The wolf of the inquisitors

di dragun95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO
 

Al tavolo del consiglio, erano riuniti insieme tutti e cinque i Consiglieri. Questi erano l’organo più importante dell’ordine degli Inquisitori, con il più alto potere decisionale, secondo solo al leader dell’ordine stesso. Ormai erano riuniti lì dentro da una trentina di minuti e ancora niente era stato deciso.
 
-Direi proprio che siamo arrivati ad un punto morto!- sospirò uno dei cinque con fare annoiato.
 
-Non direi. Abbiamo con noi il Manoscritto recuperato a Nidolan!- precisò Greed, un Suiham dal manto marrone rossiccio con una cresta di colore verdastro. Indossava la divisa degli Scribi, ma questa era di un colore violaceo con alcune parti nere e un collare in pelliccia che gli ornava le spalle.
 
-Si, il Manoscritto che non siamo riuscito a tradurre, se non un paio di pagine!- gli ricordò l’altro in tutta la sua imponente stazza da Minotauro. Anche lui indossava un vestiario degli stessi colori del Suiham così come il resto degli individui seduti al tavolo, mentre faceva roteare la sua maschera da medico della peste nera con motivi argentati e lenti rosse.
Greed inforcò gli occhi grugnendo irritato dall’atteggiamento del compagno.
 
-Lo so anch’io. Non è possibile ricavarne qualcosa più in fretta?- domandò rivoltò ad un’altra figura rivolta a sud-est del tavolo. Questa però scosse la testa.
 
-Stiamo scandagliando tutti i testi e i libri di lingue antiche di cui disponiamo. Ma lo stato delle pagine non è dei migliori- rispose Fu Xua. Era una donna proveniente dalle isole orientali, come si evinceva dai tratti del suo viso e dai lunghi e lisci capelli neri.
 
-Credevo che dopo sei mesi aveste fatto progressi-
 
-Ci stiamo provando Varsos. Ma neanche gli Archivisti possono fare miracoli. Inoltre più che un manoscritto si direbbe un diario- Gli “Archivisti” erano un ramo di ricerca che collaborava insieme agli Scribi per elaborare le informazioni sulla piaga. Non possedevano una formazione medica, ma avevano conoscenze in vari campi di studio, incluse le lingue antiche e sapevano tradurre i testi.
 
-Allora mi spieghi come ha fatto quel pazzoide di Josef qualcosa, a riuscire a decifrarlo?- la punzecchiò il Minotauro ricacciandosi indietro il ciuffo di capelli rosa scuro che gli era caduto sugli occhi.
 
-Non è il momento di litigare! Quel diario o manoscritto che sia, rappresenta l’unica arma effettiva che abbiamo contro la Piaga da più di un secolo- si intromise Greed.
 
-Se fossimo riusciti a catturare quel pazzo vivo, forse avremmo potuto dimezzare i tempi-
 
-Stai criticando l’operato della mia divisione Xua?- l’altra donna guardò la sua compagna e scuotendo la testa.
 
-Non criticherei mai l’operato delle Ombre, Sabina…sto solo dicendo…- l’altra le scoccò un’occhiataccia per farla stare zitta. Nonostante fosse minuta, la Imp sapeva farsi rispettare. Era molto bella ed attraente con un fisico formoso coperto dalla sua divisa, la carnagione tendeva al grigio bluastra e tra i lunghi capelli violacei spuntavano quattro corna rosso fuoco, due che si diramavano in alto e le altre che si piegavano verso il basso.
 
-Ti ricordo che alcune delle mie ragazze sono morte a causa degli esperimenti di quel pazzo. Quindi preferirei che non parlassi male di loro!- gli ricordò rizzando e puntandogli contro la sottile coda con la punta a forma di cuore come a minacciarla.
Nella stanza calò il silenzio, anche se a Nidolan avevano trionfato contro gli intrighi del duca Kruagag, smascherando il suo piano di usare gli infetti. Molti innocenti e degli Inquisitori avevano perso la vita.
 
-Sabina, non mi va di parlare dei morti. Con tutto il rispetto che ho per loro- si scusò subito il Suiham, vergognandosi che la morte dei loro membri sia stata causata in parte da un membro della sua razza. –Ma al momento dobbiamo pensare al presente. Quel diario è l’unica cosa valida che ci può fornire più informazioni sulla Piaga-
 
-Ti fermo subito, ma credo che voi vi stiate dimenticando una cosa!- gli altri tre si misero a guardare Varsos non capendo cosa volesse dire.
 
-I Crociati della Chiesa!- disse con astio nel suo tono di voce –Quei maledetti bastardi hanno cominciato a farsi più audaci- negli ultimi tempi gli Inquisitori stavano ricevendo più segnalazioni, che alcuni dei loro membri erano stati sorpresi e in casi uccisi dal gruppo armato della Chiesa. I quali li paragonava solo a degli eretici e criminali.
 
-Su questo Varsos ha ragione. Non c’è un modo di anticipare le loro mosse?- chiese la Consigliera orientale.
 
-La mia divisione sta tenendo d’occhio alcuni dei loro elementi più importanti. Ma non posso certo mettere tutte le Ombre a sorvegliare la chiesa. Potrebbero servire anche in altre battaglia-
 
-Quegli idioti sono pericolosi è vero. Ma la Piaga lo è ancora di più di loro, dovremmo concentrarsi su di essa. Come abbiamo sempre fatto- grugni risoluto Greed ribattendo la sua manovra di azione. Da lì in poi iniziò una discussione tra i presenti. Tutti eccetto uno che era rimasto in silenzio.
Stanco di sentire i suoi compagni gridarsi sopra. Prese il boccale da birra che aveva davanti, sbattendolo con forza contro il tavolo mandandolo in frantumi. Di colpo gli altri quattro si girarono verso di lui.
 
-Potevi anche alzare solo la mano, Havel- gli disse Fu Xua
 
-Da come vi parlavate sopra, dubito mi avreste sentito!- rispose lui da sotto la sua maschera. Il Consigliere Havel era un uomo di altezza non impressionante come il Minotauro, ma nemmeno troppo basso con le spalle larghe. Anche lui indossava lo stesso vestiario degli altri con gli stessi colori.
Ma si distingueva per la sua maschera, che invece di essere a forma del becco di un corvo come gli altri. Era stata modellata sul teschio di un lupo di colore nero con motivi argentei.
 
-Hai qualcosa da dire?- gli chiese Varsos, l’altro annuì agitando appena la testa.
 
-Litigare come stiamo facendo ora ci sta solo facendo perdere tempo. Per come la vedo io dovremmo concentrarci su ciò che ci può essere utile, come il diario!- rispose incrociando le braccia al petto.
 
-Vi ricordo che non possiamo andare troppo velocemente con la traduzione. Potrebbe sbagliare a tradurre qualche parola per la fretta- gli fece presente l’Archivista, sapeva meglio degli altri nella stanza che tradurre un testo antico richiedeva tempo e pazienza. Havel annuì alle sue parole.
 
-E se ci fosse un modo per aiutarvi?- gli altri lo guardarono come a chiedergli spiegazioni. Lui alzò la mano guantata schioccando le dita. Dall’oscurità della stanza uscì fuori un membro della divisione delle Ombre, fermandosi vicino alla sedia del Consigliere.
 
-Spero non ti dispiaccia Sabina. Ma ho chiesto a qualcuno della tua divisione di fare una ricerca per me-
 
-Ricerca su che cosa?- domandò Greed che era curioso di sapere di come stesse parlando. L’Ombra allora gli passò un plico di fogli prima di ritirarsi tornando nelle tenebre. Diede una lettura veloce alle pagine e successivamente le passò ai suoi compagni.
La parola che svettava tra tutte era: Occhio del sapere.
 
-Cosa sarebbe questo “Occhio del sapere”?- gli chiese il Minotauro che non aveva mai sentito prima quella parola. Anche se non è che fosse poi così acculturato.
 
-Questo perché sei una zucca vuota!- gli rinfacciò Fu Xua, che sapeva benissimo che di cosa si trattasse.
 
-E’ un oggetto creato dai seguaci di Thoth. Secondo le storie antiche, tradurrebbe qualunque lingua in un’istante- spiegò subito l’orientale.
 
-Aspetta, se c’è un oggetto simile perché non lo avete usato subito?-
 
-Perché sono oggetti risalenti al periodo della “Guerra del sapere”- gli rispose la Imp. Ricordando che nei testi di storia ci fù una guerra tra i credenti delle divinità: Thoth, Atena e Quetzalcoatl. La guerra distrutte molti oggetti dei tre schieramenti, che venivano adoperati per cercare di capire i misteri del mondo e cose simili. Tutt’ora i pochissimi oggetti sopravvissuti a quel conflitto erano reliquie inestimabili.
 
-E allora dove pensi di andare a prenderlo, se è così raro?- l’altro gli disse di girare pagina. Su di essa c’era segnato un luogo conosciuto come: Lago della luna.
 
-Non voglio fare la guastafeste…ma se non ricordo male, lì non c’era un tempio in onore di Thoth, ormai in rovina e completamente saccheggiato?- nel vederlo l’Archivista era piuttosto confusa.
 
-Dovresti avere più fede amica mia. Credi davvero che gli accoliti di Thoth, lascerebbe che qualcuno distruggesse i suoi strumenti come se niente fosse?- gli altri Consiglieri lo guardarono.
 
-Dici che potrebbero aver protetto una di quelle reliquie?-
 
-Possibile- gli rispose il Lupo degli Inquisitori, come veniva chiamo del resto dell’Ordine. Ma ancora gli altri erano molto scettici.
 
-Non lo so Havel, mi sembra troppo un salto alla cieca- ammise il Suiham scettico.
 
-Già e vista la situazione non abbiamo tempo per inviare una squadra a controllare. Abbiamo già molti problemi e situazioni a cui far fronte- gli ricordò il Minotauro. Il Consigliere annuì d’accordo con lui.
 
-Lo so benissimo. Ma non possiamo fare molto per anticipare i Crociati. L’unica cosa che possiamo fare è dire ai nostri membri di stare ancora più in guardia- disse saggiamente, anche se avrebbe voluto fare di più per fermare il gruppo armato della Chiesa. Infine guardando uno ad uno i suoi compagni disse loro: -Per questo compito di ricerca invece, vi chiedo di affidarlo a me in solitaria!- la sua richiesta stupì non poco gli altri Consiglieri, che sicuramente non si aspettavano una richiesta simile da parte sua.

 
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-Mi hai stupito sai!-
 
-Per cosa?- gli chiese Havel, mentre percorreva i corridoi della base insieme al Minotauro. Alla fine gli altri quattro gli avevano dato il consenso di partire per la missione di ricerca. A patto che se in caso non avesse trovato niente dopo un limite di tempo, sarebbe tornato subito alla base.
 
-Che tu ti offra per una missione in solitaria. Voglio dire è da parecchio che non vai sul campo- rispose non ricordando quando aveva visto l’altro andare in missione.
 
-Potrei dire lo stesso di te- gli disse di rimando, mentre alcuni Inquisitori che avevano davanti, si facevano da parte per farli passare in segno di rispetto. Varsos sorrise ad alcune Inquisitrici, facendole arrossire, divertendosi di quella reazione.
 
-Hai sentito che il Primo Inquisitore, vuole nominare un nuovo Consigliere?- il fondatore dell’ordine degli Inquisitori, aveva deciso di nominare un nuovo Consigliere per avere un altro punto di vista e di opinione. E toccava proprio agli altri Consiglieri in carica, decidere chi proporgli per la nomina.
 
-Sai già chi proporre?- Havel scosse la testa, non ci aveva ancora pensato.
 
-Siamo in due allora-
 
-Credevo avresti proposto Evereth- il sorriso del Minotauro divenne una lieve smorfia, solo sentendo quel nome.
 
-Solo perché è l’uomo di mia sorella? Essere mia cognato non gli dà privilegi!- il rosa era fermamente convinto che se volevi qualcosa dovevi guadagnarlo con le proprie forze. E non che qualcuno ti raccomandasse per i legami che si ha. Anche se Havel conosceva Evereth e sapeva che non era quel tipo di persona che prende scorciatoie. Era più convinto che non lo sopportasse per aver messo incinta la sua sorellina.
 
-Come procede la gravidanza di Blossom?- il Minotauro sospiro scuotendo la testa.
 
-Terribile! Ha sbalzi d’umore di continuo dovuti agli ormoni. Avvolte arriva anche ad usare le mani…e in quel caso non controlla la forza- sia le orecchie che la coda bovina si erano afflosciate. Era la prima volta che vedeva l’amico in quello stato, di certo non doveva essere piacevole.
 
-Inizio a pensare che nostra madre era una santa. Se ha resistito a ben due gravidanze- era contento a non essere al posto di Evereth, visto che doveva sorbirsi le richieste alimentari di sua sorella.
 
-Che hai detto di nostra madre?- i due alzarono lo sguardo, trovando la figura della Minotaura che li guardava con aria truce. Nei mesi si era fatta crescere i capelli che ora arrivavano lungo la schiena fino a metà, senza contare il pancione.
 
-Blossom, che ci fai qui? Dovresti restare a letto!- la riprese il fratello avvicinandosi per sostenerla in caso fosse potuta cadere.
 
-Avevo voglia di fare due passi. Giuro, se stavo ancora un minuto in quel letto, lo avrei scaraventato fuori dalla finestra- sospirò lei portandosi le mani alla schiena dolorante. Nonostante la gravidanza, la donna non ce la faceva a stare senza fare niente.
Ora che li metteva a confronto uno davanti all’altro, il Consigliere vide la somiglianza tra di loro. Anche se al contrario della sorella, Varsos era più alto e il suo corpo era più massiccio, inoltre a lui mancava il corno destro e i suoi capelli erano più scuri di quelli di lei.
 
-Invece di farmi la ramanzina. Renditi utile e vai a prendermi un panino con salsiccia e ortica- gli disse. Lui divenne rosso di rabbia, non sopportava che gli desse ordini quando c’era suo marito che poteva farlo.
 
-Non puoi chiedere al tuo uomo?- subito si sentì afferrare per l’unico corno rimasto ritrovandosi il volto all’altezza di quello della sorella. Che lo stava guardando con un’aura scura sugli occhi.
 
-Evereth sta allenando le reclute. Quindi non mi resti che tu. Di conseguenza, se non vuoi che ti rompa anche l’altro corno. PORTAMI QUEL PANINO!- il tono e la stretta che stava usando fece scemare la rabbia del rosa che deglutì.
 
-Certo sorellina…ci vuoi sopra delle salse?- gli domandò con un sorriso tirato, mentre prendeva a sudare freddo. Havel che aveva assistito alla scena si sentiva di troppo, inoltre non era così stupido da mettersi in mezzo ad un diverbio familiare.
 
-Io vado, ho delle cose da preparare. Ancora congratulazioni per la vostra gravidanza, lady Blossom- si complimentò superandoli velocemente, sentendo la Minotaura che lo ringraziava e lo sguardo dell’amico che gli implorava aiuto. Ma al momento aveva altro a cui pensare, doveva riprendere la sua fidata compagna.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco la terza parte della mia saga. Qui facciamo la conoscenza dei Consiglieri, l’organo più importante degli Inquisitori dopo il grande capo.
E’ chiaro che dopo mesi non sono riusciti a decifrare il manoscritto recuperato a Nidolan (Questo oggetto è apparso nella prima storia: White crow) e qui entra in scena il nuovo protagonista: Havel.
Che si occuperà di recuperare un oggetto che possa aiutarli.
E nel mentre ritroviamo Blossom la cui gravidanza procede bene, ma non per suo fratello.
 
Spero che questa introduzione vi sia piaciuta e ci vediamo al prossimo capitolo.
A presto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1 


Il calore emesso dalle fiamme e il suono di metallo che veniva battuto, era un mix che si addiceva benissimo ad una fucina. In disparte Havel osservava il Forgiatore, che stava lavorando il metallo Ignis.
Il fabbro che stava lavorando sulla sua arma, era piuttosto basso se paragonato all’uomo, ma comunque muscoloso. Da dietro la maschera da saldatore a forma di becco ricurvo, si poteva vedere una massa di capelli grigi annodati in una coda bassa.
 
-È da un bel po' che non lavoravo su quest’arma- ammise prendendo a levigare la lama per affilarla al meglio.
Orsten era una persona meticolosa, una di quelle che se doveva dare una sua opera. Voleva che fosse al cento per cento della sua forma e affilatura.
 
-Già, non vado in missione da parecchio- ammise il Lupo degli Inquisitori. Nonostante il caldo prodotto dalle fornaci, l’uomo non sembrava sentirlo, dato che si stava ancora tenendo la sua maschera in volto. Era famoso per non togliersela quasi mai in presenza di altri e molte storie erano nate, dietro a questo fatto.
Alcuni dicevano che fosse un mezzo sangue, che fosse sfigurato o anche maledetto.
 
-Ecco a lei, provi pure l’affilatura- gli porse la sua arma, composta da una lama a mezzaluna lunga più di un metro in Ignis, con un bastone nero verso il centro che univa i due lati e fungeva da manico. L’uomo si portò la mano dentro al cappuccio e dopo essersi staccato un capello lo mise a contatto con la lama. Questo venne tagliato di netto in due.
Strinse il manico iniziando a muovere l’arma su e giù, per poi farla ruotare intorno al suo corpo, sentendola tagliare l’aria.
 
-Un lavoro eccellente. Non potevo aspettarmi niente di diverso, dalla vostra Unità- si congratulò il Consigliere. Orsten si tolse la maschera, dietro di essa c’era il volto di un elfo oscuro come si evinceva dalla pelle nerastra e le lunghe orecchie che gli spuntavano dai capelli. Aveva uno sguardo fiero di colore azzurro con una cicatrice da ustione sul mento e collo, dovuta ad un’incidente in gioventù.
 
-Troppo buono Consigliere Havel. Ho solo fatto il mio lavoro- l’altro annuì sorridendo sotto alla maschera. Ora che aveva di nuovo la sua fidata compagna, gli serviva un mezzo di trasporto.
 
-Visto che state andando in missione, avrei una cosa da mostrarvi-
 
-Cosa sarebbe?-
 
-Venga con me- gli fece cenno di seguirlo. Il Lupo seguì il Forgiatore lungo i forni della fucina, salutando gli altri membri che incontrava. Arrivati in un’ampia stanza adibita a sala di progettazione. Orsten si avvicinò ad una cassa, mentre l’altro guardava i progetti appesi alle pareti.
 
-Progetti scartati?- l’altro scosse la testa.
 
-Idee per prototipi, alcuni ancora da sistemare. Eccolo qui- esultò tirando fuori quello che sembrava il manico di un fucile a leva con la canna lunga cinque centimetri e sopra ad essa altre tre parti della stessa lunghezza, una sopra l’altra come una torre.
 
-Particolare- ammise non capendo il senso di disposizione delle canne.
 
-Non si lasci ingannare- così dicendo, l’elfo oscuro mosse l’arma con un colpo di polso e le canne si allinearono per formarne una molto più lunga.
 
-Un fucile dalla canna pieghevole-
 
-È più facile da trasportare, inoltre la canna singola può essere utile a distanza ravvicinata- gli occhi del Forgiatore sembrarono brillare, mentre elencava i pregi di quell’arma.
 
-Posso?- la porse nelle mani del Consigliere. Che prese a guardarne i particolari per poi far ripiegare la canna con un movimento del braccio ed annuire.
 
-Penso, che la porterò con me. Grazie mille- ringraziò l’elfo facendo per andare la forgia, quando ad un tratto gli chiese: -A proposito, come sta vostro figlio? Ho sentito che era presente ai fatti di Nidolan e che ne era uscito con ferite serie- Orsten annuì ricordando di quando era tornato con delle ustioni sulla parte destra del torace, braccio e volto senza più l’occhio destro.
 
-Si, ma nonostante questo è già fuori a combattere. Valtur è forte!- anche se era sicuro della forza di suo figlio, da quando l’aveva visto tornare ferito in quel modo. Si sentiva inqueto ogni volta che lui era in missione a combattere in prima linea con la Piaga.
 
-Ne sono certo, Orsten- lo salutò con un gesto della mano, prima di lasciarlo al suo lavoro, per andare da tutt’altra parte.
 
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Quando uscì all’aria aperta, dietro di lui trovò a troneggiare un’alta torre ormai quasi distrutta e in rovina. Si trattava di una parte del vecchio e imponente castello che ospitava la loro base
A quanto ne sapeva il castello era in precedenza la dimora di un tiranno, che troneggiava sui villaggi vicini, guardando il tutto proprio dalla torre. Si diceva che fosse un mago che venerava Loki il dio degli inganni, finché non ci fù una rivolta e la divinità che venerava lo abbandonò. Dopo l’esecuzione del tiranno mediante il rogo, il luogo era stato totalmente abbandonato. Finché l’ordine non lo aveva requisito e reso una loro fortezza.
 
I giardini fortificati era il luogo dove si trovavano le stalle, che gli Inquisitori potevano visitare per avere una cavalcatura, in base alle loro necessità. Prese le maniglie delle porte aprendole e sentendo subito un ringhio minaccioso.
Davanti a lui si parò un mastino dalla pelliccia folta e vaporosa come fumo, gli occhi erano di un rosso acceso così come le grosse zanne che mostrava in segno di minaccia. Restò totalmente immobile incrociando lo sguardo con l’animale e mantenendo il contatto visivo. Se ti trovavi davanti un Mastino Infernale non dovevi mostrare paura e soprattutto mai dargli le spalle, o lo avrebbe sbranato vivo.
 
Il suono di un fischietto fece rizzare le orecchie triangolari del cane da guardia, che subito smise di ringhiare e si mise seduto.
 
-Benvenuto Consigliere Havel- lo accolse Ezekiel, un Fiers dalle spalle larghe con carnagione colora arancio e dai capelli nero pece da cui spuntavano delle corna dello stesso colore. L’allevatore che si occupava delle stalle fece un inchino in segno di saluto.
 
-Deve scusare il mio Lucky, ringhia sempre con chi non vede venire qui spesso- dispiaciuto per ciò che il suo compagno aveva fatto. Il Lupo degli Inquisitori, scosse il capo senza alcun rancore.
 
-Non c’è bisogno di scusarsi. Se mi ritiene un intruso, vuol dire che è stato addestrato bene a fare la guardia- si piegò sulle gambe per guardare il Mastino negli occhi allungando la mano verso di lui, ma questi ringhiò appena mostrando i denti. Non aveva voglia di fare amicizia.
 
-Immagino che se mi onorate con la vostra presenza, vogliate una cavalcatura?!- l’uomo annuì rimettendosi in piedi.
 
-Esatto, devo partire per una missione e me ne serve una resistente-
 
-Lasciate, che vi faccia strada, abbiamo un’ampia scelta- gli disse invitandolo a seguirlo. Nelle varie scuderie c’erano oltre ai soliti cavalli, anche altre creature. Come draghi terrestri di piccola taglia, Tigri da guerra e molti altri.
Havel si fermò davanti alla stalla di uno Sleipnir dal manto bianco come la neve. Il cavallo ad otto zampe si avvicinò a lui annusandolo, incuriosito.
 
-Tenuto in maniera magnifica- ammise accarezzando il muso dell’animale. Questi era in perfetta forma e non presentava segni di malattie o mal nutrizione. Il volto di Ezekiel divenne più scuro arrossendo per il complimento, mentre Lucky gli girava in cerchio.
 
-Tuttavia, visto il percorso non breve e che dovrei raggiungere la mia destinazione il prima possibile. Credo sarebbe meglio una cavalcatura che sappia volare-
 
-In questo caso, dobbiamo andare nell’altra sezione della stalla- lo portò nell’ala per le cavalcature volanti, trovando ad attenderli una figura femminile. Questa appena vide i due si nascose dentro ad una delle scuderie per non farsi vedere.
 
-Meena, vieni fuori. C’è il Consigliere Havel che richiede il tuo aiuto- la donna uscì dal suo nascondiglio rossa come un peperone. Aveva lunghi capelli marrone nocciola che incorniciavano un viso rotondo, con alcuni tatuaggi all’henné rossi, sulla guancia e vicino all’occhio destro. Presentava ben due paia di braccia, segno che si trattava di una Vearii.
 
-C..consigliere Havel…non l’aspetta..vamo…signore- balbettò lei imbarazzata per essersi nascosta. Ma era sempre andata più d’accordo con gli animali, che con le persone.
 
-Sono venuto a richiedere una cavalcatura per il mio viaggio- rispose con tono tranquillo, per non mettere in agitazione la donna. Lei annuì invitandolo a dare uno sguardo agli animali nelle stalle, tutti capaci di volare. Tra di loro vide anche una Manticora.
 
-Mi dica…il suo viaggio sarà, lungo?- gli chiese la domatrice, così da farsi un’idea di quale cavalcatura affidargli. Non poteva certo dargliene una a caso.
 
-Abbastanza lungo, quindi me ne serve uno veloce e che sia resistente-
 
-Allora…se posso permettermi, gli consiglierei…una Viverna piuma nera o un Hippogrifo- propose, sapendo che si trattavano di animali resistenti, ma allo stesso tempo silenziosi quando volavano. Ottimi per passare inosservato e colpire di sorpresa.
Il Lupo degli Inquisitori, però si fermo davanti ad una stalla, attratto da ciò che c’era dentro: un grosso sasso squamato di colore rosso e nero. Improvvisamente però quest’ultimo si mosse, rivelando che si trattava del corpo di un serpente attorcigliato su sé stesso. Aveva una coppia di grosse ali membranose e un altro paio più piccole verso la coda, la cosa insolita però erano le due zampe robuste e munite di artigli affilati verso la metà del corpo.
 
Quest’ultimo mosse la coda rivelando all’estremità di essa un’altra testa di colore nero, in contrasto con quella davanti che era rossa.
 
-Oh…quella è un’Anfisbena- spiegò la Vearii, mentre si piegava a coccolare Lucky che voleva le sue attenzioni. Nel mentre Havel continuava a tenere lo sguardo sui quattro occhi del rettile. Il quale sembrava incuriosito da quell’uomo mascherato, invece di esserne intimorito o spaventato.
 
-Con tutto il rispetto, ma gli Anfisbena sono piuttosto difficili da controllare- viste le due teste che pensavano autonomamente, non erano una delle cavalcature più facili da controllare e di certo non per i novizi.
Lui però allungò la mano lasciando le teste si avvicinassero per annusarlo con le lingue biforcute, per poi accarezzarle allo stesso tempo. Si vedeva che in quel momento sembravano a proprio agio con lui.
 
-Ne sono consapevole, ma credo che lui sarà perfetto-
 
-Allora, vado subito a preparare la sellatura per l’Anfisbena. Consigliere- Meena si rimise dritta facendo un veloce inchino e andando a prendere il necessario.
 
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Il sole era quasi prossimo al tramonto quando la cavalcatura del Consigliere fu finalmente pronta. Nel cortile della fortezza, l’uomo era in attesa aspettando qualcuno. Vicino a lui anche l’Anfisbena aspettava muovendo le ali ansioso di prendere il volo.
L’uomo lo capiva, ma avrebbe dovuto aspettare ancora un pochino.
 
Si portò la mano nella giacca tirandone fuori un orologio da taschino in argento, per vedere che ore fossero.
 
“Ci sta mettendo molto!” a quel ritmo sicuramente ci avrebbe messo forse mezza giornata o un giorno ad arrivare. Ma sperava di partire prima del calare delle tenebre. Mentre metteva via l’orologio, vide qualcuno che si avvicinava. Finalmente il Consigliere Greed era arrivato.
 
-Sei in ritardo-
 
-Scusa, mi ci è voluto più del previsto per avere tutto ciò che mi hai chiesto- grugnì passandogli una bisaccia in pelle nere e rinforzata.
L’altro l’aprì per vedere che ci fosse tutto, il contenuto erano attrezzature mediche come: bende, anestetici, un kit di medicazione e sutura e alcune fialette con dei liquidi colorati.
 
-Che mi dici di quella cosa?- a quella domanda, il Suiham si guardò in giro un po' agitato. Per poi passargli una scatoletta in Ignis, tenuta legata con delle piccole catene e un lucchetto a scatto. Come se il contenuto fosse molto pericoloso.
 
-Nonostante, le mie conoscenze. Mi ci è voluto un po' per ottenerle. Richiederle non è esattamente facile- ammise. Il contenuto che c’era all’interno di quel piccolo oggetto era così pericoloso e prezioso, che solo gli Scribi più anziani e le cariche più alte potevano richiederlo.
 
-Quante?-
 
-Cinque- rispose grattandosi il collo per poi assumere un’aria davvero seria.
 
-Ma ascoltami bene! Devi prenderne solo una, al massimo e sottolineo al MASSIMO DUE! Che non ti venga in mente di prenderle tutte…sarebbe un suicidio!- lo mise in guardia, anche se sperava che non utilizzasse per niente il contenuto. Havel annuì mettendo il contenitore nella sua uniforme, per poi montare in sella all’Anfisbena stringendo le redini.
 
-Di agli altri, di iniziare a contare da ora per il mio ritorno- ironizzò lui.
 
-Fa attenzione. Secondo le nostre fonti, la Piaga delle spine si sta diffondendo anche lì- gli comunicò Greed.
 
-Farò attenzione- gli disse per tranquillizzarlo. Per poi dare un colpo di talloni leggero. Le due teste mossero in sincronia le ali per alzarsi in volo e librarsi in cielo. Il Suiham vide il suo compagno allontanarsi, sperando che il suo intuito avesse fatto centro.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il primo capitolo e facciamo la conoscenza di alcuni nuovi personaggi. Primo fra tutti Orsten membro dei Forgiatori e già citato in “The white crow”.
Dopo che il Consigliere ha ripreso la sua arma ed eventuali armamenti di riserva, si affretta a prendere una delle tante cavalcature messe a disposizione dall’Ordine. La sua scelta ricade su un esemplare di Anfisbena.
 
Così la sua missione di ricerca ha inizio. Ma cosa gli ha dato Greed e da cui l’ha messo in guardia di non abusarne.
Questo verrà scoperto più avanti, per ora ringrazio chi ha letto il capitolo e ci vediamo al prossimo.
A presto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
 

Nel cielo notturno la figura di un Anfisbena si stagliava illuminata dalla luna e le stelle in cielo. Sulla sella Havel teneva con una mano le redini e con l’altra la mappa per vedere quanto mancasse.
Era partito dalla base degli Inquisitori ieri sera ed era in viaggio già da un giorno e due notti. Evidentemente doveva aver sbagliato i tempi di andata e arrivo. Ma visto che non ci era mai stato non poteva saperlo con certezza.
 
“Ormai dovrei esserci” guardò sotto di lui gli alberi della foresta. Secondo le informazioni delle Ombre, il lago della luna si sarebbe dovuto trovare oltre ad essa.
Il rettile volava facendo uscire la lingua per percepire gli odori nell’aria, mentre la testa dietro copriva le retrovie in caso di eventuali attacchi alle spalle.
 
Mentre controllava la mappa, alzò la testa guardando la luna velata di nuvole. Un presagio non certo molto rassicurante, almeno secondo alcuni. Ma per lui era come una cara amica che viveva nel cielo. Con lo sguardo concentrato in alto non si accorse che la sua cavalcatura frenò di colpo mentre un dardo gli passò molto vicino. L’uomo dovette stringersi alle redini per non cadere.
Mentre da terra altri dardi venivano scagliati. L’Anfisbena si mosse evitandoli, mentre il cavaliere cercava di vedere chi gli stesse sparando contro, ma la foresta era troppo fitta.
 
“Non si vede niente” fece virare il serpente a due teste per evitare altri dardi. Ma sicuramente dovevano essere poco più avanti di lui.
Si guardò intorno per trovare un posto dove imbucarsi, vedendo però solo le chiome degli alberi. Forse la sua cavalcatura ce la poteva fare.
 
-In picchiata e rovescio- il rettile annuì con entrambe le teste iniziando a scendere di quota verso le cime degli alberi, girandosi sulla schiena. Con l’Inquisitore che si ritrovò a testa in giù. Afferrò la sua lama a mezza luna per deviare un altro dardo diretto verso di lui. Appena l’Anfisbena si trovò vicino alla cima dell’albero aprì le ali per frenare e appiattì le zampe lungo il corpo, avvolgendosi con le sue spire alla pianta.
Havel si strinse appiattendosi contro il dorso, mentre il rettile strisciava lungo il tronco per nascondersi tra i rami. Adesso erano al sicuro da eventuali attacchi aerei.
 
“Chi ci stava attaccando?” gli vennero subito in mente i Crociati della chiesa, sarebbe stato nel loro stile. La testa rossa sulla coda si avvicinò strusciandosi contro il fianco del Lupo degli Inquisitori. Lui l’accarezzò per tranquillizzarla.
Guardò la mappa un’altra volta insieme alla bussola. La direzione era corretta, ma non poteva salire ancora in cielo, sarebbe stato rischioso.
 
-Temo dovremmo andare a piedi- le due teste sibilarono in sincronia, strisciando verso il basso per raggiungere il suolo. Mentre il Consigliere prese il fucile, allungando al massimo la canna e tenendo i sensi vigili. La foresta che era molto fitta tanto che sembrava tutto uguale, sarebbe stato molto facile perdersi.
Di questo anche il serpente se ne era accorto, continundo a far uscire le lingue cercando di orientarsi in un luogo sconosciuto.
 
-Calmi va tutto bene- li tranquillizzò accarezzandogli il fianco. Dalle informazioni che avevano raccolto le Ombre, la foresta era abitata. Quindi se avrebbe incontrato qualcuno avrebbe anche potuto chiedere informazioni. Ma dato che era già notte sarebbe stato meglio accamparsi e riprendere le ricerche il mattino seguente.
 
 
---/--/--/--/--/---
 
 
Si sistemarono in cima ad un albero per evitare di essere individuati a terra. L’Anfisbena si attorcigliò sui rami formando dome un anello alla corteccia del tronco, con Havel sdraiato sulla sua schiena proprio in mezzo alle ali.
L’Inquisitore era immerso nel suo dormiveglia, con il fucile stretto al petto e il dito sul grilletto. Il serpente a due teste dormiva facendo uscire le lingue ad ogni respiro, un metodo che usavano per avvertire pericoli mentre dormivano. Dopo qualche minuto la testa nera aprì lentamente gli occhi avvertendo qualcosa.
Lentamente alzò il collo svegliando l’altra testa che si mise a fiutare nella sua stessa direzione.
 
-Che avete sentito?- gli chiese mettendosi seduto e guardare nella stessa direzione delle teste. Era tutto buio, tranne per una luce. Assottigliò lo sguardo cercando di capire che cosa fosse, sicuramente non un incendio. Forse il fuoco di un falò o un accampamento.
 
-Sentite odore di battaglia?- le teste diedero una scrollata all’unisono per dargli una risposta negativa.
 
-Odore di sangue o morte?- la testa nera annuì sibilando. Ecco che cos’avevano sentito che li aveva destati. Si mise il fucile legato alla schiena ed afferrò la sua lama a mezza luna. Non era tenuto a controllare, ma dalla raccomandazione che la Piaga era arrivata anche in quel luogo. Era meglio essere prudenti ed escludere che fosse opera di un infetto.
 
-Voi due restate qui. In caso qualcosa vi faccio un fischio- il serpente a due teste sibilò per dirgli che andava bene, prima che il Consigliere si calasse giù dall’albero.
Seguì il percorso che si era creato in mente per raggiungere la luce. Mimetizzandosi con l’oscurità della notte e usando la vegetazione come copertura aggiuntiva. Più si avvicinava e iniziò a sentire delle voci e urla, stringendo d’istinto il fucile. Si mise di schiena contro un albero da cui proveniva il trambusto e sbirciò che stava succedendo.
 
Come aveva intuito c’era un fuoco da campo. Intorno ad esso c’erano dei pali a cui erano legate tre persone, mentre a fargli la guardia si trovavano dei Felinx. Una razza di umanoidi con caratteristiche feline. Guardandoli meglio, viste le orecchie e il colore della loro pelliccia dovevano trattarsi di Felinx puma.
Mentre tre stavano vicini al fuoco, altri due stavano legando una donna. Quest’ultima aveva la pelle di colore verde chiaro, capelli lunghi color oro e le mani erano nere. I tratti di un’Alchimista.
Il Consigliere storse le labbra, non erano infetti, quindi poteva anche tornare indietro. Ma anche se non era tenuto ad aiutarli per forza, non poteva certo restare a guardare che facessero del male a qualcuno che non poteva difendersi. Era un Inquisitore, ma anche un gentiluomo.
 
“Roviniamogli la festa!” pensò puntando il fucile nella loro direzione.
 
L’Alchimista si agitava cercando di sfuggire a quei due gatti troppo cresciuti. Quando uno di loro si stancò, dandole uno schiaffo.
 
-Smettila di muoverti così tanto, puttana!- soffiò lasciandogli dei graffi sulla guancia con gli artigli, ghignando per ciò che aveva fatto. Ma fu anche l’ultima cosa che fece, un secondo dopo un proiettile lo colpì in pieno alla testa. La donna venne macchiata dal suo sangue mentre il corpo cadeva a terra. Gli altri quattro rimasero impietriti per un secondo in stato di shock.
Appena il secondo Felinx vicino alla donna si riprese, una lama a mezzaluna lo colpì alla schiena facendolo cadere a terra. Gli altri si alzarono di scatto prendendo le armi.
 
-Chi è là? Fatti vedere!- ringhiò uno dei tre avvicinandosi lentamente al suo compagno per vedere come stesse, portando davanti a se la balestra da caccia.
In quel momento Havel uscì dai cespugli puntando contro il puma. Questi sgranò gli occhi puntando e sparando il dardo, che però venne evitato facilmente abbassandosi. Allungò la mano afferrando il collo del Felinx e con una torsione del corpo, lanciarlo contro il suo compagno più vicino. Prese la sua arma estraendola con un colpo secco dal corpo del Felinx, rimanendo fermo al suo posto.
I presenti inclusa la prigioniera, sgranarono gli occhi nel vederlo. Chiedendosi cosa ci facesse un membro degli Inquisitori lì.
 
-Sparagli!- uno dei tre gli sparò contro con la balestra. Ma gli bastò agitare l’arma per deviare il dardo.
 
-Ora tocca a me!- disse lasciando andare l’arma e scattando contro i tre. Quello che era stato lanciato via, afferrò la spada mirando alla sua testa. Havel gli bloccò il braccio che stava usando, torcendolo fino a fargli finire il braccio dietro alla schiena. Gli strappò la spada di mano fermando un fendente da sinistra, dando un calcio a chi lo aveva aggredito spedendolo a terra.
Spinse quello che stava trattenendo contro l’altro suo compagno e gli puntò contro il fucile premendo il grilletto, il proiettile trapassò le teste di entrambi.
 
-Maledetto!- l’ultimo rimasto espose le zanne, prendendo con la mano libera un pugnale e lanciandosi su di lui. Nonostante la coppia di pugnale e spada, l’altro fu in grado di parare tutti i colpi con facilità.
 
“Gli Infetti erano più problematici” si disse parando le armi e assestargli un calcio allo stomaco spedendolo a terra. Mentre era a terra gli puntò il fucile mirando alla testa, secondo dopo nell’aria si diffuse il suono di un altro sparo.
 
 
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Riprese la sua arma personale, dando uno sguardo ai prigionieri appesi ai pali. Si trattava di due elfi oscuri e un altro Alchimista. Per loro fortuna era arrivato lui. Si avvicinò all’Alchimista femmina, che subito cerco di strisciare via da lui, dopo quello a cui aveva assistito, come poteva dargli torto. Havel la prese e senza farle male la mise seduta così che potesse guardarlo.
 
-Tranquilla, se volessi farvi del male. Vi avrei lasciato a quei tipi- gli disse tagliando le corde che la teneva imprigionata. Lei lo guardo comunque senza fidarsi, spaventata dalla maschera che indossava.
 
-Direi di liberare i tuoi amici- si alzò continuando a guardarla. Lei annuì alzandosi traballante, a causa della paura che aveva provato prima. Ma quando si avvicinarono, videro che solo uno dei due elfi oscuri era ancora vivo. Gli altri due non respiravano più.
Strinse i denti sotto alla maschera, non era arrivato abbastanza in tempo. Aiutò l’Alchimista a tirare giù i suoi compagni, stringendo in lacrime l’unico ancora vivo. Il Consigliere avvolse i corpi dei due membri morti nei loro mantelli, come gli aveva chiesto lei, immaginava che la donna non volesse lasciarli lì.
 
-Non so da dove venite, ma è il caso che ci muoviamo!-
 
-Cosa?- gli chiese la dorata, cercando di capire che cosa volesse dire.
 
-Non credo tu riesca a trasportare il tuo amico ferito e i corpi degli altri da sola. O sbaglio?- la donna abbassò lo sguardo sul volto del suo amico. Non aveva tutti i torti, non sarebbe mai riuscita a trasportare tre persone che non potevano muoversi.
 
-Perché lo fai?-
 
-Perché nonostante il mio aspetto, sono un gentiluomo- rispose fischiando, producendo un suono acuto. Dopo neanche un minuto l’Anfisbena uscì dagli alberi spaventando la poverina, ma lui si affrettò a rassicurarla.
 
-Tranquilla è con me. Ci aiuterà- il serpente a due teste, lasciò di contro voglio che l’Alchimista salisse sulla sua schiena, insieme ai corpi dei suoi compagni. Mentre Havel portava in spalla il ferito. Preferiva non sovraccaricare troppa il suo destriero.
 
-Con tutto questo, non mi sono ancora presentato. Io sono Havel Solcar-
 
-Io sono…Cornelia- si presentò lei imbarazzata, stringendo le redini.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
In questo nuovo capitolo, vediamo che il viaggio del Consigliere non inizia per niente bene. Prima viene attaccato mentre era in volo e poi si imbatte in alcuni Felinx (Una delle mie razze apparsa anche nella storia precedente a questa) che avevano catturato degli sventurati.
E qui scopriamo la forza di uno dei Consiglieri degli Inquisitori, che uccide senza troppa fatica gli aggressori e salva i superstiti.
 
Vedremo se la persona che ha aiutato l’aiuterà oppure no. Con questo vi saluto e vi aspetto al prossimo capitolo.
A presto.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

 
Seguirono le indicazioni di Cornelia che li avrebbero portati al suo villaggio. Mentre camminava al fianco dell’Anfisbena, sentiva lo sguardo dell’Alchimista su di sé. Sicuramente si stava chiedendo come mai un Inquisitore si trovasse lì, se era solo di passaggio o era per qualcosa riguardante la Piaga delle spine.
 
-Vuoi farmi delle domande?- distolse lo sguardo imbarazzata, lo aveva fissato troppo e lui se n’era accorto. Anche se si chiedeva come potesse con la maschera che indossava.
 
-È comprensibile. Appena gli altri ci vedono, si mettono subito in guardia- non erano di certo i primi o gli ultimi che si sarebbero comportati in quel modo. I due non si parlarono più dopo ciò, mentre l’Alchimista gli indicava la strada, fino a raggiungere un muro di cinta in pietra nascosto dagli alberi. Una costruzione che stonava moltissimo nel luogo in cui si trovava.
 
-L’avete fatto voi?- alludendo alle mura.
 
-Si. Era il solo modo per difenderci- dopo quello che aveva visto poteva anche capire da cosa. Fece un altro passo alzando di scatto la mano, usando la protezione in acciaio dei guanti per bloccare una freccia diretta al suo volto. Alzò gli occhi sulle mura vedendo che qualcuno li aveva presi di mira.
Lanciò uno sguardo al suo Anfisbena, forse li consideravano una minaccia o dei rapitori. In ogni caso era chiaro che non avrebbero esitato ad attaccarli.
 
-FERMI. Non è una minaccia!- Cornelia si alzò sul dorso del serpente alzando le braccia per fargli segno di smetterla.
 
-Cornelia…- si sentì un vociferare dalle mura e tutti sembrarono abbassare gli archi.
 
-Bene, hanno abbassato le armi-
 
-Sicura?- il Consigliere indicò dietro di lui, dove degli elfi oscuri lo stavano tenendo sotto tiro. Accerchiare gli intrusi per coglierli di sorpresa, doveva dargliene atto, erano astuti anche se bassi. L’Anfisbena fece per far scattare di colpo la testa sulla coda, ma Havel la fermò con un fischio.
 
-Calmi, cerchiamo di non inasprire le cose-
 
-Parole grosse dette da un intruso. Che cos’hai fatto a Menvil?- chiese l’elfo alludendo al suo simile che l’Inquisitore portava sulle spalle.
 
-Non è stato lui…ma i Felinx- disse subito l’Alchimista per non rischiare che qualcun altro si facesse male. Gli altri guardarono la donna e poi i corpi che l’Anfisbena trasportava.
 
-Quando li ho trovati erano stati catturati da dei Felinx puma, sfortunatamente loro due erano già morti al mio arrivo- spiegò subito l’uomo girandosi lentamente per guardare l’individuo, che lo stava tenendo sotto tiro. Questi dopo un minuto di silenzio gli chiese.
 
-Puoi confermare la sua storia?- l’Alchimista annuì, mentre l’arciere continuava a guardare la maschera dell’Inquisitore: -Dovrai spiegarlo ai leader, quello che è successo. Ma prima dacci le tue armi!- ad Havel gli sembrò una proposta ragionevole, portò lentamente la mano al fucile venendo costantemente tenuto d’occhio in caso tentasse qualcosa. Quando arrivò il turno della lama a mezza luna la poggiò a terra staccando però il manico in mezzo che gli rimase in mano.
 
-Anche quello!- disse una delle guardie guardando il bastone in metallo nero. Lo fece ruotare nella mano e lo porse all’elfo davanti a sé.
Quando si accertarono che fu disarmato, gli altri sulle mura aprirono il cancello.
 
 
---/--/--/--/--/---
 
 
Il villaggio all’interno non era così primitivo come pensava, c’erano case totalmente in pietra con delle rifiniture eleganti, sicuramente grazie alla maestria degli Alchimisti. All’entrata aveva notato che la popolazione era composta solo da elfi oscuri e Alchimisti.
L’Anfisbena fu portato in una delle celle della loro prigione. Il lupo degli Inquisitori, aveva chiesto di non legargli le bocche, avrebbe solo scatenato di più l’irritazione del serpente a due teste, che già non era felice del trattamento.
 
Il Consigliere invece venne condotto all’interno di un grande edificio. Forse usata per delle cerimonie o delle feste, visti i lunghi tavoli e le decorazioni ai muri. Gli erano state legate le mani e portato via la sua borsa, ma se non altro non lo avevano spogliato.
Si guardò intorno aspettando che arrivasse qualcuno che non si fece di certo attendere.
Due individui entrarono dal portone, il primo era un elfo oscuro e l’altra un’Alchimista, scortati da delle guardie. Dovevano trattarsi dei capi del villaggio.
 
-Allora signori, mi avete già giudicato colpevole?- domandò alzando lo sguardo sui due. I quali sembravano stupiti e intimoriti di trovarlo lì.
 
-Cornelia ci ha raccontato la sua versione- rispose l’elfo.
 
-Quindi ora volete anche la mia versione. Ma prima, posso sapere con chi ho il piacere di conversare?-
 
-Io sono Cirdan capo di questo villaggio e lei è mia moglie Lisa. Tu chi sei Inquisitore?!- visto che si erano presentati sarebbe stato scortese non fare altrettando.
 
-Sono Havel Solcar, membro degli Inquisitori- si presentò lui a sua volta. L’elfo oscuro lo guardò con sospetto.
 
-Cosa ci fai qui?- la presenza di un Inquisitore era sempre preludio che la Piaga delle spine era vicina. Da quella domanda, sicuramente voleva sapere se preoccuparsi che la sua casa potesse venire infettata.
 
-Devo dirvelo per forza?- l’elfo annuì serio: -Prima potete slegarmi le mani, non ho intenzioni ostili-
 
-Come possiamo crederti?- gli fece la moglie di Cirdan, contrariata.
 
-Forse perché, finora non mi sono ribellato e vi ho consegnato le mie armi. Varrà pur qualcosa?- marito e moglie si guardarono negli occhi, come se volessero discutere senza usare alcuna parola. Per poi annuire. Una delle guardie si avvicinò e gli slegò le mani, lui ringraziò con un gesto del capo.
 
-Ora risponderai alle nostre domande!- era chiaro che fossero insistenti, sebbene non era obbligato a rivelare alcuna informazioni. Vista la situazione e che non voleva cercare guai, era meglio usare la diplomazia.
 
-Mi sto dirigendo al Lago della luna, per un affare di massima importanza-
 
-Che genere di affare?- Lisa sentì una sensazione di sollievo. Ma se non riguardava la piaga, allora perché era interessato al lago. La cosa gli puzzava parecchio.
 
-Non sono obbligato a rispondere a questa domanda!- le guardie sguainarono le spade per quell’affronto. Sicuramente lo avrebbero fatto confessare con la forza. Ma Cirdan gli fece cenno di non muoversi.
 
-Dicci che è successo quando hai trovato i membri del nostro villaggio?- Havel raccontò ciò che era successo nei minimi dettagli. Quando ebbe finito l’elfo oscuro lo guardò con espressione seria.
 
-Dobbiamo discutere se lasciarti andare o no. Ma finché non decideremo starai in cella!-
 
-Se posso chiedere…potrei essere messo insieme al mio Anfisbena?-
 
-Perché dovremmo acconsentire a questa richiesta?- gli fece una delle guardie che si vedeva non si fidasse di lui.
 
-Quell’esemplare è stato addomesticato dagli Inquisitori. E come ogni cavalcatura del nostro ordine è stata addestrata a rispondere ai comandi di uno di noi. Se dovesse irritarsi, sono il solo che lo può calmare…inoltre non vorrei rischiare di perderlo per un vostro errore!- spiegò il Consigliere, marito e moglie si guardarono per poi annuire.
Dopo di che gli furono nuovamente legate le mani e le guardie lo scortarono fuori.
 
-Credi stia mentendo?- chiese Cirdan, ma sua moglie scosse il capo.
 
-La sua versione combacia con quella di Cornelia. Dovremmo aspettare che anche Menvil si riprenda, così da poterci dare anche la sua versione- rispose lisciandosi i capelli color del rame, pensierosa.
 
-Ma non ti convince, che dica di non sia qui per la piaga- riusciva a leggere le emozioni e capirne i pensieri di sua moglie, semplicemente guardandola negli occhi. Lei annuì.
 
-Cosa facciamo?-
 
-Per il momento lo terremo sotto stretta sorveglianza. Ma se la storia di Menvil coincidesse, non avremmo motivi per giustiziarlo…dato che non ha fatto male a nessuno dei nostri. Ma al contrario li ha aiutati- ammise l’elfo oscuro, per quanto come sua moglie, non credeva a pieno delle parole dell’Inquisitore.
Non poteva di certo uccidere qualcuno senza motivo o solo seguendo i pettegolezzi. Li avrebbe solo fatti sembrare dei barbari.
 
 
---/--/--/--/--/---
 
 
Havel venne messo in una cella, sorpreso di rivedere l’Anfisbena insieme a lui. Forse avevano capito di non poter gestire a pieno il serpente a due teste.
Il Consigliere si guardò intorno. La cella era piuttosto ampia con un rudimentale letto in legno e della paglia come coperta.
 
“Non è così diversa dalle nostre prigioni” si ritrovò a pensare, appena lo vide, la testa nera fu la prima ad avvicinarsi per annusarlo. Accarezzò la testa del serpente per poi passare a quella rossa, sedersi nel mezzo vicino alle sue spire.
 
Vista la struttura della cella, avrebbe potuto benissimo piegare le sbarre con la magia o dire all’Anfisbena di distruggere il muro. Ma metterseli contro sarebbe stato controproducente, quando il ferito si sarebbe svegliato avrebbe confermato la sua versione.
Sperava però che si svegliasse presto, aveva una data di scadenza da rispettare. O sarebbe dovuto tornare alla base a mani vuote, e avrebbe preferito tornare a mani vuote, solo se si fosse sbagliato sul fatto che l’oggetto ci fosse o no. Piuttosto del perché era scaduto il tempo. Le due teste sibilarono infastidite, per comunicare con lui.
 
-Lo so che non vi piacciono gli spazzi chiusi. Ma dovete resistere- gli disse. Anche se gli avevano portato via le armi, non sapevano dei pugnali nascosti nella sua uniforme. Inoltre aveva nascosto loro la cosa più importante, portò la mano al collare di pelliccia della sua uniforme e ne tirò fuori il piccolo cofanetto, datogli da Greed. Era troppo prezioso per permettere a quei tipi di prenderlo.
 
Alzò la testa guardando la finestra della cella, nonostante le sbarre riusciva a vedere un frammento di luna. Si alzò superando il corpo del serpente per essere più vicino alla finestra, Portandosi le mani al volto per rimuovere la maschera ed esporre il volto alla luna.
 
Il viso di Havel aveva lineamenti leggermente marcati con dei capelli grigio argentei lunghi fino alle spalle tirati indietro, occhi neri come il carbone e labbra sottili. Rivolse lo sguardo alla luna, mentre si metteva seduto con le gambe incrociate e portava le mani unite in preghiera davanti al petto.
Rivolgendo le sue parole a Tsukuyomo il dio della luna, così che vegliasse su di lui. L’Anfisbena vedendolo in quello stato si avvicinò posizionando le spire intorno a lui, come a impedire a chiunque di disturbarlo.
 
“Tsukuyomi, ho bisogno della tua guida. Ascolta questo tuo devoto e rispondi alla mia chiamata!” rimase in ascolto per un tempo indefinito, mentre aspettava sicuro che lui avrebbe risposto alla sua chiamata.
 
<< Buona sera, Havel >>.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Dopo un po' di tempo ecco il nuovo capitolo.
Vediamo che Havel riporta i due feriti al loro villaggio e gli abitanti per ringraziarlo lo hanno messo agli arresti. Ma visto che si tratta di un’Inquisitore e la fama che si sono fatti, non poteva dargli torto.
Dopo un breve interrogatorio, viene messo in cella. E ciliegina sulla torta, Tsukuyomi la divinità della luna ha risposto ad una sua chiamata.
 
Per sapere che cosa si diranno, dovrete aspettare il prossimo capitolo. A presto.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

 

<< È da un po' che non provavi a contattarmi >> disse la voce della divinità della luna nella sua mente. Le divinità preferivano non scendere sul piano fisico, almeno in determinati casi e sempre con un tramite ottenuto da un elemento fisico sia naturale che non.
Altri invece preferivano rivolgersi a chi li contattava direttamente con un collegamento telepatico, come stava facendo Tsukuyomi con Havel.
 
“Mi duole disturbarvi, ma ho bisogno di risposte!” ammise il lupo degli Inquisitori. Avrebbe dovuto consultare prima Tsukuyomi, ma sapeva che avrebbe dato risposte enigmatiche. Il dio era fatto così.
 
<< So che cosa vuoi chiedermi. Riguarda le rovine del tempio di Thoth e del Lago della luna >> non annuì, ma tanto il dio sapeva di aver centrato il bersaglio. La voce di quest’ultimo tacque per un breve lasso di tempo prima di rispondere.
 
<< Sfortunatamente non ho niente di utile da dirti >> ammise il dio della luna.
 
“Non sapete proprio niente?” gli sembrava strano che uno come lui ne fosse all’oscuro. La luna osservava sempre tutto di notte e quindi aveva molto tempo per ascoltare indisturbato.
 
<< Ero presente quando i fedeli dei tre schieramenti hanno iniziato quella futile guerra. La conoscenza è un dono di tutti…che ci siano divinità saccenti è un'altra cosa >> l’ultimo commento sembrava più personale: << Ma comunque se si tratta del tempio io non potrei vederci comunque dentro! >>
 
“Per via della benedizione?” il Consigliere sapeva che in tempi antichi quando un tempio veniva eretto in onore di una determinata divinità. Quest’ultima lo benediceva con il suo potere, così che le altre non potessero entrarvi senza il suo consenso.
Queste benedizioni erano molto potenti e potevano svanire solo se il luogo veniva distrutto completamente o se era la divinità stessa a rimuoverla.
 
“Quindi il tempio non è stato distrutto?” ma allora che cos’è il tempio in rovina che secondo le sue fonti si trovava sul lago.
 
<< Quell’ibis da biblioteca è più sveglio di quanto i mortali possano credere. Ma sfortunatamente non posso dirti il suo contenuto >> e questo poteva essere un problema, ma doveva risolvere una questione per volta.
 
“Come faccio a raggiungerlo?” domandò infine. In quel momento era la cosa che più gli premeva.
 
<< Il velo dell’acqua nasconde misteri sotto di esso. Ma per svelarli, segui la mia luce quando è totale >> ed ecco uno dei suoi enigmi, Tsukuyomi tendeva a porre risposte in quel modo. Ma non sapeva se il dio ci trovasse gusto o per qualche suo motivo che non capiva.
 
“Nient’altro?”
 
<< Per il momento pensaci su Havel >> dopo quelle parole, tutto tacque. Il dio della luna non aveva altro da potergli dire e di certo non lo avrebbe richiamato subito. Il Lupo degli Inquisitori si mise seduto poggiando le mani contro le ginocchia, doveva risolvere l’enigma perché la risposta era contenuto in esso. E visto che al momento non doveva andare da nessuna parte, poteva pensarci con tutta calma.
Ma vista l’ora sarebbe stato meglio pensarci la mattina dopo. L’uomo si sdraiò tra le spire della sua cavalcatura lasciando che lo avvolgesse con una coperta squamosa, prima di rimettersi la maschera sul volto e provare a dormire.
 
 
 
---/--/--/--/--/---
 
 
La mattina seguente le teste dell’Anfisbena si mossero di scatto voltandosi verso le sbarre della cella, avendo sentito qualcosa. Havel si svegliò ma senza alcuna fretta, limitandosi a sistemarsi meglio la maschera.
 
-Quindi tu sei uno degli Inquisitori!- disse una voce femminile. Si alzò lentamente e altrettanto lentamente si voltò verso la figura oltre le sbarre.
Era una giovane donna alta nella media dal fisico snello e dalla carnagione verde sbiadito, il viso era incorniciato da dei capelli color rame tagliati corti e da cui spuntavano delle lunghe orecchie a punta.
 
-Buongiorno- la salutò lui cordiale, la giovane sembrava essere un’alchimista viste le caratteristiche e le mani nere, ma per il resto aveva anche altri tratti che non erano legati a quella razza.
 
-Che hai da guardare?- gli chiese infastidita, puntando gli occhi neri verso i fori della maschera per gli occhi. Mentre lui abbassava lo sguardo sul suo fucile.
 
-Quindi sei venuta ad uccidermi? Ma dimmi sono stati i capi villaggio o è una tua iniziativa?- la ramata sembrò rabbrividire, non tanto per quelle domande, ma più per il tono che aveva usato. Completamente calmo e rilassato, quasi freddo. Era come se non temesse di essere ucciso da un momento all’altro.
 
-Potrei- ammise Miriam puntandogli contro il fucile, tuttavia lui non si mosse di un millimetro: -Ma no…sono venuta a portarvi la colazione- disse allungandogli un vassoio dall’apertura ai piedi delle sbarre. Havel lo prese, la colazione era composta da del pane, con delle uova e una brocca d’acqua. Non era il suo pasto peggiore, anzi si aspettava di peggio.
 
-Grazie- gli disse prendendo il pane e passando le uova all’Anfisbena che le fece sparire in un battito di ciglia. Miriam gli lanciò un’occhiataccia prima di andarsene e portarsi dietro il fucile. Non disse niente, limitandosi ad alzarsi la maschera e mordere il pezzo di pane.
 
 
Aveva portato la colazione al prigioniero come gli era stato richiesto. Quindi Miriam poteva tornare ai suoi allenamenti. Mentre passava per il villaggio poteva percepire che l’aria era molto tesa così come i suoi compagni e amici.
L’arrivo di uno di quei “Corvi” era di pessimo auspicio. I suoi genitori avevano dato l’ordine di aumentare la sorveglianza e stare ancora più all’erta. Sospirò tornando alle fucine del villaggio, non aveva voglia di stare sulle mura ad annoiarsi.
 
-Miriam sei tornata- disse un altro Alchimista che la vide entrare, lasciando quello che stava facendo.
 
-Il nostro “Ospite” è così spaventoso come si dice?- si aspettava quella domanda, dopotutto i suoi genitori l’avevano incaricata di tenerlo d’occhio.
 
-Non saprei, visto che indossa sempre quell’uniforme non posso vederlo in faccia. Ma posso dirti che ha molto sangue freddo!- l’altro non rispose, anche se aveva salvato i loro, era restio ad avvicinarsi.
 
-A proposito, i miei cosa dicono delle sue armi?- guardò il fucile, trovandolo molto interessante. Tutti erano interessati alle armi degli Inquisitori, sia per la loro peculiare capacità di diventare altre armi, che del metallo da cui erano forgiate: Ignis.
In molti avevano provato a ricrearlo, ma senza successo. Era uno dei segreti meglio conservati dell’ordine e il solo pensiero di averne una a portava di mano stava attirando la parte Alchimista che era in lei.
 
-Scordatelo ragazzina!- i due si girarono trovandosi davanti un vecchio Alchimista con una barba folta color ruggine e dei capelli ricci con alcune ciocche grigie dovute all’età. Era Khalak il capo fabbro delle fucine del villaggio.
 
-So cosa stai pensando! I capi hanno detto di tenere l’arma sotto chiave e non farla toccare da nessuno- disse per poi aggiungere: -Specialmente da TE!- Miriam si sentì offesa da quelle parole. Perché i suoi non si fidavano a fargli tenere quell’arma, non era mica avvelenata.
 
-I miei genitori credono che dovrei essere controllata?-
 
-SI!- rispose il vecchio Alchimista. Facendo arrabbiare non poco la ramata, che se ne andò con passo pesante. Vedendola cosi il vecchio Khalak sospirò scuotendo la testa per la sua immaturità.
 
 
 
---/--/--/--/--/---
 
 
<< Quindi al momento si trova bloccato in prigione?! >> disse una voce dal becco di un corvo-comunicatore. Un oggetto magico creato dagli Inquisitori per comunicare a distanza con i loro membri, modellato a forma di un corvo per passare inosservato.
 
-Già- rispose il Consigliere con tono piatto. Nel mentre stava parlando con chi era in ascolto dell’ordine il suo Anfisbena stava controllando la cella. Dall’altra parte dell’apparecchio magico non uscì alcun suono, forse chi era dall’altra capo stava valutando che cosa dire.
 
<< …uhm, aspetti Consigliere…stiamo cercando di.. >> sentì dei bisbigli e la voce di chi gli stava parlando che iniziò a discutere con qualcun altro.
 
<< Cos’è una specie di presa in giro questa? >> riconoscendo la voce di Sabina: << Perché sarebbe abbastanza divertente >> ammise lei dall’altro capo.
 
-No, non è uno scherzo!- il tono con cui l’aveva detto era così serio che non lasciava dubbi. La Imp si chiese quanto dovevano essere forti per aver catturato uno come Havel o se era stato solo un colpo di fortuna.
 
<< Come hanno fatto a catturarti? Avevi i pantaloni calati? >> la sua testa scivolò in basso per quel commento. La sua collega doveva sapere che non era come Varsos.
 
-Sarebbe troppo lunga da spiegarti- avrebbe potuto anche farlo, ma se fosse arrivato qualcuno e avesse trovato il corvo. Sarebbe potuto diventare un problema, visto che preferiva non ricorre alla violenza per il momento.
 
<< Ti dobbiamo mandare una squadra in soccorso? >> il solo pensiero che gli sarebbe servito l’intervento di altri era qualcosa di impensabile. Una cosa che sarebbe potuta accadere solo una volta su un milione e lei forse ne stava per essere testimone.
 
-No, conto di usare la diplomazia. E al massimo posso fare da solo!- concluse lui, aveva già individuato i punti deboli della cella. Quindi poteva scappare o evadere quando voleva.
 
<< Ricordati che hai una scadenza Havel! Più tempo passi lì e più il tuo si assottiglia…inoltre sei sicuro di trovare qualcosa?- lo scetticismo della Consigliera non si era per niente placato e forse nemmeno quello degli altri. Questo il Lupo degli Inquisitori lo sapeva benissimo, ma a lui bastava che gli dessero fiducia e quella era sicuro di avercela.
 
-Ho chiamato Tsukuyomi e mi ha confermato che il tempio c’è ancora…ma non ha potuto dirmi niente sul contenuto a causa della benedizione- a Sabina non occorse altro per capire cosa volesse dire, ma se non altro sapere che il tempio c’era la faceva sentire un pochino più sollevata e speranzosa.
 
<< Va bene, ma prendi il comunicatore nel corvo meccanico e teniamoci in contatto. Informerò io gli altri >> allungò la mano aprendo il petto del corvo meccanico e tirando fuori dallo scomparto un’oggetto piatto simile ad una conchiglia a spirale.
 
-Prima di chiudere…avrei un favore da chiederti Sabina- disse infine togliendosi la maschera dal volto.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Ecco il nuovo capitolo. Havel ha avuto una chiacchierata col dio della luna del Giappone. Il quale ha confermato la presenza del tempio ma è rimasto comunque enigmatico.
Poi conosciamo un nuovo personaggi: Miriam, che è la figlia dei capi del villaggio. L’interesse per le armi dei Inquisitori è molta per molti individui.
 
Nel finale Havel ha comunicato con l’Ordine degli Inquisitori e ha chiesto un favore a Sabina. Chissà di cosa si tratta?
Dovrete aspettare il prossimo per saperlo, io vi saluto e ci vediamo al prossimo aggiornamento,
A presto.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

 

Passò un altro giorno e l’elfo oscuro non si era ancora svegliato. In quel lasso di tempo Havel era rimasto in gabbia trascorrendo la giornata facendo qualche piccolo allenamento e coccolando il suo Anfisbena. I pasti gli venivano portati sempre da quell’Alchimista, Miriam.
Una parte di sé però stava pensando alle sue armi, non poteva lasciargli l’Ignis era un segreto troppo prezioso per l’Ordine. Se lo avesse perso nemmeno lui sarebbe stato esente da una possibile pena punitiva.
 
“Il velo dell’acqua nasconde misteri sotto di esso. Ma per svelarli, segui la mia luce quando è totale” ripensò alle parole del dio della luna, erano ormai un pensiero fisso per il Consigliere. Anche durante la notte stava lì a rimuginarvisi.
 
“Il velo dell’acqua deve riguardare il lago, ma il resto?” aveva capito che il tempio si trovava nel lago e non riguardava quello distrutto, ma come poteva arrivarvisi. Mentre ci pensava la testa rossa sibilò contro un lato del soffitto della cella.
Havel diede uno sguardo alla guardia posta davanti alla sua cella.
 
-Mi scusi- disse attirando l’attenzione dell’elfo oscuro.
 
-Che vuoi?-
 
-Per caso la persona che ho salvato si è già svegliata. Avrei altro da fare che restare qui- disse cordialmente per non innervosirla. La guardia sbuffò per quell’atteggiamento, non si abbinava per niente alle voci che aveva sentito su di loro.
 
-Non ne ho idea- rispose bevendo dalla sua borraccia. Dopo un minuto sentì gli occhi stanchi e si addormentò sul posto cadendo con la schiena contro le sbarre. L’Inquisitore allora si rivolse alla figura nascosta nelle ombre della stanza.
 
-Via libera- una figura ammantata di nero uscì allo scoperto. Era un membro delle Ombre, la divisione spionaggio degli Inquisitori. Quest’ultima si inginocchiò davanti al Consigliere.
 
-Piacere di conoscervi Consigliere, il mio nome è Sumi. Sono stata inviata qui per fornirle assistenza- era il membro della sua unità più vicina al luogo dov’era il Consigliere.
Anche se nemmeno lei poteva credere di ritrovarsi in una cella di un villaggio sconosciuto. Aveva sentito che il Lupo degli Inquisitori fosse uno dei migliori di tutto l’ordine, di cui anche il Primo Inquisitori si fidasse ciecamente. Ma vedendolo rinchiuso, non gli sembrava proprio il guerriero di cui aveva sentito tante voci.
 
-Puoi toglierti la maschera se vuoi- a quelle parole lei portò le mani al volto per togliersi la maschera da gufo. Sumi era una donna minuta dai tratti asiatici, aveva lunghi capelli neri legati in due chignon ai lati della testa e occhi marrone scuro.
Legate alla cintura sotto al mantello di piume nera, si potevano intravedere i foderi delle sue fidate lame e dei pugnali nascosti.
 
-La nobile Sabina, mi ha chiesto di unirmi a voi e di ubbidire a ogni vostro comando- rispose lei molto formale abbassando la testa in segno di rispetto. Havel annuì sorridendo sotto alla maschera, lanciando uno sguardo al serpente a due teste che intanto stava facendo da vedetta.
 
-Molto bene Sumi. Ho tre compiti da darti- iniziò alzando la mano con tre dita alzate. L’Ombra annuì, mentre lui spiegava: -Primo: voglio che controlli se l’elfo oscuro di nome Mevil che ho salvato si sia svegliato. Secondo: Trova la mia arma, ma non prenderla. Scopri solo la sua ubicazione. Terzo: precedimi al Lago della luna per dare una prima occhiata e fare un sopralluogo della foresta circostante. Appena hai scoperto tutto riportamelo subito. Intesi?- L’orientale annuì rimettendosi la maschera, ma prima di sparire nuovamente tra le ombre, rivolse una domanda al Consigliere.
 
-Davvero non vuole scappare? Non ha fatto niente per meritarsi questo, tutto il contrario!-
 
-Comprendo ciò che vuoi dire…ma la gente ha paura di noi è un dato di fatto- rispose con un sospiro: -Se ora fuggissi sarei dalla parte del torto e da quanto ho visto i capi del villaggio sembrano persone oneste- anche così però la donna non sembrò molto convinta della sua decisione.
 
-Non preoccuparti, non ho dimenticato la mia missione. Se tra due giorni massimo tre non si sarà svegliato, allora evaderò. Ma fino ad allora io resterò qui-.

 
 
 
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-Come ti senti Menvil?- chiese Brown il medico del villaggio. Un Alchimista maturo e navigato con dei capelli color argento e una barba curata. L’elfo oscuro si era svegliato ritrovandosi nell’infermeria del villaggio, non ricordando di come ci fosse arrivato.
L’ultima cosa che ricordava era che avevano subito un agguato da parte dei Felinx e che stava venendo torturato. Doveva essere svenuto, visto che da quel momento era tutto buio.
 
-Di merda!- rispose con la voce impastata. L’uomo annuì sollevato che si fosse svegliato.
 
-Gli altri come stanno?- chiese dopo un minuto di silenzio, non vedendoli nell’infermeria. Il medico esitò a rispondergli.
 
-Te lo diranno i Capi. Ho mandato qualcuno a dirgli che ti eri svegliato- gli sorrise. Dopo un paio di minuti Cirdan e sua moglie arrivarono. L’elfo oscuro fece un cenno di saluto.
 
-Mevil è magnifico vederti sveglio!- Lisa era felicissima di non aver perso un altro amico, dopo tre giorni aveva paura che non si sarebbe più svegliato.
 
-Fa piacere anche a me…ma non ricordo come sono tornato qui al villaggio- ammise debolmente: -Gli altri stanno bene?- i coniugi si guardarono con espressione affranta.
 
-Cornelia è ancora scossa, ma sta bene. Ma gli altri……- il silenzio fu una risposta più che sufficiente. Mevil strinse gli occhi ricordando di come quelle bestie torturavano lui e i suoi amici, provando divertimento mentre lo facevano. Quei ricordi lo colpivano come pugnalate nello stomaco.
 
-Siete stati fortunati…un Corvo è passato di lì e vi ha aiutati-
 
-Un Corvo. Un Inquisitore ci avrebbe salvati?- non poteva crederci. Vista la loro fama, non credeva che quei tizi salvassero le persone, al massimo le bruciavano vive.
 
Nascosta nell’ombra della stanza, Sumi ascoltava tutta la conversazione restando sotto forma di ombra. Anche se non credeva di essere individuata con gli Elfi oscuri era meglio non rischiare. Conosceva bene le loro capacità percettive molto elevate.
Rimase in ascolto sentendo la persona salvata, che raccontava anche lui la sua versione. Alla fine sia Cirdan che sua moglie, dopo aver sentito che ciò che diceva Mevil fosse uguale a quello dettogli da Cornelia. Dopo averlo ringraziato lo lasciarono riposare.
 
Uno dei compiti era fatto. Ora prima di andare al lago, doveva trovare l’arma del Consigliere. Ma dove potevano averla messa.
La prima tappa che le venne in mente da controllare, fu la fucina. Mentre procedeva, rimase attenta a non farsi percepire. Appena raggiunge la fucina salì sul tetto e facendo un foro entrò da sopra, senza farsi notare. Non era poi diversa da quelle dei loro Forgiatori, anche se non avevano di certo i loro metalli.
Si mosse silenziosamente cercando con la vista l’arma a mezzaluna. Ma dopo qualche minuto non credeva che si trovasse lì.
 
-Quanto vorrei esaminare l’arma di quell’inquisitore. Solo a pensarci mi prudono le mani!- a parlare fu un Alchimista che stava plasmando il metallo. Sumi si fermò, restando in ascolto.
 
-Lascia perdere- gli consigliò un altro: -Quell’arma è custodita sotto chiave nella dimora del Capo villaggio. Nessuno ha il permesso di avvicinarvisi-
 
-Smettetela di parlare voi due e tornate a lavoro!- li riprese Khalak. Gli altri due si rimisero a lavoro, mentre anche il vecchio alchimista fece Altrettando. Quando si sentì come se qualcuno li stesse osservando. Plasmò un frammento di metallo che teneva in mano facendogli assumere l’aspetto di una scheggia appuntita e la lanciò in alto sul soffitto. Tutti rimasero si voltarono verso di lui, nessuno si aspettava quel gesto, chiedendosi perché lo avesse fatto. L’alchimista continuò a guardare in alto ma poi scosse la testa.
 
-Tutto bene capo?- chiese un giovane Alchimista. Il più anziano annuì.
 
-Si, sarà stato il vento-
 
Dal soffitto Sumi guardò la scheggia che gli aveva lievemente graffiato la maschera. Quel vecchio fabbro era riuscita in parte a percepirla. Questo era male, doveva stargli alla larga, se non voleva essere scoperta.
Tanto aveva le informazioni che gli servivano, sapeva dov’era l’arma del Consigliere.
 
Aveva osservato bene il luogo da quando era arrivata, come gli era stato insegnato a fare. Per cui aveva già capito quando si era aggirata nascosta per il villaggio dov’erano le strutture più importanti. Raggiunta la dimora del capo villaggio e salendo sul tetto, individuando una finestra aperta. Silenziosa entrò dentro usando la magia d’ombra per passare in osservata, anche se non percepiva alcuna presenza all’interno.
 
“Troviamo l’arma!” si mosse velocemente in ogni stanza, fino a trovare una porta in metallo spesso chiusa a chiave. Il suo istinto gli diceva che aveva fatto bingo.
Poggiò la mano sulla maniglia e guardò nella serratura. Erano presenti duo o tre trappole tra cui un aculeo avvelenato, in caso qualcuno avesse provasse a forzarla. Una trappola tipica degli elfi oscuri, le conosceva bene. Visto che alcuni membri della loro divisione lo erano. E per ciò sapeva come aggirarle.
Si avvolse nel mantello diventando un’ombra e sgusciando sotto la porta fino al muro dall’altra parte prima di tornare tangibile.
 
La stanza era un piccolo magazzino con scaffali per provviste e altri oggetti che dovevano essere preziosi. Al centro c’era un tavolo in pietra, su cui era appoggiata l’arma principale del Consigliere Havel. Tuttavia non si avvicinò, gli sembrava troppo semplice. Non potevano davvero aver lasciato una cosa così preziosa, senza un’ulteriore protezione.
 
Prese un sacchetto pieno di polvere di talco. La usava per asciugarsi le mani prima di infilarsi i guanti per avere maggiore presa. Ne prese una manciata e la sparse vicino all’arma. Grazie a questo vide un filo posto sotto alla lama, collegato sicuramente ad un allarme o una trappola di qualche genere.
 
“Lo sapevo!” avrebbe tanto voluto disinnescarla. Ma i suoi ordini erano solo di individuare la lama in Ignis e non di recuperarla. Anche se una parte di sé, non si sentiva sicura di lasciare lì una delle loro armi.
Mentre ci rifletteva sentì che qualcuno stava armeggiando con la serratura della porta, forse per disinnescare la trappola. La maniglia si abbassò facendo aprire la porta, ma Sumi era già scomparsa dalla vista. Miriam entrò nella stanza, muovendosi lentamente. Se i suoi genitori avessero scoperto che era entrata nella stanza sarebbe finita in grossi guai.
 
La giovane adocchiò subito l’arma, senza sapere di essere tenuta d’occhio. L’Inquisitrice si chiese che diavolo volesse fare. La vide avvicinarsi al tavolo accorgendosi subito della trappola collegata all’arma. Lei ghigno il suo obiettivo non era prenderla o almeno non tutta.
Poggiando la mano sulla superficie liscia della lama a mezzaluna. Già al tatto poteva sentire il grande lavoro che c’era stato dietro per crearla. Anche se non sapeva se il metallo di quei Corvi fosse una lega o un minerale naturale. Ma lo avrebbe di certo scoperto.
Si concentrò lasciando che le sue capacità da Alchimista facessero il resto. Plasmò un piccolo pezzo dell’arma creando un oggetto sottile delle dimensioni di un tagliacarte.
 
“Ecco fatto” sorrise uscendo subito dalla stanza e richiudendo la porta, riattivando le trappole. Nessuno avrebbe notato l’assenza di qualche grammo da quella grossa arma. Per sua sfortuna però qualcuno aveva assistito a tutta la scena.
 
Sumi era avvolta nel suo mantello imbevuto di magia dell’ombra.  Con il totale annullamento della presenza la povera ragazza non si era accorta di lei. Il solo pensiero che qualcuno rubasse una loro arma e restasse vivo.
Era qualcosa che in quanto Inquisitrice non poteva assolutamente permettersi. Con un movimento silenzioso fece uscire delle lame ricurve ad uncino, alzandole le braccia fino al collo di Miriam.

 
 
 
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Il velo dell’acqua nasconde misteri sotto di esso. Ma per svelarli, segui la mia luce quando è totale” nell’attesa aveva ripreso a rimuginare sulle parole di Tsukuyomi, mentre aspettava che Umi facesse ritorno per portargli notizie.
Rifletté attentamente sulle parole dette dalla divinità, soprattutto quello che riguardava la sua luce. La prima parte era chiara, ma quell’ultima invece era la chiave per risolverlo.
 
L’Anfisbena mosse appena le spire facendolo destare dai suoi pensieri. In risposta si tolse il guanto accarezzando le squame a mani nude. Nonostante sembrassero dure come una corazza, avevano una consistenza morbida come la seta. Passò il palmo lungo il corpo, quando dovette subito ritirarla per un improvviso dolore.
Involontariamente aveva finito per allungare sulla parte del serpente che era esposta ai raggi del sole che entravano dalla finestra sbarrata. Le due teste si mossero subito preoccupate da quella reazione.
 
-Tranquilli, va tutto bene- disse tenendosi la mano, che era diventata rossa. Come se fosse stata bruciata dal sole e con una piccola vescica che era subito spuntata sulla parte colpita. La testa rossa si avvicinò leccandogli la mano. Ciò strappò un sorriso all’uomo, mentre si rimetteva il guanto.
Sospirò guardando il sole che filtrava dalle sbarre, ecco perché preferiva la luna. In quel momento gli venne l’illuminazione. Dandosi dell’idiota per non averlo capito subito.
 
“Ma certo, era così chiaro” annuì con un sorriso sulle labbra. La sua cavalcatura sibilò in una direzione. Con un movimento fece scivolare dalla manica l’impugnatura di un coltellino, pronto ad utilizzarlo.
 
-Che ha il tuo animale?- chiese la guardia di turno alla sua cella. L’Anfisbena soffiò, sentendosi offeso da quelle parole. Che per loro risultavano come un insulto.
 
-Niente, si sta solo annoiando- rispose lui. La guardia sbuffò dicendogli qualche parola poco cortese. Havel schioccò le dita due volte e l’animale si acciambellò intorno a lui aprendo le ali come faceva quando voleva dormire. Nascosto da occhi indiscreti Sumi comparve davanti all’uomo, restando bassa per evitare di poter essere intravista.
 
-Se sei già qui, hai portato a termine i tuoi incarichi?- chiese parlando sottovoce per non essere udito. La corvina scosse appena il capo, dispiaciuta.
 
-Ho scoperto che la persona da voi salvata si è svegliata e ha dato la sua versione. Dovrebbe andare a vostro favore. Ho anche trovato la vostra arma ma…è sorto un problema…-
 
-Spiegati meglio- disse subito. L’Ombra si affrettò a raccontare ciò che aveva visto riguardo alla figlia del Capo villaggio e ciò che aveva preso. Questa non ci voleva proprio per niente. Farsi sottrarre una parte di Ignis anche se piccola era un errore imperdonabile.
 
-Non l’hai uccisa, vero?-
 
-Ero tentata…per recuperare il frammento di Ignis. Ma no, non l’ho sfiorata- ammise l’Ombra. Lui gliene fu grato, l’uccisione della figlia del capo, avrebbe solo gettato benzina su quella situazione già spinosa. Anche per questo doveva trovare un modo di azione per risolvere quel nuovo problema.
 
-Dobbiamo recuperare quel frammento! Se scoprono i suoi segreti, la punizione…- lui la fermò subito, sapeva bene che nel peggiore dei casi, la punizione sarebbe stata l’esecuzione dell’Inquisitore in questione. Nemmeno i consiglieri come lui erano esentati da questo, nonostante le cariche elevate.
Anche se la visione di essere giustiziato non lo disturbava così tanto. Lo feriva più nell’orgoglio che nella paura di morire. Si portò la mano sotto il mento, per pensare una soluzione, anche se aveva già un’idea.
 
-Ok, nuovo compito per te: Riprendi il frammento di Ignis e riportalo da me- per ora il recupero del frammento doveva avere la priorità assoluta. Sumi annuì, ma restò ferma per qualche secondo.
 
-Dovrò però fare rapporto alla sede degli Inquisitori. Non credo la prenderanno bene…ma non posso non farlo-
 
-Ehy si può sapere che diavolo stai facendo?- la guardia doveva essersi insospettita da tutto il tempo in cui era rimasto nascosto dietro al serpente a due teste. Le due teste dell’Anfisbena si girarono soffiandogli contro irritati. Non poteva continuare a parlare per ora.
 
-Fa ciò che credi- rispose velocemente alzandosi in piedi e superando la sua cavalcatura che si rimise in piedi: -Vuoi realmente sapere che stavo facendo?- gli domandò avvicinandosi alle sbarre. La guardia lo guardò leggermente intimorito per poi scuotere la testa.
 
-Lascia perdere. Voi Corvi siete strani, ma strani davvero!- quelle parole non gli fecero né caldo e né freddo. Il Lupo degli Inquisitori si limitò a lanciare uno sguardo nella direzione dell’Ombra nascosta nelle tenebre. Questa capì subito il messaggio e strisciò via dalla cella.
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Dopo mesi ecco il nuovo capitolo. Sono stato molto impegnato con altre storie e poca ispirazione.
Alla fine vediamo che Havel ha richiesto aiuto e infatti gli hanno mandato un membro delle Ombre: Sumi. Che il Consigliere mette subito a lavoro.
Se da una parte Mevil si è svegliato e ha esposta la versione di quanto è accaduto. Dall’altra Miriam ha avuto la sciocca idea di rubare un frammento di Ignis.
 
Decisamente la mezza Alchimista ora avrà sicuramente problemi. Ma per il momento questo è tutto.
Ringrazio chi ha letto fin qui e ci sentiamo al prossimo capitolo (Sperando non mi blocchi di nuovo).

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