Oltre Ogni Previsione

di _Kidagakash_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi la fa, l'aspetti ***
Capitolo 2: *** La Babbana Zannuta ***
Capitolo 3: *** La Sfida ***
Capitolo 4: *** Blaise ***
Capitolo 5: *** La Confessione ***
Capitolo 6: *** La Prova ***



Capitolo 1
*** Chi la fa, l'aspetti ***


Chapter 1 Disclaimer: Il mio scritto è basato sulla saga originale "Harry Potter" scritta da J.K. Rowling e non posseggo alcun diritto sull'opera originale. La mia narrazione è puramente inventata per scopo di intrattenimento e non è stata creata a scopo di lucro. Tuttavia non è possibile distribuire e/o modificare la storia in parte o nella sua interezza. Per ogni informazione o permesso, gentilmente rivolgersi a me.
Questa storia è molto vecchia e risale a circa 15 anni fa. Pubblicata su solo questo sito e, purtroppo abbandonata, because life. Quando ho cominciato la storia, non volevo tenere conto degli eventi del libro per proseguire senza troppi problemi. Dopo il mio lungo, lunghissimo, blocco dello scrittore, ho ripreso la storia in mano e ho già idea di dove andare a parare, e per fare ciò sarò più fedele alla cronologia libro - sogno un sequel. Non mi soffermerò su quel che accade ne Il Principe Mezzosangue dettagliatamente ma, comunque, le singole situazioni dei personaggi nella storia originale sicuramente influenzeranno i protagonisti. Questo anche per dare ai lettori un po' di contesto che si aggiungerà a quella che è l'immagine complessiva del mio scritto. Inoltre, non sarò fedele al 100% alla storia riguardo ad alcuni dettagli e la adatterò a mio piacimento (esempio: Hermione è un Prefetto ma ha comunque la sua stanza personale con il bagno e così sarebbe anche per i Caposcuola se ci dovessero essere menzioni al riguardo), questo per una personale comodità nella scorrevolezza della storia e per non dovermi creare troppi problemi mentre scrivo, ma comunque la cronologia originale degli eventi principali non verrà stravolta. Gli avvenimenti della storia originale avranno comunque la loro importanza in quanto saranno essenziali per lo svolgimento della mia narrazione (es: la morte di Silente e tutto ciò che è collegata ad esso). Spero di essermi spiegata bene hahaha
Starei anche cercando una beta, qualcuno che dia un'occhiata ai miei errori e cose così in quanto scrivo sempre di notte e non sono mai completamente lucida! Nel caso foste interessati, la mia inbox is open.
Se siete qui, grazie per essere passati, spero che la storia vi faccia restare! Basta annoiarvi, non vi resta che leggere (e magari lasciare una recensione anche piccina picciò c: ).
Vi lascio subito il primo capitolo ed un abbraccio!
Vale

PS: siccome mi è stato chiesto di lasciare la storia originale per questioni nostalgiche (tranne ormai il primo capitolo), è ancora presente sul mio profilo insieme alla dicitura "- OLD" quindi ignoratela se vi dovesse apparire per qualche ragione. Inoltre, troverete anche la storia (nuova, obsly) su Wattpad con l'omonimo titolo.






Come al solito, la Sala Grande era piena di studenti, in vista della colazione. I colori delle Case di Hogwarts riempivano l'atmosfera di quell'enorme stanzone in quel mite mattino di inizio settembre. Le grandi vetrate che si affacciavano nell'enorme aula permettevano alla luce del mattino di intrufolarsi in mezzo ai giovani allievi, abbracciandoli tutti col suo tepore. C'era un mormorio indistinto creato dal ciarlare dei ragazzi, quasi tutti a discutere sulle lezioni di quel giorno: qualcuno mangiava; qualcuno si appoggiava al dorso della mano ancora appisolato; altri ancora saltellavano da un tavolo all'altro, farfalle sociali qual'erano.
Harry, Ron ed Hermione entrarono con aria un po' annoiata, sapendo che di lì a poco, qualche Serpeverde avrebbe fatto una battutaccia su loro come al solito. Nonostante Harry avesse passato la fine dell'anno scolastico precedente a combattere Voldemort, insieme all'Esercito di Silente, e avesse contribuito a smascherare e mandare ad Azkaban la maggior parte dei loro padri, quelli avevano ancora l'audacia di prenderli in giro. Esattamente quello che avvenne nemmeno un minuto dopo, intanto che si facevano largo tra gli studenti, che ancora non avevano preso il proprio posto ai quattro tavoli. Pansy Parkinson - come sempre - era seduta accanto a Draco Malfoy, che guardò sorridente prima per poi rivolgersi ad Hermione : << Era di tua mamma la divisa, Granger? >>, la Parkinson ghignò soddisfatta voltandosi verso il suo "adorato" Malfoy, come per condividere quella grande battuta, il quale aveva anche lui un ghigno, ma nauseato, sul volto.
Ma Pansy era troppo cieca per accorgersi che la causa era lei, probabilmente. Hermione quasi si dispiacque per lui. Di certo non doveva essere semplice vivere come uno scoglio con una cozza attaccata costantemente addosso.
<< Cielo, che idiota! I miei sono Babbani, razza di imbecille! Mia madre non ha mai avuto una divisa. Comprati un cervello! >>, sbottò Hermione, ormai stanca delle continue frecciatine di Pansy Parkinson, che quasi sprofondò alla risposta di Hermione. Ron ed Harry, come alcuni Serpeverde e i rosso-dorati, si piegarono in due dalle risate.
<< Roaaar! >>, disse Ron, imitando un leone con un mezzo sorriso sulle labbra. << Oggi sei pericolosa. Non ti tieni niente!>>
<< No, sono solo stanca di incassare sempre >>, lo corresse Hermione.
Quella ridicola ragazza era sempre lì ad infastidirla, ma Hermione non si lasciò intimidire e sorrise ai due amici. Preferiva mantenere le apparenze e mostrare che tutte quelle noie non la toccassero minimamente, non disdegnava però concedersi qualche vendetta quando questa le si concedeva su un piatto d'argento. Erano al sesto anno, ormai i Serpeverde erano così a corto di idee sulle battute che facevano per schernirli che il trio aveva le risposte pronte per ogni singolo insulto che quelli avrebbero tirato fuori dal loro insulso repertorio di immaturità.
<< Già tutto finito? >> chiese Harry, quando vide le labbra di lei curvarsi all'insù.
<< Si. Vedi, oltre al solito, è incavolata con me perché ieri a Rune Antiche ho preso una E >>, spiegò Hermione, << e lei solo una O >>, disse imitando un piagnucolio degno della Parkinson.
Guardò oltre Harry per ritrovarsi il volto di Pansy che la fissava, livida, le sorrise angelicamente e poi tornò ai volti sorridenti che aveva di fronte. Si sedette al tavolo dei Grifondoro non appena trovò un buco abbastanza grande da ospitarli, scivolando sulla panca mentre i suoi due amici si accomodavano alla sua destra.
<< Sei un genio. Non c'è nulla da fare. >> disse un ammirato Ron con un sorriso mentre agguantava del pane tostato.
<< E così gliel'hai fatta vedere a quella serpe lì, eh? >>, esordì Ginny, spuntata dal nulla, sedendosi accanto a lei a riempire lo spazio vuoto che c'era a sinistra.
<< Come dire... Piccole soddisfazioni >>, sospirò la riccia, mentre si versava nel piatto una porzione di porridge.
La colazione passò serena, anche se per qualche oscura ragione Malfoy ogni tanto la fissava. Pansy forse ritrovò un briciolo di cervello perché non osò più rivolgerle la parola, al contrario di Harry e Ron che si lamentavano di continuo perché avevano troppi compiti e chiedevano il suo aiuto.
<< Beh, noi andiamo adesso. Abbiamo gli allenamenti >>, cantilenarono i due mentre facevano per alzarsi. Harry gettò sul tavolo il tovagliolo con cui si era appena pulito le labbra mentre Ron, al contrario, rubò un'altra salsiccia non appena si mise in piedi.
Hermione non poteva credere alle proprie orecchie: Il duo aveva passato 30 minuti buoni a chiederle consigli su alcuni compiti - o meglio, avevano accettato dei consigli quando lei si era rifiutata di farli copiare per l'ennesima volta. Il tempo per fare i compiti lo avevano, e anche il cervello, erano solo i tipici adolescenti che trovavano il loro stimolo in uno sport. Che siano Maghi o Babbani, lo sport sembra sempre essere più interessante e importante di tante altre cose. Era per questo che la riccia si rifiutava di farli copiare. Lei aveva una tonnellata di compiti in più, eppure riusciva a fare tutto quando loro avevano la metà del suo carico di lavoro.
<< Ma come?! Che senso ha lamentarvi se poi ve ne sbattete altamente di migliorare? >>, chiese Hermione in una risata amara.
<< Le ragazze! >>, dissero in coro Ron ed Harry mentre si scambiavano uno sguardo ed un'alzata di spalle, prima di voltarsi per andare via. La verità era che Harry aveva un bel da fare quell'anno. Dopo essere stato nominato nuovamente capitano, aveva formato la sua squadra e ci teneva a fare in modo che tutto scorresse come doveva o la McGranitt si sarebbe fatta sentire a gran voce. Non era una passeggiata, quella donna: era meglio averla come insegnante che come competitiva fan del Grifondoro che aveva l'ultima parola su tutto.
<< Hey! >>, protestò Ginny, anche se quei due ormai non potevano sentirla. Era ovvio che si era sentita punzecchiata, Ginny faceva parte della squadra ed era anche una degli elementi più dotati. Nelle risate, i due uscirono seguiti a ruota dalla rossa. La Professoressa McGranitt aveva indetto degli allenamenti speciali come inizio d'anno, era convinta che se avrebbero dato buoni frutti dall'inizio sicuramente sarebbero stati capaci di lottare durante tutto il campionato, d'altronde un'ora la mattina ogni paio di giorni non suonava coì male.
Hermione li salutò con la mano da lontano per poi dedicarsi al suo succo di zucca . Pansy era ancora lì che di tanto in tanto la fissava, Malfoy le dedicò un mezzo sorriso come per congratularsi con lei per aver zittito la Parkinson, che anche lui doveva trovare insopportabile. Era possibile che se lo stesse immaginando? Hermione bevve l'ultimo sorso guardando gli occhi argentei che la fissavano come per sfidarli e poi, a testa alta, si alzò per andare a Pozioni. Coi libri al petto si avviò al secondo piano. Salendo le scale le si impigliò il mantello della divisa sotto una scarpa e così inciampò, fortunatamente senza cadere.
<< Diamine! L'avevo detto che lo volevo più corto... >>, disse a sé stessa ad alta voce, lisciandosi il mantello per sistemarlo. Il suo cuore mancò un colpo non appena si rese conto che non era sola. Tre voci si unirono all'unisono in una risata.
<< Chiedi a quello sfigato di Potter come si fa, magari lui le sa salire le scale. >> 
Malfoy, con Tiger e Goyle dietro di sé, sembrava divertirsi molto.
Hermione fece finta di non sentirlo, aspettando che il trio le passasse davanti. Di solito lo lascava perdere perché finiva sempre per ritrovarsi nei guai per colpa della Gang di Malfoy, ma a si era annoiata di subire sempre in modo passivo. Così facendo non avrebbero mai smesso e lei non ne poteva più al pensiero di passare altri 2 anni a sopportarlo. Si rimise in piedi pronunciando un incantesimo mentalmente, con la bacchetta puntata di spalle ai tre, fece comparire dell'acqua insaponata ai loro piedi, facendoli cadere rovinosamente al loro passaggio. Non ne andava fiera, non si colpisce alle spalle, non è da Grifondoro. Con l'espressione più impassibile che riuscì ad assumere camminò nella loro direzione. Le sembrava che le prudesse il cervello quando Malfoy la infastidiva. Il nervosismo che le procurava quel dannato ragazzo le faceva perdere la pazienza a volte. Succede anche ai migliori.
Coi libri di nuovo in petto, si fece largo oltrepassando Malfoy ed i suoi amici a mento alto.
<< Te la faccio pagare, lurida Mezzosangue! >>, sentenziò Malfoy, intento a rialzarsi.
<< Perché? Ho fatto qualcosa? >>, chiese la riccia, voltandosi con un'espressione candida sul volto.
In fondo Draco non poteva dire di averla sentita pronunciare alcunché.
<< Ah, forse ho dimenticato qualcosa, hai ragione, aspetta... >>, e così dicendo scoppiò in una sonora risata, << chiedi a tua madre di farti vedere come si fa, forse lei lo sa come si cammina. Sta attento a dove metti i piedi, imbecille >>, lo canzonò Hermione prima di girarsi nel verso opposto per andarsene, senza dare al biondo Serpeverde alcuna possibilità di replica. Fu contenta di poter mettere un po' di distanza fra il gruppetto e sé stessa, mentre loro ancora si aggrappavano l'uno sull'altro cercando di non cadere.
Finalmente si era presa una piccola rivincita. Una rivincita personale, perchè quando c'era Harry con lei, era difficile farsi notare. Quei due si odiavano come due poli uguali di un magnete si respingono.
Lei era profondamente orgogliosa, e nulla l'avrebbe spinta a piegarsi agli insulsi insulti di Malfoy e a rimanerci male come in passato. Era arrivato il momento dell'azione, pr lei. Malfoy credeva di essere superiore per il suo sangue "puro" ma, di sicuro, di puro in quell'anima non c'era nulla.
"Meglio essere puri di spirito che di sangue" - pensò orgogliosa e fiera di sè.
Entrò nell'aula di Pozioni e finalmente si sedette al suo posto, logicamente vuoto, in quanto Lavanda era ammalata e non poteva frequentare le lezioni.
La classe iniziò a popolarsi e Hermione aprì il suo libro, ripassando le ultime cose studiate.
<< Ma tu studi sempre, Granger? Ora capisco perché nessuno ti si fila... >>, ghignò Malfoy alle sue spalle.
<< Pensa a cercarti un posto, rammollito >>, gli suggerì senza nemmeno voltarsi. Possibile che nemmeno la caduta di poco prima gli avesse fatto capire di lasciarla in pace? Senza speranze.
<< Te lo faccio vedere io il rammollito, sanguesporco che non sei altro! >>, Malfoy tirò fuori la bacchetta, ma lei fu più veloce del ragazzo e si voltò appena per pronunciare l'incantesimo con tono annoiato: << Expelliarmus! >>
In un attimo la bacchetta del biondo volò nelle mani della ragazza che la guardò con finto interesse.
<< Mi chiedevo, Malferret, io non ti prendo in considerazione, perché tu lo fai? La tua sta cominciando a diventare un'ossessione nei miei confronti. Mi devo preoccupare? >>, lo guardò in tralice dalla sua posizione, un sopracciglio leggermene inarcato.
La classe intera si era ormai ordinata nei banchi e Draco Malfoy rimase inebetito ancora all'inpiedi mentre il sangue gli saliva alla testa. Come aveva osato lei, tra tutti, togliergli la bacchetta? Per fortuna, gli altri studenti erano tutti presi dal loro chiacchierare e non si erano accorti di nulla.
<< Tieni >>, gli disse Hermione facendo cadere la bacchetta di Draco a terra con un gesto pigro.


"Chi si crede di essere questa qui?" si chiese Draco. Lo aveva appena Disarmato davanti ad una classe intera - che probabilmente non vedeva l'ora di raccontarlo in giro - , per non parlare di come la Granger aveva cominciato a reagire tutte le volte che c'era qualche parola (sempre la sua) che li facesse litigare.
Certo, lei aveva più volte dato prova del suo coraggio da Grifondoro difendendo lei ed i suoi amici ogni volta che dovevano subire le angherie dei Serpeverde, ma sembrava che qualcosa fosse cambiato in lei, In ogni caso, non poteva sopportare un affronto di tale peso e perciò decise che l'avrebbe aspettata fuori dall'aula o in un momento di qualche ora buca per fargliela pagare.
Non aveva alcuna intenzione di mettersi contro Lumacorno, che tra l'altro non sopportava perché non lo considerava degno di partecipare al "Lumaclub". Non che gliene fregasse chissacché, ma suo padre era un Mangiamorte da poco portato in prigione... la voce, probabilmente aveva raggiuto anche l'insegnante, perché non si spendeva minimamente in elogi per lui, almeno non come faceva Piton.
Quest'ultimo, però, malgrado avesse cambiato materia di insegnamento, non gli sarebbe mancato nemmeno se avesse tirato le cuoia. Di recente Il Professor Piton era stato spesso ospite a casa della famiglia Malfoy, e da quel che aveva potuto sentire, sua madre era anche andato a trovarlo in quel buco di muro che chiamava "casa" nella fetida fogna di Spinner's End. Come era riuscita sua madre a varcare quella soglia probabilmente - anzi, sicuramente - untuosa, non ne aveva idea ma ammirava il suo coraggio. Draco sospettò che Narcissa Malfoy avesse richiesto l'aiuto del Professore, in quanto avrebbe potuto proteggerlo tra le mura del castello. Un compito difficile spettava a Draco ed evidentemente sua mamma temeva che lui non ne fosse all'altezza Ma si sbagliava. Come aveva sospettato, al ritorno ad Hogwarts Piton gli era stato attaccato addosso tutto il tempo, e ormai gli era chiaro quali fossero le sue intenzioni: voleva sapere cosa stesse architettando. Ma il ragazzo non aveva nessuna intenzione di rivelarglielo.
<< Salve, classe, Buongiorno a tutti! >>, esclamò contento il professore, non appena mise piede in classe, facendogli sfuggire la possibilità di ribattere. << Signor Malfoy si sieda, cosa fa lì impalato?! >>, gli disse Lumacorno sfoggiando un sorrisetto di circostanza, mentre si dirigeva verso la scrivania per posare la valigetta ed una discreta quantità di libri che portava in un braccio. Goffo com'era, fece cadere alcune pergamene e fece per abbassarsi a riprenderle, prima di ricordarsi che era un mago e che poteva semplicemente agitare la bacchetta. La scena suscitò un certo disgusto nel biondo nel guardare quello che per lui era un surrogato di ciò che un vero professore avrebbe dovuto essere.
Draco si guardò intorno rendendosi conto che l'unico posto libero era quello accanto ad Hermione mentre tutti gli altri si erano seduti, lasciandolo l'unico ancora in piedi. Oh, no, non quello... Lei se ne rese subito conto e alzando gli occhi al cielo mormorò : << Andiamo bene...>>

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Capitolo 2
*** La Babbana Zannuta ***


Chapter 2.2 << Non se ne parla professore! >>, esclamò Malfoy guardando Lumacorno. Quest'ultimo si voltò guardando il biondino con espressione corrucciata.
Nello stesso banco! Il solo fatto che lui era un Malfoy avrebbe dovuto dirla lunga. Quel professore da quattro zellini! Come osava ordinargli di compiere un simile torto!
Il Serpeverde guardava disgustato i capelli della Mezzosangue che era voltata in avanti, con espressione schifata in volto. Hermione quasi sentiva bruciare la nuca. Era perfettamente certa che Malfoy la stesse fulminando con lo sguardo.
<< Suvvia Signor Malfoy, non sia sciocco. Si sieda, da bravo >>, gli ordinò il professore.
Hermione si passò una mano sulla fronte. Era una cosa assurda! Malfoy nel suo stesso banco!
Con gli occhi ridotti ad una fessura, Malfoy si avvicinò al banco, dopo esser rimasto immobile per qualche istante, dove la grifona era seduta.
Il biondo si voltò verso i sui "amici"... Tiger e Goyle, Zabini e Nott...tutti avevano preso posto vicino ad altri compagni e l'avevano lasciato solo! Come aveva potuto Blaise lasciarlo solo?

La rabbia e l'umiliazione, non solo d'esser lasciato solo ma anche il fatto che doveva sedersi accanto ad una Sanguesporco, crescevano smisuratamente.
Strinse le labbra, e si fece forza. Avanzò piano, quasi come una marcia funebre, verso la Mezzosangue, che nel frattempo guardava con un ghigno schifato, il suo odiato nemico.
Ora le toccava averlo vicino per tutta la lezione! Questa sì che era una bella disdetta!
Hermione si torceva le mani, avrebbe preso volentieri a bastonate Malfoy! Tutto, ma vicino proprio non lo voleva e se lo sarebbe risparmiato se lui avesse perso l'occasione di infastidirla. Abbassò la testa sul libro mentre Draco Malfoy prendeva posto, coi denti digrignati, le narici allargate, lo sguardo fulminante e le mani calde. Si, le mani calde. Mentre Malfoy si sedeva entrambi toccarono la matita della riccia per spostarla.
<< Vedi dove metti le mani, feccia >>, sussurrò minaccioso Draco.

Hermione ormai era abituata a quei "complimenti" perciò non ci badava più. Li considerava complimenti perchè se davvero Malfoy non la sopportava e la odiava l'avrebbe evitata per tenersi alla larga da lei. Certo, non significava che il biondo si fosse preso una cotta per lei.
Tsé! Figuariamoci se Draco Lucius Malfoy potesse prendere una cotta per una Mezzosangue, o peggio, per lei. Non che lo desiderasse, certo, ma il solo pensiero aveva dell'assurdo.
<< Allora tu non toccare le mie cose, Malferret.  >>

A parte le frecciate che si lanciavano, Hermione aveva sempre pensato che Malfoy fosse freddo come i sotterranei di Serpeverde e di Pozioni e quel tocco caldo la fece rabbrividire. Brivido che riuscì a trattenere egregiamente senza dare nell'occhio.
Hermione cercò di non disturbare Malfoy per tutta la lezione, cosa che non si poteva esattamente dire per Draco, che ogni tanto faceva sentire la sua presenza con uno sbuffo, qualche ghigno schifato e il tamburellare dei polpastrelli sul banco in ciliegio.
Lumacorno decise di dedicare la lezione alla teoria dei vari ingredienti delle pozioni che avrebbero prodotto nelle prossime lezioni. Inutile dire che ciò rese quell'ora interminabile, se ci aggiungiamo la presenza del biondo, che infastidiva terribilmente. Non parlava, non la importunava o toccava le sue cose, ma faceva in modo che la sua presenza non passasse inosservata accanto a lei.

Sbuffava, faceva colpetti di tosse, appoggiava le cose sul banco con più vigore di quanto l'azione necessitasse, insomma cercava mutamente di esprimere il proprio sconforto. Finalmente la fine della lezione arrivò e Hermione non riuscì nemmeno a contare fino a tre che il Serpeverde era già alla porta. Era meglio scappare prima che tutti iniziassero a parlare di un evento così eclatante ad Hogwarts proprio davanti ai suoi occhi. Soprattutto perché aveva bisogno di scrollarsi le lamentele e i miagolii della Parkinson di dosso. Non avrebbe potuto sopportare di sentirsi ancor più umiliato, e così era sparito in bagno.
"Meglio" - si disse Hermione spostando i ricci castani indietro con una mano.

Avere Malfoy seduto di fianco a lei, nello stesso banco, le aveva sempre fatto pensare a qualcosa di veramente tremendo, ma si sbagliava, era proprio raccapricciante. Non perché lui fosse stato un tormento, bensì lo era diventato per lei. Ogni tanto lei gli rifilava quella che credeva essere qualche occhiataccia torva, per fargli capire che non voleva essere disturbata, ma alla fine si ritrovava a guardarlo con la coda dell'occhio e pensava che fosse... affascinante? Si, lo sapeva che era uno dei ragazzi più ambiti di Hogwarts, e non senza motivo. Dalle esattamente quattro fugaci occhiate che gli aveva rivolto, per paura di essere scoperta, aveva trovato un profilo simmetrico fatto di linee precise ma armoniche. Il naso era dritto, le ciglia folte e lunghissime, labbra carnose e una pelle che sembrava immacolata. I segni di un'abbronzatura dorata erano quasi spariti e, da una rapida analisi di Hermione, sembrava che Draco non avesse pori sulla pelle, come fosse porcellana. Smise di guardarlo perché si rese conto che forse stava diventando indiscreta e Godric solo sapeva quanto volesse risparmiarsi l'umiliazione di farsi beccare a fissarlo. Nel frattempo, continuava a pensare a quei pochi dettagli che aveva visto e ritornava al presente solo quando stranamente si sentiva osservata. Non ci diede molto peso in ogni caso, la classe non vedeva l'ora di raccontare in giro che la Granger aveva disarmato Malfoy davanti a tutti. Ma che lui fosse scappato così all'improvviso, senza nemmeno insultarla o affrontarla, le era sembrato davvero strano.

Prima di andare a Difesa Contro le Arti Oscure, aveva un'ora buca e se non andava errato, anche i suoi amici l'avevano.
<< Caramella Mou! >>, pronunciò la riccia alla Signora Grassa. Le abitudini riguardo alle parole d'ordine non erano mai cambiate sin da quando Silente era diventato preside. I dolci erano ciò di cui andava pazzo e difficilmente una parola d'ordine era qualcosa di diverso da un dolce.
<< Prego >>, pronunciò gentile la donna nel quadro, mentre la cornice si spostava, mostrando l'apertura che l'avrebbe condotta dritta alla Sala Comune.
C'era proprio d'aspettarselo. Stupida lei che aveva pensato che per una volta quei due stessero studiando, approfittando dell'ora vuota!
<< Siete impossibili, voi due! Perché non vi mettete a studiare, invece di ridere come dei cretini? E poi che c'è tanto da ridere? >>, li guardò torva, con le mani ai fianchi.
Harry e Ron la guardarono, avevano quasi le lacrime agli occhi, un'interminabile minuto dopo, finalmente smisero.
<< Santo cielo, era ora! >> mormorò Hermione, alzando gli occhi al cielo.

Li vide fare dei grossi respiri, poi Harry parlò. << Cornelius Caramell oggi è venuto ad Hogwarts a fare domanda per una cattedra >>, la informò Harry con un accenno di risata. Ron pareva non aver mai smesso, Hermione iniziava a capire il motivo per cui la notizia faceva tanto ridere. Inutile dire che, contagiata dagli amici, accennò un sorriso dicendo: << Per quale cattedra, esattamente? >>
<< Difesa contro le Arti Oscure! >>, Sputacchiò Ron, ridendo e tenendosi la pancia.
A questo punto presero tutti a ridere, così forte che quando Ginny e Neville entrarono nella Sala Comune e gli chiesero perché ridevano, gli risposero meglio che potevano, tra una risata e l'altra. << Caramell... la cattedra ... smettila! Difesa ... contro...le...Arti...Oscure! >>. Il gruppo sembrava impazzito, riuscirono a spiegarsi a singhiozzi ma la cosa aveva veramente una comicità ridicola. Ginny roteò gli occhi e l'indice vicino la tempia, guardando Neville. << Sono matti >>, sentenziò la rossa, mentre il viso paffuto di Neville si distese in un sorriso.

Solo l'anno prima Caramel aveva fatto in modo che Silente venisse escluso da tutto, aveva anche preteso di arrestarlo, senza successo. Dopo aver fatto in modo di prendere il controllo di Hogwarts, per il timore che si spargessero sempre di più le notizie che riguardavano Voldemort o, ancora meglio, cosa era successo quella notte al Ministero della Magia nell'Ufficio Misteri, aveva inconsapevolmente agevolato il ritorno sulle scene del Signore Oscuro. Chiaramente non aveva potuto far altro che lasciare il posto da Ministro della Magia e l'opinione pubblica della Comunità dei Maghi non voleva vederlo nemmeno stampato su un francobollo. Ma dopo tutto quello che aveva fatto, come aveva trovato il fegato di presentarsi al cospetto di Albus Silente per chiedergli un posto di lavoro? Per di più, chiedere la cattedra per una materia come Difesa Contro le Arti Oscure? Quell'uomo non aveva un briciolo di dignità, ma non era una sorpresa. Ritornarono tutti in sé poco dopo.

<< Com'è andato l'allenamento? >>, chiese Hermione, per cercare di cambiare discorso.
<< Lascia perdere l'allenamento. Piuttosto, cos'è 'sta storia che condividi il banco con Malfoy? >> chiese Ron, visibilmente turbato. Harry si accomodò più vicino a dov'era Hermione che, ancora all'in piedi, era diventata inconsciamente il centro dell'attenzione della stanza.
Hermione emise un ringhio disperato. << Che diamine ne sapete voi? Scommetto che nessuno non ha perso l'occasione di raccontarlo a tutta la Sala Grande >>
<< No, infatti >>, confermò Harry.
<< Beh, non c'erano posti e Lumacorno ha deciso che doveva sedersi accanto a me. Raccapricciante, è tutto ciò che ho da dire >>, spiegò, non riuscendo a non rabbrividire, eppure le tornò alla mente quel profilo e non voleva parlarne ma Ron non lasciò cadere l'argomento.
<< Ma lo hai Disarmato, che ti ha fatto? >>, il viso corrucciato di Ron le fece pensare che avrebbe potuto fare qualche stupidaggine e per un momento stava pensando di dire che avevano ingigantito la cosa, ma poi l'avrebbero scoperto.
<< Mi ha preso in giro, gli ho tirato uno scherzo e se l'è presa. Ha preso la bacchetta ma sono stata più veloce, fine della storia >>, riassunse lei brevemente, sperando che potesse semplicemente chiuderla lì. << Adesso lasciatemi dimenticare! >>, e con il dorso di una mano sulla fronte, si accasciò drammaticamente su un pouf.

Nel frattempo nei sotterranei di Serpeverde...

<< Ti sposti?! >, Draco si portò le mani alla testa. Quella era veramente una piattola!
<< Pansy, sto bene, va' via! >>
<< Ti ha trattato male Dracuccio? Ti ha toccato? Posso fare qualcosa per te? >>, chiese lagnosa la Parkinson, convinta di poter essere d'aiuto.
Draco non riusciva proprio a scrollarsela di dosso, per quanto ci provasse. In un primo momento si chiese  perché, ma la risposta era fin troppo ovvia perfino ai fantasmi del castello.
<< Pansy, senti. Sto cercando di essere gentile. Vattene >>. Era davvero strano che lo avesse detto, eppure suonare sgarbato, in quel momento gli riusciva difficile. Che si stesse rammollendo davvero? Di recente la sua vita aveva preso una piega diversa da quella più o meno pianificata, e il tutto richiedeva l'opposto di un rammollito. Prima che l'anno finisse, c'era stato lo scontro tra i Mangiamorte e l'Ordine della Fenice. Ancora più importante, c'era stato lo scontro tra Harry Potter e Lord Voldemort, uno scontro reale e alla pari a differenza del quarto anno in quel labirinto. E quello aveva segnato definitivamente la caduta dei Malfoy.

I ricordi di un bambino felice che possedeva tutto sembravano la vita passata di qualcun altro. Il giorno che i suoi genitori avevano saputo che Harry Potter aveva fatto la sua comparsa ad Hogwarts, tutto era cambiato. Lui aveva preso alla leggera la cosa, era solo un ragazzino e non capiva, ma suo padre cominciò quella che diventò la sua discesa verso l'inferno. Anno dopo anno, man mano che gli eventi si susseguivano, Lucius Malfoy aveva fatto in modo che il suo unico figlio ed erede provasse lo stesso odio per quel ragazzino che non aveva nessuna colpa. E lui guardava suo padre dal basso, come una figura gloriosa al quale fare sempre riferimento per la propria ispirazione. Invece, da quando aveva cominciato gli studi, suo padre era man mano diventato solamente l'ombra dell'uomo che lui ricordava un tempo.

Non si curava come prima, aveva sempre delle occhiaie pesanti sotto agli occhi e la sera specialmente, beveva. Non parlava di quale fosse il suo problema, anche perché anche i quadri lo sapevano in casa, ma se ne stava lì ad autocommiserarsi per le scelte che aveva fatto, pensando di poter avere in pugno la Comunità Magica al fianco di un potente signore. E Draco trovava la cosa tristemente comica: suo padre aveva cercato di mantenere alto il nome di famiglia solo per obbedire ad un'altra persona, o meglio un "essere". Non aveva importanza che tu fossi Babbano, Mezzosangue o Purosangue: nessuno scampava a Voldemort se lui lo voleva.

Si chiese come aveva fatto suo padre ad essere così cieco, come aveva potuto essere così presuntuoso da pensare che il suo buon nome Purosangue gli avrebbe per sempre salvato il culo? Come era possibile che non era riuscito a guardare alla vera natura del Signore al quale mostrava obbedienza? Anzi forse lo aveva capito, ma troppo tardi, e Draco se ne era accorto dall'aria carica di paura che aleggiava in casa dopo il suo primo anno. Era quello il motivo per cui suo padre aveva fatto aprire la Camera dei Segreti, la paura di non essersi dimostrato uno zelante servitore quando il suo Padrone aveva dato cenni di essere ancora nel mondo dei vivi. Aveva paura delle conseguenze che avrebbe dovuto affrontare, temeva che ignorare i segnali, come Igor Karkaroff, gli sarebbe costata la vita. E non era servito a niente lo stesso.

 All'inizio aveva pensato che suo padre fosse un codardo per il modo in cui prontamente seguiva gli ordini di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ma poi si rendeva conto che si era pentito e cercava solo di proteggere la sua famiglia nel modo migliore che poteva, anche se significava essere ignobili. E purtroppo quella scelta la dovette fare anche lui quando suo padre fu mandato ad Azkaban. Non aveva avuto altra scelta che obbedire e prendere il posto di suo padre in quella tremenda follia, come punizione. Il compito che gli era stato affidato lo avrebbe fatto passare alla storia se ci fosse riuscito, ma per tutti i motivi sbagliati, e non era affatto quello che voleva.

Era stato smistato a Serpeverde per una questione di discendenza o perché era veramente una viscida serpe? Questa domanda gli vagava nella mente molto spesso, quello che doveva fare per salvare la sua famiglia era una cosa orribile, e sognava di potervi trovare una via d'uscita, un modo per evitarlo. E quando faceva questi pensieri, il Marchio gli pizzicava leggermente, come a dirgli "Hey, so cosa stai pensando e te la farò pagare se non la smetti". Odiava essere un Malfoy per questo. Odiava dover sopportare il peso di colpe che non erano sue e farsi carico di responsabilità che non avrebbero dovuto appartenergli. Sotto questo punto di vista, era molto simile a Potter, il che gli faceva venire il prurito. Entrambi, seppur per motivi diversi, avevano problemi analoghi.

Certo, Voldemort minacciava solamente di uccidere Draco e la sua famiglia, mentre Harry Potter non poteva scamparla. La più grande differenza tra i due, oltre al fatto che facessero parte delle fazioni opposte, era che nessuno mostrava compassione per il giovane Malfoy, mentre ovunque sentisse parlare dello Sfregiato era "San Potter" o "il Povero Bambino Sopravvissuto". E sti cazzi. Perché nessuno gli rivolgeva lo stesso tipo di compassione, tipo "Mi dispiace che tuo padre ti abbia messo nella merda" e una pacca sulla spalla? Per quale strano motivo a nessuno importava come si sentiva lui, ma si aspettavano che facesse tutto quello che loro volevano?

<< Lo so che sei solo arrabbiato per ciò che è successo oggi, ma non preoccuparti, sono qui per questo... >>, Pansy, con le sue dita lunghe, disegnò il contorno dello stemma di Serpeverde cucito sulla divisa di Draco, riportandolo alla realtà dopo un momento di blackout. Lei aprì la mano sul suo petto e lo spinse sul letto per farlo sedere. Lo aveva seguito di filato dopo la lezione, aspettandolo addirittura fuori dal bagno.
<< Sono tutti impegnati, fatti tirare su di morale... >>, sussurrò maliziosa all'orecchio del biondino mentre si sistemava a cavalcioni su di lui. Draco non si mosse rimase lì, senza far nulla. Pansy dovette pensare che fosse un modo silenzioso di acconsentire perché si fiondò sul suo collo per piazzargli un bacio.

Il contatto delle labbra della ragazza sulla sua pelle gli provocarono un brivido tutt'altro che piacevole e si riscosse, prendendola per i fianchi e sistemarla accanto a lui sul letto. Cioè, non la voleva, non oggi e forse, mai. Aveva bisogno di stare da solo, perché aveva cose importanti a cui pensare, cose importanti da fare...
<< Draco, perché mi eviti? E da quando in qua rifiuti l'occasione di farmi sistemare in mezzo alle tue gambe? >>, chiese lei in modo malizioso, mettendosi a sedere di fianco a lui. Povera Pansy, non si rendeva conto di quanto suonasse disperata.

In fondo le dispiaceva per lei, sapeva che era pesantemente infatuata e lui aveva deciso di non darle più speranze. Non era giusto nei confronti di Pansy e nemmeno nei propri confronti, visto che doveva forzarsi a fare qualcosa che non voleva. In realtà aveva smesso di dare speranze a chiunque da un po', ormai. I Serpeverde erano risaputi per avere sempre le risposte dei compiti di tutti gli anni e, essendo lui uno abbastanza famoso nella scuola, Draco aveva parecchie delle risposte.  Chiaramente lui era solo uno della lunga lista dei Serpeverde venditori di compiti, la lista era lunga e risaliva ad almeno vent'anni indietro. Per questo motivo, questo piccolo mercato nero aveva tutta una serie di clienti fissi, debiti e pagamenti da dover riscuotere.

Spesso a Draco, invece di soldi od oggetti, offrivano studentesse come forma di pagamento. I ragazzi si mettevano d'accordo con le studentesse chiedendo un favore che avrebbe giovato ad entrambi, quando le ragazze sapevano di poter finire tra le lenzuola di Draco Malfoy. Inizialmente la cosa lo aveva scioccato, poi aveva saputo che le ragazze si prestavano alla cosa e spesso erano loro ad offrire accordi ai colleghi studenti. Mai avrebbe pensato che una situazione del genere lo avesse messo a disagio, né tantomeno che gli potesse capitare, eppure... In qualche strano modo gli sembrava di sentirsi una puttana.

Era quello che era diventato? Prima di tutto, lui metteva in chiaro che dopo non potevano restare e dovevano immediatamente lasciare i sotterranei. E lui le guardava prendere le loro cose, rivestirsi, fare le svenevoli, per poi andare via e lasciarlo solo con i suoi pensieri. A volte si chiedeva com'era coccolare qualcuno a letto, farsi coccolare. A volte si sentiva così solo, ma si ostinava e rifiutava il pensiero di avere qualcuno di fisso accanto a sé. "E che ci sarebbe di male?" si chiedeva, ma la sua risposta la sapeva già. Ormai non era più il caso di pensare a questioni di cuore, era meglio non avere nessuno vicino visto i compiti che avrebbe dovuto svolgere. Quanto desiderava, però, avere qualcuno a cui raccontare tutto, qualcuno con cui sfogare, una spalla su cui piangere, ma non poteva averla. Questo era il motivo principale per cui aveva smesso con gli "affari", non poteva permettersi distrazioni e non voleva sentirsi più solo di quanto non fosse già.

<< Sei sorda? Ho detto no. Non è che debba sempre avere voglia, lasciami in pace >>. Se Blaise l'avesse visto, avrebbe pensato che qualcuno avesse bevuto una Pozione Polisucco per fingersi lui.
A quelle parole lei finalmente si alzò e sgusciò fuori dal sotterraneo mentre mormorava un "vaffanculo!", scontrandosi con qualcuno, qualcuno di alto e robusto. Parli del diavolo... Un metro e ottantatré di purissimo cioccolato al latte, spalle larghe e ben piazzate, i perfetti e drittissimi rettangoli schifosamente bianchi facevano un effetto catarifrangente in contrasto con la pelle. Draco fece una smorfia.
<< Avrei pagato per stare al tuo posto oggi, visto che tu non puoi soffrirla. Non capisco perché tu sia così ottuso, Hermione è fantastica. >>

Blaise. Chi altro? Il moro si appoggiò ad una parete e si portò le braccia al petto incrociandole, distendendosi poi in un largo sorriso. Draco, dal canto suo, seduto dov'era, si mise una mano davanti agli occhi come per ripararsi da un bagliore accecante.
<< Okay, Mister Settantadue Denti, smorza quel sorriso. Di recente stai parlando della Granger fin troppo, per i miei gusti >>.  Draco poté finalmente abbassare la mano, in quanto Blaise gli mormorò un "gne gne", e lanciò un'occhiataccia all'amico, prima di inclinare la schiena all'indietro e  appoggiare le mani sul letto. << E poi da quando in qua è Hermione? >>
<< E' sempre la Granger, per te >>, lo corresse Blaise, prendendolo in giro. Draco lo ignorò per il meglio.

 << Che diavolo succede? >>
<< Ma niente... >>,  cominciò l'amico, e Draco sapeva che non era affatto vero, << E' che tu dici sempre che è un'antipatica so-tutto-io, invece io la becco spesso in biblioteca e posso affermare che ti sbagli. L'ho detto. >>, finì lui, tutto contento. Si vedeva che c'era di più ma Draco temeva di chiedere se ci fosse effettivamente altro. Non dovette nemmeno pensarci due volte che fu Blaise a riprendere il discorso.
<< A dirla tutta, non mi Cruciare, >>, e qui portò le mani avanti, in segno di difesa, << Devo dire che secondo me voi due stareste bene insieme, siete anche un po' simili. Ma, nella mia modestissima opinione, lei è troppo per te. >>

Ecco. Draco si alzò di scatto. Lui, non abbastanza per la Mezzosangue? Gli rifilò uno sguardo minaccioso, Blaise fece un passo all'indietro, non tanto per paura ma più per la sorpresa di essersi ritrovato Draco tutto irrigidito con un sol balzo. Perché di tutte le cose che poteva dire Zabini, aveva scelto proprio quella? Perché doveva fregare qualcosa di Hermione Granger a Draco Malfoy? Cioè, si, doveva ammettere che durante la lezione di Pozioni, lui le aveva lanciato qualche sguardo, voleva trovare un pretesto per litigare, ma lei sembrava sempre ignorarlo completamente, e allora lui sbuffava per insoddisfazione. E quelle poche occhiate gli erano bastate. In cuor suo, lo sapeva che la Granger non era per niente brutta e quel giorno era riuscita a guardarla un po' più da vicino, per sua sfortuna. Perché? Perché non gli era affatto dispiaciuto ciò che aveva visto. Tuttavia, smise presto di guardarla perché si sentiva osservato e la cosa non gli piaceva. Già bastava che lei aveva fornito alla scuola lo scoop della settimana, non voleva anche portarsi dietro il peso di essere stato beccato a fissarla. Ad ogni modo, le parole di Blaise lo avevano irritato un po', si era appena sentito dire di essere inferiore alla Granger.
<< Elabora. >>

<< Hermione è una a posto. Intelligente, sagace, divertente e, ti dirò, anche premurosa. Non è la solita oca che siamo abituati a vedere noi, fatte pochissime eccezioni. Secondo me non sapresti gestirla una ragazza così... >>, il moro si fermò un momento per valutare i danni che aveva fatto aprendo la bocca. Stranamente Malfoy non sembrava essere turbato da quel che aveva detto, forse aveva capito che non lo stava parlando per deriderlo o farlo sentire inferiore. Alla fine era vero che Draco on era abituato alle "brave ragazze". In risposta, Draco cominciò a passeggiare lentamente per la stanza, grattandosi il mento con fare pensoso. << In realtà non so nemmeno se potresti piacerle >>.
Il biondo si fermò e guardò di nuovo l'amico con un sopracciglio inarcato, lo sguardo in tralice che gli mandò fece sorridere Blaise.

<< Perché dovrebbe importarmi se la Granger possa trovarmi interessante? >>
<< Non so, dicevo per dire, già che c'ero... >>
<< "Già che c'eri" cosa? Dove? >>, chiese sarcasticamente Draco, convinto che l'ultima affermazione poteva risparmiarsela. Era quello il motivo per cui Zabini era il suo migliore amico: lui non aveva peli sulla lingua e il suo giudizio era sempre onesto, raramente parlava per offendere. Che cazzo ci faceva tra i Serpeverde, non se lo spiegava. Ma comunque lo lasciava fare, era l'unico che poteva permettersi di parlargli così perché sapeva rispettare il momento. Blaise non gli avrebbe mai detto una cosa del genere davanti a tutti, o a Pansy, per esempio, che si trovava in camera quando il moro stava entrando. << Ti prendi troppe libertà con me, stronzo. Sei fortunato che sei l'unico amico decente che può essere chiamato tale. >>

<< Si, va bene, certo. Adesso però mi avvio, ho lezione >>, ridacchiò Zabini, posando una pacca sulla spalla del biondo, << vedi di non finire vicino alla Granger, che ti mangia...o no? >>, chiese retorico il moro mentre se ne andava.
<< Puoi dirlo forte. E' una Babbana Zannuta! >>, commentò Draco con un ghigno, parlando un po' più forte per farsi sentire e allungando il c ollo.
<< Non le ha più le zanne, Dra'! >>, gli rispose Blaise alzando anche lui la voce, continuando a camminare, senza voltarsi.
Draco non poteva non ammettere che il suo caro amico Serpeverde aveva decisamente ragione...
Come doveva fare per levarsi quella dannata frase dalla testa? Perchè ogni cosa che diceva Blaise gli si insinuava nella mente? Perchè si era seduto accanto ad Hermio...cioè, alla Granger?
Perchè poi doveva pensarci su tanto a lungo? No, perchè doveva preoccuparsene?

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Capitolo 3
*** La Sfida ***


Chapter2 << Direi che è ora di andare >>, sentenziò la riccia con l'indice alzato.
Tra le lamentele dei due sfaticati, Hermione si rivolse a Ginny, l'unica àncora di salvezza.
<< Ti prego, Ginny. Ho bisogno che tu mi aiuti. Devi fare in modo che Harry non organizzi gli allenamenti di Quiddich più di una volta a settimana, altrimenti quei due saranno costretti a ripetere l'anno. Me lo prometti? >>
Per quanto Ginny fosse contrariata, annuì. Non poteva permettere che Ron, quella testa bacata di suo fratello, recasse altro dolore alla madre. Percy bastava e avanzava, senza mettere in conto quanto fosse contrariata al pensiero del negozio di scherzi dei gemelli, e lo stesso valeva per Harry.
<< Ho scelta? >>, chiese retorica lei, scuotendo la chioma d'oro rosso mentre si sistemava meglio sul pouf. La Sala Comune era semivuota e loro si erano aggiudicati il meraviglioso posto davanti al camino che però avrebbero presto lasciato. Hermione tirò un sospiro di sollievo, misto ad un sorriso e mimò un "grazie" con le labbra. Ginny mosse la testa in quello che le sembrò un mix tra lo scuoterla e annuire e roteò appena gli occhi, facendo ridere l'amica.

<< Non è possibile, era la materia che amavo di più e ora sono costretto a lavorare con Piton come insegnante. E' assurdo! Dopo la Umbridge poi, ci servirebbe una pausa... >>, continuò a lamentarsi il Bambino Sopravvissuto, fermamente appoggiato dai cenni e dai grugniti d'assenzo di Ron. Purtroppo Harry lamentava ogni singolo giorno il suo malessere riguardo a Piton, che finalmente aveva ottenuto la tanta agognata cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. Era giunto il momento di andare, Hemione non ne poteva più di quell'incessante lamento e l'unico modo per fermarlo era quello di incamminarsi verso le lezioni.
Si alzò e salutando l'amica con un cenno del capo, Hermione prese i due scansafatiche per il colletto del mantello e li trascinò con sé. << Fuori adesso, ne ho abbastanza, chi dorme non piglia pesci! >>. Ron e Ginny si guardarono confusi per poi lanciare uno sguardo interrogativo ad Hermione mentre Harry ridacchiava in modo sommesso in sottofondo. << È un proverbio babbano >>, li informò Hermione, prima di uscire dalla Sala Comune mentre si trascinava due terzi del trio dietro di sé.

I tre si incamminarono, seppure controvoglia verso la classe di Piton. Scendendo le varie scale, si ritrovarono finalmente in corridoio verso l'aula dove incrociarono Malfoy.
<< Visto che sei tanto bravo con gli incantesimi, perché non ne fai uno e sparisci, eh Sfregiato? >>, esordì con un ghigno il biondo, dall'altro lato del corridoio, camminando verso il trio.
<< Sparisci, Serpe! >> , ringhiò Hermione quando l'immagine di Malfoy le si presentò davanti. << E voi due, non lo userete come scusa per saltare la lezione, beccarvi una punizione e togliere punti a Grifondoro. Evitatelo e basta >>, sussurrò la riccia ai due. << E brava la Granger che ha capito tutto. Su, muovetevi ora, è a voi che Piton farà una partaccia. Io invece non ho lezione>>, si vantò Malfoy, che fece ad Hermione cenno di seguirlo mentre Lenticchia e San Potter non guardavano. Cosa? Hermione lo vide voltarsi a guardarla per un attimo prima di tornare indietro verso le scale.

<< Che idiota >>, sputacchiò Ron, tutto innervosito.
<< Non dirlo a me >>, rispose Harry di rimando, << gli staccherei la testa a morsi >>.
<< Forse un giorno... Quando sarai lupo mannaro... >>, lo prese in giro Hermione, << Ora però andate in classe, io devo tornare un attimo al Dormitorio. Ho scordato i compiti. >>
<< Da quando in qua dimentichi le cose? >>, le chiese Ron, un secondo prima di ricevere un ceffone alla testa. Harry stava tentando di soffocare una risata.
<< Da adesso, Ronald! Tu fai la metà delle cose che faccio io e ogni due mesi dimentichi anche il nome di tua madre, se non la vedi tutti i giorni! >>, rispose stizzita lanciando un'occhiata ad Harry che ormai se la rideva di gusto, facendo sorridere anche lei. Si irritò alla frase di Ron, più che altro perché non sapeva per quale stupido motivo aveva deciso di rischiare una punizione o dei preziosi punti per dare conto a Malfoy. E se i suoi amici avessero saputo che lei gli stava mentendo per Malfoy, non lo avrebbero apprezzato affatto.

Torva per quella semplice domanda, si avviò alle scale mentre i suoi amici andarono a lezione, decisamente senza nessuna volontà. Si maledì, non avrebbe potuto trovare scusa più stupida di quella. Non era da lei dimenticare i "santissimi" compiti, come li chiamavano Ron ed Harry. Senza farsi troppe domande - o si sarebbe presa a schiaffi -, prese un bel respiro, salì una rampa di scale, dove in cima all'ultimo gradino trovò il biondo Serpeverde.
<< Hai un'amante segreto, Granger? >> chiese ironico non appena la vide. Lì, fermo con le braccia al petto e le spalle appoggiate al muro, Malfoy la stava aspettando con un sorrisino diabolico sulle labbra.

<< Oh, si, certamente >> , roteò gli occhi quando gli rispose sarcasticamente. Se Malfoy doveva importunarla, che venisse subito al sodo.
<< Però sono confusa. A te cosa importa ? >>

La Grifondoro portò le mani ai fianchi, evidentemente perplessa.
Draco sorrise, pareva divertirsi e, di certo, solo lui sapeva perchè.
<< Una curiosità >>, rispose col suo solito ghigno.
<< A me non interessa, dimmi solo che vuoi, così me ne vado >>. Stava iniziando a spazientirsi, perchè Draco volesse farle perdere la lezione era un mistero.
Con la voce più calma e seria con la quale potesse rivolgersi, Draco le parlò lentamente : << Dimmi una cosa Mezzosangue, se io e te non fossimo in conflitto, ti piacerei? >>

C'era da ammetterlo: per una volta, Draco Malfoy l'aveva lasciata senza parole. Perché le stava rivolgendo una domanda del genere? Perché lui stava pensando ad una cosa del genere? Certe considerazioni non andavano fatte, chi avrebbe mai pensato a loro due insieme? Lei non lo aveva fatto, di sicuro, però penso per un momento a come lo aveva potuto guardare per un attimo durante la lezione... Lo aveva trovato affascinante... Che lui lo sapesse? O forse per lui era stato lo stesso? Ha! Ma cosa andava pensando? Era impossibile che Malfoy le avesse mai rivolto uno sguardo interessato... Tirò un sospiro e scosse la testa per non dar a vedere che fosse in conflitto coi suoi pensieri.
<< Credo di no. Ci odiamo perchè non sopporto il tuo carattere, il tuo essere arrogante, vanesio e idiota. Tu, dal tuo canto, non puoi nemmeno soffrire la mia presenza perché hai paura che il mio sangue ti possa infettare. Noi stessi siamo il motivo per cui ci odiamo, e se questi motivi non esistessero noi non saremmo Hermione Granger e Draco Malfoy. >>

La domanda l'aveva stordita, di tutto quello che Malfoy poteva volere da lei, non si aspettava quello. Le aveva completamente staccato la spina del cervello, confondendola in modo inspiegabile. Non aveva molto senso e per quanto Hermione si sforzasse di trovarne uno, davvero non ci riusciva. La sua risposta era uscita da sola, aveva detto la prima cosa che le era saltata in mente, visto che un attimo prima lo aveva considerato attraente.
<< Quindi non è per Potter che tu, sai, mi odi? >> chiese Draco, visibilmente sorpreso. Aveva sempre pensato che la Granger lo odiasse per l'astio che c'era con i suoi amici e quella dichiarazione era a dir poco una novità. Le parole della Granger lo avevano per un attimo disorientato.
<< No. Quello rafforza solo la mia convinzione che ho su di te. Nonostante tutto , io non credo che tu sia la persona terribile che tu vuoi far credere. Ma sta a te togliermi ogni dubbio, se lo ritieni opportuno. >>

<< Capisco... >> - cominciò, spostando il peso su entrambi i piedi mentre si staccava dalla parete. << Beh, vedi, io comunque mi riferivo a qualcosa di fisico... >>
<< Mi riesce difficile trovarti attraente fisicamente quando la tua personalità urta la pazienza della mia anima >>, fu la prontissima risposta di Hermione, convinta di aver messo in chiaro il suo pensiero.
Draco accuso il colpo, incassandolo con un po' di riluttanza. Tutto sommato non poteva biasimarla per le parole che gli stava rivolgendo, lui si era sempre comportato da cani con lei, se non con chiunque. Eppure non aveva detto che lui non fosse attraente, ma che non lo guardava diversamente perché si odiavano. Aveva imparato a leggere tra le righe quando aveva a che fare con lei perché era sagace, sapeva bene come usare le parole. Quindi tutto sommato non stava esattamente dicendo che non lo trovasse esteticamente attraente...

<< Certo, se ti piace uno come Weasleiuccio... >> la stuzzicò il Serpeverde, cercando di premere un tasto dolente.
<< Sei fuori strada. Ma cos'è, ti piacciono anche le Mezzosangue adesso? >> Lei inarcò un sopracciglio mostrando sul viso un'espressione di scherno.
<< Beh vedi, le Purosangue scarseggiano di recente.. >> fu l'ironica pronta risposta del biondo, certo che una domanda simile sarebbe arrivata.
Hermione non sapeva se mollargli un ceffone o ridergli in faccia.
<< C'è sempre la gatta morta della Parkinson... >> Ribatté lei in tono perentorio. Perché stavano avendo quella conversazione?
<< Gatta morta? Sei gelosa, Granger? >>
Ma prima di rispondergli, un'idea improvvisa le attraversò la mente.
<< Ah, ora capisco. E' arrivata anche a te la voce che c'è in giro! >>
Draco sembrava palesemente confuso. << Cioè? >> chiese curioso.

<< In giro, scommettono che io non potrei mai piacerti... >> cominciò la bruna.
<< Questo è risaputo! >> la interruppe Malfoy, con le braccia al petto.
Lei continuò come se non fosse mai stata interrotta, ignorandolo, << ... e che tu non potresti mai piacermi. Come gli sarà venuto in mente, non so, ma credo stiano anche scommettendo! >> concluse con enfasi. Poi, per continuare nel migliore dei modi lo sceneggiato che aveva messo in atto, riprese: << A pensarci bene, dovremmo fermare la cosa in qualità di Prefetti, non credi? Insomma, è una cosa illegale... >>, cercò di convincerlo lei, grattandosi la fronte per un attimo, mostrando uno sguardo vacuo. Draco la fissò con un sopracciglio inarcato, un po' incredulo delle parole che erano appena uscite di bocca dalla Mezzosangue. Inoltre, cos'era questa storia delle scommesse? Possibile che la Grifondoro fosse così noiosa nella vita da pensare a sfasciare una bisca clandestina, piuttosto che fermare quello tsunami di pettegolezzi ridicolo?

Il Serpeverde sembrava indignato. In ogni caso nessuno poteva resistergli. Quella della Granger era tutta apparenza... O forse era vero...? Le parole di Zabini... Possibile che Blaise ne sapesse qualcosa? Gli aveva detto che sarebbero stati bene insieme ma che Hermione era troppo per lui e non avrebbe mai potuto essere interessata a lui. Cosa sapevano tutti che lui di cui lui era all'oscuro? E come era possibile che quella voce non gli fosse arrivata all'orecchio? Anche i suoi amici stavano piazzando scommesse? Sicuro, le Serpi avevano dalla loro parte la convinzione di conoscerlo abbastanza...
<< Come se questo possa essere possibile. Potrei farti impazzire anche solo sfiorandoti. Tutti mi vogliono, e non lo dico con presunzione, è una cosa risaputa. >>, disse Draco, tutto impettito. Insomma, non era vero che la sua reputazione lo precedeva?
<< Ah, vedo che hai imparato la convinzione dal Signore Oscuro... >>, lo schernì lei.
<< Mezzosangue, tieni la lingua a freno >>, Draco stava perdendo la pazienza... Quella conversazione avrebbe potuto prendere tante strade diverse che avrebbero portato a finali completamente differenti fra loro. Nella lista di tutte le cose di cui Draco avrebbe voluto parlare, di sicuro, Voldemort non c'era e sperava che non ci sarebbe mai stato.

<< Non ti sto mica baciando! >>, rispose Hermione con arguzia, divertendosi a stuzzicare il ragazzo.
Se Draco pensasse che la Zannuta avesse il senso dell'humour pungente e tanta grazia nell'usarlo? Oh si, decisamente. Si avvicinò pericolosamente a lei a con un sorriso sghembo che aleggiava sicuro sul viso pallido. Non sapeva bene perché, all'improvviso aveva avuto l'impulso di diminuire la distanza che c'era con lei non appena lei gli aveva risposto. Il suo sguardo era automaticamente caduto a posarsi sulle labbra della Granger, immaginandole estremamente morbide.
<< Non mi tentare, Mezzosangue ... >>, l'avvertì lui, anche se in cuor suo era più una speranza che un avvertimento.
<< Cosa ti fa pensare che io lo stia facendo? >>
Hermione stava lottando contro se stessa per non arrossire e per non fare nulla di stupido per cui Malfoy avrebbe potuto deriderla. Cercò di mostrarsi superba, col mento alto.

<< La tua sicurezza, >>, cominciò il biondo, semplicemente, ignorando gli sbuffi della riccia con un lieve sorriso, senza mai staccare gli occhi dalle sue labbra. << Sei troppo sicura di te e qualcosa mi dice che è tutt'apparenza. >>, concluse con altrettanta semplicità.
<< Beh, "Qualcosa" ti sta dicendo male. Stai sprecando fiato, Malfoy... >> Hermione non si mosse di un centimetro. Certo, lei non lo stava invitando a baciarla, però al pensiero qualcosa si mosse dentro di lei, in un angolino remoto della sua mente qualcuno aveva acceso una fioca luce su come potesse essere un bacio di Malfoy. Un leggero brivido le corse lungo la schiena, non sapeva più cosa stava succedendo, come mai gli eventi avessero preso quella piega. Davvero l'Universo stava lavorando a qualcosa? Lei e Malfoy? Come era capitato di trovarsi in quella conversazione? Non era certa, ma sapeva che non voleva mostrarsi debole e vulnerabile alla sua presenza mentre lui, cercava di fare l'esatto contrario : dimostrare che nessuno poteva sfuggirgli se lo voleva, che aveva quel potere.
<< Allora, perché sei qui? Perché sei venuta? >>, incalzò Draco.
<< Me l'hai chiesto. Io non sono maleducata. >>

Draco sorrise. Era quasi ridicola quella situazione. Si, era vero che lui voleva ardentemente che lei lo seguisse, ma quella sembrava una scusa troppo banale persino per Hermione Granger. Lui aveva effettivamente un motivo per volerla lì, ma si rifiutava di credere che la Granger avesse un cuore così magnanimo e innocente. Perché qualcuno dovrebbe provare ad ascoltare cosa vuole il proprio nemico? Era vero che loro due non erano "nemici" nel senso stretto del termine, il loro odio per l'altro era una conseguenza indiretta degli eventi passati, per i quali nessuno dei due era da incolpare, più che un conflitto aperto come lo aveva con Il Ragazzo Sopravvissuto.
<< Cosa dovrebbe voler dire, noi siamo nemici >>, disse lui, dando voce ai suoi pensieri.
<< Non siamo la stessa persona. Abbiamo punti di vista diversi. >>
<< Vuoi negare che siamo nemici? >>
<< No, voglio sottolineare che siamo diversi. Per me non fa differenza. Potresti sempre essere un nemico disposto a diventare amico, altrimenti perché voler parlare con me. Ma potresti anche rivelarti l'idiota di sempre >>, concluse la riccia, assottigliando lo sguardo.

L'idiota di sempre... La ragazza aveva sicuramente fegato. Quella frase vorticò nella testa di Draco per un istante.
Tirò un respiro profondo. << Okay, Granger. Accetto la sfida >>.
Hermione lo guardò confusa, aprì le labbra per dire qualcosa ma tutto ciò che riuscì a dire fu: << Ti sei bevuto il cervello? >>
Malfoy rise appena, solo quell'espressione valeva galeoni! Sembrava che finalmente fosse riuscito a smuovere un po' la Granger e la trovava estremamente adorabile mentre lei lo guardava con gli occhi allargati pieni di confusione. Forse era davvero innocente come sembrava, a volte, e questa cosa gli piaceva. Non aveva ancora trovato quella caratteristica in nessuna delle ragazze con cui era stato. Anche quando sembrava che qualcuna lo fosse, bastava che entrassero in camera sua per scoprire di avere torto.

Francamente, si scoprì sorpreso di essere attratto da una simile caratteristica ora che si ritrovava faccia a faccia con essa e gli fece mettere in discussione ciò che pensava di volere, in termini romantici. Non che avesse pensato di avere o volere una ragazza fissa al suo fianco, ma il fatto che nessuna sulla sua lista di "amanti" lo avesse mai invogliato a conoscerla meglio aveva sicuramente influito. Senza contare che si era di recente chiesto come sarebbe stato avere qualcuno. Non aveva mai voluto coccole dalle sue conquiste, eppure quando andavano via si chiedeva come sarebbe avere qualcuno a cui importa veramente di te. Certo c'era Pansy, che a dire di Blaise lo amava, ma lui sentiva che lei fosse più ossessionata dal suo cognome, più che dalla sua anima. Il suo istinto naturale gli diceva che non era lei la ragazza giusta, d'altro canto cosa ne sapeva lui di cosa fosse l'amore?

<< Forse un po' si. Sai, non credo che lo farei mai se ci fosse un'altra persona al posto tuo. Lo confesso. E' più una cosa personale, a questo punto >>.
Hermione si sentì vacillare.


Spazio autrice:
Hello everyone!
Spero che questo capitolo vi piaccia!
 Intravediamo qui  quello che , si capisce, sarà il motivo per cui i nostri baldi giovini si scontreranno.
Voi siete pronti a piazzare le vostre scommesse?
Anyway, sono contenta di avere già buona parte dei capitoli pronti: shift a destra (la vita), n (che sto copiando e incollando) e la u accentata improvvisamente non mi vanno piu' (ecco). Ancora non ho capito perché, ma spero di riuscire a risolvere, troverei un po' troppo complicato scrivere. UGH.
Lucky me che mi sono portata avanti.
Vi lascio con un abbraccio e bevete tanti the caldi, fa freddo!

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Capitolo 4
*** Blaise ***


Chapter 4 << Malfoy, sono ancora confusa. Che diavolo vuoi da me? >>
Lui la guardò dritto negli occhi. Acciaio e oro si scontrarono in uno sguardo che Hermione tenne a fatica. Sentiva le gambe tremare, ma per nulla al mondo avrebbe mostrato segni di cedimento. Lei non immaginava che il Serpeverde si bevesse quella sciocchezza e, ancora peggio, non si aspettava che lui volesse dare ascolto a quella cosa ridicola. E purtroppo Draco, vanesio com'era, se l'era bevuta tutta d'un fiato quel mix di cazzate.
<< Forse tutto o forse niente >> soffiò sul viso di lei il biondo, distogliendola dai suoi pensieri.
Draco si sentiva trionfante. Sapeva, per certo, che Hermione riusciva a subire l'effetto che faceva a tutte. Ne era convinto. In un certo senso, voleva la conferma che il suo amico si sbagliasse, che la Granger non era nulla di speciale e l'avrebbe smascherata con nulla.
<< Malfoy, è un tentativo di seduzione, questo? >>, lo schernì la Grifondoro con uno sbuffo, << Non so quanto i tuoi sforzi possano essere vani, ma credo che la percentuale si aggiri intorno al...mmm... cento per cento >>, concluse con ironia.
Draco sorrise beffardo, "L'audacia di questa ragazza non conosce limiti", pensò il biondo. La cosa non gli dispiacque e non lo sorprese, comunque. La Granger era sempre stata stimolante, per così dire. Non era mai scontata ed era l'unica ragazza a tenergli veramente testa.
<< Quindi ora mi sfidi personalmente... Lo stai facendo apposta, Granger? >>
<< Non ti sto sfidando. Prendilo come un consiglio a lasciar perdere, è una cosa troppo stupida perfino per te. >>, tentò la riccia, ormai resasi conto di essersi messa da sola in un guaio di non facile portata, e poi gli aveva detto di lasciare perdere, come se lui non potesse vincere. Pessimo errore. Malfoy, oltre a prendere tutto come una sfida personale, non ascoltava mai nessuno, specialmente se gli veniva "consigliato" di lasciar perdere. Ma come lo poteva sapere Hermione? Purtropo per lei, il suono che uscì dalle labbra della riccia aveva tutta l'aria di essere una minaccia per il biondo..
<< Interessante... Ti facevo più zitella frigida, Granger, e invece... >> sghignazzò il Serpeverde.
Ciò non piacque ad Hermione. Si sentiva ferita. Ferita da Malfoy? Beh, questo era il prezzo della sua bugia, ma comunque ci aveva fatto l'abitudine.
"Eccoti servita, Hermione" si disse mentalmente. Cercò di trattenere le lacrime più che poteva. Sanguesporco, Feccia, Mezzosangue non erano più d'alcun effetto ormai, ma quello che aveva detto in quell'istante si. Era vero che ormai non fosse più sorpresa delle cose che Malfoy si poteva inventare per insultarla, però, a modo suo, Hermione era consapevole del fatto che non era una che non passava inosservata. Non le era mai importato troppo, lei non era una di quelle ragazze a cui interessava più di tanto del suo aspetto ma, comunque, a tutti piace piacere e sentirsi chiamare zitella frigida non era il massimo. Il fatto che fosse Malfoy a dirglielo, il ragazzo che l'aveva tormentata per tanto tempo, non aiutava affatto.
Non sapeva cosa stava per fare ma sentì una forza estranea impossessarsi del suo corpo.
<< Lasciami in pace, Malferret. Hai capito? >>, sibilò subito dopo avergli dato uno schiaffo. Il biondo rimase atterrito, non sapendo che fare. Aveva visto la Granger così solo al terzo anno, quando gli diede quel pugno in faccia. La cosa lo fece sorridere. Quel pugno gli aveva fatto un male cane per quasi una settimana, non si aspettava che la ragazza sapesse tirare certi ganci. E già in lui qualcosa cambiò, allora, ma non ci diede troppa importanza. Poi pensò che erano passati tre anni da allora e, forse, avrebbe dovuto cominciare a prepararsi se la Granger diventava violenta con lui una volta ogni tre anni. Comunque non ebbe la prontezza di fare poi molto perché la Mezzosangue girò subito i tacchi e andò via. Rimase per un momento lì, a passarsi le dita dove lei lo aveva colpito e ridacchiò. << Accidenti, Granger, su chi diavolo ti alleni... >>, mormorò scuotendo leggermente la testa al pensiero che era diventata più forte, mentre i suoi occhi rimasero incollati su quel rivolo di mantello un po' troppo lungo che spariva oltre l'angolo.


Dopo anni di duro lavoro, finalmente, era riuscito ad ottenere qualcosa da quella ragazza.
I soliti "idiota" e "imbecille" quasi non gli riguardavano più.
L'aveva toccata nel profondo più di quanto avesse mai sperato, aveva superato ogni più rosea aspettativa. Un po' gli dispiaceva che lei se la fosse presa così tanto, stranamente non voleva "esattamente" offenderla. Sfidarla, forse era il termine più appropriato.
<< Che ti prende? >> chiese Blaise, entrando in camera sua. A Blaise non poteva nascondere nulla.
<< Ma tu non hai mai niente di meglio da fare? >>, gli chiese Draco, smettendo di fissare il vuoto per guardare l'amico. Ogni volta che era sovrappensiero, Zabini compariva manco fosse il grillo parlante. Blaise comunque lo ignorò e si andò a sedere sul letto di Draco mentre il biondo si sistemava distrattamente i capelli allo specchio. << Pensavo alla Mezzosangue, se proprio lo vuoi sapere. >>
<< Draco, Hogwarts è pieno di mezzosangue... >>, fece finta di nulla il moro, tirando un sospiro.
<< La Zannuta, Blaise. Smettila di giocare con me >>.
<< Per una volta, puoi parlare col tuo ego altezzoso? Magari ne esce qualcosa di buono. Non posso affrontare una conversazione con quella parte di te. >>, rispose Blaise, incontrando lo sguardo dell'amico nello specchio. << A che stavi pensando, comunque? >>
Il biondo si andò a mettere di fronte all'amico, su una bella poltrona di velluto verde, per guardarlo meglio.
<< Ho sentito ci sia una voce in giro >>, lanciò uno sguardo indagatore a Zabini, nella sua mente c'erano ancora le parole che gli aveva detto lui. << Dicono che lei non potrebbe mai piacermi e viceversa. Sembra addirittura che scommettano su chi ceda prima. Tu non ne sapevi nulla? >>
Blaise scosse la testa, per poi scoppiare a ridere. Draco lo guardò in cagnesco, questa volta, non seppe interpretare la reazione del moro.
<< No, non ne so nulla. E ti dirò di più, a pensarci bene non sembra una cosa tanto assurda >>, rispose il ragazzo.
<< Blaise... >>, cercò di interromperlo Malfoy in tono di avvertimento, temeva di sapere cosa avrebbe detto.
<< ... Io te l'ho anche detto come la penso e secondo me- >>
<< Zabini! >>, urlò Draco, per essere sicuro che l'amico la smettesse di parlare. Dove voleva andare a parare? Voleva dire che per lui avrebbe potuto tranquillamente perdere? Blaise finalmente si ammutolì e il biondo tirò su un profondo respiro per calmarsi. << Se vuoi sapere come la penso io >>, ed enfatizzò su quell' "io", mentre si rilassava contro lo schienale della poltrona, << Non credo che il mio nome e quello della Mezzosangue debbano stare nella stessa frase, soprattutto nelle bocche degli altri >>.
Zabini sbuffò prima di distendersi su un lato, una mano sotto il viso a fare da appoggio. << Draco... >>, cominciò lui, fissando il suo amico negli occhi argentei.
<< Facciamo così, ho la soluzione per te e questo problema >>.

Draco inarcò un sopracciglio, sentendo che finalmente lui e Blaise stavano cominciando a parlare la stessa lingua. << Sentiamo questo lampo di genio >>, rispose lui mollemente.
<< Con chi vai al Ballo di Benvenuto? >>
<< Cosa? Che c'entra? >>
<< Con chi? >>, insistè il moro.
<< Zabini, che vuoi fare? >>
<< CHI?! >>
<< DA SOLO! >>, urlò Draco, alzando la voce insieme all'amico. Sbuffò prima di riprendere a parlare. << Ci vado da solo, saranno tutti lì ugualmente, tanto vale non crearmi il problema di invitare qualcuno. Non mi dire che mi vuoi appioppare la Granger perché non capisco... >>
<< Ma no! Se ti da tanto fastidio che associno il nome di Hermione con il tuo, io la invito al ballo così le voci correranno altrove >>.
Il biondo rimase a fissarlo, aveva inconsciamente inclinato un po' la testa di lato e sbatteva le palpebre per inerzia. Era una buona soluzione, eccetto per il fatto che, dopo l'ultima conversazione avuta con la Granger, la cosa gli faceva uno strano effetto, come se qualcuno avesse cosparso della Polvere Pruriginosa sul suo cervello. Non era ben certo del perché, ma non si sentiva entusiasta della proposta di Blaise per quanto potesse essere allettante.
<< Che cazzo dici? >>, gli chiese il biondo, visibilmente allertato, forse un po' troppo. Voleva fare il duro, ma quello che la ragazza gli aveva detto gli era entrato nella mente di prepotenza. Lui non perdeva scommesse, lui le vinceva. Eppure aveva appena detto di non voler essere associato alla Granger, quello era un piccolo dilemma che Draco riservò solo a se stesso. Blaise, in tutta risposta, alzò un po' l'unica spalla che poteva muovere.
<< Perché no, visto che a te non piace la invito ad uscire io. Così la smetteranno di parlare di voi due. Direi che prendiamo due Snasi con una falce! >>, fu la semplice risposta. Draco soppesò per un attimo le parole del suo amico, gli piaceva la Granger? Perché non glielo aveva detto? Forse era stato lui troppo lento per cogliere i segni? In effetti, Blaise parlava più spesso della ragazza... Non voleva direttamente chiedere a Blaise se lei gli piacesse, se avesse voluto dirglielo lo avrebbe fatto da solo. Per questo motivo, Draco si disse che lascare che Zabini si occupasse di questa cosa, anche se per ricavarci qualcosa, era sempre meglio che doversene preoccupare lui. Non gli piaceva perdere e non abbandonava mai una sfida però, questa volta, l'avrebbe fatto. Per Blaise, perché ormai era arrivato alla conclusione che l'amico fosse cotto. Era raro che una cosa del genere accadesse, ma perfino Draco Lucius Malfoy dovette capire che la felicità di qualcuno a cui tieni, va al di là di una vittoria personale per pura vendetta.
<< Non mi sembra l'idea migliore che tu abbia mai avuto... >>
<< Beh, allora trovane una tu! >>
<< Tuttavia, mi sembra che la Granger ti piaccia. Se non altro sarai contento, magari così la smettiamo di avere conversazioni che riguardano me e la Mezzosangue, mi sto stufando. >>, finalmente concluse Draco, sprofondando un po' di più nella poltrona. Blaise sorrise e gli fece un occhiolino che Draco non seppe ben interpretare.
<< E sii gentile con lei, non me la torturare! >>, riuscì a dire Zabini, prima che una scarpa volasse nella sua direzione.

***

Stava cominciando a prendere le sembianze di Harry e Ron. Saltare una lezione non era proprio da lei. Dopo l'incontro con Malfoy era davvero corsa in dormitorio e così facendo cadde rovinosamente, col risultato di dover aver bisogni delle cure di Madama Chips. Ebbe la fortuna di trovare la Professoressa McGranitt durante il suo tortuoso tragitto verso l'infermeria. La donna agitò premurosamente una bacchetta per far comparire una barella e la accompagnò in Infermeria. Ormai la lezione era andata e per fortuna la McGranitt aveva fatto sapere a Piton che c'erano buoni motivi per cui lei non si era presentata. Una fortuna nella sfortuna. Non appena si sentì meglio scese le scale poco alla volta, a capo chino per fare attenzione, questa volta, a dove metteva i piedi. Nonostante Madama Chips volesse trattenerla di più e lei aveva dovuto reprimere l'impulso di litigarci, sapeva che non era tanto grave e poteva camminare prestando la giusta attenzione a come si muoveva. Doveva comunque ritornare in camera sua e stare a riposo, su quello la Guaritrice era stata irremovibile.
<< Oh, scusami tan... Hermione, cercavo proprio te >>, le disse Zabini, prontamente afferrando le sue mani per non farla cadere. Lo sguardo finì rapido sui libri che, fino a un attimo prima, la riccia aveva tra le mani. Si erano scontrati mentre voltavano lo stesso angolo ma per fortuna il ragazzo aveva ottimi riflessi.
Hermione gli sorrise. Tutto sommato era stato uno scontro piacevole. Il moro si affrettò a raccogliere i libri per lei, in un atto di cavalleria.
<< Ciao, Blaise. Come stai? ... Grazie >>, disse prendendo il libri dalle mani del ragazzo.
<< Sto bene. Senti io vole... >>, ma il Serpeverde fu interrotto.
<< Miseriaccia Hermione, ma dove diavolo eri finita?! >>, Ron. Inopportuno come sempre.
Aveva il fiatone. Di sicuro l'aveva cercata ovunque. << E' venuta la McGranitt in classe a dire che eri in Infermeria. Piton stava quasi per toglierci dei punti per la tua assenza quando lei è entrata! >>, continuò lui, tutto rosso in viso. Harry fece capolino dietro di lui e guardò prima la caviglia fasciata di Hermione e poi Zabini di sottecchi.
<< Che succede qui? >>, chiese Harry, in tono sospettoso. Blaise in tutta risposta inarcò un sopracciglio. Forse stava per rispondere ma Hermione fu più veloce e cercò di liquidare la faccenda.
<< Non succede nulla, vi stavo cercando, sono appena uscita dall'infermeria. >>, spiegò lei mostrando la caviglia.
<< Accidenti, ma mon avresti dovuto rimanerci? Madama Chips non dev'essere stata molto contenta... >>, parlò ancora il suo migliore amico. Hermione ridacchiò in risposta.
<< No, infatti. Ora però mi scusate? Stavo parlando un attimo con Blaise... Ci vediamo in a pranzo... >>, la Grifondoro cercò di essere il più delicata possibile nel dirgli di andarsene, quei due tendevano a ficcanasare nelle sue cose troppo spesso per poi atteggiarsi a vittime quando lei glielo faceva presente. Ma, comunque, accompagnò le sue parole con un gesto della mano, come a dirgli "sciò!".
Ron alzò un sopracciglio e si voltò verso il Ragazzo Sopravvissuto che gli restituì lo stesso sguardo interrogativo. Ron guardò Blaise, quasi con disprezzo e gli fece un cenno della testa come per salutarlo, Harry si limitò invece ad uno "Zabini" prima di scomparire oltre le colonne poco più in là. Di sicuro i suoi amici dovevano essere sorpresi di vedere che Hermione Granger, Grifondoro, chiedesse a loro di andare via per parlare pacificamente con Blaise Zabini, un Serpeverde. L'avrebbero tempestate di domande...
<< Ti prego, scusali. La fama della tua Casa ci fa pensare che tutti i Serpeverde siano come Malfoy, ma non sanno che non è così. >>, cercò di giustificarsi lei con un sorriso smorto.
<< Tranquilla, in realtà Draco non è tanto male se lo conosci. Gran parte è solo apparenza... Ma in effetti è insalvabile >>, entrambi scoppiarono a ridere. Se qualcuno li avesse visti di sicuro avrebbe pensato di essere sotto un Confundus. Eppure per lei era diventato semplice conversare con quel ragazzo, estremamente alla mano e anche piuttosto umile, il che le faceva strano visto che si trattava di un Serpeverde.
<< Già... Senti, perché mi cercavi? >> chiese Hermione, zoppicando verso una panca.
Blaise roteò gli occhi.  << Si, quasi dimenticavo >>, disse seguendola, << mi chiedevo se... Ce l'hai presente il Ballo di Benvenuto? Be' ecco, mi chiedevo se ti piacerebbe accompagnarmi. >>
Hermione sbatté le palpebre un paio di volte, registrando la domanda del moro.

Di certo non era quello che si aspettava. Anzi, credeva che Draco si fosse già lamentato di quello che era successo e che Blaise si fosse affrettato a chiedere spiegazioni. Ma di sicuro, nulla di tutto ciò. Fece una piccola ricerca sul ballo di benvenuto nella sua mente, trovandola esattamente appallottolata in un angolo. Se ne era completamente dimenticata, in effetti. Non era la mondanità ad attirarla, ma la prospettiva di andarci con Blaise, non le dispiaceva. Le venne in mente il Ballo del Ceppo due anni prima e si era sentita bene, per non parlare del fatto che tutti la guardarono finalmente sotto un'altra luce dopo averla vista con il famoso Viktor Krum. C'era da dire che se avesse accettato l'invito di Zabini, avrebbe di nuovo attirato sguardi su di sé e, in vista del nuovo difficile anno, non era esattamente ciò che voleva. Però Blaise era un bravo ragazzo e non si sentiva di dirgli di no, ci si trovava bene ed era una piacevole compagnia. Pensò anche che, probabilmente, sarebbe stato l'unico a chiederglielo e la prospettiva di andarci da sola non le piaceva.
<< Si, certo. Non ti assicuro niente, però. Sai, non so quanto riuscirò a ballare >>, si giustificò, con un sorriso smagliante, facendo cenno alla caviglia con il capo.
<< Fantastico. Ehm... beh, è presto ma te l'ho detto perché magari qualcuno avrebbe potuto farlo prima che ci riuscissi io. Ti farò sapere i dettagli non appena ci sarà l'avviso in bacheca, ok? >>
<< Ah, ne dubito fortemente... Grazie dell'invito, Blaise >>. Si alzò delicatamente, sorretta dalle braccia forti del ragazzo. Raccolse i suoi libri e gli stampò un piccolo bacio sulla guancia, prima di allontanarsi verso la sua camera nella lontana torre di Grifondoro. L'idea di avere un evento a cui prepararsi le sembrò improvvisamente meno fastidiosa.
Si, la disavventura avvenuta con Draco Malfoy, se l'era già lasciata alle spalle.

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Capitolo 5
*** La Confessione ***


Chapter 5 « Ora tesoro, resta qui e riposa. Non ci vorrà più di una giornata perché il preparato faccia effetto, entro stasera sarai a posto», senza le cure di Madama Chips, Hogwarts era inimmaginabile. Così dicendo, con la sua dolce ed amorevole voce, se ne andò lasciandola sola. Non poté fare diversamente che tornare in Infermeria: le scale si erano mosse e lei aveva perso l'equilibrio, storcendosi di nuovo la caviglia sullo stesso punto. Ma cos'era quella sfortuna?
« Oh, ma che dolore! Sarebbe stato meno doloroso se avessi aspettato che guarisse da solo» si lamentò la riccia, non appena la strega non fu più nel suo campo visivo. Invece di cercare di ammazzare il tempo contando le pecorelle, pensò che fosse più saggio ascoltare Madama Chips, e così si mise sul fianco cercando di addormentarsi.
« Hermione, mi senti? Hermione!», una voce familiare la richiamava alla realtà quarantacinque minuti di sonno più tardi.

Quando Hermione aprì gli occhi, vide Harry davanti a lei con una scatola piena di Cioccorane tra le mani.
« Come va la caviglia?», chiese premuroso il ragazzo occhialuto.
La Grifondoro si mise subito a sedere, nonostante avesse gli occhi ancora colmi di sonno.
« Harry, sono felice che tu sia qui. A dire il vero fa malissimo, ma Madama Chips ha detto che per stasera sarà tutto scomparso», lo tranquillizzò.
Prese una Cioccorana offertale da Harry e se la mise tra i denti prima di legarsi i capelli in una coda mentre il ragazzo la guardava.
« Sai, Blaise Zabini mi ha invitata al Ballo di Benvenuto» cominciò lei insicura dopo aver dato un morso alla cioccolata, cercando di trovare una qualsiasi espressione aleggiare sul volto dell'amico, cosa che non avvenne. « E ho deciso di accettare. Ci andrò con lui», concluse convinta.
« Ma è un Serpeverde!», protestò Harry, guardandola con una leggera smorfia.
« E' una bella persona. Ti assicuro che non sarà un problema».
« Se lo dici tu...» disse Harry, accompagnato da un'alzata di spalle. Poteva dire d'averlo rassicurato quel tanto che bastava per fare in modo che il ragazzo di Grifondoro prendesse Blaise di buon'occhio. Dopo aver riso e scherzato, aver parlato del più e del meno, ad Hermione venne in mente di Ron.

« Dov'è finito?», chiese la riccia a proposito.
« Be', mi ha detto che se l'era presa per via di come lo hai trattato oggi. Lo sai com'è fatto»
Hermione roteò gli occhi a quella risposta ma, anche se non lo diede a vedere, si dispiacque parecchio. Insomma, erano amici! Harry non l'avrebbe mai fatto, non sii era offeso perché lei volesse privacy per una conversazione. A volte aveva la sensazione che Ron fosse geloso di loro, del fatto che loro potessero avere altri amici. Non che lui non li avesse... No, comunque non avrebbe giustificato Ron.
« Allora digli che può tenere il broncio per tutta la vita, perché non ho alcuna intenzione di perdonarlo se deve essere così testardo», annunciò la bruna.

Spereso altro tempo a parlare, Hermione spiegò ad Harry che Blaise era davvero una persona che valeva la pena conoscere. Diversa dagli altri Serpeverde, molto simile ai Tassorosso per la lealtà. Aveva spiegato ad Harry che si erano spesso incontrati casualmente in Biblioteca, ed era stimolante avere una persona con cui parlare di studio. Blaise sapeva offrirle stimoli e punti di vista diversi utili per i momenti in cui tutto diventava monotono e stressante. Più ne parlava e più si rendeva conto di quanto le piacessero i modi di fare di quel ragazzo, delle tante persone con cui poter fare amicizia, le era sembrato strano che inizialmente lui l'avesse approcciata. Si, aveva diffidato dei modi gentili, in un primo momento, ma poi si era ricreduta. Finalmente il dolore alla caviglia passò. Quasi non ci sperava più e le Cioccorane erano quasi finite del tutto. In quell'istante si accorse di quanto era passato dall'ultima volta che si erano fatti una chiacchierata normale senza parlare di Voldemort. Era una cosa che, a pensarci bene, le era mancata.

« Finalmente! Il dolore è passato», squittì gioiosa, alzandosi dal letto.
Harry la aiutò a scendere delicatamente per evitare che si facesse male di nuovo e l'accompagnò in dormitorio.

« Grazie Harry», gli sorrise.
Madama Chips finalmente la congedò e lei poté ritornare alla normalità.
« Era davvero tanto che non parlavamo un po' in santa pace, eh?», disse lui, fermandosi al primo gradino del Dormitorio femminile. Il ragazzo non aveva ancora dimenticato quella volta in cui le scale si appiattirono facendo finire lui e Ron col fondoschiena a terra.
« Già... Ora però vado. Ci vediamo domattina, ok?»
« Senz'altro» rispose lui, di rimando. Si abbracciarono e poi ognuno andò al proprio letto.

Passarono pochi giorni, ed Hermione non aveva visto una sola volta Draco Malfoy e, per quanto le dispiacesse, non aveva visto neanche Blaise.
Quel giorno, scese per la colazione in Sala Grande. Come al solito, si sedette, prese a leggere la Gazzetta del Profeta e si gustò del morbidissimo pane con burro e marmellata. Ad un certo punto si sentì quasi come osservata, perciò alzò la testa. Gran parte degli occhi dei presenti in Sala Grande erano fissati su di lei. Si sentì terribilmente in imbarazzo.
« Hem...
» tossicchiò qualcuno dietro di lei.
Hermione si girò lentamente dall'altra parte, per capire all'istante che il motivo per cui tutti la guardavano era un Serpeverde al tavolo dei Grifondoro.

« Blaise!» lo accolse con un sorriso. Stava cercando di riprendere fiato. « Come mai qui?»
Hermione continuava a non sentirsi a suo agio. Tutti li stavano ancora guardando.
« Beh, ti avevo detto che ti avrei avvertito per quello che riguardava il Ballo. Non so se hai visto l'annuncio, ma io ti aspetto alle scale verso le 19. Va bene?»
Un “ooohhhhh” generale pervase la sala. Sembravano scioccati. Si, un Serpeverde vicino ai Grifondoro era già tanto, figurarsi invitarla ad un ballo. Ma per Hermione, Blaise non era un Serpeverde, o almeno, non uno qualsiasi se non uno che ci era finito lì per sbaglio. Lei annuì con un cenno del capo e gli sorrise quando il ragazzo le mormorò un "Perfetto".

Si salutarono e non appena Blaise andò via, si girò per tornare alla sua colazione, per trovarsi di fronte due occhi color argento fissarla torvi. Cos'era che di recente aveva introdotto quel ragazzo così assiduamente nelle sue giornate? Nonostante non lo avesse visto, il suo nome saltava fuori più spesso del solito e questa cosa la annoiava. Draco Malfoy di sicuro la odiava più di qualsiasi altra cosa. Ne era certa. Il suo migliore amico, in fondo, l'aveva invitata ad un ballo. Non sapeva che fare, ma una sola opzione, tra le tante che girovagavano nella mente, le sembrò più ovvia e facile da attuare. Doveva ignorarlo. Ciò non si poteva dire esattamente per gli studenti che stavano facendo colazione, come lei, che raccontavano l'accaduto ad ogni nuovo compagno arrivato.

Lo schiamazzo generale era quasi assordante. Silente, dal tavolo dei professori, le rivolse un sorrisetto compiaciuto quando lei guardò nella sua direzione. Finì presto la colazione, raccolse le sue cose e se ne andò. Le lezioni, per lei, sarebbero iniziate alle 10. Appena uscì dalla Sala Grande, il silenzio. Si chiese perché non se ne era andata prima. Le scale, ogni corridoio era vuoto. Quasi si stupì che non ci fosse il solito andirivieni di studenti. Ah, già. Erano tutti impegnati a spargere il pettegolezzo che la vedeva protagonista: bello caldo, appena sfornato. Mentre era assorta nei suoi pensieri, sentì qualcosa tirarla per il braccio all'indietro.

« Ma che...». Non appena fu dietro un muretto scorse, nell'ombra che li avvolgeva, i biondi capelli di Draco Malfoy. Le mancò il respiro a quella scoperta. Cos'era che voleva da lei il Serpeverde?
Il viso di Malfoy apparì nella penombra dei raggi solari, i quali faticavano ad intrufolarsi nell'angolino buoi che precedeva il corridoio delle scale. Per quello che lei potesse scorgere dall'ombra, sembrava quasi come tormentato.
Avrebbe voluto parlargli in malo modo, ma quando lui aprì bocca, lei si sentì gelare. Come investita da una doccia fredda. Non seppe bene perché, ma quel tono di voce basso quasi non sembrava il suo.
« Cos'è che stai facendo esattamente, Mezzosangue?» , le chiese il biondo con voce strascicata.
« Malfoy, non ti avevo detto di lasciarmi in pace?», chiese di rimando lei, chissà perché sottovoce.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, il viso pallido pareva ancor più tormentato.
« Perché hai accettato di andare al Ballo con Blaise?»

« Questi sono affari miei. Perché non avrei dovuto accettare?» disse retorica la riccia. Non voleva essere una vera e propria domanda, ma fu così che lui forse la interpretò. Malfoy espirò rumorosamente, come se per tutto il tempo non avesse fatto altro che inghiottire aria. Assottigliò leggermente le sguardo come se volesse analizzarla, lei cambiò il peso sull'altra gamba non sapendo che fare.
« Non avevamo una partita in corso, tu ed io?» , le chiese di rimando, come a volerle ricordare della loro ultima conversazione.
« Le uniche partite che gioco sono quelle a scacchi, Malfoy». Lui assottigliò le labbra per un attimo e la presa intorno al braccio di Hermione si fece un po' più salda, senza però farle male.
« E non è la stessa cosa, Granger? A me sembra che ci siano un Re e una Regina, non è vero?»
« Si, ma sono confusa. Il Re scappa dalla Regina per non essere tenuto in scacco... Perché, invece, mi sembra che il Re di questa partita cerchi di essere mangiato?»
« Perché tra i tanti casini che ho adesso, ho paura che tu abbia vinto la partita, Granger».
Il cuore di Hermione, in quel preciso istante, mancò un battito.

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Capitolo 6
*** La Prova ***


Chapter 6 « Malfoy, che vuoi dire?»
« Voglio che tu venga con me al ballo», sussurrò in tono quasi disperato. E il suono della sua stessa voce quasi lo inorridì. Tenne a freno una smorfia di disgusto. Che stava tentando di fare? Voleva umiliarsi? La verità era che nei giorni in cui non l'aveva vista, non aveva fatto altro che pensarla. Nella sua testa si era creato un montaggio visivo di Blaise che gli diceva che era troppo per lui, sfumava in un angolo, per lasciare posto alla Mazzosangue, che gli rideva in faccia quando lui le si era avvicinato. Non era giusto che lei lo sfidasse apertamente per poi andarsene a braccetto col suo migliore amico. Si, aveva scelto di lasciare che fosse Blaise ad occuparsene e dimenticare quella storia. Gli aveva lasciato campo libero con la Granger. Ma che gli era saltato in mente quella mattina, vi chiederete? Aveva sentito un mormorio al tavolo dei Serpeverde e lui aveva pigramente distolto lo sguardo dal suo caffè nero, come il suo esaurimento nervoso.

Dai Grifondoro, c'era Blaise impalato che parlava con Hermione, a quanto pareva aveva reso ufficiale che andassero insieme al Ballo e Zabini non era venuto meno alla parola data. Finalmente avrebbe potuto godersi la tranquillità di un anno senza scandali che riguardassero lui e la Mezzosangue. Nemmeno il tempo di godersi quella misera vittoria che le budella cominciarono a contorcersi quando lo realizzò. Vedeva la scena senza guardarla veramente, gli sembrava di stare sotto una sorta di trance. La Granger lo stava fissando? Sbatté gli occhi ma lei non c'era più. L'istinto di alzarsi fu impellente e lui non seppe fermarlo, la doveva raggiungere. E quando ci era riuscito non sapeva nemmeno cosa dirle, aveva cominciato con la prima cosa che le sue viscere avevano tirato fuori. Quando aveva finalmente ascoltato la sua voce, ebbe la sensazione che i suoi muscoli si fossero rilassati, ora che era lì faccia a faccia con lei. Il pensiero del suo viso vicino, lo aveva perseguitato per giorni. Purtroppo aveva avuto finalmente l'occasione di guardarla un po' meglio. Le aveva sempre avute quelle piccole lentiggini? E i suoi occhi erano sempre stati così espressivi? La vedeva blaterare qualcosa, la sua bocca si muoveva. Wow, quelle si che erano delle belle labbra. Sembravano così morbide mentre si scontravano per formare parole. Erano quasi ipnotizzanti, non sentiva nemmeno quello che lei stava dicendo... Cosa gli stava dicendo?

« Mi stai ascoltando, Malfoy?». Hermione inclinò la testa con una certa irritazione. Si capiva che aveva la sensazione di stare parlando a vuoto. E un po' era così, a dirla tutta. Lui annuì in risposta, deciso a non farsi smascherare.

« Mi dispiace, ma ho già detto che ci andrò con Blaise».
« Perché, ci saresti venuta se te lo avessi chiesto prima io?».
Ancora una volta, la sua mente aveva messo in atto quello che doveva essere un genocidio di neuroni, senza che lui lo approvasse.
 Gli era uscito così, senza nemmeno pensarlo. Si sarebbe preso a calci se solo avesse potuto! Hermione questa volta gli restituì uno sguardo vacuo. "Non ha capito, vero?... Ma no, ho appena sussurrato... Sei un imbecille, Draco!", delle vocine nella sua testa lottavano furiosamente, Draco si rese conto che era sceso troppo in basso. Che cosa stava facendo? Sperava che lei gli dicesse si? E per quale ragione?

Guardò meglio la Mezzosangue negli occhi. Quelle iridi dorate sembravano quasi gridare imprecazioni colme di rabbia. Il ragazzo non poteva lasciarsi andare in quel modo. Cercò a fondo di ristabilire la concentrazione per assumere il tono più serio, ma allo stesso tempo credibile, che riuscisse a tirar fuori. Non doveva sembrare brusco,e di conseguenza mostrare il suo disappunto, perché un cambiamento repentino avrebbe potuto mal celare quello che gli frullava per la testa. Si sentì quasi sollevato dal fatto che lei fosse ancora tra le nuvole e voleva trarre questa cosa a suo favore. Sfruttò il momento di confusione della Grifondoro per trovare una scusa al suo comportamento.
« Granger, hai superato la prova», annunciò. « Ti concedo di andare al Ballo con il mio amico.», le disse in un mezzo sorriso. Dentro di sé si complimentò per la ripresa dallo scivolone, sperando di non aver gettato tutto alle ortiche.


Quel sorriso fece sentire ad Hermione le sue gambe sciogliersi come burro fuso. Lo aveva sentito, aveva sentito quella domanda sussurrata. O stava di nuovo cominciando ad immaginarsi le cose? Era solo l'inizio dell'anno ed era già così stressata dallo studio? Non aveva altra spiegazione che quella, era impossibile che Malfoy avesse accennato all'ipotesi di portare lei al Ballo. Lui le aveva appena detto che gli piaceva per poi rimangiarselo o se lo stava immaginando? Che razza di roba si era bevuto, quella mattina, quel dannato ragazzo? Era per quello che l'aveva guardata male a colazione? Quasi le venne da ridere all'immane stronzata che le era saltata in mente.  Alzò un sopracciglio guardando il biondo con aria indignata, il fatto che lui avesse tranquillamente cambiato tono l'aveva disorientata ancora di più. La stava nuovamente prendendo in giro, senza nessun ritegno? Perché Malfoy continuava a darle fastidio? Non ne poteva più di porsi mille questioni, tutte che roteavano intorno a quel cretino manco fosse il Sole nel suo personale Sistema Solare. Le sfuggì una risata stizzita.
« Tu? Dare il permesso a me? Credo che qualcuno abbia messo qualcosa nel tuo succo di zucca se davvero credi di poter gestire la vita altrui», sbottò Hermione, sempre cercando di mantenere il tono basso. Chissà perché, ma l'idea che qualcuno potesse pensare che facesse cose losche con Malfoy la terrorizzava. Era meglio rimanere silenziosi.

« Vedi, le ragazze che uscirebbero con me non si possono nemmeno contare, e se al mio amico piace qualcuna io devo provvedere. Non vorrei trovarmi Blaise tutto distrutto per una ragazza...» concluse lui, spiegandosi. « O comunque, non per te».

Hermione strinse i denti, la voglia di mollargli un altro pugno le stava facendo prudere le mani. Che necessità aveva di puntualizzare? Era così stufa che Malfoy si riferisse a lei sempre come una Sanguesporco. Era così stufa di essere sempre prima la Mezzosangue, piuttosto che Hermione Granger, una normale ragazza che fa quello che dovrebbe fare alla sua età? Era davvero così difficile, per Malfoy, trovarla attraente? Forse qualcuno aveva messo qualcosa nel suo succo di zucca, se aveva preso per un momento in considerazione l'idea che lui potesse essere diverso da quel che si aspettava.
 E poi cos'era quella storia che lui doveva approvare chi frequentasse il suo amico? Come se Blaise avesse bisogno di un tipo come Malfoy per farsi guardare le spalle. C'era dell'incredibile a pensare che si era inventato di chiederle di andare al Ballo di Benvenuto solo per testare la sua lealtà. Come aveva fatto ad essere così stupida da pensare che il Principe delle Serpi volesse andare al ballo con lei, inoltre? E perché adesso si sentiva ferita quando fino ad un attimo prima era euforica al pensiero di andarci con Blaise?

« E' un ballo, non ci dobbiamo mica sposare», fu la risposta della riccia, accompagnata da un esagerato roteare degli occhi. Il Serpeverde trattenne un sorriso, anche se lei non poté accorgersene. La mano del ragazzo era ancora salda intorno al suo braccio, eppure Hermione sembrò non farci nemmeno più caso. Mentre guardava i pochi tratti che la fioca luce riusciva a farle scorgere, prestò di nuovo attenzione a quelle folte ciglia lunghe. Questa volta non le vide di profilo e poté ammirare la cornice che facevano a quel mare d'inverno, nella loro interezza. Un brivido le fece venire la pelle d'oca, quello sguardo all'apparenza così freddo le stava riscaldando lo stomaco. Era possibile una cosa del genere? Forse si, forse no. L'unica cosa certa era che voleva andare via.

« Ora che ti sei accertato delle mie intenzioni, e che abbiamo appurato che non sarei venuta con te, spero che tu sparisci e ti tenga alla larga da me. Addio serpe». Così dicendo, lei scappò via strattonando il braccio dalla presa di Malfoy, con un misto di rabbia e dolore nel petto.


Draco non era stupito dal comportamento di lei. Ancora una volta la vedeva andare via e si era un po' stancato di vedere sempre le sue spalle. Per un motivo o per un altro, era sempre lui a rimanere come un imbecille piantato in asso. Anzi, forse era stato meglio... Aveva bisogno di sbollire un po', quella situazione gli stava sfuggendo di mano e lui non sarebbe riuscito ad andare via da lei. Ultimamente gli pareva che, ogni volta che vedeva la Granger, gli si attivasse un magnete dentro di lui. Impotente, seguiva il flusso e si ritrovava a parlarle, finalmente attaccatosi alla sua calamita. Ci mancava solo questa. E poi, che gli era venuto per la testa? Era sicuro che Hermione avrebbe rinunciato a lui, piuttosto che all'amico. "Con quale criterio avrebbe dovuto scegliere il cretino che la prende in giro, invece che il ragazzo con cui chiacchiera di nascosto in Biblioteca?", pensò amaramente. Si lasciò andare ad un ringhio sommesso di frustrazione. Se non altro le aveva detto qualcosa, anche se in modi celati.  Qualcosa che gli macinava dentro da qualche giorno. Il tempo che non l'aveva vista. Era il fatto che piacesse a Blaise, che improvvisamente voleva ronzarle intorno? O solo per il fatto che voleva salvare il suo "onore"? Perché se fosse stato per la seconda, non avrebbe dovuto avere problemi. Ma gli dava fastidio che fosse Zabini a portarla al Ballo, improvvisamente. Se fosse stato qualcun altro, sarebbe stato così facile poter ignorare i sentimenti altrui, non si sarebbe creato problemi a far crollare la Granger anche solo per provare qualcosa a se stesso. A quel punto, però si era chiesto se era veramente quello il motivo di quei suoi impulsi, decisamente non voluti. E aveva messo tutto in dubbio in quella penombra. Oh, Salazar! Era stato quando i loro occhi si erano incontrati, vicinissimi, che lui aveva pensato di baciarla, invece di ferirla. Ancora una volta si era trovato sul baratro e lasciare che fosse il suo istinto ad agire, ma era stato più forte per una volta.

Chissà come sarebbero andate le cose se lui non si fosse comportato come “ l'idiota di sempre ”, come lei gli aveva detto. Chissà che sarebbe successo se l'avesse baciata e avesse messo fine a quella storia? Avrebbe potuto avere le risposte che cercava, ma non sarebbe stato corretto nei confronti di Blaise.
"E ti avrebbe mollato un altro ceffone.. ", gli disse una voce in un angolino della sua testa.
"Tu sta' zitta!", rispose di rimando. Doveva stare proprio male se cominciava a parlare con quelle voci.

Tutto sconsolato, tornò nel Sotterraneo. Ma si guardò bene dal cambiare l'espressione prima di entrare, era sicuro che vi avrebbe trovato il moro.
Non aveva torto, constatò con sua enorme frustrazione.  Zabini era stravaccato su un divano in un angolo della Sala Comune, vicino ad un enorme oblò. Il ragazzo gli sorrise subito e, dentro di sé, Draco sentiva già il peso della conversazione che sarebbe avvenuta.
« Ha accettato.  Mi sento... bene. E constatando il fatto che se ne stia già parlando in giro, direi che è stato un successo», gli annunciò un entusiasta, forse fin troppo,  Blaise non appena lo vide.

Draco scosse la testa sorridendo e mentre gli passava davanti fece svolazzare la mano come a scacciare via una mosca.
Si sedette su una poltrona di velluto verde con le rifiniture argentee, posizionata accanto al divano.

« Allora dillo che volevi invitarla al ballo e stavi macchinando tutto, no?»
« Sei incredibile, sei orribile>>, lo canzonò Blaise con un espressione sconvolta in viso prima di alzarsi all'in piedi, con le braccia in alto come se stesse tenendo un discorso all'intera Comunità Magica.
« Ecco cosa succede ad aiutare un amico che è una Serpe» , e, con veemenza, un indice carico di giudizio indicò Draco. « Prima li aiuti e poi ti accusano di tornaconto!», professò lui ad alta voce. I quattro gatti nella Sala Comune si voltarono a guardarlo: due primini, intenti ad una partita a Scacchi Magici, lo guardarono con ispirazione per poi lanciarsi sguardi sospettosi; un terzetto di studenti più grandi ridacchiò per ritornare subito alle proprie attività di studio, segno che erano abituati alla drammaticità di Zabini. Per il resto, una mosca passò sotto il naso del moro e volò chissà dove. Draco la seguì per un momento prima di tirare giù l'amico, afferrandolo ad un braccio.

« La smetti di dire stronzate?». Draco non poté far altro che ridere mentre Blaise faceva lo stesso, accasciandosi sul divano.
« Mai stato più serio.» sentenziò il moro con un ghigno soddisfatto dipinto sul volto. « Si, la Granger non mi dispiace come ragazza. Ma di sicuro non è per il mio, di tornaconto».

Draco fece spallucce, ma dentro di sé sentiva strani sentimenti, sentimenti che non riusciva a decifrare. E Draco, poco esperto in materia, restò nella beata ignoranza senza sapere che si trattava di un sentimento degno delle serpi. Era geloso di lei quanto invidioso dell'amico.
« Sei stato tu ad offrirti, non te l'ho chiesto. Il fatto che ti sia venuta subito l'idea del Ballo è sospettosa...», mormorò il biondo in sua difesa.
Ma come si era promesso, non avrebbe distrutto la felicità dell'amico e si limitò a dirgli : «Non capisco ma accetto il tuo strano simpatizzare per la Granger. E per evitare che tu mi guardi con quell'espressione inebetita, vado a farmi una doccia». Si alzò dalla poltrona sotto lo sguardo divertito di Blaise. Sembrava uno che la sapesse lunga riguardo un argomento che conosceva solo lui. Draco lo fissò per un secondo, incerto su come interpretare la cosa, ma fu interrotto da una voce dietro di lui.

« Vengo con te se vuoi», si offrì Pansy Parkinson, di ritorno da qualche lezione, mentre posava i libri.

« Non serve, so ancora fare da solo» rispose brusco, mentre Pansy sprofondava nella poltrona dove si trovava lui qualche istante prima. Lo guardò dal basso all'alto con un sorrisetto, mentre due dita torturavano una ciocca di capelli.
« Hai intenzione di invitarmi al ballo, per caso?» chiese lei, senza rendersi conto che Draco non voleva nemmeno sentirla.
« Io no, perché, qualcuno si è bevuto il cervello e ti ha invitata?»
La Parkinson diventò rossa di rabbia, fece quasi per dargli uno schiaffo alle gambe, ma lui lo schivò divertito.  Doveva ammettere che a volte era prorpio un infame con lei,  ma tutto sommato lei se la cercava.
« Perché sei sempre uno stronzo? Certo che qualcuno mi ha invitata, forse dovrei accettare. Ma pensavo che fossimo andati insieme, come al quarto anno»,  spiegò, come se fosse stato ovvio che avrebbero fatto coppia fissa agli eventi. 

Se avesse saputo che quella volta Draco l'aveva invitata solo perché Blaise lo aveva implorato, forse l'avrebbe smessa di ronzargli intorno. Gli dispiaceva che lei aspettasse speranzosa e aveva timore che si sarebbe ritrovata da sola una volta cominciato il Ballo del Ceppo. Per colpa di Blaise, aveva acceso un barlume di speranza nel cuore della Parkinson, che purtoroppo non sapeva cosa fosse la dignità, apparentemente. A ben pensarci, forse non era più il caso di ascoltare i consigli di Zabini o fargli favori, viste le conseguenze che doveva subire ogni volta. Voleva mettere in dubbio quella che era stata la soluzione riguardo al suo problema, perché non aveva fatto altro che tormentarlo. Per colpa di Zabini, adesso aveva la Mezzosangue che vagava in giro per i corridoi del suo cervello giorno e notte.
« Non lo so, sarà che ti ho detto un milione di volte no. »
Pansy sembrò ferita per un attimo, si passò la lingua fra i denti come per contenere la rabbia e si alzò, prima di recuperare le sue cose.  « Va bene, Draco. Va bene», sibilò la ragazza, prima di girare i tacchi e andare via. Draco sbuffò.
« Lasciala perdere», gli consigliò il moro. « Sii solo un po' più gentile, che cazzo!»

« Blaise, non è a te che si appiccica, quella specie di ranocchia.»
Blaise non poté fare a meno di ridere coinvolgendo, suo malgrado, anche Draco, che a tutto pensava tranne che a Pansy Parkinson.


Spazio autrice

Salve salvino! LOL
Come va? Anche se non ho ancora ottenuto molti pareri alla storia, siamo solo all'inizio,  e le visualizzazioni mi lasciano ben sperare. Ci sta!
Sarete lieti di scoprire che la mia tastiera ha magicamente ripreso a funzionare improvvisamene (ma ancora con qualche deficit) EHM...
Non ho idea di cosa le sia capitato ma, bless her, anch'io sono stressata!
Cosa mi dite di questo capitolo? Innanzitutto ho diviso un pochino lo scritto, ho la sensazione che un corpo di testo senza troppi spazi faccia perdere il filo. Spero si capiscano i cambi di pov. NON SO.
Che ne pensate di Blaise, comunque? Ci fidiamo di un amico Serpe o no?
Se lasciaste una recensione, una critica o un "fa schifo" l'accetterei volentieri. Essendo la storia in stato di scrittura, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensiate dei personaggi o su qualunque altro aspetto -anche grafico - che vi viene in mente. SEMPRE SE VI VA, no non sto cercando di estorcervi un commento...
Bon, per oggi è tutto, torno a giocare a fare Dio con le vite dei due protagonisti.
Ci si vede!



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