And suddenly all the love songs were about you

di Euridice100
(/viewuser.php?uid=438731)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** There is a light that never goes out ***
Capitolo 2: *** II - Le promesse che fai a diciott'anni durano un giorno (o una vita intera) ***
Capitolo 3: *** III - (You make me feel) Like my troubled heart is a million miles away ***



Capitolo 1
*** There is a light that never goes out ***


And suddenly all the love songs were about you

 
I
“There is a light that never goes out”
 
 
Guido Mista ha gusti semplici: gli piace far festa, mangiare bene ed evita tutto ciò che ha a che fare col numero quattro. Una persona abbastanza ordinaria, non fosse per il piccolo dettaglio di essere guardia del corpo del Boss più potente in circolazione.
A diciott’anni Mista è salito su una barca dicendo di farlo per diventare un futuro Capo, ma già allora conosceva la verità: stava tradendo Passione non per ambizione, ma per fiducia in quell’adolescente biondo sbucato fuori dal nulla e già divenuto perno di molte esistenze.
Giorno Giovanna è riuscito nei suoi piani di conquista e il potere è saldo nelle sue mani. Certo, non mancano nemici occasionali, ma questo è un momento di quiete. Non si sa se e quanto durerà, ma Mista è un ottimista di natura e vuole goderselo a pieno.
Ci sono molte cose che vorrebbe godersi, in effetti. Per esempio, una normale relazione. Mista crede nel grande amore e s’impegna a cercarlo, per quanto ciò sia conciliabile con la sua vita. In effetti, deve ammettere, è proprio questo il maggior ostacolo, e non (solo) per i ritmi e i rischi.
Eppure avrebbe dovuto immaginarlo: trascorrere tanto tempo fianco a fianco con una persona è pericoloso. Scoprirne ogni aspetto, anche le debolezze che si nascondono persino a se stessi, porta ad affezionarsi, il che per un romantico come lui è spesso e volentieri sinonimo di un’altra cosa.
No, Mista non vuole usare paroloni. Non sta bene mettere in mezzo sentimenti così importanti senza esserne certi, quando l’oggetto dei desideri è il proprio Boss. Anzi – proprio perché l’oggetto dei desideri è il proprio Boss, certi pensieri è meglio strapparseli dalla testa. Diciamo che Mista è molto felice quando sta con Giorno. Che ogni volta sente il cuore cantare e sei vocine investirlo di domande – Mista, ma tu lo hai mai visto con qualcuno? No, chissà perché, bello com’è può avere chi vuole! L’altro giorno ti ha guardato e ti ha sorriso, no? Mista, ma non è che gli piaci tu? Perché non gli chiedi che fa stasera? Mista, ja, fallo, che ti costa, dai, su, ma… Ci stai ignorando? Mista, non ignorarci – MIIISTAAA!
In ogni caso, non è il momento per pensare a certe cose. È aprile: il mese in cui il passato torna col suo carico da novanta.
GioGio ha fatto costruire un Mausoleo per i compagni caduti. Ci andranno anche loro, e Fugo ovviamente, quando arriverà la loro ora. Con certi lavori meglio essere previdenti, Giorno ha commentato, e a suo modo Mista non ha potuto dargli torto. In ogni caso, quando ci va, Guido evita a tutti i costi di guardare l’ultimo loculo a destra: è vuoto e prega che resti tale per ancora molto, moltissimo tempo.
La visita al Mausoleo e la Messa il 6 aprile sono appuntamenti fissi da dieci anni, sempre, anche quando uscire di casa poteva significare non rientrarvi più. Mista va da solo il giorno prima per preparare tutto, ma quest’anno, complice il periodo di tregua, Giorno ha deciso di accompagnarlo.
E Guido non si opporrà certo.
Giorno lo osserva sistemare i fiori – sempre i più rigogliosi, i più belli per loro. Tra un lavoro e l’altro, Mista sbircia la sua espressione: è seria, assorta anche più del solito. Oggi i lunghi capelli dorati carezzano liberi il volto dai tratti più marcati. Somiglia molto al padre, la cui fotografia conserva gelosamente.
- Mista – il silenzio è rotto da una domanda improvvisa – Tu pensi mai a loro? -
L’uomo batte le palpebre perplesso. Finisce di sistemare le zagare nel portafiori di Narancia prima di rispondere.
- Siamo qui ora, – fa il segno della croce e si rialza – Ovvio che li penso. Che li pensiamo. -
Giorno scuote il capo.
- Non intendevo questo, – nelle parole c’è una nota di frustrazione impercettibile ai più, ma Mista ormai è in grado d’interpretare ogni sfumatura della sua voce – Quando non veniamo a trovarli, tu pensi a loro? -
È assurdo che in tanti anni non abbiano mai davvero affrontato l’argomento. Assurdo e sensato: prima Passione da ricostruire, l’urgenza di stanare i nemici e stabilire nuove alleanze, poi la costante necessità di consolidare il potere, e questo pericolo e dopo quell’altro ancora, il sogno del Boss sempre minacciato…
Non c’era tempo. Non c’era modo. Non c’era…
Nel loro mondo, realizza Guido forse per la prima volta fino in fondo, non c’è spazio per i sentimentalismi. Figurarsi per altro, allora.
- Sì. Ci penso ogni giorno. -
Giorno tace. Anche alla scarsa luce della cappella, Mista nota che ha aggrottato la fronte, come se stesse riflettendo. Per lui non è facile parlare di emozioni, la sua guardia del corpo se n’è accorta ormai da tempo. In circostanze simili, il Boss si morde le labbra – un gesto stranamente tenero e feroce a un tempo.
- Io provo a pensarci il meno possibile, – Giorno parla a voce bassa, ma non per questo meno chiara – Ero, sono pronto a tutto per i miei obiettivi, se tornassi indietro farei tutto allo stesso modo: Bucciarati condivideva le mie idee e vi ha permesso di scegliere se seguirmi o meno. Ma, ogni volta, queste mi sembrano solo scuse per zittire la coscienza. Che persone sarebbero ora, se… Se fossero ancora vivi? -
- Nari stava ancora a litigare con Fugo per tutt’ ’e ccose. Scusa, Nari, – Guido sorride alla lapide in marmo chiaro – È la verità, lo sai. Con l’età si peggiora, quindi immagina Abbacchio ancora più finto musone del solito. E Bucciarati… – deve tacere per un attimo. Deglutisce – Magari Bucciarati, sotto sotto, voleva ritirarsi. Era da mò che se n’era tornato a vivere nella casa di suo padre, se ne starebbe sempre in barca. E Abbacchio lo andrebbe a trovare. -
Il più giovane annuisce. Ha trascorso col team appena una settimana, ma anche lui ha intuito subito il segreto che tutti conoscevano e fingevano di ignorare.
- Giorno, – riprende Mista, e stavolta guarda l’altro dritto in volto – Se Bucciarati ti ha dato retta lo ha fatto perché ha visto qualcosa in te, e il tempo gli ha dato ragione. Abbiamo deciso noi di fare la cosa che ci sembrava più giusta, credere in lui e in te. Io, gli altri… Tutti conoscevamo i rischi di seguire due pazzi come voi. Non è stata colpa tua. Se io sono ancora qui, è solo questione di fortuna. -
- Avevi messo in conto di non farcela? -
- Se pensi troppo a queste cose ti attiri la malasorte, GioGio, lo sanno tutti. Però alle volte, diciamo… Ho avuto paura. E va bene così. Va bene avere paura, – ripete, tanto al Boss quanto a se stesso.
Giorno gli restituisce il suo sguardo verdazzurro.
- Grazie per avermelo detto. -
Non c’è bisogno di questo ringraziamento. Ma Giorno è sempre così educato, al punto che Abbacchio sospettava lo stesse perculando. Pian piano, invece, Mista ha avuto modo di capire che no, Giorno non finge, è fatto così – tanto gentile e lieve quanto micidiale e spregiudicato. Giorno distrugge e cura: due lati della stessa medaglia, due nature che in lui perdono ogni contraddizione e diventano quel che Giorno, agli occhi di chi gli sta accanto, è.
La perfezione.
A breve Mista si chiederà cosa gli è passato per la testa, se anche l’ultimo residuo di cervello lo ha abbandonato; però, quando afferra e stringe la mano di Giorno, nella sua testa non ci sono vocine impiccione, non ci sono dubbi, non ci sono domande. Lo fa e basta.
GioGio intreccia le dita alle sue – ed è una scossa diversa da tutte quelle che Guido ha provato finora, una scossa più intensa di un orgasmo, più forte dell’adrenalina di uno sparo.
E anche se il mondo non è posto per i sentimentalismi, forse, in un Mausoleo a Napoli c’è spazio per la speranza.
 
 
 
 
Il titolo della fic viene dall’omonimo capolavoro degli Smiths.
Nella storia Fugo è appena menzionato, ma è (per quanto possibile) felice e contento. Tutto è andato come narrato in Purple Haze Feedback.
 
 
N.d.A.: Ritorno con un nuovo progetto: una raccolta di tre oneshot in attesa di San Valentino. Si parte con la primissima GioMis della mia vita: lascio a voi ogni commento a riguardo, dal canto mio posso dire solo di essere riuscita a scriverla in pochissimo tempo (incredibile per una lumaca come me!) e di essermi divertita molto nella stesura, il che è la cosa più importante. Il vostro parere sincero è, come sempre, benvenuto e desiderato.
Mi potete trovare su Twitter, Tumblr e Ao3, dove pubblico le traduzioni.
Ci si rilegge tra un paio di settimane col secondo capitolo, o magari anche prima, chissà. :)
Bacioni e grazie di vero cuore per aver letto fin qui!
Euridice100
 
 
P.S.: NON SI RIPUBBLICANO LE STORIE ALTRUI SENZA PERMESSO E SENZA I DOVUTI CREDIT.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II - Le promesse che fai a diciott'anni durano un giorno (o una vita intera) ***


And suddenly all the love songs were about you

II
“Le promesse che fai a diciott’anni durano un giorno
(o una vita intera)”
 

Fugo pensa che starsene buttati sul letto non sia la migliore strategia per ottimizzare il pomeriggio, quando si hanno mille cose da fare e pochissimo tempo per farle. Dovrebbe ripetere Latino; ma alle volte aprire i libri si rivela faticoso, specialmente quando Narancia e Trish sono nei paraggi.
La ragazza, una chewing-gum in bocca e un’espressione corrucciata in viso, scorre rapida la chat.
- Ecco! – batte l’unghia smaltata sul messaggio incriminato e inclina l’iPhone verso gli altri – Sta rinfacciando questo a me? A me? – ripete con rabbia. Se si dedicasse con altrettanta passione allo studio sarebbe la prima della classe.
- Assurdo, – Narancia concorda e strizza gli occhi per mettere a fuoco le parole. Gli occhiali li avrà scordati a casa come al solito, o magari persi di nuovo chissà dove – Ma poi, che vuole? Cioè, la colpa è di quell’altra cogliona, perché ci devi andare di mezzo tu? Giusto, Fu’? -
L’interpellato mugola il suo assenso e si maledice per non aver prestato attenzione all’ennesimo inciucio dell’amica. Dopo dovrà chiedere a Nari, che volerà di discorso in discorso tenendolo impegnato due ore per una vicenda riassumibile in un’unica parola: stronzate.
(Se il dono della sintesi di Leone, il suo allenatore di kickboxing, fosse universale, il mondo sarebbe un posto migliore.)
Trish continua a parlare e Fugo pensa che un anno fa avrebbe preso per pazzo chiunque gli avesse detto che presto avrebbe trascorso i pomeriggi nella stanza rosa e verde di una compagna di classe e che dopo un altro compagno gli avrebbe dato un passaggio in motorino, ma non prima di aver promesso alla ragazza di accompagnarla da Sephora l’indomani.
Un anno. Appena dodici mesi fa.
All’epoca era convinto che anche nella nuova scuola sarebbe stato solo, una solitudine stavolta aggravata dalle voci sul suo conto. La previsione si è avverata solo in parte: anche qui è solo, sì, ma solo con Narancia e Trish. I perdenti devono fare squadra, direbbero in qualche serie trash americana, e la vita non è un telefilm, d’accordo, ma a volte certe frasi hanno senso, si è ritrovato a riflettere una volta mentre era in scooter stretto a Narancia, che di proposito fa sempre gli slalom più impossibili tra le auto perché sa che è una cosa che l’altro odia e ogni volta ride – e quel giorno, tra la rabbia e la paura, anche Fugo ha sorriso.
Da quando Nari e Trish fanno parte della sua vita, il demone che gli appesantisce l’anima è più dolce, più tranquillo; lui è più tranquillo.
Fugo sa che è tutta questione di ormoni, di serotonina, ossitocina e dopamina; però, ha realizzato negli ultimi tempi, un conto è conoscere la teoria, un altro vivere la pratica. Fa paura – perché conosce quei due da poco, come può essersi già affezionato tanto, non pensava di potersi più legare alle persone dopo quella cosa, perché loro gli stanno accanto anche se sanno che è sporco dentro, cosa prova davvero per loro? –, ma è un’irrazionalità che rende felici più di mille bei voti.
Perché ai 10 ci si abitua pure, a star così bene no.
Tra pochi mesi affronteranno la maturità e nessuno sa cos’accadrà dopo, se Fugo s’iscriverà a Giurisprudenza (probabile), se la carriera da influencer di Trish decollerà all’improvviso (improbabile) o se Nari sarà ammesso agli esami (impossibile). Nessuno sa neppure se tra un anno saranno distanti pochi chilometri o interi continenti, se saranno ancora tanto uniti o se alla fine le loro diversità, i tratti più spigolosi e più morbidi dei loro caratteri smetteranno di compensarsi; ma in questo momento, mentre chiude gli occhi e inspira il profumo di vaniglia di Trish che si mescola a quello più forte di Narancia, a Fugo non importa.
In questo momento, tutto ciò che conta è qui.


 
N.d.A.: Oneshottina piccina picciò, perché San Valentino è la festa di chi si vuole bene a prescindere, senza stare a gerarchizzare troppo i rapporti. In altre parole: qualunque libera interpretazione del legame tra i personaggi della fic è benvenuta. :)
Il titolo è il primo verso di "Cena di classe" dei Pinguini Tattici Nucleari. Come sempre, attendo il vostro riscontro sincero e brutale, posso solo esservene grata.
Sono anche su Twitter, Tumblr e Ao3, dove pubblico le traduzioni.
La conclusione della raccolta è già pronta, la pubblicherò tra un paio di settimane! Nel frattempo, bacioni e grazie ancora di tutto! ❤ ❤ ❤
Euridice100
 

P.S.: NON SI RIPUBBLICANO LE STORIE ALTRUI SENZA PERMESSO E SENZA I DOVUTI CREDIT.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III - (You make me feel) Like my troubled heart is a million miles away ***


FeBruAbba2023, prompt  #24 "The end"
 
And suddenly all the love songs were about you

III
(You make me feel)
Like my troubled heart is a million miles away

 
Bruno Bucciarati dorme mezzo nudo anche se fa freddo, e in questa casa fa obiettivamente freddo, con tutta l’umidità che c’è.
Non aveva immaginato che la loro prima vacanza insieme si sarebbe svolta così – a dirla tutta, non aveva proprio immaginato una vacanza insieme. Non sa nemmeno se possa definire vacanza un finesettimana a pochi chilometri da Napoli, nella casa in cui Bruno ha mosso i suoi primi passi.
A voler essere onesti, non c’è neppure stata organizzazione: giovedì da Libeccio Bucciarati ha – casualmente come al solito, il bastardo – accennato che lui e Abbacchio sarebbero stati in missione fuori città per alcuni giorni.
Lì per lì lo stesso Leone ci è cascato.
- Fugo non ci crederà mai, – commenta quando, ormai sul posto, Bruno si degna di spiegare le sue reali intenzioni.
- Tu dici? – un sincero stupore allarga i suoi occhi blu.
Alle volte Leone è costretto a chiederselo: Bruno ci è o ci fa?
- ià sospetta qualcosa. -
Il più giovane si stringe nelle spalle.
- E questo non va bene, – sospira – Vabbuò, allora quando rientriamo facciamo più attenzione. Ma qua, da mò a lunedì, – fa cenno col mento mentre gli si avvicina – Ci siamo solo noi. -
Tre giorni. Tre giorni che sembrano grazia benedetta. E allora fa niente se questa casa è umida da far paura, se manca l’acqua calda e se due lampadine su tre sono fulminate; tutto quel che importa è il sorriso di Bruno quando passa da una stanza all’altra, la sua espressione mentre fissa il mare, il modo in cui racconta di un tempo che non sarà più.
- La prima volta che papà mi ha portato a pescare non riuscivo ad agganciare il verme all’amo, il tempo di rialzarmi in piedi e quello si staccava. A lui scappava da ridere, adesso lo so, ma non diceva niente. E io non mi sono arreso. -
Bucciarati sta bene qui. Abbacchio si sforza di pensare ad altri momenti in cui lo ha visto così sereno, ma Bruno non è mai stato tanto felice, neanche per merito suo; lo ammette a malincuore, ma è così. E, per quanto Leone sia geloso di Bruno, di questo non è geloso. Non vuole – non può competere con un passato che era spensieratezza, quando lui per primo conosce bene il peso di una vita in cui si era persone normali.
Persone normali: a questo stanno giocando? A fingersi due ragazzi innamorati come mille altri al mondo, due ventenni il cui unico problema è decidere cosa mangiare a cena (alla fine Bruno ha imparato a pescare) o a chi tocca lavare i piatti (per fortuna a Leone le faccende non pesano)?
Forse sì, in un inganno tale e quale al passato che Moody Blues rende presente; ma non è un inganno tutta questa vita?
- Fammi vedere il nostro primo incontro. -
Tutti descrivono Bucciarati come un Santo, ma chi lo dice non ha mai visto il piacere sottile che gli scurisce gli occhi mentre infligge un dolore che non è mai fisico, ma che brucia altrettanto forte.
- Il nostro primo bacio. -
Ed è un dolore che Leone vuole, e che ripaga, perché Bruno vuole sentire – vuole provare dolore, Bruno, perché per tanti anni è stato l’unico modo in cui ha provato qualcosa in una vita in cui ha anestetizzato il cuore per sopravvivere.
- La prima volta che abbiamo scopato. -
E Leone obbedisce – obbedisce sempre. Il poliziotto buono e il poliziotto cattivo della tradizione – solo, nessuno sa chi è chi.
(- La prima volta che ho fatto l’amore. -)
No – non saranno mai persone normali, qualunque cosa voglia dire quest’espressione.
- Ti amo, – ed è così dolce, così amaro, così vero.
Da piccolo Leone aveva paura del mare. Però suo padre diceva sempre che un vero uomo non ha paura di niente e un giorno l’ha buttato in acqua – e lì è stata tutta questione di sopravvivenza. Andare giù o risalire.
- Allora neanche ci pensavo, a cosa significava andare giù. -
Leone parla a bassa voce, il fantasma di un sorriso in volto. Bruno pensa che il sorriso gli mette in risalto il naso che Leone odia tanto quanto lui ama e che il padre di Abbacchio si è perso un figlio tanto rotto quanto straordinario.
Dio, quanto sono innamorato.
Non avrebbe dovuto bere tanto. Domani tornerà in città col mal di testa e dovrà nascondere gli occhi gonfi dietro occhiali da sole che, a detta di Leone, non avrebbero portato neppure negli anni Settanta, cosa che non mancherà di sottolineare e cui lui replicherà che lo prende per un complimento perché all’epoca sì che ci si vestiva bene, e poi…
Sì, non avrebbe decisamente dovuto bere tanto.
Bruno Bucciarati sa che per Leone Abbacchio le cose vanno dimostrate, non dette – perché le parole volano via col vento in un istante, i gesti invece restano, macigni inamovibili da tornare a visitare e visitare. E sa anche che le sue possono essere sembrate solo parole, ma non lo erano, non lo sono – non era ubriaco ieri sera quando, sul letto a baciarsi, Bruno gli ha fermato le mani, voltato i palmi e li ha baciati.
- Voglio andare in Olanda. -
- In Olanda? Perché, che ci vai a fare, in Olanda? -
- L’altro giorno al telegiornale hanno detto che là stanno facendo una legge, sai, per noi. Voglio dire – per far sposare anche le persone come noi. -
- Ah. -
- Eh. -
- … -
- Leone. ­-
- Dimmi. ­-
- Mi vuoi sposare? -
 
 
 
 
N.d.A.: Sarebbe dovuta essere una oneshot fluff per sviluppare a modo mio il prompt #24 “The end” del FeBruAbba2023; ma, nella stesura, una bottarella di angst ha fatto cucù. Mi sa proprio che (purtroppo?) da me non avrete mai una fic BruAbba totalmente sole cuore amore.
In ogni caso, spero che la storia vi sia piaciuta: il vostro parere onesto, anche brutale se del caso, è sempre gradito! Il titolo viene da "Celestial" di Ed Sheeran – si ritorna sempre dove si è partiti dieci anni fa. Chi sa, sa. :*
Grazie di cuore per aver seguito e apprezzato qui e su Ao3 (dove pubblico le traduzioni) il progetto, che per me è stato anche un’occasione per uscire dalla comfort zone. Del resto, i miei buoni propositi da fanwriter per quest’anno sono: 1) riconoscere e accettare i miei limiti; 2) dedicarmi anche a personaggi che ho trattato meno, anche attraverso piccole challenge.
(Intendiamoci: i BruAbba sono sempre signori e padroni del mio cuore!)
Mi trovate anche su Twitter e Tumblr e, visti i protagonista della storia, ecco la caotica playlist Spotify loro ispirata.
Grazie, grazie, GRAZIE per aver letto fin qui e a presto, spero! ❤ ❤ ❤
Euridice100
 

P.S.: NON SI RIPUBBLICANO LE STORIE ALTRUI SENZA PERMESSO E SENZA I DOVUTI CREDIT!
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4044806