Oltre Ogni Previsione di _Kidagakash_ (/viewuser.php?uid=148480)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi la fa, l'aspetti ***
Capitolo 2: *** La Babbana Zannuta ***
Capitolo 3: *** La Sfida ***
Capitolo 4: *** Blaise ***
Capitolo 5: *** La Confessione ***
Capitolo 6: *** La Prova ***
Capitolo 1 *** Chi la fa, l'aspetti ***
Chapter 1
Disclaimer:
Il mio scritto è basato sulla saga originale "Harry Potter" scritta da
J.K. Rowling e non posseggo alcun diritto sull'opera originale. La mia
narrazione è puramente inventata per scopo di intrattenimento e non è
stata creata a scopo di lucro. Tuttavia non è possibile distribuire e/o
modificare la storia in parte o nella sua interezza. Per ogni
informazione o permesso, gentilmente rivolgersi a me.
Questa storia è molto vecchia e
risale a circa 15 anni fa. Pubblicata su solo questo sito e, purtroppo
abbandonata, because life. Quando ho cominciato la storia, non volevo
tenere conto degli eventi del libro per proseguire senza troppi
problemi. Dopo il mio lungo, lunghissimo, blocco dello scrittore, ho
ripreso la storia in mano e ho già idea di dove andare a parare, e per
fare ciò sarò più fedele alla cronologia libro - sogno un sequel. Non
mi soffermerò su quel che accade ne Il Principe Mezzosangue
dettagliatamente ma, comunque, le singole situazioni dei personaggi
nella storia originale sicuramente influenzeranno i protagonisti.
Questo anche per dare ai lettori un po' di contesto che si aggiungerà a
quella che è l'immagine complessiva del mio scritto. Inoltre, non sarò
fedele al 100% alla storia riguardo ad alcuni dettagli e la adatterò a
mio piacimento (esempio: Hermione è un Prefetto ma ha comunque la sua
stanza personale con il bagno e così sarebbe anche per i Caposcuola se
ci dovessero essere menzioni al riguardo), questo per una personale
comodità nella scorrevolezza della storia e per non dovermi creare
troppi problemi mentre scrivo, ma comunque la cronologia originale
degli eventi principali non verrà stravolta. Gli avvenimenti della
storia originale avranno comunque la loro importanza in quanto saranno
essenziali per lo svolgimento della mia narrazione (es: la morte di
Silente e tutto ciò che è collegata ad esso). Spero di essermi spiegata
bene hahaha
Starei anche cercando una beta, qualcuno che dia un'occhiata ai miei
errori e cose così in quanto scrivo sempre di notte e non sono mai
completamente lucida! Nel caso foste interessati, la mia inbox is open.
Se siete qui, grazie per essere passati, spero che la
storia vi faccia restare! Basta annoiarvi, non vi resta che leggere (e
magari lasciare una recensione anche piccina picciò c: ).
Vi lascio subito il primo capitolo ed un abbraccio!
Vale
PS: siccome mi è stato chiesto di lasciare la storia originale per
questioni nostalgiche (tranne ormai il primo capitolo), è ancora
presente sul mio profilo insieme alla dicitura "- OLD" quindi
ignoratela se vi dovesse apparire per qualche ragione. Inoltre,
troverete anche la storia (nuova, obsly) su Wattpad con l'omonimo
titolo.
Come
al solito, la Sala Grande era piena di studenti, in vista della
colazione. I colori delle Case di Hogwarts riempivano l'atmosfera di
quell'enorme stanzone in quel mite mattino di inizio settembre. Le
grandi
vetrate che si affacciavano nell'enorme aula permettevano alla luce del
mattino di
intrufolarsi in mezzo ai giovani allievi, abbracciandoli tutti col suo
tepore. C'era un mormorio indistinto creato dal ciarlare dei ragazzi,
quasi tutti a discutere sulle lezioni di quel giorno: qualcuno
mangiava; qualcuno si appoggiava al dorso della mano ancora appisolato;
altri ancora saltellavano da un tavolo all'altro, farfalle sociali
qual'erano.
Harry, Ron ed Hermione entrarono con aria un po' annoiata, sapendo che
di
lì a poco, qualche Serpeverde avrebbe fatto una battutaccia su
loro come al solito. Nonostante Harry avesse passato la fine dell'anno
scolastico precedente a combattere Voldemort, insieme all'Esercito di
Silente, e avesse contribuito a smascherare e mandare ad Azkaban la
maggior parte dei loro padri, quelli avevano ancora l'audacia di
prenderli in giro. Esattamente quello che avvenne nemmeno un minuto
dopo, intanto che si facevano largo tra gli studenti, che ancora non
avevano
preso il proprio posto ai quattro tavoli. Pansy Parkinson - come sempre
- era seduta accanto a Draco Malfoy, che guardò sorridente prima
per poi rivolgersi ad Hermione : << Era di tua mamma la divisa,
Granger? >>, la Parkinson ghignò soddisfatta voltandosi
verso il suo "adorato" Malfoy, come per condividere quella grande
battuta, il quale aveva anche lui un ghigno, ma nauseato, sul volto.
Ma
Pansy era troppo cieca per accorgersi che la causa era lei,
probabilmente. Hermione
quasi si dispiacque per lui. Di certo non doveva essere semplice vivere
come uno scoglio con una cozza attaccata costantemente addosso.
<<
Cielo, che idiota! I miei sono Babbani, razza di imbecille! Mia madre
non ha mai avuto una divisa. Comprati un cervello! >>,
sbottò Hermione, ormai stanca delle continue frecciatine di
Pansy Parkinson, che quasi sprofondò alla risposta di Hermione.
Ron ed Harry, come alcuni Serpeverde e i rosso-dorati, si piegarono in
due dalle risate.
<< Roaaar! >>, disse Ron,
imitando un leone con un mezzo sorriso sulle labbra. << Oggi
sei pericolosa. Non ti tieni niente!>>
<< No, sono solo stanca di incassare sempre >>, lo corresse
Hermione.
Quella
ridicola ragazza era sempre lì ad infastidirla, ma Hermione non
si lasciò intimidire e sorrise ai due amici. Preferiva mantenere
le apparenze e mostrare che tutte quelle noie non la toccassero
minimamente, non disdegnava però concedersi qualche vendetta
quando questa le si concedeva su un piatto d'argento. Erano al sesto
anno, ormai i Serpeverde erano così a corto di idee sulle
battute che facevano per schernirli che il trio aveva le risposte
pronte per ogni singolo insulto che quelli avrebbero tirato fuori dal
loro insulso repertorio di immaturità.
<< Già tutto finito? >> chiese Harry, quando vide le labbra
di lei curvarsi all'insù.
<<
Si. Vedi, oltre al solito, è incavolata con me perché
ieri a Rune Antiche ho preso una E >>, spiegò Hermione,
<< e lei solo una O >>, disse imitando un piagnucolio degno
della Parkinson.
Guardò oltre Harry per ritrovarsi
il volto di Pansy che la fissava, livida, le sorrise angelicamente e
poi tornò ai volti sorridenti che aveva di fronte. Si sedette al
tavolo dei Grifondoro non appena trovò un buco abbastanza grande
da ospitarli, scivolando sulla panca mentre i suoi due amici si
accomodavano alla sua destra.
<< Sei un genio. Non
c'è nulla da fare. >> disse un ammirato Ron con un sorriso
mentre agguantava del pane tostato.
<< E così
gliel'hai fatta vedere a quella serpe lì, eh? >>,
esordì Ginny, spuntata dal nulla, sedendosi accanto a lei a
riempire lo spazio vuoto che c'era a sinistra.
<<
Come dire... Piccole soddisfazioni >>, sospirò la riccia,
mentre si versava nel piatto una porzione di porridge.
La
colazione passò serena, anche se per qualche oscura ragione Malfoy ogni
tanto la fissava. Pansy forse ritrovò un briciolo
di cervello perché non osò più rivolgerle la parola, al contrario
di Harry e Ron che si lamentavano di continuo perché avevano
troppi compiti e chiedevano il suo aiuto.
<< Beh, noi andiamo adesso. Abbiamo gli
allenamenti >>, cantilenarono i due mentre facevano per alzarsi.
Harry gettò sul tavolo il tovagliolo con cui si era appena
pulito le labbra mentre Ron, al contrario, rubò un'altra
salsiccia non appena si mise in piedi.
Hermione non poteva credere alle
proprie orecchie: Il duo aveva passato 30 minuti buoni a chiederle
consigli su alcuni compiti - o meglio, avevano accettato dei consigli
quando lei si era rifiutata di farli copiare per l'ennesima volta. Il
tempo per fare i compiti lo avevano, e anche il cervello, erano solo i
tipici adolescenti che trovavano il loro stimolo in uno sport. Che
siano Maghi o Babbani, lo sport sembra sempre essere più
interessante e importante di tante altre cose. Era per questo che la
riccia si rifiutava di farli copiare. Lei aveva una tonnellata di
compiti in più, eppure riusciva a fare tutto quando loro avevano
la metà del suo carico di lavoro.
<< Ma come?!
Che senso ha lamentarvi se poi ve ne sbattete altamente di migliorare?
>>, chiese Hermione in una risata amara.
<< Le
ragazze! >>, dissero in coro Ron ed Harry mentre si scambiavano
uno sguardo ed un'alzata di spalle, prima di voltarsi per andare via.
La verità era che Harry aveva un bel da fare quell'anno. Dopo
essere stato nominato nuovamente capitano, aveva formato la sua squadra
e ci teneva a fare in modo che tutto scorresse come doveva o la
McGranitt si sarebbe fatta sentire a gran voce. Non era una
passeggiata, quella donna: era meglio averla come insegnante che come
competitiva fan del Grifondoro che aveva l'ultima parola su tutto.
<<
Hey! >>, protestò Ginny, anche se quei due ormai non
potevano sentirla. Era ovvio che si era sentita punzecchiata, Ginny
faceva parte della squadra ed era anche una degli elementi più
dotati. Nelle risate, i due uscirono seguiti a ruota dalla rossa. La
Professoressa McGranitt aveva indetto degli allenamenti speciali come
inizio d'anno, era convinta che se avrebbero dato buoni frutti
dall'inizio sicuramente sarebbero stati capaci di lottare durante tutto
il campionato, d'altronde un'ora la mattina ogni paio di giorni non
suonava coì male.
Hermione li salutò con la mano da
lontano per poi dedicarsi al suo succo di zucca . Pansy era ancora
lì che di tanto in tanto la fissava, Malfoy le dedicò un mezzo sorriso
come per congratularsi con lei per aver zittito la Parkinson,
che anche lui doveva trovare insopportabile. Era possibile che se lo
stesse immaginando? Hermione
bevve l'ultimo sorso guardando gli occhi argentei che la fissavano come
per sfidarli e poi, a testa alta, si alzò per andare a Pozioni.
Coi libri al petto si avviò al secondo piano. Salendo le scale
le si impigliò il mantello della divisa sotto una scarpa e
così inciampò, fortunatamente senza cadere.
<<
Diamine! L'avevo detto che lo volevo più corto... >>,
disse a sé stessa ad alta voce, lisciandosi il mantello per
sistemarlo. Il suo cuore mancò un colpo non appena si rese conto
che non era sola. Tre voci si unirono all'unisono in una risata.
<< Chiedi a quello sfigato di Potter come si fa, magari lui le sa
salire le scale. >>
Malfoy, con Tiger e Goyle dietro di sé, sembrava divertirsi molto.
Hermione
fece finta di non sentirlo, aspettando che il trio le passasse davanti.
Di solito lo lascava perdere perché finiva sempre per ritrovarsi
nei guai per colpa della Gang di Malfoy, ma a si era annoiata di subire
sempre in modo passivo. Così facendo non avrebbero mai smesso e
lei non ne poteva più al pensiero di passare altri 2 anni a
sopportarlo. Si rimise in piedi pronunciando un incantesimo
mentalmente, con la bacchetta puntata di spalle ai tre, fece comparire
dell'acqua insaponata ai loro piedi, facendoli cadere rovinosamente al
loro passaggio. Non ne andava fiera, non si colpisce alle spalle, non
è da Grifondoro. Con l'espressione più impassibile che
riuscì ad assumere camminò nella loro direzione. Le
sembrava che le prudesse il cervello quando Malfoy la infastidiva. Il
nervosismo che le procurava quel dannato ragazzo le faceva perdere la
pazienza a volte. Succede anche ai migliori.
Coi libri di nuovo in petto, si fece largo oltrepassando Malfoy ed i
suoi amici a mento alto.
<< Te la faccio pagare, lurida Mezzosangue! >>, sentenziò
Malfoy, intento a rialzarsi.
<< Perché? Ho fatto qualcosa? >>, chiese la riccia,
voltandosi con un'espressione candida sul volto.
In fondo Draco non poteva dire di averla sentita pronunciare alcunché.
<<
Ah, forse ho dimenticato qualcosa, hai ragione, aspetta... >>, e
così dicendo scoppiò in una sonora risata, <<
chiedi a tua madre di farti vedere come si fa, forse lei lo sa come si
cammina. Sta attento a dove metti i piedi, imbecille >>, lo
canzonò Hermione prima di girarsi nel verso opposto per
andarsene, senza dare al biondo Serpeverde alcuna possibilità di
replica. Fu contenta di poter mettere un po' di distanza fra il
gruppetto e sé stessa, mentre loro ancora si aggrappavano l'uno
sull'altro cercando di non cadere.
Finalmente si era presa
una piccola rivincita. Una rivincita personale, perchè quando
c'era Harry con lei, era difficile farsi notare. Quei due si odiavano
come due poli uguali di un magnete si respingono.
Lei era
profondamente orgogliosa, e nulla l'avrebbe spinta a piegarsi agli
insulsi insulti di Malfoy e a rimanerci male come in passato. Era
arrivato il momento dell'azione, pr lei. Malfoy credeva di essere
superiore per il suo sangue "puro" ma, di sicuro, di puro in
quell'anima non c'era nulla.
"Meglio essere puri di spirito che di sangue" - pensò orgogliosa e
fiera di sè.
Entrò
nell'aula di Pozioni e finalmente si sedette al suo posto, logicamente
vuoto, in quanto Lavanda era ammalata e non poteva frequentare le
lezioni.
La classe iniziò a popolarsi e Hermione aprì il suo libro, ripassando
le ultime cose studiate.
<<
Ma tu studi sempre, Granger? Ora capisco perché nessuno ti si
fila... >>, ghignò Malfoy alle sue spalle.
<<
Pensa a cercarti un posto, rammollito >>, gli suggerì
senza nemmeno voltarsi. Possibile che nemmeno la caduta di poco prima
gli avesse fatto capire di lasciarla in pace? Senza speranze.
<<
Te lo faccio vedere io il rammollito, sanguesporco che non sei altro!
>>, Malfoy tirò fuori la bacchetta, ma lei fu più
veloce del ragazzo e si voltò appena per pronunciare
l'incantesimo con tono annoiato: << Expelliarmus! >>
In un attimo la bacchetta del biondo volò nelle mani della ragazza che
la guardò con finto interesse.
<<
Mi chiedevo, Malferret, io non ti prendo in considerazione,
perché tu lo fai? La tua sta cominciando a diventare
un'ossessione nei miei confronti. Mi devo preoccupare? >>, lo
guardò in tralice dalla sua posizione, un sopracciglio
leggermene inarcato.
La classe intera si era ormai ordinata
nei banchi e Draco Malfoy rimase inebetito ancora all'inpiedi mentre il
sangue gli saliva alla testa. Come aveva osato lei, tra tutti,
togliergli la bacchetta? Per fortuna, gli altri studenti erano tutti
presi dal loro chiacchierare e non si erano accorti di nulla.
<< Tieni >>, gli disse Hermione facendo cadere la bacchetta
di Draco a terra con un gesto pigro.
"Chi
si crede di essere questa qui?" si chiese Draco. Lo aveva appena
Disarmato davanti ad una classe intera - che probabilmente non vedeva
l'ora di raccontarlo in giro - , per non parlare di come la Granger
aveva cominciato a reagire tutte le volte che c'era qualche parola
(sempre la sua) che li facesse litigare.
Certo, lei aveva più
volte dato prova del suo coraggio da Grifondoro difendendo lei ed i
suoi amici ogni volta che dovevano subire le angherie dei Serpeverde,
ma sembrava che qualcosa fosse cambiato in lei, In ogni caso, non
poteva sopportare un affronto di tale peso e perciò decise che
l'avrebbe aspettata fuori dall'aula o in un momento di qualche ora buca
per fargliela pagare.
Non aveva alcuna intenzione di mettersi contro
Lumacorno, che tra l'altro non sopportava perché non lo
considerava degno di partecipare al "Lumaclub". Non che gliene fregasse
chissacché, ma suo padre era un Mangiamorte da poco portato in
prigione... la voce,
probabilmente aveva raggiuto anche l'insegnante, perché non si
spendeva minimamente in elogi per lui, almeno non come faceva Piton.
Quest'ultimo, però, malgrado avesse cambiato materia di
insegnamento, non gli sarebbe mancato nemmeno se avesse tirato le
cuoia. Di recente Il Professor Piton era stato spesso ospite a casa
della famiglia Malfoy, e da quel che aveva potuto sentire, sua madre
era anche andato a trovarlo in quel buco di muro che chiamava "casa"
nella fetida fogna di Spinner's End. Come era riuscita sua madre a
varcare quella soglia probabilmente - anzi, sicuramente - untuosa, non
ne aveva idea ma ammirava il suo coraggio. Draco sospettò che Narcissa
Malfoy avesse richiesto l'aiuto del Professore, in quanto avrebbe
potuto proteggerlo tra le mura del castello. Un compito difficile
spettava a Draco ed evidentemente sua mamma temeva che lui non ne fosse
all'altezza Ma si sbagliava. Come aveva sospettato, al ritorno ad
Hogwarts Piton gli
era stato attaccato addosso tutto il tempo, e ormai gli era chiaro
quali fossero le sue intenzioni: voleva sapere cosa stesse
architettando. Ma il ragazzo non aveva nessuna intenzione di
rivelarglielo.
<<
Salve, classe, Buongiorno a tutti! >>, esclamò contento il
professore, non appena mise piede in classe, facendogli sfuggire la
possibilità di ribattere. << Signor Malfoy si sieda, cosa
fa lì impalato?! >>, gli disse Lumacorno sfoggiando un
sorrisetto di circostanza, mentre si dirigeva verso la scrivania per
posare la valigetta ed una discreta quantità di libri che
portava in un braccio. Goffo com'era, fece cadere alcune pergamene e
fece per abbassarsi a riprenderle, prima di ricordarsi che era un mago
e che poteva semplicemente agitare la bacchetta. La scena suscitò un
certo disgusto nel biondo nel guardare quello che per lui era un
surrogato di ciò che un vero professore avrebbe dovuto essere.
Draco si
guardò intorno rendendosi conto che l'unico posto libero era
quello accanto ad Hermione mentre tutti gli altri si erano seduti,
lasciandolo l'unico ancora in piedi. Oh, no, non quello... Lei se ne
rese subito conto e alzando gli occhi al cielo mormorò :
<< Andiamo bene...>>
|
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Capitolo 2 *** La Babbana Zannuta ***
Chapter 2.2
<<
Non se ne parla professore! >>, esclamò Malfoy guardando
Lumacorno. Quest'ultimo si voltò guardando il biondino con
espressione corrucciata.
Nello
stesso banco! Il solo fatto che lui era un Malfoy avrebbe dovuto dirla
lunga. Quel professore da quattro zellini! Come osava ordinargli di
compiere un simile torto!
Il
Serpeverde guardava disgustato i capelli della Mezzosangue che era
voltata in avanti, con espressione schifata in volto. Hermione quasi
sentiva bruciare la nuca. Era perfettamente certa che Malfoy la stesse
fulminando con lo sguardo.
<< Suvvia Signor Malfoy, non sia sciocco. Si sieda, da bravo
>>, gli ordinò il professore.
Hermione si passò una mano sulla fronte. Era una cosa assurda! Malfoy
nel suo stesso banco!
Con
gli occhi ridotti ad una fessura, Malfoy si avvicinò al banco,
dopo esser rimasto immobile per qualche istante, dove la grifona era
seduta.
Il
biondo si voltò verso i sui "amici"... Tiger e Goyle, Zabini e
Nott...tutti avevano preso posto vicino ad altri compagni e l'avevano
lasciato solo! Come aveva potuto Blaise lasciarlo solo?
La
rabbia e l'umiliazione, non solo d'esser lasciato solo ma anche il
fatto che doveva sedersi accanto ad una Sanguesporco, crescevano
smisuratamente.
Strinse
le labbra, e si fece forza. Avanzò piano, quasi come una marcia
funebre, verso la Mezzosangue, che nel frattempo guardava con un ghigno
schifato, il suo odiato nemico.
Ora le toccava averlo vicino per tutta la lezione! Questa sì che era
una bella disdetta!
Hermione
si torceva le mani, avrebbe preso volentieri a bastonate Malfoy! Tutto,
ma vicino proprio non lo voleva e se lo sarebbe risparmiato se lui
avesse perso l'occasione di infastidirla. Abbassò la testa sul
libro mentre Draco Malfoy prendeva posto, coi denti digrignati, le
narici allargate, lo sguardo fulminante e le mani calde. Si, le mani
calde. Mentre Malfoy si sedeva entrambi toccarono la matita della
riccia per spostarla.
<< Vedi dove metti le mani, feccia >>, sussurrò minaccioso
Draco.
Hermione
ormai era abituata a quei "complimenti" perciò non ci badava
più. Li considerava complimenti perchè se davvero Malfoy
non la sopportava e la odiava l'avrebbe evitata per tenersi alla larga
da lei. Certo, non significava che il biondo si fosse preso una cotta
per lei.
Tsé!
Figuariamoci se Draco Lucius Malfoy potesse prendere una cotta per una
Mezzosangue, o peggio, per lei. Non che lo desiderasse, certo, ma il
solo pensiero aveva dell'assurdo.
<< Allora tu non toccare le mie cose, Malferret. >>
A
parte le frecciate che si lanciavano, Hermione aveva sempre pensato che
Malfoy fosse freddo come i sotterranei di Serpeverde e di Pozioni e
quel tocco caldo la fece rabbrividire. Brivido che riuscì a
trattenere egregiamente senza dare nell'occhio.
Hermione
cercò di non disturbare Malfoy per tutta la lezione, cosa che
non si poteva esattamente dire per Draco, che ogni tanto faceva sentire
la sua presenza con uno sbuffo, qualche ghigno schifato e il
tamburellare dei polpastrelli sul banco in ciliegio.
Lumacorno
decise di dedicare la lezione alla teoria dei vari ingredienti delle
pozioni che avrebbero prodotto nelle prossime lezioni. Inutile dire che
ciò rese quell'ora interminabile, se ci aggiungiamo la presenza
del biondo, che infastidiva terribilmente. Non parlava, non la
importunava o toccava le sue cose, ma faceva in modo che la sua
presenza non passasse inosservata accanto a lei.
Sbuffava, faceva
colpetti di tosse, appoggiava le cose sul banco con più vigore
di quanto l'azione necessitasse, insomma cercava mutamente di esprimere
il proprio sconforto. Finalmente la fine della lezione arrivò e
Hermione non riuscì nemmeno a contare fino a tre che il
Serpeverde era già alla porta. Era meglio scappare prima che
tutti iniziassero a parlare di un evento così eclatante ad
Hogwarts proprio davanti ai suoi occhi. Soprattutto perché aveva
bisogno di scrollarsi le lamentele e i miagolii della Parkinson di
dosso. Non avrebbe potuto sopportare di sentirsi ancor più
umiliato, e così era sparito in bagno.
"Meglio" - si disse Hermione
spostando i ricci castani indietro con una mano.
Avere
Malfoy seduto di fianco a lei, nello stesso banco, le aveva sempre
fatto pensare a qualcosa di veramente tremendo, ma si sbagliava, era
proprio raccapricciante. Non perché lui fosse stato un tormento,
bensì lo era diventato per lei. Ogni tanto lei gli rifilava
quella che credeva essere qualche occhiataccia torva, per fargli capire
che non voleva essere disturbata, ma alla fine si ritrovava a guardarlo
con la coda dell'occhio e pensava che fosse... affascinante? Si, lo
sapeva che era uno dei ragazzi più ambiti di Hogwarts, e non
senza motivo. Dalle esattamente quattro fugaci occhiate che gli aveva
rivolto, per paura di essere scoperta, aveva trovato un profilo
simmetrico fatto di linee precise ma armoniche. Il naso era dritto, le
ciglia folte e lunghissime, labbra carnose e una pelle che sembrava
immacolata. I segni di un'abbronzatura dorata erano quasi spariti e, da
una rapida analisi di Hermione, sembrava che Draco non avesse pori
sulla pelle, come fosse porcellana. Smise di guardarlo perché si
rese conto che forse stava diventando indiscreta e Godric solo sapeva
quanto volesse risparmiarsi l'umiliazione di farsi beccare a fissarlo.
Nel frattempo, continuava a pensare a quei pochi dettagli che aveva
visto e ritornava al presente solo quando stranamente si sentiva
osservata. Non ci diede molto peso in ogni caso, la classe non vedeva
l'ora di raccontare in giro che la Granger aveva disarmato Malfoy
davanti a tutti. Ma che lui fosse scappato così all'improvviso,
senza nemmeno insultarla o affrontarla, le era sembrato davvero strano.
Prima di andare a Difesa Contro le Arti Oscure, aveva un'ora buca e se
non andava errato, anche i suoi amici l'avevano.
<<
Caramella Mou! >>, pronunciò la riccia alla Signora
Grassa. Le abitudini riguardo alle parole d'ordine non erano mai
cambiate sin da quando Silente era diventato preside. I dolci erano
ciò di cui andava pazzo e difficilmente una parola d'ordine era
qualcosa di diverso da un dolce.
<<
Prego >>, pronunciò gentile la donna nel quadro, mentre la
cornice si spostava, mostrando l'apertura che l'avrebbe condotta dritta
alla Sala Comune.
C'era
proprio d'aspettarselo. Stupida lei che aveva pensato che per una volta
quei due stessero studiando, approfittando dell'ora vuota!
<<
Siete impossibili, voi due! Perché non vi mettete a studiare,
invece di ridere come dei cretini? E poi che c'è tanto da
ridere? >>, li guardò torva, con le mani ai fianchi.
Harry e Ron la guardarono, avevano quasi le lacrime agli occhi,
un'interminabile minuto dopo, finalmente smisero.
<< Santo cielo, era ora! >> mormorò Hermione, alzando gli
occhi al cielo.
Li
vide fare dei grossi respiri, poi Harry parlò. <<
Cornelius Caramell oggi è venuto ad Hogwarts a fare domanda per
una cattedra >>, la informò Harry con un accenno di
risata. Ron pareva non aver mai smesso, Hermione iniziava a capire il
motivo per cui la notizia faceva tanto ridere. Inutile dire che,
contagiata dagli amici, accennò un sorriso dicendo: << Per
quale cattedra, esattamente? >>
<< Difesa contro le Arti Oscure! >>, Sputacchiò Ron,
ridendo e tenendosi la pancia.
A
questo punto presero tutti a ridere, così forte che quando Ginny
e Neville entrarono nella Sala Comune e gli chiesero perché
ridevano, gli risposero meglio che potevano, tra una risata e l'altra.
<< Caramell... la cattedra ... smettila! Difesa ...
contro...le...Arti...Oscure! >>. Il gruppo sembrava impazzito,
riuscirono a spiegarsi a singhiozzi ma la cosa aveva veramente una
comicità ridicola. Ginny roteò gli occhi e l'indice
vicino la tempia, guardando Neville. << Sono matti >>,
sentenziò la rossa, mentre il viso paffuto di Neville si distese
in un sorriso.
Solo
l'anno prima Caramel aveva fatto in modo che Silente venisse escluso da
tutto, aveva anche preteso di arrestarlo, senza successo. Dopo aver
fatto in modo di prendere il controllo di Hogwarts, per il timore che
si spargessero sempre di più le notizie che riguardavano
Voldemort o, ancora meglio, cosa era successo quella notte al Ministero
della Magia nell'Ufficio Misteri, aveva inconsapevolmente agevolato il
ritorno sulle scene del Signore Oscuro. Chiaramente non aveva potuto
far altro che lasciare il posto da Ministro della Magia e l'opinione
pubblica della Comunità dei Maghi non voleva vederlo nemmeno
stampato su un francobollo. Ma dopo tutto quello che aveva fatto, come
aveva trovato il fegato di presentarsi al cospetto di Albus Silente per
chiedergli un posto di lavoro? Per di più, chiedere la cattedra
per una materia come Difesa Contro le Arti Oscure? Quell'uomo non aveva
un briciolo di dignità, ma non era una sorpresa. Ritornarono tutti in
sé poco dopo.
<< Com'è andato l'allenamento? >>, chiese Hermione, per
cercare di cambiare discorso.
<<
Lascia perdere l'allenamento. Piuttosto, cos'è 'sta storia che
condividi il banco con Malfoy? >> chiese Ron, visibilmente
turbato. Harry si accomodò più vicino a dov'era Hermione
che, ancora all'in piedi, era diventata inconsciamente il centro
dell'attenzione della stanza.
Hermione
emise un ringhio disperato. << Che diamine ne sapete voi?
Scommetto che nessuno non ha perso l'occasione di raccontarlo a tutta
la Sala Grande >>
<< No, infatti >>, confermò Harry.
<<
Beh, non c'erano posti e Lumacorno ha deciso che doveva sedersi accanto
a me. Raccapricciante, è tutto ciò che ho da dire
>>, spiegò, non riuscendo a non rabbrividire, eppure le
tornò alla mente quel profilo e non voleva parlarne ma Ron non
lasciò cadere l'argomento.
<<
Ma lo hai Disarmato, che ti ha fatto? >>, il viso corrucciato di
Ron le fece pensare che avrebbe potuto fare qualche stupidaggine e per
un momento stava pensando di dire che avevano ingigantito la cosa, ma
poi l'avrebbero scoperto.
<<
Mi ha preso in giro, gli ho tirato uno scherzo e se l'è presa.
Ha preso la bacchetta ma sono stata più veloce, fine della
storia >>, riassunse lei brevemente, sperando che potesse
semplicemente chiuderla lì. << Adesso lasciatemi
dimenticare! >>, e con il dorso di una mano sulla fronte, si
accasciò drammaticamente su un pouf.
Nel frattempo nei sotterranei di Serpeverde...
<<
Ti sposti?! >, Draco si portò le mani alla testa. Quella era
veramente una piattola!
<< Pansy, sto bene, va' via! >>
<<
Ti ha trattato male Dracuccio? Ti ha toccato? Posso fare qualcosa per
te? >>, chiese lagnosa la Parkinson, convinta di poter essere
d'aiuto.
Draco
non riusciva proprio a scrollarsela di dosso, per quanto ci provasse.
In un primo momento si chiese perché, ma la risposta era fin
troppo ovvia perfino ai fantasmi del castello.
<<
Pansy, senti. Sto cercando di essere gentile. Vattene >>. Era
davvero strano che lo avesse detto, eppure suonare sgarbato, in quel
momento gli riusciva difficile. Che si stesse rammollendo davvero? Di
recente la sua vita aveva preso una piega diversa da quella più
o meno pianificata, e il tutto richiedeva l'opposto di un rammollito.
Prima che l'anno finisse, c'era stato lo scontro tra i Mangiamorte e
l'Ordine della Fenice. Ancora più importante, c'era stato lo
scontro tra Harry Potter e Lord Voldemort, uno scontro reale e alla
pari a differenza del quarto anno in quel labirinto. E quello aveva
segnato definitivamente la caduta dei Malfoy.
I ricordi di un bambino
felice che possedeva tutto sembravano la vita passata di qualcun altro.
Il giorno che i suoi genitori avevano saputo che Harry Potter aveva
fatto la sua comparsa ad Hogwarts, tutto era cambiato. Lui aveva preso
alla leggera la cosa, era solo un ragazzino e non capiva, ma suo padre
cominciò quella che diventò la sua discesa verso
l'inferno. Anno dopo anno, man mano che gli eventi si susseguivano,
Lucius Malfoy aveva fatto in modo che il suo unico figlio ed erede
provasse lo stesso odio per quel ragazzino che non aveva nessuna colpa.
E lui guardava suo padre dal basso, come una figura gloriosa al quale
fare sempre riferimento per la propria ispirazione. Invece, da quando
aveva cominciato gli studi, suo padre era man mano diventato solamente
l'ombra dell'uomo che lui ricordava un tempo.
Non si curava come prima,
aveva sempre delle occhiaie pesanti sotto agli occhi e la sera
specialmente, beveva. Non parlava di quale fosse il suo problema, anche
perché anche i quadri lo sapevano in casa, ma se ne stava
lì ad autocommiserarsi per le scelte che aveva fatto, pensando
di poter avere in pugno la Comunità Magica al fianco di un
potente signore. E Draco trovava la cosa tristemente comica: suo padre
aveva cercato di mantenere alto il nome di famiglia solo per obbedire
ad un'altra persona, o meglio un "essere". Non aveva importanza che tu
fossi Babbano, Mezzosangue o Purosangue: nessuno scampava a Voldemort
se lui lo voleva.
Si chiese come aveva fatto suo padre ad essere
così cieco, come aveva potuto essere così presuntuoso da
pensare che il suo buon nome Purosangue gli avrebbe per sempre salvato
il culo? Come era possibile che non era riuscito a guardare alla vera
natura del Signore al quale mostrava obbedienza? Anzi forse lo aveva
capito, ma troppo tardi, e Draco se ne era accorto dall'aria carica di
paura che aleggiava in casa dopo il suo primo anno. Era quello il
motivo per cui suo padre aveva fatto aprire la Camera dei Segreti, la
paura di non essersi dimostrato uno zelante servitore quando il suo
Padrone aveva dato cenni di essere ancora nel mondo dei vivi. Aveva
paura delle conseguenze che avrebbe dovuto affrontare, temeva che
ignorare i segnali, come Igor Karkaroff, gli sarebbe costata la vita. E
non era servito a niente lo stesso.
All'inizio aveva pensato che suo
padre fosse un codardo per il modo in cui prontamente seguiva gli
ordini di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ma poi si rendeva conto
che si era pentito e cercava solo di proteggere la sua famiglia nel
modo migliore che poteva, anche se significava essere ignobili. E
purtroppo quella scelta la dovette fare anche lui quando suo padre fu
mandato ad Azkaban. Non aveva avuto altra scelta che obbedire e
prendere il posto di suo padre in quella tremenda follia, come
punizione. Il compito che gli era stato affidato lo avrebbe fatto
passare alla storia se ci fosse riuscito, ma per tutti i motivi
sbagliati, e non era affatto quello che voleva.
Era stato smistato a
Serpeverde per una questione di discendenza o perché era
veramente una viscida serpe? Questa domanda gli vagava nella mente
molto spesso, quello che doveva fare per salvare la sua famiglia era
una cosa orribile, e sognava di potervi trovare una via d'uscita, un
modo per evitarlo. E quando faceva questi pensieri, il Marchio gli
pizzicava leggermente, come a dirgli "Hey, so cosa stai pensando e te
la farò pagare se non la smetti". Odiava essere un Malfoy per
questo. Odiava dover sopportare il peso di colpe che non erano sue e
farsi carico di responsabilità che non avrebbero dovuto
appartenergli. Sotto questo punto di vista, era molto simile a Potter,
il che gli faceva venire il prurito. Entrambi, seppur per motivi
diversi, avevano problemi analoghi.
Certo, Voldemort minacciava
solamente di uccidere Draco e la sua famiglia, mentre Harry Potter non
poteva scamparla. La più grande differenza tra i due, oltre al
fatto che facessero parte delle fazioni opposte, era che nessuno
mostrava compassione per il giovane Malfoy, mentre ovunque sentisse
parlare dello Sfregiato era "San Potter" o "il Povero Bambino
Sopravvissuto". E sti cazzi. Perché nessuno gli rivolgeva lo
stesso tipo di compassione, tipo "Mi dispiace che tuo padre ti abbia
messo nella merda" e una pacca sulla spalla? Per quale strano motivo a
nessuno importava come si sentiva lui, ma si aspettavano che facesse
tutto quello che loro volevano?
<<
Lo so che sei solo arrabbiato per ciò che è successo
oggi, ma non preoccuparti, sono qui per questo... >>, Pansy, con
le sue dita lunghe, disegnò il contorno dello stemma di
Serpeverde cucito sulla divisa di Draco, riportandolo alla
realtà dopo un momento di blackout. Lei aprì la mano sul
suo petto e lo spinse sul letto per farlo sedere. Lo aveva seguito di
filato dopo la lezione, aspettandolo addirittura fuori dal bagno.
<<
Sono tutti impegnati, fatti tirare su di morale... >>,
sussurrò maliziosa all'orecchio del biondino mentre si sistemava
a cavalcioni su di lui. Draco non si mosse rimase lì, senza far
nulla. Pansy dovette pensare che fosse un modo silenzioso di
acconsentire perché si fiondò sul suo collo per
piazzargli un bacio.
Il contatto delle labbra della ragazza sulla sua
pelle gli provocarono un brivido tutt'altro che piacevole e si
riscosse, prendendola per i fianchi e sistemarla accanto a lui sul
letto. Cioè, non la voleva, non oggi e forse, mai. Aveva bisogno
di stare da solo, perché aveva cose importanti a cui pensare,
cose importanti da fare...
<<
Draco, perché mi eviti? E da quando in qua rifiuti l'occasione
di farmi sistemare in mezzo alle tue gambe? >>, chiese lei in
modo malizioso, mettendosi a sedere di fianco a lui. Povera Pansy, non
si rendeva conto di quanto suonasse disperata.
In fondo le dispiaceva
per lei, sapeva che era pesantemente infatuata e lui aveva deciso di
non darle più speranze. Non era giusto nei confronti di Pansy e
nemmeno nei propri confronti, visto che doveva forzarsi a fare qualcosa
che non voleva. In realtà aveva smesso di dare speranze a
chiunque da un po', ormai. I Serpeverde erano risaputi per avere sempre
le risposte dei compiti di tutti gli anni e, essendo lui uno abbastanza
famoso nella scuola, Draco aveva parecchie delle risposte.
Chiaramente lui era solo uno della lunga lista dei Serpeverde
venditori di compiti, la lista era lunga e risaliva ad almeno vent'anni
indietro. Per questo motivo, questo piccolo mercato nero aveva tutta
una serie di clienti fissi, debiti e pagamenti da dover riscuotere.
Spesso a Draco, invece di soldi od oggetti, offrivano studentesse come
forma di pagamento. I ragazzi si mettevano d'accordo con le studentesse
chiedendo un favore che avrebbe giovato ad entrambi, quando le ragazze
sapevano di poter finire tra le lenzuola di Draco Malfoy. Inizialmente
la cosa lo aveva scioccato, poi aveva saputo che le ragazze si
prestavano alla cosa e spesso erano loro ad offrire accordi ai colleghi
studenti. Mai avrebbe pensato che una situazione del genere lo avesse
messo a disagio, né tantomeno che gli potesse capitare,
eppure... In qualche strano modo gli sembrava di sentirsi una puttana.
Era quello che era diventato? Prima di tutto, lui metteva in chiaro che
dopo non potevano restare e dovevano immediatamente lasciare i
sotterranei. E lui le guardava prendere le loro cose, rivestirsi, fare
le svenevoli, per poi andare via e lasciarlo solo con i suoi pensieri.
A volte si chiedeva com'era coccolare qualcuno a letto, farsi
coccolare. A volte si sentiva così solo, ma si ostinava e
rifiutava il pensiero di avere qualcuno di fisso accanto a sé.
"E che ci sarebbe di male?" si
chiedeva, ma la sua risposta la sapeva
già. Ormai non era più il caso di pensare a questioni di
cuore, era meglio non avere nessuno vicino visto i compiti che avrebbe
dovuto svolgere. Quanto desiderava, però, avere qualcuno a cui
raccontare tutto, qualcuno con cui sfogare, una spalla su cui piangere,
ma non poteva averla. Questo era il motivo principale per cui aveva
smesso con gli "affari", non poteva permettersi distrazioni e non
voleva sentirsi più solo di quanto non fosse già.
<<
Sei sorda? Ho detto no. Non è che debba sempre avere voglia,
lasciami in pace >>. Se Blaise l'avesse visto, avrebbe pensato
che qualcuno avesse bevuto una Pozione Polisucco per fingersi lui.
A
quelle parole lei finalmente si alzò e sgusciò fuori dal
sotterraneo mentre mormorava un "vaffanculo!", scontrandosi con
qualcuno, qualcuno di alto e robusto. Parli
del diavolo... Un metro e
ottantatré di purissimo cioccolato al latte, spalle larghe e ben
piazzate, i perfetti e drittissimi rettangoli schifosamente bianchi
facevano un effetto catarifrangente in contrasto con la pelle. Draco
fece una smorfia.
<<
Avrei pagato per stare al tuo posto oggi, visto che tu non puoi
soffrirla. Non capisco perché tu sia così ottuso,
Hermione è fantastica. >>
Blaise.
Chi altro? Il moro si appoggiò ad una parete e si portò
le braccia al petto incrociandole, distendendosi poi in un largo
sorriso. Draco, dal canto suo, seduto dov'era, si mise una mano davanti
agli occhi come per ripararsi da un bagliore accecante.
<<
Okay, Mister Settantadue Denti, smorza quel sorriso. Di recente stai
parlando della Granger fin troppo, per i miei gusti >>.
Draco poté finalmente abbassare la mano, in quanto Blaise gli
mormorò un "gne gne", e lanciò un'occhiataccia all'amico,
prima di inclinare la schiena all'indietro e appoggiare le mani
sul
letto. << E poi da quando in qua è Hermione? >>
<<
E' sempre la Granger, per te >>, lo corresse Blaise, prendendolo
in giro. Draco lo ignorò per il meglio.
<< Che diavolo
succede? >>
<< Ma niente... >>,
cominciò l'amico, e Draco sapeva che non era affatto
vero, << E' che tu dici sempre che è un'antipatica
so-tutto-io, invece io la becco spesso in biblioteca e posso affermare
che ti sbagli. L'ho detto. >>, finì lui, tutto
contento. Si vedeva che c'era di più ma Draco temeva di chiedere
se ci fosse effettivamente altro. Non dovette nemmeno pensarci due
volte che fu Blaise a riprendere il discorso.
<< A dirla
tutta, non mi Cruciare, >>, e qui portò le mani avanti, in
segno di difesa, << Devo dire che secondo me voi due stareste
bene insieme, siete anche un po' simili. Ma, nella mia modestissima
opinione, lei è troppo per te. >>
Ecco.
Draco si alzò di scatto. Lui, non abbastanza per la Mezzosangue?
Gli rifilò uno sguardo minaccioso, Blaise fece un passo
all'indietro, non tanto per paura ma più per la sorpresa di
essersi ritrovato Draco tutto irrigidito con un sol balzo.
Perché di tutte le cose che poteva dire Zabini, aveva scelto
proprio quella? Perché doveva fregare qualcosa di Hermione
Granger a Draco Malfoy? Cioè, si, doveva ammettere che durante
la lezione di Pozioni, lui le aveva lanciato qualche sguardo, voleva
trovare un pretesto per litigare, ma lei sembrava sempre ignorarlo
completamente, e allora lui sbuffava per insoddisfazione. E quelle
poche occhiate gli erano bastate. In cuor suo, lo sapeva che la Granger
non era per niente brutta e quel giorno era riuscita a guardarla un po'
più da vicino, per sua sfortuna. Perché? Perché
non gli era affatto dispiaciuto ciò che aveva visto. Tuttavia,
smise presto di guardarla perché si sentiva osservato e la cosa
non gli piaceva. Già bastava che lei aveva fornito alla scuola
lo scoop della settimana, non voleva anche portarsi dietro il peso di
essere stato beccato a fissarla. Ad ogni modo, le parole di Blaise lo
avevano irritato un po', si era appena sentito dire di essere inferiore
alla Granger.
<< Elabora. >>
<< Hermione è
una a posto. Intelligente, sagace, divertente e, ti dirò, anche
premurosa. Non è la solita oca che siamo abituati a vedere noi,
fatte pochissime eccezioni. Secondo me non sapresti gestirla una
ragazza così... >>, il moro si fermò un momento per
valutare i danni che aveva fatto aprendo la bocca. Stranamente Malfoy
non sembrava essere turbato da quel che aveva detto, forse aveva capito
che non lo stava parlando per deriderlo o farlo sentire inferiore. Alla
fine era vero che Draco on era abituato alle "brave ragazze". In
risposta, Draco cominciò a passeggiare lentamente per la stanza,
grattandosi il mento con fare pensoso. << In realtà
non so nemmeno se potresti piacerle >>.
Il biondo si
fermò e guardò di nuovo l'amico con un sopracciglio
inarcato, lo sguardo in tralice che gli mandò fece sorridere
Blaise.
<< Perché dovrebbe importarmi se la Granger possa
trovarmi interessante? >>
<< Non so, dicevo per dire, già che c'ero... >>
<<
"Già che c'eri" cosa? Dove? >>, chiese sarcasticamente
Draco, convinto che l'ultima affermazione poteva risparmiarsela. Era
quello il motivo per cui Zabini era il suo migliore amico: lui non
aveva peli sulla lingua e il suo giudizio era sempre onesto, raramente
parlava per offendere. Che cazzo ci faceva tra i Serpeverde, non se lo
spiegava. Ma comunque lo lasciava fare, era l'unico che poteva
permettersi di parlargli così perché sapeva rispettare il
momento. Blaise non gli avrebbe mai detto una cosa del genere davanti a
tutti, o a Pansy, per esempio, che si trovava in camera quando il moro
stava entrando. << Ti prendi troppe libertà con me,
stronzo. Sei fortunato che sei l'unico amico decente che può
essere chiamato tale. >>
<< Si, va bene, certo. Adesso però mi avvio, ho lezione >>,
ridacchiò
Zabini, posando una pacca sulla spalla del biondo, << vedi di non
finire vicino alla Granger, che ti mangia...o no? >>, chiese
retorico il moro mentre se ne andava.
<<
Puoi dirlo forte. E' una Babbana Zannuta! >>, commentò
Draco con un ghigno, parlando un po' più forte per farsi sentire
e allungando il c ollo.
<<
Non le ha più le zanne, Dra'! >>, gli rispose Blaise
alzando anche lui la voce, continuando a camminare, senza voltarsi.
Draco non poteva non ammettere che il suo caro amico Serpeverde aveva
decisamente ragione...
Come
doveva fare per levarsi quella dannata frase dalla testa? Perchè
ogni cosa che diceva Blaise gli si insinuava nella mente? Perchè
si era seduto accanto ad Hermio...cioè, alla Granger?
Perchè poi doveva pensarci su tanto a lungo? No, perchè doveva
preoccuparsene?
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Capitolo 3 *** La Sfida ***
Chapter2
<< Direi che è ora di andare
>>, sentenziò la riccia con l'indice alzato.
Tra le lamentele dei due sfaticati,
Hermione si rivolse a Ginny, l'unica àncora di salvezza.
<<
Ti prego, Ginny. Ho bisogno che tu mi aiuti. Devi fare in modo che
Harry non organizzi gli allenamenti di Quiddich più di una volta
a settimana, altrimenti quei due saranno costretti a ripetere l'anno.
Me lo prometti? >>
Per quanto Ginny fosse contrariata,
annuì. Non poteva permettere che Ron, quella testa bacata di suo
fratello, recasse altro dolore alla madre. Percy bastava e avanzava,
senza mettere in conto quanto fosse contrariata al pensiero del negozio
di scherzi dei gemelli, e lo stesso valeva per Harry.
<< Ho
scelta? >>, chiese retorica lei, scuotendo la chioma d'oro rosso
mentre si sistemava meglio sul pouf. La Sala Comune era semivuota e
loro si erano aggiudicati il meraviglioso posto davanti al camino che
però avrebbero presto lasciato. Hermione tirò un sospiro
di sollievo, misto ad un sorriso e mimò un "grazie" con le
labbra. Ginny mosse la testa in quello che le sembrò un mix tra
lo scuoterla e annuire e roteò appena gli occhi, facendo ridere
l'amica.
<< Non è possibile,
era la materia che amavo
di più e ora sono costretto a lavorare con Piton come
insegnante. E' assurdo! Dopo la Umbridge poi, ci servirebbe una
pausa... >>, continuò a lamentarsi il Bambino
Sopravvissuto, fermamente appoggiato dai cenni e dai grugniti d'assenzo
di Ron. Purtroppo Harry lamentava ogni singolo giorno il suo malessere
riguardo a Piton, che finalmente aveva ottenuto la tanta agognata
cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. Era giunto il momento di
andare, Hemione non ne poteva più di quell'incessante lamento e
l'unico modo per fermarlo era quello di incamminarsi verso le lezioni.
Si
alzò e salutando l'amica con un cenno del capo, Hermione prese i
due scansafatiche per il colletto del mantello e li trascinò con
sé. << Fuori adesso, ne ho abbastanza, chi dorme non
piglia pesci! >>. Ron e Ginny si guardarono confusi per poi
lanciare uno sguardo interrogativo ad Hermione mentre Harry ridacchiava
in modo sommesso in sottofondo. << È un proverbio babbano
>>, li informò Hermione, prima di uscire dalla Sala Comune
mentre si trascinava due terzi del trio dietro di sé.
I tre si
incamminarono, seppure controvoglia verso la classe di Piton. Scendendo
le varie scale, si ritrovarono finalmente in corridoio verso l'aula
dove incrociarono Malfoy.
<< Visto che sei tanto
bravo con gli
incantesimi, perché non ne fai uno e sparisci, eh Sfregiato?
>>, esordì con un ghigno il biondo, dall'altro lato del
corridoio, camminando verso il trio.
<< Sparisci, Serpe!
>> , ringhiò Hermione quando l'immagine di Malfoy le si
presentò davanti. << E voi due, non lo userete come scusa
per saltare la lezione, beccarvi una punizione e togliere punti a
Grifondoro. Evitatelo e basta >>, sussurrò la riccia ai
due. << E brava la Granger che ha capito tutto. Su, muovetevi
ora, è a voi che Piton farà una partaccia. Io invece non
ho lezione>>, si vantò Malfoy, che fece ad Hermione cenno
di seguirlo mentre Lenticchia e San Potter non guardavano. Cosa? Hermione lo
vide voltarsi a guardarla per un attimo prima di tornare indietro verso
le scale.
<< Che idiota
>>, sputacchiò Ron, tutto innervosito.
<< Non dirlo a me >>,
rispose Harry di rimando, << gli staccherei la testa a morsi
>>.
<<
Forse un giorno... Quando sarai lupo mannaro... >>, lo prese in
giro Hermione, << Ora però andate in classe, io devo
tornare un attimo al Dormitorio. Ho scordato i compiti. >>
<<
Da quando in qua dimentichi le cose? >>, le chiese Ron, un
secondo prima di ricevere un ceffone alla testa. Harry stava tentando
di soffocare una risata.
<< Da adesso, Ronald! Tu fai
la
metà delle cose che faccio io e ogni due mesi dimentichi anche
il nome di tua madre, se non la vedi tutti i giorni! >>, rispose
stizzita lanciando un'occhiata ad Harry che ormai se la rideva di
gusto, facendo sorridere anche lei. Si irritò alla frase di Ron,
più che altro perché non sapeva per quale stupido motivo
aveva deciso di rischiare una punizione o dei preziosi punti per dare
conto a Malfoy. E se i suoi amici avessero saputo che lei gli stava
mentendo per Malfoy, non lo avrebbero apprezzato affatto.
Torva per
quella semplice domanda, si avviò alle scale mentre i suoi amici
andarono a lezione, decisamente senza nessuna volontà. Si
maledì, non avrebbe potuto trovare scusa più stupida di
quella. Non era da lei dimenticare i "santissimi" compiti, come li
chiamavano Ron ed Harry. Senza farsi troppe domande - o si sarebbe
presa a schiaffi -, prese un bel respiro, salì una rampa di
scale, dove in cima all'ultimo gradino trovò il biondo
Serpeverde.
<< Hai un'amante segreto,
Granger? >> chiese
ironico non appena la vide. Lì, fermo con le braccia al petto e
le spalle appoggiate al muro, Malfoy la stava aspettando con un
sorrisino diabolico sulle labbra.
<< Oh, si, certamente
>> , roteò gli occhi quando gli rispose sarcasticamente.
Se Malfoy doveva importunarla, che venisse subito al sodo.
<<
Però sono confusa. A te cosa importa ? >>
La Grifondoro portò le mani ai
fianchi, evidentemente perplessa.
Draco sorrise, pareva divertirsi e,
di certo, solo lui sapeva perchè.
<< Una curiosità >>,
rispose col suo solito ghigno.
<<
A me non interessa, dimmi solo che vuoi, così me ne vado
>>. Stava iniziando a spazientirsi, perchè Draco volesse
farle perdere la lezione era un mistero.
Con la voce più
calma e seria con la quale potesse rivolgersi, Draco le parlò
lentamente : << Dimmi una cosa Mezzosangue, se io e te non
fossimo in conflitto, ti piacerei? >>
C'era da ammetterlo: per
una volta, Draco Malfoy l'aveva lasciata senza parole. Perché le
stava rivolgendo una domanda del genere? Perché lui stava
pensando ad una cosa del genere? Certe considerazioni non andavano
fatte, chi avrebbe mai pensato a loro due insieme? Lei non lo aveva
fatto, di sicuro, però penso per un momento a come lo aveva
potuto guardare per un attimo durante la lezione... Lo aveva trovato
affascinante... Che lui lo
sapesse? O forse per lui era stato lo stesso?
Ha! Ma cosa andava pensando? Era impossibile che Malfoy le avesse mai
rivolto uno sguardo interessato... Tirò un sospiro e scosse la
testa per non dar a vedere che fosse in conflitto coi suoi pensieri.
<<
Credo di no. Ci odiamo perchè non sopporto il tuo carattere, il
tuo essere arrogante, vanesio e idiota. Tu, dal tuo canto, non puoi
nemmeno soffrire la mia presenza perché hai paura che il mio
sangue ti possa infettare. Noi stessi siamo il motivo per cui ci
odiamo, e se questi motivi non esistessero noi non saremmo Hermione
Granger e Draco Malfoy. >>
La domanda l'aveva stordita,
di
tutto quello che Malfoy poteva volere da lei, non si aspettava quello.
Le aveva completamente staccato la spina del cervello, confondendola in
modo inspiegabile. Non aveva molto senso e per quanto Hermione si
sforzasse di trovarne uno, davvero non ci riusciva. La sua risposta era
uscita da sola, aveva detto la prima cosa che le era saltata in mente,
visto che un attimo prima lo aveva considerato attraente.
<<
Quindi non è per Potter che tu, sai, mi odi? >> chiese
Draco, visibilmente sorpreso. Aveva sempre pensato che la Granger lo
odiasse per l'astio che c'era con i suoi amici e quella dichiarazione
era a dir poco una novità. Le parole della Granger lo avevano
per un attimo disorientato.
<< No. Quello rafforza solo
la mia
convinzione che ho su di te. Nonostante tutto , io non credo che tu sia
la persona terribile che tu vuoi far credere. Ma sta a te togliermi
ogni dubbio, se lo ritieni opportuno. >>
<< Capisco...
>> - cominciò, spostando il peso su entrambi i piedi
mentre si staccava dalla parete. << Beh, vedi, io comunque mi
riferivo a qualcosa di fisico... >>
<< Mi riesce
difficile trovarti attraente fisicamente quando la tua
personalità urta la pazienza della mia anima >>, fu la
prontissima risposta di Hermione, convinta di aver messo in chiaro il
suo pensiero.
Draco accuso il colpo, incassandolo
con un po' di
riluttanza. Tutto sommato non poteva biasimarla per le parole che gli
stava rivolgendo, lui si era sempre comportato da cani con lei, se non
con chiunque. Eppure non aveva detto che lui non fosse attraente, ma
che non lo guardava diversamente perché si odiavano. Aveva
imparato a leggere tra le righe quando aveva a che fare con lei
perché era sagace, sapeva bene come usare le parole. Quindi
tutto sommato non stava esattamente dicendo che non lo trovasse
esteticamente attraente...
<< Certo, se ti piace
uno come
Weasleiuccio... >> la stuzzicò il Serpeverde, cercando di
premere un tasto dolente.
<< Sei fuori strada. Ma
cos'è, ti piacciono anche le Mezzosangue adesso? >> Lei
inarcò un sopracciglio mostrando sul viso un'espressione di
scherno.
<< Beh vedi, le Purosangue
scarseggiano di recente..
>> fu l'ironica pronta risposta del biondo, certo che una domanda
simile sarebbe arrivata.
Hermione non sapeva se mollargli un
ceffone o ridergli in faccia.
<<
C'è sempre la gatta morta della Parkinson... >>
Ribatté lei in tono perentorio. Perché stavano avendo
quella conversazione?
<< Gatta morta? Sei gelosa,
Granger? >>
Ma prima di rispondergli, un'idea
improvvisa le attraversò la mente.
<< Ah, ora capisco. E'
arrivata anche a te la voce che c'è in giro! >>
Draco sembrava palesemente confuso.
<< Cioè? >> chiese curioso.
<< In giro,
scommettono che io non potrei mai piacerti... >> cominciò la
bruna.
<< Questo è risaputo!
>> la interruppe Malfoy, con le braccia al petto.
Lei
continuò come se non fosse mai stata interrotta, ignorandolo,
<< ... e che tu non potresti mai piacermi. Come gli sarà
venuto in mente, non so, ma credo stiano anche scommettendo! >>
concluse con enfasi. Poi, per continuare nel migliore dei modi lo
sceneggiato che aveva messo in atto, riprese: << A pensarci bene,
dovremmo fermare la cosa in qualità di Prefetti, non credi?
Insomma, è una cosa illegale... >>, cercò di
convincerlo lei, grattandosi la fronte per un attimo, mostrando uno
sguardo vacuo. Draco la fissò con un sopracciglio inarcato, un
po' incredulo delle parole che erano appena uscite di bocca dalla
Mezzosangue. Inoltre, cos'era questa storia delle scommesse? Possibile
che la Grifondoro fosse così noiosa nella vita da pensare a
sfasciare una bisca clandestina, piuttosto che fermare quello tsunami
di pettegolezzi ridicolo?
Il
Serpeverde sembrava indignato. In ogni
caso nessuno poteva resistergli. Quella della Granger era tutta
apparenza... O forse era vero...? Le parole di Zabini... Possibile che
Blaise ne sapesse qualcosa? Gli
aveva detto che sarebbero stati bene insieme ma che Hermione era troppo
per lui e non avrebbe mai potuto essere interessata a lui. Cosa
sapevano tutti che lui di cui lui era all'oscuro? E come era possibile
che quella voce non gli fosse arrivata all'orecchio? Anche i suoi amici
stavano piazzando scommesse? Sicuro, le Serpi avevano dalla loro parte
la convinzione di conoscerlo abbastanza...
<< Come
se questo possa essere possibile. Potrei farti impazzire anche solo
sfiorandoti. Tutti mi vogliono, e non lo dico con presunzione, è una
cosa risaputa.
>>, disse Draco, tutto impettito. Insomma, non era vero che la
sua reputazione lo precedeva?
<< Ah, vedo che hai imparato
la convinzione dal Signore Oscuro... >>, lo schernì lei.
<<
Mezzosangue, tieni la lingua a freno >>, Draco stava perdendo la
pazienza... Quella conversazione avrebbe potuto prendere tante strade
diverse che avrebbero portato a finali completamente differenti fra
loro. Nella lista di tutte le cose di cui Draco avrebbe voluto parlare,
di sicuro, Voldemort non c'era e sperava che non ci sarebbe mai stato.
<< Non ti sto mica
baciando! >>, rispose Hermione con arguzia, divertendosi a
stuzzicare il ragazzo.
Se
Draco pensasse che la Zannuta avesse il senso dell'humour pungente e
tanta grazia nell'usarlo? Oh si, decisamente. Si avvicinò
pericolosamente a lei a con un sorriso sghembo che aleggiava sicuro sul
viso pallido. Non sapeva bene perché, all'improvviso aveva avuto
l'impulso di diminuire la distanza che c'era con lei non appena lei gli
aveva risposto. Il suo sguardo era automaticamente caduto a posarsi
sulle labbra della Granger, immaginandole estremamente morbide.
<<
Non mi tentare, Mezzosangue ... >>, l'avvertì lui, anche
se in cuor suo era più una speranza che un avvertimento.
<< Cosa ti fa pensare che io
lo stia facendo? >>
Hermione
stava lottando contro se stessa per non arrossire e per non fare nulla
di stupido per cui Malfoy avrebbe potuto deriderla. Cercò di
mostrarsi superba, col mento alto.
<< La tua sicurezza,
>>, cominciò il biondo, semplicemente, ignorando gli
sbuffi della riccia con un lieve sorriso, senza mai staccare gli occhi
dalle sue labbra. << Sei troppo sicura di te e qualcosa mi dice
che è tutt'apparenza. >>, concluse con altrettanta
semplicità.
<< Beh, "Qualcosa" ti sta
dicendo male.
Stai sprecando fiato, Malfoy... >> Hermione non si mosse di un
centimetro. Certo, lei non lo stava invitando a baciarla, però
al pensiero qualcosa si mosse dentro di lei, in un angolino remoto
della sua mente qualcuno aveva acceso una fioca luce su come potesse
essere un bacio di Malfoy. Un leggero brivido le corse lungo la
schiena, non sapeva più cosa stava succedendo, come mai gli
eventi avessero preso quella piega. Davvero l'Universo stava lavorando
a qualcosa? Lei e Malfoy? Come era capitato di trovarsi in quella
conversazione? Non era certa, ma sapeva che non voleva mostrarsi debole
e vulnerabile alla sua presenza mentre lui, cercava di fare l'esatto
contrario : dimostrare che nessuno poteva sfuggirgli se lo voleva, che
aveva quel potere.
<< Allora, perché sei qui?
Perché sei venuta? >>, incalzò Draco.
<< Me l'hai chiesto. Io non
sono maleducata. >>
Draco
sorrise. Era quasi ridicola quella situazione. Si, era vero che lui
voleva ardentemente che lei lo seguisse, ma quella sembrava una scusa
troppo banale persino per Hermione Granger. Lui aveva effettivamente un
motivo per volerla lì, ma si rifiutava di credere che la Granger
avesse un cuore così magnanimo e innocente. Perché
qualcuno dovrebbe provare ad ascoltare cosa vuole il proprio nemico?
Era vero che loro due non erano "nemici" nel senso stretto del termine,
il loro odio per l'altro era una conseguenza indiretta degli eventi
passati, per i quali nessuno dei due era da incolpare, più che
un conflitto aperto come lo aveva con Il Ragazzo Sopravvissuto.
<< Cosa dovrebbe voler dire,
noi siamo nemici >>, disse lui, dando voce ai suoi pensieri.
<< Non siamo la stessa
persona. Abbiamo punti di vista diversi. >>
<< Vuoi negare che siamo
nemici? >>
<<
No, voglio sottolineare che siamo diversi. Per me non fa differenza.
Potresti sempre essere un nemico disposto a diventare amico, altrimenti
perché voler parlare con me. Ma potresti anche rivelarti
l'idiota di sempre >>, concluse la riccia, assottigliando lo
sguardo.
L'idiota di sempre... La ragazza
aveva sicuramente fegato. Quella frase vorticò nella testa di Draco per
un istante.
Tirò un respiro profondo. <<
Okay, Granger. Accetto la sfida >>.
Hermione
lo guardò confusa, aprì le labbra per dire qualcosa ma
tutto ciò che riuscì a dire fu: << Ti sei bevuto il
cervello? >>
Malfoy rise appena, solo
quell'espressione valeva
galeoni! Sembrava che finalmente fosse riuscito a smuovere un po' la
Granger e la trovava estremamente adorabile mentre lei lo guardava con
gli occhi allargati pieni di confusione. Forse era davvero innocente
come sembrava, a volte, e questa cosa gli piaceva. Non aveva ancora
trovato quella caratteristica in nessuna delle ragazze con cui era
stato. Anche quando sembrava che qualcuna lo fosse, bastava che
entrassero in camera sua per scoprire di avere torto.
Francamente, si
scoprì sorpreso di essere attratto da una simile caratteristica
ora che si ritrovava faccia a faccia con essa e gli fece mettere in
discussione ciò che pensava di volere, in termini romantici. Non
che avesse pensato di avere o volere una ragazza fissa al suo fianco,
ma il fatto che nessuna sulla sua lista di "amanti" lo avesse mai
invogliato a conoscerla meglio aveva sicuramente influito. Senza
contare che si era di recente chiesto come sarebbe stato avere
qualcuno. Non aveva mai voluto coccole dalle sue conquiste, eppure
quando andavano via si chiedeva come sarebbe avere qualcuno a cui
importa veramente di te. Certo c'era Pansy, che a dire di Blaise lo
amava, ma lui sentiva che lei fosse più ossessionata dal suo
cognome, più che dalla sua anima. Il suo istinto naturale gli
diceva che non era lei la ragazza giusta, d'altro canto cosa ne sapeva
lui di cosa fosse l'amore?
<< Forse un po' si. Sai, non
credo
che lo farei mai se ci fosse un'altra persona al posto tuo. Lo
confesso. E' più una cosa personale, a questo punto >>.
Hermione si sentì vacillare.
Spazio autrice:
Hello everyone!
Spero che questo capitolo vi piaccia!
Intravediamo qui quello che , si capisce, sarà il motivo
per cui i nostri baldi giovini si scontreranno.
Voi siete pronti a piazzare le vostre scommesse?
Anyway, sono contenta di avere già buona parte dei capitoli pronti:
shift a destra (la vita), n (che sto copiando e incollando) e la u
accentata improvvisamente non mi vanno piu' (ecco). Ancora non ho
capito perché, ma spero di riuscire a risolvere, troverei un po' troppo
complicato scrivere. UGH.
Lucky me che mi sono portata avanti.
Vi lascio con un abbraccio e bevete tanti the caldi, fa freddo!
|
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Capitolo 4 *** Blaise ***
Chapter 4
<< Malfoy, sono ancora
confusa. Che diavolo vuoi da me? >>
Lui
la guardò dritto negli occhi. Acciaio e oro si scontrarono in
uno sguardo che Hermione tenne a fatica. Sentiva le gambe tremare, ma
per nulla al mondo avrebbe mostrato segni di cedimento. Lei non
immaginava che il Serpeverde si bevesse quella sciocchezza e, ancora
peggio, non si aspettava che lui volesse dare ascolto a quella cosa
ridicola. E purtroppo Draco, vanesio com'era, se l'era bevuta tutta
d'un fiato quel mix di cazzate.
<< Forse tutto o forse niente
>> soffiò sul viso di lei il biondo, distogliendola dai suoi
pensieri.
Draco
si sentiva trionfante. Sapeva, per certo, che Hermione riusciva a
subire l'effetto che faceva a tutte. Ne era convinto. In un certo
senso, voleva la conferma che il suo amico si sbagliasse, che la
Granger non era nulla di speciale e l'avrebbe smascherata con nulla.
<<
Malfoy, è un tentativo di seduzione, questo? >>, lo
schernì la Grifondoro con uno sbuffo, << Non so quanto i
tuoi sforzi possano essere vani, ma credo che la percentuale si aggiri
intorno al...mmm... cento per cento >>, concluse con ironia.
Draco
sorrise beffardo, "L'audacia di
questa ragazza non conosce limiti",
pensò il biondo. La cosa non gli dispiacque e non lo sorprese,
comunque. La Granger era sempre stata stimolante, per così dire.
Non era mai scontata ed era l'unica ragazza a tenergli veramente testa.
<< Quindi ora mi sfidi
personalmente... Lo stai facendo apposta, Granger? >>
<<
Non ti sto sfidando. Prendilo come un consiglio a lasciar perdere,
è una cosa troppo stupida perfino per te. >>, tentò
la riccia, ormai resasi conto di essersi messa da sola in un guaio di
non facile portata, e poi gli aveva detto di lasciare perdere, come se
lui non potesse vincere. Pessimo errore. Malfoy, oltre a prendere tutto
come una sfida personale, non ascoltava mai nessuno, specialmente se
gli veniva "consigliato" di lasciar perdere. Ma come lo poteva sapere
Hermione? Purtropo per lei, il suono che uscì dalle labbra della
riccia aveva tutta l'aria di essere una minaccia per il biondo..
<< Interessante... Ti facevo
più zitella frigida, Granger, e invece... >> sghignazzò il
Serpeverde.
Ciò
non piacque ad Hermione. Si sentiva ferita. Ferita da Malfoy? Beh,
questo era il prezzo della sua bugia, ma comunque ci aveva fatto
l'abitudine.
"Eccoti
servita, Hermione" si disse mentalmente. Cercò di trattenere le
lacrime più che poteva. Sanguesporco, Feccia, Mezzosangue non
erano più d'alcun effetto ormai, ma quello che aveva detto in
quell'istante si. Era vero che ormai non fosse più sorpresa
delle cose che Malfoy si poteva inventare per insultarla, però,
a modo suo, Hermione era consapevole del fatto che non era una che non
passava inosservata. Non le era mai importato troppo, lei non era una
di quelle ragazze a cui interessava più di tanto del suo aspetto
ma, comunque, a tutti piace piacere e sentirsi chiamare zitella frigida
non era il massimo. Il fatto che fosse Malfoy a dirglielo, il ragazzo
che l'aveva tormentata per tanto tempo, non aiutava affatto.
Non sapeva cosa stava per fare ma
sentì una forza estranea impossessarsi del suo corpo.
<<
Lasciami in pace, Malferret. Hai capito? >>, sibilò subito
dopo avergli dato uno schiaffo. Il biondo rimase atterrito, non sapendo
che fare. Aveva visto la Granger così solo al terzo anno, quando
gli diede quel pugno in faccia. La cosa lo fece sorridere. Quel pugno
gli aveva fatto un male cane per quasi una settimana, non si aspettava
che la ragazza sapesse tirare certi ganci. E già in lui qualcosa
cambiò, allora, ma non ci diede troppa importanza. Poi
pensò che erano passati tre anni da allora e, forse, avrebbe
dovuto cominciare a prepararsi se la Granger diventava violenta con lui
una volta ogni tre anni. Comunque non ebbe la prontezza di fare poi
molto perché la Mezzosangue girò subito i tacchi e
andò via. Rimase per un momento lì, a passarsi le dita
dove lei lo aveva colpito e ridacchiò. << Accidenti,
Granger, su chi diavolo ti alleni... >>, mormorò scuotendo
leggermente la testa al pensiero che era diventata più forte,
mentre i suoi occhi rimasero incollati su quel rivolo di mantello un
po' troppo lungo che spariva oltre l'angolo.
Dopo anni di duro lavoro,
finalmente, era riuscito ad ottenere qualcosa da quella ragazza.
I soliti "idiota" e "imbecille"
quasi non gli riguardavano più.
L'aveva
toccata nel profondo più di quanto avesse mai sperato, aveva
superato ogni più rosea aspettativa. Un po' gli dispiaceva che
lei se la fosse presa così tanto, stranamente non voleva
"esattamente" offenderla. Sfidarla, forse era il termine più
appropriato.
<< Che ti prende? >>
chiese Blaise, entrando in camera sua. A Blaise non poteva nascondere
nulla.
<<
Ma tu non hai mai niente di meglio da fare? >>, gli chiese Draco,
smettendo di fissare il vuoto per guardare l'amico. Ogni volta che era
sovrappensiero, Zabini compariva manco fosse il grillo parlante. Blaise
comunque lo ignorò e si andò a sedere sul letto di Draco
mentre il biondo si sistemava distrattamente i capelli allo specchio.
<< Pensavo alla Mezzosangue, se proprio lo vuoi sapere. >>
<< Draco, Hogwarts è pieno di
mezzosangue... >>, fece finta di nulla il moro, tirando un
sospiro.
<< La Zannuta, Blaise.
Smettila di giocare con me >>.
<<
Per una volta, puoi parlare col tuo ego altezzoso? Magari ne esce
qualcosa di buono. Non posso affrontare una conversazione con quella
parte di te. >>, rispose Blaise, incontrando lo sguardo
dell'amico nello specchio. << A che stavi pensando,
comunque? >>
Il biondo si andò a mettere di
fronte all'amico, su una bella poltrona di velluto verde, per guardarlo
meglio.
<<
Ho sentito ci sia una voce in giro >>, lanciò uno sguardo
indagatore a Zabini, nella sua mente c'erano ancora le parole che gli
aveva detto lui. << Dicono che lei non potrebbe mai piacermi e
viceversa. Sembra addirittura che scommettano su chi ceda prima. Tu non
ne sapevi nulla? >>
Blaise
scosse la testa, per poi scoppiare a ridere. Draco lo guardò in
cagnesco, questa volta, non seppe interpretare la reazione del moro.
<<
No, non ne so nulla. E ti dirò di più, a pensarci bene
non sembra una cosa tanto assurda >>, rispose il ragazzo.
<< Blaise... >>, cercò
di interromperlo Malfoy in tono di avvertimento, temeva di sapere cosa
avrebbe detto.
<< ... Io te l'ho anche detto
come la penso e secondo me- >>
<<
Zabini! >>, urlò Draco, per essere sicuro che l'amico la
smettesse di parlare. Dove voleva andare a parare? Voleva dire che per
lui avrebbe potuto tranquillamente perdere? Blaise finalmente si
ammutolì e il biondo tirò su un profondo respiro per
calmarsi. << Se vuoi sapere come la penso io >>, ed
enfatizzò su quell' "io", mentre si rilassava contro lo
schienale della poltrona, << Non credo che il mio nome e quello
della Mezzosangue debbano stare nella stessa frase, soprattutto nelle
bocche degli altri >>.
Zabini
sbuffò prima di distendersi su un lato, una mano sotto il viso a
fare da appoggio. << Draco... >>, cominciò lui,
fissando il suo amico negli occhi argentei.
<< Facciamo
così, ho la soluzione per te e questo problema >>.
Draco
inarcò un sopracciglio, sentendo che finalmente lui e Blaise
stavano cominciando a parlare la stessa lingua. << Sentiamo
questo lampo di genio >>, rispose lui mollemente.
<< Con chi vai al Ballo di
Benvenuto? >>
<< Cosa? Che c'entra? >>
<< Con chi? >>, insistè
il moro.
<< Zabini, che vuoi fare?
>>
<< CHI?! >>
<<
DA SOLO! >>, urlò Draco, alzando la voce insieme
all'amico. Sbuffò prima di riprendere a parlare. << Ci
vado da solo, saranno tutti lì ugualmente, tanto vale non
crearmi il problema di invitare qualcuno. Non mi dire che mi vuoi
appioppare la Granger perché non capisco... >>
<<
Ma no! Se ti da tanto fastidio che associno il nome di Hermione con il
tuo, io la invito al ballo così le voci correranno altrove
>>.
Il
biondo rimase a fissarlo, aveva inconsciamente inclinato un po' la
testa di lato e sbatteva le palpebre per inerzia. Era una buona
soluzione, eccetto per il fatto che, dopo l'ultima conversazione avuta
con la Granger, la cosa gli faceva uno strano effetto, come se qualcuno
avesse cosparso della Polvere Pruriginosa sul suo cervello. Non era ben
certo del perché, ma non si sentiva entusiasta della proposta di
Blaise per quanto potesse essere allettante.
<<
Che cazzo dici? >>, gli chiese il biondo, visibilmente allertato,
forse un po' troppo. Voleva fare il duro, ma quello che la ragazza gli
aveva detto gli era entrato nella mente di prepotenza. Lui non perdeva
scommesse, lui le vinceva. Eppure aveva appena detto di non voler
essere associato alla Granger, quello era un piccolo dilemma che Draco
riservò solo a se stesso. Blaise, in tutta risposta, alzò
un po' l'unica spalla che poteva muovere.
<<
Perché no, visto che a te non piace la invito ad uscire io.
Così la smetteranno di parlare di voi due. Direi che prendiamo
due Snasi con una falce! >>, fu la semplice risposta. Draco
soppesò per un attimo le parole del suo amico, gli piaceva la
Granger? Perché non glielo aveva detto? Forse era stato lui
troppo lento per cogliere i segni? In effetti, Blaise parlava
più spesso della ragazza... Non voleva direttamente chiedere a
Blaise se lei gli piacesse, se avesse voluto dirglielo lo avrebbe fatto
da solo. Per questo motivo, Draco si disse che lascare che Zabini si
occupasse di questa cosa, anche se per ricavarci qualcosa, era sempre
meglio che doversene preoccupare lui. Non gli piaceva perdere e non
abbandonava mai una sfida però, questa volta, l'avrebbe fatto.
Per Blaise, perché ormai era arrivato alla conclusione che
l'amico fosse cotto. Era raro che una cosa del genere accadesse, ma
perfino Draco Lucius Malfoy dovette capire che la felicità di
qualcuno a cui tieni, va al di là di una vittoria personale per
pura vendetta.
<< Non mi sembra l'idea
migliore che tu abbia mai avuto... >>
<< Beh, allora trovane una
tu! >>
<<
Tuttavia, mi sembra che la
Granger ti piaccia. Se non altro sarai
contento, magari così la smettiamo di avere conversazioni che
riguardano me e la Mezzosangue, mi sto stufando. >>, finalmente
concluse Draco, sprofondando un po' di più nella poltrona.
Blaise sorrise e gli fece un occhiolino che Draco non seppe ben
interpretare.
<<
E sii gentile con lei, non me la torturare! >>, riuscì a
dire Zabini, prima che una scarpa volasse nella sua direzione.
***
Stava
cominciando a prendere le sembianze di Harry e Ron. Saltare una lezione
non era proprio da lei. Dopo l'incontro con Malfoy era davvero corsa in
dormitorio e così facendo cadde rovinosamente, col risultato di
dover aver bisogni delle cure di Madama Chips. Ebbe la fortuna di
trovare la Professoressa McGranitt durante il suo tortuoso tragitto
verso l'infermeria. La donna agitò premurosamente una bacchetta
per far comparire una barella e la accompagnò in Infermeria.
Ormai la lezione era andata e per fortuna la McGranitt aveva fatto
sapere a Piton che c'erano buoni motivi per cui lei non si era
presentata. Una fortuna nella sfortuna. Non appena si sentì
meglio scese le scale poco alla volta, a capo chino per fare
attenzione, questa volta, a dove metteva i piedi. Nonostante Madama
Chips volesse trattenerla di più e lei aveva dovuto reprimere
l'impulso di litigarci, sapeva che non era tanto grave e poteva
camminare prestando la giusta attenzione a come si muoveva. Doveva
comunque ritornare in camera sua e stare a riposo, su quello la
Guaritrice era stata irremovibile.
<<
Oh, scusami tan... Hermione, cercavo proprio te >>, le disse
Zabini, prontamente afferrando le sue mani per non farla cadere. Lo
sguardo finì rapido sui libri che, fino a un attimo prima, la
riccia aveva tra le mani. Si erano scontrati mentre voltavano lo stesso
angolo ma per fortuna il ragazzo aveva ottimi riflessi.
Hermione
gli sorrise. Tutto sommato era stato uno scontro piacevole. Il moro si
affrettò a raccogliere i libri per lei, in un atto di cavalleria.
<< Ciao, Blaise. Come stai?
... Grazie >>, disse prendendo il libri dalle mani del ragazzo.
<< Sto bene. Senti io vole...
>>, ma il Serpeverde fu interrotto.
<< Miseriaccia Hermione, ma
dove diavolo eri finita?! >>, Ron. Inopportuno come sempre.
Aveva
il fiatone. Di sicuro l'aveva cercata ovunque. << E' venuta la
McGranitt in classe a dire che eri in Infermeria. Piton stava quasi per
toglierci dei punti per la tua assenza quando lei è entrata!
>>, continuò lui, tutto rosso in viso. Harry fece capolino
dietro di lui e guardò prima la caviglia fasciata di Hermione e
poi Zabini di sottecchi.
<<
Che succede qui? >>, chiese Harry, in tono sospettoso. Blaise in
tutta risposta inarcò un sopracciglio. Forse stava per
rispondere ma Hermione fu più veloce e cercò di liquidare
la faccenda.
<<
Non succede nulla, vi stavo cercando, sono appena uscita
dall'infermeria. >>, spiegò lei mostrando la caviglia.
<<
Accidenti, ma mon avresti dovuto rimanerci? Madama Chips non dev'essere
stata molto contenta... >>, parlò ancora il suo migliore
amico. Hermione ridacchiò in risposta.
<<
No, infatti. Ora però mi scusate? Stavo parlando un attimo con
Blaise... Ci vediamo in a pranzo... >>, la Grifondoro
cercò di essere il più delicata possibile nel dirgli di
andarsene, quei due tendevano a ficcanasare nelle sue cose troppo
spesso per poi atteggiarsi a vittime quando lei glielo faceva presente.
Ma, comunque, accompagnò le sue parole con un gesto della mano,
come a dirgli "sciò!".
Ron
alzò un sopracciglio e si voltò verso il Ragazzo
Sopravvissuto che gli restituì lo stesso sguardo interrogativo.
Ron guardò Blaise, quasi con disprezzo e gli fece un cenno della
testa come per salutarlo, Harry si limitò invece ad uno "Zabini"
prima di scomparire oltre le colonne poco più in là. Di
sicuro i suoi amici dovevano essere sorpresi di vedere che Hermione
Granger, Grifondoro, chiedesse a loro di andare via per parlare
pacificamente con Blaise Zabini, un Serpeverde. L'avrebbero tempestate
di domande...
<<
Ti prego, scusali. La fama della tua Casa ci fa pensare che tutti i
Serpeverde siano come Malfoy, ma non sanno che non è
così. >>, cercò di giustificarsi lei con un sorriso
smorto.
<<
Tranquilla, in realtà Draco non è tanto male se lo
conosci. Gran parte è solo apparenza... Ma in effetti è
insalvabile >>, entrambi scoppiarono a ridere. Se qualcuno li
avesse visti di sicuro avrebbe pensato di essere sotto un Confundus.
Eppure per lei era diventato semplice conversare con quel ragazzo,
estremamente alla mano e anche piuttosto umile, il che le faceva strano
visto che si trattava di un Serpeverde.
<< Già... Senti, perché mi
cercavi? >> chiese Hermione, zoppicando verso una panca.
Blaise
roteò gli occhi. << Si, quasi dimenticavo >>,
disse seguendola, << mi chiedevo se... Ce l'hai presente il Ballo
di Benvenuto? Be' ecco, mi chiedevo se ti piacerebbe accompagnarmi.
>>
Hermione sbatté le palpebre un paio di volte,
registrando la domanda del moro.
Di
certo non era quello che si aspettava. Anzi, credeva che Draco si fosse
già lamentato di quello che era successo e che Blaise si fosse
affrettato a chiedere spiegazioni. Ma di sicuro, nulla di tutto
ciò. Fece una piccola ricerca sul ballo di benvenuto nella sua
mente, trovandola esattamente appallottolata in un angolo. Se ne era
completamente dimenticata, in effetti. Non era la mondanità ad
attirarla, ma la prospettiva di andarci con Blaise, non le dispiaceva.
Le venne in mente il Ballo del Ceppo due anni prima e si era sentita
bene, per non parlare del fatto che tutti la guardarono finalmente
sotto un'altra luce dopo averla vista con il famoso Viktor Krum. C'era
da dire che se avesse accettato l'invito di Zabini, avrebbe di nuovo
attirato sguardi su di sé e, in vista del nuovo difficile anno,
non era esattamente ciò che voleva. Però Blaise era un
bravo ragazzo e non si sentiva di dirgli di no, ci si trovava bene ed
era una piacevole compagnia. Pensò anche che, probabilmente,
sarebbe stato l'unico a chiederglielo e la prospettiva di andarci da
sola non le piaceva.
<<
Si, certo. Non ti assicuro niente, però. Sai, non so quanto
riuscirò a ballare >>, si giustificò, con un
sorriso smagliante, facendo cenno alla caviglia con il capo.
<<
Fantastico. Ehm... beh, è presto ma te l'ho detto perché
magari qualcuno avrebbe potuto farlo prima che ci riuscissi io. Ti
farò sapere i dettagli non appena ci sarà l'avviso in
bacheca, ok? >>
<<
Ah, ne dubito fortemente... Grazie dell'invito, Blaise >>. Si
alzò delicatamente, sorretta dalle braccia forti del ragazzo.
Raccolse i suoi libri e gli stampò un piccolo bacio sulla
guancia, prima di allontanarsi verso la sua camera nella lontana torre
di Grifondoro. L'idea di avere un evento a cui prepararsi le
sembrò improvvisamente meno fastidiosa.
Si, la disavventura avvenuta con
Draco Malfoy, se l'era già lasciata alle spalle.
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Capitolo 5 *** La Confessione ***
Chapter 5
« Ora tesoro, resta qui e
riposa.
Non ci vorrà più di una giornata perché il
preparato faccia effetto, entro stasera sarai a posto», senza
le cure di Madama Chips, Hogwarts era inimmaginabile. Così
dicendo, con la sua dolce ed amorevole voce, se ne andò
lasciandola sola. Non poté fare diversamente che tornare in
Infermeria: le scale si erano mosse e lei aveva perso l'equilibrio,
storcendosi di nuovo la caviglia sullo stesso punto. Ma cos'era quella
sfortuna?
« Oh, ma che dolore! Sarebbe stato
meno doloroso se
avessi aspettato che guarisse da solo» si lamentò la
riccia, non appena la strega non fu più nel suo campo visivo.
Invece di cercare di ammazzare il tempo contando le pecorelle,
pensò che fosse più saggio ascoltare Madama Chips, e
così si mise sul fianco cercando di addormentarsi.
« Hermione, mi senti? Hermione!»,
una voce familiare la
richiamava alla realtà quarantacinque minuti di sonno più
tardi.
Quando Hermione aprì gli
occhi, vide Harry davanti a lei con una scatola piena di Cioccorane tra
le mani.
« Come va la caviglia?», chiese
premuroso il ragazzo occhialuto.
La Grifondoro si mise subito a
sedere, nonostante avesse gli occhi ancora colmi di sonno.
« Harry, sono felice che tu sia
qui. A dire il vero fa malissimo, ma
Madama Chips ha detto che per stasera sarà tutto scomparso», lo
tranquillizzò.
Prese una Cioccorana offertale da
Harry e se la mise tra i denti prima di legarsi i capelli in una coda
mentre il ragazzo la guardava.
« Sai, Blaise Zabini mi ha
invitata al Ballo di Benvenuto» cominciò lei insicura
dopo aver dato un morso alla cioccolata, cercando di trovare una
qualsiasi espressione aleggiare sul volto dell'amico, cosa che non
avvenne. « E ho deciso di accettare. Ci andrò con lui», concluse
convinta.
« Ma è un Serpeverde!», protestò
Harry, guardandola con una leggera smorfia.
« E' una bella persona. Ti assicuro
che non sarà un problema».
« Se lo dici tu...» disse Harry,
accompagnato da un'alzata di
spalle. Poteva dire d'averlo rassicurato quel tanto che bastava per
fare in modo che il ragazzo di Grifondoro prendesse Blaise di
buon'occhio. Dopo aver riso e scherzato, aver parlato del più e
del meno, ad Hermione venne in mente di Ron.
« Dov'è finito?», chiese la
riccia a proposito.
« Be', mi ha detto che se l'era
presa per via di come lo hai trattato oggi. Lo sai com'è fatto»
Hermione
roteò gli occhi a quella risposta ma, anche se non lo diede a
vedere, si dispiacque parecchio. Insomma, erano amici! Harry non
l'avrebbe mai fatto, non sii era offeso perché lei volesse
privacy per una conversazione. A volte aveva la sensazione che Ron
fosse geloso di loro, del fatto che loro potessero avere altri amici.
Non che lui non li avesse... No, comunque non avrebbe giustificato Ron.
« Allora digli che può tenere il
broncio per tutta la vita,
perché non ho alcuna intenzione di perdonarlo se deve essere
così testardo», annunciò la bruna.
Spereso
altro tempo a parlare, Hermione spiegò ad Harry che Blaise era
davvero una persona che valeva la pena conoscere. Diversa dagli altri
Serpeverde, molto simile ai Tassorosso per la lealtà. Aveva
spiegato ad Harry che si erano spesso incontrati casualmente in
Biblioteca, ed era stimolante avere una persona con cui parlare di
studio. Blaise sapeva offrirle stimoli e punti di vista diversi utili
per i momenti in cui tutto diventava monotono e stressante. Più
ne parlava e più si rendeva conto di quanto le piacessero i modi
di fare di quel ragazzo, delle tante persone con cui poter fare
amicizia, le era sembrato strano che inizialmente lui l'avesse
approcciata. Si, aveva diffidato dei modi gentili, in un primo momento,
ma poi si era ricreduta. Finalmente il dolore alla caviglia
passò. Quasi non ci sperava più e le Cioccorane erano
quasi finite del tutto. In quell'istante si accorse di quanto era
passato dall'ultima volta che si erano fatti una chiacchierata normale
senza parlare di Voldemort. Era una cosa che, a pensarci bene, le era
mancata.
« Finalmente! Il dolore è
passato»,
squittì gioiosa, alzandosi dal letto.
Harry la aiutò a
scendere delicatamente per evitare che si facesse male di nuovo e
l'accompagnò in dormitorio.
« Grazie Harry», gli sorrise.
Madama Chips finalmente la congedò
e lei poté ritornare alla normalità.
« Era davvero tanto che non
parlavamo un po' in santa pace, eh?»,
disse lui, fermandosi al primo gradino del Dormitorio femminile. Il
ragazzo non aveva ancora dimenticato quella volta in cui le scale si
appiattirono facendo finire lui e Ron col fondoschiena a terra.
« Già... Ora però vado. Ci vediamo
domattina, ok?»
« Senz'altro» rispose lui, di
rimando. Si abbracciarono e poi ognuno andò al proprio letto.
Passarono
pochi giorni, ed Hermione non aveva visto una sola volta Draco Malfoy
e, per quanto le dispiacesse, non aveva visto neanche Blaise.
Quel
giorno, scese per la colazione in Sala Grande. Come al solito, si
sedette, prese a leggere la Gazzetta del Profeta e si gustò del
morbidissimo pane con burro e marmellata. Ad un certo punto si
sentì quasi come osservata, perciò alzò la testa.
Gran parte degli occhi dei presenti in Sala Grande erano fissati su di
lei. Si sentì terribilmente in imbarazzo.
« Hem...» tossicchiò qualcuno dietro di lei.
Hermione
si girò lentamente dall'altra parte, per capire all'istante che
il motivo per cui tutti la guardavano era un Serpeverde al tavolo dei
Grifondoro.
« Blaise!» lo accolse con un
sorriso. Stava cercando di riprendere fiato. « Come mai qui?»
Hermione continuava a non sentirsi
a suo agio. Tutti li stavano ancora guardando.
« Beh, ti avevo detto che ti avrei
avvertito per quello che riguardava il
Ballo. Non so se hai visto l'annuncio, ma io ti aspetto alle scale
verso le 19. Va bene?»
Un “ooohhhhh” generale
pervase la sala. Sembravano scioccati. Si, un Serpeverde vicino ai
Grifondoro era già tanto, figurarsi invitarla ad un ballo. Ma
per Hermione, Blaise non era un Serpeverde, o almeno, non uno qualsiasi
se non uno che ci era finito lì per sbaglio. Lei annuì
con un cenno del capo e gli sorrise quando il ragazzo le mormorò
un "Perfetto".
Si salutarono e non appena
Blaise andò via, si
girò per tornare alla sua colazione, per trovarsi di fronte due
occhi color argento fissarla torvi. Cos'era che di recente aveva
introdotto quel ragazzo così assiduamente nelle sue giornate?
Nonostante non lo avesse visto, il suo nome saltava fuori più
spesso del solito e questa cosa la annoiava. Draco Malfoy di sicuro la
odiava più di qualsiasi altra cosa. Ne era certa. Il suo
migliore amico, in fondo, l'aveva invitata ad un ballo. Non sapeva che
fare, ma una sola opzione, tra le tante che girovagavano nella mente,
le sembrò più ovvia e facile da attuare. Doveva
ignorarlo. Ciò non si poteva dire esattamente per gli studenti
che stavano facendo colazione, come lei, che raccontavano l'accaduto ad
ogni nuovo compagno arrivato.
Lo schiamazzo generale era quasi
assordante. Silente, dal tavolo dei professori, le rivolse un
sorrisetto compiaciuto quando lei guardò nella sua direzione.
Finì presto la colazione, raccolse le sue cose e se ne
andò. Le lezioni, per lei, sarebbero iniziate alle 10. Appena
uscì dalla Sala Grande, il silenzio. Si chiese perché non
se ne era andata prima. Le scale, ogni corridoio era vuoto. Quasi si
stupì che non ci fosse il solito andirivieni di studenti. Ah,
già. Erano tutti impegnati a spargere il pettegolezzo che la
vedeva protagonista: bello caldo, appena sfornato. Mentre era assorta
nei suoi pensieri, sentì qualcosa tirarla per il braccio
all'indietro.
« Ma che...». Non appena fu
dietro un
muretto scorse, nell'ombra che li avvolgeva, i biondi capelli di Draco
Malfoy. Le mancò il respiro a quella scoperta. Cos'era che
voleva da lei il Serpeverde?
Il viso di Malfoy apparì nella
penombra dei raggi solari, i quali faticavano ad intrufolarsi
nell'angolino buoi che precedeva il corridoio delle scale. Per quello
che lei potesse scorgere dall'ombra, sembrava quasi come tormentato.
Avrebbe
voluto parlargli in malo modo, ma quando lui aprì bocca, lei si
sentì gelare. Come investita da una doccia fredda. Non seppe
bene perché, ma quel tono di voce basso quasi non sembrava il
suo.
« Cos'è che stai facendo
esattamente, Mezzosangue?» , le chiese il biondo con voce strascicata.
« Malfoy, non ti avevo detto di
lasciarmi in pace?», chiese di
rimando lei, chissà perché sottovoce.
Il ragazzo si passò una mano tra i
capelli, il viso pallido pareva ancor più tormentato.
« Perché hai accettato di andare al
Ballo con Blaise?»
« Questi sono affari miei.
Perché non avrei dovuto accettare?» disse retorica la riccia. Non
voleva essere una vera e propria
domanda, ma fu così che lui forse la interpretò. Malfoy
espirò rumorosamente, come se per tutto il tempo non avesse
fatto altro che inghiottire aria. Assottigliò leggermente le
sguardo come se volesse analizzarla, lei cambiò il peso
sull'altra gamba non sapendo che fare.
« Non avevamo una
partita in corso, tu ed io?» , le chiese di rimando, come a
volerle ricordare della loro ultima conversazione.
« Le
uniche partite che gioco sono quelle a scacchi, Malfoy». Lui
assottigliò le labbra per un attimo e la presa intorno al
braccio di Hermione si fece un po' più salda, senza però
farle male.
« E non è la stessa cosa, Granger?
A me sembra che ci siano un Re e una Regina, non è vero?»
« Si, ma sono confusa. Il Re scappa
dalla Regina per non essere tenuto in
scacco... Perché, invece, mi sembra che il Re di questa partita
cerchi di essere mangiato?»
« Perché tra i tanti casini che ho
adesso, ho paura che tu abbia vinto la partita, Granger».
Il cuore di Hermione, in quel
preciso istante, mancò un battito.
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Capitolo 6 *** La Prova ***
Chapter 6
« Malfoy, che vuoi
dire?»
«
Voglio che tu venga con me al ballo», sussurrò in tono
quasi disperato. E il suono della sua stessa voce quasi lo
inorridì. Tenne a freno una smorfia di disgusto. Che stava
tentando di fare? Voleva umiliarsi? La verità era che nei giorni
in cui non l'aveva vista, non aveva fatto altro che pensarla. Nella sua
testa si era creato un montaggio visivo di Blaise che gli diceva che
era troppo per lui, sfumava in un angolo, per lasciare posto alla
Mazzosangue, che gli rideva in faccia quando lui le si era avvicinato.
Non era giusto che lei lo sfidasse apertamente per poi andarsene a
braccetto col suo migliore amico. Si, aveva scelto di lasciare che
fosse Blaise ad occuparsene e dimenticare quella storia. Gli aveva
lasciato campo libero con la Granger. Ma che gli era saltato in mente
quella mattina, vi chiederete? Aveva sentito un mormorio al tavolo dei
Serpeverde e
lui aveva pigramente distolto lo sguardo dal suo caffè nero, come
il suo esaurimento nervoso.
Dai
Grifondoro, c'era Blaise impalato che
parlava con Hermione, a quanto pareva aveva reso ufficiale che
andassero insieme al Ballo e Zabini non era venuto meno alla parola
data.
Finalmente avrebbe potuto godersi la tranquillità di un anno
senza scandali che riguardassero lui e la Mezzosangue. Nemmeno il tempo
di godersi quella misera vittoria che le budella cominciarono a
contorcersi quando lo realizzò. Vedeva la scena senza guardarla
veramente, gli sembrava di stare sotto una sorta di trance. La Granger
lo stava fissando? Sbatté gli occhi ma lei non c'era più.
L'istinto di alzarsi fu impellente e lui non seppe fermarlo, la doveva
raggiungere. E quando ci era riuscito non sapeva nemmeno cosa dirle,
aveva cominciato con la prima cosa che le sue viscere avevano tirato
fuori. Quando aveva finalmente ascoltato la sua voce, ebbe la
sensazione che i suoi muscoli si fossero rilassati, ora che era
lì faccia a faccia con lei. Il pensiero del suo viso vicino, lo
aveva perseguitato per giorni. Purtroppo aveva avuto finalmente
l'occasione di guardarla un po' meglio. Le aveva sempre avute quelle
piccole lentiggini? E i suoi occhi erano sempre stati così
espressivi? La vedeva blaterare qualcosa, la sua bocca si muoveva. Wow,
quelle si che erano delle belle labbra. Sembravano così morbide
mentre si scontravano per formare parole. Erano quasi ipnotizzanti, non
sentiva nemmeno quello che lei stava dicendo... Cosa gli stava dicendo?
« Mi stai ascoltando, Malfoy?». Hermione inclinò la testa
con una certa irritazione. Si capiva che aveva la sensazione di stare
parlando a vuoto. E un po' era così, a dirla tutta. Lui
annuì in risposta, deciso a non farsi smascherare.
« Mi dispiace, ma ho già detto che
ci andrò con Blaise».
« Perché, ci saresti venuta se te
lo avessi chiesto prima io?».
Ancora una volta, la sua mente aveva messo in atto quello che
doveva essere un genocidio di neuroni, senza che lui lo approvasse.
Gli era uscito così,
senza nemmeno pensarlo. Si sarebbe preso a calci se solo avesse potuto!
Hermione questa volta gli restituì uno sguardo vacuo. "Non ha
capito, vero?... Ma no, ho appena sussurrato... Sei un imbecille,
Draco!", delle vocine nella sua testa lottavano furiosamente,
Draco si
rese conto che era sceso troppo in basso. Che cosa stava facendo?
Sperava che lei gli dicesse si? E per quale ragione?
Guardò
meglio la Mezzosangue negli occhi. Quelle iridi dorate sembravano quasi
gridare imprecazioni colme di rabbia. Il ragazzo non poteva lasciarsi
andare in quel modo. Cercò a fondo di ristabilire la
concentrazione per assumere il tono più serio, ma allo stesso
tempo credibile, che riuscisse a tirar fuori. Non doveva sembrare
brusco,e di conseguenza mostrare il suo disappunto,
perché un cambiamento repentino avrebbe potuto mal celare quello
che gli frullava per la testa. Si sentì quasi sollevato dal
fatto che lei fosse ancora tra le nuvole e voleva trarre questa cosa a
suo favore. Sfruttò il momento di confusione della Grifondoro
per trovare una scusa al suo comportamento.
« Granger, hai superato la prova»,
annunciò. « Ti
concedo di andare al Ballo con il mio amico.», le disse in un
mezzo sorriso. Dentro di sé si complimentò per la ripresa
dallo scivolone, sperando di non aver gettato tutto alle ortiche.
Quel
sorriso fece sentire ad Hermione le sue gambe sciogliersi come burro
fuso. Lo aveva sentito, aveva sentito quella domanda sussurrata. O
stava di nuovo cominciando ad immaginarsi le cose? Era solo l'inizio
dell'anno ed era già così stressata dallo studio? Non
aveva altra spiegazione che quella, era impossibile che Malfoy avesse
accennato all'ipotesi di portare lei al Ballo. Lui le aveva appena
detto che gli piaceva per poi rimangiarselo o se lo stava immaginando?
Che razza
di roba si era bevuto, quella mattina, quel dannato ragazzo? Era per
quello che l'aveva guardata male a colazione?
Quasi le venne da ridere all'immane stronzata che le era saltata in
mente. Alzò un
sopracciglio guardando il biondo con aria indignata, il fatto che lui
avesse tranquillamente cambiato tono l'aveva disorientata ancora di
più. La stava nuovamente prendendo in giro, senza nessun
ritegno? Perché Malfoy continuava a darle fastidio? Non ne
poteva più di porsi mille questioni, tutte che roteavano intorno
a quel cretino manco fosse il Sole nel suo personale Sistema Solare. Le
sfuggì
una risata stizzita.
« Tu? Dare il permesso a me? Credo
che qualcuno abbia messo qualcosa nel
tuo succo di zucca se davvero credi di poter gestire la vita altrui»,
sbottò Hermione, sempre cercando di mantenere il tono
basso. Chissà perché, ma l'idea che qualcuno potesse
pensare che facesse cose losche con Malfoy la terrorizzava. Era meglio
rimanere silenziosi.
« Vedi, le ragazze che uscirebbero con me non si possono nemmeno
contare,
e se al mio amico piace qualcuna io devo provvedere. Non vorrei
trovarmi Blaise tutto distrutto per una ragazza...» concluse
lui, spiegandosi. « O comunque, non per te».
Hermione
strinse i denti, la voglia di mollargli un altro pugno le stava facendo
prudere le mani. Che necessità aveva di puntualizzare? Era
così stufa che Malfoy si riferisse a lei sempre come una
Sanguesporco. Era così stufa di essere sempre prima la
Mezzosangue, piuttosto che Hermione Granger, una normale ragazza che fa
quello che dovrebbe fare alla sua età? Era davvero così
difficile, per Malfoy, trovarla attraente? Forse qualcuno aveva messo
qualcosa nel suo
succo di zucca, se aveva preso per un momento in considerazione l'idea
che lui potesse essere diverso da quel che si aspettava.
E poi cos'era quella
storia che lui doveva approvare chi frequentasse il suo amico? Come se
Blaise avesse bisogno di un tipo come Malfoy per farsi guardare le
spalle. C'era dell'incredibile a pensare che si era inventato di
chiederle di andare al Ballo di Benvenuto solo per testare la sua
lealtà. Come aveva fatto ad essere così stupida da
pensare che il Principe delle Serpi volesse andare al ballo con lei,
inoltre? E perché adesso si sentiva ferita quando fino ad un
attimo prima era euforica al pensiero di andarci con Blaise?
« E' un ballo, non ci dobbiamo mica sposare», fu la risposta
della riccia, accompagnata da un esagerato roteare degli occhi. Il
Serpeverde trattenne un sorriso, anche se lei non poté
accorgersene. La mano del ragazzo era ancora salda intorno al suo
braccio, eppure Hermione sembrò non farci nemmeno più
caso. Mentre guardava i pochi tratti che la fioca luce riusciva a farle
scorgere, prestò di nuovo attenzione a quelle folte ciglia
lunghe. Questa volta non le vide di profilo e poté ammirare la
cornice che facevano a quel mare d'inverno, nella loro interezza. Un
brivido le fece venire la pelle d'oca, quello sguardo all'apparenza
così freddo le stava riscaldando lo stomaco. Era possibile una
cosa del genere? Forse si, forse no. L'unica cosa certa era che voleva
andare via.
« Ora che ti sei accertato delle
mie intenzioni, e che abbiamo appurato
che non sarei venuta con te, spero che tu sparisci e ti tenga alla
larga da me. Addio serpe». Così dicendo, lei
scappò via strattonando il braccio dalla presa di Malfoy, con un
misto di rabbia e dolore nel petto.
Draco
non era stupito dal comportamento di lei. Ancora una volta la vedeva
andare via e si era un po' stancato di vedere sempre le sue spalle. Per
un motivo o per un altro, era sempre lui a rimanere come un imbecille
piantato in asso. Anzi, forse era stato meglio... Aveva bisogno di
sbollire un po', quella situazione gli stava sfuggendo di mano e lui
non sarebbe riuscito ad andare via da lei. Ultimamente gli pareva che,
ogni volta che vedeva la Granger, gli si attivasse un magnete dentro di
lui. Impotente, seguiva il flusso e si ritrovava a parlarle, finalmente
attaccatosi alla sua calamita. Ci mancava solo questa. E poi, che gli
era venuto per la testa? Era sicuro che Hermione avrebbe rinunciato a
lui, piuttosto che all'amico. "Con
quale criterio avrebbe dovuto scegliere il cretino che la prende in
giro, invece che il ragazzo con cui chiacchiera di nascosto in
Biblioteca?", pensò amaramente. Si lasciò andare
ad un ringhio sommesso di frustrazione. Se non altro le aveva detto
qualcosa, anche se in modi celati. Qualcosa che gli macinava
dentro da qualche giorno. Il tempo
che non l'aveva vista. Era il fatto che piacesse a Blaise, che
improvvisamente voleva ronzarle intorno? O solo per il fatto che voleva
salvare il suo "onore"? Perché se fosse stato per la seconda,
non avrebbe dovuto avere problemi. Ma gli dava fastidio che fosse
Zabini a portarla al Ballo, improvvisamente. Se fosse stato qualcun
altro, sarebbe stato così facile poter ignorare i sentimenti
altrui, non si sarebbe creato problemi a far crollare la Granger anche
solo per provare qualcosa a se stesso. A quel punto, però si era
chiesto se era veramente quello il motivo di quei suoi impulsi,
decisamente non voluti. E aveva messo tutto in dubbio in quella
penombra. Oh, Salazar! Era stato quando i loro occhi si erano
incontrati, vicinissimi, che lui aveva pensato di baciarla, invece di
ferirla. Ancora una volta si era trovato sul baratro e lasciare che
fosse il suo istinto ad agire, ma era stato più forte per una
volta.
Chissà
come sarebbero andate le cose se lui non si fosse comportato come
“ l'idiota di sempre ”, come lei gli aveva detto.
Chissà che sarebbe successo se l'avesse baciata e avesse messo
fine a quella storia? Avrebbe potuto avere le risposte che cercava, ma
non sarebbe stato corretto nei confronti di Blaise.
"E ti avrebbe mollato un altro
ceffone.. ", gli disse una voce in un angolino della sua testa.
"Tu sta' zitta!", rispose di
rimando. Doveva stare proprio male se cominciava a parlare con quelle
voci.
Tutto
sconsolato, tornò nel Sotterraneo. Ma si guardò bene dal
cambiare l'espressione prima di entrare, era sicuro che vi avrebbe
trovato il moro.
Non
aveva torto, constatò con sua enorme frustrazione. Zabini
era stravaccato su un divano in un angolo della Sala Comune, vicino ad
un enorme oblò. Il ragazzo gli sorrise subito e, dentro di
sé, Draco sentiva già il peso della conversazione che
sarebbe avvenuta.
« Ha accettato. Mi sento... bene. E
constatando il fatto che se ne stia già parlando in giro, direi
che è stato un successo», gli annunciò un
entusiasta, forse fin troppo, Blaise non appena lo vide.
Draco
scosse la testa sorridendo e mentre gli passava davanti fece svolazzare
la mano come a scacciare via una mosca.
Si sedette su una poltrona di
velluto verde con le rifiniture argentee, posizionata accanto al divano.
« Allora dillo che volevi invitarla al ballo e stavi macchinando
tutto, no?»
« Sei incredibile, sei orribile>>,
lo canzonò Blaise con un espressione sconvolta in viso prima di
alzarsi all'in piedi, con le braccia in alto come se stesse tenendo un
discorso all'intera Comunità Magica.
« Ecco cosa
succede ad aiutare un amico che è una Serpe» , e, con
veemenza, un indice carico di giudizio indicò Draco. «
Prima li aiuti e poi ti accusano di tornaconto!»,
professò lui ad alta voce. I quattro gatti nella Sala Comune si
voltarono a guardarlo: due primini, intenti ad una partita a Scacchi
Magici, lo guardarono con ispirazione per poi lanciarsi sguardi
sospettosi; un terzetto di studenti più grandi ridacchiò
per ritornare subito alle proprie attività di studio, segno che
erano abituati alla drammaticità di Zabini. Per il resto, una
mosca passò sotto il naso del moro e volò chissà
dove. Draco la seguì per un momento prima di tirare giù
l'amico, afferrandolo ad un braccio.
« La smetti di dire
stronzate?». Draco non poté far altro che ridere mentre
Blaise faceva lo stesso, accasciandosi sul divano.
« Mai
stato più serio.» sentenziò il moro con un ghigno
soddisfatto dipinto sul volto. « Si, la Granger non mi dispiace
come ragazza. Ma di sicuro non è per il mio, di tornaconto».
Draco
fece spallucce, ma dentro di sé sentiva strani sentimenti,
sentimenti che non riusciva a decifrare. E Draco, poco esperto in
materia, restò nella beata ignoranza senza sapere che si
trattava di un sentimento degno delle serpi. Era geloso di lei quanto
invidioso dell'amico.
« Sei stato tu ad offrirti, non te l'ho chiesto. Il fatto che ti sia
venuta subito l'idea del Ballo è sospettosa...»,
mormorò il biondo in sua difesa.
Ma
come si era promesso, non avrebbe distrutto la felicità
dell'amico e si limitò a dirgli : «Non capisco ma accetto
il tuo strano simpatizzare per la Granger. E
per evitare che tu mi guardi con quell'espressione inebetita, vado a
farmi una doccia». Si alzò dalla poltrona sotto lo
sguardo divertito di Blaise. Sembrava uno che la sapesse lunga riguardo
un argomento che conosceva solo lui. Draco lo fissò per un
secondo, incerto su come interpretare la cosa, ma fu interrotto da una
voce dietro di lui.
« Vengo con te se vuoi», si offrì Pansy Parkinson, di ritorno da
qualche lezione, mentre posava i libri.
« Non serve, so ancora fare da
solo» rispose brusco, mentre Pansy sprofondava nella
poltrona dove si trovava lui qualche istante prima. Lo guardò
dal basso all'alto con un sorrisetto, mentre due dita torturavano una
ciocca di capelli.
« Hai intenzione di invitarmi al
ballo, per caso?» chiese lei,
senza rendersi conto che Draco non voleva nemmeno sentirla.
« Io no, perché, qualcuno si è
bevuto il cervello e ti ha invitata?»
La
Parkinson diventò rossa di rabbia, fece quasi per dargli uno
schiaffo alle gambe, ma lui lo schivò divertito. Doveva
ammettere che a volte era prorpio un infame con lei, ma tutto
sommato lei se la cercava.
« Perché sei sempre uno
stronzo? Certo che qualcuno mi ha invitata, forse dovrei accettare. Ma
pensavo che fossimo andati insieme, come al quarto anno», spiegò,
come se fosse stato ovvio che avrebbero
fatto coppia fissa agli eventi.
Se avesse saputo che quella volta
Draco l'aveva invitata solo perché Blaise lo aveva implorato,
forse l'avrebbe smessa di ronzargli intorno. Gli dispiaceva che lei
aspettasse speranzosa e aveva timore che si sarebbe ritrovata da sola
una volta cominciato il Ballo del Ceppo. Per colpa di Blaise, aveva
acceso un barlume di speranza nel cuore della Parkinson, che purtoroppo
non sapeva cosa fosse la dignità, apparentemente. A ben
pensarci, forse non era più il caso di ascoltare i consigli di
Zabini o fargli favori, viste le conseguenze che doveva subire ogni
volta. Voleva mettere in dubbio quella che era stata la soluzione
riguardo al suo problema, perché non aveva fatto altro che
tormentarlo. Per colpa di Zabini, adesso aveva la Mezzosangue che
vagava in giro per i corridoi del suo cervello giorno e notte.
« Non lo so, sarà che ti ho detto un milione di volte no. »
Pansy
sembrò ferita per un attimo, si passò la lingua fra i
denti come per contenere la rabbia e si alzò, prima di
recuperare le sue cose. « Va bene, Draco. Va bene», sibilò la
ragazza, prima di girare i tacchi e andare
via. Draco sbuffò.
« Lasciala perdere», gli consigliò il moro. « Sii
solo un po' più gentile, che cazzo!»
« Blaise, non è a te che si
appiccica, quella specie di ranocchia.»
Blaise non poté fare a meno di
ridere
coinvolgendo, suo malgrado, anche Draco, che a tutto pensava tranne che
a Pansy Parkinson.
Spazio autrice
Salve salvino! LOL
Come va? Anche se non ho ancora ottenuto molti pareri alla storia,
siamo solo all'inizio, e le visualizzazioni mi lasciano ben
sperare. Ci sta!
Sarete lieti di scoprire che la mia tastiera ha magicamente ripreso a
funzionare improvvisamene (ma ancora con qualche deficit) EHM...
Non ho idea di cosa le sia capitato ma, bless her, anch'io sono stressata!
Cosa mi dite di questo capitolo? Innanzitutto ho diviso un pochino lo
scritto, ho la sensazione che un corpo di testo senza troppi spazi
faccia perdere il filo. Spero si capiscano i cambi di pov. NON SO.
Che ne pensate di Blaise, comunque? Ci fidiamo di un amico Serpe o no?
Se lasciaste una recensione, una critica o un "fa schifo" l'accetterei
volentieri. Essendo la storia in stato di scrittura, mi farebbe piacere
sapere cosa ne pensiate dei personaggi o su qualunque altro aspetto
-anche grafico - che vi viene in mente. SEMPRE SE VI VA, no non sto
cercando di estorcervi un commento...
Bon, per oggi è tutto, torno a giocare a fare Dio con le vite dei due
protagonisti.
Ci si vede!
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