai pensato che potesse esser un sogno premonitore?"

"Non lo so...una visione...un sogno...un incubo"

I muscoli di Tyler si rilassarono e la spinsero alla porta di nuovo. In trappola.

"E avresti voluto fosse vero?" Sussurrò.

"Non ti darò questa soddisfazione" disse tremando.

"Te lo leggo negli occhi"

Tyler si avvicinò ad 1 cm dalle sue labbra fissando la sua reazione.

"Ti farò impazzire. Ti porterò a desiderare di esser uccisa e torturata. Ti farò del male e solo quando mi supplicherai ti farò mia"

Tyler la scansò e uscì lasciandola a fissare il vuoto tra mille pensieri.

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Capitolo 6
*** Amore, Seratonina e Suicidio. ***


Tyler entrò nel grande salotto di casa Addams fissando i coniugi amoreggiare.

Il suo voltò assunse una smorfia confusa e a tratti disgustata.

"Fanno sempre così."precisò Puggsley con 2 muffin al cioccolato in bocca.

"Anche peggio" aggiunse Mercoledì scendendo le scale come se niente fosse.

"Dove stai andando?"chiese Tyler.

"Giro per casa mia. Tu piuttosto? Vuoi andartene o hai intenzione di finire legato nella sala delle torture?"

Il bussare della porta prevenne il loro conflitto.

Lurch aprì trovandosi di fronte la dottoressa.

"Salve, strano maggiordomo zombie. Posso entrare?"

Lurch ringhiò spostandosi per fare spazio.

"Siete venuti a prendermi?"chiese Tyler.

"Sì, ma prima devi sederti"

"Perché?"

"Devo farti un prelievo di sangue veloce."

"Ancora? Mi state trasformando in un colabrodo"

"Ti piace lagnarti" proferì Mercoledì.

"Non mi sto lagnando"

"Mentre ti lagni tra esattamente 3, 2, 1" contò Mercoledì.

"Che cosa?"

"Sono 24 ore che non ti trasformi. Congratulazioni Haggy Waggy"

"24 ore?" chiese la dottoressa.

"Vorreste dire che non le ha contate? Non è molto professionale da parte sua."

"E lo hai fatto tu vero?" Sogghignò Tyler.

"Sono molto attenta al dettaglio"

Tyler si adagiò sulla poltrona e scoprì il braccio senza guardare.

"Non dirmi che hai anche paura degli aghi"

"Mi fanno solo schifo"

"Hai molti punti deboli"

"Vuoi usarli contro di me?"

"Non eccitarmi troppo"

Tyler sorrise, Mercoledì ricambiò lievemente.

La dottoressa li fissò attentamente. Aveva avuto un'idea.

"Devo chiederti una cosa prima di fare il prelievo"disse studiando Mercoledì

"Che cosa?" Chiese Tyler

"Mercoledì vieni con me" disse la dottoressa gettando i guanti sul tavolo marmoreo

"Dove?"

"C'è un posto in cui possiamo parlare da sole?"

"La stanza delle torture o la cucina"

"Va bene la cucina."

Mercoledì si incamminò seguita dalla dottoressa.

"Ho bisogno che tu durante il prelievo faccia una cosa"

"Che cosa?"

"Fai qualcosa di dolce per Tyler"

"Torturarlo andrebbe bene?"

"Non fare la spiritosa"

"Che cosa dovrei fare?Lobotomia, estirpazione dell'unghia dell'alluce oppure..."

"Baciarlo sulla guancia o tenergli la mano" continuò la dottoressa.

"Escluso"

"Ho una bellissima serie di strumenti di tortura in quel penitenziario. Potresti prenderne qualcuno se ti va"

"Strumenti tipo?"

"Manette o altri strumenti per legare"

"Li ho"

"Scossa e altri dispositivi di elettroshock"

"Deve offrire di più ne ho 4"

"Farmaco per l'eutanasia?"

"Mmm...3 fiale potrebbero bastarmi"

"Affare fatto"

La dottoressa allungò la mano in segno di giuramento,ma lei si allontanò lasciandola in confusione al centro della stanza.Scosse la testa e tornò in salotto dritta a fare il suo lavoro e a venir via da quella casa spettrale.

"Ok siamo pronti a fare il prelievo"

Mercoledì si adagiò seduta sul bracciolo della poltrona aspettando che il laccio emostatico venisse stretto.

"Vuoi che ti tenga la mano?"sogghignò Mercoledì nel fissare la faccia impaurita di Tyler.

"Non son un bambino"

"Sicuro?Vuoi il ciuccio?"

"Vuoi farmi proprio incazzare oggi?"

"Uh che paura, l'orsacchiotto feroce blu potrebbe sbranarmi."

"Sei una stronza di prima categoria"

"Sei in vena di complimenti oggi"

La dottoressa la fissò facendole capire di essere pronta a fare il prelievo.

Mercoledì lo colpì forte sulla guancia con uno schiaffo

"Sei pazza? Ma cosa ti ho fatto?" Gridò Tyler.

"Mi hai aggredita e mi hai lasciata morire in una cripta"

"Non sei morta visto che sei qua a schiaffeggiarmi"

"Purtroppo no" ghignò.

"Sei forte per essere minuta"

"Ti voglio ricordare chi ha steso quei 3 timorati di Dio nel tuo bar?"

"Ecco perché fa così male"

"Visto che sei un bambino, ai bambini si dà un bacio sulla parte che fa male" sghignazzò.

Tyler la guardò confuso finché Mercoledì si avvicinò a lui e posò delicatamente le sue labbra sullo zigomo.A quel contatto una scarica elettrica attraversò il suo corpo.Rimase a fissarla imbambolato.

"Ok abbiamo fatto"

La dottoressa chiuse la provetta e la mise nella sua borsa di pelle marrone.

"Verrai a trovarmi domani?" Chiese Tyler sottovoce.

"Forse" disse facendogli l'occhiolino.

"Possiamo andare"

"Sì ricordi di portarmi ciò che ha promesso"sussurrò alla dottoressa

"Avresti bisogno di uno psichiatra pure tu" ringhiò la bionda.

Mercoledì scrollo le spalle e tornò in camera sua.

Tyler la guardò mentre si allontanava sempre di più. Un metro e faceva freddo. Due metri gli mancava. Sparì dalla sua vista e si sentì strappare un pezzo di sé.Era riuscita ad entrargli dentro di lui più di quanto volesse e potesse immaginarsi.

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Indossò i suoi occhiali per leggere meglio e confermare la sua tesi. Sorrise entusiasta.

"Come immaginavo" proferì la dottoressa tenendo stretti tra le mani i risultati delle analisi.

"Che cosa succede?" Chiese lo specializzando.

"I livelli di serotonina e ossitocina sono alle stelle. Un essere umano avrebbe avuto come minimo un malore"

"Che cosa significa?"

"Che ciò che tiene sotto controllo la sua parte malvagia è l'amore"

"L'amore?"

"Quasi fiabesco non trovi?"

"Come fai a sapere che si tratta di amore?"

"Quando ho fatto il prelievo l'ho fatto baciare sulla guancia da quella ragazzina"

"E con questo?"

"Significa che il nostro Tyler è innamorato di lei"

"E quindi...più tempo passerà con lei..."

"E più il mostro sarà sotto controllo"dissero all'unisono.

"Che cosa hai intenzione di fare?"

"Manderò queste analisi e la relazione al capo e poi chiederò un suo immediato trasferimento a casa Addams con controlli periodici"

"Hai intenzione di farli vivere insieme? Quale famiglia sana di mente terrebbe un Hyde a dormire con sua figlia?"

"Ma gli Addams non sono sani di mente"

"Vuoi dire che accetterebbero?"

"Sono certa che lo faranno. Mi preoccupa il consenso di suo padre, ma quello spetterà a te"

"Vuoi che convinca lo sceriffo a firmare il trasferimento?"

"Sì."

"Ma non lo farà mai!"

"Quell'uomo è disperato,si sarebbe fatto uccidere piuttosto. Adesso devo tornare da mia figlia, buon turno"

La porta si chiuse lasciando lo specializzando ai suoi compiti.

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Passò la giornata a costruire ghigliottine con suo fratello.Da quando era tornata a casa dalla Nevermore lo aveva ignorato come se fosse stata da sempre figlia unica. Si rese conto che invidiava suo fratello: anche lei avrebbe voluto una figura di riferimento su cui contare e con cui confidarsi. Modestamente ha sempre creduto che Puggsley fosse fortunato in questo. 

"Che ne pensi di Tyler?" Chiese Puggsley mentre affilava la 3 lama di prova.

"E' psicopatico"

"E' stato lui che ha ucciso tutte quelle persone per riportare in vita il pazzo religioso che ti ha uccisa?"

"Sì"

"E non hai paura?"

"Io non ho mai paura"

"Non è vero. Ogni volta mi fai sentire come se non fossi un Addams con questa storia di esser sempre marmorea e lapidea con tutti"

"Io sono così"

"A me piace comunque che tu sia così perché mi dà tanta forza. E mi piace anche quel tale"

Mercoledì senza rispondere prese la lama e la fece scorrere.

"Continuiamo domani ok?"

Puggsley annui.

"Buonanotte e incubi d'oro"

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Si trascinò in camera chiudendo la porta alle sue spalle, poi notò una luce intermittente illuminare la stanza. Prese il telefono tra le mani "Xavier" 37 chiamate perse.

Quando stava per legger gli strani avvisi che Enid chiamava messaggi, il telefono squillò tra le sue mani. Decise di rispondere.

"Mercoledì finalmente hai risposto"gridò ansimando.

"Ciao Xavier"

"Io...io...mi son spaventato a morte. Come stai?"

"Tutto bene...spaventato perché?"

"Ho fatto un sogno che ti riguardava e visto il mio collegamento con l'Hyde ho creduto ti fosse accaduto qualcosa.Adesso che ti sento sono più tranquillo"

"L'hyde ha un nome"precisò.

"E questo dovrebbe importarmi?Senti stai attenta, guardati le spalle"

"Che hai sognato esattamente?"

"Questo non è importante"

"Dal momento che mi hai lasciato 52 avvisi su quella strana applicazione e mi hai chiamata 37 volte direi che mi devi delle spiegazioni"

"E' imbarazzante"

"Che cosa?"

"Il sogno...comunque lascia perdere. Sono solo paranoico"

"Parla o giuro che ti torturerò a inizio semestre"

"Ok...non so come dirtelo...ho sognato che ti uccideva durante un rapporto sessuale...ecco l'ho detto."

Mercoledì tacque.

"Tutto ok? Mi senti?"

"Sì. Comunque non c'è questo pericolo...adesso devo andare."

"Occhi aperti"

Mercoledì gettò il telefono sul letto. E se fosse quella la causa della sua morte? 

Si mise a meditare se fosse il modo giusto per andarsene o se avrebbe preferito qualcosa di entusiasmante mentre si cambiava per andarsene a letto.

Tutto si fece nero e una scarica elettrica attraversò la sua colonna vertebrale. I suoi occhi andarono all'indietro e battè prepotentemente la testa sul pavimento. Il rimbombo si espanse per tutta la casa.

Si ritrovò nello stesso corridoio del suo sogno. Confusa si aggrappò alla parete, barcollando verso la porta socchiusa. Quando entrò si trovò di fronte lo sceriffo che si fissava allo specchio illuminato solo dalla luce soffusa della candela.

Stava piangendo con una foto tra le mani.

Mercoledì si avvicinò alle sue spalle. La foto ritraeva la madre di Tyler...la riconobbe perché era la stessa allegata al suo fascicolo medico.

"Se non ho spezzato la tua maledizione significa che non mi hai amato.Perché? Perchèèèèè? Gridò piangendo.

"Non ho più uno scopo in questo mondo"

Mercoledì lo guardò confusa finché si mise una pistola in bocca e si sparò di fronte ai suoi occhi.

 

Aprì gli occhi circondata dalla sua famiglia.

Morticia le teneva la testa preoccupata.

"Che cosa è successo?Che cosa hai visto?"

"Lo sceriffo è morto" proferì.

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Capitolo 7
*** Tutti a casa Addams. ***


Il funerale dello sceriffo Galpin non fu entusiasmante come se lo aspettava. Troppi encomi e melodie sdolcinate. Tyler in manette, seduto su una sedia in prima fila, fissava la bara davanti ai suoi occhi senza mai staccare lo sguardo dal nome inciso sulla targhetta in bronzo . Strinse i denti osservando i volti di persone mai viste venire ad elogiarlo. Si sentiva come un fenomeno da baraccone osservato da un branco di turisti. Tutti gli giravano alla larga spaventati o credendolo responsabile del suo suicidio.Solo qualcuno lanciava uno sguardo di condoglianze a distanza ravvicinata. Vide qualcuno affiancarsi accanto a lui e depositare una rosa nera sulla bara prima che potessero gettarvi sopra la terra. I loro sguardi si incrociarono. Poggiò delicatamente la sua mano smaltata silver moon sulla spalla e lui la afferrò come poteva stringendola. Solo in quel momento si lasciò andare dopo ore passate a non far trasparire nessuna emozione dall'esterno. Poggiò la sua fronte sul suo cardigan nero e iniziò a piangere fregandosi delle opinioni e dei giudizi altrui. Mercoledì accarezzava i suoi boccoli osservata dalla sua famiglia e dallo sguardo inquisitorio di Gomez.

Tutti si allontanarono non appena la terra ricoprì la bara, mentre le guardie e i dottori si avvicinarono a loro due.

"Vuoi stare un altro po' qua o vuoi andartene?" chiese dolcemente la dottoressa.

Tyler tirò su con il naso,staccandosi da Mercoledì e la fissò.

"Voglio andarmene."

Si alzò barcollando incamminandosi verso il furgone insieme a Mercoledì.

Gomez corse incontro alla dottoressa fermandola.

"Aspetti...volevo chiederle che cosa succederà adesso"

"Non lo so...mi dispiace"

"Non può non saperlo avanti."

La dottoressa sospirò e iniziò a parlare.

"Lo sceriffo ha lasciato una somma per le cure di suo figlio ma non durerà all'infinito. Questo purtroppo è un altro trauma nella vita di Tyler e non sappiamo quale impatto potrà avere sulla creatura."

"Non si è più trasformato giusto?"

"Esatto...ma non ha ancora elaborato il suo lutto. Io non vorrei esser disfattista ma non lo so..."

"Ascolti, Tyler diventerà maggiorenne tra qualche giorno giusto? Ho fatto un giuramento allo sceriffo e gli Addams sono uomini di parola. Ho giurato che avrei aiutato lui e suo figlio e lo farò. Come ben sa i soldi non sono un problema in casa Addams."

"Come le dicevo non sono i soldi il problema, almeno non in questo momento"

"E che problema c'è?"

"Non ha nessuno che si prenderà cura di lui. Nel programma di terapia doveva tornare a casa in questi giorni controllato a distanza.Ha la sua vecchia casa,ma il nulla osta prevedeva la presenza costante di un tutore...da solo i medici e il giudice non daranno mai il consenso. Poi una volta maggiorenne servirà anche il suo consenso"

Gomez strinse la mano a Morticia e si guardarono.

"Possiamo ospitarlo noi finché non sarà maggiorenne e poi deciderà lui che percorso seguire." Aggiunse Morticia.

La dottoressa sorrise. Aveva fatto centro nonostante l'imprevisto tragico.

"Siete sicuri?"chiese lasciando trasparire un leggero sorriso di entusiasmo.

"Dove si firma?" Chiese Gomez spavaldo.

"Il permesso è stato accordato ieri in realtà."

"Lo sceriffo ha firmato il consenso perché stia da noi e ci ha designato tutori?"

"Il mio specializzando è riuscito a fargli avere la relazione sulle scoperte e sullo stato di salute di Tyler...credo sia quello che lo abbia spinto al suicidio...e poi ha firmato comunque tramite firma elettronica."

"Che cosa c'era scritto nella relazione?" Chiese Morticia incuriosita.

"L'atto riportava che Tyler riesce a controllare la sua trasformazione grazie al sentimento che prova verso vostra figlia...e anche la moglie, la madre di Tyler, aveva lo stesso disturbo" sospirò per poi continuare "Credo abbia capito che lei insomma...non lo abbia mai amato"

"Ci pensi mia ccara...se avessi saputo io una cosa del genere" sospirò Gomez.

"Cosa moncher....cosa?"disse stringendo le sue mani

"Mi sarei ucciso ma prima torturato" disse marcando il torturato.

"Oh mio caro"

Iniziarono a sbaciucchiarsi.

"Potete evitare queste esternazioni" rimproverò Puggsley.

"Oh si scusa...comunque son disposto a tenerlo con noi"

"Vuoi dire che il mostro verrà in casa nostra?" Chiese Puggsley divertito.

"Sì è deciso"

"EVVAI TORTURE DA ATTUARE CON UN MASCHIO"

"Senta dottoressa...non possiamo slegarlo? Averlo in casa con le catene cigolanti disturba il nostro maggiordomo che ha il sonno leggero"

"Credo che i dispositivi di scossa sotto pelle e il GPS sia sufficiente. Tyler deve fare una volta a settimana delle sedute nella vostra casa insieme ad analisi e vari test. Dovrete comunicarci ogni spostamento altrimenti azioneremo la scossa come uscirà dal campo di 1 km dalla vostra abitazione e soprattutto dovrete informarci sulle trasformazioni e somministrargli calmanti ogni volta che inizierà a ringhiare. Tutto chiaro? Pensate di potercela fare?"

Gomez annuì.

"Parola di Addams" disse colpendosi il cuore a pugno chiuso.

-

-

Tyler appoggiò la testa sullo sportello del furgone.

"Avrei voluto fosse diverso...avrei voluto chiarirci. Cosa ho ottenuto? Sono solo al mondo!" Singhiozzò picchiando la sua fronte e incrinando lo sportello del mini van bianco.

"Non sei solo" proferì Mercoledì.

"Non sono solo? Rimarrò chiuso in quel penitenziario con te che verrai qualche volta come si vanno a trovare i malati alle palliative."

"Sono dipendente dal torturarti ormai." 

Tyler la fissò accennando un lieve sorriso.

Le guardie lo raggiunsero e l'autista aprì il furgone. 

"Verrai domani?" Chiese Tyler speranzoso.

"Solo se la smetti di comportarti in questo modo così premuroso e appiccicoso. Mi dai la nausea."

"Il tuo modo di consolarmi è terribile"

"Non c'è di che"

Quando stava per salire sul furgone, la dottoressa li raggiunse correndo con l'ordine del tribunale.

"Fermi. Cambio di programma."

Tyler li guardò confuso.

"Il prigioniero non torna al penitenziario. Ho l'ordine del giudice."

Le guardie lo afferrarono leggendone il contenuto.

"Che cosa significa?" Chiese Tyler.

La guardia fissò negli occhi la dottoressa.

"E' sicura?"

"Non sono io che decido. L'ordine è questo"

La guardia paffuta si avvicinò prendendo con forza le manette di Tyler.

"Mi fa male" ringhiò Tyler sentendosi ferire sulle lesioni dovute ai mesi di catene.

"E' il tuo giorno fortunato"sospirò spaventato.

La guardia sganciò le manette e Tyler si scrocchiò subito i polsi accarezzandoli.

"Che significa?"

"Che seguirai un percorso di cura e riabilitazione a casa Addams"

"Che cosa?" Dissero all'unisono Mercoledì e Tyler.

"Gli Addams hanno fatto una promessa a tuo padre e la rispetteranno. Questo non significa che tu sia libero ma solo che non vivrai più in quel penitenziario."

Mercoledì e Tyler fissarono i suoi in lontananza salutarli agitando le dita e sorridendo.

"Significa che dovrò andare a casa con loro?"chiese Tyler incredulo.

La dottoressa annuì.

"Sì. Tuo padre ha firmato il consenso prima di morire."

Mercoledì senza dire una parola si allontanò dal furgone seguita da Tyler che per accertarsi che non fosse uno scherzo si girò diverse volte inciampando sull'erba del cimitero.

Si toccò i polsi decine di volte.Non poteva crederci.

Gomez lo aspettava a braccia aperte.

"Benvenuto in famiglia. Abbiamo avuto lupi mannari, cugino It, vampiri e zombie ma un Hyde ci mancava alla collezione."

Tyler si ritrovò stretto nella morsa di Gomez. Temeva più gli Addams o il penitenziario? Doveva ancora scoprirlo.

"Me la pagherete" proferì Mercoledì.

"Prego piccola nuvoletta di tempesta" sorrise Morticia.

Salirono tutti nella grande macchina finché Lurch non iniziò le manovre di uscita dal parcheggio.

Mano si mise tra Tyler e Mercoledì per dividerli.

"Non avercela ancora con lui, era sotto effetto della pazza religiosa." Proferì Morticia.

Mano iniziò a gesticolare.

"Che cosa dice?" Chiese Tyler curioso.

"Che ti terrà d'occhio e che ti userà come bersaglio dei suoi coltelli se farai del male a qualcuno della sua famiglia"

"Tranquillo mano non mordo"

"Questo non ne sarei sicura" aggiunse Mercoledì.

Lurch ringhiò per chiedere il consenso di partire.

"Certo caro amico mio! Tutti a casa Addams" sorrise il padrone di casa prima di baciare la sua Morticia e schifare tutti e quattro i passeggeri.

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Capitolo 8
*** La prima notte a casa Addams. ***


Dopo avergli offerto un panino sanguinario a base di pancetta piccante e barbabietole rosse, e della grappa, Gomez passó la restante parte della giornata a mostrargli tutte le stanze della casa, strumenti di tortura, veleni, libri su varie metodologie di omicidio e tutte le tombe degli antenati Addams.La sua camera da letto sarebbe stata quella vecchia di Zio Fester, soprattuto perché senza finestre. Non si lamentò affatto della scelta perché tutto era migliore di quel lettino di ferro cigolante del penitenziario. Non era il paradiso ma neppure l'inferno insomma.Mercoledì si chiuse nella sua stanza e non partecipò al tour della casa. Era stato tutto il giorno a pensarla, immaginarla crescere tra le mura e dissotterrare gli antenati già dalla tenera età di 3 anni. Gomez era simpatico, ma in tutta onestà aveva ascoltato metà parole. La sua testa era bloccata su di lei. Quando fu il momento di andare a letto, gli Addams senior lo lasciarono davanti alla sua porta della sua nuova camera. 

"Siamo giunti alla fine del viaggio in casa Addams. Qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno chiedi pure. Il bagno è in fondo al corridoio se vuoi farti una doccia. Buonanotte piccolo Hyde" disse Morticia accarezzandolo con i suoi artigli.

"Buonanotte" la guardò confuso.

I due ricominciarono a sbaciucchiarsi senza ritegno incamminandosi giù per le scale.

Forse avrebbe dovuto farci l'abitudine alle loro effusioni...nah impossibile. Scosse la testa sorridendo e entrò dentro la sua nuova residenza. Si guardó intorno concentrandosi su tutte le varie foto di Gomez e di suo fratello Fester inchiodate storte alle pareti e adagiate sui mobili. La sua attenzione ricadde su uno specchio rotto nell'angolo della stanza e vi si avvicinò. Era molto che non si specchiava da nessuna parte pensó. Lo prese tra le mani guardandosi minuziosamente, ponendo attenzione ai solchi delle occhiaie e a gli zigomi protesi: aveva una brutta cera. Avrebbe avuto bisogno di minimo 30 ore di sonno continuo per riprendere il suo colorito naturale. Si gettò sul letto sprofondandovi dentro e galleggiando come cullato da onde del mare a tratti nauseanti:un materasso ad acqua era l'ultima delle cose che si aspettava di trovare a casa Addams.Chiuse gli occhi cercando di dormire cullato da quel molleggio,ma la sua testa si fissò su un pensiero. Non la vedeva da ore ormai. Si chiese cosa stesse facendo chiusa nella sua stanza, e se anche lei lo avesse pensato con la stessa intensità durante la giornata.

"Al diavolo"

Si alzò aprendo la porta e socchiudendola con attenzione,evitando di fare rumore. Guardó entrambi i lati del corridoio,acuendo i sensi per assicurarsi di non son esser seguito o beccato da qualcuno. Cominciò ad avanzare in punta di piedi evitando come la peste gli scricchiolii del parquet ebano. Quando giunse di fronte alla camera di Mercoledì, accarezzó i rilievi della targhetta con avvertimento minaccioso. 

"Rischieró" sussurrò tra sé e sé sorridendo.

I pensieri furono molti: pensó che fosse prematuro morire la prima notte per mano di Gomez e pensó anche non fosse molto carino intrufolarsi dentro camera sua dopo neppure 6 ore in quella sinistra residenza. Mentre il cervello si comportava come una macinacaffè, il suo cuore aveva già abbassato la maniglia della porta facendo capolino nella sua stanza. Era tutto completamente buio...forse stava già dormendo si disse. Si inizió a guardare intorno. La volta precedente era più concentrato su di lei e sul suo collo che sull'arredamento.Notó due letti vuoti ai due angoli della stanza, la scrivania piena di scartoffie e una porta-finestra a vetri che dava sul piccolo cimitero di famiglia. La vide in piedi intenta ad osservar le lapidi, appoggiata con il corpo allo spigolo del muro. Il chiaro di luna le evidenziava le forme e rifletteva sulla sua vestaglia di raso nera. Si concentrò incantato su di lei muovendo i primi passi.

"Ciao" sussurrò.

Lei si voltò spaventata finendo contro il vetro. Il rumore rimbombó nella stanza.

"Sei pazzo?" intimó quasi urlando.

"SHHH" disse poggiando l'indice sulle labbra.

"Vuoi farti uccidere la prima notte? Stavo per tirare il coltello dalla tasca".

"Hai un coltello in tasca? Che ci fai con un coltello in tasca?"chiese stranito.

"E' per mio fratello. Gli piace essere tagliato sulla schiena quando non se lo aspetta"

"Strani gusti voi Addams. Oggi tuo padre mi ha fatto vedere la sua collezione di veleni e tutti gli strumenti nella sala della tortura"

"Piaciuti?"

"Non è un po' prematuro mostrargli ad un Hyde pluriomicida?"

"Forse non crede nelle tue capacità da serial killer...comunque che ci fai qua?"

"Non riuscivo a dormire e volevo parlare con qualcuno"

"Mmm...ho visto che dormirai nella camera di mio Zio. Ha il materasso ad acqua."

"Tutto è meglio di quel letto sterile e freddo del penitenziario credimi"sospirò

"Ho sempre preferito la tomba di nonna Addams per fare sonnellini. Qual marmo è di prima qualità.2

Tyler sorrise

"Tu come stai?" Proseguì Mercoledì abbassando lo sguardo.

"Un po' confuso ma bene"

"Domani andremo a prenderti dei vestiti a casa tua e le tue cose. Sei pronto?"

Tyler annuì.

"Mi hanno detto che tra 3 giorni è il tuo compleanno. Come vorresti festeggiare?"

"Ti ricordi la sorpresa che ti ho fatto? Sorprendimi"

"Mi stai chiedendo di farti un regalo?"

"Forse, ma ho paura a chiedertelo." Scrollò le spalle.

"Fai bene, potresti trovarti attaccato alla ruota della tortura"

"Me la rischio"

Tyler pose il suo sguardo sui fogli adagiati in modo confuso sulla scrivania.

"Altri sogni erotici su di me?"

"No, è solo il mio romanzo"

"Sicura?" Sorrise malizioso.

"Vuoi che ti accompagni nella tua stanza dolcemente o preferisci i calci nel sedere?"

"In realtà volevo esser così spudorato da chiederti di dormire qua..."

Mercoledì lo fissò cercando di captare cosa gli passasse per la testa.

"Non voglio scappare giuro...solo che ho passato mesi a dormire senza guardare fuori e senza finestre...in quella camera mi sembra di essere ancora in quel posto"

"Sicuro che non sia per il materasso ad acqua?"

"In effetti ho sempre sofferto anche di mal di mare"

"Devi lavorare sui tuoi punti deboli. Sono decisamente troppi"

"Potresti insegnarmelo tu. Magari è un modo per passare tempo insieme" proferì sorridendogli.

Mercoledì lo ignorò con il suo fare lapideo

"C'è un letto laggiù. Di solito ci dorme mia cugina Cos'è?"

"Cos'è cosa?"

"Cos'è? È il suo nome."

"Che nome assurdo"

"E' la prima cosa che ha esclamato l'ostetrica quando l'ha vista prima di svenire"

Tyler scoppiò a ridere. Il suo sorriso fu illuminato dalla Luna.Mercoledì si incantò per un secondo... gli costava ammetterlo ma era bellissimo. 

"Tieni un cuscino"

"Non hai paura che possa scappare?"

"Ti voglio ricordare di tutti i dispositivi di scossa che hai sotto pelle?"

"Pensi che potrebbero fermarmi?"

"Penso che non sai stare lontano da me"

"Hai molta autostima"

"So che ti piaccio per qualche strana ragione"

"Ne sei convinta?"

"Abbastanza"

"Sbagli invece. L'ho superata." disse smorfiando a 2 cm dalle sue labbra. 

Tyler prese il cuscino tra le mani e si gettò sul letto dall'altro lato della stanza correndo.

"Questo è molto più comodo di quello di tuo Zio"

"Se trovi qualche capello molto lungo non farci caso, è di Cos'è?"

Tyler si alzò togliendosi la felpa gettandola in terra e rimanendo a petto a nudo.

"Che fai?"chiese preoccupata Mercoledì.

"Non posso dormire vestito non credi?"

"No giusto..."

"So che vorresti vedere di più ma mi fermerò alla felpa tranquilla"insinuó sarcastico.

"Non vorrei vomitare grazie" 

"Dove vai?"

"Non posso dormire vestita non credi?" Disse imitando la sua voce.

"Se ti togli la vestaglia resterai nuda. Non credo che tu voglia darmi questo spettacolo. Oh si?" domandó speranzoso.

"Scordatelo"

"Non vorrei vomitare" sbeffeggiò imitandola.

Mercoledì si avvicinò allo specchio della sua camera afferrando la spazzola e togliendosi le trecce. I suoi capelli mossi scesero come onde sulle spalle incorniciandole il volto bianco cadavere.Sospirò e si alzò dirigendosi verso il letto.

"Hai un'altra coperta? In questa stanza c'è un freddo bestial..."

Rimase incantato nel vederla così. Era veramente bellissima. Lo era sempre stata ma con i capelli sciolti sembrava un'altra persona. Mercoledì gli tirò la coperta sul volto in malo modo.

Aveva una voglia folle di baciarla, disperata a tratti. 

"Buonanotte"proferì lei.

Si mise a fissare il soffitto sorridendo.

"Buonanotte anche a te vipera"

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Calpestava le foglie del bosco di Jeriko illuminate solo dal chiaro di luna . I suoi capelli erano sciolti sulle spalle e i suoi piedi nudi riuscivano a sentire il terreno umido. Iniziò a incamminarsi guardandosi intorno finché non sentì uno sparo e un grido di una voce troppo famigliare.

Corse in direzione dello sparo e vide la dottoressa con una pistola in mano diretta verso la base di un albero. 

"Questo è quello che ti meriti per aver sventrato mio padre" proferì.

Lasciò andare l'arma e corse con i suoi tacchi rossi lontano. Vide Tyler ferito e ansimante che con la sua mano si teneva il petto.

"TYLER" gridò Mercoledì.

"M...e...r..coledì" tremò.

"No no no no" le sue lacrime solcarono il suo viso.

"Non piangere...è gius..to così"

Passò la sua mano sulla guancia e la strinse forte a sé.

"Ti amo Mercoledì' disse tremando.

"Anche io" 

Mercoledì lo bacio finché non lo sentì lasciarsi andare tra le sue braccia e iniziò a gridare.

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"MERCOLEDììì...MERCOLEDììììì" gridò tenendola ferma tra le lenzuola.

Mercoledì gridò in lacrime e si trovò davanti gli occhi di Tyler che la guardavano preoccupato.

"Che cosa è successo?" Chiese ansimando preoccupato.

Lei inghiottì le lacrime, imbarazzata dal farsi vedere così debole.

"Mercoledì mi senti? Hai gridato il mio nome...sono qui" disse poggiando la mano sulla guancia.

Lei lo fissò intensamente e si lanciò tra le sue braccia stringendolo forte.

"Sono qui" disse accarezzandole i capelli e baciando la sua testa.

"Che cosa è successo?" Chiese preoccupato.

"Niente...niente" 

"Hai avuto una visione?"

"No...le mie visioni son solo per cose che avvengono nel passato remoto o relativamente prossimo" disse tirando su con il naso.

"Che cosa hai sognato?" 

"Non voglio parlarne" 

Lui la scostò e la fece sdraiare comoda.

"Che cosa fai?"chiese sconvolta.

"Fammi posto"

Mercoledì si adagiò sul cuscino e una mano strinse il suo fianco. Tyler baciò la sua fronte e la strinse forte accarezzandole i boccoli.

Passarono minuti interminabili a guardarsi negli occhi, studiando i lineamenti,finché non cascarono in un sonno profondo.

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Capitolo 9
*** Ho sempre corteggiato solo te. ***


Il suo braccio ancora intorno alla vita in senso di protezione totale. Aprì gli occhi cullato dall'odore dei suoi capelli ebano. Si alzò lievemente sul braccio guardandola dormire beata e rannicchiata tra le sue braccia. Si chiese se la sua creatura pluriomicida si meritasse così tanto.

Sorrise spostandogli una ciocca di capelli dietro l'orecchio e spostandosi delicatamente si alzò dal letto. Aveva bisogno di una doccia anche se togliersi il suo odore di dosso era come togliersi della pelle. Faceva male. Raccolse la felpa e uscì dalla sua stanza accostando la porta.

Sentì un vociare provenire dal piano di sotto e vi si diresse.

"Buongiorno" disse ad alta voce.

"Non è proprio un buongiorno" ringhiò Gomez.

Spalancò gli occhi pensando di esser stato scoperto.

"Giuro che non è come sembra" proferì Tyler con le mani in segno di resa.

"Invece è proprio come sembra. Guarda che sole...gli senti gli uccellini? Mi danno la nausea"disse sospirando e lagnandosi

"Mio caro dopotutto non può piovere per sempre" 

"E perché no? Dobbiamo trasferirsi alle Maldive mia ccara. Dovrebbero esserci i monsoni"

"Tempeste e fulmini..."disse Gomez sognante.

"E uragani" continuò Morticia entusiasta.

Tyler gli fissò disgustato e confuso.

"Ignorali. Andiamo a mangiare" disse Pugglsey tirandolo per un braccio verso la cucina.

"FERMO" gridò Gomez.

Tyler si girò con le mani in alto.

"Portami due pancake alla mora quando torni di qua"

Tirò un sospiro di sollievo nel non essere stato beccato.

"A loro non interessa" disse Puggsley accomodandosi.

"Che cosa?"

"Che stanotte hai dormito con mia sorella. Madre ogni mattina viene a controllare se facciamo incubi per poi chiederceli entusiasta durante il pranzo."

"Cosa?" Proferì confuso Tyler.

"Padre e Madre confidano più nell'intelligenza di Mercoledì che nella loro...ergo se Mercoledì ha lasciato che dormissi con lei si fidano di te. E anche io"

"Non per fare il disfattista ma Mercoledì ha dato a Xavier la colpa di essere un Hyde per tutto il semestre." 

"Quello solo perché è impulsiva. Mio Zio invece sapeva che l'hyde eri tu"

"Che cosa?"

"Te lo ha letto negli occhi"

"E non ha avvisato sua nipote?" Chiese sconvolto.

"Doveva fuggire per la rapina fatta alla banca. Conoscendolo avrà detto con il suo tono spavaldo "SAPRA' CAVARSELA" " disse imitandolo.

Tyler fissò le pietanze strane sul tavolo.

"Non avete un caffè o cose del genere"

"Sì ma nessuno riesce mai a farlo.La macchinetta è un po' maligna"

"Potrei farlo io...dove si trova?"

"In camera di Mercoledì'. E' l'unica che prende il caffè."

Tyler afferrò i due pancake per Gomez lasciando Puggsley a ingozzarsi.

Forse temeva più gli Addams del penitenziario.

Tyler portò i pancake a Gomez.

"Grazie ragazzo appoggiali pure sul tavolo"

"Sentite...io avrei una domanda da farvi"

"Dimmi tutto mio caro" 

"Avete per caso un cambio in attesa di andare a prendere le mie cose"

"C'è solo la mia vecchia divisa della Nevermore"

"E mi sta?"

"Certo ragazzo...ero proprio un bel ragazzo"

"Il più bello" sospirò incantata Morticia.

"Ti ricordi le nostre scappatelle notturne nella tana dei pipistrelli?"

"Come potrei dimenticarle" sospirò incantata.

"E dove potrei trovarla?" li guardò confuso.

"Al piano di sopra, seconda porta a sinistra" disse Gomez prima di baciare la sua Tizzi.

Quei due avrebbero avuto bisogno di una terapia per combattere la dipendenza pensò.

Tyler entrò e si diresse verso l'armadio prendendo la divisa tra le mani. Forse gli entrava. Si chiese se un giorno gli Hyde sarebbero stati di nuovo ammessi alla Nevermore:gli sarebbe piaciuto studiare dove lo ha fatto sua madre.

Con passò svelto si diresse verso il bagno. Aveva bisogno di una doccia urgente.

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Mercoledì si alzò di scatto sentendosi più sola del solito. Si guardò intorno. Ora capì la sensazione delle donne abbandonate delle serie tv che Enid guardava a tutto volume.

Poggiò i suoi piedi sul parquet freddo.

Mano corse verso di lei.

"Lo so sono una pazza e suicida...ma come vedi son viva"

Mano disse solo che doveva dargli una possibilità di essere più che amici.

"Fino ad ieri volevi ucciderlo"

Mano disse solo che quella mattina nel vederli abbracciati si era commosso. E' raro per una mano commuoversi.

"Tu parli? Ti voglio ricordare cosa è successo l'ultima volta?"

Mano iniziò a muovere le sue dita in modo compulsivo.

Disse "Cosa potresti scoprire di ancora peggiore?"

Mercoledì sospirò. Forse aveva ragione o forse no.

Mano corse a staccare il telefono dalla presa e glielo porse.

"Hai caricato quel aggeggio infernale"

Mercoledì lo raccolse e lesse i messaggi di Enid.

Sapevo che non mi avresti richiamata ma fortuitamente c'è mano a tenermi informata sui tuoi spostamenti. Chiamami quando sei libera :) <3

Non rispose: PALA, BARA, FOSSA ma per un momento ne fu veramente tentata.

La chat di Xavier invece recitava solo "Tutto bene vero?"

Rispose con un semplice "Sì" e bloccò lo schermo.Forse stava imparando ad usarlo.

Si alzò in piedi stiracchiandosi pronta a farsi la doccia veloce nel suo bagno privato.

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Si girava davanti allo specchio osservando la divisa della Nevermore a righe blu e nere.

Gli stava benissimo eccetto per le caviglie: era decisamente più alto di Gomez.

Uscì dal bagno nell'esatto momento in cui Mercoledì chiuse la porta della sua camera.

"Buongiorno dormigliona" sorrise.

"Che ci fai vestito così? L'infiltrato?"

"Non fare la spiritosa è l'unica cosa che aveva tua padre della mia taglia...più o meno" disse fissandosi le caviglie.

Mercoledì sorrise sarcastica e si incamminò ignorandolo.

"Hey aspetta" disse prendendola per il polso.

"Che cosa c'è? Ho fame"

"Vuoi continuare a ignorare la cosa o vuoi dirmi cosa è successo stanotte?"

"No" proferì tombale.

"No cosa?"

"No ignorerò la cosa"

"Visto che hai urlato il mio nome come una capra espiatoria su un altare del sacrificio direi che me lo devi"

"Niente davvero."

"Mercoledì" disse con tono di rimprovero.

Mercoledì lo prese da parte assicurandosi di non essere sentita da nessuno.

"Ho sognato che morivi" sussurrò al suo orecchio.

Tyler la fissò.

"Non era una visione vero? Era un sogno?"chiese titubante.

"Sto ancora cercando di capire se i miei sogni e le mie visioni siano in qualche modo collegati"

Tyler portò una mano alla testa preoccupato.

"Tranquillo...sarà come il mio sogno erotico."

"Ossia?"

"Non accadrà MAI" disse ponendo l'accento sull'avverbio di negazione.

Lo lasciò li a fissare il pavimento come se niente fosse, ma lui le corse di nuovo incontro e la riprese.

"Che c'è?" Chiese lapidea.

Tyler la trascinò in camera di Zio Fester sbattendo la porta.

"Che ti prende?"

Tyler sorrise avvicinandosi a lei pericolosamente intrappolandola tra la porta e il suo corpo.

"Davvero?"

"Cosa?" Disse fissandolo dritta negli occhi senza far trasparire emozione. 

Si rese conto che era la cosa più difficile del mondo.

"Mai?"

"No"

"No non succederà mai oppure no succederà?" Disse malizioso.

"La probabilità che accada è molto remota"

"Ma non impossibile" sorrise malizioso.

"Spostati"disse in malomodo.

"Spostami" rispose provocandola.

Mercoledì girò il suo braccio in una mossa di arti marziali, intrappolandolo.

"AIA AIA AIA. Così mi spezzi un braccio!" lagnò.

"Trattami ancora come una bambolina che corteggi nel tuo bar e te lo spezzo."

Mercoledì lo lasciò spingendolo lievemente e incamminandosi verso la porta.

"Io comunque ho sempre e solo corteggiato te." 

Si fermò un attimo senza voltarsi.

"Anche io " disse lapidea prima di chiudere la porta alle sue spalle.

-

-

Mercoledì corse lungo le scale.

"Buongiorno genitori"

"Buongiorno vipera"

Tyler la raggiunse poco dopo.

"Sei proprio un figurino ragazzo!" Sorrise Gomez sistemandogli la giacca.

"Abbiamo chiamato il penitenziario e hanno detto che la seduta l'avrai domani, mentre oggi siamo autorizzati a portarti a casa a prendere le tue cose solo nella fascia oraria dalle 17:00 alle 20:00.Ti accompagnerà Lurch con la macchina e Mercoledì verrà con te."

"Escluso" proferì.

"Ti pagherò" sorrise Gomez

"Ok. Quanto?"

"Scusatemi" mosse la mano Tyler "Esisto anche io! Mercoledì ti stai facendo pagare per accompagnarmi?"chiese sconvolto.

"Niente è gratis in questo mondo" disse poggiando una mano sulla sua spalla.

"100 euro"proferì avviandosi in cucina.

"Affare fatto" gridò Gomez.

Giunse ad una conclusione. Aveva più paura degli Addams che del penitenziario. 

 

SPAZIO AUTRICE: Piccolo capitolo di passaggio per ciò che succederà dopo, forse ;) A domani :) 

-Gada-

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Capitolo 10
*** Odio il modo in cui non possa fare a meno di amarlo ***


Avevano pranzato tutti insieme come una famiglia.Tyler invidiava Mercoledì':lui una famiglia non l'aveva mai avuta. Non gli importava quanto fossero strani, si sentiva bene come un bambino la notte di Natale. 
Alla fine del pranzo Gomez lo rapì per una partita a colpisci la bara insieme a Puggsley. Il gioco è simile al rugby ma con la difficoltà di non spezzarsi la schiena o le ginocchia tra le bare. Le mete erano la tomba dei primi antenati Addams. Gli spiegarono che quel gioco era una sorte di rito di iniziazione per veri uomini,una di quelle cose che Mercoledì odiava, ma che occorreva fare per far parte della famiglia Addams a tutti gli effetti. A Mercoledì quel gioco non piaceva affatto perché comportava l'uso di tutti muscoli e organi del corpo eccetto il cervello. C'era un motivo per cui lei era la più intelligente e non la più forte a colpisce la tomba.
Morticia e Mercoledì si sedettero sul porticato guardandoli giocare. 
"Lo vedo come lo guardi" 
"Come qualcuno che vuole ucciderlo?"
"Come io guardavo tuo padre fare lo stesso stupido gioco alla Nevermore"
"Volevi ucciderlo?"
"Solo torturarlo fino a stregarlo" disse sorridendo "e intrappolarlo per sempre" chiuse il pugno.
"Voi due mi date il disgusto"
Mercoledì afferrò un taccuino e iniziò a scrivere.
"Che stai scrivendo?"
"Modi per torturalo..."
"E intrappolarlo per sempre?" sorrise maliziosa sua madre.
"Non saremo mai come tu e padre"
"Questo non significa che nella diversità non ci sia amore. Cosa provi per lui?"
"Odio"
"Ma non indifferenza"
Mercoledì' la fissò lapidea.
"Ho capito ti lascio in pace"si arrese Morticia.
Si concentrò sui suoi lineamenti mentre correva e scherzava con suo fratello e suo padre. Rideva in un modo spontaneo che le costava ammetterlo, ma la faceva stare bene. Il suo sorriso era bellissimo come una notte di torture e film horror.
Tyler si appoggiò sfinito su una lapide e notò Mercoledì che si era imbambolata a fissarlo.
Le sorrise in modo dolce finché non fu placcato e steso da Puggsley.Cadde quasi dentro la tomba della pro zia Rosy. Mercoledì' imbarazzata di esser stata scoperta entrò in casa correndo.
"Tregua. Son sfinito" ansimò Tyler ridendo.
"Sei un pappamolla" protestò Puggsley.
"Chiedo un cambio o un time out" disse svaccandosi sul terreno.
Morticia e Gomez iniziarono a baciarsi mentre Puggsley raccolse una cesta piena di bombe a mano e si incamminò nel boschetto adiacente alla casa.
"Dove vai?" Chiese Tyler.
"Vado a pescare! Ci vediamo più tardi"
"Con delle bombe?" Chiese Tyler guardandolo confuso.
"Domani ti insegnerò" rise Pugglsley sparendo tra le grandi querce.
Tyler si guardò intorno e non la vide più.
"Morticia dov'è Mercoledì?"chiese.
"E' rientrata in casa" 
"Ok"
Tyler gettò la strana palla con i denti per terra e corse a cercarla.
Salì per le scale finché non uscì di scatto dalla camera di Zio Festerà spaventandolo.
"Lo spaventare la gente ti entusiasma vero?"
"Paura vero?" 
"Carino quel gioco! Non ci avevo mai giocato!"
"Non avevo dubbio ti piacesse. Piace a tutti quelli tutti muscoli e niente cervello ossia gli uomini in generale"
"Sei anche femminista?"
"Realista."
Mercoledì iniziò a camminare verso la sua stanza quando Tyler le sfilò di mano il taccuino.
"Che cos' è questo?"
"Aprilo e sei morto"
"Ok me la rischierò" sorrise aprendolo verso l'alto dove lei non potesse arrivare.
"Ridammelo" disse fulminandolo.
"Allora vediamo un po' qual è l'ultima cosa che hai scritto"
"Ridammelo. E' un ultimatum."
Tyler la ignorò e lesse ad alta voce.
"Odio il modo in cui corre e il modo in cui mi sorride.Odio il modo in cui respira e le sue labbra."
Mercoledì riuscì a riprendersi il taccuino evitando di ucciderlo di botte e continuò a camminare verso camera sua.
Tyler gli si parò di fronte non appena entrò in camera sua 
"Mi odi...è così?" Chiese Tyler non sorridendo affatto.
"Sì" rispose lapidea.
Tyler si sentì improvvisamente deluso, come se avesse ricevuto una coltellata.
"Non riesci a perdonarmi quello che ti ho fatto vero?"
"No"
"Cosa dovrei fare Mercoledì? Dimmelo perché francamente non so più come dimostrarti che a te ci tengo. Io non ti capisco...vuoi che me ne vada? Che torni al penitenziario?"
Mercoledì abbassò lo sguardo.
"Puoi restare."
"Ho capito, ti starò lontano. Tolgo il disturbo. Nel tuo mondo c'è solo posto per schifo e solitudine. Muorici dentro se ti rende tanto felice"
Sbattè fortissimo la porta lasciandola al centro della stanza a fissare il vuoto. Mano le corse incontro iniziando a lamentarsi dandole della stupida e incitandola a lasciarsi andare.
"Non posso"
Mano chiese perché lo odiasse così tanto e Mercoledì di tutta risposta le lanciò il taccuino per farle leggere l'ultima frase che Tyler non era riuscito a leggere.
"Odio il modo in cui non posso fare a meno di amarlo"
Mano le disse di correre da lui e confessarle tutto. 
"Non riesco.Ho paura che possa farmi un male non piacevole."
Una lacrima scese dal suo volto. Come ogni volta in cui si sentiva più triste del solito si avvicinò al suo violoncello e iniziò a suonare ignorando completamente il mondo esterno. Mano si accovacciò sulla sua coscia cercando di consolarla.
"Grazie amico mio"sussurrò Mercoledì'
-
-
Tyler,alla fine fu accompagnato a prendere le sue cose da Gomez. Non era stato facile rientrare nella sua vecchia casa che lo aveva visto crescere, trasformarsi un assassino e diventare orfano. La sua testa era fissa su Mercoledì e ignorò anche gli schizzi di sangue sul pavimento della camera in cui si era suicidato suo padre.Arruffò le cose necessarie cercando di rientrare in macchina il prima possibile e chiudere per sempre quel luogo. Durante il viaggio di ritorno si mise a fissare l'asfalto in movimento illuminato solo dai fari della macchina.
"Non è una ragazza semplice" affermò Gomez accendendo un sigaro.
"Lo so. Ma mi odia"sussurrò.
"Mercoledì ha uno strano modo di volere bene alle persone.All'età di 4 anni ha gettato suo fratello dalla tromba delle scale,ma questo non significa che non le voglia bene "
Tyler lo fissò confuso.
"Che vuoi dire?"
"Dalle tempo. Aspettala."
"Mi odia" disse ormai come un disco rotto.
"Lo sappiamo tutti e due che non è così. Siamo arrivati comunque. Ascolta un vecchio con tanta esperienza e fidati di lui.Non ti odia."
Poggiò una mano sul suo ginocchio prima di scendere dalla macchina.
Tyler rimase a fissare il finestrino della mini limousine, poi scese barcollando con le mani in tasca.
Entrò nel porticato a testa bassa cercando di sembrare il più invisibile possibile e chiudersi nella sua camera.
"Non mangi mio caro?" Chiese Morticia
"No grazie Morticia. Andrò a letto.Sono molto stanco"
Tyler aprì la sua camera e si gettò sul letto sentendo una strana presenza mobile sotto di lui.
"MANO" gridò spaventato "Che ci fai qua? Ti ho fatto male?"
Mano negò con l'indice e poi spinse con i suoi polpastrelli il taccuino di Mercoledì'.
Mano si precipitò cercando una penna sul comodino e afferrò dei fogli sotto lo sguardo confuso di Tyler.
Scrisse "leggilo"
"Mano no. Ho letto abbastanza."
Mano continuò a scrivere "Leggilo stupido Hyde o ti strangolo nel sonno"
Tyler afferrò il taccuino confuso.Mano aprì all'ultima pagina.
"Odio il modo in cui corre e il modo in cui mi sorride.Odio il modo in cui respira e le sue labbra ma sopratutto odio il modo in cui non possa fare a meno di amarlo"
Mano fece il segno dell'ok e sgattaiolò via.
Tyler sorrise come un ebete fissando soprattutto la parola "amarlo".
"Che stupido" disse scuotendo la testa.
Lanciò il taccuino sul letto e corse a bussare in camera di Mercoledì in modo piuttosto insistente.
Mercoledì' si mise a fissare la porta chiusa a chiave sbattere.
"Mercoledì. Mi apri?"
Sdraiata sul suo letto chiuse gli occhi cercando di ignorarlo.
"O mi apri o sradico la porta" disse con un ringhio basso.
Mercoledì temendo la sua trasformazione si trascinò a togliere le mandate della chiave della porta. La aprì a testa bassa cercando di non incrociare il suo sguardo.Non voleva fargli vedere che aveva pianto per lui perché era una soddisfazione che non meritava affatto.
"Entra."proferì allontanandosi.
Tyler avanzò e chiuse la porta alle spalle continuando a scrutare ogni suo singolo movimento.
"La prossima volta che sbatti in quel modo ti darò in pasto ai piranha.Non avevi detto che mi saresti stato lontano?"
Tyler sorrise ignorandola e avvicinandosi pericolosamente a lei.
"Sei scemo o cosa? Se vuoi trasformarti fallo pure ma sappi che..."
Prima che potesse terminare la frase, lui le piombò sulle labbra.
Mercoledì' rimase ferma immobile con gli occhi spalancati.
Tyler si staccò lievemente cercando di studiare la sua reazione e anticipare le sue prossime mosse. In tutta onestà si aspettava uno schiaffo. Chiuse gli occhi stringendo i denti in attesa delle cinque dita sul suo zigomo, ma sentì solo le sue labbra morbide di nuovo sulle sue.
Aprì gli occhi per constatare che non fosse un sogno. Sorrise sulle sue labbra e approfondì il bacio stringendola a sé e prendendola in braccio come se non pesasse niente. Chiuse gli occhi cercando di viversi a pieno ogni singola sensazione. 
Mercoledì si lasciò andare come un giocattolo tra le braccia di un bambino. Temeva una visione o qualcosa di catastrofico come l'ultima volta nel bar, ma ogni secondo si sentiva sempre meno sola, sempre più amata per ciò che era.
Le loro lingue si intrecciarono. Un brivido arrivò dritto allo stomaco come una pugnalata, la stessa di Crackstone ma senza dolore. Continuarono a baciarsi come se non ne avessero mai abbastanza, finché Mercoledì' non si staccò sorridendogli.
Tyler le accarezzò la guancia.Per un momento capì l'urgenza e imprevedibilità degli sbaciucchiamenti dei suoi genitori.
Nell'angolo della stanza qualcuno attirò la loro attenzione:mano con il taccuino al suo fianco li salutò divertito.
"Sapevo che c'era il tuo zampino pettegola di un'appendice" scosse la testa Mercoledì'
Ringraziami domani disse Mano scappando dalla stanza, temendo delle torture.
Mercoledì' si sdraiò sul letto e Tyler le si affiancò sorridendole.
"Parliamo domani ok?" Sussurrò Tyler.
Mercoledì annuì chiudendo gli occhi e incrociando le braccia sul petto.
Le cinse i fianchi stringendola a sé.
Si chiese come aveva fatto a dormire da solo tutto quel tempo, e senza darsi una risposta valida si addormentò sorridendo.

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Capitolo 11
*** Sedute, Rivelazioni e Amore ***


Staccarsi da lei dopo quel bacio è stato quasi doloroso. Morticia lo svegliò dicendo che era già arrivata la psicologa per la seduta obbligatoria. Si staccò silenziosamente per non svegliarla e si precipitò a cambiarsi. Quando scese le scale la psicologa era già seduta sulla poltrona ad aspettarlo.Si guardava intorno un po' circospetta.Tyler si chiese se il penitenziario avesse mandato la persona giusta per il suo caso o se avesse improvvisato per perdere tempo.

"Buongiorno signora" 

La psicologa aveva all'incirca 80 anni e due occhi verdi smeraldo. Si alzò con fatica dalla poltrona per presentarsi.

"Buongiorno.Ti chiami Tyler giusto?"

Tyler annuì.

"Prego siediti.Posso darti del tu?"

"Sì"

Tyler si accomodò sull'altra poltrona sfregandosi le gambe.

"Allora conosciamoci meglio"

"Mi perdoni...ma non c'è nessuno in casa?"

"Sono usciti tutti per darti la possibilità di fare questa cosa"

"Ok"

"Allora...ho letto il tuo fascicolo e ho deciso, nonostante la mia età di 84 anni di accettarlo."

"Perché?"chiese schietto.

"Diciamo che la tua storia mi ha molto colpita.Certo...ti devo confessare che non è stato facile per il penitenziario trovare qualcuno di così coraggioso da prenderti in cura. Se te lo stai chiedendo mi riferisco alla storia dell'altra psicologa"

"Mi dispiace io...non ero in me"

"Adesso sì invece a quanto vedo. Hai una luce confortante negli occhi."

"Diciamo che non sono più solo"

"Perché prima lo eri?"

"Avevo solo mio padre, con cui i rapporti si erano spezzati.Dopo la morte di mia madre mi ha sempre lasciato in disparte.Forse perché in qualche modo gliela ricordavo e mi odiava. Questa è una deduzione che faccio adesso"

Tyler giocava con le sue mani innervosito.

"Tuo padre non è un argomento che ti fa stare bene vero?"

"No,diciamo che ho solo quel rimpianto di non averlo vissuto.Forse se fossi stato più simile a lui non sarebbe successo."

"Capisco. Allora parliamo di cosa ti fa stare bene, che ne dici? Per le cose brutte c'è tempo di lavorarci"

"Cosa mi fa stare bene?" Balbettò.

"Sì! I tuoi hobby, i tuoi interessi oppure il motivo di quella scintilla confortante nei tuoi occhi"

La psicologa posò il suo taccuino accanto a sè.

"Non scrive?"

"No, preferisco ascoltare.Le visite e i referti sanitari non sono mai stai il mio forte. Preferisco aiutare le persone a stare bene piuttosto che raggiungere un obiettivo sanitario da spiattellare in qualche relazione."

"E' molto diversa dalle altre persone. Mi sarei aspettato un comportamento molto sterile e robotico" sorrise.

"Oh beh. Le mie due protesi all'anca sono molto robotiche, ma non lo dire a nessuno.Quindi? Cosa ti piace fare?"rise.

"Ho sempre lavorato in quel bar ma non piaceva per niente e poi mi piaceva fare sport da piccolo ma come molte delle cose ho lasciato perdere"

"Perchè?"

"Perché le ho sempre fatte sperando di avere l'approvazione di mio padre,ma puntualmente alla partite di football o alle gare di canottaggio ero l'unico da solo e senza sostegno della famiglia"

"Capisco. Si ritorna lì.Ci sarà qualcosa che ti piace fare perché a te piace farla?"

"Diciamo che qua mi sento in famiglia.Lo so che son un po' sinistri ma sono molto uniti e mi fanno sentire a casa"

"Quindi ti piace stare qui" sorrise.

"Sì"

"E il motivo di quella scintilla negli occhi?"

"Cosa intende per scintilla" sorrise imbarazzato.

"Uno sguardo dolce, premuroso, protettivo. Non saprei poi qualche altro aggettivo..."

"Innamorato" la interruppe Tyler.

"Sì forse...sei innamorato?"

Tyler annuì abbassando la testa imbarazzato.

"Non devi vergognarti...è una cosa bella"

"Sì solo che mi fa strano dirla e provarla su di me.Lei riesce a tenere a freno quella parte che io non vorrei più vedere."

"So che quella parte ti ha fatto così tanto male, ma l'obiettivo di queste sedute è affrontarla e conviverci lo sai vero?"

"Che cosa intende?"

"Intendo dire che sei sempre tu. E' come odiassi te stesso e tu devi amarti tutto per intero. Questa ragazza ti ricambia?"

Tyler annuì sorridendo.

"Come vi siete conosciuti?" Sorrise.

"Al bar dove lavoravo. Mi ha spaventato apparendo da una nube di vapore...sa...in pratica si era rotta la macchinetta del caffè e lei l'ha riparata."

"Presumo tu stia parlando della figlia degli Addams vero?"

"Sì"

"Quindi il sorriso con cui sei sceso a che cosa era dovuto?"

"Non era proprio un sorriso...abbiamo dormito insieme e ero felice per questo"

La psicologa annuì.

"Tu e lei avete...? Chiese.

Tyler scosse la testa.Il suo colorito tendeva al rosso fuoco.

"No! Io voglio vivere e viverla ogni giorno come viene.Le cronache parlano di una cura che passa attraverso quell'atto riuscita solo una volta,ma non saprei. Non voglio illudermi e non voglio vederla come un farmaco salva vita.Lei per me non è questo."

"Sì, cronache parlano di me" sorrise la psicologa togliendosi gli occhiali.

"Lei?" Balbettò Tyler. "Lei era un Hyde?" 

"Non io, ma mio marito."

Tyler sgranò gli occhi.

"Sì,diciamo che ho sempre avuto gusti molto sinistri. Le mie amiche si innamoravano dei giocatori di football e di popstar e io di un reietto." Sorrise. "Forse è per questo che ho deciso di farne un lavoro".

"Suo marito è guarito?" Chiese Tyler speranzoso.

La dottoressa annuì.

"Sì,ma non è stato facile. Era una persona imprevedibile."

"Era?"

"E' morto qualche anno fa per un incidente di auto.Da allora avevo smesso di praticare. Innamorarsi di un Hyde significa esserne terribilmente attratte e dipendenti.Significa esser attratte dalla loro imprevedibilità e dal loro fascino. Quando è morto ho desiderato di morire con lui. E' un amore intenso che ti strappa il cuore."

"E cosa l'ha spinta a tornare a praticare?"

"Tu. Il penitenziario ha mandato delle mail disperate. Tutti rifiutavano di aver a che fare con te, salvo legato in una stanza con 50 fucili contro. Son rimasta molto colpita e poi ho letto la tua condizione.Mi sono detta, Margharet, vai e combatti. Quindi eccomi qui. Voglio aiutarti Tyler, perché vedo in te la speranza di guarire."

Tyler sorrise.

"Nessuno a parte la ragazza che amo crede in me"

"Perché non la chiami la tua fidanzata?"

"Non abbiamo ancora definito il nostro rapporto" sorrise imitandola.

"Come ti dicevo non basta fare l'amore con l'altra persona.Le cronache parlano in modo fiabesco."

"No?"

"No...Harry,mio marito,non era vergine quando l'ho conosciuto. Aveva avuto altre donne per cui provava un bene molto forte che lui definiva amore."

"A me non importa delle altre.Io voglio Mercoledì. Non potrei mai immaginarmi con altre."

"Lo so...però queste sedute serviranno a capire quanto la ami e quanto lei ama te."

Tyler annuì.

"Serve un amore puro da entrambe le parti e tanto coraggio.Non voglio tediarti fin da subito.Oggi la seduta finisce qui e tornerò la prossima settimana.

"Ma io volevo chiederle..."

"Le risposte le scandaglieremo volta per volta ragazzo" sorrise.

"Ok"

"E poi credo che avrai di meglio da fare" sorrise fissando in cima alle scale.

Tyler si voltò e vide Mercoledì che li osservava confusa e assonnata.

"Ciao a tutti e due" sorrise Margharet.

Tyler strinse la sua mano, l'aiutò ad alzarsi l'accompagnò all'uscita.

"Grazie Tyler. A presto."

Quando la porta si chiuse Mercoledì' scese le scale.

"La psicologa" proferì Tyler.

Mercoledì annuì.

"Dove sono tutti?"

"Sono usciti per questa cosa. Non so quando torneranno."

Tyler si avvicinò pericolosamente alle sue labbra.Mercoledì di spostò.

"Che fai?"

"Non ricordarmi ogni giorno di aver ceduto a quel sentimento terribile."

Tyler la tirò a sé stringendola.

"E' così terribile?" Sussurrò a pochi centimetri dalle labbra.

"Bruttissimo"

"Mm davvero?"Tyler si avvicinò sempre di più e la baciò.

La pugnalata di Crackstone non dolorosa la sentì di nuovo risuonare nel suo stomaco.

Mercoledì si staccò.

"Non voglio trasformarmi nei miei genitori".

"Che c'è di male?" Sorrise malizioso.

"Li hai visti vero?"

"Loro lo fanno in pubblico e noi lo faremo da soli,quando nessuno potrà dire "GUARDA QUELLA RAGAZZINA IN VENA DI SMANCERIE E UNICORNI". Diranno solo "GUARDA CHE RAGAZZINA PAZZA E DEPRESSA" Ok?"

"Pazza e attratta dalla morte con il suo più che amico psicopatico serial killer"

"Sì è ciò che diranno di noi."

Mercoledì sorrise e Tyler si rigettò sulle sue labbra.

"Non farmi pesare tanta debolezza" proferì Mercoledì.

"No,pazza squinternata"

Per la prima volta nella vita sentì di aver trovato qualcuno di speciale.Lui capiva le sue esigenze. 

Mano li fissava euforico dal corrimano delle scale.

Aveva fatto proprio un bel lavoro.

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Capitolo 12
*** Torture ***


Tutta la famiglia rientrò per pranzo con dei nuovi acquisti per la casa e dei regali impacchettati rigorosamente in tutte le sfumature di nero.

Tyler vide entrare una montagna di buste e pacchetti, sotto cui ipotizzò ci fosse Lurch.

"Dove avete messo in atto la rapina?" Proferì Mercoledì liberando Lurch di qualche pacchetto.

"Oh mia piccola vipera! L'esperto di rapine è tuo Zio Fester.Io ho sempre avuto il ruolo del palo."

"Avrei detto avessi il ruolo di incantare le donne" interruppe Morticia sognante.

"Solo tu mia cccara."

"Abbiamo solo preso delle cose richieste dal liceo di Puggsley e dei regali per il compleanno di Tyler. Non è il tuo compleanno domani ragazzo?"

"Sì ma non era necessario"

"Ma come figliolo! La maggiore età si festeggia una volta sola."

"Come tutti i compleanni" proferì Mercoledì.

"Sì mia piccola nuvoletta di genio, è vero. Ma questo sarà un compleanno in vero stile Addams"

"Io in realtà pensavo di mangiare una pizza e andare a letto" sorrise Tyler.

"Una pizza? Il letto?" Disse sconvolto Gomez. "Nonono.Ho inviato tutto il parentado Addams! Conoscerai cugino It, la zia sanguinaria, Cos'è, Nonno Alzy e poi tutti insomma."

"E' proprio necessaria una festa?Odio le feste." Disse lapidea Mercoledì.

"Per il tuo moncher dovrai farlo" interruppe Morticia.

"Non è il mio moncher madre"

"Così faremo! Sarà indimenticabile"

Mercoledì e Tyler si fissarono rassegnati.

"Senti Tyler, abbiamo dovuto comprare una specie di telefono munito di tasti più grandi" 

"Una specie di telefono munito di cosa?" Proferì confuso.

Puggsley tirò fuori un computer dalla borsa.

"Questo"

"Oh un computer. Voi Addams non siete molto ferrati in fatto di tecnologia vero?"

"No. Puoi aiutare Pugglsey a montarlo?"

"Non deve essere montato" rise Tyler. "Comunque sì"

"Mentre voi montate il telefono grande, io e Mercoledì andremo a comprarci dei vestiti per farci belle"

"Escluso.Ho un armadio pieno"

"Di cardigan e gonne lunghe.Mercoledì ormai sei una signorina e hai bisogno di una botta di seduzione" ammiccò.

Tyler stava per scoppiare a riderle in faccia. Mercoledì aveva un'espressione glaciale e inorridita.

"Non posso mettere il vestito del ballo alla Nevermore?"

"Ogni occasione ha il suo abito. Prima andremo prima torneremo e poi potrai testare la sala delle torture per domani sera"

"Testare la sala delle torture è meglio di andare a comprarsi un vestito"

Tyler le sorrise lasciando il mouse appoggiato e avvicinandosi a lei. Si appartarono in disparte.

"Dai vai! E' un'occasione per passare un po' di tempo tra donne ed è come una tortura.Dovrebbe piacerti"

"Non è una tortura piacevole,ma lo farò solo perché me lo stai chiedendo tu e perché mano mi sta puntando una pistola."

Tyler si voltò in direzione dello sguardo di Mercoledì e vide veramente mano con una rivoltella.Scosse la testa ridendo.

"Su vai!"

"Te la farò pagare"minacciò.

"Non vedo l'ora" sussurrò prima di allontanarsi.

"Mano verrai con noi?" Chiese Morticia.

Mano in un attimo piombò all'ingresso e indossò i suoi guanti per falangi in un batter d'occhio.

"Dannata appendice."

-

-

-

Mercoledì aveva avuto la stessa espressione di fronte a tutti gli abiti del negozio gotico. Glaciale. Non è scattata la scintilla come è stato per quel vestito per il ballo della Nevermore.Le costava ammetterlo ma le piaceva proprio. Prese solo una maschera di pizzo nero perché il tema della festa lo richiedeva.

"Mia vipera non ti è piaciuto proprio niente?"

"No madre."

Mano iniziò a lamentarsi del fatto che non ci avesse messo abbastanza impegno.

"Metto impegno nello scrivere il mio romanzo e non nel comprare un vestito."

"Io ho un vestito che potrebbe far svenire il tuo moncher"

"Non ho intenzione di far svenire nessuno prima del party della tortura. E non è il mio moncher."

"Come vuoi. Almeno guardalo quando arriveremo a casa."

"Ok madre" disse rassegnata.

Quando scesero dall'auto il sole era già tramontato.Mercoledì trascinò le monolith distrutta verso il porticato.Aveva bisogno di camera, silenzio e Tyler. O al massimo torture. Quando aprirono la porta videro tre volti sorridenti illuminati da un display.

"E quindi con questo affare puoi fare proprio tutto?"

"Più o meno!"

"Lo userò per guardare quei video di torture. Troppo divertenti" rise Pugglsey.

"Mia ccara, il tempo lontano da te è stato quasi insopportabile."

"Terribile" continuò.

"Straziante." Proferì Gomez.

I loro sbaciucchiamenti iniziarono subito, incuranti del resto.

Tyler si alzò dal divano raggiungendo Mercoledì.

"Tutto ok?" Sussurrò.

"Sì...sono solo stanca."

"Trovato quello che cercavi?"

"No."

"Niente niente?"

Negò con la testa.

"Ci faremo andare bene il cardigan" strizzò l'occhio.

Mercoledì accennò un lieve sorriso.

"Andiamo a provare la sala delle torture?"

"Ehm...in cosa consiste?"

"In prove tecniche di funzionamento.E' stata ferma un anno!"

"Ook" titubò.

"Madre noi andiamo a provare la sala delle torture"

"Certo ragazzi! Rifornite il cassetto dei coltelli...dovrebbero essere finiti."

"Certo"

"Coltelli?" Balbettò Tyler.

-

-

La sala delle torture l'aveva già vista ma non accesa. C'erano 10 sedie elettriche in cerchio, strumenti di tortura di ogni tipo, veleni, strani animali in delle teche e dei piranha nell'acquario.

"E' qui che hai preso i piranha?"chiese Tyler.

"Sì. Durante un viaggio in Bolivia i miei hanno portato una coppia di piranha. Sono cresciuti e hanno figliato."

Tyler li fissò spaventato, concentrandosi sui denti.

"Tranquillo. Per fare un bagno con loro devi veramente farmi del male."

"Perché in tal caso potresti gettarmi dentro?" Chiese sconvolto.

"Probabile. Siediti."

"Dove?"

"Sulla sedia cinghiata"

"Ehm è proprio necessario?"

"Sì. Devo testare i dispositivi per la scossa."

"Ok! Su cosa li testi?"

"Su di te"

"Mai sei impazzita. NO!"

"Su avanti! Hai già provato quella sensazione."

"Certo ma non la vorrei riprovare"

"Perché non hai provato il dispositivo dulcis"

"Dispositivo che?"

"Ti farò vedere come funziona. Su. Sopporta qualche dolore"

Tyler titubò ma obbedì. 

"Te lo avevo detto che te l'avrei fatta pagare per questo shopping obbligato."

"Pensavo fosse una metafora."

Mercoledì iniziò a legargli strette le cinghie sul polsi, sui piedi e sul bacino.

"Non durerà molto vero?" Titubò spaventato.

"Dipende da te. Io lo proverò su di te. Se ti farà male smetterò."

Tyler annuì, stritolando il bracciolo della sedia rivestita in pelle.

"Pronto?"

"Sì"

"Vuoi esser bendato o stai ad occhi chiusi?"

"Sto ad occhi chiusi"

"Ok" sorrise sadicamente.

Tyler strizzò gli occhi finché non sentì una scossa sul collo. Gridò dal dolore, stringendo i denti.

"Non posso sopportare ol..."

Mercoledì posò le sue labbra nel punto della scossa.Baciò lievemente il suo collo risalendo verso il lobo del suo orecchio.Le sue labbra si trascinarono percorrendo la sua mandibola fino ad arrivare alle labbra. Sì fermo indietreggiando.

Il respiro di Tyler si fece sempre più pesante.

"Dove vai?" Sorrise mordendosi le labbra.

"Hai detto che non puoi sopportare oltre. La tortura è finita."

"No no. Posso sopportare."

"Sicuro?" Sorrise maliziosa.

Tyler chiuse gli occhi finché non arrivò l'altra scossa.Stavolta colpì appena sotto la mandibola.

Strinse i denti, ma non gridò. Mercoledì posò la sua bocca sul punto colpito, stavolta arrivando alle labbra. Tyler tentò di liberarsi per stringerla a sé cercando il bacio. Mercoledì si scostò.

"Sei tremenda. Non puoi farmi questo. Non posso stringerti. E' una tortura!" Rise innervosito.

"Sei nella sala delle torture. Ti aspettavi unicorni e cioccolatini? Vuoi continuare?" sorrise,

Tyler scosse la testa.

"No? Peccato" 

"Perché? Che succede se continuo?"

"C'è l'ultima scossa."

"Ultima scossa?"

"Ok. Ultima scossa" proferì sicuro.

Mercoledì stavolta salì a cavalcioni su di lui. La fissava intensamente, come un leone con una gazzella ferita.

"Ricordati che sono un Hyde."

"E con ciò?"

"Non son sicuro di rispondere di me"

"Vedremo, chiudi gli occhi."

La scossa arrivò sulle labbra. Tyler stavolta gridò di dolore.

"Cazzo! Sei pazza!" 

In un attimo Mercoledì unì le sue labbra con le sue. Tyler dopo un iniziale smarrimento iniziò ad approfondire il bacio. Si stavano letteralmente divorando.

"Slegami" ansimò stringendo le mani e cercando di liberarsi.

"No" sorrise maliziosa.

Continuò a baciarla con un senso di frustrazione finché non la sentì armeggiare con i lucchetti delle mani e si sentì rilasciare.Portò le sue braccia intorno a lei stringendola forte. Non avrebbe mai voluto smettere. Si sentiva come un assetato nel deserto: lei era la sua cisterna di acqua.

Le loro labbra continuarono a toccarsi. Non ne potevano fare a meno. Ossessione e dipendenza.

Si staccarono fissandosi senza ormai respiro.

"Ti odio" proferì Mercoledì.

"Anche io" ansimò prima di tuffarsi di nuovo sulle sue labbra.

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Capitolo 13
*** Gelosie e Incomprensioni ***


Quando scesero al piano di sotto,ormai si erano fatte le 21:00. Mangiarono qualcosa di veloce  osservando mano darsi da fare al pc. Il braccio di Tyler avvolgeva rilassato Mercoledì'.

"Mano è più tecnologica di tutti noi messi insieme".

"Mano ha una vita molto libera. Pensa che alla Nevermore passava le giornata a farsi le manicure con Enid."

Tyler rise.Mano la fulminò per poi tornare ad ignorarla.

"Che stai facendo?" chiese Mercoledì.

Mano si voltò entusiasta dicendo di essere riuscito a installare una applicazione per videochiamare Enid.

"Che dice?"

"Dice che vuole chiamare Enid in via webcam"

"Allora vi lascio soli"

"No! Ho una bella idea. Uno scherzo geniale." Sorrise maligna.

"Che cosa intendi?"

"Mano...tu non hai detto a Enid che Tyler vive con noi vero?"

Mano negò con l'indice, dicendo che le aveva solo detto della morte del padre di Tyler.

"Che vuoi fare?" Chiese Tyler confuso.

"Io apro la cam e tu fai finta di apparire dietro di me con l'intento di uccidermi. Che te ne pare?"

"Ma che scherzo idiota. Già mi odia."

"Dai che vuoi che sia. Almeno avrai anche l'occasione per chiederle scusa per il vostro scontro nel bosco."

"Ok..." disse alzandosi contro voglia. "Dove vuoi che mi metta?"

"Lì nel buio della stanza."

"E come dovrei camminare?"

"Sii quasi un fantasma o uno zombie"

Mano non disdegnò lo scherzo. Infondo era un Addams.

"Quando ti faccio segno inizia lo spettacolo ok?"

"Va bene" Annuì rassegnato.Preferiva il divano e averla stretta tra le sue braccia.

"Ci siamo?"

Mano fece l'ok.

In pochi minuti apparse Enid con i suoi capelli arcobaleno e un sorriso smagliante.

"MANO!! MERCOLEDì! CHE BELLA SORPRESA!"

"Ciao Enid. Visto l'ordine dei nomi dovrei intuire che sia Mano quella che preferisci" disse lapidea.

"Mano mi scrive quasi ogni giorno. Tu sei più il mio spirito guida." Sorrise.

"Come va?"

"Tutto bene! Mi manca terribilmente Ajax."

"Non lo hai più visto?

"No...solo in webcam. Purtroppo abitiamo a molti km di distanza e mia madre non ha la possibilità di spostarsi molto.Si è indebitata con quei inutili corsi di Licantropia" abbassò la testa.

"Sono sicura che rimarrete insieme."

"Speriamo non si stanchi di me.Non vedo l'ora di tornare alla Nevermore."

"Certo che no. Anche io."

"Tu come stai?"

"Vita monotona e incantevole"

Mercoledì fece un segno a Tyler che si mise in piedi dietro di lei.

"Farai qualcosa questa esta...Mercoledì"

"Cosa?"

Tyler fece un passo avanti.

"MERCOLEDìì" gridacchiò.

"Cosa?"

"C'è Tyler dietro di te."

"Ma che dici?" Si voltò simulando.

"Mercoledì si sta avvicinando."disse tremante.

Mercoledì di voltò fissando Tyler sorridendo.

"MERCOLEDììììì SEI IN PERICOLO!" Gridò.

Tyler gridò e saltò addosso a Mercoledì.

"AAAAAAAAAAAAA" gridò Enid.

Tyler e Mercoledì scoppiarono a ridere. Forse era una delle prime volte che rideva.

"Cosa sta succedendo?" Chiede tremante Enid.

Tyler baciò sulla guancia Mercoledì stringendola.

"Che cosa?" Chiese confusa e spaventata.

"Tyler abita da noi su ordine del tribunale"

"SEI UNA PAZZA! SEI UNA PAZZA MANIACA. STAVO PER MORIRE DI INFARTO O PEGGIO TRASFORMARMI. SEI UNA PAZZA."

"Tranquilla Enid. Mi sono voluta vendicare per il fatto che hai abbandonato la stanza per qualche settimana."

"SEI PAZZA? E' PASSATO Più DI DUE MESI."

"La vendetta è un piatto che va servito freddo."

"State insieme?"

"Dobbiamo definire il nostro rapporto."

Enid abbassò la testa.

"Mi dispiace Enid per ciò che è successo nel bosco tra di noi."interruppe Tyler.

"Come stai?" Chiese seria.

"Adesso bene. Mi dispiace davvero. Vorrei avere la possibilità di farti ricredere sul mio conto. Ero sotto controllo della Thornill e del malessere e frustrazione."

"Se fai del male a Mercoledì, i morsi che ti ho dato saranno solo un assaggio." Proferì seria.

"Non farò mai del male a lei. Non posso farle del male."

"Non puoi?"chiese confusa.

"Mano ti manderà una relazione a riguardo."

"Mi fido di te e Tyler ti perdono." Sorrise.

"Grazie"ricambiò.

"Oh mio dio mi sta chiamando Ajax! Scusa devo staccare. Ci sentiamo domani e ti manderò un commento sulla relazione."

"Va bene!"

"Ciaoooo!" Scosse la mano euforica.

La chiamata si chiuse.

"Non l'ha presa male dai" 

Mercoledì tornò a rilassarsi sul divano appoggiandosi sul suo petto.

"Cenerentola?"

"E' il mio horror preferito" sorrise.

-

-

-

-

Si svegliarono per una botta proveniente dalla sala delle torture.

Aprirono gli occhi assonnati e confusi. Si erano addormentati sul divano alla fine del film.

"Che è successo?" Chiese Tyler stiracchiandosi.

"Non lo so."

La domanda trovò risposta non appena videro uscire Gomez. Stava trascinando per i piedi Puggsley. Tyler piombò in piedi preoccupato.

"Che è successo?"balbettò.

"Di nuovo?" Chiese lapidea Mercoledì.

"Di nuovo cosa?" 

"E' svenuto per la scossa della sedia elettrica. E' un Addams un po' cagionevole."

"Lo avete fatto salire sulla sedia elettrica?" Titubò sconvolto.

"Sì ma a lui piace"

"Ho paura."

"Aiutatemi a sdraiarlo sulla poltrona"

I tre lo aiutarono sollevando il corpo semimorto.

Gomez tornò di corsa a rifornire la sala delle torture.

Tyler dopo un'iniziale confusione, la strinse baciandola sulla fronte.

"Non mi hai ancora dato il buongiorno" sorrise incantato.

"Non mi piace questa dolcezza.Ho il reflusso."

Tyler si avvicinò alle sue labbra ignorandola ma fu interrotto da un grido proveniente dal piano di sopra.Morticia.

"MERCOLEDì VIENI QUA!"

Mercoledì' rigirò gli occhi innervosita per l'interruzione.

"CHE C'è?"

"VIENI QUI SUBITO."

Sbuffò.

"Vai. Ti aspetto."sorrise.

Corse per le scale entrando in camera di sua madre.

"Che c'è?"

Morticia indicò maliziosa l'armadio.Appeso su di esso c'era un vestito nero. Mercoledì si avvicinò fissandolo incantata. Aveva avuto lo stesso colpo di fulmine dell'abito in vetrina a Jeriko.

"Ti piace?"

Mercoledì annuì lievemente.

Il vestito aveva un corpetto di pizzo nero che si interrompeva sui fianchi per lasciare spazio ad una gonna di tulle nera. Una principessa della morte.

"Lo puoi mettere stasera se vuoi"

Mercoledì si avvicinò sfiorando i dettagli del corpetto poi si allontanò subito lapidea per non darle troppa soddisfazione.

"Sì lo metterò solo perché ho solo cardigan"

Sua madre capì sorridendole.

"Certo mia piccola vipera." Strizzò l'occhio.

Mercoledì uscì pensierosa chiudendosi la porta alle spalle. Chissà se a Tyler piacerà si chiese.

Corse al piano di sotto a finire ciò che era stato interrotto ma non trovò nessuno.

"Tyler?" chiamò.

Il suo telefono al piano di sotto interruppe il suo film mentale. Si trascinò fissando lo schermo illuminarsi."Xavier".

Decise di rispondere.

"Ciao Xavier.Come stai?"

"Dì al tuo fidanzato di darsi una calmata."

"Cosa?" Chiese confusa.

"Mi hai deluso Mercoledì. Mi hai deluso. Per colpa sua sono finito in galera, ho perso la dignità e cosa ottengo? Tu non solo lo perdoni, perdoni tutti quelli omicidi e ciò che ti ha fatto, ma ti ci metti insieme. Dimmi Mercoledì. Ti faccio proprio schifo? Ti servo solo per le tue indagini? Fai schifo."

"Aspetta. Chi ti ha detto che sto con Tyler?"

"Ti ho chiamato poco fa e mi ha risposto lui. Fai la finta tonta?"

"Che ti ha detto?"

"Che devo starti lontano, che sei sua. Fai solo schifo."

I tre suoni continuati le fecero capire che dall'altro lato c'era solo silenzio.

Mercoledì gettò il telefono infuriata correndo fuori e notando Tyler con le mani in tasca.

"SEI IMPAZZITO?"

"Cosa?"

"Xavier è solo un grande amico."

"Certo. Ho visto che ti chiama...che ti manda i messaggi. Brava."

"Ma cosa stai pensando?Sei impazzito?"

"La tua reazione mi sta dando solo la conferma che ti piace."

"COSAA? STAI SCHERZANDO?"

Tyler prese a calci un sasso.

"Lasciami in pace."

"Va bene. Non starò qui a piangere o implorarti. Non sono quel tipo di ragazza."

La sua gelosia possessiva era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata nonostante la sua natura semianimale.

Lo fissò lapidea scuotendo la testa e rientrò dentro chiudendosi in camera sua delusa.

Non solo non era riuscita a fargli gli auguri, ma adesso voleva solo strangolarlo. Non voleva neppure più partecipare alla sua festa. No. Non ci sarebbe andata neppure morta.

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Capitolo 14
*** Attrazione ***


Già dal pomeriggio iniziarono ad arrivare i primi parenti Addams. Tyler aveva ancora dentro di sé quella sensazione di nervoso e frustrazione. Aveva paura:paura che lei potesse preferire una persona "normale".Un reietto meno difficile da gestire. In fondo Xavier era la classica persona da temere: un'artista, premuroso, strano al punto giusto ma non un serial killer. Nonostante le sue mille paranoie, si mise a disposizione di Gomez. Aiutò a sistemare e accolse le prime persone. Ogni volta che si fermava un secondo, la sua testa andava al piano di sopra. Non era mai stato razionale di fronte alla paura dell'abbandono.

Mercoledì per non pensare si mise a scrivere altri capitoli del suo romanzo. Avrebbe accettato la gelosia e il suo malessere se gliene avesse parlato a cuore aperto. L'aggressione non l'avrebbe mai accettata. Non solo aveva sminuito il suo aprirsi, come se lei lo facesse con tutti, ma anche il sentimento provato nei suoi confronti. Perse la cognizione del tempo seduta a quella scrivania. Osservò fuori dalla finestra il cielo buio e si avvicinò cercando di capire se la festa fosse iniziata. Aveva fame ma piuttosto di partecipare sarebbe morta.Notò parte del suo parentado sotto il porticato: riconobbe Cos'è, It, le sue zie...In un baleno qualcuno apparse al di là del vetro spaventandola. Suo Zio Fester le sorrise salutandola .Dopo un iniziale smarrimento aprì la porta.

"Che ci fai qua?"gridacchiò spaventata ma felice.

"Ho saputo che qualcuno sta soffrendo pene di amore. A me piace vedere le persone soffrire. Eccomi qua" sorrise

Suo zio la strinse e lei ricambiò.

"Come mai sei passato di qua?"

"Mi piacciono le entrate ad effetto e poi il tuo Hyde è in giro e qualcuno mi ha detto che non parteciparai alla festa."

Mercoledì sorrise annuendo e fece cenno di entrare.

"Sei riuscito a sfuggire dalla polizia?"

"Quella è la mia specialità! Rimarrò qua qualche giorno. C'è tempo per parlare di me. Mi racconti cosa è successo?"

Mercoledì sospirò fissandolo intensamente.

"E' geloso di un mio compagno di studi."

"Mi son sempre piaciute le persone possessive e psicopatiche."

"Anche a me, ma non così. Non accetto che non si fidi di me."

"Tu ti fideresti di te?"

"No. Però mi fiderei del sentimento"

"Lo ami?"

Fester si accomodò seduto al bordo del letto aspettando una sua risposta.

Mercoledì abbassò la testa fissando il pavimento come a volerci sprofondare.

"Domanda stupida. Un Hyde ha un fascino particolare."

"Mi sono innamorata del modo in cui sono con lui. Mi sento libera e non giudicata."

"Capisco"

"Cosa?"

"Nipote,ho sempre creduto nelle tue capacità intellettive ma..." s'interruppe cercando le parole più adatte.

"Ma?"

"Sei troppo impulsiva."

"Cosa intendi?"

"Intendo dire che non partecipare alla festa è da codardi"

"Non è da codardi. E' da me.Odio le feste."

"Non sei mai stata una codarda Mercoledì."

"Cosa dovrei fare?"

"Vendicarti piuttosto. Quel ragazzo, mi duole ammetterlo ma è pazzo di te."

"Vendicarmi?"

"Sai qual è il miglior modo di vendicarti?"

Mercoledì scosse la testa.

"Metterti il vestito che Mano ha messo nel tuo armadio, farti più bella di ciò che sei e scendere con noi ignorandolo."

"Cosa dovrei mai risolvere? Cederei."

"No. Per prima cosa non vedendoti non ha modo di capire cosa si sta perdendo con il suo caratteraccio. Per seconda cosa, la più importante,se domani riuscirete a chiarire, ti sei persa un momento importante. Fallo impazzire nipotina. Voglio vederlo sbattere i piedi dal nervoso."

Mercoledì sospirò. Fester si alzò avvicinandosi alla porta.

"Pensaci. Tuo Zio sarà giù a mangiare vermi ripieni." Sorrise chiudendo la porta.

Mercoledì si avvicinò al suo armadio fissando il vestito.

Notò mano dallo specchio dell'anta ancora chiusa.

"Che ci fai qua?"

Mano disse che le avrebbe acconciato i capelli.

"D'accordo. D'accordo." Afferrò il vestito rassegnata. "Lo faccio solo per mio Zio." Accusò.

Quando indossò il suo abito,Mano quasi svenne.

Sei stupenda disse.

"Smettila di fare il cascamano."

I suoi capelli cadevano mossi sulle spalle. Indossò anche i tacchi infernali:li odiava ma per la sua altezza erano necessari.

Aprì la porta furtiva sospirando. Mano le sistemò la gonna e lo strascico. Continuava farle complimenti che lei puntualmente ignorava. 

"Grazie"

I suoi polpastrelli sparirono nel buio del corridoio, verso la musica al piano di sotto.

-

-

-

"Dove è Mercoledì?" Chiese It con il suo strano linguaggio.

"Non sta molto bene.Non credo verrà." proferì Gomez.

Tyler si guardava intorno. In mezzo a così tante persone si sentiva tremendamente solo. Aveva conosciuto veramente tutti, ascoltando meno della metà dei loro nomi e del loro background. 

"Puggsley..."

Tyler lo afferrò per un braccio avvicinandosi al suo orecchio.

"Dimmi" biascicò con un cioccolatino al rum in bocca.

Tyler sospirò rassegnato.

"Niente"

Non avrebbe mai ammesso di aver sbagliato. Era troppo orgoglioso per farlo.

Puggsley scosse le spalle gettandosi di nuovo sul buffet dei dolci.

"Mio caro. Ti stai divertendo?" Chiese Morticia.

Tyler annuì cercando di fingere al meglio.

"I regali li aprirai domani"

Gomez appoggiò una mano sulla spalla.

"Sì grazie."

"Hai già conosciuto lo Zio Fester prima vero?"

"Sì. Ci siamo presentati al bar" sorrise lievemente.

Morticia fissò le scale sorridendo incantata.

"Abbiamo fatto un capolavoro moncher."

Gomez confuso fissò le scale e così fece Tyler.

Mercoledì era bellissima. Fissò tutti scendendo con il suo strascico nero al piano di sotto.

Tyler rimase fulminato a fissarla incantato. Era la cosa più bella che avesse mai visto nel mondo.

Mercoledì finite le scale fu circondata dai parenti.Iniziò a salutarli tutti posando lo sguardo ogni tanto su Tyler. Lo ignorava a modo suo.

Lui morse le labbra per la frustrazione.

"E' bellissima" sospirò Gomez."Una delle cose più belle che ho fatto nella mia vita da reietto."

"Sì. Lo è."

Si avvicinò al tavolo dei drink nervosamente. L'avrebbe baciata fino a toglierle il respiro e lei invece lo ignorava.Strinse i pugni tracannando un bicchiere di Sangria in un solo sorso.

-

-

Passò molto tempo circondata dai parenti. Ogni tanto gettava lo sguardo su Tyler al tavolo dei drink e su Zio Fester che le faceva l'occhiolino. 

Era stufa di tutti quei convenevoli. Voleva aria e solitudine. 

"E' stato terribile rivedervi tutti. Adesso scusatemi ma voglio fare una passeggiata tra le tombe."

Si fece spazio tra le persone finché non arrivò alla porta. Sentì i suoi occhi addosso e per un secondo incrociò il suo sguardo speranzoso.Tracannò anche il secondo bicchiere e iniziò a farsi largo. L'avrebbe seguita sicuramente e lei avrebbe dovuto essere così brava da fuggire.

Camminò velocemente nascondendosi nel mausoleo di sua nonna.

Tyler si guardò intorno cercandola: sapeva già di trovarla nel suo posto sicuro.

Con le mani in tasca entrò nel mausoleo vedendola di spalle. Sorrise lievemente chiudendo la porta alle sue spalle e si avvicinò furtivo piombandole alle spalle in un attimo

"Voglio stare sola.Che vuoi?" Sospirò Mercoledì con lo sguardo immerso nelle incisioni dell'epitaffio.

Tyler posò le sue labbra nell'incavo della spalla e la strinse forte in vita.

"Sei bellissima"

Mercoledì inghiottì a vuoto socchiudendo gli occhi e mordendosi le labbra.

In un attimo lui la voltò guardandola dritta negli occhi. Cercò in ogni modo di non cedere a lui. Doveva torturarsi piuttosto. 

I suoi propositi furono mandati a puttane quando lui si avvicinò a pochi cm dalla sue labbra. Sentì l'odore del suo respiro e della sangria appena bevuta.

Tremò stringendo le labbra tra i denti fino a farsele sanguinare.

Tyler senza esitare la spinse al muro. Riuscì a sentire il freddo del marmo sulla sua schiena scoperta e la sua mano stretta sul suo fianco.

Era in trappola di nuovo.

Il lieve chiaro di luna illuminava i suoi occhi dal vetro colorato del mausoleo ì.

"Scusami Mercoledì. Ho paura di perderti." confessò.

"Non ti fidi di me?"

"Non mi fido di me."

Mercoledì lo fissò confusa.

"Ho paura di non esser abbastanza per te. Ho sempre creduto che meritassi meglio di un serial killer che ti ha lasciata morire in una cripta."

"In sala mi invidiano tutti."

"E tu?"

"Io cosa?"

"Ti invidieresti?"

Mercoledì annuì titubante mordendosi le labbra.

"Dio mio Mercoledì mi fai impazzire..." ansimò unendo le labbra con le sue.

Le divorò letteralmente. Lei non si staccò. Tutti i propositi di vendetta andarono a farsi fottere insieme al suo ultimo neurone.

La strinse forte a sé. Sentì le unghie di lei conficcarsi sulla schiena.

"Ti voglio.Ti desidero da impazzire." Mordendole le labbra.

"Anche io."

Le mani di Mercoledì cercano i bottoni della camicia continuando a baciarlo.

Lui la fermò.

"Non adesso...ti voglio da impazzire, ma devo capire prima cosa potrebbe accadere con la mia condizione"

Strofinò il naso sul suo.

Mercoledì annuì baciandolo di nuovo.

"Ricordati dei piranha nella sala delle torture la prossima volta che discuteremo" sorrise maliziosa.

"Non li scordo mai."

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Capitolo 15
*** Voglia, Paura e Destino ***


Passarono una bella serata tra convenevoli, conversazioni e giochi organizzati nella sala della tortura. La mattina Tyler si svegliò un po' confuso sul divano:i drink bevuti erano stati decisamente troppi e il mal di testa post sbornia ne era una conferma.Si scostò cercando di non svegliare Mercoledì e afferrò il suo telefono. Aveva solo un pensiero, una decisione, riveder la psicologa per definire il quadro della situazione.Il giorno prima,dopo la discussione con Mercoledì,le aveva scritto una e-mail ed era riuscito a rimediare un appuntamento online per le ore 10:00:avrebbe voluto intavolare una discussione sulla sua gelosia e possessività e sul trovare insieme un modo per chiarire con Mercoledì,mettendo da parte il suo orgoglio. Non avrebbe mai creduto di chiarirci così in fretta e che si sarebbe ritrovato a parlare di sesso: stare con Mercoledì significava attrazione fatale. Si chiese come avesse fatto a dirle di no nel mausoleo e si meravigliò dell'intensità del suo sentimento. Prese il pc di Puggsley e si accomodò nella sedia cinghiata della sala delle torture, consapevole che fatto che tutti fossero ancora nel mondo dei sogni.

Nel suo schermo apparse Margharet.

"Buongiorno Tyler. Il mio vicino di casa Steve è un giovanotto come te ed è riuscito a mettermi in contatto con te.Mi vedi?"

"Buongiorno. Sì la vedo."

"Come stai?Ti vedo un po' stanco!"

"Bene lei?Sì, ieri abbiamo fatto molto tardi."

"Dammi del tu.Nelle nostre sedute non devono esserci filtri e devi sentirti a casa. Per quanto riguarda la tua domanda, sto bene, a parte qualche acciacco per via dell'età. Ho saputo che ieri sera è stato il tuo compleanno. Tanti Auguri!"

"Grazie mille!" Sorrise.

"Allora...successo qualcosa di rilevante per anticipare l'appuntamento di 4 giorni?"

"No...beh in realtà sì."

"Racconta pure"

"In realtà ieri le avevo scritto perché avevo discusso con Mercoledì a causa della mia gelosia."

"Avete chiarito?"

"Sì, ma il modo in cui ci siamo parlati ieri sera mi ha fatto capire che provo un'attrazione smisurata nei suoi confronti. Non so quanto riuscirò a controllarla...è imbarazzante" 

Il suo colorito divenne di un rosso quasi natalizio. Si disse che la sua faccia avrebbe potuto tranquillamente mimetizzarsi con una palla di Natale.

"Oh beh. Non c'è niente di male nel desiderarla."

"E' imbarazzante parlarne con te."

"Con me non devi provare alcun tipo di imbarazzo."

"Volevo chiederti che cosa accadrà...insomma se noi dovessimo..."

"Allora..."

Margharet si tolse gli occhiali poggiandoli sul tavolo dietro di lei.

"Provi così tanta attrazione?"

Tyler annuì rassegnato.

"Se non dovesse essere amore non accadrà assolutamente niente, così come niente è accaduto al mio defunto marito con le sue precedenti ragazze."

Tyler annuì sfregandosi le mani nervosamente.

"Se dovesse essere amore le cose si complicano."

"Non è mai la strada semplice quella giusta vero?" 

Margharet si scoprì lievemente la vestaglia mostrando delle cicatrici spaventose sulle spalle.

"Purtroppo no..." sorrise.

"Cosa...cosa è accaduto?" Chiese sconvolto

"Quando è successo, l'Hyde si è staccato dal suo corpo e ci ha attaccato."

"L'Hyde uscirà dal mio corpo?".

Margharet annuì.

"E' come un parassita che si nutre di te. Del tuo essere. Non è infettivo, ovviamente non entrerà in un altro corpo. Lui morirà lontano da te, ma per quando si staccherà sarà forte, disperato e aggressivo."

"Dovremmo ucciderlo?"

"Morirà da solo nel giro di pochi giorni, ma in quei giorni potrà accadere di tutto."

"Dovremmo ucciderlo?" Ripetè.

"Ci abbiamo provato Tyler. Pistola, coltello, ascia. Le armi di noi comuni mortali non lo scalfiscono. Possono spararti se mai dovessi trasformarti ma sarai tu Tyler Galpin ad essere danneggiato. L'Hyde no."

"Co..cosa dovrei fare?"

"E' inevitabile se vuoi salvarti. Sarà inevitabile." Sorrise dispiaciuta.

"E se non dovesse accadere nulla...che cosa farò? Io non voglio separarmi da lei"

"Io non lo so Tyler questo. Sapete solo voi la portata del sentimento che vi unisce. Dovrai proteggerla e proteggerti."

"Non ci sono altri rimedi, anche magici..."

"Io parlo solo per esperienza personale ragazzo."

"Io non voglio che soffra...non voglio farle del male o che possa far del male a qualcuno..."

"Farà del male a te comunque. Mi hai chiesto di essere onesta a riguardo."

"Il distacco inizierà subito?"

Lei scosse la testa.

"No. L'Hyde tenterà di rimanere attaccato a te, costringendoti nella trasformazione all'alba o al tramonto, nell'inizio o nella fine della giornata. Dovrai essere forte e non permetterglielo"

"Come posso fare?"

"Resistenza e soprattutto servirà Mercoledì."

"In cosa?"

"Dovrà parlarti, tenerti ancorato alla realtà e alla vita. In seguito, se dovesse staccarsi dovrete difendervi e proteggere le persone care."

"Cosa succederà se io non dovessi farcela..."

Margharet strinse i denti.

"Resterai così...per sempre. Morirà la tua parte umana Tyler."

"Lei come fa a saperlo...?"

"Qualche anno fa ho avuto in cura una ragazza della Nevermore. Una Hyde. Aveva già ucciso molte persone finché non conobbe un uomo. Lui riusciva a capirla, ad amarla e anche lei ricambiava. Le spiegai le stesse cose che adesso sto spiegando a te ma lui non fu forte abbastanza dal tenerla in vita. Dopo qualche giorno trovarono lui e l'Hyde morti nel bosco. La riconobbi dalla sua collana con le iniziali."

Tyler gettò la testa all'indietro.

"Cosa dovrei fare?"

"Parlane con lei...non è una di quelle prime volte a base di fiori e cioccolatini Tyler."

"Che dovrei dirle?"

"Esattamente quello che ti ho detto. E' la tua prima volta?"

Tyler annuì.

"Comunque andrà sono certa che la ricorderai per sempre" sorrise cercando di smorzare la tensione.

"Non voglio farle del male"

"Comunque vada glielo farai"

"E se mi allontanassi? Ora che sono maggiorenne posso tornare nel penitenziario"

"L'Hyde non sarà sotto controllo lontano da lei.Il tuo stadio peggiorerà sempre di più e la ferirai comunque."

Tyler passò le mani tra i suoi ricci sospirando.

"Mi dispiace Tyler. Riflettici sopra per il prossimo incontro a casa Addams. Ti lascio per oggi."

Annuì e chiuse la chiamata iniziando a camminare nervosamente in cerchio.

Ad un tratto la rabbia lo assalì.Afferrò il bordo del tavolo, rovesciando tutte le provette vuote. Il rumore dei vetri in frantumi si diffuse svegliando Mercoledì sul divano.Si guardò intorno spaventata e non trovando Tyler corse verso il rumore proveniente dalla sala delle torture.

Lo trovò accasciato tra le schegge. Stava piangendo.

"Che cosa è successo?" Chiese preoccupata.

La fissò dritta negli occhi e l'accarezzo sulla guancia lasciandole del sangue. Aveva le mani completamente ferite dalle schegge.

Mercoledì strinse la sua testa appoggiandola sul seno e accarezzando i suoi ricci.

"Shhh" 

Sentì il suo corpetto di pizzo bagnato dalle lacrime. Lui l'afferrò per la vita stringendola a sé.

"Che cosa è successo?" Sussurrò.

"Stringimi e basta" riuscì a dire.

Lei alzò il suo mento e lo baciò. 

Il sapore del ferro investì le sue papille gustative. Notò altro sangue sul suo volto scendere come una lacrima rossa.

"Sicura di volere me?"

"Perché me lo stai chiedendo?"

"Rispondi e basta"

Lei annuì.

"Meriti una persona semplice...come Xavier."

"Ancora? Io non voglio lui. Voglio te. Tu sei il mio psicopatico."

"Anche se ciò significhi lottare?" Balbettò.

"Che cosa intendi?"

"Tu lotteresti per me, con me?"

Mercoledì annuì accarezzandolo.

"Anche se ciò significhi avere una buona probabilità di morire? O di lasciarsi?"

"La morte fa parte della vita e il lasciarsi dipende solo da noi."

"Non sarà semplice"sospirò.

"A me piacciono le imprese difficili.Altrimenti sai che noia."

"E se dovessi morire o ucciderti?" Chiese titubante.

"Non ti darò questa soddisfazione. La morte nei piranha la farai tu."

Tyler sorrise appoggiando la fronte sulla sua.

"Tyler...niente è semplice, e se lo fosse non starei con te."

"Grazie di esserci."

"Andiamo ad aprire i regali?"

"Prima devo pulirmi"

"Perché? Hai un fascino più sbarazzino."

Si alzò tirandolo su da terra.

Avrebbe dovuto spiegarle molte cose, ma voleva godersi il momento. Lo amava, e lui amava lei. Era sicuro che entrambi avrebbero affrontato la morte per stare insieme: lei per combattere l'hyde, e lui per evitare di finire nell'acquario dei piranha. 

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Capitolo 16
*** Alla ricerca di una risposta. ***


Erano riusciti a far funzionare quella macchinetta del caffè infernale in camera di Mercoledì.Tyler aveva preparato il suo quadruplo preferito dopo tanto tempo.

"Tu hai riparato la mia e io ho riparato la tua" affermò soddisfatto.

"Non ti vantare."

"Questa è tecnologica e la tecnologia a casa Addams non è un must.E' buono?"

Mercoledì sorseggiò la schiuma e si accomodò sul tappeto persiano ai piedi del suo letto,seguita da Tyler. 

"Sì abbastanza. Nonostante omicidi e piano di risurrezione hai imparato a fare il caffè"

"Ma quello sapevo già farlo prima"

"Sei migliorato con il sadismo a dire il vero. Ti voglio ricordare della scritta Buon Compleanno con il cacao?"

"Mi sono sempre chiesto cosa mi avesse spinto a rimanere fino alle 3 di notte a guardare dei video tutorial per fare scritte sul caffè. Pensavo fosse per guadagnare la tua fiducia e risvegliare Crackstone insieme alla Thornill, invece c'era altro. Ora lo so."

"Bene. Sei pronto?" 

"Ok vipera. Apriamo questi doni"

"So già che te li ruberò ogni tanto"

Quando iniziò a scartare temeva l'affermazione di Mercoledì sull'usarli ogni tanto.

Gli avevano fatto molti regali e tutti piuttosto sinistri: un'ascia, un fucile di precisione, un piede di porco, una confezione di cianuro alle erbe di montagna e una scatola di legno piena di munizioni. Ogni volta che scartava qualcosa la sua faccia assumeva espressioni piuttosto perplesse.

"Sono dei bei regali"proferì Mercoledì.

"Certo se hai bisogno di fare una rapina con genocidio" 

"Io per il mio compleanno dalla mia famiglia ho ricevuto solo una mannaia. Non ho avuto occasione di festeggiarlo con i parenti."esclamò seria.

Tyler la guardò perplesso e scoppiò a ridere.

"Comunque non ti ho dato il mio regalo" abbassò la testa.

"Non è tra questi?"

Mercoledì scosse la testa.

"Pensavo mi avessi regalato il piede di porco."rise

"No, quello è da parte di mio Zio Fester. Cerca un complice per le rapine. Mano adesso sta molto in famiglia e mio padre non è mai stato un buon scassinatore."

"Ma io non sono un ladro" titubò scioccato.

"No,tu sei più specializzato negli omicidi cruenti. Mio padre infatti ti ha regalato un'accetta."

"Mi sarei aspettato tazze e portafogli di Calvin Klein...comunque sono piuttosto originali. E tu?"

"In realtà stavo aspettando il momento giusto.C'erano troppe persone che potevano giudicarmi per tanta debolezza"

"Beh, adesso siamo soli" sorrise lievemente.

"Ok..."

Mercoledì si alzò e afferrò un piccolo pacchettino nero con un fiocco d'oro.

"Tieni"

"Vuoi che lo apra subito o provo ad indovinare?"

"Prova ad indovinare" 

"Mmm...posso toccarlo?"

"No. Devi capirlo in base alle dimensioni."

"Allora...fammi pensare...a dire il vero non mi vengono in mente armi così piccole."

"Esistono."

"Però se fosse stata un'arma non avresti avuto imbarazzo a consegnarmela ieri sera."

"Allora non sei così stupido."

"Pensi sia stupido?" Spalancò gli occhi.

"Come tutti i maschi."

"Ah ok. Allora non lo aprirò più" mise il broncio.

"Così mi stai solo dando la conferma di essere stupido." Proferì lapidea.

"Ok allora lo apro"

"Hai già rinunciato ad indovinare?"

"Se non è un'arma potrebbe essere un microchip che mi farà esplodere le interiora"

"Esiste?" Chiese curiosa e entusiasta.

"Non credo!" Gridacchiò ridendo.

"Dovresti inventarlo e chiedere il brevetto. Io lo comprerei."

"Non avevo dubbi" ridacchiò gesticolando.

"Ok sono stupido e lo aprirò perché non so indovinare."

"Almeno sei stato onesto con te stesso. Te ne sono grata."

"Gne gne gne."

Tyler si zittì di colpo fissando il suo regalo. Era l'ultima cosa che poteva aspettarsi da lei e dalla sua apatia verso l'amore. Non era un microchip ma comunque si sentì esplodere dentro.

"Cosa..."balbettò

"Era di mio nonno."

Girò tra le mani l'anello fissandolo e sorridendole.

"I miei nonni sono stati insieme fino alla morte e erano entrambi due reietti.Lei era una fattucchiera, mentre lui un pluriomicida."

"Devo prenderla come dichiarazione?" Sorrise malizioso.

"NO. E' solo un dono perché sei più che amico."

"Non ce la fai proprio a dire fidanzato vero?"

"Piuttosto la morte."

"Non voglio chiederti dove lo hai preso..."

"L'ho disseppellito ieri."

"Mi sembrava strano che non ci fosse una parte di macabro in tutto questo."

"Non ti lamenterai mica di un anello al dito di uno scheletro."

"No" sorrise avvicinandosi alle sue labbra.

Lei si scostò.

"Questo è tutto." 

"Con me puoi essere dolce"

"Oggi ne ho avuta abbastanza di dolcezza."

"Un bacio posso dartelo?" Sorrise avvicinandosi di nuovo come una calamita.

"Uno solo"

Appoggiò le labbra sulle sue e indossò l'anello.

"Allora visto che oggi hai superato la tua dose di dolcezza potremmo andare a disseppellire altri cadaveri o fare qualche attività macabra"

"Ci stai prendendo gusto"

"Solo per te.Cosa vorresti fare?"

"Intanto potresti spiegarmi perché stavi piangendo prima. La sofferenza altrui mi aiuta a stare meglio"

"Non è facile parlarne.Non saprei da dove incominciare."

"Intanto dal perché stavi a quello strano aggeggio tecnologico."

"Al computer dici?"

"Sì quella cosa."

"E' imbarazzante Mercoledì"

"Niente in confronto a come mi sono ridotta da quando stiamo insieme. Sorrido, cerco amore...e BACI" proferì disgustata.

"Così terribile?" Sorrise

"Il terribile è che non riesca a fermarmi"

"Ecco appunto...non riusciamo a fermarci" abbassò la testa.

"Tu ci riesci alla grande invece. Io ho disseppellito un cadavere per te e di solito è un attività che facciamo solo nella notte di Halloween"

Tyler sorrise.

"Il motivo del computer è perché non so se riuscirò a trattenermi ancora per molto"

"Cosa intendi?"

"Ieri durante la nostra discussione ho scritto alla psicologa per avere un appuntamento anticipato. Volevo parlarle della mia gelosia e possessività nei tuoi confronti."

"Wow" disse impassibile. "Io ho pensato per un secondo di non dare il cibo ai piranha perché aspettavo di dargli le tue falangi invece."

"COSA?"balbettò.

"Ognuno reagisce a modo suo alle litigate. Continua."

"Poi abbiamo chiarito ma ovviamente l'appuntamento è rimasto online. Ho deciso di parlarle di ciò che ho provato nel mausoleo ieri sera."

"Continua."

"Io Mercoledì non so come dirtelo...ti desidero. Da matti. Visto che la dottoressa è la persona di cui le cronache parlano, colei che ha visto guarire un Hyde ho deciso di chiederle delle informazioni a riguardo ecco."

"Tu hai chiesto a lei di...Santi serpenti." Arrossì lievemente.

"Stai arrossendo" sorrise.

"No.Continua"

"Mi ha solo detto cosa potrebbe succedere se io e te facessimo l'amore...ecco."

Tyler iniziò a raccontarle ogni informazione che aveva ricevuto dalla psicologa. Mercoledì' ascoltò ogni singola parola con un'espressione seria. Quando terminò rimase in silenzio a fissare il pavimento.

"Allora?"

"Tu hai prove di ciò che ti sta dicendo?"

"No. Hai altre persone che potrebbero aiutarci?"

Mercoledì scosse la testa.

"Tuo padre è sempre in contatto con quelli del penitenziario"

"Ogni giorno. Chiedono delle tue trasformazioni come ludopatici in attesa dell'estrazione della schedina...soprattutto quella dottoressa."

"La dottoressa chi?"

"La bionda insipida"

"Che interesse ha?"
"Non saprei."

La testa di Mercoledì andò dritta al suo sogno-visione. Scosse la testa. Lo avrebbe impedito con tutta se stessa. 

"Andiamo"

Mercoledì si alzò in piedi tendendole la mano.

"Dove?"

"Mio Zio Fester sta riposando in quella che doveva essere la tua stanza...lui è un uomo di mondo e potrà aiutarci."

"Tuo Zio Fester"

"E' stato lui a scoprire la creatura che uccideva tutte quelle persone, ossia tu...o sulla base di quello che mi hai raccontato la bestia che ti sta attaccata. Lui ha già avuto a che fare con un Hyde e di lui mi fido più di chiunque in questa casa."

"Non so se sia una buona idea."

"Preferiresti andare da mio padre e dirgli: CIAO GOMEZ, ADESSO SONO MAGGIORENNE E VORREI RIMANERE QUI ANCHE SE, SE MAI DOVESSI FARE SESSO CON TUA FIGLIA..."

"Ok andiamo da tuo Zio" la interruppe imbarazzato.

Mercoledì era conscia che tutto ciò che sapeva suo Zio glielo aveva già detto nella casa alveare, ma sperava nell'ipnosi o nella lobotomia per ricordare di più su quella Hyde pianista e su ulteriori dettagli.
Era la sola speranza che aveva.
Quella meno imbarazzante.

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Capitolo 17
*** E' tornata. ***


Bussarono insistentemente alla porta di suo Zio: nessuno rispose.

"Zio Fester?"

Quando il silenzio iniziò a prolungarsi, aprirono lentamente la stanza, notando un letto perfettamente sistemato: segno che nessuno ci avesse dormito. 

"Non ha dormito qua"

"Magari se ne è andato dopo la festa"scrollò le spalle.

"Impossibile. Mi aveva detto che sarebbe rimasto qualche giorno in casa Addams. Mio Zio è uno di parola."

Mercoledì corse in salotto sperando di trovar qualcuno che potesse darle delle informazioni su dove si fosse cacciato.

Trovò Morticia intenta a sorseggiare una tisana in poltrona

"Madre."

"Buongiorno vipera. Chi stai cercando? Tuo padre è a fare spese con Lurch."

"No madre, stavo cercando Zio Fester."

"E' andato al lago a pescare con Puggsley"

"Ok grazie."

"Tyler mio caro, spero che ti siano piaciuti i doni"

"Oh sì, sinistri ma belli."

"Sono sicura che ti saranno molto utili per le nostre future riunioni di famiglia. Facciamo molti giochi di gruppo: affetta la talpa, nascondino tra le dinamiti, cose così insomma."

"Noi di solito giochiamo a monopoly."

"E' un gioco di omicidi?" Chiese entusiasta.

Tyler la fissò perplesso.

"No in realtà devi comprare case e poi rivender..." prima di finire la frase fu trascinato in giardino da Mercoledì.

"Piano! Non sono un cane."

"Bisogna raggiungere mio Zio! E' un uomo imprevedibile e per quel che ne so potrebbe già essersene andato da qualche altra parte."

"Lo so, ma stavo rispondendo a tua madre. E' scortese andarsene così."

"A lei interessano solo giochi di omicidi, rapine, morte, tortura...noi dobbiamo sbrigarci invece."

"Sei sicura che il lago non disti troppo? Ti voglio ricordare che se dovessi varcare il perimetro mi fulminerebbero all'istante"

"Il lago è nella proprietà e poi mio padre quando ha mappato la zona di proprietà Addams con le guardie del penitenziario ha aggiunto 5 km da tutti i lati."

"Ok. Se dovessero fulminarmi me la pagherai."

"Se sopravvivi"

Ciò che dalla finestra di casa Addams sembrava essere un piccolo bosco era in realtà infinito. Ogni singolo passo tra quelle sequoie gli ricordava tutti gli omicidi fatti e tutte le volte che si era rifugiato in qualche tana per sfuggire alla polizia o alle indagini di Mercoledì. Ogni ricordo era come una lama a doppio taglio: da un lato gli faceva male, dall'altro lo aveva avvicinato proprio alla sua Sherlock. 

Il paesaggio fitto di tronchi s'interruppe aprendosi in un piccolo spiazzo di foglie autunnali e acqua cristallina.

"Wow"

"Zio Fester!!" Gridò.

Due figure sedute a bordo del lago fecero un cenno di saluto.

"Vipera! Vedo che hai portato anche il tuo Hyde."

"Non è il mio Hyde."

"Come ti pare"

"Ho bisogno di parlarti urgentemente di una questione importante."

Tyler si avvicinò fissando la quantità di pesci all'interno del retino di Puggsley.Saranno stati almeno un centinaio.

"Avete sterminato un'intera fauna acquifera!"

"La pesca con le bombe dà molte soddisfazioni" sorrise concentrato Puggsley.

"Mio caro nipote, ho una faccenda che mi chiama. Vieni con noi a risolverla o resti qua da solo pescare?"

"No, resto qua. Ho ancora 6 bombe da usare. Tornerò per cena."

"Ok!"

Zio Fester si alzò con fatica da terra, scuotendosi la veste nera dal fogliame.

"Di cosa volevi parlarmi?"

"Vieni, dobbiamo farti vedere alcune cose."

Zio Fester iniziò a seguire sua nipote, mentre Tyler rimase un po' indietro perso tra imbarazzo e pensieri del passato.

"Mano ha recuperato un libro sulla cura degli Hyde, e siamo riusciti a parlare con l'unica di cui le cronache parlano: colei che ha guarito un Hyde ."

"Perfetto. E esattamente io a cosa vi servo?"

"Volevo sapere qualcosa di più riguardo a quella pianista Hyde."

"Tutto ciò che so lo sai già nuvoletta di tempesta...Io ho solo assistito alla sua trasformazione durante lo spettacolo."

"Saprai che fine ha fatto dopo però"

"Fuggì. Provarono a spararle contro ogni cosa ma non morì."

"Non hai avuto più notizie su di lei?"

"No. Abbiamo capito che il trauma che ha scaturito il tutto è stata la perdita di sua figlia per un aborto spontaneo."

"Era incinta?"

"Sì. Del direttore di orchestra a quanto pare. Durante una lite furiosa trai due,lei ha perso il bambino."

"Tu come fai a sapere che hanno discusso?"

"Lo dovresti sapere...se le mie orecchie captano un velo di sofferenza, non riescono proprio a resistere."

"Come mai si è trasformata solo dopo il trauma?"

"Non lo so esattamente. Ti riporto solo le mie deduzioni e voci."

"Padre ti ha detto qualcosa del motivo per cui Tyler è qua in casa nostra?"

"Sì. Mi ha raccontato ogni cosa. Tuo padre ha fatto una promessa e un Addams mantiene sempre le promesse."

"Cosa ne pensi di questa storia dell'amore come forma di cura?"

"Io non credo molto nell'amore: l'unica volta che mi sono sposato ha cercato di uccidervi tutti e rubarci il patrimonio."

"Non è proprio la stessa condizione.Lei era solo una stronza ammirevole, Tyler invece ha un mostro dentro di lui."

"Chi è quella?" chiese confuso 

Mercoledì alzò lievemente la testa dal fogliame. Gli stivali rossi, i pantaloni, il cardigan multicolor e il suo volto coperto da un enorme paio di occhiali. Sgranò gli occhi. 

"Ciao Mercoledì" sorrise maligna lei.

"Che cosa vuoi? Tu dovresti essere morta"

"Anche tu se per questo."

"Che cosa sta succedendo?Chi è lei?" Chiese suo Zio.

"Sono la professoressa Thornill,ma questo Mercoledì dovrebbe saperlo bene"

"Che cosa vuoi ancora? Non ti è bastata la lezione alla Nevermore?Ne vuoi ancora?"

"Sono solo venuta a riprendermi ciò che è mio e portarti via tutto, come tu e la tua famiglia avete fatto a me"

"Non è possibile"titubò Tyler-

Si bloccò fissandola dritta negli occhi:rimase come stregato da qualcosa.

"Tyler, amore della mamma.Come stai?"

Cominciò a camminare nella sua direzione, per niente spaventata e molto sicura di sé.

"Stai lontano da lui" 

"Altrimenti?" sorrise.

Arrivò a pochi passi dal suo corpo e gli accarezzò la guancia.Mercoledì aveva il voltastomaco.

"Sono qui adesso Tyler. Qui per te.Solo io accetto quella tua parte, ricordi?"

Zio Fester iniziò a protendersi a difesa di Mercoledì, facendole da scudo con il suo corpo contro eventuali attacchi.

"Dobbiamo portarlo via da lei. L'Hyde le risponde...Tyler no. Deve allontanarsi o si trasformerà a suo comando" sussurrò.

"Come possiamo fare?"

"Al mio segnale devi correre e portarlo in un posto sicuro, nascondetevi. Avviserò io tuo padre."

"Ti sono mancata vero?" continuò lei cercando di stabilire un contatto con il suo Hyde.

La sua ipnosi fu interrotta da un forte bruciore al fianco:riuscì a sentire la lama recidere la sua carne.Si accasciò per un secondo ringhiando, sentendosi montare i primi spasmi della trasformazione.Ringhiò così forte, che il suono rimbombò nel silenzio della foresta. La Thornill sorrideva sadica, pregustandosi ciò che stava per succedere.

"VAI ORA" gridò Zio Fester.

Mercoledì afferrò Tyler per un braccio e senza esitare iniziò a trascinarlo lontano da quel luogo nonostante opponesse resistenza. Zio Fester caricò la professoressa con tutta la sua forza, riuscendo nell'intento di placcarla per terra nonostante si ribellasse come una pazza isterica.

Iniziarono a correre a vuoto tra gli alberi tutti uguali di quel bosco. 

L'unico posto che le venne in mente per nascondersi era un vecchio capanno da caccia. Sperava con tutta se stessa che fosse nel perimetro tracciato dal penitenziario.

Continuava a correre guardandosi indietro e cercando di capire cosa stesse succedendo a Tyler.

Quando arrivarono di fronte alla porta a vetri scuri la spinse trascinandolo dentro e chiudendo a chiave.Si allontanò dalla porta con il fiato a mille e corse verso Tyler dolorante sdraiato sul pavimento. Non c'era tempo di ragionare.

"Tyler. Guardami. Sono io, mi senti"

Tyler annuì lievemente con la mano poggiata sul fianco.

"Io è come se...fosse diventato tutto buio all'improvviso. Dovrebbe essere morta."

"Fammi vedere" ignorò lei preoccupata per la sua mano completamente insanguinata 

Tyler scostò le dita per un secondo permettendole di alzare il maglione per osservare meglio la lacerazione da vicino.

Alzò gli occhi al cielo stringendo i denti per il dolore.

"Ti fa tanto male?"

Tyler annuì.

"In una scala di dolore da 1 a 10?"

"Sento bruciare terribilmente."

"Cerco qualcosa per medicarti."

Iniziò a smuovere tutto in preda al panico, finché non trovò delle bende.

"Togliti il maglione."

"Mi serve luce, ma non possiamo accendere niente, altrimenti ci troverà."

"Vedo una lanterna là sopra."

Mercoledì seguì lo sguardo e corse ad arrampicarsi trovando già una candela al suo interno.

"Nella mia tasca dei pantaloni c'è un mazzo di chiavi con un accendino" indicò lui dolorante.

Lo afferrò, accese la candela e iniziò a farsi luce.

"Devo vedere la profondità, sei pronto?"

Tyler annuì stringendo tra le dita il tappeto di pelliccia.

"Ti faccio male?"

Scosse la testa.

"Non è profondo, bisogna coprirlo per evitare l'infezione."

In un attimo fu come un flashback. Si rivide mentre applicava i cerotti sulla ferita che lui si era autoprocurato: allora non lo sapeva, adesso voleva salvarlo da quella cosa e dalla Thornill.

Tyler sorrise lievemente. Amava il modo in cui lei si prendeva cura di lui: premuroso ma non smielato. Lo fasciò con cura intorno alla vita, sigillando la ferita al meglio. 

"Ci vorranno dei punti, ma per il momento ci accontenteremo."

Lo scroscio sul tetto attirò subito la loro attenzione: stava piovendo a dirotto e questo poteva rallentare le ricerche di quella pazza. Solo in quel momento iniziò a pensare a suo Zio Fester:temeva lo avesse ferito in qualche modo, anche se non aveva mai messo in dubbio le sue capacità di tortura da vero Addams senior. L'unica cosa positiva di colpisci la bara era l'aver appreso l'arte del placcaggio.

Mercoledì spense la candela nella lanterna e si distese sulla pelliccia seguita da Tyler.

"Quanto dovremmo nasconderci?"sospirò

"Non lo so, per adesso siamo al sicuro. Sono sicura che mio padre,mio Zio e mano ci ritroveranno."

"Ho il gps sotto pelle, ci troveranno per forza."

"Cerca di riposare adesso." Incoraggiò Mercoledì " Farò io la guardia"

Tyler annuì e chiudendo gli occhi, complice anche la sbornia della nottata precedente, cadde in un sonno profondo. La testa di Mercoledì finì su mille epiloghi diversi che come un treno impazzito percorrevano la sua mente. Di una cosa era certa: lo avrebbe curato: costi quel che costi. 

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Capitolo 18
*** Notte di cause. ***


Il capanno si fece sempre più oscuro e tetro.Mercoledì prima che il buio calasse ispezionò tutti i cassetti e i mobili della stanza.Riuscì a trovare un mucchio di candele sparse in giro, della carne secca di dubbia qualità e una pistola con qualche munizione. Passò tutta la giornata a riflettere sul da farsi, accompagnata dal sottofondo del respiro calmo di Tyler e dal movimento del suo petto che si alzava e abbassava lentamente: segno di tranquillità e assenza di spasmi da trasformazione.Seduta con la schiena appoggiata sul retro del divano, giocava con la pistola cercando una soluzione a tutta quella situazione tremenda.Un rumore simile a del fogliame smosso da passi scosse i suoi pensieri. Si mise subito in guardia impugnando la pistola e avvicinandosi furtivamente alla porta.

Scostò delicatamente le tende per capire da dove provenisse.

"Che è successo?" Biascicò assonnato Tyler.

"Shhhh" intimò Mercoledì.

Vide solo una coltre di foglie bagnate,illuminate da un lieve chiaro di Luna post tempesta. Cercò di osservare il manto per notare la presenza di impronte fresche, ma la notte non contribuiva affatto.

"Ho sentito un rumore" bisbigliò.

"Forse qualche ramo caduto?"

Diede un'ultima occhiata e poi lasciò perdere avvicinandosi a Tyler.

"La ferita?"

"Un po' dolorante"

"Tu stai bene? Sei riuscito a riposare?"

Tyler annuì.

"Nessun movimento sospetto o segnale da tuo Zio?"

"No purtroppo, altrimenti ti avrei svegliato...Hai fame?"

"Non molta."

"Ho trovato della carne secca nei cassetti.Credo sia scaduta, ma dovrai accontentarti"

"Non ho fame davvero"

"Se ci dovessi ripensare..."

Mercoledì sobbalzò captando di nuovo lo stesso rumore più vicino e insistente. Spense velocemente la candela della lanterna e si accovacciò accanto a Tyler, nascosta dietro il divano.

Fissarono tutti e due la porta con gli occhi sgranati finché non si aprì lentamente.

Mano saltò sul divano spaventandoli a morte.

Mercoledì corse di nuovo verso la porta chiudendo tutto rapidamente.

"Sei pazzo?"

"Ma non avevi chiuso a chiave?"Chiese Tyler.

"Mano è uno scassinatore. Non si contano in diecimila mani le cassaforti che ha aperto,"

Mano porse un biglietto da parte di Gomez:




 

Mia vipera,

Tuo Zio Fester ha fallito e la Professoressa Thornill alias Laurel Gates è fuggita. Siamo riusciti a contattare il penitenziario, ma c'è qualcosa in loro che non mi piace affatto, sopratutto in quella dottoressa:è troppo insistente. Non ho detto niente di ciò che è successo oggi, ma è necessario che Tyler si tolga il gps e lo consegni a Mano (ha con sé tutto l'occorrente per la rimozione). E' fondamentale seguire ogni istruzione che vi darò perché solo così potrete fuggire in incognito e scoprire di più riguardo questa storia,sulla condizione e possibile cura di Tyler. Mano e Lurch vi aspetteranno domani alla fine del bosco con un'auto incognita.

Padre.




 

Mercoledì fissò mano.

"Che cosa dice?" Chiese Tyler.

"Ci aspettano domani alla fine della foresta"

"La Thornill?"

"E' riuscita a fuggire purtroppo."

"Come facciamo? Non solo siamo ricercati da una pazza con la sete di vendetta, ma anche tracciati da un gps. Sanno già che siamo qua"

"Mano,che si è inventato Padre?"

Mano disse che Gomez era riuscito ad inventarsi la balla di una festa con caccia e horror nella foresta per il compleanno di Tyler.

"Per stasera siamo relativamente al sicuro, ma devi toglierlo"

"Come faccio? E' sottopelle"

"Mano ha portato degli strumenti con sé"

"Che coooosa? Sono già ferito.Vuoi asportarmi la cimice di segnale?"

"Sarà solo una piccola incisione quasi indolore."

"Ascoltami. Tu scappa Mercoledì, io me la caverò in qualche modo. Conta solo che tu sia al sicuro."

"Non se ne parla. Smettila di frignare. Dove si trova il gps?" Chiese lapidea

Tyler mostrò la nuca rassegnato e consapevole del fatto che glielo avrebbe comunque tolto nel sonno o a tradimento.

Mercoledì afferrò la borsa portata da Mano,trovando molte cose utili al suo interno, tra cui una torcia.

L'accese puntandola dritta sul suo collo notando un lieve rigonfiamento.

"C'è solo questo giusto?"

"No anche sul fondo schiena e sulla caviglia"

Mercoledì puntò la torcia notando altri piccoli rigonfiamenti identici al primo.

"Basta solo un taglietto. Mano! Bisturi"

"MA SEI PAZZA? SENZA ANESTESIA?"

"Stai scherzando? Non eri tu quello terrorizzato dagli aghi? Adesso vuoi anche farti un'anestesia? Avanti Tyler."

"Non c'è qualcosa contro il dolore in quella dannata borsa di pelle?"

"No, solo cibo, acqua e disinfettante.Avanti, non farmi pentire della mia scelta amorosa. Sei un serial killer diamine, e non una bionda in carriera."

"Ok. Va bene. Cerca di fare piano."

Tyler strinse i denti fissando il tappeto per non pensare al dolore.

"Sarà veloce"

Con il bisturi incise lievemente e spinse il gps all'esterno.

Tyler ringhiò stringendo i denti al massimo.

"Fa male"

"Avanti ne manca solo due"

Mano le passò il disinfettante.

"Dopo Mano. Dobbiamo toglierli tutti il più velocemente possibile."

Rimosse anche gli altri due con una precisione quasi chirurgica.

"Ti ho fatto male?"

"A dire il vero niente di così insopportabile."

"Anni di autopsie e organi venduti sul mercato nero da mio Zio Fester."

Prese del disinfettante gettandolo sopra i tagli e già che c'era anche sulla coltellata della Thornill.

"Ne hai altri di questi affari?"

"Non credo."

"Mano. Porta subito via questi e assicurati che il gps non tracci più questo punto. Se così non fosse domani cercheremo gli altri." sorrise sadica.

Mano afferrò i dispositivi e si diresse verso la porta.Mercoledì si accovacciò avvicinandosi.

"Cerca di scoprire di più su quella dottoressa del penitenziario se puoi."

Mano fece l'Ok e si dileguò tra le fronde degli alberi.

Mercoledì sospirò chiudendo di nuovo a chiave la porta.

"Hai paura che non possa cavarsela?"

"Ho sempre pensato che Mano fosse il più forte e completo di tutti in famiglia finché non l'ho visto trafitto da un coltello nella mia camera alla Nevermore. Da allora ho sempre paura che possa farsi del male serio"

"Sappi che non sono stato io a pugnalarlo."

"Lo so, e anche lui lo sa. Si sarebbe sicuramente vendicato in caso contrario e a quel punto avrei temuto per la tua di incolumità. Comunque tieni."

Mercoledì gli porse dell'antidolorifico.

"E questo?" Chiese sconvolto.

"Era sul fondo della borsa." Scrollò le spalle.

"Avevi un antidolorifico e non me lo hai dato?" Proferì sconvolto.

"Te l'ho dato proprio adesso"

"Dopo avermi inciso con un bisturi senza anestesia."

"Andiamo. Pure tu hai detto che non ti ho fatto così male."

Tyler scosse la testa rassegnato di essersi fidanzato con una pazza, poi inghiottì subito la pillola: non per il dolore dei tagli, ma per la pugnalata al fianco.

Ci fu un momento di silenzio.

"Domani all'alba ci incammineremo verso il luogo di ritrovo e poi..."

"Stai giù!" 

Tyler la tirò per un polso accanto a sé.

"Che cosa è successo?" Bisbigliò.

"Shhhh. Spegni la torcia. Spegnila" intimò spaventato.

"Che cosa hai visto?" 

"Mi è sembrato di vedere un'ombra"

"Dove?"

Tyler si sporse cercando di notare qualcosa.

"Niente, era solo una fronda mossa dal vento" 

Quando Mercoledì si voltò verso di lui con sguardo lapideo e giudicante, la baciò.

"Che stai facendo?"

"Shhhh"

Ripiombò di nuovo sulle sue labbra baciandola quasi con disperazione.

"E' tutto il giorno che non ti bacio"

Mercoledì dopo qualche iniziale attimo di smarrimento gli rispose di nuovo con la stessa intensità.

Tyler si staccò appoggiando la sua fronte sulla sua.

"Non fermarti" sussurrò lei.

"E' già tutto troppo incasinato Mercoledì"

"Domani forse moriremo, o forse no...ma io non voglio morire con questo rimpianto."

Mercoledì si rigettò sulle sue labbra come attratta da una forza oscura. Le ritornarono in mente le parole di suo Zio Fester sulla dipendenza che un Hyde poteva darti. Era più forte di quanto potesse immaginarsi.

"Potrebbe succedere di tutto Mercoledì. Potrei anche rimanere così" sussurrò tra un bacio e un altro, torturandosi l'animo per riuscire a fermarsi.

"Non mi importa"

Continuarono a baciarsi e stringersi a vicenda come se quei baci, fossero una dose di ossigeno dopo un'apnea di ore.

Si sdraiò sopra di lei schiacciandola con il suo corpo senza mai staccarsi dalle labbra. Era incantato dai suoi lineamenti e dalla sua pelle bianca cadaverica e fredda illuminata dal lieve chiaro di luna.

I baci si fecero sempre più spinti.

"Fermami Mercoledì...fermami ti prego." implorò ansimando.

"Non riesco" ammise come stregata.

Le sue labbra baciarono ogni centimetro del suo collo e divorarono le sue labbra.

"Sei sicura?"

Non rispose ma continuò a baciarlo. Nessuno dei due si sarebbe fermato. Nessuno dei due voleva staccarsi dall'altro. Nessuno dei due voleva morire con quel rimpianto. Avrebbero affrontato tutte le conseguenze insieme: quelle della loro condizione, della loro storia, la Thornill, la dottoressa sospettata e di quella notte nel capanno. Fecero l'amore tutta la notte forse con quella dose di incoscienza sulla REALE portata di quelle conseguenze.

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Capitolo 19
*** Inganno ***


La prima luce dell'alba entrò dai vetri del capanno di caccia. Aprì gli occhi guardandosi attorno, finché non  la notò accanto a sé che dormiva beatamente. La sua bocca assunse una curva spontanea e incantata: non ne avrebbe mai avuto abbastanza di lei e di loro due insieme. Prima di alzarsi e rivestirsi, baciò delicatamente la sua fronte. A momenti avrebbe dovuto svegliarla per raggiungere il luogo di ritrovo indicato da Gomez, ma per adesso voleva godersi quel senso di appagatezza mai avuto prima. 

Nonostante la gioia e l'amore che provava, nella sua testa giravano inevitabilmente mille domande: perché non si era trasformato pur essendo ormai l'alba? Forse sarebbe dovuto accadere al tramonto? E se non sarebbe mai accaduto? Perché si sentiva la persona più completa e felice del mondo allora? 

Le domande nella sua testa si trasformarono in paure: paura di non farcela, di non essere all'altezza, di perderla. Girò la chiave della porta  in cerca di un po' d'aria fresca mattutina per schiarirsi i pensieri e cercare il giusto posto per i pezzi del suo complesso puzzle. Forse l'immagine sarebbe comparsa solo sfiorando di nuovo le sue labbra o forse vivendola.

La brezza investì immediatamente le sue guance, così come l'odore del fogliame bagnato. Vide dei lievi raggi di Sole penetrare dal basso dei cespugli. Chiuse gli occhi godendosi quel silenzio e cercando di ritornare con la mente alla notte precedente. Rivide le mani intrecciate con le sue, il suo corpo fatto apposta per lui, i suoi occhi lucidi dentro ai suoi. Si sfiorò il collo ripensando a quei baci, all'odore della sua pelle impresso sulla sua. Era come droga: la più potente droga del mondo. Quando riaprì gli occhi sentì un dolore forte dietro alla nuca e poi tutto si fece buio.

-

-

-

Tutto girava intorno a lui. Fissò il terreno e le pareti di argilla di quel posto buio farsi sempre più nitide. Tentò di muoversi verso la luce ma qualcosa lo teneva legato lì. La sensazione intorno ai suoi polsi lo riportò con la mente al penitenziario e a quelle catene taglienti. Ringhiò, tirando le catene con la massima forza, ma non ci riuscì. Il rumore cigolante si espanse ovunque, attirando l'attenzione della responsabile di quel rapimento.

"Amore della mamma"

La sua voce inconfondibile riecheggiò in quel buco.

"Vedo che ti sei svegliato?" Sorrise lei avvicinandosi.

"Che cosa vuoi?" Ringhiò basso.

"Riavere il mio Hyde e porre fine alla dinastia Addams, così come loro hanno posto fine alla mia."

"Lasciaci in pace pazza."

"Purtroppo dovrò aspettare l'arrivo di nuove erbe per ricreare la pozione e risvegliarti la tua parte dormiente, ma tu non hai fretta giusto?"

"CHE COSA VUOI?" Gridò.

"Te l'ho detto.Farvi soffrire tutti quanti per ciò che mio avete fatto."

"Dovrai passare sul mio corpo"

"Un corpo in catene e con un Hyde che risponderà a me? Sicuro?" Sogghignò maligna.

"Lei mi troverà, loro mi troveranno e a quel punto ti uccideremo."

"Non credo che ti troverà se tu le dirai di non cercarti mai più"

"Non lo farò mai. Piuttosto la morte.Io la amo più della mia stessa vita e non ho paura di morire."

"Tu l..a a...m...i?" balbettò lei.

"Sì. La amo."

Tremò per un istante, convincendosi del fatto che non fosse troppo tardi per dividerli. Aveva seguito ogni loro spostamento e intercettato anche le sedute con la psicologa. Non era trapelato niente se non qualche bacetto adolescenziale. 

"Se non la lascerai tu, lo farò io"

"Non ti darà mai ascolto."

"Ah no? Sei proprio sicuro di questo?"

In un secondo, come per magia, le sue sembianze divennero sempre più simili alle sue, fino a diventare uguale a lui, anche nella voce.A Tyler mancò un battito.

"Allora la Thornill è morta. Tu non siete lei." balbettò.

Rise fragorosamente.

"No. Non sono la Thornill. Sono un mutaforma e ho intenzione di vendicarmi per ciò che hai fatto a mio padre."

"A tuo padre? CHI SEI MALEDETTA!"

"Sì a mio padre. Adesso capirai cosa significa perdere tutto, come ho perso io"

"CHI SEIIIII? LASCIAMI IN PACE! COSA VUOIIII?"

Lo ignorò, sparendo verso la luce.

Tyler scosse le catene troppo dure per essere spezzate. Quando si rese conto di essere ormai in trappola scoppiò a piangere sbattendo la testa contro la parete dalla rabbia. 

-

-

-

Si svegliò totalmente sola. Si guardò intorno cercando di capire dove si fosse cacciato.

"Tyler?"

Non trovando risposta,si rivestì velocemente afferrando le provviste di Mano pronta per raggiungere il luogo d'incontro.

Notò la porta socchiusa e uscì fuori spingendola.

"Tyler? Dove sei?"

Girò intorno al capanno non trovando nessuno.

"Tyler?"

"SONO QUII" gridò poco distante da lei.

Lo vide avvicinarsi scosso con le mani in tasca. Gli sorrise lievemente.

"Dov'eri?"

"In bagno. Devo per forza tenerti informata di ogni mio spostamento?"

"No. Mi sono preoccupata non vedendoti."

"Non vedo perché dovresti"

"Tutto ok?" chiese confusa.

"Alla grande"sorrise falsamente.

Si avvicinò cercando di stampargli un bacio, ma lui si scansò.

"Cosa sono queste moine scusa?"

"Solo un bacio prima di partire"

"Mercoledì Addams che vuole moine. Assurdo."rise ironico.

"Che ti prende?"

"Sei appiccicosa"

"Io?"

"Sì proprio tu."

Cercò di guardarlo negli occhi, cercando di capire che cosa gli fosse successo.

"E' successo qualcosa?"

"Ti ho detto di no.Sei sorda?"

Cercò di ignorare il suo nervosismo. 

"Ok, ho capito. Dobbiamo andare allora"

"Io non vengo"

"Che cosa?"

"Ho detto che non vengo."

"Ma ci stanno aspettando e..."

"Che noia che sei! Sei proprio appiccicosa! Io non vengo da nessuna parte."

"Tyler ma che ti prende?"

"A me niente. Voglio solo andare all'ispettorato di polizia più vicino e firmare per tornarmene a casa mia o al penitenziario. Anche la cella più lugubre è meglio che starti accanto."

Mercoledì lo fissò confusa.

"Credevo che stessi bene con noi"

"Evidentemente no. Cos'è ti sei innamorata di me?" Sorrise malizioso.

"Io..."

"Ahahahahah. Tu credevi davvero che io ti amassi? Ci sei cascata ben due volte nel mio gioco Mercoledì'. Tanto dura, intoccabile quanto ingenua."

"Che cosa intendi?"

"Intendo dire che la storia dell'amore è una stronzata e che ti ho usata come un farmaco, ma non funzioni. Quindi sei inutile. Posso averne di meglio."

Mercoledì tremò immobile cercando di capire dove fosse il tranello. I suoi occhi erano sempre i suoi occhi, così come la sua voce. Strinse i denti, cercando di fermare la lacrime che stavano scendendo ma fu inutile. Fu la prima volta che pianse davanti ad un ragazzo e se ne vergognò in modo terribile.

"Piangi? Ahhaha. Santi nomi Mercoledì. Fai ridere. Davvero pensavi che potessi interessarmi o che potessi amarti?"

"Per un attimo l'ho creduto. Ma hai ragione. Non posso interessarti."

"Siamo troppo diversi."

"Dimentica ciò che è successo stanotte, lo farò anche io."

La guardò confuso per poi ricomporsi. Per un attimo tremò che potessero aver fatto l'amore, rendendo l'Hyde incontrollabile per chiunque.

Mercoledì' si asciugò velocemente il volto camminando con i pugni stretti nella direzione opposta.

"Vattene va stupida."

"Sai che ti dico? Uccidi pure chi ti pare. Spero tu possa rifinire in quel carcere per il resto della tua vita e marcirci dentro nelle sembianze del mostro che sei."

"Come ti rode il fatto che non ti ami vero? Almeno io mi mostro per la bestia che sono. Tu ti fingi tanto forte quando in realtà sei solo una debole."

"Hai ragione. Ho sbagliato a fidarmi di te. Dovevo ascoltare i miei amici. La vera bestia non è il tuo Hyde. Sei tu."

Mercoledì lo spinse e corse via, verso casa Addams perché adesso non sarebbe stato più un problema suo. Qualche giorno prima,si promise di gettarlo nella vasca dei piranha nel caso l'avesse ferita. Adesso lui ci aveva gettato il suo cuore. Mentre correva senza sosta, giurò a se stessa di non avvicinarsi mai più ad ragazzo. 

Quando sparì dal suo raggio sorrise maligna scuotendo la testa. Si alzò da terra. Avrebbe dovuto trovare la risposta a quel suo dubbio a costo di torturarlo. Le sembianze tornarono normali. La dottoressa del penitenziario si guardò intorno furtiva, dirigendosi verso il luogo di prigionia in cerca di risposte. 

 

 

SPAZIO AUTRICE: 

Perdonate qualche errore di ortografia. Lo correggerò quando starò meglio. :)

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Capitolo 20
*** L'anello e il medaglione ***


Era stata solo un'ingenua: non solo gli aveva concesso di ingannarla una volta, ma ben due. Gli aveva permesso di fare ogni cosa: far arrestare Xavier,attaccare Enid, resuscitare Crackstone, uccidere. Il peggio è che gli aveva concesso se stessa. 

Entrò in casa Addams come una furia, senza neppure fermarsi a dare spiegazioni alla sua famiglia. Era in debito anche verso di loro, perché Tyler si era preso gioco di tutti. Si gettò sul letto degli ospiti perché ogni odore di lui la uccideva dentro in modo non piacevole.

"Mercoledì. Dov'è Tyler?" 

Gomez era dietro la porta della sua camera in un baleno.

"Non lo so e non mi interessa."

"Ti rendi conto che abbiamo la sua custodia?"

"Me ne assumerò io le responsabilità di eventuali catastrofi. Non ho più niente da perdere."

"Posso entrare?"

"Voglio stare da sola. Fai rientrare Mano dal luogo di ritrovo. Non voglio altri danni."

"Come faccio?"

"Ha un telefono con sé. Usalo."

"Non so neppure come si accende quell'affare."

"Lo farò io. Ora lasciami in pace."

"Come ti pare"

Afferrò il suo telefono sulla scrivania: prima lo avrebbe chiamato e prima avrebbe potuto starsene a suonare al suo violoncello melodie malinconiche. 

Ricercò quella strana icona simile alla videocamera di un film:c'era solo Enid tra le sue ultime chiamate.Enid. Come avrebbe potuto guardarla in faccia? Non ne avrebbe avuto più il coraggio. Si disse che forse non meritava di avere amici:doveva stare da sola come già Goodie le predisse.

Restava solo da riportare Mano e Lurch a casa e poi sarebbe finita per sempre. 

-

-

"Ho risolto finalmente. Non ci starà più tra i piedi quella mocciosa."

Tyler alzò il suo sguardo cupo fissandola dritta negli occhi.

"Lei?"

"Sorpreso?"

"Che cosa vuole lei da me?"

"Voglio uccidere il tuo Hyde così come ha ucciso mio padre"

"Io non so a chi ti stai riferendo"

"Il barbone... nel bosco. Te lo ricordi? Ti ha implorato? Perché lo hai ucciso?"

Lo colpì forte alla guancia con uno schiaffo a mano piena.

"Se gli volevi così tanto bene perché viveva in quelle condizioni? In una capanna al freddo?"

"Non ti permettere." Gridò isterica.

Un secondo colpo giunse dritto nello stesso punto. 

"Rispondi avanti"

"Mio padre iniziò a soffrire di depressione e si allontanò da me poco dopo la morte di mia madre. Se ne andò lasciandomi tutta la sua assicurazione: non voleva che lo vedessi in quello stato e voleva che creassi un futuro tutto mio. Sono diventata, nonostante la mia condizione di muta forma, un'ottima poliziotta. Finalmente, grazie anche alla mia stazione e ai miei colleghi sono riuscita a ricontattarlo, quando ormai credevo fosse morto.Gli promisi di trovargli una sistemazione nella nostra casa e lui era così felice di avermi ritrovato.Tu lo hai ucciso poche ore prima che potesse prendere il suo treno per venire da me." gridò stringendo i pugni.

"Mi dispiace"

"Non è vero! Tu hai goduto nell'uccidere tutte quelle persone e tu e quella tua bestia farete esattamente la stessa identica fine"

"Non avevo il controllo di niente. Non ero io. Voglio anche io liberarmi di quella bestia. Non ho scelto io di nascere così"

"Non mi importa. Qualcuno deve pagare per ciò che hai fatto."

"Mi dispiace. Hai ragione, su ogni cosa. Ti chiedo solo di lasciare in pace Mercoledì"

"Non è mai stata parte del mio piano. Dovevo solo farti credere di essere la Thornill. Sei tu che hai un conto in sospeso con me. Non lei."

"Che cosa le hai fatto?"

"Niente. L'ho solo allontanata visti gli effetti che ha su di te e sulla tua bestia."

"Non ti credo. Che cosa le hai fatto?" gridò.

"Tu piuttosto...che cosa hai fatto con lei la scorsa notte?"

Tyler fissò il vuoto. Non sapeva che cosa dirle, che cosa avrebbe voluto sentirsi dire.

"Niente"

"Non hai fatto l'amore con lei vero?"

Dal tono di voce capì che avrebbe dovuto continuare a mentire per proteggerla.

"No. Ci siamo solo giurati di lottare insieme contro qualsiasi cosa."

"Che romanticismo spicciolo."

"Che cosa vuoi fare?"

"Torturarti in attesa di quelle maledette erbe e attendere la tua trasformazione."

"Uccidimi direttamente."

"Oh no. Non sarebbe divertente. Non ucciderei quella parte che ha ucciso mio padre. Dovrai soffrire."

"Che cosa le hai detto a Mercoledì? Che cosa le hai fatto?"

"Che non la ami, che non è niente per te e lei se ne è andata. E' stato piuttosto semplice a dire il vero."

Tyler socchiuse gli occhi stringendo i denti. Sarebbe andato incontro alla sua condizione e alla morte. Il destino di ogni Hyde era quello. 

-

-

Mercoledì rubò la bicicletta a suo fratello per raggiungere più velocemente il luogo di ritrovo. Ogni cosa in quel bosco le gridava il suo nome. Si chiese quanto di quel dolore fosse reale: dipendenza da Hyde o amore? Forse entrambi vista l'intensità. Intravide la macchina nera parcheggiata ai bordi della strada. Lasciò la bici per terra e corse a bussare al finestrino oscurato dal vetro nero.

Quando il vetro si abbassò mostro Zio Fester insieme a Mano.

"Nipotina. Ci iniziavamo a preoccupare."

"Torniamo a casa"

"Perché? Dov'è Tyler?"

"Non è importante. Se ne è andato. Non è più un problema vostro ma mio in caso di eventuali catastrofi."

"Che cosa stai dicendo?"

Mano e Zio Fester scesero di macchina avvicinandosi a lei. Si scostò di un passo.

"Hai pianto?"

"No"

"Mercoledì. Questa cosa non riguarda solo te lo sai? Dov'è Tyler?"

"Se ne è andato. Ha detto che non voleva più avere niente a che fare con noi e con me."

"E' successo qualcosa?"

"No. Mi ha solo detto questa cosa"

"Per quale scopo si sarebbe dovuto avvicinare a te e a noi? Pensi voglia resuscitare qualche altro fanatico religioso?"

"Non credo."

"Sei sempre troppo impulsiva nelle cose. Ragiona. Che cosa ti ha detto?"

"E' così importante sapere che cosa mi ha detto?"

"Voglio solo aiutarti. Con me puoi parlare di ogni cosa."

"Mi ha detto che non prova niente per me e che non ero il farmaco giusto per guarirlo."

"Il farmaco giusto? O mio Dio Mercoledì...tu e lui avete?"

Mercoledì' abbassò il suo sguardo sentendosi giudicata.

"Dobbiamo trovarlo subito." Proferì serio.

"Che cosa importa? Non è successo niente all'alba. Non esiste l'amore Zio e lui non mi ha mai amata."

"Ti è forse saltato in quella testolina con le trecce che potrebbe accadere al tramonto?"

"E a te ti è forse saltato in mente in quella testa pelata che potrebbe non accadere proprio visto che ha chiaramente espresso il fatto di non aver mai provato niente per me?"

"Non credi che valga la pena capirlo? Magari l'allontanarsi fa parte della difesa dell'Hyde o forse no. Non puoi saperlo neppure tu. Non ti sei mai tirata indietro di fronte a niente Mercoledì. Ne vale la pena per come vi guardate, provare a vedere che cosa accadrà tra poche ore non credi?"

"Anche se fosse ho rimosso ogni affare di tracciamento ieri sera."

"Hai rimosso solo quelli tecnologici."sorrise malizioso.

"Che cosa intendi?"

"Tu hai il medaglione di protezione di nonna Addams, mentre a lui hai regalato l'anello del nonno."

"E con questo?"

"Togliti il medaglione e sfregalo. Sarà lui a guidarci da Tyler."

Mercoledì lo fissò confusa ma obbedì. Aveva qualche speranza nel cuore, o forse era solo quella dannata dipendenza da Hyde. Rimosse il medaglione che già le aveva salvato la vita una volta e lo sfregò delicatamente tra i polpastrelli. 

"Posizionalo davanti a te come se fosse un pendolo"

Titubante Mercoledì protese il braccio, finché il ciondolo non si eresse puntando verso Est e trascinandola con una forza quasi inspiegabile.

"Io non lo sapevo."

"Per questo c'è sempre tuo Zio a guidarti. Lurch."

"Chiamato"

"Porta a casa l'auto e dì a Gomez che siamo a fare una scampagnata di ricognizione."

"Agli ordini"ringhiò basso.

-

-

Camminarono seguendo il medaglione per qualche chilometro.

"Sei sicuro che abbia tolto ogni gps ieri sera?"

Mano fece l'ok.

"Stiamo camminando da mezz'ora. Il bosco della famiglia sta per finire."

"Potrebbe anche essere uscito dal bosco."

In un secondo il ciondolo puntò a terra con una certa insistenza.

Mercoledì si accovacciò finché non vide l'anello tra il fogliame.

"Perfetto. E' stato tutto inutile."

"Potrebbe averlo perso"

"O potrebbe averlo gettato"

"Odio il tuo pessimismo. Io non credo che stesse recitando verso di te."

"Il solito romantico inguaribile."

"Lo pensa anche Mano. Mercoledì, i suoi occhi parlavano."

"Anche la sua bocca lo ha fatto stamani."

Mano si avvicinò all'anello e lo raccolse sconsolato. 

"Mi dispiace di avervi messo in pericolo. Mi dispiace di esser ricaduta nel tranello.Perdonatemi."

L'appendice si avvicinò a palmo aperto porgendole il gioiello.

Quando le sue dita entrarono in contatto con il metallo, una scossa attraversò la sua colonna vertebrale.Cadde all'indietro sul manto di foglie.

-

Si ritrovò per terra in una grotta oscura. Si guardò intorno cercando di capire dove fosse stata catapultata, finché òa voce inconfondibile di Tyler attirò la sua attenzione. Si trascinò come una biscia dietro una sporgenza e lo notò legato in catene con uno sguardo rigido. Non era solo perché di fronte a lui si ergeva Lauren Gates con i suoi stivali inconfondibili.

"Non credo che ti troverà se tu le dirai di non cercarti mai più"

"Non lo farò mai. Piuttosto la morte.Io la amo più della mia stessa vita e non ho paura di morire."

"Tu l..a a...m...i?" balbettò lei.

"Sì. La amo."

Ci fu qualche secondo di silenzio

"Se non la lascerai tu, lo farò io"

"Non ti darà mai ascolto." Proferì.

"Ah no? Sei proprio sicuro di questo?"

La vide cambiare sembianze esattamente come aveva fatto la Weems quel giorno nella serra. Sgranò gli occhi. Non era con lui che aveva parlato quella mattina.

"Allora la Thornill è morta. Tu non siete lei." balbettò lui.

-

Riaprì gli occhi circondata da Zio Fester e da Mano.

"Che cosa hai visto?"

"Dobbiamo trovarlo Zio. Abbiamo a che fare con un mutaforma."

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Capitolo 21
*** L'aiuto di Zio Fester ***


Vagarono in lungo e in largo per tutta la foresta Addams.Avevano setacciato ogni singola tana, anfratto, grotta, ma di Tyler neppure l'ombra. Mercoledì arrivò di fronte allo stessa quercia di un'ora prima e si gettò seduta per terra, rassegnata.

"Sono ore che giriamo in tondo. Potrebbe già essere uscito dal bosco. Potrebbe essere ovunque a quest'ora. Dobbiamo farci aiutare da qualcuno."proferì lo Zio Fester.

"E da chi?" 

Mano propose Enid con il suo fiuto da licantropo.

"Enid è troppo lontana per aiutarci attraverso il suo fiuto. Arriverebbe troppo tardi."

"Che cosa vuoi fare?"

Mercoledì sgranò gli occhi come fosse stata colpita da un'illuminazione.

"Che giorno è oggi?"

"Giovedì perché?"

"Che ore sono?"

Fester protese il braccio verso il sole, aprendo le dita della mano al massimo. Poi fece lo stesso con l'altra mano, unendo le dita."

"Che stai facendo?"

"Dovrebbero mancare circa 2 ore al tramonto."

"Come fai a saperlo?" Chiese confusa.

"Tu sottovaluti tuo Zio. Ti insegno una cosa che potrà servirti in futuro vista la tua avversione alla tecnologia.Stendi il tuo braccio verso la luce."

Mercoledì imitò suo Zio.

"Adesso punta Il dito indice poco sotto il Sole, mentre il mignolo dovrà essere parallelo all'orizzonte."

"Ok. E adesso?"

"Ogni dito, come uno specie di spicchio, ti indicherà quando tempo manca al tramonto"

"Non basta una mano per arrivare con il mignolo all'orizzonte."

"Ogni mano vale circa un'ora, per questo ne ho aggiunte due. Ogni spicchio vale 15 minuti."

"Quindi considerata la stagione, e il tramonto precoce dovrebbero essere le 15?"

"Sì esatto. E' bello insegnarti qualcosa"

"Dobbiamo tornare subito a casa. Potrebbe essere lì la risposta alla domanda a cui stiamo cercando di rispondere.

Mercoledì iniziò a correre con Fester e Mano estenuati alle calcagna.

"Vai piano! Fermati! Potresti spiegarci anche a noi che diavolo sta succedendo?"

"Non abbiamo tempo!" Gridò correndo senza sosta verso la torre degli Addams.

"Ti raggiungeremo con calma!" Affannò suo Zio.

Mano invece, come una vera appendice allenata da anni di furti e missioni segrete teneva la sua corsa.

"Vi raggiungerò con calma!" Si corresse appoggiando tutto il suo peso sulle ginocchia.

Doveva riprendere fiato e sicuramente mettersi a dieta se fosse sopravvissuto a quella avventura.

-

Mercoledì e Mano si fermarono quasi schiantandosi di fronte al cancello. Notarono la sua figura minuta sotto il porticato che suonava insistente al campanello.

"Signora!" Gridò Mercoledì attirando la sua attenzione.

Margharet si voltò con il suo bastone da passeggio verso il luogo del richiamo.

"Oh! Pensavo di essermi rincitrullita e di aver sbagliato giorno di seduta."

"Mi deve aiutare" ansimò lei cercando di riprendere fiato.

"Che cosa è accaduto?"

"Tyler è stato rapito da un mutaforma e non riusciamo a trovarlo."

"Oh signore. Hai il telefono per tracciare i suoi gps?"

Mercoledì scosse la testa con sguardo colpevole.

"Che cosa è accaduto?"

"Ieri pomeriggio durante una passeggiata nel bosco, la professoressa Thornill alias Laurel Gates, ci ha attaccati costringendoci a rifugiarci in un posto sicuro."

"Questo non è possibile"

"Lo so. Tyler quando l'ha vista ha iniziato a estraniarsi dalla realtà, così abbiamo fatto di tutto per allontanarci da lei."

"Che cosa è successo dopo? Che c'entra il mutaforma?Perchè non ha i gps?" Iniziò a tremare preoccupata per ciò che sarebbe potuto accadere.

"Mio padre ha sempre sospettato di infiltrati all'interno del penitenziario, così per paura che potessero rivelare la nostra posizione, l'ho aiutato a togliere i gps. Saremmo dovuti partire questa mattina all'alba alla ricerca di un luogo sicuro."

"Questa è una cosa da incoscienti! Ti rendi minimamente conto di cosa avete fatto?"

"Mi lasci finire la prego."

"Continua" inghiottì lei agitata.

"La mattina seguente mi sono svegliata da sola finché non l'ho trovato. Si comportava in modo strano, ha iniziato ad insultarmi e se ne è andato"

"Come fai a sapere che è stato rapito da un mutaforma?"

Una voce maschile interruppe il discorso: suo Zio gli aveva finalmente raggiunti con i suoi tempi.

"Mia nipote ha il dono delle visioni. Siamo riusciti a ritrovare l'anello che ha donato a Tyler e ne ha avuta una. La persona con cui mia nipote ha parlato questa mattina non era l'Hyde."

"Lei chi è?"

"Signor Fester Addams mia signora.Piacere di conoscerla."

Fece per baciarle la mano, ma lei si scansò più confusa che mai.

"Che cosa hai visto nella visione? Sai che possono non essere sempre veritiere vero?"

"Ogni visione che ho avuto si è sempre rivelata veritiera. Ogni singola cosa che ho visto."

Margharet si gettò rassegnata sulla panchina sotto il porticato cercando di riflettere.

"Che cosa hai visto nella visione?"

"C'era Tyler legato ad una parete e la Thornill davanti a lui che lo minacciava. Gli ordinava di allontanarsi da me e lui opponeva resistenza e poi lei si è trasformata in lui"

"Hai visto qualche dettaglio di quel posto che potrebbe indicarci il luogo? Un rumore?"

Mercoledì scosse la testa.

"Più tempo passerà lontano da te e più l'Hyde rischierà di uscire. Dobbiamo impedire la trasformazione."

Mercoledì deglutì a vuoto cambiando espressione.

"Non è possibile" scosse la testa fissandola. "Non avrete fatto l'amore voi due vero?"

Mercoledì annuì colpevole di quella situazione.

"Quanto tempo manca al tramonto?"

"Poche ore ormai" proferì Zio Fester.

"Lei parla come se sapesse già che si trasformerà" gridò sentendosi accusata.

"Io parlo come una persona razionale Mercoledì. E' vero potrebbe non trasformarsi. Immagina di aver ragione tu e che la storia dell'amore ha funzionato solo tra me e mio marito. Benissimo e poi? La cosa certa è che da quando ti ha vicino, l'Hyde è come sopito. Basiamoci su questo dunque, sulla certezza che ti piace tanto predicare. Quanto tempo mai potremmo guadagnare lontano da te e vicino a qualcuno che cerca la sua obbedienza per vendicarsi di qualcosa o verso qualcuno? Forse qualche ora in più? Un giorno? Adesso prova a ragionare al contrario invece. Immagina che io abbia ragione e che abbia visto mio marito in lui, e una parte di me stessa in te. Dobbiamo trovarlo."

"Ma come? Sono ore che giriamo in tondo in questo dannato bosco. Ore."

"Avete un computer?"

Mercoledì annuì.

"Mi serve. Entriamo."

"Le ho già detto di aver tolto chirurgicamente ogni singolo gps."

"Hai tolto anche i dispositivi per la scossa?"

"No quelli no."

"Grazie al cielo"

"Come pensa di poterlo rintracciare? Tramite grida? Ha pensato che il trauma potrebbe indurlo alla trasformazione?"

"Vedo molto di me in te Mercoledì. Anche io ero così sai? Sempre risposta acida pronta, sempre a ricercare la solitudine, a contraddire l'ovvio." Disse calma ignorandola. "Devo contattare una persona che può aiutarci."

"Chi? Non voglio nessun altro immischiato in questa storia. Già troppe persone ci sono dentro."

"Perfetto. Allora conoscete qualcuno che disponga di un Metal detector?"

"Un metal che?" Chiese Mercoledì confusa.

"IOOO" sorrise malizioso Zio Fester.

"Tu hai un metal coso?"

"Vado a prenderlo" corse euforico per mostrare il suo piccolo oggetto di rapina.

"Che cos'è?"

"E' una specie di bastone che rintraccia metalli sottoterra. Tutti i dispositivi nel corpo di Tyler sono fatti di metallo, le catene sono fatte di metallo. Almeno che questa foresta non sia una miniera, troviamo un'alta concentrazione di metallo e troveremo lui."

Fester tornò con una sorta di bastone e delle cuffie.

"Il metal detector è solo il rubaradar?"

"Chiamalo come più ti aggrada. Funziona ancora?"

Fester annuì contento finalmente di poter usare uno strumento di rapina a fin di bene e senza ripercussioni verso la legge. Forse.

"Io non posso aiutarvi a cercare, sono troppo vecchia per poterlo fare. Teniamoci in contatto. Mercoledì' è fondamentale se dovesse accadere che tu parli sempre alla parte umana di Tyler. Non devi mai staccarti da lei, non devi mai abbandonarla qualsiasi cosa accada."

Mercoledì annuì.

"E se non dovessimo trovarlo con quell'affare?"

"A quel punto dobbiamo farci venire in mente un'altra idea e non abbiamo molto tempo."

Mano si avviò verso il porticato seguita da Mercoledì e da Fester con le sue strane cuffie inserite.

"Mercoledì." La chiamò.

Lei si voltò fissandola dritta nei suoi occhi quasi glaciali.

"Ricorda che il vostro legame è qualcosa di più forte di ogni ostacolo. Siete come una calamita e un magnete. Saprai cosa fare e al momento giusto, alla chiusura di questa storia, tutto di apparirà chiaro."

Annuì sorridendole lievemente.

"Mercoledì" la richiamò prima che potesse chiudersi la porta alle spalle.

La fissò di nuovo in cerca di un'altra risposta, un altro pezzo di puzzle da mettere al posto giusto.

"Buona fortuna" le disse.

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Capitolo 22
*** Scoperte ***


Le sue braccia iniziarono a bruciare terribilmente dopo ore senza alcun sostegno. La stessa condizione la visse mesi prima in un'altra grotta con la Laurel Gates: all'epoca il dolore passò poco a poco, colmato da una sensazione di rabbia quasi primitiva. Si chiese perché tutti lo usassero come una sorta di Huggy Wuggy e che cosa avesse mai fatto per meritarsi tanta manipolazione. Quando fu messo in catene per la prima volta, temeva di essere stato rapito da una pazza fuggita da qualche manicomio dell'Est di Jeriko. Aveva pianto tante volte solo in quel buco, finché lei non gli aveva fatto conoscere quella parte di lui che suo padre aveva cercato di reprimere in ogni modo. Il vecchio Tyler aveva solo un'altra scusa per accusarlo di freddezza, non solo verso la morte prematura di sua madre, ma anche verso di lui come persona e soprattutto come unico figlio. Ha trascorso anni della sua vita a rifugiarsi in cose diverse per ignorarne l'assenza: sport, buoni voti, bullismo verso il prossimo e bravate. Il bene e i risultati ottimi non lo tangevano, mentre quelli terribili non facevano altro che metterlo sotto i riflettori dei suoi insulti. In tutta quella pazzia aveva trovato qualcuno che,seppure con un secondo fine, lo accettava così com'era. Quel momento che stava vivendo, era così uguale al precedente, ma anche così terribilmente diverso. Il nuovo Tyler non era arrabbiato verso qualcuno né verso se stesso. Il nuovo Tyler era riuscito a trovare qualcuno che l'amasse così com'era, che non cercava di usarlo o approfittarsi della sua condizione in alcun modo. Certo, Mercoledì aveva peccato tante volte di impulsività e per tante volte lo avrebbe esposto al pericolo mortale se non fosse stato lui il pericolo mortale stesso, ma l'accettava. Lei era riuscita a farsi perdonare da tutti: la sua freddezza non era come quella di suo padre. Era qualcosa di speciale di cui non avrebbe potuto più fare a meno.

Il vecchio Tyler godeva del dolore degli altri, il nuovo aveva paura: paura di morire senza neppure averla rivista un'ultima volta e con la consapevolezza che quel mutaforma, l'avesse portata a provare anche solo una stilla di disprezzo nei suoi confronti. 

"Sei molto silenzioso vedo"

Si voltò senza aver paura di incrociare il suo sguardo.

"Se temi tanto Mercoledì e il suo amore, perché hai fatto sì che vivessi con lei? Non era più semplice tenermi nel penitenziario?"

"Intanto dovevo farmi accettare dai colleghi e capire con chi e che cosa avessi a che fare e poi perché tenerti in regime di sorveglianza speciale, con il rischio di essere beccata quando in poco meno di un mese ti sei reso non rintracciabile per il resto del mondo?"

"Non ha mai pensato che Mercoledì sarebbe potuta essere la mia cura vero?"

"Francamente? No. L'amore, quello vero, è solo una costruzione degli uomini. Non esiste."

"Deve essere una persona molto sola per credere questo"

"Tu mi hai portato via tutto."

"Io? Le voglio ricordare che ha sempre un marito e una figlia che l'aspettano a casa. E' una sua scelta il crogiolarsi nella vendetta per un padre troppo debole per affrontare il problema e per tenersi stretto sua figlia"

"Come osi?Tu non sai quello che si prova!" 

L'ennesimo schiaffo lo colpì sul volto.

"Può colpirmi quanto vuole e uccidermi anche adesso, questo non le riporterà indietro suo padre e la esporrà solo ad un pericolo che potrebbe portarla a non rivedere più sua figlia."

"Pensi di essere così forte vero?"

"Lei non si rende conto di con che cosa ha a che fare e il peggio è che è troppo accecata anche per capirlo"

"Ti abbiamo tranquillamente sedato con delle punture di valium, certo una grande dose ma pur sempre valium"

Tyler scosse la testa rassegnato da tanta stupidità.

"Comunque, è inutile che stia qua a farti compagnia. Le erbe ordinate arriveranno domani e come giustamente tu mi hai fatto notare ho una splendida famiglia ad aspettarmi a casa."

"Se ne va?"

"Solo per qualche ora, poi tornerò a osservarti mentre impazzisci lontano da quella tua mocciosa. Medita sul fatto che sei sempre stato solo e che nessuno ti ha mai voluto. Dovrebbe motivarti." Scrollò le sue spalle fissandolo con sguardo di sfida, come se potesse ferirlo, ma lui non rispose neppure ad una delle sue provocazioni.

Afferrò la sua ventiquattrore in pelle nera e si ricompose.

"A dopo...mostro."

La vide sparire verso la luce e sentì i suoi passi allontanarsi sempre di più. Poi silenzio.

-

-

-

Non si sarebbe di certo aspettata una miniera di argento, ma neppure il silenzio totale. Chiedeva in modo compulsivo a suo Zio se avvertisse qualcosa. Si rese conto di essere sfiancante, ma ogni volta che fissava il Sole sempre più basso sull'orizzonte si sentiva come pugnalare allo stomaco.

"Avverti niente?"

"Se almeno mi concedessi del silenzio riuscirei a capirci qualcosa"

"Lo hai mai usato almeno?"

Zio Fester la fissò con sguardo giudicante e esausto.

"Ok scusa."

Mano iniziò ad agitarsi dicendo di stare giù e di nascondersi.

Mercoledì non capì tanta urgenza finché non vide in lontananza la dottoressa del penitenziario camminare nel mezzo al bosco.

"Giù" 

Trascinò lo Zio Fester dietro un cespuglio sperando che non avesse fatto troppo rumore. 

Si guardava intorno furtiva, come se avesse qualcosa da nascondere finché non la vide salire sul bordo della strada con i suoi tacchi a spillo pagati sicuramente più della sua dignità. Le aveva sempre fatto schifo a pelle.

Sentì il motore di un auto allontanarsi in direzione Jeriko e dopo qualche minuto di silenzio di rialzarono.

"Che cosa ci faceva lei qui?"

"Se posso permettermi era proprio un bello schianto di donna" sorrise malizioso.

"Non è proprio il momento di sbavare dietro ad una persona che viene a fare scampagnate nei boschi con dei tacchi a spillo."

Mano iniziò a setacciare il fogliame seguendo i buchi delle sue scarpe nel terreno.

"Trovato qualcosa?"

Mano si fermò di fronte ad una lapide in mezzo al niente: i passi terminavano proprio lì davanti.

"Non è possibile. Non può essere apparsa dal niente."

Si avvicinò alla lapide spolverando con le dita, la foto e le incisioni distrutte dal tempo e dalle intemperie.

Quel volto troppo famigliare. I suoi occhi così simili a suoi.




 

Francois Galpin

12-03-1976  19-12-1998




 

"Non è possibile. Sapevi dell'esistenza di questa tomba?"

"Non è una tomba ma un memoriale. Molti anni fa una ragazza si suicidò con un colpo di pistola in questo bosco e i suoi parenti hanno insistito affinché avesse un memoriale. Ho sempre sospettato che qualcuno l'avesse uccisa in realtà, almeno era la storia che ci raccontavamo noi Addams per spaventarci nelle scampagnate notturne nel bosco. Perchè?"

"E' la madre di Tyler."

"La madre di Tyler? La ragazza Hyde del fascicolo?"

Mercoledì annuì confusa.

"Zio il rubaradar che dice?"

"Oh giusto"

Rinfilò le cuffie quasi rimanendone assordato dal rumore acuto.

"Dice che bisogna scavare qua sotto! Sta squittendo come un topo di fronte ad una forma di formaggio." proferì entusiasta

Si guardò intorno alla ricerca di un qualcosa che permettesse di scavare con più facilità, ma quando fece un passo al di là della strana lapide vi cadde dentro scivolando insieme a tutto il fogliame di copertura.

"MERCOLEDììì" gridò suo Zio preoccupato "Stai bene?"

Tossì vigorosamente per la quantità di terra inghiottita.

"Sì" 

"C'è qualcosa là sotto?Riconosci qualcosa? "

"C'è un tunnel. Provo a percorrerlo. Se non dovessi tornare manda Mano a cercarmi."

"Ok. Io resterò di guardia nel caso torni quella bella donna."

Mercoledì' scosse la testa rassegnata: dopo tutto innamorarsi di persone instabili era un dono di famiglia. 

Era un tunnel abbastanza largo, come una sorta di galleria sotterranea.Afferrò dalla sacca della sera prima la torcia per cercare qualche dettaglio. Fortuna che non l'aveva gettata per la rabbia.

Quando illuminò il tunnel notò solo catene, tantissime alle pareti: sembrava una sorta di sala delle torture ma più lugubre.

Puntò la luce sul terreno e si accovacciò a gattoni seguendo i buchi di quei suoi tacchi a spillo tanto iconici quanto facili da rintracciare. Procedette seguendo vari svincoli finchè non si sentì chiamare.

"Mercoledì?" Sussurrò quasi fosse una visione.

Alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi stanchi. Una sensazione di sollievo percorse in modo spontaneo il suo petto. Si torturò per non stringerlo a sé: doveva liberarlo il prima possibile e fuggire dal quel posto.

"Ora ti libero" lo rassicurò cercando di mantenere i nervi saldi.

Tyler annuì stremato da tutte quelle ore appeso per le braccia come un insaccato.

Mercoledì afferrò il bisturi dalla borsa e pregò per una volta che qualche Addams le avesse trasmesso qualche abilità da scassinatrice. Ringraziò il Dio dei morti che le aveva dato una sola  serratura per entrambi i polsi.

Infilò lo strumento inusuale cercando di ricordare le innumerevoli volte che lo aveva visto fare a Mano nelle missioni.

Era un lavoro per persone pazienti e lei per una volta doveva esserlo.

Vide Tyler irrigidirsi, come se lo avesse ferito. Si bloccò.

"Non pensare a me, mi fanno solo male le braccia."

Quando sentì il "clack" e lo vide precipitare sfinito addosso a lei si sentì immediatamente a casa.

La strinse forte a sé come se ne potesse dipendere la sua vita intera e poi la baciò alla ricerca dell'ossigeno che per troppe ore gli era mancato. C'era troppa attrazione, troppa urgenza nel baciarsi, troppo bisogno di stringersi.Lei lo lasciò fare, stanca di fare la finta dura.

"Non ti azzardare mai più a farmi uno scherzo del genere" lo ammonì staccandosi.

Lui scosse la testa sorridendo lievemente. La loro felicità fu interrotta da quel piccolo buco di luce sempre più scuro.

"Dobbiamo andare. Potrebbe tornare da un momento all'altro. C'è tempo per baciarsi lontani da qua." Lo incoraggiò.

Tyler annuì reggendosi a lei per arrivare all'uscita di quel posto fin troppo stretto e soffocante. Quando arrivarono nel punto di caduta,si arrampicò  velocemente cercando un aiuto dall'esterno.

"Zio tiraci fuori da qua"

"Agli ordini Capa"

Si calò lievemente e afferrando le loro mani li portò fuori all'aria aperta. Rimasero sdraiati sul terreno tenendosi per Mano. Erano salvi.

 

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Capitolo 23
*** Oblio ***


La vita è una corsa contro il tempo, soprattutto la sua. La loro storia era una corsa contro il tempo.Da quando Tyler era entrato a far parte della sua vita niente era mai statico o uguale.Solo di una cosa era sicura: non si annoiava mai. Si avvicinò trascinandosi al suo corpo stanco e affaticato nel respiro, cercando dei segnali di qualsiasi tipo.Una parte di lei cercava stabilità e monotonia, l'altra invece dinamismo e avventure. Guardava i suoi occhi verdi fissarla innamorati e dentro di lei non sapeva che cosa augurarsi per lui e per loro: trasformazione o quiete dopo l'ennesima tempesta? Alzò i suoi occhi scuri verso l'orizzonte fissando l'altezza del Sole: ormai mancava uno spicchio al momento della verità.

"Zio...quanto dista casa da qua?"

Zio Fester incrociò il suo sguardo preoccupato e poi si concentrò sull'ultima luce nel cielo, scuotendo la testa.

"Troppo"

"Dov'è Mano?"

"L'ho mandato a cercare aiuto."

"Qualsiasi cosa accada devi promettermi una cosa Zio"

"Tutto quello che vuoi"

"Se la situazione degenera dovrai andartene e metterti in salvo"

"Non puoi chiedermi questo"

"Non voglio perdite per una mia scelta"

Tyler si alzò fissandoli.

"Mercoledì, io ti devo fare una domanda"

Mercoledì incrociò i suoi occhi stanchi senza dire una parola e in attesa.

"Tu parli come se stesse per accadere ciò di cui le cronache parlano. Abbiamo sempre parlato di cosa fare nel caso dovesse accadere, ma non mi hai mai dato la possibilità di capire che cosa accadrà se invece dovessi rimanere così"

"Che cosa intendi?"

"Ci siamo sempre incoraggiati e fatti forza giusto? Abbiamo sempre creduto e sperato in quella cura e ci siamo giurati di lottare l'una per l'altro." proferì l'ovvio.

"Sì" confermò lei.

"Tuttavia non abbiamo mai parlato di cosa succederà se non dovessi guarire" sospirò.

"Sarò nei dintorni. Vi lascio soli" balbettò Zio Fester alzandosi e lasciando loro privacy.

Mercoledì ringraziò suo Zio con gli occhi e per la possibilità datale di staccar il suo sguardo da quello inquisitorio di Tyler.Quando lo vide abbastanza lontano da loro la incalzò in una risposta.

"Allora?"

"Non permetterò che vinca l'Hyde." 

"Ok, ma se non ce la dovessi fare tu andrai avanti vero? Vivrai per me?"

"Non lo permetterò"

"E se non dovessi trasformarmi invece? Se rimanessi così"

"Non mi importa"

"Passeresti la tua vita accanto ad un serial killer imprevedibile, consapevole del fatto che non c'è l'amore vero di cui le cronache parlano?"

"E infondo che cos'è l'amore vero Tyler? Che cos'è allora ciò che provo per te? Dipendenza? Ossessione?"

"Non lo so Mercoledì"

"La risposta è no. Non è niente di tutto ciò. Se dovessi dare un'etichetta a quello che sento non saprei allora come altro definirlo"

"Quindi? Non mi hai risposto"

"Non mi importa che cosa sei, mi importa solo di cosa sono io con te."

"Anche se dovessi uccidere di nuovo? Se dovessi fare del male a qualcuno della tua famiglia? E se l'Hyde dovesse ucciderti per difendere la sua condizione? Ci hai pensato?" 

"Non capisco. Vuoi allontanarti da me se non dovesse succedere niente?"

"E' l'ultima cosa che vorrei credimi, ma ho paura di non darti quello che meriti"

"Parli come se sapessi esattamente che cosa mi merito Tyler"

"So quanto vali per le persone che con te hanno a avuto in qualche modo a che fare. So quanto vali per la tua famiglia e per i tuoi amici, ma soprattutto so quanto vali per me."

"Tu affronteresti tutto invece?"

"Io,Tyler,morirei per te, ma devo fare i conti con qualcosa che non riesco a controllare e tutelare l'unica cosa a cui tengo in questo mondo"

"Che cosa vorresti chiedermi allora? So che hai una richiesta da farmi."

Tyler sospirò cercando anche solo una stilla di coraggio.

"Se dovessi trasformarmi definitivamente devi andartene. Se dovessi morire devi andare avanti con la tua vita e dimenticare"

"Dimenticare?" Domandò titubante.

"Chiedere un'ipnosi a Margharet"

"Non puoi chiedermi questo Tyler. Sono io a decidere come gestire il mio dolore"

"Promettilo."

Mercoledì abbassò lo sguardo cercando di fuggire da quella risposta.

"Promettimelo" chiese alzandole il mento per costringerla al contatto visivo.

"D'accordo"annuì titubante.

Si alzò tendendole la mano e quando furono uno davanti all'altra, l'abbracciò forte. E' sempre stata molto più piccola e minuta di lui, così tanto da scomparire quasi tra le sue braccia.

Appoggiò le labbra sulla sua fronte in senso di protezione assoluta, finché lei non si staccò.

"Andiamo a casa?" Esortò lui.

Mercoledì fissò l'ultimo pezzo di Sole prima del raggio verde e chiuse gli occhi. Ci aveva meditato a lungo sul come dirglielo, finchè non era giunta alla conclusione che l'amore si dimostra, e lei sperò con tutto il cuore di averglielo dimostrato in quei mesi.  Si sentì come davanti ad un vicolo cieco, messa davanti all'ennesimo muro del rimpianto. Non voleva rischiare di morire senza averglielo detto senza filtri o congetture.

"Che hai?" Chiese preoccupato notando il suo cambio improvviso di umore.

"Ti amo."

Una sensazione di libertà la colpì nel petto. Aveva detto e fatto tutto: era libera anche di morire senza rimpianti di non averlo vissuto abbastanza a causa del suo caratteraccio.

Tyler si sentì l'uomo più fortunato del pianeta Terra.Sapeva quanto le era costato dirglielo, ma glielo aveva detto e tanto bastava. Fece un passo avanti per baciarla ma le sue gambe cedettero, portandolo in ginocchio sul terreno.

"Tyler"

"Tutto ok. Solo stanchezza"

Cercò di alzarsi, ma ricapitolò a gattoni.

Mercoledì cercò di afferrarlo sotto le braccia per tirarlo su, ma lui gridò gettandosi con la schiena per terra.

Alzò gli occhi ebano all'orizzonte e non trovò più alcun segno di luce.

"Tyler tutto bene?" tremò.

Si precipitò accanto a lui tenendogli la mano.

"Vattene" ringhiò basso.

"ZIO FESTERRR" urlò.

Suo Zio apparse da pochi alberi più in là correndo verso di loro.

"Che cosa è successo?" Chiese affannato.

Tyler si trascinò di nuovo a gattoni cercando di rimettersi in piedi e fu allora che notò gli spasmi e le vene del suo collo farsi sempre più visibili.

Mercoledì sgranò gli occhi.

"Che cosa devo fare?" Chiese Fester agitato.

"Corri a cercare la psicologa. Subito."

"Non posso lasciarti qua da sola"

"So cavarmela Zio. VAI!" Intimò.

Zio Fester dopo un iniziale momento di smarrimento corse verso casa Addams.

"SEI PIU FORTE DI LUI. IO NON TI LASCIO. SONO QUI. SONO TUA."

Tyler la fissò con gli occhi completamente rossi dallo sforzo e ringhiò.Afferrò il suo volto tra le mani, cercando di tenerlo ancorato a lei.

"Non lasciarmi Tyler. Ricordi cosa ci siamo detti?"

"FA MALE" gridò strozzato rotolandosi di nuovo per terra.

Lei afferrò di nuovo il suo volto, stavolta per le tempie sempre più sudate e rosse.

"Non ti darò la soddisfazione di morire da solo ok? Solo io posso ucciderti."

Rotolò, cercando di alzarsi di nuovo in piedi. Era come una lotta con se stesso, a cui lei poteva solo assistere.

"Tyler sei più forte di lui. Non sei mai stato solo e non è mai stato un problema. Ti voglio per come sei."

Le spalle e i suoi occhi si fecero sempre più grandi finché non vide quel mostro con cui tante volte aveva avuto a che fare. Ringhiò e ruggì, facendo propagare quel rumore animale per tutto il bosco.

"TYLER NO!" gridò.

Sentì le sue zampe intorno al suo collo strette in una morsa letale. La bestia l'alzò dal terreno correndo verso un albero e sbattendola forte su di esso.

Scuoteva in modo compulsivo i suoi piedi, cercando di liberarsi da quella stretta che non le dava la possibilità di respirare. Si sentì sempre di più mancare l'aria, verso l'oblio.

Mise una mano sul medaglione di protezione e cercò un aiuto dall'aldilà, sperando che qualcuno l'ascoltasse. Lo fissò nei suoi occhi animali per l'ultima volta, alla ricerca di una stilla di umanità e del ragazzo di cui si era innamorata.

"Scusami se non sono riuscita a salvarti. Ti amo."

Tutto si fece buio.

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Capitolo 24
*** Sacrifici e Perdite ***


La sua zampa continuava a stringere intorno al suo collo, nonostante il suo corpo avesse smesso di opporre resistenza.

"TYLER NOOO"

Un grido di donna distrasse la bestia contro quell'accanimento.I suoi occhi gialli puntarono l'anziana donna che si ergeva a pochi metri da lui senza paura.

"Tyler non lasciarlo vincere. Tu non sei debole."

Zio Fester vide sua nipote esanime ai piedi dell'albero e si precipitò su di lei.

"FERMO! NON LO FARE! NON TI MUOVERE O TI UCCIDERA'"

"Devo vedere se è viva e eventualmente provare a rianimarla! Devo provarci o dopo potrebbe essere troppo tardi."

La bestia rimase ferma a fissarli entrambi, come un felino in piena caccia.

"Cerco di ipnotizzarlo. Tu avvicinati a sentire il battito non appena hai la possibilità di farlo."

"E' troppo pericoloso per lei." 

"Io sono vecchia Fester. Non pensare a me, fai quello che ti dico o moriremo tutti."

L'Hyde scalciò in segno di carica finchè Margharet non tirò fuori dalla tasca del suo cardigan il pendolo per l'ipnosi. Iniziò a oscillarlo di fronte ai suoi occhi animali, sempre più affascinati. 

"Bravo. Ascoltami. Tu non sei così. Tyler ascoltami, ti ricordi cosa mi hai detto?"

La bestia si avvicinò a lei come stregata, consentendo a Fester un passaggio per soccorrere Mercoledì.In modo quasi incredibile,l'Hyde abbassò la testa in segno di resa, continuando a fissare il pendolo e seguendone il movimento con le pupille.

Fester si trascinò come un serpente sul corpo di sua nipote. Si avvicinò con l'orecchio al petto non sentendo alcun segnale, poi con foga iniziò a scaricarle una scossa dritta nel cuore. Il suo petto,minuto seguì la sua mano alzandosi da terra.

"Ti ricordi della tua felicità? Dell'amore che provi per lei? Ti ricordi della tua gioia nel dormirle accanto? Nel baciarla?"

Zio Fester si ritrovò circondato da Mano che apparse dal nulla insieme a Morticia.

"Come sta?" chiese Morticia. 

Fester scosse la testa.

"Fester non può morire" tremò scuotendo la tessa.

"Non morirà" continuò incessante nelle scosse, senza arrendersi mai.

Morticia alzò lo sguardo verso l'Hyde e la psicologa in un equilibrio precario grazie a quel piccolo oggetto. Sgranò gli occhi come colpita da un'idea.

"Che cosa vuoi fare?" Chiese Fester continuando a scaricare senza sosta.

"Il medaglione. Deve indossare il medaglione di Mercoledì."

"Che cosa?"

"Lei ha il suo anello, se lui indossa il medaglione..." 

Morticia senza dare ulteriori spiegazioni a Fester, sfilò il ciondolo dal collo di sua figlia e corse verso la creatura approfittando del suo stato di ipnosi.

"Che cosa fai?" Gridò la psicologa.

In un secondo,il ciondolo si infilò al collo della bestia e Morticia si allontanò accanto a Margharet fissando la reazione della creatura.

"Il talismano richiama i morti."

"Che cosa intendi?"

Il pendolo si fermò, provocando il grido e il risveglio della bestia senza più controllo. Chiusero gli occhi entrambe in attesa della zampata, ma un lampo celeste bloccò il colpo ergendosi davanti a lui.

Aprirono gli occhi confuse notando due figure luminose: Francois e Mercoledì.

Morticia cadde a terra tremante, con una sola consapevolezza terribile del petto: la morte di sua figlia.

La loro voci non appartenevano a questo mondo e risuonavano come un eco in tutto lo sprazzo di fogliame.

"Figlio mio, sono qui. Ascoltami. Ti ho sempre amato tanto, e sei più forte di quanto lo sia stata io. Non avrei mai voluto lasciarti ma ho sempre seguito i tuoi passi ovunque tu andassi."

L'Hyde le fissava senza muovere un muscolo.

"Io ci sarò sempre anche se non mi potrai vedere"

Soffermò i suoi occhi su Mercoledì che le sorrise di ritorno e senza aggiungere altro, appoggiò la sua mano incorporea sulla sua guancia.

"Torna alla vita amore mio." sussurrò.

Entrambe le figure poggiarono una mano sul cuore dell'Hyde che si eresse in piedi e cacciando un ruggito, si illuminò di raggio di luce quasi fiabesco, sempre più potente e accecante.

"Chiudete gli occhi!" gridò Margharet. 

Un lampo esplose silenzioso per tutta la foresta, poi di nuovo sera.

-

Quando aprirono di nuovo i loro occhi, videro la bestia correre via incontrollabile verso la foresta, lasciando il corpo umano di Tyler sul terreno.

Morticia rimase a contemplare le fronde oscure, scossa da un vuoto troppo grande nel petto, mentre Margharet si precipitò sul corpo di Tyler cercandone i segni vitali.

"E' vivo"proferì.

Tutti fissarono Fester in attesa di avere una risposta che non arrivò.

Morticia corse ad abbracciare il corpo di sua figlia piangendo.

"Non è giusto" singhiozzava.

Zio Fester appoggiò una mano sulla sua spalla alzandosi in piedi sconvolto.

"Voleva salvarlo e ce l'ha fatta. Non te la prendere con lui,perchè lei non avrebbe mai voluto questo" Sospirò prima di allontanarsi.

Mano rimase accucciato sul suo petto, stringendo il cardigan nero tra le dita.

Tyler aprì gli occhi trovandosi tra le braccia della sua psicologa. Ne riconobbe l'odore di colonia sul suo maglione a fiori di lana.

"Dove sono? Che cosa è successo?" Sospirò.

"Sei guarito Tyler"

"Cosa?" Chiese confuso.

"Sei guarito" disse accarezzandole la guancia come una nonna avrebbe fatto con un nipote.

Si alzò seduto guardandosi intorno.

"Dov'è Mercoledì?"

La psicologa abbassò lo sguardo, incapace di dirgli qualsiasi cosa. La risposta a quella domanda provenne dal singhiozzare alle sue spalle.Quando si voltò vide il corpo minuto di Mercoledì riverso sul terreno e sua madre sopra il suo petto a piangere.Alzò lo sguardo alla ricerca di risposte da Zio Fester, ma lui lo sotterrò nel terreno scuotendo la testa.

"No." Tremò. "No Mercoledì No"

Fester sollevò Morticia staccandola dal cadavere e la strinse. Lo riempì di pugni nel petto, finchè non si lasciò andare all'abbraccio in una valle di lacrime.

Tyler si trascinò addosso al suo corpo.

"Non puoi lasciarmi solo. Non puoi lasciarmi. Fester riprova ti prego."

Fester scosse la testa rassegnato, accarezzando i lunghi capelli di Morticia.

"Dovevamo stare insieme. Dovevi gettarmi nella vasca dei piranha ricordi?" Strinse la sua mano gelida e baciò le sue labbra ancora morbide. Le lacrime scesero ininterrotte bagnandole tutte le guance. 

"Ti amo Mercoledì. Torna da me."

Quando il medaglione al suo collo toccò il suo petto, in corrispondenza del cuore gli apparve di nuovo sua madre, accovacciata accanto a lui.

"Madre" tremò.

"Tyler ascolta bene ciò che ti sto per dire."

Tyler annuì.

"Mercoledì non ha ancora raggiunto il punto di non ritorno, io posso salvarla."

"Salvala di prego. Riportala da me."

"Ascoltami bene Tyler, lasciami finire. Io posso salvarla, ma quando si sveglierà lei non si ricorderà niente di te. Posso solo fare questo."

"Non si ricorderà niente di me?"tremò.

Sua madre scosse la testa.

"Non mi importa niente. Salvala ti prego. Salvala o prendi anche me."

Francois annuì poggiando una mano sulla sua guancia solcata dalle lacrime.

"Sono sicura che la riconquisterai e anche se sarà dura, tu non mollare."

"Come lo sai?"

"Ho sbirciato il destino di qualcuno" sorrise materna.

Lo spettro appoggiò la sua mano in mezzo al petto di Mercoledì, poi una luce dorata le entrò dentro. Scomparve.

 

I suoi occhi ebano si spalancarono come in un film dell'orrore.

"MERCOLEDì" gridò sua madre piombandole addosso.

Si sentì stringere da tutte le parti, da più braccia.

"Che cosa è successo?"

"Niente. Sei viva." Sorrise sua madre guardandola dritta negli occhi.

Zio Fester le schioccò un bacio sulla guancia.

"Che schifo. Preferisco la morte a queste esternazioni."

"Oh no. Basta viaggi nell'aldilà."

Tyler si allontanò silenziosamente torturandosi l'animo dal non stringerla e si avvicinò alla psicologa.

"Hai fatto la cosa giusta Tyler"

"Voglio andarmene da qua, non reggerei il suo sguardo confuso o le sue domande sul chi sono."

"Andiamo."

La psicologa lasciò uno sguardo a Zio Fester e si allontanarono, sperando di non incappare nell'Hyde omicida e in fin di vita.Mercoledì si guardò intorno come se le mancasse qualcosa o qualcuno:come se si sentisse a metà. Ci avrebbe pensato dopo, adesso voleva solo tornare a casa.

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Capitolo 25
*** Sei mesi dopo ***


Trascorsero sei mesi da quell'avventura di morte.

Non accaddero strani avvenimenti, eccetto il ritrovamento di un cadavere di donna nel bosco Addams e di una strana carcassa animale. Interrogarono tutti i membri della famiglia per quell'omicidio, forse perché si trattava di una figura importante all'interno del penitenziario. I notiziari alla fine declassarono tutto come un'aggressione da parte di quella bestia. Tyler fu sottoposto a numerosi test che ne confermarono la guarigione e fu addirittura scagionato dal giudice per i precedenti omicidi, additati solo alla bestia ormai morta: per il giudice Tyler era incapace di intendere e di volere durante gli avvenimenti.

Nonostante l'ottimo risultato del suo avvocato, Tyler non poteva gioire a causa del senso di colpa che lo mangiava dentro: di quelle persone ricordava anche la paura negli occhi. 

Gli Addams furono intimati dalla psicologa di non parlare di Tyler a Mercoledì per il momento e loro ebbero la cura di informare anche i suoi pochi amici alla Nevermore di questa necessità.

Fu Tyler a chiedere questo a Margharet: inizialmente lei capiva la sua necessità di trovare la forza, di affrontare il processo e di rimettersi in sesto economicamente, ma poi quando iniziò a rifiutare tutti gli inviti alla feste Addams, capì che stava evitando il problema.

Mercoledì tornò alla Nevermore per terminare l'anno scolastico. Fu un trimestre piatto all'insegna di lezioni, piccole competizioni e esami: niente omicidi o misteri da risolvere. Ogni giorno, alla sua piccola scrivania, cercava di studiare il motivo per cui si sentiva a metà da quella notte nel boschetto Addams,ma non riusciva a trovare una risposta valida. Passava le notti a sognare di baciare un ragazzo,provare su di lui strumenti della sala delle torture, e farci l'amore nel capanno di caccia, e ogni volta che si svegliava aveva la stessa sensazione di vuoto ma più acuta. 

Durante il trimestre aveva pure provato a baciare Xavier, convinta che quel ragazzo nel sogno fosse una proiezione di un suo bisogno interiore, ma quando tornò in stanza dall'appuntamento si sentiva anche sporca dentro, come se avesse tradito qualcuno o se stessa. 

Ovviamente non ci fu un proseguo alla loro frequentazione, nonostante Xavier la maledisse di essere stato nuovamente usato.Enid vedeva Mercoledì sempre più spenta e distratta, ma non osava chiedere niente, perchè il loro rapporto di amicizia era così: Enid che si confidava con lei e lei che stava zitta. Quando gli Addams le chiesero di tacere su Tyler lei si oppose per due motivi: non sapeva mentire e aveva visto il suo sorriso sincero in quella videochiamata. Si sentiva una cattiva amica. L'unica cosa che riuscì a giurarli fu: "se non mi chiede niente io non dico niente, altrimenti non posso rimanere zitta". Lei era in attesa che le chiedesse qualcosa: lo sperava.

-

-

Guardava malinconica i cartoni seminati ovunque nel soggiorno e nel corridoio. La penna batteva compulsiva sul suo quaderno degli appunti.

"Tyler come è andata la settimana?"

"Come al solito."

"Sei proprio deciso ad andartene da Jeriko a quanto vedo. Perché scappi?"

"Io non scappo."

"Tu non scappi?"

"E' una città che mi ha dato solo ricordi spiacevoli e voglio ricominciare tutto dal principio"

"Mercoledì è un ricordo spiacevole per te?"

"Sì,se non si ricorda niente di me."

"E tu hai provato a farle ricordare chi sei? Hai provato a riconquistarla come ti aveva detto tua madre quella notte?"

"Non voglio parlarne."

"Sono mesi che non vuoi parlarne Tyler. All'inizio ti ho dato del tempo, poi il processo, poi la casa nuova e adesso? Dovrei fingermi professionale con te di fronte a dei cartoni di trasloco quasi ultimati?" La psicologa si abbassò gli occhiali senza perdere il contatto visivo. "Tyler il nostro rapporto non è mai stato professionale e tu lo sai. Ho assistito alle tue scelte come uno spettatore passivo, ma adesso io non posso più tacere."

"Non le ho mai chiesto di appoggiare le mie scelte."

"Mi hai chiesto di aiutarti Tyler e francamente andartene non credo faccia parte del piano d'aiuto."

"Cosa dovrei fare?"

"Mercoledì ha rischiato di morire per salvarti, si è conceduta a te per salvarti e ha lottato ogni singolo istante per te e per permetterti di liberarti di quella bestia."

"E adesso non sa nemmeno come mi chiamo"

"Sei un'egoista Tyler. Lei comunque queste cose per te le ha fatte e tu invece? Cosa hai fatto per lei?"

"Io l'ho quasi uccisa"

"L'Hyde l'ha quasi uccisa, tu Tyler no o almeno non allora. Adesso la vuoi uccidere."

"Io non la voglio uccidere e per questo che le sto lontano."

"Non hai mai pensato come potrebbe sentirsi?"

"Non si ricorda di me, quindi deduco bene"

"Non si sente bene Tyler."

"Come lo sai?"

"Sono in contatto con gli Addams e con quella simpatica appendice" 

"Mano?"

Margharet annuì.

"Mano mi ha detto che non fa altro che ripetere la frase: <>."

"E con ciò?"

"Hai mai pensato che la metà che le manca adesso è davanti a me? Perché fuggi da lei?"

"Non lo so."

"A questo punto la domanda che devo farti è solo una"

"Quale?"

"La ami?"

"Così tanto da lasciarla andare"

"Allora non la ami Tyler perchè lei non ha mai chiesto questo"

"Cosa dovrei fare? Andare da lei e dirle: CIAO, SONO TYLER, IL TUO EX RAGAZZO. SAI MI HAI SALVATO DA UNA BESTIA FEROCE CHE TI HA UCCISA, MA NON TI HA UCCISA.TI RICORDI? SONO QUI PER DIRTI CHE TI AMO ANCHE SE SONO SPARITO SEI MESI. Questo dovrei dirle?"

"E' meglio il silenzio allora? Certo perchè è più facile per te stare zitto e partire per l'Europa."

Tyler si alzò in piedi fissando gli scatoloni agitato.

"Io voglio solo andarmene"

"Se lei tornasse da te la rifiuteresti? Se lei ricordasse dico."

"Mai. Non potrei andare così tanto contro me stesso."

"Hai la possibilità di rimediare Tyler. Hai la possibilità di riconquistarla. Stasera tornerà a casa dalla Nevermore e gli Addams daranno una festa di bentornata. L'invito Gomez lo ha mandato anche a te. Pensaci."

"Ok ci penserò."

Aveva ottenuto almeno una speranza e tanto le bastava.

-

-

Le valigie erano pronte accanto alla porta del loro dormitorio: ultimo giorno di scuola prima delle vacanze. Mercoledì fissava il vuoto con Mano sulle gambe. 

Mano aveva provato in ogni modo a parlarle di Tyler, ma era stata più volte minacciata di defalangizzazione. Gli Addams non avevano mai brillato di intelligenza e nonostante volessero ricucire con l'ex Hyde, non si fecero molte domande: rispettavano l'ordine di Margharet più per paura di finire in galera che per altro.

"Spero di aver preso tutto! La scorsa pausa scolastica mi sono scordata ben due smalti! Disastro."

Enid correva per tutta la stanza alla ricerca di cose dimenticata.

"Potresti fermarti? Mi metti la nausea."

"Io ho la nausea. Devo passare altri mesi lontano da Ajax!"

"E' positivo. Magari farai attività diverse dal baciarlo"

Mercoledì si mise a giocare con un dito di Mano, abbassando il suo sguardo.

"Tutto bene?" Chiese Enid vedendo quel cambio di umore.

"No."

"Lo so che ti mancherò, ma sopravvivrai."

"Starò ogni giorno a pensare a quanto mi mancheranno le tue live su Instagram." Proferì ironica.

"Dai che cos'hai?"

Enid si mise accanto a lei.

"Sono metà da qualche mese."

"Fidati che sei sempre intera."

"Le battute sarcastiche sono una mia prerogativa."

"Scusa per la violazione di copyright."

"Copy che?"

"Lascia stare."

"Enid mi fai una promessa?"

"Cosa?"

"Che qualsiasi cosa ti dirò adesso non lo userai contro di me per additarmi di sentimentalismo?"

"Ok" annuì confusa.

Doveva confidarsi con qualcuno o altrimenti sarebbe impazzita.

"Sono mesi che sogno un ragazzo."

"Un ragazzo?"

"Sì. E' un ragazzo molto carino."

"E' qualcuno della Nevermore?"

"No, perché qua non l'ho mai visto."

"Mmm, il mistero si infittisce."

"Studiando dei libri di psicologia pensavo fosse la proiezione di un mio bisogno di affetto ma baciando Xavier mi sono solo sentita sporca."

"Che cosa fate nel sogno?"

"Ci baciamo, lo torturo, balliamo e facciamo...hai capito no?"

"Sì. Hai magari sentito il suo nome?"

"No. Per un attimo ho creduto fossero delle visioni, ma non sono mai accadute. E' solo un sogno mi sono detta, eppure mi sento a metà ogni volta che non sto sognando."

"Non lo so Mercoledì"finse.

"Lascia stare."

"Ok io non riesco più a stare zitta."

"Che cosa?"

"Mi prometti di non uccidermi o strangolarmi? Non è colpa mia e sono stata obbligata a tacere."

Mano si agitò subito alla ricerca del suo taccuino di sfogo, nascosto accuratamente.

"Che stai cercando Mano?"

"Mercoledì i tuoi sogni non sono sogni e basta. Sono ricordi."

"Ricordi?"

Mano trascinò il taccuino aprendolo su una foto scattata durante il giorno del compleanno di Tyler a casa Addams.

Mercoledì prese la foto di loro due abbracciati tra le mani.

"E' il ragazzo dei miei sogni...che fine ha fatto?"

"Lui era un Hyde, una strana creatura blu che ha seminato omicidi. Adesso è guarito, ma nel bosco aveva ucciso anche te, ma poi sei sopravvissuta."

"Se è guarito che fine ha fatto?"

"Non lo so...la psicologa ha detto che non dovevamo dirti niente per consentire ad entrambi di riprendervi."

"Stavamo insieme?" chiese confusa.

"Si chiama..."

"Tyler" sgranò gli occhi "e io vi ammazzo tutti. Lui compreso."

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Capitolo 26
*** Tentativi di vendetta ***


Aveva caricato tutte le valigie sulla macchina in fretta e furia perché aveva un piano di attacco e la sua impulsività non poteva non portarlo a termine prima di sera. 

Enid la prese per le spalle scuotendola.

"Sei sicura di volerlo fare? Ti rendi conto che se non dovesse accettarti o altro ti ritroveresti di notte in mezzo al nulla e lontana da casa?"

"Almeno il telefono dovrà farmelo caricare e poi la solitudine non mi dispiace in fondo"

"Hai provato almeno a contattare la psicologa per accertati che sia davvero nella sua vecchia casa?"

"No. Ho deciso di sfidare il destino delle cose e se non dovesse esserci lo andrò a rintracciare con un rubaradar finché non mi sarò vendicata."

"Non ho capito.Vuoi chiarirci o vuoi ammazzarlo?"

"Uno non esclude l'altro."

Enid la guardò con una faccia piuttosto preoccupata.

"Tranquilla, mal che vada mi porterai dei doni in carcere"

"Questo non aiuta a tranquillizzarmi."

"Come al solito per avere mie notizie scrivi..."

"A Mano. Tu figurati se consideri il telefono."

Mercoledì sorrise: l'aveva educata bene alla sua amicizia.

"Nessun abbraccio?" Chiese Enid.

"Quelli solo quando ti batti con creature selvagge per me"

"Ok" sorrise con le mani in alto.

Mercoledì salì in macchina con Zio Fester alla guida e Mano.

"Zio Fester" gridò sorpresa chiudendo lo sportello "Che ci fai alla guida al posto di Lurch?

"Felice di rivederti anche io! Lurch è dovuto stare agli ordini di Morticia per il tuo party di bentornata stasera!"

"Un party di bentornata? Assolutamente no"

"Eddai ci divertiremo! Gomez ha anche invitato una banda musicale a suonare."

"Zio io stasera non posso partecipare perchè devo fare un omicidio"

"Interessante. E di chi?"

"Tyler Galpin."

"Oh sì! Quel grazioso Hyd...COSA?"

Zio Fester guardò nello specchietto retrovisore per cercare di capire se avesse sentito bene.

"Sì ricordo tutto. Ogni singolo dettaglio. E' stato veramente terribile da parte vostra nascondermi questa cosa e me la pagherete."

"Io sono stato costretto ad allontanarmi da casa e comunque adesso ricordi per cui il problema è risolto giusto?"

"Non è risolto proprio un bel niente perchè tu adesso mi lascerai davanti a casa sua e tornerai a casa dicendo che stasera dormirò da Enid."

"Questo è escluso. Io ho una missione e la dovrò portare a termine ossia portarti a casa."

"Mano." Chiamò sicura.

L'appendice schizzò dritta al collo dell'autista, stritolandolo con fare molto minaccioso.

"D'accordo! D'accordo." Tossì.

Mano lasciò solo per qualche secondo in attesa di una risposta più chiara.

"Ti lascerò davanti a casa sua. Dove abita?"

"A Jeriko, ti indicherò io la via"

"Ricordi proprio tutto vero?"

"Anche quante volte mi hai fulminata in quel bosco."

"Quello era solo per riportarti in vita."

"Non giustificarti, sai quanto amo la corrente"

Suo Zio sorrise e mise in moto. Mercoledì salutò Enid dal finestrino. Lesse sul suo labiale: Buona fortuna. Ne aveva veramente bisogno.

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Non impiegarono molto per arrivare alla residenza Galpin: la cosa positiva di vivere fuori città e di essere un ex Hyde temuto dal resto del mondo. 

Mercoledì scese con il suo telefono in mano e si appoggiò al finestrino di suo Zio.

"Sicura che sia questa la casa?"

Mercoledì annuì.

"Se ci dovesse essere qualsiasi problema chiama Mano o il 911"

"Zio" proferì inquisitoria.

"D'accordo. Me ne vado. In bocca all'Hyde...oh no questo non dovevo proprio dirlo"

Sfrecciò via. In fondo amava suo Zio anche per quel sarcasmo.

Si guardò intorno. Silenzio tombale. I boschi ai margini della strada erano completamente ricoperti di nebbia. Fissò la sua cassetta delle lettere completamente satura.

"Questo ragazzo deve leggere un po' di posta" sussurrò tra sé e sé.

Non era sicura neppure fosse in casa: la sola speranza era l'auto di suo padre parcheggiata sul vialetto adiacente.

Camminò con passo incerto, sicura di sapere cosa dire e cosa fare, anche se non aveva ancora fatto i conti con i suoi occhi nei suoi o con il magnetismo. Forse ora che non era più un Hyde quella dipendenza non c'era più e poteva tenere tutto al meglio sotto controllo.

Guardò dentro tramite il vetro della finestra, vedendo solo cartoni e fogli di giornale. Si stava trasferendo? Ciò non faceva altro che incrementare le sue fantasie omicide nei suoi confronti.Senza farsi altre domande suonò al campanello che rimbombò di un suono fin troppo allegro in tutto il porticato. Nessuno rispose.

Senza perdersi d'animo riprovò subito.

Forse avrebbe dovuto davvero chiamare la psicologa. Quando iniziò a chiedersi che fine avesse fatto, la porta si aprì. 

Mercoledì deglutì a vuoto: era letteralmente più bello di come se lo ricordava. Gli aprì a petto nudo,con un asciugamano sulle spalle e i boccoli lievemente bagnati.

"Scusi ero..."

In quel momento Mercoledì si chiese se non fosse un Gorgone, perchè aveva proprio sortito quell'effetto. Pietra.Rimase a fissarla a bocca aperta per secondi che sembravano ore. Si era dimenticato di quanto gli mancasse averla intorno.Mercoledì cercò di riprendere il raziocinio per non sembrare una pazza e attuare il suo piano.

"Salve. Scusami se ti ho disturbato. Ti do del tu perché potresti avere la mia età all'incirca."

Tyler strinse nervoso l'asciugamano tra le mani: un estraneo.

"No tranquilla. Hai bisogno di aiuto?"

"Sì. In realtà sembrerà una storia un po' assurda...dovevo tornare a casa da scuola, ma nessuno è venuto a prendermi perciò stavo cercando di chiamare mio padre con questo coso, ma è scarico. Non è che potresti aiutarmi a caricarlo?"

"Ah sì...certo. Vuoi un caricatore?"

"No, lo ho il caricatore, ma non posso caricarlo ad un albero."

"Ovvio...accomodati." sorrise come un tonto soffermandosi sulle sue labbra. 

Si era giurato molte volte di mantenere la calma eppure anche l'immagine delle sue labbra colorate di Bordeaux Matte, mandavano i suoi neuroni a giocare a roulette russa.

Riuscì a spostarsi di lato: grande conquista. 

Mercoledì varcò la soglia guardandosi intorno sconvolta: decine e migliaia di cartoni.

"Permesso"

"Tranquilla ci sono solo io"

"Ah ok, scusa. Dove posso caricarlo?"

"C'è una presa al piano di sopra. Le altre sono tutte sommerse dagli scatoloni."

"Mi accompagni?"

"Oh sì...giusto. Ti faccio strada."

Salirono le scale. Non doveva sparire il magnetismo con la morte dell'Hyde? Anche solo averlo alle spalle destava non pochi problemi.

"La presa è quella accanto al letto. Non ti ricordi il numero? Magari potrei chiamarlo io con il mio"

"No...non sono molto tecnologica a dire il vero."

"Capito. Vabbè io vado a finire di sistemare il bagno, tu aspetta pure."

"Devi uscire? Magari ti ho disturbato."

"No, niente uscite."

"Se è un problema attendo l'arrivo del vicino per caricarlo"

"Non c'è più nessuno qua da qualche mese."

Da quando lo hanno scagionato avrebbe voluto dire: tutti i vicini avevano paura di finire affettati e se ne erano andati.

"Ah ok."

Mercoledì si mise a sedere sul letto completamente in disordine: si era lasciato decisamente andare a giudicare dallo strato di polvere sui mobili. 

"Sei appena arrivato qua?" Chiese alla ricerca di informazioni.

"No! Sto per andarmene in realtà"

"Quindi ti trasferisci?"

"Sì."

"E dove andrai a stare...se posso permettermi?"

"In realtà pensavo ad un giro in Europa alla ricerca di un posto lontano da qui"

Mercoledì strinse i denti.

"Buon per te."

Cominciò a guardarsi intorno, fissando il luogo del suo primo sogno: quello da cui era partito tutto. Era esattamente come la sua visione, con tanto di candela appoggiata sulla scrivania.

"Come mai hai una candela?" Si maledì per quella domanda.

"Una candela?" Chiese facendo di nuovo irruzione nella camera, stavolta con una maglietta indossata.

"Sì quella"

"Ah...in realtà mi aiuta a conciliare il sonno" la guardò confuso.

"Come mai ti trasferisci?"

"Voglio allontanarmi da Jeriko. Non è una città felice per me. Ho perso entrambi i genitori qui e la ragazza che amo."

"E' morta?" Chiese.

"No. E' viva, ma...è complicato."

"Che cosa è successo? Vi siete lasciati?"

"Più o meno sì" sorrise cercando di smorzare la tensione.

Mercoledì invece era un vero e proprio fascio di nervi. Avrebbe voluto vendicarsi, farlo pentire e poi rivelarsi, ma ogni secondo che passava accanto a lui portava solo dei danni cerebrali.

"Immagino tu voglia allontanarti per dimenticare o qualcosa del genere...tu la ami sempre o viceversa?"

"Io sì...lei no. Comunque non voglio tediarti con i miei discorsi inutili. Sei riuscita ad accenderlo vedo."

Mercoledì fissò la luce di sblocco attiva.

"Sì,ora faccio la chiamata e poi aspetto che venga a prendermi."

"Aspettalo pure qua, almeno non sei spersa nella nebbia."

Tyler giocava con le mani agitato finchè con un sorriso falso si diresse verso la porta: lontano da lei per non perdere il controllo e saltarle sulle labbra passando per un maniaco.

Non sapeva più che cosa fare. Forse era davvero arrivato il momento di chiamare suo padre e andarsene da quel posto. Avrebbe chiesto solo un ultimo bacio e poi l'avrebbe lasciato andare, così come l'intento della sua vendetta. 

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Capitolo 27
*** La sua nube di vapore ***


Ormai sarebbe dovuta arrivare sul fondo di quella messa in scena, giusto per non perdere la sua dignità di attrice, la stessa che lo aveva attirato nel bosco per torturarlo mesi prima. Si portò il telefono all'orecchio, facendo finta di parlare con Mano: in fondo era l'unico Addams in possesso di un telefono.

"Sì Mano...Passami Zio Fester. Ciao Zio! Senti dovrei essere in una delle case tra Jeriko e casa, sai quelle tre davanti al bosco? Ok vi vengo incontro verso la fermata dei taxi. Certo a dopo" gridò ad alta voce.

Si sarebbe fatta una bella camminata di riflessione, lontana da quel dannato profumo annebbiante e da lui che non voleva più saperne di lei. Quando decise di aiutarlo, sapeva che l'avrebbe ferita di un dolore non piacevole, ma non si sarebbe di certo aspettata quella sensazione di vuoto acuita al massimo livello. Forse avrebbe preferito non ricordare, perché adesso lasciarlo andare era praticamente un'impresa impossibile.

"Ti vengono a prendere?" Chiese stringendo le labbra.

Se l'avesse chiusa nella sua camera, poteva rischiare un altro processo per sequestro di persona? Se lo chiese, ma poi scosse la testa cercando di controllarsi.

"Sì, li raggiungo io alla fermata dei taxi. Grazie per il caricamento."

"Se vuoi aspettarli qua non ci sono problemi, davvero."

"No, hai già fatto tanto." Abbassò lo sguardo sul pavimento per poi dirigersi verso la porta di uscita.

"Abiti molto lontano? Sennò potrei portarti io in macchina."

"Non ti preoccupare."

"Vuoi che ti accompagni alla fermata dei taxi?"

"No, farò una passeggiata."

Arrivò in cima alle scale e si bloccò con lui a pochi centimetri dalla sua schiena. C'era una forza invisibile, ma estremamente potente che voleva tenerla ancorata lì.

"Tutto ok? Ti sei dimenticata qualcosa?"

"No, solo un lieve capogiro."

Aveva lottato contro Hyde, parenti e torture, professoresse pazze, zombie religiosi, eppure niente era più difficile che separarsi da lui in quel momento, con la consapevolezza di non rivederlo mai più. Si sentì terribilmente offesa dal suo comportamento: non faceva altro che mettere in luce quanto lei lo volesse e quanto lui avrebbe potuto farne a meno. 

Ogni passo verso il fondo delle scale e più vicino alla porta di uscita era un macigno da sollevare. 

"Se vuoi puoi fermarti qua per riprenderti un attimo"

"No...un po' d'aria fresca mi farà bene"

Arrivò davanti alla porta e tirò giù la maniglia, che non si aprì.

"Oh sì, scusa...avevo chiuso"

Le passò a pochi centimetri dal naso, con il suo profumo più annebbiante di quella foschia nei boschi di Jeriko. Vide l'esterno come una minaccia, un'oppressione.

"Allora buon viaggio in Europa." Sorrise varcando la soglia.

"Grazie."

Non riusciva a chiudere quella porta, perché neppure lui voleva lasciarla andare. 

"Allora ciao"

"Posso chiederti un'ultima cosa?" 

"Hai bisogno del bagno? Vuoi entrare e aspettarli qua?" Chiese frenetico.

"E'? No. Vorrei chiederti perché mi hai mentito prima"

"Prima quando?"

"In camera, mi hai detto che tu ami ancora lei, ma lei non ama più te."

"In che cosa ti avrei mentito?"

"Sul fatto che lei non ti ami"

Tyler sgranò gli occhi e poi iniziò a fissarla intensamente, cercando di captare ogni singola reazione.

"Perché pensi questo?"

"Penso di conoscere lei e secondo me ti ama, sei tu che stai fuggendo perché non la ami abbastanza"

Tyler si avvicinò con la bocca spalancata come un tonto.

"Davvero pensi di conoscerla?"

"Sì, almeno dai tuoi racconti sembra proprio una ragazza che conosco"

"E che cosa pensa secondo te? Magari capisco se stiamo parlando della stessa persona"

"Pensa che tu sia un'idiota patentato che merita sicuramente un bagno nella vasca dei piranha. Però hai fatto la tua scelta quindi la rispetterà. Non vuole finire in galera per sevizie e molestie."

Tyler capì e si sentì felice come un bambino di fronte ad un carrello di zucchero filato. Ormai però voleva stare a quel gioco, perché giocare con lei era una delle cose più eccitanti del mondo, anche per un Hyde in pensione.

"Una vasca dei piranha dici? Singolare come tortura"

"Comunque adesso vado! Mi aspettano alla fermata."

Tyler la superò chiudendole la strada con le mani appoggiate agli stipiti della porta.

"Che stai facendo?"

"Tu piuttosto dove credi di andare?"

"Alla fermata"

"Sicura? Non vorresti gettarmi in quella vasca di piranha o torturami? Sembra allettante."

"Perché dovrei?" Sorrise guardando in alto.

Tyler si avvicinò pericolosamente alle sue labbra.

"Che stai facendo? Mi stai spaventando. Sono finita nella casa di un maniaco, ecco perché non hai vicini. "

Guardò la finta confusione nei suoi occhi e si bloccò.

Mercoledì approfittò del suo stato per indietreggiare, finchè non sentì la sua schiena appoggiata alla colonna delle scale.Tyler la continuava a fissare, sorridendo come un ebete.

"Se ti sto spaventando perché sei rientrata in casa?"

"Mi piace la sensazione di pericolo. Dovresti saperlo...Tyler" marcò bene quel nome.

Rientrò dentro casa, chiudendo la porta alle sue spalle con la chiave e si avvicinò di nuovo a lei intrappolandola.

"Perché vuoi andartene?"chiese seria.

"Dovrei restare?" 

"Non lo so...dipende dal motivo per cui vuoi andartene"

"Volevo andarmene perché qualcuno qui si era scordato della mia esistenza"

"E tu perché avresti preferito andartene piuttosto che lottare?"

"Perché sono uno stupido e voglio finire nella tua vasca dei piranha."

"I miei piranha d'acquario non mangiano schifezze"

"Sono proprio uno schifo vero?" Sorrise stringendola in vita.

"Una cosa terribile. Quindi vuoi andartene?"

Mercoledì salì sopra il primo scalino arrivando all'altezza dei suoi occhi.

"Non lo so...ci devo pensare" ironizzò in cerca di torture. Le sue.

"C'è qualcosa che potrebbe farti cambiare idea?"

"Molte cose ad essere onesto."

"Cose tipo questa?"

Come una vera sadica poggiò le sue labbra scure nell'incavo sul suo collo, lasciando una scia di baci fino all'orecchio. Tyler strinse i denti e chiuse gli occhi, godendosi quella sensazione. La amava da pazzi e si maledisse per le sue scelte scellerate. Se avesse riprovato subito, non sarebbe stato sei mesi lontano da lei.

Mercoledì si fermò al suo orecchio.

"Cambiato idea?"sussurrò.

"Mmm, quasi" sorrise.

Continuò il suo viaggio verso la bocca, scrutando attentamente ogni sua singola reazione. Le ginocchia stavano per cedere come se fossero fatte di gelatina: si sentiva ipnotizzato senza l'uso di un pendolo. Si fermò di nuovo a pochi centimetri dalle sue labbra. Amava essere torturato da lei. Era diventata la sua disciplina preferita.

"Adesso?Cambiato idea?"

Tyler cercò di unire le labbra, ma lei si scostò.

"Stai giocando con il fuoco Mercoledì"

Indietreggiò salendo le scale al contrario, sotto il suo occhio predatorio. La raggiunse in cima come ipnotizzato, poi con una mossa furtiva la spinse di nuovo alla parete. In trappola.

"E adesso? Dove scappi?"

"In Europa" ironizzò.

"Sei tremenda" sorrise scuotendo la testa.

"E tu uno stronzo"

Tyler cercò di nuovo il contatto con le sue labbra, ma si scostò di nuovo ritraendo il collo.

"Per quanto ancora devi farmi impazzire?"

"Devo essere sicura che hai capito che da me non si scappa. Solo con la morte ci si libera di Mercoledì Addams"

"Non voglio scappare da te, non voglio più staccarmi da te."

"Sembra più una minaccia che una promessa."

"Togli il sembra."

Mercoledì cogliendolo di sorpresa appoggiò le sue labbra sulle sue, ed era come tornare a casa dopo un lungo viaggio.

Dopo un iniziale momento di sorpresa, Tyler la spinse ancora di più alla parete approfondendo il bacio. La stava letteralmente divorando, pur non essendo più un Hyde. Mercoledì andò incontro alle sue labbra, finché non si sentì sollevare dal pavimento e portare verso la fine del corridoio, senza mai perdere il contatto con la sua bocca. Capì dove fosse quando con la schiena toccò il materasso. In un attimo le fu addosso con tutto il suo peso.

"Fermo!"

"Cosa?" chiese confuso.

"Devo andare alla fermata" sorrise maliziosa.

"Tu non vai proprio da nessuna parte"

Ripiombò di nuovo sulle sue labbra come un assetato di fronte ad un'oasi di acqua fresca. Non l'avrebbe più lasciata a costo di essere accusato di sequestro di persona o di sevizie. Era comparsa nella sua vita da una nube di vapore e capì che ci sarebbe rimasta fino alla morte: e non gli dispiaceva affatto.







 

SPAZIO AUTRICE: 

Come tutto nella vita ha una fine e siamo arrivati al traguardo di questa storia nata senza pretese! Vi ringrazio per averla seguita e averla commentata e per i numerosi messaggi di complimenti che mi avete mandato! Rispondo anche a chi mi ha chiesto se scriverò altro.In realtà le mie idee nascono un po' a caso e con una fine precisa. Il percorso poi lo sviluppo piano piano! Non voglio rischiare di cadere nel banale o di aggrapparmi agli specchi pur di continuare qualcosa che nella mia testa aveva un punto di arrivo: insomma non voglio rischiare un Beautiful Wendsday Version :D! Vi posso promettere che se mai avessi un altro lampo di genio (e comunque proverò a pensarci nel tempo libero) non mancherà una seconda stagione!In questi giorni correggerò vari errori tralasciati e la renderò diciamo corretta!
Vi ringrazio ancora tanto e vi lascio il mio nickname Instagram:

gada_vale_gada

A presto! Forse ;)

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