PUNISHER. WAR JOURNAL

di Vincentpoe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** LA BATTAGLIA DI NEW YORK ***
Capitolo 2: *** DOPO LO SNAP ***
Capitolo 3: *** Stiltman ***



Capitolo 1
*** LA BATTAGLIA DI NEW YORK ***


Io e Billy eravamo tornati a casa da una settimana, quando venimmo chiamati d'urgenza dalla guardia nazionale: stavo giocando a Monopoli con Frank JR quando un funzionario dell'esercito venne a bussare alla nostra porta. le informazioni erano confuse, ma ci dissero di uno squarcio che aveva aperto il cielo dell'isola di Manatthan e di alieni che piovevano dal cielo; che stronzate...

Quando ci avvicinammo con i veicoli anfibi lo vidi: uno squarcio aveva aperto il cielo verso il nulla, e da lì decine di mostruosi alieni grandi quanto balene scendevano verso le città, distruggendo tutto sul loro percorso. Le direttive erano semplici: portare in salvo i civili nella metropolitana, e fornire supporto alla squadra dello SHIELD sul posto; Billy era stato assegnato come cecchino, io come forza d'assalto, facemmo scontrare i nostri pugni, e ci mettemmo a lavoro.

Times Square era stata devastata, e decine di veivoli volavano tra i grattacieli seminando distruzione; quelli grossi, quelli a forma di balena devastavano tutto ciò che toccavano e dalle loro schiene piovevano altri alieni umanoidi, armati con fucili micidiali.

Io e la mia squadra ci dirigemmo lungo la 46ma ovest, sentimmo dei lamenti provenire da una macchina; all'interno una donna era rimasta incastrata con l'airbag, e sul sedile di dietro portava un bambino, che piangeva per una ferita alla testa.

-Sulaco, apri la portiera, O'Brian, controlla che il bambino stia bene, Esposito, Donovan con me, formiamo un fronte di fuoco, Billy, siamo sulla 46ma, dacci supporto-.

-Roger Frank, vi vedo- rispose Billy dalla ricetrasmittente.

Mentre stavamo liberando la donna e li bambino, attirati dalle urla di quest'ultimo, venimmo attaccati: alieni umanoidi, con le fattezze scimmiesche, iniziarono a fare fuoco su di noi; io aprì la portiera di una macchina per usarla come scudo ma questa venne spazzata via da un colpo dei loro fucili.

-Cercate riparo- gridai

-La loro potenza di fuoco è superiore alla nostra- disse Esposito. Feci fuoco su uno di loro, i proiettili lo colpirono, ma non sembrarono fermarlo, e iniziò a fare fuoco su di me. Piccole esplosioni sollevarono l'asfalto e i detriti intorno a me, inspirai, presi la mira e assestai un colpo dritto in mezzo agli occhi, uccidendolo.

-Potenza di fuoco maggiore, ma pessimi tiratori- esclamai. Una di quelle creature, vedendo il compagno morto, si avvicinò verso di me, aprendo il fuoco, ma venne centrata in pieno da un proiettile di Billy.

-La strada è libera, andate- esclamò

Sulaco e O'Brian riuscirono a liberare la donna e il bambino: -sono stabili, andiamo al punto di raccolta-, io e Donovan aprivamo la fila, O Brian trasportava la donna e il bambino, Sulaco ed Esposito ci coprivano. Una di quelle creature saltò giù da un palazzo e atterrò sul tettuccio di un veivolo, stava per colpirci ma prontamente le scaricai il caricatore addosso, ma altre cinque comparirono sulla strada, bloccandoci, stavano per aprire il fuoco quando qualcosa piombò dal cielo, travolgendogli: era grossa, furiosa e verde. Prima che potessi puntarle l'arma era già saltata via con un ruggito. Cosa diavolo era? Lasciammo i feriti ai soldati nella metropolitana e ci dirigemmo in un edificio in fiamme; me lo ricordo, era una gelateria fiorentina, ci portavo spesso Maria quando eravamo fidanzati;adesso era un rudere in fiamme, e il corpo del gelataio stava steso, morto sul marciapiede. Trovammo alcuni sopravvissuti dietro al bancone, e li scortammo verso la metropolitana. Eravamo quasi arrivati quando comparve uno di quei mostruosi leviatani, che ci puntò e iniziò a devastare la strada.

-andate nel vicolo alla vostra destra- disse Billy.

Ci infilammo nel vicolo un attimo prima di venire spazzati via, ma lì non eravamo soli. Decine di quelle creature iniziarono a piombare su di noi, urlando versi animaleschi; una di quelle creature colpì Esposito, che venne investito da un fascio di energia e venne spazzato via. Cominciai a fare fuoco con il mio fucile, per cercare di respingerli con il mio fucile, ma erano troppi, e si avvicinavano sempre di più. Caricai il mio lanciagranate e ne colpì uno, che si disintegrò e sbalzò altri due suoi compagni.

-Dovete uscire di lì Frank, non riesco a coprirvi- disse Billy. Presi Esposito, e sfondammo una delle porte dell'edificio, facemmo entrare i sopravvissuti e ci barricammo dentro. Fuori si sentivano quei mostri sciamare e tentare di fare una breccia, e presto ci sarebbero riusciti. Facemmo il giro dell'edificio, evitando le pareti che crollavano sotto i colpi dei nostri nemici, e ritornammo sulla 46ma; quei mostri iniziarono ad inseguirci, ma ecco che iniziarono a cadere, colpiti da un cecchino.

-Sei tu Billy?- chiesi nella ricetrasmittente.

-No Frank c'è un altro cecchino a due isolati da voi-. Rispose Billy.

Guardando meglio mi accorsi che non erano proiettili ad aver colpito gli alieni, erano frecce, una per bersaglio, tutte in punti che dovevano essere vitali.

-Bene, prima Shrek, ora Robin Hood, cos'altro- commentò Donovan.

-Deve essere la squadra dello SHIELD di cui ci avevano parlato- risposi.Tornammo all'entrata della metropolitana, e quello che ci disse il maggiore ci lasciò di stucco: una testata nucleare sarebbe piombata tra quattro minuti su Manatthan, radendo tutto al suolo. Non ci volevo credere, il cuore dell'America, sarebbe diventato di lì a poco una nuova Hiroshima. Pensai a mia moglie e ai miei figli, erano abbastanza distanti dal Fallout? Quel missile avrebbe fermato quei mostri? Pensavo a queste cose mentre stavo per scendere la metro, quando sentì un pianto provenire dalla strada:un bambino, dell'età di mio figlio, camminava lungo la strada impaurito. Ne avevo visti tanti in guerra...

Gli alieni lo videro ed iniziarono a sciamare verso di lui.

-No-. Corsi verso di loro aprendo il fuoco, sentivo quella rabbia che mi ribolliva nelle vene, ripensavo a tutte quelle vite spezzate, a tutte quelle famiglie che volevano passare una bella giornata in centro, che non sarebbero più state riunite, un furore cieco mi annebbiò la mente.

-No frank, torna indietro- urlò Billy. Non lo ascoltai; scaricai l'ultimo caricatore addosso ad una di quelle creature e passai al fucile a pompa, uno di loro provò a lanciarmi quella che sembrava una bomba hi-tech, ma fui più veloce. E gli sparai facendogliela cadere. Corsi verso il bambino e feci scudo con il mio corpo, quando l'esplosione mi buttò a terra. Una di quelle creature piombò su di me, mi afferrò e mi scaraventò contro la portiera di una macchina. Erano forti, erano dannatamente forti. Presi la pistola e gli scaricai il caricatore addosso, un' altra cercò di sparare al bambino, ma la caricai e la buttai a terra, e cominciai a riempirla di colpi; la colpivo e urlavo tutto il mio odio, con un calcio mi spedì a terra; avevo finito le munizioni, presi una trave da terra e la feci piombare sul suo volto; il mostro schifoso cadde, e mi buttai su di lui con il coltello in mano, piantandoglielo nel petto. Un ultimo alieno provò ad attaccarmi, ma venne freddato da un colpo di fucile di Billy.

-Non ti lascio solo, Frank- sorrise e aiutò ad alzarmi-

-come in Iraq, Billy- ricambiai il sorriso.

-presto andiamo- disse. Presi il bambino in braccio ed iniziammo a correre verso la galleria della metro. Uno di quei mostri giganteschi passo sopra di noi e ci fece crollare un pezzo del grattacielo addosso; virò per travolgerci, quando venne colpito da un fulmine. Un fulmine, eppure non vi era una nuvola. Vidi un uomo scendere dal cielo , inseguito da dei lampi, che colpì la creatura facendola cadere al suolo. Una nube di polvere si alzò, e altri alieni iniziarono a sciamare verso di di noi, avevamo puntato le armi contro quello più vicino quando venne colpito da un oggetto a forma di disco, sembrava un fresbee... no, uno scudo.

Dietro di noi comparve un uomo con un uniforme a stelle e strisce; mi ricordo quell'uniforme, avrò avuto decine di post in camera. Con eleganza riafferrò lo scudo in volo e con una piroetta colpì un altro di quei mostri.

-andate alla galleria, ci pensiamo noi qui- disse, aveva una voce autorevole, eppure gentile. Eseguì gli ordini, diavolo, sarei entrato all'inferno con lui se mai mi avesse dato l'ordine. All'imbocco della galleria lo vedemmo,il missile, puntava dritto verso la Stark Tower, ma sotto al missile c'era... un uomo, un uomo in armatura, che deviò il missile fino allo squarcio nel cielo, entrandoci. Io e Billy restammo a guardare a bocca aperta, poi vedemmo la luce della detonazione, e tutti gli alieni che ci stavano circondando caddero a terra senza vita. Puntai il fucile vero uno di loro, non aveva ferite visibili sul corpo, lo toccai con la canna, niente; provai a tirargli una calcio, ma nessuna risposta, era proprio morto. Persino i leviatani che volavano in cielo caddero al suolo, come se l'energia che li manteneva in vita avesse cessato di fluire. Vedemmo lo squarcio che si chiuse nel cielo, che torno limpido.

Fu una giornata memorabile, io e Billy, fianco a fianco, che combattevamo insieme a Capitan America, fu un'avventura che raccontai ai miei figli, il loro babbo che affrontava gli alieni...

… ma sono passati anni da quel giorno. Mia moglie e i miei figli sono morti, Capitan America è diventato un criminale, io ho ucciso Billy.

Tutto quello che doveva succedere è successo; non so neanche perché ci sto pensando ora, mentre interrogo questo delinquente sul traffico di droga che sta girando in città, su chi la stia smerciando, sul nuovo Kingpin.

-Ti prego, il Gufo mi farà ammazzare se scopre che ho detto qualcosa-.

Gli sbatto il calcio della pistola sui denti, rompendogli, comincia a sputare sangue. - cosa pensi che farò io?- chiesi.

Il ragazzetto comincia a piangere, supplica pietà, poi si ferma, comincia a balbettare, dice che sente qualcosa di strano.

-Parla-. Grido, sto per colpirlo di nuovo con il calcio della pistola quando ecco... che inizia a sparire. Prima le braccia, poi le gambe, cade sulle ginocchia che non ci sono più, io lo tengo, aspettandomi un qualche trucco, ma non ci sono trucchi, il suo volto diventa cenere, e viene portato via dal vento. Mi rialzo e mi guardo intorno, incredulo.

-cosa diavolo..?- in fondo alla strada due macchine vanno a sbattere ad un incrocio, poi un secondo tamponamento, poi un terzo; prima si sentivano dei cani abbaiare, ma adesso c'è un inquietante silenzio, rotto solo da auto che vanno a sbattere. Guardo il cielo, e vedo un elicottero cadere , contornato da una lingua di polvere, per poi schiantarsi contro un grattacielo...

Cosa diavolo sta succedendo?

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Capitolo 2
*** DOPO LO SNAP ***


La città era nel caos, metà della popolazione di New York era stata disintegrata, i servizi erano bloccati e gli ospedali al collasso, nelle strade si stava scatenando l'Inferno, e la polizia non riusciva a contenerla. Un gruppo di persone aveva assaltato un supermercato, blaterando assurdità sul fatto che Dio gli stava punendo per i loro peccati , e per non aver tenuto al loro “giusto” posto la popolazione nera...

E' proprio vero che alle porte della fine del mondo la gente regredisce al suo stato più bestiale.

Stavo per piombare su di loro, quando una figura familiare balzò giù da uno dei tetti, con un'uniforme rosso cremisi: Red!

Il Diavolo disperse la folla con le sue acrobazie e le sue mosse di karate; ero felice, in fondo , che non fosse fra le vittime, era un brav'uomo.

La radio emise un messaggio, era il canale della polizia : “a tutte le unità, il settore 8 di Ryker's Island è al collasso, i prigionieri sono riusciti a sopraffare le nostre forze di assalto, servono rinforzi di urgenza”.

Il settore 8... il peggio della feccia di New york. Stupratori, assassini seriali, membri della Mafia italoamericana e irlandese, alcuni vecci commilitoni di Valhalla, e dei Dogs of Hell che mi sono sfuggiti... tutta la feccia cheaveva avuto la fortuna di venire arrestata prima di passare tra le mie mani, e ora stava per inondare New York.

Guardai Red, sapevo che aveva sentito; si limitò a fare un cenno di assenso, e balzò via. Quella zona di New York era sicura con lui. Ora serviva qualcuno che si sporcasse le mani a Ryker's island.

Il ponte che fa da collegamento all'isola era invaso da macchine della polizia, ma non vi era nessun poliziotto;mi armai, e mi diressi verso il cancello. All'entrata vi era stato un massacro: decine di cadaveri, tra poliziotti e detenuti, tingevano di rosso cremisi il cortile dietro al cancello. I detenuti sopravvissuti e rivoltosi erano un centinaio, e avevano recuperato armi e giubbotti anti proiettile dalle guardie carcerarie.

Cominciarono a correre verso il ponte, e in quel momento saltai sul tettuccio di una macchina, e sparai un corpo in cielo. Si fermarono, c'era il terrore nei loro occhi, sapevano benissimo chi avevano davanti.

-Vi sto dando l'opportunità di rientrare nelle vostre celle sulle vostre gambe, e non in un sacco da obitorio, io coglierei l'occasione- urlai

Speravo proprio non lo facessero.

E non mi delusero.

-è solo un uomo, possiamo ucciderlo- esclamò un detenuto; lo riconoscevo, era un sicario della Cucina irlandese che mi era sfuggito... meglio cosi.

Iniziarono a fare fuoco, ma sparavano con il terrore negli occhi, senza pensare, e mi mancarono. Io estrassi le Uzi e feci piovere una tempesta di piombo, uccidendone a decine. I loro sforzi iniziarono a farsi più ostinati, la paura faceva posto alla rabbia. Mi nascosi dietro un camion corazzato, presi il fucile d'assalto e iniziai il tiro a segno; un proiettile, un cadavere.

Un pezzo, due pezzi... un cadavere.

Un penny e un decino, un altro cadavere.

I prigionieri iniziarono a fare un fuoco disperato, ma la mia copertura era migliore, cosi alcuni di loro decisero di salire sopra un furgone dello SWAT, per tentare di speronarmi...grave errore.

-Ti ammazzo, figlio di puttana- fu l'ultima cosa che gridò il guidatore. Colpì il furgone con un colpo del lanciagranate, e quello esplose, trasformandosi in una palla di fuoco, per poi sfondare il parapetto del ponte e finire nel fiume.

I loro sforzi si facevano via via più disperati, cercarono di sfondare sul lato sinistro, ma li bloccai con un' altra granata, uccidendone altri cinque, cercarono di stanarmi con una pioggia furiosa di proiettili, ma io mi misi sotto una delle auto, e iniziai a colpirli alle rotule.

Vi avevo dato la possibilità di tornare indietro sule vostre gambe... dovevate approfittarne.

Uno riuscì a fare i giro saltando sui tettucci delle macchine, e piombò su di me; un secondo dopo si beccò il mio coltello in gola, un secondo provo a caricarmi con un'ascia da pompiere, ma fui più veloce e li lanciai il coltello dritto nel petto, uccidendolo. Intorno a me il ponte si stava riempiendo sempre più di cadaveri

Giocarono la loro ultima carta: presero degli ostaggi dai poliziotti sopravvissuti, e li usarono come scudi umani.

-Esci allo scoperto, Punitore, o giuro che li spediamo all'inferno, questi bastardi- gridarono.

Vogliono il gioco duro, a bene. Feci passare un ultimo asso sotto una delle macchine, e usci con le mani sulle orecchie.

5,4...

i detenuti cominciarono a puntare le armi contro di me

3,2...

i poliziotti capirono cosa stava per succedere, si tapparono le orecchie, aprirono la bocca e chiusero bene gli occhi.

1...

chiusi gli occhi mentre i grilletti delle pistole stavano per scattare. Poi la granata stordente esplose, e un lampo di luce inghiottì il ponte,poi il rombo di un tuono. Riaprì gli occhi e tirai fuori la pistola, ci furono un ultimo scontro a fuoco nella quale venni colpito al giubbotto anti-proiettile. Ci erano andati vicini, ma quando fini di sparare i miei avversari erano tutti a terra.

Il resto dei detenuti si pietrificò, ora vi era il terrore più puro, e la rabbia fece posto all'istinto di conservazione, buttarono le armi e si misero in ginocchio con le mani dietro la nuca. I poliziotti recuperarono le loro armi e ristabilirono l'ordine. Mi voltai sul ponte.

-Fermo,mettiti in ginocchio con le mani sopra la testa- gridò uno dei poliziotti; mi puntava la pistola contro, gli tremava la mano.

Mi voltai e lo guardai fisso, non dissi niente, non avevo bisogno di dire niente. Passammo cinque secondi così, poi ripresi a camminare, il poliziotto abbasso la pistola.

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Capitolo 3
*** Stiltman ***


STILTMAN.

Il mondo era cambiato. Metà della popolazione di questo mondo era stata spazzata via in pochi istanti, lasciando un vuoto; vuoto che la feccia della società non ha tardato a riempire. Quando meta della popolazione svanisce, molti edifici diventano disabitati; il nido perfetto per i criminali di ogni genere: stupratori, spacciatori, mafiosi.

In questo liceo che qualche mese fa accoglieva giovani ragazzi, adesso si raccoglievano spacciatori di armi, ma non armi qualunque: la battaglia in Africa e i diversi magazzini dello Shield rimasti incustoditi, avevano portato sulla piazza nuovi tipi di strumenti di morte: armi laser, scudi di energia, vibranio e Dio solo sa cos'altro; io mi considero all'antica, e penso non ci sia niente di meglio di un pezzo di piombo piantato in testa. Ma serviva qualcuno che a queste armi mettesse un grilletto, e visto che Toomes era finito in carcere grazie alla Testa di ragnatela, le persone sulla piazza in grado di fare ciò erano poche; magari qualcuno dei suoi collaboratori che erano sfuggiti alla polizia. Questo almeno era quello che mi aveva detto il mio contatto, un vecchio collaboratore del proclamato Avvoltoio, un uomo di cui non mi fidavo ma che era bravo con i sistemi informatici e le armi. Era riuscito a triangolare le emissioni di energia proveniente da quel tipo di armi, e mi aveva indirizzato lì.

La tecnica era la solita:raggiunsi il quadro elettrico e ruppì il collo al delinquente che doveva sorvegliare il retro (si distraggono sempre) e recuperai la radio che usavano per comunicare, feci cadere le tenebre nell'edificio, e aprì le danze: il piombo volava, e la feccia cadeva. Sparavano in preda al panico nel buio, ma tutto era più semplice per me che avevo un mirino con la visione notturna. In breve tempo l'edificio principale divenne un cimitero; ora restava solo il piano sotterraneo da esplorare.

Mi trovavo di fronte all'ascensore, che stava salendo, quando da dietro l'angolo comparve un sopravvissuto, con in mano un'arma che non avevo mai visto.

-sei morto Punitore, mi hai sentito?-urlò, e premette il grilletto. Riuscì ad evitare per un soffio una salva di energia, che disintegrò il muro che stava accanto a me, poi un'altra raffica distrusse gli armadietti che stavano alle mie spalle, e ne venne un'altra, e poi un'altra ancora; scintille e schegge volavano dappertutto, mentre quell'idiota continuava ad urlare.

L'ascensore stava per arrivare al piano

Non importa quanto sia potente la tua arma, o la cadenza di fuoco, o quante munizioni abbia, tutto dipende da se e come colui che impugna l'arma la usa, e questo bastardo non si era allenato abbastanza, contava solo sulla potenza di fuoco. Si fermò un secondo, proprio mentre le porte dell'ascensore si aprivano, e i suoi compagni si gettavano fuori armati fino ai denti, ma per me fu sufficiente; uscì fuori dalla copertura e sparai un solo colpo, che centrò in pieno la testa del ragazzo, che venne sbalzato indietro: quando ti colpiscono tutti i muscoli si irrigidiscono, ciò è dato da un impulso che da il cervello quando sta per morire, e fu proprio quello che successe; il dito premette sul grilletto, e un fascio di energia si portò via quelli che erano appena usciti dall'ascensore. Risparmio di munizioni...

feci scendere l'ascensore e mi nascosi sulle funi: sapevo che il Gufo, il nuovo boss del crimine di New York stava investendo su queste nuove armi, chi le possedeva avrebbe governato la città, eppure ciò che avevo visto erano solo dei prototipi... no, ci doveva essere qualcosa di grosso la sotto.

L'ascensore arrivò nel sotterraneo,e dal soffitto feci cadere un fumogeno; aspettai qualche secondo, ma nulla, non uno sparo, non un movimento.

Tutto taceva. Misi la maschera antigas e mi calai nell'ascensore. Il sotterraneo era spazioso per essere quello di una scuola, e il soffitto era un grosso tetto spiovente, alto, contracce di usura date dalla pioggia; probabilmente prima doveva essere una qualche sorta di magazzino: era pieno pezzi di ricambio , meccanismi e armi ad alta tecnologia aliena, Stark o dello Shield; mancavano solo le persone. Mi guardai attorno con il fucile in mano, ma niente, non vi era anima viva. Sul tavolo vi erano un computer e dei disegni di lavoro. Presi la chiavetta e la misi dentro il computer, mi serviva ogni informazione possibile, e la chiavetta avrebbe impiegato cinque minuti a formattare tutti i dati; buttai anche uno sguardo sugli schemi di lavoro.

Sembrava una sorta di armatura, un'armatura con le gambe molto lunghe.

Poi sentì quel rumore, come quello di una stufa sotto pressione che deve fare uscire il vapore, e qualcosa si sollevò dal mucchio di rottami: sembrava uno di quei clown che si vedevano nei circhi, quelli che camminavano sui trampoli, solo che questi trampoli dovevano misurare almeno otto metri. Sulla sommità vi era un uomo, rinchiuso in un'armatura. Egli abbassò lo sguardo e mi vide...

Merda...

-Bene bene, ho fatto Jackpot- disse e iniziò a sparare con una mitraglietta che aveva installata sul braccio. Mi buttai a cercare copertura. “idiota” pensai, “svogliato idiota”. Mi affacciai e risposi al fuoco, ma i miei proiettili rimbalzarono contro la superficie argentata dell'armatura.

“merda, antiproiettile” pensai e mi riparai da un'altra scarica di proiettili.

-Non ci posso credere, oggi ammazzerò il punitore- rise il criminale, e con un calcio delle sue gambe telescopiche fece volare me e la mia copertura. Non ebbi il tempo di rialzarmi che egli tentò di schiacciarmi con uno dei suoi piedi meccanici, ma fui più veloce e riusci a rotolare di lato, schivandolo. Decisi di passare all'artiglieria pesante, e sparai una granata su una delle due gambe , essa andò in pezzi, e sperai che il bastardo cadesse a terra, ma vidi il moncone riallungarsi un secondo dopo, riagganciandosi a terra.

Ero in svantaggio, mi occorreva spazio, e lanciai una granata al fosforo bianco: un lampo di luce illuminò lo stabile, seguito da un denso fumo bianco. Il criminale non si arrese, e dal braccio sinistro fece partire un piccolo missile... piccolo si, ma abbastanza potente da disintegrare il container alla mia sinistra e a sbalzarmi via.

Ero molto in svantaggio, avevo le orecchie che fischiavano, scendeva sangue da una ferita che mi si era aperta in fronte e non avevo armi con me che potessero fargli qualcosa... u momento, ero circondato da armi! Ero all'antica, ma tempi disperati richiedevano misure disperate.

Agguantai la prima arma che mi capitò per mano, sembrava un lanciafiamme in miniatura, con un serbatoio collegato alla canna, feci fuoco su una delle due gambe sperando in un getto di fiamme e ne uscì... colla. Una massa appiccicosa si serrò sul piede meccanico, indurendosi subito.

“ beh, almeno ho bloccato i suoi movimenti” pensai, e corsi ad agguantare un'altra arma, forse una sorta di fucile alieno simile a quello che aveva usato uno dei criminali prima. Premetti il grilletto, e questa volta uscì un fascio laser, che iniziò a bruciare qualsiasi cosa con cui entrasse in contatto; perfetto. Lo puntai sul pettorale dell'armatura, e questa inizio a fumare... troppo lenta, e infatti un colpo di energia venne sparato dal criminale,, che non mi colpì in pieno, ma mi scaraventò via

-Frank, devi ritirarti- disse una voce. Proveniva dall'auricolare che avevo preso da una delle guardie.

-Mason- ringhiai mentre strisciavo per cercare copertura.

-Non sei nelle condizioni di batterlo, ti sto seguendo con il drone- rispose la voce.

-Al diavolo, mi rifiutò di ritirarmi ora- risposi, e in quel momento tre proiettili colpirono il giubbotto antiproiettile, togliendomi il fiato.

-quello ti ammazza Frank, non mi aspettavo fosse davvero riuscito a costruirla- controbatte Mason

“mmm, lo conosceva quindi” pensai.

Alla fine mi decisi, presi la “sparacolla” e nella bocca della pistola ci misi una cimice; lanciai un'altra granata abbagliante per attirare l'attenzione del criminale, e sparai un colpo della sparacolla dritta su una delle gambe, poi lasciai dietro di me tutto l'esplosivo che avevo innescato, e iniziai a correre, schivai i colpi che mi lanciava il mio nemico, e presi la chiavetta Girai a destra, poi a sinistra, tra i corridoi dei container, e la trovai, una finestra che dava all'esterno. Corsi fuori dalla finestra un secondo prima che la detonazione avvenisse, e il magazzino venne avvolto dalle fiamme. Mi buttai sul prato a riprendere fiato, e vidi il criminale sfondare il tetto del magazzino, per allontanarsi con le sue lunghe gambe.

“non finisce qui” pensai.

Ritornare al rifugio fu semplice, meta della città era disabitata e tenuta senza corrente, e la polizia restante annaspava nel cercare di arginare la criminalità dilagante. Mi capitava spesso di rientrare verso il rifugio e imbattermi in stupratori, rapinatori, la feccia della strada che pensava di avere campo libero; ogni mattina la polizia ne trovava uno con le braccia rotte e un colpo in testa, e sapeva che ero stato io. Questo aiutava a tenere i rifiuti dei bassifondi al loro posto.

Rientrai nel covo e lo trovai seduto sulla scrivania, ad armeggiare con un drone. Si faceva chiamare il Riparatore; era uno dei vecchi collaboratori di Adrian Toomes, l'Avvoltoio, e i era stato consigliato da Micro, il mio vecchio collaboratore. “non è cattivo”disse, è solo particolare.

Avrebbe passato una brutta serata. Buttai di lato il tavolo e lo afferrai per il bavero della camicia, il volto gli divenne paonazzo dalla paura.

-Tu sapevi, pezzo di merda- gridai, e lo sbattei contro una parete.

-No, ti giuro, avevo solo dei sospetti- gridò stridulo. Lo ributtai a terra, e presi la pistola.

-parla- dissi puntandogliela contro.

-Quando Toomes è stato arrestato, molti della nostra ditta si sono dati alla macchia. Quasi tutti soo stati catturati dallo Shield, eccetto uno, un ingegnere idraulico di nome Wilbur Day. Questi era ossessionato dall'armatura di Stark e voleva crearne una copia da usare durante i colpi, ma Adrian non glielo permise dicendo che avrebbe attirato troppo l'attenzione. Con tutto il casino che è sucesso evidentemente è riuscito a mettere le mani sulla tecnologia di Stark, e non ci sta nessuno che possa fermarlo-. Piagnucolò.

Lo guardai, mi disgustava, era della stessa feccia che mi ero giurato di distruggere, ed ero tentato di premere il grilletto...

continuava a piagnucolare...

“No” pensai “è un idiota, ma non è lui il nemico, e forse mi può tornare utile”. Misi via la pistola, lo tirai su dal bavero e gli diedi un paio di sberle.

-In guerra non si lascia niente al caso, brutto idiota.- gli urlai. -Quindi ora vedi di mettere apposto il casino in cui mi hai fatto finire-.

-si, si- borbottò.

Prese la chiavetta e la inserì nel computer, e intanto triangolava la posizione della cimice che avevo posizionato su Day, indicava il centro dell'Hudson.

-Sta camminando sul fondale, sa che non può essere raggiunto in mezzo al fiume- dissi.

Dalla chiavetta risultavano tre cose: vi erano stati dei contrabbandi di tecnologia che da New York andavano in California e in Florida, quello della California era partito ieri, quello della Florida era avvenuto quasi un mese fa. C'era inoltre lo scherma di un percorso di alcuni portavalori, che domani avrebbero dovuto fare delle consegne alla Banca centrale di New York.

-Ma certo- esclamò Mason Il governo sta raccogliendo tutti i preziosi delle famiglie che sono scomparse, in cambio di cibo, assistenza sanitaria ed energia. Stanno provando ad evitare la bancarotta. Parliamo di tonnellate di oro e gioielli che verranno portati alla banca-

-Vuole mettersi in proprio, il bastardo- dissi. - e con quell'armatura ammazzerà chiunque provera ad ostacolarlo, e potrà andarsene indisturbato-.

Sbattei i pugni sul tavolo, in preda alla frustrazione – e io non ho le armi per batterlo-. Ringhiai.

Restammo in silenzio per diversi secondi

-Tranquillo boss- disse Mason. -ho un piano-.

 

La mattina successiva New York si svegliò con una cosa molto strana, tanto strana quanto gli ultimi eventi che erano avvenuti: un uomo con le gambe lunghe dieci metri stava camminando per Boston Street, per arrivare davanti alla banca centrale di New York, e sfondare i blindati che portavano l'oro alle banche. Stiltman, cosi lo chiameranno i giornali dopo, pensava di averla fatta franca, che nessuno si sarebbe messo in mezzo, tra lui e il bottino.

Poi sentì il proiettile di un fucile da cecchino colpirlo sula corazza, si girò, e mi vide, a cinquecento metri di distanza, sul tetto di un edificio.

-fatti sotto, figlio di puttana- dissi.

Egli mi ignorò, e continuo a razziare i portavalori, risucchiando con le sue lunghe gambe i sacchi pieni di oro. Era furbo, sapeva che non doveva rischiare proprio quando era così vicino al traguardo, e aveva ragione.

Presi il lanciarazzi, e feci fuoco. Evidentemente aveva un radara incorporato, perchè intercettò il missile con una scarica di plasma, un secondo prima che questi lo colpisse; l'esplosione fù tale che per un attimo perse l'equilibrio, e dovette aggraparsi ad un cornicione.

Avevo la sua attenzione. Iniziò a venire verso di me, macinando decine di metri con un passo. Sparò anche lui un missile, e lo schivai riparandomi sotto il parapetto.

-e va bene Castle, vuoi morire? ti accontento subito, tutta la malavita di New York sborzerebbe milioni per avere la tua testa appesa ad un muro, sarò felice di portargliela- e lanciò un altro missile, che si abbatte contro la parete del palazzo, facendolo tremare.

Dovevo tenerlo distratto, così risposi con una raffica di proiettili del mio fucile, che rimbalzarono contro l'armatura di Stiltman, ed egli rispose con una raffica di proiettili, e mi dovetti buttare a terra per evitarli. Si fermò una pattuglia della polizia sulla strada, e un gruppo di poliziotti scese facendo fuoco con le pistole, e per un attimo credetti che il piano sarebbe andato in fumo, ma Day semplicemente speronò l'auto con un calcio, schiacciandola poi sotto uno dei suoi piedi metallici, continuando a puntare me.

-Ti ammazzo questa volta Punitore, ti ammazzo-. Continuai a fare fuoco, spostandomi sul cornicione, e quell'idiota continuò a seguirmi, sparando proiettili, fino a quando le sue gambe, che non potevano sollevarsi, non andarono contro una fune in kevlar che avevo teso tra due terrazzi, abbastanza resistente da farli perdere l'equilibrio, e farlo cadere. Si sarebbe schiantato al suolo, se le gambe non si fossero sganciate, lasciando il posto a due razzi, che lo sollevarono in volo.

-Vengo a prenderti, stronzo- urlò.

“si vieni, ti attendo”, e raccolsi il fucile che mi aveva costruito mason; non sparò proiettili, o razzi, o fiamme, sparò quella che sembrava una nebbia attraversata da elettricità che avvolse Wilbur Day, arrestando a mezz'aria il suo volo.

-Cosa succede? Non rieco a muovermi, che cosa hai fatto, bastardo?- gridò.

-fucile antigravita, stronzo- e guidai il raggio verso il basso, spostando la traiettoria di Stiltman verso un muro di cemento armato. Lascia andare il grilletto, e Wilbur Day riprese la sua corsa, andando a sbattere contro l'edificio; lo schianto fu terribile, e Wilbur Day cadde portandosi dietro tutto il muro, per poi schiantarsi su una vecchio taxi abbandonato. Stava per rialzarsi, ma tirai fuori l'innesco, facendo saltare i quattro chili di C4 che avevo nascosto nel bagagliaio,e Wilbur day volò per una seconda volta, per poi rischiantarsi sull'asfalto. Riaccesi le comunicazioni, e mi misi in contato con Mason.

-Ha funzionato “Riparatore”- dissi.

-Siii, ahahah, te l'avevo detto che funzionava Frank, te l'avevo detto. Esclamò

-si, aspetta a cantare vittoria tanto presto dissi – è ancora vivo-.

-Aspetta, cosa? Non lo lasciamo alla polizia-.

Disse altro sul fatto che ormai era neutralizzato, e che se ne sarebbe occupata la polizia, che noi dovevamo essere i buoni; spensi la radio e scesi in strada, sentivo le sirene della polizia che si avvicinavano, non avevo molto tempo. Lo trovai che strisciava a terra, dai monocni che un tempo erano le zampe roboscopiche ora usciva liquido pressurizzato e sangue, l'elmo era ridotto ad una scatoletta,e si intravedeva il volto martoriato dall'impatto con il muro.

-Oddio, ti prego aiutami, non mi sento più le gambe- balbettò.

Tirai fuori la pistola.

-Pietà ti scongiuro, andrò in prigione, non sentirai più parlare di me- piagnucolò

gliela puntai alla testa.

-Ti prego, ti dirò cosa stavo costruendo per il Gufo, ti dirò tutto se non mi ammazzi-.

-Parla- dissi.

E canta, mi dice quello che voglio sentire, alcune cose le so già, altre no, meglio così.

-oh ti prego, mi daresti qualcosa per il dolore, credo di essermi rotto una vertebra- fu l'ultima cosa che disse. Il mio rimedio per il dolore fu una pallottola in testa.

 

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