Verso la bandiera a scacchi

di Milly_Sunshine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 (2017) ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 (1977) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 (2017) ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 (1980) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 (2017) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 (2017) ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 (1981) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 (2017) ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 (1981) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 (1981) ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 (1981) ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 (1981) ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 (1981) ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 (1981) ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 (2017) ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 (1982) ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 (2017) ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 (1982) ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 (2017) ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 (2017) ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 (2017) ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 (1981) ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 (2017) ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 (2017) ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 (2017) ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 (2017) ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 (2017) ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 (2017) ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 (1984) ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 (2017) ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 (1977) ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 (2017) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 (2017) ***


DISCLAIMER: in questo racconto sono citati *veri* campionati automobilistici, con occasionali citazioni a veri risultati, vere squadre e veri piloti. Si tratta tuttavia di semplici CITAZIONI che fanno da contorno alle vicende dei protagonisti. Per intenderci, non è una fan fiction su sportivi (a meno che scrivere un racconto su personaggi di fantasia nel quale viene citata la vittoria di Lewis Hamilton in un gran premio di Formula 1 non sia considerata tale). Per esigenze di trama sono occasionalmente citate anche alcune gare automobilistiche totalmente frutto della mia fantasia, ma sempre senza andare oltre le semplici citazioni di personaggi del motorsport realmente esistenti.


Era una normale giornata di routine, quella domenica di fine aprile. Sul podio svettavano due piloti in tuta grigia e uno in tuta rossa. Tra gli applausi del pubblico si udiva qualche fischio, le acclamazioni rivolte in gran parte al terzo classificato. L'ex pilota Adriano Fabbri non provava alcuna sorpresa per quella situazione, così come non lo avrebbe stupito se il prescelto pilota in tuta rossa fosse caduto in disgrazia di lì a pochi anni. Sarebbe bastato assistere a una situazione nella quale la mancata vittoria del titolo mondiale non fosse attribuita dall'opinione pubblica a una monoposto non all'altezza, quanto piuttosto ai suoi risultati. Non sarebbe importato che fosse la verità, sarebbe contato solo il pensiero della maggioranza della collettività.
"Anch'io" realizzò Adriano, "Mi sarei beccato dei fischi se avessi battuto le Ferrari qui, quando ero all'apice della mia carriera."
Per il pubblico di Imola esisteva solo la Ferrari e Adriano stesso sarebbe stato considerato un nemico, anche se guidava per una scuderia italiana, anche se era italiano lui stesso. La passione emiliano-romagnola per il motorsport era un'arma a doppio taglio e non c'era nulla che potesse cambiare la situazione. Chiunque non indossasse una tuta rossa era un nemico da distruggere e denigrare, salvo poi diventare un eroe se veniva ingaggiato dalla Rossa. Ne era un esempio concreto il pilota classificato in terza posizione e chissà, magari un giorno sarebbe accaduta la stessa cosa anche al pilota che aveva vinto. Non era molto probabile: rimanere in Mercedes gli sarebbe di gran lunga convenuto, se le performance si fossero rivelate all'altezza anche negli anni seguenti, ma nessuno poteva sapere con esattezza quale sarebbe stato il destino di Lewis Hamilton di lì a qualche anno. Ad Adriano sarebbe piaciuto vederlo al fianco di Sebastian Vettel e, perché no, magari vedere Kimi Raikkonen in Mercedes al fianco di Valtteri Bottas.
Mentre il pilota finlandese si portava la bottiglia di champagne alla bocca e Vettel e Hamilton utilizzavano le loro per inondarsi a vicenda, Adriano si domandò quale sarebbe stato il destino di Raikkonen, in caso di un ipotetico passaggio in Mercedes. Quale sarebbe stata la reazione dei fischiatori seriali se avesse vinto sul suolo italiano? Sarebbe stato considerato un traditore della patria, com'era accaduto a Michael Schumacher quando vi aveva vinto con la Mercedes nel 2012, oppure sarebbe stato acclamato come un idolo, com'era accaduto solo due anni più tardi, l'ultima volta che un ex pilota della Ferrari aveva vinto a Imola, per giunta battendo la Ferrari stessa? Certo, le vicissitudini che avevano portato l'ex pilota di Maranello a tagliare il traguardo in prima posizione avevano ben poco a che vedere con lo scontro diretto con la Ferrari - l'epico sorpasso su Fernando Alonso era stato per una semplice terza piazza, divenuta solo molto tempo dopo prima posizione quando prima Lewis Hamilton e poi Nico Rosberg si erano ritirati per inattesi guasti al motore, il più grande flop della Mercedes nel mondiale 2014 - ma l'accoglienza del vincitore, che non saliva sul gradino più alto del podio dal lontano 2008, era stata molto positiva, anche se aveva vinto con una semplice Williams dalla livrea bianca dello sponsor Martini.
Adriano stava appunto rievocando le memorie di quel giorno: la commozione negli occhi di Sir Frank, le lacrime di Felipe Massa mentre l'inno brasiliano risuonava sul podio e l'entusiasmo di Susie Wolff, all'epoca tester della Williams, quando qualcuno attirò la sua attenzione posandogli una mano su una spalla.
Si girò e per un attimo ebbe l'impressione di avere visto un fantasma, anche se conosceva perfettamente l'aspetto della persona che si ritrovava di fronte: un uomo sui trentacinque anni, che portava al collo un pass della stampa.
«Signor Fabbri, le posso parlare un attimo?» chiese il giovane.
Adriano rimase spiazzato per qualche istante, restando in silenzio.
L'altro, forse ipotizzando di non essere stato riconosciuto, fece per presentarsi: «Mi chiamo Bruno Mo-...»
Adriano si affrettò a interromperlo: «Sì, conosco il tuo nome.»
«Bene. Allora vorrei chiederle se possiamo parlare un attimo di...»
Adriano non lo lasciò finire.
«Puoi darmi del tu. Comunque non c'è problema, possiamo parlare, spostiamoci solo da questa bolgia.»
«Le ruber-... ti ruberò poco tempo» lo rassicurò Bruno. «Si tratta di Le Mans. O meglio, si tratta di mio padre. Di mio padre e di Le Mans. Tra un mese e mezzo sarà l'anniversario della vostra vittoria. I quarant'anni, intendo.»
Adriano rinnovò l'invito: «Spostiamoci in un posto in cui si riesca a parlare più liberamente. Qui c'è fin troppa confusione. Ho l'impressione che il tuo sarà un discorso lungo, anche se dici il contrario.»
Bruno scosse la testa.
«No, davvero, ti porterò via solo pochi minuti, anche se hai ragione, è meglio spostarsi, qui c'è davvero troppo caos.» Indicò il podio. «A proposito, bella gara, quella di oggi.»
Ad Adriano sfuggì un mezzo sorriso.
«Sai quanta gente sarebbe pronta ad affermare il contrario vaneggiando a proposito della mancanza di duelli e sorpassi?»
«Questo non lo metto in dubbio» ribatté Bruno, «Ma fa parte della natura della maggior parte dei tifosi. Per fortuna noi ex piloti abbiamo una mentalità decisamente più aperta.»
Ex piloti.
Noi ex piloti.
Effettivamente anche il giovane che Adriano aveva di fronte aveva gareggiato, in giovane età. Era arrivato fino alla Formula 3 e alla World Series by Renault, senza mai ottenere risultati di grande spessore, a parte qualche sporadica vittoria. Poi, incapace di proseguire la propria carriera, aveva appeso il casco al chiodo iniziando a lavorare come opinionista per varie televisioni. Purtroppo gli veniva dato meno spazio di quanto meritasse: era competente e faceva ottime analisi di gara, senza mai cercare la polemica sterile e senza mai denigrare piloti e squadre. Forse, realizzò Adriano, era quella la ragione per la quale non riceveva molto spazio, in un'epoca che si stava avviando, lentamente ma sempre di più, verso il privilegiare il sensazionalismo alla narrazione lineare degli eventi.
I due si allontanarono dalla confusione. Adriano avrebbe voluto cercare un posto migliore, ma Bruno si accontentò di essere a pochi metri di distanza da altre persone.
«Tu e mio padre siete stati invitati a Le Mans, quest'anno.»
«Già.»
«Quarant'anni. Sono già passati quarant'anni da quando avete vinto. Difficile crederci, anche per me che sono nato qualche anno dopo.»
«In effetti anche per me è un pensiero un po' strano da accettare» fu costretto ad ammettere Adriano, lasciandosi andare alla nostalgia. «Gara estenuante, ma un'ottima vittoria, alla faccia di quelli che ci snobbavano. Sarò molto felice di essere a Le Mans, quest'anno, anche se...»
Si interruppe prima di spingersi troppo oltre, ma Bruno comprese perfettamente.
«Anche se ci sarà mio padre?»
Adriano si lasciò andare a una mezza risata.
«Anche se ci sarà tuo padre, esatto. Come saprai, dopo sono capitate certe cose spiacevoli tra di noi.»
Bruno annuì.
«Sì, lo so. Non riesco a capacitarmi di quello che ti ha fatto. Gli ho chiesto spiegazioni, più di una volta, ma è intenzionato a non parlarne con nessuno. O meglio, quasi con nessuno. È stato mio padre a chiedermi di venire da te, oggi. Mi ha detto di riferirti che vuole incontrarti e spiegarti perché ha fatto quello che ha fatto, che sei l'unico al quale può rivelare la verità.»
«Va bene» accettò Adriano. «Quando ci vedremo, a giugno, a Le Mans, non avrò problemi a parlare con lui, se verrà a cercarmi.»
Bruno abbassò lo sguardo.
«Mio padre non ci sarà, a Le Mans.»
«Perché? Dopo anni passati ad affermare di avere solo pensato alla sua gara e di non avere fatto niente di deplorevole, si vergogna a farsi vedere in giro?»
«Oh, no. Avrà anche cercato di salvarsi la faccia dopo quello che è successo, ma non è per questo che non sarà presente a Le Mans. Resti tra noi, ma mio padre è malato. Sia chiaro, non è in punto di morte, ma deve sottoporsi a un intervento piuttosto pesante, tra poche settimane. So che quello che sto per chiederti forse è troppo per te, ma vorrebbe incontrarti a casa sua.»
In un altro momento Adriano avrebbe rifiutato nettamente, ma qualcosa, in lui, gli suggeriva che non fosse la giusta soluzione. Senza alcuna esitazione rispose: «Sì, mi farebbe piacere incontrarlo e parlargli. Dove abita e quando posso andare da lui?»
Forse, dopo tanti anni, avrebbe potuto comprendere da cosa fosse stata dettata la folle azione commessa dal suo ex compagno di squadra.

NOTE: il circuito di Imola ha fatto parte del campionato di Formula 1 con la denominazione di GP di San Marino fino al 2006, uscendo poi dal calendario fino al ritorno nel 2020 con la denominazione di GP dell'Emilia Romagna. Le edizioni 2012, 2014 e 2017 citate nel capitolo sono eventi mai accaduti nella realtà.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 (1977) ***


Giorgio e Valentina si sedettero al tavolo senza che nessuno dei presenti posasse gli occhi su di loro. Bene, meglio così, si disse Giorgio, sperando che nulla cambiasse nel momento in cui non sarebbero rimasti soli. La cameriera domandò loro se volessero ordinare da bere, ma Valentina replicò che stavano aspettando altre persone e che avrebbero preso da bere un po' più tardi.
Giorgio non riuscì a superare la necessità di guardarsi intorno, per assicurarsi che non ci fossero occhi puntati su di lui. La sua compagna se ne accorse e si fece scappare un sorriso.
«Hai paura di essere accerchiato da tifose assatanate che vogliono il tuo autografo? Guarda che non è un problema per me, anzi, essere la fidanzata di una celebrità non è poi così male.»
Giorgio alzò gli occhi al cielo.
«Per carità. Il lato peggiore del successo è che, ovunque vada, corro il rischio che qualcuno mi riconosca. In certi posti non sono più libero di vivere la mia vita.»
«Non essere esagerato» ribatté Valentina. «Sono certa che, se andassi a chiedere a tutte le persone che ci sono sedute qua intorno se saprebbero riconoscere Giorgio Montani, al massimo troverei qualcuno capace di riconoscere la sua monoposto.»
Giorgio ridacchiò.
«Su questo non ci sono dubbi, non è che abbia colori proprio sobri. Qualcuno, magari, direbbe anche che un vero uomo non dovrebbe guidare una monoposto rosa... come se fosse un colore diverso dagli altri. Giallo canarino o verde pisello sì, rosa no? Noi piloti siamo abituati ai colori ridicoli, anzi, più sono ridicoli e più i nostri sponsor sono contenti perché sono capaci di farsi notare.»
Valentina gli strizzò un occhio.
«Non c'è bisogno che mi illustri la storia delle sponsorizzazioni nel motorsport, so come funziona. Sono la futura moglie di un pilota, dopotutto!»
Futura moglie di un pilota.
Quelle parole, pensò Giorgio, suonavano bene. Non avevano mai propriamente pianificato di sposarsi, ma sapevano che un giorno sarebbe accaduto.
Presto sarebbero stati raggiunti, quindi non era il caso di avviare una conversazione seria in tal senso. Giorgio decise quindi di scherzarci su.
«Quando sarai la moglie di un pilota dovrai convivere anche con gli aspetti negativi della cosa, lo sai, vero? Quando diventerò famoso avrò davvero orde di tifose che mi inseguiranno come se fossi un cantante pop.»
«Sei già famoso» gli ricordò Valentina. «Hai vinto una delle gare automobilistiche più importanti al mondo o sbaglio?»
Giorgio annuì.
«Sì, la 24 Ore di Le Mans è una delle gare automobilistiche più importanti al mondo, ma è difficile che orde di ragazze italiane siano al corrente di chi l'ha vinta. Al massimo mi sarà stato dedicato un trafiletto su qualche giornale, non di più.»
«Ho sentito chiaramente Mario Poltronieri raccontare in telecronaca della tua vittoria» puntualizzò Valentina. «Qualche tua tifosa che ascoltava attentamente doveva esserci. Non sono certo stata l'unica.»
«Tu presti sempre una certa attenzione quando si parla di me» ribatté Giorgio. «Non sono certo che ce ne siano tante altre. Però non è un problema. Ci sei tu, cosa me ne può importare delle altre?»
Giorgio aveva appena finito di pronunciare quelle parole quando furono raggiunti da Adriano.
«Ecco un'altra celebrità» osservò quindi Giorgio.
Mentre salutava lui e Valentina, Adriano lo guardò con l'aria di non avere capito.
Fu Valentina a dirgli: «Lascia stare, era un discorso che stavamo facendo tra di noi.»
«Siediti» lo esortò Giorgio, «Prima che qualcuno faccia caso a te.»
Adriano alzò le spalle, con noncuranza.
«Perché dovrebbero fare caso a me?»
«Sono certo che, se qualcuno ti guarda attentamente, potrebbe riconoscerti.»
«Non mi metto problemi» puntualizzò Adriano. «Anzi, mi farebbe piacere se, ogni tanto, qualcuno dimostrasse di sapere chi sono.»
Giorgio rise.
«Dici così perché non hai una vita privata da proteggere.»
«Solo perché non ho una fidanzata, non significa che non ho un vita privata» replicò Adriano, prendendo posto al tavolo. «Comunque cosa vuoi che importi alla gente di quello che faccio quando non sono al volante?» Guardò l'orologio che portava al polso. «Parlando di cose serie, sono in ritardo?»
«No, sei arrivato puntuale» lo rassicurò Giorgio. «È mio fratello che è in ritardo, invece. E dire che non vedeva l'ora di conoscere entrambi.»
Valentina azzardò: «Avrà avuto un contrattempo.»
«Questo è poco ma sicuro, il problema è che, conoscendo Bruno, sarà stato sicuramente un contrattempo piuttosto cretino.»
Non fu necessario, comunque, attendere molto. Bruno, in realtà, era già presente, si stava soltanto intrattenendo a conversare con due ragazze sconosciute.
Si diresse verso il loro tavolo e, quando lo vide arrivare, Giorgio osservò: «Eccone uno che, invece, sarebbe ben felice di essere una celebrità. Chi erano quelle due?»
«Due tizie che non vedrò più per il resto dei miei giorni» rispose Bruno, con prontezza, «Comunque non è un problema. A proposito, buonasera a tutti.» Si rivolse a Valentina. «Tu devi essere la ragazza che ha incastrato mio fratello.»
«Piacere di conoscerti» ribatté Valentina, «Ma in ogni caso è tuo fratello che ha incastrato me.»
«Tu invece sei Fabbri, ti riconosco» disse Bruno, rivolgendosi ad Adriano. «Quasi tutti quelli con cui ho parlato di te, hanno detto cose positive. Dicono tutti che sei veloce, anche se ogni tanto tendi a mandare in vacca i risultati. Il mio direttore sportivo in Formula 3 dice che senz'altro diventerai campione del mondo, prima o poi, se verrai ingaggiato da una squadra migliore e non guiderai più quella carriola rosa.»
«Allora puoi riferirgli» rispose Adriano, con una certa freddezza, «Che al momento non ho alcuna intenzione di cambiare squadra. Faccio parte di un progetto serio, che un giorno ci porterà lontano, e penso che anche Giorgio possa confermarlo.»
«Non mi fido del parere di Giorgio» ribatté Bruno. «Il suo sogno era solo quello di arrivare in Formula 1.»
Giorgio azzardò: «Mi pare sia anche il tuo.»
«Arrivarci è un inizio» puntualizzò Bruno. «Non credo di essere nato solo per fare presenza. Non penso che mi accontenterei di quello che hai tu, io voglio puntare più in alto.»
«Puntare troppo in alto è il modo migliore per non realizzare i propri obiettivi» asserì Giorgio, seppure desideroso di mettere fine a quel discorso. «Avanti, siediti, così ordiniamo qualcosa da bere. E basta parlare di squadre, di gare e di futuri campioni del mondo.»
Il resto della serata trascorse in maniera piacevole, ma Giorgio non poté fare a meno di avvertire qualcosa di strano nell'aria. Non era il solo, scoprì, quando venne ora di andare via e rimase da solo con Valentina.
«Ho avuto l'impressione» lo informò, «Che ad Adriano non stia molto simpatico tuo fratello.»
Giorgio sospirò.
«Devo ammettere che Bruno non fa mai molto per risultare simpatico alle altre persone. Non mi stupisce più di tanto.»
«Mi sembra anche abbastanza esaltato» aggiunse Valentina. «Sembra che gli sia tutto dovuto, che si senta migliore di voi.»
«Lo so.»
«Non promette bene, come cosa.»
«So anche questo, ma non c'è nulla che io possa farci. Gliel'ho detto tante volte che il fatto di avere uno sponsor che lo porterà dritto in Formula 1 se vincerà il campionato non significa automaticamente avere la strada spianata, ma non mi sta a sentire. È talmente convinto delle proprie capacità da non farsi mai delle domande. Non so fino a che punto potrebbe spingersi per arrivare dove vuole... e temo che un giorno finirò per scoprirlo.»
Giorgio abbassò lo sguardo, senza aggiungere altro.
Valentina lo esortò a continuare.
«Cosa intendi dire?»
Giorgio scosse la testa.
«Niente di particolare. Temo solo che prima o poi farà qualche stronzata, qualcosa che lo rovinerà. La cosa peggiore è che, seppure so che farò il possibile per impedirglielo, non mi starà a sentire e farà di testa sua. Tutto ciò che posso fare è rassegnarmi già da adesso e sperare che quello che prima o poi succederà non sarà irreparabile.»
«Sei troppo pessimista» osservò Valentina. «Che cosa vuoi che possa accadere? È solo un ragazzo esaltato, tutto qui. Dagli un paio d'anni, vedrai che, quando si renderà conto di non essere infallibile, allora tornerà con i piedi per terra.»
«Invece tu mi sembri troppo ottimista» obiettò Giorgio. «Lo conosco troppo bene. Vorrei tanto che fosse come dici tu, ma temo sia come dico io.»
La loro conversazione a proposito di Bruno finì lì, con quelle parole. Giorgio finì per dimenticarsene, nei giorni e nei mesi che seguirono. Solo quando le sue previsioni si rivelarono realtà, gli tornò in mente quel discorso con Valentina, ma non ebbe mai modo di discuterne con lei: Valentina era destinata a uscire dalla sua vita definitivamente, anche a causa delle scelte di Bruno.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 (2017) ***


Adriano girò lievemente il computer portatile e la sedia. Poi, guardando Valentina dall'altro lato dello schermo, le domandò: «Mi vedi bene?»
Valentina ridacchiò.
«Non è così fondamentale. Non eri una gran bellezza neanche da giovane, figuriamoci ora. Anche se sei un po' in controluce non è un problema.»
Adriano rise.
«Come stai?»
«Bene.»
«Come mai non sei venuta a Imola? Nessuno ti ha invitata?»
«No, nessuno mi ha invitata» confermò Valentina. «Sono solo la vedova di un vecchio team owner dei bassifondi, devo risultare ben poco interessante per questa gente che ha una memoria storica che non va oltre marzo di quest'anno, sempre ammesso che si ricordino ancora cos'è successo a marzo di quest'anno, cosa della quale nutro parecchi dubbi.»
«Non essere così dura almeno con gli addetti ai lavori» ribatté Adriano. «Sono certo che molti di loro conoscano perfettamente la storia della Formula 1 fino dai suoi albori, e anche quella della Scuderia Martinelli, ma per raggiungere un pubblico che non ne sa nulla devono fingere che tutto quello che è successo più tardi di una settimana fa non abbia rilevanza.»
«A proposito, quali sono le tue opinioni sulla gara?» volle sapere Valentina. «È per questo che mi hai chiesto di sentirci, giusto? Per raccontarmi di quello che è successo a Imola. Così, almeno, mi pare di capire dal tuo messaggio.»
Adriano ribatté: «Ti ho chiesto di fare una videochiamata perché volevo guardarti negli occhi mentre ti parlo, anche se solo attraverso un monitor. Se solo abitassimo più vicini, mi sarei offerto di venire a trovarti. Però, dato che non sarò dalle tue parti almeno per un po', ma ci tenevo a parlarti prima che succedesse...»
Si interruppe, realizzando di non sapere come presentarle l'argomento.
Valentina azzardò: «È successo qualcosa a Imola? Hai parlato con qualcuno che ti ha offerto qualche genere di ruolo? Andrai a lavorare per Liberty-come-si-chiama, la nuova società che gestisce la Formula 1? Oppure sarai il nuovo team principal della Ferrari?»
Adriano spalancò gli occhi.
«Nuovo team principal della Ferrari?»
«Immagino di no» si arrese Valentina. «Peccato, mi sarebbe piaciuto vederti in TV ogni domenica, quando ci sono i gran premi, e sentirti mentre ti inventi qualche ragione che giustifichi l'ennesima mancata vittoria.»
«Se fossi al posto tuo non criticherei la Ferrari, non in questa stagione» puntualizzò Adriano. «Hanno fatto grandi progressi rispetto alla scorsa stagione, penso che potranno lottare seriamente per il mondiale.»
«Questo non lo metto in dubbio» ribatté Valentina. «Quel poco di orgoglio italiano che c'è in me mi spinge a pensare che sarebbe bello se vincessero il titolo, anche se sono più legata ad altro genere di squadre. Comunque il loro pilota un tempo correva per la Toro Rosso, qualcosa di romantico c'è anche in lui.»
«Mi piace il tuo modo di pensare.»
«Mi piacerebbe anche se la Toro Rosso tornasse a vincere una gara, prima o poi... ma non siamo qui per parlare del gran premio d'Italia 2008, direi. Niente team principal della Ferrari. Liberty, allora?»
«Nemmeno. Non mi sono stati offerti lavori vari, né per dei team, né per dei media, né per chi dirige la baracca. Ti dirò, non mi dispiace affatto. Non ho alcuna voglia di mettermi a lavorare seriamente adesso. Perfino i comuni mortali alla mia età possono sperare di essere già in pensione. No, piuttosto ho fatto un incontro che non mi aspettavo. O meglio, mi aspettavo di vedere una certa persona a Imola, ma non mi aspettavo che venisse a parlare con me, né che mi facesse quella richiesta.»
«Bene, la situazione si sta iniziando a delineare» osservò Valentina. «Adesso, dopo tutti questi minuti di chiacchiere, pensi di raccontarmi quello che è successo oppure di continuare a fare altre chiacchiere senza né capo né coda?»
Adriano sospirò.
«Hai ragione, ma non è facile. Ho incontrato Bruno Montani.»
«Il nipote?»
«Sì, per forza.»
«Certo. L'ho visto in TV tempo fa che parlava di Formula 1. Somiglia di più a suo zio che a suo padre.»
Adriano annuì.
«Sì, sembra di vedere proprio lui, a parte che si veste e si pettina come i ragazzi di oggi e non con i canoni di quarant'anni fa. Mi ha fatto un certo effetto vederlo e notare per l'ennesima volta quanto somigli a Bruno. Se non sapessi che è figlio di Giorgio, non esiterei a pensare che fosse proprio figlio di Bruno.»
«Vi siete parlati, quindi?»
«Sì, come ti ho detto, è venuto a cercarmi lui.»
«Di cosa avete parlato? Di motorsport vintage? Gli hai detto che ai tuoi tempi i piloti erano veri uomini mentre quelli di oggi non sarebbero nemmeno degni di allacciarvi le scarpe?»
«Sono un ex pilota, non un tifoso da bar.»
«Hai ragione. Però almeno di motorsport vintage ne avete parlato?»
Adriano scosse la testa.
«No, Bruno mi ha semplicemente detto che suo padre vorrebbe incontrarmi e parlarmi di quello che è successo tanti anni fa. Voglio dire, del nostro incidente.»
«Ho sentito dire che sarete entrambi presenti a Le Mans, a giugno» rispose Valentina. «Penso che faresti bene a chiedergli spiegazioni, anche se dubito che sarebbe in grado di darti una spiegazione sensata. Non è mai stato il suo forte. Anzi, si è sempre nascosto, sempre e con tutti, non ha mai voluto spiegare nessuna delle tante cazzate che ha fatto.»
«Giorgio non sarà a Le Mans, mi ha detto suo figlio» precisò Adriano. «Non può venire per motivi personali, in quel periodo. Bruno mi ha lasciato il suo numero. Mi ha detto di chiamarlo, in modo che possa organizzare il nostro incontro. Dovrei andare a trovare Giorgio a casa sua.»
«Interessante.»
«Dici sul serio?»
«Sì. A me, Giorgio non mi ha mai invitata a casa sua per spiegarmi come mai abbia deciso di lasciarmi di punto in bianco per mettersi insieme a un'arrampicatrice sociale che, per forza di cose, aspettava già un figlio da lui quando eravamo ancora una coppia che progettava di sposarsi. Non che senta il bisogno di saperlo, anzi, sono stata molto felice senza di lui, anche se qualcuno diceva che mi sarei rovinata la vita, sposando un uomo più vecchio di me di quasi vent'anni. Inizio a pensare che, piuttosto, me la sarei rovinata se avessi sposato Giorgio.»
«In effetti credo proprio che tu abbia le tue buone ragioni per affermarlo e che tu abbia fatto bene a metterti insieme a Martinelli» replicò Adriano. «Per questo volevo parlarne con te, prima di decidere cosa fare. O meglio, prima di farlo... perché, lo ammetto, ho già deciso. Voglio sapere. Voglio sapere perché mi abbia buttato fuori pista e per anni abbia negato di averlo fatto. Spero che per te non sia un problema.»
«Il fatto che io e te siamo amici e che io sia stata sposata con il tuo ex capo non significa che tu non possa incontrare un mio ex fidanzato che mi ha lasciata dall'oggi al domani e ha fatto un figlio con una perfetta sconosciuta» puntualizzò Valentina. «Anzi, come ti ho detto, penso che tu possa ritenerti fortunato se un giorno Giorgio si è svegliato e ha deciso che è giunto il momento di darti qualche spiegazione. Credo che dovresti incontrarlo il prima possibile, prima che decida di cambiare idea. Perché Giorgio ha dimostrato di essere uno che cambia idea facilmente.»
Il tono di Valentina lasciava intuire che, seppure fossero passati decenni e avesse avuto una vita felice del tutto indipendente da quella di Giorgio, non aveva mai del tutto superato la fine improvvisa della loro relazione. Adriano cercò di rassicurarla: «Sono convinto che, prima o poi, anche tu avrai le spiegazioni che meriti, che la sua decisione di parlarmi di quell'incidente sia solo un punto di partenza.»
«No, lo escludo» replicò Valentina, con fermezza. «So che quello che è successo a Caesars Palace ti ha impedito di lottare per il mondiale su quell'altro circuito altrettanto trash - e la gente di oggi ha il coraggio di lamentarsi perché i mondiali finiscono ad Abu Dhabi - ma non riesco a metterlo sullo stesso piano. Mi rendo conto che per te è importante, ma voi piloti avete incidenti continuamente. Ci sta che abbia fatto una cazzata e che poi abbia cercato di pararsi il fondoschiena dalle critiche arrampicandosi sugli specchi. Magari non aveva nemmeno capito con chi avesse a che fare, pensava fossi un pilota che stava nel suo stesso giro e non che lo stessi doppiando...»
Adriano la interruppe: «Non fraintendermi, so che alla fine c'era di mezzo solo un titolo mondiale che avevo comunque ben poche possibilità di vincere e che nel tuo caso è arrivato a distruggere la vostra relazione lasciandoti dopo settimane che aveva messo incinta un'altra donna, ma sono convinto che il nostro sia stato più di un incidente. Da un certo momento in poi, Giorgio ha iniziato a comportarsi in modo molto strano, questo l'hanno capito tutti. In molti hanno detto che quello che era successo a suo fratello l'aveva sconvolto - e ci credo, ne è stato addirittura testimone oculare - ma ho sempre avuto l'impressione che ci fosse qualcosa di più.»
«Il vostro incidente collegato al fatto che mi abbia lasciata per quella donna?» obiettò Valentina. «Non riesco proprio a vederne il nesso.»
«Emanuela era un'addetta stampa, o comunque una tizia del suo entourage. Pur non avendo idea di cosa possa essere successo, ho l'impressione che sia lei si Giorgio abbiano sempre avuto qualcosa da nascondere e che anche Bruno e la sua morte abbiano avuto qualcosa a che vedere con tutto quello che è accaduto.»
Valentina abbassò lo sguardo.
«Su questo potresti avere ragione. Giorgio ha sempre detto che Bruno prima o poi si sarebbe messo nei casini. Certo, sembrava molto maturato, quando anche lui ha fatto il grande passo arrivando in Formula 1, ma mentre Giorgio iniziava finalmente ad avere un po' di fiducia in suo fratello, io ne avevo sempre meno. Solo, non vedo possibili collegamenti tra lui e quello che è successo dopo che è stato ucciso, né collegamenti tra le mie vicende personali e quel finale di stagione. Ti auguro di trovare le risposte che cerchi, ma io non credo potrò mai averne.»

NOTE: il circuito di Caesars Palace a Las Vegas è stato ultimo evento della stagione nei mondiali 1981 e 1982. Viene tuttavia citato come penultimo evento stagionale seguito da un circuito descritto come trash: il GP di Dallas 1981 che sarà citato in seguito è un evento di fantasia (si è però nella realtà svolto un gran premio a Dallas alcuni anni più tardi nel 1984 su un circuito cittadino molto criticato).

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 (1980) ***


La tensione era ben visibile sul volto di Valentina, chiaramente preoccupata da come si sarebbe sviluppata la serata. Giorgio cercò di rassicurarla: «Andrà tutto bene, vedrai. È solo una cena, al massimo ci annoieremo un po', ma è l'ultimo sforzo. Presto me ne andrò e...»
Valentina lo interruppe, guardandolo negli occhi: «È proprio questo il problema. Perché sei stato invitato anche se te ne vai?»
Giorgio ridacchiò.
«Al momento attuale sono pur sempre un loro pilota. Non farla troppo difficile. Non è che Martinelli voglia uccidermi perché me ne vado. Anzi, credo sia abbastanza contento, se me ne vado. Sai benissimo che non è stato molto soddisfatto di come sono andate le cose, quest'anno.»
«Come fa a non essere soddisfatto?» obiettò Valentina. «Davvero, secondo me soffri di manie di persecuzione. Non avresti dovuto lasciare la squadra. Per andare dove, poi?»
Giorgio sospirò.
«Dai, non farmi la predica anche oggi. È il mio futuro e non potevo legarmi per sempre alla Scuderia Martinelli. Ti assicuro che sarei rimasto, se ci fossero state le giuste condizioni, ma non c'erano. Devo pensare a quello che è meglio per me, anche se ci sono effetti collaterali come essere un po' più lontano da te e avere sempre attaccato quella rompipalle di Emanuela Colombo a controllare che non faccia o non dica niente di inappropriato. Vedrai che riuscirò a sopravvivere comunque.»
Valentina abbassò lo sguardo.
«Va bene, va bene, niente prediche sulle tue scelte, ma almeno avresti potuto inventarti una scusa per stasera.»
«È una cena di fine anno» puntualizzò Giorgio. «Non è niente di troppo complicato. Anzi, conto di portarti a molte cene di fine anno, nelle prossime stagioni. Magari ci sarà anche un ambiente migliore.»
«Ne dubito. Il signor Martinelli è un uomo piuttosto cordiale. L'ho incontrato poche volte, ma mi ha sempre fatto una buona impressione.»
«Credo che anche tu gli abbia fatto una buona impressione. Mi ha detto che sono fortunato ad avere una fidanzata come te.»
Valentina alzò gli occhi.
«Davvero?»
Sembrava estasiata di fronte a quella prospettiva, anche se Giorgio non comprendeva che cosa ci fosse di così entusiasmante. Martinelli era bravo a gestire una scuderia automobilistica, ma non c'erano altre ragioni per cui fosse necessario essere nelle sue grazie.
«Entriamo, dai» disse Giorgio. «Ci stanno aspettando, è tardi.»
Non era vero, non era affatto tardi, ma era l'unico modo che aveva per smettere di discutere con Valentina a proposito della sua decisione di cambiare team per la stagione a venire.
Entrarono nella sala e, in effetti, non era ancora molto affollata. Martinelli era in piedi accanto a due uomini di mezza età - sicuramente i rappresentanti di qualche sponsor - e fumava uno dei suoi sigari puzzolenti. Nessuno si accorse di Giorgio e, anzi, continuarono a conversare amabilmente, parlando proprio di lui, per ironia della sorte.
«...Non credo di avere rimpianti peggiori, per la stagione appena passata» stava riferendo Martinelli, «Se non quello che è successo a Monza. È stato un errore, dopo i suoi problemi nel warm-up, non far correre Fabbri con la monoposto di Montani. Sarebbe stato un successo completo, la prima vittoria ideale.»
Sembrava fatto apposta. Giorgio lanciò un'occhiata a Valentina, come a dirle: "lo vedi? ho fatto bene a lasciare una squadra che mi considera solo un problema".
Martinelli continuò: «È sempre stato chiaro che Fabbri fosse la nostra punta di diamante. Sarebbe stato meraviglioso se fosse stato lui a ottenere la nostra prima vittoria: il ragazzo dei bassifondi che si impone e dimostra che non sono le doti economiche a rendere un pilota quello che è.»
Prima che la sua presenza fosse notata, Giorgio si voltò e fece per tornare indietro.
«Ehi» lo trattenne Valentina.
«Qui c'è una puzza asfissiante» rispose Giorgio. «Aspettiamo che Martinelli finisca il suo sigaro di merda, poi rientriamo.» Uscì dalla sala, seguito da Valentina. Non appena furono fuori, affermò: «Te l'ho detto, non c'è un buon ambiente alla Scuderia Martinelli e quello che abbiamo sentito lo conferma.»
«Non è una novità, però» obiettò Valentina. «Hai sempre saputo che il signor Martinelli stravedeva per Adriano e che non faceva altro che rendere la sua storia più romantica di quanto non fosse. Lo spaccia come un miserabile che non aveva un centesimo e che comunque è riuscito a fare colpo sugli sponsor solo per il suo talento, quando non è andata esattamente così. Gli fa comodo raccontare quella storia, ma alla fine non è mai cambiato niente.»
«Le cose sono cambiate eccome» replicò Giorgio. «Non posso rimanere in una squadra in cui ho vinto una gara e che, nonostante si tratti dell'unica vittoria che abbiamo ottenuto finora, la considera un problema. Martinelli ha tentato di dipingermi come il figlio ribelle di genitori ricchissimi che si sono opposti con tutte le loro forze alla sua carriera di pilota, anche qui ingigantendo non di poco l'opposizione della mia famiglia, ma non ha funzionato. Quindi ecco che ha iniziato a sfruttare la storia che ha cucito su Adriano e, quando si è accorto che funzionava di più, mi ha letteralmente messo da parte.»
«Sei comunque riuscito a vincere una gara» gli ricordò Valentina. «Alla fine le parole sono solo parole, i risultati contano di più.»
«Ma infatti, come dici tu, non è mai stato un problema, per me, essere considerato una seconda guida» puntualizzò Giorgio. «Non lo è stato, almeno finché Martinelli storceva il naso solo se arrivavo davanti al mio compagno di squadra. A Monza, Adriano si è ritirato dopo sette giri, ed era partito dalla corsia dei box. Ho vinto una gara in cui il mio compagno di squadra non aveva alcuna possibilità. Non ho mai chiesto di essere considerato un eroe, ma voglio che il mio futuro sia in un posto in cui non sono considerato un problema. Non mi sembra di chiedere troppo e ho trovato chi può offrirmelo. Non...» Giorgio si interruppe. «Ne parliamo dopo la cena.»
Era arrivato Adriano e si stava dirigendo verso di loro. Era solo, nonostante fosse stato quasi supplicato da Martinelli di presentarsi insieme a una fidanzata o a un'amica che si fingesse tale.
Li salutò in tono cordiale, poi domandò: «Anche voi in anticipo?»
«Mi avevi detto» ribatté Valentina, rivolta a Giorgio, «Che eravamo in ritardo.»
«Pensavo fossimo in ritardo» si giustificò Giorgio. «Forse avevo capito male l'orario.»
«Dì le cose come stanno» scherzò Adriano. «Anche se stai per andartene, non puoi fare a meno di partecipare alle emozionanti feste della Scuderia Martinelli.»
«Ne farei volentieri a meno, visto il genere di emozioni che si provano» precisò Giorgio. «L'anno scorso l'unica che ho avvertito era un forte mal di testa, dato che ero seduto accanto a Martinelli, che non faceva altro che riempirmi il bicchiere.»
«Il trucco è cercare di sedersi il più lontano possibile da lui» replicò Adriano. «Dobbiamo assolutamente trovare un modo per riuscirci. Anche perché l'anno scorso, mentre tu ti scolavi un bicchiere dopo l'altro, io ero a un tavolo con gente noiosissima che non avevo mai visto prima. Parlavano di mercati finanziari o cose del genere. Credo saremo le uniche persone che parleranno di cose normali, quindi pretendo assolutamente di stare con voi, specie considerato che sarà l'ultima volta. Mi mancherai, l'anno prossimo.»
Giorgio rise.
«Sei sicuro? Ti troverai con un compagno di squadra meno performante di me, ma più capace di godersi la vita. Secondo me potresti divertirti anche con Bruno.» Per ragioni di sponsor sarebbe stato proprio il fratello di Giorgio a prenderne il posto alla Scuderia Martinelli, dopo avere fatto il proprio esordio in Formula 1 nelle retrovie al Gran Premio d'Italia e cogliendo un'inaspettata qualificazione nel successivo Gran Premio di San Marino, dopo essere stato molto vicino a ottenere per la stagione seguente il sedile che si era accaparrato invece Giorgio, nonostante si vociferasse l'esistenza di un precontratto. «Non credo che te la passerai poi così male.»
Anche Adriano accennò una risata.
«Ti dirò, sono stati anni meravigliosi quelli passati insieme a te. Siamo stati due compagni di squadra che si completavano, non credi?»
«Sì, alla fine è andata bene» ammise Giorgio, «A parte quella volta in cui ci siamo spalmati l'uno contro l'altro finendo entrambi in barriera solo perché ti eri dimenticato di guardare negli specchietti.»
«In Gran Bretagna non avevo dimenticato di guardare negli specchietti» rimarcò Adriano. «Lo so che sembra assurdo, ma mi hai superato proprio dal lato in cui mi si era staccato lo specchietto. Non era una scusa, era successo davvero. Non...»
Valentina li interruppe: «Piantatela di parlare di gare e di incidenti. Sta iniziando ad arrivare gente. Ci conviene entrare. Ormai il signor Martinelli avrà finito il sigaro.»
Giorgio tornò dentro. Fu una serata terribile: Martinelli lo costrinse letteralmente, con Adriano e Valentina, a sedersi al suo tavolo. Si comportò con ipocrisia, fingendosi dispiaciuto di separarsi da lui e ciò convinse sempre più Giorgio di avere fatto la scelta giusta, nel lasciare la Scuderia Martinelli. Si sbagliava: sarebbe stato il più grande errore della sua carriera e della sua vita.

NOTE: nel vero mondiale 1980 il GP d'Italia si è svolto a Imola nel mese di settembre, divenuta poi sede del GP di San Marino a partire dalla stagione successiva (che si svolgeva invece verso fine aprile). In questa trama, invece, già nel 1980 ci sono stati due eventi in Italia, uno a Monza (quello vinto da Montani) e uno a Imola, avvenuti uno dopo l'altro.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 (2017) ***


Adriano era consapevole dell'esistenza di una ristretta cerchia di appassionati di motorsport che continuavano a tenere alto il nome di squadre e piloti del passato, seppure percepiti come di fascia bassa oppure senza nomi particolarmente altisonanti. C'erano blogger che scrivevano articoli in proposito, youtuber che producevano video in cui parlavano di piloti e scuderie dimenticati dal tifoso mainstream, addirittura, in occasione di anniversari di rilievo, perfino testate giornalistiche si ricordavano dell'esistenza di quella categoria di piloti al quale Adriano era appartenuto.
Pur non avendo l'abitudine di fare ricerche su se stesso, non disdegnava di farlo qualora si presentasse una giusta causa. Il potenziale incontro con Giorgio Montani era una giusta causa? Se lo chiese, mentre tentennava, nel digitare i loro nomi alla ricerca di video che parlassero della loro storia. Non era nemmeno sicuro di potere trovare qualcuno che parlasse di loro come compagni di squadra o come avversari, piuttosto che considerandoli uno per volta.
Fu tentato di tornare indietro, di lasciare perdere, ma la curiosità era molto forte.
Adriano Fabbri.
Giorgio Montani.
Invio.
Il primo video sembrava piuttosto interessante. Era prodotto da uno youtuber di madrelingua inglese al cui canale erano iscritti migliaia e migliaia di follower. Il titolo era "Fabbri contro Montani, la rivalità che gli appassionati di Formula 1 hanno dimenticato".
Lo aprì.
Nel video si alternavano primi piani dello youtuber e foto d'epoca. Il ragazzo che parlava non doveva avere più di venticinque anni: era sempre interessante scoprire l'esistenza di persone a conoscenza di eventi accaduti nel mondo dell'automobilismo un decennio o oltre prima della loro nascita.
L'introduzione del video non fu molto invitante: per quasi un minuto lo youtuber ringraziò i propri spettatori per le view, per i follow e per i like e invitò a mettere follow e like quelli che non avevano l'abitudine di farlo. Il cambio di registro, comunque, fu piuttosto improvviso e Adriano comprese come mai quel ragazzo fosse in grado di tenere gli appassionati di Formula 1 attaccati allo schermo.
«Quando si parla delle più grandi rivalità della storia della Formula 1» spiegò, con un tono che coinvolgeva, «Spesso si citano campioni del mondo che hanno avuto la sventura - e la fortuna per noi che abbiamo potuto ammirarli - di ritrovarsi l'uno sulla strada dell'altro. Ne abbiamo avuto dimostrazione anche non molto tempo fa, quando Lewis Hamilton e Nico Rosberg si sono sfidati per il mondiale, con un finale ad alta tensione. Quello che sembra sfuggire, però, è che certe situazioni non si sono avute soltanto nei team di maggiore successo, ma anche in squadre di minore livello. Oggi vi parlerò di Adriano Fabbri e Giorgio Montani, compagni di squadra per diversi anni tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 alla Scuderia Martinelli, nonché grandi avversari dopo il passaggio di Montani al team Speed che, nonostante il nome, era una squadra italiana tanto quanto la Scuderia Martinelli.» Lo youtuber fece una mezza risata. «Non credo ci sia bisogno di specificarlo, ma non aveva nulla a che vedere con Scott Speed, pilota che forse qualcuno di voi ricorderà avere guidato la Toro Rosso nei suoi primi anni, per poi essere sostituito nel corso del 2007 dal ben più celebre Sebastian Vettel.»
Anche ad Adriano sfuggì un sorriso. Non era sicuro che il ragazzo che parlava avesse visto almeno Scott Speed gareggiare in Formula 1, né che si ricordasse delle sue "imprese" qualora avesse seguito il campionato anche all'epoca, ma era bello sapere che nessuno veniva mai davvero dimenticato.
L'accenno fu comunque molto breve, perché non erano i piloti della Toro Rosso negli anni 2000 l'oggetto di quella narrazione.
«Adriano Fabbri è nato nel 1952 in provincia di Modena e ha iniziato a gareggiare negli anni '70 - ai tempi i piloti non iniziavano presto come i vari Max Verstappen di oggi - ottenendo buone prestazioni nelle formule minori, ma dovendo confrontarsi con problemi di budget. Nonostante il titolare della Scuderia Martinelli abbia in seguito presentato il suo pilota come un ragazzo cresciuto nel degrado, ma riuscito a divenire famoso, non c'è molto di vero in questa leggenda metropolitana. Adriano Fabbri non era ricco, ma la sua famiglia faceva una vita dignitosa. Se non fosse stato appassionato di uno sport costoso come l'automobilismo e avesse invece proseguito gli studi, molto probabilmente Fabbri non avrebbe mai avuto problemi economici nella sua vita. È per questa ragione che, a un certo punto, è stato molto vicino ad appendere il casco al chiodo nonostante i risultati promettenti: l'impossibilità di arrivare in alto se non fosse riuscito a procurarsi un ottimo sponsor.»
Era bello sentire per una volta la verità, quando ancora, occasionalmente, Adriano veniva dipinto per qualcuno che non era. Gli venne da pensare che probabilmente anche Giorgio sarebbe stato presentato, in quel video, per quello che effettivamente era e non venne smentito.
«La strada di Adriano Fabbri si incrociò con quella di Giorgio Montani, pilota della sua stessa età, ma di diversa estrazione sociale. Mantovano cone Tazio Nuvolari, era figlio dell'amministratore delegato di una grossa azienda metalmeccanica e della titolare di un atelier di alta sartoria. I soldi non sono mai stati un problema per Montani, si è dovuto piuttosto scontrare con la reticenza della sua famiglia, che considerava l'automobilismo come una semplice passione, che nei piani dei genitori Montani avrebbe dovuto abbandonare per dedicarsi alla vita imprenditoriale. Il giovane Giorgio, però, non solo non ne aveva la benché minima intenzione, ma portava sulla "cattiva strada" anche il fratello minore Bruno. Nonostante ciò, non è vero che i due abbiano continuato a correre contro la volontà dei genitori. Anzi, questi, dopo essersi rassegnati, hanno contribuito in parte con il loro patrimonio personale e in parte grazie alle loro conoscenze alla sponsorizzazione della carriera dei due. Proprio l'incontro tra Montani e Fabbri, avversari in Formula 3, ha salvato la carriera di Fabbri: divenuto grande amico di Giorgio, proprio grazie a Montani ha avuto modo di conoscere i suoi futuri finanziatori. Da lì in poi è stato un percorso in salita e i due sono stati notati da Arturo Martinelli, titolare di una squadra di endurance e attivo nelle formule minori, che li ha ingaggiati come piloti.»
Seguì una lunga narrazione a proposito di come avessero vinto insieme la 24 Ore di Le Mans e di come, parallelamente, avessero fatto il loro esordio in Formula 1 con la Scuderia Martinelli. La squadra bolognese, all'esordio nella massima categoria, si era dimostrata fin dai primi tempi un buon progetto e, in un contesto come quello degli anni '70 in cui anche team di bassa fascia potevano dire la loro - erano gli anni in cui la Wolf aveva lottato per il mondiale e in cui era iniziata l'ascesa della Williams, dopotutto - i risultati erano progressivamente incrementati: dalla vettura rosa delle retrovie si era passati alla vettura rosa che andava occasionalmente a punti, poi alla vettura bianca che poteva puntare ancora più in alto.
«Martinelli non aveva problemi ad affermare che Fabbri fosse il suo pilota di punta» continuò a spiegare lo youtuber, «Eppure per ironia della sorte è stato Montani a ottenere l'unica vittoria nei quattro anni in cui sono stati compagni di squadra. Nonostante ciò, Montani ha accettato un'offerta per correre per la Speed, venendo sostituito alla Scuderia Martinelli dal fratello Bruno, legato ai suoi stessi sponsor, e ha quindi cambiato squadra per la stagione successiva. Nonostante la squadra milanese non facesse che enfatizzare la rivalità con la Scuderia Martinelli, i due team si sono ritrovati in parti diverse della griglia di partenza: la Scuderia Martinelli ha infatti avuto un salto di qualità, Fabbri ha vinto due gare nel corso della stagione e ha ottenuto numerosi piazzamenti, tanto da potere lottare, a sorpresa, per il titolo, seppure non come favorito. Non è stata comunque una stagione facile per nessuno: Bruno Montani, compagno di squadra di Fabbri e giovane emergente, ha perso la vita nel corso dell'estate, ucciso durante un tentativo di rapina. Giorgio Montani, che è stato un testimone oculare della morte del fratello, ne è rimasto fortemente traumatizzato e ciò ha inizialmente avuto effetti sui suoi risultati. Poi, verso la fine della stagione, ha ricominciato a mostrare sprazzi di competitività, fino all'inspiegabile incidente al penultimo gran premio della stagione. Seppure doppiato, poteva puntare a una buona posizione, forse addirittura ai punti, ma non sapremo mai come sarebbe finita: mentre Fabbri lo stava doppiando, gli ha improvvisamente chiuso la porta, provocando un brutto incidente e il ritiro di entrambi, cosa che ha messo fine alle ambizioni mondiali di Adriano. Sarebbe stato considerato un normale incidente di gara, se lo stesso Giorgio non avesse lasciato credere di averlo innescato di proposito, come una sorta di vendetta nei confronti di Fabbri. Ma perché? Perché è accaduto tutto questo? Non c'erano mai stati motivi di risentimento tra Giorgio e il suo ex compagno di squadra, né tra Giorgio e Martinelli. Allora perché macchiarsi di una simile azione? Montani non ha mai voluto spiegarlo, tanto che si fanno le ipotesi più creative. Qualcuno afferma che ai tempi Montani fosse fidanzato da molti anni con una ragazza che poi, anni dopo, sposò proprio Martinelli, ma che Adriano avesse scoperto un tradimento di Giorgio con una PR del team Speed e che l'avesse rivelato alla fidanzata ufficiale, con la quale c'era un rapporto di amicizia, ma è una teoria molto strana. Anzi, considerato che Montani ha poi sposato la PR con la quale ha verosimilmente tradito l'ex fidanzata, non sembra fosse particolarmente legato a quest'ultima.»
Adriano non aveva mai sentito parlare di quell'ipotesi e, in effetti, avrebbe preferito evitare di sentirla. Almeno ai suoi tempi non c'era un interesse morboso per la vita privata dei piloti e avrebbe gradito se si fosse continuati su quello stampo. Non aveva mai rivelato a Valentina un tradimento di Giorgio con Emanuela Colombo e, anzi, il suo ex amico non aveva mai mostrato un particolare interesse nei confronti di quella donna e il fatto che, all'improvviso, avesse deciso di sposarla in una cerimonia privata - decisione innescata dalla gravidanza di lei, si era scoperto in un successivo momento - era stato una grossa sorpresa. Non aveva mai notato un particolare feeling tra di loro e, anzi, gli sembrava quasi che Giorgio sembrasse di evitarla, nonostante la sua relazione con Valentina non procedesse più tanto bene quanto in passato, e che la stessa Emanuela non fosse molto desiderosa di stare in compagnia del pilota, quando non era strettamente richiesto per motivi di lavoro.
Il resto del video tornò a parlare di vicende strettamente motoristiche. Terminò riferendo di come Adriano e Giorgio, dopo una violenta discussione a proposito dell'incidente, avessero chiuso ogni genere di rapporto e nessuno li avesse più visti interagire l'uno con l'altro, eccetto qualche formalità sul podio del gran premio di Spagna dell'anno seguente, vinto da Giorgio dopo un'intenso duello con lo stesso Adriano - unica vittoria per il team Speed e ultima occasione in cui Adriano aveva lottato per la vittoria, mancando l'obiettivo.
«Dopo tre anni e mezzo al team Speed, Giorgio Montani si è ritirato dalle competizioni a metà del mondiale 1984» si concluse il video, «e ha sempre cercato di tenersene lontano. Sembra che nessuno sia al corrente della verità sul suo incidente con Adriano Fabbri. Molto probabilmente non sapremo mai cosa sia accaduto. Il figlio di Giorgio Montani, che si chiama Bruno come lo zio e ha corso in Formula 3 e World Series Formula diversi anni fa, è stato più volte interpellato in proposito, ma sostiene di non essere al corrente di fatti accaduti prima della sua nascita. Ha più volte sostenuto di non sapere cosa sia davvero accaduto, né qualcuno ha mai osato chiedergli se i suoi genitori stessero già insieme quando suo padre era ancora fidanzato con la futura signora Martinelli. Una piccola curiosità: la madre di Bruno Montani Jr, Emanuela Colombo, ha lasciato il team Speed, per il quale si occupava di pubbliche relazioni, subito dopo il matrimonio con Giorgio. Non si sa nulla della sua vita privata, anche se pare che lei e Montani si siano separati dopo alcuni anni di matrimonio, ma siano rimasti in buoni rapporti.»

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 (2017) ***


Adriano guardò il cellulare, appoggiato sul tavolino, chiedendosi se fosse il caso di mettersi in contatto con il figlio di Giorgio Montani. Erano passati ormai diversi giorni dal loro incontro a Imola e, dopo la conversazione avuta in videochiamata con Valentina, non se l'era sentita di procedere con la richiesta di Bruno. Considerava da sempre Valentina una cara amica e, per quanto fossero passati ormai decenni dalla fine della sua relazione con Giorgio, aveva avuto paura che incontrarlo potesse turbarla. Era un'idea stupida, alla fine era libero di frequentare chi voleva senza doverne rendere conto alla "signora Martinelli", ma aveva comunque rivisto i propri piani.
Dopo avere guardato il video dello youtuber che raccontava le vicende sue e di Montani, tuttavia, si era convinto: la cosa migliore da fare era non mettersi preoccupazioni inutili a proposito di ciò che Valentina poteva pensare di Giorgio. Prima di sera, si era detto, avrebbe telefonato a Bruno, chiedendogli di metterlo in contatto con Giorgio. Solo, preferiva aspettare ancora qualche istante. Tolse perciò lo sguardo dallo smartphone e riprese a sfogliare il giornale mentre finiva di sorseggiare lo spritz, seppure non fosse molto interessato alle notizie. I quotidiani parlavano solo di politica e di disgrazie, entrambi argomenti che preferiva di gran lunga evitare.
Proprio mentre girava pagina, una voce femminile davanti a lui gli domandò: «Posso sedermi?»
Seppure spesso gli capitava che qualcuno lo riconoscesse, difficilmente Giorgio veniva accerchiato da tifosi mentre si trovava al bar, quindi per un attimo rimase spiazzato, credendo di ritrovarsi di fronte a una sua fan sfegatata.
Alzò gli occhi.
«Come, prego?» domandò, ipotizzando di avere capito male.
La donna - una signora tra i sessantacinque e i settant'anni, seppure ben portati, con i capelli grigi tagliati cortissimi e un completo scuro - ripeté: «Posso sedermi?» Accennò un sorriso. «Non mi riconosci?»
Adriano spalancò gli occhi, sconcertato da ciò che vedeva.
«Emanuela Colombo? La PR del team Speed?»
«In persona» rispose l'ex moglie di Giorgio Montani. Senza aspettare istruzioni in tal senso, scostò la sedia che stava di fronte a quella sulla quale era seduto Adriano e si accomodò. «Innanzi tutto buonasera, è passata una vita dall'ultima volta in cui ci siamo visti. Come stai?»
«Buonasera a te» rispose Adriano. «Sto bene, e devi scusarmi, ma appunto sono passati secoli, non ti avevo riconosciuta.»
Emanuela ridacchiò.
«Già, l'ultima volta che ci siamo incontrati dovevo avere non più di trentaquattro anni. Faccio un'impressione diversa, immagino.»
«Anch'io, temo.»
«Cosa ci vuoi fare, il tempo passa per tutti... e non sempre è un male. Non fraintendermi, vorrei essere ancora giovane, ma non invidio la me stessa di quell'epoca per la vita che faceva.»
Quelle chiacchiere non erano molto interessanti e, per quanto Adriano non intendesse essere scortese con una persona che non vedeva da così tanti anni, azzardò a domandarle: «Come mai da queste parti? Non pensavo di poterti incontrare per caso, un giorno.»
«Sono qui perché avevo qualcosa di importante da fare» lo informò Emanuela. «Anzi, ho tuttora qualcosa di importante da fare. È appunto per questo che sono qui da te.»
«Hai qualcosa di importante da fare» domandò Adriano, «Eppure hai tempo per venire a sederti con me mentre bevo uno spritz al bar?»
Emanuela sorrise.
«Ho anche il tempo di bere uno spritz a mia volta.» Fece un cenno a una cameriera, che si diresse verso il loro tavolo. Attese che se ne fosse andata, poi chiese ad Adriano: «Cosa mi racconti di interessante? Ci sono novità nella tua vita?»
«Sì, sono successe tante cose, nel corso degli anni» ammise Adriano, «Anche se non saprei cosa possa essere di tuo interesse. Non sapevo molto di te e tu non sapevi molto di me. Quante volte ci saremmo parlati, quando lavoravi per il team Speed? Tre, quattro?»
Emanuela annuì.
«Hai ragione, chiederti se ci siano delle novità nella tua vita non avrebbe senso, ma tra poco la cameriera tornerà con il mio spritz e non mi sembra il caso di parlare di qualcosa di più serio per poi doverci interrompere tra poco.»
«Come preferisci» concesse Adriano. «Una cosa te la posso dire. Ogni tanto sento tuo figlio parlare di Formula 1 in TV. Non è stato un pilota eccezionale, quando correva nelle formule minori, ma come opinionista è molto valido. Le persone come lui dovrebbero maggiore spazio, invece mi sembra che si regredisca sempre di più. Tempo pochi anni e non mi stupirei che venissero chiamati alla televisione opinionisti che non hanno la più pallida idea di come funzionano le competizioni motoristiche, solo perché magari parlano in tono gradevole o perché hanno molti follower sui social. Per i ragazzi e le ragazze di bell'aspetto è così facile diventare influencer al giorno d'oggi.»
«Mi fa piacere che Bruno sia apprezzato. Io, da parte mia, sono felice che non fosse valido abbastanza per diventare un pilota di prima fascia. Ne ho avuto abbastanza di corse e di piloti.»
«Sì, effettivamente da quando hai lasciato il team Speed non mi pare che tu abbia mai lavorato per altre squadre, né di averti mai più vista nel paddock.»
«Esatto. A volte è meglio dare un taglio netto con il passato.»
La cameriera tornò proprio in quegli istanti, appoggiando il bicchiere sul tavolo con un sorriso smagliante.
«Ecco il suo spritz, signora.»
Emanuela sorrise a propria volta, poi attese che la ragazza se ne fosse andata, prima di osservare: «Adesso non dovrebbe più venire nessuno a disturbarci. Se non hai niente in contrario, verrei al dunque.»
Adriano la esortò: «Prego. Se hai qualcosa da dirmi, non te lo posso certo impedire.»
Emanuela fece un sospiro, prima di confidargli: «Non so se tu l'abbia capito, ma sono qui per te.»
«No, non l'avevo capito» ammise Adriano, «Ma in ogni caso non ho idea di che cosa possa averti portato a venire a cercarmi. A proposito, come hai fatto a trovarmi?»
«Se te lo dicessi, mi daresti della stalker» replicò Emanuela, «Quindi è meglio che non ne parliamo.»
«Stalker? Mi stavi seguendo?»
«Non proprio, però avevo bisogno di parlarti e non sapevo come fare. Sapevo che abiti da queste parti, quindi ho fatto un po' di domande in giro. Ero tentata di venire a cercarti a casa tua, ma quando ho scoperto per caso che spesso vieni a prenderti un aperitivo in questo bar ho sperato di avere un colpo di fortuna. L'ho avuto, era il mio giorno fortunato, a quanto pare. Però non devi preoccuparti: dopo che ci saremo parlati ti lascerò stare, qualunque sia la tua decisione.»
Adriano chiuse e piegò in due il giornale, riflettendo su come replicare. Non gli venne in mente nulla da dire, ma ormai Emanuela lo fissava in silenzio.
Le parole che gli uscirono dalla bocca furono piuttosto banali.
«Cosa vuoi da me? Perché mi stavi cercando?»
«Mio figlio mi ha detto che il mio ex marito vuole vederti» disse Emanuela.
«E quindi?»
«So che te l'ha chiesto già da un po' di tempo e non ha più ricevuto tue notizie. Immagino che questo significhi che non andrai da Giorgio.»
«Quindi» ipotizzò Adriano, «Sei venuta a cercarmi per chiedermi di andare da lui?»
Emanuela scosse la testa.
«No, affatto. Ti sto chiedendo di non andarci.»
«Avrei trovato più sensato il contrario» ammise Adriano. «Posso chiederti come mai questa richiesta?»
«Non penso che Giorgio abbia qualcosa di utile da dirti.»
«E se anche fosse? Penso che voglia parlarmi di un nostro incidente, spiegarmi finalmente la sua versione dei fatti.»
«Appunto. Non devi andarci. Non devi in alcun modo metterti in contatto con Giorgio. O meglio, puoi fare quello che ti pare, non sono una stalker che ti controlla, dopotutto, però te lo sconsiglio vivamente. Sarebbe solo una perdita di tempo.»
«L'idea di perdere tempo non mi spaventa.»
Emanuela assunse un tono più supplichevole.
«Ti prego, Adriano, non andare a parlargli. Non hai bisogno di sapere.»
«Ti vedo preoccupata, Emanuela, molto preoccupata.»
«Potrei avere le mie buone ragioni per esserlo, non credi?»
«Non riesco a vedere nemmeno un motivo. Rifletti: due ex piloti vogliono vedersi dopo molti anni per chiarirsi a proposito di un incidente avvenuto di loro più di trentacinque anni fa. L'idea che possa accadere terrorizza l'ex moglie di quello che ha innescato l'incidente. Viene spontaneo chiedersi perché. Che cosa c'entri tu in tutto questo?»
«Ero la moglie di Giorgio e, adesso che non stiamo più insieme da molti anni, sono una sua cara amica.»
«Non è una risposta.»
«Credimi, non c'è alcun bisogno di parlare di quell'incidente» insisté Emanuela. «Giorgio ha commesso un errore. Un errore grave, a causa del quale hai perso un potenziale titolo, ma...»
«Giorgio ha commesso un errore, appunto» la interruppe Adriano. «Un errore che, in un primo momento, sembrava potermi costare un titolo, ma che non avrebbe comunque influito sul risultato finale, visto com'è andata l'ultima gara della stagione. So cosa potrebbe dirmi: che non è stato un errore, che l'ha fatto apposta, perché voleva colpire o me o la Scuderia Martinelli. Non sarebbe una grossa sorpresa per me. Qualunque sia il motivo per cui l'ha fatto, tu non c'entri niente. Quello che mi dirà resterà tra me e lui. Se ti preoccupa l'idea che possa dipingerti come la moglie di uno che ha provocato un incidente di proposito, non hai niente da temere.»
Emanuela abbassò lo sguardo.
«Non puoi capire. Quello che è successo non è una questione personale tra te e lui, né tra lui e Martinelli. È un casino che coinvolge più persone, alcune delle quali meritano di riposare in pace. Altre, invece, non devono sapere.»
«Ti stai mettendo troppe preoccupazioni per nulla» insisté Adriano. «Non ho intenzione di raccontare al mondo perché a Giorgio sia venuta la malsana idea di speronarmi di proposito, qualunque sia il motivo. Dici che non è una questione tra me e lui, ma lo resterà.»
«Come vuoi» si arrese Emanuela, con un sospiro. «Non posso impedirti di andare a parlare con lui. Però mi devi promettere che mio figlio non verrà mai al corrente di quello che Giorgio ti racconterà. Hai detto che provi ammirazione per lui. Ricordati che Bruno è solo un ragazzo che ammiri e che non merita di sapere cos'ha fatto suo padre.» Prese in mano il proprio bicchiere e bevve un sorso di spritz. «Fa che ne resti fuori, qualunque cosa succeda.»
«Ehi, rilassati» la esortò Adriano. «Va bene, Giorgio ha innescato un incidente di proposito e non ci tiene che vostro figlio lo sappia, ma da come ne parli penso che tu stia rendendo tutta la faccenda più grande di quanto non sia in realtà.»
«No, fidati, non sto ingigantendo nulla.» Emanuela guardò Adriano dritto negli occhi. «Non ti fermerai, ormai l'ho capito, quindi tanto vale che tu sappia da me la parte che mi riguarda. Ti ho detto che mio figlio non merita di sapere cos'ha fatto suo padre e tu hai pensato all'incidente, ma non è questo a cui mi riferisco.»
«Cos'altro ha fatto Giorgio? Non credo abbia così tanti scheletri nell'armadio. Quando lo frequentavo, era un persona tranquilla.»
«Non parlo di lui. Vedi, biologicamente parlando, Giorgio non è il padre di Bruno... e su una questione io e Giorgio siamo sempre stati d'accordo: Bruno non dovrà mai venirlo a sapere, per nessun motivo, né dovrà mai sapere perché abbiamo deciso di mentire a lui e a chiunque altro.»
Era una rivelazione piuttosto spiazzante e Adriano avrebbe dovuto chiederle perché ci fosse una correlazione sulla paternità del giovane Bruno Montani e l'incidente di Caesars Palace, ma sapeva che non avrebbe avuto risposta. Sarebbe stata comunque solo questione di giorni: aveva una buona ragione per incontrare Giorgio il prima possibile e a venire a conoscenza della versione del diretto interessato.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 (1981) ***


Adriano fu il primo a notare l'addetta alle pubbliche relazioni della scuderia Speed. Era una donna dall'aria piuttosto seria, che indossava sempre completi scuri con giacca e pantaloni e che portava i capelli neri tagliati cortissimi. Non si ricordava il suo nome, ma sapeva che la sua comparsa improvvisa all'interno del locale non portava a nulla di positivo, specie per Giorgio e Valentina, che erano appena arrivati.
Adriano la indicò all'amico.
«C'è la tizia incaricata di tenerti al guinzaglio.»
Giorgio sbuffò.
«Cosa vuole adesso?»
«Probabilmente, secondo i suoi standard, a quest'ora dovresti andartene a letto, invece di stare fuori insieme a noi.»
«Mi sembra una pretesa un po' esagerata» intervenne Valentina. «La gara c'è già stata, ormai, è domenica sera. Possibile che non si possa stare in pace per una serata? Non chiedo tanto, una serata.»
Giorgio la rassicurò: «Cerco di togliermela di torno.»
«Dubito che ci riuscirai» replicò Valentina. «A questo punto è stato del tutto inutile a venire insieme a te qui in Spagna. Non sono praticamente riuscita a vederti neanche per dieci minuti di fila fuori dal circuito senza qualcuno che venisse a mettersi in mezzo. Si stava meglio quando correvi per Martinelli.»
Giorgio sorrise.
«Le mie scelte di carriera proprio non ti vanno giù, eh?»
«Non le vanno giù» intervenne Bruno, «Perché stai accanto a una donna sexy e intrigante come la Colombo.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Come, prego?»
«Sì, posso immaginare che Valentina ti dica di non essere gelosa di lei» insisté Bruno, «Ma non credo che la mia futura cognata sia del tutto indifferente al fatto che quella tizia ti ronzi sempre intorno.»
Valentina replicò: «So benissimo che gli ronza intorno per lavoro, e nella maggior parte dei casi solo per informarlo che qualcuno vuole vederlo con urgenza.»
«Ad ogni modo» chiarì Giorgio, «Non parlavo della presunta gelosia di Valentina, quanto piuttosto del fatto che Emanuela non è esattamente il tipo di donna che considero sexy e intrigante. Per me non è nessuna delle due cose. Non...»
Adriano lo interruppe tirandogli un calcio sotto al tavolo.
«Sta arrivando.»
Passarono pochi istanti prima che Emanuela Colombo - così si chiamava la donna - arrivasse a sconvolgere ufficialmente la loro serata post-gara.
Attirò l'attenzione di Giorgio posandogli una mano su un braccio e lo invitò ad allontanarsi un attimo.
Valentina si lamentò, con amarezza: «Adesso gli dirà che il loro capo deve vederlo con urgenza e che dobbiamo andarcene. Giorgio mi ha assicurato che non finirà così, ma ormai conosco quella squadra e come funzionano le cose.»
La sua previsione si rivelò azzeccata. Giorgio tornò qualche istante più tardi per annunciare di avere una questione urgente da sbrigare.
«Quindi» borbottò Valentina, tra i denti, «La nostra cena è saltata.»
Giorgio scosse la testa.
«No, la mia cena è saltata, non la vostra. Ti lascio in buona compagnia e, magari, cerco di venire a raggiungervi più tardi. Okay?»
Valentina parve lievemente più sollevata.
«Va bene. Mi raccomando, ti aspettiamo.»
«Non contateci troppo. Sarà sicuramente qualcosa di estremamente noioso da cui difficilmente riuscirò a sottrarmi in tempi molto brevi. Pazienza, sarà per un'altra volta. Voi divertitevi senza di me.»
Li salutò e raggiunse Emanuela Colombo, con la quale si avviò fuori dal locale.
«Va beh, faremo a meno di lui» concluse Adriano. «Cosa ne dite? Possiamo ordinare o dobbiamo aspettare ancora?»
Bruno lo ignorò, rivolgendosi a Valentina.
«Perché sei rimasta qui?»
Valentina lo guardò storto.
«Mi stai mandando via?»
«No, non mi permetterei mai. Sei tu che non avresti dovuto mandare via Giorgio insieme a quella donna.»
«Dai, non dire cavolate. So che tipo di donne piacciono a Giorgio... e ti assicuro che quella tizia è l'ultima persona al mondo di cui dovrei preoccuparmi. Senza contare che, dopo averlo scortato dal titolare della Speed, lo lascerà in sua compagnia, o al massimo di qualche sponsor.»
«Ti fidi troppo di Giorgio» ribatté Bruno. «Io, se fossi al posto tuo, l'avrei accompagnato per poterlo tenere d'occhio.» Si alzò in piedi. «Anzi, dato che tu hai una fiducia smodata in lui, credo proprio che farei meglio ad accompagnarlo almeno io.»
Adriano cercò di scoraggiarlo.
«Tuo fratello sa badare a se stesso.»
Bruno ridacchiò.
«Non ne sono del tutto sicuro.»
«Se non vuoi cenare insieme a noi, basta che lo dici, senza inventarti scuse.»
«Non mi sto inventando scuse» puntualizzò Bruno. «Un giorno mi ringrazierete per averlo seguito.»
Senza aggiungere altro, si allontanò, uscendo dal locale.
Valentina sbuffò.
«Non riesco a credere che Bruno sia il fratello di Giorgio. È una persona così irritante!»
Adriano rise.
«Sai benissimo che, quando l'ho conosciuto, non stava molto simpatico neanche a me, ma tutto sommato ha le sue qualità anche lui.»
«Molto nascoste.»
«Quello che non capisco, tuttavia, è perché sia così in fissa con il fatto che sia necessario tenere d'occhio Giorgio e la signorina Colombo.»
«Non ne ho la più pallida idea, ma sai cosa ti dico? Che sono felice che l'abbia fatto. Almeno ce lo siamo tolti di torno.» Valentina aprì il menù e iniziò a sfogliarlo. «Vediamo cos'hanno. Inizio ad avere fame e neanche Bruno è riuscito a farmela passare con le sue chiacchiere.»
Per lungo tempo attesero invano il ritorno di Giorgio e di Bruno, parlando del più e del meno. L'argomento motori fu ben presto scartato e soltanto alla fine della cena Valentina azzardò: «Come sta il signor Martinelli?»
«Bene.»
«Mi sarebbe piaciuto andarlo a salutare, questo fine settimana, ma non sono riuscita a vederlo.»
Adriano la informò: «Anche a lui avrebbe fatto piacere salutarti, se avesse saputo che eri qui a Jarama. Gli sei rimasta molto impressa. Non fa altro che dire a me e a Bruno che dovremmo fidanzarci con delle ragazze simili a te e magari portarle con noi.»
Valentina sorrise.
«La mia proposta è sempre valida.»
«Quale proposta?»
«Ho delle amiche che cercano un fidanzato. Potrei presentartene una.»
«Non mi sembra una grande idea.»
«Perché no? Anzi, se ti mettessi insieme a una mia amica, potremmo uscire tutti e quattro insieme, io, te, lei e Giorgio.»
«Ti ringrazio per il pensiero, ma ti ripeto che non è una buona idea.»
Valentina lo fissò piuttosto a lungo, prima di chiedergli: «Stai con qualcuna?»
Adriano avvampò.
«Diciamo di sì.»
«Giorgio non me l'aveva detto.»
«Diversamente da te, Giorgio non mi ha mai estorto questo genere di confessioni.»
«Dovresti presentarcela.»
«Non è il caso.»
«Perché? Mi farebbe piacere conoscerla e, sono sicuro, anche a Giorgio.»
Adriano fece un mezzo sorriso.
«Se fosse possibile, ve l'avrei già presentata da tempo. Purtroppo, però, non è possibile.»
«Ha un lavoro impegnativo» azzardò Valentina, «Quindi pensi non riusciremmo a incontrarci?»
«No, non è questo il problema.»
Valentina abbassò lo sguardo, rimanendo in silenzio per qualche istante.
Il fatto che non parlasse non prometteva molto di buono, si disse Adriano.
Aveva ragione, dato che Valentina fu piuttosto brava a fare due più due.
«È una donna sposata, vero?»
Mentire non aveva senso.
«Già, è sposata.»
Adriano si aspettava delle critiche da parte di Valentina, ma l'amica lo stupì in positivo.
«Spero che un giorno le cose possano cambiare, che lei e suo marito possano lasciarsi.»
«Lo spero anch'io» ammise Adriano, «Ma la situazione rimarrebbe comunque piuttosto contorta.»
Valentina ridacchiò.
«Posso immaginarlo.»
Adriano fece per replicare, chiederle se avesse capito chi fosse la sua amante, ma si trattenne nel vedere Giorgio venire verso di loro a passo piuttosto spedito. Scostò la sedia che aveva abbandonato un paio d'ore prima, poi si accomondò.
«Finalmente sono un uomo libero, almeno per stasera.»
«Finalmente» convenne Valentina, con un sorriso radioso. Doveva essere piuttosto felice che fosse arrivato e che si fosse presentato da solo. «Tuo fratello dov'è?»
«Mio fratello era stanco» rispose Giorgio. «Mi ha detto che andava a dormire.»
«A quest'ora?»
«Sarà la forza dell'abitudine.»
Valentina rise.
«Non è che sia Bruno quello che se la fa con la Colombo? Questo spiegherebbe perché non sia tornato. Dopotutto l'ha definita una donna sexy e intrigante.»
«Ne dubito fortemente» rispose Giorgio. «Quei due non hanno avuto molte occasioni per interagire l'uno con l'altra. Comunque, per quanto mi riguarda, la vita privata di Emanuela non mi tocca minimamente.» Guardò l'orologio. «Cosa dite, secondo voi è tardi per ordinare qualcosa da mangiare?»
«No, non è tardi» lo rassicurò Valentina. «Io, però, devo andare un attimo in bagno.»
Si allontanò dal tavolo e solo a quel punto Adriano domandò a Giorgio: «Tutto a posto?»
Giorgio annuì.
«Sì, certo, tutto a posto. C'era solo il rappresentante di uno sponsor che voleva conoscermi. Purtroppo nella nuova squadra se ne fregano altamente che questi eventi avvengano in momenti sensati. Quel tizio voleva conoscermi perché è rimasto impressionato dalla mia qualifica di ieri, quindi sono stato convocato urgentemente. Almeno su una cosa Valentina ha ragione, quando correvo con Martinelli ero più libero di gestire il mio tempo.»
Adriano gli domandò: «Non ti sei ancora pentito di avere cambiato scuderia?»
Giorgio scosse la testa.
«No, ho solo fatto quello che era meglio per la mia carriera, anche se ho dovuto accettare dei compromessi. Senza offesa, ma nessun pilota potrà mai avere un futuro alla Scuderia Martinelli, finché ci sarai tu.»

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 (2017) ***


Quando sentì la porta d'ingresso che prima si apriva poi si richiudeva, Giorgio chiuse il video che stava guardando. Passarono solo pochi istanti prima che Bruno entrasse in soggiorno.
Giorgio guardò l'ora, in basso, sullo schermo del computer, poi osservò: «Pensavo tornassi più tardi.»
Suo figlio si avvicinò al tavolo, poi si sedette di fronte a lui.
«Ti disturbo?»
«No, certo che no. Come ti viene in mente?»
«No, ho visto che eri impegnato...»
Giorgio scosse la testa.
«Stavo solo guardando un video sul Gran Premio di Spagna di domenica scorsa. Un video di un fan, intendo, che commentava la gara. Alcuni tifosi commentano in modo più sensato degli opinionisti televisivi. Senza offesa, non parlo di tutto gli opinionisti.»
Bruno sospirò.
«Come darti torto. Alcuni miei colleghi dicono cose assurde, a volte si inventano addirittura gli eventi dele gare. Comunque è stata piuttosto emozionante quella del Circuit de Catalunya, non credi?»
«Sì, bella gara» convenne Giorgio. «Il duello tra Hamilton e Vettel è stato stupendo. Quei due ragazzi daranno molte soddisfazioni agli appassionati di motori di questa epoca storica. Speriamo che tutto continui così il più a lungo possibile.»
«Goditelo finché dura, allora, perché dubito seriamente che continuerà così molto a lungo» replicò Bruno. «Uno dei due è un fuoco di paglia e prima o poi dovrà farsi da parte e lasciare il posto a piloti più competitivi di lui.»
«No, ti sbagli di grosso» obiettò Giorgio. «Non puoi dire che sia un fuoco di paglia. Va bene, l'anno scorso è andata com'è andata, ma ci sta una stagione negativa. Quest'anno non commetterà lo stesso errore. Non che Bottas sia competitivo tanto quanto il figlio di Rosberg, anche se dopo la gara in Russia magari avrei detto il contrario, ma...»
Bruno lo interruppe: «No, papà, non hai capito nulla. Sono d'accordo con te su Hamilton. Non è lui il fuoco di paglia.»
«Stai dando del fuoco di paglia a uno che ha vinto quattro mondiali consecutivi?»
«Di quei quattro mondiali, un paio li avrei vinti anch'io comodamente.»
«Certo, come no, hai vinto due gare di World Series by Renault e pensi che avresti vinto dei mondiali in Formula 1?»
«Ci siamo capiti. Sai cosa intendo.»
«No, non ho capito affatto.»
«Allora te lo spiego in parole povere: il ragazzino che vinceva con le Redbull iper-competitive non è nemmeno degno di allacciare le scarpe a Hamilton, nonostante ieri abbiano dato vita a un bel duello. Non sarebbe una cosa tanto grave, in realtà, ma sono tanti i piloti a cui Vettel non è degno di allacciare le scarpe... e farebbe meglio a svegliarsi. Prima se ne renderà conto e meglio riuscirà a salvare la propria carriera. Se continua a esaltarsi perché vince ogni tanto e lo fa sulla monoposto più bella, facendo proclami sul fatto che la Ferrari sia il sogno della sua vita, invece di prepararsi a un lento ritorno alla realtà, alla realtà andrà a sbatterci contro di punto in bianco. Non lo voglio mettere al mio livello, naturalmente, ma mi auguro per lui che riesca a evitare di fare la fine che ho fatto io quando - come mi hai ricordato - ho vinto solo due gare in World Series by Renault.»
«Sei un disfattista» obiettò Giorgio. «Non fraintendermi, apprezzo le tue opinioni, sia quelle più pacate che esponi in TV, sia quelle senza filtri che ti escono quando parliamo di Formula 1, ma temo che tu ti stia lasciando travolgere da quella corrente di pensiero sempre più diffusa secondo cui i piloti per avere valore dovrebbero rasentare la perfezione sempre e comunque. Ai miei tempi questa pretesa non c'era. Certo, i piloti di fascia bassa erano di una fascia molto più bassa di quella attuale quindi avevamo molte più possibilità di essere considerati in chiave positiva, ma oggi vedo esagerazione.»
«Nessuna esagerazione» obiettò Bruno. «Sono del parere che Vettel non abbia niente di più di un qualsiasi pilota competitivo uscito dalle serie minori e messo accanto a lui e che, quando questo sarà palese agli occhi di tutti, la sua carriera finirà molto più mestamente di come è iniziata.»
«Appunto per questo si tende a esagerare, al giorno d'oggi» insisté Giorgio. «Per qualsiasi pilota, sia anche un pluricampione del mondo, ci sono sempre delle nuove leve in agguato, piloti emergenti pronti a metterli da parte e a diventare protagonisti. Però non è un dramma come dai a vedere tu, quanto piuttosto qualcosa di ciclico. Arriveranno sicuramente dei giovani che metteranno da parte Vettel, e anche Hamilton, prima o poi, ma non è niente di diverso da quello che hanno fatto loro qualche anno fa. Anche Vettel e Hamilton, quando sono arrivati, hanno messo da parte qualcuno che fino a quel momento poteva essere considerato più quotato di loro.» Giorgio rise, strizzandogli un occhio. «Ma cosa vuoi capirne tu, che hai vinto solo due gare di World Series by Renault?»
«Va bene, mi arrendo, hai ragione tu» rispose Bruno, «Anche perché, ti dirò, non sono venuto qui a disturbarti mentre guardavi i tuoi video, ma per parlarti di una questione seria.»
Giorgio azzardò: «Hai deciso che la tua pausa di riflessione è durata anche troppo e che tornerai a casa da tua moglie? In tal caso approvo.»
«Non è una vera e propria pausa di riflessione, lo sai» precisò Bruno. «Arianna non sta bene, dopo quello che è successo, e non mi vuole intorno.»
«Sei proprio sicuro che non ti voglia intorno?»
«Certo, altrimenti non sarei qui... però, per favore, non parliamone adesso.»
«Va bene, come vuoi. Cos'altro c'è, allora? È successo qualcosa?»
Bruno lo guardò negli occhi.
«Non lo so, dovresti dirmelo tu.»
Giorgio lo fissò con innocenza.
«Io? Cosa dovrei dirti? Di che cosa mi stai accusando?»
Bruno ridacchiò.
«Non ti sto accusando di niente, però è successa una cosa molto strana. So che la mamma oggi doveva andare dalle parti di Modena, sai per caso cosa sta succedendo?»
Giorgio sbuffò.
«Te lo ricordi da quanti anni siamo separati io e tua madre, vero? Perché chiedi a me spiegazioni per quello che fa lei?»
«Perché sono pronto a scommettere che c'entri qualcosa con la faccenda di Adriano Fabbri. Abita da quelle parti o sbaglio?»
«Non parlo con Adriano da oltre trentacinque anni e anche dall'ultima volta in cui l'ho visto di sfuggita è passato un bel po' di tempo. Come faccio a sapere dove abita? E poi, in ogni caso, non sarà l'unico ad abitare in quella zona.»
«Non prendermi in giro, conosci un sacco di gente che potrebbe darti addirittura il suo indirizzo di casa. Cos'avete in mente tu e la mamma? Capisco che ci tieni a incontrarlo, ma non ti sembra esagerato mandarla a cercarlo?»
Giorgio spalancò gli occhi.
«No, aspetta, io non ho fatto niente di tutto ciò. Stai dicendo sul serio che tua madre è andata a cercare Fabbri?»
«Da quello che ho capito ne sono abbastanza convinto, ma lo sto chiedendo a te. Non riesco a capire cos'abbiate in mente. Anzi, per essere più preciso, è da quando mi hai chiesto di parlare con Fabbri, che non sto capendo più niente di quello che sta succedendo! Cosa vuoi da lui? Perché vuoi incontrarlo a tutti i costi dopo così tanti anni? E perché mia madre è andata...»
Giorgio lo interruppe: «Partiamo dall'inizio e rimaniamo a me, perché purtroppo non so cosa passi per la testa di tua madre, né che cosa sia andata a fare vicino a Modena. Anzi, potrebbe essere andata là per qualsiasi altra ragione.»
«Ho le mie buone ragioni per credere che c'entri Adriano Fabbri, te l'ho detto» chiarì Bruno, «Altrimenti non avrei chiesto spiegazioni a te.»
«Potevi chiedere spiegazioni a lei, piuttosto.»
«Quando la vedrò di persona, infatti, non mancherò di farlo. Adesso, però, ne sto parlando con te. Vorrei capire. Cos'è successo con Fabbri e che cosa c'entra la mamma?»
«Tua madre non c'entra niente.»
«Eppure...»
«Eppure niente. Quando io e Adriano eravamo ancora amici, non stavo insieme a tua madre. Si conoscono a malapena, dato che tua madre lavorava come PR si vedevano qualche volta nel paddock, ma niente di più. Non avevano nessun tipo di rapporto, al massimo si salutavano quando si vedevano. Non hai nulla di cui preoccuparti, per quanto riguarda tua madre.»
«E per quanto riguarda te?»
«Nemmeno.»
«Tra loro non è successo niente. Cos'è successo, invece, tra te e lui?»
Giorgio rimase in silenzio qualche istante, alla ricerca delle parole.
Fu molto semplice, alla fine.
«Tra me e Fabbri c'è stato un incidente che ha generato grandi polemiche.»
Bruno lo esortò a continuare.
«Un incidente e...?»
«E niente. Non so quali idee tu ti sia fatto, ma non c'è niente di misterioso nel mio desiderio di incontrarlo. Ho fatto una manovra avventata e mi voglio scusare con lui per quello che è successo sia in pista sia fuori dalla pista, tutto qui.»
«Dopo quasi trentasei anni?»
«Meglio tardi che mai, non credi?»
«Sì, capisco, comunque sono convinto che non me la racconti giusta.» Bruno rise. «Chissà cos'avete combinato tu e Fabbri, a quei tempi.»
«Non abbiamo niente da nascondere, fidati, né abbiamo mai fatto cose strane, a parte gestire la questione dell'incidente un po' come se fossimo stati piloti di NASCAR» ribadì Giorgio. «Voglio solo spiegargli com'è andata, tutto qui, e voglio farlo prima che sia troppo tardi.»
Bruno abbassò lo sguardo.
«Non sarà troppo tardi.»
Giorgio sentenziò, con realismo: «Mai dire mai.»
«Non devi essere pessimista. Andrà tutto bene, tornerai come nuovo.»
«Lo spero, però, se non dovesse andare così, non voglio essere ricordato come lo stronzo che ha fatto in modo che Adriano Fabbri perdesse un mondiale di proposito. O meglio, non mi interessa se lo pensano quelli che vogliono vedere in ogni rivalità uno scontro buoni e cattivi, ma vorrei almeno che non lo pensasse lui.»
«Alla fine non è una brutta idea» fu costretto ad ammettere Bruno. «Spero che non ci abbia ripensato.»
«Lo spero anch'io... e che tua madre non abbia combinato casini.»
«Mi auguro di no.»
Giorgio non era destinato a scoprire, quel giorno, se Emanuela avesse incontrato Adriano, ma non più di venti minuti dopo la conversazione con Bruno ebbe una piacevole sorpresa.
Il suo cellulare vibrò, c'era un nuovo messaggio in entrata, da un numero che non conosceva.
"Ciao, sono Fabbri. Quando ci vediamo?"
Giorgio fissò lo schermo per diversi minuti, prima di rispondergli.
"Quando vuoi. Io sono libero anche questo fine settimana."
Mentre gli inviava il messaggio, si rese conto che ormai non poteva più tornare indietro. Non importava. Era pronto. Qualunque cosa ne pensasse Emanuela, era giusto che Adriano conoscesse tutta la storia, compresi i suoi lati più oscuri.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 (1981) ***


Giorgio entrò nel parcheggio, concedendosi qualche istante per riflettere su quanto la sua vita fosse cambiata radicalmente, per l'ennesima volta, in poche ore, o quantomeno su quanto fosse sul punto di cambiare. Era accaduto per caso, e solo perché aveva aperto per errore il cassetto sbagliato, ritrovandosi sotto gli occhi una lettera che in quel cassetto avrebbe dovuto essere nascosta, una lettera che gli aveva messo davanti agli occhi una verità che si era sempre rifiutato di riconoscere.
Nonostante tutto, realizzò mentre parcheggiava, aveva comunque sbagliato ad andarsene senza lasciare nemmeno un biglietto a Valentina. Doveva essere già rientrata a casa e chiedersi che fine avesse fatto. Seppure ciò che aveva letto faceva sì che, inevitabilmente, la loro relazione fosse giunta al capolinea, ritenne inopportuna l'ipotesi di sparire senza farle sapere nulla.
Sceso dall'auto, si mise alla ricerca di una cabina telefonica, trovandone una non troppo lontana. Inserì un paio di gettoni, compose il numero di Valentina - lo stesso numero a cui Emanuela Colombo l'aveva contattato pochi minuti dopo il ritrovamento della lettera - e rimase in attesa.
La telefonata era un po' disturbata, ma non abbastanza da non comprendere le parole di Valentina, quando le riferì: «Sono dovuto partire all'improvviso, per questo non mi hai trovato a casa.»
«Fammi indovinare» ribatté infatti la sua fidanzata, in tono sprezzante, «Una questione urgente che ha a che fare con la squadra. Ormai so come vanno le cose. Eppure mi avevi promesso che saresti rimasto a casa mia fino a dopodomani.»
«Mi dispiace di non avere potuto mantenere la promessa» replicò Giorgio, «E cercherò di rimediare al più presto. Purtroppo non ho potuto farne a meno.»
«Ma adesso dove sei? Ancora lungo la strada o sei già arrivato?»
«Di fatto sono lungo la strada, ma sono già arrivato.»
«Sai già cosa vuole il tuo capo da te?»
«Non ancora, ma presto lo saprò.»
Non se la sentiva di aggiungere molto altro, quindi chiuse la telefonata con la scusa che, essendo sul bordo di una via, il frastuono proveniente dalla carreggiata non rendeva molto confortevole una conversazione telefonica. Valentina non fece nulla per trattenerlo, quasi una metafora di quello che Giorgio era certo che sarebbe accaduto se le avesse proposto di mettere fine alla loro unione.
Non sapeva con esattezza quando le cose avessero smesso di funzionare, probabilmente aveva sempre preferito non vedere la realtà. Avrebbe dovuto capire fin da subito per quale ragione Valentina si fosse opposta alla sua decisione di lasciare la Scuderia Martinelli, ma era stato talmente cieco da non rendersi conto di nulla.
Cercò di scacciare dalla testa quei pensieri e guardò l'orologio. Era in anticipo, rispetto all'orario in cui aveva programmato di vedersi con Emanuela Colombo, quando aveva preso la decisione di partire per andare a raggiungerla e parlare subito della faccenda che l'addetta alle pubbliche relazioni gli aveva accennato al telefono. D'altronde, anche senza leggere la lettera incriminata, molto probabilmente avrebbe preso la stessa decisione. Emanuela gli era sembrata molto agitata e il suo stato d'animo non prometteva nulla di buono.
«Devo pensare a me e al mio futuro» aveva messo in chiaro, «Anche se potrei finire per prendere qualche decisione discutibile. Purtrppo non mi sono rimaste molte alternative.»
Giorgio non conosceva con precisione il ruolo avuto da Emanuela nella faccenda innominabile, ma gli era ormai chiaro che, prima che tutto iniziasse, non era molto benvista all'interno del team Speed. Il titolare della squadra non vedeva l'ora di metterla alla porta, forse perché era una persona senza peli sulla lingua e in troppe occasioni aveva osato dire la sua quando nessuno le aveva chiesto nulla, ma le aveva offerto una sorta di seconda chance: collaborare in quell'affare maledetto, per prolungare il proprio rapporto di lavoro con la scuderia.
Ormai l'affare era tragicamente sfumato, alla Speed non serviva più Emanuela. Per giunta non sarebbe riuscita a nascondere molto a lungo la sua gravidanza... ed Emanuela Colombo non sarebbe stata solo una donna incinta. Qualcuno doveva sapere, qualcuno doveva sospettare. Era chiaro che ci fosse chi voleva metterla a tacere, ma non sarebbe riuscita a vendere il proprio silenzio in cambio di soldi. L'avrebbero distrutta... e non avrebbero distrutto solo lei.
«Bruno, perché hai fatto questo casino?» borbottò Giorgio tra i denti, un po' come se il fratello potesse sentirlo.
Fece due passi, in attesa che giungesse l'ora dell'appuntamento. Quando tornò nel parcheggio, la Colombo era già arrivata. Siccome Emanuela non si accorse di lui, attirò la sua attenzione con un cenno, poi le indicò la propria automobile.
Salirono a bordo e, solo dopo che entrambi ebbero richiuso le portiere, Giorgio si chiese se ci fossero altre possibilità oltre a quella che aveva pensato. Era un'idea assurda, lo sapeva, ma in lui era scattata una molla che gli ripeteva quanto quella fosse la soluzione più facile per tutti. Avrebbe potuto aiutare Emanuela, chiudere con Valentina e preservare la memoria di Bruno in un colpo solo, anche si trattava di un passo importante, che non poteva fare d'impulso.
«Cosa mi stavi dicendo al telefono, prima?» chiese a Emanuela. «Stavi vaneggiando qualcosa a proposito di raccontare la verità. A chi?»
Emanuela si girò a fissarlo. Giorgio ricambiò lo sguardo.
«Devo trovare un modo per guadagnarmi da vivere, non credi?» disse la Colombo, con amarezza. «È questione di giorni prima che non abbia più un lavoro e, siamo realisti, difficilmente riuscirò a trovarne un altro, quantomeno in una posizione del genere. Ormai la mia unica possibilità è sposare un uomo ricco... ma anche questo è improponibile.»
«A chi vuoi raccontare la verità?» insisté Giorgio. «In che modo pensi possa esserti in qualche modo utile?»
«Sai quanti giornalisti in cerca di uno scoop ci sono?»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Che cosa?! Vuoi raccontare alla stampa quello che è successo?!»
«Presto avrò bisogno di soldi. Pensi di riuscire a trovarmi tu un marito ricco che si accolli anche mio figlio?»
Giorgio azzardò: «Mi stai dicendo che, se trovassi un uomo disposto a sposarti e a crescere tuo figlio come se fosse suo, rinunceresti all'idea di vendere il tuo scoop?»
«Probabilmente sì.»
«Sul serio?»
«Non capisco perché tu me lo stia chiedendo» replicò Emanuela. «Comunque, se ti può consolare, non faccio la voglia di raccontare al mondo quello che ha fatto Bruno e in che modo l'ho aiutato. Anzi, meno gente ne venisse al corrente e meglio sarebbe. Solo, come ti ho già detto, devo pensare al mio futuro.»
Giorgio fece un profondo respiro, prima di pronunciare un'unica parola, ma che avrebbe stravolto per sempre il resto della sua esistenza.
«Sposiamoci.»
Emanuela si comportò come se non avesse capito bene.
«Come hai detto?»
«Ho detto sposiamoci. Posso permettermi di mantenere sia te sia il figlio di Bruno... e se vorrai trovarti un'altra squadra in cui lavorare, magari in un'altra categoria, penso di avere dei buoni agganci per aiutarti a trovare un altro lavoro. Credo sia la soluzione migliore per tutti.»
«Non sai quello che dici.»
«Invece lo so eccome.»
«Quando ti ho chiamato per dirti che avevo bisogno di parlarti, eri a casa dalla tua fidanzata emiliana. Ti sei dimenticato della sua esistenza?»
«No, non sono io che mi sono dimenticato della sua esistenza. È Valentina che si è dimenticata di me molto tempo fa. Solo, non me n'ero mai accorto finora.»
«Cosa vuoi dire?»
«Quello che sta succedendo tra me e Valentina non ti riguarda. Se accetti di sposarmi, la farò uscire completamente dalla mia vita.»
«Però state ancora insieme, adesso almeno, intendo.»
«Non è un problema, te lo ripeto. L'avrei lasciata comunque.»
«Penserà che tu mi abbia messa incinta quando ancora stavi con lei.»
«Sai, Emanuela, quando mi hai chiamata stavo per andare fuori a fare due passi. Poco prima mi ero messo a cercare una salvietta o un fazzoletto per pulire gli occhiali da sole. Ho aperto dei cassetti a caso, nella speranza di trovare qualcosa che mi fosse utile. E sai cosa ci ho trovato, invece?»
«Se non fosse il peggiore degli stereotipi da film, mi verrebbe da dire la lettera di un amante.»
«Non era una lettera di un'amante qualsiasi. Valentina se la fa con Arturo Martinelli.»
Emanuela fece un salto sul sedile.
«Cosa?!»
«Hai sentito benissimo. Valentina sta con Martinelli. Nella lettera le scriveva che lui e sua moglie sono già andati dall'avvocato per definire i dettagli della loro separazione e che presto potranno amarsi alla luce del sole, se lei sarà d'accordo.»
Emanuela azzardò: «La donna che ami si è presa una cotta per uno che ha quindici anni più di te e che non è neanche ancora divorziato e tu non solo non fai niente per cercare di riconquistarla, ma addirittura mi proponi di sposarti?»
Giorgio rispose: «Sono sempre stato una persona pragmatica. C'è stato un tempo in cui volevo passare il resto della mia vita con Valentina, ma le cose sono cambiate. Mi hai detto tu stessa che devi pensare al meglio per te, che saresti disposta a raccontare alla stampa quello che avete fatto tu e Bruno, se non ci fossero altre soluzioni. Anch'io devo pensare a che cosa sia meglio per me... a che cosa sia meglio per noi. Ti prego, Emanuela, non dirmi di no. Non ti posso assicurare che saremo felici, ma potremo salvare quel poco che c'è di salvabile.»
Non si chiese fino in fondo quanto tempo sarebbe passato prima di pentirsi della sua decisione d'impulso, di pensare di avere fatto una follia. Non se lo chiese, perché la voce di Emanuela interruppe qualsiasi forma di riflessione.
«Sì, sposiamoci.»
A quel punto divenne impossibile tornare indietro, ma l'idea di sposare una donna che gli era sempre stata indifferente non lo spaventava. Se per Emanuela poteva considerarsi un matrimonio di interesse, per lui sarebbe stato un taglio netto con il passato. Forse insieme non sarebbero stati felici, ma nessuno dei due era nelle condizioni di potere puntare a una vita felice da solo, in quel momento. La realtà non era una fiaba e Giorgio era pronto ad accettare quella verità.
Gli venne per un attimo il dubbio di avere travisato. Nella lettera di Martinelli non era mai specificato chiaramente e al di sopra di ogni ragionevole dubbio che ci fosse una relazione tra lui e Valentina. Poteva essere la semplice dichiarazione d'amore di un uomo invadente, ma non corrisposto, in linea teorica.
"Non ha importanza" si disse Giorgio, cercando di scacciare quel pensiero. Qualunque fosse la verità, avrebbe chiuso con Valentina e non sarebbe tornato indietro.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 (1981) ***


Da quando Giorgio era partito, a Valentina non piaceva l'idea di tenere il telefono occupato, nella speranza di una sua chiamata. Si erano sentiti la sera stessa della sua partenza, ma il suo fidanzato le era apparso molto distaccato, come se non vedesse l'ora di mettere fine alla loro conversazione telefonica. Nonostante il desiderio di tenere la linea libera, non poteva fare altrimenti, doveva contattare immediatamente il signor Martinelli. Aveva letto e riletto ciò che le aveva scritto, non riuscendo a capacitarsi di quanto fosse stato esplicito. Doveva assolutamente mettere qualcosa in chiaro con lui, anche se questo significava contattarlo presso la sede della scuderia.
Aveva il numero del suo ufficio, era stato lo stesso Martinelli, tempo prima, a darglielo, invitandola a chiamarlo ogni volta in cui l'avesse desiderato. Valentina non gli aveva mai telefonato, ma sapeva che non sarebbe stato difficile mettersi in contatto con lui. Martinelli le aveva assicurato che la segretaria gli avrebbe passato la chiamata e si sarebbe defilata, dando loro la privacy di cui necessitavano.
Andò tutto come le era stato anticipato in passato.
Valentina udì chiaramente la voce di Martinelli che parlottava con la sua assistente, probabilmente chiedendole di lasciarlo da solo. Poco dopo, giunse finalmente al ricevitore.
«Valentina, quanto sono felice di sentirti. Mi fa piacere che tu ti sia decisa a cercarmi. Hai ricevuto la mia lettera?»
Parlava con naturalezza, troppa naturalezza.
«Signor Martinelli, devo parlarle proprio di quella lettera» lo informò. «Forse non si rende conto di quanto fosse inappropriato ciò che mi ha scritto.»
«Ti dà fastidio che ti chiami per nome e che ti dia del tu? Guarda che anche tu puoi fare lo stesso.»
«No, signor Martinelli, non mi dà affatto fastidio. Può chiamarmi per nome e darmi del tu. È quello che mi ha scritto che mi mette a disagio.»
«Hai ragione, forse mi sono spinto troppo oltre» ammise Martinelli, «Ma dovevo farlo. Dovevo farti capire che cosa provo per te. Mi dispiace se in qualche modo ti ho mancato di rispetto, ma...»
Valentina non lo lasciò continuare.
«Ha idea di cosa succederebbe se quella lettera finisse nelle mani sbagliate? L'ho nascosta in fretta e furia in un cassetto, se il mio fidanzato l'avesse letta, avrebbe pensato che io e lei abbiamo una relazione!»
«Evitare che Montani trovi la lettera è un problema tuo, non mio» mise in chiaro Martinelli. «Anzi, che lo pensi pure che io e te abbiamo una relazione. Tanto me l'hai fatto capire, che se non ci fosse lui non avresti tutti questi problemi.»
«Veramente le ho fatto capire, anche, che non inizierei mai una storia con un uomo sposato.»
«Io e Patrizia non siamo più sposati. O per meglio dire, lo siamo ancora formalmente, ma ciascuno ha preso la propria strada già da tempo. Non vive più a casa mia. Io e te potremmo stare insieme alla luce del sole. Lo so, ora mi accuserai di essermi inventato tutto, di essermi immaginato certe cose, ma non riuscirai a convincermi. Sono disposto a uscire dalla tua vita, se lo vorrai, ma sono sicuro che non vuoi davvero che esca dalla tua vita.»
Valentina sospirò. Quanta verità c'era in quelle parole. Fin dalla prima volta in cui l'aveva incontrato, era rimasta colpita dai modi del signor Martinelli e da come quell'uomo la guardava. Sapeva di piacergli, e non poco, così come sapeva di ricambiare quell'attrazione, per quanto cercasse di starne il più possibile lontana. Se non fosse stata già fidanzata con Giorgio, molto probabilmente non sarebbe riuscita a resistere alle sue avance, specie adesso che la signora Martinelli si era ufficialmente defilata - e Valentina sospettava quale fosse la ragione che l'aveva spinta a chiedere la separazione al marito.
«Mi dispiace dovere essere così diretta, signor Martinelli» disse, «Ma non potrà mai esserci niente tra me e lei. Come ben sa, ho già un compagno e prima o poi io e Giorgio saremo marito e moglie. Nella mia vita non c'è posto per altri uomini.»
«Sapevo che mi avresti risposto in questo modo» ribatté Martinelli, «E non posso fare altro che prenderne atto. Sappi, però, che non mi sarai mai indifferente e, se un giorno cambierai idea, non hai altro da fare che contattarmi.»
«Non cambierò idea.»
«Magari potrebbe cambiare idea Montani. Perdonami per la sfacciataggine, ma non mi sembra che sia così desideroso di sposarti. Parlava in tono vago del vostro ipotetico matrimonio quando era ancora un mio pilota e non mi sembra che la situazione sia cambiata.»
«Non devo rendere conto a lei di quello che succede tra me e Giorgio» mise in chiaro Valentina. «Non so cosa succederà se un giorno io e Giorgio dovessimo lasciarci, ma non ci penso.»
«Perdonami di nuovo per la sfacciataggine, ma sono convinto che dovresti aprire gli occhi. Il tuo fidanzato passa fin troppo tempo con la signorina Colombo. Non ti è mai venuto il dubbio che tra di loro ci sia qualcosa di più di un rapporto professionale?»
«No.»
«Allora sei molto ingenua.»
«O forse conosco bene il mio fidanzato. So che le donne come quella Emanuela Colombo non gli interessano. Per lui Emanuela non conta nulla, è solo una persona con cui ha a che fare per lavoro. O devo insinuare che anche lei, signor Martinelli, abbia una storia con tutte le sue collaboratrici?»
Martinelli rise.
«Di solito cerco di non circondarmi di donne dalle quali potrei essere attratto o che potrebbero essere attratte da me, almeno sul lavoro. Preferisco tenerlo ben separato dalla vita privata. Mescolare le due cose, spesso rischia di diventare un grande casino. Il peggio che ho fatto, nella mia vita, credo sia stato prendermi una cotta per la fidanzata di uno dei miei piloti. Come avrai sicuramente notato, non mi sta portando molto lontano.»
Valentina ignorò quel riferimento a lei stessa.
«Tra me e Giorgio non ci sono problemi e non saranno mille signorine Colombo a mettersi tra me e lui. La prego di non cercarmi più e soprattutto di non scrivermi mai altre lettere. Una basta e avanza, visto i suoi contenuti.»
Stava per salutarlo e per riattaccare, ma Martinelli la trattenne.
«Lo so, Valentina, ho sbagliato. Non avrei dovuto scrivere quello che ho scritto, probabilmente avrei dovuto essere più romantico e magari mandarti dei fiori o cercare di conquistarti come fanno gli uomini che sanno relazionarsi in modo più normale. Purtroppo sono una frana. Non ho mai avuto un grande successo con le donne, quantomeno con quelle che non avevano mai visto la mia casa o la mia macchina e che, di conseguenza, non avessero già fatto una stima del mio conto in banca. Con te, all'improvviso, ho avuto l'impressione che fosse tutto diverso, che avrei avuto una seconda possibilità. Ho fatto il possibile, ma evidentemente non è stato abbastanza. Mi dispiace se ti sono sembrato fuori luogo o se ho rischiato di complicare la tua vita privata. Quello che ti ho detto rimane valido, se cambierai idea puoi venire da me quando vuoi, ma rispetto la tua decisione. Non ti chiamerò e non ti manderò lettere, se è quello che vuoi. Però non chiedermi di augurarti buona fortuna per il tuo futuro matrimonio con Giorgio Montani. Non sarei sincero.»
«Non ho questa pretesa» si congedò Valentina. «Grazie, Arturo, e addio.»
Soltanto dopo avere riagganciato si rese conto che, per la prima volta, nel tagliare definitivamente i ponti con lui, gli si era rivolta chiamandolo per nome.
Andò a rileggere la lettera, la lesse e la rilesse più volte, chiedendosi se fosse possibile dimenticare una volta per tutte quella piccola parentesi della sua vita. Sapeva che Martinelli non l'avrebbe ricontattata, poteva fidarsi di lui, quindi non avrebbe avuto problemi a rimanergli lontana.
Prese un accendino, avvicinò la fiamma alla lettera e poi la appoggiò a un posacenere. Guardò le parole di Arturo Martinelli bruciare, trasformarsi a poco a poco in cenere, sperando che il telefono squillasse, che Giorgio si facesse vivo.
Martinelli aveva ragione, il suo compagno non sembrava molto propenso a volerla davvero sposare, ma forse c'era solo bisogno di spronarlo a prendere quella decisione. Prima o poi sarebbe tornato da lei e allora, guardandolo negli occhi, gliel'avrebbe detto chiaramente.
"Voglio sposarti e voglio che fissiamo la data, sono stanca di aspettare. Non mi importa se dopo quello che è successo pensi che non sia il momento adatto per festeggiare e invitare gente. Non voglio invitati, non voglio una festa. Voglio solo essere tua moglie."
Pronunciò quelle parole ad alta voce, per sentirne il suono, certa che presto le avrebbe ripetute in presenza di Giorgio. Si sbagliava di grosso, perché le loro strade stavano per separarsi definitivamente e totalmente a sorpresa. Non solo, Giorgio non le avrebbe dato alcuna spiegazione, se non quella di non sentirsi più a proprio agio con lei. Poi si sarebbe davvero sposato, senza festeggiamenti e senza invitati, non con lei, ma con Emanuela Colombo.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 (1981) ***


Guardare il mondo da un'altra prospettiva era più facile di quanto Giorgio si fosse aspettato. Non che potesse dire di sapere da che prospettiva guardare il mondo, da quando aveva prima scoperto fino a che punto fosse disposto Bruno in nome della carriera, poi assistito alla morte del fratello senza potere fare niente per lui. In un modo o nell'altro, la fine della sua relazione con Valentina aveva contribuito all'apertura di un nuovo capitolo della sua esistenza.
Non aveva ancora parlato con Emanuela di cosa fosse accaduto, ma ne stava venendo il momento. Era da poco arrivato a casa della Colombo ed erano seduti uno di fronte all'altra. Si fissavano, sapendo che uno dei due avrebbe dovuto rompere il silenzio, ma nessuno dei due sembrava pronto per il grande passo.
Giorgio si fece coraggio e pronunciò ad alta voce le parole che, forse, in fondo al cuore lo spaventavano ancora.
«Ho fatto quello che dovevo.»
Da Emanuela gli arrivò la richiesta di essere più esplicito.
«Hai lasciato Valentina?»
«Sì.»
«Io ho lasciato il lavoro.»
«Bene. Vedrai che, da quel punto di vista, tutto si sistema. Quando lo vorrai, potrò aiutarti a trovare un nuovo lavoro. Mio padre e mia madre conoscono un sacco di gente, non sarà un problema.»
«Stavamo parlando di te e di Valentina» gli ricordò Emanuela. «Mi fa piacere sapere che non mi ritroverò in mezzo a una strada, anche se tu dovessi cambiare idea sul matrimonio, ma vorrei sapere qualcosa in più. Com'è andata con la tua fidanzata?»
«Non cambierò idea sul matrimonio» puntualizzò Giorgio, «E Valentina non è più la mia fidanzata.»
«Com'è andata con la tua ex fidanzata?» si corresse Emanuela. «Lo so, forse non ho alcun diritto di chiedertelo, ma preferisco che sia tutto chiaro. Se è tua intenzione tornare da lei, non accetterò di sposarti. So che il nostro matrimonio è dettato da ragioni pratiche, però non voglio sposare un uomo che ha già un'amante fissa prima ancora del matrimonio.»
«Ti assicuro che tra me e Valentina è finita. Non ha neanche fatto molto per trattenermi. Non so se sia perché vuole davvero stare con Martinelli o perché pensa che io sia confuso per via del periodo che sto passando e che tornerò sui miei passi, ma ad ogni modo ha accettato la mia decisione e non penso che cercherà di contattarmi.»
«Non pensi o non lo farà? Chiedo perché non la conosco, non so cosa devo aspettarmi.»
«Non so nemmeno io cosa devo aspettarmi, ma prima o poi verrà a sapere di noi due. Allora penserà che io l'abbia rimpiazzata e, fidati, se anche dovesse sperare di tornare insieme a me adesso, smetterà subito di sperarlo almeno allora. L'ho sentita tante volte criticare certe sue amiche perché inseguivano ancora i loro ex che si erano messi insieme a delle altre donne e ti assicuro che non è il tipo di persona che potrebbe fare la stessa cosa.»
«E tu?»
«Io... cosa?»
«Tu come l'hai presa?»
«Non dovevo prenderla in nessun modo» replicò Giorgio, con fermezza. «Sapevo cosa stavo facendo e mi sono limitato a fare quello che dovevo fare.»
«Siete stati insieme tanti anni» obiettò Emanuela. «Sei sicuro che non ti dispiaccia quello che hai fatto?»
«Mentirei se ti dicessi che non mi dispiace che tra me e Valentina sia finita. L'ho amata, in questi anni. Ho creduto per tanto tempo che sarei rimasto con lei per tutta la vita, ho creduto che prima o poi mi sarei sposato con lei. Però a volte la vita ti mette di fronte a certe situazioni in cui non tutto va come l'avevi pianificato. È esattamente quello che è successo tra me e Valentina. Me n'ero fatto una ragione ancora prima di decidere di sposare te.»
Emanuela fece una mezza risata.
«Lo sai che mi sembra quasi impossibile?»
Pur non condividendone l'ilarità, Giorgio condivideva quel pensiero.
«Sembra quasi impossibile anche a me, ma dopotutto non saprei più definire che cosa sia possibile e cosa no. Tutto si è stravolto in pochi mesi, faccio ancora fatica a credere che Bruno abbia fatto quello che ha fatto e che perfino una persona con i piedi per terra come te abbia accettato di immischiarsi in quella storia.»
Emanuela sospirò.
«Scusa se non sono la donna perfetta che pensavi.»
«Non c'è bisogno che ti scusi.»
«Lo so. Però ammettilo, il fatto che io abbia un passato torbido mi rende più interessante.»
«Se vuoi vederla da questa prospettiva...»
«Non ho mai pensato di doverti apparire interessante, ai tempi. Adesso, ovviamente, è un'altra cosa.»
Giorgio sviò quel discorso sul nascere.
«Come hanno fatto a convincerti?»
«Volevano cacciarmi via, lo sai. Era da un po' che non piacevo alla dirigenza, che pensavano fossi un po' troppo sveglia per i loro gusti. A volte ho detto cose che, secondo loro, non dovevo dire. Il titolare sapeva che avevo un certo ascendente su Bruno, quindi, fin dai tempi in cui sembrava ancora che fosse Bruno il prescelto della Speed, ha messo in chiaro che si aspettava che fossi collaborativa, se se ne fosse presentata la necessità. Io ho accettato, non sapevo che cos'avesse in mente. Poi, quando tra me e Bruno è scoppiata la scintilla, ho iniziato a fregarmene di quello che sarebbe successo con la squadra. Solo, ho iniziato a seguire Bruno e i suoi deliri.»
«Adesso li chiami deliri» precisò Giorgio, «Ma ai tempi pensavi di fare la cosa giusta, o sbaglio?»
«Mhm...» borbottò Emanuela, palesemente pensierosa. «Ho l'impressione che tu sia una di quelle anime candide che vedono tutto bianco o nero. Ci sono il bene e il male e sono ben definiti. Puoi avere una percezione di bene o di male diversa da quella della maggioranza delle persone, o forse più equa e sensata - basta solo pensare a quelli che credono che tu non dovresti stare in Formula 1 tacciandoti di avere scavalcato altri comprandoti il volante - ma sei comunque convinto che il bene e il male siano ben definiti. Tutto ciò che riesci a tollerare è quel genere di "male" che potresti commettere tu stesso.»
Giorgio strabuzzò gli occhi.
«Cosa vuoi dire? Non capisco?»
«Voglio dire che tutto ciò che hai fatto dopo che hai scoperto che la tua fidanzata forse aveva una storia con Martinelli è stato lasciarla facendole credere che fosse colpa tua. Nonostante tutto, non mi sembri particolarmente sconvolto da quello che è successo... forse perché anche tu, come Valentina, in passato, hai provato attrazione per altre persone? Magari l'hai tradita tu stesso...»
Giorgio la interruppe: «Non ho mai tradito Valentina. A un certo punto mi sono preso una cotta per un'altra donna, questo è vero, ma è rimasto tutto nella mia testa.»
Emanuela lo rassicurò: «Non volevo accusarti di non essere un compagno fedele, se è questa la tua preoccupazione. Sto solo dicendo che, nonostante quello che ha fatto Valentina ti abbia colpito in prima persona, riesci ad accettarlo perché l'idea che una persona possa innamorarsi di qualcun altro anche se ha una relazione stabile è un concetto che riesci ad accettare. Quello che ha fatto Bruno, non ti toccava nemmeno da lontano. Eppure sei rimasto spiazzato, non riuscivi ad accettare l'idea di quello che aveva fatto.»
«Essere fidanzati con una persona e innamorarsi di qualcun altro è qualcosa che può succedere, su cui non abbiamo molto controllo. Non c'entra niente con la faccenda tua e di Bruno. Bruno ha fatto qualcosa di squallido per il proprio interesse - o meglio, presunto interesse, dato che sono certo che poi avrebbero fregato anche lui - e tu gli sei corsa dietro.»
«Non sto mettendo le due cose sullo stesso piano, era solo un esempio. Ti stavo facendo notare, appunto, che tendi a distinguere tutto in bene assoluto e in male assoluto. Non riesci a credere che le persone a cui vuoi bene possano stare dalla parte di quello che tu vedi come male assoluto. Nel male assoluto non ci metti tutto ciò che è anche solo vagamente poco edificante, ma ciò che, oltre a non essere edificante, va oltre la tua comprensione. Mi capisci?»
«Penso di sì» ammise Giorgio, finalmente. «Mi stai dicendo che non riuscivo a capacitarmi di quello che aveva fatto Bruno per il semplice fatto che a me non sarebbe mai passato per la testa di compromettermi a quella maniera.»
«Proprio così» convenne Emanuela. «Se avessi osato di più, probabilmente avresti avuto una carriera più ricca di successi. Il fatto che tu ti sia fatto da parte non appena ti sei accorto che Martinelli puntava solo su Adriano Fabbri, cercandoti un'altra scuderia, dice molto di te. Avresti dovuto rimanere e dimostrare che valevi di più. Se devo essere sincera, trovo patetico che tu abbia aiutato Fabbri quando la sua carriera stava per naufragare, per poi doverti ritrovare in una squadra che ti considerava la sua seconda guida.»
«Non mi interessa se lo trovi patetico o meno. Non mi sono mai pentito di avere aiutato Adriano. Era un ottimo pilota, meritava di andare avanti anche se non era ricco sfondato. Non mi disturba che adesso si trovi in una posizione migliore della mia. Entrambi abbiamo realizzato il nostro sogno ed è questo che conta. Avere aiutato uno dei miei più cari amici non mi ha mai pesato. Anche se probabilmente farà più successo di me.»
Emanuela sorrise.
«Lo vedi? Nel tuo mondo fatto di contrasti tra bene e male, tu sei l'uomo perfetto e senza macchia che non ha mai cercato di scavalcare gli altri. Ti aspetti questo da chiunque, o almeno ti aspetti che rimangano rispettabili nel momento in cui ti accoltellano alle spalle. E prima o poi lo faranno.»
«Se intendi dire che Adriano mi sta accoltellando alle spalle perché sta lottando per le posizioni che contano mentre io sono molto più indietro, allora ti sbagli di grosso» mise in chiaro Giorgio. «Comunque, per quanto tu abbia ragione sul fatto che non cerco di scavalcare gli altri per interesse personale, ti sbagli. Sono ben lontano dall'essere l'uomo senza macchia che credi. L'hai detto tu stessa, per me è tutto bene o male. Io sto sul mio piedistallo e giudico. A volte mi viene da pensare che chi ha fatto qualcosa che reputo sbagliato si meriti le disgrazie che gli capitano... e questa sarà la mia maledizione per tutto il resto della mia vita.»

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 (1981) ***


Adriano aveva appena preso in mano le chiavi e si stava apprestando a uscire di casa quando il campanello suonò. Pur non avendo grossi impegni per quel giorno, sperava che nessuno intendesse fargli perdere troppo tempo. Si affacciò alla finestra che dava sul cortile, per vedere chi ci fosse davanti al portone. Vide una donna girata di spalle. Aveva i capelli castani raccolti in una coda e indossava un abito a fiori. Non la riconobbe, in un primo momento, se non quando si girò.
Spalancò gli occhi: non si aspettava di vedere Valentina di fronte a casa sua.
Si affacciò.
«Vengo subito ad aprire!»
Valentina guardò verso l'alto e accennò un sorriso.
Adriano andò ad aprire e attese che l'amica entrasse.
«Scusami se mi precipito a casa tua.» Dal tono, Valentina sembrava quasi in imbarazzo. «Disturbo?»
«No, figurati.»
«Non avevi da fare?»
«Niente di importante.»
Adriano invitò Valentina ad entrare e richiuse la porta alle sue spalle.
«Mi fa piacere vederti, solo, non mi aspettavo che ti presentassi qui a sorpresa. Posso chiederti come mai...»
Valentina gli domandò: «Possiamo sederci?»
«Sì, certo, possiamo sederci» disse Adriano, invitandola a seguirlo in soggiorno. «Scusami, non vorrei sembrarti scortese, è che, lo ammetto, la tua presenza mi ha un po' spiazzato, dopo...»
Si interruppe. Non sapeva come proseguire. Per fortuna fu la stessa Valentina a intervenire in suo aiuto.
«Dopo avermi vista dove non avremmo dovuto vederci?»
Si sedettero.
«Sei qui per questo?»
Valentina annuì.
«In un certo senso.»
«Sono sicuro che avessi le tue buone ragioni per essere dov'eri» rispose Adriano, «E non devi sentirti in dovere di darmi delle spiegazioni. Anzi, non vedo nemmeno perché tu ti sia precipitata fino a casa mia per giustificarti. Anzi, è meglio che ti dica cosa ci facevo io nell'ufficio di Martinelli, non credi?»
«Stavate definendo il tuo contratto per il 1982, posso immaginare» azzardò Valentina. «Mi fa piacere sapere che resterai.»
«Anche a me fa piacere» le confidò Adriano. «Siamo arrivati in alto, quest'anno, e anche se sta venendo a costare più di quanto Martinelli prevedesse, ne vale la pena.»
«Ne so qualcosa» ammise Valentina. «Non tanto, ma ne so qualcosa anch'io. Il tuo nuovo compagno di squadra, quel brasiliano che ha preso il posto di Bruno, ha buoni sponsor, se non sbaglio. Mentre tu lotti per il titolo, il destino della Scuderia Martinelli sembra dipendere da lui, nonostante i suoi risultati.»
«Il mio nuovo compagno di squadra non è scarso quanto lo descrive la stampa specializzata, ha solo poca esperienza. Però i suoi sponsor fanno molto comodo. Senza di lui, avremmo avuto problemi seri, specie adesso che, dopo quello che è successo a Bruno, alcuni finanziatori hanno abbandonato Martinelli.»
«È così spiacevole che dobbiate rimetterci per cause di forza maggiore che non c'entrano niente con la squadra.»
«Lo so, è spiacevole, ma c'erano sponsor che pagavano per avere Bruno sulla seconda vettura. Dopo quello che gli è successo, hanno deciso di spendere diversamente i loro soldi. Il mondo dell'automobilismo è crudele tanto quanto quello circostante.»
Valentina rimase in silenzio qualche istante, forse preparandosi a cambiare discorso.
Doveva essere quella la sua intenzione, dal momento che riprese: «Già, nella vita c'è ben poco da salvare. Per fortuna, ogni tanto, accade qualcosa di positivo e ci vengono date delle seconde chance.»
Adriano ebbe l'impressione che si riferisse alle circostanze del loro incontro.
«Eri andata a fare visita a Martinelli, vero?»
«Sì.»
«Qualcosa mi dice che vorresti che te ne chiedessi il motivo.»
«Penso che tu possa immaginarlo. Come sicuramente saprai molto bene, da qualche tempo Arturo non sta più insieme a sua moglie.»
«Non ho l'abitudine di intromettermi nella vita privata di Martinelli, ma ho sentito dire qualcosa in proposito.»
Inaspettatamente, Valentina scoppiò a ridere.
«Davvero pensi che non l'abbia capito?»
«Cos'avresti dovuto capire?»
«Martinelli e la signora Patrizia erano in crisi da tempo, ma lui non aveva mai preso in seria considerazione l'ipotesi di divorziare. È stata sua moglie a proporglielo... e penso che avesse le sue buone ragioni. Me l'hai detto tu, qualche mese fa, che stai insieme a una donna sposata. Allora mi sono ricordata di tutte le volte che vi ho visti scambiarvi degli sguardi difficili da interpretare e ho fatto due più due.»
«Non sto più insieme a quella donna sposata» chiarì Adriano, «E preferirei evitassimo di parlarne.»
«Mi avevi anche detto che, se anche lei e suo marito si fossero lasciati, difficilmente avreste potuto stare insieme alla luce del sole» insisté Valentina, «E tutto torna. In effetti sarebbe abbastanza imbarazzante, nella tua posizione, ufficializzare di avere una relazione con l'ex moglie del tuo capo, specie adesso che hai rinnovato con la Scuderia Martinelli.»
Adriano era desideroso di non approfondire ulteriormente quell'argomento, quindi domandò a bruciapelo all'amica: «Cosa c'è esattamente tra te e Martinelli?»
«Per ora poco» rispose Valentina, «Ma presto le cose potrebbero cambiare.»
«Perché vi siete visti nel suo ufficio?»
«Perché volevamo parlare e non me la sentivo ancora di uscire insieme a lui.»
«Cosa ci trovi in lui?»
«Perché questa domanda?»
«Perché ho sempre pensato che tu e Giorgio foste una bella coppia. Mi era sembrato di capire che ci fossero dei problemi, tra di voi, ma non mi aspettavo che potesse accadere questo.»
«Non sta succedendo niente che riguardi Giorgio» mise in chiaro Valentina. «È stato lui a lasciarmi, credo di avere il diritto di frequentare un altro uomo.»
«Assolutamente, non l'ho mai messo in discussione» la rassicurò Adriano. «Non voglio giudicare le tue scelte. Solo, sei davvero sicura che tra te e Giorgio sia davvero finita? Mi fa uno strano effetto pensare che non state più insieme. Da quando lo conosco - e sono passati un bel po' di anni - ci sei sempre stata tu nella sua vita.»
«Adesso non ci sono più, nella sua vita» replicò Valentina, con freddezza. «Mi è stato riferito che l'hanno visto spesso in compagnia della Colombo, ultimamente... e adesso quella donna non lavora più per la Speed.»
«Non credo che Giorgio abbia una relazione con Emanuela. Mi ha sempre fatto capire che non l'avrebbe mai presa in considerazione come un'ipotetica partner.»
«Non tutto quello che Giorgio ha fatto capire di sé è vero» ribatté Valentina. «Ci sono dei lati di lui che non conosciamo. Ho l'impressione che ci abbia sempre presi in giro e che non sia chi ci ha fatto credere di essere.»
«Frase molto poetica, ma priva di significato, a mio parere» obiettò Adriano. «Ciascuno cerca di mostrare il lato migliore di sé, lo faccio io e lo fai sicuramente anche tu. Giorgio non fa eccezione. Tutti abbiamo un lato oscuro.»
Valentina scosse la testa.
«No, non intendevo dire questo. Giorgio è cambiato, ultimamente, c'è qualcosa in lui che mi lascia pensare ci stia nascondendo qualcosa di serio. Non fraintendermi, non sto dicendo che non sia normale che qualcosa sia cambiato in lui, dopo quello che è successo a Bruno... ma sappiamo davvero, fino in fondo, cosa sia successo?»
«Aspetta, mi è sfuggito un passaggio. Stai per caso insinuando che Giorgio abbia deliberatamente taciuto qualcosa che è successo la sera in cui Bruno è stato ucciso?»
«Non avrei voluto essere così diretta, ma dato che l'hai fatto tu penso di poterla mettere anch'io in questi termini. In fondo sappiamo solo quello che ha raccontato Giorgio.»
«Quello che ha raccontato Giorgio e che hanno raccontato anche dei testimoni che hanno avuto la sventura di vedere qualcosa dalle loro finestre. È stato ricostruito tutto piuttosto chiaramente: mentre era fuori, sotto casa di Giorgio, Bruno è stato accerchiato da un gruppo di disagiati, probabilmente tossicodipendenti in stato di alterazione, che volevano derubarlo. Quando si sono accorti che non aveva soldi l'hanno accoltellato. Dato che in quel momento, richiamato dagli schiamazzi, Giorgio è uscito di casa, sono scappati prima che potesse vederli e riconoscerli. Mi sembra tutto abbastanza realistico. Perché Giorgio dovrebbe avere mentito e la gente che ha assistito dovrebbe averlo coperto?»
«No, assolutamente, non ho mai detto questo» si difese Valentina. «Credo fermamente che questo sia vero. Solo, c'è qualcosa che di per sé non è strettamente legato al delitto che mi sfugge. Ultimamente Bruno andava continuamente da Giorgio, con la scusa che frequentava una donna della provincia di Milano, che però Giorgio sosteneva di non avere mai incontrato. Inoltre, poche ore prima, io e Giorgio ci eravamo sentiti al telefono e mi aveva detto che lui e Bruno erano stati invitati a una festa e che, anche se non aveva alcuna voglia di andarci, sarebbe andato comunque per fare contento suo fratello. Eppure, a quanto pare, a quella festa non sono mai andati. Al momento del tentativo di rapina, Giorgio era in casa, mentre Bruno stava gironzolando senza meta poco oltre il cortile, senza nemmeno le chiavi. Mi piacerebbe sapere cos'abbiano fatto quella sera. Ho provato a chiederlo a Giorgio, ma è sempre stato molto sfuggente in proposito.»
Adriano insinuò: «Sei convinta che quella sera sia accaduto qualcosa che poi è culminato nel delitto?»
«No, sto solo insinuando che quella sera sia accaduto qualcosa» rispose Valentina, «Qualcosa su cui, per qualche motivo, Giorgio vuole mantenere il riserbo più assoluto e che forse ha a che vedere con quello che è successo dopo.»
«Cosa vuoi dire?»
«Voglio dire che ho avuto l'impressione che Giorgio potesse fare qualcosa, ma che non l'abbia fatto. Me lo sono chiesta più di una volta, quanto a lungo abbia osservato la scena dalla finestra, prima di intervenire. È vero, non poteva sapere che quella gente avrebbe ammazzato Bruno, ma non posso fare a meno di farmi delle domande.»

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 (1981) ***


La ventiquattresima posizione conquistata al termine della sessione di qualifiche del sabato non era esattamente ciò che Giorgio aveva sperato, ma quello che contava era essere dentro i primi ventisei. La monoposto, che già non aveva performato molto bene nella giornata precedente e nelle prove libere, gli aveva dato ancora più difficoltà che nelle prime sessioni del fine settimana, ma c'era ancora la possibilità di portare a casa un risultato che non fosse troppo negativo l'indomani. I circuiti cittadini mettevano a dura prova sia le vetture sia le performance dei piloti, ma Giorgio vi si era sempre trovato a proprio agio, sia che si trattasse di tracciati cittadini che avevano un fascino e una storia, sia che fossero indecenze, come quello ricavato all'interno di un parcheggio sul quale si sarebbe svolto il penultimo evento del campionato.
In generale i risultati con la Speed non erano stati all'altezza di quelli della stagione precedente con la Scuderia Martinelli, ma Giorgio non aveva rimpianti. Certo, il sapore della vittoria a Monza era indimenticabile e difficilmente ripetibile, così come gli anni passati con la squadra bolognese erano sicuramente da ricordare con piacere, ma a mondiale ormai terminato sentiva di avere fatto la scelta giusta. L'unico rimpianto era quello di avere firmato un biennale, tanto da essere blindato alla Speed anche per la stagione successiva. Se non era tutto rose e fiori quanto vissuto alla Scuderia Martinelli, riteneva che la squadra nella quale aveva passato i primi anni in Formula 1 e non solo avesse un senso dell'etica molto più marcato di quello del nuovo team. Il suo obiettivo era rimanere con la Speed il meno a lungo possibile. Sapeva di essere obbligato a un'ulteriore stagione sotto gli stessi colori, ma era certo che si sarebbe trattato di un anno soltanto.
Mentre rifletteva sulle effettive possibilità di iniziare, di lì a un anno, un nuovo capitolo della propria carriera, avvertì la presenza di qualcuno alle sue spalle. Si girò e, con un certo stupore, si ritrovò a tu per tu con l'ex compagno di squadra Adriano Fabbri.
«Vedo che voi piloti importanti ogni tanto vi ricordate di noi comuni mortali» scherzò Giorgio. «O forse mi vuoi accusare di avere fatto qualcosa di male? Se hai visto una Speed che ti rallentava, senza ombra di dubbio era il mio nuovo velocissimo compagno di squadra.» Accanto a lui, nel corso della stagione, se ne erano avvicendati vari, nessuno dei quali dalle performance memorabili. «Vai a lamentarti da lui, io non c'entro niente.»
Adriano fece una mezza risata.
«No, nessuno mi ha rallentato. Come hai detto, adesso sono un pilota importante. Nessuno oserebbe più mettersi in mezzo, non siamo più ai tempi in cui eravamo due sfigati qualsiasi.»
«Mi stai dicendo che io sono ancora uno sfigato qualsiasi» ribatté Giorgio. «Va beh, me ne farò una ragione. Perché sei qui? Appurato che non ti ho ostacolato e che non sei venuto a insultarmi, che cosa posso fare per te?»
«Niente. Hai due minuti? C'è una cosa di cui dovrei parlarti.»
Giorgio si guardò intorno.
«Dimmi tutto. A meno che non sia qualcosa di assolutamente segreto, penso che possiamo parlare qui. Nessuno ci sta prendendo in considerazione.»
«Niente di segreto, almeno credo» rispose Adriano. «Ho saputo che ti sei lasciato con Valentina.»
Giorgio alzò gli occhi al cielo.
«Vedo che le notizie volano. Come lo sai?»
«Non importa di come lo so. Mi confermi che è vero, quindi.»
«Proprio così. La storia d'amore più bella del decennio è finita. Pazienza, è andata male.»
Adriano puntualizzò: «Se ho capito bene, sei stato tu a lasciarla.»
Giorgio confermò: «Hai capito bene, ma non è niente di cui tu ti debba preoccupare. È meglio così, sia per me sia per Valentina. Non aveva più senso continuare a stare insieme.»
«Che cos'è successo?»
Giorgio scoccò un'occhiata di fuoco all'amico.
«Io non mi sono mai intromesso nella tua vita sentimentale, anche se ho sempre saputo che vai in giro a fare casini con le donne. Ti chiedo di avere la cortesia di ricambiare il favore.»
«No, non ti sto chiedendo cos'è successo con Valentina» chiarì Adriano. «Ti ho chiesto cosa sta succedendo a te.»
«Penso che tu sappia anche fin troppo bene cosa mi è successo» replicò Giorgio, con freddezza, «E penso che tu possa immaginare che non mi va di parlarne.»
«Non parlavo di...» Adriano si interruppe, evitando di essere esplicito, e Giorgio gliene fu grato. «Parlavo proprio di te. Ti vedo strano, sfuggente. Poi viene fuori che non stai più insieme a Valentina. Nel frattempo la Colombo ha lasciato il lavoro.»
«La Colombo ha lasciato il lavoro per motivi personali, immagino» ribatté Giorgio. «Non vedo perché tu mi stia chiedendo spiegazioni per questo.»
«Non ti sto chiedendo spiegazioni, né sulla Colombo né su di te, né sul perché tu e Valentina vi siate lasciati» precisò Adriano. «Solo, sono preoccupato per te. Ti vedo strano, stai finendo per isolarti da tutti.»
Giorgio lo guardò negli occhi.
«Non ti è mai venuto da pensare che, se mi sto isolando da tutti, è perché preferisco restare da solo?»
«Sì, certo che mi viene da pensare, ma allo stesso tempo mi viene da pensare che non ti faccia bene.»
«Fammi indovinare, è stata Valentina a chiederti di farmi questo discorso.»
«No, assolutamente. Non sono convinto che Valentina pensi ancora a te.»
«Meglio così, allora. Tra me e lei è finita, meglio che finisca definitivamente, senza ripensamenti per nessuno.»
«Non è stata Valentina a chiedermelo, è stata un'iniziativa mia. Te l'ho detto, mi sto un po' preoccupando per te. Se c'è qualche problema, qualcosa di cui vuoi parlare, sai dove trovarmi.»
Senza riflettere, Giorgio pronunciò le prime parole che gli vennero in mente.
«Lo farò.»
E se l'avesse fatto davvero?
Se avesse veramente raccontato ad Adriano che cosa fosse accaduto, o almeno una piccola parte?
Lo conosceva, lo conosceva bene, sapeva di potere contare sulla sua discrezione. In più, se si fosse lasciato sfuggire qualcosa, avrebbe potuto smentirlo pubblicamente: sarebbe stata la sua parola contro quella di Adriano e il segreto che si portava dentro era inverosimile abbastanza affinché Fabbri fosse etichettato come un pazzo visionario.
Il suo ex compagno di squadra, frattanto, aveva accolto le sue parole con un sorriso.
«Va bene, quando vuoi.»
Giorgio non avrebbe saputo come replicare, ma intervenne in suo soccorso l'addetta alle pubbliche relazioni che aveva preso il posto di Emanuela.
Era una signora sulla cinquantina, ancora più fredda di quanto non lo fosse la Colombo a suo tempo.
«Montani, c'è Mister Speed che ha bisogno di parlarti.»
Come solito, Giorgio si sforzò per non scoppiare a ridere. Il titolare della squadra aveva un nome e un cognome, ma la nuova PR si ostinava a definirlo "Mister Speed", soprannome che ormai era comunemente accettato all'interno del team e anche dal diretto interessato.
«Ti devo lasciare, Giorgio, buona fortuna per la gara di domani e complimenti per la qualifica.» A quel punto Giorgio si rivolse alla PR. «Vengo subito. Non voglio certo far attendere "Mister Speed".»
Giorgio credeva si trattasse di qualche faccenda di routine o, molto più probabilmente, visto l'andazzo generale, di una questione legata a qualche sponsor. D'altronde, da quando aveva lasciato la Scuderia Martinelli, passava più tempo a sentire parlare di patrocinatori e di marchi da esibire piuttosto che di competizioni, tanto da avere avuto in più occasioni il dubbio che fosse quella la ragione per cui la squadra sembrava non riuscire a fare il salto di qualità, diversamente dall'avversaria Scuderia Martinelli. Perfino chi aveva sempre visto le due squadre come nemiche giurate stava iniziando a dimenticare la loro rivalità, adesso che Adriano Fabbri lottava per il mondiale con Carlos Reutemann e Nelson Piquet.
Non era una faccenda di routine, venne a scoprire ben presto, né tantomeno una questione di sponsor. Si ritrovò solo, insieme a Mister Speed, che prese a fissarlo in un modo che a Giorgio non piaceva per niente, che non faceva presagire nulla di buono. Si domandò se ci fosse qualche problema, se l'essersi qualificato soltanto due posizioni più avanti rispetto al suo compagno di squadra non fosse stato apprezzato.
Purtroppo non era nulla di così semplice.
«Ricordi i bei tempi in cui ero sul punto di ingaggiare tuo fratello, quando tu eri ancora alla Scuderia Martinelli?» gli chiese Mister Speed, con voce subdola.
«Sì, perché?»
«Perché tuo fratello era il pilota ideale, giovane, determinato e disposto a oltrepassare limiti che ad altri piloti sembrerebbero insuperabili.»
Giorgio rabbrividì.
«Che cosa significa? Perché stiamo parlando di mio fratello?»
«Perché quel povero ragazzo non c'è più e mi dispiace tanto per lui, ma tu sei ancora qui. Devi finire il lavoro che Bruno aveva iniziato.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Che cos-...»
Mister Speed lo interruppe: «Ho buoni informatori e sono certo che la Scuderia Martinelli sia in difficoltà economiche. Nulla di grave, non rischia di fallire, ma di sicuro, se non riesce ad attirare nuovi investitori, nelle prossime stagioni non potrà ripetere l'exploit di quest'anno... e se Fabbri vincesse il mondiale, è certo che gli investitori arriverebbero. Noi, come squadra, non possiamo permettere che uno dei piloti di Martinelli diventi campione del mondo.»
«Adriano non è il favorito» obiettò Giorgio. «Non...»
Ancora una volta, Mister Speed non lo lasciò finire.
«Non mi interessa che i favoriti siano altri, l'importante è la sicurezza che Fabbri non vinca il mondiale. Sei l'unico che può darmi la certezza matematica che la Scuderia Martinelli rimanga una squadra di centro classifica. Bruno non avrebbe esitato a fare quello che gli chiedevo. Adesso mi aspetto lo stesso da te.»
«Bruno è sempre stato un bravo ragazzo, ma non si può negare che fosse un arrivista. In cambio della promessa di un futuro di gloria era disposto a compromettersi. Io non sono così.»
Mister Speed rise, sprezzante.
«Sì, lo so, tu sei quello che non si vende, per nessun motivo. Sai, ti ammiro. Anch'io vorrei avere un'etica come la tua, dei principi sani a cui essere fedele. È proprio per questo che non accetteresti mai l'idea che tuo fratello venga sputtanato pubblicamente e che il suo ricordo venga infangato. Peccato che sia esattamente quello che succederà - e ti assicuro che posso farlo uscendone completamente pulito. A meno che tu non mandi fuori pista Adriano Fabbri, ovviamente. Non pretendo niente di esagerato, solo che non finisca la gara, oppure che la finisca nelle retrovie. Il ritiro di Fabbri in cambio del mio silenzio. Ci stai?»

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 (1981) ***


Un'altra stagione era terminata, venendo consacrata per sempre alla memoria del motorsport. La situazione era mutata, ma da uno sguardo esterno sarebbe stato difficile percepirlo. Le vittorie, i tanti risultati di spessore e il fatto di avere lottato fino quasi alla fine per il titolo mondiale erano difficili da percepire, così come chi, dall'esterno, avesse visto Valentina seduta allo stesso tavolo di Martinelli avrebbe potuto pensare che nemmeno per lei fosse cambiato molto rispetto a un anno prima. Invece era cambiato tutto e, seppure inizialmente fosse stata riluttante a prendere parte all'evento, aveva accettato. Ormai era la nuova fidanzata di Arturo Martinelli e, una volta ultimate le pratiche del suo divorzio, che stavano procedendo a tempo record, avrebbero iniziato a progettare il proprio futuro.
Adriano era seduto al loro stesso tavolo. Le faceva uno strano effetto essere accanto a lui, che conosceva bene gli sviluppi della sua vita privata. Si era sentita un po' in imbarazzo, almeno all'inizio, ma poi si era detta che non aveva niente da nascondere. Aveva il diritto di rifarsi una vita, dopo la fine della relazione con Giorgio, così come ce l'aveva Arturo Martinelli dopo la separazione dalla moglie.
Iniziò a comportarsi con naturalezza, scambiando ogni tanto anche qualche parola con l'amico - del resto non c'era molto da fare conversazione con gli altri presenti che, come al solito, si stavano rivelando di una noia mortale. Valentina non vedeva l'ora che si togliessero di torno e fu accontentata. Subito dopo l'ultima portata, le capitò di rimanere al tavolo da sola insieme ad Adriano: Martinelli e i suoi finanziatori si erano allontanati per andare a parlare con altra gente del loro rango.
«Finalmente» commentò Adriano, guardando verso di lei. «Senza offesa, ma Martinelli e quegli altri tizi mi stavano facendo addormentare.»
«Meno male che li ha portati via» convenne Valentina. «Deve essersi accorto che non ne potevo più.»
«Da quando ci sei tu nella sua vita, Martinelli sembra avere preso consapevolezza che non tutti sono interessati alle chiacchiere della gente che frequenta» ribatté Adriano. «Se non altro un miglioramento l'ha fatto.»
Valentina avvampò, spiazzata. Non sapeva cosa dire.
Per fortuna, Adriano proseguì: «Mi fa piacere che siate felici insieme. Certo, se fossi stato al posto tuo avrei puntato a una persona più giovane, ma la scelta è tua.»
«La differenza di età non mi pesa» replicò Valentina. «Anzi, almeno sono sicura di avere accanto un uomo che si comporti da adulto. Tu, invece? Hai trovato finalmente l'anima gemella?»
Adriano rise.
«No, nessuna anima gemella per me, ormai dovresti saperlo bene.»
«Lo so, purtroppo, infatti non faccio altro che sperare che prima o poi tu metta la testa a posto.»
«Ho già la testa a posto. Non c'è bisogno di fidanzarsi per avere un senso nella vita.»
Valentina gli strizzò un occhio.
«Sono meglio le donne sposate?»
«La maggior parte non lo erano.»
«La maggior parte non le ho mai conosciute.»
«Ufficialmente non ti ho neanche mai presentato quella sposata.»
«Però so benissimo chi fosse.»
Adriano ridacchiò.
«Non hai prove.»
«Non ho prove e non mi interessa averne» puntualizzò Valentina. «Non voglio farti la predica per il modo in cui salti da un letto all'altro.»
«Stai esagerando. Non salto da un letto all'altro.»
«Giorgio l'ha sempre affermato.»
«Giorgio ha sempre avuto l'abitudine di travisare le cose.»
«Io, però, ricordo bene come andò a finire con quella ragazza che avevi conosciuto a Monza qualche anno fa. Sembrava dovesse essere la donna della tua vita, invece poi l'hai messa da parte da un momento all'altro.»
Adriano abbassò lo sguardo.
«Parli di Anna?»
«Sì, mi pare si chiamasse proprio Anna» confermò Valentina. «Giorgio me lo disse subito che tra voi sarebbe durata meno di un mese... e infatti andò proprio così.»
«Giorgio aveva la malsana abitudine di non farsi mai i cazzi suoi» replicò Adriano, con freddezza, «Anche se ci aveva visto giusto. Anna non era la persona giusta per me.»
«Mi sta venendo il dubbio che non ci sia una persona giusta per te.»
«E io ti ho detto che non è un problema, non sento l'esigenza di avere una relazione stabile. Dopotutto perché dovrei? Che senso ha avere una compagna che mi aspetta a casa ogni fine settimana, con la consapevolezza che potrei non tornare indietro?»
«Sei troppo disfattista» obiettò Valentina. «Non siamo più negli anni '50 o '60. Voi piloti dei giorni nostri entrate nell'abitacolo con la ragionevole probabilità di uscirne vivi.»
«Ma non sempre va a finire così. Tutto può andare storto all'improvviso. Non voglio accanto a me una persona che debba portare addosso questo peso. Quando la mia carriera finirà, allora magari sarà tutto diverso.»
«Nessuno di noi ha la certezza di arrivare vivo al giorno dopo, si può morire ovunque. Non ha senso rinunciare a ciò che potrebbe farci stare bene per paura che la persona che amiamo debba vivere senza di noi. Te lo dico perché sono stata per tanti anni fidanzata con un pilota. Non era un peso per me. Amavo Giorgio e, ai tempi, non mi sono mai messa dei problemi.»
«Però è finita male.»
«Non certo per i pericoli dell'automobilismo... anche se, in un certo senso...» Valentina sospirò. «Lo sai che si è sposato con Emanuela Colombo?»
Giorgio alzò lo sguardo, fissandola con gli occhi spalancati.
«Si è sposato?!»
«Sì, in gran segreto e senza invitati a parte i testimoni, ma le notizie volano» gli riferì Valentina. «La Colombo è anche in evidente stato di gravidanza. Non so con esattezza da quanto tempo sia incinta, ma sicuramente da prima che io e Giorgio ci lasciassimo. Quindi Giorgio è sempre tornato a casa vivo - e spero continui a tornare sempre a casa vivo, nonostante tutto - ma il fatto di passare più tempo con la squadra e con l'addetta stampa piuttosto che con me ha contribuito alla fine, per noi.»
«È proprio una testa di cazzo. Mi dispiace... e soprattutto mi dispiace per non essermene accorto prima.»
«Cosa c'entri tu?»
«Quando mi hai detto che mi eravate lasciati, sono anche andato a parlargli. Gli ho detto che, se aveva qualche problema, si poteva confidare con me, che potevo cercare di aiutarlo. Pensavo fosse lui il problema.»
«Infatti lo era.»
«Sì, certo, ma non intendevo questo. Credevo ci fosse di mezzo il suo stato psicologico, o qualcosa del genere, non che andasse a spargere figli in giro quando era ancora fidanzato con te. Non c'è che dire, si rivela una delusione sotto tutti gli aspetti.»
«Mi fa piacere che anche tu te ne sia accorto. Quell'incidente è stata davvero una porcheria.»
«Quell'incidente è stato un incidente, o almeno credo.»
«Dice così anche Arturo.»
«Lo so. Martinelli sembra convinto che Giorgio volesse semplicemente sdoppiarsi, convinto di essere più veloce di me. Dice che lo conosce, come pilota, e che non causerebbe mai casini di proposito.»
«Allora perché ti ha aggredito quando gli hai chiesto spiegazioni?»
«Vedo che Martinelli ti riferisce tutti i dettagli più scabrosi, e sempre con la narrativa che più gli fa comodo.»
Valentina insisté: «Se fosse stato solo un incidente, Giorgio si sarebbe scusato per quello che era successo.»
«Infatti conto sulla speranza che prima o poi decida di farlo» rispose Adriano. «Mi aspetto che rinsavisca.»
«Non succederà» insisté Valentina. «Ormai ha dimostrato di che pasta è fatto. Più lontano lo tieni e meglio è.»
«Non corro pericoli.»
«Chi può dirlo. Quell'incidente poteva finire davvero male.»
«Ne sono consapevole, ma non perché poteva finire male significa che ci sia qualcosa di più di quello che tutti hanno visto. Certo, la reazione di Giorgio lascia pensare male, ma mi auguro che un giorno possa spiegarmi le sue ragioni.»

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 (2017) ***


Era weekend di gara ed era già venerdì pomeriggio, ma non era giornata di prove libere. Quelle c'erano state il giorno precedente e in quelle della mattina Lewis Hamilton aveva fatto registrare il miglior tempo davanti all'avversario Sebastian Vettel. Il pilota della Ferrari, invece, aveva ottenuto il miglior crono nella sessione pomeridiana, nella quale le Mercedes sembravano in netta difficoltà. Erano solo prove libere, quindi tutto poteva ancora accadere, ciò nonostante Adriano faticava sempre più, quando si trattava di trovare qualcuno - nei media o tra gli appassionati che commentavano la Formula 1 sugli appositi spazi web, social network inclusi ma non solo - che sapesse dare ai tempi fatti registrare al venerdì (o al giovedì, in caso si trattasse di Montecarlo, proprio come in quel fine settimana) il giusto peso. C'era chi, letteralmente, sosteneva che la Ferrari avesse il "mondiale in tasca" sulla base del secondo turno di prove libere, mentre chi replicava affermando il contrario e presentando come prova quanto accaduto nella sessione precedente.
Sembravano passati di gran lunga i tempi in cui la maggior parte degli appassionati si mettevano davanti alla televisione a guardare le qualifiche al sabato, del tutto ignari di quanto accaduto nelle giornate precedenti. Non che l'interesse per quanto succedeva prima fosse negativo, ma c'era chi prendeva tutto troppo sul serio. Chissà come l'avrebbero presa, sia quelli nel 2006 non seguivano ancora la Formula 1 sia quelli che si erano già dimenticati da molto tempo le vicissitudini di quella stagione, se avessero saputo che c'era stato un periodo in cui Robert Kubica, terzo pilota della BMW Sauber, aveva l'abitudine di appropriarsi del miglior tempo ogni venerdì, venendo emulato da un debuttante Sebastian Vettel quando era stato promosso titolare e al futuro quattro volte campione del mondo era toccato il ruolo di terzo pilota.
Purtroppo c'era anche chi, pur desiderando parlare di Formula 1, aveva deciso di non sentire il bisogno impellente di occuparsi di cosa fosse accaduto nella giornata di giovedì nel Principato di Monaco. Fu così che Adriano scoprì di essere uno degli argomenti di cui si discuteva tra appassionati in quella giornata e di non essere il solo. Per qualche strana ragione, molti tifosi avevano deciso all'improvviso di ricordarsi dell'esistenza sua e di Giorgio Montani e sui social si faceva un gran parlare di loro. Adriano stava ancora cercando di comprenderne il motivo quando sentì il suo cellulare vibrare.
Si allontanò dal computer e andò a controllare. A scrivergli era Valentina e la sua proposta lo lasciò spiazzato.
"Sono dalle tue parti. Ti va di cenare insieme stasera?"
Erano solo le 17,30, quindi facevano sicuramente in tempo a organizzare qualcosa, quindi decise di accettare.
"A me va bene. A che ora?"
In attesa che Valentina gli rispondesse, tornò al computer portando il telefono con sé. Iniziò a fare ricerche e per qualche strana ragione trovò il proprio nome associato al Gran Premio dell'Azerbaijan che si sarebbe svolto di lì a qualche settimana. C'era gente che parlava di sovrapposizione tra l'evento di Baku e la 24 Ore di Le Mans e qualcun altro interveniva rassicurando chiunque fosse preoccupato: la sovrapposizione era solo un ricordo passato, diversamente dal 2016 la storica gara di Le Mans e la gara di Formula 1 di Baku si sarebbero svolte in fine settimana consecutivi, non nello stesso.
"Passo da te alle 20.00/ 20.30, ok?" scrisse Valentina, mentre Adriano cercava di comprendere il legame tra sé e l'Azerbaijan.
"Ok" le scrisse, nel frattempo, realizzando che in realtà non c'era alcun legame tra sé e la location nella quale la Formula 1 avrebbe gareggiato nel mese di giugno. Poi scrisse a Valentina un ulteriore messaggio, preso da una curiosità insormontabile. "Come mai da queste parti?"
Gli utenti dei social media che si erano dimenticati dell'effettivo calendario del mondiale 2017 avevano scomodato il Gran Premio dell'Azerbaijan proprio perché il punto di partenza era Le Mans. Era la 24 Ore che veniva ricondotta ad Adriano, non Baku, il che assumeva maggiore senso. Certo, doveva approfondire come mai decine e decine di persone si fossero svegliate all'improvviso in un giorno di maggio del 2017 decidendo di parlare di lui e della storica edizione della 24 Ore di Le Mans del quale di lì a poco sarebbe giunto il quarantesimo anniversario, ma almeno era riuscito ad avvicinarsi al punto di partenza.
"Sono venuta a trovare mia cugina questo fine settimana, quindi ho pensato di chiederti di vederci" gli scrisse Valentina, nel frattempo. "Non ti dispiace, vero?"
Non gli dispiaceva affatto e glielo fece presente, rinnovando l'invito a presentarsi a casa sua all'orario stabilito, dopodiché riprese le proprie ricerche. Su un importante sito che pubblicava notizie di Formula 1 era uscito un lungo articolo sulla sua vittoria di quarant'anni prima che in realtà, più che focalizzarsi sulla gara in sé, si concentrava sul fatto che Adriano e Giorgio si fossero alternati al volante della stessa vettura. Erano stati compagni di squadra per diversi anni anche in Formula 1, ricordava l'articolo, dando vita a una delle rivalità più accese della storia, che aveva messo a dura prova l'equilibrio all'interno della Scuderia Martinelli, la quale aveva optato per l'allontanamento di Montani, in quanto soggetto di gestione troppo problematica che contribuiva a remare contro la squadra.
Sembrava la trama di un film, soltanto molto vagamente ispirato alla realtà, e doveva avere fatto scattare la scintilla che l'aveva portato a diventare in breve tempo un trending topic. Molti appassionati di motori vintage, convinti dell'esistenza di eventi in realtà mai accaduti, avevano dato il proprio contributo, raccontando in giro per i social eventi romanzati a dismisura. Grazie a loro, Adriano scoprì che la squadra di Martinelli aveva avuto innumerevoli problemi a causa dei loro scontri e che un loro incidente avvenuto nel 1980, probabilmente innescato da una disattenzione di entrambi, era stato un punto di non ritorno.
Qualcuno sosteneva addirittura che Adriano fosse stato derubato di una vittoria certa a Monza nel 1980, la storica gara in cui Giorgio aveva portato la Scuderia Martinelli sul gradino più alto del podio. Non c'era nulla di più assurdo, dato che in quell'occasione Adriano si era ritirato per un guasto alla propria monoposto nei primi giri di gara, dopo avere avuto una lunga serie di problemi.
C'era chi affermava che anche il Gran Premio d'Italia fosse stato un punto di non ritorno e che, a causa della vittoria di Montani, l'odio tra i due piloti fosse incrementato a dismisura, destabilizzando ancora di più l'ambiente. Chissà come avrebbe reagito quella gente, se avesse saputo che quella sera Giorgio e Adriano avevano festeggiato insieme. Probabilmente avrebbero negato, sostenendo che si trattava di un fake.
Una volta scomodata Monza, qualcuno si spingeva ancora più indietro, andando a scomodare una passata edizione del Gran Premio d'Italia. C'era chi sosteneva, testualmente: "fu quello l'inizio della fine, Fabbri e Montani furono visti discutere pubblicamente in tono piuttosto acceso, forse a causa di un incidente avvenuto tra loro in una sessione di prove libere". Quella versione dei fatti veniva data per veritiera da molti, nonostante qualcuno sollevasse il dubbio che non vi fosse mai stato alcun incidente avvenuto nelle prove libere tra i piloti della Scuderia Martinelli. E in effetti non vi era stato alcun incidente, né nulla che avesse avuto strascichi duraturi. Solo il fatto di essere stato visto litigare con Giorgio, realizzò Adriano, era vero, ma non era successo nulla che avesse a che vedere con incidenti o con fatti avvenuti al volante di monoposto. Era l'epoca in cui Giorgio si era invaghito di un'amica di Anna, la ragazza che Adriano frequentava in quel periodo, e l'aveva accusato di avere mandato a monte i suoi piani di uscire con la ragazza, avendole rivelato della sua relazione con Valentina, quando invece lui le aveva fatto credere di essere single. Giorgio non l'aveva presa per niente bene, sul momento, anche se in seguito era tornato sui propri passi e aveva dedotto che l'intervento di Adriano era stato proprio ciò che gli aveva impedito di mettere in pericolo il proprio fidanzamento con Valentina.
Nonostante utilizzasse molto raramente i propri profili, Adriano fu tentato di scrivere un post per mettere in chiaro che si stavano raccontando falsità a proposito del suo rapporto con l'ex compagno di squadra, ma decise di non farlo. Non aveva alcun desiderio di incappare contro qualcuno che avrebbe cercato di smentirlo tacciandolo di non essere una fonte affidabile - non si sarebbe stupito se fosse accaduto davvero.
Chiuse i social e spense il computer: aveva qualcosa di più importante a cui pensare, ovvero l'incontro imminente con la sua amica di vecchia data, che non vedeva da tempo. Doveva decidere dove portarla e prepararsi per la cena, oltre che occuparsi di alcune faccende che aveva lasciato in sospeso quel pomeriggio.
Valentina arrivò puntuale, pochi minuti dopo le 20.00. Non appena le aprì la porta, Adriano fu colpito dalla sua presenza mozzafiato.
«È da un po' che non ci vediamo» osservò, «Ma devo ammettere che sembri sempre più giovane e sexy.»
Valentina rise.
«Da quando hai iniziato a raderti più spesso, anche tu sembri più giovane.»
«Mi fa piacere, non me lo dice mai nessuno.»
«A me invece lo dicono in tanti, ma sono tutti adulatori. Di te, invece, mi fido. So che non hai secondi fini.»
«Mi piace il modo in cui continui sempre a nutrire una fiducia incredibile nei miei confronti.»
Valentina gli strizzò un occhio.
«Se tu fossi stato interessato a portarmi a letto, ci avresti provato molto tempo fa.»
«Eri sposata con Martinelli» ribatté Adriano. «Non mi sembrava il caso.»
Valentina varcò la soglia e richiuse la porta alle proprie spalle.
«Certo, perché tu non ti saresti mai portato a letto una donna sposata con Arturo Martinelli, come no!»
Adriano avvampò.
«Lo sai che sono circa trentacinque anni che mi ricordi ogni volta che ho avuto una storia con Patrizia?»
«In effetti è ciò che mi è rimasto più impresso di te.»
«Sei sicura? Credo di avere anche altre qualità, oltre che essere una perfetta vittima del tuo gossip.»
«Va beh, parliamo di cose serie» tagliò corto Valentina. «Dove andiamo?»
«Non saprei» ammise Adriano. «Mi sono fatto un elenco di posti che potrebbero piacerti. Tu hai pensato a qualcosa?»
«Andiamo da qualche parte in cui possiamo non essere riconosciuti.»
«Allora ovunque.»
«No, dai, parlando seriamente, portami in un locale tranquillo, dove possiamo anche parlare liberamente.»
Adriano valutò. Nella lista che si era fatto mentalmente c'erano almeno un paio di ristoranti discreti e poco chiassosi in cui non fosse richiesta la prenotazione nemmeno nel fine settimana. Avrebbe portato Valentina in uno di quelli.
Pochi minuti più tardi uscirono e salirono in macchina. Mentre accendeva il motore, Adriano osservò: «Un po' di tempo fa, quando ti ho detto che non riuscivo a venire a trovarti, in questo periodo, non mi hai detto che pensavi di venire tu da queste parti e che potevamo incontrarci ugualmente. È qualcosa che hai organizzato all'ultimo?»
Si aspettava una risposta immediata, da parte di Valentina, ma con sua sorpresa l'amica parve un po' riluttante.
Adriano chiarì: «Non voglio farmi i fatti tuoi, naturalmente. Sei libera di non raccontarmi delle visite che fai ai tuoi parenti.»
«Non è questo» ammise finalmente Valentina. «Anzi, non sono venuta qua né per mia cugina né per te. Nel senso, mi fa piacere che ci siamo rivisti, ma la ragione è un'altra. Se ho ben capito domani vai da Giorgio.»
«Già.»
«So che sarebbe troppo chiederti di portarmi con te.»
«Non sono sicuro che a Giorgio farebbe piacere.»
«Appunto. Però, se tu potessi chiedergli se vuole vedermi, dopo anche a me piacerebe incontrarlo.»
«Posso chiederti il perché di questa decisione? Credi davvero che scoprirai perché ti ha lasciata e si è messo insieme a Emanuela Colombo?»
«Non lo so cosa scoprirò. Non so nemmeno se voglio scoprirlo. So solo che vorrei rivedere Giorgio e che sono pronta per ammetterlo con me stessa.»

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 (1982) ***


Ad aprire la porta fu una giovane donna dai capelli rossi che Adriano non aveva mai visto prima. Doveva essere Roberta, la padrona di casa. Lo fissava con un bel sorriso e lo rimproverò: «Sei in ritardo.»
«Scusa, ho trovato traffico per strada» si giustificò Adriano. «Non volevo far fare una figuraccia a Valentina.»
La bella rossa rise.
«Figurati, è solo che la gara ormai sta per iniziare. Se non ti sbrighi, ti perdi la partenza!»
«Non è che sia così grave» ribatté Adriano, «Considerato che io e la squadra in teoria avremmo dovuto partecipare, non mi metto problemi per così poco.» Gli venne un dubbio. «A proposito, tu sei Roberta, vero?»
La rossa scosse la testa.
«Negativo. Io sono Sabrina. Roberta è in soggiorno insieme a Valentina e Claudia. Mi ha chiesto di venire ad aprire la porta.»
«Piacere di conoscerti, Sabrina. Io sono Adriano Fabbri, ma immagino che tu già lo sappia.»
«Sì, ho sentito molto parlare di te» ammise Sabrina, esortandolo con un cenno a entrare e richiudendo la porta. «Non solo da Valentina, in realtà.»
«Appassionata di motori?»
«Diciamo di sì.»
Adriano le strizzò un occhio.
«Una mia tifosa, spero.»
«Diciamo che mi considero una telespettatrice neutrale» rispose Sabrina, «Anche se ho un debole per uno dei tuoi colleghi fin dalla prima volta in cui l'ho visto in TV. Lo trovo un uomo molto sexy e, a giudicare dalle sue prestazioni, è veloce tanto quanto attraente.»
«Chi è quest'uomo così sexy?»
Sabrina avvampò.
«Preferisco non dirtelo.»
«Perché?»
«Perché ci siamo appena conosciuti e mi troveresti ridicola.»
Adriano ridacchiò.
«Bene, ho capito tutto. Trovi che uno dei miei colleghi sia un bell'uomo, ma in realtà ti piacciono quelli brutti, quindi ti vergogni di dirmi chi è il tuo pilota preferito.»
Da una delle stanze si udì una voce che Adriano non conosceva.
«Allora, ci siete?»
«Questa è Roberta» disse Sabrina. «Andiamola a raggiungere. Anche lei e Claudia non vedono l'ora di conoscerti.»
Insieme a Sabrina erano le famose amiche single di Valentina, quelle che l'ex fidanzata di Giorgio avrebbe voluto presentargli già da tempo. Alla fine l'aveva convinto, utilizzando come scusa quella di guardarsi tutte insieme un gran premio che ad almeno due di loro non doveva interessare particolarmente. A causa di difficoltà economiche Martinelli aveva optato per non prendere parte ai primi gran premi della stagione, quelli extraeuropei, pertanto tutto ciò che Adriano poteva fare era guardare l'ennesima gara alla televisione, sempre ammesso che la regia americana facesse effetivamente vedere qualcosa e che non ci fossero interruzioni a causa di problemi tecnici vari, che si manifestavano con una certa frequenza.
Martinelli si trovava comunque a Long Beach, nella speranza di riuscire a trattare con qualche potenziale sponsor, ma la stagione della scuderia sarebbe iniziata soltanto di lì a due settimane con il Gran Premio di Spagna, nel quale Adriano sperava di non avere un gap eccessivo con i team di vertice, quali che fossero i team di vertice.
Seguì Sabrina verso il soggiorno, dove Valentina lo accolse con un cenno di saluto. Le altre due sue amiche, che stavano parlottando tra di loro, senza prestare la benché minima attenzione alle prime fasi del Gran Premio degli Stati Uniti Ovest, alzarono lo sguardo.
Adriano fece per presentari: «Io sono Ad-...»
Una delle due lo interruppe.
«Lo sappiamo. A proposito, io sono Claudia.»
Quella che le stava seduta accanto fece un sorriso.
«Io invece sono Roberta.»
«Grazie per l'invito, Roberta» disse Adriano. «Scusami se non sono arrivato tanto puntuale.»
Roberta alzò le spalle.
«Tanto sei tu che ti sei perso la partenza del gran premio.»
«Cos'è successo?» chiese Adriano, girandosi verso la TV.
Valentina lo informò: «De Cesaris è ancora in testa.»
«Secondo, invece» aggiunse Claudia, ridacchiando, «C'è il pilota che piace a Sabrina.»
Roberta si limitò a invitare sia Sabrina sia Adriano a sedersi. I due si misero l'uno accanto all'altra e Sabrina si concentrò subito sul televisore.
Adriano fece la stessa cosa e dopo pochi istanti appurò: «Il famoso pilota attraente, dunque, è Arnoux.»
Sabrina si voltò di scatto verso Adriano.
«Cosa?!»
«Il pilota attraente è...»
«Sì, ho sentito bene quello che hai detto, ma non ho capito da cosa lo deduci.»
Adriano puntualizzò: «Claudia ha detto che il pilota che ti piace è secondo... e mi risulta che ci sia Arnoux secondo, a meno che Poltronieri non abbia preso una cantonata colossale. Però mi pare che ci sia appunto una Renault in seconda posizione, anche se dietro di lui Giacomelli mi sembra piuttosto scatenato. Non so quanto a lungo René riuscirà a reggere in quella posizione.»
«Claudia si sarà confusa» replicò Sabrina. «Senza nulla togliere ad Arnoux - non ho niente contro di lui - non è esattamente il tipo di uomo da cui potrei essere attratta.»
Claudia obiettò: «Io, veramente, avevo capito che...»
«Ma cosa vuoi capirne tu di piloti, che saranno passati anni dall'ultima volta che hai guardato un gran premio!»
«Ogni tanto ci guardo. Ho visto quella gara in cui una macchina con uno sponsor di elettrodomestici prese il volo e si schiantò sopra quella del suo compagno di squadra.»
«Ah, il famoso volo di Daly a Montecarlo.»
«Sì, non ricordo chi fosse il pilota, né la squadra, ma c'era sopra un marchio di elettrodomestici.»
«Era la Tyrrell.»
«Grazie per la precisazione.»
«Comunque è stato quasi due anni fa. Sono quasi due anni che non guardi un gran premio.»
«E allora? È obbligatorio?»
Valentina intervenne: «Non mi sembra una cosa molto elegante da dire davanti ad Adriano.»
Claudia puntualizzò: «Non ho mai detto che Adriano non sia una persona interessante, è la prima volta che lo vedo e non mi permetterei mai. Tutto quello che so di lui è che era il compagno di squadra del tuo ex, tutto qui. Non mi era parso di capire che dovessi documentarmi sulla storia della Formula 1 per passare una serata insieme a lui. Se invitavi un ragioniere cosa dovevo fare, mettermi a studiare contabilità?»
«Claudia ha ragione» puntualizzò Adriano. «Siete state voi che avete deciso di invitarmi e di guardare la gara tutti insieme, ma non deve essere un obbligo. Se a Claudia non interessa la Formula 1, non deve essere costretta né a guardarla né a spacciarsi per un'esperta. E comunque René è un tipo simpatico, però è sposato, quindi nessuna di voi avrebbe speranze con lui.»
«Comunque è Prost il pilota preferito di Sabrina» lo informò Roberta. «Claudia ha azzeccato almeno i colori della vettura.»
«Prost sarebbe il famoso uomo sexy?»
«Non dovevamo guardare la gara?» obiettò Sabrina. «Accidenti a me quando ho detto che lo trovo un bellissimo uomo!»
«Anche lui è sposato» la informò Adriano. «Comunque qualche speranza ce l'avresti comunque. Lo vedo sempre insieme a delle donne, nessuna delle quali è sposata con lui. Alcune, però, sono sposate con altri.»
«Allora forse Sabrina ha ragione sul fatto che non lasci le donne indifferenti» osservò Valentina. «Saranno attratte dal suo naso.»
Sabrina insisté: «Ha una certa eleganza.»
«Il suo naso?»
«No, lui, nel suo insieme.»
Valentina indicò la televisione.
«Non è lui che è appena finito fuori?»
Sabrina si focalizzò sull'inquadratura televisiva.
«No. Ancora una volta l'avete confuso con Arnoux.»
La gara del pilota della Renault era già terminata, dopo un incidente con l'Alfa Romeo di Bruno Giacomelli. Nel frattempo il compagno di squadra di quest'ultimo era ancora in prima posizione, mentre Lauda era risalito al secondo posto.
Nemmeno la gara di Prost, tuttavia, durò molto a lungo. La Renault terminò la gara con un doppio ritiro. Anche nel suo caso si trattò di un incidente, ma andò a sbattere da solo, mentre Adriano, Valentina e Sabrina stavano ancora seguendo la gara con una certa attenzione, mentre Roberta e Claudia sembravano più occupate a chiacchierare tra di loro. Adriano non le biasimava. Molto probabilmente il loro interesse per i campionati di automobilismo era del tutto inesistente - anche se Claudia doveva avere avuto l'occasione di vedere qualche gran premio, probabilmente insieme a parenti o amici che avevano l'abitudine di guardarli - e quella serata, dettata più dal desiderio di Valentina di trovargli una fidanzata che da altro, si sarebbe senza ombra di dubbio rivelata un flop.
Così, almeno, la pensava inizialmente, ma guardare la gara insieme a Sabrina si rivelò un'esperienza interessante. L'amica di Valentina sembrava seriamente interessata al Gran Premio di Long Beach, commentando alcuni episodi. Si rivelò abbastanza sconcertata dal fatto che, come altre volte era accaduto specie sui circuiti americani, un mezzo dei commissari entrasse in pista nel bel mezzo della gara per rimuovere alcune delle vetture incidentate, mentre altre venivano peraltro lasciate lì dov'erano. Poi si entusiasmò nell'assistere a un intrigante duello tra Keke Rosberg e Gilles Villeneuve, stupendosi del fatto che sulla vettura di quest'ultimo vi fossero due ali posteriori affiancate l'una all'altra.
Poi, quando una delle Speed fu inquadrata brevemente in una via di fuga, osservò: «Quello è l'ex ragazzo di Valentina, lo riconosco dal casco.»
Adriano annuì.
«Sì, proprio lui. Mi sembra fosse in una buona posizione finora, ma noto con piacere che i nostri cari amici della Speed hanno ancora qualche problema, nonostante diversamente da noi siano riusciti a prendere parte ai gran premi fuori dall'Europa.»
«È sicuro che voi della Scuderia Martinelli tornerete a partire dal prossimo gran premio?»
«Assolutamente sì, in Spagna ci saremo.»
«Mi fa piacere. Peraltro Jarama è uno dei miei circuiti preferiti.»
«Sul serio?!»
«Sì.»
«Strano.»
Sabrina ridacchiò.
«E lo sai perché?»
«Sinceramente non ne ho idea» ammise Adriano.
«La regia spagnola non è mai stata un granché, specie in passato» gli spiegò Sabrina. «Le gare, viste alla televisione, sembravano spesso abbastanza noiose. Mi sono sempre chiesta se erano davvero così noiose oppure se semplicemente se accadeva qualcosa di interessante la regia non fosse molto preparata. Ho l'impressione che fosse questa la ragione e a volte cercavo di immaginare cosa stesse succedendo fuori dalle inquadrature.»
«La regia è migliorata, negli ultimi anni, mi dicono. Almeno, quelli che hanno visto la gara dell'anno scorso in TV sembrano averla trovata interessante.»
«La gara dell'anno scorso è stata interessante, infatti. Cinque piloti separati da pochi secondi... stavo guardando la gara insieme a dei miei parenti ferraristi che ne hanno dette di tutti i colori contro Laffite perché stava negli scarichi di Villeneuve, verso la fine.»
«Solo i tuoi parenti? Tu non tifi Ferrari?»
«Diciamo che non tifo Ferrari.»
«Anche questo è strano.»
«Effettivamente sì, ma ho un debole per le squadre meno considerate dal grande pubblico.»
«Sei alfista, quindi?»
«Nemmeno. Te l'ho detto, non tifo nessuno.»
«Però hai una simpatia per Prost, dettata dal fatto che sia un bell'uomo.»
Sabrina rise.
«Chiariamo un concetto, non mi definisco una sua tifosa. Anche perché, te l'ho detto, a me piace la gente che viene poco considerata e ho l'impressione che Prost sia destinato a vincere parecchio, in futuro. Oltre che un bell'uomo, penso anche che sia uno dei piloti migliori.»
«A me non sembra tutta questa bellezza» ribatté Adriano, «Ma sul fatto che sia uno dei migliori sono d'accordo con te.»
Valentina si intromise: «Vedo che almeno voi avete già qualcosa in comune.»
«Dai, non dire scemenze!» ribatté Sabrina. «Solo perché stiamo parlando di squadre e di piloti non significa che ci dobbiamo mettere insieme, ti pare?»
«Infatti» confermò Adriano. «Tra di noi, per ora, c'è solo stata una conversazione molto interessante.»
Quella "conversazione interessante", in realtà, avrebbe portato proprio nella direzione pronosticata da Valentina, anzi, molto oltre. Quella sera, mentre Niki Lauda tornava alla vittoria appena al terzo gran premio dopo il suo ritorno in Formula 1 e Andrea De Cesaris terminava la propria gara con un ritiro, Adriano non poteva neanche lontanamente immaginare di essere seduto accanto alla donna che sarebbe diventata sua moglie e la madre dei suoi figli.

NOTE: i personaggi hanno assistito in TV al GP degli Stati Uniti Ovest 1982 disputato a Long Beach, con la sola ovvia eccezione del team Speed stanno commentando gli accadimenti reali di quella gara (citando anche Montecarlo 1980 e Spagna 1981). Viene citato anche un successivo gran premio che si svolgerà in Spagna (in cui la Scuderia Martinelli farà il proprio esordio stagionale), che invece non è accaduto nella realtà.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 (2017) ***


Giorgio si accorse all'ultimo istante di Bruno che entrava in soggiorno. Ebbe appena il tempo di nascondere il foglio sul quale stava scrivendo all'interno del blocco. Non era sicuro di quanto avesse funzionato, dal momento che suo figlio lo guardava con sospetto.
«Cosa fai?»
«Niente, perché?»
«No, niente, ho solo avuto la sensazione di essere entrato nel momento sbagliato» rispose Bruno. «Se disturbo, dimmelo subito che me ne vado.»
Giorgio si sforzò di sorridere.
«No, figurati, non stavo facendo niente di importante.»
Bruno si avvicinò al tavolo e poi si sedette di fronte a lui.
«Ti ho visto che stavi scrivendo qualcosa. Conoscendoti, come minimo è una lettera di addio. Te lo ripeto, andrà tutto bene.»
Giorgio sospirò.
«E va bene, lo ammetto, in certi momenti mi sono comportato come se davvero stessi viaggiando irreparabilmente verso la bandiera a scacchi, ma ti assicuro che non sto scrivendo lettere di addio a nessuno. Spero di essere ancora vivo, tra poco più di una settimana, che tutto possa andare per il verso giusto. Non ne ho la certezza assoluta, questo no, e per alcune ragioni mi sto comportando di conseguenz-...»
Bruno non lo lasciò finire.
«Quindi stai davvero scrivendo una lettera di addio a qualcuno?»
«No, sto scrivendo una lettera e basta» tagliò corto Giorgio. «È per una persona che per me è stata molto importante, anche se è uscita dalla mia vita molto tempo fa.»
«Importante in che senso?»
«Importante e basta.»
«Voglio dire, si tratta di una tua ex fidanzata o qualcosa del genere? Qualcuna di cui non hai mai parlato?»
«Credo faresti bene a preoccuparti della tua vita sentimentale, prima ancora che della mia» puntualizzò Giorgio. «Ti ricordo che hai una moglie, anche se ti ostini a fingere che non sia così.»
«Non sto affatto fingendo che Arianna non esista» si difese Bruno. «So che vuoi che mi levi di torno e, non preoccuparti, dopo il tuo intervento me ne andrò.»
«Puoi rimanere quanto vuoi, non è questo il problema. So benissimo che se sei venuto qui invece di andartene da qualche altra parte è perché vuoi tenermi d'occhio, come se non ci fossero già abbastanza persone che mi tengono d'occhio! Non voglio liberarmi di te, voglio solo che tu sia felice.»
«Se anche tornassi da Arianna, dubito che potremmo essere felici.»
«Forse felici no, ma non riesco a credere che stiate meglio da soli.»
«Non c'è bisogno che tu ci creda. Forse non ci crediamo neanche noi. È solo che non siamo pronti per affrontare di nuovo la vita insieme, tutto qui. Anzi, se potessimo parlare d'altro...»
Giorgio lo accontentò.
«Sei in ansia per quello che succederà a Montecarlo?»
«No.»
«Non mi dire che anche tu sei uno di quelli che pensano che Montecarlo sia il gran premio più noioso della stagione.»
«Affatto. Solo, parlare di quello che succede durante i gran premi è il mio lavoro. So che tante persone vorrebbero essere al posto mio, e non mi lamento affatto di commentare le gare per la TV, ma non riesco più a provare ansia.»
«Nemmeno di fronte alla prospettiva che, chissà, magari è la volta buona e la Ferrari può vincere nel Principato per la prima volta dopo sedici anni?»
Bruno gli strizzò un occhio.
«Che tu ci creda o no, vengo pagato uguale chiunque vinca. Quindi no, non sono particolarmente emozionato di fronte alla prospettiva che la Ferrari possa vincere a Montecarlo. Certo, se vincesse Raikkonen magari con un po' di fortuna potrei trovare qualcuno che mi aiuti a imbucarmi a una festa a bordo del suo yacht, ma essendo astemio non credo sarebbe un evento adatto a me. Se invece vincesse Vettel, probabilmente se ne tornerebbe immediatamente a casa per stare con la sua signora e le sue bambine, quindi non ci sarebbero feste.»
«Poi non credo ti inviterebbe, sapendo che non hai stima per i suoi risultati.»
Bruno sbuffò.
«Perché dobbiamo parlare dei risultati di Vettel?»
«Perché a mio parere lo sottovaluti» insisté Giorgio. «Al massimo, contro di lui, si può dire che non sia all'esatto livello di una ristretta minoranza dei campioni con cui ha avuto a che fare e che sia inferiore a Hamilton, niente di più.»
«In ogni caso, dubito che Vettel sia al corrente della mia esistenza» replicò Bruno, «E che si ponga delle domande su quello che penso di lui come pilota. Anzi, come ben saprai, quando faccio il mio lavoro non sono mai iper-critico nei confronti di nessuno. Di fatto sei l'unico con cui ho detto quello che penso.»
«Quello che pensi di Vettel» affermò Giorgio, «è dettato da una profonda invidia che nutri nei suoi confronti.»
Bruno scosse la testa.
«No, affatto. Non rimpiango l'epoca in cui ero pilota.»
«Non lo metto in dubbio.»
«Eppure affermi che invidio Vettel. Perché dovrei?»
«Perché ha una famiglia perfetta. Quel tipo di famiglia che desideravi tu.»
«Beh, allora da questo punto di vista lo invidio profondamente, come invidio tante altre persone» replicò Bruno, gelido. «Però non vedo perché tu debba tirare fuori questo discorso. Solo perché ho criticato un pilota che ti piace, qualche giorno fa, dobbiamo per forza parlare di qualcosa di cui preferisco non parlare?»
«Perché hai dei problemi irrisolti.»
«Ho dei problemi che non possono risolversi e discuterne non serve a nulla per cambiare le cose. Parliamo piuttosto di te, di quello che succederà questo weekend. È confermato che Fabbri verrà a trovarti?»
«Sì.»
«E tu? Sei in ansia per questo?»
«Un po'.»
«Perché gli sei andato addosso, quella volta a Caesars Palace?»
«Anch'io ho argomenti sui quali preferisco tacere.»
«Non con lui. Se sei pronto per raccontare la tua versione dei fatti al diretto interessato, perché deve continuare ad essere un segreto?»
«Non tutto ciò che non viene spiegato pubblicamente ha a che vedere con dei segreti. Ogni incidente ha dietro una sua storia. Nella maggior parte dei casi la storia riguarda un pilota che ha fatto una manovra azzardata, oppure che non ha guardato negli specchietti.»
«Va bene» si arrese Bruno, «Qualunque cosa sia successa, non insisto. Tanto alla fine sarà qualcosa di semplice, tipo che volevi vendicarti della Scuderia Martinelli che ti aveva messo a piedi.»
«La Scuderia Martinelli» obiettò Giorgio, «Non mi ha mai messo a piedi.»
«Il titolare, comunque, ti aveva portato via la fidanzata.»
«E tu cosa ne sai?»
«Ci sono persone che stanno tutto il giorno a spettegolare sul motorsport e sui fidanzamenti dei piloti attuali o vintage» lo informò Bruno. «Non è un grosso segreto che Valentina Martinelli fosse la tua ex fidanzata.»
«Quando si è messa con Martinelli, io stavo già insieme a tua madre. Era una storia chiusa, quella con Valentina, che peraltro ai tempi di Caesars Palace non stava ancora insieme a Martinelli. Comunque non avrei mai buttato fuori un pilota di proposito per questa ragione, se ci fosse bisogno di specificarlo, né avrei in ogni caso fatto nulla contro Martinelli. L'ho sempre stimato molto come team owner e, per quanto ai tempi non l'abbia mai dimostrato, so per certo che Martinelli ha sempre stimato me come pilota. Mi aveva perfino proposto di tornare nella sua squadra, qualche anno dopo.»
«Però hai rifiutato.»
«Ho rifiutato la sua offerta, come quella di altre scuderie. Volevo chiudere la mia carriera con la Speed e soprattutto volevo chiudere la mia carriera.»
«Speed per la quale non mi sembra tu abbia la stessa stima che sostieni di avere per Martinelli. Non ti piace parlare di quegli anni.»
«Giusta osservazione. Sei molto perspicace.»
«No, non lo sono per niente. Sei tu che, evitando di parlare di certi argomenti, mi fai capire perfettamente che ci siano cose che è meglio non dire.»
«Arturo Martinelli era un uomo onesto che gestiva la squadra nel migliore dei modi e con etica» spiegò Giorgio. «Non posso dire lo stesso per quanto succedeva alla Speed, purtroppo. Anzi, diciamo che potrei dire l'esatto contrario. L'unico lato positivo dei miei anni in quel team è che ho conosciuto tua madre.»
«Che dopo l'esperienza alla Speed ha deciso di abbandonare la squadra e il motorsport, cambiando totalmente lavoro.»
«Appunto, questo dovrebbe dire molte cose.»
«Potresti scriverci un libro.»
«Non mi sembra una buona idea.»
«Perché no? Ho dei contatti, potrei trovarti un ghostwriter e...»
Giorgio lo interruppe: «Non ho intenzione di sbandierare ai quattro venti quello che succedeva ai tempi della Speed. Ci lavorava anche tanta gente rispettabile che non merita di essere screditata. In più il titolare è morto da molti anni ed è giusto che i morti possano riposare in pace.»
«Va beh, la mia era solo una proposta» ribatté Bruno. «Pensavo potesse essere una buona idea. Purtroppo la gente tende a ricordarsi solo dei piloti e dei team di prima fascia, lasciando perdere chiunque altro. Succede anche al giorno d'oggi e, per tornare al discorso di prima, se mi concedi di dire qualcosa di negativo sul tuo idolo Vettel, penso che il fatto che indossi una tuta rossa lo metta al centro dell'attenzione più di quanto meriterebbe. Ci sono tanti altri piloti validi. Pensa a Ricciardo, pensa a Verstappen che è giovanissimo ma ha un grande futuro...»
«Tempo qualche anno e vedrai che si parlerà di Verstappen. Se ne parlerà anche troppo.»
«Pensa a Perez e a Hulkenberg, che non hanno mai avuto grosse opportunità nei top-team, oppure a piloti come Magnussen e Grosjean. Va bene, Vettel ha vinto quattro mondiali di seguito e bisogna riconoscere i suoi meriti, ma pensa a quanti piloti, diversamente da lui, non hanno neanche mai avuto la possibilità di vincere un gran premio solo perché non sono mai stati in una squadra competitiva. Pensa a Button, che viene snobbato solo perché prima di vincere il mondiale con la Brawn non aveva mai gareggiato per un team di prima fascia. E in tutto questo Vettel è figo, guida la vettura più bella, indossa la tuta rossa che gli sta benissimo, ha rigettato la Redbull e i suoi colori tamarri, idolo delle folle perché danno per scontato che riporterà il titolo a Maranello... Si fa un gran parlare di lui, eleggendolo come eroe delle folle, ma poi? Cosa succederà quando non vincerà il titolo con la Ferrari e sarà messo da parte sia dal team sia da quelli che adesso si strappano le mutande per lui? E soprattutto, perché solo Vettel deve essere difeso a spada tratta, mentre c'è gente che scredita piloti ugualmente validi? C'è addirittura chi mette in discussione la validità del titolo che Nico Rosberg ha vinto l'anno scorso per la semplice ragione che si è ritirato subito dopo e che adesso non sta gareggiando.»
«Capisco quello che vuoi dire» ammise Giorgio, «E comunque mettere in discussione la validità dei titoli vinti dai membri della famiglia Rosberg deve essere lo sport preferito degli appassionati di Formula 1. Di Keke dicono in tanti che non meritava il titolo perché ha vinto solo una gara in una stagione in cui tanti piloti hanno vinto almeno una gara.»
«Già, perfino tu» ribatté Bruno, «Anche se la mia grande domanda non è come tu sia riuscito a vincere il Gran Premio di Spagna, quanto piuttosto come ha fatto Manfred Winkelhock ad arrivare sul podio con l'ATS.»
«Questo è destinato a rimanere uno dei grandi misteri della storia del motorsport» replicò Giorgio, «Anche se credo che sia merito dell'elevato attrition rate. A proposito, hai impegni adesso?»
«Guardare qualcosa in TV in attesa che venga l'ora di andare a dormire, se si può considerare un impegno. Perché?»
Giorgio propose: «Perché possiamo guardarci proprio quel gran premio per ammirare le gesta di Winkelhock. Faranno sicuramente passare in secondo piano il bel duello tra me e Fabbri. Ci stai?»
«Devo dire che non è affatto male come idea» concordò Bruno. «Se ci accontentiamo di vederlo con una telecronaca a caso, non sarà difficile trovarlo. Hai avuto un'ottima idea.»


NOTE - nel 1982 non è stato disputato nessun GP di Spagna, si tratta di un evento immaginario.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 (1982) ***


Mentre l'inno nazionale italiano risuonava sul podio di Jarama, Giorgio non poté fare a meno di rievocare l'ultima volta in cui lui e Adriano erano stati sui primi due gradini del podio di una competizione open-wheel. Era passato un secolo da allora, e in quel caso era stato Adriano a vincere. Era un'epoca che gli sembrava lontana anni luce, quella degli anni d'oro in cui non si preoccupava tanto del futuro quanto del presente. Certo, spesso gli capitava di immaginare se stesso al volante di una Formula 1, conosciuto dal grande pubblico, con i suoi lati negativi come la necessità di nascondersi.
Aveva travisato. Molto spesso gli capitava di potersene andare in giro senza essere riconosciuto e perfino la notizia del suo matrimonio con Emanuela Colombo era passata quasi inosservata. Era certo che qualcuno ne fosse al corrente, anche all'interno del paddock, ma non era un argomento considerato di particolare risalto. Allo stesso modo erano in pochi a sapere della nascita del piccolo Bruno, avvenuta proprio in concomitanza con il gran premio precedente. Se non aveva sbagliato i calcoli relativi al fuso orario, Bruno doveva essere nato più o meno all'orario in cui Giorgio si era ritirato per un guasto al motore dal Gran Premio degli Stati Uniti Ovest.
Prima di essere costretto a fermarsi - destino a cui erano andati incontro anche molti suoi colleghi - si era trovato molto a proprio agio con la vettura, che sembrava avere fatto, almeno in certe circostanze, un salto di qualità rispetto a quella della stagione precedente. Quando vi aveva riflettuto a posteriori, dopo avere lasciato Long Beach, si era detto che, in un campionato in cui non sembrava esservi una netta supremazia e in cui le vetture motorizzate turbo sembravano avere grosse difficoltà in termini di affidabilità, c'era la grossa possibilità di ottenere, almeno di tanto in tanto, qualcosa di positivo.
Quella consapevolezza l'aveva rincuorato, dopo un mondiale iniziato nel peggiore dei modi. Per un motivo o per l'altro non era mai riuscito a vedere la bandiera a scacchi, in più non aveva la benché minima stima per la squadra e per chi la dirigeva. Aveva addirittura il sospetto che, alla scadenza del suo contratto, gli sarebbe stato difficile non accettare il rinnovo, nemmeno se qualche altra scuderia si fosse interessata a lui, prospettiva piuttosto probabile. Mister Speed voleva controllarlo come era riuscito, a suo tempo, a controllare Bruno e aveva concrete possibilità di potere esercitare il proprio controllo.
Non capitava spesso, ma occasionalmente gli ricordava quali fossero i suoi "doveri" nei confronti del team. La sua crociata contro la Scuderia Martinelli non sembrava essere ancora terminta, ce l'aveva sempre nella mente nonostante la sua assenza dalla prima parte della stagione. Si era parlato a lungo delle difficoltà economiche che avevano portato a quella decisione, ma c'era il sospetto che, con l'avvento delle gare europee, potesse mettere in pista delle monoposto competitive. Così era accaduto, infatti, e Giorgio si era ritrovato, in maniera inaspettata, a lottare per la vittoria con Adriano Fabbri. Per fortuna era riuscito a batterlo: una vittoria della Scuderia Martinelli sarebbe stata presa malissimo da Mister Speed, che chissà cosa si sarebbe inventato per ostacolare la squadra avversaria negli eventi successivi.
L'inno terminò e giunse il momento della consegna dei trofei. Giorgio sapeva di essere immortalato dall'obiettivo di macchine fotografiche e telecamere, quindi cercò di sorridere rivolto non solo al pubblico presente sul posto, ma anche a chi avrebbe visto le sue fotografie sui giornali oppure, con un po' di fortuna, qualche inquadratura televisiva.
Mentre appoggiava il trofeo sul gradino del podio, Adriano gli si avvicinò.
«Complimenti» gli disse. «Oggi eri velocissimo, quasi imprendibile.»
«Grazie» replicò Giorgio, con freddezza.
Erano le prime parole che scambiava con Adriano da mesi e furono le ultime. Attese che venissero consegnati i trofei al rappresentante del team, poi a Fabbri e a Winkelhock, infine prese la bottiglia di champagne e la portò alla bocca, chiedendosi se la Rai stesse trasmettendo quelle scene e se Emanuela lo stesse vedendo in quel momento. Istintivamente gli venne da sorridere, di nuovo, stavolta non al pensiero del pubblico, ma a quello della sua famiglia. Il legame tra lui ed Emanuela non era quello che un tempo avrebbe associato al concetto di amore, ma gli dava sicurezza. Era certo di amarla, a modo suo, e che Emanuela ricambiasse i suoi sentimenti, poco importava se non si trattava di quell'amore con la A maiuscola che veniva raccontato dai quei film e da quei romanzi che piacevano tanto a Valentina.
Sapeva che la sua ex fidanzata aveva intrapreso una nuova relazione, con Arturo Martinelli, ma provava una certa indifferenza nei confronti di tutto ciò. Ormai la sua strada e quella di Valentina si erano separate irreparabilmente, non aveva importanza. Sperava potesse essere felice, anche se dubitava che accanto a un uomo come Martinelli potesse esserlo fino in fondo, ma sapeva che quello che sarebbe successo tra di loro non era affare suo. Martinelli e la sua scuderia non facevano più parte della sua vita, esattamente come Valentina, anche se chiaramente c'era qualche possibilità di incontrarlo. Era comunque certo che, tra di loro, non ci sarebbe mai stato niente di più di qualche incontro occasionale.
Si sbagliava, su Arturo Martinelli, come avrebbe scoperto di lì a meno di due ore. Ormai ultimate tutte le formalità - conferenza stampa e interviste varie - Giorgio sapeva di non potersi sottrarre dai festeggiamenti della squadra per la vittoria, arrivata piuttosto inaspettata, ma duramente conquistata sul campo, anche se, chissà, magari un giorno, presto o tardi, qualcuno avrebbe cercato di sminuire quel risultato sulla base del fatto che la maggior parte delle vetture con motori turbo non avevano visto la bandiera a scacchi per i soliti problemi di affidabilità e che qualcuno degli altri piloti di prima fascia non aveva concluso la gara per le ragioni più disparate.
Sottrarsi del tutto ai festeggiamenti non era facile, questo lo sapeva, ma si rese conto ben presto di essere solo una parte del tutto. Mister Speed non faceva altro che convocarlo ogni volta in cui gli faceva comodo, ma in quell'occasione sembrava troppo compiaciuto del successo della squadra per prenderlo in considerazione. Meglio così, realizzò Giorgio, almeno avrebbe avuto la possibilità di allontanarsi per qualche minuto. C'erano persone con cui si trovava bene, all'interno della squadra, ma era certo che vi fossero diverse mele marce tanto quanto il suo titolare.
Era da solo e nessuno lo stava prendendo in considerazione quando, all'improvviso, udì una voce alle sue spalle.
«Gran gara, Giorgio, ho sempre saputo che sei un grande pilota.»
Giorgio si girò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con il suo vecchio titolare.
«Grazie, signor Martinelli» rispose, con un certo imbarazzo.
Non sapeva cosa dire, in compenso a Martinelli le parole non sembravano mancare, dato che riprese subito: «Quando ho visto che Adriano ti affiancava, per un attimo mi sono illuso che ce la potesse fare, ma poi ho visto come ti sei difeso e ho capito che non c'era storia. Per quanto non mi faccia molto piacere vedere la Speed vincere un gran premio, né tantomeno che una delle mie macchine sia arrivata seconda, penso che oggi ti meritassi di chiudere la gara davanti.»
«Quindi le fa più piacere la mia vittoria di oggi che quella di Monza 1980?» ribatté Giorgio, non riuscendo a trattenersi. «Non mi sembra che l'abbia presa molto bene, quella volta, dato che avevo rubato la scena al suo pilota di punta.»
«In realtà conservo un ottimo ricordo di quella vittoria» replicò Martinelli. «Certo, non nego di avere sempre pensato che, se fossimo riusciti a vincere una gara, probabilmente sarebbe stato Adriano a salire sul gradino più alto del podio, ma questo non significa che per me sia stato un problema. Anzi...»
«Va beh, non ha importanza, non volevo essere polemico» mise in chiaro Giorgio.
«Anche perché» puntualizzò Martinelli, «Non credo che tu sia nella posizione di fare polemica contro di me dopo quello che hai combinato l'anno scorso in America.»
Giorgio avvampò.
«Ah, l'incidente di Caesars Palace...»
«Lascia che te lo dica, quel giorno hai fatto veramente un errore da idiota.»
«Chi le dice che sia stato un errore?»
«Ti conosco.»
«Forse non mi conosce così bene. In molti pensano che l'abbia fatto apposta.»
«E tu» lo accusò Martinelli, «Hai deciso di lasciare che lo pensassero. Non so a che gioco tu stia giocando, Giorgio, ma non mi piace per niente.»
«Che quello che faccio le piaccia o meno, non è affare mio.»
«Comprendo il tuo punto di vista, ma ti assicuro che puoi prendere in giro tutti ma non me. Ti conosco fin da quando eri giovanissimo, so come sei, sia come pilota sia come persona. Non sei uno che innesca incidenti volontariamente e in realtà neanche uno che si vanterebbe di averlo fatto se non fosse vero. Non so cosa ti sia successo da quando sei passato alla Speed, ma ho l'impressione che tu stia recitando una parte.»
«Sono cambiato. Non sono più quel ragazzo che ha conosciuto.»
«Sì, lo so, adesso hai trent'anni e a quanto mi hanno detto hai anche un figlio di poche settimane - congratulazioni, a te e alla tua signora. Questo, però, non ti trasforma in un'altra persona e non mi spiego per niente quello che hai fatto quel giorno, né quello che hai fatto dopo.»
Doveva riferirsi alla rissa scoppiata tra lui e Adriano dopo un evento organizzato da uno sponsor comune.
«Ammetto di non essere stato un grande esempio per i bambini, però non c'erano bambini a vedermi.»
«Sei stato un'idiota. Adriano voleva solo capire, sapere cosa fosse successo.»
«Adriano ha iniziato a insultarmi non appena non gli ho detto quello che voleva sentirsi dire. Ha fatto insinuazioni assurde, non solo sull'incidente, ma anche su altre faccende. Non è il santo che dice di essere.»
«Adriano non ha mai detto di essere un santo.»
«Beh, allora è almeno ancora ancorato alla realtà.»
«Eravamo una grande squadra, quando c'eri anche tu.»
«Sì, lo eravamo.»
«Se un giorno lascerai il tuo team attuale, mi piacerebbe riaverti come pilota.»
Giorgio abbassò lo sguardo.
«Questo non può succedere.»
«Lo so, non è molto probabile, e immagino che tu sia soddisfatto della tua nuova sistemazione e del tuo ingaggio, ma...» Martinelli si interruppe. «Perché tu sei soddisfatto della squadra in cui sei, vero?»
«Sì.»
«Allora ripetilo guardandomi negli occhi.»
Giorgio alzò lo sguardo.
«Cosa vuole da me?»
«Voglio solo capire cosa ti passa per la testa.»
«E che cosa pensa mi stia passando per la testa, esattamente, se non sono indiscreto?»
«Non lo so, ma da quando è capitato quel fatto di Caesars Palace non sei più tu. Te l'hanno chiesto loro, vero?»
«Mi hanno chiesto cosa?»
«Di innescare l'incidente.»
«Aveva detto che non credeva fossi capace di innescare incidenti di proposito. Ha cambiato idea?»
«No, però devono essere stati loro a fare cambiare idea a te. Cosa ti hanno promesso in cambio?»
«Mi sta accusando non solo di avere innescato un incidente, ma di averlo fatto anche per interesse personale?»
«In effetti è assurda come teoria. Però, in un modo o nell'altro, stanno riuscendo a tirare fuori da te qualcosa che non sei e che non sei mai stato. Per questo ti ho detto di ripensarci. Torna con noi, Giorgio.»
Il tono diretto di Martinelli, che per la prima volta sembrava dimostrare di tenerci a lui, gli fece abbassare la maschera.
«Non è possibile. Non lo è più, almeno.»
«Sì che è possibile. Quando te ne andrai dalla Speed...»
Giorgio lo interruppe: «Non credo che me ne andrò dalla Speed. Non posso. Non posso nemmeno spiegarle, ma non posso andarmene. Sarebbe la fine per me.»
«In che senso? Cosa sta succedendo?»
«Non posso parlarne, gliel'ho detto. Però, se vuole un consiglio, faccia attenzione anche lei, alla gente che ha intorno. Ci sono persone che, per interesse, farebbero qualsiasi cosa, e non posso escludere che ne abbia intorno.»
Per la prima volta, Martinelli rimase senza parole. Giorgio ne approfittò per voltargli le spalle e allontanarsi. Martinelli non lo seguì, né tentò di fermarlo. Mentre raggiungeva i membri della Speed, Giorgio si domandò se non avesse commesso l'ennesimo errore.
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 (2017) ***


La regola era sempre la stessa, con poche varianti, anche a seconda del numero di vetture presenti, fin dall'ormai lontano 2006 in cui Fernando Alonso viaggiava verso il suo secondo titolo e Michael Schumacher tentava il possibile per impedirglielo: diciotto minuti al cardiopalma, per determinare chi era dentro e chi era fuori. Cinque piloti sarebbero stati esclusi al termine della Q1, quindici sarebbero passati in Q2, la manche successiva, nella quale dieci di loro avrebbero avuto a disposizione un quarto d'ora di tempo per conquistarsi l'accesso alla manche che contava. O almeno, quella che contava per i piloti dei team di prima fascia, in fondo alla griglia c'era chi si accontentava anche solo di non uscire nel primo turno, risultato che comunque già accontentava tutti i presenti. Negli ultimi anni non era più capitato che qualcuno rimanesse fuori dal 107% e quindi fuori dalla griglia di partenza: i piloti degli anni 2010 avevano sicuramente meno possibilità di accedere alla Formula 1 rispetto a quelli dei decenni precedenti, ma per quei venti che riuscivano ad aggiudicarsi un sedile, era scontato guadagnarsi l'accesso alla griglia di partenza anche solo facendo presenza.
Valentina era consapevole dell'esistenza di persone che dibattevano sistematicamente a proposito di cosa fosse meglio o peggio, ma a suo parere era uno sforzo del tutto inutile, talora dettato dalla volontà di fare polemica ad ogni costo. Ogni epoca del motorsport aveva avuto i suoi punti di forza e i suoi punti di debolezza, era un esercizio ben poco edificante quello di volere denigrare a priori un campionato che poi proprio chi lo screditava correva a guardare, magari sottoscrivendo abbonamenti a PayTV che per la gente comune risultavano piuttosto onerosi. Certo, c'era anche chi faceva polemica a proposito di chi raccontasse meglio la Formula 1 tra i telecronisti della Rai e quelli di Sky, con i soliti pareri contrastanti, comportamento forse ancora più inutile che chiedersi se le qualifiche fossero migliori ai tempi dell'unico giro a disposizione, piuttosto che quelle più moderne ripartite in Q1, Q2 e Q3, con la loro variante per fortuna dimenticata vista nei primi appuntamenti del 2016, in cui veniva eliminato un pilota al minuto nei primi due turni.
Se doveva scegliere, Valentina prediligeva il formato utilizzato fino a metà degli anni '90, con due sessioni di qualifiche, una al venerdì e una al sabato, con tempi combinati. Era stato scelto di passare a un'altra scuola di pensiero perché, in caso di maltempo nella seconda sessione, quella che riceveva maggiore copertura dalle televisioni, la sessione di sabato non poteva stravolgere i tempi del venerdì, quindi non generava abbastanza spettacolo per il tifoso medio, proprio quel tifoso medio che, in ogni caso, si lamentava sempre e comunque della mancanza di spettacolo, vaneggiando a proposito di smettere di seguire la Formula 1, salvo poi dimenticarsene miracolosamente alla vigilia dell'evento successivo.
Valentina riteneva positivo, da un certo punto, non ignorare del tutto gli appassionati, ma non era affatto certa che gli appassionati fossero in grado di capire cosa fosse il bene per il campionato e cosa non lo fosse. Inoltre non sempre il bene del campionato era il bene anche delle squadre minori, anzi, quasi mai. Tanta gente parlava dei passi da gigante che la Formula 1 aveva fatto arrivando, di fatto, a escludere tanti team senza arte né parte che si erano visti nel corso degli anni '80 e '90, dimenticandosi che i team "senza arte né parte" erano in genere squadre che disponevano di pochi fondi e che, di conseguenza, a parte rari casi altisonanti, facevano il meglio che potevano. In più era scandaloso come anche squadre di un certo livello, che magari avevano ottenuto un successo di breve durata, venissero equiparate senza mezze misure a squadre che non avevano mai visto la zona punti.
"C'è gente che considera una squadra di incapaci perfino la Scuderia Martinelli" si disse Valentina, pensiero che la fece inorridire, "Nonostante sia andata vicina a vincere un mondiale piloti".
Realizzare l'obiettivo sarebbe stato impossibile - Valentina doveva riconoscerlo - anche senza quell'assurdo incidente innescato da Giorgio a Caesars Palace, ma un simile risultato non poteva essere messo da parte. Non c'era comunque tanto da sorprendersi, c'erano tifosi che si erano dimenticati addirittura dei successi della Williams, solo perché da vent'anni non vinceva un mondiale e aveva avuto qualche stagione di difficoltà, fino a pochi anni prima, per poi riprendersi all'epoca in cui la guidavano Valtteri Bottas e Felipe Massa, con risultati di tutto rispetto che, ad ogni modo, potevano essere denigrati a proprio piacimento, bastava affermare che qualunque cosa non fosse vincere dieci gran premi all'anno come minimo era insuccesso.
I fasti degli anni precedenti, tuttavia, non sembravano essere facilmente ripetibili, in quella stagione 2017, per il team di Grove. Lance Stroll stava faticando e, più si andava avanti nella Q1, più sembrava sul punto di uscire di scena già dopo la prima manche. Il suo compagno di squadra Massa, seppure non fosse mai stato una scheggia sul circuito di Montecarlo, sembrava invece un po' più a proprio agio, il che sarebbe stato utilizzato sicuramente, dagli hater del pilota canadese, come nuovo elemento per denigrarlo.
"Si vede che non hanno mai visto certi piloti che correvano in Formula 1 negli anni '80, anche alcuni di quelli della Scuderia Martinelli."
Che Stroll avesse poca esperienza e che un percorso di carriera che avesse previsto un paio di stagioni in più nelle serie minori era un dato di fatto, ma Valentina non lo considerava affatto scarso come veniva descritto da molti. Aveva l'impressione che, dopo il brillante passaggio di Max Verstappen dalla Formula 3 Europea alla Formula 1, gli standard degli appassionati si erano alzati tantissimo. Sembrava doveroso che un pilota, per non essere bollato a priori come incapace, arrivasse in Formula 1 con pochissima esperienza senza mostrare alcuna difficoltà nel tenere il passo dei veterani. Il giovane Verstappen veniva visto come una sorta di guru, qualcosa a cui tutti i piloti dovevano ambire a diventare. Era molto probabile, tuttavia, che non appena avesse iniziato a vincere con una certa insistenza - perché Valentina era certa che prima o poi sarebbe accaduto - una parte dei suoi sostenitori diventassero suoi detrattori. Accadeva molto spesso, quando gli outsider smettevano di essere outsider e diventavano piloti di fascia alta. Non era accaduto a Lewis Hamilton, perché aveva debuttato alla McLaren ed era sempre stato in squadre di alto livello, mentre era accaduto a Sebastian Vettel, acclamato come un eroe quando aveva vinto al volante di una Toro Rosso (l'ex Minardi, ovvero una squadra di tutto rispetto e dalla lunga esistenza che spesso veniva equiparata ai team peggiori dei bassifondi da chi non era in grado di fare distinzioni), per poi essere denigrato quando vinceva con frequenza al volante della Redbull, che ugualmente, prima di diventare un top-team, era stata vista come una squadra briosa con un'immagine meno antiquata dei team storici.
A proposito di Vettel, sembrava decisamente più a proprio agio di Hamilton già a partire da quella prima sessione, così come il suo compagno di squadra Kimi Raikkonen. La Mercedes di Valtteri Bottas sembrava essere al momento quella con maggiori possibilità di arrivare in alto, il che confermava il trend visto nelle prove libere della mattinata. Valentina non poté fare a meno di chiedersi se Hamilton avrebbe ribaltato totalmente i pronostici giunto il momento della Q3 oppure se la Ferrari avesse buone possibilità di ottenere la pole position con uno dei suoi due piloti, ma era ancora presto: il countdown stava per terminare, per il momento tutto ciò che contava era chi era dentro e chi era fuori.
Uscita di scena la Manor, che aveva ufficialmente chiuso i battenti al termine della stagione successiva, la squadra in maggiore difficoltà sembrava la Sauber. Non fu quindi sorprendente vedere Pascal Wehrlein e Marcus Ericsson accontentarsi delle ultime due posizioni della griglia. Wehrlein era davanti al pilota svedese che aveva debuttato anni prima alla Caterham, ma non era così straordinariamente più avanti quanto la retorica a proposito di Ericsson lasciava spesso intendere. Forse non sarebbe mai diventato un nome di spessore della Formula 1, ma chissà, magari avrebbe avuto un avvenire positivo in un altro campionato, prima o poi. Valentina cercò di immaginarselo in Indycar, pensiero dettato da un semplice volo di fantasia, ma chissà, poteva accadere qualsiasi cosa e magari, di lì a cinque anni, lo si sarebbe ritrovato in victory lane a Indianapolis con una bottiglia di latte in mano.
I pensieri di Valentina a proposito di un Marcus Ericsson vincitore della Cinquecento Miglia furono spenti dal constatare che, effettivamente, Lance Stroll era uscito di scena già in Q1: era solo diciottesimo, mentre Felipe Massa accedeva alla Q2. Il primo degli esclusi era Esteban Ocon, sulla Force India, mentre in diciassettesima piazza si era posizionato Jolyon Palmer. Il pilota della Renault, ancora una volta, non dimostrava di avere lo stesso passo di Nico Hulkenberg, ma per quanto in generale fosse poco apprezzato per i propri risultati, in media non veniva preso così tanto di mira tanto quanto altri. Chissà, magari gli avrebbero riservato quel trattamento solo se, alla fine della propria carriera, avesse seguito ancora una volta le orme del padre Jonathan divenendo opinionista e pronunciando eventuali affermazioni considerate impopolari. In caso di critiche a piloti particolarmente amati dal grande pubblico, anche ex campioni del mondo divenuti opinionisti potevano essere denigrati per i loro risultati, ignorando sistematicamente quelli positivi e focalizzandosi solo su quelli negativi, magari in termini puramente numerici e senza tenere in considerazione il tipo di monoposto al volante dei quali erano stati ottenuti. Era esattamente quello che avveniva a un certo connazionale di Lance Stroll, che pure non sembrava affatto un suo appassionato sostenitore e che casualmente era stato l'ultimo pilota a vincere un mondiale con la Williams.
Le vetture rientrarono ai box e subito dopo venne mandata in onda la pubblicità. Valentina guardò istintivamente l'orologio, chiedendosi dove fosse Adriano in quel momento. Doveva essere in strada, diretto da Giorgio, con il quale avrebbe dovuto incontrarsi più tardi quel pomeriggio.
«Se tu potessi chiedergli se vuole vedermi» l'aveva pregato, «Dopo anche a me piacerebbe incontrarlo.»
Aveva capito fin da subito che Adriano era rimasto perplesso dalla sua proposta, ma aveva accettato, pur dimostrando di non averne compreso le ragioni. Nemmeno Valentina era sicura di capire perché volesse rivedere Giorgio dopo tanti anni, ma sentiva che non era necessario cercare sempre delle spiegazioni. A volte era meglio seguire l'istinto.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 (2017) ***


Giorgio terminò di rileggere per l'ennesima volta la lettera che aveva scritto per Valentina - e che la sera precedente aveva nascosto dagli occhi indiscreti di suo figlio - proprio negli istanti in cui il semaforo diventava verde e iniziava la seconda manche delle qualifiche del Gran Premio di Montecarlo. Non vi erano state grosse sorprese, fino a quel momento, con l'uscita di scena nella prima manche di piloti facilmente prevedibili, né tantomeno incidenti di particolare entità: solo Romain Grosjean aveva fatto un testacoda senza conseguenze, tranne quella molto probabile di ricevere una lunga serie di prese in giro da chi commentava le sessioni sui social network.
Ripose la lettera per Valentina nella busta, convinto di ogni singola parola. Quella era la versione definitiva. Proprio mentre formulava quel pensiero, tentando anche di tenere gli occhi sul televisore per non perdersi gli eventi delle qualifiche, il suo cellulare si mise a suonare. Non lo faceva impazzire l'idea di andare a rispondere, ma poteva trattarsi di qualcosa di importante, doveva almeno guardare chi lo stesse cercando.
Era Emanuela.
"Che cosa vuole adesso?"
Rimase un attimo nel dubbio. Doveva risponderle oppure no?
Sì, decise, doveva risponderle. Tornò davanti al televisore e abbassò il volume al minimo, prima di scoprire che cosa volesse da lui la sua ex moglie in quel momento.
Fu molto freddo, più di quanto avrebbe voluto.
«Cosa vuoi?»
«Potresti almeno salutarmi» replicò la sua ex moglie, palesemente seccata.
«Ciao Emanuela. Cosa vuoi?»
«Innanzi tutto voglio augurarti una buona giornat-...»
Giorgio non la lasciò continuare.
«Dubito che tu mi abbia chiamato solo per augurarmi una buona giornata, quindi ti pregherei di venire al dunque.»
«Ti sento molto agitato» osservò Emanuela. «Si può sapere cosa ti prende? C'è qualche problema?»
«No, nessuno» rispose Giorgio. «Scusa se sono stato brusco, non mi aspettavo una tua telefonata in questo momento. Stavo guardando le qualifiche.»
«Oh, scusami se ti ho disturbato in un'attività così importante.»
«Se permetti, per me lo è!»
«Ma dai, non prendermi in giro, le qualifiche al giorno d'oggi non sono minimamente paragonabili a quelle di un tempo.»
«Che siano diverse da quelle di un tempo non lo metto in dubbio, però, obiettivamente, penso che per chi se le guarda in TV siano più interessanti. C'è suspense, sono qualifiche adatte all'epoca attuale, in cui la gente effettivamente al sabato guarda le qualifiche alla televisione. Il format che si usava ai miei tempi non penso sarebbe altrettanto in grado di tenere la gente incollata ai teleschermi per un'intera sessione.»
«Bisogna essere comunque profondamente appassionati per trovare avvincenti le qualifiche, anche al giorno d'oggi» considerò Emanuela. «Non ci sono molte sorprese, sono sempre i soliti che stanno davanti. Alla fine della giornata davanti ci saranno o le Ferrari o le Mercedes. E alla fine della giornata di domani, con poche eccezioni, a vincere sarà Vettel o Hamilton. Non è più come un tempo, in cui tredici piloti diversi potevano vincere almeno una gara in un campionato in cui ce n'erano diciotto.»
«Anche una volta non è che capitasse tutti gli anni, te lo voglio ricordare.»
«Però poteva accadere. Adesso quanti piloti pensi possano vincere un gran premio in questo mondiale? Hamilton, Vettel, Bottas... dubito che possa riuscirci Raikkonen, mentre al massimo potrebbe capitare a Ricciardo o a Verstappen.»
«Hai menzionato cinque potenziali vincitori, forse sei, che corrono per tre scuderie diverse.»
«Sì, ma almeno due, forse tre, potrebbero vincere solo da outsider, se capitassero delle gare strane.»
Giorgio osservò: «Hai appena affermato che le gare strane possono esistere. Quindi non tutto è prevedibile.»
«Gare strane, ho detto» precisò Emanuela. «Non ho parlato di qualifiche strane. Per esempio, se ti chiedessi che cosa sta succedendo in questo momento, sono certa che mi diresti qualcosa di facilmente prevedibile. Non penso siano accaduti grossi colpi di scena.»
«Invece sì» obiettò Giorgio, vedendo una Haas che finiva in testacoda e sbatteva lievemente contro le barriere. «Si è appena girato Grosjean.»
«Un vero colpo di scena» ribatté Emanuela, con sarcasmo. «Chi l'avrebbe mai detto, Grosjean che si gira è una scena assolutamente mai vista nella storia della Formula 1!»
«Grosjean è uno che va forte.»
«Appunto. Non si dice che chi va piano va sano e va lontano?»
«Non penso che tu mi abbia telefonato per parlare di Grosjean e dei suoi testacoda» replicò Giorgio. «Possiamo parlare del vero motivo per cui hai deciso che non potevi fare a meno di sentirmi oggi pomeriggio?»
La ragione della chiamata era facilmente prevedibile ed Emanuela non lo sorprese affatto quando lo informò: «Bruno mi ha detto che questo weekend Adriano Fabbri viene a trovarti a casa tua.»
«Sono maggiorenne da un pezzo» le ricordò Giorgio. «Posso invitare chi mi pare a casa mia, senza che tu ti intrometta.»
«So cosa vuoi fare. Me ne hai parlato tu stesso. Io stessa ho parlato con Adriano. Sei sicuro di volergli raccontare tutto?»
«Sbaglio o mi hai detto di avergli rivelato che Bruno, dal punto di vista biologico, non è mio figlio?»
«Sì, esatto.»
«Se anche tu avessi potuto convincermi a non raccontargli cos'è successo davvero, il fatto che tu gli abbia spiattellato una parte della verità lo rende impossibile.»
«No, non è affatto vero» insisté Emanuela. «Va bene, gli ho detto che Bruno non è tuo figlio. Tutto ciò che è necessario che sappia, per avere una spiegazione logica, è che in realtà sia tuo nipote. Non c'è bisogno che gli parli del casino che ha fatto tuo fratello.»
«Vuoi dire del casino che avete fatto tu e mio fratello?»
«Non fare la parte dell'innocente, Giorgio. Anche tu, a un certo punto, ti sei prestato a quanto ti chiedevano.»
«Lo so bene» ammise Giorgio, «Ed è proprio per questo che voglio che Adriano sappia com'è andata davvero.»
«Sei proprio convinto, pur di lavarti la coscienza, a tirare in ballo anche noi, quindi.»
«Non voglio lavarmi la coscienza. Voglio solo che Adriano sappia.»
«Rimango convinta che sia un'idea assurda e la parte più assurda è stata permettere a nostro figlio di parlartene.»
«Avrebbe finito per dirmelo lo stesso, indipendentemente da quello che ne pensavi tu. Anzi, se l'avessi pregato di non dirmelo, forse si sarebbe insospettito e ti avrebbe fatto delle domande a cui era difficile dare una risposta.»
Emanuela replicò: «Comunque vada, sarà un casino.»
Giorgio la rassicurò: «Non preoccuparti, so gestire bene la situazione, da questo punto di vista. Non ci sono domande a cui non ho la risposta pronta. Inoltre Bruno è meno interessato di quanto tu creda ai casini che abbiamo fatto in passato. Anzi, non gli viene nemmeno in mente che possiamo avere fatto dei casini. Non dico che ci consideri perfetti, ma non gli verrebbe mai da pensare che...»
Emanuela lo interruppe: «Va bene, con Bruno è tutto a posto, a quanto pare. Ma tu? Pensi davvero di potere affrontare un intero fine settimana in compagnia del tuo nemico giurato e di potergli raccontare per filo e per segno la tua versione dei fatti?»
«La fai più difficile di quanto non sia in realtà.»
«Se era così facile perché la tua idea di incontrare Adriano e di parlargli è arrivata solo adesso? Hai presente quanti anni sono passati?»
«Sì, ce l'ho ben presente, e mi sembrava arrivato il momento giusto, tutto qui. Smettila di preoccuparti per me... e anche di preoccuparti per te stessa. Me la caverò.»
«E se Adriano dovesse riferire la tua storia alla stampa?»
«Non lo farà.»
«Non puoi esserne certo.»
«Non avrebbe alcun interesse a divulgare una storia di tanti anni fa. Perché dovrebbe farlo?»
«Per denigrarti.»
«Non denigrerebbe me. È vero, ho fatto degli errori e ho preso delle decisioni avventate, ma non è nulla che possa marchiarmi a vita e oltre.»
«Va bene» si arrese Emanuela, «Ma fai attenzione.»
«Farò attenzione» la rassicurò Giorgio. «Te lo garantisco, non hai niente da temere. La tua vita continuerà esattamente come prima.»
«E la tua?»
«Non lo so. Non so cosa sarà di me, ma ci penso io a me stesso.»
Emanuela non sembrava tanto convinta e continuò a mostrarsi apprensiva nel resto della loro conversazione telefonica. Lo tenne inchiodato al telefono per diversi minuti, fino alla Q2 ormai inoltrata.
Il primo vero colpo di scena della giornata di qualifica, frattanto, arrivò con Stoffel Vandoorne, già qualificato tra i primi dieci, che finiva a muro facendo terminare in anticipo la seconda manche. A rimetterci era, a sorpresa, Lewis Hamilton, che veniva così escluso dalla Q3, quattordicesimo, precedendo solo la Williams di Felipe Massa. Il primo degli esclusi era Daniil Kvyat con la Toro Rosso, davanti alla Renault di Nico Hulkenberg e alla Haas di Kevin Magnussen. Con l'uscita di scena di Hamilton, tre team entravano in top-ten con entrambe le vetture: Ferrari, Redbull e McLaren. Oltre a Vandoorne, a vestire i colori della scuderia di Woking, in quel fine settimana c'era Jenson Button, una presenza one-off al posto di Fernndo Alonso impegnato nella Cinquecento Miglia di Indianapolis. Si faceva un gran parlare della sua presenza sull'ovale, in quel weekend, con molti appassionati sicuri al cento per cento della sua imminente vittoria. Giorgio non ne condivideva la certezza, ma non poteva fare a meno di notare che, seppure ci fosse l'esagerata convinzione dell'avverarsi di un preciso risultato, nessuno vi associava il concetto di noia. Probabilmente la Formula 1 iniziava ad essere considerata troppo mainstream dai suoi appassionati stessi, che con l'avvento dei social media vi erano potenzialmente esposti in ogni momento della giornata. Ormai era troppo tardi per tornare indietro, tutto ciò che si poteva fare era cercare di arrivare all'esasperazione di quel fenomeno.


NOTE - le qualifiche del GP di Montecarlo che alla TV fanno da sfondo a questi ultimi due capitoli sono le vere qualifiche del gran premio del 2017.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 (2017) ***


Dopo avere guidato ininterrottamente per quasi tre ore, Adriano si fermò in un autogrill per andare in bagno. Stava per tornare alla macchina, guardando nel frattempo l'orologio giusto in tempo per realizzare che le qualifiche dovevano essere terminate ormai da almeno un'ora e mezzo, quando un'impetuosa voce femminile esclamò: «Ehi, Fabbri!»
Si riferiva a lui? Gli sembrava molto strano, ma si girò, ritrovandosi di fronte a una signora di mezza età, con capelli neri ricci e vaporosi, che era sicuro di non avere mai visto prima.
"Non cercava me" si disse Adriano, ma venne prontamente smentito.
«Sei Adriano Fabbri, vero?» domandò la donna in tono chiassoso.
«Sì, sono Adriano Fabbr-...»
La sua interlocutrice non lo lasciò finire.
«Che figata! Nessuno mi crederà quando racconterò di essermi ritrovata per puro caso nello stesso posto di un pilota dei tempi in cui la Formula 1 era davvero la Formula 1, non quella roba di oggi che sembrano gare della Playstation! Voi sì che eravate veri piloti.»
Non era la prima volta che Adriano sentiva quelle parole, anche se era difficile che gli venissero rivolte in prima persona, specie considerato che non capitava tanto di frequente che la gente per strada lo riconoscesse.
Nonostante fosse certo che non sarebbe servito a fare cambiare idea alla donna, ci tenne a difendere l'onore dei suoi colleghi nati qualche decennio dopo di lui.
«I piloti di oggi non hanno niente da invidiare a quelli di una volta. Certo, se prendiamo come esempio le leggende del motorsport, non possiamo pretendere che chiunque sia in grado di emularli. Però, se parliamo di un livello complessivo, adesso in Formula 1 ci arrivano praticamente solo piloti validi, o quantomeno che abbiano vinto qualcosa nelle formule minori. Ai miei tempi capitava anche che ci arrivasse gente dal curriculum piuttosto dubbio, a condizione che avesse i soldi per pagare.»
«Perché, adesso non funziona così? Arriva solo chi ha i soldi.»
«Arrivano piloti che hanno i soldi, o comunque che hanno ottimi sponsor, ma la maggior parte hanno comunque dimostrato qualcosa prima.»
«Però le macchine di oggi non sono più come quelle di un tempo» puntualizzò la signora, palese appassionata di Formula 1 vintage. «Negli anni '80 e anche '90, se proprio vogliamo esagerare, le monoposto erano bellissime, quelle di adesso, invece... per non parlare dell'anno prossimo, in cui vogliono aggiungere anche quell'indecenza dell'halo.»
«Quell'indecenza dell'halo» obiettò Adriano, «Potrebbe salvare molte teste.»
«Quanti piloti sono stati decapitati negli ultimi dieci o vent'anni? Non sono sicura che l'halo serva... e poi, se anche servisse, va bene, posso accettare che l'halo deturbi le auto, ma il rumore? Quando guardo una gara di Formula 1 al giorno d'oggi, per sentire rumore devo accendere l'aspirapolvere!»
Adriano sospirò.
«Su questo sono d'accordo. Peccato che non facciano più il frastuono di un tempo. Non che questo intacchi lo spettacolo, ma per chi era abituato al rumore che facevano una volta è normale che questa generazione di motori possa non piacere.»
«Alla fine, forse, è quello che si meritano i pilotini di oggi. Non possono certo pretendere di guidare le vere monoposto, se loro stessi non sono proprio veri piloti come un tempo. Mi ricordo, quando ero bambina, che ero una tua fan sfegatata. Ero una fan sfegatata della Scuderia Martinelli in generale, a dire la verità, ma tu sei quello che è rimasto più tempo. Sei stato un pilota fantastico, l'ho sempre detto, anche se mio padre e mio fratello non trovavano niente di speciale in te.»
«Ferraristi?»
«No, alfisti sfegatati.»
«Comunque gente di nicchia. Complimenti al papà e al fratello.»
La donna rise.
«Mio padre era un tifoso accanito di Bruno Giacomelli. Il giorno di quel famoso gran premio del Portogallo, purtroppo, eravamo a una grigliata con degli amici di famiglia, quindi ci perdemmo la gara. Mio padre non si è mai perdonato il fatto di non avere guardato l'unico gran premio in cui il suo idolo ha vinto.»
«Una gara memorabile, quella di Giacomelli. Purtroppo non per me.»
«Infatti io non fui affatto soddisfatta del risultato, non solo per il tuo ritiro, ma anche perché Montani era finito sul podio, mi pare fosse arrivato terzo. Lo detestavo, a quei tempi, lo consideravo un traditore della Scuderia Martinelli. Lo ammetto, è un pensiero assurdo, probabilmente ti sembrerò una pazza...»
«No, affatto, non mi sembri per niente una pazza» ribatté Adriano. «Mi sembra che molti tifosi della Ferrari abbiano detto le stesse cose di Michael Schumacher quando è passato alla Mercedes. Molti l'hanno screditato per anni senza nessun motivo preciso.»
«Anche questo è vero» convenne la donna. «Ogni tanto mi capita di vedere qualche gara al bar e in quegli anni ne ho sentite di tutti i colori. A proposito, anche oggi ho visto le qualifiche in un bar.»
«Quindi guardi la Formula 1 anche se non fa rumore e non ci sono più "veri uomini"?»
«La forza dell'abitudine. Però, devo ammetterlo, ogni tanto capita ancora qualcosa di positivo. Non sono mai stata ferrarista, quindi non mi dovrei entusiasmare più di tanto di una prima fila tutta rossa, ma il risultato di oggi è stato piuttosto positivo.»
«Perdonami, ma non ho visto le qualifiche. Vettel ha fatto la pole?»
«No, l'ha fatta Raikkonen.»
«Beh, sì, questa è una sorpresa!»
«Assolutamente. In generale sono state delle belle qualifiche, anche se al bar erano tutti felici perché Hamilton non era neanche tra i primi dieci. Anzi, alcuni erano felici, altri si lamentavano che c'era Bottas e un tizio delirante ha detto che il fatto che si fosse qualificato terzo era la prova che ci fosse un complotto contro la Ferrari.»
«Vedo che c'è gente strana ovunque, non solo tra gli hater di Schumacher quando correva per la Mercedes.»
«Assolutamente. Un altro si è lamentato addirittura che dalla quarta alla sesta posizione si fossero qualificati Verstappen, Ricciardo e Sainz iniziando a vaneggiare sul fatto che ci fosse sì un complotto, ma che fosse a favore della Redbull e che la Ferrari e la Mercedes fossero entrambe parti lese. A quel punto il barista ha detto che Ricciardo gli sta simpatico e che gli piacerebbe venisse in Ferrari quando Raikkonen si ritirerà o cambierà squadra, e allora quel tipo ha iniziato a dire che Ricciardo in Ferrari sarebbe un infiltrato della Redbull così come lo è Vettel. Ha iniziato ad accusare Vettel di cercare di danneggiare la Ferrari di proposito in accordo con la Redbull o qualcosa del genere e, secondo il suo spiccato parere, anche Ricciardo farebbe la stessa cosa.»
«Gente dotata di una fantasia galoppante, a quanto vedo» osservò Adriano. «Mi fa piacere, si vede che tengono la mente bene in allenamento. Chi c'è dietro a Sainz?»
«Mi sembra Perez e Grosjean» rispose la sua tifosa, «e poi le McLaren. Uno dei piloti della McLaren non ha girato nell'ultima manche perché aveva avuto un incidente alla fine di quella precedente, ma non ho capito chi fosse. Al bar facevano troppa confusione e si stavano chiedendo che fine avesse fatto Alonso. Qualcuno pensava fosse stato appiedato e si è messo a insultare la McLaren sostenendo che era un'ingiustizia, nonostante un altro abbia cercato di spiegargli che domani gareggerà a Indianapolis.»
«Grazie mille. Purtroppo, essendo in viaggio da ore, non ho potuto seguire le qualifiche e alla radio non ho sentito niente.»
«Prego, di nulla. Anzi, è stato un piacere per me aggiornarti. Scusami piuttosto se ti ho fatto perdere un sacco di tempo raccontandoti la storia della mia vita. Ti lascio andare, avrei solo una domanda. Potremmo farci un selfie insieme? So che una volta usavano gli autografi, ma non ho niente su cui scrivere.»
«Non c'è problema.»
«Poi posso mettere la foto sui social?»
«Assolutamente.»
La sua fan si mise a trafficare con lo smartphone e, quando fu pronta, lo chiamò vicino a sé. Fece un paio di scatti, poi lo salutò e lo lasciò andare via.
Adriano salì in macchina, cercando di fare mente locale.
"Dunque, le Ferrari partono prima e seconda, ma c'è Raikkonen davanti a Vettel quindi, a meno che qualcuno non si infili tra di loro, andrà a finire che Vettel vincerà davanti a Raikkonen e che ci saranno polemiche. La mia tifosa non ne sarà per niente felice, perché deve essere una di quelle persone convinte che in qualche modo Kimi rappresenti quello che rimane della Formula 1 vintage, anche se di fatto glorifica un'epoca in cui era poco più che un poppante. La gente che pensa che ci sia un complotto contro la Ferrari, per un giorno sarà felice, a parte quel tizio convinto che Vettel sia una spia della Redbull e che stia complottando contro la Ferrari."
Accese il motore riflettendo sul fatto che non potesse esserci un'ipotesi più assurda. I piloti cambiavano scuderia continuamente, chi più chi meno frequentemente, non era raro nemmeno ai suoi tempi che quelli di primo piano si ritrovassero nel corso della carriera a guidare per più team affermati. Quello che stava succedendo con Sebastian Vettel non era niente di diverso, e obiettivamente non era tanto diverso nemmeno da quello che avevano fatto Kimi Raikkonen, Fernando Alonso e altri. Inoltre l'accusa di "complottare contro la Ferrari" era fin troppo vaga. D'altronde anche ai suoi tempi le accuse vaghe andavano per la maggiore, visto che nella maggior parte dei casi erano solo tentativi di diffamare qualcuno, in genere senza avere una ragione ben precisa.
Ricordava vagamente di avere sentito dire qualcosa del genere a proposito di Bruno Montani, quando era passato alla Scuderia Martinelli dopo avere avuto contatti con il team Speed. Qualcuno, probabilmente dopo una lunga serie di drink, aveva insinuato che la Speed pagasse il giovane Montani perché passasse loro informazioni riservate sulla Scuderia Martinelli. Non c'era niente di più assurdo, o almeno così Adriano aveva sempre pensato. Non poteva immaginare che quella convinzione sarebbe stata smentita molto presto.


NOTE - il GP del Portogallo 1982 di cui parla la donna incontrata in autogrill è un evento di fantasia. Non fu disputato alcun gran premio in Portogallo quella stagione né l'Alfa Romeo ottenne vittorie in Formula 1 nei primi anni '80.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 (1981) ***


Giorgio diede una fugace occhiata all'orologio che portava al polso. Erano passate da pochi minuti le nove e mezza. Non gli restava che sperare che la serata terminasse in fretta, dal momento che non aveva alcuna voglia di fare tardi. Seduto accanto a lui, Bruno appariva improvvisamente silenzioso.
«Va tutto bene?» gli chiese.
«Più o meno» borbottò Bruno, prima di chiudersi ancora nel proprio silenzio, che ruppe soltanto poco più tardi per indicargli la strada. «Devi andare di là.»
Giorgio imboccò la via suggerita dal fratello, cercando qualcosa da dire, nel tentativo di continuare la loro conversazione.
«Che tipo di gente ci sarà alla festa?»
«Te l'ho detto, un sacco di ragazze che usciranno di testa quando ci vedranno.»
«Non ne sembri molto entusiasta.»
«No, non più.»
«Casualmente hai cambiato idea proprio oggi» osservò Giorgio. «Non dovevi vederti con quella famosa donna senza nome? Per caso si è lamentata del fatto che non vuoi portarla con te?»
«No, non ha detto niente» rispose Bruno, in tono piatto. «Non posso portarla con me, per il momento non possiamo farci vedere insieme.»
Giorgio sbuffò.
«Oh, no! Anche tu hai le stesse pessime abitudini di Adriano!»
«Cosa vuoi dire?» replicò Bruno. «Non so che abitudini abbia Adriano.»
«Diciamo che subisce molto il fascino delle donne più vecchie di lui, specie se sono sposate.»
«No, la mia non è sposata. È più vecchia di me, ma non è sposata.»
«Però non potete farvi vedere insieme. Che problema c'è?»
«È una lunga storia. E comunque non mi importa. O meglio, non mi importava. Non ho mai pensato che fosse la donna della mia vita, eppure probabilmente lo è.»
«Non capisco. Ti interessa di lei oppure no?»
«Non lo so, non ci ho mai pensato davvero. Ho sempre preso tutto come veniva. Forse non sarà più possibile.»
«L'hai messa incinta?»
«Non ne è sicura, ma crede di sì. Se così fosse, lei ne sarebbe felice.»
«E tu?»
«Non farebbe differenza, ormai. Non potrei più tirarmi indietro e soprattutto non potrei tirarmi indietro perché a una festa ci sono delle mie sedicenti tifose che potrebbero gettarsi ai miei piedi. Tu ci tieni ad andare?»
«No.»
«Allora non andiamoci.»
«Dopo tutta la tua insistenza?»
«Scusa se ho insistito, se sono stato pesante. Non avrei dovuto, così come non avrei dovuto fare molte cose che ho fatto.»
C'era qualcosa di anomalo nel tono con cui parlava, così Giorgio lo rassicurò: «Non ti preoccupare, non ci tenevo minimamente a venire, ma l'avrei fatto se proprio non potevi fare a meno di me! Se vuoi possiamo tornare a casa.»
«Sì, va bene.»
«Appena c'è posto per fare inversione di marcia, torniamo indietro.»
Bruno rimase in silenzio per qualche istante, almeno finché Giorgio non vide lo spazio di fronte al cancello di un'abitazione.
Dopo avere girato la macchina, stava per ripartire, ma Bruno lo fermò: «No, aspetta, c'è una cosa di cui ti devo parlare.»
«Qui?»
«Sì, qui.»
Giorgio spense il motore.
«Si tratta di quella donna, vero? Se aspettasse davvero un figlio, non ti sentiresti pronto, o qualcosa del genere?»
«No, non voglio parlare di questo» rispose Bruno. «Si tratta della Speed. Mi hai detto che hai deciso di evitare trattative con altre squadre, per loro.»
«C'è un progetto serio» confermò Giorgio, «Non ha senso cambiare squadra di nuovo.»
«Ho sentito dire che hai rifiutato un ingaggio da parte dell'Alfa Romeo. È vero?»
«Assolutamente no. È ancora troppo presto per i movimenti di mercato. Nessuno mi ha offerto un ingaggio.»
«Però non accetteresti, perché sei convinto di essere il futuro della squadra.»
«Finora tutto spinge in quella direzione.»
«Se ti fidi delle apparenze...»
Giorgio si girò di scatto verso il fratello.
«Cosa vuoi dire?»
«Voglio dire che ho la certezza che non sia così» rispose Bruno. «Lo sai, ho avuto contatti con il titolare e ci sentiamo ancora.»
«Non mi dire che, dopo l'opportunità che hai avuto alla Scuderia Martinelli, stai ancora pensando alla Speed!»
«Ti ricordo che tu stesso hai lasciato la Scuderia Martinelli per la Speed» puntualizzò Bruno. «Peraltro proprio tu, che hai sempre avuto aspettative basse.»
«Quindi, se ho ben capito, alla Speed ti hanno fatto intendere che puntano a te? Dopo che ti hanno messo da parte soltanto qualche mese fa?»
«Non mi hanno messo da parte, o almeno non credo.»
«Come no. Sembravi sul punto di essere ingaggiato per quest'anno, invece hanno proposto un contratto a me.»
«È quello che hanno fatto credere a te e a chiunque altro» disse Bruno, con freddezza. «L'obiettivo era uno solo: mettermi alla Scuderia Martinelli fintanto che potevo essere utile.»
«Cosa stai cercando di dirmi?»
«Voglio dire che forse io mi sono legato alle persone sbagliate e che tu faresti meglio ad allontanartene prima che ti usino allo stesso modo in cui hanno usato me.»
«Mi sto sforzando di trovare un senso a quello che dici, ma non ci riesco. Puoi essere più chiaro? La Speed ti voleva come pilota, eppure ti ha lasciato andare alla Scuderia Martinelli dimostrandoti il suo disinteresse. È andata così?»
«No, non è andata così. Te l'ho detto, hanno voluto che mi facessi ingaggiare da Martinelli... e non perché volevano che facessi un po' di esperienza. Volevano informazioni sulla squadra.»
«Che tipo di informazioni?»
«Li informavo sulle nostre strategie, tramite una persona di fiducia.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Che cosa?! Che cos'hai fatto?»
«Quello che mi chiedevano, niente di più, niente di meno. Anzi, avrebbero preteso di più, ma c'è molta gente in squadra che non si fida ancora abbastanza di me.»
«Ti prego, dimmi che è uno scherzo.»
«No, non lo è. È tutto vero. Purtroppo quello che mi hanno promesso in cambio potrebbe non esserlo. Il titolare della Speed sosteneva che, tempo un paio d'anni al massimo, e sarei diventato il suo pilota di punta, che la squadra stava facendo progressi e che avrei lottato regolarmente per il podio o per la vittoria. Invece mi ha fatto capire che mi vuole ancora alla Scuderia Martinelli.»
«Per continuare a passargli informazioni riservate?»
Bruno sospirò.
«Ti devi per forza indignare così tanto?»
«Sei letteralmente una spia della Speed, ti stai approfittando della Scuderia Martinelli e intendi continuare a farlo.»
«Non sono affatto sicuro di volere continuare a farlo. Mi sembra ormai abbastanza chiaro che non avrò niente in cambio... e forse anche la persona che fa da tramite verrà messa alla porta senza motivo, se dovessi tirarmi indietro.»
«Che cazzo pensavi di ottenere?»
«Te l'ho detto, un ingaggio in un team di fascia medio-alta. Non mi sembrava che pretendessero tanto in cambio. Ovviamente le anime pure e candide come te non si sarebbero mai abbassate a tanto, lo posso intuire da come ti scandalizzi, quando ormai non sei più con la Scuderia Martinelli già da mesi e mesi...»
Giorgio lo interruppe: «Il fatto che io non corra più per Martinelli non significa che io debba approvare quello che hai fatto, ti pare? Martinelli e il suo entourage si sono sempre comportati in modo molto rispettabile, non si meritano di avere a che fare con dei truffatori come te.»
Bruno sbuffò.
«Piantala con il tuo perbenismo! Passando alla Speed informazioni sulle nostre strategie vi ho permesso di prevedere le nostre mosse. Anche tu ci hai guadagnato, almeno al momento.»
«Quindi dovrei ringraziarti per il tuo altruismo? Perché pensavi di renderti utile comunicando alla Speed che tipo di gomme mettevate tu e Fabbri e se pensavate di potere fare tutta la gara senza pitstop? Peraltro non ne vedo l'utilità. State andando molto più forte di noi. O per meglio dire, il tuo compagno di squadra sta andando molto più forte di noi, tu hai troppo in mente di eludere le regole e il buonsenso per avere risultati decenti come pilota!»
«Sai bene che la Scuderia Martinelli punta solo su Fabbri. Hai fatto bene ad andartene, finché eri in tempo.»
«No, a quanto pare ho fatto malissimo, dato che la Speed mi voleva solo per mettere te al mio posto, in modo che potessi dimostrare fino a che punto sei disposto a spingerti in cambio di promesse del tutto illusorie.»
«Allora proprio non vuoi capire perché l'ho fatto.»
«Non è che non voglio capire. È che proprio non ci riesco, né voglio sforzarmi di farlo. L'unica cosa che voglio è che scendi e te ne vai.»
«Che cazzo dici? Vuoi che scenda qui, in mezzo alla strada... e poi?»
«Poi ti cerchi un posto dove chiamare un taxi, o se preferisci la tua fidanzata che non può farsi vedere con te, oppure la persona che ti faceva da tramite con la Speed, se vive da queste part-...» Giorgio si interruppe, realizzando la ragione per cui Bruno e la sua partner non potevano stare insieme alla luce del sole. «Oh, certo, la tua fidanzata e la tua complice sono la stessa persona. Comunque non mi importa, scendi e trova un altro modo per andartene a casa. Poi prendi le tue cose e vattene, che non voglio avere intorno un truffatore.»
«Stai esagerando nel definirmi un truffatore. Stai esagerando in tutto, in realtà.»
«No, non mi sembra. Non voglio finire in mezzo ai tuoi affari loschi e, fintanto che vengo visto in giro con te o che ti fai ospitare a casa mia, metto in pericolo anche la mia reputazione. Te ne devi andare. Tu hai fatto le tue scelte e io non posso fare a meno di fare le mie.»
«E tu? Cosa pensi di fare adesso?»
«Quello che penso di fare non è affare tuo. Limitati a scendere, farti portare a casa e andartene. Non ti chiedo altro.»
Bruno aprì la portiera, sospirando.
«Okay, come vuoi.»
Quando la richiuse alle proprie spalle, Giorgio avviò l'auto e si allontanò. Passò buona parte della serata andandosene in giro senza meta, sperando che suo fratello facesse ciò che gli aveva chiesto. Solo quando tornò a casa e scese dalla macchina si accorse della giacca dimenticata da Bruno sul sedile posteriore. La lasciò lì e si diresse verso il portone, sperando di non ritrovarselo di fronte di lì a poco, che se ne fosse davvero andato, invece di rimanere per vaneggiare altre assurde spiegazioni.
All'interno dell'appartamento non c'era nessuno, ma non perché Bruno se ne fosse andato. Anzi, tutto lasciava pensare che non fosse nemmeno rientrato.
"Forse non ha le chiavi" realizzò, ipotizzando che le avesse lasciate nella tasca della giacca, "e magari neanche dei gettoni o delle monete per telefonare alla sua fidanzata."
Non si illudeva. Prima o poi sarebbe arrivato, gli avrebbe chiesto di aprirgli la porta e l'avrebbe convinto a non mandarlo via. Fino a quel momento, però, Giorgio voleva dimenticarsi della sua esistenza.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 (2017) ***


Era ormai fatta, non mancavano che cinque o sei chilometri alla destinazione. Adriano svoltò in un parcheggio e si fermò. Gli era sembrato di sentire lo smartphone che vibrava, poco prima, voleva controllare se qualcuno l'avesse cercato.
La sua impressione era stata giusta, c'era un messaggio di Valentina: "Sei già arrivato?"
Adriano si domandò se avesse sbagliato a condividere con l'amica la decisione di incontrare Giorgio. Non era la prima volta che gli sorgeva quel dubbio e la sera precedente aveva avuto l'innegabile impressione che qualcosa, nella regolarità della vita di Valentina, fosse stato totalmente stravolto dalla sua decisione.
Da quando, decenni prima, lei e Giorgio si erano lasciati, Valentina non aveva più avuto con lui alcun genere di contatto e l'aveva totalmente tagliato fuori dalla propria vita. Nonostante occasionalmente si fossero ritrovati nello stesso posto, dopo il suo matrimonio con Martinelli, non vi era mai stata tra di loro alcuna interazione. Adriano non ricordava nemmeno di avere mai sentito Valentina parlare di lui, se non era stato esplicitamente menzionato da qualcuno. Non solo, anche quando erano altri a tirare fuori l'argomento, cercava di sviare o di escludersi dalla conversazione.
Decise di non rispondere al messaggio, ma di telefonarle, sperando che l'amica gli rispondesse.
Non fu necessario aspettare molto, dopo il secondo squillo udì immediatamente la voce di Valentina.
Fu molto diretta e non perse tempo: «Allora, sei arrivato da lui?»
«No, non ancora.»
«Però ci stai andando, vero?»
«Sì, sono quasi arrivato.»
«Oh.»
Quel semplice monosillabo, invece di una risposta, era piuttosto spiazzante.
«Va tutto bene, Valentina?» si affrettò a chiederle Adriano. «Sei sicura che non ti dispiaccia l'idea che io stia per rivederlo?»
«Mi dispiace non esserci anch'io» replicò Valentina, «E poi, comunque, non dovresti metterti dei problemi per quello che posso pensare io.»
«Invece sì. Non voglio renderti infelice in qualche modo.»
«Non mi hai mai resa infelice. Sei libero di fare quello che vuoi. Non capisco perché tu abbia tutti questi dubbi. Forse sei tu quello che ha paura di riaprire discorsi che ormai fanno parte del passato.»
Adriano obiettò, con fermezza: «Non c'è nulla di cui io abbia paura. Giorgio vuole parlarmi di un incidente, tutto qui.»
«Non posso dire di conoscerlo bene, visto che non ho a che fare con lui da una vita» ribatté Valentina, «Ma non sono affatto sicura che voglia parlarti solo dell'incidente. L'hai detto tu stesso, a partire da un certo momento, Giorgio ha iniziato a cambiare totalmente. Quando mi hai detto che pensavi che l'incidente avesse a che fare con qualcosa che gli era successo non ti ho preso sul serio, ma inizio a convincermi che sia vero. Non riesco a spiegarmi in che modo, esattamente, il vostro incidente possa essere collegato ad altro, ma deve essere così, è la spiegazione più plausibile.»
«Nemmeno io riesco a incastrare con esattezza tutti i pezzi» la rassicurò Adriano, «Ma di sicuro dentro di lui, a un certo punto, è scattato qualcosa che l'ha spinto a comportarsi diversamente da un tempo. Dopo la morte di suo fratello, è diventato di colpo un'altra persona. Ricordo che, a suo tempo, tu ipotizzasti che ci fosse qualcosa di più di quello che Giorgio aveva raccontato, qualcosa che si stava tenendo dentro e che condizionasse le sue azioni...»
Valentina lo interruppe: «Lascia perdere. Ci ho pensato tante volte, nel corso degli anni, ma avevo sicuramente preso una cantonata. Ricordo che ti dissi che, secondo me, Giorgio era in qualche modo responsabile della morte di Bruno. Non è possibile.»
«Come puoi saperlo per certo?»
«La mia idea era che, per qualche motivo, o Giorgio non fosse deliberatamente intervenuto in suo aiuto, oppure l'avesse lasciato morire. Era ridicola. Non aveva motivi per farlo.»
«Nemmeno io credo che potesse fargli del male deliberatamente. Però non sappiamo cosa sia accaduto davvero, come dicevi tu. Può darsi che Giorgio abbia delle responsabilità, anche se non dirette, o che si sentisse comunque responsabile.»
«E all'incidente di Las Vegas come ci arriviamo?»
«Questo non lo so. Mi viene da pensare che l'idea che io potessi diventare campione del mondo con una vettura uguale a quella con cui suo fratello non era neanche mai arrivato sul podio potesse in qualche modo intaccare la reputazione di Bruno, quindi abbia voluto impedirmelo.»
«Sembra una teoria del complotto proposta da un ragazzino di dodici anni sui social network.»
«Me ne rendo conto.»
«Quindi cosa proponi?»
«Non propongo niente. Solo Giorgio sa perché ha fatto quello che ha fatto e solo lui può spiegarmelo. Sembra sia quello che vuole fare. Prima arrivo da lui e prima avrò le mie risposte.»
«Ti auguro di trovarle.»
«Grazie.»
«Se le troverai, però, non dimenticarti che io sto ancora cercando le mie.»
Adriano fece un sospiro, chiedendosi se fosse opportuno porre a Valentina una domanda ben precisa. Non lo era, ma decise di farlo ugualmente.
«Cosa provi per lui?»
Valentina rimase in silenzio per qualche istante, prima di dirgli, semplicemente: «Buona fortuna.»
«No, insisto» replicò Adriano. «Cosa provi per lui? Perché all'improvviso sei entrata in fissa con Giorgio e con quello che è successo in passato?»
«Tu, per causa sua, hai rinunciato a un titolo mondiale che non avresti vinto comunque» rispose Valentina. «Io, per causa sua, ho vissuto una vita totalmente diversa da quella che mi ero immaginata. Non rimpiango niente, ma non riesco comunque a spiegarmi certe sue decisioni. Mi sono detta per tanti anni che, se aveva messo incinta Emanuela Colombo quando era ancora fidanzato con me, quella donna doveva avere qualcosa di eccezionale, capace di attrarlo al punto tale da non preoccuparsi delle conseguenze. Non ha avuto alcun dubbio, quando si è trattato di lasciarmi e di sposarsi con lei. Però, allo stesso tempo, non ha nemmeno avuto la decenza di dirmi come stavano le cose. Perché non farlo, se tanto non dovevamo più avere niente a che fare l'uno con l'altra?»
Non era andata esattamente come Valentina credeva, ma Adriano sapeva di non poterla smentire, non in quel momento, almeno.
«Forse» si limitò a suggerire, «Preferiva conservare quel minimo di dignità che gli rimaneva.»
«Sì, forse, però rimane un dettaglio che non mi spiego.»
«Ovvero?»
«Ovvero perché la Colombo? Quando stavo con Giorgio, avevo capito perfettamente che tipo di donne potessero piacergli. Ogni volta che ne arrivava una, me ne rendevo conto. Ecco, Emanuela non era una di quelle. Giorgio mostrava un disinteresse totale nei suoi confronti. Ora mi dirai che magari fingeva, e obiettivamente avrebbe senso... ma ti assicuro che non fingeva. Giorgio ha avuto un figlio con una persona che non avrebbe mai preso in considerzione. È questo che non mi sono mai spiegata. Anch'io, dopo che ci siamo lasciati, mi sono messa insieme ad Arturo, me lo sono sposata e ci ho fatto una figlia. Non posso dire di avere mai provato per Arturo quello che provavo per Giorgio, ma una cosa è certa: mi ha affascinata fin dalla prima volta in cui l'ho visto. Se ai tempi non fosse stato sposato e io non fossi stata fidanzata, l'avrei sicuramente preso in considerazione. Da Giorgio mi sarei aspettata che, dopo la fine della nostra relazione, potesse mettersi insieme a una delle sue varie ammiratrici che aveva sempre snobbato quando stavamo insieme.»
«Quello che dici ha il suo senso, in effetti anch'io sono rimasto molto sorpreso quando ho scoperto che stava insieme a Emanuela Colombo e che addirittura se l'era sposata. Mi piacevate come coppia. Ci stavo attento, alle ragazze che potevano interessargli. La Colombo non era una di queste, ma deve essere accaduto qualcosa, a maggiore ragione, che abbia radicalmente cambiato il suo modo di comportarsi. Te l'ho detto, credo che ci sia un collegamento tra tutto, ed è quello che mi auguro di scoprire. Non mi dimenticherò di te e del fatto che anche tu hai molte cose da chiarire con Giorgio. Gli farò presente che vorresti incontrarlo. Non ti posso assicurare che accetterà, ma farò tutto il possibile per convincerlo.»
La voce di Valentina era carica di gratitudine, quando si salutarono. Adriano mise in tasca il telefono e uscì dal parcheggio. Ormai mancava poco, erano gli ultimi chilometri, quelli che lo separavano dalla verità che stava cercando.
I minuti passarono, uno dopo l'altro, come i chilometri. Arrivò di fronte a quella che doveva essere la casa in cui viveva Giorgio. Era proprio come se l'era immaginata, anche se senza ombra di dubbio il suo ex compagno di squadra avrebbe potuto permettersi di vivere in una casa più grande.
Lasciò l'auto in un parcheggio poco lontano, l'avrebbe spostata più tardi, se ci fosse stato un posto dove lasciarla all'interno della proprietà di Giorgio. Lasciò in macchina tutto ciò che aveva portato con sé, ci sarebbe stato tempo per portare dentro i propri effetti personali.
Si diresse verso il cancello e suonò il campanello. Lo sentì scattare ed entrò. Percorse i metri che lo separavano dalla porta d'ingresso, aspettandosi che questa si aprisse da un momento all'altro.
Accadde quando ormai era vicino e sulla soglia si materializzò Giorgio. Adriano non lo vedeva da anni, ma notò che non era cambiato molto. Certo, si vedeva che era più vecchio e i suoi vaporosi capelli biondi adesso erano bianchi, ma era ancora l'uomo che aveva fatto impazzire Valentina fin dal loro primo incontro più di quarant'anni prima.
«Alla fine sei arrivato» osservò Giorgio, con un mezzo sorriso. «Ho temuto fino all'ultimo che mi dessi buca.»
«Neanche per idea!» ribatté Adriano. «Sei tu che hai voluto incontrarmi perché avevi qualcosa da dirmi e adesso ti toccherà farlo.»
«Molto volentieri. Prima, però, posso almeno chiederti come stai?»
«Bene, tu?»
«Diciamo bene anch'io.» Giorgio abbassò lo sguardo. «Vuoi portare dentro la macchina oppure prima vuoi che ti offra qualcosa da bere?»
«Prima voglio dirti che mi sei mancato, in tutti questi anni... e non solo a me, credo.»
Giorgio alzò gli occhi e lo fissò.
«Cosa vuoi dire?»
«Poi capirai» gli assicurò Adriano. «Adesso fammi entrare. Più che qualcosa da bere voglio vedere casa tua. Avevi un gusto pessimo in fatto di arredamento, un tempo. Voglio vedere se per caso sei migliorato!»
Giorgio rise.
«No, non ho mai avuto pessimo gusto. Sei tu che avevi dei gusti indecenti, e non solo per quanto riguarda l'arredamento, ma proprio per tutto. Mi auguro che tu sia cambiato.»
«Io invece mi auguro che tu sia esattamente com'eri una volta. Abbiamo passato degli anni stupendi insieme.»
«Se qualcuno ti sentisse, penserebbe che fossimo fidanzati.»
«Magari le fangirl della Formula 1 vintage che scrivono fan fiction erotiche su di noi ne sarebbero contente.»
«Fan fiction erotiche su di noi?»
«Non ne ho mai lette, ma sono sicuro che, cercando bene, potrebbero esistere.»
«Non mi intendo di fan fiction, ma il fatto che vadano cercate bene per trovarle è un buon motivo per evitare questa ricerca, non credi?»
«Sicuramente. Adesso, però, levati di mezzo e fammi entrare. Una volta non perdevi tutto questo tempo in chiacchiere.»
Giorgio si fece da parte.
«Vieni dentro. E comunque sei stato tu quello che ha perso tempo in chiacchiere.»
Adriano gli strizzò un occhio.
«Adesso non facciamo polemica a proposito di chi è che fa perdere tempo all'altro. È un tipo di discussione troppo da anziani, l'ultimo stadio prima di dedicare il proprio tempo alla contemplazione dei cantieri con il giornale in mano. Mi auguro che un giorno potremmo davvero commentare cantieri insieme, ma mi aspetto che succeda tra molti anni.»

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 (2017) ***


Giorgio aveva atteso a lungo l'arrivo del momento in cui avrebbe rivisto Adriano. Aveva tanto da raccontargli, ma adesso che era in sua presenza non sapeva da dove iniziare. Era psicologicamente pronto a riferirgli l'accaduto e la situazione nella quale si era ritrovato a causa di suo fratello, ma non era certo che fosse opportuno tirare fuori l'argomento così, di punto in bianco.
Così, fissando il bicchiere che aveva davanti invece di portarlo alla bocca, domandò all'ex compagno di squadra: «Cosa fai nella vita adesso?»
Adriano accennò un sorriso.
«Quello che fa la gente della mia età.»
«Ovvero?»
«Il pensionato.»
«Quindi hai già iniziato ad andare a contemplare i cantieri alle sette di mattina» scherzò Giorgio. «Con o senza giornale in mano?»
«Tu, invece?» ribatté Adriano. «Contempli cantieri o fai ancora qualcosa di utile alla società?»
«Faccio qualcosa di utile, ma con meno frequenza rispetto a una volta» rispose Giorgio, cercando di farsi venire in mente un'altra domanda. «Sei sposato?»
«Lo sono stato e forse conosci anche mia moglie. Te la ricordi Sabrina?»
«Sabrina chi?»
«Una delle amiche a cui Valentina cercava disperatamente di trovare un fidanzato.»
«Ah, sì, ho capito, me la ricordo. Non l'ho incontrata molte volte, ma quando la vedevo mi faceva un sacco di domande. Ricordo che le interessavano parecchio i motori, sono felice che alla fine abbia addirittura sposato un pilota.»
«Non penso che si sia messa con me solo perché le interessavano i motori, ma sono felice che il mio mestiere abbia contribuito a rendermi più interessante.»
«Mi pare che dicesse che le piacevano di più le squadre di poco rilievo, piuttosto che la Ferrari. Mi è rimasta impressa. Non c'erano tanti appassionati italiani che la pensavano come lei.»
«Non c'erano e non ci sono tuttora, direi.»
«Va beh, ai tempi c'erano un sacco di squadre. Adesso a parte la Ferrari che team ci sono, che possano interessare agli italiani? La Toro Rosso, certo, ma non ha il fascino che aveva la Minardi o che avevano le altre squadre italiane, ti pare?»
«A Sabrina piaceva la Toro Rosso.» Il fatto che Adriano parlasse al passato non solo del matrimonio, ma anche della moglie, fece intuire a Giorgio che non fosse terminato con una separazione. Adriano confermò il suo sospetto. «Ora mia moglie non c'è più. Aveva una malformazione cardiaca congenita, ma l'abbiamo scoperto troppo tardi.»
«Mi dispiace. È stato molto tempo fa?»
«A luglio saranno sei anni.»
«Ora sei solo?»
«Sì, come una volta. Anzi, non proprio come una volta. Un tempo ero solo solo in apparenza.»
«Sì, ricordo, avevi una donna diversa in ogni posto in cui andavi.»
«Credo che tu stia esagerando.»
«No, non esagero affatto. Avevi un grande successo con le ragazze, ai tuoi tempi. Un po' ti invidiavo.»
Il tono di Adriano era piuttosto freddo, mentre replicava: «Non avevi niente di cui invidiarmi. Avevi una fidanzata con la quale facevi una bellissima coppia. Se ai tempi fossero esistiti i social network e l'interesse spasmodico per la vita privata delle celebrità, sicuramente avreste avuto molti fan, come coppia.»
Giorgio azzardò: «Parli di Valentina?»
«E di chi dovrei parlare?» ribatté Adriano. «Sono passati un sacco di anni e ancora non riesco a credere che poi vi siate lasciati. Mi piacerebbe sapere cos'avevi per la testa quando ti sei messo insieme a Emanuela... con tutto il rispetto, ovviamente.»
«Ho saputo che vi siete incontrati, di recente.»
«Già. Di fatto è stato incontrare lei che mi ha spinto a venire da te.»
«Forse ti sarai reso conto che la mia vita sentimentale è stata più complicata di quanto si potesse pensare ai tempi.»
«Ai tempi non mi facevo tante domande, a dire la verità. Quando mi hanno detto che stavi con Emanuela ne sono rimasto stupito, ma mi sono detto che era una scelta tua. Mi dispiaceva per Valentina, anche se comunque mi sembrava non fosse così tanto dispiaciuta.»
«Lo so, dopo si è messa insieme a Martinelli.»
«Ne aveva tutto il diritto.»
«Non ho mai detto il contrario.»
«Se tu non l'avessi lasciata, non si sarebbe mai messa insieme a lui. Sono convinto che avrebbe sposato te.»
«Non è successo, è inutile discutere di come sarebbero andate le cose se qualcosa fosse andato diversamente. Ho fatto le mie scelte e non le ho fatte a cuore leggero.»
«Che casino avete combinato insieme, tu ed Emanuela?»
Giorgio sospirò.
«È già arrivato il momento di parlare del passato?»
«Mi hai invitato per questo o sbaglio?» ribatté Adriano. «Mi pare di capire che tutto sia iniziato così: c'era qualche tipo di casino e tu ed Emanuela ne eravate entrambi coinvolti.»
Giorgio scosse la testa.
«No, il casino l'hanno fatto Emanuela e Bruno, mio fratello. Io mi ci sono ritrovato catapultato dentro e non avevo modo per uscirne o risolvere la situazione. Non c'erano soluzioni, purtroppo.»
«L'altro Bruno - tuo figlio - in realtà è tuo nipote, vero?» azzardò Adriano. «Il tuo matrimonio con Emanuela era solo una copertura. Deve essere per questo che vi siete lasciati dopo pochi anni.»
«Come sai quando ci siamo lasciati io ed Emanuela?»
«L'ho sentito in un vlog.»
«Bene, vedo che tutto ciò che riguarda la nostra vita privata è di pubblico dominio. Comunque no, il mio matrimonio con Emanuela non era una copertura. Voglio dire, siamo stati insieme davvero, anche se, lo ammetto, inizialmente non avevo quell'idea.»
«E poi?»
«E poi niente, a un certo punto abbiamo deciso di provarci davvero, a stare insieme. Per qualche anno ha funzionato, poi abbiamo scelto di separarci. Eravamo legati l'uno all'altra, ma non abbastanza da rimanere una coppia.»
«E Valentina? Ci pensavi mai a lei?»
«Non c'è stato un solo giorno della mia vita in cui non abbia pensato a Valentina.»
«Hai mai pensato di ricontattarla?»
«A quei tempi no. Io mi ero sposato con Emanuela, lei si era sposata con Martinelli. Il fatto che il mio matrimonio fosse finito non era una buona ragione per cercare di mettere fine anche al suo.»
«Quindi hai lasciato Valentina solo ed esclusivamente perché volevi fare da padre a tuo nipote?»
«Non proprio. Ho fatto una cazzata enorme e dopo era troppo tardi per tornare indietro, o almeno così credo.»
Adriano convenne: «Sì, hai fatto una cazzata. Voglio dire, non posso giudicare quello che è capitato tra te ed Emanuela, si tratta comunque di una situazione non proprio facile, però continuo a credere che nessuna ragione fosse valida abbastanza per lasciare Valentina da un giorno all'altro.»
Giorgio spiegò: «Un giorno, a casa di Valentina, ho trovato una lettera di Martinelli, che la informava di essersi separato dalla moglie. Non so se te la ricordi, una certa Patrizia, che...»
Adriano lo interruppe: «Dai, non prendermi per il culo, sai benissimo che mi ricordo di Patrizia.»
«Qualcuno sosteneva che tu e lei andaste a letto insieme.»
«Stavamo parlando di te.»
«Hai ragione, stavamo parlando di me. Ho trovato questa lettera, in cui Martinelli proponeva a Valentina di lasciarmi e di mettersi insieme a lui. O meglio, non lo faceva proprio in quei termini. Dalla lettera non si capiva bene se fossero amanti, oppure se ci stesse solo provando con lei. Ho dato per scontato che Valentina e Martinelli avessero una storia e, quando quel giorno stesso ho incontrato Emanuela, ho deciso che l'avrei lasciata e avrei stravolto completamente la mia vita.»
Adriano obiettò: «Non penso che Valentina stesse già insieme a Martinelli quando stava ancora con te.»
«Non lo penso nemmeno io, adesso» puntualizzò Giorgio. «Allora, però, ho preso delle decisioni senza riflettere e, dopo avere già proposto a Emanuela di sposarmi, non potevo tornare indietro.»
«Una via d'uscita c'era, se avessi voluto cercarla. O almeno, è quello che penso io.»
«Una via d'uscita poteva anche esserci, ma non volevo rimangiarmi la parola che avevo già dato a Emanuela. Non credere che sia stato facile, per me, abituarmi all'idea. Più di una volta, nelle settimane successive, mi sono detto che non avrei dovuto farlo, che se anche non l'avessi fatto, Emanuela non si sarebbe comunque trovata in mezzo a una strada. Avrei potuto darle dei soldi... e avrei potuto trovarle facilmente un altro lavoro, anche se non l'avessi sposata. Però mi ero preso un impegno con lei e volevo mantenerlo.»
«Come hai cambiato idea su Valentina? Voglio dire, quando hai smesso di pensare che fosse l'amante di Martinelli?»
«Ho iniziato ad avere dei dubbi sulla lettera che avevo letto. Mi sono detto che avrei fatto meglio a chiederle delle spiegazioni, piuttosto che fare finta di niente e lasciarla inventandomi delle motivazioni che non stavano né in cielo né in terra per sposarmi con un'altra donna. Anzi, visto come mi sono comportato io, me lo sarei meritato, che mi mettesse le corna con Martinelli. Però non credo che l'abbia fatto. Anni dopo, una volta che ero a una cena con Martinelli e che lui aveva bevuto più del dovuto, si è messo a vaneggiare a proposito dei vecchi tempi. Mi ha fatto capire abbastanza chiaramente che, finché c'ero io in mezzo, Valentina non l'aveva mai preso seriamente in considerazione.»
«Posso chiederti cosa ci facevi a cena con Martinelli?»
«Ufficialmente sono uscito dal mondo del motorsport con il mio ritiro come pilota. Nella realtà, ho continuato ad avere contatti con alcune persone e Martinelli era uno di questi.»
«Valentina non mi ha mai detto che ci fosse qualche tipo di affare tra te e suo marito.»
«Avevo messo in chiaro con Martinelli che Valentina non avrebbe dovuto sapere che di tanto in tanto ci vedevamo, anche se si trattava di questioni di lavoro. Avevo il terrore che, un giorno o l'altro, la portasse con sé a qualche cena o a qualche party. Ha accettato. Penso che fosse altrettanto spaventato, nel suo caso dal fatto che Valentina potesse essere ancora attratta da me.»
«In che epoca è stato? Voglio dire, quand'è che ti capitava di incontrare Martinelli?»
«Non è stato un periodo. È successo dal momento del mio ritiro fino a poco prima della sua morte. Si fidava del mio istinto. Parlavamo tanto di piloti delle serie minori che sarebbe stato opportuno tenere d'occhio, anche quando ormai non aveva più un team in Formula 1, ma si limitava a qualche investimento nelle categorie inferiori. Voleva addirittura sponsorizzare mio figlio, quando gareggiava, ma ho preferito rifiutare... e forse ho fatto bene: mi dispiace dirlo, ma Bruno non aveva i numeri per arrivare in alto.»
«Però mi sembra ottimo come opinionista.»
«Ha delle idee abbastanza strampalate sul motorsport, ma fortunatamente ha l'intelligenza di capire la differenza tra parlare di Formula 1 in televisione e parlare di Formula 1 al bar. Credo che questo abbia contribuito al suo successo.»
«E un giorno, probabilmente, sarà la sua fine.»
Giorgio annuì.
«Vedo che anche tu la pensi come me. Più si va avanti e più quello che conta è offrire contenuti di bassa qualità.»
«Al giorno d'oggi si dà troppo rilievo al tifoso ignorante. Voglio dire, si è sempre data importanza a quel tipo di tifosi, ma attualmente mi sembra che si tenda a dimenticarsi un po' di tutti gli altri.»
«Prima o poi Bruno diventerà uno di quegli opinionisti che piacciono solo agli appassionati di nicchia, ma non ci si può fare niente: si sta andando in quella direzione e dubito che si tornerà mai indietro.»
«A proposito di Bruno, somiglia molto a tuo fratello» disse Adriano, a quel punto. «O quantomeno, come lineamenti gli somiglia molto. Ci ho avuto poco a che fare, ma come personalità mi ricorda di più te.»
«Concordo, non somiglia molto a mio fratello» ammise Giorgio, «E forse è meglio così. Mio fratello ha fatto degli errori che fortunatamente lui non ha ripetuto.»
«Hai parlato di qualche guaio in cui si era cacciato insieme a Emanuela» ricordò Adriano. «Cos'è successo?»
«È una buona domanda, questa» ammise Giorgio. «Diciamo che tutto quello che è successo dal momento in cui ho proposto a Emanuela di sposarmi in poi è accaduto a causa di quello che ha fatto Bruno con il suo aiuto. Per farla breve, era una spia della Speed alla Scuderia Martinelli.»
Adriano spalancò gli occhi.
«In che senso?»
«Nel senso che la Speed mi ha ingaggiato proprio per liberare un volante alla Scuderia Martinelli. Bruno al posto mio aveva il solo scopo di passare a Mister Speed tutte le informazioni possibili sulla Scuderia Martinelli. Gli era stato promesso un futuro alla Speed, una vettura competitiva, la possibilità di puntare in alto... e Bruno aveva accettato. La sua ambizione ha sempre superato ogni sua altra qualità. Pensava davvero di potere fare strada, se avesse accettato.»
«Lo sapevi?»
«No.»
«L'hai saputo dopo che era morto?»
«No, l'ho saputo poche ore prima. Si era pentito di quello che stava facendo, non perché si fosse accorto della gravità delle sue azioni, quanto piuttosto perché aveva realizzato che Mister Speed lo stava solo sfruttando e non aveva la benché minima intenzione di dargli un posto nella sua squadra, in futuro.»
«Cosa c'entrava Emanuela?»
«Faceva da tramite tra Bruno e Mister Speed. Stavano insieme. Anche quello l'ho scoperto quella sera stessa.»
«E poi? Cos'è successo dopo?»
Era il momento della verità.
Giorgio rispose: «Mi sono incazzato, ho detto a Bruno che doveva andarsene. Eravamo in macchina. È sceso dimenticandosi la giacca, con dentro le chiavi e il portafoglio. Per quella ragione non è riuscito a entrare in casa e, posso immaginare, non voleva farsi aprire da me. Non aveva soldi con sé, quindi quando è stato accerchiato da un gruppo di tossici che volevano rapinarlo, questi non gli hanno trovato dei soldi addosso. Quando ho visto la scena dalla finestra, in un primo momento ho pensato che erano cazzi suoi e che, per quanto mi riguardava, se la doveva cavare da solo. Da allora non ho mai smesso di chiedermi cosa sarebbe successo se fossi intervenuto prima. Immagino che adesso ti sia più chiaro perché ho scelto di sposare Emanuela e di fare da padre al loro bambino.»

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 (2017) ***


Per qualche istante, che ad Adriano parve interminabile, seguì un silenzio che faceva raggelare. Non sapeva cosa dire, né se fosse opportuno dire qualcosa. Per fortuna a parlare ci pensò Giorgio, che osservò: «Alla fine avevi capito tutto.»
Adriano scosse la testa.
«No, non ho mai capito niente di tutto ciò. Non pensavo ti sentissi colpevole per quello che gli è successo, né che fossi in qualche modo convinto di esserne almeno in parte responsabile.»
«Mi hai accusato tu stesso di averlo lasciato morire» gli ricordò Giorgio. «L'hai detto tu, che se avevo lasciato morire Bruno senza fare nulla, allora non ti stupivi che potessi anche mettermi a innescare incidenti di proposito.»
Sì, era vero, Adriano doveva davvero avergli rivolto delle accuse simili, quando si erano incontrati a quell'evento qualche tempo dopo il finale della stagione e Giorgio si era rifiutato di dargli spiegazioni a proposito di quanto accaduto a Caesars Palace, ma non aveva mai ritenuto l'ex compagno di squadra responsabile della morte di Bruno.
«Si dicono tante cose senza senso» obiettò. «Hai fatto quello che potevi fare, ne sono sicuro. Solo, era troppo tardi. Non è colpa tua se Bruno si è ritrovato sulla stessa strada di quella gentaglia, né se si era dimenticato le chiavi o non aveva soldi con sé.»
«Lo so, è quello che ho cercato di ripetermi per anni e che a volte continuo a ripetermi» replicò Giorgio. «Per quanto ci provi, non riesco mai a convincermene fino in fondo. Non so cosa sarebbe successo se fossi uscito di casa qualche istante prima, quella sera. Posso solo immaginarmelo e, ogni volta in cui me lo immagino, va sempre a finire diversamente da com'è andata nella realtà. Purtroppo nessuno ha mai capito davvero come mi sono sentito e come mi sento tuttora, quando ci ripenso.»
«Ne hai mai parlato con qualcuno?»
«Di com'è andata veramente?»
«Sì.»
«Non proprio. Mio padre, a suo tempo, capì che mi sentivo responsabile. Gli dissi che mi sentivo in colpa perché non ero riuscito a intervenire subito, dato che ero spaventato. Volevo proteggere la reputazione di Bruno, non la mia. Avrei dovuto raccontargli perché ce l'avevo con lui, che cos'aveva fatto... e non volevo si sapesse. Solo io ed Emanuela eravamo al corrente di quello che era successo, così come Mister Speed e alcuni di quelli che gli stavano intorno. Nessuno aveva interesse a parlare di quale fosse stato il ruolo di mio fratello, quindi io stesso dovevo fare il possibile per non infangare il suo nome. Glielo dovevo. Non ero riuscito a salvargli la vita, potevo almeno salvare la sua reputazione. Infatti tuttora è considerato come un pilota emergente che avrebbe potuto avere una carriera di buon livello, contro il quale non c'è nulla da dire.»
«Capisco. E non lo dico così, per dire. Lo dico proprio perché posso comprendere le ragioni per cui l'hai fatto.»
Rimasero di nuovo in silenzio e, ancora una volta, nonostante fossero solo pochi istanti, ad Adriano parve un tempo maledettamente lungo. Stavolta Giorgio non disse nulla, quindi toccava a lui.
«Parliamo d'altro?» propose.
«No, non mi pare il caso» ribatté Giorgio. «Non sei venuto qui per parlare d'altro. Volevi delle risposte sul nostro incidente e le avrai.»
«Finora» obiettò Adriano, «Non abbiamo parlato del mio incidente. Non dobbiamo parlarne per forza. Non sono venuto qui per costringerti a raccontare cose che preferiresti tenerti per te. Non dovevi nemmeno sentirti costretto a parlarmi di Emanuela o di quello che ha fatto Bruno in combutta con il team Speed.»
«Ci sono delle buone ragioni se ti ho raccontato anche questo, comunque, se vuoi, possiamo parlarne più tardi. Raccontami qualcosa tu.»
«Qualcosa di che tipo?»
«Vedi ancora Valentina, vero?»
«Sì. Non capita tanto spesso, solo quando viene dalle mie parti o io sono dalle parti sue, ma ci siamo incontrati proprio ieri sera. Quando non possiamo vederci per molto tempo, ci sentiamo comunque con una certa frequenza.»
«Mi fa piacere che tu e lei siate rimasti amici.»
«Anche a me.»
«Siete solo amici?»
Adriano rise.
«Certo che sì!»
«Perché ridi?»
«Perché è abbastanza assurdo pensare che tra me e Valentina ci sia altro, non ti pare? Ti ho detto che ero felicemente sposato... e lo era anche lei.»
«Sì, ma adesso siete vedovi entrambi» precisò Giorgio. «E poi non sapevo che, diversamente da un tempo, adesso ti facessi tutti questi scrupoli, quando si tratta di matrimonio.»
«Non vi vedrete da un sacco di anni, ma tu e Valentina la pensate proprio allo stesso modo, su questo. Devo avervi dato una pessima impressione di me, quando ero più giovane e più aperto in fatto di relazioni.»
«Più che altro, a quei tempi, non hai mai parlato apertamente, facendo un sacco di misteri sulla tua vita privata. L'avevamo capito tutti che te la facevi con la prima moglie di Martinelli. O meglio, l'avevamo capito tutti a parte lo stesso Martinelli, a cui non penso che importasse più niente della moglie, a quei tempi. Non aspettava altro che il momento in cui lei gli avrebbe chiesto il divorzio.»
«Appunto, avevo già avuto una storia clandestina con una delle mogli di Martinelli, sarebbe stato fuori luogo diventare l'amante anche di quell'altra. E poi, comunque, Valentina per me è sempre stata solo un'amica e lo è tuttora.»
«Sa che sei qui?»
«Sì, lo sa.»
«Come l'ha presa?»
«Le ho raccontato della tua richiesta di vederci per la prima volta pochi giorni dopo avere parlato con tuo figlio. Non ero ancora certo che avrei accettato il tuo invito. Valentina non mi sembrava molto soddisfatta di sentire parlare di te, o almeno è quello che mi è sembrato. Non ne abbiamo parlato di persona... cioè, non proprio, era una videochiamata. Ci siamo sentiti alcune volte, dopo. All'inizio non mi sembrava molto ben disposta nei tuoi confronti, poi a poco a poco si è fatta sempre più accomodante. Anzi, ieri è venuta da me proprio per te. Anche lei vorrebbe incontrarti.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Davvero? Davvero Valentina vorrebbe vedermi?»
«Sì. Penso che in fondo al cuore non abbia mai smesso di volerti bene, anche se ha sempre fatto tutto per convincersi dell'opposto.»
«Se fosse possibile, anche a me piacerebbe vederla.»
Adriano cercò di valutare il significato di quelle parole, ma non riuscì a comprenderlo. Chiese, allora: «Perché non dovrebbe esserlo?»
«È una lunga storia.»
«Fammi indovinare, hai una compagna e non sarebbe felice se tu vedessi la tua ex fidanzata» azzardò Adriano. «In effetti potrebbe essere una situazione un po' di difficile da gestire, ma...»
Giorgio lo interruppe: «No, non ho una compagna. Ho avuto qualche storia, dopo la separazione da Emanuela, ma non volevo impegnarmi.»
Adriano fece una mezza risata.
«Non volevi impegnarti? Tu?»
«Non per la ragione per cui non volevi impegnarti tu» chiarì Giorgio. «Anzi, mi sarebbe piaciuto passare tutto il resto della mia vita accanto alla stessa donna, ma non c'erano giuste basi di partenza. Avrei dovuto decidere se raccontare a una potenziale fidanzata che Bruno in realtà era figlio di mio fratello, oppure se mentirle sull'aspetto più importante della mia vita, con il rischio che finisse per scoprirlo da sola. In più ci sarebbe stata la possibilità che arrivassero altri figli... e sinceramente non me la sentivo, anche questo avrebbe potuto generare delle difficoltà. Ho sempre considerato Bruno come se fosse davvero figlio mio e non volevo correre il rischio di iniziare a vederlo da un'altra prospettiva se fossero arrivati degli altri bambini. Come puoi vedere, c'è una ragione ben precisa se ti ho raccontato la faccenda di mio fratello: tutto quello che è successo dopo, è conseguenza diretta delle sue azioni e della sua morte. Però non me ne sono mai pentito. Anche se tra me ed Emanuela alla fine non ha funzionato, non scambierei la mia vita con nessuno degli scenari che immaginavo prima. Non rinuncerei mai a mio figlio, è la persona più importante della mia vita.»
«Bruno è fidanzato o sposato?»
«Sì, anche se tra lui e mia nuora le cose non vanno molto bene.»
«Mi dispiace. Spero che le cose possano aggiustarsi, o che possa conoscere una persona con cui invece possa trovarsi bene.»
«La persona con cui Bruno si trova bene è Arianna. L'anno scorso aspettavano un figlio, ma Arianna ha avuto un aborto spontaneo a gravidanza già inoltrata. È stato un grosso trauma per entrambi e da allora la situazione ha iniziato a precipitare. Spero che possano farcela. Come vedi, nessuno di noi ha avuto una grossa fortuna, in campo sentimentale e familiare. Solo Valentina, forse, certo, anche lei ha perso il marito, ma Martinelli aveva quasi ottant'anni, la sua vita ormai l'aveva vissuta.»
«A proposito» ricordò Adriano, «Stavamo parlando del motivo per cui non sai se puoi incontrare Valentina. Se non ci sono altre donne, nella tua vita, qual è l'impedimento?»
«Problemi di salute» rispose Giorgio. «Te lo dovrebbe avere accennato Bruno, quando vi siete visti.»
«Sì, mi ha detto che devi sottoporti a un intervento chirurgico, quindi non potrai esserci a Le Mans per quella ragione.»
«L'intervento è tra cinque giorni. Preferisco non entrare nei dettagli, ma non sarà una passeggiata. Mi dirai che sono pessimista, ma non sono sicuro che tra una settimana sarò ancora vivo. L'impedimento è questo.»
«Se vuoi, posso informarla.»
«No, non farlo.»
«Quindi, se dovesse chiedermi se vuoi incontrarla, cosa dovrei risponderle?»
«Ho pensato a tutto. O meglio, ho pensato a quello che deve succedere se dovesse andare male. Le ho scritto una lettera, in cui le spiego perché ho preso certe decisioni. Vorrei che tu gliela consegnassi, se...»
Adriano lo interruppe: «Mi sembra una buona idea! Lunedì Valentina avrà la tua lettera, te lo garantisco.»
Giorgio puntualizzò: «Non è questa la mia richiesta, ma mi rendo conto che non puoi saperlo, dato che non ti sei scomodato di lasciarmi finire la frase. Vorrei che tu consegnassi la mia lettera a Valentina, se l'intervento dovesse andare male.»
«Mi stai dicendo che hai scritto una lettera per Valentina, ma che vuoi che la legga solo se - toccando ferro - tu dovessi morire?»
«Proprio così.»
«Quindi non ci sono possibilità che Valentina possa incontrarti, ne deduco.»
«Non lo so. Se e quando starò bene, penserò a cosa fare. Credimi, vorrei vederla, vorrei che sapesse perché mi sono comportato a un certo modo in passato, ma non sono sicuro, al momento di sentirmi pronto.»
«Però Valentina mi chiederà sicuramente di te. Cosa dovrò dirle?»
«Puoi dirle che abbiamo parlato dell'incidente e basta.»
«Mi hai invitato per tutto il weekend. Valentina non crederà mai che abbiamo passato tutto il fine settimana a parlare di gran premi e incidenti.»
«Allora inventati qualcosa.»
«Io? Ti ricordo che Valentina era fidanzata con te.»
«Però sei tu che l'hai coinvolta.»
«Va bene» si arrese Adriano, «Cercherò di inventarmi qualcosa.»
«Proporrei» suggerì Giorgio, «Di venire alla faccenda dell'incidente.»
«Sei davvero sicuro che valga la pena di parlarne?» obiettò Adriano. «È stato solo un incidente ed è stato tanto tempo fa. Se avessi voluto spiegarmi cos'era successo, avresti potuto farlo allora.»
Giorgio sbuffò.
«Possibile che tu non abbia ancora capito che, all'epoca, non potevo spiegare né a te né a nessun altro come fosse andata?»
«Era una richiesta precisa di Mister Speed, immagino» ipotizzò Adriano. «Sentiva molto la rivalità con la Scuderia Martinelli e l'idea che io potessi anche solo avvicinarmi a vincere il mondiale non doveva andargli giù. Ti ha chiesto di buttarmi fuori pista e tu hai accettato.» Gli venne da ridacchiare. «Spero che almeno tu sia stato profumatamente pagato per questo, anche se ne dubito, di solito erano i tuoi sponsor a pagare sia te sia le squadre.»
«Non mi ha pagato, ha giocato l'unica carta con la quale non potevo dirgli di no» replicò Giorgio. «Mi ha minacciato di raccontare cosa faceva mio fratello per il team Speed e di scaricare su di lui tutte le responsabilità. Ero certo che l'avrebbe fatto. Non mi sarei mai messo a speronare altre vetture di proposito.»
«Quindi, per difendere la reputazione di tuo fratello, hai fatto quello che ti veniva ordinato e hai finto che buttarmi fuori di proposito fosse un'azione deliberata?»
«Di fatto lo era.»
«Però hai fatto credere a tutti che si fosse trattato di una decisione tua.»
«Non avevo molte alternative. Tutto il resto della mia carriera in Formula 1 è stato controllato da Mister Speed. Sai quante volte Martinelli mi ha proposto di tornare nella sua squadra? Però non potevo farlo. Dovevo rendergli conto di tutto, non avevo più alternative. Non potevo parlarne con nessuno, ho solo accennato qualcosa a Martinelli, ma perché aveva già capito da solo.»
«Martinelli sapeva cosa avesse fatto Bruno?»
«No, non gliel'ho mai detto. Mi sono limitato a spiegargli che sapevo che c'era qualcuno che, da dentro la Scuderia Martinelli, passava alla Speed informazioni riservate. Non gli ho mai detto che mio fratello fosse stato l'inizio di tutto.»
«Comunque non è vero che non potevi parlarne con nessuno. Avresti potuto racconare tutto a me, invece di escludermi dalla tua vita. Avrei cercato in qualche modo di aiutarti.»
«Non era così facile. Non dopo il casino che avevo fatto, almeno. Ad ogni modo, adesso sai tutto. Spetta a te decidere che cosa fare.»
«Non ho intenzione di raccontare in giro quello che mi hai riferito» mise in chiaro Adriano. «Anzi, per quanto mi riguarda, quello che mi hai raccontato adesso rimane tra di noi. Se invece parli di cosa fare adesso, non saprei, parlami un po' di te, di quello che hai fatto negli ultimi trent'anni.»
Giorgio obiettò: «Abbiamo parlato di me fin dal primo momento in cui sei arrivato. Dimmi qualcosa di te. Oppure, se non pensi di avere niente di interessante da raccontare, dimmi cosa ne pensi dell'attuale stato della Formula 1.»
«Allora avrò un sacco di roba di cui parlare» ammise Adriano. «C'è caso che arrivi l'ora di cena senza che abbia ancora finito.»
«Meglio così» ribatté Giorgio. «Fammi indovinare: pensi che la Formula 1 sia cambiata molto, rispetto ai nostri tempi, ma la trovi ancora affascinante. Cerchi di vederla da una prospettiva esterna, non sei mai diventato un vero tifoso di qualcuno, né ti sei arreso a diventare un sostenitore della Ferrari.»
«Aggiungo che trovo il Gran Premio di Montecarlo il più bello della stagione» precisò Adriano, «E non vedo l'ora di vedere quello di domani. Sarà stupendo poterlo commentare insieme a te e potere rievocare i tempi in cui eravamo noi a destreggiarci tra le stradine del Principato.»

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 (2017) ***


Le Ferrari si trovavano nelle prime due posizioni e non sembrava che la situazione fosse destinata a cambiare. Nessuno dei piloti di testa si era ancora fermato ai box e Raikkonen procedeva verso quella che sarebbe potuto essere il suo ritorno alla vittoria dopo oltre quattro anni. Non era molto probababile che terminasse la gara in quella posizione, Giorgio lo sapeva, ma non era certo il momento di mettersi a fare polemica a proposito di presunti ordini di scuderia che forse sarebbero arrivati.
Continuò a fissare il televisore in silenzio, finché Adriano, seduto al suo fianco, non osservò: «Non riesco a credere che ci sia gente che trova noioso tutto questo.»
«La maggior parte della gente che dice che Montecarlo è un gran premio noioso probabilmente cambierà idea solo per oggi, se le Ferrari dovessero fare doppietta» ribatté Giorgio. «Poi, ovviamente, una volta spento l'entusiasmo, riprenderanno a dire che è una gara inutile e che dovrebbe essere tolta dal calendario, perché ovviamente devono comportarsi come se fossero obbligati a guardarla. Potrebbero limitarsi a spegnere la televisione e andare a fare un giro al centro commerciale, oppure andarsene al mare. Farebbero un'opera molto più utile.»
«Vedo che non provi molta simpatia per la tifoseria odierna» notò Adriano. «Fai benissimo. Da quando la gente può commentare tutto quello che vuole sempre e ovunque, mi sembra si senta in dovere di dettare legge in faccende che non la riguardano. Così ecco che ti trovi davanti persone che vorrebbero decidere in prima persona come deve essere strutturato il calendario della Formula 1, chi dovrebbe gareggiare in quale squadra, quali gare dovrebbero sovrapporsi nella stessa giornata e quali no.»
«Non farmi pensare che qualcuno si starà sicuramente lamentando della sovrapposizione tra il Gran Premio di Montecarlo e la Cinquecento Miglia di Indianapolis.»
«Ma non si sovrappongono. Quando inizierà la Cinquecento Miglia, questa gara sarà già finita da un pezzo!»
«Vallo a spiegare a quelli che si lamentano di ogni cosa!»
«Non che i fan di vecchio stampo siano tanto migliori da quelli più recenti» aggiunse Adriano. «Anche quelli che non fanno altro che ricordare che noi eravamo veri uomini, mentre i piloti di oggi non valgono niente, hanno decisamente rotto le palle.»
«Ti vedo piuttosto agguerrito contro di loro, oggi» ribatté Giorgio. «Per caso anche tu hai preso male il fatto che, all'improvviso, la gente sui social abbia deciso di mettersi a parlare di noi? Non della nostra generazione, proprio di me e di te.»
«Non mi dispiace che si parli di me, di tanto in tanto» ammise Adriano. «Solo, se si parlasse dei miei effettivi risultati, invece che di fantasie, sarebbe meglio. Però, me ne rendo conto, non posso chiedere così tanto a gente che vive di pettegolezzi.»
«Si è parlato tanto di noi e di Montecarlo, in questi giorni» realizzò Giorgio, «Ma non ho sentito nessuno parlare di quel mio incidente capitato qui nelle qualifiche.»
«Quale?»
«Non è che ho avuto incidenti in qualifica a Montecarlo ogni anno!»
«Quello con la Speed, intendi?»
«Sì, era passato un mese, un mese e mezzo dalla mia vittoria a Jarama. Da allora non avevo fatto un solo altro punto, ma ero ottimista. Sentivo che la vettura era performante, che a Montecarlo sarei andato bene. Purtroppo al giovedì ho rotto il motore e il peggio doveva ancora venire. Sabato era la mia ultima occasione per qualificarmi. Non sono riuscito a fare nemmeno un tempo. Sono andato a sbattere e mi sono fratturato un polso.»
«Sì, ricordo. Si diceva anche che avessi riportato un lieve trauma cranico.»
«Esatto. Peccato, se non fosse successo l'incidente, magari il giorno dopo avrei addirittura potuto giocarmi la vittoria, visto com'è andata a finire la gara.»
Adriano rise.
«Non mi ci fare pensare, che finale trash!»
«Trash, ma emozionante.»
«Sì, lo devo ammettere. Chissà, magari quelli che stavano guardando la gara in TV, fino a pochi giri dalla fine avranno addirittura pensato che fosse noiosa.»
«Magari qualcuno l'ha anche spenta, la TV, perdendosi un finale piuttosto pittoresco.»
Adriano non disse nulla. Rimasero di nuovo in silenzio, mentre la gara proseguiva. La Mercedes di Bottas, in terza posizione, era sempre più vicina alle Ferrari, che stavano perdendo tempo prezioso dietro a dei doppiati. Il gap tra Raikkonen e Vettel era troppo basso per far pensare che il finlandese potesse portarsi a casa la vittoria, a meno che non fosse accaduto qualcosa di inconsuento e il suo connazionale della Mercedes non fosse riuscito a mettersi tra le due Rosse. Con le soste ai box, però, la situazione avrebbe potuto essere ugualmente stravolta.
"Chissà cosa penserà Bruno, se Vettel dovesse battere Raikkonen in circostanze che possano lasciare pensare a un ordine di scuderia".
Aveva appena finito di formulare quel pensiero, quando Adriano gli confidò: «Quando sei andato a sbattere a Montecarlo, quella volta, e ho sentito dire che avevi sbattuto la testa, mi sono preoccupato per te. Davvero, ero sincero quando te l'ho scritto, dietro a quella foto.»
Giorgio, concentrato sulle immagini mostrate dalla televisione, ci mise qualche istante di troppo per realizzare il senso delle parole che Adriano aveva appena pronunciato.
Il suo ex compagno di squadra, forse credendo di non avere risposta, cambiò nel frattempo discorso.
«Secondo te vince Vettel oggi?»
«Molto probabile.»
«Anche secondo me, e non è neanche detto che Raikkonen sia costretto a lasciargli strada.»
«Possibile. Anzi, molto probabile.»
«A meno che Bottas non riesca a fregarli e magari vincere lui stesso.»
«Non penso succederà. Comunque, cosa dicevi sulla foto?»
«Niente, lascia stare, sono passati trentacinque anni.»
«Non importa se sono passati trentacinque anni» insisté Giorgio. «Ieri abbiamo parlato per tutto il pomeriggio e tutta la sera di fatti che risalgono a quell'epoca, possiamo continuare anche oggi, non credi?»
«Non abbiamo parlato solo di passato» ribatté Adriano. «Credo di essermi dilungato molto anche a parlare di quanto fosse buono l'arrosto che ci ha cucinato la tua governante. Non dimenticarti di riferirle che sono rimasto impressionato dalle sue doti culinarie, domani.»
«Non preoccuparti, domani riferirò a Olivia che hai gradito la cena, però adesso non cambiare discorso. Mi devi spiegare la storia della foto.»
«Non c'è niente da spiegare. Probabilmente quello che ho scritto sembrava ridicolo e assurdo.»
«Forse non ti è chiaro. Non ho la più pallida idea di che cosa tu stia parlando. Quale foto? Che cosa ci hai scritto?»
Adriano si girò di scatto verso di lui.
«Vuoi dire che non l'hai mai vista?»
«Considerato che non so di cosa stai parlando, probabilmente no.»
«Quando ho sentito che eri finito in ospedale, ero spaventato. Pensavo ti fossi fatto male... nel senso, più di quanto non te ne fossi fatto in realtà. Poi ho sentito che ti avevano dimesso e che eri già tornato sul circuito. Ti ho cercato, ma non sono riuscito a trovarti. Allora ho preso una vecchia cartolina, con la foto di quando avevi vinto a Monza. C'eri tu, con il trofeo in mano, accanto a me e a Martinelli.»
«Ricordo quelle cartoline.»
«Dietro ti ho scritto che speravo stessi bene, che non vedevo l'ora di riaverti in pista e che era arrivato il momento di lasciarci alle spalle le polemiche sull'incidente, se lo volevi anche tu. Mi sono intrufolato nel box della Speed e quando ho visto una tua giacca appoggiata un po' a caso, gliel'ho infilata in mezzo. Il titolare della squadra mi ha visto, ma non mi ha detto niente, quindi mi sono allontanato, sperando che succedesse qualcosa. Quando il giorno dopo mi sono ritrovato sotto la porta della mia stanza la cartolina strappata in due parti, mi sono messo il cuore in pace e ho capito che dovevo evitarti allo stesso modo in cui tu stavi evitando me.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«E questa che cavolo di storia sarebbe?»
«Come dici?»
«Dico che tutto ciò ha una sola spiegazione.»
«Ovvero?»
«Ovvero, che fosse mia abitudine lasciare in giro indumenti non esattamente ben piegati, credo sia appurato. Emanuela mi faceva sempre la predica per questo, quando stavamo insieme, al punto che dopo sono migliorato.»
«Credo che tu sia migliorato in generale. Ormai hai perso la tua aria da giovane ribelle che se ne sbatte delle regole.»
«Dipende quali regole. Da giovane avevo i capelli lunghi, ascoltavo musica rock e mi presentavo alle cerimonie senza cravatta. Ti sembra un comportamento sovversivo, che andasse oltre le regole?»
Adriano ammise: «La faccenda del "giovane ribelle" era più che altro una montatura per farti apparire più interessante di quello che eri. Con questo non voglio dire che non fossi interessante, naturalmente. Comunque, torniamo a noi, capisco che l'ultima volta in cui ci eravamo ritrovati faccia a faccia non era finita molto bene, ma avresti potuto dirmelo di persona, che non volevi più avere niente a che fare con me, invece di lasciarmi sotto la porta una nostra foto strappata. Sembrava una scena uscita da un film d'amore di basso livello.»
«Un film in cui io e te saremmo stati una coppia?» ribatté Giorgio. «Ad ogni modo, mi rendo conto che devi avere trovato piuttosto patetico trovare quella foto rotta in due sotto la porta. Il punto è che non sono stato io. Non l'ho mai vista quella foto, non ho mai letto quello che mi avevi scritto. Deve essere stato Mister Speed, a questo punto. Anche se non lo sapremo mai per certo, molto probabilmente è andata proprio così.»
«Perché avrebbe dovuto?»
«Aveva sicuramente le sue buone ragioni.»
«L'unico risultato che avrebbe avuto, sarebbe stato quello di allontanarmi definitivamente da te. Che cosa gliene veniva in casa?»
«Mister Speed non voleva che avessi intorno persone di cui mi potevo fidare» gli spiegò Giorgio. «Voleva farmi terra bruciata intorno per potermi controllare. Sapeva che non avrei divulgato pubblicamente quello che era successo a Caesars Palace, quello che mi aveva chiesto, perché volevo proteggere la reputazione di mio fratello. Però non poteva essere certo che non ne avrei parlato privatamente con qualcuno. Sapeva che potevo portare dalla mia parte te o addirittura Martinelli.»
Adriano azzardò: «Cos'avresti fatto se avessi trovato la cartolina?»
«Non ne ho idea, ma non credo ti avrei raccontato la faccenda di mio fratello, né che mio figlio era in realtà figlio suo. Non ti avrei raccontato del vero motivo per cui avevo lasciato Valentina, né perché mi ero messo insieme a Emanuela. Non me la sentivo. Almeno per tutta la durata della mia carriera, sono sicuro avrei mantenuto il segreto.»
«Era un tuo diritto.»
«Non l'ho mai sentito come un diritto. L'ho sempre sentito come un obbligo nei confronti di mio fratello. Da un certo punto in poi, senza che potessi farci nulla, tutto ha iniziato a ruotare intorno a lui. Solo ieri, quando finalmente ti ho raccontato tutta la verità, mi sono sentito come se avessi ancora il controllo della mia vita.»
«Dovresti spiegare tutto anche a Valentina.»
«C'è la lettera. Un po' di cose gliele ho scritte in quella.»
«Non sono d'accordo con la tua idea di consegnargliela solo se tu dovessi morire.»
«Non importa che tu sia d'accordo. L'importante è che rispetti le mie volontà.»
«Okay, come vuoi.»
«Adesso, magari, guardiamoci il resto della gara, anche se non sarà emozionante come quelle a cui prendevamo parte noi "veri uomini"» scherzò Giorgio. «Non che tutti i veri uomini di un tempo fossero equamente considerati, l'impresa di Stefan Bellof è caduta un po' nel dimenticatoio.»
«Ufficialmente non è mai arrivato terzo nel gran premio del 1984.»
«Ufficialmente no, ma è uno dei migliori piloti con cui ho avuto a che fare.»
«Chissà, magari un giorno fanboy nati vent'anni dopo la sua morte scriveranno sui social che andava forte solo perché guidava una macchina illegale.»
«Non sono sicuro che vorrei vivere in una simile epoca.»
«Hai ragione, meglio non metterci troppo avanti con i lavori. Pensiamo alla gara di oggi, non al futuro, né al passato.»
Fu quello che fecero. In una gara in cui avvenne un grosso incidente senza conseguenze tra Button e Wehrlein, con il pilota della Sauber che si ribaltò contro le barriere, Vettel riuscì effettivamente a conquistare la vittoria. Rientrato ai box più tardi rispetto al compagno di squadra, riuscì a girare più veloce di Raikkonen in quei giri di gap tra le loro soste e uscì dalla pitlane davanti a Kimi. Anche Ricciardo riuscì in un overcut nei confronti di Bottas, chiudendo la gara in terza posizione. Andò sul podio insieme ai ferraristi, mentre Hamilton chiuse la gara settimo dietro alla Redbull di Verstappen e alla Toro Rosso di Sainz. La zona punti fu chiusa dalle Haas di Grosjean e Magnussen, in ottava e decima posizione, con la Williams di Massa al nono posto tra di loro.
Oltre a Button, anche Vandoorne si ritirò: nessuna McLaren vide la bandiera a scacchi. Dall'altra parte dell'oceano, Alonso non doveva essere particolarmente turbato da tutto ciò, dal momento che l'orario di inizio della Cinquecento Miglia si avvicinava. Fu allora che Giorgio ebbe un pensiero da "giovane ribelle" e decise di condividerlo con Adriano.
«Ti va di andare a cena da qualche parte, stasera? Qualche posto di quelli che frequenta la gente comune, in cui nessuno ci riconosca?»
Come prevedibile, Adriano osservò: «Pensavo avremmo guardato la Cinquecento Miglia di Indianapolis e assistito alla gara di Alonso.»
«Chi se ne frega di Indianapolis e di Alonso» ribatté Giorgio. «Con tutto il rispetto per le sue imprese di oltreoceano e per le corse d'oltreoceano in generale, potrebbe essere l'ultima domenica sera della mia vita.»


NOTE - il risultato del GP di Montecarlo che i due protagonisti stanno guardando nel corso di questo capitolo è quello dell'effettiva edizione 2017.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 (2017) ***


Seduto a un tavolo all'aperto, Adriano iniziò a pensare che l'idea di Giorgio non fosse stata poi così male. Erano quasi le dieci e la Cinquecento Miglia doveva essere già terminata, a quell'ora, ma non vi avevano pensato nemmeno per un attimo. O almeno, Adriano non vi aveva pensato, Giorgio a quanto pareva non se n'era totalmente dimenticato.
«Chissà cos'ha combinato Alonso.»
«Chissà cos'hanno combinato anche gli altri» obiettò Adriano.
Giorgio fece una mezza risata.
«Hai ragione, ci sono altri trentadue piloti, ovvio.»
«Cosa ne pensi del fatto che si sia parlato così tanto di Alonso, per promuovere il campionato di Indycar in Europa?»
«Da un lato lo trovo normale, bisogna colpire il tifoso europeo e parlargli di Alonso alla Cinquecento Miglia può essere un buon modo per attirare la sua attenzione, ma non sono sicuro che sia così tanto positivo. Da un lato si potrebbe dire che anche gli altri piloti meritano di essere presi in considerazione, ma non è di questo che parlo. È proprio del fatto che, va bene, Alonso oggi gareggiava a Indianapolis e può essere che continuerà a gareggiare in Indycar, ma usando il suo nome per promuovere una gara o addirittura un'intera categoria si rischia di far collassare l'interesse quando Alonso non ci sarà più. Non so quanto sia utile cercare di tirare fuori dal nulla dei nuovi telespettatori o dei nuovi fan, se questi, a partire da domani, riprenderanno a ignorare il campionato di Indycar.»
Tutto ciò che Giorgio stava osservando era sensato, pertanto Adriano convenne: «Credo proprio che tu abbia ragione. Da un lato è ovvio che sfruttare la popolarità di un pilota molto famoso possa fare bene, a breve termine, a una categoria, ma non sono convinto che abbia buoni effetti a lungo nel tempo. Pensa solo a quanti sedicenti appassionati di Formula 1 sarebbero disposti a smettere di seguirla se uscisse di scena la loro squadra o il loro pilota preferito. Mi sembra un errore che sarebbe meglio evitare sul nascere.»
Mentre Adriano parlava, Giorgio si mise a cercare qualcosa sullo smartphone.
«Qualche problema?» gli chiese Adriano, pensando a un messaggio o a una telefonata.
Giorgio scosse la testa.
«No, stavo guardando se trovavo il risultato della Cinquecento Miglia.»
Adriano azzardò: «Non ha vinto Alonso e i suoi fanboy ormai hanno già perso interesse per gli ovali?»
«Non so cosa ne pensino i suoi fanboy» ammise Giorgio, «Ma ci hai visto giusto, Alonso non ha vinto a Indianapolis. Sembra si sia ritirato per problemi di motore.»
«Anche là?»
«Anche là. Comunque in precedenza deve essere stato tra le prime posizioni ed essere stato protagonista di un bel duello con Alexander Rossi, quello che in Formula 1 correva per la Manor.»
«Sì, mi ricordo di lui.»
«Però non ha vinto neanche Rossi, né nessuno dei favoriti. Ha vinto un eroe incompreso della Formula 1.»
«Chi?»
«Takuma Sato.»
Adriano spalancò gli occhi.
«Wow, è fantastico!»
«Concordo, è sempre stato un gran pilota, solo un po' troppo irrequieto per la Formula 1. Si meritava qualcosa del genere. Adesso, se non altro, metterà a tacere quelli che qualche anno fa l'hanno attaccato quando ha avuto un incidente mentre stava per passare in testa a un giro dalla fine.»
Adriano ricordava perfettamente l'episodio, che aveva portato l'italo-scozzese Dario Franchitti a conquistare per la terza volta la Cinquecento Miglia di Indianapolis nel 2012.
«Bravo Taku, sono davvero felice per lui. Speriamo abbia un futuro ricco di soddisfazioni, da adesso in poi.»
«Speriamo, anche se ormai ha già una certa età. Credo abbia quarant'anni, se fosse ancora in Formula 1 gli darebbero del vecchio decrepito a ogni soffio di vento.»
«L'età è relativa» obiettò Adriano. «Anche per questo spero che Sato possa avere ancora parecchi successi davanti.»
Giorgio concordò con lui, prima di rimettere il cellulare in tasca.
Adriano gli chiese: «Non hai guardato se qualcuno ha messo dei commenti o dei like alla foto che hai caricato prima?»
Giorgio rise.
«No, non ci ho ancora guardato. Tu?»
«Io non sono molto pratico, come hai visto. Voglio dire, sono capace di usare un computer e di caricare post sui social dal computer, ma farlo da cellulare non è ancora alla mia portata.»
Si erano scattati una foto insieme, quel pomeriggio, mentre guardavano la gara, e Giorgio l'aveva pubblicata, dopo alcune ore, nella speranza di mettere a tacere le voci che si erano sparse su di loro negli ultimi giorni. Non solo, aveva anche suggerito ad Adriano di caricare la stessa foto, operazione che Adriano aveva potuto fare solo con l'aiuto dell'ex compagno di squadra.
«Probabilmente la gente che vuole vedere polemiche tra noi a tutti i costi - nel senso di polemiche perdurate fino ai giorni nostri - troverà comunque una scusa» osservò. «Non penso ci sia molto da fare. Quando si mettono in testa qualcosa, è molto difficile far cambiare loro idea. Non...» Si interruppe, nel vedere una donna seduta a un tavolo poco lontano che agitava una mano. «Quella tizia sta salutando noi, per caso?»
Giorgio si girò nella direzione indicata da Adriano.
«Non saprei, non la conosco.»
«Nemmeno io. Non...» Adriano si fermò di nuovo. «No, aspetta, non ci credo, il mondo è piccolo!»
La persona che aveva fatto il cenno di saluto si era alzata in piedi e si stava dirigendo verso di loro.
«Buonasera, Fabbri» disse. «Che sorpresa rivederci.»
«Buonasera a te...» Adriano si chiese se ne conoscesse il nome, ma si rese conto di non averglielo chiesto, nel loro fugace incontro del giorno precedente. «Buonasera a te, mia fan. Penso di non sapere come ti chiami.»
«Paola.»
«Buonasera Paola, allora.»
«Disturbo?»
«No, affatto. Anzi, dato che sei qui, ne approfitto per presentarti il "traditore" della Scuderia Martinelli.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Di cosa parli?»
«Questa signora era una nostra grande fan, quando era ragazzina» gli comunicò Adriano. «Poi tu sei passato alla Speed e il suo unico idolo sono diventato io. Me ne ha parlato ieri pomeriggio, quando ci siamo incontrati per caso in autogrill.»
Paola, nel frattempo, si era girata a guardare Giorgio, come se fosse un fantasma.
«No, aspetta... tu sei Giorgio Montani? Ma è fantastico!»
La presenza di Paola fu una svolta ancora più piacevole a quella serata. Non accadeva tutti i giorni di incontrare una propria tifosa vintage che sembrava conoscere a memoria aneddoti del motorsport di trenta o quarant'anni prima. Inoltre, non accadeva nemmeno a tutte le ex tifose accanite di incontrare in un colpo solo entrambi i piloti che avevano portato in alto i colori del proprio team preferito. Naturalmente pretese fotografie con entrambi, che nel giro di pochi minuti finirono sui social.
Quando si salutarono, Adriano commentò, con Giorgio: «Adesso l'intero fanbase avrà molte cose da commentare.»
Se ne andarono anche loro, in tarda serata. C'erano delle luci accese, in casa, quindi Adriano realizzò che Bruno doveva essere tornato.
Sentirono anche delle voci, quando entrarono, quindi non doveva essere solo.
«Non saremo arrivati troppo presto?» azzardò Adriano.
«Figurati» ribatté Giorgio, «Questa è casa mia, ho il diritto di portarci chi mi pare. Se a mio figlio non sta bene, può sempre andarsene.»
«Non essere così drastico.»
«Per niente. Gliel'ho detto un sacco di volte di tornare da sua moglie, invece niente. Gli ho detto di...»
Giorgio si interruppe.
«Gli hai detto di...?» lo esortò Adriano.
«Mi pare di avere sentito la voce di Arianna» osservò Giorgio. «Bruno non ha voluto ascoltarmi, quindi immagino sia venuta direttamente lei a riportarselo a casa.»
«Quindi cosa dobbiamo fare?»
«Dare fastidio il meno possibile. Anzi, devo anche darti la lettera per Valentina. E sai cosa ti dico? Puoi anche leggerla, se vuoi.»
«Sei sicuro che sia una buona idea?»
«Sì. Non mi dispiace affatto l'idea che qualcuno la legga prima della mia morte e, obiettivamente, l'unica persona che può avere questo onore sei tu.»
Si diressero nella stanza di Giorgio, che prese fuori la lettera da un cassetto. La busta non era sigillata, un po' come se avesse proprio pianificato di fargliela leggere.
Era piuttosto toccante. Certo, rimanevano molte cose ancora non dette, ma conoscendo Valentina le sarebbe piaciuto, almeno per iniziare, venire a conoscenza di quelle parole.
«Lascia che te lo dica, è un errore.»
«Scriverle?»
«No, non consegnarle la lettera a meno che tu non muoia.»
«Credo sia l'unica scelta possibile.»
«No, per niente. Penso che vorrebbe sapere. Anzi, penso che lei stessa vorrebbe vederti e parlarti. Dopo così tanti anni, se lo merita. E te lo meriti anche tu.»
«L'ho vista, qualche anno fa.»
«Vi siete incontrati?»
«No, l'ho vista da lontano, al funerale di Martinelli. Valentina non ha visto me ed è stato meglio così.»
Adriano rifletté qualche istante, prima di fargli notare: «Tutto quello che hai fatto, l'hai sempre fatto nella convinzione che fosse la scelta migliore. Quindi sei passato alla Speed, ti sei lasciato coinvolgere dai casini di tuo fratello, hai lasciato Valentina, hai innescato l'incidente di Caesars Palace, ti sei ritirato dalle competizioni in largo anticipo pur di non tornare alla Scuderia Martinelli... tutto pensando di fare la cosa giusta.»
«E invece ho sempre fatto la cosa sbagliata, è questo che stai dicendo?» ribatté Giorgio. «Pazienza, vorrà dire che sbaglierò ancora una volta. Comunque almeno la decisione di lasciare le corse a soli trentadue anni non è stata un errore. Almeno una cosa giusta l'ho fatta, chissà che questa non sia le seconda volta che succede.»


NOTE - anche gli eventi della Cinquecento Miglia di Indianapolis descritti sono quelli della vera edizione del 2017. Anche il finale della gara 2012 a cui viene accennato corrisponde a quello che successe effettivamente nel 2012.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 (2017) ***


Valentina aveva inventato molte scuse a proposito del prolungamento della propria presenza in visita a casa di parenti, ma non ci fu bisogno di utilizzarne nemmeno una, quando si incontrò con Adriano a casa dell'amico, dopo il suo ritorno. Se gli avesse mentito, l'avrebbe sicuramente lasciata fare, ma non le avrebbe creduto, quindi non c'era nemmeno bisogno di sforzarsi.
«Immagino che tu mi abbia chiesto di vederci per sapere com'è andata con Giorgio» osservò Adriano, subito dopo averla fatta accomodare ed essersi seduto di fronte a lei, «E magari, se abbiamo parlato di te.»
Valentina si sentì avvampare, ma tanto valeva confessare la verità.
«Sono davvero così prevedibile?»
Adriano scosse la testa.
«No, non sei per niente prevedibile come persona, né sei mai scontata o banale, ma ho capito fin da subito come sarebbe andata a finire.»
Valentina accennò un sorriso.
«E, sentiamo, com'è finita?»
«Con te che, in un primo momento, cercavi di convincerti che non te ne frega più niente di Giorgio, per poi renderti conto che non è così e comportarti di conseguenza» rispose Adriano. «Non c'è niente di male. Anzi, mi sembra normale che tu sia ancora legata a lui. Siete stati insieme per tanti anni, in fondo, non può esserti del tutto indifferente.»
«Siamo stati insieme per tanti anni, ma poi ci siamo sposati con altre persone» gli ricordò Valentina. «Non sono sicura che sia così normale continuare a pensare a lui. Anzi, forse sarebbe stato meglio se tu non mi avessi mai detto che saresti andato a trovarlo.»
«No, niente affatto» replicò Adriano. «Non si tratta di una cosa a senso unico, anche Giorgio non è mai riuscito a dimenticarsi di te.»
«Mi sembra difficile crederlo. È stato proprio lui a lasciarmi e l'ha fatto per sposarsi con quella Emanuela.»
«A volte si prendono delle decisioni sbagliate e, quando si vorrebbe tornare indietro, si capisce che è troppo tardi. Ti assicuro che Giorgio si è pentito di averti lasciata. Forse non si è pentito di tutto quello che ha fatto, perché comunque ci sono stati anche dei lati positivi, ma uno dei suoi più grandi rimpianti sei sempre stata tu.»
Valentina obiettò: «Non mi ha mai cercata, nemmeno dopo essersi separato da sua moglie. Cosa gli costava mettersi in contatto con me, se davvero voleva tornare indietro?»
«Giorgio sapeva di non potere tornare indietro» puntualizzò Adriano. «Ti eri sposata con Martinelli, non voleva mettersi in mezzo a voi o in qualche modo sconvolgere la vostra vita. Credimi, sono sicuro che Giorgio vorrebbe incontrarti almeno un'altra volta.»
«Quando?»
Adriano abbassò lo sguardo.
«Per ora non è possibile.»
«Lo sapevo, c'è sempre qualche difficoltà, quando si tratta di me.»
«No, non si tratta di te. Giorgio è malato e deve sottoporsi a una difficile operazione. Non mi ha spiegato nello specifico per che cosa, ma ci sono possibilità che l'intervento possa non riuscire. So che non dovrei dirtelo, ma ha anche scritto una lettera per te. Vorrebbe che te la consegnassi se le cose dovessero andare male.»
Quelle parole colpirono Valentina come una pugnalata.
«Giorgio sta per morire?»
«Giorgio ce la farà» la rassicurò Adriano. «Non avrai bisogno di leggere la sua lettera, perché potrà dirti tutto di persona.»
«E tu?» volle sapere Valentina. «Hai avuto le risposte che cercavi?»
«Sì.»
«Perché ha provocato quell'incidente a Caesars Palace?»
Adriano fu piuttosto vago: «Imposizioni di Mister Speed.»
«Perché Mister Speed voleva metterti fuori?» obiettò Valentina. «Cos'aveva da guadagnarci? E soprattutto, perché Giorgio ha eseguito un ordine di quel tipo?»
«Non hai idea di quante cazzate possiamo fare noi piloti quando siamo al volante. Certo, quello che ha fatto Giorgio non è molto ammirevole, ma tutti commettiamo degli errori.»
«E Mister Speed? Non mi hai risposto, perché voleva eliminarti dalla gara e dalla rincorsa al titolo?»
«Noi della Scuderia Martinelli eravamo i suoi avversari diretti, fino a non troppo tempo prima. Chiaramente non gli andava giù l'idea che io potessi vincere il titolo. Lo ammetto, sarebbe stato molto improbabile e ci sarebbe voluto un mezzo miracolo, ma deve avere pensato di impedire a tutti i costi che quell'eventualità potesse verificarsi.»
«Tutto qui?»
«Più o meno.»
«E Giorgio ci ha messo decenni prima di spiegarti la sua versione dei fatti? Avrebbe potuto farlo prima, se non c'era niente di eccezionale sotto.»
Adriano le scoccò un'occhiataccia: «Non insistere, Valentina, per il momento non posso dirti altro.»
«Quindi» ribatté Valentina, «C'è dell'altro. Lo sapevo, non poteva essere andata come dici tu.»
«L'ordine di buttarmi fuori è vero» chiarì Adriano, «Così come il fatto che Giorgio abbia trovato una ragione che gli sembrava valida per eseguirlo. Purtroppo non posso dirti tutto, almeno per ora. Magari ti spiegherà lui come stanno le cose, quando vi vedrete. Perché, se l'intervento andrà bene, tu vuoi incontrarlo, vero?»
«Se è una faccenda che riguarda voi, non dovrebbe sentirsi in dovere di darmi delle spiegazioni» replicò Valentina. «In che modo sono coinvolta?»
«Mi fai tante domande a cui non vorrei rispondere.»
«C'entra sua moglie, vero? È stata lei che, in qualche modo, l'ha incastrato?»
Adriano sbuffò, prendendosi la testa tra le mani.
«Sai una cosa, Valentina? Se la metti così, vorrei davvero dirti tutto, per filo e per segno, ma ci sono tante persone coinvolte e non mi sembra giusto. Mi prometti che, se ti rivelo una cosa importante, rimane un segreto tra noi due?»
«Va bene» accettò Valentina, che era ormai disposta a tutto pur di conoscere qualche dettaglio in più.
«Bruno, il figlio di Giorgio, è in realtà suo nipote.»
«E Giorgio lo sa?»
«Ovvio che sì, me l'ha detto lui. Lo sapeva, lo sapeva fin dal primo momento. Non ti ha mai tradita con Emanuela. Ha deciso di sposarla per fare da padre al bambino di suo fratello. Forse, quando è arrivato il giorno del matrimonio, si era già pentito della sua decisione, ma non voleva tornare indietro.»
Valentina spalancò gli occhi.
«Che cosa?! Ma perché? Se Bruno era suo nipote, avrebbe potuto comunque occuparsi di lui in veste di zio, anche dal punto di vista economico. Perché lasciarmi per sposare Emanuela?»
«Credeva che tra di voi non ci fosse futuro, che tu fossi innamorata di Martinelli.»
Valentina abbassò lo sguardo.
«Oh, no, non è possibile.»
«È quello che mi ha detto. Temeva che tu lo tradissi con lui.»
«Ma non era vero!»
«Lo so... e lo sa anche Giorgio. L'ha scoperto troppo tardi.»
«Avrebbe potuto chiedermi spiegazioni, se pensava che avessi una storia con Arturo» replicò Valentina. «Invece che cos'ha fatto? Si è sposato con Emanuela?» Si ritrovò a scuotere la testa. «Che idiota. Che grande idiota. Ma almeno un po', è stato felice insieme a lei? No, perché io, almeno, mi sono rifatta una vita e sono stata bene insieme ad Arturo, mentre lui... cosa ne è stato di lui?»
«Te l'ho detto, ha fatto un sacco di errori e l'ha ammesso lui stesso» replicò Adriano, «Ma ti ha sempre portata nel cuore e, se non te l'ha mai detto, era solo perché ormai ti eri sposata anche tu e non voleva intromettersi nel tuo matrimonio. Sempre per quella ragione, a un certo punto, ha anche preferito ritirarsi dalle competizioni, piuttosto che accettare di tornare a correre per Martinelli.»
«Arturo gli aveva offerto un ingaggio?»
«Sì, e anche con una certa insistenza. Giorgio ha rifiutato per non doverti incontrare di nuovo.»
«Mi dispiace» ammise Valentina. «Non volevo rovinare la sua carriera.»
«Tu non hai rovinato nulla» replicò Adriano. «Ha rovinato tutto da solo, e comunque mi ha detto che è contento di essersi ritirato, a quel punto, e di non avere proseguito oltre. Era molto provato dalla sua esperienza al team Speed.»
«Deve essere successo qualcosa di terribile» osservò Valentina. «Sto iniziando a pensare di avere commesso degli errori io stessa. Giorgio mi ha lasciata andare, ma io non ho mai fatto niente per cercare di trattenerlo.»

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 (1984) ***


La carriera di Giorgio come pilota era terminata, quindi, in linea teorica, avrebbe potuto fuggire a gambe levate, ma Arturo Martinelli gli aveva chiesto di vedersi, quella sera. Non aveva obblighi nei suoi confronti, ma si sentiva di non potere né rifiutare né accettare e poi non presentarsi all'appuntamento.
Il titolare della Scuderia Martinelli era già arrivato ed era seduto a un tavolo in completa solitudine. Nei locali in cui i prezzi erano molto alti, ci si poteva concedere il lusso di non essere assaltati da fan e curiosi pur essendo personaggi pubblici.
Martinelli lo vide e fece un cenno con la mano, come a invitarlo a raggiungerlo. Giorgio si diresse verso il tavolo e si sedette di fronte al titolare della squadra per la quale aveva gareggiato nei suoi primi anni in Formula 1.
«Buonasera. Come mai voleva vedermi, signor Martinelli?»
L'altro parve divertito da quella domanda.
«E me lo chiedi? Le voci corrono molto in fretta e mi è parso di capire che tu abbia deciso di abbandonare le competizioni.»
«Ha capito bene» confermò Giorgio. «Alla fine è arrivato anche per me il momento di passare ad altro. Non so ancora cosa farò, ma è arrivato il momento di cambiare vita.»
«Sì, ne ho sentito parlare. Se non ho capito male, hai avuto un piccolo infortunio qualche tempo fa in una sessione di test e, alla Speed, nel frattempo, hanno trovato un pilota dalla valigia pesante con il quale rimpiazzarti.»
«L'infortunio non era tanto piccolo e ne sentirò gli effetti molto a lungo. Non sono più nel pieno della forma fisica e, per forza di cose, io e la squadra abbiamo convenuto che fosse meglio separare le nostre strade.»
Arturo Martinelli rimase in silenzio per qualche istante, dando l'impressione di essere piuttosto pensieroso. Alla fine osservò: «È triste che la carriera di un pilota come te debba terminare per una stupida questione di sponsor.»
«Sa benissimo come sono le questioni di sponsor, se così vogliamo chiamarle» ribatté Giorgio. «In ogni caso, è l'unica strada da percorrere. Non si preoccupi, al momento le sembro solo un pilota senza futuro, ma non penso di essere senza futuro come persona.»
«Ti conosco fino da quando eri poco più di un ragazzino, Giorgio. So benissimo quale sia il tuo potenziale. Quando hai voluto andare via, non ho cercato di trattenerti. Penso sia stato un errore, ma è andata come è andata. Però ho sempre pensato che non fosse troppo tardi per tornare indietro.»
Giorgio lo guardò negli occhi.
«Cosa intende dire?»
«Intendo dire che dovresti tornare indietro» replicò Martinelli. «Ho sempre creduto in te.»
«A me risulta che abbia sempre creduto in Fabbri e nella sua capacità di apparire interessante agli occhi degli sponsor» replicò Giorgio. «Non mi ha mai dato le stesse chance. Vorrebbe farmi credere che intende darmele ora?»
Martinelli sospirò.
«In certi momenti ho dovuto fare delle scelte e non sempre ho potuto fare quello che volevo davvero. Sai benissimo come funziona questo mondo.»
«Appunto per questo non avrò rimpianti, quando me ne sarò andato definitivamente» ribatté Giorgio. «Qualcosa mi mancherà, ma molti aspetti non mi mancheranno affatto.»
«Anche a me manca qualcosa, ed è avere due piloti che siano entrambi veramente competitivi. Te l'ho detto più di una volta, che non mi dispiacerebbe riaverti in squadra. Lo ribadisco. Certo, non posso darti un volante nell'immediato, ma l'hai detto tu stesso: non ti senti ancora in forma dopo il tuo incidente. Avrai tutto il tempo per tornare come prima. È ancora presto per pensare al 1985, ma è meglio non perdere tempo.»
«E, nei suoi piani, tornerei a fare coppia con Adriano?»
«Sì.»
«Non mi sembra il caso» mise in chiaro Giorgio. «Ci sono stati dei problemi, tra me e Adriano. Inoltre anche tra me e lei potrebbero venirsi a creare delle situazioni imbarazzanti. Non mi sembra assolutamente il caso.»
Martinelli replicò: «Tu e Fabbri siete due persone responsabili. So benissimo che ci sono stati dei problemi tra di voi, ma so altrettanto che sarete in grado di lavorare insieme come un tempo. Per quanto riguarda noi, invece, non vedo che cosa possa esserci di imbarazzante. Te l'ho già fatto capire. Le persone prendono strade inaspettate, a volte. Tu ti sei sposato con la Colombo e io mi sono sposato con Valentina. Sono cose che capitano.»
Giorgio puntualizzò: «Anche la fine di una carriera nell'automobilismo più capitare. Come la prenderebbe se la dicesse che non me la sento più di rischiare di non potere tornare a casa da mio figlio?»
«Ti capirei, ma nei tuoi occhi vedo ancora la passione per le corse.»
«Quella la vedrà sempre, ma prima o poi arriva il momento di guardare oltre e di smetterla.»
«Hai solo trentadue anni.»
«Lo so.»
«Hai ancora tanto da dare.»
«Ho anche ancora molti anni da vivere, se tutto va bene. Come le ho detto, non me la sento più di correre certi rischi. Fino a qualche anno fa non dovevo rendere conto a nessuno della mia vita. Adesso ho un figlio, che vorrebbe vedere suo padre tornare a casa tutto intero.»
«Ti capisco. Non so che cosa ti sia successo davvero, ma non mi stupisce che il tuo incidente ti stia facendo vedere le cose da un'altra prospettiva. Però la mia impressione è che tu non ti stia sforzando abbastanza. Adesso vedi tutto nero, ma presto potrebbe tornare la luce.»
Giorgio abbassò lo sguardo.
«No, non credo. Ho tanti ricordi positivi degli anni passati in Formula 1, così come ho tanti ricordi positivi di Le Mans, forse il successo più importante della mia carriera, ma non posso più andare avanti solo di ricordi. Non le chiedo di capirmi, ma solo di non giudicare le mie scelte. Non ho niente contro di lei o contro la Scuderia Martinelli, anche se a volte posso avere dato questa impressione. Rifiuterei qualsiasi altra scuderia.»
Arturo Martinelli gli strizzò un occhio.
«Mi stai dicendo che non accetteresti nemmeno un ingaggio da parte di una squadra blasonata?»
«Le squadre blasonate non verranno mai a cercare me» replicò Giorgio. «Ci sono piloti emergenti che hanno molte più prospettive di carriera... e penso che sia giusto così.»
Finalmente Martinelli si arrese.
«E va bene, ci rinuncio. Resta sempre il fatto che hai il mio numero di telefono e che, se cambi idea, puoi cercarmi in qualsiasi momento, però non insisto più.»
«Mi fa piacere sapere che non insisterà più. La ringrazio per l'interessamento e mi dispiace per non averle potuto dare quello che sperava.» Giorgio fece per alzarsi in piedi. «La saluto, signor Martinelli.»
L'altro lo trattenne: «No, aspetta, non andartene.»
Giorgio tornò a sistemarsi sulla sedia.
«Cos'altro ha da dirmi?»
«Niente. Però ormai sei qui, non posso riaverti in squadra, lascia almeno che ti offra da bere.»
«Non bevo.»
«Non ho detto che voglio offrirti per forza dell'alcool.»
Giorgio si arrese.
«Va bene, come vuole.»
Martinelli fece un cenno per chiamare un cameriere. Subito dopo avere ordinato, gli chiese: «Cosa ne pensi dei piloti di nuova generazione?»
«Quali piloti di nuova generazione?»
«Così, in generale.»
«Non ho opinioni in proposito.»
«E fai male, molto male» sentenziò Martinelli. «Sto cercando una persona di fiducia che possa aiutarmi nelle mie scelte in fatto di piloti.»
«Oh.»
«So cosa stai per dirmi, che non ti interessa e che non vuoi più saperne di corse...»
Giorgio lo interruppe: «Si sbaglia. Le ho detto che non voglio più fare il pilota, che è arrivato il momento di guardare avanti. Ha ragione, non voglio un ruolo ufficiale in un campionato automobilistico, voglio vivere lontano dai riflettori. Però non sono sicuro che mi dispiacerebbe accettare qualche incarico che mi tenga vicino, seppure indirettamente, a questo mondo.»
«Finalmente stai dicendo qualcosa che mi fa piacere sentire» ribatté Martinelli. «Mi piacerebbe se tu accettassi di lavorare come mio consulente, prima o poi. Non adesso, è chiaro. Ti lascio un po' di tempo per pensare a mente libera a quello che vuoi fare.» In quel momento il cameriere tornò con le loro bibite. «In alternativa mi toccherà aspettare tuo figlio.»
«Aspettare mio figlio per che cosa?»
«Aspettare che diventi pilota a sua volta. Se ha preso dal padre, ne varrà sicuramente la pena.»
Giorgio fu scosso da un brivido. Cercava di non farci caso, di non pensare alla verità, ma ogni volta in cui qualcuno ipotizzava che un giorno il piccolo Bruno potesse diventare come lui, non poteva fare a meno di porsi delle domande. Non si era mai pentito di quello che aveva fatto - quantomeno non si era pentito di essere diventato il padre di Bruno, il suo matrimonio con Emanuela non lo rendeva altrettanto felice - ma gli era difficile non essere colpito ogni volta da parole come quelle.
Per fortuna Martinelli lesse qualcosa di diverso nella sua esitazione.
«Se l'idea che tuo figlio possa diventare pilota non ti entusiasma, penso di poterti capire.»
«Mio figlio sarà libero di fare quello che desidera, soldi e sponsor permettendo» chiarì Giorgio. «Per ora preferisco non pensarci, ha solo due anni. Se sarà così pazzo da prendere la strada che ho preso io, non potrò fare altro che accettarlo.»
«E io sarò lieto di aiutarlo» replicò Martinelli, «Anche a mettersi contro di te, se dovessi dimenticarti all'improvviso di questo discorso sull'importanza di accettare le sue scelte.»
«Non lo dimenticherò» gli assicurò Giorgio. «Per me la felicità di mio figlio viene prima di tutto, che si tratti di corse o di altro.»

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 (2017) ***


Erano trascorsi pochi giorni, ma a Valentina sembrava passata una vita da quando Adriano, al ritorno dopo il fine settimana trascorso a casa di Giorgio, le aveva consegnato la lettera, contravvenendo alle disposizioni dell'amico. Valentina aveva continuato a non comprendere con esattezza le dinamiche che avevano portato Giorgio ad allontanarsi da lei - ciò che le aveva scritto non contribuiva a schiarirle del tutto le idee - ma qualcosa era cambiato definitivamente.
Dopo chilometri e chilometri di strada si trovava finalmente di fronte alla porta di casa di Giorgio. Non avrebbe trovato l'ex fidanzato ad attenderla, ma suo figlio Bruno, l'unico che un giorno avrebbe potuto metterla in contatto con Giorgio.
Un po' esitante, suonò il campanello. Si aspettava che fosse Bruno ad aprire la porta, ma si ritrovò invece di fronte a una donna sulla trentina, che le chiese: «Valentina Martinelli?»
«Sì, sono Valentina Martinelli» confermò. «Lei è...»
Esitò, senza sapere cosa dire.
Ci pensò la donna a chiarire ogni dubbio.
«Mi chiamo Arianna, sono la nuora di Giorgio.»
«Piacere di conoscerla.»
«Il piacere è tutto mio. Venga dentro.»
Valentina seguì Arianna dentro casa. Adriano le aveva solo accennato al fatto che Bruno fosse sposato, ma le era sembrato di capire che fosse separato dalla moglie.
Quasi a leggerle dentro la mente, Arianna le spiegò: «Quando Bruno mi ha detto che Giorgio era in ospedale, la sera in cui ero venuta qui a incontrarlo, ho pensato di rimanergli accanto in questo momento. Non so cosa sappia di noi.»
«Non so molto» ammise Valentina, «Ma non deve darmi alcuna spiegazione. Anzi, dovrei essere io a spiegarle perché sono qui, temo. O a spiegarlo a suo marito.»
«A proposito di mio marito, sta facendo una telefonata importante di lavoro» la informò Arianna. «Venga in soggiorno, lo aspetteremo là. Può darsi che la cosa tiri un po' per le lunghe. Intanto posso offrirle da bere?»
«No, grazie, sono a posto così» rispose Valentina, continuando a seguire Arianna.
Si accomodarono e subito la moglie di Bruno si mostrò piuttosto curiosa, a proposito della sua identità.
«Lei è la moglie del titolare della Scuderia Martinelli?»
«Sì, esatto.»
«Prima, però, scusi se sono invadente, era fidanzata con mio suocero?»
Valentina ridacchiò.
«Non si preoccupi per l'invadenza, c'è chi fa peggio di lei.»
«Vuole dire che c'è gente che le fa domande simili alla mia?»
«Non proprio, di solito non succede. La gente non riesce nemmeno a riconoscermi, di solito. Meglio così, non troverei niente di peggio. Mi riferivo agli appassionati di gossip sul motorsport che, su apposite pagine social, si divertono a parlare della vita privata di piloti e team principal, anche di quelli dei vecchi tempi. Il fatto che io fossi fidanzata con Giorgio, prima di mettermi insieme ad Arturo Martinelli, non è passato inosservato.»
Arianna sospirò.
«Non me ne parli, ci sono persone interessate anche alla vita privata dei piloti delle formule minori, non necessariamente di quelli contemporanei, oppure dei giornalisti che parlano di Formula 1 in TV. Bruno rientra a pieno in entrambe le categorie... e se sta per chiedermi se la cosa mi ha mai dato problemi, direi di no. Io e Bruno ci siamo allontanati, a un certo punto, ma non c'entrano niente i social e quello che i fan vi scrivono sopra.»
«Non deve spiegarmi niente a proposito della sua vita privata» le assicurò Valentina. «Se si era allontanata da suo marito e adesso la distanza sembra essere diminuita, non posso fare altro che essere felice per voi. Sono io quella che deve delle spiegazioni a lei e a Bruno, e forse un giorno dovrò dare delle spiegazioni anche a Giorgio. Posso chiederle come sta?»
«L'intervento è riuscito e si sta riprendendo molto lentamente» rispose Arianna. «Non so se Bruno gliel'abbia già detto, quando vi siete sentiti.»
«Sì, mi aveva detto qualcosa del genere.»
«Grosse novità, per il momento, non ce ne sono, ma ce lo facciamo bastare. Sarebbe peggio se ci fossero e non fossero positive.» Arianna avvampò. «Posso farle io una domanda invadente?»
«Certo.»
«Come mai si è messa in contatto con Bruno, dopo così tanto tempo?»
«Dopo tanto tempo in cui non ho fatto parte della vita di Giorgio, intende?»
«Sì.»
«Comprendo le sue perplessità.»
Arianna mise le mani avanti.
«No, guardi, non sono perplessa. Non ci vedo niente di male nel fatto che abbia deciso di ricordarsi di Giorgio in un momento così difficile della sua vita. Solo, mi sembra un po' strano che, a interessarsi di lui, sia una persona con cui Giorgio non ha avuto contatti. O quantomeno, con una persona di cui Giorgio non ha mai parlato nemmeno con suo figlio.»
Valentina sorrise.
«Ha un bel modo di chiedere le cose, Arianna.»
«Cosa vuole dire?»
«Che impazzisce dalla voglia di chiedermi se ero in contatto con Giorgio all'insaputa di tutti, oppure se fossimo amanti, ma non si permetterebbe mai di pronunciare esplicitamente queste parole.»
«Oh, no!» si difese Arianna. «Ha ragione, non mi permetterei mai di dire una cosa simile, ma nemmeno di pensarla.»
«Tutti pensiamo a cose a cui non dovremmo pensare. Comunque, se lo vuole sapere, Giorgio non ha mai nascosto nulla, su di me. Ormai per lui ero solo la moglie di Arturo Martinelli, una persona con cui non aveva più niente a che fare da tanto tempo. È stato Giorgio, per qualche verso, a mettersi in contatto con me, tramite Fabbri. Io e Adriano siamo amici da molti anni e ci siamo sempre sentiti. Dal momento che a Giorgio avrebbe fatto piacere rivedermi e che il piacere sarebbe contraccambiato, ho deciso di venire qui.»
Stavolta fu Arianna a sorridere.
«Mi sembra una bella storia. Non so che cosa stia cercando, qui, ma spero che lo trovi.»
«Non so nemmeno io cosa sto cercando» ammise Valentina, «Forse solo quello che rimane di una vita che credevo di avere dimenticato per sempre.»
«Non importa quanto cerchiamo di dimenticare i legami che contavano davvero, prima o poi accadrà qualcosa che li farà tornare alla luce.»
«Parla di me, oppure di lei?»
«Di entrambe.»
«Mi sembra di intuire che anche lei stia cercando qualcosa, Arianna. Le auguro la stessa cosa che ha augurato a me: di trovare quello che cerca.»
«Penso di avere già trovato quello che stavo cercando. Non...»
Si interruppe: proprio in quel momento Bruno Montani fece il proprio ingresso in soggiorno.
Valentina non poté fare a meno di fissarlo a lungo. Adriano le aveva riferito, tempo prima, della somiglianza che aveva con lo zio, o quantomeno con colui che aveva sempre considerato suo zio. Non mentiva, anzi, sembrava di vedere una copia spiccicata del fratello di Giorgio.
Fu Arianna a interrompere le sue riflessioni.
«Bruno, ti presento la signora Valentina.»
Valentina si alzò in piedi e andò a stringergli la mano.
«Finalmente ci incontriamo dal vivo.»
«Già, finalmente. Spero che presto possa incontrare dal vivo anche mio padre.»
Nonostante di fatto non si conoscessero, sembrava ben disposto nei suoi confronti.
«La ringrazio per la sua gentilezza, Bruno. Deve chiedersi sicuramente perché sono qui.»
Bruno le assicurò: «Se è qui, significa che ci tiene a mio padre. Mi basta questo, non è compito mio fare domande.» Si rivolse alla moglie. «Forse a questo ci hai già pensato tu. Spero non ti sarai impicciata troppo.»
«Ma no, per chi mi hai presa!» ribatté Arianna. «E poi, che figure mi fai fare? Valentina si farà un'opinione terribile di me!»
Bruno si sedette.
«Non era assolutamente mia intenzione farti fare brutta figura.»
Anche Valentina tornò ad accomodarsi.
«Non mi farei mai un'opinione terribile di voi. Anzi, mi sembrate entrambi piuttosto gentili e disponibili.»
«Penso sia il minimo che possiamo fare per lei» replicò Bruno. «Una domanda, però, ce l'avrei.»
Arianna ribatté: «Lo vedi? Anche tu sei ben disposto a intrometterti!»
«Niente affatto» puntualizzò Bruno. «Volevo chiedere a Valentina se aveva l'abitudine di accompagnare mio padre sui circuiti, o se lo faceva almeno ogni tanto.»
«Sì, lo facevo.»
«Com'era?»
«Com'era suo padre?»
«No, com'era l'automobilismo della fine degli anni '70 e dell'inizio degli anni '80? Ha quell'alone mistico che gli viene dato al giorno d'oggi?»
Arianna azzardò: «Forse faresti meglio a chiederlo a tuo padre, quando starà meglio. Anzi, avresti dovuto chiederglielo molto tempo fa.»
Bruno precisò: «Preferisco un parere esterno. Sono sicuro che Valentina abbia colto delle sfumature che a mio padre sfuggivano.»

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 (1977) ***


«E così, tu saresti il famoso Fabbri» osservò Valentina, nel momento in cui Adriano si sedeva al tavolo. «Sono contenta di conoscerti, ho sentito parlare tanto di te.»
Giorgio si ritrovò gli occhi dell'amico puntati addosso.
«Spero bene.»
Giorgio rise.
«Avrei avuto anche tante cose negative, se avessi voluto, ma non mi andava di farti fare brutta figura. E poi, se le avessi parlato male di te, forse non avrebbe voluto conoscere il pilota con cui un giorno scalerò il tetto del mondo.»
«Invece sì, l'avrei voluto conoscere lo stesso» ribatté Valentina. «Devi sapere, Adriano, che ogni volta in cui ci vediamo, Giorgio non fa altro che parlarmi di quanto tu sia un pilota eccezionalmente dotato e di quanto tu sia veloce.»
Adriano parve un po' imbarazzato.
«Mi fa molto piacere, ma credo che Giorgio stia un po' esagerando. È vero, ultimamente le cose stanno andando bene e presto prenderemo parte a una delle gare automobilistiche più importanti al mondo, ma da come ti ha parlato di me sembra quasi che io sia il miglior pilota di sempre.» Si rivolse a Giorgio. «E poi, perché le parli sempre di me? Non pensi di essere un po' asfissiante, se le racconti sempre di gare, di macchine e di piloti?»
Giorgio stava per replicare che Valentina apprezzava quel genere di racconti, ma non ce ne fu bisogno: la sua fidanzata intervenne riferendoglielo in prima persona.
«Sentire parlare di corse mi piace. Deve essere per questo che mi sono fidanzata con Giorgio. Voi piloti avete un certo fascino.» Ridacchiò. «Beh, tu non tanto, ma Giorgio ne ha molto. Lo so che quello che dico può sembrare stupido, ma trovo che le corse automobilistiche abbiano un fascino quasi poetico.»
«Hai mai visto una gara dal vivo?»
«Sì, qualche tempo fa... ma bisogna avere visto una gara dal vivo per esserne affascinati?»
Adriano puntualizzò: «Non intendevo dire questo. Era solo una domanda. Non sapevo che Giorgio ti avesse mai portata con sé. Oppure vi siete conosciuti dopo?»
Giorgio gli raccontò: «L'ho portata con me a Vallelunga, tu non c'eri.»
«Infatti mi è dispiaciuto» ammise Valentina. «Avrei voluto vederti al volante.»
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi Adriano ebbe un'idea.
«Vieni a Le Mans.»
Valentina spalancò gli occhi.
«A Le Mans?!»
«Perché no?» Adriano cercò di convincere Giorgio. «Puoi portarla, le piacerebbe senz'altro. Ha visto solo una gara di Formula 3000, la Ventiquattro Ore di Le Mans è un'altra cosa.»
«Posso immaginare che sia un'altra cosa» ribatté Valentina, «Ma non è possibile. Chissà, magari l'anno prossimo.»
Era bello sentire Valentina parlare di futuro. Non era mai successo, con le ragazze che Giorgio aveva frequentato prima di lei. Non era mai riuscito a capire se temessero che si allontanasse da loro perché la sua carriera l'avrebbe costretto a passare molto tempo lontano da loro, oppure se fossero convinte che un giorno sarebbe morto al volante di una vettura da competizione, lasciandole sole.
Valentina era chiaramente consapevole dei rischi che correva, ma non ne parlava mai, allo stesso modo in cui Giorgio evitava di non parlarne con lei. Era una sorta di accordo tacito, in cui l'ipotesi che potesse accadere qualcosa di negativo veniva taciuta, come a fingere che non esistesse.
Ci tenne comunque a precisare: «Mi fa piacere che tu voglia venire a Le Mans il prossimo anno, ma non sono sicuro che correrò a Le Mans. Dipende da come andrà questa stagione.»
Valentina annuì.
«Lo so, dicevo per dire. Se non sarà Le Mans, potrebbe essere qualche altra gara importante.»
«Speriamo.»
«Credo nelle tue capacità.»
«Non servono solo le capacità, ci vogliono anche tanti sponsor e tanta fortuna» mise in chiaro Giorgio. «Magari potrei avere i numeri, poi salta fuori un pilota che ha il doppio dei soldi che ho io ed ecco che, all'improvviso, la mia opportunità smette di esistere di punto in bianco.»
Adriano obiettò: «Quello che dici è ingiusto nei confronti di Martinelli. Non mi sembra che abbia intenzione di cacciarci e di sostituirci con dei piloti dalla valigia più pesante.»
«Parlavo per ipotesi» chiarì Giorgio. «Non si sa mai quello che potrebbe succedere. Oggi corriamo per la Scuderia Martinelli, ma non è detto che continuerà ad esistere per sempre. E soprattutto, non è detto che, nel corso della nostra carriera, non prenderemo mai delle decisioni che possano allontanarci da lui.»
«Non lo metto in dubbio, anzi, il mio sogno non è certo correre per la Scuderia Martinelli per tutta la vita» ribatté Adriano, «Ma non vedo perché dovrei rinunciare a priori a qualcosa che funziona. Non dovresti farlo nemmeno tu.»
Giorgio annuì.
«Lo so, ma adesso ho l'impressione che stiamo iniziando ad annoiare Valentina. Non penso che le importi qualcosa di Martinelli.»
«Oh, no, ti sbagli» replicò Valentina. «Da quello che mi hai detto di lui, dovrebbe essere un uomo interessante. Spero di conoscerlo, prima o poi.»
«Spero anch'io di potertelo presentare» rispose Giorgio, senza sapere che avrebbe finito per maledire il giorno in cui sarebbe successo. «Adesso, però, credo sia il caso che parliamo d'altro. Tu, Adriano, non hai niente di più interessante da raccontare a Valentina?»
«Esatto, parliamo di te» confermò Valentina. «Hai una fidanzata?»
«No.»
«Oh, mi dispiace. Spero che le cose possano cambiare presto.»
«Io, invece, non sono così sicuro di volermi trovare una fidanzata» ribatté Adriano. «La mia vita è un caos, non sono sicuro che qualcuna vorrebbe condividerla con me.»
«Io, invece, sono certa che, se raccontassi a qualcuna delle mie amiche che ho conosciuto un pilota che non ha una ragazza, farebbero carte false pur di incontrarti» replicò Valentina. «Se cambi idea, ho delle amiche che vorrebbero conoscere qualcuno con cui uscire.»
«Non cambierò idea.»
Giorgio intervenne: «Quello che Adriano sta cercando di dirti è che non è portato per le relazioni stabili. Se hai delle amiche in cerca di incontri occasionali, magari sarebbe contento di conoscerle.»
Adriano obiettò: «Preferisco che i miei eventuali incontri occasionali rimangano cosa tra me e le donne che incontro. Senza offesa per Valentina, ma preferisco non avere intermediari.»
Valentina ammise: «Mi sembra una giusta considerazione. Comunque, se un giorno cambierai idea...»
Adriano la interruppe: «Non cambierò idea. Spero di arrivare in alto e di avere un futuro in Formula 1, o comunque ad alti livelli. Non avrei tempo per una fidanzata fissa.»
«Ci sarà un dopo, comunque» gli ricordò Valentina. «Non sarai un pilota per tutta la vita. Spero che la tua carriera duri il più a lungo possibile, ma non sarà eterna.»
«Potrei non vivere abbastanza da arrivare a fine carriera.»
Valentina abbassò lo sguardo, un po' come se non sapesse cosa dire. Non c'era da sorprendersi che non trovasse le parole, non era abituata a quel tipo di discorsi. Giorgio si chiese se fosse opportuno intervenire, ma non ne ebbe il tempo. Valentina alzò lo sguardo di colpo e riprese a parlare.
«Pensiamo positivo. Non verrò a Le Mans quest'anno, ma magari un giorno ci andremo tutti insieme. Parlo di quando saremo anziani e la vostra carriera sarà già finita da decenni. Non so, tra quarant'anni, magari. Sarebbe bello se fosse un modo per celebrare il quarantesimo anniversario di un vostro successo.»
«Non gufare» la ammonì Giorgio. «Non porta così bene parlare di vittorie ipotetiche.»
«Hai ragione, scusa. Comunque sarebbe bello andare a Le Mans tutti insieme tra quarant'anni.»
«Tra quarant'anni sarà il 2017» obiettò Adriano. «È lontanissimo nel tempo. 2017: solo a pronunciarlo, lascia pensare a una vita completamente diversa dalla nostra.»
«Ci adatteremo» ribatté Valentina, «Come hanno fatto le altre generazioni prima di noi. Sarà una vita diversa e avremo quarant'anni più di adesso, ma non per questo non potrà esserci niente di positivo. Non so come saremo, ma l'idea di noi tre a Le Mans come spettatori - o come invitati, se diventerete famosi - mi sembra meravigliosa. Noi tre, oppure noi quattro, magari ai tempi ci sarà una donna nella tua vita, Adriano.»
Di fronte a quella prospettiva, Adriano sorrise.
«Sì, magari potremmo farlo, andare tutti insieme a Le Mans nel 2017, se esisterà ancora la Ventiquattro Ore. Dopotutto potrebbero succedere tante cose in quarant'anni, qualcuno che sta molto in alto potrebbe decidere di cancellare competizioni storiche per adattare l'automobilismo ai tempi che cambiano.»
Giorgio non era molto interessato a come sarebbero stati i campionati automobilistici di quarant'anni più tardi.
«Potremmo essere malati, oppure morti» si limitò a osservare. «Penso sia meglio evitare di fare progetti a così lunga durata.»
Non poteva saperlo, al momento, ma solo uno di loro sarebbe stato a Le Mans, nel 2017, in occasione della Ventiquattro Ore. Giorgio sarebbe stato ricoverato in ospedale, quel giorno, a riprendersi da un difficile intervento chirurgico.
Il suo pensiero, comunque, sarebbe andato all'amico al circuito della Sarthe. Attraverso i mezzi di comunicazione rapidi e immediati di quell'epoca ancora futura gli avrebbe scritto, proprio all'orario in cui sarebbe stata esposta la bandiera a scacchi: "buon anniversario".

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 (2017) ***


La Ventiquattro Ore di Le Mans era ormai parte del passato, seppure recente, ma il ricordo di quel fine settimana sarebbe rimasto indelebile nella mente di Adriano. Non solo: per quanto fossero memorie sbiadite, gli sembrava vagamente di rammentare un discorso di quattro decadi prima, avvenuto in un bar una sera del 1977, la volta in cui Giorgio gli aveva presentato Valentina. Si erano messi d'accordo, forse non troppo sul serio, per andare ad assistere insieme all'edizione del 2017.
Non era accaduto, ma Adriano era felice di sapere che sia Valentina sia Giorgio facevano ancora parte della sua vita. Quest'ultimo vi era rientrato prepotentemente di recente, ma Adriano non si era mai pentito di essere andato a fargli visita, nel weekend del Gran Premio di Montecarlo.
Quel gran premio era ormai lontano a sua volta, ma Adriano stava tornando dal suo ex compagno di squadra. L'aveva invitato da lui, dopo che si erano occasionalmente sentiti a seguito dal suo intervento, e aveva accettato.
Suonò il campanello pensando di trovare Giorgio ad aprigli la porta, oppure suo figlio, o quella governante così brava ai fornelli, ma non apparve nessuno di loro. Sulla soglia c'era Valentina. Adriano la fissò con gli occhi spalancati, quasi senza credere alla sua presenza.
L'amica lo salutò con in cenno della mano, mentre Adriano le si avvicinava. Si ritrovarono uno di fronte all'altra, a meno di un metro di distanza, il silenzio, un po' come se nessuno dei due sapesse cosa dire. Dopo un'attesa in apparenza interminabile, fu Valentina la prima a parlare.
«Grazie.»
«Per cosa?»
«Per la lettera, per avermela consegnata nonostante Giorgio non volesse.»
Adriano non riusciva a collegare del tutto quella sua decisione con la presenza di Valentina a casa di Giorgio.
«Mi avevi detto che avresti chiamato Bruno per chiedergli come fosse andata l'operazione di suo padre.»
Valentina annuì.
«È quello che ho fatto.»
«E come mai sei qui, oggi, se non sono indiscreto?»
«Perché nella vita succedono tante cose e le persone si allontanano, ma non è detto che sia per sempre.»
Era una bella risposta, ma non chiariva i dubbi di Giorgio.
«Cos'è successo quando hai chiamato Bruno?»
«Gli ho detto che ero un'amica di suo padre - mi sono presa una piccola licenza poetica, se così la vogliamo chiamare - e che avrei voluto vederlo, se fosse stato possibile. Tempo fa ho incontrato Bruno e sua moglie.»
«Sua moglie? Sono tornati insieme, quindi?»
«Bruno non avrebbe mai fatto nulla per cercare di sistemare il suo matrimonio con Arianna, ma per fortuna ci ha pensato lei.»
«E tu?» volle sapere Adriano. «Sei riuscita a vedere Giorgio? O meglio, dato che sei qui, ci sei sicuramente riuscita, ma quando l'hai rivisto per la prima volta?»
Valentina spiegò: «È stato quando era ancora in ospedale. Non subito, non volevo causargli un trauma. È stato...» Si interruppe, come a cercare le parole. «Lo so, è banale dire che è stato emozionante, ma lo è stato davvero. Non pensavo l'avrei rivisto mai più, e ritrovarmi davanti a lui, poterlo guardare negli occhi, è stato qualcosa che non mi aspettavo di potere vivere.»
«E lui?» chiese Adriano. «Come ha reagito?»
«Bruno l'aveva avvertito che sarei andata da lui. Credo comunque che anche per Giorgio sia stato emozionante. Per un po' ci siamo guardati senza dire niente, poi mi sono avvicinata a lui, mi sono chinata sul suo letto e ci siamo abbracciati, ancora senza dire niente. In quel momento ho capito di non avere mai smesso di volergli bene e che volevo rimanere accanto a lui, durante la sua convalescenza.»
«Quindi sei qui da allora?»
«Sì.»
«Oh. Non me lo aspettavo. Quindi questo significa che...»
Valentina lo interruppe: «Se stai per chiedermi se io e Giorgio stiamo insieme, no. Ho deciso di rimanere qui per permettere a Bruno di tornare a casa insieme ad Arianna. Quando Giorgio starà meglio e potrò fidarmi a lasciarlo da solo, me ne andrò. Abbiamo parlato molto, in questi giorni, di molte cose.»
Adriano azzardò: «Ti ha parlato anche del perché abbia innescato quell'incidente?»
«Sì, ne abbiamo parlato, ma abbiamo fatto discorsi che mi interessavano di più, rispetto a quello» ammise Valentina. «Non voglio essere scortese, sicuramente per voi un gran premio era molto importante, ma c'erano altri argomenti di cui dovevamo raccontarci. Mi ha parlato della sua vita con Emanuela e io della mia con Arturo. Lo so, può sembrare che non sia il migliore argomento tra una coppia di ex fidanzati, ma ne avevamo bisogno entrambi, sentivamo di doverci raccontare cos'era successo in assenza l'uno dell'altra.»
«E dopo che ve lo siete raccontati?»
«Abbiamo capito che abbiamo perso una grande occasione per essere felici insieme, ma che entrambi abbiamo avuto delle opportunità che, in altro modo, ci sarebbero state precluse, che non tutto quello che non funziona deve essere considerato un errore. In poche parole, quando eravamo più giovani abbiamo gettato alle ortiche la possibilità di stare insieme, ma non è una buona ragione per non potere essere amici adesso. Io voglio bene a Giorgio e Giorgio ne vuole a me, è tutto molto semplice.»
«E io?» domandò Adriano. «Qual è il mio ruolo? Perché Giorgio mi ha invitato?»
«Abbiamo fatto un sacco di strada insieme, noi tre» gli ricordò Valentina. «Non tutto quello che è accaduto in passato va buttato via. Adesso siamo di nuovo qui, noi tre, come ai vecchi tempi.» Rise. «Non è Le Mans, ma ce lo possiamo fare bastare.»
«Te ne ricordi anche tu?»
«Come potrei dimenticare?»
«È passata una vita.»
«Già, e sono successe un sacco di cose, purtroppo non tutte belle.»
Adriano abbassò lo sguardo, comprendendo dove volesse andare a parare.
«Già. Purtroppo siamo in tre come allora e non siamo mai riusciti a diventare quattro. Però quello che conta è che, finché ci siamo, cerchiamo di vivere tutto al meglio, di non lasciarci travolgere dai pensieri negativi. Mi fai entrare? Giorgio mi starà aspettando.»
Valentina puntualizzò: «Per prima cosa, preparati a degli insulti. Giorgio era incavolato nero, quando ha scoperto che mi hai dato la lettera.»
«Gliel'hai detto?»
«Ho dovuto, altrimenti non avrei potuto spiegargli la ragione della mia presenza.»
«Mi dispiace che ci sia rimasto male» chiarì Adriano, «Ma l'ho fatto per una giusta causa. Tu sei qui per questo. Lo spiegherò anche a lui, ovviamente.»
Entrarono in casa.
Giorgio li aspettava in soggiorno.
Non insultò Adriano, né gli chiese spiegazioni, sembrava solo felice che fossero tutti e tre insieme. Sembrava avere perso qualche chilo, rispetto al loro incontro precedente, e appariva piuttosto pallido.
«Stai bene?» gli chiese Adriano.
«Ci provo» ammise Giorgio. «Diciamo che ho vissuto giorni migliori, ma almeno sono vivo e sono qui con voi.»
«Mi fa piacere che tu stia... non dico bene, ma... insomma, mi fa piacere che tu sia vivo.» Adriano si sedette accanto a lui. «Lo sapevo che saresti tornato a casa.»
«Allora, se lo sapevi, avresti potuto rispettare le mie volontà» ribatté Giorgio. «Sei fortunato che ho a malapena la forza di tirarmi su dal divano, altrimenti sai quanti calci nel culo ti avrei già tirato?»
Adriano gli posò una mano su una spalla.
«Mi dispiace.»
«Non importa.»
«No, davvero, non avrei dovuto.»
«Pensavi di agire a fin di bene e, in effetti, hai agito a fin di bene» concluse Giorgio. «Senza di te, Valentina non sarebbe qui. Ha una pazienza infinita e penso sia l'unica in grado di sopportarmi. A proposito, Valentina, ti scoccia dare qualcosa da bere ad Adriano? Mi gira un po' la testa, non me la sento di andare io.»
Adriano si alzò in piedi.
«No, vado io. Mi va bene un bicchiere d'acqua e so dove andarmelo a prendere.»
Si diresse verso la cucina, prese un bicchiere dallo scolapiatti e lo riempì sotto al rubinetto del lavello. Quando poco più tardi rientrò in soggiorno, sorprese Valentina avvighiata a Giorgio sul divano, intenta ad accarezzargli i capelli. Non sembravano solo amici come gli aveva fatto credere, ma d'altronde non era affare di Adriano impicciarsi su che cosa ci fosse esattamente tra di loro, quando con tutta probabilità perfino i diretti interessati non avrebbero saputo definire con precisione il loro rapporto. Sembravano felici insieme e non c'era altro che contasse.
Non si erano accorti di lui e Adriano sgusciò fuori dalla sala, per non apparire troppo indiscreto. Attese un po' e, quando tornò a rientrare, Valentina e Giorgio erano un po' più distaccati, intenti a parlare tra di loro.
Adriano tornò ad accomodarsi al fianco dell'amico, che subito gli chiese: «Come sono andate le ultime settimane? Per caso Paola ti ha stalkerato sui social?»
Adriano ridacchiò.
«No, per fortuna. Non fraintendermi, era simpatica, ma preferisco non dovere passare il mio tempo tempestato da messaggi di una fan convinta che solo noi dei nostri tempi fossimo veri uomini. Già ma la immagino: "voi, se un vostro avversario vi avesse frenato davanti a caso, l'avreste picchiato, non gli avreste certo tirato una ruotata dietro la safety car".»
«Non avrebbe tutti i torti: ai nostri tempi non c'era la safety car. E comunque non penso che, in Azerbaijan, Hamilton abbia fatto qualcosa contro Vettel. Mi dispiace dirlo, perché sono un suo estimatore, ma ha esagerato.»
«Peccato, comunque, perché erano così carini insieme» intervenne Valentina. «Speriamo che tornino amici.»
Giorgio riprese la parola.
«Venendo alle cose serie, invece, com'è andata a Le Mans?»
«Bene» rispose Adriano. «È stato meno faticoso rispetto a quarant'anni fa, non ho dovuto fare altro che farmi scattare qualche foto. Però è stato bello. Ci ho pensato un sacco, a quando abbiamo vinto insieme.»
«Tutto qui?» si lamentò Giorgio. «Non c'è altro da raccontare?»
«Oh, sì, c'è tanto altro» ammise Adriano, prima di iniziare a narrare gli eventi di quel fine settimana di giugno sul circuito francese partendo dal loro inizio.

*** fine ***

 



NOTE DELL'AUTRICE: questo racconto è nato nel mese di luglio del 2022 dopo averci pensato per un po' di tempo. Avevo già scritto altri racconti ambientati nel mondo del motorsport, ma mai nessuno ambientato almeno in parte nella Formula 1 di fine anni '70/ inizio anni '80, periodo che mi affascina molto.
Avevo varie intenzioni, che ho deciso di mettere in atto tutte all'interno della stessa trama. Del periodo vintage della Formula 1 mi piace il fatto che ci fossero molte più squadre che in epoca moderna e contemporanea e che anche per squadre inizialmente di basso livello potessero esserci momenti molto positivi e risultati occasionali paragonabili anche a quelli di team di fascia medio/alta. Ho ideato quindi la Scuderia Martinelli, immaginandola come una squadra con risultati fatti di alti e bassi e sporadiche vittorie.
In più volevo parlare delle derive del tifo, un'evoluzione che punta progressivamente alla polemica a tutti i costi, talvolta andando a scavare nel passato per ingigantire anche polemiche ormai dimenticate, cercando contrapposizioni a tutti i costi. Da qui nasce anche l'idea della contrapposizione tra i due protagonisti e di una rivalità passata mai del tutto risolta, sulla quale il pubblico sia passato sia contemporaneo sembra avere idee ben precise sul fatto che ci sia una sorta di bene assoluto contro male assoluto.
Ho voluto rendere entrambi i piloti co-protagonisti e permettere ai lettori di entrare nella loro mente proprio perché si potesse comprendere che nessuno dei due era al cento per cento come veniva descritto e che anche il "male assoluto" era in realtà una persona normalissima, le cui azioni erano dettate da ragioni ben precise: ragioni non necessariamente condivisibili, ma da un certo momento in poi sfuggite al suo controllo. Spero che questo mio racconto possa essere stato apprezzato.

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